Why do I love you?

di Pikky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - E' solo un film... ***
Capitolo 2: *** Piccoli rimpianti ***
Capitolo 3: *** Risveglio ***
Capitolo 4: *** Confessioni, Film e Cuscinate ***
Capitolo 5: *** Nuove occasioni che si presentano ***
Capitolo 6: *** Tentativi d'invito ***
Capitolo 7: *** -Vuoi venire con me al ballo di fine anno? ***
Capitolo 8: *** La maledizione del bacio mancato ***
Capitolo 9: *** A volte ritornano ***
Capitolo 10: *** Ron è un cretino ***
Capitolo 11: *** Primi approcci ***
Capitolo 12: *** Il ballo di fine anno ***
Capitolo 13: *** Sulle note di un lento ***
Capitolo 14: *** Primi baci e complicazioni ***
Capitolo 15: *** Solo un ripiego? ***
Capitolo 16: *** Chiarimenti ***
Capitolo 17: *** Due settimane ***
Capitolo 18: *** Sorprese, equivoci e litigi ***



Capitolo 1
*** - E' solo un film... ***


1

1. “È SOLO UN FILM…”

 

Hermione chiuse gli occhi, stringendo il braccio di Ron, alla sua sinistra, e il braccio di Ginny, alla sua destra, trattenendo a stento un urlo.

Si trovavano a casa di Harry e stavano guardando un film horror, la causa della reazione della ragazza.

-Puoi riaprire gli occhi, adesso. La scena che temevi è finita…Eddai è solo un film…- disse Ginny, tenendo gli occhi puntati sullo schermo. A differenza dell’amica, il film scelto dal proprio ragazzo non le dispiaceva per niente. D’altronde, ad essere cresciuta con sei fratelli maggiori, era abituata a quel genere di film.

-Sarà anche un film, ma fa impressione!!! Fortuna che settimana prossima si è a casa mia e il film lo scelgo io…- disse Hermione in risposta, allentando la presa sulle braccia dei due Weasley.

-Basta che non sia una commediola romantica strappalacrime, altrimenti io me ne vado…- disse Ron con una smorfia.

-E io vengo con te…- aggiunse Harry, beccandosi subito dopo una gomitata fra le costole da parte di Ginny, che mormorò un ‘Ssh!!!’, nel tentativo di riportare il silenzio, e quindi l’attenzione, sul film.

“Maschi…” pensò Hermione sconsolata, tornando a concentrarsi sul film, anche se la cosa le riusciva difficile, con Ron accanto, soprattutto perché al minimo movimento lo sfiorava involontariamente e viceversa, dato che erano tutti appoggiati al bordo del letto di Harry, e quindi stretti fra loro. Ogni volta che Ron la toccava appena, anche se involontariamente il suo cuore accelerava di un battito.

Lei, Harry e Ron si conoscevano da quasi sei anni, ormai, ma solo negli ultimi mesi si era accorta di provare qualcosa per quest’ultimo, ovvero da quando Harry si era messo con Ginny e passava gran parte del proprio tempo con lei, lasciando soli i due amici. Ed Hermione aveva scoperto che la cosa non le dispiaceva affatto, anzi, si era spesso trovata a desiderare e ad aspettare con impazienza di restare da sola con lui, anche se poi di fatto non succedeva granché. Voleva semplicemente stare in sua compagnia.

Probabilmente quei sentimenti esistevano già da tempo, da anni, da prima che Harry si mettesse con Ginny, ma Hermione non aveva voluto rendersene conto, continuando a ripetersi che Ron era il suo migliore amico, esattamente come lo era il moro. Ma con quest’ultimo non battibeccava né se la prendeva se diceva qualcosa di sbagliato come lo faceva con Ron.

Solo in quell’ultimo periodo aveva capito il perché dei suoi comportamenti nei confronti di quest’ultimo.

In quel momento Ron si spostò una ciocca di capelli, che gli era ricaduta davanti agli occhi, dietro l’orecchio, e così facendo urtò il gomito di Hermione, che, arrossì e fu grata del fatto che Harry avesse voluto spegnere la luce per creare più atmosfera.

-Scusa- le mormorò il rosso con un mezzo sorriso, voltandosi verso di lei.

-Figurati- rispose lei, sorridendo di rimando, dopodichè si voltò nuovamente verso lo schermo, appena in tempo per vedere un vampiro spuntare fuori dal nulla e assalire la propria preda, una povera ragazza.

Hermione sussultò, chiudendo gli occhi e nascondendo istintivamente il volto sulla spalla di Ron, che le posò una mano sul capo, sorridendo fra sé e sé.

-Tranquilla... È solo un film…- le disse poi, soffocando una risata e giocherellando con uno dei suoi riccioli castani, in modo che però lei non se accorgesse.

La ragazza, tranquillizzata, anche se solo per quell’istante, tornò a guardare lo schermo, interrompendo controvoglia quel contatto con Ron, che, dispiaciuto quanto lei, le lasciò andare il ricciolo che si stava rigirando fra le dita.

Come Hermione, anche lui si era accorto di provare per lei qualcosa che andava oltre all’amicizia che li legava da anni.

Era stata una ‘scoperta’ recente da parte sua, nonostante ci fosse già stata qualche avvisaglia in precedenza, addirittura da anni prima. Ma ce n’era voluto di tempo prima che Ron se ne accorgesse.

Ogni volta che la vedeva parlare con un ragazzo che non fosse Harry, si sentiva ribollire, veniva assalito dalla voglia di prendere il malcapitato a pugni o dal desiderio di allontanarla dal tizio in questione con una scusa qualsiasi, in modo di trovarsi da solo con lei.

Inizialmente aveva imputato questo suo comportamento ad un istinto protettivo dato dal rapporto di amicizia che intercorreva fra loro, ma negli ultimi mesi aveva scoperto che ciò che provava poteva benissimo essere catalogato sotto il nome ‘gelosia’, come Harry gli aveva fatto notare un giorno, paragonandolo a se stesso ogni volta che vedeva Ginny con Dean Thomas, ai tempi in cui i due stavano insieme.

Un altro sfioramento involontario provocato da un movimento di Hermione interruppe i pensieri di Ron, che sorrise e fu grato del fatto che lui e la ragazza fossero così vicini.

 

 

 

Un’ora dopo, il film era finito, e i quattro ragazzi stavano unendo i loro sacchi a pelo per formarne uno unico, più grande, come facevano tutti i sabato sera.

Harry, Ginny, Ron ed Hermione, infatti, ogni sabato si trovavano, a turno, a casa di uno di loro, a guardare un film, a giocare a carte, a scacchi o ad un qualsiasi gioco di società, oppure a stare semplicemente in compagnia, parlando come facevano di solito, tutte attività al termine delle quali i quattro ragazzi andavano a dormire nei loro sacchi a pelo, che venivano appunto uniti.

Inizialmente, erano soltanto Ron, Hermione ed Harry a trovarsi per trascorrere il sabato sera insieme, Ginny si aggiungeva a loro soltanto quando i tre erano a casa del fratello. In seguito al fatto che lei ed Harry si fossero messi insieme, però, anche la ragazza era stata accolta fra loro.

-Allora? Vi è piaciuto il film?- chiese Harry, curioso di sapere se i soldi per il noleggio erano stati spesi bene o meno, una volta che si furono infilati nel sacco a pelo.

-No- disse subito Hermione, che, per via di qualche scena un po’ troppo truculenta per i suoi gusti, prima della conclusione del film, aveva trovato rifugio sulla spalla di Ron molte altre volte. Non che la cosa le dispiacesse, ovviamente.

-Non era male…- disse Ginny, subito dopo.

-Infatti. E non faceva poi così paura…-aggiunse Ron per stuzzicare Hermione, che gli rispose con un’occhiataccia.

Avrebbe voluto rispondergli per le rime, ma sapeva che se l’avesse fatto sarebbero finiti inevitabilmente a battibeccare come loro solito, cosa di cui inspiegabilmente non sapevano fare a meno. Però, in quel momento, non ne aveva voglia, forse perché si sentiva un po’ stanca.

-Bene. Ma credo che la prossima volta sia meglio noleggiare un altro genere…- disse Harry, mettendo fine alla discussione e ricevendo uno sguardo pieno di gratitudine da Hermione.

 

 

 

Bhè??? Che ve ne pare???

Spero che vi sia piaciuto… Domenica prossima pubblicherò il secondo capitolo, in cui ne vedremo delle belle. So che questo capitolo, invece, potrebbe sembrare un po’ noioso, ma mi serviva per introdurre la storia.

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando…

Pikky91

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Capitolo 2
*** Piccoli rimpianti ***


3

3. PICCOLI RIMPIANTI

 

Quella mattina la sveglia suonò più forte e fastidiosamente del solito, o almeno, così parve ad Hermione, che fu interrotta sul più bello del proprio sogno, che la vedeva protagonista insieme a Ron durante un romantico pic-nic sul lago.

Sospirò con aria sognante, ripensandoci.

“Non è un risveglio paragonabile a quello di Domenica…”, pensò poi, per la quinta mattina di fila, ricordando la sensazione di calore e familiarità che aveva provato risvegliandosi fra le braccia di Ron.

Ancora non aveva capito come diavolo avessero fatto a trovarsi aggrovigliati a quel modo, ma la cosa non le era dispiaciuta affatto, anzi le aveva fatto enormemente piacere. Non le era piaciuto affatto, però, come la situazione si era evoluta, governata dal fin troppo imbarazzo che regnava fra i due.

Ripensandoci si era data della stupida innumerevoli volte, in tutti i modi che conosceva: insomma, avrebbe potuto fare di meglio che dirgli che la situazione era strana, lo si vedeva chiaramente. Non avrebbe nemmeno dovuto scusarsi per aver dormito sulla spalla, non ce n’era alcun motivo: di solito si chiede scusa per una cosa di cui si è dispiaciuti, e lei non lo era affatto per aver dormito sulla sua spalla, nonostante quello che poi aveva detto avesse dimostrato il contrario. Certo, in quel momento le era dispiaciuto che a Ron facesse male la spalla per colpa sua, ma si era espressa male sempre per via del fatto che fosse imbarazzata.

In più, ripensando a quando, in cucina, avevano battibeccato, non potè fare a meno di darsi nuovamente la colpa: in fondo il ragazzo le aveva fatto una semplice domanda, coi suoi modi un po’ discutibili, certo, ma dopotutto era stata lei a rispondergli come una vecchia zitella inacidita e a dare inizio alla breve ma intensa discussione. Continuava a ripetersi che avrebbe potuto rispondergli un po’ più gentilmente, evitando di andare a sfociare in uno dei loro soliti battibecchi.

Se avesse potuto riavvolgere le lancette dell’orologio fino a tornare a domenica mattina, l’avrebbe fatto più che volentieri, in modo da poter cambiare tutte le proprie azioni e fare evolvere la situazione diversamente, come avrebbe desiderato che andasse. Innanzitutto non si sarebbe fatta troppe domande sul perché si trovava in quella posizione, ma si sarebbe semplicemente stretta di più a Ron, guardandolo negli occhi e sorridendogli. Poi, per concludere in bellezza, avrebbe avvicinato il proprio viso al suo e l’avrebbe baciato, con chissà quale coraggio provenuto da chissà dove.

Ma purtroppo per lei non era andata così, e lo sapeva bene. Purtroppo aveva rovinato tutto per via dell’imbarazzo e della timidezza.

In quei giorni, aveva tentato di rimediare al danno, mostrandosi più gentile nei confronti di Ron,  sorridendogli più spesso e cercando di evitare di litigare con lui per la più minima stupidata. Inoltre, sempre per riparare, si era imposta di parlargli riguardo a Domenica, con l’intenzione di dirgli che non le aveva affatto dato fastidio dormire fra le sue braccia, che, anzi, aveva provato una sensazione piacevole, che avrebbe volentieri ripetuto l’esperienza e, infine, per concludere il discorso, gli avrebbe rivelato ciò che provava per lui, una volta per tutte.

Scosse la testa nel ricordare il tentativo due giorni prima in biblioteca, mentre stavano facendo i compiti.

-Ron…-aveva esordito, con l’intenzione di dirgli tutto quello che aveva ripetuto nella sua testa decine di volte.

-Sì?- le aveva risposto lui, alzando la testa dal tema che stava scrivendo.

-Bhè…- aveva tentato di iniziare lei, ma in quel momento tutte le parole che aveva accuratamente scelto per descrivere al meglio i propri sentimenti erano svanite nel nulla, lasciando nella sua mente solo il vuoto.

Non le capitava mai.

Lei, la studentessa modello, difficilmente restava senza parole. Le succedeva solo in presenza di Ronald Bilius Weasley, che in quel momento aveva alzato un sopracciglio e le aveva detto: -Hermione? Volevi dirmi qualcosa?

“I ruoli sembrano essersi invertiti…” aveva pensato lei, poi aveva risposto: -Sì. Se ti va, quando hai finito, posso dare un’occhiata al tuo tema.

-Grazie!- le aveva risposto lui con un enorme sorriso, tornando poi a concentrarsi sul tema.

Hermione scosse di nuovo la testa, rassegnata, pensando a come aveva sprecato quell’occasione e a come si era sentita in imbarazzo, dopodiché si alzò e si diresse verso la sedia su cui erano posate la cartella, diligentemente preparata la sera prima, e la divisa scolastica, che la ragazza iniziò ad infilarsi, non appena si fu tolta il pigiama.

“Arriverà prima o poi il momento in cui riuscirò a rivelargli quello che provo per lui… O almeno spero…” pensò poi con un sorrisetto amaro mentre abbottonava la camicia.

 

 

 

Ron sbuffò, con quel poco di fiato che gli era rimasto in gola, dopo la corsa appena fatta per non perdere il bus, che stava allontanandosi, dopo essere ripartito appena un paio di istanti prima che il ragazzo arrivasse alla fermata.

-Dannazione!- imprecò, sedendosi sulla panchina presente sotto la pensilina.

Quella mattina era uscito di casa al solito orario, forse un paio di minuti più tardi del solito, ma il bus evidentemente doveva essere passato in anticipo e l’aveva fregato, lasciandolo a piedi. Era in momenti come quelli che il ragazzo capiva il perché dell’abitudine della sorella di recarsi alla fermata sempre cinque minuti prima che il bus passasse.

“Di sicuro Hermione adesso starà salendo su quel bus…” pensò, tetro.

Solitamente, infatti, la ragazza, che saliva alla fermata successiva, prendeva il bus che Ron aveva appena perso, come aveva perso l’occasione, una volta scesi, di percorrere con lei il tratto di strada che separava la fermata dalla scuola, come erano soliti fare tutte le mattine.

Pensando ad Hermione, alla sua mente apparvero, inevitabilmente, le immagini di Domenica mattina, e Ron sentì un familiare calore invadergli il petto, mentre un sorriso gli si dipingeva spontaneo sulle labbra.

Ma il sorriso che appariva ogni volta che riviveva l’emozione di tenere la ragazza fra le sue braccia, svaniva non appena ripensava a quello che le aveva detto non appena si era svegliata: come aveva potuto essere così idiota nel dire quella frase? Era ovvio che nessuno dei due avesse la più pallida idea di come diavolo fossero finiti a dormire in quella posizione. Avrebbe potuto fare a meno di farlo presente, come avrebbe potuto benissimo fare a meno di liquidare con quel commento monosillabico la ‘conversazione’ che aveva brillantemente intrapreso.

Avrebbe semplicemente dovuto limitarsi a sorriderle dolcemente, continuando a tenerla stretta fra le braccia. E chissà, poi, magari, avrebbe potuto anche baciarla.

Invece aveva rovinato tutto con i suoi soliti modi di fare, quando invece avrebbe potuto far sviluppare la situazione diversamente, cosa per cui continuava a darsi dello stupido con epiteti poco carini ogni qualvolta ci ripensava.

L’arrivo del bus successivo, anch’esso leggermente in anticipo come il precedente, interruppe i suoi pensieri.

Mostrò al conduttore l’abbonamento, salì le scale che portavano al piano superiore e prese posto accanto ad un finestrino, con l’intenzione di rimuginare ancora su Domenica mattina continuando ad insultarsi da solo.

Un minuto e mezzo dopo, circa, il bus si stoppò alla fermata successiva, ma Ron non potè vedere se era salita gente o meno, poiché si trovava accanto finestrino che dava sulla corsia destra della strada, e non accanto a quello che dava sul marciapiede e quindi sulle eventuali fermate lì presenti.

Fu quindi una sorpresa per lui quella di vedere Hermione salire le scale, guardandosi in torno in cerca di qualche posto a sedersi.

-Hermione?- le disse, stupito. Era davvero convinto che la ragazza fosse sul bus precedente.

-Ron! Per fortuna non sono l’unica ad aver perso il bus!- disse lei di rimando, prendendo posto accanto a lui.

“Già” pensò Ron con un sorriso “È proprio una fortuna quella di aver perso il bus…”.

 

 

 

Durante la pausa pranzo, dopo aver fatto come al solito la fila per prendersi da mangiare, Harry, Ginny, Ron ed Hermione erano seduti ad un tavolo che erano riusciti ad accaparrarsi, e, tra una chiacchiera e l’altra, stavano mangiando.

La pausa pranzo era uno dei momenti in cui tutti e quattro riuscivano a stare insieme, dato che Ginny aveva una anno in meno di loro e frequentava il quinto anno, mentre Harry, Hermione e Ron, pur essendo tutti e tre al sesto anno, erano insieme soltanto in determinate classi, e le lezioni non erano proprio il momento più indicato per chiacchierare, data la severità dei professori.

-Allora, hai già scelto il film per domani sera, Hermione?- chiese Ginny, rivolta all’amica, che annuì.

-E qual è?- s’intromise Ron, addentando un pezzo della pizza che stava mangiando.

-È una sorpresa. Domani sera vedrai…- rispose la ragazza, prendendo dell’insalata con la forchetta.

-Stai a vedere che è un film romantico…- borbottò poi il rosso, rivolto ad Harry, che gli rispose: -Spero proprio di no…

-Cosa state bisbigliando voi due?- chiese Ginny sospettosa, dopo aver captato qualche frammento di conversazione fra i due ragazzi.

-Niente- le rispose Harry, sfoderando un sorriso che sperava convincesse la sua ragazza, che, fortunatamente gli sorrise di rimando, apparentemente rassicurata.

-Finite le lezioni ci troviamo in biblioteca come al solito?- chiese poi il ragazzo, dopo aver dato un’occhiata all’orologio e aver visto che mancava un quarto d’ora alla fine della pausa. Tutti gli altri annuirono, in risposta.

Poco dopo, Ron si sentì stranamente osservato, così si diede un’occhiata in giro e vide che Lavanda Brown e Calì Patil lo stavano effettivamente guardando. Non appena però si accorse che si era voltato in sua direzione, Lavanda arrossì e si rivolse a Calì, non degnando più di alcuno sguardo il ragazzo, che perplesso, scrollò le spalle, chiedendosi cosa avessero mai da guardare, dopodiché tornò a concentrarsi sul proprio pranzo.

 

 

 

 

 

Bhè? Che ve ne pare??? Spero vi sia piaciuto…

Mi raccomando recensite!!!

Ringraziamenti:

Michy90: Ehm, non è che proprio si sono riscattati in questo capitolo… Fidati, ce ne vorrà prima che si riscattino… Ne succederanno delle belle… Anche perché altrimenti, col cavolo che mando avanti la storia^^… Bhè, grazie della recensione, spero che anche questo chap ti sia piaciuto… Baci

Daniel14: Grazie dei complimenti!!! Questo chap è un pochino più lungo del precedente, o almeno sembra…^^ Spero che ti sia piaciuto… Comunque dal prossimo vedrò di allungarli un pochino… Baci

Azzurra_Potter: Grazie del complimento!!! Sono contenta che il chap precedente ti sia piaciuto, spero ti piaccia anche questo, anche se non succede niente nemmeno qui… Ma questi capitolo mi servono per descrivere il rapporto che c’è per adesso fra i due… Baci e grazie per la recensione…^^

Stargirl95: Eccoti la continuazione… Spero che ti piaccia anche questo capitolo… Grazie della recensione… Baci

Karmygranger: Ma quale incubo?!? Mi fa piacere che tu mi segua anche qui (se non si fosse capito, sono Saretta Turner^^). Il capitolo precedente era un po’ cortino, lo ammetto, questo è un pochino più lungo, ma come ho già detto a Daniel14, dal prossimo vedrò di allungare un po’…  Mi fa piacere che ti sia piaciuto lo stesso…^^ Spero ti sia piaciuto anche questo… Baci

Milly92: Non ti preoccupare, figurati!!! L’importante è che tu abbia recensito…^^ Spero di aver soddisfatto la tua curiosità con questo nuovo capitolo, anche se di fatto non succede nulla… Baci

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Capitolo 3
*** Risveglio ***


2

2. RISVEGLIO

 

-Che facciamo? Li svegliamo?- chiese Ginny in un sussurro, la mattina dopo.

-Nah… Magari è la volta buona che si decidono- rispose Harry, tornando ad osservare Ron ed Hermione e chiedendosi come avessero fatto a finire in quel modo.

I due ragazzi, infatti, stavano ancora dormendo, ignari della posizione in cui si trovavano: Ron era supino, con il braccio sinistro che cingeva la vita di Hermione, sdraiata sul fianco destro, con la testa appoggiata alla spalla sinistra del ragazzo e il braccio sinistro sul suo petto. Inoltre la mano destra di lui stringeva quella sinistra di lei.

Entrambi dormivano beatamente, con un’espressione pacifica, quasi di gratificazione, dipinta sul viso.

Harry prese in mano il proprio cellulare, posato sulla scrivania e lo mise nella modalità fotocamera, pronto ad immortalare quel momento.

-Li fotografi?!?- chiese Ginny, sorpresa, trattenendo però a stento una risata.

Harry annuì e premette il tasto ‘scatta’, anch’egli trattenendo una risata, che altrimenti avrebbe svegliato i due amici.

-Dopo inviamela… Devo assolutamente farla vedere a Fred e George…

Harry annuì di nuovo, poi aggiunse, prendendola per mano e dirigendosi verso la porta: -Ora usciamo… Lasciamoli soli…

-Ma così ci perdiamo le loro facce!!!- protestò la ragazza, che già si pregustava lo spettacolo.

Il ragazzo rise, immaginandosi la scena: la rossa aveva ragione, sarebbe stato proprio un peccato perdersela.

-Lasciamo la porta socchiusa e nascondiamoci dietro, allora…

 

 

 

Ron aprì gli occhi improvvisamente, convinto di aver sentito il rumore di uno schianto, rumore che, se ne rese conto qualche istante dopo, apparteneva la sogno che stava facendo.

Fece per stiracchiarsi, ma si accorse che sul braccio sinistro c’era qualcosa che gli impediva di muoverlo. Al contrario il braccio destro era libero, ma la sua mano ne stringeva un’altra.

Guardò, aggrottando le sopracciglia, quella mano estranea al proprio corpo, dopodiché volse lo sguardo alla sua sinistra e vide ciò che impediva al suo braccio di muoversi: il corpo di Hermione.

Notò inoltre che con quel braccio cingeva la vita della ragazza, che dormiva ancora, con la testa appoggiata alla sua spalla, che fungeva da cuscino.

Un sorriso spontaneo si dipinse sul volto di Ron, mentre le sue orecchie si dipinsero improvvisamente di un rosso acceso, nel notare la bizzarra posizione in cui lui ed Hermione si trovavano.

Poco dopo, però, quel sorriso fu sostituito da un’espressione interrogativa, mentre si chiedeva come diavolo avessero fatto a finire abbracciati a quel modo. Forse entrambi si erano mossi nel sonno, fino a ritrovarsi in quella posizione.

‘Sì, dev’essere stato così’, pensò il ragazzo, convinto che fosse la spiegazione più plausibile. Non che la cosa gli importasse molto, ma la domanda gli era sorta spontanea.

In quel momento Hermione emise un mugolio indistinto, e Ron vide la sua testa voltarsi verso sinistra, portandosi la mano sinistra, che Ron dovette abbandonare malvolentieri, davanti alla bocca per coprire uno sbadiglio, dopodiché si sistemò nuovamente con la testa sulla spalla di Ron e fece ricadere il braccio sinistro sul suo petto.

Alcuni istanti dopo la ragazza aprì gli occhi, incrociando lo sguardo di Ron, che per un attimo era stato tentato di chiudere gli occhi e fingere di dormire, in modo da tenere ancora la ragazza stretta fra le sue braccia.

Hermione, incrociando il suo sguardo, prima gli sorrise, poi, accorgendosi solo in quel momento della posizione in cui si trovavano e chiedendosi come diavolo avessero fatto ad ottenerla, aggrottò le sopracciglia.

Il ragazzo, notando quell’espressione confusa sul viso di lei, le sorrise dolcemente e le disse: -Se ti stai chiedendo anche tu quello che mi sto chiedendo anch’io, non ho la più pallida idea di come possiamo essere finiti così…

La ragazza gli sorrise di rimando, tranquillizzandosi, dato che temeva la reazione di Ron, e gli rispose: -Nemmeno io. In effetti è una situazione un po’ strana.

-Già- fu il lapidario commento del ragazzo, che mise fine alla conversazione e fece calare un velo di imbarazzo fra i due ragazzi.

Hermione, sul punto di arrossire, si mise a sedere e volse le spalle al rosso, per nascondergli il fatto che le guance andavano man mano imporporandosi.

Anche Ron, dispiaciuto, si mise a sedere, col spalla sinistra leggermente indolenzita per via del fatto che la ragazza ci avesse dormito sopra. La fece ruotare all’indietro per alleviare quel leggero dolore, e l’articolazione emise un leggero scrocchio.

-Scusa se ci ho dormito sopra…- gli disse Hermione, voltandosi, dopo aver udito quel lieve rumore.

-Oh, non preoccuparti, rispose Ron con un’alzata di spalle, come a dimostrare che l’articolazione era già a posto.

Poco dopo la ragazza si alzò, imitata dal rosso, e disse: -Penso che Harry e Ginny siano già giù a far colazione…

-Bene. Raggiungiamoli perché ho una fame assurda…- disse lui abbozzando un leggero sorriso e comportandosi come aveva sempre fatto, con l’intenzione di smorzare quell’imbarazzo che si era creato tra lui ed Hermione, che, per sua sfortuna, si era già diretta verso la porta e non aveva avuto modo di notare l’espressione sul viso del ragazzo, che rimase deluso.

 

 

 

Harry e Ginny, nel frattempo, si trovavano in cucina, dove si erano affrettati non appena avevano visto Hermione mettersi a sedere.

Fortunatamente la madre del ragazzo, che in quel momento stava sbrigando delle faccende di casa, aveva già preparato loro la colazione, quindi i due potevano tranquillamente fingere di essere in cucina già da tempo.

-Certo che fra tutti e due non so chi sia il più imbranato…- commentò Ginny, sorseggiando del thè, mentre ripensava alla scena a cui aveva appena assistito.

-Davvero… Tra uno e l’altra… Lui che esordisce con quella considerazione idiota, lei che fa quel commento ovvio… Ma che si diano una mossa! Come minimo è da anni che si piacciono, e che io li sopporto, ma se ne sono resi conto solo adesso, gli sveglioni! E nonostante tutto continuano a fare i timidoni… Anche dopo aver dormito abbracciati! Insomma, potevano fare evolvere la situazione diversamente…- ribatté il ragazzo, che proprio non capiva il comportamento dei suoi amici, nonostante li conoscesse ormai da sei anni.

-Già… Però che ne sai? Se noti non sono ancora scesi… Magari sono rimasti in camera a pastrugnarsi, come dice sempre mio fratello, dopo aver sciolto l’imbarazzo iniziale…- alluse la ragazza, speranzosa.

Poco dopo, però, lei ed Harry sentirono dei passi, seguiti dall’apparizione di Ron ed Hermione, che a malapena si guardavano in faccia, lei rossa in viso, lui in zona orecchie.

Le supposizioni di Ginny crollarono come un castello di carte appena colpito da un soffio di vento.

-Buongiorno! Dormito bene?- li salutò Harry, ricevendo un’immediata occhiataccia dal rosso, che aveva colto benissimo l’allusione dell’amico.

-Sì. Per fortuna non ho avuto incubi riguardanti il film di ieri sera…- rispose Hermione, prendendo posto di fronte a Ginny.

-Ancora pensi a quello stupido film?- disse Ron, senza pensarci.

-Bhè, sì!- ribatté la ragazza, seccata.

-Calmati, era solo una domanda! Forse è meglio che ti prepari una camomilla per colazione…

-Grazie del consiglio ma non ne ho bisogno!- ribatté nuovamente la ragazza, lanciando un’occhiataccia al rosso e ponendo fine al loro battibecco.

“Oh, no…Ci risiamo…” pensò Ginny, roteando gli occhi e lanciando un’occhiata ad Harry, che intese al volo e le rivolse uno sguardo rassegnato. Ormai ci era abituato: era inevitabile che la tensione esistente fra i due ragazzi per un qualsiasi motivi sfociasse in qualche stupido battibecco.

 

 

 

 

 

 

Che ve ne pare di questo secondo capitolo???

Mi raccomando, recensite…

 

Ringraziamenti:

Milly92: Eccoti qui il secondo capitolo, che spero non abbia deluso le tue aspettative riguardo la storia… Vedrai che man mano si farà interessante… Spero continuerai a seguire e recensire… Baci

Azzurra_Potter: Ecco qui il continuo… Sono contenta che l’inizio ti sia piaciuto, spero ti piaccia anche questo capitolo… E grazie dei complimenti!!! Spero continuerai a recensire… Baci

Daniel14: Mi fa piacere che l’inizio ti sia sembrato interessante… Spero che lo sua anche questo capitolo… Continua a recensire, mi raccomando… Baci

Karmygranger: Sono contenta che l’inizio ti sia piaciuto, come anche la mia idea… Eh già, come dici tu, Ron ed Hermione sono troppo coccolosi insieme!!! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo… Baci     P.s: Per caso tu sei Karmy di Madame Puddifoot’s Corner???

Michy90: Eh già, l’AU era proprio questa..^^ Grazie dei complimenti!!! Spero che questo chap ti abbia fornito un po’ dei dettagli che cercavi… Ah, ho letto la tua mail solo che poi ho dimenticato di risponderti… Grazie del tuo giudizio positivo, per lo meno non la pensi come le mie amiche…^^ Ci sentiamo… Bacioni

Stargirl95: Grazie del complimento!!! Ecco la continuazione, spero continuerai a recensire… Baci

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Capitolo 4
*** Confessioni, Film e Cuscinate ***


4

4. CONFESSIONI, FILM E CUSCINATE

 

Hermione era agitata, senza un motivo preciso.

Si trovava in sala, seduta sul divano a leggere un libro, tentando di scacciare quello stato d’animo che si era inspiegabilmente impadronito di lei a partire da quella mattina, quando aveva iniziato a pensare che quella sera Harry, Ginny e Ron sarebbero venuti a casa propria. Non capiva, però, perché stesse contando le ore, i minuti e i secondi che mancavano a quel momento: non le era mai successo, d’altronde non era certo la prima volta che i suoi amici passavano il sabato sera da lei. Era una cosa del tutto normale, per cui continuava a non comprendere quell’assurda agitazione, che si faceva più insistente ogni volta che la sua mente si focalizzava su Ron.

Pensava fosse proprio quello il motivo della sua agitazione, nonostante fosse la prima volta che si sentisse così sapendo che lui sarebbe venuto a casa sua di lì a qualche ora, ma era giunta alla conclusione che probabilmente era tutto causato da ciò che era successo la settimana prima.

“Dev’essere sicuramente così… Non c’è altra spiegazione” si ripeté la ragazza per l’ennesima volta, riportando la propria attenzione sul libro che stava leggendo, aperto alla stessa pagina ormai da un quarto d’ora.

Due ore dopo, la ragazza fu interrotta dal suono del campanello, che la fece sobbalzare, dopodiché si precipitò alla porta in fretta e furia per aprire, sperando ardentemente che Ron fosse arrivato, anche se nettamente in anticipo di un’ora, cosa non da lui.

Non poté non provare un minimo di delusione quando, dopo aver aperto, si trovò davanti Ginny, che a quanto pareva era venuta lì da sola, dato che del fratello non vi era la minima traccia.

Alla rossa non sfuggì la reazione dell’amica, per cui disse: -Ciao Herm! So che ti dispiace che io sia venuta qui senza mio fratello, ma è da Harry… Staranno giocando alla Playstation… Io ero a casa e non sapevo cosa fare, così ho deciso di venire qui un po’ prima… E pensare che oggi volevo uscire con Harry, ma quel cretino di Ronald mi ha preceduto nel ‘prenotarlo’…

-Oh, mi dispiace… Ma cerca di capire Ron, nonostante siano passati ormai cinque mesi, ancora non si è abituato all’idea che tu ed Harry stiate insieme… Quindi quando può si mette in mezzo fra voi due, credo… Penso abbia paura di perdere il suo migliore amico, sai… Oh, ma entra pure… Non mi sembra il caso di stare qui sulla porta a discutere: andiamo in camera mia- rispose Hermione con un sorriso, facendosi da parte per permettere all’amica di entrare e facendole strada fino alla sua camera, nonostante non ci fosse bisogno, dato che Ginny ormai conosceva molto bene la casa, essendoci stata innumerevoli volte.

Non appena furono entrate, la mora si chiuse la porta alle sue spalle, mentre la rossa, dopo essersi tolta la giacca e averla appesa, assieme alla borsa, all’attaccapanni nell’angolo, si sedette sul letto e disse: -Può anche avere tutti i motivi di questo mondo per comportarsi così, ma mi dà fastidio che lo faccia. Insomma, Harry sarà anche il suo migliore amico, ma non credo che mio fratello tema di perderlo e si comporti di conseguenza. Credo invece che sia semplicemente geloso e protettivo come tutti i fratelli maggiori…

Aggiunse anche uno sbuffo alla fine del discorso, scuotendo la testa. Odiava quel comportamento del fratello. Capiva che avesse paura che lei potesse soffrire, ma se non si fidava a lasciarla uscire con il suo migliore amico di chi altro poteva fidarsi? Era troppo protettivo nei suoi confronti, e la cosa era stata dimostrata anche nel periodo in cui Ginny usciva con Dean Thomas: quando una volta lei e il ragazzo in questione erano stati beccati a baciarsi da Ron ed Harry, che in quel momento si era scoperto geloso anche più del rosso, il primo le aveva fatto una scenata dicendole che dato che era sua sorella non poteva uscire con nessun ragazzo e lei gli aveva risposto che per lui era arrivato tempo di trovarsi una ragazza, dato che aveva una mentalità così chiusa a riguardo, e la discussione era finita lì.

Adesso che era insieme ad Harry le cose non erano così drastiche come lo erano con Dean, quello doveva ammetterlo, dato che fortunatamente non c’erano state scenate simili, ma il comportamento del fratello le dava pur sempre fastidio e continuava a sperare che col tempo le sarebbe passato.

-Bhé, l’hai appena detto: si comporta così perché è tuo fratello maggiore… Penso che anche Fred e George farebbero così se venissero ancora a scuola con noi… Ti basti ricordare quando l’anno scorso quando a scuola c’erano anche loro e quando tu uscivi con Michael Corner, non lo vedevano molto di buon occhio… Certo non si comportavano come si comporta Ron, lo ammetto, ma anche loro erano protettivi nei tuoi confronti, come penso lo siano ancora…- rispose Hermione, dopo aver preso posto sul letto accanto a Ginny.

-Forse hai ragione. Ma basta con questo discorso: non è la prima volta che lo facciamo, tutto per colpa di quel cretino di Ronald… E non provare a giustificarlo come hai fatto prima con la scusa che Harry sia il suo migliore amico… Di tempo insieme ne passano eccome, quindi non lo accetto come motivo valido per spiegarsi… E poi tu lo difendi solo perché ti piace…- concluse Ginny con un sorrisetto, apposta per provocare l’amica.

-Non è vero!- disse Hermione sulla difensiva, nonostante sapesse che l’amica aveva ragione, almeno in parte.

-Invece sì. Ma a proposito… Hai provato di nuovo a parlargli dopo il tentativo non riuscito della biblioteca?

-Veramente no…

-Ah. Quindi siete ancora ad un punto morto… E io ed Harry che speravamo che dopo domenica mattina magari vi sareste dati una mossa… E invece no. Ma si può sapere cosa cavolo aspettate?!?- disse la rossa, esasperata, cominciando a capire come si sentisse Harry.

Hermione rimase per un attimo interdetta, poi disse: -Io non aspetto niente… Sai bene anche tu che i miei tentativi li faccio eccome… Solo che restano tentativi, dato che non porto a termine un bel niente per via della mia timidezza, che con Ron si fa sentire ancora di più. Quando sono con lui mi sento strana… Non so mai cosa dire o cosa fare e finisco sempre per battibeccare con lui… Anche se non vorrei ma è più forte di me.

“Ma ancora non hai capito che anche lui ti muore dietro?!? Ogni volta è la stessa storia… Tu che mi esponi i tuoi dubbi, i tuoi pensieri… Lui che, ma solo quando è in vena, fa lo stesso… Possibile che non capiate che queste cose dovete dirvele faccia a faccia e non a me o ad Harry?!? Vorrei tanto rivelarti tutto quello che mi dice Ron, Herm, ma non posso, altrimenti se lo scoprisse sarei finita, come lo sarei se mi lasciassi sfuggire tutto quello che tu mi dici su di lui… Altro che segreto professionale… Ma d’altronde è una faccenda che solo voi due potete sbrigare” pensò Ginny, sospirando.

-Io te l’ho detto più volte cosa devi fare: dirgli tutto quello che provi per lui. Devi farcela, superando la tua timidezza- aggiunse poi.

-Lo so… Ma è difficile… E poi in teoria dovrebbero essere i maschi a farsi avanti, non noi…

-Dimentichi che stiamo parlando di quell’idiota di mio fratello, Herm…-disse la rossa, con un’espressione così seria che la mora, notandola, non poté fare a meno di scoppiare in una sonora risata, seguita a ruota dall’amica.

 

 

 

-Ho vinto!- disse Ron, alzando le mani a pungo in segno di esultanza.

Harry, invece, sbuffando, posò il joystick a terra e guardò male l’amico, che stava ancora esultando. A quell’occhiataccia Ron si ricompose, facendo un mezzo sorriso.

-Sai che a quest’ora potevo essere con Ginny, vero? Potevi almeno lasciarmi vincere almeno una volta, non chiedevo tanto, così avrei avuto qualche soddisfazione da questa giornata…

-Eddai, amico… La vedi stasera da Hermione. A proposito, quanto manca alle sei? Se c’è tempo ci facciamo un’altra partita…

-No!- disse Harry, troncando quell’intenzione sul nascere, dato che non aveva voglia di farsi battere dal rosso per l’ennesima volta.

-Ok, ok…-si rassegnò Ron.

-Comunque sono le cinque e mezza. Andiamo adesso? Al massimo arriviamo un po’ in anticipo…

Il ragazzo annuì in risposta, così i due presero i borsoni con dentro tutto l’occorrente per passare la notte da Hermione, uscirono di casa e s’incamminarono verso l’abitazione dell’amica, che distava da quella di Harry una ventina di minuti.

-Allora? Quand’è che hai intenzioni di darti una mossa con Hermione?- chiese Harry, durante il tragitto. Al contrario di Ginny, non si era fatto troppe illusioni sul fatto che da domenica mattina in poi le cose fra i due suoi amici sarebbero cambiate, quindi non era tanto sorpreso. Fece quella domanda a Ron più per routine che per altro, senza riferirsi specificatamente alla settimana prima.

-Oh, bhè…- fu il commento del ragazzo.

-Si può sapere cosa diavolo aspetti?

-Non lo so. Ho paura più che altro di un suo rifiuto. Insomma, guardami… Io sono Ron Weasley e lei è Hermione Granger.

-E io sono Harry Potter, ma questo che c’entra?- chiese Harry, che non capiva il discorso dell’amico.

-Sai cosa intendo. Lei è bella, brillante, intelligente e potrebbe avere chiunque. Io non sono particolarmente intelligente, sono un cretino e ho un caratteraccio, quindi perché lei dovrebbe volere proprio me?

“Perché forse le piaci?” pensò il moro, trattenendosi dall’esprimerlo ad alta voce.

Era la prima volta che l’amico gli esponeva tutti i suoi dubbi a proposito di Hermione, senza girare intorno alla questione. Iniziava a capire le motivazioni del rosso, ora che gli aveva manifestato le sue paure, che avrebbe volentieri confutato dicendogli tutto quello che Hermione gli aveva detto riguardo a ciò che provava per lui, se non fosse stato che così facendo avrebbe tradito la fiducia della mora, che gli aveva detto tutto in confidenza. Che fatica essere il migliore amico di due persone che si piacciono!

-Puoi scoprirlo solo dicendole quello che provi per lei. Domenica sarebbe stata l’occasione perfetta.

-Ma da bravo cretino ho rovinato tutto…

-Ci saranno altre occasioni, vedrai. Basta che non te le lasci sfuggire di nuovo…

-Lo spero…

 

 

 

-Vi è piaciuto il film, allora?- chiese Hermione, spegnendo la tv, rivolta ad Harry, Ginny e Ron.

-Veramente non ci ho capito un cavolo… È troppo complicato come film!!! Non potevano dirsi che si amavano e farla finita? Senza far tutto quel casino…- disse Ron.

Harry e Ginny si scambiarono un’occhiata d’intesa: il rosso aveva appena detto quello che loro due pensavo riguardo lui ed Hermione.

-Perché altrimenti il film non si sarebbe chiamato ‘Orgoglio e Pregiudizio’, Ron… Quindi non ti è piaciuto?- chiese quest’ultima.

-Troppo romantico, per i miei gusti… Un film da donnicciole, dato che la presenza femminile non era poca…

Fu un attimo: Ginny ed Hermione, sentendosi chiamate in causa, si girarono verso il letto, presero un cuscino a testa e iniziarono a colpire Ron, che rimase interdetto per qualche istante, prima di prendere anch’egli un cuscino per contrattaccare.

-Harry dammi una mano! Tieni a bada quell’arpia di mia sorella, ti prego!- disse poi rivolgendosi all’amico, mentre tentava disperatamente di difendersi dalle cuscinate delle due ragazze, che ci stavano dando dentro, tra una risata e l’altra, tanto che dal letto erano finiti fino al centro della stanza, a furia di far indietreggiare Ron.

Così il moro, dopo aver preso un cuscino, si lanciò anch’egli nella battaglia appena ingaggiata, iniziando a colpire Ginny, che smise di prendersela con suo fratello per rivolgere la sua attenzione al ragazzo.

-A noi due Hermione, adesso che non sono più in svantaggio!- disse Ron sghignazzando, non appena Harry e Ginny iniziarono a prendersi a cuscinate per conto loro, dopodiché sferrò un colpo ad Hermione, facendola indietreggiare, cosa che continuò a fare finché le sue gambe non toccarono il bordo del letto. Poco dopo, una cuscinata del rosso le fece perdere l’equilibrio, così si ritrovò sdraiata sul letto, ridendo.

Ron si fermò un attimo per riprendere fiato, dato che la lotta lo aveva stancato ed Hermione, restando sdraiata per fingere di riprendersi, ne approfittò per fargli lo sgambetto, così che il ragazzo cadde sul letto di fianco a lei.

-Brutta infame che non sei altro, come hai osato farmi lo sgambetto?- disse poi andando a cavalcioni sulla ragazza, che ancora rideva per via di averlo visto cadere sul letto, e bloccandole i polsi con una mano, mentre con l’altra iniziò a farle il solletico, che sapeva lei soffrisse.

-No… No, dai Ron, smettila, ti prego- lo implorò tra una risata e l’altra, tentando di liberarsi dalla sua salda presa sui polsi.

Finalmente con uno strattone ce la fece e iniziò di rimando a fargli il solletico, a cui nemmeno lui era immune. Gli toccò un punto sensibile sull’addome, e lui cadde disteso su di lei, le loro risate che si mescolavano l’una all’altra. Ma le risate si smorzarono non appena si resero conto della posizione in cui si trovavano.

Si guardarono negli occhi, imbarazzati, e solo in quel momento notarono che i loro volti erano vicinissimi, solo una distanza di pochi centimetri li separava.

“Coraggio, Ron… Ora o mai più” si disse quest’ultimo, col cuore che batteva a mille, per farsi coraggio, cominciando ad avvicinare lentamente le labbra a quelle di Hermione, il cui cuore iniziò a battere altrettanto all’impazzata non appena capì le sue intenzioni. Smise di mordicchiarsi il labbro per via dell’imbarazzo, in modo da poter meglio accogliere il bacio che avrebbe ricevuto di lì a poco e che aveva tanto desiderato.

Un urlo di Ginny, che era stata colpita involontariamente da Harry con una cuscinata più forte del solito, li riportò alle realtà, ricordando loro che purtroppo non erano gli unici a trovarsi in quella stanza.

Ron fu il primo a ricomporsi, alzandosi in piedi e porgendo la mano ad Hermione per invitarla ed aiutarla a fare altrettanto, dopodiché si diressero verso i due amici per vedere cos’era successo e constatare che andasse tutto bene, lui con la mano di lei ancora stretta nella propria, ma nessuno dei due parve accorgersene, tanto quel gesto sembrava loro naturale, nonostante fosse la prima volta che avvenisse.

 

 

 

Allora, che ve ne pare??? Spero che questo capitolo ci piaccia… Per la gioia di tutti coloro che mi recensiscono, l’ho fatto un po’ più lungo del solito, e credo che d’ora in poi, bene o male, sarà questa la lunghezza che darò ai capitoli.

Mi raccomando, recensite!!!

