Questa é sfortuna...?

di GRACE_WHITE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'estrazione del nome. ***
Capitolo 2: *** E poi arriva lui con la sua Mercedes. ***
Capitolo 3: *** Come ai vecchi tempi. ***
Capitolo 4: *** Confessioni ***
Capitolo 5: *** La festa ***
Capitolo 6: *** Always ***
Capitolo 7: *** Enchanted ***



Capitolo 1
*** L'estrazione del nome. ***


L'ESTRAZIONE DEL NOME.
Quel giorno dovevo dirigermi con la mia classe in auditorium. Sarei rimasta comodamente in classe, a fare lezione leggendo di nascosto un libro dietro lo zaino, ma il professore, ovviamente ci ha costretti a partecipare per la seconda volta all’annuale Giorno della Conoscenza, proprio nell’ultimo giorno di scuola: una stupida riunione dove uno studente pescava il nome di un altro, per poi trascorrerci minimo un mese insieme. Avevano organizzato questa cavolata per far socializzare studenti con altri, così per avere una scuola unita, e anche perché alla fine dell’estate dovevamo portare un testo positivo o negativo in cui avremmo dovuto scrivere dell’esperienza di una nuova conoscenza.. L’anno prima mi era capitato come compagno un’ochetta insopportabile, una di quelle ragazze che pensano solo al trucco e ai ragazzi.
Giurai che se mai mi sarebbe capitata di nuovo una come quella, mi sarei uccisa seduta stante.

Il prof si raccomandò alla classe di stare compatta, in un solo spalto così che non avesse fatto fatica a rintracciarci tutti. Ma ovviamente nessuno ascoltò il suo ordine, soltanto la sfigata o secchiona di turno… io.

Vidi uno dei rappresentanti di istituto avvicinarsi allo scatolone con tutti i nomi degli studenti, si chiamava Mark, uno dei più amati della scuola, soprattutto dalle ragazze, frequentava il quarto anno, quindi aveva due anni più di me. I suoi  capelli erano di biondo scuro, corti e lisci, con un ciuffo che gli ricadeva da una parte. Vestiva sempre alla moda, come d’altronde dovevano fare i più popolari. Lui era un altro con cui non sarei mai voluta capitare insieme, per passarci del tempo. Di sicuro avrebbe passato il tempo a parlare di quante ragazze gli andavano dietro o di quanto lui fosse meraviglioso… quindi un inferno.
-Secondo anno che partecipiamo, mio dio, come si fa, eh Grace?- il mio migliore amico, Robert, si sedette accanto a me, massaggiandosi le tempie. Ogni volta che lo guardavo sembrava buffo, con quegli occhialoni e quel taglio di capelli sparati verso l’alto, lo aveva fatto per sembrare un duro, ma a me ricorda tanto un orsetto lavatore. Aveva il naso leggermente incurvato e gli occhi color nocciola.

-Ridicolo vero?- presi dallo zaino un pacchetto di patatine, le aprii e io e Robert iniziammo a sgranocchiarle senza farci vedere dal prof.

Assistemmo al noioso discorso di Mark, dopo averlo finito aprì lo scatolone, fece un sorrisetto malizioso, sentendo certe ragazze sperare di essere scelte. Fui sorpresa quando mi lanciò un’occhiata, mi raddrizzai composta, appoggiai i gomiti sulle cosce e smisi di sgranocchiare le patatine. Lui sorrise senza scoprire i denti, distolsi lo sguardo e iniziai a fissarmi i piedi. Avevo conosciuto in passato quegli occhi, li avevo visti spesso durante l’infanzia. Eravamo amici, io e lui, poi dopo che i nostri genitori, un tempo amici, morirono in un incidente aereo di lavoro, abbiamo smesso di vederci. L’ultima volta che mi rivolse la parola fu al cimitero, mentre depositavo i fiori sul vaso della tomba dei miei.  Avevo undici anni, lui dodici.

Era vestito di un grigio scuro, quasi nero, aveva ancora i capelli spettinati e ribelli, mi salutò e dopo essersi accorto che non gli stavo prestando attenzione disse:- Perché porti ancora i fiori dopo così tanto tempo?- erano passati un paio d’anni, ma dai nostri volti né io e né lui volevamo smettere di piangere le loro morti. Mark faceva il duro, lo ha sempre fatto- Tanto non possono vederti, è una stupidaggine portare i fiori a qualcuno che non può sorriderti o ringraziarti.-
Lui se ne andò via, grazie al mio: “Vai a quel paese, Mark!”. Ma quella sua frase mi fece pensare, è vero, era inutile, perciò smisi di portarli. Infatti il dolore si affievolì poco dopo.

Smisi di far riaffiorare i ricordi, Mark tossì per essere al centro dell’attenzione più di prima, mi diede un ultimo sguardo. Mi coprii la testa con il cappuccio della mia felpa, ovviamente senza maniche, visto che era l’ultimo giorno di scuola, dovevo resistere ancora un po’ e l’estate sarebbe stata mia, magari un compagno che avesse i miei stessi gusti, possibilmente carino.

Mark infilò la mano nello scatolone ed estrasse il nome, spalancai gli occhi appena lo disse. Senza attirare l’attenzione di nessuno mi diressi alla porta d’uscita dell’auditorium, barcollavo verso l’uscita, non volevo credere che le sue labbra avevano gridato il nome: Grace Black.

Il mio nome.

Questa è sfortuna!

NOTA D’AUTRICE: CIAO, QUESTO E’ IL SECONDO RACCONTO CHE PUBBLICO, IN PARTE E’ STATO TRATTO DA UNA STORIA VERA, LA  MIA ^_^!  SPERO VI SIA PIACIUTA, SE INVECE E’ IL CONTRARIO FATEMI SAPERE, OK?
BACI E ABBRACCI, GRACE_WHITE <3

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Capitolo 2
*** E poi arriva lui con la sua Mercedes. ***


E poi arriva lui con la sua Mercedes.
 
La mattina dopo, quando mi svegliai, non scesi a fare colazione con mia zia, né mi alzai dal letto. Volevo solamente stare sola a poltrire tra i cuscini, proprio un bell’inizio di vacanze estive. Sperai più volte che Mark si fosse scordato di aver pescato il mio nome dallo scatolone, anche se sarebbe stato difficile perché il giorno prima era andato da Robert a chiedergli dove fossi finita, ma lui non gli disse niente, mentre sapeva che ero uscita prima.

