Hogwarts for Coco Chanel

di MalandrinaLunastorta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tre giri di perle ***
Capitolo 2: *** Grifondoro! ***
Capitolo 3: *** Conoscenze gradite o meno. ***



Capitolo 1
*** Tre giri di perle ***



                                                                        Tre giri di perle.

Un ticchettio inusuale risuonava tra le mura del castello.
L’insolito rumore aveva origine in due tacchi Mary Jane vecchia scuola, calzati da altrettanti, graziosi piedini appartenenti ad una bizzarra figura.
Il soggetto, incurante degli sguardi stralunati dei fantasmi, si dirigeva deciso verso una scalinata a chiocciola sorvegliata da due gargoyle.
Giuntavi davanti, la misteriosa figura mormorò qualche parola, al che il passaggio fu aperto.
I gradini parevano usurati da secoli, osservò con distacco, come quasi intere ali dell’edificio.
Era pur vero che donavano all’insieme quel tocco di retrò che non guastava mai in una scuola prestigiosa; l’importante era non ritrovarsi della polvere e umido negli angoli dei corridoi, questo ovviamente non l’avrebbe accettato.
Bussò.
“Venga avanti, signorina, la stavo aspettando.”
La ragazza aprì.
“La professoressa McGonagall, oso sperare.”
“Creda bene di aver ragione, signorina Lancaster. Si accomodi.”
Fece come detto, poggiandosi elegantemente a metà sedia.
“L’ho chiamata, signorina, per approfondire il tema del suo spostamento in maniera diretta.
Come ben sa, la scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts è una delle più antiche istituzioni della comunità magica inglese.
Fondata da quattro dei più grandi maghi della storia, ha ospitato facoltosi studenti tra i quali lo stesso Merlino, ma anche, purtroppo, maghi oscuri che hanno lasciato dolorose cicatrici nella memoria di ogni essere magico.
In questa scuola, lei imparerà l’importanza di ideali come il valore, la lungimiranza, la tolleranza ma non solo: sarà introdotta ad ogni arte magica, come so che non fu a BeauxBatons.
Siamo famosi per la nostra pragmaticità, ciò non nega tuttavia che i nostri studenti abbiano un’estensione di conoscenze invidiabile.
Da lei richiedo quindi che si apra a questa nuova realtà e si inserisca, che si trovi delle adeguate compagnie e si impegni negli studi.
Crede di esserne in grado?”
Le sottili labbra della giovane si sollevarono in un’espressione di sicurezza.
"Ovviamente, madame. Conoscendo le mie origini, dovrebbe sapere che sono stata educata al rispetto, alla compostezza e alla cortesia di modi.
La mia unica incertezza riguarda le materie che nella mia precedente scuola: Aritmanzia” e qui arricciò il naso “o Cura delle Creature magiche”
“Di questo non si preoccupi, entrambe sono materie facoltative e potrà liberamente scegliere di approfondire materie già trattate precedentemente.”
La signorina Lancaster annuì con garbo, per poi porre un’altra domanda.
“Potrò continuare i miei studi di pianoforte?”
“Certamente, la scuola dispone di un’aula di musica, anche se, e qui me ne rammarico, non abbastanza apprezzata dai miei studenti.”
“La ringrazio. Se questo è tutto, io tornerei ai miei acquisti a Diagon Alley, madame.”
“Ancora un istante. Vorrei solo ricordarle, notando la sua cura dell’immagine, che in questa scuola l’uniforme non comprende cappellini e accessori vistosi.”
La giovane storse la bocca.
“Ne ho avuta notizia.”
“Allora la saluto, mademoiselle Lancaster.”
La ragazza si alzò per poi avviarsi verso la porta.
Si girò.
“Ho notato in lei, signora Preside, una compostezza e un portamento invidiabili.
Spero sia lo stesso per i suoi studenti.”
L’anziana donna sorrise.
“Non posso pienamente assicurarla su questo punto. La prossima volta che la rivedrò avrà modo di analizzare da sola l’ambiente.”
“Come desidera.”
E se ne andò, lasciando che il ticchettio dei tacchi abbandonasse il castello.
 
