being human

di Kikka_chan99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 # Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 # ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 # ***



Capitolo 1
*** 1 # Prologo ***


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Titolo : Being Human

Fandom: Supernatural

Rating: Arancione

Disclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene, * neanche Castiel,sigh * quindi non ci guadagno nulla a scrivere le mie diavolerie.

Note:

Ciao a tutti! Questa è la prima fan fiction che scrivo su Supernatural,quindi vi prego abbiate pietà di me D: Comunque,cercherò di dare il massimo,e se avete consigli critiche o non so cos'altro,contattatemi pure o recensite * se avete voglia,lol *

Ah,ci tengo a precisare che il banner non l'ho fatto io,ma Stay_In_My_Heart  ( ancora grazie! <3 )

http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=516931

Buona lettura :3

 

Prologo #

 

 

Il mondo, è sempre pronto a ferirti. Questo pensava Dean Winchester,all'età di appena quindici anni. Le ragioni potevano essere molteplici;i problemi a scuola,le litigate a casa o la morte precoce della madre.

Ma Dean non incolpava nessuna di esse.

“E' così e basta”, si giustifica con suo fratello minore,quando gli chiedeva spiegazioni.

E' così e basta. Lo ripeteva di continuo,quasi fosse lui stesso a doversene convincere.Forse era per questo che rifiutava tutti,o meglio,rifiutava l'amore che tutti gli altri potessero offrirgli.

Non sapeva neanche di preciso perché si sentisse così tanto in colpa con se stesso,con gli altri,con la vita stessa.Era così e basta.

Non sapeva se si sentiva così da quando suo padre era entrato in camera sua,a passi lenti,per parlargli,quell'estate in cui era appena un adolescente.

“Sai,Dean” -aveva cominciato- “A volte succedono delle cose...cose che non possiamo controllare.Cose che sono più grandi di noi”.

Il ragazzo lo aveva guardato con aria interrogativa per tutto il tempo,pensando che volesse fargli l'ennesimo noiosissimo sermone che i padri fanno ai figli quindicenni,fino a quando non aveva pronunciato la parola cancro.

O forse,fino a quando aveva pronunciato la parola cancro e mamma nella stessa frase,perché in quel momento si era alzato dalla sedia ed era scappato in strada,senza una meta ben precisa,semplicemente troppo spaventato per affrontare un simile discorso.

Quel giorno corse fino allo sfinimento,sino a non sentire più la terra sotto i piedi,e le gambe attaccate al resto del corpo.E aveva pianto.Tanto,a lungo,incapace di fermarsi.

Poi aveva pensato a Sam,a Sammy,il suo piccolo fratellino pestifero che faticava a stare fermo per più di un'ora,e aveva capito che semplicemente non poteva permettersi di star male.Non poteva.

Non poteva dare sfogo alle emozioni in quel modo,non poteva voltare le spalle a tutti,non poteva voltare le spalle a lui.

Per il più giovane dei Winchester,capire che sua madre stava morendo,fu più lungo. Non più semplice o meno doloroso,ma più lungo.

Non riusciva a credere e a capacitarsi di come questo potesse succedere.

“Dean,perché è successo proprio a noi?” Gli domandava di continuo.

“Non lo so,Sammy.E' così e basta”.

I due fratelli continuarono la loro vita fra litigi,abbracci e addii.

Il maggiore si rese conto sin da subito,che suo fratello a scuola -e in tutto il resto-era decisamente più dotato.

Se ne era accorto e,per quanto si sforzasse e si impegnasse,noi riusciva mai ad ottenere i risultati che si prefissava.Sam lo superava in tutto in qualsiasi cosa.

Dean riteneva di essere più bravo con le ragazze,il che non era neanche del tutto vero,perché dopo una notte con loro non sapeva più come comportarsi e finiva con lasciarle subito.

Ecco,era questo il suo problema:non sapeva come comportarsi.Con se stesso,con gli altri,con suo padre che ormai sembrava non farcela più.Inutile dire che lui più di tutti,aveva patito e sofferto la scomparsa di Mary.

“Voglio studiare medicina” Aveva esortato un giorno il biondo,mentre era seduto a tavola con quel che rimaneva della sua famiglia.

Non sapeva se era stato influenzato da sua madre, o dalla sua insolita passione per i telefilm di questo genere,ma sapeva che voleva diventare un medico e che ci sarebbe riuscito.

“Cavolo,Dean ma è fantastico!” Sam aveva preso molto bene la cosa,sperando che suo fratello si mettesse seriamente a studiare.

