Seblaine Week: Love is All around Them

di black_eyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** DAY 1: Alternative Meeting ***
Capitolo 2: *** DAY 1: Alternative Meeting ***
Capitolo 3: *** DAY 2: wet T-Shirts ***
Capitolo 4: *** DAY 4: Paranormal-Fantasy ***
Capitolo 5: *** DAY 7: Soul Mates ***



Capitolo 1
*** DAY 1: Alternative Meeting ***


Ed eccomi qui! Anche se nessuno sentiva la mia mancanza sono tornata per Seblaine!Week dei miei patatini adorati.
Soooo, non ho molto da aggiungere, quindi vi lascio e buona lettura!
( Grazie alla Alice che mi ha betato questa roba qui <3 )



Blaine, un morettino dagli occhi color ambra fusa, uscì dall'aeroporto di New York correndo quasi inciampando fra i propri piedi. Il volo era arrivato in ritardo, i suoi bagagli erano stati mandati verso la parte sbagliata del terminal e di conseguenza aveva fatto un ulteriore ritardo sulla sua tabella di marcia.

Infatti, il ragazzo che avrebbe condiviso con lui l'appartamento gli aveva chiesto di chiamarlo per confermare la stanza e il suo arrivo, ma dato che l'aereo era arrivato tardi, il cellulare era scarico e non era riuscito neanche a farsi sentire.

Maledicendo le linee aeree, il morettino si avviò verso una dei tanti posteggi taxi che vi erano lì vicino, ma purtroppo quasi tutti erano occupati e come minimo avrebbe dovuto aspettare 2 ore per riuscire a trovarne uno libero.

Nonostante tutti quei contrattempi Blaine era felice e neanche le leggere goccioline di pioggia riuscivano a togliergli il sorriso dal volto. Poteva continuare a fare degli studi che amava e finalmente avrebbe vissuto da solo, o per lo meno con un coinquilino; a quell'ultimo pensiero si affrettò verso un telefono pubblico per chiamare il suo futuro coinquilino.

“Pronto? Sì, salve, sono Blaine Anderson e chiamo per … oh”, sbarrò gli occhi sentendo che la camera oramai era già occupata. Il ritardo del volo, sommato a tutti gli inconvenienti di quella mattina avevano causato la perdita dell'alloggio. “Va … va bene.” Balbettò il moretto passandosi una mano fra i ricci “capisco, va bene, grazie lo stesso.” E chiuse la chiamata.

Uscì nuovamente in strada maledicendo questa volta chiunque. Nell'arco di 10 minuti non aveva più nulla! Un tuono sopra alla sua testa lo riscosse, alzò gli occhi e in quel momento esatto iniziò a piovere a dirotto. Bene! Ci mancava solo questa! Il suo primo temporale a New York!

Corse sotto ad una tettoia per ripararsi, ma come nei peggiori film comici non vi era neanche uno spazio dato che tutto il marciapiede coperto, era occupato da turisti fradici di pioggia.

Blaine, con le scarpe bagnate di acqua che impregnava persino i calzini, tirò il proprio trolley lontano, cercando un posto libero; così provò, come ultima spiaggia, a correre sotto a una delle fermate per autobus dove non c'era nessuno, era coperto e almeno poteva avere tempo per pensare sul da farsi.

Che bella giornata, pensò, fissando il cielo plumbeo che non smetteva di gettare sulla terra secchiate di acqua ghiacciata, di sicuro non poteva andargli peggio di così. O no?

Aveva appena lasciato il trolley a terra quando una macchina gli passò accanto, prendendo una pozzanghera e colpendolo in pieno.

A quel punto a Blaine stava venendo da piangere, ma invece rise scuotendo il capo, effettivamente la giornata poteva ancora peggiorare, e si sedette su una panchina tutta ammaccata e arrugginita, non gli importava neanche di aver freddo e di bagnarsi ancor di più.

Si passò una mano fra i ricci gocciolanti e si pulì il viso con la manica della felpa fradicia.

Bene, adesso che avrebbe fatto? Rabbrividì sentendo il freddo arrivare fin dentro le sue ossa e starnutì leggermente cercando un fazzoletto nella tasca che, puntualmente grazie alla sua fortuna, era pregno di acqua come del resto tutti i suoi vestiti.

Tirò su dal naso e si alzò dalla panchina fissando le persone che riempivano bar e marciapiedi per potersi riparare, lui era l'unico pirla fradicio e solo.

Un ulteriore starnuto lo fece scuotere e rabbrividire, si sarebbe preso una bella influenza e la giornata non era neanche finita! Imprecò tra i denti raccogliendo da terra il suo trolley, doveva pur allontanarsi da lì, non poteva aspettare che il temporale finisse.

“Hey tu!” Una voce lo riscosse dai suoi pensieri, alzò il viso e vide un ragazzo alto, sotto ad un ombrello rosso e blu abbastanza grande per due. Il moretto alzò il capo verso un paio di occhi verdi dietro una montatura nera. “Hai bisogno di una mano?” Gli chiese il ragazzo, bardato dai piedi fino al collo a cui era attorcigliata una sciarpa pesante che aveva l'aria di essere bella calda.

Blaine alzò le spalle e in quel momento un altro starnuto lo colpì.

“Ti sei preso la prima pioggia autunnale di New York vedo” il ragazzo gli andò in parte e gli porse la mano “Sebastian Smythe” gli sorrise.

“Blaine Anderson, piacere.” Disse il moretto stringendogli la mano “scusa ma sono un po' fradicio, non ho neanche un ombrello, un posto dove stare e … e …” non finì la frase che un ulteriore starnuto gli fece chiudere gli occhi “e mi sono preso l'influenza.” Terminò con gli occhi lucidi.

“Io l'ombrello ce l'ho, sono in affitto in un appartamento fin troppo grande per me, dato che ci vivo da solo e mi sembra che tu abbia bisogno di un bagno caldo.” Sogghignò maliziosamente l'altro ragazzo “dato che non sono un serial killer e mi pare tanto che tu abbia bisogno di un aiuto ti offro una serata per riprenderti e magari scaldarti un po'.” Lo fissò inarcando un sopracciglio “sempre che tu non abbia nulla di meglio da fare.” Ridacchiò porgendogli nuovamente la mano destra. “Allora? L'offerta scadrà tra 5 … 4 … 3 ...”

“Ok, va bene” disse il morettino stringendogli la mano. Sentiva la pelle tirare sotto al maglioncino fradicio, come la felpa che indossava. “Sempre se non disturbo.” Balbettò perdendosi nelle sfumature di verde degli occhi dell'altro.

