A Strange Love

di HermioneCH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorprese poco piacevoli ***
Capitolo 2: *** L’assistente del professore ***
Capitolo 3: *** Cioccolatini all'idromele ***
Capitolo 4: *** Halloween a Hogsmeade ***
Capitolo 5: *** Distillato soporifero ***
Capitolo 6: *** Il vicino di letto ***
Capitolo 7: *** Acquisti ***
Capitolo 8: *** In difesa di un amico ***
Capitolo 9: *** Ritornare a casa ***
Capitolo 10: *** L'ossessione di Ron ***
Capitolo 11: *** Il libro del Principe ***
Capitolo 12: *** Passeggiata nel parco ***
Capitolo 13: *** L'articolo ***
Capitolo 14: *** La cavia ***
Capitolo 15: *** Il compagno di classe e l'insegnante ***
Capitolo 16: *** Affamata ***
Capitolo 17: *** L'ombra di un sorriso ***
Capitolo 18: *** Promesse ***
Capitolo 19: *** Un weekend impegnativo ***
Capitolo 20: *** Una ragazza generosa ***
Capitolo 21: *** Una battaglia persa ***
Capitolo 22: *** Presa ***
Capitolo 23: *** Paura delle tenebre ***
Capitolo 24: *** Attraverso una strada lunga e tortuosa ***
Capitolo 25: *** Dentro e fuori dall'infermeria ***
Capitolo 26: *** Aprire gli occhi ***
Capitolo 27: *** Emozioni contrastanti ***
Capitolo 28: *** Una possibilità per parlare ***
Capitolo 29: *** Commemorazione ***
Capitolo 30: *** Istanti spinosi ***
Capitolo 31: *** Amore proibito ***
Capitolo 32: *** Lezione obbligatoria ***
Capitolo 33: *** Due uomini e un deficiente ***
Capitolo 34: *** Stage ***
Capitolo 35: *** L'invito ***
Capitolo 36: *** La festa ***
Capitolo 37: *** Spinner's End ***
Capitolo 38: *** Ricerche di Pozioni ***
Capitolo 39: *** La casa sul lago ***
Capitolo 40: *** Arrivederci Londra ***



Capitolo 1
*** Sorprese poco piacevoli ***


A Strange Love

1. Sorprese poco piacevoli

 

Hermione era seduta sugli scalini, davanti al portone della scuola, con la testa immersa in un grosso volume.
Quel giorno aveva deciso di spendere l'ora buca del Lunedì pomeriggio, godendosi l'ultimo sole di ottobre e leggendo il libro di Aritmanzia che il professor Vector aveva loro assegnato. Chiuse gli occhi e alzò il viso in direzione del sole, alla ricerca di calore, perdendosi nei suoi pensieri. Il castello era stato ricostruito e dopo cinque mesi dalla battaglia, i segni della lotta e delle persone che avevano dato la vita per un mondo migliore erano scomparsi. Hermione guardò le mura del castello, tutto era come prima, ma in realtà niente lo era davvero.
Quando tornò a Hogwarts con Ginny, per il loro settimo anno scolastico, era rimasta stupita e deliziata di trovare la scuola esteticamente identica a quella che ricordava prima della battaglia.
Il suo pensiero volse verso Ron e Harry, sentiva tremendamente la loro mancanza e ancora non riusciva a capacitarsi della scelta dei ragazzi. Era stata molto contrariata quando Harry e Ron l'avevano informata che non sarebbero tornati a Hogwarts per finire gli studi.
"È bello vedere che certe cose non cambiano da queste parti" disse una voce in lontananza. Hermione alzò lo sguardo e vide Harry e Ron camminare verso di lei.
"Hai proprio ragione, Harry. L'abbiamo lasciata con un libro in mano e la troviamo con un libro in mano" disse Ron, ridendo.
Hermione balzò in piedi e urlò di gioia.
"Che ci fate vuoi due qui?" domandò la ragazza, saltellando eccitata.
"Sorpresa! L'addestramento ci ha portati a Hogsmeade" spiegò Harry.
"Naturalmente, abbiamo deciso di venire a vedere come vanno le cose" aggiunse Ron.
"Non so chi abbracciare prima!" strillò Hermione, aprendo le braccia.
"Me naturalmente" rispose Harry, si fece avanti e strinse l'amica tra le braccia sollevandola da terra "Bene! Ora devo andare a cercare Ginny" aggiunse, facendo l’occhiolino all'amica.
"È in Sala Comune" annunciò Hermione, facendo un cenno con la testa verso la Sala d'Ingresso. Harry annuì e entrò nel castello, salutando gli amici con la mano.
Ron si avvicinò ad Hermione e l'abbracciò anche lui. Lei sorrise e lo baciò passionalmente.
Harry percorse la Sala d'Ingresso, dopo la caduta di Voldemort provava sempre una strana sensazione quando entrava nel castello. Sensazione che veniva rapidamente scacciata dai momenti felici che aveva vissuto tra quelle mura.
"Potter!"
Harry si voltò e vide Severus Piton sbucare dal corridoio che portava ai sotterranei.
"Piton" salutò il Prescelto, inclinando leggermente la testa.
"Come mai da queste parti? Non avrai già cambiato idea? Lasci di già il corso Auror per tornare a scuola?" domandò Piton, raggiungendolo.
Harry sorrise "Non preoccuparti, non c'è questo pericolo. Sono solo... in visita di cortesia".
"In effetti l'altra sera credo di aver sentito il Ministro della Magia dire che te la cavi piuttosto bene, tra gli Auror" disse Piton, guadandolo di traverso.
"Kingsley è sempre troppo gentile" rispose Harry, infilando le mani in tasca.
"Senza dubbio" rispose il professore, si voltò e vide Hermione e Ron baciarsi appassionatamente nell'ingresso "Ah, vedo che ti sei portato anche Weasley. Impossibile dividere il trio".
"Pare di no" rispose Harry, sorridendo.
"Granger!" esclamò Piton.
Hermione sobbalzò, si allontanò da Ron e si voltò.
"Sì, professore?"
Ron la prese per mano e si avvicinarono agli altri due.
"Trenta punti in meno per Grifondoro!" sbraitò il professore di pozioni.
"Perché?" chiese Ron, rabbioso.
"Atti osceni in luogo pubblico" rispose Piton, sorridendo malignamente.
Ron fece per replicare, ma Hermione gli posò una mano sul braccio.
"Buona giornata" aggiunse Piton, si voltò e se ne andò.
"Ma non poteva morire quell'odioso pipistrellaccio. Nagini doveva mordere più affondo" commentò Ron, una volta che Piton si era allontanato abbastanza da non sentire la sua voce.
"Ron!" esclamò Hermione, scandalizzata "Come puoi dire una cosa del genere?"
"Perché? E vero" abbaiò il rosso.
"Concordo con Hermione" disse Harry "Piton è stato di grande importanza per la guerra contro Voldemort. Non lo dimenticare".
"Certo, certo" canzonò Ron.
"Il tempo corre. Vado da Ginny" disse Harry e si allontanò. Hermione si voltò verso Ron e sorrise. "T-ti va una passeggiata nel parco?" chiese il ragazzo. Lei annuì e uscirono di nuovo sotto il sole d'autunno. Camminarono diversi minuti tenendosi per mano, mentre Hermione gli raccontava delle lezioni, degli insegnanti e dei nuovi compagni di classe.
"E tu invece, novità? Come va l'addestramento?" domandò la ragazza.
"Bene" borbottò Ron, guardando il lago.
"Sicuro?"
"Sicurissimo" affermò Ron. "Hermione, c'è una cosa di cui ti devo parlare".
"Lo sai che puoi dirmi tutto" rispose lei, aggiustandosi i capelli dietro l'orecchio.
"Ecco vedi.. non è facile".
"Prendi un bel respiro profondo, aiuta" lo incoraggiò Hermione.
Ron inspirò profondamente e sputò fuori le parole "Herm, tu mi sei sempre piaciuta molto. Ma vedi, in questi mesi in cui siamo stati lontani mi sono accorto di non provare quello che dovrei"
"Che intendi dire?" domandò Hermione, spaventata. "Io non credo di amarti, non più. Non posso rimanere legato a te.. non adesso che.."
"Adesso che?"
"Ho conosciuto un’altra ragazza, Hermione" disse Ron, abbassando lo sguardo.
La ragazza sbarrò gli occhi, mentre un dolore atroce le si riversava nel petto.
"Mi hai tradito".
"No!" esclamò Ron, afferrandola per le spalle "Te lo giuro. Non è successo niente tra me e Melissa. Lavoriamo assieme tutti i giorni e presto succederà. Ma non posso finché sono ancora con te. Non posso farti questo".
"Tu provi sentimenti per un'altra donna! Non sarà successo niente, ma mi hai comunque tradita, Ronald Weasley! Come puoi farmi questo dopo tutto quello che mi hai fatto passare?" urlò Hermione, si districò dalla presa di Ron e corse verso il castello, con le lacrime che le bagnavano il viso.
Harry e Ginny si spaventarono vedendo la loro migliore amica entrare, piangendo sconvolta, nella Sala d'Ingresso. "Hermione che succede?" chiese dolcemente Harry.
"Tu lo sapevi, non è vero?" strillò Hermione, picchiando i pugni contro il suo petto.`"È per questo che siete venuti".
"Hermione?" disse Harry, tentando di sfiorarle il viso. Lei scacciò la mano dell'amico.
"Tesoro, che cosa è successo?" chiese Ginny.
"Mi ha lasciata, mi ha lasciata per un'altra" ululò Hermione, soffocata dal dolore.
"Non lo sapevo. Te lo giuro" disse Harry, tentando di abbracciarla. Lei si scostò e corse via piangendo disperata.
"Lo uccido, giuro che lo strozzo!" gridò Ginny.
"Ginny, calmati. Trova tuo fratello e senza ucciderlo portalo in Sala Comune. Io vado a cercare Hermione" disse Harry, baciò velocemente Ginny e corse dietro ad Hermione.
Hermione corse lungo un corridoio, stava per svoltare l'angolo quando andò a sbattere contro qualcosa di duro e nero.
"Granger! Ma che diavo...." Le parole morirono in gola a Piton quando i suoi occhi incontrarono il viso della ragazza.
Hermione si gettò su di lui, piangendo sempre più forte, appoggiata al petto del professore.
"Granger..." sussurrò Piton, imbarazzato  "Su.. ricomponiti"
Ma Hermione continuò a piangere sempre più forte, sempre più disperatamente. 
Piton le picchiò leggermente la mano sulla spalla. Per la prima volta da tanto tempo non sapeva come gestire la situazione, era decisamente spiazzato e imbarazzato "Hermione... calmati.. va tutto bene". 
Hermione smise di ululare, singhiozzando silenziosamente. Piton la prese per le braccia e l'allontanò leggermente, le mise un dito sotto il mento e le alzò il viso. La sua faccia era una maschera di dolore. I suoi occhi erano rossi, gonfi e colmi di lacrime. Piton non poteva credere di vedere la precisa, so-tutto-io e forte Hermione Granger in quello stato.
"Hermione" disse Harry, senza fiato, svoltando l'angolo.
"Potter! Maledizione! Sei arrivato da mezz'ora e già combini guai?" sbraitò Piton.
"Non sono stato io" rispose Harry, prese Hermione per mano e le asciugò le lacrime "Non ne sapevo niente, te lo giuro" disse alla ragazza. Hermione annuì leggermente e lo abbracciò.
"Ci penso io" sussurrò Harry e Piton annuì. Il prescelto si sciolse dall'abbraccio e prese Hermione sotto il braccio. S'incamminarono lentamente versola Sala Comune.
"Se avessi saputo che Ron era venuto con l'intenzione di lasciarti, l'avrei affatturato, te lo garantisco" disse Harry, accarezzando i capelli dell'amica.
Piton si rifugiò dietro l'angolo e si appoggiò al muro. Si lisciò la casacca inumidita dalle lacrime della ragazza. È stato quell'idiota di Weasley a ridurla così! pensò il professore La prossima volta che lo incontro lo crucio! Ma come può... Ehi un momento.. ma che diavolo me ne frega a me dei problemi sentimentali di Hermione Granger? È solo una stupida ragazzina, mettersi a piangere in quel modo per la fine di una storiella da quattro soldi. Insomma, dove è finito il ritegno?
Scosse la testa distogliendo i suoi pensieri dall'alunna e si diresse di nuovo verso i sotterranei.
Harry accompagnò Hermione in Sala Comune, una volta entrati trovarono Ginny e il fratello che li aspettavano seduti sul divano.
"Hermione" esclamò Ron, correndo verso di loro "Sono stato uno stupido, ti prego perdonami. Dopo che sei andata, mi sono accorto di aver sbagliato. Ho detto cose senza senso, perdonami. Io ti amo!"
Hermione annuì appena e il ragazzo l'abbracciò e la baciò.
Il giorno dopo, mentre la classe di Grifondoro del settimo anno condivideva l'ora di pozioni con i Serpeverde, Ginny diede una spintarella a Hermione.
"Dai tesoro, non fare quella faccia. Ha detto che non ci ripenserà, che è stato uno stupido e che ti ama, che ama solo te" disse Ginny.
"Ma se invece ci dovesse ripensare?"
"Non lo farà"
"E se dovesse?"
"Io e Harry lo strozzeremmo" disse Ginny. Hermione sorrise appena "Dai Hermione. L'ha promesso. E poi Harry mi ha detto che la tipa lì non lo fila proprio. Non preoccuparti!"
"Non voglio essere quel tipo di ragazza che sta li a crogiolarsi per un uomo, nemmeno se quest’uomo è Ron. Io non sono, così".
"Lo so che non sei così, Hermione. Ma tu e Ron, insomma, siete tu e Ron! Vi amavate ancora prima di accorgervene!" la rincuorò Ginny. "Lo sai com’è fatto quell’idiota di mio fratello, si lascia prendere da decisioni impulsive, ma poi ci ripensa e mette la testa a posto".
Hermione pensò a quando aveva abbandonato lei e Harry durante la ricerca degli Horcrux. Ma poi ricordò come era tornato.
Il sorriso di Hermione si fece più ampio "D'accordo, d'accordo! Non ci ripenserà e ama solo e soltanto me!"
"Così mi piaci!" disse Ginny, aggiungendo essenza di elleboro alla sua pozione.
"Gin! Solo due gocce!"
Ginny ritrasse troppo velocemente la mano e la bottiglietta le scivolò, cadendo a terra.
"Signorina Granger è la seconda volta che la vedo parlare e disturbare i compagni! Trenta punti in meno e punizione, domani sera alle diciannove nel mio ufficio!"
"Ma io..."
"Un'altra parola e la punizione durerà un mese!" sbraitò Piton.
Hermione abbassò lo sguardo, quell'uomo aveva il potere di rovinarle ogni momento.

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Capitolo 2
*** L’assistente del professore ***


2. L’assistente del professore


Quando Hermione raggiunse la Sala Grande era ancora frustrata per il comportamento del professore di pozioni. La punizione era davvero ingiusta, non aveva fatto niente di male. La ragazza non sopportava più l'atteggiamento Piton e in quel momento trovava molto difficile non condividere i sentimenti di Ron verso Piton. Sperava che dopo la guerra, lui sarebbe cambiato, ma così non era stato. Scosse la testa, sedendosi al tavolo dei Grifondoro e iniziò a mangiare. Dopo pochi bocconi iniziò a giocherellare con il cibo, non aveva fame, la sua mente continuava a tornare alla conversazione avuta con Ron il giorno prima, cosa doveva fare? Come doveva agire? Aveva sempre pensato che fosse destinata a stare con Ron, lo aveva aspettato, lo aveva sopportato e ora lui le aveva detto che le piaceva un’altra. Certo, poi aveva ritrattato tutto, sapeva che Ron era tipico nell’agire di impulso, ma avrebbe dovuto davvero perdonarlo? Lui le aveva promesso che si sarebbero rivisti il giorno di Halloween e fino a quel giorno Hermione doveva riuscire a capire i suoi sentimenti per Ron. Si vergognò per la scenata che aveva fatto il giorno prima, non era da lei. Come aveva potuto perdere il controllo in quel modo? Ed era finita per abbracciare Piton e piangere come una bambina, che diavolo le succedeva? Forse Piton le aveva dato la punizione proprio per vendicarsi della scenata del giorno prima. Scosse la testa, mandando via i pensieri.
Lasciò il piatto a metà, salutò Ginny e si diresse verso l'aula di Difesa contro le Arti Oscure. Magari la lezione del pomeriggio le avrebbe tirato su il morale.
Entrò nell’aula e si trovò a guardare la schiena del professore di Difesa, sorrise vedendolo indaffarato negli ultimi preparativi per la lezione.
"Niente pranzo per lei professore?" chiese Hermione, avvicinandosi.
Il professore si girò e le sorrise "Ho mangiato qualcosa al volo, volevo finire di preparare la lezione di oggi pomeriggio. Sarà davvero una bella lezione, ho preparato qualcosa di speciale per voi del settimo anno".
"Tutte le sue lezioni sono belle, professore!" disse Hermione.
“Lo sai che puoi… anzi devi chiamarmi Remus, quando siamo solo noi due” rispose Remus.
Hermione sorrise e si sedette su un banco vicino a lui. Il mannaro la imitò e si sedette accanto al lei, sospirando. 
"Come stai? Ti vedo..."
"Stanco?" domandò Remus, lisciandosi la barba. Hermione sorrise “Forse un po’”.
“A dir la verità sono molto stanco” rispose Remus “Sto facendo una vita alquanto frenetica. Non che mi lamenti, ma l’unico momento di tranquillità è quando mi sdraio nel letto”.
“Lo immagino, davvero non so come fai” rispose Hermione.
“Basta un po’ di organizzazione, la mattina mi alzo e vado da Dromeda per svegliare Teddy, gli do la pappa e torno qui per le lezioni, finite le lezioni mi materializzo di nuovo dalla nonna per metterlo a letto. Una volta che si è addormentato, torno qui e correggo i compiti, preparo le lezioni e quant’altro. È un ritmo frenetico, devo ammettere che non pensavo che fosse così dura, la scuola è iniziata solo da un mese e mi sento già sfinito, non so come farò ad arrivare alla fine dell’anno” spiegò Remus.
“Sono sicura che ce la farai, anche se capisco che non è facile” rispose Hermione, toccandogli il braccio.
“Per di più tra cinque giorni c’è la Luna Piena, ma devo resistere. Teddy ha bisogno di me e io ho bisogno di questo lavoro per sostenere lui. In effetti, non pensavo di poter ritornare a insegnare qui, ora che tutti sanno quello che sono” disse Remus, guardando verso l’alto.
“Tutti sanno che sei un eroe, ed è quello che conta” disse Hermione, con decisione “Non a tutti capita di ricevere un Ordine di Merlino Prima Classe! E poi sei il miglior insegnante di Difesa che abbiamo mai avuto!”
I loro occhi si incontrarono e sorrisero. “Grazie Hermione, tu hai il potere di farmi sentire meglio, ma ti confesso che molte volte mi chiedo cosa avrebbe fatto Dora se fosse qui, forse lei si sarebbe presa cura di Teddy in modo migliore, forse sarei dovuto morire io”.
Hermione vide gli occhi del mannaro velarsi di lacrime e sentì i suoi occhi inumidirsi “Non dire così, Remus, ti prego!” appoggiò la testa contro la spalla del professore e chiuse gli occhi.
“Hai ragione, non devo lasciarmi andare così, basta tristezza” disse Remus, mettendole la mano sulla spalla. Hermione si scostò e sorrise. “Torniamo alle cose serie” disse Lupin, scendendo dal banco “So che essendo al settimo anno sei molto impegnata e ricordati che puoi dire di no, non sei obbligata ad accettare. Ma con l’accordo della preside vorrei chiederti di farmi da assistente per la prossima settimana”.
“Assistente?”
“Sì, sai no, con la Luna Piena e tutto il resto, sarà una settimana parecchio impegnativa. Una mano mi farebbe comodo, non ti ruberò molto tempo, un’ora al giorno, forse due se c’è tanto lavoro. Che ne dici?”
Hermione lo guardò stupida “Ma io.. Oh Remus, non so se ho le capacità”.
“Andiamo Hermione, ora stai facendo la modesta. Se vuoi posso iniziare con una serie di complimenti, nessuna problema” rispose Remus, mettendosi a ridere.
Hermione sorrise, compiaciuta “Non serve, accetto! Ma in cosa consiste il mio compito?”
“Bè, mi aiuterai a preparare le lezioni e a correggere i compiti. Tranquilla, non ti chiederò di portarmi il caffè” spiegò Lupin, facendole l’occhiolino.
Hermione rise, guardò l’orologio che segnava dieci minuti all’inizio della lezione e saltò giù dal banco “Va bene, ci sto! Sarò la tua assistente”.
“Perfetto, ti aspetto questa sera alle otto, allora!” disse Remus, entusiasta.
“Questa seta?” chiese Hermione, nella sua mente era appena apparso il volto sgradevole di Piton che le dava una punizione “Veramente.. Ehm.. Stasera sarei in punizione”
“In punizione? Tu?” disse Remus, sogghignando. Hermione lo colpì al braccio “Smettila di prendermi in giro!”
“Signorina Granger, se non la smette di picchiare il suo professore dovrò togliere 20 punti a Grifondoro”.
“Ora capisco” disse Hermione, riflettendo.
“Che cosa?” chiese Remus, incuriosito.
“SIrius mi ha sempre detto di non lasciarmi incantare dalla tua aria da gentiluomo, perché sotto sotto sei un vero malandrino, anche peggio di lui!” rispose Hermione, guardandolo di traverso.
“Bè sai com’è, Sirius era un vero bugiardo!” le assicurò Remus “In ogni caso, non preoccuparti della punizione, la McGranitt ha detto che sei a mia disposizione per una settimina, anche se mi chiedo chi mai possa averti dato una punizi… Ah capisco! Severus?!”
Hermione annuì, alzando le spalle, sconfortata.
“Non ti preoccupare” disse Remus, mentre gli alunni del settimo anno iniziano a entrare in classe “Niente punizione per te, sei la mia assistente, parlerò io con Severus”.
Hermione annuì, molto più serena e corse a prendere posto accanto a Ginny. Su una cosa aveva ragione, la lezione di Difesa non era ancora iniziata e il suo umore era decisamente salito.

“Quando correggerai il tema che abbiamo consegnato oggi, ricordati di darmi un Eccezionale!” disse Ginny, facendole l’occhiolino. Hermione le diede una spintarella “Dubito che correggerò il tuo compito, Ginny Weasley! Al massimo posso correggere quelli del primo o del secondo anno!”
“Bè, tentar non nuoce” rispose Ginny, alzando le spalle.
Entrambe scoppiarono a ridere, entrando nella Sala Grande. Hermione era affamata, si servì subito di tutto e iniziò a mangiare. “Sembra che non mangi da un mese! Assomigli sempre di più a mio fratello” commentò la rossa, con un’espressione disgustata.  Hermione la ignorò e continuò a mangiare. Alle 19.40 uscirono dalla Sala Grande, parlottando allegramente, quando una figura nera si avvicinò a loro.
“Non sia troppo felice, signorina Granger. Anche se Lupin l’ha richiesta per far fronte alla sua inettitudine di insegnante, le ricordo che la sua punizione rimane valida e la sconterà in ogni caso una volta che Lupin non avrà più bisogno di lei” disse Piton, guardò male le due Grifondoro e se ne andò.
“Secondo te, da qui riesco ancora a beccarlo con una Fattura Orcovolante?” chiese Ginny, arrabbiata.
“Lascia stare, Gin. Non ne vale la pena, era troppo bello pensare che si sarebbe dimenticato di farmi scontare la sua ingiusta punizione” rispose Hermione “È tardi, devo andare da Remus!”
“Ti aspetto in Sala Comune! E ricorda di mettere Eccellente sul mio compito!” disse Ginny, salutando con la mano l’amica che si allontanava.
Accelerò il passo e arrivò davanti all’ufficio di Remus con quale minuto di anticipo. Bussò ma nessuno rispose, forse era arrivata troppo presto, pensò che Remus fosse ancora a cena, si sedette e aspettò.
Qualche minuto dopo vide il mannaro attraversare il corridoio di gran carriera “Scusa, Teddy ha fatto più storie del solito per addormentarsi” dichiarò Remus, aprendole la porta.
“Non ti preoccupare, ero in anticipo io” disse Hermione.
Remus le indicò la sedia davanti alla sua scrivania e si mise ad armeggiare con diversi fogli di pergamena.
“Se saresti così gentile di correggere queste relazioni del primo e secondo anno te ne sarei grato!” disse Remus, passandole diversi fogli. “Ho parlato con Severus, non mi sembrava troppo felice, ma ha dovuto accettare le disposizioni di Minerva”.
“L’ho incontrato dopo cena” disse Hermione, facendo una smorfia “Le ricordo che la sua punizione rimane valida e la sconterà in ogni caso una volta che Lupin non avrà più bisogno di lei… Bastardo.. Oh ehm.. Scusa Remus”.
“Non ho sentito niente” rispose Remus, guardando in alto.
Hermione sorrise e iniziò a leggere i temi, evidenziando gli errori. Dopo aver corretto i compiti del primo e secondo anno passò ai temi degli alunni del terzo sui Beretti Rossi.
“Hermione! Sono già le nove e trenta, per Merlino! Scusa, ti sto facendo fare tardi!” esclamò Remus, guardando l’ora.
“Non ti preoccupare, ho finito i compiti prima di cena così da poter stare un po’ di più! In ogni caso, ho quasi finito” rispose Hermione, con un sorriso.
“Sei troppo buona con me” disse Remus, alzandosi “Ti va un tè per concludere la serata?”
“Certo!”
Remus prese due bustine e due tazze sbeccate dall’armadietto, diede un colpo di bacchetta al bollitore e iniziò a preparare il tè. “Quanto zucchero?”
“Due, grazie”.
“Ecco qui” disse Remus, porgendole la tazza. Hermione prese la tazza dalle mani di Remus e gli diede i compiti corretti. Finirono di bere il tè conversando amabilmente. Qualcuno bussò alla porta, la quale venne aperta prima che Remus potesse aprir bocca, entrò Piton che teneva tra le mani un calice fumante.
“Ti ho portato la pozione, Lupin” disse Piton, amareggiato.
“Grazie Severus! Mettila pure lì” rispose Lupin, con garbo.
“Granger, pensavo fosse qui per aiutare Lupin, non per bere del tè e chiacchierare” disse Piton, sorridendo malignamente.
“Abbiamo giusto finito di correggere i compiti” lo informò Remus, con un sorriso.
“Dopo quello che è successo ieri non mi aspettavo che si buttasse già un'altra preda o meglio un predatore” disse Piton, lanciò uno sguardo di ghiaccio a Hermione e se ne andò sbattendo la porta.
Hermione fissò la porta arrabbiata, come poteva fare queste insinuazione davanti a Remus.
“Tutto bene, Hermione?” chiese Remus, ripulendo le tazze con un colpo di bacchetta.
“Come fai?”
“A far cosa?”
“Ad essere così gentile con lui! Tratta male chiunque” rispose la ragazza, arrabbiata.
“Sono in debito nei confronti di Severus, mi prepara la pozione e…”
“Questo non gli da motivo per trattare male te! O chiunque altro!”
“Vuoi raccontarmi cosa è successo ieri?” chiese Remus, pacato.
Hermione lo fissò indecisa “Ron è venuto a trovarmi, mi ha fatto una sorpresa, anche se la sorpresa è stata quando mi ha detto che voleva lasciarmi. Poi le cose sono tornate più meno a posto, credo. Ma nel frattempo, bè ho fatto un po’ una scenata, non ero più me stessa, è stato umiliante! Piton mi ha visto e quindi ogni occasione è buona per umiliarmi ancora di più” si alzò e guardò fuori dalla finestra. Lupin fece il giro della scrivania e mise una mano sulla spalla di Hermione.
“Non far caso a Piton, non ascoltarlo. Probabilmente invidia solo la tua giovane età e la possibilità di amare senza restrizioni o limitazioni, una possibilità che hanno solo i giovani” la confortò Remus.
“Tu dici?”
“Sì, in ogni caso, non starlo a sentire. Lui è fatto così” aggiunse il mannaro.
“È un mostro”.
Remus sorrise “Chi non lo è? Ora va, hai bisogno di riposo”.
“Buona notte, Remus”.
“A domani”.

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Capitolo 3
*** Cioccolatini all'idromele ***


3. Cioccolatini all’idromele


Nei due giorni che seguirono Hermione fece del suo meglio per aiutare Remus, grazie ad un piano di studio da lei organizzato riuscì a trovare il tempo per studiare, fare i compiti e assistere Remus.
“Per fortuna oggi è venerdì” borbottò Ginny, sedendosi al tavolo del Grifondoro, sbadigliò e si servì di uova e bacon. Hermione le sorrise, mentre un bel gufo grigio planava e si posava davanti a loro. “Ehi! È Ed!” esclamò Ginny, felice. Tese la mano verso il gufo, ma lui la scansò e si avvicinò ad Hermione, tendendole la zampa. Ginny guardò il gufo accigliata “Perché Harry scrive a te e non a me?”
“Dai Gin, non fare quel broncio, hai visto Harry solo Lunedì e ti ha scritto l’altro ieri” disse Hermione, slegando la pergamena dalla zampa di Ed, gli diede due striscioline di bacon, il gufo le trangugiò e ripartì.
Hermione lo seguì con lo sguardo, mentre usciva dalla Sala Grande e srotolò la pergamena.

Ciao Hermione, come stai?
Ho sentito che sei diventata assistente di Remus! Bè chi meglio di te? Ci siamo incontrati l’altra mattina a casa di Dromeda, ero passato a salutare il piccolo Teddy prima di andare al lavoro e l’ho incontrato che usciva.
Qui al Quartier Generale la settimana è stata tumultuosa, l’addestramento è stato temporaneamente sospeso, in quanto sono stati avvistati in Francia gli ultimi Mangiamorte latitanti e ci hanno messo tutti al lavoro.
Dawlish continua ad andare in giro a urlare per tutto l’ufficio, non riesco a capire come è possibile che sia ancora un Auror e detto fra te e me, ora che lo conosco meglio, posso tranquillamente affermare che è simpatico quanto la mamma di Sirius.
L’altra sera io e Ron siamo andati a una festa, lo so che non ti piacciono le feste, ma è stato bello staccare per qualche ora, perciò niente rimproveri. È già stato pietoso avere Ron come accompagnatore, ho dovuto letteralmente trascinarlo alla festa, se ne stava lì seduto con un muso lungo fino alle ginocchia, spaventava tutti! Si è reso conto dell’assurda sciocchezza che stava commettendo lasciandoti andare e ora si sta un po’ autocommiserando, puoi immaginare, sai come è fatto.

Di a Ginny che la penso sempre, non vedo l’ora di vedervi entrambe a Hogsmeade per Halloween.

Con affetto
Harry

“Allora che dice?” chiese subito Ginny, curiosa.
“Che ti pensa tanto” rispose Hermione, passandole la lettera per leggere. Non aveva fatto nemmeno a tempo a consegnare la lettera a Ginny che un secondo gufo planò davanti a lei.
“Ma chi sei?  Gwenog Jones? Cos’è tutta questa posta oggi?” disse Ginny, colpendola alla spalla.
“È di Hagrid” annunciò Hermione “Ed è anche per te”. Si schiarì la voce e lesse.

Care Hermione e Ginny,
che ne dite un tè da me oggi pomeriggio dopo le lezioni?
Ci ho anche preparato dei buoni biscotti.

Vi aspetto
Hagrid

“Per me va più che bene, anche se non penso che assaggerò i biscotti di Hagrid” disse Ginny, sorridendo.
“Gin, guarda che ora sono! Dobbiamo andare!”
“Dannazione!” esclamò Ginny “Se arriviamo tardi a pozioni quello ci strozza!”
Hermione sbuffò “E non faccio nemmeno a tempo a rispondere ad Hagrid”.
“Non ti preoccupare” disse Ginny, mentre uscivano dalla Sala “Se non ti ricordi dopo pozioni ho Cura delle Creatura Magiche, dirò ad Hagrid che accettiamo l’invito”.
Hermione annuì e accelerarono il passo verso i sotterranei. La lezione di pozioni fu una delle peggiori dell’anno, Piton era di cattivo umore e assegnò alla classe tre rotoli di pergamena da consegnare il martedì successivo sulle proprietà del veritaserum, il che scombinò tutta l’organizzazione di Hermione.
Dopo l’ultima ora di lezione, Erbologia, uscirono dalle serre e si incamminarono verso la capanna di Hagrid. Quel giorno le nuvole erano minacciose e un vento gelido sferzava l’aria.  Fortunatamente nella capanna di Hagrid il camino era accesso e si goderono il tè chiacchierando amabilmente, ma nessuna delle due ragazze toccò i biscotti, memori dei precedenti esperimenti di cucina del mezzogigante.
Hermione arrivò davanti all’ufficio di Remus alle otto in punti, portando ancora con sé i libri usati per le lezioni.
Bussò e Remus le aprì la porta con un sorriso.
“Sei in perfetto orario” dichiarò, invitandola e sedere “Come mai ti porti dietro tutti quei libri?”
“Dopo le lezioni siamo andate da Hagrid, poi a cena e non ho ancora avuto tempo di passare nella Sala Comune” rispose Hermione, legandosi i capelli.
“Mi dispiace, ti sto facendo fare gli straordinari” disse Remus, accigliato.
“Non preoccuparti, Remus. Piton invece sembra fare apposta, ci ha assegnato un tema di ben tre rotoli pergamena per martedì, mi piace imparare, ma questo mi sembra un tantino eccessivo. Non fare quella faccia, non ti devi preoccupare, avrò il tempo per farlo e domani sarò a tua disposizione come promesso”.
“Ma io…” iniziò Remus.
“Domenica sera c’è la Luna Piena e nemmeno Piton e il suo tema possono impedirmi di aiutare te a preparare le lezioni di lunedì e martedì, capito?”.
Remus sorrise e annuì “Ti ringrazio, mettiamoci al lavoro, dunque”.
Insieme lavorarono sulle lezioni del lunedì, per il primo e quarto anno, quel giorno Remus aveva poche lezioni e quindi con un pizzico di fortuna sarebbe riuscito a superare la Luna Piena e fare lezione. Il martedì invece, la giornata di Remus era piena, quindi il giorno dopo avrebbero dovuto faticare per finire di preparare tutto, così da non dover sovraccaricare di lavoro Remus nei giorni dopo la Luna Piena. Remus le chiese il suo parere su alcuni compiti del quinto anno e poi come di consueto si mise a preparare il tè, prima di congedare la ragazza.
“Oggi mi ha scritto, Harry” disse Hermione, guardando il mannaro armeggiare con il bollitore “Mi ha detto di averti visto”.
“Sì di sfuggita, stavo uscendo da casa di Dromeda per tornare a Hogwarts” rispose Remus, sollevando appena lo sguardo.
“Mi ha anche detto che lui e Ron sono andati a una festa. Poi ha aggiunto di non rimproverarlo perché lui è andato e visto che a me non piacciono le feste, ma non è vero che non mi piacciono le feste, insomma sì, non ne ho mai viste tante, di feste… Ma questo mi fatto riflettere, sai come mi sono sentita?”.
“Esclusa?” tentò Remus.
Hermione scosse la testa.
“Ehm.. ferita?”
“Noiosa” ribatté Hermione.
“Noiosa?”
“Noiosa! Harry ha ragione, non sono mai andata a una vera festa, non mi sono mai ubriacata,  sono ormai una adulta e non ho fatto altro che studiare e combattere. Ammettiamolo, sono noiosa” disse Hermione.
“Hermione tu non sei noiosa” le assicurò Remus.
“Possiamo affermare che io e te siamo simili, Remus? Insomma: studiosi, colti, cerchiamo di rispettare le regole, leggiamo molto e cosi via”.
“Lo possiamo affermare” disse Remus, cercando di capire dove volesse arrivare Hermione.
“Ecco, allora dimmi, a quante feste sei stato quando avevi diciannove anni?” gli chiese Hermione.
Remus sorrise “Parecchie direi, molte di più di quante avrei voluto e di alcune ho preferito cancellarne i ricordi, ma devi calcolare che i miei migliori amici erano Sirius e James, per loro era tutta una festa, questo di certo non ti rende noiosa. Il fatto è che sei giù di morale, hai avuto una settimana difficile”.
“Non lo nego, è stata un po’ stressante, non mi sento più in me questa settimana, non so che mi prende”.
“Io so cosa ti serve e di certo non è un tè” disse Remus, diede un colpo di bacchetta al bollitore e si avvicinò all’armadietto dove Hermione aveva preso le tazze per il tè la prima sera.
“Che fai?” chiese Hermione.
“Sto prendendo la cura” rispose Remus, trafficando nell’armadietto.
“Cura?” chiese Hermione, incuriosita.
“La cura per quando si è giù di morale” disse Remus, voltandosi. In mano aveva una bottiglia, due bicchieri e un’enorme tavoletta di cioccolato “Non c’è niente di meglio di cioccolato e idromele quando si è un po’ giù” spiegò, tornando alla scrivania. Si sedette e verso ad entrambi una generosa quantità di idromele, staccò un grosso pezzo di cioccolato e iniziò a mangiarlo.
“Ehm Remus, tecnicamente sei sempre un mio insegnante, quindi non credo che dovresti darmi alc…”
“Hermione” la interruppe Remus.
“Sì”
“Non fare la noiosa e prendi la cura”.
Entrambi risero, la ragazza si fece coraggio e bevve un sorso di idromele, era delizioso.
Remus aveva ragione, quel bicchiere di idromele e un bel po’ di cioccolato l’avevano tirata su di morale e mentre si avviava verso la Sala Comune si sentiva più sollevata, felice.
Era al quinto piano, camminava velocemente diretta alla scorciatoia dietro il guardo dei monaci ubriachi, quando girò l’angolo e per poco non andò a sbattere contro il professor Piton. Si spaventò e barcollò, appoggiandosi al muro per non cadere.
“Guarda dove vai, Granger!” sbraitò Piton.
“Mi scusi, signore” borbottò Hermione, si staccò dal muro e per poco non perse l’equilibrio di nuovo.
Dannati stivaletti dalla suona consumata, sapevo che dovevo buttarli l’anno scorso pensò Hermione, sistemandosi la divisa.
“Sei ubriaca, Granger?”
Hermione lo guardò stupita “Certo che no, signore”.
“Allora perché sento odore di idromele?” domandò Piton, guardandola dall’alto in basso.
“Io ho… provato un cioccolatino all’idromele che Harry ha inviato al professor Lupin, ho appena finito di lavorare con lui e stavo giusto andando a dormire” rispose Hermione, sperando di suonare convincente.
“Sei sicura?”
“Certo, professore”.
“Non ho mai sentito parlare di cioccolatini all’idromele” disse Piton, lisciandosi il mento.
“Sono ottimi, signore. Ma certo converrà che per ubriacarsi con quelli bisogna mangiare almeno 5 scatole, è più facile entrare in coma diabetico che…”
“Ho capito, Granger!” disse Piton “Ma ricordati che se mi hai mentito ti darò una punizione che durerà un mese, ora sparisci dalla mia vista”.
Hermione non se lo fece dire due volte, era a metà corridoio quando Piton urlò “E 10 punti in meno a Grifondoro per essere in giro fuori orario”.
Hermione si voltò a guardarlo, costernata “Ma signore…”
“Altri 10 punti in meno per aver reclamato, vuoi aggiungere qualcos’altro Granger?” disse Piton, guardandola soddisfatto.
“Buona notte, professore” borbottò Hermione, infuriata. Si voltò e tornò di corsa in Sala Comune.
Il giorno dopo si alzò presto per andare in guferia a spedire la risposta ad Harry.  Per tutto il giorno aiutò Remus a preparare le lezioni del martedì, il cielo era ritornato limpido, ma un forte vento continuava ad abbattersi sulle mura del castello. Lavorarono tutto il giorno e quando alla sera Hermione tornò nella Sala Comune era contenta del proprio lavoro. Voleva far qualcosa di buono per il mondo e aiutare le persone, gli elfi domestici, ma doveva ammettere che il lavoro dell’insegnante iniziava a interessarla sempre di più.
La domenica avrebbe voluto rilassarsi, ma doveva finire il tema di pozioni e mettersi in pari con gli altri compiti, così passò la giornata china sui libri. Solo alla sera ebbe un momento di relax e lo passò con Ginny davanti al fuoco, pianificando la prossima gita a Hogsmeade. Quando andò a dormire la Luna Piena era alta nel cielo, sperò che Remus stesse bene e s’infilò sotto le coperte.
Lunedì mattina si alzò molto presto, quando entrò nella Sala Grande vi erano solo una manciata di studenti intenti a fare colazione, buttò giù una tazza di porridge, prese qualche brioche e si diresse verso l’ufficio di Remus. Voleva controllare che tutto fosse a posto prima di andare a lezione. Arrivata davanti all’ufficio bussò tre volte, ma nessuno rispose, si fece coraggio e lentamente entrò nell’ufficio, sapeva che Remus passava la Luna Piena lì dentro e doveva controllare che stesse bene. Quando aprì la porta emise un gemito di terrore, Remus era riverso sul pavimento a faccia in giù con solo una lurida coperta a coprirlo. Hermione si avvinò, il braccio era coperto di sangue e il professore era privo di sensi.
“Remus! Remus stai bene?” disse Hermione, sfiorandogli la schiena.
“Ahi” gemette Remus, aprendo gli occhi “Hermione?”
“Ero venuta a controllare che tutto fosse a posto prima della lezione, ti sei graffiato il braccio, perdi un po’ di sangue” disse Hermione. La ragazza chiuse gli occhi “Vieni ti aiuto ad alzarti”.
“Sono.. ehm.. nudo” borbottò Remus, sfinito. Hermione lo sentì armeggiare con la coperta, tentando di coprirsi.
Hermione lo aiutò a sedersi, il petto di Remus era pieno di vecchi graffi, Hermione distolse lo sguardo.
“Non devi farlo, non ho bisogno del..”
“Non essere sciocco, Remus” lo interruppe Hermione, tornando a guardarlo “Hai l’essenza di Dittamo?”
Remus indicò l’armadietto dove teneva l’idromele e il cioccolato. Hermione lo aprì e frugò alla ricerca del Dittamo, una volta trovato si mise in ginocchio accanto a Remus e gli pulì la ferita.
“Mi.. dispiace… Non avresti dovuto… trovarmi così” borbottò Remus.
“Non ti preoccupare” rispose Hermione, rimarginandogli la ferita sul braccio “È stata così brutta?”
“Abbastanza, ma c’è… stato di peggio” rispose Remus, sfinito.
Hermione si alzò “Non muoverti, hai bisogno di una pozione ricostituente, dopo ti sentirai molto meglio, vado in infermeria a prenderla. Tranquillo, la prima ora non hai lezione e per la seconda sarai di nuovo a posto, tu non muoverti!”
“Hermione, arriverai tardi a lezione e…” tentò il mannaro.
“Non credo che Vituos farà storie, resta lì” ordinò Hermione, uscì dall’ufficio e corse in infermeria.
Trovò Madama Chips nel suo ufficio, ma quando le chiese la pozione per Remus la sua risposta fu la peggiore che Hermione potesse sperare.
“Temo di averla finita ieri, cara. Il professor Piton ha promesso di farne di nuova, in effetti avrebbe dovuto consegnarmela stamattina”.
Hermione la ringrazio e uscì dall’infermeria, avrebbe dovuto andare a chiederla a Piton, sentì una sensazione di nausea alla bocca dello stomaco. Non c’era altra soluzione, doveva andare dal professore di pozioni. Scese velocemente nei sotterranei, mentre la scuola iniziava a popolarsi di studenti sonnolenti che andavano a lezione.
Sperò di trovare Piton in ufficio e fortunatamente così fu “Signorina Granger, con quale diritto viene a disturbanti a quest’ora?” domandò acido.
“Madama Chips ha detto che ha preparato della pozione ricostituente, ne avrei bisogno per il professor Lupin, non si sente tanto bene e…”
Piton non lasciò nemmeno finire, le diede le spalle e andò alla sua scrivania. Hermione entrò nell’ufficio, osservando Piton che riempiva una fiala di pozione rossa.
“Metà adesso e metà a mezzogiorno, dopo aver mangiato. Non di più, non vogliamo che al professor Lupin venga un collasso, o forse sì?” disse Piton, ghignando malevolmente.
Hermione prese la fiala con attenzione della sue mani. “Credevo che fosse l’assistente di Lupin, non la sua infermiera” aggiunse Piton.
“Sto solo cercando di aiutarlo, devo molto a Remus, non è solo un professore, ma anche un amico” rispose semplicemente Hermione.
“Mpfh! Ho sempre pensato che lei fosse troppo saccente, signorina Granger. Ora è solo ridicola” rispose il professore di pozioni.
“Non mi aspetto che lei capisca come sia avere amici, visto che non ne ha nessuno. Grazie per la pozione, professore” gli disse Hermione, usci di corsa prima che lui potesse avere il tempo di toglierle punti, punirla o peggio schiantarla, sapeva che avrebbe pagato presto la sua insolenza, ma non le interessava. Non sapeva dove aveva trovato il coraggio di rispondere così a un professore, nell’ultima settimana era davvero impazzita, ma si sentiva molto meglio dopo averlo fatto.
La scuola era tornata silenziosa, gli studenti erano tutti a lezione. Quando tornò nell’ufficio di Remus lo trovò seduto, doveva l’aveva lasciato, aveva tentato di vestirsi con poco successo, la camicia era decisamente legata male. “Tieni, non sai cosa ho dovuto fare per averla. Bevine metà adesso e metà subito dopo pranzo”.
“Grazie Hermione” disse Remus, prendendo la fiala dalle mani della ragazza “Stai saltando la lezione di incantesimi per causa mia”.
“Bevi la pozione e basta” rispose Hermione.

“Perché non sei venuta a incantesimi?” le chiese Ginny un’ora dopo, nella Sala d’Ingresso.
“Dovevo aiutare Remus con una cosa” rispose Hermione, individuando il professor Piton a poca distanza da loro.
“Ehi! Guarda cosa mi ha mandato Harry questa mattina!” aggiunse Ginny, estraendo una scatola dalla borsa “Cioccolatini all’idromele, ha detto che sono buonissimi!”
“Lo immagino” disse Hermione. Si sentì incredibilmente fortunata che esistessero, Piton non avrebbe mai potuto dire che Venerdì sera le aveva mentito, sorrise beffarda al professore e spinse Ginny verso l’uscita, erano in ritardo per erbologia.

 

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Capitolo 4
*** Halloween a Hogsmeade ***


4. Halloween a Hogsmeade


“Ancora un giorno” disse Ginny entusiasta, raccogliendo le sue cose alla fine della lezione di pozioni.
“Sei felice?” chiese Hermione, sorridendo.
“Tu no? Insomma, domani è Sabato e per di più è Halloween, ci facciamo un bel giretto ad Hogsmeade e vediamo Harry e Ron!” rispose Ginny, chiudendo la borsa.
Hermione annuì “Sono contentissima di vedere Harry e Ron, per di più ho un milione di acquisti da fare a Hogsmeade!”
Ginny le fece l’occhiolini e seguì i compagni di classe verso l’uscita.
“Un momento, signorina Granger” disse l’aspra voce del professore di pozioni. Hermione fece un cenno a Ginny di andare e si diresse la cattedra.
“Mi dica professore”
“Visto che Lupin non ha più bisogno di lei, potrà scontare la sua punizione domani pomeriggio” le disse Piton, mentre un sorriso maligno si apriva sul suo volto.
“Ma… Ma professore, domani c’è la gita a Hogsmeade e io…”
“Temo che dovrà rinunciarci” la interruppe Piton.
“Ma…”
“Granger! Non mi interessa se hai piani personali per la giornata! Domani alle 14 ti aspetto nel mio ufficio! Sono stato chiaro, Granger?”
“Sì” mormorò Hermione, mentre un misto di rabbia e tristezza le crescevano dentro.
“Suvvia, Severus!”
Hermione si voltò di scatto e vide sulla porta la preside.
“La signorina Granger ha lavorato duro per assolvere tutti i suoi compiti e assistere il professor Lupin, credo che ora abbia il diritto a un po’ di svago. Può scontare la punizione Domenica” aggiunse la McGranitt, raggiungendoli.
“Certo, preside” disse Hermione, annuendo.
“Molte bene, ora vai pure Granger, sei in ritardo per la prossima lezione e io devo parlare con il professor Piton” rispose la McGranitt.
Hermione annuì e corse via, evitando molto accuratamente di guardare in faccia a Piton. Era sicura che il professore non aveva preso per niente bene l’intervento della preside.

Il giorno dopo alle due in punto, Hermione e Ginny entrarono al Tre Manici di Scopa. Subito scorsero Harry e Ron seduti ad un tavolo assieme a “George!” gridò Ginny, abbracciando il fratello.
“Ciao ragazze” disse George, con un sorriso.
“Cosa ci fai da queste parti? Potevi dirmi che venivi!!” disse Ginny, abbracciandolo una seconda volta.
“Sono qui per affari” rispose George, facendo loro l’occhiolino “Ho deciso di comprare Zonko, era un vecchio progetto e ho deciso che è tempo di realizzarlo. Sopra il negozio c’è un appartamento e dividerò il mio tempo tra Hogsmeade e Diagon Alley. Così potrò anche stare vicino alla mia sorella preferita!”
“Certo sono la tua unica sorella” rispose Ginny, sedendosi vicino ad Harry.
“Vieni Hermione, siediti al mio posto, il lavoro mi chiama” disse George, alzandosi.
Hermione lo ringraziò, lui fece un piccolo inchino e se ne andò sorridendo.
“Sembra stia molto meglio” disse Hermione, seguendo George con lo sguardo. Negli ultimi mesi il ragazzo sembrava aver perso la vitalità tipica dei gemelli.
“L’ho sentito dire a mamma che vuole buttarsi in questo progetto per, in qualche modo, andare avanti. Pare che abbia sognato Fred che lo tirava fuori a calci dalla Tana e gli diceva di vivere la vita” disse Ron.
Il silenzio cadde tra loro, Hermione guardò Ron e Ginny imbarazzata, non sapeva mai cosa dire quando si trattava del fratello che avevano perso.
“Chi vuole una burrobirra?” chiese Harry, interrompendo il silenzio carico di tristezza.
“Sicuro! Anche due!” rispose Ginny.
Nell’ora successiva parlarono molto della scuola e di quello che capitava all’ufficio Auror e ad Hogwarts.
“Hermione ha quasi rischiato di non venire, Piton voleva farle scontare oggi una punizione. Per fortuna è intervenuta la McGranitt che passava di lì proprio in quel momento” raccontò Ginny.
“Hai una sfortuna sfacciata, Hermione” disse Harry, brindando a lei con un ultimo sorso di Burrobirra.
“Lo ammetto!” rispose la ragazza, sorridendo.
“Maledetto pipistrello” commentò Ron, pieno di rancore.
“Su Ron, non stare lì ad arrabbiarti per Piton, ho capito che non ne vale la pena” disse Hermione, alzandosi “Coraggio Ginny, abbiamo un sacco di compere da fare!”
“Detesto lo shopping” apostrofò Ron, si scolò l’ultimo sorso di Burrobirra e si alzò.
Andarono da Madama McClan, dove Ginny comprò, o meglio Harry le regalò, una nuova veste da strega. Inoltre, la rossa insistette che Hermione comprasse un berretto di lana bianco, che le stava benissimo. Alla fine Hermione lo comprò con piacere, in quanto il tempo iniziava a diventare decisamente freddo. Fecero scorta di penne d’oca e per finire andarono da Mielandia. Hermione si carico di piume di zucchero, api frizzole e cioccorane. Proprio mentre prendeva proprio quest’ultime i suoi occhi finirono su una scatola di cioccolatini all’idromele, sorrise e ne agguantò una confezione.
“Perché hai preso quei cioccolatini? Non credevo che ti piacesse quel tipo di dolci” chiese Ron, una volta usciti dal negozio di dolci.
“Sono per Remus” rispose Hermione, riponendo i cioccolatini assieme agli altri dolci.
“Lupin?”
“Sì perché?” chiese Hermione, mentre Harry e Ginny li raggiungevano.
“Perché regali dei cioccolatini a Remus?”
“Sì Hermione, non si corrompono i professori” disse Harry, ridendo. Hermione quasi non lo sentì, stava fissando Ron, infastidita dal suo tono.
“Hai qualcosa in contrario?” chiese Hermione.
“Non vedo perché dovresti fargli un regalo” rispose Ron, incrociando le braccia. Mentre Ginny iniziava a scuotere la testa.
“È ovvio no? Mi ha dato una grande possibilità a scegliere me come sua assistente, è una cosa che potrà dare spicco al mio curriculum una volta che avrò finito la scuola, quindi mi sembra giusto ringraziarlo”.
“Grande possibilità? A me sembra solo una perdita di tempo, a chi vuoi che interessi se sei stata assistente di un professore? Io l’avrei ringraziato se avesse scelto Ginny! Bè certo, non l’ha chiesto a lei perché è impegnata come Capitano della squadra di Quidditch” .
“Ron” tentò di dire Ginny, incredula. Ma ormai il danno era fatto.
“Bè, certo. È ovvio che l’ha chiesto a me solo perché gli altri erano troppo impegnati! Non magari per le mie capacità, certo che no. Grazie, Ronald, sono felice che tu pensi che non abbia le capacità per questo lavoro. Se è così non ho più niente da dirti! Andiamo Ginny! Ciao Harry” rispose Hermione, offesa e arrabbiata. Girò sui tacchi e partì alla volta del castello.
“Ma che ho detto?” borbottò Ron.
“Sei il solito idiota” disse Ginny, baciò Harry e corse dietro ad Hermione.

 

 

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Spazio Autrice: Lo so, il capitolo è decisamente corto. In effetti doveva essere più lungo e contenere anche la punizione di Hermione, ma alla fine ho deciso di metterla a parte per poter descriverla meglio ;) Perchè spero che mi scuserete per questo capitolo decisamente più corto del solito!
In ogni caso, grazie mille per le vostre recensioni, spero che comunque il capitolo vi piaccia e fatemi sapere (sia in bene che in male) cosa ne pensato! Aspetto le vostre recensioni!
Baci
HermioneCH 

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Capitolo 5
*** Distillato soporifero ***


5. Distillato soporifero


Erano le sette e trenta di Domenica sera, quando Hermione uscì dalla Sala Comune stringendo un pacchetto tra le mani. Piton aveva posticipato la punizione alle venti, rovinando i piani di una serata tranquilla e di andare a letto presto di Hermione. Era ancora arrabbiata con Ron per le sue parole, come poteva insinuare che lei non fosse abbastanza brava per assistere Remus e come osava ostentare quel tono di accusa per una semplice scatola di cioccolatini. Era tremendamente irritata dal comportamento del suo ragazzo e benché Ginny continuasse a dirle di non pensare al giorno prima, la mente di Hermione era fissa a quell’istante. Era perfino arrivata a chiedersi se lei e Ron fossero meravigliosamente incompatibili come coppia, se davvero desiderava rimanere con un uomo tanto insensibile ai suoi sentimenti.
Quando bussò all’ufficio del professor di Difesa la sua mente stava ancora pensando a Ron.
“Hermione, a che devo il piacere?” chiese Remus, vedendola sulla soglia.
“Sono passata a ringraziarti prima di scendere nei sotterranei per la punizione con Piton”.
“Ringraziarmi di cosa?” chiese Lupin, divertito.
“Dell’opportunità che mi hai dato scegliendomi come tua assistente” rispose Hermione, porgendogli il pacchetto.
“Bè grazie” mormorò Lupin “Ma non dovevi”.
“È solo un pensiero” rispose Hermione, invitandolo ad aprire il pacchetto.
Lupin lo scartò e si ritrovò a guardare la scatola di cioccolatini “Cioccolatini all’idromele? No!!! Esistono i cioccolatini all’idromele e io non ne sapevo niente?”
Hermione rise “Li ho scoperti da poco”.
“Ti ringrazio, Hermione” rispose Remus, abbracciandola.
“Non c’è di che! Ora scappo, se arrivo in ritardo alla punizione, Piton è capace di uccidermi” disse Hermione, sciogliendosi dall’abbraccio e corse via.
Alle otto in punto entrò nell’ufficio del professore di pozioni. Come aveva previsto nei sotterranei faceva molto freddo e Piton non aveva nemmeno acceso il camino.
Il professore alzò lo sguardo dai suoi scritti vedendola entrare e soffermò lo sguardo su di lei, studiandola. I vestiti Babbani che portava la facevano sembrare un’altra persona, Piton la sguadrò partendo dagli stivali fino al ginocchio, ai jeans che le fasciavano il corpo, su per quel giacchetto bianco e verde che nascondeva leggermente le sue forme, fino ad arrivare a un sorprendente berretto di lana bianco “È una nuova stupida moda portare cappelli e berretti anche all’interno?” commentò Piton, sprezzante.
“Fa freddo e i sotterranei non sono certo il luogo più caldo del castello” rispose Hermione, incrociando le braccia.
“Sei hai freddo oggi, Granger, significa che non hai mai sentito il freddo, vero?” rispose Piton, scrutando la sua reazione.
“Non credo di essere venuta qui a parlare di freddo o vestiti, non è così professore?” rispose Hermione, sostenendo lo sguardo di Piton.
Per la prima volta il professore si rese conto di quanto la ragazza fosse diversa da come la ricordava, non che la sua compagnia fosse gradevole, ma non era più solo l’irritante so-tutto—io, la guerra l’aveva plasmata trasformandola in una donna coraggiosa e tenace.
“Madama Chips è a corto di distillato soporifero e pozione pepata contro il raffreddore, ma visto che io non ho tempo, le preparerai tu Granger. Su quel tavolo ci sono tutti gli ingrediente e come vedi, due calderoni” rispose Piton, indicando il tavolo accanto al camino.
“Sì, signore” rispose Hermione, dirigendosi al tavolo. Tre ore di lavoro per due pozioni, addio al pensiero di andare a dormire presto pensò, sconfortata.
“Non ammetto errori, Granger. Se le pozioni non saranno più che perfette, tornerai domani sera e ricomincerai tutto da capo, sono stato chiaro?”
“Certo, signore” rispose Hermione, senza guardalo, era già presa ad accendere i fornelli sotto i calderoni, sperando di fare il prima possibile.
“Ah, inoltre, mentre lasci le pozioni a sobbollire dovrai mettere a posto gli ingredienti che ci sono su quei scaffali, riempire i contenitori vuoti e rietichettare quelli la cui scritta si è sbiadita, ovviamente se non finirai questa sera avrai tutto il tempo domani sera”.
Hermione si limitò ad annuire. Bastardo! Non riuscirò mai a fare tutto, la pozione pepata va lasciata sobbollire un’ora e girata ogni dieci minuti, mentre la soporifera va lasciata sobbollire due ore e girata ogni venti minuti, come diavolo faccio a fare tutto?
"Professore?"
"Che vuoi?"
"È possibile accendere il camino? Sto congelando" chiese Hermione, indicando il camino di pietra.
"Sei una piaga, Granger. Lo sai questo vero?" rispose Piton.
"Probabilmente, ma questo non toglie il fatto che ho freddo".
Piton sbuffò "Quel tuo ridicolo cappello non dovrebbe ripararti dal freddo?"
"Per prima cosa il mio beretto non è ridico e secondo mi scalda, ma non su tutto il corpo" rispose Hermione.
"Non sono problemi miei" disse Piton, distogliendo lo sguardo dalla ragazza.
"D'accordo professore, ma se la prossima volta che alza lo sguardo e mi trova svenuta sul pavimento, la prego di informare Madama Chips che sono in grave stato di ipotermia".
L'insegnante tornò a guardare la ragazza, spazientito dalla sua insistenza, ma anche colpito dalla sua determinazione. Estrasse la bacchetta dal mantello e la puntò verso il camino, dove immediatamente si accese il fuoco.
"Grazie, professore".
"Ora sta zitta e fai il tuo lavoro, prima che decida io di farti svenire" disse Piton, mettendo via la bacchetta. 

Hermione passò la prima ora tagliando e aggiungendo ingredienti alle pozioni cercando di non sbagliare nulla. Con un complesso procedimento, incantò i due mestoli per avvisarla quando doveva girare le pozioni. Alzò la bacchetta e chiamò a sé i barattoli vuoti, posandoli sul tavolo.
“Signorina Granger”.
“Sì, professore?” borbottò Hermione, voltandosi.
“Non mi sembra di averle dato il permesso di usare la magia” rispose Piton, arcigno.
“Non vedo come potrei fare a finire tutto entro sta sera, senza magia” spiegò Hermione, controllando i barattoli vuoti.
“Allora dovrà tornare domani sera” disse Piton.
Hermione incrociò le braccia “Senta, professore. Sappiamo entrambi che né io né tanto meno lei vogliamo ritrovarci qui domani sera, quindi mi permetta di usare la magia, così domani potrò studiare e lei avrà l’ufficio tutto per sé!”
Piton fece una smorfia e tornò a leggere il libro che teneva fra le mani, Hermione lo preso come un assenso a continuare ad usare la magia.
Uno dei mestoli batté sulla sua spalla e lei corse a girare la pozione pepata. Nel tempo seguente, con l’aiuto della magia riuscì a riempire tutti i barattoli vuoti e riettichettare quelli dove la scritta era sbiadita. Stanca morta si sedette sulla sedia, doveva aspettare ancora quindici minuti per girare un’ultima volta il distillato soporifero e poi finalmente sarebbe stata libera.
Piton alzò lo sguardo, disturbato da uno dei mestoli incantati che sbattevano sul tavolo. “Granger, sei per caso diventata sorda? Gira quelle maledetta pozione!!”
Hermione, seduta sulla sedia con la testa appoggiata alla mano, non si mosse.
“Dannata ragazza” borbottò Piton, alzandosi dalla scrivania “Come osa addormentarsi durante una punizione”. Agguantò il mestolo e girò due volte la pozione, ne controllò il colore e poi spense il fornello sotto il calderone. Tornò alla scrivania e prese il libro che stava leggendo, lo aprì e lo richiuse di colpo.
Hermione scattò in piedi spaventata “Cosa? Come? La pozione! Oh Dio! Io mi…”
“La pozione è pronta” la interruppe Piton “Ma non certo grazie a te, Granger! Venti punti in meno a Grifondoro per esserti addormentata durante la punizione e ora vattene da qui”.
Hermione non se lo fece ripetere due volte e uscì dall’ufficio.


Il giorno dopo venne svegliata abbastanza presto da un fastidioso picchiettare alla finestra, si alzò sfregandosi gli occhi e trovò Leo ad aspettarla. Con qualche difficoltà prese la pergamena dall’eccitatissimo gufo e tornò a letto. Sbadigliò e srotolò la pergamena.


Ti aspetto alle 7.30 davanti al portone della scuola, ti prego di esserci.
Con amore

Ron


Hermione guardò l’orologio che indicava le sette, sbuffò e si vestì. Sperava di avere un altro po’ di tempo per riflettere sulla loro situazione, ma alle sette e trenta precise era fuori dal portone della scuola, dove trovò Ron ad aspettarla.
“Sei venuta” disse Ron, sollevato.
“Mi hai pregato” rispose Hermione.
“Volevo chiederti scusa per il mio comportamento di sabato, ieri ci ho pensato tutto il giorno e sono stato il solito idiota, mi dispiace davvero!” disse Ron, tutto d’un fiato.
“Dovresti imparare a connettere il cervello alla bocca prima di parlare, Ronald” rispose Hermione, incrociando le braccia.  “Lo so, sono il solito stupido” disse Ron, si sporse in avanti e la abbracciò. Hermione si liberò subito dall’abbraccio. “Sei ancora arrabbiata, vero?” mugugnò il rosso.
“No, non sono più arrabbiata” rispose Hermione e il volto di Ron si aprì in un luminoso sorriso. “Ma anche io ho pensato molto a quello che è successo, non dico solo l’altro ieri, ma nell’ultimo periodo”.
“Cosa vuoi dire?”
“Ti voglio tanto bene, Ron. Ma credo che tu non sia la persona giusta per me” rispose Hermione, quasi sorprendendosi delle sue parole.
“Non è vero! Come puoi dire questo?! Dopo tutto quello che abbiamo passato?” disse Ron, infiammandosi.
“È proprio per tutto quello che abbiamo passato che posso dirlo” ribatté Hermione “Ascolta Ron, io e te come coppia non funzioniamo, siamo grandi amici ma niente di più, se fossimo stati giusti come coppia ci avremmo provato molto prima, ci siamo lasciati prendere dall’adrenalina del momento durante la guerra, ma ora che le nostre vite sono tornate alla normalità… Bè, non siamo fatti per essere una coppia”.
“C’è un altro vero?” chiese Ron. Hermione non era nemmeno sicura di aver capito correttamente “Cosa? No! Ron come fai a pensare che…”
“È Lupin vero? Tutte quelle ore passate con lui, i cioccolatini, ora capisco” disse Ron, come se lei non avesse parlato.
“Non essere ridicolo, Ronald!”
“Certo! Il povero ridicolo Ron, eh?” sbraitò il rosso, fuori di sé.
“Ti prego, non fare così. Mi dispiace davvero Ron, ma non c’è nessun altro, siamo noi che non andiamo bene l’uno per l’altra. Mi dispiace, è finita” rispose Hermione, Ron distolse lo sguardo “Ora devo andare, Ron”.
Fece a tempo a fare solo pochi passi nella Sala d’Ingresso, quando Ron le afferrò il braccio.
“Non può essere finita!”
“Lasciami Ron, mi fai male!”
Strattonò via il braccio dalla presa di Ron, ma inciampò e cadde torcendosi il braccio sotto il corpo.
“Weasley!”
Hermione alzò lo sguardo, con gli occhi lacrimanti di dolore, Piton stava correndo verso di loro.
“Weasley! Che diavolo fai?”
“Non ho fatto niente” rispose Ron “Hermione, tesoro, stai bene?” aggiunse chinandosi su di lei.
“Weasley, allontanati da Granger! Vorrei ricordati che non sei più uno studente di questa scuola, quindi sparisci da qui, prima che ti faccia sparire io” ringhiò Piton. Ron alzò le mani e li fulminò entrambi con lo sguardo, allontanandosi.
“Ahi” mugugnò Hermione, mettendosi a sedere.
“Ti ha fatto male?”
“No, sono caduta da sola, ma credo di essermi fatta male al braccio” disse Hermione, tenendolo con l’altra mano.
“Andiamo, ti porto in infermeria” disse Piton, aiutandola ad alzarsi.

“Tripla frattura: polso, carpo e ulna” diagnosticò Madama Chips dieci minuti dopo “Come hai fatto a combinare questo disastro?”
“Sono caduta e ho torto il braccio sotto il mio peso” rispose Hermione, con una smorfia.
“Temo di non poter riaggiustare tutto con un colpo di bacchetta” disse Madama Chips, sfiorandole il braccio con la bacchetta “Ti sei sbriciolata le ossa per bene, ci vuole dell’Ossofast e dovrai rimanere una notte in osservazione”.
“Farà tanto male?” chiese Hermione, già sapendo la risposta.
“L’Ossofast non è di certo una passeggiata, ma posso darti del distillato soporifero per farti dormire durante il processo di guarigione, così non sentirai niente, il professor Piton me ne ha appena fatto un paiolo di ottima qualità” rispose la Chips.
“Il professor Piton è un ottimo pozionista” rispose Hermione, guardando Piton imbronciato, in piedi di fianco a Madama Chips.
“Sappi Granger che l’ottima qualità di Madama Chips è appena sufficiente sulla mia scala della qualità” mormorò Piton, mentre l’infermiera si allontanava. Il sorriso di Hermione si spense subito.
“Ecco qui, cara” disse Madama Chips, una volta di ritorno.
Hermione prese uno dei due calici dalle sue mani.
“Posso andarmene ora? Ho da fare” chiese Piton all’infermiera.
“Sì grazie, Severus” disse Madama Chips.
“Oh professor Piton! Potrebbe dire a Ginny che sono in infermeria?” domandò la ragazza, mentre Piton si allontanava, lui ci girò e la fulminò con lo sguardo.
“Ti sembro un gufo, Granger?”

“Grazie, professore”.

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Capitolo 6
*** Il vicino di letto ***


6. Il vicino di letto


“Ben svegliata” sussurrò la voce di Ginny, Hermione si guardò attorno confusa, si stropicciò gli occhi mettendo a fuoco l’infermeria “Che ore sono?” mormorò, sentendosi la bocca impastata.
“Sono le cinque e mezzo, hai dormito tutto il giorno, come va il braccio?” disse Ginny, passandole un calice colmo di succo di zucca.
Hermione bevve un sorso e disse “Bene, da solo un po’ fastidio, credi che possa uscire questa sera?”
“No, la Chips ha detto che vuole tenerti qui stanotte, per darti un occhia e vedere come va il dolore” rispose Ginny, riprendendo il calice dalle mani di Hermione.
“Dennis Canon ha detto che stavi litigando con Ron nella Sala d’Ingresso, cosa è successo veramente? Spero che mio fratello non centri con il fatto che ti sia fatta male o gli lancerò dieci fatture orcovolanti!”
“Sono inciampata” sentenziò Hermione, decisa. Si guardò in giro e notò una scatola bianca ai piedi del suo letto “Cos’è quello?”
“È per te” rispose Ginny, prendendo la scatola, la aprì e mostrò ad Hermione il contenuto, che consisteva in un invitante torta al cioccolato “Appena Harry ha saputo che ti eri fatta male ha mandato Kreacher con questa, pensava che inoltre sarebbe stato un modo più veloce di un gurfo, per avere informazioni sulla tua salute”.
“Vedo che l’hai già assaggiata” disse Hermione, indicando il pezzo mancante della torta.
“Sai com’è, vegliare su chi dorme fa venir fame” rispose Ginny, con un sorriso.
Hermione stava per rispondere qualcosa di piccato, ma venne distratta dalla sagoma che giaceva immobile nel letto accanto, individuò una massa di capelli neri e lucidi, trattenne il respiro “Quello e…” tentò di dire, ma le parole le morirono in bocca.
“Già” disse Ginny con un sorriso.
“Ma come…”
“L’ho incrociato al primo piano, mentre andavo a colazione e mi ha sbraitato che eri in infermeria, poi se n’è andato e in mezzo al corridoio si è messo a terrorizzare un bambino del primo anno che gli era quasi andato addosso, quando si è girato per andarsene è inciampato nel suo stesso mantello ed è caduto per una rampa di scale” spiegò Ginny, con fervore.
“Non mi dire” mormorò Hermione.
“Lo definirei karma istantaneo” commentò Ginny, sghignazzando “Frattura cranica e due costole rotte dicono, peccato che nessuna abbia fatto delle foto. Mi spiace Herm, dovrai sopportarlo per tutta la notte”.
“CHE COSA?” esclamò Hermione.
“Oh sì, Madama Chips ha detto che dovrà rimanere in osservazione almeno una notte” rispose Ginny, divertita dallo sguardo terrorizzato di Hermione “Non temere, probabilmente dormirà fino a domani mattina”.
“Lo spero” disse Hermione “Che argomenti di discussione potrei avere con lui?”
“Credi che veramente ti lascerebbe aprire la bocca?”
“Giusto” risposa la riccia, annuendo.
Ginny prese la sua borsa e la mise sul letto di Hermione “Ma non preoccuparti, ti ho preso qualcosa da fare”.
“I compiti!” esclamò Hermione, ansiosa.
“Allora, come puoi immaginare la lezione di pozioni non c’è stata, Remus e la Sprite ci hanno assegnato un tema, ma hanno detto che non devi consegnarlo, devi solo leggere i capitoli riguardanti la lezione” disse Ginny, mettendo i libri di pozioni, difesa e erbologia sul letto di Hermione.
“Scherzi? Devo fare anche i temi!” rispose decisa Hermione.
Ginny scosse la testa “Come credi di fare a scrivere con quella mano?”
“Domani la mia mano sarà tornata come prima” rispose Hermione, prendendo il libro di Difesa.
“Fa come voi, testona. Magari esonerassero me dai compiti, comunque McCall ha chiesto di leggere da pagina 30 a 50 del manuale di trasfigurazione avanzata” replicò Ginny, posando un quarto libro sul letto dell’amica.
“Proprio non ti piace eh?” chiese Hermione, guardando di traverso Ginny.
“Non vorrai dirmi che a te piace come insegna? Andiamo! È un insulto sostituire la McGranitt con un cretino come Alos McCall!” rispose Ginny, fece una smorfia disgustata e chiuse la borsa.
Hermione rise “Almeno non è peggio di…” fece un cenno a Piton svenuto accanto a loro e Ginny scoppio a ridere “Ma sinceramente pensavi di trovare uno bravo come la McGranitt per quel posto? Il fatto non è che lui non sia bravo ad insegnare, è che siamo state abituate troppo bene con la McGranitt”.
“Probabile” disse Ginny, sospirando.
“Bene, ti sei svegliata” disse  Madama Chips alle loro spalle, le ragazze si voltarono e videro l’infermiera che camminava lungo la corsia. “Come stai?”
“Sto bene” rispose Hermione, con la speranza di poter uscire dall’infermeria quella stessa sera.
“Questo lascialo giudicare da me” disse Madama Chips, afferrandole con cura il braccio “Signorina Weasley, saresti così gentile da aspettare di fuori mentre visito la paziente”.
Ginny annuì e uscì dall’infermeria.
“Come sta il professor Piton?” chiese Hermione, guardando la sagoma immobile alla sua destra.
“Lo sapremo quando si sveglierà” rispose Madama Chips, estraendo la bacchetta. L’infermiera le controllò la frattura che sembrava essere tornata a posto, per  buona misura le steccò il polso, intimando Hermione di non sforzarlo troppo almeno per una settimana.
Hermione fu desolata nel sentire che per precauzione doveva passare la notte in infermiera, in quanto Madama Chips voleva tenerla sotto controllo, in seguito alla generosa dose di Ossofast che aveva ingerito. Una volta finita la steccatura, Madama Chips andò a chiamare Ginny e tornò nel suo ufficio.
“Guarda chi ho trovato fuori dalla porta” disse Ginny, correndo lungo la corsia con Lupin alle sue spalle.
“Remus! Come stai?” chiese Hermione, contenta di vederlo.
“Come stai tu?” rispose Lupin, poggiando un cestino sul suo comodino.
“Sto bene”.
“D’accordo, vi lascio chiacchierare” disse Ginny, raccogliendo la sua borsa “Ho un certo tema per un certo professore di Difesa da scrivere” sorrise a Lupin e si allontanò.
“Ginny” chiamò Remus, la ragazza si voltò “Pagina 53, paragrafo 2”.
Il viso della rossa si aprì in un largo sorriso e corse via.
“Non ci credo! Professor Lupin! Ha deliberatamente e palesemente favorito una sua alunna” disse Hermione, scioccata e divertita.
“Che posso dire” rispose Remus, sedendosi sul letto di Hermione “Ho un debole per la famiglia Weasley”.
“Mmm… Cosa c’è in quel cestino?”
“Sono andato a rubare in cucina dei bignè al cioccolato” rispose Lupin, aprendo il cestino. Hermione gli sorrise e afferrò uno dei bignè, erano squisiti “Sono ottimi!”
“Non resisto al cioccolato” confessò Lupin, prendendo a sua volta un bigné “Allora, si dice in giro che stavi litigando con Ron nella Sala d’Ingresso”.
“Come fai a saperlo?” chiese Hermione, allibita.
“Andiamo Hermione, questa è Hogwarts, i pettegolezzi girano ovunque in un lampo, è sempre stato così. Comunque è vero? Stavate litigando? È stato lui a farti cadere?”
“Sì, sì e no, sono inciampata” rispose Hermione, prendendo un altro bigné.
“Non vuoi parlarne?” chiese Remus, sorpreso dalla risposta stringata della ragazza.
“No, non è questo. È solo che è un po’ imbarazzante” rispose Hermione, distogliendo lo sguardo dal mannaro.
“Ti puoi fidare di me”.
“Questo lo so, sei il confidente migliore della storia, un ottimo ascoltatore! Dannatamente bravo… Eh va bene! Stavamo litigando perché l’ho lasciato, lui si è arrabbiato e mi ha accusato di avere un altro”.
Remus le mise una mano sul braccio sano “Sono sicuro che non lo pensava veramente, è assurdo pensare che tu possa fargli una cosa del genere, insomma non sei quel tipo di persona”.
Hermione si morse il labbro, indecisa se parlare “In verità, crede che sia tu l’altro”.
“Come?” domandò Remus, scioccato.
Hermione lo guardò un po’ imbarazzata, ma era sicuramente la reazione che si aspettava “Lo so, è assurdo vero? Insomma, tu sei così…”
“Vecchio?”
“Stavo per dire: fuori dalla mia portata” rispose sinceramente Hermione, sentendosi le guance arrossare.
Remus rimase in silenzio per qualche istante, sorpreso dalle parole della ragazza “Oh bè, grazie, lo prenderò come un complimento. Almeno non mi hai dato del vecchio” disse, sorridendo “In realtà Hermione, credo che nessuno sia fuori dalla tua portata. Sei divertente, molto bella e incredibilmente brillante, qualsiasi uomo sarebbe fortunato ad averti”.
“Vuoi farmi arrossire?” borbottò Hermione, nascondendosi il volto.
Remus rise e le prese la mano dietro la quale si era riparata “Non era mia intenzione, ma stavo parlando sul serio”.
“Bè grazie, fatto sta che è assurdo che Ron possa aver pensato una cosa del genere. Insomma, sei un amico, sei praticamente come uno di famiglia. La gelosia di Ron mi fa innervosire in un modo, anche con Harry ha fatto la stessa cosa, quando tutti sanno che per me lui è come un fratello”.
Remus le sorrise e guardò la sagoma immobile di Piton, Hermione lo imitò “Immagino che tutta la scuola sappia del capitombolo del professor Piton”.
“In effetti la notizia si è sparsa con una velocità incredibile” rispose Remus.
“Bè sai com’è, le buone notizie volano”.
“Non ti credevo così perfida” disse Remus, facendole l’occhiolino.
“A volte” rispose Hermione, prendendo la scatola che le aveva mandato Harry “Vuoi una fetta di torta al cioccolato? Me l’ha mandata Harry”.
“Ma sì, perché no? Ti ho già mangiato quasi tutti i bignè, perché smettere proprio adesso?”
Hermione rise e gli passò la scatola. Remus non fece nemmeno tempo ad aprirla quando Piton mugugnò alla loro destra. “Severus si sta svegliando, vedo a chiamare Poppy” disse Remus, poggiando la scatola sul comodino di Hermione. Sentì il professore lamentarsi, mentre Madama Chips raggiungeva il suo letto.
“Severus come stai?” domandò l’infermiera.
“Sto bene” borbottò Piton, tendando di alzarsi.
“No, stai giù, hai subito una frattura cranica” disse Madama Chips, spingendolo di nuovo sul letto.
“Ho detto che sto bene” ripeté il professore “Voglio tornare nel mio ufficio, ho del lavoro da sbrigare”.
“Tu rimani qui, almeno fino a domani o chiamo la preside” intimò l’altra.
“Sai che paura”.
“Severus dovresti ascoltare Poppy” disse pacato Lupin.
“Nessuno a chiesto il tuo parere, lupastro” rispose malamente il professore.
“Adesso basta!” esclamò Madama Chips estraendo la bacchetta “Tu stai qui e stai fermo o giuro che ti schianto! Una frattura cranica è una cosa seria, hai bisogno di riposo e non devi fare sforzi, sono stata chiara? Adesso dimmi come stai”.
“Sto bene” borbottò Piton.
“Severus…”
“E va bene, ho un po’ di mal di testa” rispose Piton, incrociando le braccia.
Madama Chips frugò fra le sue tasche ed estrasse una boccetta contenente del liquido arancione “Tieni, bevi questa”.
Piton obbedì, bevve e ridiede la boccetta all’infermiera con espressione disgustata “Adesso stai qui e non muoverti, torno tra un po’ a vedere come stai” disse Madama Chips, girò sui tacchi e tornò nel suo ufficio.
“Devo andare, ho diversi compiti da correggere” sussurrò Lupin ad Hermione. La ragazza annuì sconsolata, avrebbe preferito che lui restasse, avrebbe voluto non rimanere sola con il professore di pozioni. Lupin le fece un sorriso e uscì dall’infermeria. Hermione sospirò e prese il libro di Difesa Contro le Arti Oscure, decisa a ignorare Piton e leggere il capitolo a loro assegnato.
Qualche minuto dopo sentì uno strano formicolio al collo e si voltò, vide Piton guardarla, ma subito scosto lo sguardo. “Allora… Ci si rivede” disse infine Hermione.
“Non parlarmi con quel tono, Granger. Non sono un tuo compagno di dormitorio  e se non hai sentito Madama Chips ha detto che devo stare in pace, quindi vedi di non dare aria alla bocca inutilmente” ringhio in risposta il professore.
“Sì, professore” mormorò Hermione. Sospirò e voltò pagina.
“Che stai leggendo, Hermione?” chiese inaspettatamente Piton, diversi minuti dopo.
Hermione lo guardò, sorpresa “Da quando mi chiama Hermione?”
“Devo aver sbattuto la testa più forte di quanto pensassi” disse Piton, sbuffò e tornò a guardare dall’altra parte, il silenzio cadde di nuovo tra di loro.
“Vuole un dolce?” chiese Hermione, stufa di quel silenzio carico di tensione.
“Non mangio dolci”.
“Questo spiega tante cose” sussurrò la ragazza a sé stesso.
“Ti ho sentito, Granger. Fai attenzione a quello che dici, posso sempre togliere una valanga di punti a Grinfondoro mentre siamo qui” intimò Piton, con un sorriso maligno.
“Certo, professore” rispose Hermione non curante, senza staccare gli occhi dal libro.
Passarono altri minuti di silenzio, ogni tanto Hermione sentiva Piton sbuffare e cercava di trattenere le risate.
“Perché non mangia dolci?” chiese troppo curiosa dal trattenersi.
“Non sono affari tuoi”.
“D’accordo”.
“Allora hai scaricato quell’imbecille questa mattina?”
Hermione si voltò “Perché le interessa?”
“Non mi interessa in effetti, ma mi annoio” rispose Piton, incrociando le braccia.  Hermione tornò a leggere.
“Allora non rispondi?” chiese Piton, seccato.
“Lei non ha risposto alla mia domanda” rispose Hermione, posando di nuovo lo sguardo su di lui.
Piton sbuffò e si stese su un fianco, dandole le spalle. Hermione alzò le spalle e tentò di finire la frase che tentava di leggere da almeno cinque minuti.
“Non mi piace il sapore” sentì dire Piton, dopo almeno cinque minuti “Preferisco gusti più forti e decisi, il dolce non mi piace, preferisco il piccante, cibi asiatici soprattutto”.
Hermione alzò lo sguardo e vide che Piton la stava fissando “Anche a me piace il piccante”.
“Non a tutti piace” affermò Piton, quasi sorpreso dalla risposta di Hermione.
“Già, ma preferisco comunque i dolci, forse perché da piccola non potevo mangiarli” rispose Hermione.
“Perché?”
“Fanno male ai denti e i miei genitori sono dentisti, curano i denti delle persone” spiegò la ragazza.
“So cos’è un dentista” rispose acido Piton.
“Ok” mormorò Hermione, ritornando a leggere. ””””
“Ora tocca a te rispondere alla mia domanda” puntualizzò Piton.
“Si annoia ancora?”
“Terribilmente”.
Hermione frugò nella sua borsa accanto al letto ed estrasse il suo libro preferito, lo lanciò a Piton che lo prese al volo “Cos’è?”
“Un libro” rispose Hermione, con un sorrisetto.
“Questo lo vedo anche io, Granger. Ma perché lo stai dando a me?” domandò Piton, irritato.
“È un ottima cura contro la noia” rispose Hermione, prendendo il libro di erbologia.
Piton iniziò a sfogliare il libro molto interessato, aveva già letto qualcosa di Shakespeare, ma non si era mai ritrovato tra le mani Il Mercante di Venezia. “Per la cronaca non hai ancora risposta alla mia domanda” disse Piton, iniziando a leggere la prima pagina.
“Per la cronaca, sono sicura che se domani ascolterà le chiacchiere in giro per la scuola, avrà la sua risposta” disse Hermione, non curante.
“Questo non ti rende misteriosa come credi di essere, Granger, solo più fastidiosa”.
“Sia gentile” mormorò Hermione, guardandolo di sbieco “O mi riprendo il libro”.
“Provaci” rispose Piton, voltando pagina “E ti spezzo anche l’altro braccio”.
Hermione sorrise leggermente “Bè, per la cronaca aveva ragione, ho lasciato Ron questa mattina”.

 

 ********
Ciao a tutti!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, io mi sono divertita a scriverlo!!!!
Non so da dove mi è venuta l'idea di far finire anche Piton in infermeria, ma una bella frattura cranica se la meritava... ahahha.. sono perfida, ma come dice Ginny: Karma istantaneo ;)
Grazie a tutti quelli che hanno commentato, spero di ricevere altre recensioni e sapere cosa avete pensato del capitolo nel bene e nel male ;)
Bacioni
HermioneCH 

 

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Capitolo 7
*** Acquisti ***


7. Acquisti


Hermione si svegliò la mattina dopo e il dolore al braccio era completamente sparito. Si guardò attorno e vide il letto del professor Piton vuoto e intatto. Sbuffò ripensando alla strana serata che aveva passato.

 

“Sai Granger, voi giovani del giorno d’oggi siete davvero assurdi, vi lasciate trasportare dalle vostre emozioni in modo disgustoso” le aveva detto il professore durante la loro cena a base di minestra “Non dico che hai fatto male a liberarti di quell’inutile impiastro di Weasley, anzi, ma nemmeno tre settimane fa sembrava che il mondo stesse per finire perché lui voleva liberarsi di te”.
“Lo sa, professore” aveva risposto lei, tentando di suonare indifferente “Quando parla così sembra un vecchio”.
“Ti sembro un vecchio, Granger?”
Hermione aveva alzato le spalle e il volto di Piton era diventato una maschera di rabbia “20 punti in meno a Grifondoro!”
“Ma come? No! Non ho detto che lei è vecchio, professore! Non può togliere punti solo perché crede di aver interpretato male…”
“Altri 10 punti in meno” l’aveva interrotta Piton “E ora chiudi il becco, Granger”. Quelle erano state le ultime che il professore le aveva rivolto in tutta la sera.


Hermione si riscosse dai suoi pensieri, vedendo Madama Chips uscire dal suo ufficio. L’infermiera la visitò e le dimise dall’infermeria intimandole di non sforzare troppo il braccio.  Così Hermione  iniziò a raccogliere le sue cose, senza però riuscire a trovare il suo libero preferito.
Dannato Piton, poteva anche chiedermi se poteva portarselo via, sono sicura che nella sezione Babbana della biblioteca ce n’è una copia pensò mentre guardava sotto il letto. Rassegnata si mise in spalla la borsa e uscì dall’infermeria.
Fuori dall’infermeria trovò Ginny ad aspettarla “Eccoti finalmente! Ti ha dimesso allora! Ti ho portato il libro di Aritmanzia così non devi andare fin su alla torre e possiamo filare a colazione, sto morendo di fame! Inoltre, ho un’ottima notizia. Questa mattina ho ricevuto un gufo da Harry, stasera il ministro ha un incontro con la McGranitt e ha chiesto ad Harry di accompagnarlo!”
Hermione sorrise e mise il libro di Aritmanzia nella borsa “Molto bene, sono contenta di vedere Harry, credi che verrà anche Ron?”
“Nella lettera non lo dice, quindi non penso”.
“Meglio, vorrei evitare di vedere tuo fratello almeno per un paio  di giorni. Tu vai pure a colazione, io devo passare un attimo nell’ufficio di Remus, mi sono resa conto che tra meno di una settimana c’è la Luna Piena e quindi devo chiedergli se ha ancora bisogno di me, ti raggiungo nella Sala Grande”.
“D’accordo, ma non metterci troppo”.
Hermione si diresse verso l’ufficio del professore di Difesa, ma quando bussò nessuno rispose, così decise che sarebbe passata dopo e si diresse verso la Sala Grande.
Era quasi arrivata alla Sala d’Ingresso quando vide Remus camminare nella direzione opposta alla sua, sventolò il braccio per farsi notare e raggiunse il mannaro.
“Ciao” salutò Remus “Come stai? Vedo che ti hanno dimessa”.
“Tutto bene, ero venuta nel tuo ufficio a cercarti, in quanto mi sono resa conto che tra meno di una settimana c’è la Luna Piena, quindi volevo chiederti se hai ancora bisogna che ti faccia da assistente” disse Hermione, spostandosi i capelli dietro l’orecchio.
“Molto volentieri, ti va di iniziare dopo domani?”
“Certo”.
“Bene!” rispose Remus “Ora va a far colazione, prima che arrivi in ritardo a lezione”.

La giornata passò molto lentamente, Hermione e Ginny non vedevano l’ora che le lezioni finissero per poter incontrare Harry, ma il tempo quel giorno sembrava essere stato stregato.  I minuti passavano incredibilmente lenti e le ragazze continuavano a tener d’occhio l’orologio, senza soddisfazione. Finalmente la campanella suonò per l’ultima volta e furono libere.
“Andiamo nella Sala d’Ingresso? Harry e Kingsley dovrebbero arrivare tra non meno di venti minuti” disse Ginny, felice.
“Ti raggiungo lì”.
“Perché? Cosa devi fare?”
“Devo farmi ridare un libro” rispose vagamente Hermione correndo via. Corse nei sotterranei e riuscì a trovare Piton ancora nell’aula di pozioni.
“Buongiorno, professore” salutò entrando nell’aula.
“Granger, che diavolo vuoi?”
“Rivoglio il mio libro”.
“Quale libro?”
“Lo sa benissimo quale libro” rispose Hermione, incrociando le braccia “Il Mercante di Venezia, non l’ho trovato in infermeria e ieri sera ancora nelle sue mani, quindi suppongo che se lo sia portato via senza dirmelo”.
“Avrai il tuo libro una volta che l’avrò finito, Granger. Ora sparisci” rispose Piton, alzandosi dalla cattedra.
“Avrebbe potuto anche chiedermi se poteva portarlo via” disse Hermione, quel libro aveva un valore sentimentale per lei, era l’ultimo regalo di sua nonna e di certo non era intenzionata a lasciarlo nelle mani di Piton, chiedendosi se mai l’avrebbe rivisto.
“Non mi piace il tuo tono, Granger. Avrai il tuo stupido libro quando l’avrò finito”.
“La sua mancanza di tatto è davvero incredibile” rispose Hermione, irritata dal comportamento del professore.
“In realtà è una delle mie migliori qualità! 10 punti in meno a Grifondoro e non farti ripetere di sparire”.
“Non può continuare a togliermi punti senza ragione” protestò Hermione, allibita.
“Molto bene” rispose Piton “Non toglierò i punti a Grifondoro, in compenso ti aspetto nel mio ufficio Giovedì sera per una punizione, come la vedi adesso?”.
Hermione spalancò la bocca, la perfidia del professore non aveva limiti.
“Bene! Finalmente sono riuscito a farti tacere, dovrei usare questo metodo più spesso” disse Piton, uscendo dall’aula.
“Giovedì devo assistere il professor Lupin” gli gridò dietro Hermione.
Piton si voltò “Allora vorrà dire che l’aspetto domani alle diciannove nel mio ufficio”.
Hermione rimase a guardare Piton uscire dall’aula senza proferire parole, era arrabbiata, con lui e con se stessa, quanto mai aveva avuto l’idea di farsi ridare il libro di sua nonna.
Guardò l’ora sconsolata, era tardi, Harry doveva già essere arrivato, corse fino alla Sala d’Ingresso e come previsto trovò il ragazzo sopravvissuto in compagnia di Kingsley e Ginny.
“Ecco Hermione” sentì dire Ginny.
“Buona sera Ministro, ciao Harry” mormorò Hermione, raggiungendo il trio.
“Hermione, quando la smetterai di essere così formale?” domandò Kingsley, con la sua solita voce calma e profonda, Hermione sorrise “Molto bene, Harry. Ora vado da Minerva, ti lascio nelle sapienti mani delle ragazze, ti manderò un patronus quando avrò finito”.
“Andiamo in Sala Comune?” propose Harry, una volta che Kingsley era sparito. Le ragazze gli sorrisero e lo seguirono su per le scale.
“Ehi! Guardante chi c’è?!” esclamò Harry, vedendo una massa di capelli biondo davanti a loro nel corridoio del settimo piano “Luna!”
Luna si girò e sorrise vedendo i suoi tre amici, agitò la mano felice finché loro non la raggiunsero.

“Harry, come stai?”
“Molto bene e tu?”
“Benissimo, stavo giusto andando in biblioteca a cercare un libro” rispose Luna “Papà mi ha appena scritto che durante le vacanze di Natale andremo in Germania, ultimamente nella Foresta Nera ci sono stati avvistamenti di Ricciocorno Schiattoso!” aggiunse, eccitata.
“Spero che riuscirete a trovarlo” affermò Ginny, sorridendo.
“Lo spero” disse Luna, con occhi sognanti.
“Sono sicura che ce la farete” aggiunse Hermione, tentando di suonare convincente. Dopo il ritrovamento dei Doni della Morte si era decisa a vedere il mondo con una mente più aperta.
Luna sorrise loro “Molto bene, spero di rivederti presto Harry. Ora temo di dover proprio andare. Hermione ci vediamo a Rune Antiche, mentre Ginny a domani per Cura delle Creature Magiche” e corse via saltellando.
“Ah! Luna è inimitabile” commentò Harry, con un sorriso.
“La migliore” disse Ginny, tirandolo per la mano verso  la Sala Comune.
“Come sta Ron?” chiese timidamente Hermione, entrando dal buco del ritratto. Si sistemarono sul divano davanti al camino.
“È arrabbiato” rispose Harry, studiando la reazione dell’amica.
“Idiota” commentò Ginny.
“Mi dispiace, ma non posso farci niente, solo aspettare che gli passi e sperare che voglia continuare ad essere mio amico, anche se si è comportato male non voglio buttare tutti questi anni di amicizia” disse Hermione.
“Vedrai che se ne renderà conto” rispose Harry.
“Immagino che ti abbia raccontato le sue folli teorie” borbottò Hermione, guardando il fuoco.
“Di te e un altro? O meglio di te e Remus? Insomma, Remus? È ridicolo, cioè, Remus è un grand’uomo, ma non è possibile che ci sia qualcosa tra voi due, giusto?”
“Sono felice che almeno tu la pensi così” rispose Hermione, mettendo le braccia attorno alle gambe “Hai provato a farlo notare a Ron?”
“Sì, ma la tua  risposta è stata: perché no? In fondo Tonks non era tanto più vecchia di noi”.
“Non è possibile!” esclamò Ginny “È davvero incredibile che quel deficiente sia imparentato con me”.
“Lascia stare, Gin. Ho deciso di ignorarlo finché non sarà tornato in sé” rispose Hermione, afferrò la sua borsa ed estrasse il libro di trasfigurazioni, si sedette per terra e tirò fuori inchiostro e pergamena.
“Si può sapere che stai facendo?” domandò Ginny, studiandola.
“Il tema di trasfigurazioni” rispose Hermione, iniziando a sfogliare il libro.
“Questo lo vedo, ma mi chiedo perché? Dobbiamo consegnarlo solo Venerdì e non capita spesso di avere qui Harry” .
“Sono convinta che Harry capirà e se lo voglio finire devo iniziare adesso, visto che Giovedì devo aiutare Remus con le sue lezioni” rispose Hermione, iniziando a leggere un paragrafo promettente.
“E non puoi farlo domani?” chiese Ginny.
“Sono in punizione con Piton”.
“In punizione? E quando ti avrebbe messo in punizione?”
“Prima”.
“Prima?”
“Mmm”.
“Era da lui che dovevi andare a farti ridare un libro?” domandò Ginny, allibita.
“La prossima volta che mi viene un idea del genere schiantami” rispose Hermione, alzando lo sguardo su Harry e Ginny, i quali scoppiarono a ridere.
“Fai il tema Hermione, non preoccuparti”.
“Grazie Harry”.
Nell’ora seguente rimase seduta sul pavimento ai piedi del divano, sperando di riuscire a concludere il tema di trasfigurazioni, mentre Harry e Ginny ridevano e scherzavano accoccolati sul divano. Ogni tanto venivano interrotti da un timido studente del primo anno che chiedeva l’autografo ad Harry, in quelle occasioni Hermione alzava lo sguardo dal tema per sghignazzare con Ginny davanti all’imbarazzo del prescelto.
Alle 18.30 nella Sala Comune dei Grifondoro spuntò il patronus di Kingsley, che sotto lo sguardo incuriosito degli studenti più giovani chiedeva a Harry di raggiungerlo nell’ufficio della preside. Hermione e Ginny decisero di accompagnarlo per salutarlo e in seguito dirigersi a cena, trovarono Kingsley e la McGranitt fuori dall’ufficio della preside.
“Eccoti Harry”.
“Kingsley, Preside” salutò Harry, con un cenno del capo.
“Vista l’ora Minerva ci ha invitato a rimanere a cena” lo informò il ministro “Se lo desideri puoi andare, ma credo che sarai contento di gustare i manicaretti di Hogwarts al tavolo dei Grinfondoro assieme a Ginny e Hermione”.
“Altroché” esclamò Harry, sorridendo. “Ragazze” aggiunse Harry, porgendo le braccia alle due. Hermione e Ginny risero e si diressero verso la Sala Grande a braccetto con il prescelto. Hermione si divertì molto durante la cena, le sembrava di essere ritornata al sesto anno, prima della guerra, quando ancora si aggiravano per i corridoi spensierati e felici, mancava solo Ron, ma Hermione scacciò subito il pensiero di rosso concentrandosi sul pasticcio di rognone e decisa a godersi quelli attimi di spensieratezza.

 

Mercoledì sera arrivo fin troppo in fretta per i gusti di Hermione e sconsolata alle sette in punto si ritrovò a guardare la porta dell’ufficio del professor Piton, sospirò e bussò. Sentì la voce del professore dall’interno ed entrò.
“Sei arrivata finalmente” ringhiò Piton, alzandosi dalla scrivania.
“Sono le sette in punto” puntualizzò Hermione, chiudendo la porta dell’ufficio.
“Allora, sto facendo degli esperimenti su pozioni di nuova generazione, per alcune di esse ho bisogno di ingredienti particolari che non si trovano ovunque, in particolare mi serve il Maloro Erbiforo, mi auguro che tu sappia cosa sia” disse Piton, andando al camino.
“Sì, professore”.
“È un materiale commerciabile molto difficile da trovare in Inghilterra, ma per mia fortuna esiste un negozio a Londra che lo possiede, purtroppo il commerciante ha, diciamo, dei gusti sulla sua clientela al quanto discutibili” aggiunse Piton, accendendo il fuoco con un gesto della bacchetta “Inoltre, tende ad alzare il prezzo dei suoi prodotti ad un livello inverosimile, se la clientela non è delle sue preferite”.
“E cosa centro io?” chiese Hermione, confusa.
“Tu sei il tipo di clientela che preferisce: donne. Quindi ho bisogno che sia tu a fare l’acquisto” rispose Piton, prendendo un vaso da sopra il caminetto.
“Sono sicura che la professoressa Sprite o McGra…”
“Non credo che Tius White sia interessato a delle vecchie carampane come loro” la interruppe Piton “Quindi, verrai a Londra con me e andrai in quel maledetto negozio a comprarmi gli ingredienti che ho bisogno”.
“Lo sa, professore” disse Hermione, con tono divertito “Se aveva bisogno di me, bastava chiederlo, non c’era bisogno di mettermi in punizione”.
“Ah, chiudi il becco, Granger!” disse Piton, andando alla scrivania. Hermione sghignazzò vedendolo prendere un sacchetto di monete e un foglietto di pergamena.
“Se dobbiamo andare a Londra, signore, mi servirà il mantello” disse Hermione, sentendosi già congelata.
“Non c’è tempo per questo, non posso aspettare che torni alla Sala Comune, il negozio chiude alle 20!”
“Ma signore” esclamò Hermione “È Novembre! Posso appellare le cose che mi servono”.
“D’accordo, datti una mossa”.
Hermione uscì in corridoio e chiamò a sé, mantello e berretto di lana. In meno di trenta secondi li vide volare attraverso il corridoio, si infilò il mantello e tornò nell’ufficio.
“Sono pronta” mormorò Hermione.
“Al paiolo magico” disse Piton, dandole la Polvere Volante “Va prima tu”.
Hermione entrò nel camino tenendo bassa la testa, chiuse gli occhi e gridò, gettando la polvere ai suoi piedi, quando riaprì gli occhi si ritrovò a guardare il famigliare bar di Londra. Uscì dal camino prima che Piton potesse finirle addosso, infatti l’insegnante spuntò dal camino poco dopo che fosse uscita.
“Muoviti” disse Piton, indicandole di seguirlo. Andarono sul retro e Piton estrasse la bacchetta, aprendo il passato che portava a Diagon Alley. La via era splendida, molti negozi erano già chiusi, ma le prime luci di Natale illuminavano la via, facendola sembrare un paesaggio da cartolina di natale.
Piton prese una stradina a destra, ma Hermione non lo seguì “Dove andiamo?”
“Non crederai che ingredienti così difficili da trovare sono a Diagon Alley” rispose Piton. Hermione deglutì, non voleva avventurarsi a Nocturn Alley, soprattutto non con Piton. Il professore buffò spazientito, prese Hermione per la manica del mantello e se la tirò dietro “Tsk… E sarebbe questo il famoso coraggio dei Grifondoro?”
Si fermarono davanti a un negozio dall’aspetto logoro e puzzolente.
“Questi sono gli ingredienti di cui ho bisogno” disse Piton, dandole una pergamena in mano “In questo sacchetto ci sono 10 galeoni, non devi pagare uno zellino di più, mi hai capito?”.
“Questa storia non mi piace” rispose Hermione, prendendo il sacchetto di monete “E nemmeno questo posto, potevi anche dirmelo che venivamo a Nocturn Alley”.
Piton guardò Hermione con espressione sorpresa, la ragazza le aveva dato del tu “Granger…”
“Va bene, mi muovo” disse Hermione ed entrò nel negozio, lasciando Piton più basito che mai.
Il negozietto aveva un aspetto malconcio, il pavimento era logoro e sporco, dietro a un bancone marcio c’era un uomo sulla cinquantina, decisamente brutto e con il naso storto.
“Oh, buonasera, cosa posso fare per lei bella signorina?” domandò l’uomo, sfregandosi le mani.
“Ho bisogno di questi prodotti” rispose Hermione, posando la pergamena di Piton sul bancone.
“Molto bene, sì, molto bene” disse l’uomo lanciando a Hermione uno sguardo lussurioso “Spero che il suo portafogli sia ben fornito, il Maloro Erbiforo non si trova facilmente e costa parecchio, almeno dieci galeoni all’etto”.
“Io non credo” disse Hermione, decisa “Non più di dieci galeoni per tutto”.
“Oh vedo sa quello che vuole” buttò lì l’uomo, guardandola eccitato “E anche come ottenerlo… Torno subito” disse l’uomo e andò sul retro, sul volto di Hermione apparve un espressione disgustata, sperava di andarsene da lì il prima possibile.
Qualche minuto dopo l’uomo torno due sacchetti e una scatola, li posò sul bancone e sorrise a Hermione, gli mancano due denti “Desidera altro, bella signora?”
“No” rispose Hermione, buttò sul bancone il sacchetto con le monete e commerciante si affrettò a contarle.
“Bene, spero di rivederla presto” disse Tius White, intascandosi le monete.
“Arrivederci” mormorò Hermione, prese dal tavolo la merce e uscì difilata da quel posto tremendo.
“Che schifo, non sono mai stata in un posto simile” disse Hermione “Ecco la tua spesa”.
Piton prese i sacchetti dalle mani di Hermione.
“Ora possiamo andarcene per favore?” aggiunse la ragazza superandolo. Quando tornarono a Diagon Alley, Hermione si sentì molto meglio, senza rivolgersi  parola tornarono al paiolo magico e ripartirono all’istante per Hogwarts.
“Posso andare adesso?” chiese Hermione, una volta tornati nell’ufficio del professore di pozioni.
“Non ancora” disse Piton, posando i recenti acquisti sulla scrivania “Prima prendi questo” disse e consegnò alla ragazza il suo libro.
“Grazie”.
“E vedi di usare un tono più rispettoso ora che siamo tornati a Hogwarts” aggiunse Piton, con tono perentorio.
“Ah già, ehm scusi, non mi ero nemmeno accorta di…”
“Fuori dai piedi, Hermione”.
Lei non se lo fece ripetere due volte e uscì di corsa dall’ufficio.


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Eccomi di ritorno!!
Ebbene sì Nocturn Alley, ebbene si quel posto ha fatto un po' impazzire Hermione, per dare del tu a Piton senza accorgersene! Non sono molto convinta del titolo del capitolo, ma non sapevo cosa invertarmi, eheheh mi sa che oggi ho dato fondo a tutte le mie energie per scrivere il capitolo ;)
Spero che il cap vi sia piaciuto! Grazie a tutti per i commenti e spero che continuerete a commentare numerosi ;) 

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Capitolo 8
*** In difesa di un amico ***


8. In difesa di un amico


Erano le otto e dieci di Giovedì sera, Hermione era seduta appoggiata al muro aspettando Lupin davanti al suo ufficio. Finalmente scorse il mannaro lungo il corridoio, lui si scusò per il ritardo e la fece entrare.
“Scusa ancora, non volevo arrivare in ritardo” disse sedendosi alla scrivania “Fortunatamente questa sera abbiamo poco lavoro”.
“Non ti preoccupare, Teddy viene prima di tutto” rispose Hermione, sedendosi a sua volta.
“In realtà ho fatto tardi perché stavo litigando con Dromeda” confessò Remus, con aria stanca.
“Come mai?”
“Ieri sera ho fatto tardi, mi sono attardato per finire di correggere dei compiti e non ho fatto a tempo ad arrivare a casa sua per mettere a letto Teddy e non le è piaciuto. Quindi questa sera mi ha rifilato la ramanzina del padre irresponsabile e mi ha minacciato di togliermi Teddy”.
“Che cosa?” esclamò Hermione, scioccata.
“Non ti preoccupare” rispose Remus “Lo dice sempre quando è arrabbiata, domani mi dirà che le dispiace e che capisce le necessità del mio lavoro e sa che sto facendo di tutto per stare con il piccolo Edward. Di solito quando me lo dice faccio finta di niente, ma in questo periodo tendo ad essere piuttosto polemico, quindi invece di lasciar correre mi sono fermato a litigare”.
“Non è da te”.
“In verità temo che lo sia, una parte di me almeno. Ci sono dei mesi dove i giorni prima della Luna Piena sto benissimo, mentre la Luna in sé è dura, come ad esempio il mese scorso. Mentre ci sono altri mesi devo la Luna Piena passa tranquilla, ma i giorni prima sono… come dire… irrequieto. Sai, la pozione antilupo agisce solo fino a un certo punto” spiegò Lupin.
“Vedrò di non contraddirti allora” disse Hermione, lanciandogli un sorriso.
“Tu sei fuori pericolo” rispose Remus e lanciò uno sguardo all’orologio “A proposito della pozione, avrei dovuto passare da Severus per prenderla ma non ho fatto in tempo, quindi a meno che non voglia andarci tu, passerò dopo”.
“No, grazie” rispose Hermione, con una smorfia “In ogni caso avresti potuto dirmi che ieri sera avevi tanto lavoro da sbrigare, avrei potuto iniziare già da ieri”.
“Non volevo disturbarti”.
“Credimi sarebbe stato molto meglio lavorare per te che subire un’altra punizione con Piton” disse Hermione, ricordando bene la sensazione di inadeguatezza che aveva vissuto la sera prima.
“Punizione? Ancora? Immagino ti avrà fatto pulire un centinaio di calderoni senza magia” commentò Remus, togliendo dal cassetto della scrivania una pila di pergamene.
“No, ho dovuto comprargli degli ingredienti in un lercio negozio di Nocturn Alley” confessò Hermione.
“Che cosa?!?” strillò Lupin “È inaccettabile! Non può mettere in pericolo un allieva in questo modo, sono sicuro che Minerva non ha di certo dato il suo consenso! Non può comportarsi in questo modo, né parlerò con Severus stanne certa!”
“Lascia stare” disse Hermione, sconsolata “Non sono mai stata in pericolo, lui è comunque venuto con me fino al negozio. Non parlargli, non voglio che si arrabbi e prenda altre scuse per punirmi di nuovo, credo che ci provi troppo gusto nel farlo”.
“D’accordo, non glielo dirò, ma se succederà di nuovo voglio che tu mi prometta che verrai a dirmelo” rispose Lupin, tentando di calmare il suo respiro.
Hermione glielo promise e iniziarono a lavorare. Come aveva detto Remus il lavoro da fare non era molto, corressero i compiti dei Corvonero del primo anno e finirono di preparare la lezione sui Kappa per gli allievi del terzo anno, alle 21.15 Hermione era già sulla soglia dell’ufficio pronta per tornare nella Sala Comune.
“Bene, allora ti aspetto domani, vogliamo fare alle 19.30 o è troppo presto?” disse Remus, accompagnandola in corridoio.
“No, va bene” rispose Hermione, con un  sorriso “Ehi Remus! Hai gli occhi brillanti”.
“Oh bè grazie” disse Remus, un po’ imbarazzato.
“Non intendevo quello, hai gli occhi lucidi” si corresse Hermione e gli mise una mano sulla fronte “Scotti, hai la febbre”.
“Sono solo stanco” le assicurò Remus.
“Hai la febbre, voglio che adesso ti infili subito a letto, hai bisogno di tutte le forze per la Luna Piena” rispose decisa Hermione.
“Sì, signora” scherzò Lupin, sorridendole.
Hermione si sporse verso di lui e lo abbracciò, Remus sorrise, commosso dalle preoccupazioni della ragazza e le accarezzò la guancia.
“Ma guarda un po’” disse una voce viscida alle loro spalle  “Forse Weasley non aveva tutti i torti”.
Remus fulminò Piton con lo sguardo “Ti ho portato la dannata pozione, visto che non potevo aspettare tutta la sera che passassi a prendertela, ma di certo non pensavo di interrompere un momento così idilliaco. È decisamente preoccupante il tuo atteggiamento così amichevole verso le studentesse, Lupin. Sono sicuro che la preside sarebbe alquanto turbata nel sapere che il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure fraternizza con le giovani di questa scuola in modo così sospetto”.
“Non forse così turbata come nel sentire che il suo professore di Pozioni ha messo deliberatamente in pericolo un’allieva della sua scuola portandola a far spese a Nocturn Alley in piena notte” rispose Remus, arrabbiato.
I due professori rimasero a fissarsi a pochi centimetri l’uno dall’altro.
“Ok, basta così” disse Hermione, intromettendosi prima che uno dei due potesse aggiungere qualcos’altro “Professor Lupin, le consiglio di prendere la pozione e andare a dormire visto che ha la febbre”.
“Sì scusa” mormorò Lupin, come se si fosse appena risvegliato da un sogno “Buona notte” prese la pozione dalle mani di Piton e ritornò nel suo ufficio.
Hermione guardò storto l’insegnante di pozioni “Stuzzicare un Lupo Mannaro prima della Luna Piena, davvero geniale, professore”.
Piton gli lanciò uno sguardo di fuoco, girò sui tacchi e si allontanò.
“Aspetti professore” gridò Hermione, correndogli dietro.
“Che diavolo vuoi, Granger?” disse Piton, voltandosi “Non ho di certo intenzione di stare qui a sentire la paternale da una ragazzina di diciassette anni”.
“Diciannove, veramente. In realtà ero curiosa di avere più informazioni sulle ricerche che sta conducendo per le nuove pozioni. Sto cercando di ampliare il mio curriculum per la ricerca di lavoro alla fine di quest’anno e l’assistentato per il professor Lupin, in aggiunta ad alcune ricerche in campo pozionistico potrebbero darmi…”
“Mpfh! Se credi davvero che metta al corrente delle mie ricerche una Miss So-Tutto-Io che non riesce a chiudere il becco, sei più stupida di quanto pensassi” la interruppe Piton e se né andò prima che Hermione potesse replicare.

Venerdì dopo le lezioni Hermione decise di passare in biblioteca prima della cena, per cercare informazioni sulla Pietra Lunare per il lunghissimo tema che il professor Piton aveva loro assegnato quello stesso giorno. Come previsto la biblioteca era vuota, come le aveva detto Ginny era l’unica pazza che il venerdì sera perdeva tempo per i compiti. Si stava dirigendo verso la sezione di pozioni quando passando accanto alla sezione dei romanzi Babbani intravide una famigliare sagoma nera. Hermione si fermò guardando il professor Piton che studiava i libri di Shakespeare. Piton non le aveva detto cosa pensava de Il Mercante di Venezia, ma vedendolo lì pensò che il libro doveva essergli piaciuto. Si avvicinò silenziosamente.
“Io le consiglierei questo” disse Hermione, prendendo Amleto dallo scaffale, con la coda dell’occhio vide Piton sobbalzare, non si era accorto che la ragazza fosse dietro di lui.
“Granger, che ci fai qui?”
“Sono venuta a cercare informazioni sulla Pietra Lunare, professore” rispose diligente Hermione, porgendogli il libro che aveva appena preso.
“Perché credi che voglia prendere questo libro?” domandò Piton, fissando la copia di Amleto.
“Perché se è in questa sezione significa che il mio libro le è piaciuto e sta cercando un altro racconto di Shakespeare” rispose Hermione, argutamente.
Piton prese il libro dalle sue mani, fissandola sorpreso “Credi che se sarai gentile con me ti mostrerò le mie ricerche, Granger?”
“No, a differenza di quanto lei crede, non sono così sciocca”.
“Questo è tutto da vedere” disse Piton, prendendo un altro libro e soppesandolo con quello che gli aveva dato Hermione.
“Allora le è piaciuto? Il Mercante di Venezia?”
Piton fece un cenno appena percettibile.
“È fantastico vero?”
“Sì, Granger! E ora smettila di stressarmi” ringhiò Piton, riponendo sullo scaffale il libro che aveva appena preso. Hermione scrollò le spalle e si diresse al reparto di pozioni, prese qualche libro promettente e si sedette ad un tavolo sperando di trovare qualcosa di interessante inerente la Pietra Lunare.
Dopo qualche minuto Hermione sobbalzò spaventata dal tonfo di un libro che cadeva sul pavimento, alzò lo sguardo e vide Piton raccogliere un libro sulle pozioni curative.
“E così sta studiando nuove pozioni curative?” buttò lì la ragazza.
Piton alzò lo sguardo su di lei “Anche se fosse, non lo saprai mai”.
“Lo immaginavo” rispose Hermione, alzando le spalle.
“Non pensavo ti interessassero le pozioni, Granger” disse Piton.
“È questo il mio problema, professore” rispose Hermione “Mi interessa tutto”.
“Nella vita non si può avere tutto, Granger”.
“Temo di no, vero?” disse la ragazza e sfogliò una pagina continuando a leggere.
“Che c’è veramente tra te e Lupin?”
Hermione alzò lo sguardo completamente spiazzata da quella domanda, il professore la guardava con sguardo indecifrabile a poca distanza da lei, non l’aveva nemmeno sentito avvicinarsi. “Una solida base di rispetto e amicizia”.
“Mpfh! Rispetto? Per Lupin?” disse Piton, quasi divertito.
“Senta lo so che per qualche stupido screzio giovanile lei detesta il professor Lupin”.
“Non ti permetto di parlarmi con questo tono, Gran…”
“Non ho ancora finito” lo interruppe coraggiosamente Hermione “Il professor Lupin è un uomo straordinario e un mago eccezionalmente dotato,  lo noterebbe anche lei se non fosse reso cieco dall’odio che prova nei suoi confronti. In ogni caso, non posso dirle io chi detestare e chi no, non sono così stupida da provarci. Le potrei consigliare di non lasciarsi oscurare la vista dall’odio, perché sono sicura anche lei beneficerebbe dell’amicizia di un uomo come Remus Lupin, ma dubito che anche questo consiglio sortirebbe qualche effetto. Una cosa però posso dirgliela, vedo quello che sta cercando di fare e posso assicurarle che questa volta non funzionerà. Ha già fatto licenziare una volta il professor Lupin, non ci riuscirà una seconda”.
Piton era livido, sapeva che probabilmente avrebbe scontato un’altra punizione per le sue parole sfrontate, ma ad Hermione non importava, aveva difeso Remus ed era fiera di questo.
Ma prima che Piton riuscisse a dire una sola parola la sagoma di Madama Pince apparve da dietro uno scaffale “Signorina Granger, professor Piton! Mi meraviglio di voi! Questa è una biblioteca non un luogo di ristoro ed esige silenzio assoluto!” disse la bibliotecaria irritata.
Piton lanciò uno sguardo di fuoco alla ragazza, getto Amleto sul tavolo dove lei stava studiando e se ne andò.

