Funny Cinema

di __surpriseme__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


«Posso sapere cosa ci fa la donna delle pulizie qui?»  ancora una volta in questa settimana, il regista più grande di tutti i tempi, come lui stesso di definisce o il più grande cornuto di tutti i tempi, come lo chiamo io, mi ha richiamata per farmi uscire da questa stupida sala di registrazione del suo stupido film.
 
Ed ecco due omoni con il petto gonfiato e le spalle forti mi si avvicinano pericolosamente per sollevarmi da terra e sbattermi fuori dall’enorme stanza.
 
«Te la farò pagare!» provo a dimenarmi appesa per aria da questi due e mi aggrappo alla porta con le mani mentre provano a tirarmi per i piedi.
 
«Lasciatemi, devo fargliela pagare!» cerco di convincere i due addetti alla sicurezza a liberarmi dalle loro braccia.
 
«Io non credo, dolcezza» la voce del regista mi risuona nelle orecchie e alzo la faccia, contorta in una smorfia di dolore e sforzo, per guardarlo degli occhi.
 
«Devi smetterla di farmi cacciare in questo modo!» agito un pugno in aria e con l’altra mi reggo alla porta, mentre uno degli scagnozzi mi tiene ancora per le gambe.
 
«Saluti, dolcezza» e con le mani fa scivolare le mie dall’unico appiglio che avevo trovato.
 
«Non finisce qui!» urlo a perdifiato mentre mi trascinano fuori in spalla e io tiro pugni sulle spalle del tizio che mi sta trasportando.
 
«Non entrare più, o dovremo cacciarti un’altra volta» dopo pochi minuti di calma, quello che mi tiene in spalla parla.
 
«Ma io voglio solo assistere alle riprese» mi lamento e lui mi mette giù mentre l’altro mi porge il carrello con tutti gli spazzoloni e i detersivi.
 
«Penso che tu abbia capito che tipo è il capo, torna al tuo lavoro» mi lasciano sola con il broncio sulla faccia e un odio profondo per Harry Styles.
 
Quel pallone gonfiato, pieno di soldi e di una cornutagine assurda. Con la forza tiro fuori uno spazzolone e comincio e pulire i corridoio. Anche se odio con tutta me stessa quel tizio, non posso permettermi di farmi richiamare, potrebbe dirlo al mio datore di lavoro e farmi licenziare all’istante.
 
Ma comunque, devo fargliela pagare. Solo perché hai il potere di farmi cacciare fuori dalla sicurezza non significa che tu possa anche ordinarmi di prendere i tuoi fottuti caffè insieme a quei fottuti biscotti e a quella tua fottuta acqua. Voglio la mancia par fare questo.
 
«Quel figlio di buona donna, pieno di soldi in culo!» continuo a pulire il pavimento con una velocità inaudita, lasciando anche qualche spazio asciutto.
 
No, devo calmarmi, devo mantenere la mia dignità o non sono più Cordelia Miller. E poi non voglio che qualcuno mi richiami per non saper pulire i pavimenti.
 
Torno all’inizio del corridoio e  ricomincio a pulire. Il suolo è nero e lucido ed è una cosa che non sopporto.
 
E mentre borbotto  altre cattiverie contro il più grande cornuto di tutti i tempi, cerco di pulire nel modo migliore che posso fino a quando non sento due mani sulle palpebre e una testa sulla spalla.
 
Chi potrebbe essere? Al momento non aspetto nessuno e non penso che i miei amici abbiano deciso di venire a farmi una sorpresa dopo quello che ho raccontato sulla rigidità delle regole sui visitatori.
 
«Chi è?»
 
«Quel figlio di buona donna, pieno di soldi in culo, oh e anche il più grande cornuto di tutti i tempi» con la mia aggressività prendo le sue mani dalla mia faccia e gliele sbatto sul petto.
 
«Lasciami lavorare» riprendo a fare quello che stavo facendo.
 
«Penso che tu abbia lasciato un pezzo asciutto» mi indica con una mano un pezzo di pavimento, che effettivamente ho lasciato mentre l’altra la mette in tasca.
 
Il suo abbigliamento è molto professionale. Indossa una camicia bianca e dei pantaloni a vita alta color camoscio e dei mocassini scuri. Al collo ha una sciarpa che qualche giorno fa ho gettato nel water e poi ho fatto asciugare al vento prima che lui la trovasse.
 
Sorrido malignamente a questo pensiero. Potrei rifarlo un’altra volta, ma vorrei pensare a qualcosa di più diabolico.
 
«Comunque, vorrei un caffè»
 
«Vai a prenderlo da solo il tuo caffè, le macchinette sono all’entrata» dico mentre continuo a svolgere il mio mestiere.
 