“Tranquillo” sussurrò Sebastian facendogli un occhiolino “mi ripagherai in qualche altro modo, bellezza.” Allungò l'ombrello per coprirgli il capo “andiamo Blaine, stavo scherzando!” Rise vedendo che il moretto era sbiancato di colpo e lo accompagnò verso il proprio appartamento.

Così, quando entrarono in casa, il moro si strinse nelle spalle tremando leggermente per il cambio di temperatura e lasciò il trolley vicino alla porta.

“Allora Blaine …” Sebastian gli indicò una porta in fondo al corridoio “quello è il bagno; spogliati, metti i vestiti nella cestina e fatti una doccia calda.” Gli sorrise dolcemente togliendosi il cappotto lungo e nero, appoggiandolo su una gruccia “poi ti porterò dei vestiti asciutti.” Mise i propri occhiali su una mensolina in soggiorno, “quando avrai terminato vieni qui che ti offro anche una tazza di latte caldo con miele.” Gli fece l'occhiolino e gli diede una pacca sul sedere “adesso vai, bel culetto.” Lo fissò sciacquattare verso il bagno e si diresse verso il cucinino. Un carattere niente male, un culo ancora meglio e sguardo da studentello timido, tre qualità che apprezzava molto in un ragazzo. Sorrise mentre preparava il latte caldo, sentì il rumore della doccia provenire dal bagno, quel morettino lo aveva colpito fin da subito. E chissà. Magari sarebbe potuto diventare il suo coinquilino.

E questa è terminata ... lo so è penosa ... ma è piena di fluff che mi asdfghjkl ... sorry per la spasticata e alla prossima!
Buona SEBLAINE WEEK!! :D

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Capitolo 2
*** DAY 1: Alternative Meeting ***


E' sempre il primo giorno, ma dato che sono pirla mi sono uscite due idee!
E dato che sono pirla la posto lo stesso ù-ù
Sorry ma questa non è betata ma vi auguro una buona lettura lo stesso! <3

 

Blaine odiava quando suo padre viaggiava per affari, doveva sempre seguirlo, abbandonare i propri amichetti in estate e seguirlo continuamente. Nei due anni precedenti non era neanche andato all'asilo per aver passato quel tempo con suo padre e i suoi viaggi.

Il piccolino sbuffò incrociando le braccia seduto sul sedile posteriore di un taxi, erano a Parigi per degli accordi finanziari.

“Blaine stai composto, non si sbuffa.” Lo rimproverò suo padre sistemando alcune carte su cui vi erano scritti numeri e simboli strani.

Il signor Anderson poi si voltò verso il maggiore dei suoi figli, che fissava fuori dal finestrino incurante di ciò che stava dicendo loro padre. Infatti odiava anche lui viaggiare per colpa di suo padre, era inutile seguirlo, anche perchè in quegli incontri d'affari i due fratelli venivano sempre messi in parte per essere dimenticati, e non avevano nulla in cambio a parte un paio di sorrisi falsi provenienti dai colleghi di Richard Anderson.

“Cooper ricordati di controllare tuo fratello” lo riscosse l'uomo sistemandosi la valigetta nera in grembo “quando sarò a parlare con il capo della filiale per cui lavoro non voglio essere interrotto. Ok?” Gli passò una mano fra i capelli “fate i bravi, siamo arrivati.” E pagando il tassista aprì la portiera per far scendere i suoi figli e seguirli.

Suonarono al portone e poco dopo venne loro aperto da un maggiordomo in livrea.

“Buongiorno. Sono Anderson Senior, loro sono i miei figli,” e pose una mano sulle spalle dei bambini ai suoi fianchi “il signor Smythe ci stanno aspettando.”

Il maggiordomo annuì e li portò in salotto dove un signore distinto era seduto su una poltrona con un bicchiere di Chardonay in mano.

“Henry!” Lo salutò Anderson Senior porgendogli la mano “come stai?” Gli chiese vedendolo alzarsi dalla poltrona e offrirgli un bicchiere di assenzio. “Vuoi iniziare subito?”

“Tranquillo Richard, abbiamo tutta la settimana per parlarne, e comunque un bicchiere per rilassarci ci vuole …” si abbassò verso i due fratelli “e voi due dovete essere Cooper e Blaine.” Sorrise falso e passò una mano fra i ricciolini del più piccolo “se volete potete andare nell'altra camera mentre io e vostro padre parliamo di affari, ok?” Si rialzò e li mandò nel salottino a fianco.

Quando Cooper chiuse la porta fissò il proprio fratellino che si sedette sul divano guardandosi attorno soffiando e tirando in fuori il labbro inferiore in una smorfia triste.

“Te fai il bravo schizzo, io devo finire i compiti.” E si sistemò sul tappeto, tirando fuori dalla propria tracolla un paio di libri e alcune matite.

Blaine aspettò sul divano qualche minuto, suo fratello era preso dai compiti e non poteva fare nulla, gli mancavano i suoi amichetti, i cartoni in lingua inglese e i fumetti di 'Flash' che aveva sul proprio comodino.

Lì in Francia non c'era niente e si stava annoiando a morte, così, senza farsi vedere scese dal divano e si intrufolò in un'altra stanza. Si sentiva come un topolino in una casa stregata; salì e scese vari scaloni coperti da tappeti rossi, c'erano quadri enormi appesi alle pareti, i corridoi si somigliavano fin troppo, ogni porta era uguale all'altra e neanche dopo 10 minuti si perse.

“Cooper?” Disse guardando dietro ogni angolo e cercando di ricordare da dove era partito “papà?”

Ma niente, non si sentiva una voce o un minimo rumore provenire dalle porte chiuse.

Stava per sedersi vicino a un muro quando una voce lo riscosse dai suoi pensieri.

“Qui êtes-vous? Que voulez-vous?” Un bambino biondo dagli occhi verdi come pezzi di vetro si avvicinò al morettino. “Alors quoi?” Gli domandò incrociando le braccia al petto. Aveva un'espressione fredda, ma Blaine capì che aveva la sua stessa età. Il biondino si imbronciò vedendo che l'altro non gli rispondeva, ma poi gli brillarono gli occhi e gli prese una manina per accompagnarlo in camera propria. Quando socchiuse la porta dietro di sé, indicò al morettino una poltroncina che era vicino alla porta finestra, gli fece gesto di aspettarlo e prese un libro che aveva sul proprio letto e gli andò vicino. Sfogliò febbrilmente il vocabolario e sorrise annuendo. “Ciao, io sono Sebastian Smythe, tu?” Gli chiese con una pronuncia particolare.

