Flowers di Wits (/viewuser.php?uid=110914)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~ Happiness and marriage; (TedxVictoire) ***
Capitolo 2: *** ~ Di compleanni, pozioni e fiori; (HugoxLily) ***
Capitolo 3: *** ~ Flower of death and sorrow; (JamesxDominique) ***
Capitolo 1 *** ~ Happiness and marriage; (TedxVictoire) ***
~ Happiness and marriage
• Happiness and marriage;
I
granelli di polvere danzavano illuminati dai flebili raggi di sole, sotto lo
sguardo della giovane Victoire Weasley. Si era seduta su una sedia a poca
distanza dallo specchio che aveva rotto pochi minuti addietro, subito prima che
Rose – l’ultima che aveva tentato di parlarle e farla ragionare – lasciasse la
stanza.
Si sono arresi tutti,
pensò la bionda ora con lo sguardo rivolto alla porta in ebano che non veniva
aperta da qualche minuto ormai.
Era
un martedì di Maggio, il giorno del suo matrimonio, e lei se ne stava seduta
nella ‘saletta di preparazione’, come l’avevano chiamata, con la gola che le
bruciava per aver urlato anche troppo e gli occhi che pizzicavano a causa delle
lacrime che premevano per uscire e minacciavano di rigarle il viso da un
momento all’altro.
Si alzò e osservò di nuovo il suo riflesso, deformato, nei frammenti di specchio:
era troppo simile a sua madre, il vestito era suo, il velo anche, aveva deciso
persino il trucco e l’acconciatura da farle e anche la chiesa era stata
decorata praticamente secondo i gusti di Fleur…
Victoire
avrebbe voluto dirle qualcosa, ricordarle che era il suo di matrimonio, ma la
madre sembrava così felice e lei non voleva distruggere quella felicità,
nonostante sapesse di dover essere lei quella contenta, in fondo quello doveva
essere il più bel giorno della sua
vita.
«Vic?»
Una
voce maschile a lei fin troppo conosciuta interruppe il flusso dei suoi
pensieri e la Weasley corse a nascondersi dietro un separé rosato che,
ovviamente, aveva fatto mettere sua madre.
«Lo
sposo non deve vedere la sposa prima del matrimonio Teddy!»
«Lo
so, lo so, me l’hanno detto quasi dieci persone prima che riuscissi ad entrare.
Chiuderò gli occhi, ma tu devi venir fuori di lì e darmi la mano, okay?» Ted
chiuse gli occhi e tese il braccio in avanti, il palmo della mano rivolto verso
l’alto, in attesa.
Victoire
fece capolino da dietro il separé e rivolse uno sguardo interrogativo al
ragazzo che le stava davanti, assicurandosi anche che avesse sul serio fatto
ciò che aveva detto, quindi si spostò e fece qualche passo incerto verso di
lui, appoggiando poi la mano su quella di Ted.
«Bene,
si va. Pronta?» Il giovane Lupin sorrise, gli occhi ancora chiusi, stringendo
la presa.
«Si
va? Dove? Ted sei impazzito? Dobbiamo sposarci in meno di…»
Troppo
tardi, si era già smaterializzato altrove e solo quando furono lì Vic si
accorse che si trovavano davanti alla vecchia casa di Andromeda, la quale era
morta da quasi un anno ormai. Il ragazzo aveva ancora gli occhi chiusi e la
prima cosa che percepì fu l’intenso odore dei fiori piantati nel giardino sul
retro, sua nonna aveva sempre avuto una passione per i fiori, almeno da quando
aveva memoria.
«Devo
portarti in un posto, posso aprire gli occhi?» Domandò, tirando un po’ la mano
della fidanzata, per attirare la sua attenzione.
Sentì
la ragazza muoversi un po’ intorno a lui, senza mai lasciare la presa sulla sua
mano, prima che questa annuisse, dandosi poi della stupida perché lui non
poteva vederla. «Apri, ma non guardare dietro di te.» Disse, con tono
perentorio.