«Sempre acida, la lava pavimenti» commenta e lo sento andare via. E io con la mia rabbia gli corro dietro con il secchio pieno d’acqua.
 
«Adesso hai scocciato!» dico e senza nemmeno essermi accorta che durante la corsa ho fatto cadere un bel po’ d’acqua e con mia grande fortuna mi è finita pure sui piedi.
 
«Cosa…?» lo vedo girarsi mentre io cado sul bagnato e rischio di spezzarmi la schiena.
 
Riapro gli occhi e mi ritrovo il soffitto davanti. 
 
«Vuoi una mano?» mi chiede porgendomela e io con uno schiaffo la respingo.
 
«No, ce la faccio da sola» detto questo mi rialzo da terra.
 
«Certo che sei proprio strana, allora hai cambiato idea, vuoi andare a prendere questo caffè o no?» stingo i pungi e quando sto per prendere il secchio e tirarglielo in faccia mi accorgo che non c’è più acqua.
 
Ah, stupido stronzo!
 
«No!» e a passo pesante con il culo bagnato d’acqua torno alla mia postazione.
 
***
 
«Sono a casa!» urlo per farmi sentire da mia madre. La vedo sbucare dalla parete della cucina sulla sua sedia a rotelle.
 
«Come è andata,  mia infermiera?» mi chiede sorridendo.
 
«Bene grazie» vado dietro di lei e afferro l’impugnatura della carrozzella e la spingo di nuovo in cucina.
 
«Oggi c’era il solito paziente» comincio a parlare.
 
«Quello che ti infastidisce sempre?» chiede alzando il capo per guardarmi.
 
«Già»
 
«Forse gli interessi»
 
«Oh, non credo siamo due mondi opposti e posso sapere come ti è venuto in mente?» chiedo avvicinandola al tavolo.
 
Apro il frigo e con grande tristezza vedo che non c’è niente, dovrò improvvisare qualcosa.
 
«Beh, hai vent’anni tesoro e mi piacerebbe vederti insieme ad un uomo» e io apro uno sportello per vedere se posso trovare qualcosa da mettere sotto i denti.
 
«Mamma te l’ho già detto, per il momento non voglio nessuno nella mia vita» prendo il pacco di pasta mi giro e lo appoggio sul tavolo insieme alle mie mani per guardare dritto in faccia mia madre.
 
«Cordelia!» sento la voce del mio fratellino Tommy che subito dopo compare in cucina.
 
«Guarda, ho preso una A al compito di scienze» Tommy frequenta le scuole medie ed è al primo anno. Credo sia uno dei più bravi della classe, ma a volte vorrei che uscisse con i suoi amichetti invece di passare la giornata sui libri.
 
«E non dimenticare che oggi c’è l’incontro genitori e insegnanti» posa il foglio sul tavolo davanti alla mamma e le lascia un bacio sulla guancia.
 
«Bravo tesoro» la mamma gli accarezza i capelli e poi viene ad abbracciarmi. Mio fratello è il mio opposto, ha i capelli biondi e gli occhi azzurri ed è molto alto per la sua età, mentre io sono castana e ho gli occhi scuri a mandorla o come li chiamano i bambini, occhi a cinese.
 
Credo che dei due, lui sia quello che assomiglia di più al nostro papà e spesso quando lo guardo studiare e ha la fronte corrucciata mi ricorda quando da piccola fissavo papà leggere il giornale.
 
***
 
Sarà mezz’ora che aspetto in fila con mio fratello. Siamo nella sua scuola e stiamo aspettando che questo cazzuto si sbrighi a parlare con questa stupida insegnante.
 
Ma si può sapere cosa hanno da dirsi questi due? Sembrano fidanzati.
 
E come volevasi dimostrare, si stanno slinguazzando davanti ai miei occhi e a quelli di mio fratello. Gli metto le mai sulle palpebre e cerco di individuare per bene il tizio che ho davanti e mi oscura la visuale con il suo cappotto nero.
 
È enorme, molto più alto di me, che sono una teppetta nel mio metro e sessanta. Indosso il mio cappotto scolorito, i miei amatissimi pantaloni grigi, degli stivai e sotto un golfino color avio.
 
Gli occhiali mi scivolano sulla punta del naso quando il simpaticone che ha otturato la fila si gira. Con grande disgusto noto che è quel pallone gonfiato del nuovo regista.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


«Ci rivediamo, dolcezza» mi saluta sorridendo mentre lo guardo accigliata.
 