“ Sarà dura,conoscendoti. Non pensare che diventerai medico in due giorni.Ci vanno anni di studio e soldi per l'università.Sei davvero sicuro di essere in grado di farcela?”

Anche in questo caso,Dean non sapeva come comportarsi.Non sapeva come comportarsi con John che faceva il possibile per mandare i suoi sogni a puttane.

“Sono un Winchester” - aveva risposto con aria sprezzante- “Non è nella mia natura arrendersi”

Così aveva trasformato quello che era un totale disastro, in uno studente universitario e infine in uno specializzato al policlinico dell'ospedale più vicino.

Poteva dire di avere una vita perfetta,non di essere felice,quella era tutt'altra cosa,ma di avere una vita vita perfetta quello si,poteva gridarlo al vento.

Viveva in un appartamento in periferia,insieme alla sua ragazza,un medico anche lei,e conduceva una vita regolare e piena.

Eppure...sentiva che gli mancava qualcosa,qualcosa che desse davvero importanza alle sue giornate,qualcosa che lo facesse sentire davvero vivo.

Cercò quel qualcosa in Lisa,sposandola,o nel cambiare casa,trasferendosi in una bella villetta,e lo cercò nel guadagnare sempre di più al lavoro o aiutando persone bisognose.

Lo cercò riallacciando i rapporti con suo fratello,che da anni ormai erano compromessi, e lo cercò nell'adrenalina,nell'alcol,una volta addirittura in una tirata di coca.

Non riuscì mai a trovarlo. Si sentiva così...incompleto.

Almeno fino quando non lo incontrò. E da allora,anche se la sua vita tornò al più chiaro ritratto del disastro che era stato in passato,riuscì a sentire un po' meno quel peso sul petto che gli opprimeva il respiro.

E finalmente,cominciò a vivere.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 # ***


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Titolo : Being Human

Fandom: Supernatural

Rating: Arancione

Disclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene, * neanche Castiel,sigh * quindi non ci guadagno nulla a scrivere le mie diavolerie.

Note: Ed eccomi al primo capitolo! Spero che a qualcuno possa piacere * si illude tristemente * Per qualsiasi cosa,contattatemi pure.

Buona lettura,Kikka.

                                                   Capitolo 1#

Buio. C'è buio ovunque.

I sensi cominciano a tornare a galla a lentamente,a partire dall'udito.

Castiel sente delle voci lontane,soffuse,quasi impercettibili.Poi arriva l'olfatto.Sente un'odore strano,forte abbastanza da penetrarli le narici.
Ci mette un po' a capire che disinfettante,aiutato dal tatto, che lentamente lo sta risvegliando.

Infine arriva la vista;l'uomo apre gli occhi lentamente,improvvisamente colpito da un fascio di luce.

Quello che vede lo sconvolge e non poco: una donna,giovane,sulla trentina,sta armeggiando furiosamente con la sua camicia,strappando via quasi tutti i bottoni.

“ Mi sente? “

Castiel sbatte le palpebre,cercando di capire dove si trova,il che gli risulta piuttosto difficile. Biascica qualcosa che somiglia molto a un “dove sono”,con voce impastata,come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno.

Finalmente spalanca gli occhi,e prova a tirarsi su,invano :una lancinante fitta di dolore lo fa gemere rumorosamente.

“ Fermo,fermo” Questa volte è una voce maschile a parlare,calda e profonda.Il ragazzo lo guarda,con aria spaventata.

“ Ti trovi al Mercy Hospital. Ti abbiamo trovato ieri sera davanti al policlinico. Sei andato in arresto più volte e abbiamo dovuto rianimarti.Capisci quello che dico?”

Castiel annuisce,godendosi il sorriso del medico dinnanzi a lui. Rimane subito colpito dai suoi occhi,verdi come smeraldi,che incorniciano un viso dolce e maturo allo stesso tempo.

“Ricordi il tuo nome?” Il moro annuisce ancora,mentre riprova a parlare,invano.

“ Aspetta,non sforzarti troppo. C'è qualcuno che possiamo chiamare? Un famigliare, amici,una ragazza? “

“ No ...” farnetica lui. “ Niente ragazze per me” .

Dean,così si chiama il giovane medico,annuisce e li lascia una leggera pacca sulla spalla.

“ Torno a visitarti più tardi,un'infermiera si prenderà cura di te” dice,prima di sparire.

Castiel si abbandona al letto,sospirando. “ Che...che mi è successo?”