Passiamo ora ai ringraziamenti:

Daniel14: Cavoli, bene o male siete stati tutti perspicaci nel notare la fugace apparizione di Lavanda, che in teoria avrebbe dovuto passare inosservata, ma mi rendo conto di non essere riuscita nell’intento… Bhè, se la cosa ti può consolare, per adesso non apparirà più di tanto…Vedrai poi in seguito… Mi dispiace, credo che il tuo cuore non reggerà… Comunque non hai tutti i torti nel dire che non sarebbe male vedere un tipo come Ron tutte le mattine… Beata Hermione… Bhè, grazie per la recensione e per i complimenti sul capitolo precedente, spero ti sia piaciuto anche questo…Baci

Karmygranger: Bhè, ora non hai più dubbi… XD La tua previsione è esatta, anche se non per il momento. I guai arriveranno in seguito… Mi fa piacere che il capitolo precedente ti sia piaciuto, spero ti piaccia anche questo… Baci

Milly92: Grazie dei complimenti sul capitolo precedente!!! Anche ti vedo che hai notato Lavanda… Per adesso la sua è solo una comparsa, ma più avanti vedrai… Spero con questo capitolo di aver soddisfatto in parte la tua curiosità, anche se credo di avertene fatta venire altra… Baci

Michy90: Anche tu hai notato Lavanda… Vabhè, che ti avevo detto un po’ la trama della fic, però…^^ Sì, ti confermo che ci vorrà a riappacificarsi per bene… Grazie per i complimenti, e non importa se sei ripetitiva, mi fai comunque piacere!!! ^^ Spero che il chap ti sia piaciuto… E grazie per la recensione… Baci, Saretta

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Capitolo 5
*** Nuove occasioni che si presentano ***


Note dell’autore: Ciao a tutti

Note dell’autore: Ciao a tutti!!! Volevo semplicemente scusarmi per via dell’enorme ritardo che ho avuto nell’aggiornare. È stato causato da una mancanza di ispirazione ma soprattutto di tempo, più che altro per via della scuola. Quest’anno infatti sono in terza ed è cambiato tutto: i ritmi, il carico… E ho preferito abituarmi a starci dietro, perché se lascio indietro cose o prendo brutti voti adesso, poi è finita… Adesso però, dopo un mese e passa, ho imparato un po’ come va l’andazzo e spero di poter essere più costante nei miei aggiornamenti… Scusatemi ancora per il ritardo… Buona lettura!!!

Pikky91

 

5. NUOVE OCCASIONI CHE SI PRESENTANO

 

-Tutto ok, Ginny?- chiese Ron, preoccupato.

-Sì, sì… Non mi sono fatta niente, ho urlato più che altro per la sorpresa…- rispose lei, roteando gli occhi per la protettività del fratello, che si faceva sentire perfino in quelle occasioni.

-Scusami Gin…- le disse Harry, dopo aver posato a terra il cuscino, cingendole da dietro la vita con le braccia e tentando di darle un bacio sulla guancia, che lei evitò allontanando il viso da quello di lui.

-Non crederai mica di potertela cavare così facilmente…- gli disse poi, prendendo bene la mira e tirandogli una cuscinata in pieno petto, cogliendolo completamente di sorpresa. La risposta del ragazzo, però, non tardò ad arrivare quando poco dopo riprese il cuscino da terra e ricominciò a colpire la ragazza, che rideva.

Ron ed Hermione, continuando inconsciamente a tenersi per mano, si scambiarono un’occhiata d’intesa e, dopo aver recuperato i propri cuscini, si unirono alla battaglia in corso fra i due amici, non pensando a quello che stava per succedere poco prima, forse entrambi ancora troppo scettici da faticare a crederci.

 

 

 

Hermione non riusciva a dormire.

Quando un paio di ore prima lei, Ron, Harry e Ginny erano andati a letto era anche riuscita ad addormentarsi, ma poi si era svegliata senza un apparente motivo e non era più riuscita a riprendere sonno perché continuava a ripensare a poco prima, quando il rosso stava per baciarla, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.

Forse era per quel continuo rievocare alla mente quelle immagini che non riusciva a dormire.

Ripensò di nuovo a quando aveva visto il suo volto avvicinarsi al propri ed avvampò, distogliendo lo guardo dalla figura dormiente di lui. Lo stava infatti osservando da quando si era svegliata, tentata dall’idea di poggiare la testa sul suo petto e provare così di riaddormentarsi, ma subito scoraggiata dal timore che il ragazzo si potesse svegliare, nonostante sapesse quanto il suo sonno fosse pesante e quanto poco fosse possibile che lui si potesse destare. Ma Hermione apparteneva a coloro che credevano fermamente nella legge della sfiga di Murphy. Se c’era la probabilità che Ron si sarebbe potuto svegliare, lo avrebbe sicuramente fatto, per cui preferiva non rischiare.

Per evitare di essere nuovamente tentata si alzò ed uscì dalla stanza, diretta in cucina. Non  appena ebbe raggiunto il locale, si fece del the caldo, che poi si mise a sorseggiare, tentando di togliersi dalla testa l’immagine di Ron.

‘Non può andare avanti così’ pensò fra una sorsata e l’altra, sospirando.

Avrebbe dovuto darsi una mossa, lo sapeva bene. Ma era anche a conoscenza del fatto che se avesse provato a parlare di quello che era successo-o meglio, che stava per succedere- col ragazzo, non ci sarebbe riuscita in partenza, bloccandosi esattamente come la settimana prima in biblioteca.

‘Ce la farò prima o poi… Ormai è diventata una sfida personale…’.

 

 

 

Il pomeriggio seguente, Ginny si trovava ancora a casa di Hermione, mentre Ron ed Harry ne avevano appena varcato la soglia per tornare alle rispettive case. La rossa poco prima aveva infatti detto al fratello di dire alla loro madre che sarebbe tornata a casa in seguito, dato che doveva parlare con l’amica, scusa non del tutto inventata perché aveva notato che la mora aveva qualcosa di strano.

-Avanti. È tutta la mattina che sei pensierosa. Sputa il rospo- disse Ginny, non appena furono tornate in camera e si furono sedute sul letto.

Prima di rispondere Hermione prese un peluche dalla mensola posta sopra il letto, lo strinse fra le sue braccia e disse, tenendo gli occhi puntarti verso il copriletto e diventando progressivamente rossa man mano che procedeva nel racconto: -Ieri sera Ron mi stava per baciare. Vedi, mentre stavamo lottando coi cuscini, sono inciampata e sono caduta sul letto, poi gli ho fatto lo sgambetto, è caduto di fianco a me e abbiamo iniziato a farci il solletico finché non ci siamo trovati faccia a faccia, lui ha iniziato ad avvicinarsi a me, io ero pronta ad accogliere il bacio, quando poi si è sentito il tuo urlo e siamo venuti da te ed Harry a vedere quello che era successo.

-Oddio scusami… Se fossi stata zitta non avrei rovinato tutto e vi sareste baciati… Scusa… Però potremmo, anzi potresti, sfruttare la situazione a nostro favore… Insomma, è l’occasione buona per parlargli e dirgli tutto…

-È proprio questo il punto… Non ce la farò mai… E lo sai anche tu…

-Te l’ho già detto ieri, Herm. Anzi, ad essere sincera te l’avrò detto almeno un milione di volte, ma non è questo il punto. Devi superare la timidezza e dirgli tutto quello che provi per lui, anche se so che non è facile. Ma immagina semplicemente di non trovarti faccia a faccia con Ron. Immagina di stare parlando con me o con Harry o con quell’orsacchiotto di peluche che stai stritolando, poveretto.

La mora fece una breve risatina, poi allentò la presa sull’orsacchiotto che, l’amica aveva ragione, si era fatta un po’ troppo soffocante, nonostante l’oggetto fosse inanimato.

-Bhè, ci penserò su…

 

 

 

-Sei pensieroso oggi…- disse Harry a Ron, poco dopo che furono usciti dalla casa di Hermione.

-Uhm?- chiese il rosso, che non aveva capito quello che l’amico gli aveva appena detto.

-Appunto, come volevasi dimostrare… Dicevo che oggi sei pensieroso…

Harry non aveva tutti i torti, infatti era da tutta la mattina che Ron rimuginava su quello che stava per fare la sera prima. Ogni volta che ci ripensava le orecchie gli diventavano dello stesso colore dei capelli, che ringraziava di avere abbastanza lunghi da coprirle e celare il rossore agli amici. Nonostante ciò al moro non era passato inosservato né l’atteggiamento dell’amico, stranamente taciturno, né quello di Hermione, curiosamente rispecchiabile in quello del rosso, e quindi aveva deciso di voler indagare la questione.

-Bhè…- cominciò Ron, ma poi si interruppe, non sapendo nemmeno lui il motivo.

-È successo qualcosa con Hermione?

-E tu come fai a saperlo?!?- chiese il rosso, sospettoso.

-Era una domanda la mia, non un’affermazione. E deriva solo da una deduzione che ho fatto notando che il tuo comportamento si rispecchia perfettamente in quello di lei, quindi…

-Ah. Bhè, vedi… Ieri sera, mentre stavamo facendo la battaglia di cuscini, siamo finiti sul suo letto e stavo per baciarla- ammise Ron, ripensando ancora una volta a quel momento e facendo comparire una sorrisino involontario sulle labbra.

-E perché non l’hai fatto?- chiese Harry, a cui stavano per cascare le braccia e non solo. Insomma, finalmente i suoi amici si erano decisi a darsi una mossa e Ron mandava tutto all’aria non baciandola: era una cosa per lui inconcepibile.

-Forse perché un deficiente ha tirato una cuscinata un po’ porte a mia sorella che si è messa ad urlare e ha rovinato l’atmosfera che si era creata.

‘Oddio, adesso è pure colpa mia. Perché non sono stato più delicato a tirare quella maledetta cuscinata? Così a quest’ora quei due sarebbero insieme felici e contenti, dopo mesi e mesi, se non anni… Cavoli, era l’occasione perfetta! Vabhè, speriamo solo che ce ne saranno altre…’ pensò Harry, incupendosi, poi disse: -Scusa, se avessi saputo quello che stava per succedere non vi avrei, anzi, non vi avremmo disturbato… Scusa…

-Ma và, non è colpa tua. La colpa è solo mia, che non faccio altro che lasciarmi sfuggire occasioni. Se mi sforzo riesco ancora a vedere questa che mi fa ciao-ciao mentre se ne va. Se settimana scorsa non fossi stato così cretino, a quest’ora non staremmo facendo questo discorso- disse Rom, terminando con uno sbuffo e con un calcio ad un malcapitato sassolino che si trovava sul marciapiedi.

-Come c’è stata ieri un’altra occasione, ce ne sarà un’altra ancora, no? Stavolta però non fartela sfuggire…

 

 

 

Lunedì, all’intervallo, poco dopo il suono della campanella che ne aveva appena sancito l’inizio, Harry e Ron vagavano nei corridoi alla ricerca di Ginny ed Hermione, quando notarono dei volantini affissi praticamente in tutta la scuola: quelli del ballo di fine anno.

-Hai intenzione di invitare mia sorella?- chiese il rosso all’amico, indicando con un cenno del capo un volantino.

-No, sai, volevo invitare Romilda Vane o Lavanda Brown… Ma che razza di domande fai?!? Ovvio che ci invito Ginny, per quanto tu possa ancora fare fatica ad accettarlo è la mia ragazza…- rispose il moro, sorpreso dalla banalità di quella domanda, ma soprattutto dalla stupidità che l’amico gli aveva appena dimostrato nel porla.

-Calmati, era solo per sapere… Dato che di solito non andiamo a nessun ballo…

I due ragazzi, infatti, assieme ad Hermione, solitamente, la sera di qualsiasi ballo organizzato dalla scuola, preferivano pianificare una tranquilla serata a casa di uno dei tre, non avendo un cavaliere ed essendo stato il Ballo del Ceppo, dato la vigilia di Natale di due anni prima, un vero e proprio disastro, da non ripetere assolutamente.

Quell’anno, difatti, a scuola vi era stato uno studente bulgaro, Viktor Krum, che era stato il ragazzo di Hermione, con cui la ragazza era appunto andata al Ballo del Ceppo, dicendo ai suoi amici soltanto che ci sarebbe andata con un ragazzo di cui preferiva non rivelare l’identità, dato che per il momento preferiva che i due non sapessero nulla. Harry e Ron, curiosi, avevano rispettivamente invitato le due sorelle Patil al ballo, andandoci più che altro soltanto per scoprire da chi fosse stata invitata l’amica. La serata però si era conclusa in modo pessimo. Ron, non appena l’aveva vista con Viktor, aveva messo il broncio, diventando intrattabile e non appena la ragazza si era avvicinata a lui e all’amico l’aveva aggredita dicendole che stava simpatizzando col nemico, dato che Krum era avversario di Harry in una competizione sportiva, e che lui la stava solo usando per carpire informazioni sul moro. Ovviamente lei gli aveva risposto a tono e i due avevano così iniziato una vera e propria lite, ben diversa dai loro soliti battibecchi, alla fine della quale Hermione se n’era andata in lacrime, dicendo a Ron che, la prossima volta che ci sarebbe stato un ballo, avrebbe dovuto invitarla prima che lo facesse qualcun altro e non come ultima spiaggia.

Successivamente i due non si erano parlati per settimane, per poi riappacificarsi senza un apparente motivo, semplicemente perché sentivano la mancanza l’uno dell’altra, anche se ci avevano messo un po’ per ammetterlo a se stessi. Nonostante questa riconciliazione, però, Ron aveva continuato ad essere geloso di Viktor, continuando a lanciare frecciatine che Hermione faceva finta di non sentire per evitare di sfociare in altre inutili litigate.

Dopo il Ballo del Ceppo, comunque, i tre ragazzi non avevano più partecipato ad alcun ballo e il fatto che Harry intendesse andare al ballo di fine anno con Ginny era una novità.

-Sicuro che non vuoi che organizziamo la solita serata tv, pop-corn e sacchi a pelo?- chiese Ron, con un tono di voce supplichevole.

-No. So che Ginny ci tiene ad andare al ballo, per cui ci andremo- disse Harry in un tono che non ammetteva repliche.

-Ok, ok… Ho capito…

-Vieni anche tu, no?

-E con chi, con la bambola gonfiabile che mi ha regalato Seamus al compleanno? Okkey che ha le curve al posto giusto, ma non credo che farei una bella figura…- disse Ron, apparentemente serio, suscitando l’ilarità di Harry, che, dopo aver finito di ridere, propose all’amico: -Potresti andarci con Hermione… Sarebbe l’occasione giusta di cui parlavamo ieri, no?

Lì per lì il rosso rimase sconcertato dall’idea, che non aveva minimamente preso in considerazione. Riflettendoci, però, pensò che in fondo il moro non avesse tutti i torti: sarebbe stata l’occasione buona per rivelarle ciò che provava per lei.

-Bhè, ci penserò su…- disse poi Ron per mettere fine alla questione, dato che in lontananza aveva scorto la testa riccioluta di Hermione e quella rossa della sorella.

 

 

 

Che ve ne pare??? Mi raccomando, recensite!!! Anche solo per dire che vi fa schifo, e per dirmi dove devo migliorarmi... Per favore, già che siete arrivati qui, che vi costa inserire un commentino? Please e grazie in anticipo, qualora decideste di farmi felice...

Ringraziamenti:

Milly92: Sì, Ginny poteva aspettare un po’ per urlare, se n’è resa conto anche lei stessa… E per Lavanda farai bene a preoccuparti, anche se non per adesso. Grazie dei complimenti e scusa per l’attesa… Bacioni

Michy90: Sì, sarà una cosa lunga e molto… ^^ E mi sa che dovrai aspettare un po’ perché se continuo di questo passo campa cavallo… Grazie della recensione e dei complimenti… Bacioni

Principessa: Ecco qui il seguito, anche se hai dovuto attendere un po’… Scusa…^^ Baci

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Capitolo 6
*** Tentativi d'invito ***


6

6. TENTATIVI D’INVITO

 

Dopo cena, Ron si trovava nella propria camera a giocare alla playstation, quando improvvisamente sentì la porta aprirsi e vide entrare sua sorella, che, con un sorriso raggiante, gli rivolse un ‘Ciao fratellone!’ e si sedette sul letto, invitandolo a fare altrettanto.

Il ragazzo, sospettoso, mise in pausa il videogioco, poi si alzò pigramente da terra e prese posto accanto alla sorella, chiedendosi cosa diavolo avesse in mente, dato che erano rare le occasioni in cui la ragazza entrava in camera sua e lo salutava calorosamente chiamandolo ‘fratellone’. Solitamente, se lo faceva, era perché aveva bisogno di qualcosa o di parlare, oppure doveva dirgli delle cose che non gli sarebbero piaciute. Una della ultime volte che era successo, infatti, era stato per dirgli che si era messa assieme ad Harry.

Al balenargli in testa quel nome, il rosso ebbe un brutto presentimento, ricordandosi del discorso che lui e l’amico avevano fatto quella mattina, e pensò che il ragazzo ne avesse sicuramente parlato con Ginny, dato che quei due si dicevano praticamente tutto, e che insieme avessero deciso di fare qualcosa, poiché talvolta non sapevano farsi gli affari loro quando c’erano in ballo lui ed Hermione.

No, decisamente non era un buon segno che la sorella fosse entrata in camera sua così di buon umore. Doveva per forza esserci sotto qualcosa.

- Che c’è? - le chiese poi, con un tono noncurante, quasi rassegnato a ciò che la ragazza gli avrebbe probabilmente detto.

- Sono venuta qui solo a fare quattro chiacchiere… Perché devi sempre pensare che ci sia sotto qualcosa? - ribatté Ginny, quasi offesa.

- Perché forse non sei mai così gentile con me, non mi chiami mai fratellone e soprattutto non disturbi mai la quiete della mia camera, se non quando è strettamente necessario… Logico che poi sospetto qualcosa… Non sono poi così scemo come tutti credono, sai?

- Okay, okay… Mi hai beccata…

- Avevo ragione! - esclamò Ron, esultante per essere giunto a quella conclusione e soprattutto per averci azzeccato.

- Sì, ma adesso non ti gasare…

- Sai, forse avrei fatto meglio a stare zitto… Non era così male vederti gentile nei miei confronti, una volta tanto… - disse il ragazzo, sbuffando e fingendosi offeso.

La ragazza roteò gli occhi: era impossibile parlare con quel ragazzo. Perché diavolo non era riuscita a dire di no ad Harry quando durante la pausa pranzo le aveva chiesto di parlare con Ron e di convincerlo ad invitare Hermione al ballo di fine anno?

- Di cosa mi volevi parlare, comunque? – le chiese poi lui, ricordandosi quasi tutto ad un tratto del motivo per cui la sorella si trovasse lì.

‘Oh grazie, vedo che inizi a capire…’ pensò Ginny sollevata, poi disse: - Oggi alla pausa pranzo ho parlato con Harry…

- E ti pareva… - disse il ragazzo accasciandosi sul letto. Perché quei due dovevano sempre tramare alle sue spalle e confabulare su lui ed Hermione?

- E non mi interrompere coi tuoi commenti idioti, dannazione… - sbottò la rossa, tirandogli un pugno sul petto, per il quale Ron emise un lieve gemito di dolore e sibilò un ‘Ok’, invitando con un cenno della mano la sorella a proseguire.

- Ho parlato con Harry, come ti stavo dicendo, e mi ha detto dell’idea che ha avuto sul fatto che potresti invitare Hermione al ballo… Sono convinta che lei sarebbe felice di accettare, sai? E poi ti daresti finalmente una mossa.

- Me la stavo già dando sabato sera la mossa, solo che qualcuno al momento qui presente mi ha interrotto sul più bello con le sue urla da gallina…

- Non sono una gallina, cretino!  E perché ti avrei interrotto sul più bello, sentiamo? – disse Ginny, prima alterandosi leggermente e poi facendo la finta tonta. Ormai lo aveva fatto così tante volte che la cosa le riusciva molto bene e riusciva a non far trasparire il fatto che lei sapesse già tutto.

- Bhè, prima che tu urlassi, stavo per baciare Hermione…

- Davvero? – disse la rossa, aprendo la bocca per lo stupore. Avrebbe potuto fare l’attrice per quanto quell’azione potesse sembrare spontanea e veritiera.

- Sì…

- E lei? Ha fatto qualcosa?

- Bhé… Non saprei… Credo volesse che la baciassi, ma sai, non ne sono sicuro… Magari è tutta una mia illusione.

- Puoi scoprirlo solo se la inviti al ballo.

- Tu dici? – chiese il rosso, titubante. Solo con la sorella, quasi mai con Harry, riusciva ad esprimere tutti i propri timori e la propria insicurezza: d’altronde era difficile tenere nascosti questi sentimenti ad una persona che lo conosceva da quindici anni.

La sorella annuì, poi aggiunse: - Così, anche solo in base alla sua risposta, puoi scoprire molte cose. Se ti dice di sì sei già a buon punto, no? Ti basterà solo aspettare la sera del ballo per poter completare quello mi dispiace aver interrotto. Le luci soffuse, voi due che ballate un lento in mezzo alla pista guardandovi negli occhi… Non devo stare qui a spiegartelo, no? Sai bene cosa fanno di solito una ragazza ed un ragazzo che vanno ad un ballo…

Ron le lanciò un’occhiataccia a risposta di quella provocazione, poi disse: - Chi te lo dice? Sicura che non ballano e basta? Comunque, come ho già detto ad Harry, ci penserò…

- Ah bhé… Allora siamo a posto…

- Perché, scusa?

- Tu che ti metti a pensare? Sarebbe un evento più unico che raro… - lo canzonò Ginny.

- Torna in camera tua, và… - la invitò il ragazzo gentilmente, poi, vedendo che la sorella non si muoveva dal suo letto prese il cuscino e la mandò fuori a suon di colpi sulla schiena. Non appena la ragazza oltrepassò la soglia, la chiuse fuori, con tanto di chiave.

- Ronald Weasley sei un emerito idiota! – gli urlò la ragazza, tirando un pugno sulla porta, dopodiché torno in camera propria, lasciando il fratello solo con in propri pensieri, per quanto potesse avere le sue idee riguardo alle sue facoltà mentali.

Sicuro che la sorella non sarebbe più tornata, il ragazzo tornò a giocare alla playstation, non senza pensare a come fare per invitare Hermione al ballo. Aveva paura di una sua risposta negativa, doveva ammetterlo. Ma d’altronde non poteva farsi fermare da quel suo timore: la ragazza poteva dirgli di no come poteva dirgli di sì. E lui poteva scoprire le sue intenzioni solo invitandola.

 

 

 

Mercoledì Harry, Ginny, Hermione e Ron si trovavano su un pullman, diretti ad un museo egizio che avrebbero dovuto visitare per via di un uscita didattica che coinvolgeva quinto e sesto anno.

Logicamente i primi due si erano seduti vicini, facendo così in modo che i due amici facessero altrettanto. Non avevano però preso dei posti vicino ai loro, dato che volevano lasciarli soli, per modo di dire, visto che si trovavano su un pullman, in modo che magari si sarebbero dati una svegliata.

I due ragazzi, però, stavano tranquillamente chiacchierando come loro solito, nessuno dei due con la minima intenzione di parlare di ciò che stava per succedere sabato, sia per via della timidezza che del fatto che fossero in un luogo in cui chiunque avrebbe potuto ascoltarli parlare di quelle questioni che, in fin dei conti, riguardavano soltanto loro due.

- Lavanda Brown continua a guardarti – disse Hermione in un sussurro, ad un certo punto, con una punta di gelosia. Era già da un po’ che, guardandosi in giro, intercettava gli sguardi che la ragazza, seduta un paio di file avanti e voltata, insieme all’inseparabile Calì, verso di loro per poter parlare con Padma Patil e Hannah Abbot che si trovavano una fila dietro, lanciava a Ron, credendo di non essere vista.

- Davvero? Non me ne ero accorto… - disse il rosso con non curanza, dopodiché guardò nella direzione di Lavanda con la coda dell’occhio e disse: - Cavoli, hai ragione.

Hermione roteò gli occhi ed emise un piccolo sbuffo, poi disse, bisbigliando per non farsi sentire: - Si vede lontano un miglio che ti muore dietro. E tu le dai pure corda!

A quell’affermazione Ron strabuzzò gli occhi e ribatté: - Io che le do corda?! Ma ti sei bevuta il cervello?

- No! Dai, non negarlo… Di’ che ti fa piacere ricevere le sue attenzioni… Altrimenti a quest’ora le avresti già chiesto di smetterla.

Il rosso appariva sempre più perplesso. Che razza di discorso stava facendo Hermione? Confuso, disse: - Attenzioni? Hermione, si può sapere di cosa diavolo stai parlando?

- Ma non vedi che ti continua a guardare? E non è la prima volta…

- E queste tu le chiami attenzioni…

- Bhé sì! – sbottò la riccia.

Il ragazzo non sapeva se scoppiare a ridere o meno. In quel momento stava rivedendo se stesso quando la ragazza era insieme a Krum. Il comportamento era pressoché identico.

‘Forse è gelosa… Ma no, non può essere…’ pensò ‘Però… Nah, è impossibile. È solo una mia stupida impressione’.

Quel pensiero, però, gli fece ricordare l’idea di Harry e il consiglio di Ginny: doveva invitarla al ballo. Se gli avesse detto di sì, avrebbe trovato una conferma nei propri sospetti, mentre se gli avesse detto di no avrebbe messo il cuore in pace. Detta così sembrava una cosa semplice, ma era tutto l’opposto: nel primo caso doveva trovare il coraggio per invitarla, mentre nel secondo quello di riuscire a mettere una pietra sopra la questione.

Ron sospirò, accasciandosi sul sedile, dopodiché si voltò verso Hermione e, non sapendo bene il perché le sorrise, lasciandola interdetta, ma fu questione di un attimo poiché poco dopo gli sorrise di rimando.

Lavanda non aveva potuto fare a meno di notare quello scambio di sorrisi e di sguardi fra i due e, inviperita, si girò e tornò a sedersi in modo corretto, sbuffando.

 

 

 

Al museo, Hermione stava seguendo attentamente tutto ciò che il professor Ruf, insegnante di storia, stava dicendo riguardo alla sala in cui si trovavano e al contenuto di essa. Soltanto lei, assieme ad un’altra manciata di studenti, circa una quindicina, era rimasta ad ascoltare il prof, mentre il resto della scolaresca si era staccato dal gruppo ed in quel momento stava andando in giro a zonzo per l’edificio. Tra questi vi erano anche Harry, Ginny e Ron.

- Devi stare con noi ancora per molto? – disse seccata la rossa rivolta al fratello, che si era unito a lei e al moro fin da quando si erano staccati dal gruppo.

- Perché, vi do fastidio? – ribatté il rosso, in un tono altrettanto seccato.

- Sì! – risposero all’unisono Harry e Ginny, ricevendo un’occhiataccia dal ragazzo.

- Bhé, allora potevate dirlo subito! – disse, indispettito da quell’alleanza che andava solo a suo discapito. Poi aggiunse: - E adesso che faccio? Mi tocca pure far finta di ascoltare quello che dice Ruf.

Gli altri due si scambiarono un’occhiata, chiedendosi rispettivamente se il rosso facesse apposta ad essere così scemo o se la cosa gli riuscisse naturale.

- Porta via Hermione dal gruppo, no? – gli suggerì il moro.

Questa volta fu Ron ad interrogarsi sulla capacità di formulare ipotesi sensate dell’amico.

- Allontanare Hermione da Ruf? Quella mi uccide se faccio una cosa del genere!

- La prendi e la porti via senza darle possibilità di replica! – suggerì Ginny, pronta a tutto pur di scrollarsi il fratello di dosso.

- Così mentre siete in giro le chiedi anche se vuole venire con te al ballo… - buttò lì Harry.

- Giusto! – si illuminò Ron, dopodiché salutò gli amici e si mise alla ricerca del professore e quindi dell’amica. Li trovò esattamente dove li aveva lasciati: Ruf era infatti noto per le sue spiegazioni interminabili e molto dettagliate, che mettevano sonnolenza a gran parte degli studenti mentre provocavano la massima attenzione in pochi.

Sorridendo il rosso si avvicinò ad Hermione, la prese per una mano e la trascinò fuori dalla sala, facendola sussultare dalla sorpresa. Nessuno, però parve accorgersi di quel rumore.

- Ron! Si può sapere cosa diavolo ti è saltato in mente?! – gli chiese la ragazza, mentre lui la stava ancora allontanando il più possibile dal gruppo. Ormai avevano percorso due sale senza che lui allentasse la stretta sulla sua mano. Non che la cosa le dispiacesse, ovviamente.

- Nulla! Volevo solo un po’ di compagnia… - rispose il ragazzo con aria innocente.

- Non potevi andare con Harry e Ginny?

- No…

- Perché no?

- Bhé, sono andato con loro in effetti… Ma poi mi hanno gentilmente invitato ad allontanarmi. Credo per infilarsi in qualche corridoio a pastrugnarsi.

- Ah, bene. E tu quindi hai pensato bene di sequestrarmi dal professor Ruf per farti compagnia, giusto? E, fammi indovinare, l’idea di stare lì con me ad ascoltarlo non ti è passata nemmeno per l’anticamera del cervello, vero?

- Esatto. Avrei rischiato di addormentarmi…

- In piedi? – chiese Hermione, con un sopracciglio alzato.

- Non sottovalutare le mia capacità… Potrei anche riuscirci, che ne sai? – disse il rosso, così seriamente che fece scoppiare a ridere la ragazza, che abbandonò ogni forma di ostilità nei suoi confronti per averla portata via da Ruf e accettò di buon grado l’idea di andare con lui a zonzo per il museo.

I due iniziarono così ad andare di sala in sala, fermandosi di tanto in tanto a qualche teca, con Hermione che faceva da cicerone e Ron che la ascoltava senza prestarle troppa attenzione, pensando più che altro a come chiederle di venire al ballo con lui. Nel fare tutto ciò, però, continuavano a tenersi per mano, entrambi inconsapevolmente, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Stavano osservando un sarcofago in silenzio, dopo che la riccia aveva esposto la sua esauriente spiegazione, quando il rosso finalmente si fece coraggio e disse: - Hermione…

- Sì?

- Bhé… - cominciò il ragazzo, imbarazzato, ma venne interrotto da un’odiosa voce, purtroppo conosciuta, che diceva: - Ma guarda un po’… Weasley e Granger… La nuova coppia dell’anno… Certo che ce ne avete messo di tempo, eh?

Ron ed Hermione si guardarono, non capendo il perché di quella battutina, poi parvero rendersi improvvisamente conto che stavano tenendosi per mano ed arrossirono entrambi. Non si staccarono, però. Il ragazzo, anzi, stringendo ancora di più la mano della ragazza, si voltò verso il luogo da cui aveva sentito la voce, e disse: - Malfoy…

Era stato Draco Malfoy, infatti,  uno studente di Hogwarts con la puzza sotto il naso che viveva nel lusso e perciò credeva di avere il diritto di poter sindacare su tutto e tutti, a pronunciare quella battuta. Ovviamente non era solo, ma accompagnato dai suoi due scagnozzi Tiger e Goyle, che, inseparabili, seguivano ogni sua mossa e approvavano qualunque cosa il ragazzo dicesse o facesse.

- Sì, Weasley, sono io… Chi altri sennò? La mia controfigura?

Tiger e Goyle ridacchiarono insieme al biondo, mentre Ron ed Hermione li guardavano perplessi.

- Hai un senso dell’umorismo che non passa inosservato, Malfoy… Ovviamente in senso negativo – disse quest’ultima, dopodiché, sempre tenendolo per mano, trascinò il rosso fuori dalla sala, lasciando Malfoy e i suoi gorilla perplessi.

- Wow, cavoli… Hai zittito Malfoy… - le disse Ron non appena furono in un’altra sala, lontani da quei tre.

- Bhè, ogni tanto quel ragazzo ha bisogno di una lezione.

- Come quella volta al terzo anno quando l’hai preso a pugni? – le ricordò il ragazzo con un sorriso. Tre anni prima, infatti, Malfoy aveva stuzzicato come al solito lei, Harry e Ron. Quel giorno Hermione era già abbastanza stressata di suo e una battuta troppo pesante del biondo le aveva fatto perdere la pazienza e così gli aveva tirato un pugno, sotto lo sguardo attonito dei due amici e di Tiger e Goyle.

- Esatto – rispose la ragazza sorridendo altrettanto.

- Volevi dirmi qualcosa, comunque, prima che quello ci interrompesse? – chiese poi, dopo essersi ricordata che Ron stava per dirle qualcosa, prima dell’arrivo di Malfoy.

- Credo di essermene dimenticato… - rispose il rosso grattandosi la testa, poi aggiunse: - Bhè, mi verrà in mente…

Ovviamente era tutta una messa in scena: in realtà si ricordava benissimo quello che doveva dirle, come dimenticarsene? Era il chiodo fisso che lo assillava giorno e notte, d’altronde.

Solo non voleva rovinare quel momento, quell’andare in giro mano nella mano, quegli sguardi complici ed imbarazzati. Tutto ciò si sarebbe inevitabilmente guastato nel caso in cui lei gli avesse dato una risposta negativa.

D’altronde aveva ancora un mese di tempo per invitarla.

 

 

 

 

 

 

Bhè? Che ve ne pare? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che recensiate per farmi sapere quello che ne pensate, mi raccomando, ci tengo…

Ringraziamenti:

Milly92: Non preoccuparti del ritardo, l’importante è che tu abbia recensito e ti ringrazio enormemente, davvero, dato che la tua è stata l’unica recensione al capitolo… Grazie mille! Riguardo alle tue previsioni… Bhé… Le cose si faranno più interessanti eccome… E hai ragione anche riguardo alla ‘carissima’ La vacca, ehm, volevo dire Lavanda… Grazie dei complimenti e della recensione! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto… Continua a seguirmi, mi raccomando… Bacioni, Pikky91

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Capitolo 7
*** -Vuoi venire con me al ballo di fine anno? ***


7

7. ‘VUOI VENIRE CON ME AL BALLO DI FINE ANNO?’

 

Hermione si era recata un attimo in bagno, lasciando Ron ad attenderla in una sala del museo.

Harry e Ginny, che passavano lì per caso, lo videro e gli andarono incontro.

- Non sei riuscito a portarla via… Chissà perché me lo aspettavo… - disse la rossa, non appena gli fu davanti, dato che non aveva visto l’amica con lui.

- Veramente adesso è in bagno… - rispose Ron con un’espressione trionfante sul viso.

- E le hai chiesto di andare al ballo? – chiese Harry, anticipando la sua ragazza.

- In teoria ci ho provato… - iniziò il rosso, ma fu interrotto dalla sorella che disse, in tono secco: - E in pratica non ci sei riuscito.

- Non  è andata proprio così… Stavo per chiederglielo quando è arrivato Malfoy e ha rovinato tutto – si giustifico il ragazzo, intimidito dal tono della consanguinea.

- Hai provato di nuovo, poi, spero…

- No…

- Come no?! – dissero Harry e Ginny all’unisono.

- Ci vuole l’atmosfera… E poi ho ancora un mese di tempo per farlo, no?

I due ragazzi scossero la testa rassegnati, dopodiché si allontanarono, anche perché avevano visto Hermione in lontananza e temevano che se li avesse visti con Ron, poi avrebbe loro proposto di unirsi e continuare insieme la visita del museo. Sinceramente non ne avevano per niente voglia: in primis per lasciarli soli e di conseguenza per rimanere soli loro stessi, e in secundis perché non avevano voglia di sorbirsi le spiegazioni della ragazza riguardo gli oggetti presenti nel museo.

Per loro fortuna, la riccia non li aveva nemmeno visti, poiché quando arrivò da Ron gli disse: - Che facciamo? Continuiamo la visita?

Il ragazzo annuì sorridendo, in realtà dispiaciuto che l’atmosfera che c’era fino a poco prima era svanita, sia per via di Malfoy che per il fatto che la ragazza fosse andata in bagno e avesse, seppur a malincuore, lasciato la sua mano.

 

 

 

Sul pullman, durante il viaggio di ritorno, Harry e Ginny si erano tenuti alla larga da Ron ed Hermione, come del resto avevano fatto nel viaggio d’andata. Lavanda Brown, invece, imperterrita, si era messa, assieme a Calì, Padma e Hannah esattamente nei posti in cui era all’andata. Ovviamente era sempre girata verso le altre due, che si trovavano dietro di lei, con la scusa di dover spettegolare con loro, quando in realtà voleva contemplare Ron, che, due file più indietro proprio come all’andata, stava tranquillamente conversando con Hermione, senza accorgersi minimamente degli sguardi che la ragazza gli rivolgeva.

Quegli sguardi, però, non passavano di certo inosservati alla riccia, che avrebbe volentieri preso Lavanda per i capelli intimandola di lasciar perdere il rosso. A differenza del viaggio d’andata, però, non avrebbe detto nulla a quest’ultimo: non voleva che pensasse che era gelosa, dannatamente gelosa. Di cosa, poi, non lo capiva nemmeno lei, ma le dava fastidio che Ron attirasse le attenzioni della ragazza e che non dicesse nulla a riguardo, permettendole di continuare a lanciargli quegli sguardi languidi.

“Insomma, se un ragazzo mi guardasse così gli intimerei subito di smetterla! È la stessa storia del viaggio di andata… Se a Ron desse fastidio le direbbe di piantarla, quindi se non lo fa vuol dire che la cosa in fondo gli fa piacere…” pensò Hermione, dopo aver notato con la coda dell’occhio che Lavanda continuava ad osservare il ragazzo. Facendo in modo che quest’ultimo non se ne accorgesse, le lanciò uno sguardo omicida, che la ragazza, dopo averlo captato, ricambiò.

- Hermione, tutto ok? – le chiese il rosso, notando quell’espressione assassina sul viso dell’amica.

- Sì, Ron, è tutto ok… - gli rispose lei, tornando a concentrarsi sulla conversazione che lei e il ragazzo stavano avendo.

Poco dopo, però, sbadigliò nel bel mezzo di una frase e sentì le palpebre farsi più pesanti.

- Stanca? – le chiese Ron, sorridendo.

- Un po’…

- Bhè, dopo avermi fatto praticamente da guida, è logico che tu lo sia… Il minimo che posso fare per sdebitarmi è quello di offrirti la mia spalla su cui dormire… - disse il ragazzo, sgranando gli occhi subito dopo essersi reso conto di ciò che aveva appena detto. Non credeva alle proprie orecchie. Dove diavolo aveva trovato il coraggio per pronunciare una frase simile?

“Miseriaccia, che ho combinato? Chissà cosa dirà adesso… Che idiota che sono! Ho rovinato tutto! Ora che finalmente sono riuscito a farmi un pochettino avanti… Ma con questa frase ho fatto il passo più lungo della gamba…” si disse mentalmente, dandosi dello stupido in tutti i modi che conosceva.

Hermione, dal canto suo, era arrossita, non credendo di aver sentito pronunciare quelle parole dalla bocca del ragazzo. Subito dopo aver visto che lui la guardava, in attesa, si convinse di aver udito davvero quella frase e che non si trattava di uno scherzo della propria immaginazione.

- Allora accetto questo tuo modo di sdebitarti… - ripose poi la ragazza in un sorriso, stupendosi di essere riuscita a dire quelle parole senza la minima esitazione.

Sollevato, Ron le sorrise e, mentre la ragazza appoggiava la propria testa sulla sua spalla, non si accorse nemmeno dello sguardo indignato che Lavanda rivolse loro dopo aver assistito a quella scena: era troppo felice del fatto che lui ed Hermione avevano stabilito un contatto fisico, il secondo della giornata, per accorgersi di ciò che stava accadendo attorno a lui.

 

 

 

Quella sera, dopo cena, Hermione si trovava in camera a fare i compiti, quando sentì bussare alla porta. Pensando che fosse sua madre, andò ad aprire soprappensiero e fu quindi sorpresa di trovarsi davanti Ginny, che, avendo intuito lo sbalordimento dell’amica le disse: - Tua madre mi ha detto che eri qui, e così…

- Oh, non ti preoccupare… Accomodati pure… - rispose la ragazza, indicandole con un cenno il letto. Dopo aver sistemato la sedia sotto la scrivania, la riccia prese posto sul letto accanto all’amica e le disse: - A cosa devo questa tua visita?

“Prima mio fratello, adesso lei… Ma sono così prevedibile?” pensò la rossa, dopodiché rispose: - A niente… Avevo solo voglia di fare quattro chiacchiere con te.

- E non potevi telefonarmi come fai di solito? Così evitavi di farti mezzora di strada a piedi…

- Quattro passi non fanno mai male a nessuno…

- Convinta tu…

- Eddai, Hermione, non è la prima volta che piombo qui a casa tua nel bel mezzo della sera… E ogni volta è la stessa storia… - disse Ginny, aggrappandosi al fatto che quelle visite non erano del tutto una novità, dato che ogni tanto, quando aveva voglia di farsi una passeggiata o non aveva voglia di stare a casa con i suoi fratelli, o entrambe le cose, usciva e piombava a casa dell’amica, lasciandola ogni volta di stucco.

- Ok, ok… Ho capito… Cambiando discorso… Come ti è sembrata la visita di oggi?

- Bhè, non era male… - rispose vagamente la rossa, dato che né lei né Harry, durante il loro giro nel museo, erano stati molto attenti al contenuto delle varie sale, parlando per i fatti loro o rifugiandosi in qualche corridoi per baciarsi e stare un po’ da soli.

- Eh già… - disse Hermione con lo sguardo sognante, che l’amica non poté fare a meno di notare.

- Pronto? Su che nuvoletta ti trovi in questo momento? – chiese poi quest’ultima, notando che l’amica fissava un punto indefinito avanti a sé, sorridendo.

- Hai detto qualcosa? – chiese la riccia, cascando dalle nuvole.

- Appunto. Sei strana questa sera.

- Strana? E perché dovrei esserlo?

- Per esempio perché magari durante il viaggio di ritorno, mentre andavo a fare quattro chiacchiere con Luna perché Harry si era addormentato, ho buttato un occhio nel punto in cui eravate tu e mio fratello e ho visto che stavate beatamente dormendo, tu con la testa sulla spalla di lui? – chiese Ginny sorridendo con aria furba.

Hermione arrossì immediatamente, iniziando a biascicare monosillabi senza senso, poi alla fine si accasciò sul letto e disse: - Bhè, vedi… Ero un po’ stanca e lui mi ha offerto la sua spalla su cui addormentarmi, che dolce…

- Mi fa piacere, ma sono anche profondamente offesa perché non hai voluto condividere questa gioia con me – disse la rossa, ridendo sotto i baffi.

- Ma no, non devi pensarla così… Non ti ho detto nulla per scaramanzia, più che altro…

- Lo so, stavo scherzando… - disse l’amica sorridendo.

- Meno male! Ma nel caso non fosse così so già come rimediare…

- E cioè?

- Bhé, raccontandoti quello che è successo al museo…

“Ho sentito bene? Quello che è successo al museo? Cavoli, forse questi due si sono davvero decisi a darsi finalmente una mossa grazie al cielo! Ci manca solo il coro di angeli e poi il quadro è perfetto…” pensò la rossa, visibilmente sorpresa, poi disse, dopo il momento di iniziale stupore: - Al museo?!

Hermione annuì, arrossendo ancora di più.

- Vi siete baciati? – azzardò Ginny, avendo visto prima la reazione dell’amica e poi il suo progressivo imporporarsi.

- No! Ci siamo solo tenuti per mano… - spiegò la riccia, ripensando per l’ennesima volta della giornata a quel momento. Si era sentita davvero bene: quando lui l’aveva presa per mano e trascinata via dal gruppo in cui si trovava, il gesto le era sembrato talmente naturale che non aveva fatto nulla per svincolarsi da quella piacevole e dolce stretta, di cui inizialmente non si era nemmeno accorta. Dopo essersene resa conto, era inizialmente arrossita e poi aveva sorriso, sentendosi al settimo cielo.

“E questo lo chiama ‘solo’? Cavoli, è un bel passo avanti per quello sveglione di mio fratello…” pensò la rossa, non potendo però fare a meno di essere felice per l’amica, che aveva uno sguardo sognante e soddisfatto.

- Sono felicissima per te! Secondo me qui gatta ci cova… - le disse poi.

- Oh, lo spero proprio… Ma non dirmi così, già ci penso da sola a farmi illusioni… - disse Hermione, scuotendo poi la testa, come a scacciar via quei pensieri che la vedevano protagonista con Ron nel bel mezzo di una sala del museo, intenti a scambiarsi un bacio appassionato.

Sospirò. Non voleva illudersi, come aveva fatto la settimana prima quando il ragazzo la stava per baciare. Aveva paura che così facendo, nel caso che andasse tutto male, ci sarebbe rimasta male il doppio, perché il ritorno alla realtà sarebbe stato doloroso, e non poco.

- Dai, Hermione, non fare così… Insomma, se sabato ti stava per baciare, oggi siete stati mano nella mano e hai dormito sulla sua spalla, qualcosa ci sarà pur sotto, no? – disse Ginny, cercando di non far trasparire da quella frase ciò che Ron le diceva riguardo a quello che provava per l’amica. Un conto era dar loro una spronata, mentre un altro era quello di rovinare loro tutto rivelando ad uno dei due ciò che l’altro provava.

- Lo spero…

- Perché lo dici con quel tono?

- Sai… C’è Lavanda Brown che mi preoccupa: credo le piaccia Ron, gli lancia di quegli sguardi! E il bello è che lui non fa nulla per impedirlo! – si sfogò Hermione.

- Conoscendo mio fratello, non se n’è nemmeno accorto… - disse la rossa, come se la cosa fosse un dato di fatto.

- Se n’è accorto eccome, invece… - la contraddisse la riccia.

- Perché? – chiese curiosa l’amica, dato che le sembrava una cosa molto strana che il fratello notasse di suscitare delle reazioni simili in una ragazza. Insomma, se fosse stato in grado di farlo,  lui ed Hermione si sarebbero già messi insieme da tempo.

- Bhè, gliel’ho fatto presente… - spiegò quest’ultima, come se stesse confessando un reato.

- E lui?

