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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L' inizio ***
Capitolo 2: *** Novità spiacevole ***
Capitolo 3: *** Una rottura con il passato ***
Capitolo 4: *** Messaggi in segreteria ***
Capitolo 5: *** Una svolta inaspettata ***
Capitolo 6: *** Inutili apprensioni ***
Capitolo 7: *** Acquisti ***
Capitolo 8: *** Una brutta sorpresa ***
Capitolo 9: *** Una scoperta piacevole e una spiacevole ***
Capitolo 10: *** Una prospettiva migliore ***
Capitolo 11: *** La conferenza ***
Capitolo 12: *** Paura ***
Capitolo 13: *** Una persona davvero simpatica ***
Capitolo 14: *** Non c'è via di scampo ***
Capitolo 15: *** Una settimana da incubo ***
Capitolo 16: *** Nell'occhio del ciclone ***
Capitolo 17: *** Il giorno dopo il concerto ***
Capitolo 18: *** Arrivo nel Newfoundland ***
Capitolo 19: *** Preparativi ***
Capitolo 20: *** Si comincia ***
Capitolo 21: *** Scheletri nell'armadio ***
Capitolo 22: *** Una mossa troppo azzardata ***
Capitolo 23: *** Distanza ***
Capitolo 24: *** Ho bisogno di te ***
Capitolo 25: *** Decisioni ***
Capitolo 26: *** Ultimi giorni nel Newfoundland ***
Capitolo 27: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 28: *** Rincontrarsi ***
Capitolo 29: *** La fine ***
Capitolo 1 *** L' inizio ***
Sono davvero soddisfatta del mio lavoro.
Tutto è cominciato durante l'estate dei miei quindici anni. Trovai un povero
cane ferito sul vialetto di fronte casa mia, una mattina presto, uscita per
prendere una boccata d'aria.
Non so dire bene come l'animaletto fosse arrivato lì, ma sta di fatto che io
lo vidi, in fin di vita.
Non riuscii a capire subito di che razza fosse perchè era ridotto davvero
molto male: qualche crudele individuo l'aveva praticamente scuoiato vivo, e la
bestiola ora respirava a fatica distesa sul freddo asfalto, coperta
completamente di sangue.
Quell' immagine agghiacciante però non mi spaventò. Invece di scappare in
casa urlando, entrai in punta di piedi e sgattaiolai fino alla camera dei miei
genitori, dove in un sussurro spiegai a mio padre la situazione; mia madre non
c'era perchè era andata a stare qualche giorno da un'amica che aveva perso da
poco il marito.
Lui capì al volo e prese una coperta dall'armadio, dopodichè uscimmo entrambi
silenziosamente per non svegliare i miei tre fratelli minori, di otto, dieci e
dodici anni.
Alla vista del cane avvertii la sensazione di disgusto che provò mio padre
verso quel gesto che era stato compiuto. Avvolse il cane nella coperta e lo
portammo nel salone di casa, poi io rimasi in compagnia di quel corpicino che
pareva senza vita, mentre lui telefonava al veterinario della città,
chiedendogli di venire perchè avevamo un problema serio e urgente.
Il veterinario, un uomo brizzolato sulla cinquantina, arrivò quasi
immediatamente e alla vista dell'animale disse che era necessario portarlo nel
suo ambulatorio, così caricò il fagottino sulla sua macchina e ci disse che ci
avrebbe fatto sapere.
Fortunatamente riuscimmo a salvare quel cucciolo e lo tenemmo con noi
trattandolo nel miglior modo possibile e donandogli tutto l'affetto che meritava
e di cui aveva bisogno.
Tutt'ora Rocket mi fa compagnia quando mi sento sola e ci sono
affezionatissima.
Sono passati dieci anni ormai da quella mattina di agosto e noi non ci siamo
mai separati, siamo cresciuti insieme e siccome non sopportavo l'idea di
lasciarlo mi sono trasferita con lui nel mio nuovo appartamento.
Ma dovevo parlare del mio lavoro, o sbaglio?
L'episodio di Rocket ha ispirato tutto, mi ha davvero cambiato la vita.
Ai tempi non avevo capito immediatamente il motivo per cui gli avessero fatto
una cosa simile e ne avevo discusso a lungo con mio padre che mi aveva parlato
della crudeltà e dell'egoismo di alcuni uomini. Io avevo sentito frasi del
genere molte volte, non vi avevo mai creduto pienamente, ma la tragedia capitata
al mio piccolo volpino ne era stata la conferma.
Così, cominciai a documentarmi sui modi per combattere quelle atrocità e
navigando su internet mi imbattei su vari siti di organizzazioni che lottavano
per la tutela dei diritti degli animali e la cancellazione di quei gesti crudeli
compiuti dall'uomo.
Una di queste organizzazioni attirò la mia attenzione più di altre, perchè si
rivolgeva soprattutto a gente giovane, io infatti ero determinata ad impegnarmi
in quell'attività il più presto possibile.
Incoraggiata dalla mia famiglia che non aveva dubitato per un attimo della
mia scelta, perseguii gli studi necessari al mio curriculum per entrare a far
parte dell'associazione e compiuti i ventidue anni riuscii a diventarne un
membro attivo.
Di che mi occupo? Durante la settimana aiuto gli altri ad organizzare gli
eventi, a pubblicizzare la nostra attività e sbrigo anche noiose questioni
burocratiche, solo quelle più semplici però, perchè le più complesse sono
compito di membri con più esperienza. Nei week end invece prendo parte a
conferenze, faccio volantinaggio, visito gli animali ospitati presso il nostro
centro oppure ve ne porto altri che trovo per strada in condizioni poco
felici.
Oggi ad esempio ho in programma un'intervista con un personaggio famoso, di
cui non ho nemmeno capito l'identità precisa.
Di solito a queste cose ci pensa un'altra ragazza, Marina, ma siccome è a
casa in maternità spetta a me sostituirla temporaneamente.
E' la mia prima intervista e sono prevenuta, voglio dire, si sa che i vip non
sono mai gente alla mano, o almeno, è quello che succede nella maggior parte dei
casi. Molti fingono di essere coinvolti nella causa per la difesa degli animali,
mentre in realtà non gliene importa nulla, tranne che la loro immagine venga
pubblicizzata e che vengano considerati degli eroi dalla gente, come se non
avessero già abbastanza fan.
Arrivo come al solito in anticipo al centro, dove devo incontrare quest'
individuo enigmatico (non so nemmeno di che sesso sia) così mi fermo a
chiacchierare un pò con la gente che c'è di servizio e faccio un salto al
rifugio degli animali che sta a un centinaio di metri dall'edificio
principale.
Pare che oggi sia arrivata una nuova cucciolata, Giorgio, il custode, mi
informa "Questi piccolini li hanno trovati stamattina al limite del bosco, la
mamma è stata investita da una macchina lì vicino"
"Che sfortuna! Poverini, sono così carini. Chissà che uno di loro non abbia
voglia di venire a fare compagnia al mio Rocket." esclamo io rivolta al ragazzo
dai capelli rossicci
"Se ne vuoi adottare uno sai benissimo che non ci sono problemi, poi di una
come te ci fidiamo ciecamente" mi sorride cortese, però io in quel gesto ci vedo
sempre qualcosa di più, ogni volta che chiacchiero con lui mi pare che ci stia
provando, come in questo preciso istante.
"Ci penserò" gli rispondo ricambiando il sorriso con aria disinvolta "Sai,
non vorrei che Rocket diventasse geloso" In effetti il mio fedele amico comincia
a ringhiare ogni volta che entra uno sconosciuto, non so come potrebbe prendere
l'arrivo di un altro della sua specie in casa.
"Ok, poi fammi sapere allora, magari si potrebbe andare una sera a bere
qualcosa e parlarne più con calma"
Eccolo, mi chiedevo quando ci sarebbe arrivato "Beh, se è solo per quello sì,
magari posso portare anche Davide e un'amica"
Davide è il mio ragazzo da due anni, anche se in questo momento le cose tra
di noi non vanno benissimo, infatti ci siamo presi una pausa di riflessione, ma
indipendentemente da questo non ho proprio voglia di accettare una proposta di
Giorgio, visto che mi sento ancora legata. E poi il rosso non è nemmeno il mio
tipo.
Lui pare un pò deluso dalle mie parole, così accenna un saluto "Adesso torno
al lavoro. Buona giornata!"
"Buona giornata anche a te."
***
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Capitolo 2 *** Novità spiacevole ***
Dopo questa breve conversazione mi dirigo verso la stanza delle conferenze
che, essendo libera, oggi verrà utilizzata per l' intervista. Durante il mio
tragitto non incontro nessuno e quindi non posso chiedere informazioni su chi è
colui o colei che devo intervistare, così ci rinuncio e aumento il passo fino a
entrare nella grande porta di legno scuro.
Noto con piacere che la troupe dei cameraman è già arrivata e quando mi
avvicino mi assicurano che tutto è a posto e tra pochi istanti arriverà il
vip.
Non faccio in tempo a fare altre domande che entra quest'ultimo con il suo
agente.
Devo ammettere che se l'avessi incontrato per strada non avrei mai detto che
si trattasse di una persona famosa.
Non deve avere più di qualche anno in più di me, quando mi raggiunge e ci
stringiamo la mano lo esamino per un pò con aria indifferente.
Ha un bel sorriso, come tutte le star del resto, degli occhi blu vivaci, che
sembrano ancora quelli di un ragazzino, e dei corti capelli corvini, sparati in
aria come se fossero così per caso. O forse lo sono davvero, perchè si è
svegliato tardi e non ha fatto in tempo a fare una seduta dal parrucchiere?
Anche all'abbigliamento non sembra aver dato molta importanza, infatti
indossa un paio di jeans sportivi ed una maglietta verde in tinta unita.
Ha una faccia che mi pare di aver già visto, ma non ricordo esattamente
dove.
"Piacere, sono Alex. Sei tu che mi intervisterai, giusto?"
"Sì. Sono Ciel, molto piacere"
Fa una faccia stupita quando sente il mio nome "Che nome particolare! Da dove
vieni?"
"Sono nata in Francia, mia mamma ha origini alsaziane, ma mio padre è
italiano, quindi vivo qui da quando ero una bambina"
"Ah, capisco. Allora...vogliamo cominciare?"
"Certo."
Il suo agente si allontana e ci lascia soli, così lo invito a sedersi sul
divanetto lì vicino.
I cameraman ci danno il segnale che possiamo iniziare.
"Allora, per cominciare direi di presentarti un pò al pubblico, va bene?" Io
leggo gli appunti che Marina aveva scritto sul suo block notes
"Perfetto." Lui sembra completamente a suo agio, chissà quante cose del
genere avrà già fatto "Ciao a tutti" esordisce, rivolto alla telecamera che sta
di fronte a noi "Io mi chiamo Alex e sono il bassista e cantante in un gruppo
rock, gli Eye of The Storm"
"Bene Alex" continuo io tutta sorridente "Dicci come sei entrato in contatto
con la nostra associazione e perchè"
"E' cominciato tutto perchè il batterista del mio gruppo, Filippo, prende
parte alle vostre iniziative da un sacco di anni. Lui è un vegan convinto, e
difende assiduamente i diritti degli animali e anche quelli dell'ambiente.
All'inizio ci siamo scontrati parecchio riguardo alle sue scelte di non mangiare
la carne o di non uccidere gli animali. Ma poi ne abbiamo parlato con più calma
e siamo giunti ad una conclusione. Non è il fatto di uccidere gli animali ad
essere grave. Voglio dire, se si può evitare è molto meglio. Ci sono occasioni
in cui ci si approfitta troppo della debolezza che essi hanno nei nostri
confronti."
"Con questo cosa vuoi dire?" gli domando io, interessata alle sue parole, ma
leggermente confusa
Lui mi risponde convinto "Voglio dire che è sbagliato uccidere un ermellino o
una volpe solo per un capriccio. Solo per farli diventare un capo di
abbigliamento. E' sbagliato ammazzare in modo crudele un essere vivente. Capisco
che ormai l'umanità non può più rinunciare alla carne, ma c'è modo e modo per
procurarsela. Innanzitutto bisogna farla finita di uccidere senza un motivo e
per divertimento."
"Hai detto una cosa giusta, però sai benissimo che è difficile fermare certa
gente."
"Infatti" mi interrompe lui ormai preso dal discorso, mi sta veramente
stupendo! "Quello che voglio dire a chi guarda da casa..." eccolo! ti pareva che
non si metteva a fare l'eroe, spero solo che dica qualcosa di sensato "è di
assicurarsi da dove vengano i prodotti che mangiate, non diventate anche voi
complici di un crimine così grave."
Forse non è la più originale delle affermazioni, però ci ha provato, dai. E
poi il tono con cui l'ha detto non era neanche tanto arrogante.
"Deduco dalle tue parole che anche tu sei amante degli animali. Ne hai
qualcuno a casa?"
"Sì, ho un gatto da quasi due mesi, me l'ha regalato la mia ragazza e si
chiama Ciambella, il nome è molto buffo, ma l'aveva già scelto lei, quindi ho
deciso di non cambiarlo"
"E' carino come nome. Ma con la tua carriera di musicista, riesci a prenderti
cura come si deve di Ciambella?"
Lui, per niente in difficoltà ribatte "Certo. Quando non posso occuparmi io
del mio animaletto ci pensa la mia ragazza, visto che abitiamo insieme. Anche
lei ama molto quella palla di pelo"
"Bene...oltre a questo, hai vissuto altre esperienze che vorresti
raccontarci?"
"No, fortunatamente non sono mai stato testimone diretto di violenza
immotivata su degli animali e spero davvero che questo non accada mai, ma se
dovesse succedere so come comportarmi"
"Ti ringrazio molto per la chiacchierata, Alex"
"Grazie a te. A presto!" lui saluta con la mano rivolto alla telecamera e io
sorrido semplicemente.
E' passata più in fretta di quanto pensassi, dopotutto non è stata una
conversazione così fuori dal normale, erano più o meno le cose che dice di
solito la gente sull'argomento, però sarebbe potuta andare peggio.
Mi alzo e stringo di nuovo la mano all'intervistato che mi rivolge uno
sguardo contento.
"Piacere di averti conosciuto" gli dico
"Il piacere è stato mio."
Poi il suo agente si avvicina e gli fa cenno che devono andare, lui mi
sorride un'ultima volta ed esce con la sua scorta.
Eppure ancora non riesco a ricordare dove l'ho già visto.
Esco dalla sala delle conferenze ed incontro qualcuno che mi chiede come è
andata l'intervista "Bene" rispondo stando sul vago.
Vengo chiamata da Melissa, una delle personalità più importanti
all'associazione. Giungo nel suo ufficio e la donna, bassettina e sui
quarant'anni, con dei capelli biondi e ricciuti mi saluta con un sorriso
tirato
"Buongiorno Ciel"
"Buongiorno, Melissa. Come sta?"
"Ti avrò detto mille volte di darmi del tu. Comunque potrebbe andare meglio
ma non mi lamento. Ti ho chiamata per chiederti un favore."
Fa che non sia qualcosa per questo week end, per favore! Ho promesso a Davide
che ci saremmo visti per chiarire la situazione tra di noi, penso tra me e
me.
"Di cosa si tratta?" le chiedo educatamente
"E' per la conferenza di questo week end, visto che hai sostituito Marina nel
lavoro di oggi, mi chiedevo se non potevi farlo anche sabato e domenica. Come
sai l'iniziativa si terrà nella nostra città, quindi non devi nemmeno fare dei
viaggi lunghi con la macchina. Sei la mia ultima speranza, non puoi darmi buca
pure tu"
Nella mia testa risuona un "No!" secco, ma non ce la faccio ad impormi e così
la do vinta alla mia interlocutrice "Ok. Non ci sono problemi."
"Bene. Passa da Beatrice, la mia segretaria, ti darà lei tutte le
informazioni necessarie." Conclude tutta soddisfatta, mentre io esco cercando di
non dare a vedere il mio disappunto. Dopotutto l'ho voluta io, no?
Mi dirigo a passo sostenuto dalla segretaria e una volta avuti tutti i
dettagli sull'evento mi ritiro in un piccolo ufficio che divido occasionalmente
con altre tre persone, Federica, Marco e Chiara. Qui svolgo un pò di noiosissime
questioni burocratiche per il resto della mattinata.
***
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Capitolo 3 *** Una rottura con il passato ***
Durante la pausa pranzo vado in un piccolo caffè in centro con Marco e
Chiara, ordino una piadina con prosciutto e formaggio e un bicchiere di succo,
poi mi ricordo che devo chiamare Davide per informarlo che non ci potremo vedere
durante il week end.
"Voi andate pure avanti, io devo fare una chiamata. Ci vediamo più tardi"
dico sorridente rivolta ai miei due colleghi che si incamminano verso il centro
che dista poco più di duecento metri dal caffè.
Prendo il telefonino dalla borsa e scorro i numeri della rubrica, fino ad
arrivare alla voce "Dado Amore" , penso che sia estremamente stupido quel
nomignolo, soprattutto negli ultimi tempi comincio a detestarlo, non ricordo
nemmeno come facevamo ad essere così affiatati un tempo.
Premo il tasto per la chiamata e Davide mi risponde dopo quattro squilli con
la voce un pò scocciata "Pronto?"
"Ciao, sono io."
"Che c'è? Perchè mi chiami a quest'ora?" sembra davvero infastidito
Traggo un lungo respiro e poi dico con il tono più dispiaciuto di cui sono
capace "Non volevo disturbarti, ma ecco...questo week end non possiamo vederci,
perchè..."
"E' colpa di quel lavoro di merda, vero?" Sbotta senza nemmeno lasciarmi
finire. E pensare che appena ci eravamo conosciuti lui ne era entusiasta, cosa
sarà successo nel frattempo?
"Beh....c'è una conferenza molto importante e come ben sai la mia collega è
in maternità"
"Se si è fatta mettere incinta non è mica colpa tua! Non possono trovare
qualcun altro?"
"Dai, cerca di capire...non possiamo vederci prima o dopo il week end?"
"No! Sai benissimo che anche io lavoro. Anzi, tra i due sono quello che
seriamente lavora. Non so nemmeno come tu faccia a pagarti quell'appartamento
con la miseria che prendi, a parte che è proporzionale a quello che fai,
quindi..."
"Stai forse insinuando che non faccio niente?"
"Beh, di certo non ti spacchi la schiena. Stai lì tutto il giorno a perdere
tempo con i tuoi animalacci...inutili tra l'altro, come quel coso che sta a casa
tua"
"Adesso stai esagerando, Davide! Io credevo che tu fossi entusiasta del mio
lavoro" grido sull'orlo delle lacrime, questa conversazione mi sta facendo più
male di una lama conficcata nella schiena.
"Entusiasta io? L'avrò detto solo per portarti a letto!" c'è freddezza nella
sua voce, troppa freddezza e sincerità purtroppo.
"Sei un bastardo. Non voglio più sentirti o vederti! Tra noi è finita
qualsiasi cosa! Ah...e guarda che lo so che un paio di mesetti fa ti sei fatto
una scappatella con la tua amichetta al motel, non so come ho fatto a stare
buona tutto questo tempo!" attacco, stavolta in lacrime.
Prima di tornare al lavoro ho bisogno di una pausa, devo calmarmi. Entro in
un bagno pubblico lì vicino e mi chiudo la porta alle spalle. Nello specchio il
mio viso di solito quasi pallido è paonazzo e gli occhi verdi sono arrossati. Mi
guardo meglio e mi detesto. Detesto tutto di me. Negli ultimi mesi avevo fatto
di tutto per non perdere il mio ragazzo, mi ero anche tinta i capelli color
mogano, lui aveva detto che gli piacevano così. Ero sempre stata magra, ma lui
sosteneva che avevo bisogno di perdere altro peso, così ora il mio viso era
incavato e spesso la gente che non mi vedeva da un pò mi fermava per chiedermi
se fossi malata. Prima di conoscerlo avevo tre buchi su ogni orecchio, un
piercing al naso e anche uno al labbro, amavo la musica rock e andavo a
tantissimi concerti. Adesso cosa sono diventata? Una ragazza normale, che veste
come vuole il suo fidanzato, anzi, specifichiamo, il suo ex fidanzato. La musica
che è sempre stata una delle mie più grandi passioni, l'ho persa di vista,
talmente tanto da non riconoscere che quello che ho intervistato stamattina è il
frontman di un gruppo che mio fratello ascolta fino alla nausea e che però non
mi dispiaceva neanche tanto quando me lo faceva sentire. Ecco dove avevo già
visto il volto di Alex! Sui poster che Jean, il mio fratello minore di diciotto
anni, ha appeso in camera.
Però adesso non è il caso di stare qui a piangersi addosso, ormai Davide è
uscito dalla mia vita, non credo proprio che sentirò la differenza tra l'averlo
accanto e non, anzi, mi sento più sollevata all'idea di non averlo più tra i
piedi.
Mi sciaquo la faccia ed esco dal bagno.
Raggiungo il centro qualche minuto dopo e fino alle sei di sera mi immergo
totalmente nel lavoro, per evitare di pensare.
Nel parcheggio mi fermo a chiacchierare un pò con Federica, la mia compagna
di ufficio, che ha notato che non sono di buon umore.
"Sei sicura di stare bene, Ciel?"
"Sì, Fede. E' solo un pò di stanchezza, non ti preoccupare, passerà"
Lei mi sorride, si passa una mano tra i corti capelli biondi "Sappi che se
hai bisogno di qualsiasi cosa, anche solo di un pò di compagnia, io ci
sono."
"Ti ringrazio, ma vedrai che un pò di riposo e domani sarò come nuova" Non
credo totalmente alle mie parole, ma in queste situazioni è meglio bluffare un
pochino
"Ok. Allora ti saluto. Buona serata!"
"Ci vediamo!" le rispondo salutandola con la mano.
Prima di andarmene però, passo a prendere Rocket, che come tutti i giorni sta
nello spazio apposito creato dall'organizzazione, per chi non può tenere gli
animali con sè durante il giorno.
Il mio volpino scodinzola felice quando mi vede arrivare e ad un mio cenno mi
segue tutto contento e soddisfatto.
"Deduco che hai passato una bella giornata, eh? Almeno tu dai. Su,
sbrighiamoci che non vedo l'ora di andarmene a casa e farmi una bella
doccia"
Come se volesse rispondermi e farmi capire che ha ascoltato quello che gli ho
detto, abbaia e corre verso la mia auto, una Panda nera mezza scassata, ma che
fortunatamente non mi ha ancora lasciata a piedi.
***
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Capitolo 4 *** Messaggi in segreteria ***
Guido velocemente fino a casa e appena varcata la soglia Rocket mi fa capire
che ha fame, così gli verso del cibo nella ciotola e prima di lasciarlo e andare
a darmi una rinfrescata, ascolto i messaggi in segreteria.
Il primo è di Serena, la mia migliore amica dai tempi delle medie
"Hey donna super impegnata! Qui è la Sere da Parigi. Fra un paio di settimane
torno a casa per qualche giorno, mi sono presa un pò di ferie. Ovviamente conto
sul tuo aiuto per occupare le mie giornate lì, a meno che tu non sia troppo
presa e stanca per il lavoro. Richiamami domani mattina così ne possiamo parlare
meglio. Ti voglio bene, mi manchi"
Parte il messaggio dopo, mio fratello minore, questa sì che è una novità
"Hey, sorella. Richiamami quando torni a casa. Devo chiederti una cosa."
Proprio una cosa in stile Jean, chissà che vuole ora!
La segreteria segnala che c'è un altro messaggio, oggi sono proprio
ricercata!
"Ciel, per favore, appena senti questo messaggio rispondimi. Dobbiamo parlare
con più calma di quello che è successo oggi tra di noi. Io non voglio che
finisca così. Ti prego richiamami il più presto possibile"
Quell'idiota di Davide! Non cambierà mai! Figurati se lo richiamo. Lo farei
solo per insultarlo.
Mi accovaccio per un momentino vicino al mio Rocket e lo accarezzo mentre
mangia "Beato tu che sei sempre così spensierato! Mi chiedo se anche voi cani
non soffriate le pene d'amore. Ma penso di no, siete troppo intelligenti per far
sì che un idiota dal cuore di pietra vi rovini la vita"
Mi rialzo e vado verso la mia camera, prendo un asciugamano e dei vestiti
puliti e poi raggiungo il bagno.
Sotto la doccia lascio le preoccupazioni scivolare via con l'acqua, la
sensazione di sollievo mi assale, anche se so che è passeggera, cerco di
godermela fino in fondo.
Dopo una ventina di minuti, esco, mi asciugo, mi rivesto e lego i capelli in
una coda.
Prendo una vaschetta di gelato al cioccolato dal congelatore, al diavolo la
dieta! Sono stufa di sembrare uno zombie agli occhi della gente.
Mi siedo sul divano col telefono in mano e chiamo il mio fratellino.
"Pronto?" risponde lui col suo solito tono svogliato
"Jean, sono tua sorella"
"Ciao rompi."
Ma guarda questo, che educazione! "Comunque va tutto bene, grazie. E tu?"
dico ironicamente
"Bene, bene. Insomma, prima ti ho chiamato per chiederti una cosa"
"Questo l'avevo anche capito, avresti potuto essere un pò più gentile però.
Dai, dimmi di che si tratta."
"Chiedi a Davide se gli va di accompagnarmi ad un concerto? Sai, i miei amici
ci vanno in treno, ma mamma e papà non mi vogliono mandare con loro e mi hanno
chiesto di trovare un passaggio da una persona fidata."
Io rimango di sasso a quella richiesta e non parlo per qualche secondo
"Allora, che dici?"
"Jean, io e Davide ci siamo lasciati oggi" so che probabilmente non mi
capirà, ma ci provo lo stesso "E la nostra separazione non è stata di certo
amichevole, quindi non credo di potermi presentare da lui e chiedergli di
accompagnarti come niente fosse"
"Cavolo Ciel! Non ne combini una giusta! Dopo due anni dovevi lasciarlo
proprio alla vigilia del concerto?"
Che insensibile! Mi concedo altri due secondi di pausa, poi prendo in mano la
situazione "E se ti ci portassi io a quel concerto? Insomma, ricordi che quando
avevo la tua età andavo spesso ad eventi del genere Sono abituata agli spintoni
che si ricevono nelle prime file."
"Tu ad un concerto rock? Ma se negli ultimi anni hai dimenticato cosa sia la
musica! E pensa che da piccolo eri tu che mi istruivi sulle novità..."
"Lo so, Jean, però non vuol dire che non sappia più amare la buona musica.
Poi, decidi, o ti porto io, oppure non so proprio chi tu possa convincere a
farti accompagnare."
"Va bene. Però prima è meglio che tu ti faccia un pò di cultura sul gruppo
che suonerà"
"Se è quello di cui hai la camera tappezzata di poster sono già a buon punto,
visto che stamattina ho intervistato il loro cantante e bassista, Alex"
"Cosa?!? Sono proprio loro! Ma come, dovevi incontrarlo e non mi hai detto
niente?"
"Credimi, fino all'ultimo momento nemmeno io sapevo che dovevo intervistare
proprio lui"
"Wow! Sei stata davvero fortunata! Scommetto che non ti sei nemmeno resa
conto di con chi stavi parlando"
Meglio che fermi questo qua o va avanti a parlare per ore "Senti Jean, adesso
devo proprio riattaccare, domani passo da casa così parliamo meglio dei
dettagli, ok?"
"Va bene, così mi racconterai anche tutto quello che ti ha detto Alex! Non ci
posso credere..."
"Notte, fratellino!"
"Ciao"
Chiudo la conversazione e apro la scatola di gelato, ne gusto un cucchiaino,
lascio che il sapore divino del cioccolato mi pervada la bocca, avevo quasi
dimenticato quanto fosse buono! Ho deciso: d'ora in avanti riprenderò a mangiare
regolarmente e ad andare in palestra, cosa che Davide non ha mai visto di buon
occhio, ma ora non mi importa più niente di lui. Poi domani andrò a trovare i
miei genitori e dopo farò una capatina al centro commerciale a comprare qualcosa
di adatto per il concerto, qualcosa di abbastanza estremo, qualcosa come piace a
me insomma!
Mi rendo conto di aver svuotato ben mezza vaschetta di gelato, così la
ripongo nel congelatore e mi avvicino a Rocket, che è sdraiato sul tappeto, gli
passo una mano dietro le orecchie e lui mi fa capire che ha voglia di uscire a
fare una passeggiatina, così lo porto fuori per un pò.
