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Hermione chiuse gli occhi, stringendo il braccio di Ron,
alla sua sinistra, e il braccio di Ginny, alla sua destra, trattenendo a stento
un urlo.
Si trovavano a casa di Harry e stavano guardando un film
horror, la causa della reazione della ragazza.
-Puoi riaprire gli occhi, adesso. La scena che temevi è
finita…Eddai è solo un film…- disse Ginny, tenendo gli occhi puntati sullo
schermo. A differenza dell’amica, il film scelto dal proprio ragazzo non le
dispiaceva per niente. D’altronde, ad essere cresciuta con sei fratelli
maggiori, era abituata a quel genere di film.
-Sarà anche un film, ma fa impressione!!! Fortuna che
settimana prossima si è a casa mia e il film lo scelgo io…- disse Hermione in
risposta, allentando la presa sulle braccia dei due Weasley.
-Basta che non sia una commediola romantica
strappalacrime, altrimenti io me ne vado…- disse Ron con una smorfia.
-E io vengo con te…- aggiunse Harry, beccandosi subito
dopo una gomitata fra le costole da parte di Ginny, che mormorò un ‘Ssh!!!’,
nel tentativo di riportare il silenzio, e quindi l’attenzione, sul film.
“Maschi…” pensò Hermione sconsolata, tornando a
concentrarsi sul film, anche se la cosa le riusciva difficile, con Ron accanto,
soprattutto perché al minimo movimento lo sfiorava involontariamente e
viceversa, dato che erano tutti appoggiati al bordo del letto di Harry, e
quindi stretti fra loro. Ogni volta che Ron la toccava appena, anche se
involontariamente il suo cuore accelerava di un battito.
Lei, Harry e Ron si conoscevano da quasi sei anni, ormai,
ma solo negli ultimi mesi si era accorta di provare qualcosa per quest’ultimo,
ovvero da quando Harry si era messo con Ginny e passava gran parte del proprio
tempo con lei, lasciando soli i due amici. Ed Hermione aveva scoperto che la
cosa non le dispiaceva affatto, anzi, si era spesso trovata a desiderare e ad
aspettare con impazienza di restare da sola con lui, anche se poi di fatto non
succedeva granché. Voleva semplicemente stare in sua compagnia.
Probabilmente quei sentimenti esistevano già da tempo, da
anni, da prima che Harry si mettesse con Ginny, ma Hermione non aveva voluto
rendersene conto, continuando a ripetersi che Ron era il suo migliore amico,
esattamente come lo era il moro. Ma con quest’ultimo non battibeccava né se la
prendeva se diceva qualcosa di sbagliato come lo faceva con Ron.
Solo in quell’ultimo periodo aveva capito il perché dei
suoi comportamenti nei confronti di quest’ultimo.
In quel momento Ron si spostò una ciocca di capelli, che
gli era ricaduta davanti agli occhi, dietro l’orecchio, e così facendo urtò il
gomito di Hermione, che, arrossì e fu grata del fatto che Harry avesse voluto
spegnere la luce per creare più atmosfera.
-Scusa- le mormorò il rosso con un mezzo sorriso,
voltandosi verso di lei.
-Figurati- rispose lei, sorridendo di rimando, dopodichè
si voltò nuovamente verso lo schermo, appena in tempo per vedere un vampiro
spuntare fuori dal nulla e assalire la propria preda, una povera ragazza.
Hermione sussultò, chiudendo gli occhi e nascondendo
istintivamente il volto sulla spalla di Ron, che le posò una mano sul capo,
sorridendo fra sé e sé.
-Tranquilla... È solo un film…- le disse poi, soffocando
una risata e giocherellando con uno dei suoi riccioli castani, in modo che però
lei non se accorgesse.
La ragazza, tranquillizzata, anche se solo per
quell’istante, tornò a guardare lo schermo, interrompendo controvoglia quel
contatto con Ron, che, dispiaciuto quanto lei, le lasciò andare il ricciolo che
si stava rigirando fra le dita.
Come Hermione, anche lui si era accorto di provare per lei
qualcosa che andava oltre all’amicizia che li legava da anni.
Era stata una ‘scoperta’ recente da parte sua, nonostante
ci fosse già stata qualche avvisaglia in precedenza, addirittura da anni prima.
Ma ce n’era voluto di tempo prima che Ron se ne accorgesse.
Ogni volta che la vedeva parlare con un ragazzo che non
fosse Harry, si sentiva ribollire, veniva assalito dalla voglia di prendere il
malcapitato a pugni o dal desiderio di allontanarla dal tizio in questione con
una scusa qualsiasi, in modo di trovarsi da solo con lei.
Inizialmente aveva imputato questo suo comportamento ad un
istinto protettivo dato dal rapporto di amicizia che intercorreva fra loro, ma
negli ultimi mesi aveva scoperto che ciò che provava poteva benissimo essere
catalogato sotto il nome ‘gelosia’, come Harry gli aveva fatto notare un
giorno, paragonandolo a se stesso ogni volta che vedeva Ginny con Dean Thomas,
ai tempi in cui i due stavano insieme.
Un altro sfioramento involontario provocato da un
movimento di Hermione interruppe i pensieri di Ron, che sorrise e fu grato del
fatto che lui e la ragazza fossero così vicini.
Un’ora dopo, il film era finito, e i quattro ragazzi
stavano unendo i loro sacchi a pelo per formarne uno unico, più grande, come
facevano tutti i sabato sera.
Harry, Ginny, Ron ed Hermione, infatti, ogni sabato si
trovavano, a turno, a casa di uno di loro, a guardare un film, a giocare a
carte, a scacchi o ad un qualsiasi gioco di società, oppure a stare semplicemente
in compagnia, parlando come facevano di solito, tutte attività al termine delle
quali i quattro ragazzi andavano a dormire nei loro sacchi a pelo, che venivano
appunto uniti.
Inizialmente, erano soltanto Ron, Hermione ed Harry a
trovarsi per trascorrere il sabato sera insieme, Ginny si aggiungeva a loro
soltanto quando i tre erano a casa del fratello. In seguito al fatto che lei ed
Harry si fossero messi insieme, però, anche la ragazza era stata accolta fra
loro.
-Allora? Vi è piaciuto il film?- chiese Harry, curioso di
sapere se i soldi per il noleggio erano stati spesi bene o meno, una volta che
si furono infilati nel sacco a pelo.
-No- disse subito Hermione, che, per via di qualche scena
un po’ troppo truculenta per i suoi gusti, prima della conclusione del film,
aveva trovato rifugio sulla spalla di Ron molte altre volte. Non che la cosa le
dispiacesse, ovviamente.
-Non era male…- disse Ginny, subito dopo.
-Infatti. E non faceva poi così paura…-aggiunse Ron per
stuzzicare Hermione, che gli rispose con un’occhiataccia.
Avrebbe voluto rispondergli per le rime, ma sapeva che se
l’avesse fatto sarebbero finiti inevitabilmente a battibeccare come loro
solito, cosa di cui inspiegabilmente non sapevano fare a meno. Però, in quel
momento, non ne aveva voglia, forse perché si sentiva un po’ stanca.
-Bene. Ma credo che la prossima volta sia meglio
noleggiare un altro genere…- disse Harry, mettendo fine alla discussione e
ricevendo uno sguardo pieno di gratitudine da Hermione.
Bhè??? Che ve ne pare???
Spero che vi sia piaciuto… Domenica prossima pubblicherò
il secondo capitolo, in cui ne vedremo delle belle. So che questo capitolo,
invece, potrebbe sembrare un po’ noioso, ma mi serviva per introdurre la
storia.
Quella mattina la sveglia suonò più forte e
fastidiosamente del solito, o almeno, così parve ad Hermione, che fu interrotta
sul più bello del proprio sogno, che la vedeva protagonista insieme a Ron
durante un romantico pic-nic sul lago.
Sospirò con aria sognante,
ripensandoci.
“Non è un risveglio paragonabile
a quello di Domenica…”, pensò poi, per la quinta mattina di fila, ricordando la
sensazione di calore e familiarità che aveva provato risvegliandosi fra le
braccia di Ron.
Ancora non aveva capito come
diavolo avessero fatto a trovarsi aggrovigliati a quel modo, ma la cosa non le
era dispiaciuta affatto, anzi le aveva fatto enormemente piacere. Non le era
piaciuto affatto, però, come la situazione si era evoluta, governata dal fin troppo
imbarazzo che regnava fra i due.
Ripensandoci si era data della
stupida innumerevoli volte, in tutti i modi che conosceva: insomma, avrebbe
potuto fare di meglio che dirgli che la situazione era strana, lo si vedeva
chiaramente. Non avrebbe nemmeno dovuto scusarsi per aver dormito sulla spalla,
non ce n’era alcun motivo: di solito si chiede scusa per una cosa di cui si è
dispiaciuti, e lei non lo era affatto per aver dormito sulla sua spalla,
nonostante quello che poi aveva detto avesse dimostrato il contrario. Certo, in
quel momento le era dispiaciuto che a Ron facesse male la spalla per colpa sua,
ma si era espressa male sempre per via del fatto che fosse imbarazzata.
In più, ripensando a quando, in
cucina, avevano battibeccato, non potè fare a meno di darsi nuovamente la
colpa: in fondo il ragazzo le aveva fatto una semplice domanda, coi suoi modi
un po’ discutibili, certo, ma dopotutto era stata lei a rispondergli come una
vecchia zitella inacidita e a dare inizio alla breve ma intensa discussione. Continuava
a ripetersi che avrebbe potuto rispondergli un po’ più gentilmente, evitando di
andare a sfociare in uno dei loro soliti battibecchi.
Se avesse potuto riavvolgere le
lancette dell’orologio fino a tornare a domenica mattina, l’avrebbe fatto più
che volentieri, in modo da poter cambiare tutte le proprie azioni e fare
evolvere la situazione diversamente, come avrebbe desiderato che andasse.
Innanzitutto non si sarebbe fatta troppe domande sul perché si trovava in
quella posizione, ma si sarebbe semplicemente stretta di più a Ron, guardandolo
negli occhi e sorridendogli. Poi, per concludere in bellezza, avrebbe
avvicinato il proprio viso al suo e l’avrebbe baciato, con chissà quale
coraggio provenuto da chissà dove.
Ma purtroppo per lei non era
andata così, e lo sapeva bene. Purtroppo aveva rovinato tutto per via
dell’imbarazzo e della timidezza.
In quei giorni, aveva tentato di
rimediare al danno, mostrandosi più gentile nei confronti di Ron,sorridendogli più spesso e cercando di
evitare di litigare con lui per la più minima stupidata. Inoltre, sempre per
riparare, si era imposta di parlargli riguardo a Domenica, con l’intenzione di
dirgli che non le aveva affatto dato fastidio dormire fra le sue braccia, che,
anzi, aveva provato una sensazione piacevole, che avrebbe volentieri ripetuto
l’esperienza e, infine, per concludere il discorso, gli avrebbe rivelato ciò
che provava per lui, una volta per tutte.
Scosse la testa nel ricordare il
tentativo due giorni prima in biblioteca, mentre stavano facendo i compiti.
-Ron…-aveva esordito, con
l’intenzione di dirgli tutto quello che aveva ripetuto nella sua testa decine
di volte.
-Sì?- le aveva risposto lui,
alzando la testa dal tema che stava scrivendo.
-Bhè…- aveva tentato di iniziare
lei, ma in quel momento tutte le parole che aveva accuratamente scelto per
descrivere al meglio i propri sentimenti erano svanite nel nulla, lasciando
nella sua mente solo il vuoto.
Non le capitava mai.
Lei, la studentessa modello,
difficilmente restava senza parole. Le succedeva solo in presenza di Ronald
Bilius Weasley, che in quel momento aveva alzato un sopracciglio e le aveva
detto: -Hermione? Volevi dirmi qualcosa?
“I ruoli sembrano essersi
invertiti…” aveva pensato lei, poi aveva risposto: -Sì. Se ti va, quando hai
finito, posso dare un’occhiata al tuo tema.
-Grazie!- le aveva risposto lui
con un enorme sorriso, tornando poi a concentrarsi sul tema.
Hermione scosse di nuovo la
testa, rassegnata, pensando a come aveva sprecato quell’occasione e a come si
era sentita in imbarazzo, dopodiché si alzò e si diresse verso la sedia su cui
erano posate la cartella, diligentemente preparata la sera prima, e la divisa
scolastica, che la ragazza iniziò ad infilarsi, non appena si fu tolta il
pigiama.
“Arriverà prima o poi il momento
in cui riuscirò a rivelargli quello che provo per lui… O almeno spero…” pensò
poi con un sorrisetto amaro mentre abbottonava la camicia.
Ron sbuffò, con quel poco di
fiato che gli era rimasto in gola, dopo la corsa appena fatta per non perdere
il bus, che stava allontanandosi, dopo essere ripartito appena un paio di
istanti prima che il ragazzo arrivasse alla fermata.
-Dannazione!- imprecò, sedendosi
sulla panchina presente sotto la pensilina.
Quella mattina era uscito di casa
al solito orario, forse un paio di minuti più tardi del solito, ma il bus
evidentemente doveva essere passato in anticipo e l’aveva fregato, lasciandolo
a piedi. Era in momenti come quelli che il ragazzo capiva il perché
dell’abitudine della sorella di recarsi alla fermata sempre cinque minuti prima
che il bus passasse.
“Di sicuro Hermione adesso starà
salendo su quel bus…” pensò, tetro.
Solitamente, infatti, la ragazza,
che saliva alla fermata successiva, prendeva il bus che Ron aveva appena perso,
come aveva perso l’occasione, una volta scesi, di percorrere con lei il tratto
di strada che separava la fermata dalla scuola, come erano soliti fare tutte le
mattine.
Pensando ad Hermione, alla sua
mente apparvero, inevitabilmente, le immagini di Domenica mattina, e Ron sentì
un familiare calore invadergli il petto, mentre un sorriso gli si dipingeva
spontaneo sulle labbra.
Ma il sorriso che appariva ogni
volta che riviveva l’emozione di tenere la ragazza fra le sue braccia, svaniva
non appena ripensava a quello che le aveva detto non appena si era svegliata:
come aveva potuto essere così idiota nel dire quella frase? Era ovvio che
nessuno dei due avesse la più pallida idea di come diavolo fossero finiti a
dormire in quella posizione. Avrebbe potuto fare a meno di farlo presente, come
avrebbe potuto benissimo fare a meno di liquidare con quel commento
monosillabico la ‘conversazione’ che aveva brillantemente intrapreso.
Avrebbe semplicemente dovuto
limitarsi a sorriderle dolcemente, continuando a tenerla stretta fra le
braccia. E chissà, poi, magari, avrebbe potuto anche baciarla.
Invece aveva rovinato tutto con i
suoi soliti modi di fare, quando invece avrebbe potuto far sviluppare la
situazione diversamente, cosa per cui continuava a darsi dello stupido con
epiteti poco carini ogni qualvolta ci ripensava.
L’arrivo del bus successivo,
anch’esso leggermente in anticipo come il precedente, interruppe i suoi
pensieri.
Mostrò al conduttore
l’abbonamento, salì le scale che portavano al piano superiore e prese posto
accanto ad un finestrino, con l’intenzione di rimuginare ancora su Domenica
mattina continuando ad insultarsi da solo.
Un minuto e mezzo dopo, circa, il
bus si stoppò alla fermata successiva, ma Ron non potè vedere se era salita
gente o meno, poiché si trovava accanto finestrino che dava sulla corsia destra
della strada, e non accanto a quello che dava sul marciapiede e quindi sulle
eventuali fermate lì presenti.
Fu quindi una sorpresa per lui
quella di vedere Hermione salire le scale, guardandosi in torno in cerca di
qualche posto a sedersi.
-Hermione?- le disse, stupito.
Era davvero convinto che la ragazza fosse sul bus precedente.
-Ron! Per fortuna non sono
l’unica ad aver perso il bus!- disse lei di rimando, prendendo posto accanto a
lui.
“Già” pensò Ron con un sorriso “È
proprio una fortuna quella di aver perso il bus…”.
Durante la pausa pranzo, dopo
aver fatto come al solito la fila per prendersi da mangiare, Harry, Ginny, Ron
ed Hermione erano seduti ad un tavolo che erano riusciti ad accaparrarsi, e,
tra una chiacchiera e l’altra, stavano mangiando.
La pausa pranzo era uno dei
momenti in cui tutti e quattro riuscivano a stare insieme, dato che Ginny aveva
una anno in meno di loro e frequentava il quinto anno, mentre Harry, Hermione e
Ron, pur essendo tutti e tre al sesto anno, erano insieme soltanto in
determinate classi, e le lezioni non erano proprio il momento più indicato per
chiacchierare, data la severità dei professori.
-Allora, hai già scelto il film
per domani sera, Hermione?- chiese Ginny, rivolta all’amica, che annuì.
-E qual è?- s’intromise Ron,
addentando un pezzo della pizza che stava mangiando.
-È una sorpresa. Domani sera
vedrai…- rispose la ragazza, prendendo dell’insalata con la forchetta.
-Stai a vedere che è un film
romantico…- borbottò poi il rosso, rivolto ad Harry, che gli rispose: -Spero
proprio di no…
-Cosa state bisbigliando voi
due?- chiese Ginny sospettosa, dopo aver captato qualche frammento di
conversazione fra i due ragazzi.
-Niente- le rispose Harry,
sfoderando un sorriso che sperava convincesse la sua ragazza, che,
fortunatamente gli sorrise di rimando, apparentemente rassicurata.
-Finite le lezioni ci troviamo in
biblioteca come al solito?- chiese poi il ragazzo, dopo aver dato un’occhiata
all’orologio e aver visto che mancava un quarto d’ora alla fine della pausa.
Tutti gli altri annuirono, in risposta.
Poco dopo, Ron si sentì
stranamente osservato, così si diede un’occhiata in giro e vide che Lavanda
Brown e Calì Patil lo stavano effettivamente guardando. Non appena però si
accorse che si era voltato in sua direzione, Lavanda arrossì e si rivolse a
Calì, non degnando più di alcuno sguardo il ragazzo, che perplesso, scrollò le
spalle, chiedendosi cosa avessero mai da guardare, dopodiché tornò a
concentrarsi sul proprio pranzo.
Bhè? Che ve ne pare??? Spero vi
sia piaciuto…
Mi raccomando recensite!!!
Ringraziamenti:
Michy90:
Ehm, non è che proprio si sono riscattati in questo capitolo… Fidati, ce ne
vorrà prima che si riscattino… Ne succederanno delle belle… Anche perché
altrimenti, col cavolo che mando avanti la storia^^… Bhè, grazie della
recensione, spero che anche questo chap ti sia piaciuto… Baci
Daniel14:
Grazie dei complimenti!!! Questo chap è un pochino più lungo del precedente, o
almeno sembra…^^ Spero che ti sia piaciuto… Comunque dal prossimo vedrò di
allungarli un pochino… Baci
Azzurra_Potter:
Grazie del complimento!!! Sono contenta che il chap precedente ti sia piaciuto,
spero ti piaccia anche questo, anche se non succede niente nemmeno qui… Ma
questi capitolo mi servono per descrivere il rapporto che c’è per adesso fra i
due… Baci e grazie per la recensione…^^
Stargirl95:
Eccoti la continuazione… Spero che ti piaccia anche questo capitolo… Grazie
della recensione… Baci
Karmygranger:
Ma quale incubo?!? Mi fa piacere che tu mi segua anche qui (se non si fosse
capito, sono Saretta Turner^^). Il capitolo precedente era un po’ cortino, lo
ammetto, questo è un pochino più lungo, ma come ho già detto a Daniel14, dal
prossimo vedrò di allungare un po’…Mi
fa piacere che ti sia piaciuto lo stesso…^^ Spero ti sia piaciuto anche questo…
Baci
Milly92:
Non ti preoccupare, figurati!!! L’importante è che tu abbia recensito…^^ Spero
di aver soddisfatto la tua curiosità con questo nuovo capitolo, anche se di
fatto non succede nulla… Baci
-Che facciamo? Li svegliamo?-
chiese Ginny in un sussurro, la mattina dopo.
-Nah… Magari è la volta buona che
si decidono- rispose Harry, tornando ad osservare Ron ed Hermione e chiedendosi
come avessero fatto a finire in quel modo.
I due ragazzi, infatti, stavano ancora dormendo, ignari
della posizione in cui si trovavano: Ron era supino, con il braccio sinistro
che cingeva la vita di Hermione, sdraiata sul fianco destro, con la testa
appoggiata alla spalla sinistra del ragazzo e il braccio sinistro sul suo
petto. Inoltre la mano destra di lui stringeva quella sinistra di lei.
Entrambi dormivano beatamente,
con un’espressione pacifica, quasi di gratificazione, dipinta sul viso.
Harry prese in mano il proprio
cellulare, posato sulla scrivania e lo mise nella modalità fotocamera, pronto
ad immortalare quel momento.
-Li fotografi?!?- chiese Ginny,
sorpresa, trattenendo però a stento una risata.
Harry annuì e premette il tasto
‘scatta’, anch’egli trattenendo una risata, che altrimenti avrebbe svegliato i
due amici.
-Dopo inviamela… Devo
assolutamente farla vedere a Fred e George…
Harry annuì di nuovo, poi
aggiunse, prendendola per mano e dirigendosi verso la porta: -Ora usciamo…
Lasciamoli soli…
-Ma così ci perdiamo le loro
facce!!!- protestò la ragazza, che già si pregustava lo spettacolo.
Il ragazzo rise, immaginandosi la
scena: la rossa aveva ragione, sarebbe stato proprio un peccato perdersela.
-Lasciamo la porta socchiusa e
nascondiamoci dietro, allora…
Ron aprì gli occhi
improvvisamente, convinto di aver sentito il rumore di uno schianto, rumore
che, se ne rese conto qualche istante dopo, apparteneva la sogno che stava
facendo.
Fece per stiracchiarsi, ma si
accorse che sul braccio sinistro c’era qualcosa che gli impediva di muoverlo.
Al contrario il braccio destro era libero, ma la sua mano ne stringeva
un’altra.
Guardò, aggrottando le
sopracciglia, quella mano estranea al proprio corpo, dopodiché volse lo sguardo
alla sua sinistra e vide ciò che impediva al suo braccio di muoversi: il corpo
di Hermione.
Notò inoltre che con quel braccio
cingeva la vita della ragazza, che dormiva ancora, con la testa appoggiata alla
sua spalla, che fungeva da cuscino.
Un sorriso spontaneo si dipinse
sul volto di Ron, mentre le sue orecchie si dipinsero improvvisamente di un
rosso acceso, nel notare la bizzarra posizione in cui lui ed Hermione si
trovavano.
Poco dopo, però, quel sorriso fu
sostituito da un’espressione interrogativa, mentre si chiedeva come diavolo
avessero fatto a finire abbracciati a quel modo. Forse entrambi si erano mossi
nel sonno, fino a ritrovarsi in quella posizione.
‘Sì, dev’essere stato così’,
pensò il ragazzo, convinto che fosse la spiegazione più plausibile. Non che la
cosa gli importasse molto, ma la domanda gli era sorta spontanea.
In quel momento Hermione emise un
mugolio indistinto, e Ron vide la sua testa voltarsi verso sinistra, portandosi
la mano sinistra, che Ron dovette abbandonare malvolentieri, davanti alla bocca
per coprire uno sbadiglio, dopodiché si sistemò nuovamente con la testa sulla
spalla di Ron e fece ricadere il braccio sinistro sul suo petto.
Alcuni istanti dopo la ragazza
aprì gli occhi, incrociando lo sguardo di Ron, che per un attimo era stato
tentato di chiudere gli occhi e fingere di dormire, in modo da tenere ancora la
ragazza stretta fra le sue braccia.
Hermione, incrociando il suo
sguardo, prima gli sorrise, poi, accorgendosi solo in quel momento della
posizione in cui si trovavano e chiedendosi come diavolo avessero fatto ad
ottenerla, aggrottò le sopracciglia.
Il ragazzo, notando
quell’espressione confusa sul viso di lei, le sorrise dolcemente e le disse:
-Se ti stai chiedendo anche tu quello che mi sto chiedendo anch’io, non ho la
più pallida idea di come possiamo essere finiti così…
La ragazza gli sorrise di
rimando, tranquillizzandosi, dato che temeva la reazione di Ron, e gli rispose:
-Nemmeno io. In effetti è una situazione un po’ strana.
-Già- fu il lapidario commento
del ragazzo, che mise fine alla conversazione e fece calare un velo di
imbarazzo fra i due ragazzi.
Hermione, sul punto di arrossire,
si mise a sedere e volse le spalle al rosso, per nascondergli il fatto che le
guance andavano man mano imporporandosi.
Anche Ron, dispiaciuto, si mise a
sedere, col spalla sinistra leggermente indolenzita per via del fatto che la
ragazza ci avesse dormito sopra. La fece ruotare all’indietro per alleviare
quel leggero dolore, e l’articolazione emise un leggero scrocchio.
-Scusa se ci ho dormito sopra…-
gli disse Hermione, voltandosi, dopo aver udito quel lieve rumore.
-Oh, non preoccuparti, rispose
Ron con un’alzata di spalle, come a dimostrare che l’articolazione era già a
posto.
Poco dopo la ragazza si alzò,
imitata dal rosso, e disse: -Penso che Harry e Ginny siano già giù a far
colazione…
-Bene. Raggiungiamoli perché ho
una fame assurda…- disse lui abbozzando un leggero sorriso e comportandosi come
aveva sempre fatto, con l’intenzione di smorzare quell’imbarazzo che si era
creato tra lui ed Hermione, che, per sua sfortuna, si era già diretta verso la
porta e non aveva avuto modo di notare l’espressione sul viso del ragazzo, che
rimase deluso.
Harry e Ginny, nel frattempo, si
trovavano in cucina, dove si erano affrettati non appena avevano visto Hermione
mettersi a sedere.
Fortunatamente la madre del
ragazzo, che in quel momento stava sbrigando delle faccende di casa, aveva già
preparato loro la colazione, quindi i due potevano tranquillamente fingere di
essere in cucina già da tempo.
-Certo che fra tutti e due non so
chi sia il più imbranato…- commentò Ginny, sorseggiando del thè, mentre
ripensava alla scena a cui aveva appena assistito.
-Davvero… Tra uno e l’altra… Lui
che esordisce con quella considerazione idiota, lei che fa quel commento ovvio…
Ma che si diano una mossa! Come minimo è da anni che si piacciono, e che io li
sopporto, ma se ne sono resi conto solo adesso, gli sveglioni! E nonostante
tutto continuano a fare i timidoni… Anche dopo aver dormito abbracciati!
Insomma, potevano fare evolvere la situazione diversamente…- ribatté il
ragazzo, che proprio non capiva il comportamento dei suoi amici, nonostante li
conoscesse ormai da sei anni.
-Già… Però che ne sai? Se noti
non sono ancora scesi… Magari sono rimasti in camera a pastrugnarsi, come dice
sempre mio fratello, dopo aver sciolto l’imbarazzo iniziale…- alluse la
ragazza, speranzosa.
Poco dopo, però, lei ed Harry
sentirono dei passi, seguiti dall’apparizione di Ron ed Hermione, che a
malapena si guardavano in faccia, lei rossa in viso, lui in zona orecchie.
Le supposizioni di Ginny
crollarono come un castello di carte appena colpito da un soffio di vento.
-Buongiorno! Dormito bene?- li
salutò Harry, ricevendo un’immediata occhiataccia dal rosso, che aveva colto
benissimo l’allusione dell’amico.
-Sì. Per fortuna non ho avuto
incubi riguardanti il film di ieri sera…- rispose Hermione, prendendo posto di
fronte a Ginny.
-Ancora pensi a quello stupido
film?- disse Ron, senza pensarci.
-Bhè, sì!- ribatté la ragazza,
seccata.
-Calmati, era solo una domanda!
Forse è meglio che ti prepari una camomilla per colazione…
-Grazie del consiglio ma non ne
ho bisogno!- ribatté nuovamente la ragazza, lanciando un’occhiataccia al rosso
e ponendo fine al loro battibecco.
“Oh, no…Ci risiamo…” pensò Ginny,
roteando gli occhi e lanciando un’occhiata ad Harry, che intese al volo e le
rivolse uno sguardo rassegnato. Ormai ci era abituato: era inevitabile che la
tensione esistente fra i due ragazzi per un qualsiasi motivi sfociasse in
qualche stupido battibecco.
Che ve ne pare di questo secondo
capitolo???
Mi raccomando, recensite…
Ringraziamenti:
Milly92:
Eccoti qui il secondo capitolo, che spero non abbia deluso le tue aspettative
riguardo la storia… Vedrai che man mano si farà interessante… Spero continuerai
a seguire e recensire… Baci
Azzurra_Potter:
Ecco qui il continuo… Sono contenta che l’inizio ti sia piaciuto, spero ti
piaccia anche questo capitolo… E grazie dei complimenti!!! Spero continuerai a
recensire… Baci
Daniel14:
Mi fa piacere che l’inizio ti sia sembrato interessante… Spero che lo sua anche
questo capitolo… Continua a recensire, mi raccomando… Baci
Karmygranger:
Sono contenta che l’inizio ti sia piaciuto, come anche la mia idea… Eh già,
come dici tu, Ron ed Hermione sono troppo coccolosi insieme!!! Spero che ti sia
piaciuto anche questo capitolo… BaciP.s: Per caso tu sei Karmy di Madame
Puddifoot’s Corner???
Michy90:
Eh già, l’AU era proprio questa..^^ Grazie dei complimenti!!! Spero che questo
chap ti abbia fornito un po’ dei dettagli che cercavi… Ah, ho letto la tua mail
solo che poi ho dimenticato di risponderti… Grazie del tuo giudizio positivo,
per lo meno non la pensi come le mie amiche…^^ Ci sentiamo… Bacioni
Stargirl95:
Grazie del complimento!!! Ecco la continuazione, spero continuerai a recensire…
Baci
Si trovava in sala, seduta sul
divano a leggere un libro, tentando di scacciare quello stato d’animo che si
era inspiegabilmente impadronito di lei a partire da quella mattina, quando
aveva iniziato a pensare che quella sera Harry, Ginny e Ron sarebbero venuti a
casa propria. Non capiva, però, perché stesse contando le ore, i minuti e i
secondi che mancavano a quel momento: non le era mai successo, d’altronde non
era certo la prima volta che i suoi amici passavano il sabato sera da lei. Era
una cosa del tutto normale, per cui continuava a non comprendere quell’assurda
agitazione, che si faceva più insistente ogni volta che la sua mente si
focalizzava su Ron.
Pensava fosse proprio quello il
motivo della sua agitazione, nonostante fosse la prima volta che si sentisse
così sapendo che lui sarebbe venuto a casa sua di lì a qualche ora, ma era
giunta alla conclusione che probabilmente era tutto causato da ciò che era
successo la settimana prima.
“Dev’essere sicuramente così… Non
c’è altra spiegazione” si ripeté la ragazza per l’ennesima volta, riportando la
propria attenzione sul libro che stava leggendo, aperto alla stessa pagina
ormai da un quarto d’ora.
Due ore dopo, la ragazza fu interrotta
dal suono del campanello, che la fece sobbalzare, dopodiché si precipitò alla
porta in fretta e furia per aprire, sperando ardentemente che Ron fosse
arrivato, anche se nettamente in anticipo di un’ora, cosa non da lui.
Non poté non provare un minimo di
delusione quando, dopo aver aperto, si trovò davanti Ginny, che a quanto pareva
era venuta lì da sola, dato che del fratello non vi era la minima traccia.
Alla rossa non sfuggì la reazione
dell’amica, per cui disse: -Ciao Herm! So che ti dispiace che io sia venuta qui
senza mio fratello, ma è da Harry… Staranno giocando alla Playstation… Io ero a
casa e non sapevo cosa fare, così ho deciso di venire qui un po’ prima… E
pensare che oggi volevo uscire con Harry, ma quel cretino di Ronald mi ha preceduto
nel ‘prenotarlo’…
-Oh, mi dispiace… Ma cerca di
capire Ron, nonostante siano passati ormai cinque mesi, ancora non si è
abituato all’idea che tu ed Harry stiate insieme… Quindi quando può si mette in
mezzo fra voi due, credo… Penso abbia paura di perdere il suo migliore amico,
sai… Oh, ma entra pure… Non mi sembra il caso di stare qui sulla porta a
discutere: andiamo in camera mia- rispose Hermione con un sorriso, facendosi da
parte per permettere all’amica di entrare e facendole strada fino alla sua camera,
nonostante non ci fosse bisogno, dato che Ginny ormai conosceva molto bene la
casa, essendoci stata innumerevoli volte.
Non appena furono entrate, la
mora si chiuse la porta alle sue spalle, mentre la rossa, dopo essersi tolta la
giacca e averla appesa, assieme alla borsa, all’attaccapanni nell’angolo, si
sedette sul letto e disse: -Può anche avere tutti i motivi di questo mondo per
comportarsi così, ma mi dà fastidio che lo faccia. Insomma, Harry sarà anche il
suo migliore amico, ma non credo che mio fratello tema di perderlo e si
comporti di conseguenza. Credo invece che sia semplicemente geloso e protettivo
come tutti i fratelli maggiori…
Aggiunse anche uno sbuffo alla
fine del discorso, scuotendo la testa. Odiava quel comportamento del fratello.
Capiva che avesse paura che lei potesse soffrire, ma se non si fidava a
lasciarla uscire con il suo migliore amico di chi altro poteva fidarsi? Era
troppo protettivo nei suoi confronti, e la cosa era stata dimostrata anche nel
periodo in cui Ginny usciva con Dean Thomas: quando una volta lei e il ragazzo
in questione erano stati beccati a baciarsi da Ron ed Harry, che in quel
momento si era scoperto geloso anche più del rosso, il primo le aveva fatto una
scenata dicendole che dato che era sua sorella non poteva uscire con nessun
ragazzo e lei gli aveva risposto che per lui era arrivato tempo di trovarsi una
ragazza, dato che aveva una mentalità così chiusa a riguardo, e la discussione
era finita lì.
Adesso che era insieme ad Harry
le cose non erano così drastiche come lo erano con Dean, quello doveva
ammetterlo, dato che fortunatamente non c’erano state scenate simili, ma il
comportamento del fratello le dava pur sempre fastidio e continuava a sperare
che col tempo le sarebbe passato.
-Bhé, l’hai appena detto: si
comporta così perché è tuo fratello maggiore… Penso che anche Fred e George
farebbero così se venissero ancora a scuola con noi… Ti basti ricordare quando
l’anno scorso quando a scuola c’erano anche loro e quando tu uscivi con Michael
Corner, non lo vedevano molto di buon occhio… Certo non si comportavano come si
comporta Ron, lo ammetto, ma anche loro erano protettivi nei tuoi confronti,
come penso lo siano ancora…- rispose Hermione, dopo aver preso posto sul letto
accanto a Ginny.
-Forse hai ragione. Ma basta con
questo discorso: non è la prima volta che lo facciamo, tutto per colpa di quel
cretino di Ronald… E non provare a giustificarlo come hai fatto prima con la
scusa che Harry sia il suo migliore amico… Di tempo insieme ne passano eccome,
quindi non lo accetto come motivo valido per spiegarsi… E poi tu lo difendi
solo perché ti piace…- concluse Ginny con un sorrisetto, apposta per provocare
l’amica.
-Non è vero!- disse Hermione
sulla difensiva, nonostante sapesse che l’amica aveva ragione, almeno in parte.
-Invece sì. Ma a proposito… Hai
provato di nuovo a parlargli dopo il tentativo non riuscito della biblioteca?
-Veramente no…
-Ah. Quindi siete ancora ad un
punto morto… E io ed Harry che speravamo che dopo domenica mattina magari vi
sareste dati una mossa… E invece no. Ma si può sapere cosa cavolo aspettate?!?-
disse la rossa, esasperata, cominciando a capire come si sentisse Harry.
Hermione rimase per un attimo
interdetta, poi disse: -Io non aspetto niente… Sai bene anche tu che i miei
tentativi li faccio eccome… Solo che restano tentativi, dato che non porto a
termine un bel niente per via della mia timidezza, che con Ron si fa sentire
ancora di più. Quando sono con lui mi sento strana… Non so mai cosa dire o cosa
fare e finisco sempre per battibeccare con lui… Anche se non vorrei ma è più
forte di me.
“Ma ancora non hai capito che
anche lui ti muore dietro?!? Ogni volta è la stessa storia… Tu che mi esponi i
tuoi dubbi, i tuoi pensieri… Lui che, ma solo quando è in vena, fa lo stesso…
Possibile che non capiate che queste cose dovete dirvele faccia a faccia e non
a me o ad Harry?!? Vorrei tanto rivelarti tutto quello che mi dice Ron, Herm,
ma non posso, altrimenti se lo scoprisse sarei finita, come lo sarei se mi
lasciassi sfuggire tutto quello che tu mi dici su di lui… Altro che segreto
professionale… Ma d’altronde è una faccenda che solo voi due potete sbrigare”
pensò Ginny, sospirando.
-Io te l’ho detto più volte cosa
devi fare: dirgli tutto quello che provi per lui. Devi farcela, superando la
tua timidezza- aggiunse poi.
-Lo so… Ma è difficile… E poi in
teoria dovrebbero essere i maschi a farsi avanti, non noi…
-Dimentichi che stiamo parlando
di quell’idiota di mio fratello, Herm…-disse la rossa, con un’espressione così
seria che la mora, notandola, non poté fare a meno di scoppiare in una sonora
risata, seguita a ruota dall’amica.
-Ho vinto!- disse Ron, alzando le
mani a pungo in segno di esultanza.
Harry, invece, sbuffando, posò il
joystick a terra e guardò male l’amico, che stava ancora esultando. A
quell’occhiataccia Ron si ricompose, facendo un mezzo sorriso.
-Sai che a quest’ora potevo
essere con Ginny, vero? Potevi almeno lasciarmi vincere almeno una volta, non
chiedevo tanto, così avrei avuto qualche soddisfazione da questa giornata…
-Eddai, amico… La vedi stasera da
Hermione. A proposito, quanto manca alle sei? Se c’è tempo ci facciamo un’altra
partita…
-No!- disse Harry, troncando
quell’intenzione sul nascere, dato che non aveva voglia di farsi battere dal
rosso per l’ennesima volta.
-Ok, ok…-si rassegnò Ron.
-Comunque sono le cinque e mezza.
Andiamo adesso? Al massimo arriviamo un po’ in anticipo…
Il ragazzo annuì in risposta,
così i due presero i borsoni con dentro tutto l’occorrente per passare la notte
da Hermione, uscirono di casa e s’incamminarono verso l’abitazione dell’amica,
che distava da quella di Harry una ventina di minuti.
-Allora? Quand’è che hai
intenzioni di darti una mossa con Hermione?- chiese Harry, durante il tragitto.
Al contrario di Ginny, non si era fatto troppe illusioni sul fatto che da
domenica mattina in poi le cose fra i due suoi amici sarebbero cambiate, quindi
non era tanto sorpreso. Fece quella domanda a Ron più per routine che per
altro, senza riferirsi specificatamente alla settimana prima.
-Oh, bhè…- fu il commento del
ragazzo.
-Si può sapere cosa diavolo
aspetti?
-Non lo so. Ho paura più che
altro di un suo rifiuto. Insomma, guardami… Io sono Ron Weasley e lei è
Hermione Granger.
-E io sono Harry Potter, ma
questo che c’entra?- chiese Harry, che non capiva il discorso dell’amico.
-Sai cosa intendo. Lei è bella,
brillante, intelligente e potrebbe avere chiunque. Io non sono particolarmente
intelligente, sono un cretino e ho un caratteraccio, quindi perché lei dovrebbe
volere proprio me?
“Perché forse le piaci?” pensò il
moro, trattenendosi dall’esprimerlo ad alta voce.
Era la prima volta che l’amico
gli esponeva tutti i suoi dubbi a proposito di Hermione, senza girare intorno
alla questione. Iniziava a capire le motivazioni del rosso, ora che gli aveva
manifestato le sue paure, che avrebbe volentieri confutato dicendogli tutto
quello che Hermione gli aveva detto riguardo a ciò che provava per lui, se non
fosse stato che così facendo avrebbe tradito la fiducia della mora, che gli
aveva detto tutto in confidenza. Che fatica essere il migliore amico di due
persone che si piacciono!
-Puoi scoprirlo solo dicendole
quello che provi per lei. Domenica sarebbe stata l’occasione perfetta.
-Ma da bravo cretino ho rovinato
tutto…
-Ci saranno altre occasioni,
vedrai. Basta che non te le lasci sfuggire di nuovo…
-Lo spero…
-Vi è piaciuto il film, allora?-
chiese Hermione, spegnendo la tv, rivolta ad Harry, Ginny e Ron.
-Veramente non ci ho capito un
cavolo… È troppo complicato come film!!! Non potevano dirsi che si amavano e
farla finita? Senza far tutto quel casino…- disse Ron.
Harry e Ginny si scambiarono
un’occhiata d’intesa: il rosso aveva appena detto quello che loro due pensavo
riguardo lui ed Hermione.
-Perché altrimenti il film non si
sarebbe chiamato ‘Orgoglio e Pregiudizio’, Ron… Quindi non ti è piaciuto?-
chiese quest’ultima.
-Troppo romantico, per i miei
gusti… Un film da donnicciole, dato che la presenza femminile non era poca…
Fu un attimo: Ginny ed Hermione,
sentendosi chiamate in causa, si girarono verso il letto, presero un cuscino a
testa e iniziarono a colpire Ron, che rimase interdetto per qualche istante,
prima di prendere anch’egli un cuscino per contrattaccare.
-Harry dammi una mano! Tieni a
bada quell’arpia di mia sorella, ti prego!- disse poi rivolgendosi all’amico,
mentre tentava disperatamente di difendersi dalle cuscinate delle due ragazze,
che ci stavano dando dentro, tra una risata e l’altra, tanto che dal letto
erano finiti fino al centro della stanza, a furia di far indietreggiare Ron.
Così il moro, dopo aver preso un
cuscino, si lanciò anch’egli nella battaglia appena ingaggiata, iniziando a
colpire Ginny, che smise di prendersela con suo fratello per rivolgere la sua
attenzione al ragazzo.
-A noi due Hermione, adesso che
non sono più in svantaggio!- disse Ron sghignazzando, non appena Harry e Ginny
iniziarono a prendersi a cuscinate per conto loro, dopodiché sferrò un colpo ad
Hermione, facendola indietreggiare, cosa che continuò a fare finché le sue
gambe non toccarono il bordo del letto. Poco dopo, una cuscinata del rosso le
fece perdere l’equilibrio, così si ritrovò sdraiata sul letto, ridendo.
Ron si fermò un attimo per
riprendere fiato, dato che la lotta lo aveva stancato ed Hermione, restando
sdraiata per fingere di riprendersi, ne approfittò per fargli lo sgambetto,
così che il ragazzo cadde sul letto di fianco a lei.
-Brutta infame che non sei altro,
come hai osato farmi lo sgambetto?- disse poi andando a cavalcioni sulla
ragazza, che ancora rideva per via di averlo visto cadere sul letto, e
bloccandole i polsi con una mano, mentre con l’altra iniziò a farle il
solletico, che sapeva lei soffrisse.
-No… No, dai Ron, smettila, ti
prego- lo implorò tra una risata e l’altra, tentando di liberarsi dalla sua
salda presa sui polsi.
Finalmente con uno strattone ce
la fece e iniziò di rimando a fargli il solletico, a cui nemmeno lui era
immune. Gli toccò un punto sensibile sull’addome, e lui cadde disteso su di
lei, le loro risate che si mescolavano l’una all’altra. Ma le risate si
smorzarono non appena si resero conto della posizione in cui si trovavano.
Si guardarono negli occhi,
imbarazzati, e solo in quel momento notarono che i loro volti erano
vicinissimi, solo una distanza di pochi centimetri li separava.
“Coraggio, Ron… Ora o mai più” si
disse quest’ultimo, col cuore che batteva a mille, per farsi coraggio,
cominciando ad avvicinare lentamente le labbra a quelle di Hermione, il cui
cuore iniziò a battere altrettanto all’impazzata non appena capì le sue
intenzioni. Smise di mordicchiarsi il labbro per via dell’imbarazzo, in modo da
poter meglio accogliere il bacio che avrebbe ricevuto di lì a poco e che aveva
tanto desiderato.
Un urlo di Ginny, che era stata
colpita involontariamente da Harry con una cuscinata più forte del solito, li
riportò alle realtà, ricordando loro che purtroppo non erano gli unici a
trovarsi in quella stanza.
Ron fu il primo a ricomporsi,
alzandosi in piedi e porgendo la mano ad Hermione per invitarla ed aiutarla a
fare altrettanto, dopodiché si diressero verso i due amici per vedere cos’era
successo e constatare che andasse tutto bene, lui con la mano di lei ancora
stretta nella propria, ma nessuno dei due parve accorgersene, tanto quel gesto
sembrava loro naturale, nonostante fosse la prima volta che avvenisse.
Allora, che ve ne pare??? Spero
che questo capitolo ci piaccia… Per la gioia di tutti coloro che mi
recensiscono, l’ho fatto un po’ più lungo del solito, e credo che d’ora in poi,
bene o male, sarà questa la lunghezza che darò ai capitoli.
Mi raccomando, recensite!!!
Passiamo ora ai ringraziamenti:
Daniel14:
Cavoli, bene o male siete stati tutti perspicaci nel notare la fugace
apparizione di Lavanda, che in teoria avrebbe dovuto passare inosservata, ma mi
rendo conto di non essere riuscita nell’intento… Bhè, se la cosa ti può
consolare, per adesso non apparirà più di tanto…Vedrai poi in seguito… Mi
dispiace, credo che il tuo cuore non reggerà… Comunque non hai tutti i torti
nel dire che non sarebbe male vedere un tipo come Ron tutte le mattine… Beata
Hermione… Bhè, grazie per la recensione e per i complimenti sul capitolo
precedente, spero ti sia piaciuto anche questo…Baci
Karmygranger:
Bhè, ora non hai più dubbi… XD La tua previsione è esatta, anche se non per il
momento. I guai arriveranno in seguito… Mi fa piacere che il capitolo
precedente ti sia piaciuto, spero ti piaccia anche questo… Baci
Milly92:
Grazie dei complimenti sul capitolo precedente!!! Anche ti vedo che hai notato
Lavanda… Per adesso la sua è solo una comparsa, ma più avanti vedrai… Spero con
questo capitolo di aver soddisfatto in parte la tua curiosità, anche se credo
di avertene fatta venire altra… Baci
Michy90:
Anche tu hai notato Lavanda… Vabhè, che ti avevo detto un po’ la trama della
fic, però…^^ Sì, ti confermo che ci vorrà a riappacificarsi per bene… Grazie
per i complimenti, e non importa se sei ripetitiva, mi fai comunque piacere!!!