- È cascato giù dalle nuvole e poi mi ha sorriso…

“Oh Hermione ma come diavolo fai a non capire che è cotto di te?! Anche solo da questi piccoli gesti…” – Bhè, allora se è così, non c’è da preoccuparsi…

- Lo dici tu… Secondo me invece c’è da preoccuparsi eccome… Se gli avesse dato fastidio ricevere quel tipo di attenzioni le avrebbe detto di smetterla, cosa che non fa perché in fondo gli fa piacere che lei gli vada dietro… - sbottò la riccia, rivolgendo pensieri omicidi a Lavanda.

- Fidati, fa così perché non gliene importa niente… Se non glielo avessi fatto presente, non si sarebbe accorto delle attenzioni che quell’oca gli rivolge… E adesso che lo sa, non credo che le cose cambino molto, ha occhi solo per… - disse Ginny, interrompendosi in tempo prima di concludere la frase col pronome ‘te’. Stava per tradire il fratello, ma fortunatamente si era resa conto in tempo del danno che stava per combinare.

- Per chi? – chiese Hermione, sospettosa e preoccupata al tempo stesso.

- Per nessuno! Volevo dire che ha occhi solo per le cose da maschi… - si giustificò l’amica, fabbricando una scusa al momento.

- In cui rientra anche l’interessarsi alle ragazze… - indagò la mora.

- Ma và! Intendevo le ‘cose da maschi’ come giocare alla play station, a calcio, vedere la tv… Quel genere di cose, nulla che abbia a che fare con l’altro sesso, tranquilla! – continuò Ginny, arrampicandosi sugli specchi.

- Bhè, ti credo… Se lo dici tu che sei sua sorella… Insomma, se non lo conosci bene tu, chi altri può? – disse Hermione sorridendo, convinta da ciò che l’amica le aveva detto, mentre quest’ultima tirava un sospiro di sollievo.

 

 

 

Venerdì, durante la pausa pranzo, dopo aver mangiato a sazietà, Ron ed Hermione si trovavano fuori da scuola, nel parco di essa. Hogwarts, infatti, era situata sulla riva di un lago e possedeva un enorme parco, di cui gli studenti usufruivano per fare delle passeggiate, specialmente in primavera.

I due ragazzi erano seduti, vicini, all’ombra di uno dei tanti alberi presenti nel parco, con la schiena appoggiata al tronco. Stavano ripetendo la lezione di letteratura, dato che quel pomeriggio la professoressa McGranitt avrebbe interrogato in quella materia.

Ron si guardò intorno, notando che erano abbastanza isolati dal resto degli studenti e gli balenò in testa un’idea: poteva chiedere ad Hermione di andare al ballo con lui. Erano soli, all’ombra di un albero, nel parco della scuola: l’atmosfera c’era, non aveva più scuse.

- Hermione… - azzardò, non appena la ragazza ebbe finito di parlare.

- Sì?

“Forza e coraggio, Ronald. Tira fuori gli attributi e chiedile di venire al ballo con te. Avanti, non è difficile!” pensò il ragazzo, per farsi forza, nonostante sentisse il cuore battere all’impazzata e avesse le mani sudate.

- Michiedevosetiandrebbedivenirealballodifineannoconme… - disse poi tutto d’un fiato, ad occhi chiusi, attendendo una reazione della ragazza.

Hermione, però, non aveva capito un’acca di ciò che l’amico le aveva appena detto: era riuscita a captare soltanto la parola ‘callo’, e non era sicura che fosse ciò che Ron le aveva appena detto, dato che non era un vocabolo molto sensato, almeno non in quel contesto.

- Ehm… Non ho capito cos’hai detto… - gli disse poi, gentilmente.

“Sei un danno! Però adesso fatti forza. Si tratta solo di ripetere quello che hai appena detto, in una maniera più comprensibile, ovviamente” si disse il ragazzo prima di prendere un bel respiro e aprire bocca per scandire perfettamente: - Mi chiedevo… Vuoi venire con me al ballo di fine anno?

“Miseriaccia, non ci credo. L’ho detto! Perché allora anziché sentirmi sollevato mi sento ancora più agitato?” si chiese il rosso, poi, colto da un improvviso lampo di illuminazione, capì che si sentiva così poiché la ragazza non gli aveva ancora dato una risposta.

Hermione infatti era rimasta immobile: la bocca spalancata per lo stupore, la mano che stava giocherellando con uno dei suoi riccioli aveva fatto cadere la ciocca di capelli facendola tornare al proprio posto ed era rimasta ferma a mezz’aria.

Aveva davvero sentito Ron che la invitava al ballo di fine anno?

- Scusa? – gli chiese, sicura di aver capito male.

- Eddai, stavolta l’ho anche scandito parola per parola… Vabhè, lo ripeto. Insomma, vuoi venire con me al ballo di fine anno? – ripeté il ragazzo.

- Come? – disse Hermione, che ancora stentava a credere a ciò che aveva udito.

- Ma allora sei sorda… - sbottò il rosso, spazientito. Gli sembrava quasi che l’amica lo stesse prendendo in giro.

- Io non sono sorda! – ribatté la ragazza.

- Oh sì, invece…

- No!

- Sì!

- No!

- Sì!

- No!

- Sì!

- Ok, adesso basta – disse poi Hermione, ponendo fine alla questione.

- Vuoi venire con me al ballo di fine anno? – chiese nuovamente Ron poco dopo, sperando che quella fosse finalmente volta buona.

“Allora è vero! Me lo sta chiedendo sul serio!” pensò la ragazza, euforica, sorridendo fra sé e sé.

- Sì, ci vengo, Ron… - gli rispose finalmente con un gran sorriso, che lui ricambiò, sentendosi sollevato e al settimo cielo al tempo stesso.

Hermione aveva accettato, non poteva crederci.

E quest’ultima non riusciva a credere che Ron l’avesse davvero invitata.

Entrambi avevano paura che si trattasse solo di un sogno e che da un momento all’altro la sveglia sarebbe suonata strappandoli a quella dolce illusione e catapultandoli nuovamente nel mondo reale.

Ma la realtà era quella: loro due seduti all’ombra di un albero, nel parco, felici ed increduli al tempo stesso per ciò che era appena successo. Continuavano a guardarsi, sorridendo ed arrossendo non appena si accorgevano che lo sguardo dell’altro era fissato nel proprio, ma non accennando a smettere.

Fu Hermione la prima a rovinare, se così si può dire, quel momento sorridendo se possibile ancora di più e abbracciando Ron, ormai senza più freni inibitori dovuti alla timidezza e alla paura di essere rifiutata. Il ragazzo, dapprima sorpreso, resosi conto di quel gesto, lo ricambiò e mise una mano fra i capelli della ragazza, accarezzandoli.

Restarono così per un tempo che parve a loro interminabile, finché non suonò la campanella che sancì la fine della pausa pranzo e l’inizio delle lezioni pomeridiane, costringendoli ad interrompere a malincuore quel contatto. Sorridendo dispiaciuti si alzarono, dopodiché si diressero all’interno dell’edificio scolastico, tenendosi per mano.

 

 

 

 

 

Che ve ne pare? Finalmente i due si sono dati una mossa, eh?

Recensite, mi raccomando!

Ringraziamenti:

Emgi: Grazie mille della recensione e dei complimenti, mi fa piacere che la storia ti piaccia… Spero continuerai a seguirla e a recensire! Baci

Milly92: Ed ecco che finalmente Ron si è dato ‘sta mossa… Grazie dei complimenti! E mi spiace dire che prossimamente su questi schermi Lavacca romperà sul serio… Come si è visto in questo chap, non vuole capire che quei due sono fatti l’uno per l’altra. E non sei stata perfida, anzi! Penso anch’io la stessa cosa… XD Baci e grazie per la recensione!

Joannadellepraterie: Grazie mille della recensione e dei complimenti! Hai ragione, quei due sono davvero unici nella loro unicità, dire che li adoro non rende l’idea… Continua a seguire e a recensire, mi raccomando! Spero che questo capitolo ti piaccia, anche perché, secondo me, nell’ultima scena sono proprio teneri… Baci

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Capitolo 8
*** La maledizione del bacio mancato ***


8

8. LA MALEDIZIONE DEL BACIO MANCATO

 

- Hey, Ron, tutto bene? – chiese Harry all’amico, vedendolo mentalmente assente, durante la lezione di matematica. Aveva notato quello strano comportamento già dall’ora prima, quando aveva visto il ragazzo entrare nell’aula insieme ad Hermione, entrambi con un’espressione beata sul viso. Non aveva però potuto chieder loro nulla, dato che poco dopo che l’amico aveva preso posto accanto a lui, la McGrannitt lo aveva chiamato per l’interrogazione e quindi aveva dovuto alzarsi e abbandonare ogni proposito di chiedere al rosso cos’avesse e perché lui e  l’amica fossero così felici. Però adesso che, nell’aula di matematica, era seduto di fianco a lui in ultima fila poteva benissimo indagare sul suo stato d’animo.

- Oh sì… Alla grande… - rispose Ron con aria sognante, voltando la testa, appoggiata sulle braccia conserte sul banco, verso l’amico.

- Sicuro? Mi sembri strano... È successo qualcosa? – continuò ad indagare Harry, ostinato.

Il rosso alzò la testa dalle braccia quel tanto che gli bastava per annuire, dopodiché torno nella posizione originaria, mentre la curiosità dell’amico aumentava esponenzialmente, tanto per restare in tema matematico. Dopo che il moro ebbe continuato a picchiettargli con l’indice sulla spalla per un paio di minuti, si decise ad annunciare, schiarendosi la gola per dare alla cosa un tono più pomposo: - Ho invitato Hermione al ballo…

Harry rimase a bocca aperta, incredulo: Ron aveva appena detto di aver invitato l’amica al ballo di fine anno? Ci era rimasto di sasso: credeva che l’amico non ce l’avrebbe mai fatta, soprattutto conoscendo la sua timidezza nei confronti della ragazza. Doveva essere per forza uno scherzo. Ben congegnato, doveva ammetterlo.

Una volta ripresosi da quello shock disse: - Tu hai fatto cosa? No, è impossibile, mi stai prendendo in giro…

- Ma no, è la verità! – disse Ron indignato da ciò che l’amico gli aveva appena detto.

- Bello scherzo, davvero. Te l’ha suggerito Seamus? È fatto a regola d’arte. Il tuo comportamento sembra davvero reale. Ma adesso puoi anche smettere, ormai ti ho scoperto… - continuò Harry, fermamente convinto della propria idea.

- Ti dico che non è uno scherzo! – sbottò il rosso, indignato, chiedendosi perché quel giorno doveva ripetere le cose, alzando istintivamente la voce e facendosi sentire, oltre che dalla classe, anche dal professor Piton, che, intento a svolgere un’equazione alla lavagna, si voltò e disse: - Signor Weasley e signor Potter, vi spiacerebbe seguire la lezione al posto di interloquire allegramente, lasciando da parte la vostra voglia di scherzare? Io non ne ho. Se proprio non potete farne a meno potete andare fuori in qualsiasi momento e continuare il discorso nell’ufficio del Preside.

- Scusi professore… - borbottarono i due in coro, dopodiché l’insegnante tornò a dedicarsi alla disequazione di secondo grado presente alla lavagna.

- Ne riparliamo dopo… - sillabò Harry a Ron, muovendo solo le labbra. L’amico annuì, tornando poi ad appoggiare la testa sul banco, intento a pensare a tutto fuorché alla matematica.

 

 

 

Alle sei, finite le lezioni, Harry e Ron si trovavano fuori da scuola, al cancello, ad aspettare Ginny ed Hermione, come erano soliti fare.

- Allora hai invitato sul serio Hermione al ballo? – chiese il moro all’amico, riprendendo il discorso iniziato durante l’ora di Piton. A quella domanda il rosso rispose annuendo lievemente, sperando che fosse la volta buona che l’amico capisse che non si trattava di uno stupido scherzo.

- Ma come hai fatto?

- Forse le ho chiesto ‘Vuoi venire con me al ballo di fine anno?’, senza troppi giri di parole? – disse Ron, sarcastico.

- Testuali parole? – chiese Harry, ancora parzialmente incredulo, poi, ad un cenno affermativo dell’amico, che decise di omettere il fatto che aveva dovuto ripetere la domanda più di una volta, aggiunse: - Ma sei un grande! Mi stupisci!

- Perché? – chiese il rosso con aria interrogativa.

- Perché so come diventi quando si tratta di Hermione… Non pensavo che saresti riuscito ad invitarla… Credevo semplicemente che quella sera o sareste rimasti ognuno a casa propria oppure vi sareste dati appuntamento da qualche parte e che non avreste concluso niente come al solito per via della tua timidezza… - disse il moro, stando attento a non farsi scappare nulla su ciò che l’amica gli aveva detto riguardo Ron ed esponendo la propria teoria di come sarebbe andata a finire la sera del ballo se l’amico non si sarebbe dato una mossa, cosa che finalmente aveva fatto, al contrario di tutte le sue aspettative.

Nel sentire quelle parole, il rosso lo guardò stralunato e disse, difendendosi: - L’avrei invitata comunque se non l’avessi fatto oggi, non sono mica così imbranato! E non mi comporto affatto come dici tu quando sono in presenza di Hermione.

- Beh, vorrà dire che la prossima volta che ti troverai faccia a faccia con lei ti farò un video per dimostrarti che ho ragione io…

Ron stava per ribattere, ma fu zittito da una gesto dell’amico, che subito dopo gli indicò con un cenno del capo che Hermione e Ginny erano a pochi metri di distanza e stavano per arrivare, parlottando tra di loro.

 

 

 

Non appena ebbe udito il suono della campanella che segnava la fine delle lezioni pomeridiane, Hermione uscì dall’aula e si diresse verso il bagno del secondo piano, dove lei e Ginny avevano deciso di incontrarsi per poi uscire da scuola insieme ed unirsi successivamente ad Harry e a Ron, che come al solito le avrebbero aspettate fuori dal cancello.

Al solo balenarle in mente di quell’ultimo nome, la ragazza arrossì e sorrise, come se fosse un riflesso involontario. Ancora non riusciva a credere che ciò che era successo durante la pausa pranzo fosse accaduto sul serio. Ma le sensazioni che provava erano troppo reali, per cui ogni volta che quel pensiero si faceva strada nella sua testa, si convinceva che se fosse stato solo un sogno non sarebbe stato tutto così vivido.

Accelerò il passo per arrivare più in fretta ai bagni e quindi da Ginny: fremeva dalla voglia di raccontarle tutto. Da lontano vide Lavanda Brown e non potè fare a meno di sorridere malignamente, pensando alla faccia che avrebbe fatto quanto avrebbe saputo che lei e Ron sarebbero andati al ballo insieme. Quando le passò di fianco, la vide indicare un volantino che pubblicizzava l’evento a Calì, e la sentì dire, con tanto di sospiro sognante: - Oh, spero tanto che Ron Weasley mi inviti…

Hermione non si seppe trattenere e scoppiò a ridere, continuando per la sua strada.

- E tu che hai da ridere? – chiese Lavanda, scocciata, voltandosi di scatto nella sua direzione.

- Niente… Ho solo sentito quello che hai appena detto… - rispose la riccia, fermandosi, con un tono del tutto innocente, non appena si fu ripresa dall’attacco di risa.

- Hai per caso paura di avermi come rivale? – chiese la bionda, sorridendo con aria di sfida.

- E perché dovrei? Sai, per tua informazione Ron ha invitato me al ballo di fine anno… E ora scusa, ma devo andare al bagno… Ciao, è stata una bella chiacchierata! – disse Hermione, provando un piacere enorme nel pronunciare quelle parole, che aveva scandito chiaramente, in modo che Lavanda non potesse fraintendere, dopodiché, con un sorriso soddisfatto sulle labbra, si diresse verso la propria meta, lasciando la bionda a bocca aperta, incredula, mentre Calì le diceva: - Dai, Lav, non fare così… Magari è solo uno scherzo…

Non appena giunse ai bagni, la riccia vi entrò, trovando Ginny già dentro.

- Hermione, finalmente! Era ora che arrivassi! – le disse quest’ultima, non appena la vide entrare.

- Ho avuto un contrattempo con Lavanda… - si giustificò l’amica.

- Con Lavanda?

- Beh, sì… L’ho sentita dire che sperava di farsi invitare da Ron al ballo di fine anno… E mi sono messa a ridere…

- Hai soltanto riso? Non l’hai presa a pugni? – chiese stupita la rossa.

- No, perché avrei dovuto?

- Perché sei gelosa marcia delle attenzioni che lei rivolge a mio fratello?

- Beh, ora non più…

- Come sarebbe ora non più? – chiese Ginny acutizzando leggermente il tono di voce per esprimere la sua sorpresa.

- Ron mi ha invitata al ballo! – ammise poi Hermione, facendo un salto di gioia e abbracciando poi l’amica, che per un attimo rimase interdetta dalla notizia, ma che poi fu felice del fatto che suo fratello si fosse finalmente dato una mossa.

- Sono contenta per te! E tu che eri così pessimista… - le disse poi, non appena sciolsero l’abbraccio.

- Non riesco ancora a crederci! Insomma… Ormai non credevo più che sarei riuscita a parlargli… Però lui, adesso, con questo invito mi ha letteralmente spiazzata! – confessò la ragazza, euforica.

- Non è da mio fratello, questo comportamento… O qualche alieno si è impossessato di lui oppure è finalmente cresciuto… - disse Ginny, pensierosa, facendo scoppiare Hermione a ridere.

- Dai, andiamo fuori, che quei due ci staranno aspettando… E come al solito avranno da lamentarsi che siamo sempre in ritardo… - disse poi la rossa, prendendo l’amica a braccetto ed avviandosi verso l’uscita della scuola.

- Finalmente! – disse Harry, non appena le vide arrivare al cancello, dopodiché andò in contro a Ginny e le schioccò un bacio sulla guancia, passandole un braccio attorno alla vita e sussurrandole: - Perché dovete sempre farci aspettare? O meglio, perché devi sempre farmi aspettare?

Hermione, come suo solito non appena vedeva l’amico che si avvicinava alla rossa, si era saggiamente diretta da Ron, così l’amica fu libera di dire, sussurrandolo all’orecchio di Harry: - Oggi c’è stato un motivo valido, te lo assicuro… Mi ha detto che mio fratello l’ha invitata al ballo… Era ora!

- Sì, l’ho saputo anch’io… Pensa che all’inizio non ci credevo… - disse il moro, in un sorriso, dopodiché si chinò sulla ragazza, baciandola.

Nel frattempo, Hermione e Ron, ormai abituati agli scambi di effusioni amorose fra i due, avevano già iniziato a dirigersi alla fermata del bus, fra una chiacchiera e l’altra, come facevano normalmente.

La ragazza aveva infatti pensato che, magari, dopo quello che era successo alla pausa pranzo, tra loro due sarebbe calato dell’imbarazzo, soprattutto da parte sua. Ma non era così, anzi. Parlavano tranquillamente, come sempre, anzi, forse con più complicità, sorridendosi dolcemente ogni qualvolta fra loro calasse il silenzio e i loro sguardi si incrociavano.

 

 

 

Sabato sera, il consueto pigiama party si sarebbe tenuto a casa di Ginny e Ron, precisamente in camera di quest’ultimo, per lo meno nella parte che riguardava la visione del film, dopodiché Harry sarebbe rimasto con l’amica a dormire in quella stanza, mentre Hermione e l’amica nella stanza di quest’ultima, essendo la stanza del rosso troppo piccola per ospitare quattro sacchi a pelo uniti a formarne uno solo.

I quattro ragazzi, quindi, erano seduti sul letto di Ron, con la schiena appoggiata al muro, a guardare il film, ovvero ‘Pirati dei carabi: La maledizione della prima luna’. Harry e Ron erano in mezzo, mentre Hermione si trovava di fianco al rosso, e Ginny vicino al proprio ragazzo.

La riccia era davvero entusiasta di essere vicino al ragazzo, nonostante non fosse la prima volta che capitava, soprattutto per via degli altri due, poiché, altrimenti, se lei e Ron si fossero seduti ciascuno ai loro lati, avrebbero rischiato di fare il terzo e il quarto incomodo.

Quella sera, però, forse per ciò che era successo il giorno prima, era diverso, ad ogni contatto fisico involontario il suo stomaco faceva le capriole ancora più del solito, il cuore le batteva all’impazzata e il sangue le affluiva alle guance, imporporandole. Le sensazione che provava di solito erano stranamente amplificate.

Fortunatamente per lei il ragazzo non se ne accorgeva, dato che si trovava pressoché nella stessa situazione. Ad ogni sfioramento involontario provava le identiche sensazioni che provava Hermione, insieme però ad una grande voglia di passarle una braccio attorno alle spalle, magari dopo essersi stiracchiato, per non sembrare troppo sfacciato, così che, nel caso in cui lei l’avesse guardato male, avrebbe potuto rispondere prontamente. Ma la timidezza, come al solito, glielo impediva. In più aveva anche paura della reazione della ragazza.

Ad un certo punto del film, verso la metà circa, però, decise di mandare al diavolo tutto, ormai l’aveva invitata al ballo, quello che voleva fare era nulla in confronto al giorno prima, così fece un bel respiro profondo, si voltò nella sua direzione, e passò un braccio sulle spalle di Hermione, che, a quel contatto, si voltò verso di lui e gli sorrise, arrossendo lievemente.

Il ragazzo, inebriato da quel sorriso, tornò a guardare lo schermo, pur sapendo che non avrebbe prestato molta attenzione al film, dato che avrebbe continuato a pensare al fatto che il suo braccio si trovava attorno alle spalle di Hermione, che ora gli aveva appoggiato la testa sulla spalla, causandogli una notevole accelerazione del battito cardiaco. Anche la ragazza era felice almeno quanto Ron di quel contatto fisico e fissava lo schermo del televisore senza realmente guardare le immagini che si succedevano su esso, desiderando che quel momento durasse per sempre.

 

 

 

- Che sonno! – disse Ginny, sbadigliando e stiracchiandosi, non appena Ron rimise a posto il dvd, dato che il film era finito.

- Sì, certo, hai pure il coraggio di avere sonno, adesso… Ma sei hai dormito sulla mia spalla per tutta la durata del film? – le disse Harry, ricevendo in cambio un’occhiataccia.

- Non ti rispondo solo perché sono troppo stanca… Andiamo a letto, Hermione? – chiese poi la ragazza all’amica, che era ancora seduta sul letto, in condizioni non certo migliori di quelle dell’amica.

- Oh sì… - rispose, poi si alzò e, con l’amica si diresse verso la porta.

Prima che varcassero la soglia, furono però bloccate da Harry, che voleva dare la buonanotte a Ginny. La spinse, infatti, dolcemente fuori dalla stanza, dopodiché si chiuse la porta dietro di sé, per avere un po’ di privacy.

Hermione, d’altrocanto, era rimasta ferma vicino alla porta, Ron in piedi nel bel mezzo della stanza, pensando a quello che avrebbe dovuto dire all’amico non appena fosse rientrato. Fortunatamente aveva ogni il buon senso di non scambiarsi smancerie con la sorella davanti a lui, ma la cosa gli dava comunque fastidio, per via del suo essere protettivo nei confronti di Ginny, anche se pian piano, ormai, ci stava facendo l’abitudine.

Era talmente immerso in quei pensieri, che non si rese subito conto che Hermione era rimasta nella stanza, così, dandosi mentalmente dello stupido, le disse: - Oh, scusami… Non mi ero accorto fossi rimasta dentro.

- Oh, non ti preoccupare… - rispose lei con un’alzata di spalla.

- Hermione! – si sentì chiamare la ragazza da Ginny, che l’attendeva fuori dalla porta, mentre Harry era andato in bagno.

“Ma quanto sono idiota! Avrei potuto baciarla, era il momento perfetto… Anche se mi conviene aspettare il ballo… Però sono un cretino! Insomma, non mi sono nemmeno accorto che era qui… E adesso deve andare a dormire… Un momento, però… Posso pur sempre rimediare…” pensò il ragazzo, avvicinandosi timidamente alla porta, dove si trovava la ragazza.

- Beh, io devo andare… - disse quest’ultima, con le mano in tasca.

- Ok… Buonanotte, Hermione… - disse Ron, ormai poco distante da lei, dopodiché si chinò fino a posarle un bacio sulla guancia, che a quel contatto diventò rovente.

- B-buonanotte, Ron… - rispose la ragazza, diventando rossa, poi si alzò in punta di piedi e baciò anch’ella il rosso sulla guancia, senza rendersi conto di quello che stava facendo, ma comunque felice di farlo.

Quando si riabbassò, il ragazzo, rosso quanto i suoi capelli e quanto lei, la guardò negli occhi, sorridendole. Hermione ricambiò il sorriso, sperando ardentemente che lui la baciasse, speranza che fu confermata dal fatto che lo vide avvicinarsi al suo volto, così, per agevolargli il compito si alzò nuovamente in punta di piedi, posandogli le mani sulle spalle per poter stare in equilibrio.

- Hermione, ti prego! Sto morendo di sonno! – la chiamò Ginny, per la seconda volta.

Sospirando, la ragazza si riabbassò, poi disse: - Mi dispiace, stavolta devo andare sul serio… Di nuovo buonanotte…

- Buonanotte… - le disse lui sorridendo, dopodiché, prima che la ragazza aprisse la porta, sulla cui maniglia aveva già posato la mano, le schioccò un bacio sulla fronte e si diresse verso il proprio letto, certo che avrebbe avuto un fantastico sogno.

 

 

 

Beh? Che ve ne pare?

Spero vi piaccia… Recensite, mi raccomando…

Ringraziamenti:

Ninny: Scusa se non ho aggiornato abbastanza presto… Ma sono stata impegnata con verifiche e interrogazioni varie… Grazie della recensione! Baci, Pikky91

Milly92: Grazie dei complimenti e della recensione… Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente… L’attrice che fa Lavanda l’ho vista… Si chiama Jessie Cave… Cercala su google e poi dimmi… Secondo me è perfetta… XD Baci, Pikky91

Rivoltella J: Mi fa piacere averti come nuova lettrice! Spero continuerai a seguirmi… Baci, Pikky91

Magicgirl: Grazie mille della recensione e dei complimenti! Mi ha fatto davvero piacere…^^ Riguardo Lavanda… Beh, vedrai andando avanti… Baci, Pikky91

Hermionina: Te li sei letta tutto d’un fiato? Wow, mi fa piacere! Io personalmente li avrei letti a puntate… XD Ti ringrazio dei complimenti e della recensione… E Lavanda… Mi spiace, ma non posso rassicurarti… Vedrai più avanti, comunque…^^ Baci, Pikky91

Emgi: Scusa se non ho aggiornato tanto presto… E’ stato per via della scuola…^^ Grazie della recensione e dei complimenti! Baci, Pikky91

MaKiCo: Grazie dei complimenti e della recensione… Riguardo la tua idea… Perché non provi a metterla in pratica? Ti tendi al tragico… Ma io al romantico, vedrai andando avanti con la storia…^^ Sarebbe interessante vedere come sviluppi la tua idea… Baci, Pikky91

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Capitolo 9
*** A volte ritornano ***


9

9. A VOLTE RITORNANO

 

- Ginny, io ti uccido! – disse Hermione, non appena lei e l’amica furono in camera.

- Perché? – chiese la ragazza, sbadigliando e iniziando a svestirsi per poi mettersi il pigiama, non capendo il perché degli istinti omicidi dell’amica.

- Si dia il caso che, mentre tu eri fuori con Harry, io e Ron ci stavamo per baciare e se tu non mi avessi chiamato per la seconda volta, ma mi avessi aspettato in silenzio, a quest’ora avremmo portato a termine l’opera! E invece ci hai interrotti! Per la seconda volta! – sbottò la ragazza, facendo riferimento al pigiama party della settimana prima.

Nel sentire quelle parole, parte del sonno di Ginny svanì, e la ragazza iniziò a borbottare frasi sconnesse.

- Tu… Lui… Voi… Cosa? E io! Oh no, ho rovinato tutto! Di nuovo… Scusa! Davvero, non lo faccio apposta… – disse poi, rendendosi conto di ciò che aveva fatto e sentendosi in colpa, anche se in verità non poteva sapere quello che stava per succedere dietro la porta della stanza del fratello.

- Ma no, scusami tu se ti ho aggredito così… Insomma, avrei dovuto darmi una mossa già da tempo… - le disse poi l’amica, dispiaciuta e pensando che effettivamente avrebbe potuto avvicinarsi a Ron, mentre questi era al centro della stanza immerso in chissà quali pensieri, e baciarlo, cogliendolo di sorpresa. O addirittura avrebbe potuto farlo il giorno prima, mentre erano nel parco di Hogwarts, anziché abbracciarlo. No, non doveva scaricare le colpe sull’amica, che non aveva alcuna colpa, se non quella di avere un tempismo perfetto - ovviamente inteso in senso ironico.

- Non dire così… L’importante è che te la stia dando, la mossa… Insomma, rispetto a qualche tempo fa hai già fatto dei notevoli passi avanti… Adesso manca solo l’ultimo passo… Pian piano, passo per passo, ce la farai a baciarlo… - disse Ginny, sorridendo.

- Beh, lo spero… Male che vada c’è pur sempre la serata del ballo… - decretò Hermione sorridendo, mentre si infilava sotto le coperte e pensava che l’amica non aveva poi tutti i torti. Che bisogno c’era di affrettarsi? Che bisogno c’era di prendersela per un bacio mancato? Che le costava aspettare ancora qualche tempo? D’altronde aveva aspettato tutto quel tempo per far sì che lei e Ron si dessero una mossa. Aspettare ancora qualche giorno non sarebbe stata una tragedia.

 

 

 

- Sono un idiota! – disse Ron, nascondendo la testa sotto il cuscino, non appena si rese conto del tempo che aveva perso restando in mezzo alla stanza. Se solo si fosse accorto un po’ prima che Hermione era rimasta nella sua stanza, l’avrebbe baciata, miseriaccia!

- L’hai scoperto adesso? – gli chiese Harry, che, tornato dal bagno, aveva sentito gli insulti che l’amico si stava rivolgendo, ignorandone però il motivo, nonostante potesse benissimo immaginare che avesse a che fare con Hermione.

Sorpreso poiché credeva di non essere stato udito da nessuno, il rosso tolse la testa da sotto il cuscino e si mise a sedere sul letto, fissando l’amico ad occhi sbarrati.

- E tu che ci fai qui? – gli chiese, dimenticandosi per un attimo che fosse sabato sera.

- Resto qui da te a dormire, ricordi? È sabato… Cavoli, deve essere successo davvero qualcosa di grave per averti mandato il cervello così in pappa… - rispose il moro, infilandosi il pigiama, dopo essersi svestito.

- Già, hai ragione… - disse Ron,  lasciandosi cadere sul letto.

Harry non capiva cosa diavolo fosse preso all’amico: sembrava vivesse su un altro pianeta. Il fatto che, poi, si fosse apparentemente dimenticato che lui dovesse dormire lì era abbastanza preoccupante… Come gli aveva detto poco prima, doveva essere successo davvero qualcosa di importante per averlo ridotto così. O, forse, era semplicemente stanco. Ma non capiva perché il rosso si desse dell’idiota, se era tutto dovuto ad una semplice stanchezza.

- Sono un cretino, Harry! Un emerito cretino! Anzi, no… Chiamiamo le cose col loro vero nome… Sono un gran coglione! – sbottò Ron, prendendosela nuovamente con se stesso.

- E perché? – chiese il moro, che davvero non capiva.

- Hermione!

- Hermione cosa?

- Non l’ho baciata!

- E vabbè… Non disperarti così! Ce ne saranno altre di occasioni, te l’ho detto… E poi hai tutto il tempo che vuoi per baciarla, non devi farlo per forza adesso… - disse Harry, iniziando a capirci qualcosa, nonostante però non comprendesse perché l’amico arrivasse ad insultarsi a quei livelli per una cosa che non aveva fatto.

- Tu non capisci! Avevo l’occasione lì, su un piatto d’argento, per non dire d’oro. E invece da bravo pirla sono rimasto in piedi in mezzo alla stanza a fissare il vuoto come un deficiente, non accorgendomi che Hermione era rimasta nella stanza, quando tu e Ginny siete usciti a pastrugnarvi! – si sfogò Ron, facendo così in modo che Harry capisse, finalmente, tutto.

- Ripeto… Ci saranno altre occasioni…

Il rosso si fermò a riflettere per un istante, su una cosa che prima non gli sarebbe passata nemmeno per l’anticamera del cervello, nonostante fosse abbastanza palese: non aveva mai baciato una ragazza. Hermione invece aveva baciato Krum, al quarto anno. Quando li aveva visti al Ballo del Ceppo, in mezzo alla pista, avrebbe voluto alzarsi e prendere quel razza di monosopracciglio a pugni e calci fino a che non l’avrebbe rispedito in Bulgaria. Invece si era trattenuto, sfogando la propria rabbia sulla ragazza, credendo ancora che per lei fosse solo un’amica, dato che non voleva ammettere a se stesso quello che provava per lei.

Sospirò, ricordandosi quel periodo, mentre un timore si faceva strada in lui: e se, quando sarebbe arrivato il momento di baciarla, non avrebbe saputo cosa fare? E se Hermione lo avesse respinto, pensando che Krum era sicuramente mille volte migliore di lui?

Era la prima volta che prendeva in considerazione quell’eventualità, e la cosa lo spaventava.

Temeva di non essere all’altezza di Hermione.

 

 

 

La mattina dopo, alle dieci, Ginny ed Hermione stavano andando a scuola, più precisamente al campo di calcio, dove Harry e Ron avrebbero avuto una partita. I due ragazzi erano usciti da casa un’ora prima di loro poiché, come consuetudine prima di iniziare a giocare, dovevano fare il riscaldamento.

I quattro ragazzi avevano però fatto colazione insieme, ed Hermione aveva avuto modo di notare che Ron era stranamente silenzioso e cupo. Inizialmente aveva pensato che fosse nervoso per via della partita che avrebbe disputato di lì a poco contro Serpeverde, la squadra capeggiata da Malfoy. Successivamente, però, quando l’aveva visto uscire di casa salutando lei e Ginny a malapena, il sospetto che quello che la sera prima stava per succedere avesse un’importanza rilevante nello stato d’animo del rosso. Magari ci aveva ripensato… Probabilmente non voleva più andare al ballo con lei… Voleva che restassero semplicemente amici, forse…

“Mi sto preoccupando per niente… Sicuramente sarà nervoso solo e soltanto per la partita, e io non c’entro assolutamente nulla…” si disse mentalmente la ragazza, scuotendo la testa come a cacciar via quei brutti pensieri, non appena lei a l’amica presero posto sugli spalti.

La partita sarebbe iniziata a minuti: le due squadre, Grifondoro e Serpeverde, stavano ripassando lo schema di gioco assieme ai rispettivi allenatori, e si preparavano a schierarsi in campo. Ron giocava come portiere, mentre Harry come attaccante.

Qualche minuto dopo il fischio d’inizio, Hermione si trovò con la vista oscurata da due grosse mani, che conosceva, ma non ricordava a chi appartenessero. Si girò in modo tale da poter vedere chi si trovava dietro di lei e fu sorpresa nel trovare Viktor Krum.

- Viktor? – gli disse, sbalordita.

Nel sentire quel nome, Ginny, che era impegnatissima a seguire la partita, dato che adorava vedere Harry giocare, si voltò improvvisamente verso l’amica, vedendo che effettivamente Viktor Krum aveva preso posto accanto a lei.

“Oh, santo cielo! Spero solo che se ne vada prima che Ron possa vederlo… Altrimenti andrà in malora tutto quello che lui ed Hermione sono riusciti a cambiare negli ultimi tempi…” pensò, mordendosi il labbro inferiore e tornando a concentrarsi sulla partita, prestando questa volta più attenzione al fratello, controllando che non si voltasse nella loro direzione. Lei ed Hermione erano in seconda fila, per cui le probabilità che il rosso potesse vederle, dal campo, erano molto alte.

- Ciao Herr-Mioni! – disse lui, col suo forte accento, sorridendole calorosamente.

- Ciao… Ma che ci fai qui? – gli chiese la ragazza, guardando con la coda dell’occhio nella direzione di Ron, sperando che non l’avesse vista con Viktor. Conoscendolo, avrebbe fatto una delle sue solite scenate, come quando la vedeva scrivergli delle lettere.

- Sono stato in città un paio di giorni, da Roger Davies. Riparto fra tre ore, ma folefo salutarti. Sono passato ieri sera a casa tua, ma tua mamma ha detto me che tu era fia… Ma ha detto anche che potevo trofare te qui… Così, eccomi… Folefo farti una sorpresa… - spiegò il ragazzo.

- E ci sei riuscito… - disse Hermione con poco entusiasmo, continuando a lanciare occhiate fugaci in direzione di Ron.

 

 

 

Goyle, che dominava la palla, si stava dirigendo verso la porta di Grifondoro, per segnare. Ron si preparò a parare il tiro, che fu intercettato da Seamus.

Il rosso tirò un sospiro di sollievo: non era molto in vena di giocare, quella mattina. Era dalla sera prima che il pensiero di non essere all’altezza di Hermione lo assillava e lo incupiva.

“No! Almeno per adesso non ci devo pensare, miseriaccia!” si disse mentalmente il ragazzo, cercando invano di concentrarsi sulla partita. La tentazione di girarsi per dare un’occhiata agli spalti era fortissima, nonostante sembrasse un controsenso. Ma d’altronde era come guardare costantemente una Ferrari, pur sapendo benissimo di non potersela per mettere. Ron faceva lo stesso con Hermione, pur non sentendosi alla sua altezza.

Così diede una fugace occhiata verso gli spalti, dove vide, in seconda fila, la sorella seduta accanto alla ragazza.

Ma… Un momento.

Vicino ad Hermione c’era qualcun altro. Un maschio, per l’esattezza. E gli pareva di averlo già visto da qualche parte. Si girò nuovamente, cercando di capire chi fosse.

Ma certo! Era Krum! Ed era tornato a riprendersi Hermione, era ovvio… Era stato soltanto un idiota a pensare che finalmente fra lei e lui sarebbe potuto nascere qualcosa…

- Ron, sei su questo mondo? – gli chiese Harry, interrompendo i suoi pensieri.

- Eh?

- Se non ti fossi accorto, Serpeverde ha appena segnato… E tu non hai fatto nulla per impedirlo! - gli disse l’amico, lanciandogli uno sguardo di rimprovero.

“Adesso non paro più nemmeno i palloni, per colpa di quello… Chissà come se la starà ridendo, adesso, assieme ad Hermione… Porca miseria!”

- Scusa, Harry… Mi ero distratto…

- Lo vedo… - disse l’amico, tornando alla propria posizione di gioco.

- Non accadrà più… - si disse poi Ron fra sé e sé, quasi per autoconvincersi.

 

 

 

“Dannazione!” pensò Hermione. Ron l’aveva vista accanto a Viktor, a giudicare dalla palla che aveva mancato di parare, mentre era voltato nella sua direzione.

- Il rosso è un po’ distratto, eh? – le disse Krum, con una nota d’ironia nella voce.

- A quanto pare… - rispose la ragazza, che già si immaginava la scenata che, dopo la partita, sarebbe seguita. Questa volta, però, non avrebbe aspettato che fosse lui a venire da lei e a lanciarle frecciatine su ‘Vicky’, sarebbe andata direttamente da lui, non appena la partita fosse terminata.

Accanto a lei, Ginny si torceva le mani: il suo timore si era appena avverato. E conosceva fin troppo bene il fratello. Sapeva perfettamente che avrebbe rischiato di fare qualcosa di incredibilmente stupido.

 

 

 

Finita la partita, Hermione si alzò e si diresse verso gli spogliatoi.

Viktor se n’era andato poco dopo l’inizio del secondo tempo, dato che aveva un volo che di certo non lo avrebbe aspettato. E, da quel momento, Ron aveva iniziato a giocare bene, parandole tutte e facendo sì che Serpeverde non segnasse più, in modo tale che Grifondoro aveva potuto prima pareggiare e poi passare in vantaggio.

Voleva mettere le cose in chiaro subito, voleva precedere la scenata che sicuramente ci sarebbe stata, voleva impedire che litigassero e rovinassero tutto. E voleva farlo il prima possibile, non poteva spettare un minuto di più.

Lo vide indirizzarsi verso lo spogliatoio assieme ad Harry, che, avendola vista arrivare, disse all’amico che l’avrebbe aspettato dentro lo spogliatoio e così si diresse da solo verso la stanza. Non capendo il perché delle frase dell’amico, Ron guardò davanti a sé, e trovandosi Hermione di fronte mutò espressione.

- Cos’hai di così urgente da dirmi da non poter aspettare che mi facessi una doccia e mi cambiassi? – le disse il ragazzo, in tono pungente. Vederla seduta accanto a Krum aveva risvegliato in lui tutte le sensazioni che aveva provato al quarto anno, esattamente come le aveva vissute allora sulla propria pelle.

Hermione fu sorpresa dalla durezza di quelle parole: stava accadendo proprio quello che non voleva accedesse. Fu talmente sbalordita da non riuscire a spiccicare parola, rimanendo a fissarlo incredula.

- Non dici nulla, adesso? Non hai il coraggio di dirmi che al ballo ci vai con Viktor, adesso che è tornato per stare insieme a te e coronare il vostro sogno d’amore? Beh, ti ho risparmiato la fatica, come vedi. Tornatene pure dal tuo Vicky, ti starà aspettando, no? Già se n’è dovuto andare prima della fine della partita, perdendo minuti costosi… Vai, in qualunque ristorante di lusso ti stia aspettando, perdi tempo prezioso. Non sprecarlo così, a parlare con me. – disse Ron, furioso, vedendo la reazione della ragazza e traendone le proprie conclusioni.

Gli occhi della riccia, nell’udire quelle parole,  si riempirono di lacrime, che ricacciò indietro perché non poteva permettersi di piangere, non davanti a lui: quelle frasi erano state taglienti come pietre. Come diavolo faceva Ron a pensare quelle cose assurde? Non aveva capito che per lei Viktor non aveva più alcuna importanza e che, un’ora prima, vederlo andarsene era stato un enorme sollievo? Non aveva notato la sua espressione quando l’aveva vista accorgersi che lui aveva notato la presenza di Krum, sugli spalti? O forse aveva male interpretato quello sguardo? Se le cose stavano così, allora, voleva dire che non la conosceva per niente bene, che si era illusa che lui potesse capire e che non traesse conclusioni affrettate, soprattutto alla luce dei fatti che erano accaduti nelle due settimane precedenti. Si sbagliava. L’amore che provava per lui l’aveva accecata a tal punto…

- Tu… Tu non hai capito proprio nulla, come al solito, Ronald… Sei solo un cretino! – gli disse furiosamente, dando sfogo a quel misto di sensazioni contrastanti che stava provando in quel momento. Dopo aver pronunciato quella frase, girò i tacchi e se ne andò, furiosa almeno quanto lui.

Ron era rimasto sbalordito: pretendeva pure di avere ragione? La cosa che lo aveva stupito di più, poi, era stato il fatto che lo avesse chiamato utilizzando il suo nome per intero. Non lo aveva mai fatto, nemmeno al quarto anno, quando era stata davvero furente nei suoi confronti. E gli aveva dato pure del cretino… Quando la colpa, invece, era solo sua. Era lei quella che era stata seduta sugli spalti vicino al suo ex, era lei che era venuta a parlargli con tutta quella fretta. Era sua la colpa. Solo e soltanto sua. Lui aveva solo agito di conseguenza, sentendosi ferito, usato, illuso che fra loro potesse nascere qualcosa.

Scuotendo la testa, si diresse verso lo spogliatoio, dove trovò Harry davanti alla porta, intendo a parlare con Lavanda, che poco dopo se ne andò. Ron trasse le sue, come al solito errate conclusioni, così si diresse così a grandi passi verso l’amico e gli disse: - Lo dico a Ginny! Avevo ragione, l’avresti fatta solo soffrire!

Il moro lo guardò come se avesse appena ricevuto una pallonata molto forte in testa e gli disse: - Ron, ma ti è dato di volta il cervello? Se proprio vuoi saperlo, Lavanda era venuta a chiedermi se per caso sapevo cosa tu pensassi di lei…

- Davvero? – chiese il ragazzo, smettendola di guardare male l’amico e dandosi mentalmente del cretino per aver pensato subito male.

- Sì… - disse brevemente Harry, pensando che l’amico dovesse avere davvero qualcosa che non andava, dato il suo comportamento. Stava per chiedergli spiegazioni, ma ecco che lo vide voltarsi e iniziare a correre in direzione di Lavanda, che si stava allontanando. Cosa diavolo gli era preso?

Non appena ebbe raggiunto Lavanda, Ron la costrinse a fermarsi afferrandola per un braccio. Si era messo a correre nella sua direzione senza nemmeno pensarci, o meglio, il suo unico pensiero era stato questo: “Hermione è tornata fra le braccia di Krum? Buon per lei, non me importa niente, io ora mi tuffo fra quelle di Lavanda…”.

La ragazza lo guardò sorpresa, ma non ebbe nemmeno il tempo di chiedergli come mai l’avesse fermata, che subito si trovò le labbra del ragazzo sulle proprie. Fu inizialmente sorpresa, ma non appena si rese conto che il suo più grande sogno si stava realizzando, gli buttò le braccia al collo e ricambiò il bacio con foga, costringendo il rosso a schiudere le labbra per poterlo approfondire.

Davanti alla porta degli spogliatoi, Harry assisteva disgustato a quell’orribile scena: Ron gli doveva un sacco di spiegazioni.

 

 

 

“Che idiota! Ovvio che lui trae le sue conclusioni… D’altronde ha solo visto me e Viktor vicini… Non ha avuto modo di notare la mia espressione, da quella distanza… Son una sciocca, non dovevo andarmene così! Ma adesso torno là, entro nello spogliatoio, gli butto le braccia al collo e lo bacio, almeno capirà una volta per tutte quello che provo per lui. È ora di finirla con queste stupide litigate…” pensò Hermione, mentre si dirigeva verso l’entrata del campo, dove Ginny la stava aspettando.

