Guilty - Ammissione di colpa di Pseudomonas (/viewuser.php?uid=40680)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All in ***
Capitolo 2: *** Riflessi ***
Capitolo 3: *** Tradimenti ***
Capitolo 4: *** Bastardi ***
Capitolo 5: *** Premiere. ***
Capitolo 6: *** What if..? ***
Capitolo 1 *** All in ***
"Questa non
è una favola, non è una barzelletta, non
è neppure la trama a lieto fine di un romanzetto rosa. Questa
è la mia storia. E se volete ascoltarla, dovete
essere pronti a scrollarvi da dosso ogni pregiudizio. Non
dovete giudicarla, non dovete condannarla, non dovete idolatrarla. Dovete
soltanto viverla.”
-
Ti ho scoperta, Rose. Sei spacciata. – Sostengo
con impeccabile maestria lo sguardo accusatore del mio avversario,
avvertendo un’improvvisa vampata di calore infiammarmi le
guance. C’è un cappa d’aria
irrespirabile, qui dentro. Con tutto il fumo passivo che sto inalando
stanotte farei prima ad ordinare un ricambio di polmoni. O
magari iniziare a fumare anche io. Se mamma lo scoprisse
sarei una strega morta… Non che me ne importi
più di tanto, sia chiaro. Più che altro tra
qualche settimana c’è il gran ballo di inverno, e
non mi va di arrivarci con un occhio nero. Adesso sto
divagando, porca puttana. Mi capita sempre, quando sono nervosa. Concentrati
Rose. È solo che non sono una che regge bene il
palcoscenico. Sento troppi sguardi su di me. Mi scrutano, mi
trapassano, mi analizzano. Vorrebbero vedere cosa nascondo. Mi
agito impercettibilmente sulla mia sedia, improvvisamente a disagio
mentre, sperando di essere credibile, rivolgo al mio imputante uno
sguardo scettico, accompagnato da un smorfietta a metà tra
l’annoiato e lo stizzito. -
Parla chiaro Malfoy - sbuffo – Cosa diavolo avresti
scoperto con quel cervello da Troll che ti ritrovi? – Ok
lo ammetto, forse sto esagerando. Ma il poker è un
gioco duro, sapete. Bisogna essere spietati. Non fidarsi di nessuno e
negare anche l’evidenza. Tutta
l’attenzione dei presenti è ora focalizzata sul
mio enigmatico nemico. Lui, che invece sul palcoscenico ci
sguazza, con un gesto spavaldo e plateale si sporge sul tavolo, poggia
i gomiti sulla tovaglia verde e il mento sulle mani. Poi mi guarda
dritto negli occhi. - So che
stai bluffando – . La sua voce è
vellutata, vertiginosamente carezzevole, ingannevolmente sensuale. Sa
di aver fatto centro. Cazzo. Un silenzio sbigottito
fa da eco alla sua dichiarazione. Ora che la sua presa di
posizione è evidente, tutti i presenti mi vedono sotto una
luce diversa. Incredulità mista ad attesa. Aspettano
un mio passo falso, una reazione impulsiva, una mossa azzardata. Qualcosa
che confermi la sua affermazione. Avvertendo i miei nervi
tendersi fin quasi allo spasimo, punto le due carte coperte di fronte a
me. Le mie carte. Poi, con un movimento
spudoratamente studiato, le porto vicino al bordo del tavolo e ne
sollevo l’angolo, in modo che solo io possa vedere cosa
nascondono. È una mossa disperata, un diversivo in cui
celare tutta la mia ansia. Forse spero di aver visto male le figure
allegramente dipinte dietro la rossa copertina plastificata. Asso
e Jack di cuori. No. Purtroppo sono quelle che ricordavo. Sul
tavolo ci sono già quattro carte scoperte, nessuna delle
quali accostata alle mie possa rappresentare qualcosa di vagamente
interessante. Non ho neanche una misera coppia, che diamine! Sento
una nuova ondata di sconforto serrarmi lo stomaco, ma cerco di non
darlo a vedere. Rimetto le mie carte al loro posto, poi
aggrotto le sopracciglia in un’espressione perplessa. -
E da dove la prendi, tutta questa sicurezza? – gli
chiedo in tono volutamente canzonatorio. Prendere tempo,
indurre l’avversario ad esporsi, insinuare sospetti dietro
alle sue stesse accuse. Può essere un’ottima
tecnica di autodifesa. Ma lui questo lo sa bene. Del
resto, mi ha insegnato lui a giocare. -
Lo so per certo, Rose – sottolinea in tono
provocatorio – perché è da dieci minuti
che continui a bere da quella bottiglia – conclude accennando
con il mento alla bottiglietta scura accanto alla mia mano destra.
Poi si lascia andare contro lo schienale con le
braccia conserte e un sorriso soddisfatto, lasciando al silenzio che
segue le sue parole il compito di esplicare la verità. Fisso
insieme agli altri l’oggetto della sua allusione. Dove
diavolo vuole arrivare? Sento che si sta prendendo sadicamente
gioco di me, e questo mi fa ribollire di collera. Non mi piace
essere presa in giro. Soprattutto da lui. Mi osserva, mi
studia, si diverte a mettermi in difficoltà. Cerca il mio
punto debole, un lato vulnerabile, un pretesto per cui rendermi
attaccabile agli occhi di tutti. -
E allora? – gli chiedo stizzita – Non
usare i tuoi stupidi giochi di parole con me. Cosa vorresti dire?
– Mi accorgo troppo tardi del mio errore. Gli ho
offerto su un piatto d’argento la domanda che stava
aspettando. Le occhiate di tutti i giocatori palleggiano
continuamente da me a lui. Cercano di capire chi dei due sta mentendo. Lui
ghigna, godendo della loro insoddisfatta curiosità.
È perfettamente conscio che, adesso, tutti pendono dalle sue
labbra. - La tua bottiglia è vuota da un pezzo – mi fa notare
trionfante. Ci metto qualche secondo a recepire
quello che ha detto. Poi, con un gesto incredulo, afferro
quella dannata bottiglia di burrobirra e la capovolgo. Non ne
esce fuori neanche una goccia. Merda. Sento
improvvisamente il nodo della cravatta troppo stretto. -
Il tuo era un gesto meccanico, una specie di riflesso
condizionato. Portavi la bottiglia alle labbra senza bere un accidenti.