Quell’anno il binario nove e tre quarti era particolarmente affollato.
I ragazzini del primo anno stentavano a sfuggire dai baci collosi delle madri apprensive e dalle pacche vigorose dei padri fieri, a questo si aggiungeva un continuo viavai di saluti, vecchie conoscenze che si rivedevano dopo diverso tempo, ragazzi euforici o depressi per l’inizio del nuovo anno.
Tra la folla spiccava una folta foresta di teste rosse, a cui qui e là si aggiungeva del moro, nero o biondo.
La gente attorno a loro li osservava di sottecchi, chi con rispetto, chi con disprezzo.
A questi apparteneva sicuramente un uomo biondo, leggermente stempiato poggiato ad un bastone da passeggio nero che in quell’istante stava domandando qualcosa al figlio.
“Sei ancora desideroso di unirti a loro per le vacanze invernali?”
“Si papà, e desidererei non discuterne ancora.”
“Se è questo che vuoi…”
Poco più in là, un ragazzo dai capelli sparati in aria stava litigando con un giovane poco più grande di lui, dagli occhi marroni anziché verdi ma per il resto simile a lui.
“Smettila James! Mi rifiuto categoricamente di lasciarti portare quelle diavolerie ad Hogwarts ora che sono diventato prefetto!”
“Merlino, Al, come sei Severus! Ti prego, dimmi che l’hai capita!”
“Sai James, ogni tanto anche tu dovresti essere più Sirius!”
“Lo sto facendo benissimo, fratello! Non è vero, papà?”
“Per nostra disdetta sì, figliolo.”
L’uomo occhialuto che aveva appena parlato era l’origine principale di tutti quegli sguardi.
Si trattava infatti del famoso Bambino Sopravvissuto che aveva sconfitto Voldemort giovanissimo e adesso si trovava a capo del Reparto Auror del Ministero.
L’attenzione però venne distolta da quest’ultimo poco dopo, quando un baule firmato Chanel passò lì accanto senza aspettare o fermarsi come gli altri comuni mortali ma si diresse spedito in direzione di un vagone.
Alla guida del lussuoso bagaglio si trovava una ragazza di circa 17 anni dall’aspetto curato quanto insolito.
Al caschetto nero arricciato era poggiata una Cloche blu scura, dello stesso tono della maglia alla marinara blu a righe bianche, mentre le gambe erano fasciate da un pantalone bianco a sigaretta.
La pelle lattea non presentava in viso alcun segno di trucco, tuttavia rasentava la perfezione, mentre le labbra erano leggermente tinte di rosa.
Al collo portava tre giri di perle, mentre i piedi calzavano un sandalo gioiello, abbinato alla spilla infissa nel cappellino.
Il tutto era rigorosamente firmato Chanel.
Giunta dinanzi alla porta del vagone, si guardò intorno con aria scocciata, per poi tossicchiare in direzione di un gruppetto di ragazzi apparentemente suoi coetanei.
“Sì?”
“Perdonatemi, monsieur, avrei bisogno di una mano con questo baule.”
I ragazzi si scambiarono delle occhiate intrigate: la riccona che avevano davanti era palesemente francese.
“Certamente!”
Si gettarono in tre sul bagaglio ma sollevandolo scoprirono che pesava come piombo.
Faticando e sudando, riuscirono a portarlo in uno scompartimento libero, seguiti dalla ragazza, che nascondeva un sorrisino soddisfatto.
“Ecco fatto” esclamò sbuffando uno dei tre impavidi cavalieri, madidi di sudore.
“Merci, vi sono grata. Come minimo per sdebitarmi mi devo presentare: mi chiamo Sophie Lancaster.”
Tese la mano, che il ragazzo che aveva parlato baciò con aria sbruffona.
“Io sono Peter Tarcy e questi sono William DeBourg eFrancis Corbirock. Unisciti pure a noi, se non sai con chi stare; credo che sei nuova”
Sophie alzò un sopracciglio e con garbò declinò l’invito, per poi congedare i tre, che se ne andarono con la coda fra le gambe per la mancata conquista.
Si sedette e iniziò ad aspettare che il treno partisse, quando la porta si riaprì ed entrò una ragazza mulatta dai capelli corvini arruffati e gli occhi azzurri vivaci, con indosso una felpa sportiva e dei jeans sbrindellati.
“Ehilà! Tu sei nuova vero? Non credo di averti mai visto da queste parti.”
“In effetti, sì, sono una nuova alunna, vengo dalla Francia ma mio padre ha voluto che tornassi in Inghilterra. Vuoi accomodarti?”
La strana tipa si gettò con malagrazia sul divanetto, incuriosita.
“Grazie! Che strano, dall’accento e dall’aspetto avrei detto che fossi cento per cento francese. Non è così, evidentemente.”
“Esatto. Vedi, i miei genitori sono l’uno inglese e l’altra francese, ma dopo il loro divorzio ho vissuto con mia madre in Francia, dove ho studiato alla scuola di BeauxBatons, ma compiuti i 16 anni mio padre ha ritenuto fosse giusto che riscoprissi le mie origini inglesi, dato che alla sua morte erediterò i possedimenti di famiglia.”
“Uao, devi essere parecchio ricca allora. A proposito, io sono Elizabeth Bennet.”
“Per l’appunto, il mio nome completo è Sophie Angelique Olympe Lancaster-Tudor e discendo dal ramo magico della famiglia reale inglese. Per gli amici Coco.”
Elizabeth, quando sentì l’ultima parola, sghignazzò.
“Tanta maestosità per poi farti chiamare Coco? Ci sto. Sei una tipa a posto, Coco.
Per te, io sono Liz. Spero che verrai a Corvonero, così potremo dividere il dormitorio.”
“Il sentimento è reciproco, Liz, benchè ancora non conosca la legislazione delle case di Hogwarts.”
La mulatta parve sorpresa.
“Ah no? È semplice, ci sono quattro case: Corvonero, Serpeverde, Tassorosso e Grifondoro.
Il Cappello Parlante, un vecchio capello a punta magico, ti spiegherà in base a quali qualità divide gli studenti.
Con i tuoi compagni di casa dividerai il dormitorio e la Sala Comune, oltre alle lezioni assieme a un’altra Casa e in base al tuo andamento scolastico il punteggio della casa salirà o scenderà. La Casa con il punteggio più alto a fine anno conquista la Coppa delle Case.
È tutto.”
“Interessante… se divideremo la stanza per il resto dell’anno scolastico, chissà che non riesca ad insegnarti qualcosa di stile o della maison Chanel.”
Elizabeth ridacchiò.
“Sarà un’impresa ardua, amica.”

