No Heroes Allowed

di Nanek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Out of my limit ***
Capitolo 2: *** What about us? ***
Capitolo 3: *** Beautiful Mistake ***
Capitolo 4: *** Troublemaker ***
Capitolo 5: *** Just you and me ***
Capitolo 6: *** All I am is yours ***
Capitolo 7: *** The angel from my nightmare ***
Capitolo 8: *** If you don't swim, you'll drown ***
Capitolo 9: *** Sorry ***
Capitolo 10: *** Turn right ***
Capitolo 11: *** Pictures ***
Capitolo 12: *** The only reason ***
Capitolo 13: *** If you don't know ***
Capitolo 14: *** Save you tonight ***
Capitolo 15: *** No Heroes Allowed ***



Capitolo 1
*** Out of my limit ***


Capitolo 1

Out of my limit

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You're just a little bit out of my limit 
It's been two years now you haven't even seen the best of me 
And in my mind now I've been over this a thousand times 
But it's almost over 
Let's start over 

 

Non è stato facile firmare quelle carte, le carte che hanno messo fine al suo unico matrimonio, le carte che hanno ufficializzato la loro divisione, che hanno ufficializzato la fine della loro storia, durata ben cinque anni di fidanzamento e appena nove di matrimonio: non è stato facile per Calum Hood, firmare le carte del divorzio, le carte che la sua ormai ex moglie, Faith Williams, ha voluto come non mai.
Le ha volute perché lei ora ha un altro, perché lei non vuole quello che Calum desidera, lei vuole ancora vivere, lei ha trentasei anni e si crede ancora una ragazzina, una ragazzina che passa da un uomo all’altro, una ragazzina che non sembra maturare ogni anno che passa, una ragazzina che ha illuso il povero Calum di potergli dare una famiglia.
Perché è questo che voleva lui, è questo che vuole più di se stesso, Calum vuole una famiglia, ha trentotto anni, è circondato da amici con famiglie calorose che gli scaldano il cuore: ci sono Abby e Michael, e i loro due piccoli Clifford, Tommy e James; ci sono Ashton e Sue e la loro dolce Sophie, la più giovane in famiglia; e poi ci sono loro, la coppia più perfetta al mondo, la coppia più meravigliosa al mondo, Luke e June, con il piccolo Philip e la ormai ventenne Lune, la loro prima bambina, la bambina che hanno avuto così presto, la bambina che è stata la bambola di tutta la band, la bambina che Calum ha sempre un po’ preferito, senza mai confessarlo apertamente, perché in fin dei conti, è stata la prima nipotina, è stata la prima piccolina del gruppo e, lei, ha sempre avuto una certa simpatia per il suo “Zio Cal”.
Calum quindi, desiderava davvero, con il cuore in mano, di poter avere anche lui dei figli, di poter avere anche lui una famiglia, dei bambini che portassero il suo cognome, dei bambini che gli somigliassero, dei bambini che fossero frutto dell’unione tra lui e la sua Faith, la donna che considerava davvero “della sua vita”.
Ma Calum, a trentotto anni, si ritrova nuovamente solo, single, in una casa troppo grande per viverci da solo, con un vuoto anche all’altezza del petto, un vuoto che la sua ex moglie ha lasciato, senza curarsi dei suoi sentimenti, senza curarsi del suo povero cuore, che appena ha sentito quella parola, “divorzio”, si è spezzato in tanti e piccoli pezzi.
«Calum… non ti meritava, ho sempre pensato fosse una troia»
«Sì Cal appunto, sei ancora un gran figo, di donne ne è pieno il mondo»

Così dicono i suo amici, ma loro la fanno semplice a parlare, loro che, alla sera, sono circondati dalla loro bella famiglia felice.

Sospira Calum, mentre siede sul divano e fissa quello schermo, fissa quel film che non sta neanche più seguendo e quasi sobbalza, non appena il campanello di casa sua si fa sentire: chi può essere a quest’ora? Sono le undici e mezza, chi gira ancora per strada?
Si alza senza mettersi le ciabatte: cammina a piedi nudi, come ha sempre fatto prima del matrimonio, a lui le pantofole danno fastidio, non le sopporta.
Apre la porta e quasi spalanca gli occhi al ritrovarsela qui davanti, così barcollante che si appoggia al ciglio della porta: il vestito fin troppo corto, i tacchi alti, i capelli che sono semplicemente inzuppati, un sorriso divertito e una voce stridula mentre lo saluta.
«Ciao Calum» e si mette a ridacchiare, facendo un ulteriore passo avanti, cadendo tra le sue braccia: la ragazza è leggermente brilla.
«Piove e non ho l’ombrello, se torno a casa così papà mi uccide!» ride ancora, mentre Calum la trascina dentro, guidandola verso il divano: la giovane Lune è peggio della madre, feste e alcool sono i suoi migliori amici, non è la prima volta che bussa alla sua porta in queste condizioni, lui è lo “Zio che para il culo” dai rimproveri di papà Luke, perché ovviamente, lei non dovrebbe guidare dopo aver bevuto, lei non dovrebbe mettersi nei guai, lei non dovrebbe andare a queste feste e, Calum, un po’ si morde il labbro, perché è stato lui ad averla accompagnata alla prima festa un po’ alcolica, facendole scoprire questo nuovo mondo che il padre le teneva nascosto, facendole scoprire che quel mondo è davvero troppo invitante per evitarlo.
E Calum, quindi, è costretto a salvarla, ogni volta, per evitare che Luke la rinchiuda in una torre sorvegliata da un drago: Calum è più un amico che uno zio per Lune. Lo è sempre stato.
Lui l’ha aiutata con le feste, lui l’ha aiutata in cose che i genitori ritenevano proibite, lui le ha fatto assaggiare la prima birra, il primo cocktail, lui le ha fatto provare la prima sigaretta: e il tutto, all’oscuro da June e Luke, che mai devono venire a sapere di queste cose, lo ucciderebbero, non gli permetterebbero più di vederla, e quindi, più questo segreto rimane intatto, più Lune ha la possibilità di vivere la sua vita a pieno, coperta sempre dal fedele zio, che ha assistito a tante di quelle scene da poter scrivere un libro; l’ha vista vomitare, l’ha vista implorarlo di non dire nulla, l’ha vista piangere, l’ha vista addormentarsi sulla sedia della sua cucina: quella nipote ne ha passate fin troppe, e Calum è sempre stato presente.
La sua ormai ex zia, Faith, neanche se ne rendeva conto: troppo presa ad essere assente, troppo presa a passare da un letto di un uomo all’altro, e meno male che c’era Lune, con i suoi guai, a distrarre l’animo di Calum.

Questa sera però, Lune sembra presa meglio del solito: tanto che appena entra in casa, si drizza in piedi, come se fosse la persona più sveglia al mondo e, sorridendogli dolcemente, gli si avvicina, abbracciandolo.
«Sono felice di vederti!» e lui non può far altro che ricambiare quel gesto.
«Dimmi cos’hai bevuto sta sera? Ti vedo meglio delle altre volte» sussurra dolcemente, portandola sul divano.
«Non ho bevuto, Cal. Sono solo venuta a trovarti!» annuncia, accomodandosi e togliendosi i tacchi alti che le torturano i piedi.
«Tuo papà lo sa?» inarca il sopracciglio, mentre lei sbuffa «Sì lo sa, gli ho detto che venivo a dormire da te dopo la festa di compleanno: ti vedo triste Cal, sei sempre così solo…» la voce di lei si abbassa un po’, lo guarda con viso da cucciolo, lui le si siede accanto.
«E non hai bevuto nulla? Credo sia un miracolo piccola Hemmings» la deride, mentre lei cerca la coperta: è fradicia, ha i brividi.
«Vuoi del latte caldo? Sei un pezzo di ghiaccio» suggerisce, mentre lei annuisce con la testa, impossessandosi del telecomando e cominciando a cambiare canale a manetta.
 
Calum e Lune passano un’oretta su quel divano, un’oretta piena di parole, dette solo dalla ragazza: lei parla, parla come se fosse una macchinetta, è identica a sua madre in questo, ma quando sorride, è così simile a Luke, è così bella la giovane Lune, che quasi lo fa arrossire; era così piccola quando la teneva tra le sue braccia, era così piccola la sua manina che gli toccava il viso e, avvicinandosi, gli baciava il naso, era così piccola da tenere sulle spalle, ed ora invece è una donna: una bella donna, dagli occhi blu e i capelli biondi, le gambe lunghe e magre, le mani belle e affusolate, un corpo così attraente che Calum capisce perché Luke non voglia vederla sempre a qualche festa ubriaca fradicia, è così affascinante che Calum non capisce perché ancora nessun ragazzo abbia fatto breccia nel suo cuore.
«Andiamo a dormire dai» la incita, lei annuisce e vanno verso le camere; lui le accende la luce della stanzetta per gli ospiti, quella che usa praticamente solo lei, la saluta con un bacio sulla fronte come fa sempre, sin da quando era piccina, e lei ricambia, baciandogli la guancia.
«Buonanotte Cal» sussurra e lui sente una fitta allo stomaco: non lo chiama più “zio”, non lo fa troppo spesso e, la cosa, un po’ lo rattrista, perché anche quell’ultimo tratto della piccola bambina che lui ha visto crescere, è come svanito.
Si mette sotto le coperte di quel letto matrimoniale che condivide solo con se stesso, sospira quasi sconsolato per la vita solitaria che gli tocca vivere, si gira per poter spegnere la luce del comodino, ma ecco che la figura che ha appena salutato, si presenta di nuovo sul ciglio della sua porta.
«Che succede Lune?» le chiede, guardandola mentre sposta il peso del suo corpo da un piede all’altro, come se fosse nervosa, e gioca con le sue stesse mani.
«Non posso dormire con te? Il letto è grande» dice d’un fiato, e lui sorride scuotendo il capo «Non fare la bambina dai…» sussurra quasi, mentre lei comincia a lamentarsi «Quand’ero piccola mi lasciavi dormire con te» borbotta, facendogli alzare gli occhi al cielo: peccato che lei non sia più così tanto piccola, dato che è una donna, dato che gli uomini, quando la guardano, la considerano una preda da portare a letto, e non una bambina piccola da riempire di coccole.
Calum sospira, tanto lui mica è un uomo qualunque, lui è suo zio, no?
«Dai vieni» la incita, vedendola sorridere e correre veloce, buttandosi direttamente su di lui, di peso, facendogli un po’ male.
«Sempre la solita sei» la rimprovera, mentre lei ha le gambe ai lati del suo bacino, spegne la luce e appoggia la testa sul suo petto, restando così, sopra di lui, mentre Calum porta le mani a intrecciarsi dietro la schiena di lei, mentre il profumo così buono della piccola Hemmings lo invade, lo fa sentire bene, è profumo di casa, di felicità, di affetto.
«Ti voglio bene, Cal» la sente sussurrare, lui la stringe ancora più forte.
«Mi manca sentirti chiamare Zio…» confessa lui, accarezzandole i capelli, beandosi di quel momento, lei sul suo petto, lui a stringerla, la piccola Lune è sempre stata fonte di felicità, è sempre stata uno spiraglio di luce nella sua buia vita matrimoniale, è sempre stata l’unica nipote a voler stare in sua presenza, lo ha sempre coinvolto in ogni cosa, lo ha sempre portato con sé anche per una passeggiata, per un po’ di shopping, per parlare con lui, per potergli stare accanto: ha sempre avuto un debole per lei.
La sente sospirare a fondo.
«Non sono più una bambina, Cal» risponde con decisione; lui sente che il viso di lei è vicinissimo al suo, sente quel naso sfiorare il suo, si sente arrossire ed irrigidire, non ha più una bambina piccola tra le braccia, ma una ragazza, che per quanto possa essere figlia del suo migliore amico, trova attraente, non lo può negare, non a se stesso.
«Lo so Lune, lo vedo» sussurra «Ma… ho paura a guardarti con occhi diversi» confessa, rendendosi conto di avere in testa un’immagine diversa di Lune Hemmings, non più come la bambina piccola che gli baciava il naso, non più la bambina che gli faceva disegni a non finire, non più la ragazzina che lo portava a fare shopping, non più la ragazza che da ubriaca fa capolinea in casa sua: nella sua mente, Lune è soltanto una ragazza stupenda, meravigliosa, che lo rende felice, che è distesa sul suo petto, che ha il viso così vicino al suo, che invade la sua mente di cose che mai, prima d’ora, si è mai soffermato a pensare: il desiderio di baciarla, il desiderio di averla, di renderla sua, il desiderio di toccarla, di accarezzarla, pensieri che mai avrebbe pensato di fare, pensieri proibiti, pensieri che lo fanno arrossire.
«Non posso chiamarti Zio» la sente confessare «Perché mentirei a me stessa» e le labbra di Lune si appoggiano a quelle di lui, insicure, immobili, in attesa di una risposta da parte sua.
E Calum, sentendosi così accecato da quei pensieri, non pensa alle conseguenze, non pensa a quello che sta facendo e le sue labbra, vanno a ricambiare quel bacio: le mani di Calum sul viso di Lune, le labbra di Calum che avvolgono quelle di lei, quelle labbra così carnose, così morbide, che sta unendo alle sue, quelle labbra che ha sempre sentito solo sulla sua guancia o sulla fronte, quelle labbra che si schiudono con le sue, permettendo alla sua lingua di sfiorare quella di Lune, rendendo quel bacio ancora più meraviglioso.
E Lune passa dalla sua bocca alla sua guancia, per poi baciarlo sul collo, lo bacia e con le mani gioca sul suo corpo, gioca fino a togliergli la maglietta, gioca a tracciare il contorno del suo tatuaggio, che ormai conosce a memoria, ne traccia i bordi con la punta del dito, ma senza provocare il solito solletico a cui lui è abituato, quello che lui sente sono brividi; le labbra di lei sul suo collo, la sente succhiare appena, per poi scendere ancora, scendere sul petto di lui, facendolo rabbrividire come non mai.
Ed è poi il turno di Lune a passare sotto di lui, lui che la bacia con foga, lui che bacia ogni parte del suo viso, il viso che conosce a memoria, il viso così bello che ha visto crescere; passa più in basso, scende verso le sue spalle nude, scende sul suo petto, la sente gemere appena quando le sue labbra vanno sul suo seno.
Brividi sulle loro pelli, brividi provocati dalle loro mani che sfiorano parti di loro, brividi dati dalle loro labbra, labbra che sanno togliere il fiato, labbra che non smettono di cercarsi, neanche quando Calum entra in lei lentamente, tenendole le mani, sussurrandole quanto sia bella, sussurrandole quanta felicità lei gli procuri anche solo con un sorriso.
E Lune sorride in quel buio, sorride e lui lo sente, perché lo bacia con il sorriso sulle labbra, lo bacia e lo rende felice con quelle parole dolci che solo lei sa sussurrare senza sembrare banale.
«Cal» la sente dire a voce un po’ più alta, quando il culmine di quel momento viene raggiunto da entrambi, quando lui si sposta e si mette di lato, affianco a lei, avvolgendola tra le sue braccia «Lune…» bisbiglia, accarezzandole la schiena, sentendola avvicinarsi sempre di più a lui, sentendo nuovamente quelle labbra sulle sue, labbra che lasciano un bacio, e poi, il suo viso va a nascondersi sul suo petto, come a voler essere protetta un’ultima volta.
E Lune prende sonno vicino a Calum, avvolta dalle sue braccia e dal suo affetto; dorme tranquilla Lune, come se quello che è appena successo fosse solo il sogno più bello da realizzare, ma lui, non riesce a credere a quello che ha appena fatto: ha fatto l’amore con la figlia di Luke e June, ha fatto l’amore con la ragazza che ha visto crescere, ha fatto l’amore con Lune, che è così giovane, che ha ben diciotto anni in meno di lui, ha fatto l’amore con Lune ed è stata la cosa più bella al mondo.
Bella, ma dannatamente sbagliata, ne è certo.
Cosa succederà ora? Cosa dirà agli altri? Cosa dirà a June? A Luke? Che futuro spetta loro? Hanno davvero la possibilità di farcela? Loro due? E come la prenderà Ashton? Cosa si può aspettare dopo una cosa simile?
Questo non lo sa, e questo lo spaventa a morte, ma quello che importa ora, è dormire, è poter stare con Lune, è poter tenerla così stretta a lui.
È poter essere così felice.
 
 
Note di Nanek

Ma ciao a tutte care lettrici!!
Ma avete visto che brava?? Dopo appena una settimana dalla fine di So Out Of Reach ecco che posto il primo capitolo del sequeeeeeel!! Mi ritengo un po’ brava, sono brava vero? *tirano pomodori* okay basta così.
Coooooooooosa troviamo in questo primo, tosto e (spero) sorprendente capitolo?? Beh, una cosa è chiara: i 5SOS non sono più adolescenti, siamo avanti con gli anni qui! E sono tutti ben piazzati, facendo una mini sintesi: June e Abby (le più anziane lol) hanno 41 anni e sono sposate rispettivamente con Luke (38 anni) e Mike (39); poi c’è Ashton (40 anni) sposato con SUE (39)!!! Ahahah visto? Si sono pure sposati sti qua due :D ma questo non è di vitale importanza, la storia non è su di loro U.U
Queste belle coppie hanno figli a manetta: Mike/Abby hanno due Clifford: Tommy e James <3 Ashton/Sue hanno una bella bimba, la più piccola dell’intera famiglia: Sophie <3 e i nostri amati Luke/June hanno la Lune che tutti conosciamo, che è una ragazza di vent’anni e hanno pure un figlioletto ;) Philip <3 ma di tutti questi bei bambini parleremo un'altra volta perché ora, parliamo del protagonista.
38 anni, divorziato, single, il nostro Calum Hood sa sconvolgerci già dal primo capitolo! E booom! Ecco a voi chi è la ragazza che prova a rallegrare il cuore infranto di Calum! La giovane LUNE HEMMINGS lettrici!!!
Ditemelo: non ve l’aspettavate vero? ;) e se ve l’aspettavate non ci credo neanche morta U.U
Awwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwww :3 quanto sono dolci questi 2 qui?? Io li amo, cioè, è un amore davvero…. Strano, diverso, nuovo, vedrete cosa combineranno insomma ;) non aspettatevi troppe rose e fiori, questa storia è un autentico casotto ve lo garantisco U.U
Bene, il mio sclero è finito, che posso dirvi ancora? Beh, per le nuove arrivate, suggerisco la lettura di “So out of reach” per capire il senso di questa storia, per capire chi diamine sono i personaggi  ecc, per le veterane, spero davvero di avervi sorpreso, il sequel di questa storia l’ho annunciato millenni fa e lo avete aspettato (spero) con felicità, spero quindi di non aver deluso le vostre aspettative, in tal caso, chiedo già scusa.
Mi dileguo, grazie per essere arrivate fin qui (coraggiose davvero), spero di ricevere qualche recensione, spero di ritrovarvi anche al prossimo aggiornamento ;)
Al prossimo sabato ;)
Nanek

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Capitolo 2
*** What about us? ***


Capitolo 2

What about us?

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No, I don’t wanna love
If it’s not you.
 

 
Quando Lune Hemmings apre gli occhi vede la figura di Calum ancora davanti a lei.
Calum dorme, il viso vicino al suo, le labbra serrate, il respiro lento, il braccio fuori dalla coperta vicino a lei come a non volerla sentire lontana: sorride la piccola Hemmings a questa immagine, sorride tenera a quel viso così dolce, così bello, così attraente che la spinge ad avvicinarsi ancora, a posare le sue labbra su quelle di lui, posarle sulle guance, sul naso, facendo il tutto con calma per paura di svegliarlo, cosa che lei non vuole assolutamente: deve andare a casa, se lui si sveglia la voglia di andarsene cessa di esistere e lei sa bene che deve fare il suo rientro, deve studiare un po’, deve dare una mano a sua mamma o suo papà la riempirà di parole perché “Sempre a feste e mai sui libri” direbbe, come fa ogni volta.
Che papà noioso. Si lamenta nei suoi pensieri, mentre si concede un ultimo contatto con quella bocca così carnosa, beandosi per ancora pochi istanti di quel corpo nudo sotto le coperte, il corpo così bello di Calum, così perfetto, che la fa arrossire al pensiero di averlo sfiorato, quella notte.
Si morde il labbro a quel ricordo, si volta prima di poter cambiare idea ancora, cerca i suoi vestiti, si copre velocemente, deve scappare, deve andarsene.
Riceve un messaggio da sua mamma, un messaggio inviato ancora la sera precedente, ma che lei nota solo in questo momento: le ricorda di dire a Calum della cena organizzata per questa sera, la cena che neanche Lune si ricordava più.
Sorride, quasi vorrebbe urlare dalla felicità: rivedrà presto il “suo” Calum, rivedrà presto quegli occhi scuri, quel sorriso stupendo, non vede l’ora sia ora di cena.
Lascia un post it sul frigo, scrive velocemente prima di andarsene.
“Cena a casa Hemmings questa sera, mamma dice di non dimenticartelo. Ore 8, ti aspettiamo. Lune x” e sorride soddisfatta, a volte i suoi genitori hanno davvero idee geniali.



«Dai papà la festa inizia alle undici, perché non posso andare?» si lamenta la giovane Lune, che segue il padre, Luke, per casa, tentando di convincerlo a dirle di “sì”: la sua amica Breanne l’ha chiamata esattamente cinque minuti fa, annunciandole l’apertura di un nuovo locale per studenti universitari, la festa inizia abbastanza tardi, riesce a cenare con loro e poi andare, non può perdersi quell’evento, ci vanno tutti, non può passare per la sfigata.
«Lune, anche ieri sera sei andata fuori mi sembra, a questa festa puoi anche fare a meno di partecipare» dice Luke, sospirando rumorosamente davanti all’insistenza della figlia, che lo sta letteralmente portando allo sfinimento.
«Papà, ho bisogno di vivere! Mamma, diglielo tu» cerca man forte da parte di June, lei che alle feste universitarie è sempre andata, lei che le lascia sempre il via libera, lei che non riesce a dire di “no” a sua figlia, in nessuna circostanza.
«Vengono tutti gli zii e i tuoi cuginetti, non puoi fare questo sacrificio?» brontola Luke, sistemando le ultime cose sulla tavola in soggiorno.
«Papà, c’è Philip per questo! I miei “cuginetti” sono piccoli, io ho vent’anni! Hai presente? Tu a quell’età eri in giro per il mondo non a casa con i cuginetti!» e Luke sospira, maledicendo la sua carriera, maledicendo il carattere così persuasivo della figlia che sa bene di averla vinta anche questa volta, sa bene che il suo papà ha solo bisogno di essere portato allo stremo delle forze per avere il via libera.
«A che ora torni a casa?» le chiede, mentre lei lo abbraccia da dietro, lasciandosi scappare un “sì” gridato appena e liquidando la risposta con un vago «Non tarderò, al massimo mi fermo dallo Zio Cal» e Luke alza gli occhi al cielo: comincia a ripetere il solito monologo, nel quale spiega alla figlia che suo zio non è il portinaio di un Hotel che lei può sfruttare a suo piacimento, che Calum è solo, è ancora depresso per il divorzio, che usarlo per soli scopi personali non è carino, soffre anche se non lo dà a vedere e lei è un pochino irrispettosa nei suo confronti.
«Dopo chiedo conferma allora, io gli tengo compagnia, appunto perché è da solo» si mette a correggere il padre, salendo le scale verso camera sua: deve prepararsi per l’uscita, dopo non avrà più tempo per farlo.
«Philip, aiuta tu il papà!» incarica il fratellino, scappando prima che qualcuno le possa dire qualcosa.


Alle otto in punto Lune scende le scale nel momento in cui gli ospiti fanno il loro ingresso in casa: Tommy e James Clifford si sono già messi a parlare con il piccolo Philip Hemmings, lasciando da sola, a nascondersi dietro le gambe del papà Ashton, la piccola Sophie, che è così timida da diventare tutta rossa non appena June le rivolge la parola, le famiglie Irwin e Clifford sono presenti.
«Ciao zii e zie» saluta Lune, osservata da tutti i presenti come se fosse un’estranea: il vestito cade a pennello a una mano sopra il ginocchio, senza spalline, i capelli lunghi e biondi, mossi, perfetti, ma forse quello che colpisce di più, sono le scarpe fin troppo alte e il suo rossetto così… acceso, impossibile da non notare, che le dà un tocco perfetto; è bella la giovane Hemmings, è bella e fa sorridere i presenti, tutti tranne Luke che comincia a lasciar libero sfogo alle sue lamentele.
«Lune, ma ti sembra un vestito adatto? Sei mezza nuda, no, non mi piace, non va bene» e tutti lo deridono, la sua gelosia non ha fine, la sua bambina non ha più dieci anni, la sua bambina è un’adulta, non ha bisogno delle sue paranoie.
«Voglio vedervi quando i vostri figli avranno quindici anni, cari miei» risponde a tono guardando i suoi amici: i piccoli Clifford hanno ancora dieci e nove anni, la piccola Sophie ne ha appena sette, hanno ancora tempo per crescere e far preoccupare i rispettivi genitori.
«Meno male che ho il mio campione, vero Philip?» gli accarezza la testa Luke, al suo piccolino di appena nove anni, che è troppo preoccupato a parlare di macchinine per badare il padre.
Lune sorride, avvicinandosi a loro, facendo segno di andare in salotto, comportandosi sempre in modo gentile, educato, la giovane Hemmings è davvero perfetta.
«Calum è sempre in ritardo» commenta Ashton, prendendo posto, seguito dagli altri che cominciano a dargli corda, lamentandosi del moro e della sua sempre mancata puntualità; volgono poi lo sguardo verso Lune, chiedendole «Gli hai ricordato la cena vero?» e ricevendo da lei un cenno con la testa «Ho lasciato un post it». Nel momento in cui termina la frase, il campanello di casa Hemmings si fa sentire ancora, facendo balzare il cuore in gola alla giovane Lune che arrossisce d’un colpo e si affretta ad andare ad aprire a Calum.
È tutto il giorno che aspetta questo momento, è tutto il giorno che non vede l’ora di vederlo: che cosa le dirà? Parleranno di quel che è successo? Ma sì, ne è sicura, la notte passata è stata bellissima, è stata perfetta, lo sentiva suo come se lui le appartenesse da sempre, l’ha toccata con mani così delicate, così speciali, quelle mani così perfette che la fanno ancora rabbrividire, quella mani che al solo pensiero la fanno irrigidire; e quelle labbra, così morbide, così bisognose di lei, quelle labbra che ha sempre sognato nei suoi sogni più nascosti, più segreti.
Deve smetterla di pensare a quel che hanno fatto, è in casa con tutti i suoi parenti, non deve permettersi di scivolare, non ora, non prima di aver parlato con Calum.
Apre la porta, lo accoglie con un sorriso sincero in viso «Ciao, Zio» annuncia, notando gli occhi spalancati di lui nello scorgere la figura di lei, lei con quel vestito così dannatamente corto e attraente, lei che lo guarda con occhio così felici, mentre lui… sembra imbarazzato come non mai, tanto che entra in casa velocemente, senza neanche un bacio sulla guancia per la sua Lune, senza neanche un sorriso, senza neanche un cenno con il capo, solo la fretta di entrare, solo la fretta di allontanarsi da lei, solo la necessità di starle lontano.

Ma quello che lui non sa è che arrivare tardi comporta a delle conseguenze e lui e Lune sono seduti vicini, provocando in lei una risatina quasi diabolica: gliela fa pagare, non ci si comporta così, non con la nipotina che ha sempre avuto maggiori attenzioni da parte sua.
«Finalmente sei arrivato, Cal! Che scusa usi per giustificarti?» lo riprende Michael, facendolo arrossire, mentre si gira ad osservarlo, facendo cadere l’occhio sul collo del moro e notando quel leggero marchio.
«Calum Thomas Hood che hai da raccontarci sul fronte “sesso violento”?» e Calum sbianca, Lune scoppia in una risata rumorosa, lo Zio Mike è un genio assurdo, solo lui può aver già messo in imbarazzo Calum e lei gliene è grata, è come se la stesse vendicando senza sapere.
«Un succhiotto in pieno collo, racconta, Hood, siamo curiosi» e Luke sposta l’attenzione su Lune «Spero per te, caro Calum, che tu non abbia fatto sconcerie in presenza di Lune!» eccolo il solito papà geloso, protettivo, esagerato.
«Ecco perché mi hai cacciato via alle sette di mattina! Zio monello» esclama Lune, come a non voler essere coinvolta, come a voler lasciare Calum da solo contro la derisione di tutti.
«Povera Lune, mandata via per una scopatina» dice Ashton, mentre le donne presenti, ossia June, Abby e Sue chiedono di abbassare i toni: ci sono dei bambini in quel soggiorno, bambini che non hanno bisogno di conoscere certi termini così volgari.
«Mangiamo, per favore, non è nulla, mi sono pizzicato, non è un succhiotto» taglia corto il moro, facendo ridacchiare i suoi amici, facendo ridacchiare pure Lune che cerca di non passare troppo inosservata.

Durante la cena, la piccola vendetta della giovane Hemmings ha inizio: tiene la mano sotto al tavolo, cerca in tutti i modi di toccare Calum, gli tocca le gambe, gli sfiora il ginocchio, cerca ogni modo possibile e immaginabile per farlo imbarazzare, per farlo arrossire, per farlo vergognare a morte senza essere vista da nessuno: ma quello che Lune non capisce è che Calum quei giochetti li conosce fin troppo bene, li conosce e sa gestirli, ha diciotto anni più di lei per qualcosa, esperienze simili non sono nuove, non sono fonte di imbarazzo e la delusione cresce in lei, cresce non solo perché ogni suo tentativo fallisce miseramente, cresce perché Calum sembra averla privata di ogni cosa; l’ha privata del suo sguardo, del suo sorriso, persino della parola. Calum mangia, parla con gli altri, scherza con gli altri piccoli della famiglia, prende in braccio Sophie e le parla e finge che Lune non esista, finge che sia solo un fantasma, finge che tra di loro sia tutto normale, facendo crescere in lei una rabbia tale che la porta, alle dieci meno cinque minuti, a sbattere il bicchiere sul tavolo, ad alzarsi e congedarsi con un «Vado a preparami, la festa mi aspetta» riuscendo ad attirare l’attenzione di tutti i presenti, escluso Calum che viene richiamato dai suoi pensieri da Luke, che gli tira una gomitata e si avvicina al suo orecchio, bisbigliando qualcosa che Lune non riesce a sentire, mentre si allontana andando verso la camera.

Sta cercando un cappotto nell’armadio, quando sente la sua porta cigolare un po’, sente qualcuno richiuderla piano, cercando di non fare troppo rumore.
«Cosa vuoi Calum?» chiede senza neanche aver bisogno di sbirciare chi sia appena entrato: quel profumo lo sente lontano un miglio, deve aver esagerato come suo solito.
«Tuo padre vuole che ti convinca a non andare alla festa, sono lo “Zio della persuasione”» commenta lui, sedendosi sul letto di lei che continua a cercare il suo giubbotto come se le sue parole fossero prive di significato.
«Non ascolto mio padre, figuriamoci se ascolto te» sorride maligna, indossando il cappotto nero che trova. «Oh, e grazie per avermi rivolto la parola, Calum, sei davvero una persona matura» sbatte la porta dell’armadio, facendolo sobbalzare, facendogli finalmente alzare lo sguardo verso di lei.
«Lune, io… credo dovremmo parlare» balbetta, toccandosi in mento con fare nervoso, toccandosi i capelli, cercando di mantenere la calma.
«Credo che quello che è successo sia… da dimenticare. Lune, io… tu sei… dannazione tu sei la figlia di Luke!» esclama come preso dall'isteria.
«Wow, davvero? Credo di saperlo, sono Lune Hemmings, infatti» lo deride lei, seccata e scocciata, tutto avrebbe pensato, ma non una cosa simile da parte sua: cosa gliene frega se è figlia di Luke? Poteva pensarci prima, poteva pensarci prima di scopare con lei.
«Lune, ascolta» si alza in piedi, cercando di andarle vicino, ma lei indietreggia di un passo. «Ieri sera è stato… bello. Lo ammetto, ma… non può funzionare, credimi» e lei trattiene uno schiaffo da stampargli in viso.
«Non è semplice, è complicato e so che tu puoi avere di più» cerca ancora di dire, mentre lei alza gli occhi al cielo, come se quelle parole fossero la cosa più falsa che abbia mai sentito prima.
«Sì ovvio. Belle parole, Zio, magari dirle prima di fare sesso con me sarebbe stato meglio» dice a voce alta, facendo sbiancare Calum, che le fa cenno di abbassare i toni, che gli altri possono sentirla, che non è proprio il momento adatto.
«Io faccio quel cazzo che mi pare, Calum. Ficcatelo in testa» dice a denti stretti, mentre prende la borsa in mano e, senza rivolgergli ancora lo sguardo, esce dalla camera quasi correndo, scende le scale a una velocità tale che non scivola su quei tacchi per puro miracolo, saluta i presenti e sbatte la porta di casa, senza voltarsi.
Vaffanculo a lui, vaffanculo e basta. Impreca nella sua testa, inserendo le chiavi e mettendo in moto, sfrecciando via da quella casa, dirigendosi verso quel posto adatto per lei in questo momento, il posto che la distoglierà da quei pensieri almeno per un po’.
 
 


Note di Nanek

Cominciamo questo angolo autrice con un secco NO.
No no e ancora NO! ASSOLUTAMENTE NO!
NO, non sto impazzendo, ma è NO! IT’S A NO FOR ME!
Ma siete diventate pazze? 20 RECENSIONI AL PRIMO CAPITOLO?!?! Ma siete matte? Fatevi visitare per favore, così tante recensioni non le ha neanche il primo capitolo di So out of reach!! Non ci posso credere, sono letteralmente senza parole.
Ditemi cosa devo fare con tutte voi, volete che vi consigli un medico? Perché davvero, siete davvero incredibili!!!
Ma quanto bene vi posso volere?? Questo sequel pensavo fosse un emerito schifffio e guardate te, 20 recensioni, 25 preferite, 23 seguite, 2 ricordate: ditemi voi, la statua per i ringraziamenti la volete in oro? In platino? Non so, fatemi sapere!
Vi giuro, sono davvero senza parole, mi avete fatto una mega sorpresa, mi rendete davvero felice, dico sul serio, vi ringrazio di cuore, non so davvero che parole usare in questo momento.
Passando al capitolo proposto oggi: la nostra Lune si arrabbia, Calum non sembra essere troppo convinto di quello che è successo… si caccerà nei guai la nostra Hemmings? Lo vedremo presto ve lo prometto.
Bene, io direi che passo a voi, non ho l’umore troppo sereno dopo le “amazing news” date dai nostri adorati 4 australiani: è bello sapere che solo 800 fortunate li vedranno il 3 aprile e che io non andrò al WWA tour e quindi non avrò quella possibilità di vedere questi 4 fagioli, allegria insomma a me! Che amarezza.
Bene, detto questo, andiamo avanti, la depressione potrebbe scaraventarmi sotto terra.

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite < 1Dforeverlove 1Dmyreasontobe  AbigailDarkness amoilsorrisodiluke cliffordshair fight_till_its_over  hazzasvoice_ Hollypops98
 hrtbreakgirl ineeddrewshug itsrowag Joy4ever justin_love_bieber Lostinmemories luce_ghiaccio 
MalikKissMePlease_1D Mrs_Stypayhorlikson Nerhs njallvans Ro_99 Sapsa 1D Smile_LWWY TheBlueRose Tomma_Ash xhugmezain
vi adoro <3

Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3 AbigailDarkness DarkAngel1 vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 AbigailDarkness caleidoscopio DarkAngel1 
Dauntless_ didiloveonedirection Eleanor_Rigby fight_till_its_over GiadaWriter Hi Hood
 hrtbreakgirl Hugs_me_Niall jade herondale luke_is_a_penguin Marianne_13 maristella_armstrong Ma_Puffa 
NeneHoran Rosaly SadDakota She loves writing takeitall92 xhugmezain _beconfident_
  vi adoro <3

Grazie a voi per aver recensito <3 DarkAngel1 melaniekay96 hrtbreakgirl Nerhs louakamyangel Dauntless_ Anto Malik luke_is_a_penguin luce_ghiaccio Lou_Live Andy_5sos Marianne_13 Lostinmemories AbigailDarkness TheBlueRose Tomma_Ash fight_till_its_over HoransCoffee Mrs_Stypayhorlikson She loves writing  vi adoro <3

Grazie anche per le 405 visite al primo capitolo <3 ve lo giuro, mi avete dato un po’ di felicità, con poco, ma vi assicuro che mi accontento!
Ci sentiamo il prossimo sabato, spero di trovare qualche parolina da parte vostra (non esagerate suvvia :D ) e spero di non deludervi con questo sequel <3
Nanek

 

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Capitolo 3
*** Beautiful Mistake ***


Capitolo 3

Beautiful Mistake

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You're impossible to resist 
But I wouldn't bet your heart on it 
It's like I'm finally awake 
And you're just a beautiful mistake 

 

«Per me Lune ha qualcuno» sbotta Luke, seduto in soggiorno con gli altri.
È quasi mezza notte, Lune è uscita da più di due ore, è stato l’argomento principale da quando Calum ha dovuto ammettere di non essere riuscito nel suo intento.
Quando il padre di lei, però, dice quella frase, provoca in lui un nervosismo estremo, ansia allo stato puro, vergogna perché sta nascondendo quel segreto, sente il rossore salirgli, sente di dover calmarsi e in fretta: non è proprio il momento di lasciarsi sfuggire quel segreto che gli pesa sul petto.
«Cosa te lo fa credere, Luke?» chiede Mike, volgendo lo sguardo verso di lui, che sorseggia un po’ di caffè.
«Esce sempre. Deve sempre andare a qualche festa, poi guarda come si veste: alle feste c’è qualcuno» si volta verso Calum. «Tu sei sicuro che dorme da te quando torna? Non le stai parando il culo?» e il moro si sente sotto accusa.
«Te lo giuro, Luke, viene da me a dormire» mette una mano sul petto, notando lo sguardo di Luke rilassarsi un po’, lo vede sbuffare, è un padre così geloso.
«Calum, se questa notte non rientra, avvisaci per favore» dice ancora, facendo spalancare gli occhi marroni dell’amico: Lune deve andare ancora da lui? Da quando? Chi l’ha deciso?
«Ha detto che se fa tardi si ferma da te» spiega June, guardandolo, mentre lui annuisce, cercando di respirare, cercando di non impazzire: no, non si aspettava che lei dovesse andare ancora da lui, non dopo quello che è successo la notte precedente, non dopo la mini discussione di poche ore fa, no, non se lo aspettava proprio per niente.
«Meglio che vada allora, di solito rientra su queste ore qui» dice come per congedarsi il più in fretta possibile, cercando di scappare da quella casa, per evitare domande che lo condurrebbero all’esplosione.

