Quel Demoniaco Di Un Cane

di VelvetRainDrops
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Dal Veterinario ***
Capitolo 3: *** Fluffy Non è Un Animale Domestico ***
Capitolo 4: *** Il Bagnetto ***
Capitolo 5: *** Nascondino ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Parla, dove si trova?-
-Non te lo dirò mai!- disse la regina dei serpenti ormai a terra, sconfitta
-Non mi faccio scrupoli ad ucciderti tra atroci sofferenze, lo sai questo, vero?-
La regina, con le ultime forze che le restavano, agitò le mani creando segni con le dita.
-Che cosa stai facendo?!-
-Sarai punito per i tuoi operati e per il tuo disgusto verso gli altri. Che tu sia dannato!-
-Come osi maledire me?!- uno scatto d’ira. Fu un impeto e la testa della malcapitata rotolò a valle.

Fu così che Sesshomaru si trovò nell’epoca moderna. Un lampo lo portò in una giornata soleggiata, dove il cemento lo accerchiava. Dove sono finito? Sono morto? Ma no, l’ultima cosa che mi ricordo è il duello e la mia vittoria. Ma allora che posto è? È così strano: tutti questi umani mi guardano e non hanno paura di me. I suoi interrogativi furono interrotti dal miagolare di un gatto. Lo vide che se ne stava appollaiato sul muretto della recinzione. Non gli servì molto per saltare il cancello e mettersi sulle sue tracce. Non sapeva bene il perché ma il suo istinto gli comandava di addentarlo e sbranarlo sotto le sue fauci. Corse facendo volare le zollette del prato dietro di sé. Nulla lo avrebbe fermato, nemmeno la biancheria stesa in prossimità del muricciolo. Il gatto scattò e cominciò a correre all’impazzata, ma per lui non c’erano problemi: gli stava alle calcagna anche con le mutandine di pizzo che gli pendevano dalla fronte. Era una furia, stava per afferrarlo quando frenò di scatto. Ma che cosa sto facendo? Sto rincorrendo un gatto? Ma mi è dato di volta il cervello?! Riprese coscienza, il senno gli era ritornato tutto di colpo. Purtroppo gli era ritornato nel luogo più sbagliato. Si udì una frenata, poi un botto. Sesshomaru era steso a terra, il mondo girava intorno alla sua testa e la sua vista si incupiva pian piano.
-Oh cielo, spero di non averti fatto troppo male!- disse l’uomo allarmato, scendendo dall’auto. Però il demone il dolore lo sentiva, eccome. Si rialzò con molti tentennamenti e lo guardò con aria di chi si voleva vendicare.
-Buono, cagnone. Non voglio farti male, voglio solo portarti a medicare…stà buono…- balbettava il tizio. Ma a Sesshomaru poco importava, era troppo arrabbiato per ascoltarlo. Non smetteva di ringhiare, fece uno scatto per addentarlo quando cadde svenuto ancor prima di sfiorarlo.

-Ehi, si è svegliato!-
Sesshomaru lentamente riaprì gli occhi, con molta fatica mise a fuoco la visuale: la prima cosa che attirò la sua attenzione fu il volto di quell’uomo che gli sorrideva dall’alto in basso. Lo trovava così odioso e nulla gli faceva cambiare idea dal vendicarsi su di lui.
-Grrrr…- i suoi occhi iniettati di sangue parlavano chiaro, quel mortale non aveva ancora capito con chi aveva a che fare. Aspettò il momento propizio, che lui fosse abbastanza vicino, nella circonferenza del suo raggio d’azione che non avrebbe lasciato scampo al prima colpo.
-Ciao, cagnone!- ad un tratto si sentì avvinghiare il collo. Strabuzzò gli occhi, e adesso chi sarà mai? Di sicuro qualcuno in cerca di rogne. Si voltò e vide un bambino affondare il suo faccino nella sua pelliccia.
-Haru, lascialo stare, non si è ancora ripreso. Potresti metterlo in suggestione.- e in suggestione ce l’aveva messo per davvero. Ma non al punto di attaccare, al punto di non sapere quello che doveva fare. E adesso questo che vuole? Sono finito su un altro mondo dove gli esseri viventi sono tutti matti? Sono finito nella dimensione dei matti.
-Guarda, papà! Ha una macchia a forma di luna sulla fronte, perché non la chiamiamo Luna?- sorrise il bambino puntando il dito sulla sua fronte. Moccioso, sono un maschio!
-Tesoro, guarda ha una medaglietta. Si chiama Sesshomaru. Purtroppo non c’è scritto l’indirizzo del padrone- Una medaglietta?!
-Allora possiamo tenerlo?-
-Solo finché non ritroveremo il proprietario.-
-Ma perché?- Imbronciò il bambino.
-Perché, magari, il suo proprietario è una bambina come te che adesso sta piangendo perché non lo trova più.- Tsk, sciocchezze! Voglio solo essere lasciato in pace.
-Ok, ho capito…-