«Si e adesso spostati, devo parlare con la professoressa» porgo la mia attenzione allo sguardo impiccione dell’insegnante di mio fratello. Indossa una camicetta bianca scollata e una longuette nera. Sento il rumore di un tacco sbattere nervosamente sul pavimento e capisco che è la scarpa della professoressa che ho davanti visto che la sua anca si muove tramando.
 
Vuole fare la diva della situazione. Si passa una mano nei capelli e bagna le labbra con la lingua, saluta un’ultima volta Harry e finalmente quest’ultimo va via.
 
«Bene, adesso posso sapere come se la cava mio fratello a scuola?» metto una mano sulla spalla di mio fratello che mi si avvinghia vicino e lo vedo sorridere soddisfatto perché sa già che lo elogerà per tutta la durata della nostra conversazione.
 
«Il nostro Tommy è un vero genietto» ed è così che ogni sua insegnante lo definisce.
 
Genietto.
 
Sono orgogliosa di mio fratello. Sono sicura che un giorno diventerà qualcuno di successo e guadagnerà un sacco di soldi.
 
«Ha voti altissimi in tutte le materie, l’unica pecca…»
 
Pecca? Che pecca?
 
Guardo Tommy con uno sguardo da:”Cosa sta dicendo?” e lui scrolla le spalle e scuote la testa velocemente.
 
«Ha dei problemi con i compagni, dovrebbe aprirsi un po’ di più»
 
Oh, è questo il problema? Credevo che fosse qualcosa di molto più grave. Pensavo che fosse uno di quei bulletti che prende di mira i compagni più debolucci e li umilia davanti a tutti. In effetti, non mi dispiacerebbe vedere che mio fratello si fa rispettare, ma voglio che diventi un bravo ragazzo, quindi…
 
No alla violenza minorile!
 
«Vorrei che socializzasse un po’ di più» prende un foglio e me lo porge.
 
«Sarebbe bello se passasse del tempo con i suoi compagni, questo è il modulo per le iscrizioni al corso di teatro che offre la nostra scuola» prendo il foglio in mano e poi guardo Tommy e mi sorride.
 
Mio Dio, vuole diventare un attore?
 
Voglio dire, sono contenta che abbia questa passione in comune con la mamma, ma…
 
«È gratis»
 
«Accetto!» le afferro la mano e la stringo vigorosamente. Prendo una penna a caso dalla cattedra e firmo il foglio con tanto di cuoricino finale.
 
Infantile lo so. Meglio cancellarlo.
 
Rileggo tutti i dati: numero di casa, indirizzo ed un e-mail inventata al momento perché non ne possiedo una.
 
«Ѐ stato un piacere» sorrido alla professoressa e lei mi congeda con un semplice “Ciao”.
 
 
***
 
 
 
«Perché non me ne hai parlato prima?» chiedo a mio fratello sulla strada del ritorno verso casa.
 
«Pensavo che bisognasse pagare qualcosa per iscriversi» lo vedo calciare una lattina di coca vuota e mettere le mani nelle tasche del suo giubbino blu.
 
Oggi fa abbastanza freddo. Il cielo è nuvoloso e presto vedremo la pioggia scendere se non ci sbrighiamo.
 
Mi fermo per un attimo e blocca anche Tommy. Gli prendo il viso tra le mani e gli accarezzo le gote delicatamente, sentendo il freddo della sua pelle.
 
«Oh, piccolo. Voglio che tu mi parli di tutte le cose che vuoi d’ora in poi, non deve mancarti niente» guardo i suoi occhioni.
 
«In questo caso…» riprende a camminare saltellando leggermente.
 
«Per Natale voglio una bicicletta nuova» rido come una scolaretta per la sua dolcezza.
 
«Vedrò cosa posso fare» mi metto al suo fianco e insieme riprendiamo a camminare verso casa.
 
 
***
 
 
«Buon giorno dolcezza. Voglio un caffè e subito» mi volto e aggiusto il camice per le pulizie. Harry ha un ghigno divertito sulla faccia e mi porge una banconota.
 
«Ti ho già detto che le macchinette sono all’entrata» chiudo l’armadietto e afferro il manico del carrello delle pulizie.
 
Mi dirigo verso il corridoio.
 
«Non ti sporchi le mani per prendere un caffè, ma per pulire i cessi si» aggiusto i miei occhiali e prendo uno staccio leggermente bagnato.
 
Glielo tiro sulla camicia gialla e mi rigiro riprendendo a camminare.
 
«Con quello straccio ci pulisco realmente i cessi» annuncio facendo rimbombare la mia voce tra le pareti.
 