Ted obbedì e la prima cosa che vide, dritto di fronte a lui, fu la sua vecchia
casa e non poté sopprimere un sorriso triste – da quando Andromeda non c’era
più il giovane Lupin si era trasferito in un piccolo appartamento a Diagon
Alley, con la scusante che quella casa era troppo grande solo per lui.
Distolse
lo sguardo, sentendo la malinconia prendere il sopravvento e cercando di
ricordarsi che l’ultima cosa che Dromeda avrebbe voluto era che lui piangesse
per colpa sua il giorno del suo matrimonio, e iniziò a camminare verso il suddetto
giardino. Victoire lo seguì senza proferire parola, troppo presa dai ricordi
che incontrava ovunque guardasse: il melo sotto al quale lei e Ted giocavano
con la più piccola Domi quando erano bambini, il porticato sotto al quale
Andromeda raccontava loro tante storie diverse e sempre belle, il gradino sul
quale era inciampata mentre giocava a nascondino con Ted…
Quando
quest’ultimo si fermò, giunto davanti ad un aiuola, la ragazza si scontrò con
la sua schiena. Il giovane Lupin non ci fece caso, si chinò e raccolse una
peonia bianca, prima di girarsi e appuntarla sul vestito della sua futura
moglie ignorando
le sue proteste riguardo al non vedersi.
Prese
un respiro profondo, prima di iniziare a parlare, mentre Victoire osservava il
fiore: «Nonna mi ha sempre detto che le peonie portano fortuna e matrimoni
felici e sai perché te ne ho data una? Perché sono sicurissimo che il nostro
sarà un matrimonio felice, quindi non essere nervosa e non preoccuparti, perché
anche se ci trovassimo nella chiesa più brutta del mondo non mi importerebbe.
Ciò che conta siamo noi due, sei tu e sei meravigliosa come sempre.»
La bionda alzò lo sguardo e sorrise, passando la mano sulla guancia del ragazzo
e asciugandogli una lacrima solitaria. «Dovevo
saperlo, solo tu potevi riuscire a calmarmi, sei sempre e solo tu.»
Ted
annuì e strinse la presa sulla mano della ragazza, sorridendo, prima di
smaterializzarsi nuovamente. Quando giunsero di nuovo nella stanza di
preparazione Victoire gli lasciò un bacio sulla guancia e corse in chiesa, la
bacchetta alla mano. Con un paio di movimenti fluidi del polso e alcuni
incantesimi non-verbali, la bionda aggiunse due peonie bianche ad ogni
decorazione messa dalla madre.
Fleur
non sollevò obiezioni e la figlia osservò con fare soddisfatto la fine della
sua opera, prima di tornare nella stanza dove aveva lasciato Ted, con tutte le
cugine al seguito. Ovviamente il ragazzo fu buttato fuori in men che non si
dica, ma prima che potesse raggiungere la chiesa, Lily uscì dalla camera e gli
appuntò una piccola peonia al taschino della giacca.
«Grazie»
Mormorò il giovane sposo, sorridendo alla più piccola di casa Potter.
Quest’ultima
ricambiò il sorriso e sparì dietro la porta.
Il
matrimonio fu stupendo, così come i due sposi. Victoire era davvero bella nel
suo abito color champagne, con i capelli sciolti ad incorniciarle il viso e lo
stesso fiore che Ted portava al taschino appuntato sul velo, ma anche lui non
era da meno nel suo smoking.
Da
quel giorno la peonia fu la chiave del loro matrimonio che, proprio come aveva
predetto Ted, fu davvero felice.
Angolino della tipa alla tastiera che non ha niente da fare:
Sssalve :D
Sono tornata, anche se non con un capitolo di Upside Down (Che tra
l'altro dovrei scrivere prima che la mia collega mi uccida (?)) *Coff*
Comunque, queste one-shot senza né capo né coda sono
state scritte per una competizione con Robbers (la collega
soprannominata), ma quest'ultima l'ha completamente dimenticato e ora
mi sta costringendo a pubblicarle...