E se non te ne sei accorta prima, è solo perché
eri troppo nervosa, troppo impegnata a sviare i sospetti e a nascondere
l’evidenza del tuo bluff, per poter notare anche un
così evidente dettaglio – conclude sprezzante. Cerco
di ribattere, ma sento le parole morirmi in gola. Come ho
fatto a lasciarmi tradire da un simile errore? Idiota. Sto
pensando a una qualche disumana bestemmia da rivolgergli, ma imprecare
contro tutti i santi e tutti i maghi della storia non servirebbe a
nulla contro la sua spietata logica. Devo assolutamente
smettere di bere durante le partite. Mi sporgo più
in avanti che posso, cercando di assumere uno sguardo sufficientemente
minaccioso, ma mi rendo conto che più che altro devo avere
un’aria terribilmente incazzata. -
E visto che ne sei così stramaledettamente
convinto, come mai ti sei preoccupato di farmelo sapere? –
gli sputo a denti stretti. Lui mi guarda e sogghigna, con
quella sua aria strafottente che urta, anzi scuote violentemente, il
mio sistema nervoso. Poi imita il mio stesso gesto,
piegandosi sul tavolo fino a far quasi scontrare i nostri nasi. E
i nostri occhi. -
Perché è più divertente
sbatterti in faccia le mie sicurezze – sibila dolcemente. E
con un gesto deciso, afferra tutte le sue fiches e le trascina al
centro del tavolo. - All in
– dichiara. – Io punto tutto. Tu cosa fai
Rose…mi segui o no? – Il mio sguardo
cade sulle cinque carte davanti a me. Ne resta solo una da scoprire. Jeff,
il mazziere, mi guarda con aria interrogativa, in attesa di sapere se
deve girarla o no. Che faccio, accetto la sua sfida? In
condizioni normali lo farei, eccome. Non perché io ami
particolarmente le gare o gli scontri diretti, anzi li detesto. Ma
adoro litigare con lui. Ha un nonsochè di eccitante e
deleterio insieme, non è un semplice sfizio o un banale capriccio, ma una
pura e primaria esigenza. Necessaria come l’ossigeno. Ma
questa volta è un gioco al massacro. Raccogliere questa
sfida sarebbe come posare volontariamente la testa sulla ghigliottina. Lui
sa il mio gioco. Ed il solo motivo per cui me lo ha detto
è per farmi sentire ancora più stupida. -
E va bene Malfoy – mi arrendo rigettandomi contro
lo schienale della mia sedia - lascio tutto. Hai vinto tu –
aggiungo con uno sforzo immane. I miei compagni di gioco
urlano e battono forte le mani, congratulandosi con il vincitore della
serata. Lui sorride trionfante, gongolando come un pavone in
mezzo alle attenzioni. Ringrazia tutti per i complimenti,
stringe numerose mani e ricambia le pacche sulle spalle. Poi,
accertatosi di essere rimasti gli unici ancora seduti al tavolo, mi
guarda e mi sussurra: - Mossa
saggia Rose. Ma avresti dovuto osare di più… - Prendo
a fissarlo, stranita. -
Perché? – ribatto incredula mentre una
spaventosa intuizione si fa strada tra i miei pensieri. -
Perché stavo bluffando anche io – Tombola. Percepisco
la rabbia e la frustrazione montarmi dentro come una furia. Oltre
al danno, la beffa. E la consapevolezza che lui è
perfettamente conscio della mia irritazione, non fa che farmi sentire
ancora più adirata. -
Coraggio Weasley – mi appella con voce suadente
– non te la prendere troppo, sei stata brava, solo un
po’ ingenua. Ti andrà meglio la prossima volta
– . Poi, mi sorride. E davanti a quel
sorriso, sento tutta la mia ira sciogliersi come neve. Mi alzo
e gli volto le spalle, cercando di sfuggire ai suoi occhi insistenti. -
D’accordo Malfoy – ribatto tentando di
non dargliela troppo vinta – Sarà come dici tu. Ma
non chiamarmi Weasley. Sai che non lo sopporto – gli ricordo
stizzita. - Sei tu quella che mi
chiama sempre per cognome – mi stuzzica rimettendo a posto le
carte. - Solo perché
il tuo nome è impronunciabile, Scorpius Hyperion Malfoy!
– esclamo mentre torno a ricambiare il suo sguardo. È
inutile, è più forte di me. Nonostante a
volte lo detesti, per quanto non lo sopporti con quei capelli troppo
lunghi, la camicia troppo aperta, la barba troppo lunga, per quanto
avrei voglia di spaccargli la faccia per quella sua superficiale
strafottenza e quell’innato atteggiamento da playboy, e anche
se mi scoccia anche solo ammetterlo, io non posso fare a meno di
raccogliere le sue sfide, cercare le sue provocazioni, cedere alle sue
istigazioni. È una sorta di attrazione inevitabile,
un rapporto spontaneo, fatto di occhiatacce, furiose discussioni,
mancati chiarimenti, inammissibile affetto. Perché
noi siamo fatti così. Non ci chiediamo aiuto, non
ci consoliamo, non ci diciamo ti voglio bene. Non siamo formali, non
siamo gentili, non siamo come tutti gli altri. Ma sappiamo
ascoltarci anche senza parlare. Sappiamo consolarci con una battuta,
insultarci con uno sguardo, perdonarci con una stretta di spalle. Viviamo
le emozioni al massimo, e non ce le rinfacciamo. E quando sono
con lui, ho l’assoluta certezza che sarà sempre
l’unica persona al mondo in grado di conoscermi meglio di
quanto io conosca me stessa… -
Ottima partita, Rose – mi consola Jeff mettendomi
un braccio muscoloso attorno alle spalle – nessuno aveva
capito che bluffavi prima che Scorpius ti sputtanasse con quel
brillante discorsetto della bottiglia – sorride dando al
biondino in questione una pacca così poderosa da fargli
quasi rigettare i polmoni. Poi lo afferra, o meglio lo
stritola in un abbraccio da orco e lo trascina via ridendo a
squarciagola, ormai irrecuperabilmente ubriaco di burrobirra. -
Non avrei potuto avere un cugino più di idiota di
Scorpius.– commenta con sguardo truce Phoebe, figlia di Clay
Cooper e Daphne Greengrass. Poi mi sorride, e io mi lascio
contagiare dal suo sarcasmo: -
E lui non potrebbe avere un amico più cretino di
Jeff Zabini – aggiungo mentre scoppiamo a ridere entrambe. Intanto,
a conferma delle nostre parole, i due deficienti presi in esame si sono
eroicamente arrampicati sul tavolo della sala comune, e ora sono in
piedi, abbracciati l’uno all’altro con in mano un
broccale di burrobirra mista a chissà quale altra diavoleria
superalcoolica che solo loro sanno come ricavare. -
Propongo un brindisi – urla Jeff ad un volume molto
più alto del necessario – alla
genialità, o per meglio dire al colossale culo di Scorpius
Malfoy! – porta il broccale alla bocca e ne scola in
un sorso più della metà - Che la fortuna possa
continuare a favorirti al gioco…e a far cadere molte altre
donzelle spasimanti tra le tue lenzuola! – esclama seguito da
un boato di urla e di risate. -
Grazie Jeff – scherza Scorpius lanciandogli dei
buffetti amichevoli sulla spalla – io invece lancio una
scommessa! – esclama dopo aver ripristinato il silenzio con
un solo gesto della mano. Non posso fare a meno di pensare
quanto sia straordinaria la sua capacità di persuasione.