Ma di Lune, fuori casa Hood, non c’è traccia.
Non c’è traccia di lei neanche all’una, neanche alle due, neanche alle due e mezza di notte e Calum, non può negare di essere preoccupato, non può negare di essere preso da un attacco di panico, soprattutto quando il suo cellulare vibra l’arrivo di un messaggio da parte di Luke. 
“È da te, vero?” quindi Lune non è tornata a casa, quindi Lune è ancora in giro, a quella festa, la festa che si ricorda a malapena dove si trova; non ha tempo di mettere paura al suo amico, può andare lui a cercarla, può e deve trovarla, Luke si fida di lui, Luke è un padre così protettivo, non merita di morire d’angoscia.
“Tranquillo, dorme da un bel po’. Dormi, Hemmo” lo rassicura, per poi uscire di casa, deve trovare Lune, deve ad ogni costo.

E meno male che Calum ha una buona memoria, meno male che Calum l’ha sentita a cena, mentre parlava con Abby di questo nuovo locale, meno male che se lo ricorda e riesce ad arrivare a destinazione in appena dieci minuti.
Il posto ancora è pieno di gente, studenti, ragazzi, giovani, mentre lui si sente davvero un vecchio a confronto, lui che passa in mezzo a quella mandria, cercando con gli occhi di scorgere quella ragazza, cercando i suoi capelli biondi, cercando il suo vestito corto, cercandola con paura, cercandola con agitazione: dove sei Lune? Ti prego fatti vedere. Questi pensieri lo tartassano, si sente in colpa, si sente responsabile per tutto, si sente un idiota perché lei ha solo ragione.
Poteva decidere prima di fermarsi, poteva fare una scelta prima di commettere quell’errore, poteva fermarla, poteva e non l’ha fatto, non l’ha fatto perché in quel momento la voleva davvero con tutto se stesso, la voleva, la voleva sua soltanto, aveva bisogno di lei, aveva bisogno di sentire quel corpo a contatto con il suo, aveva bisogno di Lune e basta, lei e nessun’altra.
La voleva come la vuole ora, la vuole vedere, la vuole portare via, vuole proteggerla, vuole… oh, dannazione, vuole Lune con sé, la vuole salvare.
E gli occhi marroni di Calum, cadono sul punto giusto: al bancone vede Lune seduta su uno sgabello intenta a parlare con un ragazzo, un ragazzo che le accarezza la gamba nuda, che la sta toccando fin troppo, che la sta sfiorando fin troppo, che sta allungando le mani sotto il suo vestito fin troppo; lei, con il bicchiere in mano, sorseggia qualche volta: è ubriaca, ne è certo.
«Lune» la chiama quando è a un passo di distanza, richiamando l’attenzione di lei e del tipo, che non osa togliere la mano dalla sua gamba: sarà Calum ad afferrarlo per il polso, ad allontanare quella lurida mano, a minacciarlo solo con lo sguardo, a minacciarlo di passare delle gravi conseguenze se non si allontana.
Il ragazzo guarda Lune, non aggiunge altro, si allontana, scappa dai guai.
«Bel lavoro, Calum. Sei uno stronzo» dice lei, gettandogli addosso la bevanda che ha nel bicchiere, ridendo per quel gesto appena compiuto, alzandosi in piedi ed allontanandosi da lui; ma lui non ha tempo per sottostare alle sue resistenze, tanto che l’afferra per il polso, la tira vicino al suo petto e a denti stretti le dice di andare con lui, senza fare storie, senza osare fare la stupida. «Se Luke ti vedesse, non voglio neanche pensare a cosa ti farebbe» sussurra, mentre lei scoppia in una risatina. «Neanche io voglio pensare a cosa ti farebbe se sapesse cosa mi hai fatto ieri notte» ammicca, mentre lui la trascina lontana, la trascina in macchina, senza ascoltare le sue proteste o «Ho l’auto qua!» e, mettendo in moto, la priva nuovamente del suo sguardo, del suo sorriso, della parola e la porta verso casa sua, al sicuro, lontana da ogni tipo di pericolo.

Quando Calum crede di aver sistemato ogni cosa, mettendo Lune a dormire nella stanza degli ospiti, si dirige in camera sua, per togliersi quella camicia che lei ha pensato bene di rovinare con quello schifo che stava bevendo, la toglie e solo quando resta a petto nudo sente due braccia che lo avvolgono da dietro, due braccia che lo stringono forte, labbra che gli baciano la schiena, si sente arrossire, si sente in dovere di rimanere arrabbiato, per non dire incazzato nero: lo ha spaventato a morte, si è messa in pericolo, non merita neanche una parola da parte sua, non si merita niente, è solo una ventenne incosciente, stupida.
«Non volevo» la sente bisbigliare, ma non gli basta.
«Scusami, Cal» dice ancora lei, accarezzandogli l’ombelico, strusciando le sue guance sulla sua schiena, facendolo sospirare a fondo.
«Sei stata una sciocca» dice freddo, sentendo che le mani di lei lo lasciano, sentendo il calore del suo corpo allontanarsi, vedendola sedersi sul letto, con il viso imbronciato, le braccia intrecciate sul petto.
«E tu, invece? Credi di essere tanto figo? Sei uno stronzo, ecco cosa sei» lo insulta, mentre lui respira a fondo per non urlarle contro, per non urlarle in faccia tutta la preoccupazione provata quando suo padre l’ha contattato per avere novità su sua figlia, quando lei era ancora fuori, da sola, ubriaca, senza nessuno a darle una mano.
«Va bene, Hemmings: sono uno stronzo, okay? Non dovevo… fare sesso con te» e lei lo attacca ancora, vuole sapere perché lo ha fatto, vuole sapere perché si sta comportando come un autentico codardo, vuole delle risposte, le vuole ora, non lo capisce.
«Lune, ti sembra una situazione adatta questa? Ti sembra il caso? No. Ho trentotto anni, Luke è il mio migliore amico. Tu sei la bambina che tenevo tra le mie braccia e alla quale ho dato il biberon dannazione!» e Lune sbuffa, cominciando ad insultarlo nuovamente: uno stronzo, ecco cos’è, un approfittatore, bisognoso di sesso, uno che “basta che respiri”, uno che ha solo usato il suo corpo per puro piacere personale, un coglione, un gran bastardo.
E Calum non ce la fa più ad ascoltarla, non riesce proprio a sopportare tutti quegli insulti, lui non è così, non ha fatto sesso con lei per approfittarne, non perché era in astinenza, l’ha fatto perché lo voleva, lo voleva davvero e non era sesso, ne è sicuro, le vuole davvero troppo bene per parlare solo di sesso, le vuole davvero troppo bene ed è per questo che si sta tirando indietro.
«Non capisci che fuori c’è qualcuno pronto ad avere una storia con te? Non lo capisci che tra di noi non può funzionare?» si mette vicino a lei, lei che continua a dargli del bugiardo.
«Usa queste balle con altre delle tue “ragazze facili”, non con me. Sei un maledetto…» non la fa finire, non può permetterle di dire ancora qualcosa di brutto nei suoi confronti, non glielo permette, perché porta le sue labbra ad unirsi di nuovo alle sue, ad unirle come la notte precedente, sfiorando la lingua di lei con una passione tale da toglierle il fiato.
La fa distendere, continua a baciarla, continua ad accarezzarla, continua a peggiorare la sua situazione: ma sembra non importargli, perché è questo che sente quando le sue labbra sono su quelle di Lune, sente solo tanto amore, sente solo tanta perfezione, sente solo di essere in paradiso, sente di non desiderare altro, sente solo che i problemi che potrebbero nascere non gli appartengono, come se fossero lontani, come se non lo riguardassero.
«No, Calum. Non ti permetto di giocare con me» lo allontana Lune, portando le sue mani sul petto di lui, opponendo una lievissima resistenza che lui sovrasta baciandole il collo, succhiando quella pelle così morbida, così delicata, facendole sentire quei brividi lungo la schiena, quei brividi che lui sa di riuscire a provocare.
«Non gioco con te, Lune. Ti voglio troppo bene per potermi permettere il lusso di giocare con te. Non era sesso, Lune, ti volevo come non mai, ti ho amata in ogni piccolo gesto, mi sono preso cura di te come se fossi così fragile da poterti ferire con niente. E sì, sono uno stronzo, sono un gran bastardo, un codardo: ma solo perché so di non poterti dare quello che meriti, solo perché so che tutto questo è solo un grande, grandissimo casino» la guarda negli occhi, quegli occhi blu che tanto gli ricordano quelli di June, occhi increduli, occhi che la fanno stare zitta, senza parole. «Ma non dire che ti ho usata, mi odierei se è questa l’impressione che hai di me» le bacia la punta del naso.
«E allora perché scappi? Io sono qui. Io pensavo… oh, insomma!» esclama, facendolo sorridere, quell’espressione che si ritrova lo diverte, gli fa tenerezza.
«Se è vero tutto questo: diamoci una chance allora, non lo diremo a nessuno» e lui fissa quelle labbra con viso serio, come se quelle parole fossero lame, come se quel segreto pesasse già troppo.
«Calum… ti prego» la sente supplicare, mentre quelle mani magre gli prendono il viso, gli accarezzano le guance, tracciano il contorno dei suoi zigomi, delle sue labbra, delle sue sopracciglia, lo sta istigando con delle semplici carezze, lo rende vulnerabile con così poco, gli fa battere il cuore all’impazzata solo sfiorandolo.
«Sei proprio come tua madre: testarda come non so cosa» commenta lui, tornando a fissarla nuovamente, sorridendole appena, dicendo quelle parole con un po’ di paura, paura per quello che li aspetta, paura per il peso di tutti quei segreti che dovrà custodire: baci segreti, carezze segrete, appuntamenti segreti, parole sussurrate, parole proibite.
«Va bene, Lune. A due condizioni» le labbra di lei si aprono in un sorriso «Uno: ubriacati ancora e non so cosa ti faccio» lei ridacchia appena, giustificandosi dicendo che era arrabbiata con lui e che, comunque, era brilla, leggermente allegra, ma non ubriaca; la mano di Calum poi si sposta sul bacino di lei, scende ancora, scende sul suo interno coscia, l’accarezza, la fa rabbrividire, si avvicina a quel punto che la fa gemere a bassa voce, tanto che si morde il labbro.
«Due: non osare fare quei giochetti stupidi quando siamo a casa tua. Per due motivi: uno, sono inutili; due, mi fanno venire voglia di vendicarmi e, fidati, non vuoi davvero vedermi come Calum il vendicativo» si lascia scappare un ghigno in viso, un ghigno che, però, non sembra spaventare la giovane Hemmings, la quale prende il suo viso tra le mani per avvicinarlo al suo, per potergli baciare le labbra con delicatezza, per poterle sentire sulle sue, per poter essere felice così.
«Un consiglio, Cal» gli sussurra «Una sciarpa, i succhiotti non passeranno inosservati» ridacchia, mentre lui arrossisce, ricordandosi la figura orribile fatta con gli altri, andando a mordicchiarle il collo come per punirla, ricevendo da lei quella risata che gli scalda l’anima.
«Dai, Hood, fammi le coccole» si lamenta lei, lasciandolo quasi sorpreso da quella richiesta, mettendosi con lui sotto le coperte, lasciandolo spegnere la luce, lasciandolo fare.
Le mani di Calum si intrecciano con quelle di lei, poi si spostano e passano al suo viso, l’accarezza come quando era piccina, l’accarezza e le sussurra di dormire, traccia i contorni del suo viso, lascia baci sulle guance, sulle labbra, sulle fronte, lascia che quei piccoli gesti la facciano rabbrividire, la facciano poi rilassare, per poi farla addormentare piano, felice, tra le sue braccia.
Credo tu sia il mio bellissimo errore. Sorride, lasciandole un ultimo bacio sulle labbra.

 

 

Note di Nanek

Posso solo dirvi che sto correndo, sono appena tornata a casa dalle 9 di sta mattina, ho avuto Università fino alle 15:30, sono stata a fare “shopping” fino ad ora, e devo darmi una mossa se voglio essere pronta per uscire e non arrivare tardi.
Ciao a tutte insomma :D ecco qui il capitolo 3 ;) ma alloraaaa storia segreta qui ;) la storia si ripete? ;) qualcuno tira ad indovinare chi scopre questo casino? :D:D non parliamone dai.
Mi spiace non poter dire molto, ma vi giuro, sono stra in ritardo, devo darmi una mossa quindi, passo a voi e poi vi lascio IL TRAILER DI QUESTA STORIA *-* sì ho fatto un traileeeerrr siete felici?? spero di sì perché ci ho messo l'anima per farlo :D

Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3 Happinessforya_ Megan99 5 Seconds Of Direction Skarf muccaswag ROneD vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3 Skarf irwinslaugh ROneD vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 hrtbreakgirl Smile_LWWY 5 Seconds Of Direction caleidoscopio Nerhs 1Derful_ fight_till_its_over luke_is_a_penguin TheBlueRose luce_ghiaccio She loves writing AbigailDarkness Marianne_13 Tomma_Ash DarkAngel1 melaniekay96 Mrs_Stypayhorlikson vi adoro <3

Qui trovate il link per il trailer ;) https://www.youtube.com/watch?v=CZSa3Vz4yGg

Sappiate che sono davvero felice, sono di corsa, ma sono felice: questa storia mi sta regalando troppi sorrisi, sono felice che vi piaccia, sono felice di non aver scritto/ideato una roba stupida, sono felice per ogni cosa, anche se non sono tra quelle 800 fortunelle: ma se voi ci siete a Milano, beh, sappiate che voglio fare festa con voi u.u
Detto questo scappo, ci vediamo il prossimo sabato ;)
Vi adoro tutte <3
Nanek

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Capitolo 4
*** Troublemaker ***


Capitolo 4

Troublemaker

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Maybe I'm insane
Cause I keep doing the same damn thing
Thinking one day we gonna change
But you know just how to work that back
And make me forget my name

 

Una cosa che Calum non sopporta delle uscite con i ragazzi, in particolare dopo il suo divorzio, è il fatto che tendono sempre ad appioppargli la prima donna che passa a tiro.
Le serate tra amici a cui era abituato, quando il suo matrimonio non era ancora andato a quel paese, erano letteralmente più spassose: ognuno di loro raccontava qualche aneddoto, parlavano della vita matrimoniale, dei suoi pro e contro, contro riguardo le proprie mogli, mogli che hanno attacchi isterici nei momenti meno opportuni, mogli che non ne possono più di stare dietro ai figli, mogli che troppe volte, la sera, dicono di “no” al maritino che tenta solo di essere d’aiuto, conversazioni che andavano dal ridicolo all’assurdo, conversazioni che loro avrebbero dimenticato, ingerendo litri e litri di birra, ridendoci sopra, scherzando, cominciando poi a elogiare le rispettive famiglie, ricordando quanto siano importanti, ricordando quanto siano perfette: i figli che studiano e portano a casa voti da invidia, la moglie che in quei giorni in cui ha il sorriso in viso è la creatura più bella del mondo, la creatura dalla quale non vorrebbero mai separarsi e la vita matrimoniale, quindi, tornava ad essere considerata la vita più bella al mondo, la vita che loro volevano ad ogni costo.
Ma da quando Calum è tornato ad essere single, quelle conversazioni si sono come volatilizzate: non sente più Michael lamentarsi dei suoi figli, non sente più Ashton parlare di astinenza con Sue, non sente più Luke… beh Luke non si lamenta quasi mai, a lui la vita va bene in ogni situazione, però, non si lamenta più del fatto che sua figlia vada a feste ogni giorno, non si lamenta più di Lune e del suo carattere, e Calum, nel profondo, si sente sollevato, perché sa benissimo che Lune non va a feste, perché gliel’ha promesso, perché ha giurato di non bere più nessun tipo di alcolico, perché Lune, se esce la sera, lo fa per andare a “trovare lo zio Cal, che è solo e bisognoso di compagnia”, rendendo papà Luke e mamma June fieri del suo carattere altruista e benevolo, che rinuncia alle feste per universitari ubriaconi per stare in compagnia di chi è solo.
E Calum ride, dentro di sé: se solo sapessero cosa combinano quando stanno da soli, si comportano come una coppietta di adolescenti, guardano un film sedendosi vicini, si scambiano baci così delicati, si scambiano carezze, abbracci, si vogliono bene per davvero e, quando è ora di dormire, coccole o qualcosa di più ci sono sempre, facendoli addormentare con il sorriso in volto. La loro relazione segreta non potrebbe essere più perfetta di così, è meravigliosa, rende Calum davvero felice, si sente così completo, come non lo è mai stato, si sente amato, sente che lei si sta prendendo cura di lui e lui fa lo stesso con lei, trattandola come se fosse così fragile, come se meritasse solo il meglio di lui.


Sta di fatto, comunque, che la serata alla quale Calum sta partecipando è davvero stupida e insensata: le birre quasi finite, gli occhi dei ragazzi puntati su ogni donna che passa, tutto questo lo innervosisce, non capisce il motivo per cui debbano appioppargli una donna, lui ha… beh, sì, lui ha Lune, non andrà mai con un’altra, anche perché Lune, conoscendola, lo ucciderebbe, lo ridurrebbe a una briciola, ma loro non lo possono sapere.
«Dai, ragazzi, che mi raccontate? Come procedono i vostri matrimoni?» butta lì, nella speranza che loro comincino una conversazione: tentativo fallito miseramente, lui lo ha già capito, loro non vogliono farlo soffrire, perché loro sanno quanto gli manchi la vita matrimoniale, loro sanno che Calum soffre perché non ha figli, perché non ha più una moglie, Calum ha basato la sua vita nel cercare la persona adatta per costruire quella famiglia che tanto vorrebbe, loro sanno che quella stronza di Faith l’ha distrutto con quel dannato divorzio; chi sono loro, quindi, per sbandierargli in faccia quei discorsi che non gli appartengono più?
E Calum sospira non ricevendo nessun tipo di risposta, sospira e si perde nei suoi pensieri, sospira e pensa alla sua condizione: single, agli occhi degli altri, ma da considerare impegnato non appena il mondo resta fuori dalla porta di casa sua.
Sospira Calum, perché sa benissimo in che guaio si è messo, continuando questa relazione segreta con Lune, sospira perché si chiede spesso quando il tutto verrà a galla, quando lo dirà agli altri, come lo dirà e chissà come reagiranno.
Non sa esattamente a cosa pensare, ma questo argomento lo turba, lo confonde, perché chi gli dice che con Lune durerà? Ha vent’anni, è giovane, è bella, perché dovrebbe pensare di continuare a lungo la loro storia? Perché dovrebbe accontentarsi di uno come lui, lui che ha trentotto anni e desidera con il cuore in mano un matrimonio e dei figli?
Chi, a vent’anni, pensa a sposarsi ed avere figli?
Ovvio, Luke e June lo hanno fatto, ma non è stato programmato nulla, è successo è basta, è come se fossero stati… obbligati a pensare come degli adulti, è come se il destino li avesse costretti a sottomettersi al mondo dei grandi, fatto di responsabilità, di problemi, di poca libertà: come può pensare, Calum, che Lune sia davvero pronta a tutto questo? Come può pensare che lei, così vivace, così attiva, così vogliosa di libertà, voglia ridursi a essere madre dei suoi bambini e sua moglie?
Ma… perché sta già pensando a Lune come ipotetica moglie e madre dei suoi figli? Se lo deve togliere dalla testa, se lo deve scordare, non si può fare, non è possibile, non è reale, neanche nei sogni si può permettere questo lusso: Lune è davvero troppo giovane, Lune è davvero troppo preziosa per obbligarla a sottostare a tutto questo, non se la sente di rinchiuderla in una gabbia, non vuole farlo, non lo farà mai, non è quel tipo di persona, lui le vuole davvero troppo bene per poterla…


«Calum Hood?» sente una voce richiamarlo dai suoi pensieri: una donna, capelli mossi e rossicci, gli occhi neri come la pece, la carnagione chiara, un sorriso solare in viso.
«Sì?» chiede Calum inarcando il sopracciglio, lei alza gli occhi al cielo «Sono Izzie, Izzie Anderson, mi hai chiesto di andare al ballo di febbraio… in maschera» cerca di farsi ricordare e Calum, come se avesse visto una specie di lampo a ciel sereno, ricorda.
«Izzie Anderson, certo! Scusami, ti giuro non ti avevo riconosciuto!» esclama sorpreso, cercando di scusarsi al meglio, alzandosi in piedi e baciandole le guance, sentendo quel profumo avvolgerlo, profumo che riconosce, almeno quello è rimasto a Izzie, dato che l’ultima volta che l’ha vista, portava una prima di reggiseno, mentre ora, beh, una quarta non gliela toglie nessuno: il suo occhio esperto.
«Come stai, Hood? Da quanto tempo…» comincia così la loro conversazione, sotto gli occhi degli altri tre che guardano l’amico complici, facendogli l’occhiolino, cercando di puntare la conversazione sulla vita sentimentale di Izzie e di Calum.
Riescono infatti a “scoprire” che lei è single, ancora, ma lei ha appena superato i trent’anni, ha ancora così tanto da fare, da vivere, da trovare e sono riusciti pure a farle intendere che il bel moro è single, divorziato a essere pignoli, così ha puntualizzato Mike, ricevendo uno sguardo fulmineo da parte dell’interessato: chi ha dato loro il permesso di sbandierare i fatti suoi a quella lì? È già tanto se l’ha riconosciuta, non c’è bisogno di riferirle anche quante mutande bianche ha nel cassetto, non è carino, è da stupidi, sembra uno bisognoso di compagnia e possibilmente di sesso allo stato estremo, cosa che lui non è, lui ha Lune, ma loro non possono saperlo.
E proprio nel momento in cui i suoi pensieri formulano quel nome, chi, se non Lune Hemmings fa il suo ingresso in quel locale, accompagnata da ben tre amiche?
Sono nella merda. Calum sente già l’ansia salirgli, punta gli occhi contro la figura di quella giovane: i capelli raccolti in una treccia, i pantaloncini corti, fin troppo, i tacchi alti, la canottiera scollata giusto per farlo morire di voglia, giusto per farlo imbestialire, dato che tutti gli uomini presenti la stanno fissando, dato che lei è sua, non si devono permettere di toccarla neanche con il pensiero, mai.
E Luke non può far altro che fissare quello che l’amico sta fissando incantato, sbiancando di brutto non appena scorge la figura di sua figlia che, come se non si fosse resa conto della loro presenza, si è messa al bancone e sta ordinando qualcosa al barista che la fissa con occhi fin troppo vogliosi.
«Cosa cazzo ci fa mia figlia qui?!» sbotta, appoggiando fin troppo bruscamente il bicchiere di birra sul tavolo, alzandosi e dirigendosi verso di lei con passo deciso.
«Meglio intervenire o la uccide» propone Calum, ma non gli viene dato il tempo di alzarsi, perché Mike e Ash si offrono volontari per andare a soccorrere la nipotina, senza bisogno di lui, perché «Puoi stare qui con Izzie, avete così tanto da raccontarvi» accenna un sorriso Ashton, mentre Calum lo vorrebbe solo soffocare, come può davvero lasciarlo lì? Da solo con Izzie? Izzie che ha questa scollatura da vertigine, Izzie che verrà sicuramente notata da Lune, Lune che si incazzerà come una bestia, ne è convinto, ma non ha scampo.
Calum viene abbandonato al suo destino, guardando i suoi amici da lontano, guardando Luke che si avvicina a Lune, cominciando a riempirla di domande, domande che lui non sente, ma si limita a guardare lei: lei che sorride, lei che indica la sua amica dai capelli ricci e neri, la quale stringe la mano a Luke, il quale, finalmente, accenna un sorriso, come se Lune avesse spiegato tutto, come se Luke si fosse calmato dalla sua gelosia estrema.
La vede poi che pronuncia il suo nome, lo legge chiaramente sulle sue labbra, legge quella domanda “Dov’è lo zio Cal?” ed ecco che Mike lo indica ed ecco che gli occhi di Lune puntano ai suoi, rivolgendogli un sorriso, rivolgendogli un saluto che lui non fa in tempo a ricambiare, dato che Izzie richiama la sua attenzione, posando le mani sulle sue, pietrificandolo.
«Sei davvero come ti ricordavo, Cal, non sei cambiato per niente» dice lei dolcemente, accarezzandogli la mano con il pollice, facendogli balzare il sangue in viso, facendolo sudare freddo: non starà davvero flirtando con lui? Non può essere vero, non deve essere vero, lui non può, lui ha Lune a pochi passi di distanza!
«Ehm, spero in positivo» balbetta, vedendola sorridere e annuire: ovvio che è in positivo, se no che motivo avrebbe di tenergli la mano, di accarezzargliela e di creare solo un grande casino?
Calum si libera da quella presa per raggiungere il bicchiere di birra che ha davanti a sé, butta giù la bevanda come se fosse acqua fresca, come se volesse bere per dimenticare, come se sperasse che Lune non avesse visto quella mano intrecciata alla sua, era solo una frazione di secondo, non deve fare una scenata per questo, vero?
«Sai, Cal… devo andare» sussurra ancora Izzie, arrossendo appena, facendo sospirare di sollievo il moro: finalmente si toglie dai piedi.
Si alzano in piedi quasi all’unisono, stanno vicini, ma non troppo, gli occhi di Izzie stanno bassi e quasi imbarazzati. «Sai, Cal? Quella sera al ballo è stata davvero meravigliosa per me» commenta, mentre Calum irrigidisce ancora, non può semplicemente andarsene? Non ha tutta la vita.
«Però… mi sono sempre chiesta come sarebbe stato…» alza gli occhi sui suoi, «Continuare a vederti» confessa, per poi azzardare un passo avanti, un passo che la fa avvicinare di più al suo corpo e le labbra di lei si appoggiano fin troppo vicine all’angolo della bocca del moro, il quale sente il rumore di un bicchiere rotto, vetro che si distrugge a terra.
«Ci vediamo, Hood» sente bisbigliare Izzie, per poi vederla andarsene e rendersi conto che il bicchiere rotto, è il bicchiere di Lune, la quale lo sta ancora fissando, incredula, bianca in viso, la mano ancora a mezz’aria, suo padre che le scuote il braccio, le sue amiche che ridacchiano.
Calum si avvicina al gruppetto, sente le derisioni delle giovani sulla sua Lune, la chiamano «Addormentata», le dicono di svegliarsi, Mike le dà della sbadata, Ash tenta di proteggerla: «La mia nipotina… lasciatela stare, è stanca!», Luke che sorride, è divertito anche lui.
Non appena si ritrova gli occhi di tutti puntati contro, mille domande lo accolgono, da parte dei ragazzi, domande alle quali si rifiuta di rispondere, domande che neanche ascolta, perché lo sguardo di Lune lo sta uccidendo, lo sta fulminando.
«Dobbiamo brindare, al compleanno di Breanne, ma anche alla nuova conquista di Calum!» esclama Luke, facendo sbiancare il moro: no, non può fargli una cosa del genere, non davanti a quegli occhi blu, non davanti a lei, no, per favore, non può.
«Evviva i compleanni e gli incontri speciali!» lo segue Mike, mentre Calum non sa che fare.
E mentre tutti portano i bicchieri a scontrarsi tra di loro, Calum si sente pietrificato quando è il turno di brindare con Lune, la quale, tenendo un’espressione fredda e distaccata, si limita a dire a denti stretti: «Complimenti, Zio», marcando per bene quel nome, come se volesse fargli capire quanta rabbia stia trattenendo, uccidendolo con lo sguardo, per poi privarlo della sua parola, del suo sorriso: Calum è davvero nei casini ora.

 

Note di Nanek

Calum sarà pure nei casini, ma la cosa ora come ora non mi tangeeeeeeeeeeeeeeeeeeee *-*
Ciao a tutteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee *mega sorriso da un orecchio all'altro che la fa sembrare uno squalo* ma chissà perché sto sorridendo ancora dal giorno giovedì 3 aprile ore 18:29 :D:D:D
Sì care mie, li ho vistiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e sto sclerandooooooooooo li ho visti erano lì davanti a me erano stra reali e oddioooooooooooooo sclero di nuovo.
Mi calmo, queste cose non interessano a nessuno, quindi tralascio.
Calum è nei casini lol ma non l'ha fatto apposta daaaaaaaaaaaaaaaaai, ma è nei casini il caso è chiuso.
Lune è gelosetta eh?
E chi se la ricordava sta Izzie? Nessuno scommetto :D però se andate a vedere il capitolo 11 di SOOR, noterete che la timida creatura che accompagna Calum, è diventata la pantarona qui presente :D un bel cambiamento non c'è che dire.
Bene, che dire ancora? Che siete davvero stra tante da ringraziare tutte *0*

Vi giuro, siete una marea, ogni volta è sempre più difficile scrivere ogni nome nuovo che arriva!!

Ma vi ringrazio: ringrazio le 55 persone che hanno messo la storia tra le preferite, facendola già entrare tra le storie più popolari e facendo venire un infarto a me <3

Ringrazio quelle 5 personcine che l'hanno messa nelle ricordate, facendomi scoppiare in lacrime <3

Ringrazio quelle 46 seguite che mi fanno arrossire <3

Ma ringrazio anche quelle 58 recensioni, che mi fanno letteralmente sclerare, tanto quanto i 5SOS davanti a me, quindi sentitevi potenti, avete potere su di me <3

Titolo
 

Recensita
da

Preferita
da

Ricordata
da

Seguita
da

No Heroes Allowed

58

55

5

46

 

Ci tenevo a ringraziare le 18 recensioni allo scorso capitolo, ringrazio quindi: luce_ghiaccio fight_till_its_over Marianne_13 Believe_in_yourself luke_is_a_penguin 1Derful_ 5 Seconds Of Direction AbigailDarkness melaniekay96 Nerhs caleidoscopio She loves writing TheBlueRose Tomma_Ash hrtbreakgirl HoransCoffee Mrs_Stypayhorlikson DarkAngel1 <3 siete l'amore <3

Grazie anche alle 912 visite al primo capitolo, grazie per aver accolto questa storia nel migliore dei modi (anche se non ce lo meritiamo, né io né la storia lol) ma sappiate che vi voglio bene, sappiate che tutto quello che fate, anche solo leggere, è davvero tenero da parte vostra :) <3
Per concludere queste note che sono più lunghe di un papiro della Fede (ciao cara <3) vorrei dire alle seguenti persone: la Emi, la Fede, la Cal...eido (lol) e la Cecilia che giovedì è stato bellissimo stare con voi, vi giuro, sono ancora stra felice, ringrazio EFP di averci permesso tutto questo *-* vi adoro sappiatelo <3
Bene, ho finito, me ne vado, ci sentiamo al prossimo sabato :) speriamo che Lune perdoni Calum ;)
Nanek

 

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Capitolo 5
*** Just you and me ***


Capitolo 5

Just you and me

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Your lipstick stain is a work of art

I’ve got your name tattooed in an arrow heart

And I know now, that I’m so down

“Lune per favore, non comportarti così”
“Abbi almeno il coraggio di rispondermi, mi tartassi di messaggi anche quando non serve, ma ora ho bisogno di una tua risposta!”
“Non sarai gelosa di Izzie? Per favore, Lune. Stavamo solo parlando!”
“Lune, sii matura, lasciami almeno spiegare”


38 messaggi. 24 chiamate perse. Sempre dalla stessa persona: Calum Thomas Hood, questo è il suo nuovo nome il rubrica, passato da “Cal =)” a “Calum Thomas Hood” come a voler prendere le distanze, come a volerlo considerare un perfetto estraneo.
Lune sbuffa ad ogni messaggio che riceve, impreca ad ogni insinuazione da parte del moro, lei non è infantile, lei non è immatura, lei è più che sveglia, sa quello che vuole, lei non si permette di flirtare con un altro, lei non si permette di baciare un’altra persona se si sta vedendo con un altro, lei è a posto, ha la coscienza pulita, è lui che è sbagliato, è lui che, la sera precedente, poteva comportarsi da uomo e non da adolescente idiota con gli ormoni a duemila che ci prova con qualsiasi cosa che respiri.
Lui ha torto, lei ha ragione.
Lui è un bastardo, lei ci soffre come non mai.
Perché lei è talmente sciocca da aver perso tutte le sue ore di sonno a piangere in silenzio per la sua faccia da culo, lei ha perso ore di riposo a pensare a quel cretino che flirta con una gallina proprio sotto i suoi occhi: ha pure avuto il coraggio di brindare alla sua nuova conquista! Ha superato ogni limite, l’ha umiliata, l’ha trattata malissimo, non si merita niente da lei.
Tanto meno una risposta al cellulare.
Ha quasi quarant’anni e si limita ancora ai messaggini idioti che si scambiano gli adolescenti? Ma dov’è finito il suo carattere da superuomo? Dov’è il coraggio di andare ad affrontarla direttamente? Che abbia almeno la faccia tosta di farsi vedere dato che vuole spiegare ogni cosa: ma, di Calum, non c’è nessuna traccia, solo le sue chiamate perse, solo il vibrare dei suoi messaggi.
Lune sbuffa, non riesce a studiare neanche sotto tortura, è a casa da sola, suo fratello a scuola e poi all'allenamento, suo padre è uscito con lo zio Ashton, sua madre a lavoro, è a casa da sola, un silenzio tombale a circondarla, eppure non si concentra, non ce la fa, è più forte di lei, ha un casino in testa che fa troppo rumore: quelle immagini le passano davanti come se fossero una tortura, quella… quella… quella troia che ci prova con Calum le fa saltare i nervi, lei e la sua dannata mano su quella del suo Calum, lei e quel vestito da autentica sciacquetta, lei e le sue tette finte e fasulle che lui non riusciva a smettere di fissare, lei e quel bacio, quel dannato bacio sotto i suoi occhi, il colpo di grazia.
No, Calum l’ha combinata grossa, non lo perdonerà per questo, ha sbagliato in pieno, ha voluto mettere alla prova il lato cattivo di Lune Hemmings: se ne pentirà amaramente.
Ma se Lune è da un lato la ragazza più arrabbiata del mondo, dall’altro, non può fare a meno che pensare alle lacrime versate per lui.
Perché Lune, nonostante tutte le sue ragioni possibili, si sente davvero al capolinea della sua storia con Calum, storia neanche iniziata che già si conclude dopo così poche settimane, si sgretola sotto i suoi occhi e lei non può farci nulla.
Non può farci nulla perché sapeva benissimo che lui avrebbe scelto una diversa da lei, una donna, non una ragazzina, una donna che non ha quasi vent’anni in meno di lui, una donna che può dargli davvero quello di cui lui ha bisogno, e lei sa benissimo a cosa si riferisce, perché suo padre lo dice ogni santa sera all’ora di cena, mentre parla con sua madre: Calum vuole una famiglia, Calum vuole ricominciare seriamente, vuole dei figli, vuole costruire quello che quella stronza di Faith ha distrutto, vuole essere completo come tutti loro, vuole essere soddisfatto della sua vita, questo è quello che vuole: una famiglia.
Ma perché non può volerla con me?
Si interroga sempre la giovane Lune, ma la risposta le arriva talmente velocemente che sembra sempre una pugnalata al cuore: come può lui, volere una famiglia con lei? Non vuole neanche una relazione segreta, dato che Calum sembra avere una paura immensa di Luke e Ashton, figuriamoci una famiglia, una famiglia con una ventenne, il colmo.
E Lune a volte si odia.
Si odia perché quella dannata volta poteva evitare di prendersi una cotta per la persona sbagliata, quella volta, quando aveva quindici anni e aveva osato guardare Calum con occhi diversi, doveva fermarsi e non approfondire la cosa, non doveva innamorarsi di lui.
Eppure, niente e nessuno è mai riuscito a distoglierla da quel suo punto fisso: Calum.
I ragazzi di Lune duravano appena una settimana, perché lei poi, si rendeva conto che nessuno poteva paragonarsi a lui, nessuno era “degno”, nessuno meritava di essere illuso, e lei, preferiva stare da sola, piuttosto che cercare di dimenticarlo.
Ricorda ancora la prima volta che ha messo il nome “Calum” in mezzo a un cuore, ricorda perfettamente di aver confidato il suo segreto alla sua amica Breanne e di aver ricevuto da quest’ultima una risata divertita: ma chi ci credeva? Era una scusa, lei non era davvero innamorata di Calum, era solo un modo per prenderla in giro, non le credeva assolutamente.
E Lune, custodisce il suo amore per lui dentro di sé, non parlandone con nessuno, nascondendo a tutti quello che prova, cercando di non lasciarsi mai andare, cercando di non scivolare: nessuno deve sapere del suo segreto, nessuno, lo giura a se stessa.