“Speravamo potessi dircelo tu” . Una giovane specializzata lo collega a diversi monitor,sotto lo sguardo spaesato dell'uomo.

“Qualcuno ti ha lasciato davanti al pronto soccorso.Crediamo che tu abbia subito un'aggressione,perché hai il corpo ricoperto di contusioni e avevi un polmone collassato.”

“Allora perché non sento alcun male?”

“Sei sotto l'effetto di anestetici,abbiamo dovuto darti della morfina...e c'è ancora una cosa”

Castiel la guarda,e improvvisamente sente che sa già cosa sta per riferirli.

“Probabilmente hai...subito una violenza”

“Si grazie,me ne ero accorto” risponde lui in tono secco,affondando il viso nel cuscino,sperando che lo protegga dagli sguardi indiscreti che quella donna gli sta rivolgendo.

“Mi dispiace.Fra poco dovrebbero arrivare la polizia e un assistente sociale,te la senti di parlare con loro? Posso provare a rimandare”

“ No,va bene.Grazie “ La donna gli sorride,gli occhi intrisi di insolita compassione.Non sa se è il volto di quell'uomo,particolarmente serio e affascinante a farle quell'effetto,e preferisce evitare di indagare oltre,cambiandogli la medicazione per distrarsi.

Lo aiuta a togliersi gli ultimi vestiti rimasti,insieme con  un'infermiera,e lo cambia,mettendogli un camice azzurro chiaro.Pure nella drammaticità del momento,Castiel sorride,pensando che con quell'affare addosso sembra un coniglio di Pasqua-se non fosse per il piccolo dettaglio che neanche i conigli di Pasqua sono azzurri-ma è troppo stanco e ha troppo mal di testa per formulare un pensiero coerente.

Per un attimo,si perde ad osservare la stanza che lo circonda; ci sono garze ovunque,e qualche chiazza di sangue sul pavimento.Sembra quasi stupito da quel incredibile disordine,mentre si chiede se quel sangue sul pavimento sia suo.

A interrompere i suoi pensieri,è un insistente bussare sul vetro della porta e in pochi minuti si ritrova solo con due agenti di polizia.

Rimangono per almeno mezz'ora a tartassarlo di domande alla quale l'uomo non sa rispondere:non ricorda nulla dell'incidente, e non ha idea di chi sia il suo aggressore. Veramente non sa neanche che aspetto abbia il suo aggressore,ma questo i due agenti sembrano non recepirlo,fino a quando l'infermiera non è costretta a cacciarli entrambi.

“Diventano ogni giorno più cafoni” borbotta lei,mentre si richiude la porta alle spalle,poco prima che Castiel cada in un sonno profondo.

 

 

Ricordi confusi si fanno strada nella sua mente.

Sente il rumore della ghiaia infrangersi contro le sue scapole,la sensazione della terra sotto le sue mani,il rumore delle scarpe che sfregano sui sassi.

Sente l'adrenalina scorrergli nelle vene e la paura farsi strada sul suo petto,fino a mozzargli il fiato in una morsa.

Prova a parlare,a gridare,ma dalla sua bocca escono solo mormorii e gemiti sconnessi.

Si sfiora un fianco e sente un liquido caldo colare,imbrattargli i vestiti e le mani.

Sangue?

Traccia i contorni delle sue anche con un dito e trova altre lacerazioni,non abbastanza profonde da ucciderlo,ma abbastanza dal fargli annebbiare la mente.

Non devo svenire” pensa in un momento di lucidità,e prova a girarsi,ad alzarsi in piedi.

Ovviamente non riesce a fare nessuna delle due cose,e si trova ancora li,incatenato al suolo e incapace di muoversi. Ansima,frugando nelle tasche,sperando di trovare qualcosa di simile ad un cellulare,ma a suo malgrado si rende conto di averlo smarrito. “ O magari me l'hanno rubato” . Si,è decisamente più probabile.

Sente delle voci in lontananza,così incomincia a battere i piedi,nella speranza di essere udito da qualcuno.Rantola qualcosa che dovrebbe assomigliare ad un “aiuto”,ma le parole gli rimangono bloccate in gola,incapaci di proseguire.

E' solo. E ha una paura fottuta.

 

 

Castiel si sveglia di soprassalto,stringendo nelle mani le lenzuola fino a sbiancare le nocche.

Ha il fiato corto e sente il cuore martellargli nel petto,nelle tempie,e in tutto il resto del corpo.