La serata si conclude poi con un film demenziale alla tv, che almeno mi aiuta
a non pensare alla giornata appena passata, che non è stata delle migliori.
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Capitolo 5 *** Una svolta inaspettata ***
La sveglia suona, ma vorrei spaccarla, non ho proprio voglia di alzarmi
questa mattina, sento la testa pesante.
Con una manata faccio finire l'odioso apparecchio per terra, ma quello non la
smette di torturarmi i timpani, così mi decido ad alzarmi.
Bene, ha anche suonato un'ora in ritardo. Sono le sette e mezza e tra
mezz'ora devo essere al lavoro, diamine!
Mi vesto al volo, corro in salotto dove Rocket è già sveglio e appena mi vede
comincia ad abbaiare "Mi dispiace, ma per la passeggiatina dovrai aspettare"
Prendo al volo la borsa e faccio segno al mio volpino di seguirmi.
Dieci minuti dopo siamo già nel traffico e ci sono buone possibilità che io
arrivi tardi al lavoro.
Ma pare che la mia buona stella abbia deciso di starmi vicino e infatti
puntualmente varco la soglia del centro, dopo aver lasciato Rocket con gli altri
cani.
Vengo accolta da alcuni sorrisi che ricambio, ma quando vedo che la gente
continua a fissarmi e a sorridere mi insospettisco un pò.
"E brava la nostra Ciel!" esclama Marco, che si è unito al gruppo.
Io me ne sto lì in silenzio, senza capire cosa stiano dicendo
"Non li leggi i giornali tu, eh?" mi domanda Carola, una ragazza che lavora
lì da poco tempo, ma sempre super informata su tutto e tutti
Io scuoto la testa continuando a non comprendere la situazione
Dopo altri due o tre secondi di silenzio mi decido a chiedere "Cosa è
successo?"
"L'intervista di ieri.." comincia Marco
"E' stata un successone!" completa per lui la frase Chiara, al suo fianco
"E questo cosa dovrebbe significare?" Sono confusa, sicura che mi sia
svegliata del tutto questa mattina?
"Pare che qualcuno ieri ti abbia notata e voglia che tu prenda parte ad un
servizio fotografico con il musicista che hai intervistato"
"Cosa?" quasi urlo dallo stupore
Arriva Beatrice, la segretaria di Melissa "Ciel, Melissa vorrebbe vederti nel
suo ufficio."
La seguo senza dire una parola, sotto gli sguardi d'approvazione degli
altri.
Davanti alla porta dell'ufficio di Melissa mi fa cenno di entrare e poi mi
saluta. Io busso, ancora leggermente scossa.
"Avanti" la voce della donna mi invita ad entrare
Varco la soglia e noto che non è sola, ma in compagnia di un altro uomo, che
mi si avvicina immediatamente e mi stringe una mano
"Molto piacere di conoscerti, Ciel. Io sono Giovanni e sono uno dei
responsabili della campagna pubblicitaria che l'associazione intraprenderà tra
qualche giorno"
"Piacere di conoscerla, signore."
"Siediti pure, Ciel" mi dice Melissa indicandomi l'altra sedia libera di
fronte alla sua scrivania.
Dopo essermi accomodata sposto per un pò lo sguardo dall'uomo a lei.
Quest'ultima si decide a parlare.
"Grazie per essere venuta subito, Ciel" Wow! Quella gentilezza non è tipica
di lei, e sbaglio o sta anche sorridendo? "Comunque andiamo subito al sodo. Ieri
mentre intervistavi quel musicista, qualcuno ti ha notata e ha pensato che
saresti la modella perfetta per una nuova campagna pubblicitaria, al fianco di
Alex. Che ne pensi?"
"Beh...." sono senza parole, ma non posso di certo rifiutare, anche se fare
la modella non è esattamente il mio sogno più grande. "Va bene, accetto
l'incarico, con piacere"
Giovanni torna a parlare "Bene, ne sono contento. Il servizio non comincerà
prima di due settimane, nel frattempo ti faremo avere altri dettagli sulla
location"
"O-ok" rantolo io che non ho ancora realizzato bene la situazione
"Bene, adesso, Ciel, puoi pure andare. Noi qui dobbiamo finire di sistemare
delle faccende. Buona giornata"
Giovanni mi rivolge un sorriso che ricambio prima di voltarmi ed uscire.
Torno nella hall, dove è rimasto ancora qualche curioso che sapendo che sarei
dovuta per forza passare di lì, aspetta mie notizie.
"Allora, come è andata?" mi chiede Federica che invece mi ha aspettata non
solo per la sua curiosità ma anche per andare in ufficio insieme
"Oh, mi hanno chiesto se volevo prendere parte ad una campagna pubblicitaria
come modella"
Alla mia amica si illuminano gli occhi, da sempre adora questo tipo di cose
"E tu che hai risposto?"
"Ho detto che mi farebbe piacere, ma non sono molto convinta ora che ci
ripenso"
"Come no? E' un'occasione più unica che rara! Poi se non sbaglio sei anche al
fianco di quel figo!"
"Chi? Alex? E tu come fai a conoscerlo?"
"Non sono sorda. Ho sentito qualcuna delle loro canzoni in radio e mi sono
documentata sul gruppo."
"Ah...a quanto pare allora sono io l'unica inesperta riguardo la
faccenda"
"Già. Devi dire a Davide di farti uscire di più, ultimamente ti sei chiusa
nel tuo guscio."
Io mi faccio più seria e ad una sua espressione incuriosita le dico con
semplicità "Io e Davide non stiamo più insieme, ora posso permettermi di fare
tutte le uscite che voglio." la vedo in difficoltà quindi aggiungo "Non devi
dire niente, Fede. Sono stata io a lasciarlo e sinceramente mi sento molto più
sollevata, negli ultimi tempi era diventato insopportabile."
"Non credevo che le cose tra di voi andassero così male. Pensavo che la pausa
fosse solo uno stadio della vostra relazione"
"E invece è stata la fine. Ma non ci pensiamo più, la vita va avanti"
"Wow, ti ammiro per come stai affrontando la rottura, dopotutto siete stati
insieme due anni."
"Credimi, nella mia situazione chiunque si sentirebbe sollevato"
Chiacchierando siamo arrivate in ufficio, mi siedo dietro la mia scrivania di
fronte a quella di Chiara, che stamattina è vuota e propongo a Federica "Che ne
dici di andare a fare un giro per negozi oggi pomeriggio?"
"Uhm...ottima idea! Tanto non ho niente di meglio da fare, Fabri lavora fino
a stasera."
Federica ha un paio di anni in più di me e si è sposata con il ragazzo con
cui stava praticamente dai tempi del liceo, Fabrizio, tre anni fa. A volte penso
che anche a me piacerebbe avere una vita così felice e serena.
***
|
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Capitolo 6 *** Inutili apprensioni ***
Giunta l'ora di pranzo saluto la mia collega, passo a prendere Rocket e prima
di andare a casa dei miei, torno al mio appartamento per dare da mangiare al mio
volpino.
Ne approfitto anche per fare una doccia veloce e uno spuntino, poi risalgo in
macchina con il mio fedele amico al seguito.
La casa dove abitano i miei genitori è molto modesta, ma almeno è
indipendente e dispone di un giardino abbastanza grande da permettere a mio
padre di coltivare la sua passione: il giardinaggio.
Cammino davanti alle azalee che io stessa ho aiutato a piantare e a crescere
anni prima e giungo davanti alla porta di legno scuro, che conduce nel salone
perfettamente arredato da mia mamma. Sulla destra do un'occhiatina all'orto di
mio padre, che, essendo quasi primavera, comincia a dare i segni dei frutti che
produrrà.
Suono il campanello e mi apre dopo qualche secondo mio fratello Jean,
caspita, è proprio vero che quando qualcuno gli deve un favore diventa un'altra
persona.
"Ciao, Ciel." Ha addirittura sorriso, qui diamo i numeri!
"Ciao. Sei in casa da solo?"
"No, la mamma e il papà sono in cucina, entra."
Lo seguo fin nella piccola stanza che fa da cucina, mi sono sempre chiesta
come facevamo a mangiare in sei in quel buco.
Però i nostri pranzi e cene in famiglia erano così intimi e forse il merito
era anche delle dimensioni della stanza e del tavolo, sui cui praticamente
stavamo ognuno coi gomiti attaccati a quelli degli altri.
La mia famiglia non è mai stata ricca e non ha mai potuto permettersi degli
eccessi, questo mi aveva fatto sentire tremendamente in colpa quando presi la
decisione di portare avanti un certo tipo di studi, ma fortunatamente alla fine
ce l'eravamo cavata tutti per il meglio.
"Ciao papà, ciao mamma!" esclamo cercando di sembrare più allegra e
spensierata possibile
Loro mi guardano seri "E' inutile che fingi. Sappiamo di Davide" sussurra mia
mamma, come se parlasse con qualcuno a cui è appena morto un parente.
"Oh..." riesco a dire io
"Cara, le storie d'amore finiscono e la vita va avanti. Non è successo niente
di grave" prende la parola mio padre
"Un momento, si può sapere che state dicendo?" chiedo io piuttosto
spazientita
"Beh, sappiamo che sarai tremendamente giù ora che tu e Davide vi siete
lasciati, insomma, dopo due anni"
"Io stare giù per quello?" interrompo bruscamente mia mamma "Credetemi, negli
ultimi mesi mi sentivo come in prigione, la mia personalità era praticamente
annullata. Non posso che essere contenta di essermelo tolto dalle scatole"
"Ora dici così perchè sei arrabbiata, cara. In fondo lo sappiamo che gli vuoi
ancora molto bene"
"Mamma, la vuoi smettere? Solo io so come mi sento e mi sento bene ok? Non
preoccupatevi per me più del necessario. Allora, ero venuta per mettermi
d'accordo con Jean per il concerto"
Mio fratello che aveva ascoltato tutti i nostri scambi di battute fino a quel
momento, si avvicina e si unisce alla conversazione "Sì. Papà, mamma, se mi
accompagnerà Ciel al concerto non ci saranno problemi, vero? Di lei vi fidate
più di chiunque altro."
Mio padre mi fissa dubbioso "Sei sicura di potercela fare in un momento come
questo?"
Ma qui sono tutti sordi? "Ho detto che sto bene! Poi sapete tutti che la
musica mi è sempre piaciuta, se negli ultimi tempi l'ho trascurata è colpa solo
di una persona. Quindi accompagnerò io Jean a vedere il suo gruppo
preferito."
"Poi Ciel conosce anche il bassista!" a mio fratello brillano gli occhi per
la felicità
"Come hai fatto a conoscerlo?" mi domanda mia mamma incuriosita
Io prendo posto su una sedia accanto alla sua e le racconto del mio lavoro,
includendo anche la news del servizio fotografico.
Jean per poco non cade a terra quando sente quella notizia "Non ci credo!
Perchè a te tutte le fortune?"
Mio papà lo guarda malissimo "Ma tu non sarai mica dell'altra sponda?
Esaltarti così per qualcuno che non conosci nemmeno di persona, un uomo per
giunta!"
Io e mia mamma ridiamo alla battuta, ma mio fratello è sbiancato, è sempre
stato molto permaloso
"Dai, Jean, tuo padre scherza." lo rassicura mia madre
"Comunque quando e dove sarebbe il concerto di preciso?" chiedo io che ho
fretta di andarmene visto che ho promesso a Federica di trovarci un'ora più
tardi in centro.
"E' venerdì della prossima settimana, a quasi due ore di macchina da qui, ma
si può anche prendere il treno."
"Uhm...forse è più comodo con la macchina. Comunque venerdì sei fortunato,
perchè so già di avere la giornata libera. A che ora comincia?"
"Alle otto e mezza, però è meglio andare un pò di tempo prima, almeno
riusciamo ad avere dei posti decenti."
"Va bene, allora direi che potremmo partire da qui verso le quattro. Ok?"
"Perfetto." Mai visto mio fratello così contento, devono piacergli molto
questi musicisti
"Se ci sono problemi comunque ci sentiamo. A proposito, non è che mi faresti
un favore tu?"
"Cosa?" mi chiede tutto zuccheroso, quando vuole ottenere una cosa sa come
farsi volere bene, accidenti!
"Mi presteresti un cd del gruppo?" che cosa strana, quando eravamo più
piccoli la situazione era rovesciata.
"Oh, certo. Aspetta un attimo che vado a prendere il loro cd d'esordio, è
l'unico che hanno fatto per ora." Va in camera sua ad una velocità incredibile,
sembra quasi che stia volando.
Nel frattempo mia madre mi chiede "Sei sicura che ce lo vuoi portare?"
"Si, mamma. Ho proprio bisogno di divertirmi come si deve."
Lei scuote la testa e mi guarda con aria sconsolata "Non sapevo che tu fossi
così infelice con quel ragazzo, a volte pensavo che avreste finito addirittura
con lo sposarvi"
Io soffoco una risatina "A quanto pare non era destino"
Mio padre non parla, cavolo, non ero agitata per la storia di Davide ma
l'ansia me la fanno venire loro!
Finalmente mio fratello torna con il cd in mano e un'aria soddisfatta in
faccia "Ecco qui! Trattalo bene, mi raccomando"
"Va bene, te lo riporterò il prima possibile"
"Quello non è un problema, puoi anche ridarmelo il giorno del concerto, basta
che non lo rovini"
"Ok. Allora io vado. Ci vediamo. Salutatemi André e Michel"
"Ciao Ciel!" esclamano i miei in coro "Se hai bisogno di qualsiasi cosa,
chiama" mi raccomanda il mio vecchio che sta accarezzando Rocket, che finalmente
si è degnato di entrare in casa dopo aver giocato in giardino come suo solito
ogni volta che veniamo qui.
"Va bene" sorrido e saluto ancora tutti, Jean mi rivolge un cenno.
***
Ecco un altro capitoletto...! Colgo l'occasione per ringraziare
avril96 del suo commento!!!! GRAZIEEEEEE! Bacioni! :-)
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Capitolo 7 *** Acquisti ***
Torno in macchina con Rocket al seguito, che sale sul sedile anteriore dopo
che gli ho aperto lo sportello.
Guido fino ad un parcheggio che si trova a poche centinaia di metri dal
centro città.
Passeggio al fianco del mio volpino fino al punto d'incontro con Federica e
la trovo già là che mi aspetta, sono un pò sorpresa perchè ci eravamo date
appuntamento per mezz'ora dopo.
"Ciao!" la saluto avvicinandomi
"Hey! Spero non ti dispiaccia se sono venuta un pò prima."
"Ma no, figurati."
Lei accarezza Rocket "Ciao cucciolotto, anche tu a fare un giretto oggi,
eh?"
"Allora, io dovrei comprare qualche vestito per accompagnare mio fratello ad
un concerto, andiamo al centro commerciale?"
"Certo! Comunque, tu ad un concerto?" mi guarda stupita, così le spiego tutta
la storia
"Wow! Secondo me con questo famoso bassista ci instaurerai più di un semplice
rapporto di lavoro"
"Qualcosa che vada al di là del lavoro è quello di cui non ho proprio bisogno
in questo momento" rispondo in modo non troppo serio però.
Fortunatamente è martedì pomeriggio e non c'è quasi nessuno in giro, così
possiamo dare un'occhiata ai negozi senza la calca della gente che a me
sinceramente mette anche una certa fretta e agitazione.
Prima di entrare lascio Rocket a giocare con altri cani nel parco del centro
commerciale, tanto so che non scapperà, non l'ha mai fatto.
Io e la mia collega ci rechiamo subito in un negozio d'abbigliamento che ha
aperto da poco, che vende vestiti molto particolari, lì sono sicura di trovare
qualcosa per il concerto.
Comincio a guardarmi intorno e Fede mi segue, consigliandomi di provare
qualsiasi cosa che pensa possa essere adatta.
Dopo aver provato gonne, camicette, t-shirts, canottiere e anche un paio di
pantaloni talmente stretti che si faceva fativa a camminarci, faccio finalmente
la mia scelta.
Devo ammettere che ho optato proprio per un abbigliamento particolare, ma
sono secoli che non indosso qualcosa che mi piaccia davvero.
Mi guardo allo specchio e sono pienamente soddisfatta, indosso una canottiera
con le spalline larghe, color porpora e un paio di jeans strappati, che fanno
molto vecchio stile.
Federica mi guarda con un'espressione d'approvazione "Stai proprio bene. Ora
sai cosa ti manca?"
"Cosa?"
"Io direi che potresti comprare un bel polsino nero e poi, da mettere sopra
questi pantaloni, una gonna"
"Una gonna?"
"Sì, una di queste qui, semplici, questa particolare tonalità di verde si
abbina perfettamente alla canottiera"
"Verde?" dico io incredula
"Sì. Guarda tu stessa" prende la gonna e la posa sopra i pantaloni, cavolo,
l'effetto non è per niente male!
"Mi hai convinto, prendo anche quella."
"Bene. Per le scarpe sei già a posto?"
"Uhm...devo vedere a casa se riesco a trovare il mio vecchio paio di converse
nere, quelle sarebbero perfette"
"Giusto!"
Paghiamo e facciamo un altro giro per il centro commerciale, passando anche
per il negozio di musica, dove la mia amica deve comprare un cd per fare un
regalo di compleanno al marito.
Guardo l'orologio, le cinque.
"Ti va un caffè?" propongo a Fede
"Sì, ma solo se pago io."
"Sono stata io a dare l'idea, quindi spetta a me pagare"
"No. Già l'ultima volta hai offerto tu, oggi voglio farlo io."
"Va bene, se proprio insisti"
Così andiamo a bere qualcosa sui tavolini all'esterno del centro commerciale,
da dove posso vedere Rocket, che è ancora lì che gioca con gli altri suoi
simili.
"Allora, dì la verità. Sei eccitata per il nuovo lavoro?" mi chiede Federica
con un' occhiatina d'intesa
"Beh...è pur sempre qualcosa di nuovo, no?" rispondo io per farle capire che
non è che vada matta all'idea di fare da modella, ma neanche che rifiuti del
tutto quel ruolo.
"Già, ma io non mi riferivo solo a quello. Oppure sei cieca?"
Io non capisco immediatamente "Eh? A cosa ti riferisci scusa?"
"O Dio! Ciel, perdi proprio i colpi ultimamente! Nel negozio di musica siamo
passate davanti ad un poster gigante del gruppo di quel bassista con cui devi
fare il servizio! Mi accorgo anche io che è proprio un bel ragazzo. Possibile
che tu non ci abbia ancora pensato? Sei così scossa per Davide?"
"No!" esclamo io a gran voce. Sono stufa di sentire nominare quell'idiota!
"Per favore, non parlare più di quel bastardo. Comunque ad Alex non ci avevo
ancora pensato sotto quella luce, anche perchè ha detto di avere già la
ragazza."
"Ah, capisco. Beh, non è detto che non possa nascere una bella amicizia."
"Ma sì, l'importante è andarci d'accordo quel minimo per poter lavorare
serenamente"
Lei però non è ancora del tutto convinta, ma decido di lasciar perdere
l'argomento, dopotutto non è che me ne importi molto al momento.
***
Ecco un nuovo capitolo...grazie mille ad avril96 (posso chiamarti Ema?
^^) e Franeva (la cara Fra...XD) per le loro recensioni!!!! Un bacio, Maria
^____^
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Capitolo 8 *** Una brutta sorpresa ***
Un'ora dopo sono a casa e preparo qualcosa per cena, un semplice piatto di
spaghetti al pomodoro.
Mi sono appena seduta e sto per ingoiare la prima forchettata, quando sento
Rocket abbaiare.
Mi alzo e lo raggiungo, vicino alla porta d'ingresso, avverto il rumore di
qualcuno che sale le scale che portano all'appartamento. Sono le otto passate,
chi potrà mai essere a quest'ora?
Il campanello suona, aprò senza pensarci due volte, spinta da una certa
curiosità, ma anche un pò inquieta.
Appena me lo trovo davanti resisto all'impulso di chiudergli la porta in
faccia. Avrei dovuto aspettarmelo.
"Davide! Che diavolo ci fai qui?" grido rivolta al mio ex.
"Tesoro, dobbiamo parlare" i suoi occhi verdi sono serissimi, ma riesco a
riconoscere che il dispiacere che vi vedo dentro è falso.
"Vattene subito! Non dobbiamo dirci proprio niente noi." non riesco a
controllare il mio tono di voce che continua a salire inesorabilmente.
"Calmati, Ciel!" mi intima lui passandosi una mano tra i cortissimi e biondi
capelli
"Non voglio calmarmi, ok?!? Voglio solo che tu esca da casa mia!"
Lui però non ne vuole sapere di andarsene, la sua espressione cambia, mi
spinge di lato, entra dentro e chiude la porta dietro di sè.
Io ho rischiato di perdere l'equilibrio quando lui mi ha spostata
bruscamente, quindi ho abbassato la guardia e Davide riesce facilmente a
mettermi con le spalle al muro.
"Senti carina, non puoi decidere tu per tutti e due, va bene?" il suo tono di
voce è freddo, nei suoi occhi una volta pieni di amore per me non c'è traccia di
affetto.
"Come puoi venire qui a dirmi che vuoi tornare con me e poi trattarmi in
questo modo orrendo?"
"Io ero venuto per parlare, ma tu non me lo vuoi permettere, quindi devo
passare alle maniere forti."
Scuoto la testa con decisione e mi dimeno, cercando di scappare dalla sua
presa, ma lui mi stringe i polsi, è troppo forte per me.
Rocket intanto ha cominciato a ringhiare minaccioso, ma ancora non osa
attaccare Davide. Il volpino ha assistito ad altri nostri litigi e ha sempre
ricevuto l'ordine di stare tranquillo, non sa che questa volta la situazione è
diversa, molto diversa.
"Lasciami andare Davide!"
Lui avvicina il volto al mio e con un tono che mi fa tremare sussurra a due
centimetri dalle mie labbra "Prima mi devi promettere che dirai a tutti che noi
non ci siamo mai lasciati, se non lo farai..." non finisce la frase, mi stringe
ancora di più e mi spinge con maggiore forza sulla fredda parete.
Io picchio la testa e il dolore è così lancinante che fa scorrere delle
lacrime sul mio volto "Ti prego...lasciami..." Ho paura, tanta paura, sono
terrorizzata. In due anni che lo conosco non l'ho mai visto comportarsi così.
Che devo fare? Devo dirgli che torno con lui? No, non voglio dargliela vinta e
poi se mi farà del male gliela farò pagare, lo denuncerò, non rimarrà
impunito.
"Allora?" riprende lui lasciandomi un polso e passando la mano libera sulla
mia coscia "Non mi toccare!" riesco ad urlare col poco coraggio che mi è
rimasto
"Ah, la signorina non vuole che la tocchi. E se faccio così allora?" comincia
a slacciarmi la camicetta e avvicina le sue labbra al mio collo scoperto. Quel
contatto che una volta mi dava le vertigini per quanto piacere provassi, ora mi
provoca un disgusto sconfinato.
Mi agito ancora un pò e con la mano libera cerco di schiaffeggiarlo, ma lui
mi prevede e con un pugno mi colpisce sul volto "Falla finita, Ciel! Lo sappiamo
entrambi che ti piace un sacco quello che ti faccio. Sei sempre stata una gran
maiala e so che ti mancherebbero le mie attenzioni se smettessimo di stare
insieme."
Io lo guardo con disgusto e ignorando il dolore allo zigomo gli sputo in un
occhio.
Lui alza ancora il pugno, ma io stavolta sono preparata "Rocket!" grido con
tutto il fiato che ho in gola.
Il mio volpino corre in mio aiuto e anche se è di piccola taglia, azzanna una
caviglia di Davide facendogli perdere l'equilibrio, a questo punto riesco a
riprendermi quel poco necessario da afferrare il telefono e comporre il numero
dei carabinieri, ma prima ancora di inoltrare la chiamata il mio ex esce dalla
soglia e corre di fretta giù dalle scale, non prima di avermi minacciato
un'ultima volta "Non finisce qui, piccola sciacquetta!"
Io vado subito verso la porta e la chiudo sbattendola, poi do una girata di
chiave, ancora spaventata e con le lacrime agli occhi poso il telefono.
Mi siedo sul pavimento accanto al mio volpino, lo accarezzo dietro le
orecchie "Grazie cucciolo."
Lui in tutta risposta mi lecca affettuosamente una mano, io non riesco a
smettere di piangere. Mi chiedo quale sarà la prossima mossa di Davide. Lo
voglio fuori dalla mia vita, lontano anni luce, voglio essere così distante da
lui da non sentirne più parlare.
Io sarei anche stata disposta a passarci sopra, a dimenticare completamente
la storia tra noi due, ma lui a quanto pare non ne vuole proprio sapere.
Al momento non so che fare, sono confusa, terrorizzata, mi alzo da terra e mi
siedo sul divano. Prendo il cellulare e sto per digitare il numero di Serena, ma
poi ci ripenso e sto lì a rigirarmi l'apparecchio tra le mani, nervosamente.
Guardo la tavola apparecchiata, non ho più fame, così prendo gli spaghetti e
li metto nella ciotola di Rocket, che mi guarda esistante
"Su, piccolo! Sono per te, mangiali" gli sorrido e lui comincia a mangiare
scodinzolante.
Io torno in cucina e mi preparo una bella camomilla, dovrò pur calmarmi in
qualche modo, no?
Ma questi rimedi non hanno avuto quasi mai effetto su di me, ultimamente
soffro anche di insonnia, non riesco proprio a farmela passare.
Non mi resta che un'unica soluzione, fare un salto alla farmacia proprio di
fronte a dove abito.
"Mi raccomando Rocky, non combinare disastri mentre non ci sono, ok? Torno
subito" sussurro al mio cagnetto accarezzandogli il musino.
La strada è già illuminata dai lampioni, poche persone si affrettano a
tornare a casa dopo una giornata di lavoro.
Giunta in farmacia chiedo all'uomo dietro al bancone quello di cui ho
bisogno, grazie ai miei studi so benissimo quello che mi ci vuole. Lui mi guarda
meravigliato "Sei sicura? Queste sono piuttosto pesanti"
Io annuisco decisa e prendo la scatoletta che mi porge, pago ed esco di tutta
fretta, diretta a casa.
Una volta varcata la porta controllo che per Rocket sia tutto a posto, poi
senza nemmeno sparecchiare la tavola vado in camera mia, mi spoglio e prendo uno
dei sonniferi.
Faccio fatica ad ingoiarlo perchè le lacrime sembrano voler impedirmi di fare
altro, ma alla fine ce la faccio e una ventina di minuti dopo mi addormento, col
viso umido.
***
Ecco un altro capitoletto...non molto allegro, lo so...
Comunque ringrazio ancora una volta Ema per i suoi commenti! Mi fa
davvero piacere leggerli!^^
Baci,
Maria
|
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Capitolo 9 *** Una scoperta piacevole e una spiacevole ***
p
Quando mi sveglio la mattina dopo mi sento più riposata e
sembro essere più calma, mi alzo e vado in bagno.
Dove ieri sera mi ha colpito Davide
ho un livido di medie dimensioni, che non so proprio come coprire. M’inventerò
qualche cosa, non posso stare a casa dal lavoro per così
poco.
Mi pettino e mi vesto, come tutte le
mattine, cerco di non pensare a quello che è successo, ma quelle parole, quello
sguardo così duro, non vogliono uscire dalla mia mente.
Non ho fame, salto la colazione e
finisco di prepararmi, poi esco con Rocket.
Dopo una breve passeggiatina con il
mio cane nel parco vicino al mio appartamento, salgo in macchina e noto il cd di
mio fratello ancora appoggiato sul sedile.
Lo inserisco nel lettore cd
dell'auto, lo faccio partire e metto in moto.
La prima canzone sembra piuttosto
veloce, inizia con delle note di basso, cui segue mezzo minuto più tardi una
chitarra e infine la voce principale.
Rimango piacevolmente stupita dalla
voce di Alex, come ho fatto a non rendermi conto di un suono così bello la prima
volta che ci ho parlato?
Mi lascio cullare da quelle melodie,
quei testi che sembrano essere scritti apposta per il mio stato d'animo attuale,
mi chiedo se sia vero che anche quel ragazzo che pareva così sereno abbia
ricevuto recentemente delle tremende delusioni d'amore e abbia sofferto tanto.