E mentre i suoi pensieri passano da una parte all’altra, dal ricordo di quella notte con Calum, al ricordo della sera precedente, il campanello di casa Hemmings la fa sobbalzare sulla sedia dallo spavento, tanto che quella “a” che stava scrivendo è diventata un autentico scarabocchio.
Spia dalla finestra chi è appena arrivato, spia e nota quella dannata macchina, la macchina che sa benissimo a chi appartiene, si obbliga a sospirare, a mantenere la calma, a ripetersi un “Non colpirlo con la sedia. Sei arrabbiata, non un’omicida”, per poi aprire la porta, e trovarselo davanti agli occhi: la camicia a maniche corte bianca, i jeans neri, stretti come sempre, gli occhiali da sole, il viso serio, Lune che tra poco sviene, perché deve essere così dannatamente attraente?
«Ciao» dice freddo. «Posso entrare?» chiede, mentre lei è come sotto shock, non riesce a parlare.
Calum si fa avanti, prendendo posto su una sedia, sbircia gli appunti di Lune, si finge interessato a questi, per poi dire «Sei sola?» la guarda negli occhi, togliendosi gli occhiali da sole, appoggiandoli al tavolo, lei annuisce.
«Ti hanno mangiato la lingua?» le chiede ancora, facendola arrossire, facendola arrabbiare un po’: si permette anche di prenderla in giro?
«Perché sei qui? Nessuno ti ha chiesto di venire» dice acida, mentre lui, sembra voler proprio farla imbestialire.
«Sai com’è, il mio migliore amico abita qui, passavo a trovarlo» e Lune sospira, conta fino a dieci nella sua testa, l’idea di colpirlo con una sedia si fa sempre più viva: prende i suoi appunti, li tiene vicini al suo petto, si congeda. «Allora aspetta qui il tuo amico, io vado di sopra» e senza aggiungere una parola in più si allontana, salendo le scale.
Ma Lune, non appena raggiunge camera sua, si distende sul letto e lascia libero sfogo alle lacrime, lacrime piene di rabbia, perché lui non sembra capire quanto lei ci stia soffrendo, lui non capisce che lei sta impazzendo dopo quel che è successo, lui non capisce e lei si sente solo una bambina, un’immatura, una stupida che doveva aspettarsi queste conseguenze.
«Sei solo una bambina…» sente qualcuno sussurrarle all’orecchio, mentre due braccia l’avvolgono e un profumo che lei riconoscerebbe tra mille la invade «… La mia bambina» dice ancora quella voce, quella dannata voce che la fa arrabbiare come non mai: Calum la sta avvolgendo, il suo petto combacia con la schiena di lei, le braccia di lui che la tengono stretta, nonostante lei tenti di allontanarsi, nonostante lei tenti di far sentire la sua voce.
«Non sono una… una troia, se è questa l’idea che ti sei fatto di me, Zio» dice duramente, cercando di non lasciarsi sopraffare dalle lacrime, lei odia le lacrime, odia piangere, odia essere debole, lei è forte, lei sa farsi valere. «Non puoi usarmi come più ti piace e appena puoi scappi da un’altra! Io non sono usa e getta, o mi tieni o mi lasci, definitivamente» dice ancora, voltandosi verso di lui, lui che sorride benevolo, come se tutta questa situazione quasi lo divertisse, espressione che a lei non piace per niente.
«Ti tengo allora, definitivamente» le sussurra, avvicinandosi al suo viso, mentre lei si scansa, non vuole guardarlo negli occhi.
«Non è vero, tu… tu sei un cretino» dice ancora cercando di sembrare credibile, ma la verità è che non riesce a mentire neanche a se stessa.
«Calum io… io non voglio tutto questo. Voglio essere felice, non mi piacciono i tuoi giochetti» e la mano di lui le sfiora il mento, fa girare il viso di Lune, vuole guardarla negli occhi, vuole farle capire ogni cosa, vuole essere degno del suo perdono.
E quando una lacrima si fa ancora avanti sul viso di lei, lui non esita ad appoggiarci le labbra sopra; bacia le guance di Lune con una delicatezza tale che lei si sente rabbrividire, basta un tocco e lei è dipendente da lui in ogni cosa, basta davvero poco e lei non osa opporre resistenza a quell’uomo, non può farlo, non ce la fa proprio. Lui è così importante per lei, lei sarebbe disposta ad ogni cosa per lui, anche a creare una famiglia, se lui glielo chiedesse.
E Calum continua a baciarla, le sfiora il naso, le bacia la fronte, mentre la sua mano va ad accarezzarla sotto la maglietta, la sfiora, la fa irrigidire, mentre i suoi occhi marroni non sembrano voler allontanarsi mai da quelli blu di lei.
«Izzie è solo una… vecchia amica, che neanche riconoscevo a momenti» ridacchia lui, mentre dice quelle parole. «Lei non conta nulla per me» si avvicina alle labbra di lei, ma lei schiva il suo bacio ancora una volta.
«L’hai baciata sotto i miei occhi» bisbiglia, mentre lui sorride ancora «Sei gelosa di un bacio sulla guancia? Non pensavo di essere così importante ai tuoi occhi» commenta, quasi montandosi la testa, mentre lei gli rivolge un’occhiataccia.
«Spero tu ti renda conto di quanto tu sia importante per me, Calum» lui non osa interromperla. «Sto mentendo a tutti pur di stare con te, sto cercando in tutti i modi di farmi piacere da te almeno la metà di quanto tu… piaccia a me» abbassa lo sguardo. «Tu non sai che significa sentire papà, ogni sera, che parla di te, di quanto sei solo, di quanto hai bisogno di una famiglia, di tutto quel casino del tuo divorzio, tu non sai che significa non dire niente a nessuno» ma Calum interviene.
«Credi che per me sia più facile? Luke è il mio migliore amico…» ma Lune decide di tentare il tutto per tutto.
«E il tuo migliore amico ripete ogni sera quanto tu voglia dei figli, quanto tu voglia una famiglia: non sai che significa pensare ogni sera di voler…» deglutisce a fatica «Voler essere colei che può aiutarti a costruire la famiglia che tu vuoi… solo per essere importante per te, tanto quanto tu lo sei per me» si morde il labbro, l’ha detto, l’ha confessato.
«Farei l’impossibile per te, Calum» sospira ancora, dandogli nuovamente le spalle, ma sente nuovamente quelle braccia pronte ad avvolgerla, braccia che la stringono ancora più forte, braccia che la incitano a voltarsi e, non appena i loro occhi si perdono gli uni negli altri, le labbra di Calum non aspettano un solo secondo di più ad unirsi a quelle di lei.
Le mani di Lune pendono il viso di Calum, le loro labbra si cercano velocemente, le mani di lui le sfilano la maglietta, le accarezzano la pelle chiara, la fanno rabbrividire, mentre le labbra di Lune passano a baciargli il collo e le mani di lei cominciano a sbottonare la camicia, riempiendo il silenzio di quella stanza dei loro respiri, di parole sussurrate, di gemiti quasi soffocati, riempiendo quella stanza di loro stessi.
 
Lune si lascia accarezzare il viso, Calum è disteso affianco a lei, un sorriso unico, i capelli un po’ scombinati, il respiro che si attenua ogni secondo che passa.
«Dovrei farti arrabbiare più spesso se il risultato finale è fare l’amore con te» le sussurra, facendola arrossire come non mai, mentre le bacia ancora le labbra, avvicinandosi a lei, avvolgendola in un abbraccio.
«Pensi davvero quello che hai detto?» le chiede ancora, alludendo a quella confessione: lei farebbe davvero l’impossibile per lui? Lei… vorrebbe davvero una famiglia? Con lui?
«Non mi piace dare aria alla bocca, Cal, quello che dico lo penso davvero» dice decisa, baciandogli il petto.
«Pensi anche che io sia un cretino?» ridacchia lui, accarezzandole la schiena.
«Sì, a volte sì» confessa lei, stringendolo a sé. «Soprattutto quando flirti con quelle tutte “tette e culo” e zero cervello» lui alza gli occhi al cielo.
«Sei come June: anche lei rompeva sul fatto che Luke fissasse le tette altrui, povere piccine dal seno minuscolo» la deride, mentre lei gli pizzica il fianco, ricevendo un leggero lamento da parte di lui.
«Pure permalosa come June… altro?» le domanda divertito.
«Sono gelosa come tutti gli Hemmings, ti conviene stare in guardia» gli bacia il collo, andando a succhiare la sua pelle morbida. «Quel che è mio non lo condivido» sussurra, facendolo sorridere.
«Non ti farei mai del male, Lune, almeno su questo, credimi» la guarda dolcemente, cercando di farle entrare in testa quelle parole, cercando di farle capire che non è da sola in quella storia, che, nonostante lui si comporti da idiota, non significa che non ci tenga a lei, non significano nulla le altre donne che lo circondano, è lei l’unica nella sua mente, è lei l’unica che merita il meglio di lui, non lo deve scordare, mai.
«Pace fatta, quindi?» domanda ancora lui, sorridendole non appena lei lo abbraccia, intrecciando le sue braccia al suo collo.
«Sì, Calum, pace fatta» riesce a bisbigliare lei, lasciando scappare quella piccola lacrima sulla sua guancia, l’ultima lacrima per lui, se lo giura, una lacrima che racchiude tutte le sue paure, tutti i suoi timori, le sue angosce.
Tutte cose che per il momento, lei può lasciare da parte: lui è lì con lei, lui sta lottando con lei, lui sta percorrendo la sua stessa strada, deve fidarsi di lui, deve fidarsi delle sue parole, la loro storia non è tutto quel casino che lei pensa, la loro storia, forse, ha una possibilità di farcela, ne è sicura, ne è certa, con Calum al suo fianco, riesce a vedere quello spiraglio di luce che non riusciva a vedere.
Ciò che sento per te, Calum… non riuscirei a spiegartelo, immagina solo che il mondo somigli a ciò che sento.


 
Note di Nanek

Tipo che l’ultima frase è parte della canzone “Io e Te” dei Sonohra, li conoscete? Beh, se la risposta è “no” questa canzone merita, mi fa piangere ogni volta T.T
Passiamo al capitolo: yeeeee almeno loro stanno bene <3 ho notato che alcune di voi mi hanno scritto “in Love is Magic si mollano, in No Heroes Allowed litigano! Che cosa fai a sti poveretti?!” lo so sono un’autrice un po’ cattiva, mi prendo tutte le cattiverie che mi merito e dirò solo un caloroso: MI DISPIACE, ma le storie hanno una griglia da seguire, per quanto dolorose possano essere =(
Bene, Cal e Lune se ne stanno beati nel loro Paradiso, Lune ha dichiarato di volere una famiglia, e qui vi chiedo, per curiosità: secondo voi, lo vuole davvero? Per me sì U.U perché Lune l’ho creata io e so cosa vuole ahahah ma secondo voi? Lo vuole davvero? A voi i commenti U.U e notare: questo capitolo l’ho scritto prima dell’uscita di “She looks so perfect” e CASUALMENTE i nostri 4 fagioli cantano “I’ve got your name tattooed in an arrow heart”… avete notato che ho scritto di Lune? ;) “Il nome Calum in un cuore” ;) i 5SOS leggono nella mia mente U.U poveri loro :D ahah!
Bene, in che lingua vi ringrazio oggi? Ormai non so più cosa dire!!
Ma sappiate che vi amo, dalla prima all’ultima, vi adoro, adoro tutte voi che mettete la storia tra le preferite, o nelle ricordate, o nelle seguite <3 ve lo giuro, vi vedo che mettete questa storia in queste “categorie” e siete davvero tante, non mi aspettavo una cosa del genere, lo giuro!! Grazie davvero di cuore.
Ma un grazie anche a quelle 16 persone che hanno recensito lo scorso capitolo: luke_is_a_penguin AbigailDarkness Nerhs Believe_in_yourself TheBlueRose 5 Seconds Of Direction She loves writing Marianne_13 luce_ghiaccio fight_till_its_over Tomma_Ash cliffordshair 1Derful_ DarkAngel1 Mrs_Stypayhorlikson hrtbreakgirl  ve lo giuro, le vostre parole sono bellissime, io vi sarò sempre grata <3 grazie davvero, siete speciali <3
Bene, concludo con un po’ di pubblicità lolol : ho scritto una OS su Niall Horan, si intitola Forever So Sicke se vi va di passare a leggerla in un momento di noia, da lì non scappa ;)
Volevo ringraziare anche le 1194 visite al primo capitolo di questa storia, cioè ditemi voi cosa devo fare per ringraziarvi tutte!! Io vi adoro, più di tutte voi messe insieme quindi non cercate di sfidarmi u.u il mio affetto per voi è paragonabile a quello di Peeta Mellark  per Katniss Everdeen U.U (non si nota che in due sere mi sono rivista Hunger Games vero? :D che film meravigliosi, che ragazzo adorabile <3 ma anche Cato… il mio amoreeee T.T finiamola qui.)
Bene, dopo lo sclero finale, direi che mi dileguo ;)
Ci sentiamo al prossimo sabato, e… grazie di tutto ancora una volta <3
Nanek

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Capitolo 6
*** All I am is yours ***


Capitolo 6

All I am is yours

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So tell me how does it feel, how does it feel to be like you?
I think your mouth should be quiet 'cause it never tells the truth
So tell me, so tell me why, why does it have to be this way?
Why can't things ever change?

 
 
Lune Hemmings non è mai stata più felice di così.
Certo, è sempre stata una ragazza allegra, solare, la ragazza più attiva al mondo, sempre in cerca di felicità, di divertimento, di puro spasso: June non l’ha mai vista piangere o con il muso, neanche nei momenti più difficili, neanche quando la febbre ha la meglio sul suo fisico. Lune Hemmings è la reincarnazione umana della parola “felicità”.
Il suo buon umore poi è alimentato ancora di più da quando la sua storia super segreta con Calum, da esattamente cinque mesi, continua il suo percorso a gonfie vele, riempiendole l’animo di una gioia immensa: hanno passato insieme il trentanovesimo compleanno di Calum, festeggiato con tutti gli altri, logicamente, ma non appena hanno avuto tempo libero da passare insieme, Lune ha ricevuto dal festeggiato il meglio di lui, con tanto di coccole, risate e quelle tenerezze che di solito si riservano gli adolescenti e non gli adulti.
Calum è sempre un’autentica sorpresa per lei: è un trentanovenne molto strano, perché fisico e comportamento farebbero pensare a tutto, ma non a un uomo sulla quarantina; il suo fisico è perfetto, è “scultoreo” o almeno così gli dice lei, si tiene in allenamento ogni volta che può, si veste come se fosse una specie di modello a tempo pieno, con vestiti che fanno arrossire Lune davanti a tanta bellezza, ma, soprattutto, quando Calum è con lei, è forse peggio di un adolescente.
Lui ha trentanove anni compiuti, lei compirà i suoi ventun anni a dicembre, ma tra i due, potrebbe passare lei per la quarantenne: lui è così… immaturo.
Immaturo è il termine che più gli si addice: sembra vivere per quelle sciocchezze da adolescenti, prepara ancora cenette al lume di candela che fanno arrossire Lune, noleggia film d’amore alternati a quelli horror per poterla abbracciare ogni volta che può, ha smesso di chiamarla semplicemente “Lune”, i nomignoli sdolcinati hanno preso il sopravvento, nomignoli che Lune deride, nomignoli che nessuno le ha mai rivolto, nomignoli che pronunciati da lui sono la cosa più bella al mondo; non perde mai occasione per farla ridere, è sempre il solito Calum che tutti hanno conosciuto, il Calum un po’ pagliaccio, il Calum tenero che si diverte a giocare con gli orsetti di peluche, a scattarsi foto tenere da inviarle nei momenti meno opportuni: tipo quando Luke sta giusto passando dietro di lei, e il suo occhio da papà protettivo cerca di curiosare sulla vita segreta di sua figlia.
Ma Lune si può ritenere più che soddisfatta del suo Calum, non ha nulla da dire, se non di essere la persona più felice al mondo, nonostante la loro storia sia ancora all’oscuro agli occhi del mondo.

Proprio oggi, Calum l’ha portata in un posto piuttosto lontano dal centro: occhi indiscreti sono ovunque, lei lo sa, e lui non vuole scombinare quel perfetto equilibrio che si è creato tra di loro, proteggendo il loro rapporto in ogni situazione.
E Calum, da perfetto adolescente, ha deciso di portare Lune al Luna Park, con un sorriso in volto degno di un bambino emozionato.
«Cal… ma quando crescerai tu?» lo prende in giro, mentre scende dalla sua macchina.
«E tu quando la smetterai di sembrare una cinquantenne? Animo, bambina, ti vengono fuori le rughe prima del tempo» risponde a tono lui, mostrandole la lingua, per poi avvicinarsi a lei e portare il suo braccio sulle sue spalle.
Il cellulare di Lune interrompe i due e, non appena il moro scorge il nome “Papà” sullo schermo, allontana la mano a velocità supersonica, facendo scoppiare la ragazza in una risata. «Guarda che non ti vede mica» gli assicura, mentre le guance di lui diventano rosse fuoco.
«Ciao Papà» risponde la giovane Hemmings, assicurando di essere con suo Zio Calum per il pomeriggio. «Però stasera sto fuori a cena, le altre mi aspettano per due parole…» e Calum spalanca gli occhi a tale affermazione: non dovevano passare una serata insieme? Le ha fatto pure prenotare il tavolo, cos’è questa storia?
«Papà, sarò di ritorno per le nove, così possiamo parlare quanto vuoi, okay? Devo andare ora. Lo zio ti saluta» sembra quasi titubante, per poi passare il cellulare a Calum, bisbigliando un «Non ci crede che sono con te» che fa pietrificare il moro, ricordandogli le idee che ronzano in testa al suo amico: Luke crede che Lune abbia un ragazzo o qualcosa del genere.
«Hemmo, è qui con me, la tengo d’occhio io» dice con tono sicuro di sé, facendo l’occhiolino a Lune. «La piccola peste è in buone mani, mi dai il permesso di legarla se si comporta male?» e la ragazza sbianca: ma che sta facendo?
«Luke dice che se fai qualche casino posso rinchiuderti da qualche parte» le dice, ridendo divertito, mentre la ragazza si limita a fulminarlo con lo sguardo: lui chiude la chiamata, salutando il suo amico, continuando a ridere divertito.
«Cos’hai da ridere, Hood?» inarca il sopracciglio.
«Luke neanche osa pensare che succederebbe se io ti richiudessi da qualche parte…» si avvicina al suo orecchio. «Con me lì dentro, insieme a te» le bacia l’orecchio, facendola arrossire brutalmente, Lune si irrigidisce, Calum è riuscito a bloccarla, ancora una volta.
«Sei un pervertito» lo rimprovera, mentre lui l’abbraccia, intrecciando le sue mani dietro al schiena di lei, inspirando il suo profumo, godendosi quell’attimo, come se fosse così unico e speciale da poterlo perdere con niente.
«Cos’è questa storia che devi andare a cena con le altre?» chiede in seguito, mentre lei alza lo sguardo sul suo. «Una balla. Non posso dire a papà che sto tutto il giorno con te. Non voglio che si… insospettisca» spiega Lune, ricevendo un bacio sulle labbra «Piccolo genio di casa» le sussurra Calum, per poi incitarla a camminare: il Luna Park li sta aspettando.
 
 
 
Le immagini di quel giorno le passano davanti agli occhi di continuo.
Calum che la porta sulle montagne russe, la sua mano stretta a quella di lui, lei con gli occhi serrati e spaventati a morte, ma sente la risata di Calum, sente che ride come un pazzo durante la discesa, sente ancora l’eco della sua voce le rimbomba dentro la testa, quella risata così unica e indimenticabile.
E chi se la scorda la giostra degli innamorati? Ha convinto lei Calum a salirci, lui che ha indossato occhiali da sole e ha puntato il viso a terra per tutta l’attesa, la paura di farsi notare era alle stelle, ma poi, finalmente, eccoli salire, eccoli entrare in quella galleria che neanche hanno minimamente guardato: se qualcuno le dovesse chiedere cos’ha visto lì dentro, lei risponderebbe solo… il buio.
Il buio, perché non appena si sono seduti, gli occhi di Calum e Lune si sono chiusi, le loro labbra si sono unite, si sono cercate, le mani di Lune gli sfioravano le guance, gli accarezzavano i capelli, mentre lui, con la sua mano, le accarezzava la gamba, con delicatezza, facendola rabbrividire, facendola irrigidire, non solo in quel momento, ma anche quando il ricordo di quel tocco si rifà vivo alla sua mente.
E come dimenticare quell’orsetto che lui ha vinto per lei?
Non appena è entrata in casa suo padre l’ha notato immediatamente, alzando gli occhi al cielo, ma sorridendo tenero e commentando un «Calum ti vede ancora come una bambina di dieci anni» facendo arrossire Lune, che ancora una volta è riuscita nel suo intento: non dare nell’occhio, non far insospettire suo padre, proteggere ancora una volta la sua storia.
E mentre i ricordi di quella giornata si fanno ancora vedere davanti ai suoi occhi, la mano di suo fratello la richiama al mondo reale, dove lei, ora, siede al tavolo della cucina di casa Hemmings, con la sua famiglia.
«Mamma ti ha fatto una domanda!» le ripete il piccolo Philip, facendola arrossire: si è distratta, si è persa nei suoi pensieri, si è persa negli occhi color nocciola di Calum.
«Scusa, mamma, ero… puoi ripetere?» e June le sorride, un sorriso piuttosto strano, che fa irrigidire la giovane Hemmings.
«Ho chiesto come sta Breanne, sei andata a cena fuori con le altre no?» ripete tranquillamente, facendo deglutire a fatica la figlia: cena con le altre, cena con Calum, ecco l’ennesima bugia da dover reggere.
E Lune deve stare molto attenta al suo tono di voce che rischia di tradirla da un momento all’altro, dato che pure il ricordo di quella cena le fa mordere il labbro inferiore dal nervoso: Calum che le tiene la mano cercando di non essere notato, Calum che bisbiglia quelle parole che la fanno arrossire, Calum che la incita a fare veloce perché hanno poco tempo a disposizione, Calum che la porta in un luogo appartato con la macchina, lei e Calum sui sedili posteriori a baciarsi, ad accarezzarsi, a viversi per ancora un po’…
«Cos’hai sul collo, Lune?» interviene ancora una volta il piccolo Philip, scostando una ciocca di capelli dal viso della sorella, che non appena sente la sua manina toccarle quel punto sul collo, arrossisce come non mai.
Quel punto.
Quelle labbra sul suo collo.
Quelle labbra che succhiano sulla sua pelle.
Quelle labbra che sorridono.
Quella voce che bisbiglia «Anche a me piace lasciare qualche segno»
Quel succhiotto che lei ha dimenticato.

Quel succhiotto che agli occhi del suo fratellino non è sfuggito e che ora ha catturato l’attenzione di tutti i presenti, compreso suo padre.
«Lune è tutta rossa! Ha una macchia sul collo!» continua il piccolo Hemmings.
«Philip, non è nulla!» esclama come presa dal panico più assoluto.
«Fammi vedere. Ti sei fatta male?» si alza June.
«Non è nulla! Lasciami stare!» continua Lune, agitata come non mai, gli occhi di suo padre che la fissano sono così seri, sono così preoccupanti, mentre la mano di sua madre le scosta i capelli, una frazione di secondo, non ha bisogno di guardare attentamente quella “macchia”, sa benissimo cos’è.
June le accarezza i capelli, sorride dolcemente a sua figlia, che fissa per terra, le guance rosse come non mai, le mani che si torturano a vicenda.
«La nostra bambina, a quanto pare, non è andata a cena con le amiche» dice June, baciandole la testa. «Potevi dirci che hai un fidanzato, Lune. Pensavo fossimo una famiglia senza segreti» e Lune sa benissimo di essere sull’orlo di una crisi, ha paura di essere scoperta, ha così tanti segreti custoditi dentro di lei che ha paura di esplodere.
«Dai, Lune, non essere timida, noi siamo felici per te, vero, Luke?» continua sua madre, mentre il diretto interessato continua a fissare sua figlia, mentre lei non osa alzare lo sguardo, quegli occhi le mettono davvero troppa ansia: Calum l’ha contagiata.
«Chi è?» sente la voce di Luke, un misto tra gelosia e ansia, la voce di un padre fin troppo protettivo. «Come si chiama?» continua ancora, senza ricevere risposta «Tuo zio ti ha accompagnata da lui? Lui lo sa?» e Lune si sente un tantino confusa.
Ma è davvero così impensabile che lei abbia una storia con Calum?
Evidentemente sì, dato che suo padre crede che suo “zio” le faccia da scudo per i suoi incontri segreti: e da una parte si sente sollevata.
Si limita ad annuire, cerca di prendere coraggio, cerca di dire qualcosa. «Non… non lo conoscete, è… un mio… compagno di corso» balbetta, pregando che quell’interrogatorio sia finito.
E June, ancora una volta, arriva in suo aiuto.
«Non volevamo metterti in imbarazzo, però… non dirci bugie Lune, se ti succede qualcosa dobbiamo sapere con chi sei» le dice gentile come se il suo segreto non la infastidisse così tanto: June non è mai stata troppo curiosa della vita di sua figlia, Luke fa per tutti e due, è il padre più ansioso del mondo, deve sapere ogni cosa.
«Scusa, mamma. Non mentirò più» risponde velocemente, senza guardare quegli occhi azzurri che la stanno fissando dall’altra parte del tavolo.
«Dai, andate marmocchi, io e vostro padre mettiamo a posto» commenta ancora June, facendo sospirare di sollievo la figlia, che non aspetta un solo secondo di più a correre su per le scale, raggiungendo camera sua, il cuore in gola, il respiro affannoso, la testa che le gira troppo: si distende sul letto, ha bisogno di riprendersi.

Il vibrare del suo cellulare sul suo comodino la riporta alla realtà dopo appena venti minuti, un messaggio da parte di Calum.


“Luke mi ha scritto: parare il culo a mia figlia non fa di te il mio migliore amico, dovevi dirmi che andava a cena con un coglione che le ronza intorno, questa me la segno, Hood, ricordatelo quando avrai figli.
Dimmi, Lune… c’è qualcosa che dovrei sapere?”


E lei sorride divertita, mentre il suo cuore batte all’impazzata al pensiero di suo padre che cerca di controllarla in tutti i modi.

“Dannazione a te e al tuo essere possessivo: il tuo succhiotto mi è costato un interrogatorio e un infarto! I miei ora credono che mi vedo con qualcuno, non dubitano però che quel qualcuno… sia tu!”

“Un infarto addirittura? Spero tu sia ancora viva però… mi serve una vittima da portare sulle montagne russe <3”


E Lune si sente irrigidire ancora una volta, alla vista di quel cuore.

“Sei pessimo, Cal. Che hai risposto al vecchio Hemmo?”

La risposta non si fa aspettare troppo.

“Sono suo zio, se Lune mi chiede di non dirti qualcosa lo faccio :P tranquillo, Hemmo, i segreti che non devono essere tali te li dico tutti.
… Certo, però il nostro segreto meglio custodirlo ancora un po’, non trovi?”

“Bravo Hood, il tuo cervello funziona ancora bene <3 buonanotte, Cal, non vedo l’ora di vederti xx”

“Buonanotte Lune, ci vediamo nei tuoi sogni ;)”


Adolescente. Pensa Lune con un sorriso sulle labbra. Il mio adolescente.

 
Note di Nanek

Ma guarda un po’ chi è in anticipo!! :D
Beh, ringraziate la Fede e la Emi care mie :D perché IO a differenza di voi tutte, non faccio ponte di Pasqua T.T e quindi oggi, di ritorno da una giornata universitaria, sono qui a postare perché domani la Fede e la Emi mi vengono a trovare e… non avrei avuto tempo :D
Quindi applauso alle mie amorine <3 vi voglio bene <3
Tornando a Lune e Cal: della serie, se volevi morire, caro Hood, c’eri davvero tanto vicino :D che idiota colossale, un succhiotto enorme, che il piccolo Philip non si lascia scappare :D che genietto che è :D tanto love <3
Lune, cara mia, tu stai rivivendo la storia della tua mamma e del tuo papà, sai? :D no, lei non lo sa, ma noi sì :D povera piccola, costretta a mentire… ma quanto durerà? Chi lo sa ;) io lo so lol
Mi è stato chiesto nelle recensioni di rispondere alla domanda “Avevi progettato questa coppia già da So out of reach?" sarò lieta di rispondere: no :D questa coppia non è nata dall’inizio di SOOR, ma verso la fine, quando ho scritto gli ultimi capitoli più o meno: ho notato Cal tutto solo, e volevo accoppiarlo, logicamente, ma ho anche detto “sì accoppiarlo, ma con chi? Con un nuovo personaggio? Giusto per far ancora più casino?” ci voleva un personaggio già interno a quella storia e… beh, chi, se non Lune? ;) inizialmente avevo pensato a questa relazione solo come one shot, ossia solo il primo capitolo di questa long, ma, grazie alla mia Virgola (ringraziate lei se avete 15 capitoli da sopportare lol ) ho deciso di approfondire la cosa =)
Bene, ho risposto, spero di aver risposto bene :D
Che dire ancora? Beh, come sempre, ringrazio tutte colore che stanno continuando a mettere questa storia tra le preferite/ricordate/seguite, siete davvero troppo buone con me <3 ma grazie anche a coloro che leggono e magari stanno in silenzio ;) sappiate che vi vedo ;) e che vi adoro <3
Ringrazio le 17 persone che hanno recensito l’ultimo capitolo <3 siete davvero carinissime e vi adoro tutte <3 tanto amore a voi <3 Tralala Marianne_13 caleidoscopio ellex _hood ilary_dangy Nerhs Believe_in_yourself She loves writing Tomma_Ash luce_ghiaccio 1Derful_ AbigailDarkness DarkAngel1 TheBlueRose Mrs_Stypayhorlikson melaniekay96 <3
Bene, detto questo, vado a buttarmi sul divano a dormire lol vi aspetto il prossimo sabato (non domani furbette :D ) e vi ringrazio ancora una volta per tutto <3 siete speciali <3
Nanek

 
 

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Capitolo 7
*** The angel from my nightmare ***


Capitolo 7

The angel from my nightmare

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Like indecision to call you 
and hear your voice of treason 
Will you come home and stop this pain tonight 
Stop this pain tonight 
Don't waste your time on me you're already 
The voice inside my head


Calum non può negare a se stesso che, qualche volta, lui ci pensa a Faith.
Non succede troppo spesso dato che, ogni volta che quegli occhi verdi, gli occhi della sua ex moglie, occupano i suoi pensieri, si sente in colpa nei confronti di Lune.
Ma non può negare a se stesso che qualche volta pensa a lei e al loro matrimonio.
Si interroga troppe volte su come sia potuto succedere, si chiede troppe volte come abbia potuto sposare una persona che dopo pochi anni ha deciso di abbandonarlo, di lasciarlo per un altro.
Eppure sembrava davvero tutto così perfetto.
L’aveva conosciuta a uno dei suoi concerti, lei era una sua fan: aveva fatto la felicità delle tante ragazze che vedevano il loro idolo in compagnia di una di loro, non una modella o un’attrice famosa troppo bella per essere vera: Calum aveva scelto una fan, una ragazza semplice, dalla bellezza ordinaria, una ragazza che potrebbe essere la tua vicina di casa, una ragazza che con la sua semplicità ha saputo conquistare il cuore del moro.
Quei capelli ricci e castani, quegli occhi verdi, quelle lentiggini sul naso, se li ricorda così bene, si ricorda ogni cosa di Faith, dal loro primo incontro al loro primo bacio, dalla loro prima notte al giorno in cui lui ha deciso di porle quella fatidica domanda.
Quel matrimonio era così perfetto, era così speciale ai suoi occhi, si ricorda ancora quel tremolio alle mani, si ricorda ancora la sua voce flebile che sussurra quel «Sì, lo voglio», si ricorda quel bacio che ha ufficializzato il tutto.
La vita matrimoniale era davvero divertente a suo parere, divertente e magnifica: svegliarsi con qualcuno accanto, condividere ogni cosa con una persona che lui stesso ha scelto, una persona speciale e unica ai suoi occhi, una persona che di sera si sedeva accanto a lui, sul divano e lo faceva sentire la persona più importante al mondo.
Faith aveva recitato bene quella messa in scena, era tutto davvero troppo perfetto per essere reale, mentre lui era troppo sciocco per rendersi conto delle dicerie della gente: era abituato al Gossip, era abituato alle cattiverie che le “oche del quartiere” si divertivano a sussurrare anche in sua presenza, lui non ci dava peso, lui credeva solo in sua moglie, lei era perfetta, impeccabile, unica… un’autentica stronza.
Una stronza tale che ha avuto pure la faccia tosta di dirglielo apertamente che stava insieme ad un altro, senza troppi giri di parole, senza pensare che quello che stava per dire lo avrebbe solo distrutto, ferito, reso talmente infelice da rimpiangere ancora adesso quello che hanno passato insieme «Voglio il divorzio, sto con un altro» parole dette con una facilità tale da spiazzarlo: non ebbe neanche la forza di ribattere, non si sentiva il cuore nel petto, il mondo gli era caduto addosso e lo stava soffocando, non rispose, annuì semplicemente.
E Calum sospira, quando il pensiero di Faith si fa vivo, quando quei ricordi vanno a bussare nella sua mente, travolgendolo, facendolo sentire in colpa: che ho fatto di male? Perché mi sono meritato tutto questo? Dove ho sbagliato?
Domande che lo assillano, domande alle quali deve ancora dare una risposta, perché lui, non capisce proprio che cosa ha sbagliato: voleva una famiglia, voleva dei figli, voleva la storia perfetta, allora perché è solo? Perché è stato destinato a tutto questo? Non riesce a darsi pace, non riesce a trovare risposta.
Dei figli.
Quelli sì che li vorrebbe come non mai.
Dei bambini che lo chiamano “papà”, dei bambini che gli somigliano, che hanno gli occhi come i suoi, che si lamentano dei compagni di classe che fanno sempre la solita domanda snervante «Ma sei asiatico?» e lui sorriderebbe loro davanti a tale lamento, perché quella domanda gliel’hanno posta milioni di volte.
Dei bambini che vogliono guardare i cartoni animati e non gli lasciano il telecomando neanche per cinque minuti, bambini che appena lui varca la porta di casa gli saltano sulle gambe e non si scollano più, bambini che portano quel cognome, Hood, bambini che lo fanno preoccupare come non mai, bambini suoi e di nessun altro al mondo.
Sì, Calum vorrebbe proprio tanto dei figli.

