Atlantipse- Afterworld I

di Fantfree
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1- Capitolo 1- Le Atlantipse ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- Niente ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- La belva ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4- Il sogno ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- La partenza ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6- In cammino ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7- La nave ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8- L'alba ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9- La sirena ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10- Altre cose da sapere ***
Capitolo 11: *** Parte 2- Capitolo 11- Finalmente a Thera ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12- La regina ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13- Il banchetto reale ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14- La sofferenza del principe ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15- Un discorso interessante ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16- La prima parte della verità ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17- La piramide splendente ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18- La città sommersa ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19- Provando... ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20- Il ballo ed il fulmine ***
Capitolo 21: *** Parte 3- Capitolo 21- Le dune del deserto ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22- La verità ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23- Il nuovo re ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24- Il generale ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25- L'attacco dal cielo ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26- Sogni ed anticipazioni ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27- L'incontro ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28- La contesa ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29- La Terra dallo spazio ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30- L'esito finale ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***
Capitolo 32: *** Ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** Parte 1- Capitolo 1- Le Atlantipse ***


Erano all'incirca le tre del pomeriggio quando Blake propose di andare sulle più alte montagne russe del parco e le più pericolose, sempre poco frequentate a causa del tunnel del terrore, un vero e proprio tunnel al buio, le Atlantipse.

<< Ma che dici? Sei impazzito? >> Gli domandò Cole seriamente preoccupato.

<< No, io ci voglio andare! Allora, chi si aggrega a me? >> Domandò il ragazzo con grinta.

Ma nessuno alzò la mano.

<< Eddai, su insomma! Proviamo ad andare, poi se non ci piace non lo facciamo più! >> Insistette lui.

All'inizio nessuno sembrò voler ricambiare ma poi Clark rispose: << Ci vengo io! Poi mi devi un favore! >>

<< Sentiamo, >> Rispose scocciato Blake << che cosa vuoi? >>

<< Tre bibite pagate da te. >> Rispose lui con sguardo di sfida.

Il ragazzo, molto scocciato, all'inizio non sembrò gradire quello che l'amico gli aveva proposto ma poi disse: << Ok, ok! E sia, allora! Tre bibite gratis, vada come vada. >>

<< Qualsiasi prezzo? >>

Blake tirò indietro la mano un momento. Non voleva fare patti. Anche perchè sapeva che non avrebbe mantenuto mai la sua promessa. Ma ci teneva molto a volerle fare con qualcuno e quindi gli mentì: << Qualsiasi prezzo. >> Si strinsero la mano in segno d'accordo.

E così, felici di essere in quel parco divertimenti si diressero entrambi a passo svelto verso quelle montagne russe, salutando gli altri. Ma si accorsero che qualcuno li stava seguendo, qualcuno che loro conoscevano bene, il loro amico Dean.

<< Che fai? Vuoi venire con noi? >> Gli chiese Clark.

<< Sì, vengo con voi. >> Rispose lui senza aggiungere altro.

Così si misero a chiacchierare e si avviarono verso le Atlantipse.

Arrivati in prossimità della colossale attrazione videro che era ancora più alta ed ancora più intrigane di quello che sembrava da lontano. Il suo colore della sabbia del deserto attirava i più spericolati a salirci ma, stranamente, c'era molta coda da fare.

<< Ma qual'è il tema di questa giostra? >> Domandò Clark incuriosito ed anche per far passare il tempo.

<< Non so, ma che ti importa! >> Gli rispose Blake. << L'importante è divertirsi! >>

<< Già, lo penso anch'io, perchè farsi tante domande? >> Rispose Dean.

Clark si sorprese della risposta che i due amici gli avevano dato ma non se ne fece un dramma.

Ma poi ecco che una voce femminile dalle sue spalle gli rispose: << Queste sono le Atlantipse e se già il loro nome non ti dice qualcosa guardati intorno! >>

Il ragazzo fece come aveva detto la ragazza e vide tante riproduzioni di colonne gialle come il deserto in parte crollate e tanti disegni di delfini attorno a sé.

<< Atlantide? >> Domandò lui imbarazzato di avere fatto una tale domanda.

<< Sì, esatto. Io sono Mya. >> Rispose lei porgendogli la mano.

<< Io sono Dean. >> Gli rispose il ragazzo stringendole la mano.

<< Ciao Dean, piacere Philip. >> Gli disse un ragazzo in gruppo con Mya.

<< Ciao Dean, io sono Cora. >> Disse sorridente un'altra ragazza.

<< Ciao, io sono Trevor. >> Rispose un'altro ragazzo in gruppo con loro.

<< Ciao a tutti, >> Disse Blake presentandosi << io sono Blake e lui è... >>

<< Io sono Clark, ciao a tutti! >> Disse Clark interrompendo Blake.

Finite le presentazioni iniziarono a fare amicizia scherzando e parlando di ciò che avevano fatto e concordando tutti che quelle montagne russe erano davvero “una bomba”!

Solo Cora restava in silenzio, in disparte. Aveva paura di farle. La velocità le metteva ansia, aveva molta paura di prendere velocità “Perchè quando si va veloci”, pensava, “Si perde il controllo di sé stessi.” E questo la faceva rabbrividire solamente a pensarci. Ma cercò di fingere, almeno per quei momenti, di essere felice.

Così la fila avanzò molto lentamente e dopo due ore arrivò il momento fatidico.

<< Non sto più nella pelle! Finalmente! >> Urlò Philip felicissimo.

<< Anch'io! >> Disse Blake felice.

Le piccole sbarre automatiche si aprirono ed i ragazzi le varcarono impazienti di salire.

<< Alt! >> Urlò l'uomo dello staff a Trevor. << Tu non puoi passare! >>

<< Perchè? >> Domandò lui stupito.

<< Vi sono solo sei posti ed ora siamo già al completo. >>

Trevor guardò gli altri e alzò le spalle come per dire: “Non fa niente!” Poi li salutò dietro alle porte che si richiudevano.

Così i sei ragazzi salirono molto eccitati, tutti tranne Cora che aveva il cuore che le batteva molto forte dalla paura. Quando ormai le protezioni furono messe e cinture di sicurezza furono allacciate la ragazza si decise a parlare: << Ragazzi, io non so se voglio farlo, ho troppa paura. >>

<< Cosa? E ce lo dici ora? >> Le domandò Mya.

<< Sì. >> Rispose lei con un filo di voce. << C- che cosa dovrei fare? >> Disse tremando, con il cuore che le pulsava in gola dal terrore e con un giramento di testa che la stava per fare svenire.

<< Proviamo a chiamare lo staff. >> Disse Philip scocciato. << Lo avessi detto prima Trevor sarebbe potuto salire al posto tuo!>>

<< Sì, ma io, vedi...>>

<< Non mi interessa quello che hai da dire, ora chiamiamo lo staff e basta e vediamo che cosa di può fare. >> E così fu. Philip chiamò l'uomo dello staff e gli disse qual'era la situazione ma l'uomo rispose: << Mi dispiace, non posso farti scendere. >>

<< Come no? Perchè? >> Domandò la ragazza con le lacrime agli occhi e singhiozzando.

<< Ormai le cinture e le protezioni sono state messe, non posso più togliervele fino alla fine. >>

<< La prego, no!! Faccia qualcosa, la scongiuro! >> Disse la ragazza piangendo terrorizzata.

Ma l'uomo se ne andò e tornò alla sua postazione dove avrebbe fatto partire da lì a poco l'attrazione.

<< Ehi, >> La tranquillizzò Clark stringendole la mano. << Non avere paura... Di che cosa dovresti averne? Ci siamo qui noi con te. Vivremo le tue stesse emozioni. >> Disse lui sorridendole. << Sono sicuro che andrà tutto bene. Se stai male, stringimi la mano forte, ok? >>

<< O-ok... >> Singhiozzò lei guardando un punto indefinito. Non si asciugò le lacrime perchè stava tenendo con tutte le sue forze il sedile su cui era seduta. Ma ecco che l'attrazione incominciò ad andare.

<< Ecco che si parte! >> Le disse lui. Ma la ragazza si mise a piangere silenziosamente.

<< Stringimi la mano, su! >> La tranquillizzò lui. << Ehi, non ti mangio mica! >>

<< G-grazie. >> Disse lei tenendogliela timidamente.

Intanto i carrelli stavano salendo, salendo sempre di più per preparasi a scendere all'improvviso.

Quei momenti per Cora furono interminabili ma molto traumatici, Sperava che tutto questo finisse al più presto. E finalmente, eccolo lì, quel punto cruciale dove tutto inizia ad andare più veloce, dove le Atlantipse si buttavano giù in picchiata. La ragazza contò nella sua mente “T-tre, due, uno...” E poi... Il fatidico salto dove per molti il bello comincia da lì, dove tutto prende velocità! Mentre tutti urlavano alla ragazza sembrò si cadere, cadere nel vuoto mentre il vento le aggrediva la faccia, non la lasciava respirare, non le lasciava vedere niente! Ma voleva tenere gli occhi aperti per vedere, per osservare che cosa stava accadendo ed il suo pianto divenne un vero e proprio urlo di panico. Il cuore le batteva a mille e tenere la mano di Clark non le serviva a molto. Si sentiva schiacciare e scaraventare da una parte all'altra, sospesa nel vuoto.

Ed alla fine fu il momento del fatidico tunnel del terrore, dove non si vede nulla e nessuno è più padrone di sé stesso. Ti affidi solo a loro, le Atlantipse, e speri che non ti accada nulla.

Tutti urlarono spaventati ma la ragazza era la più terrorizzata. Avrebbe voluto che il tunnel finisse presto continuando a gridare con tutta la voce che le restava mentre le voci degli altri si univano alla sua. Chiuse gli occhi ed attese, attese che tutto questo finisse ma non sembrò accadere nulla, anzi. Poi ad un certo punto sembrarono addirittura fermarsi.

Passarono cinque minuti, niente. Ne passarono altri cinque, ancora niente. Nessun segno del sole o di qualche luce, solo buio, buio dappertutto.

<< Ragazzi, tutto bene? >> Domandò una voce.

<< Tutto bene. Chi sei? >> Rispose un'altra voce.

<< Io sono Dean e tu? >>

<< Philip. >> Rispose il ragazzo istintivamente. << Ma non sembra anche a voi che si sia fermato tutto? >>

<< Ci dev'essere stato un guasto tecnico. Ah, io sono Blake. >>

<< Che dite di fare? >> Chiese Mya. La sua voce era riconoscibile poiché si distingueva molto da tutte le altre.

<< Proviamo ad aspettare. >> Disse Blake. << Non si può fare altro. >>

<< E se ci lasciassero qui? >> Domandò Cora ancora traumatizzata da ciò che le era appena accaduto.

<< Cora, non essere così pessimista! >> La esortò il ragazzo. << Sono sicuro che fra poco verranno a tirarci fuori. >>

<< Ok. >> Rispose lei confusa.

E così aspettarono, aspettarono, aspettarono. Finchè a qualcuno non venne fame o sete.

<< Ragazzi, io non ce la faccio più. Non resisto più un attimo qua dentro. Ho fame e ho sete e se non si sbrigano io la faccio qui! >>

<< Sì, anch'io non resisto più. >> Rispose Mya.

<< Ma quanto tempo è passato? >> Domandò Clark.

<< Non so. >> Rispose Blake. << Ma io proporrei di scendere. >>

<< Ma è pericoloso! >> Urlò Cora. << E se poi riparte mentre voi siete giù? >>

<< No, fidati, non ripartirà. >> La rassicurò Blake. << Qualcuno ha una torcia? >>

<< Il mio smartphone ne possiede una! >> Rispose Clark.

<< Molto bene, che aspetti ad usarlo? >>

<< Blake, con questa fanno quattro bibite! >> Gli rispose lui scocciato.

Il ragazzo, colto alla sprovvista disse: << Ok, e sia! Ma tira fuori quella torcia! >>

<< Ragazzi! >> Disse qualcun altro << Sbrigatevi, non ce la faccio più! >>

E così Clark tirò fuori con difficoltà il cellulare dalla sua tasca e cercò di accendere la torcia, nonostante le protezioni gli impedissero di fare dei grandi movimenti.

Poi, finalmente, la luce, quella amata luce di cui tutti necessitavano. E si accorsero così che le Atlantipse si erano davvero fermate.

<< Dobbiamo scendere. >> Disse Dean.

<< Ma dove siamo? >> Chiese Mya.

Clark illuminò tutto attorno a sé e vide che il tunnel del terrore dall'interno sembrava proprio una grotta.

<< Scendiamo, non ce la faccio proprio più!!! >> Urlò Philip. Cercò infatti di liberarsi dalle protezioni e dopo poco tempo ne fuoriuscì, saltando giù con un balzo.

<< Dove vai? >> Gli domandò Clark.

<< Torno subito. >> Rispose lui. Poi sparì nella più assoluta oscurità.

<< Scendiamo anche noi! >> Disse Blake.

<< Aspettiamo Philip. >> Consigliò Mya.

<< Tornerà. E comunque non ho voglia di aspettare qui un secondo di più! >> Poi, agile come una pantera, si liberò delle protezioni ed incitò Dean a fare lo stesso aiutandolo.

Quando si furono liberati quasi tutti, fu il turno di Cora.

<< No, io non scendo! >> Disse lei molto preoccupata.

<< Non volevi salire, ora non vuoi più scendere? >> Domandò Dean.

<< Ho paura! >> Urlò lei.

<< Ti ripeto che ci siamo qua noi e non ti lasciamo da sola. >> La rassicurò Clark. << Ti va di scendere? >>

La ragazza dubitò molto sul da farsi ma poi accettò. No, restare sola era la cosa peggiore che le potesse capitare, lì al buio.

Con molta fatica anche lei riuscì ad uscire mentre il panico ormai si stava impossessando della sua mente. Cercò di restare calma e di non svenire e seguì Clark.

<< Dove andiamo? >> Domandò Dean.

<< Aspettiamo Philip. >> Rispose Mya.

<< Se non è tornato è perchè ci sta già aspettando fuori. >> Rispose Blake. << Propogo dunque di seguire la pista e di percorrerla al contrario. >>

<< Ottima idea! >> Disse Dean.

<< Ragazzi, so che vi sembrerà strano, ma dov'è la pista? >> Domadò Mya.

<< Non capisco cosa tu stia... >> Rispose Blake confuso.

<< Osserva! >> Disse Mya indicando il retro del carrello. Infatti, come aveva detto lei, la pista era sparita.

<< E adesso? >> Domandò Cora piangendo.

Blake si avvicinò meglio per vedere. Tastò il terreno per vedere se fosse mimetizzata ma non vi trovò nulla. Senza scomporsi disse così: << La pista davanti alle ruote c'è ancora. Seguiamo quella. Vi va? >>

<< Sì. >>

Così Clark, confuso tanto quanto gli altri, decise di seguire la pista finchè non avrebbe trovato l'uscita. Ma a Cora tutto questo sembrava davvero troppo pericoloso eppure non disse nulla.

E così camminarono seguendo la pista fino a che non si interruppe anche lì nuovamente.

<< Non è possibile... >> Disse Clark con un filo di voce.

Tutti rimasero in silenzio. Ma poi Dean lo interruppe: << Che suggerite di fare? >>

<< Andiamo avanti. >> Disse Blake.

<< Ma è rischioso! >> Disse Mya.

<< Ci troviamo all'interno di una pista delle montagne russe che sono ferme... Non è rischioso! La direzione è solo una, o avanti o indietro e dato che noi stiamo andando avanti, proseguiamo. Troveremo l'uscita prima o poi! >>

<< C'è un piccolo problema... >> Disse Clark.

<< Ossia? >>

<< La pila ha quasi fatto scaricare del tutto il mio cellulare, non so per quanto tempo ne avremo ancora... >>

<< Non ci voleva! >> Urlò Blake.

<< Affrettiamoci, allora! >> Disse Dean.

E così fu. Cominciarono tutti ad andare a passo svelto e pregando che la luce non si spegnesse.

Ma il tunnel sembrava interminabile e, nonostante loro camminassero molto svelti, si spense.

<< Adesso che cosa facciamo? >> Domandò Mya.

<< Stiamo uniti e continuiamo a camminare. Usiamo tutte le luci dei nostri cellulari così potremo vedere ancora qualcosa. >> Rispose Dean..

Senza commentare, prontamente tirarono tutti fuori i loro cellulari e cercarono di illuminare ciò che avevano intorno. E la cosa funzionò, nonostante ogni tanto qualcuno si spegnesse per poi essere riacceso. Camminarono ancora, tutti molto stanchi e nervosi dall'esperienza appena ricevuta.

Alla fine, uno squarcio di luce in lontananza, la salvezza.

<< Ci siamo! >> Disse Mya gioiosa.

<< La vedete anche voi laggiù, quella luce? >> Domandò Clark a tutti.

<< Io sì! >> Rispose Cora finalmente un po' più sollevata di prima.

<< Pure io! >> Rispose Dean.

Finalmente felici di tornare all'esterno, e senza sapere quanto tempo fosse passato, i cinque ragazzi si avviarono verso l'uscita più soddisfatti che mai, soddisfatti di avercela fatta. Ma Cora aveva un dubbio molto profondo: si chiedeva infatti che fine avesse fatto Philip perchè c'era qualcosa che non quadrava. E aveva ragione: i cinque ragazzi avrebbero visto difatti da lì a poco una cosa che mai si sarebbero immaginati di ritrovare all'uscita di un tunnel delle montagne russe, qualcosa di molto inaspettato e sbalorditivo, qualcosa che nelle loro vite avrebbe di sicuro lasciato il segno.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2- Niente ***


<< Ce l'abbiamo fatta! >> Urlò Mya felice guardando la luce davanti a sé.

<< Lo sapevo sin dall'inizio, dopotutto perchè preoccuparsi tanto? >> Disse Blake orgoglioso di sé.

<< Forse dovresti dare un'occhiata qua fuori... >> Disse Clark molto preoccupato.

Ed uscendo, i cinque ragazzi si accorsero che quello non era il momento di gioire.

Nessuno parlò, erano tutti troppo stupiti e spaventati del paesaggio che avevano davanti.

Stettero in silenzio quasi tutti, tranne Cora che domandò:

<< Cos'è successo qui? >> Era evidentemente sorpresa da tutto quel che vedeva.

<< I-io non so. >> Rispose Dean pallido in viso.

Davanti a loro si apriva un paesaggio di numerosi edifici immensi che parevano essere grattacieli con grandi vetrate distrutti, una città completamente rasa al suolo. E attorno a loro c'era il silenzio più totale: non c'era un'anima viva, non una traccia di vita, se non quelle costruzioni che sembravano essere state distrutte in un tempo indefinito. Continuando a camminare videro dei mezzi simili ad aerei alcuni completamente distrutti ed altri enormi edifici simili a galleggianti ma completamente di cristallo alcuni intatti, ma stesi a terra. Era un paesaggio che incuteva un certo fascino ma molta, molta tristezza.

<< Sembra che qualcosa abbia spazzato via tutto. >> Rispose Clark.

<< Ma dove siamo qui? >> Domandò Mya. << Questo non sembra essere il parco divertimenti di prima! >>

<< Lo so, ma qualcosa mi dice che non possiamo stare qui, sarebbe troppo pericoloso. >>

<< Andiamocene via! >> Disse Dean.

<< Sì, ma dove? >> Domandò Mya seriamente preoccupata.

<< Non so ma dove siamo ora potremmo non essere al sicuro. >>

<< Torniamo nella grotta! >> Propose Clark.

<< Vacci tu, io là dentro non ci torno, è troppo buio! >> Gli rispose Dean.

<< Che cosa vuoi fare allora? >>

<< Chiamiamo qualcuno! >> Disse Blake che fino a quel momento se ne era stato in disparte.

<< Ma chi? E poi il mio cellulare è completamente scarico! >> Gli rispose Clark.

<< Qualche amico, i genitori, non so; scegliete il primo che vi capita! >>

<< Non mi sembra saggio ciò che stai dicendo, Blake! >> Gli disse Dean. << E poi ricordati che è colpa tua se siamo finiti in questo casino! >>

<< No, sei tu che hai voluto seguirci! >>

<< Sei tu che hai insistito con noi che volevi assolutamente fare quelle montagne russe e ora guarda dove siamo finiti! >>

<< Ripeto che sei stato tu a volerci seguire, nessuno ti avrebbe mai obbligato! >>

Quando i due stavano per alzare le mani, Clark capì e li fermò: << Basta, calmatevi! >> Disse dividendoli. << Se ti può fare piacere, Blake, non me ne importa più niente di quelle tue bibite, voglio solo capire che cosa è successo. Ma adesso cerchiamo un luogo sicuro. >>

<< E tu sai dove andare, vero? No perchè se ti intrometti c'è sicuramente un buon motivo! >> Gli disse Dean.

<< Ragazzi, ho detto solo che voi due vi dovete assolutamente calmare o la situazione peggiorerà! Finirà solo molto male se non vi placherete e dato che non sappiamo nulla di ciò che ci sta succedendo intorno, a voi la scelta. >>

I due ragazzi si guardarono con aria di sfida ma poi decisero di smetterla.

<< Comunque ritengo che chiamare qualcuno sia una buona idea. Dato che il mio cellulare non funziona, io non posso farlo. >> Disse Clark.

<< Lo farò io. >> Disse Dean.

<< Provateci tutti, così avremo più probabilità di capire che cosa è successo! >>

<< Il mio credito è basso! Lo devo tenere per le emergenze! >> Disse Mya ansiosa.

<< Ma questa non è un'emergenza? >> Le domandò Blake.

La ragazza lo guardò perplessa. Ma poi decise di fare anche lei quello che era più giusto. Dopotutto quella era davvero un'emergenza e chiedere a qualcuno che cosa stava succedendo era la cosa migliore.

<< Sì, ok. Hai ragione. >> Gli disse tirando fuori il suo cellulare. Ma qualcosa la fece subito impallidire: << Non c'è campo! >>

Tutti gli altri guardarono i loro e riscontrarono la stessa cosa. A quel punto venne il panico a tutti, tranne a Clark che cercò di mantenere la calma e a Blake che non voleva sfigurarsi.

<< E adesso che si fa? >> Domandò Dean pallido in viso.

<< Andiamo via da qui, è l'unica cosa che possiamo fare. >> Rispose Clark.

<< Moriremo tutti! >> Disse Cora con un filo di voce.

<< Non essere pessimista, andrà tutto bene. >> Le rispose Blake.

<< Ah, sì?! “Andrà tutto bene”! Questo lo avevate già detto prima ed adesso... Guardatevi intorno! Certo, come no! Quanto sono disposta a credervi ancora? Zero! >>

<< E che cosa vuoi fare? Sentiamo! >> Le urlò il ragazzo con aria di sfida.

<< Tornare i quella cavolo di grotta e ritornare indietro! >>

<< E fare tanta strada nel buio per poi trovare che cosa? Che cosa ti aspetti di trovare dall'altra parte della grotta? >>

<< Mi aspetto di trovare qualcuno che ci possa dire che cosa è successo! E mi aspetto di ritrovare Philip! >>

<< So che sei preoccupata, >> Li interruppe Dean << Ma ora non è il momento di andare nel panico. Allontaniamoci da qui. La grotta non è un posto sicuro, non ora. >>

<< Dove vuoi andare? >>

<< Il più lontano da qui e quando avremo capito che cosa ci sta succedendo prometto che torneremo indietro, ok? >>

<< Ok, solo se anche gli altri concordano con te. >>

Gli altri lo guardarono e videro nel suo sguardo una grande sicurezza e determinazione.

<< Per me va bene. >> Disse Blake.

<< Io ci sto. >> Rispose Dean.

<< Anch'io voglio solo tornare a casa! >> Finì Mya. << E concordo con voi. >>

<< Stai calma, Cora. Torneremo indietro. Ma adesso andiamo via. >> La rassicurò Clark.

<< G-grazie.>> Singhiozzò lei mentre alcune lacrime le continuavano a bagnare quel bel viso scendendo lungo le sue guance molto lentamente e poi staccandosi dal volto per toccare terra.

<< Non piangere, va tutto bene! >> Le appoggiò una mano sulla spalla Dean.

Ma a Clark quelle lacrime incutevano ancora più tristezza. Per lui vedere piangere qualcuno non era mai bello, soprattutto quando il volto ne era intriso da risplendere sotto la luce come uno specchio d'acqua. “Acqua!” Pensò. In quel momento gli venne in mente un'idea, un lampo di genio che gi fece subito cambiare umore.

<< Ragazzi, so dove andare! >> Disse lui.

<< Dove? >> Gli chiese Blake sorpreso.

<< Dobbiamo trovare un corso d'acqua! >>

<< Perchè? >> Gli domandò Mya anche lei stupita.

<< Tutti i ruscelli si infilano in torrenti, tutti i torrenti si immettono nei fiumi ed i fiumi entrano nel mare! E dove c'è acqua c'è sempre una città! >>

<< Vuoi arrivare al mare? >> Gli domandò Dean.

<< No, voglio trovare una città così potremo trovare qualcuno a cui chiedere tutto! >> Rispose lui sicuro di sé.

<< Ma nessuno sa quando ne troveremo una! >> Gli disse Blake sconcertato.

<< In questo momento trovare qualcuno è tutto ciò che ci serve. Anche una sola persona che sappia ci basterebbe. Se ora siete d'accordo con me, io proporrei di andare. >>

Tutti confermarono e sue parole anche se in fondo erano stanchi. Solo Cora non avrebbe mai voluto muoversi a lì e tornare indietro ma decise di seguirli poiché sarebbero potuti essere un aiuto.

E così i ragazzi si incamminarono verso l'ignoto in quella che pareva essere stata una città ma senza alcuna traccia di vita. Chissà poi perchè era stata abbandonata! Ma a loro adesso non importava. Dovevano trovare un fiume, era tutto ciò che gli serviva in quel momento.

E così camminarono per molto, molto tempo. La testa incominciava a farsi pesante ed il repiro affannoso, la sete e la fame stavano aumentando sempre di più e veniva voglia di riposarsi nonostante il sole martellante sopra le loro teste.

Ma poi Cora si fermò a dire: << Ho sete, io non ce la faccio più! >>

<< Ti prego, Cora, resisti! >> La incitò Dean.

<< Nessuno sa quando mai potremo trovare delle tracce di vita e nessuno sa dove ci troviamo! Voglio solo fermarmi e riposare, non ne posso più! >> Disse stringendosi la milza con una facci molto dolente.

Il ragazzo si sedette accanto a lei e la invitò a fare lo stesso. << Ragazzi, propongo di fermarci un attimo. Neanche io ce la faccio più. >>

<< Ok, ma solo per cinque minuti. >> Disse Blake serio. << Potrebbe essere... >>

<< So che potrebbe essere rischioso! >> Disse lui interrompendolo. << Ma possono andare bene. >>

Anche Mya si buttò a terra mentre Clark e Blake rimasero in piedi.

<< Di questo passo credo che non troveremo un bel niente! >> Disse Blake a Clark.

<< Devi solo avere pazienza. Devi anche capire che qui non ci sei solo tu, ci sono anche altre persone, altre menti che pensano diversamente da te! >>

Blake guardò in alto, come se stesse pensando ad altro, ma in realtà ascoltò tutto quello che il ragazzo gli aveva detto. Ma non voleva credergli: perchè assecondare i propri desideri? E poi non era quello il momento più opportuno per fermarsi a riposare. Tutti quegli edifici distrutti incutevano in lui un enorme stato di disagio e, nonostante cercasse di nasconderlo, chiunque avrebbe potuto notare nei suoi occhi un umore molto sconcertato. Aveva anche lui molta sete ma non si era fermato a lamentarsi come avevano fatto gli altri. Avrebbe proseguito finchè non avrebbe trovato ciò che cercava.

<< Tutto bene? >> Domandò Dean a Cora.

<< Sto meglio ma sono molto stanca e ho sete. >> Rispose lei.

<< Allora adesso che hai recuperato le forze, possiamo proseguire. >> E poi, senza neanche chiedere il parere della ragazza disse agli altri: << Cora si è ripresa, possiamo andare! >>

<< No, aspetta, io non... >>

<< Non possiamo aspettare, Cora! Prima partiremo e prima torneremo a casa! >> Le disse lui rialzandosi. E ora la vedeva un po' più serena di prima: nonostante il suo sguardo fosse molto terrorizzato, aveva smesso di piangere. Questo voleva dire che si poteva andare avanti.

Guardò ancora Cora un attimo e l'aiutò ad alzarsi porgendole la mano. Aveva capito che la ragazza che aveva davanti era molto sensibile e aveva deciso di aiutarla. Ma lui di solito se la prendeva molto con le persone sensibili, si divertiva a farle soffrire. Questo pensiero lo fece tornare nel passato quando nella sua scuola stava con gli altri ragazzi agli armadietti e passò di lì un nerd. Gli avevano chiesto in maniera molto sgarbata che voto avesse mai preso e poi lo minacciarono anche se non si ricordava più su che cosa perchè allora non gli importava. A lui piaceva divertirsi a scapito degli altri, gli piaceva vedere le persone in difficoltà in quanto era molto divertente e così poteva sfogare tutte le ansie della giornata ridendo insieme a qualcun altro. Non che lui non avesse mai preso un brutto voto a scuola, anzi! Dean era un ragazzo molto bello ed affascinante e il suo modo di parlare attirava l'attenzione di molte persone, professori compresi, che lo stimavano molto. Me era fatto così: quando poteva divertirsi lo faceva eccome ma, come diceva sempre lui, “usando la testa” o “in maniera intelligente”. Non si era mai cacciato nei guai o in brutte compagnie ma per lui prendersela con qualcuno più sensibile di lui non era mai un grosso rischio.

Ma adesso non era proprio il caso.

E così ripartirono cercando un corso d'acqua continuando a camminare mentre Blake ogni tanto si metteva a rassicurare gli altri tre dicendo: << Tranquilli, prima o poi lo troveremo. >>

Infatti, dopo due ore di marcia, trovarono un grosso fiume che scorreva alla periferia della “città”.

Mya guardò l'orologio: 7,30 ormai. Ma il sole era ancora alto nel cielo e avrebbero avuto ancora almeno un paio d'ore di luce.

<< Ce l'abbiamo fatta! >> Disse Clark.

<< E adesso? >> Gli domandò Mya.

<< Seguiamo l'acqua e troviamo delle tracce di vita. >>

<< Ehi, guarda! >> Disse Dean indicando a terra qualcosa.

<< Che cos'è? >> Domandò Blake incuriosito.

<< Una pianta! >>

<< Aah, fantastico, chiediamo a lei qualche informazione! >> Gli rispose il ragazzo ironico.

<< Non fare lo spiritoso, Blake! Se abbiamo trovato tracce di vita vuol dire che siamo sulla strada giusta! >> Gli rispose il ragazzo.

<< Ma dove dobbiamo andare? >> Domandò Mya. << La corrente è così lenta! >>

<< Credo che sia un buon segno. >> Disse Clark. << Quando i fiumi raggiungono questa portata d'acqua vuol dire che siamo vicini al mare e quindi abbiamo più speranze di trovare qualcuno! >>

<< Potremmo usare un oggetto che galleggi e vedere dove si dirige la corrente. >> Consigliò Dean.

<< Ottima idea... Dobbiamo capire che cosa! >>

<< Potremmo usare quello! >> Disse Mya usando un oggetto ancorato a braccialetto di Cora.

<< No, vi prego, è troppo importante per me! >> Rispose la ragazza coprendoselo con la mano.

<< Cora, so che è importante, >> Le disse Clark << Ma adesso ci serve! Ti prego, Cora... >>

La ragazza ci riflesse molto su... Dopotutto quell'oggetto per lei significava molto, nonché un ricordo di un viaggio passato dove aveva conosciuto molte persone che non aveva mai più potuto rivedere... E quello gliel'aveva regalato la sua amica Susy con la quale non si sentiva più da tempo.

<< Prima vi chiederei di controllare una cosa... >> Disse lei per guadagnare tempo.

<< Che cosa? >>

<< Vorrei sapere se qui c'è campo. >>

Blake si diede una pacca sulla fronte e iniziò a scuotere la testa guardando in alto. << E sia! >>

Così tirò fuori il suo cellulare e guardò se c'era qualche tacca ma niente. << No, io non ho trovato niente e voi? >>

<< Io no. >> Rispose Dean guardando il suo.

<< Io nemmeno. >> Rispose Mya.

<< E tu, Cora?>> Le domandò Clark.

<< Io... >> Disse lei senza sapere bene che cosa dire perchè non prendeva neanche a lei. Poi si decise, era una scelta drastica ma l'avrebbe fatto! Dopo tutto quello che le era successo ormai non si stava riconoscendo più. << Ok, vi darò ciò che volete, basta che poi si ritorni a casa il prima possibile! >>

E così fu. Si sfilò l'oggetto di plastica dal braccialetto e lo consegnò a Clark. Le dispiaceva molto distaccarsene poiché era un be ricordo ma non poteva fare altro.

<< Molto bene. >> Disse lui lanciandolo in acqua. << Ora vediamo dove va. >>

Dopo poco tempo il piccolo oggetto riemerse e venne pian piano trasportato dalla corrente nello stesso verso in cui i ragazzi erano girati.

<< Per di là. >> Disse Clark soddisfatto.

Così proseguirono camminando lungo il fiume, la loro unica speranza di trovare qualcuno con cui parlare, il loro unico riferimento su cui fare luce. E infatti da lì a poco l'avrebbero trovato, anche se non proprio nel modo in cui avrebbero potuto prevedere.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3- La belva ***


L'acqua del fiume era molto calma, segno che il grosso corso d'acqua era giunto quasi alla fine.

Dopo tutte quelle ore passate a camminare nel panico, ormai le due ragazze non ce la stavano più facendo.

<< Ho sete! >> Disse Cora stremata.

<< Cora, vedi dell'acqua potabile da qualche parte? >> Domandò Blake innervosito. Era stanco anche lui.

<< Il fiume! >> Indicò lei pronta a sostenere le sue ragioni a qualsiasi costo.

<< Il fiume? >> Rispose il ragazzo. E quando la ragazza fece ceno di sì con la testa, il ragazzo le rispose in modo secco: << Non possiamo bere quell'acqua! È color fango! >>

<< E allora? >>

<< Il fiume è inquinato! Vuoi prenderti malattie letali come tifo o colera? >>

<< A questo punto, non so più a cosa servano le malattie. Se è un buon motivo per andarsene da qui, allora mi ammalerò eccome! >>

<< Ti è dato di volta il cervello? >> Poi si calmò. Sicuramente quel caldo insopportabile e quella fatica potevano fare impazzire chiunque, lui compreso.

<< Ascolta, Blake. >> Gli disse Clark appoggiandogli una mano sulla spalla. << Capisco perfettamente Cora. Non te la devi prendere. >> Poi si rivolse alla ragazza. << Sono sicuro che andrà tutto bene, non prendertela. >>

<< Ah, no! >> Disse lei. << Stiamo camminando ormai da ore e l'unica cosa che vedo è questo fiume. Fa un caldo pazzesco e ho sete. >>

<< Posso capire tutto, Cora. Ma qualcuno troveremo prima o poi! >>

<< Prima o poi?! >> Urlò lei sentendosi presa in giro. << “Troveremo qualcuno, prima o poi!” Questo l'avevi già detto qualche ora fa! Ma non abbiamo ancora trovato nessuno! Quando la smetterai di essere così ottimista? >>

<< E tu quando la smetterai di essere pessimista? >> Domandò lui guardandola in faccia.

<< Quando potrò capire qualcosa di tutto questo! >> Rispose lei arrabbiata. Poi non disse più niente. Dovunque lei guardasse vedeva solo deserto, deserto dappertutto ed ogni tanto qualche casa abbandonata o semi- distrutta qua e là. Sicuramente non si trovavano più nel parco divertimenti. E qualcosa le diceva che la città che aveva visto e quelle case non erano state semplicemente abbandonate e che nessun evento naturale avrebbe potuto causare una cosa simile. Quello che vedeva era opera delle persone e che lì c'era stata sicuramente una guerra. Questo fatto la spaventava e la confondeva molto. La guerra poteva già essere finita oppure poteva ancora essere in corso. Ma proprio perchè lì intorno non c'era anima viva, iniziò a credere alla prima ipotesi. Ma non era la guerra a metterla in allarme: quel sole cocente e quel deserto così arido erano la sua preoccupazione. Avrebbe voluto trovare una pianta, un insetto, qualsiasi cosa che le avrebbe dato sollievo. E quando ormai era sul punto di arrendersi, qualcosa la fece rinvenire.

<< Ragazzi, vedete quello che vedo io? >> Domandò Dean indicando qualcosa all'orizzonte.

<< Che cos'è? >> Domandò Mya stupita.

<< Sembrano alberi... >> Rispose Blake.

<< No, è una foresta! >> Disse Clark felice.

<< Finalmente! Non ce la facevo più!>>

<< Anch'io! Ho la gola secca! >>

<< Tutti abbiamo la gola secca! >> Disse Dean.

<< E dove c'è una foresta, c'è acqua potabile! >>

<< Ovvio! >>

<< Dobbiamo sbrigarci però! >> Disse Mya indicando il sole. << Fra un'ora, massimo un'ora e mezza sarà tramontato del tutto! >>

<< M- ma io non ce la faccio più! >> Urlò Cora stremata.

<< Se hai fiato per urlare, hai fiato per camminare! >> Disse Blake ridendo. Aveva fatto la rima.

<< Andiamo! >> Li incitò Dean con un gesto elegante.

<< Ma... >> Disse Cora.

<< Ce l'abbiamo fatta, Cora, ancora un piccolo sforzo! >> Le disse Clark porgendole la mano.

La ragazza accettò. Non aveva mai trovato una persona così gentile e con quel bel sorriso. Qualcosa da dentro le disse che nonostante la stanchezza ce l'avrebbe potuta fare. E così camminò, camminò come mai aveva fatto in tutta la sua vita mentre allo stomaco le stavano venendo dei brutti morsi per la fame e la sete.

Tutti i ragazzi avanzarono contenti verso la foresta a passo più veloce, senza neanche chiedersi che cosa li avrebbe potuti aspettare. A loro interessava di trovare cibo e acqua e vedendo quelle piante si era riaccesa una speranza, quella speranza che si stava facendo sempre più vicina, passo a passo.

<< Ci siamo! >> Disse Clark quando ebbe gli alberi ad una decina di metri.

<< Ma che cosa ci aspetta? >> Domandò Cora, pensierosa come al solito.

<< Non lo so, ma so che sarà molto bello. >> Rispose lui. << E qualcosa mi dice che noi potremo trovare le risposte a tutto. >>

<< Entriamo, allora! >> Disse Mya entusiasta.

Tutti la seguirono ed entrarono meravigliati in quella che sembrava essere una giungla. E dovunque guardassero vedevano piante rigogliose e molto verdi ed alcune anche molto alte.

<< Dove andiamo? >> Domandò Dean.

<< Non lo so. Dobbiamo cercare dell'acqua da qualche parte. >> Rispose Clark intento a scorgere qualcosa.

<< Ma ormai è quasi sera! >> Disse Mya indicando il sole tramontante.

<< Ragazzi, io non resisto senza bere. >>

<< Sì, ma dove la troviamo? Siamo entrati da poco in questa foresta e ci siamo già persi! >>

<< No, siamo venuti da là. >> Indicò Clark una direzione.

<< No, siamo venuti da quella parte! >> Gli rispose Blake.

<< Comunque sia dobbiamo andare avanti, non possiamo tornare indietro. Nonostante la sete io mi sento molto meglio qui dentro. >> Disse Dean.

<< Hai ragione, quel caldo era assolutamente insopportabile! Queste piante e questo clima così umido mi dà un tale sollievo! >>

<< Già, ma ci sono molti insetti. >> Aggiunse Mya schiacciandone uno che si era posato sul suo braccio.

<< I- insetti? >> Domandò Blake confuso.

<< Speriamo solo che non siano pericolosi. >>

<< Ossia? >> Domandò Cora molto preoccupata.

<< Speriamo che non portino malattie come la malaria o altrimenti in pochi giorni saremo davvero... >> A Blake non piaceva la parola che stava per dire. Non gli piaceva parlare di certe cose perchè lo incutevano molto e a lui non piaceva mostrare agli altri un lato del carattere che solo lui conosceva.

<< Che cosa? >>

<< Saremo morti! >> Disse preso dai giramenti di testa.

<< Ragazzi, non ci dobbiamo pensare ora! >> Li incitò Clark a mantenere la calma.

<< Se è così fatemi bere l'acqua del fiume! >> Disse Cora.

<< No. È pericoloso. >>

<< Pericoloso? Non siamo in pericolo, noi?! Ora rischiamo anche di prenderci la malaria! >>

<< Forse no! >> Le rispose lui.

<< Io l'avevo detto di tornare indietro quando potevamo farlo ma voi non mi avete ascoltata! “No, Cora, troviamo una soluzione, capiamo prima che cosa è successo e poi torneremo, vedrai!”. Io allora vi ho risposto: “Ma non è pericoloso?” E tu Clark, hai aggiunto: “No, vedrai che non lo sarà, vedrai che andrà tutto bene!”. Guardati, Clark. Guarda dove ci ha portato il tuo ottimismo! Sii realista una volta ogni tanto! >> Gli urlò contro la ragazza infuriata.

<< Si, ma eravamo tutti d'accordo. Nessuno si è tirato indietro a parte te! Ma poi alla fine sei venuta lo stesso! >>

<< Ti ricordo che sei stato tu a convincermi a venire con te! >>

<< E chi ti ha convinto a salire sulle Atlantipse? >>

<< Ragazzi, silenzio. Ho sentito un rumore... >> Disse Dean in allerta.

<< E perchè tu mi hai convinta a venire con voi? >> Domandò Cora arrabbiata.

<< Ragazzi, l'ho sentito anch'io! >> Disse Mya spaventata.

<< Che cosa dovevo fare, lasciarti lì a perire in un luogo così ostile? >> Rispose Clark iniziando a perdere la sua indole calma.

<< Datevi una calmata! >> Disse Blake.

<< Perire?! >> Rispose lei. << A mio parere è accaduto qualcosa di molto molto strano e tu continui a negare l'evidenza perchè hai bisogno di prove! >>

<< Ragazzi... >>

<< Non sto negando l'evidenza! >> Rispose lui.

<< Scappiamo! >> Urlò Mya vedendo una grossa belva gialla a macchie nere che si muoveva sinuosa nella foresta interrompendo il loro litigio.

<< Un giaguaro! >> Disse Cora cominciando a correre.

<< E adesso? >> Domandò Dean correndo anche lui, più veloce di tutti.

<< Non so che fare! >> Rispose Clark.

<< Nemmeno io! Non possiamo neanche arrampicarci su un albero, quello ci prenderebbe! >>

Ma Cora rimase indietro. Era stremata. << Ragazzi, correte. Io non ce la faccio più. Andate avanti senza di me! >>

<< Cora! >> Urlò Blake voltandosi verso di lei.

<< Ha ragione Clark. Che ve ne fate di una come me? Mi lamento solo... >>

<< Non è vero, Cora. Avevi ragione, avevi ragione su tutto! >> Disse Dean.

<< Grazie mille. >> Rispose lei buttandosi a terra dalla fatica.

<< Cora! >> Urlò Clark correndo verso il giaguaro.

Ormai il buio stava avendo la meglio e da lì a poco non si sarebbe più visto nulla. Si udì un urlo ed un rumore di ossa spezzate. I denti della belva stavano affondando nella carne della povera vittima e traforando le ossa. Non si vedeva più bene ma si riusciva a vedere una pozza di sangue dappertutto, sangue che continuava a sgorgare come un fiume e poi non si sentì più niente tranne un pianto, un pianto di una voce femminile.

<< Allontanati, non è sicuro! >> Disse Blake rivolgendosi alla figura che vedeva ancora viva.

<< Clark... >> Disse lei piangendo.

<< Cora? Io credevo che tu... >> Ma Dean lo fermò. Non doveva dire altro ed allontanare la ragazza dal felino al più presto possibile. E così fece. Si fiondò sulla ragazza e cercò di pararle. Ma lei sembrava come in estasi. Così decise di sollevarla a forza.

<< No, lasciami, lasciami! Claaark! >> Urlò lei ribellandosi alla presa del ragazzo.

<< Sono spaventato anch'io. Lo sto facendo per te. >> Disse lui sofferente.

<< No! Lasciami! >>

Ma ecco che il giaguaro finì il suo pasto per fiondarsi su un'altra vittima. Probabilmente non avrebbe più avuto l'occasione di trovare così tanto cibo facilmente ed iniziò a ringhiare.

Sicuramente i ragazzi sarebbero stati in svantaggio ora che era buio, perchè il felino ci vedeva molto meglio di loro. Blake capì di non poter più fare nulla e cercò di difendere lui e Cora rannicchiandosi e tenendola ben salda fra le sue braccia. Intravide il felino fare un grande salto per avventarsi su di loro e temette il peggio.

Ma vi fu un lampo. Un lampo di luce verde che investì la grossa creatura e la fece cadere a terra. Spaventata, la grossa belva scappò di corsa.

Il ragazzo alzò lo sguardo, continuando a tenere fra le sue braccia Cora che piangeva in silenzio.

Si avvicinò a loro una figura di una donna alta ed elegante con in mano uno strano bastone che emetteva un bagliore dello stesso colore del lampo: verde.

<< Voi non dovreste essere qui. >> Disse lei con una voce autorevole.

<< Chi è lei? >> Le domandò Blake scosso.

<< Non siete al sicuro ora. Venite con me, forestieri. >>

<< Ma noi non la conosciamo neanche! E poi perchè lasciare qui Clark così, dopo quello che ha fatto? >>

<< Lui è morto. Non si può più fare niente per lui, almeno per ora. >>

<< Come per ora? Senta, lei ci spiega chi è e noi la seguiremo. >>

<< Clark si sarebbe fidato comunque... >> Disse Cora con un filo di voce. << Dobbiamo farlo per lui. Ora abbiamo trovato qualcuno. Lui lo sapeva anche se non l'ha potuto vedere coi suoi occhi. Aveva ragione. E so che ora sarebbe felice se continuassimo per lui ciò che aveva iniziato. >>

<< La seguiremo. >> Disse Blake deciso. E così iniziarono a camminare mentre Cora si voltò un'ultima volta verso Clark, scorgendo la sua figura nell'ombra. “Non verrai dimenticato, te lo prometto.” Pensò lei sconvolta. Gli addii le facevano sempre male ma ora doveva seguire le orme di quel ragazzo che era stato così coraggioso a sacrificarsi per lei.

E così camminarono, tenendo come riferimento quella luce verde che si spostava in mezzo al buio più totale seguendola in silenzio, ascoltando il suono del vento che scuoteva le foglie degli alberi.

Alla fine intravidero una luce, una luce intensa dentro a quella che sembrava una grotta, una grotta che ricordava molto quella da dove erano usciti.

<< So quello che hai fatto, Cora. >> Le disse la donna con tono serio. Ora si poteva vedere chiaramente il suo volto, un volto che si distingueva da quello di qualsiasi altra persona. Due scintillanti occhi gialli mettevano in risalto il suo sguardo autoritario e i suoi capelli verde muschio si raccoglievano a turbante sulla sua testa.

<< Conosce il suo nome? >> Domandò Dean stupito.

<< Io conosco tutti voi. >>

<< E Clark? >> Domandò Mya molto sconcertata.

<< Ti ha salvato, Cora. E ora ti manca. >> Poi li invitò cortesemente ad accomodarsi. << Su, riposatevi, sarete stremati dopo tutto quello che vi è successo. >>

Ed in effetti lo erano. Poi preparò un infuso con certe erbe e lo porse ai ragazzi. << Bevete. Vi aiuterà a tranquillizzarvi. >>

<< Io non bevo senza Clark! >> Disse Dean stremato.

<< So che siete stanchi perchè avete camminato tanto. >>

<< Abbiamo camminato per cercare delle risposte. >> Rispose Blake turbato. << E Clark era colui che ci faceva essere così ottimisti! >>

<< Dobbiamo bere, non dobbiamo perdere l'ottimismo. >> Disse Mya. << Anche in momenti come questo, Clark ci ha insegnato che bisogna sempre andare avanti. >>

<< D'accordo. >> Rispose Dean stanco. << Berrò per Clark. >>

E con lui, tutti bevvero, tutti tranne Cora. Era molto turbata da tutto questo.

<< Cora, devi bere. Fallo per Clark. >> Le disse Blake incoraggiandola a bere. Ma in quella tisana calda cadevano solo lacrime, lacrime amare. << Su, bevi! >> Le ripetè il ragazzo.

E così fece. Era troppo confusa per pensare ed aveva molta sete. Ma al pensiero di Clark non le importava più niente. Ma lo fece, bevve. E ciò che mandava giù le sembravano solo lacrime, lacrime amare sprecate per niente. Aveva pianto troppo. Non doveva più farlo. E doveva mantenere l'ottimismo.

<< Che cosa è successo? >> Domandò Blake.

<< Questo non ve lo posso dire io. So dove potrete trovare delle risposte. Io vi indicherò la strada, starà a voi proseguire. >>

<< Ah, ecco. Troviamo qualcuno e non ci vuole rispondere, perchè? >> Chiese Dean sottovoce a Mya.

<< E lei chi è invece? >>

<< Solo una persona eremita che vive in mezzo alla giungla. >> Poi guardò Cora. La ragazza aveva lo sguardo perso nel vuoto, annebbiato, confuso. Le si avvicinò e poi le disse: << La silfide è passata qualche giorno fa dal re. >>

<< Scusi, ma chi è la silfide? >> Domandò Blake confuso.

<< La silfide è la grande veggente.>> Disse prendendo del cibo ed offrendolo a tutti. << Lei sa il futuro ma te lo esprime sotto forma di profezie da decifrare. La silfide è fatta d'aria e in essa si dissolve o ricompare quando prevede il futuro. Siamo grandi amiche! >> Disse lei ridendo. Poi continuò: << Ha lasciato dette queste parole:

In mezzo alle tenebre ed alla penombra verrà una luce che romperà le loro catene e che porterà bagliore ovunque ed il suolo ne sarà invaso ma poi alla fine nel cielo compariranno due soli che riporteranno l'armonia. >>

<< Io non ho capito... >> Disse Blake confuso. Nessuno aveva capito. Ma perchè si stesse rivolgendo proprio a Cora nessuno di loro era ancora riuscito a capirlo.

<< Lui ti ha aperto la strada ma due saranno le vie che ti porranno un grande quesito nel tuo cuore, due vie di natura diversa. >>

La ragazza la guardò stupita. Non ci aveva capito nulla. Non le piacevano i messaggi in codice ed adesso era più confusa e triste che mai.

La stanchezza iniziò a farsi sentire e le iniziò a fare girare la testa facendola addormentare in un sonno profondo.

<< La tisana calmante sta avendo effetto. >> Disse la donna. << Accomodatevi pure, stasera starete con me. Là fuori è pieno di pericoli. >>

<< E domani? >> Domandò Blake incuriosito.

<< Domani sarete pronti a ripartire. Vi dirò tutto domani, ora siete stanchi. >> Rispose lei indicando dei posti comodi dove dormire sonni tranquilli.

Detto fatto i ragazzi si addormentarono di colpo dove si erano sistemati. La tisana calmante stava funzionando.

La donna li guardò sorridendo. Sapeva che quei ragazzi avrebbero fatto grandi cose. Soprattutto Cora, una ragazza che se non ci fosse stato Clark a salvarla, si sarebbe sacrificata per tutti. Sapeva che su di lei poteva contare e sorrise guardando la volta celeste stellata con qualche stella cadente di tanto in tanto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4- Il sogno ***


Ragazzi, se nella prima parte di questo capitolo incontrate delle discontinuità con il resto della storia non preoccupatevi! Infatti se continuerete a leggere all'inizio della seconda parte potrete trovare la risposta... A meno che non l'abbiate già capita da voi prima... Ehehe! ;) Quindi, buona lettura!

***********************************************

Cora camminava da sola, in mezzo a quella foresta dove di tanto in tanto emergevano tracce di edifici caduti o obliqui, immersi quasi totalmente nella terra su cui le piante poggiavano. Alcuni erano anche nel fiume che indomabile li sommergeva fino a lasciare scoperta solo la sommità.

<< Perchè? >> Si domandò. << Che cosa vi ha spinti a crollare? Perchè siete distrutti? >>

<< La risposta potrebbe essere nella profezia. O comunque centrarci qualcosa. >> Cora si voltò e si accorse che dietro di lei c'era un ragazzo alto e magro, dall'aspetto gentile. I suoi capelli marroni ricordavano molto il terreno di quella foresta ed i suoi occhi quello delle foglie. Lo riconobbe subito:

<< Clark! Sei qui! Sei vivo! >> Disse lei correndo ad abbracciarlo.

<< Perchè? C'è qualcosa che non va? >> Le chiese lui turbato.

<< Ma... Tu eri morto! Ti ho visto con i miei occhi! L'hai fatto per... >>

<< Sicura di stare bene? So che sei pessimista, ma questo è un tantino esagerato! Se vuoi che me ne vada, lo faccio subito! >>

La ragazza lo fermò: << No, no! Resta! Mi sembrava tutto così reale! >>

<< E sentiamo, perchè io ti avrei mai dovuta salvare? >>

Tutto quello che le era successo le sembrava pazzesco. Non voleva crederci, anche perchè Clark ora era lì accanto a lei. Ma se quella era stata solo opera della sua fantasia, doveva dirglielo. Non poteva farlo aspettare.

<< Mi hai salvata da un giaguaro! >>

<< Un giaguaro? >> Rise. << Interessante. Perchè? >>

<< Perchè mi stava per uccidere. >>

<< Uh, un giaguaro! Per vedere i giaguari dovresti essere nella foresta amazzonica. Noi non viviamo in Sud America, Cora!>>

<< Lo so. È per questo che ho i miei dubbi. Ma guardati intorno, non sembra la foresta amazzonica, questa? >>

<< A me no! Io vedo solo piante ed edifici, il che è normale dove vivo io... >>

<< Edifici distrutti? >>

<< Guardati intorno, non ti sembra una città questa? >>

<< No! Almeno, non ora! Lo sarà stata una volta! >>

<< Una volta? E prima di che cosa? >>

<< Non lo so! >> Urlò lei in faccia a Clark. Quel Clark con cui stava parlando non era il Clark che aveva conosciuto. C'era qualcosa che non quadrava in tutto questo ma che cosa non lo sapeva.

<< Ascoltami bene. Sai quanto ci mette a crescere una foresta? >>

<< No... >>

<< Secoli. E allora queste piante non sono qua per caso ma sono state importate da qualcuno. >>

<< Da chi? Secondo me sono cresciute! Magari è passato un bel po' di tempo da quando gli edifici sono caduti e la foresta ha potuto crescere rigogliosa. >>

<< No. Se puoi notare le strade sono ancora ben tenute quindi niente è stato abbandonato. Qui ci vive gente! Fa' silenzio che è notte! >>

La ragazza si sentì presa in giro. Come notte? Ma se era pieno giorno! Poi guardò il cielo e vide la luna, una luna quasi completa. Negli edifici crollati si accesero le luci erano accese da un po' e la ragazza avvicinandosi meglio vide che le loro vetrate, o quel che ne restava riflettevano intensamente la luce del sole. Sole? Ma se era notte! Si avvicinò meglio come per specchiarsi ma vide che la sua faccia era simile a quella di un giaguaro. Strinse gli occhi per vederci in maniera più netta ma... Il giaguaro ruggì e... Ruppe la vetrata che lo separava dalla ragazza e con una balzo fu fuori.

<< AAH! >> Urlò Cora. << Il giaguaro! È lui! >>

<< Quello? >>

<< Già! >> Disse mettendosi a correre seguita da Calrk. << Ascolta, se dici di conoscere bene questo posto, trova una via di fuga! >>

<< Ci proverò. >> Rispose lui veloce. << Seguimi, per di là. >>

Continuando a correre i due ragazzi si ritrovarono in una strada più grande, confinante con il fiume.

<< Oh, no! La strada si ferma! >> Urlò Cora.

<< Finisce nel fiume... >> Disse guardando indietro la bestia che li stava raggiungendo.

<< E adesso che cosa facciamo? >>

<< Buttiamoci in acqua! >>

<< Cosa? Ma sei impazzito? >> Cora guardò il fiume impetuoso con onde molto, molto alte e lastre di ghiaccio qua e là che si mescolavano all'acqua.

<< I felini odiano l'acqua, giusto? >>

<< Giusto... Ma sembra anche gelido! >>

<< Non fa niente, se questa è l'unica via di fuga, io lo faccio. >> Le rispose Clark giunto sulla sponda del fiume. La ragazza lo guardò allibita. Non stava dicendo su serio, vero? E dov'era finito il suo ottimismo sfrenato? Perchè di colpo era diventato così pessimista? C'era qualcosa che non le quadrava in tutto questo, ne era sicura. Poi riprese a parlare: << Questa è una questione di vita o di morte, Cora! >>

<< E se finisci nel fiume anneghi. >>

<< Qual'è la scelta peggiore? Essere divorati o annegare e magari salvarsi? >> Dicendo questo si buttò senza neanche ascoltare la risposta della ragazza.

<< Clark! >> Urlò lei. Perchè le aveva fatto questo? Perchè non l'aveva aspettata? Ora era lì sola mentre un giaguaro affamato la stava per prendere. Guardò di nuovo il fiume e si disse: “Devo essere pazza. Ma lo devo fare.”

Chiuse gli occhi, trattenne il respiro, fece un salto e... Finì in acqua. La corrente la portava giù, sempre più giù fino a che...

<< Ahia, mi hai fatto male! >> Le urlò Blake. << Guarda dove vai. >>

<< Dov'è Clark? >> Domandò lei preoccupata.

<< Clark? Io non lo conosco! >> Rispose Dean correndo.

<< Io sì. >> Rispose Blake occupato a correre. E vedendo lo sguardo della ragazza in attesa di una risposta, le disse: << Ma spiacente, non l'ho visto. >>

<< Come no! E tu, Mya? >> Le domandò lei.

<< Io no! Non si è presentato oggi alla maratona! >> Le rispose la ragazza.

<< Maratona? >> Domandò Cora sempre più confusa.

<< Sì, maratona-scappa-dal-toro! >> Disse Dean indicando un toro dietro di loro.

<< Ah, fantastico. Prima un giaguaro e poi un toro! >> Disse lei.

<< Come? >>

<< Mi sono buttata nel fiume per scappare da un giaguaro! >>

<< Assurdo! Sei iscritta alla maratona da stamattina! E guarda in quanti siamo! >>

Cora si guardò intorno. C'erano altri ragazzi sconosciuti che correvano insieme a loro. E tutti a scappare dal toro.

<< Ok. Chi vince che cosa vince? >> Domandò lei confusa.

<< Non si becca l'incornata. >> Rispose Dean ridendo. Ma che cosa ci trovava da ridere? Tutto questo era assurdo!

<< E dov'è questo traguardo? >>

<< Fra circa quarantotto chilometri! >> A quelle parole Cora si spaventò. Quarantotto chilometri? Avrebbe potuto correre per altri due, massimo tre chilometri! Altrimenti sarebbe crollata. Ma decise di correre comunque anche se era pervasa da un certo stato d'ansia. E quell'ansia la fece crollare prima del previsto. Ad un certo punto si sentì cedere le gambe e volle cadere a terra. Si udì un tonfo sordo mentre tutti gli altri partecipanti correvano per vincere la gara. Cercò di alzarsi ma il terreno la tratteneva. Era come incollata. “Su, ti prego!” Si disse. Ma non accadde nulla. E così lo vide correre ed avvicinarsi sempre di più: un toro nero con due occhi rossi come il fuoco e due corna d'oro massiccio mostravano tutta la sua potenza. Dalle narici sputava fuoco e questo fece spaventare molto la ragazza. Correndo le si avvicinò e senza più di tanto degnarla fece quello che doveva fare: la incornò. La ragazza si vide il corno arrivarle dritto in faccia ed urlò terrorizzata.

<< AAAH! >> Gridò.

<< Che c'è? >> Le domandò Blake.

<< Uff, stavo dormendo! >> Urlò Dean infastidito.

<< Dormiglioni! Io ero i piedi da un bel po'. >> Disse Mya.

La ragazza aveva il cuore che le pulsava a mille e si accorse che tutto quello che aveva visto era stato solo un incubo. E cercò di calmarsi. Ma qualcosa glielo impediva: Clark.

<< Clark dov'è? >> Domandò lei affannata.

Blake stentò molto a risponderle perchè nessun altro voleva farlo. Ma poi prese coraggio e glielo disse: << Non c'è più. >>

A quel punto Cora si ricordò tutto. Si ricordò dell'assalto del giaguaro la sera prima e che Clark, senza pensarci su, si era gettato in pasto alla belva per salvarla. Alla ragazza uscì una lacrima dall'occhio che le corse lenta lungo la guancia. E più scendeva più lei si rattristava. Il dolore la stava perseguitando e sperò che si trattasse solo di un orribile scherzo.

<< Mi dispiace! >> Disse Blake abbracciandola. Dai suoi occhi azzurri si intuiva un immenso dolore, dolore che cercava di nascondere sotto una falsa personalità che lui si era creato negli anni. Lui era Blake o Black B, come lo conoscevano in molti. Com'era davvero dentro non lo sapeva nemmeno lui. E non voleva saperlo. Anche se di tanto in tanto emergevano lati della sua vera personalità, lui cercava di reprimerli, di nasconderli e di dimenticarseli al più presto. Perchè lui era Black B e mai avrebbe voluto diventare qualcosa d'altro! Gli piacevano i sui occhi, gli piaceva la sua personalità, gli piaceva il suo fisico e gli piaceva il colore marrone dei suoi capelli. Lui era Black B e come tale doveva essere ammirato e rispettato! Ma adesso, con la morte di Clark sentiva che qualcosa in lui voleva cambiare. Ma non poteva assolutamente permetterselo.

<< Ah, siete svegli! >> Disse la donna avvicinandosi a loro solennemente.

<< Buon giorno, non l'avevamo vista. >> La salutò Mya cordialmente. Anche gli altri, tranne Cora, ricambiarono.

<< Cora, sei triste per il destino compiutosi di Clark? >>

Ma la ragazza non rispose. Era troppo triste, triste di avere perso una persona così speciale.

La donna le si avvicinò. << Un giorno futuro rivedrai Clark. >> Rispose lei.

A Cora si riaccese la speranza. << Dove? >> Domandò lei.

<< Non ora e non domani. Quando accadrà non vedrai ciò che vedi. >>

La ragazza aggrottò le ciglia per pensare: << Cosa significa? >>

<< Quando lo vedrai, capirai. Ambizione, saggezza, determinazione e coraggio saranno rimasti nel tuo cuore. Ma allora non vedrai altro che due soli abbaglianti. >>

Cora la guardò senza capirci nulla.

<< I due soli? Quelli della profezia? Ma le profezie non le fa la silfide? >>

<< Non posso raccontarti. Nel viaggio capirai. >>

Blake si intromise: << Viaggio? Per dove? >>

<< Verso l'antica terra perduta. >>

A quelle parole Blake si prese un colpo. << Antica terra perduta? >>

<< Esatto. La terra che ha visto due astri diversi nel cielo e che poi è ritornata al suo splendore. >>

Blake guardò Dean per chiedergli se aveva intuito qualche cosa ma il ragazzo alzò le spalle.

<< E dove si trova? E perchè dovremmo andarci? >> Domandò Mya preoccupata.

<< Perchè lì troverete le risposte e lì potrete tornare a casa. >>

<< E il tunnel? >>

<< Se vorrete tornare a casa la via più facile la troverete là. >> Disse prendendo in mano uno strano bracciale.

<< Quando dovremmo partire? >>

<< Se volete restare restate. Ma più tempo passerete con me e più attenderanno ad arrivare le vostre risposte. >>

Dean la pregò: << No, aspetti! Lei è l'unica persona che abbiamo visto finora! >>

<< Ne troverete altre. Io vi indicherò la strada. >>

I ragazzi si guardarono negli occhi. Rischiare o non rischiare? Così intervenne Cora che finora non aveva parlato: << Dobbiamo avere delle risposte! Dobbiamo farlo per Clark! Nella speranza di poterlo incontrare nuovamente! >>

<< D'accordo. >> Disse Blake. << E voi? >> Chiese rivolgendosi agli altri due.

<< Io ci sto! >> Rispose Mya.

<< Basta che non incontriamo altre minacce come giaguari o roba simile e per me può filare tutto liscio! >> Rispose Dean.

<< Ah, già. >> Sussurrò Blake. Con tutta quella confusione si era dimenticato dei pericoli. << E allora? Che cosa dovremmo fare? >>

<< Io non ho voglia di morire in preda ad un giaguaro, lo capisci, Blake? >>

<< No, nemmeno io! >> Urlò Mya.

<< Calma, calma, vedrete che una soluzione la troveremo! >> Disse lui.

<< Non serve. >> Rispose la donna. Tutti si girarono stupiti verso di lei. << So come potete fare. >> Disse tenendo in mano lo strano bracciale che aveva una strana gemma marrone nel centro.

<< Voglio donarlo a te, Cora. >>

<< Io? >> Domandò la ragazza turbata. << Perchè? Non lo posso assolutamente accettare! >>

<< So che tu potrai domare il potere che è racchiuso al suo interno. In pochi lo possiedono e molti credono che siano scomparsi bracciali come questo. Ma tu ce l'avrai. Ti darà protezione e a coloro che ti saranno vicini. >>

<< Ma perchè io? Perchè una responsabilità del genere? >>

<< Perchè tu sai valutare le situazioni fino a fondo. E poi tu ti saresti sacrificata se non ci fosse stato Clark a salvarti. Questo denota coraggio e responsabilità. Tu saprai come manovrarlo. >>

<< No, non è vero! Non so come si fa! >> Disse lei inquieta.

<< Senti l'energia della terra. Scava in profondità e troverai ciò che cerchi. Lei ti proteggerà e ti condurrà. >> Rispose la donna.

<< Ma dove dobbiamo andare? >> Domandò Dean agitato.

<< Seguite il fiume. Dopo un po' troverete il mare. Proseguite alla vostra destra finchè non troverete un altro fiume. Lì vedrete delle navi. Percorretelo finchè non troverete una città. E da lì imbarcatevi per la capitale. >>

<< E come sa che non verremo uccisi? >> Domandò Bart. << Io non mi fido! >>

<< Avrete la protezione della terra. >>

<< Non credo alla magia! >> Urlò lui.

<< Su, Cora, mettitelo. E poi solleva la mano pensando di sollevare qualcosa. >>

La ragazza la guardò molto confusa. E se fosse stata una trappola? Qualsiasi cosa fosse stata, doveva farlo per Clark. Non le importava che cosa le sarebbe capitato. Così se lo infilò al polso e... Si sentì pervasa da una strana sensazione che la fece accaldare ma poi subito tornare alla normalità. Voleva farsi delle domande, ma forse in quel momento ce ne aveva troppe per la testa e così cercò di concentrarsi su quello che doveva fare. Alzò la mano con il palmo rivolto verso l'alto e pensò: “Non succederà nulla.” E poi nella sua mente si formò il lieve desiderio di voler sollevare una pietra e pian piano, alla velocità della sua mano, dal terreno si sollevò davvero.

Sorrise. Le stava tornando la felicità. Forse Clark aveva ragione dopotutto! Le risposte tardavano a venire ma quello che stava scoprendo era davvero curioso. Così mise la mano in verticale e velocemente la pose dall'alto verso l'alto come per tagliare qualcosa. E il terreno si tagliò. I tre ragazzi la guardavano increduli di quello che il bracciale poteva fare ma a nessuno venne in mente di rubarglielo. Quell'oggetto era ancora troppo misterioso, come tutto del resto. Sorrise. Stava succedendo davvero! Il suo sogno che aveva sin da bambina di essere in grado di avere poteri telecinetici si stava realizzando! Ormai aveva quasi smesso di crederci ed eccola lì, la scintilla che la fece rivivere! La morte di Clark adesso le pesava un po' meno ma avrebbe fatto di tutto per rivederlo perchè adesso credeva un po' di più alle parole della donna.

I tre ragazzi la osservarono molto confusi ma allo stesso tempo divertiti: ora avrebbero potuto contare sulla magia, quella magia che loro credevano inesistente ma che celava dietro un grande segreto, un segreto a cui loro non erano ancora al corrente.

<< Partiamo? >> Domandò Cora.

<< Come? Già adesso? >> Le chiese Dean. << E poi devi fare pratica, ora. >>

<< Non serve. >> Rispose la donna. << Imparerà strada facendo. >>

<< Avrei voluto restare ancora! >>

<< Siete già pronti per intraprendere il viaggio. >>

E quel viaggio era solo all'inizio. Anche perchè loro ancora non sapevano di ciò che li avrebbe aspettati. Ma sarebbe stato qualcosa che avrebbe cambiato le loro vite. E quindi si prepararono a partire, partire per ottenere delle risposte. Risposte che non sarebbero state così semplici da accettare.

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Piccola nota prima del capitolo 5:
Ora la storia sta iniziando a farsi sempre più intricata e, prima di fare un po' di confusione, ci tengo a dire che alcuni particolari saranno esclusi dalla storia. Ma non dovete preoccuparvi! In alcuni casi sarò io, di solito prima del racconto (come all'inizio di questo capitolo) ,se sono cose da specificarsi in quella condizione, a fare una specie di nota. Se invece le risposte tarderanno ad arrivare sarà perchè la storia non è ancora arrivata al punto dove le cose dovranno essere spiegate (sia nel racconto, sia nel caso in cui io scriva la premessa). E se non verranno proprio specificate nella storia è perchè ho intenzione (allo stesso stempo in cui scrivo la storia) di fare un racconto a parte ma sempre legato ad essa (cioè mentre i fatti si stanno svolgedo, potrebbe succedere qualcosa da qualche altra parte). Ma non voglio anticipare di più! :) Quindi, a prestissimo!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5- La partenza ***


Dean guardò Cora intimorito: << Non possiamo partire ora! Non finchè non avremo saputo che cosa dobbiamo fare nella capitale... >>

<< E non senza aver mangiato o bevuto! >> Protestò Mya.

<< Cora, tutto bene? >> Domandò Blake. La Cora che lui aveva conosciuto fino a quel momento era una ragazza scrupolosa e che aveva paura di affrontare anche i più semplici ostacoli. Possibile che si fosse già ripresa in un modo così rapido? Non le mancava più Clark che aveva sacrificato la sua vita per lei?

<< Certo che sto bene, mai stata meglio. >> Quel bracciale la rendeva felice. Non l'avrebbe mai più tolto. Per qualche strano motivo non ne aveva paura, cosa che qualsiasi altro ragazzo avrebbe fatto. Lo guardò scintillare sotto i raggi di sole che penetravano nella grotta.

<< Volete mangiare? >> Domandò la donna ai ragazzi.

<< Sì. Prima di partire per un viaggio così lungo, bisogna rifornirsi bene. E vorrei bere perchè ho una sete... >> Rispose Mya.

<< Tutti abbiamo sete. >> Rispose Blake. << E dobbiamo bere, dato che non potremo più per non so quanto! >>

<< Ma perchè vi preoccupate? >> Domandò la donna. Tutti la guardarono incuriositi senza dire niente ma aspettando la sua risposta. << Il potere della terra è il più forte, per questo è rispettato. Ma come tale richiede una grande capacità ed ormai pochi lo sanno usare. >>

<< Ma allora perchè me lo ha regalato? >> Domandò Cora.

<< Devi sapere che i poteri non si ereditano quando nasci. Una piccola predisposizione ci può essere ma sta a colui che possiede il bracciale decidere quale usare. >>

<< E io posso? >>

<< No, quello è della terra e non puoi cambiarlo. >> Poi guardò fuori. << I bracciali vengono creati dal sovrano ad ogni nuovo nato del suo popolo. A quel punto i giovani iniziano a sperimentare ognuno dei cinque poteri e poi, prima dei dodici anni, il bracciale sceglie per te quello più idoneo e gli altri tornano al sovrano. >> La ragazza la guardò perplessa. Anche gli altri ascoltarono allibiti in silenzio.

<< Mi scusi, ma vuole dire che tutti usano la magia? Che fine ha fatto la tecnologia e tutto il resto? >> Domandò Blake.

<< Non posso spiegartelo. >>

<< E perchè no? Che cosa ci nasconde? Perchè non ci vuole dire nulla e riempirci solo di cervellotiche profezie? >>

<< Perchè se te lo dicessi ora, non lo accetteresti! >> Urlò la donna facendo crescere dei rovi attorno a sé.

<< E quelli cosa sono? >> Domandò Blake a Cora.

<< Oh, no! È successo di nuovo! >> Bisbigliò la donna. << Andatevene! >> Urlò. << Non potete restare qui! >>

<< Ma il cibo? E l'acqua? >> Domandò Mya a Dean.

<< Ve lo darà il potere della terra, sono spiacente. Ora andatevene! >> La donna iniziò a far crescere delle piante intorno a sé e iniziò a sparire. I ragazzi capirono che la situazione era critica.

<< Fuggiamo! >> Urlò Mya disperata.

<< Ma la donna? E poi non sappiamo nemmeno chi era! >> Disse Dean.

<< Forse mi potrei sbagliare, >> Disse Blake << Ma temo che un giorno di questi ne verremo a conoscenza. >>

E così iniziarono a correre, correre di nuovo. Correre in quella foresta così alta e così verde. In quella foresta dove c'erano tante belve e tante prede. Si fermarono solo quando raggiunsero un punto abbastanza lontano dalla grotta.

<< Sì, ma io ho fame! >> Disse Mya.

<< Risparmiati il fiato, grazie. >> Le disse Blake autorevolmente << L'unica cosa che sappiamo è che dobbiamo seguire il fiume fino al mare. Se quello che la donna ci ha detto è vero, dovremmo essere quasi arrivati. >>

Cora sorrise. Clark sarebbe stato felice di sentire quelle parole dette da Blake.

A quel punto c'era da porsi una sola domanda: dov'era il fiume? Gliela pose Dean che sotto sotto gli rimproverava il suo animo da saputello.

Ma Blake fece finta di non avere sentito. Non avrebbe mai voluto screditarsi davanti ad un ragazzo della sua compagnia, anche se gliene erano accadute tante fino a quel momento.

E senza quasi neanche accorgersene, rispose Cora che disse: << Il fiume è in quella direzione a pochi minuti di marcia da dove siamo ora. Per arrivare al mare sono circa due ore ma non ci dobbiamo preoccupare, dato che sono appena le dieci. >> Rispose lei naturalmente.

Tutti si domandarono come avrebbe mai potuto fare e poi pensarono che era opera di quel bracciale. E a qualcuno venne voglia di rubarlo. Ma doveva aspettare il momento giusto. Ci sarebbero voluti giorni ma prima o poi quel bracciale dagli incredibili poteri sarebbe stato suo!

E così tutti, senza pensarci su, seguirono Cora che camminava decisa nella foresta, come non aveva mai fatto prima. Ed infatti, in pochissimo tempo, furono al fiume, proprio come stabilito dalla ragazza. L'acqua scorreva lenta e verde, un verde innaturale, come se fosse stata contaminata da qualche cosa.

<< Senti, Cora. >> Le disse Blake << Non è che vuoi bere per caso quell'acqua adesso? >> Le domandò scherzando.

<< Non è il momento di scherzare. >> Rispose la ragazza. << Dovremo camminare un bel po'. >> Rispose lei seria.

<< Senti senti. >> Ghignò il ragazzo. << Ma non eri tu quella che non voleva camminare? E poi è successo solo ieri! >>

<< Sai, >> Gli rispose. << Il sonno è ristoratore. >>

Il ragazzo la guardò perplesso. Quella voce così sicura, quella risposta pronta... C'era qualcosa di diverso in lei... Qualcosa che lo affascinava. E si chiedette se quel fascino provenisse proprio da quel bracciale. Sorrise.

<< Ragazzi. >> Disse Mya.

<< Che c'è? >> Le domandò Dean.

<< Prima di arrivare al mare... >> Si fermò. Non sapeva come formulare bene la frase.

<< La strada è ancora lunga. >> Le rispose il ragazzo.

<< No, non è per quello. Il fatto è che... >>

<< Che c'è, Mya? >> Domandò Cora. << C'è qualcosa che ti preoccupa? >>

<< Sì. >> Tutti si fermarono ad ascoltarla. << Mi descrivete il mare? >>

<< Perchè? >> Domandò Blake.

<< Perchè io non l'ho mai visto. >> Poi deviò lo sguardo. << A volte l'ho visto in tv o sui libri o al computer ma non l'ho mai visto. >>

<< Davvero vuoi che te lo descriviamo? >>

<< Fino all'ultimo! >> Disse Mya.

<< Bene, dove cominciamo? >> Chiese Blake agli altri.

<< Dalle onde! Devi sapere che... >> E così Dean cominciò a raccontarle tutto sul mare, tutto quello che sapeva e così rese il cammino più piacevole e molto meno faticoso. Tutti lo ascoltavano meravigliati, la sua voce era calma e rilassante ma allo stesso tempo incuriosiva anche i più schivi, convincendoli ad ascoltare. Ogni volta che Dean si metteva a parlare, quelli che lo ascoltavano vivevano insieme a lui ciò che raccontava. E la ragazza ne rimase incantata. Quei suoi modi di fare gentili ed eleganti... Mya si perse nel suo racconto e tutti lo fecero. Per Dean era sempre un immenso piacere raccontare.

E così in poco, pochissimo tempo arrivarono al mare, quel mare splendente e luccicante con quelle onde fragorose che si infrangevano sulla battigia...

Tutti ne furono entusiasti ma la più contenta e meravigliata fu Mya. Il mare era esattamente come glielo aveva descritto Dean: una enorme distesa d'acqua che rifletteva la luce del sole e il colore del cielo. Si avvicinò e lo toccò con una mano. L'acqua del mare era piacevole! Se la portò alla bocca e... Come aveva detto Dean, nel mare stanno disciolti infiniti cristalli di sale. Il mare era un capolavoro!

Tornò dai ragazzi e li guardò felice in segno di ringraziamento. Li voleva ringraziare per avergli fatto vedere una cosa così meravigliosa che mai aveva creduto che potesse esistere. Ma il bello doveva ancora venire. I loro occhi avrebbero visto una realtà che non potevano immaginarsi!

Tutti guardarono felici il mare ma poi a Dean brontolò lo stomaco.

<< Vi informo che ieri sera ho mangiato pochissimo e vorrei farlo ora! >>

<< Vedi cibo per caso? Io no! >> Rispose Blake arrabbiato.

<< Magari tu... >>

<< Non ci provare! >> Gli rispose il ragazzo indignato.

<< Stavo scherzando! Caspita come te la prendi! >>

<< Calmatevi! >> Disse Cora. << So dove trovare del cibo! >>

<< Dove? >> Domandò Dean con l'acquolina in bocca. Non gli importava di quale cibo si trattasse. A lui bastava mangiare.

<< Là in fondo. >> Rispose la ragazza indicando delle piante sulla spiaggia. C'era un problema: erano dall'altra parte del fiume.

<< Ottimo, e adesso? >> Disse Dean sarcastico.

<< Sono nella direzione in cui noi dobbiamo andare, prima o poi il fiume avremmo dovuto attraversarlo comunque. >>

<< E se la donna ci avesse mentito? >> Chiese Blake.

<< Perchè mai avrebbe dovuto farlo? E poi quello che ci ha detto finora si è rivelato giusto! >>

<< Un motivo ci sarebbe. >> Rispose il ragazzo fieramente << Immaginati tu di essere al suo posto. Sei una persona eremita che vive in una foresta in piena solitudine, ad un certo punto, di notte, lasci l'abitazione e vai da quattro sconosciuti e gli dai cibo e ospitalità senza però spiegare molto e dando enigmatiche profezie. Poi dai uno strano bracciale ad una ragazza che neanche conosci e poi sparisci creando intorno a te degli strani rovi... Tutto questo è strano! >>

<< E i motivi per cui lei vive da sola potrebbero essere molteplici. E se fosse stata costretta? Non l'hai messo per ipotesi questo? Forse è per questo motivo che non ci ha rivelato il suo nome! >>

<< Ma allora perchè ha salvato quattro sconosciuti che avrebbero potuto svelare la sua posizione a chiunque? E perchè ci avrebbe dovuto dare delle indicazioni vere? Secondo me sono false! >>

<< E allora perchè mi ha donato il bracciale? Perchè ci ha dato ospitalità? Secondo me sapeva che sarebbe potuta svanire in ogni momento e stava lì solo per aspettare noi. >>

<< Ragazzi! >> Urlò Dean. << Io ho fame! Non mi interessano le vostre discussioni per ora! Troviamo un modo per attraversare il fiume e andiamo a mangiare al più presto! >>

<< Sì, ma come facciamo? >> Domandò Cora agli altri.

<< Sarebbe l'occasione di sperimentare sul serio quel bracciale. >>

<< Fosse facile! >> Rispose lei. << Ce l'ho appena da tre ore! >>

<< Ma se ti concentrassi un po'... Magari ci potresti riuscire! >>

<< Ma potrebbe stancarmi! >>

<< E allora? Non lo sai e provando potresti capire! >>

La ragazza lo guardò arrabbiata. << D'accordo, ci proverò. Ma come posso fare? >>

<< Non so, inventati qualcosa! >>

<< Dean. >> Lo ferrmò Blake. << Basta così. >> Lo guardò sorridendo. << Sicuramente un modo lo troveremo, ma non puoi dare a Cora una responsabilità del genere! >> Poi si rivolse a lei. << Hai, ragione. Non lo sai ancora gestire e adesso non devi farlo. Troveremo un'altra soluzione. >>

Quelle parole la scossero dentro: era una sorta di protezione o una “falsa” per incitarla ad agire? Di sicuro non lo sapeva ma adesso le stava davvero venendo voglia di fare qualcosa. E poi si ricordò che lei la sera prima non aveva mangiato, poiché si era addormentata prima di toccare il cibo.

<< No! >> Gli disse lei. << Ci proverò io, anche se non so se funzionerà. >>

<< Ma... >>

<< Ascolta, Cora. Mi è appena venuta un'idea. E potrebbe essere difficile, molto difficile per te. >> Le disse Mya.

<< Spara, su. Qualsiasi cosa potrebbe andare bene poiché non mi viene in mente niente. >> Le rispose lei.

<< Sai quello che stai dicendo? >> Le domandò Blake preoccupato << A volte tu vuoi fare le cose troppo in grande. Ieri volevi buttarti nel fiume senza neanche pensare alle conseguenze! Noi ti abbiamo fermata! >>

<< Lo so. Ma ora sento di potercela fare. >>

<< Come vuoi tu. Non sarò io a fermarti. >>

<< Su, Mya. Dimmi. >>

La ragazza la guardò un attimo e poi disse: << Ieri hai fatto levitare una pietra. Guardati intorno. Ne è pieno! >>

In effetti il tratto di costa dove loro erano arrivati era ciottolato ed il fiume era molto profondo. Infatti era impossibile vederne il fondale ed attraversarlo a nuoto non sarebbe stato così facile.

<< Dunque? >>

<< Se sai fare levitare una pietra potresti farlo con molte, molte di più, in modo da creare un ponte. >>

Blake la guardò come per dire: “Quello che dice mi sembra esagerato per te che hai quel coso da sole tre ore!”

<< Conosci qualche altro modo per attraversare un fiume di queste dimensioni, Blake? >> Gli domandò Cora.

Lui non rispose. Finse di non sentire. Ma pian piano si stava affezionando a quella ragazza, come se quella avesse qualcosa in più, qualcosa che tutte le altre che lui aveva avuto non possedevano. Infatti le relazioni che lui stringeva con le ragazze duravano al massimo una settimana. Non di più. Pensava sempre di doversi godere la vita fino a fondo, cambiando esperienze di vola in volta per farne sempre di nuove. Ma adesso si stava accorgendo sempre di più che dopotutto qualcosa gli era sempre mancato. Non che non se ne fosse mai reso conto prima, anzi. Per lui questo era normale ed era quello il momento di cambiare ragazza. E si stava rendendo conto che aveva perso solo tempo, cercando di sfuggire a sé stesso. Cercò di distrarsi. Queste cose lo facevano diventare strano, diverso dal solito.

<< Ok, ci proverò. >> Disse lei.

