Justice Will Prevail

di Giga Drill Break
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La prima mossa ***
Capitolo 2: *** Indecifrabile ***
Capitolo 3: *** Silenzio assordante ***
Capitolo 4: *** Destino ***



Capitolo 1
*** La prima mossa ***


 
- Cattureremo Kira, è una promessa - sentenziò Ryuzaki ruotando il cucchiaino nella tazza di caffè senza staccare gli occhi dallo schermo del computer.
Light Yagami lo guardava con la coda dell'occhio senza dire una parola.
Tutti erano in attesa, in attesa di un nuovo messaggio di Kira o del secondo Kira, in attesa di un segno, un'intuizione, un minimo dettaglio che li potesse avvicinare al loro obiettivo.
Soichiro Yagami fissava il figlio pensieroso: e se fosse veramente Kira?
Si sarebbe fatto prendere dal suo essere padre venendo meno al dovere di poliziotto o l'avrebbe freddamente lasciato giustiziare?
Pensieri, moltitudine di pensieri scorrevano nella mente di ciascuno dei presenti.
Ad un tratto un suono,un nuovo messaggio: il secondo Kira.
Tutti trasalirono e si misero in ascolto mentre L premette "play" e zittì i colleghi con un gesto della mano.
"Kira! E a te che mi rivolgo!" Light Yagami ebbe un leggero,impercettibile fremito. L l'avrebbe notato?
"E’ a te che mi rivolgo! So chi sei,conosco il tuo nome,conosco il tuo volto. Sai cosa vuol dire questo,vero? Sei finito.
Sarò io il Dio del nuovo mondo."
Il messaggio terminò con un ghigno beffardo.
Light non disse una una parola. Non poteva.
Era troppo rischioso.
- E’ assurdo.... - gemette Matsuda.
L portò il dito sulla punta delle labbra: - interessante. Vero,Light-kun? -
- Si. -
 
Light Yagami tornava a casa a passi veloci e pieni di rabbia. Chi era il secondo Kira?
Davvero conosceva il suo nome ed il suo volto?
Doveva uscire da questa storia. Al più presto.
-  Sembra che qualcuno sia stato più furbo di te - ridacchio Ryuk beffardo svolazzando dietro il ragazzo.
L nascondeva qualcosa. Sapeva qualcosa in più: era troppo spavaldo, troppo sicuro di sè.
L'aveva forse già in pugno? Era forse già al corrente dell'identità di Kira? 
Yagami si chiuse a chiave in camera sua e si gettò sul letto.
Fissava il cassetto dove era contenuto il Death Note: la sua arma di giustizia, la via per diventare il Dio del Nuovo Mondo. 
Era rischioso continuare a scrivere nomi, almeno per un po' avrebbe lasciato che la situazione si calmasse. Avrebbe osservato le mosse del secondo Kira, sfidandolo. Avrebbe giocato la sua partita a scacchi con la sorte. 
Accese la TV per guardare il telegiornale: "notizia straordinaria. 28 detenuti del carcere statale della regione del Kanto morti per arresto cardiaco"
Il secondo Kira aveva fatto la sua mossa
Ora toccava a Light mandare avanti la partita.
 

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Capitolo 2
*** Indecifrabile ***


L era rimasto impassibile di fronte al messaggio del secondo Kira.
"- interessante" aveva detto. 
Cosa significava? Conosceva la sua identità? Nascondeva qualcosa?
Light Yagami non riusciva a seguire alla perfezione le mosse del detective: nessuno sapeva mai cosa stesse pensando esattamente.
Tuttavia, per Light, capire cosa L avesse in mente di fare era questione di vita o di morte.
I pensieri nella mente di Kira scorrevano freneticamente e senza sosta, come continuava a scorrere il sangue delle sue vittime. 
Ryuk era più beffardo e ridanciano che mai e ciò irritava non poco Light che prontamente lo zittiva ogni qualvolta lo sentisse sghignazzare alle sue spalle.
- Questa volta vincerà L.. - ripeteva lo shinigami ridendo sotto i baffi.
L non poteva vincere. Kira non glielo avrebbe mai  permesso. 
 
