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di wisegirl31
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Domande senza risposta ***
Capitolo 3: *** Vuoto ***
Capitolo 4: *** Strani incontri ***
Capitolo 5: *** Finalmente al Campo Mezzosangue ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO

 

Carlotta era ignara di quello che sarebbe successo quella sera. Faceva finta di ascoltare una di quelle noiose discussioni tra parenti, alcuni di cui non si ricordava nemmeno il nome, ma era altrove persa nei suoi pensieri. Non vedeva l'ora che quella conversazione finisse per potersi ritirare nella sua stanza e leggere fino a tarda notte.

Carlotta amava leggere: si avventurava tra quelle parole che la portavano in altri mondi, che le permettevano di viaggiare. Viaggiare, una cosa impossibile dato che la sua famiglia era povera e l'unico viaggio che le era permesso era il tragitto casa-nonni. Si trovava molto bene a casa dei suoi nonni, a eccezione di momenti come quello, quando arrivavano nuovi parenti sconosciuti e doveva ascoltarli su argomenti noiosi. In quel momento per esempio stavano parlando della morte del gattino di una persona anziana, probabilmente una sua parente.

E poi BOOM! Crollò il tetto al centro della stanza e delle nuvole temporalesche piombarono – letteralmente – proprio davanti a lei assumendo una forma umana.

Ho le allucinazioni pensò prima che tutto si facesse buio, tra le urla dei presenti.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Questa è la mia prima ff e spero davvero che vi piaccia. vi prego di recensirla: le recensioni sono bene accette, anche le critiche, in modo che io possa corregere il mio modo di scrivere in caso di errori. Penso che pubblicherò il prossimo capitolo verso settembre. Il prologo è corto purtroppo... ma non importa xD! Non posso fare altro che salutarvi e andare a scrivere il nuovo capito. Bye!

- figlia di Atena

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Capitolo 2
*** Domande senza risposta ***


DOMANDE SENZA RISPOSTA


- Secondo te riuscirà a sopravvivere? - sembrava la voce di mia nonna ma i suoni arrivavano ovattati ed era difficile distinguere a chi apparteneva quella voce.

- Sì, se la caverà - forse era mio nonno, ma chi può accertarlo? Poteva essere il medico.

- Appena si sveglierà le rivelerai tutto?

Rivelarmi tutto? Cosa diavolo sta succedendo? E chi ha parlato? Un vecchio amico di nonno?

Tutto intorno a me si fece di nuovo buio e non sentii la risposta...

 

- Sono passati due giorni e ancora non si è svegliata - esclamò quella che sembrava la voce di mia nonna - sicuro che è ancora viva?

- Mi fido di lui, cara. E lui sa meglio di tutti se è ancora viva o morta. Riprenderà coscienza presto vedrai. È più forte di quanto pensassimo.

- Allora cos'è che ti turba, caro?

- È questa ferita. È mortale quindi non sopravviverò e neanche l'ambrosia mi aiuterà. Temo di non riuscire a vivere abbastanza da dire tutto a Carlotta -

Ambrosia? Ferita mortale? Dirmi tutto?

Ma ancora una volta intorno a me si fece tutto buio...

 

- Caro, ho paura che non sopravviverà! La botta che ha preso in testa era molto forte e anche se non sanguina la ferita non si chiude!

- Cara, ho conosciuto mezzosangue che sono rimasti svenuti per un tempo maggiore con ferite peggiori di questa.

Mezzosangue?

- Lo so, ma...

- Non preoccuparti...

Il buio mi circondò per l'ennesima volta.

 

- Uhmm...

- Che succede, amore mio?

- Il prossimo volo aereo non ha posti liberi. Si liberano due posti soltanto lunedì prossimo. Cinque giorni. Troppi, ma che ci possiamo fare? San Francisco è lontana, non possiamo raggiungerla né con la nave né con il treno né con qualunque altro mezzo di trasporto che non sia l'aereo...

- Potremmo chiedere al Campo se mandano una biga per prenderla e portarla lì, ma è troppo pericoloso.

Biga? Avrò sentito male...

- Prenoto questo volo aereo? Aah, ci toccherà spendere tantissimi soldi...

- Non importa, prenotalo. Io morirò lo stesso, tu dirai a Carlotta dove dovrà andare e poi raggiungerai i tuoi parenti in Florida.

San Francisco? Non avevo mai viaggiato! Non è possibile, sto sognando tutto. Mio nonno sta morendo! Un Campo? Ma di cosa stanno parlando! Tutto questo è un sogno non è possibile, non può essere vero... Ancora buio.

 

- Quattro giorni. Quattro!! E tu stai peggiorando. Cosa le dirò se morirai, mentre lei è incosciente?

- Le darai una lettera che io ora ti detterò.

- Vado a prendere carta e penna.

- Sii veloce. Ogni minuto che passa divento più debole e mi avvicino alla morte.

Sentii dei passi allontanarsi. E mio nonno che parlava da solo.

- Starà bene. Anche senza la mia protezione. Al Campo la terranno al sicuro e io potrò riposare in pace, con la coscienza a posto. Al Campo si sentirà sicuramente a casa...

Sentii dei passi avvicinarsi.

- Ho portato carta e penna.

- Siediti, sarà una lettera molto lunga, sono tante le cose che le devo spiegare.

- Inizia a dettare.

Di nuovo buio.

 

- Stai troppo male! Non puoi restare qui accanto a lei.

- E se si sveglia mentre io mi sto avviando verso la camera o mentre io non sono qui accanto a lei? Devo...

- Tu non devi niente! E ora vai a sdraiarti e a riposarti, ne hai assolutamente bisogno!

- E se attaccano di nuovo mentre dormo?