“Farla aspettare qualche minuto di più non sarà certo un tragedia…” pensò un secondo prima di tornare sulla propria strada. Mentre camminava a passo spedito, si asciugò velocemente le lacrime col dorso della mano, pregustando già quello che sarebbe successo di lì a poco. Non appena fu agli spogliatoi, però, si fermò, come pietrificata, e le lacrime ripresero a scorrerle sulle guance, senza che lei potesse fare nulla per impedirlo.

Ron stava baciando Lavanda, Lavanda Brown, quella Lavanda. Non riusciva a crederci. Eppure quelle due figure avvinghiate erano proprio loro, non c’era alcun dubbio, nonostante fossero talmente strette fra loro. Il suo timore più grande era divenuto realtà, quello che aveva temuto mercoledì, sul pullman, stava accadendo proprio davanti ai suoi occhi.

Si voltò e corse il più lontano possibile da lì. Arrivò agli spalti, ormai deserti, e si sedette sul primo posto che le capitò a tiro, lasciando che le lacrime scorressero ancora più liberamente sulle proprie guance, accompagnate da forti singhiozzi.

Lo odiava.

L’aveva solo illusa, per poi spezzarle il cuore all’occasione più opportuna. Krum era stato solo un pretesto, lo sapeva. Una dannata giustificazione, doveva essere per forza così, aveva visto benissimo che Ron l’aveva scorto allontanarsi dal campo di calcio. Però aveva pensato bene di prenderla come scusa, dato che molto probabilmente la sera prima aveva riflettuto su quello che non era accaduto fra loro, pensando che era stato molto meglio così, dato che si era reso conto che lei era soltanto un’insignificante ragazza, brutta, coi denti davanti leggermente sporgenti, con tutte quelle arie da ‘so-tutto-io’, e aveva capito che era stato un’enorme sbaglio invitarla al ballo. E si era reso conto che poteva avere ai suoi piedi qualunque ragazza: era bello, alto, muscoloso, simpatico, non si doveva accontentare di una come lei.

Sì, doveva essere per forza così. Altrimenti perché sarebbe stato così cupo, quella mattina? E perché in quel momento era avvinghiato a Lavanda e non a lei?

- Ti odio, Ronald Weasley, ti odio! – mormorò a denti stretti, pur sapendo che era una colossale bugia. Non lo odiava, anzi, provava l’opposto. Ma non poteva fare a meno di chiedersi perché stesse così male, pur amandolo. E soprattutto nella sua testa ronzava quella domanda: perché, fra tutti, si era innamorata proprio di lui?

 

 

 

 

 

 

 

Wow, non ci credo, ce l’ho fatta a scriverlo! È stato estenuante far litigare quei due. Ma soprattutto è stato orribile far baciare Ron e Lavanda! Povera Row, inizio a capire come si sia potuta sentire…

Beh, un commentino mi farebbe piacere… Vero che me lo lasciate? Giusto per sapere la vostra opinione… Bella o brutta che sia.

Ringraziamenti:

Magicgirl: Già, Ginny li deve sempre interrompere sul più bello… E poi succedono i casini… Grazie della recensione e dei complimenti, spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci

Hermionina: Mi spiace, ma come avrai avuto modo di leggere, Lavanda ha rotto l’anima eccome… Anche se in effetti non è dipeso da lei… Grazie della recensione e dei complimenti! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci

Ninny: Mi sa che questo non sarà fra i tuoi preferiti… Stavolta è stata Lavanda a dire ‘tò’ ad Hermione… Spero che però ti sia piaciuto… Grazie per la recensione… Baci

Milly92: Grazie dei complimenti e della recensione! Come vedi, Herm voleva sgozzare Ginny… Ma poi si è ricreduta… Ora sgozzeremo Krum… Ha fatto solo un’apparizione, ma con questa ha combinato un casino assurdo, come vedi. E Lavlav… Povera, stavolta non è stata sua la colpa… Spero che il chap ti sia piaciuto, nonostante il contenuto… XD Baci

Ginny Lily Potter: Grazie dei complimenti e della recensione! Per quanto riguarda Harry e Ginny… Non saprei… Vedo se più avanti riesco a dar loro più spazio… Baci

Akane87: Hai letto tutti i capitoli uno dietro l’altro?! Sei una grande! Ti ringrazio molto dei complimenti e della recensione.. Spero che la storia continui a piacerti… Baci

Debby: Ti ringrazio della recensione e dei complimenti… Spero continuerai a seguirmi… Baci

Emgi: Spero di aver continuato abbastanza presto… Grazie della recensione e dei complimenti! Baci

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Capitolo 10
*** Ron è un cretino ***


10

10. RON È UN CRETINO

 

Quando Harry, dopo essersi cambiato e aver fatto la doccia, uscì dagli spogliatoi trovò Ron e Lavanda esattamente dove li aveva lasciati prima. Sperò per l’amico che si fossero staccati per riprendere un po’ di fiato, dopodiché, scuotendo la testa, si avviò verso il cancello, dove presumibilmente Ginny ed Hermione lo stavano aspettando. Quando si affacciò alla sua mente il nome di quest’ultima, si fermò di colpo.

Cosa diavolo avrebbe detto vedendolo arrivare senza Ron? E se poi fosse andata a cercarlo e l’avesse trovato assieme a Lavanda? Come diavolo l’avrebbe presa? Ma soprattutto… Che gli avrebbe fatto? Quale sarebbe stata la sua reazione?

Le risposte a quelle domande le ebbe non appena passò accanto agli spalti e notò una figura solitaria che se ne stava, piangendo, rannicchiata su un sedile. La riconobbe subito per via dei suoi capelli cespugliosi che di certo non passavano inosservati. Vedendola piangere, ci mise poco a fare due più due e ad immaginare che avesse visto Ron e Lavanda, così le si avvicinò e prese posto accanto a lei, che alzò lo sguardo, gli fece un sorriso forzato e iniziò a piangere ancora di più, mentre lui l’abbracciava, sapendo che era l’unica cosa che poteva fare per farla stare meglio. Obiettivamente, infatti, non sapeva proprio che cosa dirle, se non rivolgere insulti al proprio migliore amico, di cui non capiva per niente il comportamento. Fino alla sera prima l’aveva visto contento, mentre guardavano il film, poi l’aveva sentito sfogarsi con lui per essersi lasciato sfuggire l’ennesima occasione con Hermione… E adesso se ne stava davanti agli spogliatoi a sbaciucchiare Lavanda, quando entrambi sapevano benissimo che non era lei quella che avrebbe voluto baciare?!

- Ron è un cretino. - disse la riccia tra i singhiozzi, interrompendo i pensieri di Harry.

- Lo so. - rispose quest’ultimo, laconico.

- Ha preso Viktor solo come pretesto, lo so! – sbottò la ragazza in un misto tra collera e pianto.

- Viktor? – chiese Harry, perplesso. Non capiva cosa diavolo c’entrasse Viktor Krum in quel discorso.

- Sì, Viktor! Si trovava in città così è passato a trovarmi qui stamattina, dato che mia madre gli ha detto che ero alla partita… Ron l’ha visto sugli spalti e ovviamente ha pensato che mi fossi rimessa con lui, quando l’idea non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello, dannazione! Cosa diavolo voleva, un’attestazione scritta di quello che provo per lui? Dopo quello che è successo in quest’ultima settimana ancora non l’ha capito? E in più ho cercato anche di andare da lui subito dopo la partita per chiarire il perché della presenza di Viktor, ma mi ha aggredita subito senza lasciarmi l’opportunità di spiegare… Così me ne sono andata, poi sono tornata indietro con l’intenzione di baciarlo e fargli capire una volta per tutte quello che provo per lui… E l’ho trovato a sbaciucchiarsi con… con… quella! Si è consolato molto in fretta, devo dire! – si sfogò Hermione tra i singhiozzi, che aumentarono d’intensità non appena ebbe finito di parlare, mentre l’immagine di Ron e Lavanda tornava nella sua mente, talmente vivida che sembrava reale.

Harry, ascoltando lo sfogo dell’amica, iniziava a capire qualcosa sul perché l’amico si fosse comportato in quel modo assurdo: come al solito si era lasciato sopraffare dalla gelosia, giungendo a stupidissime conclusioni affrettate che l’avevano portato a fare cose altrettanto stupide, prima fra tutte quella di baciare Lavanda. Sospirando, il moro pensò che l’amica avesse completamente ragione: Ron era un cretino. Un enorme cretino, a dire la verità.

Restarono sugli spalti ancora per qualche minuto, in silenzio, Hermione con le gambe al petto e il mento appoggiato su esse, ed Harry seduto accanto a lei a darle qualche pacca sulla spalla, finché una furiosa Ginny non arrivò e disse: - Ecco dove vi eravate cacciati! E perché siete solo voi due? Si può sapere dove diavolo è finito mio fratello?

Non appena sentì l’ultima parola, la riccia, che era riuscita a calmarsi un pochino smettendo di singhiozzare ma continuando comunque a piangere, tornò nello stato in cui si trovava fino a pochi minuti prima. Solo in quel momento la rossa si accorse dello stato in cui si trovava l’amica.

Raggiunse così lei ed Harry, e si sedette accanto a lei, passandole un braccio attorno alle spalle, dopodiché le disse: - Ehi, Hermione… Che ti è successo?

La ragazza così le raccontò tutto, tra un singhiozzo e l’altro, intervallato da qualche pacca sulla spalla da parte del moro e da qualche abbraccio da parte della rossa, che più ascoltava più si convinceva che suo fratello era un emerito cretino e che si vergognava profondamente del fatto che fossero parenti.

- Ma come diavoli si fa ad essere così idioti? No, idiota non è la parola adatta… Quel deficiente va definito con la parola stronzo! Dopo questa ha perso ogni considerazione da parte mia… Da oggi ho cinque fratelli, ho deciso! - decretò Ginny non appena Hermione ebbe finito di raccontarle tutto, riuscendo così a strapparle un sorriso, seppur debole.

- Oh mannaggia! – esclamò Harry, con voce strozzata. “Parli del diavolo…” pensò, guardando male Ron e Lavanda, che stavano passando davanti agli spalti in quel preciso momento. Ginny, non appena li vide, si mise a guardare il fratello con aria truce, mentre l’amica si asciugava velocemente le lacrime con la manica della felpa, dato che non voleva dare al rosso la soddisfazione di vederla in quello stato, dopodiché anch’ella lo guardò male, lanciando mentalmente ogni sorta di maledizione a lui e quell’oca che lo stava tenendo per mano.

Ron  si sentiva stranamente osservato, così si voltò trovando Harry, Hermione e Ginny che lo osservavano con aria torva, come se con quegli sguardi avessero potuto ucciderlo o comunque procurargli del male fisico.

Il ragazzo si sentì percorrere da un brivido lungo la schiena, al solo sentirsi quegli sguardi puntati addosso e Lavanda gli chiese: - Che hai?

- Niente… - rispose lui con non curanza, accelerando però il passo, desiderando di lasciarsi alle spalle quei tre il prima possibile.

 

 

 

La settimana successiva passò lenta ed inesorabile, almeno per Hermione. Per lei, infatti, era diventata una tortura dover andare a scuola ogni giorno, cosa che aveva sempre adorato, fin da quando era bambina. In quella settimana, però, era diventato insopportabile alzarsi tutte le mattine alle otto, prendere il bus mezzora dopo, arrivare ad Hogwarts e prendere parte alle lezioni. Il tutto perché, ovunque si girasse, trovava Ron a pomiciare con Lavanda, entrambi incuranti di tutto e di tutti. Ed Hermione, ogni maledetta mattina, doveva mordersi il labbro inferiore fino a farsi male pur di non piangere. A testa alta, ogni volta che incrociava quei due e le lacrime rischiavano di sopraffarla, si dirigeva verso i bagni, dove dava libero sfogo a tutte il proprio dolore, senza che nessuno potesse vederla, a parte Ginny che se la vedeva dirigersi verso i gabinetti, la seguiva fulminea, anche a costo di abbandonare Harry.

La ragazza era giunta alla conclusione che più cercava di evitare Ron, cosa che da una lato le riusciva abbastanza semplice, dato che stava sempre con Lavanda mentre lei stava sempre con Harry e Ginny, più aumentavano le probabilità di incrociarlo in qualche dannatissimo angolo o corridoio, accompagnato inesorabilmente da quell’oca.

Pur di evitarli, Hermione era arrivata a rintanarsi in biblioteca, come faceva quando frequentava ancora il primo anno, quando era ancora la ragazzina timida ed introversa che veniva schivata da tutti o quasi perché additata come ‘so-tutto-io’, dato che ad ogni lezione la sua mano era costantemente alzata ad ogni domanda dei professori. E pensare che in quel periodo, prima di conoscere Ron ed Harry, le uniche con cui scambiava qualche chiacchiera erano Lavanda e Calì. Come diavolo aveva fatto a stringere qualcosa paragonabile all’amicizia con colei che gli aveva appena portato via la cosa più bella che le fosse mai capitata?

Da domenica Hermione non faceva altro che piangere. Mangiava pochissimo, soprattutto perché ogni volta che incrociava la ‘coppia dell’anno’ - come li aveva soprannominati Malfoy la prima volta che li aveva visti - le venivano delle fitte allo stomaco che le facevano passare la fame. Pur di non pensare a Ron ogni dannato secondo della sua giornata, si era buttata a pesce sullo studio, ancora più di quanto normalmente facesse: durante le lezioni prendeva freneticamente appunti concentrandosi il più possibile sulla lezione, passava gli intervalli e la pausa pranzo in biblioteca ad avvantaggiarsi con i compiti o a leggere qualche libro, come del resto faceva a casa, ovviamente le volte in cui non piangeva. Era a casa, infatti, che sfogava maggiormente le sue lacrime, oltre che nei bagni scolastici. Ad Hogwarts aveva infatti il timore che Ron la potesse vedere, e non voleva assolutamente dargli la soddisfazione di vederla stare così male e versare tutte quelle lacrime a causa sua e di quella stupida.

In tutto quello quel misto di sentimenti che provava, però, non era estranea la gelosia. Ogni volta che vedeva Lavanda avvinghiata a Ron, desiderava di essere al suo posto, la invidiava perché lei era riuscita ad avere nel giro di poco tempo quello per cui lei aveva penato per mesi e mesi e che nelle ultime settimane stava quasi per ottenere. Ma poi era arrivata quella a rovinare tutto. Se non ci fosse stata lei, Hermione sarebbe arrivata agli spogliatoi e lo avrebbe trovato solo, lo avrebbe baciato e avrebbero potuto stare finalmente insieme.

Ogni volta che questo pensiero le passava per la testa, veniva subito sostituito dalla riflessione che aveva fatto sugli spalti, non appena l’aveva visto con Lavanda: quell’oca, assieme a Krum, era stata solo il pretesto per farle capire che di lei non voleva più sapere nulla. D’altronde Ron poteva avere qualsiasi ragazza, prima fra tutte la Brown.

Stava male, troppo male. Non sopportava di doversi sentire così a causa sua, non sopportava di doversi sentire così e basta. Sapeva benissimo che non poteva andare avanti in quel modo, eppure era più forte di lei, ogni volta il suo pensiero correva a Ron, per quanto non volesse. Quello che per lo più non sopportava era però il fatto che continuasse a sperare che lui venisse da lei a chiederle scusa, a dirle che era stato uno stupido, che voleva ancora andare al ballo con lei, che era lei quella con cui voleva stare e non Lavanda. Ma quello che non sopportava ancora di più era che, se ciò fosse davvero avvenuto, lo avrebbe accolto a braccia aperte e senza alcuna esitazione, lo sapeva. Semplicemente perché era talmente innamorata di lui che gli avrebbe perdonato qualsiasi cosa.

Per questo motivo, però, lo odiava.

 

 

 

Venerdì, alla pausa pranzo, Hermione si trovava in biblioteca a ripassare matematica, dato che il giorno dopo ci sarebbe stato un compito in classe.

- Ciao, Hermione! – le disse Ginny, prendendo posto accanto a lei assieme ad Harry, che l’aveva salutata con un cenno del capo.

- Ciao… - rispose le ragazza con un sorriso forzato.

- Anche oggi non mangi? – le chiese l’amico, preoccupato.

- Non ho fame. – rispose Hermione telegraficamente.

Harry sospirò: era davvero in pensiero per l’amica. Le dispiaceva vederla stare così male per quell’idiota del suo migliore amico, con cui non parlava seriamente dal sabato sera prima della partita. Si erano scambiati le solite quattro chiacchiere, cercando di evitare accuratamente l’argomento ‘Lavanda’. Sapeva che prima o poi ne avrebbero dovuto parlare, ma finché l’amico non avesse accennato all’argomento, Harry non avrebbe potuto fare altro che assecondarlo. Se avesse voluto parlarne, sarebbe stato lui a cominciare il discorso.

- Domani sera vieni a casa mia, al pigiama party? – le chiese poi, pur sapendo già la risposta.

- C’è anche Ron?

- Sì… - rispose debolmente il moro. L’amico, infatti, aveva confermato la propria presenza proprio quella mattina.

- Allora non ci sono. – disse seccamente la ragazza. Non aveva proprio voglia di vederlo, per lei era già troppo incrociarlo nei corridoi con quella.

- No, Hermione, non puoi fare così! Lo devi affrontare, dannazione! Se non vieni gliela dai soltanto vinta! – disse Ginny, che come Harry non sopportava di vedere l’amica in quello stato. Per colpa di suo fratello, poi…

- Beh, perché se vengo e gli scoppio a piangere in faccia, non gliela do vinta, eh? – sbottò la ragazza, sull’orlo delle lacrime, ma decisa a non piangere.

- Gli faresti capire quanto è stato idiota. – ribatté la rossa.

- Finiremmo per litigare. – dichiarò la riccia, ponendo fine al discorso.

Harry e Ginny si scambiarono un’occhiata: non poteva assolutamente andare avanti così.

 

 

 

La sera dopo, Hermione si trovava in camera a vedere un film, sdraiata comodamente sul proprio letto, quando la porta della propria camera si aprì e in men che non si dica vide Ginny sedersi accanto a lei, con un sacchetto di plastica in mano.

- Ciao! Ma non dovresti essere a casa di Harry? – le chiese, confusa.

- Esatto… Dovrei. Ma ho preferito venire qui, non mi fido a lasciarti sola il sabato sera. È abbastanza deprimente di per sé, poi se tu sei già depressa… Per cui eccomi qui! – spiegò la rossa, sorridendo.

Nel sentire la spiegazione dell’amica, la riccia non potè fare a meno di sorridere: era stata davvero carina a preoccuparsi per lei.

- Grazie, Ginny…

- Aspetta a ringraziarmi… Non hai ancora visto cosa ho portato… - disse quest’ultima esibendo il sacchetto di plastica davanti agli occhi dell’amica.

- Cos’è? – chiese Hermione, curiosa.

La rossa non rispose, si limitò ad aprire il sacchetto e a tirarne fuori due barattoli di gelato al cioccolato, poi disse: - Sai, Bridget Jones insegna che quando una donna è depressa, i suoi migliori amici sono Ciocco e Lato. Quindi ho deciso di farteli conoscere…

La riccia non potè fare a meno di scoppiare a ridere, dato che l’amica era stata serissima nel dire quella frase. La lasciò un attimo in camera per poter andare in cucina a prendere due cucchiai, dopodiché, non appena tornata in camera, dopo che Ginny le ebbe porto un barattolo, si fiondò sul letto ed iniziò ad ingozzarsi di gelato.

- L’anno scorso questo barattolo è stata la mia compagnia costante, sai? – disse la rossa, tra una cucchiaiata di gelato e l’altra.

- Davvero? – chiese la mora.

- Sì… Quando Harry si era messo con la Chang. Non sai quanto ci sono stata male… Beh, lo sai eccome perché mi sentivo esattamente come ti senti tu adesso. Ma poi tu mi hai detto che dovevo reagire, iniziare a frequentare altri ragazzi. E così ho iniziato a uscire con Corner. – disse Ginny facendo riferimento all’anno prima, in cui Harry si era messo con Cho Chang. La loro storia, però, era finita dopo poco più di un mese, dato che la ragazza non faceva altro che piangere perché le mancava da morire Cedric Diggory, il suo ex ragazzo che durante l’estate si era trasferito negli Stati Uniti per via del lavoro del padre. Inizialmente Harry aveva cercato di farglielo dimenticare, cercando di farla divertire e di non farle più pensare a Diggory, ma Cho sembrava quasi fare apposta a trovare ogni riferimento a lui e a mettersi a piangere, così il moro, con grande gioia di Ginny, l’aveva lasciata.

- Beh, ma adesso tu ed Harry siete insieme… - le fece notare Hermione.

- È vero… Ma hai visto anche tu quanto ho dovuto aspettare… Dal mio primo anno fino ad adesso… - disse la rossa. Da quando il moro aveva iniziato a venire a casa di Ron, infatti, Ginny aveva provato per lui una naturale simpatia che poi, nel corso del suo primo anno, era diventata un cotta, che a sua volta col passare del tempo era diventata qualcosa di più.

- Quindi mi stai dicendo che devo ancora aspettare? – ne dedusse la riccia. Lo avrebbe anche fatto, alla fine non le costava molto, solo aggiungere tempo all’attesa che aveva già sperimentato.

- In un certo senso sì… Però, magari, cerca di frequentare altri ragazzi… Come ho fatto io… Così magari Ron si scopre geloso, molla Lavanda e si mette con te.

- Io non ci spererei troppo… Hai visto come stanno avvinghiati… - disse Hermione ficcando violentemente il cucchiaio nel barattolo, imprimendo in quel gesto tutta la rabbia che provava.

- Come due anguille che si contorcono in piena fase di accoppiamento? – disse la rossa con disprezzo. Non aveva ben digerito il fatto che il fratello, quella volta che l’aveva beccata in un corridoio con Dean, le avesse fatto un’enorme scenata, arrivando quasi a darle della donna di facili costumi. Aveva avuto così tanto da dire, e adesso faceva la stessa cosa, se non peggio? Che ipocrita…

- Più o meno… - rispose la riccia, trattenendo a stento un risata. La presenza di Ginny era benefica: era addirittura riuscita a farla ridere su quello che la stava facendo stare male da una settimana!

- Grazie, Ginny… - le disse poi.

- E di che? Il mio consiglio è stato solo quello che mi avevi dato tu tempo fa… - rispose la rossa, sorridendo. Hermione ricambiò il sorriso, esprimendo attraverso esso tutta la gratitudine che provava nei confronti dell’amica.

 

 

 

Ron ed Harry si trovavano in camera di quest’ultimo, seduti sul letto. Il film che stavano guardando era appena finito, così il moro prese il telecomando da sopra il comodino e spense la tv.

- Manca qualcosa… - disse il rosso, constatando che la serata non era andata come al solito.

- O forse qualcuno? – rispose il moro, sarcastico. Non gli andava molto giù il fatto che Ginny avesse rinunciato al pigiama party per andare a casa di Hermione. Capiva che lo faceva per l’amica, che stava davvero male, e sarebbe andato anche lui con lei, se non fosse stato che poi avrebbe avuto degli scrupoli di coscienza nell’abbandonare Ron, nonostante quest’ultimo se lo meritasse eccome. In nome dell’amicizia che aveva con lui, però, aveva dovuto rinunciare ad una serata con la propria ragazza.

Il rosso, nel sentire la frase dell’amico, si rabbuiò per un solo istante, dopodiché scosse la testa, pensando che Hermione la domenica prima aveva fatto la sua scelta. Lui di conseguenza aveva fatto la sua. Dopotutto con Lavanda non si trovava nemmeno così male: non che il dialogo fra loro fosse molto, ma le rare volte in cui parlavano lei gli dava ragione su tutto.

- Intendi dire Hermione? – disse poi, rispondendo alla provocazione dell’amico.

- No, intendevo dire Ginny. Ma visto che hai tirato fuori il discorso… - disse Harry, che non aspettava altro, con un sorriso soddisfatto.

- Che discorso?

- Il discorso Hermione. O Lavanda, le due cose sono strettamente collegate. Perché questo repentino cambiamento dal giorno alla notte? O meglio, dalla notte al giorno, dato che la sera prima vi stavate per baciare e tu il giorno dopo stavi pastrugnando un’altra, per usare il termine che adori tanto… - disse il moro, canzonatorio.

Ron rimase interdetto, ma non più di tanto: sapeva che prima o poi il discorso sarebbe saltato fuori. Aveva cercato di evitarlo il più possibile, ma ora che lui ed Harry si trovavano faccia a faccia doveva dirgli tutto. Era il suo migliore amico, se non poteva essere sincero con lui, con chi altri avrebbe potuto confidarsi?

- Hai visto che c’era Krum, no?

- Sì, ma era passato solo a salutarla, non a riprendersela, come hai creduto subito tu!

Il rosso sospirò: aveva previsto anche quello. Domenica, infatti, quando era passato con Lavanda davanti agli spalti e aveva visto Hermione in compagnia dell’amico e della sorella, era rimasto sorpreso: era davvero convinto che fosse andata da qualche parte con Krum. Si era reso conto che le conclusioni a cui era giunto erano state stupide ed affrettate, ma non poteva più farci nulla. Da un lato era anche stato meglio così: con lui la ragazza avrebbe solo sofferto e irrimediabilmente avrebbe sofferto anch’egli. Così, invece, non aveva sofferto per niente, aveva visto benissimo che sguardo di disprezzo gli aveva lanciato domenica, e vedeva ancora meglio come la ragazza si comportava a scuola: non appena lo vedeva, gli lanciava uno sguardo di odio puro oppure lo guardava con indifferenza e se andava a passo spedito diretta chissà dove, come se non lo avesse visto. Quel comportamento e quegli sguardi lo facevano stare male. Quando la ragazza glieli rivolgeva, lui di solito era intento a baciare Lavanda, ma erano talmente carichi di disprezzo che facevano sentire la loro presenza in un modo quasi sovrannaturale. E ognuno di essi era per lui una stilettata al cuore. Quelli d’indifferenza, poi, erano anche peggio. Gli facevano capire che ad Hermione non importava nulla di lui, probabilmente lo guardava così male solo perché era rimasta delusa dal fatto che non sarebbero più andati insieme al ballo. Ma nulla di più.

- Da un lato sarebbe anche stato meglio. Lui è cento volte migliore di me… - disse Ron, come se la cosa fosse un dato di fatto.

“Ma lei vuole te, dannazione, ancora non l’hai capito?!” pensò Harry, dopodiché disse: - E tu per questo motivo hai pensato bene di andare a metterti con Lavanda…

- Sì, sono molto più all’altezza di una come lei… Hermione era irraggiungibile…

“Io adesso lo prendo a sberle!” meditò il moro, dopodiché chiese: - E pensi che avrebbe accettato di venire al ballo con te, se non ti avesse reputato alla sua altezza?

-  Lo ha fatto in nome della nostra amicizia – ribatté Ron, che era giunto a quella conclusione, per quanto gli facesse male.

- Oh certo… E, sempre in nome dell’amicizia, una settimana fa vi stavate per baciare… O sbaglio?

- Questo non c’entra! – disse il ragazzo, con le orecchie che stavano diventando rosse.

- Sì, invece! Non ti è passato nemmeno per l’anticamera del cervello che Hermione provasse qualcosa per te? Soprattutto in luce a quello che è successo settimana scorsa? – sbottò il moro, che voleva dare una svegliata all’amico, anche a costo di litigarci.

Ron esalò un lungo respiro: aveva pensato anche a quello, ed era giunto alla conclusione precedente. Hermione meritava molto di meglio, con lui avrebbe soltanto sofferto, se anche avesse provato qualcosa per lui e si fossero messi insieme, avrebbero sofferto entrambi. Così prese fiato e disse all’amico: - È stato meglio così, credimi. Ho risparmiato inutili sofferenze ad entrambi.

- Bah, io non ti capisco… Buonanotte… - disse Harry, mettendo fine al discorso e infilandosi sotto le coperte e spegnendo la luce.

- Buonanotte… - rispose il rosso, pensando che l’amico non era l’unico a non capirlo. Nemmeno lui capiva se stesso.

 

 

 

 

 

Che ve ne pare? Mi raccomando, lasciatemi un commentino…^^

Ringraziamenti:

DreamGirl91: Grazie mille della recensione e dei complimenti! Mi ha fatto piacere che tu abbia letto la storia tutta d’un fiato…^^ Per quanto riguarda Ron… Sì, è stato alquanto cretino nell’avere quella reazione… Ma ho dovuto fargli avere quella, è il fulcro che regge la storia… ^^ Draco… Avrei voluto dargli anch’io un po’ più di spazio, ma non sapevo proprio come inserirlo… Magari proverò più avanti, se riesco a trovargli un particina… XD Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che continuerai a recensire… Baci

Ginny Lily Potter: Grazie della recensione e dei complimenti! Spero di averti accontentato almeno un pochino su Harry e Ginny in questo capitolo… Lo so, ho messo poco, lo ammetto… Vedrò più avanti se riesco a fare di meglio… Baci

Ninny: Se vuoi ti aiuto volentieri… Non sai quanto li ho odiati… Prima Krum nel quarto e poi Lavanda nel sesto… Sempre a fare i guastafeste… Grazie dei complimenti e della recensione…^^ Spero che ti sia piaciuto anche questo chap… Baci

Emgi: Spero di aver aggiornato abbastanza presto… E che questo chap ti piaccia, anche se non succede nulla di che fra i due tesori… Grazie della recensione e dei complimenti! Baci

Debby: Già, povera Hermione… Ne so qualcosa su come ci si può sentire… La situazione era un pochino diversa (‘sto tizio mi ha detto di non dopo averci provato con me e avermi fatto sentire al settimo cielo), ma il concetto di base era quello… Grazie della recensione e dei complimenti! Baci

Akane87: Quando due sono idioti lo sono fino al midollo. Per quanto riguarda il ‘contrattempo’… In effetti era un tantino prevedibile…^^ Soprattutto perché sotto certi aspetti sto cercando di attenermi il più possibile al sesto libro, anche se apporto le dovute modifiche… Spero che questo chap ti sia piaciuto… Grazie per la recensione! Baci

Milly92: Grazie della recensione e dei complimenti! E ti prego non mi ammazzare… ^^ Era il punto clou di tutta la storia, non potevo non metterlo… XD Già, quell’oca ce l’ha fatta, come dici tu… Ed Hermione soffre come un cane… Come andrà a finire? Mah… Non saprei… XD Scherzo, ovvio che lo so…^^ Ma così ti incuriosisco ancora di più, sono troppo perfida… ^^ Baci

Lella Lovegood: Grazie della recensione! Spero di non averti fatto aspettare troppo, col seguito… Baci

Hermionina: Ronald è Ronald, ovvero uno scemo che non capisce mai nulla. Ma altrimenti non sarebbe lui e non sarebbe così adorabile. Sappi che non sei l’unica ad odiare Krum e Lavanda. Io direi di armarci per bene e organizzare una spedizione contro entrambi… Muhahahah… Ti ringrazio molto per la recensione e per i complimenti, mi hai fatto davvero piacere! Spero che questo capitolo ti piaccia… Baci

MaKiCo: Lo so, sono abbastanza perfida… XD Per quanto riguarda Lavacca… Mi dispiace deluderti, ma non morirà in un bagno di sangue… La pagherà, questo è certo, ma non nel modo in cui tutti credono… Muhahaha… Ti è arrivata la mia e-mail, comunque? Ti ringrazio per la recensione… Baci

Marghy: Grazie mille della recensione e dei complimenti… Mi fa piacere che tu abbia letto la storia tutta in un baleno…^^ Comunque… No, per scrivere ff non bisogna essere necessariamente maggiorenni. Io, ad esempio, ho 16 anni, per cui… ^^ Spero di esserti stata d’aiuto… Baci

Io: Eccoti qui il seguito… ^^ Grazie per la recensione! Baci

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Capitolo 11
*** Primi approcci ***


11

11. PRIMI APPROCCI

 

Piano piano, Hermione stava iniziando a stare meglio. Questo suo piccolo miglioramento era dovuto al fatto che incrociasse Ron e Lavanda nei corridoi con molta meno frequenza rispetto alla settimana prima. Probabilmente ciò era dovuto al fatto che forse si erano stufati di stare nei corridoi, dove chiunque poteva incontrarli, e quindi avevano optato per dei luoghi un po’ più nascosti agli occhi della gente.

Sperando di non incrociarli, si diresse in mensa, dove Harry e Ginny l’aspettavano. Quel giorno aveva promesso loro che avrebbe passato la pausa pranzo in loro compagnia, e non da sola nel parco, all’ombra di un albero, come aveva fatto nel corso della settimana. Arrivata nel locale, dopo aver preso da mangiare, diede una fugace occhiata in giro e li trovò al loro solito tavolo, così si diresse verso di loro e prese posto accanto all’amica, salutando lei e il moro.

Era venerdì, per cui Harry fece la consueta domanda: - Domani sera vieni a casa di Ginny?

In teoria, il pigiama party avrebbe dovuto essere a casa di Hermione, ma quest’ultima, per ovvi motivi, si era rifiutata categoricamente di farlo. Se avesse accettato, avrebbe invitato solo il moro e la rossa, ma già sapeva che l’amico non sarebbe venuto per essere solidale con Ron. Quindi aveva preferito che il pigiama party fosse a casa dell’amica, nonostante sapesse già che non ci sarebbe andata.

- Non credo proprio. Sai, in quella casa vive certa gente che preferirei non vedere. – disse perciò la ragazza, in tono che non ammetteva repliche.

Ginny dovette fare uno sforzo enorme per stare zitta, dato che avrebbe voluto dire all’amica di venire senza farsi troppi problemi. Si disse, però, che avrebbe provato a parlarle più tardi, quando sarebbero rimaste sole. Magari sarebbe riuscita a convincerla.

- Non puoi andare avanti così, però… Prima o poi lo dovrai affrontare… - rispose Harry.

- Lo so, ma adesso non me la sento. – disse la ragazza in un sospiro.

- Invece mi sa che te la dovrai sentire… - disse Ginny mordendosi il labbro inferiore, guardando dritto avanti a sé.

- Perché? – chiese Hermione, alzando un sopracciglio e mettendosi subito sulla difensiva.

- Mio fratello sta arrivando… - rispose la rossa in un sussurro.

La riccia si voltò fulminea nella direzione in cui l’amica stava guardando poco prima, e vide Ron ormai prossimo al tavolo. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro: ormai era troppo tardi per alzarsi e fuggire.

- Ciao! – li salutò il ragazzo, sedendosi accanto ad Harry. Da lontano, aveva notato la presenza di Hermione al tavolo, cosa che reputava abbastanza strana dato che la settimana precedente non aveva nemmeno visto la sua ombra, in mensa. Nel corso di quella settimana, invece, la vedeva solo nel fare la fila per prendere il cibo, che poi probabilmente avrebbe mangiato fuori nel parco. Nel vederla, il battito del suo cuore era accelerato e quasi certamente le sue orecchie avevano assunto una tonalità simile al bordeaux. “Miseriaccia, perché mi fai sempre questo effetto, anche adesso che sono assieme ad un’altra?”, aveva pensato, stringendo il vassoio che teneva tra le mani così forte che le nocche gli diventarono bianche. Il pensiero successivo era stato quello di dirigersi al tavolo in cui Lavanda era seduta in compagnia di Calì, ma onestamente non aveva la benché minima voglia di stare ad ascoltare i loro commenti sulla puntata della telenovela vista la sera prima. Aveva pranzato con loro una volta, il venerdì precedente, e gli era bastato.

Solo Harry ricambiò il saluto dell’amico: Ginny si limitava a guardarlo in cagnesco, mentre Hermione teneva la testa china sul proprio vassoio, intenta a mangiare un’insalata.

“Sta facendo finta di non vedermi…” pensò Ron, prima di addentare con ferocia il proprio trancio di pizza.

La ragazza, però, stava facendo tutto fuorché far finta che la presenza del rosso non le facesse né caldo né freddo. Teneva lo sguardo abbassato sul proprio pranzo perché la tentazione di lanciargli occhiatine fugaci era molto forte, ma non voleva cedere. Doveva continuare a mostrare quella maschera di freddezza ed indifferenza, senza fargli vedere che, assieme alle forchettate di insalata, stava mandando giù un magone dietro l’altro. Non voleva mettersi a piangere, non lì, non davanti a tutti, non davanti a lui. Aveva un orgoglio, dopotutto.

“Dannazione… Perché non me ne sono andata quando ancora ero in tempo?!” pensò, bevendo una sorsata d’acqua. La tentazione di alzarsi non appena lui si era seduto era stata ancora più forte di quella che aveva avuto quando l’aveva visto avvicinarsi. Ma Harry aveva ragione: doveva affrontarlo, non poteva continuare fuggire. E l’avrebbe affrontato con l’indifferenza, che reputava un’arma abbastanza contundente. Così, prese un respiro profondo e continuò ad ignorarlo beatamente, mettendosi a parlare con Ginny.

“Cavoli… La tensione è quasi palpabile…” pensò il moro, mentre conversava con Ron, che continuava a lanciare fugaci occhiate ad Hermione, che non si accorgeva di nulla.

La situazione continuò così per un buon quarto d’ora, nel quale il rosso aveva deciso di ripagare la riccia con la stessa moneta, aumentando così ancora di più il divario creatosi nel gruppo, fino a che una furente Lavanda si diresse al loro tavolo e strillò, indicando Hermione: - Ron! Cosa diavolo ci fai lei qui?!

La ragazza, infatti, seduta al proprio tavolo con Calì, aveva dato una veloce occhiata alla mensa per vedere dove diavolo fosse finito il rosso, e il suo sorriso era mutato non appena lo aveva visto seduto allo stesso tavolo con la mora. Sapeva che non si parlavano dalla domenica della partita, ma ciò non le impediva di essere gelosa. Così si era alzata con l’intenzione di andare là e far presente quanto la presenza della ragazza le desse fastidio.

Nel trovarsi Lavanda davanti, Ron rimase sorpreso e sgranò gli occhi, iniziando ad emettere suoni senza senso, nel tentativo di spiegare che Hermione era lì, nessuno lo poteva negare, ma lui la stava ignorando, come del resto faceva lei, e che erano seduti allo stesso tavolo perché l’unica cosa rimasta loro in comune erano gli amici. Lo sguardo furioso della bionda puntato su di lui, però, gli impediva di formulare una frase di senso compiuto. Fu la mora a venirgli, involontariamente, in aiuto dicendo: - Veramente stavo giusto per andare via, vero Ginny? – cercò appoggio nell’amica, che annuì, dopodiché proseguì – Sai, mi è difficile tollerare la presenza di certa gente a lungo. È stato già un’enorme sforzo stare seduta qui a mangiare. Se la cosa ti consola, però, non accadrà mai più. Quindi puoi stare tranquilla ed evitare certe scenate.

Detto questo, con la massima calma, prese le sue cose e si alzò, uscendo dalla sala pranzo a testa alta, sotto lo sguardo incredulo di Lavanda, di Ginny, di Harry e di Ron, tutti rimasti a bocca asciutta.

- Ma… Ma come diavolo si permette! – boccheggiò Lavanda, poi aggiunse, rivolta al rosso: - E tu te ne stai qui con le mani in mano e non le dici nulla, RonRon!

Harry e Ginny dovettero fare uno sforzo enorme per non scoppiare a ridere, non appena sentirono quel soprannome. RonRon? Questa sì che era bella…

- Io vado… Harry, vieni con me? – disse poi la rossa, alzandosi dal tavolo, imitata poi dal moro. Così, dopo aver salutato Ron si diressero alla ricerca di Hermione, finita chissà dove. Non appena furono fuori dalla mensa, però, si fermarono e scoppiarono a ridere, aggrappandosi l’uno all’altra, sfogando quella risata che prima avevano dovuto trattenere, altrimenti il rosso li avrebbe fulminati.

 

 

 

“Quanto la odio!” pensò Hermione, furibonda, mentre a passi spediti si dirigeva verso il parco di Hogwarts, con gli occhi che minacciavano di fare uscire da un momento all’altro le lacrime che stava faticosamente trattenendo.

Non appena arrivò ad un albero, lontano da occhi indiscreti, si fermò e si accasciò ai piedi di esso, dando sfogo a tutta la propria rabbia e al proprio dolore.

Come diavolo si permetteva quell’oca di farla stare ancora più male di quanto già non stesse? Di farla retrocedere da quei pochi passi avanti che era riuscita a fare due settimane prima? Non capiva che per lei era già abbastanza vederla anche solo vicina a Ron? Non capiva che le faceva già fin troppo male in quel modo, senza che si mettesse a fare assurde scenate?

Evidentemente no. Hermione era giunta alla conclusione che il suo cervello da gallina non le permetteva di fare dei ragionamenti così sofisticati.

 

 

 

Harry e Ginny, dopo aver perlustrato in lungo e in largo il parco di Hogwarts, trovarono Hermione all’ombra di un albero, lontano da dove stavano solitamente le altre persone. La raggiunsero e videro che stava piangendo, così si sedettero accanto a lei e la fecero sfogare.

- Lavanda è una gran cretina. – disse poi il moro, nel tentativo di consolare l’amica.

- Lo so. – ribatté telegraficamente la riccia.

Poco dopo il moro tornò nell’edificio scolastico, dato che doveva farsi dare un libro da Seamus. Ginny ed Hermione rimasero così sole. Quest’ultima era riuscita a calmarsi e aveva smesso di piangere, ma era piuttosto taciturna, poiché continuava a pensare a quello che era avvenuto poco prima.

La rossa, convinta che ormai la ragazza non stesse più rimuginando su Lavanda e suo fratello, decise di partire all’attacco. Così fece un bel respiro profondo e disse: - Allora domani sera non vieni proprio, eh?

- No, mi dispiace… - rispose la ragazza in un sospiro. Al contrario di quello che aveva creduto poco prima in mensa, non era ancora pronta ad affrontare Ron. Temeva ancora di scoppiare a piangergli in faccia, e in più non aveva la benché minima voglia di tenere il broncio tutta la sera: pensava che prima o poi i suoi amici si sarebbero stufati di quel suo stato d’animo e l’avrebbero considerata solo un peso di cui sbarazzasi al più presto. Non voleva che ciò accadesse, per cui credeva che se quel sabato fosse rimasta di nuovo a casa sua sarebbe stato solo un bene, sia per lei che per gli altri.

- Sì, lo so quello che stai per dire, che prima o poi dovrò affrontare Ron e che non posso andare avanti ad evitarlo… Ma per adesso è meglio così, fidati. Verrò al pigiama party non appena mi sentirò pronta. – aggiunse poi, quasi leggendo la rossa nel pensiero.

- Ok… - disse la rossa, arresa all’evidenza.

 

 

 

Harry e Ginny dovettero aspettare fino al sabato successivo perché Hermione venisse al pigiama party, con grande gioia della rossa, che la settimana prima aveva sentito la mancanza dell’amica.

Quel sabato la riccia aveva però deciso di andare, dato che per tutta la settimana non aveva visto Ron né sul bus, né a scuola, né da nessun’altra parte, così aveva ritenuto che sarebbe stata in grado di sopportare la sua presenza per un’intera serata e l’intera mattinata successiva.

“Devo soltanto ignorarlo, far finta che non ci sia…”. Questa la frase che continuava a formarsi nella sua mente mentre si dirigeva a casa di Harry. Ed era così che la pensava: avrebbe semplicemente fatto finta che i presenti fossero solo lei, Ginny e il moro.

Qualche minuto dopo, arrivata davanti a casa di quest’ultimo, suonò il campanello e aspettò che le aprissero la porta, cosa che fu fatta poco dopo da Ginny: ciò era segno che anche Ron era già lì.

- Meno male che sei arrivata! – esclamò la rossa, facendosi da parte per permettere all’amica di entrare.

- Perché? – chiese Hermione, mentre lei e la rossa si dirigevano al piano superiore, dove si trovava la camera del moro.

- Harry e Ron si sono messi a fare una partita alla playstation, proibendomi categoricamente di unirmi a loro… Non è cosa da ragazze, dicono… Così non sapendo cosa fare sono rimasta con le mani in mano ad aspettare che arrivassi tu… - spiegò l’amica.

- Maschi… - rispose quest’ultima, scuotendo sconsolata la testa, mentre lei e Ginny entravano in camera di Harry, dove lo trovarono, assieme ad un concentratissimo Ron, con lo sguardo fisso sullo schermo del televisore e le mani impegnate a premere sistematicamente i tasti del joystick.

Le due ragazze dovettero aspettare una buona ventina di minuti prima che i due ragazzi smettessero di giocare alla playstation e mettessero in essa il dvd del film che avrebbero dovuto vedere quella sera.

 

 

 

- Ginny, mi accompagni in cucina, così portiamo su qualcosa da mangiare? – chiese Harry alla rossa, non appena fu finito il film.

Hermione guardò l’amica con sguardo implorante: non poteva lasciarla sola con Ron!

- Ok, Harry… - rispose la ragazza, cercando di ignorare lo sguardo dell’amica e di non sentirsi in colpa per abbandonarla in quella stanza col fratello.

- Vengo anch’io! – propose la riccia, cercando una scappatoia.

- Non ti preoccupare… Bastiamo io e Ginny… - le rispose il moro, che voleva restare un po’ da solo con la propria ragazza. Ma il motivo non era solo questo. Doveva portare a termine la richiesta che l’amico gli aveva fatto.

“Begli amici!” pensò Hermione, indignata, non appena quei due furono usciti, dopodiché prese la propria borsa e ne tirò fuori un libro, mettendosi a leggere e cercando di ignorare la presenza di Ron, che pareva immerso in chissà quali pensieri.