Si concentrò e... Iniziò a far levitare una pietra, poi due, poi tre e man mano che ne sollevava una si accorgeva che la testa le girava sempre di più. Ma poteva farcela. Si ricordò infatti di quella volta quando era piccola che salì insieme ai suoi genitori in alta montagna, ad una quota impressionante, dove la neve non si scioglieva neanche in estate. Lì passò una notte in un rifugio ma ricordò che quella volta non riuscì a dormire dal tanto girare la testa che la bassa pressione e l'aria rarefatta le provocavano. Doveva solo resistere, ce l'avrebbe fatta.

Chiuse gli occhi e si concentrò. << Come sto andando? >> Domandò.

<< Ehm... >> Disse Mya.

Cora aprì gli occhi di scatto e... Vide sospese in aria una trentina di pietre, non di più. Pietre che non sarebbero servite a niente per creare un ponte così lungo. Provò a sollevarne ancora ma non successe nulla. Riprovò ma niente, di nuovo. Capì dunque di essere al massimo delle sue capacità, nonostante di energia ne avesse ancora molta, e di doversi “accontentare”.

<< Ragazzi, non posso sollevarne di più. >> Disse lei un po' sconcertata.

<< E adesso? >> Domandò Mya molto preoccupata.

<< Posso provare a spostarle e ad unirle. Una volta fatto questo, potremmo salirci su e percorrere il fiume sopra la “zattera” levitante. Ma adesso basta parlare. >> Aggiunse. << Ho bisogno di molta concentrazione per farlo. >>

Ma Blake, seriamente turbato, le domandò: << Perchè lo fai? Perchè non valuti prima la situazione? >>

<< Senti chi me lo chiede! >> Disse lei. Poi prese fiato e parlò: << Lo faccio per Clark. Non mi scorderò mai di ciò che ha fatto! Lui ha donato la sua vita per salvarmi! E adesso, nonostante io abbia molta paura di ciò che faccio, vado avanti... >> Sorrise, anche se le uscì una lacrima dall'occhio, una lacrima molto amara.

Poi si voltò e cominciò a concentrarsi, ancor più di prima. Sollevò le braccia e con le mani cominciò a plasmare una sagoma con le pietre che aveva sopra la sua testa. Ed esse le obbedivano, come se fossero state vive. Non sapeva che cosa l'aveva indotta a fare quel gesto, probabilmente l'istinto, ma continuò finchè non ottenne un solido ben compatto. Tutti la osservavano a bocca aperta, meravigliati di quel che stava succedendo.

Sempre con le braccia in alto, distese le mani e cominciò a portare le rocce verso terra, abbassandole lentamente, fino all'altezza delle caviglie. Poi vi salì e, sempre molto concentrata, invitò gli altri a fare lo stesso senza dire nulla, poiché un'operazione del genere richiedeva una grandissima forza di volontà. Parlare gliela avrebbe fatta sicuramente perdere e tutto sarebbe stato vano.

Le pietre erano molto compatte fra loro, come se sotto i loro piedi ci fosse stato proprio del terreno, e quindi sicure. Ovviamente tutto dipendeva da lei, Cora. Lei che non era mai stata capace di portare avanti da sola anche solo una cosa, seppur fosse stata molto facile. Ma adesso sentiva di potercela fare. E soprattutto sentiva che Clark la stava osservando. “Ci rivedremo presto, non temere!” Gli disse nella sua mente.

Anche se la testa le girava molto più di prima, si impose di resistere e di dovercela per forza fare. Sollevò così le mani a mezz'aria e le spinse avanti, come se avesse dovuto spostare qualcosa davanti a sé, e le pietre cominciarono a viaggiare con una certa velocità. E man mano che si muovevano, la ragazza si accorgeva di avere un mal di testa sempre più forte, ma ce l'avrebbe comunque fatta a qualsiasi costo!

Il fiume sotto i piedi dei ragazzi scorreva lento ma impetuoso, con una corrente che avrebbe messo in seria difficoltà anche un bravo nuotatore. Sarebbe bastato poco, anzi, pochissimo per cadere e salvarsi sarebbe stato un grandissimo colpo di fortuna. Ma poi, finalmente, ecco l'altra sponda. Ce l'avevano fatta! Tutto era andato alla perfezione, mancavano ormai solo pochi metri! Cora chiuse gli occhi. Sentiva di stare per cedere ma non voleva mollare, non ora. Li avrebbe portati dall'altra parte, non avrebbe fallito!

E così fu. Finalmente erano dall'altra parte sani e salvi!

Senza parlare, Cora sollecitò i ragazzi a scendere. Lei sarebbe stata l'ultima. Sorrise, sorrise perchè ce l'aveva fatta.

Il primo a scendere fu Dean, seguito da Mya. Poi fu il turno di Blake. Fece appena in tempo a scendere che...

<< Cora! >> Urlò avvicinandosi a lei.

La ragazza era caduta a terra con un tonfo sordo, seguita dal rumore di tutte le pietre che precipitarono sparpagliandosi qua e là.

Anche Dean e Mya si misero accanto a lei, per vedere come stava.

“Perchè?” Pensò Blake. “Perchè l'hai fatto?”

La ragazza respirava e il cuore le batteva regolarmente.

<< Sa bene. >> Disse Dean. << Può essere che questo sforzo eccessivo l'abbia sovraccaricata facendola svenire... >>

<< Portiamola all'ombra prima che... >>

<< Va bene. >> Rispose il ragazzo. << Che ne dici di metterla lì sotto quelle piante? >>

<< Sì, mi sembra una buona idea. >> Disse Blake caricandosela sulle spalle.

<< Ce la fai da solo? >>

<< Sì, non è un problema. >>

<< Guarda, Dean! >> Gli disse Mya. << Cora aveva ragione! Quelle sono palme da cocco! Wow, finalmente cibo! >>

<< Possiamo mangiare mentre aspettiamo che si svegli, che ne dici? >>

<< Ma quanto ci metterà secondo te? >> Gli disse Blake.

<< Non lo so, ma potremmo prepararle qualcosa. >>

<< Io qui vedo solo palme da cocco. E a quanto ne so io sono frutti molto duri da aprire. >> Disse ansimando: un peso del genere lo faceva stancare e non poco.

<< Potremmo risparmiarle la fatica, dopo quello che ha fatto credo che se lo meriti. >>

<< Hai ragione: ottima idea. >>

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Capitolo 6
*** Capitolo 6- In cammino ***


Ragazzi, anche questo capitolo inizia in maniera un po' irregolare... Ma in poche righe sarà svelato il perchè ;) Buona lettura!
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<< Ragazzi, tutto bene? >> Domandò Cora.

<< Wow, queste montagne russe sono proprio una sballo! >> Urlò Filip.

<< Dimmi, Cora. Ora ti diverti, vero? >> Le domandò Clark.

<< Sì, non credevo che fosse così bello. Avevo proprio bisogno di un'esperienza del genere! >> Urlò lei presa dal divertimento. << Ma Blake dov'è? >> Domandò la ragazza.

<< Laggiù, eccolo. È sotto quelle palme che ti aspetta. >>

<< Ti rivedrò, vero? >>

<< Ora io sono solo un prodotto della tua mente, ma sì, diciamo di sì. >>

<< No, non lo sei! Tu ora stai parlando con me! Ma quando? >>

<< Quando tutto si sarà finalmente aggiustato. >>

<< Ma che cosa dovremo fare una volta arrivati nella città indicata da quella strana donna? >>

<< Non lo so, so solo che dovrai capire come aggiustare le cose. >>

<< Lo farò, stanne certo. >>

<< Ah, in quanto a Blake... >> Si bloccò. Non poteva dirglielo.

<< C'è qualcosa che non va? >>

<< Ehm... >> Ma poi si ricordò una cosa in sospeso che aveva con quel ragazzo. << Digli che mi deve quattro lattine. >>

<< Sarà fatto. >> Disse lei ridendo. Poi aprì la protezione che la teneva stretta al seggiolino, contò fino a tre e... si buttò giù.

<< Ciaoooo! >> Urlò a Clark.

<< Stammi bene! >> Rispose lui. E quella fu l'ultima cosa che sentì prima di capire di essere ritornata con Blake e gli altri.

Aprì gli occhi e sopra di sé vide una palma da cocco e un bel cielo blu con alcune nuvole.

Si tirò su e disse: << State tutti bene? >>

Blake si voltò: << Ah, si è svegliata finalmente! >>

<< Noi sì, >> Disse Dean. << Sei tu l'unica che è stata male. >>

<< Quanto è passato? Dobbiamo rimetterci subito in marcia! >>

<< Non stai dimenticando qualcosa? >> Domandò Blake alla ragazza.

<< Che cosa? >>

<< Ecco, prendi. >> Disse Mya. << Indovina chi ha dovuto romperli facendo tutto da sola? >>

<< Ma chi? >> Disse Dean. << L'abbiamo fatto io e Blake! Tu hai solo mangiato e bevuto! >>

<< Il latte di cocco è così acido! Ringrazia solo che avevo molta sete... Altrimenti te la saresti vista brutta! >>

<< Dopo quello che ho fatto per te? >>

<< Oh, grazie. >> Disse Cora. << Avevo giusto un po' di fame dato che è da ieri mattina che non mangio... >> Disse gustandosi una fetta.

<< Comunque, >> Le disse Blake << Sei svenuta solo per venti minuti... >>

<< Ah, sì? >> Beh, effettivamente quella volta non aveva sognato molto. Aveva solo visto Filip e Clark che... << Ah, già. >> Disse lei.

<< Che cosa? >>

Anche se era solo un sogno, quella cosa andava detta i rispetto di Clark: << Clark mi ha detto che gli devi quattro lattine gratis. >>

Blake sobbalzò: << Clark? Sicura che era proprio lui? >>

<< No, forse era solo un sogno ma gli ho promesso di dirtelo comunque. >>

<< Tu mi vuoi fare stare male sul serio! >> Urlò il ragazzo.

<< Sì, ma metti in conto che non fosse stato solo un sogno e fosse stato un passo per... >> La ragazza si fermò. Aveva una morsa al cuore quando parlava di Clark.

<< Per... ? >>

<< Per rivederlo, ok? Contento? >> Blake la guardò storto. << Che c'è? Sì, lo voglio rivedere e forse dovresti volerlo anche tu! >>

<< Non sto dicendo che non lo voglio rivedere! >>

<< E allora? >> Cora lo guardò negli occhi. << Che cosa mi nascondi, Blake? >>

Il ragazzo deviò lo sguardo. Non voleva farle vedere ciò che provava davvero. Clark gli mancava moltissimo, anche perchè da lì a poco sarebbero diventati migliori amici. Il cuore gli faceva molto male ma cercò di resistere. Lui era Black B, cavoli, Black B! Gli piaceva essere Black B, non avrebbe mai voluto essere qualcun altro. Ma quel “qualcun altro” gli stava emergendo pian piano dalla sua personalità nascosta e lui ci soffriva da matti. Ma ora non doveva pensarci.

A Cora brontolò la pancia. Aveva molta fame e così non chiese più nulla al ragazzo, sapendo di non dover aspettarsi una risposta. Ed ogni volta che mandava giù le sembrava di rinascere. Ma quella sensazione durava poco e così continuava a mangiare, ad ingozzarsi, chiedendone ancora, ancora. E poi bevve, bevve tutto il latte nonostante fosse molto acido, bevve per poi gustarsi di nuovo l'altra parte ancora integra del frutto.

<< Ehi, vacci piano! Altrimenti ti ingozzi! >> Le disse Dean.

<< A te manca molto Clark, vero? >> Le domandò Blake.

<< Moltissimo. >> Rispose lei continuando a divorare il cocco.

<< Lo vedo. Sei molto nervosa. >> Poi prese coraggio: << Dimmi: c'era qualcos'altro dietro? >>

La ragazza si fermò un attimo: << Che cosa vuoi dire? >>

<< Sto solo chiedendo se... >> Si fermò. Come faceva a chiederglielo? Poi si disse: “Tu non eri Black B? Quello che non si fermava mai davanti a niente? Non eri quello che non ci pensava due volte?” E poi trovò la risposta: “Sì. Io sono Black B!”. << Se lui in un certo senso ti piaceva. >>

<< Piacermi? >> La ragazza provò un certo senso di imbarazzo. << No, lui non mi piaceva. In effetti era gentile, coraggioso ed intelligente. Ciò che ha fatto per me non lo dimenticherò mai. Ma sinceramente non era il mio tipo. >> Poi aggiunse: << Se lo avessi conosciuto meglio, forse... >>

<< Ah... >> Disse Blake.

<< Ma perchè questa domanda? >>

<< Volevo solo sapere... >> Guardò in alto.

La ragazza continuò a mangiare, ma con un po' meno di rapidità. Quando ebbe finalmente finito disse: << Ora possiamo rimetterci in marcia! >>

<< Per dove? >> Domandò Dean.

<< Per quella città che ci ha indicato la donna! >> Disse lei.

<< E sai quanto dista? >>

La ragazza tastò il terreno, come se volesse una riposta ed alla fine la ottenne. << In linea d'aria non molto, ma avremo da superare una montagna. Sono circa sei ore di viaggio, se procederemo veloci. >>

<< Sei ore? Ma ti rendi conto di che ore sono? >>

<< L'una in punto. >> Rispose Blake. << Se ci mettiamo in marcia adesso, dovremmo arrivare per le sette. >>

<< Per le sette? Io non cammino sei ore! >>

<< Ok, come vuoi. Noi invece lo faremo. >> Poi sorrise. << E poi in questo periodo la luce c'è fino alle nove. Arriveremo più che in tempo! >>

<< E va bene, mi hai convinto. >> Rispose lui.

<< Ma poi quando saremo là vorrei assaggiare la cucina del luogo. >> Disse Mya.

<< Ok, ho capito che sei ansiosa di arrivarci, ma progetteremo tutto strada facendo. >> Le rispose Blake.

<< E magari non ce ne sarà neanche bisogno. >> Disse Cora.

<< Tu dici? >>

<< Perchè pianificare? Ci verrà sul momento! >>

<< Ma tu non eri quella che temeva il tutto per tutto? >>

<< Certo che lo ero, ma adesso ho capito di potercela fare anche così. >>

<< Ok. Propongo di partire ora. >>

<< Sì, io sono d'accordo. >> Rispose Mya.

<< Io invece... >> Guardò Mya. << E va bene, sono d'accordo anch'io! >> Disse lui rassegnato.

<< Benissimo, Cora! Facci strada! >> Disse Blake.

<< D'accordo >> Rispose lei andando davanti al gruppo. E così ricominciarono a camminare.

<< Dean, perchè non ci racconti qualcosa mentre camminiamo? >> Gli domandò Mya, affascinata dai suoi discorsi. Con lui il tempo passava molto più in fretta!

<< Ma non so che cosa dire! >>

La ragazza lo guardò stupita: << Ah. >> Disse senza sapere su che cosa chiacchierare. Ma poi vide Blake e le venne in mente: << Dimmi come tu e Blake vi siete conosciuti! >>

Il ragazzo la guardò stupito: << Davvero vuoi saperlo? >>

<< Sicuro, altrimenti non te lo avrei mai chiesto! >>

<< Beh... >> Non sapeva da dove cominciare. Ma poi trovò finalmente le parole: << Me lo ha presentato Cole. >>

<< Chi è Cole? >> Gli domandò la ragazza.

<< Ah, già, che stupido. Oggi non lo hai visto. Era nel gruppo insieme a noi ieri ma lui non è voluto venire sulle Atlantipse... Beh... Diciamo che Blake ha promesso delle bibite a Clark per salire con qualcuno e poi alla fine sono andato anch'io perchè dopotutto volevo divertirmi. >>

<< Oh, wow! >>

<< Già... Beh, ci siamo conosciuti in un contesto un po' strano. >>

<< Davvero? Che genere di contesto? >>

<< Blake, vuoi dirglielo tu? >> Disse il ragazzo molto imbarazzato.

<< Ah, già, quella volta. >> Disse Blake. << Non so perchè ma ogni volta che la racconto si mettono tutti a ridere. >>

<< Bah... >> Disse Dean, che al sol pensiero si mise a sorridere.

<< Era un evento unico, unico! >> Urlò Blake pieno di orgoglio.

<< Che evento? >> Domandò Mya.

<< In città era appena arrivato “Twenty tracks”, il film più bello di tutti i tempi e molto ambito e poi era in 4D! >> Disse alzando il tono di voce. << Ci eravamo organizzati in una bella compagnia e qualcuno aveva portato un amico. Nessuno quella volta era in ritardo... >>

<< Già, peccato che... >> Disse Dean un po' sconcertato.

<< E lascia a me il più bello! Me l'hai chiesto e ora lo racconto. >> Prese fiato: << Allora noi entrammo nel cinema puntuali ma c'era una coda... Si offrì un mio amico di nome Tyler ad andare a prendere i biglietti. Noi gli demmo i soldi per procurarceli ed andammo a prendere le caramelle. >>

<< Ah, sì, le caramelle... >>

<< E fu lì che Cole ci presentò. Dopo un po' di tempo, Tyler tornò con i biglietti in mano ma non di quel film perchè era tutto esaurito. Ma disse che la cassiera gli aveva consigliato un film adatto a noi giovani e... Che si era fidato. >>

<< Non lo avesse mai fatto! >>

<< Aspetta, lasciami raccontare. Così entrammo in quella sala, me la ricordo come se fosse stato ieri, la sala 2 e ci accomodammo. Intorno c'era un po' di gente adulta e alcuni ragazzi. Poi il segnale del film che inizia: le porte vennero blindate e... >>

<< Ed incominciò la proiezione! >>

<< Già, peccato che il film non fosse per niente d'azione o roba simile... Era... Dillo tu, dillo tu! >> Disse rivolgendosi a Dean incitandolo a continuare.

<< Era “I love you so much”! Bleah, ripugnante! Non sono neanche riuscito a mangiare le caramelle! >>

<< Le ho mangiate io! Le ho considerate come un diversivo per staccarmi dal film. >>

<< Io invece l'ho dovuto guardare tutto! >>

<< Ma se ti sei addormentato! >>

<< Nel secondo tempo! Peccato che da lì non si poteva proprio uscire fino alla fine della proiezione! >>

<< E da quella volta Tyler non lo abbiamo mai più sentito. >> Poi Blake sorrise. << Ancora una volta, grazie per le tue caramelle. >>

<< Non c'è di che... >>

Mya e Cora si misero a ridere.

<< Wow, le ho fatte ridere! >> Disse Dean.

<< Le abbiamo fatte ridere! >> Contestò Blake.

<< Ok, come vuoi tu. Ma lo sai che a me piace far ridere le ragazze. >>

<< Siete molo divertenti! >> Rise Cora. << E la trama qual'era? >>

<< Non me ne parlare! E poi non lo so! >> Disse Blake. << Sicuramente era molto dolce, sapeva di caramelle, su questo non c'è che dire. >>

<< E quella fu la vostra unica sventura? >>

<< Oh, no, no! >> Disse il ragazzo. << Ce ne furono molte altre. >>

<< Racconta, allora! >>

<< Con piacere! >> Disse Dean. << Ora Blake facciamo a turno! >>

<< Ok. >> Gli rispose. E così tra una risata e l'altra, trovarono un bel passatempo per far passare le tre ore. In quel modo ce ne impiegarono almeno la metà, o così gli sembrò.

Le restanti tre servivano per oltrepassare la montagna. Alla fine giunsero ai suoi piedi e la guardarono in tutto il suo splendore.

<< Sicura che dall'altra parte c'è la città? >>

<< Ovviamente. >> Rispose Cora. << Ma dovremo andare su un po' veloci. >>

<< Io non ho allenamento! >> Disse Mya.

<< No, nemmeno io, ma sento di potercela fare. >>

<< Come arriviamo su? >>

<< Seguitemi, da questa parte. >>

E così camminarono, stavolta un po' meno veloci poiché erano in salita ma non si fermarono. Andarono su lenti ma furono costanti, costanti nei loro passi. Non chiacchierarono più ma la fatica e la voglia di arrivare prevalse ed il tempo trascorse molto in fretta. Infatti in un'ora e mezza furono sulla cima, pronti a scendere.

<< Eccola là, che vi dicevo? >> In lontananza si vedeva una grandissima città con un porto e tante palme, che da quell'altezza pareva essere dorata. Non era una città piena di grattacieli ma sembrava una città costruita interamente con la sabbia, sabbia del deserto. Ma c'erano palazzi alti che splendevano sotto la luce del sole ed il verde e il giallo erano i colori più visibili. Il mare e il cielo facevano da sfondo a questo magnifico panorama.

<< Ragazzi! >> Urlò Mya.

<< Che c'è? >>

<< Venite a vedere! >> Disse lei. Indicò qualcosa in mare, qualcosa che sembrava alto ed azzurro ma distante dalla città.

<< Cosa sono secondo voi? >> Domadò Blake.

<< Sembrano grattacieli. Grattacieli sommersi a metà. >>

<< In acqua? Perchè farli in acqua? >> Domandò Cora.

<< Magari hanno una funzione. >>

<< O magari non ce l'hanno più. >> La ragazza non capiva: perchè costruire dei grattacieli sommersi vicino ad una città così bella? << Scommetto che lo verremo a scoprire arrivati in città. >>

<< Andiamo. >> Disse Blake deciso.

E così cominciarono a scendere, scendere lentamente così come erano saliti. A volte sembra che la discesa sia più rapida della salita, ma su un terreno scosceso come quello è molto difficile andare veloci. Impiegarono lo stesso tempo che ci ebbero messo per salire ma alla fine giunsero ai piedi della montagna, sull'altro versante e poco distante, le prime case della città.

<< Siate cauti, non cantate subito vittoria: potrebbe accaderci qualsiasi cosa! >> Disse Cora.

<< Che dici di fare? >>

<< Camminare e basta, fino in centro. Lì poi troveremo sicuramente gente. >>

E così la seguirono, addentrandosi in quella splendida città che ad ogni passo che facevano diventava sempre più bella. Era impossibile non restarne affascinati. E capirono che camminare così tanto ne era valsa la pena.

<< Che ti dicevo: la donna non si sbagliava! >> Disse Cora.

<< Sì, ma secondo me c'è ancora qualcosa che non quadra! >> Le rispose Blake.

E così giunsero in centro. Le vie centrali erano piene di gente vestita in un modo molto antiquato ed erano parallele al fiume. Sul fiume invece c'erano delle grandi passeggiate dove si potevano vedere le barche passare. Finalmente avrebbero potuto vedere qualcuno a cui chiedere! Ancra non sembrava vero tutto questo!

<< Wow! >> Disse Mya meravigliata. Gli edifici sembravano davvero essere fatti con la sabbia del deserto. Ed erano anche molto alti.

La gente cominciò a guardarli storto, fino a che qualcuno non urlò. Ma perchè? Che cosa avevano fatto loro di male? Tutte le persone che avevano vicino cominciarono ad andare in panico, a correre di qua e di là.

Nel mezzo della confusione ad un certo punto si sentì una voce: << Calma, calma gente! >>

<< Ma di chi è questa voce? >> Domandò Blake.

<< Non so. >> Rispose Cora.

Un uomo molto alto riuscì a passare in mezzo a tutte quelle persone e arrivò vicino ai ragazzi. Poi li guardò un attimo e sobbalzò anche lui.

<< Loro sono con te? >> Domandò a Cora.

<< Sì, sono con me. >>

<< Lo sai che portare in giro esseri umani è pericoloso? >>

<< Pericoloso? >> Domandò lei turbata.

<< Ma si può sapere che cosa state dicendo? >> Chiese Blake sconcertato.

<< Come? >>

<< Ti sei messa a parlare una lingua stranissima! Ma che cavolo dici? >>

<< Sta dicendo che portare in giro esseri umani è pericoloso. >>

<< Come? In che senso? >>

<< Non lo so! >>

<< Deduco che veniate da molto lontano, visto il vostro modo di parlare ed il vostro modo di vestirvi. E che siate molto ricca, se avete degli esseri umani come schiavi personali. E... >> Guardò il bracciale che aveva al braccio: no, un momento! Quello era i potere della terra! Solo in pochi ce l'avevano. << Mi inchino a voi. >> Disse lui umilmente.

<< Ma voi chi siete? >>

<< Sono l'addetto alla sicurezza di questa città. Io comando le forze di protezione della città di Orion. >> Rispose lui.

<< Orion? >> Domandò lei incuriosita.

<< Mi stupisce che non sappiate dove vi trovate! Siete a Orion. E vi domando: che cosa state facendo qui, se siete giunta da molto lontano ci sarà un motivo. >>

“Già, vorrei saperlo anch'io.” Disse fra sé e sé. Ma poi si ricordò delle parole della donna: andare nella capitale.

<< Devo andare nella capitale. >>

<< Perchè? >>

<< Devo andare a trovare una persona molto importante. >>

<< Il sovrano? Avete preso appuntamento con la regina? >> Domandò lui stupito.

Era dunque la regina il sovrano di cui si era tanto parlato? Adesso la situazione stava diventando davvero complicata, lei era molto confusa e le risposte tardavano ad arrivare.

<< Le devo riferire delle cose molto importanti. >>

<< Anche se ci vorranno tre giorni di navigazione? >> Domandò lui.

<< Sì, e avrò bisogno dell'aiuto di qualcuno che vive in questa città per andarci. Le devo riferire delle cose molto urgenti da parte del... >>

<< Dello Stato dell'Estremo? È da lì che venite? >>

<< Esattamente. E ho bisogno di andarci subito. >>

<< Io e i miei uomini saremo onorati di potervi aiutare. >> Disse lui. << Ma riguardo agli esseri umani... >>

<< Li ho educati a non reagire. Loro stanno ai miei ordini. >> Lo disse anche perchè sapeva che i suoi amici non avrebbero potuto capire.

<< Ma che cosa vi state dicendo? >> Domandò Blake. Capì che quel potere veniva dal bracciale che aveva al polso. E notò che chiunque lì ce l'aveva. Ma perchè? Era così indispensabile portarselo dietro? Quel che ancora non sapeva era che si racchiudeva un segreto dietro a quei bracciali, un segreto che aveva molto di più che una semplice frase. C'era dell'altro, qualcosa di molto, molto più profondo.

<< Ragazzi, si parte per la capitale. Si va dalla regina! >> Urlò piena di gioia Cora.

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Bene, ci terrei a dire che a questo punto la storia inizierà a prendere un po' di forma... Alcuni misteri saranno in parte svelati ma altri rimarranno ancora per un po'. Da qui a pochi capitoli inizierà a chiarirsi solo una parte di tutta la storia ma che ci farà fare un bel po' di altre domande... Domande che alla fine ci faranno dividere in due... Starà a noi scegliere con chi stare... Ma non vi anticipo nulla!
Quindi al prossimo capitolo! ;) Ciaooo ;)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7- La nave ***


Ok, ragazzi. Ci tengo a dirlo, da qui inizia il bello. Da qui ho iniziato a scrivere sensa l'ansia di dover portare la storia avanti a tutti i costi, perchè è da qui che comincia a farsi più interessante. E pian piano iniziano a venire fuori alcune verità che non sembrano essere in alcun modo collegate fra loro... Per il momento! Detto questo, buona lettura! ;) 
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<< No, no. Frena! >> Disse Blake un po' sconcertato. << Voglio capire che cosa vi siete detti. >>

<< Ma sta parlando la nostra lingua! >> Rispose la ragazza molto turbata.

<< Secondo me il potere viene da quel bracciale. >> Disse Dean.

<< E va bene, ve lo dirò, ma non è che ci ho capito molto. Mi ha chiesto da dove venissi e poi ha parlato di un certo Stato dell'Estremo. >>

<< Quale estremo? >> Domandò Blake confuso.

<< Te l'ho detto, non ci sto capendo più nulla! >>

<< Sapete, >> Disse l'uomo << è da molto tempo che non abbiamo contatti con lo Stato dell'Estremo. Solo la Regina manda i bracciali in quelle terre. Ma purtroppo, come sapete, quella colonia sta diventando sempre più indipendente. >>

<< Sicuramente. >> Rispose Cora. << Ma è sempre da lei che dipendiamo, no? >>

<< L'intera popolazione sotto il dominio di Atlantide non potrebbe esistere senza il sovrano. È lui che ha il potere al completo, anche se gli manca il dono della vita che, come sapete, non è incluso nei cinque poteri. C'è solo una persona in grado di domarlo. Ma io quella persona non l'ho mai vista. >>

Atlantide? Aveva capito bene? Alcune cose diventarono molto più chiare. Allora quei grattacieli erano appartenuti al continente distrutto! Già, sicuramente era così! Ma si sbagliava.

<< Ragazzi, non ci crederete. >> Disse Cora.

<< Che cosa hai scoperto? >>

<< Questa popolazione fa parte del continente perduto di... >> Era molto sconcertata ed affascinata da tutto ciò ed una morsa al cuore le fece venire una grande tristezza. << Atlantide! >>

<< Atlantide? >> Domandò Dean incerto.

<< Quindi la “grotta” potrebbe essere un passaggio per accedere ad Atlantide? È per questo che le montagne russe si chiamano Atlantipse? >> Domandò Blake. Ma anche su questo si stava sbagliando.

<< Non so, ma c'è qualcosa che non quadra... >> Disse Cora.

<< Lo so. >> Rispose il ragazzo. << Infatti i ragazzi che abbiamo visto salire prima di noi sono scesi dopo pochi minuti indenni. Mai nessuno ha detto di essersi trovato qua.>>

<< Appunto. E questo non me lo spiego. >>

<< Ma perchè hanno paura degli umani? >> Domandò Dean.

<< Non lo so. >> Rispose Cora. << Ma se ci temono, è perchè hanno già avuto a che fare con noi. >>

<< Ma a me sembrano persone del tutto normali! >> Aggiunse Mya.

<< Anche a me. Ma è possibile che loro possiedano il dono della magia, mentre noi no. >>

<< Non ci giurerei, Cora. Tu sei una persona normalissima e che non ha mai posseduto il dono della magia. E quindi la magia può essere controllata a chiunque. E poi se non ricordo male, il bracciale viene donato alla nascita. Ci sarò un motivo, no? >> Disse Blake.

<< Magari lo fanno per abituarli sin da piccoli, altrimenti sarebbe troppo traumatico accettare una cosa del genere. >>

<< Sarà ma io continuo a tenere le mie convinzioni. Hai notato come tutti qui possiedano un bracciale? >>

<< Sì, l'ho notato. >>

<< Ci sarà un perchè. Non ho ancora visto uno che non ce l'abbia. >>

<< Ma che vi importa! Adesso siamo ad Atlantide! Ancora non ci credo! >> Urlò Mya presa dalla gioia.

<< Ma dov'è la capitale? >> Domandò Cora all'uomo.

<< Si trova sul continente di Atlantide, a tre giorni di navigazione da qui. >> Rispose lui.

<< Dove ci troviamo esattamente? >>

<< Nell'antico Sud America. >>

Alla ragazza venne un grande sobbalzo al cuore. Sud America? Ma come era possibile? E poi Atlantide non si trovava sotto l'oceano? C'era sicuramente qualcosa che non andava, aveva ragione Blake.

<< B- Blake... >> Gli disse voltandosi verso di lui.

<< Che c'è, Cora? >> Le domandò.

<< Credo fermamente che ci sia qualcosa che non va. Ritiro ciò che ho detto. >>

<< Perchè? Che cosa ha detto? >>

<< Ha detto che ci troviamo in... >> Le labbra si paralizzarono. Non riusciva più a dire una parola.

<< Dove? Scusami ma non riesco assolutamente a capire... >>

Alla ragazza uscì una lacrima. Si vedeva che si stava trattenendo.

<< Che hai, Cora? >>

<< Siamo in... >> A quel punto scattò un pianto pieno di dolore. La ragazza piangeva a più non posso, non riusciva a trattenersi. << Siamo in Sud America! >>

<< Cosa? >> Dissero tutti. Ma come era possibile? Nessuno riusciva a spigarselo, anche perchè un motivo logico apparente non sembrava esserci. Erano infatti partiti dall'Europa nord-occidentale e ora si trovavano nell'altro estremo del pianeta? Com'era possibile che quella “grotta” in un breve percorso mettesse in comunicazione delle terre così lontane? Tutti sobbalzarono a quelle parole.

<< Ma... Ma come può essere? Io questo non me lo sarei mai aspettato! E adesso come torniamo a casa? >> Domandò Blake, preso dalla confusione.

<< C'è sempre la grotta... >> Disse Dean.

<< Ricordi quello che ha detto la donna? È la via più difficile! >>

<< Ma non è impossibile! >>

<< Sì, ma ora siamo qui e voglio capirci qualcosa per davvero! >> Disse la ragazza. Poi piangendo ancora di più: << IO L'HO PROMESSO A CLARK! >>

L'uomo che non poteva capire le sue parole pensò che stesse piangendo perchè era successo qualcosa di molto, molto grave. E come conferma vide i volti sconcertati di quegli esseri umani, che se si preoccupavano anche loro, c'era seriamente da fare qualcosa e al più presto. Ma non intervenne. Non voleva chiederle che cosa era successo, non ora. Avrebbe aspettato. Ma nel frattempo l'avrebbe condotta a prendere una nave diretta nella capitale.

<< Se volete partire, >> Disse lui << vi conviene farlo subito. So che è molto importante ciò per cui siete venuti e che avete l'urgenza di vedere la regina. Informerò subito una nave dei miei uomini che vi porteranno da lei al più presto. >>

Cora si voltò e lo ringraziò. Lo fece con il solo sguardo perchè al momento non aveva più parole.

Blake la guardò piangere ma non poteva fare altro. Era lì a consolarla ma altro non poteva fare. Quella notizia aveva sconvolto anche lui. E senza neanche chiedersi il perchè cominciò a guardarsi intorno. Vedeva quei palazzi altissimi, fatti di sabbia, in quella via così stretta che lasciava tutto quanto in ombra. Eppure vi passava molta gente, gente che si intrufolava nelle bancarelle messe qua e là per la via ed andava sotto quelle grosse tende. Era una sua impressione o alla gente del posto non piaceva tanto la luce del sole?

Passarono alcuni minuti ed arrivarono alcune persone, vestite tutte uguali ma sempre in maniera molto strana ed insieme a loro arrivò una folla di curiosi intenti a scoprire che cosa stesse accadendo. L'uomo disse: << Ecco, loro sono i miei uomini. È già pronta a partire una nave per voi. So che sarete al sicuro. >>

<< G-grazie. >> Disse un po' più sollevata. Non voleva chiedergli nulla, anche se Clark lo avrebbe fatto al posto suo. Ma qualcosa le diceva che ora non era il momento. Temeva di rivelare la verità e così facendo avrebbe potuto perdere i suoi amici. Avrebbe chiesto tutto alla regina. Ovviamente lo avrebbe fatto con molta cautela, per evitare eventuali danni a qualcuno.

La sua mente era pervasa da strani pensieri. Se da un lato era un po' sconcertata, dall'altro non vedeva l'ora di partire al più presto. Certo, la notizia di essere lontanissima da casa senza sapere il perchè l'aveva fatta stare molto, molto male. Ma adesso voleva capire che cosa era successo. Che cosa ne era rimasto del mondo? Il continente di Atlantide era riemerso così dall'oceano in pochissimo tempo? No, non era possibile. Tutto questo necessitava di una più logica soluzione.

Non aveva senso pensare di ritrovarsi così senza neanche saperne il motivo, uscire da una grotta delle montagne russe e ritrovarsi in una città completamente deserta, con una marea di grattacieli distrutti, camminare per chilometri abbandonando la città e seguire il fiume per poi trovare una foresta tropicale. E lì Clark sarebbe stato divorato. Lui che era stato quello che aveva portato avanti tutto questo! E ora la ragazza si era ritrovata una grossa responsabilità dopo che quella donna le aveva donato quello strano bracciale poco prima di sparire. Un bracciale con dei potenziali ancora tutti da scoprire.

Mentre camminavano scortati dalle guardie in mezzo a quegli imponenti palazzi, finalmente videro in lontananza il porto. Un porto non molto grande ma adatto per tenere delle belle navi. Era completamente circondato da edifici altissimi, sempre ricavati dalla sabbia e da palme.

Poi videro la loro nave. Era di dimensioni abbastanza modeste, tutta in legno ma che pareva essere confortevole.

<< So che dovremo salutarci. >> Disse l'uomo.

<< Grazie di tutto. >> Gli disse Cora. << Mi dispiacerà lasciare questa città, era talmente bella! >>

<< Tutte le città sotto il dominio di Atlantide sono belle. Ma la capitale è la più imponente di tutte. Sarete stupita dalla sua bellezza. Una leggenda dice che sia stato Poseidone a crearla. E come darle torto? >>

<< Grazie di tutto. Aspetterò tre giorni impaziente. >>

<< Buon viaggio. >> Disse l'uomo e così si congedò, sparendo in mezzo a quelle palme.

<< Bene, seguitemi. >> Disse un altro giovane uomo che li invitò a salire. << Voi dormirete nella stanza più bella, è ovvio che una persona di valore come voi dopo un viaggio così lungo, possa meritarselo. >>

<< Grazie. >> Disse Cora. << E loro? >>

<< Sono umani, sono pericolosi. Non ci si può fidare di loro. Saranno tenuti sotto controllo nelle prigioni. >>

<< Cosa? >> Domandò lei. << Perchè? Sono sempre stati così efficienti! >>

<< Non possiamo permetterci un ammutinamento. Potrebbero essere spie. >>

<< Loro sono a posto! Ve lo giuro! >>

<< Ehi, Cora. Sembri un po' preoccupata. Che c'è? >> Le domandò Blake.

<< Non possiamo permetterci una cosa simile. Le loro armi verranno neutralizzate. >> Disse l'uomo.

<< Non hanno armi! >>

<< Ve l'ho già spiegato. È per la sicurezza dell'imbarcazione. >>

<< Posso parlargli?>>

<< Certo, fate pure. >>

<< Blake, Dean, Cora. >>

I ragazzi da quelle parole intuirono che c'era qualcosa di serio. Rimasero in silenzio attandendo la risposta.

<< Vogliono farvi dormire nelle prigioni. Vi terranno lì per tre giorni. >>

<< Cosa? Perchè? Noi non abbiamo fatto niente! >> Disse Mya allarmata.

<< Lo so. Ho cercato di dirglielo ma non c'è stato verso. Se non lo farete... >>

<< Che cosa ci faranno, Cora? >>

<< Potete immaginare le conseguenze. >> Disse lei cercando di trattenersi.

<< Ma... >>

<< Ok, ci andremo. >> Disse Blake.

<< Blake! >>

<< Non fa niente, Mya. Non fa niente. Se c'è un modo sicuro per arrivare alla capitale, noi lo faremo. >>

<< Ma se poi? >> Domandò Cora.

<< Non preoccuparti per noi. >>

<< Ma io non mi fido, Blake. >> Disse Mya preoccupata.

<< No, nemmeno io. >> Disse Dean.

<< Ragazzi, saremo insieme. Questo è l'importante. >> Disse il ragazzo.

<< E va bene. >> Disse Cora. E poi rivolgendosi all'uomo: << Staranno bene? >>

<< Benissimo. Potrete andare a fagli visita quando vorrete. >> Rispose lui.

<< Ragazzi, verrò a farvi visita, promesso. E vi informerò su quello che avrò scoperto. >> Disse la ragazza rivolgendosi ai ragazzi.

<< Va bene. In fondo cosa vuoi che siano tre giorni? >> Disse Dean.

<< Se sei in pericolo urla, ok? >> La rassicurò Blake.

<< Non so se ne avrò bisogno... >> Rispose lei guardando il bracciale.

E così salirono su quella piccola nave, pronta a partire subito. A Cora fu preparato un caloroso benvenuto, mentre ai tre ragazzi venne imposto a forza di entrare nelle prigioni. Alla ragazza venne una grande morsa al cuore, come se glielo stessero strappando via a morsi, ma si impose di non farlo notare per alcun motivo. Cercò dunque di farsi vedere come una ragazza ricca e dall'animo nobile, venuta dal misterioso Stato dell'Estremo.
E senza quasi neanche accorgersene la nave partì. Riuscì però a vedere la città che ormai stava sparendo in lontananza e poi notò anche quei grattacieli che sembravano abbandonati: proprio quelli che le facevano venire in testa molte domande e preoccupazioni che non riusciva, ahimè, ancora a spiegarsi.
Anzi, più cercava di scoprire qualcosa e più il mistero si infittiva. Infatti non sembrava esserci un nesso logico in tutto questo, ma per forza doveva esistere! E così per un po' di tempo stette lì, ad aspettare in balia della barca che sembrava correre sopra le onde, talmete andava veloce.
Ormai vedeva solo più l'oceano, oceano dappertutto. Perchè quello che vedeva era il leggendario oceano atlantico: ogni secondo che passava si stava avvicinando all'omonimo continente da cui quella infinita distesa di acque salate prendevano il nome.

Il pensiero la riportava  a Clark dove gli prometteva che avrebbe trovato una soluzione, costasse anche la sua stessa vita! Così facendo cercava di ragionarci su, ma più ci pensava e più le veniva un fortissimo mal di testa, causato dalla confusione stessa.
Poi guardò il cielo, un cielo ormai diventato notturno e pienissimo di stelle che sembravano delle lucciole attaccate all'oscura volta celeste. Ed in mezzo ad esse si ergeva più luminosa che mai la luna, quella luna romantica a cui lei spesso faceva affidamento. La osservò meglio cercandone di vedere i crateri che sembravano forare sempre un volto triste e malinconico ma non li riuscì a notare in alcun modo.
La luna quella notte era a metà della sua fase crescente ma nonostante ciò, vide subito che qualcosa non andava. Infatti la parte buia sembrava essere illuminata da strane luci disposte in maniera apparentemente casuale, ma a guardarle meglio parevano essere più simili ad una fitta rete di luci disposte in maniera del tutto logica.
Dall'altra parte invece notò dei terreni verdi e dell'acqua, come se il satellite fosse stato una seconda, piccola Terra.
Ed intorno ad essa scorse delle piccole luci, come se tutto intorno fosse stata abitata. E questa visione la sconvolse e non poco.
Ma che cosa le era successo? Dov'era finito il suo splendore argenteo che aveva sempre emanato e che rassicurava il cielo notturno da molte generazioni?
Adesso non solo non riusciva a trovare una risposta a tutto quello che le stava accadendo in terra, ma iniziava a vedere strani avvenimenti anche in cielo!
Il suo respiro si fece molto affannoso e dagli occhi iniziarono a sgorgarle le lacrime. Perchè? Che cosa stava mai accadendo?

<< Perchè piangete? >> Le domandò un membro dell'equipaggio.

<< Niente, niente. Non è niente. >> Ripetè lei più volte cercando di togliersele dalla faccia. Tutto inutile: infatti queste continuavano a colare dai suoi occhi, come se niente fosse.

<< Non si piange per niente. Che cosa c'è? La notte vi inquieta forse? >>

<< Già, e molto. >> Disse lei guardando la luna.

<< Ah, vi starete chiedendo che cosa sono quelle cose luminose che ci sono nel cielo e quella strana grossa sfera lassù, giusto? >>

La ragazza, non sapendo che cosa rispondere, annuì. Ma perchè questa domanda? Certo che sapeva che cos'era la notte, le stelle, la luna! Chiunque la conosceva, era l'opposto del giorno!

<< Già, non se ne parla molto allo Stato dell'Estremo. Pensate, ci sono addirittura regioni in questa terra che hanno per sei mesi luce e per altri sei il buio. Sono le regioni polari. Fa molto freddo lassù. >>

Cora lo sapeva, sapeva tutto questo! Ma perchè le stava dicendo una cosa simile? Voleva quasi dirglielo ma poi decise di continuare ad ascoltare.

<< E voi nello Stato dell'Estremo vedete solo la luce del giorno. Non cambia mai, me lo raccontava sempre mio nonno. Avrebbe voluto vedere che cosa fosse quella famosa notte di cui si parlava nelle leggende. E poi la vide. Io invece, a parte le carte, non so assolutamente niente dello Stato dell'Estremo. So solo che è da lì che proveniamo e che lì ci vive ancora qualcuno. Ma come sapete, il sovrano di Atlantide tornò nella sua antica terra per restarci. E lo fece. Ed eccoci qui. >> Poi guardò la ragazza. Forse si era distratto troppo, parlandole dei suoi sogni e delle sue ambizioni. << Ah, già, giusto. Questa “cosa” buia che vedete si chiama notte. Magari l'avrete già vista venendo nella città di Orion e vi sarete chiesta che cosa fosse. E quei piccoli puntini luminosi lassù sono le stelle. Fin dalle origini le persone si sono sempre chieste che cosa fossero. E così il popolo di Atlantide cercò di capire che cosa fossero. Ma nemmeno la più potente magia sarebbe potuta arrivare ad una tale distanza. Scoprimmo che erano molto, molto distanti ma non si seppe mai che cosa fossero. E così, utilizzando una magia potentissima cercando di riuscire a scoprire il loro segreto, il continente affondò, senza lasciare più alcuna traccia laddove vi erano gli umani e nessuno riuscì mai a capire che cosa fossero. Tranne loro, appunto. Gli umani. Loro scoprirono che erano palle di aria calda a moltissimi chilometri da qui, loro e la loro tecnologia! E fecero molto, molto di più. Arrivarono addirittura quasi ad eguagliare la magia, loro che ci avevano rinunciato! Ancora adesso c'è da chiedersi che cosa sia, questa tecnologia. >>

La ragazza lo guardò molto confusa. Non ci aveva capito molto. Aveva solo appreso che in questo Stato dell'Estremo il sole non tramonta mai e che il continente di Atlantide sprofondò dopo un vano tentativo di capire che cos'erano le stelle. Capì inoltre che gli uomini avevano rinunciato alla magia, senza riuscire a spiegarsi il perchè.
Anche tutto questi fatti le sembravano del tutto insensati!

<< E quella è la luna. Le leggende di Atlantide ne parlano e la descrivono in un modo diverso. Era solcata da profondi crateri e da dovunque la si guardasse mostrava sempre la stessa faccia, una faccia argentata. Illuminava le notti più cupe ma appariva (ed appare) anche di giorno. Ma a nessuno è mai sembrata argentata e piena di crateri, anzi! È solcata da terre ed oceani, proprio dove viviamo noi. E quando scompare si illumina. È molto affascinante, ma per tutti noi è un grande mistero. >>

<< Perchè? >> Domandò lei.

<< Sai, sembra che non sia più possibile fare magie per vedere che cosa sia la luna. È come se il cielo avesse una sorta di protezione. Ma non so che cosa sia e se possa riguardare ciò che è avvenuto in passato. >>

Una protezione? Quello che era avvenuto in passato? La ragazza era sempre più confusa, troppe cose per la testa e troppe cose che non coincidevano!

<< Grazie di tutto, ora mi sento un po' meglio. Però se devo essere sincera, neanche io riesco a capire che cosa possa essere avvenuto. Sono anch'io confusa quanto te. >> Poi cambiò discorso: << Certo che la regina ha una grossa responsabilità alle spalle, gestire tutto questo impero è dura... >>

<< Lo so, non dev'essere per niente facile. Ma il bello è che non si sposta mai dalla città di Thera. >>

<< Dalla capitale, giusto? >>

<< Già. Non può spostarsi, dato che ogni giorno nascono sempre moltissimi bambini. E così, ad ogni tramonto, la parte della giornata che dal giorno lascia posto alla notte, quando il sole scompare dietro l'orizzonte, >> Precisò lui per spiegare alla ragazza << Lei invia a tutti i nuovi nati i loro bracciali. Toccherà poi a loro, crescendo, capire di quale potere è pronto a comandare il tuo corpo. Sai, sinceramente non avevo mai visto un bracciale della terra. Sono rarissimi. Per me è un onore parlare con una persona come te. >>

La ragazza voleva dirgli che gli era stato donato, che non era stata lei, ma decise di ringraziare e basta. << Ed il tuo potere qual'è? >>

<< Ah, è il più comune. >> Disse mostrandole la strana gemma blu che aveva sul bracciale. << L'acqua. >>

Cora guardò il suo. Era marrone.

<< Certo che la regina ha il potere più forte! Ce li ha tutti e cinque! >>

<< Non è vero. Esiste anche il leggendario potere della vita. Nessuno l'ha mai visto, ormai nessuno crede che esista più. Solo la regina è una delle poche persone a crederci. E dice che questo potere è di gran lunga più potente di tutti gli altri messi assieme. È un po' come la silfide. Quasi nessuno ormai credeva alla sua esistenza e poi è riapparsa. E ha fatto una profezia, tutta da decifrare. >>

<< Già, me l'hanno detto. >>

<< State andando dalla regina per quello? So che è già stata informata del vostro arrivo. >>

<< Davvero? Io... >> Disse la ragazza molto sorpresa. << Io devo chiederle una cosa molto importante, poiché con l'arrivo di questa silfide potrebbe già essersi compiuta una parte della profezia... >> Disse lei viste le circostanze.

<< Ah, sì? >>

<< Già. >>

<< Ydatos, abbiamo bisogno di te! >> Gli comunicarono.

<< Devo andare... >> Disse lui. << Mi ha fatto piacere poter parlare con te. >>

<< Anche a me... >> Rispose lei.

*****************************************
Ok, questo capitolo l'ho dovuto revisionare, poichè rileggendolo mi sono accorta che c'erano numerosi errori di ripetizione e che non agevolavano in alcun modo la lettura. Mi scuso dunque per le numerose incongruenze, e spero che il mio lavoro di revisionamento vi porti a seguire in modo migliore questa avventura ;)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8- L'alba ***


Cora passò tutta la notte a pensare alle parole che il ragazzo le aveva detto. Ma non riusciva a concludere nulla.
Probabilmente se fosse stato uno di quei giochi enigmistici da fare a casa, una soluzione l'avrebbe sicuramente trovata... Ma adesso che era lì non riusciva proprio a capire. Forse perchè in un certo senso era terrorizzata o magari perchè continuava a chiedersi dove fossero gli altri.
E volle il caso che Blake dalle prigioni si stava chiedendo proprio lo stesso. Si domandava infatti se Cora stava bene, che cosa le stesse capitando e se avesse mai scoperto qualcosa. Quel fatto non lo faceva dormire. Inoltre aveva il mal di mare e sentiva gli altri due russare.
Non doveva essere stata una bella cosa per lui passare quei momenti e si aspettava da Cora delle notizie al più presto.

Venne il crepuscolo mattutino, e la ragazza lo osservò meravigliata dal suo oblò. Vide infatti che pian piano si stava facendo sempre più chiaro... Così le venne voglia di uscire a vedere quel bellissimo spettacolo.
Non aveva mai visto l'alba da una nave e adesso sarebbe sicuramente stata un bellissima occasione. Così uscì dalla sua stanza e fu subito sul ponte.
Si sentì soffiare una bella brezza fresca sui capelli ed ascoltò il rumore fragoroso delle onde che si infrangevano sulla nave...
La ragazza iniziò così a sentirsi meglio ed cominciò a non preoccuparsi più come prima. Le piaceva quella bella sensazione e così si mise a camminare tranquillamente per arrivare dall'altra parte della nave, da dove avrebbe visto finalmente l'alba.

Si accorse che la volta stellata pian piano stava sparendo, coperta da un cielo chestava diventando roseo. Era davvero una cosa stupenda.
E poi eccola lì la luce del sole, con la sua sfera candida che da arancione si faceva sempre più viva, sempre più accesa e che pian piano iniziava ad emettere un bagliore diffuso in tutto il cielo, come faceva ogni mattina, del resto.

Le piaceva quella sensazione, era una cosa stupenda, una cosa che colpiva molto.
Ma le venne fame. E così si rimise in marcia sul ponte senza sapere che cosa fare. Il sole si era già staccato dalla sua linea d'orizzonte e la ragazza non trovò altro di meglio da fare che sedersi sulla scalinata di legno.

<< Siete sveglia? >> Le domandò un uomo.

<< Ah... Io... >>

<< Non c'è bisogno che vi giustifichiate, so che ambientarsi a questi ritmi per voi che venite dallo Stato dell'Estremo è molto difficile. Ho conosciuto poche persone che provenivano da lì ma tutte quante mi hanno detto che è tanto complicato cambiare così velocemente. >>

Stato dell'Estremo? Cambiare così velocemente? Chissà se quelle persone venute dallo Stato dell'Estremo non fossero altro che gente che aveva fatto le Atlantipse. No, c'era qualcosa che non andava... Il ragazzo che le aveva parlato la sera prima le aveva raccontato di suo nonno... E suo nonno proveniva da questo Stato dell'Estremo. E poi in questo luogo, a quanto le aveva detto, non calava mai il sole. Quindi scartò questa ipotesi.

<< Già, è molto complicato accettare una nuova realtà, soprattutto se è drasticamente diversa da quella di tutti i giorni. >> Rispose lei.

<< Avrete fame... >>

<< Oh, sì. Ma se non è ancora ora, aspetto. >>

<< Ma no! Voi qui siete la benvenuta! E se avete il potere della terra, sarete anche una persona molto saggia. Vi manda la regina? >>

<< No, vado io da lei. >> Rispose la ragazza. << Devo riferirle una cosa abbastanza importante. >>

<< Bene, allora! >> Poi le fece un cenno: << Seguitemi, la cuoca ha già preparato qualcosa per voi. >>

<< Oh, grazie. >> Rispose lei. A questo punto le venne un dubbio: chissà se gli altri avevano già mangiato? E poi perchè tutto questo ancore nei confronti degli umani? Si pose una domanda: se lei poteva usare un bracciale, era umana oppure no? A questa domanda le sarebbe giunta una risposta molto presto.

Entrò in una bella sala, dove c'erano un po' di persone che stavano già mangiando.

<< Equipaggio, costei non si è ancora abituata ai ritmi che la giornata necessita. Spero che non vi offendiate se c'è una visita così presto. >> Disse l'uomo.

<< Ma no! Accomodati! >> Le dissero. E così lei si sedette ed incominciò a mangiare in mezzo a quelle persone sconosciute.

<< Questo viaggio vi sembra lungo? >> Le domandò un membro dell'equipaggio.

<< Forse, ma troverò di sicuro qualcosa da fare. Non vi voglio disturbare. >>

<< Non ci disturbi, anzi! >>

<< A mezzogiorno circa dovremmo trovarci sopra un bellissimo luogo abbandonato dagli uomini anni or sono. >> Disse un altro.

<< Se avete piacere, venite da noi a quell'ora e vi faremo vedere che cos'è. È considerato molo bello ma si può vedere solo dalla nave. >>

<< Che cos'è? >> Domandò lei.

<< Non lo sappiamo. Non abbiamo mai capito la tecnologia umana. Forse erano costruzioni ma non siamo certi della loro funzione. >>

<< La tecnologia! >> Disse un altro.

<< Scusate, ma che cos'è esattamente questa tecnologia? >> Domandò Cora. Certo che sapeva che cos'era la tecnologia, ma nessuna cosa lì poteva essere data per scontata.

<< Perchè, lì nello stato dell'estremo non ne parlano? >>

<< Vagamente... Sono cose prodotte dagli uomini, giusto? >>

<< Esattamente. Ma non possiamo conoscere i suoi segreti fino a fondo. Noi abbiamo la magia e loro la tecnologia. Penso che se un umano si ritrovasse a far fronte con la magia, non la potrebbe capire mai del tutto. >>

<< A meno che non ci conviva. >> Rispose lei.

<< Lo so, ma quale essere umano si è mai impossessato della magia? Non si hanno notizie di uomini che hanno iniziato ad usare la magia. E nemmeno degli abitanti di Atlantide che hanno iniziato ad usare la tecnologia. >>

Ah, ecco. L'uomo che aveva di fronte non riteneva possibile che un umano potesse impossessarsi così della magia perchè nessuno ne era mai venuto a conoscenza. E quindi si domandò ancora una volta se lei fosse stata veramente una ragazza oppure qualsiasi altra cosa. Ma non poteva ancora saperlo.

<< Davvero? >> Domandò lei ingoiando un pezzo di frutta.

<< Sì, esatto. E così ammireremo una cosa costruita degli uomini senza mai capire bene che cosa sia. Ma venite lo stesso, ne vale la pena. >>

La ragazza in quel momento finì di mangiare e di bere e si alzò. Si sentiva troppo tesa sotto tutti quegli sguardi puntati su di lei.

<< Sapete come posso andare a vedere i miei... >> Amici. Stava per dire quella parola. Ma lì non poteva farlo notare, aveva capito che se avessero scoperto la verità, avrebbero fatto fuori chiunque di loro e avrebbero forse pensato chissà che cosa. << Umani. >> Disse lei.

<< Proseguite il ponte fino alla poppa. Scendete e lì li troverete. >>

<< Grazie, andrò a fargli visita. >>

<< No, aspettate. Voglio accompagnarvi. >> Le disse un ragazzo. Era quello con cui aveva parlato la sera prima. << Potrebbe essere pericoloso. >>

La ragazza si rassegnò. Capì che non c'era altro da fare. Se voleva rivedere i suoi amici doveva fare così. Inoltre sapeva che il ragazzo non poteva capire la sua lingua d'origine e che quindi avrebbe potuto parlare apertamente con gli altri.

<< Va bene, fatemi strada. >> Disse lei.

E così si misero a camminare per alcune decine di metri, finchè non giunsero alla poppa. Da lì presero una scaletta in legno e scesero in una stanza dove regnava la penombra. E fu lì che li vide. Blake era sveglio, mentre gli altri due dormivano ancora.

<< Cora! >> Disse lui vedendola.

<< Come va ragazzi, tutto bene? Vi hanno portato da mangiare? >> Domandò lei felice e prendendogli le mani.

<< Del pane e dell'acqua. Ma va bene così. Tu invece come stai? >>

<< Sto benissimo! Qui vengo trattata con il massimo rispetto. E ho scoperto un alcune cose... >>

Blake guardò il ragazzo. << E lui chi è? >>

<< L'ho incontrato ieri sera sul ponte. Mi ha spiegato un po' di cose ma niente sta quadrando! >>

<< Che cosa? >> Domandò lui.

<< Che cosa vi state dicendo? >> Domandò l'altro ragazzo curioso di sapere.

<< Gli sto raccontando com'è andato il viaggio, tutto qui. >> Mentì lei. Poi si rivolse a Blake. << Ciò che so in più è che in questo Stato dell'Estremo non tramonta mai il sole, che la luna è diversa, che il cielo sembra essere protetto da qualcosa che impedisce alle magie di valcarlo e che, a quanto mi ha detto lui, gli uomini abbandonarono la magia molto tempo fa. E riguardo a questo mi hanno detto che un essere umano non può diventare una creatura magica. >>

<< Ma tu sei una ragazza, Cora! >> Disse lui. << Non sei un essere magico! >>

<< Sto iniziando ad avere i miei dubbi su ciò. >> Rispose lei.

<< Ma non sei mai stata un essere magico! Solo perchè una donna ti regala un bracciale strano che ti fa fare le magie, tu dovresti essere magica? >>

<< E perchè avrebbe proprio dovuto scegliere me, scusa? >>

<< Non lo so. Ma ti ha detto una profezia tutta per te, ricordi? Potrebbe essere quello il motivo! >>

<< Mi dispiace, Blake. Ma adesso non so più a che cosa credere. >> Rispose lei. E rimase in silenzio. Un silenzio da cui poi uscirono tantissime lacrime che le segnarono il volto.

<< Sporco umano! Che cosa ti ha detto? Ora lo sistemo io! >> Disse l'altro ragazzo.

<< No, lascia stare. >> Rispose lei. << Ti prego. >>

<< E sia, ma se ti fa ancora qualcosa, gliela faccio vedere brutta! >> Disse indicandolo.

<< Perchè mi indica? Ce l'ha con me? >> Domandò Blake.

<< No. Lascia stare anche tu. >> Disse Cora continuando a piangere.

Blake rimase in silenzio, fermo. Come se si fosse aspettato una risposta da lei. E guardò il ragazzo con aria di sfida, come per dire: “Se torcerai un capello anche ad uno solo di noi, non ti perdonerò e per te saranno guai!”. Il ragazzo pareva dire lo stesso, ma nei confronti della ragazza questa volta.

Ma poi capì che doveva lasciare perdere, che era meglio così e le chiese: << Ehi, Cora. Raccontami della luna, se ti va. >>

<< La luna? >> Domandò lei sorpresa. Il ragazzo fece cenno di sì felicemente con la testa. << Io ieri non ho visto la luna. >> Disse lei.

“Come?” Si domandò Blake. “Tiri in gioco la luna ed ora mi dici che non l'hai vista?”

<< Non ho visto la luna che io conosco. >> Precisò lei. Il ragazzo stette in silenzio ad ascoltare. << L'ho vista, ma non è più la stessa. Non è più del colore argentato che ha sempre avuto. Nella parte buia ha tantissime luci, che vanno a formare una specie di rete di vie... E dall'altra parte, nella parte illuminata, si vedono distese verdi ed altre blu. Ma nemmeno lui ha saputo dirmi il perchè. Infatti dice che le leggende di Atlantide la descrivono proprio come la conosciamo noi, argentata e fitta di crateri. >>

<< Strano. >> Disse Blake. << Tutto questo è molto strano. >>

<< Ora sai perchè sono così confusa. >>

<< Lo so. Ma so anche che Clark sarebbe felice di ciò che stai facendo. >>

<< Ah, Clark. Quanto mi manca. >>

<< Se la donna ha detto il vero, tornerà. >>

<< Speriamo. Ora vado, non voglio svegliarli. >> Disse la ragazza.

<< Ne parlerò anche a loro. Ma per il momento è inutile pensarci su. Ne usciremmo ancora più confusi. >>

<< Già. >>

<< Comunque avvisami, se vieni a sapere qualcos'altro. >>

<< Sicuro. >> Poi si rivolse all'altro ragazzo. << Possiamo andare. Grazie per avere aspettato. >>

<< Non c'è di che. La vostra sicurezza viene prima di tutto. Andiamo. >> La invitò a salire. E prima di andare, senza che Cora lo notasse, fece capire a Blake che lo avrebbe tenuto d'occhio. Ma questo non fece smuovere Blake. Sapeva che finchè fosse rimasto lì sarebbe stato al sicuro.

E così Cora seguita dal ragazzo, tornarono sul ponte.

<< Ancora grazie. >> Disse Cora.

<< Non c'è di che. >>

<< Ascolta, io non so ancora il tuo nome. >>

<< Nemmeno io so il tuo. Comunque io sono Ydatos. >>

<< Io sono Cora. >> Poi guardò il suo orologio. << Che ore sono? >>

<< Sono già le otto. >> Rispose lui. << Io ora devo tornare di là. Per qualsiasi cosa chiamami. >>

<< Sicuro. >> Rispose lei. Ma adesso che cosa avrebbe fatto fino a mezzogiorno? E poi come avrebbe speso il suo tempo nelle ore successive?
Tornò così nella sua camera pensando di andare a dormire. Si sedette sul letto ma sentì qualcosa nella sua tasca che le dava fastidio. Possibile che non si fosse mai accorta di avere un oggetto con sè? Lo tirò fuori per guardarlo meglio e... Si accorse che quello era il suo cellulare! Possibile? Come aveva fatto a dimenticarselo? Il mezzo più prezioso per comunicare era sempre stato lì nella sua tasca e lei non se ne era mai più ricordata da quando era uscita dal tunnel! Senza preoccuparsi ulteriormete, lo accese e provò a vedere se c'era campo. Niente. E che cosa credeva? Di trovarselo lì nel bel mezzo dell'oceano?
Lo spense di nuovo e se lo rimise in tasca. Si distese sul letto ad aspettare che il sonno la prendesse con sè. Ora era un po' più tranquilla. Chissà se Blake e gli altri avevano già provato a contattare casa?

Ma quello che non sapeva era che agli altri tre erano stati distrutti poco dopo essere saliti perchè ritenuti una possibile minaccia. Non avrebbero mai potuto permettersi un ammutinamento da degli esseri umani e Mya si era messa a piangere, vedendo tutti i suoi ricordi, ormai custoditi lì dentro, andare in mille frantumi.

Cora finalmente sognò, ed accanto a lei c'era Clark. I suoi capelli neri erano più lucenti del solito sotto la luce del sole ed i suoi occhi azzurri creavano un certo contrasto, un contrasto che, dopotutto, dava origine ad un bel ragazzo.

<< Dove stai andando, Cora? >> Le domandò lui.

<< Sto andando nella capitale di Atlantide. Lì troverò le risposte, proprio come volevi tu. >>

<< Io? Io non ho voluto portarti a questo, salvandoti la vita. Ti ho salvata perchè avevo visto una persona diversa da quella che conoscevo. Tu lo sei sempre stata sin dall'inizio, solo che dovevi solo trovare te stessa. >>

<< Tu dici? Io non lo sto facendo per te? >>

<< Non dovresti, poiché io non ci sono a seguirti. >>

<< Ma voglio che di te il ricordo rimanga, nella speranza di poterti rivedere. >>

<< Mi rivedrai. Ancora non so come e non so quando, ma sono certo che ci incontreremo di nuovo. >>

<< E io e gli altri ti correremo in contro per abbracciarti. >>

<< Ne sono sicuro. Ma ora vai. Solo se sarai te stessa mi renderai felice. >>

Lo abbracciò, commuovendosi. Chiuse gli occhi e non volle mollarlo. Ma quando li riaprì... Era tutto finito. Si ritrovò di nuovo in quella stanza a guardare il soffitto. Allora era così? Clark voleva vedere la vera Cora? Ma chi era lei veramente? Non sapeva nemmeno più se lei era una ragazza oppure una creatura magica! Presa nei suoi pensieri uscì ed andò sul ponte.

<< Ah, eccovi. Siete puntuale. È mezzogiorno. E fra poco ci siamo! >> Disse un membro dell'equipaggio. “Ci siamo per cosa?” Si domandò lei. Ma poi si ricordò, si ricordò tutto.

<< Laggiù! >> Disse un altro, indicando qualcosa sotto l'acqua.

Apparvero delle strutture subacquee molto grandi e concentriche, che sembravano essere costruite con il cristallo ed un materiale grigio. Ce ne erano moltissime, dappertutto e la ragazza ne rimase meravigliata. Vide anche moltissimi pesci che passavano sotto la nave.

<< Splendido, non trovate? >>

<< Assolutamente! >> Rispose lei meravigliata. << Ma come sapete che sono abbandonate? >>

<< E che ci vuole ad andare là sotto e dare uno sguardo? Se avessimo tempo ci fermeremmo anche a fare una piccola sosta, ma se a vostra è una questione urgente... >>

Anche quella frase la lasciò spiazzata. Esisteva una magia così potente da fare respirare sott'acqua? Oppure era una capacità di chi possedeva questo fantastico potere?

<< Sì. >> Rispose lei.

<< E fra poco si pranza. >> Disse l'uomo felicemente.

<< Davvero? Qual'è la specialità della cuoca? >> Sapeva benissimo che i suoi amici non avrebbero gradito sentire una domanda del genere ma cercò di essere il più naturale possibile.

<< Cucina tantissime cose e sono tutte ottime. >>

La ragazza non vedeva l'ora di mangiare, anche perchè si accorse che le strane strutture stavano sparendo ed incominciava ad annoiarsi. Passarono cinque minuti e finalmente il pranzo fu pronto.

Entrò nella sala pranzo e vide un sacco di prelibatezze di mare e frutta. Non avrebbe chiesto di meglio! Il suo stomaco brontolò molto e lei si concesse un buon pasto.

<< Gradite il viaggio? >>

<< Sì, è tutto bellissimo. Ma un po' mi annoio. >> Rispose lei.

<< Stasera si canta. >> Disse un membro dell'equipaggio.

<< Ah, sì? >> Domandò lei felice di sentire una notizia del genere.

<< Suoneremo uno strumento usato dagli umani: la chitarra. Imparare a suonarla non è stato facile, ma poi una volta che puoi farlo, ti accompagna mentre canti. >>

La ragazza li guardò stupita: conoscevano la chitarra? Era uno strumento appartenuto agli umani? Aveva capito bene? “Appartenuto” Le fece venire in testa tantissimi pensieri. Quindi qualcosa era sicuramente successo agli uomini, qualcosa che li faceva disprezzare agli occhi del popolo di Atlantide. Ma questa era solo una sua impressione, e non ne era certa fino in fondo.

<< Sì, ma poi passeremo sopra Aqutos. E stanotte ne varrà la pena! >>

<< Aqutos? >> Domandò la ragazza stupita.

<< Sarà una sorpresa. Non vi diremo niente fino ad allora. >>

<< Che ne dite se nel frattempo state nella sala di comando della nave? >> Disse un altro membro.

<< Sì, mi sembra proprio una bella idea. >> Ripensò ai ragazzi che ora erano in prigione nonostante fossero innoceti e a quanto si annoiassero. Ma non poteva andare a trovare continuamente, così avrebbe dato sicuramente nell'occhio. E quindi accettare di andare nella sala di comando le pareva una buona idea, dove avrebbe trascorso del tempo a guardare.

<< E domani se vorrete, potrete andare a vedere come lavora la cuoca. >>

<< Perchè no? >> Disse lei. Vedere cucinare le piaceva un sacco, e magari si sarebbe messa ad aiutarla. Finalmente aveva trovato qualcosa da fare, ma continuava a pensare ai suoi amici. Si impose di non farlo distraendosi con qualcosa e per un po' ci riuscì.  

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Capitolo 9
*** Capitolo 9- La sirena ***


La ragazza passò così tutto il pomeriggio nella sala di controllo della nave. E doveva ammetterlo: ne era rimasta molto sorpresa. Anche perchè i comandi della nave erano regolati con la magia, ed essa aveva preso praticamente il posto dei piloti automatici usati dagli uomini.

<< E se venisse una grossa mareggiata? >> Aveva chiesto.

<< Impossibile. >> Le risposero stupiti della domanda.

Perchè? Che cosa aveva mai detto di male? Ma nessuno ci fece caso. Credettero che si trattasse di un piccolo scherzo per far passare il viaggio. E Cora lì dentro, rimase molto contenta. Le piacque il modo che usavano per navigare, molto magico!

Presa dall'entusiasmo, si dimenticò di tutti i problemi da cui era afflitta ed il tempo passò molto in fretta. Così in fretta che non potè nemmeno dire grazie.

E così fu già ora di cena. La cuoca chiamò i membri dell'equipaggio a riposo dal loro turno per informarli che il pasto era pronto. Dovevano essere all'incirca le nove di sera.

A Cora venne molta fame, ma ecco che si ricordò dei suoi amici lasciati là in prigione. Ora non doveva farci caso, non doveva farci caso per il loro bene. E mentre lei era immersa nei suoi pensieri un membro della ciurma le chiese:

<< Siete sovrapensiero? >>

<< Oh, sì. >> Rispose lei istintivamente.

<< Che cosa vi turba? >>

<< La lontananza da casa. Era come se lì fosse stato tutto perfetto, ed all'improvviso sono dovuta partire. E ho capito quanto mi manchi. >>

<< Non siete contenta di venire con noi a Thera? >>

<< Oh, sì, certo. Lo sono molto e non vedo l'ora di conoscere la regina. >>

<< Noi invece stiamo andando a Thera per avvisare dei furti avvenuti a Orion... >> Disse un altro.

<< Quali furti? >>

<< Ah, non è niente. Sono solo piccole cose quotidiane che sistemiamo subito. Ma dobbiamo avvisare della regina di tutto ciò che accade nel suo regno, lei lo vuole sapere, dato che non può mai muoversi da dove si trova. >> Ah, quindi quel viaggio non era stato dedicato a lei! Meglio così.

<< Non esiste una magia abbastanza potente da poter parlare a distanza? >> Domandò lei incuriosita.

<< Gli umani lo facevano. Ma questo io non lo so. >>

<< Io sì, ho sentito parlare di un incantesimo che solo la regina sa fare, dove lei può visualizzare tutti i luoghi che desidera su questa Terra, così questo compensa la sua costretta chiusura verso il mondo. Ma nessuno la può vedere. Lei osserva senza che gli altri se ne rendano conto, e potrebbe farlo anche in questo momento. >>

Quelle parole fecero sobbalzare Cora: quindi la regina avrebbe potuto conoscerli sin dall'inizio e sapere tutta la verità su di loro? Allora era per quel motivo se la donna le aveva detto di andare nella capitale? Non lo sapeva, ma ci sperava fortemente. Ma la regina Cora non la conosceva, semplicemente perchè non sapeva ancora della sua esistenza.

<< Ah, sì? >> Domandò lei piena di speranze mandando giù una bella fetta di cibo.

<< Ragazzi, ci siamo! Il sole è ormai tramontato e... Si vedono le prime luci di Aqutos! >> Disse un membro dell'equipaggio.

<< Questa è la parte del viaggio che preferisco. >> Disse Ydatos. E poi gentilmente aggiunse: << Su, vieni. È uno spettacolo indimenticabile. >>

E così lo seguì ammaliata dalla sua gentilezza. Stava iniziando ad essergli simpatico quel bel ragazzo alto e coi capelli marroni e con gli occhi dello stesso colore. Iniziava a vederlo diverso, poiché quei sorrisi che le faceva la stavano conquistando. Uscì sul ponte accanto a lui e cercò di non guardarlo mai direttamente. Si accorse che il suo lato timido stava emergendo. E non le importava se fosse stato violento con Blake, magari in un futuro non così lontano avrebbe capito tutto.

<< Ci sono le luci sott'acqua! Ci siamo! >> Disse un uomo.

La ragazza guardò meravigliata sotto la nave moltissime luci, come se al di sotto ci fosse una città abitata. Ed in tanto in tanto vedeva qualche ombra passare... No, un momento! Ombre sott'acqua? Saranno stati sicuramente delfini curiosi! Ma ancora non riusciva a capire che cosa fosse quella meraviglia che illuminava l'acqua rendendola verde smeraldo.

<< Aqutos... >> Disse lei.

<< Aqutos è una grande città sottomarina. Si racconta che anche gli uomini ne costruissero molte, ma loro vivevano in edifici pieni d'aria... Questa città invece è completamente invasa dall'acqua... >>

<< Davvero? >> Domandò lei.

<< Già. E dicono che sia bellissima. Io non sono mai sceso là sotto. >> Disse il ragazzo. Sembrava molto triste.

<< Perchè? C'è qualcosa che ve lo impedisce? >>

<< Sì, il fatto di essere sempre impegnato a viaggiare. >> Rispose lui turbato.

Ma se la città di Aqutos era piena d'acqua, come facevano a respirare gli abitanti? Cora cercò di spiegarselo interpretandolo come una sorta di magia. Ma anche un'altra cosa non quadarava: le città sottomarine costruite dagli uomini. Non ne aveva mai sentito parlare, tranne qualche volta in qualche giornale dove venivano esposti dei progetti per gli eventi futuri... Ma quante cose continuava a scoprire in quel nuovo mondo e adesso più niente sarebbe stato dato per scontato. Perchè forse quella non era la Terra, ma una dimensione parallela, una dimensione che aveva come collegamento quel tunnel. E qualcuno aveva voluto che loro si trovassero lì per qualche strano motivo. Ma si sbagliava.

<< E vi fermereste? >> Domandò lei incuriosita.

<< Oh, sì, certo. Anzi, vi faccio vedere una cosa. >> Disse lui. Fece un fischio molto, molto forte che si udì per una decina di metri di distanza.

Blake la udì. Chissà che cosa stava succedendo lì sopra? Ma adesso non ci doveva pensare. Doveva dormire, perchè era stato l'unico a non averlo ancora fatto. E sicuramente Cora sarebbe tornata da lui spiegandogli che cosa aveva scoperto di più. Non gli interessava sapere molte cose, ma anche se scarse potrebbero essere state comunque molto utili. Aveva già raccontato tutto a Mya e a Dean che anche loro non avevano capito nulla. Di una cosa Blake ne era certo: sapeva di essere lì, in quella prigione diretto nella capitale di Atlantide.

<< Che cosa? >> Domadò Cora non capendo bene che cosa stesse succedendo.

<< Aspetta. >> Rispose lui.

Passò un minuto circa e poi Ydatos disse: << Eccola, sta arrivando! >>

Una voce gli rispose: << Ciao Ydatos! Quanto mi sei mancato! >>

Cora non capiva bene da dove venisse e aguzzò la vista stringendo gli occhi per vederci meglio. Vide una figura provenire dall'oceano, un'ombra scura in mezzo a quelle luci. E poi apparve pian piano, cercando di venire su. Il ragazzo sollevò la mano in un gesto elegante e con essa si sollevò un'onda molto alta, ma non dannosa.

<< Oh, ciao Thalassa! >> Rispose lui.

<< Come va, tutto bene? >>

Cora si affacciò meglio per vedere con chi stesse mai parlando e poi... Lo capì. Cadde indietro molto spaventata, perchè non aveva mai visto una ragazza del genere... Anzi, no! Una sirena!

Si mise una mano sul cuore che le pulsava a più non posso e le spingeva molto sangue su per la gola, facendole girare la testa e facendole così venire un respiro affannoso. Ma non pianse. Era troppo sorpresa da tutto ciò.

<< Che c'è, Cora? Qualcosa non va? >>

La ragazza iniziò a cercare di parlare, ma con un tono di voce mozzato e molto, molto basso: << Come fai a conoscerla? >>

<< Tutto bene? Stai male? >> Chiese lui molto preoccupato.

<< Oh, poverina! >> Disse Thalassa. << Ma che cosa le è preso? >>

<< Forse soffre il mal di mare... >> Rispose lui. << E sono stato io a provocare quest'onda anomala. >> Corse così in suo aiuto. << Mi dispiace, non volevo farti questo! >>

<< Lascia perdere. >> Disse lei cercando di riprendersi dallo spavento e guardando incredula la strana cratura davanti a lei. << Mi riprenderò subito. Tu dimmi invece chi è lei. >>

Ydatos pensò che quello non fosse proprio il momento opportuno, ma non sapeva che cosa fare e glielo disse: << Lei è Thalassa. È la mia ragazza. Ci siamo conosciuti su questa nave un po' di tempo fa. Ma poi lei si è trasferita ad Aquatos ed io non posso mai vederla... Se non passando sopra questa bellissima città che non ho mai avuto l'occasione di vedere. >>

<< Allora è per questo che ci vuoi andare? >> In quel momento le crollarono tutte le speranze che si era fatta di quel bel ragazzo. Aveva già una fidanzata ed era una sirena, una creatura che non riteneva possibile. E vederne una sbucare dal nulla così l'aveva fatta proprio stare male. Ma perchè aveva scelto proprio una sirena? E poi le venne sponaneo pensare che Aquatos fosse popolato proprio da quelle creature marine, che fosse stata edificata da loro.

<< Sai, il popolo di Atlantide ha sempre avuto un legame speciale con il mare... E così siamo diventati sempre più bravi a sfruttarlo e a condividere un legame speciale con tutti i suoi abitanti. Io lo rispetto dal più profondo del mio cuore e spero che un giorno le cose si mettano a posto per sempre. >>

“Che le cose si rimettano a posto per sempre...” Quelle parole continuavano a riecheggiarle nella testa. Perchè per lei avevano un significato molto profondo in quel momento. E poteva anche avercelo per Ydatos. Lui voleva solamente convivere con Thalassa in pace, trovando un modo per restare sempre con lei. Ma questa frase le risuonò anche come una cosa vista più in generale, riguardante l'intero popolo di Atlantide. E quella era forse l'immagine finale di un puzzle da risolvere, senza sapere che forma ne avrebbe assunto. Quelle parole la fecero risollevare un po' e le fecero venire voglia di rialzarsi.

<< So che tutto andrà per il verso giusto, ne sono sicura. >> Gli disse mettendogli una mano sulla spalla per rassicurarlo. << Ora sto meglio, grazie del tuo aiuto. >>

<< Grazie, ma non ci spero più ormai. >>

<< Conosci la silfide? >> Gli chiese lei.

<< Quella che tutti credevano fosse una leggenda? E che poi è comparsa di nuovo? >>

<< Se è riapparsa al cospetto di sua maestà, accadrà sicuramente qualcosa, vedrai. >>

Thalassa ascoltò le parole in silenzio e poi disse: << Sì, lo spero anch'io. >>

<< Lo so. >> Rispose Ydatos romanticamente.

<< Ehi, Ydatos! Quante volte ti abbiamo detto di non portare la ragazza a bordo? >> Gli domandarono rimproverandolo. Cora si stupì: sapevano che Thalassa era la ragazza di Ydatos? Probabilmente conoscevano bene quelle acque e di sirene ne avevano già viste molte...

<< Devo andare, ci rivedremo presto. >>

<< Lo so. Ripasserò tutte le volte a trovarti, io sarò qui ad attenderti. >>

<< Verrai un giorno ad Aquatos? >>

<< Te lo prometto. >>

<< Abbi cura di te. >>

<< Anche tu. >> Dette quelle parole si diedero un bacio, un bacio che fece crollare tutte le sperranze di Cora. Anche se non si era prorpio innamorata di Ydatos, anzi: era meglio che fosse andata così! Dopotutto, era solo un ragazzo protettivo nei suoi confronti perchè a lei ci teneva. Ma quel piccolo incontro le fece capire che non l'amava.

<< Allora, chi viene a cantare con me? >> Domandò un uomo dell'equipaggio. E a quelle parole furono tutti entusiati di entrare a cantare. Anche Cora che era molto giù, catando avrebbe potuto sfogarsi un po'.

Blake sentì la musica e capì che stavano facendo festa là in fondo. E sapeva che Cora ci era andata. Rimase per un po' in ascolto ma poi si addormentò.

Quando finirono di cantare era quasi l'alba ed il turno di coloro che erano nella sala di comando era quasi finito. Si dovevano preparare per dargli il cambio. Ed il sonno su Cora cominciò a farsi sentire. Sarebbe andata dalla cuoca il pomeriggio perchè la mattina avrebbe dormito fino all'ora di pranzo. E così entrò nella sua camera da letto distendendosi. Fece appena in tempo a chiedere gli occhi che stava già sognando.

<< Quella ragazza mi sembra un po' strana... Si è presentata nella città di Orion senza preavviso. E con sé aveva tre umani. >> Disse un membro dell'equipaggio.

<< Non dimentichiamoci che viene dallo Stato dell'Estremo... >> Disse un altro.

<< E se avesse cattive intenzioni? >>

<< Non mi sembra così cattiva. E poi sembra proprio che non sappia nulla di questa parte di mondo... Non può organizzare un colpo così. >>

<< Sei ingenuo! Secondo me non viene dallo Stato dell'Estremo. Ma da qui. E poi non parla la nostra lingua e sa tenersi in contatto con loro! Potrebbe architettare qualcosa...>>

<< Sappi che gli umani non sono mai stati a conoscenza del nostro Stato dell'Estremo. Se si trovassero lì, non saprebbero neanche da che parte andare! >>

<< Ma lo hanno già sentito nominare... >>

<< Gli umani sono stati schiavizzati, lo capisci questo? Quella ragazza non è umana. Ha il potere della terra. Hai mai sentito dire che un umano ha ereditato la magia? >>

<< No, mai. >>

<< Ognuno di noi ha rispetto per la regina. Nessuno la ucciderebbe. Hanno tutti rispetto per lei. Perchè è da lei che dipendono le nostre future generazioni. E poi gli umani non costituisono più una minaccia per noi, la loro tecnologia è stata completamente annientata. >>

<< Lo so ma comunque qualcosa mi dice che quella ragazza è comunque molto strana. E poi perchè il capo ha ritenuto giusto mandarla al cospetto della regina senza neanche interrogarla? >>

<< Se è un pericolo, sarà solo la regina a stabilirlo. >> Rispose lui. << Hai capito? Noi non possiamo farci nulla! Ha un potere molto grande! >>

<< Lo so. >> L'uomo si rassicurò. Sapeva che non doveva temere nulla. E poi quei tre umani ora erano in prigione. E così tornò al suo posto ad aiutare a dirigere la nave.

<< Ehi, Blake... >> Disse Mya. << Qualche novità? Cora è passata mentre noi dormivamo? >>

<< Non penso, altrimenti mi avrebbe svegliato. E non capisco perchè non venga a dirci qualcosa. Lo aveva promesso. >> Rispose lui preoccupato.

<< Lo so. Ma finchè non si capirà nulla di questa situazione, allora continueremo ad andare avanti senza sapere dove andare a sbattere la testa. >> Disse Dean.