Attaccano? Chi?

- Lo sai che senza riposo, non puoi combattere bene. Ti sconfiggerebbero subito!

Combattere? Contro cosa?

- Come sempre hai ragione, cara...

- Lo so. E ora fila a letto, caro!

- ...ma vorrei restare con Carlotta fino alla fine di questa giornata.

- Non se ne parla nemmeno...

- Per favore!

- ...e ora torna in camera a riposarti o ti ci porto io con la forza!

- Tu credi di essere più forte di me?

- Certamente, quando sei in queste condizioni.

- Hai vinto. Vinci sempre te.

Di nuovo le tenebre.

 

La luce riscaldava il corpo di Carlotta; aveva finalmente recuperato tutti i sensi. Riuscì ad aprire gli occhi dopo qualche minuto: si trovava nella sua camera da letto.

Mi sono addormentata durante la conversazione, era tutto un sogno e mio nonno è vivo. Sorrise a quel pensiero: non era coraggiosa, non lo era mai stata e preferiva vivere una vita noiosa invece di vivere in costante pericolo.

Sono una codarda, dovrei affrontare i miei problemi e invece continuo a scappare dentro le mura che mi sono costruita intorno pensò, ma ricacciò quel pensiero. Stava per cominciare un'altra noiosa giornata.

Lei odiava l'estate: preferiva andare a scuola piuttosto che rimanere a casa a rigirarsi i pollici perché non aveva nulla da fare.

Carlotta non aveva amici: per gli altri era solamente l'antipatica secchiona della classe. Nessuno parlava con lei: ma perché avrebbe dovuto? Perché i suoi compagni di classe avrebbero dovuto fare amicizia con lei? Era già stata targata come l'antipatica della classe il primo giorno di scuola, anche se non aveva parlato con nessuno.

Già, è così che considerano i secchioni senza parlarci: antipatici e noiosi.

La sua vita era noiosa; almeno la scuola, anche se la odiava, le dava qualcosa da fare. Ecco perché era intelligente: perché a casa non poteva fare altro che studiare o leggere. Un po' le piaceva studiare, ma preferiva leggere. Niente secondo Carlotta era bello quanto leggere: immergersi in un mondo che va oltre la realtà, dove tutto era possibile e poteva accadere...

Odiava le storie d'amore che leggevano le ragazze della sua età: erano tutte uguali! E odiava anche i libri da leggere che assegnavano in classe: erano tutte biografie, autobiografie o storie di vite realmente esistite molto noiose.

Adorava leggere i libri fantasy e di fantascienza, ma purtroppo non poteva permettersi di comprarli. Doveva andare alla biblioteca del paese – per fortuna ce n'era una – e lungo la strada doveva incontrare i compagni di classe che la ignoravano o la prendevano in giro. Lei li ignorava e tirava dritto per la sua strada.

Odiava anche i pettegolezzi che erano sempre al centro delle discussioni delle ragazze della sua scuola. Ma chissene frega chi si è fidanzato con chi! Oppure tutte le altre scemenze di cui parlavano. Sembravano tante oche mentre parlavano di gossip e di cronaca rosa!

Basta guardarle con tutto quel trucco in faccia: sembrano delle oche più artificiali che naturali! Poi come si comportano: pensano di essere bellisime e perfette! Come se non avessero nessun difetto, ma in realtà di difetti ne hanno tanti!

Non che Carlotta si sentisse come se non avesse nessun difetto, anzi pensava di non avere nessun pregio. Schiva, introversa, timida: tutte cose che odiava di se stessa. Purtroppo non aveva una soluzione a questi problemi e a migliorare non ci riusciva.

Si alzò e subito le girò la testa. Tutto divenne rosso e lei riperse conoscenza.

Quando si risvegliò era distesa a terra: fitte lancinanti le facevano dolere la testa. Si rialzò stavolta lentamente per evitare di svenire di nuovo. Probabilmente era svenuta per un calo di zuccheri. Si diresse piano verso la cucina per andare a fare colazione: si sentiva come se non avesse mangiato per svariati giorni. Aveva anche la bocca secca come se non avesse bevuto per svariati giorni. Questo però era impossibile: si era addormentata solo ieri! Guardò fuori e scoprì che era quasi il tramonto. Forse era per questo che aveva così tanta fame e sete: aveva dormito tutto il giorno.

A metà strada tra la sua camera e la cucina un urlo la fece fermare. L'urlo veniva dalle stanze dei suoi nonni. Carlotta, abbandonando le precauzioni prese per evitare di svenire di nuovo, si mise a correre. Okay, è stata una cattiva idea correre. Dovette rallentare perché le dolevano le gambe, come se avesse passato giorni interni senza muoversi. Strano, però: si era addormentata solamente ieri sera. O almeno era quello che credeva lei. Lungo la strada controllò l'orologio: era già sabato! Ma non era possibile: era come se lei avesse dormito per otto giorni di seguito. Che strano.

Ma non aveva tempo per pensare a questa stranezza: era arrivata alla stanza da dove proveniva l'urlo. Entrò e rimase sconvolta per quello che vide.

- È morto! Morto! - sua nonna era sconvolta. Allora era lei che aveva urlato. Il motivo? Suo nonno era morto. Carlotta sentiva le lacrime scorrere lungo le guance e non riusciva a parlare.

È tutto vero, tutto!

Non sapeva bene come definire il dolore che provava, non esistevano parole per esprimere ciò che lei provava in quel momento.

 

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Carlotta guardò fuori dalla finestra: era notte fonda. Era stata al capezzale di suo nonno per ore senza neanche accorgersene!