Oltre che la sua smodata abilità di restare tranquillo sotto
i riflettori. - Ragazzi
– procede, perfettamente a suo agio – scommettiamo
su quanto tempo la piccola Jessica Finnigan continuerà a far
la corte al nostro Jeff anche dopo aver scoperto le
dimensioni del suo... gioiello di famiglia! Questa volta mi
lascio sfuggire anche io una risata. Vedere Jeff Zabini arrossire di
vergogna è uno spettacolo che divertirebbe chiunque. -
Ehi amico... – si rivolge a Scorpius con aria
fintamente arrabbiata – così mi
offendi…Il mio gioiello di famiglia è a
posto…vuoi provarlo per verificare?! – esclama
provocando un nuovo scoppia di risa. -
Oh andiamo non fate i finti tonti voi due! –
interviene Jack Goyle sovrastando le altre voci – lo sappiamo
tutti che avete già sperimentato ciascuno il
“gioello” dell’altro! Siete sempre
insieme, dormite nella stessa camera…da soli…che
altro potreste fare la notte?! – Altra esplosione di
ilarità. Ma questa volta storco il naso, non
perché sia rimasta scandalizzata della battuta di Goyle, sia
chiaro. È solo che quel ragazzo mi è
sempre stato sulle scatole. Fa il gran figo, si crede il
più simpatico tra tutti e non se lo può
minimamente permettere. E poi è un gran cafone. E
pensare che mi ha anche fatto la corte per un anno… Al
quinto anno, ha anche tentato di baciarmi…con la forza, si
intende. Io me ne tornavo al dormitorio per i fatti miei,
appena terminata la cena, beatamente ignara dell’orso borioso
che mi aspettava appostato a pochi passi dalla Sala Grande. Appena
svoltato l’angolo, mi sono sentita afferrare da due braccia
decisamente poco gentili che senza darmi il tempo di reagire mi hanno
sbattuta al muro senza tanti complimenti. Poi ho sentito due
labbra prepotenti premere contro le mie. Era totalmente
sbronzo, aveva l’alito puzzolente d’alcool e di
fumo. Fortuna che Scorpius e Jeff erano poco dietro di me. Ricordo
ancora il micidiale cazzotto sferrato dal biondino dritto sul naso del
mio aggressore. Se mi concentro riesco anche a sentire il rumore delle
ossa che crocchiano.. Ma lasciamo perdere questi spiacevoli
ricordi..non sono così masochista. Fatto sta che da
allora Jack Goyle ha smesso di importunarmi. Sospetto che Scorpius lo
abbia segretamente minacciato, nonostante adesso siano tornati
tranquillamente in buoni rapporti. La battuta di Jeff mi
distoglie nuovamente dai miei pensieri. -
Mi stupisci Jack – esclama fissando Goyle con
un’espressione esageratamente stupita – come puoi
pensare che io e Scorpius sprechiamo il nostro tempo
a…trastullarci tra noi?! – ribatte tra
l’entusiasmo collettivo – Oh io lo farei anche
– continua battendosi la mano sul petto – ma
Scorpius è ovviamente talmente tanto bello e tanto impegnato
con le sue donne da non accorgersi minimamente del mio cuore struggente
d’amore per lui! – Stavolta la situazione
rischia di degenerare. Steven Nott ha iniziato a sghignazzare talmente
tanto che di poco non si è strozzato con la burrobirra. Ci
sono volute due manate ben assestate per farlo tornare in se, peccato
solo che nel farlo abbia rovesciato tutto il contenuto del suo stomaco
sulla divisa fiammante di un’infuriata Pamela Bell. -
Jeff, amico mio… - gli si rivolge Malfoy in tono
paterno – se potessi ti cederei volentieri buona parte della
mia fortuna con le ragazze…ma sai come si dice, la Buona
Sorte ha gli occhi bendati…e meno male direi,
perché sono sicuro che se ti vedesse in faccia saresti
perseguitato dalla iella per tutta la vita! – Ok, ho
i timpani talmente assordati dalle risate altrui che rischio di
sognarmele anche stanotte. -
Rose, tutto bene? – mi chiede Phoebe vagamente
preoccupata. Devo avere proprio una pessima cera. -
Si, sono a posto. – ribatto –
è solo che qui dentro c’è un casino
infernale. – -
È da quando la cosa ti sorprende?!
– aggiunge lei. -
Giusto – sorrido – ma oggi sono
un po’ più stordita, sarà stato il
fumo. Quando giochiamo a poker la tensione è talmente alta
che i ragazzi diventano delle ciminiere. E sai che io non reggo bene
l’aria pesante. - -
Oh giusto. Ok, allora ti porto via da qui. Che ne dici di
andare a cena? Ho così fame che mangerei un elefante!
– esclama facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi. -
D’accordo – acconsento e sorrido,
guardando con tenerezza la dolcezza di quegli occhi verdi. È
talmente simile a sua madre… -
Ehi no aspettate! – ci urla Scorpius raggiungendoci
trafelato. Sbircio dietro la sua spalla, e noto che Jeff
è completamente sdraiato sul tavolo, con una decina di
ragazzi che si divertono come dei cretini a schiaffeggiarlo sulle
guance. Ha bevuto troppo, di nuovo. Faccio roteare gli occhi
e scuoto la testa, riportando l’attenzione sul biondino dagli
occhi blu che mi fronteggia. -
Ne avete finalmente abbastanza della vostra pagliacciata?!