<< Credo che neanche Cora ci stia capendo molto. E forse ha scoperto qualcosa che la fa andare ancora più in confusione... >>

<< Ma quando potremo trovare le risposte? La donna ha detto che poi potremo tornare a casa! >>

<< Non credo così presto. Forse arriveranno altre complicazioni. >>

<< Sii ottimista, una volta tanto! >>

<< Voglio essere realista e basta. >> Non voleva né essere troppo ottimista, né troppo pessimista. Lui voleva sempre stare nel giusto, ma in realtà era sua natura pensare sempre in grande. Non lo voleva ammettere neanche a sé stesso, poiché una sconfitta o una cosa non prevista gli avrebbero fatto crollare ciò che aveva progettato. E questa esperienza l'aveva già provata qualche volta. Non gli piaceva perdere. Infatti si riteneva più come una persona vincente ed onesta. Infatti a Blake non piacevano né le ingiustizie né i torti. Lui infatti cercava di non commetterne mai e non esitava ad usare la violenza a chi gliene avrebbe fatto uno, o alle persone che amava. Ma lo faceva solo in casi estremi, preferiva mediare il più delle volte perchè aveva una grande pazienza. << Ma non riesco a pensare ad altro, mi dispiace. >> Blake era solito a dimenticarsi dei fatti che non gli piacevano o a sbarazzarsi delle cose, ma in quel momento era troppo teso. Lui la tensione solitamente la scaricava facendo sport, aveva vinto infatti il primo posto alle regionali della corsa dei mille metri ed a volte se ne vantava. Ma adesso, che cosa poteva fare in quella piccola prigione dove ci si stava a malapena in tre? Si annoiava molto e l'unica cosa che poteva fare oltre a discutere con gli altri due, era quella di pensare. Ma più cercava di immaginare qualcosa e più vedeva ciò che fino a quel momento aveva vissuto partendo dalle Atlantipse. E non riusciva a staccarsene, nemmeno nei sogni.

<< E allora giochiamo a “Sto pensando a qualcosa e voi lo dovete indovinare”, vi va? >> Domandò Dean.

Blake voleva trovare un modo per staccarsi un po' da quel misterioso mondo in cui era finito e voleva solo tornarsene a casa. Ma quella proposta da Dean gli sembrava un'ottima idea e quindi accettò. Avrebbe passato un po' di tempo a tentare di indovinare quello che pensavano Dean e Mya, e avrebbe proposto nei successivi turni qualcosa anche lui.

Cora si svegliò a mezzogiorno e qualche minuto ed andò subito sul ponte. Voleva assolutamente mangiare ed andare a vedere ciò che faceva la cuoca. Le sarebbe piaciuto moltissimo vederla all'opera! L'aria era abbastanza calda ed il sole picchiava dritto sulla nave. Il mare era molto tranquillo e dalla poppa si sentivao delle risate. Sul subito pesò che si trattasse di membri dell'equipaggio che stessero ridendo per chissà quale motivo, ma poi le voci si fecero un po' più forti. Le riconobbe: erano quelle di Mya, Dean e Blake! Si era dimeticata di loro! Presa dalla tensione, si fiondò verso la parte terminale della nave ma stava andando troppo di fretta... All'improvviso da una stanza infatti uscì Ydatos che pareva essere molto felice e... Sbam! Lo prese in pieno. I due caddero a terra con un tonfo sordo e Cora non realizzò nemmeno chi avesse mai investito.

<< Stai attenta! >> Disse lui.

<< Scusatemi tanto, andavo di fretta. >> Disse guardando finalmente in faccia colui che aveva investito. << Ydatos? >> Domandò molto sorpresa di trovarselo lì davanti.

<< Sì, sono io. Ma la prossima volta fai più attenzione a dove vai, ok? >> Domadò lui rimettendosi in piedi.

<< Scusami tanto. >>

<< Ah, non è niente. >> Disse lui aiutandola ad alzarsi. << Ma dove vai così di fretta? >>

<< In poppa, vado a fare visita ai miei... >> Non poteva dire schiavi, perchè in fondo non lo erano. << Umani. >>

<< Ah, ok. Io invece stavo andando a mangiare. >>

<< Mi accompagni? >> Domandò lei arrendendosi del fatto che se non glielo avesse chiesto, lo avrebbe fatto lo stesso.

<< Sì, perchè no? >> Rispose lui.

E così scesero le scale che conducevano alla prigione. Erano sempre in penombra, esattamente come il giorno prima.

<< Cora, ciao! >> Dissero Mya e Dean felici di vederla. << Come stai? >>

<< Sto bene! E voi? Vi portano da mangiare? >>

<< Qualcosina, ma va bene lo stesso. >>

<< Qualche novità? >> Domandò Blake.

<< Ah, sì, certo. Ho saputo che la regina può vedere i luoghi che desidera, ma gli altri non possono vedere lei. Non è reciproca la cosa. Inoltre ieri siamo passati sopra una città subacquea tutta illuminata... Bellissima! >>

<< Davvero? E hai saputo in che modo vivevano coloro che vi abitavano? >>

<< Sì. >> Disse lei. Le venne di nuovo male a pensare alla sirena che aveva visto la sera prima. Ma glielo disse comunque: << Ho visto una sirena. >>

Tutti gli altri sobbalzarono. << Una sirena? Sei seria? >>

<< Serissima. L'ho vista davvero! E quella città è abitata dalle sirene! >>

<< Omioddio! Non avrei mai voluto essere al posto tuo... >> Disse Mya.

<< Io sì. >> Controbattè Dean scherzoso.

<< Non ha tirato giù nessuno? >> Domandò Blake.

<< Non aveva cattive intenzioni. E sembra che il popolo di Atlantide abbia un legame speciale con queste creature... >>

<< Ah, sì? E che tipo? >> Chiese Mya molto curiosa.

<< Ho scoperto che il fidanzato della sirena stava proprio su questa nave... >>

<< E chi è? >>

<< Lui. >> Disse Cora indicando con il pollice Ydatos che stava dietro di lei.

<< Il ragazzo di ieri? >> Domandò Blake.

<< L'hai già visto? >> Chiese Dean.

<< Ha accompagnato Cora qui e mi ha minacciato... Ma non so per che cosa! >>

<< Era preoccupato perchè io mi ero messa a piangere. E poiché il popolo di Atlantide sembra essere ostile nei confronti degli umani e dato che non parlano la stessa lingua, ha scaricato la colpa su Blake. >>

<< Che bello! >> Disse Blake sarcasticamente. << E così io rischio grosso perchè lui ha frainteso alcune cose? Ah, no! Non ci siamo! >> Disse lui iniziando a prendersela.

<< Stai calmo. Non ti puoi arrabbiare. >> Gli disse Dean.

<< Dammi una buona ragione per non farlo! >>

<< Perchè se lo fai per te è finita! Lui ha con sé la magia, tu no! Calmati! >>

Quando si arrabbiava Blake diventava una furia, ma adesso cercò di trattenersi. Fece un grosso respiro ed iniziò a calmarsi. Quando fu tutto finito disse: << Oggi sei più tranquilla, vero? >>

<< Oh, sì. Mi ci sto abituando. >> Rispose Cora. << Ma ho in testa ancora moltissimi interrogativi a cui non riesco a dare una soluzione. >>

<< No, nemmeno noi. >> Disse Blake.

<< E quindi ho capito che l'unica cosa da fare è calmarsi ed aspettare. >>

<< Io non aspetto, Cora! Io voglio tornare a casa! >> Disse Blake.

<< Adesso lo vuoi? >> Alzò la voce lei. << Io ve l'avevo chiesto sin dall'inizio, ma voi mi avete sempre detto di no! >>

Blake deviò lo sguardo, ma poi fu sincero: << A dire il vero, è da quando siamo sciti da quel tunnel che non vedo l'ora di ritornare a casa. Ma quella città distrutta mi dava l'aria di pericolo e così ho pesato che la grotta non fosse più un luogo sicuro e che ci sarebbe convenuto capire che cosa fosse successo. E adesso mi rendo conto che forse era meglio lasciare perdere. >>

<< Ma adesso siamo qui e siamo troppo lontani per tornare indietro. Lo faremo, vedrai. Lascia solo che io mantenga la promessa che ho fatto a Clark. Poi potremo tornare a casa. >>

Si sentì una voce lontana. Era quella della cuoca che chiamava. Il pranzo era servito.

<< Dobbiamo andare. >> Disse Ydatos.

<< Va bene. >> Rispose lei. E poi si rivolse ai ragazzi: << Ora devo proprio andare, mi dispiace. Tornerò a fari visita prima di sbarcare domani a Thera. >>

<< Se scopri qualcosa di importante mentre stiamo dormendo, svegliaci, ok? >> Disse Mya.

<< Lo farò, ma ora vado. >> E con questo la ragazza si congedò seguendo Ydatos su per le scale, pronta ad andare a pranzare, anche se a malincuore.
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Ok, ci siamo: la città di Thera è alle porte. Scusate se vi faccio attendere, ma non ho potuto tralasciare alcuni particolari che più in là nella storia diventeranno molto importanti! Dovrete avere pazienza, perchè fra un po' alcuni misteri saranno rivelati... Eh, sì, non sto più nemmeno io nella pelle di rivelarvi tutta la storia... E capitolo per capitolo verrà fuori tutta la verità, vedrete! Ci vediamo quindi al capitolo 10, non mancate!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10- Altre cose da sapere ***


Il pranzo fu davvero ottimo, ma nonostante ciò, Cora stava male. Infatti continuava a ripensare ai suoi amici, condannati a stare in prigione senza neanche saperne il perchè.
Ma doveva farlo: aveva capito che se avesse rivelato ai membri della nave la verità, sarebbe andata molto male per tutti.
Soprattutto perchè adesso era molto confusa e voleva assolutamente dei chiarimenti. Non poteva permettersi di sbagliare. Sapeva di avere una grossa responsabilità su di sé e questo la incuteva molto, ma non voleva perdere quello che le restava della realtà, una speranza di tornare a casa: i suoi amici.

E così mangiò senza dire una parola ed in pochi lo notarono poichè erano tutti così felici di arrivare a Thera! Anche lei sperava di attraccarci al più presto, così Blake, Mya e Dean sarebbero stati liberati.

Chiuse gli occhi per pochi secondi e si immaginò casa sua ma ciò che vide la fece diventare anncora più triste: sua madre piangeva perchè non rivedeva più tornare a casa l'amatissima figlia. A quel punto si mise a singhiozzare e quindi tutti se ne accorsero.

<< Cora, perchè piangi? >> Le domandò Ydatos.

A quel punto la ragazza si mise davvero a piangere, senza dare alcuna spiegazione.

<< Nostalgia? >> Domandò lui sedendosi accanto a lei.

La ragazza fece cenno di sì con la testa, ma non dava alcun segno a calmarsi.

<< Perchè sei partita? >> Le domandò lui.

A quello non poteva rispondere. Voleva farlo, ma non poteva. Non l'avrebbe mai creduta.
In fondo alla sue mente, la risposta c'era: lei era partita perchè voleva seguire gli altri sulle pericolosissime Atlantipse, non avrebbe mai dovuto farlo. E quando volle tirarsi indietro, non potette farlo più. Così era incominciata quella avventura, partendo proprio da quell'attrazione spericolata di quel grande parco divertimenti. Voleva divertirsi, tutto qui. E forse lo aveva fatto nel modo sbagliato e quella era la sua punizione.
Adesso voleva tornare a casa, era l'unica cosa che le interessava. Non voleva più saperne di quello strano mondo e di tutti i suoi misteri, poiché, secondo lei, di misteri non ce ne erano ed andavano presi così come si presentavano, alla fine si era arresa. In realtà quel mondo era proprio la Terra.

La ragazza cercò di calmarsi. << Io devo assolutamente riferire delle cose alla regina. Secondo te lei sa che noi stiamo arrivando? >>

<< Non lo so. Non si parla molto in giro dei suoi incantesimi. >> Disse lui cercando di consolarla.

<< Com'è? >>

<< Dicono che sia maestosa e che abbia un grande potere. Su questo non discuto, dato che è lei che decide le sorti del suo impero ed è fonte per le generazioni future. Ma un giorno non ci sarà più lei e così il suo erede porterà avanti ciò che ormai da generazioni è stato creato.>>

<< Il suo erede? >>

<< Il principe di Atlantide. >> Rispose Ydatos. << Lo so, nello Stato dell'Estremo non se ne parla molto... >>

<< Ma perchè? Quanti anni ha? >>

<< Non si sa nulla di lui, nemmeno il nome. Coloro che lo hanno visto dicono che gira sempre completamente coperto da un telo blu e da una maschera che gli copre tutto il viso, compresi gli occhi e questo impedisce di vederne i lineamenti. È una tradizione che non è ancora stata spiegata. E nessuno sa perchè. Si sa solo che è figlio della regina >>

La ragazza cercò di immaginarsi una conversazione con il principe di Atlatide davanti a sè. Sicuramente sarebbe stata molto impressionata di non poterne vedere nemmeno gli occhi. E questo fatto la stava incuriosendo e facendo rattristare molto. << Ma se è suo figlio allora le deve assomigliare! >> Constatò lei.

<< Non è detto. A dire il vero nessuno sa capire la vera natura della regina. Non esce mai dal palazzo poiché la sua continua magia data alle nuove vite e poi riconsegnata le impedisce di uscire. >>

<< Ah... >> Disse Cora. << Dev'essere davvero una brutta cosa. >>

<< Lei è il cuore dell'impero perchè come un cuore che continua a pompare sangue e a riceverne, anche lei continua a dare magia per poi riaverla indietro da coloro che non hanno più bisogno di quel potere. >>

La ragazza lo guardò perplessa: << La silfide invece? >>

<< La silfide ad Atlantide è sempre stata una creatura leggendaria che ha predetto le vicende ch dovevano accadere, come per esempio la sua imminente caduta. Ma per moltissimo tempo nessuno l'aveva più rivista e così era stata considerata solo più un mito. Poi è riapparsa e ha fatto una strana profezia che parlava di qualcosa che riguardava il suolo che si illuminava e di due soli... Io non l'ho capita. >>

<< No, nemmeno io. >> Affermò Cora sorridendo. Sfogarsi con qualcuno le aveva fatto ritornare il buonumore. Si guardò intorno: non c'era più nessuno in quella sala, solo loro due.

<< Omioddio! >> Disse Ydatos. << Devo andare o altrimenti sono nei guai! Mi ero dimenticato del mio turno... Occavoli! >> E così corse immediatamente fuori, lasciando Cora lì da sola. La ragazza sorrise. Poi guardò il suo piatto. C'era della frutta. Ah, giusto, la cuoca. Si ricordò così che quel pomeriggio lo avrebbe passato con lei. E così si avviò in cucina.

Blake non ne poteva più di stare lì in prigione e di condividere quel piccolo spazio con gli altri due. Adesso ne aveva basta: voleva la sua privacy, non si era mai trovato in una situazione del genere.

Anche Dean e Mya erano dello stesso parere.

Blake si accorse che i due ragazzi stavano iniziando a guardarsi in un modo molto strano, non normale, scambiandosi degli sguardi dolci di tanto in tanto: oh, no! Adesso doveva anche stare ad assistere a due che fra non molto si sarebbero messi a flirtare! Non sapeva che cosa altro fare. E così si disse: “Resisti, Blake! Resisti!”

Mya invece era felicissima di ascoltare le belle conversazioni che Dean faceva. Infatti era molto simpatico e stava iniziando ad avere uno strano feeling con lui. Quel bel ragazzo dagli occhi verde molto chiaro e con quei bei capelli marroni... Ma vide che stava iniziando a grattarsi l'occhio, di tanto in tanto: perchè?

Dean con tutte quelle cose che gli erano capitate si era completamente scordato che aveva messo le lenti a contatto e che era da quattro giorni che non le toglieva! Ma dove poteva metterle, senza rovinarle? E poi non aveva con sé nemmeno i suoi occhiali! Come avrebbe potuto fare? Poi si decise: dopotutto la sua era una lieve miopia dove gli mancava solo un decimo per occhio! Non ci avrebbe visto bene ma poteva comunque accontentarsi.
Si prese la palpebra superiore con il dito medio della mano destra e con quello della sinistra quello inferiore. E così con il pollice e l'indice della mano sinistra pizzicò la cornea... Ma la lente non venne via. Eppure le lenti a contatto gli stavano iniziando a dare molto fastidio... E così ci riprovò.

<< Ma che fai? >> Gli domandò Mya. << Vuoi ucciderti l'occhio per caso? >>

<< No, sto cercando di togliere la lente... >>

<< Eh? Si fa così? >> Domandò lei curiosa.

<< Sì. E di solito viene. Ma stavolta non so perchè. >> Rispose lui.

<< Lascia che ti aiuti, magari io ce la faccio. >>

<< No, grazie, posso farcela da... >> Troppo tardi, la ragazza gli si era fiondata addosso appoggiandogli una mano sul naso.

<< Ahia! Ti ho detto che faccio da solo! >> Disse lui.

Blake si mise a ridere piano, per non farsi sentire dagli altri due. Quella scena lo stava facendo divertire molto. E così prese parte anche lui, finalmente aveva trovato qualcosa da fare!

<< Lascia che ti aiuti anch'io! >> Disse Blake fingendo si essere ingenuo. In realtà lui aveva già provato le lenti a contatto un paio di volte. Le aveva messe su colorate viola. Non era stato semplice metterle su ma neanche toglierle.

<< Anche tu ti ci metti? >> Disse Dean scocciato.

<< Volevo esserti d'aiuto! >> Disse Mya.

<< Faccio da solo, vi faccio vedere che sono capace. >>

<< Ok. >> Ripose la ragazza scocciata.

Dean ripetette il procedimento e sperò di non sbagliare. E stavolta gli andò bene. Riuscì a togliersela come se niente fosse. Ma adesso vedeva in un modo un po' strano. E detestava quella sensazione. Così si prese le palpebre dell'altro occhio e...

Stavolta non andò. << Nooo! >> Disse lui. Adesso doveva fare assolutamente qualcosa per non essere tormgiaentato dagli altri due, ma che cosa? Sicuramente una scusa se la sarebbe trovata.

Cora dalla cuoca si divertì molto: infatti provò a preparare diversi piatti, come uno strano minestrone di erbe guarnito con del riso, poi preparò della frutta...

La più strana che aveva visto era un frutto molto simile ad un'arancia blu che dentro aveva un cuore rosa...E poi anche alcuni strani melograni gialli fuori e verdi dentro e che... avevano un gusto davvero squisito!
Non aveva mai visto roba simile prima d'ora, ma cucinare in qualsiasi situazione la rendeva felice. Quella sera avrebbe mangiato dei piatti cucinati da lei... Se li sarebbe gustati tutti fino in fondo! E così passò tutto il pomeriggio a lavorare sodo per ottenere delle belle e deliziose pietanze... Ma più le guardava e più le veniva l'acquolina in bocca. Le veniva proprio voglia di mangiarsele... Ma doveva avere pazienza, poichè se le sarebbe gustate quella sera stessa!

Quando fu tutto pronto fu lei ad urlare orgogliosamente: << La cena è pronta! >> Quanto le piacque dire quelle parole!
Ce l'aveva messa tutta ed ora ognuno avrebbe potuto assaggiare i suoi piatti...

Così fece accomodare uno ad uno i membri dell'equipaggio accogliendoli gentilmente.

Tutti restarono impressionati dalla cura che ci aveva messo e soprattutto dal sapore.
I complimenti infatti non arrivarono a tardare ed in suo onore suonarono la chitarra un'altra volta. Festeggiarono per qualche ora, finchè non fu ora di uscire a vedere un'isola tutta illuminata.

<< E quella cos'è? >> Domandò lei.

<< Quella è l'Isola Palma! La cittadina che vi sta sopra è molto bella, ed è un bel posto commerciale. >> Rispose un membro dell'equipaggio.

<< Conobbi Thalassa proprio lì. Poi lei si trasferì a Thera e poi ad Aqutos. E così ci vediamo solo in viaggio... >> Disse Ydatos molto triste.

<< Su con la vita! Sono sicura che un giorno potrete vivere insieme! >> Rispose Cora, anche se sapeva di avere detto una cosa molto azzardata.

<< Lo spero proprio. Inoltre le ho promesso che sarei andato a visitare la sua splendida città. >>

E così guardarono tutti come incantati quell'isola che pian piano si allontanava...

<< Domani verso mezzogiorno saremo arrivati a Thera. E purtroppo ci dovremo salutare. >>

Questo le spiaceva. Non l'avrebbe mai più rivisto. Ydatos, quel bel ragazzo che per un attimo le aveva fatto riaccendere la speranza di far battere il suo cuore! Ma cercò di non farci caso, poiché anche i momenti belli svaniscono.

<< Che fai? >> Domandò lei vedendolo allontanarsi.

<< Vado in camera mia a dormire. Domani devo essere in piedi presto. >>

Allora sarebbe andata a dormire anche lei. In effetti aveva un po' di sonno... << Già, vado anch'io. >> Rispose.

Ydatos si fermò e l'accompagnò davanti alla porta della camera: << Buonanotte. >>

<< Ciao, a domani. >> Rispose lei triste. E prima di chiudere la porta notò la luna in cielo: una luna molto diversa da quella che lei aveva sempre visto. Ed il suo volto si fece triste.

<< Che c'è? >> Le domandò Ydatos.

<< Ah, niente. Guardavo la luna. >> Rispose lei. Ma perchè farsi tante domande? Doveva imporsi che quel mondo dove lei si trovava era completamente diverso dal suo. Ma in ciò si sbagliava. Quel mondo dove lei ora si trovava era molto più legato al suo di quanto immaginasse.

Così si salutarono.
Cora andò a letto a piangere.
Non avrebbe mai voluto abbandonare Ydatos!
Era molto combattuta: non sapeva se davvero tornare a casa oppure restarsene lì. Che cosa doveva fare adesso? Presa dall'agitazione iniziò a mangiarsi le unghie. Lei le teneva sempre in ordine, pulitissime e molto curate. Ma adesso la stava travolgendo una voglia irrefrenabile di staccarsele da quelle dita e mandarsele giù, come se fossero state un cibo molto prelibato.
Ma che cosa stava diventando? Auto-cannibale?
E dopo avere sofferto molto riuscì a calmarsi, senza arrivare a concludere niente.

Dean guardò Blake e Mya: stavano dormendo. Lui no. Anzi, stava ripensando a quello che gli era successo quel giorno per quella storia delle lenti a contatto. Aveva dovuto imporsi sugli altri due scoprendo che si trattava solo di un pessimo scherzo.
All'inizio se l'era presa, ma poi aveva fatto pace, riuscendo finalmente a togliersi anche la seconda.
Poi gli venne in mente Cora e si domandò che cosa stesse facendo in quel momento. Intorno a lui regnava il buio più assoluto. Gli unici rumori che riusciva a sentire erano quelli delle onde che frusciavano sulla nave e dei respiri di Mya e Blake. E da ciò dedusse che era notte fonda a che probabilmente la ragazza stava già dormendo.

Inoltre pensò a Mya. Avevano potuto conoscersi meglio e stava iniziando a provare qualcosa per lei, un sentimento più forte di quello dell'amicizia.

La notte passò in fretta e purtroppo, quello fu l'ultimo giorno.
Cora si alzò dal letto di fretta e furia: avrebbe sicuramente trascorso le ultime ore di quel viaggio a chiacchierare con Ydatos.
Uscì rapidamente dalla sua stanza per andare sul ponte. Il sole era già sorto da un bel po' e la nave correva veloce sulle onde calme.
Chissà che ora era?

La ragazza si avviò per la sala dove si tenevano i pasti, ma ormai non c'era più nessuno.
Scoprì così che erano già le undici. “Oh, no!” Pensò.

Voleva rivedere Ydatos che adesso era sicuramente nella sala di comando, ma non voleva entrarci, per non disturbare il lavoro dei marinai.
Inoltre non era ancora ora di pranzo.
Cercò di domandarsi così quando mai sarebbe arrivata a Thera. Senza poterlo sapere, si azzardò così ad andare a trovare i suoi tre amici.
Era felice per loro: finalmente, dopo tre giorni di attesa, sarebbero stati liberati.

Stavolta non c'era nessuno ad accompagnarla e finalmente avrebbe potuto parlarci apertamente. Scese le scale che portavano alla prigione e li vide sorridere poichè l'avevano già notata.

<< Ciao, Cora! >> Le dissero tutti, felici di rivederla.

<< Oggi non ti accompagna nessuno? >> Domandò Dean.

<< No, non ho incontrato nessuno. >> Ripose lei.

Senza pensarci su tanto Blake le chiese: << Scoperto qualcosa? >>

<< Sì. >>

<< Dicci tutto! >>

<< Non è molto ed ancora non riesco a capire nulla, ma spero che basti a soddisfare la vostra curiosità. >>

Blake la guardò in faccia: all'inizio del viaggio si era ripromesso di scoprire almeno una parte di verità, invece non era successo proprio niente, anzi. Il mistero si era infittito ancora di più.
Lui, al contrario di Cora, non si era ancora arreso e sperava che in quel mondo ci fosse almeno un fatto che lo legasse alla Terra: se erano giunti fino a lì ci doveva essere per forza un motivo!

<< Ho scoperto che la regina ha dei grandissimi poteri e che nessuno mette in dubbio la sua parola. >>

<< Continua. >> Disse Blake incoraggiandola ad andare avanti.

<< Ho sapito inoltre che quando morirà lascerà il posto a suo figlio: il principe di Atlantide. >>

<< Principe? >> Domandò Mya affascinata.

<< E che si sa di lui? >> Chiese Blake.

<< Non molto, purtroppo. Neanche Ydatos sa spiegarsi chi sia. >>

<< Ydatos? >> Domandò Dean. << E chi è? >>

Cora si battè una pacca sulla fronte. << Ah, già, che stupida. Non ve ne ho ancora parlato. Comunque è il ragazzo che mi ha accompagnata qui ieri. >>

<< Quello? >> Chiese Blake incredulo. << E tu parli con lui? >>

<< Sì, perchè? C'è qualche problema? >>

Ma Blake non le rispose. Stava diventando geloso, anche se non le aveva ancora rivelato alcun sentimento per lei.
Ma prima o poi glielo avrebbe detto. Non ora, questo era certo. La presenza di Dean e Mya non lo rassicuravano per compiere tale azione perchè non voleva che essi lo scoprissero, almeno non ancora. Avrebbe dovuto solo aspettare il momento giusto.

<< Dimmi di più del principe di Atlantide. >> La esortò il ragazzo. << Ti devono avere detto qualche cosa in più! >>

<< E va bene! >> Rispose Cora scocciata dai suoi modi di fare. << Gira tutto il tempo con un lungo abito blu che gli copre interamente il corpo ed una maschera bianca sul viso, senza che essa lasci spazio per rendere visibili gli occhi. >>

<< Ah... >> Disse Mya delusa. Si era già immaginata un bel ragazzo alto e con gli occhi azzurri... Chissà com'era parlare ad una persona che indossava una maschera... << E perchè lo fa? >>

<< Ydatos mi ha accennato che è una tradizione. Ma non mi ha detto di più. >>

<< Magari quando sarà re ognuno potrà vedere il suo vero aspetto... >>

<< Questo ancora non lo so. >>

<< Sì, ma non facciamoci troppi problemi. Ce ne abbiamo già tanti così. Solamente quando ce lo troveremo davanti potremo chiedergli ciò che vorremo, ok? >> Disse Blake. Cora constatò che aveva perfettamente ragione.

<< C'è dell'altro? >>

<< No, purtroppo no. Tutto resta così com'è, per ora. >> Disse Cora. << Vi posso dire solo che fra un po' saremo a Thera. >>

<< Fra un po' quanto? >> Domandò Dean.

<< Non lo so. Ma dovrete ancora avere un po' di pazienza. >>

<< Pazienza? Tu là fuori sì che ti diverti. Noi invece siamo qui a perire! >> Disse Blake.

<< No, non è vero! Sapessi quanto ho sofferto ieri quando ho mangiato! Mi è dispiaciuto molto lasciarvi così! >>

<< Già, ma tu hai mangiato! Noi invece abbiamo avuto solo un po' di pane e dell'acqua! Lo chiami magiare questo? >>

Dean stavolta non doveva starsene lì con le mani in mano: aveva già esitato con Clark e adesso non poteva lasciare che accadesse di nuovo! << Basta! Ti calmi! >> Gli urlò spingendolo contro il muro. Lo guardò con due occhi molto minacciosi ed arrabbiati. << Anche noi non ne possiamo più, che cosa credi? Mancano ancora poche ore e poi saremo fuori. Porta pazienza! >>

Colto di sopresa, Blake si calmò davvero. Aveva capito di avere esagerato. Forse anche Clark lo aveva fatto. E non doveva più cadere nel suo stesso errore. Meno male che Dean lo aveva fermato giusto in tempo!

<< Grazie. >> Gli disse.

<< Quando ci vuole ci vuole. >> Rispose Dean sorridendogli.

Cora sorrise. Ora era serena. Vedeva nei loro sguardi una grande intesa, nonchè una grande amicizia.

<< Ci vediamo dopo, allora? >> Domandò Blake.

<< Va bene, ora devo proprio andare. >> E così dicendo la ragazza tornò sul ponte, dove notò che non c'era ancora nessuno. potè così tirare un sospiro di sollievo.
Ad un certo punto sentì quelle parole fatidiche, nonchè meravigliose: << Il pranzo è pronto! >> Era la cuoca che chiamava a raccolta tutti i membri dell'equipaggio. Doveva andare, perchè lì avrebbe finalmente trovato Ydatos e ci avrebbe trascorso ancora un po' di tempo insieme, prima di dirgli addio definitivamente ed andare al cospetto della regina.

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Ebbene, finalmente il prossimo capitolo sarà quello che stiamo aspettando da un po' di tempo: finalmente siamo quasi arrivati a Thera!  Non sto più nella pelle, anche perchè tutti questi misteri iniziano un po' a pesare... Ce ne sbarazzeremo di qualcuno... Ma altri resteranno ancora un po', poichè, come si intuisce da ciò che Cora ha appreso in questi tre giorni, neanche gli abitanti di Atlantide sanno tutta la verità... Comunque sia, la città di Thera è una città davvero bellissima! Non vedo l'ora di andare a "visitarla" e di conoscere la regina! Siete preoccupati per l'addio che Cora farà a Ydatos? Già anche a me dispiace, ma non preoccupatevi: come dice il proverbio: si chiude una porta e si apre un portone! Allora: chi viene con me?

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Capitolo 11
*** Parte 2- Capitolo 11- Finalmente a Thera ***


Ok, eccomi di nuovo qui. Finalmente ci siamo: questa è la parte seconda della storia (e forse non l'ultima) ed accadranno un sacco di cose ;) In questo capitolo ci aggiungerò ancora dei misteri... Non vi voglio confondere più di tanto, ma per la storia ogni singolo mistero ha un suo puno cruciale. Vedrete, tutti quanti si incastreranno come un puzzle... Manca solo il movente! So che non state più nella pelle e allora ecco a voi! Dove avevamo lasciato Cora e gli altri? Ah, sì! Dunque...

E così Cora si diresse verso la sala da pranzo. Voleva vedere Ydatos e con grande soddisfazione se lo trovò lì, intento a consultare una mappa.

<< Siamo stati grandi! >> Diceva il ragazzo agli altri.

<< Tutto liscio, come al solito. >> Rispodeva un altro.

<< Sì, ma è anche vero che facciamo questo percorso da mesi ormai. >> Aggiungeva un altro ancora.

Cora non sapeva che cosa fare: intromettersi oppure no? Optò dunque per la prima opzione e tentò.

<< Che state guardando? >> Domandò lei facendo finta di non sapere.

<< Stiamo consultando la mappa. Fra due ore saremo a Thera. >> Rispose Ydatos. Oh, no! Si sarebbero dovuti salutare per sempre e questo la intristiva ancora di più. Ma non doveva farglielo vedere: voleva che il ragazzo avesse un bel ricordo della sua immagine, e così cercò di essere il più naturale possibile.

<< Guarda! >> Le disse mostrandole la mappa.

Cora la osservò molto incuriosita: chissà da quale località del Sud America erano partiti? Ma ai suoi occhi si presentò un mondo totalmente diverso da quello che conosceva. Non era affatto la Terra, dov'erano i continenti che lei conosceva? Dov'era finita l'Europa? Vide invece delle grandi isole disposte a chiazze qua e là. E poi, al centro della carta, vide un grosso continente in mezzo agli altri: Atlantis, c'era scritto. Era dunque quella la leggendaria Atlantide di cui tutti parlavano? Quella terra aveva una forma a goccia, con ampie montagne a nord e collinette a sud, con in mezzo una pianura con tanti fiumi. Non c'era da stupirsi per tutto il resto: ormai si stava abituando al nonsenso che la circondava.

<< Noi siamo partiti da qui. >> Indicò Ydatos.

Dunque... Se quello era il Sud America, pensò Cora, allora lei era una diva di Hollywood. Riconosceva sì una catena che ricordava alla lontana quella delle Ande e poco più. Ed era a nord, non a sud. Ma si vedeva lontano miglia che quella terra non era affatto quello che le avevano detto.

<< E ora siamo arrivati qui. >>

Cora notò che stavano per approdare sul lato ovest di Atlantide, e lì si trovava Thera, nominata come la grande capitale.

<< Come ben sapete, io vengo dallo Stato dell'Estremo. >> Disse lei.

<< Ah, vuoi rivedere la tua terra d'origine? >> Le domandò Ydatos. << Ti accontento subito! >>

Il ragazzo voltò la cartina e davanti agli occhi della ragazza comparve un altro mondo ancora, diverso da quello che aveva appena visto. E lei che credeva che lo Stato dell'Estremo fosse solo un singolo stato! Non si immaginava proprio che fosse un impero...

Il ragazzo notò la grande curiosità di Cora.

<< Questa carta è aggiornata. Non vedi più la terra dominante poiché come sai ora è da noi, ma tutti gli altri continenti. >> La guardò sorridendo. << E tu da dove vieni? >>

Cora si domandò a questo punto dove si trovasse veramente questo Stato dell'Estremo, poiché l'immagine raffigurava tante terre e città con fiumi, mari e montagne...

<< Ah, sì. >> Rispose Cora distratta. << Io vengo da... >> Prese la prima città che le capitò a tiro: << Sol- Angam. >>

Il ragazzo la squadrò con due occhi che sembravano brillare: << Sol- Angam? Caspita, che fortuna! È pure vicino ad Areht... Dicono che sia bella quanto Thera! >>

<< Non ci sono mai stata. >> Rispose lei.

<< Come no? Non sei mai andata nella capitale dello Stato dell'Estremo, e ci abiti pure vicino! >>

<< Lo so. Un giorno ci andrò. >> Improvvisò Cora.

<< Anch'io vorrei tanto andarci ma il viaggio è lungo e non so se ne ho il tempo! >> Poi le domandò preso dall'entusiasmo: << Com'è Sol- Angam? >>

<< Molto bella. >> Rispose Cora e poi fantasticando aggiunse: << Ci sono moltissimi edifici alti con gente che va e viene ad ogni secondo... >>

<< Wow! >> Esclamò il ragazzo euforico. << Anche Magnalos è bellissima. Ci sono stato una volta tanto tempo fa... >>

Questo discorso la stava mettendo sia in imbarazzo, sia nella condizione di essere nella confusione più totale. << Te la ricordi? >> Domandò lei.

<< Non tanto, ma quello che ricordo è assolutamente fantastico! Certo, ci vogliono un po' di giorni di navigazione ma ne vale assolutamente la pena. È stata fondata in Europa qualche secolo fa. >>

Ed ecco di nuovo la farsa dei continenti. “Scusa Ydatos” Pensò Cora “Ma il mondo che dici tu èè completamente diverso dal mio. Ho un concetto diverso di Europa, io!”

<< Ydatos, ti stanno finendo tutto! >> Disse un membro dell'equipaggio. La ragazza fu subito più sollevata.

<< Ah, va bene! >> Rispose lui. << Cora, temo che dovremo rimandare la nostra conversazione. >> Rispose il ragazzo avviandosi di fretta verso la sala pranzo.

La ragazza decise di seguirlo, poiché le stava venendo una gran fame!

E tra un boccone e l'altro ripensò a tutto quello che aveva appreso in quei tre giorni, anche se si stava sempre di più convincendo che quello non era il suo mondo. In effetti per un visitatore esterno a quella vicenda, sarebbe stato molto difficile spiegarsi la dura verità che si celava dietro a tutto questo, una dura verità che Cora avrebbe scoperto un po' più avanti.

Guardò Ydatos per tutto il tempo: non voleva dirgli addio. Eppure il destino per lei stava riservando una speciale sorpresa, poiché sul suo cammino avrebbe incontrato ancora altra gente e fra questi qualcuno di molto, molto speciale.

Il momento del pasto finì presto e fu già ora di uscire da quella sala pranzo per l'ultima volta.

<< Fra un'ora sbarchiamo! >> Disse un uomo intento ad entrare nella sala di pilotaggio.

“Oh, no!” Si disse la ragazza molto triste di tale fatto. “Ydatos!” Continuava a ripetersi ossessivamente.

Nel frattempo Blake si stava chiedendo quando mai sarebbe potuta finire la sua prigionia e poter finalmente riabbracciare Cora. Non riusciva più a sopportare quei due anche perchè vedeva che si stavano innamorando. E lui non voleva avere niente a che fare con loro. Era meglio lasciarli soli.

Inoltre non poteva fare niente di niente lì dentro e si stava annoiando a morte.

<< Dici che Cora ha scoperto ancora qualcos'altro? >> Gli domandò Dean.

<< Forse. Tanto per ora non sta quadrando niente di niente! >> Rispose innervosito. Aveva passato tutta la notte a cercare di trovare una soluzione alle parole che gli erano stati riferiti, ma non riusciva proprio a concludere niente.

Neanche gli altri due riuscivano a capire nulla. E così, almeno per il momento, avevano sospeso il loro giudizio a riguardo.

Fra loro c'era sempre quel qualcuno che stava progettando di rubare il bracciale a Cora: voleva i suoi poteri e non riteneva giusto che fosse stato dato proprio a lei.

Nel frattempo Cora non sapeva proprio come trascorrere la sua ultima mezz'ora su quella nave... Era troppo stressata, e poi da lì a poco sarebbero arrivati a Thera. E più cercava di non pensarci, più le veniva in mente!

Passò tutto il tempo a piangere in silenzio, non voleva abbandonare Ydatos! Se il destino l'aveva portata fin lì, allora c'era un motivo, no? La ragazza pensò che incontrare lui era stato voluto proprio dal destino e che doveva continuare a farlo, non doveva abbandonarlo! Si stava dimenticando, però, delle parole che le aveva riferito la donna: doveva andare a parlare con la regina. Ma lei non voleva più farlo, poiché trovate le risposte sarebbe tornata a casa! Non sapeva però, che una volta incontrata la regina, sarebbe lì cominciato tutto per caso. E lei avrebbe avuto una parte cruciale in tutto questo.

Nonostante quel nuovo mondo la rendesse cupa, c'era Ydatos compensava tutto. E non le interessava se la sua ragazza era una sirena, lei stava bene anche solo a guardarlo! Che peccato che fosse tornato nella sala di pilotaggio della nave, non avrebbe potuto trascorrere del tempo prezioso con lui...

E più pensava a tutto questo, più le lacrime le bagnavano il viso: il dolore la stava distruggendo!

Ad un certo punto una voce annunciò: << Terra, terra! >> Erano arrivati.

Tutti esultarono, tutti tranne Cora che pianse disperatamente. Alzò lo sguardo per vedere questa città così nominata, per ammirarla in tutta la sua bellezza. In lontananza tantissimi edifici color sabbia si ergevano maestosi sopra una scogliera gialla e piena di colonne mentre al centro si apriva un grosso varco sormontato da immensi edifici: erano tutti bellissimi e soprattutto erano molti!

La ragazza rimase stupita davanti a tale bellezza, e si dimenticò di che cosa stesse facendo.

Man mano che la nave si avvicinava al grande varco (dove passavano tantissime navi molto più grandi di quella dove si trovava ora Cora), la città si faceva sempre più imponente, sempre più maestosa. Ma non aveva ancora visto nulla.

Finalmente a nave vi passò sotto, mentre la luce del sole illuminava l'acqua sottostante rendendola di un bel verde smeraldo... Sulle pareti dell'immensa arcata c'erano disegni raffiguranti combattenti con delle lance in mano, pesci, navi...

La ragazza ne rimase incantata da tale bellezza. Quando la nave lo ebbe finalmente oltrepassato, si aprì in lontananza un'altra parte della città, ancora più bella ed al centro una immensa piramide grigia che sovrastava tutti gli altri edifici, i quali sembravano piccoli se messi a confronto.

Si accorse inoltre che la prima parte di città che aveva visto formava un grande, grandissimo cerchio e che era collegata all'altra parte tramite dei ponti. A questo punto la barca girò a destra, in mezzo alle due parti di Thera. E continuò a navigare finchè non fu dalla parte opposta rispetto a dove erano entrati. Lì cera un altro varco e tantissime navi continuavano a fuoriuscirne.

Passarono sotto a quest'ultimo, e Cora si accorse che anche la seconda parte di città che aveva visto era circolare. Non aveva mai visto tale magnificenza da nessuna parte!

Si accorse che erano entrati in un immenso porto, circondato da tantissimi edifici molo alti e da tate palme. C'erano moltissime navi che andavano e venivano, ed altre che restavano ferme.

<< Wow! >> Esclamò.

<< Cora, le abbiamo preparato la barca per andare dalla regina. >> Disse un membro dell'equipaggio. La ragazza si sorprese davanti a tanta ospitalità. E si accorse che i suoi sentimenti erano completamente cambiati rispetto a quando non erano ancora entrati in città. Si accorse che quello era un momento di grande meraviglia e stupore e che Ydatos ora non le pesava più come prima. In quel momento la nave attraccò.

<< Venite, siamo già pronti. >>

<< E i miei schiavi? >> Domandò lei. Dire quelle parole le faceva molto male, ma sapeva che non c'era altra scelta.

<< Verranno con voi, ma li terremo sotto controllo. >> Rispose lui.

<< D'accordo. >> Disse. << Fatemi prima salutare una persona. >>

E così, scoperto di chi si trattava, Ydatos le si presentò al suo cospetto.

<< Che tre giorni magnifici! Vero, Cora? >> Le domandò per farla sentire a suo agio.

<< Già. Abbiamo potuto discutere e conoscerci meglio. >> Rispose lei triste.

<< Non fare quella faccia! >> Rise. << Se il destino vorrà, ci rivedremo! >>

La ragazza gli sorrise: << Abbi cura di te, Ydatos. >>

<< E tu pure. >> Rispose lui.

I due si abbracciarono, mentre a Cora uscirono le lacrime dagli occhi.

<< Sii forte, mi raccomando. >> La incoraggiò il ragazzo.

<< Lo farò, non temere. >> Poi aggiunse: << Ti auguro ogni bene per te e Thalassa. >>

<< Grazie. >> Poi sorrise, ma si vedeva che era triste. << Dobbiamo dirci addio. >>

<< Già. >>

<< Addio, Cora, stammi bene. >>

<< Addio, Ydatos, abbi cura di te. >> Detto questo si strinsero la mano in segno d'amicizia e poi si separarono. Il ragazzo la salutò un'ultima volta e Cora ricambiò mentre scendeva dalla nave.

<< Cora! >> Disse una voce felice. Ehi, ma quello era Blake!

La ragazza gli corse incontro piangendo, triste per aver detto addio al suo amico e felice di rivedere loro tre in libertà.

<< Non piangere, Cora. >> Le disse mentre l'abbracciava. Ma la ragazza non mollò la presa finchè non si fu consolata un po'.

<< Che bello rivedervi! >> Rispose lei felice.

<< Anche noi siamo felici di rivederti. >> Rispose Mya.

<< Scoperto qualcosa? >> Le domandò Blake.

La ragazza sapeva che quello non era il momento opportuno, ma gli rispose comunque: << Sì, la cartina. >> Disse lei. << L'ho trovata completamente diversa! >>

<< Diversa? In che senso? >>

<< Non solo questo mondo non corrisponde al nostro, ma anche lo Stato dell'Estremo è un altro mondo ancora! >> Rispose lei.

<< Caro Blake, devi definitivamente abbandonare le tue riflessioni ed arrenderti. Questo è un mondo che non ha niente a che fare con il nostro! >> Disse Dean.

<< Mai! >> Disse lui. << E se anche fosse, voglio almeno capire perchè quegli edifici erano stati distrutti e come mai il capo delle guardie di Orion ci ha detto che ci trovavamo in Sud America. C'è qualcosa che non quadra, qualcosa di molto molto grosso. Più grande di quanto potessi immaginarmi. >>

Ma a interrompere le loro conversazioni fu un uomo che disse: << La barca è pronta, seguitemi. >>

Cora spiegò agli altri quello che dovevano fare e così gli andarono dietro per almeno duecento metri, finchè non furono davanti ad una piccola barchetta ma molto lussuosa che assomigliava un po' alle gondole di Venezia.

<< La regina sa del nostro arrivo? >> Domandò lei.

<< Sì, è stata informata ed è ben felice di accogliervi, poiché non ha impegni. >>

Una cosa lasciava perplessa Cora: gli abitanti di Atlantide erano fin troppo ospitali. Ma lì si faceva così e si ricambiava volentieri con qualcuno, specialmente se aveva un potere così raro e che diceva di provenire dallo Stato dell'Estremo e che aveva come schiavi degli umani.

Salparono così su quella piccola ma confortevole barchetta mentre altri due uomini salirono insieme a loro: volevano assicurarsi che non capitasse nulla alla ragazza.

La barca in pochi minuti partì con una velocità moderata perchè la ragazza potesse ammirare il panorama in tutto il suo splendore. La ragazza si voltò ancora una volta verso quella nave che l'aveva accompagnata fino a lì: “Addio”, le disse salutandola per sempre.

Così oltrepassarono di nuovo il grande arco e si diressero verso la parte di città più interna.

I tre ragazzi, che non avevano ancora visto tale splendore ne rimasero incantati. La città era splendente e sembrava fatta d'oro rilucente sotto il sole. Ma il materiale con cui era stata costruita ero lo stesso della sabbia che sottostava la città di Thera.

<< Questa è la prima volta che venite a Thera? >> Domandò l'uomo vedendola meravigliata.

<< Sì. È una città davvero magnifica, la più bella che io abbia mai visto. >> Rispose lei.

<< Tutti lo dicono. >> Disse l'uomo.

<< E Areth? >> Domandò Cora, cercando di togliersi dalla testa la domanda di che cosa fosse lo Stato dell'Estremo.

<< Dicono che sia bella quanto Thera, ma sono tutte storie: coloro che da Areth vengono qua rimangono davvero stupiti dalla bellezza di questa città, nonostante Areth sia il corrispettivo di Thera... Ma le città corrispettive, come sapete, non sono identiche. >>

<< Che dice? >> Domandò Blake curioso di sapere.

<< Sta parlando di città corrispettive. In pratica sta facendo un confronto fra le città dell'estremo e queste... E c'è una certa Areth corrispettiva a Thera... >>

<< Ah... >> Rispose il ragazzo.

<< Io non ci capisco più niente! >> Disse Mya.

<< Non devi capire, accetta questa realtà per come è. >> Rispose Cora.

In quel momento si avvicinarono alla seconda parte della città, quella più interna e passarono in mezzo a due edifici molto alti, laddove c'era un canale sovrastato da un ponticello.

Per qualche minuto furono in ombra, poiché la luce del sole non poteva entrarci direttamente.

Ma poi... davanti ai loro occhi si aprì un terzo canale che suddivideva un'altra parte di città ancora più interna... E di tanto in tanto si scorgeva la grande piramide grigia che sovrastava tutta la città.

<< Bene, il palazzo reale si trova nel secondo cerchio. >> Disse l'uomo. << Ma guarda dritto verso il cuore della città. >>

<< Davvero impressionante! >> Rispose la ragazza che non si immaginava di vedere tutto questo. C'erano un sacco di palazzi alti e gialli, dappertutto tranne nel cuore della città dove gli edifici erano colorati ed abbelliti con dell'oro e dell'argento. Era tutto perfetto!

Cora era troppo distratta per vedere che cosa stava succedendo sotto di lei... Perchè continuavano a passare sotto la nave moltissime sirene e tritoni che non sembravano essere assolutamente attirati dalla barca. Li notò Mya, che meravigliata, lo disse a tutti.

A quel punto i quattro ragazzi si misero a guardare che cosa c'era sotto e li videro.

<< Questa città è abitata dalle sirene? >> Domandò Mya incredula.

<< Tutto qui mi sembra così strano e magnifico! >> Disse Dean.

<< Già, hai perfettamente ragione! >> Rispose Cora.

<< Caspita e io che credevo che non esistessero! >>

<< Sulla nostra Terra no, qui si! >>

Blake rimase in silenzio: perchè convincersi che quel mondo non avesse niente a che fare con il loro? C'era qualcosa che non quadrava e sebbene gli altri si fossero arresi, lui non voleva di certo mollare! Certo, c'erano moltissime cose che non sembravano avere niente a che fare l'una con l'altra ma sapeva che prima o poi la verità sarebbe saltata fuori. Perchè Cora si era dimenticata della promessa che aveva fatto a Clark? Si era arresa! Clark non avrebbe di certo mollato, nemmeno Blake l'avrebbe fatto!

Davanti a loro, ad un certo punto, si presentò un edificio diverso dagli altri: era color rosso porpora ed era maestoso con tante colonne rosse e molto alto, facendo sembrare tutto il resto insignificante. Per accedervi c'era una grande cancellata.

<< Questo è il palazzo reale. >> Disse l'uomo.

<< Ma è grandioso! >> Rispose Cora, abbagliata da tanta bellezza.

Sbarcarono in un piccolo porticciolo, fatto apposta per la regina.

<< Spero che trascorrere un po' di tempo a bordo di questa barca sia stato di vostro gradimento! >>

<< Eccome! >> Rispose la ragazza. << Grazie davvero di tutto. >>

E così si prepararono ad andare dalla regina, speranzosi di poter trovare le risposte. Ma ancora non sapevano che proprio lì sarebbe cominciata, anche se per sbaglio, la loro avventura, che li avrebbe poi portati più avanti, anche se in modo sofferto, alla verità.

Lo so, vi ho lasciati sul più bello. E la domanda viene spontanea: che cosa accadrà? Staremo ancora un po' a Thera per svelare il piccolo, primo mistero. Ma che poi rietrerà nei tasselli del puzzle dove verranno svelati tutti gli altri... State tranqulli, è tutto collegato, ogni singolo particolare... Anche il fatto per cui i quattro ragazzi sono qui... Detto questo, vi lascio: ora devo andare! Ci vediamo nel prossimo capitolo!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12- La regina ***


Finalmente il capitolo 12 è pronto... Ci ho messo un po' di tempo ma ho avuto un casino di impegni... Ed eccolo qui!

<< Cora? >> Le domandarono.

La ragazza si voltò. << Sì, sono proprio io. >> Rispose con aria cauta ma allo stesso tempo orgogliosa, così da sembrare una persona di un certo valore.

<< Vostra Maestà vi sta aspettando. >> Le disse un uomo.

“Come? Di già?” Si domandò. Si chiese anche se avesse fatto bene ad arrivare fino a lì, se non corresse nessun pericolo, né lei, né i suoi amici.

L'uomo fece cenno di seguirlo inchinandosi, facendola sentire in imbarazzo. Ma quell'ambiente così sfarzoso da qualsiasi posto lo si guardasse, così elegante, così bello, la faceva stare serena. In passato avrebbe sicuramente dubitato, si sarebbe ostinata, ma adesso qualcosa le diceva di andare. Non avrebbe temuto niente.

Finalmente, i quattro ragazzi entrarono nel grandioso palazzo reale, dove c'era una stanza tutta decorata in marmo bianco, lapislazzuli, oro e rubini. Era davvero magnifica. Cora si mise una mano sul cuore, perchè cominciò a batterle forte. Non le era mai successo prima. Mai in un museo o in un castello aveva provato tanto stupore, mai aveva visto tutti quei tesori così finemente decorati per formare una sfarzosa armonia di colori e forme. La stanza era composta da moltissime tende e colonne blu, mentre il colore del soffitto ricordava l'armonia della città di Thera.

Anche Blake, Dean e Cora non avevano mai visto in vita loro un palazzo più bello e si sentivano impotenti ed allo stesso tempo meravigliati a quello splendore.

In lontananza, laddove correva un'ampia e lunga scala con un corrimano fatto di marmo, i ragazzi notarono una figura rossa ed imponente che scendeva leggera ed elegante come un petalo.

Camminarono come abbagliati, come se in quell'ambiente ci fosse stato qualcosa di magico. Ed in effetti lo era.

Poi, l'uomo davanti a Cora di fermò inchinandosi davanti a quella bellissima figura che pareva essere umana e che si era appena seduta su un bellissimo trono dorato.

Anche le guardie che scortavano Blake, Dean e Mya lo fecero e la reazione dei ragazzi fu immediata, inchinandosi davanti a quella figura così maestosa.

<< Mi hanno parlato di voi, Cora. >> Disse la donna.

Cora si inchinò, ma lo fece senza badarci su troppo e rapidamente. << Che cosa sapete di me? >>

<< So che venite dallo Stato dell'Estremo. E che il viaggio che vi ha portata fino a qui con quattro esseri umani non è stato facile. >> Proseguì. << So inoltre che avete il potere della Terra, cosa assai rara ormai. >>

Blake sgranò la donna con uno sguardo molto sorpreso: << Possiamo capirvi? >> Domandò lui.

Le guardie si avventarono sul ragazzo, ma la donna con un gesto rapido ordinò di fermarsi all'istante. << Ragazzo, se ancora non lo hai saputo, io sono la Regina di tutta Atlantide e come tale so parlare tutte le lingue. >>

Blake la guardò con più rispetto. << Le mie più sincere scuse. >> Rispose lui.

<< Cora, come stavo dicendo io... >> Blake la interruppe di nuovo.

<< Eppure non siete la prima donna che sa parlare la nostra lingua. >>

<< C'è Cora. Questa ragazza suppongo sia una grande intellettuale, poiché conosce molto bene la vostra lingua. >> Cora la osservò un po' diffidente: stava bleffando oppure no?

<< No, maestà. Non parlavo di lei. >>

La regina interruppe il suo discorso ascoltando le parole del giovane.

<< C'era una donna, una donna all'inizio del ostro cammino che ci ha detto di venire da Voi. Diceva di conoscere la silfide e poi ha predetto a Cora una profezia. >>

<< Come? >> Domadò la regina incuriosita.

<< Aveva i capelli verdi e ci ha protetti dall'attacco di un giaguaro. >>

<< Continuate, il vostro discorso mi interessa. >>

<< Ci ha detto che noi non dovevamo trovarci lì. Poi ci ha soccorsi e ci ha detto come raggiungere Voi. >>

Tutto tacque. Era evidente che la donna stava pensando.

Cora la osservò meglio: sembrava una donna di mezza età, con i capelli marrone-rosso e dei bellissimi occhi verdi. Era proprio una bella donna. Il suo portamento era regale ed ordinato e che trasmetteva a chi la guardava pace ed allo stesso tempo regalità.

<< E poi? >> Domandò lei.

<< Si è dissolta nel nulla, avvolta dai rovi. >> Rispose il ragazzo.

<< Nient'altro? >>

<< No, nulla. >> Rispose lui serio.

La donna si rivolse così a Cora: << È per questo che ora voi siete qui? >>

<< Sì. >> Rispose la ragazza. Se la donna aveva detto il vero, lì avrebbe trovato le sue risposte. O, come avrebbe scoperto più tardi, da lì sarebbe iniziata la strada inaspettata per trovarle.

<< Non so chi possa essere. >> Rispose la regina.

<< Maestà, potremmo consultare i manoscritti. >> Disse un servitore.

<< Ma non sappiamo se dice il vero! >> Rispose un altro suddito.

La regina lo guardò sorridendo, un sorriso ingenuo. << Cora, avvicinatevi a me. >> Le disse.

La ragazza si guardò intorno per pochi secondi e poi si avvicinò. Non sapeva che cosa le sarebbe successo, ma voleva fidarsi: sapeva che in lei era cambiato qualcosa, che non era più la Cora di un tempo, quella ragazza fifona che tutti avevano conosciuto.

La donna le pose una mano sulla fronte, senza che la ragazza opponesse resistenza. Cora chiuse gli occhi e... In pochi secondi venne invasa da ricordi, ricordi approssimativamente recenti.

<< Sì, dice il vero. >> Rispose la regina. A Cora venne il dubbio di sapere che cosa le era successo in quei pochi istanti: la regina aveva semplicemente indotto la mente a dire la verità sulla domanda desiderata, e non da dove provenisse effettivamente poiché quelle poche informazioni sarebbero servite a credere a tutto quello che lei diceva. << E sia! >> Disse la donna. << Starete qui da me finchè non avremo trovato una risposta... Il viaggio è stato lungo, accomodatevi! >>

<< Ma loro? >> Domandò Cora indicando Dean, Mya e Blake.

La regina alzò una mano e fece tre cerchi in senso orario, emettendo una strana luce azzurra dalla mano. Poi l'abbassò delicatamente e disse: << Sì, sono immuni. Voi non siete circondati da cattivi pensieri. Pertanto starete con noi. >> Disse la donna.

<< NO! >> Urlò una voce alle loro spalle. Tutti e quattro si voltarono. Videro una figura con una lunga veste azzurra, un turbante e dei guanti blu ed una maschera senza volto bianca.

<< Il principe di Atlantide... >> Sussurrò Cora, abbagliata da quella figura misteriosa ma allo stesso tempo affascinante.

<< Osate disubbidire a vostra madre, figlio? >> Domandò la regina.

<< Madre, loro sono umani. Non vi ricordate che cosa ci hanno fatto? È da molto tempo che le nostre generazioni si impegnano per non fare rinascere una guerra... E loro potrebbero essere cruciali, essere venuti qui per annientarvi. >>

<< Sono a posto! >> Rispose lei.

<< Non vi credo. >>

<< Osate discutere sulla mia magia? >>

<< Non la metto in dubbio, madre. Ma è da tutta la vita che vi sento parlare solo di magia, magia. Mai una volta che usciate da questo palazzo! >>

<< Ho dei doveri, io. Mica come voi che... Che... >> Si interruppe. Vedere suo figlio tutti i giorni coperto e non poterlo vedere crescere, senza conoscerne il volto la faceva stare male.

<< Madre, io è da tutta la vita che metto queste vesti, nessuno mi riconosce, nessuno sa chi sono. Nemmeno io lo so! >> Rispose lui.

Alla regina cadde una lacrima dall'occhio, una lacrima straziante e disperata. Avrebbe voluto aiutarlo, ma non poteva fare altro. Se qualcuno avesse visto il volto di suo figlio, lui avrebbe perso i poteri che gli spettavano al trono e con essi la memoria.

<< Un giorno sarete un grande re. >> Rispose lei.

<< Lo so, madre. >> Aveva una voce triste. Si capiva che gli rincuorava dire certe parole. In un certo senso avrebbe voluto liberarsi di quella maschera il più presto possibile, ma nell'altro avrebbe voluto continuato a vedere sua madre, perchè dopotutto le voleva bene. E poi aveva pressapoco l'età di Cora, non era poi così grande e nemmeno pronto ad una tale responsabilità. << Ma quando lo diventerò giuro che ogni essere umano che abita questo pianeta sarà ucciso. Il genere umano si estinguerà per sempre su questa terra! >> Le sue parole erano arrabbiate, come se i un certo senso avesse voluto chiedere vendetta, vendetta per qualche duro torto subito. Ed in effetti era proprio così. Dicendo quelle parole si dileguò sparendo in un corridoio, camminando a passi svelti.

Cora rimase in silenzio. Non sapeva che cosa dire. Anche perchè il fatto della guerra la stava confondendo ancora di più. Se lì aveva creduto di poter mai trovare le risposte, adesso se lo stava chiedendo seriamente.

La regina rimase in silenzio. Qualche lacrima le scendeva dalle guance, segnandole il viso e poi cadendo sul suo bellissimo vestito rosso.

Tutti rimasero in silenzio, senza sapere che cosa dire. E poi né Blake, né Dean né Mya avevano compreso le parole del principe ma solo quelle della regina. Il che rendeva tutto più difficile da capire. Ma la situazione era chiara a tutti.

Blake rimase in silenzio, anche se avrebbe voluto fare molte domande alla regina. Non voleva disturbare quel momento così delicato. E soprattutto non si sentiva a suo agio.

La regina rimase immobile, fissa ad osservare il figlio che se ne andava. Dei servi si avvicinarono a lei come per proteggerla, ma la donna li respinse. Si asciugò le lacrime ma il suo sguardo rimase cupo.

<< Stasera organizzeremo un banchetto per i nostri ospiti. >> Disse lei.

<< Sì, vostra maestà. >> Le rispose un servo.

La regina si alzò e disse: << Sarà un banchetto imbandito di tutte quante le più pregiate prelibatezze, questi sono ospiti speciali. >> Guardò Cora sorridendo. Aveva sentito un grande potere in lei, un potere che non percepiva da anni e che credeva fosse ormai perduto. Sapeva che quella ragazza era speciale.

<< Vi invito dunque ad accomodarvi nel mio accogliente palazzo >> Aggiunse << I miei servi vi accompagneranno con molto piacere >>

Cora ringraziò di cuore poiché non si aspettava un accoglienza simile. Nella mente della vecchia Cora sarebbero pervasi un sacco di pensieri preoccupanti, ma la nuova sapeva che non c'era nulla da temere.

Seguirono quindi dei servi che li accompagnarono in una grande sala con al centro un gran bel letto accogliente. Era una sala dove l'acqua scorreva di continuo ai lati del letto, ottenendo un meraviglioso effetto. Ma nessuno di loro era intenzionato a dormirci. C'era troppa acqua e tante piante lì dentro, come se fosse stata una hall di qualche albergo di cinque stelle lusso. La ragazza notò che c'era un solo letto.

<< E loro dove dormiranno? >> Domandò.

<< Per terra. >> Risposero i servi.

“Come per terra?” Si chiese. Quello era davvero troppo. Le venne un pensiero assurdo: perchè a lei? Perchè riusciva a sopportare tutto questo?

Nel frattempo la regina guardava la sua corona, facendosela passare da una mano all'altra. Pensava, pensava al triste destino che le era stato imposto sin da giovanissima. Figlia di un potente nobile dello Stato dell'Estremo, era nata e cresciuta in quella terra crescendo senza essere al corrente del terribile evento che si stava verificando ad Atlantide. Sapeva sì che il vecchio continente era riemerso per dominare sul mondo, ma non più di tanto. Quando ebbe diciassette anni la sua famiglia aveva preso accordi con il re e sposò l'allora Principe di Atlantide senza mai averlo visto una volta. Era stata portata via dalla sua felice nazione andando ad abitare ad Atlantide, senza mai più rivedere la sua terra. Il fatto era che non avrebbe mai potuto vedere la faccia del principe finchè non fosse stato re e che quella era una misteriosa maledizione imposta all'erede al trono della famiglia reale da secoli. Se mai avesse mostrato anche una sola parte del suo corpo, il principe avrebbe perso tutti i poteri istantaneamente, come era già accaduto moltissime volte in passato. Il re morì di malattia ed il suo successore fu proprio suo figlio. Al momento della cerimonia lei era in prima fila accanto al suo sconosciuto, seppur solo nell'aspetto e non nell'animo, sposo. Il momento dell'incoronazione fu uno dei più importanti della sua vita: il principe venne incoronato, poi si tolse il bracciale bianco dal polso e prima di togliersi definitivamente la maschera che l'aveva tenuto prigioniero di sé stesso per molti anni, disse ad alta voce il suo nome. E poi vi fu il momento cruciale: appoggiò la corona su u cuscinetto, proprio come previsto dal rito e si tolse per sempre quella maschera e quel turbante che l'avevano avvolto per tutti quegli anni. L'allora principessa rimase davvero sorpresa dall'aspetto del giovane che aveva davanti, era bellissimo ed era lui il suo sposo. Avrebbe voluto abbracciarlo e baciarlo sulle labbra per la prima volta ma si trattenne, quella era una cerimonia importante. Da lì a poco avrebbe governato su tutta Atlantide e questo era un gran bell'impegno.

I giorni passarono ed i due sposi ebbero il tempo di conoscersi meglio: eppure nell'animo della principessa c'era qualcosa che non andava: segreti nascosti, verità da proteggere.

Il tempo passò ed in quegli anni la principessa partorì un figlio: tutto quello che riusciva a ricordare era solo il volto di un bambino neonato che veniva subito coperto da una maschera bianca. La donna soffrì molto per questo fatto ed il dolore in cuore fu tale da rifiutare di avere altri figli. Non voleva vederli soffrire, non voleva che si domandassero delle cose a cui non poteva rispondere. Il bambino poteva essere curato finchè non capace di gestirsi da solo, e poi da lì non sarebbe più stato necessario aiutarlo. Venne addestrato a combattere, seppure con vesti più corte ma che ricoprivano tutto il corpo, venne sensibilizzato alla cultura. Eppure c'era qualcosa su cui gli abitanti di Atlanide non preferivano parlare, ed era proprio di quella famigerata guerra. Se qualcuno chiedeva che fine avessero mai fatto la maggior parte degli esseri umani poiché era impossibile che ne fossero spariti così tanti in così poco tempo, nessuno sapeva dare una risposta certa. Solo il sovrano ed i suoi sudditi più fedeli erano a conoscenza di tale fatto e preferivano mantenere il segreto.

Neanche la principessa poteva venirne a conoscenza. E questo la turbava e non poco, perchè era ovvio che si stesse trattando di una cosa molto seria.

Un giorno il sovrano si ammalò della stessa malattia da cui era stato colpito il padre e nominò sua erede sua moglie la principessa poiché sapeva che non sarebbe durato ancora a lungo.

La fece chiamare segretamente, quasi sul punto di morte, e fu lì che le rivelò tutto. Oltre al compito indispensabile e conosciuto da tutti di distribuire i poteri ad ogni tramonto a tutti i nuovi arrivati e riprenderseli da chi non ne ha più bisogno, c'era dell'altro, una verità che essa difficilmente riuscì a credere. Ed i suoi compiti erano tanti. Non sapevano però che qualcuno li aveva spiati ed era venuto a conoscenza di tutte queste cose che era meglio non sapere. La donna all'iniziò esitò ma poi decise, decise per il bene di suo figlio. Non sarebbe mai uscita da quel palazzo per il bene dell'intero mondo di Atlantide e comprese quanto fosse stata dura la vita del marito. Non poteva andarsene così, no! Eppure lui si spense fra le sue braccia, dopo un ultimo bacio.

<< Mandate a chiamare mio figlio! >> Disse piangendo.

Il piccolo principe arrivò, capendo immediatamente della situazione: << Lui non c'è più? >>

<< No. >> Rispose lei dolorante per i tristi destini a loro imposti, pianse per suo marito, pianse per la sua nuova vita sapendo che un solo errore sarebbe potuto essere fatale e per suo figlio, che una volta fatto re e cioè liberatosi della maschera che lo avvolgeva non sarebbe mai più potuto uscire da lì.

E adesso suo figlio iniziava a richiedere una libertà, una cosa del tutto impossibile. La regina si era domandata se fosse stato meglio il bene della sua famiglia o di Atlantide e a malincuore aveva deciso la seconda, sempre. Era da talmente tanto tempo che continuava a chiamare “figlio” o “principe” che ormai si era quasi dimenticata il suo nome. Non poteva dirlo a nessuno, ma di tanto in tanto se lo ripeteva fra sé e sé. “Chissà” Si domandava “Chissà se lui se lo ricorda.”

Avrebbe voluto vedergli il volto, baciargli le guance, vedergli gli occhi, ma gli avrebbe negato la libertà di vedere il mondo. “Fallo finchè puoi” Si diceva “Io sto qui, ti vedi il mondo. Quando diventerai sovrano, sarai te stesso e non potrai muoverti da qui.” Il destino aveva deciso tutto per lui, anche chi amare, una persona che neanche conosceva, esattamente come accadde a sua madre. “Chissà cosa dirà quando non gli vedrà il volto” Pensò fra sé e sé. Non avrebbe mai voluto decidere l'amore per suo figlio, ma le alleanze di tutto l'impero di Atlantide dipendevano da quel matrimonio ed il destino attuale dal sovrano e da quella corona, una corona dal potere immenso, sede di tutto il potere racchiuso nei bracciali di Atlantide, nonché custode della salvezza dalla maledizione che affliggeva il futuro sovrano ed in un certo senso anche dell'altra, quella legata ad essa, quella che affliggeva tutto il suo popolo.

“Ancora un anno e poi dovrà sposarsi” Si diceva col cuore in lacrime. E per una volta pensò per sé: si domandò perchè stesse accadendo tutto questo proprio a lei .

<< Maestà. >> Disse un suddito interrompendola nelle sue riflessioni.

<< Ditemi. >> Lo incitò lei felice di uscire almeno per un momento da quel mare di tristezza.

<< Maestà è il tramonto. Fra poco non potrete più fare il rito indispensabile per il nostro popolo. >> La regina si scosse un po': ah, sì. Il rito. E poi c'era anche l'altro, quello segreto ma sempre importantissimo per il suo popolo. Odiava ciò che faceva, ma i suoi sudditi la ammiravano, era la vita dell'impero.

<< Andiamo, allora. >> Disse alzandosi diretta alla Sala del rito. Le venne un altro pensiero per la testa: la silfide. Voleva saperne di più su quella profezia e sull'arrivo di quella strana ragazza, Cora. E sicuramente sapeva che non sarebbe stato facile, dati tutti i suoi impegni. Ma ci sarebbe riuscita a qualsiasi costo!

Ok, ok non è molto ma ho tracciato un profilo abbastanza chiaro della regina. Ebbene, non ve ne sarete accorti, ma c'è già un indizio che potrebbe portare alla soluzione del mistero. Ora vado perchè non ho tempo, dunque alla prossima!

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13- Il banchetto reale ***


<< Cora, dobbiamo andare! >> Le disse Mya ricordandole del banchetto a cui era stata invitata.

<< Oh, sì, giusto. >> Disse lei. Magari era la volta buona per vederli mangiare poiché era almeno da otto giorni che gli altri re stavano a digiuno.

<< Ma prima vorrei chiarire una cosa. >> Disse Blake attirando l'attenzione.

<< Sì >> Rispose Cora sbuffando << Che c'è? >>

<< Vorrei sapere che cosa ha detto il principe a sua madre. >>

Cora lo guardò storto: ancora con questa storia di voler trovare a tutti i costi un collegamento con la realtà? Non voleva capire che un collegamento non c'era? E poi lei non aveva proprio promesso un bel nulla a Clark. All'inizio si era imposta, ma dato che quel mondo era un'altra dimensione parallela a quella della Terra e che andava presa così com'era, non c'era più bisogno di indagare. Voleva solo tornare a casa il più presto per dire ai suoi che stava bene e soprattutto voleva rivedere Clark. Certo, le spiaceva avere lasciato Ydatos su quella nave, ma i loro destini erano destinati sin dall'inizio a separarsi e poi non c'era stato proprio nulla fra loro. In realtà, come è già stato detto molte volte, quel mondo aveva un collegamento con il nostro, più solido di quanto ci si potesse immaginare, tutte quelle cose che le sembravano insensate erano tutte legate.

<< Ha accennato qualcosa su una guerra che dura da anni contro gli umani... Ha aggiunto che nessuno sa perchè siano spariti in così poco tempo e come già sapete, li odia proprio come tutti gli altri. >>

<< Siamo messi bene! >> Disse Dean.

<< Una guerra... >> Riflettette Blake guardando fuori << Possibile. Fra tutte le ipotesi che mi ero fatto, c'era anche quella della guerra... Questo spiega il perchè dei grattacieli crollati. >>

<< Ma può darsi che siano stati abbandonati. >> Disse Dean.

<< Non credo. Secondo te perchè? >>

<< Per una scossa di terremoto o qualcosa di simile. Oppure qualche catastrofe naturale. >>

<< Quando accade ciò, una città di tali dimensioni non viene abbandonata del tutto. Invece quella era deserta! >> Disse Blake. << Ed inoltre gli abitanti di Atlantide odiano gli umani, il che mi dice solo una cosa, ed è quella della guerra. >>

<< D'accordo. >> Disse Cora. << Mettiamo che ci sia stata una guerra e che gli umani siano stati decimati... Il fatto è che neanche gli esseri di Atlantide sembrano conoscere del tutto questo pianeta, non sarebbero mai stati in grado di vincere. >>

<< E se qualcuno di loro la sapesse la verità? E se la volessero tenere nascosta anche ai loro stessi abitanti? >>

<< Blake! >> Gli disse Cora con fermezza. << Dimmi che senso ha ad indagare in tutto questo. Noi non c'entriamo niente, vogliamo solo tornare a casa. >>

<< E invece sì che c'entriamo, noi siamo qui adesso! Dobbiamo capire quello che succede per tornarcene a casa! >>

<< Io voglio solo tornare a casa e basta. >>

Dean si intromise: << Smettetela! >> Poi aggiunse: << Non possiamo tornare a casa adesso, questo è certo. La strada che ci divide da quella grotta è troppo lunga. Ora siamo qui. E poi non sapremmo neanche come tornare indietro. >>

A quelle parole Cora si mise a piangere, rendendosi conto di quello che aveva fatto: << E pensare che io mi volevo solo divertire. È questa la mia punizione? Essere salita su una giostra che non volevo fare? Ben ti sta, Cora. Ben ti sta! >>

<< Ehi, ora ti calmi! >> Le disse Blake prendendola per le spalle.

<< Che cosa vuoi tu? Sei tu che hai voluto tutto questo! Se non ci fossimo mossi ora saremmo già tutti salvi! E scommetto che Filip ce l'ha fatta. >> Aveva ragione: Filip era davvero tornato indietro a dare la notizia, poiché non era più riuscito a trovare nessuno, ma quando gli addetti del parco si erano messi a cercare per tutto il tunnel con torce molto potenti, non avevano trovato nulla, solo la pista delle Atlantipse.

<< No, non è vero. Abbiamo agito in gruppo! >>

<< Sei tu che hai dato l'input. Io non volevo seguirvi! >>

<< E allora perchè non sei tornata indietro quando potevi? >>

<< Hai ragione. >> Gli disse Cora. << Avevo paura, paura di tornare indietro da sola, paura del tunnel buio, paura delle Atlantipse. Ma adesso ho capito che c'è di peggio che un tunnel buio e di spericolate montagne russe e sai che ti dico? Io le rifarei eccome! >>

<< Ah, ce ne è voluto di tempo! Tu sei un coccio, Cora! >> Disse Blake. << Ma adesso siamo qui. E siamo coinvolti in tutto questo, almeno finchè staremo qui. >>

<< Lo so. >> Disse Cora. Era stata una stupida ed adesso si sentiva molto turbata. Perchè era toccato proprio a lei che era così fifona un compito del genere? Perchè ora il loro destino sembrava dipendere dal suo? Perchè il destino aveva scelto proprio lei, proprio perchè nel suo cuore risiedevano molti risentimenti e sentimenti sepolti da tempo e solo con chi fosse stato in grado di riscoprire sé stesso dopo tanto tempo tutto questo sarebbe stato efficace. Perchè in lei c'era un'altra Cora, completamente diversa dalla fifona e secchiona. Una Cora con una grande energia, coraggio e determinazione, come in pochi ce l'avevano. Doveva solo venire fuori. Per questo la donna aveva scelto lei, lo sapeva, lo sapeva sin dall'inizio. Il compito di quella ragazza sarebbe stato molto difficile, ma efficace per far compiere la profezia.

Immersa nei suoi pensieri, la ragazza si era quasi dimenticata del banchetto.

<< Allora, io ho fame! >> Disse Mya.

<< Sempre a voler mangiare, tu? >> Le domandò Dean sarcasticamente.

Quelle parole la riportarono alla realtà: “Ah, già! Il banchetto!”

Si mise a correre a più non posso verso la sala del trono, anche perchè non sapeva dove altro andare. Perlomeno adesso era presentabile. Dopo tutta quella fatica aveva potuto concedersi un bel bagno, cosa che anche gli altri avevano fatto dopo di lei.

Giunse nel luogo prefissato ma non vi trovò nessuno. La fortuna però volle che un servo passasse di lì in quel momento. La ragazza felicemente gli corse incontro.

<< Dov'è il banchetto? >> Gli domandò.

<< Avete sbagliato strada. È sul terrazzo che guarda sul giardino. >> Cora guardò in alto, te pareva.

<< Non so dove sia. >> Rispose lei preoccupata.

<< Venite, vi farò vedere la strada. >> Ecco, almeno per una volta la fortuna aveva mirato giusto. Passarono in tantissimi corridoi completamente decorati e che rubavano la vista ovunque si guardasse. Erano davvero stupendi. Il palazzo era stupendo, Thera era stupenda!

<< Proseguite per questo corridoio e siete arrivata. >>

<< Grazie. >> Rispose lei con gentilezza. Il servo si allontanò, probabilmente diretto a dove doveva andare precedentemente.

<< Sento già alcune voci, ci siamo! >> Disse Dean.

<< Siete pronti per la festa? >> Domandò Mya con tono sbarazzino.

<< Sì, credo. >> Disse Cora cercando di avanzare nel modo più elegante possibile. Ogni passo che faceva la emozionava sempre di più, era molto eccitata all'idea di partecipare ad un banchetto di corte. Camminò rallentando sempre di più fino a che non fu sulla soglia del grande corridoio.

Fu lì che la vide: su quell'immenso terrazzo si stava tenendo una festa! Cora non poteva crederci: era davvero per lei? Sorrise, portandosi le mani alla bocca. Avrebbe voluto esplodere, ma scese la gradinata in modo molto elegante ed attirò l'attenzione di tutti i presenti che cominciarono a parlare soltanto di lei. Ecco, proprio quello che non voleva.

La regina si fece avanti: << Cora, benvenuta! >>

La ragazza esitò un attimo, non sapeva che cosa dire dalla felicità. Cercò di calmarsi e parlò: << Grazie maestà, non dovevate assolutamente! >>

<< Per una persona come voi questo e altro! >>

Cora sorrise, ma in realtà il cuore le stava andando a mille. Avrebbe voluto ridere e piangere allo stesso tempo, come se la felicità e la tristezza si fossero mescolate in un'unica cosa.

<< Come vi ho già detto, questa è Cora, la ragazza dello Stato dell'Estremo, qui è la benvenuta. >>

Poi continuò: << Che il banchetto reale cominci! >>

La ragazza sorrise: lei aveva sempre creduto che i banchetti fossero solo delle degustazioni ed invece no! Quella fu una bellissima cena, con tantissimo cibo e tantissima gente, venuta lì in suo onore. Non ci credeva, non poteva essere vero!

<< Siccome siamo in molti >> Disse la regina << Vorrei che venisse letta la profezia della silfide. >>

<< Scusate maestà. >> Le domandò Cora.

<< Ditemi pure tutto quello che volete. >>

<< Ma che aspetto ha la silfide? Voi l'avete vista? >>

La regina sorrise: << Sì. È comparsa al mio cospetto e sono rimasta molto colpita, poiché io sinceramente non credevo che esistesse. Per tutti è sempre stata solo una vecchia leggenda. Invece esiste davvero. >> Continuò. << La sua voce è delicata, dolce come una bellissima melodia. Ed il suo aspetto è luminoso, sebbene lei sia di un blu trasparente. È dotata di ali finissime che usa per volare e cospargere la sua polvere ed è una creatura molto saggia. La silfide è uno spirito ma che si fa vedere solo quando accade qualcosa. Aveva predetto la caduta di Atlantide molto tempo fa. >>

<< E perchè non l'avevano ascoltata? >> Domandò Cora curiosa.

<< Perchè le profezie della silfide sono molto enigmatiche. Le capisci solo quando sono già compiute, molto difficilmente qualcuno riesce a capirle prima. E la caduta è stata inevitabile. >>

Il principe di Atlantide che fino a quel momento era stato in disparte, si mise a parlare: << Si ma siamo tornati per restare e abbiamo vinto. Gli umani hanno perso. Non capisco perchè li tuteliate, madre. >>

La donna abbassò il volto. Era evidente che c'era qualcosa che non andava.

Cora potette notare che il principe odiava davvero tanto gli umani e che riservava un grande rancore nei loro confronti.

<< In quanto a voi, Cora. >> Aggiunse. << Io non terrei mai degli umani come schiavi personali, sono estremamente pericolosi. >>

La regina a quel punto disse: << Li tutelo perchè ormai hanno perso, non hanno più niente da fare per ribellarsi a noi, non potrebbero. >>

Cora cercò di capire i sentimenti del principe, ma non potendone vedere il volto non le fu chiaro su che cosa intendesse veramente.

<< Non dimenticherò mai quello che ci hanno fatto! >>

<< Questa guerra non l'hai vissuta tu. Non eri ancora nato, io ero una ragazzina quando finì. Perchè riservi tanto rancore nei loro confronti? >> Ora gli stava dando del tu. Non lo faceva spesso ma quando si rivolgeva in quel modo era perchè era sincera.

<< Loro hanno distrutto la nostra terra, capite. >>

<< Non è vero. Siamo stati noi molto tempo fa a distruggerci. La silfide lo aveva predetto. >>

<< Questo vuol dire che accadrà qualcosa e dobbiamo stare in guardia. Loro hanno distrutto l'impero che noi avevamo creati nei secoli, quando siamo tornati non abbiamo trovato altro che una civiltà con strani apparecchi che permettevano a loro di fare molte cose. Del nostro impero? Non restava più nulla! Ce lo siamo riconquistati mentre quasi tutti questi umani sparivano nel nulla e adesso riappare la silfide. Non possono essere spariti, madre! Da qualche parte ci dovranno pure essere! >>

<< No. È stato l'esito della magia a portarci alla vittoria e molti di loro sono morti. >>

<< Non vi credo. >>

Cora guardò litigare la madre con il figlio, esattamente come una normale madre fa con un figlio, ma qui si parlava di questioni molto più serie. Decise di intromettersi e di tentare l'impossibile.

<< Maestà, principe. >> Disse lei. << Anche io ho sentito la profezia della silfide. >>

A quelle parole molti cominciarono a parlare nel sottofondo.

<< Come? >> Domandò il principe incredulo.

<< L'ho sentita da una donna che diceva di conoscerla molto bene, una donna che ci... >> Si corresse, non poteva dire certe cose, lo sapeva e le doleva molto <<...mi ha salvato la vita. Mi dice alcune cose, indicandomi la strada per venire da voi, e poi sparisce nel nulla in mezzo a moltissimi rovi. >> Il chiacchiericcio di sottofondo si fece più fitto.

<< Sapete, anche la silfide è apparsa così come è sparita, nel nulla. So che quello che dite è vero e quindi mi lascia presumere che le due cose siano collegate. >> Disse la regina.

<< Io invece non vi credo. >> Disse il principe. << Se veramente conoscete la profezia, ditemi, anzi, diteci. >>

Cora ci riflettè un attimo e poi disse: << Parla di una luce dal suolo che avrebbe illuminato il buio e di due soli. Altro non ricordo. >>

La regina guardò il figlio come per dirgli: “Ecco, avete visto che era vero?”

<< Sentiamola in prosa, allora. >> Disse il principe invitando con la mano il poeta di corte.

Le parole furono queste: << In mezzo alle tenebre ed alla penombra verrà una luce che romperà le loro catene e che porterà bagliore ovunque ed il suolo ne sarà invaso ma poi alla fine nel cielo compariranno due soli che riporteranno l'armonia. >>

Tutti rimasero stupiti: Cora aveva detto giusto. Siccome la profezia della silfide la conoscevano in pochi e la notizia non si era ancora diffusa, la ragazza venne creduta.

<< Sì, potrebbe avere un nesso logico questa donna con la silfide. Tutte le ipotesi sono aperte, studieremo a fondo su chi sia per prevenire l'eventuale profezia. >> Disse la regina.

<< Ma madre, non si può! >> Disse il principe di Atlantide.

<< Noi ci tenteremo comunque. >> Poi si rivolse a Cora: << Davvero grazie di essere venuta, la tua informazione è molto importante. Avete fatto un viaggio non da poco. >>

Il principe le si avvicinò elegantemente: << Vi prego di scusarmi se sono stato un po' duro con voi. >>

<< Non è niente. >> Rispose Cora affascinata dai modi eleganti del principe. Anche se non poteva vederne il volto, riuscì a capire che i suoi sentimenti erano sinceri.