-Grace scendi, c’è un tuo amico!- gridò mia zia, Helena. Era una donna adorabile e meravigliosa, si era sempre presa cura di me, da quando i miei genitori morirono. Era come una madre per me, lo era sempre stata, molto più di mamma e papà.
“Sarà Robert.” Dissi tra me e me. Mi alzai dal letto e mi preparai, indossai una maia a maniche corte e un paio di pantaloncini jeans, ovviamente con ai piedi delle infradito colorate. Di solito mi vestivo sempre con coordinati simili, in California si moriva di caldo d’estate.

Scesi di sotto e un brivido freddo mi percorse la schiena appena vidi Mark nel pianerottolo di casa, zia Helena stava parlando con lui, sorridente. Quando si accorse che li stavo guardando, scioccata, mi appoggiò una mano dietro la schiena e mi accompagnò verso la porta, il ragazzo fece un cenno con la mano- Ehi, Grace!- rimasi ferma, lui si avvicinò e mi baciò su una guancia, mi allontanai subito dopo il contatto.

-Mark mi ha detto che siete in coppia per quella cosa del Giorno della Conoscenza,- spiegò mia zia- quindi puoi andare cara.-
Aggrottai le sopracciglia- Andare dove?-

-Mi ha detto che dovete uscire oggi,- alzò una mano verso la porta- magari è un buon momento per passare del tempo con un tuo coetaneo invece di stare rintanata in casa a leggere libri, no?-

Sgranai gli occhi fissando Mark e diedi una pacca sulla spalla a mia zia- Eh eh, che stai dicendo zietta? Io esco sempre con i miei amici, non te lo ricordi?- Helena fece un risolino e mi diede la mia borsa- Mh-mh mi ricordo, certo. Forza, vai! Torna per cena mi raccomando.-

Detto quello chiuse me e Mark fuori dalla porta. Il ragazzo mi stava guardando con sguardo interrogativo, mentre io lo guardavo con un accenno di disprezzo.

-Dove andiamo?- iniziò lui, scendendo le scale del portico di casa mia. In spalla aveva uno zainetto, indossava dei pantaloni corti fino al ginocchio e una canottiera simili a quelle dei giocatori di basket. Sul naso giaceva un paio di occhiali da sole blu, con le lenti oscurate  in modo da riflettere chi lo guardava: i tipici occhiali che andavano di moda.

Spalancai le palpebre- Io non voglio andare da nessuna parte!- strinsi la bocca, in attesa della sua risposta.
-Perché? Ti ricordi che a fine estate dobbiamo portare un tema nel quale raccontare come è stata con il compagno che hai pescato?- alzò le sopracciglia e indicò con il mento la sua Mercedes- Iniziamo ora, no?-

Non volevo passare il resto della mia estate con una delle persone che odiavo, e poi entrare in macchina di un quasi sconosciuto ragazzo che si presenta a casa mia d’improvviso, no grazie!

-Dai Grace!- aprì la portiera e attese che entrassi- Ci divertiremo!-

Con riluttanza camminai piano verso il sedile e mi sedetti, allacciai la cintura e tenni stretta la borsa a me. “Stupida scuola!!!” gridai dentro la mia testa.

-Che ne dici di andare al mare, Grace?- propose Mark.

Non ci ero più andata da quando i miei genitori morirono, ma evidentemente per lui non era lo stesso. Non potevo dirgli di andare in biblioteca o nei posti dove vado di solito, già era stressante essere chiamata nerd dai miei compagni di classe, non volevo essere chiamata così anche dal resto della scuola solo perché lo aveva detto il rappresentante d’istituto, più rispettato dei professori.

Così dissi con non curanza:- Okey.-

Lui mise in moto la macchina e guidò verso la East Coast, dove il sole si stava impegnando a sorgere e a illuminare la California.



NOTA D’AUTRICE: SECONDO CAPITOLO… FATTO! SCUSATE SE CI HO MESSO TANTO, MA ERO INDAFFARATA CON IL MIO ALTRO RACCONTO: DISNEY VS DREAMWORKS, SE VOLETE FATECI UN SALTO! MI RACCOMANDO, RECENSITEEEE!
GRACE_WHITE :*

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Capitolo 3
*** Come ai vecchi tempi. ***


COME AI VECCHI TEMPI.
 
Fu una sensazione strana vedere il mare dopo tanto tempo, da vicino. Guardavo incantata l’orizzonte roseo, somigliava al cielo al tramonto, il sole mi illuminava il viso e faceva brillare ancora di più i miei occhi verdi. C’era profumo di salsedine, mi avvicinai all’acqua cristallina e vidi il mio riflesso, avevo ancora i lineamenti da bambina, anche avendo quasi sedici anni, i miei capelli ricadevano mossi sulle spalle, erano di un intenso color ambra.

In spiaggia non c’era nessuno, era deserta. Mi arrivarono improvvisamente degli schizzi provenienti dalla mia destra, Mark era solamente in bermuda, si era già tuffato.

-Buttati Grace!- iniziò a galleggiare, sorretto dall’acqua- Si sta benissimo!-

Lo ignorai e stesi l’asciugamano che mia zia mi aveva piegato dentro la borsa, appoggiai sotto di essa il libro che avevo iniziato a leggere qualche giorno prima: Harry Potter e i Doni della Morte. Avevo una vera e propria ossessione per la sua saga, ma mi ero fermata da qualche giorno su una pagina che descriveva la morte di Dobby, l’Elfo Libero. Non riuscivo a non piangere, ma era tempo di andare avanti. Lo avrei continuato una volta messo il costume.

Andai nello spogliatoio femminile della spiaggia e indossai il costume, ma con una canottiera sopra, non mi era mai piaciuto che gli altri mi guardassero dall’alto in basso il mio fisico. Quando ritornai all’asciugamano vidi Mark steso su di esso che sfogliava il libro, corsi da lui e glielo strappai dalle mani, lo riposi immediatamente in borsa

-Ehi, scusami, scusami!- il ragazzo alzò le mani- Leggere mi piace moltissimo, più di guardare i cartoni animate.- rise.

-Guardi ancora i cartoni? Dopo tutto questo tempo?- chiesi.

-Sempre.- rispose, guardando il libro dentro la mia borsa.