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Capitolo 2
*** Grifondoro! ***


                                                          Grifondoro!

Durante il viaggio Coco strinse amicizia con quel buffo soggetto che era Elizabeth.
Miscuglio di etnie, nonostante l’aspetto e il modo di fare scomposto e poco cortese era dotata di grande intuito e curiosità, cosa che le fece aprire da entrambi i lati, inoltre Sophie scoprì, abbastanza inorridita, la sua passione per gli sport babbani come la corsa e il salto in lungo.
Faceva parte della squadra di Quidditch della Casata Corvonero e passava i pomeriggi ad allenare il corpo, mantenendo un fisico tonico, asciutto e scattante.
Alla povera Coco l’idea di sudare si presentava raccapricciante, per questo quando la mulatta si offrì di allenarla nella corsa declinò cortesemente l’invito senza il minimo rammarico.
Stavano discutendo intorno a quali alimenti della mensa di Hogwarts fossero più adeguati alla dieta della francesina quando Lizzie gettò un occhio fuori dal finestrino e sollevandosi atleticamente dal sedile esclamò: “Siamo quasi arrivate, ti consiglio di cambiarti, Coco.”
Qualche minuto dopo, in effetti, l’espresso si fermò e una massa informe di adolescenti ne scese dirigendosi verso barche o carrozze.
“Bè amica, visto che sei nuova ti consiglio di unirti a quelli del primo anno per la panoramica visione del Castello via lago.”
Coco strabuzzò gli occhi molto poco elegantemente per i suoi standard osservando con repulsione:” Dovrei salire su una di quelle sudicie e instabili imbarcazioni? Ti ringrazio del pensiero, Elizabeth, ma non ne trarrei giovimento dato che ho già avuto modo di vedere il Castello.”
La ragazza citata ridacchiò, scuotendo la testa: “Come vuoi, Coco. Allora seguimi, utilizzeremo le carrozze.”
Dovettero aspettare un quarto d’ora prima che passasse di lì un’altra carrozza, la quale quando arrivò lasciò accigliata la nuova studentessa.
“Cosa guida la carrozza?”
“Nulla, credo, ma si dice che la trainino degli esseri simili a cavalli alati visibili solo a chi ha visto la morte- cioè, qualcuno morire.”
Coco annuì, tuttavia durante il tragitto non staccò un istante lo sguardo da quel vuoto davanti al mezzo di trasporto.
“Stai bene, Sophie? Ti vedo un po’ strana. Oh bè, se è per lo Smistamento ti capisco, anch’io sei anni fa ero molto in ansia.”
Non le rispose.
Quando la carrozza si fermò scesero l’una con garbo e leggiadria, l’altra saltando giù senza riguardi ma entrambe con gli occhi fermi sul Castello.
La mulatta con un sorriso sulle labbra esclamò: “Mi è mancato questo posto.”
Seguirono la massa di ragazzi fino all’ingresso.
Lì si dovettero dividere, poiché Sophie aveva ricevuto indicazioni dalla Preside per unirsi al gruppo di primini che avrebbero affrontato assieme a lei lo Smistamento.
Raggiunse quindi la vicepreside, la professoressa Sprite, assieme ai ragazzini e fecero il loro ingresso in Sala grande sollevando un coro stupito di “Ohhhhh” riferiti al finto cielo che copriva il soffitto, coro al quale, ovviamente, la sedicenne non si unì.