 

*******************************
Eccomi qua!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Eh sì, Hermione prende coraggio e gliene dice quattro a Piton per difendere Remus, lo so è stata un po' pazza e forse mi odierete e mi vorrete cruciare per questa scena, ma alla fine cosa non si fa per amicizia?! E Remus, ora che non vede più così spesso Harry e Ron, sta diventando un amico davvero prezioso per Hermione.. Ma saranno davvero queste le intenzioni di Piton? Farlo licenziare di nuovo? Eheheh... vedramo :P 
Aspetto i vostri commenti ;) 

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Capitolo 9
*** Ritornare a casa ***


9. Ritornare a casa


Era passato più di un mese da quando aveva difeso Remus nella biblioteca e inspiegabilmente la reazione vendicativa del professor Piton non era mai arrivata. Hermione si era aspettata di dover passare ore e ore nei sotterranei a scontare la pena per il suo ardore, ma invece Piton aveva adottato la tattica di ignorarla. Non solo ignorarla, sembrava che per lui Hermione non esistesse, quando le passava accanto non alzava lo sguardo su di lei, a lezione faceva finta che il suo posto fosse vuoto. Da quella sera in biblioteca il professore di pozioni non le aveva più rivolto una sola parola. All’inizio Hermione era molto felice della situazione, ma con il passare del tempo iniziava a sentirsi imbarazzata dal comportamento dell’insegnante.
La sera prima dell’inizio delle vacanze di Natale, Hermione era passata a salutare Remus e augurargli buone feste, stavano finendo di parlare in corridoio fuori dal suo ufficio quando proprio il professore era passato di lì senza dar il minimo segno dell’esistenza della ragazza.
“Vedo che continua a ignorarti” disse Remus, guardando Piton svoltare l’angolo. Si era accorto già da qualche settimana dello strano comportamento del professore di pozioni.
“Con infinita determinazione” rispose Hermione, scrollando le spalle.
“Davvero non vuoi dirmi cosa è successo tra di voi?”
“È una stupidaggine che non vale il tuo tempo” rispose Hermione, evasiva.
“Come vuoi, allora ci vediamo nell’anno nuovo. Mi dispiace che non ci sei al pranzo di Natale alla Tana, Molly è stata così gentile da invitare me e Teddy” disse Remus, mettendole una mano sulla spalla.
“Devo stare con i miei genitori, sai… Recuperare il tempo che abbiamo perduto”.
“E non hai voglia di vedere Ron” aggiunse Remus, con un sorrisetto.
“Sai professore, sei dannatamente perspicace”.
Entrambi scoppiarono a ridere e si abbracciarono, augurandosi buon Natale.
La stessa sera, molto dopo il coprifuoco, Hermione e Ginny stavano compiendo la ronda notturna, infatti Gazza aveva richiesto tutti i prefetti per controllare i corridoi sperando di pescare qualche allievo fuori dal letto intento a festeggiare l’inizio delle vacanze. Le Grifondoro stavano controllando il secondo piano ed Hermione aveva appena finito di raccontare alla rossa l’ennesimo incontro con il professore di pozioni.
“Non si può dire che non sia determinato” commentò Ginny, schifata “È più di un mese che fa finta che non esisti”.
“Non mi aspettavo questo atteggiamento, mi ha davvero spiazzato” rispose Hermione, svoltando l’angolo.
“A chi lo dici? Credevo che come minimo avrebbe provato a farti espellere o ti avrebbe punita per un mese di fila”.
“Se non due mesi di fila”.
“Forse sta aspettando il momento giusto, sai come dicono” disse Ginny, pensierosa.
“No, come dicono?”
“La vendetta è un piatto che va servito freddo” rispose la rossa, facendo un gesto teatrale.
Hermione scoppiò a ridere “Dubito che Piton passi le notti a pianificare la sua vendetta contro di me, credo che si limiterà e far finta che non esisto”.
“Già e la cosa durerà più meno fino all’eternità, visto che non è proprio il tipo che porta rancore” commentò Ginny, in tono divertito.
“Per niente, odia solo Remus per una cosa accaduta quasi vent’anni fa”.
“Perché non hai detto a Remus quello che è successo?” chiese Ginny. Hermione la fissò, era almeno la quinta volta che le faceva la stessa domanda “Non voglio preoccuparlo”.
“Ma quanto sei dolce”.
“Scema” esclamò Hermione, dandole una spinta. Ginny si mise a ridere.
Arrivate alle scale si salutarono, Hermione aveva il compito di controllare il primo piano mentre Ginny doveva ispezionare il secondo piano.
Nei successivi dieci minuti Hermione controllò diverse aule del primo piano, ma erano tutte deserte. Era sicura che le preoccupazioni di Gazza erano decisamente esagerate e che tutti gli studenti stavano festeggiando l’inizio delle vacanze nelle rispettive Sale Comuni. La sua attenzione venne attirata dalla luce che proveniva dalla fessura della porta di un aula poco più avanti. Estrasse la bacchetta e si apprestò a controllare, probabilmente le lanterne erano rimaste accese per sbaglio. Aprì la porta ed entrò nell’aula, con sua sorpresa trovò il professor Piton seduto sulla cattedra perso nei suoi pensieri. La ragazza non poteva saperlo, ma quell’aula aveva un significato speciale per il professore. Infatti, in quel posto si era incontrato per quasi cinque anni con Lily Evans. Era il loro posto segreto, la loro casa sicura, nessuno usava mai quell’aula e loro si trovavano sempre lì per studiare e chiacchierare.
“Granger? Che diavolo ci fai in giro a quest’ora?”
Hermione sussultò, era più di un mese che non incontrava gli occhi scuri del professore “Ronda notturna, assolvo i miei compiti di Prefetto”.
“E non ti spaventa girare nei corridoi bui tutta da sola, potrebbe esserci in giro qualche furfante o un Lupo Mannaro”.
“Peccato che la Luna Piena è tra tre settimane e per quanto riguarda il furfante, ho sempre la mia bacchetta” rispose Hermione, cercando di decifrare lo sguardo del professore.
“Peccato” mormorò Piton, scendendo dalla cattedra.
“Vedo che è tornato a parlarmi”.
Piton le lanciò un altro sguardo indecifrabile “All’inizio volevo cruciarti, poi ho pensato di farti espellere, alla fine ho deciso di semplicemente ignorare una persona tanto insignificante, ma ora ho capito che anche questo atteggiamento comporta più sforzo di quello che meriti, quindi mi limiterò a non darti più di quel tanto importanza”.
Hermione lo fissò, sorpresa. Non era sorpresa dal fatto che lui all’inizio voleva cruciarla o espellerla, ma dal fatto che ora aveva lasciato perdere ogni forma di rimostranza nei suoi confronti.
“Ti va ancora di vedere le mie ricerche?” chiese Piton, lasciando Hermione sempre più basita.
“Ce-certo!”
“Seguimi” disse Piton, uscendo dall’aula. Hermione spense le luci e lo seguì fino al suo ufficio.
Una volta entrati nell’ufficio, Piton andò alla sua scrivania e prese una cartella contente delle pergamene. “Fammi vedere la tua bacchetta, Granger. Se vuoi lavorare a questo progetto devi avere il tipo di bacchetta adatto” disse Piton, porgendole la cartelletta, mentre aspettava la sua bacchetta con il palmo della mano aperto.
Possibile che fosse una pozione così avanzata da richiedere incantesimi con il tipo di bacchetta giusto? Si chiese Hermione, affascinata da quella scoperta. Frugò nella veste ed estrasse la bacchetta, la porse a Piton e prese la cartella. L’aprì con impazienza ma tutto quello che riuscì a vedere era un foglio di pergamena vuoto. Confusa alzò lo sguardo e si ritrovò a guardare Piton con un ghigno soddisfatto in volto.
“Quanto sei ingenua” disse Piton “Credi davvero che dopo la tua colossale mancanza di rispetto io ti lasci anche solo avvicinare alle mie ricerche? Ti informo che sei in punizione” prese uno straccio e glielo lanciò “Hai tutta la notte per rendere il mio ufficio lucido e pulitissimo, la porta è sigillata e lo resterà finché non avrai finito il lavoro, quindi se non vuoi passare qui dentro le vacanze di Natale ti consiglio di darti una mossa e metterti a pulire. Domani mattina quando mi sveglio dovrà essere tutto in perfetto ordine e bada che mi sveglio molto presto. Naturalmente tutto senza magia” aggiunse il professore, alzando la bacchetta della ragazza che teneva ben stretto in mano “Buona notte, Granger” si avvicinò a uno scaffale, prese un libro sulle pozioni antiche, lo scaffale si scansò rivelando quella che doveva essere la porta della sua camera, senza ulteriori indugi attraversò la porta lasciando Hermione completamente sola.
Hermione si appoggiò alla scrivania “Me l’ha fatta” mormorò scioccata. Non poteva credere di essere stata così stupida. Sospirò e scosse la testa sconsolata, forse Ginny sarebbe venuta a cercarla prima dell’alba, ma fino ad allora aveva una punizione da scontare, prese lo straccio e cominciò a spolverare. 


Era il giorno di Natale ed Hermione si sentiva felice, tutta la famiglia Weasley era riunita nel piccolo salotto della Tana e si scambiavano i  regali, Hermione teneva in braccio Teddy che stava giocando con un orsacchiotto, il bambino era così bello. Harry si avvicinò e prese in braccio Teddy, Hermione gli sorrise e diede un bacio sulla guancia ad entrambi. Sentì un tocco leggero alla spalla, Remus la stava guardando con un luminoso sorriso in volto, tra le mani stringeva un pacchetto colorato per lei. Hermione lo ringraziò, si sporse verso di lui e lo abbracciò scoccandogli un dolce bacio sulla guancia. Remus rise.
“Una scena disgustosamente allegra”.
Hermione si voltò, Piton era sulla porta, appoggiato allo stipite stava guardando lei e i suoi amici festeggiare il Natale, che diavolo ci faceva Piton alla Tana?
Poi la scena cambiò, era in camera sua, i suoi genitori erano usciti e lei era appoggiata a una parete della camera, mentre un ragazzo senza volto la stava baciando. Hermione si scostò e guardò il ragazzo: era Ron, era Harry, era Viktor, era Cormac McLaggen, diventò Remus e poi il suo bellissimo vicino Matt Williams, tornando ad essere di nuovo un ragazzo senza volto.
“Qualcuno è confuso?”
Hermione si voltò, Piton era sulla porta che la stava guardando e il ragazzo senza volto era sparito. Hermione lo guardò e capì.
Si svegliò di colpo, Piton aleggiava sopra di lei con un ghigno malefico in viso.
“Stia fuori dalla mia testa” disse Hermione, arrabbiata.
“Sei tu che ti sei addormentata alla mia scrivania” rispose Piton. Hermione lo scansò e si diresse alla porta “Non dimentichi qualcosa?” aggiunse il professore, mostrandole la sua bacchetta.
Hermione tornò sui suoi passi, strappando letteralmente la bacchetta dalle mani del professore.
“I tuoi sogni sono decisamente noiosi” commentò Piton, con un sorrisetto.
“La smetta”.
“Perché non lo fai, Granger” disse Piton, fissandola intensamente “Se vuoi lanciare quello schiantesimo fallo, così potrò farti buttare fuori da questa scuola”.
“Le ho detto di star fuori dalla mia testa!”
Rimasero a fissarsi, mentre Hermione arrabbiata più che mai cercava di trattenersi dallo schiatarlo per quell’incredibile violazione della sua privacy. Infine, si sporse verso il professore, lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia dicendo “Buon Natale, professore”.
Quel gesto durò non meno di cinque secondi, Hermione si allontanò subito, scoppiando a ridere davanti all’espressione scioccata ed esterrefatta del professore “Ahahaha, la sua faccia vale molto più che se le avessi dato uno schiaffo o lanciato uno schiantesimo” Rise ancora più forte e corse fuori dall’ufficio, era già in corridoio quando Piton urlò con rabbia il suo cognome.


“Mamma! Papà! Sono a casa!” gridò Hermione, entrando dalla porta d’ingresso. Individuò il baule che aveva inviato a casa, prima di smaterializzarsi da Hogsmeade. Hermione andò in cucina e in salotto, ma la casa era vuota, il suo guardo cadde sull’orologio a pendola del salotto “Saranno allo studio”.
Uscì dalla porta e attraversò la strada, fortunatamente lo studio dentistico dei suoi genitori era solo dall’altra parte della strada.
Entrata nello studio trovò sua madre al banco dell’accettazione “Ciao!” salutò felice di vederla.
“Oh buongiorno, temo che lo studio sia chiuso, se vuole le posso fissare un appuntamento, ma temo che dovrà aspettare dopo le feste, se ha un urgenza posso darle il numero del dotto Fisher” disse la signora Granger. Hermione la fissò inorridita “Si sente bene, cara?”
“Ma… Io…” balbettò Hermione.
“Lo sa, scusi se glielo dico, ma lei mi ricorda mia figlia, purtroppo se n’è andata molto tempo fa” aggiunse la donna, con aria triste.
La porta alla destra di Hermione si aprì e uscì suo padre “Ho finito adesso l’otturazione della signora McGregor” disse il padre, si girò verso Hermione e la salutò con un distratto “Salve”.
Hermione corse fuori dallo studio, inorridita. I suoi genitori non la riconoscevano! Cosa era successo negli ultimi mesi? Era da un po’ che non scriveva a sua madre, ma di certo non pensava di ricevere una tale accoglienza. Si sedette sugli scalini confusa e scioccata. Cosa aveva fatto? Prima di tornare a Hogwarts aveva annullato l’incantesimo di memoria dei suoi genitori e loro sembravano stare bene, come se il tempo non fosse passato. La signora McGregor usci dallo studio e salutò la ragazza, per poi allontanarsi di fretta. Hermione si mise le mani nei capelli, tremava, non sapeva cosa fare, non poteva tentare una nuova magia su di loro, avrebbe potuto danneggiargli il cervello irreparabilmente. Cosa posso fare? Di certo non posso schiantarli e portarli al San Mungo, ma qualcosa di sbagliato è successo, devo parlare con un guaritore pensò la giovane, controllò per che per la strada non vi fosse nessuno, si fece coraggio e si smaterializzò.
Il San Mungo era esattamente come se lo ricordava.
“Ho bisogno di parlare urgentemente con un guaritore per un incantesimo fallito” disse Hermione, alla vecchia signora dell’accettazione.
“Il guaritore Tiberius O’Sheen al secondo piano” disse la donna senza alzare lo sguardo, poi guardò Hermione e sul suo viso parve un’espressione di consapevolezza “Lei non è Hermione Granger, l’amica di Harry Potter?”
“Sì, ma la prego è un urgenza”.
“Si sente bene?”
“Sì, io sì, ma…” provò a dire Hermione ma le parole le morirono in gola.
“Si certo, bene, secondo piano, studio due” disse la donna. Hermione la ringraziò e corse agli ascensori.
Il guaritore O’Sheen era un uomo panciuto di bassa statura, anche lui come la vecchia signora dell’accettazione l’aveva riconosciuta subito. Era strano per Hermione essere riconosciuta dagli estranei, tutti sapevano che lei era la Nata Babbana amica di Harry Potter che lo aveva aiutato a sconfiggere Voldemort, ma nei casi che la gente la riconosceva era davvero imbarazzante. Il guaritore O’Sheen la invitò a sedersi e a raccontare il suo problema.
“Ecco vede, all’inizio della guerra contro Lei-Sa-Chi ho pensato di mettere al sicuro i miei genitori, sa loro sono Babbani e non volevo che dei Mangiamorte andasse a cercarli per fargli domande su di me” disse Hermione.
“Comprensibile, continui la prego”.
“Usando un incantesimo di Memoria li ho convinti a cambiare nome e ho fatto dimenticare loro che avessero una figlia, così che se mi fosse capitato qualcosa non ne avrebbero sofferto, inoltre ho instaurato in loro il desiderio di trasferirsi in Australia e così anno fatto. Dopo la fine della guerra sono partita per l’Australia e ho ritrovato i miei genitori, ho sciolto gli incantesimi e li ho portati a casa, ma oggi quando sono tornata da Hogwarts per le vacanze di Natale non mi hanno riconosciuto. Mia madre credeva che fossi una loro paziente e mi ha detto che le ricordavo sua figlia, la quale se n’era ancora da tempo” continuò Hermione, trattenendo le lacrime.
“Capisco, non si preoccupi, signorina Granger. Manderò subito una squadra a prendere i suoi genitori, dopo di che li visiterò io stesso e sono sicura che troveremo cosa non va” le assicurò il guaritore “All’ultimo piano c’è una Sala da Tè se desidera dissetarsi, vedrà non ci vorrà molto” si congedò con Hermione ed uscì. Lei si alzò in piedi, troppo agitata per rimanere seduta. Decise di mandare un Patronus ad Harry, ora più che mai sentiva il bisogno del suo migliore amico. Uscì dallo studio e iniziò a camminare avanti e indietro per il corridoio del secondo piano, stava troppo male per pensare di bere un tè.
Si sedette su una panchina, appoggiò i gomiti alle ginocchia e si mise le mani tra i capelli. Rimase in quella posizione per un tempo che sembrava infinito finché “Granger?”
Hermione alzò lo sguardo, aspettandosi di trovare uno dei guaritori, ma quello che vide la sorprese molto di più, Piton stava tranquillamente camminando nel corridoio verso di lei “Professore, che ci fa qui?”
“Sono venuto a trovare un amico” rispose Piton, raggiungendola “A differenza di quello che credi tu, Granger, io ho amici. Tu piuttosto che ci fai qui?!”
“Ho fatto un casino” mormorò Hermione.
“Come è possibile che Miss Perfettini sia riuscito a mandare qualcuno al San Mungo per sbaglio?”
“Ho probabilmente danneggiato irreparabilmente il cervello dei miei genitori con l’incantesimo di memoria fatto al tempo che ho intrapreso il viaggio alla ricerca degli Horcrux con Harry” rispose Hermione, tutto d’un fiato.
“Oh capisco. Minerva mi ha raccontato la storia, hai mandato i tuoi genitori in Australia, ma credevo li avessi ritrovati, cosa è successo?”
“Quando sono arrivata a casa non mi hanno riconosciuto” spiegò Hermione, quelle parole sembravano ardenti tizzoni nella sua bocca.
“Hai fatto bene a portarli al San Mungo” disse Piton, guardandola.
Hermione si nascose il viso tra le mani “Che ho combinato” mormorò più a sé stessa che al professore.
“Li stanno visitando adesso?”
Hermione alzò lo sguardo e annuì, poi Piton fece una cosa che sorprese incredibilmente la ragazza, si sedette accanto a lei.
“Credo di dovermi scusare per il mio comportamento irresponsabile e immaturo di questa mattina” mormorò Hermione, senza guardarlo.
“Credo tu abbia cose più importanti di cui preoccuparti” rispose sorprendentemente Piton. Hermione lo guardò, non si sarebbe mai aspettata quella compassione da lui.
Rimasero in silenzio l’uno accanto all’altra per almeno dieci minuti, dopo di che Hermione si alzò in piedi camminando avanti e indietro sotto lo sguardo di Piton, era troppo agitata per stare seduta. Finalmente una porta nel corridoio si aprì e uscì il guaritore O’Sheen. Hermione gli corse in contro.
“Come stanno?” chiese velocemente la ragazza.
“Adesso li abbiamo sedati e stanno dormendo. Dalla visita fatta ai suoi genitori è stato rilevato che l’incantesimo di memoria non è stato completamente dissolto. Crediamo che il fattore scatenante del cambiamento dei suoi genitori sia la sua partenza per Hogwarts. Capisce, non avendo cancellato completamente l’incantesimo ed essendo stata via da casa per tre mesi, questo a portato i suoi genitori in uno stato di confusione” rispose il guaritore.
“Ma guariranno? Insomma riuscirà a farli tornare come prima?” domandò Hermione, terrorizzata.
“Sono molto ottimista a riguardo. Certo è un caso complicato, ma ci sono già dei fattori promettenti. Lei ha fatto credere ai suoi genitori di chiamarsi Wendell e di non avere figli, ma allo stato attuale sua madre sa di chiamarsi Granger e che una volta aveva una figlia. Non si preoccupi, signorina Granger, lasci fare a noi, i suoi genitori sono in ottime mani”.
“Grazie mille, guaritore O’Sheen” disse Hermione, stringendogli la mano.
“Temo che però, vista la natura complicata del caso, i suoi genitori dovranno restare qui almeno per due settimane” aggiunse il guaritore.
“Lo capisco, posso venire a trovarli nel frattempo?”
“Direi che è di vitale importanza che lei venga a trovarli”.
“D’accordo, la ringrazio” .
Il guaritore sorrise ad Hermione, fece un gesto del capo a Piton che si trovava di fianco alla ragazza e se ne andò.
“Andrà tutto bene” le disse Piton “Arriva la cavalleria, Granger”.
Hermione si voltò e vide Harry e Remus camminare lungo il corridoio. Piton le fece un gesto con il capo e se ne andò nella direzione opposta ai due, così da non doverli incrociare.
“Professore” chiamò la ragazza e lui si voltò “Grazie per aver aspettato con me”.
Piton le fece un secondo gesto con il capo e si allontanò. La ragazza corse in contro ad Harry e Remus, abbracciò il prescelto e lo strinse forte a sé.
“Quello non era Piton?” chiese Harry, lasciandola andare.
“Sì, ci siamo incontrati per caso” rispose Hermione.
“Come stanno i tuoi genitori?” domandò Harry, mettendole una mano sulla spalla.
“Guariranno, ma devono rimanere qua almeno due settimane”.
“Vedrai che andrà tutto bene” disse Remus pacato.
Hermione abbracciò anche lui “Che ci fai qua? Credevo fossi con Teddy”.
“Quando è arrivato il tuo Patronus ero di passaggio alla Tana” spiegò Remus “E così ho deciso di accompagnare Harry, prima di tornare a casa”.
“Vi ringrazio, tutti e due” disse Hermione, guardandoli con un sorriso.
“Cosa farai adesso?” le chiese Remus, preoccupato.
“Andrò a casa a prendere le mie cose e tornerò ad Hogwarts, non credo che la McGranitt farà storie anche se non mi sono annunciata per rimanere a scuola” rispose Hermione, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio.
“Senti Hermione” iniziò Harry “So che non ti fa esultare l’idea di vedere Ron, ma la signora Weasley mi ha tassativamente ordinato di portarti alla Tana e credo anche io che staresti meglio con tutti noi che a Hogwarts da sola”.
Hermione rifletté sulla proposta ed accettò “D’accordo, così sarò più vicina al San Mungo”.
Con l’aiuto di Harry e Remus tornarono a casa sua e presero il baule e Grattastinchi, Hermione dovette concentrarsi con tutte le sue forze per non iniziare a piangere quando entrò nella casa così desolatamente vuota. Si fece coraggio e si disse che con l’aiuto dei suoi amici sarebbe riuscita a passare quel brutto momento. Quando infine arrivarono alla Tana e la signora Weasley l’abbracciò, con  il suo solito fare materno, si sentì molto meglio.

 

**************************

Ciao a tutti!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Mi sono divertita come una pazza a scrivere la prima parte del capitolo, mentre la seconda parte (da quando Hermione torna a casa) è stata più emotiva!
Spero che il cap vi abbia soddisfatto!
Aspetto i vostri commenti e grazia a tutti quelli che hanno recensito fino ad adesso!
Bacioni
HermioneCH 

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Capitolo 10
*** L'ossessione di Ron ***


10. L’ossessione di Ron


Nei giorni che seguirono Hermione continuò a far visita regolarmente ai suoi genitori, che purtroppo continuavano a non riconoscerla, benché il guaritore O’Sheen le avesse assicurato che avrebbe guarito la loro confusione, la ragazza era molto preoccupata.
Il clima alla Tana era molto disteso e allegro, Hermione era molto felice di aver deciso di stare con i Weasley e benché Ron le avesse rivolto solo qualche parola da quando era arrivata alla Tana, si sentiva bene e riusciva a preoccuparsi meno per la sorte dei genitori.
La mattina di Natale venne scaraventata giù dal letto da Ginny, la qualche saltellava in giro per la camera scartando i suoi regali. Tra uno sbadiglio e l’altro Hermione si mise a scartare la pila di regali  disposti ai piedi della sua branda. Ginny le aveva regalato una sciarpa di lana bianca, dicendole poi che sarebbe stata benissimo che il suo berretto di lana, Harry le aveva regalato una penna d’oca con la punta d’argento, mentre i signori Weasley un caldo maglione di blu con una H argento ricamata davanti. Mise sul letto le scatole di cioccorane e api frizzole inviate da Hagrid e il libro sulle creature magiche regalatole da Remus.
“Quello di chi è?” chiese Ginny, guardando Hermione scartare il suo ultimo regalo.
“Di tuo fratello, immagino” rispose Hermione, scartando la carta e trovandosi tra le mani una confezione di Gelatine Tutti Gusti + 1.
“Il minimo sindacale” commentò Ginny “Scommetto che spera che ne troverai una al gusto di caccole”
Hermione mise la mano sulla bocca di Ginny e tese l’orecchio. Harry e Ron stavano scendendo dalle scale per andare a colazione “Davvero non capisco perché non possiamo stare nel tuo appartamento a Londra” disse Ron.
“Perché tua madre mi ha invitato a passare le vacanze qui” rispose Harry esasperato.
“Già e non sei il solo”
“Senti lo so che non ti va di vedere Hermione, ma sta passando un momento difficile e ha bisogno di noi. Oggi ci sarà anche Remus, quindi vedi di comportarti un modo civile e…” il resto della conversazione si perse, in quanto i ragazzi erano scesi al piano di sotto.
“Certe volte butterei Ron giù dalle scale” commentò Ginny, libera di nuovo di parlare.
“Lascia stare” mormorò Hermione, sconsolata. Si tolse il pigiama e infilò il maglione che le aveva fatto la signora Weasely.
Il pranzo di Natale passò in un lampo, monopolizzato da Teddy, tutti volevano tenerlo in braccio, giocare con lui e coccolarlo. Hermione non poteva dar loro torto, non aveva mai visto un bambino tanto bello e dolce. Alle tre del pomeriggio Hermione si assentò dalla gioia di casa Weasley per uscire in giardino a prendere una boccata d’aria, era giunto il momento di lasciare i Weasley per andare al San Mungo, la ragazza si sentiva un peso sul cuore, pensando ai suoi genitori.
“Così ti prenderai un malanno”
Hermione si voltò e vide Remus che la raggiungeva con il suo mantello stretto tra le braccia.
“Non fa così freddo” disse Hermione “Non serve che mi porti il mantello”.
“Mettitelo”
Hermione sorrise e si mise il mantello “Grazie per il libro, è davvero affascinante”.
“Ti ho visto molto interessata alla materia durante l’assistentato e anche molto interessata all'insegnamento, bè se vuoi cercare di rubarmi il posto di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, quello è il primo passo” rispose Remus, con un sorriso.
“Non è molto saggio da parte tua” disse Hermione, ridendo “Darmi le armi per soffiarti il posto”.
“Non sono mai stato una persona saggia”.
“Io invece credo di sì, ma in ogni caso non so ancora se voglio insegnare. So che devo decidermi, ma vorrei fare qualcosa di importante per il mondo, aiutare gli elfi domestici e le altre creature… Non so” disse Hermione, alzando lo sguardo sugli alberi innevati “Devo andare a trovare i miei genitori” aggiunse con aria triste.
“Stai bene?” chiese il mannaro, lanciandole uno sguardo investigatore.
“Sì, è solo che…”
“È Natale e non poterlo passare con i tuoi genitori ti rattrista” concluse Remus.
“Che senso ha andare a trovarli se non mi riconoscono?” domandò Hermione, sconsolata.
“Devi avere pazienza Hermione, vedrai che ti riconosceranno” le assicurò Remus “Verrò con te se vuoi”.
“No, davvero. Non devi disturbarti, è Natale, il primo Natale di Teddy, devi passarlo con lui” rispose Hermione.
“Adesso Teddy sta dormendo e sono sicuro che Molly non avrà problemi a guardarlo se si sveglia prima che torniamo” rispose Remus, sorridendo.
“Ma…”
“Niente ma” disse Remus, alzando la mano come per fermarla “Vengo con te”.
Hermione sorrise e lo abbracciò stringendolo forte.
“Mamma dice che è pronta la cioccolata”
Hermione si sciolse dall'abbraccio di Remus e vide Ron che li guardava con aria torva, prima che lei potesse dire qualcosa tornò in casa, sbattendo la porta.
“Fantastico, ora avrà quel muso per un mese” borbottò Hermione.
“Mi dispiace, posso parlargli se vuoi”.
“Non fa niente, non ho tempo di pensare a Ron, vado a prendere i regali di Natale per i miei”.
“Ti aspetto in cucina” rispose Remus, aprendole la porta.
Il Natale al San Mungo fu parecchio deprimente ma fortunatamente Remus era con lei e questo la tirò parecchio su di morale.
I giorni rimasti prima del suo ritorno ad Hogwarts stavano diminuendo sempre di più ed Hermione era sempre più preoccupata di cosa dover fare quando il giorno della partenza sarebbe arrivato. Non poteva tornare a scuola senza la certezza che i suoi genitori fossero guariti e non poteva perdere troppi giorni di scuola, era frustata. Il 3 gennaio stava scendendo il cucina, pronta per andare al San Mungo, Harry le aveva promesso di accompagnarla.
“Ti dico che li ho visti, il giorno di Natale” disse la voce di Ron, dalla cucina. Hermione si fermò in cima alle scale.
“Hai visto cosa esattamente?” rispose Harry.
“Lupin e Hermione, che si abbracciavano”
“Anche io ho abbracciato molte persone a Natale”.
“Non si abbracciavano per via del Natale, era prima che lei andasse al San Mungo con lui. Insomma, chi abbandona suo figlio in casa di altri per andare a visitare i genitori di un’alunna”.
“Hermione non è solo un’alunna, sono amici. Siamo tutti amici”.
“Amici eh? Ti dico che non si abbracciavano come fanno gli amici, forse si stavano anche baciando. Era troppo lontano per vedere bene e…”
“Adesso basta” lo interruppe Harry “Sono stufo di sentire le tue congetture e l'ossessione che hai per quei due”.
Hermione aveva sentito abbastanza “Sono pronta!” esclamò, entrando in cucina.
“Benissimo! Andiamo allora” esclamò Harry, alzandosi dal tavolo.
“Ciao Ron” salutò la ragazza, lui fece un gesto con il capo e salì di sopra.
“Continua a fare assurde teorie eh?” sussurrò la ragazza.
“Hai sentito”
“Sì, ma non ho tempo di preoccuparmi anche per lui. Ho deciso di ignorarlo finché non capirà da solo che sta sbagliando, non serve a niente corrergli dietro e cercare di fargli cambiare idea, è sempre stato così con Ron, deve capire le cose da solo, anche se purtroppo a volte ci mette un po' a capirle” rispose Hermione, prese la mano del prescelto e girò su se stesso. L’atrio del San Mungo era sempre affollato, si fecero largo tra la gente e salirono al secondo piano. Entrando nella camera 243 trovarono il guaritore O’Sheen che stava visitando sua madre, la donna balzò sul letto e sorrise a Hermione “Tesoro, finalmente sei arrivata! Quest’uomo mi sta facendo impazzire, continua a borbottare cose di incantesimi e pozioni, lo sai che non sono mai stata brava a capire queste cose, potresti tradurre tu Hermione?”
La ragazza rimase basita, Harry le afferrò il braccio, mentre il guaritore O’Sheen li raggiungeva “È successo cinque minuti fa, sua madre si è svegliata e ha cominciato a chiedere di lei”.


*********************
Lo so, sono cattiva. Lo so, mi state odiando. Lo so, in questo capitolo non c'è la minima esistenza di Severus Piton.
Ma ho dovuto dedicare un capitolo solo ad Hermione e ai suoi problemi, spero che capirete!
E vi posso assicurare che il nostro professore tornerà dal prossimo capitolo ;)
Spero che il cap vi sia comunque piaciuto! Aspetto i vostri commenti
Un bacione
HemioneCH 

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Capitolo 11
*** Il libro del Principe ***


11. Il libro del Principe


Era strano camminare per i corridoi di Hogwarts, quella stessa sera era tornata a scuola e percorrere i corridoi del castello la faceva sentire diversa. Il fatto era probabilmente dovuto alle condizioni dei suoi genitori, le quali avevano messo in forse il suo ritorno ad Hogwarts, ma ora i suoi genitori aveva riacquisito la memoria, il guaritore O’Sheen le aveva assicurato le condizioni dei suoi genitori non sarebbero mutate e sua madre aveva insistito perché tornasse a scuola. Hermione aveva accettato, per lei come per sua madre niente era più importante dell’istruzione. Benché si sentisse strana, la ragazza era molto contenta di essere ritornata a scuola, ma vi era ritornata solo con la clausola di andare a trovare i suoi genitori almeno una volta al mese. Era troppo spaventata dall’idea di perderli di nuovo e non voleva dover aspettare fino a giugno per rivederli.
Con un balzo saltò l’ultimo scalino e percorse velocemente la Sala d’Ingresso, diretta ai sotterranei, non sapeva perché stava andando da lui, ma in qualche modo sentiva che fosse la cosa giusta da fare.
La luce nei sotterranei era fiocca e la temperatura più bassa di almeno un paio di gradi, Hermione rabbrividì e accelerò il passo, arrivata all’ufficio di Piton bussò tre volte, sentì la voce del professore provenire dall’interno ed entrò.
“Buona sera” salutò Hermione. Piton era in piedi e stava frugando nell’armadio delle scorte, le lanciò uno sguardo sorpreso  “Granger, speravo di vederti non prima di domani, che diavolo vuoi?”
“Volevo ringraziarla per…”
“Lo hai già fatto” la interruppe il professore.
“E scusarmi per…”
“Hai già fatto anche questo, Granger. Ora puoi smetterla di infastidirmi”.
“Come sta il suo amico?” chiese Hermione, con coraggio.
“Non sono affari tuoi, giusto Granger?” rispose Piton, lanciandole uno sguardo di ghiaccio.
“Mi scusi, volevo solo essere gentile” rispose Hermione, piccata.
“L’unica cosa che vorrei da te è che chiudessi quella maledetta porta” disse Piton. Hermione sospirò e chiuse la porta dell’ufficio “Con te fuori, Granger!” sbraitò Piton.
“Non c’è bisogno di essere così sgarbato” mormorò Hermione, stanca del comportamento del professore “Volevo solo essere gentile, so cosa si prova ad avere qualcuno a cui si vuole bene all’ospedale e…”
“E va bene, non era un amico, era mia madre” disse Piton, esasperato.
“Eileen Prince?”
“Sì e ora sparisci”
Hermione annuì e mise la mano sulla maniglia “E non osare mai più abbracciarmi senza il mio permesso, Granger! Nell’esercito avresti già ricevuto dieci frustate per aver toccato un superiore senza il suo permesso!”
“Come fa a sapere queste cose su l’esercito Babbano? Suo padre era un militare?“ chiese incuriosita la ragazza.
“Non sono affari tuoi, Granger. E ora sparisci prima che ti spedisca al San Mungo a far compagnia ai tuoi genitori” minacciò Piton.
“Si rilassi” borbottò Hermione, aprendo la porta “Era solo una domanda”.
“Aspetta” esclamò Piton “Come diavolo fai a sapere queste cose?”
“Quali cose?” chiese Hermione, confusa.
“Il nome di mia madre e che mio padre era un Babbano” buttò lì Piton, irritato.
“Oh… io.. ehm.. ho fatto delle ricerche”.
“Su di me?” chiese Piton, colpito.
“Bè.. no.. cioè, in un certo senso sì”.
“Spiegati, Granger. La mia pazienza sta raggiungendo il limite” ringhiò Piton, avvicinandosi alla ragazza.
“Quando eravamo al sesto anno ho cercato informazioni sul Principe Mezzosangue, tentando di dissuadere Harry da continuare a usare quel libro di Pozioni Avanzate, ma l’unico collegamento che ho trovato è stato una certa Eileen Prince e un club di Gobbiglie. E dopo che lei… bè.. quando ha…” le parole morirono in gola alla ragazza, stava per dire dopo che lei ha ucciso Silente, ma la scomparsa dell’amato preside era fin troppo dolorosa anche per lei “Insomma quando si è rivelato essere il Principe Mezzosangue, alla fine dell’anno, sono andata di nuovo a cercare e ho trovato su delle vecchie edizioni del Profeta dove c’era scritto che Eileen Prince aveva sposato un Babbano di nome Tobias Piton, sua madre e suo padre in pratica”.
Piton la guardò un attimo in silenzio “Tu sai dov’è il mio vecchio libro di Pozioni?”
“Bè sì” rispose Hermione, di certo non era la domanda che si aspettava.
Piton la afferrò con le mani per entrambe le braccia “Dimmelo!”
“Non c’è più”.
“Come non c’è più? Hai detto di sapere dove si trova” esclamò Piton.
“Professore, mi fa male” mugugnò Hermione, Piton si allontanò immediatamente “Dopo lo scontro con Mafoy, Harry lo ha nascosto nella Stanza delle Necessità, che è stata bruciata dall’Ardemonio durante la battaglia finale”.
Piton si avvicinò al camino, guardando il fuoco con aria pensierosa. “Mi dispiace, professore” disse Hermione “Il libro è bruciato, ma sono sicura che le annotazione sulle pozioni le ritorneranno in mente e di sicuro in biblioteca c’è un altro volume di Pozioni Avanzate”.
“Non c’erano solo annotazioni sulle pozioni in quel libro, ora sparisci!”
Questa volta Hermione, non se lo fece ripetere, lanciò un ultimo sguardo a Piton perso a guardare le fiamme e uscì dall’ufficio.


La mattina dopo Hermione si svegliò di soprassalto, nella sua mente aleggiava il ricordo confuso di un sogno poco piacevole, tentò di ricordare i particolari, ma si erano ormai dissipati. Sbuffò e guardò l’orologio, erano le sei del mattino. Ormai sono sveglia, tanto vale andare a colazione, così potrò rivedere i temi di Trasfigurazioni e Pozioni che ho fatto durante le vacanze si disse Hermione, alzandosi dal letto. Alle sei e trenta entrò nella Sala Grande, pensava di trovarla vuota, ma il suo sguardo percorse la Sala e trovò il professor Piton che stava mangiando al tavolo dei professori. 
Si sedette al tavolo dei Grinfondoro e si servì di caffè e muffin. Estrasse dalla borsa il tema di trasfigurazioni e cominciò a leggerlo. Erano le sette e aveva già bevuto in caffè e mangiato due muffin, quando ripiegò il tema di Trasfigurazioni corretto e lo mise sul tavolo. I primi studenti iniziavano ad entrare nella Sala Grande e alzando lo sguardo vide il professor Piton camminare nella sua direzione.  Si avvicinò a lei e prese al volo il tema di Trasfigurazione “Trasfigurazione umana avanzata” lesse Piton. Hermione non provò nemmeno a riprendersi il tema, sapendo che questo avrebbe fatto infuriare il professore. Si limitò ad aspettare che finisse di leggerlo, sorseggiando il secondo caffè.

“Ottimo! Credo che puoi aspettarti di ricevere una E” commentò Piton.
“Davvero?” chiese Hermione, emozionata.
“No, fa schifo. Al massimo puoi sperare in una S! A meno che tu non sbatta le ciglia al nuovo e aitante professor McCall! Con Lupin pare che funzioni” rispose Piton, le fece un sorriso maligno e si allontanò, lasciando Hermione arrabbiata con il tema di Trasfigurazione in mano.
“Che voleva Piton?” chiese Ginny, pochi istanti dopo, sedendosi accanto a lei.
“Insultarmi, come al solito” rispose Hermione “Che ci fai già qui a quest’ora? Non è da te”.
“Mi sono svegliata e ho visto che non c’eri. Così ho convinto il mio sedere a scendere dal letto, ho pensato che magari avresti avuto il tempo di guardare il mio tema di Pozioni” rispose Ginny.
“Questo sì che è molto più da te” commentò Hermione, divertita.
Ginny le fece la linguaccia e cominciò a mangiare.
“E per quanto riguarda Piton” aggiunse la rossa, dopo la seconda cucchiaiata di Porridge “Credo che in realtà tu sia l’unica alunna che riesce a sopportare”.
“Sei impazzita?” domandò Hermione, sconcertata “Hai perso il conto di quante punizioni ho preso l’ultimo trimestre e vorrei ricordati che mi ha ignorata per oltre un mese”.
Ginny alzò le spalle “Non si ignora qualcuno solo per il gusto di farlo e inoltre io non oserei mai rispondergli come fai tu certe volte, mi incenerirebbe appena aperto bocca, invece tu alla fine la passi sempre liscia”.
“Passarla liscia? Ma hai preso una pozione dell’idiozia questa mattina?”
“Dico solo quello che vedo” mormorò Ginny, alzando una seconda volta le spalle.
La giornata passò molto velocemente e le assurde parole di Ginny continuarono ad aleggiarle nella testa per tutto il giorno, durante la lezione di pozioni Hermione osservò Piton, chiedendosi se veramente il professore aveva una particolare tolleranza per lei. Dopo la fine delle lezioni, tra uno sbadiglio e l’altro decise di andare in biblioteca, in quanto voleva trovare alcune informazioni per il tema di incantesimi che dovevano consegnare il giorno dopo. Aveva finito quel tema da giorni e benché avesse scritto un rotolo di pergamena in più di quello che era stato richiesto, sentiva che il suo tema non era completo. Si sentiva molto stanca e gli occhi erano pensanti, forse aveva fatto male ad alzarsi così presto quella mattina. Finalmente trovò il libro che stava cercando, si sedette ad un tavolo e iniziò a leggere, ma poco meno di dieci minuti dopo la sua testa si fece pesante quanto le palpebre e cadde addormentata sul libro di incantesimi avanzati. Venne svegliata da un tonfo sul tavolo e alzò la testa spaventata. Confusa guardò il libro che c’era sul tavolo, non aveva preso lei quel libro, alzò lo sguardo e vide Piton che la guardava con aria soddisfatta “La biblioteca non è fatta per schiacciare un pisolino, Granger”.
“Che vuole?” domandò Hermione, esasperata.
“Modera il tono, Granger. Non credo che Madama Pince sia felice di sapere che stavi sbavando su uno dei libri della biblioteca” rispose Piton, con aria soddisfatta.
“Io non stavo… Io non sbavo”.
“Ah no?” mormorò il professore, divertito “E quella macchiolina umida sulla pagina che cosa è secondo te?”
“Vuole dirmi perché mi ha svegliata o devo capirlo da sola?” chiese Hermione, chiudendo il libro di incantesimi irritata.
“Dove era di preciso il mio libro di Pozioni Avanzate?”
“Non poteva scoprirlo con l’Occlumanzia e lasciarmi dormire? È molto bravo a ficcare il naso nei ricordi delle persone”.
“Attenta, Granger. Non vorrai finire di nuovo in punizione”.
“Non mi metterà di nuovo in punizione, perché è evidente che ha bisogno di me, ma la risposta è sempre la stessa: nella Stanza delle Necessità” rispose Hermione, quasi annoiata.
“Lo so anche io che è stato nascosto nella Stanza delle Necessità, non sono sordo o stupido, ma come sai  la Stanza può assumere diverse forme a seconda del bisogno richiesto, quindi se non era nella Stanza esatta che è bruciata può darsi che…”
“Era nella Stanza esatta che è bruciata, quella dove si nascondono le cose” lo interruppe Hermione, stufa delle sue congetture, desiderava solo andare a cena e poi a dormire.
“Come fai a saperlo?”
“Perché me lo ha detto Harry! È così che abbiamo trovato il diadema di Corvonero, Harry ha scoperto che si trovava nella Stanza delle Necessità e si ricordava di averlo visto quando ha nascosto il libro. Era nella Stanza dove si nascondono le cose, la Stanza dove Harry ha messo il libro, dove Malfoy teneva l’armadio svanitore, dove Voldemort ha nascosto il diadema. Tutti nella stessa Stanza che è stata bruciata dall’Ardemonio. Mi dispiace professore, ma il suo libro è andato, bruciato, ridotto in cenere”.
Piton le lanciò uno sguardo davvero strano, girò sui tacchi e se ne andò. Hermione sbuffò, ripose il libro di incantesimi e si diresse a cena.
Durante la cena la ragazza continuò a pensare alla discussione avuta con Piton nella biblioteca, Ginny notò la sua distrazione e le chiese spiegazioni, prendendola in giro e chiedendole se il suo cervello fosse stato confuso da uno sciame di Gorgosprizzi.
Uscendo dalla Sala Grande, Hermione individuò il professor Piton che stava tornando ai sotterranei, si scusò con Ginny e corse in direzione del professore.
“Professore, aspetti” disse senza fiato una volta raggiunto Piton.
“Che vuoi?”
“Mi dispiace di non essere riuscita ad aiutarla per via del libro, se mi dice perché voleva così intensamente quel libro, magari potrei aiutarla a…”
“Non ho bisogno del tuo aiuto, Granger” la interruppe Piton “Tanto meno della tua compassione, l’unica cosa che voglio è che mi lasci in pace. Sei ovunque io vada, in ogni maledetto posto di questo castello dove vado mi imbatto nella tua inutile persona”.
“Mi dispiace, professore. Io non intendevo…”
“Non ho bisogno delle tue scuse, Granger!” sbraitò Piton.
“Non c’è bisogno di agitarsi tanto, non è mica colpa mia se ci incontriamo! Vorrà dire che d’ora in poi me ne starò rinchiusa nella mia torre e lei può rimanere nei suoi amati sotterranei”.
“Non parlarmi con quel tono”.
“Io non le parlo con nessun tono”.
“Allora, sparisci e torna nella tua dannata torre” esclamò Piton, alzando il braccio.
“Va tutto bene?” Hermione si voltò e vide Remus a pochi passi da loro “Severus ti consiglio di abbassare la voce, stai spaventando gli alunni del primo anno”.
“Ah! Ecco il cavaliere dalla pelosa armatura” ringhiò Piton.
“La smetta! Il professor Lupin non ha detto niente di male” disse Hermione, arrabbiata.
“Ma che cosa sta succedendo qui?” sbraitò la preside arrivando a gran carriera “Severus, Remus, mi meraviglio di voi! Fare queste scene da baraccone! Metà della scuola vi sta guardando! Granger, nel mio ufficio, adesso!”
Hermione seguì sconsolata la professoressa McGranitt, aspettandosi una bella reprimenda. Vicino alle scale intravide Ginny che la guardava scioccata. In silenzio, raggiunsero l’ufficio che una volta era appartenuto a Silente.
“Allora si può sapere cosa è successo nella Sala d’Ingresso?” chiese la McGranitt sedendosi alla scrivania.
“Ehm…”
“Granger, non ho tempo per gli ‘ehm’, sputa il rospo” disse autoritaria la preside.
“D’accordo, ero andata a chiedere scusa al professor Piton perché ha chiesto il mio aiuto per una cosa e non sono stata in grado di aiutarlo come avrebbe voluto”.
“Severus si è arrabbiato?” chiese la McGranitt, Hermione annuì “Siediti Granger, prendi un biscotto”.
Hermione si sedette, stupita, pensava più che altro a una serie di punizioni per la scenata che avevano fatto nella Sala d’Ingresso, non di certo a dei biscotti. “Va avanti Granger, immagino ci sia dell’altro”.
“Il professor Piton si è arrabbiato e ha detto che non aveva bisogno del mio aiuto o delle mie scuse, il professor Lupin, immagino che passasse di lì, è venuto e vedere se andava tutto bene. Il professor Piton ha, diciamo, preso in giro il professor Lupin per la sua condizione e allora io mi sono arrabbiata con il professor Piton” concluse Hermione, stringendo il biscotto tra le mani.
“Capisco” disse la McGranitt, pensierosa “Purtroppo nemmeno dopo la guerra gli screzi tra il professor Piton e il professor Lupin si sono dissolti, ma questo è un problema che devo risolvere io, Granger, non tu”.
“Sì, preside”.
“Sono felice del lavoro che hai fatto per aiutare Remus nello scorso trimestre e spero che se ci fosse bisogno sarai ancora sua disposizione. Il professor Lupin è un insegnante eccezionale e per quello che ne so, tutti gli studenti lo elogiano, quindi mi sembra giusto aiutarlo ad affrontare i suoi problemi mensili. Ora, so che durante la guerra tu e i tuoi amici vi siete avvicinati molto a lui, ma ti chiedo di rimanere fuori dalle questioni tra Remus e il professor Piton”.
“Certo, professoressa”.
“Per quanto riguardo il professor Piton, lui è una persona molto complicata e cambia facilmente umore, non prendertela se si è arrabbiato con te” aggiunse la professoressa.
“Non lo farò, preside”.
“So che il professor Piton prova molto ammirazione per te”.
Hermione sbuffò divertita “Né dubito”.
“Bè non ti aspetterai certo che esprima tale ammirazione direttamente a te, come ho detto il professor Piton è piuttosto complicato e decisamente riservato, in ogni caso è così che stanno le cose, te lo posso assicurare. Inoltre, ti consiglierei di stargli alla larga per qualche giorno, almeno fino a quando non gli sarà passata la rabbia, non vorremmo che finissi di nuovo in punizione, vero Granger?”
“Non ci tengo a un’altra punizione” rispose Hermione.
“Molto bene, siamo d’accordo allora, puoi tornare nella Sala Comune dei Grifondoro” disse infine la preside. Hermione la ringraziò e uscì dall’ufficio, sicura che non avrebbe più parlato a Piton al di fuori delle lezioni.

 

***************
Hola!
Spero che stiate tutti bene! Prima di tutto vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo! Grazie mille, sono davvero commossa e non vedo l'ora di sapere cosa pensate di questo nuovo capitolo!

Dopo un capitolo senza il professore di pozioni, il caro Piton è tornato a scontrarsi con la nostra Hermione e a meno di un giorno di ritorno dalle vacanze. Allora che ne pensate?
Vi sarete chiesti perchè Piton tiene così tanto a ritrovare il suo libro e perchè proprio ora inizia a cercarlo con tanta insistenza. Diciamo che il libro non contiene solo annotazioni, ma ricordi a lui cari di Lily, nessun Ti amo Lily o sciocchezze del genere (sono sciocchezze almeno per lui), ma dei ricordi legati alle ore trascorse assisme e note che solo lui può identificare come ricordi di Lily. Daltronde lui ama sempre Lily a modo suo e non ha ancora neanche lontanamente scoperto l'amore verso, come dice lui, l'irritante So-Tutto-Io. Perciò quando Hermione a nominato il libro, qualcosa dentro di lui è scattato ed è stato travolto dal desiderio di ritrovare quel cimelio perduto dei suoi anni felici con Lily.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e aspetto un vostro commento! Sono curiosa di sapere che ne pensate ;)
Un bacione!
HermioneCH 

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Capitolo 12
*** Passeggiata nel parco ***


12. Passeggiata nel parco


Nei giorni che seguirono Hermione eseguì alla lettera il consiglio della preside. Cercava di stare il più possibile in Sala Comune, andava in biblioteca molto di rado e quando scorgeva Piton nei corridoi, cambiava strada.
Erano passati dieci giorni dalla discussione nella Sala d’Ingresso e la ragazza era ritornata ad assistere Remus in vista della Luna Piena, la quale sarebbe apparsa nel cielo quella stessa sera. Erano le 10.58 ed Hermione aspettava con ansia la fine della lezione di Pozioni. Finalmente la campanella suonò e la Grinfondoro si sbrigò a lanciare tutte le sue cose nella borsa, mentre Ginny la guardava divertita “Come fai a portarti dietro tutta quella roba?” disse la rossa.
“È solo… Il necessario per la giornata” rispose Hermione, finalmente riuscì a infilare l’ultima pergamena nella borsa e si alzò, mettendosi la borsa in spalla. Da prima sentì la stoffa lacerarsi, poi vi fu un tonfo e alla fine il classico rumore di vetri infranti “Dannazione! Si è strappata!” esclamò Hermione, guardando il disastro che c’era sul pavimento. La cinghia della borsa era saltata e metà dei libri e delle pergamene si erano riversati sul pavimento. Hermione sbuffò, una boccetta di inchiostro si era rotta macchiando il suo tema di Erbologia.
“Ti aiuto” disse Ginny, accucciandosi per raccogliere un libro.
“Lascia stare, arriverai in ritardo a Cura delle Creature Magiche” disse Hermione, facendo una smorfia davanti al suo tema di Erbologia.
“Ok, ci vediamo a pranzo allora” rispose Ginny e corse fuori dall’aula. Hermione sbuffò e si chinò, mise da una parte i libri e controllò che non fossero sporchi di inchiostro “Granger?! Ma che diavolo stai facendo?” disse Piton, finalmente aveva alzato lo sguardo dalla cattedra e si era accorto che la giovane Grifondoro si trovava ancora nella classe.
“Mi si è rotta la borsa ed è andato tutto per terra” spiegò Hermione.
“Perché ti porti dietro tutta questa roba Granger? Ci credo che poi la tua borsa non regge il peso” rispose Piton, avvicinandosi. Hermione alzò le spalle. Il professore prese il tema di Erbologia ricoperto di inchiostro e con un gesto della bacchetta fece sparire l’inchiostro, lasciando il tema intatto.
“Non sono mai riuscita a farlo in una volta” disse Hermione, ricordandosi quanto tempo aveva impiegato per ripulire un tema di Ron dall’inchiostro.
“Dipende tutto dal gesto del polso” rispose Piton, annoiato “Ora datti una mossa e sparisci”.
“Sì, signore” rispose Hermione, raccogliendo le ultime cose. Riparò la borsa e iniziò a buttarvi dentro le sue cose, facendo molta attenzione. Con la coda dell’occhio vide Piton che la fissava spazientito, lo sguardo del professore si fermò su un pezzo di pergamena vicino al muro, detestava quando gli alunni lasciavano in giro pezzi di pergamena, raccolse la pergamena e non poté fare a meno di leggerla.

Cara Hermione,
So che domani mattina hai un’ora buca, ti aspetto dunque nel mio ufficio alle 11.30 per darti le disposizioni per domani sera.
A domani
Remus

“Ti è caduto anche questo, Granger” borbottò Piton, posando il pezzo di pergamena sul banco dove Hermione aveva appoggiato la borsa, la ragazza lo ringrazio, si mise la borsa in spalla e si voltò per uscire “Aspetta Granger! Visto che stai andando da Lupin puoi portargli la dannatissima pozione AntiLupo, d'altronde sei tu la sua assistente personale, non io”.
“Io non sono la sua assistente personale” disse Hermione e Piton la fulminò con lo sguardo “Ma certo, porterò la pozione al professor Lupin”.
Hermione si avvicinò alla cattedra dove Piton stava iniziando a mischiare tre liquidi diversi in un calice di legno. Hermione notò sulla cattedra una boccetta di liquido chiaro e la prese in mano “Veritaserum… Avrei dovuto averlo ieri sera quando Luna e Ginny hanno avuto l’assurda idea di giocare al gioco della verità, allora sì che mi sarei divertita” mormorò Hermione.
Piton strappò la boccetta dalle mani della ragazza e la rimise al suo posto con precisione millimetrica “Non ti hanno insegnato che non si tocca quello che non è nostro, Granger? Attenta, potresti avermi appena fatto venire un’ottima idea”.
Hermione alzò le spalle “È una minaccia che non mi spaventa, io non ho segreti, sono decisamente poco misteriosa e interessante in questo periodo”.
“Se lo dici tu, Granger” rispose Piton, distillando un quarto liquido di color rosso nel calice. “Lo sai, Granger?! Sono almeno dieci giorni che non ti vedo nei corridoi”.
“Davvero? Non ci aveva fatto caso” mentì Hermione, guardando da un’altra parte con aria indifferente “Sono molto impegnata in questo periodo”.
“Se venerdì scorso non fossi venuta a lezione avrei iniziato a pensare che avessi lasciato la scuola”.
“Temo che dovrà sopportarmi ancora per sei mesi, la pozione è pronta adesso?” chiese Hermione, sentendo il bisogno di uscire dall’aula.
“Sì” rispose Piton, porgendole il calice “Stai molto attenta, Granger. È l’ultima dose di pozione che deve prendere Lupin ed è anche l’ultima che ho, quindi vedi di non rovesciarla o saranno guai!”
“D’accordo professore, arrivederci” disse Hermione, prese il calice ed uscì dall’aula di pozioni.
Facendo molta attenzione, raggiunse l’ufficio di Lupin, dove il mannaro bevve la pozione e le diede le consegne per quella sera, la ragazza avrebbe dovuto preparare un questionario sugli Ashwinder per gli allievi del secondo anno. Il resto della giornata fu decisamente monotono, Hermione non vedeva l’ora di poter lavorare al questionario per gli allievi del secondo anno. Dopo le lezioni si ritirò in biblioteca per finire i compiti di Trasfigurazioni e Aritmanzia, infine si diresse a cena dove con suo sconforto non trovò Ginny. Mangiò velocemente e uscì dalla Sala Grande, sperando di trovare la rossa nella Sala Comune. Con sua enorme sorpresa, arrivata nella Sala d’Ingresso trovò Ron.
“Come mai da queste parti?” chiese Hermione, avvicinandosi. Non poté fare a meno di notare che il rosso aveva le mani saldamente dietro la schiena.
“Ho accompagnato Kingsley, doveva parlare di nuovo con la McGranitt” rispose Ron.
“Non sapevo che Kingsley avesse bisogno della scorta” disse Hermione, guardandolo di traverso.
“Anche Kingsley dice che è assurdo, è una norma che ha introdotto Caramel e i consiglieri dicono che Kingsley la deve rispettare, visto anche come è finito Scrimgeour. Kingsley ha provato a dir loro che è ridicolo e che non siamo più in guerra, ma quei vecchi tronfi hanno replicato che ci sono ancora diversi Mangiamorte latitanti. Di solito si porta dietro Harry, ma durante la Luna Piena lui sta con Teddy e quindi ha chiesto a me di venire” spiegò Ron “Ehm… Volevo chiederti se ti va una passeggiata”.
“Ron, ti sei accorto che di fuori ci sono almeno meno cinque gradi?”
“Per questo mi sono fatto dare questi da Ginny” rispose Ron, mostrando sciarpa, berretto e mantello di Hermione, che teneva dietro la schiena.
“Come hai fatto a corrompere tua sorella?”
“Le ho premesso che con la prossima paga di Auror le compro un manico da scopa nuovo” rispose Ron, porgendo il mantello a Hermione.
“Ti è costato parecchio”.
“Ho parecchio da farmi perdonare”.
Hermione infilò il mantello “Dieci minuti, ti concedo dieci minuti, non di più. Ho troppe cose da fare”.
“Me li farò bastare” rispose Ron.
Uscirono nelle notte gelata, la neve ghiacciata ricopriva il parco, Hermione si strinse nel mantello.
“Vuoi parlare o aspetti che mi sia congelata del tutto?” chiese Hermione, avevano ormai raggiunto le serre.
“Sì, scusa. Non so bene come trovare le parole” rispose Ron, appoggiandosi con la schiena alla serra numero tre.
“Ti conviene trovarle in fretta allora, i dieci minuti sono quasi scaduti”.
“Volevo chiederti scusa, sono stato uno stupido” disse Ron tutto d’un fiato “Insomma, mi sono reso conto che non può esserci niente tra te e Lupin. È vecchio e ha un figlio, sono sicuro che non andresti mai a cacciarti un una situazione così complicata”.
Hermione lo guardò sorpresa “A parte il fatto che non ritengo che Remus sia vecchio, sono contenta che finalmente tu abbia abbandonato la tua sciocca idea che vi fosse qualcosa di sentimentale tra me e lui, perché posso assicurarti ancora una volta che l’unica cosa che mi lega a quell’uomo, oltre la stima, è affetto e amicizia, gli stessi che provo per tua sorella o per Harry”.
“Lo so” mormorò Ron “Mi dispiace”.
“Bene! Sono felice che tu l’abbia capito!” disse Hermione, contenta.
“Ora possiamo tornare come prima” le disse Ron, sorridendole.
Hermione lo fissò confusa “Che vuoi dire?”
“Io e te ci apparteniamo Mione e…”
“Aspetta” lo interruppe la ragazza, pensando di sapere dove volesse andare a parare “Cioè, vuoi dirmi che dopo che mi hai fatto il muso e non mi hai praticamente parlato per più di due mesi, perché pensavi che avessi un altro, e adesso che hai capito che non ho un altro, vuoi far tornare le cose esattamente come prima?”
“Perché no? Io ti amo e voglio stare con te!”
Hermione era scioccata “Ron non mi hai parlato per due mesi!”
“Lo so, sono stato uno stupido, lo ammesso, ma non ti voglio perdere, io ho bisogno di te” le disse Ron, avvicinandosi.
“L’unica cosa che ti posso offrire è l’amicizia”.
“E se volessi di più?”
“Non potrai averlo”.
“E impossibile che non provi più niente per me, dopo tutto quello che abbiamo passato” disse Ron, avvicinando il suo viso a quello della ragazza.
“Ron, ascolta” disse Hermione, mettendogli una mano sul petto, ma non poté finire il discorso poiché Ron annullò le distanze tra di loro. Senza nemmeno rendersene conto Hermione lo spinse via e gli diede uno schiaffo “Ron, scusa. Io non volevo” tentò Hermione.
Ron si teneva la guancia con la mano e la guardava infuriato “Sei una stupida! Non posso credere di aver provato ad essere gentile e ragionevole con te! D’ora in avanti per me è come se fossi morta!”
“Ron… Ron, non puoi dire sul serio” mormorò Hermione, con gli occhi che si inumidivano di lacrime.
“Non posso credere come sia possibile che il fato abbia risparmiato te e si sia preso mio fratello” disse Ron, amareggiato, si voltò e corse verso il castello.
Hermione rimase ferma, immobile, scioccata dalle parole del suo ex ragazzo. Una lacrima solitaria le rigò la guancia, la asciugò con il dorso della mano. Sentì un rumore di rami spezzati e si voltò estraendo la bacchetta “Chi è là? Lumos!” Hermione aguzzò la vista, senza riuscire a scorgere qualcosa.
“Metti via quella bacchetta, stupida”.
D’un tratto il professor Piton uscì da dietro la serra, per la sorpresa Hermione si fece sfuggire la bacchetta dalla mano, che cadde a terra e si spense.
“Da quanto è lì?” domandò la ragazza, raccogliendo la bacchetta.
“Abbastanza”.
“Che ci fa qui?”
“Stavo raccogliendo della Belladonna che mi ha messo da parte la professoressa Sprite per quegli idioti del quarto anno, quando siete arrivati voi due e mi sono dovuto sorbire le vostre liti amorose”.
“Poteva andarsene” disse Hermione, tendando di suonare indifferente.
“Non senza essere visto” replicò Piton, avvicinandosi. Hermione vide che tra le braccia aveva un’enorme quantità di rametti fioriti di Belladonna “Torniamo al castello, Granger. Non credo che la preside sarebbe molto contenta di sapere che i suoi allievi si aggirano fuori dal castello di notte”.
Hermione non rispose e lo seguì per la salita che portava al castello.
“Non credevo fossi così manesca, Granger” la prese in giro Piton divertito, quando erano a metà strada verso il castello. Hermione si sentì arrossire “Non volevo dargli uno schiaffo. È…. Successo”.
Sentì Piton sogghignare “Non c’è niente da ridere” disse tetra Hermione.
“Per te, forse”.
La ragazza sbuffò e superò Piton a testa bassa, senza accorgersene mise il piede su una lastra di neve particolarmente ghiacciata e scivolò cadendo con un tonfo.
“Quanto sei imbranata, Granger! Stai diventando peggio di quella stupida di Tonks”.
“Tonks non era stupida, era un Auror” disse Hermione, mettendosi a sedere. Aveva il sedere gelato.
“Già, ma questo non garantisce intelligenza, vedi il tuo caro Weasley”.
“È vero” disse Hermione, tentando di alzarsi.
“Datti una mossa, non posso star qui tutta la s..” Piton non fece a tempo a finire la frase che scivolò anche lui, cadendo come un sasso e spargendo Belladonna da tutte le parti. Hermione scoppiò a ridere davanti a quella scena.
“Smettila di ridere! 20 punti in meno a Grifondoro!” sbraitò Piton.
Hermione si rialzò, cercando di trattenere le risate, offrì la mano a Piton per aiutarlo ma lui la spinse via e si rialzo da solo “Fai qualcosa di utile, aiutami a raccogliere la Belladonna”.
Hermione si guardò attorno, la Belladonna era sparsa tutta in giro ed era finita anche a diversi metri di distanza in seguito al capitombolo del professore. Si allontanò da Piton, raccogliendo i rametti più distanti. Dopo qualche istante sentì un sibilo e un piccolo tonfo poco più in la di dove stava raccogliendo la Belladonna, alzò lo sguardo su Piton chinò a raccogliere i rametti due metri più in là. Non è possibile, non può avermi tirato una palla di neve pensò Hermione, scosse la testa e si chinò di nuovo. Passarono meno di venti secondi quando una grossa palla di neve le colpì l’orecchio dentro.
“Professore?!”
“Che diavolo vuoi Granger? Non hai fatto abbastanza danni per questa sera?” domandò Piton, irritato.
“Mi ha appena colpito una palla di neve” mormorò Hermione, indecisa e confusa.
“E cosa centro io? Non vorrai insinuare che sono stato io!”
Hermione si guardò attorno, eppure erano le uniche persone nel parco. Non mi freghi così, bastardo! So che sei stato tu! Raccolse un po’ di neve e formò una piccola pallina, alzò lo sguardo verso Piton che le dava la schiena e sorrise, lanciò la palla di neve e si voltò a raccogliere il resto della Belladona sparsa per terra ancora prima di vedere se aveva fatto centro.
“Granger!” gridò Piton ed Hermione seppe di aver centrato il bersaglio. La ragazza alzò lo sguardo sul professore assumendo la sua miglior espressione innocente “Cosa c’è, professore?”
“Hai osato tirarmi una palla di neve?” domandò Piton, infuriato levandosi la neve dalle spalle. Hermione tentò di non scoppiare a ridere, l’aveva colpito proprio alla nuca.
“Certo che no, professore. Ma sono stata anche io colpita, credo che Pix sia in giro invisibile e si diverta a fare certi scherzi” rispose Hermione, facendo di tutto per non ridergli in faccia.
Piton le lanciò uno sguardo torvo e si voltò, chinandosi per raccogliere gli ultimi fiori. Hermione sorrise soddisfatta e prese un altro po’ di neve, si alzò, prese la mira e Piton si voltò. La ragazza rimase immobile, lasciò cadere la pallina che si frantumò al suolo.
“Stavi forse per tirarmi una palla di neve, Granger?” disse Piton, soddisfatto di averla beccata sul fatto.
“Ha iniziato lei!” disse Hermione.
“È vero, ma sei stata tu a finire. Venti punti in meno a Grifondoro e punizione!”
“Cosa? NO!” esclamò Hermione.
“Non discutere e aiutami a portare questa stramaledetta Belladona a scuola” rispose Piton, incamminandosi verso il castello.
“Professore non può mettermi in punizione per una cosa così sciocca, ho troppo da fare, la prego” disse Hermione, una volta raggiunto il portone.
“Credi che le suppliche mi facciano cambiare idea?”
“Né dubito, ma di certo non poteva pretendere che me ne stessi li come un idiota a subire, mentre lei si divertiva alle mie spalle” rispose Hermione.
Piton la guardò pensieroso “Inizia a portare quella pianta nell’aula di pozioni e poi vedremo”.
Hermione sospirò e seguì Piton nei sotterranei, raggiunsero l’aula di pozioni e depositarono la Belladonna sulla cattedra del professore.
“Allora posso andare? Niente punizione?” tentò Hermione, speranzosa.
“Non sono solito a ritirare le punizioni, Granger” disse Piton, sedendosi alla cattedra.
“Lo so, ma io l’ho aiutata a portare la Belladonna”.
“E allora?”
“E allora è già una buona cosa, no?”
“Non so se può compensare la tua mancanza di rispetto” rispose Piton, Hermione lo guardò scioccata, aveva iniziato lui! “Ma d’altronde questa sera hai compiuto un’ottima azione schiaffeggiando quell’idiota di Weasley, quindi potrei anche lasciar correre. Ma stai attenta, alla minima che combini, ti metto in punizione per una settimana”.
“Certo, professore. Assolutamente” disse Hermione, incredula che il professore le stava ritirando la punizione.
“Ora fuori dai piedi, Granger. Per oggi ti ho sopportato fin troppo”.
Hermione annuì e uscì di corsa dall’aula di pozioni.

 

*************************
Ce l'ho fatta! Volevo proprio riuscire a pubblicare oggi, ma ammetto che ho proprio pensato di non farcela, visto che mi sono beccata l'influenza e ieri stavo malissimo!
Oggi va un po' meglio e quindi sono riuscita a scrivere ;) Spero di non aver fatto troppi strafalcioni, se caso do la colpa alla febbre ahahahahhah!
Allora passiamo al capitolo! Che ne dite? Spero che vi sia piaciuto!
Pensadoci su adesso è un capitolo un po' strano, Piton e Hermione che si tirano palle di neve, deve proprio essere la febbre! Ahahahah
Ron è riuscito a redimersi per 2 minuti e poi ha mandato all'aria tutto di nuovo, certo questa volta Hermione gli ha dato una mano. Ma ehi.. non si bacia Hermione senza il suo permesso ;)
Per questo riguarda la storia dell'assistente personale all'inizio del capitolo. Piton dice a Herm che lei è l'assistente personale di Lupin, ma lo intende come se lei fosse la segretaria/portaborse/porta-caffè del mannaro, cosa che Hermione naturalmente non è ;)
Buono, direi che per oggi è tutto! Spero che il cap vi sia piaciuto e voglio ringraziare tutti quelli che hanno commentato fino adesso!
Aspetto di sapere cosa pensate di questo capitolo!
Un bacione
HermCH 

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Capitolo 13
*** L'articolo ***


13. L’articolo


“Ti giuro, alla fine non so cosa mi sorprende di più” disse Ginny, saltando l’ultimo scalino. Era mattina e stavano raggiungendo la Sala Grande per fare colazione e Hermione le aveva appena raccontato gli avvenimenti della sera prima “Che vuoi dire?”
“Mio fratello è senza dubbio il più grande idiota del mondo” rispose Ginny “Anzi non lo definirò nemmeno più come mio fratello, lo ripudio dal ruolo di fratello! Dovevo immaginare che quell’essere avesse in mente qualcosa del genere quando è venuto a chiedermi il tuo mantello, mi sono fatta abbindolare dalle sue promesse idiote, ma pensavo davvero che fosse venuto solamente per chiederti scusa”.
“Bè, almeno all’inizio è stato così”.
“Credimi riceverà come minimo una strillettera per quello che ha fatto, resta il fatto che non so se mi sorprenda più il suo comportamento o quello di Piton. Insomma, Ron è stato un idiota e una serie di altri insulti che non nominerò perché sennò non finisco più, ma andiamo… Piton che tira palle di neve è incredibile, in un certo senso è epico” aggiunse Ginny, sedendosi al tavolo dei Grinfodoro.
Hermione scoppiò a ridere “In effetti, non posso darti torto”.
“Avrà voluto tirar su di morale la sua allieva preferita” le disse Ginny, lanciandole uno sguardo divertito.
Hermione la guardò storto “Sarei grata se tenessi le tue assurde teorie per te, non vorrei dover vomitare la colazione”.
“D’accordo, d’accordo” rispose Ginny, servendosi di uova “È un vecchio pipistrellaccio bastardo che volevo solo darti fastidio, va bene così?”
“Molto meglio” disse Hermione, iniziando a mangiare.
Stavano quasi finendo di fare colazione, quando Ed, il gufo di Harry, atterrò davanti ad Hermione. La ragazza prese la lettera dalla zampa del gufo e gli diede del bacon.


Cara Hermione,
Ron è appena piombato nel mio appartamento a Londra e tra una crisi isterica e l’altra mi ha raccontato cosa ha combinato.
Stai bene? C’è qualcosa che posso fare?
Con affetto
Harry

PS. Salutami Ginny e dille che la penso


Hermione alzò lo sguardo e sorrise, riscaldata dall’affetto di Harry, guardò Ginny che la scrutava con aria indagatoria, Hermione le passò la lettera ed estrasse dalla borsa un foglio di pergamena.
“Il mio ragazzo è veramente dolce e premuroso, vero?” mormorò Ginny, finito di leggere la lettera di Harry.
“Assolutamente” rispose Hermione “Gli rispondo subito” e iniziò a scrivere con la rossa che spiava sopra la sua spalla.


Caro Harry,
Grazie per la tua lettera e per la tua premura.
Penso di aver analizzato e metabolizzato la situazione, almeno credo. Le parole di Ron mi hanno ferito molto, ma mi sono imposta di non stare male per lui. Non è giusto che io soffra perché lui sa gestire le sue emozioni quanto un bambino di cinque anni.
Non voglio assolutamente che tu pregiudichi la tua amicizia con lui per me, ma per quanto mi riguarda al momento Ronald Weasley è un capitolo chiuso.
Spero di vederti presto, mi manchi (anche Ginny dice che le manchi).

Ti voglio bene
Hermione


“Ecco fatto” disse Hermione, posando la penna, presa la lettera e la legò alla zampa del gufo “Mi dispiace Ed, lo so che hai volato tutta la notte, ma dovrai tornare indietro subito” lui le becchettò il dito, trangugiò un’ultima striscia di bacon e si alzò in volo.
“Ed, è davvero un nome assurdo da dare a un gufo” mormorò Ginny, seguendolo con lo sguardo “Insomma, so che era molto affezionato ad Edvige, ma che diavolo di nome è Ed per un gufo?”
“Perché Leotordo allora?” domandò Hermione, alzandosi.
“Leotordo è un signor nome da gufo! Si può sapere dove vai? È presto!”
“Lo so, ma devo passare da Remus prima delle lezioni” rispose Hermione, mettendosi la borsa in spalla “Devo consegnargli il questionario che ho fatto ieri per quelli del secondo anno, ci vediamo dopo a incantesimi”.
Uscì dalla Sala Grande e raggiunse velocemente la scalinata principale, dove incontrò Luna.
“Ehi Luna! Come stai?”
“Bene, un po’ assonnata e tu?”
“Bene grazie, hai fatto le traduzione per Antiche Rune?” chiese Hermione.
“Sì, le ho finite giusto ieri sera, ho trovato la prima parte un po’ complicata, ma il resto era piuttosto semplice, a te come è andata?” chiese la bionda, strofinandosi gli occhi.
“Ieri sera non ho avuto tempo di tradurre l’ultima parte, lo farò oggi durante la pausa pranzo, ma per oggi pomeriggio saranno pronte”.
Luna frugò nella sua borsa ed estrasse un foglio di pergamena “Tieni, prendi il mio”.
“Luna, lo sai che non copio”.
“Lo so, non te lo sto dando per copiarlo, solo per prendere spunto” rispose Luna, sorridendo. Hermione ricambiò il suo sorriso e prese il compito di Luna “Ok, ora vado a colazione, sto morendo di fame”.
“D’accordo” disse Hermione, infilando al pergamena nella borsa “Ci vediamo ad Antiche Rune”.
“Ti terrò il posto” rispose Luna, le fece l’occhiolino e schizzò verso la Sala Grande.
Salì di sopra e trovò Remus nel suo ufficio, che con aria stanca sedeva alla sua scrivania e beveva del tè.
“Buon-buongiorno Hermione” disse Remus, sbadigliando un saluto.
Hermione rise “Ciao, come stai? Come è andata la Luna Piena”
“Abbastanza bene, siediti pure, vuoi del tè?” disse Remus.
“No, grazie. Ho già fatto colazione. Sono venuta a portarti il questionario che ho fatto ieri sera per quelli del secondo anno” rispose Hermione, frugò nella borsa ed estrasse il questionario, Remus lo prese e lo mise in un cassetto della scrivania.
“Non lo controlli?” domandò Hermione, sorpresa.
“Non serve” rispose Remus “Mi fido di te”.
Hermione sorrise, mentre lui beveva un sorso di te “Ti trovo bene oggi. Insomma, per essere il giorno dopo la Luna Piena hai una bella cera”.
“Lo so, sono un figo”.
Hermione lo guardò allibita, di certo non si aspettava queste parole da lui, non che non fosse un bell’uomo, ma non credeva che lui potesse dire una frase del genere con tanta sicurezza “Professor Lupin, non la facevo così sicuro di sé”.
Remus rise “È colpa di Sirius”.
“Non capisco”.
Lunastorta” iniziò Remus, imitando la voce dell’amico “Devi smetterla di compartirti, devi usare il tuo problema peloso a tuo vantaggio e trasformare la tua aria da malaticcia-post-Luna-Piena in sexy trasandato”.
Hermione scosse la testa ridendo, era davvero tipico di Sirius. “Mi ha detto questa frase talmente tante volte che certe volte mi torna in mente e non posso fare a meno di fare come dice lui” spiegò Remus.
“Bè sono sicura che qualcuno che apprezza il sexy trasandato di sicuro c’è”.
“Che vuoi dire?” domandò Remus, incuriosito.
“L’altro giorno ero in bagno e ho sentito delle Corvonero del settimo anno parlare di quanto sia affascinante l’insegnante di Difesa”.
“Mi prendi in giro”.
“No, te lo giuro” rispose Hermione “Ti consiglio di non accettare tanto facilmente doni commestibili dalle ragazze di Corvonero, non si sa mai che abbiamo guarnito qualche dolcetto con un po’ di filtro d’amore, sai le ragazze al giorno d’oggi sono molto più agguerrite che hai tuoi tempi”.
“Credi sul serio?”
“Harry ne sa qualcosa, durante il sesto anno una ragazza di Grindoro gli ha rifilato del Calderotti ripieni di filtro d’amore per farla invitare alla festa di Lumacorno” disse Hermione, sorridendo.
“Ma io sono un’insegnante” disse Remus, con fervore.
Hermione scoppiò a ridere “Sì, ma io non rischierei se fossi in te”.
Remus si massaggiò il collo con aria spaventata “Come è andata la tua serata?”
“Movimentata” rispose vagamente la ragazza.
“Vuoi darmi più dettagli o devo indovinare?”
“Ron ha accompagnato Kingsley, abbiamo fatto una passeggiata, mi ha chiesto scusa per aver pensato che avessi una storia con te, e tra l’altra nel farlo ti ha dato del vecchio, l’ho perdonato, mi ha baciata, l’ho schiaffeggiato, si è arrabbiato e mi ha detto che avrebbe preferito che fossi morta io invece di Fred e se né andato, è saltato che Piton aveva sentito tutto, ho avuto la soddisfazione di tirargli una palla di neve, ho evitato una punizione, ho fatto il questionario sugli Ashwinder e sono andata a dormire” sintetizzò Hermione.
“Aspetta… Cosa?” chiese Remus, decisamente confuso dal racconto compresso di Hermione.
“Quale parte non hai capito?”
“Credo che di aver capito la parte su Ron e mi dispiace per il suo comportamento, stai bene?”
“Credo di sì, almeno ci provo” rispose Hermione, con un sospiro.
“E cosa è la storia di Severus? Gli hai tirato una palla di neve? Sei impazzita?! Volevi forse sperimentare quello che si prova a subire una Cruciatus?” chiese Remus, incredibilmente sorpreso.
“Purtroppo grazie a Bellatrix Lestrange so già cosa si prova a subire una Maledizione Cruciatus” rispose Hermione, facendo una smorfia.
“Giusto, scusa. Va avanti”.
“Bè non sono stata io a cominciare è stato lui, comunque” disse Hermione, alzando le spalle.
“Aspetta, mi stai incredibilmente confondendo Hermione, torna al punto dove Ron se n’è andato” le disse Remus, tentando di seguire il filo del discorso.
Hermione sospirò “Allora, ho litigato con Ron alle serre di Erbologia, dopo che Ron se n’è andato ho scoperto che Piton era lì a raccogliere della Belladonna per quelli del quarto anno e evidentemente aveva sentito tutto. Quando siamo tornati al castello, sono scivolata sul ghiaccio, poi è scivolato anche lui facendo andare Belladonna da tutte le parti, ci siamo alzati e abbiamo iniziato a raccoglierla. Stavo raccogliendo la maledetta pianta quando lui mi ha tirato una palla di neve. Ovviamente ha fatto finta di non essere stato lui, ma eravamo soli, quindi quando si è girato gli ho tirato una palla di neve e ho fatto finta anche io di essere innocente, dando la colpa a Pix. Quando ho provato a tirargli una seconda palla di neve, mi ha beccato prima che potessi lanciargliela e mi ha messo in punizione, tornati al castello sono riuscita a fare in modo di evitare la punizione ed è finito tutto, capito adesso?”
“Ho capito, serata decisamente movimentata, più della mia e pensare che io ero un Lupo in quel momento” rispose Remus, pensieroso.
“Bè non è stata certamente una delle mie serate preferite, ma devo ammettere che ho provato molta soddisfazione a tirare quella palla di neve a Piton” rispose Hermione, sorridendo.
“Ci scommetto” disse Remus, alzandosi “Sirius avrebbe eretto una statua in tuo onore per aver dato fastidio a Severus a colpi di palle di neve”.
“Ti manca molto vero?”
“Mi manca Sirius, mi manca Silente, ma soprattutto mi manca Tonks, però cerco di andare avanti come posso, lo devo a Teddy” rispose Remus, con un colpo di bacchetta pulì la tazza di tè e la rimise nell’armadio.
“Sono sempre stata curiosa di sapere come è nata la vostra storia” ammise Hermione, fissandolo.
Remus la guardò e sorrise “L’arrivo di Tonks è stato come un uragano nella mia vita. Non avevo mai incontrato nessuno come lei. Possiamo dire che all’inizio mi ha incuriosito, poi incantato e alla fine decisamente colpito. Non mi ero mai innamorato prima di allora. Devo ammettere che quando mi resi conto di amarla avrei voluto fare i bagagli e andarmene”.
“Perché?” chiese Hermione, sorpresa.
“Non avrei potuto sopportare di rimanere a guardarla innamorarsi di qualche giovane e aitante Auror, ma eravamo in guerra e quindi rimasi a compiere il mio dovere, festeggiando silenziosamente tutte le volte che venivo accoppiato a lei per una missione. Naturalmente, Sirius si era accorto del mio comportamento e decisi di ignorarlo, mentre lui mi tormentava. Puoi ben immaginare, conoscevi Sirius. In ogni caso, ero contento, felice di lavorare con lei e di essere suo amico, mai e poi mai avrei creduto che lei provasse qualcosa per me” spiegò Remus, camminando avanti e indietro per l’ufficio.
“Quando l’hai scoperto?” chiese Hermione, con crescente curiosità.
“Circa un anno dopo il nostro primo incontro, stavamo controllando Villa Malfoy e lei d’un tratto salta fuori a mi dice ‘È ancora bello, vero? Anche dopo Azkaban’ “.
“Come darle torto” commentò Hermione, Remus la fissò e rise scuotendo la testa “Scusa, va avanti”.
“Bè, prima di accorgermene le avevo già risposto amaramente qualcosa del tipo: lui conquista sempre le donne, ero spiazzato e convito che lei si fosse innamorata di Sirius, non sono riuscito a trattenermi e ho buttato fuori quella frase stizzito. A quel punto, Tonks fece qualcosa che mi lasciò completamente di stucco, andò su tutte le furie e mi disse ‘Sapresti benissimo di chi mi sono innamorata, se non fossi troppo impegnato a sentirti dispiaciuto per te stesso per notarlo’. Penso di non aver mai provato gioia più immensa fino a quel momento”.
“Poi cosa hai fatto?”
“Niente” rispose Remus, infilandosi le mani in tasca “Mi sono reso conto del mio dovere e di quello che ero, così ho fatto finta di non capire”.
“Scusa se te lo dico, ma sei stato un vero idiota” disse Hermione.
“Non sei la prima a dirmelo, credimi. Sirius me lo disse almeno mille volte quando fui così sciocco da raccontaglielo. Non sono riuscito nemmeno convincere Tonks, con il mio ‘far finta di niente’, sapeva che l’amavo a mia volta. Così feci di tutto per allontanarmi da lei, credevo davvero che sarebbe stato meglio così per lei, iniziai a evitare qualsiasi escursione insieme a lei, trovavo sempre una scusa per non dover essere di turno con lei e le rivolgevo una parola solo raramente. Iniziai a offrirmi volontario per le missioni più  pericolose. Prima di sposarci mi raccontò che ero riuscita a farla diventare davvero molto infelice in quel periodo, era convinta che oltre a non voler stare con lei, avrei preferito andare in contro alla morte piuttosto che ammettere i miei sentimenti. La perdita di Sirius complicò ancora di più le cose e mi gettai ancora di più nel mio atteggiamento autodistruttivo, lasciandola sola e disperata per infiltrarmi tra i Lupi Mannari. Il resto è storia, sai come sono andate le cose. Non sono fiero di come mi sono comportato, ma all’inizio credevo davvero di fare la cosa giusta” disse infine Remus, Hermione si alzò e guardò i suoi occhi umidi per un lungo istante. “Ora ti abbraccerò Remus e non ci puoi fare niente”.
Remus sorrise e si abbandonò tra le braccia di Hermione. Non voleva in ogni caso fare qualcosa per evitare l’abbraccio di Hermione, poiché sentiva il forte bisogno dell’abbraccio dell’amica.
“Grazie di aver condiviso la tua storia” disse Hermione, sciogliendosi dall’abbraccio “Di solito sono sempre io a confidarmi”.
“Un amicizia deve andare in due sensi no?” disse Remus, dandole un buffetto “Ora basta con i sentimentalismi, le lezioni stanno per cominciare, dobbiamo andare”.
Hermione raccolse la borsa, Remus prese la sua valigetta e uscirono dall’ufficio.
“Professor Lupin” chiamò squillante una ragazza nel corridoio. Hermione individuò Emily Wallace e alcune ragazze di Corvonero correre verso di loro, la ragazza guardò male Hermione e rivolse un sorriso a Lupin “Questi sono da parte nostra, professore. Per augurarle un buon recupero dopo la Luna Piena” disse Emily, seguita da un risolino generale. Porse a Remus una scatola di latta.
“Grazie” mormorò Remus, decisamente stupito.
“Ci vediamo a lezione, professore” disse Emily, sorrise a Lupin e si allontanò ridacchiando con le amiche.
Hermione si lanciò uno sguardo del tipo ‘che ti dicevo?’.
“Sono scioccato” disse Remus.
“Te l’avevo detto”.
“Ma dove è finito il vecchio disgusto e terrore verso il Lupi Mannari?” domandò Remus, sconcertato, aprendo la scatola di latta che conteneva biscotti al cioccolato.
“Immagino che l’aria da sexy trasandato che ti vanti di sfoggiare e l’Ordine di Merlino Prima Classe surclassino paura e disgusto” commentò Hermione, guardando i biscotti.
“Assurdo” mormorò Remus, prendendo un biscotto “Oh… Ehm… Un biscotto, Hermione?”
“Che?”
“Provane uno prima tu”.
“Perché dovrei?” chiese Hermione, guardandolo sorpresa.
“E se fossero pieni di filtro d’amore?”
“E vorresti farmi assaggiare un biscotto potenzialmente letale solo per andare sul sicuro?” disse Hermione, allontanandosi di un passo, era incompressibile.
Remus sorrise e si strinse nelle spalle “Bè sarebbe un peccato sprecare dei potenzialmente deliziosi biscotti al cioccolato e se fossi una vera amica controlleresti prima di farmi fare qualcosa di potenzialmente pericoloso”.
“E va bene” borbottò Hermione, prese un biscotto e gli diede un morso.
“Allora?” chiese Remus, incerto “Qualche attrazione particolare verso Emily Wallace?”
“No, ma i biscotti fanno schifo” rispose Hermione.
“Davvero?”
“No, sono ottimi. Ma io aspetterei fino a stasera ad assaggiarne uno, non vorrei che magari fosse un filtro d’amore a scoppio ritardato”.
“Debitamente annotato” disse Remus, riponendo la scatola di biscotti nell’ufficio “Fammi sapere se durante la giornata vieni presa da un incredibile desiderio di saltare in braccio a Emily Wallace però”.
“Lo farò, ma ricordati che prima o poi verrò a riscuotere questo favore” rispose Hermione.
Remus scoppiò a ridere “Lo farò! Va bene, è tardi, ci vediamo dopo”.
Si salutarono e presero direzioni diverse diretti alle loro classi.


L’ultima lezione della giornata fu Antiche Rune, lei e Luna erano appena uscite dall’aula con l’intenzione di raggiungere Ginny nella Sala Grande per agguantare una fetta di torta, prima di andare a studiare, quando si ritrovarono tra i piedi Dennis Canon che ansimava.
“Stai scappando da qualcuno?” chiese Luna, incuriosita.
“No, ho appena finito la lezione di pozioni. Il professor Piton vuole vedere subito Hermione nel suo ufficio, mi ha detto che sono ti avessi trovata subito potevo scordarmi di andare a lezione la prossima volta” rispose Dennis, tentando di riprendere fiato.
“Tipico” disse Hermione, con una smorfia “Grazie Dennis, scusa per la corsa”.
“Non è niente” borbottò Dennis e si allontanò.
“Scusa Luna, dovrò andare a vedere cosa vuole Piton, di a Ginny che vi raggiungo in biblioteca” disse Hermione, scontenta della situazione. Scesero l’ultima scalinata e arrivate alla Sala d’Ingresso si separarono, Luna andò verso la Sala Grande, mentre Hermione scese nei sotterranei.
L’ufficio di Piton era aperto, Hermione si fermò sulla soglia e bussò alla porta.
Piton alzò lo sguardo su di lei “Chiudi la porta, Granger” disse molto serio.
“Con me dentro?”
“Sì Granger, con te dentro!”
Hermione entrò nell’ufficio e chiuse la porta “Dennis Canon ha detto che voleva vedermi immediatamente”.
“È così, Granger. Non immagini perché sei qui?”
“Ehm.. No” mormorò Hermione, pensando a una possibile spiegazione, non aveva visto Piton in tutto il giorno.
“Non ti avevo forse detto che ti avrei tenuto d’occhio, Granger? Non ti avevo forse garantito che alla minima cosa ti avrei messo in punizione per una settimana?”
Hermione era allibita, non aveva fatto niente che potesse adirare Piton, non l’aveva nemmeno visto quel giorno! “Non capisco che vuol dire, signore. Non ho fatto niente” poi le vennero in mente le parole che Ginny aveva pronunciato quella stessa mattina nella Sala Grande: è un vecchio pipistrellaccio bastardo che volevo solo darti fastidio, va bene così  e lei le aveva anche risposto. E se Piton le avesse sentite? E se avesse scoperto che aveva raccontato tutta la storia a Ginny?
“Sei sicura, Granger?”
Hermione deglutì, non poteva essere, le probabilità erano troppo infinitesimali “Sì, signore”.
“Bè hai ragione, non hai fatto niente” disse tranquillamente Piton.
Hermione strabuzzò gli occhi dallo stupore “Co-come?”
“Ti prendevo in giro, Granger” rispose Piton, con un sorrisetto “Ma mi fa piacere notare come la possibilità di ricevere una punizione di una settimana ti spaventi tanto”.
“Posso andarmene allora?” disse Hermione, arrabbiata.
“No” rispose Piton, alzandosi dalla scrivania con dei fogli in mano “Non ti ho chiamato qui per divertirmi, devi leggere questo articolo e dirmi cosa ne pensi”.
Hermione prese i fogli dalle mani del professore “Pozioni Rigenerative a cura di Severus Piton? Perché dovrei leggerlo?”
“Perché te lo sto ordinando, Granger. La redazione del Pozionista Pratico mi ha chiesto di scrivere questo articolo e quando faccio qualcosa voglio farlo bene. Minerva ha già letto, corretto e apprezzato l’articolo, ma mi ha consigliato di farlo leggere anche ad uno studente per avere una visione più completa”.
“Perché allora non lo fa leggere da uno dei suoi amati Serpeverde?” chiese Hermione, ancora stupita che lui lo chiedesse proprio a lei.
“Perché vorrei una recensione da qualcuno che sia interessato alle pozioni, non da un babbuino che non sa riconoscere la differenza tra una pozione restringente e una corroborante” rispose Piton, spazientito.
“D’accordo” disse Hermione, sorridendo. Questa era un’occasione più unica che rara “Allora… me lo chieda gentilmente”.
“Come prego?”
“Se vuole che io legga e recensisca il suo articolo dovrà chiedermelo gentilmente” ripeté Hermione, incrociando le braccia.
“Da qua!” esclamò Piton, strappandole l’articolo dalle mani.
“Molto bene, posso andare? Le auguro buona fortuna nel trovare un altro studente interessato alle pozioni rigenerative” disse Hermione e si voltò, pronta ad uscire.
“E va bene!” sbraitò Piton, Hermione si voltò, in attesa. Il professore era livido “Signorina Granger, potresti per… favore, leggere questo articolo ed essere… così… gentile da dirmi cosa ne pensi?”
Hermione usò tutte le sue forze per evitare ridergli in faccia, lo sforzo che stava impiegando il professore per essere gentile con lei era davvero notevole, si avvicinò a Piton e prese l’articolo “Con molto piacere”. Si voltò e uscì dall’ufficio, mentre Piton gridava “Per domani, Granger!”
Poco meno di due ore dopo stavano uscendo dalla biblioteca, o meglio erano state buttate fuori da Madama Pince poiché Ginny non la smetteva di ridere dopo che Hermione le aveva raccontato quello che era successo con Piton e nemmeno a farlo apposta fuori dalla biblioteca, incontrano il professore.
Piton aprì bocca per dire qualcosa, ma Hermione lo anticipo “No, non l’ho ancora letto, ma quando l’avrò fatto le garantisco che sarà il primo a saperlo”.
Il professore entrò in biblioteca, decisamente arrabbiato, mentre le ragazze si erano dirette a cena, con Ginny che ululava dal ridere per tutto il corridoio “Lo sai, Herm. Prima o poi te la farà pagare e ti metterà in punizione per un mese”.
“Deve solo provarci, sono stufa di farmi maltrattare da lui. Finalmente ho avuto un’occasione per farmi trattare come una persona normale e l’ho sfruttata” rispose Hermione, indifferente.
“Ti adoro, lo sai che ti adoro!” disse Ginny e scoppiò di nuovo a ridere.
Il mattino dopo fece velocemente colazione e scese nei sotterranei. Alla prima ora avevano Pozioni, ma voleva riportare l’articolo a Piton prima della lezione. Bussò tre volte alla porta dell’ufficio e sentì un mormorio provenire dell’internò, entrò nell’ufficio e con suo stupore si ritrovò a guardare Piton non completamente vestito che la guardava altrettanto sorpreso. La solita casacca nera era sbottonata, dalla camicia bianca non completamente allacciata si poteva intravedere il petto bianco e muscoloso. Hermione rimase ferma sulla porta, allibita e imbarazzata.
“Sei tu” disse Piton, allacciandosi gli ultimi bottoni della camicia bianca.
“Aspettava qualcun altro?”
“Un elfo domestico a dir la verità. Perché sei qui?”
Hermione estrasse l’articolo dalla borsa e lo mostrò a Piton “Entra” disse il professore, allacciandosi la casacca. Hermione entrò nell’ufficio e chiuse la porta.
Appena chiuse la porta, qualcuno bussò. Piton fece cennò ad Hermione di aprire, la ragazza aprì la porta e si trovò a guardare un vecchio Elfo Domestico.
“Buongiorno signorina” disse l’elfo, inchinandosi.
“Prego, entra”.
“Troppo gentile, signorina” rispose l’elfo, inchinandosi ancora di più. “Dalla cucina hanno mandato Bart per ritirare le sue cose, signore” aggiunse facendo un terzo inchino, questa volta a Piton.
“Grazie Bart, lì dentro” rispose Piton, indicando la porta della camera semiaperta.
“Signore, signorina, mi concedo” disse Bart e entrò in camera di Piton, Hermione ebbe una vista fugace di un camino e una libreria prima che l’elfo chiudesse la porta.
“Siediti” disse Piton, indicando una delle sedie davanti alla sua scrivania.
Hermione non era sicura di volersi sedere, era ancora leggermente imbarazzata per quello che aveva visto, ma trasse un profondo respiro e si sedette. La ragazza, posò l’articolo sulla scrivania, mentre Piton si sedeva.
“L’hai letto?”
“Sì, l’ho letto” rispose Hermione.
“E?”
“Credo che sia perfetto. Ci sono delle intuizioni molto brillanti, mi piace molto come ha spiegato i possibili effetti a lungo termine delle pozioni e soprattutto come è riuscito a legare le nozioni scoperte in passato con le possibilità del futuro” disse Hermione.
“Molto bene, è più meno quello che mi ha detto Minerva” rispose Piton, prendendo in mano l’articolo “A questo punto dovrei ringraziarti, ma non lo farò, credo che la richiesta di gentilezza che mi hai estorto ieri basti e avanzi. Sono stato fin troppo tollerante a lasciartelo fare, ma d’altronde cosa potevo aspettarmi da te, l’arroganza dei Grifondoro è leggendaria”.
“Perché quella dei Serpeverde no?”
“Attenta, Granger. Se ti ho tollerato ieri non è detto che sia disposto a farlo anche oggi” ringhiò Piton, posando i fogli in cassetto della scrivania.
“Ha ragione, in ogni caso posso garantirle che un po’ di gentilezza non la ucciderà di certo” rispose Hermione, alzandosi.
“La gentilezza è per i rammolliti”.
“La cosa più triste non sono tanto le sue parole, ma il fatto che ci crede davvero. In ogni caso a me piace la gentilezza, può anche pensare che sono una rammollita per questo, ma non mi importa” disse Hermione “Mi congratulo con lei, professore. Raramente ho letto un articolo tanto interessante e brillante e sono contenta di aver avuto questa possibilità”.
Piton la guardò, Hermione non riuscì a decifrare il suo sguardo, forse era stupore, rancore o divertimento, ma non le importava, si limitò a congedarsi e a uscire dall’ufficio.

 

****************
Eccomi qua!
Avrei dovuto aggiornare domani, ma ero troppo curiosa di sapere i vostri commenti riguardo al capitolo per aspettare.
Allora che ne dite?? spero vi sia piaciuto leggerlo quanto a me è piaciuto scrivelo.
Per quanto riguarda la storia di Remus e Tonks non è opera mia, ma tratta dalla biografia di Remus di Pottermore, ho solo aggiunto il fatto che Sirius sapeva che era innamorato di Tonks e che tormetasse Remus per questo (anche se sono sicura che fosse davvero così ;) )
Come sempre grazie a tutti quelli che hanno commentato in precedenza, le vostre recensione mi fanno sempre di più venir voglia di scrivere questa storia e mi ispirano!
Aspetto un vostro commento!

Baci
HermCH 

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Capitolo 14
*** La cavia ***


14. La cavia


Era Venerdì mattina e come le aveva appena detto Ginny, ancora poche ore e sarebbero state libere per il weekend. La campanella suonò  e gli studenti del settimo anno si apprestarono a uscire velocemente dall’aula di pozioni per andare a pranzo.
Hermione si avvicinò alla cattedra, dove Piton era impegnato a scrivere su un foglio di pergamena.
“Che vuoi, Granger? La lezione è finita, perché mi tormenti ancora?” chiese il professore, senza nemmeno alzare lo sguardo.
“Ehm… Volevo chiederle quando uscirà l’articolo”.
Piton alzò lo sguardo.  “La settimana prossima”.
“Molto bene, bè, complimenti” mormorò Hermione, si voltò e iniziò ad uscire dall’aula.
“Aspetta, Granger” Hermione si girò “Sei ancora interessata a quei crediti extra in pozioni per il tuo curriculum?”
“Sì, perché?” chiese incerta la ragazza.
“La redazione del Pozionista Pratico è stata molto soddisfatta dell’articolo e mi hanno chiesto di scriverne un altro per il prossimo numero, vorresti collaborare?”
“Io? Come? Sì certo!” disse Hermione, incredibilmente sorpresa dell’offerta di Piton.
“D’accordo, ti aspetto domani alle 14 nella Sala d’Ingresso. Non tardare e portati il mantello” rispose Piton.
“Il mantello? Non andremo di nuovo a Nocturn Alley, vero?”
“No, Granger. Ora smettila di discutere e fila fuori di qui prima che cambi idea. Fidati di me per una volta”.
“Già… Temo sia questo il problema” rispose Hermione, sorrise e uscì dall’aula.
Il giorno dopo alle quattordici in punto si presentò nella Sala d’Ingresso, Piton la stava già aspettando, scese di corsa gli ultimi scalini e raggiunse il professore “Allora dove andiamo, professore?”
“Lo vedrai quando saremo arrivati” rispose Piton, uscendo dal castello.
Hermione seguì silenziosamente il professore verso il sentiero che portava ad Hogsmeade, arrivati al cancello lui si voltò “Credo che tu sia in grado di materializzarti, giusto?”
“Certo, professore”.
“D’accordo” disse Piton, alzando il braccio destro “Afferrami il braccio, mi limiterò a guidarti”.
Hermione afferrò il braccio del professore un po’ imbarazzata, era davvero strano. Quando riaprì gli occhi si trovò a guadare una desolata brughiera, qua e là c’erano mucchi di neve non ancora sciolta e un vento gelido soffiava, facendo desiderare alla ragazza le solide mura del castello.
“Dove siamo?” chiese Hermione, incuriosita dal posto.
“Sta zitta, da questa parte” rispose Piton, incamminandosi verso Est. Hermione alzò gli occhi al cielo e lo segui. Non parlarono per altri cinque minuti, il vento fischiava forte nelle sue orecchie, si chiedeva perché era lì se doveva limitarsi a seguire il professore in silenzio.
“Attenta, c’è una buca lì” gridò Piton, per sovrastare la furia del vento.
“Da quando si preoccupata per la mia incolumità?” domandò Hermione, perplessa.
“Da quando sei sotto la mia responsabilità, Granger”.
“Sono grande per essere sotto la responsabilità di qualcuno” disse Hermione, infastidita.
“Lo so, ma la scuola non la pensa così. Quindi preferirei che non ti rompessi l’osso del collo mentre siamo qui” rispose Piton, guardandola appena.
“Quindi la mia morte sarebbe più che altro un problema suo che un problema mio?”
“Esatto, Granger”.
“Questo da tutto un nuovo significato alla morte” constatò Hermione, con un sorriso.
Piton si fermò di colpo e per poco Hermione non gli andò addosso, fece qualche altro passo e si chinò dove c’era un cumulo di sassi. Iniziò a togliere qualche pietra.
“Cosa stiamo cercando, professore?” domandò Hermione, accucciandosi accanto a lui.
“Questa” disse Piton indicando una radice verde che usciva dal terreno “Sai che cos’è, Granger?”
“Ehm… No”.
“Radix Caligantia” rispose Piton, estraendo un coltello.
“Wow!” esclamò Hermione, sorpresa, mentre Piton tagliava pochi centimetri di radice °Radice oscurante o radice di oscuramento, è una delle piante più rare di tutta la Gran Bretagna”.
“Esatto, questo è uno dei tre luoghi sull’isola dove cresce” rispose Piton, mettendo la radice tagliata in un sacchettino “Perché non la tagliamo tutta, Granger?”
“Così può ricrescere e tra un paio di settimana sarà come nuova” rispose correttamente la ragazza “Ma, professore? Il suo articolo non parlerà mica di questo posto spero!”
“Credi che sia un maledetto idiota, Granger?” ringhiò Piton, rimettendo a posto le pietre che proteggevano la radice dal vento “Ogni dannato cercatore di fortuna verrebbe qui a cercare la Radix Caligantia per i suoi 50 galeoni l’etto e poi cosa, sarebbe sparita nel giro di due giorni”.
Entrambi si rialzarono “Ci rivediamo a Hogsmeade” disse il professore, girò su se stesso e scomparve. Hermione sbuffò e si smaterializzò. Riapparve in High Street, anche a Hogsmeade faceva molto freddo, ma almeno non c’era il vento gelido che avevano trovato nella brughiera, individuò Piton pochi metri più in là, davanti ai Tre Manici di Scopa.
“Sarebbe così brutto se non desiderassi altro che una Burrobirra bollente?” disse Hermione, sfregandosi le mani ghiacciate.
“Devo ammettere che quel vento era piuttosto fastidioso” ammise Piton, dando un occhiata al pub e senza nessun preavviso entrò ai Tre Manici di Scopa. Hermione strinse il pugno, pregustando una calda Burrobirra e lo seguì. Il pub era caldo e semideserto, Piton era al bancone, Hermione si tolse il mantello e si sedette ad un tavolino poco più in là.
Piton le porse la burrobirra, poi fece per tornare al bancone, ma alla fine cambiò idea e si sedette davanti alla ragazza.
“Grazie, ne avevo bisogno” mormorò Hermione. Bevve un sorso e si sentì subito meglio “Niente burrobirra per lei?” chiese la ragazza, indicando la pinta di idromele del professore.
“Preferisco gusti più decisi” rispose Piton, alzando le spalle.
“Me lo ricordo”.
Un silenzio teso e imbarazzato scese tra loro. Hermione si guardò in giro curiosa, Piton sembrava annoiato.
“Allora, a cosa serve la radice?”
“Lo vedrai, ti aspetto nel mio ufficio alle 20.30” rispose il professore.
Un secondo silenziò calò tra i due, Hermione proprio non sopportava la situazione “Ehm… Allora, viene spesso qui?” disse Hermione, tentando di interrompere il silenzio.
“A differenza del tuo amico Hagrid, io ho altri interessi oltre che venire ad ubriacarmi al bar” rispose Piton, si scolò l’ultimo sorso di idromele e uscì dal locale. Hermione scosse la testa, tracannò la burrobirra e lo seguì.
Percorsero velocemente High Street fino a Mielandia “Oh cavoli, hanno il 3 per 2 sulle piume di zucchero”.
“Non pensarci nemmeno, Granger!”
“Non ci stavo pensando” rispose Hermione, spazientita. Un grosso cartello davanti a Zonko attirò la sua attenzione “Ehi guardi!” esclamò la ragazza, correndo in direzione del negozio, dove il cartello recitava Tiri Vispi Weasley, prossima apertura 14 Febbraio.
“Giusto in tempo per la prossima uscita a Hogsmeade”.
Hermione si voltò e vide la sagoma di George Weasley a poca distanza da lei, che la scrutava mentre leggeva il cartello “George!” gridò Hermione, correndogli incontro per soffocarlo in un abbraccio “Che ci fai qui?”
“Sto facendo marketing, ovvio” rispose il gemello con un sorrisetto “Sto preparando tutto per l’apertura, speriamo di fare un po’ di concorrenza a Madama Piediburro, che ne dici?”
“Sicuro ce la farai” rispose Hermione, felice.
“Tu piuttosto, che ci fai in giro con quello” sussurrò George, indicando Piton che li guardava torvo a tre metri di distanza.
“Oh, è per una ricerca. Senti visto che sei in zona, mi fai un favore? Io e Ginny siamo a corto di api frizzole e cioccorane e ho visto anche un offerta sulle piume di zucchero passando davanti a Mielandia”.
“Non dire altro” disse George, facendole l’occhiolino “Corro a Mielandia e vi mando tutto con un gufo”.
“Grazie, ti do i soldi”.
“Non serve, è un regalo”.
“Ma…”
“Granger!” gridò Piton, spazientito “Non ho tutto il giorno”.
Hermione e George si lanciarono uno sguardo divertito, si salutarono, lei gli scoccò un bacio sulla guancia e raggiunse Piton.
“Non siamo in gita di piacere, Granger!” borbottò Piton, incamminandosi decisamente contrariato.
“Mi dispiace, sono due settimane che non lo vedo, non potevo mica ignorarlo”.
Piton non rispose, si limitò ad aumentare il passo verso il sentiero che portava al castello.
Il gufo di George arrivò la sera stessa, durante la cena e Ginny né fu molto felice. Quando le ragazze tornarono in Sala Comune e scartarono il pacco, trovarono non solo quello che Hermione aveva chiesto, ma anche cioccocalderotti, caramelle mou, piperille, topoghiacci e mosche al caramello.
“Tuo fratello è pazzo” disse Hermione, esterrefatta e felice “Avevo chiesto qualche cioccorana, due apifrizzole e un paio di piume di zucchero, non tutto questo”.
“È un Weasley, che ci vuoi fare” rispose Ginny, sorridendo. Prese un cioccocalderotto e lo addentò soddisfatta.
“Devo andare, sono già le otto passate, Piton mi strozza se arrivo in ritardo” disse Hermione, guardando l’orologio.
“Non so davvero perché vuoi passare più tempo con lui di quanto sia necessario” commentò Ginny, prendendo un altro dolce.
“Non mi fa sicuramente piacere, ma è importante” disse vagamente Hermione “Ti avverto Gin, voglio trovare di nuovo tutta questa roba quando torno, quindi cerca di non strafogarti”.
“Sì, mamma” rispose Ginny, sorridendo. Hermione le lanciò uno sguardo irritato e uscì.
Poco prima delle 20.30 raggiunse l’ufficio di Piton, sulla soglia con sua sorpresa trovò Dean Thomas che stava uscendo dall’ufficio.
“Ehi Dean” salutò Hermione, raggiungendolo “Come mai da queste parti?”
“Punizione, Piton mi ha fatto pulire almeno dieci calderoni incrostati, senza magia. Non mi sento più le dita!” rispose Dean, abbassando la voce per non farsi sentire dal professore.
“Mi spiace per te”.
“Già, anche a me. Ehm… senti, tra un paio di settimane c’è l’uscita a Hogsmeade”.
“Sì, ho visto che per l’occasione apriranno la nuova sede dei Tiri Vispi Weasley al posto di Zonko” rispose Hermione.
“Davvero? Bè, fantastico! Tu… ehm… quindi hai in programma di andare al villaggio?”
“Certo, tu no?”
“Io? Oh ehm.. Certo… Ma mi chiedevo, se non hai altri programmi, visto che probabilmente Ginny sarà in giro con Harry, se ti va di andarci assieme” propose il ragazzo.
Hermione guardò Dean molto sorpresa, non pensava minimamente che lui fosse interessato ad andare ad Hogsmeade a San Valentino con lei “Oh… Ehm… Wow, grazie! A dir la verità non ho ancora fatto programmi sicuri… Ma penso… che si possa fare, ti faccio sapere ok?”
“Certo, perfetto! Ora vado a cena, se mi hanno lasciato qualcosa, sto morendo di fame” rispose Dean, le regalò un sorriso e scappò via. Hermione lo seguì con lo sguardo, ancora stupita dal suo gesto. Alzò le spalle ed entrò nell’ufficio.
“Possiamo cominciare o ti serve altro tempo per le tue sciocchezze private?” ringhiò Piton.
“Possiamo cominciare” rispose Hermione, scrutando il calderone e i due calici posti sulla scrivania del professore.
“In questo calderone c’è la Pozione Sospendi Poteri, sai di che si tratta?” disse Piton, avvicinandosi al calderone.
“Certo” rispose prontamente Hermione “È in grado di sospendere i poteri di un mago per un certo quantitativo di tempo, qualche minuto di solito. È complicatissima da preparare e disastrosa se sbagliata, è anche molto tossica perciò di solito viene diluita con acqua”.
“Ed è quello che contengono i due calici” spiegò Piton “Ora se non mi sbaglio e non mi sbaglio mai, aggiungendo la Radix che abbiamo raccolto alla pozione, potrà raddoppiare la potenza della pozione ed estendere il suo potere ad altre creature”.
Appena finito di parlare ci fu uno schioccò e Bart l’elfo domestico apparve nell’ufficio “Il signore mi ha fatto chiamare?”
“Sì Bart” rispose Piton “Ho bisogno del tuo aiuto per una ricerca”.
“Tutto quello che desidera, signore” rispose Bart, facendo un profondo inchino.
Hermione guardò il calderone, Piton, Bart e i due calici, fece due più due e disse “Io non bevo quella roba”.
“Credevo fossi contenta di collaborare” rispose Piton.
“Sì, ma non come cavia! Se è tanto sicuro di non sbagliare la provi lei la sua pozione, io non metto in gioco i miei poteri e se si sbaglia?” domandò Hermione, incrociando le braccia.
“Non mi sbaglio”.
“Molto bene, allora beva lei la pozione”.
Piton sbuffò andò al calderone e prese un dosatore “Due gocce mischiate con l’acqua della pozione normale, tolgono i poteri per due minuti, con l’aggiunta della Radix toglieranno i poteri per quattro minuti” spiegò facendo cadere due gocce di pozioni in ognuno dei calici “Normalmente la pozione funziona solo con gli esseri umani, ma con la Radix dovrebbe funzionare anche sugli elfi domestici, Bart bevi questo”.
“Non dovrebbe fargli bere quella pozione, è ingiusto”.
“Per l’amore di Salazar, chiudi in becco Granger!”
L’elfo prese il calice e bevve la pozione “Ha un ottimo gusto, signore”.
“Grazie, Bart” disse Piton, controllando l’orologio “Ora torna in cucina”.
Bart chiuse gli occhi e cadde “Bart non ci riesce, signore”.
“Molto bene!” disse Piton, entusiasta.
“Non riesce a smeterializzarsi! Funziona” esclamò Hermione, stupita.
“Te l’avevo detto, Granger”.
Allo scoccare di ogni minuto, Bart provò a smaterializzarsi, quando finalmente dopo due minuti dall’assunzione della pozione, ci riuscì.
“Non sono passati quattro minuti” osservò Hermione, fissando il punto dove l’elfo era sparito.
“Questo lo vedo anche io, Granger. A quanto pare la Radix permette alla pozione di essere efficace anche sulle altre creature, ma su di loro non raddoppia gli effetti” rispose  Piton, controllando di nuovo l’orologio.
“Tocca a lei, adesso” disse Hermione, beccandosi un’occhiataccia dal professore. Piton prese il calice e bevve, estrasse la bacchetta e la puntò verso la libreria “Accio libro” ma non successe niente.
Aspettarono uno, due, tre minuti nei quali Piton provò ad appellare un libro senza successo.
“È l’ora della verità” disse Hermione al quarto minuto, mettendosi dietro al professore.
Piton le lanciò uno sguardo indecifrabile e puntò la bacchetta verso la libreria “Accio libro” .
Successe tutto molto in fretta, tutti i libri iniziarono a tremare, Piton si voltò verso Hermione e la spinse contro il muro appoggiandovi sopra le mani, mentre i 50 libri della libreria volarono verso di loro contemporaneamente colpendo il muro e il professore con un gran boato.
“Grazie” mormorò Hermione, illesa e scioccata. Il gesto del professore l’aveva salvata. Hermione scrutò il viso dell’insegnate a pochi centimetri dal suo “Non avresti dovuto”.
“Sei sotto la mia responsabilità ricordi?” mormorò Piton, dolorante.
“Tutto bene?”
“Sì e no” rispose Piton allontanandosi leggermente, le gambe gli cedettero ma Hermione lo sostenne.
“Attenta, la schiena”.
Hermione tolse la mano che premeva sulla schiena del professore e lo aiuto a sedersi.
“Che bel casino” disse Hermione, guardando l’ufficio semi devastato. La libreria era in frantumi, molti vasi con gli ingredienti compreso il calderone con la pozione erano caduti a terra. “Bè, abbiamo scoperto che la Radix Caligantia non raddoppia solo il tempo di sospensione, ma anche i poteri del mago una volta che li ha riavuto indietro, crede sia permanente?”
“Ne dubito, guarda” mormorò Piton, mosse la bacchetta e un libro gli volò in mano.
“Direi che è quasi meglio che non sia un effetto permanente” commentò Hermione, indicando il pavimento.
“Già” rispose Piton, facendo una smorfia di dolore.
“La porto in infermeria”.
“Sto bene!”
“Si vede, dai non prendiamoci in giro. Ti sono arrivati in schiena almeno trenta libri, non puoi stare bene” rispose Hermione, guardandolo seriamente.
“Andiamo in infermeria”.
“Ecco appunto” rispose la ragazza, prese Piton per un braccio e lo aiutò ad alzarsi, poi lui la allontanò e uscirono dall’ufficio. Hermione lo seguì fino in infermeria a distanza ravvicinata, non poteva credere a come Piton l’aveva protetta da quei libri missile. Era inconcepibile pensare che lui aveva volontariamente anteposto il benessere della ragazza al suo.

 

****************
Hola! Eccomi con un nuovo capitolo!
Prima di tutto grazie a tutti quelli che hanno aggiornato lo scorso cap! Spero che questo vi sia piaciuto!
Niente Remus in questo capitolo, ma ehi, tanto Severus! ;)
Che ne pensate? L'idea della pozioni vi ha convinto? E che dire del protettore Piton che si becca un casino di libri in schiena per salvare la nostra Hermione, dal'oltronde lei è sotto la sua responsabilità!
Aspetto con ansia i vostri commenti!
UN bacione
HermCH 

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Capitolo 15
*** Il compagno di classe e l'insegnante ***


15. Il compagno di classe e l’insegnante


Hermione rimase fuori dall’infermeria, ritta, immobile, in attesa che il professore uscisse. Un solo pensiero le assillava la testa, come mai Piton si era messo davanti a lei per proteggerla? Aveva forse ragione Ginny? Piton aveva una maggiore tolleranza per lei? Aveva cercato di proteggere la sua allieva preferita? No, lo avrebbe fatto per qualsiasi studente si disse Hermione. Lei era solo una petulante allieva per il professore, una fastidiosa e irritante So-Tutto-Io. L’unico motivo per cui l’aveva protetta era per non rimanere invischiato in qualche problema burocratico perché un alunno era rimasto ferito nel suo ufficio. C’era un altro fatto che Hermione non poteva di certo ignorare, molto più importante del motivo per cui Piton si era gettato su di lei. Era il fatto che quella vicinanza con il professore non l’aveva imbarazzata, né disgustata come avrebbe immaginato. Il viso del professore a pochi centimetri dal suo e il corpo premuto con forza contro il suo l’avevano fatta sentire sicura e protetta, con schifata o disgustata. Questo, in relazione al professore di pozioni era un fatto alquanto incredibile.
Dopo circa mezz’ora di attesa la porta dell’infermeria finalmente si aprì e uscì Piton, zoppicante. Hermione balzò in piedi.
“Che cosa ci fai ancora qui?” domandò Piton, sorpreso di vederla.
“Volevo accertarmi delle sue condizioni” rispose Hermione, avvicinandosi.
“Perché?”
“Perché è colpa mia se è finito in infermeria” disse Hermione, accigliata.
“Sei stata tu ad appellare tutti quei libri? A me non sembra” disse Piton, avviandosi lungo il corridoio.
“Sì, ma se li è presi in schiena perché non arrivassero addosso a me” controbatté Hermione, seguendolo.
“Bazzecole. La smetti di seguirmi?”
“Volevo solo assicurarmi che stesse bene” rispose Hermione, abbassando lo sguardo.
“Sto bene! Sano come un pesce, qualche livido e una costola incrinata, niente di più. Non che siano affari tuoi, Granger!” rispose Piton, spazientito.
“Lo sono invece, da quando ha rischiato la sua salute per la mia incolumità” rispose Hermione, guardandolo con decisione.
“L’avrei fatto per chiunque”.
“Questo lo so, ma la ringrazio che l’abbia fatto anche per un’insopportabile So-Tutto-Io”.
“Tu non sei insopportabile” disse Piton, esasperato “Sei una tragedia, vuoi smetterla di seccarmi e andare a dormire?”
“Un’ultima cosa” tentò Hermione, insicura.
“Che diavolo ci può essere ancora?”
“Verrei frustata 10 volte se ora decidessi di abbracciarla?`”
“Non osare, Granger” ringhiò Piton “Non ti azzardare nemmeno a…”
Ma Hermione raccolse tutto il suo coraggio, così lo ringraziò e lo zittì con un abbraccio.
“Hai finito?” domandò Piton, resistendo a due impulsi, il primo desiderio fu di strozzarla, ma un secondo desiderio più profondo gli diceva di ricambiare l’abbraccio.
“Sì, scusi” rispose Hermione, allontanandosi da lui “Bè grazie di tutto” stava per correre via, ma prima che potesse farlo Piton l’afferrò per il braccio “Non così in fretta, Granger! 30 punti in meno a Grifondoro per avermi abbracciato e altri 30 punti in meno per avermi dato del tu”.
“Non l’ho fatto” disse Hermione, arrovellandosi per cercare di ricordare quando mai si fosse rivolta a Piton usando la forma informale.
“Oh sì che lo hai fatto, prima nel mio ufficio, dopo che i libri mi hanno colpito” rispose Piton.
“Davvero?”
“Sì, Granger. Davvero! Ero un po’ stordito ma non sordo!” ribatté il professore con veemenza.
“Ora posso riavere il mio braccio?” chiese Hermione, visto che il professore non mollava la presa.
“Immagino di sì, basta che tu non lo usi per saltarmi addosso di nuovo” rispose Piton, lasciandole il braccio.
“Quanto è esagerato. Non le sono saltata addosso, era solo un abbraccio di ringraziamento” disse Hermione, agitando il braccio.
“Ti do un consiglio, la prossima volta aspetta che te lo chieda” ringhiò Piton.
Hermione rise “Se aspetto che me lo chieda passerà un’eternità”.
“Appunto, Granger. Ora sparisci, sono sicuro che non vedi l’ora di raccontare alla Weasley che il signor Thomas ti ha chiesto di uscire”.
“A dir la verità me n’ero dimenticata” rispose Hermione, mettendosi un dito sul mento con aria pensierosa.
“Te ne vai o no?”
“Volo” mormorò Hermione e sparì per il corridoio alla loro destra.