Il traffico della città questa
mattina non mi fa innervosire come al solito, riesco a gestire la situazione con
la massima calma possibile e sulle note di una canzone piuttosto allegra, che
parla di come quando meno te l'aspetti i tuoi problemi si risolvano, di come
all'improvviso tutto quello che vedevi nero diventa bianco, arrivo nel
parcheggio del centro. Scendo, molto più allegra di quanto avrei mai pensato e
saluto tutti con la mano, sorridendo. Noto i loro sguardi perplessi al mio
livido, ma li ignoro, non devo lasciare che il mio umore peggiori ancora una
volta.
Arrivo in ufficio dove Federica e
Chiara sono arrivate da poco
"Buongiorno Ciel!" mi salutano in
coro, ma si bloccano quando mi guardano meglio in faccia
"Che ti è successo?" domanda Michela
ansiosa
"O Dio, Ciel! Che ti hanno fatto?"
Federica si avvicina tutta preoccupata
"Niente, non è successo niente"
mento io, sperando che lascino cadere l'argomento.
Loro però non ne vogliono
sapere
"Ma ti sei guardata allo specchio
stamattina?" mi urla Chiara con gli occhi fuori dalle orbite
dall'agitazione
"Calme ragazze. Ho avuto solo un
litigio con Davide" ho deciso che con queste due devo parlare, altrimenti non mi
lasciano stare.
Loro mi fissano, Federica è
sbiancata all'improvviso "Cosa?! E lo dici con quella tranquillità? Hai chiamato
i carabinieri? Lo hai denunciato?"
"No, niente di tutto
questo"
"E perché?" domanda Chiara, più
infuriata che spaventata
"Non mi sembrava il caso. Dopotutto
mi ha lasciata stare...se dovesse tornare poi..."
"Vuoi aspettare che torni a finire
quello che ha cominciato? Ciel, renditi conto che quel ragazzo è pericoloso! Io
lo dicevo che i suoi precedenti non mi convincevano"
"Miky ha ragione, devi fare
qualcosa, non puoi rischiare che lui venga di nuovo a farti del male. Se vuoi
puoi stare per un pò da me, non ci sono problemi"
"Oppure puoi venire da me" propone
anche l'altra disponibile
"No, davvero ragazze. Non c'è n'è
bisogno. Grazie in ogni caso dell'interessamento."
Sfodero il mio sorriso migliore e
riesco a farle desistere, anche se noto che per tutto il resto della giornata mi
squadrano con aria preoccupata e non sono le uniche.
La sera però non riesco a scampare
alle ragazze, che improvvisano una cena a casa di
Federica.
Passo delle piacevoli ore in
compagnie delle ragazze, del marito di Fede, Chiara, sua sorella e il suo nuovo
fidanzato. Ridiamo e scherziamo molto e nessuno mi fa più notare il mio
livido.
Riesco a non pensare a Davide fino a
quando arrivo a casa, in compagnia di Rocket che Fede aveva ospitato gentilmente
a casa sua.
Infatti, non appena varco la soglia
noto la spia della segreteria telefonica che lampeggia, penso che deve essere
Serena, anzi, dovrei telefonarle proprio per informarla che tra due settimane
non ci sarò, ma forse è meglio aspettare indicazioni più precise riguardo il
servizio fotografico. Mi è proprio passato di mente di
chiamarla.
Premo il pulsante per ascoltare il
messaggio e quello che sento mi toglie tutta l'allegria che avevo conquistato
durante la cena e le chiacchiere.
"Ciel, ascoltami bene. Oggi ho visto
tuo padre e mi ha detto che è dispiaciuto che ci siamo lasciati, ma non è così,
vero? Noi stiamo ancora insieme, quindi" il tono della sua voce si alza
notevolmente a questo punto "smettila di dire cose non vere! Altrimenti sai
benissimo cosa posso fare per convincerti a cambiare idea...tu non vuoi che i
tuoi perdano la casa improvvisamente, vero?"
Quel bastardo di Davide! Adesso
usava anche la carta del ricatto! Aveva molte conoscenze di alto rango e se
voleva poteva riuscire a far perdere tutto a chiunque in meno di una
giornata...Che cosa devo fare ora? Tornare da lui mi disgusta, ma che scelta ho?
I miei non se la passano male, ma nemmeno benissimo. Sono sicura poi che se
Davide riuscisse a togliergli effettivamente la casa sarebbe impossibile
risalire a lui e riuscire a farlo punire per quello che ha fatto, con tutti gli
amici avvocati che ha.
Mi
scoppia la testa, non so proprio come comportarmi, in questo momento vorrei
tanto dimenticare tutto questo e non pensare più a niente, vado in bagno, dove
ho riposto ben nascosta in un cassetto la scatola dei sonniferi e ne prendo uno,
poi mi svesto in fretta e mi stendo sul letto. Con il sonno arriva anche il
sollievo, ma so benissimo che è solo momentaneo.
Ecco un altro capitoletto...
Ringrazio come al solito Ema per i suoi
commenti :) Comunque, certo che puoi chiamarmi Maria!
Baci!!!
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Capitolo 10 *** Una prospettiva migliore ***
p
Il giorno dopo il mal di testa non
se n’è ancora andato.
Prima di vestirmi mi torna in mente
il messaggio della sera prima e all'emicrania si aggiunge un senso di nausea.
Dopo aver portato Rocket fuori per
la solita passeggiatina e avergli dato da mangiare, finisco di prepararmi per il
lavoro, non mangio niente per colazione, il solo pensiero del cibo mi disgusta
in questo momento. Meno male che dovevo dire addio alla
dieta!
Arrivo al centro in perfetto orario,
parcheggio e accompagno il mio volpino nel solito spazio, dopodiché mi dirigo al
passo più deciso che posso verso il mio ufficio, ma prima di arrivarci sono
fermata da Beatrice.
"Ciao, Ciel" mi saluta guardandomi
con aria leggermente perplessa, deduco che il livido non è ancora andato
via.
"Buongiorno!" fingo indifferenza
davanti al suo sguardo e sorrido semplicemente.
"Sono venuta a cercarti perché
Melissa ti vuole vedere di nuovo nel suo ufficio."
Annuisco e la seguo in
silenzio.
Stavolta la donna è sola e il suo
tono è decisamente più spiccio di quello dell'ultima volta.
Mi invita a sedermi con un gesto
della mano e comincia a parlare, guardandomi attraverso i sottili occhiali che
porta sempre.
"Ti ho chiamata per dirti sia della
conferenza che del servizio fotografico. Prima di tutto, la conferenza. Si terrà
domani alla sala riunioni comunale e comincerà alle cinque, tu non devi far
altro che registrare qualsiasi avvenimento significativo e visto che ci saranno
personalità di spicco che contribuiscono indirettamente alla nostra
associazione, cerca di scambiare quattro chiacchiere con loro e di ringraziarli
per i contributi che danno al nostro lavoro. Tutto chiaro fin
qui?"
Annuii, quasi
impercettibilmente.
Lei allora proseguì "Bene. Invece,
riguardo al servizio. Si svolgerà in Canada, precisamente nel Newfoundland. Come
sai bene quel luogo è uno tra quelli famosi per la caccia sfrenata alle
foche."
"Sì" dissi
semplicemente
"Sono sicura che sei ampiamente
informata sull'argomento, quindi passo ai dettagli pratici. Rimarrete lì per una
settimana, la partenza è prevista per lunedì, non il prossimo ma quello dopo. La
società che organizza il servizio ci tiene che chi ne prende parte abbia una
buona sistemazione. Quindi alloggerete in un hotel piuttosto lussuoso a St.
John's, il Fairmont" Non aspetta nemmeno che dica una parola che conclude "Qui
c'è il biglietto aereo e sono appuntati gli orari del volo e altri dettagli" mi
porge una piccola cartellina che afferro con mano leggermente tremante "Per
l'incarico in modo più approfondito non so ancora molto. Ma credo che dovrai
semplicemente startene lì a fare qualche foto e ti pagheranno piuttosto bene, ne
sono sicura. Quindi, non c'è niente di cui preoccuparsi mi pare. Adesso puoi
anche andare. Mi raccomando domani alla conferenza, vedi di non farci fare
brutte figure, conto su di te." L'ombra di un sorriso le attraversa il viso
abbronzato, ma sparisce subito.
"Va bene, arrivederci
allora"
Lei ricambia il
saluto.
Me ne torno in ufficio dove trovo
Federica e Chiara che vogliono sapere ogni minima parola che Melissa mi ha
detto.
Sono entusiaste per me e anche io mi
sento molto sollevata all'idea di partire, almeno starò lontano da Davide per un
pò. Credo che per la settimana che manca alla partenza posso stare tranquilla,
non si farà vivo così presto.
Poi il Newfoundland è davvero un bel
posto, molto suggestivo. Spero davvero che questo servizio serva a
sensibilizzare ancora di più la gente sul problema delle foche. Pensare alla
sorte orrenda che colpisce quelle povere bestioline mi mette una grande
tristezza.
***
Ecco un brevissimo capitolo...ultimamente non ho molto
tempo di aggiornare, ma spero che la storia vi stia piacendo!^^
Ema, grazie mille per i tuoi commenti...sappi che anche io
non me la passo benissimo con la scuola, quindi ti capisco e faccio il tifo con
te!
Baci a tutti quelli che leggono la mia ff!:)
Maria
|
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Capitolo 11 *** La conferenza ***
p
Arriva il giorno della conferenza. Sabato
mattina mi preparo con cura, non ci tengo proprio a far fare una figuraccia a
Melissa.
Fortunatamente il livido provocato
dal pugno di Davide se ne è quasi andato, ma chi me l'ha dato no. Infatti è da
ieri che avverto come qualcuno che mi segue e credo anche di avere visto proprio
il mio ex seduto ad un tavolo della stessa tavola calda dove sono stata ieri
pomeriggio con Federica.
Ho dovuto prendere un altro sonnifero
per dormire, ma prima ho chiamato Serena per informarla che non ci potremo
vedere quando lei tornerà dalla Francia. Dispiace moltissimo ad entrambe,
soprattutto a me, in un momento come questo la sua compagnia mi sarebbe proprio
d'aiuto.
Le ho raccontato anche quello che mi
è successo ultimamente, contrariamente agli altri ha preso bene il fatto che io
abbia lasciato Davide, ovviamente non le ho detto delle sue minacce e delle sue
violenze. Anche il fatto del servizio fotografico l'ha piacevolmente
stupita.
La conferenza si terrà nell'edificio
comunale, all'interno di un piccolo castello che risale all'era
medievale.
E' un ambiente che mi ha sempre
attirato, fin da piccola cercavo di avvicinarmici sempre di più mentre giocavo a
nascondino con i miei amichetti.
Quando entro mi prendo qualche
istante per osservare tutto ciò che c'è intorno a me.
Al centro del chiostro c'è un piccolo
pozzo, intorno sono state sistemate delle bancarelle con varie pubblicità e
manifesti per sensibilizzare la gente sulla salvaguardia degli
animali.
Oltre a persone importanti e di
spicco ci sono anche famiglie e chiunque sia interessato a prendere parte
all'evento. Per i più piccoli infatti sono stati organizzati dei giochi in modo
che i loro genitori possano assistere indisturbati alla
conferenza.
Mi dirigo verso la sala principale
dove sta scritto che tra dieci minuti comincerà il primo discorso della
giornata, da parte di un gruppo di persone che presenteranno un po’ in generale
il programma di oggi e domani.
Prendo posto nelle prime file e
guardo un po’ in giro per cominciare ad individuare le persone importanti di cui
mi parlava Melissa.
Noto subito il sindaco, seduto due
posti davanti a me con la moglie, altri assessori comunali, dei professori
universitari molto in vista, uno scrittore di libri scientifici e per andare più
sul leggero un paio di attori di soap opera, chissà, magari varrà la pena
parlare anche con loro.
Finito questo primo discorso e dopo
aver chiacchierato con uno degli assessori per una decina di minuti, esco fuori.
Manca ancora un'ora a mezzogiorno, ma io ho già fame, visto che non ho mangiato
niente questa mattina.
Vado agli stand dove vendono dei
dolcetti e compro un cornetto alla marmellata, sto per addentarlo quando vedo
che tra la gente che arriva in quel momento nel chiostro c'è Davide e mi fissa
con un’aria per niente amichevole.
Sta venendo nella mia direzione, ma
io non ho proprio voglia di parlargli. Subito tutta la tranquillità che avevo
acquistato da stamattina svanisce.
Comincio a camminare sempre più in
fretta verso la sala conferenze, il prossimo discorso non comincerà prima di una
mezzora, ma devo pur nascondermi da qualche parte. Ok, forse nascondersi non è
la cosa più adatta da fare, ma in questo momento non vedo altro
modo.
Una volta nella sala mi siedo allo
stesso posto di prima e sussultò quando mi sento toccare una
spalla.
"Scusa, non volevo spaventarti" Un
momento, questa non è la voce di Davide. E' qualcosa di più dolce e
melodico.
Mi volto e mi trovo davanti Alex che
mi guarda con un’aria leggermente perplessa "Ciao" Sorride,
incerto.
"Oh...ciao" Abbozzo un
sorriso
"Mi dispiace di averti presa alla
sprovvista. È che ti ho vista seduta qui tutta sola, ti ho riconosciuta e mi
sono detto, perché non andare a salutarla?"
Wow..parla come se fossimo due grandi
amici, deduco che non sarà difficilissimo lavorare con lui durante il servizio
fotografico.
"Non preoccuparti, non mi ero proprio
accorta che tu ci fossi. Sei solo anche tu?"
"No, veramente mi ci ha trascinato
Filippo alla conferenza. Voglio dire, non che queste cose non mi interessino,
solo che avrei preferito venire solo oggi pomeriggio, sono piuttosto pigro e al
sabato mattina adoro stare nel mio letto a ronfare."
Accenno una risatina "Beh, almeno non
sei qui per motivi di lavoro come la sottoscritta"
"Certo che il tuo lavoro è così...non
so...particolare, diciamo."
"Particolare il mio? E del tuo
allora, che mi dici? Deduco che quegli occhiali da sole dentro questa stanza non
servano a proteggere dai raggi ultravioletti"
"Già. Preferisco essere prudente, non
mi va di passare la mattinata a firmare autografi"
"Deve essere stancante essere
assaliti dai fan"
"No, a me non dispiace affatto. Solo
che non credo proprio che questo sia il luogo adatto. Oh, ecco Filippo! Ti va di
conoscerlo?"
Mi stupisco sempre di più della sua
gentilezza. Annuisco.
Dieci secondi dopo torna con il suo
amico, in compagnia di una bellissima bionda.
"Ecco, ti vorrei presentare Ciel,
sarà con lei che farò il servizio fotografico" Già, mentre parlavo con Alex mi
ero completamente dimenticata di citare l'argomento
"Molto piacere, io sono Filippo" il
ragazzo dai cortissimi capelli castani e gli occhi dello stesso colore mi
sorride "E lei è Stella, la mia ragazza" aggiunge dopo avermi stretto la
mano.
"Piacere di conoscervi entrambi" dico
stringendo la mano anche a Stella.
Così passo il resto della giornata
chiacchierando un po’ coi ragazzi e dopo che loro se ne vanno, perché gli Eye of
The Storm hanno un concerto quella sera, trascorro il tempo restante facendo
qualche domanda ogni tanto ai personaggi importanti che si sono
presentati.
***
Ciao a tutti! Ecco un altro
capitoletto...spero tanto che vi sia piaciuto!
Ema, grazie come sempre per la
recensione!
Bacioni a tutti i lettori ^^
Maria
|
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Capitolo 12 *** Paura ***
s
La sera torno a casa piuttosto tranquilla,
anche perché Davide non si è più fatto vedere e poi sono molto contenta delle
mie nuove conoscenze, delle persone davvero simpatiche. Non avrei mai pensato
che i componenti di un gruppo musicale famoso potessero essere così semplici e
alla mano.
Sono venuta a sapere che Alex e i suoi compagni
della band hanno tutti la stessa età, ventinove anni, e si sono conosciuti
durante il penultimo anno di liceo.
Da lì hanno subito pensato di
cominciare a fare musica insieme. Forse non è il modo più originale in cui si
possa formare una band ma evidentemente è il modo migliore, perché grazie
all’amicizia che li lega riescono a produrre canzoni di
qualità.
Rocket è dai miei genitori per un
paio di giorni, visto che non posso prendermi cura di lui come si deve con gli
impegni della conferenza, così subito dopo aver fatto una doccia vado a
trovarli. Non riesco a stare lontana per troppo tempo dal mio volpino, mi chiedo
come farò durante il servizio fotografico.
Mia madre mi invita a rimanere a cena
da loro, accetto più che volentieri. Rimango fino a tardi a ridere e scherzare
con i miei genitori, Jean, André, Michel e la sua ragazza. Ecco, anche mio
fratello che ha solo ventidue anni ha una vita sentimentale più felice della
mia, ma è meglio non pensarci in questo momento.
Eppure quando torno a casa non posso
fare a meno di notare una macchina parcheggiata in una vita non troppo lontana
dal mio appartamento. È proprio l’Alfa di Davide. Perché mi segue? Perché non
vuole sparire dalla mia vita? Uffa, vorrei tanto avere qui Rocket con me questa
notte, a tenermi un po’ di compagnia. Avrei potuto benissimo evitare di
lasciarlo dai miei, dopotutto l'avrei riportato domani
mattina.
Scendo dalla mia vecchia Panda e
corro il più veloce possibile alla porta del condominio in cui si trova il mio
appartamento. Schiaccio come un'ossessa il tasto dell'ascensore, che non vuole
partire. Sento qualcuno alle mie spalle, qualcuno che mi segue e che non vuole
lasciarmi stare. Mi volto ben due volte ma non c'è nessuno. Forse Davide mi sta
aspettando davanti alla porta di casa, o forse è addirittura dentro. So
benissimo di non avergli mai dato una copia delle chiavi, ma lui saprebbe
benissimo come procurarsela. Quel bastardo.
Finalmente le porte dell'ascensore si
aprono e schiaccio il tasto per arrivare al quinto piano. Il mio cuore accelera
irrazionalmente i battiti e la paura aumenta ancora di più quando giungo sul
pianerottolo vuoto. Sì, ne sono certa. E' dentro che mi
aspetta.
Apro la porta con mani tremanti e mi
guardo intorno, con il cuore ancora a mille. No, non c'è nessuno per fortuna.
Ogni cosa è al suo posto come quando sono uscita.
Poggio la borsa sulla mia sedia e
tolgo la giacca. Vado subito in camera mia e mi dirigo verso il cassetto dove
tengo i sonniferi, senza uno di quelli credo che stasera non riuscirei proprio a
addormentarmi.
Appena mi volto e guardo il mio
riflesso nello specchio lancio un urlo. C'è qualcuno dietro di me. Davide guarda
da sopra la mia spalla con gli occhi verdi fissi nei miei e le labbra piegate in
un sorriso maligno. Un sorriso che non vuole dire niente di buono. Appena mi
riprendo dallo shock mi giro e scopro che in realtà sono sola, non c'è nessuno
nella stanza con me. Mi butto a terra, sulle ginocchia, e comincio a piangere.
Non so se rimango così per ore o solo minuti; poi quando mi sembra che dai miei
occhi non possa uscire nient' altro mi rialzo, prendo un sonnifero e mi sdraio
nel letto. Prima che la medicina possa avere effetto passo un quarto d’ora
orrendo, pieno di pensieri e ricordi del tutto spiacevoli, dall’ultima visita di
Davide alla sua immagine nello specchio, così inquietante e così
reale.
***
Ecco un capitoletto breve e piuttosto
introspettivo. Spero sia di gradimento di chi leggerà!
Ci tengo come sempre a ringraziare chi continua
a seguire la mia storia e la tiene tra i preferiti.
A special thanks to ema, i cui commenti
carinissimi non mancano mai! :)
Un bacione,
Maria
|
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Capitolo 13 *** Una persona davvero simpatica ***
o
La domenica alla conferenza il tempo passa, ma io me ne
accorgo a malapena. E' da quando sono uscita di casa stamattina che sento una
sensazione spiacevole all’altezza dello stomaco. Anzi, è da ieri sera che la
sento. Ancora quella paura, l’immagine di Davide nello specchio, l’impressione
di essere seguita da qualcuno. La certezza che sia così. E' per questo che
quando, a pomeriggio inoltrato, mi dirigo verso l’uscita del grande castello che
ha ospitato l’evento non sono per niente tranquilla.
Non voglio incontrarlo, devo riuscire
ad arrivare a casa dei miei e prendere Rocket prima che quel bastardo riesca ad
avvicinarsi a me. Devo mettermi in salvo prima che lui mi colga impreparata e
soprattutto da sola.
Una volta fuori dalle mura del
castello mi preparo a camminare il più velocemente verso la mia auto. So che
avrei potuto benissimo evitare di usarla oggi, per le brevi distanze che dovevo
percorrere, ma mi sento più sicura all’interno della mia Panda mezza
scassata.
Inserisco la chiave nella serratura e
sto per aprire la portiera quando mi sento chiamare
"Ciel!" No, non ci credo. E' riuscito
a trovarmi. Devo salire in macchina il più in fretta
possibile.
Non faccio in tempo a fare niente che
sento i suoi passi subito dietro di me. Mi ha raggiunta. Ora è finita. Posso
sentire già le sue parole odiose che mi colpiscono con
violenza.
"Hey, come è stata oggi la
conferenza? Non sono potuto venire perché io e gli Eye avevamo un impegno
inderogabile"
Mi volto, completamente confusa, e mi
trovo davanti Alex, sorridente. Ma il suo sorriso si affievolisce alla vista
della mia espressione.
"Sicura di stare bene?" Mi chiede,
togliendosi un attimo gli occhiali da sole, come a volermi guardare
meglio.
"S-sì" balbetto io. Eppure avevo
sentito la voce di Davide, possibile che mi sia sbagliata così tanto? Non c'è
niente nel tono maleducato del mio ex che mi ricordi quello gentile di
Alex.
"Hai una faccia un po’ stanca. Non è
che stai lavorando troppo in questi giorni?"
"Oh...no" nego io. E' colpa di quei
sonniferi. Forse aveva ragione il farmacista. Forse sono un po’ troppo forti. Ma
a me servono, senza non so come farei.
Lui annuisce, anche se sono sicura
che non creda totalmente alle mie parole, poi però il sorriso torna sul suo viso
da ragazzino e mi domanda "Ti va di prendere un caffè con
me?"
Il mio primo pensiero è che stando in
sua compagnia non rischierò di pensare a Davide e di avere le strane
allucinazioni che paiono essere cominciate da un paio di giorni a questa
parte.
"Sì, con piacere" rispondo ritrovando
il sorriso. Dopotutto il mio ex non è qui, non devo farmi rovinare la giornata
da paure inutili.
Seguo Alex fino ad un caffè a due
passi dal castello, un posticino molto carino, dove si ritrovano soprattutto gli
studenti.
"Tu sei nato in questo paese?" gli
chiedo come prima cosa dopo che ordiniamo un caffè e una fetta di torta a
testa.
"Sì. Anche se era da un bel pezzo che
non ci abitavo più. Infatti sono tornato da quando ho deciso di andare a vivere
con la mia ragazza, Elisabetta"
"Ah, capisco. La famosa fidanzata che
ti ha regalato il gatto, Ciambella!" rido
"Sì, proprio lei. Vedo che hai una
buona memoria" Ride anche lui, poi chiede "E tu? Sei nata in Francia,
giusto?"
"Esatto. Ho passato lì i miei primi
tre anni, poi alla nascita di mio fratello Michel dovevamo trasferirci in una
casa più grande e siamo venuti ad abitare qui."
"E' strano che non ci siamo mai
incontrati, intendo, a scuola e tutto il resto..."
"Questo è perché sia io che i miei
fratelli abbiamo fatto le scuole nel paesino qui vicino."
"Fratelli? Beata te che non sei
figlia unica!"
"Uhm...non so sai...tre fratelli più
piccoli non credo siano il sogno di ogni ragazza"
"Beh, hai il diritto di farti valere,
dai. Visto che sei la sorella maggiore. Ci scommetto che verranno a chiederti un
sacco di consigli su come conquistare le ragazze."
"Oh, quello non lo fanno quasi mai,
stranamente. Adesso hanno rispettivamente diciotto, venti e ventidue anni. Ed il
maggiore se la cava molto meglio di me nelle relazioni sentimentali" Mormoro con
una punta di amarezza.
Il moro aggrotta leggermente uno
degli scuri sopraccigli e prima che possa chiedere qualcosa aggiungo con un tono
del tutto casuale e spensierato "Sai, il più piccolo, Jean, è un vostro grande
fan. Venerdì verremo a vedervi suonare"
Lui è piacevolmente stupito
"Davvero?"
"Sì. Non ti dico come ci è rimasto
quando gli ho detto che ti avevo intervistato e che dovevamo anche lavorare
insieme per il servizio fotografico. Siete i suoi idoli da un po’ di tempo
ormai."
"Beh, mi fa davvero piacere. Facciamo
così, al concerto parlo col mio agente e vi faccio avere un posto migliore degli
altri. Dici che Jean sarebbe contento di essere in prima
fila?"
"Certo!" Esclamo. La sua gentilezza
mi lascia quasi senza parole.
"Bene, allora digli che sarà sua. E
se dopo lo show vi va, potete venire con me e gli altri della band a bere
qualcosa nel back stage. Così conoscerai anche Luca, Gabriele del gruppo e
magari pure Elisabetta."
"Wow...mio fratello morirebbe!
Immagino già l’espressione sul suo volto"
Alex mi sorride di nuovo, poi guarda
l’orologio "Ora è meglio che torni dal gruppo. Altrimenti mi faranno
storie"
"Cos' è il tuo manager ha paura a
lasciarti andare in giro da solo, altrimenti i fan potrebbero
aggredirti?"
"Diciamo che più o meno è così" Si
alza e lo imito.
Ovviamente offre lui. Non mi sarei
mai aspettata che fosse così amichevole e spontaneo, comincio ad essere sul
serio impaziente di partire per il Newfoundland!
"Mi ha fatto piacere chiacchierare
con te, Ciel" Mi da un fogliettino "Questo è il numero del mio agente. Se quel
giorno ci saranno dei problemi basta che chiami lui, gli lascerò detto di farti
avere assolutamente due posti in prima fila"
"Ok. Grazie mille del caffè e della
compagnia."
"Prego. Allora, a
venerdì!"
"Ci vediamo!" rispondo con il suo stesso
entusiasmo e lo guardo per un po’ camminare sul marciapiede, finché non
raggiunge una grossa macchina scura e si allontana a bordo di
quella.
***
Ecco un nuovo capitoletto! ^_^
Grazie come sempre a chi continua a
seguire la mia storia!
@ema: wow...mi fa piacere coinvolgerti
così tanto con il mio racconto! Thanks per il tuo immancabile commento!!!!
:)
Bacioni a tutti,
Maria
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Capitolo 14 *** Non c'è via di scampo ***
o
Ora che sono sola mi sento meno tranquilla, avverto un paio
di occhi che mi fissano, anche se intorno a me non c'è nessuno che lo sta
facendo. Ognuno cammina per la sua strada, non curante di quello che gli altri
fanno.
Ciel,
stai esagerando. Davide ormai non ti farà niente per oggi, puoi rilassarti ed
andare a prendere Rocket.
Così
comincio a camminare in direzione della casa dei miei e mi ritrovo a passare in
una viuzza piuttosto stretta, dove sono l'unica di
passaggio.
Ad un
certo punto mi pare di udire dei passi dietro di me, ma deve essere sicuramente
un’altra delle mie inutili allucinazioni. Forse devo trovare seriamente un modo
di riuscire a prendere sonno senza usare i sonniferi. Affretto il passo,
impaziente di arrivare al sicuro dai miei, dove chiacchierare con le persone cui
voglio bene mi impedirà di ripensare a tutte queste
cose.
"Hey,
vuoi rallentare?" Quella voce non pone una semplice domanda, ordina
qualcosa.
Rabbrividisco e chiudo gli occhi per un istante, sperando con tutta
me stessa di essermi immaginata ancora una volta
tutto.
Faccio qualche passo in avanti e la voce chiama ancora "Ciel! Se
non ti fermi immediatamente sai bene cosa succederà alla casa dei
tuoi."
Mi
volto e mi preparo ad affrontare Davide, il mio cuore improvvisamente ha
cominciato a battere furiosamente.
"Bene, vedo che cominci a ragionare" Mi fa cenno con la mano di
andare verso di lui. I miei piedi si muovono automaticamente nella sua
direzione.
"Che
c'è?" gli domando acida, non mi sarei mai aspettata che la mia voce potesse
suonare così in un momento del genere.
