Stupid Gold Age

di Si_Punxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** cap. 3 ***
Capitolo 4: *** cap.4 ***
Capitolo 5: *** cap. 5 ***
Capitolo 6: *** cap. 6 ***
Capitolo 7: *** cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** cap. 9 ***
Capitolo 10: *** cap. 10 ***
Capitolo 11: *** cap. 11 ***
Capitolo 12: *** cap. 12 ***
Capitolo 13: *** cap 13 ***
Capitolo 14: *** cap. 14 ***
Capitolo 15: *** cap. 15 ***
Capitolo 16: *** cap. 16 ***
Capitolo 17: *** cap. 17 ***
Capitolo 18: *** cap. 18 ***
Capitolo 19: *** cap. 19 ***
Capitolo 20: *** cap. 20 ***
Capitolo 21: *** cap. 21 ***
Capitolo 22: *** cap. 22 ***
Capitolo 23: *** cap. 23 ***
Capitolo 24: *** cap. 24 ***
Capitolo 25: *** cap. 25 ***
Capitolo 26: *** Cap 26 ***
Capitolo 27: *** cap. 27 ***
Capitolo 28: *** cap. 28 ***
Capitolo 29: *** cap. 29 ***
Capitolo 30: *** cap. 30 ***
Capitolo 31: *** cap. 31 ***
Capitolo 32: *** cap. 32 ***
Capitolo 33: *** cap. 33 ***
Capitolo 34: *** Cap.34 ***
Capitolo 35: *** cap. 35 ***
Capitolo 36: *** cap. 36 ***
Capitolo 37: *** cap. 37 ***
Capitolo 38: *** cap. 38 ***
Capitolo 39: *** Note ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


 ~Cap. 1

-Billieeee! Sbrigati, o farai tardi il primo giorno di scuolaaaa! - urló sua madre dalla cucina. -Arrivo má! Un secondooo!- rispose lui dalla camera da letto che condivideva con suo fratello. Si precipitó giú per le scale e prese al volo una mela dal cestino della frutta sul tavolo. -Ciao Billie... Ti voglio bene, ci vediamo piú tardi- disse la madre, mentre lui si allontanava. -Ciao mamma... A dopo- e detto questo si affrettó verso la fermata dell'autobus. Mentre camminava inciampó su un sasso e rischió di cadere. Questo gli rallentó la corsa, tanté che perse l'autobus. -Merda! Vaffanculo...- Si avvicinó alla pensilina e si sedette. Questo era Billie Joe Armstrong. Un ragazzo timido, chiuso, senza amici, che si era appena trasferito in una casa piú  piccola di quella dove abitava prima, perché dopo la morte di suo padre, sua madre non poteva piú permettersi una casa grande come la prima. Era stato sempre considerato meno di nulla, asociale, uno "scarto della societá", per i suoi gusti "diversi" in fatto di musica, di vestire, di pensare, di sognare. E cosí, un povero ragazzino appena sedicienne, aveva giá ricevuto almeno la metà della merda che il mondo poteva sputargli addosso. Si era costruito un mondo tutto suo, barricato da alti muri, un mondo fatto di musica, di canzoni, di libri, di studio e di solitudine. Guardó l'orologio: erano le otto meno dieci. -Porca puttana, é tardi!- pensó fra se. Poi vide arrivare l'autobus, e tiró un sospiro di sollievo. -Grazie a Joey Ramone!- esclamó. Salì sul bus e si sedette in fondo: direzione Pinole High School, per il suo secondo anno di liceo. Giá, perché l'anno prima aveva saltato molti giorni di scuola per via del trasloco, e quindi era stato bocciato. Rimase con lo sguardo fisso il sedile davanti a lui, intento a pensare. Non passó meno di un quarto d'ora che dovette scendere dall'autobus. Guardó la scuola a pochi passi da lui. -Oh eccola... - bisbiglió. Si avvió velocemente verso il grande cancello in ferro battuto, sperando che non fosse giá troppo tardi. Arrivato all'entrata, una signora bassa, cicciottella e con i capelli raccolti in una cipollina improvvisata lo fermó:- Hey tu, ragazzo! Dove vai? Non ti ho mai visto da queste parti- disse, sistemandosi gli occhiali sul naso. - Scusi signora... Sono nuovo, mi chiamo Billie Joe e...-   -E sei in ritardo.- sentenzió lei senza farlo finire di parlare. -Giá... Potrebbe indicarmi l'aula della professoressa... Uhm...- disse, tirando fuori un foglio piegato dalla tasca, aprendolo le leggendolo. -L'aula della professoressa Jane?- La portinaia lo guardó e poi rispose:- Secondo piano, aula 207... Sbrigati che é tardi, ma occhio s non cadere.- Billie corse via, ringraziando. Percorse il lungo corridoio correndo e guardandosi intorno: ai lati c'erano tutte file di armadietti, e lui si chiese a che piano potesse essere il suo, numero 503. Poi guardó di sfuggita le porte delle aule, alcune chiuse, altre semi-aperte, tutte numerate: 101,102,103... Fino alla 110 in fondo, prima delle scale. -Ah, ecco con che sistema sono numerate le classi... Al secondo piano ci saranno tutte le duecento, terzo tutte le trecento e così via.- pensó. Si affrettó a salire le scale, correndo, giró l'angolo e... SBAM! Cadde a terra, sbattendo contro qualcosa... O qualcuno. -Oh...Oh cavolo... Mi... Mi scusi davvero... Io ecco... Sono in ritardo, non l'ho vista... Scusi davvero- disse balbettando, mentre cercava di rialzarsi. - Hey, tranquillo, guarda che non é successo nulla, ma adesso mi toccherá raccogliere i fogli che portavo in mano.- rispose con ironia il ragazzo che aveva urtato. -Davvero, mi... Mi dispiace, sono mortificato...- disse senza guardarlo. Guardó il pavimento pieno di schede e si chinó a raccoglierle. Anche l'altro  si chinó.-Lascia, ci penso io, tranquillo, che tu fai tardi- disse. Billie alzó lo gli occhi e incroció lo sguardo del ragazzo davanti a lui. Aveva gli occhi azzuri, i capelli tinti di biondo, i lineamenti dolci ma coincisi  e ... -Heyyy, ti sei imbambolato? Dai, su, vai che é tardi- disse il ragazzo. Billie si rialzó e continuando a guardarlo negli occhi si allontanó da lui. Riprese la corsa verso la sua aula, sperando di non abbattere nessun altro. -Cazzo, che figura di merda... Sará stato uno di quarto o di quinto, lo racconterá ai suoi amici... Bene, nemmeno sono entrato in classe che giá sono lo zimbello della scuola... Peró che occhi... Ooo, zitto, non pensarci, non pensarci! - disse fra se e se. Senza rendesene conto era arrivato alla porta della sua classe. Bussó ed entró. -B...Buongiorno... - ansimó. -Buongiorno. Tu saresti...?- davanti a lui si presentó una donna alta, distinta, di mezza etá, elegante e  decisa. -Sono Armstrong... Billie Joe Armstrong, professoressa- rispose. -Piacere Armstrong, io sono la professoressa Diana Jane, la docente di lettere. Siediti pure dove trovi posto... Ah, che il ritardo non sia un vizio quotidiano- disse lei. Billie annuí e si avvió verso l'ultimo banco della seconda fila, l'unico libero. -Cof Cof...Sfigato Cof Cof-bisbiglió un ragazzo al primo banco, facendo finta di tossire. Poi gli fece lo sgambetto, cosí da farlo inciampare. Perse momentaneamente l'equilibrio, rischiando di cadere, e la classe scoppió a ridere. -Bene, anno di merda, sto arrivando...- pensó lui, abbassando lo sguardo imbarazzato. -Silenzio! Iniziamo la lezione.- decise la professoressa, cercando di rimediare. Billie si sedette e si guardó intorno. La classe era spaziosa, banchi singoli, mura bianche, probabilmente ridipinte da poco. La professoressa inizió a parlare dell'anno scolastico, dei doveri dei ragazzi e di qualcos'altro di simile. Billie tiró fuori l'orario che aveva in tasca e lo riguardó: un'ora di lettere, una di matematica, una di storia, una di scienze, una di arte e una di musica. Avrebbe conosciuto praticamente metá dei docenti che avrebbe avuto durante l'anno, il primo giorno di scuola. -Bene ragazzi, ben ritrovati alla Pinole High School, e... Bé, buon anno e in bocca al lupo.- disse la prof. prima che suonasse la campanella. -Buon anno Billie Joe- pensó lui. Giá... Un nuovo anno.

 

Angolo dell'autrice

Hola gentah, wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare... Allora, avvertenze: questa è una serie, il rating è arancione ma dovrete aspettare qualche capitolo, i personaggi non mi appartengono (magari) e non mi pagano per la roba che scrivo (ari-magari). La storia l'ho inventata di sana pianta, ed ho preso ispirazione da un fatto che mi é accaduto di recente... Detto questo, spero che la ff sia di vostro gradimento, commenti e critiche sempre ben accetti (purché costruttivi) :)

Rage & Love

Sil

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


~Cap. 2

 

La seconda ora passò veloce, almeno quanto la prima. Il docente di matematica, il professor. Gregory, sembrava parecchio simpatico, ma non meno bravo o attento di qualche professore duro. La campanella della ricreazione risuonó nel cervello di Billie come una sola parola: INFERNO. Il ragazzo che prima lo aveva insultato, si alzó dal suo banco e si diresse verso un altro ragazzo, seduto due banchi dietro di lui. - Bella Dave!- disse battendogli il cinque. L'altro si alzó e rispose :- Bella Darren! Come te la passi, bro?- chiese. Darren non fece nemmeno in tempo a rispondere che  dall'altra parte della classe si alzó un altro ragazzo. -E a me non mi salutate?- esclamó, guardando i due. -Travis!- dissero i due in coro, dirigendosi verso l'altro. Erano tutti e tre grandi, con i muscoli, stile giocatori di football... -Magari lo sono davvero- pensó Billie, mentre assisteva inerte alla scena. I tre si misero a parlare di qualcosa, poi uno di loro (Dave, da quello che aveva capito Billie) lo indicó, e tutti e tre si misero a ridere. Poi il piú grosso, Travis, si diresse verso di lui. -Hey tu!- esclamó indicandolo. Billie non rispose :- Fai finta di non averlo sentito, fai finta che non esista, ignoralo, non guardarlo- pensó. -Hey sfigato! Ti sto parlando!- ripetè il grosso, facendolo rabbrividire. -Ragazzi, abbiamo un muto in classe. Ascoltami sfigato, mia la classe, mie le regole, ok?- Gli urló in faccia Travis. Ma anche quest'ultima volta Billie non rispose. Il grande lo afferró per la maglietta e lo tiró su. -Capito?!- gli ripetè faccia a faccia. Billie annuì e balbettó un "si" costretto. Travis sogghignó e lasció cadere il malcapitato sulla sedia. -Andiamo ragazzi, abbiamo da fare cose piú importanti che parlare con certi sfigati- disse. Poi si giró e si avvió verso la porta della classe, con i suoi cani da guardia al guinzaglio. -Vaffanculo…- bisbigliò Billie, asciugandosi una lacrima che stava per rigargli la guancia. - Non prendertela… Fa così con i più deboli-. Una ragazzina si era avvicinata a lui. Alzò lo sguardo e la squadrò. Era bassina, non molto carina, con due grandi occhiali poggiati sul naso e le treccine. - Piacere, sono Aber… in realtà mo chiamo Monaber, ma odio il mio nome, quindi chiamami Aber- disse lei, allungando la mano per stringere quella di lui. -Io sono B-  -Billie Joe Armstrong- lo interruppe lei. -Si, esatto- rispose lui. -L’ho sentito prima, mentre lo dicevi a miss. Jane. Ti dispiace se mi sposto al banco vicino al tuo?- Wow, quanto parlava quella. Billie guardò prima lei, poi il banco accanto a lui che era vuoto. -Fà pure…- rispose alla fine. Aber raccolse i suoi libri e si spostò, poggiando lo zaino sulla sedia. La campanella suonò, segnando la fine della ricreazione. -Bene…- pensò Billie. Vide rientrare Travis, Dave e Darren in classe. -Hey Trev! Guarda là, abbiamo il club degli sfigati! Hhahahahah- esclamò Darren, guardando i due seduti in fondo. -Hahahahahah che pena- rispose lui. Billie vide una signora entrare in classe. Era bassina, capelli bianchi, arruffati, occhialetti piccoli posati sui capelli. Portava una camicia bianca con un motivo orribile a fiori e una gonna lunga. -Travis Gorner! Sempre a fare casino, tu e i tuoi amichetti! Ma io vi tengo d’occhio, sa? Quest’anno non la passate liscia, io vi boccio!- disse la signora. Poi guardò tutti i presenti in classe e aggiunse con aria di sfida:- Io boccio tutti! E ora tutti seduti!- E dopo aver finito si sedette dietro la cattedra. Aber guardò Billie che sembrava smarrito a quella visione. -Lei è Alexandra Ronald, la professoressa di storia. Non è cattiva come sembra… Peggio- gli sussurrò sorridendo. -Ah, bhè, allora…- rispose lui. L’ora passò veloce, tra le minacce di bocciatura da parte della professoressa e gli sghignazzi dei tre idioti davanti. Stessa cosa per l’ora di scienze, anche se il professore era più giovane, dai lineamenti orientali e sicuramente più simpatico, Mr. Hichi Konigawa. Poi fu l’ora di arte, e Billie adorava quella materia. Il docente, Mr. Pierre Boulerrè era un signorotto sulla sessantina, con uno strano accento (sicuramente francese) e i mustacchi arrotondati. Billie si mise a ridere quando lo vide entrare in classe, ma si rese subito conto del fatto che fosse un tipo serio, anche se alquanto strambo. Campanella, ultima ora. Billie stava ancora finendo di scrivere la lunga lista di materiale che il prof. di arte aveva dato da comprare, quando entrò l’insegnante. -Buongiorno ragazzi, sono il vostro nuovo insegnante di musica, mi chiamo Michael Pritchard-. Billie non riconobbe immediatamente la voce, ma quando alzò lo sguardo e incontrò quello del prof… -Ommioddio…- Pensò. -Non può essere lui… Cristo, no, non ci credo- bisbigliò… Rimase sbigottito per qualche secondo prima di riprendersi.


Angolo dell’autrice

Wounder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare ^.^ Eccomi con il secondo capitolo, yeeeeeeee! a presto con il prossimo. Un ringraziamento speciale va alla mia amica Laura, che legge in anticipo quello che scrivo, e, anche se odia gli yaoi, la costringo a leggerli, e alla fine li apprezza pure XD (ciao frank, tivvùbbi)... Scusate se dovrete aspettare fra un capitolo e l'altro.

Rage & Love

Sil

 

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Capitolo 3
*** cap. 3 ***


~Cap. 3


Billie Joe continuava a fissare il ragazzo (o l'uomo?) davanti a lui, mentre lo vedeva sistemare alcuni fogli nella borsa che teneva sulla cattedra. -Hey... Ti sei imbambolato?- gli sussurró Aber. -Io? No...ecco…- rispose lui, distogliendo lo sguardo dal professore. -Sono il vostro nuovo professore di musica- ripetè Michael. -Questo l’ha già detto! Cosa è? Un disco rotto? Hahahaha- lo interruppe Travis, facendo ridere anche gli altri compagni. -Davvero Lei è un professore? La laurea l’ha presa ieri? Hahahah- disse un altro ragazzo. -Si, sono giovane, ma sicuramente più grande di voi e con più esperienza- rispose il professore, alzandosi dalla propria sedia e sedendosi sulla cattedra, davanti ai ragazzi. -Quindi… Iniziate con il portare rispetto- continuò con un sorrisino sulle labbra, guardando Travis. -Tu, mi hanno parlato di te… Travis Gorner, giusto? Sei famoso, sai? Il figlio dell’ avvocato Jhon Gorner, uno dei migliori in California. Bè, io voglio evitare di mandare dal preside qualcuno, ma ho bisogno anche di collaborazione… Iniziamo con le presentazioni, quindi- terminò, distogliendo lo sguardo dal ragazzo davanti a lui. Travis abbozzò una smorfia e fece finta di nulla, ma dovette incassare il colpo e nor rispose. Il professore si alzò e indicò una ragazza seduta dietro Dave. -Tu, al terzo banco… come ti chiami?- Lei lo guardò per qualche secondo e poi rispose. -Visto? Non è difficile comportarsi educatamente- disse il prof. -E tu, al terzo banco davanti a me, come ti chiami?- disse ancora, indicando Darren. -Mi chiamo Darren Vaanor- rispose lui. -Darren… Ti piace la musica?- chiese ancora  -Non più di tanto- rispose l’altro. -Mmmm, non più di tanto… Una vita senza musica è come una vita in bianco e nero, spenta, scura, buia, momotona, monocromatica- argomentò Michael. Billie seguiva con occhi sbarrati quello che il professore diceva… Condivideva tutto, e continuava a fissarlo con curioso interesse, ancora incredulo e scioccato per aver scoperto che quel bel ‘fustacchione’ che aveva urtato nel corridoio qualche ora prima, non era uno studente, bensì un professore… Il suo professore.

Michael guardò i ragazzi e incrociò lo sguardo di Billie, seduto all’ultimo banco. Non sie era accorto subito della sua presenza, ma comunque aveva intravisto il suo viso dopo un pò. -E tu, all’ultimo banco? Come ti chiami?- chiese guardandolo. Billie arrossì improvvisamente e Michael abbozzò un sorrisetto. -Billie… Mi chiamo Billie Joe Armstrong…- Balbettò in risposta. -Billie Joe… Nome interesante… Ti piace la musica, Billie?- domandò lui sorridendo. -Si...Si mi...Mi piace… Molto- balbettò ancora. Era visibilmente imbarazzato e il prof. lo aveva notato. -Hey, un gatto ti ha mangiato la lingua, sfigato? Hahahaha- disse Travis, facendo ridere anche qualche altro studente, e causando non pochi problemi al povero malcapitato. -Gorner! Non mi pare di aver chiesto un tuo parere, o sbaglio? Un altro intervento così e ti mando dal preside il primo giorno di scuola!- Lo sgridò il professore. -Si,si prof…- rispose lui seccato. Michael tornò a guardare Billie, che intanto sembrava aver acquistato una tonalità bordeaux-violacea sulle guance. Sorrise e tornò alla cattedra. -Che cosa è la musica?- chiese a tutti. Nessuna risposta. -Ragazzi, sto chiedendo a voi. Cosa è la

musica? O almeno… Cosa pensate che sia la musica?- chiese ancora. Una ragazza bionda seduta al quarto banco alzò la mano. -Si?- disse Michael. -Una passione?- rispose la ragazza, incerta. -Mmmmh… una passione dici tu? Altre risposte?- Un ragazzo in prima fila tese la mano. Il prof lo guardò acconsenziente. -Un rullo di tamburi chi ci accompagna il giorno- disse il ragazzo, imitando un batterista mentre suona. -Hahaha, un rullo di tamburi, mi piace… Altri?- disse il prof. -Una ragazza dai lunghi capelli castani alzò la mano. -Un passatempo- rispose. -Un passatempo? Mmmmmh… altri? Per esempio, tu, infondo… Billie Joe, giusto? Cosa è per te la musica?- Billie diventò paonazzo. Odiava parlare in pubblico, soprattutto con gente come quella. Però quel professore gli piaceva, gli trasmetteva sicurezza. Prese un respiro profondo e rispose. -La musica… Per me è vita.- disse, senza pensarci troppo. -Vita…? Deve piacerti molto la musica, sono contento- disse il professore, sorridendo. -Perchè, invece di domandarlo a noi, non ce lo spiega Lei stesso? Non è forse lei l’insegnante qua?- si intromise Travis, seccato. -Un attimo, ci sto arrivando…- rispose seccato Michael, guardandolo male. Tornò a sedersi sulla cattedra e continuò a spiegare. -... Vedete ragazzi… La musica è un passatempo, è vita, è passione, è un rullo di tamburi che ti accompagna durante la giornata… La musica è tutto ed è niente, dipende solo da voi, dipende da come la vivete, dipende dal vostro modo di pensare.- I ragazzi lo fissavano con sguardi interrogativi. -Non è difficile il concetto… Se ascoltate una canzone in modo distratto, senza prestare attenzione, di lei non vi rimarrà nulla, o magari vi resterà impresso il motivetto del ritornello, ma poi basta. Se acoltate una canzone per bene, concentrati sul testo e sulla base musicale, tutto cambia, tutto vi appare più chiaro. Se voi ascoltate una determinata canzone quando siete felici, sicuramente non vi farà lo stesso effetto di quando siete arrabbiati o di quando siete tristi… capite?- I ragazzi annuirono in coro e si sentì suonare la campanella. -Bene, per oggi è tutto, la prossima lezione sarà giovedì, in aula musica, al primo piano… Voglio che portiate qualcosa inerente alla musica che parli di voi, la prossima volta… Che sia uno strumento, un disco, una canzone o anche solo un testo, capito?-   -sii prooof!1- ripeterono i ragazzi in coro, mentre prendevano gli zaini e si affrettavano ad uscire. Billie era l’ultimo, mise l’astuccio nello zaino e andò verso la porta, quando sentì una mano toccargliil braccio destro. Rabbrividì a quel contatto e si girò. -Non devi lasciarti intimorire da Travis e da quelli come lui, è solo gente idiota- Davanti a lui c’era Michael e gli stava parlando… Gli stava parlando!!! Billie annuì -Si...Si prof… A giovedì- dirre, cercando di non balbettare. - A giovedì… Ah, e perdonami ancora per prima, non ti avevo proprio visto, anche se tu arrivavi a duecento all’ora- rispose lui, facendogli l’occhiolino. -No, s-scusi Lei…- disse Billie, girandosi per andarsene. Davanti a lui si parò Aber sorridente. -Dove abiti?- lui era frastornato. -A Berkeley, ad un quarto d’ora di autobus… perchè?-   -ma dai? Anche io abito da quelle parti… torni solo a casa?- Billie alzò gli occhi al celo e si avviò verso le scale, con Aber che lo seguiva… Sarebbero stati i quindici minuti più lunghi della giornata.



 

Angolo dell’autrice

Saaaalveeee scusate l’enorme ritardo ma… *schiva un pomodoro*

...Ma non ho la possibilità di aggiornare frequentemente… comunque grazie per le recensioni e grazie per essere quì a leggere il terzo capitolo… Alla prossima :3

Rage & love

Sil


 

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Capitolo 4
*** cap.4 ***


-Cap. 4

 

Billie e Aber camminavano sul marciapiede appena fuori dalla scuola. -Dunque, Billie Joe... Sei nuovo di queste parti?- chise lei, tirando fuori dalla taschina dello zaino un panino al prosciutto, il suo pranzo. -Si, ci siamo trasferiti da poco- rispose, prendendo anche lui il suo pranzo, un panino al burro d'arachidi. -Prima dove abitavi?- domandó Aber, addentando il pane. -Al centro di Oakland... Avevamo una casa molto piú grande di quella di adesso- disse lui, iniziando a mangiare. - Uhmm... Come mai ti sei trasferito? - Billie quasi si strozzó con il boccone che aveva appena mandato giú. Nessuno gli aveva mai chiesto nulla sulla sua vita privata, tanto meno una qualche compagna di classe. Rispondere o non rispondere? Questo era il dilemma. Ma, dopo averci pensato su, decise di dire la veritá. - Io... Ecco... Noi... Vedi, quando avevo dieci anni... Mio padre é morto. Di cancro. E mia madre ha dovuto trovare dei compromessi. Ha trovato un secondo lavoro, ma comunque non riusciva a sostenere tutte le spese, quindi un paio di anni fa abbiamo preso casa quí... Almeno i problemi sono diminuiti...- rispose lui. Wow, non era stato poi cosí male aprirsi con qualcuno. Aber seguiva attentamente il discorso e rimase a pensare per qualche secondo. -Mi dispiace. Per tuo padre, intendo. Non so cosa si provi a non avere un genitore in vita, ma deve essere orribile. I miei sono separati, mio padre lo vedo poco, ma comunque so che c'é- disse infine. Seguirono attimi di silenzio, dove i due finirono di mangiare il pranzo. -Sai, io sono una persona molto attenta. Osservo tutto, capisco molto delle persone, anche senza che parlino. So leggere il labbiale e capisco gli sguardi complici... Vuoi sapere cosa ho scoperto di te, solo osservandoti?- Aber spezzó il silenzio. -Me...? Osservandomi...? O-Ok...- rispose Billie. - Bé, prima di tutto sei un ragazzo molto timido, chiuso e introverso, ma non ci voleva un genio per arrivarci. Hai passato cose che ti hanno segnato, e me lo hai confermato con quello che mi hai raccontato poco fa. Ami la musica, ma non quella commerciale, preferisci quella... Diciamo... Rock? O punk, comunque sempre intorno a quel genere. Non ti ho chiesto quanti anni hai, ma penso intorno ai sedici, diciassette anni, lo vedo dal contorno dei tuoi occhi. Hai una bella voce, quindi suppongo che canti o che hai studiato canto, perché sei abbastanza intonato quando parli. Dalle tue mani capisco che suoni uno strumento a corda, la chitarra probabilmente, e sei destrorso, perchè hai le unghie della mano destra leggermente piú lunghe di quelle della sinistra, quindi usi la destra per pizzicare le corde, mentre la mano sinistra ha la pelle dei polpastrelli indurita, quindi la usi per fermare le corde sull'asta della chitarra. Non hai molti amici, anzi, credo che tu non ne abbia proprio. Vai bene a scuola e sei bravo, anche se non è la tua passione principale... Ah, e sei gay, giusto?- Billie guardava Aber con occhi sbarrati. -Co... Cosa? Io... Ecco... Ma come fai a sapere tutte quelle cose?!- esclamó. -Te l'ho detto, io osservo tutto... Ed ho capito che sei gay da come guardavi il prof. di musica. Bel figo, vé?- Billie continuava a guardarla incredulo, senza fiatare. -Tranquillo, anche se so tutto, non diró nulla, anche io non ho molti amici, giusto qualche conoscente- lo rassicuró lei. - Ecco... Io... Non ho  mai realmente pensato all' "amore", quindi, non ho mai provato sentimenti per qualcuno... Diciamo che i ragazzi, in termine fisico, mi attraggono a volte piú delle ragazze... Ecco tutto...- rispose lui, arrossendo e guardando le punte delle sue converse. -Il tuo segreto é al sicuro, tranquillo- disse Aber sorridendo. - E... E tu invece?- domandó lui. -Io cosa? Vuoi sapere se sono gay? Hahahah no, non lo sono- rispose lei sorridendo. -No, no... Intendo, la tua vita... Com'é?-

- Bha... Nulla di interessante, non ho molti amici, frequento il club di matematica della scuola, i miei sono separati, come ho giá detto, vivo con mia madre, sono etichettata come una 'secchiona', ma non faccio altro che studiare normalmente. Il fatto di capire le cose in anticipo... Quello é naturale... Anche quello di saper leggere il labiale, non mi sono mai messa a studiare questa roba... Eccomi, io sono arrivata.- Aber si fermó davanti ad una porta in cima a tre scalini. -Io abito quí... Tu?- Billie si fermó un secondo e si guardó intorno. Riconobbe il viale di casa sua, qualche metro piú avanti. -Io piú giú, vedi quella stradina?-

-Si si, la vedo... Quando ti va, fai un salto, casa mia è sempre aperta agli amici.- disse lei, aprendo la porta e salutandolo con un cenno. -Ciao- rispose lui. Continuó a camminare verso casa sua. "Casa mia è sempre aperta agli amici", queste erano state le parole di Aber. AMICI. Lo considerava davvero un amico? Insomma, si erano appena conosciuti. Peró lei sembrava una persona interessante. Billie arrivó davanti casa, aprì la porta ed entró. Si precipitó in camera sua, chiudendo la porta. Magari aveva trovato un'amica, ma ora non aveva tempo per pensarci. Ora doveva pensare al compito di musica che il professor Pritchard aveva assegnato. Pritchard, Michael Pritchard. Come suonava bene quel nome, detto a fior di labbra. Billie ripensó a quel corpo scolpito e muscoloso, quei capelli biondi, quegli occhi azzurri come il cielo... Ci pensó talmente tanto che non si accorse di essersi eccitato. Quando lo notó se ne fregó... Si stese sul letto e portó la mano sul basso ventre, lasciandola vagare libera. Giá, ora aveva ben altro a cui pensare.


Angolino per me

*Si inchina* ta daaaa! E quì conosciamo un pochino la nostra Aber. Gente, so che ora non sembra, ma questa ragazza sa il fatto suo, e tornerá molto utile... Imparerete ad apprezzarla :3 Anyway, ringrazio tutti i recensori, mi date una ragione per continuare a scrivere :)

Rage & Love

Sil

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Capitolo 5
*** cap. 5 ***


-Cap. 5


Le giornate erano passate velocemente, fino a giovedì. Travis e i suoi amici avevano preso di punta Billie, lo spingevano nel corridoio, gli rovesciavano granite addosso, lo facevano inciampare, ma nulla alla quale lui non fosse già abituato. Per quanto riguardava Aber… Bè, Billie non sapeva bene se la loro fosse un’ “amicizia”, ma sicuramente si trovava bene con lei. Si sedevano accanto sia in classe che a mensa e tornavano insieme a casa. Lei parlava molto, al contrario di lui che si limitava ad ascoltare e a parlare poco. Diciamo che si erano conosciuti meglio, soprattutto dopo la chiacchierata fuori scuola. Billie pensava che fosse una tipa interessante, sicuramente avrebbe potuto avere molti amici, se qualcuno se la fosse filata però.

Come aveva detto lei, aveva solo qualche conoscenza nel club pomeridiano di matematica, giusto qualche secchione-nerd come lei. Accantonando Aber per qualche riga, Billie aveva pensato molto a cosa portare per il compito di musica. Serviva qualcosa che parlasse di lui, del suo amore per la musica, della sua vita. In un primo momento aveva pensato a Blue. Quale cosa poteva essere migliore della chitarra che gli aveva regalato suo padre, per parlare di lui? Però aveva scartato quasi immediatamente quella possibilità. L’idea di portarla a scuola non gli piaceva affatto, anche perchè Travis, Dave e Darren avrebbero fatto di tutto per romperla e chissà cos’altro, dato che adesso, all’allegra combriccola si era aggiunta anche Stefy Price, la fidanzata di Travis. Quindi cosa inventarsi? Portare un testo di una canzone scritta da lui? No, meglio di no, sarebbe stata troppo personale, e gli atri già lo sfottevano abbastanza. Magari avrebbe potuto portare uns canzone o un disco del suo gruppo preferito, i Ramones. Quella era sembrata l'opzione piú plausibile. Aveva optato per l'LP 'Brain Drain' che conteneva la canzone "I believe in miracles". Billie non credeva poi cosí tanto nei miracoli, ma magari, anche solo sperando, prima o poi qualcosa di buono gli sarebbe successo. Aveva messo il disco nello zaino quella mattina, e si era diretto fino a  scuola. Travis e i suoi cani da guardia lo avevano importunato come al solito, appena aveva messo piede in classe. -Hey frocietto! Oggi c’è il professore di musica, quello stronzo che ti tratta come un cucciolotto… hahahahaha, sfigato!- gli disse Travis, appena lo vide. Billie ovviamente arrossì, abbassò lo sguardo e fece finta di non aver sentito. andò dritto al suo banco e si sedette. -Ciao Bill. Come stai? Lascia perdere quel coglione, fammi il piacere- lo accolse Aber. - Ciao Aber. Oggi sto bene, tu? Che hai portato per il compito di musica?- domandò lui. -Io tutto bene. Ho portato uno spartito di Mozart… Musica classica, hai presente?- rispose lei. - Si, ovvio- disse lui sorridendo. -E tu? cosa hai portato?-

-Ho portato Brai Drain, un LP del mio gruppo preferito, i Ramones… Punk, hai presente?- ribbatè lui, facendole il verso. I due si guardarono e poi si misero a ridere. -Si, ne ho sentito parlare… Alla fine non ha portato la tua chitarra, quindi-

-No, te l’avevo detto che probabilmente non l’avrei portata. Penso che Travis l’avrebbe fatta a pezzi.-

In quel momento entrò il professore di matematica, ed iniziò la lezione.

 

---Ultima ora…---

La campanella che annunciava il cambio dell’ora era appena suonata, e i ragazzi si erano spostati nel laboratorio di musica. Era una grande saletta con pareti foderate, probabilmente insonorizzate, qualche chitarra appoggiata al muro, un pianoforte, una tastiera elettrica, un basso, dei violini appesi al muro e dei poster musicali. -Dai Bill, so che hai aspettato questo momento per tutta la giornata… Il tuo prof preferito sta per arrivare- disse Aber a Billie. -Cosa…? Io… Cioè… Non dire così!!- disse lui arrossendo, ma comunque sorridendo. -Ammettilo che è bello e intelligente, dai- lo incitò lei. -Ecco…- lui non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Michael entrò in laboratorio. -Buongiorno ragazzi, bentrovati.- disse sorridente. Billie posò lo sguardo sui movimenti leggeri della sua bocca e rimase imbambolato. -Allora ragazzi, questo è il laboratorio di musica, dove la creatività incontra la melodia e le parole incontrano le note.- disse, aprendo le braccia in modo che i ragazzi si potessero guardare intorno. -Vi avevo chiesto un compito per oggi: portare qualsiasi cosa che riguardasse la musica e che allo stesso tempo parlasse di voi. L’avete fatto tutti?- chiese guardando i ragazzi. Travis alzò la mano. - Prof, io non ho trovato nulla - disse direttamente. -Male... Questo é il primo compito ed era personale, quindi chi non l'ha fatto non avrá un due, ma dalla prossima volta, se qualcuno non fará i compiti assegnati... Bé, inizierà l'anno con un impreparato. Vediamo se qualcuno con un pó piú di costanza ci porta il suo lavoro. Tu, con i capelli rossi, lí infondo- il professore indicó Aber, che fece un passo avanti. -Come ti chiami?- le domandó. -Sono Monaber Levis- rispose lei. -Bene Monaber... Cosa hai portato per oggi?-

-Ho portato uno spartito di Mozart-

-Mmmh... Musica classica, interessante... Suoni qualche strumento?-

-Si, suono il pianoforte, professore- Michael ci pensó su qualche secondo e poi fece un cenno ad Aber. -Sapresti esporci il pezzo che hai portato?- chiese lui. Lei lo guardó un pochino imbarazzata. - Emh... Ecco io... Si, posso- e detto questo si diresse verso il pianoforte. Si sedette sullo sgabello e posó lo spartito sul porta spartiti, anche se conosceva quel pezzo a memoria ed avrebbe saputo farlo ad occhi chiusi. Mosse le dita davanti a lei, poi prese un respiro profondo e inizió a suonare. La prima nota, poi la seconda, e poi tutte quante. I ragazzi seguivano la melodia attentamente, come incantanti, e persino il professore era  entusiamato. Quando Aber ebbe finito, tutti applaudirono e lei sorrise e tornó a posto. -Sei... Sei stata meravigliosa... Dove hai imparato?- le chiese Billie. -Da autodidatta. Quando ero piccola mio nonno mi ha inseganto le basi, ma poi il resto l'ho imparato da me.- rispose lei soddisfatta. - Complimenti davvero... Sei stata bravissima- continuó lui. Michael aveva assistito alla scena e aveva sentito che Billie si stava complimentando con Aber. -Hey, tu, accanto a Monaber... Billie Joe, giusto? Cosa hai portato per oggi?- Billie arrossí e abbassó lo sguardo, e le risate di Travis non lo aiutarono ad acquistare sicurezza. -Io... Ecco... Ho... Ho portato questo...- rispose, mettendo le mani nello zaino e tirando fuori l'LP dei Ramones. -Un disco? E dimmi, come mai hai portato un disco?-  gli chiese il prof. -Ecco... É un LP del mio gruppo preferito... E contiene una traccia... Una delle mie canzoni preferite...- balbettó Billie. -Oh, in questo caso... Fammi vedere- gli rispose Michael, allungando la mano. Lui si diresse verso il professore e gli porse il disco. L'altro lo guardó attentamente, e quando lesse la parola "Ramones" sulla copertina, gli si illuminarono gli occhi. Non ci credeva... Un ragazzo piú piccolo di lui che ascoltava i Ramones? Rimase tra lo sconcertato e il meravigliato, ma cercó di non farlo notare. Poi la domanda gli sorse spontanea: -E dimmi, qual'é questa canzone che ami tanto di questo LP?- gli domandó. Billie diventó violaceo-bordeaux e balbettó la risposta -I... I be-believe i-in miracles- rispose. -Si, conosco questa canzone- si limitò a rispondere l’altro. Billie era talmente nervoso e imbarazzato che tornò al suo posto, e aspettò paziente la fine dell’ora. Infatti, quando suonò la campanella, prese il suo zaino e si precipitò fuori dall’aula di musica, dove aspettò Aber. -Dai su, andiamo!- la incitò. -Dove vai così di fretta? Calmati, oggi non torno a casa con te- lo calmò lei. -Cosa…? Perchè?- domandò lui confuso. -Nulla di grave, ma mi passa a prendere mia madre, dobbamo andare in ospedale… Mio nonno sta male.-

- Oh, capisco… Ok, allora io mi avvio, a domani- rispose lui rossidendo. -A domani!- disse Aber allontanandosi. -Billie uscì dall’istituto e fece qualche passo. Ma più andava avanti e più aveva l’impressione di essersi dimenticato qualcosa. Improvvisamente si bloccò  -Cazzooo! Il discoo! Devo tornare a prenderlo!- disse, sbattendosi una mano sulla fronte. Si girò e cominciòa correre di nuovo verso scuola. Girò l’angolo e… SBAM!

 

-Angoletto della tizia stramba che scrive sta roba

 

Holaaaaaaa gentahh, wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Ci ho messo un pò per scriverlo ma eccovi il quinto capitolo… La storia si fa sempre più intrigante, non vedo l’ora di sapere cosa succederà nel prossimo capitolo.