Rimase un poco seccata invece dagli sguardi che gli studenti più grandi le rivolgevano.
In particolare, fulminò con lo sguardo un Tassorosso che si era proteso a guardarle palesemente il fondoschiena.
La professoressa McGonagall quindi si alzò e presentò alla Sala la situazione di Sophie, terminando il discorso con un “… spero vivamente che la accogliate con rispetto e garbo.”
I giovani, alcuni entusiasti (in particolare la fauna maschile), altri meno (perlopiù il gentil sesso), applaudirono ed ebbe iniziò la Cerimonia di Smistamento.
Coco non dovette aspettare troppo, concentrata com’era sull’abbigliamento del corpo insegnante, quando la voce della professoressa Sprite pronunciò: ”Lancaster-Tudor, Sophie.”
Si diresse serenamente verso quel lurido e stracciato cappello appuntito, notando quanto poco giovasse all’aspetto già grossolano della vicepreside.
Dei pensieri estranei si proiettarono nella sua mente.
“Sophie,
dopo diversi secoli ho nuovamente l’onore di Smistare un discendente dei Tudor!
Noto in te una mente acuta, ben educata, propensa all’apprendere e ferma nei suoi ideali.
Forse vittima della frivolezza propria dei nobili e di BeuxBatons, mi duole aggiungere, ma con il tempo potrai migliorare.
Senza offesa, cara, conosco i tuoi pensieri.
Ma dove metterti?
Forse a Corvonero, patria di dotti e sognatori?
Oppure Grifondoro, sede di audacia, cavalleria e nobiltà d’animo?
Vedo che ti ha conquistato la presentazione che ho fatto di una di queste due.
Sono d’accordo, credo proprio che per te la giusta Casa sia… -Grifondoro! –
Così, la stilosa e nobile Coco si trovò all’età di sedici anni e sei mesi ad essere smistata nella Casata che decenni prima aveva ospitato i Salvatori del Mondo Magico di cui tanto aveva sentito parlare e in quegli anni anche i loro stessi figli, che imparò a conoscer.
Il primo incontro ravvicinato avvenne quella stessa, fatidica sera.
Sophie si era alzata e si stava dirigendo verso uno dei Caposcuola che le avrebbe indirizzato l’ingresso del Dormitorio, quando sentì una voce squillante e malandrina fischiare e aggiungere: “Che carrozzeria la nuova arrivata!”
Inviperita, si girò e guardò lo sbruffone dagli occhi castani e i capelli mori sparati in ogni direzione che aveva osato parlare.
La sua voce uscì dalla bocca con tono calmo quanto glaciale.
“Caro il mio don Giovanni, benché immagini che uno scimmione al tuo pari neppur sappia le origini di questo titolo dispregiativo, ti reco questa notizia: sarebbe molto più cortese ed educato da parte tua evidenziare in una giovane quale sono il portamento, la bellezza dei lineamenti, il buon gusto et similia, al posto delle generosità del petto o del deretano.”
Nel frattempo i suoi occhi si erano concentrati sulla capigliatura del tipo, cercando con una mano di rassettarla.
“Inoltre, vorrei aggiungere, i tuoi capelli non hanno un verso.”
Arrendendosi contro la giungla che erano i capelli dello sconosciuto, ruotò i tacchi e se ne andò, lasciando a bocca aperta i presenti.
“A proposito, io sono James!”
Il ragazzo si rigirò, gli occhi che brillavano.
“Ragazzi, ho fatto colpo.”
 