"Vedi
di essere più gentile con me. Ok?" i suoi occhi verdi mi inchiodano e mi
spaventano.
Annuisco semplicemente e gli faccio capire che ascolterò quello che
mi deve dire.
Lui
si avvicina ancora un po’ e mi mette una mano su una spalla, mi spinge verso il
muro e mi blocca qualsiasi via di fuga "So che sei una persona di parola, ma non
si sa mai. Meglio essere certi che tu non scappi prima che io ti abbia dato il
mio messaggio"
Rimango in silenzio e non stacco i miei occhi dai suoi, anche se in
questo momento vorrei essere da qualsiasi altra
parte.
"Ho
rivisto tua madre questa mattina e le ho detto che non deve preoccuparsi. Tra
noi le cose non sono finite affatto, ci siamo presi solo una pausa di
riflessione. Quando tornerai dal servizio fotografico parleremo meglio della
nostra relazione e decideremo il da farsi." Fa un pausa "Ovviamente noi sappiamo
già che torneremo insieme, non è così?"
La
sua è una domanda retorica, così mi limito a stare immobile e a continuare a
ricambiare il suo sguardo
"Quindi, ti consiglio caldamente di non lasciarti scappare cose
sbagliate con i tuoi, o si ritroveranno a vivere sotto un
ponte."
Deglutisco rumorosamente e lui mi ride in faccia, prima di
scagliarmi contro un'altra minaccia.
"E
per quanto riguarda quel poco di buono con cui hai preso un caffè prima" Così mi
aveva visto davvero, non era stata solo la mia immaginazione "Vedi di mantenere
le distanze anche da lui. Nessuno di noi vuole che il suo gruppo la smetta di
vendere dischi a causa di qualche scandalo,
vero?"
No,
non immaginavo proprio che Davide potesse arrivare a questo
punto.
"Adesso dimmi che hai capito tutto e salutami come si deve prima
che tu parta. Staremo lontani per un po’, mi mancherai, sai?" Mi accarezza una
guancia e io rabbrividisco di paura sotto il suo tocco "Dai, non essere così
spaventata. Io ti amo, sai?" domanda con un tono dolce, ma è finto. Come vorrei
che fosse finto il bacio che mi da dopo aver
parlato.
Rimango immobile e non ricambio per niente il gesto. Lui allora mi
mette una mano tra i capelli e tira forte, finché io non apro leggermente la
bocca.
Un
disgusto mi pervade dalla testa ai piedi, ma non ho il coraggio di fare niente,
sono troppo spaventata.
Prima
di andarsene Davide parla ancora "Adesso dimmi che ti
mancherò"
Riesco a ritrovare un po’ di coraggio "Perché dovrei dirtelo se non
è vero?"
"Perché altrimenti domani i tuoi riceveranno un ordine di sfratto"
Risponde semplicemente con tono piatto
Sospiro e poi mormoro, pianissimo "Mi
mancherai"
"Come, scusa? Non ho capito,
Ciel"
Alzo
un poco la voce "Mi mancherai"
Lui
sorride, soddisfatto. "E adesso dimmi che mi
ami"
No,
questo è davvero troppo! Ma non voglio che i miei genitori si ritrovino su una
strada a causa mia "Ti amo"
"Anche io ti amo, piccola" Mi accarezza ancora una guancia e
poi se ne va, ridendo di me. Una risata odiosa e maligna.
***
Ciao a tutti! Scusate se ci ho messo un pò ad aggiungere un
nuovo capitolo, ma ultimamente il tempo scarseggia e non sempre posso usare la
connessione ad internet. Sono contenta che si siano aggiunte due persone a
commentare la mia storia! Grazie mille shami chan e lucia lair per le vostre
parole! :) E grazie come al solito ad ema, che non manca mai nel commentare!
Spero che questo nuovo pezzetto vi sia piaciuto!
Baci, Maria
|
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Capitolo 15 *** Una settimana da incubo ***
h
La settimana prima della mia partenza per il Newfoundland sembra la più
lunga della mia vita. Dall'ultimo incontro con Davide le cose non hanno fatto
altro che peggiorare.
Non riesco a smettere di
prendere i sonniferi. La mia salute sia fisica che mentale ne sta risentendo
molto, al punto che ho anche dimenticato un appuntamento con Federica e Michela.
Ora le mie due colleghe sono più preoccupate che mai del mio stato.
Ma chiunque mi vede lo
è. Sono pallida e ho delle occhiaie sotto agli occhi che mi fanno assumere
un'aria da mezza zombie. Tutti mi chiedono cosa mi sia successo, ma io non me la
sento di rispondere, non posso. Evito ogni tipo di conversazione e fuggo da ogni
contatto, rifugiandomi in casa mia, da Rocket, la cui sola compagnia sembra
calmarmi. Forse perché lui non parla, non mi rivolge domande, semplicemente sta
lì con me.
Ho ricevuto un paio di
chiamate da Serena; anche lei si è accorta delle mie cattive condizioni,
nonostante non possa vedermi, lo ha capito dalla mia voce. Quando parlo infatti,
mi ascolto e non mi riconosco più. Mi guardo allo specchio e mi sembra di vedere
un'altra persona. Non avrei mai creduto di poter toccare il fondo così in
fretta.
Ultimamente ho evitato
accuratamente anche le visite dai miei. Loro noterebbero subito il cambiamento
che è avvenuto in me dall'ultima volta che li ho visti, domenica scorsa. Devo
assolutamente tenerli all'oscuro di quello che è successo veramente tra me e
Davide e continuare a recitare la parte che mi è stata imposta dal mio odioso
ex: ci siamo presi una pausa di riflessione, tutto
qui.
La mattina di venerdì mi
sveglio e scopro con una stretta allo stomaco che ho un aspetto orrendo. E'
quasi impossibile che io vada in giro senza che qualcuno si accorga che sto poco
bene.
Mi faccio una doccia
fredda e sto il minor tempo possibile sotto l'acqua, per evitare di
pensare.
Esco dalla doccia e mi
asciugo i capelli, poi mi vesto, con le prime cose che trovo, mi cambierò più
tardi indossando i vestiti che ho comprato quel giorno con Federica. Sembra
tutto così lontano, Davide non aveva ancora cominciato con le sue
minacce.
Passo la mattina
portando Rocket a fare un giretto al parco, sempre senza smetterla di guardarmi
intorno. Anche se il mio ex ha detto che non ci saremmo rivisti fino al mio
ritorno dal Newfoundland, non riesco proprio a togliermi dalla testa il timore
di trovarmelo davanti.
Quando torno a casa
mangio qualcosa velocemente, anche se ultimamente pure il cibo ha perso tutto il
suo sapore. Quello che mangio è proprio il minimo indispensabile, giusto per non
saltare troppi pasti e rischiare di svenire da un momento
all'altro.
Verso le tre torno in
camera per prepararmi e mi fermo qualche istante davanti allo specchio, dopo
essermi vestita con gli abiti scelti per il
concerti.
Guardo il mio viso,
pallido. Gli occhi verdi incavati, con delle occhiaie sotto. Per nasconderle
opto per una buona dose di trucco e un cappellino con la visiera
abbassata.
Quando finalmente sono
pronta, constato con sollievo che manca pochissimo alle quattro. Bene, i miei
non potranno trattenermi con le loro domande altrimenti io e Jean faremo tardi
al concerto.
Come al solito, quando
non posso prendermi cura di lui, lascio Rocket ospite dei miei genitori, a
giocare nel giardino piuttosto spazioso.
Jean è in perfetta
tenuta da concerto. Pantaloni e maglietta scura e una cintura con le
borchie.
Mi vede e la sua
espressione è incerta e leggermente perplessa. Sicuramente sarà per le mie
occhiaie e il mio colorito pallido.
"Cavolo, Ciel!" Esclama
non appena scendo dalla macchina. E' talmente impaziente di andare che mi ha
aspettato fuori dalla porta di casa
"Ciao, Jean" rispondo
cercando di sembrare il più normale possibile.
"Ma sei tu mia sorella?
Sembri così diversa oggi..."
"Lo so, sembro uno
zombie che cammina." Ribatto stancamente
"No, non mi riferisco a
quello. Ok, forse hai avuto dei giorni migliori. Ma dico, ti sei guardata allo
specchio? Oggi fai molto rock'n'roll, sai?"
Spalanco gli occhi,
incredula. Mio fratello mi ha forse appena fatto un complimento? "Oh...beh, ho
comprato i vestiti apposta per l'occasione. Non mi era rimasto più niente delle
mie robe vecchie"
"Sei perfetta, davvero!"
Quanta gentilezza gratuita! Il mio fratellino sa proprio come lusingare le
persone quando deve ottenere qualcosa "Comunque, cosa mi dovevi dire di tanto
importante che non potevi farlo di persona?" mi domanda più
serio
Veniamo interrotti dai
miei genitori che sono usciti per darci le solite mille raccomandazioni. Sono
contenta di non vivere più con loro, mi evito ogni volta una decina di discorsi
già sentiti e risentiti.
"Allora, Ciel. Prenditi
cura di tuo fratello e vedete di non fare tardi."
"Va bene, mamma"
rispondo sorridendole con il tono più rassicurante che riesco ad avere. Non
posso non notare che guarda con una strana apprensione le mie occhiaie, che non
sono indifferenti neanche a mio padre.
"Su, andiamo o faremo
tardi" dice Jean tirandomi per un braccio. Saluto con un ultimo gesto della mano
i miei e poi salgo in macchina con mio fratello.
Finche non arriviamo a
destinazione faccio di tutto per non svelare a mio fratello il fatto che ci
spetta un posto in prima fila e un incontro con la band dopo il
concerto.
***
Ciao a
tutti! Mi scuso tantissimo se ultimamente non aggiorno molto spesso, ma il tempo
scarseggia e non sempre posso usare la connessione ad
internet!
Grazie
mille a chiunque continua a leggere o tenere la mia storia tra i preferiti!
^^
Ema, i
tuoi commenti immancabili mi fanno sempre un piacere
immenso!!!
Bacioni
a tutti!!!
Maria
|
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Capitolo 16 *** Nell'occhio del ciclone ***
h
"Quanta gente! Non avrei mai immaginato di
trovare così tanto casino. Cazzo, mi sa che qui la prima fila ce la scordiamo"
Comincia a lamentarsi Jean tutto agitato.
"Rilassati" cerco di tranquillizzarlo
"Vedrai che una situazione la troviamo per arrivare sotto al
palco"
"Sì, come? A meno tu non sappia
trovare un'entrata segreta che ci faccia sbucare nei camerini credo che ci
dovremo accontentare di vedere gli Eye come quattro piccoli
puntini."
"Oh no...io ho molto di meglio. La
mia soluzione è ancora più incredibile"
"Cosa?" Mi guarda stranito mentre
tiro fuori il mio cellulare dalla tasca "Non dirmi che vuoi far finta che ci sia
una bomba in modo che tutti se ne vadano?"
Rido, stare con mio fratello minore
dopotutto mi mette allegria e anche il chiacchiericcio spensierato della gente
intorno mi fa dimenticare i problemi.
"Niente di tutto ciò, Jean. Fammi
fare una telefonata e stattene buono un secondo, ok?"
Lui annuisce, confuso come non
mai.
Tiro fuori dalla tasca il foglietto
che mi ha dato Alex la settimana prima e lo digito sulla tastiera.
La voce che mi risponde è grossa e
profonda "Pronto?"
"Salve, sono Ciel, un'amica di Alex"
dietro di me sento mio fratello trattenere il respiro
"Oh, chiami per i posti in prima
fila?"
"Sì, proprio per quelli. Quindi
deduco che Alex l'ha già informata."
"Sì, sì, certo. Aspettatemi che vengo
a prendervi"
"Va bene,
grazie"
Riattacco e mi giro a guardare
Jean.
"Tu, con chi stavi parlando?" mi
domanda quasi spaventato.
"Con l'agente di Alex, o meglio,
credo sia l'agente degli Eye of The Storm"
"Co-cosa? E come hai fatto ad avere
il numero? Pe-perchè lo hai chiamato? Ch-che vi siete
detti?"
"La vuoi smettere di parlare come un
mezzo balbuziente? Fino a prova contraria quella che ha problemi mentali qui
sono io" rido, per una volta riesco a scherzare sulla mia poca stabilità
dell'ultimo periodo "Alex mi ha dato il numero l'ultima volta che l'ho
incontrato, perché mi aveva promesso due posti in prima fila e in caso ci
fossero stati problemi..."
Mi interrompe con un urlo "Siamo in
prima fila?" Un gruppetto di fan lì da parte si gira a guardarci di sottecchi e
il sospetto nei loro occhi cresce ancora di più quando veniamo avvicinati
dall'agente.
"Ciao. Io sono Mirko, con cui hai
parlato prima al telefono"
Rimango spiazzata nel constatare che
non è proprio come me lo immaginavo. La voce tanto profonda appartiene in realtà
ad un uomo di meno di dieci centimetri più alto di me e per niente
robusto.
"Ciao. Io sono Ciel e lui è mio
fratello Jean."
Mirko sorride "Bene, adesso
seguitemi"
Lo seguiamo, io piuttosto calma e
Jean che per poco non saltella per tutta la strada, e arriviamo alla sala dove è
già stato allestito il palco.
"Potete aspettare qui fino all'inizio
del concerto. A dopo!" ci saluta allegro
"A dopo?" mi sussurra mio fratello
quando l'uomo si è allontanato "Cosa voleva dire?"
"Che Alex ci ha invitati anche a
conoscere gli altri membri della band dopo lo show"
"Cosa? Ma sei matta a non avermi
detto niente di tutto ciò prima? Mi sarei dovuto preparare
psicologicamente"
"Senti, se ti avessi detto tutto
probabilmente non saresti qui ma ancora sul pavimento di casa a riprenderti
dallo svenimento"
"Certo, hai ragione. Un'opportunità
così, però...Ciel, sono proprio contento di averti come sorella!" Mi abbraccia.
Ok, ora le ho viste proprio tutte.
Il nostro momento di amore fraterno è
interrotto dall'apertura del locale ed una fila di gente comincia ad entrare
correndo e gridando.
Ovviamente io e Jean siamo già
sistemati sotto al palco, esattamente di fronte a dove si posizionerà Alex. Un
paio di ragazzine mi fissano in cagnesco e sento pure una sussurrare un "Troia"
piuttosto ben udibile
Cerco di fregarmene dell'ingiuria e
condivido con tutti gli altri l'attesa per l'arrivo della band, pressata come
non mai sulle transenne.
Il gruppo che apre arriva una
mezz'ora dopo ed è composto da due ragazzi ed una ragazza, non devono avere più
di ventuno o ventidue anni a testa.
Riescono a gestire molto bene
l'atmosfera e la loro esibizione non è niente male. Dopo circa una mezz’oretta i
Cookies scendono dal palco e qui il pubblico comincia ad essere davvero esaltato
e impaziente.
Quando finalmente gli Eye of The
Storm fanno il loro ingresso in scena accompagnati da del fumo grigio e da un
rumore di pioggia leggera che va man mano aumentando e si conclude in un tuono,
tutti cominciano a gridare e ad agitarsi.
Alla mia destra Jean è uno di quelli
che da più fuori di matto, sorrido pensando a come deve essere felice in questo
momento, finalmente ha davanti i suoi idoli che suoneranno dal vivo per lui e
altre mille e passa persone.
Durante l'ora e mezza del concerto
canto e urlo a squarciagola con tutti i ragazzi e le ragazze del pubblico, sono
riuscita ad imparare qualche canzone a memoria grazie al cd che mi ha prestato
mio fratello, che abbiamo ascoltato per tutto il tragitto fino
qui.
Alex si accorge di noi alla seconda
canzone e da quel momento ogni tanto sorride a me e Jean, che risponde con degli
urli entusiasti.
Alla fine del concerto il bassista e
cantante ringrazia tutti per essere venuti. Il batterista lancia le bacchette e
una delle due finisce nelle mani di mio fratello, più stupito e contento che
mai. Ma il bello deve ancora venire.
Aspettiamo che un po’ di folla se ne
sia andata e poi Mirko torna a parlare con noi.
"Ciao, ragazzi! Allora, vi è piaciuto
il concerto?"
"Sì! È stata la cosa migliore della
mia vita!" risponde mio fratello quasi strillando
Io rido "E' stato...notevole" non so
bene come definire il tutto, è ovvio che mi sono divertita moltissimo,
sorvolando sulle costole mezze rotte che mi ritrovo ora e anche le gambe che di
certo bene non mi fanno.
"Bene, allora se mi seguite vi porto
dagli altri" Aggiunge guardandosi intorno per controllare che non ci sia qualche
orecchio indesiderato in ascolto.
Noi lo seguiamo senza discutere e
sento al mio fianco Jean fremere per l'agitazione.
Quando raggiungiamo la band lui
rischia lo svenimento, ma si riprende in tempo per stringere la mano a
tutti.
Alex ci ha accolto con un sorriso e
ci ha presentato anche Elisabetta, la sua fidanzata. E' davvero bellissima,
anche Jean se ne è accorto, infatti è arrossito quando lei gli ha rivolto la
parola. Ha una voce dolce e gentile, i capelli lunghi e castano chiaro, lisci e
perfettamente curati. Gli occhi blu sono luminosi ed esprimono allegria. Anche
il suo corpo è perfetto, né troppo magro né troppo grasso. Insomma, è
praticamente tutto ciò che io non sono, ma che vorrei essere.
"Allora, Jean, ti è piaciuto il
concerto?" domanda Luca, uno dei due chitarristi.
"S-sì. Siete stati
grandiosi"
"Era la prima volta che venivi a
sentirci suonare?" interviene Gabriele, l'altro
chitarrista
"Già. Sono stato ad altri concerti
prima di questo, ma tutti in spazi più piccoli"
"Invece tu, Ciel? Sembri una veterana
di questo tipo di cose" Mi chiede sorridente Filippo, il
batterista.
"Esatto. Fino a qualche anno fa
passavo praticamente tutti i fine settimana ad un concerto diverso. Poi però mi
sono dovuta fermare" Ecco, adesso vorrei rimangiarmi le mie ultime
parole
Tutti mi guardano insospettiti alla
mia improvvisa strana espressione, non che non mi sia accorta che già mi
fissavano in modo strano per la mia brutta cera
"Il lavoro immagino..." Mi viene in
contro Alex
"Sì" rispondo cercando di rilassarmi
e non pensare a quell'idiota di Davide. Non lascerò che mi rovini anche questa
giornata "Però credo che d'ora in poi mi concederò più
svago..."
"Fai bene, Ciel" conviene Elisabetta
"E' la stessa cosa che dico io ad Alex" posa una mano sulla spalla del suo
ragazzo "A volte esagera e non esce di casa per giorni. Quando trova
l'ispirazione per una nuova canzone non si muove finche non l'ha
ultimata"
Lui le sorride affettuoso e le sfiora
una guancia. Come sono carini insieme!
Rimaniamo ancora lì a chiacchierare
un po’ e prima di andarcene Jean scatta un po’ di foto con i ragazzi, che mi
convincono ad esserci pure io. Non oppongo resistenza e mi metto in posa con gli
altri.
Durante il viaggio di ritorno in
macchina Jean è euforico e continua a parlare e descrivere qualsiasi momento
della serata. Anche io sono di buon umore. Visto che si è fatto tardi propongo a
mio fratello di rimanere a dormire a casa mia, in modo da non disturbare i
nostri genitori.
Lui accetta, così prima
di andare a letto passiamo un'altra oretta a chiacchierare su quanto siano
simpatici gli Eye e anche Elisabetta.
***
Ciao!!! Eccomi
con un altro pezzetto di storia! ihihih finalmente il concertoooo! ^^
Grazie come
sempre a tutti quelli che leggono o tengono la storia tra i
preferiti!
E special
thanks to ema che non manca di commentare!!!
Bacioni,
Maria
|
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Capitolo 17 *** Il giorno dopo il concerto ***
o
Il
giorno dopo il concerto mi sveglio verso le dieci e trovo il mio fratellino già
sveglio, sul mio divano con gli auricolari nelle orecchie e la musica a tutto
volume.
Agita il capo
ad occhi chiusi e riesco a riconoscere che sta ascoltando una canzone degli Eye
che hanno suonato ieri sera.
Ripenso al
concerto. Mi sembra tutto così irreale ora, come se fosse passato troppo in
fretta, talmente in fretta da far fatica a ricordarmi quello che è
successo.
Scuoto la
testa, probabilmente è merito degli effetti negativi dei sonniferi che prendo
d'abitudine. Fortunatamente ieri sera non ne ho avuto bisogno, con Jean a casa
con me mi sentivo molto più tranquilla.
Mi avvicino a
mio fratello e gli tolgo un auricolare dall'orecchio. Lui apre le palpebre
sorpreso.
"Non credevo
fossi già sveglia."
"Mi sono
svegliata da pochissimo. Tu invece?"
"E' da un paio
d'ore che mi sono alzato. Volevo fare colazione ma non c'è più
latte"
"Cazzo!"
esclamò senza accorgermene.
Lui ride "Ti
sei dimenticata di fare la spesa, per caso?"
"Sì,
ultimamente ho pensato di più alla mia partenza per il Newfoundland..." Quello
non è l'unico motivo, semplicemente non sento il bisogno di comprare roba da
mangiare visto che mi viene fame rarissime volte e quel poco che mangio lo
compro al bar durante le pause dal lavoro "e mi è passato completamente di
mente. Andiamo a fare colazione al bar qui sotto, che ne
dici?"
Jean annuisce,
poi mi squadra, un po’ preoccupato "Sei sicura di stare
bene?"
Ok, lo ammetto.
Appena mi sono alzata dal letto e mi sono vista nello specchio ho notato che
sono davvero pallida oggi. "Sì, sono solo un po’ agitata per la partenza
imminente, tutto qui." Mento.
Credo di aver
toccato il tasto giusto "Beh, lo sarei anche io al tuo posto. Una settimana con
Alex, giusto?"
Rido "Oh, Jean,
non è solo per quello. Dopotutto io non guardo ad Alex con la stessa ammirazione
che hai tu, anzi, se lo facessi sarebbe tremendamente sospettoso visto che lui
ha una ragazza. Mi riferisco piuttosto al fatto che è una cosa nuova per me.
Insomma, non ho mai fatto la modella"
Lui pare non
capire il mio disagio, ma risponde "Non credo ci sia niente di difficile nel
fare la modella. Ti metti i vestiti che ti danno e ti metti in posa. Solo, cerca
di avere un'aria più allegra mentre posi, altrimenti le foto usciranno
orrende"
La sua poca
gentilezza di sempre è tornata, eppure nelle sue parole colgo la verità. Cerco
di sorridere, dietro di lui però mi vedo nello specchio che c'è in salotto e
quasi inorridisco a vedere il mio sorriso tirato, più una smorfia che il
resto.
"Ma il fatto
che tu sia dimagrita così tanto ha a che fare con sta storia della modella?" mi
domanda ancora il mio fratello minore.
Dovevo
aspettarmela. Chi non se ne accorgerebbe? Nello specchio posso vedere anche che
la mia vita si è assottigliata ulteriormente negli ultimi giorni. E se quelli
del servizio mi rifiuteranno appena mi vedranno arrivare?
Scuoto la testa
in risposta a mio fratello, la sua espressione si fa più accigliata "Non credi
che dovresti farti vedere da un dottore prima di partire? Non vorrai star male
là?"
Mi siedo un
secondo sul divano, non resisto più alla mia vista nello specchio. "No, Jean.
Sono stressata ultimamente, tutto qui. Vedrai che mi
riprenderò."
Lui non la
smette di fissarmi ma non dice più niente, così io prendo le mie cose e mi
preparo ad uscire per la colazione. Lui mi imita.
Seduti al bar
parliamo del più e del meno, mi sforzo di ingoiare una brioche insieme al
cappuccino, sotto lo sguardo attento di mio fratello.
Quando
arriviamo a casa dei miei Rocket mi corre letteralmente tra le braccia e io lo
stringo forte al petto. "Mi sei mancato, cucciolotto!" esclamo
accarezzandolo
Mia madre esce
dalla porta di casa "E' stato a dormire da te Jean?" mi domanda dopo avermi
salutata
Annuisco
"Capisco. E'
andato tutto bene ieri sera?"
"Sì!
Benissimo!" strilla il diciottenne al mio fianco "Pensa che grazie a Ciel ho
conosciuto il gruppo e dopo il concerto abbiamo chiacchierato con loro per
ore!"
Qui comincia un
lungo monologo, seguendo mia madre dentro casa, che lo ascolta più per cortesia
che per interesse. Però noto il sorriso sul suo volto, le fa piacere che per una
volta due dei suoi figli si siano divertiti insieme.
In salone trovo
mio padre che legge una rivista sul giardinaggio "Ciao, papà!" lo
saluto
"Ciao, Ciel."
Anche lui mi osserva come pochi istanti prima mi ha osservato mia
mamma.
"Lo so, il mio
aspetto non è dei migliori. E' solo un po’ di stress per la partenza di
lunedì"
"Oh, vedrai che
andrà tutto bene, cara. Ti fermi con noi a pranzo oggi?"
"Veramente non
posso, devo finire di comprare delle cose che mi servono per il viaggio. Grazie
mille dell'invito comunque."
Lui è
dispiaciuto ma non insiste.
Rimango a
chiacchierare un po’ con i miei genitori, poi prendo Rocket e insieme a lui
guido fino al centro commerciale più vicino, a fare degli acquisti per il
viaggio. Fino ad ora ho comprato pochissime cose, mi sono ridotta all'ultimo
momento, visto che tra due giorni devo partire!
Finite le mie
compere è già pomeriggio inoltrato, torno a casa e ordino una
pizza.
Mentre aspetto
il ragazzo delle consegne, squilla il telefono.
"Pronto?"
rispondo
"Ciao, Ciel!
Sono Fede."
"Ciao! Tutto
bene? Come è andata ieri al lavoro?"
"Bene, grazie.
Tu, il concerto?"
"E' stato
fantastico! Mio fratello è riuscito a conoscere il gruppo ed era al settimo
cielo, ti avevo detto anche che avevamo il posto assicurato in prima fila,
no?"
"Sì. Wow! Sono
contenta che vi siate divertiti. Ti senti meglio rispetto agli ultimi
giorni?"
Ecco un'altra
persona preoccupata, mento anche a lei come faccio con tutti. "Sì, oggi sono
anche andata a comprare le ultime cose per la partenza"
"Potevi
dircelo! Io e Micky saremmo venute volentieri con te" Sento una nuova voce
provenire dall'altra parte della cornetta
"E' lì con te
ora?"
"Sì, ci siamo
trovate in un locale in centro. Che ne dici di raggiungerci più tardi? Dopotutto
dovremmo pur salutarti prima che tu parta, no?"
Non mi sembra
una cattiva idea quella di prendere una boccata d'aria, così
accetto.
La serata passa piuttosto in fretta. Rido e
scherzo con le ragazze e qualche altro collega di lavoro. Mi mancheranno durante
la mia settimana di assenza.
***
Altro capitoletto! Grazie come sempre a chi
legge....^_^
Ema, sono felice ti sia piaciuto il capitolo..vedrai, ora
le cose si faranno ancora più interessanti!
Baci ai miei lettori specialissimi!
Maria
|
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Capitolo 18 *** Arrivo nel Newfoundland ***
a
Eccomi sull'aereo, a poche ore di viaggio dalla mia
destinazione.
Il
momento dei saluti a casa è stato alquanto tragico. Quasi una scena da soap
opera. Mia madre con le lacrime agli occhi, mio padre che non la smetteva di
abbracciarmi. Rocket che saltava su e giù e abbaiava a più non posso. E infine i
miei fratelli, André e Michel abbastanza composti, mentre Jean era una cosa
assurda. Continuava a strillare per cercare di sovrastare i guaiti del mio
piccolo volpino, per raccomandarmi di non fare una brutta figura con Alex e
ripetermi per la milionesima volta quanto avrebbe voluto essere al mio
posto.
Alla fine me ne sono andata pure io con gli occhi lucidi, una famiglia
così è una di cui si sente la mancanza, eccome.
Poi ripenso al mio Rocky, il mio cucciolotto che in questi ultimi giorni
mi è stato particolarmente d'aiuto, dopo tutto quello che mi ha fatto
quell'idiota di Davide.
Però voglio cogliere l'occasione di questo viaggio per non pensare più a
quel bastardo del mio ex. Ho anche cercato di prendere sonno senza sonniferi
ieri sera, per apparire un po’ più decentemente questa mattina davanti agli
altri che prendono parte al servizio fotografico.