Alza lo sguardo, vede quelle gambe lunghe e magre, una gonna fin troppo corta, le infradito indossate, quella canottiera sempre troppo scollata, i capelli sciolti, gli occhi curiosi, lei che si guarda in giro in quel negozio di chitarre, sono entrati perché lui voleva perdersi un po’, voleva curiosare, magari comprare qualcosa.
Lei, lì con lui.
E come sarebbe avere dei figli con lei?
Lei che è riuscita a fargli provare emozioni di ogni tipo in così pochi mesi, emozioni che neanche con Faith ha mai provato, lei che nonostante i suoi vent’anni, sembra così ostinata a volerlo con sé che gli darebbe lei i figli che tanto vuole pur di non perderlo, pur di sentirlo suo completamente, suo e di nessun’altra.
Lei è una pazza, ne è sicuro: a vent’anni, lui pensava alla musica, pensava ad avere una ragazza, ma non pensava minimamente ad avere figli, c’era già Luke ad essere padre, c’era già lui ad avere tutte quelle responsabilità che lui stesso voleva evitare; ma perché Lune sembra così ostinata? Perché proprio con lui? Che cos’ha di così unico che la costringe e restare in ogni occasione?
Lui è… uno stronzo: la tiene nascosta, ha paura della reazione di suo padre, le fa vivere una storia nascosta, fatta di segreti, di incontri organizzati per sembrare semplici pomeriggi “passati con lo zio”, appuntamenti dove ogni bacio, ogni carezza, ogni abbraccio deve passare inosservato, deve essere nascosto da occhi indiscreti, sentimenti che devono aspettare di essere dentro le mura di casa Hood per poter aver libero sfogo, perché fuori è proibito, è pericoloso, la gente vede, parla, non hanno bisogno di nuovi casini o forse: è lui a non averne bisogno.
Come può lei sottostare ancora? Perché si ostina a voler stare con lui? È così bella, è così dannatamente giovane, può davvero avere di più, può davvero essere felice con un altro, perché non lo lascia? Perché non lo manda a quel paese, come si meriterebbe, e si crea una vita diversa? Magari pure più bella, perfetta, unica, fatta per lei?
«Cal? Stai bene?» la voce di lei lo richiama dai suoi pensieri, gli occhi blu di Lune puntano ai suoi con fare preoccupato: si è imbambolato, seduto in quello sgabello, con il basso tra le mani.
«S-sì, una meraviglia» balbetta, mentre lei continua a fissarlo, quello sguardo che gli ricorda troppo quello di Luke, uno sguardo che ha già capito che qualcosa non va.
«Ti dedico questa» annuncia, come a voler cambiare discorso, cominciando a suonare quel basso, cominciando ad intonare le note di quella canzone, la prima che gli è passata per la testa, la canzone che secondo lui, è perfetta per loro due: I miss you, Blink 182.
Lune sorride, la sua voce è così perfetta, quella canzone cantata con l’anima, come se lui stesse cercando di farle arrivare i suoi pensieri, le sue paure, le sue ansie: di notte non riesco a dormire, mi chiedo sempre dove sei, non posso sognare senza di te al mio fianco, perché ho bisogno di qualcuno, qualcuno che sia tu, sempre; a volte non so neanche se chiamarti, l’indecisione mi invade, mi fa sentire così male e a volte mi chiedo: verrai ancora a salvarmi da questo dolore? Verrai ancora a cercarmi? A rendermi felice con un sorriso?
Ma molte volte penso anche: non sprecare il tuo tempo con me Lune, non credo di meritarlo, credo che tu debba… andare avanti senza di me, ma allo stesso tempo sei la voce che mi assilla, sei dentro di me, dentro ad ogni mi pensiero, se te ne andassi, mi mancheresti come non mai, vorrei davvero che tutto questo non finisca mai.
«Non spreco il mio tempo, posso assicurartelo» sussurra lei, non appena lui finisce quella canzone, baciandogli la fronte, sorridendogli dolce, come se avesse capito, come se Calum fosse un libro aperto che lei, ormai, conosce a memoria, non si perde neanche un piccolo dettaglio di lui.
«Papà canta spesso questa canzone a mia mamma, quando vogliono ancora fingersi adolescenti» ridacchia appena, facendo sorridere il moro a sua volta.
«Ti va di… accompagnarmi in un posto? Devo comprarmi… una cosa» dice quasi balbettando lei, arrossendo leggermente, mentre lui annuisce, posando il basso al suo posto, scrutandolo un’ultima volta, cercando di convincersi che non ha bisogno di un altro basso, ne ha già troppi, non gli serve, ne è sicuro.
 
«Lune: negozio di intimo? Dimmi che stai scherzando» esordisce Calum, non appena Lune si ferma davanti alla vetrina di quel negozio.
«Ho bisogno di un completo, la cosa ti turba? Non posso mica andare in giro senza mutande…» si avvicina al suo orecchio «… come oggi» e Calum si sente sbiancare, mentre la giovane Hemmings lascia libero sfogo ad una risata rumorosa.
«Dimmi che stai scherzando» balbetta il moro, mentre lei non riesce a riprendere fiato, la sua faccia è troppo buffa, è così pallido.
«Ovvio che scherzo, Cal, per chi mi hai preso? Papà Luke potrebbe uccidermi!» gli dà una pacca sulla spalla, per poi incitarlo ad entrare, nonostante le sue guance continuino a passare dal bianco al rosso acceso.
Calum non osa guardarsi attorno, troppa paura di essere riconosciuto, troppo imbarazzato nell’essere lì con Lune: si nasconde nel reparto uomo fingendo di cercare qualcosa per lui, ma invece di fissare i capi in esposizione, si fissa i piedi, in attesa; Lune è già sparita alla ricerca di un completo “adatto”, lui non osa andare a cercarla, troppo imbarazzato.
Il vibrare del suo cellulare lo fa sobbalzare dallo spavento.

“Camerini. Ora. Dai dammi una mano!” scrive Lune, mentre lui alza gli occhi al cielo: se vuole essere scoperta ci sta riuscendo, nel migliore dei modi!
Calum si sente l’unico uomo in mezzo a tutte quelle donne, donne che si danno consigli, donne che sfoggiano completi intimi alle amiche e chiedono consigli, si sente arrossire e vorrebbe uccidere Lune per averlo portato in quel posto; la ragazza mostra la sua testa scostando un po’ la tenda, richiamando la sua attenzione, per poi scomparire.
Calum la raggiunge, scosta la tenda appena, bisbiglia un «Dimmi» piuttosto nervoso, mentre davanti a lui, la figura di Lune, messa di spalle, con solo la gonna addosso, mentre tenta di infilarsi un reggiseno, lo fa arrossire come non mai, deglutisce a fatica.
«Me lo allacci?» chiede lei, come se fosse la cosa più semplice al mondo, mentre le mani tremanti di Calum vanno a maneggiare quel gancetto che tanto odia.
Lune si specchia, sbuffa infastidita «Odio le mie tette minuscole» dice, fissando le coppe vuote, delusa della propria immagine.
E Calum, alza gli occhi al cielo, per poi intrufolarsi dentro al camerino, abbracciando Lune da dietro, baciandole il collo. «Lune, tu lo sai che questi capricci sono per le bambine, vero?» la prende in giro, mentre lei sbuffa ancora «Tu non puoi capire, sei Calum Hood infatti» e lui ridacchia. «Sai cosa pensavo? Dovrei rifarmi il naso, è enorme» commenta, ricevendo da lei uno sguardo fulmineo. «Il tuo naso è perfetto, non fare lo sciocco» lo rimprovera, abbracciandolo, mentre lui le accarezza la schiena nuda, baciandole la testa. «Lo sei anche tu, e non intendo che sei sciocca» bisbiglia, gli occhi di lei vanno a fissare quelli di lui, le loro labbra si uniscono, baci quasi sussurrati, baci così silenziosi che sembrano quasi non esistere.
«Dai, vestiti, ho voglia di andare a casa, soli io e te» le bacia il naso Calum, per poi scappare da quel camerino: non vuole proprio pensare a come le sue carezze potrebbero diventare pericolose solo aspettando qualche secondo in più.
 
Davanti alla porta di casa Hood, mentre Calum cerca le chiavi, Lune si fissa i piedi e con voce flebile, cerca di prendere un po’ di coraggio, cerca di non bloccarsi. «C’è una ragione» riesce a dire, catturando l’attenzione del moro che, inarcando il sopracciglio, la guarda.
«Se resto con te, c’è una ragione» ripete un po’ più chiaramente, continuando a fissarsi i piedi, mordendosi il labbro inferiore, deglutendo a fatica, la sua bocca è secca, è agitata come non mai.
«Ti amo, Calum. Sono davvero convinta di questo» arrossisce ancora, mentre a lui manca il respiro, il cuore batte troppo forte, le gambe quasi cedono, non ha il coraggio di rispondere, non ha il coraggio di parlare.
Il suo subconscio lo porta solo ad avvicinarsi a lei, porta le mani sul viso di Lune, guarda i suoi occhi come se fossero la cosa più bella al mondo, sorride appena, per poi appoggiare nuovamente le sue labbra su quelle di lei, baciandola come non ha mai fatto prima.
Ti amo.
Quanto tempo è passato dall’ultima volta che Faith gliel’ha bisbigliato? Da quanto tempo non lo sente dire da una persona così cara a lui? Da quanto tempo non sente quelle due parole dette con sincerità pura? Troppo tempo.
E lui non ha neanche avuto il tempo di rispondere, lui non ha avuto il coraggio di dire nulla, ha solo reagito, ha solo deciso di baciarla, come se questo bacio potesse esprimere al meglio quello che prova, come se questo bacio fosse superiore alle parole.
E Lune sorride mentre le sue labbra cercano quelle di Calum, sorride perché lei lo ha capito, perché lei non ha bisogno di sentire quello che lui prova, perché lei lo conosce così bene che non ha bisogno di dimostrazioni, non ha bisogno di conferme.
E mentre loro si baciano, sotto il portico di casa Hood, senza preoccuparsi del fatto che qualcuno potrebbe vederli, senza preoccuparsi, per una volta, del mondo che li circonda, non si rendono conto di commettere l’errore più grande della loro vita.

Perché in quella macchina nera, quegli occhi li stanno fissando, occhi increduli, occhi sconvolti; mani che hanno sollevato gli occhiali da sole, portandoli sopra la testa, come a voler vedere meglio, come se avesse paura di essersi sbagliato, quando invece l’immagine che ha davanti a sé è più reale che mai: Calum sta baciando Lune, Calum lo sta facendo per davvero, la tiene stretta a sé, non sembra incerto su quello che fa e lei sembra così felice, sembra così a suo agio e la cosa lo fa rabbrividire, gli fa raggelare il sangue, non può essere vero, non può essere reale una cosa simile, si rifiuta di crederlo.
Riprende posto sul sedile, come se le sue gambe non avessero la forza di reggerlo in piedi, li guarda entrare in casa, guarda le loro mani intrecciate, le loro labbra che si cercano ancora, non ci vuole credere.
Deve fare qualcosa.
Deve andare da loro.
Ma non ora.
Aspetterà.
 
 

Note di Nanek

Helloooooooooooo <3
Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah, qualcuno li ha visti!!! Li ha visti li ha visti dannazioneeeeeeeeee!!!! Chi chi chi?!?!?!?!?! Beh, diciamo che se leggete molto attentamente capite se è un ragazzo o una ragazza a scoprirli :D ma oltre a questo misero dettaglio: non si capisce troppo bene chi è la persona misteriosa che si nasconde in macchina!!!! :D che cattiva che sono vero? Buahahah, dai, sabato prossimo arriva veloce ve l’assicuro ;)
Siete felici almeno? Tutte a pensare a quando qualcuno li trova ed eccoci qui insomma ;) bene, anche se lo avete già fatto (le vostre recensioni le leggo sempre u.u) che ne dite di provare a indovinare? ;) scegliete un solo personaggio (sennò se li citate tutti è troppo facile :D) che secondo voi è colui/colei che scoprirà i due piccioncini qui :D
Detto ciò, parliamo anche dell’altra parte di capitolo dai :D Lune gli ha detto “Ti amo” *-* e quell’altro idiota non ha neanche risposto: si può essere più cretini? Vabbè, lasciamo stare.
Però Cal è dolce a dedicarle una canzone *-* gliene dedicherà tante ve lo garantisco :D è pur sempre un cantante lui U.U eh!
Cmq, bene, detto tutto questo, passo a ringraziarvi *-* ma quante siete amori miei? Sì vi chiamo amori, posso? Non sentitevi in imbarazzo è una cosa detta con affetto u.u come se ve lo dicesse vostra sorella (?) io sorelle non ne ho lol quindi vi adotto tutte!
Sto diventando sempre più scema.
Ad ogni modo:

Grazie a quelle 91 fanciulle che hanno messo la storia tra le preferite <3 siamo volate al sesto posto tra le popolari e io vi vorrei abbracciare tutte *-* cioè siete uniche, non so cosa dire. Vi adoro <3
Grazie alle 7 personcine che hanno messo questa storia tra le ricordate <3 siete tenerissime <3 tanto love <3
Grazie alle 68 seguite <3 siete spettacolari e io vi adoro <3
Ma grazie alle 16 matte che hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo <3 ilary_dangy onesecondofdirection fight_till_its_over TheBlueRose Marianne_13 FriendshipIsNotEnough 1Derful_ Nerhs Ossidiana_ luce_ghiaccio Smile_LWWY She loves writing AbigailDarkness Mrs_Stypayhorlikson Tomma_Ash DarkAngel1 matte in senso buono, perché vi adoro tantissimo e le vostre parole sono così awwwwwwwww non mi stancherò mai di leggerle <3


Bene, direi che ho finito =) care mie, io non smetterò mai di ringraziarvi per ogni cosa <3 siete davvero tanto dolci e vi adoro tutte <3 dico davvero =)
Spero di non deludervi con i prossimi capitoli, vi avviso sin d’ora di armarvi di fazzoletti, cioccolata, antistress… tutto quello che volete :D ma preparatevi ;)
Grazie ancora di cuore <3 al prossimo sabato ;)
Nanek

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Capitolo 8
*** If you don't swim, you'll drown ***


Capitolo 8

If you don't swim, you'll drown
 
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She looks so perfect standing there
in my American Apparel underwear
and I know now, that I'm so down
Your lipstick stain is a work of art
I got your name tattooed in an arrowed heart

 

 
Calum lascia che il getto dell’acqua calda lo travolga completamente.
Nella sua mente scorrono le immagini di quel che è successo un’ora fa, su quel letto, dove ora riposa Lune, mentre lui si è concesso una doccia bollente per poter stare un po’ con i suoi pensieri, isolato dal mondo.
Calum è convinto che non esista ragazza più bella di Lune.
Tiene gli occhi chiusi, lascia che l’acqua cada sul suo viso, scivola calda sul suo corpo e sembra marcare quei ricordi di quel che è successo; tiene gli occhi chiusi e sente ancora quelle mani su di lui, quelle labbra che sfiorano ogni parte del suo corpo, quel profumo ad avvolgerlo, quei capelli che si diverte ad accarezzare, quegli occhi blu che sembrano la cosa più bella al mondo, occhi che lo cercano in ogni istante, occhi che lo fanno sentire davvero così importante per lei, occhi che lo fanno ancora arrossire, occhi dannatamente perfetti.
Ma la cosa a cui non riesce a smettere di pensare è l’immagine che ha visto in seguito, quando si sono messi l’uno affianco all’altra, cercando di calmare i propri respiri, concedendosi quelle coccole che Lune cerca come non mai, come se fossero la cosa che più le piace di lui: e, solo in quel momento, Calum ha notato quei particolari, quei piccoli dettagli che gli erano come sfuggiti e che l’hanno quasi fatto sobbalzare.
Ha notato sul collo di Lune, girata di spalle, un tatuaggio nero, un cuore con una freccia e il suo nome scritto dentro; ha notato poi sul suo tatuaggio, il segno delle labbra di Lune fatto con il rossetto, ha notato poi, un paio di jeans, che Lune si dimentica sempre di portare a casa, che sono caduti dalla sedia che ha in camera: ha notato tutti questi particolari e il cuore gli è balzato in gola, perché sembrava l’immagine perfetta per immortalare la canzone che aveva dedicato a Faith, la canzone che però non aveva mai vissuto con lei, non aveva mai avuto la possibilità di vedere quelle parole mutarsi in realtà, le parole di “She Looks So Perfect”.
«E questo tatuaggio?» si è limitato a chiederle, tracciando i contorni di quella piccola macchia di inchiostro sulla sua pelle.
«Breanne da ubriaca, è a penna» si è giustificata lei. «Spero che i miei non l’abbiano notato, ma i capelli lo nascondono bene» ha sorriso Lune, per poi voltarsi verso di lui, baciandogli le labbra, prendendogli il viso tra le mani.
«Sei la persona più bella che io abbia mai visto» le ha sussurrato lui in seguito, abbracciandola stretta al suo petto, accarezzandole la schiena bianca come se fosse la cosa più fragile al mondo, cominciando a canticchiare a bassa voce quella canzone, la canzone che Lune conosce alla perfezione.
 
Ed ora, sotto al getto dell’acqua calda, quelle note continuano a rimbombargli in testa, continua a canticchiarla dentro di sé, come se fosse tutto così surreale, come se le sue parole fossero diventate realtà, come se avesse trovato la ragazza di quella canzone, la ragazza che, prima di lui, ha tatuato, con la penna, il suo nome in un cuore; la ragazza che lascia il segno delle sue labbra su di lui, quel rossetto che è solo un dettaglio in più alla sua perfezione, la ragazza che lascia i suoi jeans troppo stretti sul suo pavimento, la ragazza che pure indossando la sua biancheria intima sembra la creatura più perfetta al mondo.
La ragazza che vive con lui quella storia così assurda, che il mondo fuori potrebbe solo abbattere, quella storia così importante che lui non vuole perdere, perché è lei tutto ciò che vuole, non ha bisogno d’altro, vuole Lune e nessun’altra, ne è certo, è convinto di questo: ed è convinto che forse, un giorno, potrebbe davvero presentarsi con un anello, l’anello più bello al mondo, con il nome di lei inciso, solo per poterla rendere felice, solo per poterle dare quello che lei si merita davvero.
E Calum sospira, sotto quel getto d’acqua, sospira e si affretta ad uscire dalla doccia.
Si avvolge l’asciugamano in vita, si guarda allo specchio, si vede e si sente diverso.
Ma i suoi pensieri vengono interrotti dal campanello di casa Hood, che suona proprio in quel momento, facendolo spaventare un po’, facendolo imprecare contro chi stia suonando come un pazzo, Lune sta riposando, quel rumore la disturba, ma soprattutto: chi può essere a quest’ora? Forse il vicino di casa, forse la postina.
Scende le scale, cercando di non far slacciare l’asciugamano, non si prende neanche la briga di guardare fuori dalla finestra, perché il campanello suona come se fosse impazzito: chi è l’idiota che continua a rompere le palle?
«Aspetta un minuto, sto arrivando!» grida esasperato, sospirando infastidito come non mai.
«Chi cazzo è?!» esclama ancora, prima di aprire la porta e trovare davanti a sé l’ultima persona che si aspettava di vedere: Michael.
Calum spalanca gli occhi, non osa parlare più: gli occhi verdi dell’amico lo fulminano, lo fissano dall’alto al basso e lui non si è mai sentito così tanto imbarazzato in vita sua.
Michael non chiede di entrare, lo fa e basta, avanza con passo deciso, non dà tempo al moro di ribellarsi, di dire qualcosa: entra e va a sedersi sulla sedia in cucina, senza emettere una sola parola.
Calum deglutisce a fatica, non capisce il motivo della sua visita, non capisce il perché di così tanto silenzio, non capisce il perché di così tanta freddezza, ma dentro di lui scorre una strana sensazione, sente l’amaro in bocca, sente che qualcosa di poco gradevole sta per succedere di lì a poco, sente che sta cominciando quel grande casino che lui ha tentato in tutti i modi di evitare.
Si siede davanti a lui, borbotta un «Vuoi un caffè?» e Michael rifiuta scuotendo un po’ la testa, sospirando profondamente, come se non sapesse neanche lui da che parte cominciare.
«So che per certe ragazze averti a petto nudo e con l’asciugamano in vita può sembrare la cosa più sexy al mondo, ma… per favore, vatti a vestire» dice Michael, senza suscitare in lui nessun tipo di reazione divertita, se non un ulteriore imbarazzo: annuisce e ritorna al piano di sopra, indossa velocemente i primi vestiti che trova e ritorna da lui, ritorna verso quella conversazione, ma, prima di farlo, si assicura che Lune stia dormendo, che non senta nulla, tanto che chiude la porta della sua camera.

In quella breve assenza, Michael si prepara l’acqua calda, fissa il pentolino sul fuoco, lo fissa così tanto che potrebbe scaldarlo senza bisogno di altro, il suo sguardo uccide, brucia, è così letale che Calum si sente come un adolescente durante un’interrogazione; restano in silenzio anche quando Michael si versa l’acqua calda sulla busta della camomilla, quando si siede, quando mette un po’ di zucchero e comincia a mescolare, cercando di mantenere la calma, cercando di non impazzire.
Beve un sorso di quella bevanda fin troppo fuori luogo per il caldo che invade la città, ma lui sembra avere il bisogno di qualcosa che lo tranquillizzi, che tenga a freno i suoi istinti da autentico pazzo: ad ogni suo movimento, Calum sobbalza, sente il cuore fermarsi, crede che stia per dire qualcosa, ma, quando non lo fa, sospira quasi spazientito.
«Lune ha vent’anni» finalmente comincia il suo discorso Michael, senza osare guardarlo negli occhi. «Tu ne hai trentanove» sottolinea quel numero come se fosse un difetto.
«Ne compie ventuno a dicembre» lo corregge il moro, mordendosi il labbro e sentendosi letteralmente trafitto dallo sguardo glaciale dell’amico che non osa neanche rispondere a quella stupida affermazione.
«Lune è la figlia di Luke» ribatte, facendo quasi sorridere il moro.
«Lo so, Hemmings è il suo cognome infatti» cerca di camuffare il suo stato di angoscia con l’ironia, mossa sbagliata, dato che fa innervosire di più l’amico, il quale appoggia bruscamente la tazza di camomilla sul tavolo, sbattendola così forte che per miracolo non si rompe.
«Cazzo, Calum, ma cosa credi di fare?!» alza la voce, facendo balzare il cuore di Calum fuori dal suo petto. «Credi di essere ancora un adolescente che può scoparsi chi gli pare e piace perché ha gli ormoni a mille?!» il moro non osa abbassare lo sguardo, non vuole sembrare il Calum sciocco e indifeso che non sa quello che fa, lui lo fissa senza neanche battere ciglio, fingendosi l’uomo più sicuro al mondo, con le idee chiare e senza esitazioni, ma le sue guance sono pronte a tradirlo, accompagnate dalle mani: le guance rosse per quel rimprovero, le mani completamente congelate al sentire quelle parole, il sangue non circola, si è bloccato, Calum è paralizzato, Michael e il suo rimprovero lo fanno sentire davvero un adolescente ripreso dalla madre, si sente davvero così piccolo, come se i suoi dannati trentanove anni non fossero reali, come se fosse ringiovanito tutto d’un tratto.
«Tu non puoi capire, tu non sai nulla» borbotta, cercando di difendersi, ma ricevendo in risposta un’espressione quasi divertita da parte dell’amico che, alzando gli occhi al cielo, riprende il suo discorso.
«Ovvio, io non capisco, io non so nulla: chissà quanto amore scorre tra di voi!» il suo sorrisetto isterico fa arrabbiare Calum, si sente preso in giro, si sente deriso su qualcosa che lui considera importante, su qualcosa che sente come viva e unica, non gli va proprio giù l’essere deriso in questo istante.
«Vedervi, così vicini, mentre vi baciavate… credevo di essere ubriaco» dice Michael stringendo a pugno la mano. «Ho battuto le ciglia circa mille volte prima di constatare che in realtà ci vedevo benissimo: tu e Lune» sottolinea quei nomi, si lascia prendere dall’agitazione. «Tu e Lune, dannazione!» urla infatti, infastidendo ancora di più Calum, facendolo sentire un autentico criminale.
«Sì, Michael, io e Lune, non serve urlarlo, ci sento piuttosto bene per avere trentanove anni» fa dell’ironia, si morde il labbro per evitare di esplodere del tutto.
«Da quanto tempo va avanti questo… casino?» la voce di Michael trema.
«Più di sei mesi» risponde secco, facendo sospirare a fondo l’amico, che riprende a bere la sua camomilla, che continua a fissarlo con disprezzo, che continua a mordersi la lingua per non insultarlo: Calum lo sa bene com’è fatto Michael.
«Io ci tengo a lei, quello che tu definisci “casino” è la cosa più bella che mi sia mai capitata» ammette Calum, ricevendo in risposta, però, la domanda che tanto teme.
«Quando lo dirai a Luke?» domanda che lui vuole evitare, non vuole rispondere, non vuole neanche pensare a quel momento: il moro sospira rumorosamente, non osa spiaccicare parola, non osa rispondere, Michael sembra concentrato solo sul farlo sentire colpevole, non gli interessa quanto quella storia sia importante per lui, non gli interessa sapere che lui è felice, non gli interessa nulla, per lui è solo un enorme casino, è una storia assurda, una storia che non dovrebbe neanche essere pensata per scherzo, non è una storia, non è nulla, è un grande casino.
Michael non riceve risposta alla sua domanda, un muro di silenzio davanti a lui; decide quindi di alzarsi, non ha niente da dire, non ha niente da aggiungere, non resterà un solo secondo di più in quel posto, sapendo che pure Lune è lì.
Lune, la piccola Lune, è lì e non per sembrare la ragazza tanto affezionata allo zio Calum, lei è lì perché ha una relazione con lui, lei è lì perché loro due vanno a letto insieme: il solo pensiero lo fa rabbrividire, gli fa quasi tremare le gambe, non può crederci, non può restare lì, deve andarsene, deve respirare un po’ d’aria, deve cercare di darsi una calmata, una calmata all’animo.
Si avvicina alla porta, la voce di Calum lo richiama, il moro appoggiato alla parete, gli occhi color nocciola puntati sui suoi, la voce decisa che fa sentire quelle parole «Io la amo», parole che fanno sorridere Michael, ma non sorride per tenerezza, sorride quasi isterico, sorride come per prenderlo in giro.
«Come amavi Faith, Kate, Maddy e tutte le altre. Le ami tutte, Calum» ennesima derisione.
«Con lei è diverso, con lei vedo una briciola di futuro per me» risponde a denti stretti, come se, ormai, non sapesse più cosa fare per fargli capire quanto ci tiene a Lune.
«Futuro, dici?» l’espressione di Michael si fa come pensierosa. «Che futuro puoi avere con una ventenne, Calum?» lo interroga. «Cosa ti aspetti da lei? Un matrimonio? Una bella storia d’amore come quella dei film? Dei figli, magari?» marca quell’ultima frase, scandisce per bene quelle parole, come a volerlo colpire in pieno, come a volerlo far sprofondare, come se tutte le sue convinzioni fossero appena andate distrutte.
«Credi davvero che una ragazza di vent’anni voglia questo? Ha appena cominciato a vivere, credi davvero che rinuncerebbe alla sua vita per diventare una brava donna di casa? Quando ha delle potenzialità che potrebbero portarla lontana? Nessuno vuole dei figli a vent’anni Calum, non li volevi neanche tu» e la sua voce è così dura che lo distrugge, che gli fa arrivare le lacrime agli occhi.
«Lei è…» balbetta appena, ma l’amico sembra volerlo interrompere, non vuole lasciargli neanche un secondo di tempo per pensare a come difendersi.
«Lei cosa, Calum? Lei, magari, ti ha detto che per te lo farebbe? E tu ci credi? Sei davvero così ingenuo? Hai trentanove anni, Calum, sii reale, non fare il finto tonto: lei non lo vuole davvero e tu lo sai meglio di me» conclude il suo discorso, per poi uscire da quella casa, chiude la porta senza dargli il tempo di rispondere, lo lascia lì, su quella parete, lo lascia scivolare per terra, si porta le ginocchia sul petto, lascia che una sola lacrima gli solchi la guancia, per poi sentire due braccia che lo avvolgono, sente quel profumo invaderlo, sente quella voce che gli sussurra: «Non ascoltarlo, ti prego. Lui non sa nulla, lui non sa proprio un cazzo. Ti prego, Calum, non dare retta a Michael».
E Calum fissa gli occhi blu di Lune, li fissa e deglutisce, mentre lei prende il suo viso tra le mani e appoggia le labbra alle sue, come a volerlo calmare, come a volerlo proteggere.
«Lo diremo ai miei, loro accetteranno questa storia, te lo giuro, Cal, a me importa solo di te, di noi: e se tu lo vuoi, possiamo farcela» gli dice ancora, abbracciandolo, cercando di trasmettergli quella felicità che lei non vuole perdere per nessuna ragione.
Felicità che, però, Calum non riesce più a vedere.

 
 
Note di Nanek
 
MICHAEL, MICHAEL GORDON CLIFFORD.
È stato Mikeeeeeeeeee! Oddio oddio oddio che roba!!! Io non me l’aspettavo, giuro. *idiota che sono ma dettagli*
Il misterioso personaggio è stato svelato! Un grande applauso a tutte coloro che hanno indovinato <3 ve lo meritate U.U *clap clap*
Un Michael non troppo comprensivo a quanto pare, lasciatemelo dire: un autentico Stronzo, senza pietà per i poveri sentimenti di Calum, a lui non importa nulla di quella storia, per lui è solo un casino.
Per quanto cattivo possa essere, però, io credo che avrei reagito allo stesso modo: Lune è figlia di Luke, neanche io mi sarei messa lì a chiedere “come vanno le cose”, diciamo che Mike nasconde in questa sua stronzaggine la sua preoccupazione, perché di mezzo c’è un’amicizia forte come quella dei nostri Cake, spero non lo odiate così tanto, lui ha solo un modo strano di reagire =(
E Cal? Beh lui è distrutto, ogni sua piccola convinzione spazzata via nel nulla, mi spiace tanto per lui =(
Direi che io non aggiungo altro perché mi rendo conto della bomba di capito che vi ho appena messo.
Passando a qualcosa di eclatante, prima di passare a voi: volevo solo informarvi che quando questa storia e Love is magic saranno finite, inizierò una collaborazione, ossia storia a 4 mani, con una ragazza pigra, qui conosciuta come Caleidoscopio <3 quindi consiglio spassionato, se a lei chiedete qualcosa su di me, io lo verrò a sapere :D ci sentiamo praticamente sempre, non ci sfugge nulla l’una dell’altra ;) questa mini frecciatina è rivolta a qualcuno, ma non facciamo nomi ;)
Cmq, siiii una nuova long è in arrivo! Long sempre su questi 4 idioti, long della quale vi parlerò più avanti, così non ve la dimenticate e che credo (sempre se la pigra della Caleido permette) inizieremo verso luglio :D sembra così lontano, ma considerate che devo finire queste 2 long adesso, il tempo volerà, ve lo assicuro :D
Detto ciò, passiamo a voi <3

Grazie alle 101 personcine che hanno messo la storia tra le preferite <3 tanto amore per voi <3
Grazie alle 8 personcine che hanno messo la storia tra le ricordate <3 tanto amore per voi <3
Grazie alle 76 personcine che hanno messo la storia tra le seguite <3 tanto amore per voi <3
Ma grazie anche alle 23 recensioni allo scorso capitolo!!! <3 luke_is_a_penguin Tralala JawyMalikhugsme _hood Savedme AbigailDarkness Nerhs Believe_in_yourself Mashton TheBlueRose 1Derful_ Tomma_Ash ilary_dangy She loves writing luce_ghiaccio Carol2000 hrtbreakgirl Mrs_Stypayhorlikson caleidoscopio onesecondofdirection Ossidiana_ NeneHoran DarkAngel1 ma quanto siete adorabili?? Io non so cosa fare con voi <3


Prima di salutarvi, due cose: mi è stato chiesto perché non metto anticipazioni… beh, perché la storia è corta di suo e… boh, mi piace essere cattiva e lasciarvi con il fiato sospeso :D
Secondo, a chi piacciono gli Sleeping with Sirens? *alza la mano* a chi piace tanto la voce di Kellin Quinn? *alza la mano e urla e piange perché sta ascoltano ancora una volta le sue cover* beh, se qualcuna di voi ha voglia, ho scritto una os su di lui ;) intendiamoci, non serve conoscere troppo bene questa band per capirla, quindi se la leggete non aspettatevi cose dell’altro mondo :D sempre se vi va ;) si intitola Iris =)
Detto questo, io vi do appuntamento al prossimo sabato :)
Spero di non avervi sconvolto troppo e... non so: volete ipotizzare che succede in seguito?:D a voi i commenti care mie :) vi adoro tutte <3
Nanek

 

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Capitolo 9
*** Sorry ***


Capitolo 9

Sorry

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Broken hearts and last goodbyes 
Restless nights but lullabies 
Helps to make this pain go away 
I realize I let you down 
Told you that I'd be around 
Buildin' up the strength just to say 
I'm sorry

 
 
Lune stringe le sue dita su quelle di Calum, le stringe così forte che ha paura di fargli male, ma la presa di lui sembra davvero troppo leggera, come se potesse sciogliere quelle dita intrecciate dal nulla, come se non avesse neanche più la forza di tenerle la mano, come se Calum non fosse più in grado di compiere un gesto concreto: è spiazzato.
La conversazione con Michael l’ha distrutto, le parole dell’amico gli rimbombano in testa di continuo, sente quella dannata voce deriderlo, prenderlo in giro, dargli del sognatore e dell’immaturo, quella voce che è riuscita, in appena dieci minuti di conversazione, a distruggere ogni cosa costruita in quei mesi passati con Lune: Michael ha fatto piazza pulita delle sue convinzioni, Michael è riuscito a fargli dimenticare ogni cosa successa, ogni momento di gioia passato con lei, ogni singolo dettaglio, facendolo cadere nel buio più assoluto.
Calum non parla da quando l’amico se n’è andato quel pomeriggio da casa sua, non parla e non rivolge lo sguardo alla ragazza che tenta in tutti i modi di rassicurarlo, riempiendolo di abbracci, di baci sulle labbra, di carezze tenere che, però, sembrano non avere più effetto su di lui: lui che ad un certo punto ha pure evitato un suo bacio, alzandosi e andando a fissare fuori dalla finestra, come se avesse capito quanto sbagliata sia tutta quella storia, storia che lui, ingenuo, credeva possibile.
Ed è stato in quel momento che Lune, sospirando rumorosamente, ha detto quelle parole «Vieni a casa con me, dobbiamo dirglielo» facendo sbiancare il moro che non ha risposto per circa mezz’ora, continuando a fissare fuori, cercando di apparire invisibile e lontano dal mondo, lontano da quella casa, lontano da quel casino.
Ma Lune, dopo quella mezz’ora, ha deciso di passare alle maniere meno gentili, tanto che, sbattendo il bicchiere d’acqua che teneva in mano sul tavolo, ha alzato la voce «Questo non è un comportamento, Calum, mi stai rompendo con questo silenzio. Tira fuori il coraggio e preparati, o andrò da sola» e il cuore di lei ha sussultato al solo pensiero di dover affrontare suo padre senza di lui affianco.
Calum in risposta ha semplicemente annuito e, dopo essersi preparato per uscire, si sono avviati verso casa Hemmings: Lune al volante della macchina di lui, lui che fissava fuori dal finestrino, sospirava appena, non spiaccicava parola, mentre a lei saliva la voglia di ucciderlo, di riempirlo di insulti, perché tutto si sarebbe aspettata da parte sua, ma non questa sceneggiata degna di un adolescente.
 