Blaine sorrise porgendogli la manina “Blaine Anderson.” Lo sguardo gli cadde su un poster fissato alla parete “Flash!” Urlò felice indicandolo “piace anche a te?” Domandò cercando di parlare lentamente.

Sebastian aggrottò le sopracciglia e seguì l'indice paffutello dell'altro e sorrise annuendo, poi pasticciò un po' con le labbra cercando le parole giuste da usare “è il mio preferito” disse poi gesticolando per farsi capire meglio.

Il ricciolino annuì “quanti anni hai? Io ne ho 6” e mostrò le dita che formavano il numero sei.

Sebastian mostrò anche lui 6 dita pallide “abbiamo la stessa età” sorrise apertamente mostrando i due dentini davanti, che erano leggermente più grandi rispetto agli altri. Si morse il labbro inferiore rimanendo un attimo senza parole “quindi … dove abiti?” Gli chiese tornando ad avere un luminoso sorriso in volto.

Blaine si passò una mano fra i ricci indomabili “Westerville, è in America.” si guardò attorno e vide un oggetto che aveva anche lui a casa, un mappamondo, si alzò per indicarlo e fece il gesto di prenderlo.

Il biondino annuì e andò ad aiutarlo, si sedettero sul tappeto e Blaine iniziò a girare fino a che non trovò il punto che cercava, poi lo mise sotto agli occhi dell'altro che spalancò la bocca stupefatto; Sebastian prese dal comodino un'atlante e lo appoggiò vicino al mappamondo.

“Lontano.” Mugugnò stendendosi sulla pancia e passando un dito sul confine della Francia “ma noi possiamo essere amici?” Gli chiese fissandolo con gli occhi che luccicavano e rendevano il verde delle sue iridi ancor più chiaro. “Vero?”

Il ricciolino annuì e gli strinse la manina sopra alla cartina dell'Europa.

Intanto dall'altra parte della tenuta Cooper si stava disperando perchè non trovava più suo fratello minore, ok, si era distratto sui suoi libri, non lo aveva neanche preso in considerazione ma … era sempre il suo fratellino rompiscatole! Suo padre lo avrebbe ammazzato, pensò uscendo dalla sala e andando a cercarlo. Lo chiamò correndo e salendo varie rampe di scale, quando ad un certo punto si fermò davanti a una porta socchiusa, da questa provenivano delle risate, una di queste l'avrebbe riconosciuta a occhi chiusi. Si avvicinò e osservò dallo spiraglio che dava sulla stanza.

Da quello che potè vedere era una cameretta, c'era un tappeto morbido azzurro a terra su cui erano accoccolati due bambini, uno moro e l'altro biondo. Stavano parlando e indicando varie cose su mappe e cartine geografiche. Sembravano tranquilli e felici; bussò alla porta prima di entrare lentamente.

“Ehy schizzo! Che fai qui?” Gli chiese avvicinandosi ai due bambini che alzarono contemporaneamente la testa verso di lui.

“Sto parlando con il mio nuovo amico. Schebaschian Smythe.” E si voltò verso l'altro bambino mettendogli un braccio sulle spalle “è simpaticissimissimo e conosce tantissime cose. Mi sta insegnando qualche parola francese ma non lo so parlare bene come lui.” Disse tutto d'un fiato Blaine sorridendo felice.

Il biondino spalancò gli occhi tirando in fuori il labbro inferiore.

“Blaine, chi è?” Gli chiese geloso e fissando il maggiore degli Anderson dal basso verso l'alto in modo corrucciato.

“Lui è mio fratello, Cooper Anderson, è più grande di me, alcune volte mi tratta male, ma non è cattivo, non tanto.” Alzò le spalle per poi puntare lo sguardo verso suo fratello maggiore “perchè sei qui?”

“Non ti trovavo, bestiolina, mi sono preoccupato.” Spiegò in modo breve il ragazzo più grande. Fissò il biondino che aveva corrugato la fronte mentre si stringeva a Blaine, “allora, torniamo da papà, schizzetto?” Gli chiese inginocchiandosi davanti ai due bambini e porgendo la mano al proprio fratellino.

Sebastian, il biondino dagli occhi verdi, si voltò verso il morettino “vi porto io da papà.” Alzò lo sguardo verso Cooper “posso tenere io la mano a Blaine?”

Il maggiore dei fratelli ridacchiò alzandosi e avvicinandosi alla la porta “certo Sebastian ... andiamo” e restando dietro ai due bambini li seguì fino ad arrivare alla sala dove i due adulti stavano finendo di parlare di questioni economiche.

Cooper sorrise incrociando le braccia al petto, forse, solo per una volta, quell'incontro non aveva fruttato solo a loro padre.


E lo strazio di oggi è terminato! Soooo ... se mi lascerete un paio di commentini mi farebbe piacere!
Grazie per essere passati e .... BUONA SEBLAINE WEEK!

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Capitolo 3
*** DAY 2: wet T-Shirts ***


Esssiamo al secondo giorno!
Niente beta Sorry ç_ç
Comunque, questa COSA qui è totalmente demenziale, sì, forse un pò calda, ma è totalmente demenziale.
Spero vi piaccia e ... buona lettura!

 

Blaine aveva risparmiato due anni per fare quella vacanza a Miami. Due anni in cui non aveva comprato cravattini e gel per poter star lontano dalla sua famiglia, per potere decidere per una volta nella sua vita una vacanza vera.

E dato che gli esami erano terminati, dato che l'anno dopo sarebbe dovuto andare a NY per frequentare l'Università di Storia dell'Arte, o come suo padre l'aveva definita “Arte del far nulla”, aveva deciso di andare a Miami.

Tre settimane in un piccolo motel a 3 stelle, il tutto prenotato accuratamente ancor prima di iniziare gli esami, assieme al proprio ragazzo. Sebastian Smythe.

“Blaine!” La sua voce sovrastò tutto il rumore dell'aeroporto dove erano, gli andò accanto e puntò un indice verso l'uscita “c'è un taxi che ci aspetta! Muovi quel tuo bel culo da gay che ti ritrovi, non voglio perdere la prenotazione, e se accade, i cronuts te li sogni!” Gli intimò minaccioso prima di lasciargli una pacca sul sedere stretto in un paio di bermuda verdi.

“Quanto la fai lunga!” borbottò il morettino tirandosi dietro il trolley e seguendo il proprio ragazzo verso il taxi.