Prova a calmarsi e a mettersi seduto,mentre un uomo gli passa le mani sulla schiena con ampi movimenti.

“Shh...va tutto bene” gli sussurra,fino a quando non smette di tremare.

“ Sto bene” Castiel lo scaccia con noncuranza,aggrappandosi al letto in cerca di un appiglio.

“E' stato solo un incubo” Cerca ancora di rassicurarlo,nonostante l'evidente imbarazzo del moro.Non è da lui fare certe scenate.

“Dunque,brutti sogni a parte,come ti senti oggi?”

“Oggi?” -esordisce l'altro- “Ma quanto ho dormito?”

“ Parecchio.Stavamo quasi per preoccuparci.”

“Oh. Bhe,mi sento più o meno come se mi fosse passato in testa un tir.” Sbuffa,ma con un sorrisetto ammiccante.

L'altro ricambia il sorriso e si presenta nel modo più professionale possibile,distratto da quegli occhi incredibilmente blu.

“ Comunque,sono il dottor Winchester. “

“ Win che? “ -fa eco l'altro-

“Dean. Basta, Dean”

“ Okay. Sei un assistente?”

“No,borsista al secondo anno. Ma puoi fidarti,te l'assicuro.”

“Mmm. E dimmi,Dean,quando potrò uscire di qui?”

“Non lo so”ammette l'altro,con una nota di vergogna nella voce.

“ Appena ti sarai rimesso in sesto e avremo finito tutte le analisi.Quando ti abbiamo trovato,abbiamo dovuto operarti con urgenza,perché avevi un polmone collassato. Se sei fortunato te la caverai con qualche settimana”

“ E se dovessi avere una ricaduta?”

“ Qualsiasi problema ci si parerà davanti,lo affronteremo. Per adesso le sue condizioni sono normali,signor Novack.”

“ Castiel” lo corregge immediatamente l'altro,la voce calata di una ottava.

“Come l'angelo”

“ Già. Ma a quanto pare,io non posso più volare.”

Dean passa qualche secondo a riflettere su quella affermazione,mentre prende un sgabello e si siede a fianco dell'uomo.

“Allora Castiel,ricordi cosa...”

“Se stai per chiedermi cosa mi è successo-lo interrompe l'altro- “ Ti dico subito che no,non ricordo un accidente,quindi è inutile che tu me lo chieda”

“Certo. Stavo per chiederti se ti ricordi cosa fai nella vita,sai se hai un lavoro,una famiglia...cose così”

“Oh” .Castiel sembra pensarci intensamente,per minuti alcuni interminabili minuti.

“ No “ ammette alla fine,perché è quella la verità. Non riesce a ricordare nulla di se,oltre al suo nome e al fatto che è convinto di avere un gatto.

“ Okay. All'inizio è normale non ricordare,avevi una leggera commozione celebrale. Sono sicuro che in seguito riuscirai a rimettere a posto tutti i pezzi. Anzi,se ti viene in mente qualcosa,faccelo sapere “

“ Ho un gatto”

“ Come? “ Dean lo guarda con un'espressione che è un misto fra preoccupazione e divertimento e senso di colpa- perché si,non può essere divertito da un poveretto che sa giusto il suo nome – e gli chiede gentilmente di ripetere perché crede di aver capito male,spera di aver capito male.

“ Ho detto che ho un gatto. Credo che si chiami Batlhazar. “

“ Ah,certo. Chi al giorno d'oggi non ha un gatto” Dean si sforza di non ridere all'idea di una palla di pelo con un nome così assurdo,e prova ad ottenere altri informazioni,magari un po' più utili.

“ Mi correggo” esclama Castiel,quasi balzando a sedere,colto da un'improvvisa illuminazione.

“ Ho due gatti! Uno è Balthazar,mentre l'altro si chiama Gabriel” .

“ Fantastico” Dean è sul punto di scoppiare in una risata isterica,quindi fa per andarsene,prendendo un attimo da parte un infermiera.

“ Allora,quando hai detto che arriva l'assistente sociale?Il ragazzo al momento è un po' confuso”. Le sussurra,in tono confidenziale.

“ Lo hai detto,sono confuso,non sordo!” grida lui,dal suo lettino con aria seccata.

Il medico si maledice,sempre più convinto che quella sarà davvero una giornata interessante.