Nessuno mi ha guardata poi così male, di sicuro non peggio di come mi
fissavano già i miei colleghi o familiari nei giorni passati, quindi forse mi
sto riprendendo.
Dico forse, perché una scatoletta di sonniferi me la sono dovuta portare
per forza, ancora non sono del tutto tranquilla e ho l'impressione che ci siano
degli occhi che mi squadrano malignamente di tanto in
tanto.
Quando atterriamo seguo il resto della troupe, che ha viaggiato con me
sul piccolo aereo destinato solo a noi. Così io e una ventina di persone ci
dirigiamo al rullo dove passano i bagagli.
Non siamo ancora al completo, perché Alex, il suo agente e altre due o
tre persone arriveranno domani mattina, visto che a causa di alcuni impegni non
potevano partire prima.
Jean mi ha avvisato prontamente che il bassista aveva un'inaugurazione di
un qualche negozio di dischi questo pomeriggio, a cui lui e gli Eye of The Storm
dovevano essere presenti.
Sbadigliando con una mano davanti alla bocca afferro la mia valigia, in
cui ho cercato di mettere il meno possibile, ma che pesa in una maniera enorme
comunque. Dopotutto contiene soprattutto maglioni. Uno: il clima qui non è dei
più caldi. Due: ultimamente sono diventata molto freddolosa. Colpa della mia
dieta mal bilanciata, può essere?
"Bene. Se ci siamo tutti possiamo uscire e prendere la navetta che ci
trasporterà fino all'hotel" dice Giovanni, l'uomo che ho incontrato giorni fa
nell'ufficio di Melissa. E' simpatico, ci ho scambiato qualche parola mentre
aspettavamo di prendere l'aereo.
Lo
seguiamo. Alcuni si trascinano, come me e altre due ragazze un pochino più
grandi di me, due persone estremamente piacevoli, che ho scoperto essere la
parrucchiera e la truccatrice. Altri invece pur essendo stanchi cercano di non
dimostrarlo.
Qualche minuto dopo finalmente siamo sulla navetta, Mario, un altro degli
importanti responsabili del servizio fotografico insieme a Giovanni, controlla
che nessuno sia rimasto indietro. Dopo essersi accertato che tutti sono presenti
da l'ok all'autista per partire.
Arrivati all'hotel non credo ai miei occhi: non sono mai stata in un
edificio tanto lussuoso e moderno. Appena scesa dalla navetta però, invece che
recuperare subito il mio bagaglio, mi guardo intorno, perché la vista che mi si
prospetta davanti è davvero incantevole.
Il
Fairmont sorge sul sito di Fort William, dove, secondo le ricerche che ho fatto,
delle truppe inglesi hanno stazionato nei primi anni del diciassettesimo secolo.
Rimango a fissare tutto ciò che mi circonda per un paio di minuti, il porto,
l'oceano, il bellissimo fare, tutto mi sembra così irreale. Perché sono
qui?
Paola, la truccatrice, mi tocca un braccio e subito mi torna alla mente
il motivo del mio viaggio nel Newfoundland. Lavoro, sono qui per lavorare.
Eppure spero vivamente di riuscire ad avere dei momenti liberi per godermi tutto
questo.
"Ciel, sei ancora tra noi?" mi domanda
sorridente
"S-sì" rispondo io distogliendo lo sguardo dall'ambiente circostante e
dirigendomi a prendere la mia valigia.
L'assegnazione delle camere per fortuna è fatta molto in fretta. La mia è
la 206.
"Bene ragazzi. Ora potete andare a riposarvi se volete. Per la cena c'è
la possibilità di ordinarla in camera" dice Giovanni "Comunque noi ci vediamo
domani mattina alle nove, per una visita della città e poi per un trasferimento
al sito dove nei prossimi giorni lavoreremo al servizio fotografico, che dista
due ore e mezza da qui. Si tratta della riserva naturale di Cape St. Mary's. Se
non ci sono domande auguro a tutti una buona notte"
Nessuno ha niente da chiedere, o meglio, siamo tutti così stanchi che non
abbiamo voglia di fare domande.
"Buonanotte a tutti" rispondo ai saluti che mi rivolgono e poi salgo al
secondo piano con Paola e Nadia, la parrucchiera. Le due ragazze hanno le camere
vicino alla mia.
"E' davvero bellissimo questo hotel, non trovate?" mormora Paola,
bassettina e coi capelli corti, ricci e nerissimi. L'entusiasmo evidente negli
occhi nocciola.
"Sì! E' un posto strepitoso" conviene Nadia, che invece è bionda e di
qualche centimetro più alta di me. Ha un naso un po’ troppo lungo che rende il
suo viso poco piacevole da guardare.
"Già...non avrei mai pensato che un giorno sarei finita qui per lavoro. E
che lavoro! Non riesco a crederci che hanno scelto proprio
me!"
"Evidentemente Giovanni e Mario hanno notato in te qualcosa oltre il
fatto che sei molto graziosa"
Sono un po’ perplessa a quell'affermazione di Paola, visto che
ultimamente quando mi guardo allo specchio vedo tutto fuorché una persona
graziosa. Evidentemente lei la pensa così perché non ha visto come ero prima di
ridurmi in questo stato.
Però, adesso che siamo sull'ascensore e posso ammirare la mia immagine
nel grande specchio che c'è al suo interno devo ammettere che ho un'aria più
rilassata. Il fatto di avere messo un'enorme distanza tra me e Davide mi fa
sentire molto sollevata.
"Eccoci arrivate. Ci vediamo domani mattina, ragazze. Buona notte!"
saluta Paola
"Notte!" rispondiamo in coro io e Nadia. Poi ognuna entra nella sua
camera.
Mentre giro la maniglia della porta numero 206 spero ardentemente che mi
sia stata assegnata una camera con la vista sul porto. Mi sono letteralmente
innamorata di quell'immagine.
Quindi la prima cosa che faccio quando varco la soglia è di fiondarmi
alla finestra, scopro con un po’ di dispiacere di avere una stanza che da sulla
città storica. Però alla fine anche questa vista non mi dispiace; rimango un po’
a osservare le luci delle case e dei negozi e le persone che non sono ancora
rientrate nelle case e stanno finendo le loro
passeggiate.
Poi, infinitamente stanca, mi guardo un po’ intorno. Il lusso di questa
stanza mi spiazza. Dal letto a due piazze tutto per me, coperto da un bellissimo
copriletto blu notte con dei ghirigori orati, alla poltrona giallo scuro che sta
a fianco della finestra, con accanto un tavolino basso in legno. Per non parlare
poi dell'armadio enorme dall'altra parte della stanza e dello specchio finemente
decorato che sta alla sua sinistra. Dall'altro lato del letto c'è invece una
piccola scrivania con sopra un portatile di nuovissima generazione, bene, così
non avrò il problema di cercare ogni volta un posto per controllare le mie
e-mail. Avrei dovuto immaginarmelo però, un hotel così lussuoso è ovvio che
abbia il collegamento ad internet in ogni camera.
Appoggio la mia valigia ai piedi del letto e mi sdraio così vestita. Come
mi succede quasi tutte le sere, però, anche se sono stanca non riesco a prendere
sonno immediatamente senza l'aiuto dei sonniferi. Ma non mi posso permettere di
usarli, non voglio apparire come uno zombie nelle
foto.
Per passare un po’ il tempo, visto che dopotutto sono solo le sette e
mezza e non ho nemmeno fame, accendo il portatile e mi siedo alla piccola
scrivania in legno chiaro.
Entro subito nella casella delle e-mail e trovo un messaggio di
Sere:
"Ciao cara la mia modella in erba!
La Sere ti scrive dopo una visita a casa dei tuoi. Come sai sono una che
va subito al sodo e voglio sapere: perché non mi hai detto che avevi litigato
con Davide e che vi eravate pure lasciati?! Ok che i tuoi dicono che ormai siete
tornati insieme e che forse vi sposerete anche, ma non ti è saltato in mente di
dirmi qualcosa?
Lo sai quanto mi sta a cuore la tua vita amorosa, anche se ti ho sempre
detto che Davide non mi è piaciuto, non è che devi tenermi nascosto il fatto che
vi sposate! Dopotutto la tua felicità è anche la mia felicità!
Buona fortuna lì nel Newfoundland,
vedi di non cadere vittima del fascino di quel bel bassista! Anche se vivo in
Francia lo conosco bene, il suo gruppo è famosissimo...quindi...occhio, visto
che sei prossima alle nozze! ;-) Un bacio enorme!!!! À
bientôt!
Sere"
Rileggo due volte il messaggio, sicura di non aver capito bene. Davide,
quell'idiota di Davide, si è azzardato a dire ai miei che dobbiamo sposarci!
Come cazzo si è permesso quel bastardo di decidere così del mio futuro. Io non
ho nessunissima intenzione di sposarlo, una vita accanto a lui sarebbe colma di
tristezza e non so quante altre orribili cose. L'ha detto addirittura ai miei,
immagino la faccia di mio padre quando lo ha sentito.
Felicissimo, senz'altro. Ha adorato Davide fin dal primo momento, il mio
ex è un bravo attore e il fatto che provenga da una famiglia ricca e facoltosa
gli hanno agevolato il tutto.
Cosa rispondo ora a Sere? Non voglio metterla nei guai. Se le raccontassi
la verità lei sarebbe capace di andare a parlare con Davide, che pur di
fargliela pagare riuscirebbe a farle perdere il suo posto di lavoro e la sua
posizione in Francia, che lei si è conquistata con tanta fatica. No, non posso
dirle la verità, quindi resterò vaga, per il momento. Finche non riuscirò a
trovare un'altra via d'uscita, sempre che la
troverò.
"Ciao sorellina!
Sono qui nella mia bellissima camera d'albergo e scrivo con un computer
che credo non abbia nemmeno sei mesi di vita! Altro che quell'apparecchiatura da
dopoguerra che sono costretta ad usare a casa! XD
Il Newfoundland è un posto fantastico e sono curiosa e spaventata allo
stesso tempo di cominciare il mio lavoro come
modella.
Per la storia di Davide, non te ne ho parlato perché non mi sembrava il
caso, non era una crisi poi così grave. Anche se di matrimonio ne abbiamo
parlato solo così, non mi ha ancora fatto la proposta ufficiale...vedremo come
andranno le cose!
Un bacione, divertiti durante il tuo soggiorno in Italia!
^.^
Ciel
P.S. Non preoccuparti per Alex, il bassista, è già
impegnato!"
Finisco di digitare, rileggo il messaggio per controllarne la
correttezza. Sì, può andare anche la mia risposta alla domanda della mia
amica.
Spengo il portatile e mi spoglio.
In
bagno ancora una volta il mio stupore è grande. La carta da parati da sull'oro e
ha dei ghirigori simili a quelli del copriletto. Il lavandino è sistemato dentro
un banco di marmo scuro, lungo una delle quattro pareti, che deve essere di un
metro e mezzo. Sopra a ciò vi è uno specchio della stessa lunghezza del banco.
Mentre studio la mia immagine riflessa nello specchio, vedo alle mie spalle una
doccia molto diversa da quella di casa mia, soprattutto per le
dimensioni.
Rimango sotto il getto dell'acqua per una decina di minuti e senza che me
ne accorga comincio a piangere.
Sembrava di essere al sicuro qui, lontana da quel mostro. Eppure lui può
farmi molto più male ora che non sono a casa. Può convincere tutti che è la
persona perfetta per me e che anche io lo penso. Anzi, ormai lo ha già fatto. I
miei familiari credono che noi ci amiamo, che io lo ami e voglia condividere il
resto della mia vita con lui. Mai! Questo mai!
Un'
altra ondata violenta di lacrime mi fa singhiozzare e la mia vista si appanna.
Esco dalla doccia e mi precipito sul letto, senza nemmeno asciugarmi i capelli o
rivestirmi.
Ho
bisogno di una di quelle pastiglie, voglio dormire, voglio smettere di pensare
per questa sera.
***
Ecco un altro capitolo!
Grazie mille a chi continua a seguirmi...e ad
ema come sempre per i suoi commenti puntuali!!!
Bacioni,
Maria
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Capitolo 19 *** Preparativi ***
q
La mattina dopo mi sveglio con un mal di testa immenso e
quando apro gli occhi sono maledettamente confusa.
Perché mi trovo in una camera
d'albergo e non a casa mia?
Ah, già. Il servizio
fotografico.
Il servizio
fotografico?!
Mi alzo di scatto dal letto e
mi dirigo immediatamente allo specchio, inciampando prima di arrivarci e
sbattendo malamente un ginocchio sul parquet.
Il tonfo che si sente deve
essere benissimo udibile dal corridoio, infatti qualcuno mi
domanda
"Ciel, tutto bene?" riconosco
la voce di Nadia da oltre la porta
"Sì. Sono solo inciampata.
Buongiorno comunque."
"Buongiorno! Sicura di non
esserti fatta male?" chiede di nuovo con un tono
preoccupato
"Sì. Non è successo niente. Ci
vediamo tra pochissimo al piano di sotto"
"Ok. A
dopo"
Mi vesto cercando di curare
abbastanza il mio look. Anche perché il mio viso non è nelle migliori
condizioni. Certo, le occhiaie non sono più vistose come i primi tempi, perché
ho cercato di evitare i sonniferi il più possibile, ma quello di ieri sera non
mi ha di sicuro fatto bene.
Ecco, sono un'idiota. So
benissimo che quelle pastiglie mi fanno solo male, eppure continuo a prenderle.
Avrei dovuto lasciarle a casa. Ma sentivo di non potercela fare. No, non ce la
potrei fare senza.
Dopo aver indossato un paio di
jeans stretti, ma per i quali necessito obbligatoriamente di una cintura, ed un
maglioncino bianco a collo alto, scendo al piano di sotto dagli
altri.
Anche se non ho fame mi dirigo
verso la sala dove si terrà la colazione.
Devo sforzarmi di mantenere un
atteggiamento normale.
"Ciao Ciel! Dormito bene?" mi
domanda Paola che sta lasciando la sala in compagnia di
Nadia
"Sì" rispondo accennando un
sorriso "Non ho mai dormito in una camera così lussuosa" ridacchio, anche se la
mia risata suona leggermente stridula.
"Beh, per me è lo
stesso!"
"Noi andiamo fuori a fumare una
sigaretta" interviene Nadia "Tu fai pure colazione con calma. Ci sono un sacco
di cose buonissime!"
"Wow! Allora mi abbufferò."
Cerco di suonare il più convincente possibile e poi mi avvicino al
buffet.
Prendo un piattino ed una tazza
che riempio di caffè. Nel piatto invece poggio un paio di fette di pane
integrale. E' il massimo che riesco a fare, la vista del cibo mi
disgusta.
Do un'occhiata in giro e
avvisto ad un tavolo Alex con altri due dello staff del servizio
fotografico.
Mi avvicino e tutti e tre mi
salutano con la mano.
"Hey Ciel!" esclama Alex
sorridente come al solito.
"Ciao! Quando sei arrivato?"
Indossa un cappellino, evidentemente per non farsi
riconoscere.
"Circa un'oretta
fa"
"Quindi non hai neanche il
tempo di riposare eh?"
Sbadiglia portandosi la mano
davanti alla bocca "Già. Però ho dormito un paio d'ore sull'aereo, quindi posso
resistere. Sono abituato a situazioni peggiori"
Mi siedo coi ragazzi e
chiacchiero un po’ con loro. Quando ci alziamo per raggiungere gli altri nella
hall il bassista mi trattiene un attimo per un braccio
"Sei sicura che sia tutto ok?
Hai un'aria molto stanca."
"Sì." Sorrido cercando di
ingannarlo, di fargli credere che tutto vada bene. So che non è la mossa più
leale da compiere, ma non voglio che tutti qui si comincino a fare dei problemi
per il mio stato d'animo. Ora devo pensare a svolgere bene il mio lavoro e
basta.
"Senti, se non stai bene
possiamo rimandare l'inizio del servizio. Ho notato che anche al concerto
sembravi un po’ sopraffatta"
"Sopraffatta?" ripeto
aggrottando un sopracciglio
"Sì. Non so, mi hai dato
quest'impressione"
"Ti sbagli. Io sto benissimo"
Poggio male un piede su uno dei
gradini della scala che intanto abbiamo cominciato a percorrere insieme agli
altri del gruppo e rischio di cadere, ma fortunatamente Alex mi sostiene
afferrandomi una spalla.
Continua a fissarmi con occhi
pieni di compassione e la cosa non mi fa per niente piacere, ma cerco di non
perdere la calma "Tranquillo, non c'è niente che non va."
Lui pare rinunciare, mi lascia
la spalla e continua a camminare in silenzio.
La prima metà della mattinata
la trascorriamo visitando la città di St John's.
Ammiro le strade e le case con
meraviglia. Sono così diverse da quelle italiane. Non solo per la forma o i
colori dei tetti, ma anche per la loro disposizione. Sono vicine e compatte e il
tutto sembra quasi un unico complesso di ville e
appartamenti.
"E' straordinario" mormoro a
Nadia che cammina al mio fianco.
"Già. Io però non vedo l'ora di
percorrere il tratto del porto. Credo sia la cosa migliore della
città"
"E' vero. Lì sì respira un'aria
diversa" convengo.
Infatti, quando finalmente
passeggiamo lungo St John's Harbour respiro a pieni polmoni l'aria fredda ma
impregnata del profumo del sale, dell'essenza del mare. Chiudo gli occhi per
qualche secondo, poi li riapro, per guardarmi intorno. Lo scenario che mi si
prospetta davanti è uno spettacolo che non dimenticherò mai, ne sono
certa.
Il mare è piatto e calmo,
scosso da piccole onde solo in prossimità delle navi e barche ormeggiate. La
linea dell'orizzonte divide la superficie acquosa da quella trasparente del
cielo. Dall'altro lato del porto scorgo altri edifici raggruppati e dei
pescatori che tirano su le loro reti.
"Ti piace qui, Ciel?" E'
Giovanni che mi si è avvicinato e mi guarda sorridente
"Sì,
tantissimo"
"Bene, allora potrai lavorare
serenamente" Questo non è proprio vero, però almeno l'ambiente mi
rilassa.
"Certo. Cercherò di fare del
mio meglio!" esclamo col massimo della convinzione che riesco a
comunicare.
Lui mi da una leggera pacca
sulla spalla e poi raggiunge Mario, che sta chiamando tutti per invitarli a
salire sul bus che ci porterà alla location per il servizio
fotografico.
Quando arriviamo fuori dalla
riserva di Cape St. Mary's è quasi ora di pranzo, così veniamo informati che il
servizio comincerà nel pomeriggio.
Sono molto più agitata di
quanto immaginavo, all'improvviso temo di non essere affatto all'altezza della
situazione. Forse se riuscissi a farmi un'oretta di sonno mi sveglierei più
serena.
Frugo nelle tasche e nella
borsa in cerca di una delle mie pastiglie, ma devo averle lasciate in hotel.
Maledizione!
Ho bisogno di stare sola, così
mi allontano dal gruppo e comincio a camminare senza una meta precisa. Arrivo
fino ad un grosso albero che ha l'aria di non essere per niente giovane.
Mi siedo ai suoi piedi e
inspiro profondamente. L'aria pura del luogo mi calma un po’, mi guardo intorno
e cerco di pensare solamente alla natura salvaguardata e alle specie animali che
vivono all'interno della riserva.
Penso anche al mio Rocket. Mi
manca tantissimo, anche se so che è in buone mani stando a casa dei miei
genitori. Un momento, e se Davide decidesse di portare loro via il mio volpino?
E se l'avesse già fatto? Non potrei sopportare il pensiero del mio cagnetto
costretto a convivere con quel bastardo egoista. Sarebbe capace di farlo morire
di fame. Ma se Davide è riuscito a convincere così facilmente i miei genitori
che ci dobbiamo sposare sicuramente li avrà anche convinti che Rocket deve
abituarsi a vivere a casa sua. Sì, perché sono certa che ha detto anche questo a
loro. Che se ci sposiamo andremo a vivere nella sua mega villa.
Mi prendo il volto tra le mani,
trattengo le lacrime però.
Sono lì da qualche secondo e
sento una voce femminile chiamarmi "Ciel, che ci fai qui tutta sola? Non stai
bene?" E' Nadia
Sollevo il viso verso di lei e
sbatto un paio di volte le palpebre. Lei si siede al mio
fianco
"Senti, se c'è qualcosa che non
va dillo a Giovanni e Mario, loro sono sempre molto disponibili in queste
situazioni."
Scuoto decisa la testa "No. Non
voglio che i miei problemi personali influiscano sul
lavoro"
"E' inevitabile invece. Per
fare quelle foto dovrai apparire sorridente e come puoi esserlo se sei
triste?"
"Sono una brava attrice io. Poi
credo di non essere la prima a dover fare un servizio fotografico con un sorriso
finto. Anzi, credo che la maggior parte siano così, no?" affermo con risolutezza
alzandomi
"Ci conosciamo da pochissimo
Ciel, eppure già ti trovo piena di enigmi."
Ridacchio "Piano piano ti ci
abituerai" Le porgo una mano per aiutarla ad alzarsi e insieme ce ne torniamo
dagli altri.
Durante il pranzo mi siedo tra
Paola e Nadia e sotto i loro sguardi devo per forza sforzarmi di mangiare una
quantità decente di cibo.
Cerco anche di conversare con
gli altri e la parrucchiera è molto stupita dal mio comportamento. Almeno le ho
dimostrato che non sono così pessima a recitare.
Verso le due e mezza la troupe
comincia a sistemare delle attrezzature vicino ad una sporgenza che da
sull’oceano, dove stanno alcuni volatili, i più coraggiosi, perché gli altri
sono volati via spaventati.
Nadia e Paola si avvicinano a
me che sto fissando gli uomini lavorare e disporre le varie
cose.
“Ciel, credo che ora tu debba
seguirci” Mi dice Paola con finta aria minacciosa
Le sorrido, un po’ in
ansia
“Ah si? E dove mi
portate?”
Nadia mi indica una casetta lì
vicino, dove sicuramente avranno improvvisato un camerino o qualcosa del
genere.
Le seguo senza dire niente e
all’interno del piccolissimo edificio, che di solito doveva essere usato come
sgabuzzino, vedo uno specchio, un paio di sgabelli, un separé e
Alex.
Quest’ultimo è raggiante “Hey!
Allora siamo pronti per cominciare?”
La truccatrice si rivolge al
bassista “Già. Credo che tu sarai il primo, visto che Ciel deve ancora trovare
qualcosa da mettere e poi con lei sarà più lungo sistemarle i
capelli”
Evidentemente la mia
espressione non è delle più serene, infatti Nadia mi rassicura “Tranquilla, non
ti tingerò i capelli di uno strano verde acido, voglio solo toglierti questo
colore rossastro che ormai si è consumato”
“Sì, fai pure” rispondo io,
contenta che quella tinta orrenda che mi aveva fatto fare Davide se ne andrà
finalmente via.
“Il tuo colore naturale è
castano scuro, vero?”
Annuisco
“Bene, allora non mi ero
sbagliata!”
Mi fa accomodare su uno
sgabello che noto essere vicino ad un piccolissimo lavandino, dove mi sciacqua
velocemente i capelli, dopodiché vi applica sopra la
tinta.
Intanto mi volto a guardare
Alex, che pare già pronto per il servizio. Indossa un paio di jeans scuri e una
camicia bianca leggermente aperta. I capelli sono sparati in aria come al
solito, anche se un pochino più corti dell’ultima volta che l’avevo visto. È
davvero attraente in questo momento. Ma no, cosa vado a pensare?!
Ricambia il mio sguardo e senza
volere io distolgo subito gli occhi da lui, fissando un punto per terra.
Poi Nadia mi dice “Qui dobbiamo
aspettare qualche minuto per risciacquare, vuoi cominciare a scegliere i vestiti
da mettere? Magari Alex può aiutarti. Dopotutto dovete stare insieme nelle foto,
no?”
Annuisco, un pochino nervosa.
Sono dimagrita tantissimo ultimamente, non so se esistano ancora capi
d’abbigliamento che possano starmi bene.
Mi dirigo verso il separé
esitante e il bassista mi segue
“Allora. Come ti sembro?” mi
domanda col suo sorriso da bimbo stampato in faccia, girandosi un pochino per
farsi vedere da tutte le angolazioni. Come se non l’avessi già guardato
abbastanza per i miei gusti.
“Stai davvero bene!” esclamo
cercando di sembrare disinvolta e tranquilla, la mia mente è già rivolta agli
abiti che troverò dietro quel separé.
“Grazie. Ma sono sicuro che
sfigurerò al tuo fianco quando avranno finito con te”
Non credo proprio. Però non
ribatto, concentrandomi sui vestiti che sono stati appesi dietro alla leggera
struttura in legno. Ci sono tre completi diversi.
Il primo è composto da un paio
di pantaloni beige di cotone, che quando prendo tra le mani noto sono di quei
modelli che scendono stretti a sigaretta, abbinati con un maglioncino bianco a
collo alto. Uhm, troppo classico per i miei gusti.
“Che ne pensi?” chiedo rivolta
al moro che è al mio fianco
“Troppo ordinari” mi risponde
lui. Come pensavo io. Rimetto i vestiti al loro posto e passo al secondo
completo,
Un paio di panta collant neri
con sopra una gonna di jeans abbinati ad una camicetta verde i cui bottoni si
fermano prima, per lasciare uno scollo abbastanza ampio. Un po’ troppo
provocante.
“Questi?”
Alex li osserva per un secondo
“Secondo me ti starebbero benissimo!” Ecco, gli uomini sono sempre i
soliti.
“Vediamo cosa ci offrono come
ultima possibilità”
Quello che vedo è decisamente
più di mio gradimento. Un paio di pantaloni bianchi, non esageratamente
attillati, e una maglia marrone un pochino lunga con una cintura da legare in
vita. Sì, direi che quelli non avrebbero accentuato troppo il mio fisico per
niente formoso.
“Io opterei per questi” affermo
convinta guardando Alex
Lui sposta un paio di volte lo
sguardo da me ai vestiti, assume un’aria pensierosa, poi finalmente si decide a
parlare “Sì, dai. In fondo tu staresti bene con qualsiasi cosa addosso”
Ci sta provando o vuole solo
farmi un complimento? Oh, Ciel! Smettila con queste strane
idee.
“Allora vada per questi!”
esclamo spostandomi dietro al separé per potermi cambiare
Sento ancora la sua voce
dall’altra parte che mormora, perfettamente udibile “Eppure saresti stata meglio
con la mini gonna”
Ridacchio senza
rispondere.
Mi cambio in fretta e visto che
non c’è nessuno specchio dietro al separé esco allo
scoperto.
Nadia, Paola e Alex mi guardano
sorridenti. Dai, forse non faccio poi un bruttissimo effetto. Fortunatamente
questo tipo di servizio fotografico non include foto in costume da bagno e cose
varie.
“Allora?” domando dubbiosa
camminando piano verso lo specchio.
“Stai benissimo! E aspetta che
Nadia avrà finito coi capelli”
“Sì, e quando Paola avrà
completato il tutto col trucco, allora…”
“Come vedi sei in buone mani.
Ci vediamo dopo” saluta Alex facendomi l’occhiolino e rivolgendomi uno sguardo
di apprezzamento. No, mi sbaglio, quella è la sua espressione di sempre.
“Siamo sicure che quello abbia
una ragazza come dicono i giornali?”
“Uhm..secondo me i giornali di
gossip a volte si sbagliano.”
“Eppure io ho visto delle foto,
più di una.”
“Si può sapere di cosa state
parlando?” chiedo rivolgendomi a Nadia e Paola.
“Non ti sei accorta di come ti
guardava?” chiede Paola scompigliandosi con una mano la corta riccia
chioma
Allora forse quello era davvero
uno sguardo di apprezzamento? Beh, anche se lo fosse stato non mi interessa. Lui
ha la ragazza e io…anche se sono secoli che nessuno mi fa dei complimenti o mi
rivolge degli sguardi del genere, non intendo incasinarmi la vita più di quello
che già non sia.
“No. E sinceramente non mi
importa” rispondo in tono neutro “Allora, cominciamo?” chiedo con maggiore
entusiasmo
“Certo! Direi che ora la tinta
è stata in posa abbastanza, possiamo risciacquare.” Mi informa la
parrucchiera
Mi siedo su uno sgabello
sistemato vicino al piccolo lavandino e lascio che Nadia mi massaggi i capelli,
rilassandomi totalmente e cercando di non pensare all’imbarazzo imminente per lo
scatto delle foto.