Arrivato nell'ufficio del detective,Light Yagami salutò i presenti con un gesto della mano e si andò a sedere al solito posto, sulla sedia accanto a quella di L. Quest'ultimo non lo degnò di uno sguardo e continuò minuziosamente la composizione di una piramide di zollette di zucchero.
- KIRA! - gridò ad un tratto.
Matsuda e gli altri trasalirono. Light sentì qualcosa stringergli la gola e lo stomaco ma non mosse un muscolo.
L si girò verso di lui e sorrise: - se mi avessi risposto sarebbe stato un bel problema. -
La tensione si sciolse e tutti scoppiarono in una lieve ma liberatoria risata. Non Light. 
L voleva forse fargli sapere di aver scoperto la sua identità? 
Era solo un test? 
Kira non riusciva a decifrare i pensieri di Ryuzaki: i suoi occhi così vuoti, lo sguardo vitreo e impassibile non lasciavano trasparire nulla.
- Era un test,vero? - domandò Light osservando L con la coda dell'occhio.
- No, era soltanto uno scherzo. Ma sappi che i miei dubbi su di te rimangono. - 
La piramide di zollette cadde.
 
Il capo della polizia Soichiro Yagami si avvicinò ai due con una serie di fogli in mano: - Ieri notte ci sono stati altri 18 morti per arresto cardiaco. Tuttavia, a questo punto non possiamo sapere se si tratti del primoo del secondo Kira dato che il modus operandi è il medesimo -
- In realtà è' possibile stabilire di quale dei due si tratti, dal momento che il secondo Kira opera solo e soltanto durante la notte, giusto? - sentenziò Light
- Sbagliato! - esclamò L - Il messaggio vocale fu inviato dal secondo Kira alle 4:15 del pomeriggio e pochi minuti dopo quest'ultimo giustiziò 12 condannati a morte per provare la veridicità del suo messaggio, pertanto tuo padre ha ragione,Light-kun: per ora è impossibile stabilire di quale dei due si tratti -
Il secondo Kira era un abile giocatore, Light dovette ammetterlo. Ma c'era qualcosa che non andava in tutto questo. Davvero conosceva la sua identità? E L nascondeva troppe cose.
Ryuzaki allungò la pallida mano verso un piccolo vassoio colmo di pasticcini, ne scelse uno con una crema alle fragole e lo tenne sospeso a mezz'aria lasciando colare a terra il denso liquido rosso.
- Tanto sangue ancora scorrerà, vero Light-kun? -

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Capitolo 3
*** Silenzio assordante ***


 
Poteva già vedere il portone di casa sua, quando Light sentì le voci di sua madre e sua sorella dalla finestra del salone,  e per un attimo un sipario di velluto nero calò sul mondo: cosa sarebbe stato di loro se fosse morto? E cosa sarebbe successo se fosse venuto fuori che lui era Kira? E se suo padre lo avesse già scoperto?
Sentì il respiro pesante e le gambe stanche, gli sembrava di stare camminando in un mare denso e fangoso, sulle spalle gravava l’enorme peso di ciò che era diventato.   Cadde sulle ginocchia e con le mani pressate sulle orecchie iniziò ad urlare, era stanco, stanco di sentire gli urli delle sue vittime risuonargli nella testa, stanco di camminare continuamente su un filo sottilissimo che lo separava dalla rovina, dalla morte, stanco di sfidare il destino. Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, urlò fino ad uccidere, schiacciare la paura col peso della rabbia. 
Rimase per interminabili secondi in quella posizione, in silenzio, ascoltando il battito del cuore farsi sempre più lento fino a ristabilirsi. Si incamminò verso casa con lo sguardo basso, Ryuk ridacchiava alle sue spalle con un’espressione in volto come quella di un oracolo che conosce già le sorti del mondo.                                              
Light non disse una parola per tutta la sera, sua sorella lo guardava confusa: aveva qualcosa di diverso, i suoi occhi erano cambiati, si erano fatti vitrei e inespressivi, consumati, come quelli dei soldati che tornano dal fronte.
L’assordante silenzio di Light Yagami si protrasse per giorni.  Osservava il mondo con uno sguardo spento, come la ballerina di un carillon rotto che continua a girare su se stessa sola,senza musica. Qualcosa si era spezzato dentro di lui o forse qualcosa stava nascendo.
 