Castiel invece,passa ancora qualche ora a pensare,a riflettere,a buttar giù qualche lacrima,quando finalmente è completamente solo. Si passa un braccio sui fianchi,coperti dai lividi,sulle gambe segnate da tagli lunghi e profondi. Per un attimo si chiede se è davvero stato qualcuno a farglieli o se sono tutti opera sua. Scopre cicatrici vecchie e graffi freschi,in un intrico stranamente familiare,mentre passa le sue lunghe dita affusolate nella ricerca della sua identità.
"Forse è meglio così" - pensa sconsolato - "Magari sono una persona cattiva o un ricercato.Forse è meglio non sapere chi sono veramente."
Ma i pensieri continuano a tormentarlo,senza dargli un attimo di tregua...e se avesse una moglie? Una famiglia,o anche solo qualcuno se si prende cura di lui? 
Possibile che sia davvero così solo?.
Scarta l'ipotesi della moglie,appena si ritrova a fissare le spalle del giovane medico,studiandone ogni minimo movimento,lasciando che i suoi occhi vaghino fugaci sulla sua figura,in cerca dei suoi occhi verdi e delle sue dolci lentiggini.
Decide che Dean Winciastro,Wincestro o come si chima,è la cosa -o forse dovrebbe dire persona- più bella che lui abbia mai visto,e che non vede l'ora che torni da lui.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 # ***


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Titolo : Being Human

Fandom: Supernatural

Rating: Arancione

Disclaimer: Nessuno dei personaggi mi appartiene, * neanche Castiel,sigh * quindi non ci guadagno nulla a scrivere le mie diavolerie.


Capitolo 2#


I giorni scorrono lenti per Castiel,costretto a letto e senza la possibilità di alzarsi.

Passa le giornate a girarsi e rigirarsi nello scomodo letto dell'ospedale,o guardando svogliatamente la televisione – che fra parentesi,trasmette solo noiosissimi programmi di cucina – sperando in qualcosa.

Neanche lui sa bene in cosa, dal momento che non si considera veramente un credente.

Ogni volta che si alza,semplicemente per andare in bagno,perché non può rinunciare almeno ai suoi bisogni fisiologici,guarda con sgomento il suo viso riflesso in uno specchio.

E' molto più magro e scavato di quel che si aspettasse,ma nel complesso crede di potersi considerare un bell'uomo.

Ha gli zigomi alti,il naso dritto,la guance leggermente segnate dalla barba,ma la cosa che più lo colpiscono sono gli occhi. Due enormi occhi blu mare,limpidi,cristallini,ma allo stesso tempo ricolmi di dolore.

Decide di tornare a letto,poco prima che Dean entri,con una cartella in mano,intento a scarabocchiare qualcosa.

“Ciao,Castiel. Come ti senti oggi?” .L'uomo risponde borbottando,e chiedendosi per quanto tempo dovrà restare in questa topaia,anche se sa che,una volta uscito di qui,non avrà più un posto dove stare.

“ Su il camice,per favore” .Chiede il medico,sfilandosi lo stetoscopio.

“ Accidenti,come siamo sfacciati” Dean ride, incapace di trattenersi,coprendosi la bocca con la mano,nel vano tentativo di sembrare ancora un dottore e non un ragazzino.

“ Tranquillo,devo solo oscultarti i polmoni”.

Cas sbuffa,ma fa quanto richiesto,anche perché sa che non può opporsi.

“Nessuna novità?” domanda dopo qualche minuto di silenzio.

“No,è tutto okay.”

“ Intendevo dire,-lo interrompe il moro- Se si qualcosa di me.Nessuna denuncia di scomparsa o robe simili?”

“Non ancora” asserisce,il medico. “E' passata solo una settimana.Vedrai che qualcuno si farà vivo.Hai ancora gli incubi?”

Cas nasconde il viso fra le braccia,come se potesse nascondersi.Odia parlare dei suoi sogni,lo detesta. E' doloroso,stupido ed inutile.

Neanche questi sembrano migliorare,non gli ricordano nulla di particolare. Vede solo sangue,esplosioni ovunque e poi un grande buio.

“No”. Preferisce mentire,piuttosto che dire la verità.

“Castiel,è importante. Potrebbe,sai,esserci utile.”

“ Riavere la mia memoria – sbotta violentemente l'altro- questo sarebbe utile.”

“Lo so. Mi dispiace.Non vuoi proprio dirmi cosa non va?”

Castiel lo guarda sedersi affianco a lui,prendere un respiro profondo e posare la sua cartella. Sembra quasi un modo per dirgli “tranquillo,adesso siamo solo io e te”.