“Ti va se diamo una spuntatina,
per aggiungere un po’ di freschezza?”
“Fai pure tutto quello che
vuoi. Sono nelle tue mani”
Nadia ridacchia insieme a
Paola, poi prende le forbici e comincia a spuntare, senza dire una parola.
L’effetto sorpresa mi spaventa e incuriosisce insieme.
Una mezz’oretta dopo Nadia
esclama soddisfatta “Direi che io ho finito, passo il testimone a te,
cara”
Sorride rivolta alla
truccatrice. Io però sono curiosa di vedere come sto, allora chiedo “Potrei
vedermi allo specchio?” visto che si trova alle mie
spalle.
“No, solo ad opera finita!”
scherza Paola prendendo un batuffolo con non so che cosmetico sopra e
cominciando a passarmelo sulla pelle del viso. È una sensazione piacevole, devo
ammetterlo.
Mi rilasso totalmente nella
decina di minuti in cui la ragazza mi trucca, poi mi riscuoto quando mi informa
“Ora ti puoi specchiare!”
Alzandomi in piedi cautamente
mi sposto lentamente verso lo specchio. Di cosa ho paura? Sicuramente sarò
meglio di quella mattina dopo che Davide mi aveva dato quel pugno.
Rabbrividisco. Questo non è il momento per pensare a certe situazioni
spiacevoli.
Nel riflesso non vedo più la
Ciel depressa e abbruttita degli ultimi tempi.
Il mio viso è pallido, ma non
come prima, perché le guance sono rosate, merito del trucco di Paola. Anche gli
occhi non sono contornati di violetto, ma risaltano sul mio incarnato e il verde
pare più luminoso di quanto non ricordi. Le labbra lucide e di un rosso non
troppo sgargiante sono piegate in un lieve sorriso.
Sorrido, perché mi piace quello
che vedo. Mi piacciono i miei capelli un po’ più corti, finalmente del loro
castano scuro naturale, che sembra quasi nero, scendono in morbide onde, divisi
al centro. Senza frangia il mio viso sembra meno scarno.
“Ragazze, avete fatto un ottimo
lavoro!” mi giro verso le due e sorrido loro allegra.
“Non è tutto merito
nostro.”
“Come?”
“Ha ragione Nadia. Tu sei bella
al naturale, Ciel. Solo che non ti curi abbastanza”
Mi curavo una volta…poi è
arrivato Davide…
“Allora ragazze, siete
pronte?”.
È Giovanni che è entrato nel
piccolissimo edificio “Tra cinque minuti si comincia”
“Sì, arriviamo subito”
rispondiamo noi tre in coro
L’uomo mi fissa per un lungo
istante “Lo sapevo di aver fatto la scelta giusta. Sei bellissima
Ciel”
Mi sento leggermente in
imbarazzo ma rispondo “Grazie! È tutto merito di Nadia e
Paola”
“Ho fatto una buona scelta
anche con loro allora” Ci fa l’occhiolino e poi esce.
Io e le altre lo seguiamo. Sono davvero
agitata, spero che tutto vada bene.
***
Con un pò di ritardo ecco un nuovo
capitolo!
Grazie a chi continua a leggere o a tenere la storia tra i
preferiti!
Ema, coi tuoi commenti sei sempre troppo gentile,
thankssssss! :-)
Bacioni a tutti,
Maria
|
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Capitolo 20 *** Si comincia ***
Ciao a tutti! E' passato tantissimo tempo da quando ho aggiornato per l'ultima volta questa mia storia. Infatti avevo pensato di non farlo finchè non fosse finita. In effetti è rimasta completa sul mio computer per più di un anno, in attesa che la postassi! :( Bè, spero che ora sia rimasto ancora qualcuno interessato a leggerla! Buona lettura!!!
Maria
*
Eccoci al momento dell’inizio del tanto atteso servizio fotografico.Sono super agitata e seguo le indicazioni che mi danno senza nemmeno riflettere.
Vado verso uno spazio pianeggiante che è abitato, come del resto tutta la riserva, di molte specie salvaguardate e protette.
“Bene, Ciel, posizionati qui. A momenti dovrebbe arrivare anche Alex. Dopo possiamo cominciare”
Faccio come mi dice Mario e rimango immobile a guardare un punto indeterminato davanti a me, conscia che tutti mi stanno guardando. Beh, il cambiamento che ho fatto dopo essere stata sotto le mani di Paola e Nadia non deve essere passato inosservato.
Traggo un lungo respiro. Dopotutto sono io la modella, è normale che tutti mi guardino, devo farci l’abitudine. Spero solo che l’arrivo di Alex mi calmi. Il vedere il suo viso bambinesco ha un potere calmante su di me.
Quando il moro arriva si ferma un attimo di fronte a me senza dire niente, poi afferma, come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Io l’avevo detto che stavi bene con qualsiasi cosa. I capelli così ti donano molto, Ciel” aggiunge poi osservando la mia espressione perplessa.
“Grazie” mormoro in risposta.
La nostra attenzione viene poi attirata da Giovanni e Mario.
Per un’oretta e mezza stiamo lì a scattare foto, sembra che chi le faccia non sia mai soddisfatto della luce o di qualsiasi altra cosa.
Quasi in tutti gli scatti io e Alex ci abbracciamo o ci teniamo per mano. Non sono delle pose provocanti, sia chiaro, però mi mettono una certa agitazione.
Chissà che penserà Elisabetta quando vedrà le foto? Niente, ovvio! Che cosa dovrebbe pensare?!
Vengo riscossa, fortunatamente, dai miei pensieri da Giovanni che annuncia
“Questo sarà l’ultimo scatto, poi visto che sta facendo buio andremo a riposarci, domani riprenderemo in un’altra location. Teoricamente dovremmo finire, però per sicurezza faremo qualche altro scatto anche dopodomani”
Guarda verso me ed Alex e annuiamo tutti e due.
“Bene…” continua Mario “Ora vorrei che tu, Alex, prendessi in braccio Ciel.”
A quelle parole rimango sbigottita e non riesco a capire bene quale sia l’espressione del bassista.
L’uomo riprende “Si, insomma, devi prenderla in braccio come fanno di solito gli sposi con la loro sposa. Hai capito, no?”
“Certo. Non sembra difficile” risponde il bassista con un sorriso e facendomi l’occhiolino
Sorrido di rimando, anche se dentro di me sono sempre più perplessa e leggermente in imbarazzo. Questa sì che sarà una foto particolare!
Prima che me ne renda conto Alex mi ha sollevata di peso, con una facilità impressionante. Un suo braccio è dietro la mia schiena e l’altro mi sostiene da sotto le gambe.
E ora perché mi viene da ridere così improvvisamente? Non posso permettermi di avere un’espressione stupida nella foto.
Ancora una volta i miei pensieri vengono interrotti.
“Adesso, Alex spostati un po’ verso sinistra, in modo da avere alle spalle quel grosso albero” comanda Giovanni
“Così va bene?” chiede il bassista camminando per qualche metro con me in braccio, senza la minima fatica.
“Sì, perfetto. Ciel, invece, stringi le braccia intorno al suo collo, abbraccialo come se fosse realmente il tuo ragazzo”
Cosa dovrei fare, scusa? Vorrei chiedere ad alta voce, ma non è proprio il caso, così mi limito, leggermente impacciata, ad eseguire l’ordine, cercando però di non avvicinarmi ulteriormente al moro; lo ammetto, sono enormemente in imbarazzo ora.
“Così sembra innaturale, però” interviene Mario “Ciel, appoggia la testa sulla spalla di Alex. Deve sembrare davvero come se voi vi vogliate un bene dell’anima. Come se non poteste fare uno a meno dell’altra”
Deglutisco rumorosamente, il ragazzo che mi tiene in braccio senza mostrare il minimo affaticamento mi sente ed avvicina il suo volto al mio, sussurrandomi nell’orecchio “Su, tra poco abbiamo finito qui.”
Ora, non so se lo fa apposta o se sto impazzendo io, ma prima di allontanarsi mi sfiora velocemente il collo con le labbra, provocandomi un brivido e facendomi infiammare le guance.
Cercando di non pensare a niente, solo al finire al più presto gli scatti per fermare questa situazione imbarazzante, avvicino il mio volto al suo, di nuovo. Non posso fare a meno di inspirare il suo profumo mentre poggio la testa sulla sua spalla.
“Bene, sorridete” intima Mario
Obbediamo entrambi e dopo quelli che sembrano dieci minuti ma che in realtà sono dieci secondi, si sente il rumore dello scatto.
“Facciamone due o tre per sicurezza”
Che imbarazzo! Quando finiamo?
Dopo altri due scatti finalmente Mario esclama “Perfetto. Per oggi abbiamo finito, possiamo tornare in hotel a riposarci”
Alex mi fa scendere delicatamente, io faccio per andarmene ma lui mi tiene per una mano.
“Ciel…” ricambio il suo sguardo intenso senza altrettanta sicurezza.
“Sì?” domando in un soffio.
“È stato bello lavorare con te, sul serio”
“Siamo solo all’inizio!” ridacchio, col miglior tono ironico che riesco ad avere
“Già. Sarà divertente questa settimana qui, ne sono sicuro.”
Annuisco, senza poter evitare di pensare che nel suo sorriso c'è qualcosa di unico, qualcosa che nel sorriso di Davide non c’è mai stato.
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Capitolo 21 *** Scheletri nell'armadio ***
Ciao a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo, buona lettura! :)
Maria
*
La sera in hotel mi sento poco tranquilla e con la scusa di essere stanca me ne vado in camera appena finita la cena, mentre gli altri si organizzano, chi per passeggiare, chi per stare semplicemente nella hall a chiacchierare.
Il fatto è che la giornata di oggi mi ha stancata molto e mi ha anche lasciata perplessa.
Gli sguardi di Alex in primo luogo. Cosa significano?
No! Devo smetterla di pensare una cosa del genere di lui, dopotutto è sempre stato molto gentile e disponibile con me. Sono sicuramente io che vedo i suoi modi di fare sotto un’altra luce. Non potrà mai essere come penso io, però. Lui ha Elisabetta e insieme sono una coppia fantastica, sono la prima a dirlo.
Per smettere di pensare a certe cose mi avvicino al portatile che c’è nella mia stanza, lo accendo con l’intenzione di scaricare la posta.
Arrivata nella pagina iniziale vedo che ho tre nuovi messaggi.
Uno è una pubblicità e lo elimino immediatamente senza neanche aprirlo.
Passo subito a quello dopo, di mio fratello:
“Ciao Ciel! Sono Jean. Mamma e papà mi hanno detto di scriverti, così eccomi qua.
Come sta andando il servizio fotografico? Non stai facendo brutte figure con Alex, vero? A proposito, salutamelo tanto e digli che non vedo l’ora di vedere un altro concerto degli Eye! ;-)
Comunque, ti salutano tutti e ti fanno le congratulazioni e gli auguri per il matrimonio.
Ieri è venuto Davide a trovarci, ci ha regalato alcune cose e si è portato Rocket a casa sua. Ha detto che pensava che dovesse abituarsi a stare con lui visto che il mese prossimo andrete a vivere insieme.
Tanti saluti e un bacio da parte di mamma.
Jean”
Quando finisco di leggere il messaggio vengo assalita da una rabbia mista a disperazione. Il mio Rocket! Alla fine ce l’ha fatta, si è preso anche lui, il bastardo! E ha pure fatto dei regali ai miei, per ingraziarseli. Come cazzo si è permesso quel brutto figlio di puttana?!
Quello che mi fa arrabbiare più di tutto è che non posso fare niente, sono totalmente impotente. Non posso competere con uno come lui, con una famiglia influente come la sua.
Accidenti!
Mi prendo la testa tra le mani e sto per chiudere la pagina della posta, quando mi ricordo dell’altro messaggio.
È proprio suo. Con dito tremante clicco sul tasto sinistro del mouse.
“Ciel, tesoro,
Come sarai sicuramente stata informata da amici o parenti, noi due CI SPOSEREMO.
La data è stata fissata venti giorni dopo il tuo ritorno in Italia. Non sono ammesse discussioni.
Ti mando un bacio, MIA FUTURA MOGLIE.
Davide”
Quella freddezza mi manda in bestia, comincio a piangere prima ancora di accorgermene e spengo il computer, pronta a buttarmi tra le coperte per affogare il mio dolore nel cuscino.
Non appena mi sono gettata letteralmente sul materasso però, sento qualcuno bussare alla porta.
Tirò su col naso, poi rispondo “Chi è?”
“Sono Alex. Mi chiedevo se ti andava di fare una breve passeggiata, senza andare troppo lontano”
“Mi dispiace, sono stanca” Merda, la mia voce non è quella di sempre!
“Sei sicura di stare bene, Ciel?”
“Sì, sono solo stanca. Possiamo rimandare la nostra passeggiata?”
C’è un attimo di silenzio “Va bene” La sua voce lascia trasparire un po’ di delusione o forse è preoccupazione? “A domani mattina, riposati!”
“Ok. Buona notte” ribatto
“Notte” sento dei passi allontanarsi.
Torno con la testa sprofondata nel guanciale e altre lacrime mi scorrono sul viso, bagnandomi anche i capelli. Se vado avanti di questo passo domani Nadia dovrà rifare tutto da capo.
Ad occhi chiusi continuo a vedere l’immagine di Davide che arriva dai miei e tutto sorridente li compra con dei regali super costosi e poi…no, il mio volpino con lui…non voglio nemmeno pensarci!
Mi alzo di scatto e afferrò la scatoletta dei sonniferi nascosta dentro un cassetto, ne ingerisco subito un paio.
Poi prendo le medicine e le metto nella borsetta, non si può mai sapere chi entrerà in questa stanza.
La mattina dopo mi sveglio perché sento dei colpi forti sulla porta della camera ed una voce maschile che urla
“Ciel! Apri per favore! Se mi senti e non riesci a muoverti almeno dì qualcosa…Ciel!”
Sono totalmente intontita e non capisco bene quello che succede. La voce fuori potrebbe essere di Alex, ma non ne sono certa. Mi alzo e mi rendo conto di essere molto instabile, faccio un paio di passi verso la porta ma inciampo negli stivali che indossavo la sera prima e cado con un tremendo tonfo.
Ho sbattuto la testa e un dolore lancinante mi invade le tempie.
“Ciel! Che cosa diavolo è successo? Perché non apri? Guarda che sfondo la porta!” Sì, è decisamente la voce di Alex questa. Non riesco a pensare ad altro lucidamente, mi sforzo però di rialzarmi e con molta fatica ce la faccio. Arrivo a malapena alla porta e mi attacco letteralmente alla maniglia per sostenermi. Giro la chiave che è rimasta inserita dalla sera prima e appena sente lo scatto, il bassista si fionda nella stanza.
Quando mi vede fa una faccia tra il sorpreso e lo spaventato. Chissà, forse è perché appena mi sveglio non ho mai una bella cera.
“Che hai fatto? Ti sei guardata allo specchio?!” È la prima cosa che esclama richiudendosi la porta dietro di sé con una mano e trascinandomi fino a farmi sedere sul letto con l’altra.
Non rispondo, anche perché al momento non so cosa dire. Non ricordo neanche come mai mi trovo in queste condizioni.
Lui mi fissa per qualche istante coi suoi occhioni blu. Come sono belli, è l’unica cosa che penso.
Poi il moro si guarda intorno ed esamina un po’ gli oggetti che vede nella stanza.
Quando va a prendere la mia borsetta subito mi torna un pochino di senno. Non posso permettergli di guardarci dentro, così scoprirà i sonniferi!
“Hey che cosa vuoi fare?” gli domando con un filo di voce
Lui si volta e mi squadra dalla testa ai piedi, con aria seria “Credimi, riconosco qualcuno quando ha fatto uso di droghe”
Spalanco gli occhi “Eh? Come ti permetti di dire una cosa del genere! Se qui c’è qualche drogato quello sarai tu”
“Ciel, sei fuori di te, quindi non mi offenderò per queste parole. Ti capisco, in fondo ci sono passato anche io in una situazione del genere” Al sentirlo dire certe cose mi sento un po’ più vicina a lui.
“Comunque non hai nessun diritto di frugare nella mia borsa”
Lui mi ignora totalmente e dopo un paio di secondi tira fuori la scatoletta dei sonniferi “E questi che sono?” domanda inchiodandomi con lo sguardo
“Non sono affari tuoi.” Rispondo lanciandogli un’occhiataccia.
“Sì, che lo sono. Sei qui per lavorare, non ti puoi permettere di fare certe cose”
“E tu che ne sai? Tu cosa ne sai di come mi sento?” Strillo irritata.
“Qualunque cosa ti sia successa non è questo il modo giusto per risolvere la faccenda. Tenersi tutto dentro non è mai la soluzione migliore” Si avvicina e torna a sedersi sul letto accanto a me, prendendomi una mano.
Mi scosto da lui e mi giro dall’altra parte “Non ne parlo con nessuno perché sarebbe inutile. Tu non sai di cosa sarebbe capace”
“Chi? Ciel, se c’è qualcuno che ti minaccia devi dirlo”
“Non cambierebbe niente ormai. La gente è convinta che noi ci amiamo” Non posso crederci che sto raccontando a lui dei fatti così personali, però non ce la faccio più a tenermi dentro tutto.
Lui mi poggia una mano sulla spalla e io mi volto verso di lui, è in attesa che cominci con la mia storia.
Con le lacrime che rischiano di sgorgarmi dagli occhi inizio a parlare “È cominciato tutto qualche mese fa. Stavo insieme ad un ragazzo, Davide” con un po’ di fatica riesco a dire il nome del bastardo “e ha cominciato a comportarsi male, era cambiato dai primi tempi in cui ci frequentavamo. È arrivato persino a tradirmi, con una sua amica, più di una volta. Ovviamente non gli ho mai detto di averli scoperti, fino al giorno dell’intervista con te. È stato lì che le cose hanno cominciato ad andare peggio” singhiozzo senza riuscire a fermarmi e le lacrime ormai mi scorrono calde sulle guance.
Il moro non distoglie gli occhi dai miei e mi accarezza lievemente i capelli.
“Quel giorno…abbiamo litigato al telefono e mi sono decisa a dirgli che non volevo più stare con lui e che sapevo del suo tradimento, così ci siamo lasciati…però lui non voleva mollare. Così visto che non rispondevo alle sue telefonate una sera è venuto a casa mia e…” involontariamente mi passo una mano dove qualche tempo prima c’era il livido lasciato dal pugno di Davide “ecco, diciamo che non è stata una conversazione piacevole” mi fermo, incapace di andare avanti, le lacrime che mi bloccano la voce in gola.
Alex mi accarezza ancora la testa, ma la sua voce non è per niente delicata e lieve come il suo tocco “Perché non ne hai mai parlato con nessuno? Potresti anche denunciarlo, sai?”
“No, non servirebbe. La sua famiglia è troppo influente, manderebbe in rovina i miei con uno schiocco delle dita”
“Ciel, non puoi lasciarti trattare così, devi reagire”
“Forse per te è facile, ma non per me. Non ti trovi nella mia situazione, quindi per favore non dirmi come devo agire, sono abbastanza grande per saper decidere da sola”
“E vuoi decidere di vivere una vita fatta di paure, tensioni e medicine? Sai che quelle che usi tu sono estremamente forti? Quanti ne hai presa ieri sera? Non dirmi che ne hai ingerite più di una!”
Non rispondo, non riesco a dire nient’altro, nuove lacrime mi annebbiano la vista.
Il bassista mi stringe a sé, brevemente, “Su, non piangere, non sei sola. Faremo in modo di trovare una soluzione, ok? Una volta finito il servizio fotografico penseremo a quel bastardo.”
Rimango a piangere per qualche minuto, mentre Alex mi accarezza i capelli con fare protettivo.
Poi si alza e sorridendo lievemente mi dice “Adesso è ora di scendere o gli altri si preoccuperanno troppo.”
“Dammi solo un po’ di tempo per prepararmi, ok? Inventati qualche scusa”
“Tranquilla, questo sarà il nostro segreto” mi fa l’occhiolino ed esce dalla stanza.
Io mi dirigo immediatamente in bagno e mi faccio una doccia, piangendo le ultime lacrime.
Una volta fuori dal bagno mi vesto in fretta e prima di uscire dalla camera faccio un grande respiro e indosso la mia maschera di ragazza felice e spensierata. |
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Capitolo 22 *** Una mossa troppo azzardata ***
Il secondo giorno del servizio fotografico è molto più lungo e stancante del primo. I fotografi vogliono finire a tutti i costi ed esigono gli scatti migliori, con condizioni di luce ottimali.
Durante tutto il tempo sento che Nadia e Paola mi osservano un po’ stranamente, forse sospettano qualcosa.
Il fatto che Alex sembra essermi più attaccato del solito non aiuta per niente, così, appena torniamo in hotel alla sera, dopo un discorso di ringraziamento per il buon lavoro svolto da parte Giovanni e Mario a tutto lo staff, lo affronto a quattr’occhi.
Stiamo per raggiungere la sala da pranzo del Fairmont e il bassista è al mio fianco, dove è stato quasi tutto il giorno, proprio come un’ombra. Un’ombra un po’ troppo premurosa.
"Senti Alex" comincio a bassa voce in modo che solo lui mi possa sentire.
"Dimmi, Ciel" i suoi occhi si rivolgono su di me. Ancora quell’espressione di compassione, non la sopporto più.
"Devi lasciarmi in pace. Ora che il servizio è finito non hai nessun altro motivo per cui starmi sempre appiccicato. Non ho bisogno di una baby sitter"
Le sue iridi blu si allargano per lo stupore e il dispiacere "Che stai dicendo?"
"Che non ti voglio sempre attorno come un’ombra. Ti ho già detto che sono in grado di badare a me stessa" ribatto in tono freddo. Devo allontanarlo da me, prima che cominci davvero a sentire il bisogno della sua presenza.
La sua espressione si fa seria "Bene, se è così, rimani nel tuo brodo" e facendomi un cenno distaccato si allontana, andando a raggiungere altri ragazzi della troupe.
Durante la cena chiacchiero normalmente con gli altri.
"Allora, domani sarebbe bello andare a fare un giretto per i negozi qui intorno. Ciel, sei dei nostri?" propone Nadia con un sorriso a trentadue denti.
"Beh, se non abbiamo altro lavoro mi farebbe molto piacere. Voglio portare qualche ricordino ai miei."
"Certo! Dopotutto non si ha mai abbastanza tempo per i souvenir, si rischia di dimenticare qualcuno!" anche Paola è raggiante e partecipa alla conversazione.
Così, mentre gli altri vanno a fare una passeggiata in centro, io decido di salire in camera. Mi sono ricordata che non ho neanche risposto alla mail di Jean.
Il pensiero del messaggio mi fa tornare in mente le parole scritte da Davide, ma di certo non ho intenzione di rispondere a quel bastardo.
Sto salendo le scale quando sento una conversazione telefonica senza volere.
"Ti ho detto che ormai non c’è più niente da fare, Eli! Tra noi era finita mesi fa, puoi anche smetterla di recitare la tua parte di ragazza innamorata" Alex quasi urlava nel ricevitore "No, smettila di dire scemate. È finita, punto"
Rimango lì in fissa sul moro che chiude il cellulare e resiste all’impulso di gettarlo a terra lontano da lui.
Quando mi vede mi lancia un’occhiataccia.
"Allora? Piaciuto lo spettacolino? Adesso puoi pure andartene" sbotta rivolto verso di me.
Senza farmelo ripetere due volte fuggo in camera.
Quindi, Alex ha lasciato Elisabetta? E ha anche detto che la loro relazione era finita da tempo. Chissà quale è il motivo. Deve sentirsi veramente giù in questo momento, forse dovrei parlarci e cercare di consolarlo.
No, non sarei la persona adatta, visto che meno di due ore fa gli ho ordinato di starmi alla larga.
Eppure lui non voleva essere appiccicoso, ma semplicemente gentile. Ora me ne rendo conto, anche se è tardi.
Mi sdraio sul letto e fisso il soffitto, soprappensiero.
La mail! Non ho ancora risposto!
Accendo il computer ed entro nella posta. Apro un messaggio nuovo e comincio a scrivere a Jean.
"Ciao fratellino!
Qui va tutto alla perfezione, abbiamo finito oggi con le foto. Da domani trascorreremo qualche giorno di vacanza, sono eccitatissima all’idea! Il posto mi piace da impazzire e sono tutti simpaticissimi!^^
Anche Alex naturalmente. Gli ho riferito il tuo messaggio e pure lui non vede l’ora di rincontrarti ad un concerto.
Dai un bacio alla mamma, papà, Michel e André!
A presto,
Ciel"
Forse non è una mail piena di verità, però li tranquillizzerà. Non ho citato volontariamente il matrimonio, non sono ancora pronta ad accettare l’idea.
Tutt’a un tratto mi è venuta voglia di sgranchirmi le gambe e respirare un po’ dell’aria fredda di Saint John’s.
Indosso la mia giacca e prendo l’ascensore, diretta al pian terreno.
Sono le due di notte e la hall è quasi deserta, a parte due uomini seduti ad un tavolo che devono whisky e giocano a carte. Non si accorgono nemmeno di me che gli passo da parte per uscire dalla porta scorrevole principale.
Appena all’esterno respiro profondamente l’aria limpida e osservo per un interminabile momento il cielo stellato.
È tutto così bello quando si è soli in relazione con la natura. Non si hanno né pensieri né preoccupazioni di ogni tipo.
Faccio qualche passo verso sinistra, ricordo di aver visto un dondolo su un lato dell’edificio, lì potrò sedermi e riflettere un po’ in pace.
Quando sono quasi a destinazione però, mi rendo conto che qualcuno occupa già il posto che avevo intenzione di prendere.
"Alex?" domando incerta.
Il bassista alza il volto, che si teneva fino a pochi istanti prima tra le mani, e mi guarda con aria pensierosa.
"Che ci fai qui?" gli chiedo ancora.
Nessuna risposta.
Mi siedo accanto a lui.
"Scusami per oggi" mormora in tono piatto.
"Oh, non importa" rispondo, pensando piuttosto a come si deve sentire dopo aver chiuso la sua relazione con Elisabetta.
"È che quella era una conversazione che non avrei voluto farti sentire."
"Non devi giustificarti. Dopotutto la prima a comportarsi male sono stata io."
"Ciel, non è facile quello che stai passando."
"Alex…non importa, davvero. Tu come stai?"
"Io?"
"Sì, insomma…mi dispiace per te ed Elisabetta"
"Oh, quello. Ciel, davvero, non c’è bisogno che tu ti faccia tanti problemi. Era una storia chiusa da tempo, quella a cui hai assistito tu era solo una recita."
"Ma, io ho visto come vi guardavate, sembravate innamorati"
"Hai detto bene, sembravamo. Non lo eravamo. Lo siamo stati, ma poi quell’incidente ha cambiato tutto"
"Incidente?"
"Credo sia il mio turno di raccontare ora" Si volta completamente verso di me, mi prende una mano e mi dice "Prima dimmi, quale è l’opinione che ti sei fatta di me?"
Ci penso su un po’, poi rispondo sicura "Trovo che tu sia un ragazzo gentile, simpatico e premuroso. Hai una grande passione per la musica e i testi delle tue canzoni rispecchiano la tua personalità, solare e spensierata."
"Wow…sembra tu abbia visto solo i miei lati positivi." Fa un attimo di pausa poi mi rivolge un’altra domanda "Prometti che qualsiasi cosa ti dica non ti dimenticherai di queste belle cose che hai notato in me?"
Annuisco fermamente.
"Ecco…come ti dicevo ieri sera, ho avuto dei seri problemi con la droga quando ero un ragazzino. E ci sono ricascato pure un annetto fa. Io ed Eli stavamo già insieme, lei aveva piena fiducia in me, ma io le ho mentito. All’inizio sembrava avermi perdonato, poi piano piano mi accorgevo sempre più che era diffidente nei miei confronti. Anche quando mi ero disintossicato del tutto, continuava sempre a tenermi d’occhio, come se avesse paura che io ci ricascassi."
"Non credi che lo facesse perché ti voleva bene?"
"Certo, so che lo faceva per quello, però aveva anche smesso di fidarsi di me. Ogni volta che stavo giorni via da casa col gruppo, riusciva sempre a fare in modo che qualcuno mi controllasse al posto suo se lei non era presente. Un rapporto secondo me si basa sulla fiducia e tra noi non ce n’era più, non da parte sua almeno."