– gli chiedo aggrottando le sopracciglia. -
Niente affatto – scoppia a ridere lui –
questo era solo il primo round! Steven Nott ha seriamente intenzione di
aprire un toto scommesse su quanto tempo ci metterà Jessica
Finnigan prima di piantarla di scodinzolare attorno a Jeff! –
esclama soddisfatto. - Ma come
fate a divertirvi con delle cazzate simili? – lo punzecchio
sprezzante. - Oh andiamo Rose
non fare l’acidona! E poi, anche se non lo ammetteresti mai,
so che in fondo anche tu ti sei divertita… Prendo a
fissare di scatto le pareti della sala comune, impedendogli di
guardarmi negli occhi. Perché so fin troppo bene che vi
leggerebbe dentro, ancora una volta, la conferma di aver indovinato. -
Falla breve, cugino – si intromette
provvidenzialmente Phoebe – noi stiamo per andare a cena. Che
cosa vuoi? – -
Soltanto, cara cugina, ricordare a Rose che abbiamo un
impegno, stanotte – sottolinea. Torno a fissarlo
sinceramente stupita. - Di che
cavolo stai parlando? Cos’è, per stasera sei
rimasto a corto di munizioni?! Sai che io non ci vengo a letto con te!
- gli sputo addosso con la massima gentilezza che riesco a racimolare. Ma
ormai ci avrà fatto l’abitudine. Alza gli occhi al
cielo, sospirando rassegnato. -
Sto parlando della tua sconfitta, Rose – mi ricorda
trionfante – io ho vinto, tu hai perso. Sbaglio o si era
deciso che il perdente pagava pegno?! – mi canzona, facendo
finta di non ricordarlo. Questo è uno dei famosi
momenti in cui lo prenderei volentieri a calci in culo. -
Si – ringhio a denti stretti. -
Bene – annuisce soddisfatto – e si da il
caso che il pegno in questione debba sceglierlo io. E mi è
sufficiente ricordarti che domani abbiamo il compito in classe di pozioni,
per farti capire cosa mi aspetto che tu mi aiuti a fare stanotte
…ci siamo intesi? – Stronzo. So
di non potermi rifiutare. Ne andrebbe di mezzo il mio orgoglio, oltre
che la mia faccia. - Intesi
– sussurro fissandolo con uno sguardo inceneritore. Lui
mi afferra per il braccio, allontanandomi da orecchie indiscrete. Poi,
fissandomi dritto nelle pupille, si abbassa alla mia altezza prima di
sussurrarmi dolcemente: - Molto
bene Weasley. Ti aspetto fuori dal mio dormitorio. A mezzanotte in
punto. – Si rialza, mi sorride, e poi si volta,
lasciandomi scossa da un brivido. Non di piacere. Di
paura. Al solo pensiero di quel che mi aspetta, sento una
morsa di terrore misto ad eccitazione attanagliarmi le viscere. -
Che cosa diavolo state tramando voi due? – mi
chiede Phoebe una volta rimaste sole. -
Niente, lascia perdere. Te lo spiego dopo cena. –
taglio corto. - Hey ragazzi!
– quel borioso di un Malfoy è di nuovo in piedi
sul tavolo, dove Jeff si è leggermente ripreso –
diamo inizio ai giochi! Quanto tempo passerà prima che
Jessica Finnigan abbandoni l’assediamento del nostro Zabini?!
– Una decina di puntate assurde si levano
simultaneamente dalle labbra di dieci folli scommettitori. Io
li osservo, e posso solo sperare di non mettermi nei casini. Sono
stanca, sono arrabbiata perché ho perso, terrorizzata per
quello che mi toccherà fare, ho la nausea per il troppo
odore di fumo e sto morendo di fame. Ma guardando Jeff e
Scorpius, i miei due migliori amici, le mie due colonne portanti in
questa scuola, allegramente abbracciati l’uno
all’altro, non posso che sentirmi la ragazza più
felice del mondo. Tuttavia mi rendo conto che per voi,
ascoltatori esterni, sia difficile intuire le mie emozioni quando
ancora non vi ho svelato un dettaglio fondamentale della mia vita. Sto
persino dando per scontato che voi sappiate chi sono io, che stupida,
come se avere come genitori due dei più famosi maghi del
mondo magico sia un biglietto da visita sufficiente per farmi
riconoscere ovunque io vada. Magari siete dei babbani, e non
avete neanche la minima idea di cosa sia, il mondo magico. Ok,
ma io ci provo lo stesso. Sono una ragazza testarda, quando mi ci metto.
Sono
la figlia maggiore di Ronald Bilius Weasley, Auror del ministero,
migliore e storico amico dell’eroe (nonché mio
zio) pluririconosciuto Harry Potter, il rosso imbranato, lo straccione,
colui che al primo anno vinse contro Voldemort stesso la migliore
partita a scacchi che Hogwarts avesse mai visto. Mia madre
è Hermione Jane Granger, la secchiona Mezzosangue migliore
amica di Harry e Ron. La ragazza bacchettona, la dentona, sempre china
sui libri. Prefetto di Grifondoro. Il cervello più brillante
di tutta la sua generazione. Colei che ideò il CREPA e
l’Esercito di Silente, e fu la responsabile del rapimento di
Dolores Umbridge da parte di un’orda imbufalita di Centauri
nella Foresta Proibita. Presero entrambi parte in modo
decisivo alla sconfitta di Lord Voldemort. I miei genitori
sono due eroi. E io li odio per questo. Perché
tutti mi guardano con occhi diversi, mi analizzano, mi confrontano, si
aspettano che io sia alla loro altezza. Molti mi conoscono solo per il
cognome che porto. Tanti altri mi ammirano solo per chi sono, e non per
come sono. E altrettanti mi disprezzano per lo stesso motivo. Mi
chiamo Rose, come il più innocente e delicato tra i fiori. Ma
le spine che sporgono dalla mia anima sono più taglienti
della lama di un pugnale. Il mio secondo nome è
Hermione, come mia madre, per ricordarmi costantemente di essere la
figlia di una mente geniale. E di dovermi comportare come tale. Il
mio cognome è Weasley, come decine e decine di miei zii, zie
e cugini. Per ricordarmi di far parte di una famiglia importante, una
famiglia numerosa, tra cui io e mio fratello siamo gli unici
discendenti Mezzosangue. Ed io la sola pecora nera. Mi
chiamo Rose Hermione Weasley. E sono una Serpeverde. L’unica
dell’intera famiglia, da generazioni intere. Spregiudicatezza,
cattiveria e superbia. So che sono queste le prime
caratteristiche che vi vengono in mente pensando alla mia Casa. Anche
per i miei genitori, soprattutto mio padre, è stato
così. E lo è tuttora. Ricordo ancora le
urla, l’incredulità, la malvagità di
mio padre nell’inveire contro di me, rannicchiata e tremante
nella poltrona di casa a piangere calde lacrime di bruciante vergogna.