Il principe si sedette accanto a lei e vi rimase per tutta la serata, speranzoso di conoscere quella ragazza così colta per scoprire com'era fatto davvero lo Stato dell'Estremo. Desiderava molto andarci ma con tutti quegli impegni non aveva mai potuto. La ragazza però rimase quasi tutto il tempo in silenzio, mangiando educatamente ed ascoltando le varie conversazioni che poi non erano così interessanti, come per esempio che cosa era successo a casa di tale nobile che aveva fatto tale cosa, niente di più.

La ragazza aveva mangiato davvero molto: nel suo stomaco non sarebbe più potuto entrare neanche un pezzettino di cibo piccolissimo. La serata era trascorsa davvero bene, anche Blake, Dean e Mya avevano mangiato, anche se in disparte, ma avevano lo stesso osservato la scena incuriositi.

La serata però era quasi giunta al termine e Cora stava solo aspettando il momento di andare a coricarsi per dormire. Ah, già i letti non c'erano per tutti, solo per lei. Come avrebbero fatto ancora non lo sapeva, ma una soluzione l'avrebbe trovata.

Cercò di non pensarci e di godersi ancora quei bellissimi momenti festosi, così allegri, così spensierati.

Ma alla fine vi furono i ringraziamenti e la regina entrò per prima, seguita da tutti i suoi cortigiani.

Cora, ricongiunta con gli altri tre, ripercorse esattamente lo stesso percorso che aveva fatto precedentemente, ma al contrario, allungando parecchio la strada. Ne valeva la pena: quel palazzo era davvero uno splendore ovunque lo si guardasse. Era pieno di pietre preziose ovunque, di pseudo colonne, di statue e di molto altro ancora.

Camminarono lentamente per non perdersi tale spettacolo, un luogo davvero indimenticabile.

Ritornarono così alla sfarzosa sala del trono e la ammirarono ancora una volta, anche se al buio. Aveva sempre e comunque un grandissimo fascino, in qualsiasi ora del giorno o della notte lo si guardasse.

Ripercorsero i corridoi che conducevano alla stanza ed alla fine la trovarono, non si erano persi!

Entrarono così in quella bellissima sala che però sembrava la hall di un hotel da cinque stelle lusso, con tanto di piante e fontane. Quella non era una camera da letto, no. Quello era una specie di acquario. Eppure quella era una stanza da letto molto comune agli abitanti di Atlantide. In quel momento Cora si ricordò che un po' in tutto il palazzo c'erano getti d'acqua. Le venne spontaneo dirsi: “Devono adorare molto l'acqua questi abitanti di Atlantide!” In realtà agli abitanti di Atlantide l'acqua era fondamentale per un preciso motivo che era strettamente collegato alla maledizione inflitta ai suoi abitanti. In realtà la maledizione all'inizio era solo una magia destinata a salvare il popolo di Atlantide dalla catastrofe, ma poi col passare del tempo era stata considerata ormai inutile e diventata così una maledizione. Nessuno sapeva come spezzarla ma chiunque lo avrebbe desiderato.

Bussarono alla porta.

<< Vengo. >> Disse Cora. Il suo sguardo si fece molto sorpreso nel vedere il principe di Atlantide ad aspettarla. << Ditemi pure. >>

<< Mi scuso ancora per prima, sono stato uno stupido. >>

<< Non è niente, state tranquillo! >> Disse lei rassicurandolo.

<< Il fatto è che non sono molto abituato a parlare con quelli della mia età per via di queste. >> Disse indicandosi le vesti pesanti e la maschera. << Essere afflitto da una maledizione non è bello. >>

<< Tutta Atlantide lo è. >> Disse Cora cercando di riportare quello che aveva capito.

<< No, la mia è diversa. È legata ad essa ma è un'altra. Non posso dirvi altro, mi dispiace. >>

<< Non fa niente. >> Rispose la ragazza sorridendo.

<< Per farmi perdonare posso farvi vedere la città di Thera, ci state? >>

<< Oh, sì. >> Disse istintivamente la ragazza. Ecco, adesso si era accorta che doveva moderarsi.

<< E poi vi farò vedere il palazzo reale. >>

<< Davvero? >> Domandò la ragazza entusiasta. << Grazie di cuore. >>

<< Il fatto è che mi annoio sempre a morte a starmene da solo e adesso posso condividere con qualcuno ciò che vedo. So che starete qui per molto tempo... Ma domani ho deciso di farvi vedere il meglio di Thera. >>

<< D'accordo. >> Rispose Cora gentilmente. Era felice. Non se l'aspettava tale invito, soprattutto da un principe.

<< Facciamo così, quando verrò io da voi mi farete vedere la vostra terra e la vostra città. >>

<< Va bene. >> Rispose lei. << Ditemi, domani quando? >>

<< Al mattino. Potremmo incontrarci nella sala della colazione, se vi va. >>

<< Certo che mi va! >> Rispose lei. Chissà che ora era? Sicuramente notte fonda. << Ora però è tardi, devo andare. >>

<< Buonanotte, allora! >> Disse il principe chinando il capo elegantemente.

<< Buonanotte. >> Disse lei richiudendo la porta in modo molto dolce. Sorrise e poi disse: << Sì! >>

Blake le corse incontro: << Che ti ha detto? >>

<< Mi ha detto che ci porta a vedere Thera. >>

<< Sul serio? >> Domandò Mya. << Il principe ci porta a vedere Thera? >> Non ci poteva credere neanche lei. << Quando? >>

<< Ci troviamo al mattino nella sala colazione. >> Rispose lei.

<< Sì, ma che ore sono? >> Domandò Dean.

A quel punto Cora si ricordò del cellulare. Lo tirò fuori e controllò. “Può darsi che sia sfasato” pensò “Ma almeno saprò che ore sono a casa!”

L'orologio segnava le tre, tre del mattino. Dubitò fortemente che fossero davvero le tre dove si trovava e così decise di andare a dormire, non prima di aver controllato se c'era campo. No, niente! Vabbè, ci avrebbe riprovato. Adesso il problema stava solo nel come dormire in quattro, problema che avrebbe risolto in poco tempo.

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Bene, visto? Io ve lo dicevo che la verità pian piano sta venendo a galla. Il fatto è che ci sarà una piccola svolta inaspettata fra qualche capitolo (lo dico perchè non sto più nella pelle) e sarà lì che la verità verrà finalmente a galla. E si passerà dalle parole ai fatti. Ve la ricordate la profezia che la misteriosa donna ha fatto a Cora? No, non pensate ad Ydatos poichè non credo che lo rivedremo tanto presto... Vi dico solo ( non sto davvero più nella pelle di scrivere questa storia ;) ) che uno lo conosciamo già e l'altro no... Ma sarà un personaggio decisivo in tutto questo :) Forse ho detto troppo, non vi voglio confondere...
Apro una piccola parentesi sul principe di Atlantide... è una figura abbastanza misteriosa ma pulita nei sentimenti, non è di lui che dobbiamo preoccuparci. State tranquilli che per qualche capitolo la storia andrà avanti senza inceppi... Comunque, dovendo esporla sinceramente davanti ai fatti ammetto che la prima cosa ad essere svelata, il primo tassello del puzzle è proprio la guerra che c'è stata. Tenetevela a mente perchè sarà molto ricorrente nella storia... Inoltre se leggete nei generi oltre al fantasy ed al sentimentale appare anche la science-fiction... Non l'ho messa a caso ma per un motivo preciso che sarà svelato nei prossimi capitoli!
Detto questo, ci vediamo nel capitolo 14!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14- La sofferenza del principe ***


Eccomi di nuovo qui! Come alcuni di voi già sapranno, questo è un capitolo un po' più forte degli altri... Infatti potremo conoscere meglio la figura del principe di Atlantide più da vicino, seppur resti ancora un mistero anche alla madre stessa, come abbiamo potuto vedere negli altri capitoli e come sarà verificato in questo. Dopo tanti capitoli, ad essere proragonista di questo capitolo è proprio il principe. Cora, Blake e Dean appariranno ma è come se per un attimo non ci fossero del tutto. Il fatto è che più avanti capirete perchè il principe di Atlantide è importante (o forse potrete già "ipotizzarlo" in questo capitolo ). No, vi dico già da subito che lui non è malvagio, anzi. Non ci dobbiamo preoccupare di lui, saranno altre le cose più avanti a diventarlo. Tutto sta racchiuso in questo mistero di fondo... Tutto è collegato. Non sembrerebbe, vero? Anch'io fossi al posto di Blake, Cora, Dean e Mya non riuscirei a capire nulla, sta a voi decidere se aspettare che le cose vengano da sè come ha fatto Cora oppur continuare ad indagare come ha fatto Blake. Beh, ora vado , vi lascio, anche se avrei molto altro da aggiungere ma lascerò che la storia parli da sè. 

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Il principe era già sveglio. Era mattina presto ma già camminava per le sale del suo palazzo a zonzo. Non sapeva che cosa fare. Da lì a poco la sua vita era diventata la noia più totale, faceva sempre le stesse cose, tutti i giorni, ripetutamente. A volte gli venivano in mente alcuni brutti ricordi causati da lui stesso e si chiedeva quali sarebbero state le conseguenze sul suo presente. Aveva fatto una cosa che era meglio non fare, sapeva troppo di tutta quella vicenda e adesso temeva moltissimo sulle conseguenze. Voleva trovare qualcosa da fare ma non c'era nulla di più interessante che la noiosa quotidianità. Aveva desiderato uno sfogo, qualcosa per uscire da tutta quella situazione, anche solo per un giorno. Anche se voleva che la sua cita prima o poi cambiasse per sempre. Quando sarebbe diventato un sovrano, non avrebbe mai più potuto muoversi da quel palazzo per la salvezza di tutte le terre di Atlantide. Ma lui questo non lo voleva. Voleva liberarsi da quella maledizione che affliggeva la famiglia reale da generazioni e quella che affliggeva tutto il suo popolo. Anche perchè in un certo senso erano strettamente collegate.

Continuò a camminare verso una meta non precisa, in attesa che il mondo intorno a lui si svegliasse. Vedeva ogni tanto qualche servo qua e là ma non c'era il normale movimento quotidiano, c'era solo una lieve luce del crepuscolo, da lì a poco sarebbe diventata l'alba. E quella sarebbe stata una giornata diversa dalle altre. Avrebbe portato quella ragazza, direttamente venuta dallo Stato dell''Estremo, cosa molto rara. Voleva tanto andare a vedere come fosse stato quel luogo di cui tutti parlano ma che in pochi vedono. Sua madre poteva. Uno dei suoi incantesimi le permetteva di vedere il mondo, un luogo che lei avesse desiderato, ma non le persone in particolare, anche perchè non poteva mai sapere dove si trovassero in quel preciso istante. In realtà c'era un incantesimo che consentiva di mandare un oggetto o una persona laddove fosse qualcun altro, serviva per i messaggi importanti. C'era anche un incantesimo che faceva la stessa cosa ma inversamente ma richiedeva molte più energie.

Chissà come sarebbe stato andare a fare per la prima volta nella sua vita da guida a qualcuno... E poi lui era una guida molto speciale. Sebbene indossasse una maschera e dei lunghissimi abiti che lo coprivano interamente, mani comprese, lo riconoscevano tutti proprio per quella caratteristica. Sotto la maschera sorrise. All'inizio era molto imbarazzato, ma adesso ci aveva fatto l'abitudine. Nessuno sapeva chi lui era veramente. Neanche lui. Un giorno però capì che poteva essere sé stesso nonostante la maschera. Come? Coi sentimenti. La personalità di una persona e soprattutto la sua voce, sono inconfondibili. Così aveva acquistato una sicurezza e questo lo faceva sentire a suo agio, nonostante tutto. In questo modo aveva “dichiarato” chi era veramente nei sentimenti, un ragazzo generoso e saggio. Un giorno avrebbe rivelato a tutti il suo aspetto ma quel momento era ancora lontano, pensò. Ed in un certo senso era combattuto: sapeva benissimo che se avesse tolto quella maschera o anche mostrato una mano, un dito o qualsiasi altra parte del suo corpo, avrebbe perso tutti i suoi poteri e non avrebbe mai più potuto governare, lasciando lo spazio libero a chiunque volesse salire. E questo non poteva permetterlo. Voleva vendicarsi nei confronti degli umani, lui sapeva che fine avevano fatto ed una volta diventato sovrano avrebbe eliminato tutti quelli che si trovava davanti. Ma non gli andava proprio giù il fatto di stare rinchiuso per sempre in quel palazzo, per colpa di quell'altra maledizione a cui era condannato tutto il popolo, una maledizione che al suo tempo era stata utile ma che adesso non serviva più a nulla. E non gli andava giù neanche il fatto di essere già stato promesso a qualche principessa senza neanche conoscerla. Odiava il fatto dei matrimoni combinati, ma era l'unica possibilità di mantenere intatto l'intero impero. Sperava che fosse almeno bella. Ma che cosa avrebbe detto lei al suo cospetto, questo non si sa. Ripensò dunque a sua madre: chissà come era stato per lei incontrare suo padre!

Mentre camminava la notò in tutto il suo splendore: sulla sua testa la corona luccicava mettendo in risalto tutte le pietre magiche in essa contenuta mentre il sole stava sorgendo e regalando così un'atmosfera ancora più intensa. Peccato che non potesse mai togliersela, per non rivelare a nessuno la sua vera natura. Nemmeno il principe conosceva la sua. Vorrei fare notare che la natura in questione non è l'aspetto, ma una cosa che a breve chiariremo.

<< Madre! >> Disse lui stupito di vedersela lì così presto.

<< Figlio mio, sei in piedi anche tu a quest'ora? >> Gli domandò.

<< Evidentemente. >> Le rispose con tono un po' enfatizzato.

<< Non riuscivate a dormire? >>

<< No. Neanche voi, vedo. Il fatto di far vedere la mia città a qualcuno mi eccita e così non ho dormito molto. >>

La regina guardò il vestito del figlio. Oggi era di un giallo intenso, sempre elegante come al solito, e la sua maschera ricordava la faccia di un felino o di un leone, una gamba era scoperta da poco più sopra del ginocchio, lasciando vedere uno stivale bianco, stesso colore dei guanti e degli orli delle maniche. Sapeva benissimo quanto fosse difficile per lui mettersi su tutta quella roba da solo e, tra l'altro, in maniera sempre accurata. A nessun servo era permesso entrare ad aiutare il principe a cambiarsi poiché nessuno poteva conoscere il suo aspetto. Il suo bracciale mandava riflessi azzurri, nonostante fosse bianco perchè neutro.

<< Mi dispiace di avervi detto tutte quelle cose ieri. Ma dovete lasciare stare gli umani. Loro non ne possono niente, hanno dimenticato tutto. >> Disse la regina.

<< No, madre. Nessuno ha dimenticato niente. È inutile cercare di nascondere a tutti una parte di passato. Perchè so che lo nascondete. >>

La donna ebbe un'esitazione nel rispondergli, ma poi gli disse: << Se lo nascondessi, lo farei per preservare da qualcosa di molto brutto. Vi dico solo questo. A voi non è permesso sapere. >> Invece il principe sapeva. Aveva sentito tutto. Ma decise di tenere il segreto. Sapeva le motivazioni di una scelta del genere e non le contestava. Ma tutto questo lo infastidiva, e non poco.

<< A quanto pare a me non è concesso nulla. Non so nulla e nessuno di me sa nulla. Un giorno sarò re e starò per sempre qui in questo palazzo. Non potrò fare più nulla. >>

<< Tu continuerai a salvare il nostro popolo come facciamo da generazioni. È per il destino di Atlantide. >>

<< Lo so. Ma vorrei che qualcuno mi conoscesse, almeno quello. >>

La regina ebbe un sussulto: tutto quello che diceva il figlio era vero! Non poteva sapere nulla, non poteva farsi conoscere e quando avrebbe potuto, non avrebbe fatto più niente. Voleva realizzae il suo desiderio: anche lei voleva conoscere il volto di suo figlio.

<< Togliti la maschera, ti prego. >> Gli disse.

Da sotto la maschera il principe la guardò con un'aria molto stupita: non se l'aspettava. Fu pervaso da una gran confusione ed un brivido lo investì dalla testa ai piedi: non era quello che aveva sempre desiderato? Eppure qualcosa gli diceva che non doveva farlo, che non poteva. Non voleva perdere i suoi poteri, non avrebbe dovuto rischiare. Lui avrebbe portato avanti il compito che da quattro generazioni la sua famiglia stava portando avanti. E poi avrebbe fatto di tutto per spezzare la maledizione subita dal suo popolo, oltre a quella imposta ai figli maschi del sovrano, come era capitato a lui.

Si voltò e con un gesto secco del braccio disse: << No, madre. Non posso farlo. >>

<< Ma non era quello che voi volevate? >> Domandò la donna preoccupata.

<< Lo voglio ma non posso. >>

<< Mostratemi il vostro volto, almeno una volta. >>

<< No. >>

<< Perchè? >>

<< Perderei tutti i miei poteri. >>

<< Se non ci provate non potete saperlo. >>

<< La nostra storia di Atlantide è piena di principi che persero i loro poteri, condannati a vagare sotto la soglia del mare fino alla morte. Non potrei più acquisire la mia forma umana, madre. Ci pensate? Saremmo costretti a trovarci un nuovo sovrano. >>

Dagli occhi della regina divennero lucidi e poi successe quello che doveva succedere. Lacrime. Lacrime amare di tristezza infinita. Ma poi parlò: << Ditemi almeno di che colore sono i vostri occhi, i vostri capelli. >>

Anche se non si poteva vedere, si poteva capire che il principe era davvero molto turbato e triste. << No, madre. Non posso. Quando diventerò sovrano potrò. >>

La donna lo guardò turbata: << E se abdicassi in tuo favore? >>

<< No, madre. Non fatelo. Non sarei capace di gestire il regno. E poi... >> Nella sua mente si plasmò un pensiero fisso: << E voi fareste tutto questo solo per vedere la mia faccia? >> Le domandò.

<< Gli occhi sono lo specchio dell'anima! >> Gli urlò lei piangendo.

Il figlio a quel punto si bloccò. Era vero: gli occhi sono lo specchio dell'anima! Pianse, pianse in silenzio ma nessuno potè vederlo. Era solo. Nessuno sapeva quando era davvero felice o se stava fingendo, nessuno sapeva davvero che cosa provava. Ma non poteva rivelare il suo volto, nemmeno a colei che lo aveva messo in vita. Avrebbe voluto, ma non poteva. Il suo cuore stava soffrendo, era come se stesse colando da dentro, perdendo sangue che ne impediva il battito regolare. Si porse una mano sul volto, anzi no sulla maschera. Non stava per fare ciò che pensate, se la stava semplicemente appoggiando quasi per sorreggere la testa così confusa e così pesante.

<< Tu puoi vedere i miei, io non posso vedere i tuoi. Almeno descrivimeli. Di che colore sono? >>

Il principe non sapeva che cosa risponderle. Glielo avrebbe detto ma aveva troppa paura, paura di perdere quello per cui era nato, quello che lui aveva.

<< Del colore che voi preferite, se ne avete uno. >> Rispose.

Il colore preferito della regina era il giallo. No, era impossibile che esistessero degli occhi gialli. Glielo aveva detto semplicemente per farla sorridere, altro non poteva fare. La regina capì il gesto del figlio e per un attimo si mise a guardare fuori. Vide il sole appena sorto ritraendoli il suo bagliore avvolse i suoi occhi annebbiandoli per qualche istante. Ma che cosa aveva fatto? Perchè aveva chiesto una cosa del genere a suo figlio? Perchè aveva detto tutte quelle cose? Sentì improvvisamente che tutte quelle cose dette le venivano dal profondo, che non ce la faceva più a tenersele dentro come un segreto.

La regina sorrise e poi, inaspettatamente abbracciò il figlio. Il suo volto ora stava sorridendo da sotto quella maschera da felino, sorrideva e basta. Non gli interessava altro. Sapeva che il suo destino sarebbe stato molto duro, ma avrebbe fatto di tutto per cambiarlo e cambiare quello di tutti coloro che gli stavano intorno. Avrebbe dato la salvezza al suo popolo ed avrebbe eliminato tutti gli umani che avrebbe incontrato. Certo, sapeva perfettamente che era impossibile eliminarli tutti date le circostanze particolari e l'unico modo sarebbe stata una guerra. No, non se ne doveva neanche parlare. Non avrebbe torto un capello ad uno solo del suo popolo. E si chiedeva come fare tutto ciò senza ferire nessuno. Anche su questo era molto combattuto. Avrebbe voluto vedere il mondo e soprattutto quello Stato dell'Estremo di cui tutti parlavano, antico territorio di Atlantide e soprattutto provare nuovi incantesimi. Ma non poteva: la sua incolumità era la cosa più importante e da salvaguardare. Si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se non fosse mai stato un principe: molto meglio di così. Ma dato che lo era, si sentiva già addosso le responsabilità di diventare sovrano un giorno, spogliarsi di quella maschera e cercare di migliorare il suo mondo. Perchè lui sapeva già tutto quello che sua madre stava cercando di tenergli segreto. E lui a sua volta cercava di tenere segreto il fatto che lui lo sapesse già. In un certo senso, tenere a maschera in certe situazioni dava un punto a suo favore. In altre lo sfavoriva e sperava il prima possibile di liberarsene, diventando sovrano ed assumendosi tutte le responsabilità che tale incarico gli comportava. Dall'altra parte si sentiva ancora inadeguato per gestire un impero del genere e lasciarlo alla madre per qualche altro anno sarebbe stata la cosa più giusta. Se era abituato a sopportare la maschera fin dalla nascita, lo avrebbe fatto di certo per qualche altro anno, nonostante fosse in “gabbia”. Eppure c'era qualcosa che lo turbava ancora di più di tutte quelle cose: il matrimonio combinato. Non avrebbe mai voluto sposarsi con una ragazza che neanche conosceva, avrebbe voluto conoscerla prima di amarla e poi quindi sposarla. Ed in un certo senso si sentiva inadeguato: quale ragazza lo avrebbe mai voluto se non avesse potuto guardarlo negli occhi?

L'abbraccio gli aveva fatto dimenticare momentaneamente tutti questi pensieri negativi: e poi quella sarebbe stata una giornata diversa dal solito: quella ragazza che era venuta dallo Stato dell'Estremo, Cora, avrebbe avuto lui come guida. Lo avrebbe fatto per passare il tempo in un modo un po' diverso dal solito, tutto qui. Invece Cora interpretò questo atto come un atto di estrema gentilezza nei suoi confronti ed in un certo senso anche lei si stava sentendo inadeguata ed in colpa, sia per i suoi amici, sia per tutto quello che lei decideva di fare autonomamente. Di una cosa si è certi: aveva rinunciato a capire quella realtà poiché andava presa così com'era e come abbiamo già detto molte volte, si sbagliava e più avanti lo avrebbe capito. L'unico a non mollare e che non mollò fino in fondo fu proprio Blake. Voleva trovare una risposta a tutti i costi, lui che era sempre stato così superficiale! Quel viaggio ad Atlantide lo stava cambiando profondamente, stava facendo uscire una parte che lui aveva sempre cercato di tenersi dentro e che adesso faceva molta più fatica a farlo. E poi c'era Cora: sì, esatto, proprio lei. Quella ragazza così fifona e pessimista stava diventando qualcosa di diverso, una ragazza del tutto diversa da quella che lui aveva conosciuto sulle Atlantipse. Doveva ammetterlo: le piaceva. Se lui in passato non si faceva poi così tanti scrupoli per andare con una ragazza (ed era anche vero che le sue relazioni duravano poco), adesso con Cora era diverso. C'era qualcosa che lo bloccava: perchè? Avrebbe voluto dimenticarsi di tutte le ragazze che aveva corteggiato, cancellare tutte quelle foto che teneva sui social network e ricominciare daccapo. Non avrebbe mai voluto baciare una ragazza, forse perchè non sentiva di averlo fatto con il cuore, ma solo per divertimento. Avrebbe voluto ricominciare daccapo. Poteva mentirle, ma poi sicuramente Cora avrebbe scoperto tutto. Guardò Dean e Mya: non si erano mai detti nulla, ma pian piano i loro cuori si stavano avvicinando. Era come se al cuore di Cora non importasse nulla dell'amore, era come se fosse stata indaffarata a pensare ad altro. In realtà Cora si era già innamorata tante volte nella sua vita ma non aveva mai avuto il coraggio di parlare con le persone che le piacevano. Cercava di dimenticarsele a tutti i costi, dedicandosi allo studio o ad altre attività per lei rilassanti. Non aveva mai baciato nessuno, non aveva mai avuto nessuna relazione con nessuno. Ma sperava, sperava che qualcosa accadesse.

La regina guardò il figlio nella maschera, ma era come se lo guardasse dritto negli occhi. Ed il figlio a guardarle i suoi verdi e splendenti.

<< Scusami, figlio. >> Disse lei tristemente.

<< Di niente. >> Rispose lui. << Succede. >>

A quel punto la regina cercò di avere un'aria più autoritaria: << Ditemi come posso ripagarvi. >>

<< No, non è niente. >>

<< C'è sicuramente qualcosa che posso fare per voi. >>

<< No, madre, no. >> Eppure una cosa del genere doveva essere sicuramente sfruttata, poteva essere un desiderio che ben speso gli avrebbe permesso di vivere le giornate in modo diverso. Eppure lui non era un opportunista e non voleva mai chiedere troppo se non necessario.

<< Dovete. >> Insistè lei.

Il ragazzo ci pensò su per un po' di tempo. Nulla. Il silenzio regnava attorno a loro. Ogni tanto i gabbiani gracchiavano ed il loro verso sembrava formare una strana melodia, seppur disordinata, nella mente del principe. A quel punto gli venne in mente un motivetto cercando di riprodurre la melodia che aveva sentito. Senza accorgersene iniziò a muovere le mani a tempo mentre il suo pensiero continuava a divagare su che cosa desiderare.

La regina notò il suo strano comportamento, interpretando le sue mosse come una danza e quindi come un desiderio di ballare: << Voi avete voglia di ballare! >> Disse lei. Inoltre il figlio era un eccellente ballerino e nella sua educazione musicale c'erano anche i balli di corte, che ormai lui conosceva tutti a memoria, oltre alle danze popolari del posto.

<< No, io veramente... >> Disse il principe un po' disorientato.

<< E sia! Farò tenere un ballo, stasera! >>

<< Come? Perchè? >> Il principe non se la sentiva di andare ad un ballo reale, soprattutto dopo aver camminato tutto il giorno per Thera con la nuova ospite. Desiderava qualcosa di più che un ballo quella sera stessa! << No, madre, vi prego! >> Troppo tardi. La regina se ne era già andata, probabilmente lo avrebbe detto a qualche servo che avrebbe subito diffuso la notizia.

Ecco, adesso doveva anche beccarsi il ballo reale, pensò. E chi avrebbe invitato? Sapeva però che il ballo era un evento raro, fatto solo in occasioni particolari. Se la madre intendeva organizzarne uno la sera stessa, era perchè ci teneva davvero a discolparsi con il figlio per quello che gli aveva fatto.

Apprezzò moltissimo questo fatto. La regina per lui stava mettendo da parte tutti i suoi impegni per organizzare una festa quella sera stessa. Pensò a quanto fosse faticoso essere sovrano e come si sarebbe sentita sua madre. Probabilmente peggio di lui. Su questo non aveva da lamentarsi. Si lamentava piuttosto del clima caldo di Thera, proprio non riusciva a sopportarlo con quei vestiti.

E poi la questione restava aperta: chi avrebbe mai dovuto invitare a ballare e che ne fosse stato davvero capace? Non intendeva fare brutte figure, questo era certo. Ripensò a quella Cora. Sì, lei era perfetta per ballare quella sera. Sapeva però che non era facile insegnarle qualche ballo e non sapeva neanche se lei avesse mai voluto accettare. Come fare? Doveva convincerla, sì, doveva assolutamente convincerla. Come? Parlandole sicuramente ci sarebbe riuscito, oppure attirando la sua attenzione con l'uso della magia neutra, ossia la magia che solo lui e tutti coloro che non avevano ancora trovato un potere definitivo possedevano: sicuramente ne sarebbe stata attratta. In che modo? Il più gentilmente possibile. Sapeva che Cora avrebbe accettato, ma doveva prepararsi tutto nella sua mente. Non sapeva però che sarebbe stato trappola della sua stessa mente o, molto più propriamente, del suo stesso cuore, quello che non avrebbe mai voluto, sotto certi aspetti, che accadesse.

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Il capitolo si interrompe lasciando nel dubbio (purtroppo dovevo farlo!) : oltre al mistero di fondo (che sembrano tanti ma in realtà tutti coincidono in un unico puzzle), si scopre che accadrà qualcosa nel cuore del principe verso Cora. Ebbene, concludo il capitolo con alcuni fatti che potrebbero sembrare irrilevanti ma che hanno una certa importanza nel corso della storia: vi ricordate la profezia che la donna fece alla ragazza? Esatto, quella che diceva di non preoccuparsi che avrebbe presto trovato due trade ad attenderla e lì avrebbe dovuto fare una scelta. Ebbene, come vi ho già detto negli scorsi capitoli (nelle scritte in blu), uno lo conosciamo già e l'altro no (eppure sarà il personaggio che svelerà in parte il mistero, l'altra sarà già svelata, eppure una volta svelato, come già vi ho detto, ai nostripprotagonisti toccherà scontrarsi con la dura realtà che li circonda e decidere una volta per tutte da che parte stare. scusate lo spoiler! :(  ) : adesso eccoci alla fatidica domanda: chi dei due sarà mai? Blake o il principe? Detto questo vado, non posso dirvi altro. Sicuramente più avanti capirete tutto. Ciaoo e a presto! :)

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15- Un discorso interessante ***


Eccomi di nuovo qui, siete pronti a riprendere la storia da dove eravamo rimasti? Ma prima una piccola premessa: questo capitolo contiene tante informazioni che ci faranno avvicinare ulteriormente alla verità. Di che si tratta? Vi dico solo questo: gli indizi ce li abbiamo quasi tutti ormai e quindi è giunto il momento di svelare le prime carte in tavola... Siete impazienti di sapere? E allora, buona lettura!

Blake si voltò di scatto: c'era qualcuno dietro di lui.

E appena lo vide, i suoi occhi si riempirono di orrore. Un ragazzo alto, moro e dagli occhi azzurri si accasciava a terra pieno di sangue invocando il suo aiuto. Disperatamente e con tutte le sue forze si alzò e con le lacrime agli occhi lo guardò pieno di dolore.

<< Clark! >> Urlò Blake terrorizzato.

<< Sono io. Ti supplico, aiutami! >> Gli urlò accasciando il volto sulla sua spalla.

Tutto quel sangue si stava lentamente cospargendo sulla sua maglia, macchiandola di rosso. Il ragazzo sentì come un brivido percorrergli la schiena ed il cuore battere a mille. Aveva paura. Doveva scappare, ma Clark era suo amico.

<< Che cosa devo fare? >> Gli domandò.

Con le sue ultime forze, il ragazzo disse: << Indaga, indaga su che cosa sia questa realtà. Non ti arrendere, non fare come gli altri. La verità potrebbe essere vicina. >>

<< Lo farò, Clark. >> Si ricordò delle parole della donna: lo avrebbe rivisto. << Ma dimmi una cosa: quando potremo riabbracciarci? >>

<< Avverrà. >> Rispose il ragazzo affannosamente. << Ma quando sarà il momento non potrai più... >> Il ragazzo si interruppe. Le forze lo abbandonarono e cadde di peso su Blake.

<< No! Clark! Che cosa non potrò più? Ti prego, spiegami! Clark, Clark! >> Troppo tardi. Clark non rispondeva. Cercò di svegliarlo. Tutto inutile. Non rispondeva. Se solo avesse dato un segno di sé, qualcosa, un respiro! Nulla. In effetti qualcosa si mosse. Proveniva da dietro la sua schiena. Blake si voltò ancora una volta e... Se la vide lì. I denti della belva erano a qualche centimetro dalla sua faccia. “Addio,” Pensò. “è finita.” Il grosso giaguaro aprì le sue fauci e...

<< Aiuto! >> Urlò il ragazzo alzandosi di scatto.

<< Ahia, mi hai fatto un male pazzesco! >> Protestò Mya ritrovandosi un suo piede dritto in pancia.

<< Stai più attento! >> Intervenne Dean in sua difesa.

Blake si guardò intorno: era nella sala del palazzo reale di Thera. Era stato tutto un incubo. Tirò un sospiro di sollievo.

<< Hai avuto incubi? >> Gli domandò Cora.

<< Sì. >> Rispose lui ma non volle aggiungere altro.

<< Stai tranquillo, oggi andiamo a visitare Thera insieme al principe. >>

<< Che onore! >> Urlò Mya entusiasta di un fatto del genere.

<< Ragazzi, qualsiasi cosa accadrà io non mi stupirò. >> Disse Dean interrompendo il discorso.

<< Non più. >> Aggiunse Mya con sguardo ammiccante.

Eppure Blake taceva, immerso nel terribile ricordo di quel sogno. Che cosa voleva mai significare?

<< Ehi! >> Gli diede una pacca Cora. << Vedi di rallegrarti! >>

Il ragazzo, caduto improvvisamente dalle nuvole sorrise imbarazzato. << Meglio andare. >> Disse mettendosi una mano sullo stomaco. Aveva una gran fame e lo si può capire: non aveva più mangiato molto in quel periodo.

<< Prepariamoci prima. >> Lo fermò Mya. << Sennò il principe non ci guarda. >>

“E che cosa vuoi che me ne interessi?” Si domandò fra sé e sé. “E poi quello non sai mai dove guarda per via della sua maschera. Come puoi capire se davvero ti sta osservando?”

Immerso si nuovo nei pensieri più profondi, non si accorse che gli altri si erano già preparati. La loro roba era tutta lavata e pulita e Blake era l'unico (unico dei due ragazzi, ovviamente) ad essere rimasto a torso nudo.

“Meglio muoversi!” Disse squadrandosi. Conciato così non poteva andare da nessuna parte.

E così fu: una volta cambiato, i ragazzi si diressero nella sala del trono, sperando di trovarvi il principe (ed un sontuoso banchetto da parte di Mya e Blake).

Camminarono finchè non arrivarono al luogo stabilito ma purtroppo non vi trovarono nessuno.

<< E adesso? Dove lo troviamo il principe? >> Domandò Mya.

<< Sempre con questo principe! >> Disse Dean ironicamente.

<< Sei geloso? >> Gli domandò la ragazza, approfittandosene del fatto che non erano ancora fidanzati.

<< Io? Ma certo che no! >> Rispose il più naturalmente possibile, ma chiaro che lo era.

<< Proviamo a cercarlo. >> Disse Cora.

<< Dove, miss “So tutto io”? Questo palazzo è pienissimo di sale, dimmi dove possiamo trovarlo! >>

<< Magari sul terrazzo dove siamo stati ieri sera! >>

<< Dovevi informarti del luogo e dell'ora. Siamo nei pasticci. >>

<< Stai calma, stai calma. >>

<< Va bene. >> Irruppe Blake. << Facciamo come dici tu Cora e se non lo troviamo chiediamo a qualcuno. >>

E così fecero. Camminarono verso il terrazzo senza speranze di poter trovare qualcuno. Si guardarono intorno: il palazzo era davvero molto bello. Ovunque regnavano colori intensi accostati armoniosamente con forme eleganti e vivaci, che conferivano al palazzo un senso di bagliore e finezza: era davvero un posto bellissimo!

Abbagliati da quella bellissima immagine, a tutti venne il desiderio di non andarsene più, poiché tutto quello che cercavano era lì dentro. Tutti tranne Blake, ovviamente. Nella sua testa continuava ad echeggiare la voce stremata di Clark che lo supplicava di non arrendersi. E lui non lo avrebbe fatto.

Cora si fermò ad ammirare un arco imponente e bellissimo, che raffigurava dei draghi attorcigliati tra di loro con dei leoni e delle aquile. Era dipinto di verde smeraldo, d'oro e di rubino ed era contornato con tantissime pietre preziose. Si ricordò la corona: in un certo senso si assomigliavano, ma il fatto era che alla regina quello stile piaceva moltissimo, adorava i gioielli e la corona, anche se non l'aveva creata lei, era l'oggetto che la rappresentava di più.

Da un corridoio buio Blake notò la faccia di un felino che si stava avvicinando. Inizialmente rimase immobile perchè confuso sul da farsi e poi toccò la spalla di Dean che era intento a contemplare l'arco. Anche l'altro ragazzo si voltò e dopo un attimo di esitazione lo vide. Ma anche lui rimase in silenzio, spiazzato. Decise di toccare entrambe le ragazze, distratte davanti allo splendore che si erano trovate davanti. Entrambe si girarono e lo videro ma neanche loro dissero nulla, come paralizzate, sperando che l'animale non le notasse.

Eppure questo si avvicinava sempre di più e la sua testa diventava sempre più chiara avvicinandosi alla luce. Dean, Blake e Mya si allontanarono di qualche passo mentre Cora decise di rimanere dov'era. Aveva troppa paura. La sua precedente esperienza col giuaguaro l'aveva segnata. Aveva visto morire Clark davanti ai suoi occhi, senza poter fare nulla. Eppure il felino continuava ad avvicinarsi sempre di più, con il suo sguardo fisso ed immobile, circondato da uno strano bagliore.

La ragazza chiuse gli occhi e se lo sentì vicino, vicinissimo. “Forse stavolta è davvero finita.” Pensò. Così aspettò. Ma non successe nulla. Niente si mosse, tutto rimase così com'era. Non un sospiro, non un rumore. Silenzio più totale.

La ragazza aprì gli occhi e se lo vide davanti. Ce l'aveva lì a pochissimi centimetri dalla faccia. Non disse nulla, non fece nulla. Voleva piangere ma la troppa paura glielo impediva.

E così il felino parlò: << Cora, vi stavo aspettando! >>

La ragazza si rese conto che quella voce l'aveva già sentita da qualche parte... Era una voce inconfondibile... Era quella del principe! Si decise a squadrarlo dalla testa ai piedi: sì, era lui e quella era “solo” la sua maschera!

<< C'è qualcosa che non va? >> Le chiese vedendola impallidire.

<< N-no, tutto bene. Sto molto meglio, grazie. >> Rispose la ragazza tirando un sospiro di sollievo e ritornando al suo colore naturale. E così fecero anche gli altri tre.

<< Come promesso, vi porterò a vedere Thera. >>

<< Sì, ma si può mangiare? >> Domandò Mya presa dai fragori dello stomaco. Aveva fame.

<< Principe. >> Disse Cora. << Devo chiedervi un immenso favore: io e i miei umani vorremmo mangiare prima di partire. >>

<< Certamente, perchè no? >> Rispose il principe felicementte. << Prego, seguitemi. >>

Tutti ancora un po' colpiti da tale sorpresa, lo seguirono barcollando come ubriachi perchè la paura aveva inflitto loro un duro colpo. E pensare che avevano avuto paura di qualcosa che non esisteva!

Tutto il palazzo era completamente ornato di tantissimi particolari tavolta di marmo, talvolta di lapislazzuli o anche di pietre preziose e (perchè no) anche di cristallo. Pure quella era una tecnica che gli abitanti di Atlantide avevano appreso solo grazie allo studio sull'uomo ed avevano imparato così a sfruttarne alcune caratteristiche, le più necessarie.

I ragazzi entrarono in una sala sontuosissima, ricca di tende rosse e dorate, adornata di foglie e di draghi qua e là. Quella era la sala da pranzo. Quella di ricevimento era da tutt'altra parte.

Tutti ne rimasero estremamente colpiti, sia per la sua immensità, sia per la bellezza e l'imponenza che infondeva sul visitatore. Quel palazzo era quasi perfetto, da qualsiasi parte lo si guardasse.

<< Che cosa desiderate? >> Domandò il principe curioso sulla risposta che avrebbe dato quella ragazza così stranamente vestita ma elegante e fine nei modi di fare.

<< Quello che volete voi, basta che riusciate a saziarci l'appetito. >> Rispose lei.

<< E va bene, lascerò che sia il cuoco a decidere. >> Impartì degli ordini ai suoi camerieri che si misero subito all'opera.

<< Che ha detto? >> Domandò Mya.

<< Che lascia fare al cuoco. >> Rispose Cora.

<< Sapete, se ci cucinassero un t-rex non me ne stupirei. >> Disse Dean.

<< Perchè mai? >> Chiese Blake sorpreso del commento.

<< Dobbiamo aspettarci di tutto. Ma io lo mangerei. >> A quelle parole Mya si mise a ridacchiare per non far rumore. Sapeva dove si trovava e sapeva che doveva mantenere l'assoluta calma se non voleva vedersela brutta.

Il principe la notò e così disse a Cora: << Lasciate molta libertà ai vostri schiavi umani, io non mi fiderei. >>

<< E perchè mai? >> Domandò la ragazza. << Che male potrebbero fare? >>

<< Ce ne hanno già fatto molto, Cora. Loro sono traditori. Si dimenticarono già una volta di noi ma ci tradirono comunque. Adesso potrebbero fare lo stesso. >>

La ragazza rimase allibita da tali parole: perchè ce l'aveva così tanto con gli umani? Che cosa gli avevano fatto?

<< Perchè dite così, principe? >>

<< A mio parere vi fidate troppo. Ve la ricordate la leggenda? >>

La ragazza non sapeva che cosa rispondere: sapeva benissimo che sbagliare avrebbe messo a repentaglio la sorte di tutti loro. Era confusa, non sapeva che cosa fare, ma alla fine rispose: << Sì. >>

<< Ebbene. >> Puntualizzò il principe. << Siccome loro rinunciarono alla magia moltissimo tempo fa perchè la ritenevano troppo pericolosa, persero la memoria di averla posseduta. Eppure qualcosa in loro continuava a vivere, era come se in realtà continuassero a ricordare. Questo li portò alla creazione della tecnologia ma essa non ha mai potuto competere con la nostra potenza. Amplificammo l'impero rendendolo più vasto. Tutti ci temevano. >> Cora rabbrividì per due motivi: il primo era perchè quella leggenda l'aveva già in parte sentita da Ydatos ed il secondo era perchè, a suo parere, il principe nascondesse un animo vendicativo e crudele. Ma quei pensieri vennero smentiti subito. << Un impero non dev'essere governato da un sovrano temuto ma da un sovrano apprezzato e fedele a tutto il suo popolo. Alcuni sovrani furono molto apprezzati da entrambi nonostante le condizioni di vita diverse, altri furono molto amati solo dagli abitanti di Atlantide perchè favoriti ma i casi furono pochi. >> La ragazza ascoltava in silenzio ciò che il principe le stava dicendo, eppure la verità era ancora un po' lontana, ma molto meno rispetto a prima, nonostante questo fosse un solido punto di partenza.<< Riuscimmo a stabilire con loro dei buoni rapporti ed un impero solido, basato sugli scambi commerciali e culturali. Dopo il primo periodo di crisi tra abitanti di Atlantide e umani nessuno lo disprezzò più, anzi! Sempre più persone volevano entrare a farvi parte. E la notizia si stava diffondendo velocemente. Il nostro popolo non era più visto come crudele e conquistatore ma come punto di riferimento per tutti. >> A quel punto si interruppe. << Scusatemi se vi ho detto tutte queste cose che già sapete, se volete mi fermo. >>

<< No, no. Continuate. >> Lo incitò Cora molto presa dal discorso. In quel momento arrivarono delle pietanze deliziose degne d'un re.

<< Si mangia! >> Urlò Mya felice di potersi ingozzare dopo così tanto tempo.

Sentendosi ascoltato (cosa che accadeva molto di rado) il principe continuò: << Come sapete, un impero così amato da tutti i suoi sudditi dove la magia era ormai stata accettata da tutti gli umani che stavano diffondendo la notizia, sebbene non potessero farne uso, elogiandola come cosa magnifica ed incomprensibile è sempre in cerca di nuove idee o di qualcosa da scoprire, per migliorare la realtà che ci circonda. >>

Cora ingoiò un pezzo di frutta molto buono ed una domanda le venne subito spontanea: “Io sono umana?”. Lo era, ma lo avrebbe scoperto man mano. La ragazza si fece avanti: << E così vennero scoperti la luna ed il sole e la rotondità della terra e con essa gli altri pianeti. >>

<< Esattamente. >> Rispose il principe felice di poter finalmente dialogare con qualcuno alla sua altezza. Quella ragazza si stava facendo sempre più affascinante. << Ma come ben sapete, non ci fu mai possibile riuscire a capire che cosa sono realmente le stelle nonostante tutta quella magia che fu utilizzata per arrivarvi e fu quella la causa dello sprofondamento dell'intero continente e del crollo dell'intero impero. Solo molto dopo scoprimmo grazie agli uomini che queste stelle erano palle di aria calda a moltissimi anni di distanza da noi, irraggiungibili, inafferrabili. Tutta quella magia non sarebbe servita neanche a coprire un decimo di tutta la distanza da fare! >> Battè una mano sul tavolo. << Il bello è che gli uomini che erano diventati così fedeli in men che non si dica ci tradirono. Il nostro popolo venne identificato come malvagio perchè avente una magia capace di causare danni molto gravi al mondo ed alle sue genti e ci dimenticarono. La nostra divenne solo una leggenda. Quando tornammo per vedere che cosa ne era rimasto di noi, scoprimmo che ormai era tutto finito. Di quel progetto che avevamo stabilito insieme nei secoli non era rimasto più nulla, niente! >> Urlò il principe. Poi si accorse di avere ecceduto e si calmò porgendo le sue scuse alla ragazza. << Quel che vi trovammo fu una civiltà che usava stranissimi strumenti per fare cose degne della più potente delle magie e lo facevano con una facilità assurda: si erano totalmente dimenticati di noi! Anche il mare era ormai tutto in loro possesso, ogni angolo del pianeta da loro conosciuto. Decidemmo così di riconquistarci la parte mancante della Terra, quella antica e adesso popolata da uomini, per fondare un nuovo impero. Ma non fu così facile e come sapete scoppiò una guerra. Dopo molto tempo vincemmo e gli uomini sparirono quasi tutti. I pochi che rimasero vennero schiavizzati e la loro memoria fu cancellata. Prima o poi si ribelleranno. >>

<< Come? >> Domandò Cora. << Se sono in minoranza rispetto a noi, non potranno vincere. >> Queste parole pesarono molto alla ragazza. Sentire tutta quella verità pesava tantissimo ma quelle parole l'avevano convinta a tornare a credere che ci fosse ancora qualcosa dietro. Ed aveva ragione.

<< Sono molti più di quello che credete, vi dico solo questo. >> Il principe si bloccò. Sapeva troppo. Tutto quello che avrebbe detto da lì in poi sarebbe potuto essergli molto pesante e quindi decise di tacere. Perchè quella era solo una parte di tutta la verità. Cora l'avrebbe scoperta in un modo molto inaspettato, quando non avrebbe più voluto saperne nulla. Ma non anticipiamoci nulla e riprendiamo da dove eravamo rimasti...

La ragazza guardò Mya, Dean e Blake mangiare e scherzare felici dopo così tanto tempo. Eppure quest'ultimo si era accorto del cambio di umore della ragazza ed aveva smesso di scherzare, guardandola seriamente.

<< No! >> Disse Cora al principe. << Loro sono innocui, vi potete fidare. >>

<< Credetemi, Cora. Loro sono innocui finchè non accadrà qualcosa, me lo sento. La silfide è ricomparsa ed a voi quella misteriosa donna che vi ha detto di venire qui. >> Già, pensò la ragazza, perchè lì avrebbero trovato la verità. Eppure tante cose ancora non coincidevano, forse loro erano lì per un preciso motivo o forse perchè era stato il caso o forse entrambi, chi lo sa! Per questo fatto però si dovrà attendere ancora un po' prima di saperlo.

La ragazza sorrise. << Vi ringrazio davvero per la vostra ospitalità, principe. >>

<< Resterete a palazzo finchè non avremo scoperto qualcosa su questa donna. Là fuori oltre ai confini di Thera non è più sicuro, è meglio che stiate qui. >>

La ragazza sorrise. Era esattamente quello che la donna le aveva previsto. Eppure iniziava a farsi sentire il desiderio di non voler più tornare, di non voler più andarsene da lì. Thera ed il palazzo reale erano così belle e quel principe mascherato era così affascinante!

<< Abbiamo finito! >> Urlò Mya sazia.

<< Hanno finito anche loro, principe. Quando volete possiamo andare. >> Disse Cora.

<< Sapete, è stato un piacere vedervi mangiare ed ascoltare quello che io dicevo, di solito non lo fa mai nessuno: sono tutti così impegnati nelle loro faccende! >>

<< E voi che cosa fate? >>

<< Io studio e basta. >> Rispose il principe con aria un po' seccata. << Studio per essere sovrano un giorno e per comportarmi correttamente con il mio popolo, come da generazioni fanno i miei antenati. >>

<< Sapete già come vi comporterete? >> Domandò la ragazza presa dal discorso.

<< Ci sto riflettendo molto. Devo dire che per il momento ho le idee molto confuse e ci devo davvero pensare. Di una cosa però sono certo: non voglio essere come gli altri. >> Sotto la maschera i suoi occhi si illuminarono di una strana luce, quella della determinazione. << Voglio essere un re che verrà ricordato per essere passato alla storia per qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno ha mai fatto. >> E poi, orgogliosamente aggiunse: << Io non sono come gli altri, io sono diverso! >> A quel punto si bloccò. Non era mai arrivato a tanto. Non si era mai vantato di sé e adesso lo stava facendo. Una grande confusione lo pervase dalla testa ai piedi: perchè lo aveva detto? Quello era un suo segreto che custodiva da moltissimo tempo solo per sè e adesso lo aveva rivelato. Si sentiva uno stupido e per la prima volta in vita sua ringraziò il fatto di essere interamente vestito, nessuna parte del corpo esclusa.

<< Tutti volgiamo eccellere. >> Rispose Cora non prendendosela. Non aveva reagito pensando che il principe fosse uno stupido ma una persona del tutto normale, con i suoi desideri e le sue ambizioni. << Ma sei disposto davvero a sacrificare tutto quello che hai per raggiungere il tuo obiettivo? >>

Quella domanda turbò moltissimo il principe: non ci aveva mai pensato. Voleva eccedere, questo lo sapeva ma non riusciva a comprendere in che cosa e quindi che mezzi utilizzare per arrivarci. Se non si sa dove si sta andando, è difficile capire a che cosa possano servirci gli occhi tranne quella di evitare gli ostacoli. E così lui non aveva un obiettivo. Sapeva di voler diventare re e di voler vedere il mondo ma non sapeva che cosa fare per la sua gente. Voleva diventare conosciuto e che la sua faccia ispirasse fiducia nel prossimo, i suoi discorsi riflessione e le sue decisioni condivisione con il resto del popolo. Voleva questo ma non sapeva dove andare a mirare e soprattutto in quali aspetti: se i commerci, se la magia, se i valori delle persone.

<< Non lo so. >> Rispose sinceramente. << Io non ho esperienza in merito e credo che per raggiungere il mio obiettivo dovrò farmela. >>

Cora si accorse che il discorso era diventato molto pesante sia per lei che per il principe e decise di cambiarlo. Adesso sarebbero andati a visitare Thera ed iniziò a mostrarsi interessata.

 

A quel punto non c'era più motivo di restare seduti al tavolo: tutti si alzarono e seguirono il principe, chi più entusiasta, chi meno per via dello spuntino appena fatto. E da lì a poco si sarebbero ritrovati nella città più bella che l'uomo abbia mai costruito.

Come avrete potuto leggere, la storia lo esplicita: questa non è tutta la verità. Ma tenetela a mente, ritornerà presto. E riguardo ai capitoli precedenti, ve lo avevo detto di non scordare nulla, tutto torna! Se vi ricordate la leggenda che Ydatos ha raccontato a Cora è stata ripetuta in modo più chiaro dal principe, facendoci capire che c'è stata anche una dura guerra tra gli uomini, uomini tecnologicamente avanzati e gli abitanti di Atlantide intenti a riprendersi il loro vecchio dominio. Tenete a mente un altro indizio: in questo capitolo è citato da Cora ed è solo una "ripresa" di quello che era stato detto nei precedenti. Per il momento vi lascio con il dubbio, più avanti so che capirete! 
Adesso vado, vi devo lasciare nonostante la storia stia iniziando ad avere un senso... Prometto di tornare non appena possibile, non temete! Ciaoooo ;)

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Capitolo 16
*** Capitolo 16- La prima parte della verità ***


Ciao! Eccomi di nuovo qui! In questo capitolo si inizierà a fare luce su alcune cose... Ed inizieremo ad intuire perchè questo romanzo ha incluso fra i generi anche quello fantascientifico. Non ho scelto i generi a caso ma per un motivo ben preciso. Come abbiamo ripetuto più volte questo mondo in cui i ragazzi si trovano è strettamente collegato con il nostro. Capirete presto perchè. Ma adesso basta parlare, passiamo alla storia! ;) 

Cora seguì il principe senza alcuna esitazione. Tutto quello che raccontava adesso era diventato di estrema importanza. Quel principe misterioso aveva riacceso la speranza di trovare un collegamento con la sua realtà e capire perchè erano finiti lì.

Dietro di loro Blake taceva. Era ancora traumatizzato da quell'orribile sogno. Aveva promesso a Clark di trovare la verità, glielo aveva giurato solennemente. Notò inoltre come quella ragazza che lui iniziava ad amare come nessun altra era sempre più attirata da quel principe così misterioso. Che cosa le aveva detto e soprattutto le aveva raccontato qualcosa pertinente alla verità?

Di sicuro adesso Cora non poteva andare a dire a Blake tutto quello che aveva appreso dal principe, sapeva come lui odiasse gli umani e capì che in quel modo l'avrebbe potuta accusare di tentato complotto nei confronti dell'intero impero. Lei questo non lo voleva. Se era giunta fin lì c'era sicuramente un motivo, ma non sapeva assolutamente quale fosse.

<< Eccoci. >> Disse il principe indicando un grosso portone.

<< Ma principe, qui siamo sotto il livello del mare! Ci avete fatto scendere troppo! La città è là sopra! >> Rispose Cora che era stata attenta ai loro spostamenti.

<< Infatti. >> Si limitò a dire il principe. La ragazza non capì che cosa volesse significare una frase del genere ma stette in silenzio ad ascoltare.

Il principe aprì il gradissimo portone e... Davanti ai loro occhi si aprì un immenso tunnel blu immerso nel mare... Davanti a loro passavano tantissime creature marine, fra cui delfini, squali e mante ed una città sommersa si apriva davanti ai loro occhi.

L'attenzione di Cora fu attirata però da qualcos altro, creature che aveva già visto ben due volte nel viaggio per arrivare a Thera: le sirene ed i tritoni.

<< Guarda là! >> Urlò Mya indicando una sirena a Dean.

<< Una sirena? >> Si domandò incredulo. Era una creatura davvero così bella! Anche Blake ne rimase folgorato dalla loro bellezza. Ma nel suo cuore lui amava un'altra: Cora.

<< Sembrano come incantati davanti alla vista di cittadini comuni nella loro forma acquatica. >> Disse il principe a Cora.

<< Beh, sì. Un tunnel del genere incanta anche me, principe. >> Rispose Cora. Un momento! Il principe aveva chiamato quelle creature “cittadini nella loro forma acquatica”? Che cosa voleva mai significare?

<< Sapete qual è il bello di questo tunnel? >>

<< No. >> Rispose la ragazza sentendosi di dire almeno stavolta la verità.

<< Vi sono due motivi: il primo è quello di essere costruito interamente in vetro e l'arte del vetro l'abbiamo imparata proprio da loro. >> Disse indicando Mya, Dean e Blake.

<< Dagli umani. >> Rispose la ragazza.

<< Esatto. Ed il secondo è... >> Si interruppe. << No, non ve lo dico: fate voi. >>

La ragazza si guardò intorno: vedeva case sommerse ovunque. Era quello il bello di quello stupendo passaggio sottomarino?

<< Non lo so, principe. Ma sevo dire che tutte queste case sommerse sono uno spettacolo. >>

<< Ma è proprio questo il bello! Questa è la visione sulla vecchia Thera, quella sommersa. Quella che vedete sopra è la parte nuova rifatta e migliorata. >>

<< L'hanno fatta davvero bene. >> Disse la ragazza con uno sguardo sorpreso ovunque guardasse.

<< Lo so. >> Rispose il principe. Da sotto quella maschera i suoi occhi si fecero più sereni. Quella ragazza era diversa dalle altre: aveva qualcosa in più. Si scosse il capo e disse: << Bene, proseguiamo. >>

Tutti lo seguivano felici, l'unico ad essere un po' più turbato degli altri era Blake. C'era qualcosa che non gli andava giù. Quel sogno ora gli pesava sì di meno ma non gli andava giù di vedere Cora così serena vicino a quel principe. No, era sicuramente un'illusione dovuta alla fatica, era solo lui che si stava immaginando tutte queste cose, pensò. Così si rasserenò.

Superato il tunnel, giunsero ad un altro portone imponente come il primo ma più luminoso. Ogni particolare in quella città era molto interessante, era bellissima sia nel complesso, sia nei minimi dettagli. Appena superata quella soglia giunsero ad una immensa scalinata che risaliva maestosa illuminata da tantissime statue con in mano delle fiaccole e si concludeva con un altro portone. I ragazzi si guardarono attorno come abbagliati da quella bellissima visione: Blake era il primo che non amava l'arte di per sé ma adesso stava iniziando ad apprezzarla: Quel tipo di arte!

Tutti insieme salirono quella imponente gradinata ed arrivarono al grosso portone in penombra.

<< Oddio. >> Disse Mya a bassa voce ma molto eccitata. Era davvero impaziente di poter vedere quella città di cui Cora parlava tanto e che aveva potuto intravedere.

<< Le guardie reali ci stanno aspettando qui fuori. >> Disse il principe.

“Guardie reali?” Si domandò Cora. Guardò ancora una volta Blake tristemente anche se il suo intento era quello di non farsi notare, ma lui se ne accorse. Sapeva che c'era qualcosa che non andava. “Ma così non saranno liberi di fare nulla! Di nuovo!”

Immersa in quei pensieri così negativi, vide che il principe, con il suo elegante guanto bianco, stava aprendo quel maestoso portone con un gesto estremamente elegante: forse era per sue educazione o forse per sua natura comportarsi in quel modo, chi lo sa!

Sotto la maschera il ragazzo sorrise. Sapeva che Thera era una bellissima città rinata sopra le spogie di quella vecchia e migliorata tantissimo. Quella era la sua città!

Davanti ai ragazzi si aprì un bellissimo panorama bronzeo-dorato, con edifici molto alti che davano il via ad un immenso viale che finiva con un imponente tempio colonnato.

<< Ooh! >> Dissero tutti davanti ad uno spettacolo simile. Eppure quello era solo l'inizio.

Non si può descrivere fino in fondo un paesaggio di tale maestosità perchè mi è impossibile e quindi mi limiterò a darvi solamente delle spiegazioni che saranno sì dettagliate ma non saranno niente in confronto a quello che loro provarono davvero in quel momento.

Davanti ad esso i ragazzi notarono una immensa cancellata con moltissime persone davanti.

<< Il principe! Il principe! >> Urlarono ad un certo punto.

<< Ah, che fortuna che abbiamo avuto a venire proprio adesso! >> Diceva qualcun altro.

<< Vedete Cora, qui dentro siamo ancora nel palazzo reale. Questa è la cancellata principale dove si ammassano tutti questi turisti ad ammirarlo in tutta la sua bellezza. Per loro il bello è aver visto questo posto. Io sono solo un'aggiunta. >> Disse il principe. << Io sono un di più per loro, un fatto da raccontare a casa, un fatto che non si dimenticherà mai nella vita. Loro darebbero l'anima per essere qui a parlare con me. >> Disse lui vantandosi un po'. Dette quelle parole se ne accorse ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

<< Ah... >> Disse Cora spiazzata. Una risposta lei a questa affermazione non ce l'aveva.

<< Ma no! Non vi preoccupate, Cora! >> Rispose lui vedendosela rattristare. Le porse una mano in segno di invito a non farci caso. << Ah, se si potessero immortalare le immagini! >> Disse lui cambiando argomento.

<< Già, ma mi risulta che gli uomini lo facciano. >> Si azzardò a dire Cora.

<< Sì, è vero. >> Rispose il principe. << Loro con le immagini ci facevano tutto quello che più desideravano. Ogni posto che vedevano era immortalato o anche quelli che solamente immaginavano prendevano forma in questa realtà per poco tempo per poi sparire. >>

<< Come? >> Domandò Cora. Era sicura che si trattasse delle immagini dei film eppure qualcosa non la convinceva fino in fondo.

<< Un po' come con la nostra magia. Tu desideri un oggetto e ti compare, per farlo sparire scompare e basta. Ma il bello era che loro riuscivano addirittura a plasmare esseri viventi dal nulla per poi farli sparire. >>

Cora ebbe un sussulto: esseri viventi dal nulla? In quel momento le venne di nuovo il dubbio di mettere in discussione quel pianeta, se era veramente la Terra che lei conosceva oppure uno spazio parallelo ad essa.

<< Noi invece con la nostra magia modifichiamo gli esseri viventi rendendoli più forti. Mi risulta che questo gli uomini non lo possano fare in così poco tempo. A loro servono quelle cose che si chiamano laboratori. >>

Cora sorrise. In realtà qualcosa inerente all'argomento lo sapeva. Si chiamava ingegneria genetica ed era una cosa che le piaceva moltissimo. Sapeva che alcuni animali erano stati o clonati o modificati parzialmente, ma non da raggiungere dei livelli così impressionanti come il principe li descriveva.

Giunsero scortati dalle guardie ad un porticciolo che confluiva al canale che separava il primo dal secondo cerchio, stando a quanto diceva il principe.

Ma ad un certo punto Mya si mise ad urlare presa dalla paura: << Oddio! Cos'è quello? >> Urlò indicando degli strani animali grandi e con qualcosa simile ad un becco. Avevano tutta l'aria di essere dei grandi rettili preistorici molto spaventosi.

<< Perchè urla? >> Domandò il principe a Cora.

<< Perchè ha visto quello. >> Rispose la ragazza cercando di mantenere la calma alla vista di quei grossi animali così spaventosi.

<< Ha paura di uno pterodattilo? >> Domandò il principe.

Pterodattilo? In che senso pterodattilo? Erano dunque quelli gli animali che nella preistoria volavano fieri nei cieli della Terra?

<< Ma è il destriero più affidabile che ci sia! >> Rispose il principe.

“Destriero?” Si domandò Cora. Quindi quegli animali ormai estinti da anni erano i valorosi destrieri degli abitanti di Atlantide? Avevano sempre combattuto a fianco di quei grossi lucertoloni volanti?

<< Vedete, loro sono umani, non possono capire il legame che si crea fra una vera persona ed un animale. >>

“Non è vero!” Pensò Cora irritata da quelle parole.

<< Gli uomini non usano destrieri per combattere. Al loro fianco vi stanno degli oggetti animati, non saprei neanche io come descriverli. So solo che si muovono e che sparano delle strane scie di luce rossa. Tutto qui. >> Poi aggiunse: << Nei loro racconti si dice che questi animali erano estinti da anni eppure quando tornammo a conquistarci la nostra antica parte di pianeta che ci spettava di diritto li ritrovammo in questi cieli a volare sopra le nostre teste. Noi ovviamente li conoscevamo già, dato che ci sono da sempre nello Stato dell'Estremo, eppure risulta contraddittoria un'espressione del genere. Questi umani, chi li capisce! >>

<< Già. >> Rispose Cora. << Vorrei capirne anch'io qualcosa in più ma mi sembra che tutto proceda in maniera così confusa! >>

Il principe non disse nulla: era vero, molte cose sugli umani erano a lui ignote talvolta affascinati, talvolta pericolose e nonostante provasse un certo interesse verso di loro, preferiva non indagare più di tanto poichè la situazione era molto critica.

Cambiò argomento: invitò elegantemente Cora sulla bellissima barca che li avrebbe ospitati per fare un giro nella bellissima città di cui lui era così orgoglioso.

Tutti rimasero abbagliati dallo splendore di quello che avevano intorno: nessuno aveva mai visto una città così bella e neppure credeva che potesse esistere.

Quella imbarcazione era piccola ma molto confortevole: un tettuccio rosso porpora riparava dai raggi intensi del sole mentre moltissimi cuscini gialli e dorati erano adagiati qua e là in mezzo alla vernice nera e decorata di bianco perlato del resto della barca.

Sotto la maschera il principe sorrise di nuovo: quella era la sua città ed ora era orgoglioso di poterla mostrare per la prima volta a qualcuno. Quando tutti si furono adagiati, diede l'ordine di partire.

E così fu: l'imbarcazione iniziò a muoversi cullata dal ritmo delle dolci onde. Di tanto in tanto accanto alla loro ne passavano delle altre da cui c'era gente che salutava. I ragazzi si accorsero che erano tutte piccoline e poi ne capirono il motivo: il canale era largo una cinquantina di metri, non potevano di certo passare dei velieri da lì!

E così la barca navigò portandoli in mezzo a quelle bellissime meraviglie. Da una parte c'erano i tetti dorati ed argentati di case abbastanza alte e dall'altra maestosi edifici del colore della sabbia che si trovava sotto il canale. Poi, eccola lì: di tanto in tanto compariva anche lei, l'imponente piramide che segnava il centro della città.

<< Quello è il tempio di Poseidone. >> Disse il principe che aveva visto un certo interesse nei confronti di Cora. << Attira tantissimi turisti tutti gli anni che vanno a visitare la parte emersa della città. >>

<< Volete dire che quella è una porta per accedere alla città antica? >> Domandò Cora affascinata.

<< Anche. Ma soprattutto è un luogo di culto, con il più grande archivio di cose che si possano trovare su questo pianeta. Ha anche reperti storici umani che ci hanno fatto comprendere meglio questa strana civiltà a noi così sconosciuta. È proprio da loro che abbiamo appreso che quelle stelle irraggiungibili dalla nostra magia erano simili al sole: palle d'aria calda a milioni di chilometri da noi. >> Poi si domandò: << Mi chiedo sempre perchè ci siano riusciti prima loro di noi, perchè la loro tecnologia sotto certi aspetti sia migliore della nostra magia: dopotutto è solo un suo derivato alternativo. >> Rispose. Che cosa volesse dir derivato alternativo Cora non lo comprese fino a fondo.

Sopra le loro teste volarono dei “cavalieri” a bordo dei loro pterodattili. << Così ci si sposta via terra. >> Rispose il principe: << O meglio, via aria. >>

Mya, che era la più attenta di tutti, notò qualcosa che si muoveva in acqua: << Guardate! >> Urlò indicando quelle strane sagome che si muovevano.

<< Le sirene! >> Rispose Dean meravigliato.

La ragazza gelosa di come si stava comportando gli tirò uno schiaffo: << Smettila, scemo! >>

<< Sei gelosa? >> Domandò lui ancora una volta.

<< Sì, lo sono. Io mi sto affezionando a te, sai? >> I due ragazzi si avvicinarono e si tennero stretti l'uno con l'altra. Erano diventati più che amici.

Blake li guardò con invidia: come voleva che Cora capisse quanto l'amava! Ma invece era rimasto lì a non fare niente e stava permettendo che quel principe le parlasse. Ma non fece nulla tranne che guardare sofferente i due che discutevano su qualcosa che lui non poteva capire. Aveva visto negli occhi di quella ragazza una luce nuova, una persona nuova e si era accorto che questo avveniva solo quando c'era il principe insieme a lei. “No, ma che stai dicendo?” Si domandò. “ Come può innamorarsi di un ragazzo che ha su una maschera? Ci si innamora degli sguardi delle persone, non dei loro discorsi.” Eppure Cora era lì, sempre più attaccata a quel principe così misterioso e così affascinante. Vide nei suoi gesti una grande sincerità: era quello il motivo dell'avvicinamento della ragazza a lui? Era la sincerità? Si guardò interiormente: lui non era mai stato sincero con nessuna, quello che gli interessava era apparire. Ma adesso qualcosa stava cambiando e negarlo era impossibile. Ma fermarlo forse no.

<< Come fanno a non accorgersi della realtà quotidiana che li circonda? >> Domandò il principe vedendo i due ragazzi così sorpresi di vedere delle sirene, come se per loro fosse stata la prima volta. Non poteva capirli, ma i loro gesti dicevano tutto.

<< Che cosa intendete, principe? >> Domandò Cora non capendo a che cosa si stesse riferendo.

<< Loro. >> Rispose guardando in direzione dei due ragazzi abbracciati. << Sembra che non abbiano mai visto delle sirene prima d'ora. >>

<< Già. >> Annuì la ragazza.

<< Va bene, se loro non si sono mai accorti di nulla, oggi vedranno. >>

“Che cosa vedranno, principe?” Si domandò Cora fra sé e sé.

<< Osservate. >> Disse lui indicando in direzione di ragazzi e ragazze sulla sponda del secondo cerchio. La ragazza rimase in silenzio, come ad aspettare qualcosa.

Anche Blake rimase in silenzio ad osservare che cosa potesse mai succedere ed invitò Dean e Mya a fare lo stesso.

E poi accadde, davanti ai loro occhi, accadde l'inimmaginabile. Si immersero in acqua fino a metà busto ben attenti a non bagnare il loro bracciale e poi se lo tolsero. Cora strinse gli occhi focalizzando tutta la sua attenzione su di loro: il ragazzo che era rimasto fuori li mise tutti in una sacca impermeabile e poi si tolse anche il suo: in quel momento preciso la sua forma cambiò. Le sue gambe divennero una coda lunga e luccicante, e poi si tuffò insieme agli altri che nel frattempo si erano già trasformati.

La ragazza non disse nulla. L'unica cosa che sentiva era il suo respiro profondo ed il battito del suo cuore. In quel momento credette di aver capito tutto. In quel momento le venne in mente un solo nome, una sola parola: “Ydatos!” Una lacrima le uscì dall'occhio ma se la asciugò subito. Non voleva farlo notare il principe, la sua estrema fragilità avrebbe fatto rivelare la sua vera natura umana: fu lì che capì la differenza fra gli umani e gli abitanti di Atlantide: quest'ultimi non erano altro che esseri mutaforma condannati a portare un bracciale con loro se volevano mantenere la loro forma umana altrimenti sarebbero stati condannati a vagare per sempre sotto l'acqua. Capì perchè c'erano città sommerse, capì perchè c'erano le sirene e capì chi era veramente Ydatos e perchè amava Thalassa. In quel momento era come se il suo cuore avesse smesso di battere, eppure era lì che pulsava indifferente alla sua triste emozione.

<< Questo è il destino a cui siamo condannati tutti da quando Atlantide sprofondò. Questa è la nostra vera natura, questa è la nostra maledizione. >> Disse il principe con profonda amarezza. << Noi, che un giorno potevamo conquistare il mondo e governarlo; noi, che ci siamo maledetti da soli volendo sapere sempre di più! Noi, che siamo condannati a stare vicino al mare perchè altrimenti non potremmo vivere! Sapete, Cora. Non va da sempre così. >> Guardò nell'acqua il riflesso di quella sua maschera da felino con estremo rancore. << Un giorno noi e gli uomini eravamo una cosa sola, un solo popolo che governava con la magia. Ma poi loro se ne staccarono volontariamente dimenticandosene. E così in poco tempo occupammo gran parte di quello che conoscevamo di questo pianeta. Fondammo numerose città, anche laddove non c'erano mari ma montagne e dopo un po di tempo, come già sapete, risaldammo il nostro rapporto con gli uomini. Ma la nostra voglia di conoscere ci mandò alla rovina causando lo sprofondamento dell'intero continente. Coloro che possedevano ancora la magia decisero così di abbandonarla e dimenticarsene, gli altri furono uccisi. Da quel giorno Atlantide diventò una leggenda destinata a sparire nel tempo. E così anche il suo popolo che nel frattempo si era salvato grazie al gesto coraggioso del sovrano che prima di morire concentrò tutti i suoi poteri per non far morire il suo popolo e creò per loro una via di salvezza: questa orrida forma! Credetemi, Cora. È una maledizione! >> Poi continuò: << I suoi eredi decisero di ridonare al popolo di Atlantide la loro forma originale ma non ci riuscirono. Con il passare del tempo si accorsero che l'unico modo per farlo era concentrarlo in tante pietre trasparenti. Ma una volta tolte o bagnate non sarebbero più state in grado di funzionare e la persona che la indossava avrebbe riacquistato la sua forma originale. A causa di quelle pietre utilizzare fino in fondo la magia non fu più possibile, ma solo spartendosela fra i cinque elementi: acqua, fuoco, aria, fulmine e terra. Solo il sovrano sarebbe stato in grado di gestirli tutti. Ma il suo compio era quello di distribuire e ricevere tutti i giorni il potere prestato al suo popolo. I suoi figli invece sarebbero stati condannati ad un duro destino finchè non fossero stati eletti re a loro volta. Un principe non può... >> Si interruppe. Si sentì un forte colpo al cuore, come se per dire quelle parole fosse stato trafitto. << Per il motivo del potere instabile ma potentissimo del sovrano che li racchiude tutto e cinque un principe non può contaminarsi di un solo unico potere, altrimenti non potrà mai diventare un sovrano. E l'unica cosa per evitarlo è mantenere il proprio aspetto segreto fino al momento in cui non si diventerà sovrani. >>

Cora lo guardò impressionata da quelle parole: capì quanto il principe stesse soffrendo e capì come in tutti quegli anni fosse stato difficile mantenere i segreto sulla propria immagine. << Principe! Mi dispiace! >> Disse lei estremamente dispiaciuta.

<< Fa niente: è solo una cosa momentanea, passerà. >> Disse ottimista. Sapeva però che una volta diventato sovrano non si sarebbe più potuto muovere da lì a causa dell'altro segreto che sua madre cercava a tutti i costi di nascondergli ma che lui già conosceva fino all'ultimo dettaglio.

<< Vostra madre è regina. >> Disse lei.

<< Mia madre ha sposato mio padre secondo un matrimonio combinato. Veniva dallo Stato dell'Estremo proprio come voi e dato che io ero piccolo quando egli morì prese il suo posto. >>

Blake vide negli occhi di quella ragazza una grande disperazione nei confronti del principe e questo lo turbò e non poco. Ma capì che era meglio rimanere dov'era.

La ragazza cambiò discorso, per non appesantire troppo i pensieri di quel povero ragazzo: << Dove siamo diretti? >> Domandò godendosi il panorama.

<< Andiamo al tempio di Poseidone. >> Rispose lui sorridente. << Ah, Cora, un'altra cosa. >>

La ragazza rimase in silenzio ad ascoltare quello che il principe le avrebbe voluto dire.

Il principe ci pensò un po' su ma poi capì che quello era il momento più opportuno per chiederglielo: << Ascoltate, abbiamo organizzato un ballo in vostro onore. >> Disse mentendo. << E mi chiedevo se volevate ballare qualche ballo di corte con me. >>

La ragazza esitò un attimo: << Ma non so come si fa! >>

<< Ah... >> Rispose il principe. Ebbe anche lui un momento di riflessione e poi disse: << So chi potrebbe fare al caso vostro. Allora, accettate? >>

<< Sì! >> Rispose la ragazza euforica. Il perchè di quella reazione non lo riusciva a capire neanche lei, forse perchè quel ragazzo che aveva davanti era sempre più affascinante ogni secondo che passava.  

Bene, a questo punto della storia direi che possiamo iniziare a vederci un po' più chiaro. Ve lo avevo detto che tutto avviene in modo inaspettato.  Ma questa è solo una parte della verità, lo abbiamo capito. Lo so, lo so che siete impazienti di conoscere il nuovo personaggio che deve ancora rivelarsi e che svolgerà un ruolo definitivo in tutto questo. Il momento fatidico si sta avvicinando. Aspettatevi di tutto, non si può mai sapere che cosa accadrà dopo, non finchè non saremo giunti ad una svolta definitiva. E quando avverrà... 
Mi fermo, non vi voglio confondere le idee, non adesso. Lo so, le domande sono ancora tante ma tutte avranno una loro risposta, questo è certo. Ora vado lasciandovi, purtoppo, con un sacco di quesiti irrisolti ma (ammettetelo, dai!) diminuiti rispetto alle scorse volte. Buon segno, direi. 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17- La piramide splendente ***


Bene, ragazzi! Da quanto tempo! Quanto è passato da quando ho pubblicato il precedente capitolo? Un mese? Tre settimane? Il fatto è che gli impegni in questo periodo sono sovrabbondanti e devo dire che mi occupano la maggior parte del tempo... Ma quando ne trovo un po' scrivo... Alla fine è uscito questo capitolo. Pian piano la figura del principe si farà sempre più importante ma essendo una nuova comparsa per alcuni di voi ci vorrà un po' per abituarsi a questa figura così misteriosa ed affascinante: anche se da una parte potrebbe costituire una potenziale "minaccia" per Dean, Mya e Blake (e forse anche Cora), dall'altra è un personaggio di una certa importanza in questa storia e man mano che avanzerà capirete il perchè. 
Riprendiamo duque da dove eravamo rimasti... 


Cora guardò la maschera del principe. Non se lo immaginò: non ci riusciva. Per lei il principe era quello che vedeva, era quella la figura con cui tutti lo avevano conosciuto. Ma la persona che c'era sotto, quel volto ancora sconosciuto, era tutta un'altra cosa. Capì che lui faceva di tutto per essere tale e per rispettare il suo impegno, eppure c'era qualcosa che lo faceva andare in confusione... Era come se lui non fosse tagliato per fare il principe ed allo stesso tempo lo fosse stato. Forse era stata la sua educazione così rigida ad avergli esposto chiaramente i limiti della sua personalità, rendendolo consapevole del suo destino.

Il principe la osservò confuso: non riusciva a capire se lo sguardo di quella ragazza poteva essere triste o serio... Lui che di serietà ne aveva fin troppa! Era stato abituato ad accettare il suo destino, poiché la sua posizione era la più elevata ed invidiabile. Ma questo richiedeva un grandissimo sacrificio a vita. Sapeva benissimo che sua madre gli avrebbe permesso di vedere il mondo e finita la sua educazione lo avrebbe fatto, senza però rivelarsi mai a nessuno. Poi sarebbe diventato sovrano facendo conoscere la sua immagine e avrebbe governato con la giusta autorità verso il suo popolo. Queste erano le sue pianificazioni per il futuro, pianificazioni del tutto ovvie. Come lo avrebbe fatto non lo sapeva ancora ma avrebbe fatto di tutto per emergere nella storia di Atlantide. E forse la comparsa della silfide avrebbe potuto significare proprio questo. Lo scopo della sua esistenza, a suo parere, era quello di essere ricordato per il bene fatto al suo popolo.

<< Ora entriamo nel primo cerchio, verso la grande piramide. >> Disse il principe.

<< Con la barca? >> Domandò Cora.

<< In genere è raro vedere barche che entrano nella zona del primo cerchio, ma io posso farlo. >>

La ragazza sorrise. Dopotutto quello era un ragazzo un po' ambizioso, abituato da sempre ai privilegi.

La barca si introdusse in un canale molto stretto, dove passava a stento. Ma i ragazzi non ci fecero caso. Erano stati attirati dalla maestosità di quegli edifici e per l loro particolare caratteristica: lo splendore sotto i raggi del sole.

<< Vi affascina, Cora? >> Domandò lui ammaliato. << Una leggenda dice che i tetti di queste case furono costruiti con l'antico tesoro della città di Tera... Era un tesoro enorme, immenso, il più grande che si fosse mai visto. Ma con la catastrofe il suo splendore si rovinò e tutto quell'oro, quell'argento e gli altri metalli preziosi furono fusi e furono usati per costruire i tetti di queste case... più l'intera piramide! >>

<< Come? >> Domandò la ragazza abbagliata da quella frase. << Volete dire che tutti questi tetti e queste cupole dorate furono costruite da un antico tesoro che venne fuso? >> Non poteva credere a quello che vedevano i suoi occhi: se quello che diceva il principe era vero, non si sarebbe mai più voluta muovere da Thera. >>

<< Chiunque abbia visto Thera vuole tornarci. >>

<< Ci credo! >> Rispose la ragazza stregata da tutto quello che vedeva.

E non era l'unica: Blake aveva messo per un attimo da parte i suoi pensieri per osservare in silenzio quella bellissima città. Qualcosa però non andava: a lui non piaceva il silenzio! Adesso però qualcosa era cambiato, forse quel viaggio stava iniziando a fargli capire i lati nascosti della sua personalità o più semplicemente evidenziandoli. Stava diventando quello che no avrebbe mai voluto essere in vita sua: il nemico di sé stesso e della sua moralità.

Mya e Dean invece si erano tenuti ancora più vicini l'uno con l'altra. Si amavano, questo era certo, ma non riuscivano ad ammetterlo. Avevano entrambi paura di qualche cosa, forse il rifiuto dell'altro o dell'altra ed allora trattenevano ciò che volevano dire. Di tanto in tanto il ragazzo la osservava e sorrideva ma appena lei girava gli occhi, lui cambiava direzione dello sguardo per osservare da un'altra parte.

Cora rimase come impressionata da quell'immenso edificio altissimo e rilucente. Non aveva mai visto nulla di simile in vita sua, la grande piramide di Cheope era piccola in confronto.

Man mano che si avvicinavano il tempio di Poseidone si faceva sempre più grande e sempre più possente. Laddove la luce del sole riprendeva a risplendere sull'acqua, gli edifici disposti in un grandissimo cerchio lasciavano spazio ad una grande piazza d'acqua con tantissime fontane a getti altissimi che però non erano niente in confronto all'immensa edificazione che si ergeva come se nulla fosse in mezzo a quella città che pareva parlarle. Quello era il centro di Thera ed all'interno di essa si celava un grande segreto... Tenuto nascosto fino all'ultimo dagli abitati di Atlantide e forse fu proprio quello l'orgoglio della loro vittoria molto tempo prima.

<< Ooh! >> Dissero i ragazzi presi dallo stupore.

<< Bello, vero? >> Domandò il principe. << Questa costruzione è abbastanza recente. Fu costruita quando il continente riprese il suo posto originario. In quell'esatto momento si formò questa piramide. La dose di magia utilizzata fu davvero impressionante. >> Poi si alzò: erano arrivati. << Su, venite. >> La invitò lui porgendole la mano.

<< Apprezzo molto quello che fate. >> Rispose la ragazza respingendo il suo nobile gesto. << Ma così credo che sia troppo. >> Neanche detto, mise male il piede mentre saliva sullo scalino dell'imbarcazione per scendere a terra ed inciampò. Cosa succedette potete già immaginarvelo: cadde addosso al principe. Proprio quello che non avrebbe mai voluto fare. Imbarazzata, gli sorrise e lui da sotto la maschera sorrise a lei. I loro sentimenti erano sinceri, c'era solo quella maschera a separarli.

Indignato nel cuore, Blake decise di non farci caso. Sperò vivamente in quella maschera: vedeva chiaramente che i due si stavano avvicinando sempre di più e la maschera era la “barriera” che impediva loro di capirsi chiaramente. Anche lui amava quella ragazza, ma come fare a dirglielo?

Osservò dietro di lui Mya e Dean che si stavano abbracciando: a quel punto provò una tale sofferenza da perdere la sua felicità interiore. Ora era turbato, molto turbato. C'era qualcosa di speciale in quella ragazza, qualcosa che le altre non avevano: era speciale. Ed evidentemente non era l'unico a pensarla così. Forse anche il principe l'aveva capito, ed ora stava avvicinandosi a Cora sempre di più.

<< State bene? >> Domandò il principe imbarazzato.

<< Sì. >> Rispose lei arrossendo. Poi si voltò e vide la grande piramide, il tempio di Poseidone: era davvero un grandissimo spettacolo! Le venne istintivo, però, porre una domanda al principe: << Dov'è l'entrata? >>

<< Lassù. >> Indicò una rampa di scale in contrasto con tutte le altre mattonelle dorate, poiché erano argentate. Cora aguzzò lo sguardo: in mezzo a quel bagliore vide un piccolo colonnato dorato sotto la grande punta argentata. Il problema era che si trovava davvero in alto.