“Starà sicuramente pensando a Lavanda…” pensò la ragazza, con una punta di gelosia. Si sbagliava, però: il rosso non pensava minimamente alla Brown. Pensava invece a cosa poterle dire, a come chiederle spiegazioni del suo comportamento. Voleva sapere perché lo ignorasse ed evitasse a quel modo, non ce la faceva più a dover fare i conti ogni giorno con quel comportamento. Era per questo motivo che aveva chiesto ad Harry se, nel corso della serata, poteva trovare un modo per lasciarli soli e dargli modo di parlarle. Nel corso di quelle tre settimane Hermione gli era mancata, ed era giunto alla conclusione che se non poteva averla come ragazza voleva averla almeno come amica. Se però lei continuava a far finta che lui non esistesse, la cosa era un po’ difficile, così aveva deciso di parlarle, pensando che il pigiama party di quella sera fosse l’occasione perfetta.

- Hermione… - esordì poi il ragazzo, avvicinandosi al letto, dove la riccia era seduta.

La ragazza sgranò gli occhi: non credeva alle proprie orecchie: l’aveva chiamata per nome? Si stava rivolgendo a lei dopo ben tre settimane che nemmeno si salutavano? Sbuffando, tornò a dedicarsi alla lettura del libro, facendo finta di non aver sentito nulla.

Ron le si avvicinò ancora di più, sospirando. Vedendo che la ragazza persisteva nell’ignorarlo, le tolse letteralmente il libro di mano, lo appoggiò sul letto e le chiese, guardandola negli occhi: - Perché fai così?

- Così come? – chiese a sua volta Hermione, non capendo a cosa il ragazzo si riferisse.

- Così… - le ripose indicando il libro che le aveva appena tolto di mano.

- Beh, è una cosa che ho sempre fatto. E conoscendomi da sei anni dovresti sapere che mi piace leggere, per cui non vedo perché tu debba farmi domande idiote. – rispose la ragazza, cercando di essere il più fredda possibile.

- Non intendevo quello! – ribatté Ron, alzando leggermente la voce.

- E cosa intendevi, allora? – chiese Hermione, alzandosi in piedi, le braccia incrociate al petto e gli occhi che emanavano scintille. Stava iniziando a perdere la pazienza: perché il rosso non si limitava a lasciarla in pace? Perché non capiva che così le faceva soltanto più male?

- Cosa intendevo? Miseriaccia, Hermione, non l’hai proprio capito? E poi sono io lo stupido! – sbottò il ragazzo.

- Sì! L’hai detto, sei tu lo stupido! Un enorme stupido, a dirla tutta! – esplose la ragazza, dando sfogo a parte dei sentimenti che aveva provato negli ultimi giorni. Sentiva che stava per mettersi a piangere, ma non voleva cedere e per cui continuava a mordersi il labbro inferiore.

- E perché mai? – chiese il ragazzo, alzando un sopracciglio.

- Devo farti l’elenco? – domandò la riccia, sarcastica.

- Elenco? Tra i due non sono io quello che fa finta di non capire quello che intendevo! – disse il rosso, tornando al punto cruciale della discussione.

- Dimmelo e facciamola finita!

- Bene! Allora la domanda è: perché mi stai evitando? – disse Ron con calma, in modo che Hermione capisse e non avesse più scusanti per eludere la domanda.

- Perché ti evito? Perché ti evito?! Ma che razza di domande idiote fai, dannazione?! Ti rendi conto di quello dici o parli giusto per dare aria alla bocca? Vuoi sapere perché ti evito? Beh, fatti un esamino di coscienza e poi vedrai che riesci a risponderti da solo! – sbottò la ragazza, furibonda. Come diavolo si permetteva di fare il finto tonto a quel modo? Lo faceva apposta o gli riusciva naturale? Possibile che non capisse perché lo evitava? Era una risposta più che ovvia, a suo parere.

- Oh, certo. Da solo. Perché io secondo te sono in grado di comprendere tutto ciò che passa per la tua sofisticata mente, eh? – ribatté il ragazzo.

- Te l’ho detto: fatti un bell’esame di coscienza, riguardati quello che hai fatto negli ultimi tempi e poi ci arrivi da solo, fidati. Chiunque ci potrebbe arrivare! – disse la riccia ribadendo il concetto espresso in precedenza, stavolta scandendo parola per parola, per evitare il rischio che il rosso non capisse.

- È perché mi sono messo con Lavanda, vero? – chiese Ron, seccamente.

- Oh, ma bravo! Ci sei arrivato! Ti meriteresti un premio, sai? – rispose la ragazza, ironica.

- Guarda che è inutile che fai così! Sarò anche assieme a Lavanda, ma ciò non significa che io te non dobbiamo più essere amici!

- Amici?! Amici?! Ma hai visto settimana scorsa come la tua dolce metà mi ha sbranato, in mensa?! E adesso vieni qui a chiedermi di rimanere amici… Amici… Contaci, guarda. Soprattutto dopo che mi hai invitata al ballo e ci stavamo per baciare! Amici… Io avevo smesso di guardarti con occhi da amica da un bel pezzo! – esplose Hermione, lasciando che le parole uscissero da sole dalla propria bocca, prima ancora di essere state pensate. Solo dopo averle pronunciate, però, si rese conto del loro significato: aveva appena rivelato al rosso ciò che provava per lui, o per lo meno glielo aveva lasciato intendere alla grande. Abbassò così lo sguardo, che fino a poco prima aveva retto quello di Ron in una sfida a chi emanava più scintille.

Quest’ultimo, nel sentire ciò che la ragazza aveva appena detto, sgranò gli occhi, incredulo. Ad Hermione importava di lui in quel senso? Nel corso delle ultime settimane l’aveva pensato, d’accordo, ma sentirselo dire direttamente da lei aveva tutto un altro effetto. Si sentì invadere il petto dal familiare calore che provava ogni volta che pensava a lei, il cuore iniziò a battergli all’impazzata, il sangue ad affluirgli al viso e in particolar modo alle orecchie, e le sue labbra si rilassarono in un sorriso.

La ragazza, al contrario, avrebbe voluto sprofondare. Come prima, aveva una gran voglia di mettersi a piangere, ma l’orgoglio le impediva di farlo davanti a Ron. Si era infatti messa già abbastanza in ridicolo davanti a lui, rivelandogli quello che per mesi non aveva saputo dirgli. Non era poi così difficile, se l’aveva detto così, a quel modo, senza la minima esitazione. Chissà cosa le avrebbe detto il ragazzo da un momento all’altro… Il silenzio da parte sua, poi, di certo non l’aiutava, anzi, le faceva pensare al peggio. Se avesse alzato lo sguardo, però, lo avrebbe visto sorridere.

Il ragazzo continuava infatti a sorridere come un ebete, mente nella sua mente, come in un film, si formavano le immagini dei bei momenti trascorsi assieme ad Hermione. Prima che si mettesse con Lavanda, ovvio. Prima che lui rovinasse tutto, da bravo idiota. Così, senza pensarci due volte, le prese il volto fra le mani e la baciò, cercando di imprimere in quel gesto tutto ciò che provava per lei.

La ragazza a quel gesto rimase interdetta: dovette impiegare qualche secondo per rendersi conto del fatto che Ron la stesse baciando, che uno dei suoi più grandi sogni stesse finalmente diventando realtà. Non potè però fare a meno di chiedersi il perché di quel gesto, dopotutto lui stava assieme a quell’oca isterica… Tuttavia non si lasciò condizionare troppo da questi pensieri, e rispose al bacio, chiudendo gli occhi e appoggiandogli le mani sul petto, mentre il ragazzo le cingeva la vita con le braccia.

Fu un semplice bacio di labbra contro labbra, ma donò loro emozioni che non avevano mai provato. Entrambi temevano che il loro cuore potesse scoppiare da un momento all’altro, talmente batteva all’impazzata. Non pensavano ad altro che al fatto che finalmente si stessero baciando, che alla fine erano riusciti ad esprimere i loro sentimenti tramite quel gesto. In quel momento non c’erano né Krum, né Lavanda, né Harry, né Ginny… C’erano solo loro due. Avrebbero voluto che quel momento non finisse mai, si sentivano trasportati in un’altra dimensione, da cui tutti i loro problemi erano rimasti estranei.

Poco dopo dovettero rompere l’incanto, staccandosi. Rimasero abbracciati, a guardarsi negli occhi per qualche secondo, cercando di trasmettere attraverso essi tutti i loro pensieri, per il momento impossibili da esprimere a parole, per via della troppa emozione causata dal bacio che si erano appena scambiati. Qualche istante dopo, però, dovettero rompere anche questa magia, poiché sentirono la porta della stanza aprirsi, e si allontanarono immediatamente l’uno dall’altra, per una strana paura di essere colti in flagrante.

Quando Harry e Ginny, stracarichi di viveri vari, entrarono nella camera, però, non notarono nulla di strano, anzi, sembrò loro che Ron ed Hermione fossero rimasti nella stessa identica posizione in cui li avevano lasciati prima di scendere in cucina.

Non immaginavano minimamente ciò che era appena successo.

 

 

 

 

 

 

 

Che ve ne pare? Era ora che si baciassero, no? Ma le sorprese non finiscono qui, mi dispiace dirlo… Ne vedremo ancora delle belle… Recensite, mi raccomando!

Passiamo ai ringraziamenti:

Ninny: Sì, Ron è un tantino stupido, lo si è visto particolarmente in questo capitolo, quando ha chiesto ad Hermione perché lo evitava… -_- Certe volte i maschi sono proprio idioti, guarda. Come vedi, qualcosa lei ha fatto. Ma non finisce qui. Nel prossimo capitolo farà qualcosa di ancora più eclatante… Ti ringrazio della recensione e dei complimenti! Baci

Ginny Lily Potter: No, Ron non ha pensato prima di baciare Lavacca, si è lasciato guidare dall’istinto e dalla gelosia, da bravo cretino. Per quanto riguarda Harry e Ginny… In questo capitolo non è che ci sia granché… Magari nel prossimo, quello del ballo, vedo di far saltare fuori qualcosa, se non viene troppo lungo…^^ Grazie della recensione! Baci

Emgi: In questo capitolo non è che proprio si chiariscano… Ma fanno già qualche passo avanti. Per quanto riguarda Lavacca, dovrai aspettare ancora un pochettino, prima che si levi dai piedi… Grazie della recensione! Baci

Milly92: Spero che dopo questo capitolo i tuoi istinti omicidi nei miei confronti siano spariti…^^ Ron è tanto cretino, lo ha dimostrato anche in questo capitolo e non mancherà di dimostrarlo anche più avanti… Per quanto riguarda McLaggen… Ci hai azzeccato. Nel prossimo capitolo andrà al ballo con lui, il tutto per fare ingelosire Ron, ovviamente. Ti ringrazio per la recensione e per i complimenti! Baci

Debby: Grazie della recensione e dei complimenti! Per quanto riguarda Cedric, farlo morire non mi sembrava poi così giusto… Poverino, mi stava simpatico… Per cui ho deciso di farlo trasferire! J Come hai visto, in questo chap, Ron si è dimostrato stupido da una parte ma intelligente dall’altra, anche se la stupidità continua a prevalere. Baci

MaKiCo: Grazie della recensione! Per quanto riguarda i chap… Bene o male saranno tutti di questa lunghezza, d’ora in poi…^^ Fammi poi sapere quando pubblichi la tua storia, che sono curiosa di leggerla…^^ Baci

DreamGirl91: Siamo in due ad odiare Lavanda/Lavacca… Alla fine avrà quel che si merita, però. Siamo anche in due a sapere come si sente Hermione, te l’assicuro. E a sapere quanto i maschi sono idioti. Come il tizio di cui sono cotta, che prima ci ha provato con me a fine Luglio (dopo che io ero in agonia per lui da Gennaio), ma che poi a Settembre mi dice che non si sente ancora pronto per avere una ragazza… O pirla, mica ci dobbiamo sposare! Tra l’altro ho anche saputo tramite delle fonti che non si sente alla mia altezza. Come te dico: ma che discorsi sono?! Maschi… Ma poi non è finita qui… A Febbraio gli ho scritto una lettera e, dopo che l’ha letta (tralascio il come, che mi viene il nervoso solo a ripensarci), mi chiede: “Ma è vero quello che c’è scritto?!”. No, Guarda. Non avevo niente da fare così mi sono messa a scrivere lettere d’amore, inventandomi i contenuti… -_- Passando alla storia… Ti ringrazio per la recensione e per i complimenti! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… A morte Lavacca! Baci

Akane87: Hai in mente un altro contrattempo?! Mmh… Beh, se lo leggi nel corso della storia dimmelo… Almeno mi rendo conto se la storia è prevedibile o meno.^^ Riguardo i ‘pastrugnamenti’… Capisco che per te leggerli sia una grande sofferenza, non sai che sforzo faccio io a scriverli… L Ma alla fine sarai accontentata, tranquilla…^^ Baci

Hermionina: Grazie della recensione e dei complimenti! Come avrai visto in questo chap, anche Lavanda adesso si è comportata male… Altro che Ron… Come fa a non capire nulla? È fatto così, che ci vuoi fare? Nulla… Sob. La spedizione punitiva ci vuole, per il bene di Hermione. Riguardo al fatto di fare ingelosire Ron… Vedrai nel prossimo capitolo… Non sarà Krum, ma bensì… Se vuoi davvero saperlo leggi la risposta a Milly92…^^ Baci

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Capitolo 12
*** Il ballo di fine anno ***


12

12. IL BALLO DI FINE ANNO

 

Lunedì, Hermione si diresse a scuola felice, per la prima volta dopo tanto tempo, con l’intenzione di parlare con Ron riguardo a ciò che era successo sabato sera. La mattina dopo, infatti, non avevano avuto modo di rimanere soli e quindi di poter tirar fuori l’argomento. Pensava che finalmente avrebbero potuto chiarire tutto, rivelandosi ciò che provavano l’uno per l’altra. Dopotutto se lui l’aveva baciata c’era un motivo, no?

Arrivò nel cortile della scuola, dove lo vide con Harry e Ginny, in lontananza. Sorridendo in direzione del rosso, che ricambiò il sorriso, si diresse così verso di loro. Le mancavano soltanto un paio di metri quando vide una testa bionda sfrecciarle di fianco e buttarsi tra le braccia di Ron.

- Ciao RonRon! – disse Lavanda, prima di attaccarsi come una piovra alle sue labbra. Nel frattempo, Harry e Ginny si erano sapientemente allontanati.

Hermione era furibonda. Vedere quelle labbra, che solo una sera prima si erano posate sulle proprie, a contatto con quelle di un’altra era insopportabile. Non poteva reggere quella visione ancora a lungo, così si voltò. Come aveva potuto essere così stupida? Come aveva potuto farsi illudere, di nuovo? Come aveva potuto lasciarsi baciare da quel cretino? Dannazione, Ron avrebbe dovuto capire che gli voleva parlare, vedendola arrivare così ben disposta verso di lui, al contrario di come faceva da tre settimane a quella parte. E invece no, aveva lasciato che Lavanda gli si buttasse fra le braccia, senza fare nulla per impedirlo.

“Cretino!” pensò, infuriata.

- Ciao, Hermione! – la salutò Cormac McLaggen, un ragazzo del sesto anno.

- Ciao, Cormac… - gli rispose la riccia, chiedendosi cosa diavolo volesse, dato che non si era mai rivolto a lei in quel modo.

- Potrei parlare con te un secondo? – le chiese, sfoderando un sorriso da playboy. Ad un cenno affermativo della ragazza, proseguì: - Vai al ballo di fine anno, sabato?

“Ecco dove vuole arrivare…” pensò Hermione reprimendo uno sbuffo. Voleva invitarla al ballo di fine anno, a cui lei non sarebbe andata, non avendo più un accompagnatore e non volendo sorbirsi Ron e Lavanda intenti a fare il ballo della piovra sulla pista da ballo. Stava già per aprire bocca e dirgli di no, quando nella sua mente si formulò questo pensiero: il rosso odiava McLaggen. A Settembre, infatti, erano stati entrambi in concorrenza per il ruolo di portiere nella squadra di calcio, che Ron si era aggiudicato per aver fatto una parata in più di Cormac, che però non si era arreso alla sconfitta. Quando il rosso era rimasto a casa ammalato per una settimana, lo aveva sostituito in una partita, alla fine della quale era andato da Harry a chiedere di poter far parte della squadra a tempo pieno, dato che, a parer suo, giocava molto meglio di Weasley. Inutile dire che il moro lo aveva liquidato senza tanti complimenti. Ron, non appena era venuto a sapere di questa cosa, era andato su tutte le furie e da allora aveva iniziato ad odiare McLaggen.

Hermione sorrise malignamente fra sé e sé: quale occasione migliore per fare ingelosire Ron, se non quella di andare al ballo con Cormac? Così, senza alcuna esitazione, disse: - Sì, ci vado. Ma non ho un accompagnatore…

- Eccolo qui! – disse il ragazzo, indicando se stesso col pollice della mano destra.

- Bene! – disse la riccia, sforzandosi di non scoppiare a ridere.

 

 

 

Ron era furioso. Come diavolo aveva potuto Hermione accettare l’invito di McLaggen? Mentre lui era a due metri di distanza, per lo più! Aveva assistito a tutta la scena, dato che si era staccato da Lavanda con l’intenzione di parlarle e dirle che non era lei quella con cui voleva stare. Il suo udito si era però aguzzato quando aveva sentito Cormac salutare Hermione. Avrebbe preferito essere sordo piuttosto che sentirla gradire le attenzione di quello

“Maledizione!” pensò, mettendo il broncio.

- RonRon, che c’è? – gli chiese Lavanda, notando quel repentino cambio d’umore.

- Niente. – rispose il ragazzo, prima di stringerla fra le braccia e baciarla, sperando ardentemente che Hermione lo vedesse e si rodesse il fegato, anche se credeva la cosa difficile, dato che ci aveva messo poco a consolarsi con un altro.

 

 

 

All’intervallo, Ginny stava aspettando Hermione in bagno, come loro solito. La ragazza, non appena arrivò, salutò l’amica, poi disse: - Ho deciso di seguire il tuo consiglio.

- Quale? – chiese la rossa.

- Quello di vedermi con altra gente. Sabato vado al ballo con McLaggen. – spiegò la riccia, sorridendo sadicamente.

- Ma lo fai per te stessa o per fare ingelosire mio fratello? – chiese Ginny, con un sopracciglio alzato.

La risposta, per Hermione, era ovviamente la seconda. Voleva semplicemente fare ingelosire Ron, non sapendo che in parte vi era già riuscita. Ma non poteva dire all’amica la verità. Non poteva dirle che sabato sera si erano baciati e aveva creduto che si sarebbe sistemato tutto. Semplicemente non poteva dirle che aveva baciato il ragazzo di un’altra. Non poteva nemmeno dirle che quella mattina voleva parlare seriamente al rosso, prima che quell’oca la precedesse, poiché ciò implicava rivelarle di sabato. Non poteva dirle che aveva accettato l’invito di McLaggen solo ed esclusivamente per fare ingelosire Ron. Aveva paura di sentirsi giudicata, così disse: - Un po’ per entrambe le cose, credo…

- Beh, allora magari Ron si darà una svegliata vedendoti con un altro. – ipotizzò la rossa, pur sapendo che la cosa si sarebbe probabilmente realizzata, dato che, conoscendo il fratello, sarebbe esploso in uno dei suoi attacchi di gelosia, come quando aveva visto Krum alla partita. Sperava soltanto che non andasse a finire come in quell’occasione, ma che il rosso usasse il cervello e andasse da Hermione per chiarire tutto.

 

 

 

Harry si trovava nel cortile di Hogwarts, seduto su una panchina assieme ad un infuriato Ron, che se ne stava a braccia incrociate, sbuffando di tanto in tanto. Si chiedeva come mai non fosse con Lavanda. Quel giorno, stranamente, all’uscita dalla classe, l’aveva seguito, borbottando un “Vengo con te”. Era dall’inizio delle lezioni che l’aveva visto di così pessimo umore, ma non aveva osato indagare per paura di essere mandato a quel paese. Voleva aspettare che fosse il rosso ad esporgli il motivo di tanto disappunto. Vedendo però che non accennava al minimo segnale di apertura, si prese coraggio e gli chiese: - Che c’è, Ron? Hai litigato con Lavanda?

- No. Sai, non essendoci tra noi molto dialogo, è un po’ difficile che litighiamo. A meno che non le venga in mente di fare qualche scenata come settimana scorsa. – rispose il ragazzo, asciutto.

- Capisco. E allora che c’è? – chiese il moro, deciso ad indagare fino in fondo alla faccenda.

- Hermione. – disse il rosso telegraficamente.

- Hermione? Ti sei accorto di quanto sei stato idiota mettendoti con Lavanda e adesso vuoi rimediare? – chiese Harry, speranzoso.

- No! – sbottò Ron, furioso.

- E allora che c’è, diamine?

- Ha accettato di andare al ballo con McLaggen! – scoppiò il rosso, lanciando un’occhiata omicida all’oggetto del discorso, che gli era appena passato davanti, assieme ad i suoi amici.

Il moro alzò un sopracciglio, dubbioso. Per l’ennesima volta non capiva l’amico. Insomma, che diritto aveva di mostrarsi geloso a quel modo? Lui si era messo con Lavanda, spezzando il cuore ad Hermione, che adesso giustamente aveva accettato l’invito di Cormac, probabilmente perché era stufa di soffrire per Ron a quel modo. Appoggiava pienamente la scelta dell’amica, così disse: - Ha fatto bene.

- Ha fatto bene?! – ripeté il rosso, diventando paonazzo.

- Sì. Insomma, non può mica aspettare in eterno che ti decida ad ammettere quello che provi per lei e a mollare Lavanda. Quindi ha fatto bene ad accettare l’invito di McLaggen. – spiegò Harry, in tutta calma.

Ron stava per ribattere borbottando un “Sì, ma non dopo che l’ho baciata!”, quando si bloccò. Non poteva certo dire all’amico ciò che era successo sabato sera, come minimo non gli avrebbe rivolto più la parola. In primis perché Harry teneva ad Hermione come ad una sorella e se fosse venuto a sapere che l’aveva baciata avrebbe interpretato il gesto come un modo per farla soffrire ulteriormente, e in secundis perché temeva di essere giudicato, dato che al momento del bacio aveva già una ragazza. Così si limitò a sbuffare e a dire: - Ma perché tra tutti ci va proprio con lui?

- E tu perché tra tutte ti sei messo proprio con quell’oca isterica di Lavanda? – chiese il moro, esponendo chiaramente un pensiero che aveva in comune con la riccia.

- Questo non centra! – ribatté Ron, sbuffando e cercando di evitare il discorso.

- Sì, invece. Avanti, rispondi.

Il rosso sospirò, dopodiché prese fiato e disse: - Perché era l’unica disponibile. Mi avevi appena detto che le interessavo, così…

- Ecco. Non pensi che lo stesso discorso valga per Hermione? Che abbia accettato la proposta di McLaggen semplicemente perché era disponibile? – suggerì Harry, cercando di far ragionare l’amico.

- Ma lei è Hermione! McLaggen non è l’unico disponibile. L’hai vista, no? Sarebbe potuta andare al ballo con chiunque, ci sarebbero dei ragazzi che farebbero carte false! – disse Ron, come se la cosa fosse un dato di fatto.

- Questo lo pensi tu, però. E sai perché? Perché sei innamorato cotto di lei. – gli disse l’amico, pazientemente.

- Perché hai così dannatamente ragione? – disse il rosso, prendendosi la testa fra le mani.

 

 

 

La settimana trascorse velocemente, e presto arrivò sabato, il fatidico giorno del ballo. Da quando si era alzata, Hermione era stata pervasa da un’agitazione di cui non comprendeva il motivo. Sentiva una morsa stringersi alla bocca dello stomaco. Perché era così in subbuglio? Doveva andare al ballo con McLaggen, mica con Ron! Se quel cretino non si fosse messo con Lavanda e di conseguenza fosse stato il suo accompagnatore, avrebbe capito il perché di quell’agitazione che la stava facendo impazzire.

Sospirò, sprofondando ancora di più nella vasca in cui stava facendo il bagno, nel tentativo di alleviare quella sensazione che non accennava a sparire. Solitamente, infatti, un bel bagno caldo l’aiutava a rilassarsi. Ma non in quel caso.

Raccolse le gambe al petto e le cinse con le braccia, notando così che la schiuma era ormai svanita, così si portò al bordo opposto della vasca, dove vi erano appoggiati i bagnoschiuma e gli shampoo. Stava per prendere quello che aveva già usato, quando notò una cosa di cui prima non si era proprio accorta: tra i vari bagnoschiuma, ve ne era uno, di sua madre, ‘all’aroma di lavanda’, come citava l’etichetta.

- Oca! Pure qui mi perseguiti! – sibilò, uscendo dalla vasca e avvolgendosi in un asciugamano, dato che ormai era troppo nervosa per provare di nuovo a raggiungere anche solo una parvenza di relax. Avvolse i capelli in un altro asciugamano, dopodiché si diresse in camera, dove si vestì. Mancavano ancora tre ore al ballo, per cui si mise un semplice paio di jeans e una maglietta a maniche corte, poi si sedette sul letto, lasciando che la sua mente vagasse libera nell’oceano dei suoi pensieri.

Chissà come sarebbe stato andare al ballo con Ron… Se lo chiedeva da quella mattina. Se lo era chiesto non appena lui l’aveva invitata e subito dopo che lui l’aveva baciata, quando ancora sperava che tutto potesse tornare come prima. In quell’occasione sì che si sarebbe spiegata tutta quell’agitazione. Sarebbe stata in fibrillazione addirittura dal giorno prima, la notte non avrebbe chiuso occhio, avrebbe contato le ore, i minuti e i secondi che mancavano al tanto sospirato evento… E infine avrebbe sperato di trovare il coraggio per dire al ragazzo ciò che provava per lui.

Ma la realtà era un’altra. In quel momento la sua unica speranza era quella di non mettersi a piangere davanti a tutti qualora avesse visto Lavanda e Ron ballare o fare di peggio. Sospirò, mettendosi a fissare un punto indefinito del pavimento e continuando a pensare al ragazzo. Era da lunedì che aveva iniziato anche lui ad evitarla. Perfino gli incontri casuali erano fortemente diminuiti. E, qualora capitassero, lui la guardava in cagnesco, specialmente se accanto a lei c’era McLaggen, che, da quando aveva accettato la sua proposta, trascorreva più tempo con lei, letteralmente braccandola ad ogni intervallo e pausa pranzo. Ad Hermione la cosa inizialmente non dava fastidio, ma col passare dei giorni si era accorta che il ragazzo non faceva altro che parlare di se stesso. Di quanto era bravo a calcio, di quanto fosse più bravo di Ron come portiere, di cosa avrebbe fatto durante l’estate… Insomma, ogni discorso ruotava principalmente attorno a lui.

I pensieri della ragazza furono interrotti dal campanello, che era appena suonato. Si diresse così ad aprire la porta, già sapendo che si trattava di Ginny, dato che il giorno prima si erano messe d’accordo. La rossa, infatti, armata di piastra e trucchi vari, sarebbe dovuta andare a casa di Hermione, dove si sarebbero preparate per il ballo.

- Ciao, Ginny! – la salutò, dopo averla fatta entrare.

- Ciao, Hermione! Vedo che hai già lavato i capelli… Meglio, così facciamo più in fretta. – disse la ragazza, notando che l’amica aveva i capelli avvolti in un asciugamano.

 

 

 

Ci vollero due ore buone prima che Hermione e Ginny uscissero dal bagno, che era diventato la zona di lavoro di quest’ultima non appena aveva messo piede in casa Granger. Fortunatamente, prima di venire lì, lei si era già sistemata i capelli, che ora le ricadevano in morbidi boccoli sulla schiena. Così si sarebbe dedicata solo all’amica.

Aveva portato ogni cosa che avrebbe potuto essere utile: balsamo, lozione anti-crespo, crema lucidante, crema fatta apposta per aiutare a districare i nodi… Di tutto. E la maggior parte delle cose erano servite. Prima di pettinarle i capelli, infatti, dopo essersi assicurata che Hermione avesse usato il balsamo, le mise la crema che avrebbe facilitato lo scioglimento dei nodi, dopodiché glieli aveva spazzolati delicatamente. Subito dopo aveva proceduto all’asciugatura dei capelli per mezzo del phon. Ciocca per ciocca, glieli aveva asciugati, tirandoli con la spazzola in modo che non diventassero ricci. Nel corso di questa fase aveva dovuto usare parecchie volte la lozione anti-crespo.

- Non sarà mica questo quello che tu intendi per ‘stirare i capelli’… Forse facevo meglio ad andare dalla parrucchiera, come ho fatto al Ballo del Ceppo… - aveva detto Hermione, guardandosi terrorizzata allo specchio non appena l’amica ebbe riposto il phon nell’armadietto accanto al lavandino. Se era quello l’effetto… Evidentemente Ginny doveva aver confuso il ballo di Halloween con quello di fine anno, dato che sembrava che avesse appena messo le dita nella presa della corrente.

- Ma no, figurati! Certo che hai una bella fiducia nelle mie capacità… – l’aveva tranquillizzata l’amica, sfoderando la piastra e iniziando a stirarle pazientemente i capelli ciocca per ciocca. E così, dopo una bella mezzora, aveva finito. Ma mancava ancora la fase trucco, che richiese una ventina di minuti. Anche da questo lato la rossa era stata previdente, truccandosi a casa.

- Bene! Ora abbiamo mezzora per vestirci… - disse Ginny, non appena si fu chiusa la porta del bagno alle spalle.

Un quarto d’ora dopo, Hermione si guardò allo specchio, soddisfatta: indossava un vestito azzurro pastello con le maniche corte a sbuffo che le arrivava fino alle ginocchia, ai piedi portava un paio di ballerine bianche abbinate al sottile cerchietto che portava fra i capelli e alla cintura del vestito. L’amica aveva fatto un ottimo lavoro sia con l’acconciatura che col trucco: i capelli erano perfettamente lisci e le ricadevano naturalmente sulle spalle, mentre gli occhi erano messi in risalto da un velo di ombretto azzurro miscelato a quello bianco e da un po’ di mascara nero applicato sulle ciglia. Sulle labbra, infine, la rossa le aveva messo un velo di gloss trasparente.

- Wow, Ginny, sai fare miracoli… - disse all’amica, sorridendo.

La ragazza le sorrise di rimando, poi le chiese, titubante: - Io come sto?

- Benissimo… - le rispose l’amica in tutta sincerità. Ginny, infatti, indossava un abito rosa dalle spalline sottili, stretto in vita, da cui poi partiva la gonna ampia e lunga fino alle caviglie. Ai piedi calzava un paio di scarpe dello stesso colore del vestito, con un leggero tacco. Anch’ella aveva optato per un trucco leggero che consisteva in un velo di ombretto, mascara e lucidalabbra.

- Allora possiamo andare. – decretò la rossa dandosi un’ultima occhiata allo specchio, dopodiché le due ragazze scesero in cucina, dove le aspettava il padre di Hermione per accompagnarle al ballo.

 Entrambe dovevano incontrare il proprio cavaliere davanti a scuola, così scesero dalla macchina e si diressero all’entrata dell’edificio, dove trovarono Harry.

- Sei bellissima… - disse quest’ultimo non appena Ginny gli fu davanti, dopodiché non esitò a posarle le mani sulle spalle e a baciarla, incurante del fatto che fosse presente anche Hermione, la quale poco dopo si sentì toccare su una spalle e si girò, trovandosi davanti McLaggen.

- Ciao, Cormac! – gli disse, facendo un sorriso forzato.

- Ciao, Hermione! – le disse lui di rimando, prendendola sotto braccio e conducendola all’interno dell’edificio scolastico e quindi nella mensa, che era stata appositamente sgomberata, addobbata ed allestita per l’evento. Il ballo era iniziato da pochi minuti, ma vi era già un cospicuo numero di persone e nella stanza risuonava già della musica, sulle cui note alcune coppie stavano danzando.

Dopo una rapida occhiata ai presenti, la ragazza fu grata di non vedere Ron e Lavanda fra essi. Fortunatamente non erano ancora arrivati. O, peggio ancora, si erano già stufati del ballo ed erano andati a pomiciare in qualche classe vuota…

“No! Non ci devo pensare, diamine! Almeno non stasera…” si disse mentalmente, nel tentativo di impedire alla propria mente di immaginare i due ragazzi intenti in uno dei loro sbaciucchiamenti.

- Ti va di ballare? – le chiese Cormac, interrompendo quel flusso di pensieri.

- S-sì… - rispose la ragazza.

 

 

 

Ron si trovava davanti all’entrata della scuola, ad aspettare Lavanda, che era leggermente in ritardo.

Non appena era arrivato aveva notato che Hermione stava entrando a scuola sottobraccio con McLaggen, e aveva stretto i pugni, riducendo gli occhi a due fessure e desiderando ardentemente di essere al posto del ragazzo.

“E avrei potuto esserlo…” aveva pensato amaramente, voltandosi verso il cancello per vedere se Lavanda stesse arrivando. Non vedendola si era così messo in attesa, non potendo fare a meno di pensare come sarebbe andata se in sua compagnia ci fosse stata Hermione.

Tirò un calcio ad un sassolino che si trovava ai suoi piedi, mandandolo più in là di qualche metro.

“Ma quando diavolo ci mette ad arrivare?!” pensò, guardando per l’ennesima volta l’orologio e notando che il ritardo della bionda ammontava a un quarto d’ora. Si voltò verso l’entrata, e gli parve di udire della musica proveniente dall’interno. Immediatamente nella sua testa si formò l’immagine di Hermione che ballava un lento, abbracciata a McLaggen. Strinse di nuovo i pugni.

E se poi, addirittura…? No, non riusciva nemmeno a pensarci, era un’idea davvero inconcepibile. Hermione non poteva certo lasciarsi baciare da McLaggen, proprio no! Al solo accenno di quel pensiero, Ron impazziva.

- Ciao, scusa per il ritardo! – gli disse Lavanda, appena arrivata, correndogli incontro e rischiando di inciampare, dato che ai piedi portava delle scarpe dal tacco alto che non la facevano certo camminare facilmente.

- Oh, non ti preoccupare… - le disse Ron, riscotendosi dai propri pensieri e porgendole il braccio, a cui la ragazza si attaccò senza la minima esitazione, schioccando poi al ragazzo un bacio sulla guancia.

Non appena entrarono in mensa, notarono che vi era presente già molta gente, molta della quale era intenta a ballare. Ron scorse subito Hermione e McLaggen tra la folla e s’irrigidì. Pensare alla scena era un conto, vederla davanti ai propri occhi era un altro. Si sentì ribollire di gelosia ancora più di prima e dovette fare uno sforzo enorme per distogliere lo sguardo.

- Non m’inviti a ballare? – gli chiese poi Lavanda, facendogli un sorriso incoraggiante.

- Oh, certo… - le rispose il ragazzo, passandole un braccio attorno alla vita e conducendola verso la pista da ballo, dove la ragazza gli allacciò le braccia al collo.

Per quanto si sforzasse, proprio non riusciva a non pensare che a qualche metro di distanza Hermione stesse danzando con un ragazzo che non fosse lui. E pensare che se non fosse stato così stupido, in quel momento avrebbe potuto ballare con lei e non con Lavanda…

Un’idea gli balenò alla mente: poteva ancora cambiare tutto. Poteva prendere coraggio e dire alla ragazza che gli stava di fronte che avrebbe voluto essere venuto al ballo con Hermione, come prevedevano i suoi piani iniziali. Poteva dirle che era stato un grandissimo stupido ad agire d’impulso, mettendosi con lei solo per ripicca. Ma sapeva già che non avrebbe trovato le parole giuste. Avrebbe semplicemente voluto smettere di ballare, andare verso Hermione e toglierla dalla stretta di McLaggen, baciandola davanti a tutti e chiedendole scusa per tutto quello che le aveva fatto. Ma sapeva che non ne avrebbe mai avuto il coraggio.

Partì un lento, e Lavanda si strinse di più a lui dicendo: - Oh, adoro questa canzone, RonRon!

Il ragazzo fece un sorriso forzato e le si avvicinò ancora di più, permettendole così di appoggiare la testa sulla propria spalla.

Poco dopo, facendo vagare lo sguardo per la stanza, Ron notò che Hermione e McLaggen si trovavano ad un metro circa di distanza da lui e Lavanda. Inevitabilmente di mise a fissarli. Fu con rabbia che, qualche secondo dopo, vide che lui stava avvicinandosi al viso della ragazza, chiaramente per baciarla. Si sentì il sangue ribollire nelle vene e, con altrettanta, rabbia, si staccò da Lavanda quel tanto che bastava per permettergli di baciarla.

 

 

 

 

 

 

Beh, che ve ne pare?

Scusate il ritardo, ma subito dopo Natale sono partita, sono tornata all’ultimo dell’anno e mi sono messa subito al lavoro, ma il capitolo è stato faticoso da scrivere, soprattutto le scene finali… Spero che vi sia piaciuto… Commentate, mi raccomando!

Ringraziamenti:

Ginny Lily Potter: Grazie mille della recensione e dei complimenti! Non sarei tanto sicura che Ron abbia compreso… Hai visto all’inizio del capitolo, no? E anche alla fine… Quel ragazzo è troppo stupido… Ma nel prossimo capitolo… Beh, vedrai… ^^ E’ anche il capitolo in cui cercherò di trovare uno spazio per Harry e Ginny… Baci

Ninny: Eh già… Si è scoperto in questo capitolo quello che Hermione ha deciso di fare… “Occhio per occhio, dente per dente”, dicevano gli antichi. E avevano ragione… Grazie per la recensione! Baci

Milly92: Meno male, sono salva… Per ora! XD Comunque hai immaginato bene… Ron ha continuato a fare il cretino… Ma nel prossimo capitolo saprà riscattarsi… Eheh… Come vedi, la situazione è lasciata in sospeso, adesso… Ed Hermione è riuscita a smuovere qualche cosa in Ron… Che però è scemo, come si vede benissimo dalla fine… Comunque il bello verrà nel prossimo capitolo… In questo lo si accenna e basta… Ti ringrazio della recensione e dei complimenti! Baci

PazzaWendy: E mi sa che in questo ti sia passato di nuovo ad “estremo cretino”… XD Però è tenero lo stesso… Lo vorrei anche io un Ron per me… Io direi di clonarlo, così sia io che te siamo accontentate… Grazie per la recensione! Baci

Magicgirl: Grazie della recensione e dei complimenti! Non ho aggiornato presto, lo so, ma spero che questo capitolo ti piaccia comunque… Baci

Cressida: Grazie della recensione e dei complimenti! Come vedi, Hermione si è presa la sua piccola vendetta in questo capitolo, andando al ballo con McLaggen… E, se ancora non si fosse capito, siamo in due ad odiare Lavacca/Lavanda. Il comitato con te lo fondo volentieri… (Risata malefica di sottofondo). Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci

Debby: Wow, grazie mille dei complimenti e della recensione! Mi dispiace non aver aggiornato prima di Natale, però… Vabeh, di sorprese in questo chap mi pare che ce ne siano… Ma nel prossimo ce ne saranno ancora di più te lo assicuro… J Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci

Akane87: Era questo il contrattempo che ti aspettavi? XD Grazie per la spiegazione di quello che pensi, mi fa piacere… ^^ Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante magari ti fossi già immaginata il contrattempo… E sai, certe volte anche io mi immagino le cose prima che succedano e quindi se ci azzecco me le rovino… Per cui ti capisco! J Baci

DreamGirl91: Se vuoi far parte del comitato anti-Lavacca sei la benvenuta! E hai ragione, persone così purtroppo esistono davvero… Ne conosco una, guarda… E non è bello… E concordo con te nel dire che i maschi la stupidità ce l’hanno nel DNA (altrimenti conosciuto come acido desossiribonucleico… Non farci caso, sono i deliri di una persona a cui manca studiare biologia… Che quest’anno è stata malignamente soppiantata da chimica, di cui non capisco un mazza…) Ma che ci possiamo fare? Nulla, purtroppo… Grazie della recensione e dei complimenti, spero che il chap ti sia piaciuto… Baci

Hermionina: Ti ringrazio dei complimenti e della recensione! Eh già, i guai non sono finiti, come dici tu… Ne vedremo ancora delle belle, soprattutto nel prossimo capitolo… Spero che questo ti sia piaciuto! Baci

Emgi: Per adesso non si frequenteranno di nascosto… Ma più avanti sì… Però non dico altro… XD Comunque scusa se non ho aggiornato prima, ma i motivi li vedi scritti sopra…^^ Riguardo all’uccisione di Lavacca… Non è male la tua idea! XD Ma purtroppo mi serve ancora per la trama della storia… Per cui se muore lei poi non so più come andare avanti…^^ Grazie della recensione… Baci

Joannadellepraterie: Wow, ti ringrazio delle recensioni e dei complimenti…^^ Non c’era bisogno che me ne lasciassi una per capitolo… Ne bastava una all’ultimo… Ma grazie! Grazie degli auguri, che ricambio, anche se in ritardo… Eh beh… In questo capitolo le cose non si sono sistemate, come vedi… Spero che ti sia piaciuto! Baci

Io: Grazie della recensione e dei complimenti! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto… Baci

MaKiCo: Wow, vedo che questa storia sta scatenando degli istinti omicidi verso Lavacca… Anche il tuo modo di farla morire è carino… Muahahahaha! Grazie della recensione! Baci

Patience90: Grazie della recensione e dei complimenti! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Baci

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Capitolo 13
*** Sulle note di un lento ***


Scusate tanto l’enorme ritardo nell’aggiornare, ma ultimamente sono stata impegnatissima per via della scuola… Da quando sono

Scusate tanto l’enorme ritardo nell’aggiornare, ma ultimamente sono stata impegnatissima per via della scuola… Da quando sono rientrata dalle vacanze di Natale, sono stata sommersa da verifiche e interrogazioni, e ho passato i pomeriggi a studiare, praticamente. In più è iniziato anche il corso del First Certificate al mercoledì, giorno che di solito dedicavo pienamente alla scrittura… Quindi ultimamente non ho poi così tanto tempo… Scusate ancora del ritardo! Spero di farmi perdonare con questo capitolo… Buona lettura!

 

13. SULLE NOTE DI UN LENTO

 

- Cosa diavolo stai facendo, Cormac? – chiese Hermione, notando che il ragazzo si stava avvicinando sempre più al suo viso.

- Ti sto per baciare… - rispose lui, non accennando ad indietreggiare e stringendo la presa sui fianchi di lei.

- E se io non volessi? – gli disse la ragazza, tirandosi indietro man mano che lui si  avvicinava.

- Oh, sì che lo vuoi… - le disse lui con voce suadente, a pochi centimetri dalle sue labbra. Fece per annullare quella poca distanza in un colpo solo, quando si trovò stampate in faccia le cinque dita di Hermione, che subito dopo si allontanò, non senza avergli urlato un paio di insulti.

Sbuffando, la ragazza uscì dalla mensa, diretta ai bagni. Prima di uscire dalla stanza, però, si voltò verso le coppie danzanti, nel tentativo di individuare Harry e Ginny e di fare un cenno all’amica di accompagnarla per poterle raccontare ciò che le era appena successo. Non la trovò, però. Scorse una testa rossa, certo, ma non era quella dell’amica. Era quella di Ron, che stava tranquillamente pomiciando con Lavanda, tanto per cambiare.

“Questo è troppo!” pensò Hermione furibonda, dirigendosi a passo spedito ai bagni, con le lacrime agli occhi.

 

 

 

Ron, ovviamente, non aveva assistito alla scena che si era appena svolta tra McLaggen ed Hermione, dato che era impegnato in ben altre attività. Non aveva visto che la ragazza gli aveva tirato uno schiaffo, mollandolo in mezzo alla pista da ballo. Non aveva quindi potuto esultare a quel fatto. Se l’avesse visto avrebbe rincorso Hermione semplicemente per stringerle la mano e dirle che aveva fatto bene a trattare così un tale imbecille, dato che era proprio quello che un tipo del genere si meritava.

In quel momento stava baciando Lavanda, con l’unico desiderio di eliminare dalla mente l’immagine insistente di McLaggen che avvicinava il proprio viso a quello di Hermione. Stava cercando di non pensarci, con ogni forza del suo essere.

Era un sensazione del genere che la ragazza provava nel vederlo tra le braccia della bionda, forse? Era per quel motivo che lo evitava? Beh, sì, glielo aveva chiaramente detto una settimana prima. Stava iniziando a capire come ci si potesse sentire in una situazione del genere. Se lei si fosse messa con un ragazzo, avrebbe iniziato ad evitarla, almeno per i primi tempi, finché la gelosia non sarebbe sbollita e il vederla tra le braccia di un altro sarebbe diventato per lo meno un po’ sopportabile.

Stava iniziando a capire che razza di inferno avesse fatto passare ad Hermione nelle ultime settimane. E stava iniziando a sentirsi uno schifo, a farsi divorare dal senso di colpa per aver fatto soffrire la persona a cui teneva di più al mondo.

 

 

 

Hermione sbatté la porta del gabinetto dietro di sé, chiudendosi dentro a chiave e dando sfogo a tutte le sue lacrime. Perché aveva comunque voluto andare a quel dannatissimo ballo? Il fatto che Ron si fosse messo con Lavanda e avesse quindi precluso la possibilità di poter andare al ballo con lei era stato un chiarissimo segno del destino, che l’aveva avvertita di non presentarsi all’evento. Ma lei aveva voluto fare di testa sua decidendo di andarci comunque, accettando così l’invito di quell’idiota. Come diavolo si era permesso di provare a baciarla?

Non era quello, però, il motivo per cui stava piangendo, lo sapeva bene. Era dopo aver visto Ron e Lavanda che la voglia di piangere era esplosa in lei. Vederli lì, in pista, teneramente abbracciati, che si baciavano era stato davvero troppo per lei. Le era sembrata una scena romantica, quasi da film. E Ron la stava vivendo con un’altra ragazza, non con lei. Quindi aveva subito pensato che il ragazzo stava benissimo anche senza di lei e che non sarebbe mai stata in grado di renderlo felice come stava facendo Lavanda.

Non sarebbe mai stata alla sua altezza.

 

 

 

Era da quasi un’ora che Lavanda e Ron stavano ballando, e i piedi di quest’ultimo iniziavano a risentirne, così disse: - Che ne dici se andiamo a bere qualcosa?