^^ Spero che il chap ti sia piaciuto… E grazie per la recensione… Baci, Saretta
Capitolo 5 *** Nuove occasioni che si presentano ***
Note dell’autore: Ciao a tutti
Note dell’autore:
Ciao a tutti!!! Volevo semplicemente scusarmi per via dell’enorme ritardo che
ho avuto nell’aggiornare. È stato causato da una mancanza di ispirazione ma
soprattutto di tempo, più che altro per via della scuola. Quest’anno infatti
sono in terza ed è cambiato tutto: i ritmi, il carico… E ho preferito abituarmi
a starci dietro, perché se lascio indietro cose o prendo brutti voti adesso,
poi è finita… Adesso però, dopo un mese e passa, ho imparato un po’ come va
l’andazzo e spero di poter essere più costante nei miei aggiornamenti…
Scusatemi ancora per il ritardo… Buona lettura!!!
Pikky91
5. NUOVE OCCASIONI CHE SI
PRESENTANO
-Tutto ok, Ginny?- chiese Ron,
preoccupato.
-Sì, sì… Non mi sono fatta
niente, ho urlato più che altro per la sorpresa…- rispose lei, roteando gli
occhi per la protettività del fratello, che si faceva sentire perfino in quelle
occasioni.
-Scusami Gin…- le disse Harry,
dopo aver posato a terra il cuscino, cingendole da dietro la vita con le
braccia e tentando di darle un bacio sulla guancia, che lei evitò allontanando
il viso da quello di lui.
-Non crederai mica di potertela
cavare così facilmente…- gli disse poi, prendendo bene la mira e tirandogli una
cuscinata in pieno petto, cogliendolo completamente di sorpresa. La risposta
del ragazzo, però, non tardò ad arrivare quando poco dopo riprese il cuscino da
terra e ricominciò a colpire la ragazza, che rideva.
Ron ed Hermione, continuando
inconsciamente a tenersi per mano, si scambiarono un’occhiata d’intesa e, dopo
aver recuperato i propri cuscini, si unirono alla battaglia in corso fra i due
amici, non pensando a quello che stava per succedere poco prima, forse entrambi
ancora troppo scettici da faticare a crederci.
Hermione non riusciva a dormire.
Quando un paio di ore prima lei,
Ron, Harry e Ginny erano andati a letto era anche riuscita ad addormentarsi, ma
poi si era svegliata senza un apparente motivo e non era più riuscita a
riprendere sonno perché continuava a ripensare a poco prima, quando il rosso
stava per baciarla, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Forse era per quel continuo
rievocare alla mente quelle immagini che non riusciva a dormire.
Ripensò di nuovo a quando aveva
visto il suo volto avvicinarsi al propri ed avvampò, distogliendo lo guardo
dalla figura dormiente di lui. Lo stava infatti osservando da quando si era
svegliata, tentata dall’idea di poggiare la testa sul suo petto e provare così
di riaddormentarsi, ma subito scoraggiata dal timore che il ragazzo si potesse
svegliare, nonostante sapesse quanto il suo sonno fosse pesante e quanto poco
fosse possibile che lui si potesse destare. Ma Hermione apparteneva a coloro
che credevano fermamente nella legge della sfiga di Murphy. Se c’era la
probabilità che Ron si sarebbe potuto svegliare, lo avrebbe sicuramente fatto,
per cui preferiva non rischiare.
Per evitare di essere nuovamente
tentata si alzò ed uscì dalla stanza, diretta in cucina. Nonappena ebbe raggiunto il locale, si fece del
the caldo, che poi si mise a sorseggiare, tentando di togliersi dalla testa
l’immagine di Ron.
‘Non può andare avanti così’
pensò fra una sorsata e l’altra, sospirando.
Avrebbe dovuto darsi una mossa,
lo sapeva bene. Ma era anche a conoscenza del fatto che se avesse provato a
parlare di quello che era successo-o meglio, che stava per succedere- col
ragazzo, non ci sarebbe riuscita in partenza, bloccandosi esattamente come la
settimana prima in biblioteca.
‘Ce la farò prima o poi… Ormai è
diventata una sfida personale…’.
Il pomeriggio seguente, Ginny si
trovava ancora a casa di Hermione, mentre Ron ed Harry ne avevano appena
varcato la soglia per tornare alle rispettive case. La rossa poco prima aveva
infatti detto al fratello di dire alla loro madre che sarebbe tornata a casa in
seguito, dato che doveva parlare con l’amica, scusa non del tutto inventata
perché aveva notato che la mora aveva qualcosa di strano.
-Avanti. È tutta la mattina che
sei pensierosa. Sputa il rospo- disse Ginny, non appena furono tornate in
camera e si furono sedute sul letto.
Prima di rispondere Hermione
prese un peluche dalla mensola posta sopra il letto, lo strinse fra le sue
braccia e disse, tenendo gli occhi puntarti verso il copriletto e diventando
progressivamente rossa man mano che procedeva nel racconto: -Ieri sera Ron mi
stava per baciare. Vedi, mentre stavamo lottando coi cuscini, sono inciampata e
sono caduta sul letto, poi gli ho fatto lo sgambetto, è caduto di fianco a me e
abbiamo iniziato a farci il solletico finché non ci siamo trovati faccia a
faccia, lui ha iniziato ad avvicinarsi a me, io ero pronta ad accogliere il
bacio, quando poi si è sentito il tuo urlo e siamo venuti da te ed Harry a
vedere quello che era successo.
-Oddio scusami… Se fossi stata
zitta non avrei rovinato tutto e vi sareste baciati… Scusa… Però potremmo, anzi
potresti, sfruttare la situazione a nostro favore… Insomma, è l’occasione buona
per parlargli e dirgli tutto…
-È proprio questo il punto… Non
ce la farò mai… E lo sai anche tu…
-Te l’ho già detto ieri, Herm.
Anzi, ad essere sincera te l’avrò detto almeno un milione di volte, ma non è
questo il punto. Devi superare la timidezza e dirgli tutto quello che provi per
lui, anche se so che non è facile. Ma immagina semplicemente di non trovarti
faccia a faccia con Ron. Immagina di stare parlando con me o con Harry o con
quell’orsacchiotto di peluche che stai stritolando, poveretto.
La mora fece una breve risatina,
poi allentò la presa sull’orsacchiotto che, l’amica aveva ragione, si era fatta
un po’ troppo soffocante, nonostante l’oggetto fosse inanimato.
-Bhè, ci penserò su…
-Sei pensieroso oggi…- disse
Harry a Ron, poco dopo che furono usciti dalla casa di Hermione.
-Uhm?- chiese il rosso, che non
aveva capito quello che l’amico gli aveva appena detto.
-Appunto, come volevasi
dimostrare… Dicevo che oggi sei pensieroso…
Harry non aveva tutti i torti,
infatti era da tutta la mattina che Ron rimuginava su quello che stava per fare
la sera prima. Ogni volta che ci ripensava le orecchie gli diventavano dello
stesso colore dei capelli, che ringraziava di avere abbastanza lunghi da
coprirle e celare il rossore agli amici. Nonostante ciò al moro non era passato
inosservato né l’atteggiamento dell’amico, stranamente taciturno, né quello di
Hermione, curiosamente rispecchiabile in quello del rosso, e quindi aveva
deciso di voler indagare la questione.
-Bhè…- cominciò Ron, ma poi si
interruppe, non sapendo nemmeno lui il motivo.
-È successo qualcosa con
Hermione?
-E tu come fai a saperlo?!?-
chiese il rosso, sospettoso.
-Era una domanda la mia, non
un’affermazione. E deriva solo da una deduzione che ho fatto notando che il tuo
comportamento si rispecchia perfettamente in quello di lei, quindi…
-Ah. Bhè, vedi… Ieri sera, mentre
stavamo facendo la battaglia di cuscini, siamo finiti sul suo letto e stavo per
baciarla- ammise Ron, ripensando ancora una volta a quel momento e facendo
comparire una sorrisino involontario sulle labbra.
-E perché non l’hai fatto?-
chiese Harry, a cui stavano per cascare le braccia e non solo. Insomma,
finalmente i suoi amici si erano decisi a darsi una mossa e Ron mandava tutto
all’aria non baciandola: era una cosa per lui inconcepibile.
-Forse perché un deficiente ha
tirato una cuscinata un po’ porte a mia sorella che si è messa ad urlare e ha
rovinato l’atmosfera che si era creata.
‘Oddio, adesso è pure colpa mia.
Perché non sono stato più delicato a tirare quella maledetta cuscinata? Così a
quest’ora quei due sarebbero insieme felici e contenti, dopo mesi e mesi, se
non anni… Cavoli, era l’occasione perfetta! Vabhè, speriamo solo che ce ne
saranno altre…’ pensò Harry, incupendosi, poi disse: -Scusa, se avessi saputo
quello che stava per succedere non vi avrei, anzi, non vi avremmo disturbato…
Scusa…
-Ma và, non è colpa tua. La colpa
è solo mia, che non faccio altro che lasciarmi sfuggire occasioni. Se mi sforzo
riesco ancora a vedere questa che mi fa ciao-ciao mentre se ne va. Se settimana
scorsa non fossi stato così cretino, a quest’ora non staremmo facendo questo
discorso- disse Rom, terminando con uno sbuffo e con un calcio ad un
malcapitato sassolino che si trovava sul marciapiedi.
-Come c’è stata ieri un’altra
occasione, ce ne sarà un’altra ancora, no? Stavolta però non fartela sfuggire…
Lunedì, all’intervallo, poco dopo
il suono della campanella che ne aveva appena sancito l’inizio, Harry e Ron
vagavano nei corridoi alla ricerca di Ginny ed Hermione, quando notarono dei
volantini affissi praticamente in tutta la scuola: quelli del ballo di fine
anno.
-Hai intenzione di invitare mia
sorella?- chiese il rosso all’amico, indicando con un cenno del capo un
volantino.
-No, sai, volevo invitare Romilda
Vane o Lavanda Brown… Ma che razza di domande fai?!? Ovvio che ci invito Ginny,
per quanto tu possa ancora fare fatica ad accettarlo è la mia ragazza…- rispose
il moro, sorpreso dalla banalità di quella domanda, ma soprattutto dalla
stupidità che l’amico gli aveva appena dimostrato nel porla.
-Calmati, era solo per sapere…
Dato che di solito non andiamo a nessun ballo…
I due ragazzi, infatti, assieme
ad Hermione, solitamente, la sera di qualsiasi ballo organizzato dalla scuola,
preferivano pianificare una tranquilla serata a casa di uno dei tre, non avendo
un cavaliere ed essendo stato il Ballo del Ceppo, dato la vigilia di Natale di
due anni prima, un vero e proprio disastro, da non ripetere assolutamente.
Quell’anno, difatti, a scuola vi
era stato uno studente bulgaro, Viktor Krum, che era stato il ragazzo di
Hermione, con cui la ragazza era appunto andata al Ballo del Ceppo, dicendo ai
suoi amici soltanto che ci sarebbe andata con un ragazzo di cui preferiva non
rivelare l’identità, dato che per il momento preferiva che i due non sapessero
nulla. Harry e Ron, curiosi, avevano rispettivamente invitato le due sorelle
Patil al ballo, andandoci più che altro soltanto per scoprire da chi fosse
stata invitata l’amica. La serata però si era conclusa in modo pessimo. Ron,
non appena l’aveva vista con Viktor, aveva messo il broncio, diventando
intrattabile e non appena la ragazza si era avvicinata a lui e all’amico
l’aveva aggredita dicendole che stava simpatizzando col nemico, dato che Krum
era avversario di Harry in una competizione sportiva, e che lui la stava solo
usando per carpire informazioni sul moro. Ovviamente lei gli aveva risposto a
tono e i due avevano così iniziato una vera e propria lite, ben diversa dai loro
soliti battibecchi, alla fine della quale Hermione se n’era andata in lacrime,
dicendo a Ron che, la prossima volta che ci sarebbe stato un ballo, avrebbe
dovuto invitarla prima che lo facesse qualcun altro e non come ultima spiaggia.
Successivamente i due non si
erano parlati per settimane, per poi riappacificarsi senza un apparente motivo,
semplicemente perché sentivano la mancanza l’uno dell’altra, anche se ci
avevano messo un po’ per ammetterlo a se stessi. Nonostante questa
riconciliazione, però, Ron aveva continuato ad essere geloso di Viktor,
continuando a lanciare frecciatine che Hermione faceva finta di non sentire per
evitare di sfociare in altre inutili litigate.
Dopo il Ballo del Ceppo,
comunque, i tre ragazzi non avevano più partecipato ad alcun ballo e il fatto
che Harry intendesse andare al ballo di fine anno con Ginny era una novità.
-Sicuro che non vuoi che
organizziamo la solita serata tv, pop-corn e sacchi a pelo?- chiese Ron, con un
tono di voce supplichevole.
-No. So che Ginny ci tiene ad
andare al ballo, per cui ci andremo- disse Harry in un tono che non ammetteva
repliche.
-Ok, ok… Ho capito…
-Vieni anche tu, no?
-E con chi, con la bambola
gonfiabile che mi ha regalato Seamus al compleanno? Okkey che ha le curve al
posto giusto, ma non credo che farei una bella figura…- disse Ron,
apparentemente serio, suscitando l’ilarità di Harry, che, dopo aver finito di
ridere, propose all’amico: -Potresti andarci con Hermione… Sarebbe l’occasione
giusta di cui parlavamo ieri, no?
Lì per lì il rosso rimase
sconcertato dall’idea, che non aveva minimamente preso in considerazione.
Riflettendoci, però, pensò che in fondo il moro non avesse tutti i torti:
sarebbe stata l’occasione buona per rivelarle ciò che provava per lei.
-Bhè, ci penserò su…- disse poi
Ron per mettere fine alla questione, dato che in lontananza aveva scorto la
testa riccioluta di Hermione e quella rossa della sorella.
Che ve ne pare??? Mi raccomando,
recensite!!! Anche solo per dire che vi fa schifo, e per dirmi dove devo migliorarmi... Per favore, già che siete arrivati qui, che vi costa inserire un commentino? Please e grazie in anticipo, qualora decideste di farmi felice...
Ringraziamenti:
Milly92:
Sì, Ginny poteva aspettare un po’ per urlare, se n’è resa conto anche lei
stessa… E per Lavanda farai bene a preoccuparti, anche se non per adesso.
Grazie dei complimenti e scusa per l’attesa… Bacioni
Michy90:
Sì, sarà una cosa lunga e molto… ^^ E mi sa che dovrai aspettare un po’ perché
se continuo di questo passo campa cavallo… Grazie della recensione e dei
complimenti… Bacioni
Principessa:
Ecco qui il seguito, anche se hai dovuto attendere un po’… Scusa…^^ Baci
Dopo cena, Ron si trovava nella
propria camera a giocare alla playstation, quando improvvisamente sentì la
porta aprirsi e vide entrare sua sorella, che, con un sorriso raggiante, gli
rivolse un ‘Ciao fratellone!’ e si sedette sul letto, invitandolo a fare
altrettanto.
Il ragazzo, sospettoso, mise in
pausa il videogioco, poi si alzò pigramente da terra e prese posto accanto alla
sorella, chiedendosi cosa diavolo avesse in mente, dato che erano rare le
occasioni in cui la ragazza entrava in camera sua e lo salutava calorosamente
chiamandolo ‘fratellone’. Solitamente, se lo faceva, era perché aveva bisogno
di qualcosa o di parlare, oppure doveva dirgli delle cose che non gli sarebbero
piaciute. Una della ultime volte che era successo, infatti, era stato per
dirgli che si era messa assieme ad Harry.
Al balenargli in testa quel nome,
il rosso ebbe un brutto presentimento, ricordandosi del discorso che lui e
l’amico avevano fatto quella mattina, e pensò che il ragazzo ne avesse
sicuramente parlato con Ginny, dato che quei due si dicevano praticamente
tutto, e che insieme avessero deciso di fare qualcosa, poiché talvolta non
sapevano farsi gli affari loro quando c’erano in ballo lui ed Hermione.
No, decisamente non era un buon
segno che la sorella fosse entrata in camera sua così di buon umore. Doveva per
forza esserci sotto qualcosa.
- Che c’è? - le chiese poi, con
un tono noncurante, quasi rassegnato a ciò che la ragazza gli avrebbe
probabilmente detto.
- Sono venuta qui solo a fare
quattro chiacchiere… Perché devi sempre pensare che ci sia sotto qualcosa? -
ribatté Ginny, quasi offesa.
- Perché forse non sei mai così
gentile con me, non mi chiami mai fratellone e soprattutto non disturbi mai la
quiete della mia camera, se non quando è strettamente necessario… Logico che
poi sospetto qualcosa… Non sono poi così scemo come tutti credono, sai?
- Okay, okay… Mi hai beccata…
- Avevo ragione! - esclamò Ron,
esultante per essere giunto a quella conclusione e soprattutto per averci
azzeccato.
- Sì, ma adesso non ti gasare…
- Sai, forse avrei fatto meglio a
stare zitto… Non era così male vederti gentile nei miei confronti, una volta
tanto… - disse il ragazzo, sbuffando e fingendosi offeso.
La ragazza roteò gli occhi: era
impossibile parlare con quel ragazzo. Perché diavolo non era riuscita a dire di
no ad Harry quando durante la pausa pranzo le aveva chiesto di parlare con Ron
e di convincerlo ad invitare Hermione al ballo di fine anno?
- Di cosa mi volevi parlare,
comunque? – le chiese poi lui, ricordandosi quasi tutto ad un tratto del motivo
per cui la sorella si trovasse lì.
‘Oh grazie, vedo che inizi a
capire…’ pensò Ginny sollevata, poi disse: - Oggi alla pausa pranzo ho parlato
con Harry…
- E ti pareva… - disse il ragazzo
accasciandosi sul letto. Perché quei due dovevano sempre tramare alle sue
spalle e confabulare su lui ed Hermione?
- E non mi interrompere coi tuoi
commenti idioti, dannazione… - sbottò la rossa, tirandogli un pugno sul petto,
per il quale Ron emise un lieve gemito di dolore e sibilò un ‘Ok’, invitando
con un cenno della mano la sorella a proseguire.
- Ho parlato con Harry, come ti
stavo dicendo, e mi ha detto dell’idea che ha avuto sul fatto che potresti
invitare Hermione al ballo… Sono convinta che lei sarebbe felice di accettare, sai?
E poi ti daresti finalmente una mossa.
- Me la stavo già dando sabato
sera la mossa, solo che qualcuno al momento qui presente mi ha
interrotto sul più bello con le sue urla da gallina…
- Non sono una gallina,
cretino!E perché ti avrei interrotto
sul più bello, sentiamo? – disse Ginny, prima alterandosi leggermente e poi
facendo la finta tonta. Ormai lo aveva fatto così tante volte che la cosa le
riusciva molto bene e riusciva a non far trasparire il fatto che lei sapesse
già tutto.
- Bhè, prima che tu urlassi,
stavo per baciare Hermione…
- Davvero? – disse la rossa,
aprendo la bocca per lo stupore. Avrebbe potuto fare l’attrice per quanto
quell’azione potesse sembrare spontanea e veritiera.
- Sì…
- E lei? Ha fatto qualcosa?
- Bhé… Non saprei… Credo volesse
che la baciassi, ma sai, non ne sono sicuro… Magari è tutta una mia illusione.
- Puoi scoprirlo solo se la
inviti al ballo.
- Tu dici? – chiese il rosso,
titubante. Solo con la sorella, quasi mai con Harry, riusciva ad esprimere
tutti i propri timori e la propria insicurezza: d’altronde era difficile tenere
nascosti questi sentimenti ad una persona che lo conosceva da quindici anni.
La sorella annuì, poi aggiunse: -
Così, anche solo in base alla sua risposta, puoi scoprire molte cose. Se ti
dice di sì sei già a buon punto, no? Ti basterà solo aspettare la sera del
ballo per poter completare quello mi dispiace aver interrotto. Le luci soffuse,
voi due che ballate un lento in mezzo alla pista guardandovi negli occhi… Non
devo stare qui a spiegartelo, no? Sai bene cosa fanno di solito una ragazza ed
un ragazzo che vanno ad un ballo…
Ron le lanciò un’occhiataccia a
risposta di quella provocazione, poi disse: - Chi te lo dice? Sicura che non
ballano e basta? Comunque, come ho già detto ad Harry, ci penserò…
- Ah bhé… Allora siamo a posto…
- Perché, scusa?
- Tu che ti metti a pensare?
Sarebbe un evento più unico che raro… - lo canzonò Ginny.
- Torna in camera tua, và… - la
invitò il ragazzo gentilmente, poi, vedendo che la sorella non si muoveva dal
suo letto prese il cuscino e la mandò fuori a suon di colpi sulla schiena. Non
appena la ragazza oltrepassò la soglia, la chiuse fuori, con tanto di chiave.
- Ronald Weasley sei un emerito
idiota! – gli urlò la ragazza, tirando un pugno sulla porta, dopodiché torno in
camera propria, lasciando il fratello solo con in propri pensieri, per quanto
potesse avere le sue idee riguardo alle sue facoltà mentali.
Sicuro che la sorella non sarebbe
più tornata, il ragazzo tornò a giocare alla playstation, non senza pensare a come
fare per invitare Hermione al ballo. Aveva paura di una sua risposta negativa,
doveva ammetterlo. Ma d’altronde non poteva farsi fermare da quel suo timore:
la ragazza poteva dirgli di no come poteva dirgli di sì. E lui poteva scoprire
le sue intenzioni solo invitandola.
Mercoledì Harry, Ginny, Hermione
e Ron si trovavano su un pullman, diretti ad un museo egizio che avrebbero
dovuto visitare per via di un uscita didattica che coinvolgeva quinto e sesto
anno.
Logicamente i primi due si erano
seduti vicini, facendo così in modo che i due amici facessero altrettanto. Non
avevano però preso dei posti vicino ai loro, dato che volevano lasciarli soli,
per modo di dire, visto che si trovavano su un pullman, in modo che magari si
sarebbero dati una svegliata.
I due ragazzi, però, stavano
tranquillamente chiacchierando come loro solito, nessuno dei due con la minima
intenzione di parlare di ciò che stava per succedere sabato, sia per via della
timidezza che del fatto che fossero in un luogo in cui chiunque avrebbe potuto
ascoltarli parlare di quelle questioni che, in fin dei conti, riguardavano
soltanto loro due.
- Lavanda Brown continua a
guardarti – disse Hermione in un sussurro, ad un certo punto, con una punta di
gelosia. Era già da un po’ che, guardandosi in giro, intercettava gli sguardi
che la ragazza, seduta un paio di file avanti e voltata, insieme
all’inseparabile Calì, verso di loro per poter parlare con Padma Patil e Hannah
Abbot che si trovavano una fila dietro, lanciava a Ron, credendo di non essere
vista.
- Davvero? Non me ne ero accorto…
- disse il rosso con non curanza, dopodiché guardò nella direzione di Lavanda
con la coda dell’occhio e disse: - Cavoli, hai ragione.
Hermione roteò gli occhi ed emise
un piccolo sbuffo, poi disse, bisbigliando per non farsi sentire: - Si vede
lontano un miglio che ti muore dietro. E tu le dai pure corda!
A quell’affermazione Ron
strabuzzò gli occhi e ribatté: - Io che le do corda?! Ma ti sei bevuta il
cervello?
- No! Dai, non negarlo… Di’ che
ti fa piacere ricevere le sue attenzioni… Altrimenti a quest’ora le avresti già
chiesto di smetterla.
Il rosso appariva sempre più
perplesso. Che razza di discorso stava facendo Hermione? Confuso, disse: -
Attenzioni? Hermione, si può sapere di cosa diavolo stai parlando?
- Ma non vedi che ti continua a
guardare? E non è la prima volta…
- E queste tu le chiami
attenzioni…
- Bhé sì! – sbottò la riccia.
Il ragazzo non sapeva se
scoppiare a ridere o meno. In quel momento stava rivedendo se stesso quando la
ragazza era insieme a Krum. Il comportamento era pressoché identico.
‘Forse è gelosa… Ma no, non può
essere…’ pensò ‘Però… Nah, è impossibile. È solo una mia stupida impressione’.
Quel pensiero, però, gli fece
ricordare l’idea di Harry e il consiglio di Ginny: doveva invitarla al ballo.
Se gli avesse detto di sì, avrebbe trovato una conferma nei propri sospetti,
mentre se gli avesse detto di no avrebbe messo il cuore in pace. Detta così
sembrava una cosa semplice, ma era tutto l’opposto: nel primo caso doveva
trovare il coraggio per invitarla, mentre nel secondo quello di riuscire a
mettere una pietra sopra la questione.
Ron sospirò, accasciandosi sul
sedile, dopodiché si voltò verso Hermione e, non sapendo bene il perché le
sorrise, lasciandola interdetta, ma fu questione di un attimo poiché poco dopo
gli sorrise di rimando.
Lavanda non aveva potuto fare a
meno di notare quello scambio di sorrisi e di sguardi fra i due e, inviperita,
si girò e tornò a sedersi in modo corretto, sbuffando.
Al museo, Hermione stava seguendo
attentamente tutto ciò che il professor Ruf, insegnante di storia, stava
dicendo riguardo alla sala in cui si trovavano e al contenuto di essa. Soltanto
lei, assieme ad un’altra manciata di studenti, circa una quindicina, era
rimasta ad ascoltare il prof, mentre il resto della scolaresca si era staccato
dal gruppo ed in quel momento stava andando in giro a zonzo per l’edificio. Tra
questi vi erano anche Harry, Ginny e Ron.
- Devi stare con noi ancora per
molto? – disse seccata la rossa rivolta al fratello, che si era unito a lei e
al moro fin da quando si erano staccati dal gruppo.
- Perché, vi do fastidio? –
ribatté il rosso, in un tono altrettanto seccato.
- Sì! – risposero all’unisono
Harry e Ginny, ricevendo un’occhiataccia dal ragazzo.
- Bhé, allora potevate dirlo
subito! – disse, indispettito da quell’alleanza che andava solo a suo
discapito. Poi aggiunse: - E adesso che faccio? Mi tocca pure far finta di
ascoltare quello che dice Ruf.
Gli altri due si scambiarono
un’occhiata, chiedendosi rispettivamente se il rosso facesse apposta ad essere
così scemo o se la cosa gli riuscisse naturale.
- Porta via Hermione dal gruppo,
no? – gli suggerì il moro.
Questa volta fu Ron ad
interrogarsi sulla capacità di formulare ipotesi sensate dell’amico.
- Allontanare Hermione da Ruf?
Quella mi uccide se faccio una cosa del genere!
- La prendi e la porti via senza
darle possibilità di replica! – suggerì Ginny, pronta a tutto pur di scrollarsi
il fratello di dosso.
- Così mentre siete in giro le
chiedi anche se vuole venire con te al ballo… - buttò lì Harry.
- Giusto! – si illuminò Ron,
dopodiché salutò gli amici e si mise alla ricerca del professore e quindi
dell’amica. Li trovò esattamente dove li aveva lasciati: Ruf era infatti noto
per le sue spiegazioni interminabili e molto dettagliate, che mettevano
sonnolenza a gran parte degli studenti mentre provocavano la massima attenzione
in pochi.
Sorridendo il rosso si avvicinò
ad Hermione, la prese per una mano e la trascinò fuori dalla sala, facendola
sussultare dalla sorpresa. Nessuno, però parve accorgersi di quel rumore.
- Ron! Si può sapere cosa diavolo
ti è saltato in mente?! – gli chiese la ragazza, mentre lui la stava ancora
allontanando il più possibile dal gruppo. Ormai avevano percorso due sale senza
che lui allentasse la stretta sulla sua mano. Non che la cosa le dispiacesse,
ovviamente.
- Nulla! Volevo solo un po’ di
compagnia… - rispose il ragazzo con aria innocente.
- Non potevi andare con Harry e
Ginny?
- No…
- Perché no?
- Bhé, sono andato con loro in
effetti… Ma poi mi hanno gentilmente invitato ad allontanarmi. Credo per
infilarsi in qualche corridoio a pastrugnarsi.
- Ah, bene. E tu quindi hai
pensato bene di sequestrarmi dal professor Ruf per farti compagnia, giusto? E,
fammi indovinare, l’idea di stare lì con me ad ascoltarlo non ti è passata
nemmeno per l’anticamera del cervello, vero?
- Esatto. Avrei rischiato di
addormentarmi…
- In piedi? – chiese Hermione,
con un sopracciglio alzato.
- Non sottovalutare le mia
capacità… Potrei anche riuscirci, che ne sai? – disse il rosso, così seriamente
che fece scoppiare a ridere la ragazza, che abbandonò ogni forma di ostilità
nei suoi confronti per averla portata via da Ruf e accettò di buon grado l’idea
di andare con lui a zonzo per il museo.
I due iniziarono così ad andare
di sala in sala, fermandosi di tanto in tanto a qualche teca, con Hermione che
faceva da cicerone e Ron che la ascoltava senza prestarle troppa attenzione,
pensando più che altro a come chiederle di venire al ballo con lui. Nel fare
tutto ciò, però, continuavano a tenersi per mano, entrambi inconsapevolmente,
come se fosse la cosa più normale del mondo.
Stavano osservando un sarcofago
in silenzio, dopo che la riccia aveva esposto la sua esauriente spiegazione,
quando il rosso finalmente si fece coraggio e disse: - Hermione…
- Sì?
- Bhé… - cominciò il ragazzo,
imbarazzato, ma venne interrotto da un’odiosa voce, purtroppo conosciuta, che
diceva: - Ma guarda un po’… Weasley e Granger… La nuova coppia dell’anno… Certo
che ce ne avete messo di tempo, eh?
Ron ed Hermione si guardarono,
non capendo il perché di quella battutina, poi parvero rendersi improvvisamente
conto che stavano tenendosi per mano ed arrossirono entrambi. Non si
staccarono, però. Il ragazzo, anzi, stringendo ancora di più la mano della
ragazza, si voltò verso il luogo da cui aveva sentito la voce, e disse: -
Malfoy…
Era stato Draco Malfoy,
infatti,uno studente di Hogwarts con
la puzza sotto il naso che viveva nel lusso e perciò credeva di avere il
diritto di poter sindacare su tutto e tutti, a pronunciare quella battuta.
Ovviamente non era solo, ma accompagnato dai suoi due scagnozzi Tiger e Goyle,
che, inseparabili, seguivano ogni sua mossa e approvavano qualunque cosa il
ragazzo dicesse o facesse.
- Sì, Weasley, sono io… Chi altri
sennò? La mia controfigura?
Tiger e Goyle ridacchiarono
insieme al biondo, mentre Ron ed Hermione li guardavano perplessi.
- Hai un senso dell’umorismo che
non passa inosservato, Malfoy… Ovviamente in senso negativo – disse
quest’ultima, dopodiché, sempre tenendolo per mano, trascinò il rosso fuori
dalla sala, lasciando Malfoy e i suoi gorilla perplessi.
- Wow, cavoli… Hai zittito
Malfoy… - le disse Ron non appena furono in un’altra sala, lontani da quei tre.
- Bhè, ogni tanto quel ragazzo ha
bisogno di una lezione.
- Come quella volta al terzo anno
quando l’hai preso a pugni? – le ricordò il ragazzo con un sorriso. Tre anni
prima, infatti, Malfoy aveva stuzzicato come al solito lei, Harry e Ron. Quel
giorno Hermione era già abbastanza stressata di suo e una battuta troppo
pesante del biondo le aveva fatto perdere la pazienza e così gli aveva tirato
un pugno, sotto lo sguardo attonito dei due amici e di Tiger e Goyle.
- Esatto – rispose la ragazza
sorridendo altrettanto.
- Volevi dirmi qualcosa,
comunque, prima che quello ci interrompesse? – chiese poi, dopo essersi
ricordata che Ron stava per dirle qualcosa, prima dell’arrivo di Malfoy.
- Credo di essermene dimenticato…
- rispose il rosso grattandosi la testa, poi aggiunse: - Bhè, mi verrà in
mente…
Ovviamente era tutta una messa in
scena: in realtà si ricordava benissimo quello che doveva dirle, come
dimenticarsene? Era il chiodo fisso che lo assillava giorno e notte,
d’altronde.
Solo non voleva rovinare quel
momento, quell’andare in giro mano nella mano, quegli sguardi complici ed
imbarazzati. Tutto ciò si sarebbe inevitabilmente guastato nel caso in cui lei
gli avesse dato una risposta negativa.
D’altronde aveva ancora un mese
di tempo per invitarla.
Bhè? Che ve ne pare? Spero che
questo capitolo vi sia piaciuto e che recensiate per farmi sapere quello che ne
pensate, mi raccomando, ci tengo…
Ringraziamenti:
Milly92:
Non preoccuparti del ritardo, l’importante è che tu abbia recensito e ti
ringrazio enormemente, davvero, dato che la tua è stata l’unica recensione al
capitolo… Grazie mille! Riguardo alle tue previsioni… Bhé… Le cose si faranno
più interessanti eccome… E hai ragione anche riguardo alla ‘carissima’ La
vacca, ehm, volevo dire Lavanda… Grazie dei complimenti e della recensione!
Spero che anche questo chap ti sia piaciuto… Continua a seguirmi, mi
raccomando… Bacioni, Pikky91
Capitolo 7 *** -Vuoi venire con me al ballo di fine anno? ***
7
7. ‘VUOI
VENIRE CON ME AL BALLO DI FINE ANNO?’
Hermione si era recata un attimo
in bagno, lasciando Ron ad attenderla in una sala del museo.
Harry e Ginny, che passavano lì
per caso, lo videro e gli andarono incontro.
- Non sei riuscito a portarla
via… Chissà perché me lo aspettavo… - disse la rossa, non appena gli fu
davanti, dato che non aveva visto l’amica con lui.
- Veramente adesso è in bagno… -
rispose Ron con un’espressione trionfante sul viso.
- E le hai chiesto di andare al
ballo? – chiese Harry, anticipando la sua ragazza.
- In teoria ci ho provato… -
iniziò il rosso, ma fu interrotto dalla sorella che disse, in tono secco: - E
in pratica non ci sei riuscito.
- Nonè andata proprio così… Stavo per chiederglielo quando è arrivato
Malfoy e ha rovinato tutto – si giustifico il ragazzo, intimidito dal tono
della consanguinea.
- Hai provato di nuovo, poi,
spero…
- No…
- Come no?! – dissero Harry e
Ginny all’unisono.
- Ci vuole l’atmosfera… E poi ho
ancora un mese di tempo per farlo, no?
I due ragazzi scossero la testa
rassegnati, dopodiché si allontanarono, anche perché avevano visto Hermione in
lontananza e temevano che se li avesse visti con Ron, poi avrebbe loro proposto
di unirsi e continuare insieme la visita del museo. Sinceramente non ne avevano
per niente voglia: in primis per lasciarli soli e di conseguenza per rimanere
soli loro stessi, e in secundis perché non avevano voglia di sorbirsi le
spiegazioni della ragazza riguardo gli oggetti presenti nel museo.
Per loro fortuna, la riccia non
li aveva nemmeno visti, poiché quando arrivò da Ron gli disse: - Che facciamo?
Continuiamo la visita?
Il ragazzo annuì sorridendo, in
realtà dispiaciuto che l’atmosfera che c’era fino a poco prima era svanita, sia
per via di Malfoy che per il fatto che la ragazza fosse andata in bagno e
avesse, seppur a malincuore, lasciato la sua mano.
Sul pullman, durante il viaggio
di ritorno, Harry e Ginny si erano tenuti alla larga da Ron ed Hermione, come
del resto avevano fatto nel viaggio d’andata. Lavanda Brown, invece,
imperterrita, si era messa, assieme a Calì, Padma e Hannah esattamente nei
posti in cui era all’andata. Ovviamente era sempre girata verso le altre due,
che si trovavano dietro di lei, con la scusa di dover spettegolare con loro,
quando in realtà voleva contemplare Ron, che, due file più indietro proprio
come all’andata, stava tranquillamente conversando con Hermione, senza
accorgersi minimamente degli sguardi che la ragazza gli rivolgeva.
Quegli sguardi, però, non
passavano di certo inosservati alla riccia, che avrebbe volentieri preso
Lavanda per i capelli intimandola di lasciar perdere il rosso. A differenza del
viaggio d’andata, però, non avrebbe detto nulla a quest’ultimo: non voleva che
pensasse che era gelosa, dannatamente gelosa. Di cosa, poi, non lo capiva
nemmeno lei, ma le dava fastidio che Ron attirasse le attenzioni della ragazza
e che non dicesse nulla a riguardo, permettendole di continuare a lanciargli
quegli sguardi languidi.
“Insomma, se un ragazzo mi
guardasse così gli intimerei subito di smetterla! È la stessa storia del
viaggio di andata… Se a Ron desse fastidio le direbbe di piantarla, quindi se
non lo fa vuol dire che la cosa in fondo gli fa piacere…” pensò Hermione, dopo
aver notato con la coda dell’occhio che Lavanda continuava ad osservare il
ragazzo. Facendo in modo che quest’ultimo non se ne accorgesse, le lanciò uno
sguardo omicida, che la ragazza, dopo averlo captato, ricambiò.
- Hermione, tutto ok? – le chiese
il rosso, notando quell’espressione assassina sul viso dell’amica.
- Sì, Ron, è tutto ok… - gli
rispose lei, tornando a concentrarsi sulla conversazione che lei e il ragazzo
stavano avendo.
Poco dopo, però, sbadigliò nel
bel mezzo di una frase e sentì le palpebre farsi più pesanti.
- Stanca? – le chiese Ron,
sorridendo.
- Un po’…
- Bhè, dopo avermi fatto
praticamente da guida, è logico che tu lo sia… Il minimo che posso fare per
sdebitarmi è quello di offrirti la mia spalla su cui dormire… - disse il
ragazzo, sgranando gli occhi subito dopo essersi reso conto di ciò che aveva
appena detto. Non credeva alle proprie orecchie. Dove diavolo aveva trovato il
coraggio per pronunciare una frase simile?
“Miseriaccia, che ho combinato?
Chissà cosa dirà adesso… Che idiota che sono! Ho rovinato tutto! Ora che
finalmente sono riuscito a farmi un pochettino avanti… Ma con questa frase ho
fatto il passo più lungo della gamba…” si disse mentalmente, dandosi dello
stupido in tutti i modi che conosceva.
Hermione, dal canto suo, era
arrossita, non credendo di aver sentito pronunciare quelle parole dalla bocca
del ragazzo. Subito dopo aver visto che lui la guardava, in attesa, si convinse
di aver udito davvero quella frase e che non si trattava di uno scherzo della
propria immaginazione.
- Allora accetto questo tuo modo
di sdebitarti… - ripose poi la ragazza in un sorriso, stupendosi di essere
riuscita a dire quelle parole senza la minima esitazione.
Sollevato, Ron le sorrise e,
mentre la ragazza appoggiava la propria testa sulla sua spalla, non si accorse
nemmeno dello sguardo indignato che Lavanda rivolse loro dopo aver assistito a
quella scena: era troppo felice del fatto che lui ed Hermione avevano stabilito
un contatto fisico, il secondo della giornata, per accorgersi di ciò che stava
accadendo attorno a lui.
Quella sera, dopo cena, Hermione
si trovava in camera a fare i compiti, quando sentì bussare alla porta.
Pensando che fosse sua madre, andò ad aprire soprappensiero e fu quindi
sorpresa di trovarsi davanti Ginny, che, avendo intuito lo sbalordimento
dell’amica le disse: - Tua madre mi ha detto che eri qui, e così…
- Oh, non ti preoccupare…
Accomodati pure… - rispose la ragazza, indicandole con un cenno il letto. Dopo
aver sistemato la sedia sotto la scrivania, la riccia prese posto sul letto
accanto all’amica e le disse: - A cosa devo questa tua visita?
“Prima mio fratello, adesso lei…
Ma sono così prevedibile?” pensò la rossa, dopodiché rispose: - A niente… Avevo
solo voglia di fare quattro chiacchiere con te.
- E non potevi telefonarmi come
fai di solito? Così evitavi di farti mezzora di strada a piedi…
- Quattro passi non fanno mai
male a nessuno…
- Convinta tu…
- Eddai, Hermione, non è la prima
volta che piombo qui a casa tua nel bel mezzo della sera… E ogni volta è la
stessa storia… - disse Ginny, aggrappandosi al fatto che quelle visite non
erano del tutto una novità, dato che ogni tanto, quando aveva voglia di farsi
una passeggiata o non aveva voglia di stare a casa con i suoi fratelli, o
entrambe le cose, usciva e piombava a casa dell’amica, lasciandola ogni volta
di stucco.
- Ok, ok… Ho capito… Cambiando
discorso… Come ti è sembrata la visita di oggi?
- Bhè, non era male… - rispose
vagamente la rossa, dato che né lei né Harry, durante il loro giro nel museo,
erano stati molto attenti al contenuto delle varie sale, parlando per i fatti
loro o rifugiandosi in qualche corridoi per baciarsi e stare un po’ da soli.
- Eh già… - disse Hermione con lo
sguardo sognante, che l’amica non poté fare a meno di notare.
- Pronto? Su che nuvoletta ti
trovi in questo momento? – chiese poi quest’ultima, notando che l’amica fissava
un punto indefinito avanti a sé, sorridendo.
- Hai detto qualcosa? – chiese la
riccia, cascando dalle nuvole.
- Appunto. Sei strana questa
sera.
- Strana? E perché dovrei
esserlo?
- Per esempio perché magari
durante il viaggio di ritorno, mentre andavo a fare quattro chiacchiere con
Luna perché Harry si era addormentato, ho buttato un occhio nel punto in cui
eravate tu e mio fratello e ho visto che stavate beatamente dormendo, tu con la
testa sulla spalla di lui? – chiese Ginny sorridendo con aria furba.
Hermione arrossì immediatamente,
iniziando a biascicare monosillabi senza senso, poi alla fine si accasciò sul
letto e disse: - Bhè, vedi… Ero un po’ stanca e lui mi ha offerto la sua spalla
su cui addormentarmi, che dolce…
- Mi fa piacere, ma sono anche
profondamente offesa perché non hai voluto condividere questa gioia con me –
disse la rossa, ridendo sotto i baffi.
- Ma no, non devi pensarla così…
Non ti ho detto nulla per scaramanzia, più che altro…
- Lo so, stavo scherzando… -
disse l’amica sorridendo.
- Meno male! Ma nel caso non
fosse così so già come rimediare…
- E cioè?
- Bhé, raccontandoti quello che è
successo al museo…
“Ho sentito bene? Quello che è
successo al museo? Cavoli, forse questi due si sono davvero decisi a darsi
finalmente una mossa grazie al cielo! Ci manca solo il coro di angeli e poi il
quadro è perfetto…” pensò la rossa, visibilmente sorpresa, poi disse, dopo il
momento di iniziale stupore: - Al museo?!
Hermione annuì, arrossendo ancora
di più.
- Vi siete baciati? – azzardò
Ginny, avendo visto prima la reazione dell’amica e poi il suo progressivo
imporporarsi.
- No! Ci siamo solo tenuti per
mano… - spiegò la riccia, ripensando per l’ennesima volta della giornata a quel
momento. Si era sentita davvero bene: quando lui l’aveva presa per mano e
trascinata via dal gruppo in cui si trovava, il gesto le era sembrato talmente
naturale che non aveva fatto nulla per svincolarsi da quella piacevole e dolce
stretta, di cui inizialmente non si era nemmeno accorta. Dopo essersene resa
conto, era inizialmente arrossita e poi aveva sorriso, sentendosi al settimo
cielo.
“E questo lo chiama ‘solo’?
Cavoli, è un bel passo avanti per quello sveglione di mio fratello…” pensò la
rossa, non potendo però fare a meno di essere felice per l’amica, che aveva uno
sguardo sognante e soddisfatto.
- Sono felicissima per te!
Secondo me qui gatta ci cova… - le disse poi.
- Oh, lo spero proprio… Ma non
dirmi così, già ci penso da sola a farmi illusioni… - disse Hermione, scuotendo
poi la testa, come a scacciar via quei pensieri che la vedevano protagonista
con Ron nel bel mezzo di una sala del museo, intenti a scambiarsi un bacio
appassionato.
Sospirò. Non voleva illudersi,
come aveva fatto la settimana prima quando il ragazzo la stava per baciare.
Aveva paura che così facendo, nel caso che andasse tutto male, ci sarebbe
rimasta male il doppio, perché il ritorno alla realtà sarebbe stato doloroso, e
non poco.
- Dai, Hermione, non fare così…
Insomma, se sabato ti stava per baciare, oggi siete stati mano nella mano e hai
dormito sulla sua spalla, qualcosa ci sarà pur sotto, no? – disse Ginny,
cercando di non far trasparire da quella frase ciò che Ron le diceva riguardo a
quello che provava per l’amica. Un conto era dar loro una spronata, mentre un
altro era quello di rovinare loro tutto rivelando ad uno dei due ciò che
l’altro provava.
- Lo spero…
- Perché lo dici con quel tono?
- Sai… C’è Lavanda Brown che mi
preoccupa: credo le piaccia Ron, gli lancia di quegli sguardi! E il bello è che
lui non fa nulla per impedirlo! – si sfogò Hermione.
- Conoscendo mio fratello, non se
n’è nemmeno accorto… - disse la rossa, come se la cosa fosse un dato di fatto.
- Se n’è accorto eccome, invece…
- la contraddisse la riccia.
- Perché? – chiese curiosa
l’amica, dato che le sembrava una cosa molto strana che il fratello notasse di
suscitare delle reazioni simili in una ragazza. Insomma, se fosse stato in
grado di farlo,lui ed Hermione si
sarebbero già messi insieme da tempo.
- Bhè, gliel’ho fatto presente… -
spiegò quest’ultima, come se stesse confessando un reato.
- E lui?
- È cascato giù dalle nuvole e
poi mi ha sorriso…
“Oh Hermione ma come diavolo fai
a non capire che è cotto di te?! Anche solo da questi piccoli gesti…” – Bhè,
allora se è così, non c’è da preoccuparsi…
- Lo dici tu… Secondo me invece
c’è da preoccuparsi eccome… Se gli avesse dato fastidio ricevere quel tipo di
attenzioni le avrebbe detto di smetterla, cosa che non fa perché in fondo gli
fa piacere che lei gli vada dietro… - sbottò la riccia, rivolgendo pensieri
omicidi a Lavanda.
- Fidati, fa così perché non
gliene importa niente… Se non glielo avessi fatto presente, non si sarebbe
accorto delle attenzioni che quell’oca gli rivolge… E adesso che lo sa, non
credo che le cose cambino molto, ha occhi solo per… - disse Ginny,
interrompendosi in tempo prima di concludere la frase col pronome ‘te’. Stava
per tradire il fratello, ma fortunatamente si era resa conto in tempo del danno
che stava per combinare.
- Per chi? – chiese Hermione,
sospettosa e preoccupata al tempo stesso.