In quel momento si accorse anche di avere le ginocchia indolenzite. Scoprì di essere stata in ginocchio per ore, a pregare non-so-quale-dio e a piangere. Carlotta non credeva in nessun dio perciò era strano che incosciamente si fosse messa a pregare. Guardò intorno a sé: sua nonna non c'era. Si chiese perché non fosse lì accanto a lei, ma non aveva risposta a questa domanda che si aggiunse alla sfilza di domande senza risposta. All'improvviso ricordò alcune delle conversazioni che aveva sentito mentre era svenuta.

Di che cosa stavano parlando?...Ora ricordo:un campo, mezzosangue, combattimenti, attacchi, vivi, morti, ferite gravi, voli aerei, San Francisco, lettere...

Aveva un mal di testa tremendo: finalmente ricordava tutto, ma era così irreale che si convinse di nuovo che si era sognata tutto. Insomma, lei sarebbe andata in America? Impossibile, non aveva neanche visitato le cittadine vicino al suo paese, i suoi non le avevano permesso di partecipare alle gite scolastiche e ora lei avrebbe fatto un viaggio intercontinentale?

Stupida! Quello te lo sarai immaginata! Come tutto quello che hai sentito mentre eri svenuta.

Carlotta si rimproverò mentalmente ma poi ripensò a quello che aveva sentito mentre era incosciente: suo nonno che diceva che stava morendo, che la sua ferita era mortale...

Alzò lo sguardo – fino ad allora non si era accorta che teneva gli occhi fissi sul pavimento persa nei suoi pensieri – e si voltò verso suo nonno.

Come aveva fatto a non notare il sangue sulle coperte che era uscito da quella orribile ferita al fianco?

Carlotta dovette andare in bagno per riprendersi e quando ritornò dove giaceva suo nonno trovò la nonna ad aspettarla. Aveva gli occhi rossi e gonfi di lacrime.

- Ti devo rivelare molte cose, piccola mia.


Cari lettori,
sono tornata con un nuovo capitolo! Vi ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato per un prologo così corto e così schifoso. Per la prima parte, quando Carlotta è in coma, mi sono basata su quelle dicerie che dicono che le persone in coma sentono le voci intorno a loro. Non so se sia vero o no, ma ho deciso di inserirlo nella prima parte del capitolo. Spero che questo capitolo piaccia alle persone così gentili da non ammettere che il prologo faceva schifo da recensire il prologo e anche a voi lettori silenziosi. Che altro dire? Sinceramente non mi aspettavo così tante recensioni per il prologo e ringrazio ancora una volta i recensori così gentili.
Tornerò con un altro capitolo, non so quando visto che mi aspettano delle settimane con miliardi di impegni.

Ciaoo! 
-figlia di Atena

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Capitolo 3
*** Vuoto ***


VUOTO


Ti devo rivelare molte cose, piccola mia.

Quelle parole non volevano andarsene, erano impresse nella sua mente e per colpa loro era vittima di crisi isteriche.

Carlotta si trovava nell'aeroporto insieme a sua nonna, in attesa del volo per San Francisco. Era insonnolita per essersi svegliata prima che il sole sorgesse.

Correva in un bosco inseguita dai lupi e poi all'improvviso una luce; quando la luce svanì si ritrovava in un luogo desolato e allo stesso tempo affollato: spiriti silenziosi e malinconici vagavano senza meta per una pianura punteggiata quà e là da piccoli alberi. Cercò di fermare uno spirito per chiedergli dove si trovava, ma esso guardò nella sua direzione e non vedendola borbottò qualcosa di incomprensibile. Lei era invisibile in un campo di spiriti. Si guardò intorno: da una parte oltre quei campi si ergevano delle colline infuocate e si udivano urla agghiaccianti, alle quali nessuno spirito faceva caso; dall'altra vi era una piccola zona soleggiata che in quel posto sembrava il paradiso. O forse lo era. Forse si trovava nel regno dei morti, ma non le interessava approfondire: voleva uscire. Si girò alla ricerca dell'uscita e un mostro la attaccò.

Carlotta si era svegliata in un bagno di sudore, poco prima che la nonna entrasse in camera sua e le dicesse di svegliarsi. La nonna non sembrava essersi sorpresa nel vedere la nipote già sveglia e non le spiegò perché dovevano svegliarsi presto. Dopotutto la nonna aveva parlato poco in quelle giornate e dopo quella frase, non aveva ancora dato spiegazioni a riguardo. Carlotta aveva capito fin da subito che non doveva fare domande: sua nonna aveva perso da poco una persona che amava moltissimo e con la quale aveva vissuto per più di cinquanta anni. Era normale che fosse sconvolta.

Proprio come me.

Carlotta si era alzata e si era preparata con impresse nella mente quella frase e l'incubo avuto quella notte. Poi ricordò: quel giorno era lunedì e quando era svenuta aveva sentito che avrebbero preso il volo per San Francisco. Non sapeva se crederci oppure no, ma come al solito non fece domande e si preparò in silenzio. Quando partirono il sole era appena sorto. Il viaggio era stato silenzioso e malinconico: nonostante Carlotta volesse vedere posti nuovi, lasciare quel posto per sempre la rendeva nostalgica. Bisogna aggiungere anche che suo nonno era morto due giorni prima.

In quei due giorni Carlotta aveva scoperto un'altra ennesima cosa strana: quel giorno così lontano, quando quei mostri avevano attaccato, il tetto era crollato. Poi quando aveva ripreso i sensi aveva notato che non vi erano le macerie dove il soffitto era crollato. Neanche uno strato di polvere. Era tutto tornato come prima. In più nessuno aveva chiamato la polizia quel giorno.