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Capitolo 2
*** Dal Veterinario ***


Esatto, devo farmi furbo. Per capire come uscire da qui, devo stare alle loro regole. Credono che sia uno di loro? Bene, mi servirò della loro fiducia nel momento più opportuno. Sesshomaru prese a guardarsi intorno, catturando più dettagli che poteva, finché non ne vide uno davvero interessante. Chi diavolo c’è laggiù? Si avvicinò con molta cautela. Ha tutta l’aria di essere un cane…un momento! È un demone cane e puro, proprio come me! Ma…perché mi sta fissando? E con aria minacciosa, per giunta! Povero illuso, con le sue dimensioni, per me sarà una passeggiata sconfiggerlo… Senza esitazioni mostrò i denti e allargò le narici.
-Che fai? Ringhi allo specchio?- sorrise Haru comparendogli accanto. Uno specchio? Non sarà mica lo stesso oggetto che ha Kanna? Quello può rubarti l’anima! Devo trovare al più presto un riparo! Con un balzo si accovacciò dietro il bambino, aspettando che gli succedesse qualcosa. Ma questo si girò, gli poggiò una mano sulla testa e gli sorrise: -Non avrai mica paura del tuo stesso aspetto?-. Il mio stesso aspetto? Il demone, allora, si guardò ancora allo specchio. Non riusciva a capacitarsi di come fosse potuto succedere. Dov’erano finiti i suoi artigli? I suoi occhi demoniaci, le sue fauci affilatissime, la sua folta criniera? Come posso essere poco più alto di quel soldo di cacio?! Tornare nel mio mondo sarà più difficile del previsto.

Annusava il pavimento seguendo una pista di odore molto forte, ma che nello stesso tempo si confondeva in mezzo alle altre. Arrivò a fiutare un paio di pantofole rosa con degli orsacchiotti sopra e dei calzini verdi infilati dentro. Alzò lo sguardo e vide una donna che lo fissava in malo modo con le mani sui fianchi.
-Dobbiamo portarlo dal veterinario. Potrebbe avere la rabbia.- La che…?
-Ma no, amore. Sarà di sicuro vaccinato, non è un randagio.- Vaccinato?
-Io credo sia meglio farlo castrare, almeno non se ne andrà più in giro a fare disastri.- Castrare? Che sia un loro rito propiziatorio?
-Sì, forse è meglio così. Se servirà a renderlo più disciplinato, gli salverà la vita.- concordò l’uomo.
-è meglio che andiate, Kei. Il veterinario chiude tra meno di due ore.- E forse questo vetricoso è un monaco molto potente…
-Andiamo subito. A dopo, Yui.-
-Andiamo, Sesshy! Ciao, mamma!-

