Girls Poets Society - Cogli l'attimo

di Scarlett_Y
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamenti ***
Capitolo 2: *** La Welton Academy ***



Capitolo 1
*** Cambiamenti ***


Ellen guardò la sua nuova divisa scolastica. Una camicia bianca , una giacchetta nera e una gonna nera. Sollevò l’intero completo  dal letto e si avvicinò allo specchio per vedere il suo aspetto una volta indossato. Fece due giravolte sforzandosi di sorridere.
“Dai” ripeteva a se stessa “Andrai in una nuova scuola. In una bellissima scuola. Chiunque sarebbe felice al tuo posto! Chi non vorrebbe vivere lontano dalla famiglia, in un posto pieno di professori , di compiti e di gente completamente sconosciuta?”
Il sorriso si trasformò gradualmente in una smorfia. Sbuffò e si allontanò dallo specchio facendo ricadere la divisa sul copriletto. Si lasciò cadere in una comoda poltroncina e cominciò a guardare fuori dalla finestra. Era davvero una giornata splendida. Il sole risplendeva alto nel cielo lasciando quella piacevole sensazione di calore sulla pelle , rinfrescata allo stesso tempo da un leggero venticello autunnale. Dalla finestra della sua camera era ben visibile la fermata dell’autobus che una volta l’avrebbe condotta alla sua vecchia scuola. Riconobbe qualche viso conosciuto. Anche quell’antipatica di Clarice  , ma in quel momento non desiderava altro che essere lì , in mezzo a loro a chiacchierare, mentre aspettavano insieme quello che definivano “un rottame a quattro ruote”. Le sembrava quasi impossibile pensarlo.
“Ellen, Tesoro?”
La voce di sua madre dal piano inferiore la fece quasi cadere sul pavimento.
“Si , mamma?”
“Tesoro vestiti e scendi a fare colazione. L’autista sarà qui fra poco.”
“Si , scendo subito”
Ellen si alzò lentamente dalla poltroncina , con lo sguardo ancora rivolto verso la finestra. Prese a malincuore la divisa e la indossò , continuando a pensare a questa situazione assurda. Prese la cartella con i nuovi libri e scese le scale. Una volta scesa in cucina fu accolta da adulazioni.
“Oh, tesoro, sei bellissima. Lasciati guardare. Oh, la divisa ti sta un incanto , non è vero?”
“Troppo seria per i miei gusti” rispose Ellen mentre imburrava un toast.
“Sono sicuro che ti divertirai” intervenne suo padre , alzando un  attimo lo sguardo dal giornale mattutino.
Ellen lo guardò con aria di sfida e posò rumorosamente le posate sul tavolo , lasciando cadere il toast nel piatto.
“Spiegami ancora il perché” disse lei con aria dura ma leggermente affranta.
Suo padre posò il giornale e la guardò con aria interrogativa.
“Beh , ti divertirai perché...”
“No” intervenne Ellen “Non quello. Il motivo per cui sto abbandonando la mia scuola.”
“Tesoro, ancora?”
“Papà, ti rendi conto che dal momento in cui oltrepasserò la soglia di casa per molto tempo non vedrò più i miei amici, non vedrò più voi , lascerò le mie cose...”
“Questo lo so... e me ne dispiace tanto , ma non posso permettermi di farti perdere un’occasione del genere. La Welton Academy è una delle scuole più prestigiose di tutto il Vermont , se non dell’intero stato”
“Ma è una scuola maschile! Credi davvero che non mi sentirei fuoriposto?”
“Tesoro, pensa soltanto a tutto ciò che potrai apprendere... non è importante con chi condividi il viaggio , l’importante è arrivare alla meta”
Ellen sospirò lentamente e abbassò lo sguardo.
“E poi” continuò suo padre portando la tazza alla bocca “Perché hai accettato quando la scuola ti ha proposto questa grande occasione?”
Ellen alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta.