- Per nessuno! Volevo dire che ha
occhi solo per le cose da maschi… - si giustificò l’amica, fabbricando una
scusa al momento.
- In cui rientra anche
l’interessarsi alle ragazze… - indagò la mora.
- Ma và! Intendevo le ‘cose da
maschi’ come giocare alla play station, a calcio, vedere la tv… Quel genere di
cose, nulla che abbia a che fare con l’altro sesso, tranquilla! – continuò
Ginny, arrampicandosi sugli specchi.
- Bhè, ti credo… Se lo dici tu
che sei sua sorella… Insomma, se non lo conosci bene tu, chi altri può? – disse
Hermione sorridendo, convinta da ciò che l’amica le aveva detto, mentre
quest’ultima tirava un sospiro di sollievo.
Venerdì, durante la pausa pranzo,
dopo aver mangiato a sazietà, Ron ed Hermione si trovavano fuori da scuola, nel
parco di essa. Hogwarts, infatti, era situata sulla riva di un lago e possedeva
un enorme parco, di cui gli studenti usufruivano per fare delle passeggiate,
specialmente in primavera.
I due ragazzi erano seduti,
vicini, all’ombra di uno dei tanti alberi presenti nel parco, con la schiena
appoggiata al tronco. Stavano ripetendo la lezione di letteratura, dato che
quel pomeriggio la professoressa McGranitt avrebbe interrogato in quella
materia.
Ron si guardò intorno, notando
che erano abbastanza isolati dal resto degli studenti e gli balenò in testa
un’idea: poteva chiedere ad Hermione di andare al ballo con lui. Erano soli,
all’ombra di un albero, nel parco della scuola: l’atmosfera c’era, non aveva
più scuse.
- Hermione… - azzardò, non appena
la ragazza ebbe finito di parlare.
- Sì?
“Forza e coraggio, Ronald. Tira
fuori gli attributi e chiedile di venire al ballo con te. Avanti, non è
difficile!” pensò il ragazzo, per farsi forza, nonostante sentisse il cuore
battere all’impazzata e avesse le mani sudate.
-
Michiedevosetiandrebbedivenirealballodifineannoconme… - disse poi tutto d’un
fiato, ad occhi chiusi, attendendo una reazione della ragazza.
Hermione, però, non aveva capito
un’acca di ciò che l’amico le aveva appena detto: era riuscita a captare
soltanto la parola ‘callo’, e non era sicura che fosse ciò che Ron le aveva
appena detto, dato che non era un vocabolo molto sensato, almeno non in quel
contesto.
- Ehm… Non ho capito cos’hai
detto… - gli disse poi, gentilmente.
“Sei un danno! Però adesso fatti
forza. Si tratta solo di ripetere quello che hai appena detto, in una maniera
più comprensibile, ovviamente” si disse il ragazzo prima di prendere un bel
respiro e aprire bocca per scandire perfettamente: - Mi chiedevo… Vuoi venire
con me al ballo di fine anno?
“Miseriaccia, non ci credo. L’ho
detto! Perché allora anziché sentirmi sollevato mi sento ancora più agitato?”
si chiese il rosso, poi, colto da un improvviso lampo di illuminazione, capì
che si sentiva così poiché la ragazza non gli aveva ancora dato una risposta.
Hermione infatti era rimasta
immobile: la bocca spalancata per lo stupore, la mano che stava giocherellando
con uno dei suoi riccioli aveva fatto cadere la ciocca di capelli facendola
tornare al proprio posto ed era rimasta ferma a mezz’aria.
Aveva davvero sentito Ron che la
invitava al ballo di fine anno?
- Scusa? – gli chiese, sicura di
aver capito male.
- Eddai, stavolta l’ho anche
scandito parola per parola… Vabhè, lo ripeto. Insomma, vuoi venire con me al
ballo di fine anno? – ripeté il ragazzo.
- Come? – disse Hermione, che
ancora stentava a credere a ciò che aveva udito.
- Ma allora sei sorda… - sbottò
il rosso, spazientito. Gli sembrava quasi che l’amica lo stesse prendendo in
giro.
- Io non sono sorda! – ribatté la
ragazza.
- Oh sì, invece…
- No!
- Sì!
- No!
- Sì!
- No!
- Sì!
- Ok, adesso basta – disse poi
Hermione, ponendo fine alla questione.
- Vuoi venire con me al ballo di
fine anno? – chiese nuovamente Ron poco dopo, sperando che quella fosse
finalmente volta buona.
“Allora è vero! Me lo sta
chiedendo sul serio!” pensò la ragazza, euforica, sorridendo fra sé e sé.
- Sì, ci vengo, Ron… - gli
rispose finalmente con un gran sorriso, che lui ricambiò, sentendosi sollevato
e al settimo cielo al tempo stesso.
Hermione aveva accettato, non
poteva crederci.
E quest’ultima non riusciva a
credere che Ron l’avesse davvero invitata.
Entrambi avevano paura che si
trattasse solo di un sogno e che da un momento all’altro la sveglia sarebbe
suonata strappandoli a quella dolce illusione e catapultandoli nuovamente nel
mondo reale.
Ma la realtà era quella: loro due
seduti all’ombra di un albero, nel parco, felici ed increduli al tempo stesso
per ciò che era appena successo. Continuavano a guardarsi, sorridendo ed
arrossendo non appena si accorgevano che lo sguardo dell’altro era fissato nel
proprio, ma non accennando a smettere.
Fu Hermione la prima a rovinare,
se così si può dire, quel momento sorridendo se possibile ancora di più e
abbracciando Ron, ormai senza più freni inibitori dovuti alla timidezza e alla
paura di essere rifiutata. Il ragazzo, dapprima sorpreso, resosi conto di quel
gesto, lo ricambiò e mise una mano fra i capelli della ragazza, accarezzandoli.
Restarono così per un tempo che
parve a loro interminabile, finché non suonò la campanella che sancì la fine
della pausa pranzo e l’inizio delle lezioni pomeridiane, costringendoli ad
interrompere a malincuore quel contatto. Sorridendo dispiaciuti si alzarono,
dopodiché si diressero all’interno dell’edificio scolastico, tenendosi per
mano.
Che ve ne pare? Finalmente i due
si sono dati una mossa, eh?
Recensite, mi raccomando!
Ringraziamenti:
Emgi:
Grazie mille della recensione e dei complimenti, mi fa piacere che la storia ti
piaccia… Spero continuerai a seguirla e a recensire! Baci
Milly92:
Ed ecco che finalmente Ron si è dato ‘sta mossa… Grazie dei complimenti! E mi
spiace dire che prossimamente su questi schermi Lavacca romperà sul serio… Come
si è visto in questo chap, non vuole capire che quei due sono fatti l’uno per
l’altra. E non sei stata perfida, anzi! Penso anch’io la stessa cosa… XD Baci e
grazie per la recensione!
Joannadellepraterie:
Grazie mille della recensione e dei complimenti! Hai ragione, quei due sono
davvero unici nella loro unicità, dire che li adoro non rende l’idea… Continua
a seguire e a recensire, mi raccomando! Spero che questo capitolo ti piaccia,
anche perché, secondo me, nell’ultima scena sono proprio teneri… Baci
Capitolo 8 *** La maledizione del bacio mancato ***
8
8. LA
MALEDIZIONE DEL BACIO MANCATO
- Hey, Ron, tutto bene? – chiese
Harry all’amico, vedendolo mentalmente assente, durante la lezione di
matematica. Aveva notato quello strano comportamento già dall’ora prima, quando
aveva visto il ragazzo entrare nell’aula insieme ad Hermione, entrambi con
un’espressione beata sul viso. Non aveva però potuto chieder loro nulla, dato
che poco dopo che l’amico aveva preso posto accanto a lui, la McGrannitt lo
aveva chiamato per l’interrogazione e quindi aveva dovuto alzarsi e abbandonare
ogni proposito di chiedere al rosso cos’avesse e perché lui el’amica fossero così felici. Però adesso
che, nell’aula di matematica, era seduto di fianco a lui in ultima fila poteva
benissimo indagare sul suo stato d’animo.
- Oh sì… Alla grande… - rispose
Ron con aria sognante, voltando la testa, appoggiata sulle braccia conserte sul
banco, verso l’amico.
- Sicuro? Mi sembri strano... È
successo qualcosa? – continuò ad indagare Harry, ostinato.
Il rosso alzò la testa dalle
braccia quel tanto che gli bastava per annuire, dopodiché torno nella posizione
originaria, mentre la curiosità dell’amico aumentava esponenzialmente, tanto
per restare in tema matematico. Dopo che il moro ebbe continuato a
picchiettargli con l’indice sulla spalla per un paio di minuti, si decise ad
annunciare, schiarendosi la gola per dare alla cosa un tono più pomposo: - Ho
invitato Hermione al ballo…
Harry rimase a bocca aperta,
incredulo: Ron aveva appena detto di aver invitato l’amica al ballo di fine
anno? Ci era rimasto di sasso: credeva che l’amico non ce l’avrebbe mai fatta,
soprattutto conoscendo la sua timidezza nei confronti della ragazza. Doveva
essere per forza uno scherzo. Ben congegnato, doveva ammetterlo.
Una volta ripresosi da quello
shock disse: - Tu hai fatto cosa? No, è impossibile, mi stai prendendo in giro…
- Ma no, è la verità! – disse Ron
indignato da ciò che l’amico gli aveva appena detto.
- Bello scherzo, davvero. Te l’ha
suggerito Seamus? È fatto a regola d’arte. Il tuo comportamento sembra davvero
reale. Ma adesso puoi anche smettere, ormai ti ho scoperto… - continuò Harry,
fermamente convinto della propria idea.
- Ti dico che non è uno scherzo!
– sbottò il rosso, indignato, chiedendosi perché quel giorno doveva ripetere le
cose, alzando istintivamente la voce e facendosi sentire, oltre che dalla
classe, anche dal professor Piton, che, intento a svolgere un’equazione alla
lavagna, si voltò e disse: - Signor Weasley e signor Potter, vi spiacerebbe
seguire la lezione al posto di interloquire allegramente, lasciando da parte la
vostra voglia di scherzare? Io non ne ho. Se proprio non potete farne a meno
potete andare fuori in qualsiasi momento e continuare il discorso nell’ufficio
del Preside.
- Scusi professore… -
borbottarono i due in coro, dopodiché l’insegnante tornò a dedicarsi alla
disequazione di secondo grado presente alla lavagna.
- Ne riparliamo dopo… - sillabò
Harry a Ron, muovendo solo le labbra. L’amico annuì, tornando poi ad appoggiare
la testa sul banco, intento a pensare a tutto fuorché alla matematica.
Alle sei, finite le lezioni,
Harry e Ron si trovavano fuori da scuola, al cancello, ad aspettare Ginny ed
Hermione, come erano soliti fare.
- Allora hai invitato sul serio
Hermione al ballo? – chiese il moro all’amico, riprendendo il discorso iniziato
durante l’ora di Piton. A quella domanda il rosso rispose annuendo lievemente,
sperando che fosse la volta buona che l’amico capisse che non si trattava di
uno stupido scherzo.
- Ma come hai fatto?
- Forse le ho chiesto ‘Vuoi
venire con me al ballo di fine anno?’, senza troppi giri di parole? – disse
Ron, sarcastico.
- Testuali parole? – chiese
Harry, ancora parzialmente incredulo, poi, ad un cenno affermativo dell’amico,
che decise di omettere il fatto che aveva dovuto ripetere la domanda più di una
volta, aggiunse: - Ma sei un grande! Mi stupisci!
- Perché? – chiese il rosso con
aria interrogativa.
- Perché so come diventi quando
si tratta di Hermione… Non pensavo che saresti riuscito ad invitarla… Credevo
semplicemente che quella sera o sareste rimasti ognuno a casa propria oppure vi
sareste dati appuntamento da qualche parte e che non avreste concluso niente
come al solito per via della tua timidezza… - disse il moro, stando attento a
non farsi scappare nulla su ciò che l’amica gli aveva detto riguardo Ron ed
esponendo la propria teoria di come sarebbe andata a finire la sera del ballo
se l’amico non si sarebbe dato una mossa, cosa che finalmente aveva fatto, al
contrario di tutte le sue aspettative.
Nel sentire quelle parole, il
rosso lo guardò stralunato e disse, difendendosi: - L’avrei invitata comunque
se non l’avessi fatto oggi, non sono mica così imbranato! E non mi comporto
affatto come dici tu quando sono in presenza di Hermione.
- Beh, vorrà dire che la prossima
volta che ti troverai faccia a faccia con lei ti farò un video per dimostrarti
che ho ragione io…
Ron stava per ribattere, ma fu
zittito da una gesto dell’amico, che subito dopo gli indicò con un cenno del
capo che Hermione e Ginny erano a pochi metri di distanza e stavano per
arrivare, parlottando tra di loro.
Non appena ebbe udito il suono
della campanella che segnava la fine delle lezioni pomeridiane, Hermione uscì
dall’aula e si diresse verso il bagno del secondo piano, dove lei e Ginny
avevano deciso di incontrarsi per poi uscire da scuola insieme ed unirsi
successivamente ad Harry e a Ron, che come al solito le avrebbero aspettate
fuori dal cancello.
Al solo balenarle in mente di
quell’ultimo nome, la ragazza arrossì e sorrise, come se fosse un riflesso
involontario. Ancora non riusciva a credere che ciò che era successo durante la
pausa pranzo fosse accaduto sul serio. Ma le sensazioni che provava erano
troppo reali, per cui ogni volta che quel pensiero si faceva strada nella sua
testa, si convinceva che se fosse stato solo un sogno non sarebbe stato tutto
così vivido.
Accelerò il passo per arrivare
più in fretta ai bagni e quindi da Ginny: fremeva dalla voglia di raccontarle
tutto. Da lontano vide Lavanda Brown e non potè fare a meno di sorridere
malignamente, pensando alla faccia che avrebbe fatto quanto avrebbe saputo che
lei e Ron sarebbero andati al ballo insieme. Quando le passò di fianco, la vide
indicare un volantino che pubblicizzava l’evento a Calì, e la sentì dire, con
tanto di sospiro sognante: - Oh, spero tanto che Ron Weasley mi inviti…
Hermione non si seppe trattenere
e scoppiò a ridere, continuando per la sua strada.
- E tu che hai da ridere? –
chiese Lavanda, scocciata, voltandosi di scatto nella sua direzione.
- Niente… Ho solo sentito quello
che hai appena detto… - rispose la riccia, fermandosi, con un tono del tutto
innocente, non appena si fu ripresa dall’attacco di risa.
- Hai per caso paura di avermi
come rivale? – chiese la bionda, sorridendo con aria di sfida.
- E perché dovrei? Sai, per tua
informazione Ron ha invitato me al ballo di fine anno… E ora scusa, ma
devo andare al bagno… Ciao, è stata una bella chiacchierata! – disse Hermione,
provando un piacere enorme nel pronunciare quelle parole, che aveva scandito
chiaramente, in modo che Lavanda non potesse fraintendere, dopodiché, con un
sorriso soddisfatto sulle labbra, si diresse verso la propria meta, lasciando
la bionda a bocca aperta, incredula, mentre Calì le diceva: - Dai, Lav, non
fare così… Magari è solo uno scherzo…
Non appena giunse ai bagni, la
riccia vi entrò, trovando Ginny già dentro.
- Hermione, finalmente! Era ora
che arrivassi! – le disse quest’ultima, non appena la vide entrare.
- Ho avuto un contrattempo con
Lavanda… - si giustificò l’amica.
- Con Lavanda?
- Beh, sì… L’ho sentita dire che
sperava di farsi invitare da Ron al ballo di fine anno… E mi sono messa a
ridere…
- Hai soltanto riso? Non l’hai
presa a pugni? – chiese stupita la rossa.
- No, perché avrei dovuto?
- Perché sei gelosa marcia delle
attenzioni che lei rivolge a mio fratello?
- Beh, ora non più…
- Come sarebbe ora non più? –
chiese Ginny acutizzando leggermente il tono di voce per esprimere la sua
sorpresa.
- Ron mi ha invitata al ballo! –
ammise poi Hermione, facendo un salto di gioia e abbracciando poi l’amica, che
per un attimo rimase interdetta dalla notizia, ma che poi fu felice del fatto
che suo fratello si fosse finalmente dato una mossa.
- Sono contenta per te! E tu che
eri così pessimista… - le disse poi, non appena sciolsero l’abbraccio.
- Non riesco ancora a crederci!
Insomma… Ormai non credevo più che sarei riuscita a parlargli… Però lui,
adesso, con questo invito mi ha letteralmente spiazzata! – confessò la ragazza,
euforica.
- Non è da mio fratello, questo
comportamento… O qualche alieno si è impossessato di lui oppure è finalmente
cresciuto… - disse Ginny, pensierosa, facendo scoppiare Hermione a ridere.
- Dai, andiamo fuori, che quei
due ci staranno aspettando… E come al solito avranno da lamentarsi che siamo
sempre in ritardo… - disse poi la rossa, prendendo l’amica a braccetto ed
avviandosi verso l’uscita della scuola.
- Finalmente! – disse Harry, non
appena le vide arrivare al cancello, dopodiché andò in contro a Ginny e le
schioccò un bacio sulla guancia, passandole un braccio attorno alla vita e sussurrandole:
- Perché dovete sempre farci aspettare? O meglio, perché devi sempre farmi
aspettare?
Hermione, come suo solito non
appena vedeva l’amico che si avvicinava alla rossa, si era saggiamente diretta
da Ron, così l’amica fu libera di dire, sussurrandolo all’orecchio di Harry: -
Oggi c’è stato un motivo valido, te lo assicuro… Mi ha detto che mio fratello
l’ha invitata al ballo… Era ora!
- Sì, l’ho saputo anch’io… Pensa
che all’inizio non ci credevo… - disse il moro, in un sorriso, dopodiché si
chinò sulla ragazza, baciandola.
Nel frattempo, Hermione e Ron,
ormai abituati agli scambi di effusioni amorose fra i due, avevano già iniziato
a dirigersi alla fermata del bus, fra una chiacchiera e l’altra, come facevano
normalmente.
La ragazza aveva infatti pensato
che, magari, dopo quello che era successo alla pausa pranzo, tra loro due
sarebbe calato dell’imbarazzo, soprattutto da parte sua. Ma non era così, anzi.
Parlavano tranquillamente, come sempre, anzi, forse con più complicità,
sorridendosi dolcemente ogni qualvolta fra loro calasse il silenzio e i loro
sguardi si incrociavano.
Sabato sera, il consueto pigiama
party si sarebbe tenuto a casa di Ginny e Ron, precisamente in camera di
quest’ultimo, per lo meno nella parte che riguardava la visione del film,
dopodiché Harry sarebbe rimasto con l’amica a dormire in quella stanza, mentre
Hermione e l’amica nella stanza di quest’ultima, essendo la stanza del rosso
troppo piccola per ospitare quattro sacchi a pelo uniti a formarne uno solo.
I quattro ragazzi, quindi, erano
seduti sul letto di Ron, con la schiena appoggiata al muro, a guardare il film,
ovvero ‘Pirati dei carabi: La maledizione della prima luna’. Harry e Ron erano
in mezzo, mentre Hermione si trovava di fianco al rosso, e Ginny vicino al proprio
ragazzo.
La riccia era davvero entusiasta
di essere vicino al ragazzo, nonostante non fosse la prima volta che capitava,
soprattutto per via degli altri due, poiché, altrimenti, se lei e Ron si
fossero seduti ciascuno ai loro lati, avrebbero rischiato di fare il terzo e il
quarto incomodo.
Quella sera, però, forse per ciò
che era successo il giorno prima, era diverso, ad ogni contatto fisico
involontario il suo stomaco faceva le capriole ancora più del solito, il cuore
le batteva all’impazzata e il sangue le affluiva alle guance, imporporandole.
Le sensazione che provava di solito erano stranamente amplificate.
Fortunatamente per lei il ragazzo
non se ne accorgeva, dato che si trovava pressoché nella stessa situazione. Ad
ogni sfioramento involontario provava le identiche sensazioni che provava
Hermione, insieme però ad una grande voglia di passarle una braccio attorno
alle spalle, magari dopo essersi stiracchiato, per non sembrare troppo
sfacciato, così che, nel caso in cui lei l’avesse guardato male, avrebbe potuto
rispondere prontamente. Ma la timidezza, come al solito, glielo impediva. In
più aveva anche paura della reazione della ragazza.
Ad un certo punto del film, verso
la metà circa, però, decise di mandare al diavolo tutto, ormai l’aveva invitata
al ballo, quello che voleva fare era nulla in confronto al giorno prima, così
fece un bel respiro profondo, si voltò nella sua direzione, e passò un braccio
sulle spalle di Hermione, che, a quel contatto, si voltò verso di lui e gli
sorrise, arrossendo lievemente.
Il ragazzo, inebriato da quel
sorriso, tornò a guardare lo schermo, pur sapendo che non avrebbe prestato
molta attenzione al film, dato che avrebbe continuato a pensare al fatto che il
suo braccio si trovava attorno alle spalle di Hermione, che ora gli aveva
appoggiato la testa sulla spalla, causandogli una notevole accelerazione del
battito cardiaco. Anche la ragazza era felice almeno quanto Ron di quel
contatto fisico e fissava lo schermo del televisore senza realmente guardare le
immagini che si succedevano su esso, desiderando che quel momento durasse per
sempre.
- Che sonno! – disse Ginny,
sbadigliando e stiracchiandosi, non appena Ron rimise a posto il dvd, dato che
il film era finito.
- Sì, certo, hai pure il coraggio
di avere sonno, adesso… Ma sei hai dormito sulla mia spalla per tutta la durata
del film? – le disse Harry, ricevendo in cambio un’occhiataccia.
- Non ti rispondo solo perché
sono troppo stanca… Andiamo a letto, Hermione? – chiese poi la ragazza
all’amica, che era ancora seduta sul letto, in condizioni non certo migliori di
quelle dell’amica.
- Oh sì… - rispose, poi si alzò
e, con l’amica si diresse verso la porta.
Prima che varcassero la soglia,
furono però bloccate da Harry, che voleva dare la buonanotte a Ginny. La
spinse, infatti, dolcemente fuori dalla stanza, dopodiché si chiuse la porta
dietro di sé, per avere un po’ di privacy.
Hermione, d’altrocanto, era
rimasta ferma vicino alla porta, Ron in piedi nel bel mezzo della stanza,
pensando a quello che avrebbe dovuto dire all’amico non appena fosse rientrato.
Fortunatamente aveva ogni il buon senso di non scambiarsi smancerie con la
sorella davanti a lui, ma la cosa gli dava comunque fastidio, per via del suo
essere protettivo nei confronti di Ginny, anche se pian piano, ormai, ci stava
facendo l’abitudine.
Era talmente immerso in quei
pensieri, che non si rese subito conto che Hermione era rimasta nella stanza,
così, dandosi mentalmente dello stupido, le disse: - Oh, scusami… Non mi ero
accorto fossi rimasta dentro.
- Oh, non ti preoccupare… -
rispose lei con un’alzata di spalla.
- Hermione! – si sentì chiamare
la ragazza da Ginny, che l’attendeva fuori dalla porta, mentre Harry era andato
in bagno.
“Ma quanto sono idiota! Avrei
potuto baciarla, era il momento perfetto… Anche se mi conviene aspettare il
ballo… Però sono un cretino! Insomma, non mi sono nemmeno accorto che era qui…
E adesso deve andare a dormire… Un momento, però… Posso pur sempre rimediare…”
pensò il ragazzo, avvicinandosi timidamente alla porta, dove si trovava la
ragazza.
- Beh, io devo andare… - disse
quest’ultima, con le mano in tasca.
- Ok… Buonanotte, Hermione… -
disse Ron, ormai poco distante da lei, dopodiché si chinò fino a posarle un
bacio sulla guancia, che a quel contatto diventò rovente.
- B-buonanotte, Ron… - rispose la
ragazza, diventando rossa, poi si alzò in punta di piedi e baciò anch’ella il
rosso sulla guancia, senza rendersi conto di quello che stava facendo, ma
comunque felice di farlo.
Quando si riabbassò, il ragazzo,
rosso quanto i suoi capelli e quanto lei, la guardò negli occhi, sorridendole.
Hermione ricambiò il sorriso, sperando ardentemente che lui la baciasse,
speranza che fu confermata dal fatto che lo vide avvicinarsi al suo volto,
così, per agevolargli il compito si alzò nuovamente in punta di piedi,
posandogli le mani sulle spalle per poter stare in equilibrio.
- Hermione, ti prego! Sto morendo
di sonno! – la chiamò Ginny, per la seconda volta.
Sospirando, la ragazza si
riabbassò, poi disse: - Mi dispiace, stavolta devo andare sul serio… Di nuovo
buonanotte…
- Buonanotte… - le disse lui
sorridendo, dopodiché, prima che la ragazza aprisse la porta, sulla cui
maniglia aveva già posato la mano, le schioccò un bacio sulla fronte e si
diresse verso il proprio letto, certo che avrebbe avuto un fantastico sogno.
Beh? Che ve ne pare?
Spero vi piaccia… Recensite, mi
raccomando…
Ringraziamenti:
Ninny:
Scusa se non ho aggiornato abbastanza presto… Ma sono stata impegnata con
verifiche e interrogazioni varie… Grazie della recensione! Baci, Pikky91
Milly92:
Grazie dei complimenti e della recensione… Spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto come il precedente… L’attrice che fa Lavanda l’ho vista… Si chiama
Jessie Cave… Cercala su google e poi dimmi… Secondo me è perfetta… XD Baci,
Pikky91
Rivoltella
J: Mi fa piacere averti come nuova lettrice! Spero continuerai a
seguirmi… Baci, Pikky91
Magicgirl:
Grazie mille della recensione e dei complimenti! Mi ha fatto davvero piacere…^^
Riguardo Lavanda… Beh, vedrai andando avanti… Baci, Pikky91
Hermionina:
Te li sei letta tutto d’un fiato? Wow, mi fa piacere! Io personalmente li avrei
letti a puntate… XD Ti ringrazio dei complimenti e della recensione… E Lavanda…
Mi spiace, ma non posso rassicurarti… Vedrai più avanti, comunque…^^ Baci,
Pikky91
Emgi:
Scusa se non ho aggiornato tanto presto… E’ stato per via della scuola…^^
Grazie della recensione e dei complimenti! Baci, Pikky91
MaKiCo:
Grazie dei complimenti e della recensione… Riguardo la tua idea… Perché non
provi a metterla in pratica? Ti tendi al tragico… Ma io al romantico, vedrai
andando avanti con la storia…^^ Sarebbe interessante vedere come sviluppi la
tua idea… Baci, Pikky91
- Ginny, io ti uccido! – disse
Hermione, non appena lei e l’amica furono in camera.
- Perché? – chiese la ragazza,
sbadigliando e iniziando a svestirsi per poi mettersi il pigiama, non capendo
il perché degli istinti omicidi dell’amica.
- Si dia il caso che, mentre tu
eri fuori con Harry, io e Ron ci stavamo per baciare e se tu non mi avessi
chiamato per la seconda volta, ma mi avessi aspettato in silenzio, a quest’ora
avremmo portato a termine l’opera! E invece ci hai interrotti! Per la seconda
volta! – sbottò la ragazza, facendo riferimento al pigiama party della
settimana prima.
Nel sentire quelle parole, parte
del sonno di Ginny svanì, e la ragazza iniziò a borbottare frasi sconnesse.
- Tu… Lui… Voi… Cosa? E io! Oh no, ho rovinato tutto! Di nuovo…
Scusa! Davvero, non lo faccio apposta… – disse poi, rendendosi conto di ciò che
aveva fatto e sentendosi in colpa, anche se in verità non poteva sapere quello
che stava per succedere dietro la porta della stanza del fratello.
- Ma no, scusami tu se ti ho
aggredito così… Insomma, avrei dovuto darmi una mossa già da tempo… - le disse
poi l’amica, dispiaciuta e pensando che effettivamente avrebbe potuto
avvicinarsi a Ron, mentre questi era al centro della stanza immerso in chissà
quali pensieri, e baciarlo, cogliendolo di sorpresa. O addirittura avrebbe
potuto farlo il giorno prima, mentre erano nel parco di Hogwarts, anziché
abbracciarlo. No, non doveva scaricare le colpe sull’amica, che non aveva
alcuna colpa, se non quella di avere un tempismo perfetto - ovviamente inteso
in senso ironico.
- Non dire così… L’importante è
che te la stia dando, la mossa… Insomma, rispetto a qualche tempo fa hai già
fatto dei notevoli passi avanti… Adesso manca solo l’ultimo passo… Pian piano,
passo per passo, ce la farai a baciarlo… - disse Ginny, sorridendo.
- Beh, lo spero… Male che vada
c’è pur sempre la serata del ballo… - decretò Hermione sorridendo, mentre si
infilava sotto le coperte e pensava che l’amica non aveva poi tutti i torti.
Che bisogno c’era di affrettarsi? Che bisogno c’era di prendersela per un bacio
mancato? Che le costava aspettare ancora qualche tempo? D’altronde aveva
aspettato tutto quel tempo per far sì che lei e Ron si dessero una mossa.
Aspettare ancora qualche giorno non sarebbe stata una tragedia.
- Sono un idiota! – disse Ron,
nascondendo la testa sotto il cuscino, non appena si rese conto del tempo che
aveva perso restando in mezzo alla stanza. Se solo si fosse accorto un po’
prima che Hermione era rimasta nella sua stanza, l’avrebbe baciata,
miseriaccia!
- L’hai scoperto adesso? – gli
chiese Harry, che, tornato dal bagno, aveva sentito gli insulti che l’amico si
stava rivolgendo, ignorandone però il motivo, nonostante potesse benissimo
immaginare che avesse a che fare con Hermione.
Sorpreso poiché credeva di non
essere stato udito da nessuno, il rosso tolse la testa da sotto il cuscino e si
mise a sedere sul letto, fissando l’amico ad occhi sbarrati.
- E tu che ci fai qui? – gli
chiese, dimenticandosi per un attimo che fosse sabato sera.
- Resto qui da te a dormire,
ricordi? È sabato… Cavoli, deve essere successo davvero qualcosa di grave per
averti mandato il cervello così in pappa… - rispose il moro, infilandosi il
pigiama, dopo essersi svestito.
- Già, hai ragione… - disse
Ron,lasciandosi cadere sul letto.
Harry non capiva cosa diavolo
fosse preso all’amico: sembrava vivesse su un altro pianeta. Il fatto che, poi,
si fosse apparentemente dimenticato che lui dovesse dormire lì era abbastanza
preoccupante… Come gli aveva detto poco prima, doveva essere successo davvero
qualcosa di importante per averlo ridotto così. O, forse, era semplicemente
stanco. Ma non capiva perché il rosso si desse dell’idiota, se era tutto dovuto
ad una semplice stanchezza.
- Sono un cretino, Harry! Un emerito
cretino! Anzi, no… Chiamiamo le cose col loro vero nome… Sono un gran coglione!
– sbottò Ron, prendendosela nuovamente con se stesso.
- E perché? – chiese il moro, che
davvero non capiva.
- Hermione!
- Hermione cosa?
- Non l’ho baciata!
- E vabbè… Non disperarti così!
Ce ne saranno altre di occasioni, te l’ho detto… E poi hai tutto il tempo che
vuoi per baciarla, non devi farlo per forza adesso… - disse Harry, iniziando a
capirci qualcosa, nonostante però non comprendesse perché l’amico arrivasse ad
insultarsi a quei livelli per una cosa che non aveva fatto.
- Tu non capisci! Avevo
l’occasione lì, su un piatto d’argento, per non dire d’oro. E invece da bravo
pirla sono rimasto in piedi in mezzo alla stanza a fissare il vuoto come un
deficiente, non accorgendomi che Hermione era rimasta nella stanza, quando tu e
Ginny siete usciti a pastrugnarvi! – si sfogò Ron, facendo così in modo che
Harry capisse, finalmente, tutto.
- Ripeto… Ci saranno altre
occasioni…
Il rosso si fermò a riflettere
per un istante, su una cosa che prima non gli sarebbe passata nemmeno per
l’anticamera del cervello, nonostante fosse abbastanza palese: non aveva mai
baciato una ragazza. Hermione invece aveva baciato Krum, al quarto anno. Quando
li aveva visti al Ballo del Ceppo, in mezzo alla pista, avrebbe voluto alzarsi
e prendere quel razza di monosopracciglio a pugni e calci fino a che non
l’avrebbe rispedito in Bulgaria. Invece si era trattenuto, sfogando la propria
rabbia sulla ragazza, credendo ancora che per lei fosse solo un’amica, dato che
non voleva ammettere a se stesso quello che provava per lei.
Sospirò, ricordandosi quel
periodo, mentre un timore si faceva strada in lui: e se, quando sarebbe
arrivato il momento di baciarla, non avrebbe saputo cosa fare? E se Hermione lo
avesse respinto, pensando che Krum era sicuramente mille volte migliore di lui?
Era la prima volta che prendeva
in considerazione quell’eventualità, e la cosa lo spaventava.
Temeva di non essere all’altezza
di Hermione.
La mattina dopo, alle dieci,
Ginny ed Hermione stavano andando a scuola, più precisamente al campo di
calcio, dove Harry e Ron avrebbero avuto una partita. I due ragazzi erano
usciti da casa un’ora prima di loro poiché, come consuetudine prima di iniziare
a giocare, dovevano fare il riscaldamento.
I quattro ragazzi avevano però
fatto colazione insieme, ed Hermione aveva avuto modo di notare che Ron era
stranamente silenzioso e cupo. Inizialmente aveva pensato che fosse nervoso per
via della partita che avrebbe disputato di lì a poco contro Serpeverde, la
squadra capeggiata da Malfoy. Successivamente, però, quando l’aveva visto
uscire di casa salutando lei e Ginny a malapena, il sospetto che quello che la
sera prima stava per succedere avesse un’importanza rilevante nello stato
d’animo del rosso. Magari ci aveva ripensato… Probabilmente non voleva più
andare al ballo con lei… Voleva che restassero semplicemente amici, forse…
“Mi sto preoccupando per niente…
Sicuramente sarà nervoso solo e soltanto per la partita, e io non c’entro
assolutamente nulla…” si disse mentalmente la ragazza, scuotendo la testa come
a cacciar via quei brutti pensieri, non appena lei a l’amica presero posto
sugli spalti.
La partita sarebbe iniziata a
minuti: le due squadre, Grifondoro e Serpeverde, stavano ripassando lo schema
di gioco assieme ai rispettivi allenatori, e si preparavano a schierarsi in
campo. Ron giocava come portiere, mentre Harry come attaccante.
Qualche minuto dopo il fischio
d’inizio, Hermione si trovò con la vista oscurata da due grosse mani, che
conosceva, ma non ricordava a chi appartenessero. Si girò in modo tale da poter
vedere chi si trovava dietro di lei e fu sorpresa nel trovare Viktor Krum.
- Viktor? – gli disse,
sbalordita.
Nel sentire quel nome, Ginny, che
era impegnatissima a seguire la partita, dato che adorava vedere Harry giocare,
si voltò improvvisamente verso l’amica, vedendo che effettivamente Viktor Krum
aveva preso posto accanto a lei.
“Oh, santo cielo! Spero solo che
se ne vada prima che Ron possa vederlo… Altrimenti andrà in malora tutto quello
che lui ed Hermione sono riusciti a cambiare negli ultimi tempi…” pensò,
mordendosi il labbro inferiore e tornando a concentrarsi sulla partita,
prestando questa volta più attenzione al fratello, controllando che non si
voltasse nella loro direzione. Lei ed Hermione erano in seconda fila, per cui
le probabilità che il rosso potesse vederle, dal campo, erano molto alte.
- Ciao Herr-Mioni! – disse lui,
col suo forte accento, sorridendole calorosamente.
- Ciao… Ma che ci fai qui? – gli
chiese la ragazza, guardando con la coda dell’occhio nella direzione di Ron,
sperando che non l’avesse vista con Viktor. Conoscendolo, avrebbe fatto una
delle sue solite scenate, come quando la vedeva scrivergli delle lettere.
- Sono stato in città un paio di
giorni, da Roger Davies. Riparto fra tre ore, ma folefo salutarti. Sono passato
ieri sera a casa tua, ma tua mamma ha detto me che tu era fia… Ma ha detto
anche che potevo trofare te qui… Così, eccomi… Folefo farti una sorpresa… -
spiegò il ragazzo.
- E ci sei riuscito… - disse
Hermione con poco entusiasmo, continuando a lanciare occhiate fugaci in
direzione di Ron.
Goyle, che dominava la palla, si
stava dirigendo verso la porta di Grifondoro, per segnare. Ron si preparò a
parare il tiro, che fu intercettato da Seamus.
Il rosso tirò un sospiro di
sollievo: non era molto in vena di giocare, quella mattina. Era dalla sera
prima che il pensiero di non essere all’altezza di Hermione lo assillava e lo
incupiva.
“No! Almeno per adesso non ci
devo pensare, miseriaccia!” si disse mentalmente il ragazzo, cercando invano di
concentrarsi sulla partita. La tentazione di girarsi per dare un’occhiata agli
spalti era fortissima, nonostante sembrasse un controsenso. Ma d’altronde era
come guardare costantemente una Ferrari, pur sapendo benissimo di non potersela
per mettere. Ron faceva lo stesso con Hermione, pur non sentendosi alla sua
altezza.
Così diede una fugace occhiata
verso gli spalti, dove vide, in seconda fila, la sorella seduta accanto alla
ragazza.
Ma… Un momento.
Vicino ad Hermione c’era qualcun
altro. Un maschio, per l’esattezza. E gli pareva di averlo già visto da qualche
parte. Si girò nuovamente, cercando di capire chi fosse.
Ma certo! Era Krum! Ed era
tornato a riprendersi Hermione, era ovvio… Era stato soltanto un idiota a
pensare che finalmente fra lei e lui sarebbe potuto nascere qualcosa…
- Ron, sei su questo mondo? – gli
chiese Harry, interrompendo i suoi pensieri.
- Eh?
- Se non ti fossi accorto,
Serpeverde ha appena segnato… E tu non hai fatto nulla per impedirlo! - gli
disse l’amico, lanciandogli uno sguardo di rimprovero.
“Adesso non paro più nemmeno i
palloni, per colpa di quello… Chissà come se la starà ridendo, adesso, assieme
ad Hermione… Porca miseria!”
- Scusa, Harry… Mi ero distratto…
- Lo vedo… - disse l’amico,
tornando alla propria posizione di gioco.
- Non accadrà più… - si disse poi
Ron fra sé e sé, quasi per autoconvincersi.
“Dannazione!” pensò Hermione. Ron
l’aveva vista accanto a Viktor, a giudicare dalla palla che aveva mancato di
parare, mentre era voltato nella sua direzione.
- Il rosso è un po’ distratto,
eh? – le disse Krum, con una nota d’ironia nella voce.
- A quanto pare… - rispose la
ragazza, che già si immaginava la scenata che, dopo la partita, sarebbe
seguita. Questa volta, però, non avrebbe aspettato che fosse lui a venire da
lei e a lanciarle frecciatine su ‘Vicky’, sarebbe andata direttamente da lui,
non appena la partita fosse terminata.
Accanto a lei, Ginny si torceva
le mani: il suo timore si era appena avverato. E conosceva fin troppo bene il
fratello. Sapeva perfettamente che avrebbe rischiato di fare qualcosa di
incredibilmente stupido.
Finita la partita, Hermione si
alzò e si diresse verso gli spogliatoi.
Viktor se n’era andato poco dopo
l’inizio del secondo tempo, dato che aveva un volo che di certo non lo avrebbe
aspettato. E, da quel momento, Ron aveva iniziato a giocare bene, parandole
tutte e facendo sì che Serpeverde non segnasse più, in modo tale che Grifondoro
aveva potuto prima pareggiare e poi passare in vantaggio.
Voleva mettere le cose in chiaro
subito, voleva precedere la scenata che sicuramente ci sarebbe stata, voleva
impedire che litigassero e rovinassero tutto. E voleva farlo il prima
possibile, non poteva spettare un minuto di più.
Lo vide indirizzarsi verso lo
spogliatoio assieme ad Harry, che, avendola vista arrivare, disse all’amico che
l’avrebbe aspettato dentro lo spogliatoio e così si diresse da solo verso la
stanza. Non capendo il perché delle frase dell’amico, Ron guardò davanti a sé,
e trovandosi Hermione di fronte mutò espressione.
- Cos’hai di così urgente da
dirmi da non poter aspettare che mi facessi una doccia e mi cambiassi? – le
disse il ragazzo, in tono pungente. Vederla seduta accanto a Krum aveva
risvegliato in lui tutte le sensazioni che aveva provato al quarto anno,
esattamente come le aveva vissute allora sulla propria pelle.
Hermione fu sorpresa dalla
durezza di quelle parole: stava accadendo proprio quello che non voleva
accedesse. Fu talmente sbalordita da non riuscire a spiccicare parola,
rimanendo a fissarlo incredula.
- Non dici nulla, adesso? Non hai
il coraggio di dirmi che al ballo ci vai con Viktor, adesso che è tornato per
stare insieme a te e coronare il vostro sogno d’amore? Beh, ti ho risparmiato
la fatica, come vedi. Tornatene pure dal tuo Vicky, ti starà aspettando, no?
Già se n’è dovuto andare prima della fine della partita, perdendo minuti
costosi… Vai, in qualunque ristorante di lusso ti stia aspettando, perdi tempo
prezioso. Non sprecarlo così, a parlare con me. – disse Ron, furioso, vedendo
la reazione della ragazza e traendone le proprie conclusioni.
Gli occhi della riccia,
nell’udire quelle parole,si riempirono
di lacrime, che ricacciò indietro perché non poteva permettersi di piangere,
non davanti a lui: quelle frasi erano state taglienti come pietre. Come diavolo
faceva Ron a pensare quelle cose assurde? Non aveva capito che per lei Viktor
non aveva più alcuna importanza e che, un’ora prima, vederlo andarsene era
stato un enorme sollievo? Non aveva notato la sua espressione quando l’aveva
vista accorgersi che lui aveva notato la presenza di Krum, sugli spalti? O
forse aveva male interpretato quello sguardo? Se le cose stavano così, allora,
voleva dire che non la conosceva per niente bene, che si era illusa che lui potesse
capire e che non traesse conclusioni affrettate, soprattutto alla luce dei
fatti che erano accaduti nelle due settimane precedenti. Si sbagliava. L’amore
che provava per lui l’aveva accecata a tal punto…
- Tu… Tu non hai capito proprio
nulla, come al solito, Ronald… Sei solo un cretino! – gli disse furiosamente,
dando sfogo a quel misto di sensazioni contrastanti che stava provando in quel
momento. Dopo aver pronunciato quella frase, girò i tacchi e se ne andò,
furiosa almeno quanto lui.
Ron era rimasto sbalordito:
pretendeva pure di avere ragione? La cosa che lo aveva stupito di più, poi, era
stato il fatto che lo avesse chiamato utilizzando il suo nome per intero. Non
lo aveva mai fatto, nemmeno al quarto anno, quando era stata davvero furente
nei suoi confronti. E gli aveva dato pure del cretino… Quando la colpa, invece,
era solo sua. Era lei quella che era stata seduta sugli spalti vicino al suo
ex, era lei che era venuta a parlargli con tutta quella fretta. Era sua la
colpa. Solo e soltanto sua. Lui aveva solo agito di conseguenza, sentendosi
ferito, usato, illuso che fra loro potesse nascere qualcosa.
Scuotendo la testa, si diresse
verso lo spogliatoio, dove trovò Harry davanti alla porta, intendo a parlare
con Lavanda, che poco dopo se ne andò. Ron trasse le sue, come al solito errate
conclusioni, così si diresse così a grandi passi verso l’amico e gli disse: -
Lo dico a Ginny! Avevo ragione, l’avresti fatta solo soffrire!
Il moro lo guardò come se avesse
appena ricevuto una pallonata molto forte in testa e gli disse: - Ron, ma ti è
dato di volta il cervello? Se proprio vuoi saperlo, Lavanda era venuta a
chiedermi se per caso sapevo cosa tu pensassi di lei…
- Davvero? – chiese il ragazzo,
smettendola di guardare male l’amico e dandosi mentalmente del cretino per aver
pensato subito male.
- Sì… - disse brevemente Harry,
pensando che l’amico dovesse avere davvero qualcosa che non andava, dato il suo
comportamento. Stava per chiedergli spiegazioni, ma ecco che lo vide voltarsi e
iniziare a correre in direzione di Lavanda, che si stava allontanando. Cosa
diavolo gli era preso?
Non appena ebbe raggiunto
Lavanda, Ron la costrinse a fermarsi afferrandola per un braccio. Si era messo
a correre nella sua direzione senza nemmeno pensarci, o meglio, il suo unico
pensiero era stato questo: “Hermione è tornata fra le braccia di Krum? Buon per
lei, non me importa niente, io ora mi tuffo fra quelle di Lavanda…”.
La ragazza lo guardò sorpresa, ma
non ebbe nemmeno il tempo di chiedergli come mai l’avesse fermata, che subito
si trovò le labbra del ragazzo sulle proprie. Fu inizialmente sorpresa, ma non
appena si rese conto che il suo più grande sogno si stava realizzando, gli
buttò le braccia al collo e ricambiò il bacio con foga, costringendo il rosso a
schiudere le labbra per poterlo approfondire.
Davanti alla porta degli
spogliatoi, Harry assisteva disgustato a quell’orribile scena: Ron gli doveva
un sacco di spiegazioni.
“Che idiota! Ovvio che lui trae
le sue conclusioni… D’altronde ha solo visto me e Viktor vicini… Non ha avuto
modo di notare la mia espressione, da quella distanza… Son una sciocca, non
dovevo andarmene così! Ma adesso torno là, entro nello spogliatoio, gli butto
le braccia al collo e lo bacio, almeno capirà una volta per tutte quello che
provo per lui. È ora di finirla con queste stupide litigate…” pensò Hermione,
mentre si dirigeva verso l’entrata del campo, dove Ginny la stava aspettando.
“Farla aspettare qualche minuto
di più non sarà certo un tragedia…” pensò un secondo prima di tornare sulla propria
strada. Mentre camminava a passo spedito, si asciugò velocemente le lacrime col
dorso della mano, pregustando già quello che sarebbe successo di lì a poco. Non
appena fu agli spogliatoi, però, si fermò, come pietrificata, e le lacrime
ripresero a scorrerle sulle guance, senza che lei potesse fare nulla per
impedirlo.
Ron stava baciando Lavanda,
Lavanda Brown, quella Lavanda. Non riusciva a crederci. Eppure quelle
due figure avvinghiate erano proprio loro, non c’era alcun dubbio, nonostante
fossero talmente strette fra loro. Il suo timore più grande era divenuto
realtà, quello che aveva temuto mercoledì, sul pullman, stava accadendo proprio
davanti ai suoi occhi.