 

“Sei sicura che ti sta bene se esco con lui?” domandò Hermione, uscendo dalla Sala Grande dopo colazione.
“Hermione è la terza volta che me lo chiedi e per la terza volta ti rispondo: certo, non ci sono problemi” rispose Ginny, agitando le braccia.
“Sicura?”
La rossa rise “Ma sì, io sto con Harry, non vedo perché dovrebbe darmi fastidio se esci con Dean! Piuttosto, sei sicura che non stai cercando una scusa per dirgli di no?”
“No, non è così”.
La rossa la guardò con fare indagatorio “Te lo giuro, Gin. Sono rimasta piacevolmente sorpresa quando mi ha chiesto di uscire, certo non l’avevo mai preso in considerazione, ma poi mi sono detta: perché no? Insomma, tu sarai impegnata con Harry e non voglio fare da terzo in comodo, sarà inoltre meglio che andar in giro per il villaggio da sola perché non ho un fidanzato”.
“D’accordo e a proposito di questo… “
Le parole di Ginny andarono perse, in quanto la sua attenzione fu attirata dalla vista di Piton che parlava con Madama Chips poco più in là.
“Ti ho detto che sto bene, Poppy”.
“Ma con quel colpo avrai sicuro dolore, prendi almeno una pozione antidolorifera”.
“Sto bene, perché voi donne non mi ascoltate mai quando parlo?”
La concentrazione di Hermione fu interrotta da una spinta di Ginny “Hermione, hai sentito quello che ho detto?”
“No, scusa Gin. Mi sono distratta” rispose Hermione, guardando Piton che ormai era fuori portata d’orecchio.
“Ho detto che per San Valentino, Harry viene a prendermi già alla mattina e andiamo a pranzo assieme”.
“Davvero? Bè wow! Così passate più tempo assieme, no?” mormorò Hermione, concentrandosi di nuovo sul discorso dell’amica.
“Sì, lo penso anche io. Sei sicura di star bene? Mi sembri più strana del solito oggi” commentò Ginny, lanciandole uno sguardo divertito.
“Certo e poi per una già strana di suo, più del solito non esiste” rispose la riccia, dando un buffetto a Ginny.
“Se lo dici tu” disse l’altra annuendo “Ehi! Guarda c’è Remus!”
Hermione alzò lo sguardo e vide il professore di Difesa che camminava qualche metro davanti a loro, le ragazze si guardarono e fecero una corsa per raggiungerlo. Lupin si voltò sentendole arrivare di corsa “Ecco qui le mie studenti preferite”.
“Ciao Remus”.
“Ehi prof”.
“Quali progetti avete per la mattina?” domandò Remus, sorridendo loro.
“Io devo andare in Sala Comune a fare i compiti, perché a differenza di qualcuno” disse Ginny, indicando poi l’amica “Non li ho ancora finiti”.
Hermione rise “Se non fossi la solita perditempo li avresti già finiti anche tu e ora potresti venire in biblioteca con me a cercare qualcosa di interessante da leggere”.
“Stavo giusto andando in biblioteca anche io” disse Remus.
“Bene allora lascio Hermione nelle tue sapienti mani, io vado di là così arrivo prima in Sala Comune” disse Ginny, indicando una scorciatoia “A proposito Remus, ho sentito che ti hanno regalato dei biscotti al cioccolato” aggiunse sghignazzando, Hermione la imitò.
“No comment” disse Remus.
“Erano buoni? Dicono che le Corvonero siano delle brave cuoche” domandò Ginny, sempre più in presa alle risate.
“Sì sì, brave. Prendetemi in giro, vedremo chi riderà alla prossima verifica” disse Remus, incrociando le braccia.
“Mi dispiace, Remus” borbottò Hermione, continuando a ridere “Ma non riesci proprio a farmi paura”.
“A me un po’ sì” osservò Ginny, che aveva smesso di ridere. Hermione rise ancora più forte.
Lasciarono Ginny e si diressero verso la biblioteca, quella Domenica mattina il castello era particolarmente silenzioso “Allora” iniziò Remus “Novità?”
“Una sì, Dean Thomas mi ha chiesto di uscire” rispose Hermione, sentendosi le gote arrossare.
“Gli hai detto di sì?”
“Glielo dirò appena lo vedo”.
“Bene!” esclamò Remus “Sono contento per te, Dean è un ottimo ragazzo”.
Raggiunsero la biblioteca e si separarono, cercando tra gli scaffali. Hermione era alla ricerca di una lettura leggera per la giornata. Stava per uscire dalla sezione dei libri antichi, quando le parve di vedere la sagoma di Dean, corse fuori dal reparto e si trovò faccia a faccia con il ragazzo “Oh Ciao” mormorò Hermione.
“Ciao, Hermione”.
“È ancora valida l’offerta di ieri sera?”
“Cos..? Oh sì certo, perché?”
Hermione gli sorrise “Perché vorrei accettarla”.
“Fantastico! Sono felice della tua decisione” esultò Dean, con un grosso sorriso stampato in faccia.
“Ok, bè, ci vediamo in Sala Comune, allora”.
“Sì, devo andare a finire il tema di trasfigurazioni” rispose il ragazzo, mostrandole il libro che aveva appena preso. Fece l’occhiolino ad Hermione, le sfiorò la guancia destra con le labbra e se ne andò.
Hermione rimase a fissare il punto dove era sparito, toccandosi la guancia, imbarazzata.
“Granger, sembra che non ti sia chiaro che la biblioteca non è la Sala Comune” disse la voce di Piton alle sue spalle.
Hermione sospirò e si voltò “Perché?”
“La biblioteca non è un luogo dove dormire, come hai già fatto o dove pomiciare con un ragazzo, come stavi facendo” rispose Piton, arrabbiato.
“Io non stavo pomiciando con Dean!” rispose Hermione, offesa dalla sua accusa.
“Bene, visto che hai così tanto tempo a disposizione potresti fare una ricerca molto estesa sulla Radix Caligantia, le sue proprietà conosciute e ipotizzate. I luoghi dove cresce e quant’altro, credo che tu sia in grado di fare una relazione no? Mi serve per il nuovo articolo e a differenza di te, non ho tempo per farla”.
“Quando la devo consegnare?”
“Tra dieci giorni nel mio ufficio, Granger” rispose Piton, girò sui tacchi e se ne andò.
E fu così che nei dieci giorni che seguirono, Hermione lavorò instancabilmente per star dietro a tutti i compiti e finire la relazione sulla Radix Caligantia per Piton. Passò molte ore in biblioteca e scoprì diverse cose interessanti sulla radice che non conosceva. Nel frattempo il primo articolo del professore era uscito e Hermione aveva visto molti Serpeverde complimentarsi con lui.
La sera del decimo giorno dopo l’incontro con Piton, Hermione scese nei sotterranei per consegnare al professore la sua relazione sulla Radix Caligantia. Bussò all’ufficio del professore, ma lui non rispose, allora si diresse verso l’aula di pozioni e trovò Piton che armeggiava con un calderone.
“Buonasera professore” disse Hermione, entrando nell’aula.
“Era ora che arrivassi, aspettavo la tua relazione diverse ore fa” disse Piton, alzando lo sguardo su di lei.
Hermione lo ignorò, avvicinandosi “Che sta preparando?”
“Una pozione”.
“Non l’avrei mai detto” disse Hermione, roteando gli occhi.
“È per gli imbranati del primo anno” rispose Piton.
“Bè, ecco la relazione che mi aveva chiesto” disse Hermione, posando un plico di fogli di pergamena sul tavolo.
“Allora te ne puoi anche andare, no?” disse Piton, indicando la porta con un braccio.
“Solo un’ultima cosa. È che, insomma, io non credo che dovrebbe inserire nell’articolo la parte sugli elfi domestici” disse Hermione, tesa.
“E perché mai?”
“Ecco, vede, credo che i maghi abuserebbero di questa conoscenza, il fatto che esista una pozione che consente ai maghi di limitare i poteri delle altre creature magiche, significherebbe dare altro potere ai maghi per togliere ancora più libertà alle altre creature” spiegò Hermione, cercando di suonare il più convincente possibile.
“Bè a me non interessante niente di quello che credi tu, né i tuoi proclami in difesa delle creature magiche” rispose Piton.
“Ma professore non è giusto!”
“Non mi interessa!” disse Piton, battendo forte il pugno sul tavolo, il calderone dove stava lavorando vacillò e cadde per terra spargendo pozione sul pavimento “Guarda cosa mi hai fatto fare! 30 punti in meno a Grifondoro!” gridò Piton, arrabbiato.
“Non è stata colpa mia” ribatté Hermione, allibita.
“Certo che è stata colpa tua, è sempre colpa tua! Magari una  punizione ti farà passare la voglia di combinare guai!”
“No” gemette Hermione “Ma non ho fatto niente”.
“Sabato alle 14 nel mio ufficio e ora sparisci di qui, prima che decida di cruciarti” rispose Piton, estraendo la bacchetta.
“Sabato c’è l’uscita a Hogsmeade, non può impedirmi di andarci per una cosa che non ho nemmeno fatto, è stato lei a rovesciare il calderone” disse Hermione.
“Adesso basta! Credi che me ne freghi qualcosa?” ribatté Piton, agitando la bacchetta per pulire il pavimento.
“Magari alla preside frega qualcosa, sono sicura che lei non sarebbe d’accordo con la sua decisione” rispose Hermione, alzando la testa, non sapeva dove aveva trovato il coraggio di minacciare così Piton, ma si stava preparando da giorni per l’uscita con Dean e nemmeno lui avrebbe potuto impedirgli di passare la bella giornata che si meritava.
“Osi minacciarmi?”
“Non era una minaccia, professore. Era una constatazione” disse tranquillamente Hermione.
“Al diavolo, Granger. Al diavolo: tu, la preside e il maledetto villaggio! Sabato sera alle 19 e non osare arrivare con un secondo di ritardo” sbraitò Piton.
Hermione annuì e uscì correndo dall’aula.

 

Sabato pomeriggio arrivò in un lampo e quando scese nella Sala Comune trovò Dean che l’aspettava davanti al buco del ritratto.
“Ciao” salutò Hermione.
Dean gli porse una rosa rossa “Ciao Hermione”.
Hermione rimase molto colpita da quel gesto, nessun ragazzo le aveva mai regalato un fiore, tanto meno una rosa, ringraziò Dean e gli diede un bacio sulla guancia.
“Vogliamo andare?”
“Certo”.
Scesero di sotto e uscirono dal castello, qua e là videro molte coppie che si recavano al villaggio. Hermione fu sorpresa di quanto fosse facile parlare con Dean,  certo si conoscevano da anni ed erano stati rinchiusi assieme a Villa Conchiglia, ma Hermione credeva che avrebbe provato un certo imbarazzo uscendo con lui, il quale avrebbe bloccato la conversazione, ma così non era stato.
“Allora, cosa vuoi fare per prima?” chiese Dean, una volta in vista del villaggio.
“Andiamo a vedere la nuova sede dei Tiri Vispi?”
“Speravo che lo dicessi!” disse Dean, entusiasta.
La nuova sede dei Tiri Vispi Weasley era ancora più spettacolare di quella a Diagon Alley, George aveva davvero fatto un ottimo lavoro. Il negozio era pieno di studenti che correvano in giro, divertendosi come matti. Rimasero lì per almeno venti minuti, passando tra gli scaffali e ridendo dei prodotti più assurdi.
In seguito, andarono a Mielandia dove Dean regalò ad Hermione una rosa di marshmallow, ancora una volta la ragazza rimase sorpresa davanti alla gentilezza del compagno di classe, Ron non avrebbe mai pensato di regalarle qualcosa del genere. Dopo essersi riempiti le tasche di cioccorane e piume di zucchero, andarono da Accessori per il Quidditch in quanto Dean aveva bisogno di un paio di occhiali nuovi per la partita incombente.
“Ti va di bere qualcosa?” chiese Hermione, uscendo nel gelo di High Street.
“Certo” disse Dean, sfregandosi le mani “Dove vuoi andare?”
“Ai Tre Manici di Scopa?”
“Perfetto” disse Dean, ridacchiando.
“Che c’è? Avresti preferito che avessi detto da Madama Piediburro?”
“No, anzi sono contento che tu non l’abbia fatto, tra l’altro hai confermato le mie sensazioni” rispose Dean, raggiungendo il pub.
“Quali sensazioni?”
“Che sei molto più interessante di quelle ragazze che si rifugiano in quella ridicola Sala da Tè a pomiciare, perché non hanno niente di importante da dire” disse Dean, aprendo la porta ad Hermione.
“Bè, grazie” mormorò Hermione, entrando.
Il pub era pieno di gente, tutti i tavoli erano occupati, al tavolo più vicino al bancone scorse Harry e Ginny. Il prescelto alzò la mano in segno di saluto e le indicò di raggiungerli.
“Ti dispiace se andiamo da Harry e Ginny?” chiese Hermione, incerta.
“Certo che no” rispose Dean e la ragazza gli regalò un sorriso “Prendo da bere, una burrobirra?”
“Volentieri, grazie”.
Mentre Dean si dirigeva al bancone, Hermione raggiunse gli amici, felice di vederli.
“Ciao, come va?”
“Bene e tu? Vi sedete qui? Il bar è decisamente pieno” disse Harry.
“Certo” mormorò Hermione, sedendosi accanto a Ginny.  Dean tornò con due burrobirre e prese posto tra lei e il prescelto, dopo qualche istante di silenzio lui e Harry iniziarono a parlare di Quidditch ed Hermione si rivolse a Ginny “Come è andato il pranzo?”
“Bene, dopo pranzo siamo andati all’appartamento di Harry, perché aveva dimenticato a casa il mio regalo” disse Ginny, abbassando inspiegabilmente la voce “E abbiamo fatto l’amore”.
Hermione guardò Ginny stupita, sapeva che era la loro prima volta e l’amica era il ritratto della felicità “Dalla tua faccia deduco che sia andata bene”.
“È stato meraviglioso” rispose Ginny, con un sorriso sempre più largo “Ma dimmi di te e Dean”.
“Sta andando bene, almeno per me, lui è davvero gentile. Mi ha regalato queste” rispose Hermione, mostrandole la rosa vera e quella di marshmallow.
“Eh sì, Dean sa essere molto carino quando vuole” disse Ginny, facendole l’occhiolino.
“Mi spiace quasi mangiare la rosa di marshmallow, è così bella!”
“Bè hai sempre l’altra”.
Hermione rise “È la stessa cosa che mi ha detto Dean”.
Passarono altri quaranta minuti conversando amabilmente tra loro, quel pomeriggio si era dimostrato piacevole come pochi. Alla fine Hermione e Dean lasciarono gli amici e tornarono a scuola, continuando a ridere e scherzare fino al castello.
“È stato davvero un bel pomeriggio” disse Dean, sorridendole.
L’oscurità iniziava a calare, Hermione guardò prima il portone del castello poi il ragazzo “Mi sono divertita molto”.
“Né sono felice” rispose Dean, avvicinandosi. Prima che Hermione potesse anche solo pensare qualcosa da dire, Dean annullò le distanze tra di loro.
Il bacio fu casto, dolce, piacevole.
“Granger! Thomas!”
Hermione si staccò subito da Dean, voltandosi. Piton stava camminando nella loro direzione con le braccia piene di radici di Asfodelo “Questa è una scuola, dannazione! Un luogo pubblico, 30 punti in meno a Grifondoro!”
“Scusi, signore. È che…”
“Sta zitto, Thomas!” sbraitò Piton “Granger, hai una punizione da scontare”.
“Credevo che fosse alle…”
“È adesso” la interruppe Piton, mettendole in mano l’Asfodelo “Muoviti”.
Hermione mimò scusa con la bocca a Dean, lui si limitò a sorriderle e farle cenno di seguire Piton. La ragazza seguì in silenzio il professore fino al suo ufficio nei sotterranei, faticando a tenere il passo spedito del professore.
“Mettiti su quel tavolo” disse Piton, indicando il tavolo vicino al fuoco “Pulisci e prepara le radici, di certo non devo dirti a cosa mi servono”.
“No, professore” rispose Hermione, posò le radici sul tavolo e si tolse il mantello. Piton fissò stupito la ragazza, aveva lunghi stivali fino al ginocchio, una minigonna di jeans e un maglioncino nero con il collo a V, era stata Ginny a scegliere quei vestiti per l’uscita con Dean.
Hermione guardò Piton, lui le lanciò uno sguardo carico di astio e uscì dall’ufficio. La ragazza sbuffò e si rimboccò le maniche, prese un coltello e inizio a pulire le radici di Asfodelo.
Cinque minuti dopo Piton torno nell’ufficio con un secchio in mano. Lo mise sul tavolo dove stava lavorando Hermione e tolse il coperchio “Quando hai finito lì, dovrai scegliere quelli marci da qui dentro e buttarli via”.
Hermione guardò nel secchio e assunse un’espressione disgustata: Vermicoli.
“Non c’è bisogno che fai quella faccia, Granger”.
“Sì, professore” mormorò Hermione, rassegnata.
Nelle due ore successive, Hermione lavorò senza sosta e senza nemmeno rivolgere uno sguardo al professore. Prima avesse finito, prima sarebbe potuta andare via di lì. Benché rovistare nei Vermicoli le faceva sentire il bisogno di vomitare, all’ora di cena il suo stomaco iniziò a brontolare affamato.
Dopo aver scelto l’ultimo mucchio di Vermicoli, chiuse il secchio con il coperchio, prese una bacinella vuota e grazie all’incantesimo Aguamenti riuscì a sciacquarsi via quello schifo dalle mani. Con l’aggiunta di un Gratta e Netta si sentì molto meglio.
“Ho finito, professore” mormorò Hermione, mettendosi davanti alla scrivania. Piton alzò lo sguardo, si alzò e andò a controllare.
“Hai fatto tutto?” chiese Piton, passando in rassegna il tavolo.
“Sì professore, posso andare adesso?”
“Non ancora” rispose Piton, guardandola “Ho letto la tua relazione sulla Radix”.
“Andava bene?”
“Dove hai preso le informazioni sul nuovo campo di coltivazione in America?” chiese Piton, avvicinandosi a lei.
“C’era scritto sul Profeta, in realtà” rispose Hermione, alzando le spalle “L’ho visto per caso”.
“D’accordo”.
“Ha pensato anche a quello che le ho detto ieri?” chiese la ragazza, sperando che il professore avesse cambiato idea.
“Sì”.
“E?”
“E niente, non cambierò il mio articolo per le tue assurde convinzioni” rispose Piton, lanciandole uno sguardo di fuoco.
“Ma non sono assurde convinzioni, è dimostrato che i maghi tendono ad abusare del potere contro le creature magiche, lei non può…”
“Non posso? Io posso! E non tocca certo a te dirmi cosa posso o non posso fare!” disse Piton, infuriandosi.
“Certo, ma…”
“Zitta, Granger!” intimò il professore, alzando il dito contro di lei. La ragazza fece un passo indietro.
“Professore, se solo mi ascol…”
“Sono stufo di ascoltarti, Granger!” gridò Piton, avvicinandosi a lei, ma Hermione si tirò indietro “Sono stufo della tua testardaggine, delle tue intromissioni, della tua arroganza. Il tuo finto coraggio mi da su i nervi, sono stufo di sentire il tuo parere su tutto, sono stufo che sei sempre in disaccordo con qualsiasi cosa che dico! La tua maledetta tenacia mi fa perdere il controllo, Granger!”
Hermione rimase ferma, la schiena era appoggiata contro la porta, ogni via di fuga compromessa, Piton era a pochi centimetri da lei, il dito ancora alzato contro di lei, il suo viso era una maschera di emozioni indecifrabili. Era così vicino, poteva perdersi in quei occhi scuri così profondi, inspiegabilmente si sporse un paio di centimetri verso di lui, posando le sue labbra su quelle del professore. Il mondo si fermò, immobile, silenzioso, scioccato dal suo gesto irrazionale. Alla fine Piton si mosse, non a ritroso, ma versò la ragazza, rispondendo al bacio di lei con foga. La testa di Hermione esplose, travolta da tutta quella rabbia, da tutta quella passione. Piton le mise le mani sul sedere, alzandola di peso, lei fece scivolare le gambe attorno ai fianchi dell’uomo, stringendolo in una morsa. Sentì il corpo del professore fremere, incollato a suo, la porta contro la sua schiena, scricchiolò e poi Piton la lasciò andare allontanandosi velocemente dal suo corpo, dalle sue labbra. Hermione riuscì per miracolo a non cadere e alzò lo sguardo verso di lui, rimase immobile, stupita, scioccata, mentre Piton la guardava terrorizzato.

 

********************
CIAO! 
Allooooooooooooooora, capitolo con finale bomba eh? Come vi sentite? Schifati, eccitati, entusiasti, arrabbiati? Ahahah fatemi sapere che ne pensate del capitolo ;) 
Grazie ancora a tutti quelli che hanno commentato in precedenza!
baci
HERMCH

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Capitolo 16
*** Affamata ***


16. Affamata


Rimasero fermi, ansanti, scioccati. Si guardarono per oltre un minuto, Hermione tentava di dare una spiegazione logica alla situazione, cercava di capire come fosse possibile , perché si erano dati quel bacio di rovente passione.
Guardava Piton e lui la fissava, tentava di leggere qualcosa attraverso gli occhi scuri del professore, ma non riusciva a vedere nient’altro che stupore e paura.
“Vogliamo parlarne o restare qui a fissarci per tutta la sera?” disse infine la ragazza.
“Io... Sei stata tu ad iniziare” biascicò Piton, puntandole il dito contro.
“È vero, ma sei stato tu a finire” rispose Hermione.
“Non scherzare, qui non stiamo parlando di chi è stato il primo a tirare una stupida palla di neve” disse Piton, si passò la mano sul viso “E darmi del tu non aiuta di certo la situazione”.
“Come faccio a non darti del tu, dopo quello?” disse Hermione, indicando la porta dove fino a pochi istanti prima era avvinghiata al professore.
Piton si mise le mani nei capelli “No, no, no! Ho baciato un’alunna, dannazione!” disse il professore, andò al camino e si appoggiò con entrambe le mani al muro, guardando le fiamme “Come diavolo è possibile che io abbia baciato una studentessa? Porca puttana!”
Hermione guardò la schiena del professore, sentendosi ferita, l’unica cosa a cui teneva Piton era la sua reputazione, il suo status di insegnante.
“È questo che ti preoccupa? Essere licenziato?” domando Hermione, avvicinandosi a lui “Puoi stare tranquillo allora, non lo dirò a nessuno e ammettiamolo, anche se lo facessi, chi mi crederebbe?” e gli sorrise a mo’ di scusa.
“Non scherzare” disse Piton, voltandosi verso di lei.
“Non sto scherzando” rispose Hermione, con veemenza.
“È una situazione piuttosto complicata”.
“Lo capisco” disse Hermione “Non sono stupida e non lo dirò a nessuno”.
“È tutta colpa tua, Granger!”
“Colpa mia?”
“Guardati, dannazione!” sbraitò Piton, indicandola.
Hermione si guardò, alzando le braccia, esaminando il suo corpo “Non capisco”.
“Ti sembra il caso di andare in giro conciata in quel modo?” domandò Piton, indicando la sua minigonna decisamente arrabbiato.
“Cosa centra adesso il mio abbigliamento?”
“Va al diavolo!”
“Bè si da il caso che avessi un appuntamento, sei tu che mi hai trascinato qui prima che potessi andare a cambiarmi! Quindi se vogliamo metterla così, è tutta colpa tua” rispose Hermione, incrociando le braccia.
“Adesso basta, vattene!” ringhiò Piton, indicando la porta.
“Cosa? No! Dobbiamo parlare di quello che è successo” replicò Hermione, decisa.
“Quello che è successo non è mai successo” disse Piton, prendendola per un braccio.
“Ma che…”
“Ho steso un velo pietoso su quello che è successo”
“Ma…”
“Per quanto mi riguarda non è mai accaduto!” aggiunse, aprì la porta e spinse fuori la ragazza, per poi sbattere la porta.
“Oh sì certo, un comportamento molto maturo!” gridò Hermione, togliendosi i capelli dalla faccia “Ehi! Il mio mantello!”
Hermione attese, la porta si aprì di pochi centimetri e Piton buttò fuori il suo mantello.
“E poi dovrebbe essere lui quello più adulto” apostrofò Hermione, raccogliendo il mantello.
Corse lungo il corridoio, andò direttamente nel dormitorio, senza fermarsi in Sala Grande per la cena e si sdraiò sul letto.
Per tutta la sera continuò a pensare a Piton e a quel bacio. L’atteggiamento del professore la faceva infuriare, come era possibile cancellare un bacio del genere?
Continuò a pensarci anche per gran parte della notte, non riuscendo ad addormentarsi. La mattina dopo si svegliò molto tardi, assonnata, demoralizzata.
Scese in Sala Comune dove trovò Ginny seduta su un divano.
“Buongiorno, dormito fino a tardi eh? Scusa se te lo dico, ma hai una faccia orribile” disse Ginny.
Hermione alzò le spalle “Ho dormito poco e male”.
“Mi ha scritto Harry questa mattina” mormorò Ginny, alzandosi dal divano.
“E?”
“Mi ha detto che ieri inavvertitamente ha detto a Ron che sei uscita con Dean, bè, diciamo che non la presa bene” rispose Ginny, incerta della reazione dell’amica.
“Non mi importa quello che pensa Ron, sono problemi suoi” rispose Hermione, vagamente interessata.
“Harry era preoccupato, aveva paura che ti arrabbiarsi perché si è fatto sfuggire con Ron di te e Dean”.
Hermione sospirò “Di ad Harry di non preoccuparsi, davvero, non mi importa”.
“Va bene” rispose Ginny, facendole l’occhiolino “E con Dean come è andata?”
“È andata”.
“Tutto qui? Voglio di dettagli” disse Ginny, molto incuriosita.
“È stato divertente, lui è gentile e carino”.
“Non mi sembri convinta” osservò Ginny “Vuoi dire che non uscirai più con lui? Ieri mi sembravi molto a tuo agio”.
“Non lo so, sono confusa” rispose Hermione, desiderando altro che il silenzio.
“Confusa?” chiese Ginny, come se non avesse compreso le parole dell’amica.
“Sì confusa”.
“Ok”.
“Senti vado a far colazione, ti metti su quel tavolo e mi aspetti? Abbiamo un sacco di compiti da fare” rispose Hermione, indicando uno dei tavoli liberi.
“Certo, ma sei sicura di star bene?”
“Benissimo” rispose Hermione e uscì di corsa dalla Sala Comune, scese al pian terreno e passò davanti alla Sala Grande, prima di far colazione voleva andare da Piton e chiarire quella storia una volta per tutte.
Arrivò davanti all’ufficio del professore e bussò diverse volte senza avere risposta, andò nell’aula di pozioni e la trovò vuota, tornò all’ufficio di Piton e bussò di nuovo, ma lui non rispose “Sono Hermione, lo so che sei lì dentro”.
Aspettò altri cinque minuti e poi se ne andò, rassegnata. Passò di nuovo davanti alla Sala Grande, ma non entrò, il comportamento del professore le aveva fatto passare la fame. Tornò in Sala Comune e si buttò sui libri.
Per tutto il giorno studiò, cercando di non pensare a Piton, grazie ai libri riusciva a tenere la sua mente concentrata e a non pensare ai fatti della sera prima. Studiò instancabilmente fino alla sera, senza mangiare, quando finalmente alle sei passate alzò la testa dal dizionario di Antiche Rune.
“Possiamo andare a cena adesso? Sto morendo di fame e mi è venuta un’infiammazione al tunnel carpale a furia di scrivere” si lamentò Ginny.
“Devo passare prima in biblioteca, ci vediamo tra mezz’ora nella Sala Grande?” buttò lì Hermione, stiracchiandosi.
“Non puoi andare dopo cena?”
“Dopo cena la biblioteca è chiusa” rispose Hermione.
“Va bene, lascia qua i libri, te li porto io nel dormitorio, così facciamo prima” propose Ginny, alzandosi dal tavolo.
“D’accordo, a dopo” disse Hermione  e uscì dalla Sala Comune.
Si sentiva il corpo intorpidito, le dita formicolanti. Camminò velocemente lungo il corridoio del settimo piano, ma non andò in biblioteca, scese nei sotterranei, decisa una volta per tutte a parlare con Piton.
Bussò alla porta del suo ufficio e sentì un rumore di vetri infranti. Andiamo aprì, so che ci sei e sai che sono io, per quanto vuoi continuare a nasconderti dietro a quella porta pensò Hermione, arrabbiata. Si guardò attorno, il corridoio era deserto, inspirò, controllò di nuovo che il corridoio fosse sgombero e decise di tentare il tutto per tutto.
“Sono Hermione, so che sei lì dentro” disse la ragazza a voce alta “Vuoi aprire, così possiamo parlare di quel bacio?!”
La porta finalmente si aprì ed Hermione venne trascinata con forza nell’ufficio.
“Sei IMPAZZITA?!” gridò Piton, sbattendo la porta.
“Rilassati”.
“Rilassarmi? Rilassarmi? Io ti uccido, Granger!”
“Non c’era nessuno nel corridoio, ho controllato, era solo un espediente per farti aprire quella dannata porta” si giustificò Hermione.
“Un espediente? Come è possibile che tu abbia così poco ritegno?! E smettila subito di darmi del tu!” sbraitò Piton, infuriato. Hermione si mise una mano in fronte, le girava la testa, sentiva le gambe molli.
“Si può sapere che hai?”
“Niente, sto bene” mormorò Hermione, ma le gambe le cedettero.
“Granger!” esclamò Piton, afferrandola.
“No, sto bene, mi capita quando non  mangio” borbottò Hermione, tentando di rimettersi in piedi.
“Non mangi?”
Hermione si rimise in piedi, la testa le girò più forte e svenne tra le braccia del professore.
“Stupida!” mormorò Piton, alzandola di peso “Che tu sia dannata, che diavolo combini?!” la posò su una delle sedie davanti alla sua scrivania.
Hermione si riprese, mettendosi la mano sulla fronte “Cosa è successo?”
“Sei svenuta, ecco cosa è successo, stupida ragazzina” ringhiò Piton, prendendo una boccetta dall’armadio delle scorte.
“Non sono una ragazzina, non chiamarmi così!”
“Ti chiamo così se ti comporti come tale”.
“Vogliamo davvero parlare di comportamenti infantili, perché il tuo mi sembra…”
“Sta zitta” la interruppe il professore “E bevi”.
“Cos’è?” domandò Hermione, confusa.
“Pozione ricostituente” rispose Piton, sedendosi sulla sedia accanto a lei “Si può sapere cos’è questa storia che ti stai affamando? Cerchi di dimostrare qualcosa con il tuo comportamento idiota?”
“Non mi sto affamando” rispose Hermione, con decisione “E non sto cercando di dimostrare niente! È stato un caso”.
“Mpfh! Un caso? Non insultare la mia intelligenza, non ci si dimentica di mangiare per caso”.
“Non è che mi sono dimenticata per caso, è stato un caso” disse Hermione, annuendo .
“Potresti parlare in modo più comprensibile, Granger? Non tutti possiedono il tuo cervello contorto”.
Hermione sbuffò “Ieri sera ero troppo sconvolta per andare a cena e questa mattina sono passata da te prima di colazione e davanti al tuo stupido comportamento mi è passata la fame. Oggi ho studiato tutto il giorno e non ho mangiato niente. Finito di studiare, ho pensato di passare da te, prima di cena”.
“Stai forse cercando di scaricare la colpa su di me?” domandò Piton, irritato.
“No, non sto dando la colpa a te” gli disse Hermione, spazientita.
“Quindi non mangi da ieri a mezzogiorno?”
“Sì e no. Ieri mi sono svegliata tardi e non ho fatto colazione, a pranzo ero nervosa per l’uscita a Hogsmeade con Dean e ho mangiato non più di qualche boccone” precisò Hermione, togliendosi i capelli dal viso, iniziava a sentire gli effetti della pozione ricostituente.
“In pratica non fai un pasto decente da due giorni, complimenti, sei davvero un’idiota Granger!”
“Lo ammetto” disse Hermione “E adesso che lo ammesso possiamo parlare di quel bacio?”
Piton si alzò dalla sedia “Non mi hai sentito ieri sera quando ti ho detto che quel bacio non è mai successo?”
“Ho sentito vagamente qualcosa del genere e ritengo che sia un atteggiamento alquanto immaturo, non è così che si affronta una situazione del genere” rispose Hermione, stanca del suo comportamento.
“Non credevo che tu fossi esperta in situazioni del genere, per quale altro motivo potresti dare un giudizio  come quello che hai appena espresso?” ringhiò Piton.
“Sei un prepotente e un testardo” ribatté Hermione, alzandosi.
“Ti consiglio di frenare la lingua, Granger! Non ho nessun problema a sbatterti fuori dal mio ufficio a calci!” sbraitò Piton, sempre più irritato.
“Bè scusa, evidentemente sono stata così idiota da pensare che con te si potesse parlare e ragionare come si fa con una persona civile” disse Hermione, incrociando le braccia e lanciandogli uno sguardo torvo.
“Fai un favore ad entrambi, vattene fuori dalle scatole e fila a mangiare!”
Hermione non rispose, si limito a continuare a guardarlo male.
“E poi sarei io quello testardo?” disse Piton, agitando le braccia “Perché vuoi fissarti su questa storia? Perché diavolo vuoi parlare a tutti costi di quello stupido bacio?!”
Hermione continuò a rimanere in silenzio, non per testardaggine, ma perché non sapeva come rispondere alle domande del professore.
“Allora?” intimò Piton, spazientito.
“Perché per me non è stato uno stupido bacio!” gridò Hermione, Piton la guardò scioccato “Perché non ho mai provato una cosa del genere, nessuno mi ha mai baciato in quel modo, non pensavo nemmeno che si potesse essere baciati in quel modo, che si potesse provare qualcosa di tanto forte. Per te sarà pure stato qualcosa di stupido e insignificante, ma io sono stata stravolta da quel bacio. Non riesco a capire come sia possibile che io abbia provato sensazioni così forti, non riesco a trovare un punto logico in questa storia e ho bisogno di logica. Ma qui non c’è niente di logico! Sono stata stravolta, tu mi hai stravolto e questo non ha senso”.
Piton non rispose, la fissò, colpito da lei, scioccato dalle sue parole. Hermione attese, aspettando una risposta, alla fine lo guardò con rammarico e decise di andarsene.
Prima che riuscisse a raggiungere la porta lui l’afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi. Hermione lo guardò negli occhi, senza paura.
“Sei una stupida” sussurrò Piton.
“Lo so” disse Hermione, abbassando lo sguardo. Sentì il tocco leggero del professore sulla sua guancia e alzò lo sguardo, guardò la mano di lui ancora vicina al suo viso, fissò i suoi occhi scuri.
“È come guardare una forza irrefrenabile che tenta di spostare un oggetto inamovibile” mormorò Piton.
Hermione sorrise “Io sono la forza irrefrenabile o l’oggetto inamovibile?”
“Vattene… Prima che…”
“Prima che?” tentò Hermione.
“Non farmelo dire”.
“Perché?”
“Fuori dai piedi, Granger!”
Hermione sospirò “D’accordo, è meglio se vado a mangiare qualcosa” mormorò la ragazza e uscì dall’ufficio chiudendosi la porta alle spalle. 


**********
Lo so, ho detto che non avrei aggiornato prima di Giovedì, ma che ci posso fare? Questa storia mi ispira troppo ;)
Allora che ne dite? Vi è piaciuto il cap? Vi ha fatto schifo? Siete contenti, esultanti, orripilati, delusi?
Lasciatemi un commento!
Baci
HermCH 


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Capitolo 17
*** L'ombra di un sorriso ***


17. L’ombra di un sorriso


Nei giorni che seguirono Piton la ignorò completamente, come se lei fosse la solita irritante So-Tutto-Io e lui il classico professore bastardo e menefreghista. Hermione non tentò più di trovare occasioni per star sola con lui, ma lo guardava. Non solo lo guardava, lo studiava. Studiava le sue espressioni durante le lezioni, il suo interloquire con i professori nei corridoi, una sera a cena individuò l’ombra di un sorriso sul suo volto, mentre parlava con il professor Vitius.
Naturalmente Ginny si era accorta che qualcosa era cambiato nella ragazza, la quale era sempre più distratta e naturalmente aveva chiesto spiegazioni, ma Hermione non aveva avuto il coraggio di raccontarle la verità, aveva troppo paura della sua reazione, di perdere la sua amicizia.
Venerdì mattina stava uscendo dalla Sala Grande diretta a Trasfigurazioni, quando fu dirottata da Dean, che l’aveva presa per mano e portata in un angolo della Sala d’Ingresso.
“Allora, né parliamo?” domandò Dean, provocando un moto di insicurezza e paura nella ragazza “Non c’è bisogno che continui ad evitarmi Hermione, diciamo le cose come stanno”.
Hermione abbassò lo sguardo, Dean le mise un dito sotto il mento e la costrinse a guardarlo, passò poi la mano delicatamente sulla guancia della ragazza “Mi sembrava che ti fossi divertita Sabato, che stessi bene con me”.
“È stato molto bello” ammise Hermione “Tu sei fantastico, davvero, sei stato un vero cavaliere Sabato”.
“Sento che è in arrivo un ‘ma’ “.
“Ma… Mi sono resa conto di non essere ancora pronta per qualcosa di più, non dopo Ron” mentì Hermione, le dispiaceva dirgli una bugia, ma non poteva di certo dirgli che dopo il suo dolce bacio, né aveva ricevuto un altro appassionato che l’aveva stravolta e le impediva di pensare ad altri fuorché alla persona del bacio.
“Lo capisco”.
“Davvero?” chiese Hermione, sorpresa.
“Certo! Tu e Ron siete amici da una vita, poi avete deciso di mettervi assieme e adesso non vi parlate da quanto, tre mesi?” rispose Dean, facendole un sorriso rassicurante.
Hermione annuì “È così, mi spiace Dean”.
“Hermione, davvero, capisco” disse il ragazzo, si avvicinò a lei e le diede un bacio sulla guancia “Dai! Andiamo a lezione o arriveremo in ritardo”.
Hermione sorrise e annuì, aveva avuto paura della reazione di Dean, ma fortunatamente lui aveva di gran lunga superato le sue aspettative. Con la coda dell’occhio vide una sagoma nera andare verso i sotterranei, li aveva visti, sapeva che aveva visto quella carezza e quel bacio.
La lezione di Trasfigurazione fu abbastanza noiosa, il nuovo professore non riusciva certo a tenere il controllo della lezione come la professoressa McGranitt. In seguito, durante l’ora di pozioni era stato chiesto loro di preparare degli antidoti avanzati. Piton l’aveva trattata con il solito incredibile distacco che da cinque giorni a quella parte riservava solo a lei.
Finalmente la campanella suonò ed Hermione si sentì libera.
“Un attimo, signorina Granger, ho bisogno di parlarle” disse Piton, prima che lei riuscisse ad uscire dall’aula.
La ragazza si avviò alla cattedra con rassegnazione, Piton le porse un plico di fogli di pergamena e lei lo prese incuriosita.
“È l’articolo concluso, desidero che tu lo legga e me ne faccia una recensione. Lunedì mattina lo devo inviare alla redazione del Pozionista Pratico” disse Piton, in tono molto solenne.
“Contiene ancora la parte sulle creature magiche?”
“Certo” rispose Piton.
“Allora non vedo perché dovrei leggerlo” disse Hermione, restituì l’articolo e si voltò.
“Devi leggere questo articolo, Granger!” ringhiò Piton.
“Perché?”
“Perché te lo sto ordinando, sciocca ragazza!”
Hermione lo guardò, il professore stava davvero iniziando ad arrabbiarsi. “Senti, Granger. Quando si fa una ricerca non si possono mostrare solo i risultati che ci fanno più comodo o che ci piacciono” aggiunse Piton, tentando di suonare calmo “Io ho fatto questa scoperta e sono obbligato a riportarla. Non sono un ricercatore da quattro soldi e tu non dovresti permettere alle tue stupide emozioni di intralciare il lavoro. Quindi smettila di essere una spina nel fianco e prendi questo dannato articolo”.
Hermione lo fissò, quasi colpita dalle sue parole, si avvicinò e prese l’articolo dalle sue mani.  Alzò lo sguardo e fissò gli occhi neri del professore pieni di determinazione.
“Credo che tu debba andare Granger, arriverai in ritardo”.
“Ho ora buca” borbottò automaticamente Hermione, senza staccare gli occhi dai suoi.
“Ma io no, ora fuori da qui”.
Hermione iniziò a sentire un vociare di ragazzini che percorrevano il corridoio, corse fuori dall’aula, si appoggiò al muro, ansante, mentre i primi ragazzini del secondo anno iniziavano ad entrare in classe. Che diavolo le era preso, rimanere lì come un’idiota a fissarlo, sperando di ricevere qualche particolare attenzione. Sei proprio una stupida, Hermione pensò la ragazza È meglio che ti dai una controllata se vuoi passare quei dannati M.A.G.O!


Dopo cena Hermione stava tranquillamente camminando per il corridoio del quarto piano, era appena stata nell’ufficio di Vitius a chiedergli consiglio per il compito di incantesimi, quando venne afferrata da dietro e trascinata nell’aula alla sua destra.
“Ma si può sapere che ti… che le prende?” gridò Hermione, si era presa un bel spavento.
“Sta zitta” ordinò Piton, ansante.
“Cosa?!”
Piton si avvicinò come un fulmine la prese per la vita e la spinse contro la porta. Hermione rimase immobile, scioccata, in attesa. I loro occhi si incontrarono, la mano del professore si alzò, sfiorò i capelli della ragazza e poi si chiuse in un pugno. Si allontanò da lei, mise le mani sul banco più vicino e lo rivoltò con forza, il banco cadde a terra con un rumore assordante.
“Ma sei impazzito!?!” esclamò Hermione, scioccata.
Piton si avvicinò di nuovo a lei, mise le mani sulla porta, il suo corpo sfiorava quello della ragazza. Hermione riuscì a leggere dolore sul suo viso “Completamente impazzito” sussurrò Piton e di nuovo fu travolta da quella passione irrefrenabile. Mise le mani sulle spalle del professore, lui la prese per i fianchi e avvicinò i loro corpi.
“Aspetta” mormorò Hermione, senza fiato.
“No…” rispose Piton e mise di nuovo le labbra su quelle della ragazza. Sentì il respiro caldo del professore, mentre lui approfondiva quel bacio con più foga, con più smania e desiderio. Abbracciò la ragazza e l’alzò di peso, continuando a baciarla come se non vi fosse un domani, la porto alla cattedra e la fece sedere lì sopra, senza staccare le sue labbra da lei. Le sfiorò i fianchi, mentre Hermione gli accarezzava il collo. Le sue mani si insinuarono sotto la divisa della ragazza, la sua schiena era morbida e calda.
“Aspetta” disse di nuovo Hermione, gli mise una mano sul petto e lo allontanò. Sentì il peso del suo sguardo su di lei, poi Piton si voltò, ma Hermione fu più veloce, scese al volo dalla cattedra e si mise davanti alla porta prima che lui potesse uscire.
“Ho detto aspetta” disse Hermione, decisa.
“Fammi uscire” intimò Piton.
“No”.
“Fammi uscire o giuro che…”
“Che cosa?” lo interruppe Hermione “Non puoi difilartela come se niente fosse successo. Non puoi continuare a fare cosi! Non puoi baciarmi, poi ignorarmi e baciarmi di nuovo”.
“Sei una stupida! Credi che sia facile?” ringhiò Piton, irritato.
“Non ho mai detto che sia facile, lo so che sei spaventato ma…”
“Io non sono spaventato!” esclamò Piton, mise una mano sulla spalla della ragazza e tentò di spostarla dalla porta, ma lei era molto più decisa e forte di quanto credesse. Gli mise entrambe le mani sul petto e lo spinse via “D’accordo, non sei spaventato! Ma qualsiasi cosa tu sia, devi prendere una decisione, perché così mi fai uscire di senno. O sei dentro o sei fuori, o baci o mi ignori”.
“Ti togli di mezzo adesso?”
Hermione si spostò lasciando libero il passaggio, Piton aprì la porta “Entro Domenica sera alle otto e mezza l’articolo deve essere nel mio ufficio” aggiunse e uscì sbattendo la porta, lasciando Hermione basita.
La ragazza rimise in piedi il banco che Piton aveva rovesciato, si sistemò la camicia e si sedette sul banco, si mise le mani tra i capelli. Tutto quello che era appena successo non aveva davvero senso.


Il weekend passò in un lampo e per tutto il tempo non incrociò il professore. Cercò di non pensare a lui, di non dirsi che aveva fatto male a dargli un ultimatum, perché lui avrebbe sicuramente deciso di ignorarla. Cercò di non pensare ai suoi baci, alle sue mani che le accarezzavano la schiena. Si buttò di nuovo sui libri e non fu difficile, visto che la mole di compiti aumentava settimana dopo settimana e aveva sempre molto da fare.
Finì l’ultima traduzione Domenica sera e quando guardò l’orologio vide che mancavano pochi minuti alle otto, mise via i libri di corsa e prese l’articolo, il grande momento era arrivato, avrebbe rivisto Piton e forse avrebbe avuto modo di sapere la sua decisione.
Uscì dalla Sala Comune, scese in fretta gli scalini, voleva arrivare ai sotterranei il prima possibile. Diversi piani più in giù della Torre dei Grifondoro la sua attenzione venne però attirata da una figura famigliare che sedeva nel corridoio, appoggiato al muro. Hermione lo raggiunse.
“Remus stai bene?” domandò Hermione, guardando con preoccupazione la sua testa penzolante.
“Il ventidue due, Hermione, il ventidue due” rispose Remus, alzando lo sguardo verso di lei.
Hermione si accucciò accanto a lui “Remus, sei ubriaco?”
“Il ventidue Febbraio, Hermione”.
“Sì lo so, è oggi” rispose la ragazza, mettendogli una mani sul braccio “Quanto hai bevuto Remus?”
“Già, il ventidue due mi sono accorto di amarla, lei era lì che leggeva il giornale e… BUM! Ho capito che era l’unica” farfugliò Remus, ignorando la domanda della ragazza. Hermione capì, stava parlando di Tonks e lo stesso giorno tre anni prima Remus si era accorto di essere innamorato di lei. Lo prese per la mani e lo fece alzare “Andiamo, ti porto a letto prima che qualcuno ti veda”.
Remus rise “Non verrò a letto con te, maliziosa porcellina”.
Hermione alzò gli occhi al cielo, mise il braccio di Remus sulla sua spalle e s'incamminò verso gli alloggi del professore. Non c’era mai stata, ma sapeva che si trovavano da parte al suo ufficio, fortunatamente a pochi passi di distanza perché Remus era decisamente più pesante di lei e molto poco collaborativo.
“È questa?” chiese Hermione, indicando una porta.
“Ah-ah”.
Hermione mise la mano sulla maniglia, ma la porta non si aprì “Remus non si apre. Ehi! Remus”
“Ah sì” disse Remus confuso, si passò la mano sulla faccia “Devo aprirla io”.
Posò la mano sulla maniglia e la porta si aprì, per poco non caddero visto che Remus era appoggiato di peso sulla maniglia. Hermione si ritrovò in un corridoio con tre porte.
“È quella” disse Remus, indicando la porta più vicina. Hermione aprì ed entrarono in una stanza grande quanto il suo intero dormitorio con un enorme letto a baldacchino di fronte a loro. Su uno scrittoio all’angolo c’erano diverse bottiglie di idromele vuote.
“Sei l’unica donna della mia vita, Hermione” bofonchio Remus.
“Certo, Lunastorta”.
“Bè, in realtà no. C’è Dromeda, c’è Molly, c’è Hestia, c’è la meravigliosa Minerva e c’è anche Ginny in realtà. Mi spiace, non sei l’unica donna della mia vita”.
“Me ne farò una ragione” disse Hermione, mettendolo sul letto.
Remus si lasciò cadere di peso sulla schiena trascinando Hermione con sé.
“Ok, Remus molla” disse Hermione, tentando di allentare la presa che il mannaro aveva sul suo maglione.
“Sì, ma rimani con me” rispose Remus, si allungò e buttò la testa sul cuscino. Hermione sospirò e si sdraiò accanto a lui. Subito dopo Remus si girò su un fianco e mise la testa sulla spalla di Hermione, circondandola con un braccio “Mmm… Accarezzami i capelli, Dora, mi piace quando lo fai”.
Hermione sospirò e iniziò ad accarezzargli la testa “Hai i capelli morbidi” disse la ragazza, con un groppo in gola che le cresceva.
“Lo dici sempre, non ti facevo così ripetitiva, Dora”.
Hermione continuò ad accarezzargli i capelli, con le lacrime che le rigavano il viso. Finalmente il respiro di Remus si regolarizzò e capì che il mannaro si era addormentato. Prese la mano di Remus appoggiata sulla sua pancia e la spostò, lui si girò mettendosi sulla schiena, Hermione rimase immobile, ma Remus continuò a dormire.
Sì asciugò le lacrime e gli accarezzò la guancia “Dormi, Remus” gli baciò la fronte “Ti voglio bene, Lunastorta” e uscì dalla camera.
Uscì nel corridoio dove lo aveva trovato e si appoggiò al muro. Sospirò, asciugandosi di nuovo gli occhi, quella sera non pensava di certo di trovare l’amico professore in quello stato.
Rimase almeno cinque minuti a fissare il corridoio vuoto, pensando a Remus, pensando a Tonks, pensando a Fred e alla guerra che aveva portato via tante vite e ne aveva spezzate molte altre. Dopo una vita di stenti e sofferenze Remus era riuscito a trovare l’amore e la felicità, il calore di una famiglia e Bellatrix Lestrange aveva mandato tutto in frantumi. Era ingiusto, era sbagliato.
Guardò l’orologio e le venne un colpo, erano le nove di sera. Piton l’avrebbe uccisa, doveva essere nel suo ufficio entro le otto e mezza. Iniziò a correre e meno di dieci minuti dopo finalmente si ritrovò a guardare la porta dell’ufficio del professore di pozioni, mi se le mani sulle ginocchio e si piegò tentando di riprendere fiato. Una volta che si fu calmata bussò alla porta, non sentì nessun suono dall’interno, alla fine la porta si aprì e trovò Piton sulla soglia che la guardava con astio.
Hermione entrò nell'ufficio.
“Non possiedi un orologio?” ringhiò il professore.
“Scusa”.
“Non sei per niente scusata, Granger! Sei in ritardo! 10 punti in meno a Grifondoro!” disse Piton, chiudendo la porta.
“Non vale, dai! Ho dovuto aiutare Remus!” disse Hermione, esasperata.
“Mpfh! Perché si è rovesciato della pozione corroborante sulla veste?”
“Non scherzare” disse Hermione, porgendogli il nuovo articolo “Stava davvero male, era seduto nel corridoio, ubriaco e devastato per Tonks. Mi ha detto che lo stesso giorno di oggi, tre anni fa, si è accorto di amarla, di essere innamorato di Tonks, penso sia una cosa che possa far sbarellare chiunque”.
“Patetico e debole” rispose Piton, prendendo l’articolo dalle mani di Hermione.
“Dacci un taglio”.
“Non osare parlarmi in quel modo! Ma comunque grazie per l’interessante informazione” disse Piton, aggiungendo un sorrisetto compiaciuto e decisamente maligno.
“Ehi no! Se vengo solo a sentire uno spiffero di questa storia nei corridoi, giuro che ti faccio passare cinque minuti di inferno!”
“Osi minacciarmi?”
“Sì! Certo che oso! Non puoi continuare a comportarti così verso Remus” rispose Hermione, con un impeto di coraggio.
“Stai molto attenta, Granger. La mia pazienza non è infinita”.
“E nemmeno la mia! Insomma dove è la tua comprensione? Sai benissimo cosa sta passando, sua moglie è morta da meno di un anno, ma lui cerca di farsi forza comunque. Tu più di tutti dovresti sapere cosa si prova a veder morire la donna che ami” disse Hermione, arrabbiata e colpì Piton al braccio. Capì subito di aver fatto un grosso sbaglio a tirar fuori la storia di Lily, vide il volto del professore tramutarsi in rabbia e dolore, la prese per il bavero del maglione e la sbatté contro la porta “Non osare mai più!”.
“D’accordo, scusa”.
“Lupin è un piccolo e patetico uomo, che passa metà del suo tempo a piangersi addosso. Non osare mai più paragonarmi a quel debole, hai capito?”.
“Ho capito” disse Hermione guardandolo negli occhi, mise la mano su quella del professore che stringeva ancora il suo maglione “Adesso lasciami. Severus lasciami andare!”
Piton lasciò la presa, buttò l’articolo sulla scrivania ed entrò nei suoi alloggi sbattendo la porta. Hermione si lasciò scivolare lungo la porta, sedendosi sul freddo pavimento di pietra, si passò la mano tra i capelli dandosi mentalmente della stupida.
Rimase seduta in quella posizione per qualche minuto, qualche ora, non lo sapeva. Il tempo era una cosa intangibile in quel momento, finalmente trovò il coraggio di alzarsi. Guardò le due porte, una l’avrebbe condotta al sicuro, prima nel corridoio e poi nella Sala Comune dei Grifondoro, mentre l’altra l’avrebbe condotta negli alloggi del professore, dove probabilmente lui stava meditando su come ucciderla.
Scelse la seconda porta, non voleva separarsi da lui, non voleva andarsene in quel modo, dopo una scenata del genere e lasciare spazio a rancore e risentimento.
Oltrepassò la porta in silenzio e si ritrovò in corridoio abbastanza largo, le lanterne sui muri emanavano una luce fiocca, si ritrovò a guardare una libreria. Strano posto per una libreria pensò Hermione. Alla fine del corridoio c’erano due porte.
Una è la sua camera e l’altra deve essere il bagno si disse Hermione. Mise l’orecchio sulla porta a sinistra e sentì il famigliare scoppiettio di un fuoco. E questa! È questa di sicuro, insomma, nessuno ha un camino in bagno no?
Trasse un profondo respiro, abbassò la maniglia ed entrò. La stanza era riccamente adornata, il verde e il blu scuro si mescolavano in un gioco di colori intensi. Una grande libreria occupava quasi tutta a la parete alla sua sinistra, c’era un grande armadio, il letto a baldacchino grande come quello di Remus e il fuoco scoppiettava nel camino di fronte a lei. Lui era lì in piedi al centro della camera che fissava le fiamme. Hermione si avvicinò con passo incerto, non sapeva cosa dire, cosa fare.

“Fuori da qui” disse piano Piton, senza nemmeno voltarsi.
“No” mormorò Hermione, posò la guancia contro la sua schiena e lo abbracciò. Inspirò il suo profumo, era intenso e seducente “Mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Sono una stupida!”.
Dopo istanti interminabili finalmente lui si voltò, Hermione guardò i suoi occhi scuri, ma non vi lesse odio né rabbia. Sentì le lacrime premere contro i suoi e abbassò lo sguardo, lui le accarezzò la guancia e la costrinse a guardarlo.
“Sono una stupida” ripeté Hermione.
“Certo che lo sei” rispose Piton, con durezza.
Piton si avvicinò lentamente e posò delicatamente le labbra su quelle della ragazza, non era un bacio come gli altri, non c’era passione o desiderio. Si allontanò quasi subito.
“Credevo che avresti deciso di ignorarmi” sussurrò Hermione.
“Non ho ancora deciso” rispose Piton, accarezzandole la guancia.
“Posso decidere io?” tentò Hermione. Piton sorrise leggermente, Hermione lo guardò e si sentì estremamente felice, era stata solo l’ombra di un sorriso, ma era il primo vero sorriso che il professore le regalava.
“No, non puoi decidere tu”.
Hermione trasse un sospiro “Peccato” lo fissò di nuovo “Mi dispiace davvero tanto”.
“Lo hai già detto” rispose Piton “Non essere ripetitiva”.
Hermione gli regalò un sorriso, lui si allontanò leggermente da lei e con sua enorme sorpresa la prese in braccio “Ehi! Ma che fai?”
“Vuoi stare un po’ zitta?”
Si avvicinò al letto e vi depositò sopra la ragazza “Sarò anche molto dispiaciuto, ma di certo non verrò a letto con te” disse Hermione, tentando di rialzarsi. Piton la spinse sul letto “Ma vuoi chiudere quel becco?” e si sdraiò accanto a lei. Mise un braccio attorno alle spalle della ragazza e lei si avvicinò a lui, posando una mano sulla pancia dell’uomo.
“Ehm… Che facciamo?” domandò Hermione, dopo qualche minuto di silenzio.
“Io cerco di rilassarmi, tu invece continui a tormentarmi. Per l’ultima maledetta volta Granger, stai zitta!” rispose Piton, irritato.
“Non se continui a chiamarmi così”.
“Come?”
“Granger”
Piton sbuffò sonoramente “D’accordo, ma adesso chiudi quel dannato becco, Hermione”.
Rimasero sdraiati sul letto per un periodo che ad Hermione sembrò interminabile, ascoltava il respiro del professore, cercava di rilassarsi ma tra le sue braccia era impossibile, era troppo agitata di trovarsi lì con lui. Pian piano iniziò a sentire un cambiamento nel respiro del professore, si fece più regolare, più profondo. Hermione intuì che stesse dormendo, aprì gli occhi e si guardò attorno, era la sua occasione per tornare nella Torre di Grifodoro, ma come poteva uscire da quel letto quando il professore la bloccava con il suo braccio. Decise di aspettare che si muovesse lui e che la liberasse dalla presa, non voleva rischiare di svegliarlo. Chiuse gli occhi e aspettò il più piccolo movimento, aspetto e continuò ad aspettare.


“Ehi… Ehi svegliati! Dai Granger apri gli occhi”.
“Mmm… No dai, ancora cinque minuti”.
“Adesso, Granger!”
“Mi chiamo Hermione”.
“Alza il culo dal mio letto Hermione”.
La ragazza aprì gli occhi, la stanza era avvolta dall’oscurità, tentò di mettere a fuoco la scena e si ricordò di essersi addormentata nell’attesa di poter sgattaiolare via. Piton era seduto sul letto, la prese per le spalle e la scosse forte.
“D’accordo, sono sveglia!” disse Hermione, mettendosi a sedere.
“Alla buon ora”.
“Che ore sono?” domandò Hermione e sbadigliò sonoramente.
“Le cinque e mezza?” disse Piton, che sembrava essere decisamente più sveglio di lei.
“Le cinque e mezza?” domandò la ragazza scioccata “Ma sei matto?!!” e si ributtò nel letto, abbracciando il cuscino.
“Dai smettila di fare la lagna, devi tornare nel tuo dormitorio prima che si sveglino gli altri” disse Piton, tirandola su di forza.
Hermione lo guardò cercando di assumere la sua migliore aria da cane bastonato.
“È inutile che fai quella faccia, Granger. Non attacca!”
“Ma ho sonno” si lamentò Hermione.
“Non mi importa” rispose Piton, alzandosi dal letto e aiutando lei ad uscirne “Ora sparisci!”
“Un bacio?” chiese Hermione, speranzosa.
“No”.
“Due?”
“Neanche per sogno, ora fila!” rispose Piton, spingendola fuori dalla camera.
“Quanto sei scorbutico! Sei così di natura o è un trattamento speciale che riservi solo a me?” domandò Hermione, mentre percorrevano il corridoio.
“Riesci a tirar fuori la parte peggiore o meglio… migliore di me” rispose Piton, aprendo la porta dell’ufficio. Hermione entrò nell’ufficio del professore sbadigliando, le lanterne erano accese.
“Ah comunque l’articolo era ottimo” commentò Hermione.
“Lo so”.
“Antipatico”.
“Sparisci!”
Hermione sbuffò, si sporse verso di lui e lo abbracciò “Che cosa abbiamo detto sugli abbracci non richiesti?” disse Piton, mentre la ragazza lo stringeva a sé.
“Se non ti ricordi tu ieri mi hai preso in braccio senza il mio permesso” rispose Hermione, stringendolo più forte.
“Eh va bene” mormorò Piton, seccato. Strinse velocemente Hermione e l’allontanò. “Ora fuori dai piedi” aggiunse aprendo la porta.
“Ci vediamo a lezione” rispose Hermione, gli fece l’occhiolino e corse via.


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Eh voilà!
Allora, prima di tutti ci tengo a ringraziare tutti quelli che hanno recensito la storia! Grazie davvero, spero che continuerete a seguire e commentare ;)
Parlando del capitolo, bè capitolo al quanto intenso, che ne dite? Eh si è ritrovata in ben due letti in una sola sera! Devo ammettere che è stato un capitolo piuttosto difficile da scrivere, la parte con Remus ubriaco è stata molto emotiva per me e naturalmente le scene con i nostri due protagonisti sono state altrettanto complicate!
Bè, spero che il mio duro lavoro vi piaccia ;) Aspetto un commento!
Baci
HermCH 

 

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Capitolo 18
*** Promesse ***


18. Promesse


“Hermione!”
“Mmm”.
“Hermione sono le sette e mezza passate, perché sei ancora nel letto?” disse la voce di Ginny, Hermione aprì gli occhi. Era tardi, molto tardi.
“Ho dormito troppo!” gridò Hermione, saltando fuori dal letto. Ginny la guardò divertita mentre l’amica tentava di infilarsi la divisa al contrario.
“Si può sapere che fine hai fatto ieri sera?” domandò Ginny, con l’espressione di chi la sa lunga.
“Che vuoi dire?” chiese Hermione, con la gonna infilata a metà.
“Sei andata da Piton e non sei più tornata, quando sono andata e dormire a mezzanotte non c’eri” rispose Ginny.
“Io… bè.. Sai, Remus” balbettò Hermione, come aveva potuto pensare che Ginny non avesse notato la sua assenza? Si sentì una stupida, rimanere a dormire nelle stanze di Piton per poi tornare al dormitorio alle cinque e mezza e buttarsi nel letto come se nulla fosse successo.
“So cosa? Vuoi spiegarti” disse Ginny, con veemenza.
“Sono andata da Piton e bè poi ho incrociato Remus” disse Hermione, alla fine era quasi la verità.
“E quindi?”
“Promettimi di non dirlo a nessuno” disse Hermione, abbassando la voce.
“Te lo prometto! Ma ora vuoi dirmi cosa è successo?!” chiese Ginny, stava morendo dalla curiosità.
“L’ho trovato in giro per i corridoio ubriaco marcio, spero che nessuno l’abbia visto. Insomma, potrebbero licenziarlo per una cosa del genere. Si reggeva a stento in piedi, sai è per via di Tonks” spiegò Hermione.
“Poveraccio” disse Ginny e sospirò “Cerca sempre di farsi vedere forte, ma credo che dentro di lui ci sia un uragano di dolore. Ma poi cosa è successo?”
“Bè non potevo di certo lasciarlo lì nel corridoio, l’ho portato nei suoi alloggi e sono rimasta lì a vegliare su di lui, devo essermi addormentata nel frattempo. Non so che ora era quando sono tornata nel dormitorio, ma penso fosse parecchio tardi, dormivano già tutto. Tu russavi!”
“Io non russo!” esclamò Ginny “Povero Remus, mi dispiace così tanto. Mamma dice sempre che è ingiusto come il fato si sia riversato contro di lui. Sono contenta che almeno abbia avuto te nel momento del bisogno. Dai vestiti! Dobbiamo darci una mossa se vogliamo fare in tempo a mangiare qualcosa prima di andare a lezione”.
Hermione annuì e ricominciò a vestirsi, aveva raccontato a Ginny una mezza verità, ma ancora non si sentiva pronta ad ammettere quello che era successo. Ancora non si sentiva pronta per dirle che aveva passato la serata più assurda della sua vita.
Corsero in Sala Grande per far colazione e durante tutto il tragitto Hermione non poté fare a meno di pensare al professore di pozioni. Desiderava tornare indietro, tornare ai momenti passati con lui. Il che era assurdo, perché lui la irritava tantissimo, odiava il suo comportamento, ma non poteva fare a meno di desiderare i suoi baci, le sue attenzioni.
Andarono a lezione, ma la testa di Hermione era sempre altrove, si annoiò a Trasfigurazioni, si tagliò ad Erbologia, quando entrò nell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure la sua mente smise di pensare a Piton e verti su Remus.
“Sembra che l’abbiano usato come straccio per pulire il pavimento” disse Ginny, indicando il professore. Hermione lo fissò, non aveva per niente una bella cera, ancora peggio dei giorni dopo la Luna Piena. “Speriamo che la lezione passi in fretta, sto morendo di fame!” aggiunse la rossa.
“Anche io”.
“Sto quasi pensando di saltare le doppie ore di pozioni di oggi pomeriggio, non ho voglia di stare con quel pipistrellaccio, dovrei avere ancora in giro qualche pasticca vomitosa” disse Ginny, iniziando a rovistare nella borsa.
“Lo sai che non si saltano le lezioni” disse Hermione, con fermezza.
Ginny stava per rispondere, ma Remus iniziò la lezione e fu costretta a tacere. Seguendo il desiderio di Ginny la lezione passò in un lampo, Remus si lasciò andare anche dieci minuti prima della campanella.
Assicurò a Ginny che l’avrebbe raggiunta in Sala Grande e si diresse alla cattedra, Remus stava parlando con Emily, la ragazza di Corvonero dei biscotti. Hermione aspettò a qualche metro di distanza che la ragazza smettesse di civettare con il professore e quando finalmente si congedò, si avvicinò al Mannaro.
“Voleva sapere quale tipo di cioccolato preferisci?” chiese Hermione, guardando Remus mettere via gli appunti per la lezione.
“In realtà voleva delle ripetizioni” rispose Remus, mise i fogli nella valigetta e la chiuse.
“Pessima idea”.
“Perché?” domandò Remus, lanciandole uno sguardo incuriosito.
“Appena quella ha l’occasione di stare sola con te, ti salta addosso” rispose Hermione, divertita.
“Come puoi dirlo?”
“Perché vedo come ti guarda, esattamente come un affamato guarda il pranzo di Natale” rispose Hermione, iniziando a ridere.
Remus si appoggiò alla cattedra ed Hermione lo imitò “Non ne sono sicuro, ma credo di doverti delle scuse” disse Remus, prendendole la mano.
Hermione rise “Ricordi sfocati?”
“Molto sfocati, non mi ricordo praticamente quasi niente di quello che è successo ieri sera. Ma credo di aver fatto qualcosa di parecchio stupido, tipo uscire dal mio ufficio decisamente non in condizione di camminare e poi ricordo che sei arrivata tu” rispose Remus, lasciò andare la mano di Hermione e fece un sospirò, passandosi la mano sul volto.
“Già e ho messo il tuo culo ubriaco a dormire” rispose Hermione, con tono di rimprovero.
“Ti ho trattata bene almeno? Tendo ad essere un vero bastardo quando sono ubriaco” disse Remus, sospirò una seconda volta.
“Credo che fossi oltre a quel livello, eri troppo ubriaco anche per essere bastardo” disse Hermione, si alzò dalla cattedra e si mise di fronte a Remus “Promettimi di non ridurti più così”.
“Non posso farlo”.
“Remus!” esclamò Hermione “Promettimelo, non sopporto di vederti in quello stato”.
“Non posso. Starei troppo male se infrangessi una promessa che ti ho fatto e non posso garantirti che non la infrangerò” disse Remus, muovendo le braccia animatamente.
“Almeno dimmi che ci proverai”.
“Ci proverò”.
Hermione diede un buffetto a Remus sulla fronte “Ahi” esclamò Remus e le sorrise. Hermione ricambiò il sorriso e lo abbracciò “Sei una buona amica, Hermione” disse Remus, stringendola a sé.
“No, sono una fantastica amica” rispose Hermione, scostandosi leggermente da lui.
“Hai ragione, sono io ad essere pessimo” rispose Remus e le diede un bacio in fronte “Grazie, Hermione”.
“Hem-Hem”
Hermione lasciò andare le braccia di Remus e si voltò, conosceva fin troppo bene quel tono di voce.
“Non vorrei interrompere il vostro idillio” disse Piton, con voce decisamente astiosa “Ma la preside ha richiesto tutti i capi casa nel suo ufficio, adesso!”
“Grazie, Severus. Arrivo” mormorò Remus.
“Vado a pranzo” disse Hermione, raccogliendo la borsa. Camminò verso l’uscita sostenendo lo sguardo furioso di Piton.
A pranzo mangiò poco, lo sguardo irritato del professore era ancora impresso nella sua mente come il fuoco. Si trascinò alla lezione di pozioni, pensando che il fondo l’idea di Ginny di saltarla non era poi così malvagia. Furono le doppie ore di pozioni più difficili della storia, Piton era ritornato a trattarla con il distacco della settimana prima, ma tutte le volte che la guardava assumeva un’aria disgustata.
Finalmente suonò la campanella, Hermione era indecisa se restare o scappare, ma fu il professore a decidere per lei in quanto raccolse velocemente le sue cose e uscì spedito dall’aula.
La ragazza avrebbe voluto inseguirlo, ma come poteva fare con tutti quelli studenti presenti. Si arrese e tornò nella Torre, come al solito si mise sui libri e fece tutti i compiti assegnati. La sera lei e Ginny andarono a cena. Hermione percorse il tavolo degli insegnati, ma non vi trovò Piton. Con una scusa, lasciò Ginny in Sala Grande e scese nei sotterranei. Arrivò davanti alla porta dell’ufficio di Piton, alzò la mano per bussare, ma poi cambiò idea, mise la mano sulla maniglia ed entrò.
“Ehi! Ma che diavolo pensi di fare?” sbraitò Piton, seduta alla scrivania “Non si bussa? 20 punti in meno a Grifondoro”.
Hermione se l’era aspettato, chiuse la porta “Perché se avessi bussato mi avresti lasciata entrare?”
“Probabilmente no, visto che non ho voglia di farmi tormentare da te” rispose Piton. Hermione si avvicinò, fece il giro della scrivania e vi si appoggiò sopra, guardandolo dritto negli occhi “Stai ricominciando ad ignorami”.
“Forse perché ho deciso di ignorarti e basta! Ora fuori, la porta sei dov’è” rispose Piton, indicando la porta.
“Non mi stai ignorando perché hai deciso di ignorarmi invece di baciarmi. Mi stai ignorando perché sei arrabbiato per quello che hai visto questa mattina” disse Hermione, con decisione.
“Mpfh! Se fossi arrabbiato vorrebbe dire che do un qualche importanza alla tua persona e ti posso garantire che non è così!”
“Sono un po’ delusa” disse Hermione, scuotendo la testa “Mi hanno detto che eri un ottimo bugiardo, il migliore, ma decisamente non è così, perché non ti ho creduto nemmeno per un millesimo di secondo”.
Piton si alzò “Non mi importa quello che credi. Ora fuori”.
“No”.
“Come?”
“Mi hai sentito” disse Hermione, con veemenza.
“Non tollero questo atteggiamento!” disse Piton, alzando la voce “Puoi levarti di torno e andare a fare la civetta con il tuo caro Lupin! Credi che non abbia capito quale sia il tuo scopo? Fai la carina con i professori così loro alzano i tuoi voti”.
Hermione lo guardò, si era imposta di non farsi ferire dalle parole del professore, qualsiasi cosa avesse detto. “Non insultare la tua intelligenza! Perché sei davvero uno stupido se pensi così. Lo sai che io e Remus siamo solo amici e a volte gli amici hanno bisogno di un po’ di consolazione, ed è stato quello che hai visto, un attimo di consolazione tra amici, non serve che tu sia geloso”.
“Non sono geloso!” disse Piton.
Hermione scosse di nuovo la testa “Pessimo bugiardo”.
“La smetti?”
“No” rispose Hermione e gli fece un sorriso.
“Sto per buttarti fuori a calci dal mio ufficio” la minacciò il professore. Hermione si mise ritta, davanti a lui, fissandolo “Io invece sto per baciarti”.
“Non osare…”
Ma Hermione gli chiuse la bocca con un bacio. Un bacio semplice casto, non sapeva dove aveva trovato il coraggio per baciarlo, ma si era promessa oltre che di non farsi ferire da lui, di non farsi buttare fuori dal suo ufficio.
Piton la allontanò “Ti odio”.
“Anche io” disse Hermione, con un sorriso.
“Vieni qui” disse Piton, la prese per le spalle e la attirò di nuovo a se. Questa volta il bacio fu più intenso, più forte.
“Mi fai morire quando mi baci così” disse Hermione, una volta che si era separata da lui.
“Non lo sai? È questo il mio intento”.
“Farmi morire?”
“Esatto” rispose il professore e le diede un altro bacio a fior di labbra. La allontanò e si sedette di nuovo alla scrivania “Ora fila fuori di qui, ho un sacco da fare”.
“Io invece ho fatto tutto” rispose Hermione e si sedette sulle sue gambe, cingendo le braccia attorno al suo collo.
“Ti sembra il caso?”
“SÌ”.
“Togliti”.
“No” rispose Hermione e lo baciò di nuovo.
“Granger, non ho tempo per farmi distrarre da te” disse Piton, facendola alzare.
“Avevamo detto che non mi avresti più chiamata così” rispose Hermione, infastidita.
“Tu lo hai detto, non io” disse Piton “Ora te ne vai?”
“D’accordo, me ne vado solo se mi prometti che non ti arrabbierai più per la mia amicizia con Remus” disse Hermione, incrociando la braccia.
“Non capisco come fai ad essere amica di quello lì, non avete niente in comune! È un dannato Lupo Mannaro!”
“Quello che diventa una volta al mese non cambia quello che è in realtà. uelQQIn verità abbiamo molte cose in comune” rispose Hermione.
“Andiamo, come fate ad avere delle cose in comune? Avrà almeno vent’anni in più di te!”
Hermione inarcò il sopracciglio, sorpresa “Davvero vuoi tirare in ballo questo discorso? Davvero vuoi tirare fuori la differenza di età?”
“Credo di no” rispose Piton, rendendosi conto delle sue parole.
“Allora mi prometti di non arrabbiarti. La sua amicizia per me è importante” disse Hermione.
“Io non faccio promesse”.
“Nemmeno a me?”
“Perché dovrei?”
“Perché sono…” tentò di dire Hermione, ma non riusciva a trovare le parole, cosa era lei davvero per il professore di pozioni?
“Già, quando riuscirai a finire quella frase, magari io ti farò questa promessa” disse Piton, aprendo un cassetto della scrivania.
“Non vuoi aiutarmi a finire la frase?”
“Neanche per sogno”.
“Scommetto che è perché nemmeno tu sei in grado di finire la frase” buttò lì Hermione, facendogli un sorriso.
“Probabilmente” rispose Piton, iniziando a rovistare nel cassetto “Ora te ne vai?”
“Mi dai un bacio?”
“Perché me lo chiedi se sai già che non te lo darò” rispose Piton, alzando lo sguardo su di lei.
Hermione alzò le spalle “La speranza è l’ultima a morire”.


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Eccomi qua ;)
Anche oggi ce l'ho fatta ad aggiornare. Lo so, non è un cap molto lungo, ma ehi ho aggiornato due storie oggi, ho dovuto fare i lavori di casa, guardare gli episodi nuovi di Vampire's Diaries e The Original! Non ho ancora guardato il nuovo episodio di Grey's Anatomy per scrivere questo cap! ahhahahahah ;)
In ogni caso, anche se cortino, spero che vi sia piaciuto ;)
Ho scelto questo titolo per le tre promesse chieste da Hermione, anche se solo Ginny l'ha accettata ;)
Aspetto un vostro commento!
Baci
HermCH 

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Capitolo 19
*** Un weekend impegnativo ***


19.Un weekend impegnativo

 

Per tutta la settimana Hermione fu incredibilmente impegnato, il carico di compiti era decisamente gravoso, così si impegnò a fondo per non accumularli e grazie al suo piano di studio estremamente dettagliato arrivo a Sabato pomeriggio con tutti i compiti finiti. Verso le cinque scese nei sotterranei, per tutta la settimana non era riuscita a vedere il suo professore, tranne che a lezione e ora sentiva il forte bisogno di passare del tempo con lui.
Arrivata all’ufficio di Piton bussò, sentì la sua voce provenire dall’interno e quindi entrò.
Il professore alzò lo sguardo su di lei e sbuffò “Che vuoi?”
“Vederti, non ci siamo visti per tutta la settimana” disse Hermione, chiudendo la porta.
“Ci siamo visti a lezione” rispose Piton, alzandosi dalla scrivania “È l’unico posto dove dobbiamo vederci, Granger”.
“Quanto sei noioso” si lamentò Hermione, avvicinandosi a lui “Vuoi dirmi che non ti sono mancata nemmeno un pochino?”
“Nemmeno per un istante”.
Hermione mise su la sua migliore aria da cane bastonato “Davvero?”
“È inutile che fai quella faccia, non attacca” disse Piton, incrociando le braccia.
“Sei cattivo, Severus” rispose Hermione, lisciandogli il petto con la mano.
“Non chiamarmi per nome!” esclamò il professore.
“D’accordo, starò zitta” disse Hermione, con vigore e prima che lui potesse accorgersene le labbra della ragazza erano già posate sulle sue, Piton rispose al bacio, incapace di resisterle.
Qualcuno bussò alla porta e Piton si allontanò da lei con un balzo, la prese per un polso, spostò la libreria che nascondeva l’entrata ai suoi alloggi e la trascinò dentro “Sta qui e non osare fiatare!” ordinò chiudendole la porta in faccia.
Hermione posò l’orecchio sulla porta.
Sentì il professore aprire la porta dell’ufficio “Poppy!”
“Buon pomeriggio Severus, ti ho portato la lista delle pozioni che mi servono per l’infermeria”.
La risposta del professore andò persa, in quanto l’attenzione della ragazza venne attirata da una luce che proveniva dalla camera da letto di Piton, Hermione si avvicinò velocemente con passi lesti e silenziosi alla porta socchiusa, facendo molta attenzione a non fare rumore si infilò nella camera. Scrutò i libri della libreria i quali comprendevano ogni genere di lettura, dalla narrativa alla poesia, dai libri sulle pozioni a quelli sulla difesa contro le arti oscure. Senza riuscire a fermarsi, aprì l’armadio del professore e si ritrovò a guardare una moltitudine di capi prevalentemente neri. Uomo di poca fantasia si disse Hermione. Sentì la porta che collegava il corridoio all’ufficio aprirsi, presa dal panico chiuse velocemente la porta dell’armadio e si buttò sul letto.
Piton entrò nella camera e la fulminò con lo sguardo “Quando ti ho detto di non fiatare, non intendevo che potevi entrare qui a ficcanasare!”
“Non stavo ficcanasando, sono qui sdraiata” rispose Hermione, battendo la mano sul materasso.
“Non insultare la mia intelligenza” rispose Piton, avvicinandosi al letto “E ora fuori da lì!”
“Perché?” domandò Hermione, accarezzando il cuscino “Si sta cosi bene qui”.
“Ho detto fuori dal mio letto!” ordinò Piton, in tono perentorio.
“Dammi una mano” rispose Hermione, porgendogli la mano. Piton le prese la mano, ma prima che potesse fare qualcosa Hermione lo tirò verso di sé, il professore cadde sul letto, tra le risate della ragazza.
“Non ridere!” sbraitò Piton, mettendosi a sedere.
“È divertente” rispose Hermione e con una velocità incredibile si mise a cavalcioni su di lui.
“Togliti”.
“Non credo che lo farò, mi piace qui” rispose Hermione, gli sorrise e lo baciò. Ancora una volta il professore non riuscì a trovare la forza per respingerla, la baciò con foga, le sue mani si insinuarono sotto i vistiti della ragazza e ritrovò la sua schiena morbida e calda. Hermione iniziò a sbottonargli la casacca, lui la aiutò con l’ultimo bottone e se la tolse. Hermione rise, mentre lui le baciava il collo, infilò di nuovo le mani sotto i vestiti e con un gesto unico tolse il pullover e la maglietta alla ragazza. La guardò, i suoi seni sodi erano stretti in un reggiseno blu intenso, era bellissima. Hermione distolse lo sguardo imbarazza, lui le mise una mano sulla guancia e le voltò il viso, baciandola nuovo. Si allontanò e le accarezzò le spalle, la pancia, fino a far saltare il primo bottone dei suoi jeans.
“Aspetta” sussurrò Hermione, ma lui non sentì e le baciò l’incavo dei seni, estasiato dal suo profumo. “Severus, aspetta” ripeté Hermione, lui finalmente si fermò e alzò lo sguardo verso di lei.
“Perché?”
“Non sono pronta per questo” rispose Hermione, abbassando lo sguardo.
“Cosa? Ma se sei stata tu ad iniziare!”
“E ora sono io a fermarmi!” esclamò Hermione.
Piton la spinse via dalle sue gambe e si lasciò cadere indietro su un cuscino “Sei più inutile di una pozione mal riuscita”.
Hermione si alzò dal letto, ferita, andò al camino dove il fuoco scoppiettava e guardò le fiamme.
Pochi istanti dopo sentì un leggero tocco sulla sua spalla, si voltò, il professore era in piedi accanto a lei che la guardava con espressione indecifrabile.
“Non capisci vero?” domandò Hermione.
“Ho alcune teorie” rispose Piton.
Hermione accarezzò la sua camicia bianca, poteva sentire i muscoli del suo petto “Non sono pronta”.
“Aspetta, vuoi dire che…”
“Sì” disse Hermione, prima che lui potesse finire la frase.
“Ma credevo che con Weasley…”
“No, non è successo” rispose Hermione, distogliendo lo sguardo.
“Capisco” disse Piton “Rivestiti, ti aspetto di là” aggiunse e uscì dalla camera. Hermione tornò al letto e prese il suo vestiti, se li infilò e tornò nell’ufficio del professore, lui era appoggiato alla scrivania e stava bevendo dell’idromele.
“Sei arrabbiato?” chiese timidamente Hermione.
“Dovrei?”
“Non lo so”.
“No, non sono arrabbiato, solo sorpreso” rispose Piton e bevve un altro sorso di idromele.
“Sorpreso dal fatto che non ho mai fatto sesso?” domandò Hermione, mettendosi davanti a lui.
Piton fece un sorrisetto “Non fare la stupida, non è questo che mi sorprende, sei tu a sorprendermi. Ogni giorno che passa mi rendo conto che sei molto diversa da come mi ero immaginato che fossi”.
“Anche tu sei molto diverso da come mi ero immaginata, sei molto di più di quanto mi fosse immaginata, anche se bè, sei sempre un gran bastardo”.
Piton bevve ancora e disse “Lo prendo come un complimento”.
“Severus?” chiamò Hermione, dopo qualche istante di pensieroso silenzio.
“Mmm?”
“Che cosa sono io davvero per te?”
“Una spina nel fianco” rispose Piton, riempiendosi di nuovo il bicchiere.
Hermione gli prese la bottiglia dalle mani “Non scherzare”.
“Mi vedi forse ridere?”
“Sto parlando sul serio. Sono solo un passatempo per te?”
 “Non so cosa tu sia, ma non sei solo un passatempo” rispose il professore, Hermione si sporse verso di lui e lo abbracciò “Credevo che avessimo detto di ridurre le smancerie al minimo” commentò il professore.
“Non ti agitare, è solo un abbraccio” rispose Hermione, allontanandosi “Questa sera ho il turno come prefetto, posso venire da te quando avrò finito? Alle dieci e mezzo?”.
“No”.
“Dai! Perché devi sempre essere così?”
Piton sbuffò, esasperato “Fa come vuoi”.
“Grazie” mormorò Hermione “A dopo” lo baciò sulla guancia, gli fece un sorriso e uscì dall’ufficio.


“Ginny devo parlarti” disse Hermione, distogliendo l’attenzione dell’amica dal compito di trasfigurazioni. Era sera ed Hermione stava per iniziare il suo turno di pattuglia dei corridoi, ma prima aveva deciso di parlare con Ginny, doveva parlare con lei.
“Stai andando?” chiese Ginny, alzando lo sguardo su di lei.
“Ho ancora cinque minuti, possiamo parlare?” chiese Hermione, indicando il buco del ritratto. Ginny la guardò incuriosita, alzò le spalle e la seguì fuori dalla Sala Comune, oltre il corridoio, fino ad un aula vuota.
“Si può sapere che c’è di così importante da dire per trascinarmi fino qui?” domandò Ginny, sedendosi sulla cattedra.
“Devo dirti una cosa e tu… bè, non sono stata sincera con te” tentò di dire Hermione, le parole erano come un macigno sul suo cuore.
Ginny trattenne il respiro “Non sei vergine!”
Hermione lo guardò seriamente “Sto cercando di fare un discorso importante, Gin”.
“D’accordo, niente più scherzi, spara!”
Hermione trasse un respiro profondo “Ti ricordi che ti ho raccontato di aver detto a Dean che non ero pronta per stare con qualcuno dopo Ron?”
“Certo”.
“Bè era una bugia, non quello che ho detto a te! Quello che ho detto a Dean, non era vero che non ero pronta, il fatto è che a San Valentino un altro mi ha baciato ed è stato bè… Quel bacio mi ha stravolta, è stato intenso e passionale, non mi sono mai sentita così con un uomo e da quel giorno non ho fatto altro che pensare a quella persona, per questo ho detto di no a Dean, perché ero troppo presa da qualcun altro”.
“Perché non me l’hai detto?” chiese Ginny interdetta.
“Perché avevo tanta paura che ti fosse arrabbiata con me, che non fossi più stata mia amica” rispose sinceramente Hermione.
“Aspetta… Non è Harry vero?” chiese Ginny, con lo sguardo di una furia.
“Co…? Certo che non è Harry!” disse subito Hermione “Perché sei arrivata a questa conclusione?”
“Cos’altro avrebbe potuto farmi arrabbiare tanto da non essere più tua amica?” disse Ginny, alzando le spalle.
“Non è Harry, ti giuro che non è Harry!”
“D’accordo ti credo, ma allora chi?”
“Ricordi che Lunedì mattina mi hai chiesto dove fossi stata? Ti ho detto di aver assistito Remus e di essermi addormentata da lui, bè non era vero… Cioè, ho assistito Remus, ma sono tornata tardi, verso le sei del mattino, perché ero rimasta a dormire con l’altro, ho passato la notte con quello del bacio” disse Hermione, tramante.
“Aspetta, ma Domenica sera stavi andando da…”
“Sì”.
“Ma hai trovato Remus dopo che...” Ginny non riuscì a finire la frase, guardò Hermione, la quale rimase in silenzio.
“Dimmi che non è chi sto pensando” supplicò Ginny.
“Ho paura di sì” rispose Hermione, sedendosi accanto a lei.
Ginny la guardò con espressione misto impaurita e disgustata “Non ci credo, quindi sei hai trovato Remus prima di… Oh Dio… tu e Piton?!?”
“Sì” confermò infine Hermione, distolse lo sguardo dalla rossa e sospirò.
“Ma come… Ma come è possibile? Sei andata a letto con Piton?” chiese Ginny, scioccata.
Hermione alzò dalla cattedra, mettendosi davanti a lei “Non sono andata a letto con lui, ho dormito con lui” chiarì.
“Ma l’hai baciato?” domandò Ginny, evidentemente schifata.
Hermione annuì “Diverse volte”.
“Ma perché?”
“Non lo so, ma ho scoperto che in lui c’è molto di più, non è solo il perfido bastardo che si vede, c’è qualcosa di più sotto quella corazza di ghiaccio e con lui sto bene, con lui mi sento bene, mi sento viva” rispose Hermione “Mi dispiace Gin, non volevo tenertelo nascosto, ma avevo troppa paura per dirtelo”.
“E perché me l’hai detto adesso?”
“Perché stasera dopo il turno di sorveglianza non tornerò nel dormitorio”.
Ginny fece un sorrisetto “Quindi me l’hai detto perché non avevi più scuse per giustificare la tua assenza?”
“No, non è per questo! Te lo giuro, Gin. È dal primo bacio che avrei voluto dirtelo, ma non sapevo come, ero troppo vigliacca per farlo” rispose Hermione, sentendosi oppressa.
“D’accordo” mormorò Ginny e assunse un aria pensierosa “Lasciamo da parte il fatto che è Piton, un pipistrellaccio bastardo perfido e senza cuore, diciamo che come dici tu sotto la sua scorza aspra e ghiacciata ci sia un cuore d’oro, ma Hermione… È così vecchio!”
“L’età non è importante per me, l’unica cosa che importa per me è che mi fa sentire bene”.
“Sei sicura che non si stia approfittando di te?” chiese Ginny, preoccupata.
Hermione le sorrise “Non si sta approfittando di me, anzi crede che io sia una spina nel fianco, ma sono sicura che non lo pensa veramente, non del tutto almeno”.
“Questa cosa è così…”
“Sbagliata?” concluse timidamente Hermione.
“Assurda” disse Ginny, scuotendo la testa.
“Su questo non posso darti torto, sei arrabbiata?” domando Hermione.
“Arrabbiata… No non sono arrabbiata, più che altro direi che sono un po’ disgustata dalla tua scelta, ma ehi… sei tu che devi mettergli la lingua in bocca” disse Ginny, alzando le braccia e assumendo un espressione decisamente orripilata da quel pensiero.
“Non è per niente male sai, sa fare delle…”
“Niente dettagli per favore” la interruppe Ginny “Una cosa che mi fa arrabbiare un po’ però c’è”.
“Cosa?”
“Hai davvero sottovalutato la mia amicizia nei tuoi confronti, credevi davvero che se mi avessi detto che te la intendi con Piton, io ti avrei voltato le spalle e avrei posto fine alla nostra amicizia?”
Hermione la guardò, sorpresa “A dir la verità non sapevo come avresti potuto reagire e ho pensato il peggio, scusa”.
“Scuse accettate” rispose Ginny.
“Devo andare” disse Hermione, guardando l’orologio “Il mio turno inizia tra un minuto, sicura che sia tutto ok?”.
“Bè probabilmente avrò gli incubi stanotte” disse Ginny e fece un sorrisetto “Ma tranquilla, quello che mi importa è che lui non si stia approfittando di te e da quello che hai detto non mi pare sia il caso, quindi alla fine, non mi turba più di tanto la cosa. Insomma, sei tu che devi averci a che fare non io”.
Hermione la abbracciò “Grazie, Gin”.
“Ti pare” rispose Ginny, ricambiando l’abbraccio. Hermione le sorrise e poi uscì dall’aula.
Hermione passò tutto il turno di sorveglianza aspettando solo il momento in cui avrebbe potuto scendere nei sotterranei dal suo professore, si sentiva molto meglio adesso che Ginny sapeva, più libera, più rilassata.
Finalmente il suo orologio segnò le 22.30 e poté abbandonare il suo posto per scendere nei sotterranei, arrivata all’ufficio del professore bussò ma nessuno rispose, decise quindi di entrare. Le luci dell’ufficio erano accese, ma era vuoto. Notò che la porta che conduceva agli alloggi del professore era aperta, così si infilò nel corridoio.
Aveva quasi raggiunto la porta di camera sua, quando la porta del bagno alla sua destra si aprì e ne uscì il professore. Hermione lo fissò stordita, era bagnato e aveva un solo un asciugamano bianco legato alla vita.
“Che ci fai qui?” domandò Piton sorpreso “Sei in anticipo”.
“N-no… Sono le dieci a mezza” rispose Hermione, senza riuscire a distogliere lo sguardo da lui. La sua pelle era candida, aveva un fisico asciutto ma forte, sul avambraccio si estendeva ancora il marchio nero e qua e la sul suo petto muscoloso vi erano delle cicatrici.
“Dannazione, ho perso la cognizione del tempo sotto la doccia”.
“Non fa niente” rispose Hermione, inebetita.
“Aspettami di là, arrivo subito” disse Piton e andò in camera da letto. Hermione rimase qualche istante a fissare il punto dove il professore era sparito, poi si riscosse e tornò nell’ufficio.
Si sedette alla scrivania, dove notò una copia del Pozionista Pratico, la prese e guardò la prima pagina strabiliata, l’articolo di Piton era finito in prima pagina, aprì la rivista e iniziò a leggere. Qualche minuto dopo sentì dei passi nel corridoio e alzò lo sguardo, subito sbucò Piton, indossava un paio di pantaloni e una maglietta nera, Hermione sorrise, era davvero strano vederlo con una maglietta.
“Che c’è?” chiese Piton.
“Niente” rispose Hermione “Ho visto che il tuo articolo sulla Pozione Sospendi Poteri e la Radix è finito in prima pagina”.
“Ho riscosso un certo stupore nell’ambiente” disse il professore avvicinandosi “Belby mi ha già chiesto i suoi appunti per studiare gli effetti delle mie scoperte, combinati con la pozione Antilupo”.
“Davvero?!” esclamò Hermione, entusiasta “Crede di poter combinare la sospensione dei poteri delle creature magiche per far si che i Lupi Mannari non si trasformino più?”
“Frena l’eccitazione, Granger. La Radix è molto rara e il suo effetto dura solo pochi minuti, mentre la trasformazione di un Mannaro dura diverse ore, anche se dovesse funzionare ci vorranno diversi anni prima di poter sviluppare una pozione che abbia effetto per tutto il plenilunio” disse Piton, facendola alzare dalla sua scrivania.
“Cosa facciamo adesso?” chiese Hermione, mentre lui si sedeva al suo posto.
“Potresti aiutarmi a correggere i compiti di quelli del secondo anno”.
“Sicuramente sarebbe un vantaggio per loro, così forse le note non saranno solo Troll e Scadente” rispose Hermione, sorridendo.
“Qualche volta ho messo anche un Accettabile” disse distrattamente Piton, iniziando a rovistare in un cassetto.
“Certo, come al mio compito sulla Pietra Lunare, è assurdo, quel tema era da Eccezionale!”
“Non discutere, fino a prova contraria l’esperto di pozioni sono io” rispose Piton ed Hermione sbadigliò sonoramente “Va bene, Granger. A letto, adesso”.
“Ma è presto” si lamentò Hermione.
“Non fare la bambina, domani non puoi poltrire tutto il giorno, è uno spreco di tempo e risorse” disse Piton, si alzò dalla scrivania e spinse Hermione verso la sua camera.
Hermione si stiracchiò, si tolse i jeans e il pullover e si infilò sotto le coperte.
“Non ti facevo un tipo da boxer” scherzò Hermione, mentre lui si infilava nel letto.
“Sta zitta e dormi prima che decida di buttarti fuori da qui” rispose il professore e spense la luce. Hermione sospirò e si mise nella sua posizione preferita, su un fianco con le gambe raccolte vicino allo stomaco.
“Ho freddo, mi abbracci?”  chiese Hermione
“No”.
La ragazza sbuffò, ma dopo un attimo sentì il professore avvicinarsi a lei, mise la pancia contro la sua schiena e la cinse con un braccio.
“Grazie”.
“Dormi, Granger”.
Hermione chiuse gli occhi, felice, si sentiva bene in quel letto, al sicuro. Dopo alcuni minuti spalancò gli occhi, scioccata. Aveva appena sentito qualcosa di duro e decisamente non famigliare premere contro il suo osso sacro.
“Ehm… Severus?” chiamò la lui non rispose “Piton!”
“Che c’è?!” domandò il professore, esasperato.
“C’è qualcosa che preme contro il mio fondo schiena” disse Hermione, imbarazzata.
“Non ci posso fare niente, ora sta zitta e dormi” rispose freddamente Piton.
Hermione chiuse gli occhi e poi li riaprì, li richiuse ma pochi istanti dopo li riaprì di nuovo.  Un morboso pensiero si era fatto strada nella sua mente, una forte curiosità la assillava impedendole di dormire. Spostò la mano che teneva sotto il cuscino e iniziò a tamburellare sul materasso e alla fine non riuscì a resistere, sopraffatta da quella morbosa curiosità. Spostò la mano, dietro la schiena,  posandola sui boxer dell’uomo e sentì la sua eccitazione, Piton sobbalzò e si allontanò subito da lei.
“Sei impazzita?!” gridò il professore.
“Ero curiosa” ammise Hermione, girandosi verso di lui.
“Cu-curiosa?! Tu sei matta! Toccami un’altra volta e giuro che ti sbatto fuori a calci, Granger” rispose Piton, Hermione lo sentì girarsi e distendersi sulla pancia.
“Voglio farlo, voglio farlo con te, adesso” sussurrò Hermione.
“Mpfh! Se non eri pronta oggi pomeriggio, non lo sei sicuramente questa sera”.
“Sono eccitata”.
“Ma se non sai nemmeno cosa vuol dire” borbottò il professore, Hermione sbuffò sonoramente e si voltò dall’altra parte, dando la schiena al professore. Per un bel po’ nella sua testa continuavano i martellare i soliti pensieri, era sorpresa da quello che aveva percepito con la mano e non riusciva a distogliere la sua mente da quella sensazione, finché finalmente il sonno annebbiò i suoi pensieri e cadde tra le braccia di Morfeo.


“Granger, svegliati, sono le cinque! Devi tornare nel tuo dormitorio”.
Hermione si destò, si voltò e sentì il corpo del professore accanto a lei, lo cinse con un braccio e mise il viso nell’incavo del suo collo.
“Granger mi hai sentito?”
“Mmm.. Lasciami stare qui ancora un po’”.
“No”.
“Dai, alla Domenica nessuno si alza prima delle dieci nel mio dormitorio” rispose Hermione, sistemandosi meglio.
“No”.
“Ti prego”.
“Ho detto di no”.
“Tanto non mi alzo”.
“Sei una spina nel fianco, Granger” rispose Piton, sbuffò e chiuse gli occhi. Hermione sorrise e pochi istanti dopo si addormentò di nuovo.
Si svegliò con un sobbalzo, era sola nel letto, guardò l’orologio e vide che erano quasi le otto. Si stiracchiò e si vestì, quando raggiunse l’ufficio Piton era come al solito seduto alla scrivania.
“Buongiorno” salutò Hermione.
“Era ora che ti svegliassi”.
Hermione si avvicinò a lui “Grazie di avermi lasciato rimanere”.
“Ah-ah”.
Hermione sorrise, si sporse verso di lui e gli diede un bacio sulla guancia “Vado a far colazione”.
La giornata fu molto tranquilla, da prima aiutò Ginny con i compiti poi lesse un libro, quando andò in biblioteca a restituire i libri che aveva preso durante la settimana, trovò un interessante libro che decise di portare a Remus quella sera.
“Vado da Remus a portargli quel libro” annunciò Hermione.
“Tra mezz’ora c’è il coprifuoco” disse Ginny, guardando l’ora.
“Tornerò in tempo”.
“Tornerai?” chiese Ginny, facendo un sorrisetto all’amica.
“Sì tornerò”.
“Niente sotterranei questa sera?”
“Shhh! Sta zitta” sussurrò Hermione, guardandosi in giro, ma nessuno nella Sala Comune sembrava aver udito le parole di Ginny.
Ginny rise, Hermione scosse la testa e uscì dalla Sala Comune, camminò velocemente raggiungendo l’ufficio di Remus, bussò ed entrò. Il professore di Difesa contro le Arti Oscure sedeva svaccato alla sua scrivania, tra le mani stringeva un bicchiere colmo di liquido ambrato e sulla scrivania c’era una bottiglia di Whisky Incendiario quasi vuota.
“Hermione!” esclamò Remus, si alzò e barcollante raggiunse la ragazza.
Hermione scosse la testa “Sei di nuovo ubriaco!”
“E allora?”
“Mi hai fatto una promessa!”
“No, non è vero!” rispose Remus alzando le spalle.
“Hai detto che almeno ci avresti provato”.
“Ho fallito miseramente, come in tutte le cose della mia vita” rispose il mannaro, prese il bicchiere dalla scrivania e bevve un sorso.
“Remus così non va bene!” disse Hermione, arrabbiata. Gli prese il bicchiere dalle mani e lo posò sulla scrivania.
Remus la fulminò con lo sguardo “Chi sei per farmi la predica? Sei mai madre? Sei mia moglie? No! Quindi puoi andare a infastidire qualcun altro!”
Hermione lo guardò con astio “Ecco il bastardo ubriaco come dicevi” disse e gettò il libro sulla scrivania “Ero solo venuta a portarti questo libro, pensavo che ti potesse interessare”.
“D’accordo, scusa… Un abbraccio? Dai vieni qui” disse Remus e la tirò a sé. Hermione sbuffò, poi sentì la mano del mannaro scendere dalla sua schiena fino al suo sedere.
Hermione lo spinse via “Sei impazzito?!” gridò la ragazza, ma lui si mise a ridacchiare “Tsk, avrei dovuto provare con Emily Wallace, il suo culetto sembra decisamente sodo”.
“Remus!” esclamò Hermione, scandalizzata, lo spinse di nuovo “Che diavolo ti prende”.
“Ok, scusa, ho sbagliato”.
“No, Remus. Non ti scuso! Così non va decisamente bene!” sbraitò Hermione, prese la bottiglia di Whisky Incendiario che c’era sulla scrivania “Ne riparleremo domani quando sarai sobrio” aggiunse e lanciò la bottiglia nel camino, la quale esplose con un botto.
“Granger!” gridò Remus, ma Hermione stava già uscendo dall’ufficio. Il mannaro la seguì “Hermione Granger, fermati subito o sarò costretto a togliere 50 punti a Grifondoro”.
Hermione non lo ascoltò, ma lui la raggiunse e la prese per il polso.
“Lasciami andare mi fai male!” esclamò Hermione.
Dal niente apparve al suo fianco il professore di pozioni, che colpì Lupin al volto e lo mandò a terra.
“Ma sei matto?” esclamò Hermione, spingendolo via.
“Ti stava facendo male” disse Piton.
“È ubriaco e tu gli hai rotto il naso” rispose Hermione, guardò Remus a terra che si teneva la faccia, grondante di sangue, si rialzò a fatica.
“Bella faccia, Lupin” commentò Piton, divertito.
“Io ti…” tentò di dire Lupin, caricando verso Piton, Hermione si mise tra i due, mettendo le mani sul petto di Remus “Remus, no! Va nel tuo ufficio, arrivo subito”.
Remus rimase fermo a fissare Piton con ira “Remus adesso!” ordinò Hermione, finalmente il professore si girò e tornò nel suo ufficio.
“Si può sapere che ti prende?” chiese Hermione, girandosi verso il professore di pozioni.
“Ti stava facendo male” ripeté Piton.
“Come se ti importasse, è solo una scusa.  Mi ha anche toccato il culo se è per questo”.
“Cosa ha fatto?” esclamò Piton, facendo un passo avanti, Hermione lo spinse indietro “Adesso basta! È ubriaco, dannazione! Non capisci che sta passando un momento difficile? Che non riesce a contenere le proprie emozioni?! E adesso arrivi tu e gli spacchi il naso con un pugno, per soddisfare una vendetta per un torto che ti ha fatto quasi vent’anni fa! Non prendermi in giro, sappiamo entrambi che non l’hai picchiato perché mi stava stringendo il polso che ho rotto!”
“Perché continui a difenderlo?”
“Perché tu continui a dargli addosso?” rispose Hermione, guardandolo con decisione.
“Basta! Con te ho chiuso, Granger!” rispose amaramente Piton, si voltò e si mise a camminare spedito lungo il corridoio, Hermione gli corse dietro e gli sbarrò il passo, ma lui la spinse via e continuò a camminare per la sua strada. La ragazza imprecò e tornò sui suoi passi.
“Sarai contento adesso” disse entrando nell’ufficio di Remus.
“Per niente” rispose il mannaro, tamponandosi il naso.
“Da qua, idiota” mormorò Hermione, prendendo lo straccio pieno di sangue dalle mani di Remus, glielo mise sul naso “Ahio”.
“Non osare lamentarti Lupin” ringhiò Hermione, estrasse la bacchetta e pronunciò “Epismendo” con uno scrocchio il naso del professore tornò a posto “Ha smesso di sanguinare” annunciò Hermione “Ora datti una ripulita e poi va dormire”.
“Mi hai difeso con Piton”.
“Avrei dovuto lasciare che ti polverizzasse” rispose Hermione.
“Lo sai che gli hai dato del tu?”
“Davvero? Non me ne sono accorta” commentò distrattamente la ragazza “Ero troppo presa dalla tua idiozia,  ora fila a dormire”.
Buttò lo straccio pieno di sangue sulla scrivania e si voltò.
“Hermione?” chiamò Remus, quando lei era quasi alla porta “Scusami per prima, sono un cretino”.
“Forse domani, per oggi non sei scusato” rispose Hermione, voltandosi.
“Lo accetto”.
Hermione sbuffò “D’accordo ti perdono, ma tu prova ancora a toccarmi il sedere, Lupin. E ti spezzo la mano, hai capito?”
Remus fece un sorrisetto “Non ho dubbi che lo farai, quindi sì ho capito”.
“Sarà meglio” rispose Hermione e uscì dall’ufficio. Si incamminò, ma non andò nella Torre dei Grifondoro, scese nei sotterranei, doveva mettere a posto quel casino. Ma come fare? Piton non l’avrebbe nemmeno lasciato aprire bocca. L’unica cosa che poteva fare era stupirlo. Raggiunse velocemente i sotterranei ed entrò nell’ufficio del professore senza nemmeno bussare.
“Fuori!” gridò subito Piton quando la vide entrare.
Hermione non rispose e chiuse la porta.
“Non mi hai sentito quando ti ho detto che con te ho chiuso?”
Hermione continuò a non rispondere, ma si tolse il maglione.
“Che diavolo fai?” chiese Piton, guardandola stupido.
Hermione si tolse la maglietta, le scarpe e i jeans. Ritrovandosi solo con la biancheria intima color nero alzò lo sguardo sul professore, che la guardava inebetito, senza riuscire a proferir parola e staccare gli occhi da lei. Hermione gli sorrise “Mi faccio un bagno, mi fai compagnia?” disse e si infilò nel corridoio che conduceva ai suoi alloggi. Entrò in bagno, era la prima volta, si guardò in giro e vide una doccia, i servizi e una vasca da grande come quella nel bagno dei prefetti. I professori sono trattati fin troppo bene pensò Hermione. Lasciò la porta socchiusa, ma Piton non la raggiunse mai, aprì diversi rubinetti della vasca da bagno gigante, si spogliò e vi si gettò dentro. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa al bordo della vasca. Si rilassò per parecchio tempo, nella vasca si stava davvero bene. Una volta che l’acqua si fu raffreddata uscì dall’acqua, si avvolse in un asciugamano bianco e uscì. Le pietre del corridoio erano fredde, affrettò il passo. I suoi vestiti erano dove li aveva lasciati e Piton era seduto su una delle sedie davanti alla sua scrivania che beveva dell’idromele.
“Non dovresti bere” disse Hermione, raccogliendo i suoi jeans.
“Quello è il mio asciugamano!”
Hermione gli sorrise maliziosamente “Se vuoi me lo tolgo subito”.
“No!”
La ragazza alzò le spalle “Come vuoi” prese il maglione e la maglietta e tornò in bagno. Si asciugò i capelli con un colpo di bacchetta e aveva appena infilato la maglietta quando Piton bussò alla porta del bagno.
“Puoi entrare”.
“Sei presentabile?” chiese il professore, da dietro la porta.
“Più meno” disse Hermione, guardandosi, alla fine doveva solo infilarsi i jeans.
Piton aprì la porta e si soffermò a guardare le gambe nude della ragazza, Hermione lo raggiunse, mettendosi davanti a lui “Sei arrabbiato?”
“Tu hai il fastidioso dono di impedirmi di rimanere arrabbiato con te più di venti minuti” rispose amaramente il professore.
“È una cosa così brutta?”
“Direi di sì” disse Piton. Hermione si avvicinò e lo baciò.
“È stato un weekend parecchio impegnativo” mormorò Hermione, allontanandosi appena da lui.
“Tutti i momenti con te sono impegnativi” rispose Piton, Hermione sorrise e gli sfiorò di nuovo le labbra. “Posso restare questa notte?”
Piton la cinse con un braccio “Posso dirti di no?”
Hermione rise “Certo che non puoi”.
“Allora perché me lo chiedi se poi fai comunque di testa tua” commentò il professore. Hermione sorrise e lo baciò di nuovo, un bacio lungo e intenso.
“Domani alle cinque però ti voglio fuori da qui”.
“Facciamo alle cinque e mezza?” tentò Hermione.
“Alle cinque” disse fermamente Piton. Hermione alzò le spalle, gli sorrise e lo baciò ancora una volta.


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Eccomi di ritorno ;) 
Allora, capitolo con diversi colpi di scena, che ne dite? Spero davvero che vi sia piaciuto!
Lo so, avrete pensato: ma come un uomo razionale come Piton che si eccita così? Ehi, è pur sempre un'uomo ed Hermione è una bellissima donna, mezza nuda nel suo letto ;) E da come ho imparato, puoi essere razionale quanto ma non sempre riesci a resistere ai tuoi istinti.. Ahahhahah.. E poi almeno non le è saltato addosso, quando lei... ehhehehe quando lei ha messo la manina proprio lì.. ahahhaah mi sono troppo divertita a scrivere quella scena!
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno commentato la storia! Grazie ragazzi, i vostri commenti mi commuovo sempre e mi fanno andare avanti ;) Un ringraziamento anche a tutti voi che avete seguito la storia senza mai commentarla, spero di ricevere presto anche un vostro commento, nel bene e nel male (così almeno so come regolarmi ;) )
Bè, spero che il cap ti via piaciuto!
Alla prossima
HermCH 

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Capitolo 20
*** Una ragazza generosa ***


20. Una ragazza generosa


Tornò nel suo dormitorio verso le cinque e mezza di mattina, sorrise vedendo che Ginny aveva tirato le tende del suo letto a baldacchino. Scostò le tende e si sdraiò sul letto, ripensando alla sera prima, a lei e a Piton, al comportamento di Remus. Era seriamente preoccupata per lo stato di infelicità del Malandrino. La sua mente lavorava a pieno regime e non riuscì più a prendere sonno, verso le sei e mezza sentì Ginny muoversi nel letto accanto, Hermione si alzò e si sedette sul letto dell’amica.
“Ehi” mormorò Ginny, assonnata.
“Ciao, grazie per le tende” sussurrò Hermione.
“Cosa è successo? Perché non sei tornata?” chiese GInny, sbadigliando sonoramente.
“Non ora” rispose Hermione, indicando le altre compagne che dormivano “Vestiti, andiamo a colazione e ti racconterò tutto”.
Mentre l’amica si alzava con fatica dal letto, Hermione si infilò la divisa e prese i libri necessari per le lezioni della giornata.  Finalmente riuscirono ad uscire dalla Sala Comune e durante il tragitto verso la Sala Grande Hermione raccontò gli avvenimenti della sera prima all’amica.
“Non ci credo” disse Ginny, una volta che Hermione aveva finito di raccontare “Remus e il pugno di Piton e tu ti sei davvero spogliata davanti a lui?”
“Parla piano” l’ammonì Hermione, entrando nella Sala Grande semi deserta “Comunque sì, l’ho davvero fatto. In realtà non so nemmeno dove ho trovato il coraggio di farlo, ma Severus è un tipo difficile, certe volte devo essere davvero spudorata per combattere la sua testa dura”.
“Devi proprio chiamarlo così?” domandò Ginny, rabbrividendo.
“Come?”
“Severus” rispose Ginny e si servì di uova e pancetta.
Hermione rise “È il suo nome”.
Ginny le lanciò uno sguardo disgustato “Mi stai facendo passare la fame”.
“Dubito che sia possibile” scherzò Hermione, le sorrise e iniziò a mangiare.
“A proposito” disse la rossa, appena dopo aver finito il suo piatto di uova e pancetta “Mi ha scritto Harry ieri sera”.
“Ah sì? E che dice?”
“Mi ha scritto che Ron non ci è rimasto molto male che non gli hai mandato niente per il suo compleanno, non ti sarai…”
“Non mi sono dimenticata” la interruppe Hermione “So bene che ieri era il compleanno di tuo fratello, ma davvero si aspettava qualcosa dopo il suo comportamento dell’ultima volta?! Non ero morta per lui? Da quanto ne so i morti non mandano regali di compleanno”.
“Lo sai come è fatto Ron” rispose Ginny, alzando le spalle.
“Non mi interessa” disse decisa Hermione “Ma a proposito di compleanni, mi è venuta un’idea su come fare a tirar su Remus di morale!”
“Che vuoi dire?”
“Settimana prossima non compie gli anni?” disse Hermione, pensierosa.
“Il dieci, mi pare”.
“Mercoledì, quindi” disse Hermione, contando i giorni e si voltò verso Ginny con un sorriso stampato in faccia “Che ne dici di scrivere a tua madre e organizzargli una bella festa a sorpresa alla Tana?”
“Dico che è un’ottima idea! Sono sicura che la mamma ne sarà entusiasta!” rispose Ginny “Ma dovremmo chiedere il permesso di lasciare il castello alla McGranitt”.
“Eccola” disse Hermione, indicando la preside che stava uscendo dalla Sala Grande “Andiamo!”
“Adesso?”
“Muoviti!”
Le due ragazze si alzarono velocemente dal tavolo dei Grifondoro e corsero fuori dalla Sala Grande, riuscirono a bloccare la preside alla scalinata principale.
“Che succede signorine? Cos’è questo bisogno irrefrenabile di parlarmi di prima mattina?”
“Ecco… Vede io e Ginny stavamo pensando… Il professor Lupin è parecchio giù di morale in questo periodo… Ed ecco, settimana prossima è il suo compleanno e crediamo che sarebbe una buona idea organizzargli una festa alla Tana, sa… Una festa a sorpresa, sono sicura che la signora Weasley né sarebbe entusiasta, ma ecco… Abbiamo bisogno del suo permesso per…”
“Lasciare il castello” concluse la McGranitt. Ginny ed Hermione annuirono vigorosamente “Credo che abbiate avuto un’ottima idea. Penso che farà bene al professor Lupin passare una serata con i suoi amici”.
“Davvero?” chiese Ginny, stupita.
“Certo, signorina Weasley, avete il mio permesso!”
“Grazie preside!” esultò Hermione.
“Ora se non vi dispiace ho parecchio lavoro che mi attende” disse la preside.
“Certo” risposero in coro le ragazze.
“Buona giornata”.
Le ragazze si scambiarono un sorriso, mentre la preside saliva le scale e corsero alla guferia per inviare la lettera alla signora Weasley.
Nel corso della settimana Hermione fu parecchio impegnata. I compiti e la festa per Remus le tolsero tutto il suo tempo libero. Dal canto suo Molly aveva risposto entusiasta alla richiesta delle ragazze. Per tutta la settimana non riuscì a vedere il suo professore preferito, tranne  che a lezione, il peso del settimo anno iniziava a farsi sentire. Quella settimana visse di sguardi e ogni volta che il professore incrociava il suo sentiva il suo cuore sussultare.
Finalmente arrivò il venerdì e Hermione non vedeva l’ora di poter passare un po’ di tempo con Piton, si fermò dopo la lezione di pozioni, dove lui le disse che nel weekend non sarebbe stato al castello, in quanto aveva diverse faccende da sbrigare fuori dalle mura di Hogwarts. Fu un colpo per Hermione, la quale sperava di poter passare almeno una notte in sua compagnia. Sconsolata uscì dall’aula, non era nemmeno riuscita a baciarlo, in quanto quando si stava avvicinando a lui i primi ragazzini del secondo anno avevano fatto capolino nell’aula di pozioni.
Hermione fu di umore nero per tutto il weekend e nemmeno le frasi consolatorie di Ginny riuscirono a tirarla su di morale. Finalmente il lunedì mattina rivide il professore, ma ancora una volta riuscì ad ottenere solo sguardi, la sera avrebbe voluto correre da lui nei sotteranei e non andarsene più. Ma non poteva, il giorno dopo c’era in programma un al quanto difficile test di Aritmanzia e in ogni caso sapeva che il professore di sarebbe infuriato con lei se l’avesse vista nei sotterranei.
Piton le aveva espressamente vietato di andare da lui durante la settimana, da prima perché era troppo pericoloso, in quanto c’erano più studenti in giro per i corridoi e anche lui riceveva spesso la visita di studenti di Serpeverde in difficolta e in secondo luogo Hermione doveva studiare. Il professore sapeva che il settimo anno era il più difficile e come aveva detto ad Hermione: la ragazza non doveva sprecare il suo tempo con lui, ma doveva studiare. Così rassegnata, Hermione aveva abbandonato l’idea di fare una capatina nell’ufficio del professore.
Finalmente arrivò il 10 di Marzo, giorno del compleanno di Remus. Avevano disposto tutto assieme a Molly Weasley. La donna si sarebbe occupata di preparare la festa e di contattare gli invitati, mentre Hermione e Ginny dovevano portare Remus alla Tana tramite l’ausilio di una passaporta, realizzata in collaborazione con la preside, alle sei di sera.
Così  alle sei meno cinque Ginny ed Hermione stavano percorrendo il corridoio che portava all’ufficio del professore.
“Siamo sicure che ci sia?” chiese Ginny, incerta “E se è andato da Teddy?”
“Gin, né abbiamo già parlato, Remus ha detto che sarebbe andato da Teddy alle sette. Stai tranquilla, andrà tutto liscio” rispose Hermione.
Svoltarono l’angolo e a qualche metro di distanza intravidero il professore fuori dal suo ufficio che parlava con Emily Wallace e una delle sue amiche ridoline.
“Dannazione! Che ci fa quella lì, mancano tre minuti alle sei!” sbottò Ginny.
“Sta calma” rispose Hermione, stringendo il mano il barattolo che doveva fungere da passaporta “Vedrai che adesso se ne vanno”.
Così come aveva predetto Hermione, le ragazze di Corvonero salutarono Remus e se ne andorno, Hermione e Ginny corsero verso di lui.
“Ciao ragazze” salutò Remus, era appoggiato allo stipite della porta e stringeva in mano una scatola di cioccolatini.
“Che volevano le tue ammiratrici?” domandò Ginny, seguendole con lo sguardo.
“Regalo di compleanno” rispose Remus, mostrando la scatole “Mi chiedo come facciano a saperlo”.
“Inquietante” commentò Ginny.
Hermione rise “Ti conviene chiudere la porta dell’ufficio Remus”.
“Perché?” domandò il mannaro.
Ginny gli fece l’occhiolino e mentre Hermione trascinava il mannaro fuori dalla porta, la rossa la chiuse con un botto.
“Si può sapere che succede?” domandò Remus, perplesso.
“Dieci secondi” annunciò Ginny.
“Afferra questo” disse Hermione, porgendo il barrattolo al professore.
“Ma…”
“Adesso, Remus!”
Il mannaro fece appena a tempo ad appoggiare il dito sul barattolo, quando Hermione sentì il famigliare strappo dietro all’ombelico. Sentì di nuovo il suolo sotto i piedi, non fece a tempo ad aprire gli occhi che senti gridare “Sorpresa!”
Hermione spalancò gli occhi e sorrise, erano tutti lì: i signori Weasley, Harry, Ron, Bill e Fleur, George, Andromeda e Teddy, c’era persino Kingsley.
Remus rimase a fissarli sorpreso, scioccato. Hermione scorse dietro di loro un tavolo dove la signora Weasley aveva preparato una cena a buffet e attaccato sul soffitto c’era un grande striscione con scritto: Buon compleanno, Remus.
Teddy agitò le braccia verso il padre e camminò verso di lui con le gambe mal ferme, Remus lo prese in braccio e lo baciò sulla guancia, mentre si apprestava a ringraziare tutti i presenti. Hermione e Ginny si lanciarono uno sguardo divertito. Raggiunsero il tavolo delle cibarie e iniziarono a mangiare qualcosa, era tutto squisito.
“Ragazze” disse Remus alle loro spalle. Aveva in mano due burrobirre e le porse loro “Molly mi ha detto che ¨è stata tutta una vostra idea”.
“In verità” disse Ginny, prendendo una delle burrobirre “È stata un’idea di Hermione, io le ho solo dato una mano” si avvicinò al mannaro e gli scoccò un bacio sulla guancia “Tanti auguri, Remus” disse la rossa e si allontanò in direzione di Harry.
“È stata una tua idea?” chiese Remus.
Hermione gli sorrise “Ho pensato che potesse tirarti su di morale”.
“Sei troppo buona con me, non mi merito tutto questo” rispose Remus, guardandosi le scarpe.
“Certo che te lo meriti” rispose Hermione, si sporse verso di lui e lo abbracciò.
Remus la strinse forte a sé “Grazie, amica mia”.
Si sciolsero dall’abbraccio, Remus le sorrise di nuovo e raggiunse il ministro.
Qualche istante dopo sentì un leggero tocco alla spalla, si voltò e vide Ron. “Posso parlarti? In cucina?”
“Se proprio insisti” rispose Hermione, seguendolo.
“Non mi mandi nemmeno un regalo e organizzi una festa a Remus?” domandò Ron, sedendosi al tavolo della cucina.
“So essere generosa con chi mi è amico” rispose acidamente Hermione.
“Lo so” disse Ron e distolse lo sguardo dalla ragazza.
“È solo questo che dovevi dirmi? Me ne torno di là allora”.
“Aspetta” esclamò Ron, Hermione sbuffò “Non era solo questo che volevo dirti, io… Ho capito, quando non mi fatto il regalo di compleanno, ho capito… Perciò… Volevo chiederti scusa, mi manchi, mi manca la tua amicizia, non posso stare in un mondo dove tu non mi parli. So che sono stato un vero idiota l’ultima volta, me ne pento tutti i giorni. So che probabilmente non mi perdonerai, ma tu significhi molto per me e voglio starti accanto, anche se solo come amico”.
“Davvero?”
“Si, Hermione. Mi sono reso conto di aver sbagliato e ti sto chiedendo, anzi… Ti sto implorando perdono. Ho capito che non posso essere così egoista, che non posso legarti a me se non vuoi ed è evidente che tu non vuoi, quindi devo andare avanti, sto cercando di andare avanti. Ho iniziato ad uscire con un'altra”.
“Davvero?” ripeté Hermione, sempre più stupita.
Ron sorrise “Sì, lei non è te… Ma è carina e divertente, sto bene con lei, sto cercando di andare avanti”.
“Sono contenta che tu sia cercando di andare avanti” rispose Hermione.
“Ho sentito di te e Dean” disse Ron. Hermione lo fissò, quasi incredula da quanto suonasse tranquilla la sua voce.
“Siamo usciti solo una volta, non c’è niente tra noi” rispose Hermione.
“Ehi ragazzi!” Hermione si voltò e vide Harry entrare in cucina “Scusate, vi ho interrotto?”
“Non fa niente” rispose Hermione.
“Stanno per tagliare la torta” annunciò Harry.
“Arriviamo, amico” disse Ron, il prescelto fece un sorriso e uscì.  Ron la guardò “Allora? Amici?”
Hermione gli sorrise “Amici”.
“Molto bene!” esclamò Ron, si alzò dal tavolo e uscì dalla cucina. Hermione sorrise di nuovo e raggiunse anche lei la festa.
La serata fu molto bella, risero e scherzarono, giocarono e si divertirono. Arrivate le diece e mezza fu ora di ritornare ad Hogwarts, per il ritorno scelsero di viaggiare con la Polvere Volante. Hermione fu la prima ad entrare nel camino dei Weasley, sorrise a Remus e Ginny “Ci rivediamo nel tuo ufficio, professore”.
Gettò la polvere ai suoi piedi e gridò “Hogwarts” subito si sentì trascinare via, ma quado riaprì gli occhi non si ritrovò a guardare l’ufficio del professore di Difesa, ma bensì quello del professore di pozioni.
“Granger?” mormorò Piton, guardandola incuriosito uscire dal camino.
“Strano, devo essere stata dirottata qui. È colpa tua, ti penso troppo e così sono finita nel tuo camino” rispose Hermione, pulendosi dalla fuliggine.
“Vuoi spiegarmi?” domandò Piton, avvicinandosi.
“Dopo” disse Hermione e lo abbracciò “Mi sei mancato, Severus”.
“Vuoi dirmi perché eri nel mio camino o no?” rispose Piton, sciogendosi dall’abbraccio.
“Ero alla Tana, abbiamo organizzato una festa per Remus, oggi è il suo compleanno” spiegò Hermione, si avvicinò di nuovo e lo baciò, si sentì bearsi del suo sapore, erano giorni che non sfiorava quelle labbra, era in paradiso.
“Non mi hai detto che andavi ad una festa” rispose Piton, allontanandosi.
“Come avrei potuto sono giorni che non ci vediamo” disse Hermione, si avvicinò di nuovo e posò la testa sulla spalla del professore.
“Non è vero” constatò Piton “Ci siamo visti”.
“Hai capito quello che intendevo” rispose Hermione e gli diede un bacino sul collo.
“C’erano Lupin e la Weasley con te?”
“Ovvio no? Lui è il festeggiato e quella è casa di Ginny” rispose Hermione, accarezzandogli il petto delicatamentemente.
Piton l’allontanò “Devi andare”.
“No” protestò Hermione “Fammi rimanere, sono secoli che non stiamo assieme, ti prego!”
Il professore scosse la testa “La Weasley ti starà cercando”.
Hermione si sentì morire, voleva con tutta se stessa rimanere con lui, dormire lì e sapeva che Ginny l’avrebbe immaginato, che per lei non sarebbe stato un problema. Ma Piton non sapeva che Ginny sapeva ed Hermione non poteva ancora dirglielo, era sicura che il professore si sarebbe infuriato.
“D’accordo, vado” disse Hermione, funerea. Salutò Piton con la mano e corse fuori dal suo ufficio. Trovò Ginny fuori dall’ufficio di Remus che parlava con il mannaro.
“Scusate” disse raggiungendoli “Sono finita in un altro camino”.
“Chissà quale?” disse Ginny, lanciandole uno sguardo divertito. Hermione la fulminò con lo sguardo.
“Grazie ancora ragazze, è stata una serata bellissima” disse Remus, quasi commosso.
“Sono stata felice di notare che hai bevuto limonata per tutta la sera” osservò Hermione, con un sorriso.
“Sto cercando di fare del mio meglio, lo devo a Teddy” rispose il professore, un po’ imbarazzato “Adesso, su, forza. È tardi” abbracciò velocemente le ragazze e tornò nel suo ufficio.
Hermione seguì Ginny per qualche piano e poi si fermò “Che hai?” domandò la rossa.
“Non posso, Gin. Non ce la faccio a tornare al dormitorio, ho bisogno di stare con lui, ho bisogno di vederlo” confessò Hermione.
“Che aspetti allora?”
“Non né sarà felice, non vuole che io vada da lui durante la settimana” rispose Hermione, sospirando.
“Sono sicura che non farai fatica ad importi” commentò Ginny, strizzando l’occhio destro.
“Vado!” disse Hermione, decisa.
“Fatti valere!”
Hermione abbracciò l’amica e corse lungo il corridoio. Entrò nell’ufficio di Piton senza bussare, lui era lì in piedi, aveva tolto la casacca e l’aveva appoggiata su una sedia, la porta che conduceva ai suoi alloggi era aperta, stava andando a dormire.
“Che diavolo ci fai qui, Granger?” domandò il professore, irritato.
“Dovevo vederti”.
“Ma la Weasley…”
“Ho detto a Ginny che andavo a dormire e poi mi sono disillusa” mentì Hermione, corse verso il professore e lo baciò “Ti prego, lasciami stare con te”.
“È pericoloso” rispose il professore.
“Non mi importa” disse Hermione, stringendosi a lui.
“Sei una piaga, Granger”.
“Mi chiamo Hermione”.
“Fa lo stesso” rispose Piton, alzando le spalle. Si diresse verso la camera da letto, Hermione lo seguì.
Hermione lo afferrò per la mano e lo tirò a sé, questa volta fu lei a baciarlo con intesta passione, mentre con una mano gli slacciava i bottoni della camicia bianca.
“Che fai?” sbottò Piton, allontandola.
“Sono pronta, Severus”.
“Non dire sciocchezze” rispose il professore, riabbottonandosi.
“Ascoltami, ci ho pensato molto, ci ho pensato davvero ultimamente. Non so cosa siamo in questo momento, non so dove andrà a finire questa storia. Ma c’è una cosa di cui sono sicura, sono sicura ti te! Continuo a pensare a te, desidero stare con te e voglio essere tua, voglio sentirmi completamente tua” disse Hermione, si avvicinò e lo baciò dolcemente.
Piton rispose al bacio, poi mise le mani sulle spalle della ragazza e l’allontanò di nuovo “Io… Io non posso”.
“Non puoi o non vuoi?” domandò Hermione, cercando di interpretare i suoi sguardi.
“Non posso… Io… È la tua prima volta, Hermione” sussurrò Piton.
“Se vuoi posso passare un salto nel letto di Dean Thomas, se ti fa sentire meglio” scherzò Hermione, sorridendo.
“Non ti azzardare, Granger!”
“Servus, ascolta…”
“No ascoltami tu, Granger. Io sono un uomo…”
“Non mi interessa che uomo sei, Severus” lo interruppe la ragazza prendendogli le mani “Sei l’uomo con cui voglio stare, sei l’uomo a cui mi voglio donare”.
“È sbagliato”.
“Non lo è, invece” rispose Hermione con fervore, posò delicatamente le labbra sulle sue “Sii mio e io sarò tua”.
Piton le passò la mano delicatamente sulla schiena e poi la baciò, Hermione sentì di nuovo la sua passione irrefrenabile. Cinse il collo dell’uomo con le mani, mentre lui la abbracciava. Lentamente fece scorrere le mani sul petto del professore e iniziò a sbottonargli la camicia. Piton la aiutò e togliersi la camicia, Hermione gli sfiorò il petto, sentiva le cicatrici sotto le sue mani. Piton staccò le labbra da quelle della ragazza giusto il tempo per sfilarle il maglioncino e la maglietta e poi si appropriò di nuovo di quelle labbra al sapore di fragola. Con un gesto molto rapido sguancio il reggiseno di Hermione e quando le sue mani calde sfiorarono i seni della ragazza la baciò ancora con più foga.
Hermione iniziò a sbottonargli i pantaloni, mentre lui la guidava verso il letto. Cadderro sul letto senza smettere di baciarsi, mentre Piton armeggiava con i jeans della ragazza. Finalmente si liberarono del resto dei vestiti, Piton si fermò a guardare la ragazza nuda sotto di lui “Sei bellissima” sussurrò l’uomo. Hermione gli mise una mano dietro al collo e lo attirò di nuovo a sé baciandolo con passione. Piton le accarezzò la coscia sinistra e lei divaricò le gambe. Il professore si fermò e la guardò, Hermione ricambiò il suo sguardo e annuì. Si insinuò in lei con delicatezza, sul viso di Hermione si estese un’espressione di dolore, Piton si fermò subito.
“Va tutto bene” disse Hermione, sfioradogli la guancia. Lui si avvicinò e la baciò di nuovo, ricominciando a muoversi dentro di lei. Lentamente il dolore mutò in piacere ed Hermione si sentì in estasi.
Piton iniziò a muoversi più veloce ed Hermione si sentì travolta, provò una sensazione che mai avrebbe potuto immaginare, una sensazione talmente forte che mai avrebbe creduto di provare. Chiuse gli occhi e iniziò a gemere sempre più forte, non riuscendo a trattenersi. Piton le prese la gamba sinistra e la alzò a mezz’aria, continuando a muoversi sempre più veloce. A quel punto Hermione credette di morire, quel piacere era troppo immenso per continuare a vivere. Respirava forte, ansimava, soffocata da tutto quel piacere. Infine, il professore emise un gemito e si lasciò cadere sul corpo della ragazza. Hermione aprì gli occhi, ansimante, non riusciva a regolare il respiro. Accarezzò i capelli di Piton, tentando riprendersi.
“È stato… È stato…” cercò di dire Hermione, Piton alzò appena il viso guardadola “È stato incredibile…  È stato fantastico!” disse finalmente Hermione, Piton sorrise appena e posò di nuovo il viso sulla scapola della ragazza, mentre lei delicamente gli accarezzava la schiena nuda. 


