Azzurro come il cielo su Rio

di RedEco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Routine ***
Capitolo 2: *** Routine (reprise) ***
Capitolo 3: *** Ciò che significa essere forti ***



Capitolo 1
*** Routine ***


Mikiko osservò il volto di Sky con sguardo critico. Stentava quasi a riconoscerlo, tanto era ricoperto di lividi, graffi e ferite varie. Tuttavia, anche così, letteralmente gonfio di botte, il ragazzo manteneva una singolare bellezza; gli occhi, di un magnifico azzurro, più limpido addirittura del cielo che splendeva su Rio nei giorni di sereno, risaltavano ancor di più in mezzo ai lividi violacei che circondavano le palpebre, la pelle leggermente scura, abbronzata da anni di sole, sembrava adattarsi perfettamente ai graffi che ora la ricoprivano numerosi, come se si fossero trovati lì da sempre. Persino le labbra, spaccate in più punti, e i lunghi capelli castani, che ora gli ricadevano disordinati ai lati del volto, contribuivano a dare al ragazzo un’aria selvaggia ed estremamente attraente. Mikiko abbassò il viso, per nascondere il lieve rossore che aveva principiato a colorarle le guance, e il suo sguardo si posò sulla maglia di Sky, che strappata in più punti lasciava intravedere generose porzioni di muscoli scolpiti. Karin avvampò, diventando paonazza, mentre la sua mente si perdeva tra pensieri poco casti. Fortuna che i jeans di Sky erano rimasti intatti! Tentando di far passare il suo rossore per rabbia, Mikiko fissò il ragazzo dritto negli occhi ed incrociò le braccia, esibendo la sua espressione più severa. «Allora Sky, che ti è successo stavolta?» chiese con tono fermo. «Nulla di che, sono solo inciampato e ho sbattuto la faccia» fu l’intelligente risposta di Sky. Mikiko non si scompose «Dove? Su un pugno?» chiese sarcastica «Ripetutamente?» Sky sorrise beffardo «Beh sai, i brasiliani sono gente distratta, non hai idea di quanti pugni perdono per strada!» A quel punto Mikiko cedette; abbandonò il suo proposito mantenere un’espressione seria e si diede una manata in fronte, rassegnata. Sky alzò le mani davanti a se, come a difendersi «Lo giuro Kiki, sono inciampato in discesa e...» Ma Mikiko già non lo ascoltava più. Aveva smesso da tempo di curarsi di quale scusa inventasse Sky per giustificare le sue ferite, o di come effettivamente se le fosse procurate. Ormai era diventata una routine: Sky ingaggiava una rissa nei quartieri malfamati di Rio de Janeiro, rimediava un sacco di botte, e a lei toccava improvvisarsi infermiera e fasciargli le ferite. Non che la cosa le dispiacesse particolarmente; finché aveva la possibilità di stare sola con Sky, Mikiko era felice. Se poi riusciva a stare sola con gli addominali di Sky, allora era molto felice! «Taci Sky» disse d’un tratto, interrompendo gli sproloqui del ragazzo, il quale subito s’ammutolì, e rimase a fissarla, in attesa. Mikiko ricambiò il suo sguardo per alcuni secondi, poi, senza preavviso, gli tirò un sonoro schiaffo sulla guancia sinistra. Dalle labbra di Sky uscì un gridolino strozzato «Ahi! Perché l’hai fatto?» protestò lui. «Perché sei un idiota» rispose candidamente la ragazza, afferrandolo poi per il colletto della maglia «Muoviti, devo disinfettarti quelle ferite» aggiunse, voltandosi dall’altra parte e trascinandoselo dietro.
E Sky si lasciò trascinare, consapevole che le sue giustificazioni non erano servite a molto. Aveva smesso ormai da anni di preoccuparsi di risultare credibile: finché aveva la possibilità di abbandonarsi alle “amorevoli” cure di Kiki, Sky era felice.
 
 
 
 
 
 
Una cosa leggera, senza pretese (anche perché non se le merita), se non forse quella di strapparvi una risata. Finché riesco a farvi sorridere, io sono felice.
È venuta più lunga di quanto mi aspettassi (o forse è solo lunga da scrivere), ma per il resto mi sembra andare bene. Il finale mi piace un sacco XD.
 
P.S. Kiki e Sky sarebbero gli stessi personaggi che compaiono in “Tutto sembra semplice”. O quantomeno la situazione sentimentale di Kiki è quella.