 
Ed ecco che ritorno!
Qualche anima pia sarebbe disposta a recensire?
Baci e abbracci,
Remus.

 

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Capitolo 3
*** Conoscenze gradite o meno. ***


                                                     Conoscenze gradite o meno.
Mentre seguiva il Caposcuola lungo i corridoi della scuola, che parevano infiniti e spesso uguali, Coco venne fermata dalla voce ansimante di Elizabeth, evidentemente affaticata dalla corsa.
“Coco! Puff, Sophie aspettami!”
Al richiamo la ragazza si guardò indietro e abbandonò il gruppetto di primini eccitati alla scoperta del Castello.
“Cara Elizabeth, mi perdonerai ma ero concentrata nell’ascoltare la pregevole presentazione dell’edificio scolastico da parte di- qual’ era il suo nome? Il Caposcuola McDonald, se non erro.”
“Ok, non c’è problema amica; volevo solamente farti i complimenti per la tua nuova Casa. E così sei una coraggiosa di cuore eh? Che dire, ti avrei visto bene tra noi Corvonero, ma evidentemente sbagliavo.”
Sophie scosse la testa elegantemente.
“Affatto, amica mia.
In realtà davanti ad una indecisione del Cappello Parlante- curioso soggetto, devo dire e pessimo designer –ho preferito la locazione che ritenevo più consona.”
Al che Liz la osservò con aria ammirata.
“Stai dicendo che sei una Testurbante? Ma è strepitoso! Ne capitano una volta ogni cinque o sei anni in media! Che dire, abbiamo perso un ottimo possibile corvetto oggi.
Ma, sebbene apparteniamo a due Case diverse, spero che continueremo a stare insieme e a farci delle chiacchierate come quella di stamane. Se per te va bene, ovvio.”
La neoarrivata se ne disse più che lieta.
Si salutarono ed ognuna si incamminò verso il proprio dormitorio.
Coco camminava con il sorriso sulle labbra, quando si dovette fermare, colta da un orribile pensiero.
Lei non sapeva dove si trovava il Dormitorio, né aveva idea di come raggiungerlo o a chi affidarsi per trovarlo.
Decise quindi di aspettare che qualche studente dalla cravatta rosso oro passasse per quel corridoio, con un poco d’ansia in petto.
Aspettò.
Aspettò ancora.
Sembrava non passare nessuno di là.
Si stava irrazionalmente dando delle testate immaginarie contro il muro quando il suo sguardo fu catturato da uno scintillio dorato, appartenente alla cravatta da Grifondoro di un ragazzo moro, gli occhi più verdi che avesse mai visto.
Gli si gettò praticamente addosso.
“Perdonami, ho smarrito la via.
Potresti gentilmente indirizzarmi al Dormitorio Grifondoro? Te ne sarei infinitamente grata.”
Con tono divertito quello esclamò: “E tu se non sbaglio sei la ragazza nuova, Sophie Lancaster, giusto? Io sono Albus, è un piacere conoscerti. Ma prego, seguimi, stavo proprio tornando in Sala Comune.”
Dunque si avviarono e Sophie arrossì di vergogna.
“Ti prego di scusarmi. Dalla foga di trovare una guida ho dimenticato le buone maniere.
È esatto, il mio nome è Sophie Celine … Lancaster-Tudor, per servirti.”
Il nuovo conoscente sghignazzò sotto i baffi.
“Se ti presenti così, allora devo proprio rettificarmi. Madamigella, ha l’onore di conoscere Albus Severus Potter, figlio di Harry James Potter, altrimenti noto come il Bambino Sopravvissuto e attuale capo della sezione Auror del Ministero.”
Per niente offesa, la giovane stando al gioco fece un inchino ed aggiunse: “Quale onore, monsieur!
L’avessi saputo prima avrei curato meglio il mio aspetto in quanto ragazza in età da marito. Ma via, chiamami Coco, sono propensa ad accettarti tra coloro che definisco amici.”
Quest’ultima frase fu seguita da un gesto della mano di cortesia, al che Albus agguantò il polso della nuova compagna esibendosi in un buffo baciamano.
Nel frattempo si erano fermati davanti al ritratto di una donna che, a parere di Coco, avrebbe necessitato di una dieta a base di insalata e frutta, dato l’aspetto un tantino sovrappeso.