CERVELLO:- Scusa, ma non sei tu che lo stai scrivendo?!-

IO:- Hem… Io… Zitto tu!-

(Ovviamente sono io che lo sto scrivendo, ma ogni volta che vado avanti cambio sempre qualcosa e sconvolgo tutto u.u)

Rage & Love

Sil

 

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Capitolo 6
*** cap. 6 ***


-Cap. 6



 

-Ahi... Ma che cavolo...?- Billie era sdraiato per terra, con la testa dolorante e gli occhi socchiusi. Aveva urtato qualcuno, ma sta volta era stato un impatto davvero doloroso.

-Scusami, non ti ho visto, io...- disse la persona che era stata presa in pieno petto. Quest'ultima si tiró su. -Tutto bene?- chiese. -Mi fa male la testa- rispose Billie, ancora sdraiato. -Tranquillo, ti aiuto ad alzarti.- Si sentì afferrare per un braccio e tirare su, senza ben capire cosa stesse succedendo. -Sembrerebbe proprio che io e te siamo destinati ad incontrarci cosí- disse l'altro. Billie mise a fuoco la figura davanti a lui: un ragazzo, alto, biondo, muscoloso, occhi azzurri, labbra rosee... Il professor Pritchard!

-Allora, come ti senti?- gli chiese lui. -Io... Be-bene... Il mio LP... Io... L'ho lasciato in classe credo...- cercó di dire Billie, tra l'imbarazzo e il mal di testa pulsante. -Si, Brain Drain... Ce l'ho io quì in borsa, tranquillo, te lo stavo portando, ma prima voglio assicurarmi che tu stia bene e sia in grado di tornare a casa- disse Michael, tenendolo per un braccio, come a sorreggerlo. -Si... Io sto bene- rispose Billie. Si allontanó di un passo dal professore, ma perse l'equilibrio e per poco non cadde di nuovo a terra. -Non stai bene... Vieni, ti riaccompagno a casa- disse l'altro, afferrandolo per il braccio ed evitandogli un' altra contusione. -Dove abiti?-

- Io... Da quella parte... Credo- disse Billie, indicando la strada verso casa sua. -Ma dai? Anche tu a Berkeley? Anche io abito lí... Andiamo, dai- Michael prese il braccio del ragazzo e se lo mise intorno al collo, poi si chinó leggermente per farlo stare piú comodo e si incamminó. -Allora Billie Joe... Ti piacciono i Ramones? Lo sai che mi hai stupito?- Billie era frastornato. -Io... Si mi piacciono. Perchè l'avrei stupita?- rispose. - Bé, i ragazzi di oggi non apprezzano molto la musica "vera"... Diciamo che si adattano alle nuove tendenze. E a me non piacciono molto-

-Si, ecco... Nemmeno a me... La musica per me è tutto, lei parla, io ascolto, e dice tutto quello che vorrei dire io, ma che non ho il coraggio di tirare fuori...-

-Davvero? Avevo capito che sei un tipo abbastanza timido. Peró non devi farti intimorire da quegli idioti che hai in classe... Non combineranno mai nulla di buono.-

-Lei... Lei dice?- domandó Billie.

-Certo... Peró fammi un favore... Almeno fuori da scuola, dammi del tu. Saró anche un professore, ma ho pur sempre solo ventitre anni.- Il piú giovane sgranó gli occhi. Ventitre anni? Era praticamente un ragazzino... Ventitre... Ventitre!!!!

- Hahahahah sei rimasto sorpreso?- gli chiese l'altro. -Io... No... Cioé, si... Come ha fatto a diventare professore... Cioé... Come hai fatto?-  domandó Billie. -Bé, dopo aver preso il diploma, ho fatto qualche anno di universitá, ma dato che mio padre é amico del preside della Pinole High School, sono riuscito ad ottenere un posto.-

-Wow... Sei davvero giovane...-

-Si, e non ci tengo a sentirmi piú vecchio di quanto io giá non lo sia... Approposito, chiamami Mike, dato che Michael è troppo lungo. Dov'é casa tua?-

Billie si era perso nei suoi piccoli occhi azzurri. -Hey, sveglia... Dove abiti?- lo scrolló Mike. Lui si guardó intorno e poi indicó una via. -Da... Da quella parte- disse. -Wow, allora abitiamo proprio vicini. Suoni qualche strumento, Billie?-

-Io... Si, ecco, suono la chitarra-

-Davvero? Pensa, io suono il basso elettrico. Chi ti ha insegnato a suonarla?- Billie abbassò gli occhi -Mi...Mi ha insegnato mio padre.- rispose, trattenendo le lacrime.

-Tuo padre? Deve essere una persona interessante-

-Lo era… é morto quando avevo dieci anni…-

-Oh… Mi dispiace, non volevo…- disse Mike, davvero dispiaciuto

-Tranquillo… Non potevi sapere…- Seguirono attimi di silenzio, dove Billie osservava di nascosto il biondo, che dal canto suo faceva finta di non accorgersene.

-Io sono arrivato… Questa è casa mia.- Il moro indicò una porta non poco distante da loro. -Oh, certo, aspetta, ti aiuto- Mike lo scortò fino all’uscio. -Grazie profess… Cioè, grazie Mike- disse Billie, prendendo le chiavi dallo zaino. -Figurati… Prima che mi dimentichi, questo è tuo- rispose l’altro, tirando fuori dalla borsa ‘Brain Drain’. -E guarda… Io abito in fondo alla strada… Nel caso tu avessi bisogno di qualcosa, io ci sono… Ah, un’altra cosa… Il fatto di darmi del tu vale solo fuori scuola, ok? Non vorrei che la gente pensasse cose non vere.- Billie guardava i movimenti leggeri della bocca di Mike. -Billieee… Capito?- Il moro si risvegliò da quel dolce sogno ad occhi aperti. -Si, si tranquillo…-

-Benissimo allora… Ci vediamo a scuola- disse il biondo ridendo. Che bel sorriso…

-C-ciao…- rispose Bill. Entrò in casa e richiuse la porta, lasciandosi scivolare col la schiena contro di essa… -Cazzo… Sono cotto…-



 

-Angolino della testa di babbuno (-cit. Laura)


Holaaaa gentaah wonder frikets bestioline rareee… Allora, quì conosciamo un pochino il nostro professore… è giovane :3 è bello *w* che altro volete dalla vita?

colgo l’occasione per fare gli auguri a Laura, la mia amica che legge sempre i capitoli e che mi rompe le palle e mi sprona a scrivere (TVB Frak) e che ieri -12 giugno- ha fatto il compleanno :)

Rage & Love

Sil

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Capitolo 7
*** cap. 7 ***


-Cap. 7




 

-Ancora... Baciami ancora...- sussurró Billie. -La tua pelle è cosí... Morbida... Ti voglio Billie... Facciamo l' amore, ti prego- sospiró Mike. -Sono tuo... Prendimi- rispose il moro, mentre l'altro gli accarezzava i fianchi nudi e gli lasciava scie di baci sul petto. -Si... Ti voglio... Beeep- disse Mike. -Come?- domandó l'altro, stordito. -Beeep Beeeep Beeep- continuó Mike

---------

Billie aprí gli occhi e si guardó intorno. Era nella sua camera, steso sul suo letto, e la sveglia sul comodino stava suonando.

-Billie, cazzo, spegni quell'accrocco!- esclamó Alan, rigirandosi nel suo letto. -Sisi... Scusa Al-

-Mmmhh... Io torno a letto, vedi di andare a scuola e di fare il bravo... E non fare arrabbiare la mamma-

-Ok fratellone- Billie si diresse in bagno e si diede un'occhiata allo specchio. - Era un cazzo di sogno... Ma che bel sogno... - bisbiglió a se stesso. Poi si spoglió e si infiló sotto la doccia. Ne uscí dopo un paio di minuti, bello pulito e profumato. Tornó in camera, aprì l'armadio e prese un paio di jeans neri, maglietta nera a striscie grigie e le sue vecchie e fedeli converse nere. Prese lo zaino accanto al letto e uscì dalla camera da letto. Mentre correva giù per le scale inciampò, perdendo l’equilibrio. Lo zaino finì per terra, mentre Billie si aggrappò al corrimano. Si udì un rumore metallico, come se fossero caduti dei soldi a terra, ma lui  non ci fece troppo caso. Raccolse tutto e continuò dritto verso la porta. Afferrò una mela dal cesto della frutta sul tavolo della cucina e uscì. Prese l’autobus per un pelo, arrivò a scuola in orario e incontrò Aber fuori dal cancello. -Ciao Bill. Come stai oggi?- gli disse. -Ciao Aber. Oggi è andato tutto stranamente liscio… Succederà qualcosa più tardi, sicuramente- rispose lui. -Sempre così positivo tu, eh?- disse lei. Si guardarono e si misero a ridere. -Entriamo và- Billie annuì e la seguì. Entrando passarono davanti alla sala professori. Mike era seduto su una sedia, con delle schede in mano, e quando vide passare Billie sorrise. Il moro rispose al saluto ed arrossì. -Mi sono persa qualcosa?- chiese Aber. -Io...Ecco… Diciamo- rispose Billie. -Bill! Ora mi racconti tutto!- esclamò lei. Billie la guardò e sorrise. -Ok, ma al ritorno-. La rossa annuì, e si diressero entrambi verso la classe della prima ora.

---Fine delle lezioni...---

-Ora tocca a te- disse Aber, guardando Billie. Lui la guardó senza capire. -Cosa?-

- Devi raccontarmi del professor Pritchard!-

-Oh, si... Ecco...- Billie inizió a raccontare dell'incidente del giorno prima, della botta, del disco e del ritorno a casa.

-Cioè, spiegami... E avete parlato normalmente?- chiese incredula Aber, ascoltando attentamente il racconto dell'amico. -Si... É giovane, ha ventitre anni-  A quelle parole, lei strabuzzó gli occhi. -Quanti? Ma é un ragazzino!- esclamó. Un forte rimbombo si propagó per il cielo sopra le teste dei due ragazzi. -Si avvicina un temporale...- disse Billie, alzando lo sguardo. -Giá... E io sono arrivata-. Aber tirò fuori le chiavi di casa e si avvicinó alle scalette che la separavano dalla porta. -Ciao BJ, a lunedí- lo salutó lei. -Ciao Aber- ricambió lui, affrettandosi verso casa. Nemmeno cinque passi dopo, Billie sentì picchiettare sulla testa. -Ma che cazz...? No, la pioggia no!- esclamó, mettendosi a correre. Arrivato davanti alla porta di casa sua, aprì la taschina dello zaino per prendere le chiavi. -Dove saranno finite...? Oooh andiamo! Mi sto fradiciando!- e dopo svariati minuti suonó il campanello. -Mamma! Anna! David! Alan... C'é nessuno?!-. Ovviamente non ottenne risposta, si poggió alla porta e si lasció cadere. - Devono essermi cadute quando sono inciampato stamattina... Porca puttana!- si coprí la testa con lo zaino, sperando che quel diluvio si attenuasse. Improvvisamente sentí qualcuno chiamare il suo nome. Tese meglio l'orecchio. -Billie Joe!- sentí ancora. Vide un uomo alto avvicinarsi a lui. Mise a fuoco il viso e solo dopo pochi istanti lo riconobbe. -Professor Pritchard!... Cioé... Mike!-

-Billie, sono io... Non entri in casa?- disse il biondo avvicinandosi.

-Ecco... Io... Ho lasciato le chiavi dentro stamattina... E a casa non c'é nessuno- miagoló Billie imbarazzato. -Capisco... E non hai un posto dove andare?-

-Io...- Alzó lo sguardo. -No... Non ce l'ho, non ho nessuno quí vicino-

-Bé, in questo caso...- Mike lo guardó negli occhi e allungó la mano verso di lui. -... Tu passi il pomeriggio da me- Billie lo guardó incredulo. -C-cosa?... Io? No... Non posso... Cioé, non voglio disturbare...- disse balbettando. -Scherzi?! Primo, non disturbi, anche perché abito da solo e ti sto invitando io. Secondo, non vorrai bagnarti e rischiare di prendere un raffreddore... Non voglio un malato sulla coscienza- disse il professore, sorridendo. Il moro guardó prima lui e poi la mano tesa davanti al suo viso. Ci pensó un secondo, poi la afferró e si tiró su. L'espressione di Mike era compiaciuta. -Bene, e ora sbrighiamoci, altrimenti un pesce rosso si trasferirá nella mia borsa, scambiandola per un acquario- Billie rise a quella battuta, e seguì l'altro, accelerando il passo. Dopo diversi minuti il biondo si fermó davanti ad una porta di legno chiaro. -Eccoci arrivati- disse, estraendo le chiavi dalla borsa e infilandole nella toppa. -Eccoci arrivati...- si ripeté Billie mentalmente.



 

Angolino della pazzoide


Wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare... Allora, per prima cosa voglio ringraziare i recensori, perché sono riusciti a farmi quasi piangere :'). Secondo,prima stavo rileggendo i vecchi capitoli (dall'1 al 6) e mi sono accorta che sono pieni di errori di battitura. Volevo scusarmi, ma dato che la maggior parte delle volte scrivo con l'applicazione "Google Drive" sul mio cellulare e... Bè, ho un Galaxy Next, non so se avete presente le dimensioni dello schermo, ma diciamo che é piuttosto piccolo, quindi non mi accorgo di tutti gli errori.

Ringrazio per la comprensione :)

Rage & Love

Sil


 

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


-Cap. 8



 

Billie varcó l'uscio della casa di Mike, seguito da quest'ultimo. L'ingresso dava subito sul salottino. L'aria era fresca e accogliente, i mobili erano moderni, con qualche pezzo di antiquariato in giro, come un vecchio grammofono posato sulla libreria. Un divano di pelle nera campeggiava in mezzo al salotto, davanti una televisione piccola. Poi, al muro c'era un pianoforte e accanto a lui c'erano una chitarra acustica e un basso elettrico. -Vieni, accomodati- disse Mike. Billie era rimasto incantato dalla miriade di LP che c'erano: nella libreria, nel porta dischi, vicino al giradischi, e uno persino sul divano. -Scusa il casino, ma non sono solito a ricevere visite...- Mike posó la borsa su una sedia vicino alla porta e poi guardó Billie. -Ok, siamo completamente bagnati... Aspettami quí- disse, prima di dirigersi in camera da letto, e uscirne poco dopo con due magliette in mano, due paia di pantaloncini e una felpa. -Tieni, cambiati, altrimenti ti verrá una polminite- disse, porgendogli una maglietta a maniche corte e dei pantaloncini del pigiama. -Io...- balbettó Billie. -Tranquillo, nessun problema- disse l'altro sorridendo. I due si fissarono per qualche secondo, quando a Mike parve di essersi dimenticato qualcosa. -Ah, certo, scusa... Io bagno é da quella parte. In fondo a destra. Lo zaino dallo pure a me.- si scusó. Billie gli porse lo zaino e prese i vestiti. -Grazie - disse il moro, sparendo nel corridoio. - Meglio che mi cambi anche io, vá...- pensó Mike. Posó le cose che aveva in mano sul divano, si tolse le scarpe, poi i jeans e la maglietta che aveva addosso. Poi indossó i pantaloncini e con la maglietta bagnata si asciugó il collo. In quel momento comparve Billie dietro di lui, ma il biondo non se ne accorse subito, e il moro dischiuse la bocca a quella vista. Mike si passava lentamente la maglietta sul petto, tracciando il contorno dei muscoli, e... -Oh, Billie, hai fatto- disse, accorgendosi della sua presenza. -Aspetta che mi metto la magliet... Billie, stai bene?-  Il moro era rimasto completamente imbambolato, con la bocca semi aperta bagnata di bava e gli occhi sbarrati, fissando gli addominali di Mike e la sua pancia piatta. -Hahahahah Billie, Billie... Chiudi la bocca che ti ci entrano le mosche- disse ridendo. -C-cosa? Io... No... Cioé... Mi dispiace, io...- balbettó Billie, riprendendosi dalla trance. -No, nessun problema- disse Mike, infilandosi la maglietta. -Ti stanno un pò grandi le cose che ti ho prestato, he? Hahahahahah immaginavo- rise poi. I due si guardarono per qualche istante negli occhi. -Hem… Allora… V-vuoi qualcosa per fare merenda…?- domandò il più grande, con lo sguardo velato di imbarazzo. -Io… Non saprei…- rispose Billie. -Vediamo… Posso offrirti della cioccolata calda… Ti andrebbe?-

-Si, volentieri- sorrise Billie. In quel momento un lampo squarciò il cielo fuori dalla finestra, e il più piccolo rabbrividì. -Ok, e cioccolata sia… Tranquillo, è solo un temporale, passerà. Intanto tu accomodati sul divano, io vado in cucina- disse Mike. Billie annuì e si avvicinò al divano, mentre il biondo spariva in cucina. Si avvicinò agli scaffali nel salotto e curiosò un pochino. C’erano molti libri, almento tanti quanti erano gli LP. Prese la custodia di un disco e lesse “The Clash”, poi su un’altra c’era scritto “Sex Pistols” e su un’altra ancora “Rancid”. Si spostò un pochino e vide una pila di LP, tutti dei Ramones. Pensò a quanto fosse buffa quella situazione: Si trovava a casa del suo professore di musica, della quale lui era innamorato e che aveva i suoi stessi gusti musicali… Che coincidenza. Si girò di scatto, sentendo un rumore provenire dalla cucina, seguito dalla voce di Mike -Arrivooo!- diceva. Billie si affrettò a sedersi sul divano di pelle nera. -Eccomi… Panna?- domandò il biondo. Billie annuì. -Se hai freddo ti ho portato anche una felpa- continuò, allungandogliela, insieme alla cioccolata. -Grazie- si limitò a rispondere il moro. Si alzò, indossò la felpa e iniziò a bere lentamente dalla sua tazza fumante. Anche l’altro si sedette alla sua destra. -Allora, raccontami un pò di te… Cosa ti piace, oltre alla musica?- chiese Mike. -Io… A me piace leggere e disegnare, anche se non sono molto bravo… E poi amo suonare la chitarra…- rispose. Improvvisamente un tuono ruppe lo scrosciare della pioggia, e fu talmente forte da far tremare i vetri delle finestre. Billie sobbalzò e improvvisamente si ritrovò ad abbracciare il braccio di Mike, che, sconvolto e sorpreso, gli accarezzò i capelli. -Hey koala… Tranquillo, era solo un tuono- disse. Il moro si staccò improvvisamente, arrossendo completamente. Subito dopo si sentì un’altro tuono, più forte di quello precedente. -Aaah- esclamò Billie, spaventato. E senza nemmeno accorgersene stava abbracciando di nuovo Mike. -Hey… è tutto ok, va tutto bene, tranquillo…- Al professore quel ragazzo fece talmente tanta tenerezza che lo strinse a se. Sentì il suo cuore battere forte e poi guardò quegli occhi verdi prato, velati di imbarazzo e paura  -Devi distrarti… Ti va di suonare un pò?- chiese improvvisamente Mike. - Ecco… Si, magari…- rispose il moro, staccandosi dal suo corpo. Mike si alzò e prese la chitarra e il basso, che attaccò all’amplificatore. -Conosci ‘Pet Sementary’?- domandò a Billie. quest’ultimo lo guardò inarcando un sopracciglio. -Tu chiedi a me se conosco quella canzone? è una delle mie preferite!- esclamò, prima di attaccare con i primi accordi.



 

Angolo dell’autrice stralunata


Hola gentaaaah, le mie amate bestioline rare… Allora, che ve ne pare?? Qualcuno mi chiedeva di mettere qualcosina di più (SESSO) ma non mi sembra giusto fargli fare que qualcosina in più (SESSO) adesso… Dai, si conoscono da poco, prima o poi quel momento (SESSO) arriverà :3

Amo le vostre recensioniiiiii *w*

Rage & Love

Sil

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Capitolo 9
*** cap. 9 ***


-Cap. 9



 

Billie guardava la pagina del suo diario scolastico: 1 ottobre. Erano passate un paio di settimane da quando era stato a casa di Mike per via della pioggia. Da quel giorno avevano iniziato a parlare di piú, e il biondo lo aveva invitato un altro paio di volte a casa sua a suonare. Mike sentiva in Billie qualcosa di diverso... Di speciale.

-Hey Bill... Che fai oggi pomeriggio?- gli chiese Aber, distogliendolo dai suoi pensieri. -Io... Vado a trovare mio padre- rispose lui sussurrando. -Oh, capisco. Speravo potessi venire da me a studiare- disse lei, guardandolo. -Facciamo domani, eh? Ieri é finito settembre.- disse lui. Aber lo guardó e sorrise. -E domani sia-. Billie guardó l'orologio appeso al muro: le due meno dieci... Ed era venerdí, quindi niente lezioni o corsi pomeridiani. Poi posó lo sguardo sul cielo fuori dalla finestra. Era chiaro, nonostante ottobre,  il sole caldo della California primeggiava. -Un buon giorno per andare al cimitero- pensó Billie, guardando un uccellino che si era posato sul piccolo davanzale della finestra del laboratorio di scienze. Ripensandoci, non é mai un buon giorno per andare al cimitero.


--Qualche ora dopo...---


-... E poi ho conosciuto Mike. Non è stato un incontro casuale... É il mio professore di musica. Ma non ti preoccupare, ha solo ventitre anni... É un ragazzo dolcissimo, piú che un professore é un amico. Vedi... Penso di essermi innamorato di lui... Non gliel'ho detto ovviamente. La mamma non lo sa che... Che mi piacciono i ragazzi. Non so come reagirebbe, sai, mi trascura molto... Anche se so che fa il possibile per noi... Ma so che tu capiresti, che non ti arrabbieresti. Lo sai che David ha trovato un lavoro? E Anna si é fidanzata, anche se quel ragazzo non mi piace, lei non mi sembra felicissima. Comunque, ti stavo parlando di Mike. Mi ha invitato diverse volte a suonare da lui... Sai, suona il basso, e io sono migliorato molto con la chitarra. Saresti fiero di me... Mi manchi davvero tanto... Papá...- Billie era seduto a gambe incrociate sul muretto davanti alla tomba di suo padre. Ogni volta, il primo di ottobre, quando finiva settembre, si ritrovava lí,  portava in dono un tulipano rosso e lo metteva nel vaso, davanti alla foto sulla lapide. E poi si sedeva lí, a volte per ore, a parlare con suo papá... O almeno, con quello che rimaneva di lui. Billie si asciugó una lacrima e si alzò. Rimase a guardare il marmo bianco per qualche secondo, quel marmo freddo e prosciugato, che sembrava non invecchiare mai. Poi salutó il suo papá e balzó giú dal muretto. Peró qualcosa andó storto, probabilmente aveva poggiato male il piede per terra, perché si sentí cadere. Ma, mentre era pronto per finire con la faccia sull'asfalto, si sentí bloccare e tirare su. -Attento! Cosí ti fai male!- disse il ragazzo che lo aveva appena salvato. -Un momento... Billie! Sei tu?!- esclamó poi. Il moro era ancora scioccato e stranito da quello che era appena successo. Alzò lo sguardo e guardó il viso del ragazzo davanti a lui. -Mike... S-sei tu?- chiese. -Certo piccolo koala maldestro... Che ci fai quí?- domandò il biondo. Billie lo guardó e poi indicó la tomba del padre. -Capisco, non ci avevo pensato...- si scusó Mike. -E... E tu invece? Che ci fai quí?- chiese il piú piccolo.

-Io... Stavo andando via... Ero venuto a trovare una persona...- balbettó il biondo. -Voglio raccontarti una cosa, Billie. Ti va un frullato? Magari in un posto piú allegro di questo-


---Poco dopo...---


Billie camminava sul prato, tenedo in mano il suo bicchiere pieno di frullato alla fragola, mentre Mike lo osservava senza farsi notare. -Allora... Cosa dovevi raccontarmi?- Fu il moro a rompere il silenzio. - Bé... Sai, prima di mettermi a studiare per diventare un professore, ero un ragazzo come te... Andavo a scuola, uscivo con gli amici,  frequentavo le ragazze... Avevo un migliore amico... Il suo nome era Jason. Ci eravamo conosciuti all'etá di dieci anni, ed eravamo sempre rimasti migliori amici. Lui suonava la chitarra, e mi ha insegnato a suonarla... Poi ho imparato anche a suonare il basso, e un nostro amico suonava la batteria. Mettemmo su una band, un piccolo complesso, ci chiamavamo gli Sweet Children- raccontó Mike. Billie si mise a ridere quando sentí il nome della band. Anche il biondo sorrise. -Si, lo so, ora che ci ripenso era un nome di merda... Comunque... Jason scriveva canzoni e insieme le mettevamo in musica. Un giorno lui scrisse una canzone d'amore. Avevamo diciassette anni, e fino a quel momento eravamo stati solo migliori amici ... Ma lui mi disse di averla scritta per me. Mi disse che si era innamorato di me, e mi bació. Io, che fino ad allora avevo frequentato solo ragazze, mi sentivo strano, ma comunque lo lasciai fare, e iniziammo una relazione segreta. Io mi ero innamorato davvero di lui, sai? Mi coccolava, mi faceva sentire unico... E poi era bellissimo fare l'amore con lui...- A quelle parole Billie abbassó lo sguardo sulle proprie converse. Quindi il professore aveva avuto una relazione con un ragazzo? Quindi era bisessuale? O qualcosa di simile comunque... Mike continuó. - Stavamo bene insieme... Finché un giorno mi lasció, dicendomi che era per il bene della band, e altre cazzate simili. Io ero distrutto, ma comunque riuscii a riprendermi. E tempo dopo mi fidanzai con una ragazza, Britt. Era davvero bella, e io mi ero innamorato davvero... Ancora una volta. Poi fui costretto a partire per un mese, in vacanza con mio padre. Quando tornai, scoprii che Jason... Jason si era preso Britt, ci era stato a letto, piú di una volta, e lei mi aveva tradito... Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Litigai furiosamente con lui, e lei si schieró dalla sua parte. Il bello è che a lui non importó un bel niente.- Billie ascoltava attentamente il discorso... Ma davvero la gente poteva essere cosí stronza?

-E cosí mi allontanai dalla mia vecchia vita, e poi venni a vivere quí... Tempo dopo Britt mi contattó, spedendomi una lettera. Jason era morto... Di overdose da cocaina. E lo hanno seppellito nel cimitero centrale di Oakland... Ogni tanto vado a trovarlo, oggi ero andato da lui- finí Mike, trattenendo una lacrima. Billie era rimasto a testa bassa, ed aveva ascoltato tutto il racconto. -Ti dispiace che sia... Come dire... Finito cosí?- la domanda venne spontanea. Mike lo guardó con occhi profondi. -Io... Effettivamente all'inizio mi sono sentito strano... Come vuoto. Ma con il tempo ho lasciato il passato dove deve stare: nel passato- rispose. -E Britt? La senti ancora?-

-No... La colpa non é tutta sua, ma anche lei ha fatto la sua parte. So che adesso è una donna in carriera, e si sta per sposare... Sono solo felice per lei-. Billie annuí, con sguardo dolce.

-Ma lo sai che hai gli occhi da panda coccoloso?- gli chiese Mike, guardandolo. -Io... - Il moro abbassó lo sguardo imbarazzato. -Hahahaha sei tutto rosso!- si mise a ridere il biondo. Billie si giró irritato, ma Mike gli afferró la mano, e i due si ritrovarono faccia a faccia, a guardarsi negli occhi. Poi il piú grande abbracció il corpo esile del piú piccolo. -Pretendi sempre il meglio per te stesso, ok? Non accontentarti mai di qualcosa che credi possa bastare... Pretendi sempre il meglio.- Billie annuí. -Grazie Mike...-

-Grazie a te, Bill... Non avevo mai raccontato a nessuno queste cose... Ora mi sento meglio-. Si staccarono e si guardarono a lungo. -Inizia a fare buio... Io devo tornare a casa... - disse Billie. -Certo, ti riaccompagno- rispose Mike. Sicuramente il moro non avrebbe mai scordato quel pomeriggio.



 

Angolo dell'autrice


*Si gira con una sedia girevole* Saaaalveee mie bestioline rare... Aaallora... Lo so che mi odiate, perché vi sareste aspettati un bacio, ma é ancora troppo presto. Quí salta fuori il passato di Mike; quindi, se é stato innamorato di un ragazzo, la domanda é: Billie avrá qualche speranza? Bho :3 comunque momentaneamente niente cosine spinte (SESSO). Grazie mille per le recensioniiii vi amoooo X3

Rage & Love

Sil


 

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Capitolo 10
*** cap. 10 ***


-Cap. 10



 

-Hey  frocietto! Hahahah oggi ci divertiamo, vero Dave?- Disse Travis, tenendo Billie per il colletto della maglietta. -Hahah certo Trev, e tu che dici, Darren?-

-Ovvio che ci divertiamo... Allora sfigato, preferisci una bella granita nelle mutande, oppure optiamo per una bella doccietta? Tu che dici, Trev?- rispose Darren, sogghignando. -No... Vi prego... Lasciatemi...- Billie tratteneva a stento le lacrime. - Ma si va... Una bella doccietta ti rinfrescherá. Hahahahahaha!- I tre spinsero a forza il povero malcapitato nei bagni della palestra, e uno di loro chiuse la porta. Travis spinse con forza Billie a terra, in una doccia dello spogliatoio, tenedogli i capelli. -Lasciami... Mi fai male... No... Basta, ti prego...- imploró il piú piccolo. -Zitto frocio! L'ho visto quanto sei amico di quel professore, sai? E cosí otteniamo favoritismi, eh?! Dí la veritá: é frocio anche lui? State insieme? Scommetto che ti sfrutta per i pompini, vero?- e mentre Travis diceva questo, teneva stretti i capelli di Billie. Poi prese la sua faccia e se la strusció sul cavallo dei pantaloni, e lo tenne pressato contro quella parte. -É vero o no?- gli ripeté con fermezza. Alcune lacrime rigarono il viso di Billie, che ormai aveva un occhio nero e si era arreso alla forza. Improvvisamente Travis lo scaraventò a terra e aprí l'acqua della doccia, lasciando la povera vittima sotto un getto di acqua fredda. -Andiamo ragazzi... E in quanto a te...- disse, indicando Billie. -...Guai a te se racconti qualcosa in giro... Altrimenti il tuo amato professore fará la tua stessa fine.- finí serio. Gli altri due ghignarono e si allontanarono al seguito del piú grande. Billie, sforzando il braccio dolorante chiuse il rubinetto e si rannicchió in un angolo a piangere. Improvvisamente vide qualcuno passare fuori dagli spogliatoi ed entrare dentro. -C'é nessuno?... O mio Dio... Billie! Cosa ci fai sotto la doccia?- disse l'uomo. Billie alzó lo sguardo e, singhiozzando, lo riconobbe. -M-Mike... Io...- balbettó, cercando di calmarsi. -Billie! Vieni quí- disse il biondo, aiutandolo ad alzarsi. -Hai un occhio nero... Chi è stato a farti questo?- gli chiese, facendolo poggiare su una panca. -Io...- Billie abbassó lo sguardo e farfuglió qualcosa. -Billie! Dimmi immediatamente chi cazzo é stato!- alzó la voce Mike. -É stato Travis, vero? Lui e i suoi cani da guardia, vero?- disse poi, senza ottenere risposta. - Billie ti prego... Guardami, parlami...- Il ragazzo alzó lo sguardo e lo puntó negli occhi del  professore. -Hanno... Hanno detto che se avessi detto qualcosa... Loro avrebbero fatto del male anche a te...- disse, con le pupille velate di lacrime. -Mike lo abbracció forte. In quel momento passó il preside dell'istituto, il rettore Nelson, un uomo alto, cicciotto, con un paio di occhiali tondi e il viso serio. -Professor Pritchard… Cosa ci fa qua, lei?- li interruppe, guardando male Mike. I due si staccarono e il biondo si scusò. -Buongiorno rettore… Ho trovato Billie Joe quì nelle docce e… Volevo portarlo in infermeria, è stato picchiato.- Il preside guardò Billie. -Mmmh… Portalo subito in infermieria e poi ti voglio subito nel mio ufficio. Mike annuì e il rettore si allontanò. -Vieni, andiamo a farti medicare…- prese Billie sotto braccio e lo accompagnò fino al primo piano. Durante il tragitto però,nessuno dei tue fiatò. Arrivati davanti alla porta, la dottoressa li fece accomodare. -Io ora devo andare…- disse Mike -... Ma all’uscita aspettami, che voglio vedere come stai. Ah, poi mettiti questi- mise le mani nella borsa e tirò fuori un paio di occhiali da sole. -Non vorrai far vedere a tutta la scuola quel brutto livido, vero? Ci vediamo dopo- disse, accarezzandogli la guancia. Si girò e si allontanò, mentre Billie lo osservava con la coda dell’occhio. -Allora… come ti sei procurato questi brutti lividi?- chiese l’infermiera. -Io… Sono caduto…- rispose il ragazzo, abbassando lo sguardo. -Caduto? Sarà… vieni quì che ti medico- disse la giovane ragazza, sorridendo.


---Nell’ufficio del rettore…---


-Cosa ci facevi, negli spogliatoi, con uno studente, Michael? Ho visto che lo stavi abbracciando, sai?- disse il rettore, appena Mike mise piede nel suo ufficio. -Cosa? Io… Era appena stato picchiato!- esclamò a sua discolpa. -Michael… Quello è un minorenne, lo sai cosa potrebbe succederti, se…-

-A me non mi interessa quello che potrebbe succedere, dannazione! Lo avevano appena picchiato, lo stavo tranquillizzando, è uno studente!- alzò la voce Mike. -Non urlare, sei sempre nel mio ufficio, e io sono il preside, ti ricordo… Ti sto mettendo in guardia, Michael, è per il tuo bene… Un studente è venuto a dire che tra te e quel ragazzo, Billie Joe, c’è uno ‘strano’ affetto.- disse il rettore. Mike lo guardò esasperato. -Cooosa? Chi è questo studente? Che venisse a dirmele in faccia le cose, ok? é Travis Gorner per caso?- domandò, cercando di trattenersi. -Michael… - sospirò il preside. -Michael un cazzo! è stato lui a picchiare Billie Joe stamattina, lo sai questo? Certo che lo sai, ma lo proteggi, perchè è il figlio del più influente avvocato della California!- Mike perse le staffe. Il rettore si alzò e gli puntò il dito contro. -Michael Pritchard! Siamo nel mio ufficio, sei gentilmente pregato di darmi del Lei! E non mi interessa se ti conosco da quando eri alto quanto un puffo, non hai il diritto di comportarti così, e io posso buttarti fuori quando voglio!- gli urlò contro. -E adesso basta, questione chiusa… Se ti becco di nuovo con quello studente, ti prendi un’espulsione!- decise il preside. -Cosa…? Oh, andiamo, Josh…- disse Mike, quasi disperato. -Questione chiusa! E per te sono il rettore Nelson, ok? Ho fatto un favore a tuo padre assumendoti, non farmene pentire, ok?- Mike lo guardò arrabbiato, e come una furia prese la sua borsa e uscì di corsa.


---In classe…-


Billie entrò in terza ora, cercò Aber con lo sguardo e si sedette accanto a lei. -Bill! Come mai hai tardato così tanto stamattina? hai saltato matematica e storia, e… Ma perchè porti degli occhiali da sole?- bisbigliò lei. Lui la guardò e poi alzò leggermente le lenti, per farle vedere il livido. -E quello?- domandò lei preoccupata. - Travis…- sussurrò lui. -Cosa? Quel bastardo…- disse Aber. -All’uscita dobbiamo sbrigarci… Poi ti spiego-

Infatti, arrivata l’ora di uscire, Billie allungò il passo, trascinadosi Aber. Mike uscì dall’istituto e cercò con lo sguardo il moro, senza trovarlo. Aspettò che fossero uscite tutte le classi, ma di lui nessuna traccia. Sconsolato, si avviò verso casa, ripensando alle parole del rettore. -Al diavolo!- esclamò.



 

Angolo della marziana


Wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Allora, Il nostro Billie viene picchiato da Travis, Mike cerca di aiutarlo e lui come lo ripaga? Evitandolo e scappando via? La cosa non convince nemmeno me, ma purtroppo la storia va così, perchè… Bè, lo scoprirete nel prossimo capitolo :3 Muhahahahah sono malvagiaaaa :v E con questo siamo a due capitoli in un giorno… Dajee!!

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Sil

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Capitolo 11
*** cap. 11 ***


-Cap. 11




 

-Auguriiii!- i suoi fratelli e le sue sorelle lo svegliarono urlando quella parola. -C-cosa?- balbettó Billie, ancora mezzo addormentato. -Oggi é il 17 Febbraio, e tu compi diciassette anni... Te lo sei dimenticato?- gli disse Alan. Billie guardó i suoi fratelli e le sue sorelle: David, Anna, Alan, Hollie e Marci. -Allora fratellino, ti senti piú vecchio?- gli chiese Anna. -Io... Veramente no...- rispose lui, sorridendo. -Anche la mamma ti fa gli auguri, stamattina é dovuta uscire presto per il lavoro, ma ha detto che stasera ti porta un regalo- disse David. -Ma ora apri il nostro di regalo!- esclamó Hollie, allungandogli un pacco, piatto e quadrato. Billie scartó la carta e esplose di gioia. - L'ultimo LP dei Ramones! Grazie ragazziiii!- disse, prima di abbracciarli uno per uno. Poi, dopo avergli fatto un grande sorriso, ognuno tornó alla sua vita. La giornata si prospettava lunga e fredda. Si alzó, si fece una doccia calda, indossó un paio di jeans, una maglietta blu, una felpa nera, la giacca pesante e una sciarpa viola, probabilmente presa in prestito da Anna. Si mise lo zaino in spalla e si avvió verso l'uscita. Il freddo di febbraio gli sfioró la pelle delicata, facendolo rabbrividire. Erano passati quasi tre mesi da quando era stato picchiato da Travis e da quel giorno aveva provato ad evitare Mike, in tutti i modi, perché Aber gli aveva detto di aver sentito casualmente la sua conversazione con il preside. E Billie non voleva che lui venisse licenziato, o peggio... Denunciato. Cosí l'aveva allontanato, rifiutando i suoi inviti a casa e fingendosi disinteressato a lui... Cosa che non era affatto. Prese l'autobus e scese davanti alla scuola. Si strinse nel cappotto e si avvió all'entrata. Aber gli corse subito in contro. -Auguri Bill! Ne hai diciassette adesso... Contento?- gli chiese, guardandolo con un sorriso. -Bha... Per me é un giorno come un altro... Ho solo un anno in piú- rispose lui, sistemandosi la sciarpa. -E con il professore?- domandó lei. -Mike? Non so... Io... Non voglio causargli problemi...- rispose incerto. -Peró ti manca... Prima mi ha fermato e mi ha chiesto di te- Billie sgranó gli occhi. -C-cosa? Di me? E... E cosa gli hai detto? Cosa ti ha chiesto?-

-Bhé, ecco... Mi ha chiesto come stai... E poi ha voluto sapere perché lo eviti...- disse lei, guardando altrove. Billie la prese per le spalle. -E tu cosa hai risposto?!- esclamó.