Io sopra quel coso infernale non ci salgo.
-Sesshomaru, non ti succederà niente se starai dentro il veicolo. Nessuno ti potrà investire nessuno…- affermò Kei -…fidati di me.- questo è senz’altro un problema.
-Sesshy, guarda! Ti ho abbassato anche il finestrino, così se vorrai mettere il muso fuori, non ci saranno problemi!- Ma per chi mi ha preso questo tappo? –Ma non ti farò compagnia, papà ha detto che io sono diventato grande e mi posso sedere davanti.- Non sai quanto ti sto invidiando, tappo…
Durante il viaggio, il demone teneva la testa fuori lasciando che la sua lingua prendesse la forma dell’aria e all’occorrenza cercava di addentare il vento. Poi rinveniva e si risedeva come se ne niente fosse, sperando di non essere stato visto.
-Papà, perché dobbiamo castrare, Sesshy?-
-Perché così non sarà più investito dalle auto.- Sembra una buona cosa questo rito propiziatorio…

Arrivarono dal veterinario e Sesshomaru si sedette sulla panca della sala d’aspetto accanto a Kei come se nulla fosse, con la perplessità di tutti. Certo che ci vengono in molti da questo monaco…deve essere davvero potente. Ma non la finisce questo pappagallo di lamentarsi?!
-Scusi, buon uomo…- disse la proprietaria del volatile -…non potrebbe far sedere il suo cane sul pavimento?- Figuriamoci…
-Sesshomaru, da bravo…scendi- il demone guardò l’uomo dritto negli occhi con un’espressione minacciosa –per piacere…?- sorrise intimidito l’uomo. Ma la bestia, al contrario di quanto si possa supporre, ubbidì e iniziò a prendere di mira la donna con il suo odioso pappagallino.
-Scusi, buon uomo…- riprese quella -…non può dire al suo cane di smetterla di fissarmi?-
-Scusi, signora…- ribatté lui -…non può dire al suo pappagallo di smetterla di cantare?- Almeno qualcosa di intelligente l’ha detto. La donna offesa, si voltò dall’altra parte senza dire niente. Certo che sono creature così strane, queste…hanno comportamenti così assurdi…e inoltre…gulp! Chi ha la grandissima faccia tosta da annusarmi il sedere?! Preso dall’ira, Sesshomaru abbaiò talmente forte da ricacciare indietro il san bernardo che gli stava dietro e da zittire tutti gli altri animali.
-Buon uomo, ma il suo cane è violento!-
Eh no, questo era veramente troppo. Con la coda fece cadere la gabbia del volatile, liberando l’uccelletto. Ma prima che la donna potesse dire qualcosa, il demone balzò per aria e prese il pappagallino che deglutì in un sol boccone. Dopodiché, con fare molto disinvolto, e guardando la signora con fare sprezzante, salì di nuovo sulla panca, sedendosi ancora una volta accanto a Kei. La signora, che prima era sbigottita, scoppiò a piangere.
-Suvvia, non pianga…- disse imbarazzato l’uomo -…guardi il lato positivo, adesso non dovrà più portarlo dal veterinario.-
Ma purtroppo la donna si mise a piangere più forte di prima, scappando via con il fazzoletto sul naso.
-Sesshy, sei un cattivo cagnone!- rideva a gran voce Haru. Non sono mai stato famoso per la mia bontà, tappo.

-Ciao, ma che bel cucciolone che abbiamo!- Se ti stai riferendo a me, sappi che sei in pericolo di vita, sottospecie di monaco…
-Siamo venuti qui per controllare se ha qualche parassita e fargli la castrazione.-
-Bene. Iniziamo controllando i parassiti.- il veterinario, o vetricoso a detta di Sesshomaru, prese una siringa senza punta e gli alzò la coda –Adesso bello, prendi un bel respiro. Vedrai che non farà così male.- Tu non conosci minimamente la mia soglia di dolo…non finì di pensare, che immediatamente sgranò gli occhi senza fiato. Che cos’ha il mio sedere che tanto vi attira?! Scoppiò con un verso sovrumano da far cadere a terra il veterinario. Era davvero arrabbiato, si voltò verso Kei, responsabile di averlo portato lì, ringhiandogli minacciosamente.
-Adesso basta, Sesshy!- gridò Haru, e adesso che vuole il tappo? –Non lo capisci che lo fanno per il tuo bene?!- detto questo, Sesshomaru guardò ancora una volta l’uomo un po’ terrorizzato e si accovacciò di nuovo sul lettino operatorio.
-Non ti preoccupare…- disse il veterinario ancora impaurito -…abbiamo finito.- e si sedette al microscopio per analizzare il contenuto della fiala.
-Senta, dottore. Se non le dispiace rimanderei la castazione.-
-Sì, è meglio. È troppo suscettibile adesso. Comunque è sano come un pesce.- Niente rito di iniziazione che mi protegge da spiacevoli incidenti? Chissà perché.