"Così hai deciso di lasciarla…"
"Sì, da qualche settimana a questa parte il dialogo tra di noi era completamente inesistente, anche…sì insomma, non ricordo l’ultima volta che ci siamo sfiorati"
Mi sento improvvisamente in imbarazzo e mi viene voglia di cambiare argomento.
"Comunque non importa. Quel che è passato è passato, no?" la sua voce è calma, è davvero convinto di quello che dice.
Muovo leggermente la testa in segno d’assenso "Spero che almeno voi riuscirete a mantenere un rapporto sereno dopo la rottura"
"Oh, non conta, tanto Eli si trasferirà in Germania per completare degli studi specialistici."
"Capisco…"
"Smettiamola di parlare di me, Ciel. Sono seriamente preoccupato per te."
Le sue parole mi colgono alla sprovvista, smetto di fissare un albero davanti a me e guardo il viso di Alex, pare sincero.
"Mi dispiace che tu sia in pensiero per me. Però puoi stare tranquillo, finchè sono qui non corro alcun pericolo"
Mi sfiora una guancia con le dita e avvicina il suo naso al mio "E quando sarai tornata in Italia?"
Sento il suo respiro caldo sulle mie labbra e dimentico completamente la domanda.
Le nostre bocche si uniscono e chiudo gli occhi, lasciandomi trasportare dalla sensazione di quel nostro primo bacio.
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Capitolo 23 *** Distanza ***
Ciao a tutti! Ecco il nuovo capitolo. Visto che gli ultimi non hanno ricevuto recensioni, spero comunque che qualcuno stia continuando a leggere la mia storia e che stia piacendo! Buona lettura!
Maria
*
Non appena quel bacio finisce mi rendo conto dell’errore gigantesco in cui potrei cadere.
Mi scosto subito dal moro che mi fissa perplesso, gli occhi blu spalancati. È così carino!
È proprio per questo che mi devo allontanare da lui. Amici, possiamo essere solo amici, non voglio trascinarlo in quel casino pazzesco che è la mia vita.
“Alex, ora devo andare a letto, sono stanca.”
Mi alzo ma lui mi trattiene per un braccio, mi sorride con i suoi denti bianchi e perfetti “Sai, mi sento un po’ solo in quella grossa camera. Ti andrebbe di farmi compagnia?”
“No!” ribatto immediatamente lasciandolo senza parole “Non ho niente contro di te, ma dobbiamo cercare di non avvicinarci troppo”
“Mi stai chiedendo di dimenticare quel bacio di poco fa?”
“Ti sto chiedendo di fare come se non ci fosse stato. Sei una brava persona, mi trovo bene con te, ma dobbiamo essere solo amici.”
“Come, solo amici? Non credi che se io e te ci avvicinassimo un po’ avresti il pretesto per poter stare alla larga da quel Davide?”
“Alex, non voglio coinvolgerti. La sua famiglia è davvero troppo potente, potrebbe anche fare in modo che tu e la tua band non vendiate più un solo disco”
“Fanno per caso parte della mafia?” mi domanda in tono brusco ma colgo un fondo di ironia nella sua voce
“No…ma…”
“Allora non vedo di cosa dovremmo avere paura”
“Alex, non ci conosciamo ancora abbastanza bene, non puoi capire.”
“Non posso capire? Chi è che ti ha ascoltata ieri sera? Chi ti ha aiutata quando stavi a malapena in piedi?” la sua voce si alza leggermente
“Per favore, restiamo solo semplici amici.”
“Semplici amici” ripete in tono inespressivo.
“Sì, così”
“E va bene” mi porge una mano “Amici allora”
Stringo la sua mano “Amici”
“Ora credo sia meglio tu vada a letto o domani mattina non ti sveglierai in tempo per seguire gli altri a fare shopping”
“Hai ragione” gli sorrido incerta e lui ricambia anche se più freddamente di prima
“Buona notte, Ciel” si avvicina e mi sfiora una guancia con le labbra.
“Notte”
Me ne torno in camera e mi metto a letto, ma non riesco a prendere sonno. Dopo aver ingerito una dose di sonnifero tutto è più facile e mi addormento, in un sonno senza sogni.
La giornata di shopping comincia al negozio di souvenir che si affaccia su Saint John’s Harbour.
Acquisto subito delle magliette per i miei fratelli, un soprammobile a forma di barca per mio padre e un grembiule per mia madre.
Nel negozio che visitiamo dopo Nadia mi fa notare che ci sono le stesse cose che ho comprato io ma ad un prezzo più conveniente.
“Non importa, non ho molta voglia di andare per negozi oggi. Anzi, credo che me ne tornerò in hotel prima di pranzo”
“Dove è finito tutto l’entusiasmo di ieri sera?” mi domanda la bionda
Alzo le spalle senza dire niente e mi dirigo fuori per osservare un po’ le onde dell’oceano.
L’acqua produce un suono ritmico, chiudo gli occhi e mi lascio cullare da quella melodia.
Sento che sto per addormentarmi; perdo le forze e scivolo in avanti, battendo la testa.
Non so da quanto tempo sono a terra quando delle voci mi chiamano “Ciel!”
Apro lentamente le palpebre e vedo davanti a me i volti preoccupati di Nadia e Paola.
“Che…” provo a parlare ma non ci riesco.
Mi sollevano da terra e mi fanno sedere su una panca li vicino.
“Forse è stato un calo di zuccheri. Vado a prenderle qualcosa da mangiare” si offre Paola e pochi secondi dopo scompare da davanti la mia vista.
Nadia rimane lì con me e mi sussurra accarezzandomi i capelli “Hai strafatto. Non dovevi lavorare anche se non stavi bene”
“No…io sto bene” rispondo con voce roca
L’altra non ribatte.
Dopo un po’ torna la mora con un sacchettino bianco.
“Ho preso un pezzo di torta al cioccolato” dice aprendo il sacchetto e mettendomi il contenuto tra le mani “Mangiala, ti farà bene.”
Scuoto la testa porgendole la fetta di torta “No…non la voglio”
“Invece devi mangiare qualcosa, altrimenti non ti riprenderai” insiste Nadia
“No…”
Paola allora prende la torta e ne spezza un pezzettino, avvicinandomelo alle labbra “Dai, sforzati di mandarla giù”
La vista della pasta marrone ricoperta di polverina bianca mi disgusta e anche l’aroma del cacao è troppo forte e nauseante.
“No!” esclamo con voce debole scotendo di nuovo la testa.
Paola allora preme il pezzo di torta alle mie labbra “Non fare la bambina”
Tiro la testa all’indietro e sento delle lacrime bagnarmi le guance “Non ce la faccio”
Le due sono completamente prese alla sprovvista da quella mia reazione, Paola ripone la torta nel suo sacchettino.
“Ciel, che hai che non va? Perché non ce ne hai parlato prima?” domanda allarmata la ragazza dalla corta chioma scura e riccia.
Non dico una parola. C’è già Alex che sa dei miei problemi qui, non voglio che si aggiungano altre due persone.
“Su, dicci cosa hai, almeno potremo aiutarti” anche Nadia mi sprona a parlare.
“Eccoti qui!” sento una voce maschile in lontananza. Alex! Solo lui può salvarmi.
Le altre due si scambiano un’occhiata sospettosa.
“Devo parlarti”
“Noi ce ne andiamo.” Mormora Nadia a Paola, trascinandola via per un braccio. La scenetta di Alex è servita a depistarle.
Il bassista si siede vicino a me sulla panchina “Sono arrivato in tempo.”
“Sì, ora ti sono debitrice. Mi hai salvata dalle loro domande.”
“Solo perché non volevo che nascessero delle situazioni difficili. Dobbiamo rimanere ancora tre giorni qui.” Il suo tono è piatto e inespressivo, la distanza tra me è lui si va allungando piano piano; dopotutto io voglio così, no?
Mi alzo barcollante dalla panca “Posso chiederti solo un’ultima cosa?”
Alex mi fissa con i suoi occhioni azzurri “Veramente quella in debito tra noi due sei tu. Le richieste le posso fare io non credi?”
Mi arrendo, mi sento senza forze e non ho proprio voglia di ribattere e mettermi a discutere. Annuisco stancamente.
Il suo viso si contrae leggermente “Non sto mica parlando di chissà quali richieste. Posso accompagnarti in hotel? Non vorrei averti sulla coscienza”
Mi si stringe il cuore al vedere le sue labbra piegarsi in un lieve sorriso dopo che mi ha porto la stessa domanda che gli stavo per fare io, solo sotto forma di richiesta quasi disperata. Mi sento terribilmente instabile e non ci tengo molto a volare a terra ancora una volta prima di arrivare al Fairmont.
“Sì…” rispondo a malapena e lascio che mi prenda per un braccio.
Arriviamo all’hotel una decina di minuti dopo.
Nella hall, davanti all’ascensore che porta ai piani superiori, mi congedo “Grazie Alex. Ora credo che andrò a farmi una bella dormita.”
“Va bene, non…” sembra sul punto di dire altro ma non aggiunge niente e con un cenno si allontana, dirigendosi al bar dell’hotel.
Si, è così che deve essere, non posso permettermi di avvicinarmi troppo a lui in questi giorni.
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Capitolo 24 *** Ho bisogno di te ***
Il venerdì mattina mi sveglio piuttosto riposata e senza mal di testa per una volta. Non ho più preso sonniferi, ma non l’ho fatto per scelta: quando ho guardato nella mia borsa non c’erano e nemmeno in giro per la mia stanza.
Mi vesto velocissimamente, decisa ad andare a parlare con Alex, sicuramente li avrà presi lui.
Ieri sera dopo la scoperta mi sentivo molto più irritata del suo gesto, ora provo anche una sensazione strana, forse gratitudine, per lui, che si è preoccupato per me.
Maledizione! Così non va bene…mi sto affezionando troppo al bassista!
Scacciando ogni buono proposito dalla mente mi incammino di gran carriera verso la sala dove si tiene la colazione, determinata ad avere un tono freddo e per niente amichevole con Alex.
Lo vedo seduto ad un tavolo con Giovanni, Mario, Nadia e altre due persone dello staff.
“Buongiorno Ciel!” Mi salutano in coro
“Nadia e Paola mi hanno detto che ieri stavi poco bene. Oggi spero tu ti sia ripresa perché abbiamo organizzato una gita in nave”
Con il migliore dei sorrisi finti rispondo “Certo, ho dormito come una bimba stanotte e ho ripreso tutte le forze! Non mi sono mai sentita meglio”
Mi siedo accanto a loro e prendo una fetta di pane e marmellata che Paola mi porge
“Grazie” mormoro e comincio a mangiare lentamente. Ho meno nausea del solito.
Sfortunatamente il mio piano di rimanere sola con Alex non va in porto, perché è il primo ad andarsene.
Noto che il suo distacco nei miei confronti è aumentato, per tutto il tempo non mi ha rivolto nemmeno una parola direttamente. Evidentemente i sonniferi deve esserseli portati via la quella volta che è venuto nella mia camera, prima del nostro bacio e di tutto il resto.
Non devo pensarci però. Mi alzo e vado fuori, dove ho visto dirigersi il bassista.
È ancora su quel dondolo. Questo di certo non mi aiuta a chiudere fuori dalla mia mente i ricordi, ma devo fare uno sforzo.
Mi vede arrivare e si alza in piedi. “Ti cedo il posto volentieri” afferma in tono per niente amichevole
“Non sono venuta qui per sedermi, stavo cercando te”
“Per quale motivo mi stavi cercando? Non abbiamo niente da dirci, mi pare”
Non mi lascio scoraggiare dalla sua freddezza e continuo “Rivoglio i miei sonniferi. Li hai presi senza dirmi niente.”
Senza opporre resistenza, mi lancia la scatoletta. “Eccoli. Ora posso andarmene?”
Stringo il cartoncino tra le mani e un’improvvisa ondata di dispiacere mi assale. Una volta ho letto su una rivista che l’abuso di sonniferi può portare anche a bruschi cambi d’umore, che sia il mio caso?
Prima che possa fermarmi comincio a singhiozzare talmente forte che Alex si gira nella mia direzione.
“Si può sapere ora che diavolo hai? Ti ho ridato quei maledetti sonniferi, perché piangi?”
Non riesco a parlare, sento la gola bloccata e il cuore mi batte forte, talmente forte che pare mi voglia uscire fuori dal petto.
Ho paura. Da quando ho cominciato a prendere quei sonniferi ho avvertito qualsiasi sensazione, sono diventata dipendente, ora che ci penso ho cambiato umore spesso, ma mai come adesso. Mai in modo così evidente.
“Ho…paura” riesco a dire con voce soffocata.
Lui si avvicina e io mi aggrappo letteralmente al suo corpo.
Mi stringe e mi sento protetta come non lo sono da tempo.
Poi mi solleva da terra e attento a non passare dove gli altri potrebbero vederci mi porta di sopra.
La stanza in cui entriamo non è la mia. È più spaziosa e lussuosa, anche se l’arredamento è dello stesso tipo della 206.
Il moro mi poggia delicatamente sul grosso materasso del letto che sta su un lato della stanza e mi prende la scatoletta di sonniferi dalla mano destra, che stringevo convulsamente attorno ai medicinali.
Getta i sonniferi nel cestino e torna da me.
Mi sfila le scarpe e mi sistema meglio sul letto, coprendomi con una coperta.
Poi si siede alla mia destra su una poltrona dall’aria costosa e prende a carezzarmi il volto.
“Adesso calmati, Ciel. Ci sono qui io con te”
Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dalla sua voce bassa che intona una delle canzoni degli Eye. La riconosco, è Here, forever una delle poche lente che hanno composto.
Il peso che mi opprime tutte le sere prima di addormentarmi sembra essersene andato e non so quando smetto di avvertire il tocco del bassista sulla mia guancia e prendo sonno.
“Vuoi tu Davide prendere come tua legittima sposa la qui presente Ciel?”
“Sì, lo voglio”
“Vuoi tu Ciel prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Davide?”
No! No! La mia mente mi dice di negare, di non accettare una simile proposta, eppure sento la mia voce riecheggiare nelle navate della chiesa con un inconfondibile “Sì, lo voglio”
“Con il potere conferitomi, vi dichiaro marito e moglie”
Davide lascia a malapena finire il sacerdote, poi mi prende per un braccio e mi trascina con forza fuori dalla chiesa.
“Ora sei mia, Ciel. Staremo insieme, finche morte non ci separi”
“No! No!” urlo senza nemmeno rendermene conto.
“Che è successo?” sento la voce di Alex al mio fianco, poi vedo il suo viso che mi scruta per niente tranquillo.
“Ho fatto un incubo” rispondo con un filo di voce. Poi mi giro verso di lui, che è sdraiato al mio fianco nel letto.
Non posso fare a meno di provare un certo imbarazzo all’idea di aver dormito al suo fianco per…quanto tempo?
“Che ore sono?” gli domando leggermente spaesata
“Quasi mezzogiorno”
“Eh?” Non capisco bene cosa ci facciamo ad un certo orario nel letto.
“Ricordi che stamattina dopo colazione sei venuta a cercarmi per chiedermi dei sonniferi?”
Annuisco “Quindi ho dormito solo poche ore?”
“Già. Io sono rimasto qui a farti compagnia in caso ti fossi sentita di nuovo poco bene”
“Ma così ti sei perso la gita in nave con gli altri!” rispondo ripensando a una cosa che aveva detto Giovanni quella mattina
“Oh…” si gratta la testa con fare distratto e la sua espressione da bambino riaffiora tra i suoi lineamenti che ultimamente erano sempre tesi “Non importa. Ti ho potuta guardare dormire”
“Chissà che cosa interessante” ribatto ironica
“Comunque non cercare di svicolare dalla mia domanda. Cosa stavi sognando?” mi domanda di nuovo con aria seria.
“Niente di importante” ribatto
“Stavi urlando, Ciel”
“E va bene, te lo dico. Ho sognato che io e Davide ci sposavamo.” Rabbrividisco al pensiero.
Alex mi posa una mano su una spalla “Dobbiamo pensare a questo problema prima di tornare in Italia”
Lo guardo perplessa e mi metto a sedere sul letto “Come? Non vedo nessuna soluzione. O lo sposo o lui farà sfrattare i miei”
“Ah…è così che stanno le cose allora?” Il moro continua a guardarmi intensamente, sdraiato su un lato, la testa poggiata su un braccio.
“Sì. Davide ha molti amici influenti, tra cui molti avvocati. E ha anche molti più soldi della mia famiglia.” mormoro sconsolata.
“Non è l’unico ad avere amici ai vertici della società. Dimentichi che stai parlando con una rock star di fama mondiale.”
“Alex, non voglio che tu venga coinvolto in qualche stupido scandalo.”
“Non capisci che qui ne va della tua vita e di quelle delle persone della tua famiglia? Hai intenzione di vivere per sempre sotto lo stesso tetto di un uomo che ti dice bugie e ti maltratta? E poi si sa, a volte gli scandali possono pure essere una trovata pubblicitaria” mi fa un occhiolino e avvicina il volto al mio.
Rimaniamo immobili per qualche secondo, poi il moro mi sfiora le labbra con l’indice “Allora, ci stai? Sei pronta a fidarti di me?”
Annuisco. La mia volontà è totalmente annullata dal sentirlo così vicino e da avvertire il suo respiro sul mio viso, il suo profumo mi inebria i sensi. |
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Capitolo 25 *** Decisioni ***
Quando scendiamo al piano di sotto dagli altri mano nella mano sento gli sguardi di tutti puntati su me e Alex e le guance si imporporano dall’imbarazzo. Chissà come la prenderanno.
Il primo a parlare è Giovanni “E bravi ragazzi! Avete aspettato di non essere più legati da un rapporto di lavoro prima di svelare i vostri veri sentimenti eh?”
Alla sua voce si uniscono delle risate, anche quella di Alex qualche secondo dopo. Rido anche io.
Dopo le risate parte pure un applauso e tutte le persone nella sala da pranzo si voltano a guardarci.
Vorrei tanto sprofondare sotto terra quando Mario esclama “Qui c’è una giovane coppia appena nata, auguriamogli tutti buona fortuna!”
Per qualche secondo si sente solo un vociare confuso ma entusiasta, poi prendiamo posto al tavolo da pranzo vicino agli altri.
“Come mai non siete andati a fare la gita in nave?” domanda Alex che ha preso posto di fianco a me.
“C’è una tempesta imminente, quindi sarebbe stato piuttosto rischioso.” Risponde Nadia dopo avermi sorriso allusivamente
Guardo fuori dalla finestra, in effetti il cielo è carico di nubi che minacciano pioggia da un momento all’altro.
“Vorrà dire che ci toccherà passare tutta la giornata in hotel a giocare a carte, oppure in qualche negozio qui in città” ribatte Paola sconsolata
“A me piacerebbe tanto fare una passeggiata giù al porto, guardare il mare in tempesta mi ha sempre affascinata”
“Hai uno spirito molto romantico.” Mi sussurra Alex all’orecchio, ma in modo che tutti possano sentire
“Sì, in effetti sono affascinata dal pericolo, ma non credo di essere l’unica qui, caro il mio front man degli Occhio del Ciclone!” ridacchio sfiorandogli un braccio.
“Direi che hai ragione.” Mi dice il moro dandomi un buffetto affettuoso su una guancia
“Che carini che siete!” esclama Paola con un sorriso a trentadue denti.
Subito mi viene spontaneo allontanarmi di qualche centimetro da Alex.
Anche lui mi sembra un pochino imbarazzato da quella situazione. Questa timidezza è un lato del suo carattere che non conosco ancora.
Sorrido, rendendomi improvvisamente conto che io e lui ci conosciamo poco, ci sarà molto da scoprire frequentandolo al nostro rientro in Italia, come abbiamo deciso di comune accordo.
Per Davide e il matrimonio, ce ne occuperemo insieme e ne verremo a capo.
Finito di pranzare salgo in camera a cambiarmi, dopo un po’ sento bussare alla porta. Vado ad aprire.
“Wow…potevi anche informarmi che avevi intenzione di venire a passeggiare al porto in una tenuta così sexy.”
“Alex, è solo una gonna.” Rispondo al moro che mi guarda come se avesse visto chissà cosa.
“Non essere modesta. Dovresti mettere in mostra più spesso le tue gambe”
“Sì, per far vedere a tutti quanto sono diventare scheletriche” ribatto in un tono privo di entusiasmo.
Lui si chiude la porta alle spalle e mi scosta una ciocca di capelli dal viso “Su, non essere così crudele con te stessa. Io ti trovo bellissima”
Gli afferro il colletto della camicia e lo attiro un po’ a me “Anche tu non sei niente male, sai?”
Il moro non mi risponde ma mi bacia con trasporto e in men che non si dica ci troviamo stesi sul letto.
“Non so se sia una buona idea” comincio io smettendola di baciarlo “Non abbiamo ancora visto l’oceano in tempesta”
“Il temporale non finirà prima di sera” risponde lui
“Ma…io non voglio camminare sotto la pioggia, voglio andare ora che non piove ancora” continuo, testarda come una bambina.
In tutta risposta lui si alza dal letto e prima che io possa dire “A” mi prende in braccio.
“Che ti salta in mente, Alex?!” strillo debolmente
Il bassista non dice una parola e con me in braccio si dirige fuori dalla porta, fino nella sua stanza che si trova dall’altro lato del piano.
Apre la porta con una mano e la richiude immediatamente dietro di sé.
Mi poggia sul letto e poi va verso la grande finestra coperta da una tenda blu. Scosta il telo e io rimango senza fiato.
Al di là del vetro scorgo le onde impetuose dell’oceano, scosso da un vento piuttosto forte.
“Così va bene?” chiede il moro tornando a sdraiarsi sopra di me sul letto.
Distolgo lo sguardo dall’incredibile vista fuori dalla finestra per osservare da vicino i suoi occhi blu.
“È perfetto” rispondo prima di affondargli le dita tra gli scompigliati capelli corvini e attirare il suo volto al mio, per baciarlo come non ho mai fatto prima d’ora.
Le sue carezze sul mio corpo mi mandano letteralmente in estasi e anche il sentirlo parte di me mi fa un po’ male all’inizio ma poi provo una felicità immensa, che non ricordavo quasi.
Poi rimaniamo lì, stretti uno all’altra e Alex mi sussurra “Ciel, non devi più aver paura, ci sarò io con te.”
Restiamo una ventina di minuti nel letto, senza parlare. Io sono totalmente immersa nei miei pensieri.
Ora che so che posso contare su Alex mi sento più forte, però il timore nei confronti di Davide non credo se ne andrà molto facilmente.
Poi, devo trovare anche il modo per dire tutto alla mia famiglia.
Con il bassista non ho ancora definito tutti i dettagli, però secondo lui dovremmo fare in modo che quel bastardo del mio ex non rimanga impunito.
Guardo l’orologio appeso al muro: le cinque e mezza. Fuori ormai è quasi buio.
Mi alzo dal letto e sento dietro le mie spalle un lieve brontolio “Non dirmi che te ne vuoi già andare?” mi domanda il moro con voce bassa
“Credo che ormai non si faccia più in tempo per la nostra passeggiata eh?” ci tenevo tanto a farmi una bella camminata in riva all’oceano.
“Dai, Ciel, non ci pensare più. Abbiamo ancora domani” mi rassicura lui alzandosi a sedere
“Forse hai ragione, sto esagerando” rispondo rivestendomi “Comunque è meglio raggiungere gli altri, non credi?”
“Ok. Ho capito che ti annoia stare in una stanza di albergo sola con me”
Mi fingo indignata e mi riavvicino al letto “Niente affatto! Sai quante cose ci sarebbero da fare con te in una camera d’albergo?”
“E allora perché non le fai?” mi provoca lui sporgendosi in modo che i nostri nasi si sfiorino
“Perché abbiamo un’immagine da difendere” ribatto ironica allontanandomi e sfiorandogli la punta del naso con l’indice.
Lui sbuffa “Sinceramente me ne infischio della mia immagine”
“Non puoi, sei un musicista di fama mondiale, devi dare il buon esempio ai tuoi fan”
“Credimi, se i miei fan sapessero veramente quello che sta succedendo in questo momento mi crederebbero uno stupido” fa l’offeso, ma capisco benissimo che finge.
“Dai, rivestiti che ti aspetto giù!” esclamo raccogliendo la sua maglietta da terra e lanciandogliela; lui è preso alla sprovvista e l’indumento gli centra in pieno la faccia.
Ridacchio e poi esco dalla stanza, dirigendomi con passo leggero e allegro al piano di sotto. Non ricordo l’ultima volta che sono stata così spensierata. |
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Capitolo 26 *** Ultimi giorni nel Newfoundland ***
“Sai, Ciel, ti trovo bellissima questa sera!”
“Grazie Nadia, anche tu sei perfetta con questo vestito.” Rispondo lusingata dai continui complimenti della parrucchiera e della truccatrice. È da quando abbiamo cominciato a cenare che mi rivolgono dei sorrisini e delle belle parole.
“Sì, però tu…voglio dire…i tuoi occhi, sono più luminosi. Sembri più serena e più tranquilla.” Constata Paola al fianco della bionda.
Involontariamente il mio sguardo va a posarsi su Alex, che è piacevolmente coinvolto in una conversazione con dei ragazzi dello staff dall’altra parte del tavolo.
“Allora è tutto merito di lui” afferma Nadia
Arrossisco immediatamente “Beh…”
“Da quanto tempo ti piaceva? Perché presumo tu stessi male perché credevi di non essere ricambiata, no?” mi domanda Paola fissandomi con gli occhi nocciola spalancati
“Veramente non era proprio prevista come cosa” dico incerta
“Davvero?” ora anche Nadia è estremamente stupita.
“Sì…”
“E allora come mai eri così giù nei giorni precedenti?” La mora è proprio curiosa, o forse preoccupata?
Mento nel rispondere, ora che il mio problema è vicino ad una soluzione non vedo proprio il perché svelarlo a qualcuno “Troppo stress credo. Era un sacco di tempo che non mi prendevo una vacanza e stare per un po’ lontano da casa mi aiutata parecchio”
Veniamo interrotte da Mario che alza il bicchiere “Ora propongo un brindisi a tutti quelli che hanno lavorato al servizio fotografico con tanto impegno e che anche quando saremo tornati ci aiuteranno a mantenere la nostra immagine. Mi auguro anche che il nostro gruppo così affiatato non si separi una volta in Italia”
Tutti lo imitiamo e brindiamo con lui, sorridenti, anche se un po’ dispiaciuti al dover lasciare il Newfoundland meno di ventiquattro ore dopo.
Finita la cena siamo tutti invitati nella sala conferenze dell’hotel, dove verranno proiettate in anteprima le foto scelte per la campagna promozionale. Sorrido all’idea, sono davvero curiosa di vedere cosa ne è venuto fuori, sembrano passati anni luce da quegli scatti che avevano provocato tanto imbarazzo.
Fuori dalla sala da pranzo vengo raggiunta da Alex che mi cinge le spalle con un braccio “Allora, pronta a vedere il risultato del tuo duro lavoro?” mi domanda dopo avermi sfiorato una guancia con la punta del naso.
“Duro lavoro mica tanto, la parte più difficile è stata quella in cui ho dovuto fingere di stare con te. Mi sentivo enormemente in imbarazzo” ammetto con un filo di voce
“Ma non dirmelo! Questa proprio non me l’aspettavo!” esclama ironico
“Quindi te ne eri accorto?”
“Ovvio!” ride
“Scemo!” mi fingo offesa ma non posso resistere davanti ai suoi denti bianchissimi e le sue belle labbra aperte in una risata stupenda, così mi unisco a lui.
Il moro mi prende per mano e ci dirigiamo insieme nella sala delle conferenze.
Prendiamo posto in seconda fila, uno accanto all’altra.
“È giunto il momento della verità” gli sussurro in un orecchio stringendogli più forte la mano.
“Non essere troppo agitata, sarai bellissima. Sono io che devo preoccuparmi perché sicuramente avrò sfigurato da parte a te”
Ridiamo insieme, poi ci zittiamo quando Giovanni comincia a parlare.
“Bene, vi ho già ringraziati per tutta la fatica che ognuno di voi ha messo nella realizzazione della nostra campagna pubblicitaria. Qui stasera potremo vedere i risultati…visivi diciamo. Ecco le dieci foto che abbiamo scelto. Ora sullo schermo dietro di me apparirà quella che farà un po’ da copertina al tutto”
Trattengo il fiato, in ansia. Chissà se il risultato è davvero buono?