Si voltò e corse il più lontano
possibile da lì. Arrivò agli spalti, ormai deserti, e si sedette sul primo
posto che le capitò a tiro, lasciando che le lacrime scorressero ancora più
liberamente sulle proprie guance, accompagnate da forti singhiozzi.
Lo odiava.
L’aveva solo illusa, per poi
spezzarle il cuore all’occasione più opportuna. Krum era stato solo un
pretesto, lo sapeva. Una dannata giustificazione, doveva essere per forza così,
aveva visto benissimo che Ron l’aveva scorto allontanarsi dal campo di calcio.
Però aveva pensato bene di prenderla come scusa, dato che molto probabilmente la
sera prima aveva riflettuto su quello che non era accaduto fra loro, pensando
che era stato molto meglio così, dato che si era reso conto che lei era
soltanto un’insignificante ragazza, brutta, coi denti davanti leggermente
sporgenti, con tutte quelle arie da ‘so-tutto-io’, e aveva capito che era stato
un’enorme sbaglio invitarla al ballo. E si era reso conto che poteva avere ai
suoi piedi qualunque ragazza: era bello, alto, muscoloso, simpatico, non si
doveva accontentare di una come lei.
Sì, doveva essere per forza così.
Altrimenti perché sarebbe stato così cupo, quella mattina? E perché in quel
momento era avvinghiato a Lavanda e non a lei?
- Ti odio, Ronald Weasley, ti
odio! – mormorò a denti stretti, pur sapendo che era una colossale bugia. Non
lo odiava, anzi, provava l’opposto. Ma non poteva fare a meno di chiedersi
perché stesse così male, pur amandolo. E soprattutto nella sua testa ronzava
quella domanda: perché, fra tutti, si era innamorata proprio di lui?
Wow, non ci credo, ce l’ho fatta
a scriverlo! È stato estenuante far litigare quei due. Ma soprattutto è stato
orribile far baciare Ron e Lavanda! Povera Row, inizio a capire come si sia
potuta sentire…
Beh, un commentino mi farebbe
piacere… Vero che me lo lasciate? Giusto per sapere la vostra opinione… Bella o
brutta che sia.
Ringraziamenti:
Magicgirl:
Già, Ginny li deve sempre interrompere sul più bello… E poi succedono i casini…
Grazie della recensione e dei complimenti, spero che questo capitolo ti sia
piaciuto… Baci
Hermionina:
Mi spiace, ma come avrai avuto modo di leggere, Lavanda ha rotto l’anima
eccome… Anche se in effetti non è dipeso da lei… Grazie della recensione e dei
complimenti! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci
Ninny:
Mi sa che questo non sarà fra i tuoi preferiti… Stavolta è stata Lavanda a dire
‘tò’ ad Hermione… Spero che però ti sia piaciuto… Grazie per la recensione…
Baci
Milly92:
Grazie dei complimenti e della recensione! Come vedi, Herm voleva sgozzare
Ginny… Ma poi si è ricreduta… Ora sgozzeremo Krum… Ha fatto solo
un’apparizione, ma con questa ha combinato un casino assurdo, come vedi. E
Lavlav… Povera, stavolta non è stata sua la colpa… Spero che il chap ti sia
piaciuto, nonostante il contenuto… XD Baci
Ginny
Lily Potter: Grazie dei complimenti e della recensione! Per quanto
riguarda Harry e Ginny… Non saprei… Vedo se più avanti riesco a dar loro più
spazio… Baci
Akane87:
Hai letto tutti i capitoli uno dietro l’altro?! Sei una grande! Ti ringrazio
molto dei complimenti e della recensione.. Spero che la storia continui a
piacerti… Baci
Debby:
Ti ringrazio della recensione e dei complimenti… Spero continuerai a seguirmi…
Baci
Emgi:
Spero di aver continuato abbastanza presto… Grazie della recensione e dei
complimenti! Baci
Quando Harry, dopo essersi cambiato e aver fatto la
doccia, uscì dagli spogliatoi trovò Ron e Lavanda esattamente dove li aveva
lasciati prima. Sperò per l’amico che si fossero staccati per riprendere un po’
di fiato, dopodiché, scuotendo la testa, si avviò verso il cancello, dove
presumibilmente Ginny ed Hermione lo stavano aspettando. Quando si affacciò
alla sua mente il nome di quest’ultima, si fermò di colpo.
Cosa diavolo avrebbe detto vedendolo arrivare senza Ron? E
se poi fosse andata a cercarlo e l’avesse trovato assieme a Lavanda? Come
diavolo l’avrebbe presa? Ma soprattutto… Che gli avrebbe fatto? Quale sarebbe
stata la sua reazione?
Le risposte a quelle domande le ebbe non appena passò
accanto agli spalti e notò una figura solitaria che se ne stava, piangendo,
rannicchiata su un sedile. La riconobbe subito per via dei suoi capelli
cespugliosi che di certo non passavano inosservati. Vedendola piangere, ci mise
poco a fare due più due e ad immaginare che avesse visto Ron e Lavanda, così le
si avvicinò e prese posto accanto a lei, che alzò lo sguardo, gli fece un
sorriso forzato e iniziò a piangere ancora di più, mentre lui l’abbracciava,
sapendo che era l’unica cosa che poteva fare per farla stare meglio.
Obiettivamente, infatti, non sapeva proprio che cosa dirle, se non rivolgere
insulti al proprio migliore amico, di cui non capiva per niente il
comportamento. Fino alla sera prima l’aveva visto contento, mentre guardavano
il film, poi l’aveva sentito sfogarsi con lui per essersi lasciato sfuggire
l’ennesima occasione con Hermione… E adesso se ne stava davanti agli spogliatoi
a sbaciucchiare Lavanda, quando entrambi sapevano benissimo che non era lei
quella che avrebbe voluto baciare?!
- Ron è un cretino. - disse la riccia tra i singhiozzi,
interrompendo i pensieri di Harry.
- Lo so. - rispose quest’ultimo, laconico.
- Ha preso Viktor solo come pretesto, lo so! – sbottò la
ragazza in un misto tra collera e pianto.
- Viktor? – chiese Harry, perplesso. Non capiva cosa
diavolo c’entrasse Viktor Krum in quel discorso.
- Sì, Viktor! Si trovava in città così è passato a
trovarmi qui stamattina, dato che mia madre gli ha detto che ero alla partita…
Ron l’ha visto sugli spalti e ovviamente ha pensato che mi fossi rimessa con
lui, quando l’idea non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello,
dannazione! Cosa diavolo voleva, un’attestazione scritta di quello che provo
per lui? Dopo quello che è successo in quest’ultima settimana ancora non l’ha
capito? E in più ho cercato anche di andare da lui subito dopo la partita per
chiarire il perché della presenza di Viktor, ma mi ha aggredita subito senza
lasciarmi l’opportunità di spiegare… Così me ne sono andata, poi sono tornata
indietro con l’intenzione di baciarlo e fargli capire una volta per tutte
quello che provo per lui… E l’ho trovato a sbaciucchiarsi con… con… quella!
Si è consolato molto in fretta, devo dire! – si sfogò Hermione tra i
singhiozzi, che aumentarono d’intensità non appena ebbe finito di parlare,
mentre l’immagine di Ron e Lavanda tornava nella sua mente, talmente vivida che
sembrava reale.
Harry, ascoltando lo sfogo dell’amica, iniziava a capire
qualcosa sul perché l’amico si fosse comportato in quel modo assurdo: come al
solito si era lasciato sopraffare dalla gelosia, giungendo a stupidissime
conclusioni affrettate che l’avevano portato a fare cose altrettanto stupide,
prima fra tutte quella di baciare Lavanda. Sospirando, il moro pensò che
l’amica avesse completamente ragione: Ron era un cretino. Un enorme cretino, a
dire la verità.
Restarono sugli spalti ancora per qualche minuto, in
silenzio, Hermione con le gambe al petto e il mento appoggiato su esse, ed
Harry seduto accanto a lei a darle qualche pacca sulla spalla, finché una
furiosa Ginny non arrivò e disse: - Ecco dove vi eravate cacciati! E perché
siete solo voi due? Si può sapere dove diavolo è finito mio fratello?
Non appena sentì l’ultima parola, la riccia, che era
riuscita a calmarsi un pochino smettendo di singhiozzare ma continuando
comunque a piangere, tornò nello stato in cui si trovava fino a pochi minuti
prima. Solo in quel momento la rossa si accorse dello stato in cui si trovava
l’amica.
Raggiunse così lei ed Harry, e si sedette accanto a lei,
passandole un braccio attorno alle spalle, dopodiché le disse: - Ehi, Hermione…
Che ti è successo?
La ragazza così le raccontò tutto, tra un singhiozzo e
l’altro, intervallato da qualche pacca sulla spalla da parte del moro e da
qualche abbraccio da parte della rossa, che più ascoltava più si convinceva che
suo fratello era un emerito cretino e che si vergognava profondamente del fatto
che fossero parenti.
- Ma come diavoli si fa ad essere così idioti? No, idiota
non è la parola adatta… Quel deficiente va definito con la parola stronzo! Dopo
questa ha perso ogni considerazione da parte mia… Da oggi ho cinque fratelli,
ho deciso! - decretò Ginny non appena Hermione ebbe finito di raccontarle
tutto, riuscendo così a strapparle un sorriso, seppur debole.
- Oh mannaggia! – esclamò Harry, con voce strozzata.
“Parli del diavolo…” pensò, guardando male Ron e Lavanda, che stavano passando
davanti agli spalti in quel preciso momento. Ginny, non appena li vide, si mise
a guardare il fratello con aria truce, mentre l’amica si asciugava velocemente
le lacrime con la manica della felpa, dato che non voleva dare al rosso la
soddisfazione di vederla in quello stato, dopodiché anch’ella lo guardò male,
lanciando mentalmente ogni sorta di maledizione a lui e quell’oca che lo stava
tenendo per mano.
Ronsi sentiva
stranamente osservato, così si voltò trovando Harry, Hermione e Ginny che lo
osservavano con aria torva, come se con quegli sguardi avessero potuto
ucciderlo o comunque procurargli del male fisico.
Il ragazzo si sentì percorrere da un brivido lungo la
schiena, al solo sentirsi quegli sguardi puntati addosso e Lavanda gli chiese:
- Che hai?
- Niente… - rispose lui con non curanza, accelerando però
il passo, desiderando di lasciarsi alle spalle quei tre il prima possibile.
La settimana successiva passò lenta ed inesorabile, almeno
per Hermione. Per lei, infatti, era diventata una tortura dover andare a scuola
ogni giorno, cosa che aveva sempre adorato, fin da quando era bambina. In
quella settimana, però, era diventato insopportabile alzarsi tutte le mattine
alle otto, prendere il bus mezzora dopo, arrivare ad Hogwarts e prendere parte
alle lezioni. Il tutto perché, ovunque si girasse, trovava Ron a pomiciare con
Lavanda, entrambi incuranti di tutto e di tutti. Ed Hermione, ogni maledetta
mattina, doveva mordersi il labbro inferiore fino a farsi male pur di non
piangere. A testa alta, ogni volta che incrociava quei due e le lacrime
rischiavano di sopraffarla, si dirigeva verso i bagni, dove dava libero sfogo a
tutte il proprio dolore, senza che nessuno potesse vederla, a parte Ginny che
se la vedeva dirigersi verso i gabinetti, la seguiva fulminea, anche a costo di
abbandonare Harry.
La ragazza era giunta alla conclusione che più cercava di
evitare Ron, cosa che da una lato le riusciva abbastanza semplice, dato che
stava sempre con Lavanda mentre lei stava sempre con Harry e Ginny, più
aumentavano le probabilità di incrociarlo in qualche dannatissimo angolo o
corridoio, accompagnato inesorabilmente da quell’oca.
Pur di evitarli, Hermione era arrivata a rintanarsi in
biblioteca, come faceva quando frequentava ancora il primo anno, quando era
ancora la ragazzina timida ed introversa che veniva schivata da tutti o quasi
perché additata come ‘so-tutto-io’, dato che ad ogni lezione la sua mano era
costantemente alzata ad ogni domanda dei professori. E pensare che in quel
periodo, prima di conoscere Ron ed Harry, le uniche con cui scambiava qualche
chiacchiera erano Lavanda e Calì. Come diavolo aveva fatto a stringere qualcosa
paragonabile all’amicizia con colei che gli aveva appena portato via la cosa
più bella che le fosse mai capitata?
Da domenica Hermione non faceva altro che piangere.
Mangiava pochissimo, soprattutto perché ogni volta che incrociava la ‘coppia
dell’anno’ - come li aveva soprannominati Malfoy la prima volta che li aveva
visti - le venivano delle fitte allo stomaco che le facevano passare la fame.
Pur di non pensare a Ron ogni dannato secondo della sua giornata, si era
buttata a pesce sullo studio, ancora più di quanto normalmente facesse: durante
le lezioni prendeva freneticamente appunti concentrandosi il più possibile
sulla lezione, passava gli intervalli e la pausa pranzo in biblioteca ad
avvantaggiarsi con i compiti o a leggere qualche libro, come del resto faceva a
casa, ovviamente le volte in cui non piangeva. Era a casa, infatti, che sfogava
maggiormente le sue lacrime, oltre che nei bagni scolastici. Ad Hogwarts aveva
infatti il timore che Ron la potesse vedere, e non voleva assolutamente dargli
la soddisfazione di vederla stare così male e versare tutte quelle lacrime a causa
sua e di quella stupida.
In tutto quello quel misto di sentimenti che provava,
però, non era estranea la gelosia. Ogni volta che vedeva Lavanda avvinghiata a
Ron, desiderava di essere al suo posto, la invidiava perché lei era
riuscita ad avere nel giro di poco tempo quello per cui lei aveva penato per
mesi e mesi e che nelle ultime settimane stava quasi per ottenere. Ma poi era
arrivata quella a rovinare tutto. Se non ci fosse stata lei, Hermione sarebbe
arrivata agli spogliatoi e lo avrebbe trovato solo, lo avrebbe baciato e
avrebbero potuto stare finalmente insieme.
Ogni volta che questo pensiero le passava per la testa,
veniva subito sostituito dalla riflessione che aveva fatto sugli spalti, non
appena l’aveva visto con Lavanda: quell’oca, assieme a Krum, era stata solo il
pretesto per farle capire che di lei non voleva più sapere nulla. D’altronde
Ron poteva avere qualsiasi ragazza, prima fra tutte la Brown.
Stava male, troppo male. Non sopportava di doversi sentire
così a causa sua, non sopportava di doversi sentire così e basta. Sapeva
benissimo che non poteva andare avanti in quel modo, eppure era più forte di
lei, ogni volta il suo pensiero correva a Ron, per quanto non volesse. Quello
che per lo più non sopportava era però il fatto che continuasse a sperare che
lui venisse da lei a chiederle scusa, a dirle che era stato uno stupido, che
voleva ancora andare al ballo con lei, che era lei quella con cui voleva stare
e non Lavanda. Ma quello che non sopportava ancora di più era che, se ciò fosse
davvero avvenuto, lo avrebbe accolto a braccia aperte e senza alcuna
esitazione, lo sapeva. Semplicemente perché era talmente innamorata di lui che
gli avrebbe perdonato qualsiasi cosa.
Per questo motivo, però, lo odiava.
Venerdì, alla pausa pranzo, Hermione si trovava in
biblioteca a ripassare matematica, dato che il giorno dopo ci sarebbe stato un
compito in classe.
- Ciao, Hermione! – le disse Ginny, prendendo posto
accanto a lei assieme ad Harry, che l’aveva salutata con un cenno del capo.
- Ciao… - rispose le ragazza con un sorriso forzato.
- Anche oggi non mangi? – le chiese l’amico, preoccupato.
- Non ho fame. – rispose Hermione telegraficamente.
Harry sospirò: era davvero in pensiero per l’amica. Le
dispiaceva vederla stare così male per quell’idiota del suo migliore amico, con
cui non parlava seriamente dal sabato sera prima della partita. Si erano
scambiati le solite quattro chiacchiere, cercando di evitare accuratamente
l’argomento ‘Lavanda’. Sapeva che prima o poi ne avrebbero dovuto parlare, ma finché
l’amico non avesse accennato all’argomento, Harry non avrebbe potuto fare altro
che assecondarlo. Se avesse voluto parlarne, sarebbe stato lui a cominciare il
discorso.
- Domani sera vieni a casa mia, al pigiama party? – le
chiese poi, pur sapendo già la risposta.
- C’è anche Ron?
- Sì… - rispose debolmente il moro. L’amico, infatti,
aveva confermato la propria presenza proprio quella mattina.
- Allora non ci sono. – disse seccamente la ragazza. Non
aveva proprio voglia di vederlo, per lei era già troppo incrociarlo nei
corridoi con quella.
- No, Hermione, non puoi fare così! Lo devi affrontare,
dannazione! Se non vieni gliela dai soltanto vinta! – disse Ginny, che come
Harry non sopportava di vedere l’amica in quello stato. Per colpa di suo
fratello, poi…
- Beh, perché se vengo e gli scoppio a piangere in faccia,
non gliela do vinta, eh? – sbottò la ragazza, sull’orlo delle lacrime, ma
decisa a non piangere.
- Gli faresti capire quanto è stato idiota. – ribatté la
rossa.
- Finiremmo per litigare. – dichiarò la riccia, ponendo
fine al discorso.
Harry e Ginny si scambiarono un’occhiata: non poteva
assolutamente andare avanti così.
La sera dopo, Hermione si trovava in camera a vedere un
film, sdraiata comodamente sul proprio letto, quando la porta della propria
camera si aprì e in men che non si dica vide Ginny sedersi accanto a lei, con
un sacchetto di plastica in mano.
- Ciao! Ma non dovresti essere a casa di Harry? – le
chiese, confusa.
- Esatto… Dovrei. Ma ho preferito venire qui, non mi fido
a lasciarti sola il sabato sera. È abbastanza deprimente di per sé, poi se tu
sei già depressa… Per cui eccomi qui! – spiegò la rossa, sorridendo.
Nel sentire la spiegazione dell’amica, la riccia non potè
fare a meno di sorridere: era stata davvero carina a preoccuparsi per lei.
- Grazie, Ginny…
- Aspetta a ringraziarmi… Non hai ancora visto cosa ho
portato… - disse quest’ultima esibendo il sacchetto di plastica davanti agli
occhi dell’amica.
- Cos’è? – chiese Hermione, curiosa.
La rossa non rispose, si limitò ad aprire il sacchetto e a
tirarne fuori due barattoli di gelato al cioccolato, poi disse: - Sai, Bridget
Jones insegna che quando una donna è depressa, i suoi migliori amici sono
Ciocco e Lato. Quindi ho deciso di farteli conoscere…
La riccia non potè fare a meno di scoppiare a ridere, dato
che l’amica era stata serissima nel dire quella frase. La lasciò un attimo in
camera per poter andare in cucina a prendere due cucchiai, dopodiché, non
appena tornata in camera, dopo che Ginny le ebbe porto un barattolo, si fiondò
sul letto ed iniziò ad ingozzarsi di gelato.
- L’anno scorso questo barattolo è stata la mia compagnia
costante, sai? – disse la rossa, tra una cucchiaiata di gelato e l’altra.
- Davvero? – chiese la mora.
- Sì… Quando Harry si era messo con la Chang. Non sai
quanto ci sono stata male… Beh, lo sai eccome perché mi sentivo esattamente
come ti senti tu adesso. Ma poi tu mi hai detto che dovevo reagire, iniziare a
frequentare altri ragazzi. E così ho iniziato a uscire con Corner. – disse
Ginny facendo riferimento all’anno prima, in cui Harry si era messo con Cho
Chang. La loro storia, però, era finita dopo poco più di un mese, dato che la
ragazza non faceva altro che piangere perché le mancava da morire Cedric
Diggory, il suo ex ragazzo che durante l’estate si era trasferito negli Stati
Uniti per via del lavoro del padre. Inizialmente Harry aveva cercato di
farglielo dimenticare, cercando di farla divertire e di non farle più pensare a
Diggory, ma Cho sembrava quasi fare apposta a trovare ogni riferimento a lui e
a mettersi a piangere, così il moro, con grande gioia di Ginny, l’aveva
lasciata.
- Beh, ma adesso tu ed Harry siete insieme… - le fece
notare Hermione.
- È vero… Ma hai visto anche tu quanto ho dovuto
aspettare… Dal mio primo anno fino ad adesso… - disse la rossa. Da quando il
moro aveva iniziato a venire a casa di Ron, infatti, Ginny aveva provato per
lui una naturale simpatia che poi, nel corso del suo primo anno, era diventata
un cotta, che a sua volta col passare del tempo era diventata qualcosa di più.
- Quindi mi stai dicendo che devo ancora aspettare? – ne
dedusse la riccia. Lo avrebbe anche fatto, alla fine non le costava molto, solo
aggiungere tempo all’attesa che aveva già sperimentato.
- In un certo senso sì… Però, magari, cerca di frequentare
altri ragazzi… Come ho fatto io… Così magari Ron si scopre geloso, molla
Lavanda e si mette con te.
- Io non ci spererei troppo… Hai visto come stanno
avvinghiati… - disse Hermione ficcando violentemente il cucchiaio nel
barattolo, imprimendo in quel gesto tutta la rabbia che provava.
- Come due anguille che si contorcono in piena fase di
accoppiamento? – disse la rossa con disprezzo. Non aveva ben digerito il fatto
che il fratello, quella volta che l’aveva beccata in un corridoio con Dean, le
avesse fatto un’enorme scenata, arrivando quasi a darle della donna di facili
costumi. Aveva avuto così tanto da dire, e adesso faceva la stessa cosa, se non
peggio? Che ipocrita…
- Più o meno… - rispose la riccia, trattenendo a stento un
risata. La presenza di Ginny era benefica: era addirittura riuscita a farla
ridere su quello che la stava facendo stare male da una settimana!
- Grazie, Ginny… - le disse poi.
- E di che? Il mio consiglio è stato solo quello che mi
avevi dato tu tempo fa… - rispose la rossa, sorridendo. Hermione ricambiò il
sorriso, esprimendo attraverso esso tutta la gratitudine che provava nei
confronti dell’amica.
Ron ed Harry si trovavano in camera di quest’ultimo,
seduti sul letto. Il film che stavano guardando era appena finito, così il moro
prese il telecomando da sopra il comodino e spense la tv.
- Manca qualcosa… - disse il rosso, constatando che la
serata non era andata come al solito.
- O forse qualcuno? – rispose il moro, sarcastico. Non gli
andava molto giù il fatto che Ginny avesse rinunciato al pigiama party per
andare a casa di Hermione. Capiva che lo faceva per l’amica, che stava davvero
male, e sarebbe andato anche lui con lei, se non fosse stato che poi avrebbe
avuto degli scrupoli di coscienza nell’abbandonare Ron, nonostante quest’ultimo
se lo meritasse eccome. In nome dell’amicizia che aveva con lui, però, aveva
dovuto rinunciare ad una serata con la propria ragazza.
Il rosso, nel sentire la frase dell’amico, si rabbuiò per
un solo istante, dopodiché scosse la testa, pensando che Hermione la domenica
prima aveva fatto la sua scelta. Lui di conseguenza aveva fatto la sua.
Dopotutto con Lavanda non si trovava nemmeno così male: non che il dialogo fra
loro fosse molto, ma le rare volte in cui parlavano lei gli dava ragione su tutto.
- Intendi dire Hermione? – disse poi, rispondendo alla
provocazione dell’amico.
- No, intendevo dire Ginny. Ma visto che hai tirato fuori
il discorso… - disse Harry, che non aspettava altro, con un sorriso
soddisfatto.
- Che discorso?
- Il discorso Hermione. O Lavanda, le due cose sono
strettamente collegate. Perché questo repentino cambiamento dal giorno alla
notte? O meglio, dalla notte al giorno, dato che la sera prima vi stavate per
baciare e tu il giorno dopo stavi pastrugnando un’altra, per usare il termine
che adori tanto… - disse il moro, canzonatorio.
Ron rimase interdetto, ma non più di tanto: sapeva che
prima o poi il discorso sarebbe saltato fuori. Aveva cercato di evitarlo il più
possibile, ma ora che lui ed Harry si trovavano faccia a faccia doveva dirgli
tutto. Era il suo migliore amico, se non poteva essere sincero con lui, con chi
altri avrebbe potuto confidarsi?
- Hai visto che c’era Krum, no?
- Sì, ma era passato solo a salutarla, non a
riprendersela, come hai creduto subito tu!
Il rosso sospirò: aveva previsto anche quello. Domenica,
infatti, quando era passato con Lavanda davanti agli spalti e aveva visto
Hermione in compagnia dell’amico e della sorella, era rimasto sorpreso: era
davvero convinto che fosse andata da qualche parte con Krum. Si era reso conto
che le conclusioni a cui era giunto erano state stupide ed affrettate, ma non
poteva più farci nulla. Da un lato era anche stato meglio così: con lui la
ragazza avrebbe solo sofferto e irrimediabilmente avrebbe sofferto anch’egli.
Così, invece, non aveva sofferto per niente, aveva visto benissimo che sguardo
di disprezzo gli aveva lanciato domenica, e vedeva ancora meglio come la
ragazza si comportava a scuola: non appena lo vedeva, gli lanciava uno sguardo
di odio puro oppure lo guardava con indifferenza e se andava a passo spedito
diretta chissà dove, come se non lo avesse visto. Quel comportamento e quegli
sguardi lo facevano stare male. Quando la ragazza glieli rivolgeva, lui di
solito era intento a baciare Lavanda, ma erano talmente carichi di disprezzo
che facevano sentire la loro presenza in un modo quasi sovrannaturale. E ognuno
di essi era per lui una stilettata al cuore. Quelli d’indifferenza, poi, erano
anche peggio. Gli facevano capire che ad Hermione non importava nulla di lui,
probabilmente lo guardava così male solo perché era rimasta delusa dal fatto
che non sarebbero più andati insieme al ballo. Ma nulla di più.
- Da un lato sarebbe anche stato meglio. Lui è cento volte
migliore di me… - disse Ron, come se la cosa fosse un dato di fatto.
“Ma lei vuole te, dannazione, ancora non l’hai capito?!”
pensò Harry, dopodiché disse: - E tu per questo motivo hai pensato bene di
andare a metterti con Lavanda…
- Sì, sono molto più all’altezza di una come lei… Hermione
era irraggiungibile…
“Io adesso lo prendo a sberle!” meditò il moro, dopodiché
chiese: - E pensi che avrebbe accettato di venire al ballo con te, se non ti
avesse reputato alla sua altezza?
-Lo ha fatto in
nome della nostra amicizia – ribatté Ron, che era giunto a quella conclusione,
per quanto gli facesse male.
- Oh certo… E, sempre in nome dell’amicizia, una settimana
fa vi stavate per baciare… O sbaglio?
- Questo non c’entra! – disse il ragazzo, con le orecchie
che stavano diventando rosse.
- Sì, invece! Non ti è passato nemmeno per l’anticamera
del cervello che Hermione provasse qualcosa per te? Soprattutto in luce a
quello che è successo settimana scorsa? – sbottò il moro, che voleva dare una
svegliata all’amico, anche a costo di litigarci.
Ron esalò un lungo respiro: aveva pensato anche a quello,
ed era giunto alla conclusione precedente. Hermione meritava molto di meglio,
con lui avrebbe soltanto sofferto, se anche avesse provato qualcosa per lui e
si fossero messi insieme, avrebbero sofferto entrambi. Così prese fiato e disse
all’amico: - È stato meglio così, credimi. Ho risparmiato inutili sofferenze ad
entrambi.
- Bah, io non ti capisco… Buonanotte… - disse Harry,
mettendo fine al discorso e infilandosi sotto le coperte e spegnendo la luce.
- Buonanotte… - rispose il rosso, pensando che l’amico non
era l’unico a non capirlo. Nemmeno lui capiva se stesso.
Che ve ne pare? Mi raccomando, lasciatemi un commentino…^^
Ringraziamenti:
DreamGirl91: Grazie
mille della recensione e dei complimenti! Mi ha fatto piacere che tu abbia
letto la storia tutta d’un fiato…^^ Per quanto riguarda Ron… Sì, è stato
alquanto cretino nell’avere quella reazione… Ma ho dovuto fargli avere quella,
è il fulcro che regge la storia… ^^ Draco… Avrei voluto dargli anch’io un po’
più di spazio, ma non sapevo proprio come inserirlo… Magari proverò più avanti,
se riesco a trovargli un particina… XD Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto e che continuerai a recensire… Baci
Ginny Lily Potter:
Grazie della recensione e dei complimenti! Spero di averti accontentato almeno
un pochino su Harry e Ginny in questo capitolo… Lo so, ho messo poco, lo
ammetto… Vedrò più avanti se riesco a fare di meglio… Baci
Ninny: Se vuoi ti aiuto
volentieri… Non sai quanto li ho odiati… Prima Krum nel quarto e poi Lavanda
nel sesto… Sempre a fare i guastafeste… Grazie dei complimenti e della
recensione…^^ Spero che ti sia piaciuto anche questo chap… Baci
Emgi: Spero di aver
aggiornato abbastanza presto… E che questo chap ti piaccia, anche se non
succede nulla di che fra i due tesori… Grazie della recensione e dei
complimenti! Baci
Debby: Già, povera
Hermione… Ne so qualcosa su come ci si può sentire… La situazione era un
pochino diversa (‘sto tizio mi ha detto di non dopo averci provato con me e
avermi fatto sentire al settimo cielo), ma il concetto di base era quello…
Grazie della recensione e dei complimenti! Baci
Akane87: Quando due
sono idioti lo sono fino al midollo. Per quanto riguarda il ‘contrattempo’… In
effetti era un tantino prevedibile…^^ Soprattutto perché sotto certi aspetti
sto cercando di attenermi il più possibile al sesto libro, anche se apporto le
dovute modifiche… Spero che questo chap ti sia piaciuto… Grazie per la
recensione! Baci
Milly92: Grazie della
recensione e dei complimenti! E ti prego non mi ammazzare… ^^ Era il punto clou
di tutta la storia, non potevo non metterlo… XD Già, quell’oca ce l’ha fatta,
come dici tu… Ed Hermione soffre come un cane… Come andrà a finire? Mah… Non
saprei… XD Scherzo, ovvio che lo so…^^ Ma così ti incuriosisco ancora di più,
sono troppo perfida… ^^ Baci
Lella Lovegood: Grazie
della recensione! Spero di non averti fatto aspettare troppo, col seguito… Baci
Hermionina: Ronald è
Ronald, ovvero uno scemo che non capisce mai nulla. Ma altrimenti non sarebbe
lui e non sarebbe così adorabile. Sappi che non sei l’unica ad odiare Krum e
Lavanda. Io direi di armarci per bene e organizzare una spedizione contro
entrambi… Muhahahah… Ti ringrazio molto per la recensione e per i complimenti,
mi hai fatto davvero piacere! Spero che questo capitolo ti piaccia… Baci
MaKiCo: Lo so, sono
abbastanza perfida… XD Per quanto riguarda Lavacca… Mi dispiace deluderti, ma
non morirà in un bagno di sangue… La pagherà, questo è certo, ma non nel modo
in cui tutti credono… Muhahaha… Ti è arrivata la mia e-mail, comunque? Ti
ringrazio per la recensione… Baci
Marghy: Grazie mille
della recensione e dei complimenti… Mi fa piacere che tu abbia letto la storia
tutta in un baleno…^^ Comunque… No, per scrivere ff non bisogna essere
necessariamente maggiorenni. Io, ad esempio, ho 16 anni, per cui… ^^ Spero di
esserti stata d’aiuto… Baci
Io: Eccoti qui il
seguito… ^^ Grazie per la recensione! Baci
Piano piano, Hermione stava
iniziando a stare meglio. Questo suo piccolo miglioramento era dovuto al fatto
che incrociasse Ron e Lavanda nei corridoi con molta meno frequenza rispetto
alla settimana prima. Probabilmente ciò era dovuto al fatto che forse si erano
stufati di stare nei corridoi, dove chiunque poteva incontrarli, e quindi
avevano optato per dei luoghi un po’ più nascosti agli occhi della gente.
Sperando di non incrociarli, si
diresse in mensa, dove Harry e Ginny l’aspettavano. Quel giorno aveva promesso
loro che avrebbe passato la pausa pranzo in loro compagnia, e non da sola nel
parco, all’ombra di un albero, come aveva fatto nel corso della settimana.
Arrivata nel locale, dopo aver preso da mangiare, diede una fugace occhiata in
giro e li trovò al loro solito tavolo, così si diresse verso di loro e prese
posto accanto all’amica, salutando lei e il moro.
Era venerdì, per cui Harry fece
la consueta domanda: - Domani sera vieni a casa di Ginny?
In teoria, il pigiama party avrebbe
dovuto essere a casa di Hermione, ma quest’ultima, per ovvi motivi, si era
rifiutata categoricamente di farlo. Se avesse accettato, avrebbe invitato solo
il moro e la rossa, ma già sapeva che l’amico non sarebbe venuto per essere
solidale con Ron. Quindi aveva preferito che il pigiama party fosse a casa
dell’amica, nonostante sapesse già che non ci sarebbe andata.
- Non credo proprio. Sai, in
quella casa vive certa gente che preferirei non vedere. – disse perciò la
ragazza, in tono che non ammetteva repliche.
Ginny dovette fare uno sforzo
enorme per stare zitta, dato che avrebbe voluto dire all’amica di venire senza
farsi troppi problemi. Si disse, però, che avrebbe provato a parlarle più
tardi, quando sarebbero rimaste sole. Magari sarebbe riuscita a convincerla.
- Non puoi andare avanti così,
però… Prima o poi lo dovrai affrontare… - rispose Harry.
- Lo so, ma adesso non me la
sento. – disse la ragazza in un sospiro.
- Invece mi sa che te la dovrai sentire… - disse Ginny
mordendosi il labbro inferiore, guardando dritto avanti a sé.
- Perché? – chiese Hermione,
alzando un sopracciglio e mettendosi subito sulla difensiva.
- Mio fratello sta arrivando… -
rispose la rossa in un sussurro.
La riccia si voltò fulminea nella
direzione in cui l’amica stava guardando poco prima, e vide Ron ormai prossimo
al tavolo. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro: ormai era troppo
tardi per alzarsi e fuggire.
- Ciao! – li salutò il ragazzo,
sedendosi accanto ad Harry. Da lontano, aveva notato la presenza di Hermione al
tavolo, cosa che reputava abbastanza strana dato che la settimana precedente
non aveva nemmeno visto la sua ombra, in mensa. Nel corso di quella settimana,
invece, la vedeva solo nel fare la fila per prendere il cibo, che poi
probabilmente avrebbe mangiato fuori nel parco. Nel vederla, il battito del suo
cuore era accelerato e quasi certamente le sue orecchie avevano assunto una
tonalità simile al bordeaux. “Miseriaccia, perché mi fai sempre questo effetto,
anche adesso che sono assieme ad un’altra?”, aveva pensato, stringendo il
vassoio che teneva tra le mani così forte che le nocche gli diventarono
bianche. Il pensiero successivo era stato quello di dirigersi al tavolo in cui
Lavanda era seduta in compagnia di Calì, ma onestamente non aveva la benché minima
voglia di stare ad ascoltare i loro commenti sulla puntata della telenovela
vista la sera prima. Aveva pranzato con loro una volta, il venerdì precedente,
e gli era bastato.
Solo Harry ricambiò il saluto
dell’amico: Ginny si limitava a guardarlo in cagnesco, mentre Hermione teneva
la testa china sul proprio vassoio, intenta a mangiare un’insalata.
“Sta facendo finta di non
vedermi…” pensò Ron, prima di addentare con ferocia il proprio trancio di
pizza.
La ragazza, però, stava facendo
tutto fuorché far finta che la presenza del rosso non le facesse né caldo né
freddo. Teneva lo sguardo abbassato sul proprio pranzo perché la tentazione di
lanciargli occhiatine fugaci era molto forte, ma non voleva cedere. Doveva
continuare a mostrare quella maschera di freddezza ed indifferenza, senza
fargli vedere che, assieme alle forchettate di insalata, stava mandando giù un
magone dietro l’altro. Non voleva mettersi a piangere, non lì, non davanti a
tutti, non davanti a lui. Aveva un orgoglio, dopotutto.
“Dannazione… Perché non me ne
sono andata quando ancora ero in tempo?!” pensò, bevendo una sorsata d’acqua.
La tentazione di alzarsi non appena lui si era seduto era stata ancora più
forte di quella che aveva avuto quando l’aveva visto avvicinarsi. Ma Harry
aveva ragione: doveva affrontarlo, non poteva continuare fuggire. E l’avrebbe
affrontato con l’indifferenza, che reputava un’arma abbastanza contundente.
Così, prese un respiro profondo e continuò ad ignorarlo beatamente, mettendosi
a parlare con Ginny.
“Cavoli… La tensione è quasi
palpabile…” pensò il moro, mentre conversava con Ron, che continuava a lanciare
fugaci occhiate ad Hermione, che non si accorgeva di nulla.
La situazione continuò così per
un buon quarto d’ora, nel quale il rosso aveva deciso di ripagare la riccia con
la stessa moneta, aumentando così ancora di più il divario creatosi nel gruppo,
fino a che una furente Lavanda si diresse al loro tavolo e strillò, indicando
Hermione: - Ron! Cosa diavolo ci fai lei qui?!
La ragazza, infatti, seduta al
proprio tavolo con Calì, aveva dato una veloce occhiata alla mensa per vedere
dove diavolo fosse finito il rosso, e il suo sorriso era mutato non appena lo
aveva visto seduto allo stesso tavolo con la mora. Sapeva che non si parlavano
dalla domenica della partita, ma ciò non le impediva di essere gelosa. Così si
era alzata con l’intenzione di andare là e far presente quanto la presenza
della ragazza le desse fastidio.
Nel trovarsi Lavanda davanti, Ron
rimase sorpreso e sgranò gli occhi, iniziando ad emettere suoni senza senso,
nel tentativo di spiegare che Hermione era lì, nessuno lo poteva negare, ma lui
la stava ignorando, come del resto faceva lei, e che erano seduti allo stesso
tavolo perché l’unica cosa rimasta loro in comune erano gli amici. Lo sguardo
furioso della bionda puntato su di lui, però, gli impediva di formulare una
frase di senso compiuto. Fu la mora a venirgli, involontariamente, in aiuto
dicendo: - Veramente stavo giusto per andare via, vero Ginny? – cercò appoggio
nell’amica, che annuì, dopodiché proseguì – Sai, mi è difficile tollerare la
presenza di certa gente a lungo. È stato già un’enorme sforzo stare seduta qui
a mangiare. Se la cosa ti consola, però, non accadrà mai più. Quindi puoi stare
tranquilla ed evitare certe scenate.
Detto questo, con la massima
calma, prese le sue cose e si alzò, uscendo dalla sala pranzo a testa alta,
sotto lo sguardo incredulo di Lavanda, di Ginny, di Harry e di Ron, tutti
rimasti a bocca asciutta.
- Ma… Ma come diavolo si
permette! – boccheggiò Lavanda, poi aggiunse, rivolta al rosso: - E tu te ne
stai qui con le mani in mano e non le dici nulla, RonRon!
Harry e Ginny dovettero fare uno
sforzo enorme per non scoppiare a ridere, non appena sentirono quel soprannome.
RonRon? Questa sì che era bella…
- Io vado… Harry, vieni con me? –
disse poi la rossa, alzandosi dal tavolo, imitata poi dal moro. Così, dopo aver
salutato Ron si diressero alla ricerca di Hermione, finita chissà dove. Non
appena furono fuori dalla mensa, però, si fermarono e scoppiarono a ridere,
aggrappandosi l’uno all’altra, sfogando quella risata che prima avevano dovuto
trattenere, altrimenti il rosso li avrebbe fulminati.
“Quanto la odio!” pensò Hermione,
furibonda, mentre a passi spediti si dirigeva verso il parco di Hogwarts, con
gli occhi che minacciavano di fare uscire da un momento all’altro le lacrime
che stava faticosamente trattenendo.
Non appena arrivò ad un albero,
lontano da occhi indiscreti, si fermò e si accasciò ai piedi di esso, dando
sfogo a tutta la propria rabbia e al proprio dolore.
Come diavolo si permetteva
quell’oca di farla stare ancora più male di quanto già non stesse? Di farla
retrocedere da quei pochi passi avanti che era riuscita a fare due settimane
prima? Non capiva che per lei era già abbastanza vederla anche solo vicina a
Ron? Non capiva che le faceva già fin troppo male in quel modo, senza che si
mettesse a fare assurde scenate?
Evidentemente no. Hermione era
giunta alla conclusione che il suo cervello da gallina non le permetteva di
fare dei ragionamenti così sofisticati.
Harry e Ginny, dopo aver
perlustrato in lungo e in largo il parco di Hogwarts, trovarono Hermione
all’ombra di un albero, lontano da dove stavano solitamente le altre persone.
La raggiunsero e videro che stava piangendo, così si sedettero accanto a lei e
la fecero sfogare.
- Lavanda è una gran cretina. –
disse poi il moro, nel tentativo di consolare l’amica.
- Lo so. – ribatté
telegraficamente la riccia.
Poco dopo il moro tornò
nell’edificio scolastico, dato che doveva farsi dare un libro da Seamus. Ginny
ed Hermione rimasero così sole. Quest’ultima era riuscita a calmarsi e aveva
smesso di piangere, ma era piuttosto taciturna, poiché continuava a pensare a
quello che era avvenuto poco prima.
La rossa, convinta che ormai la
ragazza non stesse più rimuginando su Lavanda e suo fratello, decise di partire
all’attacco. Così fece un bel respiro profondo e disse: - Allora domani sera
non vieni proprio, eh?
- No, mi dispiace… - rispose la
ragazza in un sospiro. Al contrario di quello che aveva creduto poco prima in
mensa, non era ancora pronta ad affrontare Ron. Temeva ancora di scoppiare a
piangergli in faccia, e in più non aveva la benché minima voglia di tenere il
broncio tutta la sera: pensava che prima o poi i suoi amici si sarebbero
stufati di quel suo stato d’animo e l’avrebbero considerata solo un peso di cui
sbarazzasi al più presto. Non voleva che ciò accadesse, per cui credeva che se
quel sabato fosse rimasta di nuovo a casa sua sarebbe stato solo un bene, sia
per lei che per gli altri.
- Sì, lo so quello che stai per
dire, che prima o poi dovrò affrontare Ron e che non posso andare avanti ad
evitarlo… Ma per adesso è meglio così, fidati. Verrò al pigiama party non
appena mi sentirò pronta. – aggiunse poi, quasi leggendo la rossa nel pensiero.
- Ok… - disse la rossa, arresa
all’evidenza.
Harry e Ginny dovettero aspettare
fino al sabato successivo perché Hermione venisse al pigiama party, con grande
gioia della rossa, che la settimana prima aveva sentito la mancanza dell’amica.
Quel sabato la riccia aveva però
deciso di andare, dato che per tutta la settimana non aveva visto Ron né sul
bus, né a scuola, né da nessun’altra parte, così aveva ritenuto che sarebbe
stata in grado di sopportare la sua presenza per un’intera serata e l’intera
mattinata successiva.
“Devo soltanto ignorarlo, far
finta che non ci sia…”. Questa la frase che continuava a formarsi nella sua
mente mentre si dirigeva a casa di Harry. Ed era così che la pensava: avrebbe
semplicemente fatto finta che i presenti fossero solo lei, Ginny e il moro.
Qualche minuto dopo, arrivata
davanti a casa di quest’ultimo, suonò il campanello e aspettò che le aprissero
la porta, cosa che fu fatta poco dopo da Ginny: ciò era segno che anche Ron era
già lì.
- Meno male che sei arrivata! –
esclamò la rossa, facendosi da parte per permettere all’amica di entrare.
- Perché? – chiese Hermione,
mentre lei e la rossa si dirigevano al piano superiore, dove si trovava la
camera del moro.
- Harry e Ron si sono messi a
fare una partita alla playstation, proibendomi categoricamente di unirmi a
loro… Non è cosa da ragazze, dicono… Così non sapendo cosa fare sono rimasta
con le mani in mano ad aspettare che arrivassi tu… - spiegò l’amica.
- Maschi… - rispose quest’ultima,
scuotendo sconsolata la testa, mentre lei e Ginny entravano in camera di Harry,
dove lo trovarono, assieme ad un concentratissimo Ron, con lo sguardo fisso
sullo schermo del televisore e le mani impegnate a premere sistematicamente i
tasti del joystick.
Le due ragazze dovettero
aspettare una buona ventina di minuti prima che i due ragazzi smettessero di
giocare alla playstation e mettessero in essa il dvd del film che avrebbero
dovuto vedere quella sera.
- Ginny, mi accompagni in cucina,
così portiamo su qualcosa da mangiare? – chiese Harry alla rossa, non appena fu
finito il film.
Hermione guardò l’amica con
sguardo implorante: non poteva lasciarla sola con Ron!
- Ok, Harry… - rispose la
ragazza, cercando di ignorare lo sguardo dell’amica e di non sentirsi in colpa
per abbandonarla in quella stanza col fratello.
- Vengo anch’io! – propose la
riccia, cercando una scappatoia.
- Non ti preoccupare… Bastiamo io
e Ginny… - le rispose il moro, che voleva restare un po’ da solo con la propria
ragazza. Ma il motivo non era solo questo. Doveva portare a termine la
richiesta che l’amico gli aveva fatto.
“Begli amici!” pensò Hermione,
indignata, non appena quei due furono usciti, dopodiché prese la propria borsa
e ne tirò fuori un libro, mettendosi a leggere e cercando di ignorare la
presenza di Ron, che pareva immerso in chissà quali pensieri.
“Starà sicuramente pensando a
Lavanda…” pensò la ragazza, con una punta di gelosia. Si sbagliava, però: il
rosso non pensava minimamente alla Brown. Pensava invece a cosa poterle dire, a
come chiederle spiegazioni del suo comportamento. Voleva sapere perché lo
ignorasse ed evitasse a quel modo, non ce la faceva più a dover fare i conti
ogni giorno con quel comportamento. Era per questo motivo che aveva chiesto ad
Harry se, nel corso della serata, poteva trovare un modo per lasciarli soli e
dargli modo di parlarle. Nel corso di quelle tre settimane Hermione gli era
mancata, ed era giunto alla conclusione che se non poteva averla come ragazza
voleva averla almeno come amica. Se però lei continuava a far finta che lui non
esistesse, la cosa era un po’ difficile, così aveva deciso di parlarle,
pensando che il pigiama party di quella sera fosse l’occasione perfetta.
- Hermione… - esordì poi il
ragazzo, avvicinandosi al letto, dove la riccia era seduta.
La ragazza sgranò gli occhi: non
credeva alle proprie orecchie: l’aveva chiamata per nome? Si stava rivolgendo a
lei dopo ben tre settimane che nemmeno si salutavano? Sbuffando, tornò a
dedicarsi alla lettura del libro, facendo finta di non aver sentito nulla.