-Io... Ho detto la veritá. Dovevo farlo- rispose lei, imbarazzata.

-Cooosaaa? O no... - Lui abbassó lo sguardo. -Dovevo farlo, Billie. Non potrai ignorarlo a vita!- cercó di farlo ragionare lei. La campanella risuonó nell'aria. -Ora entriamo... E non pensarci, quel che sará, sará-


--- All'uscita di scuola...---


Billie e Aber camminavano in silenzio, uno accanto all'altro. Nessuno dei due accennava a voler dire qualcosa, finché lei non ruppe il silenzio. -Non ce l'hai con me, vero?- chiese, guardandolo. Lui si giró e posó gli occhi nei suoi, marroni scuro, che lo scrutavano. -Io... No, non ce l'ho con te... É che mi sento uno stupido ad essermi comportato cosí... Anche se tu avresti potuto evitare di andargli a raccontare tutto- rispose lui. -Mi dispiace BJ, ma ho dovuto... Avevate bisogno di una risvegliata, non te lo sei filato per mesi, manco a Natale o Capod'anno, l'ho fatto per te... Leggo la sofferenza nei tuoi occhi, ammettilo che ti manca-

Billie abbassó lo sguardo. -Bhé... Si, lo so... Mi manca, é vero, ma io sono innamorato di lui... Non posso fare finta di nulla.- disse lui. Improvvisamente si sentí chiamare dal fondo della strada e si giró. -Billie Joe! Aspettami, ti prego!- riconobbe la voce di Mike, e fu indeciso se proseguire o aspettarlo. -Eccomi...- disse il biondo, che intanto l'aveva raggiunto. -Possiamo parlare?- gli chiese guardandolo. -Da soli...- disse poi, spostando lo sguardo su Aber. -Oh, si, si certo... Io sono arrivata, ciao Bill. E... Salve professor Pritchard- disse lei, tirando fuori le chiavi di casa. - Ciao Aber- dissero i due in coro, prima di guardarsi. Il primo ad incamminarsi fu Mike. -Come stai?- gli chiese. -Non c'é male... Tu?-

-Tutto bene... Auguri-

-Grazie...- erano entrambi abbastanza imbarazzati. -Scusa- disse Billie.

-Non devi scusarti... Aber mi ha spiegato tutto... Ma tu non devi avere paura di quello che dicono gli altri, ok?-

-Ok...- e seguirono altri attimi di silenzio. -Io... Sono arrivato- disse Billie, indicando la sua porta di casa. -Sei solo?- gli chiese Mike. -Si, a casa non c'é nessuno, mio fratello David tornerá tra un paio d'ore...- rispose il moro, aprendo la porta e girandosi verso il biondo. -Io... Ti ho fatto questo...- disse Mike, tirando fuori un pacchettino dalla borsa. Billie lo scartó: conteneva un plettro legato ad una catenina. -Grazie... É bellissimo...- arrossí. -Ti prego, perdonami...- il moro alzó lo sguardo velato di lacrime. -Certo... Non piangere, vieni quí...- disse Mike, abbracciandolo. Poi si staccarono e si guardarono negli occhi. Il biondo accarezzó la guancia del piú piccolo, i loro visi si avvicinarono... Ma entrambi abbassarono lo sguardo e si staccarono immediatamente. -Non possiamo comportarci normalmente... Tu mi piaci Mike...- disse Billie, trovando il coraggio chissá dove. Mike si allontanó da lui. -D-devo andare... Scusa Billie...- balbettó, prima di girarsi e di andare via. Billie rimase interdetto, poi chiuse la porta e scoppió a piangere. Mike camminava velocemente verso casa sua. Si fermó. Si giró a guardare casa di Billie. -Non posso....- disse. Poi proseguì dritto... Dopo pochi passi si bloccó di nuovo. -Aaah, fanculo i buoni propositi, fanculo tutto!- esclamó. Si giró e inizió a correre verso quella porta che era appena stata chiusa. Si fermó lí davanti, ansimando, e cominció a suonare il campanello. Un Billie triste e con le lacrime agli occhi aprí la porta. Mike non gli diede nemmeno il tempo di parlare: prese il suo viso tra le mani e incolló la bocca alla sua. Billie dischiuse le labbra, lasciando all'altro campo libero. Mike lo spinse dentro casa e richiuse la porta alle loro spalle. Il moro saggió il sapore di colui che gli aveva rubato il cuore, finalmente, e lo tiró verso di se dal colletto del cappotto. Le loro lingue strusciavano e si perdevano in una danza d'amore. Si staccarono per qualche secondo, giusto per prendere fiato. Mike accarezzó i lineamenti docili del viso di Billie. Le gote arrossate, le pupille dilatate e il cuore che batteva a mille. -Anche tu mi piaci...- disse, guardandolo negli occhi. Poi lo bació sulla fronte e si allontanó. -Ora perdonami, ma devo andare... Ciao- lo salutó, aprendo la porta e richiudendosela alle spalle. Billie rimase inerte, poi prese il plettro, se lo mise al collo e si accarezzó le labbra. -Questo è il piú bel regalo che io abbia mai ricevuto- pensó.


Angolino per me


Wonder *chomp* frikets *comp* mie bestioline rare... Ho finito questo capitolo mentre mangio noodles giapponesi :v. Fiiinaalmenteee il bacio tanto atteso... E bravi i nostri bimbi :3 chissá cosa accadrá nel capitolo 12... Bhooooo! Alla prossima ;P

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Sil

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Capitolo 12
*** cap. 12 ***


-Cap. 12




 

Inizio di Marzo: gli uccellini cinguettavano allegri, e il sole primaverile della California iniziava a farsi sentire. Billie venne svegliato (come al solito) dal trillo assordante della sveglia. -Bill, giuro che se non spegni quell'affare, defenestro sia lui che te, hai capito?- disse Alan, coprendosi la testa con il cuscino. Il piú piccolo si mise a ridere e spense la sveglia. Andó in bagno e si guardó allo specchio. Era passato parecchio da quando... Bhé, da quando Mike l'aveva baciato. E lui si sentiva bene... Leggero, appagato, spensierato... Ecco come si sentiva. Dal loro bacio, si comportavano come normali amici, ma l'intesa fra di loro era cambiata. Ogni tanto si scambiavano sguardi, coccole di nascosto e baci a fior di labbra. Ma ovviamente dovevano accertarsi di non farsi beccare da qualcuno. Billie sapeva benissimo che la relazione fra loro due era illegale… E lo sapeva anche Mike. E poi, chiamarla ‘relazione’ era un po’ troppo. Insomma, un bacio è un bacio, ma loro non stavano mica insieme… E soprattutto, non avevano mai avuto rapporti sessuali. Quello sarebbe stato illegale e penalmente perseguibile. Billie si preparò come ogni mattina, uscì di casa, prese l’autobus e arrivò a scuola. Vide Mike fuori dal cancello sistemare qualcosa nella borsa. Incrociò il suo sguardo e sorrise, assicurandosi che nessuno li vedesse. Poi vide Aber venirgli incontro. -Ciao Bill!- lo salutò. -Ciao Aber- ricambiò lui, sorridendo. -Senti, il professor Pritchard mi ha dato questo nascosto in una scheda, e mi ha detto di dartelo e di non farlo vedere a nessuno- disse lei, abbassando il tono della voce ed allungandogli un foglietto piegato. Billie lo prese, lo aprì e lesse: ‘Casa mia ore 2.30 P.M. , puoi?’ firmato ‘Mike’. Gli occhi del moro si illuminarono improvvisamente e le sue guance diventarono rosse. -Dammi una penna, presto!- eslamò, gesticolando davanti ad Aber, che intanto non stava capendo un cazzo. -Cosa? Calmati! Tieni…- disse lei, aprendo lo zaino e allungandogli una penna. Lui posò il foglio sul palmo della mano e scrisse, con calligrafia appena comprensibile: ‘Si :)’ firmato ‘BJ’. -Ora prendi la scheda, ci rimetti questo dentro, e ad ora di ricreazione glielo restituisci, tutto chiaro?- disse lui guardandola. -Hey panda, vacci piano! Spiegami tutto prima- lo fermò lei. Lui si avvicinò e le disse ad un orecchio -Mi ha invitato a casa sua, più tardi- spiegò. Lei lo guardò stranita e poi aprì gli occhi. -E c’è bisogno di fare tutto ‘sto casino? Hahahaha, tranquillo- In quel momento la campanella suonò, Aber mise la penna nell’astuccio e nascose la scheda nel quaderno, prima di incamminarsi al seguito di Billie.

 

---Dentro scuola…---

 

Ora di storia: il professore spiegava come, in Europa nei primi dell’anno mille d.C., nasceva il Medioevo. -Aber, vado un secondo in bagno- sussurrò Billie, poco prima che suonasse la campanella per il cambio dell’ora. -Ok, sbrigati-. -Professore, scusi, potrei andare in bagno?- disse lui, alzando la mano. -Si Armstrong, vai pure- rispose l’insegnante. Travis era stranamente interessato a quella scena. Al suno dlla campanella, Aber notò il bestione alzarsi e uscire dalla classe, senza farsi vedere dalla professoressa Jane, l’insegnante di italiano che stava per entrare. Seguì Billie in bagno, e lo sorprese a lavarsi le mani. -Hey frocietto- lo chiamò. Billie sobbalzò e lo vide entrare. -Allora, le fai ancora le pompe al professore?- gli chiese, avvicinandosi a lui e prendendogli un braccio. Billie fece un respiro profondo e disse -N-non faccio i pompini… A-al p-professor Pritchard…-

-Ah, no? Che peccato,- disse tirandolo su e sbattendolo al muro. -Scommetto che con questa boccuccia delicata sei molto bravo a succhiare.- Billie cominciò a tremare, i loro visi erano così vicini, Travis lo aveva in pugno. Gli prese le guance tra le dita, stringendole stile ‘cippi-cioppi’ e gli sussurrò -Troietta- prima di lasciarlo cadere a terra e allontanarsi da lui, per tornare in classe. Billie si massaggiò le guance doloranti, si guardò allo specchio, notando un livido sul collo. -Vaffanculo!- sbottò. Poi si pulì il viso e tornò in classe. -E quel livido?- disse Aber, guardandolo. Lui abbassò lo sguardo. -Travis- sussurrò. Lei non nascose la rabbia, ma non potè fare altro che imprecare.


-Ore 2.30 p.m…---

 

Billie era arrivato davanti casa di Mike e aveva suonato il campanello. Aveva indossato la sciarpa per coprire il livido sul collo, e se la sistemò. Mike aprì la porta Ciao… Aber mi ha dato il biglietto, e… Ti aspettavo- gli disse felice, facendogli spazio per entrare. -Come stai?- gli chiese. Billie lo guardò e si tolse la sciarpa. -Ma cos…? E questo?- gli chiese sfiorandogli il collo violaceo. Billie abbassò lo sguardo. -é stato Travis? Ancora?- Billie annuì. -Quel bastardo! Io… Io lo ammazzo!- sbraitò furioso il biondo. -Calmati… La smetterà prima o poi…- lo calmò il moro. -Si, magari smetterà, ma fino ad allora…- Lo guardò Mike, prendendo il suo viso tra le mani. -...Fino ad allora continuerà a farti del male… Io non voglio…- disse, abbracciandolo. Poi si guardarono, e il più grande si lsciò intenerire da quei grandi occhi verdi. Avvicinò le loro bocche, fino a farle incontrare. Un bacio lungo li colse, non avrebbero mai messo di stare in quella posizione. -Vieni…- disse Mike, prendendo la mano di Billie e portandolo sul divano. -Anche se non possiamo fare l’amore… Possiamo sempre coccolarci, no?- gli disse. Billie sorrise arrossendo. Il più grande si sedette sul divano, e il più piccolo si accucciò contro il suo petto. -Vieni quì…- lo strinse a se Mike, baciandogli la testa. -Prima o poi saremo liberi, Billie… Non dovremo più nasconderci, e Travis e i suoi amici la pagheranno… Te lo prometto- disse, prima di baciarlo di nuovo. -Ti voglio bene- disse Mike. -Anche io ti voglio bene- rispose Billie.


Angolo ‘viva meee!’

 

Wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Ventisette recensioni?! Davvero?! Grazieeeeeee :3 siete la ragione per la quale continuo a scrivere, vi voglio bene X3 ma mai quanto Mike ne vuole a Billie… Ma è ancora troppo presto per un ‘Ti amo’ e poi loro non tanno mica insieme… Noooooo… (questo lo pensano loro) XD. Comunque grazieee, alla prossima ;P

Rage & Love

Sil

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Capitolo 13
*** cap 13 ***


-Cap. 13


-Buongiorno ragazzi- la professoressa Jane entró in classe, salutando i ragazzi. Billie era seduto in fondo, accanto ad Aber, come al solito. -Oggi, per voi, c'é una sorpresa- continuó la prof. I ragazzi alzarono lo sguardo verso di lei. -Come ogni anno, il consiglio di classe si è riunito, e abbiamo deciso di riproporre il campo scuola, durata cinque giorni, verso i primi di aprile. Cosa ne pensate?- Gli studenti dissero un ‘si’ carico di gioia, a tutti cominciarono a parlottare fra di loro. -Bill, un campo scuola! Che bello!- esclamò Aber, rivolgendosi a Billie. Lui la guardò e abbassò lo sguardo. -Già… Ecco, io… Non so se verrò…- disse. -Cosa? Perchè mai? Daiiii, ti preeegooo… Se non ci vieni tu, io che vado a fare? Dai, ci divertiremo- lei lo guardò facendo gli occhi dolci. -Non so… Prima vediamo come vanno le cose, poi deciderò- rispose lui. Aber annuì, sperando che il moro cambiasse idea. -Allora, se tutti siete d’accordo, questo è il piano di viaggio. Non andremo molto lontano, fuori città c’è un parco naturale, il ‘Wildcat Canyon Regional Park’...è una zona verde aperta ai campeggiatori, immersa nella natura, con animali e piante. Ovviamente non sarà una vacanza, ci sarà da lavorare. Avremo due capi-campeggio, e loro ci faranno una lezione di sopravvivenza in natura… Qualche domanda?- La prof. parlava mentre distribuiva dei fogli ai ragazzi. Uno alzò la mano. -Dove si trova?- domandò. -Appena fuori Berkeley, prima di El Sobrante… Spero che tu sappia dove sono Berkeley e El Sobrante, altrimenti dirò al professore di geografia di metterti un brutto voto- rispose la prof, e tutta la classe si mise a ridere. -Bene, su queste schede c’è specificato il posto, il giorno di partenza, il costo del bus che vi porterà e il giorno di ritorno.- Billie guardò attentamente il foglio: la sua classe sarebbe bartita con altre due sezioni, le tende e l’attrezzatura sarebbe stata fornita dai capi-campeggio, il costo totale ammontava a sessantacinque dollari. Poi, in fondo c’erano anche indicati gli accompagnatori: la docente di italiano, professoressa Diana Jane, la docente di ed. fisica, professoressa Lucy Hoffel e il docente di musica, professor Michael Pritchard… Michael Pritchard!?! Billie sgranò gli occhi e aprì la bocca. -A...Aber… V-viene…-non riusciva a parlare. Scrollò l’amica per un braccio e la guardò esterrefatto. -Si, hai visto…. Viene anche il tuo fidanzato- disse lei, sussurrando e ridendo. -Hey! Io e lui non stiamo insieme!- rispose offeso Billie. -Noooo…- disse Aber.


-Più tardi, dopo scuola…-

 

Billie entrò a casa e trovò Alan intento a mangiare un panino. Andò in camera sua e si cambiò la maglietta, poi si diresse verso la porta. -Al, io vado a trovare nonna… Ci vediamo più tardi- gli disse, salutandolo. Lui rispose con un cenno della mano e addentò la pagnotta. Billie si incamminò verso la fermata dell’autobus e, una volta preso il mezzo e fermatosi dopo quattro fermate, si diresse verso casa della sua amata nonnina, l’unica che gli era rimasta, dalla parte del padre. Suonò alla porta. Una vecchina da dentro chiese -Chi è?- con voce rauca. -Nonna, sono Billie- rispose lui urlando. La vecchietta aprì la porta, guardò il nipote e poi gli diede un bacio sulla guancia. Aveva i capelli bianchi arruffati, due grandi occhiali sul naso, bassina e poco cicciottella. -Amore mio, capiti a fagiolo, stavo facendo il thè… Vieni tesoro, entra- gli disse, spostandosi. Casa di sua nonna era un pò come le case delle nonne di oggi: mobili antiquati, servizi di piatti e da thè un pò ovunque, soprammobili, libri, una vecchia radio che probabilmente aveva visto la seconda guerra mondiale… -Vieni Billie, siediti… Allora, cosa mi racconti?- disse lei, prendendo il thè e versandolo nelle tazze. Billie cominciò a raccontargli della scuola, dei compagni, di Aber… e infine della gita. -E dimmi, tu ci andrai alla gita?- chiese lei. -Non lo so… non voglio gravare sulle condizioni economiche di mamma…- disse lui. -Lasciami indovinare: a questa gita parteciperà qualcuno che ti piace, giusto?- Lui arrossì e abbassò la testa. -Ecco… io… no, cioè… Non conosco molte ragazze… - balbettò. -Amore mio,- la nonna gli prese la mano. -L’ho capito che non ti piacciono le ragazze, sai? - disse lei. Lui la guardò con occhi sbarrati. -Tranquillo… Sai, il mio migliore amico, nonchè fratello gemello di tuo nonno era gay… Era uno degli uomini migliori su questo mondo- gli disse, guardandolo dolcemente. Lui si sciole a quelle parole e sorrise.-Chiunque sia questo ragazzo, è fortunato… La gita la pago io, te lo faccio come regalo di fine anno scolastico- continuò lei. Gli occhi di Billie divennero due fanali accesi. -Non ringraziarmi, te lo meriti… Ora mangia i biscotti però- sorrise lei.                                            





 

Angolo dell’autrice

 

Wonder frikets mie bestioline rare… Allora, una precisazione, la cittadina ‘El Sobrante’ esiste davvero vicino Berkeley, come il Wildcat Park… Se vi chiedete come mai questa città si chiama come il vecchio batterista dei Green Day ve lo spiego: una volta erano tutti e tre fatti, stavano passando da quella città e Jhon (così faceva di nome) invece di leggere il cartello ‘Welcome to El Sobrante’ lesse ‘Welcome Al Sobrante’ e da quel momento si faceva chiamare così XD

Altra piccola notifica, dovrete aspettare un bel pò per il possimo aggiornamento credo… scusatemiii >.<

Rage & Love

Sil

                            

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Capitolo 14
*** cap. 14 ***


-Cap. 14


Billie era stato molto a pensarci su, ma ormai aveva deciso: sarebbe partito per il campo scuola, per la gioia di Aber. -Billie, sono felicissimo che hai deciso di venire- disse Mike, guardandolo dolcemente. Si erano incontrati nel bagno della palestra e, sebza farsi vedere, si erano messi a parlare. -Si, ma... Non sono convintissimo...- rispose Billie, abbassando lo sguardo. Il biondo mise la mano dietro la nuca dell'altro, aprí il palmo fino all'orecchio e gli alzó lo sguardo, fino a puntarlo nei suoi occhi. -Non ti succederá nulla, te lo prometto... Finché ci saró io con te ti proteggeró- gli sussurró. Le loro labbra si sfiorarono, ma poi sentirono un rumore e si staccarono di colpo. Billie sorrise e uscí dal bagno, tornando in palestra. -Armstrong! Inizia a correre, su! Un due un due un due... Daiii!- tuonó la prof. Era una di quelle donne alte, grosse, robuste, con gli occhi piccoli e la faccia enorme, i capelli arruffati e corti, maglietta a maniche corte, pantaloncini, calzettoni, scarpe da ginnastica e fischietto al collo... Billie non ricordava di averla mai vista vestita diversamente. Finita l'ora di ginnastica c'era l'ora di chimica, poi storia e infine... Musica.

 

---Ultima ora...---

 

-Bentrovati- disse Mike, entrando nell'aula di musica. I ragazzi lo salutarono distrattamente, erano tutti presi dal parlare della gita e del parco naturale. -So che la professoressa di italiano vi ha parlato del campo-scuola... Bé, come avrete letto sul programma, io saró uno degli accompagnatori, insieme alla signorina Jane e alla signorina Hoffel- tossí per scherzo, per sottolineare quanto fosse ridicolo chiamarla "signorina"... Quella piú che altro era un carroarmato. I ragazzi risero, compreso Billie. - Ovviamente noi professori avremo bisogno di sapere chi non verrá, quindi abbiamo bisogno di una lista dei partecipanti...Monaber, ci pensi tu?- disse, guardandola e tendendole un foglio. -Okay- rispose lei, avvicinandosi, afferrando il pezzo di carta e portandolo al posto con se. Billie la guardó e sorrise, con espressione da ebete. -Che c'é?- domandó lei sotto voce, notando la sua faccia. -Cosa? No, no... Nulla, io... É solo che... Cioé... Ecco...- balbettó, riprendendosi. -Lasciami indovinare... Mi reputi fortunata perché il professor Pritchard mi rivolge la parola?- chiese lei ridendo. -Io... In realtá sono felice che tu e lui stiate... Come dire... Diventando amici...- disse lui imbarazzato. Aber gli sorrise e abbassó lo sguardo verso il foglio. Avrebbe avuto un pó di lavoro da fare.

 

---Fuori scuola...---

 

Billie e Aber camminavano ridacchiando per la strada, mentre ritornavano a casa. -Quindi tu e lui... State insieme?- chiese lei. -No... Non lo so in realtá...- Billie arrossí. -Non lo sai? Hahahahaha, ma come?-  rise lei.

-É che... Teoricamente una relazione tra un maggiorenne ed un minorenne non é legale...-

-Questo lo so- affermó lei. Poi lo guardó con occhi innocenti. -Lo avete giá fatto?- chiese.

-Io... Cosaaa?- esclamó Billie. Lei scoppió a ridere. -Hahahahahahahah dai Bill, sai cosa intendo...- il suo sguardo era complice. -Io... Noi...- lui arrossí. -No, non... Non possiamo...- finì poi, guardandola. -Capisco... Deve essere bravo a letto!- sorrise lei. -E dai Aber! Hahahahahah che diciii?- Billie scoppió a ridere. -Bé, é carino, intelligente, un ottimo osservatore... Se non ti sbrigi a prendertelo tu, saró costretta a rubartelo hahahahahah- rise lei. Improvvisamente Billie sentí qualcuno alle sue spalle coprirgli gli occhi con le mani. Sobbalzó improvvisamente e sentí una voce. -Chi sono?- Riconobbe la voce e si sciolse, afferrando quelle mani, stringendole e girandosi. -Mike! Torni a casa?- chiese sorpreso. -Si, e guarda chi incontro... Ciao Aber- salutó Mike sorridendo. -Salve professore- rispose lei. Il biondo strinse la mano all'altro e lo avvicinó a se, baciandolo sulla guancia. Poi si rivolse ad Aber, che stava cercando di non ridere e si sentiva un pó il "terzo incomodo". -Grazie per aver accettato l'incarico- disse. -Si figuri, sarà un piacere- rispose lei. -Billie, che fai piú tardi?- chiese a lui. -Io... Oggi passo il pomeriggio da lei- rispose Billie, indicando Aber. -Oh, bhé, in questo caso...- disse Mike sorridendo. -Eccoci, noi siamo arrivati- esclamó lei, nascondendo l'inbarazzo. -Ok, allora io vi lascio, vado a correggere le verifiche dei ragazzi di quarto... A domani- salutó il biondo, guardando Billie. Poi lo avvicinó a se e posó dolcemente le sue labbra su quelle dell'altro. -Ciao- rispose lui. -Salve professor Pritchard- disse Aber, salutandolo con un cenno della mano, vedendolo allontanarsi. Poi si rivolse al moro, ridacchiando -E voi due non stareste insieme?- gli domandó. Lui abbassó lo sguardo imbarazzato ed arrossí. -Hahahaha, a me non da fastidio assolutalutamente, ma... Occhio a non farvi beccare da Travis, o peggio... Dal preside- lo avvisó lei. Billie la guardó e annuí, e lei smise di essere seria. -E ora, si pranzaaa!- esclamó, aprendo la porta.


Angolo dell'autrice

 

Wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare... Allora, si avvicina il campo-scuola, e... Bhè, sará un passaggio importante ler la storia... Intanto scusatemi per il ritardo, pardon mes petites :P Godetevi questo capitolo e... Alla prossima ;D

Rage & Love

Sil




 

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Capitolo 15
*** cap. 15 ***


-Cap. 15


La sveglia emise un suono assordante come ogni mattina, ma questa volta era stata impostata un'ora prima. Billie si alzó, spense quell'oggetto creato dal diavolo e si diresse in bagno. Oggi era il giorno della partenza. Si fece una doccia veloce e mise le ultime cose nel borsone che usava come valigia. Poi andó a svegliare suo fratello David, che si era offerto di accompagnarlo in macchina alla stazione dei bus, dove aveva appuntamento con gli insegnanti e gli altri studenti alle sei e mezza del mattino. -Si Bill, tranquillo, una sciacquata veloce, la barba e arrivo- gli rispose il fratellone, mentre si alzava. Billie sorrise e poi tornó in camera sua. Guardó le cose che aveva messo in borsa: magliette, pantaloni, boxers, un cappello, un libro e qualcos'altro che gli sarebbe stato utile. Richiuse la zip e guardó Blue posata accanto all'armadio. -Scusa amore, ma non posso portarti... Non ritorneresti indietro- le disse sussurrando, come se lei potesse parlare e capire. Poi sistemó tutto e uscí dalla camera, cercando di non svegliare Alan. Si fermò in cucina, dove David lo raggiunse poco dopo. -Allora, saluta la mamma e poi andiamo- disse il più grande, mentre tirava fuori dal frigo una bottiglietta di thè freddo. Billie annuì e si diresse verso la camera di sua madre. Aprì piano la porta e andò da lei, scuotendola dolcemente. -Mamma, io vado… David mi sta accompagnando, ci vediamo tra cinque giorni…- disse lui. -Billie, sei tu… Amore mio, vieni quì…- disse lei abbracciandolo. -Non fare casini, ascolta i professori e non farti male… Ti voglio bene- finì, lasciandogli un bacio sulla fronte. -Anche io ti voglio bene- rispose lui, prima di baciarla a sua volta e di tornare in cucina, senza fare ulteriori rumori. Sua madre non era mai così… Come dire… Apprensiva, diciamo che Billie e i suoi fratelli godevano di diverse libertà, anche perchè lei lavorava tutto il giorno, a volte pure la notte, quindi non aveva tempo di stare dietro a sei figli, però ogni tanto a Billie faceva tenerezza, in fondo le voleva molto bene… Insomma, dopo la morte del marito, si era rimboccata le maniche, aveva trovato un altro lavoro, oltre a quello che faceva già, aveva ricominciato a fumare, aveva rinunciato alla sua casa, cercandone una meno costosa da mantenere… Quindi, anche se in certi momenti era assente, Billie l’aveva sempre ammirata. -Allora, hai fatto? Ho caricato la borsa in macchina, andiamo?- gli chiese David, sull’uscio di casa. -Si, credo… Credo di aver preso tutto- disse sorridendo Billie, mentre si avviava verso l’uscita.


---Alla stazione dei bus…---

 

-Buongiorno- disse Aber, guardando Billie avvicinarsi a lei. -Ciao Aber. Non sarà troppo presto?-

-No, sono arrivati quasi tutti, stanno laggiù... Vedi?- disse lei, indicando un grande bus in fondo alla stazione, con una folla di ragazzi intorno. -A... Bene- commentò lui, prendendo la sua borsa e iniziando a camminare. -Sei venuto solo?- gli chiese lei. -No, mi ha accompagnato mio fratello David, in macchina- rispose Billie, come se la cosa fosse ovvia. Erano arrivati davanti al bus, e per un secondo gli parve di vedere Mike intento a contare un gruppo classe. Sorrise e abbassò lo sguardo, puntandolo sui suoi piedi. La professoressa Jane si avvicinò al moro e ad Aber e li salutò. -Buongiorno ragazzi, con voi due dovremmo essere tutti- disse sorridendo. Poi si diresse vero il professor Pritchard e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. -Allora, ascoltatemi tutti ragazzi! Le sezioni A e B, seguano me e la professoressa Jane nel primo pullman, mentre la sezione C segua la professoressa Hoffel nel secondo pullman… tutto chiaro?- urlò Mike, in modo che potesse essere sentito da tutti. Un coro di ‘SIIIIII’ si levò da parte dei ragazzi, che cominciarono a smistarsi. La professoressa di ed. fisica si avvicinò a Mike e Diana. Allora è così? Mi sconfinate da sola in un pullman pieno di canaglie pronte a fare casino?- disse scherzando. -Che c’è Lucy, paura?- le chiese Mike ironico. Lei lo guardò dal basso verso l’alto. -Ascoltami Pritchard, io non ho paura nemmeno di… Insomma, non ho paura di nulla, punto. Capito?- rispose, e detto questo si diresse verso il pullman a lei assegnato. Mike e Diana si guardarono con sguardo d’intesa e si misero a ridere. -Quella donna è davvero strana… Vado ad aiutare i ragazzi a caricare le valigie nel porta-bagali- disse il biondo. -Okay, io mi occupo dell’appello… Ci vediamo su rispose la professoressa Jane, facendogli l’occhiolino. Arrivò davanti al porta-bagagli e vide alcuni ragazzi sistemare i borsoni. -Allora, vi serve la mano di un povero e vecchio professore?- disse ridendo. Anche i ragazzi risero. -Bè, se ci dicesse come sistemarli sarebbe meglio- borbottò Travis, che era l’unico che non aveva riso. -Bene, lasciate tutto quì e salite, ci penso io- disse Mike. -Grazie prof!- dissero alcuni. -Ok prof.- risposero altri, avviandosi allo sportello del pullman. -AA questo ci pensa Lei, professor Pritchard?- disse una voce alle sue spalle. Si girò e vide Billie Joe, con un borsone in mano, mentre sorrideva come un ebete. Mike lo guardò. Avrebbe voluto prenderlo, baciarlo, coccolarlo, abbracciarlo… Ma si limitò ad allungare la mano e a prendere la borsa dalle sue mani. -Certo, dalla pure a me… Ci vediamo sopra- disse, scacciando l’imbarazzo. Billie annuì e rggiunse Aber, che stava salendo il gradino. Si sedettero uno accanto all’altro, verso la metà del bus. -Ci siamo tutti?- chiese la professoressa Jane, facendo salire Mike e dicendo al conducente di chiudere lo sportello. I ragazzi urlarono in coro un 'Siii', il conducente mise in moto e partí... In un paio d'ore sarebbero arrivati al Wildcat Park.


Angolo  della stramba

 

wounder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare... Scusate per il ritardo e... Bhe, nel prossimo arriveremo al Wildcat Park! :D

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Sil

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Capitolo 16
*** cap. 16 ***


-Cap. 16


Billie guardò il cielo sopra al Wildcat Park. Non era il massimo, il sole era leggermente coperto da qualche straccio di nuvole bianche. Lui stava aiutando a montare la tenda dove avrebbe dormito con gli altri maschi della sua classe. Più che una tenda da campeggio era un grande tendone, da riempire con brandine per dormire e materassi gonfiabili. I maschi e le femmine delle tre classi erano stati divisi in quattro gruppi: i gruppi Alpha e Beta erano capitanati da un capo-campeggio, il signor Reiley, un uomo giovane alto e robusto, con la barba e i capelli lunghi, raccolti nei dred che gli ricadevano sulle spalle. In questi due gruppi erano presenti tutti i maschi delle tre sezioni. Poi c’erano i gruppi Gamma e Delta, capitanati dalla signorina Misty, una donna magra, bassa, capelli a caschetto e rossicci, con il viso che non nascondeva una certa età, ormai. E in questi due gruppi erano presenti tutte le ragazze delle tre sezioni: A, B e C. Il signor Reiley era piuttosto gentile, ma sapeva come farsi sentire nei momenti di bisogno, mentre la signorina Misty era abbastanza rigida, una di quelle che sta sta sulle sue, ma non mancava di simpatia. Gli studenti erano stati divisi in gruppi, perchè ognuno si occupasse di una cosa diversa: il gruppo Alpha aveva il compito di controllare le tende e di riordinarle, il gruppo Beta aveva il compito di andare a pesca e a recuperare la legna per i falò, il gruppo Gamma avrebbe dovuto occuparsi delle stoviglie almeno due volte al giorno, e il gruppo Delta doveva assicurarsi la sicurezza durante la notte. Billie era capitato nel gruppo Beta, con altri maschi della sua classe e non, purtroppo compreso Travis e i suoi amichetti. Però la cosa non lo disturbava più di tanto… Alla fine, non avrebbe mica dovuto interagirci, no? Sarebbe bastato semplicemente stargli alla larga… Forse. -Bene ragazzi! Ora che avete finito di montare la tenda, sistemate queste brande al suo interno e sistematevi come meglio vi aggrada!- Esclamò il signor Reiley, sorridendo. Billie si guardò intorno e incrociò lo sguardo di Aber. Lei era capitata nel gruppo Gamma, e aveva fatto una smorfia quando aveva scoperto che avrebbe dovuto lavare i piatti ogni pomeriggio e ogni sera. -Ti divertirai- aveva sghignazzato il moro, dandole una pacca sulla spalla, prima di separarsi da lei e ritrovarsi a montare la tenda dei maschi della sua classe. Prese una brandina e la portò all’interno del tendone, sistemandosi in un angolino. Poi posò il suo borsone sotto di essa e riuscì. -Bene gruppo Beta, è quasi ora di pranzo, e quì abbiamo tutti un certo languorino! Tutti a pesca, su!- urlò il signor Reiley, radunando il proprio gruppo. Poi tirò fuori da chissà dove delle canne da pesca e cominciò a distribuirle ai ragazzi. Billie afferrò la sua in modo maldestro, tant’è che il capitano gli disse scherzando -Novellino?-. Lui abbassò lo sguardo imbarazzato, e quando lo rialzò incontò gli occhi di Mike dall’altra parte del campo, che aveva seguito la scena e stava ridendo sotto i baffi. -Allora, mi serve un professore che mi accompagni con i ragazzi giù al lago… Signor Pritchard, viene Lei?- urlò Reiley, posando una mano al lato della bocca per amplificare il volume della sua voce. Mike si avvicinò al capitano e poi guardò la squadra. Gli occhi di Billie erano diventati luccicanti, e in testa si ripeteva -Dì di si, dì di si!-. Il biondo lo guardò un secondo e poi disse -Certo, perchè no?-. Afferrò una canna da pesca con fare esperto e si incamminò con il gruppo.