***********************
Hola!
Rieccomi di nuovo! Wow... siamo già al ventisimo capitolo, sembra ieri che stavo rivedendo il primo ;) Questa storia è diventata la più lunga che ho scritto, ma sono felice di scriverla, questo soprattutto grazie a voi che leggete la storia! Grazie mille, raga ;)
Allora, che ne dite del capitolo? Spero vivamente che vi sia piaciuto, è un cap importante ;) La prima volta di Hermione e Severus ;) ehhehe

Aspetto i vostri commenti dunque ;)
Baci
HermCH 

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Capitolo 21
*** Una battaglia persa ***


21. Una battaglia persa

 

Hermione si svegliò, sorrise e allungò la mano, ma nel posto accanto al suo non trovò nessuno.  Aprì gli occhi e si mise a sedere, la stanza era immersa nell’oscurità, guardò l’orologio, erano le due del mattino. Si sdraiò di nuovo, convinta che Piton fosse in bagno e aspettò. Dopo dieci minuti di attesa si alzò dal letto, raccolse la camicia bianca del professore da terra e se la infilò. Uscì in corridoio e notò che la porta dell’ufficio era aperta e che le luci dello stesso erano accesse. Le lastre di pietra erano gelide, affrettò il passo ed entrò nell’ufficio. Piton era lì, seduto su una delle sedie davanti alla sua scrivania, stringeva tra le mani un bicchiere di idromele e fissava il pavimento.
Hermione lo guardò, indossava solo i pantaloni, la ragazza si fermò ad ammirare il suo petto nudo. Si avvicinò lentamente e si accucciò davanti a lui “Non riesci a dormire?” chiese Hermione, poggiandogli con delicatezza una mano sul braccio.
“Sto bene, torna a letto” rispose Piton, senza nemmeno alzare lo sguardo da terra.
“Sicuro?”
Il professore la guardò “Tornatene a letto, Granger”.
“Dimmi che c’è che non va, posso aiutarti” propose Hermione, sfiorandogli la guancia, ma lui si ritrasse “Che c’è Severus?”
“Niente” rispose Piton, appoggiando il bicchiere di idromele sulla scrivania.
“Non mentirmi, sento che c’è qualcosa che non va”.
Piton sbuffò “Abbiamo sbagliato”.
“Cosa?” esclamò Hermione, sorpresa.
“Sei troppo giovane, ti ho detto che sarebbe stato uno sbaglio” disse Piton, distogliendo lo guardo dalla ragazza.
“Credi che sia stupida? So che non lo pensi davvero! So quale è il problema!” rispose Hermione, con rabbia.
“Tu non sai niente”.
“Non sono cieca, Severus” disse la ragazza con decisione “Il problema non è la mia età, ti senti così per un altro motivo. Lo stesso motivo che ti ha fatto disperatamente cercare il libro di Pozioni Avanzate, lo stesso che ti ha fatto infuriare quando ho paragonato il dolore di Remus per la perdita di Tonks al tuo. È sempre quello il motivo… Lily”.
Piton si limitò a guardarla, senza proferire parola.
“Tu la ami ancora non è vero?”
“Io la amerò sempre” rispose Severus.
“Questo significa che non c’è posto nel tuo cuore per me?” domandò Hermione, quasi come se non volesse sapere la risposta.
“Non lo so”.
“Ti ho chiesto di essere mio e tu lo sei stato e adesso stai qui a crogiolarti nei sensi di colpa per qualcuno che non c’è più? Non puoi sentirti in colpa per questo, Sev. Non puoi impedirti di andare avanti e restare qui da solo con il tuo rimorso. Devi andare avanti. Lily se né andata e sono sicura che avrebb…”
“Come fai a dire quello che vorrebbe?” la interruppe Piton con rabbia “Come fai, tu che non l’hai mai conosciuta, a sapere quello che penserebbe? Sei così presuntuosa? Non tocca a dermi quello che devo o non devo fare!” alzò il braccio come per allontarla. Hermione già in posizione precaria, perse l’equilibrio e cadde all’indietro, picchiando il sedere sul pavimento freddo.
“Tornatene a letto, Granger” mormorò Piton, con amarezza. Hermione sentì le lacrime spingere contro i suoi occhi, si alzò e tornò in camera da letto. Si sfilò la camicia del professore e la buttò sul pavimento, raccolse i suoi vestiti e si vestì velocemente. Tornò nell’ufficio, si fermò sulla soglia a guardare il professore con le lacrime agli occhi, lui non alzò lo sguardo su di lei. Hermione se ne andò, uscì dall’ufficio e iniziò a correre. Corse su per le scale, lungo la Sala d’Ingresso, salì velocemente le scale per arrivare alla fine nel suo dormitorio.
Per tutto il giorno Hermione fu molto nervosa, scattava per qualsiasi cosa. Ginny le chiese spiegazioni, ma Hermione divagò su altri argomenti, non se la sentiva di parlare di quello che era successo. Non voleva dare a Ginny una scusa per dire che Piton non faceva per lei. Non vide il professore né a colazione né a pranzo, forse era meglio così o forse no.
Alla fine, mentre le due ragazze si stavano dirigendo all’ultima lezione della giornata, un gufo planò nel corridoio e atterrò davanti ai suoi piedi.
“Un po’ tardi per la posta” osservò Ginny.
Hermione sospirò, prese la lettera dalla zampa del gufo e la lesse.


Ti aspetto nel mio ufficio dopo le lezioni
S. P.


La ragazza sospirò di nuovo, accartocciò la pergamena e se la mise in tasca “Vuole lasciarmi, se mai siamo stati una coppia”.
“Si può sapere cosa è successo ieri sera?” domandò Ginny, sconcertata.
“Lascia stare” rispose Hermione “Arriveremo tardi ad Incantesimi”.
La lezione di incantesimi fu la più lunga che Hermione potesse ricordare, sembrava che qualcuno avesse incantato il suo orologio. Aspettò la fine della lezione, torturandosi le mani e quando finalmente la campanella suonò uscì di corsa dall’aula. Salutò Ginny, ignorando il suo sguardo preoccupato e scese nei sotterranei. Arrivò davanti all’ufficio di Piton, bussò ed entrò prima di ricevere una risposta. Lui era lì, in piedi, al centro dell’ufficio.
“Ciao” salutò debolmente Hermione.
“Chiudi la porta” disse Piton. Lei eseguì e vi si appoggiò contro.
“Immagino tu abbia qualcosa da dirmi se mi hai convocato qui” mormorò Hermione, guardandolo appena.
“Io… È difficile”.
Hermione sbuffò “Se sarebbe facile non saremmo in questa situazione”.
Piton si avvicinò lentamente a lei “Devi capire, io non poss…”
“Non dirmi che non puoi!” lo interrupe Hermione, stanca “Sono io che non posso! Ho capito, non sono stupida come credi, ho capito che è inutile, non posso vincere questa battaglia, quindi lasciamo stare, no? Così sarai da solo e tranquillo, senza una sciocca ragazzina che ti tormenta! È inutile che sto qui a combattere una battaglia persa, perché tu non smetterai mai di amare Lily e perché non farai mai spazio nel tuo cuore per me. Come faccio a battere la perfetta Lily? Tu l’hai messa su un piedistallo di perfezione che è innarrivale per me, quindi lasciamo stare!” allontanò il professore con una spinta e si scaraventò fuori dall’ufficio, lo sentì gridare “Hermione aspetta!” ma non si fermò, continuò a correre, mentre le lacrime le rigavano il viso, arrivò al pian terreno e si infilò nella prima aula deserta.
Raggiunse la cattedra, tentando di calmarsi, ma non riusciva a smettere di singhiozzare. Come poteva essere stata così stupida da concedersi a lui? Come aveva potuto credere che un uomo come lui potesse darle amore? Era un uomo senz’anima, si stava innamorata di un uomo che non poteva ricambiarla. Scossé la testa, sentì la porta aprirsi e alzò lo sguardo, si aspettò di trovare Piton, ma invece fu Remus ad entrare nella classe.
“Ero nel corridoio e ti ho visto… Stai bene?” domandò Remus, avvicinandosi.
Hermione non rispose, gli corse incontro e lo abbracciò, iniziando a singhiozzare di nuovo sulla sua spalla.
“Va tutto bene, Hermione” disse Remus, accarezzandole delicamente i capelli “Ci sono qui io”.
Hermione alzò al testa e si asciugò le lacrime “Scusa, sono una stupida”.
Remus sorrise “No che non lo sei, vuoi dirmi cosa è successo?”
Hermione gli prese la mano e lo guidò fino alla cattedra, vi si sedette sopra, lasciò la mano del mannaro che si mise davanti a lei, guardandola proeccupato “Allora, Hermione?”
“Non ti piacerà” disse Hermione, asciugandosi di nuovo gli occhi.
“Lascia giudicare a me” rispose Remus, pacato.
“Mi prometti che non ti arrabbierai? Qualsiasi cosa che dirò? Mi ascolterai fino alle fine? Non farai niente,  non te la prenderai con lui, non lo maledirai?” domandò la ragazza.
“Certo, te lo prometto. Ma chi non dovrei maledire?” disse Remus, incuriosito.
“Piton”.
“Piton?” domandò Remus, sconcertato. Hermione annuì “Che ti ha fatto? Ti tormenta ancora con punizioni?”
Hermione scosse la testa “Mi sto innamorando di lui”.
“Cosa? Io credevo che detestassi Severus”
“Prima sì”.
“Come prima? Prima di cosa?” domandò Remus, sempre più confuso.
“Prima che mi permettesse di innamorarmi di lui, prima che lo baciassi e lui rispondesse al mio bacio” rispose Hermione.
Remus la fissò, allibito “Quando? Come?”
“È successo a San Valentino, ho scontato una punizione con lui e alla fine l’ho baciato e lui ha risposto al mio bacio con un intensità che mai nessuno mi ha fatto provare. Sono rimasta stravolta dal suo bacio e ho cercato sempre di più le sue attenzioni e lui, suo malgrado, me le concedeva. Nell’ultimo mese ho scoperto che dietro a quella maschera di durezza e ghiaccio che mostra agli altri c’è sotto qualcos’altro, qualcosa di speciale e mi sono lentamente innamorata di lui” spiegò Hermione, cercando di trattenere altre lacrime.
“Io non capisco… Come hai? È un professore, Hermione… È Severus Piton! Tu sei una studentessa e…”
“Calmati, Remus” disse delicatamente Hermione, prendendogli la mano “So cosa siamo, ma non mi importava, stavo bene con lui, mi faceva sentire bene. Credo che per lui sia lo stesso o forse credevo… Non so”.
“È per questo che eri qui a piangere? Perché non gli importa di te?” domandò Remus, stringendo la mano della ragazza.
“Sì e no”.
“Che vuol dire sì e no?”
Hermione sospirò “Promettimi che non ti arrabbierai”.
“Te lo già promesso, Hermione” rispose Remus “Mantengo le mie promesse!”
“Ieri sera abbiamo fatto l’amore per la prima volta, è stato fantastico. Credevo che lui fosse felice, che fosse stato fantastico anche per lui, credevo che lui fosse finalmente mio, ma lui invece si pentito” spiegò Hermione, chiuse gli occhi, scacciando di nuovo le lacrime.
“Perché sei troppo giovane?”
Hermione sorrise con amarezza “Ha tentato di metterla su quel piano, ma la verità è che si è pentito perché è ancora innamorato di Lily”.
“Lily?”
“Lily” confermò Hermione.
“Oh… Immagino che tu ti sia sentita… Tradita?”
“Non lo so, forse. Ma ho capito che non c’è spazio per me nel suo cuore e che probabilmente mai ci sarà. Lui la ama ancora, la amerà per sempre e io non posso combattere contro il fantasma di Lily Evans, non ho alcuna chance”.
“Bè ecco, non me l’aspettavo, è così…”
“Assurdo?” proprose Hermione.
“Strano” disse Remus “Io non credevo che tu… O che lui…”
Hermione rise senza gioia “Remus Lupin, l’uomo che più di qualunque altro sa confortare le persone, non riesce a trovare nemmeno una parola di conforto per questa situazione”.
“Ammetto di essere spiazato” rispose Remus “Molto spiazato”.
 “Lo immagino” rispose Hermione.
“Adesso almeno capisco il pugno dell’altra settimana” disse Lupin, assumendo un aria pensierosa.
“Credimi, non centro niente in quello. Non lo ha fatto per me” rispose Hermione, scuotendo la testa.
“Né sei sicura?”
“Sempre di più”.
“Senti, facciamo così, mentre trovo le parole di conforto, potrei iniziare ad offrirti una tazza di tè, che ne dici?” propose Remus, indicando la porta.
“Sarebbe già qualcosa, ma dovrei anche cercare Ginny, sarà preoccupata per me” rispose Hermione, alzandosi dalla cattedra.
“Lei lo sa?” chiese Remus e la ragazza annuì “D’accordo, cercheremo Ginny. Le mandiamo un Patronus e le diciamo di venire nel mio ufficio”.
“Andiamo allora” disse Hermione, fece per voltarsi verso la porta e quella si aprì di scatto. Lui era lì, in piedi sulla soglia.
“Io vi… Bè.. Vado a cercare Ginny” borbottò Remus e uscì, fissando Piton che lo guardava a sua volta. Remus uscì e chiuse la porta.
Piton fulminò Hermione con lo sguardo “Gliel’hai detto non è vero?”
Hermione annuì, Piton avvanzò verso di lei, il suo viso era una maschera di rabbia “Si può sapere che ti passa per quella testa?! Dannazione, come ti è venuto in mente di raccontargli tutto?!? Chi altri lo sa?” Hermione non rispose “La Weasley vero? Potter magari!”
“Solo Ginny” mormorò Hermione.
“Non posso credere che tu sia stata così stupida! E se lo dicessero a qualcuno?” sbraitò Piton, avvicinandosi a lei.
“Non lo diranno a nessuno, sono miei amici” rispose con rabbia Hermione.
“Certo, immagino che Lupin se ne starà zitto zitto! Ti rendi conto che può denunciarmi al consiglio scolastico e…”
“Solo questo ti interessa!” lo interruppe Hermione “Solo il tuo dannato lavoro! Niente e nessun altro importa! Stavo male e avevo bisogno di confidarmi con i miei amici, tu potrai aver pur scelto di vivere una vita di solitudine, puoi rimanere solo e senza amici, ma io non sono così!”
Piton fece un passo avanti e la circondò con le braccia, Hermione si dimenò tentando di uscire da quella morsa “Lasciami” gridò, ma lui non mollò la presa, si dimenò ancora, batté i pugni sul petto del professore, ma lui non la lasciò andare, finché Hermione non smise di combattere e appoggiò il viso contro il suo petto, mentre le lacrime iniziavano di nuovo a bagnare i suoi occhi, lei chiuse gli occhi e le respinse di nuovo.
Piton lasciò la presa “Non dovevi andartene così, sei stata una stupida”.
“E tu sei un’idiota a cui non importa niente di me” rispose Hermione, alzando lo sguardo.
“Non è vero”.
“Quale dei due?”
“Entrambi”.
Hermione sbuffò “Tu sei un’idiota”.
“Non mi piace il tuo tono, Granger”.
“Bè vedi di fartelo piacere” rispose Hermione, dandogli le spalle. Entrambi rimasero in silenzio, ma Hermione sentiva la sua presenza dietro di lei “Perché sei venuto a cercarci?” domandò infine la ragazza.
“Perché forse qualcosa di te mi importa” rispose Piton, lei si volto e lo fissò.
“Hai detto che non c’era posto per me nel tuo cuore” disse Hermione.
“Ho detto che non sapevo, è diverso” disse il professore e le sfiorò una ciocca di capelli “Posso provarci”.
“Io non posso combattere contro un fantasma”.
“Non dovrai farlo”.
“Ma tu la amerai per sempre” rispose Hermione, con consapevolezza.
“Sì”.
“E potresti riuscire ad amare anche me?”
“Forse”.
“Non so se può bastarmi” rispose Hermione e sospirò, abbasando lo sguardo.
Piton le mise un dito sotto il mento e le alzò il viso “È tutto quello che ho da offrirti, al momento”.
“Immagino che dovrò farmelo bastare” ammise Hermione “Sto bene con te, sto troppo bene per lasciar andare tutto”.
Piton si avvicinò e le sfiorò le labbra “Non lasciar andare tutto, non ancora” sussurrò il professore.
Lei gli mise una mano dietro al collo e disse “Non posso lasciar perdere, non ancora” lo avvicinò a sé, baciandolo con determinazione. Non poteva ancora abbandonare il sapore delle sue labbra.
Hermione fece un passò indietro e gli sorrise “Sei un vero idiota, Sev”.
“E tu davvero una stupida, Hermione”.
“Gran bella coppia” commentò la ragazza, con un secondo sorriso “Torniamo nel tuo ufficio?”
“No, devi fare i compiti”.
“Ma…”
“Niente ma, non hai studiato nemmeno ieri sera e quindi  ora te ne torni in Sala Comune e ti metti a studiare”.
Hermione sbuffò “Uffa e poi sono io la spina nel fianco”.
“Ehi! Nevica dannazione!” esclamò Piton. Hermione vide che stava guardando sopra di lei, si voltò e vide candidi fiocchi di neve scendere fuori dalla finestra. Prese Piton per una mano e lo trascinò alle finestre, guardando la neve che cadeva silenziosa.
“Oh dannazione! Non è possibile che nevichi ancora! Siamo in marzo per la miseria” si lamentò il professore.
Hermione sorrise “Dai, non fare il burbero” disse mettendogli una mano attorno alla vita, mentre lui metteva la sua sulla spalla della ragazza.
“Detesto la neve” borbottò Piton.
“A me piace invece. La neve è soffice e silenziosa, copre tutto e tutto sembra ovattato” rispose Hermione, guardando la neve con aria felice.
“Non pensavo che ti piacessero le cose silenziose” notò Piton.
“Perché?”
“Perché non chiudi mai il becco!”
Hermione fece un verso infastidito e lo spinse via, lui ghignò, si avvicinò di nuovo a lei e la prese per i fianchi. Avvicinò i loro corpi e la baciò ancora una volta.


+++++++++++++++++++++++++++++++++++


Hola! Ecco qui un nuovo capitolo!
Spero vivamente che vi sia piaciuto e vorrei ringraziare ancora tutti quelli che commentano e seguono la storia! Vi adoro! Grazie infinite!
Eheheheh.. Scusate per le ultime righe, alla fine neve a marzo in Scozia ci sta ;) ehehhe.. non sono riuscita a trattermi :P Ieri ha nevicato per la prima volta qui da me e io AMO la prima neve, quindi mi sono lasciata influenzare ;)
Aspetto un vostro commento!
Baci
HermCH 

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Capitolo 22
*** Presa ***


22. Presa


Hermione continuò a fissare la neve per un po’, i fiocchi scendevano piano, delicati, silenziosi. Si sentiva bene, si sentiva di nuovo felice. Solo lei, Severus e la neve.
“Dai, usciamo da questa dannata aula, abbiamo entrambi parecchio lavoro da sbrigare” disse Piton, distogliendola dal suo sogno.
“Se proprio dobbiamo” mormorò Hermione, si girò verso di lui e gli sfiorò le labbra con un bacio “Se finisco i compiti entro le dieci posso venire da te?” domandò Hermione, Piton la guardò accigliato “Dai prometto che se non li ho finiti non vengo, sono una studentessa responsabile, lo sai!”
“D’accordo, ma solo se li hai finiti” rispose Piton.
Hermione sorrise e saltellò fino alla porta “Esco prima io” baciò di nuovo il professore e uscì dall’aula, nel corridoio intravide Ginny e Remus, corse verso di loro.
“Hermione!” esclamò Ginny “Si può sapere cosa è questa storia!”
“Scusa, ma va tutto bene davvero!” rispose Hermione, con un sorriso “A proposito, l’ho detto a Remus!” aggiunse Hermione e volse lo sguardo verso il mannaro che fissava qualcosa sopra la sua spalla, il suo sguardo era serio e imperscrutabile, Hermione si voltò appena e vide con la coda dell’occhio Piton uscire dall’aula “Ehi!” esclamò Hermione, schioccando le dita davanti al viso di Remus.
“Che c’è?” rispose lui, distogliendo lo sguardo da Piton.
“Non guardarlo così!”
Remus sbuffò “Va bene, scusa. Un tè allora?”
“Io veramente dovrei studiare” borbottò Hermione.
“No! Tu devi dirmi cosa è successo” disse Ginny, impaziente.
“D’accordo, un tè veloce da Remus e mentre raggiungiamo il suo ufficio ti aggiorno” rispose Hermione.
Si avviarono verso l’ufficio del professore di Difesa e lungo la strada raccontò a Ginny cosa era successo.
“Non capisco perché non hai voluto parlarmene prima” commentò infine Ginny, oltrepassando la soglia dell’ufficio di Remus.
“Non è che non ho voluto” rispose Hermione, sedendosi “È che non me la sentivo”.
“Mmm… D’accordo, per questa volta sei perdonata” disse Ginny, guardando il professore che metteva il bollitore sul fuoco. Remus si diresse all’armadio, prese tre tazze e una scatola di cioccolatini “Cioccolatini, ragazze?”
“Sono quelli che ti ha regalato la tua stalker personale?”domandò Ginny, guardandolo di traverso.
“Sì sono quelli di Emily Wallace, sono ottimi” rispose Remus, avvicinando loro la scatola.
“Passo, grazie” rispose Ginny, alzando la mano.
“Nemmeno io ho voglia di cioccolato, grazie” mormorò Hermione.
Remus alzò le spalle “Peggio per voi, me li mangio tutti io!” tornò verso il camino, prese il bollitore e servì il tè alle ragazze.
“Remus non vorrei sembrare indiscreta” iniziò Ginny “Ma adesso che sai di Hermione e mister Pozionista Solitario, non è che ti verranno strane idee su quella oca della Wallace, vero?”
Remus rise “Tranquilla, Ginny. Non seguirò l’esempio di, come l’hai chiamato tu, mister Pozionista Solitario. E non credo che la signorina Wallace voglia mettersi nei panni di Hermione, a dir la verità credo che la detesti”.
“Ehi! Io sono qui sapete” sbottò Hermione.
“Lo sappiamo” disse Ginny, con un sorrisetto.
“Allora non parlate come se non ci fossi!” rimbeccò Hermione, incrociando le braccia. Remus e Ginny risero. Hermione sbuffò e bevve un lungo sorso di tè “Remus, tra cinque giorni c’è la Luna Piena” disse la ragazza.
Remus annuì “Martedì”.
“Sono sempre la tua assistente, quindi pensavo di svolgere tutti i compiti domani sera e Sabato durante il giorno, così Sabato sera e Domenica posso essere a tua completa dispozione” proprose Hermione.
“Sabato sera va bene, Domenica volevo passarla con Teddy” rispose Remus, posando la tazza di tè quasi vuota sulla scrivania.
“Posso fare i compiti Domenica allora, così Sabato possiamo lavorare”.
“No” mormorò Remus “Hai diritto anche tu a un giorno di relax, stai lavorando molto ultimamente. Possiamo fare Sabato e Dominca sera”.
“E Lunedì”  aggiunse Hermione, strizzando l’occhio destro.
“Facciamo alle otto?” domandò Remus, prendendo un cioccolatino.
“Perfetto” rispose Hermione e svuotò la sua tazza di tè “Dai Ginny, dobbiamo fare i compiti, non puoi continuare a rimandare le cose”.
“Se proprio dobbiamo” rispose Ginny, funerea.
“A meno che Remus non ci posticipi la consegna del tema di Difesa” propose Hermione, con un sorrisetto.
“Già!” esclamò Ginny “Potresti anche posticiparci la consegna del tema, Remus. Dopo tutto abbiamo dovuto organizzare la tua festa di compleanno!”
Remus sorrise loro “Non se ne parla nemmeno”.
Ginny sbuffò “Tentare non costa niente”.
Hermione rise e si alzò dalla sedia “Andiamo, sfaticata”.
Lasciarono lo studio di Remus e tornarono in Sala Comune, trovarono un tavolo libero e si misero a studiare. Hermione lavorò intensamente, con l’obbiettivo di finire i compiti in tempo per raggiungere il suo professore.
Alle 21.30 alzò finalmente la testa dal tema di Difesa Contro le Arti Oscure, lo rilesse velocemente e si sentì soddisfatta del suo lavoro. Raccolse i suoi libri e li portò nel dormitorio, dove Ginny era sdraita sul letto.
“Stanca?” domandò Hermione, sorridendo mentre appoggiava i libri sul suo comodino.
“Morta” rispose Ginny, abbracciando il cuscino.
“Dai che domani è Venerdì” mormorò Hermione, facendole un sorrisetto.
“Finalmente, un’altra settimana come questa e mi butto dalla torre di Astronomia” commentò Ginny, mettendosi le mani sul viso.
“Sei la solita esagerata”.
“Stai andando di sotto?” domandò Ginny, osservando Hermione togliersi la divisa.
“Sì” rispose Hermione, con un sorriso sempre più largo, si infilò un paio di jeans e un maglioncino “Ci vediamo domani”.
“Divertiti”.
Uscì senza farsi notare dalla Sala Comune e corse nei sotterranei, i corridoi erano sgombri, ma per buona misura si disilluse. Arrivò davanti all’ufficio di Piton busso ed entrò senza aspettare la risposta.
“Se bussi e non aspetti la riposta, tanto vale che bussi” osservò Piton, guardandola entrare seduto alla sua scrivania.
Hermione alzò le spalle e chiuse la porta, raggiunse il professore “Non dovresti bere” disse indicando il bicchiere colmo di Whisky Incendiario posato sulla scrivania.
“Non dovrei nemmeno intrattenermi con una studentessa” rispose Piton.
“Touché”.
“Ogni tanto fa bene infrangere qualche regola” disse Piton, porgendole il bicchiere.
Hermione lo prese tra mani gli sorrise e poi lo posò sulla scrivania “Preferisco infrangere altre regole” si sporse verso di lui e lo baciò intensamente.
“È tardi, andiamo a dormire” disse Piton, una volta che le loro labbra si furono separata.
“Ma sono ammalapena le dieci” rispose Hermione.
“Domani mattina alle cinque devi essere fuori di qui” ribatté Piton, alzandosi. Prese Hermione per un braccio e la avvicinò a sé.
“Ti rendi conto che non facciamo mai niente? Arrivo qui e andiamo a dormire” borbottò Hermione, imbronciata.
“Ti rendi conto che se continui a lamentarti, ti butto fuori dal mio ufficio e puoi andare a dormire nel tuo dormitorio” disse Piton. Hermione gli fece un sorrisetto e lui la baciò sulla fronte. La guidò fino alla camera da letto. Hermione gli cinse il collo con le braccia, avvicinandolo a sé. Gli baciò il collo, gli sfiorò la guancia con il naso, aveva un profumo così sensuale. Mise le mani sul suo petto e iniziò a sbottonargli la casacca.
Piton le afferrò le mani “Aspetta”.
Hermione alzò lo sguardo, sorpresa “Che c’è?”
“Dovremmo aspettare”.
“Che senso ha adesso?” domandò Hermione, confusa. L’avevano già fatto una volta e avevano chiarito le cose tra di loro, che senso aveva aspettare di nuovo per fare l’amore.
“Non voglio farmi trascinare dall’attrazione fisica che sento per te, voglio aspettare di sentire quello che tu provi per me. Non ho bisogno di una donna che viene a letto con me e facciamo sesso. Non voglio fare solo sesso con te, voglio sentire di non poter vivere senza fare l’amore con te”.
Hermione si sentì stordita da quelle parole. Sapeva che Severus provava qualcosa per lei, qualcosa che non non si poteva definire ancora amore e lui era disposto a trattenersi dalle sue pulsioni, finché quel qualcosa non fosse diventato tale. In un certo modo si sentì speciale, lui non voleva fare solo sesso con lei e questo la fece sentire importante “Io…” iniziò a dire, ma non riusci a trovare le parole per finire la frase.
“Stai per metterti di nuovo a urlare?” domandò incerto il professore.
“Cos…? No! Certo che no, sono solo un po’ sorpresa, ecco tutto. Comunque, mi va bene. Accetto la tua decisione, possiamo sempre dormire” rispose Hermione e le abbracciò ispirando il suo profumo.
“Già, quindi cerchiamo di tenere gli abbracci al minimo” commentò Piton “Soprattutto in camera da letto”.
Hermione si staccò da lui e rise, si svestirono e si infilarono sotto le coperte. La ragazza si mise su un fianco e lo guardò spegnere le luci. “Quindi niente abbracci?”
“No”.
“E se avessi freddo?”
“Prendi una coperta” rispose Piton, Hermione sbuffò “Ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che ti ho abbracciato?”
La ragazza ridacchiò ricordandosi la scena “È spuntato qualcosa di duro”.
“Sì, grazie. Non c’è bisogno che mi prendi in giro, Granger” disse Piton e Hermione lo sentì girarsi su un fianco e darle la schiena, la ragazza sbuffò di nuovo “Se non la smetti di sbuffare ti sbatto fuori da qui a pedate nel culo”.
“Sì bè grazie, potevi anche dirmelo che la tua idea compredeva anche il non abbracciarsi” rispose Hermione.
“Dormi”.
Hermione alzò gli occhi al cielo e si voltò, dandogli a sua volta la schiena. Dormire con lui era davvero poco divertente se non poteva nemmeno abbracciarlo, chiuse gli occhi e poco dopo cadde tra le braccia di Morfeo.


“Granger! Dannazione Hermione svegliati!” sbraitò Piton, scuotendola con forza.
“Si può sapere che c’è?” mugugnò Hermione addormentata e irritata.
“Abbiamo dormito troppo! Sono le sei e mezza dannazione!”
“E allora?” chiese Hermione “Che problema c’è?”
“Che problema? Sei impazzita! Metà scuola sarà già sveglia! Alzati, adesso!” ordinò Piton, perentorio.
“Va bene, mi alzo, datti una calmata” rispose Hermione, uscendo dal giaciglio caldo. Si sentì congelare, raccolse velocemente i suoi vestiti e se li infilò “Potrei andare a direttamente a colazione”.
“Senza divisa?” disse Piton, come se la ragazza avesse detto la cosa più stupida del mondo.
“Hai ragione, dovrò portarmi la divisa allora la prossima volta”.
“Non pensarci nemmeno” disse il professore, alzandosi dal letto.
“Sei davvero un rompi palle di mattina, lo sai?” disse Hermione, infilandosi il maglione.
“Parlami ancora così e giuro che ti lancio una fattura”.
“Certo, certo” si avvicinò e gli sfiorò le labbra con un bacio “Ci vediamo a lezione”.
La giornata passò molto velocemente, Hermione avrebbe voluto tornare a dormire dal professore quella sera, ma doveva impegnarsi a finire i compiti per aiutare Remus. Sapeva che il mannaro aveva bisogno di lei e non voleva disattendere ai suoi obblighi di assistente e amica. Sì dovette accontentare di vivere di nuovo di sguardi, a lezione e a cena. Promettendosi che la sera dopo, una volta aiutato Remus sarebbe tornata da Piton e avrebbe passato la notte con lui.

Così lavorò tutto il venerdì sera e tutto il sabato, instancabilmente. Finalmente alle cinque passate di sabato pomeriggio riuscì a terminare la montagna di compiti che erano stati loro assegnati. Portò i libri nel dormitorio e decise di fare una salto da Hagrid, tornò in Sala Comune e trovò Ginny che stava finendo i compiti.
“Gin, vado a trovare Hagrid, è un secolo che non passo da lui, vieni anche tu?” disse Hermione.
“No, purtroppo come dici tu non posso continuare a rimandare le cose e dopo il tema di trasfigurazioni devo fare una relazione proprio per Hagrid, oltre ad un’altra infinità di compiti, quindi passo, per questa volta” rispose Ginny.
“Lo sai, se organizzassi meglio il tuo tempo in settimana, avresti più tempo libero” rispose Hermione, con un sorrisetto.
“Te ne vai o ti lancio una fattura Orcovolante?” minacciò Ginny.
Hermione alzò le mani in segno di resa “Me ne vado, rilassati. Torno prima che faccia buio, ci vediamo nella Sala Grande per cena”.
Ginny annuì e tornò al tema di trasfigurazioni, Hermione uscì dalla Sala Comune e corse giù per gli scalini. Quando arrivò nella Sala d’Ingresso scorse Lupin che stava uscendo dal castello, Hermione lo chiamò, lui si voltò e lo raggiunse.
“Ehi, stavo giusto andando da Teddy” la informò Remus.
“Io sto andando a trovare Hagrid, è una vita che non passo da lui e se non vado a trovarlo ho paura che tra un po’ mi arrivi una Strilettera!” disse Hermione, uscendo dal castello con il professore.
“Bè ti accompagno allora, tanto la strada è quella” rispose Remus, invitandola a precederlo.
“Grazie” disse Hermione, con un sorriso “Allora, mi sembra che tu abbia preso piuttosto bene la storia tra me e Severus, mi sbaglio?”
“Forse, ma non sta a me giudicare e non sono tanto ipocrita per farlo” rispose Remus.
“Perché?”
“Bè Tonks era molto più giovane di me” spiegò il mannaro, affrettando il passo.
“Ma non così giovane” osservò la ragazza.
“Abbastanza per rendermi conto che non spetta a me giudicare qualsiasi cosa ci sia tra voi” disse Remus.
Raggiunsero la casa di Hagrid in fretta, dove il mezzogigante li accolse con gioia “Remus! Hermione! Finalmente vi fate vivi! Una tazza di tè?”
“Mi dispiace Hagrid, devo scappare. Teddy mi aspetta” rispose Remus.
“Io la accetto volentieri invece” disse Hermione.
“Bene, era ora che venivi a trovarmi! Ci avrai mica dimenticato dove vivo?” rispose Hagrid, con energia.
Hermione gli sorrise “Scusa, Hagrid. Ma sono stata parecchio occupata ultimamente”.
“Ah, lo so. Sempre a studiare, dai entra! Fa un po’ freschino questa sera”.
Salutarono Remus, che prese il sentiero verso Hogsmeade ed entrarono in casa. La casa di Hagrid non era cambiata di una virgola dalla sua ultima visita. Bevve il tè con lui e gli raccontò dei suoi progressi nello studio, della salute dei suoi genitori e dei suoi progetti per il futuro. Quando l’oscurità iniziò ad estendersi largamente sul parco, decise di congedarsi e tornare al castello. 
La notte era ormai calata sul parco e un vento freddo soffiava da Nord, decise di affrettare il passo, ma venne distratta da un rumore di rami. Si fermò e si voltò, pronunciando “Lumos”.
Il parco era deserto, Hermione scrollò le spalle, si era lasciata spaventare dal rumore del vento, ma ad un tratto sentì un forte dolore alla base del collo e cadde nel buio.


Ginny era preoccupata, si tormentava le mani, camminando avanti e indietro nella Sala d’Ingresso. Hermione non era arrivata a cena, l’aveva cercata nel dormitorio, in biblioteca, nel bagno dei prefetti, era andata nell’ufficio di Remus trovandolo vuoto, nella classe di Difesa Contro le Arti Oscure e ora era lì che non sapeva più cosa fare. Il portone si aprì ed entrò Remus, Ginny gli corse incontro “Remus! Remus! Hermione è con te?”
“Cos…? No, io ero con Teddy, devo incontrarla tra dieci minuti” rispose Remus, sorpreso.
“Non riesco a trovarla” disse Ginny, seriamente preoccupata.
“Quando l’ho lasciata era da Hagrid, sarà ancora con lui” rispose Lupin, indicando il portone d’ingresso.
“No, Hagrid sta mangiando in Sala Grande” disse Ginny, agitata.
“Tranquilla, Ginny. Sarà con il… bè… con il Pozionista Solitario”.
“Anche lui è in Sala Grande!” esclamò Ginny.
“Allora non so che dirti, Ginny. Vedrai che se si sarà cacciata da qualche parte nel castello, non preoccuparti” rispose Remus, mettendole la mano sulla spalla.
“Ho davvero un brutto presentimento, Remus”.
“Hai provato a controllare la Mappa del Malandrino?”
“Io… No, ce l’ha Harry”.
“Harry? Vuoi dirmi che sé ne fa se non è nemmeno a Hogswarts?” domandò Remus, scioccato. Era sicuro che il ragazzo avesse dato la mappa a una delle due ragazze, ora che lui non era più al castello.
“Dice che gli piace guardare il mio puntino, è come se fosse qui con me” rispose Ginny, alzando le spalle.
“Vieni con me” disse Remus, Ginny si voltò e vide Piton uscire dalla Sala Grande. Andarono a passo spedito verso di lui.
“Severus, Hermione è nel tuo ufficio?” sussurrò Remus, una volta raggiunto il professore di pozioni.
“Che vai blaterando, Lupin!” ringhiò Piton, esibendo la sua miglior faccia disgustata.
“Hermione è sparita” disse Ginny.
“Non dire sciocchezze, Weasley! Si sarà addormentata in biblioteca, non è la prima volta che lo fa” rispose Piton.
“Ho cercato in biblioteca, in bagno, in Sala Comune! Nessuno l’ha vista, professore. È andata da Hagrid e non è più tornata” disse Ginny, sentendosi quasi male.
“Bè Hagrid si sta abbuffando in Sala Grande” commentò Piton, con una seconda smorfia disgustata.
“E il mio presentimento è sempre peggiore” rispose Ginny.
“Sei davvero ridicola, Weasley e non ho tempo da sprecare con te, il castello è grande e sicuramente la Granger sarà da qualche parte” disse Piton e si avviò verso i sotterranei.
“E se fosse davvero sparita?” chiese Remus, Piton si fermò e lo fissò “Sei disposto a richiare la sua incolumità per non perdere tempo, Severus?”
“Uno degli strumenti argentei di Silente indicava se gli studenti fossero a scuola o meno. Se la Granger non è nel castello quello strumento ce lo dirà” rispose Piton, pensieroso.
“E dove è adesso?” domandò Remus.
“Secondo te, Lupin?”
“Andiamo nello studio della preside!” esclamò Ginny, sempre più agitata.


Hermione si svegliò di soprassalto e sentì la testa spaccarsi in due, un dolore forte alla base della testa la fece gemere. Tentò di mettere a fuoco la stanza, era sdraiata su un letto logoro, all’interno di una capanna mal ridotta. Una stufa era accessa a poca distanza dal letto e nell’aria c’era odore di marcio. I suoi polsi erano legati con una pesante catena lunga poco più di un metro attaccata al muro appena sopra a un logoro cuscino. Provò a staccare la catena da muro, ma più tirava più le catene le stringevano i polsi lacerandole la pelle. Sono incantate si disse sconsolata Hermione, non poteva liberarsi senza la sua bacchetta.
“Te l’avevo detto che prima o poi saresti stata mia, bambolina” disse una voce rasposa. Hermione intravide una figura nascota nell’oscurità nell’angolo più buio della catapecchia.
Conosceva fin troppo bene quella voce “Greyback” mormorò Hermione, con orrore.
“Esatto, bambolina” disse Greyback, uscendo alla luce dalla luna. “Benvenuta nella tua nuova casa” disse il mannaro e le mostrò i denti gialli.
“Che ci faccio qui?”
“Bè, vedila così. Dei miei buoni amici pagherebbero molto bene il tuo rapimento, sono convinti di poterla farla pagare ad Harry Potter in questo modo” disse Greyback, avvicinandosi a lei “Sono rimasto nascosto per ben due settimana in quella fogna di foresta aspettando che tu uscissi allo scoperto, ma tu eri troppo impegnata a studiare e fare la brava bambolina per lasciare il castello, almeno fino a questa sera.  Ma tranquilla, ho cambiato i nostri piani. Non ti porterò in Francia nel buco dove sono nascosti gli ultimi luridi Mangiamorte, ho deciso di tenerti qui con me, almeno per i prossimi tre giorni e dopo bè… Dopo ci sarà la Luna Piena”.
Hermione lo guardò terrorizzata, sapendo già cosa la aspettava dopo la Luna Piena.
“Non fare quella faccia, bambolina. Non ti si addice, vedrai, sarai un fantastico Lupo!” disse Greyback e rise.
“Sarò libera molto prima della Luna Piena” rispose Hermione, con ardore.
“Tu credi?” disse Greyback, mostrandole di nuovo i denti “E chi mai potrebbe trovarti in questo posto? Vedrai, ci divertiremo, bambolina. E poi, da quello che ho visto questa sera, mentre andavi da quell’idiota di Hagrid, la compagnia dei Lupi Mannari non ti dispiace, seppur quella di un insulso damerino addomesticato come Lupin”.
“Remus è un grande uomo, nonostante quello che gli hai fatto tu” disse Hermione, con fervore. Tentò di alzarsi, ma cadde di nuovo sul letto, la testa pulsava dolorante e le catene cigolavano.
“La licantropia è un dono, bambolina. E non intendevo certo darlo al piccolo Remus, se Lyall Lupin non mi avesse buttato fuori dalla loro casa con una serie di potenti incantesimi, ti posso assicurare che adesso non ci sarebbe nessun piccolo Remus”.
Hermione guardò Greyback con orrore, aveva sempre pensato che Remus fosse stato morso una sera, magari nel bosco, quando il bambino era uscito e si era attardato a giocare.
“Oh vedo che il nostro Remus non ti ha raccontato le vicende del nostro primo incontro” continuò Greyback, osservando la reazione della ragazza “Suo padre Lyall fu così stupido da insultare la nostra razza, secondo lui eravano esseri senz’anima, denoniaci, che non meritavano altro che la morte. Quindi, decisi di far incontrare la morte alla persona che più amava, suo figlio Remus. Un caro bambino, poco meno di cinque anni, così tenero. Così ho forzato la finestra del piccolo Remus e ho aspettato nella sua stanza l’arrivo di Selene, la Dea Luna. Il bambino dormiva così tranquillo, uno spettacolo da guardare. Finalmente la Luna Piena arrivò, ma purtroppo Lyall entrò nella stanza prima che potessi finire la mia opera e poi non potei più toccarlo, era uno di noi dopo quella sera e non si uccidono gli altri Lupi Mannari” concluse Greyback, Hermione si stava per sentire male, sapeva che la storia di Remus era tragica, ma quello era troppo, non avrebbe mai pensato che l’attacco del Mannaro fosse così abominevole. 
“Hai una faccia davvero terribile, bambolina” disse Greyback e le lanciò un pezzo di pane stantio “Tieni, devi essere in forze per la Luna Piena”.
“No” disse Hermione, buttando il pane sul letto.
“Ti conviene riempirti la bocca con quel pane, prima che decida di infilarci dentro qualcos’altro” disse Greyback, toccandosi volgarmente il membro.
Hermione si sentì ancor più nauseata, si fece forza, prese il pane e lo addentò. Era disgustoso. Greyback rise e si accucciò davanti alla stufa, prese un pezzo di legno e lo infilò tra le fiamme. Si rimise in piedi e raggiunse il letto stendendosi dietro ad Hermione “È ora di dormire, bambolina” disse picchiando la mano sul materasso. Hermione non si mosse, rimase seduta sul letto dandogli le spalle.
“Tranquilla, non ti farò del male, ho grandi progetti per te” disse Greyback, la prese con forza per una spalla e la costrinse a sdraiarsi. Hermione si dimenò con forza “Ti consiglio di smetterla prima che cambi idea” ringhiò Graybeck, Hermione smise di lottare, sfinita. La testa le pulsava più che mai, rimase immobile, su un fianco, lontana il più possibile da quel mostro.  Lo sentì voltarsi a sua volta sul fianco e la sua mano scivolò sulla pancia di Hermione “Molto bene, bambolina” sussurrò Greyback, Hermione sentì un tanfo di tabacco stantio e sangue, poi la mano di Greyback si abbassò raggiungendo la femminilità della ragazza, Hermione si divincolò di nuovo con forza. Greyback rise e la spise giù dal letto, Hermione batté forte la testa contro il pavimento, si alzò a fatica e guardò Greyback con odio “Prima che arrivi la Luna Piena te la farò pagare, puoi starne certo” mormorò la ragazza, sentendo un rilovo di sangue scorrererle tra i capelli.
Greyback allungò la mano sporca e toccò il sangue della ragazza, lei cercò di allotanarsi ma la catena era troppo corta per riuscire ad essere fuori portata della sua mano. Gemetté mentre le catene le laceravano sempre di più la pelle. Greyback si leccò via il sangue dalla mano e le mostrò di nuovo i denti.
“Deliziosa” mormorò il mannaro “Sei fortunata che non mi accoppio con quelli della tua specie. Ma ti posso assicurare, bambolina, che dopo la Luna Piena di prenderò con forza e ti farò mia in qualsiasi modo possibile”.
Hermione rabbrividì disgustata e riuscì solo a pensare Ti prego, Severus! Tirami fuori da questo incubo.


****************************
Hola!
Rieccomi con un nuovo capitolo ;) Povera Hermione, direi  che non se la passa proprio per niente bene! Avrebbe dovuto andare a trovare Piton invece che Hagrid! Che ne dite? Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Per questo riguarda la storia dell'attacco di Remus, non è opera mia, fa parte della biografia di Pottermore su Remus! Terrificante lo so, avevo sempre pensato che l'attacco fosse venuto in un bosco o qualcosa di simile, quando ho letto come era andata veramente mi sono sentita male! Povero Rem!
Buono, per oggi è tutto! Aspetto i vostri commenti e ci tengo ancora una volta a ringraziare coloro che seguono e recensiscono la storia! Grazie infinite!
Baci
HermCH 

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Capitolo 23
*** Paura delle tenebre ***


23. Paura delle tenebre


Hermione si svegliò dolorante, riversa sul pavimento pieno di polvere. Aveva passato tutta la notte sveglia, imponendosi di non dormire, ma poi alle prime luci dell’alba era crollata, incapace di tenere gli occhi aperti. Il vento ululava fuori dalla capanna e si infrangeva sulle fragili pareti di legno, facendo pericolosamente scricchiolare la costruzione.
Si alzò lentamente, la catapecchia era vuota, si scostò i capelli dal viso e guardò fuori dalla piccola finestra che sopra il letto, ma non riuscì a vedere altro che alberi, imponenti abeti che combattevano la furia del vento. La luce era fiocca, doveva essere pomeriggio inoltrato, aveva dormito quasi tutto il giorno. Si mise sul letto e abbracciò le gambe, i suoi capelli erano incrostati di sangue e sentiva molto freddo.
Era sicura che i suoi amici sapessero ormai da ore della sua scomparsa, ma ancora tardavano ad arrivare. Dove l’aveva portata Greyback? Perché nessuno l’aveva ancora trovata?
Attese con rassegnazione il ritorno del suo carceriere. Pian piano il giorno lasciò spazio all’oscurità della notte e lui tornò, spalancò la porta con vigore e il suo sguardo indugiò subito sulla ragazza.
“Ti sei svegliata finalmente, per un attimo ho creduto che fossi morta” borbottò il lupo mannaro chiudendo la porta.
“Sarebbe stato meglio” disse Hermione, con determinazione.
“Non sai quello che dici, bambolina” rispose Greyback, posando sul tavolo un coniglio scuoiato. Si avvicinò alla stufa ed estrasse la bacchetta di Hermione, gli occhi della ragazza si ridussero in fessure vedendolo usare la sua bacchetta. Greyback non ci fece caso, accese il fuoco e tornò al tavolo. Tagliò il coniglio in quattro parti e ne depose una parte su un piatto, si avvicinò alla ragazza e posò il piatto sul letto “Mangia”.
“È crudo” disse Hermione, trattenedo un conato di vomito.
“Niente meglio della carne cruda ancora grondante di sangue” rispose Greyback, leccandosi i canini “Vedrai, tra due giorni ti piacerà”.
“Non credo proprio” disse la ragazza, con aria di sfida.
“La cucina è per gli esseri umani, bambolina. Noi siamo Lupi o almeno, lo sarai tra poco” disse Greyback, facendo grandi gesti con le braccia.
“Tra meno di due giorni io sarò libera e con un po’ di fortuna tu sarai morto” rispose Hermione, con ira.
“Mpfh! Come se qualcuno ti potesse trovare qui, ora smettila di fare l’insolente e mangia! Devi essere in forze per la Luna Piena”.
“No” rispose Hermione, decisa e con un calcio buttò il piatto per terra.
Il viso di Greyback si trasformò in una maschera di rabbia, colpì Hermione al volto con violenza. Hermione lo guardò con aria truce, trattendo le lacrime, la guancia le bruciava terribilmente, sentiva la faccia paralizzata dal colpo.
“Bene allora, digiuna, piccola stupida. Spero tu non muoia di fame prima della Luna Piena, perché sta pur certa che non dividerò più il mio cibo con un’insulsa umana, fino ad allora” disse Greyback.
“Se muoio di fame i tuoi sforzi saranno vani”.
“Non mi importa”.
“Davvero?”
“Taci, bambolina. La mia pazienza è molto limitata, soprattuto quando arriva la Luna Piena” rispose Greyback raccolse il piatto e tornò al tavolo, rimase un attimo immobile, con lo sguardo pensieroso, poi prese un pezzo di pane e lo lanciò ad Hermione, la ragazza lo prese al volo e glielo ributtò colpendolo alla spalla, Greyback la guardò con aria truce “Meglio lasciarmi morire di fame che diventare un mostro come te”.
“Certo, e allora il tuo caro Lupin non lo è? Sei un ipocrita”.
“Remus è un uomo buono, tu sei un mostro. Aveva ragione, Lyall Lupin, sei un essere diabolico e non meriti altro che la morte” rispose Hermione con fierezza. Il pugno di Greyback si strinse, cercava di tenere sotto controllo la sua ira.
“Ancora due giorni, bambolina e poi sarai come me! Allora cambierai idea” mormorò cercando di controllare la voce, le diede le spalle e si mise a mangiare il coniglio crudo.
Hermione scese dal letto e si sistemò sul pavimento, con la schiena appoggiata al muro. Dopo aver divorato il coniglio, Greyback si sistemò sul letto “Non mi fai compagnia? Non vuoi che ti scaldi?”
Hermione lo ignorò.
“Oh, preferiresti che fosse Remus a scaldarti, non è vero?”
“Stai vaneggiando” rispose Hermione, alzando lo sguardo.
“Non è per questo che credi che sia così un brav’uomo? Non desideri segretamente di essere la sua lupacchiotta?” la istigò Greyback, sghignazzando.
“Sarebbe comunque meglio di te”.
“Allora è vero?”
“No, non lo è! Ma quando arriverà l’unico da cui desidero farmi scaldare, ti prometto che desidererai la morte” rispose Hermione, con determinazione.
“Uh, che paura” disse ironico Greyback e si voltò, distendedosi su un fianco, poco dopo cadde in un sonno profondo.
Hermione rimase ferma, immobile, in una posizione volutamente scomoda per non cadere nella trappola del sonno. Attese, sperando che col favore delle tenebre il suo professore sarebbe venuto A salvarla. Aspettò invano, attese per ore e alla fine si addormentò.
Si svegliò di nuovo la mattina dopo, coperta di polvere. Si mise a sedere, appoggiando di nuovo la schiena contro la parete di legno della capanna, il fuoco della sfufa scoppiettava allegramente e Greyback si aggirava per la capanna come un animale in gabbia, i suoi istinti di Lupo iniziavano ad aumentare e quelle pareti sembravano intrappolarlo.
“Fa la brava, bambolina. Devo tornare nel bosco, ci servono molte cose per la Luna Piena” disse Greyback, aprendo la porta.
Hermione non lo guardò e nemmeno gli rispose. Rimase concetrata sulla sua veglia, senza parlare, cercando di non dormire, ignorando i morsi della fame, aspettando l’arrivo del suo salvatore o l’inevitabile fine della sua vita.
Passò quel giorno e arrivò il Martedì, giorno del plenilunio. Anche quel giorno Greyback lo passò fuori dalla casa, che con l’avvicinarsi della Luna Piena gli stava troppo stretta. Aveva bisogno di spazi e libertà, aveva inoltre paura di rovinare tutto stando troppo vicino ad Hermione, i suoi istinti di Lupo erano al massimo. Le sue voglie e desideri sempre più forti, ma non poteva toccare la ragazza, non ancora. Non poteva permettersi di lasciare il sopravvento ai suoi istinti, non tutto la fatica che aveva fatto per rapirla, doveva pazientare, aspettare dopo la Luna Piena.
Il Lupo Mannaro era sicuro che nessuno li avrebbe mai trovati lì, i pochi Lupi che sapevano di uno dei suoi nascondigli erano troppo fedeli a lui per parlare e la ragazza, grazie alle catene incantate, non sarebbe potuta fuggire.
Arrivò il pomeriggio ed Hermione si sentì sempre più in trappola.
Devi alzarti Hermione, devi liberarti.
Non ce la faccio.
DEVI farcela! Devi uscire da qui!
Severus sta per arrivare, me lo sento.
Non arriverà, guarda in faccia alla realtà! Nessuno ti troverà.
Severus lo farà, non mi lascierà qui.
E se non arrivasse?
Lo farà.
E se non facesse in tempo?
Deve arrivare in tempo! Qualcuno deve arrivare, Severus non mi lascierà qui.
Non essere stupida.
Sev, Harry, Ron, Remus, Ginny… Non mi lasceranno qui.
Sei qui da tre giorni e non è ancora arrivato nessuno!
Lo faranno.
Non c’è più tempo! Devi liberarti da quelle catene!
Non posso, sono incantate! Mi fanno male!
Sta per arrivare la Luna Piena! Stanno per arrivare le tenebre, alzati! Combatti!
Sono troppo debole!
ALZATI!
Non ce la faccio!
Hermione, in piedi! ADESSO!

La ragazza scosse la testa, abbandonando il suo conflitto interiore e si alzò dal pavimento, si sentiva terribilmente debole, ma doveva riuscire ad andarsene da lì o sarebbe stato troppo tardi per lei.
Tirò con forza le catene gemendo dal dolore, ma non si staccarono dalla parete. Provò di nuovo una, due, tre volte e alla fine la carne dei suoi polsi era dilaniata e grondante di sangue. Si asciugò le lacrime di dolore che le rigavano il viso e cercò di trovare una soluzione migliore, si guardò in giro, cercando qualcosa che potesse aiutarla a liberarsi da quelle catene, ma non riuscì a trovare niente. Greyback era stato astuto e qualsiasi oggetto tranne il letto era fuori dalla sua portata. La porta si spalancò, ma di nuovo entrò il carceriere invece che il salvatore. Greyback si avvicinò alla ragazza e le strise le catene ai polsi, Hermione gemetté “Che cosa è questo?” disse il mannaro, alzando le mani sanguinanti proprio sotto al naso della ragazza “Te l’ho detto che non puoi scappare di qui, stupida bambolina. Rassegnati!”
“Mai” disse Hermione, con ardore.
Greyback la sbatté e terra, la scavalcò e si mise sul letto “Tra poche ore sorgerà la Luna Piena, la tua nuova vita sta per cominciare, ti consiglio di riposare, bambolina” si sdraiò e pochi istanti dopo stava già russando.
Hermion si mise a sedere a fatica, lanciò uno sguardo di odio al corpo immobile del mannaro e poi, con meraviglia, vide la sua salvezza. La sua bacchetta spuntava dalla tasca dei pantaloni di Greyback, cercò di trattenere la gioia e concentrarsi. Si avvicinò lentamente al letto, cercando in tutti i modi di non far cigolare le catene, afferrò i pochi centimentri di bacchetta che uscivano dalla tasca, ma la mano del mannaro si mosse veloce e le ferrò il polso. Hermione sentì le catene entrare ancor di più nella sua pelle e gemetté “COSA CREDIVI DI FARE?” gridò Greback, spigendola via. Hermione cadde sul pavimento e picchiò la nuca sulle assi di legno.
Greyback si alzò dal letto, la prese per i vestiti e la rimise in piedi, sbattendola contro la parete “Credi davvero di poter andartene da qui, eh? Lo credi davvero? Sbagliato! Tu sei MIA Granger!!!”
Hermione cercò di divincolarsi, ma il mannaro era troppo forte, la teneva inchiodata, le mise una mano sulla gola e si sentì soffocare “Se non lo capisci con le buone” disse e la sbatté sul letto “Dovrò fartelo capire con le cattive”aggiunse e si slacciò la cintura “Dovrò fare un’eccezione, anche se sei ancora umana! Ma forse questo ti insegnerà qualcosa!”
Hermione tentò di dargli un calcio, ma lui le afferrò il piede e lo torse. Hermione sentì le ossa della sua caviglia sbriciolarsi, la ragazza gridò di dolore, Greyback si mise di peso di di lei tenendole aperte le gambe, mentre cercava di slacciarsi i pantaloni. Hermione tentò di allontarlo, ma era troppo debole e lui troppo forte, la colpi al viso ed Hermione si sentì confusa e persa, stava cadendo nell’inevitabile oscurità. Le strinse i seni tanto da farle male, non riusciva più a lottare, non riusciva più a repingerlo. Sentì la porta sbattere e qualcuno gridò “Stupeficium!” Greyback venne scaraventato via dal suo corpo.
“Hermione! Hermione, sono qui” gridò una voce famigliare “Relascio!” e le catene che le dilaniavono i polsi finalmente la lasciarono andare.
“Harry” sussurrò Hermione, mentre sentiva calde lacrime che iniziavano a rigarle il viso, era salva.
“Sono qui” disse il prescelto, rimettendola in piedi “Va tutto bene, Hermione. Ti abbiamo trovata” aggiunse il prescelto asciugandole le lacrime.
La ragazza guardò stordita la stanza unica della capanna, Harry la sorreggieva, altri Auror si precipitavano nella stanza, Kingsley si avvicinava a lei “Stai bene, Hermione?” domandò il ministro con aria preoccupata.
“Adesso sì” rispose Hermione e poi finalmente lo vide, dietro tutte quelle persone amiche e sconosciute, c’era lui sulla soglia della porta che la guardava con disperazione, era lì, era Severus.
Gli Auror si avventarono sul corpo svenuto di Greyback e lo alzarono di peso. Hermione si liberò dalla presa di Harry, ma appena mise la caviglia a terra sentì una forte fitta di dolore “Ti aiuto” mormorò Harry, sostenendola, Hermione annuì e raggiunse Severus, nei suoi occhi scuri non vedeva altro che luce.
“Harry… Greyback ha la mia bacchetta”.
“La prendo io” disse Harry e lasciò la presa, lei perse l’equilibrio, ma Severus la sostesse, si scambiò uno strano sguardo con il prescelto, che si voltò e raggiunse gli altri Auror.
“Guardati” disse il professore, con voce flebile.
“Sto bene, adesso”.
Piton le prese delicatamente i polsi e li guardò “Lo uccciderò per tutto questo”.
“Adesso sei qui… Adesso nient’altro ha più importanza, non dilaniare ancora la tua anima, non per questo” rispose Hermione, mettendogli una mano sul petto.
“Andiamo, ti porto via da qui” .
“Portami a casa, Severus” rispose Hermione, lasciandosi stringere dalle sue braccia.
La condusse fuori dalla capanna, aiutandola a camminare. Hermione si ritrovò a guardare la radura di un bosco, la luce del giorno stava calando sugli abeti, presto sarebbe stato notte, ma ormai non aveva più paura della Luna Piena, ormai non aveva più paura delle tenebre.
“Mettete quell’animale in gabbia, prima che arrivi la Luna Piena” sentì dire la voce di Kingsley. Non era più calma e tranquillizzante, ma perentoria e disgustata.
“Non ti libererai così di me” sentì rispondere la voce rasposa del mannaro, Hermione alzò lo sguardo verso di lui, il mannaro era rinvenuto e stava lottando contro gli Auror che lo tenevano stretto. Vide Harry avvicinanrsi a lui e mettergli la bacchetta sotto la gola. Hermione non riuscì a sentire la voce del prescelto.
“Aspetta” mormorò Hermione, liberandosi dalla calda presa del professore, ma non riusciva a camminare. “Ti porto via” disse di nuovo Severus.
“No, voglio guardarlo in faccia” rispose Hermione, con decisione “Un’ultima volta, prima che marcisca all’inferno”.
“Aspettate” gridò il professore agli Auror che stavano portando via Greyback.
Hermione raccolse una pietra da terra e con l’aiuto di Severus si avvicinò al mannaro. Posò delicatamente il piede a terra, facendo attenzione a non caricare il peso sulla caviglia rotta e si liberò della presa del professore, guardando Greyback negli occhi.
“Che hai da guardare?” domandò Greyback, con aria di sfida.
“Un mostro” rispose Hermione, stringendo il sasso nel pugno “Questo è per avermi rapita!”gridò e colpì Greyback al volto con il sasso, cercando di non perdere l’equilibrio “Questo è tutto quello che mi hai fatto passare” urlò di nuovo, colpendolo ancora “Questo è per Bill!” aggiunse, colpendolo per la terza volta. Il sangue iniziava a sgorgare delle ferite, ma nessuno la fermava. Gli Auror, Harry, Kingsley, Severus. Nessuno provarono a fermarla, guardavano la scena in silenzio, immobili. “Per Lavanda” gridò Hermione sempre più affaticata, ma colpendolo di nuovo Greyback con un quarto pugno, “E questo…” Greyback alzò lo sguardo su di lei, ansante e dolorante, Hermione lo colpì di nuovo e lui caddé a terra svenuto “Questo è per Remus!” disse infine la ragazza, lasciando cadere il sasso sulla schiena del Lupo, mentre gli Auror si apprestavano a rialzarlo. Hermione si sentì svenire, Severus la prese al volo.
La ragazza guardò i suoi occhi “Grazie” sussurrò.
“Sei troppo debole”.
“Sono libera” rispose Hermione, con un filo di voce.
“Hai bisogno di cure, ti porto subito da Poppy” disse Piton, mettendole una mano sulla fronte “Hai la febbre, una caviglia rotta, i polsi dilaniati. Dannazione, Hermione, in che guaio ti sei cacciata?”
“Non importa, è… passato. Sono tornata nel mondo della luce, le tenebre non fanno più paura” sussurrò Hermione con le ultime forze e svenne tra le braccia del professore.


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Hola!
Rieccomi con il ventitresimo capitolo! WOW, questa storia sta diventando poprio lunga!
Allora, prima di tutto, come sempre voglio ringraziare tutti quelli che commentano e seguono la storia! È un onore scrivere per voi!
Spero che il cap vi sia piaciuto, lo so che dovevo aggiornare ieri, ma è stata una giornata impegnativa e quando sono arrivata a casa non avevo più forze per scrivere!
È tutto per il momento! Aspetto un vostro commento a questo cap ;) 
Baci
HermioneCH 

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Capitolo 24
*** Attraverso una strada lunga e tortuosa ***


24. Attraverso una strada lunga e tortuosa

 

Severus tenne Hermione stretta tra le braccia, la ragazza respirava appena, era debole, troppo debole. Doveva portarla subito ad Hogwarts, aveva bisogno di cure immediate, la prese in braccio e girò su sé stesso portandola via da quel posto di dolore e agonia.


Quattro giorni prima


Severus camminava velocemente lungo il corridoio che portava all’ufficio della preside, la Weasley e Lupin non riuscivano a tenere il suo passo. Arrivò davanti al gargoyle e pronunciò la parola d’ordine (gatto soriano) e salì velocemente le scale, entrando nell’ufficio della preside.
“Oh… Severus, stavo giusto scendendo a cena” disse la preside, vedendolo entrare “Ma che succede?” domandò quando Lupin e la Weasely fecero capolino dietro di lui.
“Preside! Hermione è sparita!” disse ansante Ginny Weasley.
“Frena la lingua, Weasley” mormorò Severus, lanciandole un occhiata di ghiaccio.
“Volete spiegarmi?” domandò la preside, impaziente.
“A quanto pare la Granger è andata da Hagrid per un tè e non è tornata a cena, la signorina Weasley si è messa in testa che la signorina Granger possa essere sparita” spiegò Severus, indicando la giovane rossa.
“L’ho cercata in tutto il castello, preside. Hermione non c’è più”.
“Il castello è grande, signorina Weasley” rispose Minerva, facendo il giro della scrivania.
“È quello che ho detto anche io, ma a quanto pare Lupin si è fatto prendere dall’agitazione della signorina Weasley e desiderano controllare” disse Severus, indicando uno dei molti fragili oggetti d’argento una volta appartenuti a Silenti “Potresti accortentarli? Così finalmente possiamo tornare alle nostre faccende senza perdere ulteriore tempo”.
“D’accordo, ma mi sembra molto improbabile, nessuno sparisce da Hogwarts così facilmente” disse Minerva, prendendo uno degli oggetti dal tavolino. Estrasse la bacchetta e fece una serie di movimenti complicati, mentre l’oggetto vibrava e sputava fumo. Severus osservò il viso della preside mutare da curiosità a preoccupazione “Per l’amor di Godric, Hermione Granger non si trova nei confini del castello!” disse la preside, mettendosi una mano sul petto.
“Lo sapevo” commentò la Weasley, con disperazione.
“Come è possibile?” intervenné Lupin “Hogwarts è uno dei luoghi più sicuri del mondo!”
“Qualcuno deve averla presa?! I Mangiamorte! Per la miseria, dobbiamo chiamare subito gli Auror! Harry, devo avvertire Harry!” disse la Weasley, in evidente stato di agitazione.
“Si calmi, signorina Weasley! Non precoriamo i tempi!” esclamò la McGranitt, alzando le mani.
“Hermione è andata a trovare Hagrid prima che sparisse, l’ho accompagnata io stesso, se qualcosa è successo è stato una volta che è uscita dalla casa di Hagrid” disse Remus, sforzandosi di pensare “Vado a controllare il parco, Severus vieni con me?”
Severus alzò lo sguardo da terra, annuì e si apprestò a seguire Lupin fuori dall’ufficio. Percorsero velocemente i corridoi del castello, fino alla Sala d’ingresso.
“Lo so che sei preoccupato, Severus” disse Lupin, con suo solito tono pacato “Ma non ti preoccupare, la troveremo”.
“Non sei il mio strizzacervelli, Lupin. Quindi vedi di muovere le gambe e stare zitto” rispose aspramente Severus. Uscirono nel castello, il vento che aveva soffiato tutta la sera si era finalmente placato, raggiunsero la capanna di Hagrid, le luci erano di nuovo accesse, segno che il mezzogigante era tornato a casa.
“Vado ad avvisare Hagrid” disse Lupin, avvicinandosi a passo di corsa alla casa.
“È una perdita di tempo” sbottò Severus.
Lupin non lo ascoltò, raggiuse la porta e bussò tre volte.
La porta si aprì e Hagrid uscì sulla soglia “Remus? Professor Piton? A che devo una visita a quest’ora?”.
“Stiamo cercando Hermione, è sparita” disse subito Lupin.
“Che COSA?” tuonò il mezzogigante “Come? Chi? Dove?”
“Non è più nel territori del castello, abbiamo paura che qualcuno l’abbia presa dopo essere stata da te” rispose Lupin “Hai visto qualcosa?”
“No, niente” rispose Hagrid, passandosi la mano sul faccione “Maledetto me! Sapevo che ci dovevo accompagnarla! Stava diventando buio e…”
Lupin aveva alzato la mano per zittirlo.
“Remus che succede?” domandò Hagrid, preoccupato.
Lupin non rispose, si guardò in giro studiando il terreno, sembrava quasi che fiutasse l’aria.
“Lupin per la miseria…”
“State zitti” lo interruppe Lupin “Sto cercando di concetrarmi, c’è qualcosa che non va qui” volse lo sguardo verso la foresta e poco dopo corse in direzione degli alberi.
Severus gli andò dietro, ma lo perse subito di vista “Lupin! Dannazione, Lupin! Maledetto Grifondoro, Lumos!” la bacchetta di Severus si accesse, la puntò verso gli alberi, ma non c’era nessuna traccia del mannaro. Finalmente qualche minuto dopo uscì dalla boscaglia.
“Si può sapere che diavolo ti prende?” domandò Severus, arrabbiato.
“Greyback” disse semplicemente Lupin.
“Greyback?”
“C’è il suo odore nella foresta, l’ho sentito! I miei sensi sono molto più sviluppati con l’arrivo della Luna Piena e potrei riconoscere il suo tanfo tra mille, è stato lui a prenderla!” spiegò Lupin, agitato.
“Né sei sicuro? E se ti sbagli? Non possiamo iniziare una caccia all’uomo solo perché tu credi di aver sentito il suo odore tra gli alberi” rispose malamente Severus.
“Non lo credo, lo so! È stato lui! È la spiegazione più logica! Perché sennò sarebbe qui?”
“Magari per te, voleva vendicarsi di te” ipotizzò Severus.
“Ho accopamgnato Hermione da Hagrid e lui era qui, deve avermi visto eppure non mi ha attacato, se come dici tu voleva vendicarsi di me, perché io sono qui ed Hermione no? Era qui per lei! Deve essere così. Greyback mi ha sempre considerato meno di uno zero, non era qui per me” disse Lupin.
“Trovato qualcosa?” domandò Hagrid, arrivando di corsa.
“Lupin dice che è stato Greyback” rispose Severus, con disprezzo.
“Greyback? No! Oh Hermione, è tutta colpa mia, ci dovevo accompagnarla” disse Hagrid, estrasse dalla tasca un enrome fazzoletto e si soffiò il naso.
“Questo di certo non ci aiuta” mormorò Severus, disgustato.
“Torniamo al castello, dobbiamo avvisare Minerva” disse Remus.
“Vengo con voi” borbottò Hagrid, con voce spezzate.
Ritornarono in fretta al castello e quando entrarono nell’ufficio della preside lo trovarono molto più affollato di quando lo avevano lasciato. Minerva doveva aver dato l’allarme, Severus si ritrovò a guardare non solo lei e la Wesley, ma anche Potter, Shacklebolt, Arthur, Molly e Ron Weasley.
“Che succede?” chiese Molly Weasley, tra le mani stringeva un fazzoletto e i suoi occhi erano incredibilmente umidi.
“È stato Greyback” annunciò Lupin e si scatenò il putiferio.
“Cosa?”
“Greyback?”
“Come?”
“Remus sei sicuro?”
“Come può averla presa?”
“Adesso basta!” gridò Minerva, mettendo tutti a tacere “Remus sei sicuro?”
“Ho riconosciuto il suo odore nella Foresta, era lì, era lui, riconoscerei il suo odore tra mille” rispose Lupin, sedendosi su una panca.
“Se Greyback ha davvero preso Hermione ora potrebbe essere ovunque” disse Potter, con tono grave “Dopo la battaglia è scappato e non siamo più riusciti a trovarlo”.
“Potrebbe aver portato Hermione ovunque per quel che ne sappiamo, anche in Francia” disse il ministro.
“In Francia?” domandò Hagrid, con espressione stupida.
“Sappiamo che gli ultimi Mangiamorte latitanti si sono nascosti in Francia, ma non riusciamo a rintracciarli. Hermione sarebbe il perfetto capo espiatorio per una vendetta per la caduta di Voldermort e Greyback è l’uomo ideale per una missione del genere” spiegò Kingsley.
“Credi che sia stata presa per questo?” domandò Molly, agitata “Che siano stati i Mangiamorte?”
“È l’opzione più plausibile” rispose Kingsley.
“Non è detto” intervenne Potter.
“È vero” commentò il Weasely idiota “Quando siamo stati catturati e portati a Villa Malfoy, Greyback mostrò molto interesse per Hermione, voleva che fosse sua e questo doveva essere il premio per la nostra cattura, ma poi siamo riusciti a scappare”.
“Dobbiamo muoverci su entrambi i fronti” commentò Arthur Weasley.
“Remus cosa credi sia meglio fare?” domandò Minerva “Tu conosci Greyback meglio di tutti”.
Lupin alzò lo sguardo da terra e fissò il gruppo “Dobbiamo parlare con Sisar. È un Lupo Mannaro che vive nei bassi fondi di Londra, se c’è qualcuno che può sapere dove si nasconde Greyback, questo è lui”.
“Vengo con te!” esclamò Potter.
“Harry non puoi” rispsoe Lupin, squotendo la testa “Sei troppo riconoscibile, tutti ti conoscono”.
“Verrò io, allora”.
“No, Ron. Tu sei un Auror, devi aiutare Kingsley. Andrò da solo” rispose Lupin, alzandosi dalla panca.
“Non puoi andare da solo!” esclamò Molly, preoccupata.
“È un lavoro che richiede un basso profilo, devo andare da solo”.
“Questo è escluso” commentò la preside.
“Andrò io” disse Severus, uscendo dall’angolo buio dove si era rifugiato “So mantenere un basso profilo e posso passare innosservato se voglio. Inoltre, se questo Sisar non vuole collaborare, avrai bisongo di quello che so fare”.
“D’accordo” disse Lupin, annuendo.
“Diamoci una mossa, allora” rispose Severus.
“Io invece contatterò il Ministro della Magia francese, forse lui può darci una mano, se Hermione verrà vista nel paese tramite lui lo sapremo” disse Kingsley.
“Ci terremo in contatto” rispose Lupin, mettendosi il mantello.
Uscì dall’ufficio e Severus lo seguì. Uscirono dai confini del castello e si smaterializzarono, raggiungendo i sobborghi della Londra Babbana.
“Da questa parte” disse Lupin, uscendo dal vicolo dove si erano materializzati. Severus seguì Lupin lungo la strada fino ad un palazzo mal ridotto “Sisar abita qui”.
Entrarono del palazzo “Quale piano?”
“Il secondo, appartamento ventidue” rispose Remus, inziando a salire le scale “Ecco è questo” esclamò una volta arrivati al secondo piano.
“Sicuro?”
“Certo che sono sicuro”.
“D’accordo” disse Severus, estraendo la bacchetta “Alohomora”.
“Non dovremmo bussare?”
“Non c’è tempo per i convenevoli” rispose Severus, entrando nell’appartamento.  La casa di Sisar era piccola, sporca e vuota.
“Sei davvero sicuro che sia questo il posto?” domandò Severus, guardandosi in giro disgustato.
“Certo, ti costa tanto fidarti di me per una volta?”
“Sì”.
Lupin alzò gli occhi al cielo “Andiamo, se non è qui c’è un solo altro posto dove più essere”.
Uscirono dal palazzo e attraversarono la strada, cento metri più avanti si fermarono davanti a un pub dall’aspetto trasandato.
“Venivo sempre qui con Sisar” spiegò Remus.
“D’accordo, entra prima tu” rispose Severus, mettendosi il cappuccio sulla testa.
Entrarono nel pub e si diresso al bancone, dietro il quale stava un panciuto uomo di mezza età, con dei grandi baffi e la calvizie incipiente.
“Patrick!” esclamò l’uomo, vedendo Lupin “Da quanto tempo! Figlio di un cagnaccio, dove ti eri cacciato?”
“Ciao Gil, come stai?” disse Lupin, stringendo la mano all’uomo.
“Si tira avanti, sai com’è. Il solito?”
“Certo, fai per due” rispose Lupin. Gil prese una bottigla di Whisky Incendiario e riempi due bicchieri.
“Allora, cosa ti porta da queste parti?” domandò Gil, mettendo i bicchieri sul bancone “È un po’ che non ti si vede”.
Lupin prese il bicchere e bevve un sorso “Sono stato all’estero, sono tornato a Londra solo ieri. Sto cercando Sisar, l’hai mica visto?”
“Non lo vedo da un paio di giorni, adesso che mi fai pensare, come mai lo cerchi?”
Lupin alzò le spalle “Una rimpatriata, è un po’ che non lo vedo”.
“Credo che sia andato da sua sorella” rispose Gil, servendosi a sua volta di Whisky.
“Jane-Anne?”
“Proprio lei”.
Sevurus notò la bocca di Lupin contrarsi leggermente “Vive ancora a Glasgow?”
“Credo di sì”.
“D’accordo, grazie mille Gil” disse Lupin svuotando il bicchiere di Whisky, estrasse il portafoglio.
“Lascia stare” esclamò Gil “Offre la casa”.
“Sei un amico” rispose Lupin, rimettendosi in tasca il portafoglio “Ci vediamo”.
“Cerca di non far passare un altro paio d’anni”.
“Farò il possibile” rispose Lupin, con un sorriso e spinse Severus fuori dal locale.
“Patrick?” domandò Severus, togliendosi il cappuccio.
“In questo ambiente sono conosciuto come Patrick Sullivan” spiegò Lupin, fregandosi le mani per scaldarle.
“Chi è questa Jane-Anne? È anche lei un Lupo Mannaro?” domandò Severus.
“No, è una maganò che vive in Scozia, l’ho incontrata solo un paio di volte” rispose Lupin, controllando che in giro non ci fosse nessuno.
“Diamoci una mossa allora, andiamo a Glasgow”.
“C’è un problema”.
“Quale?”
“No so dove abita di preciso Jane-Anne. Non possiamo andare a Glasgow e controllare tutte le case” rispose Remus.
“Dannazione!” imprecò Severus.
“E c’è di peggio” borbottò Lupin, abbassando lo sguardo.
“Cosa può esserci di peggio?” chiese Severus, decisamente irritato.
“Jane-Anne mi detesta” confessò Lupin.
“Comprensibile”.
“Quando la incontrai, era venuta a trovare suo fratello, ai tempi ero in missione per l’Ordine e lei provò un particolare interesse per me, provò a baciarmi e io la respinsi. Janne-Anne è una persona molto orgogliosa, credimi, se l’è legata al dito. Da quel giorno non volle più nemmeno sentir nominare il mio nome “spiegò Remus “Se Sisar non è più da lei sarà molto difficile farci dire dove si trova”.
“Sei una fonte di guai, Lupin” commentò Severus “Ma prima di preoccuparci di questo dobbiamo riuscire a trovarla”.
“Andiamo al Ministero, Kingsley può darci una mano in questo” propose Lupin.
“Dimentichi forse che i Maghinò non vengono censiti”.
“Hai una soluzione migliore?” domandò il mannaro spazientito.
“Non al momento”.
“Allora, andiamo!”
Si smaterializzarono e riapparvero in un vicolo vicino all’entrata principale del Ministero della Magia, una volta arrivati nell’Atrium si trovarono la strada sbarrata dal guardiamago che li guardava con diffidenza.
“Togliti di mezzo” ringhiò Severus.
“Siamo qui per vedere il Ministro” disse Lupin, tentando di suonare il più gentile possibile.
“Il Ministro è molto occupato, c’è stato un rapimento e l’orario di ufficio è passato, devo chiedervi di tornare domani mattina” disse il guardiamago.
“Lo sappiamo che c’è stato un rapimento, pezzo di idiota. Siamo qui per questo” disse Severus, superandolo.
“Signori devo chidervi di fermarvi!” ordindò il guardiamago.
“Ah! Sta un po’ zitto! Stupeficium!” esclamò Severus, sferzando l’aria con la bacchetta. Il guardiamago venne scaraventato a due metri di distanza e Severus lo guardò soddisfato, mettendo via la bacchetta.
“So che non c’è tempo per convenevoli, ma c’era proprio bisogno di farlo?” domandò Lupin, raggiungendo l’ascensore.
“Non è per questo” rispose Severus “Mi infastidiva il tono della sua voce”.
“Ah… Capisco” mormorò Lupin, le porte dell’ascensore si aprirono e vi entrarono.
Arrivati nell’ufficio del Ministro trovarono, Potter e Dawlish che stavano discutendo con lui.
“Remus! Severus!” esclamò Kingsley “Avete trovato il Lupo Mannaro?”.
“No, siamo qui per questo. Sisar non  era Londra, è andato da sua sorella, Jane-Anne Coleman, è una maganò che abita a Glasgow, ma non sappiamo il suo indirizzo preciso” spiegò Lupin, sedendosi.
“Dawlish trovami quell’indirezzo” ordinò Kingsley.
“Signore, crede davvero che sia necessario questo spiegamento di forze? La ragazza è sparita solo da qualche ora e non è nemmeno detto che sia stata rapita” disse Dawlish.
“L’indirizzo, Dawlish. Adesso!” disse perentorio Kingsley “Metti sotto tutti gli uomini che hai e trovami quell’indirizzo!”
L’auror si mise sull’attenti e uscì di corsa dall’ufficio, indicando a Potter di seguirlo.
“Ah.. E… Ehm.. Ci sarebbe un guardiamago schiantato dell’Atrium” disse Lupin, indicando Severus con la testsa.
“Me ne occupu io” rispose Potter, li salutò e uscì a sua volta dall’ufficio.
“Dawlish è un idiota” disse Severus, sedendosi a sua volta “E anche tu sei un idiota se continui a farlo lavorare qui”.
“Siamo in carenza di Auror, perfino le reclute sono in servizio attivo da mesi, non posso liberarmi di lui” rispose Kingsley.
“Quanto credi che ci metteranno a trovarla?” domandò Lupin, lasciandosi la barba con aria stanca.
“Temo che sia una cosa lunga, i maghinò non vengono censiti, quindi non sappiamo quanto ci impiegheranno a trovarla”.
“Hai contattato il Ministro francese?” domandò Severus.
“Sì, mi ha messo a disposizione tutte le sue risorse quando gli ho spiegato l’importanza che ha Hermione per noi, se mette piede nel paese lo sapremo. Per buona norma ho inviato Ron e Savage a Parigi”.
“Credevo che fossi in carenza di Auror” commentò Severus.
“Ron non sarà stato contento di lasciare il paese” disse Remus.
“Hermione è la nostra massima priorità e questo Ron lo sa, gli ho detto che ho bisogno un uomo di fiducia in Francia semmai la ragazza fosse portata lì ed ha acconsentito di partire” spiegò Kingsley “Vi consiglio di tornare a Hogwarts e riposarvi, vi farò sapere appena avrò le informazioni su quella Jane-Anne”.
“Non se ne parla” disse Lupin, con foga.
“Se Lupin resta, mi tocca rimanere” aggiunse Severus “Minerva non mi perdonerebbe di averlo abbandonato e preferisco non subire le ire della vecchia se è possibile”.
“Molto bene, allora” disse il ministro estraendo da un cassetto della scrivania una bottiglia di idromele “Beviamo qualcosa”.
Severus sentì il peso dello sguardo di Lupin, come se il Lupo Mannaro lo stesse studiando, forse sapeva quale era il vero motivo per cui non voleva andarsene.
Passarono la notte bazzicando per il Ministero in attesa che gli Auror trovassero l’indirizzo della maganò.
Lupin diventava sempre più irrequieto e agitato per il ritardo e per il tempo che gli uomi di Kingsley impiegavano a trovare la donna.
“Siamo qui da ore, è assurdo!” sbottò il mannaro alle otto di mattina.
“È inaccettabile, come è possibile che non riescano a trovare quel dannato indirizzo?” sbraitò alle dieci passate.
“Avrei fatto prima io se avessi passato al setaccio tutte le case di Glasgow” commentò con disperazione a mezzogiorno.
“I tuoi uomini sono degli incopetenti Kingsley! Sia maledetto quando ho deciso di chiedere il vostro aiuto!” disse ancora dopo pranzo.
Finalmente verso le due del pomeriggio Potter entrò di corsa nell’ufficio “L’abbiamo trovata!”
“Era ora!” sbottò Lupin.
“Abbiamo avuto parecchie difficoltà perché la Coleman non era registrata né nei nostri registri e nemmeno in quelli Babbani, ma grazie ad una task force congiunta con il primo ministro Babbano siamo riuscito ad individuarla”.
“Va bene, grazie Harry. Qual’è indirizzo?” domandò Kingsley.
“Daldowie Road numero 10” rispose Harry.
“Molto bene” disse Kinglsey, alzandosi dalla sua scrivania “Di a Dawlish di mandare una pattuglia di Auror a prendere il mannaro”.
“No!” esclamò Lupin “Appena Sisar vede gli Auror scapperà e tutta questa attesa sarà stata inutile!”
“Temo che Lupin abbia ragione” commentò Severus.
“Sisar mi conosce, andremo io e Severus da lui” disse il mannaro deciso.
“D’accordo, ma teneteci informati” rispose Kingsley.
“Va bene” disse Lupin, afferando il mantello e uscì di corsa dall’ufficio del ministro, Severus lo seguì. Si smaterializzarono e riapparvero a Glasgow, il tempo era bello e un sole pallido scaldava le strade.
“Numero dieci giusto?” domandò Lupin, controllando le case di Daldowie Road.
“Sì”.
“È quella!” esclamò il mannaro, indicando una piccola casetta a lato della strada.
Raggiunsero velocemente la casa “Speriamo che ci sia qualcuno” disse Lupin, percorrendo il vialetto. Severus si mise il cappuccio per coprire il volto e il mannaro suonò il campanello.
Qualche istante dopo la porta si aprì e Severus si ritrovò a guardare una donna molto avvenente, snella e alta, con lunghi capelli corvini e occhi verdi. Severus pensò subito che il mannaro doveva essere molto innamorato di quella Tonks per respingere una donna del genere.
“Ma guarda che sgradavole sorpresa, Patrick!” disse la donna.
“Ciao Jane-Anne come stai?” domandò gentilmente Lupin.
“Che vuoi?”
“Stiamo cercando tuo fratello, Gil mi ha detto che è venuto da te per qualche giorno”.
“Quel vecchio chiacchierone! Bè, hai fatto un viaggio a vuoto, Sisar non è qui” rispose Jane-Anne, irritata. Vide Lupin, stringere i pugni, cercando di rimanere calmo.
“Sai dove si trova?”
“No”.
“Ti prego, Jane-Anne. È importante” disse Lupin, con tono di supplica.
“Strano, tu non hai avuto mai niente di importante da dire, Patrick!” replicò lo donna.
“Signorina Coleman” si intromise Severus, facendo un passo avanti “Capisco il suo disprezzo per questo idiota, la capisco e condivido pienamente, ma dobbiamo parlare con Sisar, è di vitale importanza”.
“E a me piacerebbe vedere in faccia le persone con le quali parlo” sbottò Jane-Anne, cercando di individuare il volto di Severus sotto il grande cappuccio che portava.
“Ti prego, Jane-Anne” supplicò Lupin.
La donna sbuffò “D’accordo, si trova sul Lago Foreman, sulla sponda sud, la nostra famiglia ha un cottage lì da una vita, è andato lì per a passare la Luna Piena”.
“Grazie” disse Lupin “Grazie infinite”.
Si smaterializzarono e raggiunsero la sponda sud del Lago Foreman, la vista era stupenda, non molto dissimile dai luogi dove si trovava Hogwarts. Camminarono nella boscaglia per dieci minuti e finalmente individuarono un cottage.
“Penso che sia questo” disse piano Lupin, estraendo la bacchetta.
“Mettiamo fine a questa dannata storia” rispose Severus.
Entrarono di casa, spalancando la porta, con le bacchette sguainate, ma ancora una volta di Sisar non vi era nessuna traccia.
“La ragazza ti ha preso in giro!” sbottò Severus.
“No” rispose piano Lupin, guardandosi in giro “Quei vestiti sono di Sisar, li riconosco. Il cottage è impregnato del suo odore, era qui fino a pochi minuti fa”.
“Allora, lo avrà avvertito e se la sarà svignata!”
Lupin scossé la testa “Non credo, non avrebbe lasciato qui le sue cose. Sarà uscito a procurarsi il necessario per la Luna Piena, vedrai tornerà, dobbiamo solo aspettarlo qui”.
E fu così che aspettarono, attesero tutto il resto del pomeriggio il ritorno del Lupo Mannaro, finché con il sopraggiungere del tramonto Severus non riuscì più a star lì ad attendere invano.
“Stiamo penderdendo tempo! Il Mannaro si è dileguato!” sbottò Severus.
“Arriverà, ne sono sicuro” rispose Lupin.
“I tuoi piani sono un completo fallimento, Lupin. Sono stufo di stare qui a guardarti fallire” disse Severus, aprendo la porta.
“Aspetta!”
Severus non lo ascoltò e uscì. A pochi metri di distanza scorse un uomo molto magro, dalla carnagione pallida.
“Severus ti ho detto che…” disse Lupin, uscendo di corsa, ma le sue parole si fermarono vedendo l’uomo “Sisar!”
Il mannaro iniziò a correre in direzione della boscaglia. Severus imprecò e gli corse dietro, sguainando la bacchetta.
“Fermalo!” gridò Lupin, tendando di tenere il passo del professore di pozioni.
Severus lanciò un incantesimo sgambetto contro il mannaro fuggitivo, il quale cadde rovinosamente a terra.
“Per fortuna doveva scappare solo se veda gli Auror” disse Severus, lanciando un occhiata di fuoco a Lupin. Prese Sisar se la collota e lo alzò di peso “In piedi tu!”
“Sisar, si può sapere che ti prende? Sono io! Sono Patrick!” disse Lupin, guardando negli occhi l’altro mannaro.
“Sono girate strane voci durante la guerra, dicevano che eri un traditore e quando ti ho visto con lui mi è preso il panico” borbottò Sisar, indicando Severus.
Lupin fissò Severus “Per fortuna sai passare innosservato”.
Severus lo incenerì di nuovo con lo sguardo e diede una spinta a Sisar “Cammina, lupastro. In casa!”
Tornaro al cottage e Severus fece sedere di forza Sisar su una poltrona.
“Stiamo cercando Greyback” disse Lupin.
“Greyback?”
“Ha rapito una nostra amica, devi aiutarci Sisar, tu sei il solo che sa dove si nasconde” disse Lupin, sedendosi accanto a lui.
“Non so niente!” rispose Sisar “Non vedo Greyback da più di un anno”.
“Stai mentendo” disse Severus, con tono minaccioso, mettendogli la bacchetta sotto il naso “Dicci la verità o ti taglio la lingua!”
“Non so niente, lo giuro, non so dove si nasconde!” gridò Sisar, spaventato.
“Non ti credo” rispose Severus, sfiorandogli il viso con la punta della bacchetta.
“Sally! Sally sa sicuramente dove si trova!”
“Sally?” chiese Lupin, sorpreso “Credevo fosse morta”.
“No, è ancora viva. Abita in una casetta sulla costa, dalle parti di Elephant and Castle! Una volta ti ci ho portato!” rispose velocemente Sisar “È la verità, te lo giuro!”
Lupin alzò lo sguardo su Severus, i suoi occhi erano puntati su Sisar “È vero?”
“Non sta mentendo” rispose Severus, voltandosi verso di lui.
“La casa di cui stai parlando” iniziò Lupin, guardando di nuovo Sisar “È quella che mi hai portato ad Halloween per la festa di Sally?”
“Sì, sì, quella!”
“D’accordo, grazie Sisar” rispose Lupin, alzandosi.
Severus continuò a guardare il mannaro e gli infilò la bacchetta sotto la gola, premendo con forza sulla trachea “Una sola parola di questo a qualcuno e giuro che perderai molto più della lingua!”
“Non dirò niente, lo prometto!” rispose Sisar.
“Andiamo Severus” disse Lupin.
Severus gli fece un cenno e uscirono dal cottage.
“Tu sai dove si trova questa Sally?”
“Sì” rispose Lupin, annuendo “Ma è più complicato. Sally è stata morsa da Greyback quando aveva venticinque anni, a differenza di Sisar è una strega formata, se ci vede e si smaterializza…”
“L’abbiamo persa” concluse Severus.
“Abbiamo bisogno degli Auror” disse Lupin, passandosi la mano sulla faccia.
“Sono degli incompetenti, lo hai detto tu stesso” sbottò Severus, guardando il cielo stellato.
“Lo so, ma in questo caso abbiamo bisogno di quantità e non di qualità”.
“Torniamo al Ministero, allora” rispose Severus e si smaterializzò. Riapparve nell’Atrium del Ministero, il guardiamago era seduto al suo posto di guardia, lo guardò con disprezzo, ma non disse una parola.
Raggiunsero l’ufficio del ministro, dove trovarono Potter.
“L’avete trovato?” domandò subito il prescelto.
“Sì, ma non sapeva l’attuale nascondiglio di Greyback” rispose Lupin “Ma ci ha indicato un altro Lupo Mannaro che potrebbe essere a conoscenza dei suoi nascondigli, Sally Bishop! Ma è una strega a tutti gli effetti, abbiamo bisogno degli Auror per prenderla”.
“D’accordo” disse Kingsley, annuendo “Harry, prendi una squadra e va a prendere la donna!”
“Subito”.
“Vengo con te” disse Lupin, si scambiò un cenno di intensa con Severus e seguì il prescelto.
“Credi che possa essere la pista giusta?” domandò Kingsley, offrendogli dell’idromele.
“Non lo so”.
“Perché Remus non ha pensato prima a lei?”
“Credeva che fosse morta” rispose Severus, prendendo il bicchiere di idromele dalle mani di Kingsley.
Attesero in silenzio per circa trenta minuti, fin quando Proudfoot non entrò nell’ufficio del Ministro.
“Signore, la Mannara è in nostra custodia, l’abbiamo portata nella SI numero tre” disse l’Auror.
“Grazie, Proudfoot, arrivo subito”.
“SI?” domandò Severus, alzandosi.
“Sala Interrogatori, sono di sotto, vicino alle aule giudiziarie” spiegò Kingsley.
“Diamoci una mossa allora”.
Raggiunsero la Sala Interrogatori, dove trovarono Lupin e Potter che stavano guardando da una finestra magica quello che succedeva all’interno della Sala, dove Dawlish stava interrogando la Mannara.
“Che sappiamo di lei?” domandò Kingsley.
“È stata morsa da Greyback circa dieci anni fa, da allora è stata la sua concubina, fino a circa due anni fa quando l’ha mollata per seguire Voldemort” rispose Lupin, lisciandosi la barba.
“Cos’è questa finestra?” domandò Severus, incuriosito.
“Ci consente di vedere cosa succede nella SI, mentre quelli che sono dentro non vedono noi” rispose il ministro.
“Anche i Babbani hanno qualcosa del genere” commentò Potter.
“Credo che l’idea sia stata di un funzionario del ministero di origini Babbane, in effetti” rispose Kingsley.
Severus si concentrò su Dawlish che stava conducendo un pessimo interrogatorio.
“Allora Bishop” disse l’Auror, con espressione disgustata “Sei nei guai. Sei stata condotta qui per le tue azioni illecite”.
“Non avete niente contro di me”.
“Tu credi? Eppure l’ufficio Auror sta preparando contro per te i documenti per un bel soggiorno ad Azkaban di lunga durata. Dimmi dove si trova Greyback e magari possiamo fare in modo di accorciare il tuo soggiorno ad Azkaban”.
“Non so dove si trova” rispose Sally, con determinazione.
“Molto male, ma so che menti e sai perché? Perché tutti gli insulsi Lupi Mannari mentono!” rispose Dawlish.
“È un dannato idiota” commentò Severus “Toglietelo di lì, prima che mandi a puttane la possibilità di riuscire a farci dire dove si trova Greyback!”
Kingsley fece cenno a Proudfoot che entrò nella Sala Interrogatori richiamando Dawlish.
“Signore!” esclamò Dawlish, raggiungendoli “Ero a tanto così dal farmi dire dove si trova Greyback!”
“Eri a tanto così da mandare tutto all’aria!” rispose Kingsley.
“Ci parlo io” disse Lupin.
“Assolutamente no” esclamò Dawlish “Lui non è un funzionario accreditato del ministero, non può entrare in quella Sala!”
“Sta zitto Dawlish e torna di sopra” ordinò il ministro. Lupin gli fece un cenno ed entrò nella SI.
“Ciao Sally” disse il mannaro, entrando.
“Ciao Patrick o Remus, come ti devo chiamare?” domandò Sally, con diffidenza.
“Remus”.
“Bè Remus, grazie per avermi portato a fare questa gita con gli Auror”.
“Sarai libera appena ci aiuterai, hai la mia parola” rispose Lupin, sedendosi di fronte a lei.
“Quanto vale la parola di un traditore?”
“Un traditore? E a chi dovevo la mia fedeltà, a Greyback? Che voleva uccidermi quando avevo solo quattro anni?” rispose Lupin, tentando di stare calmo.
“Voleva ucciderti?”
“Sì Sally, io non sono come te! Io dovevo essere morto non un Lupo Mannaro, quindi non gli devo la mia fedeltà e non gliela devi nemmeno tu!”
“Io non gli sono fedele!” rispose Sally, irritata.
“Allora aiutaci!”
“Non sono fedele nemmeno al Ministero, non devo essere fedele a nessuno tranne che a me stessa!”
“Ti prego, Sally. Greyback ha rapito una ragazza, la portata via dai territori di Hogwarts, la presa con la forza! Vuoi davvero che una ragazza innocente passi quello che hai dovuto passare tu? Ha solo diciannove anni! Aiutaci a liberarla, dicci dove possiamo trovare Greyback e appena avremo lui, tu sarai libera!”
Sally lo fissò “Voglio un panino al prosciutto, un comodo cuscino e una coperta. Penserò alla tua proposta e domattina avrai una risposta”.
“Sally, ti prego. La Luna Piena è tra due…”
“So quando è la Luna Piena, Remus!” lo interruppe Sally “Queste sono le mie condizioni, così o niente!”
“D’accordo, avrai quello che hai chiesto” rispose Lupin, alzandosi.
“Credo che sia il massimo che possiamo ottenere per questa sera” commentò Kingsley.
“Temo che non basti” disse Potter, sospirando.
“Altro non possiamo fare per adesso” disse Lupin, raggiungendoli, sembrava un fantasma.
“Mi metterò di nuovo in contatto con il Ministro Francese, voi due tornate a Hogwarts?”
“No” risposero in coro Severus e Lupin.
“Molto bene, accanto al mio ufficio c’è una saletta d’attesa, ci sono due divani, potete riposare lì” disse Kingsley e uscì dalla stanza.
Severus e Lupin si trascinarono verso al saletta d’attesa indicata loro da Kingsley e si buttarono sui divani, pochi minuti dopo sentì Lupin iniziare a russare, ma lui non risuciva a chiudere occhio, tormentato dal pensiero di Hermione, la ragazza era sola con Greyback da più di un giorno ormai, chissà cosa poteva averle fatto quel mostro.
Contò tutte le ore della notte, senza riuscire a dormire, finché alle otto di mattina Potter entrò nella saletta portando caffè e briosche.
Finalmente Lupin si svegliò e si mise a sedere “Che tu sia benedetto Harry”.
“Li ho presi in un negozio Babbano qui all’angolo, si chiama Starbucks, il caffè è davvero ottimo” rispose Potter, porgendo loro il caffè.
“Sei meglio come cameriere che come Auror, Potter” commentò Severus, prendendo il caffè, ne bevve un sorso e si sentì strozzare “Ritiro subito quello che ho detto” disse tossichiando “Che diavolo è questa brodaglia, Potter?!”
“Caffè con latte di soia e cannella” rispose Potter.
Piton lanciò il caffè nel cestino “Non provare mai più a rifilarmi uno schifo del genere Potter. Il caffè si beve nero, Potter! Fumante e forte caffè nero” rispose Severus e uscì dalla salatta. Raggiunse l’ufficio del ministro e lo trovò già al lavoro.
“Buongiorno” salutò Kingsley “Dormito?”
“Non direi”.
“Come mai?” domandò Kingsley, guardandolo di traverso.
“Lupin russava come uno scaricatore di porto” rispose Severus, allontando qualsiasi altra domanda.
“Ha scritto Minerva questa mattina, voleva accertarsi dell’avanzamento delle indagini e informarti che Lumacorno ha accettato di sostituirti per il tempo che sarai via”.
“D’accordo” rispose Severus, alzando le spalle.
“Se vuoi puoi tornare a Hogwarts, so che non ti piace vedere altri nella tua aula, qui ce la facciamo” disse Kingsley.
“Qualcuno deve rappresentare la scuola in questo ‘procedimento’, tanto vale che sia io” mentì Severus, esibendo il suo miglio tono indifferente.
“C’è sempre Remus”.
“Non so se l’hai notato, ma Lupin è in uno stato alquanto pietoso”.
“Sente l’avvanzare della Luna Piena” commentò Kingsley “E ora più che mai lo sentiamo anche noi, dobbiamo trovare Hermione prima della Luna Piena!”
“La ragazza ha detto qualcosa?”
Kingsley scosse il capo “Sta ancora dormendo”.
“Andiamo da lei” disse Severus “Se Lupin non riesce a farla parlare, ci penserò io”.
“Andiamo, allora”.
Scesero di sotto e trovarono Sally ancora addormentata, Lupin entrò nella SI e la svegliò.
“Dormito bene?”
“No”.
“Hai pensato a quello che ti ho detto ieri sera?”
“La domanda giusta non è questa, dovrebbe essere: Cosa vuoi per colazione Sally?”
Lupin sbuffò “Sally, non c’è più…”
“Caffè e muffin, grazie” lo interruppe Sally.
Lupin alzò le braccia, impotente e uscì dalla SI tornando nella Sala dove c’erano gli altri.
“Niente da fare” disse il mannaro.
“Le parlo io” mormorò Severus.
“Lasciamola fare colazione e poi vedremo” rispose Kingsley.
La porta della Sala si aprì e Proudfoot entrò di corsa “Signore, Savage in collegamento da Parigi, c’è stato un possibile avvistamento della ragazza!”
“Dove?” domandò subito il ministro.
“A Calais! Savage è in collegamento con il suo camino”.
“Andiamo” disse Kingsley, uscendo di corsa dalla sala.
Salirono di corsa nell’ufficio del ministro, dove trovarono la testa di Savage che galleggiava nel camino di Kingsley.
“Dimmi tutto” mormorò Kingsley.
“C’è stato un possibile avvistamento della ragazza nei dintorni di Calais, non è ancora stato confermato. Il Ministero francese ha mandato lì una squadra di Auror per interrogare i testimoni, Weasley è andato con loro” rispose Savage.
“D’accordo, fammi sapere appena hai una conferma” rispose Kingsley, Savege annuì e sparì con un pop.
“Questa attesa mi uccide” disse Potter e per una volta Severus non poté che dare ragione al prescelto.
Aspettarono con ansia nuove notizie, sperando di ricevere la conferma che gli Auror francesi avessero trovato Hermione. Finalmente verso mezzogiorno la testa dell’Auror apparve di nuovo nel camino.
“Falso allarme” commentò Savage, con tono tetro “La ragazza era stata vista in un motel poco fuori da Calais, Weasley ha riportato che l’hanno trovata e benché somigli molto alla Granger, non era lei”.
“Merda!” imprecò Lupin, agitato.
“Che cosa facciamo adesso?” chiese Potter.
“Dobbiamo parlare di nuovo con la Mannara” rispose Severus, alzandosi dalla sedia “Questa volta ci parlerò io”.
“Lascia fare a me” disse Lupin “Sono sicuro di poter estorcere l’informazione da Sally!”
“Fino adesso i tuoi metodi non hanno portato alcun risultato!” rispose Severus, sprezzante.
“Ho stabilito un contatto con lei, lasciami tentare”.
“Facciamo provare Remus un’ultima volta” si intromise Kingsley.
“È la tua ultima possibilità Lupin, poi faremo a modo mio” commentò Severus, estraendo la bacchetta.
Scesero di nuovo di sotto e Lupin tornò nella SI.
“Remus, se sei venuto a portarmi il pranzo arrivi tardi, ho già mangiato” disse Sally, sghignazzando.
“Adesso basta con le prese in giro” disse Lupin, irritato “Dove è Greyback?”
“Perché dovrei dirtelo? Non mi hai dato un buon motivo!”
“La vita di una giovane ragazza non ti basta? È nelle mani di Greyback da più di un giorno, pensa cosa può averle fatto, pensa cosa le farà domani quando arriverà la Luna Piena” disse Lupin, sbattendo il pugno sul tavolo.
Sally sbuffò “New Castle, all’angolo da Wilmore Street e Malbourne Road, c’è una chiesa sconsacrata. All’entrata del corridoio che porta al campanile c’è un’entrata segreta che porta ad una mansarda, devi schiacciare il terzo mattone della prima fila a partire dal basso, se vuoi Greyback è lì che lo troverai”.
“Grazie! Grazie infinite, Sally!”
“Proudfoot in ricognizione, ti rivoglio qui entro venti minuti, se vedi Greyback non ingaggiare lo scontro. Dawlish trovami una cartina della zona, subito!” ordinò Kingsley.
“Andiamoci subito, tutti!” disse Potter.
“Se Greyback è lì, potrebbe scappare e portare Hermione con sé, dobbiamo pianificare una strategia di attacco” rispose Kingsley.
Nell’ora successiva Severus guardò gli Auror studiare un piano di attacco e perdere tempo, avrebbe potuto benissimo trovare Hermione e portarla via da solo, quel pianificare era solo una perdita di tempo.
“Ok, rivediamo il piano. Arriviamo a Kay Street” disse Kingsley, indicando la strada sulla cartina “Giriamo l’angolo verso Wilmore Street, c’è una sola porta per entrare e uscire dalla chiesa, imponiamo un incantesimo di anti-smaterializzazione sulla chiesa…”
“Ma che bisogno c’è?” lo interruppe Dawlish “L’incantesimo richiede tempo, signore. E da quel che sappiamo Greyback non è in possesso di una bacchetta”.
“Ha la bacchetta di Hermione, emerito idiota” ringhiò Lupin.
Kingsley lanciò uno sguardo irritato a Dawlish “Come dicevo, poniamo l’incantesimo anti-smaterializzazio ed entriamo, voglio cinque Auror lungo il perimetro. Tre nella chiesa. Io, Severus, Proudfoot e Remus saliamo di sopra, prendiamo la ragazza e neutralizziamo Greyback”.
“Non c’è bisogno che corra questo rischio, signore” disse uno degli Auror di cui aveva dimenticato il nome “Posso andare io”.
“Stiamo parlando di Hermione Granger, c’è bisogno che io corra questo rischio” rispose Kingsley.
“Sì, signore”.
“D’accordo, allora! Andiamo!” ordinò il ministro. Severus guardò l’orologio, erano le due passate. Il tempo era contro di loro, ma finalmente, con un po’ di fortuna potevano mettere fine a questa storia.
Arrivarono alla chiesa, imposero l’incantesimo anti-smaterializzazione ed entrarono. Come aveva detto Sally trovarono il passaggio che portava alla mansarda, salirono gli scalini con cautela, senza fare rumore e una volta arrivati in cima si fiondarono nel nascondiglio del Lupo Mannaro.
Si ritrovarono a guardare una stanza vuota, coperta da centimetri di polvere, Lupin urlò e cadde in ginocchio, battendo i pugni sul pavimento. Severus si guardò in giro, sentì un senso di nausea pervadergli lo stomaco, tutta quell’attesa, tutto quel tempo passato a cercare il nascondiglio di Greyback non era servito a niente.
“La mannara ci ha mentito” disse Proudfoot, infilando la bacchetta in tasca con rassegnazione.
“Remus?” domandò Kingsley, guardando il mannaro.
Lupin si alzò in piedi e Severus lo osservò di nuovo annussare l’aria, come aveva fatto davanti alla casa di Hagrid “Greyback è stato qui, c’è il suo odore. Ma non ci torna da un po’, direi almeno tre settimane”.
“Dannazione!” imprecò Kingsley.
“Questo non può essere l’unico nascodiglio di Greyback, deve averne altri” commentò Severus.
Lupin strinse i pugni “Sally deve saperlo e giuro che me lo farò dire” corse fuori dalla chiesa e si smaterlizzò. Kingsley, Potter e Severus gli corsero dietro e si smaterializzarono poco dopo di lui.
Tornarono al Ministero e scesero al piano di sotto. Lupin entrò nella SI emanando una fredda furia.
“Greyback non c’era e nemmeno la ragazza!”
“Impossibile!” commentò Sally, sorpresa.
“Deve avere qualche altro nascondiglio, dimmi dove sono!” ordinò Lupin, perentorio.
“Solo quello, te lo giuro”
“DIMMI DOVE SONO!” gridò Lupin e con forza rovesciò il tavolo. Severus corse nella SI e afferrò Lupin per i vestiti trascinandolo fuori, Lupin lottò contro di lui e lo sbatté al muro ringhiando.
“Non osare dirmi che ho fallito, Piton!” gridò Lupin, afferrandogli il collo “Non posso fallire, non anche in questo”.
Severus si liberò dalla presa del mannaro, lo spinse via e lo afferrò sbattendolo contro il muro a sua volta. Gli prese il viso con una mano e guardò nei suoi occhi, mai come allora poteva vedere il riflesso del Lupo “Da quando non prendi la pozione Antilupo?”
“Lasciami andare” sbraitò Lupin, lottando contro di lui.
“Da quando!?!” gridò Severus.
“Sabato mattina”.
Severus lo lasciò andare “Adesso tu te ne tornì a Hogwarts”.
“No”.
“Torni a Hogwarts! Vai nel mio ufficio, prendi una doppia dose della dannata pozione Antilupo e ti chiudi nella Stamberga Strillante!” ordinò Severus, con tono perentorio.
“Non posso. Hermione…”
“Troverò io, Hermione. Sai che lo farò” rispose Severus, guardandolo negl’occhi “Torna a Hogwarts, Lupin”.
“Trova Hermione. Lei è importante per t… Lei è importante” rispose Lupin, abbattuto.
Severus annuì, Lupin sospirò e se ne andò. Severus alzò lo sguardo e si ritrovò a guardare Potter che lo studiava “Cosa intendeva Remus?”
“Non so di cosa tu stia parlando, Potter” rispose Severus, cercando di passare. Ma Potter gli si parò davanti “Che cosa c’è tra te ed Hermione?”
“Stai vaneggiando, Potter. È meglio che tu vada a dormire” rispose Severus, si voltò ed entrò nella SI. Sally aveva rimesso in piedi il tavolo rovesciato da Lupin e ora ci si sedeva sopra.
“Perdona il poco autocontrollo di Lupin” disse Severus, avvicinandosi a lei.
“A quanto pare non è così addomesticato”.
“La ragazza rapita da Greyback è forse la sua migliore amica e l’idiota si è dimenticato di prendere la pozione Antilupo da quando è stata presa” spiegò Severus.
“Vi aiuterò” disse Sally, con vigore “Non conosco altri nascondigli di Greyback, ma posso fare una lista di tutti i posti dove mi ha portata, potrei riuscire a trovare il luogo dove l’ha portata”.
Severus annuì e uscì dalla SI, percorse il corridodio e arrivò nell’Atrium, era ora di cercare le risposte da un’altra parte, di andare dagli amici del suo passato. Si smaterlizzò e riapparve nel verde della campagna inglese, villa Malfoy si estendeva maestosa davanti a lui. Percorse velocemente il vialetto e bussò al portone.
Qualche istante dopo lo spioncino della porta si aprì e Severus riconobbe gli occhi di Narcissa Malfoy.
“Salve, Narcissa” salutò Severus.
“Cosa vuoi?”
“Devo parlare con Lucius”.
“Non è in casa” rispose Narcissa.
“Non mentirmi, devo forse ricordati grazie a chi tuo marito è rimasto in prigione solo un mese dopo la caduta del Signore Oscuro?” disse Severus, con voce ferma.
Lo spiocino si chiuse di scatto, sentì i lucchetti del portone aprirsi e anche la porta si spalancò “È nello studio”.
“Grazie, Narcissa” disse Severus, entrando “Non c’è bisogno che mi accompagni, ricordo la strada”.
Attraversò l’atrio e salì al piano di sopra, trovò Lucius nello studio che leggeva il giornale.
“Severus?! A cosa devo questo… Ehm… piacere?” disse Lucius, vedendolo entrare.
“Sto cercando Fenrir Greyback” rispose Severus, andando subito al punto.
Lucius lo fissò, sorpreso “E perché lo cerchi qui?”
“Non lo cerco qui, sto cercando informazioni sul suo nascodiglio”-
“Perché d’un tratto senti il bisogno di trovare quell’animale?” domandò Lucius, guardando attentamente Severus.
“Non sono affari, tuoi. Allora, sai dirmi dove si trova?”
“Temo di no” rispose Lucius “Dolohov era in caricato di trattare con i Lupi Mannari”.
“Dolohov è morto” disse Severus, quasi infastidito.
“Già”.
“Grazie per il tuo tempo, Lucius. Buona serata” rispose Severus e uscì dal’ufficio. Lasciò villa Malfoy irritato, non si aspettava di trovare grandi risposte, ma non sapeva che altro fare. Come poteva trovare Hermione? Mancava solo un giorno all’arrivo della Luna Piena.
Si smaterializzò e guardò aprì gli occhi si ritrovò nel cimitero di Gordic’s Hollow. Non sapeva cosa lo avesse condotto lì, camminò velocemente fino alla lapide che conosceva bene, sfiorò con le dita il nome di Lily e si sedette davanti alla lapide, mentre lentamente il giorno iniziava a lasciar spazio alla notte.
“Ho fatto un casino, Lily. Mi sono lasciato coinvolgere e ora non so come venirne fuori” momorò Severus, guardando la lapide “Quella feccia di Greyback ha preso Hermione e domani sera sarà peggio che morta. Non so come trovarla, Lily. Per la prima volta non so cosa fare, Lupin conta su di me per trovarla, ma io non so da che parte iniziare. Cosa devo fare, Lily? Sapevo che non dovevo farmi coinvolgere, ma lei era lì, così ostinata, decisa, bella e brillante. Non dovevo farmi coinvolgere da lei, dannazione, ma non ce l’ho fatta a tirarmi indietro e domani perderò anche lei” sentiva le palpebre pensanti, non dormiva da due giorni e ora iniziare a sentire la stanchezza. Chiuse gli occhi solo per un istante, ma fu abbastanza per cadere nel baratro del sonno.
“Signore? Signore si sente bene?”
Severus aprì gli occhi e si mise e sedere “Come?” domandò, guardando la donna di mezza età che l’aveva svegliato.
“Per l’amor di Dio, pensavo che fosse morto”.
Severus si alzò in piedi “Mi sono solo addormentato, che ero sono?”
“Le undici di matttina” disse la donna.
“Le undici?” disse Severus, strabuzzando gli occhi, guardò il sole, era alto in cielo. Era dannatamente tardì, ringraziò la donna e corse fuori dal cimitero. Si smeterializzò e tornò al ministero.
“Severus! Per Merlino! Dove ti eri cacciato?” disse Kingsley, vedendolo entrare nel suo ufficio.
“Scusa, avevo bisogno di pensare e mi sono addormentato” rispose Severus “La Bishop ha detto qualcosa di utile?”
“Non ancora, ha chiesto della pergamena e dell’inchiostro, credo che stia facendo un elenco di tutti i posti in cui è stata con Greyback” rispose il ministro.
“Vado da lei”.
“Non vuoi un caffè prima? Scusa se te lo dico, ma hai un aspetto orribile”.
“Caffè nero?”
“Certo”.
“Ne ho bisogno”.
“Siediti”.
Severus si sedette e Kingsley gli servì il caffè, lo bevve con calma, cercando di riordinare le idee.
“Ho fatto preprare della pozione Antilupo per la mannara” annunciò Kingsley “Gliel’abbiamo data da quando è arrivata qui. Dannazione, se solo avessi saputo che Remus non la prendeva, avrei potuto fare qualcosa. Ma lui è sempre così cauto, ero sicuro che ne avesse una scorta”.
“Lupin è stato un idiota, non è colpa tua” rispose Severus.
Era quasi mezzogiorno quando arrivò da Sally. Kingsley gli aveva offerto il pranzo, ma era troppo agitato per mangiare.
“Mi hai portato il pranzo?” domandò la mannara, vendendola entrare.
“Te lo sogni”.
“Sarebbe carino da parte tua”.
“A che punto sei?” domandò Severus, indicando la lista.
“A un punto morto, temo” rispose Sally.
“Potrei aiutarti” disse Severus, sedendosi al tavolo con lei.
“Occlumanzia? No grazie, preferisco essere l’unica persona nella mia testa” rispose Sally, strinse gli occhi, li riaprì e scrisse qualcos’altro sulla lista.
Aspettò con Sally per tutto il pomeriggio, guardandola concentrarsi, guardandola arrabbiarsi. Non riusciva a muoversi da lì, non sapeva che altro fare, era sempre stato una persona con molte idee e intuizioni, ma in quella situazione la sua mente era vuota, sgombera.
Poi, finalmente, Sally si ricordò di un posto dove Greyback l’aveva portata diversi anni prima, una capanna in mezzo al bosco, a detta del mannaro era il posto ideale dove nascondersi, perché nessuno nell’aspro di quella foresta poteva trovarlo.
E fu così che raggiunsero la capanna.
Fu così che vide Potter entrare sbattendo giù la porte, fu così che poté riabbracciare Hermione, sostenerla, aiutarla.
La vide farsi forza, la vide picchiare Greyback con un sasso e quando svenne tra le sue braccia, la portò finalmente via da quel posto.