Ron le si avvicinò ancora di più,
sospirando. Vedendo che la ragazza persisteva nell’ignorarlo, le tolse
letteralmente il libro di mano, lo appoggiò sul letto e le chiese, guardandola
negli occhi: - Perché fai così?
- Così come? – chiese a sua volta
Hermione, non capendo a cosa il ragazzo si riferisse.
- Così… - le ripose indicando il
libro che le aveva appena tolto di mano.
- Beh, è una cosa che ho sempre
fatto. E conoscendomi da sei anni dovresti sapere che mi piace leggere, per cui
non vedo perché tu debba farmi domande idiote. – rispose la ragazza, cercando
di essere il più fredda possibile.
- Non intendevo quello! – ribatté
Ron, alzando leggermente la voce.
- E cosa intendevi, allora? –
chiese Hermione, alzandosi in piedi, le braccia incrociate al petto e gli occhi
che emanavano scintille. Stava iniziando a perdere la pazienza: perché il rosso
non si limitava a lasciarla in pace? Perché non capiva che così le faceva
soltanto più male?
- Cosa intendevo? Miseriaccia,
Hermione, non l’hai proprio capito? E poi sono io lo stupido! – sbottò il
ragazzo.
- Sì! L’hai detto, sei tu
lo stupido! Un enorme stupido, a dirla tutta! – esplose la ragazza, dando sfogo
a parte dei sentimenti che aveva provato negli ultimi giorni. Sentiva che stava
per mettersi a piangere, ma non voleva cedere e per cui continuava a mordersi
il labbro inferiore.
- E perché mai? – chiese il
ragazzo, alzando un sopracciglio.
- Devo farti l’elenco? – domandò
la riccia, sarcastica.
- Elenco? Tra i due non sono io
quello che fa finta di non capire quello che intendevo! – disse il rosso,
tornando al punto cruciale della discussione.
- Dimmelo e facciamola finita!
- Bene! Allora la domanda è:
perché mi stai evitando? – disse Ron con calma, in modo che Hermione capisse e
non avesse più scusanti per eludere la domanda.
- Perché ti evito? Perché ti
evito?! Ma che razza di domande idiote fai, dannazione?! Ti rendi conto di
quello dici o parli giusto per dare aria alla bocca? Vuoi sapere perché ti
evito? Beh, fatti un esamino di coscienza e poi vedrai che riesci a risponderti
da solo! – sbottò la ragazza, furibonda. Come diavolo si permetteva di fare il
finto tonto a quel modo? Lo faceva apposta o gli riusciva naturale? Possibile
che non capisse perché lo evitava? Era una risposta più che ovvia, a suo
parere.
- Oh, certo. Da solo. Perché io
secondo te sono in grado di comprendere tutto ciò che passa per la tua
sofisticata mente, eh? – ribatté il ragazzo.
- Te l’ho detto: fatti un
bell’esame di coscienza, riguardati quello che hai fatto negli ultimi tempi e
poi ci arrivi da solo, fidati. Chiunque ci potrebbe arrivare! – disse la riccia
ribadendo il concetto espresso in precedenza, stavolta scandendo parola per
parola, per evitare il rischio che il rosso non capisse.
- È perché mi sono messo con
Lavanda, vero? – chiese Ron, seccamente.
- Oh, ma bravo! Ci sei arrivato!
Ti meriteresti un premio, sai? – rispose la ragazza, ironica.
- Guarda che è inutile che fai
così! Sarò anche assieme a Lavanda, ma ciò non significa che io te non dobbiamo
più essere amici!
- Amici?! Amici?! Ma hai
visto settimana scorsa come la tua dolce metà mi ha sbranato, in mensa?! E
adesso vieni qui a chiedermi di rimanere amici… Amici… Contaci, guarda.
Soprattutto dopo che mi hai invitata al ballo e ci stavamo per baciare! Amici…
Io avevo smesso di guardarti con occhi da amica da un bel pezzo! – esplose
Hermione, lasciando che le parole uscissero da sole dalla propria bocca, prima
ancora di essere state pensate. Solo dopo averle pronunciate, però, si rese
conto del loro significato: aveva appena rivelato al rosso ciò che provava per
lui, o per lo meno glielo aveva lasciato intendere alla grande. Abbassò così lo
sguardo, che fino a poco prima aveva retto quello di Ron in una sfida a chi
emanava più scintille.
Quest’ultimo, nel sentire ciò che
la ragazza aveva appena detto, sgranò gli occhi, incredulo. Ad Hermione
importava di lui in quel senso? Nel corso delle ultime settimane l’aveva
pensato, d’accordo, ma sentirselo dire direttamente da lei aveva tutto un altro
effetto. Si sentì invadere il petto dal familiare calore che provava ogni volta
che pensava a lei, il cuore iniziò a battergli all’impazzata, il sangue ad
affluirgli al viso e in particolar modo alle orecchie, e le sue labbra si
rilassarono in un sorriso.
La ragazza, al contrario, avrebbe
voluto sprofondare. Come prima, aveva una gran voglia di mettersi a piangere,
ma l’orgoglio le impediva di farlo davanti a Ron. Si era infatti messa già
abbastanza in ridicolo davanti a lui, rivelandogli quello che per mesi non
aveva saputo dirgli. Non era poi così difficile, se l’aveva detto così, a quel
modo, senza la minima esitazione. Chissà cosa le avrebbe detto il ragazzo da un
momento all’altro… Il silenzio da parte sua, poi, di certo non l’aiutava, anzi,
le faceva pensare al peggio. Se avesse alzato lo sguardo, però, lo avrebbe
visto sorridere.
Il ragazzo continuava infatti a sorridere come un ebete,
mente nella sua mente, come in un film, si formavano le immagini dei bei
momenti trascorsi assieme ad Hermione. Prima che si mettesse con Lavanda,
ovvio. Prima che lui rovinasse tutto, da bravo idiota. Così, senza pensarci due
volte, le prese il volto fra le mani e la baciò, cercando di imprimere in quel
gesto tutto ciò che provava per lei.
La ragazza a quel gesto rimase
interdetta: dovette impiegare qualche secondo per rendersi conto del fatto che
Ron la stesse baciando, che uno dei suoi più grandi sogni stesse finalmente
diventando realtà. Non potè però fare a meno di chiedersi il perché di quel
gesto, dopotutto lui stava assieme a quell’oca isterica… Tuttavia non si lasciò
condizionare troppo da questi pensieri, e rispose al bacio, chiudendo gli occhi
e appoggiandogli le mani sul petto, mentre il ragazzo le cingeva la vita con le
braccia.
Fu un semplice bacio di labbra
contro labbra, ma donò loro emozioni che non avevano mai provato. Entrambi
temevano che il loro cuore potesse scoppiare da un momento all’altro, talmente
batteva all’impazzata. Non pensavano ad altro che al fatto che finalmente si
stessero baciando, che alla fine erano riusciti ad esprimere i loro sentimenti
tramite quel gesto. In quel momento non c’erano né Krum, né Lavanda, né Harry,
né Ginny… C’erano solo loro due. Avrebbero voluto che quel momento non finisse
mai, si sentivano trasportati in un’altra dimensione, da cui tutti i loro
problemi erano rimasti estranei.
Poco dopo dovettero rompere
l’incanto, staccandosi. Rimasero abbracciati, a guardarsi negli occhi per
qualche secondo, cercando di trasmettere attraverso essi tutti i loro pensieri,
per il momento impossibili da esprimere a parole, per via della troppa emozione
causata dal bacio che si erano appena scambiati. Qualche istante dopo, però,
dovettero rompere anche questa magia, poiché sentirono la porta della stanza
aprirsi, e si allontanarono immediatamente l’uno dall’altra, per una strana
paura di essere colti in flagrante.
Quando Harry e Ginny, stracarichi
di viveri vari, entrarono nella camera, però, non notarono nulla di strano,
anzi, sembrò loro che Ron ed Hermione fossero rimasti nella stessa identica
posizione in cui li avevano lasciati prima di scendere in cucina.
Non immaginavano minimamente ciò
che era appena successo.
Che ve ne pare? Era ora che si
baciassero, no? Ma le sorprese non finiscono qui, mi dispiace dirlo… Ne vedremo
ancora delle belle… Recensite, mi raccomando!
Passiamo ai ringraziamenti:
Ninny:
Sì, Ron è un tantino stupido, lo si è visto particolarmente in questo capitolo,
quando ha chiesto ad Hermione perché lo evitava… -_- Certe volte i maschi sono
proprio idioti, guarda. Come vedi, qualcosa lei ha fatto. Ma non finisce qui. Nel
prossimo capitolo farà qualcosa di ancora più eclatante… Ti ringrazio della
recensione e dei complimenti! Baci
Ginny
Lily Potter: No, Ron non ha pensato prima di baciare Lavacca, si è
lasciato guidare dall’istinto e dalla gelosia, da bravo cretino. Per quanto
riguarda Harry e Ginny… In questo capitolo non è che ci sia granché… Magari nel
prossimo, quello del ballo, vedo di far saltare fuori qualcosa, se non viene
troppo lungo…^^ Grazie della recensione! Baci
Emgi:
In questo capitolo non è che proprio si chiariscano… Ma fanno già qualche passo
avanti. Per quanto riguarda Lavacca, dovrai aspettare ancora un pochettino,
prima che si levi dai piedi… Grazie della recensione! Baci
Milly92: Spero che dopo
questo capitolo i tuoi istinti omicidi nei miei confronti siano spariti…^^ Ron
è tanto cretino, lo ha dimostrato anche in questo capitolo e non mancherà di
dimostrarlo anche più avanti… Per quanto riguarda McLaggen… Ci hai azzeccato.
Nel prossimo capitolo andrà al ballo con lui, il tutto per fare ingelosire Ron,
ovviamente. Ti ringrazio per la recensione e per i complimenti! Baci
Debby: Grazie della
recensione e dei complimenti! Per quanto riguarda Cedric, farlo morire non mi
sembrava poi così giusto… Poverino, mi stava simpatico… Per cui ho deciso di
farlo trasferire! J Come hai visto, in questo chap, Ron si è dimostrato
stupido da una parte ma intelligente dall’altra, anche se la stupidità continua
a prevalere. Baci
MaKiCo:
Grazie della recensione! Per quanto riguarda i chap… Bene o male saranno tutti
di questa lunghezza, d’ora in poi…^^ Fammi poi sapere quando pubblichi la tua
storia, che sono curiosa di leggerla…^^ Baci
DreamGirl91:
Siamo in due ad odiare Lavanda/Lavacca… Alla fine avrà quel che si merita,
però. Siamo anche in due a sapere come si sente Hermione, te l’assicuro. E a
sapere quanto i maschi sono idioti. Come il tizio di cui sono cotta, che prima
ci ha provato con me a fine Luglio (dopo che io ero in agonia per lui da
Gennaio), ma che poi a Settembre mi dice che non si sente ancora pronto per avere
una ragazza… O pirla, mica ci dobbiamo sposare! Tra l’altro ho anche saputo
tramite delle fonti che non si sente alla mia altezza. Come te dico: ma che
discorsi sono?! Maschi… Ma poi non è finita qui… A Febbraio gli ho scritto una
lettera e, dopo che l’ha letta (tralascio il come, che mi viene il nervoso solo
a ripensarci), mi chiede: “Ma è vero quello che c’è scritto?!”. No, Guarda. Non
avevo niente da fare così mi sono messa a scrivere lettere d’amore,
inventandomi i contenuti… -_- Passando alla storia… Ti ringrazio per la
recensione e per i complimenti! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… A
morte Lavacca! Baci
Akane87:
Hai in mente un altro contrattempo?! Mmh… Beh, se lo leggi nel corso della
storia dimmelo… Almeno mi rendo conto se la storia è prevedibile o meno.^^
Riguardo i ‘pastrugnamenti’… Capisco che per te leggerli sia una grande
sofferenza, non sai che sforzo faccio io a scriverli… L Ma alla fine sarai
accontentata, tranquilla…^^ Baci
Hermionina:
Grazie della recensione e dei complimenti! Come avrai visto in questo chap,
anche Lavanda adesso si è comportata male… Altro che Ron… Come fa a non capire
nulla? È fatto così, che ci vuoi fare? Nulla… Sob. La spedizione punitiva ci
vuole, per il bene di Hermione. Riguardo al fatto di fare ingelosire Ron…
Vedrai nel prossimo capitolo… Non sarà Krum, ma bensì… Se vuoi davvero saperlo
leggi la risposta a Milly92…^^ Baci
Lunedì, Hermione si diresse a scuola felice, per la prima
volta dopo tanto tempo, con l’intenzione di parlare con Ron riguardo a ciò che
era successo sabato sera. La mattina dopo, infatti, non avevano avuto modo di
rimanere soli e quindi di poter tirar fuori l’argomento. Pensava che finalmente
avrebbero potuto chiarire tutto, rivelandosi ciò che provavano l’uno per
l’altra. Dopotutto se lui l’aveva baciata c’era un motivo, no?
Arrivò nel cortile della scuola,
dove lo vide con Harry e Ginny, in lontananza. Sorridendo in direzione del
rosso, che ricambiò il sorriso, si diresse così verso di loro. Le mancavano
soltanto un paio di metri quando vide una testa bionda sfrecciarle di fianco e
buttarsi tra le braccia di Ron.
- Ciao RonRon! – disse Lavanda,
prima di attaccarsi come una piovra alle sue labbra. Nel frattempo, Harry e
Ginny si erano sapientemente allontanati.
Hermione era furibonda. Vedere
quelle labbra, che solo una sera prima si erano posate sulle proprie, a
contatto con quelle di un’altra era insopportabile. Non poteva reggere quella
visione ancora a lungo, così si voltò. Come aveva potuto essere così stupida?
Come aveva potuto farsi illudere, di nuovo? Come aveva potuto lasciarsi baciare
da quel cretino? Dannazione, Ron avrebbe dovuto capire che gli voleva parlare,
vedendola arrivare così ben disposta verso di lui, al contrario di come faceva
da tre settimane a quella parte. E invece no, aveva lasciato che Lavanda gli si
buttasse fra le braccia, senza fare nulla per impedirlo.
“Cretino!” pensò, infuriata.
- Ciao, Hermione! – la salutò
Cormac McLaggen, un ragazzo del sesto anno.
- Ciao, Cormac… - gli rispose la
riccia, chiedendosi cosa diavolo volesse, dato che non si era mai rivolto a lei
in quel modo.
- Potrei parlare con te un
secondo? – le chiese, sfoderando un sorriso da playboy. Ad un cenno affermativo
della ragazza, proseguì: - Vai al ballo di fine anno, sabato?
“Ecco dove vuole arrivare…” pensò
Hermione reprimendo uno sbuffo. Voleva invitarla al ballo di fine anno, a cui lei
non sarebbe andata, non avendo più un accompagnatore e non volendo sorbirsi Ron
e Lavanda intenti a fare il ballo della piovra sulla pista da ballo. Stava già
per aprire bocca e dirgli di no, quando nella sua mente si formulò questo
pensiero: il rosso odiava McLaggen. A Settembre, infatti, erano stati
entrambi in concorrenza per il ruolo di portiere nella squadra di calcio, che
Ron si era aggiudicato per aver fatto una parata in più di Cormac, che però non
si era arreso alla sconfitta. Quando il rosso era rimasto a casa ammalato per
una settimana, lo aveva sostituito in una partita, alla fine della quale era
andato da Harry a chiedere di poter far parte della squadra a tempo pieno, dato
che, a parer suo, giocava molto meglio di Weasley. Inutile dire che il moro lo
aveva liquidato senza tanti complimenti. Ron, non appena era venuto a sapere di
questa cosa, era andato su tutte le furie e da allora aveva iniziato ad odiare
McLaggen.
Hermione sorrise malignamente fra
sé e sé: quale occasione migliore per fare ingelosire Ron, se non quella di
andare al ballo con Cormac? Così, senza alcuna esitazione, disse: - Sì, ci
vado. Ma non ho un accompagnatore…
- Eccolo qui! – disse il ragazzo,
indicando se stesso col pollice della mano destra.
- Bene! – disse la riccia, sforzandosi
di non scoppiare a ridere.
Ron era furioso. Come diavolo
aveva potuto Hermione accettare l’invito di McLaggen? Mentre lui era a due
metri di distanza, per lo più! Aveva assistito a tutta la scena, dato che si
era staccato da Lavanda con l’intenzione di parlarle e dirle che non era lei
quella con cui voleva stare. Il suo udito si era però aguzzato quando aveva
sentito Cormac salutare Hermione. Avrebbe preferito essere sordo piuttosto che
sentirla gradire le attenzione di quello…
“Maledizione!” pensò, mettendo il
broncio.
- RonRon, che c’è? – gli chiese
Lavanda, notando quel repentino cambio d’umore.
- Niente. – rispose il ragazzo,
prima di stringerla fra le braccia e baciarla, sperando ardentemente che
Hermione lo vedesse e si rodesse il fegato, anche se credeva la cosa difficile,
dato che ci aveva messo poco a consolarsi con un altro.
All’intervallo, Ginny stava
aspettando Hermione in bagno, come loro solito. La ragazza, non appena arrivò,
salutò l’amica, poi disse: - Ho deciso di seguire il tuo consiglio.
- Quale? – chiese la rossa.
- Quello di vedermi con altra
gente. Sabato vado al ballo con McLaggen. – spiegò la riccia, sorridendo
sadicamente.
- Ma lo fai per te stessa o per
fare ingelosire mio fratello? – chiese Ginny, con un sopracciglio alzato.
La risposta, per Hermione, era
ovviamente la seconda. Voleva semplicemente fare ingelosire Ron, non sapendo
che in parte vi era già riuscita. Ma non poteva dire all’amica la verità. Non
poteva dirle che sabato sera si erano baciati e aveva creduto che si sarebbe
sistemato tutto. Semplicemente non poteva dirle che aveva baciato il ragazzo di
un’altra. Non poteva nemmeno dirle che quella mattina voleva parlare seriamente
al rosso, prima che quell’oca la precedesse, poiché ciò implicava rivelarle di sabato.
Non poteva dirle che aveva accettato l’invito di McLaggen solo ed
esclusivamente per fare ingelosire Ron. Aveva paura di sentirsi giudicata, così
disse: - Un po’ per entrambe le cose, credo…
- Beh, allora magari Ron si darà
una svegliata vedendoti con un altro. – ipotizzò la rossa, pur sapendo che la
cosa si sarebbe probabilmente realizzata, dato che, conoscendo il fratello,
sarebbe esploso in uno dei suoi attacchi di gelosia, come quando aveva visto
Krum alla partita. Sperava soltanto che non andasse a finire come in
quell’occasione, ma che il rosso usasse il cervello e andasse da Hermione per
chiarire tutto.
Harry si trovava nel cortile di
Hogwarts, seduto su una panchina assieme ad un infuriato Ron, che se ne stava a
braccia incrociate, sbuffando di tanto in tanto. Si chiedeva come mai non fosse
con Lavanda. Quel giorno, stranamente, all’uscita dalla classe, l’aveva
seguito, borbottando un “Vengo con te”. Era dall’inizio delle lezioni che
l’aveva visto di così pessimo umore, ma non aveva osato indagare per paura di
essere mandato a quel paese. Voleva aspettare che fosse il rosso ad esporgli il
motivo di tanto disappunto. Vedendo però che non accennava al minimo segnale di
apertura, si prese coraggio e gli chiese: - Che c’è, Ron? Hai litigato con Lavanda?
- No. Sai, non essendoci tra noi
molto dialogo, è un po’ difficile che litighiamo. A meno che non le venga in
mente di fare qualche scenata come settimana scorsa. – rispose il ragazzo,
asciutto.
- Capisco. E allora che c’è? –
chiese il moro, deciso ad indagare fino in fondo alla faccenda.
- Hermione. – disse il rosso
telegraficamente.
- Hermione? Ti sei accorto di
quanto sei stato idiota mettendoti con Lavanda e adesso vuoi rimediare? –
chiese Harry, speranzoso.
- No! – sbottò Ron, furioso.
- E allora che c’è, diamine?
- Ha accettato di andare al ballo
con McLaggen! – scoppiò il rosso, lanciando un’occhiata omicida all’oggetto del
discorso, che gli era appena passato davanti, assieme ad i suoi amici.
Il moro alzò un sopracciglio,
dubbioso. Per l’ennesima volta non capiva l’amico. Insomma, che diritto aveva
di mostrarsi geloso a quel modo? Lui si era messo con Lavanda, spezzando il
cuore ad Hermione, che adesso giustamente aveva accettato l’invito di Cormac,
probabilmente perché era stufa di soffrire per Ron a quel modo. Appoggiava
pienamente la scelta dell’amica, così disse: - Ha fatto bene.
- Ha fatto bene?! – ripeté il
rosso, diventando paonazzo.
- Sì. Insomma, non può mica
aspettare in eterno che ti decida ad ammettere quello che provi per lei e a mollare
Lavanda. Quindi ha fatto bene ad accettare l’invito di McLaggen. – spiegò
Harry, in tutta calma.
Ron stava per ribattere
borbottando un “Sì, ma non dopo che l’ho baciata!”, quando si bloccò. Non
poteva certo dire all’amico ciò che era successo sabato sera, come minimo non
gli avrebbe rivolto più la parola. In primis perché Harry teneva ad Hermione
come ad una sorella e se fosse venuto a sapere che l’aveva baciata avrebbe
interpretato il gesto come un modo per farla soffrire ulteriormente, e in secundis
perché temeva di essere giudicato, dato che al momento del bacio aveva già una
ragazza. Così si limitò a sbuffare e a dire: - Ma perché tra tutti ci va
proprio con lui?
- E tu perché tra tutte ti sei
messo proprio con quell’oca isterica di Lavanda? – chiese il moro, esponendo
chiaramente un pensiero che aveva in comune con la riccia.
- Questo non centra! – ribatté
Ron, sbuffando e cercando di evitare il discorso.
- Sì, invece. Avanti, rispondi.
Il rosso sospirò, dopodiché prese
fiato e disse: - Perché era l’unica disponibile. Mi avevi appena detto che le
interessavo, così…
- Ecco. Non pensi che lo stesso
discorso valga per Hermione? Che abbia accettato la proposta di McLaggen
semplicemente perché era disponibile? – suggerì Harry, cercando di far ragionare
l’amico.
- Ma lei è Hermione! McLaggen non
è l’unico disponibile. L’hai vista, no? Sarebbe potuta andare al ballo con
chiunque, ci sarebbero dei ragazzi che farebbero carte false! – disse Ron, come
se la cosa fosse un dato di fatto.
- Questo lo pensi tu, però. E sai
perché? Perché sei innamorato cotto di lei. – gli disse l’amico, pazientemente.
- Perché hai così dannatamente
ragione? – disse il rosso, prendendosi la testa fra le mani.
La settimana trascorse
velocemente, e presto arrivò sabato, il fatidico giorno del ballo. Da quando si
era alzata, Hermione era stata pervasa da un’agitazione di cui non comprendeva
il motivo. Sentiva una morsa stringersi alla bocca dello stomaco. Perché era
così in subbuglio? Doveva andare al ballo con McLaggen, mica con Ron! Se quel
cretino non si fosse messo con Lavanda e di conseguenza fosse stato il suo
accompagnatore, avrebbe capito il perché di quell’agitazione che la stava
facendo impazzire.
Sospirò, sprofondando ancora di
più nella vasca in cui stava facendo il bagno, nel tentativo di alleviare
quella sensazione che non accennava a sparire. Solitamente, infatti, un bel
bagno caldo l’aiutava a rilassarsi. Ma non in quel caso.
Raccolse le gambe al petto e le
cinse con le braccia, notando così che la schiuma era ormai svanita, così si
portò al bordo opposto della vasca, dove vi erano appoggiati i bagnoschiuma e
gli shampoo. Stava per prendere quello che aveva già usato, quando notò una
cosa di cui prima non si era proprio accorta: tra i vari bagnoschiuma, ve ne
era uno, di sua madre, ‘all’aroma di lavanda’, come citava l’etichetta.
- Oca! Pure qui mi perseguiti! –
sibilò, uscendo dalla vasca e avvolgendosi in un asciugamano, dato che ormai
era troppo nervosa per provare di nuovo a raggiungere anche solo una parvenza
di relax. Avvolse i capelli in un altro asciugamano, dopodiché si diresse in
camera, dove si vestì. Mancavano ancora tre ore al ballo, per cui si mise un
semplice paio di jeans e una maglietta a maniche corte, poi si sedette sul
letto, lasciando che la sua mente vagasse libera nell’oceano dei suoi pensieri.
Chissà come sarebbe stato andare
al ballo con Ron… Se lo chiedeva da quella mattina. Se lo era chiesto non
appena lui l’aveva invitata e subito dopo che lui l’aveva baciata, quando
ancora sperava che tutto potesse tornare come prima. In quell’occasione sì che
si sarebbe spiegata tutta quell’agitazione. Sarebbe stata in fibrillazione
addirittura dal giorno prima, la notte non avrebbe chiuso occhio, avrebbe
contato le ore, i minuti e i secondi che mancavano al tanto sospirato evento… E
infine avrebbe sperato di trovare il coraggio per dire al ragazzo ciò che
provava per lui.
Ma la realtà era un’altra. In
quel momento la sua unica speranza era quella di non mettersi a piangere
davanti a tutti qualora avesse visto Lavanda e Ron ballare o fare di peggio.
Sospirò, mettendosi a fissare un punto indefinito del pavimento e continuando a
pensare al ragazzo. Era da lunedì che aveva iniziato anche lui ad evitarla.
Perfino gli incontri casuali erano fortemente diminuiti. E, qualora
capitassero, lui la guardava in cagnesco, specialmente se accanto a lei c’era
McLaggen, che, da quando aveva accettato la sua proposta, trascorreva più tempo
con lei, letteralmente braccandola ad ogni intervallo e pausa pranzo. Ad
Hermione la cosa inizialmente non dava fastidio, ma col passare dei giorni si
era accorta che il ragazzo non faceva altro che parlare di se stesso. Di quanto
era bravo a calcio, di quanto fosse più bravo di Ron come portiere, di cosa
avrebbe fatto durante l’estate… Insomma, ogni discorso ruotava principalmente
attorno a lui.
I pensieri della ragazza furono
interrotti dal campanello, che era appena suonato. Si diresse così ad aprire la
porta, già sapendo che si trattava di Ginny, dato che il giorno prima si erano
messe d’accordo. La rossa, infatti, armata di piastra e trucchi vari, sarebbe
dovuta andare a casa di Hermione, dove si sarebbero preparate per il ballo.
- Ciao, Ginny! – la salutò, dopo
averla fatta entrare.
- Ciao, Hermione! Vedo che hai
già lavato i capelli… Meglio, così facciamo più in fretta. – disse la ragazza,
notando che l’amica aveva i capelli avvolti in un asciugamano.
Ci vollero due ore buone prima
che Hermione e Ginny uscissero dal bagno, che era diventato la zona di lavoro
di quest’ultima non appena aveva messo piede in casa Granger. Fortunatamente,
prima di venire lì, lei si era già sistemata i capelli, che ora le ricadevano
in morbidi boccoli sulla schiena. Così si sarebbe dedicata solo all’amica.
Aveva portato ogni cosa che
avrebbe potuto essere utile: balsamo, lozione anti-crespo, crema lucidante,
crema fatta apposta per aiutare a districare i nodi… Di tutto. E la maggior
parte delle cose erano servite. Prima di pettinarle i capelli, infatti, dopo
essersi assicurata che Hermione avesse usato il balsamo, le mise la crema che
avrebbe facilitato lo scioglimento dei nodi, dopodiché glieli aveva spazzolati
delicatamente. Subito dopo aveva proceduto all’asciugatura dei capelli per
mezzo del phon. Ciocca per ciocca, glieli aveva asciugati, tirandoli con la spazzola
in modo che non diventassero ricci. Nel corso di questa fase aveva dovuto usare
parecchie volte la lozione anti-crespo.
- Non sarà mica questo quello che
tu intendi per ‘stirare i capelli’… Forse facevo meglio ad andare dalla
parrucchiera, come ho fatto al Ballo del Ceppo… - aveva detto Hermione,
guardandosi terrorizzata allo specchio non appena l’amica ebbe riposto il phon
nell’armadietto accanto al lavandino. Se era quello l’effetto… Evidentemente
Ginny doveva aver confuso il ballo di Halloween con quello di fine anno, dato
che sembrava che avesse appena messo le dita nella presa della corrente.
- Ma no, figurati! Certo che hai
una bella fiducia nelle mie capacità… – l’aveva tranquillizzata l’amica,
sfoderando la piastra e iniziando a stirarle pazientemente i capelli ciocca per
ciocca. E così, dopo una bella mezzora, aveva finito. Ma mancava ancora la fase
trucco, che richiese una ventina di minuti. Anche da questo lato la rossa era
stata previdente, truccandosi a casa.
- Bene! Ora abbiamo mezzora per
vestirci… - disse Ginny, non appena si fu chiusa la porta del bagno alle
spalle.
Un quarto d’ora dopo, Hermione si
guardò allo specchio, soddisfatta: indossava un vestito azzurro pastello con le
maniche corte a sbuffo che le arrivava fino alle ginocchia, ai piedi portava un
paio di ballerine bianche abbinate al sottile cerchietto che portava fra i
capelli e alla cintura del vestito. L’amica aveva fatto un ottimo lavoro sia
con l’acconciatura che col trucco: i capelli erano perfettamente lisci e le ricadevano
naturalmente sulle spalle, mentre gli occhi erano messi in risalto da un velo
di ombretto azzurro miscelato a quello bianco e da un po’ di mascara nero
applicato sulle ciglia. Sulle labbra, infine, la rossa le aveva messo un velo
di gloss trasparente.
- Wow, Ginny, sai fare miracoli…
- disse all’amica, sorridendo.
La ragazza le sorrise di rimando,
poi le chiese, titubante: - Io come sto?
- Benissimo… - le rispose l’amica
in tutta sincerità. Ginny, infatti, indossava un abito rosa dalle spalline
sottili, stretto in vita, da cui poi partiva la gonna ampia e lunga fino alle
caviglie. Ai piedi calzava un paio di scarpe dello stesso colore del vestito,
con un leggero tacco. Anch’ella aveva optato per un trucco leggero che
consisteva in un velo di ombretto, mascara e lucidalabbra.
- Allora possiamo andare. –
decretò la rossa dandosi un’ultima occhiata allo specchio, dopodiché le due
ragazze scesero in cucina, dove le aspettava il padre di Hermione per
accompagnarle al ballo.
Entrambe dovevano incontrare il proprio cavaliere davanti a
scuola, così scesero dalla macchina e si diressero all’entrata dell’edificio,
dove trovarono Harry.
- Sei bellissima… - disse
quest’ultimo non appena Ginny gli fu davanti, dopodiché non esitò a posarle le
mani sulle spalle e a baciarla, incurante del fatto che fosse presente anche
Hermione, la quale poco dopo si sentì toccare su una spalle e si girò,
trovandosi davanti McLaggen.
- Ciao, Cormac! – gli disse,
facendo un sorriso forzato.
- Ciao, Hermione! – le disse lui
di rimando, prendendola sotto braccio e conducendola all’interno dell’edificio
scolastico e quindi nella mensa, che era stata appositamente sgomberata,
addobbata ed allestita per l’evento. Il ballo era iniziato da pochi minuti, ma
vi era già un cospicuo numero di persone e nella stanza risuonava già della
musica, sulle cui note alcune coppie stavano danzando.
Dopo una rapida occhiata ai
presenti, la ragazza fu grata di non vedere Ron e Lavanda fra essi.
Fortunatamente non erano ancora arrivati. O, peggio ancora, si erano già
stufati del ballo ed erano andati a pomiciare in qualche classe vuota…
“No! Non ci devo pensare,
diamine! Almeno non stasera…” si disse mentalmente, nel tentativo di impedire
alla propria mente di immaginare i due ragazzi intenti in uno dei loro sbaciucchiamenti.
- Ti va di ballare? – le chiese
Cormac, interrompendo quel flusso di pensieri.
- S-sì… - rispose la ragazza.
Ron si trovava davanti
all’entrata della scuola, ad aspettare Lavanda, che era leggermente in ritardo.
Non appena era arrivato aveva
notato che Hermione stava entrando a scuola sottobraccio con McLaggen, e aveva
stretto i pugni, riducendo gli occhi a due fessure e desiderando ardentemente
di essere al posto del ragazzo.
“E avrei potuto esserlo…” aveva
pensato amaramente, voltandosi verso il cancello per vedere se Lavanda stesse
arrivando. Non vedendola si era così messo in attesa, non potendo fare a meno
di pensare come sarebbe andata se in sua compagnia ci fosse stata Hermione.
Tirò un calcio ad un sassolino
che si trovava ai suoi piedi, mandandolo più in là di qualche metro.
“Ma quando diavolo ci mette ad
arrivare?!” pensò, guardando per l’ennesima volta l’orologio e notando che il
ritardo della bionda ammontava a un quarto d’ora. Si voltò verso l’entrata, e
gli parve di udire della musica proveniente dall’interno. Immediatamente nella
sua testa si formò l’immagine di Hermione che ballava un lento, abbracciata a
McLaggen. Strinse di nuovo i pugni.
E se poi, addirittura…? No, non
riusciva nemmeno a pensarci, era un’idea davvero inconcepibile. Hermione non
poteva certo lasciarsi baciare da McLaggen, proprio no! Al solo accenno di quel
pensiero, Ron impazziva.
- Ciao, scusa per il ritardo! –
gli disse Lavanda, appena arrivata, correndogli incontro e rischiando di
inciampare, dato che ai piedi portava delle scarpe dal tacco alto che non la
facevano certo camminare facilmente.
- Oh, non ti preoccupare… - le
disse Ron, riscotendosi dai propri pensieri e porgendole il braccio, a cui la
ragazza si attaccò senza la minima esitazione, schioccando poi al ragazzo un
bacio sulla guancia.
Non appena entrarono in mensa,
notarono che vi era presente già molta gente, molta della quale era intenta a
ballare. Ron scorse subito Hermione e McLaggen tra la folla e s’irrigidì.
Pensare alla scena era un conto, vederla davanti ai propri occhi era un altro.
Si sentì ribollire di gelosia ancora più di prima e dovette fare uno sforzo
enorme per distogliere lo sguardo.
- Non m’inviti a ballare? – gli
chiese poi Lavanda, facendogli un sorriso incoraggiante.
- Oh, certo… - le rispose il
ragazzo, passandole un braccio attorno alla vita e conducendola verso la pista
da ballo, dove la ragazza gli allacciò le braccia al collo.
Per quanto si sforzasse, proprio
non riusciva a non pensare che a qualche metro di distanza Hermione stesse
danzando con un ragazzo che non fosse lui. E pensare che se non fosse stato
così stupido, in quel momento avrebbe potuto ballare con lei e non con Lavanda…
Un’idea gli balenò alla mente:
poteva ancora cambiare tutto. Poteva prendere coraggio e dire alla ragazza che
gli stava di fronte che avrebbe voluto essere venuto al ballo con Hermione,
come prevedevano i suoi piani iniziali. Poteva dirle che era stato un
grandissimo stupido ad agire d’impulso, mettendosi con lei solo per ripicca. Ma
sapeva già che non avrebbe trovato le parole giuste. Avrebbe semplicemente
voluto smettere di ballare, andare verso Hermione e toglierla dalla stretta di
McLaggen, baciandola davanti a tutti e chiedendole scusa per tutto quello che
le aveva fatto. Ma sapeva che non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
Partì un lento, e Lavanda si
strinse di più a lui dicendo: - Oh, adoro questa canzone, RonRon!
Il ragazzo fece un sorriso
forzato e le si avvicinò ancora di più, permettendole così di appoggiare la
testa sulla propria spalla.
Poco dopo, facendo vagare lo
sguardo per la stanza, Ron notò che Hermione e McLaggen si trovavano ad un
metro circa di distanza da lui e Lavanda. Inevitabilmente di mise a fissarli.
Fu con rabbia che, qualche secondo dopo, vide che lui stava avvicinandosi al
viso della ragazza, chiaramente per baciarla. Si sentì il sangue ribollire
nelle vene e, con altrettanta, rabbia, si staccò da Lavanda quel tanto che
bastava per permettergli di baciarla.
Beh, che ve ne pare?
Scusate il ritardo, ma subito
dopo Natale sono partita, sono tornata all’ultimo dell’anno e mi sono messa
subito al lavoro, ma il capitolo è stato faticoso da scrivere, soprattutto le
scene finali… Spero che vi sia piaciuto… Commentate, mi raccomando!
Ringraziamenti:
Ginny
Lily Potter: Grazie mille della recensione e dei complimenti! Non sarei
tanto sicura che Ron abbia compreso… Hai visto all’inizio del capitolo, no? E
anche alla fine… Quel ragazzo è troppo stupido… Ma nel prossimo capitolo… Beh,
vedrai… ^^ E’ anche il capitolo in cui cercherò di trovare uno spazio per Harry
e Ginny… Baci
Ninny:
Eh già… Si è scoperto in questo capitolo quello che Hermione ha deciso di fare…
“Occhio per occhio, dente per dente”, dicevano gli antichi. E avevano ragione…
Grazie per la recensione! Baci
Milly92:
Meno male, sono salva… Per ora! XD Comunque hai immaginato bene… Ron ha
continuato a fare il cretino… Ma nel prossimo capitolo saprà riscattarsi… Eheh…
Come vedi, la situazione è lasciata in sospeso, adesso… Ed Hermione è riuscita
a smuovere qualche cosa in Ron… Che però è scemo, come si vede benissimo dalla
fine… Comunque il bello verrà nel prossimo capitolo… In questo lo si accenna e
basta… Ti ringrazio della recensione e dei complimenti! Baci
PazzaWendy:
E mi sa che in questo ti sia passato di nuovo ad “estremo cretino”… XD Però è
tenero lo stesso… Lo vorrei anche io un Ron per me… Io direi di clonarlo, così
sia io che te siamo accontentate… Grazie per la recensione! Baci
Magicgirl:
Grazie della recensione e dei complimenti! Non ho aggiornato presto, lo so, ma
spero che questo capitolo ti piaccia comunque… Baci
Cressida:
Grazie della recensione e dei complimenti! Come vedi, Hermione si è presa la
sua piccola vendetta in questo capitolo, andando al ballo con McLaggen… E, se
ancora non si fosse capito, siamo in due ad odiare Lavacca/Lavanda. Il comitato
con te lo fondo volentieri… (Risata malefica di sottofondo). Spero che questo
capitolo ti sia piaciuto… Baci
Debby:
Wow, grazie mille dei complimenti e della recensione! Mi dispiace non aver
aggiornato prima di Natale, però… Vabeh, di sorprese in questo chap mi pare che
ce ne siano… Ma nel prossimo ce ne saranno ancora di più te lo assicuro… J
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci
Akane87:
Era questo il contrattempo che ti aspettavi? XD Grazie per la spiegazione di
quello che pensi, mi fa piacere… ^^ Spero che questo capitolo ti sia piaciuto,
nonostante magari ti fossi già immaginata il contrattempo… E sai, certe volte
anche io mi immagino le cose prima che succedano e quindi se ci azzecco me le
rovino… Per cui ti capisco! J Baci
DreamGirl91:
Se vuoi far parte del comitato anti-Lavacca sei la benvenuta! E hai ragione,
persone così purtroppo esistono davvero… Ne conosco una, guarda… E non è bello…
E concordo con te nel dire che i maschi la stupidità ce l’hanno nel DNA
(altrimenti conosciuto come acido desossiribonucleico… Non farci caso, sono i
deliri di una persona a cui manca studiare biologia… Che quest’anno è stata
malignamente soppiantata da chimica, di cui non capisco un mazza…) Ma che ci
possiamo fare? Nulla, purtroppo… Grazie della recensione e dei complimenti,
spero che il chap ti sia piaciuto… Baci
Hermionina:
Ti ringrazio dei complimenti e della recensione! Eh già, i guai non sono
finiti, come dici tu… Ne vedremo ancora delle belle, soprattutto nel prossimo
capitolo… Spero che questo ti sia piaciuto! Baci
Emgi:
Per adesso non si frequenteranno di nascosto… Ma più avanti sì… Però non dico
altro… XD Comunque scusa se non ho aggiornato prima, ma i motivi li vedi
scritti sopra…^^ Riguardo all’uccisione di Lavacca… Non è male la tua idea! XD
Ma purtroppo mi serve ancora per la trama della storia… Per cui se muore lei
poi non so più come andare avanti…^^ Grazie della recensione… Baci
Joannadellepraterie:
Wow, ti ringrazio delle recensioni e dei complimenti…^^ Non c’era bisogno che
me ne lasciassi una per capitolo… Ne bastava una all’ultimo… Ma grazie! Grazie
degli auguri, che ricambio, anche se in ritardo… Eh beh… In questo capitolo le
cose non si sono sistemate, come vedi… Spero che ti sia piaciuto! Baci
Io:
Grazie della recensione e dei complimenti! Spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto… Baci
MaKiCo:
Wow, vedo che questa storia sta scatenando degli istinti omicidi verso Lavacca…
Anche il tuo modo di farla morire è carino… Muahahahaha! Grazie della
recensione! Baci
Patience90:
Grazie della recensione e dei complimenti! Spero che ti sia piaciuto anche
questo capitolo! Baci
Scusate tanto l’enorme ritardo nell’aggiornare, ma ultimamente sono
stata impegnatissima per via della scuola… Da quando sono
Scusate tanto l’enorme ritardo nell’aggiornare, ma
ultimamente sono stata impegnatissima per via della scuola… Da quando sono
rientrata dalle vacanze di Natale, sono stata sommersa da verifiche e
interrogazioni, e ho passato i pomeriggi a studiare, praticamente. In più è
iniziato anche il corso del First Certificate al mercoledì, giorno che di
solito dedicavo pienamente alla scrittura… Quindi ultimamente non ho poi così
tanto tempo… Scusate ancora del ritardo! Spero di farmi perdonare con questo
capitolo… Buona lettura!
13. SULLE NOTE DI UN LENTO
- Cosa diavolo stai facendo,
Cormac? – chiese Hermione, notando che il ragazzo si stava avvicinando sempre
più al suo viso.
- Ti sto per baciare… - rispose
lui, non accennando ad indietreggiare e stringendo la presa sui fianchi di lei.
- E se io non volessi? – gli
disse la ragazza, tirandosi indietro man mano che lui siavvicinava.
- Oh, sì che lo vuoi… - le disse
lui con voce suadente, a pochi centimetri dalle sue labbra. Fece per annullare
quella poca distanza in un colpo solo, quando si trovò stampate in faccia le
cinque dita di Hermione, che subito dopo si allontanò, non senza avergli urlato
un paio di insulti.
Sbuffando, la ragazza uscì dalla
mensa, diretta ai bagni. Prima di uscire dalla stanza, però, si voltò verso le
coppie danzanti, nel tentativo di individuare Harry e Ginny e di fare un cenno
all’amica di accompagnarla per poterle raccontare ciò che le era appena
successo. Non la trovò, però. Scorse una testa rossa, certo, ma non era quella
dell’amica. Era quella di Ron, che stava tranquillamente pomiciando con
Lavanda, tanto per cambiare.
“Questo è troppo!” pensò Hermione
furibonda, dirigendosi a passo spedito ai bagni, con le lacrime agli occhi.
Ron, ovviamente, non aveva
assistito alla scena che si era appena svolta tra McLaggen ed Hermione, dato
che era impegnato in ben altre attività. Non aveva visto che la ragazza gli
aveva tirato uno schiaffo, mollandolo in mezzo alla pista da ballo. Non aveva
quindi potuto esultare a quel fatto. Se l’avesse visto avrebbe rincorso
Hermione semplicemente per stringerle la mano e dirle che aveva fatto bene a
trattare così un tale imbecille, dato che era proprio quello che un tipo del
genere si meritava.
In quel momento stava baciando
Lavanda, con l’unico desiderio di eliminare dalla mente l’immagine insistente
di McLaggen che avvicinava il proprio viso a quello di Hermione. Stava cercando
di non pensarci, con ogni forza del suo essere.
Era un sensazione del genere che
la ragazza provava nel vederlo tra le braccia della bionda, forse? Era per quel
motivo che lo evitava? Beh, sì, glielo aveva chiaramente detto una settimana
prima. Stava iniziando a capire come ci si potesse sentire in una situazione
del genere. Se lei si fosse messa con un ragazzo, avrebbe iniziato ad evitarla,
almeno per i primi tempi, finché la gelosia non sarebbe sbollita e il vederla
tra le braccia di un altro sarebbe diventato per lo meno un po’ sopportabile.
Stava iniziando a capire che
razza di inferno avesse fatto passare ad Hermione nelle ultime settimane. E
stava iniziando a sentirsi uno schifo, a farsi divorare dal senso di colpa per
aver fatto soffrire la persona a cui teneva di più al mondo.
Hermione sbatté la porta del
gabinetto dietro di sé, chiudendosi dentro a chiave e dando sfogo a tutte le
sue lacrime. Perché aveva comunque voluto andare a quel dannatissimo ballo? Il
fatto che Ron si fosse messo con Lavanda e avesse quindi precluso la
possibilità di poter andare al ballo con lei era stato un chiarissimo segno del
destino, che l’aveva avvertita di non presentarsi all’evento. Ma lei aveva
voluto fare di testa sua decidendo di andarci comunque, accettando così
l’invito di quell’idiota. Come diavolo si era permesso di provare a baciarla?
Non era quello, però, il motivo
per cui stava piangendo, lo sapeva bene. Era dopo aver visto Ron e Lavanda che
la voglia di piangere era esplosa in lei. Vederli lì, in pista, teneramente
abbracciati, che si baciavano era stato davvero troppo per lei. Le era sembrata
una scena romantica, quasi da film. E Ron la stava vivendo con un’altra
ragazza, non con lei. Quindi aveva subito pensato che il ragazzo stava
benissimo anche senza di lei e che non sarebbe mai stata in grado di renderlo
felice come stava facendo Lavanda.
Non sarebbe mai stata alla sua
altezza.
Era da quasi un’ora che Lavanda e
Ron stavano ballando, e i piedi di quest’ultimo iniziavano a risentirne, così
disse: - Che ne dici se andiamo a bere qualcosa?
- Certo! – rispose la ragazza,
sorridente, mentre mano nella mano si dirigevano al tavolo delle vivande.
- Già che ci sono vado un attimo
in bagno, ti spiace? – le chiese poi, avvertendo il bisogno di fare pipì.
- No, figurati… Vai pure, ti
aspetto.
Così Ron uscì dalla mensa,
diretto ai bagni maschili. Non appena, poco dopo, uscì da essi, notò che la
porta dei bagni femminili era aperta e che Hermione era davanti allo specchio.