-Sesshy, ti ho portato la cena!- disse il piccolo, raggiungendolo sul porticato. Ma il demone nemmeno si voltò a guardarlo.
-Non hai fame? Comunque la mamma ti ha messo delle vecchie coperte là, nell’angolo. Puoi dormire lì.-
Ma ancora Sesshomaru non gli prestava la minima attenzione.
-Stai pensando alla tua padroncina? È normale, ma se vuoi adesso ti accarezzo io.-
Per l’ennesima volta, il cane non lo considerò minimamente, e prima che potesse toccarlo, si andò a stendere sulle vecchie coperte, cercando di tenere gli occhi chiusi più a lungo che poteva.
-Non ti piacciono le carezze, eh?- si rattristì Haru, prima di rientrare in casa.

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Capitolo 3
*** Fluffy Non è Un Animale Domestico ***


-Ciao, amore. Andiamo Haru!-
-Ciao tesori miei, buona giornata!-
-Aspetta, papà!- il bambino corse sul retro, aprì la zanzariera e si fiondò sull’animale steso a guardare la strada. –Ciao, Sesshy! Ci vediamo oggi pomeriggio!- e lo salutò prendendolo per le orecchie. Chissà dove andranno il tappo e suo padre? Pensò il demone seguendoli fino alla porta di casa. Stette alla finestra finché non li vide sparire dietro l’angolo. Saranno dei contadini oppure faranno parte della stessa casta del monaco bianco di ieri.
-Ascoltami, Sesshomaru…- il cane si voltò verso la donna -…non mi vanno a genio i tuoi attacchi di delirio e la tua enorme stazza. Io non piaccio a te e tu non piaci a me. Non darmi fastidio e io non me la prenderò con te. Tutto chiaro?- così Yui riprese le mansioni di casa. Stupida inutile umana con un’esistenza priva di senso.

Sesshomaru prese a passare la giornata rassegnato dal fatto di non poter vedere qualcosa o qualcuno in grado di riportarlo nel luogo d’origine. Ad un tratto il suo udito captò un forte fruscio accompagnato dal rumore della pioggia, squittii e cinguettii sembravano essere ovunque. Sembrano i rumori simili a quelli di una foresta, forse posso tornare nel mio mondo! Sgattaiolò, dunque, sotto il tavolo (che da quanto era grosso se lo trascinò dietro per mezzo metro), non curante della donna che stava facendo yoga nel porticato. Sono sicuro che questi rumori provengano da qualche parte qui vicino. Sono sempre più forti. Ecco ci sono! E questo che cosa significherebbe? Sesshomaru si trovò davanti ad un colonna nera, non troppo alta ma alquanto inquietante. La sento pulsare, i rumori si confondono, adesso. Fammi passare, è il grande demone cane che ve lo ordina! Ebbene sì, Sesshomaru ce l’aveva proprio con la cassa acustica dello stereo. Ah, è così? Se questo portale non vuole aprirsi da solo, lo aprirò io stesso! Addentò la povera cassa che trovò, con sorpresa, alquanto soffice. La scaraventò lontano, aprendola in due. Rimase sbigottito nel vedere dei fili colorati e altri apparecchi al posto dei prati e dei passerotti. Che cosa?! Ti stai prendendo gioco di Sesshomaru?! Conoscerai la mia ira! E iniziò a zampettare a destra e a manca strappando i connettori audio. Il verso dei pappagalli, che intanto era diventato quello di uno gnu in calore, attirò l’attenzione di Yui che sorprese il demone a banchettare sulla carcassa dell’oggetto tra qualche starnuto e l’altro a causa della polvere.
-Sesshomaru! Che cosa stai facendo?!- disse la donna paonazza in volto. Sto cercando di uscire dalla tua vita, stupida! –Il mio povero impianto Hi-Fi!- Che c’hai? -Oh, no…il mio Hi-Fi!- C’hai il fai? Ma tu sei tutta pazza. Pensò, lasciando la donna a piangere sullo scempio tecnologico.
-Stai lontano da quella cosa!- gli disse la padrona indicando l’altra cassa acustica. Donna, la delusione è stata abbastanza grande, non mi interessano quelle sciocche matasse di fili rigidi.