Ci pensai su un attimo a quelle parole e poi la lampadina mi si accese- Ma questa è una frase di Harry Potter e…-

-I Doni della Morte. E la risposta è si, conversazione tra Severus e Albus, ho letto quel libro come minimo due volte, il migliore tra tutti e sette, e il migliore fra tutti i libri che ho letto in tutta la mia vita. Joanne Kathleen Rowling è una scrittrice meravigliosa, mi piace quando si sofferma sui dettagli.-

Caddi sulla sabbia, ancora più sbalordita di prima, puntai il dito contro di lui- Tu sei il primo ragazzo che conosco che ha letto Harry Potter, e il primo ragazzo che legge libri! Ma com’è possibile, tu sei il rappresentante di istituto!-

Lui fece spallucce- E allora? Solo perché sono popolare non posso leggere i libri, se è per questo gioco anche con la play e a volte faccio i giochi di ruolo con mio cugino, e che problema c’è?-

-Ma tu non passi sempre il tempo alle feste, in discoteca e a rimorchiare le ragazze? Tu sei quello figo…- mi resi conto di quanto suonò male l’ultima parola-… figo per le altre, non per me, senza offesa.-

-Non ho voluto fare il rappresentante di istituto per fare queste cretinate, ma per fare la differenza nella scuola, e non come figo, ma come uno studente normale. Poi non è colpa mia se i miei amici e gli altri hanno dipinto una persona che non sono, ma anche se amici non sarebbe la parola corretta. Dovrei usare l’aggettivo: “Approfittatori di popolarità.”-
Stavo per dire qualcosa ma poi il cellulare iniziò a squillare, era Robert, risposi.
-Ehi Grace! Come va?- disse tutto allegro lui- Che ne dici di andare al cinema dopo pranzo, per festeggiare il primo giorno di vacanza?-

Mark iniziò ad avanzare verso l’acqua- Vieni Grace?-

-Ma sei in compagnia?- domandò lui, con un filo di preoccupazione nella voce.

-Ehm, si, sono con Mark al mare. Ti ricordi il progetto che fa la scuola per l’estate e il tema da portare a fine estate?-

-Oh… vi siete avvantaggiati, va ben.- lo sentii sbuffare- Divertiti con il tuo figaccione.- mi chiuse il telefono in faccia. –Aspetta Robert!- ma ormai non poteva sentirmi.

Ma che problema aveva, per una volta che non andavo al cinema con lui si doveva arrabbiare?! Guardai Mark che mi aspettava dove l’acqua lo bagnava fino allo stomaco, e mi sorrideva. Uno popolare che sorrideva a me, la più invisibile della scuola… questo si che era strano!

-Ti ricordi quando ti prendevo sulle spalle e ti facevo fare i tuffi? Dai rifacciamolo. Come ai vecchi tempi.- sembrava aver ripreso quell’allegria e quell’energia che aveva da piccolo.

Mi avvicinai all’acqua e iniziai ad avanzare sempre più al largo e risposi, come un sussurro:- Come ai vecchi tempi.-


NOTA D’AUTRICE: ECCO IL TERZO CAPITOLO, QUESTO MI E’ PIACIUTO PARTICOLARMENTE, VEDERE COME GRACE E MARK RIACQUISTANO L’AMICIZIA DI UN TEMPO E SCOPRONO DI AVERE PASSIONI COMUNI, ADORO QUESTO MOMENTO. SPERO VI SIA PIACIUTO, MI RACCOMANDO RECENSITE, RECENSITE E RECENSITE, PERFAVORE!
BACI E ABBRACCI, GRACE_WHITE <3 <3 <3

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Capitolo 4
*** Confessioni ***