“Mi avete letteralmente costretta ad accettare”
“Tesoro, le borse di studio per scuole così prestigiose non si vincono tutti i giorni. Te lo ripeto: la Welton è la migliore , tu sei la migliore. Altrimenti, perché ti avrebbero dato questa opportunità? E poi , a quanto so ,non sarai l’unica ragazza a frequentare la scuola , giusto? Hanno dato una borsa di studio per ogni classe. Vedi?  Non è una tragedia”
“ Non le conosco nemmeno”
“Ah, sono sicuro che diventerete grandi amiche... e se non sarà amicizia , sarà solidarietà, giusto?”
Ellen non rispose , e continuò a fissarlo. Suo padre si alzò dalla sedia e si avvicinò con aria compassionevole alla figlia.
“Tesoro” disse dolcemente poggiandole le mani sulle spalle “ Lo so, sono dei grandissimi sacrifici, ma...pensa al tuo obiettivo, al nostro obiettivo: studiare ad Harvard per diventare... per diventare?
“... diventare medico” rispose Ellen con gli occhi lucidi ma sforzandosi di sorridere.
“Ma non un medico normale ma.. ma?”
“...ma il migliore di tutto lo stato”
“Brava la mia ragazza!” esclamò il padre dandole una pacca sulla spalla.
“Ricorda , tesoro... hai solo diciassette anni. Eri sprecata in quella scuola. Meriti di meglio. Tu hai grandi potenzialità. Cerca di sfruttarle al meglio. Noi siamo orgogliosi di te!”
“Grazie ,papà” disse Ellen cercando di ritornare in sé.
Ad un tratto il trillo del campanello inondò la casa. La mamma corse ad aprire. L’autista doveva essere arrivato. Dall’ ”Oh , salve! Arriva subito!” che proveniva dall’ingresso  Ellen si rese conto che doveva sbrigarsi. Diede un ultimo morso al toast e prese la cartella.
“Ellen, tesoro, sbrigati!”
“Si , mamma , arrivo subito!”
Il padre l’accompagnò fino all’ingresso dove trovò sua madre in compagnia di un ometto sorridente , dalla faccia molto simpatica, probabilmente sulla sessantina. Indossava la classica divisa nera da autista , con l’immancabile cappellino con visiera e le scarpe lucide. Sulla giacca una “W” ricamata con filo d’oro. Gli autisti così li aveva visti solo nei film. Aveva sempre pensato che fossero ridicoli e ogni volta che li guardava non riusciva a trattenersi dal ridere. Ma dal vivo era tutto un altro effetto. Doveva dire che era molto elegante.
“Buongiorno, signorina Christians!”
“Buongiorno!”
“ è pronta per andare? Posso prenderle la cartella?”
“ S-si... certo” rispose Ellen un po’timorosa. Non si era mai trovata in una situazione simile , ma doveva ammettere che cominciava a piacerle.
L’uomo prese velocemente la cartella , salutò i suoi genitori con un cenno di capo togliendosi il cappello e si girò verso l’auto. Ellen stava per seguirlo quando la madre la prese per un braccio e l’abbracciò dolcemente.
“Ricorda che ti vogliamo bene. Siamo fieri di te . Capirai un giorno il significato di questi sacrifici.
“Si, mamma”
Il padre le diede un abbraccio veloce a sua volta e le sussurrò all’orecchio.
“Ricorda l’obiettivo... sono sicuro che farai le scelte giuste”
Ellen fece un cenno con la testa e girò gli occhi.
“Ti vogliamo bene”
“Anch’io ve ne voglio”
Ellen diede un ultimo abbraccio e si girò verso la bellissima vettura che l’avrebbe scortata alla sua nuova scuola. Il simpatico ometto  le teneva aperta la portiera .
“Dopo di lei, signorina Christians”
“ Grazie mille... ehm..”
“... mi chiami Alfred” disse sorridendo
“...Alfred!”
Ellen diede un’ultima occhiata ai suoi genitori, alla sua casa, alla sua strada...
Fece un respiro profondo assaporando l’aria fresca mattutina e poi entrò nel mezzo che l’avrebbe portata verso una nuova vita.