- Certo! – rispose la ragazza, sorridente, mentre mano nella mano si dirigevano al tavolo delle vivande.

- Già che ci sono vado un attimo in bagno, ti spiace? – le chiese poi, avvertendo il bisogno di fare pipì.

- No, figurati… Vai pure, ti aspetto.

Così Ron uscì dalla mensa, diretto ai bagni maschili. Non appena, poco dopo, uscì da essi, notò che la porta dei bagni femminili era aperta e che Hermione era davanti allo specchio. Ora che ci pensava, in effetti, era da un po’ che non la vedeva più a ballare, ma aveva pensato che lei e McLaggen fossero usciti per trovare un luogo dove appartarsi, dato che anche lui era magicamente sparito.

Si avvicinò alla soglia, e vide che la ragazza aveva appena finito di sciacquarsi il viso e che stava tentando di far andare via del mascara che le era colato sotto gli occhi, probabilmente dopo un pianto dovuto a chissà quale motivo. Ron, però, non immaginò minimamente che quel motivo fosse proprio lui, così varcò la soglia, si diresse verso di lei e le disse, facendosi sopraffare dalla gelosia che aveva provato fino a quel momento: - Che hai? Piangi perché McLaggen è dovuto andare via prima lasciandoti qui da sola?

Hermione fu sorpresa di trovarsi davanti il ragazzo, ma le parole che erano scaturite dalla sua bocca la meravigliarono ancora di più. Come si permetteva di dire una cosa simile? Non aveva visto lo schiaffo che gli aveva mollato nel bel mezzo della pista? Evidentemente no, doveva essere stato troppo impegnato a pomiciare con Lavanda per farlo.

- E tu che ci fai qui? Se non lo avessi notato è il bagno delle ragazze… Oppure tu e Lavanda vi siete dati appuntamento qui per pomiciare? – rispose, tagliente.

- No. Ero semplicemente venuto in bagno e stavo giusto tornando da lei, quando ti ho vista qui. – le spiegò Ron, incrociando le braccia.

- E perché ti sei fermato? Ti sei scoperto improvvisamente un pervertito? Va’ pure, la tua dolce metà ti starà aspettando. – ribatté lei incrociando le braccia a sua volta.

- Non me ne vado finché non mi dici cosa ti ha fatto quel brutto cretino, per ridurti in questo stato. – disse il ragazzo, in tono asciutto. Era la verità. Quando l’aveva vista, il suo istinto protettivo nei suoi confronti era prevalso, misto alla gelosia, che l’aveva portato a fare quella stupida battuta. Sapeva che Hermione non avrebbe mai pianto per un motivo del genere, ma per qualcosa di più serio. Ed evidentemente McLaggen doveva averla combinata grossa, per ridurre la ragazza a quel modo. Se si fosse imbattuto in lui, Ron gli avrebbe sicuramente spaccato la faccia.

- McLaggen non c’entra niente! Sei tu il mio problema! – esplose Hermione, scoppiando nuovamente a piangere.

- Io?! – chiese il ragazzo, perplesso, dopodiché aggiunse: - Non sono mica io quello che un’ora fa ti ha baciata e che poco fa ha fatto qualcosa per farti piangere a questo modo!

Non appena ebbe pronunciato quelle parole, però, si accorse che potevano adattarsi anche a se stesso.

- Mettiamo in chiaro una cosa: McLaggen non mi ha baciata. Gli ho tirato uno schiaffo prima che potesse farlo, ma tu eri troppo impegnato a pastrugnarti Lavanda, evidentemente. E comunque hai torto. Sei tu quello che una settimana fa mi ha baciata e che ha fatto qualcosa per farmi piangere a questo modo! – gli spiegò Hermione, tra un singhiozzo e l’altro.

- E cosa, di grazia? – chiese Ron, non capendo perché la colpa fosse sua.

- Hai pure il coraggio di chiedermelo?! Mi baci, mi illudi… E lunedì, quando stavo venendo da te per parlarti, ti lasci tranquillamente sbaciucchiare da Lavanda! – gli disse la ragazza puntandogli contro il dito con fare accusatorio.

- Appunto! È stata lei a saltarmi addosso! – si giustificò il ragazzo, dicendo quella frase come se fosse una cosa ovvia.

- Beh, non è mica colpa mia se la tua ragazza è una piovra umana! – sbottò Hermione, fulminandolo con lo sguardo. Credeva che quella fosse una giustificazione plausibile? Ok, lei gli era anche saltata addosso, come diceva lui, ma non le sembrava che fosse poi stato così contrario…

Ron la fulminò con lo sguardo, poi le disse: - per tua informazione, mi sono staccato quasi subito da lei. Volevo dirle tutto, stavo per lasciarla. E poi ti vedo lì a civettare con McLaggen!

- Io non stavo civettando con McLaggen! – si difese la ragazza.

- Sì, invece! “Non ho un accompagnatore…” – la imitò il ragazzo, con voce stridula, poi aggiunse: - Se questo non è civettare dimmi tu cos’è!

- E cos’avrei dovuto fare, scusa? Avevo l’occasione lì su un piatto d’argento, non potevo mica rifiutarla!

- Che diavolo di occasione? – chiese il rosso con un sopracciglio alzato.

- Ma allora sei proprio cretino, eh? Volevo farti ingelosire, dannazione! Volevo provocare in te una reazione! Volevo farti provare anche solo un minimo quello che sto provando io da quando ti sei messo con quell’oca, ammesso che di me ti importi qualcosa a tal punto! Possibile che non lo capisci? – gli disse la mora, ormai fuori controllo. Non aveva nulla da perdere, per cui tanto valeva rivelargli tutto.

- Ora sì che lo capisco… - disse Ron, con voce quasi impercettibile, mettendosi a fissare la punta delle proprie scarpe. Che stupido era stato a credere che Hermione fosse andata al ballo con McLaggen semplicemente perché le andava di farlo. L’aveva fatto per lui, per vendicarsi anche solo un minimo. E ci era perfettamente riuscita.

La ragazza non poté fare a meno di fare un piccolo sorriso, nel sentire quella frase provenire dalle labbra del ragazzo: era riuscita nel suo intento, gli aveva dato una bella svegliata, come le aveva predetto Ginny. Ma non si sentiva soddisfatta. A dire la verità, quella frase non le faceva né caldo né freddo. Stava per aprire bocca e dire qualcosa a Ron, quando sentì dei passi e delle risatine femminili provenire dal corridoio.

- Arriva qualcuno, nasconditi prima che ti vedano! – lo avvertì la ragazza. Il rosso sbiancò: farsi trovare nei bagni femminili per farsi poi dare del pervertito non era certo uno dei suoi più grandi desideri. Così si chiuse in un gabinetto, trascinando Hermione con sé.

- Idiota! Avevo detto “Nasconditi”, non “Nascondiamoci”! – gli disse poi a bassa voce. Il ragazzo le fece segno di stare zitta, non voleva farsi scoprire.

- Ma dove è sparito il tuo accompagnatore? – chiese una voce, che Hermione riconobbe come quella di Calì Patil. E, andando a logica, la persona a cui aveva rivolto la domanda doveva essere…

- Lavanda! – disse Ron in un sussurro, diventando bianco come un lenzuolo. Non poteva assolutamente rischiare di farsi trovare in un gabinetto assieme alla mora, chissà poi cosa avrebbe pensato, quella pazza isterica! Ricordava benissimo la scenata della mensa, e non voleva assolutamente averne il bis.

- Oh, aveva detto che sarebbe andato in bagno. Magari non sta bene. – rispose Lavanda all’amica, confermando così ì sospetti dei due ragazzi.

- Beh, il bagno dei ragazzi è qui di fianco… Al massimo puoi andare lì a dare un’occhiata, no? – propose Calì.

Ron sgranò gli occhi: come si permetteva di dare consigli del genere? No, Lavanda non poteva assolutamente entrare nel bagno dei maschi! Sì, lui era l’ultimo che poteva parlare riguardo a questioni del genere, trovandosi nei bagni femminili, ma la ragazza non poteva e basta. Non l’avrebbe trovato, avrebbe iniziato a cercarlo in lungo e in largo e quando l’avrebbe trovato avrebbe iniziato a tempestarlo di domande. E magari avrebbe pure sospettato qualcosa…

- Ma sei impazzita?! Io non entro là dentro! Mi prenderebbero per una maniaca pervertita… – ribatté Lavanda, con voce stridula. Il rosso tirò un sospirò di sollievo, ed Hermione dovette fare di tutto per non scoppiare a ridere: in quegli ultimi istanti aveva visto passare sul viso del ragazzo una vasta gamma di sentimenti umani, la maggior parte dei quali erano da lui espressi tramite smorfie buffissime.

- Come vuoi… Ma secondo me non è in bagno. Forse è con la Granger… - ipotizzò Calì, lasciando apposta l’ultima frase in sospeso. Stavolta fu Hermione a sbiancare e a sgranare gli occhi. Quella ragazza aveva forse doti da veggente?

- Ma cosa dici? Lei è venuta al ballo con McLaggen… E sei hai notato sono spariti tutti e due, finiti chissà dove… Ha dimenticato RonRon in fretta, grazie al cielo… - disse Lavanda, facendo arrossire la mora fino alla punta dei capelli.

- Meglio per te, no?

- Sì, molto meglio… - disse la bionda facendo una risatina, dopodiché Ron ed Hermione sentirono dei passi che si stavano allontanando, per cui dedussero che Lavanda e Calì erano uscite dal bagno. Tirando un sospiro di sollievo, quindi, aprirono la porta ed uscirono.

- Hermione… - disse Ron, vedendo che la ragazza stava per andarsene. Voleva parlare, quello che Lavanda aveva detto poco prima gli aveva fatto sorgere dei dubbi.

- Sì? – rispose la ragazza, voltandosi verso di lui.

- E’ vero quello che… - iniziò il ragazzo, ma fu subito interrotto dalla mora, che gli disse: - Aspetta! Se mi devi parlare è meglio che andiamo in un aula vuota, prima che arrivi qualcun altro e ti trovi qui, nel bagno delle ragazze.

Il rosso fece un cenno affermativo: dopotutto la ragazza aveva ragione. Così uscirono dai bagni e si misero alla ricerca di un aula vuota, che trovarono dopo ben cinque tentativi, dato che le aule erano occupate per lo più da coppiette che evidentemente si erano stufate in fretta del ballo e avevano deciso di andare in un posto più appartato.

- Cosa devi dirmi? – chiese Hermione, non appena furono entrati in un aula. Proprio non riusciva ad immaginarsi cosa diavolo Ron avesse ancora da dirle, forse non le aveva fatto abbastanza del male con le parole di prima?

- E’… Insomma, è vero quello che ha detto Lavanda? – chiese il ragazzo, arrossendo fino alla punta delle orecchie. Mentre stavano cercando l’aula in cui rifugiarsi, si era ripetuto quella frase nella mente talmente tante volte, che gli era subito riuscito naturale dirla alla ragazza.

- Ovvero? – chiese quest’ultima, ripensando alla conversazione che avevano origliato in bagno e cercando di capire a cosa il ragazzo si riferisse.

- Che mi hai già dimenticato… Con McLaggen… - bisbigliò lui, tanto che la ragazza non fu sicura di aver sentito bene. Anche se fosse stato, cosa avrebbe dovuto mai importarne a lui? Aveva la sua Lavanda… E quindi che dirgli? La verità? Beh, era l’opzione più probabile… D’altronde non aveva più nulla da perdere, e quella sera si era già esposta abbastanza che la situazione, se gli avesse detto altro, non sarebbe cambiata molto.

- No… - rispose lei in un sussurro, sentendo che le lacrime rischiavano nuovamente di sopraffarla.

- Grazie al cielo… - esultò Ron, esprimendo tutto il suo sollievo. Allora ad Hermione non importava proprio nulla di quel bell’imbusto!

- Cosa te ne importa, ora che hai Lavanda? – chiese la ragazza, asciugandosi nervosamente col palmo delle mani le lacrime che avevano ricominciato a scorrerle liberamente sulle guance. Perché diavolo il ragazzo aveva esultato in quel modo? Sì, prima in bagno le aveva chiaramente dimostrato che era geloso, ma lei aveva pensato si trattasse solo di pura gelosia, e non di altro.

- Me ne importa eccome, invece! Io… Io non so cosa avrei fatto se ti fossi messa con quel coso! O se stasera lo avessi baciato! Ecco perché ho baciato Lavanda, prima: non volevo vedere una scena del genere, ben sapendo la reazione che avrei avuto. – sbottò il rosso.

- E le altre volte che l’hai baciata, invece? – chiese Hermione, sarcastica, e subito dopo si morse la lingua. A sentire quella frase, infatti, Ron si rabbuiò, poi le si avvicinò e disse, a testa bassa: - Io… Sono un cretino, Hermione.

- Adesso te ne accorgi?! – gli disse la ragazza, costringendolo a guardarla negli occhi.

- A quanto pare… - rispose lui, con un mezzo sorriso, che la ragazza tentò di ricambiare, ma che non riuscì, poiché nuove lacrime si aggiunsero a quelle che già stava piangendo. Si aggrappò così alla giacca dello smoking di Ron, dando sfogo al suo pianto, che esprimeva un misto fra rabbia, liberazione, dolore e sollievo. Il ragazzo, non appena la vide appoggiarsi al suo petto, la strinse fra le braccia e la fece sfogare, accarezzandole la schiena nel tentativo di calmarla e infonderla un po’ di conforto.

Sospirò, dopotutto se era ridotta in quello stato la colpa era tutta sua. Era lui la causa di tutto quel dolore. Consolarla era il minimo che potesse fare.

Nel giro di qualche minuto, fra le braccia di Ron, Hermione si calmò. Allentò un po’ la stretta in modo da poterlo guardare in faccia, stava per aprire bocca per dirgli che aveva deciso di andarsene a casa, quando dalla mensa giunsero le note di un lento e il ragazzo le chiese, armato di un coraggio che mai avrebbe creduto di avere: - Vuoi ballare?

La ragazza gli rivolse uno sguardo interrogativo, così lui le disse: - Beh… Non era così che me l’ero immaginato, però…

Hermione non poté fare a meno di sorridere. Anche lei non se l’era immaginato esattamente così il loro primo ballo insieme, ma era pur sempre meglio di niente. E poi avrebbe notevolmente contribuito a migliorare quella pessima serata.

- Sì… - gli disse, arrossendo, mentre lui le cingeva la vita con le braccia e lei gli appoggiava le mani sul petto, dato che non riusciva ad allacciargliele al collo, per via della loro cospicua differenza d’altezza. E così iniziarono a ballare, guardandosi negli occhi, accompagnati dalle note di quella musica che giungeva a loro lontana, quasi appartenesse ad un altro mondo, rendendo l’atmosfera ancora più magica.

 

 

 

Sulle note dello stesso un lento, Harry e Ginny stavano ballando, o meglio, dondolandosi, dato che il ragazzo non era un asso del ballo e le pestava i piedi ad ogni passo. Durante la serata, infatti, non avevano ballato granché appunto per questo motivo, ma alla ragazza non importava affatto. Le bastava essere lì con lui, in sua compagnia. Era da anni che aveva desiderato quel momento, e adesso che era arrivato era felicissima. Aveva atteso talmente tanto che il ragazzo si accorgesse di lei, che non la vedesse più come la sorellina minore di Ron, che ormai aveva quasi perso le speranze. Ma poi, qualche mese prima, era cambiato tutto. Si erano finalmente messi insieme.

Sarebbe rimasta a guardarlo nei suoi bellissimi occhi verdi per sempre, abbracciata a lui, con quella dolce canzone di sottofondo. Sorrise tra sé e sé a quel pensiero.

- Che hai? Ballo così male da farti ridere? – le chiese Harry, scherzoso, ma non troppo. Temeva che Ginny si fosse annoiata, nel corso di quella serata. D’altronde non avevano ballato granché, proprio perché lui non ne era capace, erano rimasti semplicemente ad osservare le coppie che ballavano, scambiandosi qualche commento e facendo quattro chiacchiere. A lui andava benissimo anche così, ma temeva che la ragazza non fosse della sua stessa idea.

- No, no… Tranquillo. Tu vai bene così come balli… Stavo solo pensando, tutto qui… - rispose poi Ginny.

- E a cosa pensavi? – indagò il ragazzo, curioso.

- A niente di importante… - rispose la ragazza, arrossendo ed abbassando lo sguardo.

- Sicura che non sia una cosa importante?

- Oh, va bene… Stavo solo pensando che fino a qualche mese fa non avrei mai creduto che tutto questo potesse accadere, ecco… Per me tu sei sempre stato l’irraggiungibile migliore amico di mio fratello, per quanto lo desiderassi, non avrei mai pensato che il mio sogno si sarebbe realizzato… - ammise la ragazza, con voce flebile.

Harry non poté fare a meno di sorridere: era la prima volta che Ginny si rivelava a lui a quel modo.

- Sinceramente nemmeno io credevo tutto questo possibile, fino a qualche mese fa… - le disse poi, stringendola a sé. La ragazza, sorridendo, si abbandonò a quella stretta, appoggiando il proprio capo sul petto del ragazzo.

- Beh… Allora godiamoci il momento… - disse la rossa, sorridendo, dopodiché avvicinò pian piano il proprio viso a quello di Harry, in modo da poterlo baciare.

 

 

 

Hermione si sentiva davvero al sicuro, stretta tra le braccia di Ron. Con la testa appoggiata sul suo petto, poteva udire il suo cuore battere velocemente quanto il proprio, se non di più. Era davvero felice della piega che la serata aveva preso. Tutto ad un tratto, però, le venne un dubbio.

- Ron?

- Sì?

- Non pensi che magari Lavanda si stia iniziando a chiedere dove diavolo ti sia cacciato? – gli chiese, alzando la testa in modo da poterlo guardare negli occhi.

- Dannazione, hai ragione! – esclamò il ragazzo, liberando subito Hermione dalla propria stretta, malvolentieri. Si era completamente dimenticato di Lavanda, dopo che era uscita dal bagno. Si diresse così verso la porta dell’aula, fermandosi all’uscio dicendo: - Tu aspettami fuori al cancello… Dico a Lavanda che sono stato poco bene e che preferisco tornare a casa, poi ti raggiungo…

La ragazza annuì, così, dopo che il rosso fu uscito dall’aula lo imitò, uscendo dall’edificio scolastico e mettendosi in attesa, davanti al cancello. Per ingannare il tempo, si guardò in giro e notò che il parco pullulava di coppiette felici. Sorrise amaramente, mentre una domanda le sorgeva spontanea: che cos’erano, adesso, lei e Ron?

 

 

 

 

 

E con questa domanda concludo il capitolo, che spero vi sia piaciuto… Si accettano scommesse… Che ve ne pare? Commentate, mi raccomando…

Ringraziamenti:

Debby12: Mi sa che sei rimasta in astinenza anche adesso… Scusa! Spero che la mia incolumità si sia salvata ancora, con questo capitolo… Vabeh… Ti ringrazio per la recensione e  per i complimenti, ma soprattutto per avermi aggiunto ai tuoi preferiti! Grazie mille! Baci

Milly92: Grazie mille della recensione e dei complimenti! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, dato che si parla ancora del ballo… Eheh… Come vedi qualcosuccia si è aggiustato… E ti prego, abbandona una volta per tutte i tuoi istinti omicidi nei miei confronti… XD Baci

Emgi: Come hai letto, all’inizio, sono stata un po’ impegnata, ultimamente… Ecco perché non ho aggiornato… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… E ti ringrazio della recensione! Baci

Dubhe: Ma ciao Gemel! Grazie della recensione e dei complimenti… Spero che questo chappy ti sia piaciuto… E ma racumandi, non pensare al pezzente e a mamma capra… Baci

MaKiCo: Grazie della recensione! Comunque sì, alla fine staranno insieme… Ma prima li devo fare penare un bel po’, da brava bastarda quale sono… XD E comunque sì, Lavanda e Cormac possiamo farli sistemare da Avril, come hai suggerito… Non è una cattiva idea, anzi… Baci

Ninny: Grazie della recensione e dei complimenti! Come vedi in questo capitolo la particina Harry/Ginny c’è stata… Ora però sono indecisa se metterne un’altra anche nel prossimo… Boh, vedremo… E anche Herm e Ron un pochettino si sono chiariti, anche se lei giustamente ha i propri dubbi. Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Baci

DreamGirl91: Non preoccuparti se eri di fretta… No problem! Come hai visto, Hermione non ha permesso a quel coso di baciarla, per fortuna… XD Grazie per la recensione e per i complimenti! Baci

Akane87: Avevi previsto anche questo? XD Mi sembra di stare parlando con la Cooman… XD Hai ragione, cavoli, Lavanda e Cormac sono davvero lo zimbello di tutti… XD Ma se lo meritano, e che cavolo! Un po’ dispiace, però, in effetti… Ma non dovevano mettersi tra Ron ed Hermione, cavoli… Si mettevano fra di loro e la facevano finita… XD Grazie per la recensione… Baci

Patience90: Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo… Grazie per la recensione e per i complimenti! Baci

Ginny Lily Potter: Anche tu sommersa dallo studio, a quanto vedo… Povere noi, Gennaio è un mese infernale… Fortuna che ormai è quasi agli sgoccioli… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto che la parte di Harry e Ginny ti abbia soddisfatta… Come ho detto a Ninny, sono indecisa se inserirli anche nel prossimo capitolo o meno… Vedrò se mi sentirò abbastanza ispirata… Fammi sapere che ne pensi… ^^ Grazie per la recensione e per i complimenti! Baci

Io: Grazie della recensione e dei complimenti, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo… Baci

Hermionina: Già, quando mi ci metto sono davvero cattiva… E perfida… Ma volevo lasciarvi in sospeso… XD Comunque non ti preoccupare per non aver visto l’aggiornamento, capisco come tu possa essere stata presa da DH (non riesco proprio a chiamarlo ‘Doni della Morte’, come ancora non mi capacito di certi obbrobri di traduzione… In inglese era molto meglio, te l’assicuro…), anche io lo sto leggendo, ma sono ferma al secondo capitolo… -_- Pensavo che rileggerlo sarebbe stato divertente, ma trovare il tempo sarebbe già un buon inizio… Vabeh, come vedi qui le cose si sono un pochino sistemate… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Grazie per la recensione! Baci

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Capitolo 14
*** Primi baci e complicazioni ***


14

14. PRIMI BACI E COMPLICAZIONI

 

Non appena fu entrato in mensa, per Ron fu facile individuare Lavanda. Era con Calì, appoggiata ad una parete: stavano parlando fittamente fra di loro, probabilmente scambiandosi commenti sulle coppie presenti in sala o sui vestiti che questa o quella ragazza indossava.

- Oh, eccoti finalmente! Ma si può sapere dove diavolo eri finito? – gli disse la bionda, andandogli incontro non appena lo vide dirigersi verso di lei.

- Sono stato male… Mi sa che mi conviene tornare a casa… - le rispose il ragazzo, portandosi una mano allo stomaco e fingendo una smorfia di dolore. L’aveva visto fare a Fred e George talmente tante volte, che ormai aveva imparato anche lui. Anche se bisognava dire che su sua madre quel trucco non aveva mai effetto.

- Mi dispiace, RonRon… Dai, vieni, che ti accompagno a casa, allora… - disse Lavanda, dispiaciuta, poi lo prese sotto braccio ed iniziò a dirigersi verso la porta. Il ragazzo però oppose resistenza, piantando fermamente i talloni al suolo, e disse: - No! Non ti preoccupare, davvero, ce la faccio da solo…

- Sicuro?

- Sì, sì… Tranquilla… Tu resta qui e goditi la festa, non voglio mica rovinarti la serata perché non sto bene… Divertiti… - disse Ron, tentando di convincere la ragazza a desistere dai propri intenti.

- Sei proprio sicuro? Guarda che per me non è un problema accompagnarti…

- Non ti preoccupare rimani qui con Calì e divertiti anche per me… Ripeto, non voglio rovinarti la serata. Sono io quello che sta male, non tu…

- Ma come sei tenero, ti preoccupi per me… - rispose Lavanda, buttandogli le braccia al collo e schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia, poi aggiunse: - Dai, se insisti tanto ti lascio andare… Mandami un messaggio quando arrivi a casa, ok? Buona notte…

- Buona notte… - disse il ragazzo, dandole distrattamente un bacio sulla guancia e sentendosi stranamente a disagio. Le aveva appena mentito, e lei gli aveva creduto. Pensava davvero che stesse male e che non volesse rovinarle la serata. Si era fidata. Di chi, poi? Solo di un codardo che non era in grado di dire la verità.

 

 

 

Hermione era al cancello ad aspettare Ron, battendo un piede per l’impazienza. Ma quanto diavolo di tempo ci stava impiegando? Non ci voleva tanto a dire “Lavanda, non sto bene. Vado a casa”. A meno che…

No, non poteva essere. Non doveva illudersi così, con quella facilità impressionante. Era da masochisti e lei si era fatta già fin troppo male, facendosi tutte quelle illusioni su Ron. Credere che lui in quel momento stesse lasciando Lavanda sarebbe stata l’ennesima pugnalata al cuore, che per guarire avrebbe impiegato del tempo che le sarebbe parso interminabile.

Non sapendo cos’erano lei e Ron, soprattutto dopo ciò che era successo negli ultimi tempi, non sapeva nemmeno cosa aspettarsi da lui. Avrebbe lasciato davvero Lavanda? Si sarebbero visti di nascosto? Sarebbero tornati amici come prima? Avrebbero avuto un semplice inciucio? Avrebbero trascorso insieme soltanto quella sera e poi basta, si sarebbero comportati come se nulla fosse successo?

Tutte queste domande le ronzavano nella mente, senza una risposta, creando ancora più confusione di quanta già non ce ne fosse. Cercava con tutta se stessa di provare a non pensare a niente, ma non ci riusciva. Non sapeva cosa diavolo pensare, eppure la sua mente stava lavorando troppo. Come avrebbe voluto possedere un telecomando in grado di spegnere il proprio cervello…

- Scusa se ti ho fatta aspettare, ma Lavanda voleva accompagnarmi a casa e ho dovuto convincerla a non farlo… - le disse Ron, appena arrivato, interrompendo quel turbinio confuso di pensieri. Aveva quasi avuto la tentazione di ringraziarlo, peccato che poi si fosse ricordata che era lui la causa di tutta quella confusione.

- Oh, non ti preoccupare… - disse a sua volta la ragazza, dandosi mentalmente della cretina per avere pensato anche solo per un secondo che quel ritardo fosse dovuto al fatto che il ragazzo stava lasciando Lavanda.

- Facciamo una passeggiata? – propose il rosso.

- Sì, ma non qui. Sai, se ci vedesse qualcuno… Non voglio affrontare le ire di Lavanda. E penso che nemmeno tu lo voglia… – rispose Hermione, reputando che sarebbe stato meglio così. Voleva parlargli e chiedergli chiarimenti, ma conoscendolo e soprattutto conoscendosi, sapeva che si sarebbero probabilmente messi ad urlare e in quel modo avrebbero attirato su di loro l’attenzione delle persone presenti nel parco.

Ron annuì, cominciando a camminare senza una meta ben precisa. La ragazza lo seguì, cercando di trovare le parole adatte, ma soprattutto il coraggio, per formulare la propria domanda.

 

 

 

- Ma quei due sono Ron ed Hermione? – chiese Ginny, rivolta ad Harry. Erano usciti nel parco con l’intento di fare una passeggiata, quando la ragazza aveva notato con la coda dell’occhio dure figure che le parevano familiari.

- Quali? – chiese a sua volta il ragazzo, aguzzando la vista.

- Quelli che sono appena usciti dal cancello… - rispose la ragazza, indicandoli con un cenno della testa. Harry strinse gli occhi per mettere bene a fuoco, e notò che Ginny aveva ragione: le due persone che erano appena uscite erano proprio Ron ed Hermione.

- Sì, cavoli, sono loro! – esclamò quindi, sorpreso.

- Pensi anche tu quello che penso io? – chiese la ragazza, sospettosa. Possibile che il fratello avesse lasciato Lavanda e adesso si stesse chiarendo con Hermione? No, non ne sarebbe stato capace, lo conosceva fin troppo bene, non avrebbe mai avuto il coraggio necessario per fare anche solo una delle due cose. Ma allora cosa diavolo stavano facendo quei due? E se… No, no! Stava parlando di suo fratello e della sua migliore amica! Si piacevano da secoli, quello sì, ma qualora si fossero dichiarati, lo avrebbero fatto alla luce del sole. O almeno così credeva.

- Dipende da cosa pensi tu… - rispose Harry, che si stava ponendo le stesse domande di Ginny. Ma non voleva credere che i due amici stessero avendo una tresca all’oscuro di tutti, non se lo sarebbero mai aspettato. Non da loro due.

- Io spero che si stiano chiarendo… Ma quello che penso è ben diverso… - spiegò la ragazza.

- Allora penso anche io quello che pensi tu… - convenne il ragazzo, lanciandole uno sguardo d’intesa, ma poi si affrettò ad aggiungere: - Sicuramente ci sbagliamo…

- Lo spero… - sussurrò Ginny, stringendosi ad Harry. Abbracciati, si incamminarono alla ricerca di una panchina libera. La trovarono poco più in là. Era anche abbastanza isolata rispetto alle altre. Non appena si sedettero, il ragazzo le passò un braccio attorno alle spalle. La rossa sorrise, accoccolandosi sul suo petto: la serata non faceva che migliorare.

 

 

 

Hermione camminava a testa bassa, senza dire una parola le braccia incrociate e lo sguardo fisso sui propri piedi. Anche Ron non era da meno, con l’unica differenza che teneva le mani nelle tasche dei pantaloni dello smoking. Descriverli come imbarazzati non avrebbe reso abbastanza l’idea.

“Avanti… Cosa ci vuole a fargli una semplicissima domanda?” si disse mentalmente la ragazza, per incoraggiarsi. Doveva chiarire con Ron, non poteva vivere nel dubbio per l’eternità. Doveva sapere cosa diavolo c’era fra loro due, ma soprattutto cosa provava lui per lei. Gli piaceva sul serio oppure era un semplice passatempo? Doveva saperlo, per non farsi illusioni e per non crearsi troppe aspettative, per non venire ingannata e delusa per l’ennesima volta. Per cui fece un respiro profondo e aprì bocca per dirgli tutto, ma lui, inconsapevolmente, la precedette dicendo: - C’è un parco, qui… Vuoi entrarci?

La ragazza annuì, dandosi mentalmente della stupida per non aver agito prima.

I due ragazzi entrarono così nel parco e si diressero verso una panchina, dove, pensava Hermione, avrebbero potuto sedersi e parlare di ciò che stava succedendo fra loro.

Non fu così, però. Non appena si sedettero, infatti, Ron prese la ragazza per le spalle e la baciò, agendo impulsivamente. Avrebbe voluto farlo già da un pezzo, la tentazione gli era venuta più volte nel corso della serata, sia quando erano in bagno, sia quando si erano rifugiati in quell’aula vuota.

Hermione rimase sorpresa, se quello era un tentativo di eludere un chiarimento che prima o poi ci sarebbe dovuto essere… Beh, tutto sommato non le dispiaceva. Ma prima o poi avrebbero dovuto parlare, lo sapeva. Se il giorno dopo o la settimana dopo non importava, avrebbero dovuto comunque farlo. Però, pensandoci bene, se non gli avesse parlato quella sera, avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per prepararsi il discorso, in modo da affrontare al meglio quell’argomento delicato.

“Sì… Gli parlerò uno di questi giorni…” pensò prima di lasciarsi definitivamente andare rispondendo al bacio. Gli allacciò le braccia al collo, stringendosi di più a lui, che spostò le proprie mani dalle spalle alla vita, attirando la ragazza più vicina a sé, dopodiché entrambi schiusero le labbra per approfondire il bacio. A quel contatto, fu come se un fuoco si stesse estendendo nei loro corpi, si sentirono irradiare da una calore che dal loro petto si diffondeva fino alla punta delle dita.

Non riuscivano a crederci. Finalmente stavano dimostrando i loro sentimenti, con quel gesto, finalmente erano riusciti a far capire all’altro che non era un semplice amico. Avevano capito che fra loro c’era attrazione, come minimo, dato che nessuno dei due sapevo che l’altro era innamorato.

Ed erano felici, immensamente felici. Lì su quella panchina, in quel parco, si stavano finalmente baciando, trasmettendosi parte di quello che provavano l’uno per l’altra, senza bisogno di spiegazioni.

Spiegazioni che però, prima o poi, sarebbero dovute arrivare, entrambi lo sapevano.

 

 

 

La mattina dopo, Hermione si svegliò, sbadigliando. Non appena ripensò alla sera prima, un sorriso si dipinse automaticamente sulle sue labbra, le stesse labbra che fino a poche ore prima era posate su quelle di Ron. Quel sorriso, però, fu subito guastato dal pensiero che ancora gli doveva parlare. Sprofondò nel letto per lo sconforto, nascondendo la testa sotto il cuscino.

Voleva già parlargli la sera prima, dopo che si erano baciati, ma non ne aveva avuto occasione, poiché dopo il primo bacio ce n’era stato un secondo, poi un terzo e così via, aveva perso il conto. Infine, gli intervalli di tempo fra un bacio e l’altro erano brevi, non duravano che un minuto, il quale veniva speso in sorrisi e sguardi che tentavano di trasmettere pensieri non espressi a parole.

Quando finalmente si era decisa a porre fine a quella piacevole attività per parlargli, dopo essersi staccata controvoglia dalle labbra di Ron, aveva dato una fugace occhiata all’orologio e aveva sgranato gli occhi, dopodiché si era alzata in piedi e aveva detto, dando una fugace bacio sulle labbra al ragazzo: - È tardissimo! Io devo andare, mio padre sarà all’ingresso della scuola a minuti!

Ed era corsa via, rischiando di inciampare più di una volta.

Era arrivata a scuola appena in tempo, poiché un attimo dopo aver raggiunto il cancello, aveva visto la macchina di suo padre arrivare. Solo una volta salita in macchina era riuscita a capacitarsi di quello che le era successo quella sera. Ed un sorrisino ebete le si era inevitabilmente formato sul viso. Non riusciva a crederci, eppure era successo: aveva appena baciato Ron Weasley.

Ma una fastidiosa vocina nella sua testa le aveva guastato quella bella sensazione, come del resto le stava guastando la mattinata. Quell’insistente vocina continuava a ricordarle che Ron aveva già una ragazza. E che quindi la loro era una situazione incasinata, che si sarebbe dovuta chiarire al più presto.

 

 

 

Quella stessa mattina, Ron era seduto, o meglio spaparanzato, sul divano, a vedere la tv. Si era alzato presto, sua madre se n’era stupita quando l’aveva visto scendere per primo a colazione. E se ne era stupito perfino lui, a dirla tutta. Ma non più di tanto, poiché sapeva bene perché si era alzato: non aveva chiuso occhio tutta la notte, o quasi. Aveva impiegato secoli a prendere sonno, la sera prima, poi quando si era svegliato, la mattina alle otto, non era più riuscito a riaddormentarsi. Continuava a pensare ad Hermione, a quello che avevano appena trascorso insieme. Era felice, si sentiva al settimo cielo. Ma a quella gioia si mischiava il senso di colpa.

Sapeva benissimo che quello che stava facendo era sbagliato, che stava assieme a Lavanda, che doveva lasciarla, se voleva stare con Hermione.

Perché non l’aveva fatto la sera prima, allora? Per semplice codardia. Non voleva rovinarla la serata, o almeno, quella era stata la scusa che aveva propinato a se stesso. Lasciarla nel bel mezzo di un ballo, quando fino a qualche istante prima se la stava tranquillamente sbaciucchiando, sarebbe stato davvero squallido. Conoscendola, poi, avrebbe fatto una scenata, mettendosi a piangere e urlando, attirando così l’attenzione di tutti.

Era quello che avrebbe dovuto fare, però. Avrebbe dovuto lasciarla, prima di andare in quel parco con Hermione. Così quella mattina si sarebbe potuto godere appieno la felicità che un avvenimento del genere meritava.

Ma non era troppo tardi per rimediare, così si ripromise che quel pomeriggio sarebbe andato da Lavanda, e le avrebbe detto tutto. La tappa successiva, poi, sarebbe stata la casa di Hermione, a cui avrebbe rivelato tutto ciò che provava per lei. Avrebbero avuto tanto da dirsi, da spiegarsi. Prima, però, lui si sarebbe assunto le proprie responsabilità. Voleva stare con lei alla luce del sole, non di nascosto.

In quel momento, il suono del campanello interrupe i suoi pensieri.

- Ron, puoi andare tu ad aprire? – urlò sua madre dalla cucina.

Controvoglia, il ragazzo si alzò, chiedendosi chi diavolo poteva essere, dato che non aspettavano nessuno, se non Harry, che però sarebbe venuto nel pomeriggio.

Non appena giunse alla porta, l’aprì e fu sorpreso nel trovarsi davanti Lavanda.

- Ciao, RonRon! – lo salutò questa, sorridendo.

- Ciao… – la salutò lui, di rimando, poi uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Non voleva certo che i suoi genitori e i suoi fratelli sentissero la loro conversazione! Infatti la ragazza, piombandogli in casa, gli aveva fatto pensare che quello fosse un segno del destino, che lo stava spronando a darsi una mossa e mettere subito in chiaro tutto ciò che c’era da chiarire.

- Come stai oggi? – gli chiese poi la bionda.

Ron alzò un sopracciglio, chiedendosi il perché di quella domanda, poi si ricordò che la sera prima aveva finto di stare male, per potersela tranquillamente svignare dal ballo.

- Bene… Sto bene… Era solo… - si interruppe per inventarsi qualcosa di abbastanza credibile, poi, avuto il lampo di genio, riprese: - Era solo un’indigestione… Con una camomilla di mia madre, è andato tutto a posto.

- Oh, bene! – esclamò la ragazza, sorridendo, poi gli si avvicinò, gli allacciò le braccia al collo e disse, con fare ammiccante: - Sai, potevo benissimo accompagnarti, ieri sera… Dopo che te ne sei andato, non mi sono divertita per niente! Non c’eri tu…

E, non ebbe concluso la frase, incollò le proprie labbra alle sue, in un bacio che per chiunque sarebbe stato mozzafiato. Ma non per lui, che stava rievocando alla mente le sensazioni provate la sera prima, quando al posto di Lavanda c’era Hermione. Rispose quindi a quel bacio controvoglia, staccandosi non appena ce ne fu l’occasione.

Lavanda parve non accorgersi che in Ron c’era qualcosa che non andava, così continuò per la sua strada, dicendo, mentre gli teneva ancora le braccia allacciate al collo: - Non ti chiedi come mai sono qui?

Effettivamente, il ragazzo si era posto quella domanda, ma chiederle “Che ci fai qui?” gli era sembrato poco educato, dopo il modo in cui l’aveva ingannata la sera prima, quindi aveva voluto mostrarsi gentile, per ingraziarsela e prepararla almeno un minimo a ciò che sarebbe stata costretta a sentirsi dire. E voleva ancora farlo, per cui rispose: - Beh, sì… Perché sei qui?

- Perché oggi parto! – annunciò la ragazza, poi aggiunse, vedendo la faccia sconcertata del ragazzo: - Te l’avevo detto, no?

Sinceramente, Ron non ricordava che la ragazza gli avesse detto una cosa del genere. Forse perché nella loro relazione il dialogo non era poi così importante e quindi lui non dava molto peso a quello che lei gli diceva.

- Sì, è vero, me ne ero dimenticato… - mentì quindi lui. Che avrebbe fatto, ora? Dirle e tutto e rovinarle la vacanza? Oppure starsene buono fino al suo ritorno?

Non riusciva a scegliere nessuna delle due opzioni. Da una parte voleva chiarire al più presto quella situazione, ma dall’altra sapeva che così facendo avrebbe rovinato alla ragazza le vacanze, e non si sentiva in grado di assumersi quella responsabilità. Le avrebbe infranto i sogni, spezzato il cuore, fatto versare fiumi di lacrime. Aggiungere a quella lista perfino le vacanze rovinate non gli pareva il caso.

Ma doveva farlo, prima o poi. E prima era meglio era.

Però… Quando una delle due soluzioni gli appariva quella giusta, immancabilmente tornava a galla l’altra, mandandolo nuovamente in confusione.

- Io lo so perché te ne sei dimenticato… Perché sai che starò via tre settimane e che ti mancherò terribilmente, per cui hai preferito rimuovere tutto! – disse Lavanda con una risatina, facendo così optare Ron per la seconda opzione. Come diavolo avrebbe fatto a spezzarle il cuore, quando lei era così felice?

- Già… - disse lui, abbassando lo sguardo. Non riusciva a guardarla negli occhi, si sentiva in colpa per quello che le stava facendo e che le avrebbe fatto.

- Beh, allora ti renderò questa mancanza un po’ più leggera… - disse Lavanda con voce seducente, spingendo Ron sui gradini del pianerottolo d’ingresso, dopodiché gli si sedette sopra a gambe divaricate e lo baciò con passione, conscia del fatto che lo avrebbe rivisto di lì a tre settimane. Quando si staccò, scese con le labbra fino all’incavo del collo, lasciando una scia di baci.

Il ragazzo era sorpreso da tutta quella foga e rimase immobile, lasciandola fare. Sapeva che lei sarebbe partita per tre settimane, durante le quali non si sarebbero visti, però… Insomma, erano pur sempre sul pianerottolo di casa sua! Non osava immaginare cosa sarebbe successo se qualcuno avesse aperto la porta o si fosse semplicemente affacciato alla finestra…

Fortunatamente, non appena nella sua mente si formarono le immagini di Fred e George intenti a ricattarlo con la scusa che avevano filmato tutto, la ragazza si staccò, riportando il proprio viso all’altezza del suo e dicendo: - Ti ho anche lasciato un ricordino… Beh, ci vediamo fra tre settimane!

E detto questo si alzò, trotterellando felice verso il cancello.

Ron, ancora scosso, si alzò a sua volta, dopodiché rientrò in casa.

- Chi era? – gli chiese sua madre, dalla cucina.

- Un… Un mio compagno di scuola… - borbottò il ragazzo, prima di sparire su per le scale e quindi in camera propria, dove si buttò a peso morto sul letto.

Sconvolto, si passò una mano fra i capelli.

“Mi sono cacciato proprio in un bel casino…” pensò, chiudendo gli occhi e cercando di svuotare la mente.

 

 

 

 

 

È proprio un bel casino, vero?

Scusate se il capitolo è più corto del solito, ma mi serviva assolutamente concluderlo qui. E scusate se aggiorno soltanto ora, ma ultimamente mi è risultato difficile scrivere, causa studio e calo di ispirazione… Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo, dove, finalmente, i due si danno una svegliata… XD

Mi raccomando, commentate!

Ringraziamenti:

Patience90: Grazie della recensione e dei complimenti! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo… Baci

Joannadellepraterie: E fai bene a non essere ancora tranquilla per quei due, come vedi… ^^ Grazie della recensione e dei complimenti! Baci

Dreamgirl91: Grazie dei complimenti e della recensione, mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto… Spero ti piaccia anche questo…^^ Come vedi, Ron si voleva sbrigare a lasciare Lavanda… Ma sono giunte complicazioni… Anch’io sono aspirante/potenziale killer, per cui possiamo metterci d’accordo e tenderle un agguato in spiaggia… XD Scherzo… Mi spiace per l’attesa…^^ Baci

Akane87: Il nostro Ron finalmente si era deciso, ma come vedi non è andato tutto come ci si aspettava… Ti aspettavi anche questo contrattempo? XD Comunque stai tranquilla, questa ff non la pianto in asso… So già come deve svolgersi e concludersi, devo solo metterlo su carta…^^ Grazie della recensione e dei complimenti… Baci

Ninny: Anche in questo capitolo c’è un pezzettino Harry/Ginny, come vedi. Spero ti sia piaciuto…^^ E Ron ed Hermione… Beh… Vedi anche tu che è un po’ complicata, come cosa… XD Sembra che si siano riappacificati… Ma nulla è come sembra… Muhahaha… Grazie della recensione e dei complimenti… Baci

Milly92: In questo capitolo credo di aver dato qualche rispostina alle tue domande…^^ Ehm… Vero che non consideri quella che Ron ha fatto in questo capitolo una cretinata? Perché altrimenti io sono morta, dato che riaffiorano i tuoi istinti omicidi… Grazie  della recensione e dei complimenti!

Baci

Io: Già, era ora…^^ Grazie della recensione e dei complimenti… Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto… Baci

Emgi: Grazie dei complimenti e della recensione… L’infarto a Lavacca è un’idea allettante, ora che ci penso… XD Baci

MaKiCo: Finalmente sono riuscita ad aggiornare… Altrimenti mi uccidevi! Comunque… Scusami se non ti ho risposto all’e-mail, ma mi è passato di mente…^^ La verifica di mate è andata, grazie al cielo… 7… Che sollievo… Vabeh, spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Grazie della recensione e del supporto su msn…^^ Tvtb Baci Ps: Appena posso vengo a recensirti, ultimamente non ho avuto molto tempo…^^

Debby12: Ehehe… Qui si chiarisce cosa sono quei due? Spero almeno un pochino, altrimenti vado a nascondermi… XD Grazie della recensione e dei complimenti, spero che anche questo chap ti sia piaciuto…^^ Baci

Hermioncina Weasley: Grazie della recensione e dei complimenti! Mi fa piacere che la storia ti sia piaciuta… Spero che continuerai a seguirla… Baci

Ginny Lily Potter: Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, come il precedente… C’è una piccola particina Harry/Ginny, anche se è piccola, appunto…^^ Grazie della recensione e dei complimenti… E con la tua ff continua così, che vai alla grande… Appena posso leggo e commento il secondo capitolo… Baci

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Capitolo 15
*** Solo un ripiego? ***


15

15. SOLO UN RIPIEGO?

 

Quel pomeriggio, Hermione decise di andare alla Tana, dato che voleva parlare con Ginny. E anche con Ron, nel caso fosse stato in casa, ma prima voleva un parere dell’amica. Aveva infatti deciso che le avrebbe detto tutto, per avere una sua opinione, un suo consiglio. E per sfogarsi, semplicemente. Aveva voglia di urlare al mondo ciò che le era successo la sera prima, ma non poteva. Però pensava che le fosse almeno concesso sussurrarlo alla propria migliore amica.