CONFESSIONI
 
Le luci di casa mia erano accese, Mark mi aveva accompagnato fino a casa quella sera, il sole era al margine della fine del tramonto. Quando entrammo non trovai mia zia, anche dopo averla chiamata, probabilmente si era dimenticata di spegnere le luci prima di andare al bingo, dove andava un giorno alla settimana con le sue amiche.
-Dai vieni Mark, ti devo far assolutamente vedere quelle foto di cui avevamo parlato.- gli dissi mentre salivamo le scale, le foto erano della vacanza che avevamo fatto con i nostri genitori alle Hawaii, l’ultima vacanza per loro. Ci eravamo divertiti un sacco, soprattutto a fare le immersioni con gli squali.
Appena entrammo in camera mia, dove la porta era aperta e le luci anch’esse accese, trovai il mio migliore amico seduto sulla sedia della scrivania, con un paio di cuffiette infilate nelle orecchie. – Robert, che ci fai qui?-
-Ciao, sono arrivato un quarto d’ora fa, ma tua zia mi ha detto che ancora non eri tornata. Ha detto che ti avrei potuto aspettare qui, ho fatto male?- chiese lui. Sembrava essere turbato.
-No, no. Mark questo è Robert… il mio migliore amico.- feci un passo di lato per permettere a Mark di stringere la mano a lui, ma non lo fece.
Mark ritirò la mano, offeso e il suo sorriso svanì quasi del tutto- Io sono Mark…-
-Lo so chi sei, il rappresentante di istituto, me lo ricordo.- ribatté Robert, alzandosi di scatto dalla sedia e dandomi le spalle si diresse verso la porta della mia camera.
-Aspetta, dove vai? Perché sei venuto?- gli chiesi.
Lui scosse la testa- Senti ne riparliamo quando siamo soli, okey?-
Rivolsi uno sguardo a Mark e lui annuì, non era dispiaciuto anzi sorrideva comprensivo- Sarà meglio che vada, si è fatto tardi, e essere il rappresentante di istituto non mi priva del coprifuoco.- mi schioccò un bacio sulla guancia “Ora ha questa abitudine?” borbottai tra me e me. Diede una pacca sulla spalla di Robert ma lui non sembrò farci caso- Allora, a domani Grace, ciao migliore amico di Grace!- usci dalla camera ridendo e, solo quando fu uscito dalla porta di casa, Robert rilasso i muscoli facciali, ma la sua espressione non era completamente dolce.
Ci dirigemmo nel terrazzo della mia stanza e ci sedemmo sul dondolo- Allora…- iniziai- perché sei venuto a trovarmi?-
-Ora devo avere anche un motivo per venire a salutare la mia migliore amica?- iniziò a fissare il mare plumbeo in lontananza- Comunque ho un motivo.-
-Sentiamo.- commentai, aprendo il frigobar accanto al dondolo, tirai fuori due Coca Cole e ne passai una a Robert, l’aprimmo e sentii le bollicine pizzicarmi il naso. Bevvi qualche sorso, seguita da i suoi.
Stette per dire qualcosa, ma fu come se vedere qualcuno che ingoia qualcosa che non gli piace e per non vomitare si tiene tutto dentro, per paura di essere preso in giro. Si alzò e si appoggiò al parapetto di cemento del terrazzo e si spenzolò a testa in avanti, appoggiai la bibita sopra il frigobar e andai davanti a lui- Ehi, ti senti bene?-
Lui scosse la testa e poi mi guardò- Ti devo dire una cosa, ma non ce la faccio.-
-Guarda che mi spaventi, eh! Dimmi cosa.- gli accarezzai una guancia con la mano. Robert mi abbracciò forte, io sorpresa contraccambiai il gesto, sprofondò con la faccia nella mia spalla e odorò il profumo dei miei capelli. Quando sollevò la testa mi strinse a se e, senza ogni mia previsione e prima che potessi reagire, lui mi baciò. Sgranai gli occhi mentre i suoi si chiusero, e mi irrigidii sempre di più. Le mie ossa si calcificarono e sentii un brivido freddo percorrermi la schiena, la sua mano scivolò sulla mia cercando di prenderla ma io rimasi immobile. Robert capì che ero rimasta scioccata dal suo gesto così si staccò, ovviamente non aveva ottenuto quello che voleva.
-Ma che ti prende!- riuscii a dire, a voce alta.
Rimase deluso e abbassò lo sguardo- Non ti piaccio vero?-
-Robert, tu…- “Oh no, ti prego dimmi che è ubriaco, dimmi che non innamorato di me!”- Tu mi piaci, sei il mio migliore amico ma…-
-Ho afferrato il concetto.- fece un gesto con la mano per impedirmi di andare oltre- Non ti piaccio. O almeno non in quel modo. E’ meglio che vada.- confermò
-Ma come… da quando…- balbettai, gesticolando.
-Da quando mi hai chiesto di prestarti la penna in classe, il secondo giorno di scuola, per l’esattezza.- rientrò dentro e prese la giacca appoggiata sulla sedia di vimini accanto al letto- Ho capito comunque, io ci sono stato sempre per te e ora che arriva il figo da spiaggia tu cadi tra le sue braccia, sei una ragazza da manuale. Sei innamorata di lui, ovvio.-
- Non sono innamorata di Mark!- sbottai- E’ solo un amico! Cos’è, dopo un giorno mi devo per forza innamorare del tipo che tutti considerano il più figo della scuola? Non ti azzardare neanche a dire che sono una ragazza da manuale, come le altre stupide.-
-Oh, ti prego Grace, non trattarmi da idiota, non hai visto come ti guarda?- indicò fuori dalla finestra.
-No, e se è per questo neanche mi interessa, se pensi che io sia innamorata di lui non capisci niente, non ho mai amato un ragazzo!- mi sarei dovuta fermare prima, non avrei dovuto dire quelle parole, ma cercai di mostrarmi uguale a qualche attimo prima, senza provare pietà nei suoi confronti- E comunque non credo che neanche tu abbia mai amato una ragazza.-
-Come fai a dirlo?- si era già avviato alla porta di casa e io corsi giù per le scale per raggiungerlo.
-Perché tu non mi hai chiesto se ti amo, ma se ti piaccio, e poi non mi avresti baciato, avresti prima chiesto che cosa ne pensavo io, se mi amavi. Tu ne sai quanto me di amore!- detestavo dire quella parola, era così smielata e caramellosa, usciva fuori male quando la pronunciavo.
Aprì la porta e uscì- Non so se è amore o è solo una cotta duratura quella che ho per te, ma sai qual’era il vero motivo per cui sono venuto? Volevo chiederti che cosa ci trovavi di bello in lui.-
Non mi diede il tempo di rispondere e ricominciò a schiamazzare:- Spiegami come hai fatto a cambiare così velocemente i sentimenti per Mark, fino a ieri lo odiavi!-
-Non l’ho mai odiato, e comunque a cosa ti servirebbe, sentiamo?- piazzai le mani sui fianchi.
-Per cambiare velocemente quelli che provo per te!- se ne andò stizzito e senza neanche salutare.
Sbattei così forte la porta che il frastuono rimbombò per tutta la casa, facendo vibrare il vetro incastonate nel legno.

 

NOTA D'AUTRICE: DA DAN DAAAAN! E ANCHE IL QUARTO CAPITOLO E' STATO SFORNATO E MESSO INSIEME AI SUOI FRATELLINI (?) NON VEDEVO L'ORA DI FARVI LEGGERE L'AMORE RIFIUTATO DI ROB DA PARTE DI GRACE, QUANTO MI SONO DIVERTITA A SCRIVERLO.
P.S. SE SIETE FAN DI HUNGER GAMES, HO SCRITTO UNA ONE SHOT CHE SI CHIAMA: L'ULTIMO GIORNO.
CIAOOOOO GRACE_WHITE <3

 

