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Autore: GRACE_WHITE    10/06/2014    2 recensioni
Una ragazza di quasi diciassette anni, Grace Backl, è costretta a partecipare al Giorno della conoscenza, un avvenimento che la sua scuola organizza ogni anno per far socializzare tutti gli studenti, così che poi alla fine dell'estate lo studente dovrà portare un testo sui giorni passati insieme con il suo compagno. Non si può dire che in questa estrazione, la sua seconda, sia stata fortunata, perchè viene estratta da un ragazzino che odiava, Mark. Ma lei dovrà capire se quella è sfortuna o... fortuna :)
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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L'ESTRAZIONE DEL NOME.
Quel giorno dovevo dirigermi con la mia classe in auditorium. Sarei rimasta comodamente in classe, a fare lezione leggendo di nascosto un libro dietro lo zaino, ma il professore, ovviamente ci ha costretti a partecipare per la seconda volta all’annuale Giorno della Conoscenza, proprio nell’ultimo giorno di scuola: una stupida riunione dove uno studente pescava il nome di un altro, per poi trascorrerci minimo un mese insieme. Avevano organizzato questa cavolata per far socializzare studenti con altri, così per avere una scuola unita, e anche perché alla fine dell’estate dovevamo portare un testo positivo o negativo in cui avremmo dovuto scrivere dell’esperienza di una nuova conoscenza.. L’anno prima mi era capitato come compagno un’ochetta insopportabile, una di quelle ragazze che pensano solo al trucco e ai ragazzi.
Giurai che se mai mi sarebbe capitata di nuovo una come quella, mi sarei uccisa seduta stante.

Il prof si raccomandò alla classe di stare compatta, in un solo spalto così che non avesse fatto fatica a rintracciarci tutti. Ma ovviamente nessuno ascoltò il suo ordine, soltanto la sfigata o secchiona di turno… io.

Vidi uno dei rappresentanti di istituto avvicinarsi allo scatolone con tutti i nomi degli studenti, si chiamava Mark, uno dei più amati della scuola, soprattutto dalle ragazze, frequentava il quarto anno, quindi aveva due anni più di me. I suoi  capelli erano di biondo scuro, corti e lisci, con un ciuffo che gli ricadeva da una parte. Vestiva sempre alla moda, come d’altronde dovevano fare i più popolari. Lui era un altro con cui non sarei mai voluta capitare insieme, per passarci del tempo. Di sicuro avrebbe passato il tempo a parlare di quante ragazze gli andavano dietro o di quanto lui fosse meraviglioso… quindi un inferno.
-Secondo anno che partecipiamo, mio dio, come si fa, eh Grace?- il mio migliore amico, Robert, si sedette accanto a me, massaggiandosi le tempie. Ogni volta che lo guardavo sembrava buffo, con quegli occhialoni e quel taglio di capelli sparati verso l’alto, lo aveva fatto per sembrare un duro, ma a me ricorda tanto un orsetto lavatore. Aveva il naso leggermente incurvato e gli occhi color nocciola.

-Ridicolo vero?- presi dallo zaino un pacchetto di patatine, le aprii e io e Robert iniziammo a sgranocchiarle senza farci vedere dal prof.

Assistemmo al noioso discorso di Mark, dopo averlo finito aprì lo scatolone, fece un sorrisetto malizioso, sentendo certe ragazze sperare di essere scelte. Fui sorpresa quando mi lanciò un’occhiata, mi raddrizzai composta, appoggiai i gomiti sulle cosce e smisi di sgranocchiare le patatine. Lui sorrise senza scoprire i denti, distolsi lo sguardo e iniziai a fissarmi i piedi. Avevo conosciuto in passato quegli occhi, li avevo visti spesso durante l’infanzia. Eravamo amici, io e lui, poi dopo che i nostri genitori, un tempo amici, morirono in un incidente aereo di lavoro, abbiamo smesso di vederci. L’ultima volta che mi rivolse la parola fu al cimitero, mentre depositavo i fiori sul vaso della tomba dei miei.  Avevo undici anni, lui dodici.

Era vestito di un grigio scuro, quasi nero, aveva ancora i capelli spettinati e ribelli, mi salutò e dopo essersi accorto che non gli stavo prestando attenzione disse:- Perché porti ancora i fiori dopo così tanto tempo?- erano passati un paio d’anni, ma dai nostri volti né io e né lui volevamo smettere di piangere le loro morti. Mark faceva il duro, lo ha sempre fatto- Tanto non possono vederti, è una stupidaggine portare i fiori a qualcuno che non può sorriderti o ringraziarti.-
Lui se ne andò via, grazie al mio: “Vai a quel paese, Mark!”. Ma quella sua frase mi fece pensare, è vero, era inutile, perciò smisi di portarli. Infatti il dolore si affievolì poco dopo.

Smisi di far riaffiorare i ricordi, Mark tossì per essere al centro dell’attenzione più di prima, mi diede un ultimo sguardo. Mi coprii la testa con il cappuccio della mia felpa, ovviamente senza maniche, visto che era l’ultimo giorno di scuola, dovevo resistere ancora un po’ e l’estate sarebbe stata mia, magari un compagno che avesse i miei stessi gusti, possibilmente carino.

Mark infilò la mano nello scatolone ed estrasse il nome, spalancai gli occhi appena lo disse. Senza attirare l’attenzione di nessuno mi diressi alla porta d’uscita dell’auditorium, barcollavo verso l’uscita, non volevo credere che le sue labbra avevano gridato il nome: Grace Black.

Il mio nome.

Questa è sfortuna!

NOTA D’AUTRICE: CIAO, QUESTO E’ IL SECONDO RACCONTO CHE PUBBLICO, IN PARTE E’ STATO TRATTO DA UNA STORIA VERA, LA  MIA ^_^!  SPERO VI SIA PIACIUTA, SE INVECE E’ IL CONTRARIO FATEMI SAPERE, OK?
BACI E ABBRACCI, GRACE_WHITE <3
   
 
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