Comincio il mio lavoro inacidita dall’incontro con Harry. Pulisco due stanze, dove qualche giorno fa, alcuni ballerini provavano una coreografia. Il pavimento sembra lucido e ammiro il mio risultato asciugando con il braccio un velo di sudore dalla mia fronte.
 
Subito dopo vedo delle ragazze entrare nella stanza e scivolare sul bagnato. Una si contorce per la botta e io in punta di piedi, lentamente di dirigo fuori dalla porta.
 
Però che ridere!
 
No, sul serio non si sono accorte che a terra c’era bagnato? Ho pure lasciato il cartello con scritto…
 
Guardo tra i miei prodotti per le pulizie e vedo appeso ad un gancio il cartello di plastica giallo. Porto una mano alla bocca e comincio a ridere di gusto.
 
Errore mio!
 
Avrò compromesso la loro carriera? Si saranno fatte male sul serio? Lo scopriremo soltanto nella prossima puntata di…
 
«Perché ridi?» la voce di Harry mi fa sobbalzare.
 
Da quanto tempo è qui? Non era andato via per girare il suo film?
 
Oh, andiamo. Non può fare così. In questa settimana mi ha impedito di pulire tre stanze e devo recuperare oppure perdo il posto.
 
Predo lo spazzolone e un secchio pieno d’acqua e senza rispondere alla sua domanda mi avvio nei bagni puzzolenti del luogo.
 
E questi sono quelli delle femmine, immaginate il tanfo dei bagni dei maschi.
 
Terribile!
 
«Ohi mamma! Ma tu lavori sempre così?»
 
Se non sparisce entro due secondi giuro che lo aggredisco e gli infilo il bastone della scopa su per il culo.
 
Apro le finestre in ogni piccolo bagno. Ci sono quattro porte tutte in fila e ognuna ha un gabinetto da pulire. Ci sono i lavandini sporchi di calcare e si sente una puzza di sudore dalle docce che nemmeno ve la immaginate.
 
«Non oso entrare, non voglio vedere nient’altro» è appoggiato allo stipite della porta, con le mani in tasca e una camicia pulita verde.
 
Ma si può sapere dove li prende i vestiti dai colori così sgargianti?
 
«Allora va via, nessuno ti ha chiesto di assistere» trascino il carrello in bagno e predo l’attrezzo per pulire i vetri. Spruzzo tutti gli specchi e poi con la spazzola e l’acqua tolgo le macchie di rossetto che le simpatiche attrici di Harry si divertono a lasciarmi.
 
«Non mi hai ancora detto il tuo nome, dolcezza» entra nella stanza con passo felpato sempre con le mani nei pantaloni.
 
«Se te lo dico, poi vai via?» chiedo guardando il suo riflesso nello specchio.
 
«Vedremo» sorride sghembo.
 
«Cordelia e adesso sparisci» salgo sul lavandino per arrivare in un punto più alto visto che non sono altissima. Mi appoggio sulle punte dei piedi e continuo a fare il mio lavoro.
 
«Cordelia» assapora il mio nome ripetendolo più volte.
 
«Cor-de-lia» guardo la sua lingua sbattere contro il palato e noto che il suo tono di voce è cambiato.
 
«Particolare, dolcezza» si avvicina al lavandino a apre l’acqua. Ammiro i suoi movimenti controllati mentre prende una noce di sapone liquido sulle mani e le sciacqua.
 
«Dovresti stare attenta a non scivolare» dice e io agito i piedi e con la mia grazia da pescivendola metto il piede in una pozza d’acqua. Scivolo e cado a terra provocando un rumore sordo che risuona per tutto il bagno.
 
Il sedere attutisce la caduta ma non il dolore. Appoggio i palmi delle mani a terra e apro gli occhi.
 
«Cazzo» porto le gambe al petto e mi cullo perché il dolore è insopportabile.
 
 «Te lo avevo detto» mi lamento emettendo un gemito gutturale e continuo a cullarmi.
 
Sono sempre stata sbadata, ma non penso che questa volta sia stato un incidente.
 
Che male!
 
Il culo mi duole in una maniera incredibile. Potevo rompermi l’osso sacro e non sarei stata più in grado di muovermi.
 
«Beh, io torno al mio film» fa sbattere i tacchini delle sue scarpe l’uno contro l’altro ed esce dal bagno lasciandomi dolorante e rannicchiata a terra.
 
Cornuto!









Ragazze! Quante a lasciarmi una recensione per questo capitolo? 
Cosa ne pensate? 
Io Cordelia me la immagino come Selena Gomez perciò... lei interpreterà la nostra protagonista!
Ditemi cosa ne pensati di Harry in questi panni e si vi piaciono gli latri personaggi!
Per il momento è tutto.
Baci c:

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