La “foto copertina” è quella che mi è costata più fatica e imbarazzo. Quella in cui Alex mi tiene in braccio e io gli stringo il collo. I nostri visi sono vicini ed entrambi sorridiamo. Devo dire che però l’effetto fidanzati non è stato mancato di tanto, sembriamo davvero una coppia felice. Gli angoli della mia bocca si inclinano verso l’alto, questo potrebbe diventare realtà: io e lui insieme, contenti.
“Sei bellissima, Ciel. Hai visto che non dovevi preoccuparti inutilmente?” il moro mi passa una mano tra i capelli e io mi giro per dargli uno sfuggevole bacio sulle labbra, mentre gli altri applaudono.
Appena il suono delle mani che battono si estingue mi pare di udire un click, ma non ci faccio caso e torno ad osservare con occhio critico le foto restanti.
Finita la visione tutti vengono a complimentarsi con noi.
Paola e Nadia sono gentilissime come al solito, anche se la bionda non rimane molto a chiacchierare perché molto stanca.
Dopo un po’ anche Alex mi trascina letteralmente su nella sua camera, dopo aver dato frettolosamente la buona notte a tutti.
Appena giunti nella stanza mi ordina di indossare il giubbotto.
“Perché?” gli domando incredula
“Dai, mettilo e basta, non fare domande” ribatte lui con una luce strana negli occhi blu.
Decido che è meglio non andare avanti a chiedere altro e mi metto il giubbotto. Anche lui fa lo stesso.
“Ed ora? Andiamo a letto così?”
Lui scuote la testa e mi fa cenno di seguirlo fuori dalla stanza.
Usciamo dal Fairmont e camminiamo sotto le stelle fino a giungere a St John’s Harbour.
L’oceano è agitato come la notte precedente e il guardare le onde infrangersi sulla spiaggia e susseguirsi una dopo l’altra mi ipnotizza letteralmente.
“Hai visto? Volevi vedere l’oceano in tempesta da vicino, eccoti servita” il bassista mi cinge la vita e mi attira al suo fianco, poi mi accarezza i capelli ed esclama “Io l’avevo detto fin dall’inizio che questa settimana con te sarebbe stata estremamente piacevole.” Ride e io non dico una parola, ascolto, prima la sua risata che si perde mano a mano nella notte, poi i suoni prodotti dall’oceano in tempesta.
La mattina della partenza arriva troppo in fretta per i miei gusti. Non so perché ma quando mi sveglio al fianco di Alex non posso far altro che desiderare che quella notte si fosse protratta per l’eternità.
Da una parte credo che sia perché le braccia del bassista sono il luogo più comodo dove ho dormito fino ad ora e dall’altra parte invece c’è la paura di rivedere Davide, un nostro incontro sarà inevitabile non appena saremo tornati in Italia.
Durante la colazione sono piuttosto silenziosa, immersa come sono nei miei pensieri, ma Alex non mi fa domande, si limita a scrutarmi attentamente.
Nadia e Paola invece fanno di tutto per coinvolgermi nelle loro conversazioni ed rispondo a monosillabi e distrattamente.
Senza quasi accorgermene mi ritrovo sull’aereo diretto in Italia, purtroppo in un posto lontano dal mio moro adorato.
Le prime tre ore di volo sembrano non voler passare più, io ed Alex, che intravedo qualche posto davanti a me, ci scambiamo brevi sguardi ogni tanto, poi lui smette di voltarsi, evidentemente si è addormentato.
Allora chiudo gli occhi e cerco di fare lo stesso, ma ancora una volta quella bruttissima sensazione di angoscia e agitazione mi attanaglia il cuore. Ho paura. Paura di rivedere quel bastardo di Davide. Con Alex ho deciso che avrei parlato non appena arrivata a casa della mia relazione con lui e avrei smascherato la farsa del mio ex, ma ora non sono più tanto sicura di questa scelta. Che succederà se le cose andranno storte? |
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Capitolo 27 *** Ritorno a casa ***
Buonasera a tutti! È un po’ che non commento i miei capitoli. Spero che stiate continuando a leggere la mia storia e che vi stia piacendo e non annoiando. Dopo questo mancano solo gli ultimi due, quindi siamo vicini alla fine.
Lo so, per vari motivi ho impiegato molto ad aggiornarla e forse, anzi sicuramente, qualcuno che la leggeva all’inizio si è stufato di aspettare. Mi auguro comunque che chi la sta continuando a leggere si goda anche questi ultimi capitoli.
Buona serata a tutti e grazie mille per il tempo che dedicate a leggere le mie storie!
Maria
*
“Piccola, credo che quelli siano i tuoi genitori, no?” Alex è al mio fianco e mi tiene per mano. Annuisco alla sua domanda e cerco di rilassare i muscoli del viso, troppo tesi.
Mia madre e mio padre mi corrono letteralmente in contro.
“Ciel! Tesoro mio, quanto mi sei mancata!” Esclama mia mamma stringendomi in uno dei suoi abbracci soffocanti.
“Anche tu mi sei mancata tantissimo, mamma” le rispondo abbracciandola di rimando e sorridendo a mio padre che ci guarda.
“Ciao, Ciel” mi saluta anche lui con una stretta decisamente meno soffocante di quella di mia madre.
“Ciao, papà, sbaglio o sei dimagrito?” scherzo accennando una risatina.
“La solita spiritosa, eh?” Poi il suo sguardo color nocciola si sposta sul bassista che è rimasto al mio fianco. “Così lui è il musicista di cui parla tanto tuo fratello?”
“Sì, mamma, papà, lui è Alex.”
Il moro si fa avanti e stringe la mano ad entrambi, sorridente “Sono molto contento di conoscere finalmente i genitori di Ciel. È davvero una ragazza in gamba, lavorare con lei è stato un immenso piacere”
“Oh, non esagerare, ora!”
“Piccola, ho detto semplicemente la verità” dicendo questo mi poggia una mano sulla spalla.
Le espressioni dei miei sono indescrivibili. Perplesse, allibite, sorprese, sconvolte? Non riesco a capire.
Mia madre azzarda “Vedo che siete diventati molto amici.” Sottolinea pesantemente quell’ultima parola.
“No, mamma, vedi…” Devo dirglielo subito, ora che Alex è con me, prima che cominci ad essere preso di nuovo dai suoi impegni da musicista e sia assente per settimane. “Devo cominciare dall’inizio, presumo, dalla storia del matrimonio con Davide…” la mia voce si perde tra le grida di qualcuno che giunge in quel momento.
“Ciel! Alex!” è mio fratello Jean che corre urlante verso di noi, accompagnato da Michel e dalla sua ragazza Claudia.
Cogliendomi completamente alla sprovvista Jean mi getta le braccia al collo. Ricambio l’abbraccio, ridendo.
“Come stai?” mi domanda poi il mio fratello minore con gli occhi nocciola spalancati.
“Bene, piccolo mio” rispondo sorridente scompigliandogli i capelli ricci e biondi. Lui mi fa una smorfia e arrossendo un pochino si rivolge ad Alex.
“Ciao, Alex! Allora, come è andata con quella rompiscatole di mia sorella?”
Il bassista ha ancora una mano sulla mia spalla e mi attira leggermente a sé, provocando un’altra ondata di stupore e, indignazione?
Cerco di ignorare le facce dei miei genitori e ascolto la risposta del moro.
“Ciel non è per niente una rompi scatole, è una delle persone più piacevoli con cui ho lavorato, o forse è l’unica ad esserlo stata!”
Sento delle risate alle mie spalle “Bravo il nostro front man! Sei proprio meschino, sai?”
Vedo gli occhi azzurri del moro stringersi un pochino, così mi volto.
Rimango immobile per un attimo, Filippo ed Elisabetta sono venuti a prenderlo all’aeroporto.
La ragazza mi guarda e mi saluta con la mano, la sua espressione lascia trasparire un po’ di risentimento, ma sinceramente mi sarei aspettata di peggio.
“Ciao a tutti!” Esclama il batterista al suo fianco rivolto alla mia famiglia. Il saluto viene ricambiato, poi Alex si rivolge all’amico.
“Non sapevo che mi saresti venuto a prendere.”
“Volevo farti una sorpresa. Poi dovevo accompagnare Eli, ha il volo tra meno di un paio d’ore”
“Capisco” risponde Alex guardando Elisabetta, che si irrigidisce leggermente. Mi chiedo se sia proprio vero che lei non lo ama più.
“Già, anche io volevo salutarti, non so quando tornerò in Italia” dice la bionda “Anche a te, Ciel. Mi ha fatto molto piacere conoscerti” si avvicina a noi e stringe entrambi in un breve abbraccio. Non noto nessuna stranezza nel saluto che rivolge al bassista. O è una brava attrice, oppure davvero non lo ama più.
Qualche minuto dopo Filippo ed Elisabetta si allontanano insieme, seguiti da un coro di “Ciao” e “Buon viaggio” per la ragazza.
Sposto il mio sguardo su Alex e ci guardiamo per un paio di secondi negli occhi, poi la nostra attenzione viene richiamata da Jean “Si può sapere che è successo?” chiede confuso “Tu non stavi con Elisabetta?”
“Già, perché prima ha chiamato mia figlia “Piccola”?” il fatto che mia madre dia del lei ad Alex mi fa una certa impressione.
Alex prende la parola prima di me “Ecco, io non starò a specificare tutti i motivi, perché credo ci penserà Ciel, comunque non vuole sposare Davide. Ora io e lei stiamo insieme, o almeno, ci stiamo provando” Mi rivolge uno sguardo affettuoso e mi accarezza lievemente una guancia.
Annuisco, al momento incapace di dire altro sotto gli sguardi accusatori di mia mamma. So fin troppo bene cosa ne pensa dei musicisti, da quando il mio primo ragazzo mi ha lasciata. Era famoso in tutto il quartiere per la sua acconciatura vistosa e la custodia malandata della chitarra che si portava ovunque andava.
Mio padre interviene “Ragazzi, credo sia un po’ troppo tardi per questo. Le nozze sono già organizzate e gli inviti sono stati mandati. Il nostro paese non è certo una metropoli e le notizie girano. Non è semplice venire a capo di un problema del genere”
Questa volta rispondo io “Papà, è la stessa cosa che pensavo anche io, però non voglio sposare Davide. Mi dispiace per i preparativi.”
“E che mi dici di tutta la gente che parlerà alle tue spalle?” ribatte mia mamma in un tono quasi isterico.
“Non me ne importa, mamma”
“Lui però è un personaggio famoso, la sua reputazione ne risentirà” interviene Michel che fino a quel momento era stato zitto.
“Non ti ci mettere anche tu” gli risponde Jean leggermente alterato “Se a Ciel Davide non piace non lo deve sposare, no?” Ecco, ci avrei giurato che lui sarebbe stato dalla mia parte!
“Non si possono fare certe cose, però.” Continua mia mamma imperterrita “I tuoi capricci non valgono niente, figliola. Davide è un bravo ragazzo e si sta impegnando tantissimo per sposarti. È così che vuoi ricambiarlo, sposandoti con un musicista?” Mette una certa enfasi sull’ultima parola che mi fa andare in bestia.
“Smettila! Tu non sai quello che mi ha fatto Davide” scoppio, gli occhi lucidi “Tu non c’eri, non sai cosa ho passato, ed ora vieni a dirmi di piantare in asso Alex, che mi è stato vicino negli ultimi giorni”
Tutti gli altri che si stavano scambiando dei commenti ammutoliscono, il moro mi cinge la vita con un braccio, per farmi sapere che lui c’è, lui è qui con me.
Mia madre però non si arrende e dopo un attimo di silenzio, riprende “Sei ancora giovane. La tua è solo una cotta, siete stati insieme pochi giorni, invece con Davide sono mesi, anni. Lui ti conosce meglio, sa quello che vuoi veramente” lancia un’occhiata di disprezzo ad Alex.
Ora è troppo. “Davide mi ha minacciata e picchiata!” quasi urlo e subito dopo le lacrime paiono soffocarmi.
Alex mi stringe a lui e mi accarezza i capelli sussurrandomi “Tranquilla, ci sono qui io. Ora sanno la verità, non devi più aver paura di niente”
So che poi scambia qualche parola coi miei, ma la mia lucidità è venuta meno nel momento in cui ho cominciato a piangere.
Poi sento le braccia di Alex che si staccano da me ed avverto il tocco di mia madre “Scusami, Ciel, tesoro” mi mormora la donna, la sua voce è rotta dal pianto.
Il bassista mi mormora qualcosa all’orecchio ma non sono sicura di capire bene cosa voglia dirmi, mi bacia brevemente su una guancia e se ne va.
Mi faccio trascinare fino alla macchina e non dico una parola finché non arrivo a casa dei miei.
Una volta lì racconto meglio la storia di Davide ai miei e tutti danno ragione a me.
Mio padre in particolare è arrabbiato “Avresti dovuto denunciarlo subito, diavolo! Poteva farti seriamente male”
“Avevo paura” ammetto con un filo di voce, accarezzando la testa di Rocket, che tengo in braccio.
“Beh, ora non ne devi avere più. Annulleremo il matrimonio e non avremo più niente a che fare con quello” afferma mia madre in tono risoluto
“Spero solo che non cerchi di rovinarci, di portarci via la casa.” Mormoro debolmente
“Ci deve solo provare, quel coglione!” esclama mio fratello Jean infervorato
“Se avessimo agito prima avremmo potuto denunciarlo e provare che lui è una cattiva persona. Così tutte le sue amicizie altolocate avrebbero smesso di permettergli di ronzare loro intorno” interviene Claudia, seduta al fianco di Michel.
La discussione va avanti ancora per un po’, finché non ce ne andiamo tutti a letto stanchi.
Alla fine si è deciso di cominciare dalla mattina dopo a telefonare ai vari invitati per informarli che non ci sarà nessuna festa di nozze. Sarà difficile perché sono molti, ma con un preavviso così breve il telefono è il mezzo più veloce e sicuro.
Eppure non mi sento ancora tranquilla e infatti passo una notte insonne, come prima di andare nel Newfoundland. |
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Capitolo 28 *** Rincontrarsi ***
La mattina dopo il mio ritorno in Italia mi alzo dal letto alle prime luci dell’alba, senza aver chiuso occhio tutta la notte.
Decido di uscire per andare a fare una passeggiata con il mio volpino, così mi vesto in fretta e scendo le scale.
Trovo Rocket che dorme su una sedia della piccola cucina e lo sveglio dolcemente. Mi lecca una mano affettuosamente e io lo sollevo da terra portandomelo al petto.
“Buongiorno cuccioletto mio. Facciamo un giro, ti va?”
Apro la porta di casa ed esco nel giardino di casa dei miei, dove Rocket gioca per qualche minuto.
Ho voglia di camminare un po’, così con il cagnolino al mio fianco percorro la strada fino al tabaccaio lì vicino, compro un giornale e mi siedo su una panchina di fronte a leggere un po’.
Sfoglio le pagine passando in rassegna i titoli e fermandomi solo su quelli più interessanti, finché non arrivo alle ultime rubriche, quelle di gossip.
Reprimo nella mia gola un grido di stupore. Al centro della pagina c’è una foto di me ed Alex che ci baciamo e il titolo, a caratteri cubitali dice
LA ROCKSTAR E L’ANONIMA MODELLA. UN IDILLIO O UNA SCENATA?
Si è conclusa in questi giorni la realizzazione di un servizio fotografico per la salvaguardia degli animali del Newfoundland, Canada, precisamente all’interno della riserva di Cape St. Mary’s. I protagonisti di questa campagna pubblicitaria sono il frontman della famosa band italiana Eye of the Storm, Alex e una ragazza dall’aria anonima e insignificante, la cui unica cosa che potrebbe attirare un po’ l’attenzione è il nome, Ciel, se non fosse per il fatto che ha origini francesi.
Pare proprio che tra uno scatto e l’altro tra i due sia scattata una scintilla d’amore e che quindi l’ambito professionale li abbia portati ad un avvicinamento.
C’è da dire però, che Alex sta insieme da tempo con Elisabetta, deliziosa ragazza che lo segue incessantemente e con devozione in ogni suo tour, mentre la sconosciuta Ciel è fidanzata ufficialmente.
Questo ci fa pensare. È vero amore o si tratta dell’ennesima trovata pubblicitaria? Tutto ci sarà più chiaro quando potremo vedere le foto scattate in Canada, aspettiamoci di tutto.
Nadia Savvi
Non appena finisco di leggere nel mio cervello parte una serie di collegamenti.
Primo tra tutti quel click udito il penultimo giorno nel Newfoundland. Infatti, quella foto sul giornale che tengo tra le mani è stata scattata la sera stessa. Un’altra cosa è il comportamento strano di Nadia dopo la proiezione, sembrava quasi volesse nascondere qualcosa, ora capisco cosa.
Mi alzo immediatamente e digito un sms per Alex.
“Siamo sui giornali, Nadia era una spia. Chiamami appena leggi, un bacio.”
“Andiamo, Rocky, torniamo a casa” dico rivolta al volpino a qualche passo dalla panchina.
“No, cara, tu non vai da nessuna parte” la voce di Davide mi fa ghiacciare il sangue nelle vene.
Comincio a correre senza voltarmi indietro, ma mi accorgo subito di aver fatto una cazzata.
Mi trovo in una zona deserta a quest’ora del mattino, sarei dovuta rimanere in piazza, davanti al tabaccaio, dove non avrebbe potuto minacciarmi più di tanto.
Infatti il bastardo si approfitta subito di me e mi raggiunge facilmente, poi mi afferra per un braccio
“Eccoti qui. Bentornata, amore” le sue labbra sfiorano le mie, malgrado io faccia di tutto per opporre resistenza.
“Lasciami andare! Noi non abbiamo più niente da dirci. Il matrimonio è annullato, non avevo mai dato il mio consenso e non lo farei mai, neanche sotto tortura”
“Senti, bella, abbassa la cresta, ok? Tu ora mi ascolti bene e non ti azzardi a contraddirmi, sei già nei guai dopo lo scandalo tra te e quel musicista da strapazzo.”
“Non c’è nessuno scandalo! Io ed Alex non stiamo insieme per farci pubblicità!” urlo con tutta l’aria che ho in corpo.
Davide allora mi stringe ancora di più il braccio e riavvicina il volto al mio “Non m’importa quale sentimento o interesse lega te e quello sfigato, in ogni caso tu la smetterai di vederlo, altrimenti d’ora in poi potrà suonare solo negli asili, si scorderà gli stadi e le arene.”
“Non ti permetterò di fare una cosa del genere!” ribatto guardandolo con odio negli occhi.
“Invece sì, lo farai.”
Strattono il braccio più volte e finalmente lui si convince a lasciare la presa “È inutile tanto che scappi, Amore. Io ti posso trovare ovunque. Come vedi ho conoscenze dappertutto. Anche nel Newfoundland sono riuscito a farti seguire.”
Come immaginavo, Nadia era una sua spia. Bastardo!
Faccio ancora qualche passo indietro e finalmente riesco a raggiungere l’angolo di una strada dove camminano due anziani.
Davide però non sembra interessarsi della presenza di possibili testimoni e con una falcata mi raggiunge e mi punta il dito contro.
“Tu, guardami e ascoltami bene. Te lo ripeto un’ultima volta, non puoi liberarti di me.” Detto questo mi molla un ceffone e fa per andarsene, quando Rocket, che ha avvertito la tensione, tenta di mordergli ancora una gamba.
Con un ghigno malefico Davide esclama “Non stavolta, brutta bestia pulciosa!” gli sferra un calcio.
La successione d’eventi che segue è caratterizzata da suoni e immagini dolorose.
Rocket che vola in mezzo alla strada con un gemito sofferente, il fischio di un’auto che tenta di frenare e il sangue, sparso sull’asfalto.
Corro verso il corpo ferito del mio cagnolino, non è la prima volta che lo vedo in quelle condizioni, ma ora è ancora peggio.
Perché? Mi chiedo. Perché una macchina doveva passare proprio in quel momento?
Sposto per un momento gli occhi su Davide, che osserva il mio cagnolino agonizzante con uno sguardo spaventato, poi cerca di allontanarsi.
“Aiuto!” comincio a gridare, ma non è necessario perché gli anziani lì nella via hanno assistito alla scena.
Telefono immediatamente al medico dell’associazione e mentre aspetto il suo arrivo prego che Rocket resista.
“Lei è un uomo meschino e violento!” sta urlando la donna della coppia di anziani. “Prima picchia una donna, poi aggredisce anche un povero animale indifeso”
Sento queste e altre parole di accusa rivolte verso Davide, che, raggiunto in seguito da altre persone non riesce nel suo intento di scappare.
Poi, gli avvenimenti non mi sono molto chiari.
Davide accusato, le nozze annullate, Rocket dal veterinario.
Ed infine, il veterinario stesso, decisamente più giovane di quello che aveva curato il volpino anni prima che dice, con aria grave “Ormai è tardi. Per Rocket non c’è stato niente da fare.”
Al sentire quelle parole sento il mio cuore sprofondare ed urlo a pieni polmoni “No! Non è possibile! È tutta colpa di quel bastardo! Tutta colpa sua…”
“Ciel, calmati” il dottore mi ferma mettendomi una mano sul braccio “Non ho detto che Rocket è morto. Solo che non potrà più correre e muoversi come una volta. Dopotutto non ha dei precedenti molto facili e anche la sua età non è più quella di un cucciolo.” |
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Capitolo 29 *** La fine ***
Saluto per l’ultima volta i lettori di questa mia storia. Come avrete senz’altro capito dal titolo, questo è l’ultimo capitolo. Chissà se chi seguiva la storia all’inizio avrà l’occasione di scoprire come andrà a finire. Ci tengo molto a ringraziarvi di nuovo per le vostre recensioni.
Un grazie enorme a:
avril96, lucia lair e Fra The Duchess (che aveva già letto la storia anni fa ma che l’ha apprezzata ancora! ^.^)
Un abbraccio!!
Maria
*
“Ciel, sbrigati o faremo tardi alla presentazione!”
“Arrivo, solo un attimo” finisco di darmi una pettinata e corro in salotto, dove qualcuno mi porge la borsetta.
“Sei bellissima, come sempre”
“Grazie, Alex!” esclamo gettando le braccia al collo al moro.
Lui mi stringe brevemente, poi prendendomi per mano cammina frettolosamente verso la porta “Su, sbrighiamoci o faremo tardi. E non so se sia un bene che proprio colei che presiede la conferenza faccia tardi”
“A Rocket ci hai già pensato tu?” gli domando sorridente, adoro vedere l’espressione giocosa del mio ragazzo.
“Sì, ha un posto d’onore nel sedile posteriore della mia auto”
“Bene.” Seguo Alex fuori dalla porta e prima di salire in macchina mi volto a guardare la villa nella quale ci siamo trasferiti da quando viviamo insieme. È triste che Rocky non possa correre spensierato per il giardino, però almeno Ciambella, può godere di quello spazio.
Una volta in macchina mi volto a guardare il mio cagnolino avvolto in una coperta.
Sono passati quasi due anni dall’incidente, ma la sua salute fortunatamente non è peggiorata. Certo, ormai il volpino non è giovane e il suo pelo non è lucidissimo, però fa ancora le feste ogni volta che vede me o Alex, anche se verso quest’ultimo dimostra gelosia a volte.
“Cuccioletto mio, sei pronto ad assistere all’inaugurazione del centro che porterà il tuo nome?”
Anche se non capisce abbaia contento all’udire la mia voce dalla tonalità allegra.
“Sei emozionata, piccola?” mi domanda Alex posandomi una mano sulla gamba.
“Un pochino…ho paura di dire qualcosa di sbagliato davanti a tutta quella gente, poi il fatto che ci sia la televisione mi agita ancor di più. Ricordi appena ci eravamo messi insieme quante ne abbiamo passate?”
“Non ci pensare” mormora il bassista voltandosi verso di me e fissandomi con sguardo rassicurante “Quella volta ce la siamo cavata e la situazione era molto peggiore”
“Già. Il fatto di Davide, l’incidente di Rocket, tutte quelle brutte voci sul mio conto in giro e sembrava quasi che gli Eye fossero destinati a passare per il solito gruppo che voleva solo farsi pubblicità”
“Invece si è risolto tutto. Davide si è preso la sua bella condanna e ha dovuto pagare, Rocky ora è ancora con noi e per il fatto del gruppo, beh, la pubblicità ce l’hanno fatta i giornali, più che il servizio fotografico in sé.”
Annuisco e guardo fuori dalla finestra.
Arriviamo al centro qualche minuto dopo e il vedere tutte quelle macchine parcheggiate davanti all’edificio mi mette una certa agitazione addosso.
“Io credo che me ne tornerò a casa” sussurro in un orecchio al moro, che porta Rocket in braccio.
Lui si passa il peso del cagnetto su una mano e con l’altra mi cinge la vita “Sta tranquilla, Ciel. Andrà tutto alla perfezione, sei fantastica oggi e nessuno potrà fare a meno di adorarti.”
“Sei il solito bugiardo, tu!” rido insieme a lui, poi acceleriamo il passo verso la sala delle conferenze.
Quando entriamo e vedo tutta la gente già seduta, il mio cuore pare saltare un battito. Tutti quei volti che ci osservano mentre percorriamo il corridoio centrale e le parole che colgo di tanto in tanto, mi rendono orgogliosa ma mi spaventano anche un po’.
Poi, poco prima che io salga sul palco Alex mi sussurra in un orecchio “Ricordi il giorno del nostro primo incontro? Questa sala era così diversa, quasi deserta”
Non posso fare a meno di annuire e sorridere al ricordo di quell’intervista. È stato a causa di quello che è cominciato tutto. Ed ora, siamo arrivati alla conclusione, la fine di questo primo atto della nostra vita insieme.
Una volta sul palco tutti applaudono, dopodiché comincio a parlare.
“Signore e signori, grazie a tutti per essere venuti. Ho deciso di tenere il discorso di apertura del centro “Amici di Rocket” qui, dove ho cominciato il mio lavoro in questo campo. Quello della salvaguardia e la protezione dei diritti degli animali. In questi anni ho avuto molte esperienze, alcune più belle” il mio sguardo si sposta verso i miei colleghi. Marco, Chiara e Federica mi sorridono radiosi “Ho conosciuto persone fantastiche grazie al mio lavoro. Vi ringrazio tutti ragazzi.” Il mio tono si fa un po’ più triste “Ho anche avuto delle brutte esperienze, di cui ora non parlerò per non rovinare l’atmosfera gioiosa di questo giorno di festa” I miei occhi smeraldo si spostano su Rocket, ancora in braccio ad Alex “Infatti il mio volpino, Rocket è ancora vivo e spero che le violenze che ha subito durante la sua vita servano come testimonianza ed impediscano il ripetersi di azioni così crudeli su delle creature indifese.”
Faccio una pausa e il mio sguardo incontra gli occhi azzurri di Alex. Un sentimento grandissimo mi stringe il cuore, con voce rotta dall’emozione riprendo “C’è un’ultima cosa che vorrei dire prima di continuare con l’illustrarvi tutte le attività di cui si occuperà il nuovo centro. È qui presente, oltre alla mia famiglia, che saluto dal più profondo del cuore,” Indugio qualche istante su mia madre, mio padre, André, Jean e Michel, che rispondono al mio saluto sorridenti e movendo le mani. “Il mio compagno, Alex. Tutti lo conoscete perché è un musicista di successo. Un paio d’anni fa erano circolate delle bruttissime voci sul conto della nostra relazione, ma sono qui anche per smentirle.” Alzo la mano sinistra e mostro l’anello che porto al dito, con un piccolo diamante incastonato alla perfezione sull’oro bianco finemente lavorato “Fra qualche mese ci sposeremo” dico semplicemente.
Tutti cominciano ad applaudire e dal gruppo dei miei colleghi si alzano delle parole di auguri.
Anche quando la sala torna nel silenzio, resto un attimo senza dire una parola, a contemplare quella scena.
Tra queste persone sono presenti coloro che mi vogliono bene, che credono nella causa che porto avanti ormai da tanti anni e anche, come Rocket, quelle creature che grazie al mio lavoro e al lavoro di altri sono stati salvati da una fine orrenda.
Finito il mio discorso introduttivo scendo dal palco per lasciare la parola a qualcun altro e mi siedo di fianco ad Alex.
Mi prende una mano e si sporge per posarmi un lieve bacio sulle labbra.
Si, sono proprio soddisfatta e contenta del mio lavoro e della mia vita.
Fine |
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