Neanche mezz'ora dopo arrivarono al loro motel, e Blaine non aveva ancora posato le valigie a terra che Sebastian gli si era gettato al collo mordendo, baciando e succhiando quella pelle tesa che sapeva di dopobarba e leggero sudore.

“Bas no. Ti ...” Ansimò alzando la testa per dargli più spazio “la spiaggia e le valigie.”

Il ragazzo dagli occhi verdi smise di lappare il suo collo e lo fissò inarcando un sopracciglio. “Non scappa nessuna delle due dolcezza. La spiaggia la vedremo anche domani e le valigie possiamo lasciarle sotto al letto.” Spiegò Smythe con la voce roca, e baciandolo sulla bocca, succhiandogli il labbro inferiore “è la nostra vacanza Killer.” Gli sorrise leccandosi il labbro superiore con leggera malizia “godiamoci queste settimane.” E si gettò nuovamente sulle labbra del moretto che rispose senza fare altre domande.

Ah bhè, Sebastian aveva ragione, la spiaggia non scappava per un giorno, non si sarebbero persi nulla, no? Mai pensiero fu più sbagliato.


“Sebashian!” Erano passati due giorni dal loro arrivo. Due giorni in cui Bas aveva rinchiuso entrambi nella stanza e non erano usciti, neanche per prendere qualcosa da bere o da mangiare, e quei due giorni senza mare stavano facendo un brutto effetto su Blaine. Infatti il moretto stava avendo una crisi da diva in quel preciso istante. “Giuro che se non mi porti in spiaggia almeno oggi, non faremo più sesso fino a che non termineremo i corsi universitari.” Gli puntò un dito contro alzando la voce, volente o nolente aveva assorbito gli insegnamenti di recitazione da suo fratello Cooper, “e sono serio!” Rimarcò socchiudendo le palpebre.

Sebastian alzò gli occhi al cielo “andiamo killer, neanche tu puoi riuscire a tanto …” sogghignò allusivo cercando di avvicinarglisi. Ma Blaine lo allontanò da sé.

“Sono serio, giuro che non faremo più sesso, niente baci, niente toccatine. Niente!” Si sfidarono con lo sguardo per qualche minuto, poi Sebastian prese una borsa dell'armadio, le chiavi della camera, afferrò il polso di Blaine e uscì in fretta e furia da quella stanza.

“Però stasera farai quello che voglio io.” Borbottò Smythe trascinando il proprio ragazzo verso la spiaggia. “E non voglio sentire repliche.” Gli prese la mano stringendola dolcemente baciandogli il dorso “anche se … forse hai ragione.” Disse fermandosi per vedere la spiaggia “non è affatto male stare qui.” Sogghignando incrociò le braccia al petto.

Infatti su quella spiaggia si stava facendo il contest “maglietta bagnata”, c'erano ragazze e ragazzi che se ne stavano con delle magliette o canottiere bianche tutte, completamente, bagnate. Si avvicinò a tutta la gente che era davanti al palchetto.

“Tetteeeeee!” Si sentì urlare in mezzo alla folla. E in effetti le ragazze sotto alle canottiere non portavano il pezzo sopra del costume.

“Bel panorama.” Sussurrò Sebastian fissando i ragazzi che sorridevano e passavano davanti alla folla come se fossero dei modelli. E alcuni, da come si muovevano e dai loro muscoli, potevano anche passare per tali. “Vero Blaine?” Si voltò verso il proprio ragazzo che però era scomparso, aveva lasciato il borsone ai piedi dell'altro ed era fuggito. “Blaine!” Lo chiamò aguzzando la vista.

E infine lo vide, assieme agli altri ragazzi, davanti a tutta la spiaggia che se lo mangiava con gli occhi.

Blaine era in costume con maglietta bianca totalmente trasparente, i capelli ricci da cui cadevano alcune gocce di acqua che arrivavano sul collo, e i muscoli delle sue braccia che guizzavano sotto alle maniche della maglietta che gli si era appiccata alla pelle.

Blaine era lì, con un corpo da diavolo e il viso da studentello timido, e tutti potevano vederlo così, disinibito, libero e sensuale. Smythe scosse il capo, solo lui poteva vederlo così, in camera da letto o in doccia, solo lui poteva fare apprezzamenti su quel corpo e su quel fondoschiena che aveva.

E invece lì chiunque poteva fare fischi di apprezzamento e occhiata languide a Blaine, il suo ragazzo. Questa glie l'avrebbe fatta pagare cara, Sebastian strinse le braccia al petto e fissò chiunque in parte a lui, ragazze e ragazzi che fischiavano e battevano le mani ai modelli che sfilavano davanti ai loro occhi, e il suo Blaine era tra loro. Assottigliò lo sguardo pensando a un'idea per non sbottare in modo troppo appariscente.

Anderson appena incrociò lo sguardo del proprio ragazzo gli fece l'occhiolino e sogghignò, era riuscito per una volta nella sua vita a sentirsi desiderato nuovamente, adesso aveva la prova che Bas era geloso, e tutte le cazzate che diceva in merito al fatto che avrebbero potuto fare scambi di coppia, che non sarebbe stato geloso se qualcuno gli avesse fissato troppo il culo o altro, era tutto falso.

Il morettino vide quanto Sebastian stesse controllando i propri impulsi di andarlo a prendere dal palco e portarlo in camera, e questa per lui era già la vittoria più grande.

Lentamente si fece da parte rispetto a tutti gli alti e scese gli scalini, non mise neanche piede a terra che si sentì prendere per un polso e trascinare via. Ridacchiò sgusciando fuori dalla sua stretta togliendosi la maglietta fradicia.

“Che c'è Smythe? Non ti è piaciuto lo spettacolino?” Gli sorrise maliziosamente aspettando che si voltasse verso di sé.

“Blaine non ti rendi conto che lo spettacolino è piaciuto anche ad altri?” Chiese il ragazzo più alto puntandogli un dito contro “che ti è passato per la testa? Cosa volevi ottenere?” Domandò alzando di poco il tono della voce.

Blaine gli prese la mano e gli indicò un punto della spiaggia lontano e isolato da tutta la folla, si sedettero sopra a un telo e gli diede un leggero bacio sulla clavicola.

“Questo è quello che ho ottenuto” gli spiegò dolcemente “il fatto che non è vero che non ti importa se qualcuno mi guarda” gli pose la testa sopra la spalla e sorrise “ho visto che sei geloso come me, che ci apparteniamo.” Lo fissò mordendosi il labbro “non era nei piani, lo giuro, ma non voglio essere sempre e solo io quello che ha la testa sulle spalle” mise il broncio “non credevo di essere abbastanza sexy per te e ...” fu messo a tacere da Sebastian che lo baciò.