Quando seppe che non ero una Grifondoro, mi accusò di essere
perfida. Disse che doveva esserci qualcosa di oscuro e pericoloso
dentro di me, che sarei diventata una buona a nulla,
un’incapace, una strega, stando in quella Casa. Mi
urlò, con gli occhi accecati dal fanatismo e dalla paura,
che era colpa mia, che avevo disonorato tutta la sua famiglia facendomi
smistare tra quella gentaglia infida, vigliacca e leccaculo. Mia
madre tentò con tutte le sue forze di farlo ragionare, anche
prendendolo a schiaffi, ma non mi fu di grande aiuto. Anche per lei fu,
ed è ancora, difficilissimo accettarlo. Avevo
undici anni, e fu allora che capii che se volevo sopravvivere, dovevo
riuscire a convivere con il costante disprezzo dei miei genitori e a
cavarmela con le mie forze. Da allora, ho imparato a non sentirne la
mancanza, a non agognare più un complimento da mia madre o
una carezza da mio padre, ho imparato a vivere senza di loro e a non
lasciarmi mai più calpestare. Sono riuscita a
differenziarmi, a maturare una personalità ribelle e
profondamente inquieta, a sviluppare peculiarità del mio
carattere volutamente opposte a quelle dei miei genitori. Con enorme
fatica mi sono pian piano scrostata di dosso l’immagine di
brava ragazza che tutti, a scuola e a casa, avevano di me. Ma
questa non è una favola, non è una barzelletta,
non è neppure la trama a lieto fine di un romanzetto rosa. Questa
è la mia storia. E se volete ascoltarla, dovete
essere pronti a scrollarvi da dosso ogni pregiudizio. Non
dovete giudicarla, non dovete condannarla, non dovete idolatrarla. Dovete
soltanto viverla. Tutto quello che accade qui dentro
è imprevedibile, non ci sono eroi da esaltare, malvagi da
perseguitare, innocenti da salvare. Non ci sono buoni o cattivi,
perché nessuno può essere esclusivamente una cosa
senza l’altra. La mia storia parte da qui, da una
sconfitta a poker e da un pegno da pagare. Ma questo,
è soltanto l’inizio.
Spazio
Autrice
Che dite…vale la pena continuarla? Innanzi
tutto ci tengo a scusarmi ENORMEMENTE con quanti avevano già
recensito e messo tra i preferiti questa fan fiction, ma la sensazione
che ci fosse ancora qualcosa che non andava mi ha spinto a cancellarla
e ripostarla. Spero che abbiate la pazienza di recensire
comunque per farvi sapere se vi piace! Ho bisogno di
moltissima carica per portare avanti le mie storie, e questa carica mi
è data tantissimo dalle recensioni. Non sono obbligatori gli
apprezzamenti, anzi! Sono dispostissima a leggere le vostre critiche,
purchè costruttive! Quindi mi raccomando, non abbiate paura,
dateci dentro senza pietà con tutte le vostre correzioni! Sperando
di ricevere la spinta giusta per aggiornare al più presto,
vi saluto con un grosso bacione!
P.S. E’
superfluo ripetervi ancora che adoro i commenti, vero?! XD
Fatemi sapere che ne pensate! Bacioni Tayla
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Capitolo 2 *** Riflessi ***
"Io adoro la
Mezzanotte. È l’ora in cui tutto si desta
e tutto si assopisce. L’ora in cui le luci si
spengono e le passioni si infiammano. La Sala comune si
svuota, i dormitori si affollano. Il rimorso si contorce
nell’animo dei colpevoli, e il desiderio divampa nel corpo
degli amanti. Tutto cambia, quando arriva la Mezzanotte. Ed
io, predatore solitario, resto immobile nel buio, a cercare
l’esile raggio di luce che mi indichi l’ombra del
mio tormento. ”
Dormitorio
Femminile di Serpeverde
Ore 23.08
-
Se ti beccano sei nei guai, Rose – Lancio
uno sguardo omicida alla mia compagna di dormitorio serenamente
stravaccata sul suo letto. -
Tu proprio non ci riesci a non portarmi sfiga, vero Phoebe?
– la apostrofo con un cipiglio vagamente seccato. Lei
si stringe nelle spalle, mentre arrotola distrattamente un ricciolo
biondo attorno ad un dito. Ancora non riesco a spiegarmi come
faccia a celare tanto pessimismo dietro quel bel viso dai tratti
angelici e quel corpo snello e muscoloso. -
E’ più divertente se sai di essere sotto
pressione, no? – mi sfotte con un sorrisino beffardo. Apro
di scatto l’armadio, imbufalita, e mi ci tuffo letteralmente
dentro, in mutandine e reggiseno, alla ricerca di qualcosa, qualsiasi
cosa di diverso dalla scomoda divisa che indosso quasi
ininterrottamente sei giorni su sette. Quando riemergo stringo
tra le mani un pezzo di stoffa, non sono neanche riuscita a vedere bene
cosa sia, forse una camicia, forse un paio di pantaloni o
più probabilmente un golfino. So soltanto che
è nero. Ed io adoro il nero. -
Non potresti semplicemente augurarmi buona fortuna?
– le rinfaccio stizzita, l’indumento ancora
penzolante tra le mani. Lei scoppia in una sonora risata. -
Stai scherzando Rose? – schiamazza trattenendosi la
pancia dal gran ridere – Quale persona sana di mente farebbe
gli auguri ad un’amica che sta mettendo volontariamente la
sua testa nella bocca del leone? – sputa fuori sarcastica. Sto
per lanciarle un qualche mostruoso insulto, quando uno spaventoso
trambusto fa letteralmente sobbalzare entrambe. Mi volto verso
la porta, atterrita. Ok, so che penserete che sono una
colossale codarda, se un po’ di baccano è
sufficiente a spaventarmi. Soprattutto considerando la
famiglia di cui faccio parte. Ma il fatto è che
sono indicibilmente tesa per quello che mi aspetta. Ed
estremamente irritabile. - Che
cazzo è? – esclama Phoebe fissando la porta con
occhi sbarrati. Viva la finezza. Allora non sono la
sola ad essere nel panico. Ecco, già questo mi fa
sentire impercettibilmente meglio. Ma questa magra
consolazione svanisce rapidamente, mentre altrettanto in fretta sento
il putiferio là fuori avvicinarsi alla nostra camera. In
un attimo di puro delirio afferro istintivamente la bacchetta, pronta
ad affrontare Lord Voldemort in persona. Ma poi mi ricordo che
Voldemort lo ha già ucciso mio zio, e che in ogni caso
difficilmente un mago, per quanto potente, può reincarnarsi,
riuscire ad entrare indisturbato ad Hogwarts e conoscere la parola
d’accesso ai dormitori di Serpeverde. E comunque,
anche se ci riuscisse…perché dovrebbe venire a
cercare proprio me?! Voglio dire…ci sono
già un sacco di persone in cima alla lista di quelli di cui
vorrebbe vendicarsi, prima di venire a farmi fuori… Per
esempio lo zio Harry…o mamma e papà… O
magari potrebbe scegliere di scagliarsi contro noi figli…ma
darebbe la priorità a James, Albus e Lily, piuttosto che a
me, giusto? E poi io sono della sua stessa casa, che diamine.