Il figlio del Salvatore del Mondo Magico si rivolse a quest’ultima e disse: “Tartina al formaggio!”
La Signora Grassa, come il ragazzo le comunicò che si chiamava mentre entravano, lasciò il posto ad un arco che portava ad una sala dai toni caldi che ridavano alla Casata e l’aria estremamente accogliente.
“Ecco, questa è la Sala Comune. Quella scalinata porta ai Dormitori femminili, mentre l’altra dà a quelli maschili. Non posso seguirti, siccome l’accesso ai vostri Dormitori è vietato a noi maschietti, ma lassù potrai chiedere a qualche compagna quale sia la camera delle ragazze del sesto anno.”
“Fratellino! Ti eri perso per caso? Rose ti aveva già dato per disperso. Ah! Vedo che hai conosciuto la mia futura sposa!”
Quello aggrottò le sopracciglia, mentre Sophie con aria inorridita riconobbe la voce del disturbatore della Sala Grande nel fratello di Albus.
Quale orrore! Quel rozzo soggetto era un Potter?
“Che stai dicendo James?”
Il sovra citato si alzò avvicinandosi a loro, ragion per cui Coco si decise per una strategica quanto dignitosa ritirata, salutando il minore dei due consanguinei e andandosene su per le scale con aria impettita.
Da sotto, James la osservava con una faccia da pesce lesso e l’aria di chi ha visto la Madonna di Lourdes, contemplando il fondoschiena della ragazza.
“Jam? Iuhu Sirius hai definitivamente perso l’unico neurone che avevi?”
Quello si girò verso il fratello, per nulla piccato.
“No, Severus, ho trovato la donna dei miei sogni. Dico, hai visto che culo? Quella ragazza entro una settimana sarà mia.”
Sentì ridacchiare.
“Buona fortuna allora, io vado a scommettere con i cugini su come ti darà un due di picche.”
Intanto, Coco si stava affacciando ad una delle numerose stanze di quel piano, trovandovi delle marmocchie del secondo anno che la ammiravano con devozione, dato l’aspetto regale della fanciulla.
“Scusate l’intrusione, sapreste dirmi la locazione del dormitorio del sesto anno?”
Una delle ragazzine, quasi in procinto di baciarle i piedi, alzò il braccio ed indico la propria sinistra, mormorando con voce flebile: “A tre porte da qui.”
“Ti ringrazio, cara, il tuo nome?”
“Paula Periwinkle.”
“Dunque ti devo un favore, Paula, il mio nome è Sophie, spero ci rivedremo presto.”
E chiuse la porta.
Sophie era stata educata fin dalla più tenera età ad una cordialità distaccata nei confronti del popolo, ma aveva sviluppato un proprio principio, per cui il rendersi disponibile e comprensiva nei confronti dei suoi sottoposti le avrebbe garantito maggior rispetto e devozione.
Lì, in quella scuola, stava mettendo in atto questa sua idea, che le stava già dando i propri frutti.
E tuttavia, sebbene Coco non volesse ammetterlo neppure a se stessa giudicandola una debolezza, il fatto che fosse stata indirizzata in quella Casa designava un sentimento sincero nella sua garbatezza e bontà di modi.
Il padre non ne sarebbe stato troppo felice, lui che, nei ricordi d’infanzia della ragazza, aveva sempre disprezzato la società meno abbiente e si era concentrato sul far lucro.
Da come le erano stati descritti, i Serpeverde sarebbero stati della stessa opinione di un babbano freddo e assetato di potere come il signor Lancaster-Tudor.
Con la mente concentrata su questi pensieri, la nobile streghetta aprì la porta che le era stata indicata da Paula e si trovò davanti uno spettacolo alquanto curioso.
La stanza presentava a occhio e croce una mezza dozzina di letti, dotati ciascuno di un baldacchino in legno scuro dalle pesanti tende rosse, della stessa tonalità delle coperte.
Accanto ad ogni letto si trovava un comodino, dotato di due cassetti, in più vi erano alcuni armadi e una porta che, Coco intuì, collegava la camera da letto ad un bagno.