“ La scorsa notte...credo di aver sognato un incendio,ho qualcosa di simile.Fuoco,c'era fuoco ovunque e sentivo...sentivo delle grida. Qualcuno mi chiedeva aiuto,eppure io non potevo fare niente,è stato orrendo”.

Dean si passa lentamente una mano fra i capelli corti,con l'aria pensierosa.

“Mh. Sei davvero sicuro di non volere parlare con uno psicologo?”

Castiel lo ammonisce ancora,dicendo che ne hanno già parlato e che non ne ha bisogno.

“ Andiamo. Si tratterebbe solo di fare,sai,due chiacchiere con qualcuno,nulla di più.”
“Posso sempre farle con te-Lo interrompe ancora- due chiacchiere.”

Dean scrocchia le ossa delle dite,un gesto quasi involontario che fa quando è nervoso,prima di rispondere nel modo più calmo possibile.

“Sai,non credo di essere molto bravo a parlare con le persone.”

“ Cazzate”. Fra i due cade un lungo silenzio,che risulta quasi imbarazzante. Dean vorrebbe solo aiutarlo,soltanto quello. E' il suo lavoro,certo,ma c'è anche qualcos'altro e lo sa.

Forse rivede in Castiel,un uomo così spaventato,il suo fratellino quando era piccolo,non sa neanche lui perché gli risulta così familiare,sa solo che deve aiutarlo. Deve stargli vicino,semplicemente,deve farlo.

“A cosa pensi?Mormora dopo un po',stanco di sentire solo il suo respiro.

“Non dicevi di non esser bravo a parlare con le persone?”

“ Castiel” lo ammonisce l'altro,facendo ruotare gli occhi verso il cielo.

Il moro sogghigna,prima di rispondere. “ In realtà a nulla in particolare,solo al fatto che ho una fame tremenda”

“ Vado,uhm,a prenderti qualcosa da mangiare”

“ Ma non è un compito delle infermiere?” . Dean esce,senza dargli troppe spiegazioni,accennando al fatto che ha praticamente finito il turno e che ci metterà un attimo.

Infatti ritorna qualche minuto dopo,con un vassoio pieno di roba,che regge instabile sulle mani.

Castiel fa un verso che assomiglia molto a un aww soddisfatto,e lo ringrazia con uno dei suoi soliti sguardi.

“Oggi abbiamo minestrina,petto di pollo ai ferri con contorno di carote e...” -guarda sospettoso una scatola cilindrica,prima di rispondere- “ gelato alla vaniglia. Credo.”

Castiel batte le mani impaziente e sorridente ,e adesso si che sembra un gatto.

“ E' inutile” - comincia il moro,con la bocca piena- “ Che allunghi il collo a brontosauro,tanto non te lo do il mio gelato!” E lo guarda con aria di sfida, accennando un sorriso impertinente.

Dean decide di vendicarsi,e affonda velocemente un dito in quella delizia,portandoselo alla bocca con fare sensuale e goffo allo stesso tempo.

“ Maledetto! “ ride Castiel,spintonandolo quasi fino a farlo cadere per terra. Il Winchester non ricorda di aver mai conosciuto un paziente come lui,e sogghigna allegro al pensiero.

“ Devo andare Cas,ci vediamo domani “.

“ Cas? “

“ No cioè,volevo dire...”

“ Mi piace.Nessuno mi aveva mai chiamato così”. Dea sorride ancora – a furia di sorridere gli verrano delle rughe precoci sul volto,ma a lui non sembra interessare -

e lo saluta ancora una volta,prima di uscire.

Sta per alzarsi,quando Castiel lo afferra per il lembo del lungo camice bianco,trattenendolo un attimo.

“ So che hai finito il turno e tutto il resto,ma ti va di restare ,soltanto un altro po'? Ti prego.” Il moro non ha bisogno di pregarlo e neanche di sfoggiare quell'espressione,ma Dean sa che non può.

“ Abbi pazienza”-cerca di giustificarsi- “ Oggi ho un piccolo impegno”

“ Uhm,un impegno con quell'infermiera che ti sta violentando con gli occhi? “ Il biondo si gira,incontrando lo sguardo di Lisa e salutandola con una mano.

“ E' una specializzata,non un'infermiera,ed è mia moglie. Si,comunque vado a pranzo con lei...sai facciamo spesso turni diversi ed è difficile veders...”

“ Okay ho capito,ho capito.Non c'è bisogno che ti giustifichi con me” sorride in modo indulgente,sbattendo le ciglia e rivelando quegli occhietti da cucciolo indifeso.