<< Fino a lassù? >> I quell'istante si chiese quanto potesse essere alto quell'edificio: era un'altezza davvero esorbitante! “Più di duecento metri di sicuro.” Si rispose.

<< Purtroppo. >>

La ragazza si diede una pacca sulla fronte: << Spero che ci facciate fare tanta strada per un motivo valido! >>

Il ragazzo la osservò e poi disse: << Mi sembrate strana... >>

“Perchè?” Gli chiese lei con un'espressione che lasciava intendere tali parole.

<< Perchè affrontate i pericoli più insidiosi per arrivare fino a Thera e poi non volete salire su una rampa di scale! >>

<< Avete ragione. >> Ammise lei. << Lasciate però che io lo dica a loro. >>

<< Prego, fate pure. >>

La ragazza si voltò verso Dean, Blake e Mya e senza esitare disse: << Dobbiamo salire fin lassù. >>

<< Fin lassù? Dove? >> Domandò Dean.

<< Ciao, eh! >> Irruppe Blake. << Da quant'è che non ci parli? Due ore? >> Poi aggiunse ironicamente: << Bentornata. Tanto so che poi tornerai a parlare con lui per tutto il tempo. Noi siamo di seconda mano?! >>

<< Ma no, che cosa dici?! >> Rispose la ragazza. << Che cosa posso fare? Quali altre scelte ho? Poi stasera prometto di dirti tutto quanto. >>

<< Me lo prometti? >>

<< Sì, giuro. >>

<< Niente principe fra i piedi? >>

<< Sì. >> Poi domandò: << Ma sei geloso per caso? >>

<< Io? >> Indicò sé stesso. << No, certo che no! >> Poi aggiunse: << Voglio solo sapere. >>

<< Va bene. Te lo dirò. Quello che dovete sapere per adesso è che dobbiamo arrivare lassù. >> Disse mostrando loro il piccolo colonnato che si ergeva molto in alto rispetto a dove loro erano adesso.

<< Come fino a lassù? >> Domandò Mya.

<< Purtroppo dobbiamo farlo. >>

<< E perchè? >>

<< Non lo so. >>

<< Allora evitiamo. >> Disse Dean.

<< Ci ho provato, ma il principe ha iniziato a sospettare qualcosa. >>

<< Qualcosa in che senso? >>

<< Vi prego, ragazzi. Fate come vi dico. Salite insieme a me. >>

<< Stasera però ci racconti che siamo curiosi. >>

<< E sia. >> Rispose lei. Poi si voltò verso il principe. << A posto, gliel'ho detto. >>

<< Tutto bene? Possiamo andare? >>

<< Perchè tutta questa fretta? >> Domandò la ragazza incuriosita.

<< Si tratta della festa di stasera: più balli imparate meglio è. >> Un brivido percorse Cora dalla testa ai piedi: ah, già, la festa! Eppure aveva promesso a Blake e a Dean di raccontare che cosa aveva detto al principe. Che cosa poteva fare adesso? Glielo doveva dire o era meglio rimandare? In presa alla confusione decise di non fare nulla. Forse il suo racconto poteva anche aspettare. Sarebbe stata tutta una sorpresa, lei si sarebbe finta tale e tutto sarebbe andato bene. Sapeva che il principe non glielo avrebbe mai voluto dire e che desiderava davvero che quello rimanesse una sorta di segreto.

Cominciò a salire presa da mille pensieri e sensi di colpa, senza sentire la fatica, finchè non fu quasi alla fine. Lì si bloccò e prese fiato: non si era accorta di avere il cuore in gola che le pulsava continuamente e le faceva girare la testa.

Si voltò: dietro di lei compariva la città di Thera in tutta la sua bellezza e nonostante non fosse ancora arrivata al piccolo colonnato poteva vedere tutti e tre i cerchi e le navi che continuavano ad entrare e ad uscire, mentre immensi edifici si disperdevano tutt'attorno all'immenso colosso. Capì che quella città era davvero la città più bella che lei avesse mai visto in vita sua. Comprese che lo sforzo fatto era davvero valso a qualcosa e che le mancava solo più qualche gradino per arrivare a vedere un panorama ancora più vasto. Dopo qualche minuto fu raggiunta dagli altri che insieme a lei osservarono ammaliati quello splendore sotto i loro occhi.

Quando tutti si furono riposati, ripresero a salire facendo ancora alcuni gradini. E fu proprio lì che compresero che il piccolo colonnato era tutt'altro: era grandissimo e molto decorato. La ragazza notò una bella entrata dietro di esso: era quella l'entrata al tempio? Perchè porlo così in alto?

A quelle domande rispose il principe: << Perchè il suo segreto dev'essere protetto. >>

La ragazza non disse nulla, perchè non sapeva che cosa aggiungere. Si limitò ad entrare e ad osservare un raggio di luce proveniente dal “tetto” che illuminava tutto il tempio, in particolare scene mitiche con grossi pesci giganti ed alcuni uomini con strane macchine al loro fianco.

<< Cosa sono queste? >> Domandò Cora.

<< Questi sono i frutti della tecnologia umana. Non so cosa siano di preciso, però posso dire che avevano delle funzioni precise ed in base ad esse, l'uomo le usava. >> La ragazza non ci capì un granchè: forse quelle erano delle macchine avanzate create da chissà quale civiltà antica passata in quella strana dimensione. No, doveva sicuramente esserci dell'altro, pensò lei riflettendoci su un po'.

Vide inoltre delle bellissime fiaccole che emettevano un intenso fuoco blu e delle fiamme così colorate lei non le aveva mai viste. Restava certo però che producessero una luce abbastanza potente da illuminare come una torcia elettrica.

Quel luogo era mistico, assolutamente magico.

<< Venite con me. >> La invitò il principe.

Senza alcuna esitazione, la ragazza accettò.

<< Oh, già. >> Disse lui mentre si voltava di scatto. << Loro non possono seguirci. >>

Cora, disperata a tali parole chiese: << E perchè no? >>

<< Ve l'ho già detto, non mi fido degli umani. Tantomeno degli sconosciuti. >>

La ragazza lo guardò con diffidenza: allora stava solamente celando una messinscena per farla confessare? Che cosa doveva fare adesso?

<< Ma voi naturalmente siete stata mandata qui da una creatura mistica, una creatura di origini ancora sconosciute ma comunque di estrema importanza per il regno... Anzi, no... Per l'intero impero. >>

A quel punto Cora lo fissò come non aveva mai fatto prima. Perchè declinarle una responsabilità del genere? Perchè era lì? C'era un motivo?

<< Voi potreste essere quella svolta definitiva che da tanto tempo questo regno aspetta. >> Pensò lui ad alta voce stringendo un pugno in segno d'orgoglio.

<< Perchè? >> Domandò lei ancora più confusa. Si mise a tremare ma si impose di non farlo e per un po' di tempo ci riuscì, tanto quanto bastava per non far saltare a sua copertura.

Il ragazzo si voltò e capì dell'errore che aveva fatto. Per rassicurarla era andato oltre a quello che avrebbe potuto dire.

<< Non è niente. >> Rispose lui. << Non è niente. >> In realtà quello che aveva appena detto era quella parte della verità che nemmeno lui doveva sapere, ma che per caso si era ritrovato a sentire quando era piccolo ed incosciente di quello che stesse succedendo. Sapeva però che quelle cose non gli sarebbero mai dovute uscire di bocca per nessun motivo ed in quegli anni iniziò a riflettere sul da farsi, senza mai arrivare ad una conclusione certa. E adesso stava rivelando quella verità che aveva tenuto nascosta per sé, una parte di sé, stava rivelando “una parte del suo aspetto”.

<< Spero vivamente che un giorno voi possiate capire ma allo stesso tempo non lo spero, per il bene dell'impero di Atlantide. >>

“Principe...” Pensò la ragazza. In quel momento avrebbe voluto sapere il suo nome ma sapeva che era una questione davvero molto delicata e quindi non disse nulla. Quel ragazzo aveva un cuore d'oro, era una persona sincera. Ma i suoi sentimenti erano deviati da quella maschera e da tutti quei segreti che lo affliggevano nel profondo. Non voleva e non poteva chiedergli nulla, sapeva che se lo avesse fatto, la vita di entrambi sarebbe cambiata in peggio.

<< Come vi dicevo, loro non possono seguirci. >>

Cora cadde dalle nuvole: << Ci dev'essere una soluzione! >>

<< Temo di no... >>

<< Una qualsiasi! >> Disse lei in preda alla disperazione. Non voleva mollare i suoi amici, era sempre stata insieme a loro da quando quel viaggio era incominciato ed era a loro che aveva fatto affidamento. Abbandonarli sarebbe stato un duro colpo. Loro adesso dipendevano da lei. Pensarlo le faceva male, anche perchè nessuno le aveva mai dato delle responsabilità, mai una volta nella vita.

Il principe si portò una mano alla fronte lentamente, come se si commovesse a tali parole, come se quella voce su di lui avesse un'influenza diversa da tute le altre.

<< E sia... >> Rispose dopo averci pensato un po'. << Li benderemo, è l'unica. >>

A quel punto Cora si voltò verso di loro e li guardò tristemente. Blake se ne era già accorto: c'era qualcosa che non andava. Per questo le si avvicinò e le domandò che cosa la turbasse e lei rispose a tal proposito: << Proseguirete bendati. >>

<< Bendati? >> Domandò lui sorpreso. << Per quale motivo? >>

<< Il principe non si fida... Mi dispiace tanto. >>

<< Per me non credo che sia un problema, basta che restiamo vicini. >>

<< Mya e Dean? >>

<< Proverò a chiederglielo io. >> Si offrì spontaneamente lui. Dopotutto, le persuasioni erano da sempre il suo punto forte. Ed infatti ottenne ciò che voleva: anche loro, dopo un po' di esitazione, accettarono. Tornato dalla ragazza le disse: << Anche loro ci stanno. >>

Cora, con un cenno di affermazione col capo si rivolse al principe, dicendo: << Facci strada. >>

Il ragazzo rispose subito: << C'è una cosa che non vi ho detto. >>

<< Sarebbe? >>

<< Il tempio di Poseidone è l'accesso all'antica Tera che adesso giace sotto gli edifici della Città nuova e per questo sotto il mare. È stato un punto strategico per la guerra contro gli umani, per questo non voglio che loro lo sappiano. >> A quelle parole alla ragazza venne un duro colpo: quanto avrebbe voluto essere da un'altra parte in quel momento! Non sapeva chi era, non sapeva da che parte stare, era molto confusa sul da farsi.

<< Sotto il mare? Ma ci bagneremo! >>

<< Non esattamente. Il principe non può rivelarsi nella sua vera forma e quindi è stato inventato un incantesimo per mantenerlo sempre lo stesso anche quando si bagna. Ma dura per poco tempo e quindi di tanto in tanto va ripetuto. >>

<< Io? >> Domandò lei indicandosi.

<< Questo vale anche per voi e per i vostri schiavi. Non permetterò che accada qualcosa a voi o a loro. So bene che non possono respirare sott'acqua e so bene che voi non potete bagnarvi. Il vostro potere è così raro e grande. Non posso permettere che venga perso. Voi sarete sempre una grande alleata per noi a Thera. Vi siete resa disponibile ad arrivare fino a qui e posso capire lo sforzo. Qui sarete sempre la benvenuta. >>

Dopo tutti quei complimenti, la ragazza si sentì un po' meno turbata. Forse quel principe non era poi così malvagio come credeva, ma solo un po' ingenuo.

Quando Mya, Dean e Blake furono bendati, fu il momento di partire. Ovunque stesse andando, si sentiva già più a suo agio. Sapeva però che cosa sarebbe andata a fare: avrebbe provato i balli di quella stessa serata, poiché essendo un'ospite speciale, doveva mostrarsi come tale agli occhi delle persone. Non sapeva a che cosa le sarebbe servito farsi vedere bene dagli altri, ma le sarebbe stato utile in futuro.

Il principe osservò la ragazza: se la magia che sua madre le aveva fatto per conoscere i suoi sentimenti non mentiva, allora quella era una persona sincera e del tutto innocua. Voleva essere il più presentabile possibile quella sera stessa così da far bella figura. C'era qualcosa in lui che stava cambiando: era un sentimento che non aveva mia provato prima per nessuna ragazza ma che i libri di storia elogiavano tanto: l'amore. Sinceramente non sapeva affatto cos'era, nonostante le numerose descrizioni, né mai avrebbe pensato di poterlo fare. In tutto quel tempo aveva solo badato a sé stesso e a rendere migliore il suo triste destino, eppure non aveva ottenuto altro che quesiti irrisolti che lo avrebbero fatto stare ancora peggio. Anche adesso la sua mente si era riempita di pensieri in parte positivi ed in parte negativi: si domandava se uno come lui potesse mai piacere a qualcuno, poiché non era altro che una maschera, lui non era niente. Sapeva però che nessuno avrebbe mai potuto sostituire quella sua triste sorte, poiché il suo bracciale neutro era unico e, come tutti gli altri, non poteva essere rubato. Grazie a quello tutti lo riconoscevano a una notevole distanza e tutti lo veneravano, senza mai sapere chi egli fosse del tutto. Ma neanche il principe stesso lo sapeva. Di sé gli restava la sua immagine, l'unico che potesse davvero contemplarla ed il suo nome, l'unico che potesse mai nominarlo ma non prima di essere diventato re.

Scosse il capo e si impose di non fare domande, non in quel momento. Se c'era una cosa che non doveva assolutamente fare era pesarci.  

Che dire? Le tracce di una presenza umana in questo racconto cominciano a farsi interessanti... Se ancora non lo avete notatato ci stiamo avvicinando sempre di più alla verità, ma il omento di svelarvi ogni cosa, purtroppo, non è ancora giunto... Comunque nei prossimi capitoli accadranno delle cose che nessuno può aspettarsi, qualcosa che cambierà le sorti della storia e l'"equilibrio" della vicenda. A questo punto si sanno già molte cose ma non si è acoa riusciti a capire quale sia il fulcro di tutta questa vicenda... 
Per quanto riguarda il principe, pian piano stiamo iniziando a capire i lati della sua ingenua personalità. Ma più avanti potrebbe essere fare grandi cose...
Blake invece non è messo proprio bene, non trovate? Quel che  certo è che starà sempre a fianco a Cora e porterà avanti i propri obiettivi... Per mantenere la sua promessa è disposto a tutto e sa che quella ragazza potrebbe essere un punto chiave...
Ma qui mi fermo. Non posso rivelare di più, al momento sappiamo che ci sarà un ballo reale da qui a breve. Preparatevi anche voi, perchè come ho già detto, tutto può succedere! 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18- La città sommersa ***


Cora osservò come le fiaccole blu che le comparivano man mano che lei avanzasse fossero splendenti: emettevano una luce molto intensa ed illuminavano praticamente a giorno il corridoio...

<< Fiaccole magiche. >> Disse il principe. << Ah, l'arte del fuoco e di coloro che lo controllano! Mi affascina tantissimo! >>

La ragazza era molto incuriosita da quelle parole e gli domandò: << E voi, se poteste scegliere, che cosa sareste? >>

Il ragazzo la osservò un po' sorpreso da tale domanda. << Molte volte non si sceglie, anzi, è l'elemento stesso a scegliere per te quale potere possedere. >>

<< Ma se fosse possibile? >>

Lui guardò dritto, molto perplesso, ma poi parlò: << Sinceramente, non lo so. Li ammiro tutti quanti dal primo all'ultimo e saper di poterli avere tutti un giorno sotto il mio controllo mi rallegra. >> Vide passare un servo, aveva un bracciale giallo. << Eppure se penso a tutti coloro che non l'hanno fatto, mi viene da ripensare alla mia condizione di principe e di futuro re. >>

<< Ma quando il bracciale viene tolto... >> Aggiunse la ragazza conquistata da quel discorso.

<< In parte anche gli altri ritornano, è vero. Ma quello che prevale è sempre quello che ti accompagnerà per tutta la vita: nel tuo caso è la terra. >>

La ragazza osservò il bracciale: le venne spontaneo farsi una domanda: era o non era umana? E se non era umana che cos'era?

Per un po' di tempo nessuno parlò più e gli unici rumori che sentirono furono solo quelli dei loro passi, rimbombanti nella galleria piena di immagini raffiguranti le imprese degli abitanti di Atlantide.

Ma poi il principe parlò: << Avete un potere straordinario, conservatelo e non buttatelo via per nessun motivo, mai. Promettetemi che lo farete. >>

Cora osservò perplessa quella gemma marrone che emetteva una luce opaca: che cosa avrebbe dovuto rispondergli? Ma poi guardò la sua maschera e si immaginò i suoi occhi supplicanti che la guardavano speranzosi. << Sì, principe. Lo farò. >>

Dietro di loro, scortati dalle guardie reali, c'erano Blake, Dean e Mya bendati: non vedevano assolutamente niente e dovevano fidarsi esclusivamente delle voci del principe e di Cora, voci le cui parole risultavano sconosciute alle loro orecchie. Il primo era davanti agli altri due silenzioso e meditativo. Rifletteva, rifletteva sul da farsi e su quello che Cora gli avrebbe potuto raccontare. Avanzava lentamente per non inciampare ma riprendeva in fretta il passo non appena sentiva che le due voci si stavano allontanando. Gli altri due, invece, si tenevano stretti per mano, come se avessero dovuto difendersi l'uno con l'altra. Si amavano, eppure non riuscivano ad ammetterlo a sé stessi. Forse era la realtà che li circondava a provocargli questa reazione, forse la loro interiorità, comunque sia i loro cuori si stavano avvicinando sempre di più.

Alla fine del lungo e dritto corridoio, apparve un'immensa sala completamente piena d'acqua ed alimentata da delle cascatelle ai suoi lati, illuminata da un buco in mezzo al soffitto che conferiva al liquido un aspetto blu scuro- verde ma molto imponente.

<< Oooh! >> Disse Cora presa dallo stupore.

<< Questo è l'ingresso alla città sommersa. Da qui comincia la vera Tera, stiamo per entrare nella città che divenne una leggenda. >>

La ragazza si coprì la bocca con le mani, molto emozionata: non poteva crederci! Tutto quello che aveva visto fino a quel momento era solo una piccola parte di quel meraviglioso mondo che credeva fosse ormai scomparso da tempo. Mise da parte tutti i suoi quesiti per prepararsi ad entrare in quel luogo così citato da molti scrittori dell'antichità. In quel momento avrebbe voluto urlare al mondo: “Eccomi, sono qui, sto per visitare la città che tutti credevate ormai scomparsa da tempo, sto per entrare nella leggenda!” Eppure l'umanità non poteva sentirla, poiché in quel momento era impegnata a pianificare alcune cose che si sarebbero rivelate per l'ennesima volta fallimentari. Sapevano di non poter fare più nulla ed attendevano la “scintilla” che li avrebbe aiutati nel loro progetto. Da lì a poco sarebbe arrivata inaspettatamente ed avrebbe segnato le sorti di tutti loro.

<< Allora, siete pronta? >> Domandò il principe anche lui emozionato ma sempre molto moderatamente poiché la sua rigida educazione glielo aveva imposto.

<< Sì. >> Rispose lei cercando di trattenersi, eppure stava per esplodere di gioia. Se lei non era umana, allora tutto quello che avrebbe visto sarebbe stata una visita nel giusto, se invece lo fosse stata, in futuro avrebbe potuto avere rimpianti. E così cercò di convincersi, forse illudendosi, della prima affermazione, senza avere ripensamenti. Si voltò verso gli altri tre e disse: << Si va! >>

<< Come si va? Dove siamo? >> Domandò Dean porgendo la mano davanti a lui, come per cercare di trovare qualcosa da tastare.

<< Vi racconterò tutto, promesso. Ma ora dovete seguirci. >>

<< Come possiamo fare? >> Domadò Blake.

<< Dovrete fidarvi di me. >> Rispose lei. Ripensò a come era cominciata quell'avventura e come le sorti si fossero ribaltate. Ora erano loro che si mettevano nelle sue mani! Sorrise e capì che forse lei non era la persona che aveva sempre creduto di essere.

<< Io mi fido. >> Disse Dean.

<< Anch'io. >> Rispose Mya.

Blake esitò un attimo ma poi alla fine disse: << Sì, ti seguiamo. >>

Cora si voltò verso il principe e confermò: << Sì, possiamo andare. >>

A quel punto il principe alzò la mano destra verso l'alto e poi la portò verso la fronte della ragazza, la sfiorò e poi fece lo stesso con gli altri tre ragazzi. In quel momento Cora si sentì invasa da una strana sensazione benefica, chiuse gli occhi per un istante e poi li riaprì subito.

<< Potete venire, non vi bagnerete. >> La invitò il principe.

<< Perchè fate tutto questo per me, principe? >> Domandò lei.

<< Perchè voi siete speciale. >> Rispose lui. Quelle parole conquistarono Cora che cominciò a guardarlo diversamente. Entrambi si guardarono diversamente. Le porse una mano e la fece entrare in acqua, subito dopo di lui. Non appena fu immersa fino alle cosce, capì di non essere bagnata e di non avere quel freddo che l'acqua ogni volta che si entra trasmette. Sorrise e pian piano cominciò ad avanzare, mentre il livello del fluido le saliva sempre di più finchè non fu a livello della faccia.

<< Qualcosa vi blocca? >> Le domandò il principe.

<< Beh, sì. >> Rispose lei.

<< Fidatevi di me. >> Rispose lui. << Seguitemi e fidatevi di me, non vi succederà nulla finchè ci sarò io. >> La ragazza lo guardò conquistata: qualcosa in lei stava cambiando. Nonostante avesse una maschera, capì che i sentimenti erano molto più profondi e che riuscissero a superarla. Così lo seguì ed entrò.

<< Venite. >> Disse lui. << Ma sappiate che questo incantesimo non ci permette di galleggiare, così dovremo camminare sul fondo. >>

In quel momento Cora si fece coraggio e cominciò a respirare. In quel momento capì che l'impossibile si stava realizzando.

<< Ragazzi, ma voi avete capito dove siamo? >> Domandò Blake.

<< Siete sott'acqua! >> Rispose lei felice.

<< Cosa? >> Domandò lui incredulo. Non poteva crederci.

<< Tutto vero! >>

<< Quanto vorrei poter vedere! >>

<< Oh, Blake... >> Sussurrò lei infinitamente triste per il suo amico. << Mi dispiace. >>

<< Non fa niente. >> Rispose lui cercando di rallegrarla: non voleva vederla stare male. Lui l'amava ma sapeva che dirglielo adesso non sarebbe proprio stato il caso. << Vai avanti, non ti preoccupare per noi. >>

<< No, Blake. >> Sussurrò lei al suo orecchio.

Poi si voltò e guardò il principe che la osservava ammirato: quella ragazza aveva un legame speciale con quegli umani, loro la rispettavano e lei rispettava loro. Era speciale, era diversa da tutte le altre.

Camminarono guardandosi attorno e vedendo passare delle sirene e dei tritoni di tanto in tanto che li osservavano stupiti, prima di aver capito con chi avessero a che fare.

Il paesaggio attorno a loro era molto suggestivo: immensi edifici erano immersi nel blu in mezzo ai pesci che vi passavano indisturbati, mentre i raggi solari conferivano alla città sommersa una maestosa eleganza.

<< Questa città è davvero bellissima! >> Disse lei incantata.

<< Lo so. >> Rispose lui guardandosi intorno orgoglioso.

Poi, stregata da quel paesaggio così sublime domandò: << Dove siamo diretti? >>

<< Siamo diretti in un posto davvero unico. >>

<< Ossia? >>

<< In un posto... >> Si interruppe. << No, non ve lo voglio dire. Lascerò che sia una sorpresa. >>

<< Va bene. >> Poi aggiunse: << Questo luogo mi stupisce sempre di più. >>

<< Non avete ancora visto niente. >>

<< E allora fatemi vedere questo posto incantato! >>

<< Certo, mentre siamo diretti dove vi voglio portare faremo sicuramente un giro. >>

La ragazza guardò le sirene ed i tritoni che passavano silenziosi come dei pesci e si domandò come potessero sopportare il silenzio. Ma poi sentì una voce dentro alla sua voce, una voce che non le apparteneva e che diceva: “Buongiorno!”

Credette di essersela immaginata, eppure l'aveva sentita benissimo. Nessuno aveva fiatato ma le sembrava chiara e vicinissima.

E poi ancora: “Salve!”

Ed anche: “'Giorno.”

Che cos'erano tutte quelle voci nella sua testa? Erano forse delle stupide allucinazioni?

<< Le voci! >> Disse lei.

<< Come? >> Domandò il principe.

<< Sento delle voci ma nessuno ha parlato! >>

<< Cora, è la gente che vi parla nel pensiero! Ma che cosa dite? È come se voi non aveste mai comunicato col pensiero! >>

<< Non ci sono abituata. >> Si giustificò lei.

Il principe si mise a ridere di gusto e pareva proprio che non riuscisse a fermarsi. Poi disse: << D'accordo. Bella battuta. Siete simpatica, sapete? >>

<< Grazie. >> Rispose lei ironicamente.

<< Per un momento mi avete fatto prendere un colpo! >>

<< Ve lo giuro, principe, non era quello il mio intento. >>

<< Lo so, lo so. >> Rispose lui.

In quel momento giunsero davanti ad un edificio che pareva essere come tutti gli altri ma ecco che il principe disse la fatidica frase: << Eccoci qui, siamo arrivati. >>

<< Bene. >> Si voltò e lo disse anche ai ragazzi: << Siamo arrivati. >>

<< Lunga arrivare fino a qui! Almeno era bello? >> Domandò Mya.

<< Bellissimo. Poi ti racconto. >>

Senza esitazione seguì il principe che si era avviato a passo elegante ma deciso verso il palazzo. << Venite. >> Disse invitando Cora.

Lei, sentendosi sollevata da tutte quelle attenzioni, lo seguì. Mai avrebbe creduto di trovare un ragazzo così gentile e mai avrebbe creduto di poterlo trovare lì in quel mondo così apparentemente diverso.

Il principe le aprì la porta gentilmente e la fece entrare mentre Blake, Mya e Dean furono scortai dalle guardie reali che li avevano seguiti fino a lì.

All'interno di quell'edificio sommerso si sentiva una bella musica provenire da qualche sala lì dentro. “Musica qui?” Si domandò Cora “Ma se siamo sott'acqua!”

<< Vedete Cora, questo posto è speciale proprio per la sua particolarità. >> Disse il principe. << Questo è stato il primo posto dove si sia mai suonata la musica anche sott'acqua.

<< Ma come si fa? >> Domandò la ragazza profondamente ammaliata.

<< Magia! >> Rispose lui. In effetti era proprio la magia ad alimentare tutto. La fermò un attimo: << Ora però, dovete concedermi un momento per rinnovarvi l'incantesimo perchè il suo effetto è quasi svanito. >>

<< Tutto quello che voi volete. >> Accettò lei felicemente.

E così fu: il principe alzò di nuovo la mano destra e poi la passò vicino alla fronte della ragazza e dei suoi tre schiavi.

Poi disse: << Ora possiamo andare! >>

La ragazza gli andò dietro sempre più affascinata da quel meraviglioso ragazzo.

Per un instante la musica si interruppe, ma il principe disse che non era il caso ed allora continuò.

<< Che cosa vi porta da noi? >> Domandò un bellissimo e giovane tritone senza muovere le labbra, era evidente che stava usando il suo pensiero per comunicare con loro. E questo destò nella ragazza una certa impressione.

<< Avrei urgente bisogno di insegnare a questa ragazza >> Indicò Cora << alcuni dei balli reali entro stasera. >>

<< Ci proveremo. Tutto dipende da lei, principe. >>

<< Dalle sue capacità di apprendimento motorio? >>

<< Esatto. >> Da dietro il bancone, come ogni bravo commerciante sa fare domandò: << Vi servo qualcosa? >>

<< Sì, grazie. >> Rispose. << Io prendo un MareDolce, voi Cora? >>

<< Non prendo niente. >>

<< Offro io. >>

<< No, sul serio, principe, non dovete. >>

<< Sul serio, offro io. Prendete quello che più vi piace. >>

<< Io non... >> Ma poi si impose di prendere qualcosa: << Fate voi, so che sapete scegliere. >>

<< No, ditemi voi, la scelta è vostra. >>

<< Che cosa mi consigliate? >>

<< Non saprei... >> Rispose. << Un LagoGhiacciato? >>

<< Sì, ottima idea. >> A quelle parole sentì come se un carico molto pesante l'avesse appena schiacciata.

<< Allora lei prende un LagoGhiacciato. >>

<< D'accordo, subito principe! >> Rispose lui con una riverenza ed andando a chiedere che le bibite richieste fossero servite nel migliore dei modi per degli ospiti così speciali.

<< Ma le bibite non dovrebbero mescolarsi con l'acqua? >> Domandò lei.

<< Si vede che non siete esperta di magia acquatica! È la magia acquatica che consente di fare tutto questo! >>

<< Ma è un prodigio! >>

<< Ognuno dei cinque poteri è un vero prodigio: basta solo saperli gestire bene. >>

Il ragazzo tornò con una specie di corteo che li invitò a sedersi, mentre tutti coloro che erano lì attorno commentavano su quell'evento così unico nella loro vita, ossia avere visto il principe dal vivo.

I due bevettero con calma (Cora si rivelò molto entusiasta della bibita che aveva bevuto) e poi si alzarono per andare a provare i balli che si sarebbero tenuti quella sera stessa.

<< Cosa posso fare per voi? >> Domandò una sirena parlando nelle loro teste.

<< Vorrei farle imparare alcuni dei più celebri balli di corte entro stasera prima del tramonto: è possibile? >>

<< Ci proveremo: dipende tutto da lei. >>

<< Va bene, vorrà dire che mi impegnerò affinchè io possa impararne il numero necessario per la festa di questa sera. Quanti balli devo imparare secondo voi? >>

<< Due o tre, non moltissimi. Basterà farvi fare bella figura. >>

<< Grazie principe. >>

<< Non siete di queste parti, vero? >> Domandò a Cora.

<< No. >> Rispose lei.

<< Di dove siete? >>

<< Stato dell'Estremo. >> Rispose il principe.

<< Addirittura! E che cosa vi porta alla corte reale? >>

<< Alcuni fatti importanti ma che purtroppo non sono rivelabili. >>

<< Non me ne intendo. Io mi intendo di balli e coreografie. >>

“Certo.” Si domandò Cora. “Ma come farà ad insegnarmi con quella coda?” A quel punto le venne il dubbio di essere sentita, perchè se lei poteva farlo con loro, perchè non il contrario?

La risposta le venne quasi immediata: << Ah, se si potesse leggere nel pensiero delle persone quando si vuole! >>

<< Non esisterebbero più i segreti. Ma è giusto che ci siano. Noi non possiamo spiare nelle menti altrui come ci pare. Noi abitanti di Atlantide esponiamo solo i pensieri dediti ad una specie di discorso, non quelli destinati a restarci in mente perchè segreti. >> Dietro a queste parole si celava una grande verità, una verità che lo accompagnava da quando era nato: se tutto quello che lui pensava fosse stato ascoltato da qualcun altro allora non avrebbe più potuto essere una persona libera, ma uno schiavo al cento percento di tutto e di tutti.

<< Avete ragione, neanche io ci riuscirei. >> Poi guardando la ragazza che sorrideva perchè almeno su quello non aveva più dubbi, disse: << Bene, cominciamo allora! >>

Eccoci, so che il momento fatidico si sta avvicinando... Dimenticate tutto quello che sapete ma allo stesso tempo tenetevelo da parte, poichè tutto quello che accadrà sarà di forte impatto. Per il momento dovremo gustarci il ballo reale ma state comunque sempre pronti a tutto e, ripeto, non aspettatevi niente finchè non sapremo la verità e siate sempre in guardia: potrebbe succedere di tutto, non ditemi che non ve l'avevo detto! Si, lo so, anch'io muoio dalla volgia di raccontare questa storia anche perchè come ho già detto nei capitoli precedenti, potrebbe arrivare un personaggio il quale potrebbe essere decisivo. Purtroppo non posso svelarvi nulla di più, ma sappiate che arriverà il momento in cui nulla sarà più come prima... Ci vediamo quindi nel prossimo capitolo, a presto!

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Capitolo 19
*** Capitolo 19- Provando... ***


Finalmente eccomi di nuovo qui! Ci ho messo un po' ad aggiornare, è vero, ma ho avuto davvero un sacco di impegni... Che dire... Pian piano ci si sta avviciando alla verità effettuale, tenetevi pronti ed occhi puntati sugli indizi posti un po' qua ed un po' là nella storia... Perchè arriverà il momento di farli emergere improvvisamente, in maniera completamente inaspettata... Lo dico solo per "preservarvi", perchè non voglio farvi spaventare troppo... State in guardia, ci stiamo avvicinando... 

Con uno schiocco di dita, l'acqua del locale scomparve in pochissimo tempo. I tritoni e le sirene clienti del locale si ritrovarono completamente senza più un liquido in cui restare, colti alla sprovvista.

<< Ehi! >> Urlarono.

<< Ah già. >> Rispose lei guardando la sua coda blu e luccicante. Ma non appena tirò fuori un bracciale con una gemma blu e se lo mise addosso, acquistò una forma umana. << Bene, signori. Vi prego di scusare il disguido ma adesso rimedierò subito. >> Iniziò così ad agitare le sue mani in aria mentre del liquido pian piano si stava formando dal nulla. In men ce non si dica, si formarono delle grandissime gocce che levitavano in aria, come se aspettassero un comando. Difatti lo fece: con le sue esili e graziose mani iniziò ad avvolgere il liquido attorno ai clienti del locale e poi li inglobò completamente. << Meglio ora? >>

<< Principe. >> Sussurrò Cora al ragazzo.

<< Sì? >>

<< Ma assisteranno tutti? >>

<< Sì. Lo so, può sembrare strano: qui a Thera a volte i reali si materializzano in mezzo alle persone come se fossero gente comune e sono rispettati come tali. >>

<< Dev'essere un'antica tradizione... >>

<< Certo. >> Rispose lui orgogliosamente. << Più sei vicino al tuo popolo e più lui ti amerà e ti imparerà a conoscere. >>

<< Non lo metto in dubbio. >> Affermò la ragazza sorridendo allo strano comportamento di quegli abitanti di Atlantide che aveva conosciuto fino a quel momento...

<< Scusate il disguido, maestà. >>

<< Oh, di nulla. >> Rispose lui. << Però sarebbe meglio cominciare subito, che ne dite, Cora? >>

La ragazza lo guardò perplessa: e se fossero stati dei balli al di fuori dei suoi limiti? Si impose di non pensarci e di stare al gioco. << Sì. >> Concluse lei. Non sapeva che cosa sarebbe successo ma era molto curiosa di scoprirlo.

La donna la guardò per bene: << Caspita che abiti strani che avete! >>

Cora si squadrò per bene e per l'ennesima volta si sentì inadeguata.

<< Nello Stato dell'Estremo si vestono così. >> Rispose il principe.

<< Avete mai conosciuto una persona proveniente dallo stato dell'estremo prima d'ora, altezza? >>

<< Sì. >> Indicò la ragazza. << Lei. >>

<< No, io non intendevo lei. Intendevo qualcun altro. >>

<< Mai. È un evento che capita davvero molto di rado. >>

La donna si rivolse a Cora: << Che cosa ci fate qui, allora? >>

La ragazza non sapeva che cosa rispondere: che cosa le avrebbe dovuto dire?

<< Importanti questioni reali. >> Intervenne il principe.

<< Ossia? >>

<< Non vi è dato saperlo. >>

“Ahia.” Pensò la ragazza. “ Qui si comincerà a parlare che qualcosa non sta andando. Ma che cosa non dovrebbe andare? Che cos'è quella profezia?” Si domandò lei. Aveva troppe domande lasciate lì in sospeso e che le facevano venire voglia di lasciar perdere tutto. E così aveva fatto. Si domandò perciò se avrebbe dovuto continuare o se fosse stato meglio indagare. Non lo sapeva e prese la momentanea decisione di lasciare tutto in sospeso, così come aveva fatto fino a quel momento.

<< Chiedo umilmente scusa. >> Si inchinò la donna in segno di rispetto.

<< Che cosa mi volete insegnare? >> Domandò Cora.

<< Balli semplici semplici ma molto diffusi fra le corti. >>

<< Ossia? >>

<< Iniziamo con un ballo che noi chiamiamo “La danza del cerchio.” >>

<< Ossia? >> Domandò il principe perplesso: si era dimenticato un bel po' di titoli delle musiche che sovente ballava per le feste.

La donna sgranò gli occhi, sorpresa: << Non la conoscete? >>

<< Probabilmente sì. Purtroppo non ricordo alcun titolo. >>

<< Forse la musica vi rischiarerà le idee. >> Poi urlò: << Musica! >>

In quell'istante la sala si riempì di una bellissima musica che ricordava quelle celtiche: era allegra ma allo stesso tempo triste e faceva venire voglia di ballarla chiunque la ascoltasse. Difatti fu quello che fece Cora non appena ne intuì il ritmo così coinvolgente.

Si mise a ballare come mai aveva fatto in vita sua e che mai credeva che lo avesse potuto fare, sotto gli occhi curiosi del principe e della donna che aveva un sorriso sempre più convinto ad ogni suo movimento.

Ad un certo punto però urlò: << Basta così! >> E la musica smise all'istante di suonare.

La ragazza le si avvicinò sorridente ed un po' imbarazzata ma sapeva che era stato più forte di lei, non aveva potuto farci niente. Si era accorta di avere appena scoperto un lato della personalità che non sapeva neanche di possedere.

Anche Blake sorrise nel sentire quella vivacissima canzone ma rimase fermo dov'era ad ascoltare quelle bellissime note, mentre Dean e Mya avevano deciso di muovere le mani che tenevano insieme avanti ed indietro a ritmo: quel ballo aveva da sempre avuto un successone e da molto tempo non smetteva di essere presente nelle corti e di far divertire tutti coloro che sentivano quella musica così incantevole.

<< Hai un grande potenziale, brava ragazza! >> Disse la donna applaudendo. Il principe sotto la maschera sorrise. Chissà se anche lei aveva fatto tante lezioni di portamento e di postura per riuscire a ballare così bene! << Direi dunque di cominciare.>>

<< Cora, è una danza davvero semplicissima! >> La incoraggiò il principe.

<< Porgetemi la mano, Cora. >> La invitò la donna.

<< Per il momento non ballerai con me. >> Disse il ragazzo un po' triste.

<< Perchè? >> Domandò lei in maniera il meno offensivo possibile.

<< Perchè Sua Altezza il principe ballerà con lei già stasera. >>

Il ragazzo si pose una mano sul cuore: avrebbe tanto voluto farlo, ma il protocollo reale esigeva così e doveva assolutamente rispettarlo. Non voleva, ma doveva attenersi alle regole per diventare un buon re stimato dal suo popolo.

Cora guardò il bellissimo fisico alto, elegante e snello del principe: sapeva che lui sarebbe stato un ballerino perfetto e decise di fidarsi del suo buon senso: avrebbe aspettato. Dopotutto le belle sorprese sono sempre ben gradite!

Lo guardò in tutto il suo splendore: quel fisico alto e snello, quei movimenti così aggraziati... Come poteva non essere un buon ballerino? Sorrise.

<< E sia! Proviamo! >> Disse la ragazza meravigliata da quella maestosa presenza.

E così fu. Provò, provò e provò: voleva far bella figura con tutti gli ospiti della corte e soprattutto con lui, colui che adesso la stava guardando con tanta ammirazione ed un po' di stupore.

Nonostante i passi fossero davvero molto difficili, la ragazza ce la mise tutta e benchè fosse stremata dalla fatica continuava a provare e riprovare finchè non riusciva nel suo intento. Quella era una parte della sua personalità che e apparteneva da sempre e che sarebbe rimasta immutata anche nella nuova Cora che si era andata a formare in quella bellissima avventura.

Riuscì ad imparare ben cinque balli e tutti di una difficoltà impressionante. Non era brava nello sport e non aveva nemmeno una grande resistenza (basti pensare al sacrificio che fece Clark perchè lei si era fermata sfinita dalla fatica) ma adesso un nuovo movente la stava facendo sentire più viva, più nuova di come non fosse mai stata. E forse quel movente era proprio lì accanto a lei: il principe. Sebbene non potesse vedere i lineamenti del volto, ormai qualcosa in lei era cambiato: non ci dava più peso ed in fondo non le importava che faccia avesse quel ragazzo, forse perchè a volte ciò che conta sono i sentimenti ed il modo in cui vengono espressi e non l'apparire. Questo il principe non voleva farlo, anche perchè si sentiva molto a disagio con quella maschera, eppure di tanto in tanto si domandava come si sarebbe sentito una volta “libero”. Voleva poter fare grandi cose ma qualcosa da dentro lo bloccava: forse era una piccola insicurezza che gli impediva di fare grandi passi, oppure quella sorta di “protezione” che la corte fino a quel momento gli aveva garantito. Eppure l'arrivo della silfide gli faceva credere che qualcosa di non buono stesse per accadere e l'arrivo di quella ragazza aveva turbato ancora di più il suo stato d'animo, affermando le sue convinzioni. Era sempre più certo che qualcosa stesse per accadere e lui avrebbe dovuto gestire la situazione, uscendo per sempre da quella prigionia che dopotutto gli andava comoda. Scosse la testa e ercò di convincersi del contrario, eppure più ci pensava e più si ricredeva sulle sue irremovibili convinzioni. Quella Cora però aveva qualcosa di diverso, non sembrava per niente minacciosa, il suo cuore lo rassicurava: non c'era nulla da temere. Osservò la ragazza: aveva un grande carisma, un senso dell'umorismo molto spiccato ed un bellissimo aspetto... In quel momento si sentì diverso, in quel momento qualcosa in lui cambiò: perchè adesso i suoi occhi ridenti sembravano ancora più vispi? Perchè quel sorriso era ancora più dolce? Perchè quella ragazza stava cambiando?

Ma ad un certo punto capì: “NO!” Pensò: si era innamorato. E questo era un male: lui era già promesso ad una principessa dello Stato dell'Estremo e da lì a poco si sarebbe dovuto sposare. La questione era solo una: non l'aveva mai vista dal vero, solo attraverso un ritratto. Più volte si era domandato se quelle fossero davvero le fattezze reali di quella ragazza, oppure solamente una copertura. Anche lui non era da meno: con quella maschera non avrebbe mai potuto essere riconosciuto! Rischiava di fare la stessa fine di suo padre: una volta conosciuta sua madre dovettero passare un po' di anni prima di arrivare alla cerimonia dell'incoronazione e prima che i due si innamorassero davvero. Sapeva che sue madre non gli avrebbe mai ceduto il trono per garantirgli una libertà, per fargli vedere il mondo ed uscire da quelle mura che una volta sovrano lo avrebbero confinato lì per sempre. Avrebbe potuto vedere il mondo, a condizione che il mondo non vedesse lui. Una volta diventato sovrano il mondo lo avrebbe conosciuto ma lui non avrebbe più potuto visitare il mondo! Il suo, pensò, era un destino davvero troppo crudele. Anche quello dei suoi antenati che per generazioni si erano impegnati a fondo nelle loro imprese. Però adesso era particolarmente più dura, per una questione molto importante. Quale fosse, a lui non era dato saperlo, eppure ne era benissimo al corrente. Ripensò a quando i sovrani viaggiavano in lungo ed in largo per lo Stato dell'Estremo a fortificare i confini e farsi acclamare dalla gente. Adesso che il territorio era stato espanso anche ai suoi antichi territori, purtroppo, non era più possibile. Quella guerra aveva compromesso le sorti di tutta quanta l'umanità e degli abitanti di Atlantide stessi, andando a formare un equilibrio forzatamente stabile. L'arrivo della silfide, creatura ritenuta solo più una leggenda, faceva presagire qualcosa di molto, molto negativo, forse la rottura di quegli equilibri stessi. E chissà, magari Cora era venuta lì ad annunciare qualcosa di positivo: forse i legami si sarebbero sì rotti, ma a trionfare sarebbe stata nuovamente Atlantide e questa volta, una volta per tutte.

Non si fidava affatto degli umani, eppure vedeva che quella Cora riusciva ad interagire con loro come se niente fosse. Il principe non l'aveva mai temuta: l'incantesimo che le aveva fatto la madre per scoprire se quello che diceva fosse stato vero lo confermava: da lì si era fidato di lei, aveva capito che quella ragazza non aveva cattive intenzioni. Adesso era lì che la fissava completamente estasiato e se non avesse avuto la maschera, sarebbe sprofondato rosso come un peperone. Non gli era mai successa una cosa del genere, eppure adesso si stava distraendo da quei brutti pensieri, nonostante non se ne fosse neanche accorto.

La ragazza ballava e ballava, provava e riprovava e si impegnava come mai aveva fatto in vita sua.

I loro cuori sembravano già destinati ad incontrarsi...

Eppure c'era qualcuno che nascosto nell'ombra sperava, sperava di dirglielo. E quel qualcuno era Blake. In quel momento l'unica cosa che vedeva era il nero della sua bendatura e non vedeva l'ora di ornare a vedere e di chiedere alla ragazza tutto quello che aveva scoperto: il suo obiettivo era fisso, mai e poi mai avrebbe rinnegato la promessa che aveva fatto a Clark!

Sentiva la musica e sapeva che Cora stava ballando. Quanto avrebbe voluto vederla ballare, quanto avrebbe voluto essere presente a quella scena! Anche lui sapeva muoversi bene in pista e questo non gli aveva portato altro che piccole storie finite in pochi giorni.

Sapeva però che con lei era diverso: da ragazza timida ed introversa aveva visto modificare il suo fragile carattere in quello di una ragazza carismatica ed estroversa, ambiziosa e determinata.

L'amava e avrebbe voluto urlarglielo. Ma quello non era il momento opportuno: avrebbero potuto ucciderlo perchè considerato inferiore al valore di qualsiasi oggetto. Lui era solo uno schiavo, nient'altro: in quei giorni si era sentito pressare la sua libertà sotto i piedi, era stato schiacciato e soffocato. Ma sapeva che se voleva qualcosa doveva chiederlo a Cora, in quel momento avrebbe potuto contare solo su di lei. L'aveva protetta dall'attacco del giaguaro ed adesso lei stava facendo lo stesso. Eppure si sentiva in debito, sapeva che non avrebbe mai potuto fare abbastanza. Abbassò la testa ed ansimò, cercò di immaginarsi la ragazza mentre danzava felice in una grande e sfarzosa sala.

Accanto a lui, invece, c'erano Mya e Dean che continuavano a darsi la mano. Anche loro erano sempre più vicini ed ormai le parole non contavano più: erano insieme senza neanche esserselo chiesto, erano insieme punto e basta. Ma qualcosa li spingeva a non dirsi nulla, a non avvicinarsi: forse era ancora quel lieve velo di diffidenza che separava i loro cuori, ma che da lì a poco li avrebbe potuti unire.

Sembravano attimi interminabili, ma poi alla fine il loro tempo a disposizione passò e fu lì che il principe disse: << Mi dispiace interrompere la vostra lezione, ma purtroppo dobbiamo andare. >>

<< Sapete, >> Disse la donna << siete molto brava. Abbiamo fatto grandi progressi che non avrei mai creduto di fare con nessuno. Vi ho vista molto impegnata e determinata, si vede che siete una grande ragazza. >>

<< Grazie. >> Ringraziò imbarazzata la ragazza.

<< Principe, se fossi in voi, me la terrei ben stretta fra le braccia stasera. >>

Il ragazzo, rosso dall'imbarazzo, si bloccò e non seppe più che cosa dire. Anche Cora a quelle parole si sentì il cuore a mille. In quel momento dimenticò del tutto Ydatos e fece spazio a quel misterioso principe mascherato che le stava accanto.

Dopo un attimo di esitazione, il ragazzo si schiarì la voce e disse: << Andiamo! >>

<< Sì, Vostra Altezza! Vi seguo, vi seguo! >> Rispose Cora imbarazzata cercando di non incrociare lo sguardo, nonostante non conoscesse il colore dei suoi occhi.

<< Ragazzi! >> Attirò dunque l'attenzione dei tre ragazzi che erano rimasti in attesa per tutto quel tempo: << Vamos! >>

Blake la ascoltò con curiosità: << Spero vivamente di poter tornare al castello a togliere questa brutta benda... Ho una voglia immensa di sapere che cosa hai scoperto. >>

<< Non c'è fretta, Blake. Non c'è fretta. >> Rispose lei senza saper bene che cosa dire, lasciando al ragazzo ulteriori dubbi. Ma adesso sapeva che doveva assolutamente fidarsi di Cora, non poteva fare altro.

Cercò lo sguardo del principe in quella maschera, cercò il punto preciso degli occhi, ma non vide nulla se non quel finto volto da felino.

<< Siete pronta, adesso. >> Disse lui porgendole la mano e, anche se lei non lo poteva notare, sorridendo.

<< Così? >> Si guardò i vestiti sentendosi nuovamente inadeguata.

Il principe si portò una mano dietro alla testa, guardando il suo modo strano di vestirsi, che non ricordava né quello umano, né quello del suo popolo. Anche i suoi schiavi erano molto strani, era come se non c'entrassero nulla con tutto quello che stava succedendo. Eppure le magie veritiere di sua madre non mentivano mai. Doveva semplicemente fidarsi.

<< Noi qui a Thera rispettiamo le tradizioni altrui. Se voi ritenete giusto restare vestita così, porterete le tradizioni del vostro meraviglioso paese. >>

La ragazza sorrise. Se da un lato si sentiva inadeguata, dall'altro si sentiva sicura e protetta, come se quegli abiti fossero l'unico ricordo del suo passato, della sua vecchia “Cora” che lei non voleva abbandonare. Stava cambiando e se ne era accorta. Ma dimenticare quello che era stato non si poteva, perchè prima o poi sarebbe tornata indietro.

Il principe fece lo stesso rituale che aveva fatto prima di entrare in quel luogo: quella era la magia che avrebbe permesso loro di respirare sott'acqua senza bagnarsi.

Entrambi salutarono ed uscirono, seguiti dalle guardie e da Blake, Mya e Dean, tenuti sotto stretta sorveglianza.

Il principe scostò leggermente il guanto, mostrando al di sotto di esso una bellissima stoffa bianca perlata e guardò il suo orologio.

“Orologio?” Si domandò Cora.

<< Sembrate confusa. >> Disse lui.

<< Giusto un po'. >> Rispose lei.

<< Vi turba? >> Domandò il principe indicando lo strumento che aveva al polso.

<< No, no... >>

<< Questo è un orologio. È uno strumento che serve a misurare il tempo e a stabilire... >> Si bloccò. Era difficile spiegare che cosa fosse un orologio! << A stabilire che momento della giornata stai vivendo, così da metterti d'accordo con le altre persone per vederle in un preciso momento. >>

Cora lo guardò confusa: quello era un orologio! Ma allora c'era ancora un legame col suo presente?

<< Si tratta di uno strumento umano. È molto utile. >> Aggiunse infine.

<< Odiate gli umani ma i loro strumenti d'uso comune li usate? >> Domandò un po' seccata.

<< Certo. >> Rispose il principe. << Ma solo ciò che ci è utile. >>

Ripresero a camminare.

<< Quindi perchè dite che siamo in ritardo? >> Domandò la ragazza.

<< Perchè devo ancora cambiarmi per il ballo reale. >>

<< Come vi vestirete? >>

<< Preferisco fare a tutti una sorpresa. >> Rispose lui. Sapeva però che non avrebbe mai potuto togliere quella maschera, sapeva che quella non sarebbe stata l'occasione per farsi conoscere. Ma voleva dimostrare a Cora chi era lui, che cosa sarebbe mai stato capace di fare. Sorrise. Il suo potere era un potere unico, raro.

<< D'accordo. Avviamoci allora. >> Rispose lei aumentando il passo.

Stupito, il principe la seguì senza esitazione ma poi le disse: << Il palazzo reale si trova esattamente qui sopra. >>

<< Dobbiamo andare alla piramide! >> Disse Cora.

<< Ma quella non è l'unica via d'uscita. >> Rispose lui ridendo. << Ce ne sono altre. Su, venite con me. >> Le porse una mano in segno d'invito.

La ragazza sorrise e questa volta accettò, sempre più folgorata da quella misteriosa figura. Sebbene non volesse conoscere i lineamenti de volto, dall'altra parte le vene il desiderio di vederne il colore degli occhi e dei capelli. Si accorse di essere ancora più confusa di prima, ma non più disperata, perchè aveva capito di aver trovato il posto dove avrebbe compreso le risposte. Si sbagliava. Da lì a poco sarebbe successo di nuovo un altro sconvolgimento della sua vita. Ma questo lei ancora non lo sapeva e non poteva immaginarsi nulla di quello che il destino le avrebbe ancora riservato.

Beh, quest'ultima parte lascia un po' turbati tutti i lettori... Non è niente di che ma... Anche un orologio da polso adesso! Non bastavano gli pterodattili e le sirene più tutte le altre cose? Potrebbe far andare in confusione ma vi assicuro che anche questo indizio è importante... Bene, il ballo ci attende... Sono curiosa di sapere come si vestirà il principe... Come il racconto ci suggerisce, purtroppo non si mostrerà, ma sono sicura che in un futuro non poi così lontano potremo conoscerlo meglio... Escluderei però qualsiasi contatto con le persone che già conosciamo, intuisco che si tratta di un personaggio completamente nuovo, un ersonaggio che i ragazzi ancora non conoscono. No, non sto parlando dell'altro personaggio che ancora non conosciamo ma che sarà davvero importante per capire molte cose, parlo proprio del principe di Thera... Provate ad immaginare il volto che si nasconde dietro a quella maschera e poi vedremo se avrete indovinato... Comunque sia, spero di scoprire qualcos altro di lui nel prossimo capitolo, sono davvero curiosa di quale tipo di potere sia predisposto... Anche voi? Vabbè, ora devo proprio andare, ma ci rivedremo presto. E questa volta speriamo davvero che sia quella buona!

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Capitolo 20
*** Capitolo 20- Il ballo ed il fulmine ***


Ragazzi, mi sa che questo capitolo è molto "carico": è il capitolo che porta dalla stabilità all'instabilità della storia, le emozioni forti sono quasi scontate. Reggetevi, perchè non sarà come gli altri: questa volta sarà diverso... Da qui più niente è dato per scontato. Preparatevi!

Il castello risplendeva di una luce intensa, anche visto da sott'acqua.

Cora rivide la galleria da cui erano passati qualche ora prima, ma questa volta dall'esterno.

<< Siamo arrivati. >> Disse il principe. << L'entrata del castello è qui sopra. >>

<< Bene. >> Rispose la ragazza felice. Guardò il principe con ammirazione, ammirazione nei confronti della sua bellissima figura e sapeva già che il suo amore non era altro che un amore platonico. Non avrebbe mai potuto amare del tutto una persona con una maschera, sebbene si sforzasse di farlo. Lo apprezzava tantissimo, questo era vero, eppure quella “distanza” imposta dalla copertura del principe non avrebbe mai potuto scaturire in un sincero amore profondo.

Lui lo sapeva: per questo non avrebbe mai voluto innamorarsene, ma neanche la più grande magia avrebbe potuto impedirgli di amare. Nonostante egli fosse il più eccellente dei maghi dopo sua madre, nulla avrebbe potuto fare nei confronti dell'amore. Talvolta le magie lo creavano, ma una volta “tratto il dado” non avrebbero più potuto distruggerlo. A quel punto solo l'ordine naturale delle cose le avrebbe rimesse a posto, ma ci sarebbe voluto del tempo.

<< Come ci arriviamo fino a lassù? >> Domandò la ragazza un po' perplessa. << La vostra magia non ci permette di nuotare. >>

<< Chi ha detto che dovremo farlo? >> In quel momento pronunciò una formula magica in un linguaggio arcaico e poi si voltò verso Cora.

La ragazza lo osservò ancora più confusa: che cosa aveva mai fatto?

Il principe, sotto la maschera stava sorridendo, come per rassicurarla, sebbene non potesse notarlo.

<< Che magia avete fatto? >>

<< Porgetemi la mano! >> La invitò lui e nel contempo rassicurandola.

In tutta risposta, essa lo fece. Si fidava del principe, si fidava tantissimo. Sapeva che su di lui avrebbe potuto contare e che forse sarebbe stato proprio lui la risposta alle sue domande.

In quell'istante, circondati da una luce misteriosa, si sollevarono. Era come se stessero fluttuando a mezz'aria, eppure erano nell'acqua. Era una cosa molto strana ma anche affascinante.

“Se solo Mya, Blake e Dean potessero vedere!” Pensò lei voltandosi verso i ragazzi ancora bendati.

Come avrebbe mai potuto raccontarglielo? Semplice, non glielo avrebbe detto.

Mentre osservava lo strano paesaggio acquatico intorno a sé, vedeva la superficie farsi sempre più vicina, finchè non arrivò a toccarla con la mano. Thera e Tera erano splendide, due città in una, la nuova e la vecchia, l'isola e la città sommersa, due realtà coesistenti. Per un solo momento, per uno solo, si ricordò di tutto quello che aveva visto fino a quel momento e si domandò se la sua realtà potesse mai coesistere con quella, se fossero state le facce della stessa realtà. Su questo aveva in parte ragione ed in parte torto, per un motivo che avrebbe scoperto un po' più in là.

Toccò la superficie con una mano e poi la trapassò. Stava abbandonando quella parte di città per giungere nell'altra, in quella nuova, in quella che risplendeva dorata sotto i raggi del sole.

Capì che quello era il posto più bello che aveva mai visto e che la sua memoria difficilmente lo avrebbe dimenticato.

Insieme rimisero i piedi sul terreno, davanti al palazzo reale, circondati da una folla radiosa che acclamava il principe.

Si accorse di essere completamente asciutta e di non avere bisogno di asciugarsi. Sorrise guardando con riconoscenza il ragazzo mascherato, senza essersi nemmeno accorta dei turisti.

<< Sua maestà! >> Lo lodavano. << Sua maestà! >>

<< Quanto darebbero per avere uno di quegli strumenti che gli umani usano per catturare le immagini! >> Disse lui a Cora.

<< Perchè sono banditi? >> Domandò lei.

<< Perchè sono incivili ed immorali. Ma, >> aggiunse << vi pregherei di mantenere il segreto, fa la gente si è diffusa la falsa diceria che rubino l'anima. >>

<< Una diceria? >>

<< Esatto, solo una diceria. >> Rispose lui mentre avanzava scortato dalle sue guardie che lo facevano passare in mezzo a tutte quelle persone. Alzò lo sguardo verso il palazzo orgogliosamente mentre il cancello dietro di loro si chiudeva, lasciandosi dietro tutta la folla.

<< Bene, ora sbendateli. >> Aggiunse rivolgendosi alle guardie ed indicando Blake, Mya e Dean.

<< Non racconterò nulla, promesso. >> Disse Cora.

<< Ah, potete anche farlo. L'importante è che essi non abbiano visto nulla. >>

<< Comunque sia, non lo farò. >>

<< A vostra libera scelta. >> Rispose sorridendo.

In quel momento i tre ragazzi ripresero la cognizione della realtà e dove si trovassero. Mentre i loro occhi si stavano pian piano abituando alla luce, la prima cosa che Blake cercò fu proprio Cora. Infatti la vide. Era sempre più bella e sempre più radiosa, ma capì che colui che la stava influenzando in quella maniera così positiva era il principe. Chiuse gli occhi strizzandoli, mentre un'espressione cupa si appropriò del suo volto.

<< Ehi, amico! C'è qualcosa che non va? >> Domandò Dean.

In quel momento Blake si riprese: scosse la testa come se si stesse risvegliando da un brutto sogno e rispose: << No, tutto a posto. >>

Senza neanche degnarli, Cora ed il principe si erano già avviati, parlando di chissà che cosa.

<< Mi sa che dobbiamo seguirli, se no questi ci fanno il pelo. >> Disse Dean indicando le guardie.

<< Già. >> Rispose lui facendo un finto sorriso.

Li raggiunsero rapidamente, da essergli dietro in poco tempo. Nessuno di loro fiatò, come se si aspettassero il primo passo della ragazza. Si limitò semplicemente a dire: << Ciao, ragazzi, bentornati! >>, poi ricominciò a parlare in quella strana lingua con quel ragazzo mascherato.

“Ci potrebbe essere chiunque lì dietro.” Pensò Blake. “Ma come fa a fidarsi di uno che non conosce nemmeno?” Domandò. Ma poi capì che era meglio rimangiarsi tutto. Lui era un perfetto sconosciuto agli occhi di Cora, eppure lei si era fidata.

Salirono le scale e percorsero la sala del trono, dove il principe dovette lasciarli.

<< Allora a stasera! >> Disse Cora.

<< Stasera? >> Domandò lui sorpreso.

<< Sì, stasera! Qualcosa non va? >>

<< Ma la festa è fra venti minuti! >> Disse lui perplesso.

<< Come fra venti minuti? >> Domandò lei altrettanto sorpresa.

<< Oh, già! Non ve l'ho detto! >> Rispose lui. << Le feste di Thera si fanno sempre prima del tramonto, e poi continuano anche dopo di esso. >> Si toccò la fronte: quella ragazza non sapeva che cos'erano i minuti! << Venite prima che il sole scenda, vi aspetto! >>

<< Capisco. Non vi preoccupate: ci saremo! >>

<< Ricordate che per voi dev'essere come una specie di sorpresa! >>

<< Farò del mio meglio. Ora andate a cambiarvi, sono proprio curiosa di scoprire come vi vestirete! >>

<< Oh, già! >> Disse di nuovo. Parlando si era completamente dimenticato sul da farsi. << Vado, con permesso. >> In quell'istante si mise a correre impacciato nelle sue pesanti vesti, con l'agilità di un normale ragazzo qualsiasi. In fondo in fondo lo era anche lui.

Cora sorrise guardandolo allontanarsi. La grazie con cui si muoveva gli conferiva una rara bellezza, una bellezza che un giorno si sarebbe aggiunta alla figura di un grande uomo.

Cora sorrise senza sapere bene che cosa fare in quel lasso di tempo, irrequieta nel rivedere il principe il prima possibile.

Blake le pose una mano sulla spalla, attirando la sua attenzione: << Cora! >>

<< Sì? >> Domandò lei scendendo dalle nuvole.

<< Sembra che tu sia così presa dal principe! Non ci hai neanche notati! Noi siamo qui con te e questo viaggio lo stiamo affrontando tutti insieme! Ricordati che non ci sei solo tu! >>

<< Certo, certo, lo so! >>

<< Eppure sembra che di noi non ti importi niente! >>

<< Non è vero! >> Si giustificò lei. << Invece ti dico che ho scoperto un sacco di cose! >>

<< Un sacco di cose che non ti importano più niente! >>

Dean li guardò preoccupato: non voleva assolutamente che accadesse qualcosa, mai più. Perdere Clark era stato un dolore troppo grande ed adesso doveva intervenire.

<< Ragazzi, basta litigare! >> Urlò mettendosi in mezzo.

A quelle parole così determinate e sicure, si bloccarono entrambi, ravvedendosi. Forse stavano esagerando.

<< Hai ragione, Dean. >> Disse Blake. << Forse ho esagerato un po'. Grazie. >>

<< Prego, Black B. >>

<< Chiamami Blake. >> Il ragazzo sorrise. Tutte le volte che qualcuno voleva entrare in confidenza con lui, lo faceva sentire a suo agio chiamandolo con il suo soprannome, quel soprannome che lo aveva reso popolare in tutta la scuola. Ma adesso basta. C'era qualcosa in lui che stava cambiando, forse era proprio quel viaggio o forse era Cora. Stavano cambiando entrambi, sebbene lui lo stesse facendo in maniera meno evidente. Non era ancora pronto a farlo notare agli altri, forse perchè non lo era nemmeno con sé stesso. Ma doveva accettarlo. Era una cosa che non avrebbe più potuto rinnegare. Lui era Blake, solo Blake.

Dean sorrise all'amico, nel modo più sincero possibile, ed i loro occhi si scambiarono una semplice ma solidale intesa. Notò come gli occhi dell'amico stessero diventando più azzurri, più sinceri. Non aveva mai visto quell'espressione sul viso di Blake, eppure sapeva che qualcosa in lui sarebbe cambiato per sempre.

<< Scusa, Blake. Vi ho trascurato un po' ma prometto che non lo farò più. >>

<< No, sono io che ho insistito. >>

<< Ragazzi, ci siamo chiariti adesso. Basta così. >> Intervenne ancora una volta Dean, evitandosi il noioso momento delle scuse.

<< Vi racconterò tutto quello che c'è da sapere. >> Disse la ragazza sorridendo: quel tempo lo avrebbe occupato raccontando loro quello che aveva scoperto. Ma come dire loro della festa? Sicuramente avrebbero accettato e capito, pensò. Ma si sbagliava.

Dopo aver chiarito la questione, narrando di come il principe fosse soggetto ad una maledizione, di come gli abitanti avessero trovato gli pterodattili al loro ritorno e tutte le altre cose non meno importanti che aveva saputo, senza tralasciare alcun dettaglio, si convinse che in quel mondo non andasse cercata alcuna testimonianza del loro, ma solamente il perchè loro fossero lì. Qualcosa però le diceva che non doveva più farlo, o altrimenti non avrebbe più potuto vedere il principe nella speranza di poterne conoscere i lineamenti.

<< Ricapitolando... >> Disse Blake << Atlantide è sprofondata per colpa della magia, gli uomini se ne sono dimenticati, nonostante essi fossero anche loro dei vecchi possessori di tale potere. Fin qui è giusto? >>

<< Sì. >> Rispose Cora un po' con la testa fra le nuvole.

<< Allora, come dicevo, Atlantide è sprofondata ed il suo sovrano fece un'ultima magia per impedire che il suo popolo morisse, trasformandolo in sirene e tritoni. Per far riacquistare loro la forma umana originale, i discendenti del sovrano racchiusero il potere nelle pietre e coloro che le possiedono dominano uno dei cinque elementi. Per fare ciò però il sovrano dovette compiere un sacrificio a sé stesso ed ai suoi figli ed alle generazioni che lo avrebbero seguito. >>

<< Esattamente. >> Rispose Cora pensando alla festa ed al principe.

<< Quando è stata ora di ritornare, gli abitanti di Atlantide si sono dovuti scontare con gli uomini ed hanno vinto, riacquistando i loro antichi territori. Conseguenza: gli umani vengono trattati come degli schiavi e sfruttati. >>

<< Certo. >> Rispose la ragazza sognando ad occhi aperti.

In quel momento Blake era troppo preso dalle sue riflessioni per farci caso. Continuò a capire quale fosse la soluzione, anche perchè il sogno che aveva fatto quella mattina stessa lo aveva convinto a continuare, a non arrendersi. Quel mondo aveva un legame molto profondo con il loro: lui avrebbe solo dovuto scoprire quale fosse il punto di giunzione fra i due.

<< C'è una cosa che non mi quadra affatto. >> Disse lui.

<< Cosa? >> Domandò Dean. << Non ti basta sapere questo? Mi sembra che tutto ciò che c'ra da sapere ormai lo conosciamo. >>

<< No, invece. >> Rispose lui. << Solo se scaveremo a fondo potremo sapere la verità. Potremo capire perchè siamo qui e come tornare a casa. >>

Quelle parole inquietarono Cora, che però decise di non dire nulla.

<< La questione è questa: se è vero che gli abitanti di Atlantide hanno vissuto sotto la superficie dell'oceano per tutto questo tempo, allora che cosa ne avrebbero ricavato con una forma umana e con delle pietre che nemmeno funzionano sott'acqua? >> Si voltò verso Cora. << Quando mi hai raccontato il tutto, mi è sembrato di capire che c'è anche un altro piccolo particolare da non escludere. >>

<< Che cosa? >> Domandò Mya incuriosita.

<< A quanto pare, pterodattili che compaiono in maniera anomala quando dovrebbero già essere estinti da milioni di anni, la luna anomala, la carta geografica totalmente sfasata... Sono cose le quali nemmeno gli abitanti di Atlantide stessi erano al corrente dell'esistenza. Forse c'è qualcosa che loro non sanno, oppure che non vogliono sapere. Non sappiamo tutto. Non siamo ancora al corrente di niente. >> Si voltò verso Cora. << La donna che ci ha salvati dal giaguaro ci ha parlato della silfide, portatrice di profezie. I membri della famiglia reale la temono: perchè? Se non ricordo male, Cora, mi hai anche raccontato di un concetto di strano equilibrio che si è andato a formare accennato dal principe. C'è qualcosa che non torna, qualcosa di troppo. >>

<< Lo so. >> Rispose la ragazza. << Ma vedi, Blake. Forse ti fai troppi pensieri laddove non dovresti. Prenditi una pausa e vieni a divertirti con me alla festa! >>

<< Divertirmi? Festa? >> Domandò lui molto stupito.

<< C'è una festa in nostro onore, vieni, tutti ci stanno aspettando! >>

<< Una festa? >> Domandò lui innervosito. << Perchè non ce lo hai detto prima? Come credi che noi potremmo venire? >>

<< Vieni senza porti troppe domande. >>

<< No, Cora. Questa non la digerisco. Questo è troppo. >>

<< Ma... >>

<< Non c'è nessun noi. Vuoi capire che loro vogliono te e non Blake, Mya e Dean? >>

<< Se ci sono io siete ben accetti! >>

<< Se ci sei tu! >> Urlò lui. << Noi siamo solo degli umani e a te spetta la parte migliore! >>

<< Dai, venite! >>

<< No, Cora! Vattene! >> Urlò. << Vattene! >>

Presa dalla preoccupazione e dalla rabbia, la ragazza lo guardò negli occhi sconfortata e se ne andò. Dopotutto lei non aveva bisogno di loro, semmai era il contrario. Adesso sarebbe andata a divertirsi. Per un momento tutto quello non le sarebbe più interessato.

Chiuse gli occhi e camminò.

<< I- io vado con lei. >> Disse Mya avviandosi.

<< Ma Mya! >> Disse Dean preoccupato.

<< Lasciala, lasciala andare. >> Lo esortò Blake.

<< Ma se la lascio andare, ho paura che poi le succeda qualcosa. >>

<< Starà bene, te lo assicuro. >>

Il ragazzo guardò l'amico e sorrise: forse era vero. Doveva lasciarla andare, non poteva costringerla a restare. Sapeva che parlare a Blake lo avrebbe aiutato a superare la difficoltà del dichiararsi, inconscio che anche l'amico soffriva del suo stesso problema.

Cora tornò sulla terrazza, dove però non trovò nessuno. Si fermò a fissare il meraviglioso panorama che aveva davanti, il mare era ancora più blu ed il sole ancora alto nel cielo risplendeva dorato mettendo in risalto il colore acceso del terrazzo.

<< Vi stavo aspettando. >> Disse il principe.

<< Principe! >> Si voltò lei verso la provenienza della voce. Ed infatti lo trovò.

Sorrise nel vederlo vestito ancora meglio delle altre due volte: adesso vestiva un bellissimo abito rosso porpora lungo fino al ginocchio, mentre un bel mantello sempre dello stesso colore gli scendeva maestosamente sulla schiena, con la maschera bianca ed i guanti bianchissimi, come gli stivali che mettevano in evidenza le sue gambe ricoperte di un bellissimo tessuto rosso.

<< Venite, la festa è da questa parte. >> La invitò lui porgendole la mano.

<< Come state bene! >> Sorrise accettando l'invito.

<< Sapevo che vi sarebbe piaciuto. >> Rispose lui felice.

I due camminarono per un lungo tratto lungo la terrazza, finchè non giunsero vicino ad una maestosa scalinata che scendeva fino al sontuoso giardino.

Insieme scesero sorridenti, incuranti di essere seguiti.

Ad un certo punto la ragazza sentì una musica e tante, tantissime voci gioiose: erano giunti alla festa. Notò che aveva luogo vicino ad un tempietto vicino ad una folta vegetazione e a dei salici piangenti.

<< Principe, benvenuto. >> Iniziavano a dire alcuni servi gentilmente, mentre tutti i presenti si fermarono per un attimo davanti a tanta eleganza.

<< Figlio mio! >> Disse la regina contenta di rivederlo dopo una giornata di assenza.

<< Salve madre. >> Rispose lui cortesemente.

<< Salve, Maestà. >> Si inchinò Cora cortesemente.

<< Oh, benvenuta Cora. Sapevo che mio figlio vi avrebbe condotta qui. Sono lusingata di avere alla mia festa una persona come voi. >>

<< Quanti complimenti, madre. >> Disse il principe.

<< Siete la nostra ospite d'onore. >> Sorrise. << E i vostri schiavi? >>

<< Non ci sono. Ho preferito lasciarli da soli, stasera. >>

<< Come desiderate. Gli schiavi sono vostri dopotutto. >> Rispose lei. << Ora devo andare ad intrattenermi con i presenti, scusatemi! >>

<< Di niente, madre, di niente! >> Rispose il principe.

<< Godetevi la festa! >>

<< Certo! >> Il principe guardò Cora negli occhi, anche se lei non lo poteva notare. << La riconoscete? >> Domandò riferendosi alla musica.

<< Ma è una di quelle che ho imparato! >> Rispose lei entusiasta.

<< Volete ballare? >>

Cora sorrise. << Con piacere! >>

Si misero in mezzo alla pista e cominciarono a danzare, l'uno attorno all'altra, in una coreografia di passi molto complicati ma belli da vedere. In quel momento la ragazza notò come il principe fosse un eccellente ballerino, come di muovesse elegantemente e come lo facesse con naturalezza. Erano davvero belli insieme e tutti li notarono. Insieme a loro si misero a ballare quasi tutti i presenti, attirati da quei due bravissimi giovani.

Non si ritrovarono più soli ma circondati da una grandissima folla che faceva i loro stessi movimenti: erano tutti una cosa unica, una cosa che si muoveva ordinatamente e a ritmo.

La regina stette a guardare e a sorridere, poiché sapeva che l'ora del tramonto era vicina e sapeva che se si fosse allontanata, il destino delle giovani vite di Atlantide sarebbe stato segnato per causa sua.

Ad un certo punto, il principe disse a Cora: << Vieni con me. >>

<< Dove? >> Domandò lei.

<< Ti faccio un'altra sorpresa: tu vieni. >>

<< Va bene. >> Rispose lei sorridendo.

Così i due smisero di ballare e si allontanarono da tutta quella gente danzante, che ormai era troppo presa dal divertirsi per notarli.

Eppure qualcuno c'era: quel qualcuno era Mya.

Camminarono, camminarono immersi nel verde fino a raggiungere la spiaggia, una bellissima spiaggia piena di sabbia soffice da calpestare coi piedi nudi.

<< Cora. >> Disse il principe. << Vi voglio dire una cosa. >>

<< Ditemi. >>

Il principe sotto la maschera sorrise.

<< Anzi, no. Non dirò niente. >>

La ragazza rimase ad aspettare in silenzio, attendendo la reazione del ragazzo.

Con un gesto molto elegante alzò il braccio e mosse lentamente la mano, fino a muovere le soffici nuvole che aveva sopra la testa.

Ora rimase silenziosa ed affascinata a guardare.

In un secondo attirò le nuvole e le concentrò nel palmo della sua mano, in una piccola sfera.

Poi, con l'altra, la sollevò a mezz'aria e plasmò l'acqua del mare che aveva vicino a sé, facendole fare una piccola danza e poi la concentrò in una sfera grande quanto l'altra. Avvicinandole le fece danzare fino a fonderle insieme. Abbassò dunque la mano fino a tenerla ad un palmo dalla sabbia e l'attirò verso di sé, senza toccarla. Girò il palmo e se la ritrovò in mano. Chiuse il pugno e la distribuì proprio come una polverina sulla sfera e fuse insieme anche questo elemento.

Sollevò di nuovo la mano e questa volta con un gesto rapido, creò il fuoco che lo seguì in una rapida ed impressionante danza. Dopodichè lo fece volteggiare attorno alla sfera e poi lo fuse insieme agli altri quattro elementi. Ne mancava solo uno: il fulmine. Facendo volteggiare la sfera fra le due mani, le racchiuse intorno ad essa e poi iniziò a creare delle piccole scosse, finchè non alimentò abbastanza energia per diffonderli intorno ad essa: questa li inglobò e fuse insieme tutti quanti gli elementi.

<< Vedi, Cora. >> Disse lui. << Questo è il potere che tutti noi abitanti di Atlantide abbiamo rinchiuso dentro. Nella regina sono cinque distinti. >> Sempre tenendo la sfera fra le sue mani, fece separare in cinque parti visibili i vari elementi. << In me sono uniti... >> In quel momento essi si unirono a formare una cosa omogenea. << Ma ognuno di essi è unico, è speciale. >>

La ragazza sorrise: non aveva mai visto nulla del genere e quella era sicuramente la cosa più affascinante che avesse mai visto in tutta la sua vita.

<< Come ognuno di noi. >> Disse lui creando una superficie vitrea attorno alla sfera. << Tenete, questa è per voi. >> Poi aggiunse: << Voi mi fate sentire speciale. >>

La ragazza arrossì: ma che cosa le stava succedendo?

I loro sguardi si incrociarono ed i loro visi si avvicinarono. Ma il principe si bloccò: come poteva avvicinarsi a lei con quella maschera?

Imbarazzato si portò una mano dietro alla nuca e sotto la maschera arrossì anche lui.

<< Ehm, io, io... >>

<< Non serve che vi giustifichiate. >> Rispose lei con sguardo sofferente.

Il ragazzo la guardò negli occhi: aveva una grandissima voglia di togliersi quella maschera, e subirsi la maledizione per l'eternità. Ma come poteva? Lui sarebbe dovuto essere un grande sovrano: che cosa poteva fare? Confuso, disse: << Meglio che torniamo di là. Si staranno preoccupando. >>

<< Andate. >> Disse Cora sorridente. << Vi raggiungo subito. >> Voleva stare un po' sola a pensare, pensare che cosa mai avrebbe potuto fare: era confusa, molto confusa per tutto quello che stava accadendo ed ogni passo buono che faceva la mandava ancora più in conflitto con sé stessa.

<< Va bene, vi aspetto di là. >> Rispose lui capendo benissimo quello che la ragazza stesse provando in quel momento.

Da dietro le piante, Mya aveva visto tutto: ne aveva davvero basta, basta di quel privilegio della magia che Cora aveva ricevuto, basta di tutti quegli eventi che fruttavano vantaggi solo a lei, basta di tutto quello! Quel bracciale doveva assolutamente diventare suo!

Spuntò arrabbiatissima davanti a Cora ed urlò: << Ho visto abbastanza, basta! >>

In quel momento Blake e Dean stavano già parlando da un bel pezzo.

<< Tu la ami, vero? >> Domandò Blake.

<< E tu ami Cora? >>

<< Sì, io la amo. >>

<< Devi dirglielo. >>

<< E tu devi dirlo a Mya. >>

<< Praticamente è come se fossimo già insieme. >>

<< Seeh! >> Disse Blake. << Siete distanti come l'America dall'Europa, non vi avvicinate neanche! Devi dirglielo! >>

<< Ok, io mi farò coraggio e tu farai lo stesso, ci stai? >>

<< Ci sto. >> Rispose lui dandogli la mano in segno d'intesa.

In quel momento il principe tornò alla festa, un po' sconcertato da quello che il suo “travestimento” gli impediva di fare.

Guardò la madre con sguardo dispiaciuto, comprendendo che entrambi erano reduci di un crudele destino.

<< Maestà, è quasi il tramonto. >> Le dissero.

<< Va bene,vengo. >> Rispose lei sorridente.

Cora guardò la ragazza disperandosi: << Mya, che cos'hai? >>

<< Tu hai tutto da quando abbiamo incontrato quella donna, non pensi che a qualcuno questo non vada giù? >> Domandò gelosa.

<< Che intendi con tutto? >>

<< Magia! Tu hai la magia dalla tua parte! Ho sempre voluto rubartela, ma quale momento opportuno se non quando eri da sola? >> Urlò furiosa.

Cora la guardò disperata: perchè faceva così? Mya era una persona di cui si era sempre fidata! Perchè adesso si stava comportando in quel modo?

<< Adesso quel potere sarà mio! >> Urlò lei. In men che non si dica si avventò sul suo braccio e lo strinse con tutte le sue forze. Cora lanciò un urlo di dolore.

<< Non mi importa se tu subirai delle conseguenze, quel potere ora è mio! >> Afferrò in bracciale e tentò di tirarglielo via. Il cielo si fece oscuro in un istante ed iniziò a crearsi una bruttissima nuvola a vortice sopra le teste delle due ragazze.

<< Ora è solo mio! >> Urlò ridendo come una dannata.

In quel momento dal cielo partirono tantissimi fulmini, fulmini che andarono a colpire in pieno Mya, ma lei sembrava non desistere.

<< NO! NON MI FATE NIENTE! IO VOGLIO LA MAGIA! QUEL POTERE ORA APPARTIENE A ME! >> Gridò molto forte.

Blake e Dean notarono il cielo cupo e la grandissima quantità di fulmini, tutta in un solo punto.

<< Hai visto anche tu? >> Domandò Blake confuso.

<< Certo che l'ho vista... Che cosa potrà mai essere? >>

I due ragazzi si scambiarono un'occhiata d'intesa: << Cora e Mya! >>

<< Presto! >> Urlò Dean.

Intanto alla festa, la folla aveva iniziato a correre disperata di qua e di là senza sapere che cosa fare.

<< Calma gente, Calma! >> Cercava di rassicurarli il principe, ma tanto era tutto inutile. Aveva capito che cosa stava succedendo ma sapeva che la priorità del suo popolo veniva considerata prima di tutte le altre cose.

Un ultimo fulmine letale, ancora più potente colpì la ragazza e la fece cadere a terra tramortita. Cora rimase in piedi senza parole, completamente spaesata. Aveva visto morire un'altra persona davanti a lei, di nuovo per causa sua.

Si accasciò a terra davanti al corpo morto e rimase in attesa, in attesa di qualcosa. In quel momento cominciò a piovere molto forte ma a lei non importava più nulla. L'acqua le bagnava i vestiti e la pelle ma lei stava lì, senza fare nulla.

In quel momento arrivarono Dean e Blake, allarmatissimi.

<< Che cosa è successo? >> Domandò Dean preoccupato.

Cora giaceva a terra senza dire una parola. Ed accanto a lei c'era Mya.

<< Mya! >> Urlò lui forte.

<< Lei non può più... >> Rispose la ragazza.

<< MYA! >> Gridò disperato. Si inginocchiò davanti a lei e le accarezzò il corpo dolce e senza vita. I suoi occhi marroni non si aprivano più, i suoi capelli ricci e biondi non emanavano più alcun colore. Mya era morta.

La abbracciò forte e pianse, pianse forte. Lui la amava e glielo stava per dire. Perchè il destino gli aveva portato via il suo amore? Chiuse gli occhi e la baciò, come se fosse viva, come se fosse ancora la ragazza radiosa che lui conosceva.

Piangendo urlò: << Scommetto che sei stata tu! >>

<< No! >> Rispose lei.

<< Sì, sei stata tu! Tu porti solo rovina! Prima Clark e poi Mya! Tu non sei umana! Che cosa sei? Vai via! >> Gridò dolorante.

<< Ma io... >>

<< Vai via! >> Urlò più forte.

Presa dai sensi di colpa, la ragazza si mise a correre più veloce che poteva verso una destinazione ignota.

<< Cora! >> Gridò Blake mettendosi a seguirla. Aveva commesso uno sbaglio, ed ora non voleva più perderla.

La ragazza correva, correva senza guardare dove andava. Voleva fuggire, sparire, non essere mai più vista da nessuno. Raggiunse un bellissimo edificio di cristallo in mezzo ad una foltissima vegetazione e senza pensarci vi corse dentro.

<< Maestà. A voi la magnificenza di donare il potere a tutti coloro che lo aspettano! >> Le dissero.

La donna alzò le braccia ed iniziò a formulare la sua magia, mentre la corona iniziava a risplendere con le gemme dei cinque elementi incastonate al suo interno ed il grandissimo mucchio di gemme neutre davanti a lei si alzò, pronto a ricevere l'incantesimo che li avrebbe spediti in tutto il mondo.

<< Cora! >> Urlò Blake seguendola.

Erano entrambi entrati nella sala dove la regina stava facendo il suo incantesimo, ed incuranti di quello che stava avvenendo passarono in mezzo alle gemme levitanti, che rallentarono la loro corsa.