***


Hermione si svegliò dolorante, aprì gli occhi e si guardò in giro, riconobbe subito l’infermeria di Hogwarts. Ricordò quello che era successo e si sentì in pace, l’avevano trovata, Severus l’aveva portata via e lei l’aveva fatta pagare al suo carceriere.
“Sei sveglia!” disse la squillante voce di Madama Chips “I tuoi amici sono appena andati a pranzo, sono rimasti con te tutta la notte”.
“Quanto ho dormito?” domandò Hermione, mettendosi a sedere con fatica.
“Parecchie ore” disse Madama Chips “Il professor Piton ti ha portato qui ieri sera”.
“Come sto?”
“Ho rimesso a posto la caviglia, ti ho pulito le ferite, hai qualche livido, ma andrà tutto a posto” rispose Madama Chips, mettendole la mano sulla fronte “Sei ancora debole, hai bisogno di mangiare, vado subito a prendere il tuo pranzo”.
Hermione annuì e si guardò in giro, notando nel letto a fianco a lei una sagoma famigliare “Mio Dio! Cosa è successo al professor Lupin?”
“Non ti preocuppare, cara. Starà bene, ha avuto una Luna Piena più movimentata del solito. Ha aiutato il ministero nella tua ricerca e si è dimenticato di prendere la pozione Antilupo, non hanno fatto a tempo a dirgli che eri in salvo e così si è tormentato tutta la notte. Il professor Piton lo ha portato qui questa mattina”.
“È colpa mia” disse Hermione, sentendosi terribilmente in colpa. Remus era pieno di fasciature.
“Non dirlo nemmeno, cara. Quei graffi non sono niente in confronto all’averti trovata sana e salva! E di sicuro il professor Lupin la pensa così. Non preoccuparti, gli sto guarendo i graffi, ha solo bisogno di riposare” rispose Madama Chips “Vado a prenderti il pranzo”.
Hermione annuì e guardò di nuovo Remus, sentendo le lacrime che premevano contro i suoi occhi.
Sentì la porta dell’infermeria aprirsi, si volto e vide Piton entrare.
“Sei sveglia” disse il professore.
“Sono sveglia” rispose Hermione, mentre lui la raggiungeva.
“Stai bene?”
“Sì, grazie a te”.
“Non devi ringraziare me” rispose Piton “Ho fatto quello che era necessario e non quanto ha fatto Lupin, è stato lui a capire che Greyback ti aveva presa e grazie a lui abbiamo trovato la strada che giungeva fino a te”.
Hermione guardò di nuovo Remus “Madama Chips dice che l’hai portato qui tu”.
Piton annuì “Quando sono andato alla Stamberga questa mattina per avvertirlo era in uno stato pietoso. L’idiota non ha preso la pozione Antilupo”.
Hermione lo fissò e una lacrima gli percorse la guancia “È colpa mia”.
Piton si sedette sul letto e le asciugò le lacrime “Non dirlo nemmeno per scherzo”.
“Grazie di avermi portata via da lì, per un momento ho avuto paura che non arrivassi” disse Hermione, guardando il professore negli occhi.
“Per un momento ho avuto paura di perderti” rispose Piton. Hermione lo abbracciò e lui fece scivolare la mano sulla spalla della ragazza “Va tutto bene, adesso. Sei di nuovo qui”.
“Sì, sono di nuovo qui” disse Hermione, sciogliendosi dall’abbraccio. Avvicinò il suo viso a quello del professore e assaporò di nuovo il delicato sapore delle sue labbra.


+++++++++++++++++++++++
Hola!
Allora, prima di tutto spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ho voluto raccontare la storia del rapimento di Hermione vista da Severus ed è saltato fuori che c'era molto da dire! Capitolo lunghiiiiiiiiissimo! Il più lungo di tutti fino adesso!
Ma spero che il fatto che ci sia tanto Severus vi piaccia ;) Come avete notato visto la maggior parte del capitolo segue lui, Piton è diventato Severus, Remus è diventato Lupin, Harry è diventato Potter e così via ;) Mi è sembrato giusto questo cambiamento visto che (pur essendo in terza persona) le cose vengono viste dal lato di Piton ;)
Mentre nel finale di capitolo si torna a guardare le cose dal punto di via sta di Hermione e quindi tutto torna come prima!
Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, perchè è stato una faticaccia scriverlo!! Aspetto con ansia una vostra rencesione! Sono curiosa di sapere cosa ne pensate della storia ;) 
Vorrei come sempre ringraziare coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli e spero di ricevere commenti sul capitolo anche da qui segue la storia ma non l'ha ancora recensita, tanto per sapere cosa ne pensate e come fare a migliorarmi ;) 
Un bacione a tutti
HermCH

 

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Capitolo 25
*** Dentro e fuori dall'infermeria ***


25. Dentro e fuori dall’infermeria


Era sera e la ragazza era tranquillamente seduta sul letto, leggendo un libro che le aveva portato Ginny dalla biblioteca.
Durante il giorno, dopo la visita di Piton, erano venuti a trovarla anche Harry, Ginny, Luna, Ron, la preside e tutta la famiglia Weasley.
Remus era ancora sdraiato nel letto accanto al suo, immobile, privo di sensi, volse uno sguardo al mannaro e si sentì triste, preoccupata, perché non aveva ancora preso conoscenza?
Voltò la pagina e poi sentì un gemito provenire dalla sua sinistra, si voltò velocemente, Remus si stava muovendo con fatica nel letto.
“Buonasera” disse la ragazza, sorridendo.
Il mannaro si voltò verso di lei e la guardò con occhi spalancati.
“Hermione!”
“Ciao, era ora che ti svegliassi”.
“Sei qui! Ma come… Io…”
“Non sono riusciti ad avvisarti prima che ti trasformassi, mi hanno trovato ieri sera, al tramonto” spiegò Hermione.
“È fantastico!” disse Remus, tentando di alzarsi dal letto, emise un gemito e si prese la testa tra le mani.
“Vacci piano, cowboy” disse la ragazza “Sembra che tu sia stato un lupo mannaro decisamente cattivello questa notte”.
Remus si guardò il petto, quasi completamente fasciato “Sono stato molto stupido, non ho preso la pozione Antilupo come avrei dovuto” si alzò con fatica e si avvinò alla ragazza, la strise forte a sé, il libro che teneva in grembo cadde per terra, mise le mani attorno alle spalle di Remus, la sua pelle era calda e morbida.
“Professor Lupin!” strillò la voce di Madama Chips, lungo la corsia. Hermione e Remus si sciolsero dall’abbraccio e la videro avanzare verso di loro con passo spedito. “Che diavolo ti salta in mente, alzarti dal letto senza il mio permesso. Guarda! Hai rovinato tutto il mio lavoro!”
Hermione fissò le bende che coprivano il petto di Remus, da candide erano diventate rosso sangue.
“Mi dispiace” disse Remus, sorridendo. Era troppo felice per aver scoperto che Hermione fosse salva, da potersi dispiacere davvero.
“Torna subito a letto, Remus. Adesso!”
“Subito” borbottò Remus, tornando al suo letto con fatica.
“Guarda che disastro” disse Madama Chips, iniziando a togliere le bende insanguinate.
“Scusa, Poppy”.
“E tu signorina Granger, credevo che avessi un po’ più di buon senso” apostrofò l’infermiera.
“Non è stata colpa di Hermione” disse Remus, stringendo i denti. La ragazza gli sorrise, abbassò lo sguardo e scorse il petto dell’uomo ferito, si voltò, sentendosi arrossire.
Remus rise “Hermione, stai diventando per caso ross… AHI!”
“Stai fermo, Remus o giuro che ti faccio male sul serio” lo minacciò Madama Chips, indaffarata.
“D’accordo, ma quanto dovrò restare qui?”
“Almeno un paio di giorni, hai fatto un bel casino giovanotto!”
“Ma le mie lezioni…”
“Il professor Piton si è preso in carica le tue lezioni, nel frattempo lui verrà sostituito dal professore Lumacorno” spiegò Madama Chips.
“Le conviene guarire preso, professore” disse Hermione, divertita “Piton è un’insegnate difficile già in pozioni, in Difesa contro le Arti Oscure è ancora peggio”.
“Il professor Piton, cara” la corresse Madama Chisp.
Remus le lanciò uno sguardo divertito.
“Certo, Madama” rispose Hermione.
L’infermiera finì di medicare Remus e portò loro la cena, Conversarono per tutta la sera, Remus voleva essere sicuro che Hermione stesse bene, la ragazza gli assicurò che era in ottima forma, ma ancora non si sentiva di raccontare quello che era successo.
Dopo diverse ore di chiacchiere, Madama Chips uscì dal suo ufficio intimando loro di dormire, in quanto avevano entrambi bisogno di riposo. Hermione si stese sul letto, abbracciando il cuscino e poco dopo cadde tra le braccia di Morfeo.


Lui era lì, soprà di lei.
Sentiva il suo alito fetido.
Sentiva il suo corpo eccitato.
La colpiva, la dilaniava.
Provava a lottare, ma lui era troppo forte.
Provava a dimenarsi, ma il dolore era troppo grande.
Sentì la fitta di un morso sulla sua spalla e il male divenne insopportabile, straziante.
La Luna la chiamava, ma lei la respingeva con tutte le sue forze.
D’un tratto sentì di essere afferrata in un abbraccio di ferro.
Tentò di lottare.
“Hermione”.
Tentò di allontanarlo, picchiandolo sul petto.
“Hermione aprì gli occhi, è solo un incubo”.
La ragazza aprì gli occhi, aveva il fiatone, le guancie bagnate dalle lacrime “Remus”.
“Sono qui; Hermione. Hai avuto un incubo”.
La ragazza si riscosse, le braccia che la tenevano stretta erano quelle di Remus, il petto contro cui si era scagliata apparteneva a lui e non a Greyback.
“Va tutto bene, Hermione. È passato, non può farti del male qui, ci sono io” sussurrò Remus, accarezzandole i capelli.
Hermione annuì, sentendo nuove lacrime premere contro i suoi occhi “Stai con me”.
“Non me ne vado” rispose Remus, si arrampicò sul letto di Hermione. La ragazza appoggiò il viso sulla sua scapola, accoccolandosi vicino al suo copo caldo.
Remus le cinse le spalle con un braccio “Dormi, Hermione, va tutto bene”.
“Non mi lasciare sola, rimani qui con me” mormorò Hermione.
“Sono qui, non me ne vado”.


“Hem Hem”.
Hermione si mosse leggermente, avvicinando a sé quel corpo meravigliosamente caldo.
“HEM HEM!”
“Severus!” esclamò Remus, sobbalzando.
Hermione aprì gli occhi e si ricordò che il corpo meravigliosamente caldo non apparteneva a Severus, ma a Remus. Alzò lo sguardo e vide il suo professore che li fissava con aria omicida.
“Io… Noi… Hermione ha avuto un incuno e mi ha chiesto…” tentò di dire Remus. Piton lo fissò con aria torva, Remus si districò dall'abbraccio della ragazza e tornò al suo letto.
“Severus io…” ma Piton lo mise a tacere tirando la tenda che separava i due letti.
Fissò Hermione con rabbia “Mi vuoi spiegare?”
“Ho avuto un brutto incubo e Remus mi ha svegliato, gli ho chiesto di rimanere con me” sussurrò Hermione.
“Gli hai chiesto…? Gli hai chiesto…”
“Dacci un taglio, Sev. Lo sai che non è successo niente” rispose Hermione “Ma che ore sono?” aggiunse, guardando fuori dalla finestra, era ancora notte.
“Quasi le sei”.
“Quasi le sei?”
“Volevo passare da te prima che gli altri si svegliassero, non potevo immaginare che fossi già in dolce compagnia” mormorò Piton, con astio.
Hermione sbuffò “Smettila adesso” batté la mano sul materasso “E vieni qui”.
“No, potrebbe arrivare Poppy” rispose Piton, incrociando le braccia.
“Come se non fossi venuto a quest’ora proprio perché lei sta ancora dormendo” disse Hermione, battendo un’altra volta la mano sul materasso. Piton le lanciò un altro sguardo di fuoco.
“Dai, datti una mossa, vuoi aspettare che faccia giorno?” borbottò Hermione.
Il professore sbuffò, si tolse le scarpe e si sistemò accanto ad Hermione. La ragazza si appoggiò al suo petto, mettendogli una mano sulla pancia.
“Non mi piace questa storia” borbottò Piton.
“Ancora?” chiese Hermione, esasperata.
“Non mi piace che pensi di potersi infilare nel tuo letto”.
Hermione sbuffò e alzò lo sguardo su di lui “Falla finita! Non si è infilato nel mio letto, te l’ho detto. Ho avuto un brutto incubo, tu non c’eri e lui voleva solo assicurarsi che stessi bene, gli ho detto io di restare con me, non volevo stare da sola”.
“Mmm”.
“Se non ti sta bene, rompiti una gamba e fatti ricoverare in infermeria, così la prossima volta che farò un brutto sogno ci sarai tu” disse Hermione, sorridendo.
“Non c’è niente da ridere, quello si metterà in testa di potersi prendere libertà che non ha”.
“Lo sapete che vi sento, vero?” disse Remus, al di là della tenda.
“Taci, Lupin o giuro che ti crucio!”
“Era solo per la cronaca. E poi non ho mai pensato di prendermi alcuna libertà con Hermione” rispose Remus.
Piton si mise a sedere ed estrasse la bacchetta. Hermione lo trascinò di nuovo nel letto, mettendosi sopra di lui e gli tolse la bacchetta di mano facendola cadere per terra. Piton la guardò infuriato, ma lei gli sorrise e lo baciò con passione, sentì le mani del professore poggiarsi sulla schiena, si allontanò leggermente dalle sue labbra e lo fissò negli occhi.
“Siete ancora lì?” domandò Remus, dall’altra parte.
Hermione iniziò a sghignazzare e lasciò cadere la testa nell'incavo del collo del professore.
“Posso almeno schiantarlo?” le sussurrò Piton, all’orecchio.
“No” rispose Hermione a voce bassissima.
“Ti prego” bisbigliò Severus, implorante.
Hermione gli sorrise e scosse la testa “Remus?”
“Sì?”.
“Torna a dormire” disse la ragazza.
“Ok!” rispose Remus e Hermione lo sentì muoversi nel letto. Guardò di nuovo Piton e gli sorrise, lui alzò la mano e le accarezzò la guancia.
“Non farmi mai più stare così in ansia, ragazzina” bisbigliò Piton, passandole la mano delicatamente sul collo.
“Eri preoccupato?”
“Certo che ero preoccupato, quel mostro ti aveva preso e il plenilunio si stava avvicinando”.
Hermione rabbrividì “Non ne parliamo più”.
“D’accordo, ma stai bene?”
“Sì, sto bene adesso” rispose Hermione, si chinò verso di lui e lo baciò di nuovo.


Due giorni dopo Remus fu dimesso dall’infermeria, nel frattempo aveva ricevuto almeno cinque scatole di cioccolatini con annessi bigliettini da Emily Wallace e le sue amiche di Corvonero e questo aveva dato ad Hermione ottimo materiale per prenderlo in giro, ma Remus aveva prontamente risposto che lui poteva avere sicuramente delle ammiratrici, ma in fin dei conti era Hermione ad andare a letto con un professore. Questo aveva messo a tacere subito la ragazza e aveva scatenato l’ilarità del malandrino.
La sera in cui venne dimesso Remus, Harry e Ron tornarono a trovarla. Hermione li vide entrare nell’infermeria facendo a gara per vedere chi arrivasse per primo al letto della ragazza.
“Ho vinto!” esclamò Harry, gettando le mani in aria “Sei lento, Ronald”.
“Sta un po’ zitto, Potter!” rispose Ron, sorridendo.
“Mi volete spiegare?”
“Una piccola gara, tutto qui” disse Harry, alzando le spalle, si sedette sul letto della ragazza “Come stai?”
“Bene, sono guarita, ma Madama Chips insiste a tenermi qui. Vuole che passi qui almeno tutto il weekend, ma con un po’ di fortuna riuscirò a farmi dimettere domani, ho un sacco di compiti arretrati”.
“Non cambi mai” disse Ron, sdraiandosi sul letto accanto a lei “Mamma sarà felice di sapere che stai bene, era così preoccupata”.
“Ringraziala da parte mia, anche per la torta che mi ha mandato, era deliziosa” rispose Hermione.
“Lo farò”.
“Ho visto Remus” disse Harry “Mi ha detto che è appena stato dimesso anche lui”.
“Fortunato lui” disse Hermione, rassegnata “Io devo continuare a stare qui”.
“Fortunati i suoi allievi più che altro, Ginny ci ha detto che Piton l’ha sostituito come insegnate di Difesa, poveracci” commentò Ron.
Harry le lanciò uno sguardo strano, Hermione lo ignorò e fissò Ron “Ginny si è lamentata anche con me”.
“Non si può biasimarla”.
“Per niente” disse Hermione, continuando ad ignorare gli sguardi del prescelto.
“Vecchio pipistrellaccio, è una liberazione non averlo più tra i piedi” borbottò Ron.
“Allora, dove avete visto Remus?” domandò Hermione, cercando di spostare l’attenzione dal professore di pozioni.
“Stava andado da Teddy” disse Harry “Non lo vede da giorni”.
“Sì, era piuttosto di fretta. Ma immagino che non vedesse l’ora di vedere il figlio” aggiunse Ron, alzando le spalle.
“Comprensibile” disse Hermione.
Ron si mise a sedere e guardò Hermione “Abbiamo una notizia da darti, sarà su i giornali domani”.
“Quale notizia?” domandò la ragazza, incuriosita.
Harry le afferrò la mano “Greyback sarà sottoposto al bacio del Dissennatore, è stato deciso oggi pomeriggio”.
“Oh” disse Hermione, stringendo la mano del prescelto “Bè nessuno se lo merita più di lui”.
“Stai bene?” domandò Ron, studiandola.
Hermione sorrise loro “Certo che sto bene, è finita, l’ho fatta pagare personalmente a Greyback e ora, dopo il bacio del Dissennatore, lui non potrà più fare male a nessuno”.
Ron continuò a fissarla “Se vuoi parlare di quello che è successo…”
“No” lo interruppe Hermione “Sto bene, così, davvero”.
“D’accordo” disse Harry, senza lasciare la mano di Hermione “Ma se hai bisogno, noi ci siamo”.
“Lo so” rispose Hermione, annuendo “Grazie ragazzi”.
“Ti pare” disse Ron, sbadigliando.
“Però c’è una cosa che mi chiedevo” disse Hermione, pensierosa.
“Spara” buttò lì Ron.
“Credevo che il Ministero non avesse più niente a che fare con i Dissennatori. Sono state disposizioni di Kingsley quelle di togliere Azkaban dal loro controllo”.
“È vero” disse Harry “Azkaban non è più sotto il controllo dei Dissennatori, ma Kingsley a preferito tenere alcuni Dissennatori per… bè per occasioni come questa”.
“Il Dissennatori fanno senza dubbio schifo” commentò Ron “Ma il loro bacio può venir utile in qualche caso e come hai detto tu, nessuno più di Greyback se lo merita”.
“Ok, grazie”.
“Che dici?” disse Ron, rivolto ad Harry “Sgraffigniamo qualcosa dalle cucine e poi torniamo a Londra? Devo finire quel rapporto per Savage”.
“Va bene, vai tu a prendere il cibo dalle cucine, io ti aspetto qui. Così faccio ancora un po’ di compagnia ad Hermione”.
“D’accordo” disse Ron, scendendo dal letto “Torno subito”.
“Fai pure con calma e scegli le cose più buone!”
Ron gli fece l'occhiolino e saltellò fino alla porta.
“Allora Harry…”
“Devo chiederti una cosa” la interruppe il prescelto, lanciandole di nuovo quello sguardo strano.
“Lo immaginavo, sei un po’ strano ultimamente” disse Hermione.
“Che c’è tra te e Piton?”
“Che?” esclamò Hermione, sorpresa.
“Mi hai sentito”.
“Niente, che vuoi che ci sia?”
Harry la fissò, studiandola, cercando di leggerle dentro “Quando Remus ha perso la testa per via della pozione Antilupo…”
“Remus ha perso la testa?” domandò subito Hermione.
“Sì, non cercare di sviare il discorso”.”
“Non stavo cercando di…”
“Hermione” l’ammonì il prescelto.
“Scusa, continua”.
“Stavo dicendo, quando Remus ha perso la testa, Piton gli ha ordinato di tornare a Hogwarts, prendere la pozione Antilupo e chiudersi nella Stamberga Strillante. Remus diceva che doveva trovare te, ma Piton gli ha detto che ti avrebbe trovato lui, che Remus sapeva che lo avrebbe fatto. E Remus ha farfugliato che tu eri importante” continuò Harry.
“Bè io sono un’amica molto importante per Remus, lo sai” rispose Hermione, alzando le spalle.
“Sì, ma Remus non intendeva che tu sei importante per lui, ma per Piton!”
“Avrai capito male, Harry” rispose Hermione, cercando di suonare convincente. Non era ancora pronta a dire a Harry che si era innamorata di Piton. Sapeva che Harry non sarebbe stato disposto a concederle fiducia come avevano fatto Ginny e Remus, benché il prescelto credesse che Severus fosse l’uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto.
“Non sono stupido, Hermione” disse Harry, accusatorio “Te lo chiederò un’ultima volta, cosa c’è tra te e Piton?”
“Ma niente Harry” disse la ragazza, esasperata.
“Hermione”.
“Harry?”
“Tu e Piton”.
“Cosa vuoi che ti dica?”
“La verità” asserì il prescelto.
“E se non ti piacesse?”
“Non mi importa”.
Hermione sospirò “Mi sono innamorata di lui” ammise infine.
Harry rimase in silezio, fissandola, consapevole e sorpreso dalle parole della ragazza.
“E lui?”
“Non lo so, Harry. È complicato” rispose Hermione, quasi desiderando che il prescelto se né andasse.
“Piton era innamorato di mia madre, lo è sempre stato, per tutti questi anni, lo è ancora”.
“Si” affermò Hermione “Sempre”.
“Ma tu sei importante per lui” disse Harry, ripensando alle parole di Remus.
“Sì, a dispetto di quello che prova per tua madre, prova qualcosa anche per me” disse la ragazza, abbassando lo sguardo.
“È così…”
“Strano?” buttò lì Hermione.
“Strano, assurdo, inconcepibile e un milione di altre parole. Insomma, è di Severus Piton che stiamo parlando”.
“Dentro di lui c’è molto di più di quello che si vede” commentò Hermione.
“Questo lo so” disse Harry “Ma lui è così… Piton! Come puoi esserti innamorata di lui? Non puoi essere davvero innamorata di lui!”
“È successo” disse Hermione, alzando le spalle.
“Ha quasi vent’anni più di te!”
“Non mi importa, sto bene quando sono con lui e questo è tutto quello che mi interessa”
“Questa storia non mi piace per niente Hermione”.
“Harry, ti prego”
“Chi altri lo sa?” domandò Harry.
“Ginny e Remus”.
“Ginny?”
“Sì”
“E non mi ha detto niente?” esclamò il prescelto sorpreso e irritato.
“Non fare così, le ho chiesto io di non dirlo a nessuno” disse Hermione, prendendo le mani di Harry tra le sue “Ti prego, non essere arrabbiato con me o con Ginny oppure con Severus, questa è una cosa che non puoi controllare, nessuno può”.
“Cosa posso fare allora?”
“Accettare i miei sentimenti e qualsiasi cosa Severus provi per me” rispose Hermione.
“È per questo che hai lasciato Ron?”
“Cosa? No! Certo che no, Severus è arrivato dopo di lui, molto dopo” rispose la ragazza.
“D’accordo, farò uno sforzo, per te”.
“Grazie Harry” disse Hermione, abbracciandolo “Sei il migliore amico del mondo”.
“Sono tornato!” gridò Ron, entrando nell’infermeria.
“TI prego non dirlo a Ron” sussurrò Hermione, all’orecchio di Harry “Devo dirglielo io quando sarà il momento”.
Harry annuì e corse incontro a Ron.

Il giorno dopo, alla visita serale di Madama Chips, Hermione tentò il tutto per tutto per uscire dall'infermeria.
“Allora, come ti senti?” domandò l’infermiera, controllandole la caviglia.
“Sto bene, posso uscire?”
“Sarebbe meglio che stessi qui ancora fino a Domenica” rispose Madama Chips, tastandole l’osso.
“Ma sono guarita, non ho più avuto nausea, capogiri, svenimento o dolore. Sto bene! La prego, mi faccia uscire. Sono stata imprigionata fin troppo, ho bisogno di tornare alla routine, alla mia vita di sempre”.
Madama Chips alzò lo sguardo e la fissò “Mmm. D’accordo, ma se ti senti svenire o qualsiasi altra cosa, torni subito qui! Ricordati che eri allo stremo delle forze quando ti hanno portato qui, solo tre giorni fa”.
“Grazie! Grazie” disse radiosa Hermione, mettendosi a sedere.
“Ti tengo sotto controllo, signorina Granger”.
Hermione raccolse velocemente le sue cose e corse in Sala Comune. Cercò Ginny, ma le dissero che era già andata a cena, andò nel dormitorio e si cambiò, scese di nuovo di sotto e trovò Ginny al tavolo del Grifondoro. L’amica era radiosa nel vederla, mangiò velocemente, notando assenza di Piton dal tavolo dei professori.
Dopo cena si congedò da Ginny e scese nei sotterranei. Stava per bussare alla porta dell’ufficio di Piton, quando questa si aprì.
“Ciao” disse sorridendo Hermione, vedendo Piton sulla soglia.
“Ciao, stavo giusto andando a cena”.
“Oh scusa”.
“Non essere sciocca” disse il professore, facendosi da parte “Entra”.
“Grazie” disse Hermione, passandogli accanto.
“Credevo che uscissi dall’infermeria solo dopo domani” osservò Piton, studiandola.
“Ho convinto Madama Chips a lasciarmi andare prima” rispose Hermione, si avvicinò e sfiorò le labbra del professore “Mi sei mancato, Severus”.
Si appoggiò al suo petto e vide la Gazzetta del Profeta aperta sulla scrivania.
“Hai letto il giornale?” domandò Hermione, i ragazzi le avevano detto che la notizia di Greyback sarebbe stata resa nota quel giorno.
“Si, ho letto. Stai bene?”
“Perché tutti continuate a chiedermi se sto bene?” domandò Hermione, scaldandosi “Sto bene! È finita, quel mostro avrà quello che si merita”.
“Sono tutti preoccupati per te”.
“Sto bene!” strillò Hermione.
“Va bene, calmati” disse Piton, mettendole una mano sulla guancia “Sei calda, non avresti dovuto uscire dall’infermeria”.
“Per l’ultima volta” disse Hermione, spazientita “Sto…” ma non riuscì a finire la frase sentendo un conato di vomito salirle nella gola. Corse verso il cestino e vomitò la cena.
“Dicevi?” domandò Piton, ironico.
“È passato, devo aver mangiato troppo in fretta” rispose Hermione, alzandosi.
“Devi tornare in infermaria” ordinò Piton, perentorio.
“No”.
“Adesso, Granger!”
“Non voglio” si lamentò Hermione.
“Non fare la stupida, ti porto subito in infermeria!”
“Non puoi decidere per me!”
“Io sono il professore, questo è il mio ufficio e qui decido io” disse Piton, prendendole delicatamente il polso.
“Invece no” rispose Hermione, cercando di allontanarsi.
Piton la prese tra le braccia e la strinse forte “Hermione, non farmi arrabbiare!”
“Ti preferivo quando non ti importava della mia salute” rispose Hermione, arrendendosi.
“Bugiarda”.
Hermione sbuffò, districandosi dalla presa del professore “Mi dai almeno un bacio di consolazione?”
“Non credo proprio”.
“Perché?”
“Hai appena vomitato” disse Piton, esibendo una smorfia disgustata.
“Oh… Giusto, che palle” rispose Hermione e con rassegnazione si incamminò fuori dall’ufficio, seguita a poca distanza dal professore. 

**************
Hola!
Rieccomi con un nuovo capitolo!
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, alcuni punti sono stati divertenti da scrivere, soprattutto quando Severus trova Remus e Hermione che dormono assieme ;)
Come sempre, ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno commentato e naturalmente anche gli altri che seguono la storia, spero di ricevere un commento anche da chi segue, ma fino ad ora non ha commentato la storia, con le vostre impressioni posso migliorare ragazzi ;)
Aspetto con ansia di sapere che ne pensate del nuovo cap!
Besitos
HermCH 

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Capitolo 26
*** Aprire gli occhi ***


26. Aprire gli occhi


Hermione rimase in infermeria fino a Domenica, sotto lo stretto controllo di Madama Chips. Finalmente Lunedì poté ritornare alla routine scolastica e lavorò molto per mettersi in pari. Gli insegnanti tendevano ad essere molto gentili e comprensivi con lei, ma Hermione lavorò sodo in ogni caso.
Le due notti successive le passò negli alloggi di Piton, non voleva dormire nel suo dormitorio, non voleva stare sola quando calava la notte, sentiva il bisogno di avere qualcuno vicino, una persona che la stringesse e lui era l’unico con il quale voleva stare.
Furono due notti tormentate da incubi, dalla presenza del mostro che l’aveva seviziata per quattro giorni e che continuava a tormentarla di notte, nel momento di massima vulnerabilità.
E per la seconda notte di fila, Piton venne svegliato dall’agitazione della ragazza.
“Hermione, svegliati. Hermione!”
La ragazza spalancò gli occhi, respirando affannosamente “Scusa, non volevo svegliarti”.
“Hai avuto un altro incubo”.
“Sì”.
“Hermione sono due notti di fila che hai questi incubi su Greyback, non va bene. Da quanto non riesci a dormire tranquillamente?” domandò il professore.
Hermione si voltò verso di lui, il suo viso era a pochi centimetri da quello del professore “Non lo so, dalla prima notte in infermeria, credo”.
“È quasi una settimana, Hermione”.
“Non li ho avuti sempre, dopo la prima notte ho chiesto a Madama Chips di darmi il Distillato Soporifero che…”
“Assicura un sonno senza sogni” concluse Piton “Quando eri in infermeria, sotto l’effetto del Distillato non hai avuto incubi, ma adesso che non lo prendi li hai, così non va bene”.
Hermione gli sfiorò la guancia con un dito “Sono solo sogni, Severus”.
“Da quando ti abbiamo trovato non hai raccontato a nessuno quello che è veramente successo in quei quattro giorni, non è così?” domandò Piton.
“Sì e allora?”
“È per questo che continui ad avere gli incubi, sei bloccata, non riesci a lasciarti alle spalle questa storia. Devi sfogarti, devi parlare con qualcuno” rispose il professore.
“Sto bene” disse Hermione, quasi spazientita.
“Se stessi bene non avresti questi incubi”.
“Tu non hai mai parlato con nessuno di tutto quello che hai passato quando facevi la spia” protestò Hermione.
“È diverso”.
“E perché mai dovrebbe esserlo?”
“Io sono una persona silenziosa, introversa, riservata” spiegò Piton “Mentre tu sei una ragazza espansiva, solare e chiacchierona”.
“Questo non significa che non posso affrontare i miei problemi” rispose Hermione, irritata.
“Non ho detto questo. Solo… parla con qualcuno. Se non vuoi sfogarti con me, fallo con Remus, lui saprà aiutarti”.
“Da quando lo chiami Remus?”
“Non cambiare discorso” la rimbeccò Piton.
“Non sto cercando di cambiare discorso” disse la ragazza, ridendo “È solo strano”.
“Promettimi che parlerai con quel dannato Lupin!” disse Piton, seccato.
“Ora ti riconosco!”
“Hermione” l’ammonì il professore.
“D’accordo, come vuoi tu, gli parlerò domani” rispose Hermione, si spostò verso di lui e posò la testa sul suo petto “Ora possiamo tornare a dormire?”
“Se non mi svegli di nuovo”.
“Non lo farò”.
Il giorno seguente Hermione non mantenne fede alla promessa fatta al professore di pozioni. Avrebbe avuto almeno due possibilità di parlare con Lupin, quando l’aveva incontrato nei corridoi sulla strada per colazione e dopo la lezione di Difesa. In entrambi i casi fu molto schiva e si allontanò subito da Remus. Vedeva negli occhi del Mannaro la preoccupazione e il desiderio di parlare di quello che le era successo, ma Hermione non voleva farlo. Non voleva tornare a ripensare a quei quattro giorni di agonia, era una ragazza forte e poteva benissimo superare quella brutta vicenda da sola.
Come di consueto, dopo le dieci e mezza di sera, Hermione abbandonò la Sala Comune dei Grifondoro per dirigersi nei sotterranei. Il castello era silenzioso e vuoto a quell’ora e camminò velocemente per raggiungere il suo professore. Svoltò l’angolo nel corridoio del primo piano e iniziò a sentire dei passi dietro di lei, passi che la raggiungevano, che si affrettavano, che la inseguivano.
Hermione accelerò il passò, respirando velocemente e si infilò nell’aula di Storia della Magia. L’aula era immersa nell’oscurità, si mise dietro la porta, in attesa, con il cuore che martellava nel petto. Sentì i passi avvicinarsi e fermarsi davanti alla porta dell’aula. Hermione estrasse la bacchetta e la strinse forte, mettendosi una mano davanti alla bocca per soffocare il rumore del suo respiro pesante.
Sentì il pomello della porta girare e la stessa si aprì facendo entrare un po’ di luce nell’aula. Una figura entrò nell’aula dando le spalle alla ragazza, Hermione si fece in avanti fulminea e gli posò la bacchetta sulla nuca.
“Chi sei? Che vuoi da me?” gridò Hermione, con rabbia.
“Hermione sono io” disse la voce di Remus, alzando le braccia, si voltò e la ragazza scorse metà del suo volto illuminato dalla luce.
“Provamelo!” esclamò Hermione, premendogli la bacchetta sulla gola.
“Sono Remus, detto Lunastorta, padre di Edward detto Teddy, tuo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure e so per certo che hai una relazione con un uomo definito da Ginny, il Pozionista Solitario”.
Hermione fece un passo indietro e abbassò la bacchetta “Scusa”.
“Hermione che succede?”
“Io non lo so” disse la ragazza, si appoggiò al muro e si mise le mani tra i capelli “Stavo andando da Severus, ho sentito dei passi, pensavo che mi seguissero”.
“Ero io Hermione, ti ho visto svoltare l’angolo e mi sono mosso per raggiungerti” rispose Remus, avvicinandosi.
Hermione si lasciò scivolare a terra “Sto impazzendo”.
“Va tutto bene, Hermione. È stata colpa mia, non avrei dovuto spaventarti” disse Remus, accucciandosi di fronte a lei.
“Tu non capisci, io stavo per farti del male” disse Hermione, scuotendo la testa.
Remus le accarezzò delicatamente la guancia “So che non vuoi ammetterlo, ma è normale. Sei ancora sotto shock, Hermione”.
“Sto perdendo il controllo” disse Hermione, spaventata da sé stessa “Io non sono così!”
“Andiamo” disse Remus, afferrandole il braccio “Ti porto da Severus”.
Hermione annuì e si lasciò alzare di peso da lui “Va tutto bene, Hermione. Ti sei solo spaventata”.
Scesero nei sotterranei, Remus guardava Hermione preoccupato, la ragazza camminava trascinando i piedi, era molto pallida. La vide inciampare e la prese al volo “Ci sono io, non preoccuparti” disse Remus, prendendola in braccio.
“Sto bene, non c’è bisogno” rispose Hermione.
“No, va bene. L’ufficio di Severus è vicino e tu non sei pesante” rispose Remus, stringendo la ragazza, lei sospirò e si appoggiò al petto del mannaro.
Arrivati all’ufficio di Piton, Remus bussò con un piede, qualche istante dopo la porta si aprì.
“Da quando buss… Che è successo?!” disse il professore, vedendo Hermione in braccio a Remus.
“Niente, si è solo presa un brutto spavento” rispose Remus, entrando nell’ufficio.
“Dalla a me” disse Severus, allungando le mani.
“No, ce la faccio” rispose Remus, fece qualche passo e depositò Hermione sulla sedia.
“Vuoi spiegarmi che diavolo le è successo?” domandò Piton, guardando Hermione sempre più pallida.
“È stata colpa mia, l’ho vista camminare nel corridoio e le sono andato dietro, per salutarla. Hermione si è spaventata, ha sentito i miei passi e pensava di essere seguita” spiegò Remus.
“Sei un maledetto idiota, Lupin” rispose Piton, con astio. Prese una bottiglia di Whisky Incendiario, la versò in un bicchiere e lo porse alla ragazza “Tieni, bevi questo, ti sentirai meglio”.
Hermione annuì, prese il bicchiere dalle mani del professore e bevve un piccolo sorso.
“Avresti dovuto aiutarla, non spaventarla a morte, deficiente che non sei altro” commentò Severus, tornando a fissare Remus.
“È stato un incidente!” si difese Remus.
“Sapevo che non dovevo dirle di parlare con te di quello che è successo, sei dannatamente inutile”.
“Mi dispiace informarti che Hermione non ha parlato con me di quello che è successo” rispose Remus, incrociando le braccia.
“Ha detto che l’avrebbe fatto oggi”.
“Bè ti ha mentito”.
“Probabilmente perché ha capito che sei solo un inutile pezzo di carne che passa tutto il tempo ad autocommiserarsi, non saresti stato di sicuro di nessun aiuto” disse Piton, lanciandogli uno sguardo di fuoco.
“Si suppone che dovresti essere tu ad occuparti e prenderti cura di lei, non scaricarla a me perché non sei in grado di affrontare le situazioni difficili”.
“Non osare parlarmi con questo tono, Lupin!” gridò Piton.
“Adesso basta!” urlò Hermione, alzandosi in piedi “Smettetela!”
“Hermione…” tentò Remus.
“No niente Hermione. State litigando come due bambini! Io so benissimo cavarmela da sola, non ho bisogno che qualcuno si prenda cura di me, sono cresciuta, so affrontare i problemi!” strillò la ragazza “E smettila di guardarmi così, Severus”.
“Così come?” domandò Piton, arrabbiato.
“Come se fossi una debole, come se ti aspettassi che cadessi a pezzi da un momento all’altro! Io non sono debole, sono forte! Ho combattuto una guerra, ho vinto una guerra!” gridò Hermione e lanciò il bicchiere di Whisky nel camino “Mi avete rotto, tutti e due” aggiunse e uscì dall’ufficio.
“Che fai lì impalato!” esclamò Remus “Valle dietro!”
Piton annuì e uscì di corsa dall’ufficio “Hermione, aspetta!”
“Lasciami in pace, Severus” rispose Hermione, affrettando il passo. Piton la raggiunse e la afferrò per un braccio, Hermione tentò di divincolarsi, ma lui la spinse contro il muro, premendo il suo corpo su di lei “Ora devi calmarti, Hermione”.
“Non sta a te dirmi quello che devo fare, non sono una bambolina che puoi comandare a piacere!”
“Non fare la stupida, Granger!” rispose Piton, la ragazza notò subito il cambiamento da Hermione a Granger. Lo spinse via e lo guardò infuriata.
“Posso superare da sola quello che è successo”.
“Non sai quello che dici” rispose Piton, cercando di avvicinarsi a lei, ma lei lo spinse di nuovo indietro.
“So benissimo quello che dico, sono forte, posso farcela da sola!”
“Tu sei sotto shock” rispose Piton “E fin tanto che ti ostinerai a non dare importanza alla cosa, continuerai a peggiorare!”
“Così credi che io sia una stupida, che non sappia quello che sto passando, ma certo, sono sicura che tu lo sai, vero? Tu sai sempre tutto, il grande Severus Piton!”
“Certo che sei una stupida, ti stai comportando come una stupida ragazzina!” sbraitò Piton.
“Hai sempre pensato che io fossi debole e adesso credi che abbia un qualche disturbo da stress post traumatico. Bè mi dispiace, ma non è così, io sto bene. Siete voi che vi ostinate ad amplificare tutto a vedermi come la povera Hermione, chissà cosa avrà passato! Sono stufa degli sguardi compassionevoli di tutti!”
“Certo, si vedeva come stavi bene quando Lupin ti ha portato di peso nel mio ufficio, sembravi un cadavere e solo perché hai sentito dei passi nel corridoio” rispose Piton, indicando la porta del suo ufficio, qualche metro più in là.
“Chi sei tu per giudicarmi? Chi sei tu per dirmi come vivere la mia vita? Hai sempre voluto comandarmi a bacchetta, hai sfruttato i sentimenti che provo per te per tenermi sotto controllo, mi hai sottomessa, mi hai usata come se fossi un giocattolo. Ti amavo e tu non mi hai mai dato niente in cambio. E ora sei solo preoccupato che io possa perdere il controllo, sei preoccupato che possa esplodere e dire a qualcuno di te. Hai solo paura che la scuola venga a sapere che vai a letto con una studentessa! Non è vero? Non è forse così?”
“Non so davvero perché sto qui a perdere il mio tempo con te, sei solo una piccola arrogante e ottusa ragazzina” rispose Piton, il suo viso era una maschera di rabbia e disprezzo.
“Non ti preoccupare, non dovrai più perdere tempo con me. Il peso si toglie di mezzo, la spina nel fianco smetterà di tormentarti. Così sarai finalmente di nuovo solo. Dici tanto a Remus che è patetico e passa la sua vita ad autocommiserarsi, ma tu non sei diverso da lui. Ma d’ora in poi me ne lavo le mani, puoi stare da solo a rimpiangere la tua santa Lily”.
“Che aspetti allora, perché sei ancora qui? Sparisci, vai al diavolo da qualche altra parte”.
“Con molto piacere!” rispose Hermione, con decisione. Guardò Piton con amarezza e rabbia e corse via.
Piton strinse i pugni, guardandola svoltare l’angolo e tornò sui suoi passi.
“Che diavolo hai da guardare?” domandò arrabbiato a Remus che lo fissava con rabbia.
“Hai avuto il tatto di un elefante in una cristalleria, Severus!”
“Credi che mi importi qualcosa di quello che pensi? Non me ne frega niente! Hai capito, niente! Hermione è solo una stupida ragazzina e io sono stato ancora più stupido a farmi coinvolgere da lei. Vuole stare da sola  a subire la vita? Bene, può fare da sola! Non mi importa niente di lei, può marcire all’inferno per quel che mi riguarda! Se tu vuoi aiutarla sono problemi tuoi, corrile dietro come un cagnolino, consolala, falla star meglio. Non mi importa, puoi averla tutta per te, è tua!”
“Non lo pensi davvero” disse Remus, scuotendo la testa.
“Certo che lo penso davvero! La Granger è fuori dalla mia vita. Finalmente avrò un po’ di pace. L’unica cosa che voglio è essere lasciato in pace, perciò fuori di qui Lupin o ti sbatto fuori io”.
“Andrò a cercare Hermione” rispose Remus, guardando Piton con uno sguardo strano.
Piton rise con malignità “Bravo, valla a cercare, sai quanto mi importa. Trovala, non trovarla, consolala, non consolarla. Te l’ho detto, non sono più affari miei. È tutta tua, puoi pure scopartela per quanto mi interessa”.
“Sei un idiota!” rispose Remus, lo guardò con astio e uscì dall’ufficio.
Remus corse lungo il corridoio e salì fino al settimo piano, si mise le mani sulle ginocchia e si piegò cercando di prendere fiato. Una volta che il respiro fu tornato normale, si avvicinò al quadro della Signora Grassa “Ricordella”.
“Buona sera a lei professor Lupin” disse la signora Grassa, assotana e lo lasciò entrare.
Nella Sala Comune dei Grifondoro c’erano solo un paio di studenti, Remus individuò Ginny su uno dei divani rossi che stava leggendo la Gazzetta del Profeta.
“Ginny?” chiamò Remus.
La rossa alzò lo sguardo e come gli altri Grifondoro, lo guardò sorpresa dal trovarlo lì a quell’ora.
“Professore?” mormorò Ginny, guardandosi in giro. Lentamente gli altri studenti ritornarono alle loro occupazione.
“Sto cercando Hermione” sussurrò Remus.
“Hermione non è qui, lei è… ehm… di sotto” bisbigliò Ginny.
“No” disse Remus, scuotendo la testa “Vengo da lì, è successo un po’ un casino ed è scappata via”.
“Come?” esclamò Ginny, i pochi studenti rimasti la guardarono incuriositi. La rossa lanciò uno sguardo di scusa al professore e abbassò la voce “Cosa è successo?”
“Stava andando di sotto, l’ho vista e le sono corso dietro, lei si è spaventata” disse Remus a voce bassissima “È ancora agitata per la storia di Greyback, l’ho portata da lui e poi hanno litigato e lei è scappata via”.
“Non mi dire” commentò Ginny, sorpresa “Bè non è la prima volta che litigano”.
“Questa volta non è così, li ho sentiti mentre litigavano e anche dopo lui mi ha detto che non gli importa niente di lei. Credo che questa volta sia finita, davvero. Devo trovare, Hermione”.
“Povera Hermione” bisbigliò Ginny “Non ho mai capito perché, ma era così presa da lui”.
“Non sai dove possa essere?” domandò Remus, preoccupato.
“No… Ma, aspetta!” sussurrò Ginny, alzandosi “Torno subito”.
Remus annuì e la rossa partì verso il dormitorio, cinque minuti dopo ritornò nella Sala Comune, dove Remus era infine rimasto solo.
“Ecco qua” disse Ginny, contenta di non dover più bisbigliare.
“Quella è la mappa del Malandrino!” esclamò Remus, guardando il vecchio foglio di pergamena tra le mani di Ginny.
“Ho chiesto ad Harry, di lasciarmela, sai dopo l’ultima volta. In fondo avevi ragione tu, lui non è più a Hogwarts e non se ne fa niente” rispose Ginny, aprendo la mappa “Aiutami a cercarla! Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”.
Remus e Ginny iniziarono a cercare Hermione nella mappa “Spero che non sia uscita dai confini del castello”.
“No, non è così” rispose Remus.
“Eccola!” disse Ginny, indicandola con il dito “È sulla Torre di Astronomia”.
“Grazie Ginny” disse Remus, annuendo.
“Vengo con te” disse la rossa.
“No, rimani qui” rispose Remus, pacato “Mi occuperò io di Hermione, non preoccuparti”.
“Tienila” disse Ginny, porgendogli la mappa “Serve più a te e sono sicura che Harry non abbia niente in contrario se per un po’ la prendi tu”.
“Ok” disse Remus, piegando la mappa “Grazie ancora”.
Uscì dalla Sala Comune e raggiunse di corsa la Torre di Astronomia, arrivò in cima, ma non trovò Hermione, preoccupato si sporse oltre la balaustra.
“Tranquillo, non voglio buttarmi di sotto” disse la voce di Hermione dietro alle sue spalle. Remus si voltò e trasse un sospiro di sollievo, Hermione era lì seduta per terra appoggiata al muro, rannicchiata per scacciare la brezza frizzante che soffiava quella notte.
Remus le sorrise “Non l’ho mai pensato”.
“Come mi hai trovato?” domandò la ragazza. Remus si sedette accanto a lei e tirò fuori dalla tasca la Mappa del Malandrino “Ginny” commentò Hermione.
“Sì, ero andato a vedere se fossi tornata in Sala Comune e lei mi ha dato una mano a trovarti” spiegò Remus.
“Lei hai detto qualcosa di quello che è successo?”
“Qualcosa sì. Scusa, ho dovuto” rispose Remus, afferrandole la mano.
“Non fa niente, va bene” disse Hermione “Ginny ha il diritto di sapere”.
“Come stai?”
“Credevo bene” rispose la ragazza, alzando le spalle.
“Dovresti parlare di quello che è successo, Sever….”
“Non parlarmi di quel bastardo!” esclamò Hermione.
“Scusa, ma ha ragione, dovresti sfogarti” rispose Remus, accarezzandole la mano che teneva stretta “È l’unico modo per riuscire a superare quello che ti è successo, quello che ti ha fatto passare Greyback. Sennò continuerà a tormentarti”.
Hermione lo guardò e gli lanciò uno sguardo sorpreso “Perché tu non sei tormentato da quello che è successo?”
“No, cioè mi spiego meglio. La maledizione del Lupo Mannaro mi tormenta, ma solo perché è diciamo… Fastidiosa, ma non sono più tormentato da Greyback, dalla sua ombra, dal fatto che ha provato ad uccidermi quando avevo solo quattro anni” spiegò Remus.
Hermione appoggiò la testa sulla sua spalla “Mi ha raccontato cosa ti ha fatto, è stato orribile”.
“È passato, perché né ho parlato. Né ho parlato con mio padre, con i miei amici e poi Greyback non mi ha fatto più paura, ero segnato dalla licantropia, ma non dalla paura. È importante parlarne, non puoi tenere tutto dentro, io l’ho fatto e l’ho superato. Alla fine sono riuscito a confrontarmi con lui, senza timore”.
“Non so come parlarne” disse Hermione, stringendo la mano di Remus.
“Parti dall’inizio e poi vedrai, ti sentirai più leggera ad ogni parola” rispose il mannaro.
Hermione trasse un profondo respiro “Mi ha presa mentre stavo tornando da casa di Hagrid, avevo sentito i rami muoversi, ma ho pensato che fosse stato solo il vento e poi tutto è diventato buio. Mi sono svegliata in una catapecchia, lui era lì, mi ha detto che dovevo saperlo che prima o poi sarei stata sua. Erano stati gli ultimi mangiamorte rimasti a mandarlo a prendermi, ma lui aveva deciso di tenermi con sé, voleva trasformarmi in un Lupo Mannaro, diceva che sarei stata un fantastico Lupo” iniziò a raccontare Hermione, sentendo le lacrime spingere contro i suoi occhi, ma come aveva detto Remus una volta che aveva iniziato si sentiva più leggera e doveva continuare a raccontare “Lì mi ha detto di averti visto con me e mi ha raccontato quello che ti aveva fatto. Ero legata con delle catene magiche, più mi muovevo e più mi laceravano i polsi, avevo un raggio di spostamento di poco più di un metro, in pratica l’unica cosa che potevo fare era stare sul letto o per terra. La prima sera mi ha trascinato nel letto con lui, ho cercato di dimenarmi ma lui era troppo forte, diceva che se stavo ferma non mi avrebbe fatto niente e così ho fatto, ma poi lui mi ha toccato… Mi ha toccato nelle parti…. Bè… Intime…”
Sentì Remus irrigidirsi, ma poi il mannaro le mise l’altra mano su quella che stringeva “Va tutto bene, continua”.
“Mi sono opposta e lui mi ha buttato giù dal letto con un calcio e ho picchiato la testa, mi è uscito del sangue e lui l’ha leccato via. Mi ha detto che ero fortunata perché non si accoppiava con quelli della mia specie, ma appena mi avesse trasformato mi ha giurato che mi avrebbe fatto sua in tutti i modi possibili” disse Hermione, rabbrividendo “Nei giorni successivi ho aspettato, senza mangiare, cercando di non dormire. Per fortuna lui stava poco in casa, era spesso fuori a cercare tutte le cose necessarie per la Luna Piena. L’ultimo giorno, quello del plenilunio, quando ormai avevo perso le speranze che qualcuno mi trovasse, ho provato a liberarmi dalle catene, dilaniandomi i polsi. Lui è tornato e non gli è piaciuto quello che ho fatto, mi ha sbattuto a terra e si è messo sul letto. Si è addormentato e io ho visto la mia bacchetta spuntare dalla sua tasca, ho cercato di prenderla, ma lui si è svegliato. Si è infuriato, mi ha picchiato, mi ha rotto una caviglia e voleva violentarmi, così da farmi imparare la lezione. Era sopra di me, ma Harry è arrivato” concluse Hermione, sentendo le lacrime rigarle il viso.
Remus le asciugò le lacrime “Ti hanno trovata, sei salva”.
“Se fossero arrivati solo cinque minuti dopo lui mi avrebbe presa, mi avrebbe stuprata” mormorò Hermione.
“Ma ti hanno trovato, sei salva” ripeté Remus.
“Sì” disse Hermione, asciugandosi alla lacrime “Sono salva e gliel'ho fatta pagare”.
“E da dopo domani lui non potrà più far male a nessuno” disse Remus, accarezzandole la guancia. Hermione si appoggiò di nuovo sulla sua spalla “Grazie, Remus”.
Passarono qualche minuto in silenzio, ascoltando i rumori della notte.
“Andiamo, hai bisogno di riposare, ti accompagno” disse Remus, alzandosi. Porse la mano ad Hermione e la aiutò a rimettersi in piedi.
“Non voglio tornare nel dormitorio, mi sento terribilmente sola quando sono lì” disse Hermione.
“Ma ci sono tutte le tue compagne, c’è Ginny”.
“Lo so che è stupido” borbottò la ragazza.
“Ti porto da Severus”.
“Stai scherzando vero?”
“Scusa” mormorò Remus, abbracciandola “Ci sono qui io, puoi dormire da me”.
“No, non voglio disturbarti” rispose Hermione, sciogliendosi dall’abbraccio.
“Non mi disturbi, sciocca” disse Remus, dandole un buffetto sulla fronte “Vedrai il mio letto è davvero comodo e io posso dormire sul divano”.
“Ma non è giusto” rispose Hermione.
“Niente storie, è deciso” rispose Remus, regalandole un sorriso “Cammina!”
Hermione gli sorrise a sua volta e si incamminò verso le scale.
Raggiunsero gli alloggi di Remus, il Mannaro le fece strada ed Hermione si ritrovò nella sua camera da letto.
“Quel divano è troppo piccolo” disse Hermione, guardando il divano dove avrebbe dovuto dormire il mannaro.
“È molto comodo in verità, ci ho dormito diverse volte” rispose Remus, sedendosi sul divano.
“Quando eri troppo ubriaco per raggiungere il letto?” domandò Hermione, togliendo le scarpe con un sorrisetto.
“Ah-ah spiritosa! Mi metto qui a leggere, la luce è migliore e a volte mi è capitato di addormentarmi”.
Hermione si tolse la polvere dai pantaloni, si tolse il maglione e si infilò nel letto “Davvero, Remus. Il letto è grande, mi sento in colpa a farti dormire lì, giuro che non ti starò appiccicata”.
Remus rise “Dormi, Hermione. Io starò bene!”
“Ma quel divano è minuscolo!”
“Dormi” rispose Remus, sdraiandosi sul divano, era decisamente troppo alto per dormire su quel divano, le sue gambe penzolavano fuori in una posizione che di comodo non aveva niente, estrasse la bacchetta e la agitò spegnendo le luci “Buona notte, Hermione”.
“Grazie Remus, buona notte”.


“Hermione svegliati”.
“Mmm”.
“Dai dormigliona, apri gli occhi”.
Hermione aprì gli occhi e sbadigliò “Ciao”.
“Buongiorno” salutò Remus, con un sorriso.
“Ehi, sei nel letto!” esclamò Hermione, vedendolo sotto le coperte “Alla fine di sei deciso a lasciare quel divano scomodo”.
“Non è per lo scomodo” disse Remus, stiracchiandosi “È che alle tre di notte mi sono girato e sono finito con il culo per terra, quindi ho pensato di accettare il tuo invito a dividere il letto”.
Hermione rise “Remus ho dormito!” strillò la ragazza, entusiasta.
“Sì, hai ancora russato ad un certo punto”.
“Scemo!”
Remus rise di gusto e spostò la mano sotto il cuscino “Sì hai dormito, Hermione. Senza incubi”.
“Senza incubi” ripeté Hermione, meravigliata.
“Sei felice?”
Hermione annuì “Molto”.
“Sono felice anche io” disse Remus, dandole un buffetto.
“Ehi ma che ora è?” domandò Hermione, guardando fuori dalla finestra.
“Quasi le sette”.
“Quasi le sette?” strillò la ragazza, mettendosi a sedere “Oh mio Dio! È tardissimo! Perché mi hai lasciato dormire così tanto?”
Remus si puntellò sui gomiti e la guardò sorpreso “Così tanto? Mancano più di due ore all’inizio delle lezioni. Aspetta, quando dormivi da Sev… Ehm… Piton a che ora ti svegliavi?”.
“Alle cinque”.
“Alle cinque?” domandò Remus, sorpreso.
“Aveva paura che qualcuno mi vedesse uscire dal suo ufficio, era alquanto paranoico” rispose Hermione. Remus sorrise e le mise una mano sulla spalla tirandola di nuovo sul materasso.
“Avevi bisogno di dormire ed esiste sempre l’incantesimo della Disillusione” commentò Remus.
“Hai ragione” disse Hermione, mettendosi su un fianco per guardarlo in faccia “Non sei preoccupato che qualcuno mi veda uscire da qui?”
“No” rispose semplicemente il Mannaro.
“Grazie”.
“Per cosa?”
“Per essere come sei” rispose Hermione “Sei un amico eccezionale”.
“Che amico sarei se non ti aiutassi nei momenti di difficoltà?” mormorò Remus, sorridendole.
Hermione si sporse verso di lui e lo abbracciò, sentì subito Remus irrigidirsi, al contatto del loro corpi “Che hai?” domandò la ragazza, sciogliendosi dall’abbraccio.
“Niente”.
“Sei strano”.
“Non è vero”.
“Ti rendi conto che abbiamo dormito abbracciati nel mio letto dell’infermeria una settimana fa e non hai fatto tutte queste moine?” disse Hermione, scrutandolo con attenzione.
“Non ho fatto alcuna moina” protestò Remus.
“È per Piton, non è vero?”
“No”.
“Stai mentendo” disse Hermione “Lo sai che non devi ascoltare quello che dice quel bastardo e di certo non penso che tu ti sia infilato nel letto accanto a me con propositi diversi dal semplice dormire”.
“Non è per Piton, davvero” le assicurò Remus.
Hermione lo guardò, dubbiosa “Cosa mi stai nascondendo?”
“Ma niente, te lo giuro” disse Remus, mettendosi a sedere.
Hermione lo prese per le spalle e lo spinse di forza sul materasso, tenendolo fermo con le braccia “Remus tu sei mio amico e gli amici sono sinceri l’un l’altro, cosa è che non mi dici?”
Remus sbuffò e la allontanò “Va bene, mi sono sentito strano quando mi hai abbracciato”.
“Perché?”
“Ho pensato a cosa avrebbe detto Piton se ti avrebbe vista”.
“Perché?” ripeté la ragazza.
“Quando è tornato nell’ufficio, dopo che vi siete detti tutte quelle cose, ho cercato di farlo ragionare. Ma lui ha detto che aveva chiuso con te, che era tu eri un mio problema e che a lui non interessava più niente, che potevo anche portarti a letto per quello che gli concerneva”.
“Ha detto proprio così?”
“Credo che le parole esatte siano state ‘È tutta tua, puoi pure scopartela per quanto mi interessa’”.
“Oh… Capisco” mormorò Hermione.
“Non avrei dovuto dirtelo” disse Remus, dispiaciuto.
Hermione scosse la testa “No, hai fatto bene a dirmelo invece. Sono contenta che tu l’abbia fatto, questo dimostra che Piton è solo uno stronzo bastardo, a cui non interessa niente di me, sono contenta che sia finita, finalmente ho aperto gli occhi e ho visto quello che era davvero la nostra relazione. È meglio così”.
“Davvero?”
“Sì, la relazione che avevo con lui era troppo strana, eravamo troppo diversi e mi avrebbe portato solo verso sofferenza e dolore, è un bene che sia finita prima” rispose Hermione, mettendosi a sedere.
Remus la imitò “Ma tu lo ami? E sono convinto che ha detto questo cose solo perché era arrabbiato”.
“Non mi importa, è finita. Ed è giusto così, grazie di essere stato sincero con me” rispose Hermione, si alzò dal letto e si infilò il maglione.
“Stai bene?” chiese Remus, facendo il giro del letto.
“Credo di sì” rispose Hermione, si avvicinò a lui e lo abbracciò “Sei un amico eccezionale” disse di nuovo la ragazza, si sciolse dall’abbraccio e gli fece un sorriso.
“Il tuo stomaco brontola” disse Remus, ricambiando il sorriso.
“Ho fame, vado a mettere la divisa e poi a colazione”.
“Ci vediamo dopo”.
Hermione annuì “Sì, a dopo”.

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Hola!
Rieccomi con un nuovo capitolo! Lo so, adesso mi state tutti odiando, maledicendo e tante altre cose brutte, ma che ci posso fare, io seguo la storia e questa mi ha portato qui! Ehehhehe
Anche se devo ammettere che quando ho scritto la frase ‘È tutta tua, puoi pure scopartela per quanto mi interessa’ l'ho guardata per un attimo, mi sono messa a ridere e ho detto "Sono proprio cattiva!" ahahhahaha ;) 
Hermione è un po' fuori fase in questo capitolo, ma d'altronde è stata rapita, picchiata e quasi violentata. Non può essere tutto subito rose e fiori, una reazione del genere mi sembra più che comprensibile ;)
In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto ;) come sempre un doveroso ringraziamento va a tutti quelli che seguono e recensiscono la storia! Aspetto con ansia il vostro commento!
Baci
HermCH 

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Capitolo 27
*** Emozioni contrastanti ***


27. Emozioni contrastanti

 

Hermione salì nel dormitorio, molte sue compagne dormivano ancora, ma il letto di Ginny era vuoto. Si infilò velocemente la divisa e corse fuori dalla Torre dei Grifondoro. Come aveva previsto, trovò Ginny al tavolo di Grifondoro che stava facendo colazione.
La rossa le lanciò uno sguardo di fuoco, Hermione si avvicinò con sguardo basso e si sedette accanto a lei.
“Scusa” mormorò Hermione, prima che Ginny avesse la possibilità di aprire la bocca.
“Ti rendi conto” disse Ginny, con voce bassa e ferma “Di quanto mi hai fatto stare in pensiero?”
“Scusa”.
“Non ho praticamente dormito tutta la notte, aspettando che tornassi!”
“Scusa” ripeté di nuovo Hermione, sconsolata.
“Perché non sei tornata? È finita come ha detto Remus o avete fatto pace? Hai dormito di sotto?”
Hermione alzò lo sguardo verso il tavolo dei professori, Severus era  lì a poca distanza da Remus, mangiava tenendo gli occhi bassi, il suo viso era una maschera di disprezzo.
“Allora?!” intimò Ginny, alzando la voce, Dean, Demelza e altri Grifondoro si girarono a guardarla.
Hermione scosse la testa e avvicinò la bocca al suo orecchio “È finita con lui, ho dormito da Remus questa notte”.
Ginny strabuzzò gli occhi, sorpresa.
“Non è come pensi” sussurrò Hermione “Avevo solo bisogno di un posto tranquillo, lui ha dormito sul divano”.
“Stai bene?” chiese Ginny, mentre Hermione sorseggiava un po’ di tè.
La ragazza alzò le spalle “Credo di aver aperto gli occhi alla fine, tutto quello che vedevo in lui era una mia illusione, non gli interessa niente di me”.
Sentì la mano di Ginny, posarsi sulla sua spalla “Mi dispiace, tesoro”.
“Passerà” mormorò Hermione “Passa sempre”.
Ginny le strinse la spalla, Hermione si sentì meglio percependo il contatto con l’amica, la guardò negli occhi e le sorrise “Grazie, Gin”.
“Sono qui per te” rispose Ginny, lasciandole andare la spalla.
Hermione afferrò un muffin e gli diede un morso, se né pentì subito, sembrava di mangiare sabbia. Deglutì a fatica e bevvè un altro sorso di tè. Notò Remus alzarsi dal tavolo dei professori e percorrere la Sala Grande.  Guardò Piton, anche lui aveva finito di mangiare.
Salutò Ginny, agguantò la borsa e corse dietro a Remus. Riuscì a fermare il professore di Difesa parandosi davanti a lui, vicino alle scale per i sotterranei.
“Ehi, avevi così bisogno di parlarmi?” chiese Remus, sorridendo.
“Scusa, volevo solo sapere come stai” rispose Hermione.
“Sto bene, grazie, come prima” disse Remus. La ragazza notò Piton uscire dalla Sala Grande e venire verso di loro, il professore camminava lentamente, con lo sguardo fisso a terra.
“Ieri sera sei stato davvero dolce e fantastico, Remus. Era tanto che non mi sentivo così con qualcuno” disse Hermione, mettendogli la mano sul braccio con un sorriso.
“Bè grazie, lo sai che per te ci…” Remus si interruppe vedendo la figura di Piton passar loro accanto “…Sono” concluse sorpreso. Guardò Hermione scioccato, la prese per un gomito e la pilotò verso l’aula di Divinazione di Fiorenzo “A che gioco stai giocando?” domandò Remus, una volta chiusa la porta.
“Che vuoi dire?” domandò distrattamente Hermione.
“Hai detto quella frase perché sapevi benissimo che Piton sarebbe passato di lì in quel momento e avrebbe sentito” spiegò Remus, irritato.
“Non so a cosa ti riferisci, Remus” mormorò Hermione, non curante.
“Perché lo hai fatto?”
“Fatto cosa?”
“Dacci un taglio, Hermione” ordinò Remus.
“Rilassati, non è successo niente”.
“L’hai fatto per vendicarti di quello che mi ha detto ieri sera, non è così?” domandò Remus, passandosi la mano sul viso “Sapevo che non avrei dovuto dirtelo! Dannazione, che ti prende Hermione?! Tu non sei vendicativa”.
Hermione sbuffò “Se lo meritava! E poi so essere vendicativa quando voglio, l’ho fatto anche con Ron, al sesto anno. Dovevamo andare assieme alla festa di Natale di Lumacorno e lui si è messo a pomiciare con Lavanda Brown in mezzo alla Sala Comune solo perché Ginny gli aveva detto che due anni prima avevo baciato Viktor Krum. Gli ho lanciato dietro degli uccelli, ha ancora i segni e poi ho invitato alla festa Cormac McLaggen, che Ron detestava!”
“D’accordo, sai essere vendicativa, lo abbiamo appurato!” disse Remus, alzando le mani “Ma io non voglio avere niente a che fare con questo, mi sono già preso un pugno da Piton!”
“Ha detto che non gli importa niente, no? Ti ha perfino dato il suo benestare, allora perché dovrebbe picchiarti?”
“Lo sai che non è così, lo ha detto solo perché era arrabbiato” rispose Remus “E quello che hai appena fatto lo farà arrabbiare ancora di più”.
“Ben gli sta” rispose Hermione, alzando le spalle.
Remus le lanciò uno sguardo torvo “Lasciami fuori da questa storia, Hermione!” aprì la porta e uscì. Hermione sbuffò e lo seguì, individuò Ginny fuori dalla Sala Grande che l’aspettava, la raggiunse e andarono a Incantesimi.
Dopo la lezione di Incantesimi ad Hermione toccò trascinarsi verso i sotterranei per Pozioni, come le aveva predetto Remus, Piton era una maschera di rabbia, intrattabile e acido.
Fulminava gli studenti con lo sguardo appena aprivano la bocca e toglieva più punti del solito, anche ai suoi amati Serpeverde. Hermione si mise di impegno nell’ignorarlo e completare la sua pozione.
“Signorina Granger, ha per caso perso la facoltà di leggere?” le domandò Piton a metà della lezione, aleggiandole dietro le spalle.
“Come prego?” domandò Hermione, confusa.
“Sa dirmi cosa c’è scritto alla quinta frase del suo manuale di pozioni?” chiese il professore, guardandola con disprezzo “Perché se fosse in grado di leggere, non avrebbe messo tre goccie di acqua di fiume invece che due” aggiunse senza nemmeno lasciarla parlare.
“Ho letto il manuale, professore” rispose Hermione, scandendo l’ultima parola.
“È dunque così arrogante, So-Tutto-Io e idiota da non rispettare le indicazioni?” sbraitò Piton.
Hermione fissò Ginny, che la guardava terrorizzata, le accennò un sorriso “Mi dispiace, professore Piton. Ma credo che si sia appena dato dell’arrogante, So-Tutto-Io e idiota da solo. In quanto è stato lei, se ben ricorda, a insegnarmi di aggiungere tre gocce invece che due per velocizzare il processo di fermentazione!”
“FUORI!” gridò Piton “Fuori dalla mia aula, Granger! Cinquanta punti in meno a Grifondoro! Non le permetto di usare questo tono nella mia aula! Raccolga le sue cose e SPARISCA!” si diresse con passo pesante alla cattedra e vi sedette, furibondo.
Hermione fece l’occhiolino a Ginny, raccolse le sue cose e uscì dall’aula di Pozioni. Salì nella Sala d’Ingresso e uscì dal portone, non avrebbe voluto farsi cacciare dall’aula di pozioni, ma non era riuscita a trattenersi. Severus era livido dopo la sua risposta e questo le aveva dato una certa soddisfazione. Chiuse gli occhi, beandosi del sole di primavera.
Il giorno dopo seguì le lezioni con attenzione, non poteva permettersi di perdere altre materie, lavorò sodo durante tutto, ma durante l’ultima ora del giorno, Aritmanzia. Jack Slooper entrò nell’aula dicendo alla professoressa Vector, che la ragazza era stata richiesta dalla preside.
Hermione uscì dall’aula confusa, pensando a quale potesse essere il motivo per una sua convocazione e poi capì. Per tutto il giorno non ci aveva pensato, ma quello era il giorno della sentenza.
Salì nell’ufficio della preside, dove vi trovò anche Harry e Remus.
“Buongiorno” salutò Hermione “Mi ha fatto chiamare?”
“Certo Hermione, siediti” disse la preside, indicando una delle sedie vuote.
“Preferisco stare in piedi se non le dispiace” rispose Hermione, alzò gli occhi sul quadro di Silente, che la fissava con attenzione, il preside le lanciò un sorriso benevolo e la ragazza ricambiò.
“Molto bene” mormorò la McGranitt, avvicinandosi “Credo che tu sappia perché sei qui”.
Hermione annuì.
“È finita, Hermione” disse Harry, prendendole la mano “Quel mostro ha avuto quello che si meritava”.
“È stato eseguito?” mormorò Hermione.
“Sì, nel primo pomeriggio Greyback ha subito il bacio del Dissennatore” rispose Harry, stringendole la mano.
Hermione rabbrividì.
“Stai bene?” mormorò Remus, scrutandola.
Hermione emise un sorriso tirato “Sto bene, è come ha detto Harry, quel mostro ha avuto quello che si meritava. Io sto bene, sono salva e lui non potrà più fare male a nessuno!”
“Sicura?” chiese Harry.
Hermione lo abbracciò “Certo che sono sicura”.
“Bene, l’importante è che tu stia bene, Granger” commentò la preside.
Hermione si sciolse dall’abbraccio di Harry e la guardò “Posso tornare in classe adesso? Non vorrei perdere troppo tempo”.
“Accordato, signorina Granger” rispose la McGranitt “È un’ottima idea visto che da quel che ho sentito già ieri hai perso una lezione”.
“Mezza in realtà” rispose Hermione, sorridendo a mo’ di scusa.
“Mmm… D’accordo, torna in classe adesso”.
“Ti accompagno!” propose Harry. Hermione annuì e uscirono dall’ufficio della preside.
“Perché hai saltato mezza lezione ieri?” domandò il prescelto, incuriosito.
“Piton mi ha buttato fuori dall’aula” rispose Hermione, alzando le spalle.
“Piton? Dall’aula? Ma tu e lui…” le parole morirono in gola al ragazzo, quando vide Hermione scuotere la testa “Non state più assieme?”
“No” mormorò Hermione.
“Ma come? Cosa è successo?”
“Niente” disse la ragazza, stringendosi nella spalle “Credo di aver semplicemente aperto gli occhi su quello che era la nostra relazione”.
“Non so che dire” borbottò Harry, grattandosi la testa.
“Non devi dire niente, Harry”.
“Mi sa che porto sfiga”.
“Perché?” domandò Hermione, stupita.
“Mi hai detto che stavate assieme una settimana fa e adesso vi siete mollati, dimmi te se non porto sfiga” rispose Harry, allargando le braccia.
Hermione rise, per la prima volta da giorni, genuinamente divertita “Sei uno scemo, Harry Potter”.
“Arrivati” annunciò Harry, indicando l’aula di Aritmanzia “Ci vediamo dopo, ok?”
“Si a dopo” rispose Hermione, si scostò verso di lui e gli diede un bacio sulla guancia.
Dopo la lezione di Aritmazia torno in Sala Comune e si buttò su i libri, come aveva fatto per il resto del giorno e riuscì a finire tutti i compiti per il weekend.
Erano le otto passate, era in Sala Comune e si stava annoiando. Sbuffò e si alzò dal divano, salutò Dean e oltrepassò il buco del ritratto. Scese qualche piano più in giù, osservando gli studenti, camminando lentamente. Si stiracchiò e finalmente raggiunse l’ufficio del professore di Difesa, bussò tre volte e sentì la voce di Remus provenire dall’interno.
“Ciao, disturbo?” domandò la ragazza, entrando.
“Ciao! No certo, entra” disse Remus, indicando una delle due sedie davanti alla sua scrivania. Hermione sorrise ed entrò, sedendosi di fronte a lui.
“A cosa devo la visita?”
“Mi annoiavo” confessò Hermione, alzando le spalle “Ho fatto tutti i compiti, Ginny è andata fuori a cena con Harry, volevano restare qui con me, ma li ho incoraggiati a godersi la loro serata e adesso mi annoio”.
“Io invece stavo giusto correggendo l’ultimo compito di quelli del sesto anno” disse Remus, indicando i fogli davanti a lui.
“Se vuoi me ne vado”.
“Non essere sciocca” rispose Remus. La ragazza notò un bicchiere con dentro dell’idromele sulla scrivania di Remus e lo prese in mano “Ora non vorrai farmi la predica?” domandò il mannaro, incerto.
“No” rispose Hermione, si portò il bicchiere alle labbra e lo svuotò sotto lo sguardo stupito del professore.
“Signorina Granger, lei mi soprende!” esclamò Remus.
Hermione rise senza gioia “Forse l’alcol non è poi così male per distogliere la mente dai… problemi”.
“Stai bene?” le chiese Remus, preoccupato.
“Sto bene, tranquillo” rispose Hermione, posando il bicchiere sul tavolo “Ehi quella è la Mappa del Malandrino?” aggiunse indicando un vecchio foglio di pergamena sulla scrivania di Remus.
Il mannaro alzò lo sguardo dal compito che stava correggendo “Proprio lei”.
“Posso?”
“Certo”.
Hermione prese la pergamena, estrasse la bacchetta e sussurrò “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” l’inchiostrò iniziò subito a delinearsi sulla pergamena. Hermione aprì la mappa e iniziò a osservare incuriosita i puntini che si muovevano. Gazza si aggirava al secondo piano, la preside faceva avanti e indietro nel suo ufficio, Madama Chips si muoveva nell’infermia “Oh mio Dio!” esclamò Hermione, sorpresa.
“Che c’è? Che hai visto?” domandò Remus, incuriosito.
“Demelza Robbins e Dennis Canon!”
“Che fanno?”
“Sono nello sgabuzzino del quinto piano!”
Remus rise “Quello da parte al quadro dei Monaci Ubriachi?”
“Credo di sì” disse Hermione, avvicinando il naso alla mappa.
“Allora di certo non stanno cercando i detersivi di Gazza” rispose Remus, con un ghigno.
Hermione lo fissò, sbalordita “Che ne sai tu dello sgabuzzino del quinto piano?”
“Niente, ma è il più comodo per… Lasciamo stare” rispose Remus, tornarndo al compito.
“Lasciamo stare un bel niente, racconta!”
“Non credo di volerlo fare” disse il mannaro, senza nemmeno alzare lo sguardo.
“Remus!” esclamò Hermione, che stava morendo dalla curiosità.
“D’accordo!” disse Remus, vinto “Tra gli sgabuzzini di Hogwarts è il più comodo per pomiciare, ma sopratutto per altro”.
“Altro?”
“Hermione, altro! Devo farti un disegnino?”
Hermione si portò le mani alla bocca, iniziando a sghignazzare “Oh e tu come mai sei così informato sugli sgabuzzini di Hogwarts?”
“Ricordi di gioventù” rispose Remus, alzando le spalle.
“Davvero? Allora era proprio un Malandrino! E chi erano le fortunate che hanno visitato lo sgabuzzino del quinto piano?”
“Non sono affari tuoi” rispose Remus, tentando di tornare al compito “E anche se te lo dicessi, non le conosci”.
“E dai!” supplicò la ragazza.
“La vuoi smettere di tormentarmi e lasciarmi finire di correggere?”
“Non finché non mi dici i nomi” ribadì Hermione.
Remus sbuffò “Claire Murray, Susan O’Toose e Mary Habbot, contenta adesso?”
Hermione trattenne il respiro “Tutte assieme?”
“Certo che no, scema!” disse Remus, ridendo “Ora posso finire di correggere? Mi manca poco e vorrei finire entro questa sera”.
“Ok, scusa” rispose Hermione, tornando di nuovo a guardare la Mappa del Malandrino.
“Ho finito” annunciò Remus, cinque minuti dopo. Hermione quasi non lo sentì, in quanto la sua attenzione era stata attirata da un puntino sulla Torre di Astronomia denominato ‘Severus Piton’.
“Hermione mi hai sentito?”
“Sì scusa” rispose la ragazza, alzando lo sguardo “Hai finito? Ti va una passeggiata? Prendiamo un po’ di aria, che dici? Adoro la vista dalla Torre di Astronomia a quest’ora”.
“Ma si dai, perché no, mi farà bene sgranchirmi le gambe” disse Remus, mettendo via i compiti.
Uscirono dall’ufficio e raggiunsero la Torre, chiacchierando.
“Dai Remus!” gridò Hermione, prendendogli la mano “Voglio vedere le stelle!” trascinò il mannaro su per gli ultimi scalini e lo vide. Severus era lì, appoggiato alla ringhiera, si voltò immediatamente. Benché il suo volto fosse seminascosto dall’oscurità, Hermione riuscì a vedere i suoi lineamenti trasformarsi in un espressione di disgusto. Tenne stretta la mano di Remus, ma lui riuscì a districarsi. Piton passò accanto a loro senza una parola e scese di sotto.
Hermione sorrise, si voltò verso di Remus, ma il suo sorriso svanì subito. Il mannaro la guardava infuriato “Lo sapevi che era qui!”
“No”.
“Certo che lo sapevi! Lo hai visto sulla Mappa! È per questo che sei voluto salire fin qua su, per mettere in atto questa scenetta”.
“E va bene, forse lo sapevo” ammise Hermione, incrociando le braccia.
“Te l’ho detto ieri, Hermione. Non voglio essere messo in mezzo ai tuoi giochetti!” disse il mannaro, alzando il dito contro di lei.
“Va bene, scusa!” mormorò Hermione, irritata.
“Non fartelo più ripetere, Hermione. Mi hai veramente deluso!” disse Remus, si voltò e la lasciò sola.


Nella settimana seguente Hermione fu molto presa dalle lezioni, studiava assennatamente cercando di tenere la mente occupata. Passava molto tempo con Ginny e cercava di ignorare più possibile Piton. Non andò più a trovare Remus, perché sapeva che lui era ancora arrabbiato con lei per i fatti accaduti in cima alla Torre di Astronomia.
Finalmente arrivò il Venerdì e dopo l’ultima lezione, Hermione decise di godersi un po’ di tranquillità e il primo sole di Aprile.
Scese al lago e si sedette sulla riva, l’acqua era calma e il sole la riscaldava. Appoggiò le mani sull’erba e chiuse gli occhi, alzò il viso verso il cielo, cercando di carpire tutti i raggi del sole.
Rimase in quella posizione per un tempo che le sembrò infinito.
“Ti godi il sole?”
Hermione alzò gli occhi e vide Remus che le sorrideva a due passi da lei.
“Non sei più arrabbiato?” domandò la ragazza.
“Non fare la sciocca” rispose Remus, sedendosi accando a lei.
“Come stai?”
“Abbastanza bene, ho avuto una settimana frenetica, Teddy ha preso l’influenza” rispose Remus, appoggiandosi sui gomiti.
“Spero tu non sia contagioso, non ho voglia di prendermi l’influenza” mormorò la ragazza.
“Tranquilla, ho degli anticorpi che spaventano le malattie” le assicurò Remus.
“Anticorpi lupeschi. Comunque anche la mia settimana è stata intensa, molti compiti, non sono riuscita ad uscire dal castello per tutta la settimana. Ginny è andata da Harry dopo le lezioni e io ho deciso di godermi un po’ di sole”.
“Ti sei tenuta impegnata” commentò Remus, guardandola incuriosito.
“Per forza, sennò mi annoio. Ho molto più tempo libero adesso che non lo passo più con…” disse Hermione, non riuscendo a terminare la frase.
“Ti manca Severus”.
“Nemmeno per sogno” mormorò Hermione, si stese sulla pancia e appoggiò il mento sulle mani “Lo sai che la Wallace è dietro a quell’albero e ti sta osservando, vero?”
“Davvero?” domandò Remus, voltandosi appena.
“Non ti girare, scemo!” disse Hermione e scoppiò a ridere.
“È solo una ragazza alla ricerca di attenzioni” rispose Remus, alzando le spalle.
“Oh certo” canzonò Hermione, poi sbuffò “Mi annoio” chiuse gli occhi e un attimo dopo si sentì leggera, aprì gli occhi e vide che stava galleggiando a mezzo metro da terra.
“Che fai!?” gridò spaventata in direzione del mannaro che le puntava la bacchetta contro.
“Combatto la tua noia con un incantesimo di levitazione” rispose Remus, facendola alzare un po’.
“Forte!” esclamò Hermione e iniziò a far finta di nuotare, senza muoversi “Uffa, non funziona!”
Remus rise “Ora pretendi troppo” rispose il mannaro, facendola galleggiare verso di lui.
La ragazza rise e continuò a nuotare nell’aria “È davvero una figata, avrei dovuto pensarci prima”.
Hermione alzò al testa e vide un enorme cane grigio correre verso di loro “Ehi Remus, attento!”
Thor si avventò su di Remus, leccandogli la faccia “No, Thor! Smettila” gridò Remus, cercando di fermare il cane.
“Attento!” strillò Hermione, sballonzolata da una parte all’altra. La bacchetta cadde di mano a Remus ed Hermione franò su di lui.
“Ahio” gemette Hermione.
“Togliti! Hermione, spostati” disse Remus, senza fiato “Sei finita sopra alle mie… Ahuuu”.
Hermione si spostò subito, notando che il suo ginocchio premeva proprio sul linguine del mannaro.
“Scusa” disse Hermione e scoppiò a ridere.
“Non c’è niente da ridere” mormorò Remus, rotolando sulla pancia con le mani sotto il corpo.
“Ci state bene?” gridò Hagrid, raggiungendoli di corsa “Scusate, Thor vi ha visto e si è messo a correre, non ci sono riuscito a fermarlo”.
“Stiamo bene, se non conti che ho fatto un volo di un metro e ho quasi castrato Remus” rispose Hermione, alzandosi, non riusci a trattenersi e rise di nuovo.
“Ahi, i gioielli di famiglia” mormorò Hagrid, guardando Remus “Non buono!”
“Sì, grazie Hagrid. Non mi aiuti” disse Remus, con una smorfia di dolore.
Hagrid aiutò Remus a rimettersi in piedi, il mannaro si piego in due tenendosi il basso ventre.
“Ora vomita” commentò Hagrid.
“Vuoi uomini la fate sempre troppo lunga su queste cose, che sarà mai?” disse Hermione, sghignazzando.
“Hermione, se non la smetti, giuro che ti butto nel lago” borbottò Remus, mettendosi diritto con fatica.
“Non è colpa mia, sei tu che mi hai fatto cadere!”
Remus le lanciò uno sguardo torvo “Ti odio, Granger!”
“Non è vero, mi adori. Andiamo, ti riporto al castello, ci vediamo Hagrid!”
“Ciao e scusa ancora Remus” rispose il mezzogigante.
Remus alzò la mano in segno di saluto e si diressero al castello.
“Io vado a cena, tu vieni?” domandò la ragazza, una volta raggiunta la Sala d’Ingresso.
“No, credo che andrò nel mio ufficio a leccarmi le ferite” rispose Remus, tenendosi la pancia.
Hermione trattenne rumorosamente il respiro “Riesci ad arrivare fin la sotto?” scherzò la ragazza.
“Guarda che faccio sempre a tempo a tornare indietro e buttarti nel lago” minacciò Remus, con un mezzo sorriso.
“Ok, scuuuuusa! Ci vediamo dopo” rispose Hermione, gli sorrise e si diresse verso la Sala Grande.
Mangiò lentamente, chiacchierando con Dean, non aveva molta fame, ma cercò comunque di riempirsi lo stomaco il più possibile.
Uscì dalla Sala Grande e si diresse alla Torre dei Grinfondoro, si fermò in uno dei bagni per lavarsi le mani, sentendole appiccicose.
“Granger!” chiamò qualcuno alle sue spalle.
Hermione alzò gli occhi sullo specchio e vide una ragazza dietro di lei “Wallace” mormorò, asciugandosi le mani.
“Bè buona serata” salutò Hermione.
“Non così in fretta!” esclamò Emily, mettendosi davanti a lei.
Hermione sbuffò “Che vuoi?”
“Voglio che tu stia alla larga da Lupin!”
“Che?” domandò Hermione, sorpresa.
“Sono sette mesi che cerco di farmi notare da lui e non ho bisogno di te che gli ronzi in giro come una gatta morta” rispose Emily, guardandola con disprezzo.
“Io sarei la gatta morta?” chiese Hermione, scioccata.
“Certo! Lo sai benissimo, credi che non vi abbia visti giù al lago? Credi che non abbia notato come gli giri intorno facendo la smorfiosa negli ultimi sette mesi?!” strillò Emily.
“Tu sei pazza! Io e Lupin siamo amici, carina. Mentre tu ti nascondevi dietro le gonne di tua madre, io e lui combattevamo una guerra” rispose Hermione “Se non ti dispiace, ora devo andare”.
Scostò Emily e si avviò verso la porta, sentì un sibilo all’orecchio destro e un raggio rosso si schiantò sul muro davanti a lei. Hermione si voltò, Emily era dietro di lei con la bacchetta tesa.
“Come osi parlarmi così!”
“Sei pazza?! Uno schiantesimo dietro le spalle?”
“Stupeficium!”
Hemione estrasse la bacchetta con velocità incredibile e parò lo schiantesimo, che si infranse sugli specchi mandandoli in frantumi. Lo scudo era così potente che Emily dovette fare un passo indietro.
“Dacci un taglio, Wallace!”
“Reducto!” gridò Emily, ma colpì un lavandino che si frantumò, l’acqua schizzò addosso a Emily bagnandola completamente “Stupeficium!” gridò di nuovo Emily.
“Protego!” gridò Hermione, poi sferzò l’aria con la bacchetta e Emily venne trascinata per aria appesa ad una caviglia, la bacchetta della ragazza cadde a terra sprigionando scintille blu.
La porta del bagno si spalancò ed entrò Piton “Che diavolo è questo casino?” gridò il professore, i suoi occhi si posarono subito su Hermione.
“Professore, mi aiuti” supplicò Emily “Mi ha attaccato!”
“COSA?” gridò Hermione, scioccata “Sei tu la pazza che mi ha attaccato alle spalle, io mi sono solo difesa!”
“Cinquanta punti in meno a Grifondoro, Granger!” sbraitò Piton, mosse la bacchetta e Emily cadde a terra “Metti a posto questo casino Wallace e togliti dai piedi” aggiunse, prese Hermione per un braccio e la trascino fuori.
“Io non ho fatto niente!” disse Hermione, tentando di liberarsi dalla presa di Piton.
“Sta zitta” ringhiò Piton, svoltarono l’angolo e Hermione riconobbe il corridoio dove c’era l’ufficio di Remus.
Piton bussò tre volte, così forte da buttar giù la porta.
“Severus?” mormorò Remus, aprendo la porta sorpreso.
Piton spinse Hermione contro di lui con forza “Tieni a bada le tue dannate spasimanti Lupin, hanno appena distrutto un bagno!”
“Mi sono solo difesa!”
“Non osare mai più usare uno dei miei incantesimi, Granger o dovrai difenterti da me” replicò Piton, puntandole il dito contro, si voltò e se ne andò con passo spedito.
“Entra” disse Remus, prendendola per le spalle “Cosa è successo?”
“Ero in bagno, è arrivata la Wallace! È impazzita, mi ha detto di starti lontano, io le ho risposto che siamo solo amici e me ne sono andata, quella mi ha lanciato uno schiantesimo alle spalle!” spiegò Hermione.
“E poi?”
“Niente, ha continuato a lanciarmi incantesimi, io mi sono solo difesa e poi ho usato il Levicorpus per fermarla, non le ho fatto niente, te lo giuro!” rispose Hermione, sconvolta.
“D’accordo, adesso calmati, quale era il bagno?”
“Quello da parte alla statua della Strega affamata”.
“Va bene” disse Remus, posando le mani sulle braccia della ragazza “Io vado a vedere se Emily è ancora lì, tu aspettami qui, ok?”
Hermione annuì e il mannaro uscì di corsa. La ragazza si sedette alla scrivania di Remus, prese la bottiglia aperta di Whisky Incendiario che c’era sulla scrivania, appellò un bicchiere e se ne versò una generosa quantità.
Remus tornò al suo secondo bicchiere “Cosa ha detto?”
“Che l’hai attaccata tu”.
“Io la polverizzo!”strillò Hermione, alzandosi in piedi.
“Calmati, Hermione. Lo so che sei frustrata, ma sappiamo entrambi come sono andate le cose” rispose Remus, prendendole il bicchiere dalle mani.
“Mi credi?”
“Certo che ti credo e l’alcol non ti fa bene”.
“Sentì chi parla” borbottò Hermione.
“Credevo che detestassi l’alcol” osservò Remus.
“Te l’ho detto, ho cambiato idea” disse Hermione, si riprese il bicchiere e lo svuotò, tossicchiò e lo mise da parte alla bottiglia.
“Torna in Sala Comune, cerca di rilassarti, ok?” disse Remus, pacato.
Hermione annuì “A domani” mormorò la ragazza e uscì dall’ufficio.
Tornò in Sala Comune, si mise su un divano cercando di leggere, a causa del Whisky le girava un po’ la testa e nella Sala c’era una certa agitazione, quindi non riusciva a concentrarsi. Dopo più di un’ora fece cennò a Dean di avvicinarsi.
“Si può sapere che hanno tutti da parlottare questa sera?” domandò Hermione, al ragazzo.
Dean si sedette accanto a lei “Girano voci nella scuola”.
“Quali voci?”
“Che tu e la Wallace avete inscenato un duello nel bagno” rispose Dean.
Hermione sbuffò.
“È vero allora?” chiese Dean, sopreso “Avete anche distrutto il bagno?!”
“È stata lei ad attaccarmi e fare tutto il casino, io mi sono solo difesa” rispose Hermione, incrociando le braccia.
“Perché lo ha fatto?”
“Perché è pazza!” sibilò Hermione.
“Dicono che Piton vi abbia interrotte e abbia tolto un sacco di punti a Grifondoro” disse Dean, preoccupato.
“Possibile che in questa scuola non si riesca a tener segreto niente?” commentò Hermione, irritata.
“È vero, dunque”.
“Non è stata colpa mia”.
“Lo so, Hermione. Ti credo, non potevi certo star lì a farti colpire da quella” rispose Dean, gentile.
Hermione sbuffò “Piton è un bastardo!”
“Non te la prendere, non è mica la prima volta che toglie punti a Grifondoro!” rispose Dean, mettendole una mano sulla spalla.
“Grazie” mormorò Hermione, sospirò e si alzò “Vado a fare un giro, non si può stare in questo posto”.
“Ci vediamo dopo” rispose Dean, annuendo.
Girovagò per i corridoi, cercando di sgombrare la mente, era tardi, non mancava molto al coprifuoco e quasi tutti gli studenti erano tornati nelle rispettive Sale Comuni. Decise di andare sulla Torre di Astronomia, per prendere una boccata d’aria. Si appoggiò alla ringhiera, respirando l’aria della notte. Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi. Qualche minuto dopo sentì un rumore alle sue spalle, si voltò aprendo gli occhi.
“Una volta questo era un posto tranquillo” ringhiò Piton.
“Me ne vado” mormorò Hermione, allontanandosi dalla ringhiera.
“Ecco brava, levati dai piedi”.
“Sai forse, invece rimarrò qui” disse Hermione, appoggiandosi di nuovo alla ringhiera, con aria di sfida “Dopo tutto sono arrivata prima io”.
“Sei solo una dannata ragazzina” rispose Piton, muovendosi verso di lei.
“Vai al diavolo! Lo sapevi benissimo che è stata la Wallace ad attacarmi”.
“Sai quanto me ne importa” rispose Severus, alzando le spalle.
“Sei uno stronzo!”
“Attenta, Granger, un passo falso e potresti ritrovarti dall’altra parte della ringhiera” minacciò Severus, con gli occhi lampeggianti.
“Non sarebbe la prima volta che butti giù qualcuno da qui, non è vero?”
“Sparisci!” ringhiò il professore.
Hermione si scostò e andò verso le scale.
“A proposito” iniziò Piton, Hermione si fermò in ascolto, senza voltarsi “Ricordi quando mi hai chiesto se per me eri solo un passatempo? Bè ti ho mentito, sei sempre stata solo un diversivo per me, anche se alla fine ti sei rivelata una distrazione alquanto inutile e noiosa”.
Hermione corse giù dagli scalini, con la gola in fiamme, le lacrime che premevano con forza contro gli occhi. Sentiva il cuore martellare nel petto, lacerato, sanguinante.
Corse a perdifiato fino all’ufficio di Remus, si asciugò le lacrime e bussò. Sentì la voce di Remus provenire dall’interno.
“Hermione?” esclamò Remus sorpreso, vedendo la ragazza entrare “Che ci fai qui a quest’ora?”.
La ragazza si gettò sulla bottiglia di Whisky Incendiario decisamente più vuota di quando l’aveva lasciata, si verso un bicchiere e lo tracannò tossicchiando, mandò giù un secondo bicchiere. Remus si avvicinò a lei barcollando “Hermione che succede?” chiese il mannaro strappandole il bicchiere dalle mani.
“Niente” mormorò Hermione “Va tutto bene, tutto come pensavo”.
Remus posò la bottiglia e il bicchiere sulla scrivania e mise una mano sulla guancia della ragazza “Sei sconvolta, cosa c’è?”
“Sto bene”.
“Hermione” ammonì Remus “Lo sai che con me puoi parlare”.
“Voglio bere, non parlare” rispose Hermione, cercando di prendere la bottiglia, Remus le afferrò le braccia e la strinse in un abbraccio barcollante.
“Sei ubriaco” mormorò Hermione.
“Un po’” ammise Remus, staccandosi da lei.
“Voglio esserlo anche io, voglio dimenticare”.
“Perché non mi dici cosa è successo invece?” domandò Remus, accarezzandole la guancia.
“Ho incontrato Piton”.
“Capisco”.
“Non voglio pensare a lui, non ne vale la pena, ho bisogno di distrarmi” rispose Hermione, abbassando lo sguardo.
“L’alcol non è una soluzione, te lo garantisco” rispose Remus, sposandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Hermione gli prese la mano e si appoggiò alla sue scapola “Grazie, di esserci per me” sussurrò la ragazza.
“È il minimo, tu ci sei stata per me quando avevo bisogno di…” Remus non riuscì a finire la frase, in quanto le sue labbra vennero sigillate da quelle della ragazza.
“Che fai?” sussurrò Remus, allontanadola appena.
“Non lo so” mormorò Hermione, sfiorando le sue labbra al sapore di Whisky e cioccolato. Gli mise le mani dietro al collo e lo attirò a sé. Questa volta Remus rispose al bacio, non riuscendo a respingerla.
“Fermati, Hermione” tentò di dire, soffocato dai suoi baci.
“Non ci riesco” rispose Hermione, carpendo di nuovo le sue labbra.
Le labbra del mannaro era morbide, i suoi baci erano intensi e delicati.
“Dobbiamo fermarci” sussurrò Remus, cercando di riprendere fiato.
“Sì” rispose Hermione, attirandolo di nuovo a sé. Non riusciva a staccarsi da lui. Remus la prese per i fianchi e incollò i loro corpi. Qualcuno bussò tre volte alla porta e finalmente Remus la spinse via. La guardò, le rabbra delle ragazza erano rosse e gonfie, il suo sguardo era fisso su di lui.
Aprì la porta di qualche centimetro “Ginny?”
“Ciao Remus, c’è per caso Hermione?”
Il mannaro vide con la coda dell’occhio Hermione che scuoteva la testa “N-no, non c’è, perché?”
“La stavo cercando, sono appena tornata dalla cena con Harry e in Sala Comune dicevano che si era scontrata con la Wallace” rispose Ginny.
“Sì… No… L’ho vista… Ehm… Prima, stava bene, ma non so dov’è o-ora. Prova a cercarla alla Torre di Astronomia, so che ultimamente va spesso lì”.
“Ok, grazie. Scusa il disturbo”.
“Nessun disturbo” mormorò Remus, chiuse la porta e vi si appoggiò contro. Chiuse gli occhi e picchiò leggermente la testa contro la porta. Li riaprì e vide Hermione che gli sorrideva.
“Non fare quella faccia! È stata una cosa incredibilmente stupida!”
Hermione sorrise di nuovo, avvicinandosi a lui di qualche passo “Ho scoperto che le cose stupide, sono estremamente piacevoli”.
“Non ti avvicinare” intimò Remus.
“Perché?”
“Perché sembra che io sia troppo ubriaco per resistere e tu non sai quello che stai facendo” rispose Remus, alzando le mani.
“Non è vero” disse Hermione, avvicinandosi ancora.
“Hermione stai lontana” supplicò Remus.
“Non credo che lo farò” disse Hermione, afferrandogli le mani e abbassandole.
“Hermione, io amo Tonks e tu sei innamorata di Severus”.
“E allora?”
“Smettila!” disse Remus, stringendo la mascella e chiudendo gli occhi.
Hermione gli lasciò andare le mani “Non mi avvicinerò più di così” disse la ragazza, Remus aprì gli occhi, Hermione era a pochi centimetri da lui, i loro corpi si sfioravano. La ragazza lo fissava con la testa leggermente inclinata, si morse il labbro inferiore e le difese del mannaro crollarono “Al diavolo!” esclamò Remus, avventandosi su di lei.
Hermione lo strinse forte a sé baciandolo con foga, non si sentiva così bene da giorni, chiuse gli occhi mentre Remus invertì le posizioni, mettendola contro la porta. Hermione gli tirò fuori la camicia dal pantaloni e toccò la sua pelle calda. Rise mentre lui le baciava il collo e con una mano le accarezzava il fianco e i seni, attirò di nuovo a sé le labbra del mannaro, premendo il suo corpo contro il suo.
“Severus…” gemette Hermione senza rendersene conto, sentì subito il corpo di Remus irrigidirsi e allontanarsi da lei. Hermione aprì gli occhi, Remus la guardava sorpreso, consapevole e con aria colpevole.
Hermione sentì mancarle il fiato, aprì la porta e corse fuori dall’ufficio.
“Hermione! Ti prego aspetta” esclamò Remus, raggiungendola.
Hermione si fermò, premendo la testa contro le mura del castello, con le lacrime che si riversavano sulla sua guancia.
“Guardami, ti prego Hermione, voltati” disse Remus, prese la ragazza per le spalle e la voltò. Hermione rimase con lo sguardo basso, singhiozzando. Remus le mise la mani sulle guance e le alzò il viso “Hermione aprì gli occhi, guardami”.
“Ho rovinato tutto” disse Hermione disperatamente, aprendo gli occhi.
“Non dire così” disse Remus, asciugandole le lacrime.
“Ho rovinato la nostra amicizia, sono una stupida!” esclamò Hermione, sbattendo la testa contro la pietra.
“Non fare così, Hermione” disse Remus, mettendole la mano dietro la testa “Non hai rovinato niente, io ero ubriaco e tu eri sconvolta, era solo un bacio. Credi che permetterò a uno stupido bacio di rovinare la nostra amicizia?”
“Era più di un bacio” mormorò Hermione, singhiozzando.
“Uno, due, tre, cinque. Non importa, non cambia niente”.
Hermione tirò su con il naso, vide Remus voltarsi verso sinistra e subito si allontanò da lei. Hermione si girò a suo volta e scorse Severus a pochi passi da loro. Il professore li guardava con odio, disgusto e rabbia. La sua bacchetta tagliò l’aria e Remus cadde in ginocchio tenedosi il petto.
“L’hai baciata?!?” gridò Piton, afferrandolo per il colletto nella camicia.
“Severus non è come pensi” disse Remus, soffocato.
“Lascialo andare!” gridò Hermione, stringendo il braccio di Severus, lui liberò la presa e scanzò Hermione, facendola cadere.
“Mi fate schifo!” sbraitò Severus, si voltò e corse lungo il corrodoio.
“Remus stai bene?” domandò Hermione, mettendosi in ginocchio.
“Sì” disse Remus, tentando di riprendere fiato “Vagli dietro”.
Hermione annuì e si alzò, iniziando a correre. Svoltò l’angolo e vide Severus che camminava poco davanti a lei.
“Severus!” chiamò Hermione, affrettandosi.
“Lasciami in pace”.
“Aspetta, ti prego!”
Piton si voltò, la prese per le braccia e la inchiodò al muro “Hai baciato quel verme?”
“Non è come pensi”.
“L’hai baciato sì o no?!” tuonò Piton.
Hermione annuì, mentre le lacrime ricominciavano a scendere copiose “Ero sconvolta per quello che mi hai detto sulla Torre, non pensavo…”
“Sei andata a letto con lui?”
“NO!”
“BUGIARDA!”
“Te lo giuro!”
Incrociò lo sguardo del professore e sentì la testa scoppiare “Volevi andare a letto con lui non è così?”
Hermione cercò di spingerlo via “Sta fuori dalla mia testa!”
“RISPONDI!”
“Sì, volevo farlo! Va bene!?! Tu mi avevi detto che per te ero sempre stata solo un passatempo, ero sconvolta, lui era lì!” strillò Hermione.
“Mi fai schifo!” ringhiò Piton, allontanandosi da lei.
“Perché dovrebbe interessanti, hai detto che per te non ero niente, che non ti importa di me!” gli rinfacciò Hermione.
Severus si avvicinò a lei fulmineo e batté il pugno sul muro “Mentivo! Piccola scema! Volevo farti star male, volevo farti sentire un minimo di dolore di quanto ho provato io” disse Severus, con una smorfia di dolore “Hai detto che ti ho usata, che non ho sottomessa! Come hai potuto dire questo?! Io non ti avrei dato niente? Mi sono messo in gioco per te, ho aperto il mio cuore ad un’altra persona, a te, una ragazza così giovane, una studentessa! E tu hai avuto il coraggio di dirmi che non ho mai fatto niente per te? Quando quel mostro ti ha rapita non ho dormito per due giorni per cercarti! Avevo così paura di perderti che non riuscivo a respirare!”
Hermione guardò gli occhi scuri del professore, carichi di dolore. Si rese conto di quanto fosse stata stupida, di quanto fosse stata egoista “Perdonami, ti prego Severus, perdonami!”
“Perdonarti?”
“Mi dispiace!”
Severus si allontanò da lei e le lanciò uno sguardo infuocato.
“Professor Piton è lei? Ho sentito gridare”
Hermione si voltò e vide Gazza alla fine del corridoio che stringeva Mrs Purr “Continua pure a fare il giro Gazza, qui va tutto bene”.
“Ma la Granger… È fuori dal dormitorio e…
“La stavo giusto punendo, Gazza” lo interruppe Piton “Puoi andare”.
Il custode annuì, si voltò e tornò sui suoi passi.
“Ti prego, perdonami” bisbigliò Hermione, mettendogli le mani sul petto. Severus la spinse indietro contro il muro, Hermione gli accarezzò la guancia e posò le labbra sulle sue.
“Perdonarti” sussurrò Severus “Dopo tutto quello che hai fatto?”.
“Ti supplico” mormorò Hermione.
Severus le accarezzò il collo, Hermione alzò lo sguardo, mentre lui continua a passarle la mano sul collo. Hermione si sentì stringere la gola, soffocare. Severus alzò lo sguardo su di lei, non c’era pietà nei suoi occhi, solo odio “Dopo tutto quello che mi hai fatto, puoi ritenerti fortunata se respiri ancora!” rispose Piton con furia, lasciò andare la presa dal collo della ragazza e se né andò. Hermione si lasciò scivolare lungo il muro riprendendo a respirare. Si sedette sul pavimento, sconvolta, dilaniata, distrutta.

*******************
Hola!
Ecco mi con un nuovo capitolo, lo so che mi state odiando, sento le maledizioni che sono in arrivo! ahahhaha
Immagino che pensavate che alla fine lui la perdonasse, me Sev purtroppo non perdona così facilmente!
Quando ho scritto la scena di Hermione che baciava Remus, ho sentito le vostre voci arrabbiate gridare con di me e lei.. HAhahaha.. Forse non vi è mai capitato di baciare qualcuno che sapete di non dover baciare, ma allo stesso tempo non riuscire ad allontanarsi, bè è quello che volevo far trasparire nel bacio prima dell'interruzione di Ginny.. Credetemi non è sicuramente bello!
Bè nostatante le maledizioni, spero che il cap vi abbia emozionato e siate contenti della lunghezza ;)
Grazie come sempre a tutti quelli che hanno commentato!
Aspetto il vostro parere!
Baci
HermCH 

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Capitolo 28
*** Una possibilità per parlare ***


28. Una possibilità per parlare


Non sapeva come aveva fatto a trascinarsi fino alla Torre dei Grifondoro quella sera, dopo un tempo interminabile si era alzata da terra e aveva mosso i piedi, senza accorgersene, ritornando al dormitorio.
Aveva sbagliato, aveva perso tutto. Severus provava qualcosa per lei e lei aveva mandato tutto in frantumi.
La mattina raccontò a Ginny gli avvenimenti della sera precedente, la rossa era rimasta decisamente scioccata nel sentire cosa era successo tra lei, Remus e Severus. Aveva pianto, con disperazione e consapevolezza che Severus non l’avrebbe forse mai perdonata.
Alla fine si era alzata dal letto e si era cambiata, lei era Hermione Granger e non si arrendeva, non si era mai arresa in vita sua e non l’avrebbe fatto nemmeno adesso. Avrebbe ritrovato la giusta strada e riguadagnato la fiducia di Severus. Scesa a colazione e mangiò velocemente, Piton non era in Sala Grande, ma lei era più che mai decisa a riconquistarlo.
Dopo colazione tornò di sopra, doveva fare i compiti e studiare un piano di attacco per ritornare tra le braccia del suo professore.
Arrivata al quarto piano, svoltò l’angolo e si trovò a guardare Remus, che camminava verso di lei. Hermione venne presa dal panico, il professore alzò la testa e la vide. Lei svoltò a sinistra e si infilò nel bagno delle ragazze. Si portò le mani alla gola, cercando di respirare. Era troppo presto, non poteva ancora affrontare Remus, non dopo quello che era successo la sera prima. Si sentì una codarda, si vergognò di sé stessa, ma rimase immobile nel bagno per almeno dieci minuti. Finalmente, dopo un lungo respiro, uscì dal bagno. Remus era ancora lì, appoggiato al muro, che la aspettava.
“Se hai finito di nasconderti, protemmo parlare” disse Remus, indicando l’aula a pochi metri di distanza.
“Io… Scusa” mormorò Hermione.
Seguì Remus nell’aula vuota e si sedette sulla cattedra.
“Hermione, vuoi guardarmi, per favore? Ho passato tutta la notte a vomitare per la fattura che mi ha fatto Severus, potresti almeno alzare lo sguardo” disse il mannaro, con il suo tono pacato.
Hermione alzò lo sguardo “Scusa”.
“Smettila di scusarti” disse Remus, in tono fermo. Le prese la mano “Cosa è successo ieri sera con Severus?”
“Ho scoperto che sono stata stupida ed egoista” rispose Hermione, sentendo di nuovo le lacrime premere contro i suoi occhi.
“Continua”.
“Gli importava davvero di me e io l’ho ferito”.
“Lo so”.
“Ora mi odia”
“Cambierà idea, vedrai” l’assicurò Remus, sfiorandole la guancia con la mano “Gli parlerò io”.
“Non cambierebbe niente, io ho fatto il casino e io devo rivolverlo” rispose Hermione, afferrando la mano del malandrino.
“Sono qui se hai bisogno di me. Te l’ho detto, non cambierà niente tra di noi, avrai sempre la mia amicizia, perché in questi mesi è stata la tua amicizia e il tuo aiuto, che mi hanno impedito di cadere a pezzi” mormorò Remus, abbracciandola.
Hermione posò il viso sul suo petto, sentiva il suo cuore battere, lentamente. Lo afferrò per i fianchi e lo allontanò “Non posso”.
“Che vuoi dire?” domandò il mannaro, sorpreso.
“Quando sto vicino a te, sento… L’impulso di baciarti, perché ieri sera quando ti ho baciato, il dolore è scomparso. Mi sentivo bene, mi sentivo di nuovo me stessa. Sentivo di potermi finalmente lasciare andare, di poter vivere senza più agonia e restrizioni. Pensavo di poter scacciare il dolore venendo a letto con te, ma invece il dolore era sempre lì e sarebbe ritornato. Ieri sera, ho deluso me stessa, ho deluso te e ho deluso Severus, l’unico che è veramente in grado di mandare via il mio dolore”.
“Hermione, io…” tentò di dire Remus, ma Hermione gli mise una mano sulla bocca.
“Ti prego, cerca di comprendere, devo stare lontana da te, almeno per il momento. Perché se ti stessi vicina, cadrei nella tentazione di far sparire tutto almeno per un po’, cadrei nella tentazione di un falso benessere, ti bacerei di nuovo e verrei a letto con te”.
Remus annuì “Lo capisco”.
“Mi dispiace, Remus”.
“Va bene, Hermione, davvero” rispose Remus “Aspetterò che tu sia pronta e quando sentirai di potermi di nuovo starmi vicino, di poter essere mia amica e ti guarderai indietro, io sarò lì ad aspettarti”.
“Grazie, Remus”.
“Ora va” disse il mannaro, si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte “Corri da Severus e fagli cambiare idea”.
Hermione uscì dall’aula e scese nei sotterranei, all’inizio voleva studiare un piano, ma ora sentiva solo il bisogno di vederlo, di parlare con lui.
Stava per bussare alla porta dell’ufficio del professore, quando sentì due voci distinte provenire dall’interno. Appoggiò l’orecchio alla porta e riconobbe la voce di Severus e della preside. Forse la fortuna era dalla sua parte quella mattina, decisa di aspettare, si appoggiò al muro e si lasciò scivolare.
Aspettò cinque minuti seduta in corridoio, quando finalmente la porta dell’ufficio si aprì.
“Allora ti aspetto alle diciannove, Severus” disse la McGranitt, uscendo dall’ufficio “Oh buongiorno signorina Granger” aggiunse, vedendola.
“Buongiorno preside” disse Hermione, alzandosi. Piton le lanciò subito uno sguardo di ghiaccio “Avrei bisogno di parlare con lei, professore”.
“Adesso non ho tempo, Granger” rispose Piton, guardandola di nuovo male.
“Suvvia Severus, non fare lo scorbutico” disse la McGranitt “La signorina Granger ti ha diligentemente aspettato, potresti concederle cinque minuti”.
Piton annuì, stringendo i denti e fece cennò con la testa alla ragazza di entrare.
“Grazie preside” mormorò Hermione, entrando nell’ufficio “Buona giornata”.
“Buona giornata a voi” rispose la McGranitt.
Piton la seguì e chiuse la porta alle sue spalle. Scansò Hermione e si diresse all’armadio delle scorte. La ragazza si sentiva la gola secca, come se arrivati a quel punto non sapeva più che dire.
“Severus, io…” tentò Hermione, ma Piton la zittì alzando la mano.
Si avvicinò a lei e le prese la mano, Hermione sentì il suo cuore accelerare “Ok, la vecchia si è tolta dai piedi, ora fuori”.
“Come?” esclamò Hermione, mentre Piton apriva la porta.
Hermione cercò di lottare, di resistere, ma Severus era troppo forte “Ho detto FUORI!” le spinse fuori dall’ufficio e le chiuse la porta in faccia. Hermione batté il pugno sulla porta, imprecando. Si guardò, intorno, fortunatamente il corridoio era deserto. Il suo tentativo di parlare con lui non aveva funzionato, se voleva parlare con lui, doveva fare in modo che fosse obbligato ad ascoltarla. Sbuffò sonoramente e tornò alla Torre dei Grifondoro, raccolse il tema di Trasfigurazioni e si diresse in biblioteca, cercando di pensare a come poter farsi ascoltare da Severus.
Per più di un’ora non riuscì a concludere molto, non riusciva rimanere concentrata sul tema di Trasfigurazione, si diede un colpo di fronte, dove concentrarsi, smettere di pensare a Severus, i M.A.G.O erano sempre più vicini e lei doveva studiare!
Si alzò dal tavolo dove stava studiando e si diresse al reparto di Trasfigurazioni, cercando un libro che potesse aiutarla a scrivere il tema.
“Le consiglierei il tomo verde!”
Hermione sobbalzò, spaventata “Professore!” esclamò Hermione, individuando Silente nel quadro della biblioteca del sesto secolo appeso a pochi passi da lei.
“Mi dispiace, signorina Granger” disse Silente, con il suo solito sorriso “Non intendevo spaventarla”.
“Non si preoccupi” disse Hermione, afferrando un grosso libro verde “Questo libro?”
“Certo, sono sicuro che la potrà aiutare con il suo tema” rispose Silente, i suoi occhi brillavano ironici.
“Come fa a sapere…”
“Sono stato insegnante di Trasfigurazioni per molti anni, sono quale è il programma del settimo anno” rispose il vecchio preside “Fatevi un po’ in là per favore, sto cercando di parlare con la signorina” aggiunse agli abitanti del quadro. Due signori con le lunghe vesti verdi, lo guardarono male e lasciarono il quadro “Oh così va meglio” mormorò Silente, ora che aveva il quadro tutto per lui.
“Bè, allora grazie, preside” disse Hermione, avvicinandosi a lui di qualche passo.
“La vedo preoccupata, signorina Granger, va tutto bene?” domandò Silente, scrutandola.
“Oh si certo, tutto a posto, grazie” rispose Hermione, ma non riusci a convincere nemmeno sé stessa.
“Sta tranquilla, Hermione. Rinsavirà”.
“Come, prego?”
“Severus si renderà conto di quello che ha perso e cambierà idea”.
Hermione lasciò cadere il libro a terra dalla sorpresa “Lei… Lei lo sa?”
Silente si limitò a sorriderle.
“Come fa… a saperlo? Insomma lei…” tentò di dire Hermione, sentendosi arrossire violentemente.
“Non vado in giro a spiare la gente di quadro in quadro, se è questo che stai pensando” commentò Silente, continuando a ridere.
“Io… No, io mai avrei pensato che lei potesse fare una cosa così. La… ehm… Preside lo sa?” domandò Hermione, mettendo in relazione gli atteggiamenti della McGranitt verso di lei.
“No, solo io” rispose Silente.
“E lui… Sa che lei lo sa?”
“No”
“Ok” mormorò Hermione, tirando un sospiro di sollievo.
“Sta tranquilla, Hermione. Va tutto bene, siete entrambi adulti e credo che l’amore sia la cosa più importante del mondo, mi sono sentito in dovere di vegliare su Severus” sussurrò il preside “E sono estremante felice che abbia trovato qualcuno come te per condividere la sua volta”.
“Una volta forse, adesso…” mormorò Hermione, sconsolato.
“Te l’ho detto, rinsavirà. Spetterà a te fargli capire quello che sta perdendo”.
“Se solo mi lasciasse parlare” rispose Hermione, raccogliendo il tomo verde.
“Sono sicuro che non ti arrenderai alla prima difficoltà” le disse Silente, con un sorriso.
Hermione sorrise a sua volta “No, direi di no”.
“Molto bene, allora. Ti lascio al tuo tema di Trasfigurazioni, di certo non hai tempo di sentire altre ciance di questo vecchio” disse Silente, facendole l’occhiolino.
“Grazie per il libro” rispose Hermione, alzando il tomo “E per il consiglio”.
“Di nulla! Buona giornata!” mormorò Silente e uscì dal quadro.
Tornò al suo tavolo, sentendosi ancora imbarazzata per la conversazione con il preside. Si sedette e ripensò alle parole di Silente, lei non si sarebbe arresa alla prima difficoltà, avrebbe continuato a lottare, per lui.
Nel corso della settimana successiva, Hermione cercò di pensare al modo migliore per costringere Severus ad ascoltarla, lui dal canto suo continuava ad evitarla. Ogni volta che si incrociavano nei corridoio cambiava direzione, a lezione non la guardava nemmeno e appena la campanella suonava, lui usciva dalla classe ancor prima che lei potesse alzare lo sguardo.
Finalmente, sei giorni dopo la conversazione con Silente, Hermione ebbe l’idea che forse avrebbe potuto risolvere tutto, era rischiosa, molto rischiosa e non poteva fare tutto da sola, aveva bisogno di “Ginny!”
“Ehi Herm, calma non c’è bisogno di gridare così il mio nome” disse Ginny, guardandosi attorno nella Sala Grande.
“Ho bisogno di parlarti, adesso!” rispose Hermione, afferrandola per la mano.
“Va bene, va bene, arrivo!” disse Ginny, alzandosi dalla panca.
Hermione la trascinò fino all’aula di Divinazione di Fiorenzo, passando oltre la Sala d’Ingresso con passo spedito.
“Ho bisogno un grandissimo favore” disse Hermione, chiudendo la porta.
“Certo”.
“Prima di accettare, sappi che è potenzialmente pericoloso, che ti farà finire sicuramente in punizione, che magari non funzionerà e che potrebbe anche farti espellere! Inoltre dovrai essere un’attrice formidabile!”
“Musica per le mie orecchie” rispose Ginny, con un sorriso “Avanti, spara”.
“Ho finalmente capito come devo fare per farmi ascoltare da Severus!”

