I
granelli di polvere danzavano illuminati dai flebili raggi di sole, sotto lo
sguardo della giovane Victoire Weasley.
Si era seduta su una sedia a poca
distanza dallo specchio che aveva rotto pochi minuti addietro, subito prima che
Rose – l’ultima che aveva tentato di parlarle e farla ragionare – lasciasse la
stanza.
Si sono arresi tutti,
pensò la bionda ora con lo sguardo rivolto alla porta in ebano che non veniva
aperta da qualche minuto ormai.
Era
un martedì di Maggio, il giorno del suo matrimonio, e lei se ne stava seduta
nella ‘saletta di preparazione’, come l’avevano chiamata, con la gola che le
bruciava per aver urlato anche troppo e gli occhi che pizzicavano a causa delle
lacrime che premevano per uscire e minacciavano di rigarle il viso da un
momento all’altro.
Si alzò e osservò di nuovo il suo riflesso, deformato, nei frammenti di specchio:
era troppo simile a sua madre, il vestito era suo, il velo anche, aveva deciso
persino il trucco e l’acconciatura da farle e anche la chiesa era stata
decorata praticamente secondo i gusti di Fleur…
Victoire
avrebbe voluto dirle qualcosa, ricordarle che era il suo di matrimonio, ma la
madre sembrava così felice e lei non voleva distruggere quella felicità,
nonostante sapesse di dover essere lei quella contenta, in fondo quello doveva
essere il più bel giorno della sua
vita.
«Vic?»
Una
voce maschile a lei fin troppo conosciuta interruppe il flusso dei suoi
pensieri e la Weasley corse a nascondersi dietro un separé rosato che,
ovviamente, aveva fatto mettere sua madre.
«Lo
sposo non deve vedere la sposa prima del matrimonio Teddy!»
«Lo
so, lo so, me l’hanno detto quasi dieci persone prima che riuscissi ad entrare.
Chiuderò gli occhi, ma tu devi venir fuori di lì e darmi la mano, okay?» Ted
chiuse gli occhi e tese il braccio in avanti, il palmo della mano rivolto verso
l’alto, in attesa.
Victoire
fece capolino da dietro il separé e rivolse uno sguardo interrogativo al
ragazzo che le stava davanti, assicurandosi anche che avesse sul serio fatto
ciò che aveva detto, quindi si spostò e fece qualche passo incerto verso di
lui, appoggiando poi la mano su quella di Ted.
«Bene,
si va. Pronta?» Il giovane Lupin sorrise, gli occhi ancora chiusi, stringendo
la presa.
«Si
va? Dove? Ted sei impazzito? Dobbiamo sposarci in meno di…»
Troppo
tardi, si era già smaterializzato altrove e solo quando furono lì Vic si
accorse che si trovavano davanti alla vecchia casa di Andromeda, la quale era
morta da quasi un anno ormai.
Il ragazzo aveva ancora gli occhi chiusi e la
prima cosa che percepì fu l’intenso odore dei fiori piantati nel giardino sul
retro, sua nonna aveva sempre avuto una passione per i fiori, almeno da quando
aveva memoria.
«Devo
portarti in un posto, posso aprire gli occhi?» Domandò, tirando un po’ la mano
della fidanzata, per attirare la sua attenzione.
Sentì
la ragazza muoversi un po’ intorno a lui, senza mai lasciare la presa sulla sua
mano, prima che questa annuisse, dandosi poi della stupida perché lui non
poteva vederla.
«Apri, ma non guardare dietro di te.» Disse, con tono
perentorio.
Ted obbedì e la prima cosa che vide, dritto di fronte a lui, fu la sua vecchia
casa e non poté sopprimere un sorriso triste – da quando Andromeda non c’era
più il giovane Lupin si era trasferito in un piccolo appartamento a Diagon
Alley, con la scusante che quella casa era troppo grande solo per lui.