In quel momento Carlotta si trovava in quel affollatissimo aeroporto. Era lì da circa due ore e un po' per l'attesa lunga, un po' per quelle maledette voci nella sua testa, stava per avere una crisi isterica.

Ti devo rivelare molte cose, piccola mia...

L'incubo era così reale...

Cosa sta succendendo...

Non capisco più nulla...

Mio nonno è morto...

- Stai zitta! - borbottò tra i denti stretti. Non ne poteva più. Alcune persone si girarono a guardarla come se fosse pazza, ma a lei non importava. Non gliene fregava più di quello che diceva la gente alle sue spalle o di come la consideravano.

Annunciarono che il loro aereo era pronto per partire. Si alzarono e mostrarono i loro biglietti, poi entrarono nell'aereo. Presero posto: Carlotta accanto al finestrino, in modo da poter guardare tutto dall'alto. Era emozionata: era il suo primo volo in aereo! Sua nonna invece stava diventando sempre più nervosa.

Alla fine Carlotta sbottò - Mi vuoi spiegare cosa sta succendendo? Perché stiamo partendo? Perché?

Lo disse con un tono di voce un po' troppo alto e molte persone si girarono a guardarla.

- Ora te lo spiego. Aspettiamo, però, che l'aereo parta. - sussurrò la nonna con lo sguardo addolorato.

Carlotta annuì. Il decollo fu lungo, ma appena l'aereo si staccò da terra lei si sentì meglio e i suoi pensieri si schiarirono e non la torturarono più. O forse erano rimasti a terra. Insomma Carlotta aveva le idee chiare per la prima volta da quando aveva visto suo nonno morto.

- Nonna, scusami. Non intendevo urlare, ma non riuscivo più a capire nulla e avevo un mal di testa tremendo.

- Comprendo la tua confusione, ora ti spiego. Gli d...

- Hey, Carlotta! Anche tu in viaggio verso l'America?

- Ehm, sì.

Carlotta annuì per niente contenta. Una ragazza bellissima dai capelli neri e dagli occhi che a volte erano verdi, a volte erano blu oceano, era seduta davanti a lei.

Per quale diavolo motivo Emma Wiston è qui,?

Carlotta la detestava per vari motivi. Emma era la più popolare della scuola e nonostante fosse più simpatica e gentile degli altri la derideva come tutti. Non sembrava approvare i pettegolezzi delle sue amiche, ma non si lamentava mai quando iniziavano con i loro battibecchi.

Se io fossi stata amica delle mie compagnie di classe, avrei dato loro dei bei ceffoni per svegliarle e anche per far capire loro che sono stupidi i loro battibecchi. Sono proprio delle oche. Anche Wiston lo è.

Emma abitava nella più bella villa del paese, i suoi genitori erano ricchissimi. Lei aveva origini americane, era nata negli Stati Uniti, ma giravano delle voci che dicevano che non vi era più tornata.

Che strana gente...

Ogni cosa che indossava le stava bene addosso. Rimaneva sempre perfetta, sembrava una modella.

Ma come è conciata adesso?!

Emma aveva i vestiti strappati, foglie e rametti tra i capelli ora disordinati, graffi su tutta la pelle. Sembrava che stesse scappando da qualcosa o da qualcuno.

E sorrideva.

- Che ti è successo? - chiese Carlotta, sorpresa sia per la comparsa di Emma, sia per come era conciata

- Sono sicura che non mi credi.

- Mettimi alla prova.

- Okay, i miei genitori mi hanno detto che dovevo andare a New York, ad un Campo che loro hanno definito "per quelli come te", mi hanno prenotato questo volo aereo e quando scenderò cercherò questo campo.

Carlotta aveva imparato a leggere le persone dalla faccia e aveva capito che stava nascondendo qualcosa, che non era tutta la verità. Prima di dirlo, però, sua nonna la anticipò.

- Sei una mezzosangue, una semidea.

- Così hanno detto i miei genitori.

- Anche tu lo sei, Carlotta.

- Io sono cosa?

- Una mezzosangue, una ragazza nelle cui vene scorre sangue divino e sangue mortale.

Mi stanno giocando un brutto scherzo!

- Smettetela di prendermi in giro e ditemi la verità.

- Tutto questo non è uno scherzo, Carlotta. Gli dei romani sono ancora vivi e tu sei una discendente di...

- L'ala sinistra va a fuoco!

Urlò Carlotta prima che la nonna finisse la frase. Non sapeva come faceva a saperlo, ma guardando fuori scoprì che aveva ragione. In lontananza si scorgeva il profilo di New York, ma l'aereo stava precipitando in alto mare. I soccorsi sarebbero arrivati troppo tardi.

Ecco come moritò: precipitando.

Intanto la nonna le stava dando degli ordini tra le urla dei presenti.

- Carlotta non pensare a me, pensa a salvare Emma! Lei è più importante di me e non pensarci due volte! La mia ora è giunta, ma tu non pensare a me, cerca di salvare solo te e Emma, non sprecare le tue energie! Emma aggrappati a Carlotta e quando precipiterete in mare, portala il più velocemente a riva. Carlotta, dimenticavo, c'è una lettera da parte di tuo nonno nella mia borsa. E prendi anche l'orologio! Non fare domande è tutto spiegato nella lettera.

Carlotta annuì e fece come le era stato ordinato: non era l'ora di pensare o di fare domande, era l'ora di agire. Emma si era aggrappata a lei e si gettarono fuori dall'aereo prima che questi esplodesse.

Sto precipitando. Sto morendo.