Ed ora che sono davanti alla porta di casa Hemmings, con le loro mani intrecciate, tenute ancora unite solo grazie alla mano della ragazza, lei si rende conto di provare un’orribile sensazione dentro di sé: è lei che sta tenendo Calum, è la sua mano che intreccia la sua, da parte di lui non c’è nulla, c’è solo il silenzio e gli occhi persi, tutto questo la rende nervosa, le fa sentire gli occhi che pizzicano appena, deglutisce, sperando di mandare indietro anche quelle lacrime che si stanno formando nei suoi occhi, suona il campanello con la mano che trema.
E neanche a farlo a posta ad aprire alla porta è Michael, il quale fissa i due nuovi arrivati con quasi disgusto, fissa le loro mani unite come se fossero la cosa più oscena al mondo, Calum si sente così male da lasciare la mano di Lune per mettersela in tasca e non osa guardare in faccia né l’amico, né lei, lei che sospira e, voltandosi verso Michael, chiede semplicemente «Lo hai detto tu ai miei?» e lui scuote la testa. «Non spetta a me farlo» quasi ringhia guardando il moro che si fissa le scarpe, come se la vergogna salisse ogni secondo che passa.
E a dare il colpo di grazia a tutta quella situazione è il fatto che in casa Hemmings non manchi proprio nessuno all’appello: c’è pure Ashton con Sue e la bambina, c’è Abby e i due piccoli Clifford, ci sono pure nonna Anne Marie e nonna Liz, per non dimenticare poi Harry Irwin, la situazione non può essere messa peggio di così.
«Finalmente siete arrivati! Vi aspettavamo» annuncia June sorridente, facendo inarcare il sopracciglio alla giovane Lune.
«Eravamo tutti qua e abbiamo mandato Michael a chiamarvi: ero sicura fossi da tuo zio, Lune, ormai sei trasferita lì» continua sua madre, facendo capire il motivo per cui fossero tutti lì: un semplicissimo pomeriggio da passare in famiglia, un semplicissimo pomeriggio che verrà distrutto da quello che Lune sta per dire, un pomeriggio come tutti gli altri, un pomeriggio che verrà segnato, che verrà ricordato per sempre.
«Ma che magnifica notizia» fa dell’ironia la giovane Hemmings, sfoggiando il suo peggior sorriso, un sorriso che mai ha usato, un sorriso così falso che pure la piccola Sophie si sente poco gradita in quella casa: gli occhi di tutti fissano Lune con aria quasi scioccata.
«Lune…» sussurra Calum, sentendosi in dovere di dirle qualcosa, sentendosi responsabile di tutto, sentendosi il latte alle ginocchia per il putiferio che sta per scatenarsi; cerca di toccarle il polso, ma lei lo schiva, lei non ha bisogno di un suo contatto, lei non ha bisogno di lui, non in questo momento, perché le parole le escono di bocca come se fossero la cosa più semplice al mondo.
«Io e Calum stiamo insieme» dice chiaramente, senza girarci troppo attorno, provocando in lui un rossore violento in viso: quel suo essere così diretta lo ha spiazzato, lo ha letteralmente lasciato senza parole.
Mentre il resto della famiglia si lascia andare a delle risatine imbarazzate: sta scherzando, non c’è ombra di dubbio per loro, ma scherzare su una cosa simile non è mica troppo divertente.
«Lune, dovresti andare a fare un corso di recitazione per comici: perdonami, nipotina, ma questa battuta non fa tanto ridere» dice Ashton, prendendo in braccio la sua piccola Sophie continuando, però, a fissare la ragazza che, con fare sempre fin troppo diretto, si affretta a prendere la mano di Calum, intrecciando le sue dita alle sue, nonostante la resistenza da parte di lui.
«Potete chiedere conferma a Michael se non mi credete, ci ha colti sul fatto, vero?» e lo sguardo di tutti si precipita sulla figura appena nominata, figura che abbassa lo sguardo e si limita ad annuire, un misto di imbarazzo e ancora disgusto.
Ed è qui che il silenzio tombale cala.
Ed è qui che i volti dei presenti sono un mix tra il confuso e lo scioccato, i loro occhi vanno in tutte le direzioni: dalla mano di Lune che tiene quella di Calum, alla faccia bianca di Michael, agli occhi pieni di autentica paura di Calum, ai visi di June e Luke.
June e Luke sono i visi che richiamano più attenzione perché, se lei si limita a rimanere con la bocca leggermente aperta, gli occhi spalancati e senza dire una sola parola, il viso di Luke è un ritratto della rabbia e dell’ira: rosso, rossissimo in viso, la bocca serrata, gli occhi che fulminano la figlia e quel che definiva “migliore amico”, le mani strette a pugno e il respiro sempre più nervoso.
«Tutti i bambini vengano fuori con me! Dai che andiamo in giardino a giocare!» esclama dal nulla Ashton, richiamando l’attenzione dei più piccoli che esultano per la proposta dello zio: ma a seguirlo fuori, non sono solo loro, anche Abby, Sue, Harry, Liz, Michael, Anne Marie vanno fuori, escono tutti da quella stanza, escono tutti da quel putiferio che sta per scatenarsi, lasciando soli June, Luke, Calum e Lune, lasciando che quella faccenda si risolva senza bisogno di altri sguardi.
E non appena Liz chiude la porta, l’ultima ad uscire, la rabbia di Luke comincia lentamente a farsi sentire.
«Ditemi che mi state prendendo per il culo» dice con tono minaccioso, mentre Lune scuote la testa, come a voler confermare la loro storia, mentre continua a stringere sempre più forte la mano di Calum come se fosse spaventata, come se fosse terrorizzata, come se avesse bisogno di lui, lui che, però, non osa rispondere alla sua richiesta di aiuto.
Luke sbatte il pugno sul tavolo, come preso dai nervi, come se quella situazione fosse così surreale che neanche riesce a crederci: e da questo momento, ogni insulto, ogni parola che esce dalla sua bocca, va a colpire solo lui, solo Calum.
«Ti rendi conto di quello che hai fatto?!» gli urla, mentre June porta una mano sulla sua spalla come a volerlo calmare, come a volerlo trattenere, come se avesse paura che lo colpisca e non solo con le parole.
«Io mi fidavo di te e tu mi hai raccontato solo balle!» lo aggredisce, ma Calum non osa alzare lo sguardo verso di lui: si limita solo a liberarsi dalla presa della mano di Lune, azione che fa salire le lacrime alla giovane, si sente abbandonata, si sente sola ora più che mai.
«Abbi il coraggio di parlare, Calum! Come hai potuto?! Con mia figlia?!» urla ancora Luke, mentre June lo incita a sedersi riuscendo nel suo intento, accarezzandogli la schiena, sussurrando di respirare, di mantenere la calma.
«Papà, non prendertela solo con lui» sussurra poi Lune, lasciando che una lacrima le righi il viso: lacrima dovuta all’abbandono di Calum.
«Zitta, Lune! Zitta! Questo idiota mi deve delle spiegazioni e con te faremo i conti, te lo posso giurare» la fulmina con lo sguardo, scatenando in lei una reazione piuttosto inaspettata.
«Smettila, papà, smettila di considerarmi una stupida ragazzina!» alza la voce, facendo spalancare gli occhi pure alla madre. «Calum non è un idiota, non abbiamo fatto niente di male!» comincia a giustificarlo, cerca lo sguardo di lui come ultima speranza di essere aiutata, ma lui è troppo preso a fissare il vuoto, a rimanere rossissimo in viso, a rimanere in silenzio, lasciandola sola in quel casino.
«Tu e Calum siete amanti: ti rendi conto della… della… assurdità della cosa?!» Luke non riesce a trovare le parole da dire: quella situazione non ha davvero parole per essere descritta, è solo un grande errore.
«Non è assurdo, papà: ci vogliamo bene, stiamo bene insieme, non è assurdo essere felici» le parole di Lune fanno sorridere appena June, alle spalle di Luke, sorriso che dura solo un istante per poi sparire, in seguito alla voce ancora fin troppo alta di Luke.
«Ma cosa devo sentire?! Lune hai vent’anni e lui trentanove, ma in che cazzo di situazione vi siete cacciati?!» si passa la mano tra i capelli, potrebbe strapparseli da un momento all’altro: Lune ne è sicura.
«E cosa importa quanti anni abbiamo? Siamo felici, è questo che importa: l’importante siamo io e Calum, e nessun altro» e quelle parole, dette da Lune, in modo così inconscio, fanno accelerare il cuore a June: quella frase.
Ma June non è l’unica a essere colta dallo stupore perché anche Luke resta in silenzio, per pochi istanti, al sentire quella frase pronunciata da sua figlia, quella frase che è stato abituato a sentire da June o da lui, quella frase che ora gli si sta rivoltando contro.
«No. Non ti permetto di ragionare in questo modo» dice a denti stretti. «Lui è Calum, è il mio migliore amico e tu sei mia figlia, mia figlia, dannazione!» sbatte ancora il pugno sul tavolo, per poi rivolgersi all’interessato che sembra non volersi esprimere, che sembra voler lasciare la parola solo a Lune: ignobile codardo.
«Non hai nulla da dire tu?! Lasci a Lune il compito di pararti il culo?!» ed ecco che il moro sussulta appena, alza paurosamente gli occhi, fissa Luke con aria spaventata da morire.
«Vedo come siete felici insieme: mia figlia lotta e tu stai in silenzio. Cosa devo dedurre, Calum? Che mia figlia sia la scopatina di cui hai bisogno per vivere tranquillo?!» e questa accusa fa arrabbiare Calum, lo fa arrabbiare davvero perché nessuno sembra capire quanto gli importi di Lune.
«No, Luke. Lune non è la scopatina di cui ho bisogno» dice secco, gli occhi che non osano spostarsi da quelli dell’amico.
«E allora parla, Calum, dammi un motivo per non prenderti a calci, perché non sai quanto vorrei farlo» lo sfida ancora il biondo.
E Calum sta per ribattere, riesce a dire «Lune è…» ma si blocca, dal nulla, la sua convinzione svanisce come per incanto, le parole che stavano per uscirgli spariscono, si dissolvono, perché altre parole prendono il sopravvento nella sua testa: le parole di Michael.
Lei non lo vuole davvero.
Tu lo sai meglio di me.
Che futuro puoi avere con una ventenne?
Sii reale.
Non fare lo sciocco.
Credi davvero che rinuncerebbe alla sua vita per diventare una brava donna di casa?
Ha appena cominciato a vivere.
Sei davvero così ingenuo?
Cosa ti aspetti da lei? Un matrimonio?
Dei figli, magari?
Nessuno vuole dei figli a vent’anni Calum, non li volevi neanche tu.
E quelle parole gli fanno male, quelle parole sono pugnalate al petto, sono così dure da accettare che i suoi pensieri non vedono altra via d’uscita.
Michael ha ragione, lei non lo vuole davvero.
Si pentirebbe di quella scelta un giorno o l’altro, ne è sicuro.
Nemmeno Faith voleva dei figli e lei non aveva vent’anni: se non li voleva una donna matura come Faith, come può volerli Lune? Lei che ha ancora l’Università? Lei che ha appena cominciato a camminare da sola? Lei che ha tante di quelle capacità che potrebbe andare lontano, fare successo, vivere la sua vita come l’ha sempre progettata, una vita in cui una famiglia e dei figli non sono presi in considerazione, ma sono balzati alla sua mente solo per colpa sua: è lui che li vuole, è lui che le ha messo quella pulce nell’orecchio, è lui che la costringe a volere delle cose che neanche si sogna, è lui a volere una famiglia, è lui l’artefice di tutto, non lei.
E Calum sa bene che, se continuasse questa storia, lei un giorno lo odierà: lo odierà e lo lascerà, perché lui sarà solo un quarantenne qualunque, un quarantenne che esce con una ragazza così giovane che potrebbe essere sua figlia, una ragazza che lo lascerebbe con una facilità tale da trovare subito un sostituto, lasciandolo nuovamente solo, abbandonato in quella casa così troppo grande per lui.
E gli occhi pizzicano a Calum, gli occhi sono rossi e pronti a far scendere quelle lacrime, lacrime di disperazione, lacrime di odio nei suoi confronti perché lei è così speciale, lei è così unica, lui la ama davvero con tutto se stesso: non ha amai amato nessuno come ama lei, neanche Faith, neanche Maddy, nessuna di loro è mai stata amata così; e lui, invece, non è quello che lei si merita, non vale nulla, è solo una briciola, è un trentanovenne solo e bisognoso di una donna, di una famiglia, un uomo che non fa per lei.
E mentre Luke continua a fissarlo, con quegli occhi azzurri che lo fulminano, lo stanno odiando con tutto se stesso, Calum sospira a fondo, fa indietreggiare le lacrime e, balbettando, lascia che la sua voce flebile formuli quelle parole.
«Mi dispiace» dice, abbassando subito lo sguardo. «Sono un coglione, Luke, mi dispiace» sente una mano cercare la sua, la mano di Lune che lui schiva. «Non so cosa mi sia preso, ma mi dispiace» il silenzio regna in quel posto, come se l’unico a dover parlare fosse Calum.
La realtà è che: Lune è sconvolta da quelle parole, è talmente scioccata dal suo comportamento che lascia scivolare una lacrima sulla sua guancia; ma la giovane Hemmings non è l’unica a essere sconvolta: perché nonostante la sua ira, la sua rabbia, il suo andare fuori di testa per la troppa gelosia nei confronti della figlia, pure Luke è sconvolto da quelle parole; si aspettava altro, si aspettava una confessione pura, si aspettava un Calum pieno di sentimento che si batte per l’amore di una persona, una reazione che l’avrebbe spiazzato, ma che ,almeno, non gli avrebbe lasciato quell’amaro che ora ha in bocca perché Calum, con queste sue parole, si rivela solo come codardo, come approfittatore, come uomo alla ricerca solo del corpo di una donna.
«Ho fatto un casino, me ne rendo conto. Non importunerò più tua figlia, questa cosa era davvero al limite del ridicolo, mi dispiace, Luke, non so davvero cos’altro dire» conclude così il suo discorso, non osando alzare lo sguardo verso nessuno, cercando di non crollare proprio ora.
Calum non aggiunge altro, tanto che decide di andarsene, con passo spedito, allontanandosi da quella situazione, allontanandosi da quel posto che lo sta soffocando, scappando via da quel casino che lui stesso ha creato.
Ma Calum non riesce ad arrivare alla sua macchina, perché viene richiamato da una voce, una voce che strilla più del solito, una voce disperata che richiama l’attenzione pure delle persone che sono fuori, tanto che Ashton è costretto a trascinare il gruppetto nuovamente dentro casa, lamentandosi del fatto che «Non siamo mica trottole noi! Dentro e fuori, fuori e dentro!» scatenando la risata dei bambini.
Ma Calum non ride.
Ma la persona che ha appena urlato il suo nome non ride.
E quest’ultima, gli si avvicina, sempre di più. «Che cazzo stai facendo? Che cazzo hai combinato?!» è esasperata, è senza controllo, ha le lacrime agli occhi, le mani che tremano, le labbra che non mostrano quel sorriso a cui lui è abituato.
«Parla, Hood! Cazzo! Parla!» esclama ancora lei, mentre lui sospira, cerca, ancora una volta, il coraggio di non cedere: deve riuscire a lasciarla andare.
Definitivamente.
 
 


 
Note di Nanek
 
Beh, io dico che… oggi è meglio se non parlo.
Sono pure di fretta ma… cosa c’è da dire? È una tristezza assurda questo capitolo, e mi dispiace se qualcuna di voi affogherà nelle proprie lacrime.
Che situazione… non so davvero che dire, merito la tortura!
A parte la tristezza di questo capitolo, devo davvero scappare, mi spiace essere così rapida ma: devo andare all’Università, quando finisco vado a vedere The Amazing Spiderman 2 e però non volevo saltare questo sabato, quindi posto velocemente!!
Ci tenevo a ringraziarvi <3
Grazie alle 112 persone che hanno messo la storia tra le preferite <3 vi adoro <3
Grazie alle 10 persone che hanno messo la storia tra le ricordate <3 vi adoro <3
Grazie alle 87 persone che hanno messo la storia tra le seguite <3 vi adoro <3
Grazie alle 20 persone che hanno recensito lo scorso capitolo <3 vi adoro <3

Grazie davvero per tutto e scusatemi ancora una volta la fretta!! Ma purtroppo ho calcolato male i tempi =( spero mi possiate perdonare!!
Ci sentiamo il prossimo sabato <3 vi adoro tutte <3
Nanek

 

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Capitolo 10
*** Turn right ***


Capitolo 10

Turn right

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I did all I could, I gave everything
But you had to go your way
And that road was not for me

 
«Allora?! Sto aspettando!» strilla la giovane Lune, dato che Calum non osa neanche rivolgerle lo sguardo.
Eppure la cosa sembra non sorprenderla, quasi se lo aspettava, quasi lo aveva già capito che lui sarebbe scappato, sarebbe andato via, dimostrandosi un codardo, dimostrandosi un super uomo che non ha il coraggio di lottare quand’è il momento più opportuno: lei lo sapeva già, lo immaginava, avrebbe potuto scrivere su un foglio che sarebbe successo ed avrebbe indovinato in pieno.
«Ti rendi conto di quello che hai detto? Ti rendi conto che mio padre crede che tu mi abbia usata? Cosa cazzo hai dentro quella testa?!» lo rimprovera come se fosse un bambino piccolo, alza la voce così forte che è quasi stridula, le lacrime non scendono più, la rabbia ha il sopravvento adesso, la rabbia e la delusione, perché è questa a fare più male: l’essere delusa, delusa da lui, non aver ricevuto quello che si aspettava, distruggere l’immagine di loro due, esser stati rappresentati come due semplici amici di letto quando, invece, loro sono molto di più, lei lo sa, ne è sempre stata convinta.
«Lasciagli credere quello che vuole, è meglio così» lo sente sussurrare appena, mentre lei gli si avvicina, come in tono di sfida.
«Meglio così? Mi prendi per il culo Calum?! Ho fatto la figura della sciacquetta davanti ai miei genitori e tu, ai loro occhi, sei solo un approfittatore che si scopa la figlia del migliore amico e va bene così?!» non ci può credere, non può essere vero, non può davvero volere questo.
«Sì, mi va bene così» ha il coraggio di ribattere: lo schiaffo che Lune fa finire sulla sua guancia se lo merita davvero.
Uno schiaffo che fa male, uno schiaffo pieno di tutta quella rabbia che Lune vuole buttare fuori, rabbia che le parole non riescono neanche ad esprimere, parole che sembrano non ferirlo, parole che sembrano scivolargli addosso, senza effetti: questo schiaffo, almeno, se lo ricorderà per un bel po’, si ricorderà il dolore provato, si ricorderà che quel lieve dolore che sente non è neanche un quarto di quello che sta provando lei.
«Mi complimento: il tuo coraggio meriterebbe una medaglia, mi piace notare come lotti per le persone che ami davvero, perché se questo è amore, non voglio immaginare il tuo odio» fa dell’ironia, fissandolo, consumandolo con il suo sguardo, mentre lui si porta la mano sulla guancia.
«Non poteva funzionare» dice lui, facendola innervosire ancora di più.
«E dovevi farmelo capire in questo modo? Sei un gran bastardo!» lo insulta, grida come non mai, cresce l’odio nei suoi confronti, cresce la voglia di colpirlo ancora ma, questa volta, la sua mano viene fermata, perché lui le prende il polso, la fa appoggiare con la schiena sulla macchina, la blocca, non le permette il movimento.
«Perché non lo vuoi capire?» dice a denti stretti lui. «Perché non capisci che lo faccio per te, cazzo?!» e lei giura di vedere i suoi occhi lucidi. «Perché non capisci che devi vivere la tua vita? Perché non capisci che abbiamo piani diversi? Perché non capisci che a vent’anni nessuno vuole dei figli?» la riempie di domande, è sull’orlo della disperazione, ma, quando quella lacrima gli riga la guancia, lei non riesce proprio a provare tenerezza nei suoi confronti, non riesce proprio a capirlo, a pensare che abbia ragione, perché lei vuole lui, vuole lui e nessun altro, e lui non sembra proprio capirlo.
«Della mia vita, faccio quel che mi pare» ribatte fredda.
«Ti voglio troppo bene per costringerti a rinunciare a quelle cose che, ora, sono importanti per te» e lei ride, letteralmente.
«Tu mi vuoi bene e mi lasci così? Mi vuoi bene, io ti amo invece, credo ci sia una differenza, un’enorme differenza» lui si morde il labbro dal nervoso, mentre lei sghignazza ancora. «Grazie Hood, per avermi fatto ben capire quanto poco importante io sia, grazie, non serviva davvero questa messa in scena» lui spalanca gli occhi.
«Ci tengo a te a tal punto che preferisco lasciarti, che condannarti a una vita non tua!» è senza parole, non ci crede, come può lui pensare una cosa simile?
«Io, invece, ti amo a tal punto che per te farei qualsiasi cosa» lei si libera dalla sua presa. «Ma forse, in questa storia, l’unica a lottare sono stata sempre e solo io, per davvero» si allontana, lui le prende nuovamente il polso, lei lo guarda con uno sguardo quasi sconsolato. «Quando ti dicevo che ti amavo lo pensavo davvero, lo dicevo con tutta me stessa» si divincola ancora, non vuole essere toccata da lui. «Tu, invece, non me l’hai mai detto: pensavo non avessi bisogno di parole per farmelo capire, pensavo che nei tuoi gesti, nei tuoi baci, tu mi confessassi di amarmi» un sorrisetto nervoso si fa avanti. «Mi sbagliavo, non mi hai mai amata davvero, sciocca ventenne sognatrice che sono» alza gli occhi al cielo.
«Non puoi pensare davvero…» cerca di intervenire lui, mentre lei si allontana, ritornando verso casa, dandogli le spalle, salutandolo solo con un cenno della mano: ha esaurito le parole, ha esaurito la voce per lui, ha esaurito ogni cosa, lui non merita nulla, neanche un addio, ma solo il suo silenzio, il silenzio che mai più si romperà, il silenzio che lei lascia cadere tra loro due come se fosse l’unico modo per chiudere ogni cosa, come se non sapesse neanche lei cosa usare contro di lui, pur di ferirlo almeno la metà di quanto stia soffrendo lei.
 
Lune entra in casa, gli occhi di tutti i presenti la fissano, non osano dire nulla, ma solo i loro sguardi la fanno crollare, tanto che lascia le lacrime farsi avanti per poi camminare lontana da loro.
Ma nel farlo, una donna l’avvolge in un abbraccio, un abbraccio che lei non se la sente di ricambiare, un abbraccio che lei non vuole condividere, ma che la protegge un po’: June la sta avvolgendo, le accarezza i capelli, le bacia la fronte, le trasmette un po’ di calore come se sapesse ogni cosa, come se fosse davvero l’unica a capirla, come se sua madre non potesse mai arrabbiarsi con lei, neanche in questa situazione, come se il bene di sua figlia venisse davvero prima di ogni cosa e vederla piangere, vederla così miserabile le distrugge il cuore, la fa soffrire per lei, come se Lune fosse davvero una parte di lei così importante, una parte di lei che, se soffre, la fa soffrire a sua volta.
Ma non appena la giovane Hemmings sente quegli occhi, perché se li sente puntati addosso come se fossero fulmini, esplode.
«Sei contento ora?!» si libera dalle braccia di June, si rivolge a lui, l’unica causa di tutto, perché è lui il problema, perché lei è figlia sua, perché se lui non esistesse, lei non sarebbe in queste condizioni.
Gli occhi di Luke sono seri, fissano quelli della figlia, non osa dire nulla, non sa neanche lui cosa dirle, non ci sono davvero parole per tutto quel casino.
«Io lo amo, lui mi ama e tu lo hai fatto arrivare a questo!» lo addita, la voce disperata, le lacrime che non sembrano finire mai, la voce che le manca.
«Vedo come ti ama: un codardo» risponde lui, facendola arrabbiare ancora di più, facendola esplodere.
Cosa ne sa lui? Cosa può sapere di quello che hanno passato insieme? Cosa ne sa lui dei loro momenti, dei loro sorrisi, della loro storia? Cosa ne sa lui, di loro due? Nulla, assolutamente nulla.
«Se si ama qualcuno, si lotta, Lune, cosa che lui non ha fatto» le dice ancora, le mani strette a pugno, mentre lei impazzisce, nessuno l’ha mai vista così, nessuno l’ha mai vista piangere o urlare così tanto contro suo padre.
Gli occhi di Lune poi vanno a soffermarsi su un altro dei presenti, si soffermano su Michael, scontra quegli occhi e li fulmina, vuole solo fargli intuire quanto odio prova nei suoi confronti, odio per aver messo in testa a Calum quelle sciocchezze, tutti quei dubbi che sono andati a distruggere ogni cosa, lui e le sue stupide supposizioni. Cosa ne sa lui di cosa vuole lei? Cosa gliene importa? Da quando si preoccupa per lei? Cosa cazzo gliene frega della sua vita?!
Ma Lune respira, non può davvero urlare contro a Michael, non può davvero abbassarsi a questi livelli, perché una voce dentro di lei le ha appena dato la soluzione ad ogni cosa: sono bastate delle stupide domande a far crollare ogni cosa, domande così stupide che hanno rovinato ogni cosa, com’è possibile?
Lui non mi ha mai amata davvero.
 
Conclude nei suoi pensieri, odiandosi per aver appena dato ragione a suo padre.
Non aggiunge altro, si volta e sale le scale, non ha davvero più parole da sprecare, non ha davvero più lacrime da versare, ha solo i singhiozzi del precedente pianto a rompere il silenzio di camera sua: si chiude dentro, si distende sul letto, ha male alla testa, ha male al petto, ha male ad ogni cosa, quel pensiero è così distruttivo che sembra quasi irreale.
Non mi ha mai amata davvero.
Non l’ha mai amata quando le sorrideva, non l’ha mai amata quando l’accarezzava, quando le sue mani andavano ad intrecciarsi alle sue, quando le sue labbra cercavano le sue, quando le sussurrava quelle parole che sembravano così vere, quando l’avvolgeva a lui dopo aver fatto l’amore… dopo aver fatto sesso con lei.
Perché era sesso, non amore, perché se fosse stato amore, lei non sarebbe in questa situazione, lei non starebbe in questo letto a rimpiangere ogni cosa, con un dolore assurdo su tutto il corpo.
E Lune odia se stessa, si odia perché il suo era davvero amore, ne è sicura: il male che sente è il male d’amore di cui tutti parlano o scrivono, lei soffre per amore non per sesso, lei soffre e si odia per avere solo vent’anni, si odia per essere figlia di Luke Hemmings e June Irwin, si odia per essere semplicemente Lune Hemmings.
Non poteva essere Faith? Non poteva essere Maddy? Non poteva essere Izzie? Una di loro, solo per poter amare Calum come loro non hanno mai fatto, solo per poter stargli accanto, solo per poter vivere tranquillamente la loro storia senza ostacoli, senza problemi, senza tutti quei casini, amarsi soltanto, vivere in quella casa insieme, vivere felici con la loro famiglia, la famiglia che lui tanto vuole e che mai nessuno ha voluto dargli, la famiglia che lei avrebbe costruito pur di vederlo felice, pur di non sentirsi come si sente adesso.
E le lacrime si fanno nuovamente avanti.
E qualcuno bussa alla sua porta, delle voci infantili si fanno sentire: Philip, Sophie, Tommy e James.
«Lune, ci fai entrare?» chiede suo fratello.
«Dai, Lune, non stare chiusa lì» la incita Tommy.
«Lo giuriamo, vogliamo solo darti una cosa» continua James.
«Lune, per piacere» quella vocina così dolce, la piccola Sophie, che parla così raramente ma che, in quel momento, si rivolge a lei come se volesse starle accanto come non mai.
E Lune sorride, perché i suoi cuginetti e suo fratello sono così dolci, sono così piccini, non meritano di essere cacciati via, non meritano le sue grida di disperazione: loro sono lì per lei e lei li vuole al suo fianco almeno in questo momento, almeno adesso, dato che nessuno può capirla davvero.
Apre la porta, li fa entrare: Philip ha portato i biscotti al cioccolato, i fratelli Clifford i bicchieri, la piccola Sophie che regge appena il cartone del succo, si siedono tutti sul suo letto, ordinati, senza saltare, senza fare troppo rumore.
Lune li raggiunge e, a sua sorpresa, la piccola Sophie si mette in braccio a lei, l’abbraccia portando le sue mani ad intrecciarsi dietro la sua testa, l’abbraccia e le bacia la guancia, per poi essere seguita anche dai maschietti, che avvolgono Lune tutti insieme, come se a nessuno di loro piacesse vederla così triste, perché Lune non piange mai, perché Lune ride anche quando cade per terra e si fa male, perché Lune non merita di essere triste, perché loro le vogliono bene, ci tengono a lei, non la farebbero mai stare male.
«Il papà Ashton ha detto che i biscotti al cioccolato fanno tornare il sorriso» le suggerisce Sophie, porgendole il sacchetto.
«Papà Michael ha detto che il succo fa ridere» dice James, mentre il fratello conclude con un «Papà Michael è matto, la mamma dice che è perché si è tinto troppe volte i capelli» ridacchia, facendo sorridere appena la giovane Hemmings.
«Papà, invece, ha detto che se noi ti abbracciamo tu ti senti bene» dice Philip Hemmings, sorridendo complice alla sorella, mostrando quelle fossette, quello sguardo così troppo simile a Luke.
«Mangiamo, dai, questi biscotti sembrano troppo buoni» propone Lune, addentandone uno, sfoggiando un sorrisone. «Ma sono troppo buoni!» si lecca le labbra, facendo sorridere tutti i presenti: il sorriso di Lune non è ancora sparito del tutto.
 
 
 
 
Note di Nanek
 
Ma solo io trovo tutti questi marmocchi adorabili? *-* awwwwwww :3
Perché dai, ammettiamolo, sono degli amori questi tati <3 i fratelli Clifford sono dei genietti che deridono il papi :D Sophie è aaaaaaaaaaawwww bimba cara!! <3 e Philip è mio figlio quindi è uguale al padre ed è l’amore <3 aawwww :3
Un momento di tenerezza per cercare di farvi smaltire la bomba colossale del capitolo… mi dispiace.
Mi spiace davvero di farvi penare così, mi spiace far penare in questo modo Lune, ma bisogna essere un po’ coerenti: Calum è a pezzi, è confuso, è scemo, nessuno sarebbe capace di difendersi e di mettere a posto le cose, ne sono certa, l’ansia, la paura e il timore mettono in grande crisi chiunque, pure uno come lui: ma questo non toglie che sia un grande coglione.
Coglione Calum!
Ma la parte che mi è “piaciuta” di più (non voglio sembrare modesta ma è la parte che nella mia testa ho immaginato spesso) è la scena Lune/June/Luke.
June che l’avvolge, June la capisce, JUNE FOR PRESIDENT!! E poi Lune che si scatena su Luke: ve la ricordate la bella bimba che chiama il suo papà? La bella bimba che lui prende in braccio sul palco? La bella bimba che vuole bene al suo papà e vuole dargli tanti baci?
Quella bambina ha urlato contro suo padre, cioè, boh, io mi vedo sta Lune stra aggressiva e mi piace stra tanto, perché lei è come i suoi genitori: ama come June ma lotta come Luke, come Luke all’aeroporto, lei lotta e mi piace davvero questa parte di lei, spero che infonda anche a voi un po’ di grinta quando dovete lottare per qualcosa che vale la pena ;)
Bene, come potete anche notare: sono in anticipoooooooooooooooooooooo!!
Sono un genietto u.u
No la verità è che domani devo studiare, ragazze lunedì succede di tutto! Esce il video di  DON’T STOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOP, compie gli anni Mali HOOD! E: io ho un esame T.T santo cielo che qualcuno mi dia la forza T.T
Bene, dopo tutte queste cose da dirvi, io vi ringrazio, come sempre per tutto quello che state combinando per questa storia :D
Siete adorabili, io vi amo c’è poco da fare! Siete davvero uniche, ringrazio tutte le preferite/ricordate/seguite e le 21 recensioni allo scorso capitolo <3
Grazie davvero di cuore <3
Giusto per pubblicizzarla, per chi fosse una Michael’s girl e avesse voglia di leggere qualcosa di breve su di lui, ho pubblicato una OS, si intitola Kings and Queens e se volete passare a leggere, è lì ;)
Bene belle mie, io scappo e vi do “appuntamento” alla prossima settimana <3 che mi sa che aggiorno prima dato che lavoro il week end o.o oppure no, boh insomma vi avviso come sempre :D
Grazie ancora di tutto <3
Nanek

 
 

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Capitolo 11
*** Pictures ***


Capitolo 11

Pictures

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Tell me how could you take the pictures
When you knew they were all that I had left, nothing left
They were part of our history, this story
I was always taking pictures,
Cause' I didn't wanna miss you so bad



Lune Hemmings si sta letteralmente annoiando durante questa lezione.
Letteratura spagnola: ma chi gliel’ha fatto fare di seguire le orme della madre e andare a impiantarsi in mezzo a tutti quegli autori?
La risposta è Calum, pure nella sua scelta universitaria è in mezzo: è lui che l’ha convinta, dicendole di avere delle capacità innate per la letteratura, per la scrittura, per lo studio degli animi dei vari autori, Lune era indecisa tra questa facoltà e la facoltà di matematica, suggerita con tanto amore da nonna Liz ovviamente, ma che lei, non appena il suo dolce Calum l'ha scartata, non ha aspettato un solo secondo a rifiutare.
Certo, la matematica le piace, è un piccolo genietto come il padre, i numeri mescolati alle lettere, tutti quei passaggi, trova rilassante fare quegli esercizi, infatti, qualche volta, ancora oggi prende il suo vecchio libro del liceo e comincia a svolgere qualche problema; ma la matematica… non è esattamente il tipo di destino che voleva per lei: a Lune piace leggere, piace scrivere, piace analizzare libri, testi, poesie, ogni cosa, pur di conoscere i vari pensieri, le varie idee che balzavano in testa ai vari autori, ama in particolare la letteratura latina, la trova semplicemente unica e perfetta, nessuno può pensare di poterla superare, nessuno può credere di poter inventare qualcosa di nuovo e moderno, i latini hanno già scritto tutto, tutte le nostre idee derivano da loro, c’è poco da fare, c’è poco da sforzarsi, è tempo sprecato o almeno così la pensa lei.
Ma nella sua Università, lei studia varie letterature e quella che l’affascina e che la rende ancora più simile a June è quella spagnola: semplicemente stupenda, semplicemente… sua, le appartiene, è dentro di lei.
 
Ma oggi, mentre la professoressa spiega, Lune non riesce proprio a stare attenta, quell’argomento la disgusta, quell’autore lo vuole dimenticare, quell’autore è colui che avrebbe scelto per la sua tesi, ma che in questo momento, odia con tutta se stessa.
Perché lui, rispecchia esattamente quello che lei prova da circa un mese e qualche giorno: lui parla di un amore finito, lui parla della sua amata con un altro, lui parla della loro storia, storia che lei ha dimenticato come se non fosse niente di importante, la accusa di non averlo mai amato davvero, la accusa di avergli lasciato solo il vuoto del suo abbandono e la testa piena dei suoi ricordi.
Se Lune potesse cambiare nome e mettere il suo per quanto riguarda l’autore e quello di Calum per quanto riguarda l’amante, sarebbe perfetto, perché quell’autore ha scritto di loro ancora prima che nascessero, ne è certa.
Lune, come quell’autore, odia Calum.
O meglio, l’autore non odia Calum, odia la sua amata, ma lei invece, odia quello lì, quel moro che vorrebbe riempire di schiaffi, quell’idiota che l’ha piantata senza aspettare un solo secondo in più, quel Kiwi che l’ha abbandonata quando più aveva bisogno di lui, quel gran bastardo che da un mese e qualche giorno non si fa più sentire, non si presenta in casa sua e vive la sua vita come se niente fosse.
Come può vivere così sereno?
Come può avere l’animo così in pace?
Come può non prendersi a sberle per quello che le ha fatto?
Come può camminare a testa alta, orgoglioso della sua miserabile vita?
Lune odia Calum, odia lui e il suo stato di pura indifferenza nei suoi confronti, odia lui tanto quanto quell’autore, lo odia a tal punto che le vengono le lacrime agli occhi a forza di pensarci.
Siede sulla sedia in ultimissimo banco, non ascolta la professoressa, Lune gioca con il suo astuccio, con la sua agenda e giusto per peggiorare la sua situazione, una foto scivola giù, una foto che la fa sussultare appena: da quanto tempo non guarda quella foto.
Lei e Calum sono al mare: lei di appena sedici anni, la cotta per la persona sbagliata che si porta dietro da un anno esatto, lui ancora trentaquattro anni, ancora sposato, ancora con quella Faith che tutti sanno cosa combina quando lui non c’è, Calum ancora “felice” del suo matrimonio, con la fede che splende sul suo anulare sinistro.
Sono al mare da soli, lei lo abbraccia da dietro, lui scatta la foto, sorridono entrambi, lei lo stringe a sé, lui sembra in Paradiso.
Se lo ricorda bene quel giorno, se lo ricorda bene davvero.
 
Sente ancora la brezza del mare sui suoi capelli, sente ancora il profumo di crema solare, il profumo di acqua salata sulla sua pelle, sente ancora la sabbia che scotta sotto ai suoi piedi, ma, soprattutto, sente il profumo di Calum al suo fianco, disteso a pancia in su, gli occhi chiusi e coperti dagli occhiali da sole neri, la bocca serrata, così rilassato mentre prende il sole, mentre lei lo ammira, lo fissa, ha paura di consumarlo da quanto lo sta fissando, ma non osa fare altro: carezze, abbracci, baci sulla guancia da parte dello zio sono armi letali contro di lei, le sue guance esplodono sempre in un rosso accesso, il cuore accelera d’improvviso, le gambe tremano e sente il suo stomaco contorcersi, la sua cotta per lo zio Calum è la cotta peggiore al mondo, è una cotta che fa male, perché è surreale, perché è davvero qualcosa di irrealizzabile, è una cotta unica nel suo genere, dove di mezzo ci sono diciotto anni di differenza, dove di mezzo ci sono troppe persone che li legano; c’è Luke, c’è June, ci sono davvero troppe persone, ci sono davvero troppi ostacoli tra loro, ma quello più potente è quel dannato anello all’anulare sinistro del moro: la fede che lo lega a Faith.
E Lune sospira rumorosamente in quell’istante, l’istante prima che Calum la trascini sul suo petto, come se niente fosse, come se fosse sempre e solo la bambina piccola, la piccola Hemmings che lui ha sempre considerato la nipotina preferita, la piccola Hemmings alla
quale vuole un bene dell’anima: la trascina sul suo petto e lei arrossisce, perché poca è la distanza tra le labbra di lei e quelle di lui, ma Calum non se ne rende neanche conto, per lui è normale, per lui è solo un modo per giocare con lei, tanto che le bacia la punta del naso e commenta con il suo solito «Che bella nipotina che ho», frase che manda in bestia la giovane Lune, perché lei non è sua nipote, lui non è suo zio, lui è solo un amico di suo papà, nulla li lega, ma lui non sembra volerselo mettere in testa.
«Sei arrabbiata, Lune?» chiede quella voce, mentre lei non osa rispondere, preferisce abbassare lo sguardo, preferisce appoggiare il viso sul suo petto e tracciare i contorni di MMXII, perdendosi nei suoi pensieri.
«Mi sono reso conto che…» inizia il discorso Calum e lei, nella sua testa, spera che quella frase si concluda con una confessione degna di nota: “che ti amo”, “che mi piaci”, “che vorrei baciarti”, “che ti vorrei mia”, frasi che rimbombano nella testa di lei, che sfrecciano da una parte all’altra, ma che vengono distrutte in neanche un secondo.
«Che non ho più scattato una foto con te da… mesi! Dai, facciamo una foto! La voglio mettere come sfondo sul cellulare» ecco quello che vuole, una foto con la sua nipotina, ne vuole sempre troppe, Calum ha la galleria del cellulare piena di foto con lei, ogni anno della sua vita: Lune a un anno, Lune a due anni, Lune il primo giorno di scuola, Lune il primo giorno di superiori, Calum è peggio di suo padre, la cosa le dà un fastidio micidiale, lei non è sua figlia, lei non è sua nipote, lei non è niente, ma lui non lo capisce.
Lune annuisce, arresa e sconsolata, si posiziona dietro Calum, lo abbraccia forte, come a volersi godere quel momento, sorride mentre lui scatta quella foto, la foto che lui si metterà come sfondo del cellulare, scatenando le gelosie della moglie, mentre lei la stamperà e la conserverà nel suo diario, come fa sempre con ogni foto che si scattano insieme.
 