Ora che ci pensava, in effetti, era da un po’ che non la vedeva più a ballare,
ma aveva pensato che lei e McLaggen fossero usciti per trovare un luogo dove
appartarsi, dato che anche lui era magicamente sparito.
Si avvicinò alla soglia, e vide
che la ragazza aveva appena finito di sciacquarsi il viso e che stava tentando
di far andare via del mascara che le era colato sotto gli occhi, probabilmente
dopo un pianto dovuto a chissà quale motivo. Ron, però, non immaginò
minimamente che quel motivo fosse proprio lui, così varcò la soglia, si diresse
verso di lei e le disse, facendosi sopraffare dalla gelosia che aveva provato
fino a quel momento: - Che hai? Piangi perché McLaggen è dovuto andare via
prima lasciandoti qui da sola?
Hermione fu sorpresa di trovarsi
davanti il ragazzo, ma le parole che erano scaturite dalla sua bocca la
meravigliarono ancora di più. Come si permetteva di dire una cosa simile? Non
aveva visto lo schiaffo che gli aveva mollato nel bel mezzo della pista?
Evidentemente no, doveva essere stato troppo impegnato a pomiciare con Lavanda
per farlo.
- E tu che ci fai qui? Se non lo
avessi notato è il bagno delle ragazze… Oppure tu e Lavanda vi siete dati
appuntamento qui per pomiciare? – rispose, tagliente.
- No. Ero semplicemente venuto in
bagno e stavo giusto tornando da lei, quando ti ho vista qui. – le spiegò Ron,
incrociando le braccia.
- E perché ti sei fermato? Ti sei
scoperto improvvisamente un pervertito? Va’ pure, la tua dolce metà ti starà
aspettando. – ribatté lei incrociando le braccia a sua volta.
- Non me ne vado finché non mi
dici cosa ti ha fatto quel brutto cretino, per ridurti in questo stato. – disse
il ragazzo, in tono asciutto. Era la verità. Quando l’aveva vista, il suo
istinto protettivo nei suoi confronti era prevalso, misto alla gelosia, che
l’aveva portato a fare quella stupida battuta. Sapeva che Hermione non avrebbe
mai pianto per un motivo del genere, ma per qualcosa di più serio. Ed evidentemente
McLaggen doveva averla combinata grossa, per ridurre la ragazza a quel modo. Se
si fosse imbattuto in lui, Ron gli avrebbe sicuramente spaccato la faccia.
- McLaggen non c’entra niente!
Sei tu il mio problema! – esplose Hermione, scoppiando nuovamente a
piangere.
- Io?! – chiese il ragazzo,
perplesso, dopodiché aggiunse: - Non sono mica io quello che un’ora fa ti ha
baciata e che poco fa ha fatto qualcosa per farti piangere a questo modo!
Non appena ebbe pronunciato
quelle parole, però, si accorse che potevano adattarsi anche a se stesso.
- Mettiamo in chiaro una cosa:
McLaggen non mi ha baciata. Gli ho tirato uno schiaffo prima che potesse
farlo, ma tu eri troppo impegnato a pastrugnarti Lavanda, evidentemente. E
comunque hai torto. Sei tu quello che una settimana fa mi ha baciata e che ha
fatto qualcosa per farmi piangere a questo modo! – gli spiegò Hermione, tra un
singhiozzo e l’altro.
- E cosa, di grazia? – chiese
Ron, non capendo perché la colpa fosse sua.
- Hai pure il coraggio di
chiedermelo?! Mi baci, mi illudi… E lunedì, quando stavo venendo da te per
parlarti, ti lasci tranquillamente sbaciucchiare da Lavanda! – gli disse la
ragazza puntandogli contro il dito con fare accusatorio.
- Appunto! È stata lei a saltarmi
addosso! – si giustificò il ragazzo, dicendo quella frase come se fosse una
cosa ovvia.
- Beh, non è mica colpa mia se la
tua ragazza è una piovra umana! – sbottò Hermione, fulminandolo con lo sguardo.
Credeva che quella fosse una giustificazione plausibile? Ok, lei gli era anche
saltata addosso, come diceva lui, ma non le sembrava che fosse poi stato così
contrario…
Ron la fulminò con lo sguardo,
poi le disse: - per tua informazione, mi sono staccato quasi subito da lei.
Volevo dirle tutto, stavo per lasciarla. E poi ti vedo lì a civettare con
McLaggen!
- Io non stavo civettando con
McLaggen! – si difese la ragazza.
- Sì, invece! “Non ho un
accompagnatore…” – la imitò il ragazzo, con voce stridula, poi aggiunse: - Se
questo non è civettare dimmi tu cos’è!
- E cos’avrei dovuto fare, scusa?
Avevo l’occasione lì su un piatto d’argento, non potevo mica rifiutarla!
- Che diavolo di occasione? –
chiese il rosso con un sopracciglio alzato.
- Ma allora sei proprio cretino,
eh? Volevo farti ingelosire, dannazione! Volevo provocare in te una reazione!
Volevo farti provare anche solo un minimo quello che sto provando io da quando
ti sei messo con quell’oca, ammesso che di me ti importi qualcosa a tal punto!
Possibile che non lo capisci? – gli disse la mora, ormai fuori controllo. Non
aveva nulla da perdere, per cui tanto valeva rivelargli tutto.
- Ora sì che lo capisco… - disse
Ron, con voce quasi impercettibile, mettendosi a fissare la punta delle proprie
scarpe. Che stupido era stato a credere che Hermione fosse andata al ballo con
McLaggen semplicemente perché le andava di farlo. L’aveva fatto per lui, per
vendicarsi anche solo un minimo. E ci era perfettamente riuscita.
La ragazza non poté fare a meno
di fare un piccolo sorriso, nel sentire quella frase provenire dalle labbra del
ragazzo: era riuscita nel suo intento, gli aveva dato una bella svegliata, come
le aveva predetto Ginny. Ma non si sentiva soddisfatta. A dire la verità,
quella frase non le faceva né caldo né freddo. Stava per aprire bocca e dire
qualcosa a Ron, quando sentì dei passi e delle risatine femminili provenire dal
corridoio.
- Arriva qualcuno, nasconditi
prima che ti vedano! – lo avvertì la ragazza. Il rosso sbiancò: farsi trovare
nei bagni femminili per farsi poi dare del pervertito non era certo uno dei
suoi più grandi desideri. Così si chiuse in un gabinetto, trascinando Hermione
con sé.
- Idiota! Avevo detto
“Nasconditi”, non “Nascondiamoci”! – gli disse poi a bassa voce. Il ragazzo le
fece segno di stare zitta, non voleva farsi scoprire.
- Ma dove è sparito il tuo accompagnatore?
– chiese una voce, che Hermione riconobbe come quella di Calì Patil. E, andando
a logica, la persona a cui aveva rivolto la domanda doveva essere…
- Lavanda! – disse Ron in un
sussurro, diventando bianco come un lenzuolo. Non poteva assolutamente
rischiare di farsi trovare in un gabinetto assieme alla mora, chissà poi cosa
avrebbe pensato, quella pazza isterica! Ricordava benissimo la scenata della
mensa, e non voleva assolutamente averne il bis.
- Oh, aveva detto che sarebbe
andato in bagno. Magari non sta bene. – rispose Lavanda all’amica, confermando
così ì sospetti dei due ragazzi.
- Beh, il bagno dei ragazzi è qui
di fianco… Al massimo puoi andare lì a dare un’occhiata, no? – propose Calì.
Ron sgranò gli occhi: come si
permetteva di dare consigli del genere? No, Lavanda non poteva assolutamente
entrare nel bagno dei maschi! Sì, lui era l’ultimo che poteva parlare riguardo
a questioni del genere, trovandosi nei bagni femminili, ma la ragazza non
poteva e basta. Non l’avrebbe trovato, avrebbe iniziato a cercarlo in lungo e
in largo e quando l’avrebbe trovato avrebbe iniziato a tempestarlo di domande.
E magari avrebbe pure sospettato qualcosa…
- Ma sei impazzita?! Io non entro
là dentro! Mi prenderebbero per una maniaca pervertita… – ribatté Lavanda, con
voce stridula. Il rosso tirò un sospirò di sollievo, ed Hermione dovette fare
di tutto per non scoppiare a ridere: in quegli ultimi istanti aveva visto
passare sul viso del ragazzo una vasta gamma di sentimenti umani, la maggior
parte dei quali erano da lui espressi tramite smorfie buffissime.
- Come vuoi… Ma secondo me non è
in bagno. Forse è con la Granger… - ipotizzò Calì, lasciando apposta l’ultima
frase in sospeso. Stavolta fu Hermione a sbiancare e a sgranare gli occhi.
Quella ragazza aveva forse doti da veggente?
- Ma cosa dici? Lei è venuta al
ballo con McLaggen… E sei hai notato sono spariti tutti e due, finiti chissà
dove… Ha dimenticato RonRon in fretta, grazie al cielo… - disse Lavanda,
facendo arrossire la mora fino alla punta dei capelli.
- Meglio per te, no?
- Sì, molto meglio… - disse la
bionda facendo una risatina, dopodiché Ron ed Hermione sentirono dei passi che
si stavano allontanando, per cui dedussero che Lavanda e Calì erano uscite dal
bagno. Tirando un sospiro di sollievo, quindi, aprirono la porta ed uscirono.
- Hermione… - disse Ron, vedendo
che la ragazza stava per andarsene. Voleva parlare, quello che Lavanda aveva
detto poco prima gli aveva fatto sorgere dei dubbi.
- Sì? – rispose la ragazza,
voltandosi verso di lui.
- E’ vero quello che… - iniziò il
ragazzo, ma fu subito interrotto dalla mora, che gli disse: - Aspetta! Se mi
devi parlare è meglio che andiamo in un aula vuota, prima che arrivi qualcun
altro e ti trovi qui, nel bagno delle ragazze.
Il rosso fece un cenno affermativo:
dopotutto la ragazza aveva ragione. Così uscirono dai bagni e si misero alla
ricerca di un aula vuota, che trovarono dopo ben cinque tentativi, dato che le
aule erano occupate per lo più da coppiette che evidentemente si erano stufate
in fretta del ballo e avevano deciso di andare in un posto più appartato.
- Cosa devi dirmi? – chiese
Hermione, non appena furono entrati in un aula. Proprio non riusciva ad
immaginarsi cosa diavolo Ron avesse ancora da dirle, forse non le aveva fatto
abbastanza del male con le parole di prima?
- E’… Insomma, è vero quello che
ha detto Lavanda? – chiese il ragazzo, arrossendo fino alla punta delle
orecchie. Mentre stavano cercando l’aula in cui rifugiarsi, si era ripetuto
quella frase nella mente talmente tante volte, che gli era subito riuscito
naturale dirla alla ragazza.
- Ovvero? – chiese quest’ultima,
ripensando alla conversazione che avevano origliato in bagno e cercando di
capire a cosa il ragazzo si riferisse.
- Che mi hai già dimenticato… Con
McLaggen… - bisbigliò lui, tanto che la ragazza non fu sicura di aver sentito
bene. Anche se fosse stato, cosa avrebbe dovuto mai importarne a lui? Aveva la
sua Lavanda… E quindi che dirgli? La verità? Beh, era l’opzione più probabile…
D’altronde non aveva più nulla da perdere, e quella sera si era già esposta
abbastanza che la situazione, se gli avesse detto altro, non sarebbe cambiata
molto.
- No… - rispose lei in un
sussurro, sentendo che le lacrime rischiavano nuovamente di sopraffarla.
- Grazie al cielo… - esultò Ron,
esprimendo tutto il suo sollievo. Allora ad Hermione non importava proprio
nulla di quel bell’imbusto!
- Cosa te ne importa, ora che hai
Lavanda? – chiese la ragazza, asciugandosi nervosamente col palmo delle mani le
lacrime che avevano ricominciato a scorrerle liberamente sulle guance. Perché
diavolo il ragazzo aveva esultato in quel modo? Sì, prima in bagno le aveva
chiaramente dimostrato che era geloso, ma lei aveva pensato si trattasse solo
di pura gelosia, e non di altro.
- Me ne importa eccome, invece! Io…
Io non so cosa avrei fatto se ti fossi messa con quel coso! O se stasera lo
avessi baciato! Ecco perché ho baciato Lavanda, prima: non volevo vedere una
scena del genere, ben sapendo la reazione che avrei avuto. – sbottò il rosso.
- E le altre volte che l’hai
baciata, invece? – chiese Hermione, sarcastica, e subito dopo si morse la
lingua. A sentire quella frase, infatti, Ron si rabbuiò, poi le si avvicinò e
disse, a testa bassa: - Io… Sono un cretino, Hermione.
- Adesso te ne accorgi?! – gli
disse la ragazza, costringendolo a guardarla negli occhi.
- A quanto pare… - rispose lui,
con un mezzo sorriso, che la ragazza tentò di ricambiare, ma che non riuscì,
poiché nuove lacrime si aggiunsero a quelle che già stava piangendo. Si
aggrappò così alla giacca dello smoking di Ron, dando sfogo al suo pianto, che
esprimeva un misto fra rabbia, liberazione, dolore e sollievo. Il ragazzo, non
appena la vide appoggiarsi al suo petto, la strinse fra le braccia e la fece
sfogare, accarezzandole la schiena nel tentativo di calmarla e infonderla un
po’ di conforto.
Sospirò, dopotutto se era ridotta
in quello stato la colpa era tutta sua. Era lui la causa di tutto quel dolore.
Consolarla era il minimo che potesse fare.
Nel giro di qualche minuto, fra
le braccia di Ron, Hermione si calmò. Allentò un po’ la stretta in modo da
poterlo guardare in faccia, stava per aprire bocca per dirgli che aveva deciso
di andarsene a casa, quando dalla mensa giunsero le note di un lento e il
ragazzo le chiese, armato di un coraggio che mai avrebbe creduto di avere: -
Vuoi ballare?
La ragazza gli rivolse uno
sguardo interrogativo, così lui le disse: - Beh… Non era così che me l’ero
immaginato, però…
Hermione non poté fare a meno di
sorridere. Anche lei non se l’era immaginato esattamente così il loro primo
ballo insieme, ma era pur sempre meglio di niente. E poi avrebbe notevolmente
contribuito a migliorare quella pessima serata.
- Sì… - gli disse, arrossendo,
mentre lui le cingeva la vita con le braccia e lei gli appoggiava le mani sul
petto, dato che non riusciva ad allacciargliele al collo, per via della loro
cospicua differenza d’altezza. E così iniziarono a ballare, guardandosi negli
occhi, accompagnati dalle note di quella musica che giungeva a loro lontana,
quasi appartenesse ad un altro mondo, rendendo l’atmosfera ancora più magica.
Sulle note dello stesso un lento,
Harry e Ginny stavano ballando, o meglio, dondolandosi, dato che il ragazzo non
era un asso del ballo e le pestava i piedi ad ogni passo. Durante la serata,
infatti, non avevano ballato granché appunto per questo motivo, ma alla ragazza
non importava affatto. Le bastava essere lì con lui, in sua compagnia. Era da
anni che aveva desiderato quel momento, e adesso che era arrivato era
felicissima. Aveva atteso talmente tanto che il ragazzo si accorgesse di lei,
che non la vedesse più come la sorellina minore di Ron, che ormai aveva quasi
perso le speranze. Ma poi, qualche mese prima, era cambiato tutto. Si erano
finalmente messi insieme.
Sarebbe rimasta a guardarlo nei
suoi bellissimi occhi verdi per sempre, abbracciata a lui, con quella dolce
canzone di sottofondo. Sorrise tra sé e sé a quel pensiero.
- Che hai? Ballo così male da
farti ridere? – le chiese Harry, scherzoso, ma non troppo. Temeva che Ginny si
fosse annoiata, nel corso di quella serata. D’altronde non avevano ballato
granché, proprio perché lui non ne era capace, erano rimasti semplicemente ad
osservare le coppie che ballavano, scambiandosi qualche commento e facendo
quattro chiacchiere. A lui andava benissimo anche così, ma temeva che la
ragazza non fosse della sua stessa idea.
- No, no… Tranquillo. Tu vai bene
così come balli… Stavo solo pensando, tutto qui… - rispose poi Ginny.
- E a cosa pensavi? – indagò il
ragazzo, curioso.
- A niente di importante… -
rispose la ragazza, arrossendo ed abbassando lo sguardo.
- Sicura che non sia una cosa
importante?
- Oh, va bene… Stavo solo
pensando che fino a qualche mese fa non avrei mai creduto che tutto questo
potesse accadere, ecco… Per me tu sei sempre stato l’irraggiungibile migliore
amico di mio fratello, per quanto lo desiderassi, non avrei mai pensato che il
mio sogno si sarebbe realizzato… - ammise la ragazza, con voce flebile.
Harry non poté fare a meno di
sorridere: era la prima volta che Ginny si rivelava a lui a quel modo.
- Sinceramente nemmeno io credevo
tutto questo possibile, fino a qualche mese fa… - le disse poi, stringendola a
sé. La ragazza, sorridendo, si abbandonò a quella stretta, appoggiando il
proprio capo sul petto del ragazzo.
- Beh… Allora godiamoci il
momento… - disse la rossa, sorridendo, dopodiché avvicinò pian piano il proprio
viso a quello di Harry, in modo da poterlo baciare.
Hermione si sentiva davvero al
sicuro, stretta tra le braccia di Ron. Con la testa appoggiata sul suo petto,
poteva udire il suo cuore battere velocemente quanto il proprio, se non di più.
Era davvero felice della piega che la serata aveva preso. Tutto ad un tratto,
però, le venne un dubbio.
- Ron?
- Sì?
- Non pensi che magari Lavanda si
stia iniziando a chiedere dove diavolo ti sia cacciato? – gli chiese, alzando
la testa in modo da poterlo guardare negli occhi.
- Dannazione, hai ragione! –
esclamò il ragazzo, liberando subito Hermione dalla propria stretta,
malvolentieri. Si era completamente dimenticato di Lavanda, dopo che era uscita
dal bagno. Si diresse così verso la porta dell’aula, fermandosi all’uscio
dicendo: - Tu aspettami fuori al cancello… Dico a Lavanda che sono stato poco
bene e che preferisco tornare a casa, poi ti raggiungo…
La ragazza annuì, così, dopo che
il rosso fu uscito dall’aula lo imitò, uscendo dall’edificio scolastico e
mettendosi in attesa, davanti al cancello. Per ingannare il tempo, si guardò in
giro e notò che il parco pullulava di coppiette felici. Sorrise amaramente,
mentre una domanda le sorgeva spontanea: che cos’erano, adesso, lei e Ron?
E con questa domanda concludo il
capitolo, che spero vi sia piaciuto… Si accettano scommesse… Che ve ne pare?
Commentate, mi raccomando…
Ringraziamenti:
Debby12:
Mi sa che sei rimasta in astinenza anche adesso… Scusa! Spero che la mia
incolumità si sia salvata ancora, con questo capitolo… Vabeh… Ti ringrazio per la recensione eper i complimenti, ma soprattutto per avermi aggiunto ai tuoi
preferiti! Grazie mille! Baci
Milly92: Grazie mille
della recensione e dei complimenti! Spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto, dato che si parla ancora del ballo… Eheh… Come vedi qualcosuccia si è
aggiustato… E ti prego, abbandona una volta per tutte i tuoi istinti omicidi
nei miei confronti… XD Baci
Emgi: Come hai letto,
all’inizio, sono stata un po’ impegnata, ultimamente… Ecco perché non ho
aggiornato… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… E ti ringrazio della
recensione! Baci
Dubhe: Ma ciao Gemel!
Grazie della recensione e dei complimenti… Spero che questo chappy ti sia
piaciuto… E ma racumandi, non pensare al pezzente e a mamma capra… Baci
MaKiCo: Grazie della
recensione! Comunque sì, alla fine staranno insieme… Ma prima li devo fare
penare un bel po’, da brava bastarda quale sono… XD E comunque sì, Lavanda e
Cormac possiamo farli sistemare da Avril, come hai suggerito… Non è una cattiva
idea, anzi… Baci
Ninny: Grazie della
recensione e dei complimenti! Come vedi in questo capitolo la particina
Harry/Ginny c’è stata… Ora però sono indecisa se metterne un’altra anche nel
prossimo… Boh, vedremo… E anche Herm e Ron un pochettino si sono chiariti,
anche se lei giustamente ha i propri dubbi. Spero che ti sia piaciuto anche
questo capitolo! Baci
DreamGirl91: Non
preoccuparti se eri di fretta… No problem! Come hai visto, Hermione non ha
permesso a quel coso di baciarla, per fortuna… XD Grazie per la recensione e
per i complimenti! Baci
Akane87: Avevi previsto
anche questo? XD Mi sembra di stare parlando con la Cooman… XD Hai ragione,
cavoli, Lavanda e Cormac sono davvero lo zimbello di tutti… XD Ma se lo
meritano, e che cavolo! Un po’ dispiace, però, in effetti… Ma non dovevano
mettersi tra Ron ed Hermione, cavoli… Si mettevano fra di loro e la facevano
finita… XD Grazie per la recensione… Baci
Patience90: Spero che
ti sia piaciuto anche questo capitolo… Grazie per la recensione e per i
complimenti! Baci
Ginny Lily Potter:
Anche tu sommersa dallo studio, a quanto vedo… Povere noi, Gennaio è un mese
infernale… Fortuna che ormai è quasi agli sgoccioli… Spero che questo capitolo
ti sia piaciuto che la parte di Harry e Ginny ti abbia soddisfatta… Come ho
detto a Ninny, sono indecisa se inserirli anche nel prossimo capitolo o meno…
Vedrò se mi sentirò abbastanza ispirata… Fammi sapere che ne pensi… ^^ Grazie
per la recensione e per i complimenti! Baci
Io: Grazie della
recensione e dei complimenti, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo…
Baci
Hermionina: Già, quando
mi ci metto sono davvero cattiva… E perfida… Ma volevo lasciarvi in sospeso… XD
Comunque non ti preoccupare per non aver visto l’aggiornamento, capisco come tu
possa essere stata presa da DH (non riesco proprio a chiamarlo ‘Doni della
Morte’, come ancora non mi capacito di certi obbrobri di traduzione… In inglese
era molto meglio, te l’assicuro…), anche io lo sto leggendo, ma sono ferma al
secondo capitolo… -_- Pensavo che rileggerlo sarebbe stato divertente, ma
trovare il tempo sarebbe già un buon inizio… Vabeh, come vedi qui le cose si
sono un pochino sistemate… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Grazie
per la recensione! Baci
Non appena fu entrato in mensa,
per Ron fu facile individuare Lavanda. Era con Calì, appoggiata ad una parete:
stavano parlando fittamente fra di loro, probabilmente scambiandosi commenti
sulle coppie presenti in sala o sui vestiti che questa o quella ragazza
indossava.
- Oh, eccoti finalmente! Ma si
può sapere dove diavolo eri finito? – gli disse la bionda, andandogli incontro
non appena lo vide dirigersi verso di lei.
- Sono stato male… Mi sa che mi
conviene tornare a casa… - le rispose il ragazzo, portandosi una mano allo
stomaco e fingendo una smorfia di dolore. L’aveva visto fare a Fred e George
talmente tante volte, che ormai aveva imparato anche lui. Anche se bisognava
dire che su sua madre quel trucco non aveva mai effetto.
- Mi dispiace, RonRon… Dai,
vieni, che ti accompagno a casa, allora… - disse Lavanda, dispiaciuta, poi lo
prese sotto braccio ed iniziò a dirigersi verso la porta. Il ragazzo però
oppose resistenza, piantando fermamente i talloni al suolo, e disse: - No! Non
ti preoccupare, davvero, ce la faccio da solo…
- Sicuro?
- Sì, sì… Tranquilla… Tu resta
qui e goditi la festa, non voglio mica rovinarti la serata perché non sto bene…
Divertiti… - disse Ron, tentando di convincere la ragazza a desistere dai propri
intenti.
- Sei proprio sicuro? Guarda che
per me non è un problema accompagnarti…
- Non ti preoccupare rimani qui
con Calì e divertiti anche per me… Ripeto, non voglio rovinarti la serata. Sono
io quello che sta male, non tu…
- Ma come sei tenero, ti preoccupi
per me… - rispose Lavanda, buttandogli le braccia al collo e schioccandogli un
sonoro bacio sulla guancia, poi aggiunse: - Dai, se insisti tanto ti lascio
andare… Mandami un messaggio quando arrivi a casa, ok? Buona notte…
- Buona notte… - disse il ragazzo,
dandole distrattamente un bacio sulla guancia e sentendosi stranamente a
disagio. Le aveva appena mentito, e lei gli aveva creduto. Pensava davvero che
stesse male e che non volesse rovinarle la serata. Si era fidata. Di chi, poi?
Solo di un codardo che non era in grado di dire la verità.
Hermione era al cancello ad
aspettare Ron, battendo un piede per l’impazienza. Ma quanto diavolo di tempo
ci stava impiegando? Non ci voleva tanto a dire “Lavanda, non sto bene. Vado a
casa”. A meno che…
No, non poteva essere. Non doveva
illudersi così, con quella facilità impressionante. Era da masochisti e lei si
era fatta già fin troppo male, facendosi tutte quelle illusioni su Ron. Credere
che lui in quel momento stesse lasciando Lavanda sarebbe stata l’ennesima
pugnalata al cuore, che per guarire avrebbe impiegato del tempo che le sarebbe
parso interminabile.
Non sapendo cos’erano lei e Ron,
soprattutto dopo ciò che era successo negli ultimi tempi, non sapeva nemmeno
cosa aspettarsi da lui. Avrebbe lasciato davvero Lavanda? Si sarebbero visti di
nascosto? Sarebbero tornati amici come prima? Avrebbero avuto un semplice
inciucio? Avrebbero trascorso insieme soltanto quella sera e poi basta, si
sarebbero comportati come se nulla fosse successo?
Tutte queste domande le ronzavano
nella mente, senza una risposta, creando ancora più confusione di quanta già
non ce ne fosse. Cercava con tutta se stessa di provare a non pensare a niente,
ma non ci riusciva. Non sapeva cosa diavolo pensare, eppure la sua mente stava
lavorando troppo. Come avrebbe voluto possedere un telecomando in grado di
spegnere il proprio cervello…
- Scusa se ti ho fatta aspettare,
ma Lavanda voleva accompagnarmi a casa e ho dovuto convincerla a non farlo… -
le disse Ron, appena arrivato, interrompendo quel turbinio confuso di pensieri.
Aveva quasi avuto la tentazione di ringraziarlo, peccato che poi si fosse
ricordata che era lui la causa di tutta quella confusione.
- Oh, non ti preoccupare… - disse
a sua volta la ragazza, dandosi mentalmente della cretina per avere pensato
anche solo per un secondo che quel ritardo fosse dovuto al fatto che il ragazzo
stava lasciando Lavanda.
- Facciamo una passeggiata? –
propose il rosso.
- Sì, ma non qui. Sai, se ci
vedesse qualcuno… Non voglio affrontare le ire di Lavanda. E penso che nemmeno
tu lo voglia… – rispose Hermione, reputando che sarebbe stato meglio così.
Voleva parlargli e chiedergli chiarimenti, ma conoscendolo e soprattutto
conoscendosi, sapeva che si sarebbero probabilmente messi ad urlare e in quel modo
avrebbero attirato su di loro l’attenzione delle persone presenti nel parco.
Ron annuì, cominciando a
camminare senza una meta ben precisa. La ragazza lo seguì, cercando di trovare
le parole adatte, ma soprattutto il coraggio, per formulare la propria domanda.
- Ma quei due sono Ron ed
Hermione? – chiese Ginny, rivolta ad Harry. Erano usciti nel parco con
l’intento di fare una passeggiata, quando la ragazza aveva notato con la coda
dell’occhio dure figure che le parevano familiari.
- Quali? – chiese a sua volta il
ragazzo, aguzzando la vista.
- Quelli che sono appena usciti
dal cancello… - rispose la ragazza, indicandoli con un cenno della testa. Harry
strinse gli occhi per mettere bene a fuoco, e notò che Ginny aveva ragione: le
due persone che erano appena uscite erano proprio Ron ed Hermione.
- Sì, cavoli, sono loro! –
esclamò quindi, sorpreso.
- Pensi anche tu quello che penso
io? – chiese la ragazza, sospettosa. Possibile che il fratello avesse lasciato
Lavanda e adesso si stesse chiarendo con Hermione? No, non ne sarebbe stato
capace, lo conosceva fin troppo bene, non avrebbe mai avuto il coraggio
necessario per fare anche solo una delle due cose. Ma allora cosa diavolo
stavano facendo quei due? E se… No, no! Stava parlando di suo fratello e della
sua migliore amica! Si piacevano da secoli, quello sì, ma qualora si fossero
dichiarati, lo avrebbero fatto alla luce del sole. O almeno così credeva.
- Dipende da cosa pensi tu… -
rispose Harry, che si stava ponendo le stesse domande di Ginny. Ma non voleva
credere che i due amici stessero avendo una tresca all’oscuro di tutti, non se
lo sarebbero mai aspettato. Non da loro due.
- Io spero che si stiano
chiarendo… Ma quello che penso è ben diverso… - spiegò la ragazza.
- Allora penso anche io quello
che pensi tu… - convenne il ragazzo, lanciandole uno sguardo d’intesa, ma poi
si affrettò ad aggiungere: - Sicuramente ci sbagliamo…
- Lo spero… - sussurrò Ginny,
stringendosi ad Harry. Abbracciati, si incamminarono alla ricerca di una
panchina libera. La trovarono poco più in là. Era anche abbastanza isolata
rispetto alle altre. Non appena si sedettero, il ragazzo le passò un braccio
attorno alle spalle. La rossa sorrise, accoccolandosi sul suo petto: la serata
non faceva che migliorare.
Hermione camminava a testa bassa,
senza dire una parola le braccia incrociate e lo sguardo fisso sui propri
piedi. Anche Ron non era da meno, con l’unica differenza che teneva le mani
nelle tasche dei pantaloni dello smoking. Descriverli come imbarazzati non
avrebbe reso abbastanza l’idea.
“Avanti… Cosa ci vuole a fargli
una semplicissima domanda?” si disse mentalmente la ragazza, per incoraggiarsi.
Doveva chiarire con Ron, non poteva vivere nel dubbio per l’eternità. Doveva
sapere cosa diavolo c’era fra loro due, ma soprattutto cosa provava lui per
lei. Gli piaceva sul serio oppure era un semplice passatempo? Doveva saperlo,
per non farsi illusioni e per non crearsi troppe aspettative, per non venire
ingannata e delusa per l’ennesima volta. Per cui fece un respiro profondo e aprì
bocca per dirgli tutto, ma lui, inconsapevolmente, la precedette dicendo: - C’è
un parco, qui… Vuoi entrarci?
La ragazza annuì, dandosi
mentalmente della stupida per non aver agito prima.
I due ragazzi entrarono così nel
parco e si diressero verso una panchina, dove, pensava Hermione, avrebbero
potuto sedersi e parlare di ciò che stava succedendo fra loro.
Non fu così, però. Non appena si
sedettero, infatti, Ron prese la ragazza per le spalle e la baciò, agendo
impulsivamente. Avrebbe voluto farlo già da un pezzo, la tentazione gli era
venuta più volte nel corso della serata, sia quando erano in bagno, sia quando
si erano rifugiati in quell’aula vuota.
Hermione rimase sorpresa, se
quello era un tentativo di eludere un chiarimento che prima o poi ci sarebbe
dovuto essere… Beh, tutto sommato non le dispiaceva. Ma prima o poi avrebbero
dovuto parlare, lo sapeva. Se il giorno dopo o la settimana dopo non importava,
avrebbero dovuto comunque farlo. Però, pensandoci bene, se non gli avesse
parlato quella sera, avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per prepararsi il
discorso, in modo da affrontare al meglio quell’argomento delicato.
“Sì… Gli parlerò uno di questi
giorni…” pensò prima di lasciarsi definitivamente andare rispondendo al bacio.
Gli allacciò le braccia al collo, stringendosi di più a lui, che spostò le
proprie mani dalle spalle alla vita, attirando la ragazza più vicina a sé,
dopodiché entrambi schiusero le labbra per approfondire il bacio. A quel
contatto, fu come se un fuoco si stesse estendendo nei loro corpi, si sentirono
irradiare da una calore che dal loro petto si diffondeva fino alla punta delle
dita.
Non riuscivano a crederci.
Finalmente stavano dimostrando i loro sentimenti, con quel gesto, finalmente
erano riusciti a far capire all’altro che non era un semplice amico. Avevano
capito che fra loro c’era attrazione, come minimo, dato che nessuno dei due
sapevo che l’altro era innamorato.
Ed erano felici, immensamente
felici. Lì su quella panchina, in quel parco, si stavano finalmente baciando,
trasmettendosi parte di quello che provavano l’uno per l’altra, senza bisogno
di spiegazioni.
Spiegazioni che però, prima o
poi, sarebbero dovute arrivare, entrambi lo sapevano.
La mattina dopo, Hermione si
svegliò, sbadigliando. Non appena ripensò alla sera prima, un sorriso si
dipinse automaticamente sulle sue labbra, le stesse labbra che fino a poche ore
prima era posate su quelle di Ron. Quel sorriso, però, fu subito guastato dal
pensiero che ancora gli doveva parlare. Sprofondò nel letto per lo sconforto,
nascondendo la testa sotto il cuscino.
Voleva già parlargli la sera
prima, dopo che si erano baciati, ma non ne aveva avuto occasione, poiché dopo
il primo bacio ce n’era stato un secondo, poi un terzo e così via, aveva perso
il conto. Infine, gli intervalli di tempo fra un bacio e l’altro erano brevi,
non duravano che un minuto, il quale veniva speso in sorrisi e sguardi che
tentavano di trasmettere pensieri non espressi a parole.
Quando finalmente si era decisa a
porre fine a quella piacevole attività per parlargli, dopo essersi staccata
controvoglia dalle labbra di Ron, aveva dato una fugace occhiata all’orologio e
aveva sgranato gli occhi, dopodiché si era alzata in piedi e aveva detto, dando
una fugace bacio sulle labbra al ragazzo: - È tardissimo! Io devo andare, mio
padre sarà all’ingresso della scuola a minuti!
Ed era corsa via, rischiando di
inciampare più di una volta.
Era arrivata a scuola appena in
tempo, poiché un attimo dopo aver raggiunto il cancello, aveva visto la
macchina di suo padre arrivare. Solo una volta salita in macchina era riuscita
a capacitarsi di quello che le era successo quella sera. Ed un sorrisino ebete
le si era inevitabilmente formato sul viso. Non riusciva a crederci, eppure era
successo: aveva appena baciato Ron Weasley.
Ma una fastidiosa vocina nella
sua testa le aveva guastato quella bella sensazione, come del resto le stava
guastando la mattinata. Quell’insistente vocina continuava a ricordarle che Ron
aveva già una ragazza. E che quindi la loro era una situazione incasinata, che
si sarebbe dovuta chiarire al più presto.
Quella stessa mattina, Ron era
seduto, o meglio spaparanzato, sul divano, a vedere la tv. Si era alzato
presto, sua madre se n’era stupita quando l’aveva visto scendere per primo a
colazione. E se ne era stupito perfino lui, a dirla tutta. Ma non più di tanto,
poiché sapeva bene perché si era alzato: non aveva chiuso occhio tutta la
notte, o quasi. Aveva impiegato secoli a prendere sonno, la sera prima, poi
quando si era svegliato, la mattina alle otto, non era più riuscito a
riaddormentarsi. Continuava a pensare ad Hermione, a quello che avevano appena
trascorso insieme. Era felice, si sentiva al settimo cielo. Ma a quella gioia
si mischiava il senso di colpa.
Sapeva benissimo che quello che
stava facendo era sbagliato, che stava assieme a Lavanda, che doveva lasciarla,
se voleva stare con Hermione.
Perché non l’aveva fatto la sera
prima, allora? Per semplice codardia. Non voleva rovinarla la serata, o almeno,
quella era stata la scusa che aveva propinato a se stesso. Lasciarla nel bel
mezzo di un ballo, quando fino a qualche istante prima se la stava
tranquillamente sbaciucchiando, sarebbe stato davvero squallido. Conoscendola,
poi, avrebbe fatto una scenata, mettendosi a piangere e urlando, attirando così
l’attenzione di tutti.
Era quello che avrebbe dovuto
fare, però. Avrebbe dovuto lasciarla, prima di andare in quel parco con
Hermione. Così quella mattina si sarebbe potuto godere appieno la felicità che
un avvenimento del genere meritava.
Ma non era troppo tardi per
rimediare, così si ripromise che quel pomeriggio sarebbe andato da Lavanda, e
le avrebbe detto tutto. La tappa successiva, poi, sarebbe stata la casa di
Hermione, a cui avrebbe rivelato tutto ciò che provava per lei. Avrebbero avuto
tanto da dirsi, da spiegarsi. Prima, però, lui si sarebbe assunto le proprie
responsabilità. Voleva stare con lei alla luce del sole, non di nascosto.
In quel momento, il suono del
campanello interrupe i suoi pensieri.
- Ron, puoi andare tu ad aprire?
– urlò sua madre dalla cucina.
Controvoglia, il ragazzo si alzò,
chiedendosi chi diavolo poteva essere, dato che non aspettavano nessuno, se non
Harry, che però sarebbe venuto nel pomeriggio.
Non appena giunse alla porta,
l’aprì e fu sorpreso nel trovarsi davanti Lavanda.
- Ciao, RonRon! – lo salutò
questa, sorridendo.
- Ciao… – la salutò lui, di
rimando, poi uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Non voleva certo
che i suoi genitori e i suoi fratelli sentissero la loro conversazione! Infatti
la ragazza, piombandogli in casa, gli aveva fatto pensare che quello fosse un
segno del destino, che lo stava spronando a darsi una mossa e mettere subito in
chiaro tutto ciò che c’era da chiarire.
- Come stai oggi? – gli chiese
poi la bionda.
Ron alzò un sopracciglio,
chiedendosi il perché di quella domanda, poi si ricordò che la sera prima aveva
finto di stare male, per potersela tranquillamente svignare dal ballo.
- Bene… Sto bene… Era solo… - si
interruppe per inventarsi qualcosa di abbastanza credibile, poi, avuto il lampo
di genio, riprese: - Era solo un’indigestione… Con una camomilla di mia madre,
è andato tutto a posto.
- Oh, bene! – esclamò la ragazza,
sorridendo, poi gli si avvicinò, gli allacciò le braccia al collo e disse, con
fare ammiccante: - Sai, potevo benissimo accompagnarti, ieri sera… Dopo che te
ne sei andato, non mi sono divertita per niente! Non c’eri tu…
E, non ebbe concluso la frase,
incollò le proprie labbra alle sue, in un bacio che per chiunque sarebbe stato
mozzafiato. Ma non per lui, che stava rievocando alla mente le sensazioni
provate la sera prima, quando al posto di Lavanda c’era Hermione. Rispose
quindi a quel bacio controvoglia, staccandosi non appena ce ne fu l’occasione.
Lavanda parve non accorgersi che
in Ron c’era qualcosa che non andava, così continuò per la sua strada, dicendo,
mentre gli teneva ancora le braccia allacciate al collo: - Non ti chiedi come
mai sono qui?
Effettivamente, il ragazzo si era
posto quella domanda, ma chiederle “Che ci fai qui?” gli era sembrato poco educato,
dopo il modo in cui l’aveva ingannata la sera prima, quindi aveva voluto
mostrarsi gentile, per ingraziarsela e prepararla almeno un minimo a ciò che
sarebbe stata costretta a sentirsi dire. E voleva ancora farlo, per cui
rispose: - Beh, sì… Perché sei qui?
- Perché oggi parto! – annunciò
la ragazza, poi aggiunse, vedendo la faccia sconcertata del ragazzo: - Te
l’avevo detto, no?
Sinceramente, Ron non ricordava
che la ragazza gli avesse detto una cosa del genere. Forse perché nella loro
relazione il dialogo non era poi così importante e quindi lui non dava molto
peso a quello che lei gli diceva.
- Sì, è vero, me ne ero
dimenticato… - mentì quindi lui. Che avrebbe fatto, ora? Dirle e tutto e
rovinarle la vacanza? Oppure starsene buono fino al suo ritorno?
Non riusciva a scegliere nessuna
delle due opzioni. Da una parte voleva chiarire al più presto quella
situazione, ma dall’altra sapeva che così facendo avrebbe rovinato alla ragazza
le vacanze, e non si sentiva in grado di assumersi quella responsabilità. Le
avrebbe infranto i sogni, spezzato il cuore, fatto versare fiumi di lacrime.
Aggiungere a quella lista perfino le vacanze rovinate non gli pareva il caso.
Ma doveva farlo, prima o poi. E
prima era meglio era.
Però… Quando una delle due
soluzioni gli appariva quella giusta, immancabilmente tornava a galla l’altra,
mandandolo nuovamente in confusione.
- Io lo so perché te ne sei
dimenticato… Perché sai che starò via tre settimane e che ti mancherò
terribilmente, per cui hai preferito rimuovere tutto! – disse Lavanda con una
risatina, facendo così optare Ron per la seconda opzione. Come diavolo avrebbe
fatto a spezzarle il cuore, quando lei era così felice?
- Già… - disse lui, abbassando lo
sguardo. Non riusciva a guardarla negli occhi, si sentiva in colpa per quello
che le stava facendo e che le avrebbe fatto.
- Beh, allora ti renderò questa
mancanza un po’ più leggera… - disse Lavanda con voce seducente, spingendo Ron
sui gradini del pianerottolo d’ingresso, dopodiché gli si sedette sopra a gambe
divaricate e lo baciò con passione, conscia del fatto che lo avrebbe rivisto di
lì a tre settimane. Quando si staccò, scese con le labbra fino all’incavo del
collo, lasciando una scia di baci.
Il ragazzo era sorpreso da tutta
quella foga e rimase immobile, lasciandola fare. Sapeva che lei sarebbe partita
per tre settimane, durante le quali non si sarebbero visti, però… Insomma,
erano pur sempre sul pianerottolo di casa sua! Non osava immaginare cosa
sarebbe successo se qualcuno avesse aperto la porta o si fosse semplicemente
affacciato alla finestra…
Fortunatamente, non appena nella
sua mente si formarono le immagini di Fred e George intenti a ricattarlo con la
scusa che avevano filmato tutto, la ragazza si staccò, riportando il proprio
viso all’altezza del suo e dicendo: - Ti ho anche lasciato un ricordino… Beh,
ci vediamo fra tre settimane!
E detto questo si alzò,
trotterellando felice verso il cancello.
Ron, ancora scosso, si alzò a sua
volta, dopodiché rientrò in casa.
- Chi era? – gli chiese sua
madre, dalla cucina.
- Un… Un mio compagno di scuola…
- borbottò il ragazzo, prima di sparire su per le scale e quindi in camera
propria, dove si buttò a peso morto sul letto.
Sconvolto, si passò una mano fra
i capelli.
“Mi sono cacciato proprio in un
bel casino…” pensò, chiudendo gli occhi e cercando di svuotare la mente.
È proprio un bel casino, vero?
Scusate se il capitolo è più
corto del solito, ma mi serviva assolutamente concluderlo qui. E scusate se
aggiorno soltanto ora, ma ultimamente mi è risultato difficile scrivere, causa
studio e calo di ispirazione… Spero di essermi fatta perdonare con questo
capitolo, dove, finalmente, i due si danno una svegliata… XD
Mi raccomando, commentate!
Ringraziamenti:
Patience90:
Grazie della recensione e dei complimenti! Spero che ti sia piaciuto anche
questo capitolo… Baci
Joannadellepraterie:
E fai bene a non essere ancora tranquilla per quei due, come vedi… ^^ Grazie
della recensione e dei complimenti! Baci
Dreamgirl91:
Grazie dei complimenti e della recensione, mi fa piacere che il capitolo ti sia
piaciuto… Spero ti piaccia anche questo…^^ Come vedi, Ron si voleva sbrigare a
lasciare Lavanda… Ma sono giunte complicazioni… Anch’io sono
aspirante/potenziale killer, per cui possiamo metterci d’accordo e tenderle un
agguato in spiaggia… XD Scherzo… Mi spiace per l’attesa…^^ Baci
Akane87:
Il nostro Ron finalmente si era deciso, ma come vedi non è andato tutto come ci
si aspettava… Ti aspettavi anche questo contrattempo? XD Comunque stai
tranquilla, questa ff non la pianto in asso… So già come deve svolgersi e
concludersi, devo solo metterlo su carta…^^ Grazie della recensione e dei
complimenti… Baci
Ninny: Anche in questo
capitolo c’è un pezzettino Harry/Ginny, come vedi. Spero ti sia piaciuto…^^ E
Ron ed Hermione… Beh… Vedi anche tu che è un po’ complicata, come cosa… XD
Sembra che si siano riappacificati… Ma nulla è come sembra… Muhahaha… Grazie
della recensione e dei complimenti… Baci
Milly92: In questo
capitolo credo di aver dato qualche rispostina alle tue domande…^^ Ehm… Vero che
non consideri quella che Ron ha fatto in questo capitolo una cretinata? Perché
altrimenti io sono morta, dato che riaffiorano i tuoi istinti omicidi…
Graziedella recensione e dei
complimenti!
Baci
Io: Già, era ora…^^
Grazie della recensione e dei complimenti… Spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto… Baci
Emgi:
Grazie dei complimenti e della recensione… L’infarto a Lavacca è un’idea
allettante, ora che ci penso… XD Baci
MaKiCo:
Finalmente sono riuscita ad aggiornare… Altrimenti mi uccidevi! Comunque…
Scusami se non ti ho risposto all’e-mail, ma mi è passato di mente…^^ La
verifica di mate è andata, grazie al cielo… 7… Che sollievo… Vabeh, spero che
questo capitolo ti sia piaciuto… Grazie della recensione e del supporto su
msn…^^ Tvtb Baci Ps: Appena posso vengo a recensirti, ultimamente non ho avuto
molto tempo…^^
Debby12:
Ehehe… Qui si chiarisce cosa sono quei due? Spero almeno un pochino, altrimenti
vado a nascondermi… XD Grazie della recensione e dei complimenti, spero che
anche questo chap ti sia piaciuto…^^ Baci
Hermioncina
Weasley: Grazie della recensione e dei complimenti! Mi fa piacere che la
storia ti sia piaciuta… Spero che continuerai a seguirla… Baci
Ginny
Lily Potter: Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, come il
precedente… C’è una piccola particina Harry/Ginny, anche se è piccola,
appunto…^^ Grazie della recensione e dei complimenti… E con la tua ff continua
così, che vai alla grande… Appena posso leggo e commento il secondo capitolo…
Baci
Quel pomeriggio, Hermione decise
di andare alla Tana, dato che voleva parlare con Ginny. E anche con Ron, nel
caso fosse stato in casa, ma prima voleva un parere dell’amica. Aveva infatti
deciso che le avrebbe detto tutto, per avere una sua opinione, un suo
consiglio. E per sfogarsi, semplicemente. Aveva voglia di urlare al mondo ciò
che le era successo la sera prima, ma non poteva. Però pensava che le fosse
almeno concesso sussurrarlo alla propria migliore amica.