Sarebbe scortese. I miei vaneggianti
flash apocalittici vengono improvvisamente interrotti dal brusco
sbattersi della porta di ingresso. Faccio giusto in tempo a
scorgere una cascata di capelli color cioccolato prima di finire
stritolata tra due forti braccia. Tiro un sonoro respiro di
sollievo, mentre ricambio l’abbraccio con gioia. Quello
non è Voldemort. Non è una burrasca, e
neppure un ciclone. È semplicemente Judith. -
Judy! – urla Phoebe stralunata –
dannazione mi hai fatto prendere un colpo! – -
Lo so, lo so – si scusa lei sciogliendo
l’abbraccio in preda al fiatone – è che
ho appena saputo! – poi mi afferra per le spalle e mi rivolge
uno sguardo carico d’affetto – Tu e Scorpius siete
due geni! – esclama radiosa. -
Hey aspetta un momento! – interviene Phoebe
precipitandosi a chiudere la porta – prima si può
sapere cosa diavolo ti è successo? – Impiego
qualche secondo prima di seguire con gli occhi lo sguardo sconvolto
della Greengrass. E non appena messa a fuoco la sinuosa
silhouette di Judith, rimango di stucco. La sua camicia si
regge a malapena, solo un malfermo bottone provvede a tenerla unita. Dire
che è sbottonata sarebbe riduttivo. È
letteralmente strappata. Riesco a vedere perfettamente il
ventre tonico e piatto e il reggiseno di pizzo nero. Gran
parte dei bottoni sono saltati, come se quel sottile tessuto bianco
fosse stato aperto di colpo e con forza. La gonna è infilata
al contrario, le scarpe sono slacciate e le collant sono praticamente
sparite. La cravatta verde e argento è sciolta, il
maglioncino poggiato malamente attorno alle spalle, e…cosa
diavolo è quella macchia violacea all’altezza
della gola? Strabuzzo gli occhi e mi avvicino di un passo,
fissando scioccata quella porzione di pelle scura dal significato
inequivocabile. Judith segue accigliata i nostri sguardi
sbigottiti, squadrando il suo fisico invidiabile dall’alto
del suo metro e ottanta di altezza. Poi, come destata da una
botta in testa, comprende finalmente il perché del nostro
stupore. - Oh, i
vestiti…ecco io… - balbetta assumendo una
deliziosa tonalità rosso fiamma – insomma
è successo per caso, io non lo avevo previsto, giuro,
è solo che… - si interrompe mentre prende a
torcersi convulsamente le mani. -
Che…? – la incita Phoebe sollevando un
sopracciglio. - Che ho perso il
controllo! – sbotta abbassando stizzosamente braccia
– ci siamo incontrati per sbaglio, dopo cena, lungo il
corridoio del terzo piano…ed eravamo soli…capite,
soli! Nessun impiastro tra i piedi! Oh so che state pensando che sia
colpa mia, ma vi giuro che non ho fatto niente, ho solo ricambiato il
suo saluto! E un attimo dopo mi sono trovata avvinghiata a lui e
completamente al buio! - Come
sarebbe a dire al buio? – chiede nuovamente la mia scettica
compagna. - Beh probabilmente
qualcuno avrà spento la luce, credo…Ma no che
dico! – esclama sbattendosi una mano in fronte –
per Merlino, mi sto rincretinendo…ci siamo infilati in una
stanza! E poi non lo so… - urla gesticolando freneticamente
– abbiamo iniziato a baciarci, a toglierci i vestiti di
dosso…sentivo la sua bocca dappertutto! E le sue
mani…frugavano in ogni dove…avevo il corpo scosso
da mille spasimi insieme! - Oh
per carità Judy! Risparmiaci i dettagli! – sbotta
Phoebe inorridendo. Io invece, chissà
perché, non sono affatto sconvolta. -
E poi cosa è successo? – mi informo
ridacchiando divertita. - Beh
noi…lo abbiamo fatto e…proprio mentre lui mi
crollava addosso, ansante e appagato, con quel petto di marmo e i
muscoli scolpiti…abbiamo sentito il miagolio di Mrs Purr!
– termina spalancando gli occhi. Non posso fare a
meno di esplodere in una sonora risata. -
Per Salazar, Judy! – sbotto recuperando fiato
– non dirmi che eravate finiti nello sgabuzzino di Gazza!
– E mi è sufficiente guardarla negli
occhi per capire la risposta. -
Ecco vedete, noi non lo abbiamo fatto apposta…abbiamo solo
aperto la prima porta che abbiamo trovato! Appena ci siamo accorti
della gatta, ci siamo rivestiti in fretta e furia e siamo scappati via!
Non so neanche bene cosa è successo! Tutto ciò
che ricordo sono le sue mani, e la sua bocca…i morbidi
capelli lunghi…e quegli occhi così verdi! Oh, non
potete capire ragazze, lui era così affascinante!