Le speranze abbandonavano Sesshomaru pian piano. Il giardino era abbastanza grande, ma a lungo andare anche quello deludeva ogni sua aspettativa. Rientrò in casa, scorgendo la donna intenta a cucinare. Naturalmente lui, maligno com’era, credeva stesse preparando strane pozioni e veleno dall’odore gradevole, tanto per invogliare le persone a farne uso. Passò oltre e fu allora che fece il suo primo incontro con lei, la più grande diavoleria di tutti i tempi: la televisione (immaginatevela detta stile “La luna nera!” della zingara). Una scatola luminosa che contiene tutte questi oggetti in miniatura?! Che sia questo il passaggio per il mio mondo? Purtroppo il programma che iniziò in quell’istante gli tolse ogni dubbio. Rintintin? Lessie? Rex? Charlie, anche i cani vanno in paradiso? No, Grey’s Anatomy.
<< Derek, non mi lasciare per la 54esima volta! >> Ehi, ma quello è un vetricoso! Quel bastardo!
<< Mi dispiace, Meredith…ma devo farlo! >> No, due vetricosi! Un vetricoso era già abbastanza per fargli tornare in mente il torto subito, ma due vetricosi rappresentavano, per Sesshomaru, la minaccia in persona. Mi vendicherò, laverò col vostro sangue l’onta che avete impresso sul mio nome! Il cane, con un balzo, sbatté la testa contro il vetro della tv, cadendo a terra come un sacco di patate. Ci rimase un po’ male, ma non demorse e decise di attaccarli alle spalle. Ci rimase ancora più male quando vide che il retro della scatola luminosa era chiusa. Era davvero troppo, ormai tutti questi portali dimensionali gli avevano fatto venire un diavolo per pelo e cominciò a fare a striscioline la parte plastificata della televisione, facendo non poco rumore.
-Sesshomaru! Che cosa stai combinando alla tv?- Ancora? Ma che vuole questa?! Vattene, te lo ordino!
-Sei proprio un demonio!- L’ha capito alla fine!
-Non ci siamo capiti, allora! Non toc-ca-re nien-te, se non vuoi vedermi ancora parlare con te!- Se questo serve a farti chiudere quella bocca, lo faccio volentieri! E sempre più rassegnato si stese ai piedi del divano, covando dentro di sé rancore e odio. I suoi quarti d’ora di tranquillità, però, furono interrotti bruscamente da un oggettino luminoso posto sul tavolino davanti a lui. Sesshomaru alzò il capo vedendo il brillio che, a scatti goffi e regolari, avanzava verso di lui. Passò solo un’istante prima di vedere Yui fiondarsi nella stanza: -Ma dove diamine l’ho messo?-. Prese a guardare tra le riviste, in mezzo ai cuscini, ma niente. Poggiò una mano sul corpo del demone: -Spostati, Sesshomaru…sto cercando il mio…Sesshomaru, ti sei inghiottito il mio cellulare?!- gridò la donna sentendo il suo stomaco vibrare. Ma a lui non glie ne importava proprio niente e la guardava come si guarda lo scemo del villaggio che dà spettacolo in piazza.