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Capitolo 2
*** Routine (reprise) ***


Mikiko osservava la schiena nuda di Sky, disteso prono su di un tavolo di metallo, passando un batuffolo di cotone intriso di disinfettante su ognuna delle innumerevoli ferite. Tagli e graffi coprivano i muscoli come un reticolo rossastro.
Malgrado la giovane età, Sky possedeva già un fisico piuttosto muscoloso, frutto di anni di allenamento in una non meglio precisata arte marziale, un miscuglio disorganizzato di capoeira e movenze che volevano sembrare orientali, ma che agli occhi di Mikiko sembravano solo un tentativo malriuscito di imitare Bruce Lee.
Vagando tra i lividi, lo sguardo di Mikiko si soffermò sul grande tatuaggio dell’Orsa Maggiore che occupava la parte superiore della schiena di Sky; non era l’unica costellazione che decorava il corpo del ragazzo, tutti i - pochi per ora - tatuaggi del ragazzo richiamavano in qualche modo il cielo e le stelle, da un sole stilizzato sul petto ad una vera e propria mappa celeste sul braccio destro. Sky diceva di aver preso ispirazione da una canzone, ma non le aveva mai detto quale fosse.
A Mikiko era sempre piaciuto quel grande Grande Carro, con le sue dimensioni esagerate per un disegno tanto semplice, ma ora le stelle e le flebili linee che le collegavano tra loro si confondevano in quel reticolo di comete rosse e lividi che sembravano nebulose. Un graffio in particolare aveva colpito Alioth esattamente nel mezzo, compromettendo temporaneamente l’asterismo. Mikiko si chinò verso la schiena di Sky e poggiò delicatamente le proprie labbra sulla ferita, nel punto in cui la scia rossa incrociava il centro della stella.
«Ehi, Kiki» disse Sky, senza alzare la testa «Perché mi stai baciando la schiena?»
Mikiko scattò in piedi, rossa in volto, balbettando «Che... cos... non ti ho baciato! P-probabilmente era il cotone. Sì, era sicuramente il batuffolo di cotone» annuì fingendo convinzione, anche se l’altro non la guardava.
Sky finse un tono perplesso «Strano, quel batuffolo mi è sempre sembrato umidiccio e sgradevole, come ha fatto a diventare improvvisamente tiepido e soffice?» a quelle ultime parole il volto di Mikiko passò dal rosso ad un più intenso bordeaux «E poi, seriamente Kiki, ho sentito i tuoi capelli solleticarmi la schiena, vuoi forse farmi credere che al cotone sono cresciuti i capelli?»
«Oh già, no, certo... ecco...» rispose Mikiko, guardandosi convulsamente intorno in cerca di una scusa «È che... ehm... abbiamo finito il disinfettante!» esclamò infine, gettando il flacone, ancora mezzo pieno, in un cestino vicino «E quindi ho pensato... ehm... che, in mancanza d’altro, un bacio magari... avrebbe potuto farti stare un po’ meglio, insomma...»

A quel punto Sky smise di ascoltare le scuse farfugliate da Mikiko: era una ragazza forte e decisa, ma al minimo segno di imbarazzo tendeva ad andare nel panico; ovviamente Sky adorava quel lato del suo carattere. Il ragazzo sollevò lievemente lo sguardo, abbastanza da poter osservare lo scaffale appeso sulla parete di fronte a lui; pensò per un momento di far notare alla sua “infermiera” i due flaconi di disinfettante, ancora integri, che vi poggiavano sopra, ma poi decise di lasciar perdere, e interruppe il balbettio imbarazzato di Mikiko «In effetti non è stata una pessima idea, mi sento già meglio» constatò - e fu certo di sentire l’altra sospirare di sollievo - «continua pure» aggiunse poi con un tono più malizioso, prima di lasciarsi sfuggire un urlo di dolore, quando il pugno di Mikiko gli colpì la schiena ferita «Non ne approfittare idiota!» quasi gli urlò contro la ragazza, riacquistando in un colpo tutta la sua sicurezza.
«Ahia, Kiki, ma perché l’hai fatto?» chiese Sky, tentando inutilmente di massaggiarsi la zono colpita «Questo mi ha fatto veramente male!» si lamentò, ostentando una sofferenza assolutamente esagerata e teatrale. A Mikiko sfuggì una risatina, che tentò di nascondere con una mano «E va bene idiota, ma non farci l’abitudine» gli concedette, chinandosi nuovamente verso il punto dolorante.









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~Chiarimenti: Alioth è la stella principale dell'Orsa Maggiore; un asterismo è un gruppo di stelle che forma una figura geometrica facilmente riconoscibile (come appunto il Grande Carro, che sembra un mestolo). La canzone menzionata da Kiki esiste davvero (ma non vi dirò qual è :P).
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Ok, dovevo pubblicare questa cosa poco dopo "Routine", il fatto che abbia impiegato oltre un anno a completarla è abbastanza vergognoso. E malgrado tutto questo tempo, ancora non mi convince, in particolare il finale (è abbastanza chiaro?) e il farfugliamento isterico di Mikiko. Alcuni punti però credo siano venuti bene; mi piace come Sky e Kiki riescano a essere romantici, e al contempo due idioti.
Inoltre, questa storia doveva essere molto corta, coma abbia fatto a diventare così lunga è un mistero XD

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Capitolo 3
*** Ciò che significa essere forti ***