---La sera…---

 

La giornata era passata abbastanza velocemente, e i ogni gruppo si ritrovava intorno al proprio falò, a gustarsi marshmallow e wustel. Mike aveva tirato fuori la chitarra, e sedeva su un tronco messo in cerchio intorno al fuoco, ed aveva iniziato a suonare, e poi qualche ragazzo aveva cominciato a cantare, così adesso tutto il gruppo stava cantando a squarcia gola una qualche canzone di qualche cantante americano di cui Billie non ricordava il nome. Dal lato suo. il moro, che era seduto sul tronco di fronte a quello del biondo, ogni tanto arrossiva, perchè l’alto lo guardava di sfuggita, ma nulla valeva più di quel breve ‘contatto-non-contatto’. -Bene ragazzuoli miei, domani sarà una lunga giornata, quindi, tutti a nanna!- Esclamò il signor Reiley, guardando l’orologio, non appena la canzone finì. I ragazzi si alzarono contemporaneamente e si diressero verso la tenda… -Aspettate, ho bisogno di un volontario per portare i piatti ai lavatoi e lasciarli alle ragazze… Armstrong, mi aiuti tu?- disse Mike, quando Travis fu abbastanza lontano. Billie lo guardò un secondo, poi sorrise e cominciò a raccogliere le forchette e qualche piatto rimasto qà e là. Poi portarono tutto ai lavatoi, dove il gruppo Gamma era già a lavoro. -Tieni Bi, prendi anche quasti- disse Billie ad Aber, passandogli delle stoviglie. Aveva iniziato a chiamarla Bi, non sapeva nemmeno lui perchè. -Qesto è maschilismo allo stato puro! Perchè non li lavate voi i piatti?!- rispose lei scocciata. Billie ridacchiò -Perchè il vostro gruppo ha estratto dal barattolo il bigliettino “lavapiatti”... Mica è colpa mia- e detto questo la salutò. Insieme a Mike si diresse verso la tenda, quando Mike si bloccò. -Non entri?- gli sussurrò Billie. -No, ecco… Io… Ho alsciato la chitarra sul tronco, mi accompagni a riprenderla?- rispose lui, indicando il falò. Billie alzò gli occhi al cielo, ma poi seguì il biondo, alla ricerca del suo prezioso strumento. Billie si poggiò sul tronco dove prima era seduto Mike, e l’atro si sedette al suo fianco con la chitarra in mano, esclamando -Trovata!- a bassa voce. I falò erano abbastanza lontani dalle tende, così potevano stare sicuri che nessuno potesse vederli. -Ora possiamo andare?- chiese il moro. -Aspetta… Ascolta questo silenzio… Non è bellissimo?- chiese Mike, guardando il cielo. Billie guardò le stelle sopra di loro, poi il fuoco che si stava spegnando piano piano. Improvvisamente sentì un suono innaturale… Mike stava suonando la chitarra. Riconobbe la melodia e lo guardò sconcertato. Poi il biondo iniziò a cantare -Hey little girl, I wanna be your boyfriend… Sweet little girl, I wanna be your boyfriend… Do you love me babe? What do you say? Do you love me babe? What can I say? Because I wanna be your boyfriend…- Billie abbassò lo sguardo imbarazzato, ma felice… Amava ‘I wanna be your boyfriend’ dei Ramones, ma cantata così… Mike interruppe la canzone e guardò la reazione del moro. Poi gli prese una mano e la strinse forte, intrecciando le dita con le sue. -Billie… Vuoi essere il mio ragazzo?- gli disse, guardandolo negli occhi. Bilile Joe assunse le famose cinquanta sfumature di rosso, e le sue pupille si illuminarono. -Io…- poi guardò gli occhi del ragazzo davanti a lui… Gli stessi che aveva visto il primo giorno di scuola, quando lo aveva accidentalmente preso in pieno… Gli stessi occhi che aveva fissato ad ogni lezione di musica… Gli stessi che lo avevano visto sorridere, e poi piangere, e poi sorridere di nuovo… Gli stessi occhi che lo avevano salvato, ora erano lì, davanti a lui, in cerca di una risposta. -Io… Si- rispose deciso. Mike lo abbracciò, poi si diede un’ occhiata in giro, e quando fu sicuro di non essere osservato, posò le sue labbra su quelle del moro, saggiando il suo sapore. Dopo un lungo e salivoso bacio si staccarono ansanti. -Andiamo, altimenti si accorgeranno che manca qualcuno…- disse Mike, alzandosi. Billie lo seguì a ruota, annuendo. Nessuno li aveva visti… Almeno, così credevano.


Angolo della ritardata (e ritardataria)

 

Wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… *schiva un pomodoro * Lo so che è tardi e… hem… scusate il ritardo XD Volevo ringraziare tutti per le recensioni, quaranta è davvero un grandissimo traguardo, quaindi… Grazieeee :D… Qualcuno osserva i nosti piccioncini… Ahi!

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Sil

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Capitolo 17
*** cap. 17 ***


---Attenzione, il capitolo che segue presenta il rating rosso (ma non quello che pensate voi, niente Bike, bensí contiene scene di violenza  fisica - e sessuale- esplicite). Spero che la cosa non vi arrechi nessun danno morale, ma purtroppo era necessario per la storia e per quello che sarà (ovviamente manca ancora un pò) il suo finale... Perdonatemi ç.ç---


-Cap. 17


In campeggio il tempo era volato,e Billie non si rendeva nemmeno conto di essere lí da giá tre giorni. Per tutto il secondo giorno aveva sentito spesso gli occhi di qualcuno addosso, era come se qualcuno lo spiasse, ma ogni volta non riusciva a capire chi potesse essere con tanta ostilità. Fortunatamente quel brutto presagio era alleviato dagli sguardi dolci nascosti, e da tutte le volte che riusciva a sfiorargli le mani, anche solo per pochi istanti… Quel contatto fisico valeva più di mille parole. La notte trascorse tranquilla, anche se il senso di angoscia rimase in Billie, che chiuse occhio a malapena. E quella sensazione lo perseguì per tutto il giorno appresso. Lui e Mike si erano incontrati casualmente ai lavatoi, e si erano nascosti dietro la piccola costruzione cementata.Mike non esitò ad abbracciare per qualche secondo il moro, che però non ricambiò. -Billie… Va… Va tutto bene?- gli chiese il biondo preoccupato. L’altro lo guardò stranito e imbarazzato. -Ecco, io… No, vabbè, poi magari mi faccio le seghe mentali e sembro un coglione…- disse abbassando gli occhi. Mike gli prese il viso e fissò i suoi occhioni verdi.-Ascoltami Bill… Se c’è qualcosa, qualsiasi cosa…- e sottolineò le ultime due parole con il tono di voce marcato -... qualsiasi cosa, tu devi dirmela, ok? Possiamo risolverla insieme- finì, guardandolo. -Mike, io… Mi sento strano, mi sento… Osservato… Io…- Billie iniziò a singhiozzare. Il biondo lo zittì, stringendolo forte a se. -Tranquillo… Quando ti ricapita, dimmelo, ok?-

-O-Ok…-

-Hai qualche sospetto?-

-Io… No, ogni volta che mi giro a guardare se vedo qualcuno, non c’è nessuno…- disse Billie. -Tranquillo, ci sono io…- mormorò Mike, senza mollarlo. Poi però si dovettero staccare e tornarono all’accampamento, uno prima e uno dopo. Il moro si fermò a parlare con Aber e si confidò con lei. -Bè, magari sarà solo una sensazione, ma se persiste così, temo ci sia alto sotto- disse lei. -Già… Spero solo che…- rispose lui, ma non fece in tempo a finire la frase che si udì il capo-campeggio, il signor Reiley, urlare - Reclute del gruppo Beta! Abbiamo bisogno della legna per questa sera! Tutti alla tenda cinque, per ricevere le direttive!-. Billie guardò Aber -Ora devo andare- disse salutandola. -Ok Bill… A dopo, buona ricerca- rispose lei sorridendo.


---Intanto, nella tenda di Mike…-


Mike aveva pensato molto a quello che Billie gli aveva detto. Come poteva essere possibile? Qualcuno che lo osservava? Chi poteva essere, così, in mezzo ad un campo? Poteva esserci lo zampino di Travis, ma, andiamo, sarebbe potuto essere davvero così influente? Poi però si ricredette per quello che aveva appena pensato. Eccome se poteva essere così influente su quel ragazzo, così piccolo e fragile, che aveva deciso di prendere di mira. -Ma perchè proprio lui?!- imprecò a bassa voce. Improvvisamente sentì uno strano rumore fuori dalla tenda. mise un secondo di dare una sistemata alla valigia e tese l’orecchio. Nulla. -Bha, animali…- disse tra sè e sè, prima di rimettersi a riordinare. Poi però il suo naso fu investito improvvisamente da un odoraccio. -Ma che cazz…?!- non fece nemmeno in tempo a girarsi che si sentì mancare. Le gambe cedettero al peso e cadde a terra, stordito. Si sentì afferrare e posare sul letto. Poi chiuse gli occhi, sprofondando in un lungo sonno. -Dorma pure quanto vuole… Professore-


---Nel bosco…-


-Passiamo di quà, seguitemi!- urlò un ragazzo. Si chiamava Dylan, era stato nominato capo-ricerca dal signor Reiley. Gli stava facendo fare un lunghissimo giro solo per raccogliere quattro legnetti. Billie era in fila con gli altri e sbuffò, guardandosi intorno spaesato. -Bene, ora dividiamoci, cercate più legna possibile e poi ci ritroviamo all’entrata del bosco- urlò Dylan. Così ogni ragazzo prese una strada diversa, e ben presto Billie si ritrovò solo. Ispezionò il suolo e raccolse un pezzo di legno, poi un’altro ancora. -Hey, ho sentito che verso quella grotta c’è molta più legna- disse una voce alle sue spalle. Si girò e vide Darren, l’amico di Travis, mentre gli indicava l strada. La domanda sorse spontanea -Perchè dovrei fidarmi di te?- chese il moro. L’altro abbassò lo sguardo -Bè… Volevo solo aiutarti… Hai ragione ad odiarmi, me ne vado… Comunque laggiù c’è davvero molta più legna.- disse, prima di girarsi. Billie ci pensò un secondo su, e poi da perfetto ingenuo rispose -Bè… In questo caso, grazie, ci faccio un salto.- Poi si diresse nella direzione indicata dall’altro. E Darren cominciò a sogghignare. Il moro camminò, finchè non si ritrovò davanti ad una grotta. -Questa deve essere la grotta della quale parlava Darren, ma non vedo nessuna legna…- disse tra a bassa voce. Improvvisamente udì ina risata cattiva, disprezzante, alle sue spalle. -Hahahaha, pensavi davvero di trovare della legna?- chiese la voce. Si girò, e davanti a lui trovò Travis, seguito da Dave e Darren. -T-Travis…? C-cosa significa questo?- chiese impaurito. I tre avanzarono verso di lui, facendolo indietreggiare, fino ad entrare nella grotta. -Cosa volete da me?- chiese ancora, quasi in lacrime. Travis lo raggiunse e gli afferrò la faccia, come aveva già fatto in passato. -Vogliamo solo divertirci un pochino…- disse con voce rauca, mentre gli altri due lo immobilizzavano da dietro. -Cos…?- Billie cominciò a divincolarsi, senza però avere successo. In quel momento gli arrivò un forte pugno al ventre, e tossì forte. -Hai…- si lamentò, iniziando a piangere. -Shhhh… Vedi Billie Joe… Ti ho osservato questi giorni…- disse ancora Travis, sempre con la voce da pervertito, mentre gli accarezzava una guancia. -Allora sei stato tu! Bastardo! Lo sapevo di essere spiat…- Billie non riuscì a finire la frase, che un destro lo raggiunse, dove prima Travis lo stava accarezzando. Sputò un pò di sangue, e l’altro lo prese per i capelli. -Ti ho visto l’altra sera, sai? Ti ho visto baciare il professore… Allora è vero che gli fai le pompe…- continuò. -V-vaffanculo…- gli mormorò il moro, stringendo i denti. Un alto pugno in pieno volto, sta volta sull’occhio, lo investì. Travis lo riprese per la bocca e gliela strinse forte. -Dato che sei così troia… Vediamo subito come te la cavi… é un peccato lasciare tutto il bello agli altri, no?- disse con voce bassa e rauca, mentre gli altri due sogghignavano divertiti. Poi lo strattonarono forte, dino a farlo inginocchiare, e lo tennero ben saldo, con le mani a terra. Travis si slacciò i pantaloni e si calò i boxer. Fù lì che Billie capì cosa stava per succedere, e le lacrime scesero più copiose. -No… aah- mormorò, prima che Travis lo prendesse con forza e affondasse il proprio membro nella sua bocca. -Succhia troia- gli ordinò, sotto lo sguardo divertito degli altri due. Un sapore di carne investì la bocca del moro, sperando che fosse solo un brutto sogno. Travis lo afferrò per i capelli e lo costrinse a muovere la bocca avanti e indietro su di lui, e più cercava di ribellarsi, più Dave e Darren lo stringevano forte. Quell’atrocità continuò per qualche minuto, finchè il più grosso non guaì di piacere e venne sulla faccia dell’alto. Billie non aveva smesso di piangere e si stava schifando come mai in vita sua… Come avrebbe fatto a guardarsi allo specchio, dopo un affronto del genere? -Hey Dave, la troietta succhia bene, vuoi approfittarne? Ti do il cambio- disse Travis, risistemandosi. Dave fece a cambio con lui, e fece esattamente la stessa cosa, venendo nella sua bocca poco dopo. E tanto per completare, anche Darren ne approfittò, completando il giro. Ormai Billie era passato dalla disperazione alla rassegnazione. Chissà se l’avrebbero mai smessa, chissà quando sarebbe finita… Lo stavano costringendo ad avere rapporti di natura sessuale con loro… Era una sorta di stupro… E Billie si sentiva così. si sentiva stuprato, violato, sporco, rassegnato. Le lacrime non cessavano di scendere, e si meravigliò di averne ancora da versare. Aveva la maglietta strappata e dolorava ovunque. Dave e Travis lo lasciarono, e lui si accasciò a terra. Poi cominciarono a picchiarlo, più forte, e lui non aveva nemmeno più voce per lamentarsi o per urlare. Se ne stava lì, inerte, mentre altri consumavano la sua vita, e le botte facevano male, non poteva muoversi. -Andiamo ragazzi, si sta facendo buio, si accorgeranno che manchiamo- disse Travis, tirandogli un ultimo calcio. Poi sputò al suo fianco e disse, rivolto a Billie -Non ti inculo solo perchè poi diventerei troppo frocio io- e si allontanò da quel corpo ormai inerte, seguito dagli altri. E Billie socchiuse gli occhi, che bruciavano da morire, soprattuto quello che aveva ricevuto il pugno, ormai gonfio. -Mike…- mormorò al vento, e fece un ultimo respiro. E per un attimo pensò che sarebbe potuto morire lì, e qeullo sarebbe potuto essere il suo ultimo respiro.


Angolo della matta

 

Wonder Frikets ragazzi e ragazze… Allora, lo so che in questo momento vorreste uccidermi per quello che avete appena letto, lo so che è brutto, mi sono stranita anche io a scriverlo, ma purtroppo mi serve per quello che accadrà in futuro… grazie della comprensione e scusate per il ritardo.

Rage & Love

Sil

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Capitolo 18
*** cap. 18 ***


-Cap. 18




 

Mike sentì un uomo urlare parole indistinte ad un megafono. Dischiuse gli occhi, la testa gli duoleva come non mai. -Ma cos…?- mormorò guardandosi intorno. Era steso sulla brandina, nella sua tenda. -Non… Non mi ricordo nulla… Devo essermi addormentato…- disse, tirandosi su sui gomiti. Si guardò intorno e fece per alzarsi, ma ricadde sulla brandina, ancora stordito. -Dio mio, ma  che cazzo… Devo aver dormito un sacco…-. Quando riuscì ad alzarsi, si affacciò fuori dalla tenda. Il sole stava tramontando in direzione del lago, e il signor Reiley stava radunando dei ragazzi intorno a se. Tutti portavano in mano della legna, probabilmente da bruciare… - Ma certo, il gruppo Beta…- pensò Mike, massaggiandosi le tempie. Poi uscì e si diresse verso quel gruppo, con la vista ancora leggermente annebbiata. -Billie…- mormorò. Improvvisamente qualcuno gli posò una mano sul braccio. -Michael, va tutto bene?- quella voce dolce e femminile giunse alle sue orecchie come un trapano trivellatore, e davanti a lui si presentò Miss Jane. -Io… Si, credo di essermi addormentato… Mi scoppia la testa però…- rispose lui, tenendo una mano sulla testa. -Oh, bè… Sarà la stanchezza… Vieni con me, ti do qualcosa per fartelo passare- disse lei sorridendo e tendendogli la mano. Mike guardò il gruppo di ragazzi poco distante da lui, in cerca di Billie, ma non lo trovò. Poi si girò a guardare la donna davanti a lui e la seguì fino alla sua tenda. Lei entrò e uscì dopo qualche secondo con un bicchiere e una pillola bianca. -Tieni, ingoia questa, tra poco il mal di testa scomparirà- disse. -Grazie Diana… Ora devo andare, a dopo- mormorò lui, prendendo la pillola e salutandola. -Ok, a dopo- sorrise lei. Ma ora Mike aveva una preoccupazione più importante: Billie Joe. Lo cercò con lo sguardo tra i ragazzi, girò l’accampamento, si diresse ai lavatoi, ma lui sembrava sparito, come dissolto nell’aria. Si diresse verso i capi-campeggio -Scusate, manca uno studente, avete visto Armstrong per caso?- chiese. -Il ragazzino bassino con i capelli neri? Del gruppo Beta?- domandò il signor Reiley. -Si, si, lui… Dove sta?-

-Non saprei, magari è rimasto nel bosco…- rispose, facendo spallucce. Mike si girò e si allontanò da loro, poi si diresse all’accampamento delle ragazze. -Monaber! Monaber Levis!- urlò. Poi bussò alla tenda del gruppo delle ragazze -Scusate, avete visto Monaber?- chiese, non sapendo nemmeno lui a chi. Una ragazza dal fondo alzò lo sguardo da un libro e disse -Guardi che è andata ai lavatoi, per riempire le brocche dell’acqua…-

-Grazie!- esclmò, prima di mettersi a correre in direzione dei lavatoi. -Aber! Aber!-  gridò. -Abeeer!!!- si fermò a prendere fiato.- Professor Pritchard!- una ragazzina dai capelli rossi e due grandi occhiali comparì da dietro un cespuglio. -Professore, cosa c’è? Come mai tutta questa urgenza?- chiese lei, incuriosita. -Aber… Si...Si tratta di Billie…- rispose lui, ancora con il fiatone. -Billie…? Cosa c’è che non va? Sta male?- Aber ancora non capiva. Mike prese un respiro profondo e poi rispose -Billie… è sparito-



 

--- Nel bosco…---



 

Mike e Aber camminavano nel bosco, il cielo era ormai color cobalto, con qualche stella accesa coperta da qualche nuvola leggera. -Accendi la torcia, potrebbero esserci animali- disse Mike, ed entrambi accesero le luci che si erano portati dietro. -Billieeee!- ogni tanto il biondo urlava il nome del disperso, sperando in una risposta. Anche Aber aveva iniziato a chiamarlo a gran voce, rendendosi però conto di quanto la cosa, più a lungo andasse, più diventasse inutile. -Non staccarti mai da me, potrebbe essere pericoloso- si rivolse ad Aber. -Si professore… Ahi!- esclamò lei, inciampando in qualcosa. -Cosa c’è?- domandò lui, bisbigliando. -Sono andata a sbattere contro qualcosa…- rispose lei, puntando la torcia verso l’oggetto ignoto. -Professore guardi! Qui c’è della legna, come quella che hanno raccolto gli altri ragazzi del gruppo Beta- disse lei. Mike si avvicinò e diede un’occhiata. Poi alzò lo sguardoe si girò. -Deve essere qua vicino… Se solo gli fosse accaduto qualcosa, io… Io… è troppo importante per me, devo trovarlo!- esclamò, trattenendo le lacrime. -Prof, guardi! Laggiù c’è una grotta- Aber stava indicando un punto scuro illuminato dal bagliore della torcia. -Potremmo vedere se sta lì- continuò. Il professore annuì, tirò su con il naso e si avviò. -Vado prima io… Vienimi dietro- le disse deciso. Rischiò di inciampare un paio di volte su del ciarpame o su qualche ramo secco, ma riuscì ad arrivare all’entrata della grotta. Dentro era tutto buio, la luce ne illuminava solo una piccola parte. -Billie! Sei quì?!- urlò. Anche Aber, che era appena arrivata lo chiamò. Poi Mike illuminò qualcosa con la torcia, un qualcosa di piegato, rannicchiato, steso a terra, come un corpo… -Billie!- esclamò correndogli in contro. -O mio Dio Billie… Cosa ci fai quì?- si inginocchiò dietro di lui e lo prese tra le braccia. -Billie! Ti prego, svegliati! Billie, rispondi!- ormai stava singhiozzando. Vide la maglietta strappata e i lividi sul viso, l’occhio gonfio e una ferita sulla tempia. -Chi è stato a farti questo?!- il suo corpo giaceva inerte tra le braccia del biondo, che lo stringeva a se. -Prof! Respira ancora!- esclamò Aber, prendendogli il polso. -C’è, ma è debole- aggiunse poi. Mike si alzò con Billie in braccio e guardò la ragazzina. -Aber! Corri presto, fai chiamare un’ambulanza, vai all’accampamento, io ti raggiungo… I colpevoli la pagheranno… Corri presto!- le ordinò. Lei non se lo fece ripetere due volte, si inoltrò nel bosco e cominciò a correre. -Giuro sul mio onore che la pagheranno…- ripetè Mike a se stesso.



 

Angolo per me


Wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Allora, la storia continua e si fa sempre più interessante,e spero che a voi faccia lo stesso effetto. Grazie delle recensioni e ne aspetto altre ^.^

Rage & Love

Sil  



 

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Capitolo 19
*** cap. 19 ***


-Cap. 19



 

Freddo. Buio. Notte. Paura… E quella voce, bastarda, affilata, che affondava nel suo petto come una lama, lambiva la sua pelle come una belva affamata, si incollava fin dentro le sue ossa, per poi non staccarsi mai più.

Freddo. Buio. Notte. Paura… Sagome indistinte, voci indistinte… Solo una saprebbe riconoscerla bene, quella voce che lo aveva violato…

Freddo. Buio. Notte. Paura… “Succhia troia”... “succhia…”

----

Billie schiuse appena gli occhi. La testa gli scoppiava, come se qualcuno lo stesse prendendo a schiaffi. Avvertì un forte odore di disinfettante nell’aria, e l’ambiente intorno a lui era asettico, statico… Pareti bianche, pavimento in mattonelle bianche, una finestra alla sua destra con tende bianche. Poi si guardò. Era steso su un letto, coperto fino a metà da lenzuola bianche e portava un camice, anch’esso bianco. Era come se tutto fosse stato lavato con la candeggina, così da bruciare via il colore da ogni cosa. E poi vide lui. Mike era seduto su una sedia accanto al suo letto, con la testa poggiata sulle sue gambe e la mano serrata in torno alla sua, mentre dormiva come un bambino durante un viaggio in macchina. Billie alzò la mano destra, l’unica libera, per accarezzargli i capelli, e si accorse di avere una flebo nel braccio, cosa che lo fece preoccupare. Alzò gli occhi al cielo e affondò la nuca nel cuscino. Poi si girò a guardare il suo ragazzo, il suo angelo custode, la sua unica ragione di vita. Gli accarezzò i capelli, senza curarsi dell’ago che aveva nel braccio. Sentì un pò di indolenzimento nel muoversi, come se fosse stato picchiato tutta la notte da qualcuno. Poi vide un livido sul proprio braccio. E anche un altro, e un altro ancora. Si sfiorò il viso, e sentì dolore anche lì, soprattutto vicino l’occhio. -Ma cosa…?- ci pensò sù qualche secondo, e poi i ricordi della notte precedente (o forse della notte ancora prima?) lo assalirono come tigri affamate, in cerca di una preda. La legna… Doveva cercare la legna per il campo scuola… E poi Darren, che gli diceva qualcosa, e poi la grotta… Travis… Lo aveva preso alle spalle nella grotta… E i suoi amici lo avevano tenuto fermo, mentre… Mentre… Billie inorridì al solo pensiero, e spostò la mano dai capelli di Mike fino alle sue labbra. Una lacrima scese sul suo viso, come se non avesse già pianto abbastanza. Poi sentì qualcosa muoversi sulla sua gamba. Mike si stava svegliando. Sbadigliò e poi guardò il moro. -Billie! Billie sei sveglio!- esclamò, abbracciandolo. -Grazie, grazie…- mormorò, stringendolo forte. -Ahi, mi fai male…- scherzò Billie, stringendo a se il corpo dell’altro, che sembrava essere l’unica cosa a colori nella stanza. Mike si staccò da lui e lo guardò per qualche istante negli occhi. Poi si avvicinò a lui per baciarlo, ma Billie girò il viso verso la finestra, e abbassò lo sguardo. -Billie… che hai…?- gli domandò l’altro. -Io…- sussurrò il moro. -Billie… è per quello che è successo l’altra notte? Ti prego, raccontami tutto…-

-Mike, io… I miei ricordi sono confusi…- mentì. -Billie, io e Aber ti abbiamo trovato in una grotta nel bosco, svenuto, pieno di lividi e di contusioni… I vestiti lacerati e le lacrime agli occhi…- disse Mike, trattenedo la rabbia che lo stava montando. -Mike…- singhiozzò il moro. -Billie,voglio solo sapere chi è stato a farti questo…- disse con decisione il biondo. -Mike, io…-

-Ti prego Billie, dimmelo, è importante…-

-No Mike…-

-Billie! Chi cazzo è stato a farti questo?- si accorse in quel momento di aver urlato, e abbassò il tono. Billie lo guardò impaurito e le lacrime scesero copiose sul suo viso. -Scusa Bill… Io… Non volevo...Ma ti prego, il colpevole deve pagare- bisbigliò l’altro, prendendogli la mano. Billie lo guardò, guardò i suoi occhi azzurro-cielo e allo stesso tempo freddi come il ghiaccio, e capì. Capì che doveva dirgli tutto, glielo doveva. Abbassò lo sguardo e cominciò a parlare. -Ero nel bosco, stavo cercando della legna da ardere… Poi Darren…-

-Darren? Darren Vanoor? L’amico di Travis?- Lo interruppe Mike. Billie lo guardò con aria di rimprovero per averlo interrotto. -Si, lui… Mi ha detto di cercare la legna vicino alla grotta… E io, come un coglione mi sono fidato… Arrivato all’entrata della grotta, mi sono ritrovato Travis, Dave e Darren alle spalle… Dave e Darren mi hanno immobilizzato, mentre Travis… Travis mi ha picchiato… Mi ha toccato… Poi i due mi hanno fatto inginocchiare, Travis si è slacciato i pantaloni davanti alla mi faccia e…- si bloccò, sussultando e sfiorandosi la bocca. Mike era visibilmente scosso, arrabbiato… Era in uno di quei mix di emozioni che possono portarti ad uccidere qualcuno. -Bastardo! Pezzo di merda, grandissimo figlio di…- urlò, alzandosi di scatto e passandosi una mano tra i capelli. Billie continuò a raccontare -Mi ha costrettoa succhiare il suo… E poi mi è venuto addosso… E così hanno fatto anche gli altri due… E poi hanno continuato a picchiarmi, finchè non si sono stancati e se ne sono andati, lasciandomi li…- finì, senza smettere di piangere. Mike era in piedi davanti al letto, sconvolto. -Cazzo, se lo prendo io… Porca troia, quel bastardo finisce male… Quei bastardi finiscono male- disse, prima di sedersi di nuovo e guardare Billie, con ancora la rabbia dentro. Il moro lo tirò a se, e lui lo srinse forte, facendolo stendere e appoggiare sul suo petto. -Mike… Ho avuto paura… Ho temuto di non rivederti più…- sussurrò. -Amore mio… Perdonami se non ti ho protetto che avrei dovuto…- le lacrime annebbiarono la vista di Mike e scesero sul suo viso. Entrambi si strinsero forte, e nessuno dei due disse più nulla per chissà quanto tempo. -Perdonami…-.

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Capitolo 20
*** cap. 20 ***


-Cap. 20



 

Ormai era quasi arrivata la fine del mese di Maggio. Billie era stato dimesso dall’ospedale dopo due settimane, ma non era tornato a scuola prima di metà mese. Mike aveva persino festeggiato il proprio compleanno a casa con lui. Da quando era tornato a scuola, Billie si sentiva strano. Travis non lo degnava più di una parola nè di uno sguardo, e i compagni lo gurdavano in modo strano, ma con il tempo avevano smesso. Anche Aber era andata a trovarlo un paio di volte in ospedale e spesso a casa sua. Le ferite erano quasi tutte cicatrizzate… Almeno, quelle esteriori. -Cosa pensi di fare?- gli aveva chiesto l’amica più di una volta. -Riguardo a cosa?- aveva domandato lui. -Hai capito…- rispondeva lei. Billie aveva abbassato lo sguardo e ogni volta aveva risposto ‘Non lo so...’, appena mormorandolo. E quando parlava con Mike era più o meno la stessa storia. -Billie, ragiona, ti hanno usato violenza, vanno denunciati!- gli ripeteva da giorni. E Billie -Non saprei… Anche loro sono minorenni come me, credo, non gli farebbero nulla- rispondeva sempre così. Ormai si era arreso a quello che gli era accaduto, il solo colpevole era lui… Se solo fosse stato più vigile, più attento, meno stupido… -Smettila di pensare questo, sono loro dei luridi bastardi, non è colpa tua- gli ripeteva il biondo. Ma quel pomeriggio, Billie era andato a casa sua, e si erano parlati e coccolati, ed avevano rischiato pure di spingersi troppo oltre. -Conosco un buon avvocato… è un mio vecchio amico, non lo sento da qualche mese, ma è una bravissima persona… Ti prego, dammi almeno l’opportunità di sentire il suo parere…- gli aveva detto Mike. -Io… Non lo so… Ho paura…- gli aveva confessato il moro. -Devi stare tranquillo…  è una persona fantastica, con lui ho passato alcuni dei momenti più belli della mia vita… Lasciami almeno provare- lo aveva rassicurato il biondo. E poi l’aveva baciato, inizialmente molto lentamente, poi con più foga, tant’è che avevano dovuto staccarsi per riprendere fiato. Poi Mike lo aveva preso in braccio e lo aveva fatto stendere sul letto. -Ti voglio Mike- gli aveva sussurrato Billie. -Anche io ti voglio…- e aveva ripreso a baciarlo con passione, e poi gli aveva baciato il collo, gli aveva alzato la maglietta, scoprendo la sua pancia magra e piatta. L’aveva cosparsa di baci e gli aveva tolto quell’indumento scomodo, per poi passare a lambire un capezzolo. E l’altro aveva ansimato come non mai, e avrebbe voluto continuare così per sempre. Anche Mike si era tolto la maglia, e il moro si era messo a baciare il suo petto caldo, scoprendo un piacere mai provato… Poi Mike aveva ribaltato le posizioni, mettendosi sotto di Billie. L’altro, dal canto suo, continuava a baciare il petto del fidanzato. Allungò una mano sul cavallo dei pantaloni, sentendo il membro dell’altro indurito, e mosse leggermente la mano. Mike impazzì a quel tocco, pensando di non potersi più fermare. Billie lo baciò con foga, ma poi il biondo si scostò e disse ansimando - Billie… No… Non possiamo… Non… Non ancora…- lo aveva interrotto. Effetivamente, Billie si rese conto di quello che sarebbe potuto succedere da lì a poco, se non si fossero fermati. Così entrambi se erano stesi sul letto, stretti in un abbraccio senza fine. -Ve bene…- aveva detto Billie, dopo un pò. Mike lo aveva guardato con aria interrogativa. -Va bene cosa?- aveva domandato. -Chiama quel tuo amico avvocato… Voglio che quel bastardo paghi…- Gli occhi di Mike si erano illuminati, e lo avevano stretto forte. -Grazie… Sta sera gli telefonerò- aveva risposto.



 

---Quella sera…---


Mike era a casa da solo. Finalmente Billie aveva deciso di denunciare quei pezzi di merda… Ora aveva solo bisogno del suo amico per sapere cosa doveva fare. Alzò la cornetta del telefono e prese la rubrica dei numeri. -Allora… dove sei… Eccoti!- aveva esclamato, digitando velocemente il numero sulla tastiera. Una voce maschile e acuta aveva risposto allo squillo --Pronto?--

-Pronto? Sono Mike-

--Mike! Da quanto tempo?! Come stai?--

-Bene… Abbiamo un sacco di cose da raccontarci!-

--Certamente… Ora stavo per andare al letto, che ne dici se ci vediamo domani per bere qualcosa… Facciamo solito posto, solita ora, al Gilman alle sei?--

-Perchè no, mi farebbe piacere, devo parlarti di una questione che mi preme…-

--Tranquillo amico, sai che per qualsiasi cosa ci sono io… Ora vado, che domani devo testimoniare a sfavore di uno stronzo che ha picchiato a sangue la ragazza… Ci vediamo domani--

-Va bene, allora a domani!-

--A Domani… Ciao Mike!-

-Ciao… Frank-



 

Angolo dell’autrice


Wonder Frikets ragazzi e ragazze,bestioline rare :3 Ebbene si, l’amico misterioso di Mike è proprio lui, Frank, il nostro Trè Cool ewe… Visto #Diario Di Niall? Alla fine c’è anche lui :3

Alla prossima e grazie per le recensioni, ne aspetto altre *^*

Rage & Love

Sil

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Capitolo 21
*** cap. 21 ***


-Cap. 21


Mike era poggiato con i gomiti sul bancone del bar dove avrebbe dovuto incontrarsi con il suo vecchio amico Frank, sorseggiando una birra. Si guardò in torno… Il Gilman… Quanti ricordi, quante bevute… Guardò il vecchio palchetto in fondo alla sala, dove un tempo si esibiva qualche gruppo punk rock di passaggio. Anche gli ‘Sweet Children’ si erano esibiti diverse volte su quel palco. Ricordava ancora la voce calda di Jason, mentre cantava “1000 Hours”, la canzone che aveva scritto per lui… Scacciò via quel pensiero, ritornando alla sua birra. Poi ripensò a quello scemo di Frank, che suonava la batteria come un matto, tirava fuori la lingua e rompeva bacchette appena comprate, per tutta l’energia che ci metteva. Dopo lo scioglimento del gruppo, lui e Mike erano rimasti sempre buoni amici, ed erano rimasti comunque in contatto. Frank era poco più grande di lui, aveva una moglie, davvero una bella donna, e Mike non si capacitava come un matto squinternato come lui fosse diventato un importante avvocato. -Smetti di pensare, sforzerai la tua testolina- disse una voce acuta alle sue spalle. Si girò e vide lui, jeans e camicia, capelli castani un pò ribelli e occhi azzurro-cielo, con le braccia aperte. -Frank!- esclamò, abbracciandolo. -Mike! Da quanto tempo… Vieni, sediamoci ad un tavolino, devi raccontarmi un bel pò di cosette- disse il moro, trascinandolo fino ad un tavolo lì vicino. Poi alzò il braccio e una cameriera dai lineamenti messicani si avvicinò a lui. -Carmen, due birre, per me e per Mike- esclamò sorridendo. -Sempre il solito, avvocato eh?- gli rispose scherzando. Poi si rivolse al biondo -Ciao Mike, bentornato-

-Hola Carmencitaaah- rise lui, con l’accento da messicano. -Non cambiate mai voi due, eh?- disse lei. Mike e Frank si guardarono, poi guardarono  Carmen ed esclamarono in coro -No!- e poi risero. La cameriera si allontanó e tronó dopo poco con deu bottiglie di birra stappate. -Quindi... Il lavoro come va?- chiese Frank. -Oh, bhé, non mi lamento, apparte il preside della scuola che é uno stronzo doppiogiochista... Tu invece?- disse Mike. -Tutto abbastanza bene, stamattina ho fatto mettere dentro quel bastardo di cui ti parlavo ieri sera.... Quel pezzo di merda ha violentato e picchiato a sange la fidanzata, e poi se n'é uscito dicendo che lei si era inventata tutto...-

-Che stronzo. Come va con tua moglie?-

-Giá... Con Sara va tutto a meraviglia... Sai, stiamo cercando di avere un bambino-

-Davvero?! Bhé, in bocca al lupo-

-Grazie... E tu? Vita sentimentale?- chiese Frank. Mike distolse lo sguardo da lui imbarazzato. -Io... Mi sono fidanzato...- disse, mandando giú un sorso di birra. -Oh! Ma che bello! E la fortunata é...?-

-É... Ê un ragazzo...- mormoró il biondo. Frank quasi si strozzó con la bevanda e strabbuzzó gli occhi. -Mike... Ti sei giá dimenticato quello che ti ha fatto Jason?- gli ricordó. -Certo che no! Ma Billie non è Jason, Billie é... É doce, carino, timido... I suoi occhi sono sinceri...- disse Mike, arrossendo. -Billie, eh? Lo spero per te amico mio... Come l'hai conosciuto?-

-Ecco... Frequenta la scuola dove insegno...-

-Ah, é un tuo collega, quindi?-

-No...-

-... Un collaboratore scolastico?- Frank alzó un sopracciglio. -No Frank, é... É un mio studente...-. Per poco il moro non mandó di traverso tutta la bottiglia di vetro. -Cosa?! Porca puttana Mike... Lo sai che é illegale?!- esclamó sbigottito. -Si lo so... Ma teoricamente é illegale avere dei rapporti sessuali con un minore, e io e lui non abbiamo fatto nulla…-

-Bhà… Effettivamente… E dimmi, la questione che ti premeva riguarda lui?- chiese Frank. -Ecco… si, vedi… - Mike raccontò all’amico la storia successa durante il campo-scuola. L’ altro lo guardava esterrefatto, a volte socchiudeva la bocca, a volte storceva il naso o strizzava gli occhi chiari. -Cazzo amico… è terribile… Lui come sta ora?- gli domandò quando ebbe finito. -Ora sta bene, si è ripreso… Ma voglio che quei bastadi paghino-

-Bè, se sono minorenni puoi farci poco… Al compimento del diciottesimo anno di età la fedina penale verrebbe ripulita…- disse sconsolato il moro. Mike si guardò la punta delle scarpe nere. Pensò un secondo alle parole di Frank e poi lo guardò. -E se fossero maggiorenni, invece?- chiese. L’altro alzò un sopracciglio e poi bevve un lungo sorso di birra, ormai quasi finita. -Bhè… in quel caso… La galera non gliela toglie nessuno, almeno dieci anni per uno, con l’accusa di violenza sessuale su minore- rispose. Mike alzò lo sguardo interessato. -Mike, non fare cazzate, se sono minorenni sono minorenni, non puoi farci nulla… Ma se tu dovessi scoprire, per puro caso, che non lo sono… Bhè, te l’ho detto.- disse il moro, abbassando il tono della voce. Poi si alzò e si diresse verso il bancone, seguito da Mike. Il biondo prese il portafoglio, ma l’amico lo fermò -Fermo là! Oggi offro io, non provare a toccare nemmeno un dollaro- gli sorrise. -Sei il solito vecchio stronzo- rispose arrossendo Mike. I due salutarono Carmen e uscirono dal locale. -Sono ancora felice per averti incontrato oggi- disse Frank, passandogli una mano intorno al collo. -Anche io- rispose l’altro. -Allora, prometti di chiamarmi? Per qualsiasi novità-

-Certo… Quasi quasi… Ti andrebbe di conoscere Billie Joe?-

-Conoscerlo? Perchè no?-

-Bene, allora prossima settimana a pranzo da me- sorrise Mike

- Va bene-


Angolo della ritardata

 

*Ascoltando il Rock Am Ring 2013* Wonder frikets bestioline rare… Sono le 01:10 a.m. e io sto ancora qua davanti… e già, finirò di ascoltare il Rock Am Ring e poi (foooorse) andrò a letto :3

Rage & Love

Sil

 

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Capitolo 22
*** cap. 22 ***


-Cap. 22


-Bill, dopo scuola andiamo in biblioteca? Devo dare una sfogliata agli annuari…- Aber aveva praticamente immobilizzato il povero amico alla sedia, tenendogli i polsi poggiati sul banco. -Annuari? Cosa devi farci? E soptattutto… Perchè sono quasi legato come un capretto a Pasqua?-  chiese Billie. marcando bene l’ultima domanda. Lei lo lasciò e si sedette composta al suo posto, mentre lui la guardava in  modo sospetto. -Aber, perchè gli annuari?- la guardò fissa. -Devo solo vedere qualcosa, non scaldarti….- farfugliò lei, sperando che non facesse altre domande. Il moro posò la schiena contro lo schienale della sedia e poi aggiunse -Ah, dimenticavo… Prima in corridoio ti ho visto parlare con Mike. Cosa vi siete detti?- Aber sbiancò… Aveva promesso che non gli avrebbe detto nulla, almeno momentaneamente. -Eeehmm… Nulla… Voleva solo… Voleva solo sapere a che punto siamo con il programma di italiano…- balbettò, senza sapere cosa dire. Billie sembrò distratto, come se non avesse fatto caso più di tanto alle parole dell’amica. “Il programma di italiano! Ma che cazzo dico, perchè mai al professor Pritchard vorrebbe sapere il programma di italiano? Stupida!” pensò Aber. Ma sorrise comunque al moro, nascondendo l’imbarazzo.