“Troppe parole Killer,” gli sussurrò mordicchiandogli il labbro inferiore “hai imparato a muoverti, adesso impara a usare poche parole giuste.” E lo baciò nuovamente.

“Non sei arrabbiato quindi?” Gli chiese Blaine sbattendo le ciglia e riprendendo fiato.

“Arrabbiarmi per avere il ragazzo più bello?” Gli baciò il collo “chiunque ti fissava, chiunque ti bramava, ero geloso del fatto che chiunque ti ha visto come solo io posso vederti” passò una mano sullo sterno del proprio ragazzo “ma nessuno può sentirti gemere, o vederti mentre vieni dopo un orgasmo particolarmente potente” gli strinse il cavallo del costume sentendolo ansimare “tutti ti hanno visto sexy, ma nessuno può averti e toccarti come sto facendo io.” Lo baciò per ingoiare i suoi gemiti.

“Sebashian … andiamo in camera. Ora.” Gemette Blaine fissando le iridi scure di libidine dell'altro.

“E il mare? La spiaggia?” Chiese Sebastian inarcando un sopracciglio.

Blaine ghignò. “Qualcuno intelligente mi ha detto che nessuna delle due scappa. Abbiamo 3 settimane. E di sicuro ci saranno ancora per molto!” Si alzò a fatica deglutendo, prese la mano di Sebastian che baciandogli il dorso, lo trascinò alla loro camera.

Miami, gran bella vacanza quella.


Eeeeed è terminata anche oggi la tortura ... tortura caliente ... ehm, sì, ok, il caldo mi ha dato alla testa XD
Buona giornata e grazie a chi legge, siete fin troppo pazienti e comprensivi con me -.-'

Buona Seblaine week! <3

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Capitolo 4
*** DAY 4: Paranormal-Fantasy ***


Ho saltato un paio di giorni, lo so, sorry! ç_ç
Ma non mi veniva in mente nulla e poi BOOOM ho scritto questa cosa qui che bho, fa un pò pena, ma almeno ho scritto qualcosa.
Spero che piaccia nonostante non sia betata.
La canzone la potete sentire qui: http://www.youtube.com/watch?v=hhSA9H9Iaqw
Buona lettura!

 

Sebastian Smythe si era nascosto agli occhi di tutti, e sopratutto ai suoi di occhi.

Occhi dello stesso colore dell'ambra, occhi dolci e comprensivi, occhi che vedevano il buono anche nell'anima più nera.

I segreti devono rimanere tali, e lui per qualche tempo vi era riuscito, ma il tempo che aveva passato, stando a contatto con quel ragazzo, il proprio ragazzo, gli faceva venir voglia di dirgli ogni cosa di sé. Anche ciò che aveva fatto in precedenza, anche i suoi errori più grandi, sopratutto ciò che lo faceva sentire come un mostro.

Sebastian entrò nel proprio appartamento, sì, adesso lui e Blaine vivevano assieme, ma non era riuscito a liberarsene, custodiva troppi segreti oscuri, troppi ricordi; e ogni ricordo faceva crescere la parte che lo faceva distinguere dalle persone normali.

Ci provava, ci provava e riprovava a essere come chiunque, ma era come se ogni giorno una fiamma bruciava ogni suo sforzo fisico e mentale di essere giusto e all'altezza delle aspettative per Blaine.

Ecco, lui faceva tutto questo per Blaine, celava la sua vera natura dietro porte e muri, solo per il proprio ragazzo, per mostrargli che era degno del suo amore.

“Sebastian?” una voce calda come il miele lo richiamò dai propri pensieri.

Smythe alzò il capo e vide un moretto davanti alla porta del proprio appartamento.

“Che ci fai qui?” Domandò in un ringhio che non riuscì a controllare “lo sai che quando sono qui è perchè ho bisogno di stare da solo.” Spiegò andando verso di lui e aprendo la porta “Blaine, vai fuori ti prego.” Deglutì vedendo quelle iridi chiare che sapevano leggergli dentro l'anima

“Perchè?” Blaine scosse il capo allontanandosi dalla porta e sfuggendo alla presa di Sebastian “cosa mi vuoi tenere nascosto?” Incrociò le braccia al petto “tu vuoi stare da solo ma … sono 3 settimane che vieni continuamente qui, 3 settimane che non posso sfiorarti, parlarti, baciarti. Mi manca stare vicino a te la notte Bas, mi manchi tu.” Gli andò accanto e gli cinse il collo con le braccia “perchè ti stai allontanando in questo modo da me?” Lo fissò nelle iridi verdi “ti prego. Rispondimi, sono sempre io. Sono il tuo Blaine.”

Sebastian gli prese i polsi allungando le braccia per tenerlo lontano dal proprio petto. “No Blaine, è una cosa complicata e … pericolosa.” Lo fissò deglutendo “io sono pericoloso.”

Blaine sfuggì dalla presa dell'altro e tornò nelle sue braccia “non m'importa. Non scapperò. Ti ho promesso che sarei stato vicino a te sempre,” gli sorrise baciandogli l'angolo della bocca “non ho paura di te, non potrei mai.” Gli sussurrò prima di baciarlo nuovamente.

Sebastian gli sfiorò uno zigomo con mano tremante “davvero non scapperai, non mi volterai le spalle neanche se sarà tutto tremendamente pericoloso?”

Blaine ridacchiò “come potrei? Io ti amo Bas.” Spiegò baciandogli il collo

 

Ever since I could remember,
Everything inside of me,
Just wanted to fit in (oh oh oh oh)
I was never one for pretenders,
Everything I tried to be,
Just wouldn't settle in (oh oh oh oh)
If I told you what I was,
Would you turn your back on me?
Even if I seem dangerous,
Would you be scared?
I get the feeling just because,
Everything I touch isn't dark enough
If this problem lies in me

I'm only a man with a chamber who's got me,
I'm taking a stand to escape what's inside me.
A monster, a monster,
I'm turning to a monster,
A monster, a monster,
And it keeps getting stronger.
Can I clear my conscience,
If I'm different from the rest,
Do I have to run and hide? (oh oh oh oh)
I never said that I want this,
This burden came to me,
And it's made it's home inside (oh oh oh oh)

 

“Ti ricordi quando io sono andato a studiare alla Dalton per 2 anni?” Iniziò Sebastian facendo sedere Blaine accanto a sè sul divano.

Blaine annuì inumidendosi un labbro “non ci conoscevamo ancora a quei tempi, ci siamo incontrati quando ...” si morsicò un labbro interrompendosi “scusa. Continua pure.”