In quel preciso istante la regina, che aveva gli occhi chiusi per la concentrazione, disse la sua ultima parola e poi alzò le braccia, pronta a mandare le pietre in tutto il suo impero.

Fu in quel momento che vide i due giovani sospesi in aria ma ormai era troppo tardi; fu in quel momento che Blake toccò la mano a Cora e la strinse forte per non lasciarsela scappare: sapeva che sarebbe successo qualcosa ed adesso ci sarebbe stato lui a proteggere quella ragazza che amava: lei. La abbracciò forte e strinse gli occhi, attendendo che accadesse qualcosa.

In un istante le pietre sparirono tutte, e così anche loro insieme ad esse.

La regina si portò le mani alla bocca: non le era mai successa una cosa del genere: che cosa avrebbe dovuto fare adesso? Si prese le mani e si accasciò a terra, confusa e spaesata.

Che dire? Immagino che nessuno di voi si sia immaginato una cosa del genere... Io ve lo avevo detto. Il bello è che da qui più niente è dato per scontato, niente. Tenetevi forte, perchè la verità sta per venire a galla. Il bello comincia adesso. Lo so, questo è un capitolo che ha dentro molte cose, eppure manca ancora quel qualcosa che da un fine all'intera storia, proprio come ha detto Blake. Se siete pronti, venite con me. Altrimenti vi consiglio di fermarvi qui, perchè più niente sarà come prima. 

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Capitolo 21
*** Parte 3- Capitolo 21- Le dune del deserto ***


Ragazzi, da qui inizia il bello! Sì, l'ho già detto un sacco di volte, ma credetemi, ci stiamo avvicinando sempre di più alla verità... I personaggi si sono divisi, chissà se in futuro si riconcilieranno? Aspettatevi di tutto, compresa la verità, perchè con essa qualcosa di nuovo sta per emergere... Arrivare alla verità vuol dire rompere un equilibrio che si era andato a formare, di che cosa si tratti nello specifico ancora non si sa... Preparatevi ad emozioni più forti, perchè con questa parte terza saranno svelate tantissime cose!

Blake alzò il suo sguardo verso quello che pareva il vuoto. Bianco, vedeva solo quello. Eppure sentiva qualcosa accanto a lui, anzi, qualcuno. Era Cora e lui lo sapeva benissimo. Un pesiero lo pervase: era diventato cieco? Sentiva il sole battente sopra le loro teste, mentre il vento gli scompigliava i capelli. Era a terra, in mezzo a tanta sabbia...

Per un momento il suo pensiero ritornò alle Atlantipse: perchè non aveva voluto dare ascolto a Cora? Perchè aveva voluto proseguire? Cercò di pensare a quel tragico momento, a come la sua mente fosse confusa e spaesata. Voleva conoscere, sapere, capire che cosa fosse accaduto. E ci stava riuscendo. Quella strana realtà era un grosso puzzle che andava solo montato nel modo giusto... La verità stava venendo fuori, eppure... Era troppo confusa per essere risolta razionalmente. Avrebbe dovuto solo aspettare, salvo imprevisti. Ma adesso, eccolo lì l'imprevisto! Adesso che si stava avvicinando, qualcosa era andato storto...

Pian piano si accorse che i suoi occhi cominciavano a riprendere conoscenza e che le immagini si stavano facendo sempre più nitide. Tirò un sospiro di sollievo ed attese che la sua vista tornasse normale. Dov'erano finiti adesso? Che cosa era successo? Potevano essere dovunque, in qualsiasi altra dimensione parallela a quelle già conosciute, questo non era assolutamente da escludere. Una cosa era chiara: sicuramente lì non avrebbe più potuto scoprire la verità.

<< Ce l'hai quasi fatta. >> Disse una voce. Si guardò intorno: chi aveva parlato? Eppure non c'era nessuno! Possibile che fosse la sua immaginazione? L'aveva sentita benissimo! Dopo averlo fatto innumerevoli volte, si rassegnò: forse era solo la stanchezza.

Osservò Cora svenuta accanto a lui: gli dispiaceva vederla in quelle condizioni! Non sapeva che cosa fosse successo fra lei e Mya, ma l'avrebbe assicurata. In quei bellissimi occhi verdi aveva visto la sua innocenza: lei non aveva fatto niente e se così fosse stato, era accaduto inaspettatamente.

Cosa doveva fare adesso? Svegliarla o lasciarla dormire?

Si guardò intorno e vide di essere in mezzo alle dune del deserto, un deserto che pareva infinito. Il vento che scompigliava i suoi capelli era lo stesso che modellava la sabbia: non era sicuro restare lì.

Decise quindi di svegliare Cora: in due avrebbero trovato una soluzione molto più facilmente.

<< Cora... >> Disse dolcemente. << Svegliati, dobbiamo partire. >>

La ragazza emise un verso ma non aprì gli occhi.

<< Cora, alzati! >>

Fu lì che finalmente si svegliò. I suoi occhi verdi si riaprirono e la sua testa barcollò confusa.

<< Grazie al cielo! >> Disse Blake preoccupato. << Stai bene? >>

<< È tutto finito? >> Domandò lei confusa.

Blake abbassò lo sguardo. << No, temo di no. >> Rispose tristemente.

<< Dove siamo? >>

Il ragazzo guardò le dune: << Nel bel mezzo del nulla. >>

<< Allora è tutto finito. >>

<< Ma no, che cosa dici! >> La incoraggiò lui. << Niente è perduto. >>

<< Dove andiamo? >> Domandò lei ancora a terra.

<< Non lo so. >> Abbassò la testa. << Non lo so. >> Sentì un'emozione negativa prendere il sopravvento: no, non ora! Quello non era il momento di arrendersi! Si alzò in piedi e disse: << Da qualche parte... Prima o poi troveremo qualcosa. >>

Le porse una mano e la invitò ad alzarsi. << Ora vieni, ti aiuto io. >>

<< N-no, faccio da sola, grazie. >> Disse lei ripensando al principe. Le mancava, eppure tornare indietro non era più possibile. Si mise in piedi e lo guardò negli occhi blu, blu come quel cielo così caldo ed imponente. Per tutto quel tempo il blu le aveva sempre dato una sensazione fredda, glaciale, adesso invece le faceva venire caldo, molto caldo: il freddo non le era mai piaciuto, ma adesso avrebbe voluto essere congelata in mezzo ad un ghiacciaio piuttosto che patire quel clima così cocente.

Nell'alzarsi, mise una mano a terra, quella del bracciale. In quel momento una voce le disse: << Là troverai quello che cerchi. >>

Capì in che direzione sarebbe dovuta andare e capì che si sarebbe dovuta fidare.

<< Una voce... >> Disse a Blake.

<< Come? >> Domandò lui stupito.

<< Qualcosa mi ha parlato! >>

Il ragazzo guardò la ragazza sorpreso. << Anche io prima ho sentito una voce. >>
<< Che cosa diceva? >>

<< Di non arrenderci. >>

Cora guardò Blake con aria triste. << E se così non fosse? E se fosse solo un'allusione? >>

Il ragazzo abbassò lo sguardo: << Già, fino ad ora ci siamo solo illusi di poter trovare qualcosa, qualche indizio. Eppure... >>

<< Non abbiamo trovato nulla. Abbiamo solo... >> Il suo sguardo si rattristò e cominciò a piangere.

<< Hai ragione. >> Rispose Blake. << Abbiamo solo perso tante cose e troppe persone. >>

<< Allora è giusto seguire ciò che le voci ci dicono? È giusto lasciare che qualcosa avvenga senza prima averci riflettuto? >>

Blake emise un'espressione di dolore: << NO, NON LO È! >>

“Stupido!” Pensò. “Sono uno stupido deficiente!”

Tossì. Che cosa avrebbero dovuto fare davanti al fatto compiuto? Di certo non potevano stare lì a lasciarsi morire: finchè sarebbero stati vivi, loro avrebbero combattuto!

<< Proviamo a fidarci. >> Concluse. << Non possiamo stare qui, capisci? >>

La ragazza annuì.

<< Andiamo. >> Disse seguendo la prima direzione che gli veniva in mente.

<< La via non è quella. >> Disse Cora.

<< Come? >> Domandò Blake confuso.

<< La voce mi ha detto di andare da quella parte. >> Rispose lei indicando la strada che la voce le aveva suggerito.

<< Verso ovest? >>

<< Sarà. >> Rispose lei incamminandosi. Il suo sguardo era cambiato: era triste e spaesato, non aveva più l'entusiasmo che la ragazza aveva avuto fino a quel momento.

Senza esitare, Blake la seguì: avevano deciso di fidarsi.

 

<< Madre! >> Urlò il principe correndo verso di lei. Erano passate alcune ore dall'incredibile imprevisto, eppure laddove erano caduti i fulmini non c'era nessuno, neanche Cora. E per qualche strano motivo non si trovavano neanche più i suoi schiavi umani e la regina non aveva più voluto vedere nessuno.

La trovò lì a piangere, confusa, spaesata.

<< Che cosa vi è successo? >> Domandò lui.

La donna non rispose.

<< Sapete, madre. Ieri sera è capitato un bruttissimo imprevisto. >>

La donna sembrava non ascoltarlo, immersa nei suoi malinconici pensieri.

<< Si è scagliata una tempesta di fulmini sulla spiaggia che ha fatto scappare tutti gli ospiti... >>

La regina iniziò a piangere in silenzio.

<< Ho dovuto tranquillizzarli. >> Si interruppe e guardò sua madre, completamente persa nei suoi sentimenti così negativi: perchè? Perchè stava piangendo? Che cosa era successo? << Eppure non ho più trovato la ragazza dello Stato dell'Estremo. Dovrebbe essere viva. >> Una lacrima cercò di percorrere la sua guancia, ma si perse nella stoffa della maschera. << Forse qualcuno ha tentato di rubarle il suo immenso potere... Ma come si sa, quando ciò accade, la vittima viene colpita da una tempesta di fulmini e muore. Ma lì non abbiamo trovato nessuno. >>

“Cora!” Pensò fra sé e sé. “Dove sei?”

La regina si mise a piangere, piangere di dolore. Aveva ascoltato tutto e adesso aveva capito che cosa era successo.

<< Perchè piangete, madre? >> Domandò lui. In un attimo capì che era successo qualcosa, qualcosa di molto grave. << Cora? >> Chiese sorpreso.

La donna continuava a piangere, senza dare alcuna risposta.

<< Madre, che cosa è successo a Cora? >>

La donna non rispose.

<< MADRE! >> Urlò lui. << E va bene, se non parlerete, sono costretto a ripudiare questa maschera e a rinunciare al titolo che mi spetta: accetterò la mia maledizione! >>

A quel punto la donna parlò: << NO, FERMATEVI! >>

Il principe si acquietò.

<< Cora... Lei... >> Balbettò la regina. << All'ora del tramonto è scomparsa insieme a tutte le altre pietre. Con lei c'era il suo schiavo. >> Si fermò. Tutte quelle parole le costavano un sacco di dolore.

<< Cora? Cora è sparita insieme al suo schiavo? >> Domandò il principe incredulo. Cercò di pensare a che cosa fosse successo: qualcuno aveva tentato di rubare il bracciale a Cora, quel qualcuno era morto. I suoi schiavi avevano cercato di rassicurarla ma lei, presa dalla confusione era fuggita. Uno dei due l'aveva seguita ed erano finiti nel bel mezzo di un incantesimo... Quella era la soluzione più accreditabile. Quella ragazza così innocente non aveva combinato niente di male!

Il principe abbracciò la madre che pianse in mezzo alle sue braccia senza dire una parola.

<< Non è successo niente, madre. >> Disse lui. << Ma dobbiamo trovarla. >>

La donna lo ascoltava piangendo.

<< Voi dovete mandarmi da lei. >>

<< NO, QUESTO MAI! >> Disse lei respingendo la sua presa.

<< Vi prego madre. Cora di me si fida e io mi fido di lei. >>

<< NO, FIGLIO. Non vi lascerò partire così. >>

<< Ma madre, lei può essere l'unica speranza. >>

<< NO. Non lo è. >>

<< Lo è per me. >>

La donna lo fissò negli occhi stupita.

<< Sì, madre. Io la amo. >> Rispose liberandosi di quell'angoscia che ormai da troppo tempo lo opprimeva. << E non voglio permettere a nessuno di portarmela via! >>

<< Voi siete promesso, figlio mio. >>

<< Da quando la silfide è passata, più niente potrebbe essere scontato. Forse quella Cora sa qualcosa che noi non sappiamo. Abbiamo bisogno di lei. Il regno ha bisogno di lei. >>

<< Anche della vostra vita. >>

<< In questo momento contate di più voi. E poi voi avete promesso di farmi vedere il mondo: quel momento è arrivato. Mandatemi da lei e io non uscirò più da questo palazzo non appena sarò tornato. >>

<< Ma figlio! >>

<< I vostri incantesimi sono reversibili, potrò tornare non appena lo desidero. Vi prometto che lo farò, fatemi solo trovare Cora. >>

La donna si voltò: doveva lasciar compiere un azione del genere a suo figlio, ad un futuro re? Lui poteva vedere il mondo, sebbene il mondo non potesse vedere lui, ma quel momento sarebbe arrivato. Doveva mantenere la sua promessa: gli avrebbe fatto conoscere il mondo!

<< E sia. >> Rispose alla fine. << Vi manderò nel punto in cui io l'ho percepita l'ultima volta, sta a voi trovarla. >>

Il ragazzo sorrise. << Grazie madre, ti voglio bene. >>

<< Anch'io te ne voglio, ormai sei un giovane uomo, immagino. >> Sorrise. << Allora vai. >>

Alzò le mani ed iniziò a recitare il suo incantesimo. Poi sorrise ancora una volta: << Ci vediamo presto. >>

<< Sicuramente. >> Rispose lui iniziando pian piano a dissolversi.

 

Dean guardò il corpo di Mya disteso lì a terra. Si era dovuto nascondere, nascondere dalle guardie che ormai lo stavano cercando. Il suo cuore si era spezzato e stava chiedendo vendetta, vendetta per tutto quello che era successo a lui e a Mya. Ma con chi avrebbe dovuto prendersela per prima? Con Cora e Blake? No, loro erano solo una diretta conseguenza di quel mondo così malvagio e così crudele. La colpa era da attribuirsi ad una persona ben più influente, colei che ne determinava le sorti quotidiane...

<< Vendetta! >> Urlò. << Vendetta! >>

 

Cora e Blake stavano ormai camminando da parecchio tempo, ma non era comparso nulla, proprio come quella prima volta che erano usciti dalla grotta delle Atlatipse... Ma questa volta era diverso.

Tutto era troppo pressante per essere simile a prima, nessuno dei due aveva più quella determinazione iniziale, erano consapevoli di avere fallito entrambi.

Cora si sedette su una roccia, senza dire nulla. Blake però non fece nulla per fermarla. Forse aveva sempre avuto ragione lei, forse quel mondo era davvero un mondo parallelo che andava preso così com'era. Si erano fidati di nuovo ma avevano sbagliato.

Il ragazzo si mise accanto a Cora ansimando.

<< Sai, Cora. >> Le disse. << Ho sempre creduto che quel mondo avesse qualche legame con il nostro. Una vola ho anche fatto un sogno. >>

La ragazza lo ascoltò in silenzio.

<< Era Clark. Mi diceva di non arrendermi. >> Guardò in alto. << Forse quello era un sogno come tutti gli altri. I sogni sono illusioni, semplici illusioni. >> Si passò lentamente una mano sulla guancia: << Adesso siamo più confusi di prima e devo ammetterlo, avevi ragione tu. A fare di testa mia vi ho fatti fallire tutti. >>

Cora ansò. Provava molto dolore. << Che cosa possiamo fare? >>

<< Nulla. >> Rispose Blake.

<< Io conoscevo un Blake che non si arrendeva mai. >>

<< Quello non ero io. Quello era Black B. >>

<< No, Blake. Eri tu. >>

<< A volte conviene rassegnarsi, non credi? >>

La ragazza guardò in alto. Non disse nulla: troppi pensieri, troppe cose per la testa.

Rimasero seduti, fermi ad aspettare.

Ascoltavano i discorsi del vento che modellava le dune, mentre alcuni miraggi in lontananza facevano tornare le speranze di poter tornare a bere.

Le collinette di sabbia si modificavano molto in fretta, come un mare impetuoso, mentre l'aria continuava a far cambiare loro aspetto.

La ragazza osservava incuriosita la loro continua metamorfosi, riparata dietro a quel grande pietrone che li riparava dal vento e dalla luce solare. Poi, vide dei volti emergere dalla sabbia: forse era la sua immaginazione che le stava facendo qualche scherzo. Eppure loro erano lì, immobili come statue: erano statue!

<< Blake... Hai visto anche tu? >> Domandò.

<< Che cosa? >> Domandò lui.

<< Quelle statue! >>

Il ragazzo strizzò gli occhi come per vederci meglio e poi, finalmente, le notò anche lui. << Statue in mezzo al deserto? >>

<< Anche a me sembra strano, però vorrei andare a vedere! >>

<< E se fosse pericoloso? >>

<< Il vento le sotterrerà in fretta se non ci muoviamo. >>

<< E va bene. >> Rispose lui cedendo davanti alla curiosità.

Si alzarono come tramortiti dopo una lunga attesa e si incamminarono verso quei busti emergenti dalla sabbia.

Blake notò con quale cura fossero state create. << Perchè abbandonare qui delle statue? Perchè nel bel mezzo del deserto? >>

<< Osserva. >> Disse lei indicando le loro espressioni così naturali. << Sembra che anche loro stiano soffrendo molto. >>

<< Perchè? Che senso ha fare delle statue sofferenti e poi abbandonarle nel bel mezzo del deserto? >>

Mentre il ragazzo parlava, l'attenzione di Cora fu attirata da una statua che sembrava come “emergere” rispetto alle altre.

Con estrema delicatezza, scansò la terra che era rimasta attaccata al volto giallino della scultura.

Notò come essa avesse gli occhi chiusi ed un'espressione molto sofferente, come se gli fosse accaduto qualcosa. Aveva un bellissimo volto innocente e sembrava un ragazzo vero.

<< Cora... >> Disse Blake notandola anche lui.

La ragazza mise una mano sulla guancia della statua, come se fosse stata viva, come se fosse stato vero.

In quel momento sentì del calore pervaderle il corpo e iniziò ad avere una stranissima sensazione. Eppure qualcosa le diceva di non staccare la mano da lì, di restare e di non andarsene via.

<< Cora, il vento sta per seppellire di nuovo le statue! Torniamo indietro! >>

La ragazza non rispondeva, era come attratta da una forza del tutto misteriosa, nuova, una sensazione che non aveva mai provato prima.

La statua cominciò a creparsi e dalle crepe cominciò a fuoriuscire della luce.

<< Cora vieni via! >> Urlò Blake, eppure la ragazza non rispondeva. Capì che doveva fare qualcosa, altrimenti la ragazza se la sarebbe potuta vedere molto brutta.

La statua continuava a creparsi sempre di più, mentre la luce cominciava ad emanare un bagliore sempre più diffuso.

Il ragazzo si avventò contro di lei, tirandola via da lì, appena in tempo: in quel momento vi fu una grande esplosione lucente che per fortuna non ferì nessuno dei due.

<< Stai bene? >> Domandò lui ancora una volta.

<< I-io credo di sì... >>

Il ragazzo la abbracciò felice. << Grazie al cielo, grazie al cielo! >>

I due si voltarono verso la statua, eppure essa era sparita...

Al suo posto, disteso a terra c'era un ragazzo svenuto...

Cora lo osservò stupita... Ma allora quelle statue non lo erano per davvero! Oppure era stata lei a dare vita ad una cosa del tutto inanimata?

 

Il principe si guardò attorno: era dunque lì che Blake e Cora erano finiti? Nel bel mezzo del deserto? Dov'erano adesso? Fece riferimento alla sua magia e capì che erano abbastanza lontani, ma non impossibili da raggiungere. Ci avrebbe messo del tempo, ma li avrebbe trovati. Si incamminò e sotto la sua maschera sorrise. Avrebbe fatto di tutto pur di ritrovare Cora e riportarla al sicuro!

Lo so, la situazione sembra ancora più confusa, eppure ne sono successe di cose! Il principe è riuscito a parlare a sua madre dell'amore che prova per Cora in questo mometo così delicato e la regina gli ha permesso di cercarla staccandosi per la prima volta da lui; Dean sta tramando vendetta (e ciò non mi suggerisce niente di buono); Blake non è ancora riuscito a rivelare alla ragazza i suoi sentimenti, forse questo è il momento più inopportuno per farlo; Cora invece ha appena scoperto di avere un potere del tutto nuovo... Già... Il mistero sembra infittirsi ma non temete! Da qui a poco (anzi pochissimo) la verità salterà fuori... La vostra attesa sarà ricompensata!

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Capitolo 22
*** Capitolo 22- La verità ***


Eccomi qui di nuovo: moltissime domande si sono aperte e sembra proprio che stia per accadere qualcosa. Reggetevi, perchè questo capitolo è pieno di cose forti e la verità sta per venire fuori in modo molto inatteso. Preparatevi ad una verità che non vi aspettate. 

Blake e Cora erano rimasti esterrefatti dall'accaduto, entrambi sorpresi ed immobili davanti a ragazzo che giaceva privo di sensi a terra.

In quel momento la ragazza sentì come un impulso, una sensazione che le diceva di avvicinarsi a ragazzo: era più forte di lei.

Guardò Blek negli occhi e poi camminò verso il poveretto disteso sulla sabbia.

<< No, Cora non farlo! Potrebbe essere pericoloso! >> Disse Blake ma lei non lo ascoltò. Si accovacciò vicino a quella figura viva e la guardò, accarezzandole una guancia: la sua pelle era chiarissima e fitta di lentiggini ed aveva un volto innocente e bellissimo, mentre i suoi capelli scurissimi sembravano riflettere un bagliore quasi blu sotto la luce del sole. Il suo fisico era segnato da degli addominali appena marcati, visibili sotto i vestiti tutti stracciati. Doveva essere una qualche tenuta militare o roba simile. I suoi occhi erano chiusi ed i suoi denti erano bianchissimi, quasi come la sua bella pelle. La sua guancia era ruvida al tatto ma molto appetibile agli occhi. Occhi che si erano calmati in un'espressione sorridente e pacifica.

<< Cora. >> Disse Blake avvicinandosi a lei.

Ma lei non parlò. Sorrise.

In quel momento il ragazzo aprì gli occhi e vedendosi toccare da quella sconosciuta, si alzò di scatto ed indietreggiò di qualche passo. La ragazza, sorpresa, si alzò e si avvicinò a Blake senza parlare, ma la sua faccia restò stupita. Anche Blake lo era.

Rimasero a guardarsi l'uno con gli altri, senza scambiarsi alcune parole, eppure c'era qualcosa che non andava nel volto del ragazzo e in quei bellissimi occhi neri.

“Perchè non scappi? Che cosa ti blocca?” Si domandò Cora.

Il ragazzo rimase immobile dov'era, come se si aspettasse qualcosa, qualcosa da loro. La sua espressione era rassegnata, come se gli avessero tolto tutto e come se non avesse più niente in cui sperare. Occhi che parlavano chiaro: erano senza luce, senza riflesso, occhi bellissimi che un tempo appartennero ad una persona felice, ma che adesso non lo era più. Occhi che sembravano dire: “Sono qui, finitemi.” Continuava a fissarli senza muoversi, attendendo la sua fine.

La ragazza fece per distendere un braccio ed avvicinarsi, ma lui indietreggiò, spaventato. Nel suo sguardo c'era il terrore, la disperazione, una paura immensa ma contenuta in un semplice sguardo.

Cora lo guardò sorpresa ma allo stesso tempo triste e poi, vedendo che il ragazzo era sempre più spaventato, si accorse di avere ancora quel brutto bracciale nonchè strumento di distruzione al braccio.

Lo fissò con rabbia e poi disse: << Io non sono una di loro! >> Lo prese e lo scaraventò via, in mezzo alla sabbia.

Il ragazzo la guardò molto risentito, ma poi disse: << Prendilo. >>

<< Come? >>

<< Prendilo. >> Ripetette.

La ragazza stupita, andò a prenderlo con una domanda fissa: “Perchè?”

Il bracciale era lì in mezzo alla sabbia ed era lì, come se la aspettasse. Lo prese in mano e lo osservò: “Perchè? Perchè vuoi che io prenda questo strumento che serve solo a distruggere?” Con un'espressione molto sofferente se lo rimise e poi si girò verso il ragazzo.

Soddisfatto, sorrise e poi richiuse lentamente quei bellissimi occhi neri, lasciandosi cadere. Era svenuto, di nuovo.

Cora gli corse incontro stupita, ma senza parole da proferire. Si accasciò ancora una volta vicino a lui, mentre il vento modellava le dune attorno a loro.

Anche Blake si avvicinò al ragazzo ed accovacciandosi mentre lo guardava domandò: << Che cosa credi che sia? >> Tastò il suo addome: era svenuto, ma vivo.

La ragazza lo fissò negli occhi e rispose: << I-io non lo so. >>

Blake sospirò e poi disse: << Il vento si sta alzando, non è sicuro qui. Là sotto la roccia aspetteremo che si svegli. >>

Cora si alzò a fatica e disse: << Facciamo come dici tu. >>

Il ragazzo fece lo stesso e si caricò in spalla tutto il suo peso, senza dire nulla.

<< Ti aiuto. >> Disse la ragazza vedendolo in difficoltà.

<< N-no grazie. Faccio da solo. >> Rispose lui. In effetti aveva visto negli occhi di Cora una grande stanchezza e disperazione e siccome non voleva più vederla soffrire, avrebbe patito lui un secondo di più il dolore di avere una persona sulle spalle che non quello del suo volto piangente.

Si avviò lentamente a passo titubante verso la grande roccia ed alla fine, raggiunta la meta, mise giù il ragazzo con molta delicatezza.

<< Blake, tutto bene? >> Domandò la ragazza preoccupata.

<< Tutto bene. >> Rispose lui accasciandosi a terra ansimando.

Cora osservò il ragazzo che giaceva a terra svenuto con uno sguardo molto triste: provava una grande compassione nei confronti di quello sconosciuto che sembrava essere nato dal nulla.

<< Non ha bracciali. >> Disse Blake osservando le sue braccia.

<< Q-questo vuol dire che... >>

<< Che lui è umano. >>

La ragazza si portò alla bocca le mani in un gesto disperato.

<< Q-questo vuol dire che... >>

<< Che le altre statue insieme a lui sono persone umane o comunque statue umane. >>

La ragazza si mise a piangere: il motivo per cui lo stava facendo era quasi evidente: piangeva perchè era confusa e soprattutto molto triste per il destino che quelle statue, se erano state persone, avevano subito.

<< Cora perchè piangi? >> Domandò Blake confuso.

<< Per loro. >> Rispose indicando il luogo dove erano emerse tutte quelle statue e che adesso era completamente coperto dalla sabbia.

<< Cora, non sappiamo se sono umani. Forse è la tua magia ad averlo animato. >>

<< Lui non mi sembra affatto una statua. Gli è successo qualcosa. >>

<< Perchè non glielo chiediamo? >>

<< Come? >> Domandò lei preoccupata.

<< Aspetteremo che si risvegli. >> Blake era molto turbato, eppure qualcosa gli diceva che quel mondo aveva qualche legame con quello di Atlantide: perchè quel ragazzo sembrava così spaventato alla visione del bracciale di Cora? E perchè le aveva chiesto di rimetterselo?

<< Ho sonno, Blake. >> Rispose la ragazza. << Non ce la faccio a stare sveglia. >>

<< Non ti preoccupare. Ci sono qua io. >>

<< Ma se poi si sveglia? >>

<< Ti sveglierò io. Resterò sveglio io e quando lui riaprirà gli occhi, ti avviserò. >>

<< G-grazie. >> Rispose lei arrossendo. Si sedette e poggiò la testa contro la grande pietra, chiudendo gli occhi. Blake notò che doveva essere molto stanca, infatti si addormentò subito.

Lui invece no, avrebbe aspettato. Guardò il vento che modellava le dune, mentre il sole rovente batteva sulla sabbia. Era davvero un rumore cullante e gradevole... ad un tratto tutto si fece nero e, senza potersi controllare, si addormentò.

 

Il principe guardò nella direzione del sole: era davvero molto rovente e batteva sui suoi vestiti così pesanti e pressanti. Avrebbe voluto toglierseli, ma il suo buon senso glielo impediva. Non lo aveva mai fatto se non dentro alla sua stanza quando non c'era nessuno. Eppure neanche lì c'era nessuno! Si impose di non pensarci e cercò di andare avanti, perchè sapeva che da lì a poco avrebbe trovato Cora ed il suo schiavo umano.

 

Il ragazzo aprì gli occhi di scatto, ricordandosi quello che era appena accaduto. Ma adesso dov'era finito? Si guardò attorno e vide di essere ancora lì, nel deserto, insieme a quelle due persone sconosciute. Osservò quella bellissima ragazza dormiente, dagli occhi verdi e dai capelli ricci e marroni che risplendevano sotto i raggi del sole. Guardò anche il suo compagno e si domandò se egli fosse un semplice amico o qualcosa di più. Che cosa ci facevano lì in mezzo al deserto? E poi, perchè la ragazza, sebbene fosse umana, aveva i poteri?

Si guardò attorno e disse: << Dannazione! Quanto tempo è passato? >> Capì che doveva partire, perchè forse non era troppo tardi. Doveva capire che cosa fosse successo alla sua civiltà e se stessero tutti bene.

Nei suoi occhi si crearono moltissime immagini contenenti un gran numero di dati ed altre informazioni utili. << A poche miglia a qui ci dovrebbe essere una città. >> E poi, impartendo ordini al suo microchip disse: << Satellitare, guidami. >>

 

Il principe osservò come il vento modellasse le dune rendendo impervio il suo cammino. Ma sapeva che sarebbe arrivato da Cora, perchè avvertiva la sua presenza. In poche ore la avrebbe trovata. Da quanto stava camminando? Gli sembrava che fosse passata un'eternità, eppure erano passate solo poche ore. Sapeva che la ragazza si sarebbe fermata perchè confusa e spaesata, lui l'avrebbe riportata salva a Thera.

 

Il ragazzo stava camminando già da un paio d'ore a passo felpato: non gli interessavano le condizioni in cui si trovava in quel momento e la fatica non riusciva a superare il desiderio di poter arrivare a vedere la sua amata civiltà. I grattacieli si ergevano alti in cielo, ma qualcosa non andava: la loro brillantezza era come se si fosse spenta e le loro forme vivaci erano diverse dal solito. Man mano che si avvicinava le sue speranze diventavano sempre più vane, sempre più spente. Vide che quei grattacieli erano distrutti e la città completamente abbandonata: non c'era traccia di vita, non c'era neanche più una pianta. Questo significava che...

<< NO! >> Urlò disperato. << NON È POSSIBILE! >> Il nemico aveva vinto.

Era stato tutto raso al suolo, completamente. Possibile che nessuno si fosse salvato? Guardò la distruzione e vide la devastazione, pensò a come molte persone avessero perso la loro vita e come altrettante avessero cercato di proteggerla: lui avrebbe dato la sua in cambio della salvezza dell'intero pianeta, ma il destino lo aveva visto vittima di un bruttissimo incantesimo che lo aveva intrappolato per molto tempo dentro ad una prigione di sabbia.

Si buttò a terra e si portò le mani ai capelli, ricordandosi la sua vita. Non era stata poi così male, no. Almeno finchè quei brutti abitanti di Atlantide o come si facevano chiamare erano comparsi dai poli ed avevano cominciato a dire di essere i legittimi proprietari del pianeta e di volersene appropriare. Da lì era cominciata quella sanguinosa guerra che gli aveva sottratto tutto: gli amici, la famiglia, la ragazza. Guardò il cielo e fissò le nuvole. “Perchè?” Si domandò. “Perchè è successo?”

Ad un certo punto i suoi occhi si focalizzarono su una grossa palla luminosa ma visibile agli occhi: la luna. Sembrava ancora splendente, sembrava ancora viva!

La speranza si riaccese nei suoi occhi e felice si rialzò.

<< Satellitare, portami ad un punto di contatto. >> Diede lui l'ordine al microchip. In quel momento gli si formarono tantissime immagini negli occhi che lo condussero al luogo desiderato.

 

Cora si alzò stordita e guardò verso Blake, aspettandosi che fosse sveglio. Invece il ragazzo stava dormendo. Si guardò attorno per vedere se anche l'altro stesse facendo lo stesso, ma non trovò nessuno.

<< NO! >> urlò.

Con gli occhi cercò dappertutto ma non trovò nessuno.

<< Blake! >> Disse lei scuotendo il ragazzo. << Blake svegliati! Il ragazzo non c'è più! >>

In tutta risposta, Blake si svegliò e disse: << Mi sono addormentato? Ma come è possibile! Ti giuro che non me ne sono accorto! >>

<< Fa niente! Dobbiamo cercarlo! >> Rispose lei facendo per avviarsi da qualche parte.

<< Ehi, dove vai? >> Domandò lui bloccandola per una spalla.

<< Vado a cercarlo! >>

<< Sì, ma dove? Potrebbe essere ovunque! >>

<< Sì, ma io devo... >>

<< Guardati intorno, Cora! Non possiamo trovarlo! >>

La ragazza scrutò il paesaggio: Blake aveva ragione.

<< Che cosa facciamo, allora? >>

<< Niente. Vedrai che tornerà. >>

<< Ma potrebbe essere lui la risposta a tutto questo! >>

<< Tornerà. >> Rispose Blake speranzoso.

I due si riaccasciarono contro la grande pietra senza sapere bene che cosa fare. La voce che aveva suggerito a Cora di andare in quella direzione e quella sensazione di volersi muovere a tutti i costi era sparita: qualcosa le diceva che doveva restare lì ad attendere che accadesse, perchè prima o poi qualcosa sarebbe successo.

Infatti la ragazza si sedette contro qualcosa di duro.

<< Ho urtato qualcosa! >> Urlò.

<< Fa vedere. >> Disse Blake osservando l'oggetto luccicante sotto di lei.

<< Che cos'è? >> Domandò la ragazza mentre il ragazzo lo prese in mano.

<< Sembra un oggetto da polso. >>

<< Ma come funziona? >> Domandò lei.

<< C'è un pulsante. >> Blake lo premette ed in quell'istante apparì un ologramma. Incredibile: i due ragazzi non avevano mai visto nulla di simile, se non nei film di fantascienza.

Parlò una voce: << PROTOCOLLO DI EMERGENZA 25. VERRÀ ATIVATO IL MESSAGGIO PREREGISTRATO. >>

I due ragazzi rimasero in silenzio ad ascoltare, sorpresi di quello che stava accadendo.

Comparì una figura, una figura umana. << Questo è un messaggio preregistrato per le future generazioni, perchè potrebbe essere troppo tardi. >>

“Troppo tardi per cosa?” Si domandò Cora.

<< Se state vedendo questo videomessaggio, allora vuol dire che è accaduto il peggio. Gli abitanti di Atlantide hanno davvero conquistato la Terra e l'umanità si è adattata a vivere nelle due colonie lunari e marziane. >>

I due ragazzi si osservarono l'uno con l'altra: “Hai sentito anche tu?”

<< Vi preghiamo quindi di andare ad avvisare un punto di contatto presente in ogni città e cercare di

stabilirne uno con le due rispettive colonie per le varie ed eventuali, grazie. >> In quel momento il messaggio si chiuse e l'oggetto smise di funzionare.

<< Basi lunari e marziane? >> Domandò Cora.

<< Questo vuol dire che siamo ancora sulla Terra degli abitanti di Atlantide... >> Constatò Blake.

<< Quindi la luna è... è... >> La ragazza non riusciva a trovare le parole per dire nulla. Ma poi si fece coraggio e disse: << La luna non è altro che una base spaziale umana! I-io non ci posso credere! Ma dove siamo finiti? >>

<< Non lo so, ma ancora molte cose non quadrano. >> Rispose Blake.

<< E adesso cosa facciamo? >>

<< Aspettiamo che il ragazzo torni. >>

<< Ma... >>

<< Se non arriverà prima di stasera, ci metteremo noi a cercarlo, va bene? >>

La ragazza rimase in silenzio a meditare un attimo.

<< Va bene. >>

 

Finalmente il ragazzo giunse nel luogo desiderato: in mezzo a due grattacieli distrutti c'era un piccolo seminterrato intatto.

<< Sono arrivato, bene. >> Si disse compiaciuto.

Scese le scale ed arrivò ad una piccola porta automatica.

<< Speriamo che funzioni. >> Mise la sua impronta digitale sopra un piccolo foro e pensò al suo codice di recluta.

In quel momento si attivò una voce automatica che disse: << RECLUTA E-3456. ALTEZZA: UN METRO E OTTANTDUE CENTIMETRI, ETÀ: DUECENTOCINQUANTACINQUE ANNI. ACCESSO CONSENTITO. >>

Il ragazzo capì subito che c'era qualcosa che non andava: duecentocinquantacinque anni? Allora erano passati ben duecentotrentadue anni da quando era stato intrappolato in quella bruttissima prigione fatta di terra! Allora era davvero troppo tardi: l'umanità poteva non essere più al sicuro! Ciò che era fatto era fatto e le sue domande erano ancora moltissime.

Il portellone si aprì e lui vi entrò senza esitazione.

<< PREGO, DA QUESTA PARTE. CERCHEREMO DI METTERLA IN CONTATTO CON LA CORRISPETTIVA BASE LUNARE E MARZIANA. >>

Finì in una stanza con un grande schermo, pronto ad essere acceso in ogni momento.

 

Nel frattempo, sulla Luna, una recluta corse da un generale ad avvisare che un segnale di vita umana era partito dalla Terra e lo stesso fecero su Marte.

<< Signore! >> Disse il soldato.

<< Ditemi. >> Rispose lui focalizzando l'attenzione sulla giovane recluta che gli correva appresso.

<< Un segnale dalla Terra! Hanno chiamato dalla Terra! >>

In quel momento moltissime voci si fecero sempre più fitte, fino a non sentire più nulla dal rumore: era una notizia davvero clamorosa, che non doveva passare inosservata.

<< Si tratta di una recluta che vuole stabilire un contatto. >>

<< E sia. Verrò con voi. >> In quel momento interruppe quello che stava facendo, sebbene fosse molto importante e seguì il giovane soldato.

Anche su Marte era successa una cosa analoga ed ormai la notizia stava lentamente cominciando a diffondersi.

 

Sul grande schermo si aprirono due immagini, con due persone differenti: una apparteneva alla colonia lunare e l'altra a quella marziana.

<< Salve. >> Disse uno dei due uomini allo schermo.

<< Buongiorno a voi. >> Rispose il ragazzo.

<< Lei è? >>

<< Ernest Gage, signori, nonché recluta E-3456. >>

<< Mi risulta che Lei abbia ben duecentocinquantacinque anni. Non credo che l'età umana, senza strumenti appropriati, possa sopportare una lunghezza di vita del genere. >> Disse l'uomo della colonia lunare.

<< Con la tecnologia che c'era un tempo, solo un fatto lo permetteva. >> Disse l'altro.

<< Si spieghi. >>

<< L'ibernazione. Dico bene, signor Gage? >>

<< Sì, ai miei tempi l'ibernazione era l'unica cosa che poteva tenere in vita una persona più del dovuto. Ma io non fui ibernato. >>

<< No? Che cosa vi successe? >>

<< Fui intrappolato dalla magia di coloro che si chiamano abitanti di Atlantide in una sorta di prigione che mi tenne in vita fino ad oggi. >>

<< Impressionante ciò che la loro magia può fare. >>

<< Nei secoli è stata accettata come una dura realtà. >> Disse l'altro uomo.

<< Signori, vogliate farmi la cortesia di spiegarmi che cosa è successo alla Terra in questi anni e che cosa sia questo Stato dell'estremo di cui loro parlano tanto. >>

<< Non lo sapete? >>

<< No. Quando io fui intrappolato si sapeva ancora ben poco. >>

<< Allora provvederemo a darvi delle delucidazioni il più esaurienti possibili. >>

In quell'istante sullo schermo comparve una grande mappa che segnava tante isole, affiancata ad un'altra con un bel po' di continenti.

<< Vedete, questo è il cosiddetto Stato dell'Estremo e questa è la Terra come compare oggi. >>

Ernest focalizzò la sua attenzione sulla cartina che ritraeva la Terra: << NO! >> Disse disperato. << CHE COSA È SUCCESSO AL NOSTRO PIANETA? >> Domandò turbatissimo nel vedere quel pianeta così deturpato.

<< Questo è il pianeta come lo conoscevate voi. >> Disse l'uomo indicando un'altra immagine con i cinque continenti: l'Europa, l'America, l'Asia, l'Oceania e l'Africa.

<< La faccia della Terra è molto deturpata a causa di molti spiacevoli eventi. >>

<< Sarebbero? >> Domandò Ernest incerto.

<< Procediamo con ordine. >> Disse l'uomo della colonia lunare.

<< Anzitutto una causa che avete potuto sperimentare con i vostri occhi: lo scioglimento dei ghiacci causato dall'effetto serra. Ciò provocò l'innalzamento del mare sommergendo moltissime terre abitate, ma gli uomini evacuarono le zone in tempo. >>

<< Vi ricordo, signore, che quella fu la causa dell'ascesa degli abitanti di Atlantide: signor Gage, voi c'eravate. >>

<< Già. >> Rispose lui. << Quando i ghiacciai si furono sciolti del tutto apparvero come dal nulla quegli esseri che si facevano chiamare abitanti di Atlantide e che pretendevano il nostro pianeta. >>

<< Esattamente. La loro apparizione non fu casuale. >>

<< Cosa intendete dire? >> Domandò Ernest.

<< Comparvero dai poli e mentre tutti si chiedevano come avessero fatto, si fece sempre più forte l'idea che ci fosse qualche sorta di passaggio che avesse permesso loro di accedere al nostro mondo: in realtà scoprimmo che la Terra al suo interno è cava e che ospita anche una piccola stella che ne fa da fonte di vita proprio come il sole. Quello è lo Stato dell'estremo. >>

Il ragazzo osservò la seconda carta: era quello lo Stato dell'estremo? << Cosa intende dire? Atlantide sprofondò in mezzo all'oceano, non nello Stato dell'Estremo. >>

<< In realtà il continente subì una traslazione ed una rotazione e comparve intatto dall'altra parte. In questo modo i loro abitanti poterono crearsi un nuovo impero. Pare che lì si siano insediati anche i dinosauri, evolvendosi. >>

“Incredibile!” Pensò Ernest. “Davvero incredibile!”

<< Da lì gli abitanti di Atlantide continuarono a controllarci con la loro magia, eppure non avrebbero mai potuto raggiungerci, perchè il passaggio ai poli era ostruito dal ghiaccio. >>

<< La seconda cosa che sconvolse il globo fu la potenza delle bombe atomiche la quale determinò una diversa inclinazione terrestre ed un'ulteriore mutamento del clima. >>

<< Si dimentica che a causa di tale trauma globale anche i poli si invertirono, determinando lo spostamento di molti oceani. >>

<< Sicuramente, ma quello che fu più traumatico fu la causa della loro magia. Quando Atlantide fu riportata dov'era in origine, molte terre furono ulteriormente sommerse e l'energia fu tale da influenzare il movimento delle placche tettoniche. >>

Ernest rimase in silenzio ad ascoltare: gli sembrava assurda una cosa del genere, assurda!

<< La vostra Luna è stata anche la causa di un'ulteriore cambiamento. >> Disse l'uomo della colonia marziana.

<< Parlate del cambiamento di gravità avvenuto grazie all'operato umano? >>

<< Esattamente. Tutti sapevamo che era una cosa azzardata, ma quando la Terra fu “distrutta” decideste di fare la manovra definitiva. Da allora le maree terrestri sono ancora più intense. >>
<< La loro magia le tiene a bada. >> Rispose l'uomo sorridendo.

<< Mi stupisce ciò che la magia di quegli esseri può fare. Fa delle cose grandiose. >>

<< Talvolta anche pericolose. >> Rispose Ernest. << Per questo io ripongo le mie speranze in voi, perchè la Terra dev'essere rivendicata. Ma come avete fatto a mollare un progetto così importante? >>

<< Non ci siamo arresi! >> Disse l'uomo della colonia marziana.

<< No. >> Confermò l'altro.

<< E allora perchè non avete continuato? >>

<< Credete che l'umanità si sia arresa così? Non smettemmo mai di tentarci, ma ad un certo punto fu installata una barriera magica, la quale disintegra qualsiasi cosa vi passi appresso. >>

<< Colui che la tiene in vita è il suo sovrano. >> Aggiunse l'altro.

<< Vi devo correggere: sovrana. >>

<< Da generazioni i sovrani del popolo di Atlantide la controlla e la potenzia, in modo che nessuno venga più ad invadere il suo pianeta. >>

<< Il nostro... >> Disse Ernest.

<< Ci occorre che qualcuno uccida la sovrana e allora potremo inviare le nostre navette e riappropriarcene una volta per tutte. >>

Ma ciò che loro stavano commentando, stava già per compiersi.


Questa verità lascerebbe perplesso chiunque, però molte cose tornano, anche se alcuni dubbi restano. Dal prossimo capitolo inizierò a svelarvi alcuni "retroscena", per esempio la scelta del titolo. Ma adesso devo proprio andare, mi dispiace tantissimo lasciarvi con moltissimi dubbi, ma non temete, ogni cosa sarà svelata a tempo debito. Al capitolo 23, allora!

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Capitolo 23
*** Capitolo 23- Il nuovo re ***


Ciao a tutti e bentornati! Oh, beh, che dire... Reggetevi forte perchè da qui la trama diventa davvero seria. Non si scherza più, preparatevi a cose forti.
Per quanto riguarda il titolo, non l'ho scelto casualmente, bensì unendo insieme due parole: Atlantis ed Apocalype. Perchè da come si è potuto capire dal capitolo precedente, la Terra è profondamente cambiata e l'umanità che vi abita quasi del tutto sterminata. L'altro motivo allude allo sprofondamento di Atlantide, quindi all'"apocalisse" del continente stesso...
Ora vado, ma vi avverto: reggetevi davvero forte!

In quel momento Dean entrò nella sala reale, scortato da moltissime guardie.

<< Parlate! >> Disse la regina. << Perchè volevate vedermi? >>

<< Devo dirvi una cosa importante sulla mia padrona. >> Rispose cercando di essere il più naturale possibile.

<< Vi ascolto! >> Rispose la donna. Forse in fondo poteva essere un buon modo per richiamare suo figlio e farlo tornare sano e salvo a casa senza alcun incidente. Ma siccome non sapeva nessuno che il principe era partito, mandò via le sue guardie: tragico errore.

<< Ma prima, vostra altezza, >> Disse il ragazzo inchinandosi e porgendole un bicchiere pieno di liquido bluastro << vi porgo i miei omaggi. Questo è un'offerta che viene direttamente dalla mia terra, in segno di assoluta benevolenza nei vostri confronti. >>

La regina sorrise, un falso sorriso, e lo prese fra le mani. Forse avrebbe dovuto controllarlo prima di berlo, ma l'agitazione e la preoccupazione per tutto quello che era successo e la sua ingenuità le fecero credere che fosse tutto a posto. E poi, un essere umano non poteva nuocere in alcun modo, no?

Dean sorrise, mentre vide la regina bere ed aspettò giusto sette secondi.

<< Che cosa mi dovete dire? >> Domandò lei.

<< Ve lo dirò molto presto, godetevi la bibita. >> Rispose il ragazzo sorridendo.

In quel momento la sovrana si sentì girare la testa. << Che cosa succede? >> Domandò.

<< Oh, nulla, state solo morendo! >>

<< Voi! >> Urlò. << Siete pazzo! Voi e quella Cora! Figlio mio! >> Urlò ancora più forte. << Figlio mio rivendica questo trono! Il tuo momento è giunto! >> Le sue parole riecheggiarono nella sala, ma purtroppo il principe non la sentì.

Dean non volle scappare, non ancora. Voleva solo che la sua vendetta si esaurisse per bene su quella dannata donna, poi l'avrebbe sperimentata anche su coloro che avevano causato la sua ira: Cora, Blake ed il principe.

<< No! >> Urlò la regina. Fece un incantesimo, il suo ultimo incantesimo, immobilizzando il suo malvagio assassino dentro ad una gabbia di diamante, il materiale più resistente che esista.

<< Figlio mio, >> Disse. << Io non volevo che capitasse questo, perdonami. Ma ora ti lascio la corona e devi farcela da solo. Ricordati il tuo nome come me lo ricordo io, sarà sempre nel mio cuore. E scusa se non ho dubitato degli umani. Avevi ragione. E quella Cora sta complottando con loro. Torneranno. La mia barriera non resisterà più. E quando salirai al trono, sarà ormai troppo tardi. Vinci questa battaglia una volta per tutte. Sii il sovrano che volevi essere, colui che cambierà la storia di Atlantide per sempre. Addio, figlio mio! >> La sua voce si spense ed i suoi occhi si chiusero.

In quel momento entrarono delle guardie, sorprese dalle urla della sovrana. La trovarono a terra già morta.

<< No! >> Urlarono.

<< Stupido umano! >> Dissero. << C'era da aspettarselo! >>

Dean sorrise, senza sapere bene il danno che aveva fatto.

<< Lo uccideremo. >>

<< No. Abbiamo un nuovo sovrano da incoronare. >>

<< Già, ma dov'è? >>

<< Cerchiamolo. Il regno ha bisogno di lui. >>

 

Nel frattempo, Ernest stava ancora parlando con i due uomini delle colonie marziane e lunari.

<< Sapete, l'interno della terra è costituita da una stella pulsante, la quale alterna periodi più caldi e luminosi a più freddi, una sorta di giorno e “notte” se così si può chiamare. >>

<< Davvero impressionante. >> Rispose Ernest meravigliato.

In quel momento, vicino all'uomo della colonia lunare apparve un soldato che urlava: << Ultime notizie! La barriera è stata disattivata! >>

<< Come? >> Domandò quello della colonia marziana incredulo.

<< Sembra incredibile anche a noi, ma abbiamo campo libero. È come se qualcuno abbia ucciso la sovrana. >>

<< Il destino ci è favorevole. >>

<< Sì! >> Disse Ernest. << Questa è la vendetta che da tempo l'umanità sta preparando, da allorra sono passati ben duecento anni ed in questo lasso di tempo la tecnologia è molto progredita, immagino. >>

<< Sicuro, signor Gage. >> Rispose l'uomo della base lunare.

<< Ma ci serve un uomo che conosca il pianeta Terra meglio di chiunque altro. >>

<< Non starete affidandomi un incarico così importante? >> Domandò il ragazzo confuso.

<< Sì. >>

<< Ma avete dimenticato che da allora la faccia della Terra è cambiata davvero tantissimo? Io non saprei che cosa fare! >>

<< Signor Gage, nessuno conosce meglio di lei la Terra. Voi sapete come muovervi abbiamo bisogno di lei. >>

<< Ma io sono un soldato semplice! >>

<< Le nostre navette stanno già partendo verso la Terra, tempo alcune ore e vi avranno raggiunto. >> Disse l'uomo della colonia lunare. << Questa è un'occasione da cogliere al volo e voi fate al caso nostro. >>

<< Non mi affidate una responsabilità del genere! >> Disse il ragazzo.

<< Non possiamo neanche obbligare una persona a non voler fare una cosa, ma sappiate che se lo farete, comunque andrà, passerete alla storia. >>

<< Io avevo una vita, di passare alla storia non mi interessa. Voglio vivermi la mia meritata vita come è giusto che sia. Ne ho basta di scoppi ed esplosioni. Voi non sapete neanche che cosa sia la guerra! La guerra fra creature magiche ed esseri tecnologicamente avanzati! Stiamo andando verso una direzione molto pericolosa. Signori miei, io non sarei capace di condurvi da nessuna parte. Non fui neanche capace di sopravvivere. È stato grazie ad un incantesimo se sono “tornato” in vita. Non ne sarei capace, credetemi. >>

<< E sia. >>

 

Cora guardò come il vento modellasse continuamente quelle dune dorate e poi guardò il sole. Stava tramontando. << Si è fatto tardi. >> Disse. << Dobbiamo cercarlo. >>

<< Aspettiamo ancora un po'. >> Cercò di calmarla Blake.

<< No invece! >> Poi, con tono arrabbiato, aggiunse: << TU NON VUOI CHE IO VADA A CERCARLO PERCHÈ TU SEI GELOSO! DIMMI LA VERITÀ: TU SEI GELOSO! >>

<< I-io... >> Balbettò il ragazzo. Era confuso, molto confuso. Se da un lato voleva davvero molto bene a Cora, dall'altro tutto quello che aveva visto lo stava facendo un po' allontanare da lei.

<< Sì, sei geloso! >> Urlò. << E sai che ti dico? >>

<< Che cosa? >> Domandò Blake.

Vi fu un grande silenzio, solo il vento che modellava le dune era l'unico rumore che sentivano.

Poi ad un tratto, videro una figura, una figura bianca avvicinarsi pian piano proveniente da dietro una duna. Era maestoso e bellissimo ed era solo. Cora lo riconobbe subito: lui era il principe di Thera. Confusa e sorpresa, gli corse incontro: << Principe! >> Urlò.

<< Cora! Vi ho trovata! >> Disse lui abbracciandola. << M-ma che cosa è successo? >>

<< Principe, è una storia lunga. >> Rispose lei lasciando la presa. << Ma che cosa ci fate qui tutto solo? >>

<< Vi stavo cercando. Dovete tornare a Thera. Il regno ha bisogno di voi. Voi siete legata alla silfide. >> Le disse sorridendo. Eppure la sua maschera non lasciava trasparire alcuna espressione, alcun volto.

<< Principe, non posso. >> Rispose lei con aria devastata.

<< Perchè? >> Domandò lui porgendole la mano.

Si portò una mano alla testa e guardò Blake: che cosa dovevano fare? La sua espressione sembrava dire: “Torniamo con lui.”

“Ed il ragazzo?”

“Starà bene, ne sono sicuro.”

<< No, niente. >> Rispose. << Verremo con voi. >>

<< Bene. >> Rispose deliziato della notizia. << Porgetemi la mano, voi ed il vostro amico. Si torna a Thera! >>

Cora tradusse: << Blake, se vuoi tornare a Thera devi porgergli la mano. >>

<< Non mi fido di lui. >>

<< E lui non si fida di te. Però io mi fido di te e di lui. Vieni, prima che me ne penta. >>

<< E va bene. >> Rispose il ragazzo dando la mano a quel bellissimo guanto vellutato che stava indossando il principe.

Vi fu una luce bianca attorno a loro, ed in un lampo si ritrovarono a Thera, ignari di ciò che fosse successo.

Ciò che notarono da subito fu una certa agitazione.

<< Non sappiamo dove sia finito! >> Disse una guardia.

<< Sì, ma dobbiamo assolutamente trovarlo! >> Rispose un'altra.

Il principe capì che si stava parlando di lui e si fece avanti: << Ditemi guardie, chi state cercando? Mia madre mi manda a cercare? >>

<< Vostra altezza, suprema maestà. >> Si inginocchiarono le due guardie al suo cospetto.

<< Perchè mi chiamate così? Che cosa è successo? >> Domandò lui un po' inquieto.

<< La regina è morta per mano di un losco traditore. Il potere ora spetta a voi. >>

Il principe si portò le mani alla bocca e non disse nulla. Probabilmente stava piangendo.

Cora lo osservò in silenzio, mentre Blake aveva già capito in parte che cosa fosse successo.

Ma poi si decise: << Se questo compito spetta a me, lo farò. >> Rispose cercando di mostrarsi fiero. Avrebbe dovuto togliere per sempre quella maschera, maschera che adesso gli sarebbe stata utile. Non era pronto a farsi conoscere al mondo, non ora, ma doveva farlo. Il destino del suo impero adesso dipendevano solo da lui.

<< La cerimonia d'incoronazione è già pronta, non c'è tempo! >> Dissero esortandolo a seguirlo.

Il ragazzo rivolse il suo sguardo a Cora e la invitò a seguirlo, a prendere posto alla sua cerimonia solenne. Ora l'avrebbe conosciuto. Non avrebbe mai voluto rivelarsi così, ma purtroppo era un'emergenza.

<< Condannerò coloro che hanno ucciso mia madre e ristabilirò la pace nel regno di Atlantide ed in tutto l'impero! >> Urlò solennemente.

In quel momento Cora e Blake furono separati dal principe e furono invitati a sedersi in mezzo a tantissimi altri sudditi che erano lì per assistere alla cerimonia che avrebbe fatto un nuovo re, un nuovo protettore.

<< Non capisco... >> Disse Cora. << Come è potuto accadere? Chi l'ha fatto? >>

<< Quello che è certo è che gli umani stanno preparando la propria nemesi e non c'è tempo da perdere. Qualcosa mi dice che noi qui non dovevamo capitare. >>

<< O forse sì. >> Rispose Cora ricordando le parole della donna che aveva incontrato nella foresta quella stessa sera che Clark si era sacrificato per lei.

Suonarono le trombe e rullarono i tamburi. In fondo alla sala, seguito da tantissimi cortigiani e sacerdoti, c'era una figura incappucciata e bianca. Non si vedeva nulla della sua pelle, perchè era tutto coperto dalla stoffa e la parte del volto era oscurata.

La figura giunse alla fine della immensa sala e salì alcuni grandini, per giungere ad un sontuoso trono rosso.

Un uomo vestito di bianco cominciò a parlare, parlare in un linguaggio che Blake conosceva bene: << Ehi, ma questo è latino! >> Disse a bassa voce.

<< Perchè? >> Domandò Cora.

<< Posso ipotizzare che vi siano state alcune influenze col mondo successivo alla caduta di Atlantide tramite degli incantesimi, ma non ne sono sicuro con certezza. >>

<< Il tuo acume è insuperabile! >> Rispose Cora a bassa voce.

Dopo una lunga serie di parole solenni, la strana figura bianca si alzò e si diresse verso l'altare.

<< Principe. Ora siete re. >> Disse l'uomo vestito di bianco. << Il vostro popolo attende di conoscere il vostro volto ed il vostro nome. La corona che portate sotto il cappuccio vi ha riconosciuto, è giunto il momento di rivelare chi siete davvero. >>

Il ragazzo fu colto da un attimo di panico: stava aspettando da tutta la vita quel momento, ed adesso che era giunto, si sentiva strano, molto strano.

Ma poi decise che tutto ciò andava fatto, che il suo popolo aveva bisogno di lui e gridò fieramente: << Lauto popolo, il mio nome è Thersander! >> E con quelle precise parole si tolse il cappuccio. Il suo volto andava mostrato, lui era il nuovo sovrano e protettore di quell'impero, era nato proprio per quello!

Cora rimase stupita dal volto chiaro ed aureo del ragazzo: sull'altare c'era un bellissimo ragazzo biondo e con due occhi blu acquamarina che si vedevano da una certa distanza. Il suo chiaro volto emanava profonda gioia davanti a tutte quelle persone che lo acclamavano, ma poi il suo sguardo si spostò verso Cora. Sentì il cuore battergli come non mai, capì di essersene innamorato davvero. Sorrise. La ragazza invece arrossì e, vedendo lo sguardo timido del nuovo re, abbassò il suo. Capì di amarlo, ma di non poter essere ricambiata, perchè lui era già promesso.

<< Carissimo popolo. >> Disse solennemente. << Purtroppo mia madre è morta per causa di mani a me ancora ignote, ma presto sarà fatta giustizia. Dal profondo del mio cuore le ho fatto una promessa: il regno di Atlantide trionferà ancora. >>

In quel momento si sentì un certo mormorio di fondo.

<< Purtroppo, noi sovrani, abbiamo dovuto mantenere il segreto per tutto questo tempo, ma adesso non mi è più possibile ed allora lo riferirò a tutti voi. >>

La gente iniziò a mormorare più forte.

<< La tecnologia umana, che noi credevamo estinta del tutto, esiste ancora e si è evoluta. Sebbene vi abbiano fatto credere che gli uomini fossero quasi estinti ed usati come schiavi, sappiate che in parte è vero. >>

<< In parte? >> Domandò qualcuno dal popolo.

<< In parte. Purtroppo il cielo li ha conservati. >>

<< Che cosa intendete dire? >> Gli domandarono.

<< Ora gli uomini abitano lassù, sulla Luna, ed anche più in là, su Marte. E lì la loro tecnologia si evolse. E la loro vendetta non si placò mai, anzi, aumentò di anno in anno. >>

<< E allora perchè non hanno provato a tornare sulla loro amata Terra? >> Domandò qualcuno del popolo.

<< Perchè noi sovrani costruimmo una barriera protettiva attorno al pianeta: più niente poteva passare e più niente poteva uscire. Barriera che durava con la carica di un sovrano, per questo i miei antenati furono costretti ad abdicare prima di morire. Ma questa volta è diverso. Qualcuno ha ucciso mia madre prima che io potessi saperlo. >>

I sudditi iniziarono ad entrare nel panico.

<< NO, SUDDITI A ME FEDELI, NON VI FATE CONTAGIARE DALLA PAURA E RICORDATEVI PER CHE COSA COMBATTERETE! >> Urlò Thersander. << IN GIOCO VI SONO LE SORTI DELLA VOSTRA AMATA TERRA, QUELLA TERRA CHE GLI UOMINI, VILI TRADITORI, CI SOTTRASSERO! >> Poi proseguì. << LA NOSTRA MAGIA POTRÀ BATTERLI NUOVAMENTE, ABBIAMO VINTO UNA VOLTA E LO FAREMO ANCORA! >>

<< Sì!>> Urlò il popolo. Adesso l'agitazione era diventata carisma ed amor di patria, amore nel difendere la propria terra.

<< PREPARIAMOCI A COMBATTERE! >> Urlò forte.

I sudditi esultarono, mentre alcuni schiavi umani stavano già sperando nei loro pari provenienti dalle basi marziane e lunari, perchè per tutto quel tempo anche loro erano stati ignari di quel segreto, perchè gli abitanti di Atlantide avevano cancellato loro i ricordi.

<< Ma prima... >> Disse. << Voglio vedere la faccia del traditore, di colui che ha ucciso mia madre! Costui merita solo morte! >>

<< Morte! >> Replicò il popolo.

Al suo cospetto, in catene, fu portato un ragazzo dalla faccia stanca ma malvagia. Sollevò lo sguardo e sorrise: << Maestà. Questo mondo mi ha portato via tutto quello che io avevo di più caro, tutto ciò che mi era rimasto. Ed ora io farò lo stesso con voi! >> Urlò forte cercando di liberarsi dalla presa delle guardie.

Il re lo riconobbe: << Voi! >> Urlò. << Che vile traditore! Un umano! C'era da immaginarselo! Tutti voi umani meritate solo morte, nient'altro! Siete degli emeriti bugiardi! >>

Il ragazzo non rispose.

Anche Blake lo riconobbe: in fondo Dean era il suo migliore amico.

Salì i gradini ed urlò: << Dean! Come hai potuto! >>

<< State indietro! >> Disse re Thersander. << Potrebbe farvi del male. >>

<< Lui non mi farebbe mai del male, è il mio migliore amico! >> Ora capiva le parole del sovrano, perchè la magia dentro alla corona conferiva al sovrano il potere di parlare tutte le lingue del mondo. Si avvicinò a lui e gli domandò: << Perchè? Perchè Dean? >>

<< Tu non sai del dolore che si prova a perdere qualcuno! >>

<< Zitto tu! >> Disse Thersander. << Certo che lo so. >>

<< Ditemi, fa male? >>

Il re non rispose. Aveva un dolore immenso dentro al cuore, un dolore devastante.

<< Ora sapete come mi sento. >>

<< Dean pentiti subito di ciò che hai fatto! >> Disse Blake.

<< Non me ne pentirò mai. E finchè non vi avrò uccisi tutti uno ad uno non avrò pace! >>

<< Dean... >> Blake notò che il suo amico era profondamente cambiato, capì che la sua mente non era riuscita a sopportare quella dura realtà.

<< Tu sarai il primo! >> Gridò forte.

<< NO! >>

<< E allora vattene! >>

<< Non me ne vado! >>

<< Vattene, ho detto! >> Ripetè. Siccome il suo amico non si stava allontanando, iniziò a sbraitare e poi successe: gli sputò in faccia.

<< Ma come? >> Domandò Blake. << Noi eravamo amici! >>

<< Eravamo. Io ti odio. >> Rispose con una grande rabbia dentro. << Odio te e Cora e voi, Maestà. E appena sarò libero vi ucciderò. >>

Il re lo guardò inorridito e poi disse: << Basta, Blake. >> Lo allontanò con una mano. << Costui riceverà la punizione che si merita. >>

<< NO! >> Urlò Blake più forte che potè, trattenuto dalle guardie che erano giunte lì per bloccarlo.

Con uno sguardo profondamente triste, il re alzò il suo braccio e disse: << Costui verrà accusato di grave omicidio. Deve pagare con la sua stessa vita! >>

<< A morte! >> Urlò il popolo.

Il re ritrasse indietro il suo braccio e poi con uno scatto fulmineo lo mandò in avanti, mentre dal suo corpo si librarono i poteri dei cinque elementi: acqua, aria, fuoco, fulmine e terra. Vi fu una luce devastante e poi più nulla. Al suolo giaceva un mucchio di cenere.

Thersander guardò le sue mani allibito da ci che aveva fatto. Aveva ucciso una persona che altrimenti avrebbe fatto lo stesso. Era questione di vita o di morte, e capì di avere in mano un grandissimo potere, più grande di quello che si immaginasse.

Si voltò verso il ragazzo, mentre i suoi occhi emanavano un'espressione tristissima: << In quanto a voi, Blake, subirete la stessa sorte. >>

<< Come? >> Domandò il ragazzo sorpreso.

Udite quelle parole, Cora decise di alzarsi, ed ancora tramortita per quello che era successo disse: << E lui che cosa c'entra? >>

<< Cora, state indietro, oppure sarò costretto a giustiziare anche voi. >>

<< Ma non potete! >>

<< Per quanto ne sapete anche lui potrebbe aver partecipato al complotto. Sono umani, Cora. Sono inaffidabili. >>

<< Ma Blake non c'entra nulla! Ve lo posso assicurare! >>

Il re non rispose e si voltò: << A morte! >> Disse indicandolo.

<< Voi non potete farlo! >>

<< Osate forse obiettare del mio giudizio? >>

<< Non potete giudicare male una persona solo perchè non è una di noi. Dovete provare la sua innocenza. >>

<< Lo farei. Ma è un umano e gli umani vanno sterminati. >>

<< No! >> Urlò Cora.

Nel volto di Thersander si formò un'espressione dolorosa, lui l'amava, eppure ora era il sovrano e la sua responsabilità era una cosa più grande dell'amore.

Alzò il braccio, proprio come prima ed urlò: << A morte! >>

<< A morte! >> Replicò il popolo.

In quel momento Cora sentì una grande rabbia ed un'energia strana pervaderle il corpo, un'energia così grande da volerla liberare tutta.

<< NOOO! >> Urlò più forte ancora sollevando due colonne di terra che liberarono Blake dalla presa delle sue guardie.

<< Cora, ma che cosa...? >> Domandò lui incredulo.

<< Blake scappa! >> Disse lei alzando un muro di terra attorno a lui, permettendogli di scappare.

<< Inseguitelo! >> Ordinò il re. Poi, si voltò verso la ragazza e le disse: << Cora, perchè? >>

<< Perchè io ho cominciato questa avventura insieme a lui. >>

<< Cora, voi state tradendo la vostra patria. >> Rispose lui guardandola negli occhi, quei bellissimi occhi verdi. << Vorrei fare qualcosa per voi, ma ormai non mi è più possibile. Preserverò la vostra vita, ma sarete rinchiusa per sempre nelle prigioni. >> I suoi occhi si misero a lacrimare. Stava provando dolore. La capiva, la capiva benissimo. Perdere qualcuno che si ama non è mai bello, ma lui era il sovrano adesso e doveva mantenere la sua promessa.

<< Perchè? >> Domandò Cora.

<< Rinchiudetela nelle prigioni. E portatemi qui Blake. >> Poi si rivolse al popolo: << POPOLO, PREPARATEVI A COMBATTERE! >>

 

Blake correva e correva, ma le sue forze gli stavano per cedere. Che cosa sarebbe successo a Cora adesso? Sapeva che non poteva resistere ancora a lungo e che la sua sorte era già segnata.

Le sue speranze divennero vane quando finì in un vicolo cieco: era in trappola! Chiuse gli occhi e disse: << Addio. Io ci ho provato. Beh, Clark, a quanto pare è giunto il momento di rivederci. >>

Sentì le lance iniziare a pungergli la carne, ma non gli entrarono in profondità, anzi, non gli stavano facendo niente! Vide i soldati ritrarsi e nel mentre si domandava il perchè, si accorse di stare fluttuando a mezz'aria, avvolto da una strana luce. Pian piano iniziò a salire vero il cielo, finchè una porta metallica si aprì sopra di lui.   

Purtroppo il capitolo termina qui, mentre molti interrogativi si aprono: che cosa succederà a Cora? E a Blake? Abbiamo lasciato anche in sospeso la "storia" di Ernest, ma non preoccupatevi, le loro vite sono destinate ad incontrarsi di nuovo. Per quanto riguarda lo scontro fra uomini ed abitanti di Atlantide, voi da che parte state? Fatemelo sapere ;) Ora vado, ciaooo ;)


 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24- Il generale ***




Ciao di nuovo! Beh, che dire... Questo punto della storia è abbastanza critico. E poi non sappiamo neanche di chi fidarci, perchè chiunque potrebbe essere un potenziale nemico... 
Ma soprattutto, Thersander. Nonostante la sua apparente malvagià io conservo ancora una speranza nei suoi confronti... A me il suo nome ricorda tantissimo quello dell'ersoe greco Tersander, re di Tebe. Cresciuto in esilio ad Argo, diventato adulto, radunò insieme a lui degli altri esiliati ed archietattò una vendetta contro l'odiata città. Vi fu una guerra, la guerra degli Epigoni. Dopo molti giorni di assedio, i tebani, guidati dal centenario Tiresia, si arresero e lo nominarono re. Prese poi parte alla guerra di Troia e venne ucciso da Telefo, figlio di Eracle.
Thersander non ha una storia omologa, ma alcune parti potrebbero essere simili. Per esempio, la sua maschera è già come se fosse una condizione di esilio, no? E comunque è da tutta la vita che si sta  preparando a combattere in qualcosa in cui crede. Io lo ritengo un personaggio misterioso ed interessante e spero che possa cambiare in meglio... Chiudendo questa piccola parentesi, dove eravamo rimasti? Ah, già ;)

 

Blake riaprì gli occhi e si domandò fra sé e sé: “Sono ancora vivo?”

<< Benvenuto. >> Disse una voce dietro di lui.

Il ragazzo si voltò e vide una figura grigio scura che sembrava robotica che lo fece irrigidire.

<< Siete extraterrestri? >> Domandò lui molto sorpreso. << O robot inviati dagli extraterrestri? >>

<< Entrambe le cose, se così si può dire. >> Rispose la figura senza alcuna espressione in volto.

Blake rimase immobile dov'era.

<< Siete già stato informato della nostra venuta, vero? >>

<< No. >> Rispose Blake. << A dire il vero so solo che la barriera è stata disattivata. >>

<< Già, la regina è morta. >>

<< Avete avuto libero accesso al pianeta, suppongo. >>

<< Sapete altro? Voi siete un umano che è rimasto sulla Terra, uno dei pochi. >>

<< Ciò che so è che gli abitanti di Atlantide hanno cancellato la memoria a tutti gli uomini rimasti sulla Terra e li hanno schiavizzati, facendo credere loro di essere inferiori. >> Rispose guardando in basso.

<< Maledetti! >> Urlò la figura. << Maledetti! >> Ripetè. << Terra! Che cosa ti hanno fatto! In questi duecento anni sei cambiata così tanto! E di te non è rimasta nemmeno la memoria! >>

<< Voi chi siete? >> Domandò il ragazzo. << Perchè parlate così? >>

<< Sono in missione per salvare la Terra. E pensare che la colpa è stata tutta colpa nostra! >>

<< Come? >> Domadò Blake incuriosito. La colpa era degli alieni?

<< Quando l'effetto serra fece sciogliere il ghiaccio che si trovava ai poli, le due entrate che erano state sigillate si aprirono e vi fuoriuscì il popolo di Atlantide. Scoprimmo che esisteva un altro mondo, un mondo all'interno. E scoprimmo che Atlantide non solo sprofondò ma fece una traslazione. Gli abitanti per sopravvivere fecero un incantesimo che li rese invulnerabili all'acqua e nutrirono una profonda vendetta nei nostri confronti. È colpa degli umani! >> Urlò.

<< Posso capire. >> Rispose.

<< Già. Allora le colonie lunari e marziane erano poco abitate e furono indotte delle spedizioni di emergenza. La maggior parte dell'umanità vive lì adesso. Ma abbiamo sempre avuto il desiderio di tornare a salvare la nostra vecchia casa e tutti coloro che vi furono rimasti. Ma quella maledetta barriera ci impediva di passare... Ora quel momento è giunto. Ci riprenderemo la Terra ed uccideremo tutti coloro che si opporranno a noi! Unisciti a noi, ragazzo! Rivendica la tua schivitù e trasformala in libertà, libertà per le persone che ami! >>

<< Io... >> Disse Blake confuso.

<< Mi presento: io sono il generale, colui che guiderà queste spedizioni. >>

<< Da dove venite? >>

<< Fui addestrato per molto tempo a combattere la guerra che l'umanità da anni si aspetta. Io non sono di nessuna parte. Sono cresciuto su un satellite artificiale, lontano dall'umanità e da tutti. >>

<< Per intraprendere una missione del genere, conoscete davvero bene la Terra. I miei complimenti. >>

Il generale abbassò quella maschera senza volto e con due occhi completamente blu.

<< Già, conosco bene la Terra e sono stato scelto in mezzo a tante altre reclute. >>

<< Io sono Blake. >> Rispose il ragazzo stringendogli quello che sembrava essere un guanto. << Toglietemi una curiosità, se me lo permettere. >>

<< Certo, dimmi pure. >>

<< Avete detto di essere cresciuto, quindi siete un umano, un alieno o un robot? >>

<< Perspicace... >> Rispose lui toccandosi il “mento”. << Purtroppo la mia identità non può essere rivelata, ma vi dico già che, purtroppo, gli alieni così come li pensate non esistono. Ci sono alcune forme di vita su altri pianeti, ma non sono molo sviluppate. La scienza però si accontenta di quello. >> Poi gli domandò: << E voi, come sapete dei robot? Non avete detto che gli abitanti di Atlantide vi hanno cancellato la memoria? >>

Blake esitò un attimo ma poi disse: << Un giorno, in mezzo ad un deserto ho trovato questo. >> Tirò fuori dalla tasca quello che poteva sembrare un orologio, invece era quello strumento che gli aveva permesso di capire tutta la verità.

<< Quello è... >> Il generale si interruppe. << Non importa. Comunque sia, sembra un pezzo d'epoca e completamente consumato dal tempo. Se a voi non dispiace, potremo farci qualche analisi. >>

<< Certamente. >> Disse dandoglielo in mano.

<< Quindi è stato grazie a voi che la regina è morta. >>

<< Non proprio. >> Rispose Blake abbassando lo sguardo.

<< Stavate scappando da delle guardie! >>

<< Comunque c'entro qualcosa. Solo non l'ho uccisa io. >>

Poi, guardò fuori e disse: << Sapete, dati recenti ci dicono che ci sono state anche delle intercessioni temporali, ultimamente. >>

<< Come? >> Domandò Blake. In quel momento gli si riaccese la speranza.

<< Purtroppo non abbiamo ancora capito come si siano formate ma quel che è certo è che sono scomparse. >> Poi aggiunse: << Per questo ci serve qualcuno che conosca bene la Terra degli ultimi anni, ci potrebbe servire a capire come sia successo e se abbia potuto influire minimamente sul collasso della barriera o sulla vita della regina. >>

Il generale si voltò con le mani incrociate dietro alla schiena. << Siete un bravo ragazzo e, come ho già detto, perspicace. Unitevi a noi! >>

Blake esitò. Ma poi si ricordò il momento in cui aveva visto in faccia la morte per colpa del principe, anzi, no, re Thersander. Comunque si chiamasse aveva imprigionato Cora e chissà che cosa le avrebbe fatto! Dopotutto era in debito con lei... Gli aveva salvato la vita... E poi scoprire che cosa c'era dietro quelle intercessioni temporali, poteva essere qualcosa che avrebbe riguardato sia lui che Cora direttamente. << Accetto. >> Rispose.

<< Sapevo che lo avreste fatto. Andate istruito. >> Il generale indicò fuori dal vetro. << Le nostre armate stanno arrivando e sono sicuro che stavolta vinceremo! >>

<< Sì. >>

<< Questa sarà la seconda apocalisse di Atlantide e della Terra. Ma una fine comporta un nuovo glorioso inizio, un inizio per tutti gli umani! >>

 

Cora osservò fuori dalle sbarre.

<< Perchè, Thersander? Perchè? >> Si era domandata. Soffriva, soffriva tantissimo, ma non era quello che lei voleva? Considerava ingiusto vedere Blake, Mya e Dean in prigione ed ora ci era finita pure lei! Aveva salvato Blake... Uno che conosceva da così poco tempo... E chissà che fine aveva fatto! Pianse, pianse di dolore. Il suo bracciale era l'unica cosa che le rimaneva. Prese il cellulare che aveva ancora in tasca e lo scagliò via.

<< Vuoi vedere la tecnologia? >> Domandò. << Te la faccio vedere io, la tecnologia! Non porta a niente! Thersander, io credo nella magia e credo in te. Tu non mi hai uccisa, so che non volevi farlo. E non vuoi farlo. Tu speri di potermi rivedere e vivere per sempre con me. Sai che ti dico? Grazie. Hai tutta me stessa. Conquista la fiducia del tuo popolo. Solo allora potremo stare insieme. Nonostante tutto ti amo... >> Si diede un colpo in testa. << Già... Ma che cosa sto dicendo? >> Era confusa, molto confusa. Da una parte sperava che Blake stesse bene e dall'altra sperava nel cuore nobile di Thersander. Eppure c'era un altro paio di occhi, occhi scuri e misteriosi, gli occhi di quel ragazzo che aveva liberato da quella statua nel deserto... Che fine aveva fatto? Perchè era scomparso? Sapeva qualcosa che loro non sapevano? Pregò e sperò che stesse bene. Osservò fuori dalle sbarre. Da lì a poco avrebbe sentito i primi colpi della guerra.

 

Thersander guardò fuori dalla finestra, molto dolente. << Ma come ho potuto! >> Urlò. << Potrei fingermi traditore e farmi imprigionare con lei... No, no, ma chi mi crederebbe, io sono il re! >> Capì che il compito che aveva sulle spalle era davvero enorme e che avrebbe dovuto sopportarlo per il bene della sua gente. << Cora. >> Disse. << Perchè hai lasciato andare quell'umano? Perchè non è ancora arrivato? Che cosa ti spinge a volerlo vedere vivo a tutti i costi? Sono crudeli, molto crudeli. Ci hanno traditi. E ci continueranno a tradire. A loro non importa se sarà versato altro sangue, a loro importa il pianeta! Il nostro... >> Poi guardò la luna. << Ma se ne hanno già due! Che cosa interessa loro la Terra? Perchè? Ci lascino in pace e noi non gli faremo niente. Se le cercano proprio! >>

Entrò una guardia.

<< Trovato niente? >> Domandò Thersander irrequieto.

<< Maestà, >> Disse inchinandosi. << Blake è volato in cielo. >>

<< Come? >> Domandò il re sorpreso.

<< La prego di credermi, non è uno scherzo. Quel ragazzo è volato in cielo. >>

Il ragazzo iniziò a meditare. No, non c'era alcuna spiegazione. Poi gli venne un lampo di genio: << Questo... >> Disse << Questo vuol dire che gli umani sono già arrivati! >>

Guardò in cielo e vide tante piccole macchie nere avvicinarsi.

<< I nostri eserciti sono pronti, maestà. >>

<< Sappiamo che loro sono pronti a tutto per conquistare le nostre amate terre. E anche noi non saremo da meno! Sfodereremo la nostra magia senza pietà! Libereremo le bestie peggiori e le trasformeremo in qualcosa di ancora più orrendo! Combatteremo via mare e chiederemo l'aiuto degli abitanti dello Stato dell'Estremo. >>

<< A dire il vero, Maestà, ci stanno già aiutando. >>

<< Faremo vivere gli oggetti inanimati, scateneremo il cielo! Il mare e la terra faranno sfogo di tutta la loro ira! >>

<< Sarà rischioso... >>

Thersander lo guardò severamente e gli disse: << Che cosa è più prezioso? La vita dei nostri abitanti o la loro? >> Domandò. << Sono pronti a tutto per eliminarci definitivamente e noi non saremo da meno. >>

<< Ai vostri ordini , Maestà. >>

<< Diffondete la notizia, dite agli eserciti ciò che vi ho detto. Io vado a fare una cosa. >> Poi aggiunse: << Sarà questione di attimi. Non mi aspettate! Arriverò e combatterò per il mio popolo. >>

<< Sì, Maestà. >> Rispose. L'uomo prese e se ne andò, pronto ad impartire gli ordini appena appresi agli eserciti.

 

Cora continuò a guardare fuori dalle sbarre, senza sapere che cosa fare. Pensava e pensava ma non riusciva a concludere niente.

Ad un certo punto, però, vide una figura altezzosa avvicinarsi sempre di più.

“Che cosa vorrà da una prigioniera come me?” Si domandò.

<< Cora! >> Disse la sua voce. La ragazza la riconobbe.

<< Princ... >> Si interruppe. Adesso lui era re. << Re Thersander! >>

<< Chiamami Thersander. >> Rispose lui sorridendo. I loro volti si avvicinarono: non erano mai stati così vicini.

<< Già. >> Rispose lei allontanandosi un po'. << Non dovresti neanche essere qui. Non hai un compito? >>

<< Certo che ce l'ho, Cora. Anzi, ne ho molti. >> Rispose lui.

<< Ti prego. Non badare a me. Io vi ho traditi. >>

<< No, Cora. >> Rispose. << Colui che ci ha tradii era il tuo schiavo ed io credo in te. >>

<< Se fossi un oracolo potresti capire la verità. >> Rispose lei guardando in basso. In quel momento le passarono davanti i ricordi di tutti quei giorni così brutti ed infelici: ma come era potuto succedere tutto questo?

<< Cora, gli oracoli non esistono! >> Disse prendendole le mani. << Altrimenti avrei potuto già vincere. Si può scoprire il passato di una persona, non il suo futuro! >> Rispose.

<< Beh, qualcuno che conosce il futuro c'è... >> Rispose Cora.

<< Chi? >> Domandò Thersander confuso.

<< La silfide, suppongo. >>

<< Ah, già. >> Rispose lui abbassando lo sguardo. << Il suo arrivo e la sua profezia, sebbene siano ancora del tutto misteriose, si stanno avverando. >> Poi la guardò negli occhi: << Cora, c'è una cosa che non capisco... >>

<< Ditemi... >>

<< La donna che avete visto che cosa vi ha riferito? >> Cora esitò un attimo. Raccontargli tutto quello che era successo quella notte avrebbe potuto metterla in serio pericolo.

<< Mi ha detto di conoscere molto bene la silfide. >>

<< Che cosa fece? >>

<< Scomparve fra i rovi urlando che era successo di nuovo. Di nuovo cosa? >> Si domandò la ragazza.

<< Strano. >> Rispose Thersander.

<< Perchè? >>

<< Perchè nessuno può creare la vita, animale o vegetale che sia. Noi possiamo animare oggetti inanimati ma che saranno sempre sotto il nostro controllo. Creare cose che vivono indipendentemente è impossibile. >> Poi gli venne un lampo: << A meno che... >>

<< Cosa? >> Domandò Cora.

<< No, niente, è impossibile. Quel potere sembra estinto da anni. >>

<< Che potere? >> Domandò Cora.

<< Il potere della vita. Esisteva prima che Atlantide sprofondasse e si estinse quando tutti gli abitanti concentrarono la loro magia sul sovrano per tramutarli in sirene e tritoni. >>

<< Thersander, anche la silfide sembrava scomparsa! >>

<< Questo è vero, ma... >>

<< Ma? Potrebbe ancora esistere. >>

<< Questo è un potere indipendente dalla corona e non è nemmeno neutro. È molto, molto prezioso. Se esistesse ancora ci potrebbe essere d'aiuto. >> Disse Thersander.