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Capitolo 2
*** La Welton Academy ***


“La Welton Academy , signorina Christians!” esclamò Alfred.
Ellen avvicinò il viso al vetro del finestrino. Era davvero imponente. La prima cosa che la impressionò fu l’ampio verde giardino rigoglioso, pieno di alberi che circondavano la struttura rigorosamente in mattoncini rossi. C’era anche un molo. Un piccolo molo di legno che portava su un limpido e rilassante laghetto. Era meraviglioso.
“Wow” esclamò Ellen mentre Alfred scendeva dall’auto.
“Prego , signorina Christians ” disse mentre le apriva la portiera.
Ellen prese la cartella e scese velocemente.
“Grazie mille, Alfred!”
“é un piacere signorina. Sono certo che si troverà benissimo qui alla Welton. Sono anni che io lavoro per questa scuola e devo dire che lascia una preparazione fuori dal normale. Sa , i migliori avvocati , banchieri , medici di tutta America si sono formati qui...”
Ellen ripensò alle parole di suo padre e si adombrò all’istante.
“Oh , signorina, non faccia così” disse Alfred.”Lo so è dura affrontare un cambiamento del genere... frequentare una nuova scuola è sempre un trauma... specialmente se maschile!”
Ellen si lasciò scappare un sorriso , anche per non far vedere ad Alfred che lei fosse triste della situazione.
“Sono sicuro che si troverà benissimo!”
“Ne sono certa, Alfred”
Alfred le fece un grande sorriso.
“Beh , è ora che vada. È stato un piacere conoscerla.”
“Anche per me”
Fece il suo solito cenno di capo togliendosi il cappello e si girò verso l’auto.
Ellen lo salutò con la mano mentre la macchina attraversava l’immenso viale. Adesso era sola. Beh, relativamente sola. Girò la testa e si trovò davanti l’immenso cortile della scuola , popolato da decine e decine di ragazzi . Cercò di farsi lentamente largo tra la folla cercando di attirare il meno possibile l’attenzione su di lei. Queste situazioni la mettevano un po’ a disagio , specialmente in una così surreale come questa. C’erano ragazzi dappertutto . Chi leggeva, chi scriveva ... Addirittura qualcuno cercava di pescare sul molo con delle rudimentali canne da pesca fatte di ramoscelli. Ellen si lasciò scappare una risata. Mentre camminava notò che erano tutti così uguali fra loro. Alti , magri e con lo stesso taglio di capelli. Sembrava davvero un pesce fuor d’acqua. Ad un tratto notò un ragazzo. Era alto, magro e con lo stesso taglio di capelli degli altri, ma Ellen si fermò a guardarlo. C’era qualcosa che lo rendeva diverso dagli altri. Lo sentiva. Il ragazzo alzò la testa e incrociò il suo sguardo. Ellen abbassò subito gli occhi e per l’emozione travolse un ragazzo facendolo cadere sull’erba morbida.
“Scusami!” – disse frettolosamente.
“Non preoccuparti, non fa niente. Hey, tu devi essere Ellen , giusto?”- disse alzandosi dal terreno.
Ellen mise a fuoco lo sguardo , ancora intontita per l’urto . Si rese conto che stava parlando con una ragazza altissima con i capelli rossi.
“S-si, sono io. Come sai il mio nome?”
“Mancavi solo tu nel gruppo delle nuove arrivate”
Era circondata da altre ragazze vestite esattamente come lei , una bassina con i capelli biondi e due ragazze more, una magrissima con una coda e una liscia un po’ rotondetta. Tutte la salutavano con la mano sorridenti. Ellen ricambiò.
“Io sono Maryon” disse la rossa stringendole la mano “Sono la più grande del gruppo. Frequentavo l’ultima classe. Loro, invece sono le più piccoline ,Jennie e Lily” indicando la biondina e la ragazza rotondetta “Prima e seconda classe”
“Io , invece sono Claire” disse la ragazza con la coda “Quarta classe”
“Ciao... Beh, allora qui com...”
Ad un tratto una campanella le fece immobilizzare. Tutti i ragazzi cominciarono ad entrare nel grande portone centrale e loro vennero trasportate dalla massa. Arrivarono in un atrio vastissimo decorato da quadri e stendardi. Metà delle panche erano già state occupate ma riuscirono a trovare un posto nel mezzo della fila destra. Ellen si guardava intorno spaesata. Si sentiva gli occhi addosso , ma cercava di non darci molto peso, anche se la cosa la faceva morire dalla vergogna. Girava la testa dalla parte all’altra finché incrociò lo sguardo del ragazzo di poco prima. Era seduto nella fila sinistra e le sorrideva. Ad Ellen venne un tuffo al cuore.