Okay devo smetterla di blaterare adesso. Spero che come prima one-shot
vi piaccia e che magari continuerete a seguire questi miei scleri :3
Grazie a chi leggerà e a chi troverà il tempo per una mini-recensione che mi farà super felice (?) :3
_Dreams
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Capitolo 2 *** ~ Di compleanni, pozioni e fiori; (HugoxLily) ***
~ Di compleanni, pozioni e fiori;
~ Di compleanni, pozioni e fiori;
Lily sbuffò, spostando così un
ciuffo rosso che le era finito davanti agli occhi, e riprese a leggere,
cercando di capire qualcosa di quel libro. Lei e Erbologia erano praticamente
due mondi a parte, anche quando provava ad avere qualche contatto con quella
materia i suoi tentativi si rivelavano inutili.
Sbattendo le palpebre più volte
tornò indietro di qualche riga e rilesse l’ultima frase prima del punto, prima di
spostare lo sguardo sull’immagine di un fiore lì accanto.
«Ehi Hugo, lo sapevi che c’è un
fiore babbano che viene chiamato Erba degli Incantesimi?»
«Sì Lils, è il Fiordaliso…»
Replicò lui, completamente concentrato sul calderone davanti a sé, «Ed è quello
che ti ho regalato ieri.» Aggiunse poi, cercando di versare la giusta quantità
di polvere di peperoncino.
Il giorno prima era stato
effettivamente il compleanno della più piccola di casa Potter, che aveva appena
compiuto quindici anni, e fra tutti i regali che aveva ricevuto, quel semplice
fiorellino le era rimasto decisamente impresso.
Lily mise i piedi sulla parte di
banco vuota, come il resto dell’aula di pozioni, loro due a parte, e si
accigliò, «A proposito, perché mi hai regalato proprio un fiordaliso?» chiese.
Hugo rischiò di far saltare tutto per aria, ma fortunatamente riuscì a
recuperare la goccia in più che aveva spillato. C’era un motivo preciso se
aveva deciso di darle quel fiore, insomma aveva capito ormai da due anni che non
sarebbe mai riuscito ad esprimere a parole ciò che provava, quindi perché, si
era chiesto, non tentare con il linguaggio dei fiori?
«Nessun motivo in particolare, secondo me ti si addice…»
Perché non ne sarebbe stato
capace neanche in questo modo. Doveva essere quella tremenda mancanza di
coraggio che l’aveva fatto finire a Tassorosso, visto che per il resto era
molto simile a tutti i suoi cugini Grifondoro.
Eppure era sicuro che se si fosse
trattato di una ragazza qualunque sarebbe stato tutto molto più semplice. Lily,
però, non era una ragazza qualunque, Lily era Lily, era speciale ed era sua cugina – cosa che la parte razionale del
suo cervello non smetteva di ricordargli ogni volta che erano soli o anche
semplicemente insieme.
Quello era uno dei tanti momenti
in cui malediceva il suo essere Weasley, se non fossero stati parenti magari
sarebbe stato più facile dirle ciò che provava, ma quel piccolo particolare rendeva tutto più complicato. Vero era, però,
che non poteva neanche dare la colpa solo a quello, visto che cugini o meno il
suo essere un fifone rimaneva.
«Perché? Che significa?» Lily
osservò il ragazzo in attesa di una risposta, certa di poterla avere perché
Hugo era letteralmente un genio in Erbologia – e lei lo sapeva perché copiava sempre i compiti da… ehm,
perché era molto attenta.
Il rosso deglutì a vuoto, «Dolcezza, felicità e leggerezza.» elencò, guardando
la ragazza di sottecchi, mentre tagliuzzava dei petali di rosa e li aggiungeva
alla pozione.
Una parte di lui sperava
seriamente che la ragazza potesse capire il vero motivo per il quale le aveva
dato quel fiore, mentre l’altra parte, quella più razionale e che ormai si era
rassegnata, era completamente contraria.