“ Ci vediamo domani,Cas “

“ A domani. Ammesso che lei non sia gelosa,eh. “ . Dean quasi soffoca con il caffè che sta bevendo, e corre incontro alla donna.

Arrossisce un po' al pensiero che quel paziente stava praticamente flirtando – flirtando,Cristo santo! - con lui,e quasi si sente in colpa quando schiocca un bacio leggero a Lisa,che grazie al cielo non si è accorta di nulla.

Cas per qualche ragione si sente quasi geloso,quando lui le cinge la vita con un braccio,come solo un fidanzato – marito,dannazione - potrebbe fare.

 

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“Fra quanto stacchi?” . Sono seduti insieme in un bar vicino all'ospedale.In genere si accontentano di vedersi alla caffetteria del pronto soccorso,ma Lisa lo ha praticamente pregato di portarla fuori di lì,anche se solo per il pranzo.

Non abbiamo mai un momento per noi,Dean. Si era giustificata,come se ce ne fosse stato bisogno.

Lui aveva sorriso indulgente,e l'aveva accompagnata,tenendola per mano.

“Adesso.” Lisa aveva abbassato lo sguardo,pensierosa,mentre addentava un panino.Era ormai già qualche giorno che sembrava distratta,un po' persa in un mondo che non sembrava il suo.

“Va tutto bene,Li'?”.

“Devo parlarti di una cosa”. Dean non può fare a meno di sfregarsi le mani sulla bocca,stranamente preoccupato,mentre annuisce.

“Sai che qualche domenica fa siamo andati a case dei Jhonson,vero?Ecco...non so bene come dirtelo” Ridacchia appena,è all'improvviso sembra di nuovo un'adolescente,come quando si erano appena conosciuti.

Sfiora la fede al dito,quasi con circospezione.

“E sai,per un attimo ho invidiato molto Anna.”

“Provi indivia per una casalinga disperata con due gemelli e sposata con l'uomo più assurdo che io abbia mai conosciuto?Sul serio?”. Anna era da sempre una loro cara amica,una delle poche che sentivano ancora anche dopo il matrimonio. “Sono ancora arrabbiata per non essere stata scelta come damigella!”ripeteva tutte le volte che la incontravano e ormai era diventata una dolce routine.

“Michael non è affatto assurdo,è solo...strano.” rise lei.

“Sembrano così felici” aggiunse,dopo qualche minuto di silenzio.

“Anche noi lo siamo.” Davvero non riusciva a capire dove Lisa volesse andare a parare con quel suo discorso.

“Si...o almeno io lo sono stata fino ad adesso.” Dean si sentì gelare nel profondo.

“Che cos'è cambiato?Non-non riesco a capire.E' per qualcosa che ho fatto o per qualcosa che non ho fatto-”

“Io voglio una famiglia,Dean.” Lo interrompe lei,poggiando il viso sui palmi delle mani.

“Noi siamo una famiglia”

“Intendo dire che voglio un figlio.O anche più di uno,chissà” Ride ancora,dolcemente,e Dean sa che dovrebbe sentirsi sollevato e rispondere che si,anche lui vuole dei figli,una famiglia,del resto è per questo che l'ha sposata.Rimane zitto,forse troppo a lungo.

“Pensavo che li volessi anche tu”

“Ma come facciamo con il lavoro?” Le chiede invece lui,e può sentire la donna sbuffare rumorosamente.

“Solo di questo ti importa? Del lavoro?.”

“Certo che no” Si affretta a dire,prendendola per mano.La verità è che ci ha pensato,a lungo,e si era quasi convinto che fosse questo il modo di riempire il suo vuoto.

“A volte penso che sia tu quello infelice,Dean.Non fai altro che lavorare senza sosta,e tutte le volte che provo a parlarti in modo serio,svii il discorso.Non siamo più dei ragazzini...e si insomma,non voglio aspettare che il mio orologio biologico si fermi.”

“Scherzi? Hai trentadue anni,Cristo

“Lo vedi?Lo hai fatto di nuovo!Sei incredibile”. Stacca le mani dalle sue,mentre si sistema i capelli castani dietro le orecchie.

Dean sta per scusarsi,quando lei si alza. “Devo andare.Ci vediamo stasera a casa.” Non si china neanche per dargli un bacio e semplicemente,se ne va.

Il medico guarda il resto del panino abbandonato sul tavolo e all'improvviso non ha più fame.