Due giorni dopo Ginny stava camminando nervosamente nei sotterranei, si tormentava le mani, cercando di riuscire a calmarsi, accelerò il passo fino all’ufficio del professore di pozioni.
Bussò tre volte con forza, Piton aprì la porta “Weasley! Che diavolo credi di fare, buttarmi giù la porta?”
“La prego, professore, corra! Sono passata davanti all’aula di Pozioni e ho sentito una specie di esplosione, ora è tutto nero, la prego! Presto!”
“Io non ho sentito niente, Weasley!”
“La prego, professore!” gemette Ginny, assumendo la sua miglior aria spaventata.
Piton estrasse la bacchetta e corse verso l’aula di Pozioni, la porta era semiaperta e dentro regnava il buio più totale. Agitò la bacchetta, ma l’oscurità non se ne andò, sentì la bacchetta venirgli strappata via di mano e la luce torno, da parte a lui c’era Hermione, che teneva in mano due bacchette.
“Colloportus” esclamò Hermione.
“Che diavolo fai!” gridò Piton, cercando di riprersi la bacchetta.
“Polvere buiopesto Peruviana, dicono che sia utile” rispose Hermione, allontanandosi. Aveva programmato tutto con Ginny, la rossa doveva andare a chiamare Piton, mentre lei si era nascosta nell’aula usando un po’ di polvere buiopesto fornita loro da George, sapeva che Piton era troppo attento per farsi togliere la bacchetta con un incantesimo di disarmo, così era scivolata silenziosamente vicino a lui e gli aveva strappato la bacchetta dalle mani.
“Weasley, la punirò per un mese di fila!” ringhiò Piton.
“Non prendertela con Ginny, prenditela con me” rispose Hermione “O con te stesso, se mi avessi concesso di parlarti, invece di ignorarmi o buttarmi fuori dal tuo ufficio, non avrei dovuto usare queste maniere drastiche!”
“Ridammi la bacchetta, Granger o ti spezzo un braccio!”
Hermione gli puntò la bacchetta contro “Ora mi ascolterai e quando avrò finito, riavrai la tua bacchetta”.
Piton la guardò con odio, si voltò e si diresse alla cattedra, estrasse  un foglio di pergamena e dell’inchiostro e inizio a scrivere.
“Potresti almeno guardarmi?” domandò Hermione, ma Piton continuò ad ignorarla “Molto bene, allora. Dirò comunque quello che ho da dire”.
Piton continuò a scrivere, come le lei non fosse nemmeno nell’aula.
Hermione mise via la sua bacchetta, si sentiva un nodo alla gola, per giorni aveva preparato quel discorso “So che sei arrabbiato con me, che sei deluso dal mio comportamento. Anche io sono molto delusa di me stessa, ho sbagliato e l’ho fatto alla grande. Mi sono lasciata sovrastare dai miei problemi e ho riversato tutto su di te, ingiustamente. Ti ho ferito, dicendoti quelle cose, lo so benissimo. Sono stata egoista e stupida. Mi sono comportata come una sciocca ragazzina, invece di fare l’adulta e vedere oltre al mio dolore. Tu eri lì per me e io invece mi sono rivoltata contro di te. So che ti ho ulteriormente ferito baciando Remus, ma non devi dare la colpa a lui per questo. Ero sconvolta per le parole che mi hai detto sulla Torre di Astronomia e ho fatto la cosa più stupida che potessi mai fare, so che questa non è una scusa, non mi giustifica in alcun modo, ma ho cercato di allontanare il dolore che provavo in quel momento buttandomi tra le braccia di Remus, lui era ubriaco e non ha potuto fare altrimenti che assecondarmi. Non è stata colpa tua, ma sappi che sei stato tu a fermarmi, il pensiero di te, l’amore che provavo per te sono riusciti a fermarmi dalla colossale idiozia che stavo facendo. Non avrei mai voluto farti male in questo modo, te lo giuro. Tu ti aprì difficilmente con qualcuno, dai la tua fiducia a pochi e io ero una di queste. Ora, so di aver perso la tua fiducia, ma farò in modo di riuscire a guadagnarla di nuovo. Perché nonostante tutta l’ira e l’odio che ostenti, nonostante l’indifferenza e il disgusto che regali gratuitamente agli altri, tu sei una persona speciale e in te c’è molto di più di quello che si vede solo all’apparenza. Tu mi hai fatto sentire bene, migliore, come nessuno aveva mai fatto prima. Io ti amo, Severus. So di aver mandato tutto a puttane, ma non mi fermerò, cercherò di migliorare, di essere la persona che meriti e proprio per il forte sentimento che mi lega a te, non getterò la spugna, continuerò a lottare, per te e per noi. Spero che tu possa considerare tutto questo e perdonarmi” disse la ragazza, si avvicinò e posò la bacchetta di Severus sulla cattedra, il quale sembrava non aver ascoltato nemmeno una parola di quello che lei le aveva detto “Io continuerò ad amarti e ad aspettarti, sperando che finalmente un giorno, tu decida che io meriti una seconda possibilità” concluse Hermione, si voltò e uscì dall’aula.

Nella settimana seguente il comportamento di Piton nei suoi confronti non era cambiato di una virgola, Hermione tentava di andare avanti, gettandosi sui compiti e nelle lezioni. Sapeva che le sue parole si sarebbero difficilmente infiltrate attraverso la corazza di odio e rabbia che Piton aveva costruito attorno a sé, ma era contenta di essere finalmente riuscita ad avere la possibilità di parlare con lui, di esprimere i propri sentimenti.
Era nel dormitorio e stava guardando fuori dalla finestra, c’era la Luna Piena ed era in arrivo un brutto temporale. I suoi pensieri andarono subito a Remus, nelle ultime due settimane non gli aveva parlato, oltre in sporadiche occasioni a lezione. La sua fragilità verso Remus era diminuita nelle due settimana da quando gli aveva detto che doveva stare lontana di lui, ma adesso, guardando la Luna Piena che veniva nascosta da nuvole nere cariche di pioggia si sentiva come se lo avesse abbandonato. Il plenilunio era arrivato e lei non aveva fatto niente per aiutarlo a superarlo.
Dormì male quella notte, il vento sbatteva forte contro le mura del castello e in cielo impazzava una intensa battaglia tra lampi e tuoni.
La mattina si svegliò tardi, corse a colazione maledicendosi  e arrivò a Difesa Contro la Arti Oscure con cinque minuti di ritardo.
“Sei fortuna” disse Ginny, mentre Hermione si sedeva accanto a lei “Non sei l’unica ad essere in ritardo” aggiunse, indicando la cattedra vuota.
Aspettarono per altri quindici minuti, ma Remus non si presentò a lezione, decise di uscire dall’aula ed andare nel suo ufficio, quando entrò lo trovò deserto. Notò sulla scrivania la Mappa del Malandrino, estrasse la bacchetta e pronunciò “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni” aprì la mappa e iniziò a cercare Remus nei castello, ma di lui non c’era traccia, non era in infermeria o nell’ufficio della preside, nei suoi alloggi o in nessun altro luogo del castello.
Si sentì osservata, alzò lo sguardo e notò il suo professore sulla soglia della porta, sentì subito il suo cuore accelerare “Ero da Minerva e una agitata Wallace è venuta a dire che Lupin non si è presentato a lezione”.
“Sembra di no” rispose Hermione, tornando a guardare la mappa.
“Non ho avvelenato la pozione Antilupo del tuo amante, se è questo che pensi” disse Piton, entrando nell’ufficio.
Hermione lo guardò di nuovo e trattene l’impulso di mandarlo al diavolo “Non è il mio amante, lo sai benissimo, in ogni caso a Hogwarts non c’è, niente in Sala Professori, niente nei suoi alloggi, non è nel castello o nel parco”.
“Sembri molto informata sulla locazione dei suoi alloggi” disse Piton, beffardo.
Hermione chiuse la mappa, fece il giro della scrivania e si avvicinò a lui “Certo, che lo sono. Il ventidue Febbraio ho dovuto trascinare di peso il suo culo ubriaco a dormire, se ben ricordi” gli mise le mani sul petto “È stata una serata speciale, la prima sera che ho dormito con te, tu mi hai preso in braccio e mi hai messo sul letto e ti sei addormentato stringendomi a te” sentì Severus, fremere. Lo guardò con intensità, poi sentì dei passi avvinarsi velocemente all’ufficio, Severus si allontanò da lei.
“Il professor Lupin è tornato?” domandò la Wallace, entrando di corsa nell’ufficio.
“No, Wallace” rispose Piton, con disgusto “Va ad avvertire Madama Chips, se non ti dispiace”.
“Si, certo, subito” esclamò Emily e corse fuori dall’ufficio.
“Vado alla Stamberga Strillante, potrebbe essere andato lì a passare la Luna Piena” disse Hermione.
Piton l’afferrò per il polso “Tu non ci vai”.
“Scusa?”
“Non vai lì da sola”.
“Vieni con me, allora” rispose Hermione, fissandolo negli occhi.
“Mpfh! Non ci penso proprio!”
“Allora vai tu da solo” propose la ragazza, sentendo la morsa di Piton che la liberava.
“Nemmeno per sogno, ho di meglio da fare che cercare quell’idiota!” rispose il professore, incrociando le braccia.
“Allora lascia che io vado, ha bisogno di aiuto. So che detesti entrambi al momento, ma devi capire, lui è mio amico e l’ho praticamente abbandonato in queste due settimane, ho il dovere di cercarlo” mormorò Hermione.
“Fa come vuoi, la tua incolumità non è più una mia responsabilità” rispose Piton, con rabbia.
“Ti prego, Sev. Non fare così” sussurrò Hermione, alzò la mano per accarezzarlo ma lui la bloccò.
“Giù le mani” ringhiò il professore, afferrò il polso della ragazza e glielo girò dietro la schiena.
Hermione rimase immobile, la presa era forte, la bloccava, ma non le faceva alcun male.
“Se pensi che qualche ricordo, due paroline dolci e qualche scusa possano perdonare quello che hai fatto, sei ancora più stupida di quanto pensavo” le sussurrò il professore, all'orecchio. La lasciò andare ed Hermione si voltò subito a guardarlo, Piton dal canto suo le lanciava il suo miglior sguardo pieno di odio e disprezzo.
Hermione si avvicinò di lui così velocemente, che Severus non fece nemmeno a tempo a reagire. Gli prese il viso tra le mani e posò le labbra sul quelle del professore con forza. Severus la spinse via e la ragazza cadde all’indietro picchiando il sedere sulla pietra fredda.
“Tu provaci solo un’altra volta e giuro che ti pentirai anche di essere nata!” minacciò Severus e uscì dall’ufficio.
Hermione sorrise e si rialzò, benché quello che dicesse Severus aveva sentito la reazione del suo corpo e sapeva che non era arrabbiato con lei per il gesto in sé, ma perché aveva paura che la rabbia non sarebbe riuscito a farlo resistere a lei. Uscì dall’ufficio e corse lungo il corridoio, cammino lungo il parco ed arrivo alla Stamberga Strillante, salì al piano di sopra e finalmente trovò Remus, nudo, riverso a faccia in giù. Alzò lo sguardo da suo corpo, e guardo la stanza, un mobile era stato fatto a pezzi e un altro aveva e c’era del sangue su un altro mobile. Evocò una coperta e coprì Remus. Sulla testa aveva una ferita e del sangue rappreso, si mise in ginocchio accanto a lui, estrasse la bacchetta e pronunciò “Reinnerva”.
“Ahi”.
“Ti fa male la testa?”
“Hermione?” domandò Remus, alzando la faccia dal pavimento.
“Sono io, come ti senti? Cosa è successo?”
Remus tentò di mettersi a sedere, avvolgendosi nella coperta, Hermione lo aiutò.
“Che ore sono?”
“Tardi, non sei venuto a lezione per questo che sono venuta a cercarti” rispose Hermione.
“Merda!”
“Vuoi dirmi cosa è successo?”
“Ieri sera ero agitato” iniziò Remus “L’arrivo del Luna Piena, la situazione con te, la commemorazione per la fine della guerra tra due settimane, così ho deciso di venire alla Stamberga, invece che stare nel mio ufficio. Perché, inoltre stava arrivando un temporale di quelli grossi e io detesto i temporali. Mi sono trasformato e fuori c’era una vera e proprio tempesta, credo di essermi agitato ancora di più, la pozione antilupo mi rendeva innocuo, ma era la mia parte umana ad essere agitata, credo di aver picchiato la testa alla fine ed essere svenuto”.
“È colpa mia, avrei dovuto starti accanto, ti ho abbandonato” disse Hermione, abbassando lo sguardo.
“Non dire sciocchezze, avevi i tuoi problemi da affrontare!” disse Remus, con determinazione.
La ragazza alzò lo sguardo e annuì “Vieni, ti riporto al castello, ce la fai ad alzarti?”
“Credo di sì” mormorò Remus “a i miei vestiti sono ridotti a brandelli”.
Hermione si alzò, fece apparire dei vestiti e li porse a Remus, poi si voltò mentre lui si vestiva. Lo aiutò ad alzarsi e lo sostenne mentre uscivano dalla Stamberga Strillante. Mandò un Patronus al castello e quando arrivarono in vista del portone, trovarono la preside e Madama Chips ad aspettarlo.
“Sto bene, Poppy. Ho solo picchiato la testa” disse Remus, mentre l’infermiera si avvicinava a lui preoccupata.
“Va in infermeria, Remus. Fatti controllare” ordinò la preside, guardandolo con apprensione.
“Mi dispiace, Minerva. Ti prometto che non salterò più una lezione”.
“Non essere sciocco, Remus. Ora va in infermeria. Signorina Granger, da quanto mi risulta dopo Difesa Contro le Arti Oscure ha un’ora buca, potrebbe accompagnare il professor Lupin?”
“Certo, preside” rispose Hermione, annuendo.
“Non c’è bisogno, Hermione avrà sicuramente altro da fare…
“Professore” lo interruppe la ragazza “Per favore, stia zitto” e gli fece l’occhiolino. Remus sorrise e si lasciò scortare da Hermione e da Madama Chips nel castello.
“Ah signorina Granger?” chiamò la preside.
“Sì?” mormorò Hermione, voltandosi.
“Trenta punti a Grifondoro per l’aiuto al professor Lupin”.
Hermione la guardò sorpresa, sorrise, abbassò il capo e raggiunse Remus nella Sala d’Ingresso.

*********
Hola!
Eccomi con un nuovo capitolo! Sono fiera di me, perchè sono riuscita ad aggiornare nel weekend che di solito non ci riesco, ma non volevo farvi aspettare troppo.
Lo so che molto probabilmente mi state odiando perchè non ho ancora fatto riappacificare Hermione e Severus, ma così va la vita. In ogni caso, credo che in questo cap ci siano momenti molto intensi e frasi che mi sono piaciute, soprattutto il primo momento tra Hermione e Remus e quando Hermione chiude Sev nell'aula di pozioni (un bel rapimento ;) ) e lo obbliga ad ascoltarla.
Grazie a tutti quelli che hanno commentato lo scorso capitolo!
Aspetto i vostri pareri sul nuovo cap!
Baci
HermCH 

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Capitolo 29
*** Commemorazione ***


29. Commemorazione


Nella settimana seguente Severus la evitò sistematicamente, tornando a ignorarla e a fare di tutto per stare lontano da lei. Hermione era convinta che il bacio che gli aveva dato nell’ufficio di Remus lo avesse scosso e non poco, cercava sempre di trovare l’occasione per stare da sola con lui, ma non ci riuscì più. Benché in quella settimana si fosse riavvicinata di nuovo a Remus, poiché sentiva il dovere di essere sua amica, più che mai in vista della commemorazione per la fine della guerra, Hermione si sentiva molto sola, terribilmente sola. Le mancava Severus più di ogni cosa, era passato un mese dalla loro lite e conseguente rottura e la ragazza, benché continuasse a lottare per lui, non riusciva più a sopportare il peso di quella lontananza.
Era sera ed Hermione stava vagando per i corridoi del castello, poco prima del coprifuoco. Vagava senza una meta precisa, in cerca di pace e serenità.
Senza nemmeno accorgersene si trovò ai piedi della Torre di Astronomia, decise di salire, Severus diceva che quello era un posto tranquillo, benché l’ultima volta che era salita lassù in cima, lui l’aveva ferita enormemente.
Hermione salì gli ultimi scalini e alzò lo sguardo, non poteva credere a tanta fortuna, finalmente dopo una settimana si ritrovava con lui, da soli.
Severus era appoggiato alla ringhiera e scrutava la notte, Hermione rimase in cima alle scale fissando la sua schiena, studiandolo. Come avrebbe voluto percorrere di corsa i pochi metri che li separavano e abbracciarlo, si sentì un nodo allo stomaco, mentre le lacrime spingevano di nuovo contro i suoi occhi.
“Non ti hanno mai detto che è maleducazione fissare le persone, Granger?” mormorò Severus, senza voltarsi.
Hermione rabbrividì “Non volevo disturbarti”.
La ragazza sentì subito la risata malefica del professore espandersi nell’aria “Se non avessi voluto disturbarmi, ti saresti girata e te né saresti andata” disse Severus, voltandosi “Invece stai lì, come un’idiota, a fissarmi”.
“Non puoi prendertela con me anche quando non faccio niente di male” rispose Hermione, incrociando le braccia.
Severus sorrise, anche se quel sorriso somigliava più a una smorfia “Posso sempre prendermela con te, Granger”.
La ragazza sbuffò sonoramente “Dacci un taglio, Severus”.
“Non credevo di averti concesso il permesso di chiamarmi per nome”.
Hermione si strinse le mani l’un l’altra, cercando di calmarsi “Credevo che fosse implicito dal momento che hai fatto l’amore con me”.
“Mere illusioni” mormorò Severus.
“Lasciamo stare, me né vado” rispose Hermione, stufa di combattere contro quel muro di testardaggine.
“Ecco, brava, vai. Sono sicuro che Lupin ti starà aspettando”.
“Lo sai che non è così” disse Hermione, cercando di trattenere la rabbia che sentiva crescerle dentro.
“Non ti scomodare, Granger. Me né vado io, così potrò essere sicuro di avere un po’ di pace”.
“Quand’è che la smetterai di comportarti così, quanto ancora dovrò chiederti scusa? Perché non merito una seconda possibilità?” chiese Hermione, con un punta di disperazione nella voce.
Severus si staccò dalla ringhiera, fece qualche passo e si fermò davanti a lei “Vuoi un’altra possibilità? Quando il mio corpo sarà freddo, duro e morto. All’ora avrai la tua seconda possibilità” mormorò il professore e iniziò a scendere gli scalini.
Hermione scosse la testa e gli corse dietro “Perché è così difficile per te accettare che le persone commettono degli errori, tutti hanno il diritto a una seconda possibilità” disse Hermione, alzando la voce “Severus, sto parlando con te!” aggiunse, raggiungendo il pianerottolo a metà della torre.
Lui si voltò e con uno scatto fulmineo la inchiodò contro il muro “Io non do una seconda possibilità, quindi vedi di lasciarmi in pace una volta per tutte”.
Hermione fissò i suoi occhi neri pieni di rabbia, mentre sentiva il corpo del professore, a contatto con il suo, fremere leggermente “Le tue labbra dicono una cosa, ma il tuo corpo un’altra” sussurrò la ragazza, sfiorandogli delicatamente il petto.
Severus si allontanò e la guardò male “Sei una stupida, sciocca, arrogante e inutile ragazza, ma questo non toglie il fatto che tu sia bella”.
“Stai mentendo, non è solo una questione di attrazione fisica, c’è dell’altro, tu non sei un uomo da una botta e via” disse Hermione, avvicinandosi lentamente.
Severus rise di lei “Quanto sei ingenua”.
“Ti conosco”.
“Non mi conosci per niente” ringhiò Severus, lanciandole l’ennesimo sguardo di fuoco.
“Ti conosco” ripeté Hermione, con più determinazione.
“Secondo il tuo stupido ragionamento allora dovrei essere ancora vergine, piccola ingenua. Ma fortunatamente è pieno di puttanelle come te in circolaz…”.
Era successo, lo aveva fatto, Hermione aveva perso definitivamente il controllo di fronte alle parole del professore e lo aveva colpito con uno schiaffo al viso. Alzò la mano, tremante di rabbia “Non osare darmi della p…”
Non riuscì a finire la frase perché venne di nuovo spinta contro il muro da lui “TU” gridò Severus “Non osare mai più colpirmi!”.
“Vai all’inferno!”
“Ci sono già” gridò in risposta Severus, si allontanò da lei e corse giù per le scale. Hermione rimase immobile, fissando la sua schiena sparire, consapevole di aver appena mandato all’aria tutti gli sforzi che aveva fatto nelle ultime tre settimana per riavvicinarsi a lui.
Si sentì incredibilmente stupida e frustrata, diede un calcio al muro di pietra e se né pentì subito, sentendo un forte dolore al piede.
Tornò alla Torre dei Grifondoro zoppicando, salì al dormitorio e si infilò sotto le coperte.
Il mattino dopo, quando scese dal letto, cadde in avanti, sentendo ancora un male tremendo al piede.
“Ma che combini?” domandò Ginny, sbucando dalle tende del suo letto a baldacchino.
“Non riesco a stare in piedi” rispose Hermione, con una smorfia. Indicò il suo piede, decisamente gonfio e con un esteso ematoma violaceo.
“Ahi” mormorò Ginny, guardando il piede dell’amica “Si può sapere che hai combinato?” aggiunse, tirandola su da terra.
“Ho dato un calcio al muro” rispose Hermione, provò ad appoggiare il piede per terra, ma appena caricò il peso sopra sentì un male lacerante.
Ginny la sostenne “È meglio che vai in infermeria”.
Hermione imprecò e si sedette sul letto “Aiutami a mettere la divisa”.
“Perché hai dato un calcio a un muro?” domandò la rossa, tirando fuori la divisa di Hermione dal baule.
“Ero arrabbiata” rispose la ragazza, con una smorfia.
Ginny si guardò attorno per controllare che fossero sole “Immagino che se scommettessi su chi ti ha fatto arrabbiare, vincerei almeno cento Galeoni”.
“Lascia perdere” disse Hermione, mentre si toglieva il sopra del pigiama.
“Che ha fatto questa volta mister pipistrello per farti arrabbiare?” domandò Ginny, passandole la camicia.
“Mi ha dato della puttana”.
“Carino” commentò Ginny, con una smorfia.
“Io gli ho dato uno schiaffo”.
“Questo mi piace molto di più” rispose Ginny, aiutandola a infilare la gonna “Devo ammettere che sono sorpresa che tu sia ancora viva, dopo un gesto del genere”.
“Per un momento ho pensato davvero che mi strozzasse” rispose Hermione, soffocata dal maglione che stava infilando.
“E il calcio contro il muro quando è arrivato?”
“Dopo che se né andato, con quello schiaffo ho buttato via settimana di lavoro” rispose Hermione.
“Bè, allora la prossima volta che rischio una punizione e possibili squartamenti per aiutarti, cerca almeno di non mandare tutto a puttane”.
“Me lo ricorderò” rispose Hermione, sospirando.
Finirono di vestirsi e con l’aiuto di Ginny, riuscì a raggiungere l’infermeria.
“Granger, che ti è successo?” domandò Madama Chips, vedendola entrare.
“Ho tirato un calcio a una parete ieri sera e adesso non riesco più a camminare” rispose Hermione, sconsolata.
“Sciocca ragazza, ma sei in buona compagnia, il professor Piton ha tirato un pugno a un muro ieri sera” rispose Madama Chips, Hermione alzò lo sguardo e si sentì raggelare, Severus era seduto qualche letto più in là con la mano in una bacinella.
“Ho chiuso la mano in una porta, Poppy, te l’ho detto” mormorò Piton, irritato.
“Certo, Severus” rispose l’infermiera, indifferente. Aiutò Hermione a mettersi sul primo letto, la ragazza guardò Ginny che era sul punto di scoppiare a ridere.
“Bene” esclamò la rossa “Ti lascio nelle mani di Madama Chips, ti aspetto a lezione”.
Hermione le lanciò uno sguardo implorante, ma Ginny le fece un sorriso e uscì di corsa dall’infermeria.
“Allora vediamo questo piede” mormorò Madama Chips, togliendole la calza “Saresti dovuta venire da me ieri sera, signorina”.
“Può metterlo a posto?” domandò Hermione, preoccupata “Non vorrei perdere altre lezioni”.
“L’ematoma è molto esteso e l’alluce sembra rotto, ma posso metterlo a posto in un attimo con un incantesimo di guarigione avanzato” rispose Madama Chips, controllando una seconda volta il piede di Hermione.
“Dovremmo smetterla di incontraci così però. Dovresti stare più attenta, signorina Granger” commentò l’infermiera.
“Concordo pienamente” rispose Hermione, con una smorfia di dolore.
“Per eseguire l’incantesimo ho bisogno che tu tenga il piede più in alto che puoi”.
Hermione alzò la gamba, ma dopo pochi centimetri sentì molto dolore “Ahi, non ce la faccio a tenerla alzata”.
“Vorrà dire che dovremo utilizzare un sostegno, sdraiati sul letto… A meno che, anzi sì, Severus puoi venire un attimo, per favore? Ho bisogno di te”.
“Credevo di non dovermi muovere”  rispose il professore, irritato.
“Niente lamentele, per favore, è solo per mezzo minuto” rispose Madama Chips, facendogli segno di avvicinarsi.
Hermione sentì Severus sbuffare. Il professore scese dal letto e si avvicinò.
“Prendi la gamba della signorina Granger sotto il polpaccio se non ti dispiace e alzala” ordinò l’infermeria.
Hermione rabbrividì sentendo il tocco caldo di Severus, le alzò la gamba e l’infermeria iniziò a disegnare complicati movimenti con la bacchetta.
Hermione gemette sentendo il piede molto caldo e dolorante, vide l’ematoma ritrarsi e il dolore cessò. Severus le lasciò andare la gamba e senza guardarla tornò al suo letto.
“Va bene, rimettiti le scarpe e sei libera di andare” disse Madama Chips, leggermente affaticata, poi rivolse lo sguardo verso il professore “Severus, aspetta lì, vado a prenderti quell’impasto di erbe mediche e ghiaccio tritato”.
“Poppy tra quarantacinque minuti ho lezione, non ho tempo” borbottò Severus, irritato.
“Vorrei ricordarti che è la mano della bacchetta, vuoi davvero rischiare danni? Ci vorranno solo cinque minuti!” rispose decisa Madama Chips e si avviò verso l’ufficio.
Hermione si rimise calze e scarpe, scese dal letto e fece qualche passo verso la porta, poi cambiò idea e tornò sui suoi passi, raggiungendo il letto di Piton.
“Stai bene?” sussurrò la ragazza.
“Non mi seccare”.
“Grazie per aver aiutato Madama Chips”.
“Non avevo scelta” rispose Severus, decisamente infastidito.
“Io volevo… Scusa per ieri sera, io… Non volevo perdere il controllo in quel modo” borbottò Hermione, abbassando lo sguardo.
“Sono stufo delle tue scuse, Granger. Potrei lastricare una strada di mille chilometri con le tue dannate scuse” rispose Piton.
Hermione alzò lo sguardo “Forse perché sono veramente dispiaciuta, Severus. Non ti è mai passato per la tua mente brillante di considerare alcune delle mie scuse?”.
“Nemmeno per un secondo”.
“Ma perché?”
“Perché…” Severus s’interruppe, Hermione si voltò e vide Madama Chips uscire dal suo ufficio “Ora puoi andare, Granger” aggiunse Severus, perentorio.
Hermione gli lanciò uno sguardo determinato e sussurrò “Ti amo, Sev. Considera almeno questo” vide gli occhi del professore reagire, quasi stupiti da tanta determinazione e imprudenza. Hermione si voltò e uscì dall’infermeria.


***


“Forza, Gin! È ora di alzarsi” disse Hermione, scostando le tende a baldacchino dell’amica.
“Mmm, no, voglio dormire” si lamentò Ginny, girandosi dall’altra parte.
“Coraggio, siamo già in ritardo”.
Ginny si mise a sedere e si strofinò gli occhi “Dannata commemorazione, per un giorno che potevo dormire, vuoi spiegarmi perché la devono fare proprio di mattina?”
“Lo sai, Gin. Hanno deciso di fare la cerimonia a quest’ora, perché la guerra è finita di mattina” rispose Hermione, aiutandola ad uscire dal letto.
“Che idea stupida” mormorò Ginny, sfilandosi il pigiama.
“Stai bene?”
“Spero solo che questa giornata passi in fretta, poi starò meglio” rispose la rossa “Diamoci una mossa, mia madre è comunque capace a darmele con la scopa se arrivo in ritardo”.
Hermione le sorrise e prese dal baule un vestito nero che aveva comprato per l’occasione. Tolse il cartellino con un gesto della bacchetta. Era vestito semplice, ma elegante. Il corpetto sosteneva il seno, ma non lasciava vedere alcuna scollatura, la linea del vestito sopra i suoi seni era diritta. Aveva due spalline larghe, che ricoprivano le spalle, lasciando liberi collo e braccia, la gonna scendeva delicata, accarezzando le sue forme, fin sopra il ginocchio. Non era solita vestire di nero, ma quel vestito le era sembrato giusto per l’occasione. Guardò di nuovo il suo vestito, accarezzò la stoffa nera, era Severus che vestiva sempre di nero. Era passata un’altra settimana dalla lite e l’incontro in infermeria e lui l’aveva come sempre trattata con sguardi carichi di odio e disprezzo.
“Hermione? Ci sei?” mormorò Ginny “Hai detto che siamo in ritardo e rimani lì imbambolata a fissare quel vestito!”
“Sì scusa, Gin. Mi sono distratta un attimo” rispose Hermione e si infilò il vestito. Era il due Maggio e quel giorno non poteva lasciarsi distrarre dal pensiero di Severus, era il giorno della commemorazione e lei doveva pensare solo a Ginny, Harry, ai Weasley e a Remus.
Finirono di prepararsi e scesero di sotto per colazione, nella Sala d’Ingresso trovarono Harry. Ginny gli corse incontro e lo abbracciò con foga.
“Che ci fai già qui?” domandò la ragazza, sorpresa.
“Ho pensato di venire prima, per stare un po’ con te, visto che durante la commemorazione non potrò starti vicino” rispose Harry. Ginny gli sorrise e lo baciò.
“Hai già fatto colazione?” chiese Hermione, indicando la Sala Grande.
Il prescelto scosse la testa “Ho lo stomaco in subbuglio”.
Le ragazze risero “Avanti Harry, hai battuto Voldemort e ora hai paura di un piccolo discorso?” domandò Hermione.
“Non potevano bastare i discorsi degli altri?” domandò Harry, con una punta di disperazione nella voce.
Ginny rise di nuovo “Ma tu sei Harry Potter, tesoro. Dovrai fartene una ragione prima o poi”.
Harry fece una smorfia.
“Hai preparato un discorso per lo meno?” domandò Hermione.
“Certo” rispose Harry “L’ho provato almeno cento volte”.
“È già un inizio” rispose Ginny e gli diede un bacio sulla guancia. Lo sguardo di Hermione venne attirato da una figura nera che entrava ad occhi bassi nella Sala Grande, Hermione sospirò.
“Non va ancora tra voi?” domandò Harry, notando a suo volta Piton.
“No” mormorò Hermione “Ma non parliamo di questo, andiamo a far colazione”.
“Però almeno si sono toccati” aggiunse Ginny, ridacchiando.
“Toccati?”
“Sì, Hermione gli ha dato uno schiaffo l’altra settimana” rispose la rossa.
“Hermione!” esclamò Harry, guardandola sorpreso.
“Ti prego, Harry. Non apriamo questo argomento!” lo supplicò la ragazza, entrando nella Sala Grande.
Raggiunsero il tavolo del Grifondoro e si sedettero a far colazione. Hermione si guardò in giro, la commemorazione aveva buttato giù quasi tutti gli studenti dal letto, non aveva mai visto la Sala Grande così piena di Sabato mattina.
“Ehi, Remus non c’è” notò Ginny.
Hermione alzò lo sguardo verso il tavolo degli insegnanti, l’unico posto vuoto era quello che normalmente occupava il mannaro.
“Credo sia da Teddy” rispose Harry.
Hermione annuì “È andato via ieri sera, subito dopo le lezioni. Ha detto che voleva passare tutto il tempo possibile con Teddy, prima della commemorazione”.
“Mi sembra logico” mormorò Ginny e addentò un pezzo di pane tostato.
Finirono di mangiare e uscirono dal castello, la commemorazione si teneva in riva al lago, innumerevoli sedie erano disposte davanti a un palco. Sopra di esso c’erano altre sedie e un enorme oggetto ricoperto da un panno candido.
Al limitare del lago intravidero la famiglia Weasley, che parlavano con Remus e Andromeda, li raggiunsero. Ginny si fiondò subito tra le braccia della madre.
“Ciao” salutò Hermione, avvicinandosi a Remus, che stringeva tra le braccia Teddy “Come stai?”
“Abbastanza bene” rispose Remus, cercando di cullare il figlio che si agitava tra le sue braccia “Sei bellissima con quel vestito”.
Hermione si sentì arrossire “Teddy sembra un po’ agitato”.
“Si è solo alzato con la luna storta” rispose Andromeda accanto a loro.
“Tale e quale al papà, vero?” disse Remus, alzando il bambino per aria. Teddy rise “Sì tu sei come il papà, Lunastorta! Vuoi andare a vedere i pesci? Sì, che belli i pesciolini!” aggiunse, il mannaro e si avvicinò alla riva del lago, tenendo stretto il figlio.
Hermione sorrise davanti a tanta tenerezza e concentrò la sua attenzione sui Weasley.
Abbracciò la signora Weasely, che aveva gli occhi rossi, segno che aveva già pianto molto quella mattina “Hermione, questo vestito è delizioso”.
“Grazie, signora Weasley” rispose Hermione, con un sorriso.
“La mamma ha ragione, sei un incanto” commentò Ron, avvicinandosi.
“Sì e per questo il primo abbraccio spetta a me fratellino” disse George, spingendo via il fratello e allungando le braccia verso Hermione.
La ragazza sorrise e lo abbracciò, passando poi da tutti gli altri Weasley. Gli allievi della scuola, iniziarono a uscire dal castello e decisero di prendere posto.
Hermione finì seduta tra Ginny e Remus, il quale stava accarezzando Teddy, in braccio alla nonna, seduta accanto a lui.
“Harry darebbe qualsiasi cosa per non dover stare lì” disse Hermione, notando il prescelto che sedeva imbarazzato su una delle sedie sul palco.
“Si vede” mormorò Ginny, con un sorriso.
“Preferirebbe stare con te”.
“Lo so” rispose la rossa, stringendo la mano di Hermione “Ci sei tu con me e questo mi basta, Harry deve fare il suo dovere”.
“Sono qui, Ginny” rispose Hermione, stringendo a sua volta la mano dell’amica.
La commemorazione iniziò, la prima a parlare fu la preside, seguita da alcuni funzionari del ministero, Kingsley e infine Harry. Hermione ascoltava con attenzione le parole dette dai predecessori del prescelto, ma quando lui si alzò per fare il suo discorso, non poté fare altro che concentrarsi ancora di più.
Il ragazzo mosse le mani nervoso “Oggi siamo qui, non lo solo per celebrare la fine della guerra” iniziò il prescelto “Ma soprattutto per celebrare i veri eroi di questo giorno. È passato un anno dalla battaglia finale e le ferite del nostro cuore non si sono ancora rimarginate. Le persone che hanno combattuto e sono morte in questo giorno, hanno contribuito a rendere il nostro mondo un luogo migliore, hanno aiutato a scacciare il male che corrompeva la nostra società e la nostra vita. In questo giorno onoriamo la loro memoria. Mi rivolgo alle famiglie dei deceduti, so che nessun ringraziamento potrà mai essere sufficiente per colmare la vostra perdita, ma sono sicuro che loro siano sempre qui con noi, rimangono vivi nel mio e nel vostro cuore. Personalmente, non posso fare altro che promettervi che lavorerò e contribuirò a costruire un mondo migliore, così che coloro che ci guardano dall’alto e vegliano su di noi, possano essere fieri di quello che insieme abbiamo creato, possano essere fieri della vita che abbiamo ricostruito. Vi chiedo di unirvi a me in un minuto di silenzio, in memoria di coloro che hanno donato la vita per rendere il nostro mondo migliore”.
Dopo il minuto di silenzio, Harry si voltò e con un gesto della bacchetta fece sparire il panno candido, rivelando una lastra di marmo bianco “Su questa lastra sono stati incisi di nomi di coloro che hanno combattuto e ci hanno lasciato durante l’ultima battaglia. Questa lastra rimarrà qui ad Hogwarts, in riva al lago, in segno di ricordo ai caduti. Come potete vedere i primi due nomi incisi nel marmo non appartengono ai caduti della battaglia finale, ma ci è sembrato doveroso incidere i loro nomi in questo monumento, per la loro dedizione nel combattere Voldemort, per il loro fondamentale aiuto e per la vita che hanno sacrificato: Albus Silente e Alastor Moody” annunciò il prescelto. Hermione sentì lo stomaco contorcersi. Si voltò e vide Severus, che osservava la commemorazione in piedi a qualche metro da lei. Riuscì a vedere il dolore dietro alla sua solita maschera, si sentì stringere il cuore e le lacrime iniziarono a inumidirle gli occhi. Severus si voltò e se né andò, mentre Harry iniziava a elencare i nomi degli altri caduti.
“Va da lui” le sussurrò Remus.
“Come?”
“So che vuoi andare da Severus, va da lui” bisbigliò di nuovo il mannaro.
Hermione scosse il capo “Il mio posto è qui, con voi”.
“Papà!”
Hermione e Remus si voltarono, Teddy allungava le braccia verso il padre “Vuoi venire in braccio a papà?” domandò Remus, prendendo il figlio in braccio, poi il bambino allungò di nuovo le braccia verso la nonna. Andromeda gli fece un sorriso acquoso e lo riprese tra le braccia, Teddy sbadigliò e si accoccolò contro suo petto.
Harry continuò a leggere i nomi dei caduti e con commozione, guardò Remus e pronunciò “Ninfadora Tonks-Lupin”.
Hermione intrecciò la mano con quella del mannaro, mentre le lacrime iniziavano a rigarle le guance, guardò Remus che con occhi pieni di lacrime fissava Harry.
Alla fine, Harry pronunciò l’ultimo nome “Fred Weasley” e sentì la signora Weasely ululare di dolore. Hermione tirò su col naso, voleva asciugarsi le lacrime, ma entrambe le mani erano impegnate a tenere quelle di Remus e Ginny.
“Non piangere” sussurrò Remus, alzando la mano che teneva ancora intrecciata con quella di Hermione. Raccolse una lacrima, che scendeva lungo la guancia e le lasciò la mano, Hermione si strofinò gli occhi e lo guardò, una lacrima si staccò dalle ciglia e scese lungo la sua guancia, nascondendosi nella barba.
Hermione gli sfiorò la guancia “Tutti piangono”.
Remus le sorrise, si voltò e prese in braccio Teddy. Hermione sospirò e abbracciò Ginny.
Harry tornò al suo posto e Kingsley riprese la parola. Dopo qualche minuto la commemorazione finì. I Weasley stavano parlando di rimanere a pranzo al castello e Remus più distante da loro parlava con Andromeda, tenendo in braccio il figlio. Hermione si voltò verso il lago, guardando l’immensità dell’acqua.
“Ho visto Severus andare verso il crinale” le sussurrò Remus, all’orecchio.
Hermione si voltò “E allora?”
“Sappiamo entrambi che muori dalla voglia di andare da lui” rispose Remus, indicandole il sentiero.
“Solo cinque minuti” implorò quasi, Hermione.
Remus le sorrise “Ci vediamo al castello”.
Hermione annuì e partì con passo veloce verso la sponda del lago. Il crinale era una specie di scogliera, sotto la parte Nord del castello, sotto la quale si estendeva il lago, nei mesi d’estate aveva visto molti studenti buttarsi da lì per assaporare un attimo di adrenalina.
Hermione intravide Severus sull’orlo del crinale che guardava il lago, il professore si girò, sentendola arrivare “Vattene” disse subito.
“Volevo sapere come stai” rispose Hermione, percorrendo i metri che la separavano da lui.
“Sto bene, adesso vattene, potrebbe vederci qualcuno dal castello”.
“L’unica che potrebbe vederci è la Cooman dalla Torre Nord e non credo che sia interessata a spiare dalle finestre” rispose Hermione, indicando la torre sopra di loro.
“Vuoi lasciarmi in pace dannazione!?”
“Ti ho visto alla cerimonia, Severus” rispose Hermione “Ti ho visto quando Harry ha pronunciato il nome di Silente”.
“Non sono affari tuoi” sbraitò Severus, carico di rabbia.
“Certo che sono affari miei” disse Hermione, avvinandosi un altro po’.
“E perché mai?”
“Perché io ti amo” rispose la ragazza, mettendogli la mano su un braccio.
Severus la scacciò subito “Dacci un taglio con…” Hermione lo vide girarsi verso di lei, mancare l’appoggio con il piede e cadere all’indietro, Hermione lo afferrò per un braccio, ma Severus era troppo pesante e cadde anche lei. Fecero un balzo di cinque metri e caddero nell’acqua.
“AH! È fredda!” gridò Hermione, riemergendo dall’acqua.
“È tutta colpa tua!”
“MIA?”
“Sì!” strillò Severus, estrasse la bacchetta, ma gli sfuggì di mano e cadde nell’acqua “La bacchetta! Dannazione!”
“Nuotiamo fino alla riva” propose Hermione, guardando la riva venti metri più in là.
Severus andò sott’acqua e Hermione lo riportò a galla “Estrai la tua dannata bacchetta e metti a posto questo guaio!” gridò il professore.
“Per rischiare di perderla brillantemente come hai fatto tu? Non credo proprio, appellerò la tua bacchetta dalla riva, ora andiamo!” rispose Hermione.
Severus rimase immobile.
“Se non sai nuotare bene ti aiuto io” gli assicurò la ragazza.
“Stai lontana da me!” rispose Severus, spingendola via.
“Molto bene, allora!” gridò Hermione “Affoga da solo” mise la testa sott’acqua e iniziò a nuotare. Quando raggiunse la riva si sdraiò sulla spiaggetta, sfinita. Alzò lo sguardò, Severus era ancora molto a largo e cercava di lottare contro l’acqua.
“Testone che non sei altro!” borbottò Hermione, rialzandosi “Posso aiutarti, adesso?” gridò in direzione del professore. Vide Severus agitare la mano, Hermione concentrò tutte le sue forze su di lui e gridò “Accio Severus!”
Il professore volò fuori dall’acqua e le finì addosso, caddero all’indietro. Hermione rimase immobile, sentiva il corpo di Severus sopra di lei e il suo respiro affannato, avrebbe voluto rimanere così per ore, ma il professore si tolse subito di dosso dalla ragazza, chiuse gli occhi e cercò di regolare il respiro.
Hermione si mise a sedere, agitò la bacchetta e vide il bastoncino di legno di Severus, volare verso di lei. Lo prese al volo e si distese di nuovo accanto a lui.
“Sev, la tua bacchetta”.
Piton si voltò su un fianco e prese la bacchetta dalle mani di Hermione, la ragazza strinse la sua mano a quella del professore, guardandolo negli occhi. I loro corpi si sfioravano e i loro visi non erano così vicini da settimane. Severus prese la bacchetta con l’altra mano ed Hermione sentì subito i suoi vestiti asciugarsi.
“Grazie” mormorò la ragazza, senza togliere lo sguardo dai suoi occhi.
“È un bel vestito, sarebbe un peccato se l’acqua lo rovinasse” rispose Severus. Hermione gli sorrise, alzò la mano e gli sfiorò la guancia “Sev, io…”
“HERMIONEEEE!”
Severus si mise subito a sedere ed Hermione lo imitò suo malgrado “È Ron” mormorò Hermione, sconsolata.
“I Weasley ti staranno cercando, va da loro” rispose Severus, indicando il punto da dove veniva la voce.
“È quasi ora di pranzo” rispose Hermione, guardando il cielo. Si voltò e vide che Severus si era già alzato e stava camminando nella direzione opposta a quella che doveva prendere lei.
Sbuffò e si alzò, si risistemò al meglio e andò incontro a Ron.
“Ehi, ma dove eri finita?” domandò Ron, vedendola salire dal lago.
“Scusa, volevo stare un po’ da sola” rispose Hermione.
“La mamma si stava preoccupando, abbiamo deciso di fermarci tutti qui per pranzo”.
“Ottimo” esclamò Hermione “Andiamo al castello, allora”.
Salirono verso il castello a metà strada videro Remus, poco sotto di loro, che da quel che pareva stava salutando Andromeda.
“Non capisco, credevo che oggi stesse con Teddy” commentò Hermione, guardando il mannaro che baciava il figlio e lo riponeva nelle braccia della nonna.
“Non so” rispose Ron, alzando le spalle.
Remus mosse la mano, salutando il figlio e s’incamminò verso il castello.
“Non stai con Teddy oggi?” domandò Hermione, incuriosita.
“Non dopo la commemorazione” rispose Remus, raggiungendoli.
“Come mai?”
“Perché devo ubriacarmi” disse il mannaro, continuando a salire verso il castello.
“Remus!” esclamò Hermione, cercando di andargli dietro, ma Ron la bloccò.
“Lascialo andare. Non è una giornata facile oggi, lascia che l’affronti come è meglio per lui” disse il rosso.
“Così si fa ancora più male” rispose Hermione, sconsolata.
“Lo so, ma lo capisco. Anche io sento il desiderio di scolarmi qualche bottiglia di Whisky Incendiario” commentò Ron, stringendosi nelle spalle.
Hermione lo abbracciò.
“Dai” disse Ron, sciogliendosi dall’abbraccio “Andiamo prima che la mamma dia di matto”.
Pranzò con i Weasley nella Sala Grande, dopo pranzo la famiglia, completa di Ginny e Harry tornò alla Tana. Hermione dal canto suo ritornò alla Torre dei Grifondoro, si sedette a un tavolino e fece i compiti. Lavorò tutto il pomeriggio, cercando di terminare la mole di compiti che era stata loro assegnata per il weekend, ma Hermione notò subito che era meno del solito, probabilmente vista la commemorazione del fine settimana.
Andò a cena e mangiò in fretta, notando che il posto di Remus era sempre vuoto. Preoccupata per lui, si diresse verso il suo ufficio.
Bussò ed entrò senza aspettare che lui rispondesse, trovò Remus che dormiva con la testa appoggiata alla scrivania, sulla quale erano disposte alcune bottiglie vuote.
Si avvicinò e si sedette sulla scrivania, gli sfiorò i capelli e Remus si mise subito di diritto.
“Porca miseria, mi hai spaventato a morte!”
Hermione scoppiò a ridere “Scusa”.
“Non farlo mai più, potrei divorarti per una cosa del genere”.
“Uuuh, sai che paura” rispose Hermione, continuando a ridere.
Remus si stiracchiò e guardò Hermione “Perché non ti sei cambiata?”
La ragazza alzò le spalle e sorrise “A Severus è sfuggito che gli piace il mio vestito”.
“Non gli si può dare torto” rispose Remus, guardandola dall’alto in basso.
“Credo che per questa sera tu abbia bevuto abbastanza” mormorò Hermione, indicando le bottiglie vuote.
“Abbastanza non basta mai”.
“Hai mangiato qualcosa per lo meno?” domandò Hermione, preoccupata.
“È passata Emily oggi pomeriggio e mi ha portato dei cioccolatini fatti da lei” rispose il mannaro, indicando la scatola vuota.
“La Wallace?”
“Sì e sai cosa mi ha detto?”
“Sentiamo le ultime perle di saggezza” borbottò Hermione, scuotendo la testa.
“Ha detto che sa quello che sto passando e che i cioccolatini mi avrebbero tirato su. E ha aggiunto di non preoccuparmi, che arriverà presto un'altra donna che riuscirà a tirarmi su” raccontò il mannaro.
Hermione lo guardò sbalordita “E tu cosa le hai risposto?”
“Di non farsi illusioni”.
“No! Davvero le hai detto così?” chiese Hermione, ancora più scioccata. Remus era stato un uomo incredibilmente pacato.
“Credo di sì, lo sai che quando sono ubriaco non controllo bene le mie emozioni”.
“Immagino che non l’abbia presa bene” rispose Hermione, alzando gli occhi al cielo.
“Per niente, se n’è andata sbattendo la porta. Credo che ad un certo punto abbia anche detto ‘dannata Granger’ “ rispose Remus, alzandosi dalla scrivania barcollando vistosamente.
“Quella ragazza è davvero ridicola” commentò Hermione, incrociando le braccia.
“Non tutte possono essere perfette, Hermione” disse Remus, con un tono di rimprovero nella voce.
Hermione sbuffò e Remus la abbracciò. La ragazza gli mise le mani attorno al collo e lo strinse forte. Rimasero così per diversi minuti, Hermione sentiva le lacrime di Remus, bagnarle il collo.
“Scusa” mormorò Remus, allottandosi “Sono patetico”.
“Non è vero” rispose Hermione, abbracciandolo di nuovo. Sentì le mani del mannaro accarezzarle la schiena e le labbra di lui si posarono delicatamente sul collo della ragazza.
Hermione rabbrividì e lo allontanò “Stai bene?”
“Per niente”.
La ragazza gli accarezzò la guancia, asciugandogli le lacrime “Vai a dormire, quando ti sveglierai sarà un nuovo giorno”.
“Rimani con me” la supplicò Remus.
“Lo sai che non posso”.
“Lo so”.
Hermione si avvicinò e gli sfiorò la guancia con le labbra “Vai a dormire, Remus. Hai bisogno di riposo”.
Remus annuì e la lasciò andare. Hermione uscì dall’ufficio e si appoggiò al muro, una lacrima solitaria le percorse la guancia. La asciugò subito, sospirò e s’incamminò.
Non prese le scale che portavano alla Torre dei Grifondoro, ma scese di sotto, fino alla Sala d’Ingresso, fin giù ai sotterranei.
Guardò la porta dell’ufficio di Severus, erano settimane con non vi entrava e ora si ritrovava di nuovo a guardarla. Fece un respiro profondo e bussò, la voce del professore la raggiunse dall’altra parte della porta ed entrò.
“Sei tu” mormorò Severus, alzandosi di scatto dalla scrivania.
“Sono io” confermò Hermione, chiudendosi la porta alle spalle.
“Vattene”.
Hermione sbuffò “Non mi offri nemmeno da bere prima?” disse indicando la bottiglia di idromele aperta sulla scrivania.
“Tu non bevi” osservò il professore.
“Le cose cambiano” rispose Hermione, avvicinandosi alla scrivania “Le persone cambiano, Severus”.
“Se ti offro da bere dopo mi lascerai in pace?”
“Probabilmente no” disse la ragazza, sorridendo e si sedette di fronte a lui, incrociando le gambe. Hermione lo vide soffermarsi per un attimo a guardare le sue gambe, ma poi distolse subito lo sguardo. Appellò un bicchiere, lo riempì di idromele e lo posò di fronte alla ragazza.
“Potresti almeno dire qualcosa” mormorò Hermione, dopo diversi minuti di silenzio.
“Non ti voglio qui, contenta?”
“Lo sai, Sev. Per essere un ottimo bugiardo non poni abbastanza attenzione al linguaggio del corpo” rispose Hermione, bevendo un altro sorso di idromele.
“Sciocchezze”.
“Al contrario” commentò Hermione “Se io adesso mi alzassi da qui e mi metessi vicino a te, le tue labbra mi direbbero di andarmene, i tuoi occhi mi guarderebbero con rabbia, ma il tuo corpo mi implorerebbe di avvicinarmi ancora di più”.
“Credevo di averti già spiegato come funziona, non vorrai riprendere il discorso della settimana scorsa” rispose Severus, versandosi dell’altro idromele.
Hermione svuotò il suo bicchiere, sentendosi la testa più pesante e si alzò “D’accordo allora”.
“D’accordo che cosa?” domandò Severus, guardandola quasi incuriosito.
“Sei un uomo, hai i tuoi bisogni, sono qui per soddisfarli” rispose Hermione.
Severus rise “Non verrei a letto con te nemmeno le fossi l’ultima donna rimasta al mondo”.
“Né sei sicuro?”
“Assolutamente”.
“Io non credo” rispose Hermione, prese il vestito per l’orlo e se lo tolse con un gesto unico.
“Rivestiti!” ordinò Severus, cercando di non guardare i suo intimo nero.
“No” rispose Hermione, decisa.
“Subito!” gridò il professore, battendo il pugno sulla scrivania.
“Che c’è, Severus? Hai paura di non riuscire a controllarti?” domandò Hermione, gli sorrise maliziosa e gettò il vestito sulla sedia, avvicinandosi alla scrivania. 

***************
Hola!
Allora, ecco il nuovo capitolo! Spero davvero che vi sia piaciuto! Il capitolo si divide un due parti, la prima ovviamente è il nuovo scontro tra Sev e Hermione, lo so che mi state odiando per questo! Mentre la seconda parte è quella della commemorazione per la fine della guerra, spero di essere riuscita a far passare tutta la tristezza che porta dietro di sè quel giorno, senza ovviamente mancare un po' di umorismo dopo la commemorazione qnd i due finiscono in acqua, aahha mi sono divertita lo ammetto :P E poi la scena botto finale! eheheheh, lo so vi ho lasciato decisamente in sospeso, ma che ci posso fare, non si può mica mettere tutto in un capitolo :P
ahahhaha ;)
Asptto un vostro commento, come sempre grazie a tutti quelli che recensiscono e seguono la storia!
Baci
HermCH 

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Capitolo 30
*** Istanti spinosi ***


30. Istanti spinosi


Hermione si avvicinò a Severus con passi silenziosi, lui stringeva le mani attorno agli angoli della scrivania, rifiutandosi di guardarla.
La ragazza fissò le nocche del professore, ormai bianche “Severus, guardami”.
“Rivestiti” rispose il professore, con disperazione.
Hermione si sedette sulla scrivania, staccò una delle mani del professore che stritolavano il legno e la posò sulla sua coscia, sentì Severus fremere.
Allungò la mano e la posò sulla guancia di Severus, obbligandolo a guardarla. I suoi occhi neri e profondi indugiarono sul suo viso, lo vide cercare di combattere con se stesso per non abbassare lo sguardo.
“Va tutto bene” sussurrò Hermione, afferrò Severus per la casacca e lo avvicinò a lei.
La mano del professore si alzò, posandosi delicatamente sulla sua spalla, la spallina del reggiseno scivolò sul braccio e Severus voltò di nuovo lo sguardo.
“Guardami, Sev”.
Lentamente l’uomo girò di nuovo la testa verso di lei, Hermione strinse le gambe attorno ai fianchi dell’uomo e incrociò le mani sulla sua nuca.
Severus si avventò su di lei, baciandola con passione, rabbia e disperazione. Da settimane Hermione sperava di ricevere di nuovo uno dei baci di fuoco del professore, si strinse ancora di più al suo corpo. Severus posò le mani sulla schiena della ragazza e la strinse con forza, Hermione gemette.
“NO!” gridò Severus, allontanandosi dalla ragazza.
Hermione lo guardò con desiderio “Va tutto bene” ripeté scendendo dalla scrivania. Gli si avvicinò e posò le mani sul suo petto.
“No” gemette Severus.
“Sono io, Sev. Lo sai che lo desideri quanto me” gli sussurrò Hermione, all’orecchio.
Lui la spinse via, facendola finire sulla sua sedia “Stammi lontano!” sbraitò Severus e si allontanò, infilandosi nel passaggio che portava ai suoi alloggi. Hermione si alzò di corsa dalla sedia, raccolse la sua bacchetta e lo seguì.
Provò ad aprire la porta di camera sua, a bussare, lo supplicò di lasciarlo entrare, pronunciò perfino “Alohomora” ma la porta rimase sigillata. Sbuffò e tornò nell’ufficio del professore, si rimise il vestito e si sedette alla scrivania di Severus. Prese la bottiglia d’idromele e se né servì una generosa quantità, non si sarebbe arresa, non adesso.


“Che diavolo ci fai ancora qui?”
Hermione alzò la testa, spaventata. Si era appoggiata solo un attimo sulla scrivania, mentre aspettava il ritorno di Severus e si era addormentata. Si guardò in giro confusa, Severus era nell’ufficio che la guardava con astio.
“Che ore sono?” mormorò la ragazza e poi sbadigliò sonoramente.
“Quasi le undici, rispondi alla domanda!”
“Ti aspettavo, che altro”.
Severus si avvicinò e la guardò con ira “Hai finito il mio idromele” disse il professore indicando la bottiglia vuota sulla scrivania.
“Aspettare fa venir sete” rispose Hermione, alzando le spalle.
Severus fece il giro della scrivania, la afferrò per un braccio e l’alzò di peso dalla sedia “Vattene! Adesso!”
“Non sono stata qui ore ad aspettarti per essere buttata fuori dal tuo ufficio” rispose Hermione, ostinata.
Severus la spinse via “Fuori di qui!”
“No”.
“Ti sbatto fuori a calci, Granger” ringhiò il professore.
“Perché continui ad allontanarmi quando è così evidente che hai bisogno di me, che mi desideri e provi qualcosa per me” disse Hermione, incrociando le braccia.
Severus la prese per il gomito e la trascinò fino alla porta “Ho detto fuori!”
“Esigo una spiegazione” esclamò Hermione, liberandosi dalla presa del professore.
“Esigi? TU esigi?” disse Severus, furibondo.
“C’è qualcosa tra noi, è evidente! Ma perché non possiamo ricominciare? Perché continui a ostinarti a lasciarmi fuori dalla tua vita?”
“Ricominciare?” domandò Severus e poi rise senza gioia “Per poi cosa? Ritornare a questo punto la prima volta che avrai una crisi di nervi?”
“È questo il problema, allora” rispose Hermione, annuendo “Hai paura di rimanere di nuovo scottato, che io possa ferirti un’altra volta”.
“Non è vero!”
“Stai mentendo” rispose Hermione, avvicinandosi a lui “Severus io ti amo e ti giuro che non commetterò mai più questo errore. Mai più lascerò che le mie debolezze si frappongano tra noi, lo giuro. Morirei piuttosto che ferirti di nuovo” posò le mani di nuovo sul suo petto e gli sfiorò le labbra.
Severus la prese per le spalle e la allontanò, questa volta con delicatezza “Adesso, vattene, ti prego” disse il professore, ma nel suo tono c’era qualcosa che Hermione non aveva mai sentito prima, c’era tristezza, quasi supplica.
“D’accordo, ma Severus non lasciare che la paura di venir di nuovo ferito ti impedisca di stare con me e vivere questo sentimento. Non lasciarti frenare dalla paura” rispose Hermione.
“Non m’interessano le tue false parole” ringhiò Severus.
“Non è vero e questo lo sai, cambierai idea”.
“Mai”.
“Ti amo, Sev” ribatté Hermione, gli sfiorò la guancia con un dito. e uscì dall’ufficio.
Sentiva la testa pulsare, per via della mezza bottiglia d’idromele che si era scolata, sentiva le gambe pesanti, ma soprattutto si sentiva ancora travolta ed eccitata dal bacio di Severus.
“Ma che diavolo?” mormorò Hermione, arrivata al quarto piano. Aveva appena svoltato l’angolo e le era sembrato di vedere una figura che arrancava girando a sinistra poco più avanti. Corse fino alla fine del corridoio e svoltò l’angolo “REMUS!”
Il mannaro era seduto per terra che si stringeva la testa e borbottava.
“Remus?” ripeté la ragazza, accucciandosi di fronte a lui.
“Hermione?” mormorò il mannaro, alzando lo sguardo.
“Che diavolo fai? Credevo fossi andato a dormire ore fa?!” domandò la ragazza, aiutandolo ad alzarsi da terra.
“Non l’ho fatto. No, non l’ho fatto” rispose Remus, appoggiandosi al muro.
“Perché diavolo sei uscito del tuo ufficio?”
“Ti stavo cercando” confessò Remus, scivolando verso il basso “Tu sei l’unica che può salvarmi”.
Hermione lo prese sotto le braccia e lo tenne in piedi con fatica “Salvarti da cosa?”
“Salvami, Hermione” mormorò Remus, picchiando la testa contro il muro. Poi la guardò e le accarezzò la guancia “Sei così bella, sei così forte. Aiutami”.
“D’accordo, Remus. Sta calmo, ti porto a dormire”.
Remus posò il viso sull’incavo del collo della ragazza, mentre lei lo sosteneva a fatica “Rimani con me”.
“Remus né abbiamo già parlato”.
“Solo tu puoi salvarmi” rispose Remus, posando le labbra sul collo della ragazza.
“Ma da cosa?!” strillò Hermione.
“Da me stesso, da loro, aiutami” borbottò Remus. Hermione non ce la fece più a tenerlo e Remus cadde in ginocchio. Il mannaro si mise a carponi “Tutti morti, tutti finiti, perduti, maledetti, crudeli”.
Hermione lo spinse indietro, mettendolo a sedere contro il muro e s’inginocchiò di fronte a lui, gli prese il mento con una mano e lo guardò negli occhi “Remus cosa hai preso?”
“Niente!”
“Remus non sei solo ubriaco! Che cazzo hai combinato?”
“Tutti andati, tutti maledetti” bofonchiò Remus.
Hermione lo schiaffeggiò, cercando di riportarlo in sé “Remus cosa hai preso?”
“Non lo so… Pastiglie, me le aveva date Sirius, diceva che mi avrebbero tirato su… Non mi ricordavo nemmeno di averle” rispose il mannaro.
Hermione scosse la testa “Brutto idiota, che non sei altro. Quante ne hai prese?”
Remus chiuse gli occhi e appoggiò la testa al muro.
“REMUS!”
“Mmm?”
“Quante pasticche hai preso?”
“Non lo so” rispose Remus, aprendo gli occhi “Una, due… Non ricordo”.
“Andiamo, deficiente! Hai bisogno di dormire!” disse Hermione lo prese per i vestiti e lo alzò di peso, Remus si appoggiò a lei e la ragazza finì spalle al muro, sotto il peso del mannaro.
“Salvami” la implorò Remus.
“Va bene, ma lasciami andare, sennò come faccio?”
Remus le posò una mano sulla guancia “Io posso salvarti”.
“Non ho bisogno di essere salvata, Remus” rispose Hermione, guardando il suo sguardo.
“Il tuo dolore è grande, io posso alleviarlo”.
“Posso pensare da sola al mio dolore, grazie” disse la ragazza, afferrando la mano di Remus che le solleticava la guancia.
“La tua pelle è così morbida che potrei divorarla”.
“Remus!” esclamò Hermione, scioccata.
“Non lo farò, io ti salverò”.
Hermione sbuffò “Ci dai un taglio, così posso portarti a dormire?”
“Non capisci!” gridò Remus, prendendola per i fianchi “Il dolore ti consumerà, i tuoi occhi diventano più freddi ogni giorno che passa e tutto questo non cesserà, Severus non cambierà mai idea! Rimani non me, io posso salvarti!”.
“Remus lasciami!” ordinò Hermione, cercando di districarsi dalla sua presa.
Il mannaro si lasciò cadere su di lei, premendo con forza le labbra contro quelle della ragazza, Hermione cercò di allontanarlo, ma Remus riuscì ad approfondire il bacio, infilando con forza la lingua tra le sue labbra. Hermione finalmente riuscì a spingerlo via, Remus cadde all’indietro sul pavimento.
“Mai sei IMPAZZITO?” gridò Hermione, sfiorandosi le labbra.
“Volevo salvarti” bofonchiò disperatamente Remus, tenendosi la spalla che aveva battuto sulla lastra di pietra.
Hermione lo fissò scioccata, mentre lui tentava di mettersi a sedere dolorante “Ti porto in infermeria, idiota. Prima che tu finisca in overdose o qualcosa del genere”.
“Non ti voglio” disse Remus, agitando la mano verso di lei.
“Professore?” strillò una voce fastidiosa. Hermione volse lo sguardo e si ritrovò a guardare Emily Wallace che aveva appena girato l’angolo e li guardava con sorpresa.
“Emily, dai una mano a questo vecchio ti dispiace?” mormorò Remus.
La ragazza corse subito da lui “Lei non è vecchio, professore” disse Emily, guardandolo maliziosamente.
“Sei una ragazza troppo maliziosa, Emily” mormorò Remus, sorridendole. Le circondò le spalle con un braccio “Mi accompagni? Sto in piedi un po’ a fatica stasera”.
“Remus!” esclamò Hermione, scioccata.
“Non ti preoccupare, Granger. Emily sarà molto più utile di te” rispose Remus, senza nemmeno voltarsi a guardarla.
Hermione rimase a guardarli allontanarsi a bocca aperta, poi Emily si voltò, la guardò soddisfatta e alzò il dito medio. Hermione era pietrificata, si lasciò scivolare contro il muro, sentendo le lacrime bagnarle gli occhi. Non era possibile che tutto questo fosse successo davvero.
Un’ombra la coprì e alzò lo sguardo “Severus?”
“Stavo… Lasciamo perdere, perché sei seduta lì?”
“Io… Severus, ti prego, devi aiutare Remus. Sta male” rispose Hermione, alzandosi.
“Non mi sembra che stia così male” rispose Severus, guardando verso destra. Hermione volse anche lei lo sguardo e vide Remus che camminava barcollante attaccato a Emily, entrambi ridevano, poi la mano del mannaro si abbassò fino appena sopra al fondo schiena della ragazza.
“Ti prego, Sev. È ubriachissimo e ha preso delle pasticche” rispose Hermione, distogliendo lo sguardo da quella scena disgustosa “E non sa quello che sta facendo” aggiunse, indicando il mannaro.
Severus fece una smorfia “Brutto idiota” guardò Remus e Emily che stavano per svoltare l’angolo e sparire dalla loro vista “Wallace!” gridò Severus.
Emily si voltò di colpo e Remus cadde a terra “Pro-professor Piton?” balbettò la Corvonero. Severus fece cennò a Hermione di seguirlo “Professore, stavo solo aiutando il professor Lupin, non si sente molto bene”.
“Ci penso io, Wallace. Puoi andare” rispose Severus, raggiungendoli.
“Ma io…”
“Wallace vuoi che ti tolga punti per essere fuori dal letto oltre l’orario di coprifuoco?” minacciò Severus, fulminandola con uno dei suoi tipici sguardi.
“No, signore. Ma anche la Granger…”
“Hai cinque secondi per sparire dalla mia vista Wallace!” ordinò Severus. Emily guardò Hermione con odio e corse via.
“Ah, Severus, l’hai fatta scappare” borbottò Remus, fallendo nel tentativo di rialzarsi.
“Sta zitto, idiota!” esclamò Severus, estrasse la bacchetta e si rivolse ad Hermione “Portiamolo in  infermeria prima che abbia un collasso in mezzo al corridoio”.
Hermione annuì, Severus puntò la bacchetta contro Remus e lo fece galleggiare per aria. Cinque minuti dopo raggiunsero l’infermeria, Severus fece atterrare Remus sul letto più vicino e in quel momento l’infermiera uscì dal suo ufficio.
“Ma cosa è successo?”
“Poppy, la Pozione Refundere, subito!” disse Severus. Madama Chips annuì, corse nel suo ufficio e tornò qualche istante dopo con un secchio e una boccetta di pozione nera.
Severus prese la boccetta, la aprì e la ficcò in bocca e Remus. Dopo dieci secondi il corpo del mannaro fu scosso da spasmi, Madama Chips lo mise sul fianco e il mannaro vomito tre volte nel secchio.
“Questo non serve più” disse Madama Chips, portando via il secchio.
“Hermione” sussurrò Remus, la ragazza si avvicinò.
“Sei un idiota” disse Hermione, battendogli la mano sulla fronte.
“Ahi” si lamentò Remus “Scusa se ti ho trattata male, scusa per il bacio”.
Hermione cercò di zittirlo, ma era troppo tardi. Sentì la porta dell’infermeria sbattere, si voltò e vide che Severus era sparito.
“Lo lascio a lei” disse Hermione a Madama Chips che stava tornando e corse fuori dall’infermeria. Individuò subito Severus che camminava con passo spedito e furioso.
“Severus! Severus aspetta!”
“Non voglio nemmeno sentirti” sbraitò Severus, senza nemmeno voltarsi.
Hermione gli si parò davanti “Severus, fermati. Non è come sembra, te lo giuro”.
“L’hai baciato?!”
“NO”
“Ma lui dice che… “
“È stato lui a baciarmi!” lo interruppe Hermione “E io l’ho allontanato subito! Entra nella mia testa se non ci credi, usa la legilimanzia, io l’ho allontanato subito!”
Severus le lanciò uno sguardo indecifrabile, Hermione rimase in attesa, preoccupata, speranzosa.
Il professore le strinse la mano attorno al braccio e la trascinò giù per gli scalini:
“Severus che fai?”
“Sta zitta” ordinò l’uomo, senza mollare la presa.
La trascinò fino ai sotterranei, entrarono del suo ufficio e non la lasciò andare finché non furono arrivati in bagno.
“Si può sapere che fai?” domandò Hermione, guardando Severus frugare nei cassetti del mobile sotto il lavandino.
Lui finalmente si voltò “Spazzolino e dentifricio”.
“Che?”
“Lavati quella sozzura di Lupo Mannaro dalla bocca” rispose Severus, mettendole di forza lo spazzolino in mano.
“Non mi sembra molto igienico” mormorò Hermione, mostrandogli lo spazzolino.
“È nuovo, stupida!”
“Vuoi davvero che mi lavi i denti?” domandò la ragazza, decisamente scioccata.
“Subito!”
“Severus è assurdo…”
“Adesso!” la interruppe il professore “Datti una mossa prima che decida di lanciarti una Maledizione Imperius”.
“D’accordo, rilassati”, rispose Hermione, avvicinandosi al lavello.
Si lavò i denti con cura sotto lo sguardo attento del professore.
“Soddisfatto?” domandò Hermione, una volta finita.
“Ancora una volta”
“Come?”
“Non sto scherzando, Hermione. Lavali di nuovo!” ordinò il professore.
Hermione scosse la testa e lo assecondò, lavando di nuovo i denti.
“Va bene, ora puoi andare” commentò il professore, dopo che Hermione aveva finito di lavarsi i denti per la terza volta.
“Non credo proprio” rispose la ragazza, riponendo lo spazzolino sul lavello “Eri venuto a cercarmi prima, sbaglio?”
“Ho detto che puoi andare” rispose Severus, indicando la porta del bagno.
“Rispondi alla domanda, Severus”.
Lui sbuffò “Sì, ero venuto a cercarti”.
“Perché?”
“Lo sai il perché”
Hermione gli regalò un sorriso luminoso “Voglio fare una doccia”.
“Accordato, ma dopo ti levi dai piedi”.
“Voglio che tu la faccia con me” disse la ragazza, sorridendo maliziosamente.
“Non ci pensare nemmeno” ringhiò il professore.
“Ho notato che agire, è molto più efficace che pensare” rispose Hermione, si avvicinò e posò le labbra su quelle del professore, iniziando a sbottare la sua casacca nera.
Severus non riuscì più a pensare e la baciò con trasporto, prendendola per i fianchi. In un attimo i vestiti furono sfilati e si ritrovarono sotto l’acqua calda baciandosi intensamente.
“Mi sembra che la doccia non ti dispiaccia per niente” mormorò Hermione, sentendo l’erezione dell’uomo spingere contro di lei.
“Chiudi il becco, Hermione” rispose Severus, si avvicinò e si appropriò di nuovo delle sue labbra.
“Sei felice, Severus?”
“Può darsi”.
Hermione sorrise e lo baciò di nuovo. Severus la insaponò delicatamente, continuando a baciarla. La pelle della ragazza era calda e morbida.
“Dovremmo uscire da qui o consumeremo tutta l’acqua del castello” le sussurrò Severus all’orecchio, diversi minuti dopo.
Hermione rise, gettando indietro la testa e Severus le baciò il collo. Il professore si voltò, uscì dalla doccia e agguantò un asciugamano bianco. Li legò l’asciugamano alla vita e ne prese uno per Hermione.
“La doccia migliore dalla mia vita” confessò la ragazza, uscendo dalla doccia.
Severus scosse la testa con un sorriso e le porse l’asciugamano.
“Non voglio coprirmi” rispose Hermione, scostando la sua mano “Non voglia che ti copra” aggiunse, sfilando l’asciugamano dal corpo del professore.
“Dobbiamo pur asciugarci” rispose Severus, sfiorandole i seni.
“Esiste una cosa chiamata bacchetta, con la quale si possono produrre degli incantesimi, lo sai?” mormorò Hermione divertita.
Severus la spinse via, afferrò la bacchetta che aveva appoggiato al lavabo e li asciugò entrambi.
Hermione si guardò allo specchio “Come fai ad asciugare i capelli in modo che restino che così soffici?”
“Sono bravo con la bacchetta” rispose Severus, abbracciandola da dietro.
“Con tutte le bacchette? Non ricordo bene” mormorò Hermione, sorridendo maliziosa.
“Tu ti ricordi benissimo e non ti rinfrescherò comunque la memoria questa sera” rispose Severus “Perciò vestiti”.
“Perché no?” domandò la ragazza, voltandosi.
“Credevo dovessimo andarci piano”.
“Severus siamo nudi, eccitati, abbiamo appena fatto la doccia assieme e ti sei strusciato almeno venti volte contro di me nell’ultima mezz’ora”.
Severus la prese in braccio e Hermione urlò sorpresa “Ottieni sempre quello che vuoi, non è vero testona?”
“Non quando ti intestardisci più di me” rispose Hermione, baciandolo.
Severus la porto in camera da letto e la adagiò delicatamente sul materasso. Si mise sopra di lei e le accarezzò la guancia.
Hermione sorrise, lo prese per le spalle e invertì le posizioni “Voglio provare a fare una cosa prima”
“Che cosa?”
“Usa l’immaginazione” rispose Hermione, iniziando a baciarlo e spostandosi sempre più in basso.
Severus iniziò a gemere, sorpreso e terribilmente compiaciuto dall’irruenza della ragazza. Strinse il cuscino, provando sempre più piacere cercava di controllarsi ma non ci riusciva, poi Hermione si allontanò da lui. Guardò in basso, la ragazza sorrideva, gli baciò di nuovo l’inguine e continuò la scia di baci fino al collo dell’uomo.
“Allora come sono andata?” chiese Hermione-
“Non l’hai mai fatto prima?”
“Certo che no”.
Severus l’afferrò per i fianchi e invertì le posizioni. Si avvicinò all’orecchio della ragazza e sussurrò “Allora hai un talento naturale”.
Hermione rise, compiaciuto. Severus la baciò con passione e s’insinuò in lei “Adesso tocca a me” disse Severus sorridendo, ma Hermione era già troppo distratta per sentirlo.
Lui la trascinò in una notte di passione, piena di desiderio e piacere.

“Hermione svegliati”.
“Mmm?”
“Svegliati” sussurrò Severus.
Hermione aprì gli occhi e lo fissò “Non sto sognando vero?”
“No, non stia sognando”.
“È successo davvero?”
“Davvero” rispose Severus, Hermione lo travolse con un abbraccio “Va bene, calmati adesso. Sono già le nove, devi alzarti”.
“Va bene” mormorò Hermione, mettendosi a sedere.
Severus si alzò e si diresse in bagno, qualche istante dopo tornò con i loro vestiti.
“Non dormivo così bene da settimane”.
“Anch’io” confessò il professore.
“Ma penso che la cose che mi sia mancata di più sia questo” disse Hermione, guardandolo infilarsi i pantaloni.
“Questo cosa?”
“Svegliarmi con te”.
Severus sorrise appena e le lanciò i vestiti “Non posso mettere di nuovo questo vestito” mormorò la ragazza, agganciandosi il reggiseno.
“Temo che tu abbia ragione, ti darò dei miei vestiti” rispose Severus, aprendo l’armadio.
“Sev, i tuoi vestiti non mi vanno bene” osservò la ragazza, scendendo dal letto.
“Prima li trasfiguro, stupida”.
“Sempre gentile, eh?”
“Sempre” rispose Severus, prendendo un paio di vecchi jeans, una maglietta e un pullover nero dall’armadio.
Hermione indossò i vestiti trasfigurati del professore, che si erano ristretti ed erano diventati color blu e bianco.
“Vado a colazione, ci vediamo dopo?” domandò Hermione, uscendo nell’ufficio del professore.
“Se proprio insisti” rispose Severus, facendole un ghigno.
“Sei tremendo” disse Hermione, facendo il broncio.
Severus si avvicinò e le sfiorò le labbra con le sue “Non è per questo che mi ami?”
“Forse” disse Hermione, facendogli l’occhiolino.
Uscì dall’ufficio e salì nella Sala Grande. Mangiò con voracità, era affamata, cinque minuti dopo Severus entrò nella Sala Grande, che a quell’ora della Domenica era quasi deserta e raggiunse il tavolo dei professori.
Le lanciò uno sguardo ed Hermione accennò un sorriso, dopo di che continuò a mangiare.
Dopo la colazione si diresse in infermeria, Remus era sdraiata in un letto e dormiva.
“Come sta?” domandò Hermione, vedendo l’infermiera che usciva dal suo ufficio.
“Se l’è vista brutta, ma si rimetterà”.
“Posso svegliarlo?”
“Sento che è in arrivo una bella ramanzina” rispose Madama Chips, guardandola con curiosità “Sveglialo pure, se lo merita proprio e non credo che la mia abbia sortito qualche effetto”.
“Grazie” risposero Hermione. Madama Chips le fece un cenno e tornò nel suo ufficio.
Hermione si avvicinò a Remus e lo picchiò sulla fronte “Svegliati, idiota!”
“Ahi” mugugnò Remus “Hermione parla piano, ho mal di testa”.
“Tra un po’ di crucio, brutto deficiente, poi vediamo quanto di fa male” rispose Hermione, incrociando le braccia.
Remus si mise a sedere a fatica “Sembri arrabbiata”.
“Sono furibonda!” esclamò Hermione “Come hai potuto ridurti così, come hai potuto fare quelle cose… Ti prenderei la testa e te la sbatterei contro il muro stupido lupastro!”
“Io… Ehm… Cosa ho fatto?”
“Cosa hai fatto?” domandò Hermione, arrabbiandosi ancora di più.
“Non mi ricordo niente di ieri sera” confessò Remus “Bè quasi niente”.
“Ti sei ubriacato, ti sei impasticcato, brutto deficiente! Quando ti ho trovato riuscivi a stento a stare in piedi, ancora un po’ e collassavi”.
“Sono stato uno stupido” ammise Remus.
Hermione scosse la testa e gli diede un pugno sul braccio “Quello che hai fatto a te stesso è il meno, mentre stavo cercando di portare il tuo culo a dormire mi hai detto che Severus non avrebbe cambiato idea di su noi e poi mi hai baciato! Quando ti ho respinto, te né sei andato con la Wallace, con i tuoi bei luridi intenti di portatela a letto!”
“Mi dispiace, Hermione. Non ero me stesso!”
“Non mi interessa, quello che hai fatto ieri sera è stato schifoso, vigliacco e imperdonabile” sbraitò la ragazza “E di sicuro non rimarrò a guardarti distruggere la tua vita! Hai delle responsabilità, dannazione! Non pensi a tuo figlio? Ai tuoi amici, a quelli che hanno bisogno di te? Non pensi a cosa sarebbe successo se fossi andare in overdose?”
“Ho sbagliato, ma non allontanarti da me. Ti prego, Hermione, ti supplico. Ho bisogno di te” mormorò Remus, afferrandole la mano.
Hermione si liberò subito dalla presa “No, Remus. Non finché continuerai a comportarti in questo modo autodistruttivo!” si allontanò dal letto e uscì dall’infermeria.
Era furibonda con Remus, il suo comportamento non accettava più scuse, il mannaro aveva sbagliato e lo aveva fatto alla grande.
Tornò nella Torre dei Grifondoro e cercando di calmarsi si buttò sui libri. Doveva fare i compiti, ma per tutto il giorno non riuscì a far altro che pensare a Severus e alla notte passata con lui. Nel primo pomeriggio, decise di lasciar perdere l’idea di studiare e scese di nuovo nei sotterranei. Entrò nell’ufficio di Severus senza bussare.
“Lo sai, potresti comunque bussare” osservò Severus, alzando lo sguardo verso di lei.
“Scusa” mormorò Hermione, con un sorriso.
“Che fai qui?”
“Ti ho detto che sarei passata” rispose Hermione, avvicinandosi alla scrivania.
“Sì, ma credevo che passassi questa sera” disse Severus, lanciandole uno sguardo incuriosito “Che stai architettando?”
“Ricordi la cosa che ho provato a farti ieri sera?”
“Sì”.
“Ho pensato come poter farla meglio” rispose Hermione, sedendosi sulla sua scrivania.
Severus rise “È questo che fai invece di studiare? Pensi a come poter fare meglio certe cose?”
Hermione si avvicinò con sorriso malizioso e lo baciò intensamente “Devo pur farmi perdonare” sussurrò la ragazza, posandogli una mano sull’inguine.
“Hermione ti sei già fatta perdonare e adesso non è il momento” rispose Severus, cercando di allontanarla.
“Il tuo amico non la pensa così” disse Hermione, mettendosi in ginocchio di fronte a lui e abbassandogli la zip dei pantaloni.
“Smettila, che ti prende tu non sei  cos… Oh… Oh.. Dio.. Non smettere, ti prego” mormorò Severus, chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un gemito.
Severus cercava di riprendere il controllo, ma non ci riusciva, quello che Hermione gli stava facendo era troppo piacevole per riuscire a pensare ad altro.
Sentì due colpi alla porta e questa si aprì, Severus prese Hermione per il collo e la infilò sotto la sua scrivania.
“Scusa Severus, so che sei occupato ma dobbiamo parlare! Sono sconvolta!”
“Mi-minerva? Che succede?”
“Ho appena parlato con Poppy” disse la preside, iniziando a fare avanti e indietro per l’ufficio.
“Ah, intendi Lupin?” domandò Severus, sentì la mano di Hermione sfiorargli l’inguine, lui si mise a posto chiuse la zip.
“No quello è il meno, sto parlando dei nostri studenti senza ritegno!”
Hermione emise una risata sommesse e Severus le sferrò un calcio.
“Che vuoi dire?”
“Poppy mi ha comunicato che a ben diciassette dei tuoi Serpeverde, undici Corvonero, cinque Tassorosso e a ben quattro Grifondoro è stata diagnostica una malattia venerea!”
“Capisco, sei quindi preoccupata che gli studenti facciano sesso non protetto” osservò Severus, cercando di assumere la sua miglior maschera di autocontrollo.
La preside si portò una mano al petto “È intollerabile, è scandaloso! Come è possibile che siano già sessualmente attivi, sono dei ragazzini!”
“Minerva, sono adolescenti e le cose sono cambiate da quando eri giovane tu” rispose Severus.
“Inaccettabile!” mormorò la preside.
“Lo so che la situazione non ti piace, Minerva. Dovremo organizzare dei corsi per quelli degli ultimi anni sugli incantesimi di protezione sessuale, Minerva. Cercare di responsabilizzarli, è l’unica cosa che possiamo fare”.
“Tu sei il vice-preside, il compito è affidato a te”.
“Minerva” tentò di dire Piton.
“Voglio delle idee sulla mia scrivania questa sera, entro le otto! È scandaloso!” mormorò la preside “Ti aspetto alle otto, Severus” aggiunse e uscì dall’ufficio.
Piton lasciò cadere la testa sulla scrivania e sentì Hermione scoppiare a ridere.
“Esci da lì e non osare ridere!” sbraitò Severus, alzandosi dalla scrivania. Andò a uno dei suoi armadi e prese una bottiglia di Whisky Incendiario.
“Rilassati Severus, non è successo niente”.
Il professore si voltò verso di lei “Ti rendi conto? È venuta nel mio ufficio sconvolta perché gli studenti fanno sesso, mentre io mi stavo facendo fare un…. Da una STUDENTESSA!”
“Sev, calmati”.
“È tutta colpa tua! Che diavolo ti è saltato in mente?” domandò Severus, versandosi una generosa quantità di Whisky.
“Sev, cavoli, noi non usiamo protezioni!” disse d’un tratto la ragazza.
“Certo che le usiamo, ma tu tendi ad essere troppo distratta per vedere quello che faccio” rispose Severus e bevve un sorso di Whisky.
“Se Minerva lo venisse a sapere, mi ucciderà”.
“Sev, è diverso, io non solo una studentessa per te” disse Hermione, mettendogli la mano sul petto.
“Lo so” rispose Severus “Ma è stato così imbarazzante, sbagliato”.
Hermione sorrise.
“Non ridere, Granger!”
“Forse non è il momento giusto per dirti che Silente… O almeno il suo quadro, sa di noi ed è molto contento della situazione, vero?” disse Hermione, continuando a ridere.
“Che COSA?” gridò Severus, sconvolto.
“No, forse non era il momento adatto” mormorò Hermione, si avvicinò e lo baciò.
************
Ebbene sì!
Ho detto che avrei aggiornato solo giovedì, ma ho deciso che non potevo lasciarvi troppo sulle spine.. Così visto che avevo il capitolo in mente mi sono messa a scrivere :P
Spero che il cap vi piaccia e spero che il momento che tutti aspettavate (il ricongiugimento tra i nostri eroi) vi abbia soddisfatto!
Aspetto i vostri commenti e le impressioni!
Baci
HermCH 

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Capitolo 31
*** Amore proibito ***


31. Amore proibito


Hermione camminava velocemente per andare a lezione. La sera prima, dopo quello che era successo con la preside, Severus le aveva proibito di passare le notte nei sotterranei. Così Hermione era ritornata nella Torre dei Grifondoro e aveva trovato Ginny di ritorno dalla Tana. La rossa era rimasta molto sorpresa dai racconti di Hermione, la quale aveva surclassato il racconto imbarazzante dell’intrusione della preside nell’ufficio di Severus, ma l’amica sembrava essere genuinamente felice per il suo ricongiungimento con Severus. E ora Hermione stava camminando velocemente per raggiungere l’aula di Pozioni prima di tutti gli altri, così da poter parlare un attimo con il suo professore.
Quando entrò nell’aula Severus era alla cattedra che scriveva concentrato su un foglio di pergamena, il professore alzò appena lo sguardo e sorrise leggermente “Dovevo aspettarmelo”.
“Che arrivassi prima degli altri?” domandò Hermione, avvicinandosi.
“Già”.
“Mi sei mancato da morire questa notte, Sev” confessò Hermione, posando la sua borsa per terra, si avvicinò al professore e gli scoccò un bacio sulla guancia.
“Tu invece per niente” rispose Severus, con un ghigno.
“Bugiardo”.
“Perché avrei dovuto sentire la tua mancanza? Avevo il letto tutto per me, nessuno che russava, che mi dava calci o che mi sbavava addosso!”
Hermione lo fissò con aria truce “Io non sbavo né tantomeno russo, al massimo ti concedo i calci”.
Severus rise, Hermione si avvicinò di nuovo  e gli sfiorò le labbra.
“Ho visto Lupin prima” la informò Severus “Mi ha voluto ringraziare per averlo soccorso”.
“Bè, carino da parte sua, immagino” mormorò Hermione, imbarazzata “Gli hai detto che tu e io…”
“No, me ne sono andato prima che l’impulso di spaccargli la faccia fosse insostenibile” rispose Severus, aggiungendo un chiaro tono di disprezzo nella voce.
“Era ubriaco, lo sai”.
“Questa non è una scusa, ti ha baciato e non è la prima volta. Quello prova qualcosa per te!”
Hermione rise “Sei completamente fuori strada, Severus”.
“So quello che dico e gli conviene stare attento a quello che fa” rispose Severus, facendo schioccare le nocche.
“Piuttosto, raccontami come è andato l’incontro con la McGranitt di ieri sera?” domandò Hermione, focalizzando la conversazione su qualcosa di più interessante.
“Mpfh! Lasciamo stare”.
“Dai ti prego” supplicò Hermione “Racconta, ci farai lezione di sesso sicuro?” domandò, scoppiando poi in una risatina.
“Non se né parla nemmeno! Minerva insiste che faccia tutto io, ma le ho detto che possono benissimo arrangiarsi i capi casa a parlare con i propri studenti” rispose Severus, decisamente irritato.
“Ma tu sei sempre il direttore dei Serpeverde” notò Hermione.
“Sempre meglio dover solo parlare con i Serpeverde che con tutti gli idioti della scuola” ribatté il professore.
“Oh certo, i tuoi amati Serpeverde, se non sbaglio sono stati i più contagiati” commentò Hermione, con un ghigno.
“Dacci un taglio”.
“Magari la McGranitt spera che con il tuo atteggiamento da professore burbero e inflessibile tu spaventi gli studenti a tal punto che non facciano più sesso” ipotizzò Hermione, senza smettere di sghignazzare.
“Io non sono la persona giusta per parlare a un branco di idioti in preda a una tempesta ormonale” disse Severus, cercando di mettere fino al discorso.
“Magari temi che i tuoi studenti pensino che tu non faccia certe cose” lo stuzzicò Hermione, facendogli un sorriso malizioso.
“Se non la smetti giuro che ti schianto, Granger!”
“Potremmo sempre dal loro una dimostrazione” rispose la ragazza, non riuscendo a trattenersi.
Severus le diede un buffetto, colpendola con il palmo della mano sulla fronte “Scema!”
Hermione gli sorrise, si avvicinò e lo baciò. Si allontanò subito sentendo i primi passi degli studenti che cominciavano a fluire nel corridoio per raggiungere l’aula di pozioni. Gli sorrise un’ultima volta e prese posto al suo banco.
La giornata passò tranquillamente tra una lezione e l’altra, Hermione era di nuovo felice e seguiva le lezioni con attenzione impegnandosi al massimo per non perdersi una singola parola dei professori. Nei corridoi incontrò due volte Remus, ma lo evitò sistematicamente, da prima trascinando Ginny nel bagno e poi chiedendo informazioni sui compiti al professor Vitious che passava di lì in quel momento. Aveva subito letto negli occhi di Remus l’intenzione di parlare con lei, ma la ragazza era ancora troppo arrabbiata per il comportamento autodistruttivo del mannaro per concedergli un incontro. Anche durante la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, notò che gli occhi di Remus lampeggiavano nella sua direzione più spesso del solito, ma Hermione riuscì a scappar via subito dopo la lezione, prima che lui avesse il tempo di fermarla.
Remus però non si diede per vinto e riuscì a battere i suoi tentativi di fuga, durante la cena in Sala Grande.
Infatti, il professore si avvicinò al tavolo dei Grifondoro e sostando alle spalle di Hermione le chiese di seguirlo. “Signorina Granger, avrei bisogno di parlare con lei se non le dispiace” disse Remus, fissando la ragazza sussultare.
“Professore è proprio necessario? Sto mangiando” ribatté Hermione, che proprio non voleva saperne di andare con lui.
“Signorina Granger, le ricordo che sono un suo professore e capo della casa Grifondoro, quindi quando le faccio una richiesta, mi aspetto che lei la esegua, senza discussioni” rispose Remus, con tono perentorio.
“Sì, signore” mormorò Hermione, con decisione. Abbandonò il suo stufato e si alzò dalla panchina, seguendo Remus fuori dalla Sala Grande. Alzò lo sguardo verso Severus, che seduto al tavolo degli insegnanti, li guardava con gli occhi ridotti in due fessure.
“Era proprio necessario?” chiese Hermione, entrando nell’ufficio del professore.
“Sì, visto che continui ad evitarmi” rispose Remus, estrasse la bacchetta e accese il fuoco.
“Io non ti sto evitando” disse la ragazza, incrociando le braccia.
“No, certo che no, lo fai solo per caso” mormorò Remus, guardandola con un sorriso.
“Mi sembrava di essere stata chiara in infermeria ieri, ti ho detto che finché continuerai a comportarti così…”
“Mi sono ripulito” la interruppe Remus “Ho buttato via tutto, bottiglie, pasticche, tutto! Ti prometto che non toccherò mai più quella roba, sono stato stupido, Hermione. È stata una ricaduta, stavo troppo male per essere sobrio e quando ho trovato quelle pasticche, ho pensato solo che mi potessero tirar su e le ho prese senza pensare agli effetti secondari. È stato il gesto stupido di un uomo disperato, Hermione. La commemorazione mi ha buttato a terra, lo sai benissimo che prima di Sabato non bevevo da settimane”.
“E cosa succederà quando avrai la prossima ricaduta?” domandò Hermione, irritata.
“Non succederà!” affermò Remus, con decisione “Come hai detto tu, ho delle responsabilità verso Teddy, verso i miei amici e i miei studenti. Non commetterò più un tale errore, te lo prometto. Questo weekend ho intenzione di portare Teddy in Irlanda, solo io e lui, così possiamo rilassarci, passare del tempo assieme e staccare la spina”.
“Buon per te”.
“Ma Hermione, ho bisogno del tuo aiuto, ho bisogno che tu mi stia vicina” aggiunse Remus, avvicinandosi alla ragazza.
“Ti aiuterò” mormorò Hermione.
Remus le sorrise e le accarezzò la guancia “Grazie Hermione… E… Magari io potrei aiutare te”
“Che vuoi dire?” domandò Hermione, guardandolo come se non capisse le sue parole.
Remus sorrise di nuovo “Ricordi quello che mi hai detto il giorno dopo che mi hai baciato per la prima volta?”
Hermione si toccò il mento, cercando di ricordare “Che dovevo starti lontana”.
“Non intendevo quello” rispose Remus “Mi hai detto che quando mi hai baciato, hai sentito il dolore andarsene. Hai detto che sentivi di poterti finalmente lasciare andare, di poter vivere senza più agonia e restrizioni. Non hai mai pensato che potesse essere stato così anche per me? Io l’ho capito, Hermione. Soprattutto dopo il bacio dell’altra sera, perché quando ti ho baciato il dolore è scomparso. Io posso prendermi cura di te e del tuo dolore, come tu puoi curare le mie ferite” sfiorò il mento della ragazza e si avvicinò alle sue labbra. Hermione gli mise una mano sul petto e lo fermò prima che potesse raggiungerle.
“No, Remus” mormorò Hermione.
“Perché?”
“Non posso aiutarti in questo modo e non ho bisogno che tu faccia sparire il mio dolore, perché se né già andato. Io non soffro più, Remus. Io e Severus siamo ritornati assieme” spiegò la ragazza.
“Ah” esclamò Remus, allentandosi da lei. Si voltò e si avvicinò al camino guardando le fiamme.
Hermione lo raggiunse e gli posò la mano sulla schiena “Mi spiace, Remus”.
Il mannaro si voltò e le sorrise “Non fa niente, era un’idea stupida, non so nemmeno perché mi è venuta in mente”.
“Io ti starò comunque vicina, Remus. Ti aiuterò, perché tu sei diventato un pilastro fondamentale della mia esistenza, un amico importante al pari di Harry, Ron e Ginny. Non potrei più stare senza la tua amicizia” rispose Hermione, mettendogli una mano sulla spalla.
“Grazie, Hermione. Sei una vera amica”.
“Stai bene?”
“Certo” rispose il mannaro, sorridendo. Hermione si avvicinò e lo abbracciò “Sono contento che tu non soffra più e che Severus abbia cambiato idea, davvero”.
“Grazie Remus” mormorò Hermione, sciogliendosi dall’abbraccio.
“Ora torna pure a mangiare, ammetto che ho giocato davvero sporco prima” disse il mannaro, mostrandogli la porta.
Le ricordo che sono un suo professore e capo della casa Grifondoro, quindi quando le faccio una richiesta, mi aspetto che lei la esegua, senza discussioni” disse Hermione, imitando la sua voce.
Remus rise “Scusa, sono stato pessimo”.
“Solo deciso” rispose Hermione, facendogli l’occhiolino “Ci vediamo, Remus”.
Il mannaro annuì “A dopo”.
Hermione usci, chiuse la porta e si appoggiò al legno. Sospirò e se né andò. Percorse il corridoio e svoltò l’angolo.
“Allora, che voleva?”
La ragazza trattene rumorosamente il respiro e si ritrasse spaventata “Porca miseria, mi hai fatto prendere un colpo!”
“Scusa” mormorò Severus “Che voleva Lupin?”
“Niente, solo chiarire la situazione, le cose rimaste in sospeso” rispose Hermione, alzando le spalle.
“Quali cose?” domandò Severus, tagliente.
“Lo sai, quelle di Sabato sera” rispose Hermione.
“Ha provato a baciarti di nuovo, non è così?”
“No” mormorò Hermione, poi abbassò lo sguardo e ammise “Sì”.
“Lo ammazzo”.
Hermione gli mise una mano sul petto e lo fermò “Non è successo niente, Sev. L’ho fermato e gli ho detto di noi, lui ha capito. Non è come pensi tu, lui non prova qualcosa per me. È solo che quando mi ha baciata le altre volte il dolore per la perdita di Tonks è scomparso, è la stessa cosa che sentivo io quando l’ho baciato quella volta. Ma si è reso conto, come l’ho fatto anche io tempo fa, che questa cosa non può funzionare, che tutto quello che ci lega è solo affetto e amicizia”.
“Non mi fido di lui” ringhiò il professore.
“Fidati di me allora” rispose Hermione, con veemenza. Severus si guardò attorno controllando che il corridoio fosse vuoto.
“D’accordo” mormorò Severus.
“Andiamo nel tuo ufficio” propose Hermione “Ho bisogno di stare con te, solo tu ed io”.
“No, ho concesso ai Serpeverde di usare l’aula di pozioni per ripassare. Troppa gente in giro” rispose il professore, scuotendo il capo.
“Mi disilluderò”.
“Troppo pericoloso”.
“Ti prego, Sev. Ho voglia di stare con te, andiamo a fare una passeggiata nel parco almeno, non so, potremmo incontrarci alle serre tra quindici minuti” rispose Hermione, supplicante.
Il professore sorrise “Non riesci proprio a stare lontano da me, eh?”
“Sono stata fin troppo lontano da te”.
“Va bene” acconsentì il professore “Tra quindici minuti alle serre” si voltò e se né andò.
Hermione sorrise e strinse il pugno in segno di vittoria.
Quindici minuti dopo si trovava davanti alle serre, guardandosi in giro nell’attesa di vedere spuntare Severus.
“Ti ho presa!” esclamò il professore, prendendola per i fianchi da dietro.
Hermione sobbalzò e si allontanò “Per Merlino, Sev. Ti diverte così tanto spaventarmi?”
“Sì” rispose il professore, ghignando “Ed è più facile che rubare le caramelle a un bambino”.
“Scemo!” esclamò Hermione e gli diede un pugno alla spalla.
“Dieci punti in meno a Grifondoro, Granger e ora te la faccio pagare” mormorò Severus, la prese per le braccia e la attirò a sé, baciandola passionalmente.
Hermione si allontanò da lui e fece qualche passo indietro “Se questo è il tuo modo di farmela pagare, allora dovrò farlo più spesso” rispose Hermione, sorridendo maliziosamente.
“Vieni qui”.
“Vieni a prendermi”.
“Se pensi di scappare, sappi che non ho nessuna intenzione di correrti dietro tra le serre” mormorò Severus.
“Uffa, sei noioso” si lamentò Hermione.
“D’accordo allora me né vado”.
“No!” esclamò la ragazza.
Severus si avvicinò di nuovo a lei e la spinse contro la parete della serra numero cinque, baciandola di nuovo “Mi fai impazzire, Hermione” mormorò il professore e s’impadronì di nuovo delle sue labbra,
“STUPEFICIUM!”
Hermione vide un bagliore rosso e Severus si afflosciò davanti a lei, la ragazza non riuscì a tenerlo in piedi. Estrasse velocemente la bacchetta e cercò di individuare il loro assalitore “RON!”
“Hermione, sono qui” disse Ron, correndole in contro.
Hermione si sentì morire, Ron aveva scoperto della loro relazione nel modo peggiore. Ron la raggiunse di corsa e iniziarono a parlare l’uno sopra l’altra.
“Scusa io…”
“Stai bene?”
“Stavo cercando il momento migliore per dirti di noi e…
“Tranquilla non ti molesterà più”.
“Cosa?!?” esclamarono in coro, cercando di dare senso alle parole che si erano appena detti.
Hermione fu la prima a parlare “Ron, molestarmi? Sei impazzito, io e lui stiamo assieme”
“COSA? Tu e lui? Cioè stai con…”
“Scusa” supplicò Hermione “Avrei dovuto dirtelo, ma stavo cercando il momento migliore e poi c’è stato tutto quel casino e non sapevo…”
“Stai scherzando vero? Non puoi dire sul serio!” disse Ron, scioccato.
“Sì Ron, sono seria, io amo Severus”.
“Oh certo… Severus” disse Ron, schifato “E scommetto che anche lui dice di amarti, una bella tattica per portarsi a letto le studentesse!”
“Ron, non è così te lo giuro!”
“E lui che ti da in cambio, tanti bei Eccezionale?” ruggì il rosso, indicando Severus.
“Smettila! Come puoi pensare che io stia con lui per i voti altri?” disse Hermione, allargando le braccia, stordita.
“Non credevo potessi scendere così in basso, Hermione” disse Ron, guardandola con disprezzo.
“Perché non puoi accettare le scelte della mia vita come hanno fatto gli altri?”
“Perché è Piton!” gridò Ron “E sta lontana da lui” aggiunse, mentre la ragazza si avvicinava a Severus per farlo rinvenire.
“Ron, l’uomo che tu odi è molto diverso dall’uomo che io amo” rispose Hermione, cercando di spiegargli la situazione.
“Chi altri lo sa? Hai detto altri, a chi l’hai detto?”
“Harry, Ginny e Remus” rispose Hermione, il rosso emise un verso sorpreso “Ron davvero, mi dispiace, ma stavo cercando il momento più opportuno per dirtelo!”
“Avrei preferito non saperlo, quanto mai ho deciso di venire a cercarti”.
“Cercarmi? Che vuoi dire?”
“Ovvio no?!” ribatté Ron “Ho accompagnato Kingsley come al solito e pensavo di passare a salutarti, ma Ginny mi ha detto che eri stata convocata da Remus, quando sono andato da lui mi ha detto che te n’eri già andata, poi ho incrociato Luna che mi ha detto di averti vista uscire nel parco e ho subito pensato che fossi venuta qui”.
“Perché mi conosci”.
“Almeno credevo” mormorò Ron, indicando la sagoma a terra del professore.
“Ron proprio perché mi conosci dovresti capire che questa cosa è importante per me, che lui è importante per me” disse Hermione, indicando anche lei Severus.
“Sai che ti dico, non mi importa, sto fuori da questa storia” disse Ron, disgustato e scappò via.
“Ron aspetta!” gridò Hermione, ma lui era già sparito. Imprecò e si avvicinò a Severus “Innerva”.
“Che diavolo…”
“Uno schiantesimo” spiegò Hermione.
“Chi ha osato…”
“Ron” mormorò la ragazza.
“Lo crucio!” esclamò Severus, alzandosi in piedi.
“Sev, va già abbastanza male senza che tu cerchi vendetta, pensava che mi stessi molestando”.
“Io?” domandò Severus, indicandosi.
“Già, ma gli ho spiegato come stanno le cose” rispose la ragazza, cercando di alleggerire la tensione.
“Quell’idiota non terrà mai la bocca chiusa” disse Severus, guardando il castello.
“Io credo di sì, mi ha detto che vuole stare fuori da tutta questa storia, che preferiva non saperlo”.
“La prossima volta che ti vien voglia di fare una passeggiata nel parco, fammi un favore, morditi la lingua” commentò Severus, irritato.
“Non c’è bisogno che tu dia la colpa a me, mi sento già abbastanza in colpa da sola” rispose Hermione, incrociando le braccia.
“Scusa”.
La ragazza sbuffò, si avvicinò e sfiorò le labbra del professore “Vado a cercare Ron, forse è meglio che gli parli ancora, ci vediamo dopo”.
Severus annuì e lei ripartì in direzione del castello. Salì fino all’ufficio della preside, presumendo che il ragazzo fosse tornato da Kingsley. Infatti, appena voltò l’angolo Ron e il ministro le stavano venendo incontro.
“Hermione!” esclamò il ministro “Ti trovo bene”.
“Sto bene, Kingsley, grazie. Anche tu mi sembri in forma” rispose la ragazza, indugiando lo sguardo su Ron.
“Non c’è male” rispose il ministro.
“Ron…” tentò di dire Hermione, ma il rosso la fermò mettendole una mano sul braccio.
“Va tutto bene, Hermione”.
“Sicuro?”
“Sì” rispose Ron, annuendo “Ora mi dispiace, ma devo proprio andare”.
Hermione guardò Ron e Kingsley andarsene, sorridendo soddisfatta e felice. Andava tutto bene, Ron l’aveva scoperto e lo aveva accettato.
“Signorina Granger?”
Hermione si voltò e vide la preside sostare davanti al gargoyle all’entrata del suo ufficio “Buonasera, preside”.
“Potresti raggiungermi nel mio ufficio? Avrei bisogno della tua opinione per alcune questioni”.
“Certo, preside” mormorò Hermione, incuriosita.
Seguì la McGranitt nel suo ufficio e lei la fece accomodare su una delle sedie.
“Come stai, Hermione?”
“Molto bene, grazie”.
“Sono successe molte cose ultimamente, tra il rapimento e la commemorazione mi chiedevo se…”
“Sto bene” confermò la ragazza “Davvero”.
“Bene”.
“Allora, di cosa voleva parlarmi?”
“Vorrei aspettare l’arrivo di qualcun altro, prima di iniziare” rispose la preside. Appena finita la frase, qualcuno bussò alla porta ed Hermione si sentì raggelare quando nell’ufficio entrò Severus.
Lui la guardò sorpreso e preoccupato.
“Minerva, hai chiesto di vedermi?” domandò Severus.
“Sì, siediti”.
“Preferisco rimanere in piedi” rispose il professore.
Hermione si alzò a sua volta, troppo agitata per stare seduta, la preside fece il giro della scrivania e li guardò con severità “Mi sono giunte voci, molto strane e decisamente incredibili, per questo vi ho convocato qui”.
“È stato Ron vero?” domandò Hermione, incredula.
“Come mi sono giunte queste voci non importa, ma c’è qualcuno che sostiene che voi due abbiate un comportamento inappropriato che viola qualsiasi regola delle relazioni tra professore e studenti” rispose la preside.
“Non girarci intorno, Minerva. Cosa ti ha detto Weasley?” disse Severus, diritto come una  statua.
“Il signor Weasley afferma che tu vada a letto con una studentessa” rispose la preside, poi indicò Hermione “Questa studentessa! Dice di avervi visto scambiarvi effusioni” le sue labbra erano contratte e il suo viso esprimeva nient’altro che furia.  Hermione si sentì il mondo cadere addosso.
“Posso spiegarti, Minerva” disse Severus, facendo un passo avanti.
“È inaccettabile! Non voglio spiegazione! Come è possibile?!” gridò la preside “È una cosa che viola tutte le regole e il buon senso!”
“Minerva lascialo spiegare” disse il quadro di Silente.
“Sta zitto, Albus! Sono schifata da questa situazione, pensavo che avessimo toccato il fondo con gli studenti e la sifilide, ma questo è davvero insopportabile, ti rendi conto Severus cosa potrebbe succedere se questa storia finisse al Consiglio!”
“Lo so, mi dispiace Minerva, ma…”
“Niente ma!! Qualsiasi cosa ci sia tra voi due finisce, qui! Adesso!”
“NO!” gridò Hermione, poi guardò Severus sorpresa perché la voce del professore aveva fatto eco alla propria.
“Severus il consiglio potrebbe licenziare sia te che me per questa storia, quindi la cosa finisce qui!”
“Lascio la scuola, allora!” disse Hermione, facendo un passo verso la preside.
“Come prego?”
“Hermione, tu non lasci gli studi!” disse perentorio Severus.
“Sev, sono stata già fin troppo tempo lontano da te, lascerò la scuola se devo, così non sarò più una studentessa e non infrangeremo nessuna regola!” rispose Hermione, avvicinandosi a lui.
“Ho detto di no” rispose il professore, guardandola intensamente, poi rivolse lo sguardo alla preside “Minerva, te l’ho detto, non è come pensi tu. Non è lo squallido rapporto di un professore che se la fa con la sua studentessa per puro piacere personale, noi siamo innamorati. Credi che avessi voluto che tutto questo accadesse? Se qualcuno all’inizio dell’anno mi avesse detto che questo sarebbe successo gli avrei riso in faccia. Io con una studentessa e Grifondoro per giunta, credi che non abbia cercato di combattere questo sentimento? Credi che non mi sia opposto? Ma questa è il genere di cose che non si posso combattere o controllare, è successo”.
Hermione guardò Severus con commozione e immensa felicità, avevano parlato molto del fatto che lui provasse qualcosa per lei, ma Severus non aveva mai ammesso prima di all’ora ad alta voce di essere innamorato di lei.
“Io.. Io non so che dire” borbottò al preside scioccata, portandosi una mano al petto.
“Da loro la tua benedizione” disse Silente, con un sorriso.
La McGranitt gli lanciò un’occhiataccia “Non voglio che questa storia diventi di pubblico dominio”.
“Lo promettiamo” disse subito Hermione.
“Non finché lei è ancora una studentessa di questa scuola” aggiunse la preside.
“Credi davvero che andrei a sbandierare la cosa hai quattro venti?” commentò Severus.
“Se la cosa trapela, farò in modo di mettere io stessa fine a tutto questo, sono stata chiara?”
“Chiarissima” rispose Hermione, sorridendo.
“D’accordo, potete andare”.
“Bacio, bacio” gridò Silente, battendo le mani.
Severus lo guardò male e la McGranitt si girò verso di lui infuriata “Albus, dacci un taglio!”
“Cosa ci posso fare Minerva, non so resistere all’amore” rispose il vecchio preside, dalla sua cornice.

Hermione guardò Severus raggiante, volse lo sguardo verso il quadro del preside e lui le regalò un sorriso, accompagnato da un occhiolino.

 

******************************
Hola!
Eheheh, ciao a tutti.. Ecco qui il nuovo capitolo, mamma mia è già il 31esimo, non avrei mai pensato di scrivere una storia così lunga, ma la storia vien da sè e quindi io ci vado dietro! :P
Spero che il cap vi sia piaciuto! Come sempre ringrazio tutti quelli che seguono e commentano la storia! ;)
Aspetto le vostre impressioni!
Baci
HermCH 

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Capitolo 32
*** Lezione obbligatoria ***


32. Lezione obbligatoria


Hermione si sistemò un po’ meglio sul petto di Severus e si tolse i capelli dal viso.
“Comoda?” domandò Severus con un mezzo sorriso.
“Sì” disse Hermione, chiudendo gli occhi “Moltissimo”.
“Tanto lo sai che tra meno di due minuti devi alzarti” rispose il professore, accarezzandole la schiena nuda.
Hermione rabbrividì “Cinque?”.
“No”.
“Dai” si lamentò Hermione.
“Lo sai che dobbiamo stare attenti, soprattutto adesso che Minerva lo sa”.
“Ancora un po’ che stiamo attenti, mi farai alzare alle tre” rispose Hermione, alzando lo sguardo.
“Non è una cattiva idea” disse Severus, Hermione lo colpì al petto “Ahi! Quanto sei manesca, ti insegno io un po’ di rispetto! E poi non è colpa mia se dobbiamo stare ancora più attenti, ma del tuo caro amico”.
“Lo so” mugugnò Hermione, era ancora molto ferita dal comportamento di Ron.
“Deve solo sperare di non incrociare la mia strada” disse Severus, stringendo il pugno con ira.
La ragazza allungò la mano verso il pugno e intrecciò le dita con quelle del professore “Calmati, Sev”.
“Mmm”.
“E poi dubito che riusciresti a dare una lezione a Ron o almeno che tu sia il primo a farlo”.
“Perché?” domandò il professore.
“Quando ho raccontato a Ginny quello che è successo ha detto che la prima volta che vede il fratello gli lancerà addosso non meno di venti fatture Orcovolanti” rispose Hermione, sorridendo.
“La Weasley?”
“Già”.
“Allora forse non è così inutile come il fratello, inizia a guadagnare punti” rispose Severus, pensieroso “Dai, è tardi, alziamoci”.
Hermione sbuffò e mise la testa nell’incavo del collo del professore “Uffa”.
“Non fare la bambina, Granger”.
Hermione lo guardò con aria di sfida e prima che Severus potesse fare qualcosa si mise sopra di lui, baciandolo con passione “Ti faccio vedere io chi è la bambina” gli sussurrò Hermione, all’orecchio.
Severus la prese per le braccia e invertì le posizioni, mentre Hermione emetteva un grido spaventato.
“Fai la brava” ringhiò Severus “Dobbiamo alzarci”.
“Tu non devi alzarti per forza” rispose Hermione, sfiorandogli la guancia.
“Devo preparare le cose per quella stupida lezione” disse Severus, facendosi cadere accanto a lei.
“A proposito di questo, non è che potresti esonerarmi?” chiese la ragazza, accarezzandogli il petto.
Severus ghignò “Troppo imbarazzata?”
“No, devo studiare”.
Il professore rise “Se io devo farlo, lo devi fare anche tu. Anche se noi facciamo già sesso sicuro, la lezione è obbligatoria e quindi devi venirci”.
“Noi non facciamo sesso” rispose Hermione, mettendo su il broncio.
Severus ghignò “Sesso, amore, cosa vuoi che cambi?”
“Cambia!”
“Concettualmente forse, ma praticamente si fanno entrambi nello stesso modo” rispose Severus, dandole un bacio a fior di labbra “Ora smettila di perdere tempo e alza il culo”.
“Quanto sei gentile” apostrofò Hermione, mettendosi a sedere.
Severus si alzò e si diresse all’armadio continuando a borbottare contro la lezione di prevenzione sessuale.
Hermione lo guardava divertita “Dai, Sev. Non dovrai farlo da solo”.
“Oh grazie, bell’aiuto. Poppy ha detto che supervisionerà e basta, mentre quell’altro impiastro non mi sarà di nessun aiuto!” ribatté Severus, irritato.
Con quell’altro intendeva Remus. Severus si era lamentato molto con la preside per il gravoso compito di tenere una lezione di prevenzione sessuale agli alunni del sesto e settimo anno. In risposta la preside aveva chiesto a Remus di aiutare Severus con la lezione, il che aveva fatto imbestialire ancora di più l’insegnante di pozioni.
“Comunque sempre meglio che dover affrontare gli studenti da solo no?” mormorò Hermione.
“Mpfh! Lasciamo stare”.
“Posso fare una doccia prima di andare?” chiese la ragazza.
“È tardi, la puoi fare nel tuo dormitorio”.
“Ti prego, la tua doccia è più comoda!”
“Ho detto di no, è tardi”.
Hermione sbuffò e si rivestì, andarono nell’ufficio del professore ed Hermione gli sfiorò le labbra con un saluto.
“Ehm… Senti, Sev… Pensavo… Sai, non è che voglio approfittare di te, ma visto che la sera devo studiare per gli esami e sai no… Questo toglie tempo a noi”.
“Vuoi arrivare al punto?”
“Sì… E solo che pensavo…”
“Granger, mi stai facendo perdere la pazienza” borbottò Severus, mettendosi le mani sui fianchi.
Hermione gli sorrise “Volevo chiederti se posso venire qui quando devo ripassare pozioni, così possiamo stare di più assieme”.
“E vuoi il mio aiuto” mormorò Severus, ghignando.
“Bè no… Cioè sì, solo che se sono qui e ho qualche domanda posso chiederti” rispose la ragazza imbarazzata.
“Va bene, ma mai prima delle nove di sera”.
Hermione si regalò un sorriso luminoso e lo abbracciò “Grazie Sev, ti amo!”
“D’accordo, ma adesso fila nel tuo dormitorio” rispose il professore, allontanandola.
Hermione annuì e corse fuori dall’ufficio. Raggiunse la torre dei Grifondoro e si infilò subito sotto la doccia. L’acqua calda era una meraviglia e nella sua testa vorticavano una serie infinita di pensieri.
Ha detto di sì, mi lascerà studiare da lui.
Vuole aiutarti.
Però non ha risposto al mio ti amo.
Sei paranoica, Hermione .
Forse, ma non risponde mai ai miei ti amo.
Ma se ha ammesso di fronte alla McGranitt di amarti.
Magari lo ha detto solo per convincerla.
Ripeto, sei paranoica!
Ma non me l’ha mai detto.
Dacci un taglio, sai benissimo che ti ama, cosa pretendi di più?
Non lo so.
Non è un uomo che va in giro a sbandierare i suoi sentimenti.
Lui è Sev.
Sì, lui è unico.
Uffa, ma questo non sarebbe sbandierare, saremmo solo io e lui.
Stai dando troppa importanza alla cosa.
Forse o forse no.
Lui ti ama.
Sì, lui mi ama.
Hermione scosse la testa e allontanò da sé quel monologo interiori. Si sciacquò i capelli e uscì dalla doccia.