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Capitolo 5
*** La festa ***


La festa.
Di solito i ragazzi e le ragazze normali si godevano l’estate e iniziavano i compiti verso la metà di luglio, invece io soltanto in quella mattina avevo già finito gli esercizi di matematica avevo studiato l’intero programma di storia che la prof ci aveva assegnato. Dopo pranzo ho continuato a leggere Harry Potter, superando la morte di Dobby, ma solo a pensarci mi salivano le lacrime agli occhi.
Verso le sette e mezza Mark mi chiamò al cellulare- Ehi Grace!- esclamò il rappresentante di istituto- Sei libera questa sera?- erano passate già due settimane da quando io e Mark siamo andati al mare, il primo giorno, e in quel periodo non abbiamo fatto altro che andare in piscina o di nuovo al mare e una volta siamo andati al cinema.
Ci pensai su qualche secondo, era ovvio che non ero impegnata, a meno che guardare qualche film o una puntata di una serie tv non fosse un impegno- Si, perché?-
-Ci sarebbe una festa a casa di Lola, Lola Victoire, la conosci vero?-
-Credo di si, ho visto sul tuo profilo che vi siete lasciati tre settimane fa, credo.- lei era praticamente il contrario di me. Fumava per piacere agli altri, mangiava una fogliolina di insalata al giorno per dimagrire, e per di più si era rifatta le labbra e il naso perché diceva che avrebbe fatto più colpo con la bocca carnosa e le narici più piccole- Da una festa, quindi?-
-Ti andrebbe di venire? Anche se abbiamo rotto ha detto che vuole che restiamo amici e mi ha chiesto di portarne qualcuno. Se ti va la festa è alle dieci, sai dove abita?-
-Si.- confermai annuendo, anche se lui non poteva vedermi- E verrò, immagino che dovrei vestirmi elegante. Ora devo andare, Mark, ci vediamo dopo.-
Lui mi salutò e chiuse il telefono. Mi diressi verso il mio armadio, cercai qualcosa di carino da mettere, ma di cose che si potevano mettere d’estate avevo solo pantaloncini, T-shirt e canotte. Chiamai mia zia e dopo averle chiesto il permesso di andare al party la supplicai di prestarmi qualche suo vestito. Andammo in camera sua e lei aprì la sua cabina armadio, tirò fuori una decina di vestiti e li sparpagliò sul letto. Me li provai uno ad uno, secondo me erano troppo corti, ma i gusti sono gusti e mia zia aveva tutto il diritto di sfoggiare il suo fisico con quelli, aveva trentaquattro anni ed era una bella donna.
-Questo potrebbe piacerti.- prese un vestito nero, non era poi così corto, arrivava poco più sopra del ginocchio e fortunatamente non era un tubino. In vita c’era allacciata una cinta bianca con delle borchie grigie luccicanti, mia zia mi diede un paio di scarpe con i tacchi a spillo, cosparse di brillantini. E pensare che quello era il vestito da sera più sobrio che aveva.
Me lo provai e per la prima volta prestai veramente attenzione al mio fisico, mi piacevo davvero, restai a guardarmi davanti allo specchio per qualche minuto, finché zia non mi diede una piccola coroncina che faceva da cerchietto, sembravo una vera e propria Sharpay Evans, mi mancavano solo i capelli biondi e il colore rosa- Sei meravigliosa, è la prima volta che ti vedo con un vestito elegante!-
Prima di accompagnarmi, mia zia mi truccò il viso, passò la matita nera sulle palpebre e la congiuntiva, e mise in risalto le mie ciglia con il maschera… o mascara, bhà non mi intendo di trucchi. Parcheggiò la macchina qualche metro prima della casa, ringraziai mia zia di avermi accompagnata e andai, barcollando essendo inesperta sulla camminata con i tacchi, verso il cancello enorme della villa di Lola, che era aperto. La musica rimbombava nella casa a tutto volume, e le stanze erano illuminate dalla luce della palla multicolor da discoteca, attaccata al soffitto. Era affollata, soprattutto il giardino con delle persone della scuola che si tuffavano in piscina, la maggior parte dei ragazzi mi lanciavano occhiatine invitanti, facendomi l’occhiolino. Non ero abituata a ricevere tutte quelle attenzioni da ragazzi carini.
Vidi Mark bere qualcosa davanti al dj, mi diressi da lui e appena mi vide fece cadere il bicchiere con il liquido per terra, spalancando la bocca. Sogghignai vedendo che l’abito aveva fatto un ottimo lavoro su di me, appoggiai una mano sotto il suo mento e lo sollevai- Chiudi la bocca o ti entreranno le mosche!- feci una piccola risata. Lui riprese conoscenza e mi diede il solito bacio sulla guancia.
-Sei fantastica.- mi sussurrò ad un orecchio- E sembra che non solo io me ne sia accorto.- scoccò un’occhiataccia ai ragazzi che mi stavano guardando, sparsi per il giardino- Vi tengo d’occhio!-
Passai un paio d’ore a ballare con Mark e con qualche suo amico, conobbi anche delle ragazze che erano state invitate, alcune non erano male, anzi erano simpatiche. Ma poi arrivò Lola e tutto sembrò cambiare di botto, si avvicinò a Mark e gli stampò un bacio sulle labbra, con tanto di rossetto rosso e glitter. Lui sembrò scioccato da quel gesto ma Lola non gli diede il tempo di parlare- Chi è questa, tesoro?- prese la mano di Mark e puntò il mento contro di me.
-Oh, ehm i-io…- balbettai. Sentivo come qualcosa di pesante dentro lo stomaco, poi ritrovai le parole- Sono Grace. Sono in coppia con il tuo ragazzo per quello stupido progetto, per questo mi ha invitata.- abbassai lo sguardo, non volevo incrociare i loro- Ora dovrei proprio andare.- dissi facendo l’indifferente. Mi avviai verso il cancello ma proprio prima di uscire due ragazzi in costume da bagno mi tirarono una secchiata d’acqua della piscina. Una folla si creò intorno a me e iniziò a ridere per lo stato in cui ero messa. Corsi fuori dalla proprietà di Lola, con il trucco che mi macchiava il visto, strofinai più volte le mani per mandar via la maschera da pagliaccio che avevo in faccia e dopo vari tentativi andò via quasi del tutto. Mi sfilai i tacchi dalle scarpe e notai che nei talloni si erano formati dei lividi violacei. Iniziai a camminare zoppicando, mi bloccai quando sentii la voce di Mark chiamarmi- Grace!- proseguii ignorandolo, ma lui mi raggiunse e si mise davanti a me- Grace stai bene?-
-Non sto bene! Per niente.- sbottai furibonda- E’ stata colpa tua se ora sono in questo stato!-
-Grace, mi dispiace, non credevo che ti avessero fatto questo.- mi sfiorò con una mano la spalla e mi guardò negli occhi- Devi credermi, probabilmente Lola…-
-Non me ne frega niente di Lola, che evidentemente non la pensa come te sul fatto del restare amici. E smettila di dire il mio nome con quella finta dolcezza, è una cosa che odio!- ribattei.
-Ma, Grace…- iniziò, inarcando verso l’alto le sopracciglia.
-Ecco, visto, visto? Lo hai rifatto!- scossi la testa e lo oltrepassai senza voltarmi.
-Perché mi tratti così? Che cosa ti ho fatto di male?!-
-Sparisci Mark, intendo dalla mia vita!- corsi via, ignorando lui e il dolore dei lividi che avevo nei talloni. Ora capivo che cosa provava Robert quando lo vedeva, rabbia.