Ovviamente con la fortuna che si
ritrovava, Hugo si era scelto la ragazza più ingenua di tutta la scuola, almeno
per quanto la riguardava, mentre se si trattava di altri era sempre la prima a
capire tutto. Forse l’unico modo per farcela arrivare era urlarglielo in faccia,
oppure, in modo molto meno violento, magari scriverlo su un cartello… se non se
ne fosse accorta neanche in quel caso, beh, avrebbe sempre potuto usare il
cartello come arma di omicidio di massa. Finito ad Azkaban cercando di
confessarsi a sua cugina, questo sì che sarebbe stato uno scoop per Rita
Skeeter e un sicuro salto in avanti per la sua carriera e la sua vita.
Il rosso scosse la testa,
rendendosi conto delle idiozie che stava pensando e osservò l’annuire mesto e
pensieroso della ragazza accanto a lui. Dopo poco Lily sorrise, «Lo sapevo che
era il regalo più bello di tutti, grazie Hugo» e posò un bacio sulla guancia
del ragazzo, prima di correre fuori dall’aula con il fiore incastrato fra i
capelli.
Hugo si toccò la guancia,
fissando davanti a sé come se fosse imbambolato, e l’attimo dopo la sua voglia
di prendersi a schiaffi incrementò a dismisura. Perché doveva essere così
imbranato e codardo? E perché Lily era così ingenua quando si trattava di ciò
che la riguardava?
Sbuffò e roteò gli occhi, non
riusciva neanche ad avercela con lei per più di qualche secondo, anzi di solito
tendeva a prendersela con se stesso… l’amore era proprio una brutta cosa.
Il luccichio emesso dalla parte
della pozione che si trovava sotto un flebile raggio di sole attirò la sua
attenzione e lo tirò fuori da quelle tristi elucubrazioni mentali. Il
Tassorosso si avvicinò e osservò la superficie madreperlacea del liquido, prima
di inalarne un respiro profondo.
Torta
alla cioccolata, inchiostro e… fiordaliso.
«Sono spacciato».
Angolino dell'autrice che torna all'attacco:
Holaa :3
Sta volta una bella HugoxLily che non fa mai male (?)
Questi due sono così adoraBBili *u* (Ho il diabete alle stelle)
Il prossimo aggiornamento arriverà fra due/tre settimane a causa
viaggio-studio, ma arriverà lo prometto (??) quindi mi scuso con
coloro che la leggono
Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio i lettori silenziosi o meno che ci saranno :3
Wits
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Capitolo 3 *** ~ Flower of death and sorrow; (JamesxDominique) ***
~ Flower of death and sorrow;
Dal loro quarto anno Dominique e James si incontravano una sera sì e l’altra pure alla Stamberga Strillante. Lo facevano per stare insieme senza essere giudicati, per passare un po’ di tempo da soli. Era un’abitudine.
Dominique non era molto d’accordo con tutta quella situazione, anzi detestava quel posto e odiava ancor di più la segretezza della loro relazione e James lo sapeva perché lei non aveva mai fatto nulla per nascondere ciò che pensava, anzi di solito era molto schietta. Neanche al giovane Potter andava bene, ma non era sicuro che lei fosse pronta… no, che entrambi fossero pronti ad affrontare i giudizi di tutti i loro parenti, delle persone che amavano e di quelle che nemmeno conoscevano. Non era sicuro che sarebbero stati capaci di resistere e rimanere insieme.
Tutti erano convinti che loro due non fossero compatibili ed era tremendo dover portare avanti quella farsa di litigi, ma cos’avrebbero detto se avessero saputo che erano molto più compatibili di quanto gli altri credessero? James non era certo di volerlo scoprire.
Erano cugini, ma il loro amore andava ben oltre quello familiare. Come fare a spiegarlo a tutto il resto del mondo? Nessuno dei due lo sapeva ancora, per cui rimanevano nell’ombra, con la notte come unica testimone del loro rapporto.