– mormora prendendo a fissare il soffitto con occhi sognanti
– Phoebe si scuote leggermente, riprendendosi
lentamente dallo shock, prima di domandare fermamente: -
E sarebbe troppo chiederti di rivelarci chi diavolo
è questo fantomatico lui? – Intravedo un
sinistro luccichio divampare improvvisamente nelle verdi iridi di
Judith. - Ralph –
sussurra con un ghigno malizioso. La mia bionda collega porta
entrambi le mani sulle bacca, per l’ennesima volta sbalordita. Io,
come al solito, non ci arrivo altrettanto rapidamente. -
Ralph chi? – sbuffo annoiata. Judith alza
gli occhi al cielo. Credo che dopo tanti anni non si sia ancora
rassegnata alla mia scarsa prontezza di riflessi. Ho la
memoria corta, che ci posso fare. D’accordo che sono
la figlia di un mostro di intelligenza, ma ciò non implica
che debba ricordarmi i nomi e i volti di ogni ragazzo di Hogwarts. Sono
una frana per queste cose. Ho la memoria fotografica praticamente pari
a zero. Potrei vedere un ragazzo bellissimo, salutarlo, e
dimenticarmi il suo viso dieci secondi dopo. Non ci sono portata, per
queste cose. E poi non ho il senso dell’orientamento. Dopo
sette anni ad Hogwarts, se sono sola, ancora mi perdo nel raggiungere
le serre di erbologia… o la Torre di Astronomia… Più
di una volta ho anche saltato la lezione per questo motivo. Vi
sembrerò ridicola, ma sono troppo orgogliosa per chiedere
aiuto. Preferisco defilarmi. Ma non è colpa mia,
capitemi. Non ho mica la Mappa del Malandrino…quella
è proprietà esclusiva di mio cugino Albus. E
poi quando ero piccola ho subito una specie di trauma. L’unica
volta che mi sono arrischiata a raccontare questo tipo di disavventure,
Scorpius mi ha presa in giro per due settimane di fila. Io non sono una
tipa permalosa, lo giuro, ma quel maledetto Malfoy ha la
capacità innata di farti andare le giornate di traverso. E
non serve descrivervi quanto fosse odioso e imbarazzante per farvi
capire la mia decisione di non raccontargli più le mie
figuracce. Ma a Phoebe e a Judith, non sempre riesco a
nasconderlo. Oltre che ottime amiche, siamo anche compagne di
dormitorio da sette interminabili anni, dopotutto. Mi conoscono
perfettamente, ormai. Ecco, sto divagando di nuovo, porca
miseria. Non distrarti, Rose. Judith mi guarda con
l’aria di chi sta ancora decidendo se credere o no alla mia
ingenuità. Poi, come al solito, sembra arrendersi
davanti all’evidenza del mio ennesimo vuoto di memoria. Con
una stretta di spalle mi spiega con semplicità: -
Ralph Hayes – . Hayes. Perché
questo cognome mi suona così familiare? Che altro
ha detto di lui Judy? Ah già…ha detto, o meglio
ha lasciato dedurre, che ha un fisico da urlo, gli occhi verdi e anche
i capelli lunghi… Oh mio Dio. Quando la
luce della comprensione si fa strada tra i miei neuroni annebbiati,
tocca a me rimanere nuovamente di stucco. Ralph Hayes. Corvonero,
settimo anno, Purosangue. Il ragazzo di Lily. -
No! – esclamo, la bocca spalancata dallo stupore
– Judith! Non dirmi che sei stata a letto con il fidanzato di
mia cugina! – Lei abbassa gli occhi, con aria
colpevole. - No, ti ho detto che
non siamo stati a letto…ci siamo limitati allo sgabuzzino
delle scope di Gazza! - Phoebe sghignazza
compiaciuta, poi lancia a Judy un’amichevole pacca sulla
spalla. - Complimenti amica mia!
Ralph è un gran bel colpo! – -
Grazie Greengrass! Sapevo che avresti capito! – Prendono
ad abbracciarsi e a saltellare come due dodicenni che hanno appena
ricevuto il loro primo bacio, mentre io resto dove sono,
irrimediabilmente pietrificata dall’incredulità. Non
posso credere che Ralph abbia tradito Lily. Con la mia
migliore amica, oltretutto. Chissà che pandemonio
scoppierebbe se lo venisse a sapere zia Ginny… Lei
era così felice, quando sei mesi prima sua figlia le aveva
annunciato di aver finalmente trovato l’amico speciale. -
“Congratulazioni Harry” - aveva detto mio padre,
per rassicurare il cognato - “conosco gli Hayes...lavorano al
ministero e sono gente onesta. Il figlio, Ralph, è un
Corvonero. Puoi stare tranquillo, è un ottima casa, quella.
” – aveva aggiunto senza preoccuparsi, nonostante
l’occhiataccia di mia madre, di omettere
quell’allusiva e poco lusinghiera frecciata rivolta
all’indirizzo della casa di Serpeverde. Ma dopo
sette anni state pur certi che non me ne curo più. Volente
o nolente, ci ho fatto gli anticorpi, verso l’indisponenza
dei miei. Le loro più o meno velate battutine non mi
tangono, ormai. Ma tuttavia, non posso negare di provare una
sorta di sadico piacere nel vedere i pregiudizi dei miei parenti
sovvertiti dalla sorte. Mio padre è convinto che
tutti i Serpeverde siano indegni di fiducia. E che appartenere a
Corvonero, a Grifondoro, o a qualunque altra casa sia sinonimo di
affidabilità. Ma questa volta, si è
sbagliato. - Beh, che ti prende
Rose? – mi richiama Judith – il gatto ti ha
mangiato la lingua? – Serro per un attimo gli
occhi, cercando di recuperare un contegno. -
Dovrei essere molto arrabbiata con te, Judy – le
intimo con la massima serietà che riesco a radunare. Lei
regge il mio sguardo, impassibile. -
Già, forse dovresti. Ma non lo sei, vero?
– mi provoca con un sorrisetto ironico. -
Al diavolo, Judy! – impreco voltandomi di spalle,
per l’ennesima volta indispettita dalla mia
incapacità di fingere – è pur sempre
mia cugina! - Una cugina che
da quando è ad Hogwarts non ha fatto altro che metterti i
bastoni tra le ruote! Devo ricordarti che è colpa sua se
tutti i Grifondoro credono che tu sia le reincarnazione vivente del
Demonio per il solo fatto che appartieni a Serpeverde? – Beh,
detta così è un po’ esagerata. Ma
devo ammettere che non ha tutti i torti. Il mio smistamento a
Serpeverde è stato un duro colpo per tutti, non solo per i
miei, ma anche per tutti i Grifondoro che, quella fatidica mia prima
sera ad Hogwarts, attendevano sicuri che io raggiungessi il loro tavolo
dopo essermi sfilata dalla testa il Cappello Parlante. E da
quando Lily è in questa scuola non mi ha certo reso la vita
più semplice. Sospetto che ci sia il suo zampino
dietro la pessima reputazione di cui godo tra i Grifoni. Ma
sono convinta che la colpa non sia da imputare unicamente a lei. Ammetto
di averla detestata con tutto il cuore, soprattutto i primi anni, per
la sua incapacità di capirmi. Eravamo state ottime amiche da
bambine, e dover affrontare anche il suo tradimento è stato
davvero spiacevole per me. Ma del resto, tutti i pregiudizi di
Lily altro non sono che quelli della mia intera famiglia. E se mi
è totalmente indifferente quello che i Weasley pensano di
me, perché per lei dovrebbe essere diverso? -
D’accordo, diciamo che io e Lily non siamo
propriamente culo e camicia – concedo tornando a guardare
Judy – ma fartela con il suo ragazzo è stato
davvero un colpo basso - . Lei si limita a stringersi nelle
spalle. - Può darsi.