E ora capivo che quello che forse era odio che provavo, nei confronti di Mark, era riapparso, cancellando ogni momento bello che avevamo trascorso insieme.

NOTA D'AUTRICE: SCUSATE, CREDO DI AVER FATTO QUESTO CAPITOLO UN PO' TROPPO LUNGO >.< 
COMUNQUE, CREDO CHE, MOLTO PROBABILMENTE, IL PROSSIMO CAPITOLO SARA' IL PENULTIMO O IL TERZULTIMO, ESATTO! QUESTA STORIA STA PER FINIRE :(
PERFAVORE, RECENSITE ^_^ GRACE_WHITE <3

 

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Capitolo 6
*** Always ***


Always
 
Ricevetti la notizia quella mattina, tre giorni dopo la festa a casa di Lola, la mia scuola stava per essere demolita. Mark mi aveva chiamato una ventina di volte, ma io non gli ho mai risposto, non avevo voglia di sentire la sua voce o le sue probabili spiegazioni. Robert mi aveva chiamato, stava per andare a ritirare il libri per il terzo anno, quando vide il cartello che avvertiva che la scuola stava per essere demolita. Mi chiese di andare a protestare con lui e con altri studenti che ritenevano la cosa ingiusta, per la prima volta da quando avevamo litigato la sua voce sembrava essere più tranquilla, più serena.
Io e Robert percorremmo la strada a piedi, in un silenzio imbarazzante, ma poi lui decise di aprire una conversazione, che non gradii molto- Senti, ho visto le foto della festa dove ti hanno taggato alcuni amici di Lola.- le avevano pubblicate non appena la festa finì, in molte c’ero io con Mark e gli altri, dove facevo bella figura con il mio vestitino. Nelle ultime tre, invece, mi si vedeva inondare dalla secchiata d’acqua che mi avevano lanciato- Mi dispiace.- aggiunse.
-Robert, avevi ragione… su Mark, intendo. Io non volevo farti arrabbiare, è a me che dispiace.- dentro c’era un senso di colpa che mi stava sovrastando
-Per quello che è successo a casa tua, ti prego di dimenticare tutto, ero mezzo ubriaco.- rimasi scioccata da quelle parole, Robert sbronzo? Nah! Magari voleva solo fingere perché si sentiva in imbarazzo, comunque io lo assecondai.
-Immagino che delirio avrai fatto.- gli presi la mano, da amica, ovviamente e lui sembrò capirlo che non ci poteva essere niente di più che un’amicizia profonda tra di noi.
Quando arrivammo trovai una folla di studenti ammassati all’entrata principale della scuola, era evidente che anche loro trovavano ingiusta la cosa. Degli uomini con in testa dei caschi gialli e delle divise di un arancione fosforescente spingevano indietro i protestanti, ma loro non sembravano mollare. Robert si unì a loro e io restai in disparte, appoggiata al cofano di una macchina li vicino, con le braccia incrociate. Iniziai a stufarmi dopo una trentina di minuti.
Un ragazzo si fece largo tra la folla e si diresse con fare amichevole verso gli operai. Una donna che faceva parte di quelli che si occupavano del progetto di demolizione della scuola iniziò a parlare e dopo aver zittito tutti i ragazzi e le ragazze- Avendo parlato con il rappresentante di istituto vi concediamo la possibilità di organizzare un ballo di fine anno, dopodiché la scuola verrà rasa al suolo, per la sua costruzione abusiva.-
Non ne avevo idea che la scuola fosse abusiva, che bella notizia! Mark passò tra gli studenti senza guardare nessuno dei loro sguardi, aveva un aria altezzosa. Robert lo afferrò per un braccio prima che potesse salire sulla sua auto parcheggiata davanti all’entrate. Pensavo che gli stesse per tirare un pugno così mi staccai dal cofano della macchina e feci per andare da loro, ma Robert si limitò a dire:- Grazie… per averci provato.- gli lasciò il braccio e Mark annuì con la testa e salì in macchina.
Si fermò davanti a me e tirò giù il finestrino- Ti accompagno a casa?- chiese, abbassò la testa ei suoi occhi fecero capolino da sopra gli occhiali da sole per guardarmi meglio.
Guardo Robert e lui, sorridendo, punta in un scatto il mento verso la Mercedes. Sinceramente non avevo voglia di rifarmi tutta la strada che portava da scuola a casa mia a piedi, così salii in macchina, ringraziando con lo sguardo Robert.
Durante il tragitto non parlammo, restammo entrambi in silenzio, Mark tentò di aprire una conversazione, ma appena vedevo che voleva iniziare a parlare con me, mi giravo verso il finestrino, sospirando e facendogli capire che non ero in vena di conversare… con lui.
Aprii la portiera non appena arrivai a casa e ringrazia Mark senza guardarlo, salii gli i gradini del portico di casa e tirai fuori le chiavi, di solito mia zia dormiva a quell’ora e non volevo svegliarla per venirmi ad aprire.
-Grace, aspetta!- corse verso la porta e mi sfiorò una spalla, ma io feci un passo indietro e lui mi lasciò- Ti ho detto che non sapevo di quello stupido scherzo che ti hanno fatto alla festa di Lola e, parlando di lei, noi non stiamo insieme!-
-Ah si? E lei lo sa?- ribattei. Scossi la testa immediatamente- Anzi, sai che ti dico? Non mi importa, né della festa, né di Lola e… né di te!-
-Ma perché? Che ti ho fatto?- mi chiese, quasi urlando. Mi sembrava  quasi esasperato.
-Perché ti interessa tanto di quello che penso?-
-Perché io tengo a te!- si irrigidì non appena lo disse. Serrò i pugni e fece un respiro profondo- Senti, so che non vuoi vedermi, sono stato un cretino ad allontanarmi da te, soprattutto da quando i tuoi e i miei genitori sono morti. Mi dispiace, qualunque cosa abbia fatto. Scusa.-
Cinque anni, erano passati cinque anni e solo in quel momento mi stava porgendo le mie scuse? Non potevo accettarlo- Sei scusato… ora sparisci Mark.- mi voltai ed entrai dentro casa, lasciandolo con la bocca aperta e, sperai, con il senso di colpa. Scese le scale del portico, si girò un’ultima vola e se ne andò con la sua Mercedes grigia.
Sbuffai e strisciai la schiena contro la porta, per poi scivolare fino a sedermi sul tappeto dell’entrata. Abbracciai le gambe e fissai un punto inesistente che i miei occhi non vedevano. Rimasi lì per qualche secondo, per qualche minuto finché la voce di mia zia non mi riportò alla realtà- Perché lo hai trattato così?-
-Zia, pensavo dormissi.- mi alzai e mi asciugai le mani sudate nei pantaloni.
-Non dormivo.- rispose lei, acida- Che ti ha fatto di male?-
Scossi la testa- Mi ha fatto affezionare a lui, di nuovo.-
-E che problema c’è, bambina?- mi sollevò il mento con la mano, con dolcezza.
-E’ come gli altri, ne sono sicura. E poi ci perderemo di vista non appena la scuola verrà demolita, ognuno prenderà la propria strada e non ci vedremo più, spero andrà così.-
-Io non ti capisco, perché devi allontanare le persone? L’unico che frequenti e Robert, e va bene, ma non c’è niente di brutto nel frequentare altre persone.- mi baciò sulla fronte e prese la sua borsa- E Mark secondo me è un bravo ragazzo, non si merita il tuo “odio”. Devo andare a lavoro, ci vediamo per sta’ sera.-
-Mi trovi qui.- dissi mentre usciva. Andai in camera mia e aprii il computer, entrai sul mio profilo e notai che mi era arrivato l’invito di un evento: Il ballo della scuola, evidentemente la notizia della demolizione era girata in fretta. Grugnii. Perché un ballo? Era una cosa stupida. L’invito me lo aveva spedito Lola, era così ovvio, lo aveva fatto apposta a baciare Mark alla festa così per farmi salire l’invidia e mi aveva invitato perché potessi vedere lei con Mark. Decisi di andarci, per far vedere ad entrambi che non mi importa ne dell’uno ne dell’altra, così cliccai sull’icona Accetta.
Chiusi il computer e mi sdraiai nel letto, presi il libro che stavo leggendo, I Doni della Morte. Dopo circa mezz’ora arrivai all’inizio della pagina 632... gli occhi mi si riempirono di lacrime e scorrevano lenti sull’inchiostro della conversazione di Albus e Severus.