I messaggi del secondo Kira si fermarono per circa una settimana finché una sera, mentre erano tutti riuniti nell’ufficio di L, arrivò una nuova comunicazione, gelida, sintetica, micidiale:

“Stanotte aggiungerò un grande pezzo al puzzle”

"- Bene. “ – sentenziò L, - “cosa proponete di fare? “ –
Gli agenti si guardarono l’un l’altro senza essere in grado di dire una parola.
“- Mi sembra ovvio,  “ – rispose Soichiro Yagami freddamente – “Bisogna sparpagliare tutte le pattuglie per le città, Kira avrà sicuramente dei complici. Se non prenderemo lui, almeno possiamo impedire che altro sangue venga sparso inutilmente” –
Light non disse nulla, ma un ghigno appena accennato comparve sul suo volto. Nessuno lo notò, tranne L: - “Tu cosa dici,Light-kun?” –
-“Cosa ti fa pensare che il primo Kira non possa approfittare della situazione? “
Light stava correndo un grosso rischio, lo stava beffeggiando, sfidando.
L rise, ruotò lentamente sulla sedia girevole e lo guardò: fu uno sguardo talmente tagliente e profondo che a Light sembrò di essere stato trapassato da parte a parte, fatto a pezzi. Ryuzaki aveva capito, non c’era più alcun dubbio.
L’aria si era fatta pesante e tesa come una corda di chitarra, nessuno dei presenti osò proferire parola.
Un sorriso appena accennato, beffardo e sinistro era stampato sul viso di Light.
“- Finalmente hai capito” – ridacchiò Ryuk alle sue spalle
“-Oh si Ryuk,
...ho capito tutto - "

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Capitolo 4
*** Destino ***


Quella notte vennero impiegate tutte le pattuglie di cui disponeva la città, furono coperte tutte le aree in cui avrebbe potuto operare il secondo Kira.                            
Il primo Kira avrebbe potuto approfittarne, era vero, ma si doveva rischiare:
non c’è vittoria senza rinunce.     

Nell’ufficio di L, l’improvviso squillare del telefono squarciò il silenzio: la prima vittima.

La macchina della polizia con L, Light , Matsuda e Soichiro Yagami sfrecciava a sirene spiegate nella notte, le luci accanto scorrevano veloci come code di comete. Light tirò giù il finestrino: l’aria era fredda e tagliente, chiuse gli occhi per qualche secondo.
Era giunta la notte. Era giunto il momento della verità.
Sentì brividi caldi correre su e giù per tutto il corpo come piccoli insetti, un senso di nausea e pesantezza lo pervase.                      
Ma quel sorriso, quel sorriso sinistro e terribile era sempre lì.           
Aprì gli occhi incrociando quelli di L, che non aveva staccato lo sguardo da Light nemmeno per un secondo.                                                  
Il sottile filo rosso del destino li stava unendo inesorabilmente, le tenui fibre scarlatte si intrecciavano fino a fondersi insieme, fino a terminare l’una nell’altra.    
Matsuda richiamò l’attenzione di L per fargli ascoltare la comunicazione radio dell’annuncio di una seconda vittima.                       
Light infilò lentamente la mano nella giacca e con estrema delicatezza tirò fuori un pezzo di carta strappato dal Death Note e una penna.     
Aveva accettato gli occhi di Ryuk, aveva dato metà della sua vita.
Metà della sua vita per conoscere il nome di L, per vincere.
Era il momento: L sarebbe morto e niente lo avrebbe più ostacolato.     
Il filo si tese.                                                                                                              
La punta della penna si appoggiò come una piuma leggerissima sulla carta.
In quel momento la comunicazione radio terminò.                                     
La mano di Light era di pietra, incapace di continuare a scrivere.            
L si girò indietro di scatto.
Light trattenne il respiro, una minuscola gocciolina di sudore si staccò dalle punte dei capelli e scivolò nel colletto della camicia.