Distolse
lo sguardo, sentendo la malinconia prendere il sopravvento e cercando di
ricordarsi che l’ultima cosa che Dromeda avrebbe voluto era che lui piangesse
per colpa sua il giorno del suo matrimonio, e iniziò a camminare verso il suddetto
giardino.
Victoire lo seguì senza proferire parola, troppo presa dai ricordi
che incontrava ovunque guardasse: il melo sotto al quale lei e Ted giocavano
con la più piccola Domi quando erano bambini, il porticato sotto al quale
Andromeda raccontava loro tante storie diverse e sempre belle, il gradino sul
quale era inciampata mentre giocava a nascondino con Ted…
Quando
quest’ultimo si fermò, giunto davanti ad un aiuola, la ragazza si scontrò con
la sua schiena. Il giovane Lupin non ci fece caso, si chinò e raccolse una
peonia bianca, prima di girarsi e appuntarla sul vestito della sua futura
moglie ignorando
le sue proteste riguardo al non vedersi.
Prese
un respiro profondo, prima di iniziare a parlare, mentre Victoire osservava il
fiore: «Nonna mi ha sempre detto che le peonie portano fortuna e matrimoni
felici e sai perché te ne ho data una? Perché sono sicurissimo che il nostro
sarà un matrimonio felice, quindi non essere nervosa e non preoccuparti, perché
anche se ci trovassimo nella chiesa più brutta del mondo non mi importerebbe.
Ciò che conta siamo noi due, sei tu e sei meravigliosa come sempre.»
La bionda alzò lo sguardo e sorrise, passando la mano sulla guancia del ragazzo
e asciugandogli una lacrima solitaria.
«Dovevo
saperlo, solo tu potevi riuscire a calmarmi, sei sempre e solo tu.»
Ted
annuì e strinse la presa sulla mano della ragazza, sorridendo, prima di
smaterializzarsi nuovamente.
Quando giunsero di nuovo nella stanza di
preparazione Victoire gli lasciò un bacio sulla guancia e corse in chiesa, la
bacchetta alla mano. Con un paio di movimenti fluidi del polso e alcuni
incantesimi non-verbali, la bionda aggiunse due peonie bianche ad ogni
decorazione messa dalla madre.
Fleur
non sollevò obiezioni e la figlia osservò con fare soddisfatto la fine della
sua opera, prima di tornare nella stanza dove aveva lasciato Ted, con tutte le
cugine al seguito. Ovviamente il ragazzo fu buttato fuori in men che non si
dica, ma prima che potesse raggiungere la chiesa, Lily uscì dalla camera e gli
appuntò una piccola peonia al taschino della giacca.
«Grazie»
Mormorò il giovane sposo, sorridendo alla più piccola di casa Potter.
Quest’ultima
ricambiò il sorriso e sparì dietro la porta.
Il
matrimonio fu stupendo, così come i due sposi. Victoire era davvero bella nel
suo abito color champagne, con i capelli sciolti ad incorniciarle il viso e lo
stesso fiore che Ted portava al taschino appuntato sul velo, ma anche lui non
era da meno nel suo smoking.
Da
quel giorno la peonia fu la chiave del loro matrimonio che, proprio come aveva
predetto Ted, fu davvero felice.
Angolino della tipa alla tastiera che non ha niente da fare:
Sssalve :D
Sono tornata, anche se non con un capitolo di Upside Down (Che tra
l'altro dovrei scrivere prima che la mia collega mi uccida (?)) *Coff*
Comunque, queste one-shot senza né capo né coda sono
state scritte per una competizione con Robbers (la collega
soprannominata), ma quest'ultima l'ha completamente dimenticato e ora
mi sta costringendo a pubblicarle...
Okay devo smetterla di blaterare adesso. Spero che come prima one-shot
vi piaccia e che magari continuerete a seguire questi miei scleri :3
Grazie a chi leggerà e a chi troverà il tempo per una mini-recensione che mi farà super felice (?) :3
_Dreams