Pensò Carlotta prima che la corrente d'aria li sostenesse. Ma questo era impossibile! Quella stessa corrente d'aria li portò lentamente in acqua. Carlotta si sentì improvvisamente debole, come se quella corrente d'aria, che aveva fatto anche da scudo contro i detriti dell'aereo, si fosse alimentata con le sue energie. Dei mostri attaccarono, ma Emma, non si sa come, evocò una barriera d'acqua che li fermò. Sembrava più forte in acqua: subito la prese e grazie alle correnti marine sfrecciarono verso la riva. Appena raggiunta la terra la barriera d'acqua si dissolse e i mostri le raggiunsero velocissimi. In quei pochi secondi Carlotta notò che la sua lettera non era bagnata e che l'orologio era apparso magicamente al suo polso. Al posto dei numeri c'erano delle immagini di armi, ma non aveva tempo per capire come funzionava. All'improvviso tuonò.

Fantastico! Ci mancava solo il temporale. Quanto vorrei che un fulmine colpisse quei mostri.

Stranamente due fulmini colpirono due mostri polverizzandoli. Gli altri due vennero fatti fuori da un'onda e si polverizzarono anch'essi.

Carlotta ed Emma erano sotto la pioggia, sconvolte. Emma era svenuta per la stanchezza e anche Carlotta era sul punto di svenire. Emma rinvenì quando l'acqua dell'oceano raggiunse la sua faccia.

- Dove siamo?

- Benvenuta a New York, Wiston!

- Dobbiamo andare subito al Campo!

- Tu sai dov'è?

- Sì, seguimi.

- Stiamo per cominciare una nuova vita, vero? Se è così allora voglio cambiare il mio nome.

- Sul serio? Allora dovrai cambiare anche il cognome. Perché, sì, stiamo per cominciare una nuova vita.

- Non mi chiamerò più Carlotta, quindi evita di chiamarmi così.

- Certo. E come ti chiamerai?

- Lo scoprirai presto.

Sorrise.


Ciao lettori!
spero che vi piaccia questo nuovo bruttissimo capitolo! L'ho pubblicato presto perché tante idee mi frullavano in testa e perché nelle settimane a seguire forse non avrò il tempo per pubblicare a distanza di pochi giorni nuovi capitoli. Ora ritorniamo al capitolo: avete capito chi è il genitore divino di Emma? E da chi discende Carlotta? Anche se l'avete capito, vi aspetteranno nuove sorprese! Ringrazio chi ha recensito perché mi ha dato un motivo per continuare la storia, e ringrazio anche i lettori silenziosi che potrebbero anche scrivermi un paio di paroline nella recensione. Vorrei ricordare che accetto anche le recensioni negative. Mi sono dimenticata di ringraziare le persone che hanno messo questa storia tra le seguite, le ricordate e le preferite.
Proverò ad aggiornare presto,
-figlia di Atena

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Capitolo 4
*** Strani incontri ***


 

STRANI INCONTRI


Emma POV

Camminarono per molte ore e ancora non avevano trovato il luogo. Emma doveva ammettere che Carlotta – per ora la chiamava così, non sapendo ancora che nome avrebbe scelto – era una brava camminatrice. Durante la ricerca del Campo, non si era lamentata per niente dei piedi doloranti, mentre Emma dovette chiedere di fermarsi un paio di volte per riposarsi e controllare per l'ennesima volta la mappa di New York. In quel momento erano sedute ad un tavolino di un bar sulle rive dell'East River a bere caffé e a cercare di capire dove era il Campo – come aveva detto sua madre? Ah, sì – Mezzosangue.

- Sicura che l'indirizzo sia giusto, Emma? - esclamò Carlotta, dopo aver chiesto informazioni al cameriere senza risultato. Avevano posto la stessa domanda a molti tassisti newyorkesi, ma nessuno aveva mai sentito parlare di una certa Collina Mezzosangue.

- Sì, ho chiesto a mia madre di ripetermelo per scrivermelo sul braccio e non dimenticarlo.

E se mia madre avesse mentito? Dopotutto mi ha mentito sulle mie origini e mi ha trattato male.

Accantonò quei pensieri e mostrò a Carlotta il braccio doveva aveva scritto l'indirizzo del Campo:


Collina Mezzosangue

Farm Road 3141

Long Island, New York 11954

 

Erano andate a Long Island e avevano chiesto a chiunque dov'era, ma non avevano ottenuto informazioni. Alla fine avevano deciso di andare alla ricerca del Campo e avevano camminato un po' ovunque.

- Perché non apri quella stramaledetta lettera! Magari c'è scritto come raggiungere il Campo senza dover girare a vuoto! - sbottò Emma.

Carlotta la fulminò letteralmente con lo squardo e Emma quasi si pentì di essersi arrabbiata.

- Mio nonno è morto. Ah lasciamo perdere, non capirai mai!

Quanto è testarda! Certo che la potrei capire.

Carlotta sorprese Emma aprendo la lettera e iniziandola a leggere. Sotto lo squardo stupito della ragazza iniziò a piangere.

 

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Carlotta POV

Carlotta non intendeva piangere. Quando prese la lettera, però, non riuscì a trattenere le lacrime.

- Stai bene? - le chiese allarmata Emma.

Ovvio che non sto bene! Quanto è stupida.

Carlotta, però, annuì.

Iniziò a leggere la lettera del nonno:

 

Cara Carlotta,

quando leggerai questa lettera è molto probabile che io mi trovi negli Inferi. Ti starai domandando sicuramente perché ho usato la parola 'Inferi'. Ora mi spiego: gli Inferi, detti anche il regno dei morti, è un regno sotto il controllo di Plutone (il dio romano dei morti e delle ricchezze sotterranee) dove vanno gli spiriti dei morti. Lì i morti, secondo le loro azioni, vengono mandati nei Campi della Pena (chi ha compiuto cattive azioni) o nelle Praterie degli Asfodeli (chi non ha fatto niente di male, ma neanche qualcosa di bene) o nell'Elisio (chi ha compiuto buone o eroiche azioni). Io spero di finire nell'Elisio. Riguardo all'Elisio devi sapere che si può scegliere di rinascere tre volte per poi andare nelle Isole dei Beati. Ovviamente devi finire tre volte nell'Elisio per poter andare lì.