Tecnicamente non era ancora stata stabilita l’ “arma segreta” utilizzata da Kira, non si era a conoscenza del Death Note.                                             
Ma L lo sapeva, per una ragione che Light non era ancora riuscito a spiegare. Ma lo sapeva.

Yagami lasciò cadere per terra la penna e il pezzo di carta.
“ – Cosa stavi scrivendo, Light-kun?” – domandò L guardandolo con la coda dell’occhio.
“ – Niente.                          
 Prendevo appunti – ”
Sul viso di L apparve lo stesso sorriso beffardo di Light, la stessa espressione sinistra. Per un attimo sarebbe stato impossibile distinguere un volto dall’altro.
Il filo tornò come prima.
Il tentativo di uccidere L era fallito ma Light era certo che gli si sarebbe presentata una nuova occasione per ripeterlo. Ormai non poteva più permettersi di sbagliare.
D’altra parte,Light sapeva che Ryuzaki non era il suo unico problema: il secondo Kira aveva intenzioni poco chiare. Se davvero conosceva il suo nome perché non lo aveva ucciso subito? E qual’era il suo vero scopo?

Quella notte ci furono 47 omicidi.

Alle 3:45 del mattino Light era nella sua camera, sdraiato sul letto con il viso rivolto verso il soffitto, gli occhi sbarrati, la testa vuota.
Ryuk aprì il cassetto della scrivania, prese il Death Note con due dita e lo fece dondolare davanti agli occhi di Light :
“- Hai così paura di essere scoperto dalla polizia, che ti sei dimenticato perché  possiedi questo” – disse ridacchiando.
Light chiuse gli occhi per un attimo poi si alzò di scatto dal letto e si sedette alla scrivania.
“- Hai ragione, Ryuk – disse, strappando il quaderno dalle mani dello shinigami “ – Non devo dimenticarmi chi sono. Io sono Kira.
Io sono la giustizia. ”

EPILOGO

Light uccise 137 persone in meno di due ore; fu fermato dallo squillare del telefonino alle 5:30 e da una voce che squarciò il silenziò della notte come un pugnale conficcato in un pezzo di ghiaccio:
“- Sono il secondo Kira”                                                                                    
Light non disse una parola. Ryuk sorrise. Il filo era di nuovo teso.          
“- Vediamoci tra mezz’ora nelle rovine della fabbrica tessile a due isolati da qui.
So che ci sarai”                                                                   
Yagami non era sorpreso della cosa, era soddisfatto: finalmente il momento era arrivato, avrebbe eliminato per sempre il secondo Kira. Avrebbe vinto.
Uscì dalla stanza a passo felpato e senza farsi sentire si chiuse la porta di casa alle spalle e il buio della notte lo inghiottì.                                                     
Il vento soffiava gelido e feroce sul viso di Light che continuava a correre verso il vuoto, verso il capo del filo.                                                            
Ryuk volava dietro di lui con un’espressione compiaciuta in volto, Light lo guardò e capì che sapeva già tutto, che era tutto parte del piano, del disegno del destino, lui stesso lo era. Ma non c’era più tempo per i ripensamenti.

Non c’era più tempo.

Light si bloccò davanti all’entrata della fabbrica dismessa; la porta, illuminata dalla luce della luna, era socchiusa e si intravedeva la densa oscurità dietro di essa. Aprendola produsse un tetro e lungo cigolio, straziante come il pianto di una vedova
Light entrò a passi lenti, avanzando nel buio denso e tastando l’aria per capire se avesse qualcuno davanti a sé:
“ – Dove sei?” – urlò.
Si udirono dei passi. Light rimase in ascolto, tendendo le orecchie nella direzione dove sembrava provenisse il rumore.
Sempre più veloci. Sempre più vicini.
“Dove sei!?” – ripeté con un leggero fremito nella voce.
Light si accorse di un fascio di luce lunare che penetrava da una trave mancante sul soffitto: formava una lunga passerella in un angolo della stanza dove i passi si dirigevano.                                                                  
Yagami spalancò gli occhi per riuscire a capire di chi si trattasse.
Lentamente, dal buio, emerse una figura gobba, leggermente inarcata in avanti, i capelli arruffati e scuri.
Light sentì le gambe cedergli, un fremito lo scosse da capo a piedi.
Era L.