Anche quella sera entrambi si diressero alla Stamberga Strillante, ovviamente uscendo ad orari diversi. Appena entrata Dominique sbuffò, notando come quel posto sembrasse divenire più polveroso notte dopo notte. James invece smise di pensare a cosa avrebbero detto gli altri e si concentrò su Dominique e su ciò che teneva fra le mani.
«Buon terzo anniversario» Sorrise, porgendole un mazzo di fiori, ma non fiori qualunque.
La ragazza lo guardò con tant’occhi, prima di imbronciarsi, «Jamie… non dovevi, io non ti ho preso niente, lo sai che ho una pessima memoria, dovevi ricordarmelo…».
«Non ti faccio regali perché voglio che tu ricambi, mi piace vedere il tuo sorriso tutto qui» Il castano scrollò le spalle.
«Questa era sdolcinata Potter»
«Che ci posso fare Weasley? Sei tu che mi rendi sdolcinato»
La polvere, i pareri della gente, la segretezza di tutto ciò sparirono dalla mente della Corvonero per un momento e Dominique sorrise, proprio come il ragazzo voleva che facesse. «Ti amo Jamie» Mormorò, alzandosi sulle punte dei piedi per posargli un bacio a fior di labbra.
«Lo so» Annuì lui, ricevendo poi uno schiaffo dietro la testa accompagnato da un’occhiataccia, «Scherzo, scherzo, non c’è bisogno di essere violenti. Lo sai che anch’io ti amo, in fondo è per questo che ti ho dato quei fiori…»
Dominique abbassò lo sguardo sulle campanule che aveva ancora fra le mani e con i cui steli stava giocherellando, cercando di evitare di pungersi con le spine. «Mh?» Fece confusa.
«Quel fiore è segno di speranza e perseveranza, o almeno l’ho letto in un libro che mi ha prestato Rose» Spiegò, con fare pensieroso, stringendo le braccia intorno alla vita della ragazza. «È una promessa Domi, non smetterò mai di amarti e di credere in noi due, c’è sempre una speranza.» Sussurrò poi, appoggiando il capo sulla spalla dell’altra e socchiudendo gli occhi.
Dominique imitò il suo gesto, stringendo fra le mani i fiori e annuendo. Improvvisamente poi ripensò alle parole del Grifondoro e domandò: «Da quando leggi libri?» accigliandosi e riaprendo gli occhi.
«Da quando Rose me li tira addosso» Tagliò corto lui e lei rise, cosa che automaticamente lo portò a sorridere. «Amo la tua risata e amo te»
«Sempre più sdolcinato, ma mi vedo costretta a concordare, anche io ti amo Potter… e la mia risata è fantastica»
«Ogni giorno più modesta Weasley»
«Già, ma tu mi ami per questo»
«Mhmh» James annuì, prima di posare le labbra su quelle della ragazza e interrompere quello scambio di battutine così tremendamente da loro.
*
Dominique fissò la campanula blu che aveva in una mano e il libro di fiori che aveva nell’altra. Durante un altro dei loro incontri James le aveva regalato anche quello e lei lo aveva letto e riletto una miriade di volte. Non era un appassionata di botanica, eppure avrebbe saputo recitare a memoria paragrafi interi di quel volume di Erbologia.
Posò il fiore fra le prime pagine, a mo’ di segnalibro, e richiuse la copertina, appoggiandolo poi vicino alla lastra di marmo che le stava davanti.
“James Sirius Potter 2005 – 2024” Erano le parole vergate in oro sulla lapide.
Avevano solo diciannove anni e la vita li aveva separati. Forse era vero che i cugini non avevano speranza di stare insieme.
Da quell’orribile giorno erano passati tre mesi e Dominique non aveva versato neanche una lacrima, non alla notizia, non al funerale e neanche dopo. Aveva semplicemente continuato a dire che stava bene, a non rispondere alle chiamate persistenti della madre e della sorella che si preoccupavano per lei e a rileggere quel dannatissimo libro.