 
E Lune sospira, mentre cammina verso casa, a lezione terminata, sospira e vorrebbe tanto strapparle in mille pezzi tutte quelle foto.
Ma i suoi pensieri, riguardanti al bruciare ogni singolo ricordo di loro due, vengono spazzati via dalla vista di due macchine parcheggiate fuori casa sua, le riconosce: la macchina nera dello zio Ashton, la macchina grigia di nonna Liz.
Sbuffa, non ha proprio voglia di vederli, o meglio non ha proprio voglia di essere fissata dagli occhi di nonna Liz, che la giudicano anche se ha un sorriso in faccia: sua nonna la conosce fin troppo bene, ha lo stesso sguardo di suo padre, sono delusi, sono senza parole, lei è una vergogna, lei ha osato frequentarsi con un amico di famiglia, lei ha osato tanto, ha osato sporcare quella bellissima condizione di “famiglia perfetta”, lei non ha proprio voglia di vedere sua nonna.
Ed è per questo che entra dal retro, cercando di non farsi sentire da nessuno.
Ma il senso di colpa si fa sentire: lo zio Ashton, però, lo vorrebbe davvero salutare, lui che ha fatto di male? Lui sì che non la giudica, lui la tratta come se niente fosse, l’abbraccia, le lascia fin troppi baci sui capelli, la tratta come sempre, lui sì che è davvero caro, lui è come
sua mamma, June, sono fratelli infatti, sono le uniche persone che Lune non disprezza, loro la capiscono, loro non vogliono ferirla, cosa che suo padre Luke fa di continuo, fissandola con delusione, arrabbiandosi non appena viene nominato il nome “Calum”, sgridandola quando non ha voglia di andare all’Università e si mette ad accusare il suo amico per ogni cosa: Lune crede di odiare suo padre.
Sospira, si avvicina alla porta chiusa della cucina, è decisa a salutare suo zio, la mano appoggiata alla serratura, una voce che la blocca da quel gesto.
«Credo tu debba lasciarla vivere, Luke» la voce di Ashton, Lune si immobilizza.
«Mia figlia sta vivendo, nel migliore dei modi» la voce di Luke, suo padre.
«Tu lo sai quello che intendo, Luke. Lei sente la sua mancanza, è palese» continua ancora lo zio.
«Ashton, se sei venuto qui a darmi lezioni di vita puoi anche andartene, io so cosa è bene per mia figlia, hai Sophie, preoccupati per lei» il tono arrogante e irritato di suo padre le fa salire la rabbia.
«Non lo vedi che sta male? Non capisci che forse non era proprio una cosa da nulla?» domanda ancora Ashton.
«Ashton, ma dico: stai scherzando, vero? Dimmi che stai giocando come tuo solito, quello che dici è un’oscenità» si sente sbattere il tavolo.
«Calum è uno straccio, l’ho visto, e ti dico che soffre! Lune non è la solita Lune e lo sai meglio di me» la voce di Luke blocca l’amico, urla fin troppo forte.
«Cazzo, Ashton, ma senti quello che dici?! Lune è mia figlia, chiaro? Vorrei vederti se Sophie scopasse con… con Michael! Dannazione!» un altro colpo al tavolo.
«Se mia figlia è felice, io accetterei ogni cosa» la voce di Ashton fa sorridere Lune, ancora nascosta dietro la porta.
«Troppo facile parlare quando non si vive la situazione» ribatte Luke e il silenzio cala.
Lune spia dalla fessura della porta, non vede troppo bene, vede solo suo padre seduto, il viso serio, nient'altro, c’è silenzio in quella stanza, nessuno ha il coraggio necessario a parlare.
Ma poi, a grande sorpresa, una voce si fa avanti, la voce di quella donna, la donna che lascia Lune sconvolta, perché mai avrebbe pensato che prendesse le sue parti.
«Anche io ed Ashton eravamo contro la tua relazione con June, Luke» nonna Liz ha parlato, nonna Liz si fa sentire pian piano, Lune continua a guardare da quel buco, vede la figura di sua madre mentre va dietro suo padre, le mani sulle spalle, lo accarezza piano, mentre Liz continua a parlare.
«Eppure, anche se inizialmente vi abbiamo ostacolato, abbiamo capito cos’era davvero importante: la vostra felicità. Noi non c’entravamo nulla, eravate voi la cosa più
importante» dice saggiamente Liz, seguita da un sorriso da parte di June, che si lascia sfuggire a voce alta un «L’importante siamo io e te, June e Luke» e Lune la vede baciare la guancia a suo padre, vede la mano di lui che le accarezza la guancia, Lune vorrebbe tanto piangere, non sa neanche lei perché.
La voce di Ashton si intromette ancora.
«L’importante, adesso, sono Lune e Calum» ma quella frase non scatena la reazione desiderata.
Luke non riesce a sopportarlo, Luke non riesce ad accettare quella cosa, quella frase, Calum e Lune non sono lui e June, il loro amore non ha niente a che vedere con quell’oscenità che hanno creato: ed ecco che stringe nuovamente le mani a pugno, ecco che June deve allontanarsi, perché ha paura della sua reazione, perché un Luke così arrabbiato non lo ha mai visto nessuno.
«Voi eravate degli emeriti idioti!» accusa Ashton e Liz, puntando il dito contro di loro. «Io e June abbiamo appena tre anni di differenza, voi eravate degli emeriti cretini che volevano dividere due persone per niente!» esclama ancora. «Qui si parla di diciotto anni di differenza, qui c’è un abisso tra di loro! Qui si parla di mondi diversi, qui si parla del fatto che quello lì ha distrutto ogni cosa! Si è portato a letto mia figlia e la cosa sembra turbare solo il sottoscritto, porca puttana!» sbatte un pugno sul tavolo, fa sobbalzare Lune dallo spavento, Lune che continua a spiare dalla serratura, Lune che vede sua mamma mentre abbraccia suo papà, lo abbraccia e gli dice di non agitarsi, lo abbraccia mentre lui continua a fulminare i presenti: Lune non può più stare a guardare, non ne ha la forza, le fa male al cuore, quelle parole contro di lei sono letali, suo padre non accetterà mai quella storia, suo padre continuerà a fissarla con occhi maligni, delusi, disgustati, la considererà la figlia che ha rovinato la sua amicizia con Calum, la considererà la causa di tutta quella sofferenza, considererà Calum solo il pervertito che se l’è portata a letto, loro due sono solo coloro che hanno mandato in rovina quell’equilibrio, quella felicità che si era creata in quella famiglia.
 
Ed è per questo motivo che Lune esce nuovamente di casa senza farsi sentire e cammina lontana, verso un parco: il parco giochi che dista pochi passi da casa Hood.
Non tenta di essere vista da lui, non tenta di farsi notare, vuole solo dondolarsi un po’ sull’altalena, vuole solo restare sola, con i suoi pensieri, vuole solo isolarsi con le immagini che la rendono felice, vuole solo sentire il rumore dei suoi pensieri, il rumore della risata di Calum, il suono della sua voce mentre la chiama, vuole bearsi di quei rumori e di quelle immagini che la ritraggono con lui, uniche cose che possono darle un po’ di conforto in questo momento.
Calum non è lì con lei, ma forse stare in quel parco la fa sentire più vicina a lui, rende quei pensieri più vivi, rende il tutto più semplice da immaginare: Lune resta in quel parco fino a sera inoltrata, è quasi mezzanotte quando si rende conto di dover tornare indietro, ha la pancia vuota, ma non si degna di mangiare, la sua pancia è vuota tanto quanto lei, è vuota senza Calum, è vuota senza quella parte di lei che tanto le è cara.
Fissa il suo cellulare, fissa quelle 39 chiamate perse tutte da parte di suo padre, fissa quei 29 messaggi sempre da parte sua che chiedono dove si è cacciata, sospira rassegnata, perché Calum non l’ha cercata, neanche oggi.
 
Non appena varca la porta di casa, si ritrova davanti la figura di Luke, da solo, a fissare la porta, la stava aspettando, si è preoccupato, è notte fonda, lei non ha cenato, lei non ha dato sue notizie.
«Non mi piace la brutta piega che stai prendendo» le dice lui duramente, facendola annuire appena.
«Mi dispiace» balbetta, ricevendo da lui un sospiro troppo rumoroso, Lune si aspetta di tutto, non appena lo vede avvicinarsi: uno schiaffo, anche due, una sgridata da chilo, si aspetta ogni cosa, nulla può sorprenderla.
Nulla, tranne un abbraccio.
Perché è questo che Luke fa, l’abbraccia, l’avvolge tra le sue braccia e basta, il viso di sua figlia sul petto, le labbra di Luke sulla sua testa, le mani dietro la schiena di lei, un abbraccio che Lune ricambia a fatica, un abbraccio che Lune proprio non si aspettava, un abbraccio così triste, al suo papà, non gliel’ha mai dato, un abbraccio che racchiude troppe cose, un abbraccio che neanche lei sa decifrare.
«Mi dispiace, papà, mi dispiace davvero, io non… volevo» e la stretta di Luke è più forte, come a dirle di non parlare, come se le parole non servissero, non ora.
Non voleva.
Cosa non voleva?
Arrivare tardi? Sparire nel nulla per un’intera giornata? Farlo preoccupare?
O non voleva innamorarsi di Calum? Non voleva prendersi una cotta per lui? Non voleva fare quello che ha fatto? Non voleva aver vissuto una storia con lui? Non voleva provare quell’amore così forte nei suoi confronti?
Lune non sa cosa “non voleva”, sa solo che in quell’abbraccio non si è mai sentita così piccola: il suo papà che l’abbraccia e lei non si sente più una ventenne, si sente ancora quella bimba piccola che ama stare tra le sue braccia, quella bimba che tutti considerano la bambola del gruppo, quella bimba che ancora non sa che vuol dire innamorarsi della persona sbagliata, quella bimba che non riesce a deludere nessuno, che non riesce a deludere il suo papà.
Lune, come mai in questo momento, pensa di voler tornare bambina, quando il suo papà la guardava ancora con quegli occhi, gli occhi di chi non è ancora mai stato deluso così tanto; vuole davvero quello sguardo, vuole davvero poter sistemare le cose, ma lei ama Calum, più di ogni altra cosa al mondo, e questo amore per lui non si potrà mai distruggere.

 
 
Note di Nanek

Questo capitolo è pieno di emozioni, andiamo per gradi.
Lune modello secchiona: povera piccina, tipo che tutto quello che pensa della letteratura latina è una pura citazione della mia vecchia prof di latino che odiavo :D cioè, ho messo a Lune le sue idee in testa, sono presa male, molto male.
La fotografia: fatemi sciogliere, un bel flashback sul periodo “cotta dello zio” ve lo meritavate u.u così magari ho reso l’idea della frustrazione di Lune ahahah povera fanciulla.
Ashton e Liz: vi ho sconvolte vero? ;) quante di voi si aspettavano un Ashton così buono e pro Calune? Nessuno immagino, dato che tutte avevate una paura folle della sua reazione :D ebbene sì care mie! Le due persone che hanno ostacolato June e Luke, in questa storia sono cambiate, in positivo, e si schierano a favore della piccola Lune <3 beh, grazie a Dio direi, c’è già Luke che fa per un esercito di koala arrabbiati. June è la nostra salvezza cmq <3 brava mamma lei <3
La scena finale: parliamone, questo abbraccio mi fa salire l’amaro in bocca, non so a voi, ma è una tristezza assurda T.T e l’ho scritto io! Che presa male…
Bene, oltre a questo che cosa posso dire? Che vi sto deprimendo e che mi dispiace davvero :/ per consolarvi, se avete voglia, ho scritto una OS su Luke U.U si intitola
City Of Angels e se volete leggerla per consolarvi un pochino è lì <3
SCLERIAMO TUTTE INSIEME: I 5SOS TORNANO IN ITALIA QUALCUNO MI DIA LA FORZA.
Okay ho finito il momento di sclero, se ci siete quel giorno fatemi sapere :)
Io… direi che la chiudo qui ;) sappiate che ringrazio tutte voi, grazie a chi mette la storia tra le seguite/preferite/ricordate e grazie alle 16 coraggiose che hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo =) siete degli amori, io vi amo tutte! <3
Direi che vi do appuntamento alla prossima settimana =)
Ci stiamo avvicinando sempre di più alla fine di questo sequel, e sto già mezza in crisi, non so voi lol devo pure scrivere l’ultimissimo capitolo!!!! E sono sotto esami: good luck my friend.
Grazie ancora di tutto ;)
A presto!
Nanek 

 

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Capitolo 12
*** The only reason ***


Capitolo 12

The only reason

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How we gonna fix this?
How we gonna undo all the pain?
Tell me, is it even worth it?

When I close my eyes and try to sleep
I fall apart, I find it hard to breathe
You're the reason, the only reason
Even though my dizzy head is numb,
I swear my heart is never giving up
You're the reason, the only reason



Se Calum dovesse rispondere alla domanda “Quando ti sei reso conto di provare qualcosa di più concreto nei confronti di Lune?” risponderebbe “Forse provavo qualcosa da sempre, ma non riuscivo a concretizzarlo, era tutto troppo assurdo da dire a voce alta”.
Perché Calum ci pensa a questa domanda, ci pensa molto spesso, perché se, al posto di Lune, viene chiesta la stessa cosa con il nome “Faith”, lui ha un momento preciso, che ricorda, nel quale lui ha sentito quell’amore invadergli l’anima, amore che l’ha portato a provare qualcosa di più per lei.
Con Faith, ma anche come con Maddy e le altre, lui ricorda il momento preciso in cui ha pensato “La amo”, si ricorda molto bene, in particolare, quando questo fatto è successo con la sua ex moglie.
Faith l’ha conosciuta ad un concerto, lui l’ha vista da subito, quella pazza in prima fila, schiacciata dalla folla, quella pazza con il nome “Calum” sulla fronte, quella pazza con la canottiera fin troppo scollata in pieno inverno, se la ricorda bene con quella coda alta, si ricorda bene ogni cosa, perché per tutto lo show non ha fatto altro che fissarla, ha studiato ogni sua azione, ha fissato ogni singolo dettaglio di lei, tanto che ha chiesto al bodyguard di andare a chiederle il numero di cellulare: il resto poi è storia.
Il primo appuntamento, il primo bacio, i primi gossip su di loro, la prima litigata, la prima notte insieme, eppure, il momento in cui Calum si è reso conto di amarla davvero, è stato nell’occasione più sciocca, a suo parere, perché lei non era neanche presente, dato che lui era in Europa per promuovere il nuovo album e lei era rimasta in Australia: la nostalgia era la base di quei giorni, non c’era più il Calum sorridente, ma solo un musone che imprecava contro il fuso orario, un ragazzo moro che brontolava per la pessima connessione internet, un autentico rompi palle che si era stancato di vedere le rispettive compagne dei suoi amici lì con loro, mentre la sua aveva preferito stare a casa, perché “Non posso lasciare tutto, qui ho il mio lavoro, la mia famiglia, non posso davvero Calum, ma io ti aspetto, ti aspetterò sempre”.
Quel “Ti aspetterò sempre” ha fatto capire a Calum di amare Faith: perché, in fin dei conti, era vero, lo ha aspettato senza mai lamentarsi, senza mai piangere per la sua assenza, senza mai farsi trovare in piena crisi perché troppo distanti, non si è mai fatta trovare arrabbiata in quei pochi secondi di connessione su Skype. Faith, tra i due, sembrava essere a suo agio anche con un oceano di mezzo, come se non fosse niente di che, come se fosse tutto normale.
E Calum credeva seriamente di amarla per questo: lei ci sarebbe sempre stata, in ogni momento.
Con il tempo, ovviamente, si venne anche a scoprire il motivo di tale tranquillità, dato che, anche dopo il matrimonio del moro, Calum e gli altri hanno continuato a girare un po’, hanno continuato a fare pochissime date e concentrate in pochissimi giorni, e Faith ancora non si decideva a seguirlo: quelle voci che giravano erano fin troppo vere, dato che la signora Hood, aveva il suo bel giro da gestire, non poteva mica abbandonare i suoi uomini!
L’amore per Faith, si è sempre basato su quelle parole, parole che sono solo fonte di una grandissima bugia.
Ma Faith è il passato ora, lei non ha più importanza.
Lune è quello che importa, è l’amore nei suoi confronti che riempie i pensieri di Calum, nonostante la loro storia sia finita più di un mese fa, quasi due, forse tre, Calum non se lo ricorda neanche, il tempo si è perso, il tempo non ha più senso per lui, non gli interessa sapere quanto tempo sia passato, perché ogni minuto vissuto senza di lei è una lama in pieno petto.
Però si interroga, in questo preciso momento, si chiede nelle sua testa “Quando ti sei reso conto di provare qualcosa di più concreto nei confronti di Lune?”, se lo domanda e non sa cosa rispondere.
Non può dire “Da quella notte, quando si è presentata a casa mia e abbiamo fatto l’amore”, perché quella notte lui provava già qualcosa, ne è più che sicuro, perché da “zio” avrebbe dovuto evitare un tale errore, mentre lui ha agito come se fosse giusto così, come se lui e Lune si appartenessero, come se quella notte fosse stata segnata dal destino per farli unire davvero.
Quindi lui provava già qualcosa per Lune? Ne è così sicuro?
Sì, Calum è più che convinto di questo.
È convinto che se fosse stata, ipotizzando l’assurdo, la figlia di Ashton al posto di Lune, una Sophie di vent’anni, l’avrebbe come minimo cacciata di casa, l’avrebbe riempita di parole, l’avrebbe rifiutata con tutto con se stesso, le avrebbe urlato “Ma stai scherzando, vero? Fammi il piacere! Vai a casa immediatamente!” senza pensarci due volte, avrebbe anche cercato di dirlo ad Ashton, avrebbe messo i mattoni alle finestre pur di non vederla, pur di non iniziare, neanche per gioco, un’assurdità simile.
Con Lune, invece, non ha esitato neanche un secondo, non ha esitato a ricambiare quel bacio, non ha esitato confessarle quelle parole, non ha dubitato di nulla: Lune è sempre stata… speciale ai suoi occhi.
L’ha vista crescere, l’ha vista in ogni piccolo pezzo di vita, l’ha fatta giocare fino a quando lei non gliel’ha più chiesto, l’ha portata sulle spalle fino a quando le gambe di lei non sono diventate troppo lunghe, le ha fatto l’aeroplanino per farle mangiare lo yogurt fino a quando non ce n’è stato più bisogno.
Lune è diventata un’adolescente tutto d’un tratto, l’ha vista con i brufoli, l’ha vista con il primo reggiseno, l’ha vista studiare come una dannata per quei maledetti esami, l’ha vista andare fuori di testa per un professore che non le dava il voto che lei meritava, Calum è stato un secondo padre per Lune, ha davvero seguito tutte le sue tappe, eppure, dentro di lui, si rende conto di non averla mai vista davvero come una figlia.

E Calum ora, ricorda un episodio in particolare, ricorda quel momento come se fosse un fulmine a ciel sereno, ricorda quel momento e quel pensiero che gli è passato davanti agli occhi, pensiero talmente assurdo, che ha quasi rischiato di rimuoverlo.
La vede, Lune, ha diciotto anni appena compiuti in questo ricordo, è il giorno del suo compleanno, c’è festa in casa Hemmings, ci sono tutti a festeggiare, la famiglia al completo, solo due amiche di Lune. La festeggiata sta arrossendo perché suo padre sta portando fuori la torta intonando le note di quella canzoncina che la fa imbarazzare un po’, la giovane Lune è così bella, ha già diciotto anni, Calum non riesce neanche a crederci, la fissa così tanto che potrebbe consumarla, ma quel vestito le sta d’incanto, quelle gambe lunghe sono così belle, quelle scarpe alte sono la perfezione su di lei, non si può proprio toglierle lo sguardo di dosso, non si può davvero più pensare che sia ancora la dolce e piccola Lune che ha visto crescere tra le sue braccia.
A quella festa c’è anche Faith, la coppia cerca di superare l’ennesima crisi, cercano di dare il meglio di loro per salvare quel matrimonio, cercano davvero di sforzarsi a sembrare felici, ma Faith, a quella festa, sembra troppo presa dal cellulare, riceve chiamate e messaggi ogni cinque minuti, sembrano notarlo tutti tranne Calum. Lui è troppo incantato dalla figura di Lune che fissa quella torta, la figura di Lune che alza lo sguardo su di lui, per poi spegnere le candele ed essere travolta dall’applauso generale.
Faith, però, non è sciocca e, nonostante stia perdendo tempo a contattare ogni singolo amante, si rende conto di essere guardata in cagnesco da tutti i presenti tranne che dal diretto interessato. Lei sa bene quanto poco sia importante lei per Calum, se n’è resa conto da un bel po’ che il moro non ha più quell’interesse nei suoi confronti: non si preoccupa neanche di controllare il suo cellulare, non si preoccupa se lei sta via più di un giorno da casa, è tutto normale è tutto perfetto, perché lui ha occhi per altro, ha occhi per occhi blu che somigliano a quelli di June Irwin, ha occhi per il nasino perfetto uguale a quello di Luke, ha occhi solo e sempre per la giovane Lune Hemmings.
E Faith lo ha capito, che quella mocciosa ha più attenzioni di lei, lo ha capito eccome, però quella “troia” è lei, quella “stronza” è sempre e solo lei: la sua reputazione è la peggiore in assoluto, ma nessuno si rende conto di come Calum la stia trattando, come se per gli altri fosse normale, come se lui fosse l’angelo e lei il diavolo.
E Faith a volte dà proprio di matto, ma nessuno si sarebbe mai aspettato di vederla impazzire proprio in quel momento, quando tutti si avvicinano a Lune per darle il loro regalo.
«Sei uno stronzo!» esclama più forte che può, andando davanti alla figura di Calum, lasciandogli uno schiaffo sulla guancia, uno schiaffo che nessuno si sarebbe mai aspettato, non in quel momento, non il giorno del diciottesimo compleanno di Lune, la quale, notando quel gesto, sbianca.
«Per fortuna vuoi salvare questo cazzo di matrimonio! Sei un coglione!» urla ancora più forte, catturando l’attenzione di tutti, lasciando Calum senza parole: che le prende ora? Perché si comporta così? Che ha fatto?
Il moro è allibito, ma cerca il coraggio necessario a trascinarla lontano, lontano dal giardino di casa Hemmings, lontano da quel clima di festa e gioia, che lei sta rovinando senza alcun motivo, la trascina via prendendole il polso, non dando retta ai suoi insulti, ai suoi tentativi di sfuggire a quella presa.
Non appena sono lontani, da soli, la loro ennesima discussione ha nuovamente inizio.
«Che ti prende Faith? Dannazione sembri una pazza!» inizia lui.
«Sei un emerito stronzo! Fingi di voler salvare il nostro matrimonio, ma in realtà non te ne frega un cazzo!» gli rinfaccia lei.
«Faith, mi spieghi che cazzo ti prende? Io ci tengo al nostro matrimonio, ci tengo a te, ti amo più di ogni altra cosa al mondo!» quelle parole ripetute così tante volte che sembrano solo frasi da copione.
«Non è vero, cazzo! Non è vero che ci tieni! Guarda che l’ho capito sai, non sono mica così stupida!» urla ancora più forte.
«Capito cosa, Faith? Cosa? Dio, non so cosa fare con te quando ti comporti come un’emerita… stupida!» altro schiaffo da parte della donna.
«Ti ho visto come la guardi» dice a denti stretti, fissando quelle iridi marroni con intensità tale che potrebbe ucciderlo.
«Ma chi, Faith? Chi? Diamine!» Calum domanda esasperato.
«Te la mangi con gli occhi, cerchi di toccarla ogni istante, quante seghe ti fai al pensiero di lei, eh? Avanti abbi il coraggio di ammetterlo!» Calum perde un battito: fa sul serio? È impazzita.
«Faith, sei tu l’unica donna che…» non riesce neanche a finire.
«Ammettilo che vorresti scoparti la tua cara, piccola e così dolce Lune Hemmings!» il cuore di Calum si ferma, ne è quasi sicuro, perché quello che ha appena detto è al limite del reale, è da pazzi, da isterici, da emeriti cretini pensare una cosa simile!
«Dimmi che non l’hai detto davvero, dimmi che sei ubriaca, dimmi che sto sognando!» è senza parole.
«L’ho detto eccome, lo penso da un bel po’ di tempo, oggi ho solo avuto la conferma: quella piccola troietta è la causa di tutto questo trambusto nel nostro matrimonio perché tu sembri eccitarti ogni volta che ti rivolge lo sguardo!» Calum tiene a freno le mani, non si colpisce mai e in nessuna circostanza una donna, ma se ci fosse qualcun altro al posto di Faith, lo avrebbe colpito senza pensarci due volte; fa un passo indietro, incredulo di quelle parole, incredulo che sua moglie sia arrivata a tal punto.
«Tu… tu sei pazza, Faith, stai male, molto male, non sai quello che stai dicendo» balbetta, mentre lei ridacchia isterica.
«Vorresti dire che sto mentendo? Ti conosco troppo bene per potermi sbagliare» Calum continua a guardarla disgustato.
«Faith, vai a casa, per favore, non sai quello che dici, ti accompagno se vuoi» ma non osa avanzare nella sua direzione, non osa toccare quella donna, in quell’istante la figura di sua moglie gli dà il volta stomaco.
Faith, poi, lascia che le lacrime e la disperazione si facciano avanti, peggiorando ancora di più ogni cosa. «Quella troietta ci manderà in rovina! Quella puttanella ti sta portando via da me, dannazione!» i singhiozzi la invadono.
«Faith, vai a casa, ti prego» la donna gli si avvicina, riesce a sfiorare il suo braccio, ma lui scansa quelle luride mani, scansa la sua presa, ed esplode «Vattene, Faith! Cazzo, vattene via!» urla, spaventandola, facendola scappare via, lasciandolo solo, lasciandolo incredulo e senza fiato.

Calum si siede sotto il portico di casa Hemmings, non ha il coraggio di tornare dagli altri, non è il momento, deve calmarsi, deve prendere fiato, quella conversazione lo ha letteralmente ucciso.
Ma, a rompere quel silenzio, sono i singhiozzi che provengono da dietro di lui e, quando quegli occhi marroni incrociano quelli blu di lei, il suo cuore sussulta, il suo cuore non riesce a far altro che essere felice di vederla.
«Lune…» la chiama, mentre lei si siede sulle gambe di lui, abbracciandolo e stringendolo forte, piangendo quasi in silenzio, sentendo le mani di lui accarezzarle la schiena, sentendo quella voce che cerca di consolarla.
«Non piangere, Lune, è il tuo compleanno oggi e pure Natale! Non si piange in questo giorno così importante» sussurra dolcemente.
«Vi ho… visti litigare zio, io… io… mi dispiace» e Calum si irrigidisce, ha paura che lei abbia sentito ogni cosa, ha paura che le parole di quella cretina di Faith siano arrivate alle sue orecchie, prega il cielo che non le abbia sentite davvero.
«Non ho sentito chiaramente, ma la vedevo urlare, la vedevo accusarti, cosa ti ha detto, zio? Perché ti fai trattare così?» e Calum sospira: la sua Lune non ha sentito, la sua Lune non sa nulla, i discorsi inappropriati di sua moglie sono ancora ben nascosti.
«Non è niente, Lune, non è colpa tua, è solo… un periodo un po’ così» le dice, cercando di guardarla negli occhi, cercando di asciugarle le guance. «Ma non piangere per me Lune, né oggi, né mai, non è niente, te lo giuro» sorride benevolo, mentre quegli occhi blu continuano a far scendere lacrime calde e salate.
«Mi dispiace, Calum, vorrei poterle far capire quanto tu sia importante e speciale, sembra non rendersene conto» e quelle parole gli hanno fatto un effetto troppo strano.
Ricorda, Calum, di averle dato in quel momento, il suo regalo di compleanno: regalo da parte sua e basta, regalo che Lune ha accolto con un luccichio sugli occhi, una collana lunga con un ciondolo alla fine, un ciondolo che si apre, dentro il quale lui ha messo la foto di lei e lui scattata qualche giorno prima e, in quel momento, quando lui le ha sorriso e Lune l’ha avvolto in un altro abbraccio, l’ha sentita sussurrare quelle parole, parole che lo hanno fatto sorridere ancora di più, parole che lo hanno portato ad abbracciarla più forte, parole grazie alle quali Calum ha capito di amare Lune, di amarla davvero, di provare qualcosa che andava oltre il possibile.
«Il mondo si illumina quando sorridi, Cal; ricordati che… quando lo vorrai, se mai succederà, sarò lì ad aspettarti… sempre, in ogni situazione»
 


«A che pensi, Calum sulle nuvole?» lo richiama dai suoi pensieri Ashton sbandierando davanti agli occhi del moro la sua mano: Calum si è imbambolato davanti alla sua birra.
Siedono in quel pub da circa un’ora, è da un’ora che Ashton parla da solo, dato che l’amico è sempre troppo impegnato a perdersi nei suoi pensieri.
«A niente, Ashton, sono solo… un po’ stanco» risponde incerto, sorseggiando quella birra che non riuscirà a finire, ne è sicuro.
«Stanco? Che hai fatto di così stancante oggi?» Ashton lo incita a parlare, ma l’amico scrolla le spalle, beve lentamente, borbotta il suo «Niente di che» facendo sospirare, deluso, l’amico che ha davanti ai suoi occhi.
«Calum… voglio essere sincero con te» sbotta Ashton, impaziente. «Voglio aiutarti, sto cercando in tutti i modi di farti dire qualcosa, ma, se tu stai zitto e ti torturi con i tuoi pensieri, non credo di poter fare molto…» Calum abbassa lo sguardo, lo sente accarezzargli il braccio. «Per piacere, Calum, noi due siamo… sei il mio migliore amico, dannazione! Vorrei poter far qualcosa per te» il moro sospira.
«Sto bene, Ash, davvero» dice in fretta, non ha proprio voglia di aprirsi con nessuno, tanto meno con lo Zio di Lune, uno Zio che, nelle sue vene, ha qualcosa di simile a lei, uno Zio vero.
«Non dire cazzate!» esclama a voce più alta «Credi che sia nato ieri? Credi che non lo abbia capito che sei completamente rincoglionito per Lune?» sentire quel nome, detto a voce alta, lo fa pietrificare un po’.
«Perché ti comporti così, Calum? Io non capisco» il moro continua a sospirare.
«Non ho niente da dire, è stato solo un errore, me ne vergogno come non mai» dice duramente.
«Lo so che non è vero, si vede lontano un miglio che era qualcosa di più, non dire cazzate» lo rimprovera l’amico, facendogli alzare gli occhi al cielo.
«Se era davvero niente: perché non esci più con Luke da… quanto sarà? Quasi due mesi? Forse di più?» Calum inarca il sopracciglio, cosa c’entra Luke ora?
«Con Luke non esco perché non merito che mi rivolga la parola, sono andato a letto con sua figlia, non merito di essere ancora suo amico» quelle parole gli muoiono in gola.
«Credi che Luke sia arrabbiato perché sei andato a letto con Lune o perché tu, non appena hai incontrato un ostacolo, l’hai lasciata senza pensarci due volte? Facendo così la figura del puttaniere che non sei?» Ashton è sempre stato un buon oratore, avrebbe dovuto fare l’avvocato quella volta, non il batterista.
«Perché sono andato a letto con sua figlia, lo sappiamo entrambi che è questo il motivo: ti incazzeresti anche tu se fosse stata Sophie al posto di Lune, non mentire, mi ricordo come hai reagito tanto tempo fa, parlando di June e Luke» Calum quella volta avrebbe dovuto fare l’attore melodrammatico, non il bassista, la parte della vittima gli riesce sempre troppo bene.
«Credi che Luke, se avesse visto un po’ di decisione da parte tua, ti avrebbe ostacolato in eterno? Lui che ha dovuto subire lo stesso trattamento con sua madre? Lui che sa chi è Calum Hood e quanto amore può dare al prossimo? Mi deludi, Calum, se credi che Luke sia una specie di mostro senza pietà» Calum alza nuovamente gli occhi al cielo.
«Lune soffre, è una specie di zombie che cammina per casa e che si diverte, però, a combinare guai, uscendo di notte e tornando all'alba, facendo diventare i capelli bianchi al nostro Hemmo» ridacchia Ashton delle sue stesse parole, per poi tornare serio. «Le manchi, Calum, e Luke è stanco di vederla così, non è sua figlia quella, non è la Lune che tutti conosciamo» il moro sospira ancora.
«Luke aveva bisogno di… smaltire la cosa, non è stato carino il vostro modo di uscire allo scoperto, lo avete ucciso, gli avete dato quella notizia così, dal nulla, non se l’aspettava ed è normale: Lune è sua figlia, è la sua bambina, sappiamo quanto è geloso, protettivo ed esagerato» Ashton sorride al pensiero, per poi continuare «Ma se tu avessi tirato fuori un po’ di coraggio lui… avrebbe accettato la cosa, ne sono sicuro» i due amici si guardano negli occhi. «Manchi anche a lui, Cal, sei il suo migliore amico, sei la persona a lui più cara, tu conosci tutti i segreti di Luke, sei una parte di lui che non si può dimenticare solo perché ti sei innamorato di sua figlia» e Calum, sta volta, non nega di avere una lacrima pronta a tradire il suo tentativo di essere forte. «Perché diciamocelo: è bella la mia nipotina, pure simpatica, a chi non piace Lune Hemmings? Solo a Faith, ma lei non fa testo» continua Ashton, facendo sorridere appena l’amico.
«Ma a Lune piace solo una persona e quella persona sei tu: finto zio dei miei stivali, ecco perché preferiva te a me! Il suo vero Zio!» gli tira un pugnetto sulla spalla, facendo sorridere e arrossire Calum, che vorrebbe un po’ sprofondare, non è una situazione così ordinaria.
«Cosa devo fare, Ashton?» lo guarda negli occhi quasi serio, ricevendo dall’amico una smorfia di delusione.
«E me lo chiedi pure? Guarda che non hai dieci anni, potresti arrivarci da solo» lo rimprovera, per poi sorridergli complice. «Vai a comportarti come Calum Thomas Hood farebbe, sei ancora in tempo» e gli fa l’occhiolino, chiamando la cameriera per il conto.
Calum Thomas Hood è ancora in tempo.
Prendere o lasciare.
Lottare o rinunciare.
Questa volta è decisiva, da qui non si torna più indietro.
Amore o tristezza.
Amicizia o indifferenza.
Amore o Amicizia.
Ma Calum sa bene di volerle entrambe, stavolta per sempre, stavolta più che mai.
Questa volta lotterà per entrambe, non le lascerà andare.
Le voglio, definitivamente.



 
Note di Nanek
*cerca di non farsi vedere ma la chioma bionda la tradisce*
Heylà a tutte voi! =) *sorriso tirato perché sa di essere in ritardo*
Vi ho fatto aspettare, lo so, mi avete praticamente bombardata di messaggi dove mi chiedevate dove fossi finita ^^ chiedo perdono, so di essere in ritardo, ma a TUTTO C’è UN PERCHè!
Allora, punto primo: ho messo delle OS U.U ci tenevo a farvele vedere, quindi ho detto, salto NHA e le bombardo con le os; punto secondo: devo scrivere il gran finale di questa storia, e se avessi postato, avreste dovuto aspettare una settimana più avanti, sul più bello!!! Almeno qui non vi siete perse chissà che :D
Se quello che ho critto ha senso, procediamo oltre.
CAAAAAAAAAAALUUUUUUUUM in versione orsetto è tornato, questo non fa paura u.u quella che fa paura è Faith, a voi i commenti, questa donna è il panico, come cazzarola ha fatto a sposarsela il Kiwi non lo so…. O.O
Bene, oltre a questo, finalmente Cal si è svegliato un po’ fuori non credete? ;) bravo lui <3 e bravo Ashton <3 tenerone ;)
Altro da dire: sempre un grande GRAZIE a tutte coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate <3 grazie alle 20 persone che hanno recensito lo scorso capitolo <3 grazie a tutte coloro che si sono allarmate per il mio ritardo :D e un ringraziamento pure al mio Ipod che, in brani casuali, mi ha messo No Heroes Allowed giusto per ricordarmi che questo sabato non dovevo saltarlo :D
Io vi do appuntamento a settimana prossima, con il 13esimo capitolo O.O siamo già così vicine al 15? Boia.
Vi auguro di passare buone vacanze *-* so che quasi tutte voi le avete iniziate ieri/ oggi (io l’Università l’ho finita ancora a maggio :D) godetevi l’estate e preparatevi a nuove storie in arrivo ;)
Grazie di cuore per ogni cosa <3
Nanek
 

 

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Capitolo 13
*** If you don't know ***


Capitolo 13

If you don't know

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I want you to want me this way,
And I need you to need me to stay
If you say that you don't feel a thing
If you don't know, let me go.