Cora guardò in basso. << Cosa c'è, Cora? >> Le domandò il ragazzo.

<< Niente. >> Rispose lei.

<< Cora, c'è qualcosa che non va. Cos'hai? >> Il ragazzo arrossì. Era la prima volta che le dava del tu. Si accorse di essersi affezionato ancora più del previsto.

<< Posso capire il perchè del mio imprigionamento, ma uccidere così tante vite! >>

<< Cora, se non lo faremo, lo faranno loro! >>

<< E ciò è sbagliato! >>

<< Lo so che è sbagliato. >>

<< Ma se stavi per uccidere Blake! >>

<< Perchè lui avrebbe fatto lo stesso con me. >>

<< TU NON LO CONOSCI! NON LO FAREBBE MAI! >> Urlò forte.

<< Sono umani, Cora. Sono vili traditori. >>

La ragazza cominciò a piangere. Non era vero! Voleva dirglielo, voleva dirgli che anche lei era umana ma come, come?

<< No, Cora, non piangere! >> Disse lui.

<< Tu non li conosci. >>

Thersander indietreggiò di un passo. La amava e poteva capire il suo dolore, il dolore della perdia di un compagno così caro. << Loro ci hanno tradito. E hanno tradito te. >>

<< No... >> Rispose lei piangendo. << Dean ha tradito sé stesso. Era disperato. >> Il re l'ascolò in silenzio. << Aveva appena perso la sua amata Mya, colei che aveva cercato di rubarmi questo... >> Si indicò il bracciale. << Era sceso un brutto fulmine dal cielo e... lei è morta, morta davanti a me. Mya era gelosa di me ed ambiva al potere, quel potere che lei non ha mai avuto. >>

<< Gli umani non possono avere poteri, non più. >> Rispose Thersander accarezzandole una guancia.

<< Dean l'amava ma non glielo aveva potuto dire. Perchè lei era già morta. >> Disse piangendo di dolore. << Così, presa dal panico scappai senza sapere dove andare. Era tutta colpa mia. E Dean lo sapeva. Ma uccise tua madre. E la sua vendetta non si sarebbe placata finchè la sua sofferenza non si fosse colmata. >> Poi alzò il suo sguardo verso il ragazzo: << Soffriva. Il dolore lo rese cieco. >>

Thersander iniziò a piangere.

<< Il dolore rende ciechi. >> Disse Cora. << Non si vuole più soffrire. Ma così facendo si trova ancora più sofferenza. Si trova altro dolore. L'unico modo per liberarsene è amarsi. Capisci perchè dico questo, Thersander? Capisci perchè non voglio che tu uccida tutte quelle persone? >>

<< Ho commesso un'ingiustizia... >> Rispose. Alzò il braccio e le sbarre si frantumarono in mille pezzi. << Vai, sei libera! >>

Cora si guardò intorno e disse: << Thersander... >>

<< Cora, vai dal tuo Blake. >>

I due si abbracciarono piangendo. Soffrivano, soffrivano moltissimo entrambi.

<< Blake è vivo e adesso sta combattendo con loro. Guardalo, il tuo bell'amico! Ti tradisce così! Tu avevi creduto in lui. >>

Cora rimase dov'era. << Thersander. Ora va' e fai ciò che ritieni giusto. Tu hai bisogno della fiducia del tuo popolo. Non la mia. Tu sei il sovrano, io una prigioniera che ha aiutato il nemico. Ora sai com'è andata. E quando avrai vinto potrai essere creduto. Loro crederanno profondamente in te. Ma adesso non è di me che hai bisogno. È di loro. E se tu mi liberi è come se li tradissi. >> Rispose.

<< Io, Cora... >> La guardò nei bei occhi lucidi e verdi.

<< Vai. Io sono qui. >> Rispose sorridendo.

<< Oh, Cora! >> Disse abbracciandola.

<< Vai. >> Sorrise. Il suo popolo lo stava aspettando. Solo lui sapeva che cosa sarebbe stato giusto fare. Adesso era davvero libero, libero da quei pregiudizi assurdi. Ma era davvero molto confuso: il pianeta era in pericolo. Che cosa avrebbe dovuto fare?

 

<< Generale. >> Disse Blake vestito con un'armatura tecnologica.

<< Ti calza a pennello, ragazzo. >> Rispose lui.

<< Grazie. >>

<< Siamo pronti ad attaccare e a liberarci dagli invasori! >> Urlò forte. << Truppe! >> Disse voltandosi e guardando il grande esercito che c'era dietro di lui. Altri erano nelle navi spaziali lì vicino, altri ne stavano arrivando. << Oggi è il grande giorno! Lotteremo e ci libereremo una volta per tutte degli invasori! >>

<< Sì! >> Risposero.

<< Sfodereremo le nostre armi migliori e ci metteremo tutti noi stessi! >> Poi si mise sull'attenti. << Per il bene della Terra! >>

<< Per il bene della Terra! >> Ripetettero.

Sorrise. Il grande momento si stava avvicinando.

 

Thersander si unì ad uno dei sui immensi eserciti e, ancora molto confuso disse: << Popolo! Stiamo pronti! >> Ora non voleva più distruzione. Voleva solo trovare un modo per placare quegli umani così combattivi e feroci, pronti a tutto per conquistare il mondo ed eliminare il loro popolo. Ma se questo comportava spargimento di sangue, allora avrebbe dovuto trovare il modo di cospargerne il meno possibile. Il suo era solo un atteggiamento difensivo. Sapeva che avrebbero attaccato in ogni lato del pianeta e che loro non si sarebbero arresi. Sorrise ed aspettò che gli invasori arrivassero dal cielo.

Bene, a questo punto la situazione si complica, vi starete dicendo. Beh, in effetti è così, ma aspettatevi delle sorprese nei prossimi capitoli! Al capitolo 25, allora!


 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25- L'attacco dal cielo ***


Bentornati, carissimi. Scusate se vi ho fatto attendere, ma alla fine ecco un capitolo molto diverso dagli altri. Perchè? Perchè sarà molto particolare, leggendo avrete il modo di capirlo. Siccome la storia ha raggiunto un punto critico, non voglio farvi aspettare. Dunque, dove eravamo rimasti?

Re Thersander rimase immobile, insieme al suo esercito, mentre il nemico si stava avvicinando.


Nel frattempo, il generale guardò fuori: la Terra finalmente sarebbe stata rivendicata. Ma non sarebbe stato facile e questo lo sapeva bene. Troppe vittime innocenti stavano ancora attendendo un giudizio, intrappolate dentro a qualche cristallo o pietra o anche pianta, dimenticate da tutto e da tutti. Tirò un sospiro: perchè?

Blake si avvicinò cauto. << Generale. >>

<< Che stanno aspettando? >> Domandò lui con aria irrequieta.

<< Forse attendono la nostra prima mossa. >>

<< Già. >> Rispose. << Sono molto scaltri, non possiamo tralasciare neanche un piccolo errore. La loro tattica difensiva sarà anche potente, ma la nostra si è molto evoluta. Inoltre il nuovo sovrano è un vero inesperto... >>

<< Lo credo anch'io. >> Rispose Blake.

<< Ma prima ho bisogno di un favore, Blake. >>

<< Mi dica, generale. >> Acconsentì lui.

Il generale si mise di nuovo a guardare fuori. << Laggiù ci sono troppi innocenti imprigionati dentro a qualche minerale... >>

Blake abbassò lo sguardo: se lo ricordava bene. Era successo nel deserto, quando insieme a Cora avevano trovato quel ragazzo. Dunque era proprio un umano? Non era una statua che aveva preso vita grazie a Cora?

<< Cora... >> Disse lui a bassa voce.

<< Ma ci è giunta voce che un ragazzo sia stato liberato grazie ad una ragazza. Non si sa ancora bene di che natura sia, perchè gli umani non possono manovrare quei bracciali. Ma non è neanche una di loro. >>

<< Lo so bene. >> Rispose Blake.

<< Per questo vi ho mandato a chiamare. Voi dovete dirmi di più su questa Cora ed andare a liberarla. Ci potrebbe essere di grande aiuto. >>

<< Un ragazzo... >> Sussurrò Blake. Poi disse ad alta voce: << Grazie a quel ragazzo siete qui, vero? >>

<< Esattamente. Ma vi devo ringraziare. L'umanità non ce l'avrebbe fatta senza il vostro aiuto. >>

<< Dov'è, come si chiama? >> Domandò Blake.

Il generale rispose a tono deciso: << In missione. Per quanto riguarda il suo nome... Non ci è stato riferito. >>

Blake abbassò lo sguardo ancora una volta: << D'accordo. >>

<< Per quanto riguarda quella ragazza, mi serve tutto il vostro aiuto. >>

<< Contate su di me. >> Rispose sorridendo.

 

Thersander ed il suo immenso esercito guardarono in cielo.

<< Che cosa stanno aspettando? >> Domandò un uomo sul suo pterodattilo.

<< Dovremo essere cauti! Aspettiamo. >> Rispose il re.

<< Ma maestà! >>

Thersander, irritato, rispose a tono alto: << Ancora non conosciamo le loro tattiche. Nel corso degli anni la loro tecnologia si è evoluta ed hanno continuato a prepararsi per combatterci! Ci difenderemo e poi attaccheremo! >>

<< Come, Maestà? >>

<< Usando le nostre migliori doti. >>

 

<< Signori! >> Urlò il generale. << Il momento che stavamo aspettando sa due secoli è giunto! Per quante generazioni avete sentito parlare di questo pianeta, per quante generazioni lo avete sognato! Questo mondo è il mondo dove noi siamo nati, il nostro mondo! Un nostro diritto! Ricordate che costoro ci hanno sottratto qualcosa che non gli apparteneva. Ci hanno schiavizzati. Noi siamo qui per liberare le nostre genti e far ricordare loro di un passato glorioso, dove tutto era possibile! Qui i nostri antenati ci avevano lasciato il cuore e le speranze, in attesa che qualcuno rivendicasse la loro Terra! Signori, noi siamo qui perchè questo è il nostro pianeta e nessuno ce lo porterà via, mai più! Nasceranno nuovi sogni, nuove speranze, nuove storie. E noi saremo lì a creare un mondo nuovo ma allo stesso tempo, un mondo che ha accompagnato l'umanità del passato e che accompagnerà le generazioni future. Noi siamo la loro speranza! Signori, è per questo che combattiamo! È per questo che oggi siamo qui! >>

Blake sorrise.

<< Perchè la speranza è sempre l'ultima a morire, ma noi stavolta vinceremo! >>Poi, urlò: << Per un futuro migliore! >>

<< Per un futuro migliore! >> Rispose l'esercito.

<< Attaccate! >>

 

Thersander osservò il cielo. Stava diventando sempre più rosso.

<< Che cosa? >> Si domandò.

<< Maestà, ci attaccano! >> Rispose un uomo.

<< E noi difenderemo il nostro mondo! Contro i vili traditori! >>

<< Contro i vili traditori! >> Rispose l'esercito.

<< Difendiamoci! >>

Tutti alzarono la loro mano verso il cielo. Si sollevò la terra ed le nuvole iniziarono a cambiare forma. I fulmini iniziarono a devastare ogni cosa. Ma a loro non avrebbero fatto nulla.

 

<< Generale! >> Urlò un soldato. << Ci stanno attaccando con i fulmini! >>

<< Maledizione! >> Urlò lui.

<< In questo modo subiremo un sovraccarico di energia che farà andare in tilt i sistemi. >>

<< Lo sfrutteremo. >> Rispose.

Il soldato rimase ad ascoltare.

<< Mettete l'energia al massimo, che la Terra sia circondata di navette pronte a combattere! >>

<< Sissignore! >>

<< E poi espellete un raggio laser molto potente. >>

<< Ma così rovineremo la Terra! >>

<< Non è già successo, per caso? >> Gli domandò il generale.

Blake ripensò al suo passato: un passato felice, tutto sommato. La sua amata Terra era ancora bella ed i cinque continenti c'erano tutti. Le persone giravano felici per le strade senza aver alcuna paura di essere aggredite da qualche essere magico che le schiavizzasse. Avevano in mano il mondo, ma il pericolo era rappresentato da loro stessi: tutto quell'inquinamento stava per far sciogliere i ghiacci e stava per far aprire i portali segreti che conducevano verso il mondo interno. Da lì sarebbe poi arrivata l'apocalisse ed il genere umano sarebbe stato quasi del tutto estinto. Ma quanti anni sarebbero dovuti passare prima che tutto ciò si fosse realizzato del tutto? Di sicuro all'inizio del ventunesimo secolo, nessuna base spaziale umana era ancora stata edificata sulla Luna, tanto meno su Marte, dove le persone non erano ancora arrivate. Di sicuro lui non aveva visto tanta devastazione e sebbene fosse già accaduta una volta, non avrebbe permesso di ripetere un evento simile di nuovo.

<< Generale, pensi a tutti gli innocenti che morirebbero! >>

<< Là sotto non vi sono innocenti! >>

Laggiù c'era Cora. Blake non poteva permettersi di farla morire in quel modo. << Ve ne sono! Non avete detto che Cora vi serve? A che scopo? Se distruggerete quella ragazza e la Terra una seconda volta, non potrete più ridare la vita a coloro che furono intrappolati nella sabbia almeno duecento anni fa. >>

<< Stanno aspettando di essere rivendicati. >> Disse il generale.

<< No. Stanno soffrendo e soffrirebbero ancora di più se vedessero devastazione e distruzione, sapendo che il mondo è stato distrutto due volte. Più di altri loro lotterebbero per voi e sicuramente saprebbero come agire. >>

<< NO! >> Gridò il generale. Blake lo stette ad ascoltare. << Vedranno una realtà molto diversa dalla loro. >>

<< Una realtà che si sono visti strappare via già una volta. >>

Il generale tacque.

<< Credete che a questi poveri innocenti piacesse essere strappati dalla loro casa, senza più vedere i propri parenti, osservando le case crollare davanti ai loro occhi? La realtà per loro è già cambiata e non attendono altro che la vendetta. Più di voi. Più di loro. >> Disse indicando la terra sottostante, mentre i laser stavano già sparando dei potenti colpi ed i magici ne stavano sferrando altri non da meno. No, non stava parlando dei magici: stava parlando di coloro che erano stati schiavizzati. Quei poveri umani che non potevano saperne nulla della realtà e che ora si ritrovavano sorpresi a sapere una notizia del genere.

Il generale guardò un po' di soldati che correvano qua e là, andando sui posti di comando che gli venivano confusamente affidati.

Poi si voltò verso Blake: << Ho bisogno di quella ragazza. Portatemela ed il pianeta sarà risparmiato. In quanto a loro... >> Osservò il grande esercito che stava lì a terra a sferrare colpi di tutti gli elementi. << Non avremo pietà. >>

<< Certo. >> Rispose Blake sull'attenti.

<< Ma prima... >> Disse il generale << Ho bisogno di sapere una cosa. >>

<< Ditemi. >>

<< Che cosa sa di lei? >>

Blake lo osservò un po' sconcertato: in effetti non sapeva molto. E adesso credeva di conoscerla ancora di meno. << Non molto. So solo che sa usare quei poteri ma è inesperta. >>

<< Sarà anche inesperta, >> Disse il generale << Ma ha liberato una vita. Nessun essere di Atlantide risveglierebbe un umano. Perchè lei lo ha fatto? >>

Il ragazzo non rispose sul subito. Ma poi disse: << Era inesperta. Neanche io sapevo che sotto quella statua si celava un ragazzo. Nessuno in mezzo al deserto si aspetta di trovarsi delle statue, tanto meno delle persone imprigionate lì dentro! >>

Il generale non disse nulla. Guardò fuori senza dire una parola.

Ad interrompere il silenzio fu una recluta che disse: << Generale, ci stanno attaccando la nave V-358 con dei fulmini! >>

Il generale si voltò: << Date loro e alle navi vicine l'ordine di alzarsi di quota, sopra le nuvole e di utilizzare i beta-radar-gamma 35. >>

<< La nave non predispone di radar simili! >>

<< Ce n'è qualcuna nelle vicinanze? >>

<< Le C-389 in serie. >>

<< Bene. Dite alle C-389 di spostarsi in postazione A-22 mentre la V-358 e le V-356 in serie si spostino in postazione S-78. >>

<< Sopra la città di Excetias? >>

<< Esatto. Lì i loro laser avranno maggiore efficacia. >>

<< Sono muniti di pterodattili! >>

<< Che cosa mai ci potranno fare? >>

Blake che aveva sentito abbastanza, intervenne: << Volete mirare una città? >>

<< Sì. Lì i soldati sono meno numerosi e potremo colpire un maggior numero di persone. >>

<< Con dei laser, generale? >> Domandò Blake molto turbato.

<< Questi non sono laser qualunque! Il loro potenziamento è l'acqua. >>

Blake pensò un attimo a quello che intendesse dire il generale, ma alla fine capì: l'acqua serviva per togliere i poteri a quelle strane persone, in modo che non scappassero.

<< E poi, se non saranno efficaci, libereremo le creature. >>

<< Sarà fatto, generale. >> Disse il soldato correndo via.

<< Blake, veniamo a noi. >> Disse il generale al ragazzo.

<< Cosa dovrei fare? >> Domandò deciso.

<< Voi siete l'unica persona di cui quella ragazza si fida. A voi assegno il compito di cercarla, con una navicella che sarà sempre in contatto con noi. >>

Il generale schiacciò un pulsante che aveva sul braccio destro e mentre il ragazzo si domandava a che cosa servisse, entrò a gran velocità una navicella bianca e viola.

<< Questa si muove con il pensiero e vi porterà ovunque vorrete. Sotto la luce del sole, diventa invisibile e questo farà sì che i vostri nemici non vi vedano. Ha armi a disposizione che funzionano sempre grazie alla vostra mente ed il contatto sarà telepatico. Può resistere ad elevatissime temperature, senza che voi vi bruciate, all'acido o all'acqua. Inoltre può passare attraverso qualunque tipo di superficie. >>

<< Il massimo della tecnologia. >> Disse Blake passandovi sopra una mano. << E quando dovrei andare? >>

<< Subito. >>

<< Adesso? >> Domandò il ragazzo spiazzato.

<< Ogni minuto perdiamo dei soldati che combattono con onore. Più tempo passa e più perdite avremo. Trovate quella ragazza in fretta. >>

<< Quanto è veloce? >>

<< Viaggia ad una velocità supersonica, perchè sulla Terra velocità simili a quelle della luce non sono consentite. Ma non vi permetterà di teletrasportarvi, o di portarvi a destinazione. >>

<< Sarà come una caccia al tesoro, dunque. >>

<< Ma in questo caso il tesoro in questione è molto importante per tutti noi. Non possiamo permetterci di perderlo. >>

Blake sorrise. In effetti Cora era davvero molo importante e lui l'amava. Sì, avrebbe fatto qualunque cosa per ritrovarla!

Salì sulla navicella e sorrise. << Ritornerà sana e salva. >>

<< Me lo auguro. Buon viaggio. >> Lo salutò il generale con un cenno della mano, ma in quel momento il ragazzo era già sparito.

 

Raggi, raggi laser dappertutto. Ed insieme a loro la devastazione. Se gli avessero chiesto di che colore fosse, avrebbe detto che qualsiasi era quello giusto, perchè lui l'aveva vista con i suoi occhi. Thersander combatteva fieramente, nonostante attorno a lui ci fosse il caos più commpleto. Quante volte aveva studiato di battaglie corpo a corpo col nemico, ma lì con era così. Loro, abitanti di Atlantide, non si sarebbero più scontrati in faccia con quei vili traditori, ma avrebbero usato la magia per grandi distanze. Perchè loro erano al di sopra delle nuvole ed i magici a terra o in acqua.

<< Maestà! >> Urlò un soldato.

<< Ditemi. >> Disse lui molto turbato. Certo, all'inizio aveva deciso di non prendere decisioni drastiche, ma adesso la situazione si stava davvero complicando, perchè il nemico era davvero molto potente.

<< La città di Excetias è sotto attacco! >>

<< Come? >> Domandò lui preoccupato.

<< Stanno devastando la città, senza risparmiarsi nessuno. Donne, bambini, anziani, chiunque! >>

<< Hanno preso di mira solo Excetias? >>

<< Sì, al momento. >>

<< Dobbiamo stare in guardia. Aumentate le difese attorno ad ogni città e mandate un grande esercito sopra Excetias. >>

<< Così lasceremo scoperto il campo da un'altra parte! >>

<< Forse è una trappola del nemico, ma che cosa è più importante? Le città o le navi spaziali? >> Poi alzò lo sguardo. << Ci sono delle vite in gioco e sono le nostre. Li attaccheremo da un'altra postazione, garantendoci una maggiore sicurezza a coloro che vivono laggiù. >>

Il solato prese e se ne andò correndo, pronto a proferire l'ordine imposto dal suo sovrano.

Thersander sapeva bene che per vincere avrebbero dovuto farli atterrare e combattere corpo a corpo. Ma in che modo lo avrebbe potuto fare, questo ancora non lo sapeva. Il suo pensiero andò a Cora, sperò che stesse bene e cominciò a domandarsi se avesse fatto la cosa giusta di lasciarla lì dentro a soffrire.

 

Blake osservò le esplosioni sotto di lui: possibile che quel mondo lì sotto fosse davvero la Terra?

Chiuse gli occhi e cercò di non pensarci: doveva trovare Cora, prima che fosse troppo tardi.

L'ultima volta che l'aveva vista, aveva sentito pronunciare da quel re spregevole la sua condanna che la dichiarava colpevole e prigioniera a vita. Avrebbe cominciato a cercarla proprio da dove l'aveva vista la prima volta. Era come una caccia al tesoro, ma la posta in gioco, come aveva detto il generale, era davvero molto alta. Ripensò anche a quella donna che aveva visto in quella grotta: in parte quello che era successo si era avverato. Ripensò anche al sogno di Clark. Forse in parte ciò che aveva detto era già accaduto, ma allora perchè il suo amico gli era sembrato così preoccupato di rivederlo? Forse non avrebbe dovuto farrlo? Ma se tutto quello che aveva detto la donna si fosse davvero avverato, lui sarebbe tornato presto a casa? 

Sapeva che una volta compiuta la sua missione, avrebbe rivisto casa sua e tutti i suoi amici. Ma quale era la sua missione? E quella di Cora? Perchè quella donna le aveva dato quel bracciale? Forse la missione la doveva compiere lei? O forse entrambi? Quello che era certo adesso è che doveva assolutamente trovarla e portarla in salvo.

Le particolarità di questo capitolo sono tante. Ma soprattutto, avete notato come Cora sia solo menzionata? Non vi preoccupate, la rivedremo nei prossimi capitoli. Ciò che mi preoccupa è Blake: no, non lui, ma ciò che sta pensando. Se le sue previsioni fossero vere, allora dovremmo aspettarci qualcosa di molto, molto grosso. Al contrario, se non lo fossero, ci sarebbe lo stesso da non restarsene con le mani in mano. Il generale mi preoccupa un po', voi che ne dite? Sarebbe capace di fare cose davvero brutte. Ma da dove nasce un senso di vendetta così profondo se è vero che è rimasto per anni in una base spaziale senza vedere nè la Luna, nè la Terra, nè Marte? In futuro potrebbe riservarci qualche sorpresa... Beh, chiudo con le questioni, anche se ce ne sarebbero ancora molte. Detto questo, ora devo proprio andare, ci vediamo nel prossimo capitolo!


 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26- Sogni ed anticipazioni ***


Salve gente! Finalmente eccomi di nuovo! Scusate il ritardo ma ho avuto moltissime cose da fare, ultimamente! Ma ecco qui un capitolo nuovo! La guerra perversa ed i nostri protagonisti sono ancora là, esattamente dove li avevamo lasciati. Thersander è occupato a proteggere il suo popolo, Blake sta cercando Cora, a sua volta Cora attende che accada qualcosa dentro alla prigione in cui è rinchiusa. Ernest invece? Vi dirò che al momento non lo so nemmeno io, ma un po' questo ragazzo mi sta iniziando ad incuriosire... Voi da che parte state?
Ehi! Come già ben saprete, Cora ha il potere della terra, potrere rarissimo. Beh, un po' ricorda il nome della dea Kora, la figlia di Demetra, la dea della terra. Un giorno fu rapita da Ade e quando accadde... La terra si intorpidì e divenne inverno... Dopo mille peripezie, Kora riuscì a tornare dalla madre e ricominciò l'estate! Purtroppo, questo suo ritorno era ciclico... Ecco perchè l'alternarsi dell'inverno con l'estate...
Anche Cora è portatrice di speranze, non credete? Ma quando non c'è, viene desiderata, forse per l'immenso potere che racchiude... Ed è proprio con lei da dove questa volta riprenderemo la storia...


Cora alzò il suo sguardo verso il cielo: era così luminoso!

In quel momento un lampo abbagliò ogni cosa e non vide più nulla. Ma sentì una voce, una voce che la chiamava.

<< Chi sei? Dove sei? >> Domandò lei quasi cieca.

<< Ora non mi vedi. Ma presto tornerò. >>

Lo riconobbe: era Clark, quel bellissimo ragazzo che aveva ceduto la vita per lei. Questo gesto non lo aveva mai dimenticato.

<< Perchè non posso? >> Domandò lei.

<< Presto, molto presto potrai. Ma prima ricorda la profezia della donna. >>

Cora rimase in silenzio, senza dire nulla. Che cosa aveva detto quella donna? Che cosa intendeva dire il suo amico con quelle parole?

<< No, mi dispiace. >> Rispose abbassando la testa.

<< Cora, tutto questo ti rende cieca, possibile che non lo capisci? >> Cora si soffermò su quella parole: cieca? Che cosa intendeva dire?

<< Non ti seguo. È un modo per tornare a casa? >> Domandò lei.

<< Cora, non ci darei molto peso adesso. Ah, potessi capirmi! >> Disse Clark alquanto turbato. << Ma se proprio vuoi tornare a casa, dovrai affrontare le tre cause scatenanti, tutte in una. >>

La ragazza girò su sé stessa confusa? Che cosa significavano tutte quelle parole?

<< Sto dicendo che se non affronti queste tre cause che ti ruotano attorno, non riuscirai a tornare a casa. Cause che ti sono legate, Cora. >>

“Vai con gli enigmi” Pensò. Tutte quelle parole non erano niente.

<< Cause scatenanti? Clark, cerca di capire: questa guerra non dipende da me. Non so che cosa possa centrare con tutto questo... >> Abbassò lo sguardo. << Voglio solo che anche Blake stia bene. >>

<< Blake sta inseguendo un ideale in questo momento. >>

<< Ma dove si trova? >> Domandò la ragazza confusa.

<< Al sicuro, più vicino di quanto non ti immagini. >>

La ragazza rimase in silenzio.

<< Cosa c'è, Cora? >> Domandò la voce di Clark.

<< Niente... Solo che... >> Si interruppe.

<< Cosa? >>

<< Stavo pensando... >>

<< Sei turbata? >>

<< Per Blake. Ma non solo lui. Comunque penso che inseguire un ideale non possa essere posiivo, in questo momento. È un'illusione, ma non è la verità. È una pura menzogna dettata dalla mente. È pura immaginazione. Dobbiamo capire che l'immaginazione non fa parte della realtà. >>

<< Ma comunque la condiziona. >> In quel momento, Clark apparve davanti a Cora in tutto il suo splendore. Il ragazzo si avvicinò sorridendole, con quei bellissimi capelli neri e lucidi che mettevano in risalto i suoi occhi azzurri e lucenti.

Cora se ne stupì e non poco e felice cercò di abbracciarlo. Purtroppo, per quanto provasse, non incontrava altro che la resistenza dell'aria.

<< Ora mi vedi, ma non mi puoi toccare. Sono in una dimensione diversa, Cora. Chiamiamola dimensione dell'attesa. >>

La ragazza, a quelle parole, se ne stupì e non poco: << Che cosa stai aspettando? >>

<< Un po' quello che stai aspettando tu... >> Sorrise.

<< Che cosa? >>

Il ragazzo sorrise ancora una volta, ma non disse nulla. Era evidente che c'erano delle cose che non poteva ancora rivelare. Ma allora perchè di tanto in tanto le compariva in sogno? Sembrava quella voce che l'aveva guidata nel deserto e che le aveva fatto prendere alcune decisioni.

<< Tu mi hai guidata, non è vero? >>

<< Diciamo che mi limitavo ad osservarvi. >>

Vi fu un attimo di silenzio, silenzio imperturbabile.

Poi, Cora ricominciò a parlare: << Quindi vuol dire che adesso sto sognando, non è così? >>

Clark annuì felicemente.

<< Blake è là fuori che mi aspetta... E Thersander. >>

<< Già. >> Rispose.

Cora guardò nei suoi bellissimi occhi chiari che emanavano una bellissima luce bianca. << Sai, potrebbe sembrare un cattivo ragazzo, ma in fondo in fondo non lo è. >>

Clark sorrise di nuovo. << Posso solo dirti che quel ragazzo ha un immenso potere ma un grande cuore. >>

La ragazza sapeva di essersene innamorata. Ma purtroppo Thersander era il re, nonn era più quel principe misterioso con la maschera... In più, doveva gestire una guerra che il suo popolo neanche si aspettava. Ripensò al bellissimo ragazzo biondo con gli occhi color acquamarina con un sorriso incantevole ed una voce così melodiosa...

Era vero, che ci tenesse molto anche a Blake, ma la loro era da considerarsi di più come un'amicizia. Un ragazzo che col tempo si stava rivelando avere un cuore d'oro.

Cora abbassò di nuovo lo sguardo...

<< Che cosa sono io? Chi sono io? >> Naturalmente, si riferiva a sé stessa. Ripensò a come Mya fosse stata fulminata per causa sua e quale potere potesse mai riuscire ad emanare... Non era una cosa umana, no.

<< Tu sei te stessa. >> Cora ci rimase molto male da quella risposta: era ovvio che non le bastasse. Forse Clark le stava nascondendo qualcosa, qualcosa di molto grosso... Chissà il futuro che cosa le avrebbe ancora riservato, pensò.

<< Già, me stessa. >> Rispose un po' seccata. << Una me stessa capace di animare addirittura una statua senza vita. >> Sorrise. Quel ragazzo l'aveva particolarmente colpita: nascondeva qualcosa di misterioso, forse un antico rancore o forse chissà. Era molto dispiaciuta di averlo perso, si non avrlo tenuto d'occhio.

<< Una statua che improvvisamente si è animata ed è scomparsa... >>

<< Cora, quella non era una statua. È sempre stato un ragazzo. >> Clark si voltò. << Un ragazzo che è stato trascinato in un mondo completamente cambiato, completamente diverso da quello che lui conosceva. >>

Cora gli si avventò contro: << E noi, invece? Noi che cosa siamo? >>

<< Calmati, Cora! >> La esortò Clark. << Con noi è diverso! >>

<< Diverso? Sembra proprio che, una volta arrivati qui, la guerra sia cominciata apposta per noi, in una dimensione che, fra l'altro, non ci compete affatto! >>

<< Credimi, è più legata alla nostra Terra di quanto non ti immagini. >>

<< Se anche così fosse, questo non è il nostro tempo, comunque! >>

<< Un tempo dove hai trovato quello che cercavi... >> Clark le si avvicinò ancora di più.

<< Che cosa? >>

<< Te stessa. >>

<< Ah, Clark, questa non me la bevo! >>

<< No, >> Rispose Clark. << tu sei la prima risposta alle domande che ti sei posta. Se trovi te stessa, potrai capire molte cose. >>

La ragazza rimase in silenzio, senza dire nulla. Lo guardò negli occhi come per chiedergli: “Perchè?”

Ma Clark rimase impassibile, davanti al suo sguardo sofferente.

<< Hai già fatto tanti passi, Cora. >> Rispose. << La padronanza del tuo elemento potrà esserti utile. >>

Clark sorrise. << Mi sa proprio che devo andare. >>

<< Quindi? >>

Senza dire più nulla, Clark si dileguò nella luce bianca, lasciando la ragazza completamente spiazzata e sola. In quel momento si fece tutto nero. La ragazza capì di avere le palpebre chiuse.

“Ah, ecco!” Pensò. “Ecco che cosa intendeva con “Devo andare!””

Si alzò e capì di essere ancora in prigione. Doveva assolutamente acquistare una certa padronanza con il suo elemento, proprio come le aveva consigliato Clark. La verità era che sperava di capirci qualche cosa in più in tutta quella complicata vicenda.

Sentì uno scoppio in lontananza. La guerra stava avvicinandosi anche lì. Capì che non c'era più tempo da perdere e che doveva assolutamente esercitarsi.
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Ernest guardò fuori dalla sua finestra: adesso dove si trovava poteva godere di ampi servigi, a patto di rispettare la sua missione. Dopotutto, quelle parole proferite dai due uomini sul monitor, dopo un po' lo avevano convinto. Il suo compito era nobile: quello di salvare la Terra dagli oppressori e liberare tutti quei poveri umani schiavizzati.

In quel momento, nella sua stanza entrò un uomo alto e muscoloso: << La mandano a chiamare. >>

<< Già a quest'ora? >> Domandò.

<< Signor Gage, è un'emergenza! >>

Il ragazzo si alzò in piedi, di scatto. << Che cosa sta succedendo? >>

Nonostante fossero passati alcuni giorni dal primo attacco alla Terra, la situazione non era affatto cambiata: il nemico era forte e molto, molto astuto: sapeva difendersi molto bene. Il loro punto debole, però, era quel giovane ed inesperto re che aveva preso il posto dalla madre.

“Siano ringraziati coloro che hanno ucciso la regina!” Pensò. Avrebbero dovuto cambiare strategia ed agire direttamente da terra, oltre che per via aerea. Sapeva però che per vincere, un buon passo sarebbe stato quello di uccidere quell'inesperto ed ingenuo sovrano che li comandava tutti, quei vili esseri! Poteva anche avere la sua età, ma non gli interessava: l'unica cosa che adesso contava era la vendetta.

Il suo pensiero, per un attimo, si concentrò sul ricordo di quella strana ragazza: com'era possibile che un umano potesse controllare la magia? Sarebbe stata decisiva in quella guerra, oro colato, colei che avrebbe potuto permettere loro di avantaggiarsi. Avrebbe potuto liberare tutti i suoi compagni prigionieri nel deserto, avrebbe potuto tirare fuori coloro che erano stati intrappolati nelle rocce o nelle piante... Il fatto certo era che quel pianeta non era più la Terra che lui conosceva, quella con i cinque continenti, ma un pianeta completamente modificato dal clima e dalla guerra.

<< Il nemico si è fatto aiutare dalle forze alleate dell'interno del pianeta! >>

<< Cosa? >> Domandò lui alquanto stupito.

<< Sono aumentati. >>

<< E allora dovremo cambiare strategia: ho già un piano in mente. >> Rispose vestendosi.

<< Questo lo proporrete al congresso. >>

<< Vedremo di discuterne con tutti. >>

<< A quanto pare, >> Rispose l'uomo scherzando: << il generale accetterà di sicuro le vostre idee. >>

<< Questo è più che scontato. >> Disse Ernest ridendo.
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Thersander camminava avanti ed indietro per la sala: tutta quella situazione lo stava mettendo in agitazione.

<< Allora? >> Domandò furioso.

<< Maestà, stiamo provvedendo a mandarvi più scorte possibili. >>

Il re sollevò l'uomo in aria, servendosi del potere della corona: << A me non interessa che ci siano reclute di fuoco, d'aria, d'acqua o dei fulmini. >>

<< Maestà, ma coloro che sanno usare il potere della terra sono molto rari, ormai. E poi, dobbiamo sempre accettare l'aiuto dalle tribù che per molto tempo vi furono avverse. >>

Thersander rimise a terra l'uomo, senza provocargli alcun danno: << Ah! >> Ribadì furioso. << Si uniscono a noi solo perchè temono che gli umani possano spingersi più in là, questa volta. Temono le loro terre! >>

<< E voi non temete la vostra? >> Domandò l'uomo guardandolo seriamente.

Il re si guardò attorno: la situazione era critica. << Spero che questa guerra finisca al più presto. >> Rispose turbato.

<< Maestà! >> Entrò un altro uomo.

<< Spero che siate qui per darmi buone notizie. >>

<< Esatto, maestà. Siamo in vantaggio sugli umani. >>

<< Non illudetevi! >> Rispose il re. << Quello che è certo è che cambieranno strategia. E noi dovremo essere preparati. Siamo fortemente squilibrati, per quanto riguarda i poteri. >>

<< Ossia? >>

<< Ci mancano uomini che sappiano gestire il potere della terra. Non ne abbiamo abbastanza! >>

L'uomo si avvicinò al re. << Che cosa dovrei fare, maestà? >>

<< Cerca di raccogliere tutti quelli che trovi. Più ne incontri e meglio è. >>

“Perchè?” Si domandò. “Perchè i nostri bracciali sono fortemente vulnerabili all'acqua?” Non doveva assolutamente escludere che il nemico lo sapesse, anzi. Per tutto quel tempo aveva osservato e studiato un modo per riconquistarsi il pianeta ed era tutto completamente pianificato. Loro, invece, stavano “improvvisando”, ma avevano dimostrato di esserne all'altezza.

Solo un equilibrio delle forze li avrebbe potuti far vincere una volta per tutte.

In effetti, una persona con il potere della terra c'era... Ed era colei che lui amava... Quella strana ragazza venuta dallo Stato dell'Estremo a portare notizie della silfide e di una misteriosa donna...

Le ricerche per capire chi fosse non erano mai andate a buon fine, ma e profezie che aveva lasciato dette si erano avverate. Forse doveva guardare nei racconti umani, o come li chiamavano loro, miti. Era vero che la magia era stata dimenticata, ma in quelle storie veniva tramandata sotto forma di scrittura e gli antichi fatti magici erano stati tramutati in miti e leggende. La magia esisteva ancora nel cuore di quei traditori che, dopotutto, avevano rinunciato ad usarla per sempre.

Non avrebbe mai voluto leggere un racconto umano, ma il bene del suo popolo lo richiedeva: avrebbe chiesto ai suoi sudditi di fare qualche ricerca e, tutto quello che ne sarebbe uscito, sarebbero dovute essere comunicate al sovrano in persona.

Attendeva il più piccolo pretesto per tirare fuori da quella lurida prigione la sua Cora, quanto crudele era stato!
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Blake osservò il cielo grigio che si estendeva sopra Thera: rivedere quella splendente città sotto un altro clima la rendeva meno bella e meno maestosa.

Sapeva, però, che molti giorni di ricerca erano andati completamente a vuoto e che Cora era ancora lì ad attenderlo. Voleva trovarla per tornare al più presto a casa, quella guerra lo stava davvero sfinendo. Vedere tutta quella distruzione, sentire tutto quel rumore lo stava davvero intimorendo. Perchè quella non era una guerra come tutte le altre: quella guerra era il culmine della magia con una avanzatissima tecnologia; gli sembrava di essere dentro ad un videogame. Solo che questi stavano davvero facendo sul serio. Qui nessuno scherzava e, forse, la vittoria sarebbe stata una meta del tutto impossibile. Perchè in quella guerra lui non era nessuno e l'unica vittoria che adesso desiderava, nonostante assistere ad un evento del genere lo incuriosisse tantissimo, era tornare a casa insieme a Cora: non gli importava più delle perdite che quel viaggio aveva comportato, soprattutto alle sue amicizie. Quello che adesso contava era tornare in quella grotta e risalire attraverso le Atlantipse, per sbucare nel suo mondo. Scendere non sarebbe stato un problema, dopo tutta quella immensa fatica che quel viaggio gli aveva comportato. Quella navicella li avrebbe riportati indietro a casa.

Ormai aveva deciso: non avrebbe riconsegnato a nessuno la ragazza, ma sarebbe fuggito da quello strano mondo una volta per tutte.

E se qualcuno lo avesse seguito? Si impose di non pensarci e di ritrovare Cora al più presto per andarsene via.

Quel che era certo era che la navicella aveva creato come una sorta di sintonia con lui, come se man mano che andasse avanti nelle ricerche, il mezzo di trasporto si affinasse con le sue emozioni e con i suoi pensieri. Di certo non lo avrebbe riportato a casa con sé: faceva parte di quel mondo ed era lì che doveva rimanere.

Osservò come la guerra sotto di lui perturbasse e pregò di trovare qualche indizio per giungere alle prigioni.

“Che facciamo?” Si domandò. Di certo quelle ricerche erano andate a vuoto: decise così di tentare un passo molto azzardato: parlare con Thersander e farselo rivelare con uno stratagemma.

Ohi, ohi. A quanto pare Blake non vuole rispettare la sua promessa... Che dite, avrà fatto bene? Se credete che possa finire con una fuga, vi sbagliate di grosso. Ve lo esplicito già adesso: non è così che torneranno a casa, ben presto capirete il perchè ;) 
Ernest? Forse ho capito dove si trova, e voi? Sta dalla parte del generale, lotta per riprendersi la Terra. Che strategia avrà in mente?
Thersander mi ha dato molto l'aria di un ragazzo che vuole mettere in luce alcune cose il più presto possibile perchè teme che sia troppo tardi... A voi non ha dato questa impressione?
Clark, nonostante sia solo un sogno, mi è sembrato molto vicino a Cora... Ci sarà un motivo? Escluderei subito che lui e la silfide siano la stessa cosa, ma entrambi, in un modo o nell'altro, conoscono la verità.
Ragazzi, prevedo ancora alcune sorpresine nei prossimi capitoli... :) Ma adesso devo proprio andare... Ciao, a presto! :)

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Capitolo 27
*** Capitolo 27- L'incontro ***


Ebbene sì, gente! Come si evince dal titolo del capitolo, questa parte della storia è basata sugli incontri... E sulle decisioni che Ernest, Blake, il generale, Thersander ed infine Cora dovranno prendere. Già, l'enigmatico Ernest... Dal passato ancora poco chiaro (anche se sono sicura che sia una brava persona), ha un vero alone di mistero attorno a sè. Come il misterioso generale... Due grandi personalità, non c'è che dire. Ma anche qui, il nome di Ernest non l'ho scelto a caso. Infatti è colui che ha riaperto i collegamenti con gli umani, in un certo senso ha fatto da "tramite" fra la Terra e le due colonie. Per lui prevedo grandi cose, forse anche più grandi di quello che ci si può immaginare (anche lo stesso Ernest ne rimarrà estremamente stupito). La scelta del nome, come dicevo, non è casuale. Chi altri non può ricordare se non il dio messaggero Ermes? Come Ermes, Ernest saprà essere estremamente scaltro (scoprirete perchè), ma al contrario del dio greco, Ernest non agirà per il suo tornaconto personale ma per il bene di tutti. Bene, dopo questa piccola "introduzione" ritorniamo alla nostra storia...
 

Ernest osservò il cielo. “Scurissimo.” Pensò. Si ricordava ancora di quella gloriosa epoca in cui tutto filava liscio, in cui il cielo era azzurro intenso, in cui gli aerei fluttuavano ancora liberi nel cielo così come i palazzi. Invece, adesso, il sole era stato coperto da quelle orribili nuvole grigie.

“Me la pagherai!” Pensò, come per rivolgersi al re. Il nemico era davvero molto forte e non osava cedere. Dalla sua parte aveva la magia, una magia molto potente, la magia dei cinque elementi.

“Ah!” Fece come per gridare. “La nostra tecnologia non ha potuto competere con la vostra magia. Non è abbastanza potente, non ancora!” I rinforzi, però, stavano arrivando da Marte, così come il congresso aveva deciso. Il nemico, invece, aveva alleato anche le tribù avverse, quelle provenienti dall'interno del pianeta.

Si mise la sua divisa e cominciò a guardare fuori, pensando ad una nuova tattica. Fino a quel momento erano riusciti a contrattaccare molto bene, ma il pianeta esitava ancora ad essere di nuovo sotto il loro dominio. Come era possibile che degli invasori simili non la capissero? Gli uomini erano i legittimi eredi del pianeta, gli unici in grado di poterlo sfruttare fino in fondo. Questo era troppo!

<< Ascoltate! >> In quel momento irruppe nella stanza una recluta.

<< Novità da parte di quel ragazzo? >> Domandò lui.

<< No, Eminenza. No. >> Fece un cenno col capo in segno di sottomissione, ma poi ricominciò a parlare. << Sembra che il nemico voglia attaccarci direttamente dal cielo. >>

<< Cosa? >> Domandò. Quei vili non solo osavano chiamare rinforzi dall'interno del pianeta, ma adesso volevano attaccarli direttamente per via aerea. Sorrise. << Non ce la faranno. >> Questo lo sapeva benissimo. Non avrebbero mai potuto eguagliarli in aria, perchè i loro incantesimi sarebbero stati molto meno potenti. << Ma noi li lasceremo fare. Sarà la nostra rivalsa. >>

<< E per quanto riguarda attaccare via terra? >>

<< Aumenteremo i soldati. >>

La recluta, preoccupata, ribattè: << Eminenza. Non siamo bravi via terra, il nostro suolo è diverso da quello terrestre. Ci siamo sempre esercitati per combattere una sfida aerea sperando di vincere. Nessuno avrebbe mai immaginato che la situazione sarebbe diventata tanto difficile. >>

Ernest rispose: << Avete ragione anche voi, è vero. >>

<< Ma ricordate quello che ha detto il congresso: abbiamo bisogno che voi scendiate laggiù. Siete un esperto, uno dei pochi che possono conoscere bene la Terra. >>

<< Datemi tempo. >>

<< Darvi tempo? Non credo che sia più possibile. Ormai è da troppo tempo che il nemico ci attacca ed il congresso ed il generale vi hanno nominato Generale delle Milizie via terra. >>

<< So che cosa sono, so quali compiti mi sono stati affidati. Ma da qualche parte laggiù, una persona, un ragazzo, quel ragazzo è ancora vivo e sta cercando una ragazza che potrebbe darci dei rinforzi eccellenti. Qui stiamo parlando di uomini che sulla Terra hanno vissuto tutta la loro vita, di uomini che conoscono il valore di aver perso il loro pianeta, che combatterebbero con tutte le loro forze per riaverlo. Vedete, allora Marte e la Luna erano piccole colonie poco abitate e la Terra era il pianeta principale. Nessuno si sarebbe aspettato che dai ghiacci sarebbe riemerso l'antico popolo di Atlantide, pronto a vendicarsi. Un popolo che distrusse molte famiglie, molte vite, la felicità di tantissime persone. Ciò che vide questa gente fu l'orrore di perdere la propria vita, di vedersela sottratta da quella che si credeva fosse solo una cosa da raccontare ai bambini: la magia. Ed è per colpa di quella che molti uomini furono rinchiusi sotto terra, prigionieri in eterno, vivi, senza alcuna possibilità di poter vedere che cosa ci fosse davvero dopo la morte, senza alcuna possibilità di poter riabbracciare i loro cari. Ed è proprio questa la ragione che li spingerà a vendicarsi contro coloro che furono il loro ultimo peggior incubo. Ma non capite?! Quella ragazza ci potrebbe aiutare. >>

<< Che cos'ha di speciale? >> Domandò la recluta.

Ernest lo prese per la divisa e lo alzò: << Che cos'ha di speciale? Quella non è una di loro! È una di noi. Ma ha il dono della magia, quella magia che si credeva potesse appartenere solo agli abitanti di Atlantide. Forse è lei o forse c'è dell'altro che ancora non sappiamo. Ma una volta che avremo vinto, se la magia potrà appartenerci, vedremo come unirla alla nostra tecnologia: forse per ottenere una nuova forma di energia illimitata oppure per massimizzare la potenza dei nostri strumenti, per spingerci a vedere molti pianeti dell'universo con i nostri occhi o addirittura creare qualcosa di davvero impensabile! >>

La recluta rimase in silenzio, anche se dentro di sé stava pensando che colui che aveva davanti si era già dimenticato della questione principale.

<< Una volta che quegli uomini saranno liberi, il nostro esercito marcerà verso l'ormai quasi distrutta città di Thera per annientare una volta per tutte il loro re. Una volta che sarà eliminato, il popolo non potrà più fare niente per salvarsi. >>

<< Quanto tempo ci vorrà? >>

<< La sorte è nelle mani di quel ragazzo. Datemi una settimana di tempo: se non sarà arrivato con la ragazza, prenderò comunque il comando di un esercito che andrà a combattere là sotto. Per il momento concentriamo le nostre forze via terra su poche aree precise. Poi, sarà il momento della ribalta. >>

<< Perchè? >>

<< Faremo credere al nemico di essere in vantaggio, ma entro poco tempo riprenderemo la situazione e riconquisteremo la Terra una volta per tutte. Quello che verrà dopo si deciderà in seguito, ma allora sarà già finito tutto. Avremo vinto. >>

 

Lo aveva trovato. Blake lo aveva davvero trovato. Ora re Thersander era lì davanti a lui, inconscio di averlo davanti.

“Dov'è Cora?” Si domandò guardandolo. Era stata una ricerca dura e faticosa, ma alla fine ce l'aveva fatta. Ora doveva solo liberare la sua amata Cora dalle grinfie di quell'essere spregevole.

“L'ho trovato.” Comunicò via radio al generale.

“L'avete trovato? Ottimo. Avete già notizie della ragazza?” Domandò l'uomo.

“Purtroppo no, ma spero di arrivarci seguendolo.”

“Bene.” Rispose il generale.

“Che ne sarà di lui?”

“Una volta ricomposto il nostro esercito, lo uccideremo.”

Blake sorrise. Se lo sarebbe tolto dai pedi per sempre. Quella era una sorta di vendetta per aver ucciso il suo amico Dean e di aver imprigionato la sua Cora per salvarle la vita! Non avrebbe mai permesso che i due si amassero.

“E sia.”

Il re Thersander parlò ai suoi uomini: << Amici miei, come ben saprete abbiamo deciso di attaccarli direttamente in cielo. Che se ne tornino da dove sono venuti! Noi non vogliamo il loro male, ma gli faremo capire che qui non ci devono più mettere piede! Che si riprendano i nostri schiavi, noi non gli vogliamo! Ma finchè metteranno piede su questa Terra, noi li uccideremo. >>

“Voi non volete il nostro male, eppure ci uccidete?” Si domandò Blake fra sé e sé.

<< Che le creature create dalla nostra magia si risveglino, che i nostri destrieri si potenzino, che i nostri corpi diventino tutt'uno con l'elemento che noi comandiamo, che gli elementi si fondano! >>

<< SI! >> Gridò il popolo più carico che mai. In quel momento in cielo si levarono delle orribili creature fatte di fuoco, altre fatte solo con l'energia dei fulmini, altre quasi invisibili come l'aria, altre fluide come l'acqua ed altre ancora solide come la terra.

<< Andate! >>

Blake non fece altro che guardare in cielo, era al corrente di ciò che stava per accadere, ma sapeva che i magici non avrebbero mai vinto.

 

<< Generale! Generale! >> Gridò una recluta. << Stanno arrivando. >>

<< Prepariamoci ad attaccare! >>

 

<< Vostra maestà, vostra maestà! >> Disse uno dei suoi uomini.

<< Che cosa c'è? >> Domandò Thersander voltandosi di sopresa.

<< La prigioniera vi manda a chiamare. Dice che deve parlarvi. >>

<< Si tratta di una cosa importante? >>

<< Così dice! >>

<< Fatele sapere che sto arrivando, allora! >> Il re diede l'ordine al suo pterodattilo di decollare, stavolta non verso il cielo ma verso Thera.

“Bingo!” Disse Blake sorridendo. Ora Cora sarebbe stata finalmente libera, libera di tornare a casa con lui.

 

Cora lo aveva visto. C'era una luce bianca attorno a loro, molto intensa e che impediva di avvicinarsi. Ma lo avrebbe riconosciuto in mezzo a tanti altri: era lui, era Dean.

<< Che cosa ci fai qui, Dean? >> Gli domandò.

<< Porgi le mie scuse a Blake e digli che ero fuori di me. Ora ho capito tutto ma è troppo tardi. La dimensione di attesa mi consentirà di tornare, ma ad una precisa condizione. >>

<< Quale sarebbe? >>

<< Purtroppo non posso dirtelo. Rimarresti alquanto delusa. Perchè neanche io so tutto. Accadrà ancora qualcosa dopo i nostri ritorni, ma non ce ne renderemo conto. >>

<< Renderci conto di che cosa? >> Domandò Cora confusa.

<< Non mi è dato saperlo. Purtroppo posso conoscere come andranno le cose fino al mio ritorno, non dopo. >>

<< Questo vuol dire che anche Clark e Mya torneranno, non è vero? >>

<< Certamente. >> Rispose Dean. << Ma purtroppo... >> Si bloccò, stava per dire troppo.

<< Purtroppo cosa? >>

<< Non posso rispondere. Questo lo capirai da te, se te lo sarà concesso. >> Abbassò lo sguardo: così rischiava di farla andare ancora più in confusione. Forse le stava dicendo troppe cose che non avrebbe dovuto sapere, non ancora.

<< Capisco. >> Rispose Cora sorridendogli. << Ma dimmi, se vi sogno è grazie alla magia? >>

<< La magia non... >> Si interruppe. No, quello non glielo poteva assolutamente dire. Era una cosa che avrebbe dovuto scoprire da sé e su quello era assolutamente sicuro che ci sarebbe riuscita. << No, è per volere di una donna. >>

Cora riflettè un attimo e poi disse: << La donna della foresta? >>

<< Ah, non posso dirtelo. >> Rispose avvicinandosi. Sorrise. << Thersander sta arrivando. So che lo vuoi vedere. >>

Cora sorrise. << Beh, questo sarebbe proprio il caso di... >>

<< Svegliarsi! >> Disse una voce maschile proveniente dall'esterno del sogno. Era lui, era Thersander! La ragazza aprì di scatto gli occhi e poi si alzò felicissima di vederlo.

<< Ah, Thersander, stai bene! >>

<< Perchè non dovrei? >>

<< Ho un brutto, bruttissimo presentimento. >>

Il re abbassò lo sguardo: << Sì? >>

<< Ti prego, dimmi che sono ancora qui e che questa guerra è finita! >>

<< No, ma stiamo vincendo. >>

Cora lo guardò negli occhi. << Allora è per questo. >> Poi, abbassò lo sguardo: << Vedi, quella donna che incontrai nella foresta mi disse che una volta completata la mia missione sarei dovuta tornare da dove sono venuta. >>

<< Ma nessuno ti impedisce di restare! Io ti voglio con me, perchè vedi... >>

Blake che stava ascoltando quelle parole, sperò con tutto il suo cuore che quel ragazzo non le dicesse qualcosa di sdolcinato. Ma non avrebbe potuto far niente per evitarlo.

<< Cora, io ti amo! >>

Quelle parole urtarono moltissimo la ragazza, non per il fatto di essere amata, ma per il fatto di doversene davvero andare. Quella era la sua profezia e presto si sarebbe compiuta. Ma chi era allora l'altra strada di cui la donna le aveva parlato? Era qualcuno che avrebbe amato?

<< Che cosa c'è, Cora, non...? >>

<< No, no. >> Rispose la ragazza. << Il fatto è che... >>

<< Che cosa? >>

<< Ti amo anch'io. >> Rispose lei piangendo. << Ma... >>

<< Ma? >>

<< Io... >>

<< No, niente. >> Rispose abbassando lo sguardo.

<< Cora, che cosa mi nascondi? >>

La ragazza lo guardò negli occhi, preoccupatissima. Stava cominciando a sospettare di lei e questo proprio non ci voleva! La sua fragilità era tornata proprio nel momento in cui non avrebbe mai dovuto: perchè?

<< Niente. Ma quello che mi disse la donna in parte si è già avverato. >>

<< Ha fatto una profezia per te? >>

<< Mi disse di conoscere benissimo la silfide e mi ripetè la profezia che tale creatura vi aveva riferito, ma poi mi fece una profezia. Questa profezia si concludeva con il mio ritorno a casa. >>

<< Cosa? >> Domandò il ragazzo preoccupatissimo. << Questo vuol dire che... Che... >>

<< Non lo so, Thersander. Ma probabilmente sì. >>

<< Ti prego, fa' che non sia vero! >> Gridò straziato dal dolore.

<< Thersander, troveremo un modo. >>

<< Alle profezie non si discute. >>

<< Possono essere interpretate. >> Sorrise.

<< E i due soli? Che cosa significano, allora? Vuol dire che avrò il controllo della Terra al completo? Sia di quella interna che di quella esterna? I due soli sono questo? >>

<< Non lo so, Thersander. Non lo so. Potrebbe anche voler dire altro. >>

<< Che cosa? >>

<< Qualsiasi cosa. >>

A quelle parole, Thersander abbassò lo sguardo e per un momento, per un solo momento, pensò che quella profezia riguardasse anche il nemico, qualcosa come una pace, un'unione. “No!” Pensò fra sé e sé. Questo era assolutamente impossibile.

<< Vinceremo. >> Rispose. << Ed a quel punto vedremo di trovare il modo di farti restare. >>

Blake si diede una pacca sulla fronte: perchè? Quel misero re da quattro soldi non doveva far altro che andarsene. Solo così l'avrebbe potuta riportare a casa. Eppure dentro aveva come qualcosa, come un senso di vendetta troppo forte che lo legava a quel mondo: lui voleva vedere Thersander morire sotto i suoi occhi!

<< Ciao, a presto! >> Sorrise Cora.

<< A presto! >> Rispose lui salutandola.

Il ragazzo sorrise: se ne era andato finalmente! Ora avrebbe potuto parlare con Cora e raccontarle tutto. Sorrise.

 

<< L'ha trovata! >> Disse il generale.

<< Più presto del previsto. >> Rispose una recluta.

<< Ora potremo costruirci un vero esercito che combatta via terra e ribaltare la situazione. Piuttosto ditemi: come sta andando via aerea? >>

<< Sanno tenerci testa, ma pian piano si stanno indebolendo. >>

<< Ottimo. La vittoria è nostra! >>

 

Blake ce l'aveva davanti. Cora, che proprio non si aspettava di vedersi comparire una piccola navicella davanti agli occhi, indietreggiò impaurita.

<< Calma, calma, Cora! Sono io! >> Rispose Blake avvicinandosi lentamente.

<< Blake? >> Domandò incredula. Dopo aver realizzato che fosse veramente lui, l'abbracciò. << Blake! Avevo davvero temuto il peggio per te! Ma che cosa è successo? >>
<< Sto dalla parte degli umani adesso. >>

<< Come? >> Certo che ne era passato di tempo! Per quanto era stata rinchiusa in quella prigione ad attendere che la guerra terminasse? << E tu che cosa ci fai qui? >>

<< Sono venuto a prenderti. Abbiamo bisogno di te! >>

<< Di me? >> Domandò incredula.

<< Si! Tu ci saresti di grande aiuto. >>

<< Per fare che cosa? >> Domandò lei.

<< Abbiamo bisogno che liberi quelle povere persone ancora intrappolate nel deserto, così come quel ragazzo. >>

A Cora si accese un lume di speranza: << Allora sta bene? >>

<< Sta benissimo. Ora Ernest è dei nostri. >>

<< Ernest? >> Domandò incredula. << Così si chiama? >>

<< Così si chiama. Personalmente, però, non l'ho ancora rivisto. >>

Cora abbassò lo sguardo. << Vedi, Blake, mi piacerebbe venire, ma... >>

<< Ma c'è Thersander. >>

<< C- come? >> Domandò fortemente stupita della risposta.

<< Credimi, ho sentito tutto. Voi vi amate. >> Rispose lui cercando di essere il più naturale possibile. << E non rivederlo più potrebbe essere un trauma per te. Perchè potresti perderlo da un momento all'altro. Ma credimi, non gli sarà torto un capello. Lo rivedrai. Ma dovrai venire con me. >>

<< P- perchè? >>

<< Cora, tu sei l'unica possibilità di riportare alla vita quelle persone: anzi, no: di risvegliarle dal sonno in cui sarebbero condannate a patire in eterno, così come Ernest. Tu lo hai salvato e te ne è riconoscente. Ma ora dovresti liberare quelle persone. Solo tu poi farlo. >> Sorrise. << Vieni con me, rivedrai Ernest e con noi sarai al sicuro. >>

Cora esitò un attimo: che cosa avrebbe dovuto fare?

Ok, devo dire che ho saltato la parte in cui Blake cerca Thersander eccetra eccetra e qui mi scuso. Ma devo dire che trovarlo è la parte che conta. Non preoccupatevi, questa parte "nascosta" sarà sicuramente approfondita! Ma torniamo a Cora... Secondo voi che cosa farà? Deciderà di seguire Blake o di restare in prigione? La sua fragilità si impossesserà di nuovo di lei o saprà essere forte? Lo so, Thersander purtroppo teme di perderla... La profezia di Cora si avvererà? Voi che dite? Al momento, però, non mi concentrerei molto sul ritorno di Dean, Clark e Mya. Sì, li rivedremo, ma per ora è meglio non parlarne. Non immaginatevi un grandioso ritorno, comunque. E poi non ditemi che non vi avevo avvisati... L'ultima cosa che mi preme, è la magia che Cora possiede e quella donna misteriosa che Dean ha citato... Cora sogna davvero, eppure abbiamo visto che c'è un grande sognatore: esatto: Ernest. Già pensa al futuro, a come sarà dopo la vittoria... Secondo voi, invece, chi vincerà?

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Capitolo 28
*** Capitolo 28- La contesa ***


Eccoci tornati in un punto molto delicato della storia. In questo capitolo ci saranno dei contenuti abbastanza forti, quindi, è proprio il caso di dirlo, reggetevi forte, a dopo le mie considerazioni su varie ed eventuali. Vi anticipo solo una cosa: preparatevi, perchè da questo capitolo si andrà giù "pesante". Mi raccomando, siate coraggiosi. 

<< Maestà, maestà! >> Lo chiamarono.

Sorpreso, Thersander si voltò di scatto. << Ditemi. >>

<< Stanno per attaccare anche la Statua del Leone. Maestà, è il nostro simbolo, il simbolo di Atlantide e di Thera, dovete impedirlo! >>

Che cosa stavano per fare gli uomini? Stavano davvero per distruggere la sua amata città e con essa le speranze della sua gente? Riflettè. Riflettè a quante bugie loro reali avevano dovuto inventarsi per nascondere il terribile segreto di un'umanità nascosta, ma comunque non scomparsa. Lui stesso non avrebbe potuto farci niente da principe ed adesso, adesso che avrebbe desiderato la gloria, una vita diversa da quella degli altri reali, eccola lì. Ma perchè i suoi avi si erano rifiutati di agire in un altro modo? Solo per preservare la propria gente? E perchè, per tutto quel tempo, si era dovuto nascondere dietro ad una maschera? Quasi non si riconosceva più adesso che poteva vedere il suo volto, perchè la sua immagine era quella di una figura assente, senza volto. Sapeva che la maledizione che gravava sui principi era vera, ma adesso era stata spezzata. Adesso era lui il re. Si domandò se avesse tolto quella maschera tempo prima che cosa sarebbe successo. Sarebbe come stato perdere quella corona: rinunciare alla sua forma umana. Già, la sua forma umana. Era rimasto nascosto per così tanti anni che non sapeva neanche più che cosa pensare di sé stesso. Forse non aveva neanche una forma acquatica, lui. E se mai ce l'avesse avuta, non lo avrebbe potuto scoprire. Al re non era concesso toccare l'acqua o tanto meno togliersi la corona dal corpo. Esistevano delle efficaci magie di purificazione che depuravano il corpo da ogni tipo di sporcizia ancora meglio dell'acqua. Più volte si era chiesto come fosse toccarla, ma si era fermato solamente all'immaginazione. Ma allora, c'era qualcos'altro che i reali stavano nascondendo? E se la verità fosse stata tutt'altra? C'era addirittura un'antica leggenda che diceva che i sovrani non avevano diritto a possedere una forma acquatica. Quello che gli aveva sempre detto sua madre, però, era un'altra cosa: stava tutto nell'educazione della vita di corte e del loro immenso potere. Toglierselo dal corpo anche per un solo secondo avrebbe potuto provocare ingenti danni a tutto il popolo. Era una responsabilità troppo grande. E così, Thersander, si ritrovava ad aver tolto la maschera senza sapere ancora nulla sulla sua vera forma. Lo stava facendo per il bene del suo popolo o per paura di sé stesso?

Sebbene non avesse mai corso in vita sua, adesso lo stava facendo. Lo stava facendo per paura di perdere qualcosa di caro al suo popolo. Lui era il re e non gli doveva importare della sua vita. Ma adesso capiva che perderla sarebbe stato davvero molto rischioso: a chi sarebbe passato il trono? Non l'avrebbe di certo data vinta così agli umani! Sapeva che se avesse ceduto, loro si sarebbero vendicati col massimo della crudeltà. E questo non poteva permetterlo.

<< Aiuto... >> Gridò una donna con un filo di voce.

Il re interruppe la sua corsa, cercando di osservare nel punto in cui gli sembrava provenisse il suono, nonostante i bruschi rumori delle bombe.

Sentì dei fievoli lamenti ed avvicinandosi notò in mezzo all'ombra due figure rannicchiate e tremolanti.

<< Non abbiate paura... Il vostro re è qui per aiutarvi. >> Disse sorridendo.

Le due figure, però, non risposero e continuarono a tremare.

<< Porremo fine a questa situazione e ci salveremo tutti. Li manderemo via. >>

Una voce femminile, molto impaurita, disse: << V-vi prego, pietà. Non dateci del male. Noi non volevamo che accadesse tutto questo. >>

<< Ma che cosa dite? Io sono uno dei vostri! Non sono un umano. >>

La donna continuò a tremare, con il respiro molto affannoso.

Il re, in tutta risposta, si avvicinò alle due figure e vide una madre con accanto a sé un bambino di nove o dieci anni al massimo. Notò come i due fossero davvero malmessi, feriti e deboli ma soprattutto impauriti. Vide i due corpi abbracciarsi, due braccia senza alcuno strumento magico, senza alcun bracciale.

Il re, un po' turbato, indietreggiò.

<< Non fateci del male. >> Ripetè la donna. << Non sappiamo neanche che cosa stia succedendo... >>

“Cosa?” Si domandò Thersander. “Costoro non sono al corrente della guerra scatenata dai loro simili? Perchè?”

<< Vi stanno venendo a prendere. >> Rispose lui con un filo di voce. Sapeva che avrebbe dovuto ucciderli, perchè in fin dei conti erano umani. Doveva mantenere fede alla sua promessa. Ma come poteva? In quei due corpi così impauriti ed abbracciati provava un gran senso di pietà e pena! Le sue mani cominciarono a tremare, incerte sulle decisioni da prendere.

<< Sono umani. Come voi. Che cosa siete? >> Domandò lui.

<< Umani? >> Domandò il bambino impaurito ma al contempo estremamente sorpreso.

<< Siamo umili schiavi. Schiavi che hanno lavorato per tutta la loro vita al servizio del vostro regno, credendo di essere fatti solo per servirvi. Non abbiamo la magia. Ma non credevamo che esistessero delle persone capaci di usare degli strumenti simili. Maestà, abbiate pietà di noi. >>

<< Vengono dal cielo. >> Rispose il re. << Vengono da un'altra Terra. >>

La donna rimase in silenzio a piangere, ad ascoltare.

<< Un giorno questa era anche vostra. Ed ora reclamano vendetta per avergliela portata via. >> Rispose il re abbassando lo sguardo.

La donna per un po' tacette, ma poi disse: << Noi non vogliamo tutto questo. Se c'è stato un tempo in cui sia io, sia il mio bambino abbiamo desiderato la libertà, ora la cederemmo per avere un po' di pace. Vi prego, risolvete il conflitto! Fateli smettere. Per la vostra gente. Per questo pianeta. Per noi. >>

“Per noi.” Riecheggiò la frase nella testa di Thersander con la voce di Cora. “Cora...” Pensò.

Osservò ancora le due figure impaurite, impaurite dalla sua immagine.

In quel momento gli uscì una lacrima dall'occhio, quello che non avrebbe mai dovuto fare. Stava piangendo.

<< A- andate. >> Disse. << Vi do la libertà. E prometto sulla mia parola che questo conflitto avrà fine. >>

Sorrise, guardando i loro volti leggermente più sollevati. Ma capì di non avere più molto tempo a disposizione. Doveva correre. Correre per salvare il salvabile.

 

Cora guardò Blake negli occhi. Aveva accettato. E adesso era lì sulla navicella accanto a lui, anche se con molti dubbi.

<< Pronta? >> Domandò Blake sorridendo.

<< Pronta per cosa? >>

<< Ti riporto a casa. >> Rispose lui con una faccia meno tesa.

<< Che cosa? >> Domandò la ragazza alquanto sorpresa.

<< Ritorniamo a casa. >>

<< Blake, ti prego, no! >>

<< Perchè no? Cora, guardati intorno. Questa realtà non è la nostra. Questo è un tempo a cui noi non apparteniamo, un futuro che dev'essere ancora scritto. >>

<< Ma quello che vivi, Blake, è reale. >>

Il ragazzo guardò il paesaggio di Thera completamente deturpato: << Guardati intorno: non vedi altro che distruzione... Che cosa c'entriamo noi con tutto questo? È tutto distrutto. >>

<< Tutto distrutto... >> Ripetè la ragazza singhiozzando.

<< Dobbiamo andarcene, o altrimenti rischieremo di fare la stessa fine che hanno fatto Clark, Mya e Dean. >>

La ragazza singhiozzò: << Tu hai paura, non è vero? >>

<< Come? >> Domandò lui sorpreso, fermandosi a far levitare la navicella in aria.

<< Hai paura perchè sai benissimo che questa situazione l'abbiamo causata noi. Hai paura di aver combinato altri danni. >> Cora osservò il suo bracciale: << Ma se quella donna mi ha dato questo, vuol dire che io devo stare qui. >>

<< Tu non capisci! >> Rispose lui turbato.

<< Sì che capisco. Se vuoi tornare indietro, vai. Ma ti prego, lasciami qui. Ho troppe domande a cui devo ancora dare una risposta. Su me stessa. Su questo mondo. Io so che qui dentro c'entro qualcosa. E forse anche tu, Blake. >>

Il ragazzo rimase in silenzio. Era alquanto confuso e disorientato. Le parole di Cora erano davvero molto persuasive ed adesso le sue idee stavano venendo meno. La avrebbe davvero dovuta lasciare lì con quello che rischiava? Rischiava la prigionia, il generale glielo aveva esplicitamente detto. Se Cora si fosse rifiutata di eseguire l'ordine, l'avrebbe rinchiusa e tenuta come esca per il re, nonchè come soggetto da studiare. Era troppo rischioso e lui non poteva permetterglielo.

<< Ascolta, Cora. >> Le disse il ragazzo. << La questione qui è un'altra. Qui rischi di passare da una prigionia all'altra. Il generale ti vorrebbe sfruttare per il tuo immenso potenziale e se rifiuterai, ti rinchiuderà. >>

<< Cosa? >> Domandò Cora molto turbata.

<< Ascoltami, andiamocene. >>

<< Ma non ti importa nulla di Clark, Dean e Mya? >>

Blake si bloccò di nuovo: aveva sentito bene?

<< Clark, Dean e Mya sono morti. >>

<< Torneranno. >> Rispose Cora.

<< No, non è vero. >>

<< Lo so che può sembrare assurdo. Ma guardati intorno... Non è assurdo tutto questo? >>

In effetti, tutto quello che stava vedendo era davvero al di là della sua immaginazione.

<< E io devo trovare delle risposte. >> Guardò in basso. Sapeva che da qualche parte, laggiù, c'era Thersander. Sapeva che probabilmente stava pensando al bene del suo popolo, non c'era tempo di pensare a lei. Avrebbe voluto conoscerlo meglio. Avrebbe voluto conoscere meglio i poteri di sé stessa. Avrebbe voluto fare tantissime cose prima di tornare indietro. E pensare che era stato proprio Blake a convincerla ad andare avanti. Adesso la situazione sembrava alquanto invertita.

<< Ti prego, Blake. >>

Il ragazzo sussultò, senza trovare delle risposte.

A catturare la loro attenzione fu però un suono devastante ed esplosivo sotto di loro.

<< Che cosa sta succedendo? >> Domandò Cora.

<< I-io non lo so. >> Rispose Blake vedendo solo un gran fumo.

Cora osservò meglio e, man mano che la nebbia si diradava, vide moltissime figure a cavallo di pterodattili, mentre altre su navicelle volanti che si attaccavano reciprocamente. E lì a terra si stava combattendo ancora più ferocemente: vide una grande agitazione e fra le figure le sembrò di scorgerne una famigliare: era davvero lui? Thersander?

 

Thersander combatteva, combatteva per salvare ciò che rimaneva ancora una speranza in quella città quasi distrutta, combatteva per quella statua ancora intatta.

<< Maestà, che cos'è? >> Domandò un soldato indicando il cielo.

Il re guardò in alto, notando un oggetto molto grande ma appuntito, dall'aspetto minaccioso. Qualcosa in lui diceva che non era niente di buono.

<< Via! >> Gridò forte.

Si allontanarono tutti, tranne lui. Sapeva esattamente che cosa fare: sperimentare per la prima volta i suoi poteri. Voleva vedere fino a dove si sarebbe potuto spingere.

Chiuse gli occhi e respirò, concentrandosi sulla forma del misterioso oggetto.

Non disse nulla e non pensò a nulla, se non alla grossa bomba.

Aprì gli occhi di scatto e rilasciò una quantità immensa di energia, energia concentrata nella forza dei cinque elementi. L'acqua si fuse col fuoco, la terra col fulmine e l'aria li unì in un miscuglio lucente e bianco.

La bomba venne colpita, ma il raggio non fu abbastanza potente da distruggerla. Venne invece deviata proprio verso Blake e Cora che si stavano dirigendo con la navicella invisibile a vedere che cosa mai fosse capitato.

<< No! >> Gridò Cora, sentendo l'urto improvviso.

<< Che cosa sta succedendo? >> Domandò Blake.

<< Siamo stati colpiti! >> Rispose lei spaventata. << E adesso? >>

<< N-non lo so. >>

In quel momento la navicella si aprì in due pezzi e cominciò a precipitare. Blake da una parte e Cora dall'altra, più spaventata che mai.

<< M-ma che cosa? >> Domandò Thersander vedendo l'oggetto misterioso materializzarsi dal cielo e cadere precipitosamente.

Cora non fece in tempo a capire che cosa mai le stesse succedendo, perchè urtò con la testa la navicella che si stava screpolando, svenendo sul colpo.

<< Cora! >> Gridò Blake. In quel momento gli si aprì il paracadute, così non potè fare nulla per salvarla, nemmeno provarci. I segnali inviati dalla navicella ormai distrutta, arrivarono dritti dritti al generale.

 

<< Non ci voleva! >> Gridò il generale battendo i pugni sul tavolo. Non poteva credere alla conversazione che i due ragazzi avevano fatto, quella di tornarsene a casa. Ma che cosa gli stavano nascondendo quei due? Perchè sembravano così diversi, così misteriosi?

<< E adesso, generale? >> Domandò una recluta.

Il generale osservò fuori. Dopo tutto, non stavano avendo poi così tante perdite. << Andiamo a prenderci quella ragazza. Le devo fare alcune domande. >> Disse. Gli umani imprigionati nella sabbia potevano anche aspettare.

 

Il re strizzò gli occhi, quasi per mettere meglio a fuoco quella misteriosa figura... Riconobbe i capelli, il volto, i lineamenti... Quella era Cora!

<< Cora! >> Gridò. La sua amata stava precipitando! Doveva subito fare qualcosa!

Inspirò profondamente e poi si concentrò con tutto sé stesso sulla ragazza. “Non ti lascerò morire.” Pensò. “Non lo farai.”

Alzò il braccio e cominciò a far roteare il polso, ma il tempo stringeva e la ragazza stava precipitando sempre più. Alzò la mano verso il cielo e poi la fissò con uno sguardo molto intenso e concentrato, quasi come a volerla sollevare. In effetti lo fece. Thersander in quel momento sentì un'energia che non aveva mai avuto prima, qualcosa di estremamente diverso, qualcosa di molto potente e nuovo. Osservò Cora. Notò come la ragazza stava pian piano smettendo di precipitare arrestando la sua corsa verso terra. Quando ebbe il pieno controllo dei suoi nuovi poteri, cominciò pian piano a posarla lentamente sul suolo. Vide il suo corpo appoggiarsi al terreno delicatamente, come se fosse ignaro della guerra che stava capitando in quel momento.

<< Cora! >> Gridò ancora una volta, andandole incontro. Ma lei non poteva sentirlo.

Si accasciò vicino al suo corpo, cercando di vedere se fosse ancora viva. Mise una mano sul suo petto e ne intuì il respiro, molto debole ma presente.

<< Sei viva! >> Disse quasi commuovendosi. Ce l'aveva fatta, l'aveva salvata.

<< Non così in fretta, Thersander. >> Disse una figura alta e mascherata.

“Un'altra maschera?” Si domandò il re sorpreso.

<< Consegnaci la ragazza. Lei è dei nostri. >>

<< Come? >> Domandò il ragazzo con un filo di voce. << No, non ve lo permetterò, chiunque voi siate! >>

<< “Chiunque voi siate!”>> Ripetè la figura. << Forse non sapete con chi avete a che fare, maestà. >> Rispose con un tono dispregiativo. << Io sono il generale, la massima autorità di queste armate. >>

<< Il generale? >> Domandò il re. << Perchè vi nascondete? Chi siete veramente? >> Domandò lui, stupito di vedere una massima autorità coperta da capo a piedi con una maschera metallica addosso.

<< Non sono questioni che vi riguardano... >> Disse il generale. << Datemi la ragazza e vi sarà risparmiata la vita. >>

<< Mai! Perchè vi serve? >>

<< Ci sarebbe molto utile... Vedete, maestà. Quella ragazza è speciale. >>

Che fosse speciale, quello lo sapeva benissimo anche lui. Ma non voleva che la sua Cora venisse portata via così. No, non glielo avrebbe permesso!

<< Preferisco morire per lei e per il mio popolo! >> Gridò.

<< Non me la consegnate? >> Domandò il generale. << Benissimo. Vorrà dire che me la prederò con la forza. >>

<< Mai! >> Urlò il re tenendola stretta a sé.

<< Non temete re: non sarete ucciso. Però vi farò molto, molto male. >> Guardò la ragazza. << Per uccidervi in un secondo momento. >>

<< No. E mai dovesse succedere, se io dovessi vincere, ve ne andrete dal pianeta. >>

<< Non credo proprio. >> Si accovacciò e lo fissò con i suoi inquietanti occhi blu della maschera metallica. Thersander in quel momento sentì un forte senso di inadeguatezza, anche se cercò di mostrarsi forte davanti al suo avversario: era così che si sentivano tutti coloro che erano stati accanto a lui? << Se mai voi doveste vincere, la ragazza vi sarà ridata. >>

<< Non l'avrete! >> Gridò Thersander.

<< E chi lo dice? >>

Fu questione di un attimo. Il re vide un forte bagliore viola davanti a sé, poi svenne.

<< Ma è morto? >> Domandò una recluta.

<< No. >> Rispose il generale. << Sono di parola. Ma la ragazza adesso è mia.>>

Cora, ancora inerte, venne presa in braccio dal generale e portata dentro la sua enorme astronave. Questi si voltò ancora una volta verso la Statua del Leone ancora intatta. Quel ragazzo, Thersander aveva dei poteri davvero straordinari. Osservò come moltissime persone fossero andate a soccorrere il loro re: illusi! Non avrebbero avuto più scampo, adesso tutti i pezzi del puzzle erano a posto... Eppure, non aveva messo bene in conto una cosa...

 

Blake si guardò intorno: sparita. Cora era sparita. E adesso che cosa avrebbe dovuto fare? Guardò in basso e cercò di sforzarsi di riflettere.

Poi, gli venne in mente una decisione molto rischiosa, l'unica che lo avrebbe potuto davvero aiutare. Sarebbe dovuto andare dal generale a riferire tutto, inconsapevole di quello che era appena successo...  

Bene, bentornati. Il finale di questo capitolo lascia perplessi tutti, anche me. Si aprono nuovi interrogativi ed altri vengono rafforzati. La figura del generale mi sta davvero ad inquietare, ma nel suo cuore e nella sua mente c'è il desiderio di vendetta. Ernest in questo capitolo non è menzionato, anche se molto presto lo ritroveremo. A me la relazione fra Thersander e Cora cominciava a piacere. Però ammettiamolo: poveretto, è molto complessato. Da come emerge nella storia, non conosce ancora bene alcuni lati di sè, come Cora del resto. Il generale è una figura che lascia perplessi. Blake? Oh, per il poveretto mi sa che si è messa male... Ma non demordete! In lui si cela un lato nascosto, più avanti scopriremo il perchè. Anche lui che sembra una figura quasi "marginale" diventerà parte integrante della storia... E c'è un motivo per cui sia Blake che Thersander si siano innamorati della stessa persona. Io non credo al caso e neanche alle coincidenze. Ma, devo dirlo, se ne aggiungerà un terzo, in una maniera molto inaspettata. La profezia della donna ancora misteriosa mi fa domandare perchè vi siano solo due strade (vi ricordate? Cora dovrà scegliere fra due strade...), anzichè tre, ma un motivo c'è.
Torniamo alla Terra. Gli umani sembrano avere la meglio... Ma qualcosa mi dice che Thersander al risveglio sarà ancora più arrabbiato. E Blake scoprirà una cosa che non avrebbe mai dovuto sapere... No, non di  sè stesso, non è ancora il momento. Per quello dovremo aspettare un po', mi sa. Ora vado, credo di aver detto fin troppo! Ciao ed al prossimo capitolo!

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Capitolo 29
*** Capitolo 29- La Terra dallo spazio ***


Eccoci, bentornati. Ci siamo appena lasciati alle spalle il generale che si porta Cora sulla sua navicella... Questo ha causato molta agitazione nei nostri protagonisti... Viene spontaneo chiedersi: le intenzioni del generale quali saranno? Chi è costui? Insieme a questa e moltissime altre questioni, vediamo se questo capitolo ci fornirà le spiegazioni per capirlo... Sono curiosissima, e voi?

Cora si svegliò di soprassalto: << D-dove sono? >> Si domandò confusa.

<< Ti ho salvata. >> Rispose una voce.

<< Ma che cosa è successo? >>

<< Hai fatto una brutta caduta, ma io ti ho presa appena in tempo. >> Dall'ombra uscì una figura alta e misteriosa, con una divisa nera ed argentea, mentre in volto portava una maschera dai cui occhi usciva una luce blu. << Quel re Thersander, invece ti ha fatta cadere... >>

<< Non mi avrà vista... >> Ipotizzò Cora. << Eppure è come se... >>

Prima che cominciasse a riflettere sull'accaduto, la figura si presentò: << Io sono dei buoni. >> Rispose. << Anche voi dovreste esserlo. >>

La ragazza lo guardò molto perplessa: << Buoni? Da che parte state? >>

<< Sto dalla parte giusta. Dalla parte degli umani. >> Rispose. << Io sono il generale e sono qui per riconquistare quello che un giorno ci fu sottratto. >>

Cora guardò la sua maschera: era molto inquietante. << Thersander mi ha raccontato tutt'altro... >> Rispose confusa. << Non ha mai negato che voi siete qui per riconquistare la Terra, ma mi ha anche detto che un giorno gli umani fecero un torto a loro. >>

<< Secondo voi è vero? E se anche lo fosse, cosa può importare una cosa accaduta più di tremila anni fa? >>

La ragazza guardò fuori. << La magia è una cosa molto misteriosa. >>

<< La magia può essere un pericolo. >> Rispose il generale. << Ma se sfruttata nel modo giusto potrà migliorare la civiltà e le scoperte scientifiche. >>

<< Scoperte scientifiche? >> Domandò. << Così le chiamereste? Con l'ausilio della magia? >>

<< Non è questo il punto. Solo se gestita dalle persone giuste potrebbe diventare una grande risorsa. Ma finchè è utilizzata dalle persone sbagliate, diventa una minaccia per tutti. >>

<< Quindi, osereste dirmi che la magia usata degli abitanti di Atlantide è un male? >>

<< Sicuramente. >> Rispose il generale. << Guarda. >> Detto questo, la figura scostò l'immensa tenda che ricopriva la parete vitrea, facendo vedere un bellissimo paesaggio spaziale.