Sebastian scosse il capo “ecco, in realtà quella non era una scuola, era un laboratorio.”

“Cosa?” Blaine aggrottò la fronte posandogli una mano sopra il ginocchio “un laboratorio? Perchè ci sei andato? Ti hanno fatto qualcosa di ...” i suoi balbettii vennero fermati da una risata amara del proprio ragazzo.

“Fammi finire di raccontare Killer, ti prego.” Vedendo che il moretto annuiva continuò a spiegargli cosa gli avevano fatto in quel laboratorio, del fatto che non solo lui era stato usato come una cavia per esperimenti vari e di quando non vedendo risultati lo avessero fatto uscire da quelle mura.

“E allora perchè ti nascondi qui? È un mese che continui a vivere qui, prendi le tue cose solo quando non mi vedi, quando sai che sono al lavoro oppure ai corsi. Cosa mi nascondi Bas?” Gli chiese Blaine con gli occhi lucidi “centra qualcosa il fatto degli esperimenti sul tuo organismo?”

Sebastian non aprì bocca, annuì soltanto “mi sono accorto di alcuni cambiamenti quando ti ho conosciuto, prima di allora avevo una fama di playboy e quando ci siamo incontrati è cambiato tutto in me” deglutì rumorosamente “ogni notte mi sentivo strano, ricordavo i fantasmi degli amanti da una botta e via di quando ero più giovane, ma non sentivo lo stesso calore di quando ero, e sono tuttora, vicino a te.” Si morse un labbro fissando Blaine che era come una statua di sale “io con te mi sento a casa, mi sento bene e amato.” Strinse le mani a pugno alzandosi per allontanarsi “e poi una notte tutto è andato in pezzi” si mise le mani nei capelli “come se qualcosa avesse innescato un reazione chimica dentro di me e un mostro volesse spuntarmi dal petto” scosse il capo sentendo le molle del divano muoversi “io cerco di combattere queste sensazioni, cerco di capire cosa mi succede.” Avvertì due braccia cingergli la vita “ogni tanto sento che cambio anche fisicamente, ma ho il terrore di vedermi e capire ciò che sono.” Tremò da capo a piedi ma rimase fermo solo grazie alle braccia calde del ricciolino.

“Non preoccuparti Bas, ci sono io qui con te” gli sfiorò una guancia “non sei un mostro. Per me non lo sarai mai.” Lo baciò dolcemente “fidati di me perchè io non scapperò di fronte ai problemi, io ci sarò nel momento del bisogno,” gli strinse una mano un po' più forte per sottolineare il discorso.

“Quindi non hai paura che possa farti del male? Non hai paura di ciò in cui potrei trasformarmi?”

Il ricciolino ridacchiò scuotendo il capo “mai. Nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia.” Gli sfiorò la gola con le proprie labbra “non siamo sposati ma il discorso è lo stesso.” Lo fissò nelle iridi verdi, sembravano quasi traslucide sotto ai neon della sala “io voglio esserci, per te, con te.” Lo fece sedere nuovamente sul piccolo divano malandato.

Sebastian sospirò lasciandosi cullare tra quelle braccia, sì forse era un mostro, forse si sarebbe trasformato in qualcosa di pericoloso, ma sapeva per certo che grazie al suo Blaine tutto si sarebbe sistemato; lui era la sua forza per continuare a lottare e la sua ancora di salvezza.

Blaine era sia la causa che la medicina, con lui poteva fare tutto. Anche imparare ad amare.

 

If I told you what I was,
Would you turn your back on me?
Even if I seem dangerous,
Would you be scared?
I get the feeling just because,
Everything I touch isn't dark enough
If this problem lies in me
I'm only a man with a chamber who's got me,
I'm taking a stand to escape what's inside me.
A monster, a monster,
I'm turning to a monster,
A monster, a monster,
And it keeps getting stronger.
I'm only a man with a chamber who's got me,
I'm taking a stand to escape what's inside me.
A monster, a monster,
I'm turning to a monster,
A monster, a monster,
And it keeps getting stronger.


Bhu! Terminata anche oggi! Grazie a chi legge e a chi commenta.
E ovviamente a chi compatisce il mio cervellino che partorisce idee del genere -.-'
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** DAY 7: Soul Mates ***


E con l'ultimo giorno posto questa cosa super fluffosha!
Non è betata ma spero vi piaccia lo stesso <3
Buona lettura!

 

Blaine Anderson stava aspettando da mezz'ora all'altare in chiesa, ma il suo futuro marito non era ancora arrivato. Sospirò inumidendosi il labbro e aspettando ancora qualche minuto, doveva stare calmo, magari aveva trovato traffico o … scosse il capo, ma chi voleva prendere in giro?

Intanto i presenti continuavano a brontolare e a parlare sottovoce con il loro vicino.

Il moretto scosse le spalle; quel matrimonio era stato deciso in comune accordo con Sebastian, ma purtroppo i preparativi, la chiesa, il rinfresco, il ristorante, gli invitati, tutto deciso dai rispettivi genitori. Non che non gli andasse bene il ricevimento, solo che per lui e Sebastian sarebbe andato bene anche una celebrazione raccolta, fatta con le persone che erano a loro care.

Ma Smythe senior aveva deciso di fare un matrimonio lussuoso, in tutto e per tutto perfetto, in gran stile, come sarebbe dovuto essere un vero matrimonio elegante e rispettoso delle tradizioni francesi.

Il minore degli Anderson si inumidì il labbro inferiore e sentì lo scoccare delle campane, un'ora di ritardo. A quel punto gli invitati iniziavano a spazientirsi e Blaine a perdere le speranze.

Il ricciolino guardò sul quadrante dell'orologio che ore erano e fissò suo fratello Cooper che alzò le spalle corrugando la fronte.

Blaine deglutì fissando il portone in fondo alla navata, ma quello era ancora chiuso e di Sebastian non vi era ancora l'ombra, c'erano tutti; zii, cugini, genitori, sia da parte di Anderson, che dalla parte di Smythe.

Il morettino scese i pochi scalini che lo separavano dai banchi e si sedette accanto alla propria famiglia. “Ci ha … ripensato.” Sussurrò torcendosi le mani “non verrà, non …” si girò un'ultima volta verso il portone e tornò a fissare il prete che alzò gli occhi al cielo.

“Magari è in ritardo con la macchina, ha trovato traffico … c'è un motivo valido per cui non è ancora qui” lo confortò Cooper stringendogli una spalla.