Come aveva fatto a non capirlo subito?                                                      
Come aveva potuto lasciare che si prendesse gioco di lui sotto al suo naso?             
Come aveva fatto a non accorgersi di nulla?
Light non riusciva a muovere un muscolo, era immobile come una statua, tremava.

“ – Sorpreso, Light-kun? –” mormorò L camminando in direzione del suo interlocutore.
“- Credo di doverti delle spiegazioni. Sono entrato in possesso del Death Note ancora prima di scoprire che tu lo usassi, solo quando l’ho avuto tra le mani ho capito che doveva per forza essere quella la tua “arma segreta”, non per nulla sono un detective.                                                                                       
Non lo avrei mai detto prima, ma mi incuriosiva. Mi incuriosiva la tua idea di “giustizia”, la tua idea di “nuovo mondo” e mi sono detto che infondo non era poi così sbagliata.”
L fece una lunga pausa come in attesa di una risposta.                             
Poi, scorgendo nel buio il viso di Light ancora pietrificato e immobile, riprese:
“ Ho potuto fare tutto ciò che volevo sotto i tuoi occhi, senza che tu ti accorgessi di nulla perché tu eri troppo sicuro. Troppo sicuro di avermi in pugno che non ti sei accorto che in realtà ero dalla tua parte. Ero dalla tua parte,Light. Poi la tua voglia di giustizia si è lentamente trasformata in una forma di psicopatia, hai perso il controllo e hai iniziato ad uccidere in modo compulsivo, senza scopo.
E’ lì che ho capito che non sei tagliato per questo, che non ce l’avresti mai fatta a diventare il Dio del “nuovo mondo” che tanto predicavi”

Il filo rosso era teso all’inverosimile, pronto a spezzarsi da un momento all’altro.

“E’ lì che ho capito che due Kira non potevano esistere”.

In quel momento il tempo si fermò a mezz’aria, sembrava che anche la terra avesse smesso di girare, che le stelle avessero perso bagliore.
Light cadde sulle ginocchia con un tonfo sordo che risuonò per le pareti metalliche della stanza.
Tremava con una foglia ma non era spaventato, ardeva d’odio.
L stava per muovere l’ultima pedina della scacchiera e Light lo sapeva.

“E’ per questo che ho scritto il tuo nome sul Death Note. E’ per questo, che tra esattamente 3 minuti, morirai.”

Ryuzaki avvicinò le labbra all’orecchio di Light e sussurrò:
“Game over, Light-kun”, quindi si voltò e si diresse verso l’uscita della fabbrica.

Light Yagami sentì la testa riempirsi di una nebbia fitta e densa come un muro di cemento. Stava davvero per morire così?                                                 
Chiuse gli occhi e digrignò i denti con tanta forza che sembrava dovessero spaccarsi in mille pezzi da un momento all’altro.

Il filo stava per spezzarsi.
L’ultima pedina stava per essere mangiata.

Ad un tratto Light alzò lentamente la testa e si girò verso L con un terribile ghigno in volto: “- Non ancora – ” sibilò.
Tirò fuori il Death Note dalla giacca e una penna e scrisse.
Scrisse il nome di L, che non avrebbe potuto fermarlo in alcun modo.

Il tempo era scaduto.

Le fibre rosse erano intrecciate insieme per l’eternità.

Successe tutto in un millesimo di secondo.
Contemporaneamente, i corpi di Light Yagami e L caddero al suolo senza vita come un sasso in fondo all’oceano.

La partita era terminata.

Il filo rosso si spezzò.

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