-Io vado a fare la spesa, guarda di non dare fuoco alla casa se ci riesci.- disse la donna sulla porta e uscì. Su questo, stupido essere, non ci farei affidamento se fossi in te. E Sesshomaru di questo aveva pienamente ragione perché stava per trovare un terzo portale: la lavatrice. A voi verrà da ridere, ma vi assicuro che Sesshomaru ebbe ben poco di cui ridere (non avrebbe riso comunque). Perché? Appena raggiunse la cantina, la sua enorme coda colpì una tavola di legno appoggiata al muro che andò a sbattere contro lo scaffale. Il tentennamento dello scaffale fece cadere un barattolo di vernice su una palla da bowling. Rotolando, la palla da bowling colpì la canna da pesca issata alla parete che, sganciandosi dai piedistalli, colpì a sua volta il sapone in polvere, cadendo, stavolta sul povero Sesshomaru. Adesso c’è solo da immaginarsi la scena: un enorme cane bianco peloso, che puzza come una confezione intera di Dash, interrogare un’oblò seguendo con la testa il movimento circolare dei vestiti al suo interno. Risposte naturalmente nessuna. Un’altra scatola che non fa altro che ruggire, anziché darmi le risposte che cerco?! Questo mi fa molto arrabbiare! Per l’ennesima volta, il demone attaccò l’ennesimo portale che per tutta risposta gli sputò addosso una cascata di acqua bollente. Il cane si sentì gonfiare il pelo a dismisura a causa della somma acqua + sapone e malapena riusciva a tenere gli occhi aperti.
-Oddio, che cosa hai fatto?!- ancora lei. Ma stavolta era diverso, Sesshomaru se la sarebbe presa con chiunque gli capitasse a tiro, dunque aprì le fauci ma tutto quello che uscì furono quattro bolle di sapone che gli scoppiarono sul naso.

-Kei, io quel cane non ce lo voglio in casa, ha distrutto tutto! Si è mangiato il mio cellulare!-
-Yui, non dire così. È spaventato, si sente solo, non puoi biasimarlo. Scommetto che adesso è in giardino che dorme come un angioletto. Vieni, ti faccio vedere.-
L’uomo aprì la porta e: -Kei, correggimi, ma mi è parso di vedere Sesshomaru sradicare il nostro melo con le zanne, scaraventando il gatto del vicino contro il palazzo di fronte…-
-Eheh…- sorrise lui, grattandosi la nuca -…forse hai ragione, ma Haru lo adora. Aspettiamo un altro po’.-
-Va bene, ma io non lo porto a passeggio, sia chiaro!-

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Capitolo 4
*** Il Bagnetto ***


Mentre cercava di resistere alla nostra epoca, Sesshomaru tentava di domare la sua indole di demone arrabbiato e umiliato, e i suoi istinti canini dei quali era preda nei momenti più impensabili. Benché fosse sempre forte e esageratamente grande per essere un cane ordinario, la maledizione aveva fatto sì che la soglia di sopportazione al dolore, la sua resistenza e le grandi capacità si fossero enormemente ridotte. Dunque, in un momento di debolezza, il cucciolone si addormentò come mai aveva fatto in vita sua. Ah! Inu…Inuyasha…ti ucciderò! Ma…ma prima, prima di tutto… No, Rin! Adesso non puoi farmi le treccine. Sto ammazzando mio fratello, più tardi…Inuyasha! Muori, bastardo! Prima, però Tessaiga…sì sì, dammi Tessaiga. E non me ne frega niente se non la posso usare! Almeno io ce l’ho e te no. Tessa…bella, Tessaiga…Rin, ora ti ho detto di no! Inu…brutto figlio d’un cane, muori! Ma che diavolo ho det…Sì, ucciderei il mio stesso padre! Come? Come hai detto: non ho niente da mettere? Ah, da proteggere! Io sono Sesshomaru e non proteggo nien…
Ma il suo sogno e ogni piano per impadronirsi di Tessaiga furono bruscamente interrotti da una tenera creaturina che gli si scagliò contro: -Sesshy, svegliati!- disse il bambino affondando nella sua pelliccia. Brutto tappo di…
-Haru? Haru, dove sei?- arrivò Kei alla ricerca di suo figlio, -Haru, alzati. La colazione è pronta.-
-Papà, non ci riesco! Sono rimasto impigliato!-
-Come sei rimasto impigliato?-
-Sì, dammi una mano!- Sesshomaru, sei pur sempre il più glaciale di tutti i principi, non ti scaldare, calmati…E fu così che l’uomo passò l’ultima mezz’ora a tirar fuori il figlio dalla matassa di peli del demone.
-Non va bene, Sesshomaru, dobbiamo fare il bagnetto oggi!- esclamò Kei. Cosa?! Nemmeno mia madre ha mai osato farmi il bagno e adesso tu, insulso umano, vorresti farlo?!