 

---Nella biblioteca della scuola…---

 

Aber e Billie erano seduti ad un tavolo di legno chiaro, con davanti almeno dieci libri. Lei li stava sfogliando uno a uno, ed esaminava pagina per pagina, mentre lui si annoiava sempre di più. -Almeno potresti dirmi cosa stai cercando… Sai com’è, potrei darti una mano- disse, prendendo un annuario che Aber aveva già sfogliato e messo da parte. -Prima cosa, mettiti comodo, perchè c’è da lavorare ancora un pò… Seconda cosa, ok, tieni, devi cercare delle foto di Travis- rispose lei, prendendo uno dei grossi libri e porgendoglielo. -Foto di Travis? Perchè?-

-Non fare troppe domande, panda, esegui gli ordini-

-Ma…- protestò Billie. La guardò per qualche istante a bocca aperta, poi prese a sfogliare l’annuario. Ogni tanto sbirciava Aber di nascosto, intenta nella sua ricerca. Sembrava più concentrata lì che durante un compito in classe. Sbadigliò e si grattò la testa, in cerca di qualche foto di Travis… Quel nome risuonava nella sua testa ancora con ripugnante disprezzo. Dopo pochi secondi crollò su due pagine aperte, e si addormentò. Aber lo guardò qualche secondo, ma decise di non svegliarlo. “Meglio così” pensò. “E adesso a noi due Travis… Sono sicura che tu sia maggiorenne e ripetente, e lo scoprirò”. Un’ora passò velocemente, tra Billie che dormiva e Aber assorta nella sua ricerca. “Quì non c’è nulla…” pensò rassegnata. Ormai le rimanevano solo due annuari da sfogliare, e uno di quelli le sembrava pure inutile aprirlo. Così iniziò a sfogliare quello in cui riponeva più fiducia… Una pagina, cinque pagine, venti pagine, trentasette pagine… Le foto di vecchi studenti le passavano davanti agli occhi, centinaia di vite diverse, facce diverse, personalità diverse. Finì l’annuario senza trovare la minima traccia di un carto Travis Gorner. Poi guardò l’ultimo libro sul tavolo. “Bè, ho fatto trenta, facciamo trent’uno” si disse tra se e se, allungando il braccio e prendendo il grande ammasso di fogli compressi dietro una copertina. Quella era la sua ultima speranza, anche se ormai gli occhi cominciavano a bruciare e la testa a pesare. Girò lo sguardo verso Billie e gli accarezzò la testa. In fondo, stava facendo tuto questo per lui e per Mike, perchè un animo così dolce meritava qualcosa di meglio, e lei voleva che ottenesse giustizia… E Mike era una persona squisita, che aveva accolto quell’animo disperso e lo aveva salvato da una vita di solitudine. Si destò dai propri pensieri e tornò a sfogliare le pagine ormai impolverate. Improvvisamente si bloccò. A metà libro c’era una foto di… Travis!!! Stava abbracciando una ragazza ed erano poggiati sul cofano di una macchina. Girando pagina invece c’era un’altra foto che ritraeva Travis, Dave e Darren sul campo da football della scuola. Aber andò velocemente all’indice e cercò le informazioni su Travis. “Pagina sessanta”. Sfogliò fino a trovare quello che le serviva e poi lesse una ad una le schede dei tre bastardi. Le pupille si dilatarono quasi per tutto l’iride, e non poteva trattenersi dall’euforia. -Billie, Billie svegliati!- scosse l’amico, che alzò la testa dal libro. -A...Aber, ma cosa…?-

-Leggi Bill, leggi!- disse, sbattendogli sotto il naso l’annuario. Billie diede un’occhiata e poi disse, con aria interrogativa -Scusa B, ma non capisco…-

-Stai ancora dormendo? Leggi le date di nascita di Travis, di Dave e di Darren… Sono nati lo stesso anno, ma fatti due calcoli-

-Aspetta…-

-Oh Bill, possibile che non capisci?! Loro sono maggiorenni, hanno compiuto tutti e tre diciotto anni tra gennaio e marzo!- esclamò. -Quindi… Questo vuol dire…- Billie sgranò gli occhi. -Vuol dire che devono essere processati come adulti, e dieci anni al fresco non glieli leva nessuno- sussurrò entusiasta lei, per non farsi sentire dagli altri. Il moro stava per esplodere dalla gioia, e senza pensarci troppo prese il viso di Aber tra le mani e incollò le labbra alle sue per un istante. Solo quando si staccò da lei, si rese conto di quello che aveva appena fatto. Entrambi abbassarono lo sguardo imbarazzati. -S-scusami…- balbettò lui. Lei si alzò e sorrise. -Non fa nulla, panda, è stata solo l’emozione del momento- disse, marcando la parola “solo”. Billie sorrise e insieme si avviarono verso l’uscita.


---Pomeriggio tardo, a casa di Mike…---

 

-...E quindi ha detto che vuole conoscerti. Per te va bene se lo invito a pranzo martedì prossimo? Ovviamente ci sarai anche tu- Mike stava raccontando a Billie dell’incontro con il suo amico Frank. Erano seduti sul pavimento a gambe incrociate, con due grandi cucchiai in mano e un barattolo di gelato posato sul pavimento tra di loro. Per terra alcuni vinili erano sparsi ovunque, sembrava che dentro quell’appartamento ci fosse stata la guerra punica. -Grandioso, anche io vorrei conoscerlo!- esclamò Billie, mettendo in bocca una cucchiaiata di dolce gelato. -Com’è andata in biblioteca?- chiese improvvisamente il biondo. -Alla grande… Quei tre bastardi sono maggiorenni, vanno processati da adulti- rispose il moro, aprendo le braccia. Mike era alle stelle, apriva e chiudeva la bocca a mo’di sorpreso. -Lo sapevo cazzo! Lo sapevo!!- urlò. Però vide Billie abbassare un secondo lo sguardo triste. -Hey… Cosa c’è?- gli domandò. -Ecco Mike… Oggi… Nel momento di euforia post-scoperta… Senza volerlo… Ho baciato a stampo Aber…- disse, senza alzare gli occhi. Mike lo guardò per qualche istante, incerto su cosa fare. E rimase lì, immobile per lunghi ed interminabili istanti. Poi si decise. Prese la mano del suo fidanzato e la strinse forte, avvicinandosi a lui. -Tranquillo, può capitare, so che tra te e Aber non c’è nulla- disse. -Mi dispiace…- miagolò l’altro. Poi improvvisamente venne travolto da un bacio, ma non un bacio qualsiasi, IL BACIO, uno di quelli che potresti rimanere per sempre incollato alle labbra dell’altra persona. Poi lo strinse a se, forte, davvero forte. -Lo sai perchè non sono arrabbiato?- gli chiese. -No…- rispose l’altro. -Perchè me lo hai detto… Se non me lo avessi detto sarebbe stato un segreto che magari ti sarebbe pesato, e invece hai scelto la strada più complicata, ma comunque la migliore. Mi sarei arrabbiato se non me lo avessi detto, non tanto perchè hai baciato Aber, ma perchè avresti dimostrato di avere poca fiducia in me… Invece adesso mi hai dimostrato che di te posso fidarmi- disse, accarezzandogli i capelli. E rimasero stretti, così, uno attaccato all’altro, per chissà quanto tempo ancora.

 

Angolo per me

Secondo capitolo in un giorno OwO

Rage & Love

Sil

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Capitolo 23
*** cap. 23 ***


-Cap. 23


Il campanello della casa di Mike suonò improvvisamente, facendolo sobbalzare sul divano. Posò il libro che stava leggendo e si diresse vero la porta, non prima di aver guardato l’orologio appeso in salotto. -Le undici… Ma chi è a quest’ora? Non dirmi che…- mormorò. Guardò dallo spioncino e vide Frank, la davanti alla porta, in jeans e camicia, con tanto di cravatta. Aprì la porta con sorridente. -Heilà Mike!- disse entrando, senza chiedere il permesso. -Ciao Frank…- rispose Mike, ancora frastornato. -Hai visto? Sono un pochino in anticipo- disse l’altro sorridendo e prendendo il libro posato sul divano per leggerne il titolo. -Bè… “ pochino” un par di palle, sei in anticipo di tre ore- scherzò il biondo. -Davvero? Bè, in questo caso vorrà dire che passeremo un pò di tempo insieme, come ai vecchi tempi- disse l’altro, strizzandogli l’occhio. -Cosa c’è per pranzo?- chiese poi, dirigendosi verso la cucina. -Per pranzo…? Ancora non ho preparato nulla… Sai com’è, aspettavo te e Billie fra due ore.- borbottò Mike. -Allooora… Ti darò una mano- sorrise Frank, prendendo un grembiule appeso all’appendipanni fissato al muro. Il biondo alzò un sopracciglio e lo guardò storto. -Aspetta… Tu che cucini? Hahahaha, ti prego, non farmi ridere!- esclamò piegandosi in due dalle risate. -Stronzo… Guarda che Sara mi ha insegnato un sacco di cose- rispose l’altro, passandogli accanto e tirandogli uno schiaffo sul sedere. -Hey! Io non sono mica Sara!- rise Mike. Poi quest’ultimo aprì il frigorifero ed estrasse una scodellina contenete del sugo di pomodoro. -Allora… Avevo pensato ad un pò di pasta al sugo, come primo… Poi avevo pensato al pollo in salsa di limone e rosmarino per secondo… E torta al cioccolato per dessert- disse, estraendo anche un pollo intero da cuocere e dei limoni. Frank si grattò la testa. -Pasta…? Pollo?! TORTAAA?!- esclamò, con la bava alla bocca. -Hahahah dovresti guardarti allo specchio… Sei sbiancato- Il biondo stava trattenendo a stento le risate. -Come mai l’appuntamento è così tardi? - domandò l’altro, cambiando argomento. -Bè, oggi Billie esce da scuola all’una e quaranta, giusto il tempo di fare la strada di casa… La scuola non è molto lontano da qua- rispose Mike, addentando una focaccina che stava sul tavolo. -Ah, giusto, dimenticavo che il tuo boy va ancora a scuola- scherzò Frank, facendogli gli occhioni. -Amico, quando fai così sembri fatto di crack- rise il biondo. -Amico, chi ti dice che non lo sia?- rispose l’altro. Si guardarono e scoppiarono a ridere come due bambini che si raccontano barzellette al parco. Poi Frank si avvicinò all’amico, gli strinse i fianchi da dietro e gli posò la testa sulla spalla. Mike, invece di spostarsi, lo lasciò fare e gli accarezzò i capelli. Loro avevano fatto sempre così, erano semplici dimostrazioni di affetto che  non erano mai andate oltre le carezze. -Allora, metto il pollo in forno?- domandò Frank. -Ma si va… Tempo di cucinarlo, e Billie arriverà…- Mike prese l’olio, il rosmarino e le spezie, e cominciò a condire il pasto.


---Ore 2.00 p.m…---

 

Mike aveva tirato fuori il pollo dal forno da qualche minuto, e un aroma caldo di spezie si stava diffondendo per tutta la casa. -Ma che profumino… Ho finito di apparecchiare- frank entrò in cucina sgranocchiando qualcosa. -Smetti di mangiare, o ti rovinerai l’appetito- lo rimproverò il biondo. -Tranquillo amico… Mi conosci…- scherzò l’altro. Poi qualcuno suonò alla porta. -Oh, deve essere Billie… Vai tu ad aprire, io intanto scolo la pasta- .disse Mike. -Ok…-. Frank si avviò verso la porta, ma prima passò dal tavolo imbandito e prese qualche oliva denocciolata dal piattino degli antipasti. Ne mise una in pocca ed aprì la porta. Davanti a lui si presentò un ragazzino che dimostrava si e no quindici anni, con una maglietta nera con la scritta ‘Ramones’, pantaloncini scuri, lughi fino al ginocchio, e converse nere, ormai datate. I due si guardarono per qualche secondo, poi fu Billie a parlare per primo. -Ciao, tu dovresti essere Frank… Piacere, son Billie Joe- disse, allungando la mano. Frank si risvegliò dal suo breve stato di incoscienza e si lo fece accomodare. -Piacere Billie, vieni, entra pure- disse, lasciandolo passare e richiudendo la porta. Il moro posò lo zaino vicino all’appendi-panni all’ingresso e si guardò intorno. I due erano visibilmente imbarazzati, anche se Frank sembrava esserlo stranamente di più. In quel momento uscì Mike dalla cucina con una pentola piena di pasta fumante in mano. -Billie! Finalmente, ti aspettavamo!- disse, avvicinadosi a lui e posandogli un bacio a stampo sulle labbra. Il moro si irrigidì, ma Mike lo notò e aggiunse, guardando Frank -tranquillo Bill, lui sa tutto, ed è quì non solo in veste di amico, ma anche del tuo futuro avvocato- Billie lo guardò. -Si, ovviamente farò il possibile, Mike mi ha raccontato la storia, e so che i futuri imputati erano maggiorenni quando è avvenuto il fatto, perciò una giuria decente li condannerà sicuramente al carcere- disse Frank. Poi i tre si accomodarono a tavola e cominciarono a parlare del più e del meno, Billie faceva domande a Frank sul lavoro, e viceversa Frank domandava a lui della scuola. Mike li guardava entusiasta. Cosa poteva esserci di meglio che il tuo ragazzo e il tuo migliore amico che vanno d’accordo? Era perfetto. Poi, non si sa come, si finì sull’argomento “famiglia” e poi “figli”. -Si, io e mia moglie stiamo cercando di avere un figlio… Ormai è da quasi un anno che lo desideriamo- disse Frank, addentando un pezzo di pollo. -Mmmh, e come vorresti chiamarlo?- chiese Billie. Mike s’intromise -Conoscendoti, vorresti chiamarlo Tommy, come il batterista dei Ramones- disse scherzando. -Si, perchè no… ma avevo in mente un altro nome- rispose Frank. -Quale?-

-Frankito se è un maschio, Ramona se è una femmina-

-Frankito? Hahahaha, ma daiii- lo prese in giro Mike. -Dai Mike, guarda che è un bel nome- disse Billie. -E tu Bill? Hai mai pensato a come vorresti la tua famiglia?- domandò Frank. Quella domanda fece bloccare immediatamente il moro. Ripensandoci, non aveva mai pensato al proprio futuro. -Io… non so… Sicuramente prevedo di rimanere al fianco di Mike il più possibile- diventò paonazzo. -Si, magari adotteremo pure un figlio- intervenne Mike, spezzando la tensione. Billie lo guardò e sorrise dolcemente. -E dimmi Mike… tu come chiameresti tuo figlio?- chiese ancora Frank. -Io… Non saprei… Come nomi mi piacciono molto Nixon, nel caso di un maschio… Oppure Estelle, per una femmina- rispose. Poi Frank guardò Billie. -E tu?- Billie ci pensò su un secondo. -Mi piace il nome Joey!- esclamò. -Joey… Come Joey Ramone?- sorrise Frank. -Si!- e tutti e tre risero di gusto. Mike osservava di nascosto il profilo del suo ragazzo. I capelli gli stavano crescendo da quando lo aveva conosciuto, le gote leggermente arrosare, il taglio degli occhi tendente al basso, la bocca rosea e carnosa… E più lo guardava, più se ne innamorava… Sentiva che quella giornata sarebbe finita nel migliore nei modi.


Angolo di me ye ye yo (?)

 

Wonder frikets bestioline rare… Perdonatemi per l’enorme ritardo, eccomi questo poco emozionante capitolo 23… Scusate, sono un pò giù ultimamente, non fateci caso.

Rage & tanto Love

Sil

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Capitolo 24
*** cap. 24 ***


-Cap. 24


Giugno: la scuola era finita già da qualche giorno, Billie aveva avuto buoni esiti e il mandato di Mike era stato rinnovato per un alto anno alla Pinole High school. Entrambi si erano presi qualche giorno di riposo, Billie passava spesso del tempo con Aber, uscivano a pranzo insieme, lui andava a casa sua e suonavano insieme… Lei gli stava addirittura insegnando a suonare il pianoforte. -Impari in fretta!- aveva esclamato compiaciuta, quando già, dopo solo cinque o sei lezioni, il moro era riuscito a suonare un pezzo di Bach per intero. Invece Mike aveva preso coraggio e, spinto da Billie Joe, aveva telefonato a Britt, per sentire come stava. In fondo, lui non la odiava, quella ragazza non meritava di essere ripudiata a vita. Stava bene, si era trasferita nell’Arizona, più precisamente a Phoenix, dove si era sposata e aveva trovato lavoro. E il biondo era contento per lei. Un pomeriggio, senza preavviso, Billie si auto-invitò a casa di Mike, con in mano un grosso pacchetto regalo che teneva tra le mani. -Billie! non ti aspettavo… Vieni, entra- esclamò il biondo, aprendo la porta. Il moro trotterellò allegro fino al divano, stringendo tra le mani il pacco colorato. -E quello?- chiese Mike.

-Un regalo… è per te!-

-Per me?! Billie ma… Non dovevi…-

-Zitto e aprilo! Non voglio sentire nè lamentele, nè rifiuti-

-Ok…- Il biondo si sedette sul divano e iniziò a scartare la carta.Quando vide l’oggetto misterioso rimase a bocca aperta. -Billie… Ma… Ma è bellissima! Ma quanto ti è costata? Avrai speso una fortuna, non dovevi!- esclamò, rigirandosi l’arnese tra le mani. Era una fotocamera di quelle a rullino, e Billie sapeva che il suo ragazzo andava matto per la fotografia. -Non devi preoccuparti del prezzo, i soldi li ho risparmiati nel tempo… è il tuo regalo di compleanno, anche se un pò in ritardo- disse il moro, guardandolo. Mike non rispose, ma continuò a fissare l’oggetto che teneva in mano. -Non… Non ti piace?- chiese con voce triste. -Scherzi? è meravigliosa! Non sai da quanto ne desideravo una!- il biondo era entusiasta. Frugò nel pacchetto e trovò un rullino in dotazione, aprì lo sportellino sul retro della macchina fotografica e lo inserì al suo interno. -Il primo scatto raffigurerà ciò che ho di più prezioso al mondo- disse, prima di alzarsi e di dirigersi verso la sua collezione di vinili. Poi si girò verso il divano, mise a fuoco Billie e sussurrò -...Sorridi…-. Lo scatto fece il tipico rumore, E billie diventò rosso. Poi il biondo si avvicinò a lui. -Pensavi che volessi fotografare i miei dischi? Non sono la cosa più importante per me… La cosa che conta di più sei tu Billie, sei e sarai sempre tu, e se fosse necessario, li darei tutti via per te.- Poi si avvicinò a lui e posò le labbra sulle sue, caricò il prossimo scatto e immortalò il loro bacio. -Questa la terrò per sempre- disse, prima di abbracciarlo e cattare un’altra foto di loro due. E poi un’altra e un’altra ancora, tutte in posizioni diverse. -Se continui di questo passo dovrò anche regalarti una tonnellata di rullini- rise Billie. -Hai ragione…- Mike posò la macchina fotografica sul tavolino davanti al divano e si fiondò sulle labbra di Billie. Il loro fu un bacio lungo, caldo, bagnato, le loro lingue si intrecciarono come nastri legati insieme, e i loro corpi si muovevano come i ballerini di danza classica si muovono durante uno spettacolo… Lenti, pacati, sensuali… Mike raggiunse il collo del fidanzato e cominciò a baciarlo leggero, lasciando scie di saliva che partivano dal lobo e finivano sopra la scapola. Billie ansimava ogni volta che le labbra dell’amante gli sfioravano la pelle. si tolse la maglietta, e fece lo stesso con quella di Mike, gettandole sul pavimento. Le mani del biondo accarezzarono la sua schiena, finendo pericolosamente sul suo didietro. Billie rabbrividì di piacere e prese a strusciare il proprio bacino contro quello dell’altro. -Ti prego Mike… Me ne frego se sono minorenne… Voglio fare l’amore con te…- ansimò al suo orecchio. A quelle parole il biondo si bloccò e lo guardò. -Cazzo Bill… Anche io ti voglio, ma lo sai meglio di me… Non si sa mai quello che potrebbe tirar fuori Travis durante la causa… Se si venisse a sapere che io e te abbiamo avuto rapporti sessuali… Billie, capiscimi, potrei finire in prigione…- disse, con le lacrime agli occhi. Billie lo guardò per qualche secondo, poi accarezzò dolcemente il suo viso. -Capisco perfettamente… Perdonami, ma a volte la voglia mi assale…- mormorò, avvicinando le labbra alle sue e baciandolo. Mike ci pensò un po’ sù, poi lo fece sdaiare sul divano. -è vero che non possiamo fare l’amore, ma… Non penso che i preliminari siano proibiti…- e così dicendo cominciò a baciargli la pancia. gli slacciò i jeans e li tirò un pochino giù, facendo lo stesso con i boxer. Prese in mano il sesso del fidanzato, che ormai era più in tiro di un soldato sull’attenti. Mosse delicatamente la mano su e giù sull’asta, e quando sentì che l’altro aveva ricominciato ad ansimare, avvicinò la bocca alla punta rosea e cominciò a muoverla su e giù, ritmicamente. -Aaah… Mike…- Una sensazione di piacere lo investì, gli sembrò la cosa più bella sulla faccia della terra. Il biondo aumentò leggermente la velocità, rendendo il fidanzato allo stremo delle forze. -Mike… Io… Io vengo…- fece appena in tempo a dire quella frase e si riversò nella bocca dell’altro. Forti scosse e brividi di piacere gli arrivarono fino alla testa, tanto da farlo tremare. Mike lo risitemò e lo abbracciò, stringendolo forte. -Questo rimane un segreto, ok?- gli sussurrò all’orecchio. Billie lo guardò, annuì e lo baciò. Ora la sua vita serebbe anche potuta finire, ma sarebbe morto felice.

 

Angolo della babbana

 

Wonder frikets, due capitoli in un giorno, dite grazie al mio stato d’animo momentaneamente di merda, causa cuore mestruato… Ok, è un paragone di merda, ma rende l’idea. Volevo salutare la mia amica Laura (CcciaooO Frank) che sta in un campo sperduto su qualche altura sconosciuta a fare le escursioni, e da lei non prende il telefono, quindi manco internet, quindi bestemmia in turco dalla mattina alla sera. Ora, mentre scrivo (sono le 23:28) sento dei forti botti provenire dal garage nel seminterrato di mia nonna (sta notte dormo da lei, e stiamo al quarto piano)... Devo preoccuparmi?

Rage & #cuorespezzato Love

Sil

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Capitolo 25
*** cap. 25 ***


-Cap. 25

 

L’estate procedeva in modo normale. Billie andava spesso a passare del tempo con Mike, prendevano un gelato insieme, ascoltavano un pò di musica, riordinavano vinili, scattavano fotografie… Era tutto perfetto. Un pomeriggio poi, Billie aveva portato Mike a casa di sua nonna, con la scusa che si era dimenticato un LP da lei. Quando era entrato dentro quella casa, il biondo era rimasto a bocca aperta, per l’incredibile varietà di mobili e cianfrusaglie che la nonnina teneva in casa. -Posso offrirvi qualcosa, ragazzi?- aveva chiesto lei. -No nonna, grazie, devo solo prendere una cosa in camera e arrivo- e detto questo Billie Joe era sparito. La nonniuna ne aveva approfittato per prendere Mike da parte. -Allora, mio nipote ha scelto propio bene!- aveva esclamato. Mike era diventato paonazzo e sarebbe voluto sprofondare in quel preciso momento. Poi nonna Armstrong era diventata più seria ed aveva abbassato la voce. -Hai detto di chiamarti Mike, giusto? Ecco Mike, Billie è un ragazzo fragile… Ho capito che sei tu il suo ragazzo da come ti guarda, sembra avere occhi solo per te. Proteggilo, Mike, ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto… Hai un bellissimo viso ed uno sguardo sincero ed intelligente, so che Billie con te sarà al sicuro… Questo mondo è pieno di screanzati, hai capito? Mi prometti che lo proteggerai?- Mike inizialmente aveva guardato la signora in modo strano, ma poi aveva letto la preoccupazione nei suoi occhi, ed aveva annuito in modo deciso. Lei aveva sorriso e gli aveva stretto una guancia tra le dita. -Bello di nonna!- aveva esclamato. In quel momento Billie era tornato dalla camera con un vinile in mano. -Nonna, ti prego, non torturare anche lui- aveva detto. -Tranquillo Bill… tua nonna è una signora davvero… interessante- aveva sorriso Mike. Poi i due si erano avvicinati alla porta, e la nonnina li aveva salutati con tanti bacetti. -Perdonala, è un pò anziana- aveva detto Billie, appena usciti dalla casa. -Hahaha, non fa nulla, sembra molto simpatica… E ti vuole tanto bene- aveva risposto l’alto. E poi avevano deciso di passare il resto della giornata al parco.

 

---Al parco…---


Billie e Mike si stesero sul prato, in una zona fresca e nascosta da occhi indiscreti. -Allora panda… Dobbiamo parlare di una cosa importante- Mike sembrava essere diventato serio improvvisamente. -Di cosa?- chiese Billie. -La dnuncia a Travis…-

-E allora?-

-Ci sarà un processo… Dovrai testimoniare davanti ad una giuria…- Billie si bloccò improvvisamente. Processo? testimoniare? Lui? Contro Travis? -Cosa?- chiese perplesso. -Ci sarà una giuria a decretare se lui e i suoi amici sono colpevoli…-

-E questo come lo sai?-

-Me lo ha detto Frank… L’udienza si terrà a febbraio… Più precisamente il diciassette…-

-Cooosa? Il giorno del mio diciottesi compleanno dovrò passarlo in tribunale?- sbottò il moro. -Billie, non incazzarti, non è colpa mia, devi essere maggiorenne per apparire in tribunale senza il consenso di un genitore… E io non credo che tu abbia raccontato a tua madre del fatto, o sbaglio?- anche Mike si stava innervosendo. Billie abbassò la testa. -Ascoltami, sarà una cosa veloce, e poi andremo a festeggiare il tuo compleanno… Vuoi che quei bastardi paghino?- gli domandò Mike, con voce dolce, accarezzandogli una guancia. Billie sussultò.-Si, ma… ho paura, Mike… Ho paura di non reggere gli sguardi, di non reggere le accuse, gli avvocati… Cazzo, stiamo parlando di Jhon Gorner, mi brucerà vivo con la forza dello sguardo-  mormorò, trattenendo le lacrime. -In aula, oltre alla giuria, al giudice e agli avvocati, ci sarò anche io… - lo tranquillizzò Mike, guardandolo negli occhi. Billie cercò di non piangere. -...Davvero?- gli chiese. -Davvero- rispore l’altro deciso. I due si abbracciarono, stretti l’uno all’altro, come non mai, e rimasero così per chissà quanto. Poi il più grande prese l’altro sotto il mento e incrociò i suoi grandi occhi verde speranza. -Hey- gli mormorò. -Hey- rispose l’altro. E poi venne un bacio, lento, come il primo bacio, quando sei insicuro, non sai come muoverti, come posare le labbra, come procedere. Ma questo loro lo sapevano molto bene. -Billie… Io ci sarò sempre, ok? Ti proteggerò, nessuno ti farà più del male prima di non essere passato sul mio cadavere…- disse, stringendolo al suo petto. E quella frasetta, quelle due paroline, quelle cinque lettere, che premevano per uscire… Avrebbe voluto dirgli “ti amo”, si, perchè lui lo amava con tutto se stesso… Ma quello non era ne il momento, ne il luogo.


Angolo della tiziachenonsamaichedire

 

Wonder frikets… Terzo capitolo in due giorni, sempre merito del mio morale che sta andando a puttane sempre di più… la scena dell’ “hey”-”hey” è una delle cose più emozionanti che mi sia mai capitata (e si, l’ho vissuta da poco) e quindi ve la ripropongo qua, ma in forma moooolto nostalgica… Ah, comunque ho scoperto cosa erano quei botti di ieri sera. A detta del portiere erano due condomini che la notte “scrivono” e fanno casino… Sinceramente non ho la più pallida idea di cosa voglia dire. I NEED SOME NUTELLA! Seriamente.

Rage & #ancoracuorespezzato Love

Sil

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Capitolo 26
*** Cap 26 ***


-Cap. 26


La sveglia suonò alle sette, rompendo i timpani al proprietario. -Zitta cazzo…- imprecò Mike. Si alzò dal letto e si infilò subito in bagno, dove si fece una doccia rinfrescante. Nonostante fosse già matà Settembre, il caldo sole californiano non accennava a lasciare in pace il paese, così anche quella notte il biondo aveva dormito con in dosso solo i boxer. Uscito dalla doccia, si diresse in cucina, mise sul fuoco la caffettiera e aspettò che il caffè fuoriuscisse. La scuola era già ricominciata da qualche giorno, e il lavoro sembrava essere raddoppiato. Sul tavolo della cucina erano poggiati alcuni atti del processo alla quale Frank stava lavorando, e Mike aveva deciso di studiarseli, così da non risultare impreparato. In aula due avvocati avrebbero interrogato Billie: prima Frank (avvocato dell’accusa) e poi l’avvocato di Travis (avvocato della difesa). E ovviamente chi poteva essere l’avvocato di Travis, se non il famigerato Jhon Gorner, nonchè padre dell’imputato? Mike ricordò la faccia di Frank quando scoprì che avrebbe dovuto sostenere una causa contro i Gorner… Diciamo che la sua espressione era diventata come quella di un gatto che sa che il suo padrone sta per lavarlo… Un cencio, insomma. Il biondo riposò i fogli sul tavolo, spense il fuoco e si versò il caffè fumante in una tazza. Lo aspettava una giornata faticosa.

 

---Intanto…---

 

Billie prese lo zaino al volo e si pecipitò giù per le scale. Trovò Anna e Marci sedute al tavolo, mentre parlavano di qualcosa di incomprensibile. -Buongiorno- disse loro. -Buongiorno fratellino- rispose Marci. Poi Anna ricominciò a parlare alla sorella. -...E ti dicevo… è proprio uno stronzo! Prima facciamo sesso, e poi, di punto in bianco, mi molla come un pesce che si stacca dall’amo… Il bello è che adesso è tornato a chiedermi perdono in ginocchio. Eh no, dovrà implorarmi per farsi perdonare…- disse, rivolta a Marci. -Che grande bastardo- rispose la sorella. Billie aveva ascoltato quell’ultimo pezzetto di conversazione, sospirò e si avviò alla porta, quando Marci lo fermò. -Billie, non scappare! Non ci parli mai di te… Ce l’hai una fidanzata?- gli chiese la sorella, facendolo voltare. Le due ragazze aspettavano impazienti una risposta, mentre Billie le guardava, incerto su cosa dire. -Bèh? Sei il nostro fratellino, abbiamo pur ragione di sapere qualcosa di te- disse Anna. -Io… Ecco… No, non ce l’ho una ragazza…- disse. Ripensandoci, non stava mentendo, lui non aveva mica una ragazza, aveva un ragazzo. La cosa lo fece sorridere. -E ora perchè ridi? Se non hai una ragazza, non ci trovo molto da ridere…- sospirò Marci. -Bèh, almeno sono certo che mai nessuna ragazza parlerà mai male di me a sua sorella…- disse, lanciando un’occhiata divertita ad Anna, che fece una smorfia. -Quindi… Non avrò mai una ragazza… Ora vado che tardo, ciao sorellone- disse di corsa Billie, scomparendo dietro la porta. Le due sorelle si guardarono stranite. -Sarà mica gay?- chiese Marci alla sorella. Anna la guardò e fece spallucce. -Bah, ogni tanto l’ho beccato a prendere roba dal mio cassetto, ma non ci avevo pensato…- rispose l’altra. -Boh- disse Marci. -Esatto… Boh- finì Anna, prima di alzarsi dalla sedia.


---A scuola…---

 

La campanella era appena suonata, e Aber era rimasta ad aspettare Billie fuori dal cancello. -Eccoti finalmente… Che fine avevi fatto?- gli chiese, vedendolo arrivare. -Scusa… Le mie sorelle hanno cominciato con il terzo grado sulla mia vita sentimentale…-

-Hahahaha, oddio, che ti hanno chiesto?-

-Mi hanno chiesto… Se ho una ragazza…-

-Hahahaha, e tu cosa hai risposto?-

-Ho detto di no… Se ci pensi io non ho una ragazza, ho un ragazzo- sorrise Billie. -Effettivamente…- rispose Aber, prima di avviarsi all’entrata. Billie sapeva che da lì a Febbraio mancava poco tempo… Qualche mese passava in un attimo, e il nervosismo lo montava sempre di più. -Ci sarò anche io a testimoniare a tuo favore- gli sussurrò Aber, destandolo dai suoi pensieri. -Perchè?- chiese Billie stranito. -Bè, c’ero anche io con Mike, quando ti abbiamo trovato nel bosco… E poi una testimone a favore può solo che farti comodo, giusto?- disse lei, gonfiando le guance. Lui la guardò, sorrise e l’abbracciò.- Grazie Bi- le sussurrò. -Figurati panda- rispose lei.


Angolo dell’autrice

 

Ok, lo so che questo capitolo è corto, e che sono passata direttamente a settembre, ma se dovessi scrivere tutto, senza saltare i mesi, finirei tra due anni… Insomma, a questo processo vogliamo arrivarci si o no? Comunque… Mi serve un vostro parere… Ultimamente stavo rileggendo il regolamento di EFP, e bè… A quanto pare la mia storia dovrebbe essere pubblicata con il rating rosso (calcolate che ancora devo scrivere alcune cosette ), quindi lo chiedo a voi, lettori… Che faccio, cambio il rating? Se lo faccio, voi per leggere la mia storia dovreste effettuare l’accesso ed avere la dichiarazione di maggiore età, ma se non lo faccio rischio che mi segnalino la Ff come “inappropriata” e così non la leggerà più nessuno… Vi chiedo solo di recensire, lasciando un vostro parere sulla questione, perchè è da qualche tempo che mi dà pensiero…

Altra piccola notifica, tra qualche giorno partirò, perciò non so quando riuscirò ad aggiungere il cap. 27, che comunque non ho ancora iniziato a scrivere, quindi mettetevi l’anima in pace. Ah, e poi volevo ringraziarvi per avermi chiesto come sto, mi ha fatto molto piacere leggere le vostre recensioni… Bene, l’angolo dell’autrice sta diventando più lungo del capitolo, quindi alla prossima.