“Sì, e l'unico motivo è che ci ha ripensato, perchè dovrebbe vivere una vita solo con un uomo, quando invece potrebbe godersi la vita uscendo e dormendo con più ragazzi?” Domandò Blaine slacciandosi i primi due bottoni della camicia e slegando il papillon che aveva al collo. “Sarà meglio avvertire tutti che il matrimonio non si celebrerà.” Si alzò sorridendo tristemente “dovevo saperlo. Neanche 3 anni di convivenza hanno potuto cambiarlo, senza contare gli anni di fidanzamento.” Sorrise tristemente alzandosi dal proprio posto e si avvicinò all'altare, seguito da suo fratello che inarcò un sopracciglio in direzione dei familiari del francesino. “È sempre stato così Smythe, quando i sentimenti si avvicinavano … lui fuggiva.” Spiegò il minore degli Anderson inumidendosi il labbro e notando che alcuni dei parenti uscivano dalla chiesa. “Ha sempre trovato il modo più comodo e semplice per vivere.” Si passò una mano fra i capelli ricci “però il tutto andava sempre a suo beneficio.” Fissò il prete “fate uscire tutti, il matrimonio è saltato.” Senza voltarsi indietro, uscì da una porta, nascosta da un muro, vicino all'altare.

Il moretto si spogliò, tolse il papillon, il completo scuro e le scarpe lucide. Sperare in qualcosa, questa era la sua punizione per credere che anche lui avrebbe potuto avere un amore come tutti. Indossò una tuta sformata e rimettendo tutto quanto nella custodia dell'abito, uscì da una porta secondaria.

Non voleva vedere sguardi di compassione, gli bastava lo schifo che provava verso di sé, aveva creduto troppo, aveva ragione suo padre quando lo aveva chiamato sognatore.

Nello stesso istante, fuori dalla chiesa, seduto sul sedile anteriore di una macchina di lusso, Sebastian stava aspettando il coraggio di entrare per andare a sposarsi, era un passo enorme, eppure il terrore che provava per il fatto di entrare in quella chiesa, dire le promesse e dopo saper di dover vivere per il resto della propria vita con Blaine … ecco, tutto questo veniva oscurato dal fatto che lui veramente amava Blaine.

Quel moretto tutto gel e papillon gli aveva rubato il cuore, ma Sebastian si sentiva più forte e vivo ogni volta che gli stava in parte, perchè sapeva di essere amato.

Stava per aprire la portiera quando i portoni della chiesa si aprirono e una folla uscì scendendo i pochi scalini che li separavano dal sagrato; il francesino riconobbe tutti i suoi parenti, più qualcuno del morettino, rimase a fissarli fino a che non si vide più nessuno.

Erano usciti tutti, le porte si richiusero e Sebastian sentì come se qualcosa si fosse rotto nel proprio petto. Aveva fatto una cazzata, era rimasto troppo tempo in quella macchina, aspettando quello che già sapeva di dover fare.

Non era così difficile uscire, lasciare i sentimenti liberi per una sola volta nella propria vita e amare incondizionatamente quel ricciolino che gli aveva donato tutto di sé. Eppure non era riuscito a fare quel piccolo passo verso Blaine, verso la vita che avrebbe passato con a lui, assieme.

“Mi porti a casa per favore.” Disse Sebastian rivolgendosi all'autista e socchiudendo gli occhi.

Appena arrivò davanti all'appartamento che divideva con Blaine pregò qualunque divinità esistente che il moretto fosse a casa, avrebbe potuto parlargli, chiarire ogni cosa, magari chiedere un'altra opportunità; ma appena mise il piede sul marciapiede fu richiamato da una voce ben conosciuta.

“Tu!” Ringhiò quella voce profonda facendolo voltare verso sinistra, “mostro!” Sibilò nuovamente.

“Cooper … io posso spiegare … io ...” balbettò alzando i palmi delle mani come per ripararsi da eventuali insulti, che sapeva avrebbe meritato appieno.

“Tu un cazzo!” Ringhiò l'altro, spingendolo indietro appena la macchina svoltò l'angolo “come hai potuto non presentarti?” Lo prese per il bavero della camicia “hai distrutto mio fratello, gli hai fatto credere di amarlo, lo hai illuso!” Gli puntò un dito contro al petto alzando la voce.

“Cosa? NO!” Sebastian scosse il capo cercando di sgusciare via dalla presa dell'altro “io non l'ho mai voluto illudere, io lo amo! È solo che …” deglutì fissando il terzo piano, il piano in cui vi era l'appartamento che condivideva con il moretto.

Cooper rise sarcastico, “torna pure a quell'appartamento lì” e indicò la finestra che Sebastian stava fissando “tanto non troverai Blaine.” Scosse il capo allontanandosi e togliendo le mani dal ragazzo che aveva di fronte a sé. “Perchè lo hai fatto? Cosa ti ha spinto a fare quella stronzata?” Gli chiese incrociando le braccia al petto.

“Ero terrorizzato, ma non di Blaine o di sposarmi” si mise le mani nei capelli “avevo paura di mandare tutto a rotoli” e si morsicò il labbro inferiore “cosa che ho fatto, anche senza volerlo.”

Cooper si massaggiò una tempia “Smythe, hai mandato a puttane la tua relazione con mio fratello, per una paura infondata.” Si passò una mano sugli occhi “quanto sei idiota!” Sbuffò prendendolo per il bavero della camicia e trascinandoselo dietro “dimmi che devo fare con te, perchè non voglio vedere mio fratello in uno stato da eterna ameba!” Fece ridacchiare Sebastian; il maggiore degli Anderson però si voltò inarcando un sopracciglio “che ti ridi? È in quello stato per colpa tua, francesino.” E spingendolo verso la propria auto non disse più nulla, almeno non finchè arrivarono al suo appartamento. “Ecco,” disse spegnendo il motore dell'auto e indicandogli la porta della propria casa “adesso devi andare da lui, strisciare in ginocchio piangendo sangue lungo tutti gli scalini che vi separano e chiedergli scusa.” Inarcò un sopracciglio puntandogli addosso un indice.

“Sempre che mi vorrà ancora parlare assieme.” Borbottò Sebastian deglutendo.

Cooper lo fermò prendendolo per un gomito “quindi tu ti arrenderesti?” Gli chiese fissandolo nelle iridi smeraldine. “Per il fatto che magari Blaine non vuole parlarti, te ne andresti?” Si passò una mano sulla fronte “sei tu quello che non ti sei presentato all'altare, se tu che hai sbagliato, sei tu che lo hai ferito.” Disse puntandogli il dito contro e rimarcando il TU in ogni frase.