“Lo conosci?” sussurrò Maryon.
“No, no” disse Ellen abbassando la testa.
“é carino! E poi ti sta sorridendo!”
“Starà pensando alla nostra caduta di poco fa!” disse Ellen imbarazzata ,mentre Maryon soffocava una risata.
Ad un tratto partì il suono di una cornamusa. Tutti i ragazzi si alzarono in piedi. Ci fu un breve corteo dove alcuni ragazzi reggevano degli stendardi della scuola , mentre un uomo anziano reggeva una piccola candela. Quando la musica terminò, il preside Nolan, un ometto basso , sulla sessantina d’anni, si aggiunse a loro.
“Signori, ragazzi...la luce della conoscenza!”
L’uomo anziano cominciò ad accendere le candele rette dai piccoli alunni della prima fila. Jennie era fra loro, così riconoscibile con le sue treccioline bionde. Scoppiò un applauso generale.
“Esattamente cento anni fa” iniziò il preside Nolan davanti ad un leggio “Quarantuno ragazzi seduti in quest’aula, hanno risposto alla stessa domanda che viene rivolta a voi all’inizio di ogni semestre. Signori, quali sono i quattro pilastri?”
Ad un tratto la folla di ragazzi si alzò in piedi.
“Tradizione, Onore, Disciplina, Eccellenza”
Le ragazze rimasero sedute al loro posto , spaesate ma affascinate allo stesso tempo.
“Nel suo primo anno”continuò Nolan “La Welton Academy diplomò cinque studenti. L’anno scorso ne ha diplomato cinquantuno. E più del settantacinque percento oggi sono in università prestigiose.”
Ellen rivolse il pensiero ai suoi genitori, senza badare minimamente all’applauso generale.
“Questo straordinario punto d’arrivo è il risultato di una fervida dedizione ai principi che si insegnano qui. Ecco perché i vostri genitori continuano a mandarvi qui , ed ecco perché noi siamo la migliore scuola preparatoria di tutti gli Stati Uniti”
L’applauso fu ancora più fragoroso, ma Ellen non applaudì per via del pensiero rivolto al suo “obiettivo”. Girò la testa di scatto e vide che neanche quel ragazzo batteva le mani. Rimase a fissarlo per un po’ con aria interrogativa, poi Nolan riprese a parlare.
“Quest’anno abbiamo una grande novità nella nostra scuola. Come avrete certamente notato , ci sono delle piccole donne fra noi. La scuola ha concesso cinque borse di studio alle alunne più meritevoli della scuola statale di Burlington. Ma... dove sono le cinque fanciulle ? Prego, alzatevi in piedi e venite qui accanto a me”
Le ragazze si alzarono lentamente e attraversarono quella interminabile aula. Le guance di Ellen erano diventate rosso fuoco. Si posizionarono accanto al preside. Avevano di fronte decine e decine di facce che le fissavano con curiosità. Ellen non riusciva a sorreggere il loro sguardo.
“Queste graziose fanciulle” continuò Nolan “ In base alla loro età , seguiranno le lezioni accanto a voi nelle vostre classi. Mi raccomando , siate dei gentiluomini e mostrate loro le buone maniere di un vero ragazzo della Welton , mi fido di voi”
Tra la folla si sentivano delle risatine sommesse. Ellen cominciava a sentirsi a disagio, mentre le altre , soprattutto Maryon, sembravano molto sicure di sé.
“Ragazze” disse Nolan rivolto verso di loro “ Voi siete le prime donne ad aver messo piede qui dentro. Siate orgogliose. Rimarrete nella storia per questo. Spero che la vostra permanenza qui sia delle migliori.”
Scoppiò un grande applauso e Nolan fece segno loro di poter tornare ai propri posti. Appena raggiunto il suo posto , Ellen si sentì sollevata e abbassò velocemente la testa, sperando di non incrociare nessuno sguardo.
“Bene, ragazzi e... ragazze! Buon inizio anno!” concluse Nolan e con ultimo grande applauso finale, tutti i ragazzi si alzarono e si diressero verso la porta principale.
“Bene , possiamo andare!” esclamò Claire.
“Si..Oh!” Ellen si guardava intorno “Stavo dimenticando la cartella. La prendo e vi raggiungo”
“Ok! Noi ti aspettiamo di sopra! Disse Lily mentre lei e le altre venivano letteralmente trasportate dalla folla.
Ellen attraversò il banco e si abbassò per prendere la cartella. Quando alzò lo sguardo si trovò faccia a faccia con un ragazzo. Con quel ragazzo. La guardava negli occhi sorridendo. Ad Ellen venne un altro tuffo al cuore, più forte di quello di prima.
“Ciao!” disse lui stringendole la mano “Sono Neil. Neil Perry”
 
 

 
 
 

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