Quindi uscì di casa, e nel giro di mezzora fu alla Tana, dove suonò il campanello. Rimase sorpresa, quando Ron venne ad aprirle la porta.

“Beh, dopotutto abita qui, no? E sono venuta qui anche per lui, quindi è inutile che rimango così sorpresa…” si disse mentalmente, poi lo salutò, timidamente, abbassando lo sguardo.

- Ciao, Hermione. – la salutò lui di rimando, grato del fatto che fosse lei e non Lavanda. Non si era ancora del tutto ripreso da quella mattina.

- Ginny è in casa? – chiese poi la ragazza, passandosi una mano tra i capelli.

- No, è da Harry. – le ripose Ron, rimanendo deluso dal fatto che Hermione fosse venuta lì per la sorella, e non per lui.

- Dovevo immaginarlo… - constatò la ragazza, borbottando. Proprio quando aveva più bisogno di lei… Ma d’altronde non poteva biasimarla, era piombata a casa sua senza alcun preavviso.

- Beh, io allora vado… - disse poi, riavviandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro. Alla vista di quel gesto, Ron impazzì, non rendendosi conto di cosa Hermione avesse effettivamente detto. Solo quando la vide dargli le spalle e allontanarsi si accorse che se ne stava andando. Ma non voleva.

Così, dopo essersi chiuso la porta alle spalle, la seguì e dopo pochi passi la raggiunse, costringendola a fermarsi, dopo averla bloccata prendendola per un braccio. Lei, sorpresa, si voltò e disse: - Devi dirmi qualcosa?

Forse sperava che gli fosse venuto un lampo di genio e che anche lui si fosse accorto che avevano bisogno di una bella chiacchierata per potersi chiarire. Di certo le avrebbe facilitato le cose.

Ron però non rispose, si limitò ad attirarla a sé ed abbracciarla. Avrebbe voluto dirle miliardi di cose, ma al tempo stesso non gliene veniva in mente nemmeno una. E in più la sua lingua era come paralizzata, non riusciva ad articolare alcun suono. Così decise di far parlare i gesti, continuando ad abbracciarla.

Hermione ricambiò l’abbraccio, affondando la testa nel suo petto e respirando il suo profumo. Non c’era bisogno di parlare, non in quel momento, almeno. Qualunque parola avrebbe potuto guastarlo, e lei non se la sentiva di accollarsi quella responsabilità. Ma non poteva restare. Quell’abbraccio era tanto un sollievo quanto una tortura, così si fece coraggio, gli diede un leggero bacio sulla guancia e fece per sciogliersi da quella stretta. Sapeva cosa sarebbe successo, se fosse rimasta tra le sue braccia, a bearsi di quel contatto. Per quanto se lo fosse ripromessa, sapeva che se fosse rimasta lì non sarebbe riuscita a parlargli. Lui, da quel punto di vista non era ben disposto, da quanto aveva capito. Per carità, non che la cosa le dispiacesse, ma… Preferiva mettere le cose in chiaro, prima.

Ma Ron non era della stessa idea. Non appena si accorse che stava cercando di allentare la presa per potersene andare, la strinse ancora di più a sé e, dato che il viso di lei era rimasto all’altezza di quello di lui, la baciò, facendo presa su suoi fianchi per attirarla a sé.

La ragazza ricambiò il bacio per un attimo, lasciandosi prendere dall’emozione del momento, poi la sua parte razionale ebbe il sopravvento, così si staccò controvoglia, con l’intenzione di mettere tutto in chiaro, di parlare della questione Lavanda e di cosa lui avesse intenzione di fare. Ma dalla bocca le uscì soltanto un suono disarticolato, che fu: - E… Lavanda?

Si pentì subito dopo aver pronunciato quel nome. Avrebbe voluto organizzare meglio il discorso, presentare la questione in un altro modo, non in maniera così disarmante.

Ron, infatti, rimase sorpreso da quella semplice e allo stesso tempo difficile domanda, così riuscì soltanto a borbottare: - È partita, torna fra tre settimane…

Fece per baciarla di nuovo, ma Hermione si tirò indietro, sciogliendosi bruscamente dall’abbraccio e dicendo, infuriata: - Ah, è partita, eh? E allora hai pensato bene di trovarti il ripiego! E guarda caso la tua scelta è ricaduta su di me, vero? Vai a quel paese, e fammi il favore di restarci a vita!

Poi si voltò e si diresse verso il cancello, ma lui la fermò nuovamente prendendola per una braccio, la costrinse a voltarsi e le disse: - Non è quello che intendevo!

La ragazza gli rivolse uno sguardo inceneritore e nel farlo gli occhi le caddero alla base del collo di Ron, dove notò una cosa che prima non aveva visto, così si liberò con uno strattone dalla stretta del ragazzo e gli chiese, gli occhi ridotti a due fessure, pur sapendo già la risposta, con gli occhi ridotti a due fessure: - E quello cos’è?

Il rosso arrossì di colpo, abbassando lo sguardo e portandosi istintivamente una mano a coprire il succhiotto che Lavanda gli aveva lasciato quella mattina, alla base del collo.

Hermione, facendo due brevi calcoli, era giunta alla conclusione che Ron doveva aver visto la bionda per forza in mattinata, dato che la sera prima non aveva alcun segno del genere sul collo, e lei di certo non gliene aveva lasciati. Non era mica imparentata con una sanguisuga, lei!

A parte la gelosia che provava e gli istinti omicidi che stava rivolgendo alla ragazza, stava anche pensando che quello che aveva detto poco prima al ragazzo era la verità: lei era soltanto un ripiego. Insomma, se Lavanda quella mattina era venuta a casa di Ron, perché diamine lui non le aveva detto le cose come stavano? Semplicemente perché aveva intenzione di tenere il piede in due scarpe. Perché non dirglielo, quindi? Così avrebbe saputo cosa aspettarsi, senza rimanere delusa ogni volta che lo vedeva, come stava succedendo anche in quel preciso momento.

- Adesso ho capito tutto, sai? Togli pure quella mano dal collo, ormai non serve a nulla nascondere quel coso. – disse pronunciando con particolare enfasi quell’ultima parola. Chiamarlo col suo nome le evocava alla mente immagini di Lavanda con la testa affondata nell’incavo del collo di Ron, e la cosa la faceva ribollire di gelosia, per cui preferiva evitare.

- Sono solo un ripiego? Beh, bastava dirlo! Almeno non sarei arrivata a questo punto, dannazione! Però ora che lo so mi metto il cuore in pace, quindi vai al diavolo! – proseguì la ragazza, caricando le parole con tutto l’odio che provava. Non che odiasse Ron, anzi, provava per lui sentimenti diametralmente opposti, ma odiava il modo in cui lui la faceva sentire e soprattutto il modo in cui lui si comportava. Non poteva giocare così con i suoi sentimenti, diamine! E lei era stata talmente stupida da poterglielo permettere. Quindi in quel preciso istante si ripromise che non gli avrebbe mai più lasciato fare una cosa del genere, non voleva soffrire ulteriormente, così prese un respiro profondo, si voltò e si incamminò verso casa. Se lui l’avesse fermata per la terza volta, non avrebbe certo esitato a tirargli un ceffone e correre via.

Non ne avrebbe però avuto bisogno, dato che Ron era rimato immobile, lo sguardo fisso nel vuoto, ferito dalle sue parole. Aveva frainteso tutto, come al solito! Non gli aveva lasciato nemmeno la possibilità di spiegare, si era subito avventata contro di lui, chiedendogli cos’era quel succhiotto, apposta per non dargli possibilità di replica.

La fissò allontanarsi fino a che non sparì dalla sua vista, sperando fino all’ultimo che tornasse indietro per chissà quale motivo. Questa volta lui non l’avrebbe di certo fermata, sarebbe stato come rinunciare definitivamente al suo orgoglio, che già quel giorno era stato calpestato alla grande.

Sbuffando, rientrò in casa, pensando che si sarebbe sfogato con una bella partita alla play.

 

 

 

Hermione era furibonda. Si sentiva presa in giro, usata come una bambola di pezza, che Ron prendeva e buttava in un angolo a suo piacimento. Lui la usava solo quando la bambola gonfiabile Lavanda non era disponibile.

Scosse la testa, pensando allo stupidissimo paragone che aveva utilizzato. Purtroppo, però, rappresentava bene come stavano le cose. Era la verità.

Inevitabilmente, calde lacrime iniziarono a scorrerle sulle guance. Dopotutto era sola, non era più di fronte a Ron. Aveva già pianto troppo davanti a lui, e non voleva che la cosa si ripetesse, più che altro per una questione di orgoglio.

Si era di nuovo illusa, per l’ennesima volta. In quelle ultime settimane non faceva altro, sembrava quasi che lo facesse apposta, che fosse masochista. Ma non era così, fosse stato per lei ci avrebbe messo una pietra sopra da tempo. L’Hermione razionale aveva optato per quella soluzione fin da subito e ci aveva anche provato, ma l’Hermione emotiva aveva avuto il sopravvento, continuando a ripetersi che prima o poi Ron e Lavanda si sarebbero lasciati e che la sua attesa sarebbe stata sicuramente premiata.

Sospirò, pensando che così facendo si stava solo facendo del male. Non valeva la pena aspettare, non ci avrebbe ricavato nulla, soltanto altro dolore e altre delusioni. Ed era stufa.

“Basta! Queste sono le ultime lacrime che verserò per lui!” pensò, asciugandosi rabbiosamente le lacrime col dorso della mano. Non sapeva quanto si sbagliava.

 

 

 

Ginny tornò a casa per le cinque, dopo essere stata tutto il giorno da Harry. Era andata da lui quella mattina e avevano trascorso tutta la giornata in giro per Londra, pranzando rigorosamente da McDonald’s. Non era la prima volta che facevano una cosa del genere, ma quel giorno era più felice del solito, non sapeva nemmeno lei il perché. Forse per via del fatto che finalmente fossero in vacanza e che quindi avrebbero avuto più tempo da trascorrere insieme. Quella fantastica giornata non era che l’inizio, si disse.

Salì in camera col sorriso sulle labbra, ma nel farlo sentì un urlo disumano provenire dalla camera di Ron. Probabilmente stava giocando ad uno di quegli stupidi videogiochi che adorava tanto e aveva il volume talmente alto che quindi ogni volta che uccideva qualche mostro si sentivano rumori del genere.

“Strano che mamma non si sia ancora lamentata…” pensò sdraiandosi sul letto e prendendo un libro dal comodino, aprendolo alla pagina a cui era rimasta. Dopo qualche minuto, però, notò che la lettura le riusciva difficile, dato che ogni dieci secondi circa sentiva urla disumane provenienti dalla camera di Ron, così si diresse sbuffando fino alla camera del fratello. Dovette bussare due volte prima che lui le aprisse.

- Che vuoi? – le chiese lui, scocciato per essere stato interrotto sul più bello.

Ogni buona intenzione di essere gentile svanì all'istante dalla mente di Ginny, a quella domanda posta con quel tono.

- Che abbassi il volume della tv, dato che starei tentando di leggere. – rispose quindi la ragazza, con le braccia incrociate e un sopracciglio alzato.

Ron fu sorpreso di notare quanto quell’atteggiamento gli ricordasse la madre, ma non si lasciò certo intimidire, così disse: - Col cavolo!

Ginny a quella risposta s’infuriò ancora di più, così entro in camera, dopo aver scansato il fratello, spense la tv e staccò la spina della playstation.

- Adesso posso leggere in santa pace, finalmente! – disse, trionfante, facendo per uscire dalla stanza. Ma Ron fu più veloce di lei e si piazzò davanti alla soglia, impedendole la fuga.

- Ma sei una cogliona! Non avevo salvato, e avevo appena superato un livello difficilissimo! – sbottò il ragazzo, urlando, con le mano stretta a pugno, accanendosi contro la sorella più del dovuto.

La ragazza non si scompose, d’altronde era abituata a quelle scene, con sei fratelli maggiori. Doveva esserci sicuramente sotto qualcosa, quella reazione era spropositata, anche perché non era la prima volta che gli staccava la spina della playstation. Solo che di solito lui si limitava a buttarla fuori dalla stanza, borbottando imprecazioni fra sé e sé.

- Avanti, dimmi che hai… - sospirò Ginny, andandosi a sedere sul letto e facendo segno al fratello di fare altrettanto.

- Come che ho? Mi hai appena spento la play, dopo che avevo superato un livello che era da una settimana che cercavo di superare! Non avevo salvato e ora mi tocca rifare tutto, ecco che ho! – sbottò lui, urlando e lanciandole sguardi omicidi.

- Non è la prima volta che lo faccio, lo sai. E non hai mai reagito così. Quindi adesso ti siedi e mi dici cos’hai, senza urlarmi contro a questo modo. – disse la ragazza, pacata.

- Non ho niente! – urlò il ragazzo, facendole segno di uscire dalla stanza, con l’indice puntato verso la soglia.

Ginny sbuffò, decisa a non muoversi di lì. Era chiaro che Ron avesse qualcosa, e lei voleva sapere di cosa si trattava, anche per curiosità. Pensava infatti che quel qualcosa aveva a che fare col fatto che la sera prima lo aveva visto uscire da Hogwarts con Hermione.

Lo fissò con sguardo indagatore, notando una cosa che era passata inosservata fino a quel momento: il fratello aveva un succhiotto alla base del collo.

E se…? No, non riusciva nemmeno a pensarci. L’immagine di suo fratello e della sua migliore amica intenti a pomiciare come due sanguisughe si rifiutava di fare anche solo capolino nella sua mente. Le pomiciate selvagge erano una prerogativa di Ron e Lavanda, nel caso in cui il fratello si fosse messo con Hermione, il rapporto sarebbe stato diverso, la sua migliore amica era l’opposto di Lavanda, diamine!

- Cos’è quello? O meglio, chi te lo ha fatto, dato che si vede benissimo cos’è? – gli chiese, preoccupata di ciò che il ragazzo avrebbe potuto risponderle.

Ron spalancò gli occhi, sorpreso dalla domanda, dopodiché rispose: - Come chi me l’ha fatto? Lavanda, no? E chi, altrimenti?

Ginny tirò un sospiro di sollievo, poi borbottò, in imbarazzo: - Sì, sì… Lavanda, ovvio…

- Perché, scusa, chi pensavi che fosse? – chiese il ragazzo, sospettoso, avvicinandosi al letto.

- Ma no, nessuno… - rispose la sorella, abbassando lo sguardo.

- No, e che cavolo, adesso me lo dici!

- Beh, insomma… Ieri sera io ed Harry ti abbiamo visto uscire da Hogwarts con Hermione, e così pensavo… - ammise la ragazza, lasciando la frase in sospeso, a libera interpretazione.

- Pensavi che il succhiotto me lo avesse fatto lei… - concluse Ron per lei. Il solo sentir nominare il noma di Hermione, gli aveva fatto ricordare come si era concluso il colloquio di quel pomeriggio, a cui era riuscito a non pensare, fino a quel momento.

Ginny annuì, in tutta risposta, tenendo lo sguardo basso, poi, qualche istante dopo, chiese, buttando lì la questione come se nulla fosse: - Ma allora che ci facevate ieri sera tu ed Hermione, fuori Hogwarts?

- Oh… Ehm… Ci stavamo chiarendo… - inventò Ron al momento.

- Meno male! Dovresti essere felice, no? – disse la sorella, sollevata. Finalmente quei due si erano decisi a chiarirsi. E da una cosa nasce l’altra…

- No… - rispose il ragazzo, sospirando, sedendosi anch’egli sul letto.

- Perché?

- Abbiamo litigato di nuovo, questo pomeriggio. – le spiegò Ron. Dopotutto, non era del tutto una bugia.

- Immagino che non abbia gradito il ‘segno di battaglia’, eh? – chiese Ginny, tentando di metterla sul ridere.

- Eh già…

- Ma ieri sera non lo aveva notato? – chiese la ragazza, curiosa.

- No, non ce lo avevo. Me lo ha fatto stamattina. È venuta a salutarmi perché è partita per stare via tre settimane, così ha voluto lasciarmi un ricordino… - le raccontò il fratello.

- Ah. Non ne sei molto entusiasta, però, vedo… - constatò Ginny, al contempo sorpresa per l’intraprendenza di Lavanda.

- No, esatto… - le confessò il fratello, sospirando.

- La vuoi lasciare? – chiese la ragazza, ricevendo in tutta risposta un grugnito, che a quanto pare equivaleva ad un ‘sì’.

- E perché non glielo hai detto stamattina? – indagò quindi Ginny.

- Non volevo rovinarle la vacanza…

- Ma così ti rovini tu, non vedi? Mandale un messaggio, fidati… - gli consigliò la sorella.

- No! Glielo devo dire in faccia, è da codardi nascondersi dietro ad un sms… - sbottò Ron, pur sapendo che era l’ultima persona sulla faccia della terra che poteva parlare di codardia.

- Chiamala, allora… - suggerì quindi la ragazza, anche se la pensava esattamente come il fratello. Se la cosa lo faceva stare così male, però, era meglio eliminare subito il problema alla radice, anche se ciò significava fare il codardo.

- Eh già, perché è diverso un messaggio, da una telefonata, vero? – disse il ragazzo, sarcastico. Era una cosa che doveva fare di persona, lo sapeva.

- Beh, sì! È diverso leggere un tuo messaggio, che sentire la tua voce… - replicò Ginny, arrampicandosi sugli specchi.

- No, Ginny… Non posso… - sospirò il fratello, prendendosi la testa tra le mani. Più pensava alla situazione assurda in cui si era cacciato, più si accorgeva che era davvero incasinata, e più gli veniva mal di testa.

 

 

 

Hermione era accasciata sul proprio letto, con lo sguardo fisso sul soffitto, a pensare. Era riuscita a non piangere, da quando era arrivata a casa. Si era fiondata in camera, e lì era rimasta, senza nemmeno cenare. Non aveva appetito, lo stomaco le si era chiuso, talmente era triste. Ma non doveva piangere, non poteva. Aveva fatto una promessa a se stessa. Avrebbe dimenticato Ron.

Sarebbe stato difficile, lo sapeva, ma era necessario. Non poteva andare avanti così.

Aveva una gran voglia di piangere. Il labbro inferiore le doleva, a furia di morderlo per trattenere le lacrime. E in più aveva una enorme groppo in gola, una magone che non riusciva a mandare giù, per quanto lo volesse.

Stava cercando di pensare ad altro, di togliersi dalla testa l’immagine di Ron, ma questa faceva insistentemente capolino nella sua testa, facendola impazzire. Non poteva e non voleva pensare a lui, ma era più forte di lei. Aveva provato a guardare un po’ di tv, ma non era servito. Era incappata in un telefilm adolescenziale, in cui c’era una ragazzo innamorato di una ragazza, che lo ricambiava. C’era però un problema: lui stava con un’ altra. Notando quanto quella situazione si rispecchiasse perfettamente in quella che stava vivendo, aveva afferrato il telecomando e con rabbia aveva premuto il pulsante per spegnere la tv.

Si era messa a fare qualche compito, ma nemmeno quello era servito a distrarla. Così aveva preso un libro di quelli assegnati per le vacanze e aveva iniziato a leggerlo, ma nemmeno quello aveva funzionato.

Sbuffò: odiava il fatto che Ron monopolizzasse i suoi pensieri a quel modo. Più cercava di mandarlo via dalla sua mente, più essa si concentrava su di lui, su quanto fosse bello, su quanto i suoi capelli fossero rossi, su quanto le sue lentiggini sul viso lo rendessero carino, su quanto baciasse bene… E soprattutto sulla gran voglia che aveva di posare le proprie labbra su quelle morbide di lui.

“Santo cielo, basta! Perché continuo a farmi del male pensandolo? Non sarà mai mio, non lo è, né lo è mai stato. Ieri sera è stata solo una cosa casuale, non doveva succedere. D’altronde sono solo un ripiego, per lui. Anche se mi lasciassi andare, adesso, quando tornerà Lavanda, tutto diventerebbe nuovamente come prima. Lui resterebbe con lei, mentre io lo guarderei da lontano, soffrendo e ripensando a quello che c’è stato tra di noi, sapendo che non ci sarà mai un ‘noi’. La devo smettere, è meglio piantarla qui, prima che qualcuno si faccia veramente male. E quel qualcuno sarei io. E io non voglio assolutamente soffrire, sono già stata male abbastanza per lui. Ora basta. Mi concedo solo questo giorno per crogiolarmi nel mio assurdo dolore, poi da domani si cambia registro, si volta pagina, perché così non può continuare. Basta!” pensò rabbiosamente Hermione, stringendo le mani a pugno. Forse, se avesse continuato a ripetersi quelle cose mentalmente, prima o poi si sarebbe convinta che era la cosa più giusta da fare.

Si rigirò su un fianco, sperando che quella situazione finisse presto.

 

 

 

 

 

 

Che ve ne pare?

Spero che vi sia piaciuto, anche se i nostri due piccioncini non se la passano proprio bene… Ma nel prossimo capitolo le cose si risolveranno, almeno in parte… Mi raccomando, recensite!

Ringraziamenti:

Arya: Grazie della recensione e dei complimenti! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Comunque non sei la prima a suggerirmi di far morire Lavacca… XD Quasi quasi ci faccio un pensierino… Baci

MaKiCo: Grazie mille della recensione e dei complimenti! Come vedi non sei l’unica a far penare questi due… Anche io mi ci sto mettendo, e alla grande… Ma vedrai che ora della fine si risolve tutto… Domani recensisco il tuo capitolo, l’ho già letto, solo che andavo di fretta… Tvb… Baci

Emgi: Eccoti accontentata, ora sai cosa Lavacca ha lasciato a Ron e tutti i casini che ne sono derivati… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci

Ninny: Faranno pace esattamente nel prossimo capitolo… Eheh… Grazie per la recensione… Baci

Milly92: Le tue teorie sono state smontate, come vedi in questo chap… XD Ron è codardo, ma fino ad un certo punto… E come dici tu, Lavacca non lo merita per niente… Grazie della recensione e dei complimenti, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Baci

Debby12: Grazie della recensione e dei complimenti! Non preoccuparti se eri di fretta, hai reso comunque l’idea…^^ Baci

DreamGirl91: Eh già, i ragazzi sono tutti uguali, purtroppo… No comment, su questo argomento avrei molto da dire… Vabeh… Come vedi, Hermione non l’ha presa per niente bene, anzi… E sul ricordino di Lavacca ci hai azzeccato… Vedrò di inserire anche le prese in giro dei gemelli, mi ispirano… XD Grazie della recensione e dei complimenti! Baci

MaryPotter92: Grazie mille della recensione e dei complimenti! Mi fa piacere che la storia e le sue complicazioni ti piacciano… E avevi ragione, in questo chap ne sono successe delle belle… Aspetta di andare avanti… Eheh… Baci

Akane87: Oh, bene! Sono riuscita a stupirti! XD Scherzo… J Quello che succederà in queste tre settimane inizierò a descriverlo dal prossimo capitolo, preparati, perché ne vedremo delle belle… Grazie della recensione! Baci

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Capitolo 16
*** Chiarimenti ***


Ciao

Ciao! Buona Pasqua a tutti! E buona lettura!

 

16. CHIARIMENTI

 

Hermione era in camera, a leggere, quando fu interrotta da Ginny, che irruppe in camera senza nemmeno bussare, precipitandosi sul letto accanto all’amica.

- Ron mi ha detto che ieri sei passata… Mi dovevi parlare, giusto? Quindi eccomi qui! – disse, sorridendo. Poi, notando che Hermione la stava fissando con un sopracciglio alzato, le disse: - E ciao, comunque.

- Ciao… - rispose l’amica, chiudendo il libro che stava leggendo e posandolo sul comodino, poi aggiunse: - In effetti ieri ti dovevo parlare… Ma ormai non serve più a nulla.

- Perché tu e Ron avete litigato di nuovo, lo so… Ma se vuoi insultarlo e quindi sfogarti un po’, fa’ pure. - sospirò Ginny, in tono comprensivo.

Hermione sgranò gli occhi: possibile che Ron fosse stato così idiota da raccontare tutto a sua sorella? Nel giro di pochi secondi, però, quel pensiero sparì come era venuto. Di certo Ginny non sarebbe stata così comprensiva né nei confronti del fratello, né nei suoi. O almeno, non lo sarebbe stata non prima di aver detto loro che erano due cretini che avevano una particolare arte per complicare le situazioni più semplici.

Il giorno prima voleva dirle tutto, ma ormai non ne vedeva più il motivo. Il timore di essere giudicata era tornato a galla, facendola indugiare sui propri passi.

- Ron ti ha detto tutto? – chiese poi, stando attenta a non farsi tradire dal proprio tono di voce. Voleva accertarsi che la stupidità del ragazzo non si spingesse fino a confini inesplorati, ma non voleva esporsi troppo.

- Sì… - rispose Ginny, con una semplicità disarmante.

- E cosa, esattamente? – chiese Hermione, titubante. Poi, vedendo l’espressione enigmatica che andava dipingendosi sul volto dell’amica, si affrettò ad aggiungere: - No, giusto per sapere… Almeno non ti ripeto le stesse cose.

La ragazza parve convinta, poiché rispose: - Beh, mi ha detto che la sera del ballo vi siete chiariti… E che poi avete litigato di nuovo, ieri, quando hai visto il succhiotto che Lavanda gli ha lasciato.

Hermione tirò mentalmente un sospiro di sollievo. Grazie al cielo Ron aveva raccontato solo una mezza verità. Lo avrebbe ringraziato, se non fosse stata arrabbiata con lui. Ma nel momento in cui quel pensiero le balenò alla mente, fu subito sostituito da quello che molto probabilmente aveva mentito anche per se stesso, non solo per lei. Lo aveva fatto per salvarsi la faccia.

- Beh, sì. Non c’è molto da aggiungere. – sbottò quindi la ragazza, iniziando a tormentarsi una ciocca di capelli con le dita.

- Eh, no, non credere di scamparla così! Voglio i dettagli… Voglio sapere da chi è partita l’idea di mettere da parte l’orgoglio, testardi come siete! – disse Ginny, sia perché voleva metterla sul ridere, sia perché era davvero curiosa.

- Non mi va di parlarne, scusa… - ribatté Hermione, incrociando le braccia sul petto. L’ultima cosa che voleva in quel momento era inventarsi avvenimenti che non erano accaduti, sapendo che non avrebbe potuto fare a meno di pensare a ciò che era successo in realtà. Era dal giorno prima che cercava di cacciare quelle immagini dalla mente, e in parte ci stava anche riuscendo. L’arrivo di Ginny, però, aveva rovinato tutto, facendole pensare a Ron più del dovuto, quando il giorno prima si era ripromessa di dimenticarlo.

- No, scusami tu… Sei giù per la litigata di ieri e io sto qui a parlarti di mio fratello… - disse l’amica, dispiaciuta.

- Già… - disse Hermione in un sussurro, cercando di pensare ad altro.

- Beh, l’unica cosa che posso dirti per tirarti su un pochino il morale è che Ron vuole lasciare Lavanda… - rivelò Ginny, facendo apposta a lasciare in sospeso il discorso.

- Sì, certo. Dopo l’incontro ravvicinato che hanno avuto ieri non credo proprio. Avrai visto anche tu che bel ricordino lei gli ha lasciato… Anche perché, come non vederlo? E non penso che lui avesse nulla in contrario mentre lei… Beh, hai capito. - ribatté Hermione, sbuffando. Era inutile che l’amica le dicesse quello che voleva sentirsi dire, sapeva benissimo che non era così.

- Lui voleva già lasciarla ieri, ma… - tentò di dire Ginny.

- Si è visto come si sono lasciati! Se quello era il bacio d’addio… - la interruppe l’amica, che non voleva sentire una parola di più, poiché sapeva benissimo che poi si sarebbe illusa nuovamente. Anche soltanto il più minimo barlume di speranza poteva farla di nuovo cascare in quella situazione da cui aveva giurato a se stessa di uscire.

La rossa, a quell’interruzione roteò gli occhi, poi proseguì: - Ron voleva lasciarla, ma non l’ha fatto. Non voleva rovinarle le vacanze rompendo con lei poco prima che partisse.

- Beh, però le sta rovinando a me, le vacanze! – sbottò Hermione, continuando a rimanere irremovibile, anche se in realtà le sue difese stavano crollando una ad una. Ma non voleva darla vinta a Ron così facilmente. Perché non le aveva semplicemente detto la verità, il giorno prima?

“Forse perché da brava cretina non gli ho lasciato possibilità di replica…” si rispose da sola, imbarazzata, ricordansi esattamente la scena avvenuta il giorno prima.

- Ma non penso lo stia facendo apposta…  – azzardò Ginny, nel tentativo di consolare l’amica.

- In effetti la colpa è anche un po’ mia… Però avrebbe potuto dire a me quello che ieri ha detto a te! Anche se l’ho aggredito subito e poi me ne sono andata, lo ammetto, però… Avrebbe potuto pur sempre telefonarmi! - si sfogò Hermione.

- Peccato che non creda nell’efficacia delle telecomunicazioni, a quanto pare… - ribatté l’amica, ironica.

- Perché? – chiese la mora, curiosa.

- Ieri sera gli ho proposto di mollare Lavanda via telefono o messaggio, visto che sta così male e che fa stare male pure te, ma lui mi ha detto che è una cosa che deve fare a voce. Magari ha fatto lo stesso ragionamento con te. – suppose Ginny, immaginando di ragionare come il fratello.

- Ah. – disse Hermione, rimasta senza parole. Ormai non sapeva più nemmeno lei stessa cosa pensare. Ogni giorno ne saltava fuori una, non ne poteva più. La sera prima si era decisa a lasciar perdere tutto, ed ecco che Ginny se n’era appena saltata fuori con quelle notizie, che avevano rimescolato le carte in gioco.

Ora la scelta spettava a lei: rimettersi in gioco, o abbandonare tutto, dichiarandosi sconfitta?

 

 

 

- Ron! Ho un’idea! – disse Ginny, saltellando, non appena, tornata a casa, entrò in camera del fratello, che la guardò come se fosse un essere proveniente da un altro pianeta.

- Idea? – domandò, perplesso, non capendo a cosa si riferisse.

- Sì. Io, a differenza tua, lo uso il cervello! – ribatté la sorella, ricevendo in cambio un’occhiataccia e una cuscinata.

- E che idea hai avuto, sentiamo? – chiese poi Ron, curioso di sapere quale fosse il lampo di genio venuto a Ginny.

- Dopodomani, io ed Hermione avremmo in programma di uscire insieme… - iniziò Ginny.

- E la tua grande idea è quella di nascondermi in borsa, così poi riesco a parlarle? Beh, mi spiace dirlo, ma mi sa che è un tantino irrealizzabile. – la interruppe il fratello.

- Certe volte mi chiedo se fai apposta o se sei davvero così cretino… - borbottò la sorella, poi proseguì dicendo: - La mia idea non è quella di nasconderti nella borsa, ma di farti andare al posto mio…

- Ah… - disse Ron, interdetto, poi aggiunse: - E sei sicura che Hermione non mi prenderà a borsate in faccia non appena mi vedrà?

- Ma ce l’hai con queste borse, eh! Comunque non credo… Al massimo cercherà di andarsene, ma tu la fermerai, vero? – disse la sorella, enfatizzando particolarmente l’ultima parola, in modo da far capire al fratello che non aveva altra scelta.

- Sì… - disse debolmente il quest’ultimo, immaginando già che avrebbe dovuto correre dietro ad Hermione.

- Che entusiasmo… - commentò Ginny.

- Oggi non è giornata… - borbottò il fratello.

- Perché? – indagò lei, curiosa.

- Fred e George. – disse semplicemente Ron.

- Che hanno fatto questa volta?

- Il succhiotto… Lo hanno visto e non fanno altro che prendermi in giro da stamattina, nel caso in cui a colazione non lo avessi notato… - le spiegò il fratello.

- Forse dimentichi che stamattina sono andata a fare colazione con Harry e quindi mi sono persa la scena, anche se ammetto che avrei voluto esserci… - disse Ginny, ridacchiando.

Ron la fulminò con un’occhiata. Se ci fosse stata anche lei, non avrebbe fatto altro che infierire. E già sopportare le prese in giro dei gemelli non era stata cosa da poco.

- Guarda, George! – aveva iniziato Fred, quella mattina a colazione, tirando una gomitata al fratello e indicandogli il collo di Ron, che subito aveva portato una mano a coprire la sua ‘vergogna’.

- Il nostro fratellino si sta dando da fare, eh? – aveva aggiunto George, ghignando.

- Chi è la fortunata? O meglio, la sfortunata. – aveva chiesto Fred, curioso.

Ron non aveva risposto, limitandosi a guardarli male come per intimarli a smettere.

- Sarà Hermione… - aveva risposto George.

Ed andavano avanti così da quella mattina. Ron non ne poteva più, anche perché così facendo lo costringevano a pensare ad Hermione e a sentirsi in colpa.

“Speriamo che l’idea di Ginny funzioni…” pensò, scuotendo la testa.

 

 

 

Hermione sbuffò, guardando per l’ennesima volta l’orologio: Ginny era in ritardo. Ed era molto strano da parte sua, dato che di solito arrivava sempre in anticipo agli appuntamenti.

Pensando che forse l’attesa sarebbe durata ancora a lungo, si sedette sul bordo della fontana davanti a cui l’amica le aveva dato appuntamento. Guardandosi intorno, notò che il parco era pieno di coppiette varie. Possibile che ultimamente le notasse tutte? E che fosse invidiosa della loro felicità, immaginando di voler essere al loro posto, assieme a Ron?

Sospirò, guardando di nuovo l’orologio. Già un quarto d’ora di ritardo. Probabilmente aveva avuto qualche contrattempo. Perché, allora, non l’aveva avvisata? Fu quasi tentata di prendere il cellulare e chiamarla, ma si trattenne, pensando che probabilmente sarebbe sembrata insistente e petulante. Prima o poi sarebbe arrivata, bastava solo aspettare.

Poco dopo, sentì che qualcuno si sedeva accanto a lei, così si voltò e per poco non le venne un colpo, quando si trovò faccia a faccia con Ron, che le disse: - Ciao! Scusa per il ritardo…

Hermione lo guardò perplessa, prima di capire: Ginny non sarebbe mai venuta, era stato programmato tutto in dall’inizio. Al suo posto sarebbe venuto il fratello.

- Giuro che questa me la paga, tua sorella! – sbottò quindi, alzandosi e incamminandosi verso l’entrata del parco, per andarsene.

“Lo sapevo…” pensò il ragazzo, prima di alzarsi a sua volta e seguirla, per poi bloccarla per un braccio e costringerla a voltarsi.

- Che vuoi? – gli chiese lei, senza curarsi di non far trasparire rabbia dal suo tono di voce.

- Parlarti! – rispose lui, semplicemente

- Beh, e che ti dice che io voglia ascoltarti? – replicò Hermione, cercando di divincolarsi dalla salda stretta di lui.

- Ginny! – rispose lui, cercando di metterla sul ridere. Non appena vide che l’espressione della ragazza era rimasta dura e impassibile, però, aggiunse: - Beh, speravo che volessi starmi a sentire…

“Dio, lo odio quando fa così! È impossibile dirgli di no…” pensò la riccia, dopodiché disse: - Oh, va bene… Parla, ti ascolto.

- Sediamoci su una panchina, prima… - propose Ron, lasciandola andare, quindi si diressero insieme verso una panchina rimasta libera.

- Beh, Ginny ti ha detto gran parte di quello che avrei dovuto dirti… - buttò lì il ragazzo, non appena si furono seduti. Non appena si era trovato davanti ad Hermione, tutta la risoluzione e la determinazione con cui era partito da casa erano svanite, quindi stava cercando di prendere tempo per trovare le parole giuste.

- Sì. – disse la ragazza, brevemente. Possibile che fosse così codardo da non riuscire a ripetere quelle cose?

- Quindi mi ha rovinato la sorpresa… - proseguì Ron, poi aggiunse: - Insomma… Te lo avrei spiegato già l’altro giorno, se solo mi avessi lasciato la possibilità di parlare…

- Lo so, scusami per questo… Come al solito sono giunta alle mie stupide conclusioni affrettate… Ma anche tu, però… Potevi spiegarmi tutto subito, prima di baciarmi… - lo interruppe la ragazza, diventando rossa mentre pronunciava l’ultima frase. Stava iniziando ad ammorbidirsi, ormai l’intenzione iniziale di rimanere impassibile era andata a farsi benedire.

- In effetti è vero, però… Beh, non è questo il punto. Tu non sei solo un ripiego, Hermione. Avevo già intenzione di lasciare Lavanda, da quando sono tornato a casa dal ballo, sabato. Lo avrei fatto domenica, se solo lei non mi avesse detto che sarebbe partita per tre settimane. Non volevo rovinarle le vacanze, ma ora mi rendo conto che forse sarebbe stato meglio togliersi subito il pensiero. Soprattutto perché così facendo me lo sto rovinando io, le vacanze. E le sto rovinando a te. – disse Ron, fissandosi la punta delle scarpe. Non riusciva a guardare in faccia Hermione, mentre pronunciava quelle parole. Non sapeva nemmeno da dove fosse venuto quel coraggio necessario a pronunciarle. Si sentiva però sollevato, finalmente stava riuscendo a chiarire tutto, a rivelare i propri sentimenti, senza malintesi.

D’altro canto, Hermione si sarebbe messa a fare i salti di gioia, se il parco non fosse stato pieno di gente. Non riusciva a credere alle proprie orecchie, quelle erano proprio le parole che voleva sentirsi dire. Le aveva già sentite da Ginny, ma sentirle pronunciare da Ron aveva tutto un altro effetto. Si sentiva le mani sudare, il cuore battere all’impazzata e le guance imporporarsi, mentre pian piano un sorriso andava dipingendosi sulle sue labbra.

- Io… Beh, non so cosa dire… - disse poi flebilmente, con la gola secca.

Ron alzò lo sguardo, vedendola con la testa bassa, a fissarsi le mani che stava torturandosi in grembo. Aveva forse sbagliato a parlare? Aveva forse rovinato tutto? Aveva forse complicato ulteriormente la situazione.

- Di’ qualcosa, ti prego, qualunque cosa… - sussurrò, alzandole il mento con due dita. Notò che aveva gli occhi lucidi, quindi aggiunse: - Ho detto qualcosa di male?

- No, per niente… - gracchiò Hermione, mandando giù un magone. Le veniva da piangere per la felicità, si sentiva una stupida.

Ron sorrise debolmente, non capiva il perché del comportamento della ragazza, che in quel momento lo abbracciò, affondando la testa nel suo petto.

- Sei uno stupido! – sbottò, prima di dare libero sfogo ai singhiozzi e alle lacrime. Sì, aveva promesso che non avrebbe più pianto per lui, ma quello era un pianto diverso, liberatorio, di felicità.

- Lo so… - concordò lui, abbracciandola a sua volta e passandole una mano fra i capelli, nel tentativo di calmarla, cosa che sembrò funzionare, dato che qualche minuto dopo i singhiozzi cessarono.

- Adesso che facciamo? – chiese poi la ragazza, liberandosi dalla stretta per guardarlo negli occhi.

- Aspettiamo… - rispose semplicemente Ron, prendendole il viso fra le mani per asciugarle le lacrime coi pollici.

- Che torni Lavanda? – chiese Hermione, pur sapendo già la risposta. Il ragazzo, infatti annuì, quindi lei chiese, di nuovo: - E nel frattempo?

- Inganneremo l’attesa in qualche modo… - rispose Ron, con una luce di malizia negli occhi, dopodiché le posò un bacio leggero sulle labbra.

La ragazza sorrise poi borbottò uno “Scemo!” e gli diede un pugno sulla spalla destra, dopodiché si avvicinò al suo viso per baciarlo.

 

 

 

- Devo andare a casa… - borbottò Ron un paio d’ore dopo, mentre lui ed Hermione stavano facendo una passeggiata per il parco, tenendosi per mano.

- Ti accompagno, dai… Sai, devo fare una chiacchierata con tua sorella… - propose la ragazza.

A quelle parole, il rosso sbiancò di botto, balbettando: - Tu… Non vorrai… No… Vero?

- No, tranquillo. Le dirò solo che abbiamo chiarito, omettendo il resto. – lo tranquillizzò Hermione, senza fare a meno di sorridere.

- Menomale! – disse lui, tirando un sospiro di sollievo.

Nel giro di mezzora furono alla Tana, dove Hermione si precipitò subito in camera di Ginny, dopo aver dato un frettoloso bacio sulla guancia a Ron. Entrò in camera dell’amica senza bussare, e se ne pentì, dato che la trovò seduta sul letto, intenta a baciare Harry. Simulò quindi un colpo di tosse, nel tentativo di far notare la sua presenza, ma fallì. Tossì quindi più forte e questa volta ebbe effetto, dato che i due si staccarono, imbarazzati.

- Io… Noi… Ehm… - borbottò Harry, alzandosi dal letto.

- Oh, non ti preoccupare. Scusatemi voi se vi ho disturbato. – disse Hermione, cercando di trattenere le risate.

- Beh, vi lascio sole, vado in camera di Ron. – annunciò il ragazzo, prima di dileguarsi.

- Di solito le persone bussano, prima di entrare in una stanza con la porta chiusa! – eruppe Ginny, ancora paonazza, non appena l’amica si sedette accanto a lei, sul letto.

- Considerala una vendetta per avermi dato buca oggi, facendo venire tuo fratello al posto tuo… - disse Hermione, ridendo.

- Oh, no… Non dirmi che avete litigato di nuovo… - disse la rossa, alzando gli occhi al cielo.

- No, anche se all’inizio stavo per andarmene, ma per fortuna mi ha trattenuta. Ci siamo chiariti, senza litigare. – spiegò l’amica, omettendo i dettagli. Effettivamente lei e Ron avevano battibeccato, ma per le loro solite stupidate, indegne di essere considerate una litigata. In più avevano trovato un modo singolare per fare pace, guardandosi negli occhi subito dopo un battibecco, scoppiando a ridere, per poi baciarsi.

- Davvero? Menomale, sono contenta che la mia idea abbia avuto effetto! – esultò Ginny.

- Beh, allora grazie… - disse Hermione, sorridendo e facendo per alzarsi, quando l’amica la bloccò dicendo: - Eh, no! Voglio i dettagli!

- Quali dettagli? – chiese l’amica, facendo finta di niente. Che Ginny sospettasse qualcosa?

- Insomma, avete chiarito… Ma come?

- Parlando? – disse la riccia, sarcastica.

- Fin lì ci ero arrivata. Ma cosa avete deciso di fare? – indagò l’amica, curiosa.

- Di aspettare fino al ritorno di Lavanda. Lui la mollerà e a quel punto saremo liberi di frequentarci. – spiegò Hermione. Dopotutto era una mezza verità.

- Oh, beh, sembra la soluzione migliore, in effetti… - disse Ginny, sorridendo, poi aggiunse: - Ok, ora puoi andare l’interrogatorio è finito.

L’amica rise, dopodiché si alzò in piedi e si diresse in camera di Ron, dove bussò, per evitare che scene come quelle di prima si ripetessero, anche se dopotutto era un po’ improbabile, in quel frangente. Ma meglio essere sicuri.

Harry venne ad aprire, e lei gli disse: - Puoi tornare dalla tua dolce metà. Ma la prossima volta vi consiglio di mettere il cartello “Don’t disturb!”, come negli hotel…

Il ragazzo la fulminò con lo sguardo, prima di andarsene, dopodiché lei entrò in camera, trovando Ron seduto sul letto, con la schiena appoggiata al cuscino, che a sua volta era appoggiato al muro. Prese posto accanto a lui, che subito le cinse le spalle con un braccio, posandole un bacio sulla fronte.

- Harry mi ha detto che hai appena beccato lui e Ginny a pastrugnarsi… - disse poi lui, ridendo.

- Sì, e ti assicuro che non è stato un bello spettacolo! – confermò Hermione, ridendo a sua volta, poi aggiunse: - Anche lui ti ha fatto l’interrogatorio?

- Nah… Gli ho solo detto che ci siamo chiariti e lui ha detto che gli sembrava strano non aver udito il coro degli angeli che cantavano l’alleluia… - rispose Ron.

- Ah. Tua sorella, invece, è peggio di un detective! Anche se oggi ha fatto meno domande del solito…

- Beh, forse era ancora in imbarazzo… - ipotizzò il ragazzo, facendo scendere il braccio che cingeva le spalle di Hermione fino alla vita. La ragazza, a quel contatto, si sentì invadere di calore. Si spostò una ciocca di capelli dietro le orecchie, mentre si accoccolava sul petto di lui, che la cinse anche con l’altro braccio.

- Comoda? – chiese poi, ironico. Non che quella posizione gli dispiacesse, ma la trovava una situazione divertente, non sapendo nemmeno lui il motivo.

- Sì… - rispose la ragazza, portando il viso alla sua altezza, per poi baciarlo. Il ragazzo rispose volentieri a quel bacio, ma poco dopo si staccò malvolentieri, dicendo: - Pensa se adesso entrassero Harry e Ginny…

- Sarebbe il colmo! – disse Hermione, prima di scoppiare a ridere. Ron rise a sua volta, poi decise di infischiarsene di chi sarebbe potuto entrare in camera, e baciò nuovamente la ragazza.

 

 

 

Il giorno dopo, Ron ed Hermione si trovavano in camera di quest’ultima, a vedere un film. Erano sul letto, lui sdraiato su di un fianco, con la schiena appoggiata al muro, e lei sdraiata con la schiena adagiata al materasso e la testa rivolta versa la televisione.