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Sil

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Capitolo 27
*** cap. 27 ***


-Cap. 27

 

Billie picchiettava nervosamente sul banco con la penna che teneva in mano. -Hey… pensi di smetterla, oppure devo amputarti la mano con un macete?- gli chiese Aber, sussurrando. Lui si bloccò improvvisamente e la fissò per qualche secondo, prima di riporre la penna nell’astuccio. -Scusa Bi… Sono nervoso…- si scusò. -Bè, non ci voleva un genio per arrivarci… Cosa è successo?- sussurrò lei. Lui non rispose. Si limitò ad alzare lo sguardo verso l’orologio e a maledire quell’ora di matematica che sembrava non terminare mai. -Allora? Vuoi dirmelo si o no?- lo incitò ancora Aber. Lui aprì il suo diario e le mostrò la pagina del giorno: 1 Ottobre. Lei ci pensò per qualche secondo e poi si rese conto di tutto. -Ah, giusto… Come mai sei così nervoso?-

-Io… Non lo so… Oggi volevo invitare Mike… E poi i processo si avvicina…- rispose lui, evitando lo sguardo dell’amica. Aber gli posò una mano sul ginocchio. -Billie… Devi stare tranquillo, andrà tutto bene, ok? Rilassati, sai che puoi contare su di me, su Mike e ora anche su Frank, che anche se non lo conosco, mi sembra una persona meravigliosa… Stai tranquillo- gli sussurrò, guardandolo dritto negli occhi. -O-Ok Bi…-

 

---Dopo la scuola…---

 

Mike stava riposando, steso sul suo divano di pelle nera, quando sentì il campanello di casa sua suonare. Si alzò e si stropicciò gli occhi. -Ma chi è?- pensò, grattandosi la testa. Aprì la porta e davanti a lui trovò Billie Joe. -Billie! Che ci fai quì? Non dovresti essere…- disse, lasciando in sospeso la frase volontariamente. -Si, tra poco vado… Volevo chiederti una cosa- rispose l’altro. -Certo, vieni…- Mike lo fece entrare e aspettò in silenzio che parlasse. -Mike… Ultimamente mi sento molto nervoso… per via del processo…- mormorò Billie, guardando il pavimento. Il biondo si avvicinò a lui e gli alzò il viso, mettendogli due dita sotto il mento. -Amore… Devi stare tranquillo… Andrà tutto bene…- disse abbracciandolo. “Amore”. Billie pensò che erano rare le volte in cui Mike lo chiamava così, e sentirselo dire suonava pure strano. -Mike…- sussurrò, staccandosi da lui. -Dimmi-

-Ecco… Ti andrebbe di venire con me?-

-Con te? Intendi… Da tuo padre?-

-Si… Non ti va?-

Mike era un pò imbarazzato… Insomma, la visita a suo padre era una cosa privata, personale, troppo importante per Billie… Ci pensò un secondo e poi rispose sorridendo -Ne sarei onorato-

 

---Poco dopo…---

 

Billie e Mike si fermarono a qualche metro di distanza dalla tomba di Andy. Si tenevano per mano, e Billie allentò la presa, fino a staccarsi. -Aspetta…- disse a Mike, mentre si avvicinava alla lapide. Mike rimase fermo, mentre Billie si mise a parlare con suo padre. Poi tolse il tulipano vecchio e ormai secco che aveva messo lì tempo prima e ci mise quello nuovo. Si avvicinò di nuovo a Mike e lo prese per mano, conducendolo fino al muretto dove si sedeva sempre per parlare con suo padre. -Papà… Ecco, lui è Mike… Il mio ragazzo. Ormai stiamo insieme da Aprile. Lui mi vuole bene e mi protegge, vero Mike?- disse  rivolgendosi al biondo. Mike abbassò la testa, imbarazzato, e sorrise. -Si… Piacere, sono Mike…- mormorò. -Sai papà, al processo ci sarà anche lui…- Billie continuava a parlare con suo padre, e Mike ebbe l’impressione che il tempo si fosse fermato a quando lui aveva dieci anni… Il tono che utilizzava sembrava molto quello di un bambino che racconta al padre il suo primo giorno di scuola elementare… Poco dopo il morò salutò Andy e si diresse verso l’uscita del cimitero, seguito da Mike. -Billie… è stato un onore per me venire quì…- disse il biondo, non appena fuori. -Era un mio desiderio già da tempo portarti con me- rispose Billie. E in quel momento Mike capì. Capì che quel ragazzo aveva bisogno di lui, che avrebbe dovuto stargli accanto per sempre, che era quello il suo destino… Il loro destino. Si fermò e, senza che l’altro potesse fiatare, lo abbracciò forte, quasi fino a togliergli il respiro. Si guardò in torno, vedendo che non c’era nessuno, così lo baciò, lentamente, un bacio romantico, complesso, ricercato. -Non ti lascerò mai Bill… Qualsiasi cosa accada, io rimarrò sempre con te… Perchè è quello il mio posto, ed è lì che voglio stare.- disse, guardandolo negli occhi. Prese un respiro profondo e aprì bocca. Stava per dirgli le fatidiche cinque lettere, “ti amo”, stava per confessargli i suoi sentimenti… Ma fu interrotto da un energumeno che passò lì vicino e che commentò la scena con tono razzista. -Tsk, ricchioni ovunque… Questo mondo ormai è popolato solo da froci e da troie, tutta gente che lo prende al culo-. Mike era tentato di andare lì e di spaccargli la faccia a pugni, e magari anche di prendere a calci il suo bel culetto vergine. Ma Billie lo bloccò -Fermo, non ne vale la pena… Andiamo- disse, stringendogli la mano e conducendolo fuori. Mike incrociò lo sguardo del signore e sputò al lato della strada, e quello in risposta gli fece una smorfia di disgusto. -Queste merde dovrebbero finire a raccogliere saponette nelle docce del carcere nella sezione maschile… Nudi, possibilmente- ringhiò Mike.

 

Angolo della strafelicissima autrice :D

 

Wonder Frikets ragazzi e ragazze, mie amate bestioline rare… Oggi la vostra scrittice è supeipermegafelice (?) perchè finalmente si è dichiarata alla persona che le piace e, anche se non stanno insieme (causa lontananza :c) ha scoperto che anche quella persona ricambia. éwé yeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee yuppy yeeeeeeeeeeee lalalalalaaaaaaaa è finito il mio periodo di #cuorespezzato… Vi voglio bene, voglio bene a tutti oggi, è un giorno speciale, brindate alla vita e all’amore! Pace, amore e sesso gay a tutti :3

Rage & Love

Sil

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Capitolo 28
*** cap. 28 ***


-Cap. 28

 

-Piccola nota: Bè, nulla, semplicemente questo capitolo contiene il rating ROSSO, quindi non vi scandalizzate :3


Sabato 17 Febbraio, ore 8:00 a.m. Billie si presentò alla porta di Mike e suonò con insistenza. Il biondo si alzò a fatica dal letto ed andò ad aprire. -Billie… Che ci fai quì, a quest’ora?- gli chiese sbadigliando. -Scusa Mike, lo so che è presto… Ma sono nervoso… Sta notte non ho chiuso occhio, e lo so che il processo è alle tre del pomeriggio, ma avevo bisogno di vederti….- si scusò Billie. -Entra, dai…- Mike si spostò per farlo passare. Billie entrò e lo guardò nervosamente, si sedette sul divano, si rialzò, si diede un’occhiata in giro… -Billie… Ti prego, rilassati…- mormorò Mike, cercando di non riaddormentarsi in piedi. -Scusa… Scusa…- rispose l’altro. Improvvisamente i suoi occhi si gonfiarono di lacrime, ed espolse in un pianto inaspettato. Mike corse subito ad abbracciarlo, cercando di soffocare i suoi singhiozzi sul proprio petto. -Billie… Ti prego, rilassati, non piangere, stai tranquillo, andrà tutto bene… Ci sono io Billie… Ci sono io…- disse, stingendolo forte. Billie cercò di calmarsi e strinse il fidanzato a se. -Vieni, lo so io cosa ti ci vuole…- gli sussurrò il biondo all’orecchio. Lo prese per mano e lo portò in camera da letto. Lo fece stendere sul letto e si distese accanto a lui, abbracciandolo da dietro. -Dimenticavo… Auguri amore mio…- gli disse all’orecchio. Billie si girò e lo guardò negli occhi, sorpreso, come se si fosse dimenticato del proprio compleanno. -è vero… Oggi faccio diciotto anni…- sospirò. -Che c’è, te l’eri dimenticato?- sorrise Mike. -Diciamo…- rispose il moro. Mike stava quasi per richiudere gli occhi, quando Billie lo baciò. In modo lento… Passionale… Lo baciò come se fosse l’ultimo bacio sulla terra. Si mise a cavalcioni su di lui e continuò a baciarlo, mentre con le mani gli accarezzava la pancia da sotto la maglietta del pigiama. Gli tolse l'indumento, per poi sbarazzarsi della propria felpa e delle scarpe. -Billie... Cosa... Cosa fai?- ansimó Mike, interrompendo l'ennesimo bacio. -Ti voglio Mike... voglio fare l'amore con te...- rispose il moro. L'altro si giró e si posó accanto a lui. -Ma Billie...-

-Mike, ascolta… Adesso ho diciotto anni, no? Sono maggiorenne e mi assumo pienamente le responsabilità delle mie azioni…- disse deciso Billie. Il biondo ci pensò su un secondo e poi lo guardò con dolcezza. -Ne sei sicuro?- gli chiese. -Mai stato più sicuro di qualcosa in vita mia- rispose l’altro con fermezza. Mike si mise a cavalcioni su di lui e ricominciò a baciarlo. Gli sfilò la maglietta a maniche lunghe, scoprendo gli addominali piatti come la pancia. Iniziò a baciargli il collo, poi continuò sotto il mento, lasciando scie di saliva tra il lobo e le scapole. Billie ansimava a quel tocco esperto, desiderato da tempo, ricercato, e iniziò ad accarezzargli i pettorali ben definiti, a stuzzicargli i capezzoli con la punta delle dita. Mike iniziò a baciargli il petto, gli bagnò un capezzolo con la saliva facendolo gemere di piacere. Poi scese sempre di più, fino a fermarsi all’altezza del cavallo dei pantaloni. Slacciò il bottone e li sfilò insieme ai boxer, scoprendo l’erezione del fidanzato, che ormai pregava per ricevere attenzioni. Iniziò a massaggiarla con una mano, mentre l’altro era completamente succube a lui. Gli baciò l’interno coscia, poi passò a lambire la punta del suo sesso. -Aaah… M-Mike…- ansimò il moro, quando l’altro affondò completamente la bocca sul membro. Iniziò a muoverla facendo un leggero su e giù, ma piano piano l forza e la velocità aumentavano, finchè Billie non disse -Mike… Io vengo…-. A quel punto si fermò improvvisamente, con un guaito di disapprovazione da parte dell’amante. Tornò su a baciarlo intensamente -Non adesso, è troppo presto…- gli sussurrò con voce roca all’orecchio. Poi avvicinò un dito alle sue lebbra e dolcemente glielo fece bagnare con la saliva. Lo avvicinò tra le sue natiche, fino a sfiorare la sua apertura. Lo penetrò lentamente, prima con un dito, poi con due, per prepararlo a quello che sarebbe venuto. Billie tese i muscoli, gemette ed ansimò, facendo eccitare il biondo ancora di più. -Dio Mike! Aaah…- gemette. Mike si fermò e lo guardò negli occhi. L’alto sembrò capire, tant’è che annuì timido. Il più grande si sistemò meglio sopra di lui ed avvicinò il proprio membro all’apertura dell’altro. Piano piano entrò in lui, facendolo gemere ad alta voce. -Rilassati…- gli sussurrò all’orecchio, prima di cominciare a muoversi dentro di lui. -Aaaah… Aaaaah… M-Mike… Aaaaaah- esclamò gemendo. -B-Billie…- ansimò Mike. Il biondo spingeva sempre più forte, e prese a muovere la mano sul sesso dell’altro. -Oh cazzo, Mike… Mmmmmh… Aaaah…- gemette il moro. Dopo pochi minuti erano entrambi al limite, sull’orlo delle proprie capacità fisiche. -Che… Che faccio…?- chiese Mike. -Vieni dentro…- sospirò Billie. Il biondo lo tirò su e lo baciò con passione, dando le ultime spinte. Entrambi vennero contemporaneamente, gemendo e baciandosi, Mike dentro Billie e Billie sullo stomaco di Mike. Il biondo posò delicatamente l’amante sul letto e poi si sdraiò al suo fianco. -è stato… bellissimo…- disse il moro, cercando di riacquistare un respiro regolare. -Si… Mora riposati…- rispose l’altro, abbracciandolo da dietro e coprendolo con una coperta. Pensò di essersi dimenticato qualcosa… -Ti amo- disse a Billie. Ma poi si accorse che il più piccolo stava già dormendo. Sbuffò e si sistemò meglio. Avrebbe trovato un altro momento per dirglielo.


Angolo dell’autirice

*rullo di temburi* Eeeeeeeet voilà! Wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Ecco il capitolo tanto attesto, per la gioia di #LillyBJ_Armstrong (che è sparita… dove sei?? I miss you :c ) che mi chiedeva cosette (SESSO) e per la gioa di #Diario di Niall, che è da tempo che mi chiede di infornare la baguette XD e ovviamente anche per #weasley_laugh e per #SheenaPam :3 (io quì metto i nome di chi ha recensito più frequentemente èwè)

Alla prossima

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Sil

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Capitolo 29
*** cap. 29 ***


-Cap. 29


Un raggio di luce filtrava dalla tapparella della finestra nella camera da letto di Mike, colpendolo dritto in faccia. -Ma cosa cazz…- bisbigliò, prima di spostarsi ed aprire gli occhi. Sbattè contro qualcosa, o meglio, qualcuno disteso sull’altro lato del letto.Guardò nella direzione dell’intruso: pelle candida, corpo esile coperto solo da un lenzuolo, capelli neri scompigliati… Billie giaceva addormentato a pancia sotto, con il viso rivolto verso di lui. Improvvisamente Mike si ricordò di quello che era successo qualche ora prima… Billie era venuto a casa sua molto presto, e poi aveva pianto, così lui l’aveva abbracciato…E poi avevano fatto l’amore. Per la prima volta… Ed era stato bellissimo. Scrollò la testa e guardò l’orario sulla sveglia: era l’una. Si alzò, e solo dopo qualche minuto si accorse di essere nudo. “Wow” pensò, guardandosi allo specchio. Poi sentì suonare il campanello. -Ma chi è adesso?- si domandò sussurrando. Diede un’ultima occhiata a Billie, che intanto sembrava completamente immerso nella sua fase REM. Si avviò verso la porta, non prima di essersi messo l’accappatoio addosso. Aprì e si ritrovò davanti Frank. -Hey hey hey! Buongiorno, oggi è il giorno del giudizio! Ho portato il vestito per Billie-esclamò, entrando. -Sssssh! Fai piano, cristo!- lo zittì Mike. L’amico lo guardò stranito, poi per prenderlo in giro sussurrò -Okey, ma perchè sussurriamo?- Mike non rispose, ma gli fece cenno di seguirlo e l’altro andò con lui, incuriosito.  -Guarda sul letto- gli bisbigliò. Frank si affacciò oltre la porta, guardò dentro e sgranò gli occhi. -Ommioddio… Amico, hai fatto le ore piccole sta notte…- disse a bassa voce, guardando Billie che dormiva. -Non fare lo scemo… è arrivato stamattina, era preoccupato…-

-... E tu hai pensato di infornare la baguette per tranquillizarlo- concluse Frank. Mike lo guardò con aria di rimprovero. -Non fare il coglione, è stata una sua decisione, non l’ho forzato. Non… Non avrei mai potuto…- disse il biondo, abbassando lo sguardo. In quel momento Billie Joe si stiracchiò, sbadigliò ed aprì gli occhi. -Buongiorno- disse guardando Mike. Poi si alzò dal letto, senza accorgersi di aver fatto cadere il lenzuolo che copriva le sue nudità fino a poco prima. Frank non sapeva se ridere o cos’altro, Mike diventò tutto rosso e corse dal fidanzato. -Billie, cazzo, sei nudo!- esclamò. Il moro si guardò il bacino, arrossì violentemente e si girò. -Hahahahahah questa la dovevo registrate… Comunque gran bel culetto!- rise Frank. Mike prese la prima cosa che trovò sul pavimento (in quel caso una scarpa) e gliela tirò contro, mentre raccoglieva il lenzuolo caduto e lo porgeva al fidanzato. Frank continuava a ridere come uno scemo, e decise di allontanarsi verso la cucina. -Scusate piccioncini… Vi lascio sistemarvi… Hahahahaa- esclamò, con le lacrime agli occhi per quanto stava ridendo. -Scusalo Billie… Non farci caso…- sussurrò Mike. Poi alzò la voce ed urlò, così che Frank potesse sentire -è un coglione, lascialo perdere-.

-Tranquillo Mike, non è nulla, solo imbarazzo…-

-Sicuro? Guarda che se vuoi lo uccido-

-Hahahah no… Non ce n’è bisogno- sorride Billie. I due si guardarono dolcemente, e poi si baciarono. -Ora andiamo a fare colazione, il processo è tra meno di due ore…- disse il moro, rimettendosi i boxer. -Sei più tranquillo adesso?- gli chiese il biondo. Billie si avvicinò a lui e lo baciò di nuovo. -Si… Grazie- rispose, prima di avviarsi verso la cucina, e dopo aver indossato la maglietta del pigiama di Mike, che gli arrivava quasi alle ginocchia. -Allora… dormito bene?- chiese Frank a Billie, quando lo vide arrivare in cucina. Il moro lo guardò e poi ammiccò -Benissimo- rispose. -E bravo il nostro Mike…- sospirò l’avvocato, rivolto al suo migliore amico. Mike lo guradò con la faccia da assassino incazzato/pluri-omicida. -Scuuusa… hahahah, va bè dai, prendetevi un caffè, che il tribunale ci aspetta.


---Qualche ora dopo…---

 

Billie e Mike erano seduti nulla sala antecedente alla camera principale del Tribunale, dove si svolgevano le udienze. Mike era vestito in giacca e cravatta, e Billie aveva un paio di jeans blu, una camicia bianca e una cravatta rossa, che gli aveva portato Frank. -Sai, non ti avevo mai visto così… elegante- disse Billie. -Bè, abitualmente non mi vesto così… è scomodo- rispose Mike. Poi il biondo notò che il fidanzato aveva iniziato a mangiucchiarsi un’unghia. -Nervoso?- gli domandò. Il moro lo guardò con occhi dolci -Io… No… Posso farcela…- rispose. In quel momento vide una ragazzina dai capelli rossi avvicinarsi. -Aber? O mio Dio, ma sei tu?- esclamò, correndole incontro. Effettivamente non sembrava proprio lei : capelli lisci piastrati e sistemati (non come ce li aveva di solito, scompigliati e legati nelle trecce), niente occhiali, vestitino sobrio fino al ginocchio e ballerine nere. -Visto? Ho messo le lenti a contatto- scherzò lei. -Wow, sei… Sei meravigliosa…- Billie rimase a bocca aperta. Poi anche Mike si avvicinò a loro. -Complimenti Aber, questa si che è una mutazione- si complimentò. In quell’istante Frank si affacciò da dietro una porta e fece un cenno ai tre. -Forza, tocca a noi-. Billie prese un respiro profondo e guardò prima Mike e poi Aber. -Ci siamo…- sussurrò.


Angolo bhfcsbcfsjhbcfejb

 

Wonder Frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Allora, eccoci giunti al processo… Non vi nascondo che nel prossimo capitolo ci sarà un colp… OhOh, nonono, non faccio spoiler! Alla prossima ;D

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Sil

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Capitolo 30
*** cap. 30 ***


-Cap. 30


Mike, Billie e Aber entrarono nella grande sala del tribunale. Davanti a loro la scena si presentò così: c’era grande cattedra posta in fondo alla sala, sulla destra c’erano sedute sedici persone, tra maschi e femmine, che andavano a formare la giuria. Billie incrociò lo sguardo di Travis, seduto ad un tavolo accanto a suo padre. Mike e Aber si sedettero su una panca della platea, in prima fila, mentre il più piccolo seguì Frank, che lo fece accomodare su davanti ad un tavolo posto dall’altra parte rispetto a quello dei Gorner. Una voce maschile esclamò -In piedi! Il giudice entra in sala-. Tutti si alzarono e in sala entrò una donna sulla sesantina, bassa con i capelli biondo-sbiadito che si sedette al tavolo principale. Nulla fu più silenzioso degli attimi che seguirono quella scena. Il giudice si mise gli occhiali, si aggiustò la toga e prese il foglio che aveva davanti, poi guardò gli avvocati davanti a lei. -L’accusa esponga il caso- disse ad alt voce. Frank si alzò dalla sedia e si diresse al centro della sala. -Vostro onore, il mio cliente, il quì presente diciottenne Billie Joe Armstrong, ha denunciato un’aggressione sessuale da parte degli imputati Travis Gorner, Dave Tendal e Darren Vaanor-. Il giudice guardò in direzione dell’avvocato Gorner. -Come risponde la difesa?- gli chiese. Jhon Gorner si alzò in piedi e guardò Frank con aria di sfida -Vostro onore, il mio cliente, Travis Gorner, e i suoi amici, si dichiarano innocenti, e sostengono di aver avuto solo una piccola rissa con il cliente dell’avvocato Wright-. -Vostro onore, il mio cliente è stato costretto ad avere rapporti sessuali non completi con i tre ragazzi accusati, a me non sembra una semplice rissa- intervenne Frank. -Bene, allora possiamo iniziare con le testimonianze… Signor Armstrong, raggiunga il banco dei testimoni, grazie-. Billie guardò Frank, poi Mike e Aber. -Tranquillo…- gli sussurrò il suo vvocato. Si diresse verso il banco e si sedette. Un uomo si avvicinò a lui e gli porse un libro. -Metti la mano sull Bibbia e ripeti “Giuro di dire tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità”- gli disse. Il moro ripetè la formula e iniziò il suo racconto. Una volta finito, Frank si avvicinò a lui. -Ora porrò alcune domande al mio cliente- disse. -Signor Armstrong, perchè si trovava nel bosco quel pomeriggio?-

-Per raccogliere la legna… Il mio gruppo era dedito a questo-

-Ed ha incontrato nel bosco Darren, che l’ha invitata a dirigersi verso la grotta?-

-Si-

-E cosa è successo quando ha capito le intenzioni degli imputati?-

-Io… Ho provato a scappare… Ma mi hanno bloccato… E poi hanno fatto quel che ho raccontato prima-

-E Lei come si è sentito?- gli chiese infine Frank. Jhon Gorner si alzò in piedi ed esclamò -Obiezione vostro onore! Non è rilevante!-. Il giudice lo guardò e rispose -Obiezione respinta… Vada avanti signor Wright-. Frank ripetè -Come si è sentito, signor Armstrong?-. Billie trattene a stento le lacrime. -Violato, vostro onore… Mi hanno picchiato, ho pensato di morire…- disse, con voce rotta. Intanto la giuria stava prendendo appunti, ogni giurato su un foglio diverso. -Signori giurati, questo ragazzo è stato picchiato, violato e quasi stuprato, da tre ragazzi più grandi di lui, sia fisicamente che anagraficamente…- disse Frank, rivolgendosi a loro. -Vostro onore, io ho concluso- disse poi, prima di andare a sedersi. -Bene, ora tocca a me- disse Gorner, alzandosi e dirigendosi da Billie. -Allora signor Armstrong… Se questa cosa è stata tanto “tragica”, come mai non ha deciso di denunciare subito gli imputati?- gli chiese. -Io… Avevo solo paura- rispose Billie. -E mi dica… Perchè ha dato ascolto al signor Vaanor, invece di scappare?-

-Io…- balbettò Billie. Frank si alzò in piedi e si rivolse al giudice -Obiezione vostro onore. Non è rilevante, il mio cliente ha oltretutto già risposto-

-Obiezione accolta- rispose la donna. Mike era teso come una corda di una chitarra, mentre Aber cercava di seguire attentamente quello che succedeva. Dopo un pò venne chiamato Travis al banco dei testimoni, e il padre andò ad interrogarlo per primo. -Allora Travis… Cosa hai da dire a tua discolpa?-

-Billie Joe sta esagerando, vostro onore. Io e i miei amici volevamo solo passare del tempo con lui, ma a quanto pare non ha voluto la nostra compagnia… Ecco perchè è scoppiata la rissa-

-Il signor Armstrong dichiara che tu e i tuoi amici lo avete costretto ad avere rapporti sessuali non completi. Cosa mi dici riguardo a questo?-

-Ha esagerato anche qua. Come ho già detto, ci volevamo solo un pò divertire, tra amici, ma poi lui ha cominciato ad insultarci, ed è scoppiata la rissa-. Frank esclamò -Obiezione! Sta mentendo!-. Jhon si avvicinò a lui e gli disse -Signor Wright, per caso il suo cliente ha dei testimoni?-

-No…-

-E allora potrebbe anche essere lui il bugiardo, mentre i miei assistiti sono in tre e dichiarano tutti la medesima cosa-. L’altro avvocato lo guardò con profondo odio. -Ho finito vostro onore- disse poi, Gorner. Ma improvvisamente si bloccò e tornò davanti al figlio, ancora seduto al banco dei testimoni. -Travis, per caso il signor Armstrong aveva dei legami sentimentali con qualcuno, quando era minorenne?- gli chiese. Mike smise di respirare per qualche secondo, proprio come Billie. Frank guardò il biondo, che sebrava voler sprofondare nelle sabbie mobili. Poi si alzò ed urlò -obiezione vostro onore, è irrilevante!-

-Obiezione respinta… Continui signor Gorner- rispose il giudice. E Travis parlò -Si, è sentimentalmente legato con il nostro professore di musica… Io signor Pritchard- disse, indicando Mike. -Ah, quindi mi stai dicendo che un minorenne sta con un maggiorenne?- chiese l’avvocato. -Si- rispose deciso Travis. -Bene, in questo caso, dovremo rimandare la condanna dei ragazzi… Il signor Michael Pritchard diventa un imputato, l’udienza è rimandata al venti di questo mese, fino ad allora i quattro imputati rimarranno sotto custodia… L’udienza è sospesa- disse il giudice, battendo il martello ed uscendo dalla sala. -Frank… Frank cosa significa questo?- disse Mike, avvicinandosi all’amico. -Tranquillo Mike, farò di tutto per far cadere le accuse…-. In quel momento due gendarmi si avvicinarono a lui e lo ammanettarono. -No, io non ho fatto nulla- esclamò. Billie corse verso di lui, ma un altro gendarme lo bloccò. -Fermi, lasciatelo! Non ha fatto nulla, fermi!- gridò, tra le lacrime, mentre il fidanzato veniva trascinato via. Billie guardò Mike negli occhi mentre si allontanava, e lesse il suo labiale… “Ti amo” aveva sussurrato a fior di labbra. Billie ormai si era arreso al poliziotto che lo stava trattenendo. Si liberò ed andò da Frank -Frank, devi fare qualcosa…- l’avvocato lo abbracciò. -Tranquillo Billie, non passerà un giorno in più in prigione…- disse. Poi prese il moro ed Aber e si avviò verso l’uscita. -Io torno a casa sola… Spero che si risolva tutto- disse Aber, una volta fuori. -Si…- singhiozzò Billie. Sia lui che Frank salutarono la ragazzina e salirono in macchina. -Dove andiamo?- chiese Billie. -A fare una cosa che non penso tu abbia mai fatto…- rispose l’altro, visibilmente nervoso. -C-cosa?-

-Andiamo a bere, Billie, fino a vomitare… Credo che tu ne abbia bisogno, a Mike penseremo più tardi-


Angolo dell’autrice

 

Hola gentah… Non uccidetemi, alla prossima :)

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Sil

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Capitolo 31
*** cap. 31 ***


-Cap. 31


Frank fermò l’auto davanti ad un bar. Sopra l’entrata principale campeggiava la scritta “Gilman”, che si illuminava a mala pena. -Vieni con me- disse a Billie, mentre scendevano dalla vettura. Entrarono nel locale e si diressero al bancone. -Chiama a casa tua, dì a tua madre che dormi fuori sta notte- disse serio Frank. -Cosa? P-perchè?- chiese Billie preoccupato. -Tu fallo e basta- si limitò a rispondere l’altro, dirigendosi verso il telefono pubblico e mettendoci una monetina dentro. Billie compose il numero sulla tastiera, a rispondere fu David. -Pronto?-

--Pronto, chi parla?--

-David, sei tu? Sono Billie Joe-

--Billie, sei tu… Dimmi--

-Senti, sta sera…- Billie si bloccò, non sapendo che dire, e guardò Frank. Poi continuò. -Sta sera rimango a dormire da un’amica… Di scuola-

--Ah, ora che hai compiuto diciotto anni ti dai alla pazza gioia!--

-No, no, David… Non è come pensi… è solo un’amica…-

--Tranquillo fratellino, non devi spiegarmi nulla, in fondo, diciotto anni sono diciotto anni…--

Billie tirò un respiro di rassegnazione. -Vabbè, avverti la mamma-

--Sicuro, ci penso io… A domani… Ah Bill, vedi di non diventare padre a diciotto anni… Ciao--

Il moro attaccò il telefono e sbuffò. -Tutto bene?- gli chiese Frank. -Si, apparte che mio fratello è un coglione, ma questo si sapeva-. Si diressero ad un tavolo e si sedettero. -Perchè mi hai detto di dire che dormo fuori?-

-Per non fare preoccupare i tuoi familiari-

-Si, ok, ma dove dovrei dormire io stanotte?- insistette Billie. Frank non rispose, ma fece un cenno alla cameriera, che si avvicinò a loro. -Carmen, questo è Billie, un amico mio e di Mike… Per me una birra, per lui qualcosa di forte… Ha passato una giornata pesante.- La cameriera li guardò, chinò il capo a Billie e si allontanò. Il moro cominciava a sentirsi strano. Cosa voleva fare Frank? Perchè gli aveva fatto dire che avrebbe dormito fuori? Dove voleva portarlo? In fondo, lui, non lo conosceva così bene… Però cercò di clmarsi… In fondo Frank era il migliore amico di Mike… Non gli avrebbe mai fatto del male… No?

La cameriera arrivò con una bottiglia di birra e una bottiglia di uno strano liquido color ocra, simile al thè freddo, e la posò sul tavolo, insieme a due bichieri. Quando lei si allontanò, Billie guardò l’alcolico. -Cosa è questo?- domandò. Frank mandò giù un sorso di birra e rispose -Scotch-

-Scotch? E perchè?-

-Assaggialo- Billie aprì la bottiglia e versò un pò di liquido nel bicchiere. Poi lo annusò e ne assaggiò un goccio. -Bleha! é amaro!- esclamò. -Lo so- rispose Frank. Billie prese a fissare l’etichetta della bottiglia davanti a lui. Poi assaggiò un altro pò di scotch, e senza essersene accorto, aveva finito un bicchiere. Senza pensarci su, lo riempì di nuovo e lo svuotò come se fosse acqua. -Vacci piano, evitiamo il coma etilico per sta sera- disse Frank. Billie pensò a uanto fosse buffa quella situazione: iI suo fidanzato era in carcere, e lui era lì, seduto al tavolino di un bar, ad ubriacarsi con Frank, che in quel momento aveva la faccia da stupratore. Mandò giù un altro bicchiere. Carmen si avvicinò a loro -Frank, posso portarti altro?- chiese all’avvocato. -No, per me nolla, che dopo devo guidare… Ma a lui lasciamolo bere quanto vuole- disse lui, indicando Billie, che intanto era arrivato già a metà bottiglia. -Ok- disse la cameriera, allontanadosi. -Effettivamente… Non è così tanto amaro…- disse Billie, parlando dello scotch. L’alcol iniziava a farsi sentire. -Amico.. Lo sai che hai la faccia da supratore?- disse a Frank. L’altro si mise a ridere. -Bene, ti è partito il cervello… Occhio a non berti pure quello- scherzò. In meno di mezz’ora il moro aveva finito tutta la bottiglia. -Allora, andiamo?- chiese Frank. -Andiamo dove?- rispose Billie. -Andiamo a dormire-

-A dormire? Frank dove vuoi portarmi?- Ormai Billie Joe stava completamente delirando. -Non è che, con la scusa che sono ubriaco, mi metti le mani addosso e me lo pianti nel culo?-

-Hahahaha, no Bilie, non sono così stronzo…- rispose Frank, alzandosi e prendendolo sotto braccio. Lasciò venti dollari sul tavolo e salutò Carmen. Appena usciti, Billie rischiò di inciampare. -Frank… Non mi sento molto bene…- mormorò. Poi si allontanò da lui e si piegò a vomitare dietro un cassonetto. Frank gli diede una mano a tirarsi su e gli asciugò la bocca con un fazzoletto. -Vieni… Andiamo…- disse, caricandoselo in spalla. Lo fece stendere sul sedile posteriore dell’auto, poi si mise al volante e partì. -Frank… Dove andiamo…?- chiese il moro, visibilmente stonato. -A casa Billie… A casa- rispose Frank, continuando a guidare. Dopo una decina di minuti, fermò lauto e scese. Si caricò di nuovo Billie sulle spalle e si diresse verso una porta. Suonò il campanello e una donna andò ad aprire. -Frank… Sei tornato…- disse lei. -Si-

-E lui?-

-Lui dorme quì sta notte-

-E perchè è svenuto?-

-Sara, è una lunga storia… Ora ti racconto, ma prima fammelo scaricare, ok?- Frank entrò in casa e lo posò sul letto nella camera degli ospiti. Poi gli tolse e scarpe e lo coprì con una coperta. -Frank… Adesso mi spieghi tutto- Sara stava fissando il marito con insistenza. -Vieni…-. Si diressero in salotto e si sedettero sul divano. -Hai presente la causa di oggi…?-

-Quella per il tuo amico Mike?-

-Si, quella… Hanno messo dentro Mike…-

-O mio Dio… E lui chi è?-

-Lui… è il ragazzo di Mike-

-Oh, capisco…- disse Sara, accarezzandogli la mano. Lui si sporse per baciarla e poi si alzò. -Ora ho bisogno di una doccia… Domani vedremo che fare-


Angolo della pazza

 

Wonder Frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Allora, so che mi vorreste seppellire, ma si sistemerà tutto… Forse.

Rage & Love

Sil



 

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Capitolo 32
*** cap. 32 ***


-Cap. 32

 

Billie aprì gli occhi e si guardò intorno. Era steso su un letto, in una camera che non conosceva, pareti chiare, con qualche quadro appeso, una scrivania, una finestra… Tutto comunque molto anonimo. -Ma dove sono…?- pensò, frastornato. Aveva l’impressione che la testa gli sarebbe scoppiata da un momento all’altro, dato quanto gli faceva male. Si alzò ed uscì, inciampando almeno un paio di volte. Sentì un grande frastuono di pentole provenire da un’altra stanza, così seguì il rumore. Si ritrovò in una cucina, dove venne investito da un forte odore di caffè. -Buongiorno! Cioè… Ciao- Una donna che non aveva mai visto, gli spuntò alle spalle. Aveva i capelli viola raccolti in una coda, ed un pigiama improvvisato con una maglietta vecchia e un paio di pantaloncini. Billie la guardò stranito, ma poi capì tutto quando vide spuntare Frank dietro di lei. -Buongiorno campione! Dormito bene?-

-Si… Si grazie…- balbettò. –Lei è Sara, mia moglie- disse l’avvocato, indicando la donna accanto a lui. Lei sorrise e fece un cenno con la mano. –Piacere!- esclamò. –Frank… Cosa ci faccio qui?- chiese Billie, smarrito. La testa non smetteva di fare male, e ogni tanto vedeva doppio. –Non ti ricordi di ieri sera, vero? Siediti, facciamo colazione, e bevi un po’ di caffè, è ottimo per limitare i postumi di una sbornia.- disse lui. –S-sbornia?- Billie rimase interdetto. Aveva bevuto? Perché? I tre si sedettero al tavolo e Sara passò a Billie una brioche calda e del caffè con un po’ di latte. Frank iniziò a raccontare del processo, di Mike, del Gilman e dello scotch. Il moro rimase stupito, ma piano piano riacquistò la memoria. –Oh, si… E Mike? Cosa faremo?- domandò. –Per Mike ho già in mente un modo per far cadere tutte le accuse a suo carico, tranquillo… Intanto dobbiamo aspettare dopodomani- rispose Frank. Gli occhi di Billie si gonfiarono di lacrime improvvisamente. –Io non posso aspettare due giorni… Frank, devi fare qualcosa, ora! Ti prego…- singhiozzò. Sara, che stava assistendo alla scena, si alzò e, per istinto, abbracciò il moro. –Su, su, non fare così… Mike è forte, ce la farà a resistere, tranquillo…- gli sussurrò. Nonostante Frank le avesse detto che lui aveva diciotto anni, le sembrò di consolare un bambino al quale si è appena rotto il giocattolo preferito. E, anche se per lui era una sconosciuta, ricambiò l’abbraccio. –Capisco che è una bella donna, ma non rubarmela, è pur sempre mia moglie- scherzò Frank, e anche gli altri due risero. –Grazie…- mormorò il più piccolo. –E di che? Quando vuoi, casa nostra è aperta- disse Sara, scaompigliandogli i capelli. Frank pensò che non vedeva l’ora di diventare padre… Ma la cosa più bella era che la madre di quel bambino sarebbe stata lei, Sara… Senza preavviso la afferrò da dietro e la baciò. –Ti amo- le sussurrò. I due si guardarono negli occhi e poi guardarono Billie, che stava assistendo alla scena in stile “terzo incomodo”. –Ok campione, preparati che ti riaccompagno a casa- disse Frank, rivolto a Billie. –A casa? E perché? Andiamo così d’accordo noi due… Che ne dici, può rimanere un altro po’ qui? Magari lo porto a fare shopping- disse Sara al marito. –Ti va di venire a fare shopping con me?- chiese poi, rivolta a Billie. Lui sorrise –Si…- disse. Poi entrambi guardarono Frank. –Tipregotipregotiprego- lo supplicò Sara. –Tipregotipregotiprego- ripetè il moro. Frank guardò i due ed alzò le sopacciglia, in segno di resa. –Cosa è, una congiura? Hahahah, e vabbè, se Billie non ha altro da fare… Però prima chiama i tuoi e avverti che stai fuori- disse, rivolto al più piccolo. Lui entusiasta si gettò sul telefono che stava in cucina e compose il numero. –Pronto, mamma? Sono Billie…-

Mentre il moro parlava al telefono, Sara si avvicinò al marito. –Lo sai, sembra un cucciolo indifeso…- gli sussurrò. Lui la abbracciò. –Lo so, nonostante la sua età, è così… Piccolo…-

-Spero solo che si sistemi tutto… Per Mike, intendo… Sono entrambi dei bravi ragazzi, non se lo meritano…-

-Già… Spero che vada tutto bene… Con Mike intendo…-

-Si, farò tutto il possibile perché torni presto.-

Billie intanto riattaccò il telefono e si diresse dai due. –Allora?- chiese Sara. –Qual è il primo negozio dove vuoi che ti accompagni?- rispose lui, sorridendo.