Ma torniamo a noi: io sono un semidio, figlio di Giove (re degli dei e signore dei cieli). Quindi tu saresti una discendente di Giove: hai ereditato i miei poteri. Ti starai chiedendo perché tuo padre non ti ha detto di questi poteri o perché non ti abbia insegnato ad usarli. La questione è semplice: tuo padre mi credeva un mostro e ha rinnegato i poteri che aveva. Ha cercato anche di tenerti all'oscuro di tutto questo perché come ha detto lui 'non voglio crescere un mostro'. Ormai, però, non si può più tornare indietro. Quel giorno – quello in cui sei svenuta – dei ventus, spiriti della tempesta, avevano attaccato. Ho combattuto, ma i miei riflessi non sono più come quelli di una volta e prima di riuscire a sconfiggerli mi hanno ferito al fianco. Una ferita mortale.

Ti starai domandando cos'è un semidio, o mezzosangue: i semidei sono i figli di un mortale e di un dio o una dea romana. Il nostro compito è di allenarci per combattere e difendere i mortali dai mostri nel mondo reale. Siamo eroi, come Ercole ed Enea. Devi sapere, Carlotta, che gli dei romani esistono veramente e che i miti romani sono reali. Lo so che è tutto difficile da capire e che sei confusa, ma col tempo comprenderai.

Devi raggiungere il Campo Giove a San Francisco: l'istinto ti guiderà. A proposito dei tuoi poteri li scoprirai presto, ma non voglio che al Campo ti prendano in giro perché non capisci nulla: ti dò due indizi, aria e fulmini. Ora ti lascio qualche informazione sul Campo Giove. Quando arrivi chiedi il permesso per parlare con i due pretori in carica e mostra il foglio allegato a questa lettera. Grazie a quella lettera ti permetteranno di entrare a far parte del Campo, all'inizio come 'probatio' (e rimarrai tale finché non verrai riconosciuta o finché non sarà passato un anno), poi come legionario romano e con le tue azioni eroiche potrai aumentare di grado. Io stesso sono diventato pretore!

Un'ultima cosa e ho finito: l'orologio!

Avrai notato che anche se lo perdi ti torna al polso. È un'arma. Muovendo la rotella, come se volessi cambiare l'orario, puoi puntare la lancetta su l'arma che vuoi usare e in mano avrai proprio quell'arma. È fatta in oro imperiale, un metallo molto raro usato dai romani per uccidere i mostri, ma non può ferire i mortali. Hai a disposizione dodici armi e imparerai ad usarle tutte come i tuoi poteri.

Ti auguro di arrivare sana e salva al Campo Giove e senza problemi,

Tuo nonno.

 

- Qui non c'è nessun riferimento al Campo Mezzosangue - disse Carlotta tra i singhiozzi - qui nomina un altro Campo che è a San Francisco!

- Per il divino Ermes! Ora che facciamo, come arriviamo a San Francisco?

- Avete bisogno di aiuto?

- AAHH!

Davanti a loro era comparso un tizio in tuta con in mano un cellulare – aspetta un attimo, intorno al cellulare vi erano due serpenti!

"Le hai spaventate!"

"Avete un topo?"

"George, smettila di chiederlo a tutti."

"Ho fame, perché non dovrei chiederlo, Martha?"

- Zitti, voi due! Metto la vibrazione se continuate a litigare!

Allora non ho le allucinazioni, non sono pazza!

- Chi è?

- Ermes in persona, ragazze! Mi sembra che vi siete perse... Dove dovete andare?

Emma mostrò l'indirizzo sul braccio e Ermes capì.

Prima che lui potesse riferire loro dove si trovasse questo Campo, Carlotta disse - Ha parlato con quei serpenti e...

- Ah, giusto! Vi presento George e Martha!

"Ciao, ragazze, io sono Martha!"

"E io George... Avete un topo?"

- Ehm no, ma che ci fanno sul suo cellulare? - domandò Emma.

Il cellulare si trasformò in un caduceo e le due semidee rimasero a bocca aperta. Poco dopo ritornò nella forma di cellulare.

- Bene! E ora vediamo di trovarvi un passaggio per il Campo.

Ermes le portò fuori dalla città, in mezzo ai campi.

- Per arrivare al Campo dovete andare dritto. Alla fine della strada dovete salire sulla collina con un pino. Oltrepassando il pino sarete entrate nei confini sicuri del Campo. Dovete stare attente al drago che difende i confini del Campo!

Ringraziammo per le informazioni e lui sparì.

- Andiamo?

- Certo!

 

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Emma POV

L'incontro con Ermes era stato piuttosto strano. E lo era anche il fatto che nessun mostro dopo l'attacco all'aereo le aveva attaccate. Emma si chiese se fosse una trappola, ma non ebbe il tempo di pensarci perché Carlotta aveva iniziato a correre.

- Aspettami!

La ragazza mora si girò e rise. Anche se in quel momento Carlotta sorrideva, nei suoi occhi Emma vedeva anche tristezza, molta tristezza e confusione.

- Arrivo!

- Sbrigati, non voglio che qualche mostro ci colga di sorpresa.

Quanto è veloce!

Emma correva veloce, ma Carlotta correva come se avesse le ali ai piedi! Dopo mezz'ora raggiunsero la collina e videro il drago. Impallidirono, ma esso non mostrò loro attenzione. Mentre salirono la collina prima di superare i confini del Campo vennero attaccate da quattro mostri – sembravano vampire – e le ragazze colte di sorpresa si prepararono per combattere.