«Cal!» le sue braccia gli cingono il collo, il suo sorriso sincero lo accoglie «Da quanto che non ti vedo, mi sei mancato, sai?» la voce di lei che gli arriva all’orecchio, quella voce così dannatamente sincera, perché lei è davvero felice di avergli appena aperto la porta di casa sua, lei, dopo due mesi o forse più, senza vederlo sente davvero la sua mancanza, sente davvero quella nostalgia che di solito colpisce gli amici.
«Mi sei mancata anche tu, June» risponde a quell’abbraccio il moro, accennando appena un sorriso, nella testa il caos.
Ha letteralmente girato per le vie di Sidney come un pazzo, al volante della sua macchina, ha corso come un disperato per arrivare il prima possibile lì, a casa Hemmings, pronto ad affrontare lui, Luke, senza essersi minimamente preparato qualcosa da dire: doveva arrivare lì e basta, niente altro.
«Lune però non…» cerca di dire June, ma lui la blocca «Devo parlare con Luke» spiega velocemente, mentre lei annuisce appena, facendolo entrare in casa.
«Lui e Lune… hanno appena litigato» dice June in un sospiro «Lo fanno troppo spesso in questo periodo, il problema è che… lei esce per fargli un dispetto e… non torna mai prima dell’alba» lo guarda, gli occhi blu che mai ha visto così preoccupati «E so per certo che non viene da te, la cosa… mi fa paura» ammette, mentre Calum l’avvolge ancora, come a volerla rassicurare, sussurrandole che Lune sa quello che fa, rassicurando June che lui la conosce bene, sentendo una strana sensazione all’altezza del petto nel dire quelle parole.
Raggiungono insieme il piano superiore, raggiungono la camera matrimoniale dove Luke è disteso sul letto, intendo a giocare con Philip, l’aria divertita mentre prende tra le braccia il piccolo, gli fa il solletico, ride con lui, eppure sia June che Calum, scorgono quegli occhi azzurri persi nel nulla, persi in pensieri lontani, persi in Lune che per l’ennesima volta gli si rivolta contro.
«Luke, Philip: guardate chi c’è!» annuncia felice June, richiamando l’attenzione dei presenti, i quali smettono di dimenarsi e voltano lo sguardo su di lei e poi su Calum.
«Zio!» lo chiama il piccolo, correndo sulle sue gambe e facendosi prendere in braccio «Piccolo Hemmo! Ma quanto cresci in due mesi?» gli accarezza i capelli biondi, mentre Philip lo avvolge in un abbraccio, il tutto sotto gli occhi fulminei del “Grande Hemmo” che non esita a fulminare con lo sguardo l’ultimo arrivato.
Ma, fortunatamente, June conosce fin troppo bene quegli occhi.
«Philip andiamo a preparare da mangiare, così lo zio si ferma con noi» propone June, come se sapesse già il verdetto di quell’incontro, mentre il bambino annuisce e, senza fare storie, raggiunge il piano inferiore con la madre, lasciando Luke e Calum soli, la porta chiusa ed un silenzio ad avvolgerli.

Calum si siede sulla sedia davanti al letto, Luke si mette nuovamente disteso, con la schiena contro la testiera del letto e le braccia intrecciate sul petto, in attesa, lo sguardo fisso sugli occhi marroni dell’amico, la bocca serrata e nessuna intenzione di cominciare il discorso.
Calum sospira a fondo, sospira e i suoi pensieri vanno a cercare qualcosa di giusto da dire, i suoi pensieri non sanno da che parte iniziare, eppure, di cose da dire ne avrebbe davvero tante: ama Lune, non riesce a vivere senza di lei, si sente uno schifo, vuole portarla via con sé, vuole vivere con lei, vuole avere un futuro con lei, vuole lei e nessun’altra la mondo, poco gli importa di quello che pensano gli altri.
«Ti ricordi quando mi hai raccontato di aver baciato June?» la sua bocca riesce a far uscire solo queste parole, cogliendo alla sprovvista Luke, che si limita ad inarcare il sopracciglio.
«Dove vuoi andare…» cerca di dire, ma Calum lo blocca.
«Rispondimi» la sua voce è decisa.
«Sì, me lo ricordo, e allora?» Luke risponde con tono strafottente, mantiene lo sguardo serio ma, Calum, risponde con un sorriso.
«Eri tutto rosso quando me l’hai detto, avevi un’ansia dentro… non vedevi l’ora di dirmelo, non potevi tenerlo solo per te» continua il moro, mentre il biondo continua a non capire il suo intento.
«Non sai quanto sia stato difficile, per me, non poterti raccontare della prima volta che ho baciato Lune» e questa frase fa irrigidire Luke, Calum si morde la lingua: lo uccide, lo brucia vivo, lo tortura, ne è certo.
«Non credo di volere i dettagli» dice freddamente, facendo scivolare Calum in un altro sorriso, perché non ci crede così tanto, perché Luke potrebbe essere una donna su queste cose, è una specie di pettegola mancata, lui stesso lo sa bene.
«L’ho baciata con lo stesso affetto che provavi tu quando hai baciato June, o forse di più, perché sapevo perfettamente con chi avevo a che fare» trattiene il respiro per troppi motivi: perché i ricordi lo invadono, perché Luke è diventato tutto rosso in viso, perché ha una paura folle di essere colpito ma, soprattutto, ha paura di non essere capito.
«Ti ricordi quando Ashton è venuto a sapere di voi due? Il giorno dopo, quando June è andata all’Università e tu sei venuto da me, invece di andare a dormire, quella mattina che lei ti ha scritto “L’importante siamo noi” e sei arrossito come non mai?» Calum non sa esattamente cosa sta facendo ma, il suo cervello, nonostante sia completamente andato, sta dando risultati degni di nota.
«Sì Calum, mi ricordo ogni cosa di June, di noi insieme, queste domande sono stupide e insensate» la voce trema un po’, le guance arrossiscono leggermente, gli occhi azzurri non riescono più a reggere lo sguardo di Calum: Luke sta cedendo un po’.
«Eri così felice, perché a lei importava solo di te, di te e nessun altro. Eppure, alla fine non è stato davvero così» aspetta che l’amico lo guardi «Mi ricordo le tue parole, mi ricordo le tue lacrime quando sei tornato dall’aeroporto senza di lei» deglutisce, perché il solo pensiero gli fa venire il magone «Mi ricordo quel sussurro, “Mi ha lasciato, hanno vinto gli altri”, credo sia stata la cosa più brutta che io abbia mai sentito, più brutta di “Voglio il divorzio”» Luke si morde il labbro «Ma mai brutta quanto “Mi sbagliavo, non mi hai mai amata davvero, sciocca ventenne sognatrice che sono”» e si blocca, perché quelle parole sono davvero troppo dure da dire, quelle parole gli fanno abbassare lo sguardo, gli occhi marroni che sentono le prime lacrime arrivare.
«Calum…» lo chiama il suo amico, lui lo sente che si sta alzando dal letto, lo sente avvicinarsi piano, lo sente che lo sprona a sedersi sul letto, mentre le sue braccia gli cingono le spalle.
«Tu non sai che vuol dire tutto questo, Luke» la voce flebile del moro ricomincia a farsi sentire «Tu non sai che significa mentirti, non sai che significa non poterne parlare con nessuno perché lei è tua figlia, perché io sono solo un quarantenne disperato di una famiglia, sono solo la persona più sbagliata per lei» stringe un po’ i pugni.
«Io so che lei merita più di questo, qualcosa di meglio, migliore di me» alza gli occhi, fa indietreggiare le lacrime, non darà voce ai suoi sentimenti con le lacrime, non in questo caso «Eppure, io non riesco a vivere al pensiero di lei con una persona diversa da me, una persona che non potrà mai capirla come la capisco io, una persona che non la sfiorerà mai con lo stesso amore che provo io» gli occhi di Luke hanno paura a fissare quelli di Calum «Io la amo, lei per me non è “Lune, la figlia del mio migliore amico”, lei è Lune e basta, lei è l’unica persona che voglio al mio fianco» la sua decisione è data dall’adrenalina che si sta impossessando di lui, adrenalina che deve durare almeno un altro po’, deve riuscire a finire quel discorso.
«Ho rinunciato a lei perché tu e la tua amicizia siete la cosa più importante che ho» Luke lo guarda «Ma la tua amicizia… non può colmare il vuoto che lei mi ha lasciato, tu non sai quanto mi odio per questo, perché tua figlia è la causa delle mie sofferenze, tua figlia, la figlia del mio migliore amico» deglutisce «Ma se per averla dovrò andare contro di te… mi dispiace Luke, ma lo farò: l’importante siamo io e Lune, e nessun altro» una fitta all’altezza del petto del biondo, quella dannata frase che gli si rivolta nuovamente contro.
Luke sospira e, nel farlo, si lascia scivolare un sorriso sulle labbra, un sorriso tenero rivolto al moro, che lo guarda con aria interrogativa, un sorriso che lo porta a stringere Calum un po’ di più, per poi chiedere «Ti ricordi cosa mi ripetevi sempre quando stavo con June?».
«Rincitrullito? Idiota? Innamorato? Ti ho detto tante di quelle cose, Luke» lo deride il moro, facendolo ridacchiare appena, facendogli scuotere la testa.
«Sia quando stavamo insieme di nascosto, sia quando tutto è stato scoperto, tu mi dicevi sempre “Se il vostro amore è forte, chi è la gente per ostacolarvi?”» Calum ricorda quelle parole, tanto che va a completare la frase «“Sii forte Luke, siete destinati a stare insieme”…» e si blocca, la paura si impossessa di lui, perché la parte finale di quella frase è troppo pericolosa da dire, in questa situazione.
Ma, Luke, sospirando ancora e portando lo sguardo verso il pavimento, si decide a completarla «“Io ti appoggerò sempre, in ogni tua decisione, tu sei il mio migliore amico e io voglio solo vederti felice”» Calum non osa respirare, quasi trema, che succederà ora?
Luke non sa da che parte guardare, i suoi occhi vanno dal pavimento al soffitto, le sue mani si sono intrecciate tra di loro e si muovono nervosamente, i denti che mordono il labbro inferiore, continui sospiri profondi si impossessano di lui, quello che sta per dire gli costa parecchio, gli costa ammettere di non essere stato l’amico che Calum meritava davvero.
«Mi sono fatto prendere dalla rabbia e dalla gelosia, ti ho additato come puttaniere che approfittava di mia figlia, ho sostituito il tuo volto con quello di un estraneo, togliendoti l’unica cosa che ti rende felice davvero» dice quasi velocemente, ma Calum sente ogni singola parola «Non sono stato l’amico che tu sei sempre stato per me, sono stato un emerito stronzo, ho fallito come amico e pure come padre» si morde ancora il labbro, è così nervoso.
«Ma non è vero, Luke, non dire così, Lune e Philip ti vogliono bene, non fare la vittima ora» quasi lo deride il moro, dandogli una pacca sulla spalla, accennando un sorriso che il biondo non ricambia: Luke è serio, non sta scherzando, si sente davvero una persona orribile.
«Mi dispiace Cal, mi dispiace davvero» dice infine, ricevendo dal moro un abbraccio sincero, un abbraccio che Calum non ha mai vietato a nessuno, a lui in particolare: Calum abbraccia Luke felice di quel gesto, perché sente che il suo amico è tornato, perché sente una strana sensazione sul petto, una sensazione positiva che da troppo tempo non provava.
«Sono io a dover essere dispiaciuto, Hemmo. Ho combinato un casino» bisbiglia al suo orecchio, mentre il biondo scuote la testa.
«Non fare tu la vittima, adesso: sei innamorato di mia figlia, è palese, è la cosa più strana che io abbia mai sentito, cioè… boh, è strano e basta…» Calum ride al sentirlo balbettare in questo modo, ma Luke non ha ancora finito «… è strano ma… non sarò di certo io a impedirti di essere felice: io ti appoggio Calum, come tu hai sempre fatto con me; certo, non aspettarti da subito uscite a quattro dove devo subirmi le tue moine con Lune, ti conosco e so a cosa andrei incontro: all’infarto» e il moro stringe ancora più forte il biondo, colmo di una felicità immensa.
«Tu non sai quanto sono felice in questo momento» dice Calum, mentre le mani di Luke si fanno sentire sulla sua schiena, per poi guardarsi entrambi e «Guarda Hemmo che ho quasi quarant’anni, sono cresciuto per certe cose!» cerca di difendersi il moro, mentre l’amico comincia a ridere come non mai, lasciandolo con un’espressione interrogativa in volto.
«Tu che sei cresciuto? L’hai portata al Luna Park, le hai comprato un orsetto, le hai pure lasciato un succhiotto: chi, a quasi quarant’anni, fa ancora queste cose? Io no di certo, chiedi a June» lo deride, ricordando fin troppo bene quel fatto, che fa arrossire Calum come non mai.
«Volevo sembrare tenero!» si difende, colpendolo alla spalla, mentre Luke continua a ridere, per poi farsi serio tutto d’un tratto «Non farla soffrire, Calum, ricordati che hai mia figlia tra le mani, la mia piccola pinguina: se si lamenta io ti devo uccidere, è la regola del papà, l’amicizia non vale in questi casi» gli occhi azzurri di Luke guardano con fin troppa serietà quelli marroni di Calum, il quale però non ha paura, si porta una mano sul cuore, pronto a giurare in tutti i modi che si prenderà cura di Lune, sempre e in ogni occasione.
«La amo Luke e, ti giuro, non c’è nessun’altra nella mia testa e qui dentro» e Luke sorride, un misto tra tenerezza ma anche divertimento, sentire quelle parole lo fanno ridere di gusto «Sempre il solito Calum: sei da diabete» e il moro comincia a lamentarsi sul fatto che lo critica per ogni singola cosa, si lamenta e, tra un discorso e l’altro, si lascia scivolare quella frase «Continuerai a prendermi in giro anche quando avremo tanti piccoli Calum che corrono ovunque? E ti chiameranno “Nonno Luke”?» l’amico sbianca al sentire quella frase.
«Nonno Luke…» ripete balbettando, dandogli pacche sulla schiena «Meglio che tu vada a cercare Lune, prima di inoltrarci in questo argomento, c’è ancora tanto da fare, io sono troppo giovane per essere nonno!» la parola “nonno” lo turba parecchio «E non è detto che Lune ti voglia ancora» dice di getto, facendo inarcare il sopracciglio a Calum «Prima è venuto a prenderla un tipo, non l’ho mai visto, ma da quel che mi ha urlato contro sono andati in discoteca» Calum perde un battito, si sente la pressione sotto i piedi, è sull’orlo di una crisi.
«Beh? Che stai aspettando ancora? Non devi andare a riprenderti mia figlia?» lo risveglia Luke, ma Calum sembra impietrito, non si muove.
«Con che stato d’animo vado a cercarla, dopo quello che hai detto? Io sono vecchio!» si prende il viso tra le mani, mentre il biondo alza gli occhi al cielo e sospira a fondo «Se la mia bambina viene stuprata da quel maniaco drogato perché tu hai le paranoie di una donna in menopausa, giuro, è la volta buona che ti uccido» Luke si alza dal letto, solleva di peso Calum, gli alza il viso e gli schiaffeggia un po’ le guance, mette meglio la maglia che indossa e, dopo un’ultima pacca sulla schiena, «Vai ora, Hood! E non tornate tardi, io vi tengo d’occhio» afferma, mentre l’amico si dirige al piano di sotto, salutando velocemente June e Philip ed uscendo da quella casa.

June raggiunge Luke in camera, trovandolo davanti allo specchio: lo abbraccia da dietro, stringendolo forte, sentendo le sue mani che si appoggiano alle sue.
«Sei un buon padre e un buon amico Luke, andrà tutto bene» sussurra lei, mentre lui si volta per guardarla in viso, le accarezza la guancia per poi baciarle le labbra «Tu invece sei stupenda, lo sai?» e June arrossisce «Parli tanto di Calum, ma non sei da meno, mio Hemmo» lo bacia di nuovo «Sempre detto di essere fortunata ad averti con me» lui le sorride «Se non fosse stato per te, non avrei mai realizzato quello che stavo facendo a quei due. Mi dispiace June, lo dico davvero, mi dispiace per quello che ti ho urlato dietro, mi dispiace per ogni cosa, perdonami June» e lei sorride ancora, al ricordo della loro piccola conversazione di qualche ora prima, prima che Lune se ne andasse sbattendo la porta, prima che Calum arrivasse in casa loro.
«Ti amo Luke» bisbiglia ancora lei, «Anche io June» e quando le loro labbra si sfiorano ancora, il piccolo Philip li riporta alla realtà «Bleah, che schifo! Perché vi baciate?» facendoli scoppiare in una risata felice.
Le cose non potrebbero essere meglio di così.



 
Note di Nanek

Io sto ridendo per quel “Nonno Luke” XDXDXDXD
Cioè come mi è saltato in mente non lo so, ma mi sto sbregando dal ridere :D:D
Ciao a tutte fanciulle =)
Come procedono le vacanze? Spero bene, io sono sciolta tipo ghiacciolo ma sono dettagli :D
Finalmente I CAKE HANNO FATTO PACEEEEEEE <3 Quanto siete felici???? Io tantissimoooooooooooooo <3
Questo capitolo è stato molto difficile da fare, ci volevano buoni argomenti per far cedere Hemmo, non è mica facile far accettare al grande pinguino la tua storia con la sua pinguina eh U.U
Ma Calum ce l’ha fatta <3 bravo Kiwi ti stimo da morire <3
Bene, capitolo 13, mancano solo due capitoli alla fineeeeee T.T
E qualcuna di voi mi ha chiesto “il sequel del sequel”, ma daiii :D ma non vi siete rotte le scatole di questi personaggi? Ormai hanno tutti dai 40 anni in su, non c’è neanche più divertimento non trovate? :D
Domanda curiosa: vi aspettate il lieto fine? Ve lo chiedo perché devo ancora scrivere il gran finale, e boh, volevo sapere le vostre aspettative :D
Detto questo, un mega ringraziamento a tutte coloro che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite, grazie anche alle 25 recensioni allo scorso capitolo <3 grazie davvero di cuore <3 siete davvero meravigliose <3
Quante di voi si sono già ascoltate le canzoni dell’EP? Io ^^ e sono già in fissa con Wrapped Around Your Finger: posso già avvisarvi che ci scrivo una OS in bomba, quella canzone è un’ossessione, ve lo giuro <3 quindi occhi aperti perché arriva presto :D
È mia intenzione farla su Luke, CHE NOVITà XD ma che ci posso fare?? Io sono Luke’s girl da un anno abbondante =( mi assilla quel biondo, però dai…. Se voi volete esprimere una preferenza… magari posso pensare di farla su qualcun altro di loro……. Forse.
Bene, che dire ancora? Che ci vediamo presto ;) con la OS o direttamente sabato prossimo con il 14esimo capitolo ;)
Grazie infinite per ogni cosa che fate <3
Vi adoro <3
Nanek

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Capitolo 14
*** Save you tonight ***


Capitolo 14

Save you tonight 
 
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Change
No reason
Some say it's better to fall asleep and disappear
It's time we finally open up our eyes
 
 
 
L’ultima cosa che vuole è avere lo stomaco che la tortura in seguito all’ennesima discussione con suo padre.
Lune siede sul divanetto della discoteca, sta seduta da ormai venti minuti e fissa il vuoto, il rumore assordante le entra nelle orecchie ma, quello che dà più fastidio, è il rumore di quella discussione, la voce di suo padre che si alza contro di lei, quegli occhi azzurri che la guardano severi e pieni di delusione: hanno entrambi raggiunto il limite della sopportazione.
E Lune si perde nei suoi pensieri, ritorna con la mente a poche ore prima.
 
*
 
Il suo cellulare lampeggia l’arrivo di un messaggio, un messaggio di una persona che non è lui, un messaggio dalla persona più inaspettata in quel momento: un suo ex corteggiatore, l’ultima persona baciata prima di sprofondare nella sua cotta per Calum, niente meno che David si fa risentire dopo tutto quel tempo ma, nel suo messaggio, ogni sua domanda trova risposta.

“Vedo sempre Breanne e le altre, tu non ci sei mai: mi sto preoccupando Lune ;)”
E lei dà, mentalmente, del cretino a quello lì, dato che lei è l’ombra di Breanne.
“Occhiali nuovi non ti farebbero male, David. Sono sempre con loro”
“Sarò sincero: non sapevo come iniziare questa conversazione”

E Lune ride di lui, come si può arrivare a questi livelli? È uno scemo, un autentico idiota.
“Arriva al sodo allora, che vuoi? Non hai avuto problemi a sostituirmi con Holly quella volta, me l’hai detto chiaro e tondo di non volermi più, e ora sei titubante?”
Quel ragazzo le fa salire il nervoso, che diamine vuole da lei? Dopo tutto questo tempo? L’ultima volta che si sono visti è stato troppo tempo prima, non capisce perché ora si fa vivo, non ha il suo giro di donne lui?
“Sapevo che mi avresti attaccato così, il passato ti fa ancora male, Lune?”
E lei ride isterica: crede davvero che a lei importi di lui? La sua autostima non è cambiata di una virgola.
“Per niente, soprattutto se si parla di te”
“Non volevo iniziare una discussione con te, volevo solo chiederti se… ti va una festa? Dai, piccola, non essere così acida con me, ti ho voluto molto bene”

E la voglia di mandarlo a quel paese è tanta, la voglia di lanciare dall’altra parte della casa il telefono è tanta, ma l’idea della festa non è male: alcol, musica, gente, perché non accettare? Così magari non si sintonizza di nuovo sul canale “Calum Hood”.
“Ti aspetto alle otto” digita velocemente.
Non fa in tempo a leggere la risposta, perché June fa il suo ingresso, un sorriso dolce che Lune ricambia appena.
«Sta sera non mangio a casa, esco alle otto» dice con tono acido e quasi cattivo, mentre il sorriso di June sparisce solo un po’.
«Posso sapere dove vai?» chiede incerta, mentre la figlia fa spallucce «David passa a prendermi, c’è una festa, ci vado» non chiede neanche il permesso, come se fosse tutto scontato, come se lei non avesse bisogno di informare i propri genitori.
«Lune…» si siede accanto a lei June, accarezzandole appena il braccio «Ti prego non fare tardi… ti sto pregando di non farlo» dice con quel tono da persona triste e stanca di quella situazione, mentre la ragazza fissa un punto indefinito, non si muove neanche, lascia uscire quelle parole «Non garantisco niente» che feriscono ancora di più June.
«Ma… David… quel David?» domanda in seguito, come se avesse realizzato solo in quel momento le sue parole, Lune annuisce.
«Da quando tu e lui…» le sue parole vengono bloccate subito «Non è nulla, è solo per sta sera, lui è il passato» chiarisce, mentre June tira un lieve sospiro di sollievo: quel David non le è mai piaciuto così tanto e, grazie al cielo, Luke non l’ha mai visto con sua figlia.
«Stai attenta, piccola mia» sussurra quelle parole che fanno irrigidire Lune, che la fanno ribattere con quella frase da copione «Non sono piccola, mamma, so badare a me stessa, dannazione!» alza la voce, pentendosi subito di essersi rivolta a lei con quel tono, a lei, l’unica persona che l’ha sempre protetta.
June sospira appena, sente il bisogno di lasciar scivolare quelle parole.
«Un punto per te» sorride, continuando a sfiorare la sua pelle, fissandola intensamente, fino ad avere i loro occhi blu specchiati gli uni negli altri «So a cosa stai passando, Lune, te lo giuro» esordisce, facendo inarcare il sopracciglio alla figlia.
«Non è bello essere divisi da chi si ama, non è bello avere la propria famiglia contro, non è bello sentire quella sensazione di vuoto sul petto» la voce di June è sincera, è dolce, sembra intenzionata a dire qualcosa di strano, di diverso dai soliti discorsi che Lune sente, il che la sorprende, la lascia senza parole davvero.
«Ma tuo padre sta solo cercando di… non so cosa stia cercando di fare, ma è scosso, Lune, e non ti nascondo di esserlo anche io» sorride benevola, mentre la giovane abbassa lo sguardo, si sente pugnalata da quelle parole «Noi ti vogliamo bene, Lune, ricordatelo questo» le bacia la fronte June, per poi allontanarsi, lasciandola sola con i suoi pensieri, lasciandola sola con il suo animo tormentato: sua madre l’ha capita senza che lei parlasse, sua madre ha capito quanto in pena lei stia per Calum, sua madre, solo guardandola negli occhi, è riuscita a capire quello che la tormenta e non la lascia vivere serena.
 «Ti voglio bene anche io, mamma» dice sincera, ricevendo in cambio un sorriso che le mette un po’ di pace, un sorriso semplice ma che vale più delle parole.
 


Fino a quel momento, nulla è andato per il verso sbagliato, nulla è ancora andato a sprofondare in quella discussione, che non ha cominciato lei.
«Ti devo parlare, Luke» la voce di June: Lune la sente mentre scende le scale, si ferma, come in attesa, spia per l’ennesima volta una conversazione a lei nascosta.
«Che c’è, amore?» la voce di suo padre, quella voce così in pace con il mondo, quella voce che lei odia, perché non si rivolge mai a lei con quel tono, perché lei sembra meritevole solo di grida e di parole amare.
«Credo dovremmo parlare» continua June «Di Lune, di quello che sta succedendo qui dentro, di quello che sta succedendo a te» e la figlia non ha mai sentito June rivolgersi con così tanta decisione verso Luke: da quando si schiera dalla sua parte? Da quando la sua neutralità in quel discorso è andata a farsi fottere? Da quando June decide di prendere una posizione?
«Io… mi dispiace Luke, io non voglio più starvi a guardare: tu e Calum non vi parlate da mesi, tu e Lune non fate altro che litigare. Io odio tutto questo, questo non è quello che abbiamo deciso di vivere insieme» la voce di sua mamma sembra implorare suo padre, che non osa rispondere a quelle provocazioni, facendo sospirare Lune, facendola sentire nuovamente la causa di tutto questo casino: per colpa sua, sua madre sta litigando con suo padre.
«Lui le vuole bene, lei ci tiene, possibile che non possiamo trovare una soluzione?» una fitta al cuore per Lune.
«Non voglio continuare così, Luke, mi sento la causa della sua infelicità, mi sento come quella volta all’aeroporto, mi sento… male» getta fuori quelle ultime parole, ricevendo come risposta, parole fredde e amare.
«Dimmi che stai scherzando, June» la voce di Luke si fa sentire «Dimmi che non hai appena ammesso di volere Calum e nostra figlia insieme» sta per esplodere.
«Io voglio che mia figlia sia felice, non mi importa con chi è felice, può essere chiunque» ribatte lei, mentre Lune trattiene il fiato.
«Dimmi che stai scherzando, cazzo!» ecco che alza la voce, ecco che Lune può quasi immaginare l’espressione sconvolta di suo padre al sentire quelle parole, parole che gli vanno contro, parole dette dalla sua June.
«Dimmi cosa ti prende Luke, perché io non ti riconosco più: hai dato del puttaniere al tuo migliore amico, lo hai allontanato, hai vietato a tua figlia di essere felice, lo hai fatto tu, dopo tutto quello che abbiamo passato noi; perché lo fai, Luke?» e non fa in tempo a finire.
«Come puoi davvero dirmi questo, June? Possibile che tu non capisca? Lune è nostra figlia, è la nostra bambina e quello lì… quello lì se l’è scopata, dannazione! Perché fingi di non capirmi?» si sente battere la mano sul tavolo: Luke lo fa troppo spesso quando si arrabbia.
«Quello lì è il tuo migliore amico, cazzo! Credi davvero che l’abbia “scopata” come dici tu per farti un torto? Credi davvero che Calum sia così coglione?! Cazzo, Luke, perché ti ostini a non vedere che sono innamorati? Lune sa quello che fa, non ha più due anni» e Lune sorride, sorride perché mai avrebbe creduto possibile una cosa simile.
«Mi aspettavo più cervello da parte tua, June» il tono arrogante di Luke si fa sentire ancora.
«L’unico a cui manca il cervello sei proprio tu. Hai tanto criticato tua madre per quello che ci ha fatto, quando tu sei esattamente la sua copia, uguali, sciocchi, inconsapevoli di quello che fate: ti diverti a vederla soffrire? Devo giungere a questa conclusione?» non l’avesse mai detto.
«Come puoi pensare questo di me? Come puoi pensare una cosa del genere?» la voce di Luke trema, si sente ferito dalla persona che più ama a questo mondo, si sente ferito nell’animo da June, la sua June.
E Lune non riesce a nascondere le lacrime, non riesce a credere di essere la causa di tutto questo, tanto che esce allo scoperto, si dirige velocemente verso la porta, ma suo padre la vede, le sue urla la bloccano «E tu dove vai?!»
«Fuori da questa cazzo di casa» risponde secca, facendo diventare Luke rosso come non mai, Lune non si è mai rivolta a lui in quel modo.
«Tu da questa casa non esci» le dice freddamente, ma la figlia non lo ascolta, tanto che ha già aperto la porta.
«Lune! Dove stai andando?!» urla ancora Luke, sentendo solo la voce della figlia da lontano «In discoteca, lontana da te», la figlia che corre lontana verso una macchina scura, dove appoggiata sul cruscotto c’è un’ombra, illuminata appena dal lampione, un ragazzo con una sigaretta in bocca che l’accoglie in un abbraccio, per poi farla salire in macchina, portandola via da quel posto.

*

 
Lune si perde così, la fine di quella discussione, si perde gli abbracci tra Luke e June, si perde le loro labbra che si baciano piano, si perde il sorriso di June nel ricevere quel messaggio “Calum sta venendo lì, non lasciarli soli, si ammazzano. Ash”, si perde il ritorno di Luke e della sua amicizia con Calum, si perde quei “Mi dispiace” che fanno trattenere le lacrime per miracolo.
 
 
Si perde tutto questo perché lei è in quella discoteca, seduta su quel divanetto, da almeno venti minuti, gli occhi fissi nel vuoto, le labbra rivolte verso il basso, perché lei non sa niente di quello che è successo in casa sua.
«Hey, piccola» la richiama dai suoi pensieri David, porgendole un bicchiere «Bevi, sembri una mummia» la incita, mentre Lune beve un sorso, la bevanda le brucia la gola e «Che cazzo è questo schifo?» si lamenta, mentre il ragazzo si siede vicino a lei «Non ti facevo così raffinata, pensavo ti piacessero le cose forti» Lune si morde il labbro «Scusa, non volevo essere così… scusami» abbassa nuovamente lo sguardo.
«Ti va di uscire? Così parliamo un po’ e io mi fumo la mia sigaretta» il ragazzo beve ancora il suo drink, Lune annuisce, senza rendersi conto di come la stanno guardando gli occhi di quel ragazzo: quegli shorts sono davvero tanto corti, le sue gambe sono davvero troppo scoperte, non vede negli occhi di lui quella malizia a cui non è più abituata, non vede un possibile pericolo in lui.
 
«Che mi racconti, piccola? Sei così silenziosa, ti ricordavo come una grande chiacchierona» Lune appoggiata al cruscotto della macchina, David al suo fianco, rivolto verso di lei.
«Nulla, credo solo di essere stanca» taglia corto, mentre sente la mano di lui toccarle la gamba: lei sospira, prende la mano e gliela sposta, come se non fosse successo nulla.
«Sei diventata un po’ preziosa, o sono io che sbaglio?» accenna un sorriso beffardo.
«No, la verità è che l’ultima volta che siamo usciti mi piacevi, per questo potevi accarezzarmi, ora però non è esattamente così» risponde tranquillamente lei, come se continuasse a non rendersi conto delle cattive intenzioni di David, troppo sopraffatto dall’alcool per poter avere la mente lucida.
«Vorresti insinuare che sei uscita con me solo per fare qualcosa di diverso? Non ti credo molto, piccola, so che ci tieni ancora a me... a noi» ed ecco che la mano di David torna a toccarle la gamba, stringendo forte, facendo un po’ di male a Lune che, ostinata, continua a non capire «Dai, David, non fare il cretino» lo rimprovera, ma la sua presa stringe, il corpo di David si sporge su quello di Lune.
«David, smettila, non essere così…» le mani di Lune premono sul petto del ragazzo, vuole allontanarlo, ma lui non cede, le labbra di David baciano il collo di Lune con foga, lei continua a respingerlo, comincia a far sentire la sua voce più forte, comincia a urlare, urla di fermarsi, gli urla di essere un idiota, gli urla così tanto forte sull’orecchio che il ragazzo non riesce quasi a tenerla ferma, ma non si azzarda a mollare la presa.
E la paura comincia a farsi sentire su Lune, comincia a sentirsi indifesa e sola, comincia a gridare esasperata per quella situazione, situazione che non riesce a risolvere con le sue forte.
Il cuore le batte troppo forte, la paura la paralizza, gli occhi cominciano a riempirsi di lacrime di disperazione, mentre le mani di David la toccano contro la sua volontà, ma la voce di Lune continua a farsi sentire, continua a gridare quel nome.
«Calum! Calum!» continua a chiamarlo come se lui potesse davvero arrivare a salvarla, continua a urlare quel nome perché non ci crede che David la stia davvero toccando in quel modo, grida come non mai perché questo incubo è reale e lei non ha via di scampo.
Ma non appena Lune chiude gli occhi, non appena sente quelle labbra che non le appartengono sul collo, il peso del corpo di David viene tolto dal suo: si sente l’aria fredda sul petto, si sente leggera senza di lui addosso, apre gli occhi e quasi non ci crede.
Gli occhi blu di Lune guardano sorpresi quelle due figure davanti a lei, guardano il corpo di David per terra, lui con la zip dei pantaloni abbassati, le mani portate sul viso che sanguina; la figura in piedi, vicino a lui, ha il viso in penombra, la luce del lampione non serve a molto, ma Lune riconoscerebbe quel corpo anche ad occhi chiusi: la mano ancora a mezz’aria, il pugno chiuso, quelle gambe avvolte nei soliti jeans troppo stretti, e quella voce.
«Azzardati a toccarla di nuovo in quel modo e giuro, non hai idea di quello che ti faccio» minaccia David, il quale non osa neanche rispondere, si copre il viso quasi con vergogna, mentre quella figura si avvicina a Lune, si avvicina e lei riconosce quegli occhi marroni, riconosce quelle mani gentili che le accarezzano il viso, riconosce quel profumo che tanto le manca.
«Lune, stai bene? Dio… mi dispiace Lune, mi dispiace davvero» e lei non lo sta neanche ad ascoltare, lo abbraccia stretto, avvolge il suo collo, stringe forte quella persona che ha chiamato fino allo stremo delle forze.
Sente le mani di Calum che le riallacciano la zip degli shorts, sente le sue dita che le sistemano la maglietta, sente quelle mani che si prendono nuovamente cura di lei con fare gentile, con quella delicatezza con cui nessuno si è mai rivolto a lei; sente poi le sue labbra che le baciano la guancia, baci lievi, baci che le sono mancati come non mai.
«Andiamo a casa» lo sente sussurrare, mentre lei stringe la presa su di lui, facendogli capire le sue intenzioni, tanto che le braccia di Calum vanno ad avvolgerla, fino a sollevarla da quel cofano: Calum si allontana con Lune in braccio, Lune che continua a tenere il viso sulla sua spalla, il naso di lei che sfiora il suo collo, le labbra di lei che sembrano baciarlo mentre sussurra quelle parole «Grazie» parole che fanno sorridere il moro, un sorriso felice ma ancora terrorizzato al pensiero di quello che è appena successo: se fosse arrivato un solo secondo più tardi, non vuole proprio pensare a cosa avrebbe fatto a quel coglione lì.
«Ti porto a casa, Lune, non avere paura» la rassicura, sentendola tramare appena.
«Io… io…» balbetta lei, ma lui la blocca «Non dire nulla, è tutto finito, ci sono io qui, te lo prometto» facendo comparire in quegli occhi blu delle lacrime di felicità.
 
 





Note di Nanek

*rullo di tamburi*
CALPAL IS BACK!!!!!
Tipo che questo Calum che salva Lune è meraviglioso :D
Ve lo immaginate con la divisa da CalPal vivamente verde e gialla, i guanti da lavapiatti, il cappellino giallo che io voglio e quegli occhiali che solo lui può? :D tipo che se fossi Lune lo prenderei per pazzo da rinchiudere XD
Ma Cal qui ha quasi 40 anni, quel costume lo avrà gettato chissà dove :D e salva la sua donzella <3 awwww :3
Spero anche che il flashback sulla discussione June/Luke vi sia piaciuto ;) i nostri due amorini che litiganoooooooooooooo, cioè pazzesco, loro due si amano! E litigano di brutto, ma noi sappiamo bene che è successo dopo U.U ma Lune no U.U
Bene, io… sono di fretta: che novità! XD ma sono in partenza per il mare finalmente!!
Diamine, tra me e Michael facciamo una coppia che brilla di luce propria da quanto siamo pallidi O.O quindi, meglio andare a prendere un po’ (quasi nulla) di sole.
In questa fretta tralascio la mia tristezza e disperazione dato che questo è il penultimo capitolo T.T quindi non soffermiamoci.
Io… vi ringrazio, dalla prima all’ultima che ha messo questa storia tra le preferite/ricordate/seguite, ringrazio le 31 recensioni che mi hanno fatto venire un colpo O.O siete matte c’è poco da fare!! I Cake vi hanno commosso eh? ;) chissà come reagirete al finale che, vi avviso, lo sto scrivendo, sono a 2700 parole e NON è ANCORA FINITO!!! Aspettatevi un papiro ;)
Per l’aggiornamento, io spero… ripeto SPERO, di riuscire ad aggiornare il 28, nonostante molte di voi saranno a Milano a scrogiolarsi dall’emozione :D ma le alternative sono poche: o il 28 (sempre se ce la faccio), il 29 sarà il mio turno per morire davanti ai 5sos che cantano quindi non posso aggiornare, potrei tentare il 27 (questo giorno lo passerò a mangiarmi le mani perché non posso andare a prenderli a sprangate) oppure, se proprio proprio non ce la faccio, il 30 verso sera, dato che inizio lo stage che mi porta via tutto il giorno =( sono piena di impegni, da quando la mia vita sociale è a questi livelli? Mah.
Bene, io scappo allora =)
Ci sentiamo prestissimo <3 ve lo prometto <3
Grazie di cuore <3
Nanek

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Capitolo 15
*** No Heroes Allowed ***


Capitolo 15

No Heroes Allowed
 
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And now I just had this dream that we were on my bed again
Makin' love the way we did
Tell me how could I forget
This can't be healthy now the way I dream about your lips
But this just wasn't any kiss
I hope you're still not over this
Not at least 'til I get over you

My hero she's the last real dreamer I know
And I can tell you all about her
I don't think I'll fall asleep 'til I roll over
Can we just start over again
And I can tell you all about...
I don't think I'll fall asleep 'til then

 

 
Quando Lune Hemmings si sveglia, è reduce da un incubo.
Il cuore batte forte dentro al petto, la testa è calda e quasi le fa male, si sente il corpo scosso come se avesse corso una maratona quando, in realtà, non si è mossa da quelle lenzuola bianche che sanno di lui.
Le immagini di quell’incubo corrono veloci come non mai, quelle immagini che sembravano così dannatamente reali, immagini che continuano ad assillarla un po’ quando chiude gli occhi, nonostante i raggi del sole la stiano aiutando a passare quello spavento, quelle immagini sono davvero difficili da cancellare perché, tra queste, c’era pure lui, c’era Calum.