 

 

---Qualche ora dopo…---

 

Sara e Billie stavano girando per il centro di Oakland, e appresso si portavano sacchetti di tutti i colori e le dimensioni. La donna era stata felicissima della compagnia del ragazzo, gli aveva offerto un milkshake e aveva insistito per compargli qualche maglietta e due paia di jeans. -Io ne ho tantissime, fin troppe, mi farebbe piacere comprarne qualcuna anche a te- si era giustificata, quando Billie aveva rifiutato la prima maglietta. E così erano finiti per svaligiare qualsiasi negozio che capitasse loro a tiro. Billie si stava divertendo un mondo, Sara era simpaticissima, aveva un carattere deciso e molto interessante. Si fiondarono dentro un negozio, e lei si provò un vestito. –Come sto?- chiese al moro, uscendo dal camerino. Lui la guardò, studiandola per bene. Il seno, non troppo grande e ben proporzionato, le curve che facevano capolino da sotto la stoffa nera, il fondo schiena, le gambe… Era una donna davvero affascinante. Però poi pensò a quanto fossero fighi i pettorali di Mike, e si mise a ridere. –Stai benissimo, è perfetto- aveva risposto. Lei, felicissima, si era cambiata e lo aveva comprato. Verso fine mattinata i due rientrarono a casa. –Abbiamo fatto spese!- urlò lei, rientrando a casa. Frank spuntò dal bagno. –Oh, siete tornati… Sono quasi le due… Billie, pranzi con noi?-

-Ehm io… Non vorrei approfittarne…- rispose il moro, imbarazzato. –Scherzi?! Insistiamo- esclamò Sara. Billie li guardò e sorrise. –In questo caso… Posso usare il bagno?-

-Certo, vai pure-

-Grazie-

Quando il moro era ormai lontano da loro, Sara si avvicinò al marito e lo guardò. –Quel ragazzo è fantastico!- esclamò. Poi aggiunse –Voglio un figlio gay-

 

 

Angolo dell’autrice

 

Wonder frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare…  Allora, non so quando riuscirò ad aggiornare, ma intanto vi lascio con Sara e Billie che hanno fatto amicizia :3

Ma quanto sono teneri i futuri genitori, a prendersi cura del “p-povero b-balbettante p-piccolo P-Pillie C-Ciò”? Yeeeeeeee, viva i gay (?)

Approposito, volevo avvisarvi chem quando mi arriverà la conferma via e-mail, ho deciso di cambiare nickname, da sil_Rage3Love a SiaRock. Un bacio!

Rage & Love

Sia

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Capitolo 33
*** cap. 33 ***


-Cap. 33
 
Frank si stava sistemando la cravatta. Entrò in aula e si sedette al suo posto, dove Mike era già sistemato. I due si abbracciarono. -Frank…- gli sussurrò il biondo, senza aggiungere altro. -Tranquillo amico…. Sistemerò tutto- gli rispose l’altro. Mike si risedette e Jhon Gorner si avvicinò a Frank. -In bocca al lupo, ma fossi in te mi ritirerei all’istante, evitando la figuraccia che farai da quì a poco- gli disse, stringendogli la mano e avvicinandosi al suo orecchio. Frank si limitò a sorridere e a sussurrare -Vedremo…-, ma intanto pensava “Stronzo, non ti sputo, altrimenti ti disinfetto”. Entrò il giudice in aula, la stessa donna dell’altra volta, le procedure furono le stesse. Mike venne interrogato prima da Frank, e poi da Gorner, che cercò di infangarlo in tutti i modi. La giuria prendeva i soliti appunti su un foglio, mentre il biondo parlava. –Ammette che fra Lei e il signor. Armstrong c’è una relazione sentimentale?- gli chiese Jhon. Mike lo guardò, si sentiva in difficoltà, ma sapeva esattamente cosa rispondere. –Si, tra me e Billie Joe c’è una relazione sentimentale. Ma non credo che questo sia perseguibile dalla legge, in quanto non c’è mai stato nessun rapporto di natura sessuale, quando lui era ancora minorenne- disse, senza distogliere i suoi occhi azzurri da lui. Frank si avvicinò a loro e intervenne. –Come potete vedere, vostro Onore, non c’è nulla di imputabile al mio cliente, siamo qui a discutere inutilmente- disse. Poi si girò verso i giurati –Signori giurati, non ho altro da dire, se non che il mio cliente è stato accusato inutilmente. Siamo venuti qui per assicurare alla giustizia tre violentatori…- continuò, indicando Travis, Dave e Darren, seduti in prima fila, nella platea. -…e invece continuiamo a parlare del signor. Pritchard, che l’unica cosa che ha fatto è stata sostenere il signor. Armstrong nei momenti difficili, dopo le violenze e gli screzi che ha subito. Ho concluso- finì, prima di andarsi a sedere. Jhon lo guardò in cagnesco. –Obiezione, vostro Onore! Non abbiamo prove che il cliente dell’avvocato Wright non stia mentendo- disse. Frank era esasperato, guardò Mike, che intanto sembrava voler alzarsi dalla sedia e picchiare a sangue quello stronzo, e poi a ruota suo figlio e i suoi due amici. Spostò lo sguardo tra la platea, dove c’era seduta Aber, con un posto vuoto accanto. E già, perché a Billie era stato impedito di entrare in tribunale, probabilmente per il fatto che si stava discutendo di lui e di quando era ancora minorenne. Anche Frank guardò in direzione di Aber. La ragazza fece un cenno, e l’avvocato parlò. –Vostro Onore, vorrei far salire al banco dei testimoni la migliore amica del signor Armstrong, sono sicuro che la sua testimonianza sia importante- disse. Il giudice la guardò titubante. –La signorina è minorenne?- chiese. –Si, ma ho le carte firmate dai genitori per farla testimoniare- rispose Frank. –Bhè, in questo caso… Si avvicini, signorina…?-
-Monaber Levis, vostro Onore- rispose lei, salendo al banco. Mise la mano sulla bibbia e pronunciò la formula obbligatoria, poi Frank iniziò ad interrogarla. –Allora signorina Levis… Da quanto tempo conosce e frequenta il signor. Armstrong?-
-Lo conosco da settembre di due anni fa, quando è arrivato nella mia scuola e aveva sedici anni.-
-Bene, come vi siete conosciuti?-
-Siamo compagni di classe, abbiamo stretto subito amicizia-
-Quindi tu conosci anche il signor. Pritchard?-
-Certo, è il nostro professore di musica… Una persona eccezionale-
-E Lei sapeva della relazione sentimentale tra il signor. Pritchard e il signor. Armstrong?-
-Si… Billie Joe me ne ha parlato spesso, sono una bellissima coppia, Billie non potrebbe stare senza di lui-
-Bene… E per caso sai se hanno mai avuto rapporti di natura sessuale?- Aber arrossì al pensiero di  Mike e Billie che fanno sesso… Interessante… Ma si ricompose subito, senza farsi notare e rispose. –Ovviamente no. Con Billie ne abbiamo parlato, ci raccontiamo tutto, e lui mi ha sempre detto che avrebbe aspettato il giorno del suo diciottesimo compleanno. Anzi, era proprio il signor. Pritchard a volere ciò, per amore del suo compagno-
-Perfetto… Mi permetta un’ultima domanda. Come definirebbe il rapporto tra il mio cliente e il signor. Armstong?-
-Direi che sono una coppia meravigliosa. Dopo i fatti avvenuti al campo scuola, Billie Joe ha passato diverso tempo in ospedale. Tutte le volte che lo andavo a trovare, il signor. Pritchard era lì a consolarlo. Purtroppo il mio amico stava molto male, soprattutto moralmente. Parlava poco e mangiava a forza. Ma il professor. Pritchard gli è stato accanto, e grazie a lui Billie è tornato a sorridere. Era davvero affranto, ma il professore non lo ha mai abbandonato, è rimasto con lui, nel bene e nel male- rispose Aber, lanciando uno sguardo a Mike, che stava arrossendo. Frank sorrise e si rivolse alla giuria. –Signori giurati, ecco una testimonianza di della relazione tra il mio cliente e il signor. Armstrong. Io ho concluso, a voi il giudizio- disse, andandosi a sedere. Il giurato principale si alzò e disse al giudice –Vostro Onore, la giuria si ritira per deliberare- e tutti i giurati si alzarono ed entrarono in una stanzetta adiacente alla sala dell’udienza. –Signori avvocati, signori imputati, signori della platea, vi invito a sedervi e ad attendere qualche minuto, al fine che la nostra giuria raggiunga un verdetto. Vi invito, inoltre, al silenzio, grazie- disse il giudice, sistemandosi gli occhiali sul naso. Frank sorrise ad Aber, che intanto era tornata al suo posto. Jhon guardava suo figlio con sguardo incazzoso, come quando un bambino fa i capricci e il padre gli dice “a casa ne riparliamo”. Mike osservava con ansia la porta dietro alla quale erano spariti i giurati poco prima. Era preoccupato, soprattutto perché Jhon Gorner era un avvocato molto influente e famoso… Batterlo, per Frank, sarebbe significato tantissimo. Minuti che sembrarono interminabili trascorsero, mentre il biondo osservava le persone presenti nella sala. Tutta gente diversa, tutte vite diverse, tutti occhi diversi… Vite che incontri una volta, per poi non rivedere mai più. E poi pensò agli occhi di Billie, quei grandi pozzi infiniti, del colore dell’erba con le goccioline di rugiada la mattina, del colore delle bottiglie di vetro, trasparenti come la sua anima pura… Del colore della speranza. I suoi pensieri vennero interrotti da un rumore, la porta si stava riaprendo. Alzò lo sguardo, e vide i giurati sedersi ognuno al proprio posto. –Allora, la giuria è giunta ad un verdetto?- chise loro il giudice. Il giurato principale si alzò e guardò un foglio che aveva in mano. –Si, vostro Onore, la giuria ha raggiunto un verdetto…- disse, lasciando qualche secondo di suspence. Il cuore di Mike batteva forte, come la cassa di una batteria, il sangue gli scorreva nelle vene, ed era quasi sicuro di sentirlo pompare irregolarmente. Iniziò a sudare freddo, ora il suo pensiero era rivolto tutto verso Billie, aveva solo voglia di abbracciarlo e di stringerlo forte a se, senza lasciargli nemmeno il tempo di respirare. Il giurato continuò. –Per la maggioranza di tredici voti, contro tre, il signor Michael Pritchard è assolto da ogni accusa- disse. Mike si sentì svenire, quasi quanto Frank. –E per l’accusa di violenza imputata a Travis Gorner, Dave Tendal e Darren Vanoor?- chiese il giudice. –La giuria li dichiara colpevoli, vostro Onore, e li condanna a otto anni di carcere per ciascuno, con rito abbreviato- disse. Travis guardò il padre, che stava cercando di opporsi. –Ma, vostro Onore, mio figlio non può andare in carcere, è innocente…-
-Mi dispiace, la giuria ha così deciso- rispose il giudice. Poi battè il martelletto sul bancone. –L’udienza è tolta. Complimenti signor Wright, ottimo lavoro- disse, per poi andare via con la toga che strusciava sul pavimento. Mike e Frank si abbracciarono come mai non avevano mai fatto. –Grazie, grazie, grazie…- ripeteva il biondo, con le lacrime agli occhi. Poi abbracciò forte anche Aber, quasi a soffocarla. –Sei stata meravigliosa… Grazie davvero…- le disse. –Ho solo detto la verità. Quelle cose le penso tutte- rispose lei sorridendo. Lui la abbracciò di nuovo, e poi guardarono i gendarmi portare via i tre ragazzi accusati.  Mike sorrise trionfante. –Venga professore, c’è una persona che la sta aspettando fuori dal tribunale…- disse Aber, trascinandolo via. –Una persona?- chiese lui, frastornato. Frank li seguì, e in pochi secondi furono nella piazza principale fuori dal grande edificio. Mike vide una testa nera, con i capelli scompigliati, di spalle. Billie era seduto su un muretto, a pochi metri dai tre. –Billie…- sussurrò. L’altro sembrò averlo sentito, tant’è che si girò, balzò giù dal muretto e gli corse incontro. –Mike! Oddio Mike, sei tu! Mi sei mancato tantissimo! Mike…- disse, mentre il biondo lo stringeva al proprio petto. Scoppiarono entrambi a piangere, come bambini. –Shhhh… Sono io, tranquillo… è finito tutto, sono qui…- gli mormorò all’orecchio, mentre non accennava a volerlo lasciare. Avvicinò le loro bocche e lo baciò, come se non fosse esistito un domani, come la prima volta, come l’ultima. –Ti amo Billie… Ti amo- gli sussurrò. Il moro lo guardò imbarazzato per qualche secondo. Poi aprì bocca. –Mike… Io…- balbettò. Lo fissò e lo baciò di nuovo. –Ti amo anche io, ti amo da morire… Non lasciarmi mai- gli disse, per la sua grande gioia. Frank e Aber stavano sorridendo, poco lontani da loro. –Complimenti, sei stata bravissima- disse l’avvocato. -No, Frank, sei stato tu quello bravo… Li hai stracciati- rispose lei sorridendo. Poi Frank si avvicinò a Billie e Mike, -Mike, credo che ti serva una doccia e un buon letto dove riposare… Andiamo?- disse, sorridendo. –Certo- rispose il biondo, prendendo per mano il fidanzato.
 
Angolo della ritardataria cronica
 
Wonder Frikets ragazzi e ragazze, bastioline rare… Il nostro Mike è libero, finalmente! Yeeeee :v
Perdonatemi per il madornale ritardo, ma anche io sono riuscita a ritagliarmi qualche giorno di vacanza, quindi ho usato poco il computer, nell’ultima settimana. Comunque spero di aggiornare presto, la storia continua :3 (anche se siamo quasi alla fine :c). Bacini e buone vacanze
Rage & Love
Sia

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Capitolo 34
*** Cap.34 ***


-Cap. 34
 
Billie e Mike entrarono in casa di quest’ultimo. –Forse è meglio che mi faccia una doccia… Tu che fai?- chiese il biondo. Billie si guardò in torno –Mah, ti aspetto qui, ora che sei tornato, l’ultima cosa che farò sarà tornare a casa- rispose, con voce seria. Mike sorrise, si avvicinò a lui e gli posò un bacio sulla fronte. –Non ci metterò molto, tranquillo… Se vuoi riposarti un pochino, stenditi sul letto-. Il moro annuì e guardò il suo ragazzo allontanarsi verso il bagno. Si tolse il giubbotto e la sciarpa, li appese all’attaccapanni e diede un’ultima occhiata in giro. Poi fece un respiro profondo. Mike era di nuovo lì, era tornato a casa sua… Sfiorò i vinili ordinati sullo scaffale. Nonostante conoscesse a memoria ogni scaffale, ogni oggetto, ogni singola cianfrusaglia presente in quell’appartamento, gli sembrò tutto così sconosciuto, così ignoto, così nuovo… Scacciò via i pensieri e si diresse verso la camera da letto. Si tolse le scarpe e si stese sul materasso, abbracciando il cuscino sotto di lui. Non chiuse gli occhi, rimase a palpebre sollevate, probabilmente perso ancora nei pensieri. In quel momento entrò Mike, con i capelli bagnati appiccicati al viso, le gote arrossate e un asciugamano bianco stretto intorno alla vita. Billie rimase completamente imbambolato, davanti a quella scena così… Così… Eccitante… -Non voglio sapere a cosa stai pensando- sorrise il biondo guardandolo. Lui arrossì –I-Io? Non sto pensando a nulla… P-Perché?- balbettò. –Hahahaha, sicuro? Perché il tuo soldatino sull’attenti non la pensa come te…- rispose Mike, indicando l’evidente rigonfiamento costretto nei pantaloni del più piccolo. Billie guardò il cavallo dei jeans e arrossì violentemente. –Io… Non… C-cioè, Io…- non riuscì a mettere due parole in fila. Il biondo scoppiò a ridere e si avvicinò piano piano a lui. –Hahahahah, ti vergogni? Ma noi non stiamo forse insieme? O mi sbaglio?- disse con voce rauca. Fece combaciare le loro bocche, intrecciò le loro lingue in una danza infinita. Billie lo afferrò per le spalle e lo tirò sul letto, salendogli sopra. –E tutta questa foga? Ti sono mancato?- soffiò il più grande. Billie gli bloccò i polsi sulla testa e iniziò a baciargli il petto. –Zitto… Ora sei mio…- sussurrò, passando la lingua sui capezzoli ormai turgidi del fidanzato. Mike gemette, soprattutto quando l’altro arrivò all’altezza del suo ombelico e lo bagnò con la saliva. Gli snodò l’asciugamano e lo buttò via, prendendo in mano il suo sesso ormai eretto. Iniziò a massaggiarlo, facendo andare Mike in estasi completa. –Billie… N-Non devi… Aaaah… Se non v-vuoi…- gemette, dopo aver capito le intenzioni dell’altro. Billie sorrise malizioso e si avvicinò alla sua bocca per baciarlo. –Ma io voglio…- disse con occhi dolci, continuando a massaggiare il membro dell’altro. -…Posso, signor Pritchard?- Mike non rispose nemmeno, così il moro prese il suo membro tra le labbra e cominciò a bagnarlo, prima la punta e poi l’asta. –Dio, Billie!- esclamò Mike. Dopo qualche minuto lo prese di forza e lo ritirò su. –Che fai, vuoi divertirti da solo? Lasciami qualcosa- gli sussurrò, mentre gli sfilava la felpa e la maglietta. Con un colpo secco ribaltò le posizioni, mettendosi a cavalcioni su di lui. Riprese a baciarlo, mentre lasciava vagare le mani sul suo petto e sulle sue braccia. Anche lui gli afferrò i polsi magri e li bloccò. –Adesso sei tu ad essere mio…- mormorò, prima di succhiargli un capezzolo. –Aaah…- gemette Billie, ormai completamente succube al tocco del fidanzato. La mano di Mike scese fino a stringere il cavallo dei suoi pantaloni, per poi slacciarli e lanciarli lontano, insieme ai boxer. Prese il suo sesso e iniziò a massaggiarlo lentamente, aumentando la velocità piano piano. Guardò Billie… Pupille dilatate, occhi semi chiusi, gote arrossate, sudore che iniziava a colare sulle tempie… Quanto cazzo poteva essere mai bello? Gli massaggiò il buco posteriore, per farlo abituare, provocando in lui forti scosse di piacere. Si sistemò sopra di lui e gli accarezzò il viso, notando una cosa. –Billie, stai… Stai tremando?- gli chiese. Billie Joe aprì bene gli occhi e lo fissò. –Si… un pochino…- rispose. –Perché tremi?- gli domandò ancora Mike. –Credo… credo che sia l’emozione… Mi sei mancato tantissimo…- disse, abbassando lo sguardo. Il biondo lo abbracciò forte, trasmettendogli tutto il calore che aveva in corpo. –Fallo Mike… Sono tuo, voglio fare l’amore con te… Fallo- sussurrò Billie, stringendolo. –Ok…- rispose l’altro, senza lasciarlo. Piano piano entrò in lui, facendolo gemere ad alta voce. Poi iniziò a muoversi, alternando movimenti veloci a colpi più lenti. –Aaaah… Si, Mike… Più forte!!- gemette Billie, mentre soffocava le urla sull’incavo del suo collo. Il moro lo fermò e ribaltò le posizioni, mettendosi a cavalcioni su di lui. Mike entrò di nuovo, e Billie iniziò a muoversi su e giù sopra di lui. –Billie…- sospirò il più grande. Prese il suo membro tra le mani e iniziò a massaggiarlo come prima. –Mike… Mike, vengo…- gemette Billie, prima di riversarsi su di lui. –Billie… Bilie, Billie!- esclamò Mike, prima di venire a sua volta, dentro al piccolo corpo del suo ragazzo. Si baciarono e si abbracciarono, prima di sistemarsi tra le lenzuola. Mike teneva Billie con la testa poggiata sul suo petto, e gli accarezzava i capelli, mentre con l’altro braccio lo stringeva forte. –Ti amo, Mike…- sussurrò il moro. –Ti amo anche io… Staremo per sempre insieme…-
-Insieme? È una promessa?- chiese Billie. Mike lo baciò con passione. –Si… è una promessa. Io, Michael Ryan Pritchard, prometto che staremo per sempre insieme!- esclamò fiero. Billie lo guardò alzando un sopracciglio. –Michael che?- gli chiese. – Prometto di stare per sempre insieme a te…-  balbettò Mike, senza capire –No, non quello… Prima-
-Prima cosa?-
-Prima di dire che prometti che staremo per sempre insieme-
-Ho detto il mio nome…-
-Esatto, ripetilo-
-Cosa?-
-Il tuo nome-
-Ma perché? Non lo conosci già abbastanza? Michael Ryan Pritchard.-
-Ryan? Tu hai un secondo nome?-
-Bè, si… Perché?- chiese, senza capire bene dove il moro volesse andare a parare. Billie si spostò per guardarlo meglio, e poi si rimise a cavalcioni su di lui. –Non mi avevi mai detto di avere un secondo nome…- disse serio. –Bè, non lo ritenevo importante… E allora?-
-In questo caso…- continuò Billie, sempre serio. Alzò un dito e glielo passò sulla pancia. -…Dovrò punirti per avermelo nascosto…- sussurrò. E, senza lasciare tempo all’altro di reagire e fare domande, iniziò a fargli il solletico. –Hhahahahah nooo il solletico noooo!!! Hahahahah bastaaa ti prego! Billie!! Hahhahahah- Mike si dimenava sotto di lui come un forsennato, tentando di fermarlo. –Così impari a nascondermi le cose- disse Billie, senza smettere. –Nooo, bastaaa hahahahah, sei un bastardooo! Bastaaa- il biondo era quasi con le lacrime agli occhi. Riuscì ad afferrare i polsi del moro e a bloccarlo. Lo tirò a se e lo baciò. Approfittò del piccolo attimo di distrazione del fidanzato per ribaltare le posizioni: si mise sopra di lui e ricambiò il solletico. –Hahahahah nooo Mike! Smettila bastaaa! Haahahahahah Hahahahaha- esclamò Billie, dimenandosi come un matto. –Ben ti sta!- disse Mike, rallentando piano piano e ristendendosi accanto a lui. Si baciarono una volta, poi due e poi tre. –Ti amo Billie-
-Ti amo anche io, Mike-
 
 
 
--Intanto, in carcere…---
 
Travis camminava scortato da una guardia, manette ai polsi, tuta arancione e coperte per il letto in mano. Altri detenuti lo guardavano male da dietro le sbarre. Brutti volti, gli capitò di incrociare lo sguardo con quello di un uomo grosso, con una grande cicatrice sulla guancia e i capelli raccolti in un codino. Un altro, invece, lo guardò e sputò vicino ai suoi piedi. Lui si guardò in torno, inorridito e disgustato da quel posto. –Tranquillo, ci dovrai passare solo altri otto anni della tua vita- disse ironico la guardia. Travis non rispose, tanto era schifato. Il poliziotto gli aprì una cella, che cigolò rumorosamente, e al ragazzo  parve davvero pesante. –Questa è la tua cella, e quello il tuo compagno di cella… Non litigate- disse, prima di andarsene e di lasciarlo lì. Davanti a lui c’era un letto a castello, con il materasso inferiore vuoto. Immaginò che quello dovesse essere il suo posto. Sul materasso superiore c’era un uomo grande, sulla quarantina. Scese e lo guardò. –Ci conosciamo?- gli chiese. –Io… No, non credo…- rispose Travis. –Come ti chiami?- gli domandò l’uomo. –Travis… Travis Gorner- rispose lui. Appena l’altrò udì quel nome sgranò gli occhi. –Travis Gorner… Ecco dove ti ho visto… Tu! Tu sei il figlio di Jhon Gorner! Quel bastardo di tuo padre mi ha fatto mettere in galera!- aveva lo sguardo minaccioso, tanto che avrebbe messo paura persino ad Hulk. -E-E allora…? Io cosa c’entro…?- balbettò intimorito il più piccolo. L’energumeno digrignò i denti e lo afferrò per un braccio, sbattendolo al muro. –Tu? Sarai il mio passatempo preferito, da ora in poi!- disse, sputando alla sua destra. –Lasciami, bastardo!- disse Travis, dimenandosi, ma senza risolvere nulla, dato che quello era tre volte più grosso di lui. –Urla pure quanto vuoi, la guardia più vicina è posta a duecento metri da qui…- soffiò con voce roca. Poi iniziò a toccarlo. –Hai proprio un bel corpicino, sai? Sono qui dentro da sei lunghi anni, e sono sempre stato solo soletto… Mi ci voleva un po’ di compagnia…- sussurrò, palpandogli un gluteo. –E sai qual è la cosa bella? Che non sono l’unico, qua dentro, che tuo padre ha mandato al fresco… Chissà quanto si divertiranno gli altri… Ma momentaneamente ci sono io, e sarò il primo ad usufruire di te… Hahahahah- rise, con cattiveria nella voce. Lo tenne stretto al muro e gli calò i pantaloni da dietro. –Si comincia…-  gli sussurrò. E quello era solo il primo giorno di altri otto lunghissimi anni.
 
Angoletto mio solo mio soltanto mio trallallà
 
Wonder Frikets ragazzi e ragazze… Allora, come starà il nostro Trev, al fresco? Hahahahah mi sa che non si divertirà molto :3
Tranquilli, la storia non finisce qui, almeno altri due/tre capitoli ci saranno :P
Rage & Love
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Capitolo 35
*** cap. 35 ***


-Cap. 35  
 
Inizi di Luglio. Tutto procedeva per il meglio, Billie e Mike erano sempre più affiatati, la scuola era andata a gonfie vele, Billie aveva passato l’anno senza problemi e Mike sarebbe ritornato ad insegnare alla Pinole High School, Frank aveva ricevuto un sacco di offerte da gente che aveva bisogno di un avvocato. E per di più, da pochi giorni era giunta una bellissima notizia… Sara era rimasta incinta, da qualche settimana. Ovviamente, i quattro erano andati a festeggiare al Gilman, fino a tarda notte. –Amico, congratulazioni! Non vedo l’ora di diventare zio!- aveva esclamato Mike, non appena Frank gli aveva riferito la notizia. Per non parlare di Billie, che era stato le ore a parlare con Sara. Erano persino andati in centro a comprare un body per il nascituro. –Prendiamolo verde, che non si sa se sarà maschio o femmina- aveva detto Billie. –hai ragione… Però voglio che sia tu a sceglierlo- gli aveva risposto Sara, guardando la vetrina del negozio. –Io? Ma è il primo body, la scelta sta alla mamma-
-Naaah, non morirà nessuno se lo scegli tu- aveva sorriso lei. Tra loro due si stava formando una forte amicizia, e spesso uscivano insieme, anche con Aber. Sara era rimasta impressionata da quella ragazza, era davvero una forza della natura. Si prospettava un’estate con i fiocchi.
 
---Un giorno di Luglio…---
 
Billie suonò alla porta di Mike alle dieci di mattina. –Billie! Ti aspettavo… Andiamo in spiaggia?- chiese il biondo, tutto contento. –No Mike… Veramente… Volevo parlarti di una cosa importante- rispose serio l’altro. –Va tutto bene?- domandò, facendolo entrare in casa. –Si, si, ma… - la frase rimase in sospeso. –Vieni, sediamoci- disse poi il moro, dirigendosi al tavolo in salotto. L’espressione di Mike era tra l’inquietato e il preoccupato.  Si sedettero, Billie prese un respiro profondo e poi iniziò a parlare. –Allora, Mike… Tra di noi va tutto bene, giusto? Chiese, cercando conferma nei suoi occhi. L’altro annuì silenziosamente. –Bene… dato che va tutto bene…- continuò Billie. -…Insomma, io ti amo da morire, però…- Mike lo bloccò improvvisamente. –Oddio Billie, vuoi lasciarmi?- disse con le lacrime agli occhi. –Ti prego… No… Ti amo da morire, non sarei nulla senza di te!- disse piangendo. Billie lo fissò rattristito. Si guardarono per qualche secondo che parve interminabile, poi il moro allungò una mano sul suo viso e gli asciugò una lacrima, sorridendo. –Non piangere… Non voglio lasciarti, scemo, ti ho appena detto che ti amo- disse sorridendo. Mike si immobilizzò, come se il tempo si fosse fermato. –Mi vuoi far prendere un cazzo di infarto?!- sbottò. Poi tornò dolce e lo abbracciò, baciandogli tutto il viso. –Piano Mike!- rise Billie. –Però non ti ho ancora detto quello che dovevo dirti- disse. Mike si risedette e aspettò con ansia. –Dicevo… Tra di noi va tutto bene… Ma dentro ho un peso, che non posso portare ancora per molto…- sospirò, guardando il biondo negli occhi. -… Mike… Ho deciso. Voglio dire tutto a mia madre e ai miei fratelli… Sto troppo male, all’idea di tenermi dentro tutto- disse, tutto d’un fiato. Mike non mosse un dito. Era lì, fermo, come paralizzato. Un’altra lacrima scese sulla sua guancia. M sta volta non era una lacrima di tristezza… Bensì una lacrima di gioia. Prese le mani di Billie e piantò lo sguardo in quelle iridi verdi. –Billie… Questa è una delle migliori manifestazioni d’amore che potevi farmi… So che ci vuole coraggio, e… Io ti appoggerò, qualsiasi scelta tu farai… Capito?- I due si abbracciarono e si baciarono. Una, due, tre volte… E chissà come finirono in camera da letto. –Ti amo da morire Billie…- sussurrò Mike. –Ti amo anche io… Ti amo- sospirò Billie.
 
---Più tardi…---
 
Billie era riuscito a riunire tutta la sua famiglia. La madre, David, Alan, Anna, Hollie e Marci. Erano tutti ammucchiati sul divano, e lui era in piedi davanti a loro. Mike era rimasto fuori di casa, perché Billie aveva pensato bene di presentarglielo subito, se tutto fosse andato bene. –Allora Bill, ce la fai a parlare entro domani? No, perché avrei da fare- si lamentò Alan. –Zitto e lascialo parlare!- Hollie diede una gomitata la fratello maggiore. –Billie, dicci tutto- disse la madre, incitandolo a parlare. –Va bene…- rispose lui. Prese un respiro profondo e iniziò a parlare. –Mamma… David, Alan, Hollie, Marci… Anna… Volevo solo dirvi una cosa. Voi siete la mia famiglia, e vi voglio bene, davvero tanto- Riprese fiato. –Dolce lui- intervenne Marci, sorridendo. Billie continuò. –Io… Io mi sono innamorato. Ho trovato una persona che mi ama davvero, mi stima e mi rispetta… è una persona meravigliosa…- si interruppe per qualche secondo. –Amore mio, sono felicissima per te!- esclamò la madre, sorridendo. –Aspetta…- la interruppe Billie. –Questa persona… è un uomo… Mamma… Io sono gay…- disse, guardando il pavimento. La casa piombò nel silenzio più totale, e tutti rimasero a fissarlo. La prima ad alzarsi fu proprio sua madre. Lo guardò ed allungò le braccia verso di lui. - Amore mio… So che è stato difficile, ma ti ringrazio di essere stato sincero… Tu sei mio figlio, e di certo lo sarai sempre… Gay o etero, alto o basso, magro o ciccione… Io ti voglio bene e basta- disse, guardandolo negli occhi. Lui scoppiò a piangere, e poi si rivolse ai fratelli. -…E voi?- chiese. Alan diede una gomitata al fratello e disse –Allora David, io voto per buttarlo fuori di casa… Tu che ne dici?- gli domandò. –Mah, per me andrebbe bene… E vendiamo tutti i suoi vinili- rispose il fratello. –Io suggerirei di bruciarli- intervenne Marci. –Allora facciamo così, prima lo pestiamo a sangue, poi lo buttiamo fuori di casae diamo fuoco alla sua roba… Che ne dite?- domandò Hollie. –Mi sembra perfetto- rispose Anna. Billie rimase inerte davanti a quella scena. David si alzò e si avvicinò a lui, alzò il braccio e… Lo strinse a se, abbracciandolo forte. –Hahahah, avresti dovuto vedere la tua faccia!- esclamò, lasciandolo. –Billie, noi ti vogliamo bene per chi sei, non per chi o cosa ti piace… Sinceramente, trovo i Ramones inascoltabili, ma non per questo non sei mio fratello- disse serio David. Poi anche Alan lo abbracciò, seguito da Hollie e da Marci. –Bè, almeno potrò chiederti consigli sull’abbigliamento!- esclamò quest’ultima, ridendo. Anna lo strinse forte a se. –Vieni qui, fratellino… Ti voglio bene… Ma se ti becco in camera mia a provarti qualcosa, giuro che ti sbatto fuori davvero- sorrise, tirandogli l’orecchio. Billie aveva finito le lacrime, per tutta la gioia che provava in quel momento. –Allora… Ce lo presenti?- chiese David, dandogli una pacca sulla spalla. –Si… è qua fuori…- miagolò lui. –E che aspetti? Fallo entrare!- esclamò Alan, spingendolo verso la porta. Billie la aprì e fece un cenno a Mike, che sbucò dal vialetto. –Mamma, ragazzi… Questo è Mike- disse, presentandolo. Sua madre gli strinse la mano con vigore e lo fece entrare. –Piacere Mike, sono onorata- disse. –Mike, loro sono David, Alan, Marci, Hollie e Anna- disse Billie, presentandoli uno ad uno- Tutti gli strinsero la mano e gli sorrisero. –Cazzo, è pure figo!- sussurrò Hollie a Marci. –E già… Sempre i più belli cambiano sponda…- rispose lei. –Allora Mike, si sta facendo ora di cena… Vuoi fermarti a mangiare?- chiese Ollie, la madre. –Bè, se non disturbo…- rispose il biondo. –Scherzi? Sei il ben venuto, ogni volta che vuoi!- esclamò lei, sorridendo. –David, aggiungi un posto a tavola, ci staremo tutti- disse Alan, prendendo i piatti. E Billie guardava quella scena sorridendo. E Mike pensò che fosse uno dei più bei sorrisi che gli aveva mai visto in viso.
 
 
Angolooo diiiii meeeeee
 
Wonder Frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Questo capitolo mi sembrava necessario, e per la felicità della mia amica Laura l’ho aggiunto (non era in programma fino a stamattina). Fraaaank, saluta i miei lettori!!
Laura:- Holaaaa!!!-
Ok, basta… Bacini :3
Rage & Love
Sia

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Capitolo 36
*** cap. 36 ***


-Cap. 36
 
Billie dischiuse piano le palpebre e si stiracchiò per bene. Si girò nel letto e vide qualcosa rannicchiato al suo fianco… O meglio, qualcuno. Qualcuno biondo, muscoloso, sexy e… Nudo. Pensò di lasciarlo dormire, perché sembrava un vero cucciolo quando dormiva così profondamente. Si alzò dal letto e si mise i boxer, ma venne investito da una folata di vento gelido. –Ma cosa cazz…?- si voltò in direzione della finestra e notò che era rimasta aperta. La richiuse e aprì l’armadio di Mike, in cerca di qualcosa di caldo. Optò per un maglioncino grigio, tanto la roba del fidanzato gli stava tutta grande: le magliette, le maglie e i maglioni gli arrivavano tutti quasi alle ginocchia, e i pantaloncini non poteva nemmeno metterli perché ci navigava dentro. Diede un’ultima occhiata al biondo steso sul tetto. Lo coprì con il lenzuolo e il piumone ai suoi piedi e si avviò in cucina. Preparò un caffè caldo per Mike, e si scaldò un po’ di caffelatte per se. Poi si avvicinò al calendario e guardò la data: ventiquattro Dicembre. Wow, com’era passato il tempo, l’estate era volata e i primi mesi di scuola erano passati in un battito di ciglio. –Poco male…- pensò. La sua vita aveva preso una svolta grazie a Mike… Prima di conoscerlo, era tutto così monotono, così piatto, così uguale…  Ora invece il tempo passava veloce, ogni giorno era una nuova scoperta… Stava finalmente VIVENDO, e non semplicemente sopravvivendo. E c’è differenza tra vivere e sopravvivere. Oltretutto era cambiato moltissimo negli ultimi due anni… Era diventato più forte, più sicuro di se, più impacciato. La timidezza ormai era quasi svanita, la paura di qualsiasi cosa aveva lasciato spazio alla naturalezza e alla sicurezza… Insomma, era cambiato, era migliorato, era… Era vivo. Prese la tazza di caffè e tornò in camera da letto. Si avvicinò al viso di Mike e gli diede un bacio sulla fronte. Poi uno sulla guancia e uno sulle labbra. L’altro dischiuse leggermente gli occhi azzurri e lo guardò sorridendo. –Buongiorno…- sussurrò. –Buongiorno- sorrise Billie. –Ti ho portato il caffè- disse fiero, mostrando la tazza fumante al ragazzo. Mike si stiracchiò ed afferrò il contenitore caldo, portandolo alla bocca e bevendone una sorso lungo. –Ma grazie- disse, gonfiando le guance. Posò l’oggetto sul comodino ed accarezzò i capelli corvini dell’altro. Ci affondò la mano dentro e lo tirò a se, baciandolo. Le loro lingue si intrecciarono, facendo sprofondare i due in una passione senza fine. Mike afferrò i polsi del più piccolo e ribaltò le posizioni, finendo sopra di lui. Gli baciò il collo e poi di nuovo la bocca. Billie si staccò per un secondo. –Mike… Ti… Ti ricordi che… Abbiamo Sara e Frank a… A cena… Vero?- chiese, ansimando. E già, perché quella sera i due avrebbero passato la sera con l’avvocato e sua moglie, per poi scartare i regali di tutti a mezzanotte. –Certo che mi ricordo… Ma abbiamo tutta la giornata- sorrise malizioso Mike. I due si baciarono ancora e poi ancora… Ecco, quando Billie si sentiva vivo, intendeva proprio quello.
 