Quindi uscì di casa, e nel giro
di mezzora fu alla Tana, dove suonò il campanello. Rimase sorpresa, quando Ron
venne ad aprirle la porta.
“Beh, dopotutto abita qui, no? E
sono venuta qui anche per lui, quindi è inutile che rimango così sorpresa…” si
disse mentalmente, poi lo salutò, timidamente, abbassando lo sguardo.
- Ciao, Hermione. – la salutò lui
di rimando, grato del fatto che fosse lei e non Lavanda. Non si era ancora del
tutto ripreso da quella mattina.
- Ginny è in casa? – chiese poi
la ragazza, passandosi una mano tra i capelli.
- No, è da Harry. – le ripose
Ron, rimanendo deluso dal fatto che Hermione fosse venuta lì per la sorella, e
non per lui.
- Dovevo immaginarlo… - constatò
la ragazza, borbottando. Proprio quando aveva più bisogno di lei… Ma d’altronde
non poteva biasimarla, era piombata a casa sua senza alcun preavviso.
- Beh, io allora vado… - disse
poi, riavviandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro. Alla vista di
quel gesto, Ron impazzì, non rendendosi conto di cosa Hermione avesse
effettivamente detto. Solo quando la vide dargli le spalle e allontanarsi si
accorse che se ne stava andando. Ma non voleva.
Così, dopo essersi chiuso la
porta alle spalle, la seguì e dopo pochi passi la raggiunse, costringendola a
fermarsi, dopo averla bloccata prendendola per un braccio. Lei, sorpresa, si
voltò e disse: - Devi dirmi qualcosa?
Forse sperava che gli fosse
venuto un lampo di genio e che anche lui si fosse accorto che avevano bisogno
di una bella chiacchierata per potersi chiarire. Di certo le avrebbe facilitato
le cose.
Ron però non rispose, si limitò
ad attirarla a sé ed abbracciarla. Avrebbe voluto dirle miliardi di cose, ma al
tempo stesso non gliene veniva in mente nemmeno una. E in più la sua lingua era
come paralizzata, non riusciva ad articolare alcun suono. Così decise di far
parlare i gesti, continuando ad abbracciarla.
Hermione ricambiò l’abbraccio,
affondando la testa nel suo petto e respirando il suo profumo. Non c’era
bisogno di parlare, non in quel momento, almeno. Qualunque parola avrebbe potuto
guastarlo, e lei non se la sentiva di accollarsi quella responsabilità. Ma non
poteva restare. Quell’abbraccio era tanto un sollievo quanto una tortura, così
si fece coraggio, gli diede un leggero bacio sulla guancia e fece per
sciogliersi da quella stretta. Sapeva cosa sarebbe successo, se fosse rimasta
tra le sue braccia, a bearsi di quel contatto. Per quanto se lo fosse
ripromessa, sapeva che se fosse rimasta lì non sarebbe riuscita a parlargli.
Lui, da quel punto di vista non era ben disposto, da quanto aveva capito. Per
carità, non che la cosa le dispiacesse, ma… Preferiva mettere le cose in
chiaro, prima.
Ma Ron non era della stessa idea.
Non appena si accorse che stava cercando di allentare la presa per potersene
andare, la strinse ancora di più a sé e, dato che il viso di lei era rimasto
all’altezza di quello di lui, la baciò, facendo presa su suoi fianchi per
attirarla a sé.
La ragazza ricambiò il bacio per
un attimo, lasciandosi prendere dall’emozione del momento, poi la sua parte
razionale ebbe il sopravvento, così si staccò controvoglia, con l’intenzione di
mettere tutto in chiaro, di parlare della questione Lavanda e di cosa lui
avesse intenzione di fare. Ma dalla bocca le uscì soltanto un suono
disarticolato, che fu: - E… Lavanda?
Si pentì subito dopo aver
pronunciato quel nome. Avrebbe voluto organizzare meglio il discorso,
presentare la questione in un altro modo, non in maniera così disarmante.
Ron, infatti, rimase sorpreso da
quella semplice e allo stesso tempo difficile domanda, così riuscì soltanto a
borbottare: - È partita, torna fra tre settimane…
Fece per baciarla di nuovo, ma
Hermione si tirò indietro, sciogliendosi bruscamente dall’abbraccio e dicendo,
infuriata: - Ah, è partita, eh? E allora hai pensato bene di trovarti il
ripiego! E guarda caso la tua scelta è ricaduta su di me, vero? Vai a quel
paese, e fammi il favore di restarci a vita!
Poi si voltò e si diresse verso
il cancello, ma lui la fermò nuovamente prendendola per una braccio, la
costrinse a voltarsi e le disse: - Non è quello che intendevo!
La ragazza gli rivolse uno
sguardo inceneritore e nel farlo gli occhi le caddero alla base del collo di
Ron, dove notò una cosa che prima non aveva visto, così si liberò con uno
strattone dalla stretta del ragazzo e gli chiese, gli occhi ridotti a due
fessure, pur sapendo già la risposta, con gli occhi ridotti a due fessure: - E quello
cos’è?
Il rosso arrossì di colpo,
abbassando lo sguardo e portandosi istintivamente una mano a coprire il
succhiotto che Lavanda gli aveva lasciato quella mattina, alla base del collo.
Hermione, facendo due brevi
calcoli, era giunta alla conclusione che Ron doveva aver visto la bionda per
forza in mattinata, dato che la sera prima non aveva alcun segno del genere sul
collo, e lei di certo non gliene aveva lasciati. Non era mica imparentata con
una sanguisuga, lei!
A parte la gelosia che provava e gli istinti omicidi che
stava rivolgendo alla ragazza, stava anche pensando che quello che aveva detto
poco prima al ragazzo era la verità: lei era soltanto un ripiego. Insomma, se
Lavanda quella mattina era venuta a casa di Ron, perché diamine lui non le
aveva detto le cose come stavano? Semplicemente perché aveva intenzione di
tenere il piede in due scarpe. Perché non dirglielo, quindi? Così avrebbe
saputo cosa aspettarsi, senza rimanere delusa ogni volta che lo vedeva, come
stava succedendo anche in quel preciso momento.
- Adesso ho capito tutto, sai?
Togli pure quella mano dal collo, ormai non serve a nulla nascondere quel coso.
– disse pronunciando con particolare enfasi quell’ultima parola. Chiamarlo col
suo nome le evocava alla mente immagini di Lavanda con la testa affondata
nell’incavo del collo di Ron, e la cosa la faceva ribollire di gelosia, per cui
preferiva evitare.
- Sono solo un ripiego? Beh,
bastava dirlo! Almeno non sarei arrivata a questo punto, dannazione! Però ora
che lo so mi metto il cuore in pace, quindi vai al diavolo! – proseguì la
ragazza, caricando le parole con tutto l’odio che provava. Non che odiasse Ron,
anzi, provava per lui sentimenti diametralmente opposti, ma odiava il modo in
cui lui la faceva sentire e soprattutto il modo in cui lui si comportava. Non
poteva giocare così con i suoi sentimenti, diamine! E lei era stata talmente
stupida da poterglielo permettere. Quindi in quel preciso istante si ripromise
che non gli avrebbe mai più lasciato fare una cosa del genere, non voleva
soffrire ulteriormente, così prese un respiro profondo, si voltò e si incamminò
verso casa. Se lui l’avesse fermata per la terza volta, non avrebbe certo esitato
a tirargli un ceffone e correre via.
Non ne avrebbe però avuto
bisogno, dato che Ron era rimato immobile, lo sguardo fisso nel vuoto, ferito
dalle sue parole. Aveva frainteso tutto, come al solito! Non gli aveva lasciato
nemmeno la possibilità di spiegare, si era subito avventata contro di lui,
chiedendogli cos’era quel succhiotto, apposta per non dargli possibilità di
replica.
La fissò allontanarsi fino a che
non sparì dalla sua vista, sperando fino all’ultimo che tornasse indietro per
chissà quale motivo. Questa volta lui non l’avrebbe di certo fermata, sarebbe
stato come rinunciare definitivamente al suo orgoglio, che già quel giorno era
stato calpestato alla grande.
Sbuffando, rientrò in casa,
pensando che si sarebbe sfogato con una bella partita alla play.
Hermione era furibonda. Si
sentiva presa in giro, usata come una bambola di pezza, che Ron prendeva e
buttava in un angolo a suo piacimento. Lui la usava solo quando la bambola
gonfiabile Lavanda non era disponibile.
Scosse la testa, pensando allo
stupidissimo paragone che aveva utilizzato. Purtroppo, però, rappresentava bene
come stavano le cose. Era la verità.
Inevitabilmente, calde lacrime
iniziarono a scorrerle sulle guance. Dopotutto era sola, non era più di fronte
a Ron. Aveva già pianto troppo davanti a lui, e non voleva che la cosa si
ripetesse, più che altro per una questione di orgoglio.
Si era di nuovo illusa, per
l’ennesima volta. In quelle ultime settimane non faceva altro, sembrava quasi
che lo facesse apposta, che fosse masochista. Ma non era così, fosse stato per
lei ci avrebbe messo una pietra sopra da tempo. L’Hermione razionale aveva
optato per quella soluzione fin da subito e ci aveva anche provato, ma
l’Hermione emotiva aveva avuto il sopravvento, continuando a ripetersi che prima
o poi Ron e Lavanda si sarebbero lasciati e che la sua attesa sarebbe stata
sicuramente premiata.
Sospirò, pensando che così
facendo si stava solo facendo del male. Non valeva la pena aspettare, non ci
avrebbe ricavato nulla, soltanto altro dolore e altre delusioni. Ed era stufa.
“Basta! Queste sono le ultime
lacrime che verserò per lui!” pensò, asciugandosi rabbiosamente le lacrime col
dorso della mano. Non sapeva quanto si sbagliava.
Ginny tornò a casa per le cinque,
dopo essere stata tutto il giorno da Harry. Era andata da lui quella mattina e
avevano trascorso tutta la giornata in giro per Londra, pranzando rigorosamente
da McDonald’s. Non era la prima volta che facevano una cosa del genere, ma quel
giorno era più felice del solito, non sapeva nemmeno lei il perché. Forse per
via del fatto che finalmente fossero in vacanza e che quindi avrebbero avuto
più tempo da trascorrere insieme. Quella fantastica giornata non era che
l’inizio, si disse.
Salì in camera col sorriso sulle
labbra, ma nel farlo sentì un urlo disumano provenire dalla camera di Ron.
Probabilmente stava giocando ad uno di quegli stupidi videogiochi che adorava
tanto e aveva il volume talmente alto che quindi ogni volta che uccideva
qualche mostro si sentivano rumori del genere.
“Strano che mamma non si sia
ancora lamentata…” pensò sdraiandosi sul letto e prendendo un libro dal
comodino, aprendolo alla pagina a cui era rimasta. Dopo qualche minuto, però,
notò che la lettura le riusciva difficile, dato che ogni dieci secondi circa
sentiva urla disumane provenienti dalla camera di Ron, così si diresse
sbuffando fino alla camera del fratello. Dovette bussare due volte prima che
lui le aprisse.
- Che vuoi? – le chiese lui,
scocciato per essere stato interrotto sul più bello.
Ogni buona intenzione di essere
gentile svanì all'istante dalla mente di Ginny, a quella domanda posta con quel
tono.
- Che abbassi il volume della tv,
dato che starei tentando di leggere. – rispose quindi la ragazza, con le
braccia incrociate e un sopracciglio alzato.
Ron fu sorpreso di notare quanto
quell’atteggiamento gli ricordasse la madre, ma non si lasciò certo intimidire,
così disse: - Col cavolo!
Ginny a quella risposta s’infuriò
ancora di più, così entro in camera, dopo aver scansato il fratello, spense la
tv e staccò la spina della playstation.
- Adesso posso leggere in santa
pace, finalmente! – disse, trionfante, facendo per uscire dalla stanza. Ma Ron
fu più veloce di lei e si piazzò davanti alla soglia, impedendole la fuga.
- Ma sei una cogliona! Non avevo
salvato, e avevo appena superato un livello difficilissimo! – sbottò il
ragazzo, urlando, con le mano stretta a pugno, accanendosi contro la sorella
più del dovuto.
La ragazza non si scompose,
d’altronde era abituata a quelle scene, con sei fratelli maggiori. Doveva
esserci sicuramente sotto qualcosa, quella reazione era spropositata, anche
perché non era la prima volta che gli staccava la spina della playstation. Solo
che di solito lui si limitava a buttarla fuori dalla stanza, borbottando
imprecazioni fra sé e sé.
- Avanti, dimmi che hai… -
sospirò Ginny, andandosi a sedere sul letto e facendo segno al fratello di fare
altrettanto.
- Come che ho? Mi hai appena
spento la play, dopo che avevo superato un livello che era da una settimana che
cercavo di superare! Non avevo salvato e ora mi tocca rifare tutto, ecco che
ho! – sbottò lui, urlando e lanciandole sguardi omicidi.
- Non è la prima volta che lo
faccio, lo sai. E non hai mai reagito così. Quindi adesso ti siedi e mi dici
cos’hai, senza urlarmi contro a questo modo. – disse la ragazza, pacata.
- Non ho niente! – urlò il
ragazzo, facendole segno di uscire dalla stanza, con l’indice puntato verso la
soglia.
Ginny sbuffò, decisa a non
muoversi di lì. Era chiaro che Ron avesse qualcosa, e lei voleva sapere di cosa
si trattava, anche per curiosità. Pensava infatti che quel qualcosa aveva a che
fare col fatto che la sera prima lo aveva visto uscire da Hogwarts con
Hermione.
Lo fissò con sguardo indagatore,
notando una cosa che era passata inosservata fino a quel momento: il fratello
aveva un succhiotto alla base del collo.
E se…? No, non riusciva nemmeno a
pensarci. L’immagine di suo fratello e della sua migliore amica intenti a
pomiciare come due sanguisughe si rifiutava di fare anche solo capolino nella
sua mente. Le pomiciate selvagge erano una prerogativa di Ron e Lavanda, nel
caso in cui il fratello si fosse messo con Hermione, il rapporto sarebbe stato
diverso, la sua migliore amica era l’opposto di Lavanda, diamine!
- Cos’è quello? O meglio, chi te
lo ha fatto, dato che si vede benissimo cos’è? – gli chiese, preoccupata di ciò
che il ragazzo avrebbe potuto risponderle.
Ron spalancò gli occhi, sorpreso
dalla domanda, dopodiché rispose: - Come chi me l’ha fatto? Lavanda, no? E chi,
altrimenti?
Ginny tirò un sospiro di
sollievo, poi borbottò, in imbarazzo: - Sì, sì… Lavanda, ovvio…
- Perché, scusa, chi pensavi che
fosse? – chiese il ragazzo, sospettoso, avvicinandosi al letto.
- Ma no, nessuno… - rispose la
sorella, abbassando lo sguardo.
- No, e che cavolo, adesso me lo
dici!
- Beh, insomma… Ieri sera io ed
Harry ti abbiamo visto uscire da Hogwarts con Hermione, e così pensavo… -
ammise la ragazza, lasciando la frase in sospeso, a libera interpretazione.
- Pensavi che il succhiotto me lo
avesse fatto lei… - concluse Ron per lei. Il solo sentir nominare il noma di
Hermione, gli aveva fatto ricordare come si era concluso il colloquio di quel
pomeriggio, a cui era riuscito a non pensare, fino a quel momento.
Ginny annuì, in tutta risposta,
tenendo lo sguardo basso, poi, qualche istante dopo, chiese, buttando lì la
questione come se nulla fosse: - Ma allora che ci facevate ieri sera tu ed
Hermione, fuori Hogwarts?
- Oh… Ehm… Ci stavamo chiarendo…
- inventò Ron al momento.
- Meno male! Dovresti essere
felice, no? – disse la sorella, sollevata. Finalmente quei due si erano decisi
a chiarirsi. E da una cosa nasce l’altra…
- No… - rispose il ragazzo,
sospirando, sedendosi anch’egli sul letto.
- Perché?
- Abbiamo litigato di nuovo,
questo pomeriggio. – le spiegò Ron. Dopotutto, non era del tutto una bugia.
- Immagino che non abbia gradito
il ‘segno di battaglia’, eh? – chiese Ginny, tentando di metterla sul ridere.
- Eh già…
- Ma ieri sera non lo aveva
notato? – chiese la ragazza, curiosa.
- No, non ce lo avevo. Me lo ha
fatto stamattina. È venuta a salutarmi perché è partita per stare via tre
settimane, così ha voluto lasciarmi un ricordino… - le raccontò il fratello.
- Ah. Non ne sei molto
entusiasta, però, vedo… - constatò Ginny, al contempo sorpresa per
l’intraprendenza di Lavanda.
- No, esatto… - le confessò il
fratello, sospirando.
- La vuoi lasciare? – chiese la
ragazza, ricevendo in tutta risposta un grugnito, che a quanto pare equivaleva
ad un ‘sì’.
- E perché non glielo hai detto
stamattina? – indagò quindi Ginny.
- Non volevo rovinarle la
vacanza…
- Ma così ti rovini tu, non vedi?
Mandale un messaggio, fidati… - gli consigliò la sorella.
- No! Glielo devo dire in faccia,
è da codardi nascondersi dietro ad un sms… - sbottò Ron, pur sapendo che era
l’ultima persona sulla faccia della terra che poteva parlare di codardia.
- Chiamala, allora… - suggerì
quindi la ragazza, anche se la pensava esattamente come il fratello. Se la cosa
lo faceva stare così male, però, era meglio eliminare subito il problema alla
radice, anche se ciò significava fare il codardo.
- Eh già, perché è diverso un
messaggio, da una telefonata, vero? – disse il ragazzo, sarcastico. Era una
cosa che doveva fare di persona, lo sapeva.
- Beh, sì! È diverso leggere un
tuo messaggio, che sentire la tua voce… - replicò Ginny, arrampicandosi sugli
specchi.
- No, Ginny… Non posso… - sospirò
il fratello, prendendosi la testa tra le mani. Più pensava alla situazione
assurda in cui si era cacciato, più si accorgeva che era davvero incasinata, e
più gli veniva mal di testa.
Hermione era accasciata sul
proprio letto, con lo sguardo fisso sul soffitto, a pensare. Era riuscita a non
piangere, da quando era arrivata a casa. Si era fiondata in camera, e lì era
rimasta, senza nemmeno cenare. Non aveva appetito, lo stomaco le si era chiuso,
talmente era triste. Ma non doveva piangere, non poteva. Aveva fatto una
promessa a se stessa. Avrebbe dimenticato Ron.
Sarebbe stato difficile, lo
sapeva, ma era necessario. Non poteva andare avanti così.
Aveva una gran voglia di piangere.
Il labbro inferiore le doleva, a furia di morderlo per trattenere le lacrime. E
in più aveva una enorme groppo in gola, una magone che non riusciva a mandare
giù, per quanto lo volesse.
Stava cercando di pensare ad
altro, di togliersi dalla testa l’immagine di Ron, ma questa faceva
insistentemente capolino nella sua testa, facendola impazzire. Non poteva e non
voleva pensare a lui, ma era più forte di lei. Aveva provato a guardare un po’
di tv, ma non era servito. Era incappata in un telefilm adolescenziale, in cui
c’era una ragazzo innamorato di una ragazza, che lo ricambiava. C’era però un
problema: lui stava con un’ altra. Notando quanto quella situazione si
rispecchiasse perfettamente in quella che stava vivendo, aveva afferrato il
telecomando e con rabbia aveva premuto il pulsante per spegnere la tv.
Si era messa a fare qualche
compito, ma nemmeno quello era servito a distrarla. Così aveva preso un libro
di quelli assegnati per le vacanze e aveva iniziato a leggerlo, ma nemmeno
quello aveva funzionato.
Sbuffò: odiava il fatto che Ron
monopolizzasse i suoi pensieri a quel modo. Più cercava di mandarlo via dalla
sua mente, più essa si concentrava su di lui, su quanto fosse bello, su quanto
i suoi capelli fossero rossi, su quanto le sue lentiggini sul viso lo
rendessero carino, su quanto baciasse bene… E soprattutto sulla gran voglia che
aveva di posare le proprie labbra su quelle morbide di lui.
“Santo cielo, basta! Perché
continuo a farmi del male pensandolo? Non sarà mai mio, non lo è, né lo è mai
stato. Ieri sera è stata solo una cosa casuale, non doveva succedere.
D’altronde sono solo un ripiego, per lui. Anche se mi lasciassi andare, adesso,
quando tornerà Lavanda, tutto diventerebbe nuovamente come prima. Lui
resterebbe con lei, mentre io lo guarderei da lontano, soffrendo e ripensando a
quello che c’è stato tra di noi, sapendo che non ci sarà mai un ‘noi’. La devo
smettere, è meglio piantarla qui, prima che qualcuno si faccia veramente male.
E quel qualcuno sarei io. E io non voglio assolutamente soffrire, sono già
stata male abbastanza per lui. Ora basta. Mi concedo solo questo giorno per
crogiolarmi nel mio assurdo dolore, poi da domani si cambia registro, si volta
pagina, perché così non può continuare. Basta!” pensò rabbiosamente Hermione,
stringendo le mani a pugno. Forse, se avesse continuato a ripetersi quelle cose
mentalmente, prima o poi si sarebbe convinta che era la cosa più giusta da
fare.
Si rigirò su un fianco, sperando
che quella situazione finisse presto.
Che ve ne pare?
Spero che vi sia piaciuto, anche
se i nostri due piccioncini non se la passano proprio bene… Ma nel prossimo
capitolo le cose si risolveranno, almeno in parte… Mi raccomando, recensite!
Ringraziamenti:
Arya:
Grazie della recensione e dei complimenti! Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto… Comunque non sei la prima a suggerirmi di far morire Lavacca… XD
Quasi quasi ci faccio un pensierino… Baci
MaKiCo:
Grazie mille della recensione e dei complimenti! Come vedi non sei l’unica a
far penare questi due… Anche io mi ci sto mettendo, e alla grande… Ma vedrai
che ora della fine si risolve tutto… Domani recensisco il tuo capitolo, l’ho
già letto, solo che andavo di fretta… Tvb… Baci
Emgi:
Eccoti accontentata, ora sai cosa Lavacca ha lasciato a Ron e tutti i casini
che ne sono derivati… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci
Ninny:
Faranno pace esattamente nel prossimo capitolo… Eheh… Grazie per la recensione…
Baci
Milly92:
Le tue teorie sono state smontate, come vedi in questo chap… XD Ron è codardo,
ma fino ad un certo punto… E come dici tu, Lavacca non lo merita per niente…
Grazie della recensione e dei complimenti, spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo! Baci
Debby12:
Grazie della recensione e dei complimenti! Non preoccuparti se eri di fretta,
hai reso comunque l’idea…^^ Baci
DreamGirl91:
Eh già, i ragazzi sono tutti uguali, purtroppo… No comment, su questo argomento
avrei molto da dire… Vabeh… Come vedi, Hermione non l’ha presa per niente bene,
anzi… E sul ricordino di Lavacca ci hai azzeccato… Vedrò di inserire anche le
prese in giro dei gemelli, mi ispirano… XD Grazie della recensione e dei
complimenti! Baci
MaryPotter92:
Grazie mille della recensione e dei complimenti! Mi fa piacere che la storia e
le sue complicazioni ti piacciano… E avevi ragione, in questo chap ne sono
successe delle belle… Aspetta di andare avanti… Eheh… Baci
Akane87:
Oh, bene! Sono riuscita a stupirti! XD Scherzo… J Quello che succederà
in queste tre settimane inizierò a descriverlo dal prossimo capitolo,
preparati, perché ne vedremo delle belle… Grazie della recensione! Baci
Hermione era in camera, a
leggere, quando fu interrotta da Ginny, che irruppe in camera senza nemmeno
bussare, precipitandosi sul letto accanto all’amica.
- Ron mi ha detto che ieri sei
passata… Mi dovevi parlare, giusto? Quindi eccomi qui! – disse, sorridendo.
Poi, notando che Hermione la stava fissando con un sopracciglio alzato, le
disse: - E ciao, comunque.
- Ciao… - rispose l’amica,
chiudendo il libro che stava leggendo e posandolo sul comodino, poi aggiunse: -
In effetti ieri ti dovevo parlare… Ma ormai non serve più a nulla.
- Perché tu e Ron avete litigato
di nuovo, lo so… Ma se vuoi insultarlo e quindi sfogarti un po’, fa’ pure. -
sospirò Ginny, in tono comprensivo.
Hermione sgranò gli occhi:
possibile che Ron fosse stato così idiota da raccontare tutto a sua sorella?
Nel giro di pochi secondi, però, quel pensiero sparì come era venuto. Di certo
Ginny non sarebbe stata così comprensiva né nei confronti del fratello, né nei
suoi. O almeno, non lo sarebbe stata non prima di aver detto loro che erano due
cretini che avevano una particolare arte per complicare le situazioni più
semplici.
Il giorno prima voleva dirle
tutto, ma ormai non ne vedeva più il motivo. Il timore di essere giudicata era
tornato a galla, facendola indugiare sui propri passi.
- Ron ti ha detto tutto? – chiese
poi, stando attenta a non farsi tradire dal proprio tono di voce. Voleva
accertarsi che la stupidità del ragazzo non si spingesse fino a confini
inesplorati, ma non voleva esporsi troppo.
- Sì… - rispose Ginny, con una
semplicità disarmante.
- E cosa, esattamente? – chiese
Hermione, titubante. Poi, vedendo l’espressione enigmatica che andava
dipingendosi sul volto dell’amica, si affrettò ad aggiungere: - No, giusto per
sapere… Almeno non ti ripeto le stesse cose.
La ragazza parve convinta, poiché
rispose: - Beh, mi ha detto che la sera del ballo vi siete chiariti… E che poi
avete litigato di nuovo, ieri, quando hai visto il succhiotto che Lavanda gli
ha lasciato.
Hermione tirò mentalmente un
sospiro di sollievo. Grazie al cielo Ron aveva raccontato solo una mezza
verità. Lo avrebbe ringraziato, se non fosse stata arrabbiata con lui. Ma nel
momento in cui quel pensiero le balenò alla mente, fu subito sostituito da
quello che molto probabilmente aveva mentito anche per se stesso, non solo per
lei. Lo aveva fatto per salvarsi la faccia.
- Beh, sì. Non c’è molto da
aggiungere. – sbottò quindi la ragazza, iniziando a tormentarsi una ciocca di
capelli con le dita.
- Eh, no, non credere di
scamparla così! Voglio i dettagli… Voglio sapere da chi è partita l’idea di
mettere da parte l’orgoglio, testardi come siete! – disse Ginny, sia perché
voleva metterla sul ridere, sia perché era davvero curiosa.
- Non mi va di parlarne, scusa… -
ribatté Hermione, incrociando le braccia sul petto. L’ultima cosa che voleva in
quel momento era inventarsi avvenimenti che non erano accaduti, sapendo che non
avrebbe potuto fare a meno di pensare a ciò che era successo in realtà. Era dal
giorno prima che cercava di cacciare quelle immagini dalla mente, e in parte ci
stava anche riuscendo. L’arrivo di Ginny, però, aveva rovinato tutto, facendole
pensare a Ron più del dovuto, quando il giorno prima si era ripromessa di
dimenticarlo.
- No, scusami tu… Sei giù per la
litigata di ieri e io sto qui a parlarti di mio fratello… - disse l’amica,
dispiaciuta.
- Già… - disse Hermione in un
sussurro, cercando di pensare ad altro.
- Beh, l’unica cosa che posso
dirti per tirarti su un pochino il morale è che Ron vuole lasciare Lavanda… -
rivelò Ginny, facendo apposta a lasciare in sospeso il discorso.
- Sì, certo. Dopo l’incontro
ravvicinato che hanno avuto ieri non credo proprio. Avrai visto anche tu che
bel ricordino lei gli ha lasciato… Anche perché, come non vederlo? E non penso
che lui avesse nulla in contrario mentre lei… Beh, hai capito. - ribatté
Hermione, sbuffando. Era inutile che l’amica le dicesse quello che voleva
sentirsi dire, sapeva benissimo che non era così.
- Lui voleva già lasciarla ieri,
ma… - tentò di dire Ginny.
- Si è visto come si sono
lasciati! Se quello era il bacio d’addio… - la interruppe l’amica, che non
voleva sentire una parola di più, poiché sapeva benissimo che poi si sarebbe
illusa nuovamente. Anche soltanto il più minimo barlume di speranza poteva
farla di nuovo cascare in quella situazione da cui aveva giurato a se stessa di
uscire.
La rossa, a quell’interruzione
roteò gli occhi, poi proseguì: - Ron voleva lasciarla, ma non l’ha fatto. Non
voleva rovinarle le vacanze rompendo con lei poco prima che partisse.
- Beh, però le sta rovinando a
me, le vacanze! – sbottò Hermione, continuando a rimanere irremovibile, anche
se in realtà le sue difese stavano crollando una ad una. Ma non voleva darla
vinta a Ron così facilmente. Perché non le aveva semplicemente detto la verità,
il giorno prima?
“Forse perché da brava cretina
non gli ho lasciato possibilità di replica…” si rispose da sola, imbarazzata,
ricordansi esattamente la scena avvenuta il giorno prima.
- Ma non penso lo stia facendo
apposta…– azzardò Ginny, nel tentativo
di consolare l’amica.
- In effetti la colpa è anche un
po’ mia… Però avrebbe potuto dire a me quello che ieri ha detto a te! Anche se
l’ho aggredito subito e poi me ne sono andata, lo ammetto, però… Avrebbe potuto
pur sempre telefonarmi! - si sfogò Hermione.
- Peccato che non creda
nell’efficacia delle telecomunicazioni, a quanto pare… - ribatté l’amica,
ironica.
- Perché? – chiese la mora,
curiosa.
- Ieri sera gli ho proposto di
mollare Lavanda via telefono o messaggio, visto che sta così male e che fa
stare male pure te, ma lui mi ha detto che è una cosa che deve fare a voce.
Magari ha fatto lo stesso ragionamento con te. – suppose Ginny, immaginando di
ragionare come il fratello.
- Ah. – disse Hermione, rimasta
senza parole. Ormai non sapeva più nemmeno lei stessa cosa pensare. Ogni giorno
ne saltava fuori una, non ne poteva più. La sera prima si era decisa a lasciar
perdere tutto, ed ecco che Ginny se n’era appena saltata fuori con quelle
notizie, che avevano rimescolato le carte in gioco.
Ora la scelta spettava a lei:
rimettersi in gioco, o abbandonare tutto, dichiarandosi sconfitta?
- Ron! Ho un’idea! – disse Ginny,
saltellando, non appena, tornata a casa, entrò in camera del fratello, che la
guardò come se fosse un essere proveniente da un altro pianeta.
- Idea? – domandò, perplesso, non
capendo a cosa si riferisse.
- Sì. Io, a differenza tua, lo
uso il cervello! – ribatté la sorella, ricevendo in cambio un’occhiataccia e
una cuscinata.
- E che idea hai avuto, sentiamo?
– chiese poi Ron, curioso di sapere quale fosse il lampo di genio venuto a
Ginny.
- Dopodomani, io ed Hermione
avremmo in programma di uscire insieme… - iniziò Ginny.
- E la tua grande idea è quella
di nascondermi in borsa, così poi riesco a parlarle? Beh, mi spiace dirlo, ma
mi sa che è un tantino irrealizzabile. – la interruppe il fratello.
- Certe volte mi chiedo se fai
apposta o se sei davvero così cretino… - borbottò la sorella, poi proseguì
dicendo: - La mia idea non è quella di nasconderti nella borsa, ma di farti
andare al posto mio…
- Ah… - disse Ron, interdetto,
poi aggiunse: - E sei sicura che Hermione non mi prenderà a borsate in faccia
non appena mi vedrà?
- Ma ce l’hai con queste borse,
eh! Comunque non credo… Al massimo cercherà di andarsene, ma tu la fermerai, vero?
– disse la sorella, enfatizzando particolarmente l’ultima parola, in modo da
far capire al fratello che non aveva altra scelta.
- Sì… - disse debolmente il
quest’ultimo, immaginando già che avrebbe dovuto correre dietro ad Hermione.
- Che entusiasmo… - commentò
Ginny.
- Oggi non è giornata… - borbottò
il fratello.
- Perché? – indagò lei, curiosa.
- Fred e George. – disse
semplicemente Ron.
- Che hanno fatto questa volta?
- Il succhiotto… Lo hanno visto e
non fanno altro che prendermi in giro da stamattina, nel caso in cui a
colazione non lo avessi notato… - le spiegò il fratello.
- Forse dimentichi che stamattina
sono andata a fare colazione con Harry e quindi mi sono persa la scena, anche
se ammetto che avrei voluto esserci… - disse Ginny, ridacchiando.
Ron la fulminò con un’occhiata.
Se ci fosse stata anche lei, non avrebbe fatto altro che infierire. E già
sopportare le prese in giro dei gemelli non era stata cosa da poco.
- Guarda, George! – aveva
iniziato Fred, quella mattina a colazione, tirando una gomitata al fratello e
indicandogli il collo di Ron, che subito aveva portato una mano a coprire la
sua ‘vergogna’.
- Il nostro fratellino si sta
dando da fare, eh? – aveva aggiunto George, ghignando.
- Chi è la fortunata? O meglio,
la sfortunata. – aveva chiesto Fred, curioso.
Ron non aveva risposto,
limitandosi a guardarli male come per intimarli a smettere.
- Sarà Hermione… - aveva risposto
George.
Ed andavano avanti così da quella
mattina. Ron non ne poteva più, anche perché così facendo lo costringevano a
pensare ad Hermione e a sentirsi in colpa.
“Speriamo che l’idea di Ginny
funzioni…” pensò, scuotendo la testa.
Hermione sbuffò, guardando per
l’ennesima volta l’orologio: Ginny era in ritardo. Ed era molto strano da parte
sua, dato che di solito arrivava sempre in anticipo agli appuntamenti.
Pensando che forse l’attesa
sarebbe durata ancora a lungo, si sedette sul bordo della fontana davanti a cui
l’amica le aveva dato appuntamento. Guardandosi intorno, notò che il parco era
pieno di coppiette varie. Possibile che ultimamente le notasse tutte? E che
fosse invidiosa della loro felicità, immaginando di voler essere al loro posto,
assieme a Ron?
Sospirò, guardando di nuovo
l’orologio. Già un quarto d’ora di ritardo. Probabilmente aveva avuto qualche
contrattempo. Perché, allora, non l’aveva avvisata? Fu quasi tentata di
prendere il cellulare e chiamarla, ma si trattenne, pensando che probabilmente
sarebbe sembrata insistente e petulante. Prima o poi sarebbe arrivata, bastava
solo aspettare.
Poco dopo, sentì che qualcuno si
sedeva accanto a lei, così si voltò e per poco non le venne un colpo, quando si
trovò faccia a faccia con Ron, che le disse: - Ciao! Scusa per il ritardo…
Hermione lo guardò perplessa,
prima di capire: Ginny non sarebbe mai venuta, era stato programmato tutto in
dall’inizio. Al suo posto sarebbe venuto il fratello.
- Giuro che questa me la paga,
tua sorella! – sbottò quindi, alzandosi e incamminandosi verso l’entrata del
parco, per andarsene.
“Lo sapevo…” pensò il ragazzo,
prima di alzarsi a sua volta e seguirla, per poi bloccarla per un braccio e
costringerla a voltarsi.
- Che vuoi? – gli chiese lei,
senza curarsi di non far trasparire rabbia dal suo tono di voce.
- Parlarti! – rispose lui,
semplicemente
- Beh, e che ti dice che io
voglia ascoltarti? – replicò Hermione, cercando di divincolarsi dalla salda
stretta di lui.
- Ginny! – rispose lui, cercando
di metterla sul ridere. Non appena vide che l’espressione della ragazza era
rimasta dura e impassibile, però, aggiunse: - Beh, speravo che volessi starmi a
sentire…
“Dio, lo odio quando fa così! È
impossibile dirgli di no…” pensò la riccia, dopodiché disse: - Oh, va bene…
Parla, ti ascolto.
- Sediamoci su una panchina,
prima… - propose Ron, lasciandola andare, quindi si diressero insieme verso una
panchina rimasta libera.
- Beh, Ginny ti ha detto gran
parte di quello che avrei dovuto dirti… - buttò lì il ragazzo, non appena si
furono seduti. Non appena si era trovato davanti ad Hermione, tutta la
risoluzione e la determinazione con cui era partito da casa erano svanite,
quindi stava cercando di prendere tempo per trovare le parole giuste.
- Sì. – disse la ragazza,
brevemente. Possibile che fosse così codardo da non riuscire a ripetere quelle
cose?
- Quindi mi ha rovinato la
sorpresa… - proseguì Ron, poi aggiunse: - Insomma… Te lo avrei spiegato già
l’altro giorno, se solo mi avessi lasciato la possibilità di parlare…
- Lo so, scusami per questo… Come
al solito sono giunta alle mie stupide conclusioni affrettate… Ma anche tu,
però… Potevi spiegarmi tutto subito, prima di baciarmi… - lo interruppe la
ragazza, diventando rossa mentre pronunciava l’ultima frase. Stava iniziando ad
ammorbidirsi, ormai l’intenzione iniziale di rimanere impassibile era andata a
farsi benedire.
- In effetti è vero, però… Beh,
non è questo il punto. Tu non sei solo un ripiego, Hermione. Avevo già
intenzione di lasciare Lavanda, da quando sono tornato a casa dal ballo,
sabato. Lo avrei fatto domenica, se solo lei non mi avesse detto che sarebbe partita
per tre settimane. Non volevo rovinarle le vacanze, ma ora mi rendo conto che
forse sarebbe stato meglio togliersi subito il pensiero. Soprattutto perché
così facendo me lo sto rovinando io, le vacanze. E le sto rovinando a te. –
disse Ron, fissandosi la punta delle scarpe. Non riusciva a guardare in faccia
Hermione, mentre pronunciava quelle parole. Non sapeva nemmeno da dove fosse
venuto quel coraggio necessario a pronunciarle. Si sentiva però sollevato,
finalmente stava riuscendo a chiarire tutto, a rivelare i propri sentimenti,
senza malintesi.
D’altro canto, Hermione si
sarebbe messa a fare i salti di gioia, se il parco non fosse stato pieno di
gente. Non riusciva a credere alle proprie orecchie, quelle erano proprio le
parole che voleva sentirsi dire. Le aveva già sentite da Ginny, ma sentirle
pronunciare da Ron aveva tutto un altro effetto. Si sentiva le mani sudare, il
cuore battere all’impazzata e le guance imporporarsi, mentre pian piano un
sorriso andava dipingendosi sulle sue labbra.
- Io… Beh, non so cosa dire… -
disse poi flebilmente, con la gola secca.
Ron alzò lo sguardo, vedendola
con la testa bassa, a fissarsi le mani che stava torturandosi in grembo. Aveva
forse sbagliato a parlare? Aveva forse rovinato tutto? Aveva forse complicato
ulteriormente la situazione.
- Di’ qualcosa, ti prego,
qualunque cosa… - sussurrò, alzandole il mento con due dita. Notò che aveva gli
occhi lucidi, quindi aggiunse: - Ho detto qualcosa di male?
- No, per niente… - gracchiò
Hermione, mandando giù un magone. Le veniva da piangere per la felicità, si
sentiva una stupida.
Ron sorrise debolmente, non
capiva il perché del comportamento della ragazza, che in quel momento lo
abbracciò, affondando la testa nel suo petto.
- Sei uno stupido! – sbottò,
prima di dare libero sfogo ai singhiozzi e alle lacrime. Sì, aveva promesso che
non avrebbe più pianto per lui, ma quello era un pianto diverso, liberatorio,
di felicità.
- Lo so… - concordò lui,
abbracciandola a sua volta e passandole una mano fra i capelli, nel tentativo di
calmarla, cosa che sembrò funzionare, dato che qualche minuto dopo i singhiozzi
cessarono.
- Adesso che facciamo? – chiese
poi la ragazza, liberandosi dalla stretta per guardarlo negli occhi.
- Aspettiamo… - rispose
semplicemente Ron, prendendole il viso fra le mani per asciugarle le lacrime
coi pollici.
- Che torni Lavanda? – chiese
Hermione, pur sapendo già la risposta. Il ragazzo, infatti annuì, quindi lei
chiese, di nuovo: - E nel frattempo?
- Inganneremo l’attesa in qualche
modo… - rispose Ron, con una luce di malizia negli occhi, dopodiché le posò un
bacio leggero sulle labbra.
La ragazza sorrise poi borbottò
uno “Scemo!” e gli diede un pugno sulla spalla destra, dopodiché si avvicinò al
suo viso per baciarlo.
- Devo andare a casa… - borbottò
Ron un paio d’ore dopo, mentre lui ed Hermione stavano facendo una passeggiata
per il parco, tenendosi per mano.
- Ti accompagno, dai… Sai, devo
fare una chiacchierata con tua sorella… - propose la ragazza.
A quelle parole, il rosso sbiancò
di botto, balbettando: - Tu… Non vorrai… No… Vero?
- No, tranquillo. Le dirò solo
che abbiamo chiarito, omettendo il resto. – lo tranquillizzò Hermione, senza
fare a meno di sorridere.
- Menomale! – disse lui, tirando
un sospiro di sollievo.
Nel giro di mezzora furono alla Tana,
dove Hermione si precipitò subito in camera di Ginny, dopo aver dato un
frettoloso bacio sulla guancia a Ron. Entrò in camera dell’amica senza bussare,
e se ne pentì, dato che la trovò seduta sul letto, intenta a baciare Harry.
Simulò quindi un colpo di tosse, nel tentativo di far notare la sua presenza,
ma fallì. Tossì quindi più forte e questa volta ebbe effetto, dato che i due si
staccarono, imbarazzati.
- Io… Noi… Ehm… - borbottò Harry,
alzandosi dal letto.
- Oh, non ti preoccupare.
Scusatemi voi se vi ho disturbato. – disse Hermione, cercando di trattenere le
risate.
- Beh, vi lascio sole, vado in
camera di Ron. – annunciò il ragazzo, prima di dileguarsi.
- Di solito le persone bussano,
prima di entrare in una stanza con la porta chiusa! – eruppe Ginny, ancora
paonazza, non appena l’amica si sedette accanto a lei, sul letto.
- Considerala una vendetta per
avermi dato buca oggi, facendo venire tuo fratello al posto tuo… - disse
Hermione, ridendo.
- Oh, no… Non dirmi che avete
litigato di nuovo… - disse la rossa, alzando gli occhi al cielo.
- No, anche se all’inizio stavo
per andarmene, ma per fortuna mi ha trattenuta. Ci siamo chiariti, senza
litigare. – spiegò l’amica, omettendo i dettagli. Effettivamente lei e Ron
avevano battibeccato, ma per le loro solite stupidate, indegne di essere
considerate una litigata. In più avevano trovato un modo singolare per fare
pace, guardandosi negli occhi subito dopo un battibecco, scoppiando a ridere,
per poi baciarsi.
- Davvero? Menomale, sono
contenta che la mia idea abbia avuto effetto! – esultò Ginny.
- Beh, allora grazie… - disse
Hermione, sorridendo e facendo per alzarsi, quando l’amica la bloccò dicendo: -
Eh, no! Voglio i dettagli!
- Quali dettagli? – chiese
l’amica, facendo finta di niente. Che Ginny sospettasse qualcosa?
- Insomma, avete chiarito… Ma
come?
- Parlando? – disse la riccia,
sarcastica.
- Fin lì ci ero arrivata. Ma cosa
avete deciso di fare? – indagò l’amica, curiosa.
- Di aspettare fino al ritorno di
Lavanda. Lui la mollerà e a quel punto saremo liberi di frequentarci. – spiegò
Hermione. Dopotutto era una mezza verità.
- Oh, beh, sembra la soluzione
migliore, in effetti… - disse Ginny, sorridendo, poi aggiunse: - Ok, ora puoi
andare l’interrogatorio è finito.
L’amica rise, dopodiché si alzò
in piedi e si diresse in camera di Ron, dove bussò, per evitare che scene come
quelle di prima si ripetessero, anche se dopotutto era un po’ improbabile, in
quel frangente. Ma meglio essere sicuri.
Harry venne ad aprire, e lei gli
disse: - Puoi tornare dalla tua dolce metà. Ma la prossima volta vi consiglio
di mettere il cartello “Don’t disturb!”, come negli hotel…
Il ragazzo la fulminò con lo
sguardo, prima di andarsene, dopodiché lei entrò in camera, trovando Ron seduto
sul letto, con la schiena appoggiata al cuscino, che a sua volta era appoggiato
al muro. Prese posto accanto a lui, che subito le cinse le spalle con un
braccio, posandole un bacio sulla fronte.
- Harry mi ha detto che hai
appena beccato lui e Ginny a pastrugnarsi… - disse poi lui, ridendo.
- Sì, e ti assicuro che non è
stato un bello spettacolo! – confermò Hermione, ridendo a sua volta, poi
aggiunse: - Anche lui ti ha fatto l’interrogatorio?
- Nah… Gli ho solo detto che ci
siamo chiariti e lui ha detto che gli sembrava strano non aver udito il coro
degli angeli che cantavano l’alleluia… - rispose Ron.
- Ah. Tua sorella, invece, è
peggio di un detective! Anche se oggi ha fatto meno domande del solito…
- Beh, forse era ancora in
imbarazzo… - ipotizzò il ragazzo, facendo scendere il braccio che cingeva le
spalle di Hermione fino alla vita. La ragazza, a quel contatto, si sentì
invadere di calore. Si spostò una ciocca di capelli dietro le orecchie, mentre
si accoccolava sul petto di lui, che la cinse anche con l’altro braccio.
- Comoda? – chiese poi, ironico.
Non che quella posizione gli dispiacesse, ma la trovava una situazione
divertente, non sapendo nemmeno lui il motivo.
- Sì… - rispose la ragazza,
portando il viso alla sua altezza, per poi baciarlo. Il ragazzo rispose
volentieri a quel bacio, ma poco dopo si staccò malvolentieri, dicendo: - Pensa
se adesso entrassero Harry e Ginny…
- Sarebbe il colmo! – disse
Hermione, prima di scoppiare a ridere. Ron rise a sua volta, poi decise di
infischiarsene di chi sarebbe potuto entrare in camera, e baciò nuovamente la
ragazza.
Il giorno dopo, Ron ed Hermione
si trovavano in camera di quest’ultima, a vedere un film. Erano sul letto, lui
sdraiato su di un fianco, con la schiena appoggiata al muro, e lei sdraiata con
la schiena adagiata al materasso e la testa rivolta versa la televisione.