“A lui?” urlò Piton “Expecto Patronum!”

Lessi più sotto.

“Dopo tutto questo tempo?”

“Sempre” rispose Piton.

Ecco, stavo piangendo. “Stupidi film!” protestai tra me e me “Non fanno capire a fondo l’amore che Piton provava per Lily! Stupido Yates!”
Singhiozzavo come se mi fosse morto un parente, una lacrima cadde vicino al numero della pagina e mi accorsi che c’era una scritta a matita:
 
So che ci avrai messo un po’ prima di arrivare a questo punto, ma è il momento che preferisco di questo libro, ti ho scritto questo quella mattina in spiaggia, ricordi? Per questo ho deciso di scriverlo qui, invece che dirtelo a parole.
Tu sei il mio sempre, Grace White.
Con amore.
Mark.

 
Confusa. Arrabbiata. Felice. Stupida. Ecco come mi sentivo in quel momento
NOTA D’AUTRICE: NON SO VOI MA QUESTO E’ IL MOMENTO PIU’ AWWWWW DELLA STORIA, SECONDO ME E COME TUTTE LE STORIE CI DEVE ESSERE UNA FINE, UN “E VISSERO PER SEMPRE FELICI E CONTENTI” O, COME I MIEI AUTORI PREFERITI-DISTRUGGI-FEELS PREFERISCONO DIRE, UN “E MORIRONO TUTTI INFELICI E CONTENTI.” VISTO CHE LA MAGGIOR PARTE DEI MIEI PERSONAGGI PREFERITI MUORE (no, non piangere ora, non ora… Piton… Fred... Finnick… Cinna… Luke… Bianca… Tris… Uriah…). Ma ora non è il momento di piangere. Il prossimo sarà l’ultimo e definitivo capitolo!
GRACE_WHITE <3
(oddio l'ho fatto troppo lungo!! *-*)

 

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Capitolo 7
*** Enchanted ***


Enchanted
 
 
Salve a tutti, ci terrei tanto a farvi leggere questo capitolo ascoltando una canzone che mi piace particolarmente, ho messo il link a un punto della storia, non rimane altro che leggerla e farvi circondare dalla musica. (E’ una traduzione così se dopo vi andrebbe di leggerla vi farà comodo...
 
 
Non volevo entrare nella scuola la sera del ballo, non avevo il coraggio. Tenevo stretta la cintura allacciata della macchina di mia zia, lei mi guardò sbalordita e slacciò la cintura- Ora non dirmi che non vuoi più andarci!- io la guardai con occhi da cucciolo sperando che mi avrebbe riportata a casa ma scosse la testa e agitò il dito da destra a sinistra velocemente- No, no signorina. Non ho speso una fortuna per comprarti quel vestito meraviglioso solo per indossarlo in giro per casa! Ora tu esci da qui, vai dentro e fai vedere a tutti lo schianto di ragazza che sei.- le sorrisi e feci per uscire quando la sua stridula voce non mi bloccò- E cerca di non fare l’alba!-

Entrai titubante della scelta che avevo fatto nell’andare a quello stupido ballo. Passai davanti alle vetrate del primo corridoio della scuola e vidi il mio riflesso. Indossavo un vestito corto fino alle ginocchia davanti e lungo fino alle caviglie dietro, dalle spalle fino al bordo delle maniche fino allo strascico era colorato da diverse sfumature di indaco, dal petto sono scure e alle caviglie sono chiare, simili ad un tipo di blu sbiadito. I capelli erano sciolti e ondulati, sempre di quel caldo color ambra. Mi fermai un momento a guardarmi, sembravo un’altra ragazza, ero cambiata molto in quelle settimane. Erano passati cinque giorni da quando avevo accettato l’invito del ballo, da quando avevo letto il messaggio di Mark sul libro. Non riuscivo a mandare giù quella storia, era un peso che mi sarei dovuta togliere, prima o poi dovevo parlarci.