Ma a poco servì la resistenza di Sesshomaru, che prontamente si trovò davanti alla vasca da bagno piena di acqua fumante. E questa specie di barca murata al terreno che cosa sarebbe?
-Prima, però, è meglio districare questi nodi.- disse l’uomo con un pettine in mano. Con colpo deciso, passò i denti del pettine tra le ciocche del cane, piegandole e, all’occorenza, spezzandole di netto. Il demone sembrava non sentire niente, e come una statua, se ne stava immobile, inespressivo a fissare la barca piena d’acqua.
-Ecco!- esclamò trionfante Kei, tornando con un rastrello da giardino –flessibile e abbastanza forte!- aggiunse. Ma cantò vittoria troppo presto, infatti, alla fine del suo operato, dovette buttar via cinque rastrelli e tre forconi da cucina.
-Ci siamo, ora possiamo farci il bagnetto!- ma Sesshomaru si comportava come se non esistesse, lo ignorava del tutto. –Dai, l’acqua è a 30°, proprio come piace a te!- Come piaceva a lui? Beh, qualcosa si doveva pur inventare il povero Kei per lavare l’animale. L’unica cosa che rimaneva da fare era spingerlo nella vasca, ma era tutt’altro che semplice. Sesshomaru non si spostava di un centimetro e l’uomo era diventato paonazzo per il grande sforzo che faceva.
-Papà, inizio a pensare che Sesshy abbia paura dell’acqua- in altre circostanza avrebbe ignorato un’affermazione del genere, ma in quel momento l’unica cosa che gli rimaneva era tenere alto l’onore e dimostrare che lui aveva paura di una cosa sola: se stesso! Allora, senza cambiare atteggiamento o espressione, alzò una zampa, poi l’altra, poi l’altra ancora ed infine l’ultima per essere proprio in mezzo alla vasca.
-Ecco, Sesshy! Ti laveremo con il bagnoschiuma ai fiori di campo! Ti piacciono i fiori di campo? A me tantissimo!- sinceramente a lui non andava proprio di odorare di fiori di campo, ma se questo era il prezzo da pagare per tornare nel suo mondo, lo avrebbe scontato mandando giù il boccone amaro. I due, con un bel po’ di olio di gomito, iniziarono a strofinare la pelliccia del demone facendolo diventare una massa informe di schiuma.
-Sesshy, ti lavo la coda pelosissima, non scodinzolare, mi raccomando!- Non so nemmeno cosa vuol dire “scodinzolare” io, sciocco. Ma guarda di fare attenz…ehi, tappo! Quella non è la coda! E dunque, sentendosi preso per i…fondelli, Sesshomaru sfiatò voltandosi verso Haru, ricoprendolo di schiuma fin sopra la testa.
-Haru, può bastare. Sciacquiamolo e asciughiamolo.- i due presero a passare il cane sotto il getto d’acqua. Bagnato in quel modo sembrava pesasse venti chili in meno. E, oltretutto, sembrava poter far pena a chiunque.
-Adesso è arrivata l’ultima fase!- l’uomo si avvicinava al demone armato di fono. E con quel becco adesso cosa vuol fare? Sta emettendo un verso strano…e…e aria! Non sarà mica Kagura mandata da Naraku per spiarmi! E così Kei si ritrovò ad affrontare il cucciolone che ringhiava al fono.
-Ahah…- prese a ridere il bambino -…Sesshy, non avrai mica paura dell’asciugacapelli?-. Ma ormai Sesshomaru l’aveva presa male, la faccenda del fono e decise di asciugarsi nella maniera più classica. Un’onda, che gli partì dalla testa fino alla coda, fece schizzare l’acqua in eccesso ovunque. Kei, che prima si era salvato dalle conseguenze del bagnetto, adesso si ritrovava completamente fradicio. Ma non solo lui: le tende, gli asciugamani, la carta igienica, insomma, tutto era inutilizzabile. Soddisfatto dell’operato, Sesshomaru uscì dalla stanza incurante dei due che aveva letteralmente lasciato di stucco. Ma non fu l’unica cosa che ignorò:
-Sesshomaru…- gli disse Yui incrociandolo sul pianerottolo -…dove stai andando? Non scendere al pian terreno perché ho appena dato…- Taci, donna! Figuriamo se mi faccio dare ordi… Ma non finì nemmeno di pensarla la frase, che subito si trovò a slittare sul pavimento. Sembrava una MicroMachine lanciata a grande velocità, e più tirava fuori gli artigli per frenare, più “pattinava” sul parquet. La sua espressione? Nessuna. Non fece in tempo a mutar la sua indifferenza perenne che si schiantò contro la vetrina dell’argenteria.
-…la cera.- concluse Yui, vedendo Sesshomaru col secchiello del ghiaccio d’argento sulla testa. E fu meglio così: vedersi sotto sopra, seduto sulla testa e il sedere verso lo zenit, infilato nella teca con il vassoio che gli faceva da cappellino, non doveva essere troppo entusiasmante per lui.