*

Lei cammina per i corridoi del suo vecchio liceo, la stessa scuola frequentata da suo padre e da sua madre, il Norwest Christian College, cammina e tiene stretti al petto dei libri, sa benissimo la sua meta, sa benissimo che deve dirigersi verso l’armadietto 252, quell’armadietto contrassegnato da un adesivo dei 5 Seconds Of Summer che le è costato un discorsetto da parte della preside, dato che è vietato incollare qualcosa nella parte esterna di quell’ammasso di metallo.
Lune cerca di aprirlo, ma i libri pesano sulle braccia fragili, si guarda intorno, come ad assicurarsi che nessuno la noti nella sua goffaggine e, con la mano destra, tenta in tutti i modi di aprire il lucchetto.
«Vuoi una mano, piccola?» quella voce si fa sentire dal nulla.
Il panico, l’ansia la pervadono, sente brividi lungo la schiena, si sente avvampare tutto d’un tratto.
Volge lo sguardo verso il proprietario di quella voce e, in quel preciso istante, la voce le muore in gola, perché Calum non è il solito Calum, quello che ha davanti è Calum a diciotto anni, immagine che, lei, ha sempre e solo visto in fotografia.
Le sorride, come se fosse la cosa più semplice al mondo, quel sorriso che lei riconoscerebbe tra mille, quel sorriso che lo caratterizza sempre e comunque, quegli occhi marroni che non sembrano intenti a lasciare quelli di lei, il gomito appoggiato su un altro armadietto e il palmo della mano a reggergli la testa, la divisa scolastica che cade a pennello su di lui: quell’immagine così strana e così reale le fa cadere i libri che stringe al petto.
«Merda!» impreca lei, abbassandosi velocemente a raccogliere il disastro.
Lui la segue con gesto fulmineo, sorridendo ancora davanti alla sua goffaggine, raccogliendo i fogli che le sfuggono, raggruppandoli insieme e porgendoglieli gentile.
E, pure in quel momento, Lune si sente sbiancare: i fogli che Calum ha raccolto, non sono semplici appunti di matematica o altro, in quel fogli ci sono disegnati cuori di mille colori con le scritte “Calum Thomas Hood” in tutte le calligrafie possibili, dal corsivo allo stampatello, dal minuscolo al maiuscolo.
«Grazie» balbetta lei, nascondendo velocemente il tutto dentro un libro, mentre lui le sorride ancora.
«Sei nuova?» le chiede lui, facendole inarcare il sopracciglio: cosa?
«No… io… no…» risponde incerta, mentre lui continua a fissarla con occhi curiosi.
«Non ti ho mai vista qui, scusami» ammette lui, facendole perdere un battito, allungando la mano verso di lei «Io mi chiamo Calum» e lei si sente le lacrime agli occhi.
«Io sono… io… Lune Hemmings… tu… non…» la sua frase viene interrotta dall’arrivo di troppe persone, persone che lei conosce bene, molto bene, dato che due di loro, sono i suoi genitori.
Arriva Luke, il suo papà, in divisa scolastica pure lui, tiene la mano, però, alla persona sbagliata, dato che Aleisha McDonald gli sta attaccata quasi quanto una cozza; arriva June, sua mamma, che le fa perdere minimo dieci anni di vita, dato che ha appena dato un bacio a fior di labbra a Michael Clifford, lasciando Lune senza parole davanti a quella visione; c’è anche Ashton, ma lui è accoppiato a Sue, quello non è troppo strano, almeno lui non si diverte a farle venire un infarto.
Per dare il tocco finale a tutto quel casino, la figura di una giovane Faith non può di certo mancare, visto che non aspetta un solo secondo a fiondarsi, davanti ai suoi occhi, su Calum, ancora intento a presentare la nuova arrivata ai suoi amici.
«State scherzando, vero?» è l’unica cosa che Lune riesce a dire, davanti a tutte quelle coppie che la mandano all’altro mondo.
«Mamma, perché baci Michael sulla bocca?! Ma dico, ti si è fuso il cervello?! Tu devi stare con Luke!» si rivolge a quella giovane che ha i suoi stessi occhi blu, giovane che si affretta a stringersi più vicina al ragazzo dai capelli verdi, il quale fulmina con lo sguardo quella ragazza che mai ha visto.
«Papà, che ci fa ancora qui Aleisha? Cosa ti sei fumato?! Dannazione!» si rivolge al biondo, che non aspetta un solo secondo ad avvolgere la ragazza sbagliata con tanto di bacio sulla testa.
Lune sbianca, i suoi genitori divisi, accoppiati a persone sbagliate, non ha mai assistito a una cosa simile, i suo genitori stanno sempre appiccicati come se avessero la colla sulla pelle! Lune non si capisce più.
«Hey Luke! Questa qui è Hemmings di cognome, la conosci?» dichiara Calum, riprendendosi da quel bacio che l’ha tenuto occupato per troppo tempo.
«No, non credo» fa spallucce il biondo, mentre Lune si sente il cuore rallentare sempre di più: l’infarto è più che vicino.
«Io sono tua figlia! Tua e di quella lì!» indica June «Tu devi stare con lei! Non con questa qui! Non ti ricordi? Lei è la tipa che non aveva i soldi per un cappuccino! Lei è la sorella di Ashton!» dice cose senza pensarci, dice cose che sua mamma le ha raccontato molte volte, le dice senza un senso logico, come se non si ricordasse più come si crea un discorso sensato, l’ansia e la paura stanno avendo la meglio su di lei.
«Lo so che è sorella di Ashton, ma… lei sta con Michael, da una vita» afferma Luke, per poi scoppiare a ridere «Mia figlia… a quanti anni ti ho avuto? Due o tre?» ride di lei, come se fosse la persona più strana mai vista.
Lune si rivolge verso June, ma la trova ancora una volta incollata alle labbra di Michael: la cosa le dà il volta stomaco, non osa discutere con sua madre, volge lo sguardo su Calum, che la osserva divertito.
«Io… io ti amo, tu mi ami, io lo so che mi conosci!» urla disperata, mentre lui sorride e abbassa lo sguardo verso i piedi.
«Sei carina, lo ammetto, ma… io sono fidanzato con Faith» sorride compiaciuto delle sue parole, alzando la mano sinistra e sfoggiando quella fede all’anulare, fede che Lune riconosce perfettamente.
«Io e Faith vogliamo avere una famiglia, dei figli, ci amiamo così tanto…» il suo discorso viene bruscamente interrotto da un urlo da parte della giovane Hemmings.
«Quella troia si scoperà ogni essere che respira alle tue spalle!» e Calum non può far altro che sbiancare di fronte a tale offesa.
«Io ti amo, Calum, ti amo e voglio la famiglia che tu cerchi: quella lì non ha sentimenti per te!» le lacrime scendono senza che lei se ne renda conto, quella scena si fa sempre più strana, perché le figure di Calum e tutti gli altri sembrano allontanarsi da lei, come se qualcuno la stesse tirando indietro, allontanandola da loro, allontanandola da lui che la guarda con disprezzo, allontanandola da tutti loro condannandola al buio.

*
 
E quel buio, l’ha finalmente svegliata.
Era solo un sogno, solo un incubo. Pensa tra sé, mentre si gira di nuovo su quel letto grande e vuoto.
Calum non è lì con lei, non tra quelle lenzuola, lei è sola, i raggi del sole che la incitano ad alzarsi: è tempo di chiarimenti, ne è certa.
Non appena si alza in piedi nota di indossare una maglia del moro, una maglia che le sta fin troppo grande, ma che profuma di buono, sa di lui e se lo sente addosso, nonostante la sua assenza.
Lune si dirige verso le scale con fretta, come se dovesse davvero parlare con lui, come se non ci fosse tempo da perdere: lui le ha salvato la vita, lui l’ha stretta a sé per tutta la notte, lasciandole baci sulla spalla e sulle guance, lui è tornato, forse, lei deve scoprirlo, non ha davvero più pazienza.
Non appena scende l’ultimo gradino, sente un rumore dalla cucina, come se qualcuno avesse appena appoggiato una tazza sul tavolo, scivolando un po’, facendo più rumore del previsto.
Sente un’imprecazione e può mettere la mano sul fuoco che non è Calum, perché Calum non direbbe mai, neanche sotto tortura, “Porca banana”.
E, da questa imprecazione, intuisce che solo lui può osare tanto, lui che si sforza sempre di non essere troppo volgare perché, da quando è diventato papà, si è reso conto di dover usare un linguaggio appropriato: la figura di Michael Clifford, con tanto di spugna in mano, intento ad asciugare il casino che ha fatto, si mostra ai suoi occhi blu, che lo guardano divertiti.
«Serve una mano?» lo richiama, ma lui prende un ulteriore spavento e riesce a stento a non rovesciare la tazza piena di camomilla.
«Non fa troppo caldo?» chiede lei, anche se conosce già la risposta: la camomilla va bene anche con cento gradi, se si parla di Michael Clifford il bizzarro, ne berrebbe a litri, se potesse si farebbe pure il bagno nella camomilla, ma il solo pensiero la fa avvampare giusto un po’.
Michael non risponde ancora, troppo preso a sorseggiare quella bevanda “deliziosa”, ma Lune non demorde.
«Hai mai baciato mia mamma? Magari da ubriaco? Hai mai voluto baciarla?» quelle tre domande sono il colpo di grazia: Michael sputa la camomilla e comincia a tossire.
«Sei impazzita?!» si ribella, battendosi la mano sul petto, diventando rosso fuoco, mentre Lune ridacchia e si avvicina, dandogli colpetti sulla schiena.
«Io e June Julie Irwin?! Ma tu ti droghi, ne sono certo» la riprende ancora, mentre lei va a sedersi, con espressione divertita in viso.
«Era una domanda, mica facevo sul serio» fa spallucce.
«Domande insensate, direi: June… è come una sorella, dannazione!» si porta una mano tra i capelli al solo pensiero.
«Ho fatto un sogno… lei ti baciava, mi ha sconvolto parecchio. Papà invece… stava con Aleisha. È stato orribile» ammette, facendogli alzare gli occhi al cielo.
«Era un sogno, infatti: Luke e June sono cozze umane, non si dividono neanche per andare al bagno a momenti» fa dell’ironia, mentre lei ridacchia e continua a prenderlo in giro «La tenevi ben stretta nel mio sogno» e lui irrigidisce, cominciando a darle della pazza scatenata «Abby è la mia donna» dice con voce sicura, mentre Lune ride per il suo essere così rozzo e vecchio dentro.
«Vecchio anche di testa, a quanto pare» ammette lui, cominciando a giocare con il bordo della tazza, mentre Lune si sente un po’ pietrificata, come se avesse intuito qualcosa.
«Senti, non mi piace girarci intorno, sarò diretto con te, non hai più due anni» e quella voce la porta a mordersi il labbro inferiore, scatenando in lui un sorriso che lei non capisce.
«Sei come tuo padre: mordersi il labbro perché si è nervosi, meno male che non hai il piercing» commenta tenero, toccandosi ancora i capelli castani, sospirando a fondo, come se stesse cercando le parole da dire.
«Mi dispiace, va bene? Io avevo torto e… è dura da ammettere ma, io, Michael Clifford, avevo torto e… dovevo farmi i cazzi miei» butta fuori tutto d’un fiato, facendo comparire sul viso di Lune un sorriso felice.
«Lo so che sono stato uno stronzo, lo so che ho… un po’ influenzato Calum, ma…» sembra pensarci un po’ «Non lo so, Lune, tu sei… oh, diamine! Tu mi davi i bacini perché ti compravo il ghiacciolo! E tu ora… stai con…» lei decide di intervenire.
«No, non stiamo insieme» parole alle quali non crede neanche lei, dato che provocano in Michael solo un sospiro profondo e gli occhi verdi verso il cielo.
«Lune, dai, per favore, lo sappiamo entrambi come finisce questa storia, ora che tuo padre ha pure accettato il tutto…» Lune inarca il sopracciglio.
«Mio padre, cosa?!» sembra sconvolta, incita Michael a dire qualcosa di più.
«Okay, ho parlato troppo, come al solito. Devi vestirti, c’è gente che ci aspetta» e lascia Lune ancora più confusa «Non fare domande, cambiati e basta» dice secco, dandole le spalle.
La ragazza si avvicina a lui, prima di andare a cercare qualcosa da mettersi, lo abbraccia da dietro quasi lentamente, appoggia la sua guancia sulla sua schiena «Ti voglio bene, zio.», sente le mani di lui accarezzarle le dita e, potrebbe giurarlo, è sicura che Michael stia arrossendo.
 
 

«Quando hai detto “gente”, potevi dirmi che ci sarebbe stata l’intera famiglia!» si lamenta Lune, cominciando a deglutire a vuoto.
«Pensavo fosse scontato: è un picnic» fa spallucce Michael al suo fianco, mentre si allontanano dalla sua macchina e avanzano a piedi verso l’intero gruppo.
«E dirmelo prima, no?? Ti sembrano vestiti adatti questi?» gli fa segno di guardarla: jeans strappati, trovati su una sedia in camera di Calum, e una maglia rossa che Michael le ha portato da casa.
«Non siamo a una sfilata…» e ci vuole un solo secondo ad intuire «Ah. Ma non preoccuparti, Calum non c’è, non serve che ti fai bella per noi» e quella piccola frase basta ad ucciderla: lui non c’è.
E Michael sembra aver capito la sua delusione, tanto che le circonda le spalle con il braccio, spingendola verso quelle persone che li stanno fissando da diversi minuti.
Non appena i bambini li riconoscono, si fiondano verso i nuovi arrivati: i fratelli Clifford che si appendono alle braccia del loro papà, la piccola Sophie che abbraccia le gambe di Lune, mentre Philip si mette a fare il broncio, dato che la sorella sembra non vederlo mai.
«Non tenermi il muso anche tu…» si inginocchia davanti a lui Lune, stringendolo in un abbraccio, notando, però, dietro di lui, altri occhi azzurri che la fissano con fare serio, occhi azzurri che ha visto la sera precedente e che non si rivolgevano a lei con fare dolce e gentile.
Lune si alza in piedi, si avvicina a quella figura alta, viene richiamata dalla voce di Ashton che si finge offeso dato che «Non si saluta nemmeno più lo zio» mentre June lo abbraccia, incitandolo a stare in silenzio, dato che una persona ha bisogno di parlare con la sua bambina.
Ma Luke e Lune non si parlano, stanno l’uno davanti all’altra, senza fiatare, lasciando che il silenzio cali tra loro, lasciando che il tempo necessario passi per riuscire ad arrivare a quel risultato che tutti si aspettano.
Luke avanza di un passo e avvolge nuovamente Lune tra le sue braccia, sentendo la presa di sua figlia stringerlo ancora.
«Mi dispiace davvero, papà, lo giuro io… sta volta mi dispiace, sul serio» dice lei velocemente, come se il coraggio potesse lasciarla lì da sola.
La mano di Luke le accarezza i capelli lunghi che scendono sulla sua schiena, non osa rispondere, non sa esattamente come comportarsi, perché quello che sta per fare è lasciarla andare: lui approva, lui non è più nessuno per mettersi tra lei e Calum, lui ha scelto la felicità di sua figlia, da bravo padre, e questa scelta pesa più del peso del mondo sulle spalle.
Deve dirle che è libera, deve dirle di essere felice, ma non trova le parole necessarie, non riesce a parlare, come se fosse bloccato in quell’abbraccio, come se tenerla così vicina potesse farla tornare bambina, la sua bambina, la bambina che non ha pensieri per altri uomini se non il suo papà biondo con gli occhi color del cielo, il suo papà che ha le guance morbide e una fossetta che lei tocca sempre con l’indice.
Se Luke potesse esprimere un desiderio, farebbe tornare Lune quella bambina di due anni che gira per casa con il pannolone, ne è sicuro, ma sa anche che questo è sbagliato.
Luke alza lo sguardo e vede quella figura scendere dalla macchina.
Lo vede avanzare, gli occhiali da sole indossati, i soliti jeans stretti e scuri, ma la canottiera è sostituita da una camicia bianca con le maniche dal gomito, una giacca scura in mano, il passo deciso, l’animo in pace, una promessa nuova che lui stesso ha accettato, una promessa che Calum sta per farle e che lui, Luke, ha approvato per felicità del suo migliore amico, di sua figlia… ma anche per se stesso, perché quella promessa legherà sua figlia all’unica persona al mondo di cui si fida ciecamente.
Luke stringe ancora un po’ la sua bambina, la stringe e le lascia un bacio sulla testa, per poi allontanarsi un po’ da lei, lei che lo guarda sorpresa, lei che non capisce che sta succedendo.
Luke non la guarda negli occhi, lui guarda oltre la sua figura e, Lune, catturata dalla curiosità, si volta appena, sentendosi il cuore in gola non appena scorge quella figura avanzare verso di loro.
L’istinto la fa avanzare verso Luke, di nuovo, come a trovare un riparo tra le sue braccia ma, lui, la spinge via con delicatezza, come ad incitarla a raggiungerlo.
Gli occhi blu di Lune si specchiano in quelli azzurri del suo papà, lui che le sta sorridendo appena, lui che le lascia un ultimo bacio sulla fronte, lui che sussurra quelle parole che quasi lo fanno un po’ emozionare, dato che si sente gli occhi un po’ lucidi.
«Devi andare da lui, pinguina mia» e sorride divertito per quel soprannome che solo lui poteva scegliere, sorride e nasconde l’emozione del momento, mentre sua figlia sorride di rimando, arrossendo un po’.
«Papà…» quasi lo rimprovera «Sono una tigre, non una pinguina» ripete come sempre, facendo sentire le gambe molli al biondo davanti a lei, il quale viene raggiunto da June, come se avesse già capito tutto, dato che Luke sta per cedere davvero alle lacrime e all’animo mezzo distrutto.
Lune è la loro bambina, la figlia che hanno avuto da giovani, la figlia che hanno vissuto come non mai, la bambolina dai capelli biondi che ha girato il mondo con loro, la bambina che è salita sul palco e che ha commosso centinaia di persone, la bambina che, ora, si sta dirigendo con passo un po’ incerto verso il suo futuro.

 
«Hey» sussurrano quasi all’unisono lei e Calum, non appena si ritrovano a un passo di distanza; Lune intreccia le braccia al petto, Calum si passa nervosamente la mano tra i capelli neri.
«Ti va… se… una passeggiata?» chiede lui incerto, mentre lei si limita ad annuire, incitandolo a farle strada.
Non si allontanano troppo, ma quanto basta a non essere osservati in ogni piccolo movimento: vanno vicino a una staccionata di legno, dove Lune si siede quasi nervosamente, come se le gambe potessero cedere da un momento all’altro, ha paura, Lune, ha paura e l’ansia la travolge al ricordo della sera precedente, al ricordo del dolore provato in tutti questi mesi.
«Non hai detto niente a papà, vero?» gli chiede infatti, come a voler essere sicura di non dover passare qualche guaio «Intendo con… con David. Se lo scopre gli viene un infarto» chiarisce.
«No, non ho avuto modo di parlargli di questo» risponde deciso, cercando di non farle capire di cosa, lui e Luke, hanno parlato quella mattina presto.
«Mi dispiace, io… mi sono fidata, non pensavo… era ubriaco» cerca di giustificare il suo ex e Calum stringe la mano a pugno.
«Mi avevi giurato di non cacciarti nei guai, cazzo» dice arrabbiato e preoccupato, si passa nuovamente la mano tra i capelli, sospira a fondo come a voler mantenere la calma, come se non volesse esplodere davvero, non in questo momento, non con quello che ha da dire.
«Beh, anche tu avevi giurato di non comportarti da coglione, eppure, lo hai fatto» risponde a tono lei, sapendo benissimo che quello che ha passato non è una sciocchezza: ha rischiato grosso, ne è consapevole, se non fosse stato per Calum, chissà a quest’ora come sarebbe conciata, ha i brividi al solo pensiero.
«Grazie per avermi salvata, hai fatto un bel lavoro, CalPal» quasi lo prende in giro, sorridendo appena, ricevendo da lui un sorriso sincero.
Lo vede avanzare verso di lei, si mette davanti a lei, lei che apre le gambe per averlo più vicino, lui che è troppo stanco di tutta questa distanza tra loro e l’avvolge in un abbraccio sincero.
Le gambe di Lune gli cingono la vita, le braccia che si intrecciano al suo petto, il viso di lei così vicino che può sentire il suo profumo, lui che le accarezza i capelli e le lascia un bacio sul collo, si abbracciano stretti per un po’, si abbracciano e non hanno bisogno di parole, fino a quando non si allontanano.
Calum si alza gli occhiali da sole sulla testa, Lune si perde nel marrone dei suoi occhi, si guardano seri, lei aspetta, non è lei a dover parlare, non è lei a dover dare delle spiegazioni.
«CalPal è un coglione, lo so e… mi dispiace» sussurra «So che dire “mi dispiace” non basta più, ma… ti giuro, questa volta è diverso» e lei può giurare di vedere un po’ di rossore sulle sue guance.
«Ho parlato con Luke, non perché volessi la sua benedizione o quelle cazzate lì, gli ho parlato per fargli capire che tu sei più importante di qualsiasi altra cosa» lui abbassa lo sguardo «Sei più importante persino della nostra amicizia, sei più importante del mio migliore amico» e Lune gli prende una mano, intreccia le dita alle sue, come a incitarlo a non bloccarsi.
«Poi, il cielo mi ha dato una mano, o forse è June che è una maga mancata ma… sta di fatto che tuo padre, ora, accetta la nostra storia e… questo rende le cose molto più semplici» deglutisce, per poi cercare qualcosa nella tasca della giacca.
Non appena tira fuori una scatoletta blu, appoggiando la giacca alla staccionata, Lune si sente mancare il respiro: no, non può essere vero, non ci può credere davvero.
«Calum, non… non è…» balbetta, mentre lui le fa segno di non parlare, lui ha bisogno di prendere il coraggio necessario, ha bisogno di concentrarsi o butterà all’aria il suo piano.
«Lune Hemmings, io…» comincia, deglutendo ancora, le dichiarazioni d’amore sono sempre state un dilemma per lui, soprattutto con Lune, dato che è sempre pronta a deriderlo per il suo estremo romanticismo «Io ti amo, sono stato un cretino e ti ho ferita più volte, sono un bastardo e questa dichiarazione sta andando in peggiorando» lei ride appena «Ma… ti amo, sono disposto a rinunciare al mio migliore amico per te, sono disposto a rischiare tutto pur di averti con me, ho… lottato, anche se tardi, ma l’ho fatto, solo per te: ho pure già avvisato tuo padre che diventerà nonno molto presto» e Calum non riesce a trattenere le risate, coinvolgendo anche lei.
«Oddio, e che ha detto?» gli chiede curiosa.
«Hai presente Michael al mare? La sua pelle? Ecco, Luke era ancora più pallido, credevo morisse d’infarto» lo deride, mentre si decide ad aprire quella scatoletta che sta torturando dal nervoso.
«Io… so che sono ridicolo ma…» specchia i suoi occhi in quelli di lei «Forse non avrò un biglietto aereo con me, in questo momento, ma…» e Lune quasi anticipa le sue parole, tanto che comincia a canticchiare quelle parole che Calum stava per far scivolare dalle sue labbra.
«And a shiny diamond ring with your name on it. Would you wanna run away too? 'Cause all I really want is you» e lui quasi si offende, dato che lei gli ha appena rubato le parole.
«Lune, diamine, ti sto chiedendo di essere mia moglie nel modo più originale al mondo e tu…» e lei unisce le sue labbra a quelle di lui, ormai stanca di aspettare, ormai impaziente di tutto: vuole baciarlo, vuole sentirlo così vicino, vuole sentirsi così bene anche solo con un bacio.
Le loro lingue si sfiorano delicate, come se fosse la prima volta che si toccano, la mano di Calum le accarezza la gamba, mentre quelle di Lune si intrecciano tra i suoi capelli scuri, si baciano lentamente e lei si sente arrossire in quel bacio, sente i brividi percorrerle la schiena, sente quella felicità che tanto le è mancata.
Non appena si dividono, Calum appoggia la fronte su quella di lei, le bacia la punta del naso, sussurra quel «Lo prendo come un “sì”, allora» sorridendo come non mai.
«Sì, Calum, lo voglio, ti voglio, ti amo e… Dio, come ti è saltato in mente??» risponde con adrenalina a mille, mentre lui infila quell’anello al suo anulare sinistro, un diamante che brilla sulla sua mano, un anello che quasi la fa emozionare come non mai.
«Ho solo pensato che… questo è un bel modo per legarti per sempre a me» le bacia la guancia «Poi tuo padre ha detto che andava bene, quindi… vuol dire che non era una brutta idea» e lei sorride ancora, avvolgendolo tra le sue braccia, sentendo le mani di lui che la sollevano delicatamente.
«Dove mi stai portando?» lo interroga.
«Beh, credi davvero che sia un semplice picnic? Sei davvero così ingenua?» sorride benevolo.
«Ah. Quindi era scontato che dicessi di “sì”? Sono davvero così prevedibile?» e ridacchia un po’, dato che la risposta la conosce già.
«Quando si parla di me, sì, lo sei» risponde lui, mentre lei gli bacia le labbra teneramente, mentre avanzano verso gli altri che, da lontano, li stanno già fissando come se fossero dei paparazzi curiosi.
«Ma sei sicuro che papà abbia detto di “sì”? Lo vedo un po’ pallido» afferma lei, non appena sono abbastanza vicini.
Calum la fa scendere, intrecciano le loro mani, lasciano che gli altri li raggiungano e li abbraccino calorosi, felici che l’equilibrio della loro famiglia si sia finalmente ristabilito.

 
«Quindi l’importante sono Calum e Lune, giusto?» dice ad alta voce Ashton, facendo irrigidire i veri protagonisti di quella frase: June e Luke si sentono presi in causa, tanto che si stringono la mano, cercando di non lamentarsi, nonostante quella frase sia loro.
«Non si può fare, dai, la frase era: “L’importante siamo noi, June e Luke e la nostra piccola Lune”. Dobbiamo trovare una soluzione» si lamenta Abby, come se leggesse nel pensiero dei due diretti interessati.
«Calum e Lune, definitivamente» annuncia Calum, facendo inarcare il sopracciglio a tutti.
«Questa frase fa schifo, Hood, voglio il meglio per la mia pinguina» ribatte Luke, facendo alzare gli occhi al cielo a Lune, ancora quel soprannome imbarazzante.
«Ha senso per noi, papà, fidati» dice Lune, guardando Calum con sguardo complice, ricordando quel giorno, nel suo letto, quando nessuno era in casa.
Luke guarda i due piccioncini, si sente il cuore in gola.
«Oh, Cristo, non voglio i dettagli, “Calum e Lune, definitivamente” va benissimo» si appoggia a June, come se stesse per crollare di nuovo.
«Ma io voglio sapere cosa si nasconde dietro quel “definitivamente”!» si lamenta Ashton, ricevendo una pacca sulla testa da Michael.
«Fatti i cazzi tuoi, hai quarant’anni passati, sei incredibile» dice, ridendo della curiosità immensa dell’amico.
«Beh, io dico… bisogna brindare!» esclama June, andando verso il tavolo colmo di bevande.
 
E quando i bicchieri sono pieni di vino bianco, pieno di succo per i più piccoli, tutti si alzano verso il cielo, tutti brindano ai futuri sposi che arrossiscono come non mai, ma si tengono stretti, come se avessero paura di perdersi.
Si guardano in quel brindisi, si sorridono, Calum si lascia scivolare di nuovo quelle parole.
«Ti tengo, Lune, definitivamente» e lei si avvicina ancora di più a lui.
«Ti tengo anche io, Cal, definitivamente» e le loro labbra si uniscono ancora una volta.
Questo è solo l’inizio della loro storia.
È l’inizio di un nuovo viaggio che percorreranno insieme.
Ci saranno ostacoli, incomprensioni e paure nuove da superare.
Ma non è tempo di preoccuparsi, non adesso almeno. Calum e Lune si terranno, sempre, in ogni situazione, in ogni difficoltà, lo giurano a se stessi, lo giurano perché il loro è un amore vero, lo giurano perché hanno entrambi lottato per conquistare questa felicità e vogliono tenerla ben stretta, vicina a loro.
Loro due si terranno sempre stretti, le loro mani non si lasceranno mai davvero, il loro cammino non si distruggerà mai del tutto.
Loro si tengono… definitivamente.

 

THE END

 



Note di Nanek

Sono tornata dal mareeeeee *-*
Sapete? Sono più abbronzata di Michael Clifford, mi sento così fiera di me :D
Sapete che mi sono fatta una treccina verde e lilla? Stra bella sta cosaaaaa *-*
Sto perdendo tempo, lo so, ma… insomma… è finita.
Dopo 4742 parole, è finita, è finito questo sequel, è finita questa grande storia che ho iniziato un anno fa, questi personaggi… non avranno più spazio nel mio documento Word, si fermano qui.
Parliamo prima del capitolo prima che io mi perda in lacrime.
Il sogno: ve lo siete pigliato un infartino eh? ;)
Michael e Lune: mi serviva il sogno per farli chiarire, o Lune non avrebbe fatto pace con colui che, ammettiamolo, ha messo in crisi la coppia, ma che alla fine si è reso conto di aver sbagliato, MEGLIO TARDI CHE MAI!
Lune e Luke: quel “devi andare da lui, pinguina mia” mi ha fatta morire, cioè LUKE COME PUOI ESSERE COSì TENERO??? T.T e la risposta di Lune, è una ripresa dal capitolo 32 (se non erro) di So out of reach, ve lo ricordavate vero? La piccola Lune che dice di essere una tigre awwwww :3 meglio che la smetta o piango.
Calum e Lune: la dichiarazione ahahahahahahaha io mi sbrego, tipo che Calum doveva canticchiarle quella parte di She looks so perfect e lei lo frega, Lune sei un mito nel rovinare i momenti romantici, mi ricordi molto mamma ma anche papà :D XD figlia di June e Luke sei, non abbiamo dubbi su questo.
La frase finale: ovviamente non potevano mica prendersi la frase di June e Luke! Eh no! la frase che Calum propone, spero ve la ricordiate, è uscita per la prima volta nel capitolo 5, in un momento di puro fluff tra i due; non è la frase più dolce del mondo, come dice Luke “fa schifo”, ma come risponde Lune “è importante per noi”, ed è questo quello che conta, no? ;)
Bene, il capitolo è un papiro, spero vivamente che non vi annoi troppo, ma c’erano davvero tante questioni in sospeso e che non volevo tralasciare.
Sappiate che Philip è calcolato dai genitori :D no, perché può sembrare che i cari June e Luke vivano solo per Lune, ma non è così… lo sapete vero? È solo che… insomma, l’hanno avuta molto presto, l’hanno vissuta in un’età davvero particolare e ora lei sta con un amico a loro caro, è una specie di shock che tutti proverebbero, ma non per questo loro non si filano Philip, anzi! Nel capitolo dove i Cake chiariscono Luke stava giocando con lui *-* awww :3
Bene, passiamo ad altro, che ne dite? Facciamo anche per questa storia l’hashtag #NoHeroesAllowedMemories in twitter? Se volete, in questo hashtag dovete scrivere il ricordo che vi è rimasto più impresso di questa storia <3 sempre se vi va ovvio!!! Io non obbligo nessuno u.u
Passiamo ai ringraziamenti <3

Ringrazio di tutto cuore le 157 persone che hanno messo la storia tra le preferite, facendola salire tra le popolari <3 vi amo, c’è poco da fare <3
Ringrazio di tutto cuore le 17 persone che hanno messo la storia tra le ricordate <3 vi amo anche a voi <3
Ringrazio di tutto cuore le 117 persone che hanno messo la storia tra le seguite <3 troppo love <3
Ringrazio di tutto cuore le persone che hanno recensito sempre, o qualche volta, ma che comunque hanno lasciato qualche parolina che mi hanno resa la persona più felice al mondo <3 tanto amore anche a voi <3 305 recensioni sono davvero la cosa più bella al mondo <3


Vi ri-annuncio una cosa, a breve (sempre se la signorina Caleido scrive) verrà postata la long a 4 mani intitolata “Satellites”, nuovi personaggi, nuovi intrecci in arrivo *.*
È una long che parla di tutti i 5SOS, quindi, ognuna di voi può essere soddisfatta :D è una storia particolare, io già la amo, non vedo davvero l’ora di farvela leggere, è… non so, ma mi piace e… beh, spero che voi l’apprezziate davvero, anche perché Caleidoscopio (la ragazza che la scrive con me), scrive mooooolto bene e… beh, speriamo di riuscire a scrivere qualcosa di carino =) se volete essere avvisate ditemelo e vi arriva il mio messaggino privato ;)
Altra info: il 29 come già detto, sono a San Siro pure io, quindi, se volete picchiarmi per qualsiasi cosa che non vi è piaciuta in questo ultimo capitolo, beh scrivetemi in messaggio privato così so che devo prepararmi l’armatura :D:D no dai… non siate cattive <3
Io… bene, sono triste e vorrei piangere (sto piangendo ma non ditelo in giro), io…. Non lo so, ma sentirò la mancanza di questi personaggi come non mai, sembrava ieri che Luke chiedeva a June informazioni per le ripetizioni…. E ora Lune e Calum si sposano e avranno 300 piccoli Calum per casa che chiamano Luke “Nonno” e lui tira l’infarto ogni volta.
Bene, io piango ancora, la piccola pinguina incomincia il suo lungo cammino T.T Dio, quella è mia figlia T.T mi sento male, sono una mamma molto fragile, io.
Io… non lo so, so solo che se vado avanti così potrei davvero piangere per tutto il giorno, quindi, andiamo di dediche e chiudiamo qui, definitivamente, questa grande storia.

Un grazie, sempre e comunque, a Nek <3 perché lui c’è, fidatevi, non lo vedete, ma Nek è in ogni capitolo e in ogni mia storia <3
Grazie a Luke, il mio pinguino preferito, che nelle vesti di padre è la cosa più dolce al mondo <3
Grazie a June perché, siamo sinceri, senza di lei i due piccioncini non avrebbero avuto futuro <3 mia June sei la best <3
Grazie ad Ashton perché in questo sequel non è più il ragazzo stronzo di So out of reach, ma è un uomo maturo che ha saputo ragionare con cuore e meno cervello, bravo Irwin, sta volta ti sei meritato uno zucchero filato <3
Grazie a Sue che in questo sequel compare poco, così nessuna di voi l’ha insultata <3 povera piccola :D
Grazie a Abby, perché sennò i Calune fregavano la frase ai Lune (e non intendo la figlia) <3
Grazie a Michael perché ha capito di aver sbagliato e lo ha ammesso, l’importante è arrivarci <3
Grazie a Liz, perché da quando è nonna è diventata un pane, e non sembra neanche quell’acida “zitella” che insultava la nostra June in So out of reach <3
Grazie ai marmocchi della famiglia: i piccoli Tommy e James Clifford che prendono per il culo il papino e lo fanno con classe <3 la piccola Sophie Irwin che awwwww è tipo la copia di Ash e la strapazzerei di coccole <3 e il piccolo Philip Hemmings che… caroooo <3 è l’amore e basta.
Passiamo a voi, cari Calune.
Lune, un bel mix tra mamma e papà, gelosa fino ai limiti ma che ama più di quanto sia possibile al mondo <3 sei coraggiosa piccola pinguina, dai forza anche a chi crede che non sia possibile l’impossibile <3 sei la figlia perfetta U.U
Caro Kiwi, a me dispiace averti fatto innamorare della figlia del tuo migliore amico, ma non mi sembri troppo deluso dalla mia scelta, ora la donna ce l’hai, vai a farti la famiglia, che sei vecchio e hai 40 anni ormai XD ma grazie per essere riuscito a lottare per quello che ami davvero <3 awwww dolce Calum ti riempirei di abbracci se solo potessi!

E dopo questo sclero finale, dove io ringrazio personaggi che IO ho inventato, potete rinchiudermi da qualche parte, ma che ci posso fare? Ognuno di loro ha svolto un ruolo, chi ha avuto il ruolo del buono e chi dello stronzo, meritano un piccolo ringraziamento, non trovate? Al massimo non fate caso a quello che ho scritto, non è di vitale importanza U.U
Io… chiudo qui allora, questo è… definitivo, ci vediamo presto con altre storie, spero davvero di non deludervi <3
Grazie davvero per ogni cosa che fate <3 ve ne sarò grata sempre <3
Nanek

 


 

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