Ma ciò che la incuriosiva era il caos che imperava sopra i letti ed ogni altra superfice piana.
Vestiti, mantelli e quant’altro erano abbandonati qua e là senza una parvenza di logica, i cassetti dei comodini, aperti, straripavano pergamene, cosmetici e oggetti di dubbia provenienza, gli armadi spalancati sembravano già non reggere oltre il peso del loro contenuto e sei ragazze dalla stessa divisa ma i connotati molto differenti parlottavano alla rinfusa evidentemente felici di ritrovarsi insieme dopo le vacanze.
Queste, finalmente accortesi della presenza della nuova arrivata, si voltarono verso di lei ammutolite.
Dopo qualche istante di incertezza e imbarazzo, una delle coetanee si avvicinò con un sorriso gioiso sulle labbra.
“Ciao, io sono Rose, è un piacere conoscerti! Da oggi insieme a queste altre squilibrate sarò la tua compagna di stanza e di corso.”
Rose aveva un personale che pareva gridare Strega da lontano un miglio: i capelli, rosso fiamma e vivacemente mossi, le raggiungevano i fianchi e gli occhi spalancati sembravano ipnotizzare con quella sfumatura di azzurro hawaiano che raggiungeva il castano intorno alla pupilla.
 Il fisico era atletico, forse un poco sottopeso, osservò Coco notando il polso stretto, mentre la carnagione era rosea e stranamente chiara vista la stagione estiva appena conclusasi.
Sophie si rese immediatamente conto di trovarsi davanti ad una fattucchiera molto potente sebbene la giovane età.
“Molto lieta, come avrai sentito durante la Cerimonia di Smistamento io sono Sophie. E, se l’intuito non mi inganna, ho appena stretto la mano ad una studentessa particolarmente brillante in Incantesimi, Trasfigurazione e Difesa contro le arti oscure, perdonami se sbaglio.”
Quella rimase di stucco.
“Sei una Leggilimens?”
A parlare era stata un’altra delle giovani, dai capelli corti e biondi con diverse ciocche nere, pesantemente truccata e le lentiggini sparse sul volto abbronzato.
Aveva un’aria aggressiva, tuttavia Coco intuiva che dietro tale spacconeria si rivelasse una persona che aveva sofferto molto.
“Mi piacerebbe, tuttavia ti devo contraddire. Ho studiato a BeuxBatons ed una delle materie in cui eccellevo era Percezione. Essa consiste nell’analizzare un soggetto senza valicare le sue difese mentali, ma basandosi sul suo aspetto e sul proprio intuito.
Necessita di una mente rilassata ed elastica, di una certa predisposizione magica e di affinità con il Creato.”
“Affascinante! È un peccato che non si studi qui ad Hogwarts. Non trovi, Constance? Ti ci vedrei bene.”
La suddetta era una ragazza mediterranea, gli occhi castani e i capelli lisci e mori, un poco in carne ed estremamente gentile. Infatti, dopo aver annuito in risposta a Rose si presentò ed elogiò Sophie per come aveva astutamente aggiustato la divisa.
Era la prima a notarlo probabilmente, perché subito anche le altre si unirono a lei nei complimenti con tono stupito.
In particolare, due delle compagne di stanza che parevano particolarmente affiatate, l’una bionda e l’altra castana, truccate in tono con i loro smalti e un poco civettuole, notarono l’intelligente sostituzione dei calzetti di lana con francesine arrotolate fino al ginocchio e della cravatta di cotone con una di seta.
Coco se ne compiacque ovviamente, ma non lo diede a vedere, come le era stato insegnato da sua madre.
“Dunque, care Rose, Constance, Miriam, Violet, Abigail e Dyana, sarò felice di trascorrere questo anno scolastico in vostra compagnia.”



Sono in ritardo lo sooo perdonatemi...
Ma sapeste comunque quandto ho lottato con questo benedetto portatile per pubblicare!!!
Bha, ste diavolerie moderne. *cit. mia nonna*
Buona notte.

Remus.

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