Per tutta la giornata gli studenti del sesto e settimo anno non fecero altro che parlare della lezione di prevenzione sessuale che si doveva tenere quella sera nella Sala Grande dopo le lezioni. Hermione era allo stesso tempo incuriosita e imbarazzata da quella lezione, era interessata da quegli incantesimi e voleva vedere come Severus se la sarebbe cavata, ma era anche nervosa per i commenti che Ginny avrebbe potuto fare.
Dopo l'ultima lezione della giornata, Antiche Rune, Hermione e gli altri studenti si diressero in Sala Grande. I tavoli delle quattro case erano stati rimpiazzati da una serie di sedie e di fronte a loro Severus, Remus e Madama Chips li stavano aspettando. Dietro di loro c'era una grande lavagna sulla quale erano stati disegnati i movimenti da compiere con la bacchetta per tre incantesimi.
Hermione prese posto accanto a Ginny e Demelza in terza fila, scambiandosi una sguardo con Severus che sembrava infuriato.
Una volta che tutti gli studenti furono seduti, il professore di pozioni parlò "Come tutti sapete la politica della scuola è quella dell'astinenza, ma visto che a quanto pare voi idioti non sapete tenere a freno gli ormoni, siete stati convocati per una lezione di prevenzione sessuale" disse Severus e li guardò con astio.
"Decidere di diventare sessualmente attivi è una scelta importante" intervenne Remus "La quale implica responsabilità. Dovete sapere come proteggervi".
"Questo non significa solo protezione da gravidanze indesiderate come voi stupidi potete pensare" aggiunse Severus "Nelle ultime settimana a molti di voi sono state diagnosticate malattie veneree,  tali malattie si trasmettono sessualmente".
"Coloro che sono sessualmente attivi e non hanno ancora fatto il test sono pregati di passare in settimana da Madama Chips per un controllo. Non abbiate paura, sarete trattati in modo assolutamente confidenziale" disse Remus, indicando l'infermiera che annuiva con forza.
"Passiamo ai fatti" sbottò Severus, agitando la bacchetta. Davanti a loro comparvero dei fogli di pergamena con le indicazione per gli incantesimi come sulla lavagna "Come potete vedere esistono tre tipi di incantesimi di protezione".
"Il primo, l'incantesimo contraccettivo evita gravidanze indesiderate. Il secondo incantesimo indicato sui vostri fogli è per proteggersi dalle malattie a trasmissione sessuale, mentre il terzo è di protezione totale".
Uno studente di Corvonero alzò timidamente la mano.
"Cosa c'è Smith?" apostrofò Piton.
Lo studente abbassò la mano e si rivolse a Remus "Ehm.. Professor P… Lupin… Mi chiedevo come possiamo essere sicuri che l'incantesimo abbia funzionato".
"Se l'incantesimo è stato eseguito in modo corretto, colui o colei che l'ha scagliato sentirà un intenso calore nelle parti intime" rispose Remus.
“È parecchio fastidioso” si lasciò sfuggire Demelza.
Hermione e Ginny la guardarono sorridendo.
“E tu come fai a saperlo?” la stuzzicò Ginny.
“Io.. Oh.. Niente, l’ho sentito dire” replicò Demelza, accorgendosi solo adesso di quello che si era lasciata sfuggire.
“Ah si.. E da chi? Dennis Canon?” domandò Hermione, con un sorriso.
“Cos…? Come fai a…”
“Granger! Robbins! Silenziò” gridò Severus.
Hermione lanciò uno sguardo divertito al professore, che replicò con uno di fuoco.
"Bisogna farlo su entrambi i partner o solo su uno dei due?" domandò di nuovo Smith.
"È sufficiente su uno dei due" spiegò Remus "Tutti e tre gli incantesimi hanno la durata di un’ora".
Ethan Jones, un Serpeverde del settimo anno, si alzò e sorrise con aria spavalda "E se il rapporto dovesse durare più di un'ora?"
Molti studenti risero, alcuni fischiarono.
"Basta!" tuonò Piton "Jones siediti! Mi sorprenderei se tu durassi più di un minuto!"
Jones si risedette tra le risate di scherno degli altri Serpeverde.
"In ogni caso, se il rapporto dovesse durare più di un'ora" disse Remus, alzando le mani per placare le risate “L’incantesimo deve essere lanciato di nuovo”.
“Un rapporto che supera l’ora, interessante” sussurrò Ginny “Il nostro pipistrello ci riesce?”
Hermione la fulminò con lo sguardo “Non sono affari tuoi”.
“Allora non ce la fa”.
“Non ho detto questo”.
“Magari è troppo vecchio”.
“Smettila, Gin!”
La rossa ridacchiò “Che c’è sei troppo imbarazzata per parlarne?”
“Cosa credi che ti farà, quando gli dirò che hai chiesto delle sue prestazioni sessuali?” domandò Hermione, mentre Severus indicava i movimenti per compiete l’incantesimo più difficile, quello di protezione totale.
“Non glielo dirai” disse Ginny, spaventata.
“Tu dici?”
“Sì, perché sennò si arrabbierà con te perché non hai difeso il suo onore” rispose la rossa, con un sorrisetto.
Hermione la fulminò per la seconda volta “Se proprio ti interessa, lui può andare ben oltre l’ora”.
Sul volto della rossa si distese un’espressione sorpresa e disgustata “Pipistrello Latin Lover”.
“Mentre Harry invece, arriva a cinque minuti?” disse Hermione, ghignando.
“Sei cattiva” bisbigliò Ginny, sorpresa “Passi troppo tempo con quello”.
“Forse dovresti dire a Harry di passare un po’ di tempo con lui, magari potrebbe dargli qualche dritta” sussurrò Hermione, senza riuscire a trattenersi. Ginny aveva iniziato a stuzzicarla e ora doveva pagarne le conseguenze.
“Granger!” tuonò Severus “È la seconda volta che ti dico di tacere, punizione! Dopo la lezione del mio ufficio!”
Hermione scosse la testa. Seguì la fine della lezione in silenzio e una volta che furono congedati si diresse nei sotterranei. Dopo cinque minuti arrivò Severus, che senza una parola la fece entrare nell’ufficio.
“Capisco che dobbiamo salvare le apparenze, ma dovevi proprio mettermi in punizione?” domandò Hermione, mentre lui chiudeva la porta.
“Si può sapere cosa avevi da bisbigliare?” chiese Severus, arrabbiato.
“Stavo salvando il tuo onore” disse Hermione, sorridendo.
“Che vuoi dire?”
“Niente, lascia stare” mormorò la ragazza avvinandosi “Non vorrai farmi davvero scontare la punizione?”
“Devo pensarci”.
“Allora cercherò di corromperti” disse Hermione e lo travolse con un bacio.
“Stare con me ti fa male” mormorò il professore, allontanandola “Stai diventando disonesta”.
Hermione sorrise “Anche Ginny la pensa così”.
“Mmm… Tira fuori gli appunti di pozioni, vediamo che casino hai combinato”.
“Grazie Sev! Ti amo!”
“Anche io ti amo, piccola impertinente!”

Hermione sorrise di nuovo, aprì la borsa ed estrasse i suoi appunti di pozioni degli ultimi sette anni, estremamente felice.

*******************
Buon anno a tutti!
Lo so, sono estremamente in ritardo! Mi scuso tantissimo, avrei voluto pubblicare il capitolo la vigilia di Natale, ma ho avuto troppo da fare e non sono riuscita a concluderlo, poi lo stesso giorno sono partita e quando sono tornata, tra il mio compleanno e il resto non sono riuscita ad aggiornare. Oggi mi sono presa un po' di tempo per finire il capitolo e finalmente eccolo qui. So che non è lunghissimo, ma spero che vi piacierà comunque e che mi perdoniate per il mio ritardo, anche perchè finalmente ho scritto della lezione che tanto aspettavate :P  
Grazie a tutti quelli che hanno commentato!
Un casino di baci e ancora Buon Anno!
HermCH 


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Capitolo 33
*** Due uomini e un deficiente ***


33. Due uomini e un deficiente


Hermione aspettò che gli altri allievi fossero usciti dall’aula e raggiunse la cattedra, dove Remus stava ordinando alcuni fogli.
“Ciao” mormorò la ragazza, avvicinandosi.
“Ciao Hermione” disse Remus, sorridendo “Come stai?”
“Molto bene e tu?” rispose Hermione, giocherellando con le mani.
“Bene grazie”.
“Sono contenta, volevo sapere come stavi, non abbiamo parlato dopo l’ultima… bè dopo l’ultima volta” mormorò Hermione, leggermente imbarazzata.
“Vuoi dire dopo la mia patetica proposta” commentò Remus, alzando il sopracciglio.
“Non dire così”.
“Sto bene, Hermione, davvero. Molto più che bene in effetti, sto ritornando quello di una volta” le assicurò con un sorriso, raccolse la valigetta da terra, la appoggiò sulla cattedra e l’aprì.
“Come è andato il weekend in Irlanda con Teddy?” chiese Hermione, appoggiando le mani sulla cattedra.
“Fantastico, era esattamente quello di cui avevo bisogno. Mi sono rilassato, ho camminato sulla spiaggia, ho giocato con mio figlio, dovremmo fare questi weekend più spesso e poi…”
“E poi?”
“Ho conosciuto una donna”.
“Una donna?” domandò Hermione, sorridendo sornione.
“Ah! Non fare quel sorrisetto, non è assolutamente come pensi tu” rispose Remus, dandole un buffetto sulla fronte.
“Allora com’è? Raccontami!”
“Stavamo pranzando in un bar sulla spiaggia, quando Teddy ha attirato l’attenzione di questa ragazza, non è la prima volta che una donna rimane colpita dal visino di mio figlio, in effetti”.
“Tutto suo padre” commentò la ragazza con un sorriso.
“Fatto sta che la ragazza era seduta al tavolo accanto al nostro e ci siamo messi a parlare, prima di Teddy, poi di viaggi e di un milione di altre cose. Sono rimasto veramente stupito e deliziato dalla conversazione che ho avuto con lei, abbiamo parlato per ore, riso e scherzato. Lei era davvero arguta, simpatica e intelligente, parlare con lei sembrava come parlare con te o con un amico di vecchia data, quando prima di all’ora era solo un’estranea”.
Hermione gli sorrise “E questa fantastica donna ha un nome?”
“Si chiama Vale, è una strega italiana, era in vacanza in Irlanda, ma sta cercando lavoro in Inghilterra” disse Remus, sorridendo.
“Sembra che questa Vale ti abbia colpito molto”.
“Non lo so, è stato qualcosa di nuovo, surreale” mormorò Remus, alzando le spalle.
“Vi sentirete ancora?”
“Forse, lei ora sarà tornata a casa, le ho detto di mandarmi un gufo, vedremo se lo farà”.
Hermione annuì “Sono contenta per te, avevi bisogno di una ventata di freschezza nella tua vita”.
“Non correre, Hermione. Per adesso è solo una ragazza con cui mi sono fermato a parlare, però penso che potrebbe essere interessante avere un’amica di penna” rispose il mannaro.
“Come vuoi tu” mormorò Hermione, alzando le spalle “Ora vado a pranzo, muoio di fame!”
“Ok, ci vediamo dopo!”
Hermione gli sorrise un’ultima volta e uscì dall’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, stava percorrendo il corridoio, quando un’aula alla sua sinistra si aprì e lei venne trascinata dentro con forza.
“È proprio necessario spaventarmi a morte tutte le volte?”
“Sì” rispose Severus, la prese per le spalle e annullò la distanza tra le loro labbra “È proprio necessario fermarti tutte le volte dopo la lezione di Difesa?”
“Primo: io non mi fermo tutte le volte. Secondo: smettila di fare il geloso”.
“Non sono geloso” ringhiò Severus.
“Certo e io sono un porcospino”.
“Dico solo che non mi piacciono le idee che ha in testa quello li”.
“Sei peggio di un disco rotto” mormorò Hermione, scuotendo la testa “Ehi! Aspetta! Come fai a sapere cosa ha in testa Remus? Sev, non avrai…”
“No”.
“Sev?!” lo ammonì la ragazza.
Lui le accarezzò il mento “Benché mi dispiaccia ammetterlo, Lupin se la cava con l’occlumanzia”.
Hermione scosse la testa di nuovo “Però ci hai pensato”.
“Di usare la legillimazia su di lui? Un paio di volte, forse” ammise il professore, alzando le spalle.
“Sei incorreggibile”.
“Sei tu che mi fai impazzire” rispose Severus, avvicinò di nuovo il volto a quello della ragazza e la baciò con passione e trasporto. Un bacio così intenso che a malapena sentirono la porta dell’aula aprirsi. Finalmente la ragazza si staccò da lui e si ritrovò a guardare il Serpeverde Ethan Jones, che li fissava costernato.
“Oh… Ehm.. Scusate” mormorò il ragazzo, scioccato.
“Oblivion!” esclamò Severus, sferzando l’aria con la bacchetta. Il Serpeverde li guardò confuso e uscì dall’aula chiudendosi la porta alle spalle.
“Non posso crederci!” esclamò Hermione, stupefatta “Mi fai alzare alle quattro e mezzo di mattina per precauzione e poi ti dimentichi di sigillare la porta?”
“Nemmeno tu ci hai pensato se è per questo!” sbraitò il professore, arrabbiato.
“Io… IO? Sei assolutamente… Ora dai la colpa a me?”
“Bè non solo l’unico a conoscere il Colloportus!”
Hermione sbuffò, incredula “Lascia stare, vado a pranzo che è meglio” disse e uscì dall’aula.


L’ultima lezione del pomeriggio fu pozioni ed Hermione poté notare che il professore era ancora infastidito da quello che era successo la mattina stessa. Alla fine della lezione il professore riconsegnò i temi sulle pozioni rigenerative, che aveva dato loro per compito la settimana prima e la ragazza si ritrovò una A stampata in rosso sul suo tema. Dopo la fine della lezione, aspettò che gli altri allievi uscissero e si diresse alla cattedra.
“Accettabile?” sbottò buttando il tema sulla scrivania del professore.
“Esatto, Granger” ringhiò il professore.
“Come puoi avermi dato una A? Il tema era perfetto, non è che forse hai cambiato la nota dopo quello che è successo questa mattina?” lo accusò Hermione, incrociando le braccia.
“Perfetto? Le informazioni erano scialbe e i commenti del tutto fuori luogo” commentò il professore, senza alzare lo sguardo.
“Informazioni scialbe? Ma se la fonte è il tuo primo articolo per il pozionista pratico!”
“Allora avresti dovuto citare la fonte”.
“Ah! Mi vien voglia di strozzarti quando fai così!”
Piton si alzò e la fissò “Sei adorabilmente irritante quando metti il broncio, vieni qui” disse e la prese con per un braccio avvicinando i loro corpi.
“La porta è aperta se non hai notato” mormorò Hermione, allontanandolo leggermente.
“Colloportus” disse Severus e la porta si sigillò all’istante, agguantò Hermione per i fianchi e la baciò con passione.
La ragazza gli mise le mani dietro al collo e lo strinse a sé. Lui fece passare le sue sulla schiena della giovane, fino al sedere, la alzò di peso e la fece sedere sulla cattedra. Hermione gli cinse i fianchi con le gambe, mentre lui iniziava a baciarle il collo, mentre con le mani s’insinuava sotto la sua camicetta.
“Sev”.
“Mmm”.
“Dovresti fermarti”.
“Mmm”.
“Sev!” lo ammonì Hermione, allontanandolo “Ma che ti prende?”
“Niente” mormorò il professore, baciandola sulla fronte.
“Capisco che io sia adorabile, ma prendermi sulla cattedra mi sembra un pelino eccessivo!”
“Non avevo intenzione di fare niente di simile” rispose Severus, incrociando le braccia come un ghigno “Se tu che pensi sempre male”.
“Io?”
“Sappiamo entrambi che sei schiava dei tuoi ormoni!”
“Perché tu no?”
“Per niente” rispose lui, accarezzandole la guancia “Vieni da me a ripassare pozioni dopo cena?”
“No, ho promesso a Luna che avremmo rivisto Antiche Rune, ma dopo vengo a dormire da te, naturalmente”.
Severus annuì “Ti aspetto, ma ora fila fuori di qui”.
“Sei davvero strano, oggi”.
“Io sono sempre strano, come tu sei sempre irritante”.
Hermione strabuzzò gli occhi “Io sarei cosà?”
“Granger, fuori dai piedi!” rispose Severus, ghignando.
Hermione alzò gli occhi al cielo, raccolse la borsa e uscì dall’aula. Raggiunse Ginny in biblioteca e poco dopo andarono assieme a cena. Si era appena seduta al tavolo dei Grifondoro, quando Severus entrò a passo spedito nella Sala Grande e sorprendentemente si diresse verso di lei.
“Signorina Granger, veda di non lasciare la sua robaccia nella mia aula la prossima volta” sbottò Piton, lanciando il suo tema sul tavolo.
“Scusi, professore” mormorò Hermione, non si era accorta di aver dimenticato il tema sulla cattedra del professore.
“Quindici punti in meno a Grifondoro” borbottò Severus, con un ghigno. Hermione lo guardò storto e lui si allontanò.
“Spero che quando siete soli, tu faccia in modo di recuperare quei punti” sussurrò Ginny, storcendo la bocca.
“Che vuoi dire?” bisbigliò Hermione, togliendo il tema dal tavolo.
“Ti rendi conto che dall’inizio dell’anno ti avrà tolto almeno quattrocento punti?”
“Non hai tutti i torti” mormorò Hermione, cercando di ricordare le molteplici situazioni nelle quali Severus le aveva tolto dei punti.
“Ecco, allora perché quando state… Ehm… Facendo” disse Ginny e rabbrividì “Non fai in modo di farti dare una bella cinquantina di punti?”
Hermione la guardò sbalordita e le diede un buffetto “Scema!”
“Era solo per dire” mormorò Ginny, alzando le spalle “Sai, Herm. Domani è Sabato”.
“Lo so”.
“Hai notato cosa c’era scritto in bacheca?”
“No”.
“C’è la gita a Hogsmeade” disse Ginny, tenendo i pugni.
“Non ci pensare nemmeno, Gin”.
“Uffa, ma perché?”
“Come perché?” disse Hermione “Tra meno di un mese abbiamo i M.A.G.O, dobbiamo studiare!”
“Lo so, ma per studiare serve energia” commentò Ginny, addentando una coscia di pollo.
“Energia?”
“Certo!” affermò la rossa, inghiottì il pollo e guardò Hermione con un sorriso “Energia sotto forma di cioccorane, calderotti, piume di zucchero e api frizzole”.
“Mmm… Bè, in effetti” mormorò Hermione, pensierosa.
“Allora andiamo?”
“D’accordo, domani andiamo a Hogsmeade, ma non più di un’ora!” rispose Hermione.
“Affare fatto! Meglio di niente” disse Ginny, annuendo.
Dopo cena Hermione si diresse in biblioteca, dopo trovò Luna e studiarono tutta la sera Antiche Rune. Dopo che furono spediti fuori dalla biblioteca da Madama Pince, che non vedeva l’ora di andare a dormire, si rifugiarono nell’aula di Incantesimi, ripassando gli ultimi quattro anni della materia.
Quando finalmente finirono di studiare erano già le undici passate, Hermione maledì la materia, era in ritardo. Lasciò Luna al settimo piano e dopo che fu sparita verso la Torre dei Corvonero, non si diresse al suo dormitorio, ma nei sotterranei.
Quando silenziosamente entrò nell’ufficio di Severus, lo trovò vuoto. La porta che dava alla camera del professore era aperta e una fiocca luce proveniva dal corridoio, sigillò la porta dell’ufficio e raggiunse la camera.
Severus era seduto sul letto e stava leggendo un libro, rilegato in pelle nera “Sei in ritardo” disse, alzando appena lo sguardo.
“Lo so, scusa. Il ripasso di Antiche Rune è durato più del dovuto” spiegò Hermione, si spogliò e raggiunse il giaciglio caldo. Severus posò il libro sul comodino, accanto alla bacchetta.
Hermione si sistemò sul suo petto e sospirò “Immagino che quella scenata in Sala Grande ti abbia rallegrato la serata”.
“È stato divertente, lo ammetto” mormorò Severus, ghignando.
Hermione alzò la testa e lo fissò “Ti rendi conto di quanti punti mi hai tolto ingiustamente quest’anno?”
“Io non tolgo mai punti ingiustamente” rispose Severus, umettandosi le labbra.
“Ai tuoi Serpeverde forse” mormorò Hermione.
“Sciocchezze”.
“Ah! Mi fai dannare, perché devi sempre essere così… Tu?”
Severus rise “Perché io deve sempre essere così io? Fai domande profonde questa sera”.
La ragazza sbuffò e gli diede un bacio a fior di labbra, poi sorrise maliziosa “Secondo Ginny dovrei usare le mie qualità in camera da letto per recuperare un po’ di punti”.
“Quali qualità?”
Hermione spalancò la bocca e gli lanciò uno sguardo di fuoco, dopo di che si girò su un fianco e gli diede le spalle.
“Non fare l’offesa” mormorò Severus, accarezzandole il fianco.
“Vai al diavolo”.
“Stavo scherzando”.
“Non sei per niente divertente”.
“Dai” mormorò il professore, obbligandola a girarsi “Tu hai ottime qualità” si mise sopra di lei e la ragazza percepì la sua erezione che premeva oltre i boxer.
“Sì?”
“Qualità che mi fanno impazzire” sussurrò Severus, baciandole il collo.
“E?”
“Che ti fanno risultare irresistibile” aggiunse lui, togliendole le mutandine.
“Sicuro?”
“Assolutamente” rispose e si sfilò i boxer, baciò Hermione con trasporto e si insinuò in lei.


“Dai Hermione, se dobbiamo stare solo un’ora almeno datti una mossa” gridò Ginny, voltandosi indietro.
“Datti una calmata” rispose Hermione, affrettò il passo e la raggiunse.
Arrivarono al villaggio di Hogsmeade due minuti dopo, passarono da prima ai Tiri Vispi per salutare George e poi andarono a Mielandia, dove si caricarono di dolci.
“Tu che dici, prendiamo le peperille?” domandò Ginny, guardando gli scaffali.
“A dir la verità non mi fanno impazzire” rispose Hermione.
“Ma ti danno una gran carica” aggiunse una voce maschile alle loro spalle.
“Harry!” esclamarono in coro le ragazze, voltandosi.
Ginny si sporse verso di lui per abbracciarlo e tutti i dolci che aveva in braccio caddero per terra. Hermione rise e si accucciò per raccoglierli, mentre Ginny dondolava attaccata al collo del prescelto.
“Che ci fai qui?” domandò la rossa, stringendolo a sé.
“Volevo farvi una sorpresa, George ci ha detto che oggi c’era l’uscita a Hogsmeade” rispose Harry.
“Ci?” domandò Hermione e subito notò una massa di capelli rossi fuori dal negozio di dolci.
“Hai portato mio fratello!” esclamò Ginny, stringendo i pugni.
“Gin, calmati” mormorò Harry, sfiorandole la guancia.
“Non mi calmo per niente, è un debito di una decina di fatture Orcovolanti dopo quello che ha fatto a Hermione” rispose Ginny, tirandosi su le maniche.
“Harry ha ragione” disse Hermione, dandole tutti i dolci “Stai calma, ci parlo io, tu intanto paga questi”.
Ginny la guardò indecisa, ma Hermione non aspetto che replicasse e uscì dal negozio. Ron era di fuori, che giocava con i suoi stessi piedi.
“Ciao” mormorò Hermione.
“Ehi”.
“Possiamo parlare?” domandò la ragazza, Ron si limitò ad alzare le spalle e lei gli fece cenno di seguirlo. Salirono oltre la collina, in lontananza potevano scorgere la Stamberga Strillante.
“Allora…”
“Allora…”
“Ok, basta” esclamò Hermione “Siamo cresciuti per essere imbarazzati, credo che possiamo fare un discorso serio senza problemi, no?”
“Se lo dici tu”.
“Ron, perché hai detto alla McGranitt di me e di Severus? Credevo che avessi capito”.
“L’ho fatto per te, no?”
“Per me?”
“Lui ti sta usando” rispose Ron, indicando il castello che sorgeva in lontananza.
“Severus non mi sta usando, Ronald”.
“Non chiamarlo così!”
“È il suo nome” costatò Hermione.
“Mi da il voltastomaco”.
“D’accordo” disse la ragazza, alzando le braccia “Ma comunque Piton non mi sta usando. Lui mi ama”.
“E come fai a saperlo?”
“Perché lo sento, perché me lo dimostra e perché me lo ha detto” rispose la ragazza, agitando le mani.
“Mpfh! E tu gli credi?”
“Certo che gli credo! Perché quando una persona ti ama, non è una cosa intangibile, io mi sento amata da lui, lo vedo nei suoi gesti, nelle sue parole ed io amo lui, perché questo è così difficile da capire? Perché non puoi accettare che io mi sia innamorata di lui?”
“Perché è Piton!” sbraitò Ron, scioccato, come se Hermione non vedesse l’evidenza.
“Ron, te l’ho già detto. Il Piton che tu odi, non è lo stesso che io amo. Pian piano, stando con lui, lavorando con lui e conoscendolo, ho scoperto che dietro quella maschera di bastardaggine e disgusto verso gli altri, c’è un’altra persona, un uomo speciale”.
“Ha almeno vent’anni più di te!”
“L’età è solo un numero, Ron. Lui mi fa sentire amata, quando sto con lui sono felice, sto bene. Posso confrontarmi intellettualmente con lui, posso crescere accanto a lui. Non capisci, stare con lui è la cosa migliore che mi sia mai capitata”.
“E noi invece? Stare con me era la cosa peggiore?”
“Ron, ti prego, questo non riguarda te. Non si possono mettere in relazione due storie completamente diverse, mi hai detto che stavi cercando di andare avanti, che volevi crescere, allora perché per una volta non lo fai?”
“Così sarei un bambino?” disse aspramente il rosso.
“Oh Ron! Dacci un taglio” borbottò Hermione, spazientita.
“Io non sono un bambino, ma non posso accettare che tu stia con quello!”
“Se fossi mio amico lo accetteresti, come hanno fatto Harry, Ginny e Remus. Ma tu pensi solo a te stesso, dicevi di aver bisogno della mia amicizia, di non poter stare in un mondo dove io non ti parlavo e adesso stai rovinando tutto di nuovo” disse la ragazza, sentendo le lacrime premere contro gli occhi.
“Io sono tuo amico e per questo ti posso dire che stai commettendo uno sbaglio” rispose il rosso, incrociando le braccia.
“Non è vero e finché non lo capirai, finché non deciderai di mettere da parte il tuo orgoglio e guardare le cose anche dalla mia prospettiva, non potrai capire e accettare”.
“Perché dovrei accettare?” domandò Ron.
“D’accordo, non farlo, allora è inutile stare qui a parlare ancora” rispose Hermione, si voltò e ridiscese il sentiero, con le lacrime che le rigavano le guance.
Individuò Harry e Ginny che parlavano tendendosi per mano in High Street, si asciugò le lacrime e li raggiunse.
“Ehi! Com’è andata?” domandò la rossa, vedendola arrivare.
Hermione scosse la testa “Non vuole capire”.
“Lo affatturo, ok?” disse minacciosa Ginny.
“Amore, sta calma” disse Harry, mettendole la mano sulla spalla “Non preoccuparti, Hermione. Gli parlo io, cambierà idea”.
Hermione alzò le spalle “Non fa niente, non importa. Non gli correrò dietro aspettando che cresca o che diventi meno egoista, non mi interessa”.
“Ci penso io” le assicurò Harry, si sporse verso di lei e la abbracciò. Hermione ricambiò l’abbraccio.
“Ok, torno al castello, devo studiare. Ginny puoi stare ancora un po’ con Harry, ma dopo ricordati che devi ripassare Trasfigurazioni!”
Ginny le sorrise “Sì mamma”.
Hermione le diede un buffetto, lanciò a entrambi un sorriso e riparti alla volta del castello.

********************************
Hola!
Prima di tutto, questo capitolo è dedicato a LeMalandrine95! Eehehe ;) Visto che la Vale di cui parla il nostro bellissimo, meraviglioso, amatissimo (ok la smetto) Remus è ispirata proprio a lei ;) <3
Grazie a tutti coloro che hanno commentato e seguito la storia, non sarebbe niente senza di voi ragazzi! Grazie davvero, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Aspetto le vostre recensioni! ;) 
Un super bacione
HermCH 

 

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Capitolo 34
*** Stage ***


34. Stage


Hermione corse su per il sentiero fino al castello, i pensieri nella testa le facevano male, il comportamento di Ron, così assurdo e infantile la faceva sentire triste. Entrò nella Sala d’Ingresso, corse verso la scala che portava nei sotterranei, arrivata davanti all’ufficio di Severus, si fermò. Mise le mani sulle ginocchia cercando di riprendere fiato, asciugò un’ultima lacrima solitaria, prese un profondo respiro ed entrò.
Come sempre Severus era seduto alla sua scrivania, immerso tra i fogli di pergamena.
“Ciao” mormorò il professore, alzando la testa.
“Ciao”.
“Ma non dovevi andare a Hogsmeade?”
“Già fatto” rispose Hermione avvicinandosi, fece il giro della scrivania e si appoggiò su di essa.
“Perché quella faccia?” domandò Severus, scrutandola attentamente.
“Che faccia? È la mia solita faccia, ho solo questa” mormorò Hermione, alzandole le spalle.
“Hermione” la ammonì “Guarda che ti conosco, cosa è successo?”
“Ho incontrato Ron” ammise la ragazza, sospirando.
“Ah! L’idiota, bei amici che ti vai a scegliere”.
“Sev, ti prego. Così non mi aiuti”.
“Racconta, cosa è successo” disse lui, sfiorandole la mano.
“Ho cercato di parlargli, di spiegargli la situazione, speravo che lui capisse e accettasse, ma è stato tutto inutile. Non vuole capire che ci amiamo, crede che tu mi stia usando” spiegò Hermione, avvilita.
“Quando mi capita tra le mani…” borbottò Severus, stringendo i pugni. Non finì la frase, si alzò e si diresse all’armadio delle scorte, dal quale estrasse una bottiglia di idromele e se ne versò una generosa quantità.
“Harry ha detto che gli parlerà lui, che lo farà ragionare”.
“Lo aiuto io a farlo ragionare, a colpi di Maledizione Cruciatus” rispose Severus con rabbia e si scolò l’idromele.
“Sev” sussurrò Hermione, raggiungendolo “Non fare così, è inutile che ti arrabbi”.
“E cosa dovrei fare?” domandò lui stizzito.
“Abbracciarmi” rispose la ragazza, prese il bicchiere delle sue mani e lo appoggiò sulla scrivania, tornò da Severus e lo strinse tra le sue braccia. Appoggiò la testa sulle spalle dell’uomo, mentre i suoi capelli le solleticavano il viso.
Severus le accarezzò la guancia e lei alzò il viso, guardandolo con intensità “Ti amo”.
“Anche io ti amo, Hermione” rispose Severus e le sfiorò le labbra con un bacio.
“Hem Hem, scusate”.
“Albus!” esclamò Severus, allontanandosi da Hermione. La ragazza alzò lo sguardo e vide il volto sorridente del preside che li guardava immerso nel paesaggio notturno che Severus teneva sopra il camino.
“Mi dispiace disturbarvi” disse il vecchio preside.
“Allora vattene!” borbottò Severus, facendo un gesto con la mano.
Silente sorrise loro “Sono qui per la signorina Granger in realtà”.
“Per me?” mormorò Hermione, indicandosi.
“Certo, la preside mi ha mandato a cercati nel castello, sei convocata nel suo ufficio” rispose Silente, sorridendole benevolo “Anzi, meglio che venga anche tu Severus”.
“Guai?” chiese il professore, diffidente.
“Assolutamente no, anzi” lo assicurò Silente “Vi aspetto nell’ufficio di Minerva” fece loro l’occhiolino e sparì.
“Andiamo a sentire cosa vuole la McGranitt?” domandò Hermione.
“Ti ricordo che sono il professore di pozioni di questa scuola” rispose Severus “E ho parecchie cose da fare”.
Hermione gli diede una spintarella “Dai, non fare il rompiscatole, andiamo”.
“Te lo do io il rompiscatole” disse Severus, incrociando le braccia. Hermione si avvicinò e lo baciò “D’accordo piccola peste, andiamo a vedere cosa vuole Minerva”.
Raggiunsero l’ufficio del preside e superarono il Gargoyle, Minerva li stava aspettando in piedi di fronte alla sua scrivania “Severus, Hermione! Prego, entrate”.
“Voleva vedermi preside?” domandò Hermione con gentilezza.
“Certo, ho ottime notizie” rispose la preside, Hermione la fissò, sembrava quasi emozionata, un’espressione davvero strana da vedere sulla faccia della McGranitt “Hermione, conosci Bertus Johnson?”
“Certo, chi non lo conosce, è il preside della famosa scuola di Salem e uno dei massimi esperti in Incantesimi e Trasfigurazione” rispose Hermione, facendo un passo in avanti.
“Esattamente, ho sostenuto un incontro con lui questa mattina e ti vuole nella sua scuola”.
“Come prego?”
“Hai sentito bene, vuole che tu vada in America per lavorare al suo fianco. Naturalmente ha saputo dei tuoi sforzi per vincere la guerra e gli ho detto quanto ti sei applicata quest’anno nell’assistere il professor Lupin e aiutare Severus nella stesura dei suoi articoli, quindi ti offre uno stage di sei mesi, almeno per cominciare,  per il prossimo anno scolastico presso l’accademia di Salem, tutto pagato”.
“Sta scherzando? Io, ma come?” disse Hermione, scioccata “Senza il risultato dei miei…”
“Sì, Hermione. Vuole te, dal prossimo settembre, indipendentemente dal risultato dei tuo M.A.G.O, naturalmente se accetti” le rispose la McGranitt, sorridendo compiaciuta.
“Mio Dio! Bertus Johnson, è un sogno! Certo che accetto!” rispose Hermione, entusiasta.
“Sapevo che non mi avresti delusa, hai tutte le doti necessarie” rispose la preside.
“Severus non…” iniziò la ragazza voltandosi, ma le parole le morirono in gola, quando vide che il professore se n’era andato.
“Oh… Ehm… Forse vuoi aspettare per accettare l’offerta di Bertus?” mormorò la McGranitt, notando anche lei in quel momento che Severus era sparito.
“Io… Sì… No, certo” balbettò Hermione.
“Vai pure, cara. Prenditi il tempo necessario” disse la preside, comprensiva.
Hermione la ringraziò e corse fuori dall’ufficio, cinque minuti dopo era già nei sotterranei.
“Severus” chiamò, entrando nell’ufficio. Lui era seduto alla scrivania, con una bottiglia di Idromele.
Lui non rispose, si limitò a versare un altro po’ di idromele nel bicchiere.
“Severus perché te ne sei andato?”
“Ho da fare”.
“Non hai sentito quello che mi ha detto la McGranitt?” domandò Hermione con voce tremante.
“Non sono ancora diventato sordo” rispose il professore e svuotò il bicchiere.
“E non hai niente da dirmi?”
“Dirti cosa?” ringhiò Severus “Sembra che tu abbia già deciso tutto da sola, il mio parere evidentemente non conta”.
“Sev io…”
“Noi dovremmo essere una coppia!” sbraitò Severus, alzandosi in piedi “Dovremmo prendere insieme le decisioni importanti o almeno consultarci prima, è così che funzionando le cose in una coppia, ma a te della mia opinione non t’importa niente, vero?”
“Severus, non è così, ti prego!”
“Ti ho sempre considerato molto più matura delle ragazze della tua età, Hermione. Evidentemente mi sbagliavo, perché ti sei dimostrata solo una ragazzina egoista”.
“Lasciami spiegare” lo supplicò Hermione.
“Non voglio le tue spiegazioni, voglio restare da solo. Devo lavorare, riflettere e voglio essere lasciato in pace” rispose Severus, sedendosi.
“D’accordo, torno dopo” mormorò Hermione, aprendo la porta.
“Non ti disturbare, devi preparare i bagagli per l’America!” disse Severus, senza alzare lo sguardo.
Hermione uscì, si sentiva abbattuta, era stata una giornata movimentata. La notizia che Bertus Johnson voleva proprio lei l’aveva riempita di orgoglio e felicità, ma ora aveva mandato tutto in frantumi, era stata precipitosa, troppo entusiasta per la notizia e il suo rapporto con Severus forse ne aveva risentito.
Salì di sopra e nella Sala d’Ingresso trovò Ginny che era di ritorno dal villaggio.
“Hermione!”
“Ciao Ginny, ti sei divertita con Harry?”
“Sì, mi ha appena accompagnato, se corri fuori magari fai ancora in tempo a salutarlo”.
“Non fa niente” mormorò Hermione, alzando le spalle.
“Cosa c’è che non va? È ancora per Ron? Harry ha detto che gli parlerà e vedrai che andrà tutto a posto!”
“No, non è per Ron” mormorò Hermione, salendo le spalle e iniziò a raccontare.
“Wow! Bertus Johnson? Salem? Bel colpo Hermione” esclamò Ginny, quando la ragazza ebbe finito il suo racconto.
“Non è ancora detto che ci vada” rispose Hermione, entrando nella Sala Comune.
Ginny si sedette al primo tavolino libero “Andiamo Hermione, tu non puoi rifiutare e poi ho sentito che Johnson è parecchio affasciante!”
“Sì, grazie, ma in teoria io sono già fidanzata, almeno spero di esserlo ancora”.
“Ma sì non dire così, vedrai che il pipistrello cambierà idea e poi sono solo sei mesi” la confortò Ginny.
“Vedremo, ora dobbiamo studiare” disse Hermione, alzandosi per andare a prendere i libri nel dormitorio.
“Dobbiamo proprio?” si lamentò Ginny.
“Gin, avevamo un patto!”
“Ok, va bene, come vuoi tu” disse la rossa e seguì l’amica su per le scale.

 

“Hermione non ti abbattere” le disse Remus, quella stessa sera. Era andata a trovarlo dopo cena, sperando di trovare conforto nelle sue parole, quando non aveva visto Severus a tavola e si era fatto negare quando aveva raggiunto il suo ufficio “Severus sa che ti è stata data è un’occasione importante e unica”.
“Lui non vuole che parta” rispose Hermione, prendendo la tazza di tè, ne bevve un sorso.
“Nessuno vuole che parti, Hermione. Saremo tutti tristi di vederti partire, è naturale, ma saremo comunque tutti orgogliosi e felici per te. Severus ci è solo rimasto male quando hai accettato prima di consultarsi con lui”.
“Mi sono lasciata prendere dall’entusiasmo e ho detto di sì senza nemmeno pensare alle conseguenze. Insomma, capisci Remus, lavorare con Johnson è un’occasione imperdibile, potrei imparare così tanto da lui”.
“Lo so bene, Hermione e lo sa anche Severus” rispose Remus, offrendole della cioccolata.
Hermione ne prese un pezzo e sospirò “Sono stata una stupida”.
“No, hai solo agito troppo in fretta”.
“Severus non me lo perdonerà”.
“Certo che ti perdonerà, lui ti ama” la confortò Remus.
“E solo che… Sono stata colta alla sprovvista”.
“Hermione?”
“Sì?”
“Datti pace” mormorò Remus “Dormici su e vedrai che domani mattina tutto si sarà sistemato”.
“Lo spero” disse Hermione, alzando le spalle “Non posso nemmeno tardare a dare una risposta alla McGranitt”.
“Quanto tempo ti ha dato?”
“Non lo so, il necessario, ma non posso di certo far aspettare Johnson” rispose Hermione, addentò il cioccolato che Remus le aveva offerto e si sentì un po’ meglio.
“Vedrai che andrà tutto bene, Severus si calmerà, ci dormirà sopra come te e domani risolverete tutto”.
“Mmm, speriamo” mormorò Hermione, abbattuta “Non pensiamoci più, almeno per stasera. Dimmi di te, ricevuto notizie dalla tua amica italiana?”
“Non ancora, ma sono passati solo pochi giorni” rispose Remus, alzando le spalle e le regalò un sorriso.
“Vedrai che ti scriverà, non si lascerà di certo scappare il fascino di… Com’è che diceva Sirius?
Remus rise “Sexy trasandato?”
“Sì, proprio quello” disse la ragazza e scoppiò a ridere.
“Sei pazza, Hermione”.
Lei sorrise “Bè sai come si dice no?”
“Come?”
“Se non son pazzi non li vogliamo” concluse Hermione.


Il giorno dopo Hermione si svegliò abbastanza presto, aveva passato una notte notevolmente movimentata, la sua testa piena di pensieri le aveva impedito di dormire. Scese in Sala Grande, a quell’ora di Domenica mattina c’erano pochissimi studenti a far colazione, era a metà del suo muffin quando nella Sala entrò Severus, subito individuò Hermione e le fece cennò di avvicinarsi. La ragazza lasciò a metà la colazione e si alzò dal tavolo dei Grifondoro, arrivata a due metri da Severus lui si voltò e uscì dalla Sala Grande, Hermione lo seguì silenziosamente nei sotterranei, entrarono nel suo ufficio e rimase in attesa.
“Bè… Ehm… Dormito bene?” domandò Hermione, cercando di interrompere quel silenzio carico di tensione.
“Non giriamo attorno al problema”.
“Quindi abbiamo un problema” commentò Hermione.
“Hermione senti…”
“No, seni tu” lo interruppe la ragazza “Io ci ho pensato molto e non parto”.
“È qui che ti sbagli, tu invece parti” rispose Severus.
Hermione lo guardò sorpresa “Parto?”
Lui annuì “Sono stato uno stupido ieri, anche io ci ho pensato su parecchio.  So che non volevi farmi un torto acconsentendo allo stage senza discuterne con me, ti sei lasciata solo prendere dall’emozione e hai avuto ragione di farlo, perché quella che ti è stata offerta è un’occasione unica”.
Hermione corse verso di lui e lo abbracciò “Grazie, grazie, grazie!”
Severus la prese per le braccia e la allontanò “È giusto così, tu hai molto da dare al mondo, hai molto ancora da imparare e io… io non… non posso tenerti legata a me”.
“Severus che stai dicendo?”
“Ti sto lasciando libera”.
“Lasciando libera di partire o lasciando… Lasciando” mormorò Hermione, spaventata.
“Non posso tenerti legata a me, non sarebbe giusto, sei così giovane e…”
“Severus stai facendo di nuovo lo stupido!”
“Sto facendo la cosa giusta” rispose Severus, incrociando le braccia.
“No, per niente, è la cosa sbagliata!” esclamò Hermione, incredula “Se questo è il prezzo che devo affrontare per partire, allora rimango qua! E poi non essere ridicolo, anche se io partissi non sarebbe per sempre, ma solo per sei mesi!”
“Lo so, ma…”
“Dopo tutto quello che abbiamo passato vuoi arrenderti proprio adesso?”
“Vuoi lasciarmi finire di parlare!” esclamò Severus, spalancando le braccia.
“Scusa, parla”.
“Io non mi arrendo per niente, non sono uno che si arrendo, ho solo pensato che fosse meglio per te”.
Hermione gli mise una mano sul petto “Sev, la cosa migliore per me, sei tu!”
“Scusa” mormorò Severus e la baciò con delicatezza.
“Ti amo, Sev”.
“Anche io ti amo, Hermione”.
“Anche se partissi, questo non cambierà e tornerò da te” mormorò la ragazza, mettendogli le mani sulle spalle.
“Il verbo è sbagliato” mormorò Severus, con un sorrisetto.
“Parto”.
“Parti e poi ritorni”.
“Ritorno, ma tu mi aspetterai?” domandò Hermione, sfiorandogli la guancia con un dito.
“Certo, al massimo sarà un po’ duro e burbero con gli studenti l’anno prossimo”.
Hermione scoppiò a ridere “Sev, tu sei sempre duro e burbero”.
“Mmm… Forse è vero” rispose lui, grattandosi il mento “Allora sarò peggio”.
“Poveri studenti” commentò Hermione, con un sorriso.
“Potrei sempre dire solo che è colpa tua” rispose Severus, ghignando.
“Non ti azzardare, il pus di Bobotubero che ho ricevuto il quarto anno mi è bastato”.
“Quando sei melodrammatica” la prese in giro Severus.
“Melodrammatica un corno, avevo le vesciche su tutte le mani” rispose Hermione, facendogli vedere le mani.
D’un tratto Severus le mise le mani sotto le ginocchia e la prese in braccio.
Hermione scoppiò a ridere “Che diavolo fai?”
“Dobbiamo festeggiare!”
“Le mie vesciche?”
“Scema! L’offerta che si è stata fatta, la possibilità da imparare dai migliori”.
“Io sto già accanto al migliore”.
“Questo è vero!" la rispose Severus, entusiasta e la portò in camera da letto.

***********
Hola!
Rieccomi con un nuovo capitolo ;) Eheheh lo so, vi siete spaventati un po' con questo capitolo vero, pensavate che li avrei fatti lasciare di nuovo eh? No, non sono così cattiva, anche se effettivamente Hermione partirà per sei mesi, ma Sev l'aspetterà ;) <3
Come sempre vorrei ringrazie tutti quelli che seguono e commentano la storia, grazie infinite! Non sarei arrivata a questo punto senza il vostro sostegno! Aspetto dunque i vostri commenti, sperando che il cap vi sia piaciuto!
Un bacione
HermCH 

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Capitolo 35
*** L'invito ***


35. L'invito¨

 

“Molto bene, potrebbe per favore duplicare questa teiera?” chiese il professor Tofty, indicando la teiera sopra il tavolino.
Hermione vi puntò contro la bacchetta e mormorò “Geminio” istantaneamente apparve una seconda teiera identica alla prima.
“Potrebbe rifarlo usando l’incantesimo non verbale?”
“Certo, professore”.
“Si prenda il tempo necessario”.
Hermione si concentrò e apparve una terza teiera, sorrise soddisfatta.
“Perfetto, credo che sia tutto, signorina Granger”.
“Grazie, professor Tofty” disse Hermione, facendo un sorriso al vecchio professore.
“Buona giornata” disse il professor Tofty, facendo un piccolo inchino.
“A lei professore” rispose la ragazza, riponendo la bacchetta in tasca.
Percorse la Sala Grande, era finita. Aveva dato il suo ultimo esame, si sentiva libera, leggera, frizzante.
Uscì dalla Sala Grande e passò accanto a Ginny, che era ancora in fila ad aspettare il suo turno, le fece l’occhiolino e si scambiarono il cinque. Corse fuori dalla Sala d’Ingresso, oltre il portone.
L’aria era calda, il sole piacevole, si diresse verso il lago e si sedette all’ombra del grande faggio, appoggiando la schiena al tronco. Sospirò e guardò divertita gli studenti che facevano il bagno, estasiati dalla fine degli esami.
Una brezza di vento le scompigliò i capelli, se li tolse dal viso e chiuse gli occhi, respirando a pieni polmoni.
“Bella giornata, vero?”
“Remus!”
“Hai finito?” domandò il mannaro, sedendosi accanto a lei.
“Ho finito” confermò Hermione, con un sorriso.
“Sono sicuro che saranno tutti Eccezionale!” disse Remus, con ardore.
“AH! Non dirlo” esclamò Hermione, coprendosi le orecchie con le mani “Sono sicura aver sbagliato almeno una traduzione di Antiche Rune, ieri”.
“Una traduzione?” domandò Remus, guardandola di sbieco “Che vuoi che sia?”
Hermione spalancò la bocca stupefatta “Ma non capisci? Può fare la differenza tra la bocciatura e la promozione!”
Remus sghignazzo “Certo, Hermione. Come dici tu”.
“Non prendermi in giro”.
“Non ti sto prendendo in giro” rispose cautamente Remus “Anche io ero così dopo aver finito i M.A.G.O”
“Davvero?”
“Certo e ora che ci penso ero seduto proprio qui dopo aver finito i M.A.G.O”
“Qui?”
“Sì” confermò Remus, con un sorriso “Siamo venuti qui a rilassarci dopo l’ultimo esame, io ero seduto qui, Sirius stava dove sei tu, mentre Lily e James erano seduti sull’erba di fronte a noi, abbracciati”.
“Dev’essere stato un bel momento”.
“Uno dei tanti” rispose Remus, alzando le spalle “Ricordo che abbiamo parlato di quello che ci aspettava dopo la scuola, certo non avevamo le possibilità che hai tu ora”.
“Non è vero, eravate tutti così brillan…”
“Il mondo era in guerra, Hermione” la interruppe Remus “E l’unica possibilità accettabile per noi era unirci all’Ordine, combattere”.
“Eravate così coraggiosi” mormorò Hermione, ammirata.
Remus rise senza gioia “Eravamo degli stolti, dei ragazzi. Forse se non ci fossimo uniti all’Ordine, le cose ora sarebbero diverse”.
“Ma non avresti conosciuto Tonks e ora non avresti Teddy” commentò Hermione.
“È vero” rispose Remus, annuendo “Teddy è il regalo migliore che la vita potesse farmi”.
“E non avresti nemmeno incontrato la tua nuova fiamma” disse Hermione, sorridendo sornione.
Remus si mise a giocare con i fili d’erba, imbarazzato “È solo un’amica, Hermione, lo sai”.
“Certo, allora perché tutte le volte che ti scrive ti si illuminano gli occhi?”
“Perché la sua conversazione è molto stimolante, ora dacci un taglio” ribatté Remus.
“D’accordo ma ricordati di tenermi aggiornata sulle vicende quando io sarò a Salem e lei verrà a lavorare alla Gringott”.
“Ah-Ah”.
Hermione scoppiò a ridere.
Remus la guardò torvo “Hai già disposto le cose per la tua partenza?”
“No, mi sono solo accordata con Johnson che partirò il ventotto di Agosto, qualche giorno prima dell’inizio dell’anno scolastico, sai per ambientarmi. Per il resto c’è tempo durante l’estate” rispose Hermione.
“Certo, dovevi pensare ai M.A.G.O”.
Hermione alzò lo sguardo verso il castello “Hogwarts mi mancherà, ora che i miei giorni qui sono quasi finiti lo sento di più” disse e sospirò “Mia madre non è molto felice della mia partenza, sperava di avermi più vicino una volta che avessi finito la scuola. Capisce che faccio parte di questo mondo, ormai, ma credo che soffra sapendo che io faccio parte di un mondo al quale a lei non è concesso entrare, non completamente almeno”.
“Lo capisco” disse Remus, alzando anche lui lo sguardo verso il castello “Sai, mia madre era Babbana e vedevo anche in lei una certa tristezza, un senso di non appartenenza”.
Hermione socchiuse gli occhi “Mi mancherà questo posto”.
“Mancherai a tutti noi” mormorò Remus, accarezzandole la mano.
“Anche voi mi mancherete”.
“Bè volendo, ci sono sempre le passaporte” disse Remus, strizzandole l’occhio.
“Ci ho pensato a dir la verità, ma credo che sarò troppo impegnata per fare una capatina oltreoceano, il fuso orario mi scombussolerebbe troppo, ma sicuramente tornerò per Natale” rispose Hermione, con un velo di tristezza nella voce.
“Tutti noi aspetteremo con ansia il tuo ritorno, stanne pur certa”.
“Verrai alla festa?”
“Certo, sono stato invitato” rispose Remus e alzò lo sguardo “Guarda, arriva Ginny”.
Hermione volse lo sguardo e vide la rossa correre verso di loro, agitando un braccio.
“Ciao” salutò Hermione.
“Ehi” esclamò Ginny, con il fiatone.
“Com’è andata?”
“Abbastanza bene” rispose la rossa, sedendosi di fronte a loro “Sono contenta che sia finita”.
“Sollevata?” domandò Remus, sorridendo.
“Immensamente!”
“Tua madre mi ha detto che tra due settimane hai un provino con le Holyhead Harpies”.
“Sì” esclamò Ginny, entusiasta.
“Buona fortuna, allora” augurò Remus.
“Ginny non ha bisogno di fortuna” intevenne Hermione, mostrando loro un largo sorriso “Le farà a pezzi”.
“Ben detto, sorella” disse Ginny, dandole il cinque.
“Vedo già i titoli sui Profeta” commentò Remus, ridacchiando.
Ginny sghignazzò e si rivolse a Hermione “Ho fame, che ne dici di andare a sgraffignare qualcosa dalle cucine?”
“Io potrei offrirvi una torta al cioccolato che mi ha preparato Andromeda” propose Remus “E potrei aggiungervi una bella tazza di tè”.
“Oh andiamo Remus” mormorò Ginny, scuotendo la testa “Tè per festeggiare la fine degli esami?”
“Idromele?”
“Perfetto!” esclamò Ginny, alzando le mani in aria.
“Pensavo che non bevessi più” mormorò Hermione, con aria di rimprovero.
“Io berrò del tè, la bottiglia di Idromele era un regalo, mi dispiaceva buttarla via” rispose Remus, alzandosi.
“Berrò anche io del tè allora” rispose Hermione, imitandolo.
Ginny sbuffò “Dai, Herm. Non fare la noiosa!”
Raggiunsero il castello, entrando nella Sala d’Ingresso Hermione notò subito Severus in cima alla scalinata che portava ai sotterranei, fece cennò a Ginny e Remus di proseguire e si diresse verso di lui.
“Che fai sei impazzita?” sussurrò Severus, mentre lei lo raggiungeva.
“Perché?”
“Venire qua da me!”
“Non fare il paranoico, Sev. Sto solo salutando un mio professore, gli esami sono finiti, non sono più una studentessa” rispose Hermione, spazientita.
“Questo non ti giustifica per… Avery!”
Hermione si voltò e vide Melisse Avery, studentessa del sesto anno dei Serpeverde venire verso di loro.
“Professore, scusi le posso parlare? Temo di aver fatto un guaio nell’esame di Trasfigurazione” disse d’un fiato la ragazza.
“Certo, Avery. Seguimi nel mio ufficio e tu Granger, non fartelo ripetere o la prossima volta non toglierò solo punti a Grifondoro, ma ti metterò in punizione”.
“Sì, professore” disse Hermione, fingendo il suo miglior sguardo dispiaciuto.
Si allontanò da loro e raggiunse Ginny e Remus, che si erano fermati in cima alla scalinata ad aspettarla.
Arrivati nel corridoio che portava all’ufficio del professore, intravidero Emily Wallace che evidentemente stava aspettando Remus.
“Rieccola” mormorò Ginny, con gli occhi ridotte in due fessure.
“Aspettatemi qui, faccio subito” rispose Remus.
Le ragazze osservarono Remus avvicinarsi alla Wallace che l’aspettava con le mani dietro alla schiena.
“Che ha lì?” domandò Ginny, fissandola.
“Un regalo per Remus, probabilmente”.
“Questo è per lei professor Lupin, per ringraziarla di tutto quello che ha fatto per me” cinguettò Ginny, imitando la Wallace “Stupida oca”.
“Non essere così dura, Gin”:
“Ora la difendi?” domandò la rossa, scioccata.
“Certo che no” rispose Hermione, mentre la Wallace tirava fuori un pacchetto color rosso e lo porgeva a Remus.
“Mi dispiace, carina. Puoi fargli tutti i regali che vuoi, ma non entrerai mai nel suo letto” commentò Ginny, osservando la scena.
“Forse avrebbe avuto una possibilità, sai quando era fatto, se solo io e Sev non l’avremmo fermato”.
“Nah, poteva essere fatto da non stare in piedi, ma non sarebbe stato comunque abbastanza da spingerlo a portarsi a letto quell’oca”.
Hermione rise “Già! Temo che Remus, non sia interessato”.
“Per forza, non si chiama Hermione Granger”.
Hermione la guardò con la bocca spalancata.
“Su non fare quella faccia” commentò Ginny, ridacchiando “Era solo una constatazione, tu sei entrata nel suo letto quest’anno”.
“Sì, ma solo per dormire!”
“E lo hai baciato”.
“È stato un incidente”.
“Certo, perché non sei il tipo che bacia i professori” disse Ginny, mentre la Wallace dava un bacio sulla guancia a Remus.
“Cosa vorresti dire con questo?” domandò Hermione.
“Che sei stata molto… Diciamo… Frivola, quest’anno. Hai baciato quattro uomini diversi, di cui due erano professori, con uno dei quali sei andata anche a letto, ma non di certo per dormire”.
Hermione la fissò torva “Grazie per la sintesi”.
“Ehi non ti sto giudicando, solo esponendo i fatti” mormorò Ginny alzando le mani, mentre la Wallace si allontanava.
“Sì, grazie, la prossima volta che ti viene l’impulso di sintetizzare la mia vita… Evitalo” rispose Hermione, mentre si incamminavano verso Remus.
Rimasero nell’ufficio del professore per un paio di ore, ridendo e scherzando il tempo era volato, raggiunsero la Sala Comune dei Grifondoro per cambiarsi prima di andare a cena, ma alla fine non raggiunsero mai la Sala Grande.
Alcuni Grifondoro del sesto e settimo anno avevano deciso di svaligiare la cucina e organizzare una festa in Sala Comune per la fine degli esami. Hermione avrebbe di certo preferito sedersi su una comoda poltrona con un libro in mano, ma fu trascinata da Ginny nel pieno della festa, fu obbligata a ballare, conversare, bere e divertirsi.
Alle undici e trenta finalmente riuscì a sfuggire alla presa dell’amica e s’infilò attraverso il buco del ritratto. Barcollando raggiunse i sotterranei ed entrò nell’ufficio di Severus.
“Sei in ritardo” commentò Severus, alzando lo sguardo. Era seduto alla scrivania e stava leggendo un libro.
“C’era una festa in Sala Comune” rispose Hermione, avvicinandosi “Ginny mi ha obbligato a partecipare”.
“Sei ubriaca” osservò Severus, posando il libro sulla scrivania.
“Un po’, colpa di Ginny, naturalmente”.
“Naturalmente” sussurrò Severus, mentre Hermione prendeva il libro.
“Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, non credevo che ti piacesse questo genere di lettura Babbana” commentò Hermione, osservando il volume.
“No, ma il personaggio di Holmes ha qualcosa di particolare, mi piace” rispose Severus, alzando le spalle.
Hermione posò il libro sulla scrivania e si mise a cavalcioni sopra di lui “Anche tu mi piaci” gli sussurrò all’orecchio e poi lo baciò con passione.
“Si può sapere che hai?” domandò Severus “Se l’alcol ti fa quest’effetto, forse non dovresti bere”.
“Sto solo festeggiando la fine degli esami, non ti va di festeggiare un po’ con me?” mormorò Hermione, giocherellando con il colletto della sua camicia.
“Immagino di sapere cosa hai in mente” rispose Severus, sfiorandole il collo.
Hermione annuì “Voglio fare l’amore con te, adesso!”.
“Andiamo di là”.
“No” sussurrò Hermione, scuotendo la testa.
“No?”
“Voglio farlo sulla tua scrivania, potrebbe essere una delle ultime possibilità per farlo”.
Severus rise “Non essere sciocca”.
“Non sto scherzando, professor Piton” rispose Hermione e lo baciò di nuovo con trasporto e passione.
Severus si alzò dalla poltrona, tenendola stretta per i fianchi e la posò sulla scrivania.
“Attenta a quello che desideri, Granger”.


“Hermione?”
“Mmm”.
“Svegliati”.
“Non gridare, ho mal di testa” mormorò Hermione, aprendo gli occhi lentamente.
“Non stavo gridando” sussurrò Severus. Hermione mise a fuoco e lo vide seduto sul letto accanto a lei, era già vestito.
“Questo lo dici tu” borbottò la ragazza, mettendosi una mano alla tempia.
“Tieni, ti ho portato una pozione per il mal di testa”.
Hermione si mise a sedere e prese il calice dalle mani di Severus “E per la nausea? Non hai niente? Ho lo stomaco in subbuglio”.
Lui rise “Funziona anche per quello, è per i postumi della sbornia”.
“È tutta colpa di Ginny” sentenziò Hermione e svuotò il calice.
“Certo, immagino che ti abbia aperto di forza la bocca e ci abbia versato dentro dell’idromele” disse Severus, sghignazzando.
“In realtà era vino elfico, ma sì, più meno è andata così”.
“Strano, mi era parso di sentire odore di Idromele sulla tua camicia” osservò Severus, pensieroso.
“Oh quello l’avevo bevuto prima, nell’ufficio di Remus, ci ha offerto una fetta di torta”.
“Dove sempre Ginny ti ha costretto a berlo con la forza”.
“Certo” rispose Hermione, sorridendo. Iniziava a sentire gli effetti della pozione.
“Dai adesso alzati, sono già le otto” disse Severus, prendendo il calice e alzandosi.
“Ma Sev, è Sabato” si lamentò Hermione, desiderando solo di sprofondare tra i cuscini.
“Proprio per questo hai potuto dormire fino alle otto, ora in piedi”.
“Uffa”.
“Niente Uffa, Iffa o Offa. Ti aspetto di là al massimo tra cinque minuti” rispose Severus, con determinazione e uscì dalla stanza.
Hermione sbuffò e molto lentamente si alzò, cercò i vestiti e li trovò appoggiati su una sedia, evidentemente Severus doveva averli messi lì. Si vesti lentamente, sentendo ancora lo stomaco in subbuglio, ma percependo sempre di più gli effetti benefici della pozione anti sbornia.
Si stiracchiò e raggiunse Severus, che come al suo solito era seduto alla scrivania.
“Che fai?” domandò Hermione avvicinandosi.
“Correggo gli esami di quelli del quarto anno, per i quali necessito tranquillità” rispose Severus, senza alzare lo sguardo dai fogli di pergamena.
“Certo, me ne vado subito, ma prima volevo chiederti una cosa”.
Severus alzò la testa, incuriosito “Ovvero?”
“Ecco, la signora Weasley vuole dare una festa in onore di me e Ginny, la sera del nostro ritorno a Londra. Sai, per festeggiare la fine dei nostri esami e della scuola”.
“E allora?”
“Vorrei che tu venissi” rispose Hermione, incrociando le dita dietro la schiena.
“Alla festa?”
“Sì”.
“Alla Tana?”
“Sì”.
“Non credo che sia una buona idea” rispose Severus, tornando a guardare gli esami.
“Severus ti prego, è importante per me”.
“No, Hermione. E di certo Molly Weasley non desidera che accada qualcosa di male a suo figlio proprio nel bel mezzo della sua festa”.
Hermione scosse la testa “Ron è solo un bambino, Sev. Non scendere al suo livello, lascia correre”.
“Se mi conoscessi, come affermi, sai che non sono il tipo di uomo che lascia correre” rispose Severus.
“Lo so, Sev, ma potresti farlo per me. Io ti voglio accanto, tu sei…”
“Sì?”
“Il mio uomo”.
Severus sghignazzò “Il tuo uomo?”
“La persona più importante per me, colui che amo”.
“Hermione di certo queste due moine non mi faranno cambiare idea, mi dispiace, non verrò alla festa”.
“Non che ci sperassi” rispose Hermione, scoraggiata.
“Allora è tutto a posto”.
“Intendevo che speravo che venissi, ma sapevo che avresti detto di no” puntualizzò Hermione.
Severus si alzò e le prese il viso tra le mani “Non ti aspettare da me più di quanto io sia in grado di darti”.
“Non lo faccio”.
“Bene, allora”.
“Ma potresti cambiare idea” mormorò Hermione, fissando i suoi occhi neri.
“No e ti prego di non insistere, almeno su cose futili come una festa”.
Hermione annuì “D’accordo”.
“Questo non toglie il fatto che ti amo”.
“Lo so”.
Severus sorrise leggermente e la baciò sulla fronte “Dai, vai a far colazione, il tuo stomaco brontola”.
“Ci vediamo dopo” rispose Hermione, gli sfiorò le labbra con un bacio e uscì dall’ufficio.

****************
Hola!
Scusate per il ritardo, avrei voluto aggiornare ad inizio settimana, ma ero un po' confusa su questo capitolo, non sapevo bene cosa scrivere e cosa non scrivere, quindi ho preferito aspettare il momento opportuno per mettermi in chiaro le idee.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e come sempre voglio profondamente ringraziare tutti coloro che seguono e commentano la storia!!
Infine, un'ultima annotazione, il libro che sta leggendo Severus, Sherlock Holmes, l'ho scelto per il semplice fatto che ho iniziato a seguire la serie tv (se così si può definire) Sherlock con  Benedict Cumberbatch e Martin Freeman. Devo ammettere che, benché all'inizio non ero convinta visto che sapevo che era ambietata nel mondo di oggi, questa serie tv mi ha assolutamente impressionata! È davvero bellissima, brillante e divertente! E Cumberbatch interpreta Holmes divinamente ;) Consiglio a tutti di guardarla ;) 
Tornando al capitolo, aspetto le vostre recensioni!
Baci
HermCH 

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Capitolo 36
*** La festa ***


36. La festa


Lasciare Hogwarts fu molto doloroso per Hermione, mentre il treno svoltava l’angolo e in lontananza il castello spariva, la ragazza ebbe la sensazione che una parte del suo cuore o forse della sua anima si fosse staccata per rimanere nel territorio della scuola.
Durante il viaggio rimase seduta guardando fuori dal finestrino, mentre i suoi amici ridevano e scherzavano, finché, quando stavano per giungere a Londra, Ginny si sedette accanto a lei e prendendola per mano la distolse dai suoi pensieri.
“Tutto bene?” chiese la rossa.
“Certo, tutto ok” mormorò Hermione, annuendo lentamente.
“Ti vedo… preoccupata, sei sicura di stare bene?”
“Non sono preoccupata” l’assicurò Hermione “Solo pensierosa”.
“Immagino che questi pensieri indugino su Severus e la festa”.
Hermione sorrise, da qualche giorno Ginny aveva iniziato a chiamare il professore per nome, era una bella cosa, ma le faceva sempre uno strano effetto.
“No, non particolarmente, ho accettato il punto di vista di Severus riguardo alla festa e non mi aspettavo comunque che acconsentisse a venire, stavo solo pensando al futuro” disse Hermione.
“Al futuro?”
“Sì, quello che mi aspetta in America, quello che lascio indietro a casa” spiegò Hermione.
Ginny annuì e le strinse la mano “Non preoccuparti del futuro, Hermione. Sono sicura che a Salem lascerai tutti a bocca aperta per il tuo sapere e la forza, per quanto riguarda quello che ti lasci indietro, tutti saremo qui ad aspettare il tuo ritorno con gioia, compreso Severus”.
Hermione le sorrise “Grazie Ginny, tu sai sempre che parole usare per farmi sentire meglio”.
“Bè è questo che fanno le amiche, no?” aggiunse la rossa facendole l’occhiolino.
Alla stazione di King’s Cross trovarono Harry e la signora Weasley ad aspettarli, Hermione aveva comunicato ai genitori che sarebbe arrivata a casa il giorno seguente. Dopo un susseguirsi di saluti, congratulazioni e abbracci, si diressero alla Tana, dove aiutarono la signora Weasley a sistemare gli ultimi ritocchi per la festa.
Infine, alle otto di sera, il giardino era addobbato a festa con striscioni, festoni e lanterne. Su un tavolo erano stati disposti cibo e bevande in quantità allarmante e Hermione, Ginny, Harry, Fleur, la famiglia Weasley al completo, con Kingsley, Hagrid, Remus e Teddy stavano festeggiando la fine dell’anno scolastico delle ragazze.
Hermione era seduta su una panchina e stringeva tra le mani una bottiglia di burrobirra, mentre fissava Ginny e George che ballavano scatenati, quando Hagrid si avvicinò a lei tamponandosi la faccia con un fazzoletto grande come una tovaglia.
“Eh sì, è la fine di un’era” mormorò Hagrid, sedendosi per terra.
“Non essere triste, Hagrid” rispose Hermione, sorridendo “Siamo qui per festeggiare”.
“Non ci posso fare a meno di pensare, a chi ci preparo ora i miei biscotti? Chi ci verrà a prendere il tè da me?” disse il mezzo gigante, soffiandosi il naso.
“Prometto che appena ritorno in Inghilterra verrò a trovarti, ma in ogni caso sono sicurissima che non passerà molto tempo prima che tu metta gli occhi su un’altra banda di spostati” rispose Hermione, gli sorrise e tracannò l’ultimo sorso di burrobirra.
“Forse, ma non ci potranno mai essere un altro Harry, Ron e Hermione”.
“Su con la vita, Hagrid. Non rimani mica da solo, questa è una promessa”.
Il mezzo gigante le sorrise, mentre Charlie li raggiungeva chiamandolo a gran voce.
“Ehi! Hagrid!” esclamò sedendosi accanto a lui “Quasi mi dimenticavo, ho portato qualche foto di Norberta da farti vedere”.
“Bravo ragazzo” rispose Hagrid, dandogli una vigorosa pacca sulla schiena “Faccele vedere”.
“Io vado a prendere un’altra burrobirra” annunciò Hermione, alzandosi dalla panchina.
In un attimo raggiunse il tavolo dei viveri, addentò un biscotto e afferrò una burrobirra.
“Spumante? Papà dice che i Babbani lo usano per festeggiare”.
Hermione si voltò e vide Ron con un mezzo sorriso e le offriva un bicchiere di spumante.
“Credo che continuerò con la burrobirra” rispose la ragazza, alzando le spalle.
“Sei ancora arrabbiata con me?” domandò Ron, guardandola di traverso.
“Dovrei?”
Ron sorrise “No, non dovresti”.
“Quindi vuoi dire che hai accettato il fatto che io stia con Severus” mormorò Hermione, lanciandogli uno sguardo indagatorio.
“Mmm… No, ma non per questo devi portarmi rancore”.
“Ma forse perché hai meschinamente detto tutto alla McGranitt” rispose la ragazza e bevve un sorso di burrobirra.
“Oh andiamo Hermione, è storia antica”.
“Non poi così tanto”.
“Invece, sembra di sì, visto che non ha cambiato le cose”.
“Perché non riesci ad accettare che io possa amarlo?” domandò Hermione, con fervore.
“Lo sai perché”.
“Bè allora ridimmelo, perché davvero non capisco”.
“Forse io non ero quello giusto per te, ma nemmeno lui lo è, ti farà soffrire” rispose Ron, afferrando una manciata di biscotti alle nocciole.
“Come fai a dire questo?”
“Perché ti conosco”.
“Ma non conosci lui, non conosci il suo vero essere” rispose Hermione, agitata.
“Non cambia le cose, finirà come ti ho detto”.
“Sei un veggente adesso?” domandò Hermione, senza riuscire a trattenersi “Magari puoi far richiesta per il posto della Cooman”.
“Ah-Ah divertente, non c’è di certo bisogno di essere un veggente per questo” rispose Ron, servendosi un po’ di idromele.
“Allora perché gli altri non la pensano così?”
“Forse non hanno il coraggio di dirtelo” rispose Ron, alzando le spalle.
“Ron, lui… Severus!” esclamò Hermione e trattenne il fiato, dall’angolo buio dietro alla Tana era appena sbucato il professore. La ragazza si sentì il cuore esplodere e gli corse incontro, fece per abbracciarlo, ma Severus la bloccò prima che ci riuscisse.
“Non esagerare, ragazzina. Non vorrai che mi lancino una fattura, sono appena arrivato” ringhiò Severus, guardando con diffidenza gli invitati alla festa.
“Sei venuto” mormorò Hermione, colma di gioia.
“Sono venuto”.
“Ma io credevo…”
“Non sforzare troppo la tua testolina” la interruppe Severus “O ti verrà il mal di testa”.
“Che ci fai qui?” domandò con rabbia Ron, apparso accanto a lei.
“Sono stato invitato, Weasley” sibilò Severus, guardandolo con odio.
“Non credo proprio”.
“Ron, l’ho invitato io” spiegò Hermione.
“Questa è casa mia”.
“Ma la festeggiata è lei, quindi sparisci prima che ti lanci una maledizione” lo minacciò Severus.
Ron lo guardò con ancora più furia “Non puoi darmi ordini, questa è casa mia”.
“Ragazzi, adesso basta, stanno iniziando a guardarci tutti!” esclamò Hermione, spazientita.
Ron la fissò con sorpresa e malevolenza “Ragazzo? Lui?”
“Ron, ti prego” lo supplicò Hermione “Potresti mostrare almeno un minimo di gentilezza, non credo che tua madre ti abbia educato così”.
Ron la fissò quasi incredulo “Scusate, credo che andrò a vomitare” disse e si allontanò.
“Idiota” sussurrò Severus, seguendo Ron con lo sguardo.
“Lascia stare, vieni. Prendi un po’ di idromele e la torta è squisita, io torno subito” mormorò Hermione, fissando un’attonita signora Weasley che tornava in cucina.
“Cosa credi di fare?”
“Lasciami fare”.
“Granger, non pensarci nemmeno”.
“Non preoccuparti” rispose Hermione, gli sorrise e corse via, entrando in cucina.
La signora Weasley era in cucina e stava disponendo delle tartine su un piatto di portata.
“Posso aiutarla?” si offrì Hermione, gentilmente.
“No, cara, non preoccuparti” rispose la donna, regalandole un sorriso materno.
“Davvero?”
“Sì, certo. Torna pure alla festa”.
“Prima vorrei, insomma, parlarle” disse Hermione, fissandola.
“Certo, cara”.
“Mi dispiace per la piccola scenetta che ha visto prima” mormorò Hermione, cercando di prendere il coraggio tra le mani.
“Non è niente” rispose la signora Weasley “Sono solo… Stata sorpresa di vedere Severus”.
“L’ho invitato io, mi ha aiutato molto quest’anno” disse Hermione, scegliendo con cura le parole.
“Bè, sono felice che sia qui, a quel povero ragazzo serve un po’ di svago”.
“Ecco, signora Weasley, lei è sempre stata come una seconda madre per me” disse Hermione, incerta. Non era completamente sicura di voler iniziare quel discorso con la donna.
“E tu sei sempre stata come una seconda figlia” disse lei, sorridendo “Quindi chiamami Molly”.
Hermione sorrise “Molly, d’accordo… Ehm… Inoltre, sono convinta che sarebbe stata una suocera straordinaria”.
Molly le lanciò uno sguardo affettuoso “E tu una nuora deliziosa, cara. Ammetto che mi dispiace che le cose tra te e Ron non abbiano funzionato, ma sembra che siate ancora buoni amici”.
“Più o meno” rispose Hermione, stringendosi le mani.
“Che vuoi dire, cara? Mio figlio ha fatto qualcosa di sbagliato?” domandò Molly, preoccupata.
Hermione si torturò ulteriormente le mani “No, bè… Ecco… Lui… Non riesce ad accettare il fatto che io mi sia innamorata di un altro uomo”.
Il piatto di tartine che Molly teneva in mano le sfuggì e cadde per terra infrangendosi con un rumore assordante, mentre sul suo volto si estendeva un’espressione sorpresa e profonda consapevolezza.
“Chiedo scusa” mormorò Molly, estrasse la bacchetta e pulì il danno “Quando dici che ti sei innamorata di un altro…”
“Sì” rispose Hermione, confermando le impressioni della donna.
“Oh bè… Certo… È strano, ma ecco…”
“Lo so che è una notizia bomba, capisco che tu possa essere scioccata, ma mi sembrava… Ecco, giusto dirtelo, perché, insomma, noi ci amiamo e l’amore è una cosa bella, che non deve essere nascosta” mormorò Hermione, cercando di prendere il controllo della conversazione.
“Sì… No… Certo, concordo. È solo che… Insomma, sei così giovane”.
“L’età non ha importanza, non in questo caso, non con questo uomo” rispose fermamente Hermione.
“Immagino di sì” rispose la signora Weasley, pensierosa. Guardò fuori dalla finestra e trasse un profondo respiro “Merlino sa quanto Severus abbia sofferto nella sua vita, tutti noi lo sappiamo e credo che sia giusto e sono felice che abbia finalmente trovato una donna meravigliosa come te”.
Hermione la guardò un po’ sorpresa e le regalò un sorriso luminoso “Grazie”.
“Ora torna alla festa, io devo preparare altre tartine” disse Molly, estraendo la bacchetta.
“Mi dispiace che le siano cadute, colpa mia”.
Molly le sorrise bonariamente “Non è niente, cara. Ecco forse avresti dovuto avvisarmi”.
Hermione emise un ridolino e uscì di nuovo in giardino, individuò Severus che stava parlando con Kingsley, sorrise e raggiunse Remus seduto su una panchina che guardava Harry e Teddy giocare con i fili d’erba.
“Severus è venuto” constatò il mannaro, lanciando uno sguardo al collega.
“Sembra di sì”.
“È stato gentile da parte sua farti questa sorpresa” constatò Remus, sorridendole.
“È stata davvero una sorpresa!”
“Tutto a posto con Ron?”
“Non lo so, sinceramente” rispose Hermione “Ma non mi interessa”.
“Non riesce ancora a digerire il fatto che voi due state assieme vero?”
“Per niente” rispose Hermione, sconsolata.
“Dagli tempo, vedrai che capirà”.
“Di tempo né ha già avuto più che a sufficienza, ma continua a non capire”.
“La vostra amicizia è forte, l’ho visto attraverso gli anni, supererete anche questa fase” rispose Remus, ottimista.
“Speriamo”.
“Lo sai, Hogwarts sarà molto più triste senza di te e Ginny” mormorò Remus, guardando la rossa che rideva con George.
“E senza la tua spasimante Wallace” disse Hermione e scoppiò a ridere “Come farai senza di lei che cerca di portarti a letto?”
“Oh certo, non potrò più vivere” commentò Remus, divertito.
“Magari ha istruito qualche altra Corvonero del sesto anno” rispose Hermione, ammiccando.
Remus si toccò la gola e Hermione scoppiò a ridere di nuovo “Speriamo di no” disse il mannaro.
“Tranquillo, non credo che al mondo ci sia una ragazza tanto determinata e spudorata come Emily Wallace” rispose Hermione, il suo sguardo si posò su Severus che si era staccato da Kingsley e li stava raggiungendo. Remus la imitò, poi si rivolse verso di lei e disse “Vado a recuperare Teddy”.
Severus prese il posto lasciato vuoto da Remus “Sarai buono con lui quando io sarò in America?” domandò Hermione, accennando al mannaro con il capo.
Severus fece un sorrisetto “Certo che no”.
“Lo immaginavo” rispose Hermione, scuotendo la testa.
“Non vorrai certo che io rovini la mia reputazione perché tu sei troppo compassionevole con gli animali”.
“Severus!” lo ammonì Hermione.
“Scusa”.
Molly tornò in giardino con un vassoio carico di tartine ed lanciò loro uno sguardo benevolo. Severus alzò lo sguardo su di lei e la ragazza poté percepire la severità della sua occhiata “Si può sapere cosa hai fatto?”
“Niente”.
“Niente?”
“Ho solo spiegato la situazione a Molly, che se proprio lo vuoi sapere è molto felice per noi” spiegò Hermione. Severus non rispose, volse lo sguardo verso la donna che stava sistemando il tavolo delle cibarie aiutata da Fleur.
“Sei arrabbiato?” tentò Hermione.
“Non lo so” risposo Severus, alzando le spalle “Immagino di no”.
Hermione gli sorrise, genuinamente felice “Bene”.
“Anche se mi disturba sapere che entro la fine della serata lo saprà l’intera famiglia Weasley”.
“Perché?” domandò Hermione “Io l’ho detto a lei”.
“Lei lo dirà a suo marito, che lo dirà a un figlio e così via” spiegò Severus.
“La scuola è finita, non dobbiamo più nasconderci”.
“Ho pur sempre una reputazione da difendere” rispose il professore.
“Oh certo la tua reputazione” lo canzonò Hermione divertita, gli sfiorò con un dito la mano che aveva appoggiato sulla panchina e sorprendentemente lui non si ritrasse.
Il resto della serata passò tra balli, risa e scherzo. Hermione divideva il suo tempo tra Severus e i suoi amici. Alla fine Hermione rimase sola con Severus al cancello del giardino dei Weasley.
“Sono davvero felice che tu sia venuto” mormorò Hermione, per poi sommergerlo in un abbraccio.
“Non è stato così male” rispose Severus, Hermione gli sorrise e lo baciò con passione, lui ricambio il bacio mettendole una mano sulla schiena.
“Non mi hai detto perché sei venuto, cosa ti ha fatto cambiare idea?”
Severus alzò le spalle “Ero a casa, mi annoiava e mi sono detto: perché no?”
Lei sorrise e gli sfiorò la guancia con le labbra “Sono davvero contenta che ti stessi annoiando”.
“Non montarti la testa”.
“Non lo faccio mai”.
“Non ne sono così sicuro”.
“Io invece ne sono sicurissima!”
Severus sbuffò divertito e la baciò di nuovo sulle labbra “È tempo che vada”.
“Mmm, devi proprio?”
“Devo proprio”.
Hermione sbuffò “Allora posso venire a trovarti il prossimo weekend?”
Lui la guardò sorpreso “Tu a Spinner’s End? Pessima idea”.
“Non ti aspetterai che io passi tutta l’estate senza vederti” rispose Hermione, costernata.
“Certo che no, mi inventerò qualcosa”.
“Potremmo iniziare con vederci il prossimo weekend a casa tua” insistette Hermione.
“Né riparleremo”.
“Oppure possiamo decidere adesso”.
Severus sorrise e le diede un buffetto sulla fronte, poi si avvicinò e le sfiorò le labbra con le sue “Dannata ragazza testarda”.
Hermione sghignazzò “Non è per questo che mi ami?”
“Perché sei una testarda che passa metà del tempo a tormentarmi? Oh sicuramente è per questo” scherzò Severus.
Hermione mise su il broncio “Sei cattivo”.
Severus sorrise divertito e le diede un bacio sul collo “Infinitamente”.
“Dai, non puoi pretendere che io non lotti per vederti” commentò Hermione “Sono abituata a vederti tutti i giorni, visto che poi dovrò partire mi sembra giusto cercare di stare assieme il più possibile quest’estate”.
“A ti sembra giusto?” domandò Severus, ghignando.
“Ti diverte tanto tenermi sulle spine vero?”
“Immensamente” rispose il professore, continuando a ghignare soddisfatto.
“Uffa”.
Severus scoppiò a ridere “D’accordo, puoi venire da me per il weekend”.
“Evviva” esultò Hermione, alzando le braccia al cielo.
“Ora vado” rispose Severus, Hermione l’attirò a sé scoccandogli un ultimo bacio focoso.
“Ci vediamo il prossimo weekend” disse la ragazza, soddisfatta mentre lui superava il cancello.
“Ti mando un gufo per confermare”.
“Confermare cosa? È già confermato!” rispose Hermione, allarmata. Poi vide un ghigno aprirsi sulla faccia del professore “Sei davvero irritante, Severus”.
“Quasi quanto te, Granger” rispose Severus.
Hermione gli buttò un bacio, lui le sorrise e si voltò, sparendo poco dopo nell’oscurità.

 

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Hola!
Chiedo perdono a tutti per l'immenso ritardo, so che in questo periodo avete pensato di cruciarmi molte volte per non aver aggiornato prima, ma sono stata impegnata!
Alla fine ecco qui il nuovo capitolo, con la festa annessa, dove alla fine Sev si è presentato ;) ehehe non poteva fare altrimenti, anche se come ha detto a Hermione, non deve montarsi la testa... ahahhaha :P
Spero che il cap ti vi sia piaciuto, come sempre grazie mille a tutti coloro che seguono e commentano la storia!
Aspetto le vostre impressioni!
Baci
HermCH 

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Capitolo 37
*** Spinner's End ***


37. Spinner’s End


Hermione era seduta abbracciando le ginocchia sotto il grande leone a Trafalgar Square, aspettava con ansia lo scoccare dell’orologio e l’arrivo del suo amato.
Ancora non capiva perché non si potessero incontrare direttamente a casa sua, lui le aveva detto di incontrarsi a Londra, perché andare da sola a Spinner’s End era pericoloso, il quartiere non era il più sicuro dell’Inghilterra. Hermione scosse la testa a quel pensiero, era ridicolo e lei non era di certo una bambina senza alcuna difesa.
Finalmente il grande orologio scoccò le due del pomeriggio, Hermione volse lo sguardo verso il Tamigi e poi si guardò in giro alla ricerca di Severus. Finalmente, lo vide attraversare la piazza, camuffato nei suoi vestiti Babbani rigorosamente neri.
La ragazza sorrise, era strano vederlo avanzare verso di lei con pantaloni e camicia, come un classico Babbano.
“Ciao” salutò Hermione, raggiungendolo.
“Ciao” rispose Severus e la ragazza si scaraventò tra le sue braccia “Ehi con calma, siamo in un luogo pubblico”.
“Quanto sei noioso” rispose Hermione, ma sorrideva. Gli scoccò un bacio sulla guancia e raccolse lo zaino.
“Non hai caldo?” domandò la ragazza, indicando i vestiti neri del professore.
“No”.
“Ma ci saranno almeno trenta gradi” disse Hermione, stupefatta.
Severus ghignò “Non per questo c’è bisogno di andare in giro svestiti” disse, analizzando la minigonna di jeans e la magliettina bianca che portava Hermione.
“Sì, fa caldo” protestò la ragazza.
“Vieni, andiamo” disse Piton ed Hermione lo seguì in un vicolo poco lontano, si allontanarono dalla folla e finalmente si smaterializzarono.
Ricomparvero in un vicolo molto più sporco di quello precedente, Hermione sentì il rumore di un fiume, ma prima che potesse cercare di percepire altro, Piton la prese per il braccio trascinandola via.
Passarono qualche casa e finalmente si fermarono davanti a una delle tante case simili di Spinner’s End, Severus aprì la porta e la fece entrare prima di lui.
Aveva fatto un solo passo ed entrò direttamente in un piccolo salotto. Le pareti erano completamente ricoperte di libri, la maggior parte di essi rilegati in vecchio cuoio nero o marrone. Hermione si fermò un attimo a contemplare la grande libreria con interesse, leggendo i titoli dei volumi che le stavano di fronte, tutta via, benché fosse una grande lettrice, non conosceva molti dei libri incastonati nella libreria del professore.
Si voltò e notò un divano logoro, una vecchia poltrona e un tavolino traballante. Il posto aveva un'aria di abbandono, come se di solito non fosse abitato.
Hermione se l’era aspettato, sapendo che il professore passava quasi tutto il suo tempo a scuola e veniva in quella casa solamente durante le vacanze estive. Appoggiò lo zaino sul divano, continuando a guardarsi in giro, benché la stanza fosse un po’ logora, non vi era nemmeno un granello di polvere.
“Sta arrivando un temporale” dichiarò Severus. Estrasse la bacchetta e la puntò su il lampadario a candela appeso sul soffitto, le candele si accesero subito.
“Peccato” disse Hermione, guardando fuori dalla piccola finestra “Non possiamo nemmeno andare a fare un giro”.
Severus emise un verso divertito e si sedette sulla poltrona “E dove vorresti andare? Non c’è niente che valga la pena vedere da queste parti”.
Hermione sbuffò “Mi fai almeno vedere la casa?”
Severus la fissò per un attimo e poi si alzò “Andiamo”.
Hermione lo seguì oltre la porta che era incastonata tra due librerie “Lì c’è la cucina” disse indicando una porta subito alla loro sinistra e iniziò a salire le scale.
Hermione si fermò sulla soglia e sbirciò oltre la porta, ritrovandosi a guardare una cucina non troppo grande, con un tavolo in fondo, appoggiato alla parete. Chiuse la porta e seguì Severus che si trovava già in cima alle scale.
“Lì c’è una stanza che uso come magazzino” disse Severus, indicando la porta alla sua destra “L’altra invece è la mia camera e lì c’è il bagno”.
Hermione avanzò lentamente verso la porta e la aprì. Entrandovi riconobbe lo stesso stile della camera di Severus a Hogwarts, questa era di certo molto meno lussuosa, ma lo stile era inconfondibile.
Posò lo zaino ai piedi del letto e si voltò a guardare Severus appoggiato sullo stipite della porta, le sorrise.
“È una bella camera”.
Severus alzò le spalle e si avvicinò alla ragazza “Serve al suo scopo”.
“Lo sai che non ci siamo ancora salutati come si deve?” domandò Hermione, sorridendo maliziosamente.
“Davvero?”
“Sì” confermò la giovane, gli mise le mani dietro al collo e lo attirò a sé baciandolo con passione.
“Mi sei mancato” disse Hermione, respirando il suo profumo.
“Mmm”.
Hermione lo baciò di nuovo, lisciandoli il petto con una mano, raggiunse il primo bottone della camicia e lo liberò.
“Frena ragazzina” sussurrò Severus, afferrandole la mano.
“E perché dovrei?” domandò Hermione, confusa.
Severus indietreggiò appena e un ghigno gli si aprì sul volto “Sei così schiava dei tuoi ormoni”.
“Mi sei mancato” ripeté Hermione, agguantando di nuovo le sue labbra.
Sentì ogni barriera del professore cedere a quel secondo bacio di fuoco, Severus le passò le mani sulla schiena, infilandosi sotto la maglietta. Il professore le baciò il collo e Hermione sentì un forte brivido salirle lungo la schiena, mentre con sempre più foga cercava di liberare i bottoni della sua camicia.
Finalmente, fece saltare l’ultimo bottone e passò le mani sulla pelle bianca del suo petto, fino alle spalle, facendo poi scivolare via la camicia, che toccò terra senza rumore.
Hermione gli sorrise e lui la strinse ancora più forte, baciandola di nuovo. La ragazza sganciò il bottone della sua minigonna e dei pantaloni di Severus. Il professore le mise le mani sui fianchi e fece scivolare via la gonna delicatamente. Hermione si tolse la maglietta e Severus si fermò un attimo a contemplare la bellezza della ragazza e i decori del suo intimo verde pastello.
Senza preavviso la prese in braccio, Hermione si lasciò sfuggire un gridolino e scoppiò a ridere, mentre Severus la lasciava cadere sul letto mettendosi sopra di lei.
Hermione gli mise le mani sui fianchi e lo aiutò a liberarsi dai pantaloni, che caddero per terra assieme al resto dei vestiti.
Gli accarezzò la guancia con la mano sinistra, mentre la destra era intrecciata a quella di Severus. Hermione sorrise “Ti amo”.
“Anche io ti amo” rispose Severus e il sorriso della ragazza si fece ancora più largo.
Si baciarono di nuovo, Severus iniziò a baciare ogni centimetro della sua pelle candida, scendendo verso il basso e sfilandole l’intimo al suo passaggio.
La ragazza si sentiva eccitata più che mai e quando lui raggiunse la sua femminilità emise un gridolino, che fu seguito da molti altri.
Dopo qualche minuto in cui Hermione si era persa nella passione, Severus tornò a guardarla sorridendo e si lasciò cadere accanto a lei “Non abbiamo nemmeno iniziato e già vuoi farti sentire dai vicini?”
Hermione rimase a bocca aperta e gli diede un pugno sul braccio “Ti pentirai di questa affermazione” disse mettendosi a cavalcioni su di lui.
Severus la guardò divertito “Ah sì?”
Hermione non gli rispose, iniziò a baciargli il petto, poi la pancia e finalmente raggiunse il suo obiettivo.
Severus stava per ridere di nuovo, ma la risata venne fermata dall’irruenza della ragazza, che si stava impegnando decisamente più del solito e iniziò a gemere. Strinse il cuscino, provando sempre più piacere, cercava di controllarsi ma non ci riusciva, Hermione lo stava facendo impazzire, lo stava sconvolgendo. Poi il piacere cessò così come era iniziato, Hermione si sdraiò accanto a lui sorridendo, mentre Severus cercava di riprendere fiato.
“Allooooora” disse Hermione, ghignando “Chi è che disturba i vicini?”
“Tu di più” rispose Severus, finalmente ritornato in controllo del suo respiro.
“Mmm… Non sono così convinta”.
Severus si mosse con velocità e si mise sopra di lei “Vedrai, piccola”.
Hermione lo fissò “Come mi hai chiamato?”
“Lascia stare, un attimo di distrazione” rispose Severus, riassumendo il suo solito tono austero.
Hermione sorrise e lui la baciò di nuovo, le accarezzò la coscia sinistra e lei divaricò le gambe. Si insinuò in lei con la solita delicatezza. Hermione gli sorrise e gli accarezzò di nuovo la guancia “È già stato detto che ti amo?”
“Sì” mormorò Severus, iniziando a muoversi dentro di lei “Ma ti prego…” sussurrò aumentando la velocità “Continua a ricordarmelo”.
Hermione non rispose, troppo distratta da sentire altro che la crescente eccitazione e trasporto che crescevano dentro di lei. Chiuse gli occhi e iniziò a gemere sempre più forte. Piton si fermò un attimo e la baciò con foga, Hermione rispose al bacio mettendogli una mano dietro al collo. “Tocca a me” disse la ragazza, staccandosi dal bacio.
Prima che Severus se ne rendesse conto Hermione aveva già invertito le posizioni.
“Questa è casa mia” disse sorridendo “Comando io”.
“Aspetta” gli sussurrò all’orecchio Hermione, prima che lui potesse di nuovo cambiare posizione. La ragazza iniziò a muoversi e l’idea di cambiare posizione scomparve dalla mente di Severus. Iniziarono a muoversi assieme, tenendosi per mano, mentre le loro voci s’intrecciavano, gemendo, gridando di piacere, si fondevano l’un l’altra fino ad arrivare al massimo istante di piacere.
Hermione mise le mani sul petto di Severus, tentando di regolare il respiro, di prendere di nuovo controllo del suo corpo. Scostò i capelli e diede un bacio a fior di labbra a Severus. Lui sorrise.
“È stato davvero bello” disse il professore, con semplicità.
“Bellissimo” replicò Hermione sorridendo.
“Mi è mancato questo”.
“Solo questo?” chiese Hermione, assumendo un espressione triste.
Severus scoppiò a ridere “Mi sei mancata anche tu, sciocca”.
Hermione sorrise e si sdraiò accanto a lui, poggiando la testa sul suo petto.
“Ascolta” le disse Severus, indicando il soffitto.
Hermione tese l’orecchio e sentì le prime gocce di pioggia infrangersi contro il tetto e contro la finestra. In lontananza si udì un tuono.
“Mi piace stare a letto quando fuori piove” disse Hermione, sospirando.
“Gran perdita di tempo, c’è di meglio da fare”.
“Forse” mormorò Hermione stringendosi nelle spalle.
Severus si mise a sedere, saltò fuori dal letto e uscì dalla camera.
Tornò qualche minuto dopo, Hermione era ancora sdraiata sul letto.
“Bagno?” chiese la ragazza, sorridendo.
“Ah-ah” borbottò Severus, si avvicinò all’armadio e prese una delle sue solite vesti da mago.
Hermione lo guardò vestirsi, analizzando ogni suo movimento, così da poterlo tenere impresso nella mente una volta che si fossero di nuovo separati.
“Vestiti” disse Severus, una volta allacciato l’ultimo bottone “Ti aspetto di sotto”.
Hermione lo seguì con lo sguardo mentre usciva dalla stanza e sospirò. Si mise a sedere e agguantò i suoi vestiti, tolse dallo zaino un paio di jeans e vi ripose la minigonna.
Trovò Severus seduto sulla poltrona nel salotto, che leggeva un libro.
“Sarebbe questo che intendevi con: c’è di meglio da fare?”
“Cosa c’è di meglio di un buon libro e un bicchiere di idromele?” commentò Severus, senza staccare gli occhi dal libro.
“Pensavo di fare altro” commentò Hermione, guardando fuori dalla finestra.
“Che vuoi fare? Piove!”
La pioggia si faceva più intensa e un lampo squarciò il cielo oltre le case, subito dopo si udì un forte rombo.
“Con tutta la fatica che ho fatto a convincere mia madre a lasciarmi andare” sussurrò Hermione, stringendosi nelle spalle.
“Hai detto qualcosa?” mormorò Severus, voltando pagina.
“No” rispose Hermione, ma era vero, sua madre era stata davvero molto contrariata nel vederla ripartire dopo solo una settimana che era tornata a casa.


“Non capisco proprio perché te ne vai di già?! Tesoro, sei appena tornata” le aveva detto sua madre per la ventesimo volta quel sabato mattina.
“Mamma starò via solo fino a domani” aveva risposto Hermione, mettendo una maglietta nello zaino.
“Lo so, ma devi proprio andare? Mi dispiace troppo vederti andar via, dovremmo cercare di star assieme il più possibile visto che tra poco partirai di nuovo per l’America”.
“Mamma mancano settimane alla mia partenza e poi te l’ho detto, una mia amica compie gli anni e ha deciso di organizzare un pigiama party, che ci posso fare? Sarebbe scortese non andare” aveva risposto Hermione, cercando di calmarla.
“Lo so e so che tu appartiene al mondo della magia” aveva detto sua madre, con le lacrime agli occhi “Ma è sempre doloroso veder andare via la mia bambina”.
“Mamma rilassati, sarò di ritorno domani sera e se vuoi lunedì mattina possiamo preparare assieme i tuoi biscotti preferiti”.
La signora Granger aveva annuito, regalandole un sorriso acquoso ed era uscita dalla stanza di Hermione.


“Hermione hai sentito quello che ho detto?”
La ragazza si riscosse dai propri pensieri e volse lo sguardo verso il professore “No, scusa, mi ero distratta”.
“Ho detto che ho preparato del tè in cucina se vuoi” rispose Severus, tornando a guardare il suo libro.
“Oh si grazie, con piacere” rispose la ragazza e si diresse verso la cucina, dove trovò una teiera fumante, una tazza e la zuccheriera che la aspettavano.
“Tu non ne vuoi?” domandò Hermione, tornando in salotto.
Severus scosse la testa “Preferisco l’idromele”.
Lo sguardo di Hermione si posò su un pacchetto blu, appoggiato sul tavolino, che prima non aveva notato, si avvicinò e lesse il suo nome su un bigliettino.
“Questo che cos’è?”
Severus alzò lo sguardo “È per te, volevo dartelo dopo, ma prendilo pure”.
“Un regalo?” domandò Hermione stupita, Severus non le aveva mai fatto regali.
“Sì, ma adesso non montarti la testa”.
Hermione posò la tazza e scartò in fretta un pacchetto, era un libro. Emma di Jane Austen.
“Grazie” mormorò Hermione, aprendo il libro dalla rilegatura marrone.
“Ho pensato che potesse piacerti, l’ho trovato in un postaccio a Birmingham, hanno sempre dei libri molto interessanti e tenuti bene, nonostante l’aspetto del locale. In ogni caso, l’ho visto e ho pensato che potesse interessarti”.
Hermione trattene rumorosamente il fiato “Ma… Ma… Severus! È una prima edizione!”
“Davvero?” domandò Severus, alzando finalmente lo sguardo dal libro per guardare la ragazza “Non ci avevo fatto caso”.
Benché il tono del professore sembrasse convincente, Hermione era sicura che fosse impossibile non notare che il libro era una prima edizione “Ma Sev, una prima edizione in ottimo stato, deve esserti costata una fortuna!”
“Se non lo vuoi, me lo riprendo” rispose Severus, alzando il sopracciglio.
“No, no. Lo voglio!” disse Hermione, entusiasta, si avvicinò a Severus e gli scoccò un grosso bacio. Dopo di che si raggomitolò sul divano di fronte a lui e iniziò a leggere.
Passarono il resto del pomeriggio a leggere, parlando raramente, mentre fuori la pioggia cadeva copiosa e il cielo si faceva sempre più buio. Alla fine, Severus chiuse il suo libro e lo appoggiò sul tavolino traballante. Accese un paio di lampade in più, così che Hermione potesse continuare a leggere senza problemi e si diresse in cucina. Hermione alzò lo sguardo, posò delicatamente il libro sul divano e lo seguì.
“Prepari la cena?” domandò Hermione “Ti serve una mano?”
“No”.
“Ma sai cucinare?”
Severus le lanciò un’occhiata torva “Fingerò che tu non abbia detto niente”.
“Scusa, mi chiedevo soltanto, visto che non mi hai mai detto di saper cucinare” rispose Hermione, stringendosi nelle spalle.
“Per cucinare bisogna seguire le ricette, usare istruzioni, un po’ come le pozioni” spiegò Severus, prendendo una bacinella.
“Quindi essere un buon pozionista ti fa diventare un bravo cuoco?” domandò Hermione, sorridendo.
“Sì, ma nel mio caso essere un pozionista fuori dal comune mi fa essere un grande chef”.
“Oh, mi scusi signor grande chef, non vedo l’ora di gustare le sue prelibatezze, allora” scherzò la ragazza.
“Ecco, allora fuori di qui, lasciami lavorare in pace, ti chiamo quando è pronta la cena”.
Hermione gli sorrise e tornò in salotto, immergendosi di nuovo nella lettura. Ogni tanto staccava gli occhi dalla pagina, cercando di sentire quello che succedeva in cucina.
Finalmente, dopo diverse pagine, Severus comparì nel salotto, annunciandole che la cena era pronta.
“Spero che tu abbia fame” mormorò Severus, mentre Hermione si sedeva al tavolo della cucina.
“Moltissima”.
“Bene” disse il professore, appoggiando sul tavolo dell’insalata e del pane tostato.
“Che si mangia?” domandò Hermione, incuriosita.
Severus le mise davanti un piatto con tre porzioni di quella che sembrava carne cruda “Per iniziare, tartare di manzo, cervo e tonno”.
Hermione guardò la carne affamata, prese una fetta di pane tostato e vi mise sopra un po’ di tartare di manzo, era squisita.
Dopo l’ottima tartare, Severus le servì patate arrosto con filetto alla wellington, anch’essi deliziosi. Infine, fu il turno di una tortina al cioccolato, che mangiò con gusto, ignorando le proteste della sua pancia strapiena.
“Era tutto squisito” annunciò Hermione, dopo aver mangiato l’ultimo boccone di torta.
Severus sorrise “Te l’avevo detto”.
“Sì, me l’avevi detto” costatò Hermione, fece il giro del tavolo e lo baciò con passione e gratitudine.


“Credi ancora che sia stata una cattiva idea?” domandò Hermione, lanciando uno sguardo divertito a Severus.
“Può darsi”.
“Non fare il guastafeste, so che ti piace” mormorò Hermione, lanciandogli un po’ di schiuma.
“Fare il bagno assieme?” disse Severus, togliendosi la schiuma dal viso “A dir la verità mi sembra ridicolo e smettila di lanciarmi questa stramaledetta schiuma, dovevi proprio farne così tanta?”.
“Sì” disse Hermione, appoggiando la schiena alla fredda ceramica della vasca da bagno.
“Non so come mi hai convinto a fare questa cosa” mormorò Severus, insaponandosi le braccia.
“Dai, smettila di fare il musone, a Hogwarts abbiamo già fatto la doccia assieme” controbatté Hermione.
“Si, ma non c’erano tutte questa sciocchezze di schiuma in abbondanza e candele, perché hai accesso le candele?” domandò Severus, indicando la miriade di candele che Hermione aveva acceso prima di trascinarlo nel bagno e obbligarlo ad entrare nella vasca con lei.
“Sono romantiche”.
“Mpfh! Sciocchezze!”
Hermione sbuffò, prese Severus per un braccio e lo attirò verso di lei.
“Hai fatto uscire acqua dappertutto”.
“Chi se ne frega” mormorò Hermione, stringendo le gambe attorno alla vita del professore.
“Che intenzioni hai ragazzina” chiese Severus, incrociando il suo sguardo.
Hermione sorrise e gli passò una mano sul petto “Non lo so”.
“Tutto questo è molto ridicolo”.
“O molto eccitante”.
“Può darsi”.
Hermione sorrise di nuovo e lo baciò con passione, mentre sentiva Severus insinuarsi dentro di lei.
“È stato dannatamente scomodo” disse Severus, venti minuti dopo, mentre entrava in camera con un asciugamano legato alla vita.
“Ma ti è dannatamente piaciuto” rispose Hermione.
“Forse”.
La ragazza sbuffò sonoramente “Forse, può darsi! Ma non sai dire altro?”
Severus si voltò con un ghigno sul viso “Magari!”
Hermione emise un verso arrabbiato “Ti odio”.
“Errore, mi ami, anche quando faccio il bastardo” rispose Severus, aprendo l’armadio.
“Tu non fai il bastardo, lo sei” rispose Hermione, sedendosi sul letto.
“Sono contento che l’abbiamo chiarito” disse Severus, raggiungendola senza smettere di esibire il suo solito ghigno.
“Mpfh! Come se non fosse già chiaro”.
Severus le accarezzò la schiena nuda e le baciò una spalla. I loro occhi si fissarono, Hermione si avvicinò e gli sfiorò le labbra.
“Allora, sinceramente, ti è piaciuto?”
“Certo che mi è piaciuto. Forse alla mia schiena non così tanto, ma pazienza” rispose Severus.
“Male?”
Severus alzò le spalle “Un po’”.
“Povero il mio vecchietto”.
Severus la guardò con aria truce e si alzò dal letto “Chiamami ancora così, Granger e giuro che ti rispedisco a casa a calci”.
Hermione scoppiò a ridere e si sdraiò sul letto “Stavo solo scherzando, mister suscettibile”.
“Mmm… Dormiamo che è meglio” rispose Severus, sdraiandosi accanto a Hermione.
S’infilarono sotto le coperte e Hermione si strinse a lui, poggiando la testa sul suo petto.
“Buona notte, Sev”.
“Notte”.
“Ti amo”.
“Anch’io”.


“Hermione? Dai Granger svegliati!”
“Mmm”.
“Sempre la solita storia, ti svegli si o no?”
“No” biascicò Hermione, tenendo chiusi gli occhi.
“Ti rendi conto che è la seconda volta che salgo di sopra per cercare di svegliarti, dannazione?”
“Mmm”.
“Granger!” esclamò Severus, spazientito.
Finalmente la ragazza aprì gli occhi “Cosa c’è?”
“C’è che sono le dieci e mezzo ed è la seconda volta che salgo nel tentativo di svegliarti, stavo per cruciarti lo sai?”
“D’accordo, rilassati” mormorò Hermione, tese le braccia e sbadigliò “Piove ancora?”
“No”.
“Bene!” esclamò Hermione, entusiasta.
“Visto che hai espresso più volte ieri il tuo desiderio per andare da qualche parte, oggi pranzeremo fuori”.
“Davvero?”
“Sì, non ho voglia di passare il resto della giornata a farmi scocciare da te perché non facciamo niente” rispose Severus “Mi sono ricordato di un boschetto non troppo lontano da qui, non è male, c’è anche un laghetto”.
“Bellissimo!” disse Hermione, mettendosi a sedere “Quando partiamo?”
“Appena sarai pronta”.
“Mi vesto in un lampo!” rispose Hermione.
“Ti aspetto di sotto” disse Severus, si alzò e uscì dalla stanza.
Hermione si alzò e lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, il cielo era terso  e il sole splendeva. Si vesti velocemente, andò in bagno e si spazzolò i capelli, guardandosi allo specchio.
Dieci minuti dopo entrò in cucina, dove trovò Severus e non poté trattenere una risata.
“Un cestino da picnic? Hai davvero un cestino da picnic?!” domandò Hermione, guardando esterrefatta Severus che metteva il cibo nel cestino “Mio Dio, nessuno ci crederebbe se raccontassi di Severus e il suo cestino da picnic”.
Severus la fulminò con lo sguardo “Molto bene, allora rimaniamo qui”.
“No, no, scusa!” disse Hermione, in tono supplichevole “Io adoro i cestiti da picnic!”
“E poi non è mio” ribatté Severus, indignato “Era della mia nonna paterna, l’ho trovato di sopra mentre cercavo qualcosa di utile da trasportare il cibo”.
“D’accordo, si certo, insomma sono fatti apposta e di certo non vorrei che uno dei tuoi manicaretti si rovesciasse” mormorò Hermione, cercando di suonare convincente. Per nulla al mondo voleva perdersi la gita al boschetto.
Severus finì di preparare il necessario per il pranzo, dopo di che si smaterializzarono. Riapparvero tra una serie di alberi ad alto fusto e una miriade di arbusti.
“Per di qua” disse Severus, facendo strada.
Il sole non riusciva a penetrare tra la chioma degli alberi e nel bosco era fresco. Tutt’intorno si sentivano rumori di uccelli, animali e lo scroscio dell’acqua di un ruscello. Hermione affrettò il passo, raggiunse Severus e lo prese per mano.
Lui si scansò e la guardò scioccato “Che diavolo credi di fare?”
“Perché?”
“Stai scherzando spero?!”
“Dovresti lasciarti andare un po’ lo sai?”
“Sciocchezze! Andiamo”
Hermione alzò le spalle, allargando le braccia e lo seguì.
Camminarono per cinque minuti quando finalmente raggiunsero una radura deserta, vide il ruscello uscire dagli alberi e gettarsi in un laghetto per poi dirigersi di nuovo verso sud.
“È bellissimo qui!” esclamò Hermione.
“Se ti piace il genere” mormorò Severus, alzando le spalle indifferente.
“Facciamo il bagno?”
“Nemmeno per sogno”.
“Dai Sev!” lo pregò Hermione.
“Vacci tu se vuoi, non ho intenzione di entrare in quell’acqua” rispose Severus, con fredda decisione.
Hermione sbuffò “Quanto sei noioso”.
Si tolse le scarpe, gonna e maglietta, rimanendo solo in intimo mentre Severus, stendeva una coperta all’ombra di un faggio.
“Vado a tuffarmi”.
“Ah-ah”.
Hermione scosse la testa e lo baciò sulla guancia. Il sole era caldo, superò velocemente la distanza che la separava dal laghetto, toccò l’acqua, era gelata!
Hermione rabbrividì, poi prese coraggio e si tuffò. L’acqua era poco più alta di un metro e decisamente fredda, cercò di muoversi tentando di abituarsi al gelo dell’acqua e finalmente poco a poco non fu più così fredda.
Nuotò un po’, per quanto ci riuscisse in quell’acqua bassa e poi si mise a galleggiare sull’acqua. Infine, si rimise in piedi e alzò lo sguardo verso Severus, che era seduto all’ombra del faggio, immerso nel libro che stava leggendo la sera prima.
Hermione lo chiamò, sventolando la mano. Severus alzò lo sguardo e la saluto a sua volta, anche se il suo sembrava di più il gesto di scacciare via una mosca noiosa.
La ragazza sorrise a quel pensiero e decise di tornare da lui.
“Com’era l’acqua?” le domandò Severus, vedendola arrivare.
“Fredda, ma piacevole” rispose Hermione, sdraiandosi sull’erba calda.
“Non ti asciughi?” chiese il professore, osservandola incuriosito.
“Preferisco asciugarmi al sole” rispose Hermione, sorridendo.
“Sei strana”.
“Perché?”
Severus la guardò un attimo, come se stesse decidendo quali parole usare “Perché rischi di prenderti un accidente, invece di usare la magia, come un… bè… come uno sciocco Babbano”.
“Ci saranno almeno trenta gradi al sole” rispose Hermione, giocherellando con i fili d’erba “Quindi non mi prenderò nessun accidente e poi” aggiunse alzando le spalle “È piacevole asciugarsi al sole, mi piace”.
“Come vuoi tu” rispose Severus, ritornando al suo libro.
Hermione sorrise e poggiò la testa sulle mani, chiudendo gli occhi.
Rimasero in silenzio, in quell’oasi di pace per quasi un’ora, mentre Severus leggeva ed Hermione si asciugava al sole. Alla fine la ragazza, sentì un brontolio alla pancia, si mise a sedere, prese la bacchetta e asciugò i vestiti e i capelli ancora umidi, guardò Severus e annunciò “Ho fame, Sev”.
“Sì, anch’io” rispose il professore, posando il libro “Mangiamo?”
Hermione annuì e si infilò la gonna e la maglietta, rimanendo a piedi nudi, mentre Severus toglieva dal cestino una montagna di panini, insalata di patate, frutta e una torta allo yoghurt.
Mangiarono con voracità, parlando del più e del meno.
“Mi piace qui” disse Hermione, prendendo una mela “Restiamo qui, solo io e te, per sempre”.
Severus sorrise, riponendo nel cestino i contenitori vuoti, i panini e la torta che non avevano mangiato “Mi sembra al quanto irrealistico”.
“Lo so” rispose Hermione e sospirò, si sdraiò appoggiando la testa sulle gambe di Severus “Il fatto è che non voglio lasciarti di nuovo, preferirei stare con te invece di tornare a casa”.
“A proposito, cosa hai detto ai tuoi genitori di questo weekend?” domandò Severus, incuriosito.
“Ehm… che una mia amica compiva gli anni e aveva deciso di organizzare un pigiama party” rispose Hermione, imbarazzata. Severus rise “Non ridere di me!”
“Perché non dovrei, sei diventata tutta rossa” rispose il professore, senza smettere di sghignazzare.
Hermione si mise a sedere e gli lanciò un’occhiata severa “Avresti preferito che avessi detto loro la verità?”
“Direi di no”.
“Dovrai conoscerli prima o poi”.
“Non se posso evitarlo”.
“Severus!”
“Scusa, ma è la verità” rispose il professore “Cosa credi che direbbero se gli dicessi che stai con un uomo di vent’anni più vecchio di te?”
“Diciannove” precisò la ragazza.
“Mese più, mese meno. Il concetto non cambia”.
“Dobbiamo proprio parlarne adesso?”
“Immagino di no” rispose Severus. Hermione annuì e si appoggiò di nuovo alle sue gambe.
Severus riprese il libro e continuò a leggere, mentre Hermione pensieroso fissava il cielo, cosa avrebbero detto i suoi genitori della sua relazione? Se l’era chiesto diverse volte e sapeva che probabilmente non sarebbero stati felici di vederla legata a un uomo così diverso e più grande di lei. I suoi amici, sapevano e accettavano la situazione, certo tutti tranne Ron, ma con i suoi genitori sarebbe stato diverso. Sua madre la definiva ancora la sua bambina, come avrebbe reagito se lei le avesse parlato di Severus, un uomo più vecchio, un suo ex professore, dove avrebbe trovato il coraggio di parlare a loro di lui. Lei amava Severus e di questo ne era sicura, ma la situazione era comunque complicata, ma lo sapeva dall’inizio dall’altronde.
Passarono il resto del pomeriggio rilassandosi all’ombra del faggio, finché Severus non annunciò che il tempo era scaduto. Raccolsero le loro cose e si smaterializzarono, riapparendo nello stesso vicolo del giorno prima.
“Vuoi del tè?” domandò Severus, entrando nel piccolo salotto.
“Volentieri, grazie”.
“Perché intanto mentre preparo il tè, non vai di sopra a prendere le tue cose?” suggerì Severus.
Hermione annuì e salì in camera del professore, raccolse un paio di vestiti che aveva lasciato sul pavimento e li mise nello zaino, dopo di che si sedette sul letto.
Sentì la voce di Severus chiamarla dal piano di sotto, ma non rispose.
“Hermione?” domandò Severus, incerto entrando in camera “Non hai sentito che ti chiamavo?” La ragazza si alzò dal letto e annuì “Allora perché diavolo non sei scesa? Il tè è pronto”.
“Voglio fare una cosa prima di bere il tè, prima di tornare a casa e lasciarti di nuovo”
“Cosa?”
“Voglio fare l’amore con te” rispose decisa la ragazza.
Severus sorrise “Avrei dovuto immaginarmelo”.
Lei sorrise a sua volta “Sì, immagino che avresti dovuto” si avvicinò a lui e lo baciò con passione, trascinandolo verso il letto.


“Hai preso tutto?” le chiese Severus, guardandola mettersi lo zaino in spalla.
“Sì, penso di sì”.
“Bè, se hai dimenticato qualcosa mandami un gufo, vedrò di spedirtelo” rispose il professore. Hermione si avvicinò e lo abbracciò, lui rispose all’abbraccio stringendola forte.
“È stato un weekend magnifico, grazie Sev”.
“Sì, non è stato male” ammise Severus, sorridendo.
“Quando posso vederti di nuovo?” domandò Hermione, sentendo gli occhi bruciare, non voleva lasciarlo.
Severus si grattò la nuca, pensieroso “Non so, settimana prossima devo fare un salto a Diagon Alley a prendere degli ingredienti per le pozioni, se ti va di venire”.
“Io e te, a Diagon Alley?” domandò la ragazza, stupita.
“Qualche problema?”
“Nessuno, almeno per me, ma di solito sei tu quello che ha problemi a farsi vedere in pubblico con me” spiegò Hermione.
“Ah! Dacci un taglio” rispose Severus, la abbracciò velocemente e la baciò sulla fronte. Hermione sorrise e gli accarezzò la guancia e gli sfiorò le labbra.
“Mi manchi già, Sev”.
“D’accordo, ma diamoci un taglio con le smancerie e smaterializzati” rispose il professore, ghignando.
Hermione gli sorrise “Ti amo”.
“Anche io, Granger”.
Gli diede un ultimo abbraccio, seguito da un bacio appassionato e si girò su se stessa, smaterializzandosi.
Riapparve nel giardino sul retro di casa sua, all’ombra dell’albero di mele che suo padre aveva piantato quando lei aveva solo pochi mesi.
Entrò in casa e trovò i suoi genitori in salotto che prendevano il tè.
“Mamma! Papà! Sono tornata”.
“Ehi, tesoro, ti sei divertita?” domandò suo padre, Hermione annuì e lui le sorrise, tornando subito dopo a posare gli occhi sul televisore. Sua madre si alzò dal divano e la abbracciò con calore. Sembrava di ottimo umore.
“Allora è stato bello il weekend? La festa di compleanno è andata bene? Ti sei divertita?”
“Sì, sì e sì” rispose Hermione, sorridendo.
“Vuoi un po’ di tè, tesoro?”
“No, grazie mamma. Credo che andrò a sdraiarmi sul letto, sono un po’ stanca” rispose Hermione, indicando le scale che portavano al piano di sopra.
“Immagino, immagino. Un weekend intenso avrete avuto tu e i tuoi amici, tra la festa di compleanno e il pigiama party, avrete fatto le ore piccole” rispose sua madre, sorridendo comprensiva.
“Mamma… in verità” tentò di dire Hermione, forse era arrivato il momento della verità “In verità, questo weekend…”
“Sì, tesoro?”
“In verità… Ecco… Mi sei mancata molto” concluse Hermione, dicendosi che forse la verità su Severus poteva aspettare.
“Ooooh! Tesoro, la mia bambina!” esclamò sua madre, stringendola in un abbraccio spacca ossa “Anche tu mi sei mancata molto, vai pure a riposarti adesso, io intanto preparerò il tuo piatto preferito”.
Hermione salì le scale con un turbinio di emozioni che si scontravano nel suo corpo, era felice per il bel weekend passato con Severus, si sentiva sempre più innamorata di lui, era triste perché il weekend era finito, ma era preoccupata per quello che i suoi genitori avrebbero detto della sua relazione con il professore e infine un po’ imbarazzata per il comportamento della madre.
Entrò in camera e si stese sul letto, sospirò e rivolse i suoi pensieri a Severus.