La scusa ufficiale era quella che stavano iniziando a darsi da fare con i compiti delle vacanze. Riguardo Ron non era per niente credibile, ma riguardo ad Hermione sì, per cui poteva tranquillamente reggere. Ad entrambi non piaceva frequentarsi di nascosto, ma d’altronde era l’unico modo. Anche se avessero deciso di comportarsi da amici fino al ritorno di Lavanda, sapevano benissimo che non ci sarebbero riusciti poiché la prima volta che si fossero visti, tutti i loro buoni propositi sarebbero andati a farsi benedire.

- Sabato sera siamo qui a casa mia, visto che è da un po’ che non venite… - disse Hermione alla prima pubblicità, voltandosi verso Ron.

- Ok… Non ci guardiamo un film tipo questo vero? – chiese il ragazzo, preoccupato.

- Se intendi dire un film romantico no, non credo. Visto che ti lamenti tanto, portane uno tu! – ribatté la ragazza, incrociando le braccia sul petto.

- Davvero? – chiese Ron, entusiasta.

- Sì, ma non un film horror. O d’azione. O di spionaggio. O di guerra. O…

- Fai prima a dirmi che genere portare… - la interruppe il ragazzo.

- Beh, porta un film che possa piacere a tutti, non solo a te ed Harry. Altrimenti non ci metto tanto a prendere un dvd da quello scaffale. – disse Hermione, indicando con la mano uno scaffale poco più in là, con un ripiano pieno di titoli.

- Va bene… - assentì Ron, sorridendo. Era davvero felice che si fosse chiarito tutto e che la situazione fosse tornata alla normalità, battibecchi compresi. Non lo avrebbe mai ammesso davanti a lei, ma gli erano mancati un sacco.

 

 

 

 

 

 

Beh? Che ve ne pare?

Scusate per il solito ritardo nell’aggiornare… Ma ultimamente sono sorti casini vari… Non è un bel periodo, e temevo che le mie emozioni negative potessero trasparire nei miei scritti. Ma queste vacanze mi hanno ispirata, per cui eccomi qui!

Recensite, mi raccomando!

Ringraziamenti:

MaKiCo: Grazie per la recensione e per i complimenti… Vedrò di andare a leggere ‘Un ricordo’ non appena avrò un minuto di tempo…^^ Baci

Cressida26: I buoni propositi di Herm sono andati a farsi benedire… Ma come darle torto, con davanti un tenero imbranato come Ron? Grazie della recensione e dei complimenti, comunque! Spero che il capitolo ti sia piaciuto… Baci

Yuyutiamo: Come vedi le tue speranze di una riconciliazione sono state esaudite… ^^ Ma Lavacca avrà ancora un ruolo nella storia, purtroppo. Mi ha fatto piacere leggere la tua recensione, sono contenta di essere riuscita a mantenere i personaggi con i loro caratteri originali...^^ Quindi grazie dei complimenti e della recensione… Spero continuerai a seguire la storia! Baci

Milly92: Eh, no… Niente attentati, mi dispiace… Anche se effettivamente non sarebbe una cattiva idea… XD Beh, spero che il capitolo ti sia piaciuto… Grazie della recensione! Baci

DreamGirl91: Non sei affatto polemica, è quello che penso anch’io… -_- Bah, maschi… Chi li capisce è un genio, non mi stancherò mai di dirlo. Come vedi, in questo capitolo le cose si sono risolte e Ron si è beccato le prese in giro dei gemelli… XD Grazie per la recensione! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Baci

Patience90: Eh già, Lavanda è proprio odiosa… Grazie per la recensione e per i complimenti! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto, anche se è arrivato un po’ in ritardo…^^ Baci

MaryPotter92: Hermione la capisco benissimo anch’io… Sai, è da un anno che dovrei dimenticare il tizio che mi piace, ma senza riuscirci… No comment… Come vedi, in questo capitolo quei due si sono chiariti, smettendo di farti disperare… XD Spero che ti sia piaciuto… Grazie comunque per la recensione e per i complimenti! Baci

Debby12: Grazie mille della recensione e dei complimenti! Spero che questo chap ti sia piaciuto… Baci

Ninny: Eccoti qui il capitolo tanto atteso… Spero che ti sia piaciuto…^^ Grazie comunque per la recensione e per i complimenti! Baci

Hermionina: Grazie per la recensione e per i complimenti, sono contenta che secondo te la fic stia venendo bene…^^ Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… Baci

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Capitolo 17
*** Due settimane ***


17

17. DUE SETTIMANE

 

Il sabato non tardò ad arrivare. Come non succedeva da un po’, Harry, Ron, Ginny ed Hermione si trovavano in camera di quest’ultima, in un clima sereno, e non teso. Avevano già finito di vedere il film – scelto da Hermione, poiché quello proposto da Ron era un horror, nonostante lui dicesse che non faceva per niente paura – e stavano tranquillamente chiacchierando.

Ron ed Hermione si stavano sforzando di comportarsi normalmente, come se tra loro non fosse mai successo nulla, come se si fossero soltanto chiariti, come avevano detto agli altri due. Era difficile, ora che, almeno tra loro, erano usciti allo scoperto, ma dovevano farcela, temevano troppo il giudizio di Harry e Ginny.

- Vado in cucina a prendere qualcosa da mangiare, vi va? – propose Hermione, sperando che gli amici accettassero, ma soprattutto che Ron si offrisse di accompagnarla. Poi, però, si rese conto che magari non ci sarebbe arrivato, conoscendolo.

- Ti accompagno, così ti do una mano. – disse lui, cogliendo al volo, dato che voleva restare un po’ solo con lei. Quando si trattava di quel genere di cose, era abbastanza sveglio. Entrambi si alzarono quindi da terra, dove erano seduti, uscirono dalla camera, lanciandosi un’occhiata complice. Non appena furono in cucina, Ron le diede un leggero bacio sulle labbra e le disse, sussurrandole all’orecchio: - Finalmente soli… Non ne potevo più…

- Già… Ma lo sai che fino a che non lasci Lavanda dobbiamo recitare la parte dei due amici che hanno fatto pace e che tengono nascosti i loro sentimenti… - gli disse lei di rimando, allacciandogli le braccia al collo.

- Ancora per due settimane… - mormorò Ron, dopodiché annullò la distanza presente tra lui ed Hermione, coprendola con un bacio.

 

 

 

- Per me quei due ci nascondono qualcosa… - disse Ginny, con aria cospiratoria, non appena Ron ed Hermione furono usciti dalla stanza. Quella sera, infatti, aveva notato uno scambio di sguardi non indifferente tra il fratello e l’amica. Forse era dovuto al fatto che ormai i due sapessero i sentimenti che provavano l’uno per l’altra, ma lei sospettava ci fosse sotto qualcosa di più.

- In che senso? – chiese Harry.

- Ma non vedi? Prima non si rivolgono la parola, poi si chiariscono e adesso si comportano normalmente come se nulla fosse… - spiegò la ragazza.

- Beh, che c’è di male?

- Dai, guardali bene. Per me quella di restare amici fino a che non torna Lavanda è tutta una farsa. E non capisco perché ce lo debbano tenere nascosto…

- Ginny, è tutta una tua impressione… Si stanno comportando come sempre, né più né meno. Sei tu che vedi cose dove non ci sono.

- Sì, beh… Forse hai ragione. – disse la ragazza, non del tutto convinta.

 

 

 

Quella sera, Lavanda aveva bevuto un po’ troppo. Aveva iniziato con una birra, a cui però erano seguiti un paio di cocktail e qualche sorso di quelli dei suoi amici, qua e là. Li aveva conosciuti non appena era arrivata lì, le erano sembrati subito simpatici, soprattutto le ragazze, sempre ben disposte ad ascoltarla ogni volta che parlava di Ron e di quanto le mancava. Gli mandava messaggi tutti i giorni, ma lo sentiva distante, le poche volte in cui le rispondeva. Quel pomeriggio lo aveva anche chiamato, ma al telefono le era parso freddo. Aveva persino troncato frettolosamente la conversazione perché doveva andare ad aiutare sua madre. Faceva così perché gli mancava da morire, non c’era altra spiegazione. Glielo avevano detto anche le sue nuove amiche!

Ancora due settimane e poi lo avrebbe rivisto. E lui non avrebbe più sentito la sua mancanza. Rise senza un motivo preciso, a quel pensiero. Di lì a due settimane, però, ci sarebbe stato ben poco da ridere.

 

 

 

Hermione e Ron tornarono dai due amici dopo dieci minuti circa, quando ormai Harry e Ginny stavano per scendere a cercarli, nel caso in cui volessero una mano, visto che ci mettevano così tanto.

- Non trovavo delle cose… - si giustificò Hermione, non appena lei e Ron entrarono in camera, con le braccia ricolme di viveri.

- Avete preso da mangiare per un esercito! – esclamò Harry, non appena si rese conto di quanto cibo avessero preso.

- Beh, io ho fame! – disse Ron, sentendosi punto nel vivo. Non che avesse proprio fame, ma lui ed Hermione avevano preso tutte quelle cose per giustificare il fatto che fossero stati in cucina così tanto tempo.

Così, i due ragazzi posarono tutto sul pavimento, e, tra una chiacchiera e l’altra, iniziarono a mangiare, nonostante fossero le dieci di sera.

- Allora hai già pensato alla scusa con cui lasciare la tua LavLav? – se ne uscì Harry, ad un certo punto, ricevendo immediatamente una gomitata da Ginny, che aveva subito notato Hermione incupirsi e Ron diventare rosso, mentre a momenti si ingozzava con una patatina.

- Non ce n’è bisogno. So già cosa dirle. – disse quest’ultimo, brevemente. Sapeva già, infatti, che avrebbe detto a Lavanda la verità, ovvero che era Hermione quella con cui voleva stare. Sarebbe stato difficile, lo sapeva, ma credeva che la ragazza avesse il diritto di sapere la verità, che non aveva alcuna colpa.

Hermione fu felice di sentirgli dire ciò, e sorrise tra sé e sé. Certo, un po’ le dispiaceva per Lavanda, ma sapeva che non si poteva fare altrimenti.

Fortunatamente, dopo quel breve momento di imbarazzo, Ginny cambiò discorso, e la serata proseguì tranquillamente, fino a quando i quattro non decisero che era ora di andare a dormire, così dopo essersi infilati sotto le coperte, si addormentarono nel giro di poco tempo.

Tuttavia Ron, stranamente, non riusciva a prendere sonno. Continuava a pensare a quando Lavanda sarebbe tornata, al momento in cui, di lì a due settimane, si sarebbe dovuto assumere le proprie responsabilità. Non era del tutto certo che avrebbe avuto il coraggio di lasciarla e aveva una gran paura che lei si mettesse a piangere. Non avrebbe saputo come comportarsi, in un caso del genere. Sapeva però che doveva farcela, che doveva lasciarla. Ne andava della sua felicità. E di quella di Hermione.

Si voltò per guardarla. Era lì, accanto a lui, che dormiva profondamente, un’espressione beata dipinta sul viso. No, non poteva farla ancora del male, le aveva già procurato abbastanza dispiaceri. Sapeva che anche in quel momento, in quella situazione, le stava provocando un grosso disagio, dato che si stavano frequentando all’oscuro di tutti. Quello di non farla più soffrire era un dovere che doveva imporsi ad ogni costo, ormai.

- Ti voglio bene, Hermione. E cercherò di non farti più del male… - le sussurrò, prima di posarle un bacio sulla fronte.

 

 

 

Di lì a due giorni, Lavanda sarebbe tornata a casa, e Ron ed Hermione sarebbero potuti finalmente uscire allo scoperto. Era questo che pensavano, mentre facevano una passeggiata nei boschi vicino alla Tana.

Gli ultimi giorni erano volati davvero in fretta, tra un’uscita e l’altra, solamente tra loro oppure in compagnia di Harry e Ginny. Ovviamente preferivano le prime, come in quel caso, dato che, in presenza dei due amici, era ormai diventato difficile tenere a bada i propri sentimenti.

Erano già passate quasi due settimane e nessuno dei due se ne era reso conto. Entrambi avevano pensato che quel tempo sarebbe parso loro interminabile, poiché avrebbero vissuto nel senso di colpa dovuto a ciò che stavano facendo a Lavanda. Il tempo, invece, era trascorso velocemente, soprattutto quello che passavano in compagnia l’uno dell’altra. Non appena era possibile, infatti, i due cercavano di vedersi, anche solo per poco tempo. Trascorrevano delle ore stupende, insieme, cercando di non farsele guastare dal pensiero di Lavanda. E ci riuscivano. In quel momento, infatti, la ragazza era l’ultimo dei loro pensieri.

Stavano tranquillamente passeggiando mano nella mano, parlando del più e del meno. Ogni tanto ci scappava qualche battibecco, altrimenti non sarebbero stati il solito Ron e la solita Hermione, ma subito facevano pace, come poco prima, quando lei, offesa, aveva lasciato la mano del ragazzo, e aveva accelerato il passo apposta per lasciarlo indietro e lui l’aveva seguita, l’aveva costretta a girarsi e l’aveva baciata, facendole dimenticare il motivo per cui se l’era presa.

Poco dopo, arrivarono ad una piccola radura, dove si sdraiarono, uno di fianco all’altra.

- Per me tua sorella sospetta qualcosa… - esordì Hermione, girandosi verso di lui, e puntellandosi su un gomito.

- Di cosa? – chiese lui, sgranando gli occhi.

- Di noi due… - rispose la ragazza, roteando gli occhi.

- Ah… - commentò lui, brevemente.

- Continua a farmi domande. – spiegò la ragazza, giocherellando con una ciocca di capelli.

- Ora che ci penso fa così anche con me… - disse lui, girandosi su un fianco e puntellandosi anch’egli su un gomito, in modo da poterla guardare negli occhi. Hermione sorrise spontaneamente, mentre il ragazzo le prese la ciocca di capelli con cui stava giocherellando con la mano libera.

- Non ti preoccupare. Lo sai che tra poco non ci sarà più bisogno di mentire. – la rassicurò lui, passandole una mano tra i capelli ribelli. La ragazza gli sorrise debolmente, dopodiché lui si sdraiò nuovamente, invitandola a fare altrettanto. Hermione accolse l’invito, poggiando la testa sul suo petto, mentre lui le cingeva la vita con un braccio. Restarono in silenzio, non c’era bisogno di dire altro, non c’era proprio bisogno di parlare.

- Starei così per ore… - disse Ron, dopo qualche minuto, lasciandosi andare alle emozioni che stava provando. Non ricevendo alcuna risposta da parte della ragazza, alzò leggermente il capo per vedere l’espressione della ragazza. La trovò addormentata, con gli occhi chiusi, e non potè fare a meno di sorridere, pensando che Hermione aveva scelto il momento sbagliato per addormentarsi. Poco dopo, tuttavia, si trovò costretto a seguire l’esempio della ragazza, sentendo le palpebre farsi pesanti tutto d’un tratto.

Fu la pioggia, a svegliarli, circa un’ora dopo. Nel frattempo, infatti, era scoppiato un temporale estivo, con tanto di tuoni, che loro però non avevano sentito, talmente dormivano.

Non appena si resero conto di cosa stava succedendo, si alzarono subito in piedi ed iniziarono a correre verso la Tana, che raggiunsero nel giro di poco tempo. Nonostante ciò, però, arrivarono alla porta di casa fradici. Ron frugò velocemente nelle tasche, per trovare le chiavi, dopodiché lui ed Hermione furono dentro casa in un attimo, chiudendosi immediatamente la porta alle spalle.

- Mamma, siamo a casa! – urlò il ragazzo, non ricevendo alcuna risposta. La madre, infatti, avrebbe dovuto essere l’unica persona in casa, dato che il padre era al lavoro, Ginny era con Harry da qualche parte e Fred e George erano al lavoro.

- Ron, è andata a fare la spesa… - gli rammentò Hermione, ricordandosi di quando, poco prima che uscissero, la signora Weasley aveva detto loro che probabilmente al loro ritorno non l’avrebbero trovata a casa appunto perché doveva andare in città.

- Già, è vero me ne ero scordato… Andiamo di sopra ad asciugarci? – propose poi Ron, indicando le scale con un cenno del capo. La ragazza annuì, e così i due salirono al piano di sopra, diretti verso il bagno. Lì il ragazzo prese un asciugamano, dopodiché di diresse in camera propria, non prima però di aver porto un asciugamano ad Hermione.

- Al massimo, se poi vuoi cambiarti, ti do una maglietta, anche se ti farà praticamente da vestito… Oppure prendi qualcosa dall’armadio di Ginny… - disse Ron, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Hermione si tolse le scarpe, i calzini e infine i jeans, che caddero pesantemente sul pavimento, più che altro per via dell’acqua di cui erano intrisi. Fu poi il turno della maglietta, anch’essa fradicia. La ragazza prese poi l’asciugamano che Ron le aveva lasciato sul bordo della vasca, si asciugò velocemente, frizionando un po’ i capelli, e poi se lo avvolse attorno al corpo. Prese i propri vestiti e li stese sul bordo della vasca, sperando che asciugassero nel giro di breve tempo, dopodiché fece per dirigersi in camera di Ginny alla ricerca di qualcosa da mettere, ma si bloccò, ricordandosi che l’amica aveva una taglia in meno di lei. Non sarebbe mai entrata nei pantaloni di Ginny.

Sbuffando, si diresse quindi in camera di Ron, per chiedergli una maglietta e un paio di pantaloni, sperando che non le stessero troppo larghi. Quando fu giunta a destinazione, però, si bloccò sulla soglia, facendo di tutto per non mettersi a ridere. Il ragazzo, infatti, si stava frizionando i capelli con l’asciugamano. Le dava le spalle, per cui da dietro poteva benissimo essere scambiato per una ragazza. Ad Hermione sfuggì una risatina, a quel pensiero.

Ron, sentendola, si voltò di scatto, trovandola sulla soglia.

- Che hai da ridere? – le chiese, semplicemente.

- Niente… Stavo solo notando che da dietro sembravi una ragazza, mentre ti frizionavi i capelli… - gli rispose la ragazza, tra una risata e l’altra. Ron, fintamente offeso, lanciò l’asciugamano sul letto e si diresse verso di lei, che rimase ferma sulla soglia, a ridere.

- Adesso ti faccio vedere io come sembro una ragazza… - le disse poi, non appena fu davanti a lei, dopodiché la sollevò di peso e la depositò sul letto, per poi baciarla, una volta stesosi accanto a lei. Hermione ricambiò volentieri il bacio, che man mano si fece più audace, dato che Ron si era posizionato sopra di lei e le sue mani non erano più ferme su suoi fianchi, ma stavano cercando di toglierle l’asciugamano di dosso. A quel gesto, la ragazza si bloccò di colpo, staccandosi dal ragazzo, che rimase sorpreso. Solo in quel momento Hermione si rese conto che Ron era a petto nudo, e arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo, mentre diceva: - N-non ti sembra di correre un po’ troppo?

- Sì, hai ragione. Scusa, mi sono lasciato un po’ prendere la mano… - rispose lui, arrossendo a sua volta, scostandosi da lei per sdraiarsi al suo fianco. Erano un po’ stretti, su quel letto, ma in quel momento avevano ben altro per la testa, erano travolti da emozioni più grandi di loro, per farci caso. Entrambi non sapevano cosa pensare. Quando erano soli, si trovavano bene, non avevano nient’altro per la testa, si lasciavano travolgere dall’emozione del momento. Poi, però, il pensiero del torto che stavano facendo a Lavanda faceva capolino nelle loro menti, e si rendevano conto che ciò che stavano facendo era sbagliato, nonostante stessero davvero bene.

- Ron… Sai che dovrai lasciare Lavanda, vero? – chiese Hermione, dando voce ai propri pensieri.

- Sì. È quello che mi continuo a ripetere… Ed è quello che farò, così finalmente potremo uscire allo scoperto. - rispose lui, posandole una mano sul fianco, ma con dolcezza, senza secondi fini.

Hermione gli sorrise debolmente, grata di avergli sentito pronunciare quelle  parole. Si fece più vicina a lui, posandogli la testa su una spalla.

Ron sapeva che quello che stava per fare era avventato, che dopo due settimane era troppo presto, ma era quello che sentiva da mesi, doveva dare sfogo a tutto quel misto di sentimenti che aveva dentro. Sapeva che non sarebbe riuscito a tenerselo dentro ancora per molto, così prese coraggio e disse: - Hermione…?

- Sì?

- Io… Ti amo. – disse semplicemente, posandole un bacio sulla fronte, sperando che la ragazza non reagisse male. Era sorpreso di essere riuscito a dar voce ai propri pensieri con quelle tre semplici parole, di essere riuscito a dire tutto senza fermarsi, senza esitazioni, senza impappinarsi. Aveva il cuore che batteva a mille, soprattutto per l’attesa della reazione della ragazza.

Hermione rimase sorpresa, non credeva alle proprie orecchie. Ron le aveva appena detto ciò che più aveva desiderato sentirsi dire, e che nei suoi sogni era già successo. Peccato fossero solo sogni. Che però, in quel preciso istante erano diventati realtà. Le vennero quasi le lacrime agli occhi, talmente era felice. Ma non doveva piangere, Ron l’avrebbe presa per una stupida, o avrebbe male interpretato la sua reazione. Che tardava a venire, se ne accorse solo in quel momento. Così fece un bel respiro profondo, alzò lo sguardo in modo da poterlo guardare negli occhi e gli disse: - Anche io, Ron.

Per il ragazzo fu come se fosse stato catapultato in un’altra dimensione. Era al settimo cielo, nel vero senso della parola. Abbracciò subito Hermione, per trasmetterle tutto quello che provava, visto che ormai non c’era più bisogno di parole, tra loro. Poi la baciò con trasporto, pensando che da quel momento in poi tutto sarebbe cambiato.

 

 

 

 

 

 

Finalmente ho aggiornato, direte voi! Chiedo scusa per l’enorme ritardo, ma tra la scuola e a mancanza di ispirazione non so cosa fosse peggio…E poi ultimamente è stato un periodo un po’ no… Ma ora eccomi qui! Commentate, mi raccomando^^…

Ringraziamenti (scusate se vi cito solo e basta, ma sono un po’ di fetta):

Hermionina

Ninny

MaKiCo

Milly92

Patience90

DreamGirl91

Akane87

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Capitolo 18
*** Sorprese, equivoci e litigi ***


18

18. SORPRESE, EQUIVOCI E LITIGI

 

Non appena la pioggia cessò, Ginny salutò Harry e si diresse a casa propria, ripensando al pomeriggio appena trascorso. Lei e il ragazzo lo avevano passato in camera di lui a guardare la tv in tutta tranquillità, per lo meno fino a quando non aveva avuto inizio il temporale. In quel momento Harry aveva spento la tv, e il resto del tempo erano rimasti sul letto ad ascoltare la pioggia che scrosciava sui tetti e che cadeva al suolo, parlando tranquillamente del più e del meno.

C’era stato un tuono più forte degli altri, e lei era saltata in aria, sussultando e stringendosi ancora di più ad Harry, che si era limitato a ricambiare l’abbraccio e darle dei bacini sulla fronte. Le era piaciuto stare tra le sue braccia, si era sentita davvero al sicuro.

Era talmente immersa nei propri pensieri che non si accorse che ormai era arrivata a casa. Aprì la borsa, vi rovistò per cercare le chiavi, e poco dopo aprì la porta. Si stupì di non trovare a casa nessuno, poi si ricordò che le madre le aveva detto che doveva sbrigare delle commissioni, tra cui fare la spesa, e che Fred e George erano usciti. C’era solo Ron a casa, e probabilmente stava dormendo o giocando alla play-station, per cui troppo immerso nelle sue attività per notare che lei fosse arrivata.

Ginny salì quindi al piano di sopra, e sbirciò nella camera del fratello, per salutarlo. Rimase letteralmente a bocca aperta di fronte a ciò che si presentava davanti a suoi occhi: il fratello era sul letto, sdraiato, con Hermione al suo fianco. La cosa più sorprendente, però, era che entrambi fossero seminudi.

“No, non può essere!” pensò subito, allarmata. Sì, sospettava che il fratello e l’amica le nascondessero qualcosa, ma non credeva che fossero già arrivati a quel punto. Lei ed Harry, che ormai erano assieme da mesi, non avevano nemmeno sfiorato l’argomento, per cui le risultava difficile credere che Hermione e Ron fossero già arrivati al sodo.

- No, Ginny, non è come sembra! Non è assolutamente come pensi! – proruppe il ragazzo, poco dopo, accortosi della presenza della sorella e della faccia sorpresa con cui li fissava. Era ovvio che ad un esterno la scena potesse sembrare equivoca.

- Beh, io mi baso soltanto su quello che vedo… - disse Ginny, tentando di fare dell’ironia, poi, dirigendosi verso il letto e sedendosi sul bordo, aggiunse: - Quindi se dite che non è come sembra, credo che voi due mi dobbiate delle spiegazioni.

Così Ron ed Hermione le raccontarono tutto: del bacio al pigiama party, del ballo, del giorno dopo, di quando si erano finalmente chiariti e avevano deciso di fare tutto di nascosto… Fino a quel pomeriggio, quando erano stati sorpresi dalla pioggia ed erano tornati a casa fradici.

- Bene. Ora ho capito tutto. E vi dirò che avevo già intuito qualcosa, ho fiuto per questo genere di cose. – disse Ginny alla fine del racconto, poi aggiunse: - Hermione, vieni in camera mia, così ti do qualcosa di asciutto? Presumo che i tuoi vestiti siano ancora bagnati.

Hermione si alzò, prese dal letto l’asciugamano e se lo avvolse attorno al corpo, poi si diresse in camera dell’amica, che, in silenzio, iniziò a frugare nell’armadio. Poco dopo le porse un paio di pantaloni della tuta e una maglietta, dicendole: - Tieni, questi dovrebbero andarti bene. I pantaloni sono una taglia in più della mia, li uso in casa per stare comoda. Per la maglietta non dovresti avere problemi.

- Grazie. – disse semplicemente Hermione, imbarazzata, dopodichè iniziò a vestirsi. In una situazione normale avrebbero riso e scherzato, commentando come le sarebbero stati i vestiti, ma quella era una situazione straordinaria, purtroppo.

- Perché non me lo hai detto subito? – le chiese poi Ginny, sedendosi sul letto e invitando l’amica a fare altrettanto. Il suo non era un tono di rimprovero, però. Aveva l’aria dispiaciuta, era delusa, credeva che Hermione non si fidasse più di lei e voleva capire il perché. Aveva forse sbagliato qualcosa senza rendersene conto?

- Io… Ho avuto i miei buoni motivi. – rispose bruscamente Hermione, sulla difensiva, abbassando lo sguardo e incrociando le braccia, chiudendosi a riccio in se stessa. Si sentiva accusata dalla sua migliore amica, ed era proprio quello che aveva temuto fin dall’inizio della ‘storia’ con Ron.

- E quali sarebbero, sentiamo? – chiese Ginny, che voleva andare fino in fondo alla faccenda.

- Beh, io… Era una cosa che doveva restare solo tra me e Ron.

- Ma perché non me lo hai detto?

- E perché avrei dovuto? Per farmi accusare, come stai facendo ora? – sbottò Hermione, alzando lo sguardo.

- Io non ti sto accusando! Voglio solo sapere perché non hai voluto fidarti. Sono la tua migliore amica, o sbaglio? – esplose Ginny, alzandosi in piedi. Lei non stava puntando il dito contro nessuno, aveva solo fatto una semplice domanda, era Hermione che aveva frainteso tutto.

- Sì, ma non posso tenermi qualcosa per me? Soprattutto in una situazione del genere? – disse quest’ultima, alzandosi a sua volta in piedi.

- Se non ti fidi di me, di chi ti fidi, allora? Se mi avessi detto tutto sarei stata comprensiva, ti avrei aiutata come avrei potuto, non ti avrei certo accusata! Io… Io ci sono rimasta male, Hermione. Cosa diavolo ti passa per la testa?

- Beh, scusa se avevo paura di sentirmi giudicata, scusa se temevo che saresti andata da Ron a dargli una bella lavata di capo o che, peggio, tu ed Harry vi sareste intromessi! È una cosa tra me e tuo fratello, ce la dobbiamo sbrigare soltanto noi! – scoppiò Hermione, dopodiché uscì dalla stanza, senza dare a Ginny possibilità di replica. Quest’ultima rimase a bocca aperta, davvero non capiva la reazione dell’amica. Lei voleva soltanto sapere se aveva fatto qualcosa di sbagliato per non meritarsi più la sua fiducia, ed era stata fraintesa. Forse Hermione aveva preso quella come l’occasione buona per liberarsi di lei, visto che evidentemente non si fidava più.

La mora, d’altrocanto, si era sentita accusata dalla persona di cui si fidava di più, ed era esplosa, forse anche per lo stress subito nelle ultime settimane. Si diresse a passo spedito in camera di Ron, che nel frattempo aveva indossato una maglietta, e gli disse: - Vado a casa. Ci vediamo domani.

Si avvicinò a lui e gli scoccò un bacio sulla guancia, dopodiché se ne andò, lasciandolo perplesso. Il ragazzo, quindi, si diresse in camera di Ginny e le chiese: - È per caso successo qualcosa con Hermione?

- Sì. Abbiamo litigato. – rispose bruscamente la sorella.

- Perché? – provò ad indagare Ron.

- Non voglio parlarne. Ora, se non ti dispiace, vorrei stare un po’ da sola. – lo liquidò brevemente Ginny, spingendolo fuori dalla porta e chiudendosi dentro a chiave, dopodiché prese il cellulare e mandò un messaggio ad Harry, chiedendogli se quella sera avrebbero potuto vedersi.

 

 

 

- E poi è fuggita via senza nemmeno lasciarmi parlare! Io non capisco. – finì di raccontare Ginny ad Harry, che fino a quel momento l’aveva ascoltata pazientemente, senza interromperla. Come lei era rimasto stupito dalla reazione di Hermione.

- Vuoi che provi a parlarle? – azzardò il ragazzo. Forse sarebbe riuscito a scoprire qualcosa, ma soprattutto a far riappacificare le due ragazze. Gli dispiaceva vedere Ginny così, stava male per il litigio avuto con l’amica.

- No, per carità. Ti ringrazio per l’interessamento, ma te l’ho detto, non vuole che ci intromettiamo. Non avrei neanche dovuto dirti di lei e Ron, ma sai, dovevo sfogarmi e mio fratello non mi sembrava la persona più adatta per farlo. – rispose Ginny.

- Beh, immagino. Ma tranquilla, non dirò nulla a nessuno dei due, e domani sera farò il finto tonto.

- Non credo che domani sera si farà qualcosa, sai? Non in questa situazione. Ci sarebbe troppa tensione, e un’atmosfera irrespirabile. – disse la ragazza, sospirando.

- Non dire così, dai. Magari domattina verrà da te a parlarti e chiarirete tutto. Oppure vai tu da lei, no? – propose Harry.

- Aspetterò che sia lei a fare il primo passo, non vorrei peggiorare la situazione. Rischierei di essere nuovamente fraintesa. Spero che non passi troppo tempo, però, prima che si decida.

- Oh, non essere così pessimista. Vedrai che si sistemerà tutto. Avete litigato per una sciocchezza, penso che ormai se ne sarà resa conto anche lei, o per lo meno lo farà presto. E spero che anche Ron glielo faccia capire.

- Oh, non ci giurerei. È talmente idiota… Insomma, guarda in che razza di situazione si è cacciato e in cui ha cacciato anche Hermione! – sbottò Ginny che, dopo tanti ragionamenti, era giunta alla conclusione che la colpa fosse solo ed esclusivamente da attribuire al fratello. Era a causa sua che lei e l’amica avevano litigato, in fondo.

Harry si limitò a passarle un braccio attorno alle spalle, senza commentare. Anche lui era giunto alla stessa conclusione di Ginny, ma Ron restava pur sempre il suo migliore amico, preferiva non dire nulla a riguardo, fino a che non avesse sentito la sua versione dei fatti, se mai l’amico avesse voluto confidarsi con lui, ovviamente.

Ginny sospirò, dopodiché si strinse di più ad Harry, che la cinse anche con l’altro braccio, dopodiché le posò un bacio sulla nuca. La ragazza non potè fare a meno di sorridere, sussurrando un flebile “Grazie”, grata della presenza del ragazzo. Era in momenti come quelli che sentiva di non poter fare a meno di lui, sempre pronto ad ascoltarla e ad offrirle conforto.

 

 

 

Il giorno dopo, sabato, una ragazza, nel pomeriggio, Lavanda Brown si stava dirigendo verso casa Weasley. Era al settimo cielo: era tornata con un giorno d’anticipo perché una perturbazione atmosferica aveva costretto lei e la sua famiglia a stare in casa tutto il tempo, il giorno prima, e, dato che la pioggia non accennava a smettere, suo padre aveva deciso di anticipare la partenza, seppur di poco. Così facendo, le aveva permesso di fare una sorpresa a Ron: chissà come sarebbe stato felice di rivederla, dopo tre settimane! Soprattutto vista la faccia da funerale che aveva il giorno in cui lo aveva salutato, prima di partire…

Arrivata a destinazione, suonò il campanello, e Fred venne ad aprirle.

- Ciao! Cerco Ron, è in casa? – chiese la ragazza, sorridendo.

- Sì, è in camera. – rispose Fred, sorridendo tra sé e sé, dopodiché si scostò per farla entrare.

Lavanda era già stata alla Tana, una volta, prima che finisse la scuola, per cui sapeva dove andare. Salì al piano superiore, facendo i gradini a due a due, talmente era ansiosa di rivedere Ron, poi si diresse verso la camera del ragazzo. Spalancò la porta, senza bussare, e lo trovò sdraiato sul letto, a fissare il soffitto: che tenero, stava sicuramente pensando a lei, facendo mentalmente il conto alla rovescia per vedere quante ore mancassero al suo ritorno.

Non appena sentì la porta aprirsi, Ron si drizzò sul letto per vedere chi fosse. Non poteva certo essere Hermione, dato che era uscita dalla stanza pochi attimi prima, per andare in bagno. Quel pomeriggio era venuta alla Tana per parlargli di ciò che il giorno prima era successo con Ginny, e aveva deciso che non se ne sarebbe andata fino a che l’amica non fosse tornata dall’appuntamento con Harry, in modo da poter chiarire tutto.

Ron restò notevolmente sorpreso nel trovarsi davanti Lavanda. Si drizzò immediatamente a sedere sul letto, allarmato.

- Ciao RonRon! – lo salutò lei, chiudendosi la porta alle spalle e andando a sedersi sul letto, accanto a lui.

- Lavanda! Ma non dovevi tornare domani? – disse lui, cercando, pian piano, di spostarsi verso il muro, per mantenere le distanze. Non voleva certo che la ragazza gli saltasse addosso e gli attaccasse al collo come una piovra, soprattutto per via del fatto che Hermione sarebbe potuta entrare da un momento all’altro.

- Sorpreso, eh? Papà ha deciso di tornare con un giorno d’anticipo, e così eccomi qui! Non sei contento? – chiese lei, buttandogli le braccia al collo. Fece per baciarlo, ma lui voltò la faccia dall’altra parte e annunciò: - Lavanda… Io dovrei parlarti.

Era giunto il momento, non poteva rimandare oltre. Sapeva già cosa dirle, ormai era da giorni che provava e riprovava il discorso nella sua mente. Sperava solo di non ferirla troppo e di non farla piangere. Così tentò di liberarsi dalla stretta della ragazza, che si fece però più insistente.

- Ma come? Non ci vediamo da tre settimane e tu vuoi parlare? – gli sussurrò all’orecchio, con voce suadente, dopodiché frenò ogni tentativo di replica da parte di Ron dandogli un bacio mozzafiato, mentre si sistemava a cavalcioni su di lui e lo spingeva sul letto. Le sue mani iniziarono ad accarezzargli il petto, fino a che non si fermarono sul bordo della sua maglietta, per infilarvicisi sotto e completare l’opera da poco iniziata.

Ron stava cercando in tutti i modi di liberarsi da quella stretta. Spingeva sulle spalle della ragazza, per allontanarla, ma questa non si muoveva di un millimetro, se non per avvicinarsi di più a lui.

- Ron dove hai messo i vestiti che ho lasciato qui ieri? In bagno non li ho trovati. – chiese Hermione, mentre apriva la porta. Non appena realizzò la scena che le si presentava davanti agli occhi, si bloccò poi sulla soglia. Non voleva credere ai propri occhi: Ron era sul letto, sdraiato, con Lavanda che lo sovrastava, a cavalcioni. E non finiva lì: le mani di lei vagavano sotto la maglietta di lui, mentre lo stava baciando. Eppure la scena era inequivocabile, soprattutto dal suo punto di vista. Sembrava che a Ron non dispiacesse affatto stare con Lavanda, che la stesse avvicinando, attirandola per le spalle, anziché allontanando.

I due ragazzi si staccarono, non appena sentirono la porta aprirsi, e si voltarono verso di essa. Ron scostò subito Lavanda di lato, allontanandola da sé, come se così facendo avesse potuto spiegare tutto.

- Beh, scusate se vi ho disturbato. Me ne vado, continuate pure. Vai al diavolo, Ron! – urlò in preda all’ira, mentre le lacrime le salivano agli occhi, dopodiché si diresse a passo spedito al piano di sotto, chiudendosi alle spalle la porta con un tonfo, per potersene andare da quella casa. Sperava di dimenticare ciò che aveva appena visto, ma sapeva che quella scena si sarebbe presentata nei suoi più orribili incubi. Come diavolo aveva potuto farle una cosa del genere, dopo tutte le promesse che le aveva fatto?

Si era fidata, lui le aveva promesso che l’avrebbe lasciata, e lei gli aveva creduto. Invece eccolo lì, con Lavanda, a pomiciare con lei come se niente fosse, come se in quelle tre settimane tra loro non fosse successo nulla, come se il giorno prima non le avesse detto che l’amava. L’aveva illusa, di nuovo. E lei ci era cascata, come una cretina.

- No, Hermione! Aspetta! Non è come credi! – gridò il ragazzo, alzandosi dal letto per correrle dietro, ma ormai era troppo tardi, la ragazza se ne era già andata, sbattendo la porta. Non l’avrebbe raggiunta in ogni caso, dato che fu bloccato da Lavanda, la quale, non appena si alzò in piedi, lo prese per un braccio e gli chiese, a voce bassa: - Che diavolo ci faceva lei qui? Non avevate litigato?

- Io… Mi dispiace. Non dovevi scoprirlo così. – fu tutto quello che Ron riuscì a dire. Tutto quello che voleva fare era seguire Hermione, fermarla e spiegarle tutto. Invece si trovava lì, a dovere delle spiegazioni a Lavanda. Non sapeva cosa dire, non si era preparato ad una situazione del genere, non avrebbe mai immaginato che sarebbe successa una cosa simile.

Lavanda scosse la testa, con gli occhi lucidi. Alzò la mano destra e gli tirò uno schiaffo, dopodiché disse: - Sapevo che prima o poi sarebbe successo, che avresti preferito lei. Tutti lo sapevano, era evidente, ma io ho voluto illudermi, ho sperato che magari sarei riuscita a piacerti più di lei, nonostante in tanti continuassero a dirmi che prima o poi mi avresti lasciato per metterti con Hermione. Speravo solo che avessi avuto il fegato di dirmelo, però.

Uscì quindi dalla stanza, per andare a sfogare le sue lacrime lontano da lui, forse sarebbe andata da Calì.

Ron rimase immobile, sorpreso per lo schiaffo ricevuto, ma soprattutto sconvolto da quello che Lavanda gli aveva appena detto. Si lasciò cadere sul letto, soppesando quelle parole. La ragazza aveva ragione. Tutti sapevano che prima o poi tra lui ed Hermione sarebbe successo qualcosa, tutti se n’erano accorti, ma non lui, che fino all’ultimo aveva creduto che a lei non importasse nulla di lui. Così si era messo con Lavanda, illudendosi di dimenticarla, ma da quel momento la situazione era degenerata fino a quel punto. Avrebbe dovuto lasciare Lavanda fin da subito, non appena si era accorto che i sentimenti che provava per Hermione erano corrisposti. Invece era stato uno smidollato, e per questa sua mancanza di coraggio aveva fatto soffrire ben due persone. Tre, se si voleva contare anche Ginny, che indubbiamente stava male per via della litigata con Hermione.

Si sentiva uno schifo.

“Sono una nullità…” pensò, prendendosi la testa tra le mani.

 

 

 

Hermione continuava a correre, lontano da lui, da quella casa.

Come aveva potuto farsi abbindolare, come una qualsiasi stupida? Lei, che era una delle studentesse più intelligenti di Hogwarts. Avrebbe dovuto capirlo subito che Ron voleva soltanto tenere il piede in due scarpe. Lei però non se n’era accorta, accecata da tutte quelle illusioni che aveva costruito, in parte grazie a lui.

La lacrime le rigavano il volto e le appannavano la vista, tanto che non si accorse che davanti a lei stava arrivando qualcuno, fino a che non vi finì addosso.

- Scusi… - borbottò, la voce rotta dal pianto, senza nemmeno alzare lo sguardo per vedere chi fosse. Fece per andarsene, quando fu bloccata per un braccio.

- Hermione, è tutto a posto? – chiese Ginny. Hermione si accorse solo in quel momento che la persona con cui si era appena scontrata era lei, di ritorno da un pomeriggio trascorso con Harry.

- Oh, Ginny! No… Io… Scusa! – disse la riccia, sconnessamente. Voleva dirle così tante cose… ma era ancora sconvolta da quello che aveva visto poco prima per poter costruire correttamente una frase, tra un singhiozzo e l’altro, per cui si buttò semplicemente tra le braccia dell’amica, che, nonostante il litigio avvenuto il giorno prima, era pronta a consolarla.

Da parte di Ginny, ormai, tutto era dimenticato. Il fatto che Hermione stesse piangendo era decisamente più importante di quello che il giorno prima l’avesse aggredita senza motivo.

- Non ti preoccupare… È successo qualcosa con Ron? – indagò poi la ragazza, ma non appena vide Lavanda dirigersi verso di loro comprese tutto, capì che veniva anche lei dalla Tana, dove evidentemente doveva essere successo qualcosa. Capì quindi che il fratello aveva fatto l’ennesima cazzata.

- Andiamocene da qui. – decretò poi, prima di liberarsi gentilmente dalla stretta di Hermione e iniziare a camminare a passo spedito, trascinando l’amica con sé. Temeva infatti che Lavanda la volesse insultare, peggiorando ulteriormente il suo stato, che già era abbastanza a terra.

La ragazza, però, passò di fianco a loro senza degnarle del benché minimo sguardo, assorta nei propri pensieri. Piangeva anche lei e probabilmente aveva la vista talmente annebbiata dalle lacrime che non le aveva notate, perché altrimenti si sarebbe sicuramente fermata per dirne quattro ad Hermione. Nemmeno quest’ultima l’aveva notata, dato che continuava a tenere lo sguardo abbassato.

- Forza, andiamo a casa mia, così ti preparo una bella coppa di gelato per tirarti su il morale. – propose poi Ginny, abbozzando un sorriso, poco dopo che Lavanda ebbe svoltato l’angolo.

- No! Io là dentro non ci tornò… Se Ron… - iniziò Hermione, ma non riuscì a finire la frase, poiché non appena pronunciò il nome del ragazzo fu scossa da nuovi singhiozzi.

- Scusa, non ci avevo pensato… - disse Ginny, immaginando che il fratello l’avesse combinata davvero grossa, poi aggiunse: - Ti accompagno a casa, allora.

Hermione annuì debolmente, così lei e l’amica si incamminarono verso casa sua. Poco dopo, però, prese un bel respiro ed iniziò a raccontarle tutto, della situazione in cui aveva trovato Ron non appena era tornata dal bagno.

- Dio, che fratello deficiente che mi ritrovo. Ma si può sapere con cosa diavolo ragiona, se non con il cervello? – commentò Ginny, non appena l’amica ebbe concluso il racconto.

- Beh, io un’idea ce l’avrei… - rispose Hermione, sorridendo amaramente, mentre si asciugava le lacrime. Fu però un gesto inutile, poiché nel giro di pochi secondi tornarono a scorrerle nuovamente sulle guance, al pensiero che molto probabilmente Ron ragionava con quella parte del corpo. Tutto aveva un senso, a vederla così. Quello che non aveva ottenuto il giorno prima con lei, era andato a cercarlo in un’altra. Era la verità, per quanto le facesse male. I fatti parlavano da soli, e questa volta non avrebbe ascoltato le scuse di Ron. Non voleva più saperne di lui, aveva oltrepassato il limite.

 

 

 

 

 

Beh, che ve ne pare? Spero che vi piaccia. Ci ho messo un po’ a scriverlo perché è uno dei capitoli più importanti della storia, e poi perché l’altro ieri sono tornata dalle vacanze e ho dovuto ricopiare tutto quello che avevo scritto a mano. Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, mi raccomando^^…

Ringraziamenti:

MaKiCo: Grazie mille della recensione e dei complimenti^^. Mi spiace dirtelo, però siamo quasi alla fine, non manca molto. Spero che anche questo chappy ti sia piaciuto. Kiss tvttb

Ninny: Grazie della recensione e del complimento^^. Ma, come hai avuto modo di notare, bye bye Lavanda un corno. È tornata a creare scompiglio, prima di uscire definitivamente di scena. Spero che questo chappy ti sia piaciuto, nonostante tutto. Baci

Milly92: Grazie mille della recensione e dei complimenti^^. Però, come ha visto, la felicità dei nostri beniamini è durata bene poco. Beh, Lavacca toglierà il disturbo, d’ora in poi. Si è lasciata dietro un bel casino, però, come vedi… XD E se vuoi ammazzare Ron… Mi associo volentieri! Baci

Akane87: Grazie della recensione e dei complimenti^^. Ma se con l’ultima parte mi sono fatta perdonare, con quest’ultimo capitolo mi maledirete tutte… Eheh… XD Spero però che nonostante il contenuto, il chap ti sia piaciuto…^^ Baci

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