Emma non aveva un'arma quindi raccolse un bastone che le sembrava appuntito e resistente, mentre Carlotta trasformò il suo orologio in spada.

Aspetta un attimo! Quell'orologio si è trasformato in una spada!

La spada sembrava fatta d'oro. Carlotta combattè, come se le avessero insegnato a battersi con una spada quando era piccola, mentre Emma allontanava quelle pseudo-vampire con il bastone. Carlotta polverizzò due mostri e un fulmine polverizzò il terzo. Il quarto venne pugnalato e si polverizzò. Non era stata Carlotta, ma un altro ragazzo.

- Ciao! Mi chiamo Percy Jackson, figlio di Poseidone. Voi?

- Emma Wiston e lei è...

- Madison Stark, è questo il Campo Mezzosangue?

- Sì, entriamo, Chirone vuole parlarvi.

- Chi?

- Chirone è il direttore delle attività del Campo, è un centauro.

- Ah, okay!

- Benvenute al Campo Mezzosangue, dove alleniamo eroi greci per combattere i mostri! Venite!


ANGOLO DELL'AUTRICE
Un altro capitolo orribile è stato pubblicato! Ho deciso che da questo capitolo in poi avremo anche il punto di vista di Emma. Spero che vi piaccia! Ringrazio chi ha recensito questa storia con recensioni molto belle nelle quali non ammettono che è uno schifo. Grazie mille!
A presto,
-figlia di Atena

PS: ringrazio anche chi ha messo questa storia tra le seguite e le preferite!

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Capitolo 5
*** Finalmente al Campo Mezzosangue ***


FINALMENTE AL CAMPO MEZZOSANGUE


Madison POV

Percy Jackson assomigliava tantissimo ad Emma, sia per l'aspetto fisico, sia per il carattere: gli stessi capelli neri, gli stessi occhi verdi (anche se quelli di Emma a volte variavano al blu) e l'essere simpatici.

Altro che simili, sono identici!

- Hai detto di essere figlio di Poseidone.

- Sì. Presto verrete riconosciute anche voi dal vostro genitore divino. Ora, vedete quella casa laggiù? È la Casa Grande. Lì incontrerete Chirone.

Si incamminarono verso quella casa, alla quale Madison dedicò poca attenzione: insomma dovevate vedere da cosa era circondata! Ragazzi in armatura con spade vere che sembravano fatte di bronzo, alcuni combattevano, altri incoccavano frecce contro i bersagli, altri ancora si arrampicavano su una parete dalla quale usciva della lava – aspetta un attimo: lava? – ed altri che avevano zampe di capra. Uno di loro raggiunse Percy ed esclamò - Stasera arriveranno le Cacciatrici!

- Che cosa?! Come hai fatto a saperlo?

- Me l'ha detto Annabeth, che l'ha saputo da un figlio di Ermes.

- Fantastico! Non vedo l'ora di incontrare Talia... Aspetta, questo vuol dire che domani ci sarà la Caccia alla Bandiera.

- Chi sono le Cacciatrici? Chi è Talia?

- Perchè lui ha zampe di capra?

Le due ragazze lo sommersero di domande.

- Oh, scusate. Lui è Grover, un satiro. Le Cacciatrici sono le ancelle di Artemide, la dea della caccia. Se è vero quello che dice Grover, le conoscerete presto.

- Le stai portando da Chirone, vero? Allora vengo con te.

Continuarono a camminare verso la Casa Grande quando accanto a loro passarono un gruppo di ragazze che non si stavano allenando. Madison le paragonò alle pettegole della sua classe.

- Dove le hai trovate queste? Nel cassonetto?

- Stai zitta Drew...

- Come sono vestite poi! Bleah!

- SMETTETELA!!

All'urlo di Emma smisero di ridacchiare. Drew continuò a guardarla in cagnesco, ma smise di fare battute. Ormai, però, la goccia aveva fatto traboccare il vaso e guarda caso le smorfiose si trovavano accanto ai gabinetti. Il muro cadde giù quando un enorme getto d'acqua le colpì.

Emma deve imparare a ignorare quello che dicono gli altri.

 

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Emma POV

- SMETTETELA!!

Controllati! Emma, stai calma, stai calma...

Odiava le persone che si comportavano da smorfiosette: odiava Drew così tanto da volerla vedere bagnata fino al midollo, con il trucco perfetto tutto colato per via dell'acqua. Stranamente successe quello che voleva. Drew e le sue leccapiedi stavano urlando per colpa di un getto d'acqua che aveva buttato giù il muro. Emma non riuscì a trattenersi e rise insieme a Carlotta, pardon Madison, mentre Percy la guardava accigliata.

Percy è carino, ma ha un che di familiare...

- O miei dei, qualcuno mi aiuti! Il mio trucco era così perfetto! È stata quella bastarda! Quella dai capelli neri e la mora le ha fatto da complice!

Mentre Drew si lamentava, Percy le informò che lei e le sue leccapiedi erano figlie di Afrodite.

Ovvio, sono così smorfiose e superficiali!

- Percy, perché Tanaka è bagnata?

- Non lo so...

- Chi sei? - chiese Madison appena smise di ridere.

- Sono Piper McLean, figlia di Afrodite e capocabina della casa 10. Tranquille, io non sono come Drew. Vi potete fidare di me.

Casa 10? Forse più tardi ci spiegheranno meglio. Certo che è proprio bella.

A differenza delle altre figlie di Afrodite, Piper sembrava stare a suo agio senza trucco.