<< Ooh! >> Disse meravigliata Cora che non era mai andata nello spazio. << Ma dove siamo? >>

<< Vicini alla Terra, ma non abbastanza. È pericoloso stare laggiù. >> Poi, indicò la superficie devastata del pianeta. << Vedete, la biosfera è un insieme delicatissimo e molto prezioso. La Terra ha già subito dei profondi cambiamenti. La magia ha contribuito a rovinarla. >>

In mezzo al globo, maestoso ed immenso, si ergeva un vasto continente. << Quella è Atlantide, il leggendario continente perduto. >> Sorrise. << Fu chiamata in molti modi: Mu, Atlantide, Lemuria... >> Più in là invece si vedeva una catena montuosa molto imponente circondata dalle acque. << Quella è la catena delle Ande, o quello che vi rimane. >> Indicò un'altra catena più a sud: << Quelle invece sono le Montagne Rocciose. >>

Cora osservò impressionata quel paesaggio completamente cambiato. << E i poli? Dove sono i poli? >>

<< Purtroppo, >> Rispose amareggiato il generale << quelli non esistono più. >> Poi, indicò un'altra catena ancora: << Adesso ci troviamo sopra l'Himalaya. >>

Vi fu una cosa che però non convinse fino a fondo la ragazza: << Non è esattamente come me lo sarei immaginato. >> Indicò una specie di cratere immerso delle acque limpide.

<< Quello è un cratere che si formò quando fu scagliata la bomba nucleare più potente. >> Abbassò lo sguardo. << Da allora l'umanità fu quasi del tutto sterminata. >>

La ragazza, a quelle parole, cominciò ad essere davvero molto turbata: << Perchè decideste di prendere una decisione tanto drastica? >>

Il generale guardò in basso. << La Terra era già distrutta. I poli si erano invertiti, l'asse terrestre compromesso, i continenti quasi scomparsi, Atlantide era riemersa dalle acque, molte specie erano estinte. Anche l'uomo lo era. >> Sospirò. << Volevamo farla finita, far sparire quel popolo malvagio. Noi eravamo finiti. Almeno, sulla Terra. >>

<< Su Marte e sulla Luna invece avevate già insediato delle colonie, suppongo. >>

<< Proprio così. Avremmo sterminato gli abitanti di Atlantide una volta per tutte e poi tornati quando avremmo avuto le tecnologie sufficienti per affrontare al meglio la situazione. >> Guardò il continente di Atlantide. << Ma non ci immaginavamo di certo che la loro magia li avrebbe protetti e che il mondo interno sarebbe rimasto intatto. >> Sospirò. << La bomba non fu abbastanza potente da perforare la superficie interna del pianeta. >>

<< O magari, avevano messo in conto che se ciò fosse davvero accaduto, avrebbero dovuto dire addio per sempre alla nostra adorata Terra. >>

<< Fu una battaglia persa. >> Guardò il cielo. << Cercammo di tornare qualche anno dopo... Ma i magici avevano creato una barriera attorno al pianeta che disintegrava tutto quello che vi passava attraverso. >>

<< Quindi quando la regina è stata uccisa, avete colto l'attimo per attaccare. >>

<< Esattamente. >> Si voltò verso di lei. << Vedete, quella è gente estremamente pericolosa. Ma che cosa ci puoi ricavare da un popolo che schiavizza l'umanità? >>

Cora guardò in basso. Niente, sarebbe stata la sua risposta. Ma lei quel popolo lo aveva amato... Il suo pensiero ritornò ad Ydatos, la sua prima cotta e a Thersander per cui aveva già dichiarato, seppur indirettamente, il suo amore. Non avrebbe mai permesso che quel popolo si estinguesse per colpa di una guerra.

<< Loro ci hanno portato all'orlo dell'estinzione. >> Rispose il generale. << Ci hanno schiavizzati e maltrattati. Si sono vendicati per un torto che mai gli abbiamo fatto. >>

Si voltò. << Hanno dalla loro parte la magia, noi la tecnica. >> Sorrise. << E c'è di più: sembra che la silfide esista davvero. >>

<< Come sapete della silfide? >> Domandò lei curiosa.

<< Le notizie girano... >> Poi, con la sua voce robotizzata aggiunse: << Le vecchie leggende dicono che le silfidi siano un popolo fatto d'aria, solo di quello... >>

<< Gli abitanti di Atlantide dicono che vedere una silfide è una cosa rara. >>

<< Certo, lo so. Ma questi esseri soprannaturali, sono ancora del tutto misteriosi... Prevedono il futuro... >>

Cora guardò giù. Avrebbe voluto sapere qualcosa di più lei sul suo futuro. Avrebbe voluto sapere chi era davvero e quale sarebbe stato il suo destino.

<< Dai recenti studi abbiamo inoltre ritrovato dei punti sulla superficie terrestre che sembrano avere avuto una distorsione temporale di qualche secondo... >>

“Come come?” Pensò Cora guardando negli occhi luminosi della maschera del generale. Aveva sentito bene? Distorsioni temporali?

<< Invece, mia cara, su di te si dicono tantissime cose. >> Indicò il suo bracciale: << Quello. >> Indicò. << Per molto tempo abbiamo creduto che solo gli abitanti di Atlantide potessero usare solo loro la magia... >> Prese la sua mano e sollevò il braccio per osservaglielo meglio. All'interno del pregiato bracciale c'era una pietra marrone che emetteva delle iridescenze. << Ma a quanto pare, tu non hai le loro stesse caratteristiche. Tu una volta tolto non ti trasformi. >> La guardò in quegli interessanti occhi verdi: << Tu non sei una di loro, vero? >>

<< Non lo so che cosa sono... Ma voi come fate a sapere tutto questo? >>

<< Me lo ha riferito un ragazzo. Un ragazzo che tu hai salato. >>

Cora guardò stupita gli occhi metallici del generale: << Ernest? >> Domandò. No! Non era possibile! Ma allora stava bene! << Ernest! >> Gridò. << Ernest... >> Ripetè. << Dov'è? Sta bene? >>

<< Non è qui ora. >> Sorrise. << Però adesso ho modo di conoscere colei che l'ha salvato. >> Le prese una mano delicatamente.

<< Ciò che hai fatto è eroico. Ciò che facevi in quel deserto rimane un mistero, come tutta la tua vita... >> Guardò giù. << Tutto questo è misterioso... Le silfidi, il tuo potere, il popolo di Atlantide, la Terra, l'Universo... Che ci sia ancora dell'altro? >> Si domandò. << Dovremo aspettarci ancora qualcuno? >> Guardò in alto, verso le stelle. << L'umanità è venuta a contatto con qualcosa che non ha mai conosciuto e scopre che il suo pianeta non era esattamente come se lo immaginava, con un mantello caldo e bollente... Al di sotto della superficie vi sono montagne, oceani e vita... >> Guardò la superficie terrestre completamente deformata: << Presto questo sarà di nuovo nostro... E la magia sarà una nuova conquista che ci permetterà di esplorare lo spazio! >> Guardò di nuovo negli occhi di Cora: << Per questo tu ci servi. >> Osservò il suo bracciale: << Insegnaci come fai, abbiamo bisogno del tuo aiuto. >>

Cora osservò la maschera del generale: era diversa da quella di Thersander. Era molto più inquietante, con due occhi enormi e blu luminescenti. In quel momento le passarono moltissimi pensieri per la testa: il primo era per la gente di Atlantide, per tutti quei poveri innocenti reduci di una guerra avvenuta duecento anni prima; il secondo per il povero Ernest: si domandò se davvero stesse bene e se avesse mai voluto prendere parte a quella guerra; il terzo al suo potere ed alla magia, un potere dalle potenzialità del tutto sconosciute, che un normalissimo essere umano non avrebbe mai potuto avere. Ripensò a come Mya fosse morta davanti a lei e di come si fosse sentita in colpa. Avrebbe mai dovuto vedere altra gente finire la sua esistenza in quel modo? Avrebbe mai permesso agli umani di sterminare l'intero popolo magico? La sua risposta fu no.

<< Non posso. >> Rispose tristemente. << Nemmeno io so come si usa la magia, per me è ancora un grande mistero. >>

<< Vi chiedo umilmente di farlo... >> La pregò il generale.

<< Non posso permettere a della gente di morire per causa mia! L'ho già visto fare una volta, ho visto una persona che avrebbe voluto tenere la magia per sé, rubarmela ed è stata fulminata. Da lì poi la situazione si è complicata... Vi prego, generale, non mi chiedete di farlo! >>

<< Allora aiutaci! Ci sono moltissime persone intrappolate nel deserto che attendono di essere liberate. Ti prego, Cora, non essere impassibile! >>

Cora ripensò all'incontro con Ernest, di come lo avesse liberato e di come si sentisse stanca dopo averlo fatto. << Generale, credete davvero che se una persona è di un altro tempo riuscirebbe ad accettare questa realtà? Pensate a tutti coloro che si ritrovano in questo mondo così distrutto e che pensavano di fare festa dopo aver vinto... >> Ripensò alle Atlantipse. La situazione, per alcuni aspetti, era analoga. << Non lo gradirebbero affatto. >>

<< Ernest sta combattendo per noi, moltissime persone lo farebbero! >>

<< Perchè Ernest ha un carattere forte! >> Disse. << Pensate a tutti coloro che si sono visti strappare la loro vita, la loro famiglia, la loro casa serena, che hanno visto distruggere tutto ciò che conoscevano... Avrebbero ancora voglia di riprendersi? >> Guardò in basso. Dopo tutto, lo sguardo di quel ragazzo nel deserto aveva qualcosa che nessun altro possedeva: c'era qualcosa di speciale, particolare nei suoi occhi... Avrebbe voluto rivederlo sano e salvo e fargli tante domande...

A quelle parole, il generale ebbe un'immensa malinconia, come se qualcosa avesse appena rimesso in gioco il suo passato. Quelle parole lo fecero sentire fragile, molto debole, senza alcuna voglia di combattere. Erano state le parole veritiere di quella ragazza a ferirlo. Una ragazza molto misteriosa. L'avrebbe studiata a fondo, l'avrebbe controllata. Ma non le avrebbe più voluto parlare. In quel momento gli venne una profonda tristezza miscelata alla rabbia, la rabbia di non poter farci nulla.

<< Portatela via! >> Gridò.

Immediatamente entrarono due reclute che presero la ragazza e la fecero sparire dalla vista del generale, mentre questa urlava: << Generale! Non rinchiudetemi, vi prego! Non ho fatto niente! >>

Il generale, si sentì molto male. Come poteva essere quella ragazza tanto codarda? Chi era?

 

Thersander osservò il cielo: << Te la farò pagare, brutto codardo! >> Urlò scagliando un oggetto appuntito che però non volò più alto di quattro metri. Aveva preso Cora e chissà che cosa le stava facendo! Perchè le serviva quella ragazza? Che cosa aveva di tanto speciale?

In quel momento si accorse che Cora era davvero colei che desiderava, ma come avrebbe potuto salvarla?

<< Maestà. >> Disse un uomo inchinandosi al suo cospetto.

<< Non avremo pietà. >> Rispose il re arrabbiatissimo. << Non so che cosa vogliano, ma questa questione sta andando troppo oltre. Mi riprenderò ciò che è mio e non li vedremo mai più! >> Gridò furioso. << Organizza le armate, attaccheremo all'alba. >>

 

Blake osservò la navicella che aveva davanti: << Devo andare dal generale. >>

<< Nome, prego. >>

<< Blake Norton. >> Rispose osservando la recluta.

<< Le devo scansionare la mano. >>

Senza esitare, Blake mostrò il palmo bene aperto.

In tutta risposta, la guardia vi passò sopra uno strano raggio blu che avrebbe mostrato nelle sue lenti la vera identità del ragazzo.

<< Bene. >> Rispose. << A quante pare, sembra che lei sia nella cerchia del generale. Ho sentito parlare molto di lei, Blake. La sua provenienza terrestre la rende molto affascinante. >>

Blake ringraziò dei complimenti, anche se era molto affrettato: non c'era tempo da perdere!

<< Prego, mi segua. >> Blake seguì l'uomo senza esitare, mentre costui gli porgeva numerose domande: << Com'è andata la ricerca? >>

<< Sa, >> Rispose << vedere tutta questa distruzione mi ha rallentato. Ho cercato per molto tempo il re in mezzo a tutto quel caos. Sono tornato ben due volte alla base generale per riposarmi, ma sulla Terra non ho parlato con nessuno. >>

<< La ragazza? >>

<< Sto andando dal generale a riferire alcune cose. Quegli immani esseri, se la sono presa! >>

<< Non esattamente. >> Rispose la recluta.

<< Come? >> Domandò Blake stupito.

<< A tutte le unità è stato dato da sapere che ora la ragazza è sotto tutela del generale. Comunque sia, il generale la vuole vedere per ringraziarla. >>

<< E di che cosa? >> Domandò il ragazzo confuso.

<< Per aver trovato la ragazza. Ha detto che non ce l'avrebbe mai fatta senza di lei. >> Indicò un sedile. << Prego, si sieda. Saremo dal generale in pochi secondi. >>

Non appena Blake si fu seduto, la navicella partì con una velocità alquanto rapida: quel mezzo riusciva addirittura ad andare più veloce di un jet supersonico! Infatti non fu difficile intuire la rottura della barriera del suono.

In meno di dieci secondi erano già arrivati.

<< Tu invece di dove sei? >> Domandò Blake incuriosito.

<< Io sono di Marte. >> Rispose lui sorridendo. << Spero che la mia cortesia le sia stata utile. >

<< Utilissima. >> Rispose il ragazzo risentito. << Grazie, chiunque tu sia. >>

In quel momento, la recluta si tolse il casco, mostrando una bellissima chioma di capelli rossi lucenti e due occhi verdi molto intensi, particolari che andavano a contrastarsi con la pelle olivastra del soldato. Blake si accorse che dovevano avere più o meno la stessa età.

<< Sono Mattew, comunque. >> Rispose sorridendo. << Per qualsiasi cosa, mi chiami. >>

<< Ah, dammi pure del tu. Abbiamo la stessa età, immagino. >>

<< Sì, ma sa com'è, in questioni ufficiali... >>

<< Questioni ufficiali o no, dammi pure del tu. >>

<< Sai, >> Rispose il ragazzo. << non credevo che i terrestri fossero tanto simpatici. Siete stati schiavizzati per tutto questo tempo... >>

<< Sarà, ma la voglia di essere felici c'è sempre. >>

<< Sei simpatico. >> Rispose Mattew sorridendo.

Blake sorrise. << Sai, vorrei stare tanto qui a parlare, ma la questione è urgente. Qui la posta in gioco è importante. >>

<< Quando questa guerra sarà finita, voglio conoscerti meglio. >>

<< Anch'io. >> Rispose Blake sorridendo. Ma sarebbe stato davvero così? Salutò con una mano il ragazzo sul mezzo che in meno di un secondo era già lontanissimo. Come avrebbe fatto a rintracciarlo nuovamente, adesso non era problema suo.

Doveva andare dal generale e doveva farlo subito. A passo diretto guardò la grande porta.

“Ci sarà di nuovo da scansionare la mano.” Disse sospirando.

 

Nella stanza del generale entrarono due guardie a riferire una notizia alquanto sconcertante: il re di Atlantide era più arrabbiato che mai e stava pianificando di ucciderlo l'alba stessa.

<< Uccidermi? >> Domandò.

<< Vede, generale. Lei è il fulcro della vicenda. >>

<< La ragazza? >> Domandò.

<< Anche. >> Rispose la recluta. << Ma sopratutto voi, signore. >>

<< Io? >> Ah, no. Questa non gliela avrebbe mai potuta fare! Non si sarebbe fatto uccidere così da un re così inesperto! << Sarò io ad ucciderlo! >> Disse. << Perchè domani vinceremo. Perchè domani all'alba sarà il giorno di porre fede alla promessa che feci a Thersander. >> Rispose. << Sarà lui a morire e la Terra sarà di nuovo nostra! >>

Osservò la superficie completamente mutata del pianeta, diversa da come i libri di storia la descrivevano. Di nuovo l'amarezza del passato, di nuovo quel brutto sentimento. Capì che ogni cosa che lo poteva far star male era lì accanto a lui. Per questo indossava una maschera. Lui era un'autorità, ma non sarebbe mai dovuto essere idealizzato. Senza quella maschera era un'altra persona. Ma adesso era il generale, doveva combattere per salvare il suo pianeta!

<< Grazie. >> Rispose. << Potete pure andare. >> Doveva stare solo.

 

Blake osservò la grande porta che aveva davanti: era quella del generale. Era lì dentro. Glielo avevano appena detto due reclute appena uscite da lì dentro... Adesso almeno sapeva che Cora stava bene, ma avrebbe voluto rivederla. Avrebbe dovuto dirle che l'amava, una volta per tutte. Non gli interessava più niente di Thersander, doveva solo dirglielo.

Quando fu sulla soglia della stanza, il suo sguardo rimase paralizzato nel vedere il generale togliersi la maschera. Il cuore cominciò a pulsargli in gola, anche perchè lui quella persona la conosceva. Si bloccò lì dietro l'angolo e poi si ritrasse, turbato come non mai. Si domandò che cosa avrebbe dovuto fare, poi si fece coraggio.

<< Permesso! >> Disse lui rimanendo nascosto.

In quel momento il generale si rimise la maschera. Nessuno avrebbe dovuto scoprire chi era.

<< Avanti! >> Disse la sua voce metallica.

Blake entrò pallido e molto spaventato, con il cuore in gola. Cercò di rimanere il più naturale possibile, ma era evidente che non avrebbe potuto riuscirci.

<< Cosa c'è? Ti turba qualcosa? >>

<< Ho perso Cora! >> Disse lui cercando di rendersi credibile.

<< Non devi essere così spaventato. >> Rispose il generale. << Cora è sotto la mia protezione, adesso! >>

Blake continuò ad avere i giramenti di testa. Come aveva potuto mentirgli?

<< Sarai stanco. Ma comunque ti voglio ringraziare. Sei stato bravo, meriti tutta la mia ammirazione. Riposati pure perchè domani all'alba ucciderò Thersader e noi ci riprenderemo il pianeta! >> Indicò la Terra. << Sembra proprio che Thersander si sia arrabbiato per aver preso la sua Cora... >> Si voltò: << Ce l'ha con me, il poveretto! Ma si è scagliato contro la persona sbagliata... >>

In quel momento passarono moltissimi pensieri per la testa del ragazzo: doveva dirlo a Cora, farla stare all'erta. Doveva sapere, o altrimenti avrebbe perso tutte le persone a lei care.

No, no, no. Questo non promette nulla di buono! Abbiamo finalmente capito che il generale è umano, ma allora perchè Blake si spaventa? Come sappiamo, la conosce, sì ma chi è? Forse alcuni indizi nel testo potrebbero aiutarci a capire meglio... Thersander, invece, mi è sembrato arrabbiatissimo. Voi che pensate a proposito? Blake ha conosciuto Mattew, tenetelo bene a mente, lo rivedremo molte volte! Il terzo nemico? Al momento non me ne preoccuperei... Ci sono altri due popoli, uno con la magia e l'altro con la tecnica  (proprio come ha detto il generale, ricordate?) a cui pensare... So solo che dalla sua parte non avrà nè la magia nè la tecnologia... Non voglio confondere troppo, vi consiglio di non pensarci al momento. Non è ancora ora. Mi preoccuperei di più per quello che è successo fino a questo momento, la prima resa dei conti è vicina!

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Capitolo 30
*** Capitolo 30- L'esito finale ***


Bentornati! Siamo dunque giunti ad un capitolo della storia molto critico... Sarà un po' più lungo ed accadranno molte cose... Il tempo stringe, quindi non aggiungerò nulla! Buona lettura!

Blake ripensò a moltissimi avvenimenti: in quella mirabolante avventura capitata per caso avevano perso tutto. Ma se era stato trattato come uno schiavo in passato, adesso lo era Cora. Umiliata, imprigionata per ben due volte, lei era l'unica cosa che le rimaneva del passato prima delle Atlantipse. Ripensò a come quella felice giornata si fosse trasformata in un incubo vero e proprio. Dopo aver indagato sul mondo circostante, altri misteri si aggiungevano. Aveva deciso: doveva riportarla a casa, la bellissima Cora. Doveva riportarla in salvo, adesso o mai più. Perchè quella era diventata una guerra, una guerra in cui loro due non potevano c'entrarci più niente. E quella visione, la visione del vero volto del generale lo aveva inquietato. Troppe maschere, troppi misteri: basta. Basta a quell'acida realtà che lo circondava, basta a Thersander, basta alla magia e basta tecnologia futuristica. Avrebbe voluto tornare a casa, seppur da perdente, ma adesso era l'unica cosa che contava davvero. Avrebbe dovuto dire a Cora la verità su ciò che aveva scoperto? Quella situazione l'avrebbe turbata molto. Doveva farlo?

Guardò la guardia davanti a sé: << Devo parlare con la prigioniera. Sono qui da parte del generale. >> Disse.

<< Mi mostri la mano. >> Disse la guardia che la scansionò per l'ennesima volta. << Mmmh... >> Disse l'uomo. << Blake Norton. Voi siete il fidato del generale, prego entrate. >>

Prima di farlo, guardò fuori: il sole sarebbe sorto presto su Atlantide. Doveva sbrigarsi.

Ed eccola lì, in fondo alla sala, dietro a quelle sbarre metalliche.

<< Cora! >> Disse lui a bassa voce per non farsi sentire.

La ragazza, estremamente stupita, si alzò ed andò a vedere chi fosse.

<< Sono Blake. >> Disse lui.

<< Blake! >> Rispose Cora felice. << Come hai fatto a... >>

Il ragazzo la interruppe prima che potesse dire qualcosa: << Me la sono cavata. >> Rispose. << Ascoltami, Cora. Non c'è tempo. Dobbiamo tornare indietro! >>

<< Perchè? >> Domandò la ragazza estremamente stupita dall'esclamazione.

<< Dobbiamo farlo prima che sia troppo tardi. >>

<< Troppo tardi per cosa? >> Domandò lei confusa.

<< Il generale ucciderà Thersander. >> Abbassò lo sguardo. << Non c'è scampo. >>

<< Come? Cosa intendi con “non c'è scampo”? >>

<< Sto dicendo che uno dei due dovrà morire. Non ci saranno vincitori. Attaccheranno all'alba e lì ci sarà la resa dei conti. Thersander ti rivuole indietro e vuole scacciare gli umani. Il generale vuole... >>

<< So esattamente che cosa vuole. >> Rispose Cora. << Gli ho parlato. >>

<< E che cosa vi siete detti? >> Domandò Blake con una certa curiosità.

<< Mi ha spiegato che vuole far estinguere il popolo di Atlantide e sfruttare la loro magia per conquistare lo spazio. Io gli servo. >> Una lacrima uscì con disprezzo dal suo occhio: << Poi, mi ha supplicato di aiutarli. Ma io ho risposto di no. È una cosa troppo grande, non posso farlo... >> Abbassò lo sguardo: << Non quando ho visto Mya... >> Si interruppe. Cercò di trattenersi, ma il suo pianto fuoriusciva come se niente fosse.

<< Capisco. >> Rispose Blake. << Che cosa ti ha chiesto esattamente? >>

La ragazza, sempre piangendo, ripose: << Mi ha chiesto di rianimare le persone nel deserto così come feci con Ernest. Gliel'ho negato. >> Lo guardò in quei bellissimi occhi azzurri: << Perchè devo fare una cosa simile? Non pensa a tutti coloro che ci rimarrebbero male nel vedere il loro vecchio mondo distrutto? Sarebbero alquanto disorientati e stupiti. Stupiti per aver perso tutto ciò che gli rimaneva di più caro. Non pensa che queste persone vedendosi mancare i loro affetti, non vivano più una vita felice? Non pensa a coloro che, una volta rianimati, andrebbero nuovamente a morire? >> Pianse, pianse sempre più forte. Tutta quella vicenda le stava ricordando le Atlantipse... Un po' le mancava casa, eppure l'amore per Thersander e la bellezza di quel continente la inducevano a restare... << Senza motivo mi ha rifiutata e mandata in questa prigione. >> Chiuse gli occhi: << Perchè? Perchè Blake? >> Lo osservò in quel bellissimo blu profondo, azzurro come il cielo, l'unica cosa davvero rimasta immutata nel pianeta. Un cielo in costante cambiamento, ma sempre azzurro intenso.

A quelle parole, Blake avrebbe voluto consolarla e dirle quanto l'amasse, ma non poteva. Non ora. Perchè tutte le volte che sembrava il momento giusto, doveva andare storto qualcosa?

<< Sia che muoia il generale, sia che muoia Thersander, ci avrai perso qualcosa. >>

La ragazza guardò le sbarre: << Se perdo il generale, non ne consegue nulla. >>

<< E se perdessi qualcuno che per te è caro? >>

<< Caro? >> Domandò la ragazza.

<< Per esempio, quel marinaio, quello di nome Ydatos. Oppure Ernest. Oppure... >>

<< Oppure chi? >> Domandò la ragazza cercando di capire che cosa volesse dirle.

“Oppure io.” Pensò Blake. Ma come poteva dirglielo? << No, lascia perdere. Se al posto del generale ci fosse una persona a te cara, come reagiresti? >>

<< Se ci fosse Ydatos, credo che starei davvero male. Non potrei scegliere fra l'uno o l'altro. Ma vedi, io amo Thersander e lui mi ama. >>

Blake contrasse i muscoli dell'addome per non farle vedere quello che realmente provava. << Capisco. >> Rispose a malincuore.

<< Quell'Ernest, quel ragazzo nel deserto, aveva qualcosa di particolare... >> Rispose Cora. << Lui era diverso. Avrei tanto voluto conoscerlo. I suoi occhi mi dicevano che aveva bisogno di parlare con qualcuno, sfogarsi di un dolore troppo grande. >> Guardò in basso. << Era come se si fosse arreso al suo destino... Ma io avrei voluto conoscerlo meglio, se non fosse fuggito per ritirarsi in queste armate. >> Guardò Blake: << Anche se perdessi Ernest non me lo permetterei. >> Ricominiò a piangere: << Se perdessi chiunque mi sia caro, non potrei spiegarmelo. >>

Per la prima volta, a Blake uscirono le lacrime dagli occhi. Basta rimpianti. Lui non voleva perdere Cora, ma da un altro lato l'avrebbe voluta lasciar libera di fare le sue scelte.

<< Perchè piangi? Io non ti perderò, vero? >>

Il ragazzo scosse la testa: << Tu non mi perderai. >>

<< E allora, che cosa significa questo discorso? >>

Blake si coprì il volto con una mano: stava soffrendo, ma in silenzio.

<< Perchè Blake piangi? C'è qualcosa che non va? >>

<< Sì. >> Rispose lui. << Perchè comunque vada, tu non rischi di perdere solo Thersander. >>

Cora rimase in silenzio, paralizzata ad ascoltare.

<< Vedi, il generale è... >> Chiuse gli occhi e si sentì travolgere da un immenso dolore. << Il generale è Ernest. >> Rispose senza più riuscire a trattenere il pianto.

<< Cosa? >> Domandò lei paralizzata.

<< Credimi, appena l'ho saputo, te lo sono venuto a dire. >> Si mise una mano sul cuore: stava battendo davvero forte. << Oggi rischi di perderli entrambi, Cora. >>

<< M-ma perchè? >> Domandò lei. << Perchè ci ha mentito su molte cose? >>

<< Non lo so. >> Rispose. << E non so nemmeno perchè porti una maschera. >>

<< Ma non è riuscito a trattenersi pensando al suo passato. Ecco perchè era così triste! >> Cora si fece coraggio: << Blake, dobbiamo uscire da qui! >>

<< Tu devi uscire. >> Rispose lui.

<< Dobbiamo andare là sotto. >>

<< Per fare che cosa? È finita, Cora! >>

<< Ancora non lo so, ma mi devo fidare di me stessa. Del mio potere. Ci devo credere. E tu, invece, sei stato istruito per mettere a punto la massima tecnologia del generale. Ti prego, portami laggiù! >>

Blake sospirò, estremamente confuso. Che cosa avrebbe dovuto fare?

Guardò il cielo. Là in fondo in fondo c'era un pianeta che brillava più degli altri, non era la Luna, era Marte... Chissà com'era e chissà quante persone ci abitavano... Un momento! Lui conosceva qualcuno che veniva dal pianeta rosso... Mattew! Il suo cuore si fece speranzoso e cominciò a chiedersi come fare a chiamarlo.

<< Ascolta, Cora, ho in mente un piano. >> Le disse. Non voleva perderla, si sentiva responsabile nei suoi confronti.

<< Farò tutto il possibile per assecondarti. >> Rispose lei.

<< Ho bisogno che tu distruggi queste sbarre sfruttando il tuo potere... So come andare giù. >> Sorrise. Se la sua pianificazione avesse funzionato, forse Cora avrebbe potuto salvare due vite a lei molto care.

“Ehi!” Si disse. “Io invece non conto nulla? Sacrifico la mia vita per vederla felice?” Fu proprio quella domanda a riportarlo con la mente nel passato. C'era una figura, una figura femminile accanto a lui... Come aveva fatto a dimenticarsela in tutto quel viaggio? Come faceva allora ad amare Cora? Sapeva di volerle bene, ma lui amava tantissimo anche la sua Sheila.

Osservò i bellissimi occhi verdi di Cora. Il suo cuore stava battendo forte. Perchè si sentiva così attratto da lei? Perchè non riusciva a non pensarci?

“Quando sarò fuori da questa guerra,” sospirò “non voglio più avere niente a che fare con questa ragazza.” Ma adesso era lì, più innamorato che mai. Doveva proteggerla. Doveva salvarla. Voleva vederla felice.

<< Ma Blake, non so che cosa io sia capace di fare... >> Rispose lei turbata.

<< Beh, signorina. >> Disse. << Non credi che questo sia il momento di provarci? >> Guardò fuori. << Se non lo farai, >> i suoi occhi diventarono lucidi << Ernest e Thersander si uccideranno a vicenda. Tu lo vuoi questo? >>

Cora osservò la Terra deturpata. << No, non lo voglio. >> Rispose. Perchè lei amava Thersander. Ma allo stesso tempo era molto affascinata da quel misterioso ragazzo di nome Ernest. << Non voglio che nessuno dei due muoia, né Thersander, né il gen... >> Dicendo quell'ultima frase, le venne su una grandissima malinconia, una voglia di piangere che non avrebbe mai potuto contrastare. << Perchè? >> Domandò. << Perchè Ernest è il generale? Perchè questo? Perchè ti ha mentito? >>

<< No, Cora. >> Rispose lui. << Non ha mentito solo a me. >> Abbassò lo sguardo. << Ha mentito a tutti noi. >> Cercò di trovare un po' di conforto in quei bellissimi capelli: << Non so perchè lo abbia fatto. È tutto così strano. >> Si voltò. << Sai una cosa, Cora? >>

La ragazza continuava a piangere, ma stavolta in silenzio, per ascoltare quello che Blake aveva da dirle.

<< Clark non aveva nient'altro che ragione. Ci sono troppe cose che ancora non sappiamo. >> Guardò in cielo. “Ovunque tu sia Clark”, pensò “sappi che sarai sempre il mio migliore amico.”

<< Ma non possiamo tornare indietro. >> Guardò ancora una volta la Terra. << Non so chi fosse quella misteriosa donna. Ma aveva ragione. >> Abbassò lo sguardo. Doveva dirglielo a Cora. Doveva farlo ora, nonostante soffrisse più di prima. << Ma per quanto riguarda le due strade... >> L'immagine della sua ragazza gli comparve nitida e chiara: Sheila! No, non poteva farlo. Amava Cora da morire, ma nella sua vita c'era anche Sheila. No, non poteva dirglielo. Anche perchè Sheila era lì alle Atlantipse, chissà se lo stava ancora aspettando... Si voltò verso Cora ed abbassò gli occhi: << Non sono io una delle due. >>

In quel momento i loro sguardi si incrociarono. << Vedi, Cora. >> Sospirò. Doveva dirglielo. Ora. << Io ti amo. Però non posso. >>

A quelle parole, Cora rimase impietrita: non si aspettava affatto una frase del genere, soprattutto da una persona così distaccata come lui. Forse sotto sotto anche Blake nascondeva un lato profondo e sensibile? Non disse nulla. Rimase lì a guardarlo sotto una nuova prospettiva, una prospettiva più confusa. Aveva capito molte cose. Aveva capito che chiunque può mentire e nascondersi. Così Blake lo aveva fatto. E stava soffrendo nel vedere lei e Thersander amarsi.

<< Vedi, Cora. Io a casa ho la mia ragazza che mi aspetta. >> Sorrise. << Questa potrebbe essere anche l'ultima volta, probabilmente domani se sono ancora vivo mi domanderò se sono stato scemo. Ma finchè io amerò Sheila non posso vivere col dubbio. >>

<< Blake... >> Disse Cora. << Ti prego, non soffrire per me. >>

<< N-non posso, è più forte di me. >> Pianse ancora.

Tutte quelle cose stavano confondendo Cora dal profondo del suo cuore. Prima Clark. Poi il ritrovamento di Ernest nel deserto. Poi la rivelazione di Thersander. La guerra fra tecnologia e magia. Il generale. Infine questo. Guardò giù. Come se cercasse in quel pianeta distrutto ancora qualche speranza. Osservò come la catena delle Ande fosse ancora lì, più alta che mai. La Terra era invasa dal mare, distrutta dalle bombe, cambiata dall'asse e dai poli, cambiata dalla magia di Atlantide. Eppure il suo scheletro esisteva ancora. Dopo la prima guerra fra esseri magici e tecnologici la vita si era comunque salvata. Era ancora lì, diversa ma brulicante, si era adattata al nuovo mondo. La foresta, il giaguaro... Significava che tutto esisteva ancora, era solo cambiato.

Capì che cosa doveva fare: salvare il salvabile. Salvare il bello. Salvarli entrambi e farli cambiare.

Dentro di sé sentì come un grandissimo potere, una voglia di evadere, una voglia di sprigionare energia, una voglia di rinascere e cambiare. Chiuse gli occhi e cominciò a respirare, fino a sentirsi tutt'uno col metallo che la circondava. Sollevò una mano e strinse le dita fino a formare un pugno molto saldo. Doveva parlare a Thersander, doveva dirgli delle cose. Doveva metterlo in guardia. E doveva mettere in guardia il generale.

<< Blake! >> Gridò. << Blake spostati! >>

Immediatamente il ragazzo si spostò, senza aver capito che cosa stesse succedendo. Cora riaprì la mano e la richiuse nuovamente, accartocciando le sbarre come se fosse stata della semplice carta.

Blake guardò davvero stupito la magia che quella incredibile ragazza era riuscita a sprigionare.

<< Cora! >> Urlò entusiasta. Si avvicinò a lei e l'abbracciò, senza quasi accorgersene. Rimasero entrambi corpo a corpo, in quella calda presa, come se nessuno dei due avesse mai voluto andarsene via. Blake, accortosi troppo tardi dello sbaglio commesso, non fece altro che arrossire e mollare la presa: << Ehm... >> Disse. << Se vuoi qualcosa, conta pure sulla mia protezione. >> Si giustificò lui.

<< Sai già il modo per scendere? >>

In quel momento, si sentì una voce meccanica: << A tutte le unità, a tutte le unità. Il generale è partito. Richiamato Blake Norton per seguirlo immediatamente. >>

<< Questo, per esempio. >> Rispose sorridendo.

Cora lo guardò male.

<< Lo so, lo so, non è una buona idea, ma ne ho trovata un'altra. >>

<< Ossia? >>

<< Credo di potermi fidare di una persona. >> Sorrise. Quella persona era Mattew.

<< Ma è qui? >> Domandò Cora. << Se non è qui, potresti chiamarla? Sai, non sono una grande esperta di tecnologia... >>

Blake cercò di ricordare un metodo per richiamare le persone a distanza. Un normale umano di quei tempi avrebbe sicuramente usato il microchip impiantato nel cervello per farlo, ma lui non ne possedeva uno.

<< Chiederò ad una guardia. >>

<< E farmi scoprire? >>

<< Cora, probabilmente già sanno che tu sei libera. Ma sono tutti concentrati sulla loro missione. Tu per il momento hai importanza secondaria. Non scapperai dalla navicella, almeno secondo il generale... >>

<< Il generale... Ernest che cosa direbbe in proposito? >>

<< Dimentichi che per ora ho solo conosciuto il generale! Non il vero Ernest. >> Confuso, guardò la porta davanti a loro: << Almeno, non saprei dirti come si comporterebbe Ernest. >> Si avvicinò allo scanner: << Però ho il sospetto che cominci a diffidare... >>

<< Anch'io ho avuto questa sensazione di Thersander... Ma non ne sono sicura, lui non me l'ha mai detto... >>

<< Quel che è certo è che non possiamo stare qui a fare niente. >> Sorrise. Aveva appena avuto una brillante intuizione. << Chiederò al monitor di essere scortato da Mattew. >>

<< Chi è Mattew? >>

<< Quella persona. >> Rispose.

<< Blake! È uno di loro! Non puoi fidarti del primo che passa. >>

<< Hai ragione... Ma vedi soluzioni, tu? >>

Cora lo fissò diffidendo un attimo: << No, hai ragione. >>

<< Questa è un'uscita di sicurezza all'interno delle prigioni. >> Indicò lo scanner. << Questo serve per scansionarti la mano. Così sanno chi sei. >> Premette il pulsante. << Si tratta di un dispositivo di emergenza: teoricamente uno di questi tempi non lo riuscirebbe ad usare. >> Sorrise: << Noi, abituati alle “scarse” tecnologie di una volta, abbiamo una certa manualità. Osserva. >> Un raggio blu gli passò la mano per ben tre volte, sotto gli occhi incuriositi della ragazza. << Ora, dato che io non ho un velivolo, mi chiederà il modello che voglio ricevere. Ma non me lo ricordo. >> Sorrise di nuovo: << La tecnologia qui mi viene in aiuto. Controlla nella mia memoria le percezioni recenti e risale all'ultimo modello di navetta preso. E bingo! >> Rispose felice.

<< Come? >> Domandò Cora. << Non hai dovuto premere nient'altro che un pulsante! >>

<< Fai tutto nella mente. Devi pensare ad una serie ordinata di passaggi, ma non è difficile. >> Guardò fuori. << Mattew è stato chiamato. Arriverà a secondi. >>

Prima che potesse dire qualcosa, la ragazza esclamò: << Credevo che fuggire da qui sarebbe stato molto più difficile. >>

<< La tecnologia ci viene in aiuto. Le guardie sono tutte a combattere giù a terra. Si stanno affidando solo agli enti meccanici. Ma credo che questa per loro sia una pecca pazzesca. >>

<< Come avrebbero fatto a dimenticarti qui? >>

<< Non lo hanno fatto. >> Rispose Blake. << Sono quasi sicuro che quell'Ernest ha un piano ben preciso per incastrarci e spiattellarci davanti a tutti. >>

<< Per? >>

<< Per vincere, è naturale. Ma noi ci dobbiamo provare, li dobbiamo fermare. Non lascerò che ci mettano le mani addosso in questo modo! >>

 

Thersander guardò il cielo. L'ora era giunta. Era furioso. Perchè avevano rapito la sua Cora, perchè?

Avrebbe ucciso quell'odioso essere, avrebbe vinto. Sarebbe stato per sempre con lei in un mondo migliore.

 

Mattew era arrivato ed era lì davanti a loro. << Blake! Non credevo di rivederti tanto presto! >>

<< Nemmeno io. >> Rispose. << Ma ho bisogno di un immenso favore. >>

<< Beh, se hai chiamato me è perchè ti fidi. >> Sorrise. << E perchè sei molto, molto disperato. >>

<< In effetti... >> Disse Blake abbassando lo sguardo da un lato.

<< Chi è questa bella ragazza? >>

<< Un'amica. >> Rispose lui.

“Già.” Pensò Cora. “Patti chiari e amicizia lunga.” O no?

<< Che ti serve di preciso? >>

<< Mi devi portare dal re. Il generale sta rischiando la vita e questa guerra sta per avere un esito inaspettato da entrambe le parti. Devo anticipare il nemico per impedirgli di fare un'azione che potrebbe essere decisiva. >>

<< Non so perchè, >> disse Mattew << ma ho la sensazione che tu sappia moltissime cose... Dopotutto sei il braccio destro del generale. >>

<< Esatto. >> Rispose lui. << Ed il mio compito accertarmi che nessuno si faccia male. >>

<< Un giorno, una volta finita questa guerra, mi piacerebbe conoscerti meglio. Vorrei capire com'è la vita qui sulla Terra. Sul pianeta culla della nostra civiltà. Un pianeta ancora del tutto da scoprire. >>

<< E io vorrei sapere di più della vita su Marte. >>

<< Blake! >> Lo interruppe Cora: << Non stiamo sognando troppo? >>

<< Ah, già. >> Rispose lui abbassando lo sguardo. << Portaci dal re immediatamente. >>

<< Contaci. >> Rispose Mattew.

 

Il generale si guardò attorno: era giunto a terra. << Dov'è quel farabutto? >> Si domandò.

<< Parli di me? >> Disse una voce dietro di lui. Il generale si voltò, era il re, era Thersander. Di nuovo lui. Di nuovo quell'affascinante ragazzo biondo con gli occhi verdi acquamarina.

<< Ci incontriamo di nuovo. >> Rispose il generale, scortato da un immenso esercito di guardie.

<< Non ti perdonerò mai per quello che mi hai fatto! >> Gridò lui. Il suo esercito non era da meno.

<< Ho rubato la tua carissima? >> Domandò per provocarlo.

<< Non è di amore che si deve parlare adesso! >> Rispose lui.

<< Però se le facessi del male o se la imprigionassi, ci rimarresti di stucco. >> Si avvicinò al re. << Vedi, Thersander. Tu sei impotente: guardati attorno: non puoi fare niente per salvare il tuo popolo! Noi siamo di più. >>

<< E noi siamo un grande esercito, di uomini che provengono da entrambe le sfere. Siamo noi in maggioranza. >>

<< Tu non dovresti perdonarmi per quello che ho fatto? E come farei io a perdonare voi? Voi che ci avete sottratto il pianeta, voi che ci avete scacciati e schiavizzati, voi che ci avete privato del nostro pianeta! >>

<< Il vostro pianeta? Siete solo dei vili traditori della magia! >>

<< Se abbandonammo la magia, lo abbiamo fatto per una causa giusta. >> Sorrise. << Guardatevi, voi magici. Costretti ad essere mezzi pesce. Vi invidio! >> Rise di gusto.

Thersander capì che colui che aveva davanti era davvero un avversario senza scrupoli, doveva stare attento. Però al contempo gli aveva risparmiato la vita... Chi era costui?

<< Antiche leggende dicono che gli umani abbiano abbandonato la magia per non far soffrire quei figli che non la possedevano, cercando di dimenticarsene. >> Sorrise di nuovo. << Mi sono informato, il tuo discorso, Thersander, pecca da tutte le parti! >>

<< Non importa! Gli esseri senza magia sono inferiori! >>

<< Tu guarda che cosa siamo stati capaci di fare senza la magia, guarda queste navette, guarda queste armi, guarda questi robot... Questa sarebbe inferiorità? >> Sorrise. << Voi ci state nascondendo qualcosa, ecco che cosa. >>

<< Che cosa dovremmo nascondervi? >>

<< Un legame che unisce la magia agli umani. >>

<< Nessun umano si è mai impossessato della magia! >> Gridò Thersander irritato.

<< Tu dici? >> Sorrise. << Ho una domanda per te, caro re. >>

Thersander rimase in silenzio. Dopotutto, quelle erano le ultime parole del suo avversario. Perchè non concedergli una tregua?

<< Secondo te, tutti gli abitanti di Atlantide hanno una forma marina? >>

<< Tutti. >> Rispose lui. << Lo sento perchè i loro poteri me lo dicono. >> Quella domanda tornò a farlo dubitare sulla sua identità: chi era lui? E che cosa ne sapeva il generale di tutto questo? No, era solo una provocazione. Non doveva ascoltarlo!

<< Allora o siete voi che vi sbagliate di grosso o sono io che mi illudo facilmente. >> Rispose. << Vedete, la vostra Cora non ha una forma marina. >>
<< Come? >> Domandò lui estremamente colpito.

<< Un mio uomo fidato, intrappolato nelle statue di terra del deserto, è stato liberato da lei. Sembrava depressa, poverina. Come se qualcuno le avesse rovinato il cuore. Ha tolto il bracciale ed era ancora umana. Ha affermato di non essere una di voi. >>

<< Menzogne! >> Gridò. << Dici menzogne su tutto per distogliere la mia concentrazione! >>

<< Ti dico la verità. >>

Thersander si scagliò su di lui mentre i due eserciti iniziavano ad avvicinarsi: come poteva prendere in giro il suo pianeta, la sua gente, Cora? << Dimostramelo! >>

 

<< Il radar segnala che qui c'è una forte agitazione. >> Disse Mattew.

<< Che cosa starebbe succedendo? >> Domandò Blake.

<< In poche parole, se le stanno dando molto forte. >>

<< Il re è laggiù? >> Domandò Cora.

<< Probabile. >> Rispose Mattew seriamente. << Ma credo che sia troppo tardi per... >>

In effetti lo era. Ma non per il re o il generale, lo era per Cora. In quel momento si era già buttata dalla navicella, premendo il tasto dell'uscita d'emergenza. Doveva salvare Thersander. Ed Ernest. Non poteva permettere che si uccidessero l'un l'altro.

 

Il re combatteva bene, ma il generale sapeva difendersi altrettanto. La sua magia comparava la tecnologia di quest'ultimo, erano uguali.

<< Non vincerete! >> Gridò il re. << La gente non può fidarsi di una persona con la maschera! >>

<< Io sono un'autorità, la gente mi vede per come appaio! Io sono il loro riferimento, la loro speranza. >>

<< Non serve a niente nascondersi. >> Rispose. Aveva cercato tutta la vita di essere qualcuno che non era ed adesso stava incominciando a capire chi veramente fosse. Se avesse mai vinto, avrebbe visitato il mondo, perchè la barriera non sarebbe più stata necessaria e lui non sarebbe mai dovuto essere richiuso in quel palazzo. Voleva avvicinarsi al suo popolo. Voleva essere un sovrano ma al contempo solo un ragazzo. Un ragazzo libero da quella vita così sofferta, un ragazzo che odiava il suo passato. Voleva essere una persona nuova, e questo lo avrebbe fatto vincendo quella guerra.

<< Io non mi nascondo! >> Gridò il generale. Anche lui avrebbe voluto dare una svolta al suo passato e ci aveva provato, sbagliando. Aveva preso la decisione sbagliata. Ma l'avrebbe portata in fondo, anche se dopo sarebbe continuato ad essere nessuno, senza più una famiglia, senza più un luogo dove andare. Quegli abitanti di Atlantide gli avevano tolto tutto: la sua famiglia, la sua bella vita da ragazzo di città, i suoi amici. Lo avevano disorientato e mandato in quella assurda guerra, imprigionandolo. Avrebbe voluto dimenticare quei brutti momenti sconfiggendo coloro che gli avevano portato via quelli belli: loro. Il mondo non avrebbe dovuto conoscerlo perchè dopo sarebbe tornato ad essere quello che era sempre stato, un ragazzo comune. Nessuno avrebbe dovuto conoscere Ernest come “il generale”, colui che aveva condotto una nuova guerra e fatto milioni di vittime innocenti. Nessuno avrebbe dovuto conoscerlo per quello che non era, un assassino. Voleva semplicemente essere conosciuto come un semplice ragazzo dal passato incerto. Ma loro gli avevano distrutto la vita e meritavano di essere uccisi.

 

Cora guardò dappertutto: attorno a lei solo morte e distruzione. Il disordine, gli urli delle persone che combattevano, gli urli delle creature, i suoni delle macchine e degli elementi scatenati da quella magia... Doveva trovare Thersander!

 

<< Non la vedo. >> Disse Mattew.

<< Possibile? >> Domandò Blake turbato.

<< Troppo disordine. Il mio scanner non è abbastanza potente. >>

<< Dobbiamo trovarla! >> Rispose Blake: << Lei è tutto quello che mi rimane del mio passato, l'unica speranza... >> Si portò una mano alla fronte: stava soffrendo moltissimo. Ma che cosa aveva fatto?

 

Cora alzò lo sguardo: era stata colpita varie volte, ma non si era arresa. Doveva trovare il suo re e doveva avvertirlo. Doveva trovare Ernest e fermarlo. Un colpo secco alla schiena. Forse di una macchina, forse di una creatura elementale. Un colpo alla schiena la scaraventò a terra facendole battere seccamente la pancia. Provò come un senso di soffocamento, ma non poteva affatto arrendersi. Dolorante, si alzò in piedi e si guardò attorno: c'erano tantissime immagini confuse e sfocate... Sfocate dalla botta, sfocate dai suoi pensieri, sfocate dal senso della confusione attorno a lei. In lontananza, però, c'erano due figure che si muovevano rapidamente ed emettevano molti colpi luminosi. Si domandò se potessero essere veramente loro e a fatica si avvicinò.

 

<< Guardati! >> Gridò il generale. << Sei debole! Non vincerai! >>

<< Non vi permetterò di vincere. Il mio popolo sta soffrendo. >>

<< Il nostro invece no? Non credi che portarlo quasi all'estinzione non sia stata una forma di sofferenza? Vi faremo patire le pene che voi avete fatto provare a noi! >> Urlò. << Ma adesso, adesso è il momento di farla finita. >>

Un raggio luminoso partì dall'arma del generale, un raggio molto potente.

Thersander riuscì a schivarlo. Ma non poteva restare così senza fare nulla. Avrebbe dovuto contrattaccare. Concentrò tutte le sue energie sulla mano destra e poi le scagliò contro il generale, mancando la mira.

<< Voi non vincerete mai! >> Urlò lui.

<< No. >> Rispose il generale. << Sarete voi che non vincerete. >>

 

Cora li osservò bene: erano loro! Li aveva trovati!

“Perchè,” si domandò “perchè volete uccidervi a vicenda?” Doveva fare qualcosa e farlo in fretta. Con le sue ultime energie, andò verso di loro. Non sapeva che cosa avrebbe fatto. Voleva solo vederli entrambi in volto.

 

<< L'ho trovata! >> Gridò Mattew dalla felicità.

<< Portami da lei, svelto! >> Disse Blake.

 

Il generale e Thersander si guardarono entrambi minacciosi, come se si aspettassero l'attacco dell'avversario.

Cora li osservò. Se mai avrebbero scagliato entrambi un colpo allo stesso momento, sarebbe stata la fine.

In effetti, fu proprio quello che successe: il colpo partì nello stesso momento sia dalla potente arma del generale, sia dal corpo di Thersander.

Stavano per colpirsi, stavano per uccidersi, quando....

<< NOOOO!!!! >> Gridò una voce inaspettata. Era una voce femminile dolce ma al contempo spaventata. Nessuno vide nulla, vi fu solo un immenso bagliore.

Thersander distolse il braccio che aveva usato per ripararsi dalla luce e così tutti fecero lo stesso. In quell'istante la guerra si era fermata. Non era mai successa una cosa simile in tutta la storia dell'umanità, magici o non che fossero. Tutti guardarono nella direzione del bagliore, come se ci dovesse essere qualcosa. Ed in effetti qualcosa c'era, anzi, qualcuno.

Cora era ancora lì in piedi, viva, ma aveva un braccio forato, con il buco sanguinante e ben visibile. La ragazza si coprì il braccio con una mano, come per nascondere quella ferita evidente, ma non avrebbe più potuto fare niente. Tolse quindi il suo bracciale e lo gettò via, sotto gli occhi di un incredulo Thersander.

<< Cora! >> Gridò Blake correndo verso di lei, giusto in tempo per vederla collassare a terra.

<< No! >> Gridò di nuovo. << NO, CORA, TI PREGO! >> Urlò forte. Ma ormai lei non c'era più.

Pianse, pianse sul suo corpo che pareva essere ancora vivo. Non sarebbe mai più tornata indietro.

Anche Thersander si avvicinò. E così fece il generale.

<< NO! CORA! >> Gridò Thersander. Che cosa aveva fatto? Perchè lo aveva fatto? Si buttò a terra e poggiò delicatamente la fronte sui suoi capelli ricci. Le sue lacrime glieli bagnavano, ma lui non aveva la forza di reagire.

Anche il generale si avvicinò alla ragazza, provando un immenso rimorso per quello che aveva fatto: basta! Quella vita era solo una immensa bugia! Il generale, la guerra, tutto quanto! Prese la maschera e la scaraventò via. Non voleva più essere il malvagio generale, lui era Ernest!

<< Che cosa ho fatto... >> Disse con un fil di voce, buttandosi accanto a lei. In quel momento nessuno era un nemico, nessuno era più niente. I suoi occhi si levarono e guardarono quelli del nemico: anche Ernest fece lo stesso. I suoi occhi chiari e i suoi occhi scuri, per la prima volta a guardarsi in un patto d'intesa. Erano entrambi due ragazzi che avevano sofferto molto ed il loro sguardo esprimeva il loro stato d'essere di una vita passata a deperire. Non c'erano le parole, perchè non sarebbero servite a nulla. Non c'erano i gesti, perchè nessuno dei due aveva la forza di fare nulla. Erano lì impotenti davanti alla morte di una vittima innocente. Ed i loro sguardi innocui parlavano. I due capirono per la prima volta di poter andare d'accordo, di avere sbagliato...

<< Non tornerà più. >> Disse Blake. Non gli interessavano più i piani, non gli interessavano più le verità di quel mondo. Voleva solo Cora. Si sentiva responsabile di tutto, si non averla mai difesa abbastanza. Di essere stato uno stupido. Chiuse gli occhi e pianse in silenzio.

Tutti e tre i ragazzi lo fecero. Nessuno di loro badava più alla guerra, a nessuno importava più nulla.

<< Io la amo. >> Disse ad un tratto Thersander. << Mi sento uno schifo ad aver fatto quello che ho appena fatto. Qualsiasi persona lei sia. >>

<< E io mi sento uno schifo ad avervi nascosto la verità. >> Disse Ernest. << Scusami tantissimo, Blake. >>

<< Non sei l'unico, Ernest. >> Rispose lui. << Tu non sei il solo ad avere avuto un segreto per tutto questo tempo. Anche io e Cora ne avevamo uno. >> Doveva dirglielo. Tutto ciò ormai non aveva più importanza. << Vi sembrerà strano, ma noi veniamo dal passato. >>

<< Dal passato? >> Domandò Ernest alzando lo sguardo verso di lui. In quel momento Thersander si sentì male. Era colpa sua, lo sapeva benissimo.

<< Ho tante cose da dirvi, ma di alcune non ho mai avuto la conferma. >> Abbassò lo sguardo verso il bracciale. << Come la magia di Cora. Non abbiamo mai capito come sia stato possibile. >>

Cominciò quindi a raccontare loro delle Atlantipse, del tunnel, della città distrutta, del fiume, della foresta, del giaguaro, della donna... Raccontò tutto sotto gli occhi increduli di Thersander ed Ernest.

Quando ebbe finito, Thersander si alzò. << Io la amo. >> Osservò Cora. << E sono disposto a sacrificare la mia vita per lei. Conosco una magia che ridà la vita ad una persona in cambio di un'altra. La mia. >>

<< Non dovresti farlo... >> Disse Ernest.

<< Mi sento uno schifo ad averla uccisa. Vivrò il resto dei miei giorni a perire. No, non posso. Preferisco morire adesso. >>

<< E la tua corona? >> Domandò Ernest. << A chi la darai? >>

<< A te. >> Rispose. << Tu diventerai il futuro sovrano di Atlantide. >>

<< M-ma sei impazzito? Non sappiamo perchè Cora abbia i poteri! >>

<< Nessun umano ha mai avuto la magia con sè, è vero. >> Rispose il re. << Ma ciò non vuol dire che la magia non sia in lui. Almeno è quello che penso io. >>

<< Dove vuoi arrivare? >> Domandò Blake.

<< Se non ricordo male, la donna ha donato a Cora il bracciale. >>

<< Sì, l'ha fatto. >>

<< Nessun abitante di Atlantide ha mai donato i suoi poteri terreni a qualcun altro che non fossero altri abitanti di Atlantide. Se invece questi cercavano di rubare, venivano fulminati. >> Guardò Cora. << Nessuno si è mai fatto nulla. Anzi, acquistava i poteri dell'altro! È una cosa assurda e pazzesca! >>

<< Non sappiamo se funzionerà anche con gli umani! >> Disse Ernest. << E poi io non sono un buon... >>

<< Sei un buon capo, un ottimo guerriero. Ernest. Ti affido la mia corona. Per tu devi promettere che non farai nulla al popolo! >>

Ernest ci pensò su un attimo: che cosa avrebbe dovuto fare? Capì che l'unico modo per far smettere quella guerra era proprio quello di unificare i due popoli. Non c'era altro modo. Sarebbe stata una guida, un punto di riferimento importante. Anche se non avrebbe mai pensato di poter ambire a diventare sovrano, accettò.

<< Lo prometto. >>

<< Bene. >> Disse Thersander. << Ora prendi la mia corona. Te la dono. Una volta che tu l'avrai toccata, io perderò i miei poteri di sovrano e tu, se tutto dovesse funzionare, li acquisterai. >>

<< Ci proverò. >> Rispose lui.

In quel momento, Thersander prese la corona fra le mani. “Speriamo che funzioni.” Pensò.

<< Ora è tua. Io abdico in tuo favore, Ernest. >> Chiuse gli occhi e sperò che tutto andasse bene. Così fece anche l'altro ragazzo che d'ora in poi avrebbe condotto il popolo di Atlantide.

Qualcosa, però, obbligò Thersander a riaprirli: stava inevitabilmente perdendo l'equilibrio. E mentre si stava domandando che cosa mai potesse essere successo, eccola lì, bella e luminosa. La sua coda dello stesso colore degli occhi sotto le vesti. La sua vera forma. Il re sorrise. Non era diverso, era uno di loro. Adesso lo sapeva.

<< Grazie per avermi tolto un grande peso. >> Rispose lui lì a terra dov'era.

In quel momento, Ernest si sentì invaso da una miriade di poteri, qualcosa che non aveva mai provato in vita sua.

<< Posso fare tutto con questi poteri? >> Domandò.

<< Sì, ma faresti meglio a non usarli. Io di te mi fido. >> Rispose Thersander.

<< Comunque, quale peso ti ho tolto, Thersander? >>

Thersader indicò la sua coda: << Questa. Mi hai fatto scoprire di non essere diverso. >> Sorrise. << Però promettimi una cosa. >>

<< Dimmi. >>

<< L'unico modo per far finire questa guerra è unendo le due civilità. Promettimi che lo farai! >>

<< In nome di questo popolo, lo giuro! >> Gridò il nuovo re.

<< Benissimo. >> Si voltò verso Blake. << Tu invece, prenditene cura. >>

<< Lo prometto. >> Rispose lui ponendo una mano sul cuore.

<< Il momento è giunto. Ci dobbiamo salutare, addio. >>

<< Addio, Thersander. Sei stato un grande re. >> Disse Blake.

<< Già... >> Affermò Ernest tristemente. Perchè adesso ci stava così male nel perdere quella persona? Non doveva farlo!

Thersander pensò bene quello che doveva fare... Purtroppo per lui, l'amore per Cora era troppo grande e doveva trovare una persona su cui trasferirlo tutto. Cora avrebbe inevitabilmente ricambiato. Questo lo faceva stare male, ma doveva farlo. L'avrebbe fatta rivivere. Facendola amare un altro. Ed infine...

Guardò Cora e sorrise: le disse qualcosa vicino all'orecchio, qualcosa che non venne udito dagli altri due e poi cominciò a dire uno strano incantesimo, si riempì d'energia e la accumulò tutta sopra la sua testa. Dopodichè, la spostò tutta su Cora, illuminandola. Sorrise. La stava riportando in vita.

La guardò per un'ultima volta, mentre il suo braccio si stava rigenerando. Poi, cadde a terra senza vita.

<< Thersander!!! >> Urlò Blake andando verso di lui. Ma non appena lo toccò sentì come una repulsione, una forza che lo scaraventò ad una ventina centimetri dal suo corpo... “Ma che...?” Pensò. Il suo destino, in parte si stava già compiendo.

Non fece in tempo a pensare tutta la frase per intero che Cora stava ricominciando a respirare... A riprendere coscienza, a tornare in sé stessa.

<< Che cosa è successo? >> Domandò lei.

<< Va tutto bene. Thersander ha sacrificato la sua vita per te. >>

<< NO! >> Gridò alzandosi in piedi. << Thersander! >> Osservò il suo bel volto ed i suoi lineamenti: qualcosa era cambiato in lui... Improvvisamente si sentiva di non amarlo più ma di considerarlo come un amico.

<< Si è sacrificato per te, Cora. >> Disse Ernest. << Ha fatto un gesto davvero nobile. >>

<< E la sua corona? >>

<< Non ti preoccupare. >> Rispose lui. << Si trova in buone mani. >> Sorrise.

<< Ma sarai capace ad affrontare un compito del genere? >>

<< L'ho promesso a Thersander... >> Abbassò lo sguardo. << Non devo fallire. >>

<< Questo vuol dire che... >> Si interruppe. << Vuol dire molte cose. Adesso non mi sento più così diversa. >>

Ernest osservò Thersander: << Nemmeno lui. >> Si corresse: << Nel senso che Thersander non ha mai saputo di essere un tritone in vita sua. In questi attimi ha visto realizzare tutti i suoi desideri. >> Sorrise ancora. << Sono felice che tu non sia più diversa da nessuno. La magia ci aiuterà ad affrontare ogni cosa... >> I loro sguardi si incrociarono ed anche lì vi fu intesa... Un'intesa molto forte... I loro volti si avvicinarono pian piano l'un l'altro ed i loro nasi cominciarono a fiutarsi... Le loro bocche stavano per avvicinarsi.

Blake guardò il tutto indispettito: perchè a lui? Perchè prima Cora provava simpatia per Clark, poi per Ydatos, poi per Thersander e adesso stava per mettersi a baciare Ernest? Nel suo cuore sentì un grande senso di repulsione, una grande voglia di andarsene...

Ma una voce irruppe nelle loro teste: << Adesso è il momento. >>

“Il momento per cosa?” Domandò Blake.

Cora staccò la presa da Ernest... E pensare che lo stava quasi per baciare... Perchè non avvicinarsi di nuovo e riprovarci?

<< Che c'è? >> Domandò lui.

<< Niente. >> Rispose lei. Si riavvicinò di nuovo, i loro nasi si sfiorarono, le loro bocche... In quel preciso istante, sia Blake che Cora si sentirono sollevare in aria. Che cosa stava succedendo?

<< Che cosa sta succedendo? >> Domadò Ernest tenendo Cora per un braccio.

<< I-io non lo so! >> Gridò lei. << E-Ernest non lasciarmi! >>

La forza però era troppo forte e dietro di loro si creò una sorta di tunnel dimensionale.

<< Cora! >> Urlò spaventato Ernest. Non voleva perderla. Non adesso. Perse la presa.

<< Ernest! >>

 

**************************************************************************************************************

Delle voci. Tante, tantissime voci attorno a loro. Blake e Cora aprirono gli occhi, come risvegliati da un brutto sogno.

Accanto a lei c'era Clark.

<< Clark! >> Gridò felice.

<< Dimmi, sono qui. Vedi, siamo ancora vivi! >> Sorrise. << Il tunnel della morte non è poi così male, io lo rifarei! Dean e Blake, venite con me? >>

<< Ah, no, grazie. >> Rispose Blake. << Tutto questo girare mi ha fatto venire su le patatine. >>

<< Comunque sia, caro mio, devi pagarmi il prezzo della scommessa. >> Disse Dean.

<< No... >> Disse lui. Si guardò intorno: dove si trovava? Nel parco delle Atlantipse... Perchè aveva la sensazione di essere stato lontano per tutto quel tempo? Era sempre rimasto su quelle montagne russe! Anche Cora se lo domandava, come se le mancasse qualcuno. Ma erano passati solo tre minuti di pura follia... Il bello, però, era che nessuno dei due si ricordava più niente del mondo futuristico di Thera, come se entrambi fossero usciti da un sogno. Un sogno che però si sarebbe ripresentato presto.

Ragazzi! A questo punto la storia sarebbe finita... Blake e Cora sono tornati a casa, vicino ai loro amici... Sembra che il tempo si sia ripristinato... Allora era questo che intendeva Clark? In più, Blake e Cora sembrano non ricordarsi nulla... Ma perchè proprio adesso? Perchè quando cominciava a farsi tutto più interessante? Vi dirò che non è ancora finita, invece. Molti misteri sono ancora irrisolti... E poi c'è da rimanerci male per Thersander. Ma credetemi, ci rimarrete molto più male in futuro, specialmente coloro che per lui provano una certa simpatia... Già adesso abbiamo visto che ha riversato i suoi poteri ad uno che fino a pochi secondi prima riteneva un nemico... E, se non lo avvete ancora notato, Ernest è la "vittima" diretta del bel biondo... Beh, il mistero di Cora e Thersander è risolto, ma ancora mi viene da pensare che l'ex re abbia un piano ben preciso... Perchè credetemi, lo rivedremo. Insieme a tanti altri...Preparatevi per nuove comparse, nuovi nemici, nuovi misteri... Anche la silfide e la donna restano ancora nell'ombra, ma presto faremo luce su queste due figure. E sulla profezia di Cora che per il momento risulta confusa e priva di significato... Due strade... Qui io ne vedo ben tre (se non forse di più in futuro)... Ma alcune di esse sono strettamente collegate... Dunque... Siete già pronti a tornare ad Atlantide? A scoprire il lato nascosto della Terra? A scoprire le colonie spaziali? Benissimo, a presto, allora!

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Capitolo 31
*** Epilogo ***


Ernest osservò il cielo: erano passati quattro anni ormai. Ce l'aveva fatta: era riuscito ad unificare i due popoli, anche se aveva dovuto combattere duramente per rendere il loro legame quasi instabile. Avrebbe sicuramente dovuto combattere ancora, questo lo sapeva. E sapeva che la sua “scusa” non sarebbe stata valida, non senza combattere. Nel volto di Thersander aveva visto il futuro, aveva visto due popoli unificati, due popoli diversi ed uguali allo stesso tempo. Perchè eliminarli non sarebbe mai stato possibile. Doveva anche porre fede alla sua promessa: avrebbe protetto il popolo di Atlantide, ma ad una precisa condizione: fondere la magia con la tecnologia. In meno di due anni erano riusciti ad esplorare Venere e le lune di Giove. Le operazioni per la colonizzazione erano in corso ed in rapido e progressivo miglioramento. Con la magia, avrebbero potuto conquistare tutti i pianeti del sistema solare. Ormai lo sapeva: la magia, in molti dei casi non è permanente, va continuamente tenuta sotto controllo. Mentre la tecnologia ha un declino molto più lento. Grazie a quest'ultima avrebbero stanziato le varie civiltà e con la magia provveduto a far sì che i limiti della fisica fossero superati. Una buona parte delle persone (abitanti di Atlantide ed umani compresi) lo amava, mentre qualcuno ancora lo disprezzava. Quei pochi che lo odiavano si domandavano perchè avesse deciso un cambio di posizione così drastico e veloce, perchè avesse deciso di passare dall'altra parte in questo modo.

Da quando c'era lui, Thera era tornata a risplendere, sempre dentro i canoni della sua filosofia: antico e nuovo insieme, il cristallo fuso ai vecchi edifici semidistrutti... Il terzo cerchio era diventato una vera e propria parte di metropoli. Gli altri due, quelli più centrali, avevano mantenuto le loro caratteristiche, seppure il vetro fosse stato il materiale usato per riparare i vari palazzi. Osservò il terzo cerchio: c'erano molti edifici volanti: turisti. Solo chi era ricco poteva permettersi una costruzione del genere. Gli altri, invece, erano più degli altissimi edifici camuffati in mezzo a quelle tracce di civiltà passata. Più in là ancora, era stata impiantata una città sommersa, sovrastata da una città “galleggiante” con moltissimi canali, un po' come nell'antica Venezia. Ovviamente non avrebbe mai potuto rovinare il paesaggio di Thera, così installò un protocollo: la periferia doveva essere perfettamente concentrica e doveva permettere il passaggio di navi di grosso calibro. Aveva inoltre previsto una rete aerea e ferroviaria anche subacquea che avrebbe permesso il passaggio dei turisti, oltre ad un miglioramento del porto. Sorrise: grazie all'unione delle due civiltà il mondo era davvero migliorato.

Un libro, però, lo fece tornare alla realtà: un libro inviato a Thersander da una principessa della sfera interna al pianeta, una principessa che adesso sarebbe diventata la sua promessa. “No!” Pensò. Lui non si era mai arreso al desiderio di rivedere quella ragazza, aveva fatto di tutto per arrivare a lei, la bellissima Cora! Il suo amore era nato così, come per magia. E sembrava quasi che anche lei fosse sparita per una sorta di incantesimo... Lanciato da chi? Dov'era adesso? Era di nuovo nel passato? Doveva assolutamente trovarla, perchè senza di lei non poteva stare! La sua nuova promessa sarebbe arrivata a giorni, una ragazza che lui non avrebbe mai amato! Doveva trovare una soluzione al più presto e fare in fretta, molto in fretta... Ma come fare? Quattro anni di ricerche non gli erano servite a nulla...

<< Maestà! >> Disse una voce.

<< Ditemi. >> Rispose lui voltandosi verso il servo.

<< L'uomo che avevate richiesto ora è qui. >>

<< Arrivo. >> Disse.

 

Ydatos era lì, arreso alla forza delle guardie reali che lo avevano trasportato di peso fino al palazzo.

Il suo volto era chinato ed i suoi capelli pendevano giù dalla testa, come se anch'essi si fossero arresi.

<< E così sei tu Ydatos, giusto? >> Domandò Ernest avvicinandosi a lui.

<< Sì, maestà. >> Rispose.

<< I tuoi occhi mi dicono che sei confuso. >>

<< Sì maestà. Non capisco il motivo per cui voi mi abbiate portato qui. >>

<< La ragione è semplice. >>

Ydatos sollevò il volto.

<< Qualche anno fa, hai conosciuto una certa Cora in uno dei tuoi tanti viaggi? >>

<< Può darsi. I- io ora non... >> Il suo viso si aggrottò un attimo per pensare, come se quel nome lo avesse già sentito.

<< Diceva di venire dallo Stato dell'Estremo. >>

Ydatos scavò più a fondo nella sua memoria: in effetti sì, c'era una ragazza che diceva di venire dallo Stato dell'Estremo, luogo dove era finalmente andato a convivere con la sua Serena.

<< Cora... >> Disse.

<< Sì, Cora. >> Rispose il re.

Fu a quel punto che Ydatos ricordò i suoi due occhi verdi spiccanti ed i suoi capelli ricci e marroni... Cora, quella che pareva meravigliata dal nuovo mondo in cui si trovava! Proprio lei!

<< Cora! >> Esclamò. << Sì, me la ricordo. Le ho spiegato molte cose. Pareva molto inesperta sul mondo della superficie. >>

<< Sapete dirmi dove l'hai vista la prima volta? >>

<< Sulla nave... >> Rispose lui. << Ma perchè volete sapere? >>

<< Perchè lei non è dello Stato dell'Estremo. È umana, come me. E viene dal passato. >> Sorrise. << Non ti ha detto di più? >>

<< Ha detto che aveva degli schiavi e me li ha fatti vedere... Erano tutti umani, maestà. >>

<< Perchè erano i suoi amici! >> Rispose. << Dimmi, Ydatos. Tu le hai spiegato molte cose su questo mondo, vero? >>

<< Solo il necessario. >>

<< Alcuni marinai di bordo che erano con te mi hanno detto che Cora ci è rimasta molto male quando ha visto una sirena piombare sulla nave. >>

<< La mia Serena? >> Poi, aggiunse: << Ma se Voi dite che era umana, si sarà spaventata moltissimo nel vederla. >>

<< Sarà anche vero. >> Rispose. << Però non mi torna una cosa... >>

<< Che cosa, maestà? >>

<< A quanto pare mi hanno riferito che tu hai saltato molti turni per farle vedere il mondo circostante... >>

Ydatos rimase in silenzio.

<< Dunque è vero. >> Sorrise. << Confermi? >>

Il ragazzo osservò il re. In effetti quella era la verità, ma che cosa doveva dirgli? Doveva mentire e mancargli di rispetto oppure mantenere a parola data? Quello era umano, non doveva fidarsi! Ma era pur sempre il sovrano...

<< Sì, maestà. >>

<< A quanto pare, c'è una sola spiegazione. >>

Ydatos di nuovo non disse nulla.

<< Se lo hai fatto è perchè l'amavi! >>

<< Questo non è vero! >> Controbattè lui. << L'ho fatto solo per entusiasmo, per farle vedere il mondo! >>

<< E non credi che non sia un passo per arrivare ad amare una persona, questo? >>

<< Maestà, io non ho fatto niente di male! >>

<< No, hai solo saltato i turni e messo a repentaglio la vita di tutti! >> Lo osservò in viso: << Non credi che tu l'abbia fatto per sapere qualcosa di più su questa ragazza? >>

<< No, era esattamente così come si presentava! Un ragazza semplice e che trattava in modo dignitoso gli umani!>>

<< Non credi che stavi per metterla in pericolo? Se quell'umana si fosse innamorata di te, sempre se non lo sia stata veramente, e tu di lei, sarebbe successo qualcosa di molto grave per tutti! >>

<< Ma maestà, io non lo sapevo! >>

<< Saltare i turni, no, invece? >> Cominciò a camminare avanti ed indietro. << Lo hai fatto altre volte? >>

<< No, maestà. >>

<< Tu mi dici di no, ma posso sapere se tu mi stai dicendo la verità? >>

<< Sì, maestà. Il vostro potere. >>

<< Non lo userò. Per il momento. >> Sorrise. << Non voglio obbligarti. >>

Ydatos sapeva bene di aver mentito, lo aveva fatto moltissime altre volte. Non voleva essere un marinaio, voleva essere qualcosa di più. Era stato educato a pianificare, ad osservare il futuro da ogni punto di vista, ad essere ottimista, ma la sua famiglia era venuta a mancare ed il suo inesorabile destino si era compiuto. Era diventato un ragazzo di nave e poi successivamente un uomo di nave. Lui il mare lo conosceva bene, il suo elemento era quello dell'acqua. Ma dentro al cuore si sentiva di essere qualcosa di più, non per vanto, ma perchè gli sembrava che ci fosse qualcosa in lui, qualcosa di diverso.

<< Sì, maestà. Vi ho mentito. >> Sorrise. << Perchè io amo una persona che vive nelle profondità dell'oceano. E da quando c'è lei, sono andato a vivere là sotto. >>

Quelle parole fecero rimuginare Ernest. Anche lui amava tantissimo una persona, una persona che però era sparita nel nulla, senza sapere dove ora si trovasse e come stesse.

<< Io ho costruito un nuovo regno, ho costruito una nuova civiltà, grazie all'aiuto di tutti coloro in cui credono nei propri sogni. Ma tu, Ydatos. Non sei uno di quelli. Non hai fatto altro che scappare al tuo destino... >> Abbassò gli occhi. Il suo si era inesorabilmente compiuto. Doveva essere quello che era. Niente di più. << Quando bisogna accettarlo e migliorarlo. Dimmi una cosa, Ydatos. >>

Ydatos lo guardò negli occhi, in quegli innocenti occhi scuri.

<< Credi che se io non avessi accettato il mio destino, tutto questo sarebbe stato possibile? >> Guardò fuori. << Questo è un mondo di speranze, non un mondo di arrendevolezza fatto da persone che scappano davanti agli ostacoli. >>

Il ragazzo abbassò la testa. Era vero. Ma perchè accettare un destino che non lo avrebbe portato da nessuna parte?

<< Ma maestà, io non sto scappando! >>

<< Sì, invece! Lo stai facendo! Che cosa credi di essere, allora? >>

Ydatos abbassò anche lo sguardo. Chi era veramente?

<< Chi credi di essere? >>

<< Maestà, io non lo so! >> Rispose sfogando tutto sé stesso.

Il re salì le scale e si voltò di schiena: perchè Cora si era fidata di lui? Come poteva essere amica di una persona che ingannava anche sé stessa? Doveva proteggerla, proteggerla per amore, perchè se lo sentiva, sarebbe tornata presto.

<< Toglietegli tutto e gettatelo in una vasca. >> Disse Ernest.

<< Perchè, maestà? >> Domandò lui terrorizzato.

Il re fece per avvicinarsi e dirgli qualcosa, ma non disse nulla. Si limitò a veder eseguiti i suoi ordini. Ed una volta che fu in acqua senza più niente addosso, nemmeno il bracciale gli disse: << Bene, tritone. >> Gli guardò la coda: di un blu intenso, come il suo elemento. << Se vuoi scappare, non hai bisogno neanche di questo. >> Raccolse il bracciale da terra e lo osservò: ora non doveva far altro che riassorbire quel potere.

<< Maestà, non potete farmi questo! >> Gridò Ydatos.

Ernest non lo ascoltò. Chiuse gli occhi ed inspirò. L'aria che gli entrava nei polmoni era lo stesso potere che entrava nella corona.

<< Se vuoi scappare, ti devi salvare da solo. >> Osservò il tritone che lo guardava sbattendo la coda qua e là nell'acqua, come per schizzargli addosso. A quel punto, Ernest disse: << Cristallizzatelo! >>

<< No, quello no, vi prego, maestà! >>

Ernest si diresse verso le sue stanze personali mentre le guardie portavano via a forza il tritone.

<< E portatelo dove nessuno lo possa trovare. >>

<< Maestà! >> Gridava lui. << Maestà! >>

Ma il e non si girò affatto.

A quel punto, Ydatos disse: << Non siete degno di essere il nostro re! Né Voi né nessun altro umano! >>

Quelle parole fecero soffrire molto Ernest. Ma non poteva tirarsi indietro. Il suo volere glielo impediva. Si voltò ancora una volta appena in tempo per vedere la coda del tritone sparire dietro l'angolo.

 

Quella notte, Ernest non si dava pace: era troppo turbato per la sua Cora. Lui l'amava, e tutto quello che aveva fatto era stato per amore. “Basta!” Si diceva. “Basta, ti devi calmare!”

Eppure qualcosa in lui diceva di non arrendersi, di non fermarsi davanti a niente. Non avrebbe mai sposato una principessa che neanche conosceva, lui voleva Cora, solo lei!

<< Maestà! >> Gli dissero.

<< Ma non vedi che sono stravolto? >> Domandò lui rigirandosi nel letto.

<< Maestà, è urgente! C'è una donna che vi vuole parlare! >>

<< Rimanda a domani! >>

<< Non è possibile! Vuole parlarvi subito! E poi ha un potere misterioso, mai visto prima! >>

<< Come? >> Domandò il re alzandosi di scatto.

<< Esattamente come vi ho detto, maestà. Ha un potere che nessuno ha mai visto prima! >>

Di scatto, Ernest si alzò dal letto e si vestì il più velocemente possibile: se era così la questione doveva essere davvero urgente.

 

Ernest giunse alla sala reale, scortato dalle guardie. In piedi c'era una donna, una donna coi capelli verdi e di bell'aspetto, di età indefinibile.

<< Vi attendevo. >> Rispose lei.

<< E tu chi sei? >> Domandò Ernest osservandola dal capo ai piedi.

<< Prima devo farvi vedere una cosa, Ernest. >> Sorrise. In un secondo tutto fu avvolto da una straa luce bianca ed in un altro, il palazzo era sparito. Si trovavano in una strana grotta molto buia.

<< Illuminerò la grotta. >> Disse la donna.

<< Ma che posto è questo? >> Domandò Ernest estremamente confuso da quello che era appena accaduto. << Ha a che fare con Cora? >>

La grotta si illuminò in un istante, rivelando tutte le sue sfumature granitiche. Era un posto molto grande, anche se chiuso.

<< Il viaggio di Cora è cominciato qui. >> Rispose lei.

<< Da questa grotta? >> Domandò il re confuso. << Questo vuol dire che il passaggio temporale è venuto qui! >>

<< Il principe splendente creò un varco col suo potere. Ma lo fece per difendere la debole regina, inconsapevole di quello che avrebbe causato. >>

Ernest guardò un attimo le pareti e poi osservò fuori: poco lontano si vedevano degli edifici di una città distrutta. Una città umana. Riflettè un attimo sulle parole della donna: splendente principe, debole regina... Un momento!

<< Thersander? >> Domandò.

<< Il suo amore per Cora è sì grande che l'abbia salvata. >>

<< Da chi? >>

<< Dal sovrano rinascente. >>

Ernest rimase un attimo a meditare sulle parole della misteriosa donna: sovrano rinascente. Poteva essere... Nient'altro che lui! Lui era rinato dalla sabbia e lui aveva fatto rinascere la civiltà.

<< Da me? >> Domandò confuso.

<< Il suo amore per lei è sì forte che non la perderà di vista mai. Le sta accanto adesso. >>

<< Impossibile. >> Rispose lui. << Thersander è morto. >>

<< Prima di lasciar la vita, usò tutta la sua magia. >>

<< Questo che cosa vuol dire? >> Domandò Ernest.

 

Cora era lì, nel parco delle Atlantipse, insieme a quei nuovi sconosciuti. Li avrebbe tanto voluti rivedere, ma era ora di ripartire. Aveva preso il loro numero, anche se non ci avrebbe parlato molto spesso insieme. Le amicizie finiscono così: ci si perde di vista e poi pian piano non ci si sente più. Abbracciò Clark, quel bellissimo ragazzo dai capelli neri e gli occhi del cielo.

Mya abbracciò Dean e si mise a piangere, come se se ne fosse innamorata. Possibile? Dall'altra parte, anche Dean si sentiva molto male, per una ragazza che conosceva da pochissime ore: quattro, per l'esattezza.

Infine, Cora guardò intensamente gli occhi di Blake. Ma dove li aveva già visti?

Allo stesso tempo Blake guardò Cora con un velo di tristezza addosso. Perchè?

 

Ernest osservò la donna. << Non c'è una spiegazione più semplice? >>

<< Il re splendente conosceva moltissime magie. La sua dote più grande era l'astuzia. Prima di morire, una volta ridata la vita a colei che l'amava, fece la sua ultima magia. >>

Ernest la guardò con stupore.

 

Cora vide qualcosa negli occhi di Blake, una scintilla. Un qualcosa che non poteva aver visto da nessuna parte, eppure, sembrava che fosse appartenuta a qualcuno che lei aveva già visto... Chi? E soprattutto, dove?

 

<< Un controincantesimo! >> Gridò lui con estremo stupore.

Osservò di nuovo la donna: il suo sguardo tramava un immenso odio e senso di vendetta, avrebbe riportato indietro Thersander e Cora a qualsiasi costo.

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Capitolo 32
*** Ringraziamenti ***


Chiedo umilmente scusa se fino ad ora non ho ringraziato nessuno... Visto che questa storia continua a piacere e ad avere di giorno in giorno nuove visite, vorrei ringraziarvi davvero tutti, dal primo all'ultimo. Grazie a coloro che hanno messo questa storia fra i preferiti, grazie a coloro che l'hanno messa fra le seguite o le ricordate e grazie a chi ha deciso (seppur timidamente) di leggere ogni capitolo di questa storia solamente leggendola. Anche voi che siete stati silenziosi, mi avete fatto felice. 
Grazie a tutti voi!
Bene, volevo aggiungere solo un'ultima cosa, a questo punto: per chi ancora non lo sapesse, sto già lavorando sul seguito di Atlantipse: Introvearth. Qui verranno approfonditi alcuni aspetti che non ho avuto modo di trattare in questa prima storia!
Per chi volesse passare, cliccate qui
Spero vivamente che anche questo seguito possa continuare ad intrigarvi, mentre sto già lavorando su alcuni nuovi aspetti della storia... Sì, ho in mente di revisionarla, ma non so ancora bene quando lo farò, probabilmente non appena avrò finito la saga.
Per qualsiasi dubbio sulla storia oppure se vi è piaciuta, se vi va, le recensioni sono ben accette. Vedrò di rispondervi il prima possibile!
Grazie ancora a tutti voi :)
Fant

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