Continuai a camminare fino ad arrivare alla porta verde della palestra, dallo spazio fra il pavimento e il bordo inferiore della porta uscivano fuori luci di molti colori, si sentiva la musica provenire da dentro. Trassi un respiro profondo ed entrai.
La palestra era piena di ragazzi e ragazze che ballavano, alcuni invece se ne stavano seduti in fondo su delle sedie, con l’aria annoiata. Probabilmente erano quelli che non avevano un cavaliere o una dama con cui ballare, ed era evidente che quello era il posto dovevo stare io.
 

(
https://www.youtube.com/watch?v=XKP222HP9xw   mi raccomando, leggete non appena si apre la pagina ^.^ )
 

Con lo sguardo basso continuai a camminare in mezzo alle persone fin quando il DJ annunciò:- Ora passiamo alle smielatezze della serata, preparatevi ragazzi, è il momento di invitare una fanciulla a ballare con voi!- il suono di una chitarra acustica risuonò e le coppie cominciarono a formarsi.

Li avevo inquadrati tutti, sembravano marionette che dovevano per forza fare le cose da manuale altrimenti sarebbero state tagliate fuori. Intravidi Robert tra la folla, stava ballando con una ragazza mora, con un vestito rosa confetto, non la conoscevo. Lui mi vide e sorrise, ero contenta per lui ma non sembrava più il mio migliore amico, anzi, era diventato una marionetta anche lui. Fui costretta a contraccambiare il sorriso.

Distolsi lo sguardo e vidi Mark davanti a me. Indossava uno smoking nero, con una margherita infilata nella tasca del suo abito, stava sorridendo a me.
-Ciao Grace.-
-Ciao Mark.-
Tese la mano verso di me, solo allora mi accorsi che eravamo al centro della “sala da ballo”, la afferrai con delicatezza- Sapevo che ti avrei incontrata qui stasera.- si avvicinò a me, eravamo a un centimetro di distanza. Mi prese anche l’altra mano e la appoggiò sulla sua spalla, e ci ritrovammo a dondolare come gli altri sulle note di Enchanted.
Non osavo guardarlo negli occhi, ma lui mi alzò il mento fino a far incontrare i nostri sguardi- Hai finito il libro di Harry Potter?- chiese sussurrandomi all’orecchio.
Trattenni un sorriso e restai seria- Si.-

-Ti è piaciuto?- parlava come se fosse una di quelle giornate che passavamo al mare, la sua voce era naturale.
-Molto.- mormorai- Soprattutto il capitolo 33, pagina 632.- mi pentii quasi di averlo detto. Alzai gli angoli della bocca e sorrisi timidamente, senza mostrare i denti.

Abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, traendo un respiro di sollievo. Gli lasciai le mani e gli buttai le braccia al collo, fino ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Mi circondò i fianchi con le sue, di braccia. Restammo lì, ad ascoltare la canzone abbracciati.
Ci allontanammo mano nella mano verso il campo da basket fuori dalla palestra, arrivammo al giardino dove di solito i professori ci lasciavano mangiare gli ultimi giorni di scuola. Ci sdraiammo senza fiatare, con le mani sempre unita, guardavamo il cielo buio e brillante di stelle.

Volevo domandarglielo ma avrei interrotto quel meraviglioso momento- Pensi davvero quella cosa che hai scritto sul libro?-
-Si, Grace White.- continuò a fissare i luccichii bianchi sullo sfondo scuro sopra di noi, era divertente quando diceva il mio nome intero- C’è una domanda che mi continua a ronzare nella testa e finche non me ne libero non starò tranquillo.- si alzò.
Mi tirai su stando attenta a non rovinare il vestito e lo guardai- Allora liberatene e chiedi.-

La musica si riusciva a sentire anche da fuori, doveva essere molto alta, mi passò le mani sui fianchi e mi si avvicinò. Appoggiai le braccia sul suo petto e le mani sulla sua clavicola, prese la margherita dalla tasca e me la intrecciò tra i capelli dietro l’orecchio- E’ ancora il tuo fiore preferito, vero?-
-Si.- lo ringraziai. Ci restai un pochino male- Era questa la domanda?-
Lui rise- No, no.-
-Bhè, mia zia si è raccomandata che devo essere a casa presto ma non ce la farò se non mi dici qual è!-

-Tu mi ami?-

“Porca miseria!” pensai. Doveva proprio farmi quella domanda? In realtà non lo sapevo, non sapevo neanche cos’era l’amore! Bhe, in un certo senso si se includiamo i consigli che Olaf da a Anna, sul film Frozen, si, ma non lo avevo mai provato.
Ripensai alle parole che avevo detto a Robert durante il nostro litigio, dopo avermi chiesto se mi piaceva: “Tu non mi hai chiesto se ti amo, ma se ti piaccio.”
Mark mi aveva chiesto se lo amavo, mi aveva scritto quelle cose sul libro e cercava di avvicinarsi a me sempre di più.
Forse quello era amore?

-Se ti dico che anche tu sei il mio sempre, la prendi come una risposta?- stavo sorridendo, ero felice con lui. Si, avevo solo sedici anni ma non importa, quello secondo me era amore. E vidi che anche lui era felice dalla faccia che aveva, stava per avvicinarsi al mio viso ma si bloccò, come in attesa del consenso. Risi- Puoi baciarmi, Mark!-
Le nostre labbra si sfiorarono con delicatezza, fino a farci diventare un tutt’uno. Cosa c’era di più romantico di quello? Uno sfondo di un manto di stelle, un primo vero bacio, e una musica dolce come atmosfera?
Assolutamente niente.
Mark chinò la testa e appoggiò la sua fronte contro la mia.

Ci guardammo negli occhi- Allora sono il tuo sempre, Grace?

Lo baciai.

-Sei il mio sempre.-
 

 
NOTA D’AUTRICE: Questa storia è finita, e spero con tutta me stessa che sia piaciuta a tutti.
Vorrei ringraziare tanto due lettrici fisse  che non hanno mai esitato a recensire: Anna_23, grazie per tutto il sostegno che mi hai dato, e ChangeWorld. <3 <3 <3 <3 <3
Ringrazio anche tutti gli altri utenti che hanno letto la storia.
Credo che mi mancherà scrivere altri capitoli di Questa è sfortuna..?, ma avrò anche da fare con le altre mie storie che sto continuando a pubblicare (basta idee, basta idee, sto pubblicando troppo!)
Bene, allora… ciao :’) <3 <3 <3

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