- Piper, adesso dobbiamo andare da Chirone, ci ved... - esclamò Percy non riuscendo completare la frase perché era appena arrivato un centauro.

- Che è successo, Percy? - poi si accorse anche delle due ragazze e disse - Io sono Chirone, il direttore del Campo Mezzosangue e, come vedete, sono un centauro. Sapete che i miti greci sono reali...

- Si, sappiamo quasi tutto, tranne le cose riguardanti questo campo.

- Io non ci sto più capendo nulla, perché lei ha detto miti greci, mentre mio nonno nella lettera ha scritto miti romani?

Chirone si accigliò all'affermazione di Madison e Percy esclamò - Non si riferirà ai semidei ro...

- Percy, che ne dici di accompagnare, ehm come hai detto che si chiama?

- Chi delle due?

Chirone indicò Emma.

- Si chiama Emma, mentre l'altra si chiama Madison.

- Okay, Percy accompagna Emma per il campo e spiegale tutto quello che non sa.

- Niente filmato d'orientamento?

- No. Madison vieni dentro. Vorrei scambiare due parole con te.

 

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Madison POV

Miti greci, miti romani...

Non ci sto capendo più nulla...

Cosa vuole Chirone da me?

Madison seguì Chirone nella Casa Grande ed entrarono in una stanza.

- Chirone, ce ne hai messo di tempo, eh?

- Signor D. abbiamo due nuove mezzosangue.

- Sì, sì. Mostra loro il filmato d'orientamento e mandale nella casa 11. - rispose annoiato quello che si chiamava signor D. mentre beveva Diet Coke.

- Quale casa 11? Che ci faccio qui? - esclamò Madison.

- La ragazza ha ragione e io odio quando i semidei hanno ragione. Che ci fa lei qui, Chirone? Non dovrebbe essere insieme alla sua amichetta a vedere il filmato?

- Mi chiamo Madison. - borbottò lei.

- Sì, Allison. - disse annoiato il signor D. - Allora Chirone che aspetti a rispondermi?

Chirone era accigliato.

- Madison ha nominato una lettera nella quale si nominavano dei e miti romani. Potresti mostrarci questa lettera per favore?

Forse sarei dovuta stare zitta. Troppo tardi.

Madison prese la lettera e gliela diede.

- Signor D. Madison è la nipote di un semidio. Un semidio figlio di uno dei tre pezzi grossi. E questo semidio è romano, viene dal Campo Giove. Forse dovremmo mandarla là...

- Chiedo scusa per aver interrotto la frase, ma io sono stanca e non riuscirei a fare un altro lungo viaggio per un po' di giorni. Potrei restare qui per una settimana? Il tempo di riprendere le forze e poi parto e non mi ripresento più.

- Va bene. Non sono sicuro se metterti nella casa 11 come indeterminata o nella casa 1 dato che sei discendente di Giove.

- La casa 1 andrà bene, Chirone. La casa 11 è piena da scoppiare! E tu Mary vedi di non combinare guai in questi giorni.

- Madison. - borbottò la ragazza, ma il signor D. la ignorò.

- Un'ultima domanda prima di andartene. Perché hai detto a Percy che ti chiamavi Madison, quando qui c'è scritto C...

- Intendevo cambiare nome. Nuova vita, nuovo nome.

Madison corse via. Corse verso degli edifici disposti ad omega Ω. Le avevano detto che le avrebbe soggiornato nella casa 1, ma non sapeva quale era e non capiva la logica delle case.

E ora che faccio?

Un'altra persona le andò a sbattere contro volontariamente. Madison la prese per il polso prima che se ne andasse e la strattonò.

- Drew.

- Oh, chi abbiamo qui? Una novellina?

Madison non rispose.

- Ti sei persa, mostriciattolo?

- Sai, Drew che stavi proprio bene con il trucco tutto disfatto? Dovresti fare un altro bagnetto nei gabinetti, sai?

- COME OSI INSULTARE ME! Tu che sicuramente sei figlia di un dio minore!

- Mi dispiace rovinare le tue aspettative, ma sono discendente di Giove e per tua fortuna me ne andrò al Campo Giove tra una settimana.

- E tu pensi che io creda a queste bugie, miss mozzarella?

Detesto quando mi ricordano che sono pallida. Drew vuole che io mi arrabbi. Bene. Non le permetterò di vincere. Non mi arrabbierò.

- Sei fortunata a parlare con me e non con Emma. Ora miss smorfiosetta avrei da fare.

- Gettati da un burrone, cara.

Che tono dolce quello con cui mi ha augurato di morire!

- E perché di grazia?

- C-come hai fatto a resistere al m-mio ordine?

- Onestamente non eseguirei i tuoi ordini, soprattutto quando si tratta di morire.

Drew la guardò come se volesse ferirla a morte con lo sguardo. Madison si girò e corse lontano cercando con lo sguardo Emma e Percy.

Ma dove sono quei due?!


ANGOLO DELL'AUTRICE
Sono in ritardo! Questo capitolo è stato un po' complicato da scrivere, anche se era solamente di passaggio. Non mi accontentavo di quello che avevo scritto e continuavo a cambiare. Finalmente mi sono decisa a pubblicarlo! Scusate il ritardo. Ora passiamo subito ai ringraziamenti prima che questo angoletto diventi più lungo del capitolo stesso. Ringrazio i recensori che sono molto gentili a sprecare parte del loro tempo a recensire questa storia che fa schifo. ringrazio anche chi la segue e chi l'ha messa nei preferiti. Ringrazio anche i lettori silenziosi: grazie anche a loro il primo capitolo ha superato le 200 visite!
Grazie a tutte le persone che leggono questa storia!
- figlia di Atena

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