«Baka!»
Sky, tentò di asciugarsi le lacrime con la manica della maglia e tirò su col naso, quindi alzò lo sguardo su Mikiko, che camminava spedita davanti a lui, tirandoselo dietro per un braccio «Cosa?» forse a causa dei suoi stessi singhiozzi, non aveva capito ciò che la bambina gli aveva appena detto.
Per tutta risposta Mikiko si fermò e si voltò verso di lui «Sei un idiota!» gli urlò contro, con un tono che non ci si aspetterebbe da una bambina di dieci anni.
A quell’accusa Sky assunse un’espressione contrariata e protestò con un acuto «Eh?! Non è vero!» disse per poi “riprendersi” il braccio che Mikiko ancora gli stringeva e usarlo per asciugarsi nuovamente le lacrime.
«Sì che è vero!» ribatté Mikiko «solo un idiota potrebbe farsi quello» aggiunse, indicando il brutto taglio che campeggiava sulla fronte di Sky, malamente tamponato con una manica.
Tutto era cominciato poco prima, quando Magnus, il padre di Mikiko, aveva deciso, per qualche imperscrutabile motivo, di dare prova della propria forza abbattendo un muro a testate. A onor di cronaca, bisognava precisare che Magnus era un omone grosso e muscoloso, oltre che un mago molto potente. Di conseguenza gli era bastato un singolo colpo, preceduto da una sorta di esaltato grido di battaglia e seguito da un altrettanto esaltato «Ho vinto!», per far collassare un’ampia sezione di muratura, il tutto senza particolare sforzo, e senza nemmeno un graffio.
Dal canto suo, Mikiko aveva trovato quella dimostrazione di forza abbastanza insensata, ma Sky, che come tutti i maschi non poteva resistere al richiamo della stupidità, aveva ammirato la scena con la bocca spalancata e gli occhi sbrilluccicanti.
A quel punto Sky, che in dieci anni di vita evidentemente non aveva mai visto un muro, aveva avuto la brillante pensata di replicare l’impresa. Inutile dire che aveva vinto il muro. E Sky si era ritrovato a rotolarsi per terra, piangendo dal dolore.
Mikiko si era subito precipitata a soccorrerlo: fortunatamente non sembrava grave, la fronte di Sky sanguinava, ma almeno non gli stava uscendo il cervello dalla testa, sempre che ce l’avesse mai avuto. Resistendo all’impulso di guarire Sky a suon di botte, Mikiko l’aveva afferrato per un braccio e, senza neanche aspettare che il bambino si rialzasse, l’aveva trascinato quasi di peso fino a casa propria.

«Allora, che ha fatto Gabriel di tanto idiota questa volta?» Mikiko si voltò verso la porta di casa, dove sua madre li stava osservando, appoggiata ad uno stipite. Tsukiko Miyazaki, una giapponese dai corti capelli neri e dall’aspetto composto ed elegante, era una delle poche persone che chiamava Sky sempre con il suo nome di battesimo.
Mikiko puntò l’indice contro Sky «Papà ha distrutto a testate un muro, e questo idiota ha tentato di imitarlo» disse con tono accusatore.
Tsukiko si avvicinò ai due bambini e si chinò di fronte a Sky «Allora Mikiko a ragione, sei proprio un idiota» disse, al che Sky assunse un’aria decisamente offesa «Fammi vedere» aggiunse poi, scostando la manica, ormai sporca di sangue, che il bambino teneva premuta in fronte, rivelando così la ferita: si trattava solamente di un piccolo taglio, nulla di particolarmente preoccupante. Fortunatamente la donna aveva notato in anticipo l’arrivo dei ragazzi e, abituata a pensare al peggio, si era preparata a dovere; pulì la fronte di Sky con un fazzoletto, disinfettò la ferita, e cominciò ad avvolgere una benda attorno alla testa di Sky. Avrebbe potuto usare delle magie curative, e quella piccola ferita sarebbe diventata solo un vago ricordo, ma sperava che affrontare il dolore avrebbe insegnato a Gabriel che i muri non andavano affrontati di testa.
«Allora, perché l’hai fatto?» chiese gentilmente Tsukiko, mentre ancora completava la medicazione. Sky la guardò, ancora imbronciato, per alcuni secondi, poi si decise a parlare «È che Magnus è tipo super forte, e volevo essere come lui» confessò abbassando lo sguardo. Tsukiko accennò un sorriso «Uomini» sospirò «Tutti uguali! Dimmi Gabriel, non credi che anche io sia forte?» chiese, tornando seria. Sky rabbrividì, sapeva per esperienza che Tsukiko sapeva essere ben più potente - e pericolosa - del marito; vagamente spaventato, fece di sì con la testa. «Beh, io non tiro testate ai muri» proseguì la donna, una volta ultimata la fasciatura «e forse non sarò “super forte” come Magnus, ma sono sempre qui, pronta ad aiutare te e Mikiko quando vi fate male; personalmente, credo sia questo ciò che significa veramente essere forti» concluse, dandogli un lieve bacio sulla fronte.





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Com'è che in ogni capitolo Sky finisce per farsi male? Dite che lo maltratto? XD
Più seriamente, la storia mi sembra venuta bene, ma ho dei dubbi su alcuni punti, in particolare la fine del flashback (troppo brusca?), e il finale.
Ho ritardato la pubblicazione di alcuni giorni perché non riuscivo a trovare un titolo decente, e neanche questo mi convince del tutto. Qualche idea?

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