 
---Ore 3:00 p.m.---
 
Billie aprì la porta di casa ed uscì. Il freddo di Dicembre lo investì, facendolo rabbrividire. Si sistemò la sciarpa e si strinse nel cappotto. Aveva un appuntamento con Aber alla caffetteria di Berkeley, così si avviò a passo deciso verso la via principale. Le vie erano addobbate a festa: lucine colorate appese alle grate, rametti di abete ai bordi delle vetrine dei negozi, finti Babbo Natale sparsi per i marciapiedi e tante altre decorazioni luminose. A Billie il Natale piaceva. O meglio, gli piaceva da quando stava con Mike. Quando aveva dieci anni, dopo la morte di suo padre, a casa sua il Natale non si era festeggiato più. David e Anna, ogni tanto, mettevano su qualche lucina o qualche calza colorata appesa al caminetto, ma nulla di più. Ricordò che una volta, Alan, aveva portato a casa un piccolo abete e lo aveva decorato insieme a Marci, ma non si poteva definire un vero albero di Natale. Il vero albero lo aveva fatto con Mike qualche giorno prima, cosa che non gli capitava da anni. Hollie cercava di racimolare qualcosa per fare ai figli qualche regalo, ma alla fine Anna, Ollie, Marci, David, Alan e Billie raccoglievano la stessa somma, ed entro la fine di Gennaio, le restituivano tutto. Davvero, quella donna faceva molti sacrifici per i figli, ma comunque veniva sempre ricompensata. Mentre camminava, Billie rischiò di inciampare nel gradino del marciapiede. Girando lo sguardo, qualcosa attirò la sua attenzione. Un negozio, con l’insegna colorata e le vetrine illuminate. Esposta in vetrina, messa in un angolino, c’era una catenina luccicante a forma di cuore, di quelle che puoi dividere in due e darne una parte a chi vuoi tu. Era davvero bella, e ripensandoci, non aveva ancora comprato nulla per Mike. Guardò il prezzo: quaranta dollari. Fece una piccola smorfia, aprì il suo portafoglio e contò quello che aveva. Fece di nuovo una smorfia, a mala pena arrivava a trenta dollari. Peccato, gli sarebbe davvero piaciuto comprarla. Improvvisamente vide un uomo uscire dal negozio con una scatolina in mano. Era talmente attratto da quell’oggetto, però, che non si accorse di aver lasciato involontariamente cadere il portafoglio. Billie assistette alla scena, e vide quell’oggetto di cuoio marrone cadere al bordo del marciapiede. Senza pensarci due volte lo raccolse e seguì l’uomo. –Signore! Signore aspetti!- Urlò. Il signore si girò e lo guardò perplesso. Lui lo raggiunse -Signore, aspetti… Ha perso questo- disse, mostrandogli il portafoglio. –O mio Dio, grazie mille, non puoi capire quanto sia prezioso per me… Grazie davvero- esclamò, prendendolo e rigirandoselo tra le mani. Poi fece un gesto che lasciò Billie interdetto. Lo aprì e gli allungò venti dollari. –Prendi, una piccola ricompensa. Sei stato onesto, molti lo avrebbero tenuto per se- disse, porgendogli la banconota. –Oh, no signore, la ringrazio ma non posso accettare, ho solo fatto il mio dovere- disse serio. –Prendili, mi faresti piacere… Ti ho visto da dentro il negozio guardare la vetrina, contarti i soldi e fare una smorfia. Sai, quella collanina è davvero bella, sarebbe un peccato se tu non potessi regalarla alla tua ragazza- disse l’uomo. Ma cosa era, un angelo caduto dal cielo? –Ecco… Io…- balbettò il moro. –Prendi, dai, sono convinto che devi volere davvero tanto bene alla persona alla quale darai l’altra metà- disse. Billie arrossì e si guardò la punta delle converse. Ma quanto insisteva quel tizio? –Tieni- ripeté, sventolando i venti dollari. Billie li prese e lo guardò. –Grazie…- mormorò, accennando un sorriso. –Grazie a te… Non puoi nemmeno immaginare quello che tengo dentro questo portafoglio, ecco perché ci sono così attaccato- rispose il signore, sorridendo a sua volta. Poi si girò e se ne andò, lasciando il moro fermo a guardarlo allontanarsi. –Almeno sono stato onesto…- si ripeté, tornando al negozio. –Chissà cosa teneva di tanto prezioso in quel portafoglio… Bah- si chiese tra se e se. Bene, ora aveva quasi cinquanta dollari, gli sarebbero rimasti poco meno di dieci dollari da parte. Li avrebbe messi nella quota da restituire a sua madre, magari. Entrò nel negozio e sentì un campanello suonare. Si avvicinò al bancone e la commessa gli sorrise. –Ciao, cosa posso fare per te?-
-Vorrei quella catenina in vetrina, quella da quaranta dollari-
-Oh, sei fortunato, è l’ultima, la penultima l’ho venduta ad un signore proprio cinque minuti fa- disse la commessa, sorridendo. Ah, quindi anche l’uomo del portafoglio aveva comprato la stessa collanina? Chissà a chi doveva regalarla… Billie guardò la ragazza che estraeva i ciondoli da una scatolina in feltro. Aveva i capelli biondi abboccolati, lunghi fino alle spalle, la pelle candida, gli occhi verdi e un abbagliante rossetto rosso sulle sottili labbra. Wow, lei si che era una bella donna. Sorrise e impacchettò la scatola con la collanina. Billie le diede i quaranta dollari e lei gli diede il sacchetto. –Grazie- disse Billie. –Grazie a te. E buon Natale!- rispose lei, mentre lui usciva dal negozio. Doveva raggiungere la caffetteria, che tanto non era molto distante. Arrivato, vide Aber dietro il vetro seduta ad un tavolino. Le fece un cenno e lei ricambiò, sorridendo. Entrò dentro e si sedette di fronte all’amica. –Ma ciao- disse lei, gonfiando le guance. –Hola- rispose lui, dandole un bacio sulla guancia. –E quello?- Chiese Aber. –Ho preso il regalo per Mike… Sono due catenine che ne fanno una sola, a forma di cuore. Così ne avrà una lui e una io-
-Ma che dolce-
-Tu invece?- chiese Billie. –Sai, quel tipo nuovo in classe, riccioletto, capelli castani e occhi azzurri?- domandò lei. –Il tipo che è arrivato quest’anno?-
-Si lui… è da un po’ di tempo che mi fissa. L’altra volta abbiamo parlato ed ho scoperto che abbiamo un sacco di cose in comune… Ha detto che vuole conoscermi meglio-
-Davvero? E tu che ne pensi?-
-Beh… Penso che mi piaccia…- rispose lei, arrossendo. –E fai bene, è davvero carino… Ha l’aria di un secchione nerd, proprio come te-
-Hey! Io non sono una secchiona! Studio solo quanto dovrebbero studiare tutti- Aber fece finta di offendersi. –Hahahah dai Bi, lo sai che scherzo… E poi questo tuo nuovo look attira molto di più- sorrise Billie. –Trovi? Ammetto che piastrarmi i capelli ogni mattina e mettermi le lenti a contatto mi rompe un po’ le scatole, ma ci sto facendo l’abitudine… E poi, a quanto pare, ne sono ricompensata- sorrise lei. –Stai davvero molto bene- disse lui, strizzandole l’occhio. –Ordiniamo?- chiese Billie. –Ma si va…- Mentre il cameriere portava le bevande calde, il moro cominciò a parlare. –Sai Bi, non credo di averti ancora ringraziato abbastanza per aver difeso Mike al processo…-
-Ma certo che lo hai fatto… Lo fai ogni giorno, dimostrandomi la tua amicizia- sorrise Aber. Billie arrossì. –Ecco… Sei una persona davvero importante per me, sei stata la mia prima amica, mi hai evitato la solitudine che provavo prima di arrivare alla Pinole… Ti voglio davvero molto bene Bi, grazie- Aber quasi si sciolse per la dolcezza e la naturalezza del suo migliore amico. –Anche io ti voglio tanto bene, Billie. Sei un ragazzo speciale, e penso che da solo eri sprecato. Sono felice che tu abbia conosciuto Mike, ne ho visti pochi di amori così… Molti li ho letti nei libri, altri li ho visti in tv… Ma voi siete la prova reale che l’amore esiste davvero. Bisogna solo cercarlo dentro di noi- rispose lei. –E ora bevi la cioccolata, altrimenti si raffredda- aggiunse.
 
Angolo dell’autrice
Wonder Frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Ma che bello il Natale puccioso e tottoloso con Billie e Mike :3 Non disperate, questo non è l’ultimo capitolo, almeno atri due ce ne saranno… Alla prossima ;D
Rage & Love
Sia
 

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Capitolo 37
*** cap. 37 ***


-Cap. 37
 
Billie sistemò una pallina dell’albero che era appena caduta. Si girò e vide di essere solo, così estrasse furtivamente il regalo di Mike dalla tasca dei jeans e la nascose dietro i pacchi più grandi, già presenti sotto l’abete. Poi si fermò a contemplare le decorazioni… Quello si che era un albero addobbato per Natale. Rimase immobile ad osservarlo per qualche secondo, quando qualcuno lo abbracciò da dietro. –Hhahahaha, se mi sbuchi così all’improvviso, a Capodanno potrei non arrivarci!- scherzò lui. Aveva capito che dietro di lui c’era Mike. Avrebbe riconosciuto quelle mani tra milioni. Rimasero fermi a guardare l’albero, Billie davanti e il biondo dietro che lo abbracciava. –Sai… è davvero bello- mormorò Mike. –Già… Erano anni che non ne facevo uno così- rispose il moro, lasciandosi coccolare dal calore del fidanzato. L’altro gli accarezzò i capelli e poi lo girò, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso. –Ma l’albero è bello soprattutto perché lo abbiamo fatto noi, insieme…- bisbigliò Mike, prima di baciarlo. Le loro bocche si incontrarono, si bagnarono e si riempirono di calore e di amore. Dopo diversi secondi, il campanello suonò. Mike si staccò e guardò Billie. –Devono essere Sara e Frank… Vai ad aprire, che io tiro fuori lo sformato dal forno- disse sorridendo. Billie si avviò alla porta e la aprì. –Buonaseraaaa- esclamò Sara, entrando per prima e dando un bacino sulla guancia di Billie. –Hola gente, Frank Wright è arrivato!- disse Frank, che entrò dietro la moglie, alzando una bottiglia di champagne che aveva in mano. –Sera- disse il moro, sorridendo e facendo la faccetta paffuta. –Ma che buon profumino- aggiunse l’avvocato, con il naso per aria. –Certo, ho preparato una cena con i fiocchi- disse Mike, entrando nel salotto. –Ci accomodiamo?-
 
 
---Dopo cena…---
 
-Complimenti allo chef!- esclamò Sara, asciugandosi la  bocca. –Grazie- sorrise Mike, mentre portava in cucina gli ultimi piatti sporchi. –Allora, si è fatto tardi, manca poco alla mezzanotte- intervenne Billie. –Questo vuol dire…- disse Sara, guardandolo. –Regali!- esclamarono i due in coro. –Tutti sul divano!- Frank fece cenno alla moglie di sedersi accanto a lui. Mike si sedette sulla poltroncina. Billie si avvicinò a Sara. –Posso?- chiese, allungando una mano verso il suo pancione. –Certo!- rispose lei. Con mano tremante, il moro accarezzò dolcemente il ventre grande della donna. Pensò di non aver mai fatto una cosa simile, e l’emozione era fortissima. Passò leggermente la mano sulla pancia, sentendo qualcosa. –Si è mosso!- urlò entusiasta, ritraendo la mano. –Lo so, il piccolino già scalcia- sorrise lei. Billie lo accarezzò ancora, e poi ancora. Mike lo guardò felice… Chissà se, un giorno, avrebbero adottato un bambino anche loro… Ma erano ancora abbastanza giovani per pensarci. E poi Billie non poteva mica diventare padre a diciotto anni. –Mike… è meraviglioso…- disse il moro al fidanzato, con gli occhi velati di entusiasmo. –Lo so- rispose lui, accarezzando a sua volta il pancione. Tutti tacquero, perché quella scena fu emozionante. Poi Billie si avvicinò alla poltrona di Mike e si sedette a terra, davanti a lui. –Allora… Da dove iniziamo?- chiese, guardando gli altri. –Io inizierei da questo…- disse Sara, estraendo un piccolo pacchettino quadrato da una busta che aveva precedentemente sistemato sotto l’albero. –Per chi è?- chiese Mike. –Per voi due- rispose Frank. Sara porse il pacchetto al biondo, che lo guardò incuriosito. –Dai Mike, aprilo- lo incitò Billie. Lui non se lo fece ripetere due volte: slacciò con cura il fiocco bianco che lo teneva chiuso ed aprì il coperchio. Conteneva una palla di vetro per decorare l’albero, e sopra c’erano disegnati un basso e una chitarra, e gli strumenti  riportavano rispettivamente le lettere M e B disegnate dentro. Mike Sorrise, e girando l’oggetto vide che c’era scritto anche “Per sempre”. –Quella è vostra, da appendere all’albero, ogni Natale che lo rifarete insieme… Per sempre- disse Sara, strizzando l’occhio. –Wow… è davvero bella…- mormorò Billie, osservandola. –Appendiamola insieme- disse Mike, alzandosi. Le mani dei due si sfiorarono, mentre appendevano insieme la decorazione ad uno dei rami alti. –Grazie, è meravigliosa- disse il biondo, baciando Sara sulla guancia. –Grazie a voi- sorrise lei. –Bene, il prossimo?- chiese Frank, indicando un pacco sotto l’albero. –Oh, questo è per te- disse Billie, allungandogli la misteriosa busta argentata. L’avvocato la scartò in fretta, senza preoccuparsi di non rompere nulla. –Olalà, una valigetta per le carte da portare in tribunale… Che bella, mi serviva proprio- sorrise compiaciuto. –Prego- disse Mike, togliendo di mezzo i resti del pacco. –E ora, questo è per Mike, da parte di mia nonna- disse Billie, allungandogli un sacchetto. Dentro ci trovò uno di quei maglioni fatti a mano, rosso con delle renne verdi sopra. –Hahaha, ma che carino- rise lui, indossandolo subito. –Wow, è pure caldo. E mi sta a pennello-
-Si- disse Billie, contento. Poi Sara passò un pacco a Billie. –Questo è per te, da parte mia… Spero ti piaccia- Il moro scartò il pacco e trovò una custodia non rigida per la chitarra, con sopra cuciti tutti nomi di band punk e non che a lui piacevano. –Grazie, è meravigliosa!- esclamò lui, guardandola bene. –Mi serviva proprio, grazie- sorrise. –Questo invece è per te, e per quando ritornerai in forma come prima- disse, porgendo alla donna un sacchetto. –Ma che bello! Un vestito… E penso anche di avere le scarpe perfette da abbinarci!- sorrise lei, sporgendosi per baciare il moro. Frank allungò un pacco all’amico. –Tieni Mike, questo è per te- Il biondo scartò la carta e trovò un album fotografico. Le prime pagine erano già occupate da qualche foto… Loro due da ragazzi, mentre suonavano, loro due a scuola, loro due al diploma… E  poi ancora loro due un po’ più grandi, una foto di Frank e Sara e una di Mike e Billie. –Ora sta a te continuarlo…- disse, riferendosi all’album. –Certo che lo farò… è bellissimo- disse, sforzandosi di non piangere. I due amici si abbracciarono… Ne avevano combinate tante insieme. Poi Mike si risedette e notò un ultimo pacchetto sotto l’albero. –E quello?- chiese, guardandosi intorno. Sara e Frank si guardarono con aria interrogativa, per poi fare spallucce. –Non è nostro…- mormorò Frank. Billie allungò la mano e lo prese. –Infatti non lo è… Questo è per te Mike, da parte mia- disse, passandogli il pacchetto. Mike lo prese incuriosito. Era quadrato e piccolino, bianco e con un grande fiocco argentato sopra. Lo aprì con cura e rimase immobile a fissarlo. –T-ti piace?- balbettò Billie, guardandolo. Il biondo sollevò la catenina argentata, e scoprì che in realtà erano due collanine, con due ciondoli a forma di cuore spezzato, che ne andavano a formare uno intero. –Billie… è bellissima…- sospirò, posandola sul palmo della mano per guardarla meglio. Era rimasto affascinato da quel luccichio che provocava l’argento, quando veniva toccato dalla luce. –Appena l’ho vista ho subito pensato a te…- disse il moro. –Sono… Sono incantato, è meravigliosa- confermò Mike. Ne prese una e la passò intorno al collo del fidanzato. –Immagino che questa vada a te…- disse. Poi prese l’altra e se la girò al polso, a mo’ di braccialetto. Lasciò pendere il ciondolo per guardarlo meglio. –Grazie- disse, tirando Billie a se per posargli un bacio sulle labbra. Frank e Sara guardarono la scena sorridendo, con la faccia da ebeti. –Ti amo- disse Mike, senza preoccuparsi degli ospiti. –Ti amo anche io- rispose Billie, incollando di nuovo le loro labbra. –Hem hem… Non per disturbarvi… Ma ci saremmo pure noi qui- disse Frank, facendo finta di tossire. I due fidanzati lo guardarono ridendo. –Scusate- disse Billie, arrossendo. Sara si alzò e cercò di mandare via l’imbarazzo che si era creato. –Allora gente, credo che sia l’ora dello champagne- esclamò, afferrando la bottiglia sul tavolo. –Prendo i bicchieri- disse Mike, alzandosi. –Ma per te solo acqua- aggiunse poi, rivolto alla donna. –Lo so, non ricordarmelo…- sbuffò lei, facendo finta di essere seccata. Il biondo tornò con tre bicchieri vuoti e uno pieno d’acqua. –Questo è tuo- disse, porgendolo a Sara, che lo prese senza esitare. Poi Frank stappò la bottiglia e gli uomini si riempirono i bicchieri. –Propongo un brindisi al Natale- disse, alzando i bicchiere. –Io alla famiglia- disse Sara, seguendo il marito. –Io agli amici- aggiunse Billie. –E io a quello strano sentimento capace di sorprenderci, spaventarci, farci sorridere e piangere allo stesso tempo, più comunemente chiamato amore- concluse Mike, guardando Billie. –Cin cin- disse l’avvocato, facendo scontrare il suo bicchiere con quello degli altri. Improvvisamente si udì un botto in lontananza, e poi un altro e un altro ancora. Billie corse alla finestra e si affacciò. –I fuochi d’artificio!- esclamò, guardando il cielo. Mike si mise dietro di lui mentre Sara e Frank andarono all’altra finestra, che si affacciava dalla stessa parte di quella dove stavano gli altri due. L’avvocato abbracciò sua moglie da dietro, posandole una mano sulla pancia. –Sono meravigliosi… Ti amo- le disse, prima di baciarla. Mike intanto stringeva Billie da dietro, e lui non poteva fare a meno di lasciarsi coccolare dal suo calore. –Ti amo Billie… Per sempre- soffiò il biondo. –Anche io Mike… Per sempre- rispose l’altro, girandosi per baciarlo.
 
---Qualche ora dopo…---
 
-Grazie ragazzi, è stato stupendo- disse Sara, attraversando l’uscio della porta. –Grazie a voi, venite quando volete, casa nostra è sempre aperta-  rispose Mike. Billie si bloccò per un istante. “Casa nostra”? Casa loro? Cosa? Da quando lui viveva con Mike? –Guidate con prudenza- disse, scacciando via il pensiero. –Tranquilli… Ciao!- salutò Frank. I due fidanzati rientrarono in casa e Mike richiuse la porta. Poi si stiracchiò e guardò la tavola da sistemare. –A questo penseremo domani mattina…- disse, prendendo Billie per mano. –Mike… Prima hai detto che “casa NOSTRA è sempre aperta”… Che intendevi?- chiese il moro, sottolineando volontariamente la parola “nostra”. –Intendevo proprio quello che ho detto… - rispose i biondo. Poi prese anche l’altra mano del fidanzato e strinse forte. –Billie, è da un po’ che volevo chiedertelo… Vuoi venire a convivere con me?- gli chiese. Gli occhi verdi del moro si illuminarono e dovette sbattere le palpebre un paio di volte per capire se stesse sognando o se quella fosse la realtà. Poi si avvicinò e lo baciò a lungo, trascinandolo in camera da letto. –Certo che voglio convivere con te… Ti amo- rispose, abbracciandolo. Mike era a dir poco entusiasta. Lo baciò ancora e ancora, fino a finire l’ossigeno. Lo buttò sul letto e iniziò a baciargli il collo, poi gli sfilò il maglione e la maglietta, baciandogli il petto. –Anche io ti amo- sorrise. –Lo sai che chi fa l’amore a Capodanno, fa l’amore tutto l’anno?- chiese malizioso. –Hahahah, ma non è mica Capodanno… Manca ancora qualche giorno- rise Billie. –Oh davvero? Beh, in questo caso, faremo un piccolo strappo alle regole… Poi ne riparliamo la notte fra il trentuno Dicembre e l’uno Gennaio- disse, con voce rauca. Entrambi risero e ripresero a baciarsi. –Una volta in più non farà male- pensò Billie.
 
Angolo mio e solo mio
 
Wonder Frikets mie amate bestioline rare… Penultimo capitolo :c… Questa storia mi mancherà, e calcolate che è la mia prima ff più lunga di due capitoli che porto a termine… La sensazione è a dir poco meravigliosa, mi sento soddisfatta. Ma, dall’altra parte sono un po’ triste di lasciarvi, amati lettori… Comunque non può continuare per sempre, odio le cose che vengono fatte solo per fare ancora soldi e successo (tipo i seguiti di libri o film forzati). Una piccola curiosità sui miei angoli dell’autore… Le parole “Wonder Frikets” non le ho inventate io, ma un mio amico youtuber, e dato che non è molto popolare, promuovo il saluto anche io, dato che lui inizia tutti i video con “Wonder Frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare…-. Ok, della serie “cose che non vi interessano” però ci tenevo a dirvelo :3. Ah, e per chi se lo fosse chiesto, si legge “Uander Frichets” XD
Alla prossima
Rage & Love
Sia

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Capitolo 38
*** cap. 38 ***


-Cap. 38
 
---Dieci anni dopo…---
 
Billie Joe aprì gli occhi, ancora assonnato. Spense la sveglia che stava suonando e affondò la nuca nel cuscino. Dopo qualche minuto riguardò l’orario, erano le 7:15 di mattina. Si alzò e si diresse in cucina, dove era sicuro di trovare Mike. –Buongiorno- disse il biondo, sorridendo. Billie sbadigliò e rispose un “buongiorno” stonato. Baciò il suo fidanzato, che gli porse una tazza di caffelatte appena preparata, fumante e invitante. –Allora, i programmi di oggi?- chiese Mike, anche se già sapeva cosa avrebbe risposto l’altro. –Devo arrivare un po’ prima in sala professori, stiamo organizzando la gita per le seconde- rispose il moro, sistemandosi i capelli. E già, perché dopo aver finito la scuola, si era laureato, e adesso lavorava come professore di musica alla Pinole High School, proprio come lo era Mike. Lo era, perché adesso il biondo lavorava come preside della più importante scuola di musica di Oakland, cosa che lo teneva molto impegnato. –E Lei, rettore Pritchard?- lo prese in giro Billie. –Io devo accogliere le visite dei futuri studenti… Un lavoraccio, ma è bello vedere che c’è ancora qualcuno dedito alla musica e all’arte- rispose, bevendo un sorso del suo caffè. I due si guardarono per qualche istante. Nonostante gli anni passati insieme, Mike rimaneva sempre il solito giovane, bello e sexy professore che gli aveva rubato il cuore, pensò Billie. I segni dell’età si scorgevano appena sul suo viso con i lineamenti decisi e la pelle di un colorito intenso. Al contrario di lui, che aveva la pelle chiara, e sembrava non voler invecchiare mai. –Sei meraviglioso, come ogni mattina di questi ultimi dieci anni insieme- disse Mike, accarezzandogli i capelli. Fece combaciare le loro bocce, in un bacio con il retrogusto di caffè e tanto amore. –Quand’è che devi occuparti di Nixon?- chiese il biondo. Billie lo guardò spaesato, per poi portarsi una mano sulla fronte, come se si fosse dimenticato qualcosa. –Hai ragione, il figlio di Aber… Sta sera- rispose, guardando il calendario. –Bè, divertitevi, io tornerò verso le otto… Sai, devo rimanere fino a tardi per sistemare alcune cose- disse Mike, accarezzandogli la guancia. –Ma io non so come fare da solo!- esclamò il moro, preoccupato. -È  la prima volta che mi chiede di prendermi cura di lui, aiuto… Quel bambino è una peste- mormorò. –Hahahaha dai, non esagerare, sono sicuro che te la caverai… Farai pratica- rise Mike. –A proposito di bambini… Il piccolo Joey?- chiese Billie. –Ieri ho parlato con Frank, tutte le pratiche sono sistemate. A breve saremo genitori- rispose fiero il biondo. Gli occhi dell’altro brillarono di emozione, e baciò entusiasta il fidanzato. –Finalmente… Non vedo l’ora!- disse, guardandolo negli occhi. Quando erano stati in orfanotrofio, Billie aveva notato questo bambino così piccolo, di appena due anni, che stava in piedi a fatica. Quando si era avvicinato a lui, il piccolo si era messo a giocare con i suoi capelli, e poi, cercando di parlare aveva detto –Hey… Oh… Hey… Oh- cercando probabilmente di dire qualcosa di sensato. –Mike, ha parlato! Ha detto Hey Oh! È lui, Mike… me lo sento- aveva esclamato il moro, con in braccio il bambino, ancora intento ad attorcigliargli i capelli ribelli. Aveva la pelle chiara e i lineamenti dolci, con i capelli castani e gli occhi marroni. Avevano passato del tempo con lui, avevano potuto portarlo a casa per un giorno, e il piccolo sembrava aver trovato tutto ciò di suo gradimento. Poi Billie se lo era messo in braccio e aveva preso la chitarra, mettendosela davanti. –Un giorno ti insegnerò a suonarla- gli aveva detto. Il piccolo aveva afferrato le corde e le aveva pizzicate, battendo le mani ogni volta che emettevano un suono. -È proprio lui, non ci sono dubbi- aveva detto Mike, prendendolo in braccio e facendogli il solletico. Era stato uno dei giorni più belli della loro vita. E tra poco avrebbe vissuto con loro, proprio come una famiglia… Una famiglia felice. –E per il matrimonio?- chiese ancora Billie. –Eh, una cosa per volta… Anche quelle pratiche sono sistemate, dobbiamo solo andare in tribunale a firmare, e saremo finalmente sposati- disse Mike, posando la tazza del caffè ormai vuota, nel lavandino. Billie ricordò il giorno di due anni prima, quando il biondo gli aveva chiesto di sposarlo. Era estate, e loro due erano andati a prendere una granita, in spiaggia, al chiaro di luna. Poi Billie si era messo a correre, e Mike ad inseguirlo, e chissà come erano finiti sotto al pontile, lontano da tutto e da tutti. Billie amava quel posto, per lui rappresentava la tranquillità, lì trovava l’ispirazione necessaria. Mike lo aveva preso in braccio e lo aveva baciato, finendo contro il muretto alle loro spalle. Avevano continuato così per qualche minuto, finché il biondo non si era staccato e gli aveva preso le mani. –Billie, ormai stiamo insieme da molto, e io ti amo ogni giorno di più… Più passa il tempo e più diventi bello, il tempo con te sembra un dono venuto da chissà dove…- aveva detto. E poi si era inginocchiato e, sempre tenendo la sua mano, aveva pronunciato la fatidica frase –Billie Joe Armstrong… Vuoi sposarmi?- Gli occhi del moro si erano velati di lacrime di gioia ed emozione. Lo aveva tirato su e lo aveva abbracciato. –Si! Si Mike, lo voglio!- aveva esclamato, con voce rotta dal pianto. Anche quello rientrava nella cerchia dei giorni più belli della loro vita passata insieme. Billie baciò Mike e si diresse verso il bagno. –Vado a prepararmi- annunciò, chiudendo la porta. Si spogliò e aprì l’acqua della doccia, entrandoci dentro. L’acqua scorreva calda sul suo corpo, avvolgendolo con una piccola nube di condensa. Nonostante fosse Marzo, fuori faceva ancora freddino, e il moro preferiva coccolarsi con il bagnoschiuma al sandalo orientale e con l’acqua calda. Uscì dalla doccia, si asciugò i capelli con una passata di asciugamano e poi si diresse in camera da letto, per vestirsi. Dietro di lui sbucò Mike, che gli accarezzò la schiena. –Ma come profumiamo…- bisbigliò, annusandogli il collo, per poi baciarlo tutto. Billie chinò il capo per facilitargli il lavoro, poi si girò e incollò le labbra alle sue, spingendolo sul letto. –Ma non dovevi arrivare in sala professori in anticipo?- gli chiese il biondo, divertito. –Non si lamenterà nessuno se tardo qualche minuto… Il fatto che io abbia molto lavoro, non vuol dire che io non possa dedicarmi al mio fidanzato quanto merita- rispose Billie, con voce rauca. Sapeva che avrebbe avuto una giornata impegnativa, quindi perché non rilassarsi un po’?
 
 
---Quella sera…---
 
Mike infilò la chiave nella toppa e la girò. La serratura fece il solito scatto e la porta si aprì. Davanti a lui si presentò il più totale caos: fogli scarabocchiati buttati a terra, pastelli colorati sparsi ovunque, regoli disseminati a terra, nemmeno fossero le briciole di pane lasciate da Pollicino per ritrovare la strada di casa. Posò la valigetta del lavoro sul tavolo e si guardò in torno, grattandosi la testa. E ora? Iniziò a raccogliere quello che poteva, posando tutto sul tavolo. Raccolse la chitarra di Billie dal pavimento e la posò al suo posto. Notò anche che alcuni vinili erano in disordine. Sistemò il giradischi, poi rimise gli LP nelle loro custodie e li rimise nella libreria. Si spostò di qualche centimetro e per poco non inciampò su una pallina di gomma, lasciata anch’essa sul pavimento. La raccolse e la posò sul mobile davanti a lui. Poi si avvicinò al divano e vide una delle scene più dolci e buffe che aveva mai visto. Steso sul divano c’era Billie che dormiva, e davanti a lui c’era il piccolo Nixon, sprofondato nel sonno più profondo, che stringeva la mono del moro. Mike si avvicinò al fidanzato e gli carezzò la testa. –Mike… Sei tu…- disse Billie, assonnato. –Si, sono tornato… Ma non mi avevi detto che a casa nostra era arrivato il circo- rise il biondo. L’altro si liberò dalla stretta del bimbo e lo adagiò meglio, sistemandogli un cuscino sotto la testa. Poi si alzò e si diresse in cucina. –Ti avevo detto che era una peste… Non sai quanto tempo ci ho messo per farlo addormentare- disse, sbuffando. Un grande sorriso si fece strada sul viso di Mike, che si avvicinò a lui e lo baciò. –Tu ridi, mica ci sei stato tu a casa con noi, mentre qual diavoletto correva per casa con la mia chitarra in mano, e io dietro a lui, sperando che non la facesse cadere- si lamentò Billie. –Esagerato- rise Mike. –Tra poco passa Aber a prenderlo… Oggi era il suo primo anniversario di matrimonio ed è andata a cena con Jack- disse il moro, bevendo un po’ di latte direttamente dal cartone. –Mi sembra giusto- osservò il biondo. Poi abbracciò il fidanzato e lo strinse forte a se. –Tra poco toccherà pure a noi… Ed avrai una piccola peste girovagare per casa ventiquattro ore su ventiquattro… Facci l’abitudine- sorrise Mike. Billie lo guardò, sprofondando nei suoi occhi azzurri. Aveva il potere di dire sempre la cosa giusta, al momento giusto. –Non vedo l’ora…- ripose sincero, prima di baciarlo di nuovo.
 
-The End-
 
-Angolo dell’autrice
 
Wonder Frikets ragazzi e ragazze, bestioline rare… Ebbene si, siamo giunti alla fine di questa storia. Però, dato che vorrei dirvi un paio di cosette, vi prego di leggere anche il prossimo capitolo, dove scriverò qualcosa in prima persona… Per favore, per me è importante che lo leggiate, mi fareste davvero piacere.
Rage & Love
Sia 

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Capitolo 39
*** Note ***


                                                            Note dell’autrice
 
 
Allora bestioline rare… Siamo finalmente giunti alla fine. Che dire? Sono commossa, qualche mese fa non avrei mai creduto di riuscire a portare a termine una cosa del genere, e che avrebbe potuto avere un filo logico conduttore, oltretutto. L’idea di “Stupid Gold Age” è nata circa un anno fa, ma inizialmente il concept era completamente diverso, e la storia non parlava affatto di “Billie Joe ragazzino indifeso e Mike professore che lo salva”, ma avevo iniziato a scrivere il primo capitolo descrivendo Billie come un punk emarginato e strafottente,  che veniva preso di mira dai bulli e che aveva un unico amico (calcolato come migliore amico), il suo compagno di classe Mike, che lo difendeva sempre. Dopo aver scritto il primo capitolo di quella storia, ho mandato tutto a puttane e non ho più continuato, dato che non sapevo nemmeno io cosa scrivere su quella storia. E poi, molto tempo dopo, a scuola, mi è successo un fatto curioso. Verso la fine dell’anno diciamo, avevo preso molto a cuore un professore di un'altra classe, con il quale parlavo molto e al quale stavo molo simpatica. Quindi ho ripreso a scrivere questa storia, ma con qualche modifica. Billie era diventato timido e chiuso, mentre Mike era diventato il professore di musica. Ho iniziato a scrivere la storia, e poi i seguito è venuto da se. I primi giorni, per esempio, non avevo la più minima intenzione di sviluppare così tanto il personaggio di Aber, e non avevo pensato nemmeno alla violenza su Billie, ne tantomeno ad un processo. Non avevo pensato di inserire Frank e Sara, non avevo immaginato che sarebbe finita così (non che sia finita male, tutt’altro). Soffermandoci su Aber, inizialmente avevo deciso di far si che lei e Billie diventassero amici, ma nulla di più. Però poi mi sono detta –Perché creare un personaggio con un carattere così forte, per poi non sfruttarlo?- e così lei è stata diverse volte il personaggio “chiave di alcune vicende”. Lei ha detto a Mike che Billie non gli parlava più perché lo aveva sentito litigare con il rettore (ricordate?), lei ha mantenuto il segreto della relazione dei due, lei ha aiutato Mike a cercare il povero Billie nel bosco, lei ha avuto un ruolo importante nel processo, ed è rimasta al fianco di Billie anche da grande, proprio come Mike. Ecco, parlando di quest’ultimo, ho cercato di sviluppare il suo personaggio plasmandolo sul carattere di Billie. Debole uno, forte l’altro. Ecco perché Mike non si è mai arreso, non ha mai gettato la spugna ed è rimasto sempre al fianco del moro, che dal canto suo, aveva bisogno di una guida, di qualcuno che gli mostrasse la strada, perché dopo la morte di suo padre, aveva vissuto solo con la routine quotidiana. Analizzando i personaggi, mi rendo davvero conto di aver completamente stravolto i loro caratteri (insomma, i veri Billie e Mike non sono affatto così, o almeno, non completamente). Giunta alla fine, devo dire di essere davvero soddisfatta di tutto. Soddisfatta di me stessa, della storia, e soprattutto soddisfatta di voi lettori. E non parlo solo di coloro che hanno recensito, ma parlo anche di chi, in silenzio, ha seguito il racconto capitolo per capitolo, aspettando con ansia che io aggiornassi. E ora passo ai ringraziamenti ufficiali. Prima di tutti, vorrei ringraziare la mia amica Laura. Diciamo che, senza di lei, ora non sarei qui a scrivere sta roba che non si cagherà nessuno, ma che tenevo a scrivere. Grazie a lei ho sviluppato il personaggio di Aber, che non sapevo nemmeno come chiamare. Ci siamo sedute e, durante l’ora di storia dell’arte (LOL) abbiamo tirato fuori i nomi dei personaggi. –Chiamala Lucy… No, Mary…Nono, non mi piace- e siamo andate avanti tutta la mattina così, fino a che a lei non è venuta la geniale idea di chiamarla Monaber, e di abbreviare il suo nome in “Aber”. Lei, che è una lettrice accanita di libri, quali Harry Potter, Il signore degli anelli e altre saghe simili (ovviamente piacciono anche a me, amo Harry :3) e altri libri, che non vi sto ad elencare altrimenti finirei domani, avrà trovato questo nome su qualche libro che aveva letto. Grazie a lei ho anche trovato i nomi dei bulli (Travis, Dave e Darren), sempre nella stessa mattina. E poi, io mi sono messa a scrivere, ed ho tirato fuori quello che volevo dire, e lei è stata sempre lì, a leggere e a rompermi le palle per sapere il seguito. Insomma, grazie Frank, tivvibì. Ma ovviamente non devo ringraziare solo lei. Un ringraziamento speciale va anche ai recensori. Grazie a BrutalLove, a LilyBJ_Armstrong, a weasley_laugh, a SassyFatty (anche se sarai sempre la mia piccola ZebraTricolore :3), a _JesusOfSuburbia_, a SheenaPam, a giuls_23, a whatsername of suburbia (le ho dette tutte?).  Grazie per aver recensito ogni capitolo (o quasi) e avermi fatto sapere la vostra opinione, davvero, non avrei mai pensato che qualcuno avrebbe potuto apprezzare così i miei scritti. Ma ovviamente ringrazio anche chi ha seguito la storia in silenzio. Grazie a Bbpeki, a D SNike, a DaydreamAway, a Darly_Beloved, a EmmaSofia, a gemma297, a Giuls_Suburbia, a KeepCalmAndLoveBastille, a larrysbravery_, a Try_Again ed a _valentinaaa_,  per aver inserito il racconto nelle “Seguite”. Mi piacciono i lettori silenziosi, siete lì, non dite nulla, però intanto sperate che tutto vada bene. Grazie a tutti, davvero. Scrivere è per me una valvola di sfogo, almeno quanto leggere, disegnare e ascoltare la musica, quindi è bello sapere che almeno, quando mi sfogo, tiro fuori cose utili (?). Vabbè, basta così, altrimenti mi commuovo. A proposito, se volete potete andare sulla mia pagina e cliccare sul badge di Instagram. Si aprirà la mia pagina, e se scorrete un po’ troverete i disegni dei personaggi… Sono solo piccoli schizzi che ho buttato giù qualche tempo fa, prima di terminare la storia, e mi piacerebbe condividerli con voi. Poi, ovviamente, se volete potete anche seguirmi, mi farebbe piacere :3. Allora, io termino qui. Grazie a tutti ancora, ci rivedremo presto (bhuhahaha, è una minaccia) :D
Alla prossima <3
Rage & Love
Sia (la vostra Sil)

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