***********
Ciao a tutti!
Lo so che sono decisamente e desolatamente in ritardo, ma ultimamente sono stata presa e non ho più avuto la possibilità di aggiornare! Cmq ho cercato di fare un capitolo bello lungo e credo di esserci riuscita, tutto su Hermione e Sev, spero dunque di essere perdonata e che il cap vi sia piaciuto!
Un bacione
HermCH 

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Capitolo 38
*** Ricerche di Pozioni ***


38. Ricerche di Pozioni


Hermione entrò al Paiolo Magico sorridendo, erano quattro giorni che non vedeva Severus, quattro giorni di tristezza, ansia e pensieri, ma finalmente da lì a trenta minuti avrebbe rivisto il professore.
Era tesa e sapeva di essere arrivata a Diagon Alley con largo anticipo, ma era troppo impaziente per rimanere a casa. Così, dopo che aveva passato l’ultima ora camminando avanti e indietro nella sua camera, aveva deciso di uscire di casa in anticipo, di certo il tempo sarebbe passato più in fretta a Diagon Alley che a casa.
Il Paiolo Magico aveva sempre lo stesso aspetto. Tom, il barista, le fece un sorriso, lei chinò il capo in segno di saluto e passò oltre, diretta sul retro.
“Hermione?”
La ragazza si voltò cercando di individuare il volto della voce così famigliare che l’aveva chiamata “Remus!” esclamò la ragazza, trovando il mannaro seduto a un tavolo a due metri da lei.
“Cosa ci fai qui?” domandò raggiungendolo in fretta.
Remus le sorrise “Sono dovuto passare alla Gringott, tu invece come mai da queste parti? Bevi qualcosa?”
Hermione annuì e si sedette di fronte a lui “Certo, ho giusto mezz’ora prima di vedere… Bè… Mi devo incontrare con Severus davanti alla farmacia”.
“Sono contento che riusciate a vedervi anche durante le vacanze” disse Remus, sorrise e bevve un sorso di burrobirra.
“Le porto qualcosa, Miss Granger?” chiese Tom, facendole un profondo inchino.
“Una burrobirra, grazie” rispose Hermione.
Il barista s’inchinò di nuovo e si diresse verso il bancone.
“Come vanno le vacanze?” domandò la ragazza.
“Molto bene” rispose Remus, sorridendo. “Sto passando molto tempo con Teddy, penso di portarlo a fare un giro da qualche parte per l’inizio di Agosto. Non so ancora, mare o montagna”.
“Bè, sono entrambe mete molto interessanti, ci sono dei posti bellissimi nel Sud della Francia, sono stata lì con i miei genitori qualche anno fa” consigliò Hermione.
“Ci avevo pensato, ma ho sentito dire che ci sono dei bellissimi posti nelle montagne svizzere, che sono splendidi anche d’estate, sai un po’ di aria fresca” commentò il mannaro, per poi bere un altro sorso di burrobirra.
Hermione annuì e per qualche istante calò il silenzio tra loro, finché la ragazza non ricordò le prime parole di Remus.
“Allora!” esclamò Hermione, facendo un sorriso sornione “Alla Gringott eh? Credevo che la tua amica, se così la vogliamo definire, iniziasse a lavorare solo ad Agosto”.
Remus le lanciò uno sguardo indecifrabile, un misto di imbarazzo, irritazione e divertimento. Bevve ancora un sorso di burrobirra e rispose “Non sono andato alla Gringott per piacere, come potresti insinuare tu, dovevo fare un prelievo”.
“Quindi…”
“Quindi la mia amica” la interruppe Remus “Perché è così che si deve definire, non c’era, in quanto inizierà a lavorare solo a fine Agosto”.
“Ah-ah”.
“Che c’è sei gelosa?” la punzecchiò Remus, sghignazzando.
Hermione spalancò la bocca, allibita.
“Una burrobirra, come chiesto, signorina” disse Tom, prima che Hermione potesse rispondere qualcosa di tagliente.
“Grazie Tom” disse la ragazza, seguendo il barista che tornava al bancone con lo sguardo. Si voltò verso Remus “E comunque non lo sono gelosa, lupastro che non sei altro, solo interessata… Per il tuo bene”.
Remus sghignazzò di nuovo.
“Stavo solo scherzando, Hermione”
“Lo spero per te” rispose la ragazza, con tono minaccioso.
Remus rise di nuovo e poco dopo Hermione gli fece eco.
“Scusate, non vorrei interrompere l’idillio!”
“Severus!” esclamò Hermione, ritrovandosi a guardare il suo professore, vestito con il solito completo nero. “Sei in anticipo”.
“O in ritardo” rispose Severus, fulminando Remus con lo sguardo.
Hermione alzò gli occhi al cielo “Ho incontrato Remus, mentre andavo sul retro e mi sono fermata a bere qualcosa con lui mentre ti aspettavo”.
“Siediti, Severus. Prendi qualcosa da bere” disse Remus, tranquillo, indicando il posto vicino ad Hermione.
Severus sembrò valutare la proposta, poi fece un cenno a Tom e si sedette accanto alla ragazza. Lei gli prese la mano sotto al tavolo, Severus si liberò dalla presa e la guardò con severità, Hermione sbuffò e poi sorrise.
“Professor Piton” disse Tom, raggiungendo il tavolo con un bicchiere di liquido ambrato “Ecco, il suo solito”.
“Grazie, Tom” rispose Severus, prese il bicchiere e ne bevve un sorso.
“Non è un po’ presto per il Whisky Incendiario?” domandò Hermione, con un tono di rimprovero.
“No”.
La ragazza alzò le spalle e si rivolse di nuovo a Remus “Ho ricevuto notizie da Bertus Johnson, Lunedì”.
“Davvero? Racconta!” disse Remus, entusiasta.
“Bè, mi ha confermato la data di partenza, il ventotto di Agosto, e inoltre mi ha scritto che lo assisterò nelle sue lezioni di Trasfigurazioni e Incantesimi. Inoltre, ha consigliato, di iscrivermi a un corso di Difese Contro le Arti Oscure avanzato, in quanto tutti gli assistenti seguono quel corso. Il che non è male per me, Difesa è l’unica materia nella quale non sono mai riuscita a prendere Eccezionale negli esami”.
“Bè aspetta il risultato dei M.A.G.O almeno” rispose Remus, fiducioso.
“Sono in ansia, quand’è che hai detto che arriveranno, Severus?” mormorò Hermione, pensierosa.
“Per la centesima volta, non prima dell’inizio della prossima settimana” rispose Severus, un po’ spazientito. Infatti, Hermione gli aveva già chiesto diverse volte quando sarebbero arrivati i risultati dei M.A.G.O, non ultimo quel Lunedì quando gli aveva mandato un gufo per riferirgli le informazioni ricevute da Johnson.
“Una cosa mi chiedo, però” disse Lupin, toccandosi il mento con aria pensierosa “Come fa Johnson a seguire due materie diverse? Insomma, tra i compiti di preside e il resto, già io con le mie sette classi di Difesa faccio fatica a stare al passo e immagino sia lo stesso per Severus”.
Il professore di pozioni si limitò annuire leggermente con il capo.
“Lo so, infatti, Johnson insegna solo alle classi del quinto, sesto e settimo anno” spiegò Hermione, giocherellando con la bottiglia di burrobirra.
“Capisco” disse Remus, annuendo.
Severus si scolò il resto del suo Whisky e si alzò “Vogliamo andare? Si sta facendo tardi”.
“D’accordo” rispose Hermione, annuendo. Bevve l’ultimo sorso di burrobirra e si alzò a sua volta “Bè, spero di rivederti presto Remus”.
“Anch’io” rispose Remus, sorridendo.
“Lupin” mormorò Severus, muovendo impercettibilmente il capo e gettò qualche moneta sul tavolo per pagare il suo Whisky e la burrobirra di Hermione.
“Ragazzi!” tutti e tre si voltarono e videro la signora Weasley, che stava evidentemente arrivando da Diagon Alley, venire verso di loro “Oh che piacere vedervi, cari”.
“Signora Weasley, come sta?” salutò Hermione, sorridendole radiosa.
“Oh molto bene, cara. Ma ti prego, chiamami Molly” disse la donna, abbracciandola.
“Certo, Molly”.
“Remus, Severus, come state?” domandò Molly, guardando gli uomini con un sorriso.
“Molto bene, grazie Molly. Come stai? Come mai a Diagon Alley?” rispose Remus, alzandosi per ricevere la sua dose di abbraccio stritolante.
“Solo qualche compera, sai il necessario. Pensavo di organizzare un bel pranzo Domenica, tutti assieme. Avevo giusto intenzione di mandarvi un gufo per invitarvi. Remus? Hermione e Severus? Sapete Ginny Sabato ha il provino con le Holyhead Harpies e mi sembrava carino organizzare qualcosa per lei”.
“Accetto molto volentieri” rispose subito Hermione, si voltò verso Severus che sembrava scioccato e indignato da quell’invito.
“Certo” disse Remus, sorridendo.
“E porta anche Teddy mi raccomando, lo sai che non possiamo fare a meno delle sue guancette rosa” rispose Molly, esibendo la sua solita espressione materna.
“Sarà fatto” le assicurò il mannaro.
“Mi vedo costretto a rifiutare” s’intromise Severus “Sono molto occupato con delle nuove ricerche al momento e non ho proprio tempo”.
“Oh che peccato” mormorò Molly, che sembrava genuinamente dispiaciuta “Bè, passa almeno per il dolce, così potrai vedere anche la nostra Hermione”.
“Vedremo, ora scusa Molly. È tardi” rispose Severus e fece cenno ad Hermione di seguirlo.
Hermione salutò Remus e Molly, dopo di che seguì Severus sul retro.
“Ti rendi conto!” sbottò Severus, una volta davanti al muro di mattoni “È tutta colpa tua!”
“Che cosa?”
“Sei andare e spiattellare di noi alla Weasley e adesso pensa di potermi invitare a pranzo! È semplicemente ridicolo!”
“Potresti non fare l’asociale per una volta e accettare” rimbeccò Hermione “Sarebbe una buona occasione per stare assieme”.
“Sì, con tutta la famiglia Weasley che ci fissa? Assolutamente no!”
Hermione alzò gli occhi al cielo “Almeno avresti potuto trovare una scusa migliore di queste fantomatiche ricerche”.
“Non è una scusa!” ringhiò Severus, irritato “Credi che me ne stia tutto il giorno a casa a far niente?”
“Quindi stai davvero facendo ricerche di pozioni?” domandò Hermione, sorpresa.
“Certo”.
“E perché non me l’hai detto?”
“Volevo aspettare…"
“Cosa?”
“Niente” rispose Severus, estraendo la bacchetta “Non perdiamo altro tempo e andiamo a Diagon Alley”.
“Aspetta!” esclamò la ragazza, si sporse verso di lui e lo baciò con passione.
Severus la strinse a sé rispondendo al bacio con lo stesso calore.
“Finalmente un saluto come si deve” mormorò Hermione, sorridendo maliziosamente.
Severus alzò gli occhi al cielo e borbottò “Piccola peste”.
“Come prego?”
“Niente” rispose il professore, alzando le spalle, tocco i mattoni con la bacchetta e si aprì la via su Diagon Alley.
Camminarono lungo la via, diretti alla farmacia, dove Severus doveva comprare gli ingredienti per le sue pozioni.
“Aspetta!” esclamò Hermione, fissando con desiderio la gelateria Fortebraccio riaperta di recente “Voglio un gelato”.
“Stai scherzando, spero” mormorò Severus, scuotendo il capo.
“Per niente, ho caldo!”
Il professore sorrise appena, notando solo in quel momento il suo tipico abbigliamento estivo Babbano di Hermione, completo di maglietta che arrivava a stento alla vita, shorts e delle buffe scarpe con la scritta All Stars sulla caviglia.
Hermione lo prese per la manica della veste e lo trascinò fino alla gelateria.
“Un gelato alla ciocconocciola, per favore” mormorò una volta arrivata davanti al bancone.
“Arriva subito” rispose un uomo dai lunghi capelli castani, che sembrava avere all’incirca l’età di Piton.
Il gelataio porse il gelato a Hermione e chinò il capo verso Severus, che stava guardando la scena a qualche metro di distanza. Hermione pagò e si voltò appena in tempo per vedere Severus fare un pigro gesto di saluto all’uomo.
“Lo conosci?” domandò la ragazza, avvicinandosi a Severus.
“È Marcellus, il figlio di Florian. Era nei Serpeverde, è arrivato a Hogwarts un anno dopo di me” rispose il professore, accelerando il passo.
Hermione aumentò l’andatura per stargli dietro “Ma suo padre?”
“Non l’hanno preso i Mangiamorte se è questo che pensi”.
“Ma ricordo che quando ha chiuso gelateria dicevano che…”
“Dicevano, ma il vecchio Florian è riuscito a darsela a gambe e a entrare in clandestinità prima che riuscissero a mettergli le mani addosso, credo che adesso viva a Los Angeles, dicono che abbia aperto gelateria lì che va per la maggiore, per questo non è più tornato a Diagon Alley, credo” spiegò Severus, fermandosi davanti alla farmacia “Non vorrai entrare qui con quel coso, spero?”
“No, finisco il mio gelato, ti aspetto qui di fuori” rispose Hermione, continuando a leccare il suo cono con aria paziente.
Severus si voltò ed entrò nella farmacia, Hermione sospirò. La gita a Diagon Alley si stava profilando decisamente diversa da quella che aveva sperato.
“Hermione!”
“Ehi Neville!” esclamò Hermione, voltandosi “Come stai?”
“Bene e tu? Finiti gli esami?” domandò il ragazzo, abbracciandola.
“Sì, ora mi godo un po’ di vacanze” rispose Hermione, sorridendo.
“Ho visto Luna due giorni fa, mi ha detto che andrai a lavorare con Bertus Johnson in Autunno, bel colpo!” disse Neville, ammirato.
“Senti chi parla, proprio tu che lavori con il dottor Erbor, il massimo esperto di Erbologia dell’intera Europa!” rispose Hermione, sorridendo.
Neville alzò le spalle “Non mi posso lamentare, anzi! Sono tornato una settimana fa dal Tibet, eravamo in un gruppo di ricerca, è stato strepitoso!”
“Un bel passo avanti dalle serre di Hogwarts!” esclamò la ragazza, facendogli l’occhiolino.
“Sì, ma devo ammettere che il castello mi manca, chissà, se un giorno la professoressa Sprite decidesse di andare in pensione ed io avessi l’esperienza necessaria, non mi dispiacerebbe tornare” confessò Neville, guardando in alto con occhi sognanti.
“Devo ammettere che l’idea dell’insegnamento inizia a piacere anche a me, però non so, vorrei fare qualcosa di più” mormorò Hermione, assumendo un’aria pensierosa.
“Dannazione!” esclamò Neville, facendo sobbalzare la ragazza “Ecco cosa non mi mancherà di Hogwarts, quello non è Piton?” e indicò qualcosa oltre la vetrina della farmacia.
“Penso di sì” mormorò Hermione, cercando di far suonare la sua voce più neutrale possibile.
“Bè, allora è meglio che vado, non vorrei imbattermi in lui” disse Neville, si avvicinò alla ragazza e l’abbracciò ancora una volta “Ci vediamo, Hermione”.
“Stammi bene”.
“Quello non era Paciock?” chiese Severus, due minuti dopo uscendo dalla farmacia.
“Proprio lui”.
“È corso via piuttosto in fretta, hai spiattellato la verità su di noi anche a lui?”
Hermione lo fulminò con lo sguardo e incrociò le braccia “Se proprio lo vuoi sapere se né andato perché non voleva incontrarti”.
“Meglio così allora, dai, andiamo al Ghirigoro” rispose Severus, indicando la libreria poco più avanti.
In quel momento una donna piuttosto anziana passò accanto a loro, fissandoli senza ritegno.
“Forse venire a Diagon Alley assieme non è stata una buona idea dopo tutto” mormorò Severus, corrucciato.
Hermione lo superò arrabbiata, sbattendo la spalla contro quella del professore, oltrepassò il Ghirigoro senza fermarsi e qualche centinaio di metri dopo entrò in un negozio dalle insegne molto colorate.
Strinse i pugni, cercando di far sbollire la rabbia, come poteva Severus dire una cosa del genere, poteva capire che era irritato dall’invito della signora Weasley, ma non aveva diritto di comportarsi in quel modo con lei.
Si avvicinò a uno scaffale la scritta ‘Marchi Neri commestibili’ che luccicava cangiante.
“Quelli ti danno una nausea garantita”.
“Ciao George” mormorò Hermione, avvilita, rimettendo al suo posto la confezione di Marchi Neri “Come stai?”
“Bene e tu? Mi sembri un po’ giù di tono”.
Hermione alzò le spalle “Non è niente”.
“Immagino che il tuo niente sia fuori dal negozio a guardare dentro la vetrina” disse George, divertito.
Hermione vide una sagoma nera e diede le spalle alla vetrina “Allora, lo sai” mormorò, riprendendo in mano la confezione che aveva posato poco prima.
“Io e Bill abbiamo sentito mamma e papà che ne parlavano in cucina, l’altro giorno” le disse il gemello senza orecchio.
“Quindi Bill l’ha detto a Fleur e ora lo sanno tutti i Weasley”.
“Bè non credo che Percy lo sappia, ma immagino che tu l’abbia detto a Ron e Ginny”.
Hermione annuì “Tua madre sa che lo sai?”
“Sì… Ecco, io e Bill eravamo… Diciamo… Sorpresi dalla notizia che non ci siamo nemmeno accorti che la mamma stava uscendo dalla cucina e ci ha beccati lì ad origliare, se ti consola non era affatto contenta che noi stessimo ascoltando” rispose George, assumendo un’aria dispiaciuta.
Hermione alzò le spalle e gli sorrise “Non fa niente, ma insomma, che ne pensi?”
“Credo che tu sia adulta e che tu possa prendere da sola le tue decisioni e nessuno ha il diritto di dirti niente” rispose il rosso e poi le fece un gran sorriso “Bè insomma, io avrei scelto me invece che Piton, ma ehi… Se a te piace lui e con lui sei felice, sono contento per te”.
Hermione rise, rincuorata dallo spirito di George “Vorrei solo che anche tuo fratello la pensasse così”.
“Ah, non farci caso, Ron è ancora innamorato di te e non gli si può dar torto per questo, ma insomma sai com’è, è Ron, non si può certo dire che sia il più sveglio della famiglia”.
“Grazie George, sai sempre cosa dire per farmi stare meglio” rispose Hermione, mettendogli una mano sulla spalla.
“Questo è perché io sono il più sveglio della famiglia”.
Hermione rise di nuovo e posò per la seconda volta la scatola di Marchi Neri, con cui stava giocherellando, sullo scaffale.
“Tienila” mormorò George, rimettendole la scatola in mano “Nel caso che il pipistrello non facesse il bravo glieli puoi rifilare come dolcetti assieme al tè”.
“Lo terrò presente, grazie George” rispose Hermione e uscì dal negozio.
“Credevo non uscissi più” osservò Severus, appoggiato all’insegna dei Tiri Vispi Weasley. Hermione lo osservò per un istante, sembrava quasi preoccupato.
“Ti ho preso qualcosa” rispose acida la ragazza e gli ficcò in mano la scatola di Marchi Neri Commestibili.
Severus la fissò un attimo con il sopracciglio inarcato “Andiamocene” prese la ragazza per il braccio e girò su se stesso.
“Credevo che dovessi andare al Ghirigoro” mormorò Hermione, attraversando il losco vicolo di Spinner’s End.
“Lascia stare”.
Hermione alzò le spalle e lo seguì fino a casa senza parlare.
“Allora, si può sapere che diavolo ti prende?” le chiese Severus, una volta entrati nel piccolo salotto ricoperto di libri.
“Davvero vuoi farmi questa domanda? Dopo quello che hai detto?” rispose la ragazza, arrabbiata.
“Quello che ho detto non centra niente con te” replicò Severus.
“Come non centra con me? Hai detto che sarebbe stato meglio non vederci!”
“Bè hai visto come ci ha guardato quella donna, hai sentito quello che ha detto Molly Weasley!”
“Da quando ti interessa quello che la gente pensa di te?” gli chiese Hermione, lanciandogli uno sguardo diffidente.
“Non mi interessa quello che la gente pensa di me, non voglio che si intromettano nella mia vita” ringhiò in riposta Severus.
Hermione agitò le braccia allibita “Intromettersi nella tua vita? Molly ti invitato per essere gentile non per intromettersi, si chiama cortesia!”
“Non mi interessa, non voglio che quella donna pensi di poter fare o dire quello che vuole, non sono affari che la riguardano”.
“Sei ridicolo, il problema è che non ti va che i miei amici sappiano di noi”.
“Sì!” esclamò Severus “Non capisco perché hai dovuto dirglielo”
“Perché sono miei amici” rispose Hermione, decisa a fargli capire quello che lei sentiva “Come puoi davvero pretendere che io voglia vivere tutto questo di nascosto, che voglia nascondere il nostro amore!? È assurdo! Io ho bisogno dei miei amici, ho bisogno di parlare con loro, di essere sincera con loro e non puoi pretendere che io rimanga con te nascondendomi, non adesso che ho finito la scuola, non sono più una studentessa e tu non sei più un mio professore! Quindi non vedo perché dovremmo continuare a nasconderci! Ti da così fastidio che gli altri ti vedano con me? Ti vergogni così tanto?”
“Ora sei tu ad essere una ridicola” replicò il professore, scuotendo la testa.
“Io voglio solo vivere la nostra storia alla luce del sole” disse Hermione, sferzando l’aria con la mano “Non stiamo facendo niente di sbagliato, Severus. Ma tu ti comporti come se ti aspettassi che da un momento all'altro mettessi un annuncio sulla Gazzetta del Profeta per informare la comunità magica della nostra relazione!”
Lui tacque, lanciandole sguardo torvo. Hermione si voltò, non sapeva che più cosa dire, quella giornata era stata molto diversa di quanto si era immaginata e di quanto aveva sperato.
“È meglio che vada” mormorò la ragazza “Ho detto mamma che sarei tornata per l'ora del tè”.
Severus non rispose, si limitò a fissare la sua schiena.
“Beh allora ci sentiamo” aggiunse Hermione, uscendo. Era quasi arrivata alla porta d’ingresso quando sentì la mano di Severus afferrarle delicatamente il braccio "Aspetta!" esclamò il professore “Non andartene, non così. Mi dispiace, sono stato un'idiota, l’invito di Molly mi ha sorpreso e poi ho mandato tutto a rotoli”.
Hermione si voltò e si perse nell’immensità dei suoi occhi scuri, Severus le sfiorò la guancia con un dito, sorrise leggermente e la prese in braccio.
“Che vuoi fare?” gridò la ragazza.
“Farmi perdonare”.
Con un leggero sforzo la portò in camera da letto e la adagiò delicatamente sul letto, mettendosi sopra di lei.
Sì baciarono lentamente, mentre il professore iniziava a slacciarle gli shorts. Hermione sentiva il corpo di Severus fremere sopra di lei. Iniziò a sbottonargli la veste, continuando a bearsi dal sapore delle sue labbra. Severus le sorrise e la trascinò in un lungo momento di passione.


Hermione si alzò lentamente, tentando di non fare rumore. Severus era sdraiato accanto a lei con gli occhi chiusi, nudo e coperto fino alla vita da un leggero lenzuolo, il suo respiro era irregolare e profondo: dormiva.
La ragazza si vestì in silenzio, premurandosi di non svegliarlo. S’infilò le scarpe, lanciò un ultimo sguardo a Severus e uscì lentamente dalla camera, sperando che il vecchio pavimento di legno non scricchiolasse al suo passaggio.
“Te la svigni eh?” mormorò una voce divertita alle sue spalle.
Hermione si voltò, lui era sveglio e la guardava appoggiandosi i gomiti “Non me la stavo svignando, è solo che mi dispiaceva svegliarti. Dormivi così bene che mi sembrava un peccato disturbarti”.
“Non fa niente”.  
“Mi dispiace, ma devo andare. Mia madre mi starà aspettando, sono già in ritardo” rispose Hermione, indicando le scale con il pollice.
“D'accordo, ci sentiamo presto”.
“Va bene” rispose Hermione e gli regalò un piccolo sorriso. Si voltò e uscì dalla camera percorrendo le scale fino ad arrivare in salotto, dove agguantò la sua borsa e uscì dalla casa.


“Cara, ti dispiace chiamare Harry e Ron? Non credo che gli farebbe male aiutarci a preparare la tavola” le disse Molly.

Hermione guardò fuori dalla finestra, per l’occasione la signora Weasley aveva deciso di pranzare all’aperto, visto la bella giornata di sole.
“Ma posso aiutare anche io” mormorò Hermione, indicando il giardino.
“Non preoccuparti, cara, tu sei un ospite. A proposito non c'è possibilità che Severus ci raggiunga per il pranzo, vero?”
“Credo di no, è molto impegnato al momento” rispose Hermione.
“D’accordo, allora saremo in dieci, undici se contiamo il piccolo Teddy” disse Molly, iniziando a prendere i piatti dalla credenza.
Hermione uscì dalla cucina e salì le scale diretta alla camera di Ron. Era quasi arrivata in cima quando udì la voce dei due ragazzi e si fermò, stavano parlando di lei.
“Hermione sa quello che fa” disse la voce di Harry.
“A questo punto, io non credo” rispose Ron.
“Non capisco, davvero non capisco perché ti sei intestardito così”.
“Lui le farà del male, lo so io e lo sai anche tu”.
“Ma Hermione è adulta, grande abbastanza per prendere le sue decisioni, questi non sono affari nostri, Ron. Lei lo ama e a suo modo lui ama lei”.
“Ma a te, sinceramente, piace questa situazione?” chiese Ron e Hermione si immaginò la sua faccia scioccata e probabilmente disgustata.
“Te l'ho detto, io sto con Hermione, questa è una decisione sua, non mia e tu dovresti fare altrettanto. Accettare e andare avanti” rispose Harry e la ragazza si sentì scaldare il cuore alle parole del prescelto.
“Ma come faccio? Dai, Harry! Stiamo parlando di Piton, senza contare che hanno vent’anni di differenza!”.
“E allora? Se si amano, l’età non conta”.
“Ma non è possibile…”
“Senti” lo interruppe Harry “L’amore arriva quando capita, non si può controllare. Pensa a Remus e Tonks”.
“Che vuoi dire?” chiese Ron, evidentemente confuso.
“Anche loro avevano molti anni di differenza, ma Tonks era il grande amore di Remus, la sua anima gemella. Remus ha continuato a combattere contro i sentimenti che provava per Tonks per più di un anno. Alla fine li ha accettati, ma pensa a quanta sofferenza si sarebbe risparmiato se avesse accettato quell’amore dall’inizio. E poi pochi mesi dopo che lui ha smesso di lottare contro il loro amore, lei è morta. Pensa a quanto tempo hanno perso, solo perché Remus non voleva accettare l’amore di Tonks, avrebbero potuto stare assieme molto di più”.
“Si hai ragione, è tutto molto triste ed è un peccato che Tonks sia morta. Insomma, era una forte” disse Ron, pacato, ma poi il suo tono cambiò “Ma qui stiamo parlando di Hermione e Severus Piton, è assurdo. Davvero, non capisco come fai ad accettarlo”.
Sentì Harry sbuffare sonoramente “Lascia correre, Ron. Non le hai già fatto abbastanza male negli ultimi nove mesi?”
“Anche lei ha fatto del male a me” rispose il rosso, quasi indignato.
“Sì, ma Ron tu non puoi controllare quello che c'è tra loro, non puoi dirle con chi stare, nessuno può. Cosa penseresti se io ti dicessi con chi stare? Mettiamo il caso che tu uscissi con Alice”.
“Perché dovrei uscire con Alice?” chiese Ron, perplesso.
“È solo un esempio, Ron. Ma mettiamo il caso che tu uscissi con Alice, che lei iniziasse a piacerti sul serio e che vi innamoraste. Cosa faresti se io andassi da Dawlish e glielo dicessi, pur sapendo che questo significherebbe metterti nei guai perché le relazioni tra gli Auror sono strettamente proibite”.
“Non lo so, immagino che se lo facessi per il mio bene...”
“Cazzate!” esclamò Harry “Ti incazzeresti e avresti ragione di farlo, perché io avrei tradito la tua fiducia. Ed è la stessa cosa che hai fatto tu a Hermione raccontando di lei e Piton alla McGranitt”.
“Ma io stavo solo cercando di proteggerla, di far finire questa ridicola storia” si difese Ron.
“Non so perché continuo a cercare di fartelo capire, saranno almeno dieci volte che facciamo questo discorso” mormorò Harry, scoraggiato.
“E allora lasciamo stare una buona volta, non parliamo più di quei due, perché sinceramente mi vengono i conati solo a pensarci”.
La ragazza aveva sentito abbastanza, si voltò e discese silenziosamente qualche gradino, una volta che fu a distanza di sicurezza li chiamò “Harry! Ron! Molly dice di scendere per dare una mano preparare la tavola!” e prima che i ragazzi potessero rispondere, schizzò via.
Tornò in cucina, dove Molly, stava finendo di preparare il pranzo.
“Ecco cara” disse alla donna “Li hai chiamati? Ora, potresti essere così gentile da portare questa tovaglia di fuori?” Aggiunse, porgendole una tovaglia di lino bianco
Hermione le fece un sorriso e uscì in giardino, dove Ginny stava preparando la tavola.
“Ecco la tovaglia, aiutami a metterla” disse Hermione, aprendo la grande tovaglia bianca.
“Allora, cos'è che stavi dicendo del provino? Ti hanno chiamato per un secondo provino la settimana prossima?”
“Sì!” esclamò Ginny “Sono contenta, perché se fai schifo al primo, non ti chiamano per il secondo”.
“Andrai benissimo!”
“Lo spero”.
“Prima quando sono andata a chiamare i ragazzi, ho sentito che stavano parlando di me e Severus” le raccontò Hermione.
La rossa annui. “È un po' di tempo che Harry cerca di convincere quel deficiente di mio fratello, ricordi? Te l'aveva promesso all’ultima gita a Hogsmeade”.
“Sì, mi ricordo e sono molto grata ad Harry per il suo tentativo, ma non mi sembra che abbia avuto molto successo da quello che ho sentito” rispose Hermione, annuendo lentamente.
“Lo sai com'è fatto mio fratello, è un deficiente”.
“Lascia perdere” mormorò Hermione, sconsolata.
“Ma tu piuttosto, mica mi avevi accennato che non senti Severus da qualche giorno? Dimmi cosa è successo a Diagon Alley, non tenermi sulle spine”.
“Ma niente, è rimasto sorpreso dall’invito di tua madre, poi si è turbato perché una signora anziana l’ha guardato male e ha detto che non avremmo dovuto andare a Diagon Alley insieme…”
“E immagino che tu non l’abbia presa bene” commentò Ginny, guardando di traverso l’amica.
“Non tanto, alla fine siamo tornati a casa sua e bè…”
“Avete discusso” concluse la rossa.
“Non proprio, abbiamo solo espresso opinioni contrastanti. Sai non è molto d’accordo con la mia decisione di dire a voi che stiamo assieme”.
“Voleva tenere nascosta la vostra relazione?”
“Sì” mormorò Hermione, alzando le braccia “Perché dice che non vuole che qualcuno s’intrometta nella sua vita, ma io gli ho detto che non ho alcuna intenzione di nascondermi”.
“Immagino che potessi aspettartelo” commentò Ginny, grattandosi la nuca “È una persona decisamente riservata”.
“Lo so, ma Severus non è più il mio professore, quindi non vedo perché nasconderci e poi nemmeno io voglio che tutti lo sappiano, ma sai solo voi, i miei amici”.
“Lo so”.
“Poi però mi ha portato di sopra e si è fatto perdonare” aggiunse Hermione, con aria sognante.
Ginny esibì un’espressione disgustata “Ti prego, non scendere nei particolari”.
“Non avevo intenzione di farlo”.
“Ma allora se si è fatto perdonare, perché non gli hai scritto in questi giorni?”
Hermione alzò le spalle “Così?”
Ginny sghignazzò “Vuoi tenerlo un po’ sulle spine eh?”
“Forse”.
Fleur si avvicinò a loro portando i piatti.
“Grazie” mormorò Ginny.
“Non sciè di che, ho sontito che stavate parlondo di... Scusate, non sono affari miei”.
“Non preoccuparti, dimmi pure” rispose Hermione.
“Ecco, mi chiedevo solamonte se alor quello che mi ha detto Bill è vero, c'est vrai?”.
“Sì, è vero, te lo posso confermare” disse Hermione, annuendo.
“Ecco, bièn, sono contonta per te” rispose Fleur, ma Hermione notò la solita espressione di stupore che aveva già visto su molte delle facce dei suoi amici, anche se Fleur la stava nascondendo piuttosto bene.
“Lo trovi strano, non è vero? Tranquilla, non saresti la prima” le disse.
“No, imagino che lui sia… interessonte” disse Fleur, facendole un sorriso.
Hermione rise “SÌ, è decisamente interessante. Ma non è che c'era molta scelta, quello bello e intelligente te lo sei già preso tu” aggiunse, indicando Bill e George che venivano verso di loro.
“C'est vrai, assolutamonte vero” disse fissando suo marito, con gli occhi luccicanti.
“Stavate parlando di me?” domandò George, facendo loro un sorriso a trentadue denti.
“No, lobo solitario, stavano parlando di me” rispose Bill, sghignazzando.
“Vieni qua, che ti faccio vedere io” disse il fratello, alzando i pugni.
“Rischi di finire male, fratellino”.
“Certo che no! Perché sono io il migliore della famiglia. Il più astuto, il più intelligente e il più bello” ribatté George, gonfiando il petto.
“Questa è davvero grossa, chi sarebbe il più bello e intelligente?” disse Ron, che era apparso dietro di loro assieme a Harry, portando forchette e coltelli.
“Non tu di certo” rispose George, dandogli uno scappellotto.
“Già, non tu di certo” confermò Bill, colpendo anche lui Ron alla nuca.
“Ragazzi! Basta scherzare” disse Molly, con tono di rimprovero, che li fissava sulla soglia della porta “Finite di preparare la tavola, Arthur e Remus saranno qui tra poco”.
“Dov’è andato tuo padre?” domandò Hermione a George che le stava accanto, chiedendosi se il signor Weasely fosse al lavoro di Domenica.
“Oh, mentre stavamo facendo colazione zia Muriel è apparsa nel fuoco tutta sconvolta, diceva che le si era rotto il qualcosa di non so che cosa e così papà è andato a darle una mano” spiegò George.
Finirono di preparare la tavola per il pranzo, arrivarono anche Arthur, Remus e Teddy.  Mangiarono discutendo amabilmente, ridendo e scherzando. La signora Weasley aveva preparato un pranzo di ben tre portate.
Hermione era seduta accanto a Remus, il quale l’aveva informata di aver deciso di accettare il suo invito e partire per il Sud della Francia, passarono metà del pranzo a discutere delle varie destinazioni, confrontandosi con Fleur che sedeva poco distante da loro.
“Per il dolce temo che dovrete aspettare ancora cinque minuti” annunciò la signora Weasley, alzandosi dal tavolo “Ho preparato due torte, ma quella al cioccolato deve ancora raffreddare un po’ prima di essere servita”.
“La aiuto a portare dentro i piatti” disse Hermione, alzandosi a sua volta.
“Molto gentile, cara” rispose Molly, sorridendo.
Hermione raccolse parte dei piatti e seguì la signora Weasley verso la cucina.
“Hermione!” esclamò la donna, fermandosi di colpo e indicò il cancello. Hermione alzò lo sguardo e il suo cuore si gonfiò, Severus era lì “Dai i piatti a me, cara”.
Hermione posò i piatti sulla pila che teneva Molly e corse verso il cancello.
“Severus!” esclamò, quando fu a un metro da lui.
“Volevo solo vedere se eri ancora viva” mormorò il professore, con il sopracciglio inarcato.
“Viva?” chiese Hermione, fermandosi.
“Non mi hai scritto”.
“Se è per questo anche tu non l’hai fatto”.
“Sarebbe ora che ti comprassi un gufo, ragazzina” la rimproverò Severus.
“Perché ce la caviamo bene con Arnold e poi a cosa mi serve un gufo se tra poco vado in America? Se adesso ho bisogno di inviare in gufo posso sempre materializzarmi a Hogsmeade in un istante”.
“Ma non l’hai fatto”.
“No” disse Hermione, alzando le spalle “Arnold stava male per caso?”
“No, ma è vecchio, lo sai che era il gufo di mia madre”.
“Quindi non mi hai scritto perché non volevi affaticare Arnold?” domandò Hermione, sapendo bene che quella era una bugia.
“Può darsi”.
“Ma se non è vecchio nemmeno quanto Errol”.
“Errol?”
“È il gufo dei Weasley” rispose Hermione, indicando la Tana con il pollice “Avrà all’incirca la tua età”.
Il sopracciglio di Severus si inarcò ancora di più “Mi stai dando del vecchio, Granger?”
Hermione gli sorrise “Sì”.
“Ma io non so un gufo”.
“No, non direi” rispose Hermione, allargando il sorriso.
“Sai, a volte faccio davvero fatica a capirti” mormorò Severus, un po’ confuso.
“Lo so” mormorò Hermione, si sporse versò di lui appoggiandosi al cancello e gli scoccò un bacio sulla guancia “A proposito, come sta tua madre? Sei andato a trovarla?”
“Perché dovrei?”
Hermione lo guardò scioccata “Perché è tua madre!”
“Anche se andassi a trovarla non mi riconoscerebbe”.
“L’Alzheimer è una malattia terribile” disse Hermione, posando la mano su quella del professore, che stringeva il cancello “E lo so che sui maghi è più rara che sui Babbani, ma ha effetti più devastanti. In ogni caso, anche se non ti riconosce, dovresti andare a trovarla, Severus”.
“Mmm”.
“Dai vieni dentro” esclamò la ragazza, aprendo il cancello “Molly stava per servire il dolce”.
“Non se ne parla”.
“Come? Allora perché sei venuto?” chiese Hermione, confusa.
“Te l’ho detto, per vedere se eri ancora viva, ma se vuoi puoi liberarti di questi e venire a Spinner’s End” rispose Severus.
“Sarebbe maleducato, come venire fino al cancello della Tana, parlare solo con me e poi andartene”.
“Tanto non entro, nemmeno sotto minaccia di tortura” rispose Severus, assumendo un cipiglio severo.
“E se invece…” mormorò Hermione, si avvicinò all’orecchio del professore e iniziò a bisbigliarsi diverse promesse eccitanti e decisamente sessuali, che fecero impallidire ed eccitare Severus.
“Sei perfida” mormorò il professore.
“Ho imparato dal migliore” disse Hermione, sorridendo.
“Solo cinque minuti” disse Severus, con tono piatto.
Il sorriso di Hermione si ampliò, mentre si scostava per lasciarlo passare.
Raggiunsero la cucina, dove Molly stava mettendo due torte sui piatti di portata “Oh Severus, sei venuto, che piacere, ti fermi per il dolce, vero?”
“Temo di no, Molly. Sono davvero troppo impegnato, sono passato solo per un saluto e per ringraziarti dell’invito” rispose Severus, Hermione lo fissò, era davvero un ottimo attore.
“Prendi almeno un po’ di torta da portare a casa” mormorò Molly.
“No, davvero, grazie” rispose il professore, ma Hermione lo guardò con aria truce “Oh, va bene, un pezzo lo posso anche prendere”.
“Quale preferisci?” gli chiese Molly, impugnando un coltello.
Hermione mimò cioccolato con le labbra e gli sorrise “Quella al cioccolato, grazie Molly” rispose Severus.
Canticchiando Molly, tagliò un grosso pezzo di torta al cioccolato e la incartò “Ecco qui”.
“Ti ringrazio”.
“Niente, niente, è stato un piacere”.
Uscirono in cortile, Severus lanciò un’occhiata torva al tavolo e si diresse al cancello. Hermione lo seguì, pensando che non poteva pretendere altro da lui quel giorno.
“Lo sai che non mangio dolci” mormorò Severus, fermandosi davanti al cancello.
“Non ti preoccupare, la mangerò io” rispose Hermione, ammiccando.
“Ti aspetto a casa, dunque”.
“Cercherò di liberarmi il prima possibile” disse la ragazza, sorridendo.
“Bene” esclamò Severus, aprendo il cancello “Perché hai un debito da saldare”.
“Mantengo le mie promesse, Sev”.””
 “Vedremo, cerca di non fare troppo tardi, perché hai molto promesse da mantenere, ragazzina” rispose Severus, ghignando.
“Va bene”.
“Poi vorrei parlarti anche di un’altra questione”.
“Quale questione?” domandò Hermione, incuriosita.
“Ne parliamo dopo, tutto il tavolo sta facendo finta di non guardarci”.
“Non badare a loro” mormorò Hermione, facendo un gesto con la mano “Dammi almeno un’anticipazione”.
“Mmm… No!”
“Dai, dai, dai, dai” lo supplicò la ragazza.
“E va bene, peste!” borbottò Severus, spazientito “Per le ricerche di pozioni che sto facendo ho bisogno di alcune erbe particolari che si trovano in una zona dell’Irlanda, ci sono dei laghi lì e credo di poter trovare quello che ho bisogno. Ho affittato un rustico sul lago Mask per una settimana, volevo chiederti se ti andava di venire con me”.
“Certo che mi va di venire con te!” disse Hermione, entusiasta “Quando partiamo?”
“L’ultima settimana di Luglio” rispose Severus.
“Fantastico! Aspetta… Ma l’ultima di Luglio…” borbottò Hermione, improvvisamente triste.
“Stai tranquilla, torneremo il trentuno così sarai qui per il compleanno di Potter” rispose Severus, come se il pensiero lo disgustasse.
“Grazie, Severus!” esclamò Hermione, si sporse verso di lui e lo abbracciò, sfiorandogli le labbra con le sue.
“Sì, sì, dacci un taglio con le smancerie” mormorò il professore, allentandola subito “Ci stanno guardando”.
Hermione gli sorrise, felice “Ci vediamo dopo, allora”.
“Mmm” si limitò a dire il professore, le diede le spalle e si allontanò. Hermione rimase a fissare la sua schiena, finché non arrivò alla boscaglia e sparì, girando su se stesso.


**************
Hola!
Sono tornata con un nuovo capitolo ;)
Questa volta non ci ho messo tanto :D Spero che siate soddisfatti dalla lunghezza e naturalmente dal contenuto del capitolo!
Come sempre, ci tengo a ringraziare tutti quelli che hanno commentato!!
Aspetto di sapere cosa pensate di questo nuovo cap ;)
Baci
HermCH 

 

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Capitolo 39
*** La casa sul lago ***


39. La casa sul lago


Hermione aprì gli occhi e si ritrovò a guardare il soffitto di legno, si strofinò gli occhi e sbadigliò. Si voltò e per la quarta mattina trovò il posto accanto a lei vuoto.
Sospirò e si alzò, portava solo un intimo di color nero, si mise una maglietta e si appoggiò alla balaustra, guardando di sotto.
Il rustico era fresco e accogliente, il piano di sotto era composto da un singolo locale, dove in fondo c’era un cucinino, un tavolo, un divano di fronte a un camino spento, vicino al quale c’era la porta che conduceva a un piccolo bagno. Infine, gran parte del piano era stata trasformata da Severus nel suo laboratorio personale. La camera da letto al secondo piano era aperta, con la vista sul pian terreno.
“Buongiorno” disse Hermione, sorridendo.
“Era ora” rispose Severus, alzando lo sguardo dal calderone. “Lo sai che sono le dieci?”
“Lo sai che tecnicamente sono in vacanza?” rispose Hermione, facendogli la linguaccia.
Lui scosse la testa e tornò a mescolare la pozione.
Hermione scese le scale a chiocciola, si avvicinò a Severus, gli mise una mano sulla spalla e lo baciò sulla guancia. “Hai dormito almeno un po’ questa notte?”
“Qualche ora, sono troppo vicino a una svolta per sprecare tempo a dormire” rispose Severus, alzò lo sguardo e le sfiorò le labbra con un bacio.
“Sono quattro giorni che lo dici e sono quattro giorni che dormi a malapena. Sono sicura al cento per cento che riuscirai a completare quella pozione, ma Sev, hai bisogno di dormire” gli disse Hermione, assumendo un’aria preoccupata.
“Non devi preoccuparti per me” rispose Severus, sfiorandole la guancia.
Hermione sorrise. “Come faccio a non preoccuparmi per te?”
Lui le diede un buffetto e la baciò sulla fronte. “Il caffè è ancora caldo e ci sono delle brioche sul tavolo”.
“Fantastico! Iniziavo a stufarmi di uova e pancetta” rispose Hermione, avvicinandosi al tavolo, estrasse una brioche dal sacchetto e l’addentò assaporando la crema.
“Questa mattina sono andato al villaggio e quindi ho pensato di cambiare il menù della colazione” spiegò Severus, aggiungendo delle erbe alla pozione.
“E queste?” domandò Hermione, mostrando a Severus due lettere che erano sul tavolo.
“Sono arrivate questa mattina”.
“Perché non me l’hai detto?”
“Sono forse il tuo segretario?”
Hermione alzò le spalle e si sedette aprendo le buste. “Sono di Harry e Remus” annunciò iniziando a leggere la lettera del Prescelto.


Cara Hermione,
Spero che la tua vacanza stia andando bene e che Piton faccia il bravo.
Volevo solo confermarti che la mia festa di compleanno si terrà il 31 alla Tana alle otto.
Molly e Ginny, che ti mandano i loro saluti, stanno organizzando una cena per un esercito.
Ho detto loro che non c’era bisogno, ma sai… Tale madre, tale figlia…
Ci sarai vero? Hai detto che tornerai in giornata, no?
Comunque, se acconsente a venire, porta anche Piton, una bocca in più ci farà comodo vista la mole di cibo che hanno intenzione di preparare quelle due. Ho parlato con Ron, ha detto che farà il bravo e non giudicherà, anche perché se lo fa lo strozzo!

A presto 

Harry


“Harry dice che si farà una cena alla Tana per il suo compleanno” comunicò la ragazza, rimettendo la lettera nella busta. “Ha invitato anche te”.
“Mpfh! Certo e magari gli porto anche un regalo” rispose Severus, alzando appena lo sguardo.
“Non c’è bisogno di essere sarcastico, per una volta tanto potresti accettare senza lamentele”.
“Ah-ah”.


Hermione scosse la testa rassegnata e si apprestò a leggere la lettera di Remus.

Cara Hermione,
Come stai? Spero che la vacanza vada bene.
Volevo chiederti se il 31 vorresti con me a Diagon Alley. Harry mi ha appena scritto che per il suo compleanno farà una cena alla Tana e mi farebbe immensamente comodo il tuo aiuto per scegliere il suo regalo.
Che ne dici di trovarci al Paiolo Magico verso le 16?

Con affetto

Remus


“Remus mi chiede se vado con lui a comprare il regalo di compleanno per Harry a Diagon Alley il trentuno” disse Hermione, mettendo anche la seconda lettera nella busta.
“Credevo che l’avessi comprato l’altro ieri al villaggio” disse Severus.
“Sì, vuole il mio aiuto per scegliere il suo” spiegò Hermione, versandosi una generosa dose di caffè.
“Perché?”
“Non fare il geloso”.
Severus sbuffò. “Non sto facendo il geloso, sono solo curioso”.
“Non sa cosa regalare a Harry e vuole il mio aiuto perché sono la sua migliore amica, che male c’è?”
“Niente” borbottò Severus, riprendendo a mescolare la pozione. Hermione bevve il caffè e mangiò due brioche, dopo di che prese penna e pergamena e rispose a Remus.

Caro Remus,
Sto bene, grazie.
Spero che tu e Teddy stiate bene.
Qui è davvero bello, Severus è molto impegnato con le sue pozioni, ma cerco comunque di tenermi occupata.
Sarei felice di aiutarti a scegliere il regalo per Harry, ci vediamo al Paiolo Magico il 31!

Con affetto 

Hermione


Dopo aver riletto la lettera in cerca di errori, la legò alla zampa di Arnold, il vecchio gufo appartenuto alla madre di Severus, aprì la finestra e l’animale volò via. Rimase per un attimo a fissarlo mentre diventava sempre più piccolo e alla fine spariva tra le nuvole.
“Vado a cambiarmi e poi scendo giù al molo” disse Hermione, avvicinandosi a Severus. “A meno che tu non abbia bisogno del mio aiuto”.
“No, grazie. Sono a posto”.
“Lo sai che oggi non mi hai ancora baciato come si deve?” lo informò Hermione, sorridendo maliziosamente.
Severus sghignazzò, si avvicinò alla ragazza e la baciò con passione. Hermione si gustò le labbra del suo ex professore con trasporto. “Ti amo, Sev”.
“Anche io”.
Gli regalò un sorriso e salì al piano di sopra, dove si infilò un bikini, prese un asciugamano azzurro e un libro e tornò di sotto.
“Quel bikini è decisamente troppo provocante” mormorò Severus, mentre lei scendeva dalla scala a chiocciola.
“È solo un costume” rispose Hermione, sorridendo. Entrò nel piccolo bagno, dove si spazzolò i capelli e si lavò i denti. Sorrise, la sera prima aveva provato a convincere Severus a entrare con lei nella piccola vasca da bagno, ma lui le aveva risposto che era impossibile starci entrambi e quindi aveva declinato l’offerta, nonostante l’insistenza della ragazza.
Uscì dal bagno e si stiracchiò. Raggiunse Severus, che stava sempre controllando la pozione e lo baciò sulla guancia. “Vado, a dopo”.
“Va bene, cerca di non scottarti al sole”.
“È successo solo una volta, perché continui a ripeterlo come se fossi imbranata?” mormorò Hermione, mettendo il broncio.
Severus sghignazzò. “Perché avevi la schiena abbrustolita e ho dovuto preparare e spalmarti una pozione sulla schiena per ben trenta minuti per far passare la scottatura”.
“Era il primo giorno, ora ho imparato a non addormentarmi al sole”.
“Non ne sono così convinto” rispose Severus, ghignando.
Hermione lo colpì al braccio e gli fece la linguaccia. “Antipatico”.
Severus rise più forte, si avvicinò a Hermione e la baciò a fior di labbra.
Hermione gli sorrise e uscì di casa.
Il sole era alto e scaldava l’aria, Hermione inspirò profondamente l’odore dell’estate. Il rustico era immerso in un paesaggio verde di una bellezza ineguagliabile. Di fronte alla casa c’era una discesa che portava a un grande lago, dove c’era il molo che tanto piaceva a Hermione.
Scese di corsa e raggiunse il molo, vi posò sopra l’asciugamano, si sdraiò, prese il suo libro e iniziò a leggere.
Diverso tempo dopo un’ombra oscurò la sua visuale, alzò lo sguardo e vide Severus che la guardava portando con sé un vassoio carico di panini e succo di zucca.
“È ora di pranzo, hai fame?”
“Un po’” rispose Hermione, chiudendo il libro e mettendosi a sedere.
Severus posò il vassoio sull’asciugamano e si sedette di fronte a lei.
“Pensavo che stessi andando, non dovevi cercare altre erbe?” domandò Hermione, incuriosita.
“Tra un po’, pensavo di mangiare qualcosa con te prima” rispose Severus, prendendo un panino.
“Benissimo” disse Hermione, sorridendo.
“Senti, lo so che forse la vacanza non è stata come ti aspettavi, che sono sempre occupato con le mie ricerche ma…”
“Le tue ricerche sono importanti, Sev” lo interruppe Hermione. “Quello che mi importa è stare con te e poi abbiamo ancora tre giorni”.
“Lo so, ma pensavo comunque di farmi perdonare portandoti a cena al villaggio stasera”.
Hermione inghiottì e gli sorrise. “A cena, davvero?”
“Bè non abbiamo ancora fatto niente da quando siamo arrivati qui e so che ti pesa, anche se non lo ammetti”.
“Davvero, non fa niente, sono già felice che tu mi abbia chiesto di venire con te, non devi sentirti obbligato a fare qualcosa per me” rispose Hermione.
“Cena, questa sera al villaggio alle otto” disse Severus, con un tono che non ammetteva repliche.
Hermione gli sorrise e prese un altro panino. “Sei sicuro che non vuoi che venga con te oggi pomeriggio?”
“L’ultima volta ti sei annoiata”.
“Non è vero, lo sai che mi piace aiutarti nelle tue ricerche, è sempre stato così. Anzi, se non fosse stato così ora non saremmo nemmeno qui”.
“Che vuoi dire?” domandò Severus, servendo a entrambi un po’ di succo di zucca.
Hermione sorrise. “Andiamo, non ci vuole molto, prima che iniziassimo a lavorare assieme ai tuoi articoli per il Pozionista Pratico ero solo un insopportabile So-Tutto-Io per te”.
“Sei ancora un insopportabile So-Tutto-Io” convenne Severus, ghignando.
Hermione sbuffò. “Hai capito cosa intendo”.
“Certo che ho capito, adesso sei la mia insopportabile So-Tutto-Io”.
Hermione sorrise, si mise a carponi, si avvicinò a lui e lo baciò. “Ti amo”.
“Anche io”.
Finirono di mangiare e Severus partì alla ricerca delle erbe speciali per le sue pozioni. Durante il pomeriggio Hermione continuò a leggere il libro e fece il bagno due volte. Verso le sedici il sole venne coperto da una nuvola e sentendo freddo la ragazza tornò al cottage. Nella casa c’era un profumo dolciastro provocato dai fumi della pozione di Severus, che sobbolliva lentamente. Si mise sul divano decisa a finire il libro di Difesa Avanzata che stava leggendo per l’imminente viaggio in America.
Quando Severus rientrò, era quasi buio e la trovò appisolata sul divano che russava, sorrise davanti alla tenerezza del suo volto.
“Hermione svegliati”.
“Mmm?”
“Sveglia”.
La ragazza aprì gli occhi e sbadigliò. “Che ore sono?”
“Le sette”.
“Dannazione, mi sono addormentata” borbottò Hermione, mettendosi a sedere. 

“La solita dormigliona” commentò Severus, posando diverse qualità di erba sul suo banco di lavoro.
“È colpa del sole, ti fa venire sonno. Ora mi faccio un bagno e mi preparo per la cena, mi fai compagnia?”
Severus la fissò e sorrise, vendendo il suo sguardo malizioso. “Lo sai che non ci stiamo in quella vasca”.
“Non fa niente”.
“Devo controllare la pozione”.
“Va bene” mormorò Hermione e partì rassegnata verso il bagno.
Si fece un lungo bagno con tanta schiuma, si rilassò nella vasca, cercando di non addormentarsi di nuovo.
Quando l’acqua era ormai fredda, uscì e si avvolse con un asciugamano.
“Sei stata dentro una vita, pensavo quasi che fossi affogata” commentò Severus, quando la ragazza uscì dal bagno.
“Niente di meglio di un lungo bagno per togliersi di dosso la stanchezza” rispose Hermione, salendo al piano di sopra.
Si asciugò i capelli e dal piccolo armadio che condividevano prese il vestito che aveva indossato alla commemorazione, che tanto era piaciuto a Severus.
Scese di nuovo di sotto. “Sei bellissima” le disse Severus.
“Grazie” mormorò Hermione, sentendosi le gote arrossare leggermente.
“Ora salgo anche io a cambiarmi” disse il professore, Hermione annuì e si infilò nel piccolo bagno.
Sì truccò con cura. Un trucco leggero, ma efficace e riuscì a domare i suoi boccoli. Finalmente, uscì dal bagno, doveva solo infilare le ballerine ed era pronta. Salì di nuovo di sopra, Severus stava finendo di abbottonarsi la camicia.
Hermione lo fissò, indossava pantaloni e camicia nera. “A questo non avevo pensato”.
“A cosa?”
“Mi cambio” rispose Hermione, ridacchiando.
“Perché? Stai benissimo” disse Severus, confuso.
Hermione gli sorrise e si diresse all’armadio. “Non possiamo vestirci tutte e due di nero, Sev”.
“E chi lo dice? Andiamo, non essere assurda”.
“Metterò il vestito che ho comprato l’altro giorno al villaggio” rispose Hermione, prese il vestito nuovo dall’armadio, lo posò sul letto e si sfilò il vestito nero.
Sentì Severus, abbracciarla da dietro e posare le labbra sulla sua spalla. “Se ti fai vedere mezza nuda rischi che non usciamo più da qui” sussurrò Severus, baciandole il collo mentre le accarezzava i fianchi.
Hermione si voltò sorridendo e gli mise una mano sul petto, spingendolo via. “Mi hai promesso una cena”.
Severus la prese per i fianchi, avvicinandola di nuovo a sé e iniziò a baciarle il collo. “Saltiamo la cena e passiamo subito al sodo”.
Hermione rabbrividì eccitata, sentì l’erezione dell’uomo premere contro di lei. Fece un respiro profondo e lo allontanò. “Chi è schiavo dei propri ormoni adesso?”
“È colpa tua, sei troppo invitante”.
“Parli come se fossi una coscia di pollo”.
Severus ridacchiò. “Intendevo dire che sei irresistibile”.
“Ok, ma non ho passato l’ultima ora a prepararmi per niente” rispose Hermione.
“Hai ragione, scusa. Ti aspetto di sotto” rispose Severus, le accarezzò una guancia e scese al piano di sotto.
Hermione sorrise, scuotendo la testa. Prese il vestito e se lo infilò. Aprì l’anta dell’armadio che nascondeva uno specchio e si fissò. Appena aveva visto quel vestito in un negozio del villaggio due giorni prima se n’era innamorata, non capiva perché non aveva pensato prima di metterlo. Aveva lo scollo a cuore e la gonna a palloncino che arrivava sopra le ginocchia, era blu con una fascia nera sotto il seno che la sosteneva. Il tessuto in taffettà lo rendeva leggero e svolazzante. I decori di cristalli sul corpetto e la fascia lo rendevano quasi regale. Sapeva che i cristalli erano finti, ma non potevano fare a meno di brillare.
Sorrise e chiuse l’armadio, si mise le scarpe e scese di sotto dove Severus stava controllando un’ultima volta la pozione.
“Sei bellissima” disse Severus, alzando lo sguardo.
Hermione fece un giro su sé stessa. “Ti piace il mio nuovo vestito?”
“Ti dona molto” rispose il professore, avvicinandosi. “Andiamo?”
“Andiamo”.
Il villaggio di Kentburry sorgeva sulla sponda del lago a circa un chilometro dal cottage. Hermione e Severus si materializzarono poco fuori dal villaggio e si incamminarono. Hermione sentiva il forte desiderio di prendere l’uomo per mano, ma sapeva che nonostante non conoscessero nessuno al villaggio lui non gliel’avrebbe permesso, così tentò un altro approccio e lo prese a braccetto. Severus la guardò un attimo confuso e forse stizzito, ma continuò a camminare come niente fosse, mentre Hermione sorrideva radiosa. Raggiunsero il ristorante e si accomodarono a un tavolo in terrazza che dava proprio sul lago.
Hermione si guardò attorno, l’atmosfera era molto romantica, la terrazza era piena di lanterne e la vista sul lago era spettacolare.
“È davvero bello qui” mormorò Hermione, sorridendo.
“Se ti piace il genere”.
“Buona sera” salutò il cameriere avvicinandosi al loro tavolo. “Mi chiamo Maxime e questa sera sarò al vostro servizio” aggiunse, porgendo a Severus la carta dei vini. “Posso consigliarvi per cominciare un antipasto di lago? È la nostra specialità”.
“Certo” disse Hermione, sorridendo.
“Va bene anche per me”.
Il cameriere posò due menù sul tavolo. “Vi porto un po’ di acqua mentre scegliete?”
Entrambi annuirono ed Hermione lo ringraziò prendendo il suo menù.
Su consiglio del cameriere comandarono entrambi un secondo a base di pesce di lago e Severus scelse un vino italiano che a dir suo era molto pregiato e delizioso.
L’antipasto fu delizioso, così come il vino, infatti finirono la prima bottiglia già dopo l’antipasto.
“Mi piace davvero qui, sono felice che tu mia abbia chiesto di seguirti questa settimana” disse Hermione, sorridendo.
“Sono contento che tu abbia acconsentito a venire” rispose Severus, prendendo un pezzo di pane.
“Avevi dubbi?”
Il professore inghiottì il pezzo di pane e sghignazzò. “No, per niente”.
“Lo immaginavo”.
“Brindiamo” propose Severus, alzando il suo bicchiere ancora mezzo pieno di vino.
“A cosa?”
“A te, direi. Non è da tutti prendere Eccezionale a tutti i M.A.G.O”.
Hermione sorrise. “Anche tu hai preso Eccezionale a tutti i tuoi M.A.G.O”.
“Vero” constatò Severus, incontrando il bicchiere di Hermione con il suo. “Allora brindiamo a entrambi”.
Maxime portò loro il secondo di pesce e un’altra bottiglia di vino.
Arrivati al dolce, torta al cioccolato che solo Hermione mangiò, la ragazza si sentiva già decisamente brilla.
“Non capisco davvero cosa ci trovi di così buono nel cioccolato” commentò Severus, guardando la ragazza mangiare la torta con gusto.
“È buono… Insomma, è cioccolato, cosa può esserci di meglio?”.
“Diverse cose”.
“Forse sto diventando ciocco dipendente come Remus” rispose Hermione, ridacchiando.
“A furia di frequentare quel lupastro”.
“Severus… Non iniziare” mormorò Hermione, quasi affranta.
“Era solo una costatazione” rispose il professore, alzando le spalle. Bevve un altro sorso di vino, assumendo un’aria indifferente.
“Vuoi davvero rovinare questa bella serata con la tua assurda gelosia verso Remus?”
“Prima di tutto, io non sono geloso e anche se lo fossi, non ci sarebbe niente di assurdo, visti i vostri trascorsi” rispose Severus, amareggiato.
Hermione alzò gli occhi al cielo. “Sev, ti prego, basta”.
“Sei tu che l’hai tirato fuori, non incolpare a me”.
La ragazza sbuffò, posò la forchetta sul piattino contente ancora metà fetta di torta e l’allontanò. “Mi hai fatto passare la voglia di cioccolato”.
“Andiamocene allora, visto che hai finito” rispose Severus, alzandosi.
“Sì è meglio, torniamo a casa” mormorò Hermione, imitandolo.
Severus pagò e uscirono dal ristorante, Hermione non poté fare a meno di notare quanto l’aria tra loro fosse cambiata e diventata più tesa.
Raggiunsero il cottage in silenzio, appena entrarono Severus si diresse verso il suo laboratorio improvvisato per controllare la pozione.
“Vado a letto” disse Hermione, togliendosi le scarpe.
“Ti raggiungo tra un po’”.
Lei annuì e salì al piano di sopra, si tolse il vestito gettandolo a terra e s’infilò sotto le coperte, si mise su un fianco stringendosi a uovo e chiuse gli occhi.
Quando Severus finalmente la raggiunse era quasi addormentata. Il professore si infilò nel letto premendo il petto contro la sua schiena e cingendola con un braccio.
“Sei arrabbiata?” sussurrò Severus.
“No, perché?”
“Lo sai perché” rispose, baciandole la schiena.
Hermione si voltò e gli accarezzò la guancia. “Non sono arrabbiata”.
“Lo sai che ti amo vero?”
“Lo so”.
“Anche quando faccio il bastardo”.
“Tu non fai il bastardo, Sev, tu sei un bastardo” rispose Hermione, sorridendo.
Severus sghignazzò. “Non posso darti torto” e la baciò. “Comunque sia” disse, interrompendosi per darle un altro bacio. “Ti amo” aggiunse, mettendosi sopra di lei. “Anche quando faccio il bastardo”.
“Anche io, ti amo” rispose Hermione, aprendo le gambe per far combaciare i loro bacini.
Severus iniziò a baciarla con foga, mentre le accarezzava i seni. Hermione gli mise una mano dietro la schiena stringendolo a sé, mentre sentiva la sua erezione spingere contro i boxer. Gli accarezzò la schiena, fino ad arrivare all’elastico dei suoi boxer, sposò la mano davanti e la infilò dentro, toccando la sua erezione.
Severus gemette e iniziò a baciare il collo alla ragazza, sentendo sempre più piacere, mentre la mano di Hermione si muoveva avanti e indietro.
Hermione si fermò e riportò la mano dietro al collo del professore, Severus le sorrise e la baciò con passione, dalla sua bocca si spostò ai suoi capezzoli induriti, Severus li prese tra le labbra, mentre la ragazza si lasciava sfuggire un gemito.
Severus si mise in ginocchio sbarazzandosi delle lenzuola e le tolse le mutandine.
“Pronta”.
“Non aspetto altro” mormorò Hermione, mordendosi il labbro inferiore.
Severus ridacchiò e appoggiò le labbra sulla sua femminilità iniziando a leccare e baciare. Hermione iniziò a gemere sempre più forte, persa nell’eccitazione di quel momento, Molti gemiti dopo Severus tornò a guardarla sorridendo e si lasciò cadere accanto a lei. “Vedo che non ho perso l’allenamento?”
“Decisamente no” rispose Hermione, sorridendo maliziosamente. “Ora tocca a me” aggiunse, sfilandogli i boxer.
Prima che riuscisse a mettersi sopra di lui, Severus le era già sopra. “Basta giocare, ti voglio adesso”.
Hermione sentì l’erezione sfiorarle le parti intime, ma lo spinse comunque indietro. “Aspetta, ho detto che ora tocca a me”.
“Serviti pure, se proprio insisti” mormorò Severus, ridacchiando.
Si sdraiò, mentre Hermione sorridendo iniziò a baciargli il ventre, scendendo sempre più giù. Severus iniziò a gemere, terribilmente compiaciuto dall’irruenza della ragazza. Strinse il cuscino, provando sempre più piacere, cercava di controllarsi ma non ci riusciva, Hermione lo stava portando sulla strada del piacere infinito, sempre più in là, sempre più a fondo.
“Aspetta!” esclamò Severus, mettendosi a sedere di colpo.
Hermione alzò lo sguardo su di lui, iniziando a ridacchiare. “Che c’è? Troppo?”
“No, ma stavo per… Insomma, ero quasi a limite” rispose Severus, cercando di regolare il respiro.
“Non sia mai che precorriamo i tempi” disse Hermione, mettendosi a cavalcioni sopra di lui. Lo spinse indietro e Severus la baciò con foga. “Sei fantastica, ragazzina”.
“Non chiamarmi così e dovrò chiamarti vecchietto” rispose Hermione.
“Meglio di no, allora” disse Severus, capovolgendo le posizioni. “Ti faccio vedere io chi è il vecchietto”.
Si insinuò dentro di lei con la solita delicatezza, ma subito iniziò a muoversi più veloce ed Hermione si sentì travolta, nessuna tranne Severus poteva farle provare qualcosa del genere. Severus la baciò con smania, mentre continuava ad accelerare i suoi movimenti. Hermione aprì le gambe il più possibile, chiuse gli occhi e iniziò a gemere sempre più forte, non riuscendo a trattenersi.
Severus iniziò a rallentare sentendo che la ragazza aveva raggiunto l’apice dell’estasi. “Che ne dici allora del vecchietto”.
“Non fermarti” gemette Hermione, tenendo gli occhi chiusi. “Ti supplico, non fermarti”.
Severus rise, aumentando di nuovo la velocità. Le prese la gamba destra e la alzò a mezz’aria, continuando a muoversi sempre più veloce. Hermione ansimava, soffocata da tutto quel piacere infinito, che continuò per un tempo interminabile. Infine, il professore emise un gemito più forte e prolungato e si lasciò cadere sul corpo della ragazza. Hermione aprì gli occhi, ansimante, non riusciva a regolare il respiro. Accarezzò i capelli di Piton, tentando riprendersi. 
“È stato fantastico, ne avevo bisogno” disse Hermione.
Severus si spostò a lato la cinse con un braccio. “Anche io, decisamente, anche io”.


Quando il mattino dopo si svegliò, con suo grande stupore e felicità sentì il corpo di Severus, preme contro il suo. Si girò immediatamente, lui era lì, ancora addormentato. Era la prima mattina che si svegliava e lo trovava ancora accanto a sé. Lo baciò a fior di labbra, lui si mosse e aprì di occhi. 

“Buongiorno” salutò Hermione, raggiante.
“Ciao”.
“Non credevo di trovarti qui, di solito ti alzi presto per controllare la pozione”.
“Mi sono alzato due volte stanotte per mescolarla e controllare che fosse tutto a posto e poi mi sono rimesso a letto” spiegò Severus, accarezzandole la guancia.
“Non posso credere che manchino solo due giorni alla fine di questa vacanza” mormorò Hermione, stringendosi a lui.
“Devo ammettere che è stato piacevole stare con te senza nessuno che ci interrompesse o disturbasse”.
“Solo piacevole?”
“Bellissimo” replicò Severus, sghignazzando.
Hermione sorrise di nuovo. “Sai, ho pensato a una cosa”.
“Racconta”.
“Quando tornerò da Salem, finito lo stage, voglio dire ai miei genitori di noi” rivelò Hermione, scrutando Severus in cerca della sua reazione.
“Vuoi sfruttare la loro felicità di riaverti a casa per farli surclassare sulla nostra differenza di età?”
“All’incirca, che ne dici?”
“Dico, che sei furba”.
“E?”
“Intelligente”.
Hermione lasciò cadere il discorso, capendo che non poteva avere da lui la risposta che desiderava, non ancora almeno. “Colazione?”
“Sì, inizio ad aver fame” rispose Severus, la baciò e saltò fuori dal letto.
Hermione si infilò un paio di shorts e una maglietta verde, mentre Severus i soliti pantaloni neri, con una maglietta dello stesso colore.
“Uova e pancetta?” propose Severus, scendendo dalla scala a chiocciola.
“Direi di sì”.
Nel camino apparvero delle fiamme verdi e sbucò una lettera.
“Una lettera di Johnson! Fortuna che nell’ultima lettera gli ho scritto che poteva trovarmi qui” esclamò Hermione, raccogliendo la lettera.
“Non sapevo che questo cottage fosse collegato alla metropolvere, siamo in una zona Babbana dopo tutto” disse Severus, iniziando a preparare la colazione.
“Ho chiesto a Kingsley un favore, sai, è solo per questa settimana” mormorò Hermione, sorridendo. “Fortuna che c’è la metropolvere, sennò poveri gufi a dover attraversare l’atlantico per una lettera. Peccato però che non si possa parlare direttamente con l’America via camino, sarebbe molto più comodo”.
“Il tuo collo non resisterebbe a tutta quella pressione e a tutti quei chilometri, la magia arriva solo fino a un certo punto, ha i suoi limiti” spiegò Severus, sbattendo le uova. “Per quello bisogna ricorrere alle passaporte che ti portano direttamente dal tuo interlocutore”.
“Già, ma credo che sarebbe comunque più comodo” rispose Hermione, sedendosi al tavolo. “Sai, ho sempre pensato che anche in America usassero i gufi, ma a quanto pare usano più che altro la metropolvere, i gufi vengono usati al massimo solo per le consegne locali. Mi chiedo perché non adottino questo sistema anche in Inghilterra, dopo tutto quasi tutte le case dei maghi sono collegate alla metropolvere.
“Noi inglese siamo vecchio stampo, lo sai. Preferiamo la posta via gufo”.
“Immagino di sì e penso che consegnare una lettera via metropolvere a Hogwarts sia alquanto complicato, temo che sarebbero più le lettere che andrebbero perse che quelle recapitate” commentò Hermione.
“Quindi hai fatto collegare anche casa tua alla metropolvere, per ricevere le lettere di Johnson?” domandò Severus, facendo finire il bacon in padella con un gesto della bacchetta.
“No, non volevo turbare eccessivamente i miei genitori con tutta quella magia, me le facevo spedire alla Tana e poi loro mi mandavano le lettere di Johnson tramite Errol, quando ho chiesto a Molly se fosse possibile, mi ha risposto che dopotutto anche quella era casa mia”.
“Tipico di Molly Weasley” commentò Severus.
“È una donna fantastica” rispose Hermione, aprendo la busta.
Mentre Hermione leggeva la lettera, Severus servì su due piatti le uova e il bacon.
“Oh no!” esclamò Hermione.
“Cosa c’è?” chiese Severus, allarmato dal suo tono.
Hermione si alzò e abbracciò Severus, lui ricambiò l’abbraccio, poi le mise un dito sotto il mento e la fissò “Cosa c’era scritto?”
“Johnson vuole che parta prima, devo essere a Salem il quindici di Agosto invece che il ventotto” spiegò Hermione, affranta.
“Non preoccuparti” la consolò Severus, accarezzandole la guancia.
“Ma questo significa passare meno tempo con te” rispose la ragazza, triste.
“Lo so, ma questo stage è importante e tu devi essere professionale e fare quello che ti dice il tuo capo” disse Severus.
“Lo so, hai ragione” mormorò Hermione, tornando al tavolo.
“Non preoccuparti adesso, abbiamo ancora molti giorni prima della tua partenza, anche se è stata anticipata, ora mangiamo qualcosa, dopo devo rimettermi al lavoro” disse il professore, mettendo in tavola la colazione.
“Va bene”.
“Vuoi aiutarmi?”
Il volto di Hermione si illuminò di nuovo. “Con la pozione? Certo!” e con rinata felicità iniziò a mangiare con gusto.


“Sei sicuro di non volere venire alla festa di compleanno di Harry questa sera?” chiese Hermione, mettendo in valigia il vestito appena comprato.
“Sicurissimo” rispose Severus, che al piano di sotto stava sgomberando il suo laboratorio.

“Diamoci una possa allora, tra meno di un’ora devo incontrarmi con Remus” rispose Hermione, continuando a svuotare l’armadio.
“E non vogliamo far aspettare di certo il caro Lupin” borbottò Severus.
Hermione si sporse oltre la balaustra. “Ti ho sentito”.
Severus guardò su e sghignazzò. “Certo, lo so”.
“Comunque mi dispiace che non vieni alla festa e sono sicura che dispiacerà anche ad Harry” continuò Hermione, posando il borsone sul letto.
“Certo, sono sicuro che non riuscirà a festeggiare senza la mia presenza” borbottò Severus, Hermione scosse la testa e si accucciò cercando di recuperare le sue ballerine disperse sotto il letto. “E poi lo sai benissimo che devo andare a Hogwarts per testare la pozione! Ho bisogno un laboratorio serio” continuò Severus.
Hermione si alzò mise, le ballerine in borsa e scese al piano di sotto. “E scommetto che i tuoi test non possano aspettare fino a domani”.
“Lo sai che è importante, Hermione” rispose il professore, accarezzandole la guancia. “La pozione è appena fatta, o meglio appena finita, deve essere testata il prima possibile. Vado a casa, passo un salto in farmacia a Diagon Alley e poi corro a Hogwarts”.
“Non mi hai detto che avevi intenzione di venire anche tu a Diagon Alley” disse Hermione, sorpresa.
“Starò lì sì e no dieci minuti, me ne sarò già andato per quando arriverete tu e Lupin”.
“Non vuoi incontrare Remus?”
“No, Hermione, non è per quello, solo perché ho da fare” rispose Severus e con un gesto della bacchetta chiuse il baule contenente i suoi strumenti per le pozioni. Si girò e abbracciò Hermione. “Mi dispiace, ma temo che il nostro tempo qui sia concluso”.
“Già, davvero un peccato, mi piaceva qui” rispose Hermione, sciogliendosi dall’abbraccio.
Sferzò l’aria con la bacchetta e i suoi bagagli sparirono, spediti a casa. Severus la imitò, spedendo le sue cose a Spinner’s End.
“Grazie di avermi portato qui” mormorò Hermione.
“È stato un piacere”.
“Allora che ne dici di passare a casa mia quando avrai finito di testare la tua pozione, così mi dai i risultati” disse Hermione, uscendo dal cottage.
Severus rise e chiuse la porta. “Solo per quello?”
“No, certo che no. Lo sai che i miei genitori sono in Italia fino a dopodomani” rispose Hermione, sorridendo maliziosamente.
Severus le posò le mani sulla schiena e la attirò a sei. “Sei davvero troppo maliziosa a volte”.
“Troppo non basta mai con te” rispose Hermione e lo baciò. Severus rispose al bacio con passione, sollevandola appena da terra.
“Vedrò cosa posso fare, potrebbe volerci molto molto tempo per testare la pozione”.
“Bugiardo” mormorò Hermione, allontanandosi e incrociando le braccia.
Severus scoppiò a ridere, la afferrò per un braccio e la trascinò di nuovo contro il suo corpo. “D’accordo, passerò da te prima che tornino i tuoi genitori”.
Hermione gli sorrise raggiante. “Aspetterò con ansia quel momento”.
“Ti amo, piccola pesta” le sussurrò Severus all’orecchio.
“Anche io ti amo”.
Si baciarono con passione un’ultima volta e poi si smaterializzarono ognuno diretto alla propria casa.


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HOLA!
Finalmente, rieccomi con un nuovo capitolo!
Lo so che probabilmente adesso mi odiate tutti perchè non aggiorno da una vita e mi dispiace tantissimo, ma certe volte la vita si frappone alla scrittura e di tempi si allungano a dismisura!
In ogni caso spero che questo capitolo, solo Severus e Hermione, vi sia piaciuto ;) 
Come sempre, desidero ringraziare di cuore tutti coloro che hanno commentato i capitoli precedenti!
Aspetto con ansia di sapere cosa pensate del nuovo capitolo, dunque lasciatemi un commento! ;)
A presto
Baci
HermCH 

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Capitolo 40
*** Arrivederci Londra ***


40. Arrivederci Londra


Hermione si materializzò in un vicolo, una lenta pioggerellina cadeva su Londra, si mise la borsa sulla testa e iniziò a correre. Dopo pochi istanti vide l’insegna del Paiolo Magico e si gettò dentro il locale.
Nel pub c’era la solita aria bizzara, vide un gruppo di streghe di campagna discutere vivacemente in un tavolo all’angolo e due stregoni che parlavano fitto seduti al bancone. Il suo sguardo setacciò il locale e finalmente individuò Remus seduto ad un tavolo vicino al bancone.
“Ciao” salutò il mannaro, alzandosi in piedi.
“Ehi! Sei qui da molto?” chiese Hermione, invitandolo a sedersi.
“Il tempo necessario per ordinare un po’ di tè, né vuoi?” domandò Remus, indicando la teiera che sbuffava sul tavolino.
“Certamente! Fuori pioveva, dannazione”.
Remus sorrise, afferrò la bacchetta e con un colpo del polso asciugò i vestiti umidi della ragazza.
“Grazie” mormorò Hermione, servendosi del tè.
“Allora quali novità dall’Irlanda?”
“Il posto era bellissimo, Severus ha affitato un cottage sul lago, davvero meraviglioso. Durante la settimana ho letto anche Difesa Oscura di Matius O`Neil”.
“Lettura impegnativa”.
“Sì, ma sai, volevo prepararmi al meglio, tutti gli assistenti a Salem devono seguire un corso avanzato di Difesa Contro le Arti Oscure”.
“Mi sembra una buona idea”.
“A proposito di Salem, mi ha scritto Johnson, vuole che parta il quindici” rispose la ragazza, assumendo un’aria tetra.
“Non sembri molto felice”.
Hermione sorrise debolmente. “Sono entusiasta di lavorare con lui, ma credevo di aver più tempo per stare con i miei amici”.
“Lo capisco. Fortunamente, sarò di ritorno dalla Francia il giorno prima della tua partenza, così potrò salutarti”.
“Fantastico! Quando parti?”
“Dopodomani”.
“La Francia è meravigliosa, mi raccomando, ricordati di andare in tutti i posti che ti ho suggerito, specialmente in quel ristorantino a Digione”.
“Lo farò!” le assicurò Remus. “Ora vogliamo andare?”
“Certo” rispose Hermione, alzandosi. “Hai già in mente qualche possibile regalo per Harry?”
“A dir la verità no, pensavo di fare un giro per i negozi e farmi consultare da te”.
“Sono qui per questo”.
Attraversarono il pub e andarono sul retro, dove Remus estrasse la bacchetta, ma il passaggio su Diagon Alley si aprì prima che lui potesse sfiorare il muro di mattoni.
“Severus!” esclamò Hermione, sorpresa.
Il professore alzò lo sguardo e notò i due amici, facendo loro un semplice cenno con la testa.
“Severus” salutò Remus, sorridendo gentilmente. “Bè io… Ti aspetto davanti ad Accessori di prima qualità per il Quidditch, Hermione”.
La ragazza annuì e lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava, dopo di che si gettò tra le braccia del professore, che dopo una breve stretta l’allontanò subito, guardandosi in giro furtivamente.
“Ti preoccupi sempre troppo, Sev. Ma cosa fai qui? Credevo fossi già ad Hogwarts!”
“Ho avuto un piccolo ritardo”.
“Ovvero?”
Severus fece una smorfia disgustata. “Sono tornata a casa e l’ho trovata allagata! Dannazione, è scoppiato un dannato tubo Babbano! Maledetti Babbani, non riescono nemmeno a costruire cose che funzionino, tutti i miei libri negli scaffali inferiori della libreria erano luridamente inzuppati”.
“Oh mi dispiace tanto” mormorò Hermione, comprensiva.
“Ridicolo! Mi ci è voluta una vita per riparare i libri” sbottò Severus, inviperito.
“Ora torni a scuola?”
“Sì, almeno lì sono sicuro che non ci saranno tubature di pessima qualità”.
Hermione sorrise e gli sfiorò la mano. “Cerca di non metterci troppo a testare la pozione, ricordati che hai promesso di venire da me prima che tornino i miei genitori dall’Italia”.
“Come se mi permettessi di scordarmelo! Me l’hai ripetuto almeno duecento volte”.
“Strano, credevo che fossero solo due” rispose Hermione, ridacchiando.
Severus la fulminò con lo sguardo. “Ora devo andare”.
“D’accordo, a presto, ti amo!”
“Ciao”.
La ragazza sospirò e avanzò oltre il passaggio che portava a Diagon Alley. Fortunatamente aveva smesso di piovere, percorse la via affolata e raggiunse Remus davanti ad Accessori di prima qualità per il Quidditch.
“Eccoti” esclamò Remus, vedendola arrivare.
“Eccomi, allora che dici di dare prima uno sguardo qui e poi se caso passare dai Tiri Vispi?”
“Ottima idea” rispose Remus. “Tutto bene? Severus sembrava alquanto accigliato”.
“Ha avuto qualche problema idraulico a casa, ma per il resto tutto bene”.
“Sai, mi sembra ancora un po’ strano vedervi assieme”.
“Mi dispiace che tu ti sia sentito in imbarazzo” mormorò Hermione.
“Non essere sciocca, non è questo, non mi sono sentito in imbarazzo. È solo che a volte quando ci penso mi sembra davvero strano. Sì, insomma, sono molto felice per voi e credo che anche tu lo sai, ma a pensarci… Non so… Capisci? Severus Piton forse il più arcigno e temuto professore di Hogwarts che si innamora di una sua studentessa, ammettilo: è strano”.
“Forse, ma bisogna considerare il fatto che non era una semplice studentessa, ma ero io”.
“Certo, tu sei meravigliosa Hermione” canzonò Remus, ridacchiando.
“In effetti, non posso darti torto”.
“Modesta”.
Hermione scoppiò a ridere. “Dai andiamo o chiuderà mentre ci perdiamo nelle nostre chiacchiere” afferò Remus per la giacca e lo trascinò dentro il negozio.
Da Accessori di prima qualità per il Quidditch non riuscirono a trovare un regalo per Harry. Le dotazioni per giocare a Quidditch del Prescelto erano molto ben fornite e quindi Hermione non riuscì a consigliare niente al Mannaro. In seguito andarono al Ghirogoro, dove Remus con l’approvazione di Hermione decise di comprare un libro sulla storia degli Auror ad Harry dove vi erano racchiusi diversi consigli e suggerimenti per aumentare il proprio potenziale di Difesa. Infine, Hermione consigliò di aggiungere al libro una scatola di Detonatori Abbindolanti comprati nel negozio di scherzi di George.
Un forte temporale si abbatté di nuovo su Londra e quindi si separarono.
Hermione tornò a casa soddisfatta, si fece una doccia e decise di lisciarsi i capelli come al Ballo del Ceppo, per Harry poteva perdere un paio d’ore per rendersi presentabile.
Alla fine, dopo essersi preparata con cura e aver indossato uno svolazzante vestito bianco, prese il suo pacchetto regalo e si smaterializzò.
A Ottery St Catchpole il tempo era mite, una fresca brezza soffiava sui prati accarezzando l’erba. Hermione affrettò il passo e raggiunse il cancello della Tana. In giardino era stato sistemato un grande tavolo quadrato e tutt’intorno erano state posizionate lanterne di fiocca luce azzurra.
“HARRY!” gridò Hermione, notanto il prescelto che parlava con George sulla soglia della porta secondaria.
“Hermione!” esclamò Harry, correndole incontro. Hermione si gettò tra le sue braccia e lo strinse forte.
“Buon compleanno, Harry!”
“Grazie, Hermione! Sono davvero felice di rivederti, è stata una palla senza di te in quest’ultima settimana”.
“Addirittura”.
“Sì, comunque stai d’incanto Hermione”.
“Grazie”.
“È la verità”.
Il volto della ragazza si aprì in un largo sorriso e gli porse il regalo. “Per te”.
“Grazie, sei troppo gentile” rispose Harry, afferrando il pacchetto. “Molly ha suggerito di aprire i regali dopo cena”.
“Mi sembra giusto” mormorò Hermione.
“Vieni, portiamolo in cucina assieme agli altri regali. Molly e Ginny stanno preparando la cena per un reggimento!”
Hermione seguì Harry all’interno, dove trovò Molly e Ginny indiffarate, fermarono velocemente la preparazione del cibo e la strinsero con affetto chiedendole come era stata la vacanza in Irlanda.
“Tuo fratello non si vede” mormorò Hermione, scandagliando con gli occhi la casa.
“Oh! Quello… È di sopra, visita turistica, vedrai” rispose Ginny, tagliente.
Prima che Hermione potesse chiedere ulteriori spiegazioni Harry esclamò “Sono arrivati Remus e Teddy!”
Ginny diede le spalle ad Hermione continuando a impastare, Hermione alzò le spalle e seguì Harry fuori dalla Tana.
Remus stava superando il cancello, tenendo Teddy per mano che si muoveva malfermo sulle gambe.
“Ehi Remus!” salutò Harry, agitando la mano mentre li raggiungeva correndo, seguito da Hermione. “È un piacere vedervi! Wow Teddy! Come cammini bene!” aggiunse, prendendo il piccolo in braccio.
Teddy rise e i suoi capelli diventarono blu acceso. “Buon compleanno, Harry” disse Remus, porgendogli un pacchetto.
“Ti ringrazio” rispose il prescelto, sorridendo. “Lo porto in cucina assieme agli altri”.
“Aspetta!” esclamò Hermione, trattenendolo per il braccio. Aveva appena visto Ron uscire dalla Tana accompagnato da una ragazza dai lunghi capelli castano chiaro. “Quella non è Susan Pye?”
“Sì è lei, ora vado a…”
“Calma, Harry Potter! Dettagli per favore, cosa ci fa alla tua festa di compleanno?”
“Sta con Ron, no?”
“Questo è ovvio! Ma non mi hai mai parlato di lei, insomma… Non sapevo che foste amici”.
“No infatti. Insomma, sì non è male, è simpatica”.
“Vuoi arrivare al punto?”
“Oh sì scusa, Ron pensava che la mia festa di compleanno fosse una buona occasione per presentarla alla sua famiglia”.
Lo sguardo di Remus si spostava da Harry ad Hermione, come se stesse guarndando una partita di tennis.
“Da quanto stanno assieme?”
“Non lo so, mi pare che abbiano iniziato ad uscire a Febbraio”.
“Al compleanno di Remus mi aveva detto che usciva con una ragazza, ma in tutto questo tempo non ha potuto fare a meno di mettere il becco tra me e Severus e fare il geloso eh? Che ipocrita” rispose Hermione, con gli occhi  ridotti in fessure.
“Immagino che non dobbiamo aspettarlo per la cena?” chiese Harry, stringendo con più decisione Teddy che stava scivolando dalle sue braccia.
“Chi?”
“Piton, naturalmente”.
“Oh no… Al momento è troppo impegnato, ma ti fa gli auguri”.
“Ah-ah! Va bene, ora posso andare? Interrogatorio finito?”
“Sì scusa” mormorò Hermione e lo seguì con lo sguardo mentre entrava in casa con Teddy.
“Allora, vogliamo avvicinarci agli altri o rimanere qui a fissarli in cagnesco?” domandò Remus.
“Io non sto guardando male nessuno” rispose Hermione, incrociando le braccia.
Remus ridacchiò e si avviò verso la Tana, seguito suo malgrado da Hermione.
“Professor Lupin, è un piacere rivederla” squittì Susan, mentre lui ed Hermione li raggiungevano.
“Piacere mio Susan, Ron, come state?”
“Molto bene, grazie”.
“Hermione ti ricordi Susan? Era un anno avanti di noi a Corvonero” disse Ron, assumendo lo stile pomposo di Percy.
“Naturalmente”.
“Io ed Hermione ci vedevamo molto spesso in biblioteca” disse Susan.
Hermione ridacchiò. “Una volta Madama Pince ha dovuto buttarci fuori per poter chiudere e andare a dormire”.
“È vero!” confermò Susan, sghignazzando.
“Ora Susan lavora per l’Ufficio per l’Applicazione della Legge Magica” disse Ron, gonfiando il petto.
“Abbiamo spesso a che fare con quelli sconsiderati di Auror, per questo ci siamo rincontrati” affermò Susan, lanciando a Ron una sguardo amorevole.
“Nemmeno a farlo apposta suo fratello era il tirocinante che ha curato papà tre anni fa quando è stato morso”.
“Non era lui che aveva tentanto di chiudere la ferita con punti di sutura?” domandò Hermione, ripensando al soggiorno del signor Weasley al San Mungo.
“Augustus è sempre stato interessato ai metodi di guarigione Babbani, anche se non ne capisco il motivo” spiegò Susan.
“Hermione puoi venire a darmi una mano?” la ragazza si voltò sentendosi chiamare e notò Ginny sulla soglia della porta.
“Scusate” mormorò Hermione e si allontanò mentre Susan intavolava una conversazione con Remus.
“Cosa devo fare?” domandò Hermione, raggiungendo Ginny.
Lei ridacchiò. “Niente, volevo solo sapere che pensi di Susan?”
“Ci ho parlato solo due minuti”.
“Lo so, ma la conoscevi già da prima no? Ricordo che quando io mi sono messa con Michael lei si stava giusto lasciando con Anthony Goldstein, ma per il resto non so altro di lei. Harry dice che è simpatica e deve essere intelligente per essere una Corvonero”.
“A me sembra una ragazza a posto. Insomma, sì è carina”.
“E Ron è un ipocrita, giusto?”
“Non ho detto questo”.
“La sta usando per dimenticarti, però continua a intromettersi nella tua vita anche se sta con lei”.
“Eppure mi sembrava molto soddisfatto di lei, quando stavamo parlando”.
“La esibisce come un trofeo, l’ha fatto anche quando l’ha presentata alla mamma” borbottò Ginny, amareggiata.
“Bè l’ha portata qui per presentarvela, no?”
“Oppure per farti ingelosire”.
Hermione scoppiò a ridere. “Andiamo! Tuo fratello non è così subdolo e poi è una battaglia persa in partenza, non può essere così sciocco da non vederlo”.
“Mmm, se lo dici tu… Ma non riesco a togliermi questa brutta sensazione che Ron la stia usando”.
“Non preoccuparti, Gin. Susan è una ragazza molto accorta! È lei ad avere in pugno Ron e non il contrario” rispose Hermione, le diede una pacca sulla spalla e si allontanò.
Alle otto precise erano l’intera famiglia Weasley, con Harry, Hermione, Susan, Remus, Teddy e Hagrid (che ancora una volta era riuscito a sbriciolare una sedia, sedendosi su una di quelle normali invece di quella magicamente rinforzata per lui) erano seduti, mangiando, conversando e festeggiando il compleanno del prescelto.
Molly e Ginny si erano superate con una cena di ben quattro deliziose portate. Quando arrivò una gigantesta torta di melassa (la preferita di Harry) Hermione era così piena che si sentiva male solo al pensiero di inghiottire un altro boccone.
“Sei sicura di non volere un pezzo di torta, cara?” le chiese gentilmente Molly.
Hermione le sorrise. “Grazie, ma sono davvero piena, forse non avrei dovuto mangiare tutto quello stufato”.
“Sciocchezze, sei così magra! Potresti mangiare per giorni e giorni! Tu Remus non puoi dire di no” aggiunse, posando sul piatto del mannaro, che sedeva accanto a Hermione, una gigantesca fetta di torta.
“Grazie Molly” rispose Remus, regalandole un sorriso.
“Non so come fai, hai mangiato anche più di me” commentò Hermione, guardando Remus attaccare l’immenso pezzo di torta.
Remus deglutì e sorrise appena. “Mi sto ancora riprendendo dalla Luna Piena. Sai, tendo ad essere molto vorace i giorni seguenti al plenilunio”.
“Non si finisce mai di imparare” borbottò Hermione, sbadigliò e appoggiò il gomito sul tavolo sostenendosi la testa con la mano.
“I regali!” esclamò Arthur, facendo levitare una pila di pacchetti verso Harry.
“È il momento del mio compleanno che preferisco” commentò Ron, battendo le mani.
La pila di regali atterrò dolcemente accanto ad Harry, che si alzò. “Prima di iniziare a scartare i vostri regali vorrei ringraziarvi tutti per essere venuti e naturalmente ringraziare Molly e Ginny per la fantastica cena”.
Ginny si alzò a sua volta e gli scoccò un bacio sulla guancia, mentre gli altri applaudivano e George fischiava.
Harry iniziò a scartare i regali con foga, da una confezione maxi di Detonazioni Deluxe di George alla bussola per scopa che gli avevano regalato Bill e Fluer, un kit extra speciale da Auror per pozioni da Charlie (che a Hermione fece ricordare Severus), una mega confezione di Api Frizzole e Gelatine Tutti i Gusti +1 da parte di Susan e Ron, fino al regalo di Remus. Hermione si mise diritta quando Harry prese il più piccolo dei pacchetti che conteneva il suo regalo.
Harry lesse velocemente il biglietto e lo scartò, prendendo in mano una collana con un cristallo verde a forma esagonale e un laccio di cuoio.
“Wow… Ehm… Grazie Hermione” disse Harry, guardando il ciondolo confuso.
Hermione ridacchiò. “È Crisoberillo, l’ho trovato in un negozietto in Irlanda. Sono cristalli rari e le sue proprietà mi hanno permesso di stregarlo. Il cristallo diventa rosso quando ti trovi in pericolo imminente”.
“Uno schioscopio portatile” commentò Ron.
“Uno speciale di amuleto più che altro, non solo segnala il pericolo, ma respinge anche le maledizioni minori” spiegò Hermione.
Harry guardò la collana con nuova consapevolezza, capendo che forse era il regalo più utile per la carriera che aveva deciso di intraprendere.
“Accidenti, grazie Hermione! È fantastico!”
“Tienilo a contatto con la pelle e il suo scudo non si esaurirà” aggiunse Hermione, sorridendo soddisfatta.
“Ci puoi contare” esclamò Harry, si mise l’amuleto e lo nascose sotto la maglietta, così che fosse in contatto con il suo corpo. Sorrise all’amica e prese il pacchetto dei signori Weasley.
Un’ora dopo Hermione salutò i suoi amici e si smaterializzò, ritrovandosi nel giardino sul retro di casa. Sbadigliò e aprì la porta, chiedendosi se e quando sarebbe arrivato Severus.
Il giorno dopo si aggirò per casa in pantofole, prepararando una lista di cose che doveva portare a Salem e facendo una prima cernita dei suoi libri. Inoltre, scrisse una lettera all’Ufficio Passaporte per richiedere una Passaporta per il quindici Agosto, giorno della sua partenza per l’America.
Nel tardo pomeriggio valutò l’idea di andare subito a Hogsmeade a spedirla e poi passare a Hogwarts da Severus, visto che non aveva ancora avuto sue notizie, ma sapeva che se si fosse presentata nel suo laboratorio mentre stava ancora testando la pozione, Severus si sarebbe come minimo infuriato. Gettò uno sguardo fuori dalla finestra, pioveva, non valeva la pena di sopportare pioggia e sfuriate di Severus per spedire la lettera, così decise che avrebbe aspettato il professore a casa e avrebbe spedito la lettera l’indomani.
Erano quasi le otto, lo stomaco di Hermione brontolava aspettando l’arrivo del cibo cinese che aveva ordinato venti minuti prima.
Finalmente il campanello trillò. “Era ora!” esclamò Hermione, alzandosi dalla poltrona.
Attraversò in fretta l’atrio e aprì la porta. “Oh! Sev… Sei tu?!”
“Perché aspettavi qualcun altro?”
“In realtà sì”.
“Davvero?” domandò Severus, con gli occhi ridotti in fessure.
Hermione ridacchiò. “Il fattorino del ristorante cinese!”
“Molto divertente” sbottò Severus.
Hermione lo afferrò per un braccio e lo trascinò in casa, chiudendo la porta.
“Mi sei mancato” mormorò Hermione, intrecciando le mani dietro al collo, i capelli erano umidi di pioggia. “Io ti sono mancata un po’?”
“Mpfh… Ero occupato”.
“E allora?”
“Non ho certo avuto tempo di pensare a te”.
“Bugiardo”.
“Se ne sei convinta, rimani pure nelle tue illusioni”.
“Baciami”.
“Non puoi aspettare?”
“No” rispose Hermione, tirandolo a sé. Riuscì solo a sfiorare che labbra del professore, che il campanellò suonò di nuovo. “Questa deve essere la cena”.
Severus si allontanò da lei. “Aspettami in soggiorno, faccio subito” disse la ragazza, indicando l’ampio soggiorno di casa Granger.
Sulla soglia trovò uno smilzo ragazzino dai capelli castani che reggeva una sacchetto. Pagò il fattorino, lo ringraziò e raggiunse velocemente Severus in salotto.
Poggiò il cibo sul tavolino e si sedette sul divano accanto a Severus, che nel frattempo si era asciugato capelli e vestiti.
“Hai fame?” domandò Hermione, togliendo dal sacchetto le scatole di cibo e le bacchette.
“Un po’”.
“Bene perché ho ordinato una sacco di cose buone” rispose Hermione, sorridendo.
“Di solito si mangia seduti a un tavolo”.
“Qui è più comodo” rispose Hermione, porgendogli le bacchette.
“È casa tua, pulisci tu”.
“Non fare lo scorbutico e dammi quel bacio” disse Hermione, si avvicinò posando una mano sul petto del professore e lo baciò con passione.
“Quando arrivano i tuoi?” chiese Severus, distogliendo il viso.
“Credo domani a mezzogiorno”.
“Come credi?”
“Non ne erano sicuri”
“Quindi potrebbero arrivare da un momento all’altro?”
“Arriveranno domani, non fare il paranoico, Sev”.
“Io non…”
“Mangia!” lo interruppe Hermione, ficcandogli in mano una scatola di cibo cinese. Severus la guardò storto e iniziò a mangiare.
Mangiarono tutto il cibo ordinato da Hermione, mentre Severus le raccontava dettagliatamente i test effettuati sulla pozione. Hermione era felice che Severus era riuscito con successo nel suo progetto e sperava anche che con la conclusione favorevole delle sue ricerche avrebbe potuto passare più tempo con lui prima di partire per Salem.
Dopo cena gli fece visitare la casa. La sua casa d’infanzia era una bella viletta alla periferia di Liverpool, Hermione gli fece fare un tour completo, raccontando gli anneddoti più divertenti della sua gioventù.
“E dopo lo studio di mio padre dove ho imparato a leggere abbiamo…”
“La tua camera?” concluse Severus, mentre raggiungevano l’ultima porta del corridoio al primo piano.
“Sì” mormorò Hermione, sorridendo. Aveva lasciato oppositamente la sua stanza per ultima.
Aprì la porta e invitò Severus a entrare. La stanza era illuminata fioccamente da una lampada da tavolo sulla scrivania, sulla sinistra c’era una grande libreria. Il suo baule di Hogwarts era aperto al centro della camera. “È un po’ in disordine, stavo iniziando a preparare i bagagli” spiegò la ragazza, indicando il baule.
“Un po’ presto non credi?”
“Mi piace essere preparata”.
“Lo so” mormorò Severus, scrutando la camera. Le pareti erano azzurro pallido, in fondo alla cemera c’era una finestra che dava sul retro della casa, con accanto un grande armadio e un letto a due piazze.
“Allora, che ne dici?”
“È una camera da letto”.
“Certo, signor ovvio, ma ti piace?”
“Non è male” borbottò Severus, avvinandosi alla libreria per guardare i titoli.
“Ti ricordi quando hai preso in prestito il Mercante di Venezia?” sussurrò Hermione, avvicinandosi a lui.
“Ricordo il mal di testa che mi hai fatto venire quella sera”.
“Se ben ricordo avevi il mal di testa, perché eri caduto da una rampa di scale” puntualizzò Hermione.
Severus si voltò e sghignazzò. “È stata una serata interessante quella in infermeria con te”.
“Non credevo che l’avresti mai amesso” rispose la ragazza, sorridendo.
“Forse quella sera ho capito che non puoi anche non essere troppo petulante, naturalmente hai demolito la mia teoria pochi giorni dopo” rispose Severus.
“Sai è un miracolo che Grifondoro abbia vinto la coppa delle case quest’anno, durante tutto l’anno avrai tolto solo a me circa cinquecento punti”.
“Non è vero” sbottò Severus.
“Sì, invece”.
“No”.
“Sì”.
“No!”
“Ti dico di sì”.
“Granger! Dacci un taglio o me ne vado!” minacciò Severus.
Hermione gli sorrise e appoggiò le mani sul suo petto. “Allora la smetto, ho cose molto più interessanti in mente ora che il tour delle casa è finito, sarebbe un peccato se te ne andassi proprio adesso”.
“Cose più interessanti, eh?”
“Molto più interessanti” sussurrò Hermione, sfiorandogli le labbra con le sue.
“Come al solito sei schiava dei tuoi ormoni”.
“Non mi importa” rispose Hermione, si avvicinò fulminea e lo baciò con foga.
Severus le passò la mano delicatamente sulla schiena e rispose al bacio con altrettanta foga. Hermione lo afferrò per la veste, trascinandolo verso il letto. Caddero sul letto con un tonfo silenzioso, Hermione avvolse le gambe attorno la vita di Severus, inziando a sbottoragli la veste.
“Hai sempre addosso troppi vestiti, lo sai?” disse Hermione, ridacchiando.
“Dici?”
“Oh sì”.
Severus estrasse la bacchetta dalla tasca e con un colpo di bacchetta i vestiti si liberarono dai loro corpi, lasciandoli in intimo, e cadderro sul pavimento. “Meglio?” domandò Severus, sghignazzando.
“Incantesimo interessante! Devi insegnarmelo”.
“Dove stai andando non è avrai bisogno, giusto?” disse Severus, minacciaso.
Hermione scoppiò a ridere. “Certo che no” e lo attirrò a sé baciandolo nuovamente.
Finalmente si liberarono del resto dei vestiti, Severus si fermò a guardare la ragazza nuda sotto di lui. “Sei bellissima”.
Hermione fece scorrere la mano sul petto del professore, la pelle bianca era morbida e delicata. Gli baciò il collo assaporando il suo profumo suadente.
“Sono felice che sei arrivato” sussurrò Hermione, sentendo la sue erezione premere contro la sua femminilità.
“Anche io”.
Si insinuò in lei con delicatezza, Hermione aprì ulteriormente le gambe per farlo sistemare meglio contro il suo bacino, i loro corpi si incastravano perfettamente. Lui si avvicinò e la baciò di nuovo, iniziando a muoversi dentro di lei.
Severus iniziò a muoversi più velocemente, Hermione chiuse gli occhi sententosi in estasi. Mise le mani dietro al collo del professore e lo trasse a sé, baciandolo con foga.
Severus rallentò e Hermione si staccò leggermente dalle sue labbra, aveva il fiatone. “Non smettere ti prego” sussurrò la ragazza. Severus sorrise e ricominciò a muoversi velocementre dentro di lei, mentre la ragazza gemeva estasiata.
“Girati” le sussurrò Severus, all’orecchio.
“Cosa?”
“Mettiti a pancia in giù”.
Hermione si voltò sorpresa, ma decisa a soddisfare le sue richieste. Severus si sistemò tra le sue gambe e sentì di nuovo il suo membro cercare la sua femminilità e infine penetrarla lentamente. Era una sensazione diversa da prima, ma molto più piacevole.
Severus si sosteneva con le braccia per non caricare il suo peso sul corpo della ragazza e iniziò a spingere ed Hermione fu subito rapita dall’eccitazione e dalla passione e iniziò a gemere e urlare di piacere come mai aveva fatto prima. Sconvolta da quella sensazione, premette la testa sul cuscino per soffocare le sue grida di piacere, sentì Severus spingere più forte, gemendo anche lui. Con un ultima spinta venne dentro di lei e si accasciò sulla schiena della ragazza, sfinito.
Rimasero in silenzio per qualche minuto in quella posizione, cercando di prendere fiato, tentando di riprendere il controllo dei propi sensi.
Alla fine Severus si lasciò cadere a lato della ragazza, Hermione si voltò verso di lui e appoggiò il viso contro il petto del professore, mentre lui la circondava con un braccio.
“È stato bellissimo”.
“Sì”.
“Ti amo, Sev”.
“Cos’è stato?” chiese Severus, mettendosi a sedere di scatto.
“Cosa?”
“Quel rumore”.
Hermione lo prese per le spalle e lo trascinò di nuovo nel letto. “Non è stato niente, Sev. Dai calmati”.
“Ho sentito un rumore”.
“Dai, non fare il paranoico”.
“Io non…” Severus si interruppe e si mise di nuovo a sedere ascoltando. Dal piano inferiore si udì distintamente un tonfo.
“Ok, l’ho sentito questa volta” sussurrò Hermione, mettendosi a sedere.
“Hermione tesoro siamo tornati, dove sei?” disse la voce di sua madre al piano di sotto. Hermione trattenne il fiato.
“Sono tornati!”
“Avevi detto che sarebbero tornati domani” sbottò Severus, infuriato.
“Lo so, ma sono arrivati in anticipo! Merda!” rispose Hermione, alzandosi dal letto tentando di infilarsi gli slip.
“Hermione sei di sopra?” disse ancora sua madre, Hermione sentì i passi salire sulle scale.
“Scendo mamma!” gridò Hermione, sperando di trattenerla al piano di sotto. Tentò di districarsi dalla sua maglietta con poco successo, per la fretta aveva messo la testa nel buco sbagliato.
“Aspetta imbranata” sbottò Severus, prese la bacchetta e con un colpo del polso si ritrovarono entrambi vestiti a puntino.
“Adoro quell’incantesimo” commentò Hermione, lisciandosi i capelli sulla nuca.
“Hermione sei in camera tesoro?” chiese sua madre, ormai era al piano di sopra.
“Sei pronto?” domandò Hermione, prese la sua bacchetta e il letto tornò intatto.
“Pronto per cosa?” ringhiò Severus.
“Per…”
“Scondatelo, non incontrerò tua madre, se entra da quella porta la schianto!”
“Non essere ridicolo”.
“Colloportus” pronunciò Severus, volgendo la bacchetta verso la porta di Hermione.
Sentì sua madre bussare alla porta. “Hermione sei qui? La porta non si apre”.
“Sì, mamma. Sto provando un nuovo incantesimo, ma credo di aver bloccato per sbaglio la porta, sto cercando il controincantesimo nel libro, va di sotto, arrivo appena riesco a districarmi da questo garbuglio magico”.
“Va bene, tesoro. Preparo un po’ di tè allora” rispose la signora Granger, al di là della porta.
“Sì, grazie mamma” mormorò Hermione. Rimesero in attesa e sentirono i passi della signora Granger che scendeva di sotto.
Hermione incrociò le braccia sul petto e si voltò verso Severus. “Dovrai incontrarli prima o poi”.
“Non se posso evitarlo” rispose Severus.
“Ma…”
“Ti scrivo domani” la interruppe Severus, le sfiorò le labbra con un bacio e girò su sé stesso, cadendo all’indietro sul pavimento.
Hermione si mise le mani davanti la bocca tentando di soffocare la risata. Severus la fulminò con lo sguardo, era livido.
“Potevi dirmi che avevi posto un incantesimo di Anti-Marializzazione sulla casa, Granger!” sbottò rialzandosi.
“Non mi hai fatto parlare!” si giustificò Hermione, continuando a sghignazzare.
“Smettila di ridere, ragazzina o ti faccio male”.
Hermione si limitò a sorridere. “Vuoi che tolga l’incantesimo e preferisci uscire dalla finistra?”
“Toglilo, adesso!” ordinò Severus, imperioso.
“Va bene” rispose Hermione, fece un paio di gesti complicati con la bacchetta e sorrise di nuovo al professore. “Fatto!”
“Era ora!”
“Aspetto il tuo gufo” disse Hermione.
“Mmm”.
“Fermo!” esclamò la ragazza, prima che Severus si potesse Smaterializzare, si avvicinò a lui e gli scoccò un gran bacio.
“Sei una piaga, Granger”.
“Ti amo”.
“Sì sì anch’io” borbottò Severus, arrabbiato e subito dopo si Smaterializzò.
Hermion ridacchiò, puntò la bacchetta verso la porta che si spalancò e scese al piano di sotto.


***

“Gin, si può sapere cosa hai in mente?” domandò Hermione, seccata.
“Sta zitta, chiudi gli occhi e prendimi la mano” rispose Ginny, prendendole saldamente la mano.
“Dai Gin, lo sai che tra venti minuti ho una cena con i miei”.
“Silenzio e tienimi stretta”.
Hermione sbuffò e dopo di che sentì ogni parte del suo corpo compressa.
“Sei impazzita!” esclamò Hermione, ma prima che potesse aprire di occhi e scaricarle addosso la sua furia, Ginny le copri gli occhi con la mano.
“Non è niente di che”.
“Niente di che? Ci siamo appena Smaterializzate, potevo spaccarmi!”
“Figuriamoci, una strega dotata come te”.
“Posso aprire gli occhi adesso?”
“Non ancora” mormorò Ginny, costringendola ad avanzare lentamente.
“Adesso?” domandò Hermione, dopo una decina di passi.
“Aprili”.
Hermione aprì gli occhi e venne travolta dalla luce, un sacco di mani la afferrarono e sentì molte voci gridare. “SORPRESA!”
“Benvenuta alla tua festa di buon viaggio!” gridò Ginny, soddisfatta.
Hermione fissò tutti sbalordita, mentre sentiva il cuore gonfiarsi di commozione. Harry, Ginny, Bill e Fluer, i signori Weasley, George, Charlie, Percy, Remus, Kingsley, Hagrid, Ron e Susan, Neville, Luna e Dean la guardavano sorridendo.
Hermione ispezionò con occhi meravigliati l’appartamente di Harry e notò, con incredulità e felicità, Severus imbrociato in un angolo che sorseggiava del Whisky Incendiario.
 “Harry ha avuto l’idea di una festa a sorpresa” annunuciò Ginny, baciandolo sulla guancia. “Sei contenta? Sei sorpresa?”
Herimone li abbracciò entrambi felice. “Grazie ragazzi, non potevate farmi regalo più bello”.
“Ti pare!” esclamò Harry, mentre la folla si disperdeva verso il tavolo delle cibarie e alcolici.
“Ma i miei genitori?” domandò Hermione, guardando l’ora.
Ginny le fece l’occhiolino. “Sono passata a casa tua qualche giorno fa e ho parlato con tua madre, quella della cena in famiglia era solo una scusa per assicurarmi che non prendessi altri impegni per la serata”.
“Grazie ragazzi” mormorò Hermione, abbracciandoli di nuovo. “Soprattutto anche per aver convinto una certa persona a venire” aggiunse in un sussuro all’orecchio dell’amica.
Ginny aspettò che Harry si allontanasse e iniziò a sghignazzare. “Harry ha dovuto praticamente trascinarlo alla festa, non è un tipo molto mondano”.
“Decisamente no” disse Hermione, lanciando uno sguardo a Severus.
Hermione si avvicinò ai tavoli disposti contro la parete e prese una tartina e un bicchiere di idromele, iniziando a passare in rassegna gli amici ringraziandoli per la bella sopresa.
Finalmente, dopo aver ringraziato tutti raggiunse Severus, ancora imbrociato nel suo angolo.
“Ti diverti?” buttò lì Hermione, sorridendo.
“Il tuo amico mi ha trascinato in questa follia, ci è mancato poco che non lo cruciassi”.
“Andiamo, Sev. Entrambi lo avete fatto perché sapevate quanto mi avreste reso felici!”
“Mpfh certo”.
“Sei il migliore, Sev” sussurrò Hermione, sfiorandogli la mano.
“Lo so”.
“Il più modesto soprattutto”.
“Credo che se dovrò sopportare questo casino mi servirà altro Whisky”.
“Ti aspetto qui e prendo un altro po’ di Idromele”.
“Te l’ho chiesto?”
Hermione sorrise. “Dopo tutto è la mia festa, sii gentile”.
Severus non rispose, si allontanò assumendo un’aria quantomai arcigna.
“Bella festa, vero?” disse Ron, avvicinandosi.
“Harry e Ginny sono insuperabili, è il cibo preparato da tua madre è come sempre ottimo” rispose Hermione, sorridendo.
“Vero”.
“Sembra che le cose vadano bene tra te e Susan” mormorò Hermione, indicando la ragazza che parlava con Luna.
“Sembra di sì, questo weekend siamo stati in Scozia dai suoi genitori, hanno una casa sul lago di Loch Ness, speravo di vedere il famoso mostro ma non c’è stato niente da fare”.
“Lo sai benissimo che è un Kelpie e non un mostro”.
“Io lo so, ma devi vedere i Babbani, a volte sono davvero assurdi” commentò Ron, con l’aria di uno che la sa lunga.
“Se lo dici tu”.
“Allora, immagino che non vedi l’ora di partire domani, eh?”
“Per certe cose sì, per altre meno”.
“Capisco” mormorò Ron, volgendo lo sguardo verso Severus che era stato bloccato da Kingsley mentre cercava di prendere da bere. “Bè forse la distanza è la cosa migliore, sai per capire certe cose…”
“Ron non iniziare” mormorò Hermione, infastidita.
“Non ho detto niente”.
“So dove vuoi andare a parare. Metteti in testa che nemmeno la distanza può separare me e Severus, siamo legati in modo indissolubile”.
“Convinta tu” commentò Ron, senza convinzione. “Credo che andrò a prendermi qualcosa da mangiare”.
Hermione sbuffò, seguendolo con lo sguardo.
“Cosa voleva quello?” domandò Severus, ritornando da lei qualche minuto dopo.
“Solo augurarmi buon viaggio”.
“Mmm… Sembravi stizzita”.
“Ha la capacità di darmi ai nervi anche quando mi augura solo buon viaggio”.
“Se vuoi lo schianto”.
Hermione ridacchiò prendendo il bicchiere che le porgeva. “Non serve, grazie”.
Il resto della serata fu molto piacevele, Severus se ne andò verso le dieci, Hermione lo accompagnò fino al pianerottolo.
“Grazie per essere venuto”.
“Ah-Ah”.
“Dico sul serio, sai pensavo, che se decidessi di restare ancora un po’ potrei venire a casa tua dopo la festa”.
“No, domani devi stare con i tuoi genitori e stasera con i tuoi amici”.
“Ma io voglio stare anche con te, domani parto”.
“Lo so, ma io ho da fare”.
“Da fare?” domandò Hermione, accigliata.
“Proprio così, quindi non avrei comunque molto tempo da dedicarti, ma verrò domani a salutarti all’ufficio passaporte”.
“Domani? Davvero verrai?” domandò Hermione, con il volto che si apriva in un sorriso luminoso.
“Forse, se non avrò nient’altro da fare”.
“Sei perfido” borbottò Hermione, assumendo un’aria triste.
Severus ghignò. “È la mia migliore qualità” si sporse verso di lei e la baciò con passione.
“A domani”.
“Può darsi”.
Severus si smaterializzò ed Hermione tornò alla festa, poco dopo anche gli ospiti più vecchi lasciarono l'appartamento di Harry e la festa divenne più scatenata! La prima vera festa di Hermione, così per una sera cercò di non ragionare, di non pensare al distacco, alle pressione di Salem, ma semplicemente si divertì.

 

 

Il mattino dopo Hermione era consapevole di cosa comprendevano le feste e mentre prendeva un'aspirina per il mal di testa, decise di aver fatto molto bene ad aver evitato le feste fino a quel momento. Remus una volta le aveva parlato di una pozioni per far passare i sintomi del dopo sbornia, ma in una casa Babbana doveva accontentarsi dell'aspirina. Non che Hermione avesse bevuto tanto, ma quattro semplici bicchieri di Idromele erano stati sufficienti per procurarle un bel mal di testa.
“Ecco lo sapevo, sono in ritardo!” sbottò Hermione, guardando l’orologio.

“Solo due minuti, tesoro, stai calma” rispose sua madre, baciandola sulla fronte. “È davvero triste vederti partire di nuovo”.
“Dai mamma, sarà come se fossi tornata a Hogwarts, per Natale sarò di nuovo a casa e lo stage durerà solo sei mesi”.
“Ma se decidessi di voler restare in America più a lungo? Non posso sopportare di perdere la mia bambina”.
“Non sono più una bambina, mamma. Poi non devi preoccuparti, non vorrò stare più a lungo, la mia vita è qui, i miei amici sono qui, voi siete qui”.
“Lo so, lo so”.
“Avresti dovuto lasciarmi collegare il camino alla metropolvere così avresti potuto ricevere lettere tutti i giorni”.
“Forse, ma cosa sarebbe successo che il camino esplodesse e tu non fossi qui”.
“Esagerata”.
“E se arrivasse una lettera mentre sto sorseggiando del tè con Janis e Millie? No, no, è meglio così, non avrei saputo spiegarglielo”.
“Hai ragione” rispose Hermione, abbracciando sua madre. Finalmente il campanello suonò ed Hermione si affrettò ad aprire la porta, sulla soglia vi erano Harry, Ginny e Remus.
“Siete in ritardo” annunciò Hermione.
“Scusa, colpa mia” rispose Ginny, facendole l’occhiolino.
“Quelli sono i tuoi bagagli?” domandò Remus, indicando il baule e le due borse impilate sulla veranda.
“Sono loro”.
“D’accordo ci penso io” rispose Remus, estraendo la bacchetta.
Hermione tornò in cucina per salutare la madre.
“Mi spiace che tuo padre non sia qui a salutarti”.
“Non poteva certo fare aspettare l’ascesso della signora Collins” rispose Hermione, abbracciandola. “E poi ci siamo già salutati prima, non preoccuparti”.
“Va bene, fa buon viaggio piccola”.
“Grazie, mamma e cerca di non essere troppo apprensiva”.
“Ci proverò”.
La signora Granger la accompagnò alla porta, dove salutò i suoi accompagnatori e finalmente partirono verso il Ministero della Magia.
Come sempre l’Atrio del Ministero era molto affolato, ma in ogni caso riuscirono con facilità a raggiungere l’Ufficio Passaporte.
“Desidera?” domandò una anziana strega.
“Sono Hermione Granger, ho richiesto una Passaporta per Salem per le quattordici di oggi” rispose Hermione, mostrandole la lettera di conferma che aveva ricevuto dal Ministero.
“Certo, signorina Granger” borbottò la strega. “La sua Passaporta parte tra dieci minuti dalla pedana B”.
“La ringrazio”.
“Buon viaggio”.
Hermione si rimise in tasca la lettera di conferma e tornò dai suoi amici “Piattaforma B”.
“È quella” disse Ginny, indicando il cerchio più a sinistra dei quattro disposti nell’atrio di partenze dell’Ufficio.
Hermione guardò nervosamente l’ora e poi scrutò l’ufficio.
“Cosa guardi?” domandò Harry,
“Severus” disse sconsolata Hermione. “Ha detto che forse sarebbe venuto a salutarmi”.
“C’è ancora tempo” la confortò Ginny.
“Per adesso ti salutiamo noi” aggiunse Remus, fecendo un passo in avanti per abbracciarla.
“Grazie, Remus! Grazie di tutto”.
“Di niente, ci vediamo a Natale, scrivimi qualche volta” rispose il mannaro, sciogliendosi dall’abbraccio.
“Non mancherò” rispose Hermione, si voltò e abbracciò Harry e Ginny contemporaneamente. “Mi mancherete ragazzi”.
“Anche tu” mormorò Ginny, con gli occhi lucidi. “Sarà noioso senza di te qua in giro”.
“Una vera palla” confermò Harry. “Fatti valere d’accordo, fagli vedere a quelli americani cosa vuol dire venire da Hogwarts”.
“Lo spero, da Salem sono usciti molti grandi maghi” rispose Hermione, annuendo.
“Già, lo sapevi che nei dintorni dell’Accademia di Salem c’è il più esclusivo e importante gruppo di pozionisti?”
Hermione rimase immobile, sentendo quella voce profonda confermare le sue parole.
“Severus!” esclamò voltantosi.
“Buongiorno”.
Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola quando viene una sacca nera da viaggio stretta nella mano destra del professore.
“Adesso non montarti la testa” disse Severus.
“Sì… Ma tu… Ma… Vieni con me?”
“No, io vado dall’esclusivo e importante gruppo di pozionisti di Salem” precisò Severus, sorridendo.
“Perché non me l’hai detto?”
“Non vedo riempire troppo la tua testolina”.
“Da quanto lo sai?”
“Un paio di settimane” borbottò Severus, alzando le spalle.
“Ma come farai con i tuoi studenti e la scuola?”
“Lumacorno ha accettato di sostituirmi, ma starò via solo un trimestre. Voglio tornare prima che quel vecchio rovini troppo i miei studenti”
Hermione si sporse verso di lui, sentedosi gli occhi inumiditi e lo strinse forte. “Grazie Severus”.
“Sì ok, mollami adesso, mi stai strozzando” rispose il professore, districandosi dall’abbraccio. “Datti una mossa o perderemo la Passaporta”.
Herimone lo seguì con lo sguardo mentre si avvicinava alla piattaforma B e si voltò gongolante cercando lo sguardo degli amici “Fantastico, vero?”
“Davvero” disse Ginny, sorridendo.
“Sono felice per te” aggiunse Remus.
“È davvero incredibile” commentò Harry, sghignazzando.
Hermione gli diede un buffetto. “Non prenderlo in giro”.
“Non sto prendendo in giro nessuno, ma è davvero incredibile quando tu abbia inciso su di lui” si giustificò Harry. “Sono felice, sembra davvero che tu abbia trovato la tua perfetta metà, anche se a volte è un po’ scorbutico”.
“Grazie Harry, grazie ragazzi, ci vediamo a Natale!” disse Hermione, sorridendo.
“Se Severus ti fa troppo ammattire mandami un gufo e lo riportò a Hogwarts” scherzò Remus, grattandosi la nuca.
“No, Hermione se lo tiene e basta. Pensa ai poveri studenti, sarebbe un dramma per loro vederlo tornare prima del tempo” commentò Ginny.
Tutti scoppiarono a ridere, dopo un’ultima serie di abbracci e raccomandazione, Hermione lasciò agli amici e si affrettò a salire sulla piattaforma, mentre un grande orologio iniziava a fare il conto alla rovescia. Afferrò una vecchia scatola di latta, sfiorando le dita con quelle di Severus e fissò i suoi occhi scuri. “Sono felice”.
“Anche io”.
“Per me o per i pozionisti?”
“Per i pozionisti naturalmente” rispose Severus, esibendo il suo solito ghigno.
“Non so se crederti”.
“Fai bene”.
Hermione sentì il familiare strappo all’ombelico e l’Ufficio Passaporte con i suoi amici scomparve, rimanevano solo lei e Severus in viaggio oltre l’Atlantico, mai nella sua vita si era sentita più felice.

 

FINE

 

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Buona sera a tutti voi.
Dopo ben 40 capitoli siamo giunti alla fine di questa avventura. Tutte le cose devono finire e mi sembrava bello che l’ultimo capitolo fosse il quaranta, numero tondo ;)
Questa è stata in assoluto la più lunga fanfiction che ho scritto e sicuramente quella che mi ha ispirato ed emozionato di più.
La mia prima long-fic Hermione/Severus, più scrivevo più ho iniziato ad amare questo paring, di cui prima d’ora ho scritto solo una oneshot, così mentre scrivevo questa storia l’amore per questi personaggi aumentava ho scritto qualche altra oneshot su di loro, ma decisamente questo è stato il progetto più lungo nel quale mi sono mai imbarcata.
Spero vivamente che la storia vi sia piaciuta, non avrei mai potuto arrivare a questo punto senza i miei fidati lettori e recensori. Quindi, grazie ragazzi, grazie di cuore a tutti voi innumerevoli commentatori che avete seguito questa storia. I vostri commenti mi hanno riempito di orgoglio e mi hanno aiutato a migliorare.
A questo punto, se desiderate leggere altre storie su questo paring devo assolutamente consigliare di visitare il profilo di Disincanto294 e leggere le sue fanfiction: Marks of Weakness (conclusa),  It’s not just sex (conclusa), The Key to my Heart (in corso) ed Eveloped Souls (in corso)! Disicantato scrivere davvero benissimo su questa coppia e le sue fanfiction sono sempre originali. Inoltre, vi consiglio Phoenix Trilogy (trilogia della fenice) di grangerous, tradotta da Anne London. Io l’ho scoperta poco tempo fa e l’ho assolutamente amata!
Naturalmente vorrei citare LeMalandrine95, non scrive su questo paring, ma le sue storie sono veramente eccezionali, quindi passate dal suo profilo ;)
Bene, direi che è tutto, grazie ancora a tutti coloro che hanno commentato!
Spero davvero che il finale di A Strange Love vi sia piaciuto! Lasciatemi un commentino, mi raccomando ;)
A presto
Baci
HermCH

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