La sera Haru prese a passarla sul porticato con Sesshomaru, non che a quest’ultimo piacesse, ma la sua ingenuità gli ricordavano tanto Rin.
-Guarda, Sesshy! Una farfallina!- Ma non ti si secca mai la lingua?
-Guarda, si è posata sulla staccionata!-
-Haru, è l’ora di andare a letto.- gridava la mamma da dentro
-Guarda, ora si è posata sulla margherita!- Sentito la tua genitrice? Vattene.
-Guarda, sta venendo verso di noi! Eccola, Sesshy…eccola che arri…Sesshy , perché te la sei mangiata? Che ti aveva fatto di male?- Mi stai rompendo i timpani da almeno un’ora, eppure nemmeno a te ho fatto qualcosa di male. Per ora…
-Haru!- ancora Yui
-Mamma altri cinque minuti!-
Purtroppo i piani del piccolino furono interrotti: Sesshomaru si alzò, gli addentò i calzoncini e lo portò in casa per toglierselo di mezzo.
-Oh, grazie.- disse la madre perplessa. Donna, quella con l’esistenza inutile qui sei solo tu.

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Capitolo 5
*** Nascondino ***


[12:45 p.m.]
-…hai capito, Sesshy? Allora io vado, tu non voltarti.- Figurati, non mi muovo.

[07:37 p.m.]
-Cara, sono tornato!-
-Ciao, amore. Dov’è Haru?-
-Pensavo fosse con te.-
I due iniziano a discutere, molto allarmati. Se legaste e imbavagliaste vostro figlio, mettendolo in un angolino con la faccia rivolta verso il muro, non lo perdereste di vista. Mi chiedo perché non avete messo fine alla sua vita quando era ancora in fasce.
La coppia iniziò a chiamarlo a gran voce, andò a chiedere ai vicini, iniziò a telefonare a chiunque, andò a cercarlo ovunque. Tutto quel caos creava troppo scompiglio, ma soprattutto un gran mal di testa. La moglie iniziò ad accusare il marito per aver perso il figlio, il marito la rimproverava per non averlo tenuto d’occhio. Ormai era in atto una lite furiosa, i toni erano sempre più alti e coloriti, quando ad un tratto tacquero di colpo vedendo Sesshomaru con Haru che gli pendeva dalle fauci:
-Ahah!- rise il bambino a gran voce con le mani sulla bocca -Mamma, papà, Sesshomaru c’ha impiegato tutto il giorno a trovarmi!-

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