La scusa ufficiale era quella che
stavano iniziando a darsi da fare con i compiti delle vacanze. Riguardo Ron non
era per niente credibile, ma riguardo ad Hermione sì, per cui poteva
tranquillamente reggere. Ad entrambi non piaceva frequentarsi di nascosto, ma
d’altronde era l’unico modo. Anche se avessero deciso di comportarsi da amici
fino al ritorno di Lavanda, sapevano benissimo che non ci sarebbero riusciti
poiché la prima volta che si fossero visti, tutti i loro buoni propositi
sarebbero andati a farsi benedire.
- Sabato sera siamo qui a casa
mia, visto che è da un po’ che non venite… - disse Hermione alla prima
pubblicità, voltandosi verso Ron.
- Ok… Non ci guardiamo un film
tipo questo vero? – chiese il ragazzo, preoccupato.
- Se intendi dire un film
romantico no, non credo. Visto che ti lamenti tanto, portane uno tu! – ribatté
la ragazza, incrociando le braccia sul petto.
- Davvero? – chiese Ron,
entusiasta.
- Sì, ma non un film horror. O
d’azione. O di spionaggio. O di guerra. O…
- Fai prima a dirmi che genere
portare… - la interruppe il ragazzo.
- Beh, porta un film che possa
piacere a tutti, non solo a te ed Harry. Altrimenti non ci metto tanto a
prendere un dvd da quello scaffale. – disse Hermione, indicando con la mano uno
scaffale poco più in là, con un ripiano pieno di titoli.
- Va bene… - assentì Ron,
sorridendo. Era davvero felice che si fosse chiarito tutto e che la situazione
fosse tornata alla normalità, battibecchi compresi. Non lo avrebbe mai ammesso
davanti a lei, ma gli erano mancati un sacco.
Beh? Che ve ne pare?
Scusate per il solito ritardo
nell’aggiornare… Ma ultimamente sono sorti casini vari… Non è un bel periodo, e
temevo che le mie emozioni negative potessero trasparire nei miei scritti. Ma
queste vacanze mi hanno ispirata, per cui eccomi qui!
Recensite, mi raccomando!
Ringraziamenti:
MaKiCo:
Grazie per la recensione e per i complimenti… Vedrò di andare a leggere ‘Un
ricordo’ non appena avrò un minuto di tempo…^^ Baci
Cressida26: I buoni propositi
di Herm sono andati a farsi benedire… Ma come darle torto, con davanti un
tenero imbranato come Ron? Grazie della recensione e dei complimenti, comunque!
Spero che il capitolo ti sia piaciuto… Baci
Yuyutiamo: Come vedi le
tue speranze di una riconciliazione sono state esaudite… ^^ Ma Lavacca avrà
ancora un ruolo nella storia, purtroppo. Mi ha fatto piacere leggere la tua
recensione, sono contenta di essere riuscita a mantenere i personaggi con i
loro caratteri originali...^^ Quindi grazie dei complimenti e della recensione…
Spero continuerai a seguire la storia! Baci
Milly92: Eh, no… Niente attentati, mi dispiace…
Anche se effettivamente non sarebbe una cattiva idea… XD Beh, spero che il
capitolo ti sia piaciuto… Grazie della recensione! Baci
DreamGirl91: Non sei
affatto polemica, è quello che penso anch’io… -_- Bah, maschi… Chi li capisce è
un genio, non mi stancherò mai di dirlo. Come vedi, in questo capitolo le cose
si sono risolte e Ron si è beccato le prese in giro dei gemelli… XD Grazie per
la recensione! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Baci
Patience90: Eh già,
Lavanda è proprio odiosa… Grazie per la recensione e per i complimenti! Spero
che anche questo chap ti sia piaciuto, anche se è arrivato un po’ in ritardo…^^
Baci
MaryPotter92: Hermione
la capisco benissimo anch’io… Sai, è da un anno che dovrei dimenticare il tizio
che mi piace, ma senza riuscirci… No comment… Come vedi, in questo capitolo
quei due si sono chiariti, smettendo di farti disperare… XD Spero che ti sia
piaciuto… Grazie comunque per la recensione e per i complimenti! Baci
Debby12: Grazie mille
della recensione e dei complimenti! Spero che questo chap ti sia piaciuto… Baci
Ninny: Eccoti qui il
capitolo tanto atteso… Spero che ti sia piaciuto…^^ Grazie comunque per la recensione
e per i complimenti! Baci
Hermionina: Grazie per
la recensione e per i complimenti, sono contenta che secondo te la fic stia
venendo bene…^^ Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci
Il sabato non tardò ad arrivare.
Come non succedeva da un po’, Harry, Ron, Ginny ed Hermione si trovavano in
camera di quest’ultima, in un clima sereno, e non teso. Avevano già finito di
vedere il film – scelto da Hermione, poiché quello proposto da Ron era un
horror, nonostante lui dicesse che non faceva per niente paura – e stavano
tranquillamente chiacchierando.
Ron ed Hermione si stavano
sforzando di comportarsi normalmente, come se tra loro non fosse mai successo
nulla, come se si fossero soltanto chiariti, come avevano detto agli altri due.
Era difficile, ora che, almeno tra loro, erano usciti allo scoperto, ma
dovevano farcela, temevano troppo il giudizio di Harry e Ginny.
- Vado in cucina a prendere
qualcosa da mangiare, vi va? – propose Hermione, sperando che gli amici
accettassero, ma soprattutto che Ron si offrisse di accompagnarla. Poi, però,
si rese conto che magari non ci sarebbe arrivato, conoscendolo.
- Ti accompagno, così ti do una
mano. – disse lui, cogliendo al volo, dato che voleva restare un po’ solo con
lei. Quando si trattava di quel genere di cose, era abbastanza sveglio.
Entrambi si alzarono quindi da terra, dove erano seduti, uscirono dalla camera,
lanciandosi un’occhiata complice. Non appena furono in cucina, Ron le diede un
leggero bacio sulle labbra e le disse, sussurrandole all’orecchio: - Finalmente
soli… Non ne potevo più…
- Già… Ma lo sai che fino a che
non lasci Lavanda dobbiamo recitare la parte dei due amici che hanno fatto pace
e che tengono nascosti i loro sentimenti… - gli disse lei di rimando,
allacciandogli le braccia al collo.
- Ancora per due settimane… -
mormorò Ron, dopodiché annullò la distanza presente tra lui ed Hermione,
coprendola con un bacio.
- Per me quei due ci nascondono
qualcosa… - disse Ginny, con aria cospiratoria, non appena Ron ed Hermione
furono usciti dalla stanza. Quella sera, infatti, aveva notato uno scambio di
sguardi non indifferente tra il fratello e l’amica. Forse era dovuto al fatto
che ormai i due sapessero i sentimenti che provavano l’uno per l’altra, ma lei
sospettava ci fosse sotto qualcosa di più.
- In che senso? – chiese Harry.
- Ma non vedi? Prima non si
rivolgono la parola, poi si chiariscono e adesso si comportano normalmente come
se nulla fosse… - spiegò la ragazza.
- Beh, che c’è di male?
- Dai, guardali bene. Per me
quella di restare amici fino a che non torna Lavanda è tutta una farsa. E non
capisco perché ce lo debbano tenere nascosto…
- Ginny, è tutta una tua
impressione… Si stanno comportando come sempre, né più né meno. Sei tu che vedi
cose dove non ci sono.
- Sì, beh… Forse hai ragione. –
disse la ragazza, non del tutto convinta.
Quella sera, Lavanda aveva bevuto
un po’ troppo. Aveva iniziato con una birra, a cui però erano seguiti un paio
di cocktail e qualche sorso di quelli dei suoi amici, qua e là. Li aveva
conosciuti non appena era arrivata lì, le erano sembrati subito simpatici,
soprattutto le ragazze, sempre ben disposte ad ascoltarla ogni volta che
parlava di Ron e di quanto le mancava. Gli mandava messaggi tutti i giorni, ma
lo sentiva distante, le poche volte in cui le rispondeva. Quel pomeriggio lo
aveva anche chiamato, ma al telefono le era parso freddo. Aveva persino
troncato frettolosamente la conversazione perché doveva andare ad aiutare sua madre.
Faceva così perché gli mancava da morire, non c’era altra spiegazione. Glielo
avevano detto anche le sue nuove amiche!
Ancora due settimane e poi lo
avrebbe rivisto. E lui non avrebbe più sentito la sua mancanza. Rise senza un
motivo preciso, a quel pensiero. Di lì a due settimane, però, ci sarebbe stato
ben poco da ridere.
Hermione e Ron tornarono dai due
amici dopo dieci minuti circa, quando ormai Harry e Ginny stavano per scendere
a cercarli, nel caso in cui volessero una mano, visto che ci mettevano così
tanto.
- Non trovavo delle cose… - si
giustificò Hermione, non appena lei e Ron entrarono in camera, con le braccia
ricolme di viveri.
- Avete preso da mangiare per un
esercito! – esclamò Harry, non appena si rese conto di quanto cibo avessero preso.
- Beh, io ho fame! – disse Ron,
sentendosi punto nel vivo. Non che avesse proprio fame, ma lui ed Hermione
avevano preso tutte quelle cose per giustificare il fatto che fossero stati in
cucina così tanto tempo.
Così, i due ragazzi posarono
tutto sul pavimento, e, tra una chiacchiera e l’altra, iniziarono a mangiare,
nonostante fossero le dieci di sera.
- Allora hai già pensato alla
scusa con cui lasciare la tua LavLav? – se ne uscì Harry, ad un certo punto,
ricevendo immediatamente una gomitata da Ginny, che aveva subito notato
Hermione incupirsi e Ron diventare rosso, mentre a momenti si ingozzava con una
patatina.
- Non ce n’è bisogno. So già cosa
dirle. – disse quest’ultimo, brevemente. Sapeva già, infatti, che avrebbe detto
a Lavanda la verità, ovvero che era Hermione quella con cui voleva stare.
Sarebbe stato difficile, lo sapeva, ma credeva che la ragazza avesse il diritto
di sapere la verità, che non aveva alcuna colpa.
Hermione fu felice di sentirgli
dire ciò, e sorrise tra sé e sé. Certo, un po’ le dispiaceva per Lavanda, ma
sapeva che non si poteva fare altrimenti.
Fortunatamente, dopo quel breve
momento di imbarazzo, Ginny cambiò discorso, e la serata proseguì
tranquillamente, fino a quando i quattro non decisero che era ora di andare a
dormire, così dopo essersi infilati sotto le coperte, si addormentarono nel
giro di poco tempo.
Tuttavia Ron, stranamente, non
riusciva a prendere sonno. Continuava a pensare a quando Lavanda sarebbe
tornata, al momento in cui, di lì a due settimane, si sarebbe dovuto assumere
le proprie responsabilità. Non era del tutto certo che avrebbe avuto il
coraggio di lasciarla e aveva una gran paura che lei si mettesse a piangere.
Non avrebbe saputo come comportarsi, in un caso del genere. Sapeva però che
doveva farcela, che doveva lasciarla. Ne andava della sua felicità. E di quella
di Hermione.
Si voltò per guardarla. Era lì,
accanto a lui, che dormiva profondamente, un’espressione beata dipinta sul
viso. No, non poteva farla ancora del male, le aveva già procurato abbastanza
dispiaceri. Sapeva che anche in quel momento, in quella situazione, le stava
provocando un grosso disagio, dato che si stavano frequentando all’oscuro di
tutti. Quello di non farla più soffrire era un dovere che doveva imporsi ad
ogni costo, ormai.
- Ti voglio bene, Hermione. E
cercherò di non farti più del male… - le sussurrò, prima di posarle un bacio
sulla fronte.
Di lì a due giorni, Lavanda
sarebbe tornata a casa, e Ron ed Hermione sarebbero potuti finalmente uscire
allo scoperto. Era questo che pensavano, mentre facevano una passeggiata nei
boschi vicino alla Tana.
Gli ultimi giorni erano volati
davvero in fretta, tra un’uscita e l’altra, solamente tra loro oppure in
compagnia di Harry e Ginny. Ovviamente preferivano le prime, come in quel caso,
dato che, in presenza dei due amici, era ormai diventato difficile tenere a
bada i propri sentimenti.
Erano già passate quasi due
settimane e nessuno dei due se ne era reso conto. Entrambi avevano pensato che
quel tempo sarebbe parso loro interminabile, poiché avrebbero vissuto nel senso
di colpa dovuto a ciò che stavano facendo a Lavanda. Il tempo, invece, era
trascorso velocemente, soprattutto quello che passavano in compagnia l’uno
dell’altra. Non appena era possibile, infatti, i due cercavano di vedersi,
anche solo per poco tempo. Trascorrevano delle ore stupende, insieme, cercando
di non farsele guastare dal pensiero di Lavanda. E ci riuscivano. In quel
momento, infatti, la ragazza era l’ultimo dei loro pensieri.
Stavano tranquillamente
passeggiando mano nella mano, parlando del più e del meno. Ogni tanto ci
scappava qualche battibecco, altrimenti non sarebbero stati il solito Ron e la
solita Hermione, ma subito facevano pace, come poco prima, quando lei, offesa,
aveva lasciato la mano del ragazzo, e aveva accelerato il passo apposta per
lasciarlo indietro e lui l’aveva seguita, l’aveva costretta a girarsi e l’aveva
baciata, facendole dimenticare il motivo per cui se l’era presa.
Poco dopo, arrivarono ad una
piccola radura, dove si sdraiarono, uno di fianco all’altra.
- Per me tua sorella sospetta
qualcosa… - esordì Hermione, girandosi verso di lui, e puntellandosi su un
gomito.
- Di cosa? – chiese lui,
sgranando gli occhi.
- Di noi due… - rispose la
ragazza, roteando gli occhi.
- Ah… - commentò lui, brevemente.
- Continua a farmi domande. –
spiegò la ragazza, giocherellando con una ciocca di capelli.
- Ora che ci penso fa così anche
con me… - disse lui, girandosi su un fianco e puntellandosi anch’egli su un
gomito, in modo da poterla guardare negli occhi. Hermione sorrise
spontaneamente, mentre il ragazzo le prese la ciocca di capelli con cui stava
giocherellando con la mano libera.
- Non ti preoccupare. Lo sai che
tra poco non ci sarà più bisogno di mentire. – la rassicurò lui, passandole una
mano tra i capelli ribelli. La ragazza gli sorrise debolmente, dopodiché lui si
sdraiò nuovamente, invitandola a fare altrettanto. Hermione accolse l’invito,
poggiando la testa sul suo petto, mentre lui le cingeva la vita con un braccio.
Restarono in silenzio, non c’era bisogno di dire altro, non c’era proprio
bisogno di parlare.
- Starei così per ore… - disse
Ron, dopo qualche minuto, lasciandosi andare alle emozioni che stava provando.
Non ricevendo alcuna risposta da parte della ragazza, alzò leggermente il capo
per vedere l’espressione della ragazza. La trovò addormentata, con gli occhi
chiusi, e non potè fare a meno di sorridere, pensando che Hermione aveva scelto
il momento sbagliato per addormentarsi. Poco dopo, tuttavia, si trovò costretto
a seguire l’esempio della ragazza, sentendo le palpebre farsi pesanti tutto
d’un tratto.
Fu la pioggia, a svegliarli,
circa un’ora dopo. Nel frattempo, infatti, era scoppiato un temporale estivo,
con tanto di tuoni, che loro però non avevano sentito, talmente dormivano.
Non appena si resero conto di
cosa stava succedendo, si alzarono subito in piedi ed iniziarono a correre
verso la Tana, che raggiunsero nel giro di poco tempo. Nonostante ciò, però,
arrivarono alla porta di casa fradici. Ron frugò velocemente nelle tasche, per
trovare le chiavi, dopodiché lui ed Hermione furono dentro casa in un attimo,
chiudendosi immediatamente la porta alle spalle.
- Mamma, siamo a casa! – urlò il
ragazzo, non ricevendo alcuna risposta. La madre, infatti, avrebbe dovuto
essere l’unica persona in casa, dato che il padre era al lavoro, Ginny era con
Harry da qualche parte e Fred e George erano al lavoro.
- Ron, è andata a fare la spesa…
- gli rammentò Hermione, ricordandosi di quando, poco prima che uscissero, la
signora Weasley aveva detto loro che probabilmente al loro ritorno non
l’avrebbero trovata a casa appunto perché doveva andare in città.
- Già, è vero me ne ero scordato…
Andiamo di sopra ad asciugarci? – propose poi Ron, indicando le scale con un
cenno del capo. La ragazza annuì, e così i due salirono al piano di sopra,
diretti verso il bagno. Lì il ragazzo prese un asciugamano, dopodiché di
diresse in camera propria, non prima però di aver porto un asciugamano ad
Hermione.
- Al massimo, se poi vuoi
cambiarti, ti do una maglietta, anche se ti farà praticamente da vestito…
Oppure prendi qualcosa dall’armadio di Ginny… - disse Ron, prima di chiudersi
la porta alle spalle.
Hermione si tolse le scarpe, i
calzini e infine i jeans, che caddero pesantemente sul pavimento, più che altro
per via dell’acqua di cui erano intrisi. Fu poi il turno della maglietta,
anch’essa fradicia. La ragazza prese poi l’asciugamano che Ron le aveva
lasciato sul bordo della vasca, si asciugò velocemente, frizionando un po’ i
capelli, e poi se lo avvolse attorno al corpo. Prese i propri vestiti e li
stese sul bordo della vasca, sperando che asciugassero nel giro di breve tempo,
dopodiché fece per dirigersi in camera di Ginny alla ricerca di qualcosa da
mettere, ma si bloccò, ricordandosi che l’amica aveva una taglia in meno di
lei. Non sarebbe mai entrata nei pantaloni di Ginny.
Sbuffando, si diresse quindi in
camera di Ron, per chiedergli una maglietta e un paio di pantaloni, sperando
che non le stessero troppo larghi. Quando fu giunta a destinazione, però, si
bloccò sulla soglia, facendo di tutto per non mettersi a ridere. Il ragazzo,
infatti, si stava frizionando i capelli con l’asciugamano. Le dava le spalle,
per cui da dietro poteva benissimo essere scambiato per una ragazza. Ad
Hermione sfuggì una risatina, a quel pensiero.
Ron, sentendola, si voltò di
scatto, trovandola sulla soglia.
- Che hai da ridere? – le chiese,
semplicemente.
- Niente… Stavo solo notando che
da dietro sembravi una ragazza, mentre ti frizionavi i capelli… - gli rispose
la ragazza, tra una risata e l’altra. Ron, fintamente offeso, lanciò
l’asciugamano sul letto e si diresse verso di lei, che rimase ferma sulla
soglia, a ridere.
- Adesso ti faccio vedere io come
sembro una ragazza… - le disse poi, non appena fu davanti a lei, dopodiché la
sollevò di peso e la depositò sul letto, per poi baciarla, una volta stesosi
accanto a lei. Hermione ricambiò volentieri il bacio, che man mano si fece più
audace, dato che Ron si era posizionato sopra di lei e le sue mani non erano
più ferme su suoi fianchi, ma stavano cercando di toglierle l’asciugamano di
dosso. A quel gesto, la ragazza si bloccò di colpo, staccandosi dal ragazzo,
che rimase sorpreso. Solo in quel momento Hermione si rese conto che Ron era a
petto nudo, e arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo, mentre diceva: -
N-non ti sembra di correre un po’ troppo?
- Sì, hai ragione. Scusa, mi sono
lasciato un po’ prendere la mano… - rispose lui, arrossendo a sua volta,
scostandosi da lei per sdraiarsi al suo fianco. Erano un po’ stretti, su quel letto,
ma in quel momento avevano ben altro per la testa, erano travolti da emozioni
più grandi di loro, per farci caso. Entrambi non sapevano cosa pensare. Quando
erano soli, si trovavano bene, non avevano nient’altro per la testa, si
lasciavano travolgere dall’emozione del momento. Poi, però, il pensiero del
torto che stavano facendo a Lavanda faceva capolino nelle loro menti, e si
rendevano conto che ciò che stavano facendo era sbagliato, nonostante stessero
davvero bene.
- Ron… Sai che dovrai lasciare Lavanda,
vero? – chiese Hermione, dando voce ai propri pensieri.
- Sì. È quello che mi continuo a
ripetere… Ed è quello che farò, così finalmente potremo uscire allo scoperto. -
rispose lui, posandole una mano sul fianco, ma con dolcezza, senza secondi
fini.
Hermione gli sorrise debolmente,
grata di avergli sentito pronunciare quelleparole. Si fece più vicina a lui, posandogli la testa su una spalla.
Ron sapeva che quello che stava
per fare era avventato, che dopo due settimane era troppo presto, ma era quello
che sentiva da mesi, doveva dare sfogo a tutto quel misto di sentimenti che
aveva dentro. Sapeva che non sarebbe riuscito a tenerselo dentro ancora per
molto, così prese coraggio e disse: - Hermione…?
- Sì?
- Io… Ti amo. – disse
semplicemente, posandole un bacio sulla fronte, sperando che la ragazza non
reagisse male. Era sorpreso di essere riuscito a dar voce ai propri pensieri
con quelle tre semplici parole, di essere riuscito a dire tutto senza fermarsi,
senza esitazioni, senza impappinarsi. Aveva il cuore che batteva a mille,
soprattutto per l’attesa della reazione della ragazza.
Hermione rimase sorpresa, non
credeva alle proprie orecchie. Ron le aveva appena detto ciò che più aveva
desiderato sentirsi dire, e che nei suoi sogni era già successo. Peccato
fossero solo sogni. Che però, in quel preciso istante erano diventati realtà.
Le vennero quasi le lacrime agli occhi, talmente era felice. Ma non doveva
piangere, Ron l’avrebbe presa per una stupida, o avrebbe male interpretato la
sua reazione. Che tardava a venire, se ne accorse solo in quel momento. Così
fece un bel respiro profondo, alzò lo sguardo in modo da poterlo guardare negli
occhi e gli disse: - Anche io, Ron.
Per il ragazzo fu come se fosse
stato catapultato in un’altra dimensione. Era al settimo cielo, nel vero senso
della parola. Abbracciò subito Hermione, per trasmetterle tutto quello che
provava, visto che ormai non c’era più bisogno di parole, tra loro. Poi la
baciò con trasporto, pensando che da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato.
Finalmente ho aggiornato, direte
voi! Chiedo scusa per l’enorme ritardo, ma tra la scuola e a mancanza di
ispirazione non so cosa fosse peggio…E poi ultimamente è stato un periodo un
po’ no… Ma ora eccomi qui! Commentate, mi raccomando^^…
Ringraziamenti (scusate se vi
cito solo e basta, ma sono un po’ di fetta):
Non appena la pioggia cessò, Ginny salutò Harry e si
diresse a casa propria, ripensando al pomeriggio appena trascorso. Lei e il
ragazzo lo avevano passato in camera di lui a guardare la tv in tutta
tranquillità, per lo meno fino a quando non aveva avuto inizio il temporale. In
quel momento Harry aveva spento la tv, e il resto del tempo erano rimasti sul
letto ad ascoltare la pioggia che scrosciava sui tetti e che cadeva al suolo,
parlando tranquillamente del più e del meno.
C’era stato un tuono più forte degli altri, e lei era
saltata in aria, sussultando e stringendosi ancora di più ad Harry, che si era
limitato a ricambiare l’abbraccio e darle dei bacini sulla fronte. Le era
piaciuto stare tra le sue braccia, si era sentita davvero al sicuro.
Era talmente immersa nei propri pensieri che non si
accorse che ormai era arrivata a casa. Aprì la borsa, vi rovistò per cercare le
chiavi, e poco dopo aprì la porta. Si stupì di non trovare a casa nessuno, poi
si ricordò che le madre le aveva detto che doveva sbrigare delle commissioni,
tra cui fare la spesa, e che Fred e George erano usciti. C’era solo Ron a casa,
e probabilmente stava dormendo o giocando alla play-station, per cui troppo
immerso nelle sue attività per notare che lei fosse arrivata.
Ginny salì quindi al piano di sopra, e sbirciò nella
camera del fratello, per salutarlo. Rimase letteralmente a bocca aperta di
fronte a ciò che si presentava davanti a suoi occhi: il fratello era sul letto,
sdraiato, con Hermione al suo fianco. La cosa più sorprendente, però, era che
entrambi fossero seminudi.
“No, non può essere!” pensò subito, allarmata. Sì,
sospettava che il fratello e l’amica le nascondessero qualcosa, ma non credeva
che fossero già arrivati a quel punto. Lei ed Harry, che ormai erano
assieme da mesi, non avevano nemmeno sfiorato l’argomento, per cui le risultava
difficile credere che Hermione e Ron fossero già arrivati al sodo.
- No, Ginny, non è come sembra! Non è assolutamente come
pensi! – proruppe il ragazzo, poco dopo, accortosi della presenza della sorella
e della faccia sorpresa con cui li fissava. Era ovvio che ad un esterno la
scena potesse sembrare equivoca.
- Beh, io mi baso soltanto su quello che vedo… - disse
Ginny, tentando di fare dell’ironia, poi, dirigendosi verso il letto e
sedendosi sul bordo, aggiunse: - Quindi se dite che non è come sembra, credo
che voi due mi dobbiate delle spiegazioni.
Così Ron ed Hermione le raccontarono tutto: del bacio al
pigiama party, del ballo, del giorno dopo, di quando si erano finalmente
chiariti e avevano deciso di fare tutto di nascosto… Fino a quel pomeriggio,
quando erano stati sorpresi dalla pioggia ed erano tornati a casa fradici.
- Bene. Ora ho capito tutto. E vi dirò che avevo già
intuito qualcosa, ho fiuto per questo genere di cose. – disse Ginny alla fine
del racconto, poi aggiunse: - Hermione, vieni in camera mia, così ti do
qualcosa di asciutto? Presumo che i tuoi vestiti siano ancora bagnati.
Hermione si alzò, prese dal letto l’asciugamano e se lo
avvolse attorno al corpo, poi si diresse in camera dell’amica, che, in
silenzio, iniziò a frugare nell’armadio. Poco dopo le porse un paio di
pantaloni della tuta e una maglietta, dicendole: - Tieni, questi dovrebbero
andarti bene. I pantaloni sono una taglia in più della mia, li uso in casa per
stare comoda. Per la maglietta non dovresti avere problemi.
- Grazie. – disse semplicemente Hermione, imbarazzata,
dopodichè iniziò a vestirsi. In una situazione normale avrebbero riso e
scherzato, commentando come le sarebbero stati i vestiti, ma quella era una
situazione straordinaria, purtroppo.
- Perché non me lo hai detto subito? – le chiese poi
Ginny, sedendosi sul letto e invitando l’amica a fare altrettanto. Il suo non
era un tono di rimprovero, però. Aveva l’aria dispiaciuta, era delusa, credeva
che Hermione non si fidasse più di lei e voleva capire il perché. Aveva forse
sbagliato qualcosa senza rendersene conto?
- Io… Ho avuto i miei buoni motivi. – rispose bruscamente
Hermione, sulla difensiva, abbassando lo sguardo e incrociando le braccia,
chiudendosi a riccio in se stessa. Si sentiva accusata dalla sua migliore
amica, ed era proprio quello che aveva temuto fin dall’inizio della ‘storia’
con Ron.
- E quali sarebbero, sentiamo? – chiese Ginny, che voleva
andare fino in fondo alla faccenda.
- Beh, io… Era una cosa che doveva restare solo tra me e
Ron.
- Ma perché non me lo hai detto?
- E perché avrei dovuto? Per farmi accusare, come stai
facendo ora? – sbottò Hermione, alzando lo sguardo.
- Io non ti sto accusando! Voglio solo sapere perché non
hai voluto fidarti. Sono la tua migliore amica, o sbaglio? – esplose Ginny,
alzandosi in piedi. Lei non stava puntando il dito contro nessuno, aveva solo
fatto una semplice domanda, era Hermione che aveva frainteso tutto.
- Sì, ma non posso tenermi qualcosa per me? Soprattutto in
una situazione del genere? – disse quest’ultima, alzandosi a sua volta in
piedi.
- Se non ti fidi di me, di chi ti fidi, allora? Se mi
avessi detto tutto sarei stata comprensiva, ti avrei aiutata come avrei potuto,
non ti avrei certo accusata! Io… Io ci sono rimasta male, Hermione. Cosa
diavolo ti passa per la testa?
- Beh, scusa se avevo paura di sentirmi giudicata, scusa
se temevo che saresti andata da Ron a dargli una bella lavata di capo o che,
peggio, tu ed Harry vi sareste intromessi! È una cosa tra me e tuo fratello, ce
la dobbiamo sbrigare soltanto noi! – scoppiò Hermione, dopodiché uscì dalla
stanza, senza dare a Ginny possibilità di replica. Quest’ultima rimase a bocca
aperta, davvero non capiva la reazione dell’amica. Lei voleva soltanto sapere
se aveva fatto qualcosa di sbagliato per non meritarsi più la sua fiducia, ed
era stata fraintesa. Forse Hermione aveva preso quella come l’occasione buona
per liberarsi di lei, visto che evidentemente non si fidava più.
La mora, d’altrocanto, si era sentita accusata dalla
persona di cui si fidava di più, ed era esplosa, forse anche per lo stress
subito nelle ultime settimane. Si diresse a passo spedito in camera di Ron, che
nel frattempo aveva indossato una maglietta, e gli disse: - Vado a casa. Ci
vediamo domani.
Si avvicinò a lui e gli scoccò un bacio sulla guancia,
dopodiché se ne andò, lasciandolo perplesso. Il ragazzo, quindi, si diresse in
camera di Ginny e le chiese: - È per caso successo qualcosa con Hermione?
- Sì. Abbiamo litigato. – rispose bruscamente la sorella.
- Perché? – provò ad indagare Ron.
- Non voglio parlarne. Ora, se non ti dispiace, vorrei
stare un po’ da sola. – lo liquidò brevemente Ginny, spingendolo fuori dalla
porta e chiudendosi dentro a chiave, dopodiché prese il cellulare e mandò un
messaggio ad Harry, chiedendogli se quella sera avrebbero potuto vedersi.
- E poi è fuggita via senza nemmeno lasciarmi parlare! Io
non capisco. – finì di raccontare Ginny ad Harry, che fino a quel momento
l’aveva ascoltata pazientemente, senza interromperla. Come lei era rimasto
stupito dalla reazione di Hermione.
- Vuoi che provi a parlarle? – azzardò il ragazzo. Forse
sarebbe riuscito a scoprire qualcosa, ma soprattutto a far riappacificare le
due ragazze. Gli dispiaceva vedere Ginny così, stava male per il litigio avuto
con l’amica.
- No, per carità. Ti ringrazio per l’interessamento, ma te
l’ho detto, non vuole che ci intromettiamo. Non avrei neanche dovuto dirti di
lei e Ron, ma sai, dovevo sfogarmi e mio fratello non mi sembrava la persona
più adatta per farlo. – rispose Ginny.
- Beh, immagino. Ma tranquilla, non dirò nulla a nessuno
dei due, e domani sera farò il finto tonto.
- Non credo che domani sera si farà qualcosa, sai? Non in
questa situazione. Ci sarebbe troppa tensione, e un’atmosfera irrespirabile. –
disse la ragazza, sospirando.
- Non dire così, dai. Magari domattina verrà da te a
parlarti e chiarirete tutto. Oppure vai tu da lei, no? – propose Harry.
- Aspetterò che sia lei a fare il primo passo, non vorrei
peggiorare la situazione. Rischierei di essere nuovamente fraintesa. Spero che
non passi troppo tempo, però, prima che si decida.
- Oh, non essere così pessimista. Vedrai che si sistemerà
tutto. Avete litigato per una sciocchezza, penso che ormai se ne sarà resa
conto anche lei, o per lo meno lo farà presto. E spero che anche Ron glielo
faccia capire.
- Oh, non ci giurerei. È talmente idiota… Insomma, guarda
in che razza di situazione si è cacciato e in cui ha cacciato anche Hermione! –
sbottò Ginny che, dopo tanti ragionamenti, era giunta alla conclusione che la
colpa fosse solo ed esclusivamente da attribuire al fratello. Era a causa sua
che lei e l’amica avevano litigato, in fondo.
Harry si limitò a passarle un braccio attorno alle spalle,
senza commentare. Anche lui era giunto alla stessa conclusione di Ginny, ma Ron
restava pur sempre il suo migliore amico, preferiva non dire nulla a riguardo,
fino a che non avesse sentito la sua versione dei fatti, se mai l’amico avesse
voluto confidarsi con lui, ovviamente.
Ginny sospirò, dopodiché si strinse di più ad Harry, che
la cinse anche con l’altro braccio, dopodiché le posò un bacio sulla nuca. La
ragazza non potè fare a meno di sorridere, sussurrando un flebile “Grazie”,
grata della presenza del ragazzo. Era in momenti come quelli che sentiva di non
poter fare a meno di lui, sempre pronto ad ascoltarla e ad offrirle conforto.
Il giorno dopo, sabato, una ragazza, nel pomeriggio,
Lavanda Brown si stava dirigendo verso casa Weasley. Era al settimo cielo: era
tornata con un giorno d’anticipo perché una perturbazione atmosferica aveva
costretto lei e la sua famiglia a stare in casa tutto il tempo, il giorno
prima, e, dato che la pioggia non accennava a smettere, suo padre aveva deciso
di anticipare la partenza, seppur di poco. Così facendo, le aveva permesso di
fare una sorpresa a Ron: chissà come sarebbe stato felice di rivederla, dopo
tre settimane! Soprattutto vista la faccia da funerale che aveva il giorno in
cui lo aveva salutato, prima di partire…
Arrivata a destinazione, suonò il campanello, e Fred venne
ad aprirle.
- Ciao! Cerco Ron, è in casa? – chiese la ragazza,
sorridendo.
- Sì, è in camera. – rispose Fred, sorridendo tra sé e sé,
dopodiché si scostò per farla entrare.
Lavanda era già stata alla Tana, una volta, prima che
finisse la scuola, per cui sapeva dove andare. Salì al piano superiore, facendo
i gradini a due a due, talmente era ansiosa di rivedere Ron, poi si diresse
verso la camera del ragazzo. Spalancò la porta, senza bussare, e lo trovò
sdraiato sul letto, a fissare il soffitto: che tenero, stava sicuramente
pensando a lei, facendo mentalmente il conto alla rovescia per vedere quante
ore mancassero al suo ritorno.
Non appena sentì la porta aprirsi, Ron si drizzò sul letto
per vedere chi fosse. Non poteva certo essere Hermione, dato che era uscita
dalla stanza pochi attimi prima, per andare in bagno. Quel pomeriggio era
venuta alla Tana per parlargli di ciò che il giorno prima era successo con
Ginny, e aveva deciso che non se ne sarebbe andata fino a che l’amica non fosse
tornata dall’appuntamento con Harry, in modo da poter chiarire tutto.
Ron restò notevolmente sorpreso nel trovarsi davanti
Lavanda. Si drizzò immediatamente a sedere sul letto, allarmato.
- Ciao RonRon! – lo salutò lei, chiudendosi la porta alle
spalle e andando a sedersi sul letto, accanto a lui.
- Lavanda! Ma non dovevi tornare domani? – disse lui,
cercando, pian piano, di spostarsi verso il muro, per mantenere le distanze.
Non voleva certo che la ragazza gli saltasse addosso e gli attaccasse al collo
come una piovra, soprattutto per via del fatto che Hermione sarebbe potuta
entrare da un momento all’altro.
- Sorpreso, eh? Papà ha deciso di tornare con un giorno
d’anticipo, e così eccomi qui! Non sei contento? – chiese lei, buttandogli le
braccia al collo. Fece per baciarlo, ma lui voltò la faccia dall’altra parte e
annunciò: - Lavanda… Io dovrei parlarti.
Era giunto il momento, non poteva rimandare oltre. Sapeva
già cosa dirle, ormai era da giorni che provava e riprovava il discorso nella
sua mente. Sperava solo di non ferirla troppo e di non farla piangere. Così
tentò di liberarsi dalla stretta della ragazza, che si fece però più
insistente.
- Ma come? Non ci vediamo da tre settimane e tu vuoi
parlare? – gli sussurrò all’orecchio, con voce suadente, dopodiché frenò ogni
tentativo di replica da parte di Ron dandogli un bacio mozzafiato, mentre si
sistemava a cavalcioni su di lui e lo spingeva sul letto. Le sue mani
iniziarono ad accarezzargli il petto, fino a che non si fermarono sul bordo
della sua maglietta, per infilarvicisi sotto e completare l’opera da poco
iniziata.
Ron stava cercando in tutti i modi di liberarsi da quella
stretta. Spingeva sulle spalle della ragazza, per allontanarla, ma questa non
si muoveva di un millimetro, se non per avvicinarsi di più a lui.
- Ron dove hai messo i vestiti che ho lasciato qui ieri?
In bagno non li ho trovati. – chiese Hermione, mentre apriva la porta. Non
appena realizzò la scena che le si presentava davanti agli occhi, si bloccò poi
sulla soglia. Non voleva credere ai propri occhi: Ron era sul letto, sdraiato,
con Lavanda che lo sovrastava, a cavalcioni. E non finiva lì: le mani di lei
vagavano sotto la maglietta di lui, mentre lo stava baciando. Eppure la scena
era inequivocabile, soprattutto dal suo punto di vista. Sembrava che a Ron non
dispiacesse affatto stare con Lavanda, che la stesse avvicinando, attirandola
per le spalle, anziché allontanando.
I due ragazzi si staccarono, non appena sentirono la porta
aprirsi, e si voltarono verso di essa. Ron scostò subito Lavanda di lato,
allontanandola da sé, come se così facendo avesse potuto spiegare tutto.
- Beh, scusate se vi ho disturbato. Me ne vado, continuate
pure. Vai al diavolo, Ron! – urlò in preda all’ira, mentre le lacrime le
salivano agli occhi, dopodiché si diresse a passo spedito al piano di sotto,
chiudendosi alle spalle la porta con un tonfo, per potersene andare da quella
casa. Sperava di dimenticare ciò che aveva appena visto, ma sapeva che quella
scena si sarebbe presentata nei suoi più orribili incubi. Come diavolo aveva
potuto farle una cosa del genere, dopo tutte le promesse che le aveva fatto?
Si era fidata, lui le aveva promesso che l’avrebbe
lasciata, e lei gli aveva creduto. Invece eccolo lì, con Lavanda, a pomiciare
con lei come se niente fosse, come se in quelle tre settimane tra loro non
fosse successo nulla, come se il giorno prima non le avesse detto che l’amava.
L’aveva illusa, di nuovo. E lei ci era cascata, come una cretina.
- No, Hermione! Aspetta! Non è come credi! – gridò il
ragazzo, alzandosi dal letto per correrle dietro, ma ormai era troppo tardi, la
ragazza se ne era già andata, sbattendo la porta. Non l’avrebbe raggiunta in
ogni caso, dato che fu bloccato da Lavanda, la quale, non appena si alzò in
piedi, lo prese per un braccio e gli chiese, a voce bassa: - Che diavolo ci
faceva lei qui? Non avevate litigato?
- Io… Mi dispiace. Non dovevi scoprirlo così. – fu tutto
quello che Ron riuscì a dire. Tutto quello che voleva fare era seguire
Hermione, fermarla e spiegarle tutto. Invece si trovava lì, a dovere delle
spiegazioni a Lavanda. Non sapeva cosa dire, non si era preparato ad una
situazione del genere, non avrebbe mai immaginato che sarebbe successa una cosa
simile.
Lavanda scosse la testa, con gli occhi lucidi. Alzò la
mano destra e gli tirò uno schiaffo, dopodiché disse: - Sapevo che prima o poi
sarebbe successo, che avresti preferito lei. Tutti lo sapevano, era evidente,
ma io ho voluto illudermi, ho sperato che magari sarei riuscita a piacerti più
di lei, nonostante in tanti continuassero a dirmi che prima o poi mi avresti
lasciato per metterti con Hermione. Speravo solo che avessi avuto il fegato di
dirmelo, però.
Uscì quindi dalla stanza, per andare a sfogare le sue
lacrime lontano da lui, forse sarebbe andata da Calì.
Ron rimase immobile, sorpreso per lo schiaffo ricevuto, ma
soprattutto sconvolto da quello che Lavanda gli aveva appena detto. Si lasciò
cadere sul letto, soppesando quelle parole. La ragazza aveva ragione. Tutti
sapevano che prima o poi tra lui ed Hermione sarebbe successo qualcosa, tutti
se n’erano accorti, ma non lui, che fino all’ultimo aveva creduto che a lei non
importasse nulla di lui. Così si era messo con Lavanda, illudendosi di
dimenticarla, ma da quel momento la situazione era degenerata fino a quel
punto. Avrebbe dovuto lasciare Lavanda fin da subito, non appena si era accorto
che i sentimenti che provava per Hermione erano corrisposti. Invece era stato
uno smidollato, e per questa sua mancanza di coraggio aveva fatto soffrire ben
due persone. Tre, se si voleva contare anche Ginny, che indubbiamente stava
male per via della litigata con Hermione.
Si sentiva uno schifo.
“Sono una nullità…” pensò, prendendosi la testa tra le
mani.
Hermione continuava a correre, lontano da lui, da quella
casa.
Come aveva potuto farsi abbindolare, come una qualsiasi
stupida? Lei, che era una delle studentesse più intelligenti di Hogwarts.
Avrebbe dovuto capirlo subito che Ron voleva soltanto tenere il piede in due
scarpe. Lei però non se n’era accorta, accecata da tutte quelle illusioni che
aveva costruito, in parte grazie a lui.
La lacrime le rigavano il volto e le appannavano la vista,
tanto che non si accorse che davanti a lei stava arrivando qualcuno, fino a che
non vi finì addosso.
- Scusi… - borbottò, la voce rotta dal pianto, senza
nemmeno alzare lo sguardo per vedere chi fosse. Fece per andarsene, quando fu
bloccata per un braccio.
- Hermione, è tutto a posto? – chiese Ginny. Hermione si
accorse solo in quel momento che la persona con cui si era appena scontrata era
lei, di ritorno da un pomeriggio trascorso con Harry.
- Oh, Ginny! No… Io… Scusa! – disse la riccia,
sconnessamente. Voleva dirle così tante cose… ma era ancora sconvolta da quello
che aveva visto poco prima per poter costruire correttamente una frase, tra un
singhiozzo e l’altro, per cui si buttò semplicemente tra le braccia dell’amica,
che, nonostante il litigio avvenuto il giorno prima, era pronta a consolarla.
Da parte di Ginny, ormai, tutto era dimenticato. Il fatto
che Hermione stesse piangendo era decisamente più importante di quello che il
giorno prima l’avesse aggredita senza motivo.
- Non ti preoccupare… È successo qualcosa con Ron? –
indagò poi la ragazza, ma non appena vide Lavanda dirigersi verso di loro
comprese tutto, capì che veniva anche lei dalla Tana, dove evidentemente doveva
essere successo qualcosa. Capì quindi che il fratello aveva fatto l’ennesima
cazzata.
- Andiamocene da qui. – decretò poi, prima di liberarsi
gentilmente dalla stretta di Hermione e iniziare a camminare a passo spedito,
trascinando l’amica con sé. Temeva infatti che Lavanda la volesse insultare,
peggiorando ulteriormente il suo stato, che già era abbastanza a terra.
La ragazza, però, passò di fianco a loro senza degnarle del
benché minimo sguardo, assorta nei propri pensieri. Piangeva anche lei e
probabilmente aveva la vista talmente annebbiata dalle lacrime che non le aveva
notate, perché altrimenti si sarebbe sicuramente fermata per dirne quattro ad
Hermione. Nemmeno quest’ultima l’aveva notata, dato che continuava a tenere lo
sguardo abbassato.
- Forza, andiamo a casa mia, così ti preparo una bella
coppa di gelato per tirarti su il morale. – propose poi Ginny, abbozzando un
sorriso, poco dopo che Lavanda ebbe svoltato l’angolo.
- No! Io là dentro non ci tornò… Se Ron… - iniziò
Hermione, ma non riuscì a finire la frase, poiché non appena pronunciò il nome
del ragazzo fu scossa da nuovi singhiozzi.
- Scusa, non ci avevo pensato… - disse Ginny, immaginando
che il fratello l’avesse combinata davvero grossa, poi aggiunse: - Ti
accompagno a casa, allora.
Hermione annuì debolmente, così lei e l’amica si
incamminarono verso casa sua. Poco dopo, però, prese un bel respiro ed iniziò a
raccontarle tutto, della situazione in cui aveva trovato Ron non appena era
tornata dal bagno.
- Dio, che fratello deficiente che mi ritrovo. Ma si può
sapere con cosa diavolo ragiona, se non con il cervello? – commentò Ginny, non
appena l’amica ebbe concluso il racconto.
- Beh, io un’idea ce l’avrei… - rispose Hermione,
sorridendo amaramente, mentre si asciugava le lacrime. Fu però un gesto
inutile, poiché nel giro di pochi secondi tornarono a scorrerle nuovamente
sulle guance, al pensiero che molto probabilmente Ron ragionava con quella
parte del corpo. Tutto aveva un senso, a vederla così. Quello che non aveva
ottenuto il giorno prima con lei, era andato a cercarlo in un’altra. Era la
verità, per quanto le facesse male. I fatti parlavano da soli, e questa volta
non avrebbe ascoltato le scuse di Ron. Non voleva più saperne di lui, aveva
oltrepassato il limite.
Beh, che ve ne pare? Spero che vi piaccia. Ci ho messo un
po’ a scriverlo perché è uno dei capitoli più importanti della storia, e poi
perché l’altro ieri sono tornata dalle vacanze e ho dovuto ricopiare tutto
quello che avevo scritto a mano. Fatemi sapere cosa ne pensate con una
recensione, mi raccomando^^…
Ringraziamenti:
MaKiCo: Grazie mille
della recensione e dei complimenti^^. Mi spiace dirtelo, però siamo quasi alla
fine, non manca molto. Spero che anche questo chappy ti sia piaciuto. Kiss
tvttb
Ninny: Grazie della
recensione e del complimento^^. Ma, come hai avuto modo di notare, bye bye
Lavanda un corno. È tornata a creare scompiglio, prima di uscire
definitivamente di scena. Spero che questo chappy ti sia piaciuto, nonostante
tutto. Baci
Milly92: Grazie mille
della recensione e dei complimenti^^. Però, come ha visto, la felicità dei
nostri beniamini è durata bene poco. Beh, Lavacca toglierà il disturbo, d’ora
in poi. Si è lasciata dietro un bel casino, però, come vedi… XD E se vuoi
ammazzare Ron… Mi associo volentieri! Baci
Akane87: Grazie della
recensione e dei complimenti^^. Ma se con l’ultima parte mi sono fatta
perdonare, con quest’ultimo capitolo mi maledirete tutte… Eheh… XD Spero però
che nonostante il contenuto, il chap ti sia piaciuto…^^ Baci