 

Ci pensa un po' prima di farlo.Anzi,a dire il vero, ci pensa per tutto il tragitto,che non è affatto breve,mentre torna a casa.

Dopo un eternità si decide ad alzare la cornetta del telefono e a chiamare quella donnetta di suo fratello,perché ha bisogno di un consiglio e perché sa che solo lui può darglielo.

Compone il numero e aspetta in silenzio,e sta quasi per riattaccare,quando sente una voce familiare,inconfondibile.

Dean!”

“ Ehi Sam,come te la passi?”

“Dean!”

“Si,penso che sia ancora quello il mio nome,grazie per avermelo ricordato.” . Può sentire il fratello sbuffare e alzare gli occhi al cielo.

“ E' da tanto che non ci sentiamo. Stavo quasi per perdere le speranze.” ironizza,e Dean riesce ad immaginarlo mentre si passa una mano fra i capelli lunghi – troppo lunghi,Samantha – distrattamente.

“Già,mi dispiace.”. Segue qualche secondo di silenzio e poco prima che inizi a farsi imbarazzante,Sam riprende a parlare.

“Allora come va il lavoro?E con Lisa?”

“ Ecco...è proprio di questo che volevo parlarti”

“E' successo qualcosa?” il tono di Sam sembra improvvisamente serio.Ha sempre sospettato che le cose fra lui e il fratello non sarebbero funzionate. Siete così diversi...sicuro di star facendo la cosa giusta?. Dean gli aveva urlato contro qualcosa in malo modo,senza voler sentire altre stronzate.

“No,cioè,non ancora.Vuole un bambino.Un figlio.Da me.”

“Oddio Dean,ma è fantastico!”. Il fratello non risponde,accigliato.

“...o forse no?Che cosa le hai detto?”

“Niente,non ho detto proprio niente, e lei si è arrabbiata e-”

“Pensavo che volessi una famiglia”.

Cristo santo Sammy,anche tu con 'sta storia? Ce l'ho già una famiglia,e francamente le cose mi piacciono così come sono.Non sono pronto per fare il padre...non se sarò mai pronto per farlo.”

“Mh. Tu adori i bambini,non credo che te la caveresti tanto male”

“Non voglio essere come papà,Sam.Non voglio”. Il minore sospira.Fino ad allora non si era mai reso conto di quanto John avesse segnato la vita del figlio.

“Non capisco...”

“Certo” sbotta Dean. “Con te è sempre stato dolce e comprensivo.Quelli passati con lui sono stati gli anni peggiori della mia vita.”

Sam tace.Non sa neanche cosa rispondere;è vero,lui è sempre stato il figlio preferito,lo studente modello e indubbiamente un bel ragazzo,ma ha avuto anche lui dei problemi.

“Dopo la morte della mamma era freddo con entrambi,Dean.Soffriva,soffriva molto.”

“Ne abbiamo già parlato.” lo liquida l'altro,incapace di sostenere questa discussione.

“Dovresti parlarne con lei,con Lisa intendo”

“Non capirebbe-” “Ma tu provaci-lo interrompe l'altro- vedrai che andrà bene”.

“Ah,volevi parlarmi di qualcos'altro?” tenta di smorzare la tensione,con il suo tono da cucciolo indifeso.

“Mh.Sai ho conosciuto un paziente...strano” esordisce,ridacchiando.

“Strano?” fa eco il minore.

“Già.Si chiama Castiel,e non sa nient'altro al di fuori dl suo nome e uhm,credo che ci provi con me” conclude con una risata.

Immagina la faccia di Sam,mentre pronuncia un “fesso”,sbuffando.

Puttana” ribatte lui,a cuor leggero,poco prima di salutarlo.

“Un'ultima cosa,Dean:chiamami.Chiama ogni volta che hai un problema,o anche solo per raccontarmi la tua giornata.Tu per me ci sei sempre stato,voglio che tu capisca che per me è lo stesso”

“D'accordo amore” continua a sfotterlo il maggiore,ma Sammy sa che ha capito.

“A presto”.

Gli erano mancate queste conversazioni senza senso,la risata del fratellino e il poter confidarsi con qualcuno.

Quel giorno aspetta Lisa alzato,fino a tardi,con l'intento di scusarsi e mettere a posto le cose.

Le ore passano,e Dean si rende conto che per quella sera non la rivedrà,quando sente il telefono squillare.

“Dean?” .L'uomo riconosce la voce di Alastair,il capo reparto.

“Si tratta di Lisa:credo che dovresti venire qui.Subito”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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