Sebastian inspirò aria rimanendo basito. Avrebbe rinunciato al proprio ragazzo, alla sua anima gemella solo per il proprio orgoglio? No, il suo orgoglio poteva essere prezioso quanto voleva, ma niente e nessuno eguagliava l'amore che provava per quel moretto.

Smythe annuì e salì le scale, doveva prendere il coraggio a due mani, magari avrebbe ricevuto pugni e cazzotti, ma non avrebbe rischiato di perdere Blaine di nuovo.

Una volta gli era bastato per capire che avrebbe fatto di tutto, avrebbe lottato per lui, per il loro futuro, e adesso era giunto il momento di diventare adulto.

Quando arrivò al pianerottolo che dava sull'appartamento di Cooper non perse tempo a bussare e aprì la porta, si guardò in giro cercando di notare la presenza del ricciolino ma era come se non vi avesse mai messo piede; andò nelle camere e aprì la prima porta, vuota come il salotto e la cucina, provò ad aprire la porta della seconda stanza ma era vuota come le precedenti.

Mancava un'ultima porta, quella dello studio, senza far rumore aprì anche quella e vi trovò il moretto seduto alla scrivania che controllava un paio di album fotografici.

“Ehy Killer.” Lo salutò avvicinandosi al morettino e mettendogli una mano sulla spalla.

Blaine alzò gli occhi su di lui e si ritrasse dalla sua stretta “non provarci neanche.” Sibilò “non venire qui e credere che vada tutto bene.” Gli puntò in dito contro “non servono ad un cazzo le tue moine adesso.” Si alzò e andò alla porta dello studio per poi andare in cucina “mi hai abbandonato all'altare” urlò quando Sebastian cercò di sfiorarlo nuovamente “tu!” E lo indicò prima di spintonarlo all'indietro “mi hai lasciato lì, da solo.” Scosse il capo alzando le mani per non farsi toccare dall'altro “vattene, vattene da me, non provare mai più a cercarmi.”

“Ascoltami, una volta. Per favore Blaine.” Disse il francesino allungando una mano verso il ragazzo che aveva di fronte “fammi spiegare.”

“Ti ho detto di andartene. Ora.” Ringhiò Blaine indicandogli la porta “vattene da qui.”

Sebastian scosse il capo incrociando le braccia al petto. “No, io non mi muovo da qui.” Fece un passo in avanti “fammi parlare. Ascoltami.”

“Cosa?” Urlò di rimando Anderson facendo arretrare il ragazzo dagli occhi verdi “cosa cazzo mi vuoi spiegare?”

“Che sono un coglione!” Gridò disperato Sebastian “ok?” Si passò una mano fra i capelli già scomposti “sono un gran deficiente che ha mandato a puttane tutto oggi.” Lo indicò per poi passarsi una mano dietro al collo “io ti amo, ok? Ho avuto paura di me stesso poco fa.” Gli si avvicinò e gli strinse i polsi lottando contro la sua ritrosità. “Non avrei mai voluto farti del male. Mai.” Gli sussurrò dolcemente in un orecchio, lo sentì tremare tra le proprie braccia “e comunque … io voglio sposarti ancora, io sono pronto, e lo sai questo.” Gli prese il mento facendogli alzare il volto verso di sé “ma voglio che le decisioni spettino a noi.” Si inumidì il labbro inferiore “ti ricordi le nostre chiacchiere riguardo al nostro giorno speciale?” Gli chiese passandogli il pollice lungo la guancia.

Blaine annuì “un matrimonio veloce, circondati da amici stretti ed entrambi gli sposi presenti.”

Sebastian ridacchiò “possiamo farlo ancora, possiamo sposarci come volevamo noi, senza parenti e famiglie che ci fiatano sul collo.” Lo fissò nelle iridi caramellate “noi due, le fedi e un paio di testimoni; poi andiamo a mangiare nel ristorante del nostro primo appuntamento. Come volevamo fin dall'inizio.” Cercò di baciarlo ma Blaine si scostò sgusciando fuori dall'abbraccio. Sebastian sospirò andandogli incontro, non avrebbe rinunciato, non avrebbe smesso di raggiungerlo “non so perchè ho lasciato decidere tutto a mia madre” gli prese la mano e la strinse nella propria “io non volevo quella chiesa, e neanche quel ristorante con rispettivo rinfresco.” Gli strofinò il naso lungo il collo “io voglio te come marito, come compagno per la vita.” Lo baciò delicatamente, uno sfioramento di labbra sulla sua guancia “io non sono scappato, ero rimasto immobile perchè avevo paura di quello che avrei potuto fare.” Gli spiegò in un sussurro “non voglio perderti, non voglio sprecare la mia seconda possibilità.” Lo baciò nuovamente sentendo Blaine tremare contro al suo petto. “Io ti amo Blaine.”

Il morettino lo fissò dal basso verso l'alto, posandola testa contro al petto dell'altro “lo faresti davvero?” Si morse il labbro inferiore “intendo dire, fuggire via di qui per sposarci come desideriamo noi; per fare il matrimonio che ci eravamo già prefissati di celebrare.” Chiese stringendo la stoffa della camicia fra le mani.

Sebastian gli fece alzare il viso e lo baciò dolcemente sulle labbra “solo se tu mi vuoi ancora, io non smetterò di provarci, ovviamente farò dei casini, forse ti rovinerò qualche giornata. Ma io voglio esserci per te e con te, io voglio essere tuo marito.” Sorrise lasciandolo andare “ma sei tu che decidi questa volta; proviamoci ancora, ma questa volta saremo solo noi due contro tutti gli altri.” Non fece in tempo a dire altro che Blaine gli saltò tra le braccia stringendosi forte al suo petto.

“Sì.” Mugugnò baciandogli il collo “se tu ci proverai sempre, io ti perdonerò sempre.” Gli sorrise passandogli la punta del naso contro la clavicola scoperta “è questo il matrimonio. Amarsi nonostante i difetti dell'altro. No?” Si strinse ancor di più all'altro sospirando felice.

Dopotutto Sebastian Smythe poteva avere un sacco di difetti, ma uno dei suoi pochi pregi era che amava incondizionatamente il suo Blaine, ovviamente di cui era ricambiato, e per questo l'uno era fatto apposta per l'altro.


E niente, è finita anche questa week!
Ringrazio i lettori e sopratutto Courage_for ever che mi commenta sempre ed è dolcissima come un cuore di panna <3
Alla prossima spasticata e grazie mille per essere rimasti con me fino alla fine <3

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