Qualche giorno dopo la morte di James, la ragazza aveva notato una riga che in quegli anni non aveva mai letto nel paragrafo delle Campanule: il secondo significato di quel fiore era morte.
Morte.
Si narrava che chiunque sentisse il tintinnio di una campanula era destinato a morire. Non sapeva perché quella frase le suonasse così tremenda, almeno non lo seppe fino a quando la voce di James non le risuonò nelle orecchie.
“La tua risata… sembra il tintinnio di quel fiore, sono entrambe bellissime e melodiche” Era il giorno di San Valentino, tirava vento e la campanula non smetteva di fare avanti e indietro, inoltre il Grifondoro si stava impegnando a farle venire il diabete con delle frasi parecchio sdolcinate. Lei amava quelle frasi, anche se non l’avrebbe mai ammesso, ma James la conosceva meglio di chiunque altro.
Era stata la sua risata a condannare James? No, no, non era possibile. Perché avrebbe dovuto farlo? Lei lo amava, teneva a lui più di qualsiasi altra persona, non l’avrebbe mai condannato.
«Non ci credo» Il suo sussurro fu spazzato via da una folata di vento. Lo sguardo fisso sulla lapide, il viso più pallido del solito, non era la Dominique di una volta, non quella che conosceva James. «Mi avevi promesso che ci sarebbe sempre stata una speranza, sei un bugiardo Potter.»
Non avrebbe mai creduto che quel deficiente Grifondoro avrebbe potuto avere un influenza così grande e al contempo così distruttiva sulla sua esistenza.
«Cosa devo fare James? Dimmelo tu, perché io non ne ho idea. Senza di te non so che fare, non so che dire ai miei genitori quando mi chiedono se sto bene, perché è ovvio che non sto bene, ma l’unica persona con cui potevo confidarmi non c’è più e non voglio che si preoccupino. Non so neanche cosa fare perché Vic smetta di guardarmi come fa ora. Chi risponderà alle mie battute? Chi mi consolerà quando sarò giù di morale, se la causa della mia tristezza sei proprio tu? Non so che fare Jamie, non lo so…» Prima una, poi un’altra e alla fine il viso dell’ormai giovane donna era solcato da lacrime copiose. Era come liberarsi di un peso, ma questo la spaventava anche di più. Non voleva smettere di soffrire, perché avrebbe significato che aveva smesso di amare e lei non voleva assolutamente farlo.
«V-Vorrei solo…» le sue parole furono interrotte da un singhiozzo e la ragazza si passò frettolosamente una mano sugli occhi, come per nascondere il fatto che stava piangendo. Nascondere da chi poi? Da una stupida lapide? James non era lì e lacrima dopo lacrima questo iniziava a diventare sempre più reale.
James era morto, non sarebbe tornato da lei. Niente più finte litigate davanti alla famiglia, niente più incontri notturni, niente più baci rubati di nascosto.
«Vorrei solo c-che tu fossi qui con m-me…»
Ora la notte era solo la testimone della sua solitudine.
Angolino dell'autrice ritardataria:
Scusate scusate scusate scusate >____<
In questi giorni non ho avuto un attimo di tempo libero e non ho trovato il tempo di aggiornare, mi dispiace taanto ç__ç
Spero di essere più puntuale con il prossimo capitolo, ma dato che sta per iniziare la scuola e che, quindi, devo finire i compiti e fare un altro trilione di cose non posso assicurare nulla... comunque farò del mio meglio perché non passi troppo tempo da questo aggiornamento al prossimo! (?)
Tornando alla storia, spero che questa one-shot vi sia piaciuta :3 James e Dominique sono una delle coppie che preferisco e di solito le mie coppie preferite e i miei personaggi preferiti sono quelli che faccio soffrire di più (cosa c'è che non va in me? Boh), quindi mi dispiace per questa cosa molto triste :')
Vorrei ringraziare tutti i lettori e soprattutto ihavediedeveryday_ che ha trovato il tempo di recensire e mi ha resa una persona tanto tanto felice :3 Mi scuso ancora per il ritardo >.<
Wits |
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