Ma non ho mica messo Ralph sotto Imperius! Anche lui ha fatto la sua
parte, credimi…e poi siamo pur sempre dei Serpeverde,
giusto? – obbietta – se abbiamo addosso
l’irreversibile marchio di stronzi bastardi, tanto vale
approfittarne no? – Già. Ragionamento
davvero impeccabile. Vorrei riuscire a farlo più
spesso anche io. - Sentite,
possiamo piantarla di parlare di quei Grifondoro da strapazzo?
– ci interrompe annoiata Phoebe – Rose, tu hai
problemi più grossi a cui pensare, adesso – mi
ricorda sadicamente. - Oh
Cristo, Rose! – strilla Judy fissandomi adorante –
me ne ero quasi dimenticata! Ho incontrato Scorpius di sotto, e mi ha
detto tutto! Ma davvero volete rubare il compito di pozioni del
professor Smith?! – -
Ssssch! Merlino Judy! Abbassa la voce! – urlo in
preda al panico – vuoi che lo venga a sapere tutta la scuola?
– - Oh scusami Rose!
È che la trovo un’idea elettrizzante! – -
Si come no, sarà elettrizzante fino a quando non
verranno espulsi! – rincara Phoebe. Se la mia vista
potesse uccidere, Phoebe sarebbe già stata carbonizzata da
un pezzo. - Oh andiamo, non
guardarmi così Rose! Lo dico solo per il tuo
bene… - - Non dire
stronzate Greengrass! – protesto imbronciata – lo
dici solo perché ci godi nel vedermi agitata… - -
Coraggio, per me è una trovata geniale –
mi consola Judy passandomi un braccio attorno alle spalle –
non so che tipo di piano abbiate in mente per riuscirci, ma sono sicura
che sarà degno di due menti diaboliche come le vostre!
– Le sorrido debolmente, infinitamente riconoscente. Poi
torno a rimbeccare Phoebe. -
Ecco, lo vedi? Lei si che sa capirmi! – Per
tutta risposta lei mi rivolge un’ostentata linguaccia prima
di gettarsi nuovamente sul suo letto sfatto. -
Beh, non ti prepari? – mi scuote Judy –
non vorrai presentarti da Scorpius in slip e reggiseno? – -
Scommetto che quel perverso di mio cugino non esiterebbe a
strapparglieli di dosso nel giro di due secondi! – Le
sento sghignazzare entrambe, complici e divertite. -
Uff, al diavolo! – impreco a denti stretti. Tutto
questo sarcasmo mi mette addosso un’agitazione squassante. Raccatto
da terra il mio caldo golfino nero e un paio di stretti jeans scuri,
prima di tapparmi in bagno con le orecchie rintronanti delle allegre
risate delle mie due amiche. Nel momento esatto in cui la
robusta porta in legno mi isola dai loro schiamazzi, mi sento
incredibilmente più rilassata. La quiete prima
della tempesta. Rabbrividendo dal freddo, indosso
frettolosamente i miei comodi indumenti pescati dall’armadio,
cercando di recuperare la calma. Ora che sono sola avverto
nitidamente tutto il peso e la pericolosità di quello che
sto per fare. Pur nella mia ferma ostinazione, alimentata da
un orgoglio inossidabile, avverto l’ombra di una scomoda
alternativa tintinnare nei miei pensieri. Potrei dar buca a
Scorpius. Ma poi che figura ci farei? Una sfida con
Scorpius non si può accantonare. È meglio
affrontarla subito. D’altra parte, nessuno mi
costringe ad andarci. È troppo
rischioso…se ci scoprono ho seriamente buone
probabilità di essere espulsa…ne vale davvero la
pena?
Ma che stai dicendo, Rose? Vuoi
essere come tua madre? Moralista e troppo vigliacca per fare un sgarro? Vuoi
davvero fare la sua stessa fine? Talmente attaccata alle regole e alla
tradizione da non riuscire neanche a difendere sua figlia da una colpa
che non ha?
No. Non voglio essere come mia
madre. Scuoto la testa con un movimento deciso, cercando di
scacciar via ogni indecisione. Il gioco è ormai
iniziato. La partita è già in corso. E
non si torna più indietro. Controllo nervosamente
l’ora, scocciata dalla mia stessa codardia.
23.41.
C’è
tempo. Tiro un impercettibile sospiro di sollievo, apro il rubinetto e mi sciacquo abbondantemente il viso. Il contatto
dell’acqua gelida sulla pelle mi scuote con la stessa forza
di uno schiaffo. Appoggio pesantemente le braccia sul bordo
del lavandino, poi chiudo gli occhi, imponendomi di non perdere il
controllo.
Calmati, Rose. Tu non sei tua
madre. Tu non resteresti mai a guardare tua figlia che viene
emarginata per qualcosa di cui non è responsabile. Non
permettere alla collera di impadronirsi di te. Non permetterle
di farti stare di nuovo male. Tu sei forte, sei in gamba. Non
hai bisogno dell’appoggio di nessuno. Tantomeno del
loro aiuto.
Espiro sonoramente, mentre sento
dissolversi le vertigini che mi avevano annebbiato il cervello per
qualche secondo. Calma. Non ci pensare. Apro gli
occhi di scatto, e ciò che vedo mi mozza il fiato per un
istante. Il mio riflesso. C’è un
legame irresistibile, fra me e gli specchi. È una
sorta di attrazione ipnotica, un rapporto rassicurante e terrificante
insieme. Non è vanità, non è
superbia, non è neppure narcisismo. È
solo insicurezza. Quando il coraggio viene meno, quando la
paura prende il sopravvento e un senso di smarrimento mi offusca la
mente, mi basta osservarmi in uno specchio per ritrovare
l’essenza di me stessa. E mentre contemplo la mia
immagine, so per certo che non esiste niente di più
eccitante che affrontare la tua inquietudine guardandoti dritta negli
occhi. Fisso incantata una gocciolina d’acqua
scivolarmi lungo il naso, percorrere lo zigomo per poi precipitare
giù dal mento. Estasiata e affascinata, non riesco
ad impedirmi di analizzare il mio riflesso. Lo ammetto, non
sono una ragazza spocchiosa, ma sono sempre stata piuttosto soddisfatta
del mio aspetto. È così inusuale,
così meravigliosamente differente dagli elementi tipici dei
Weasley. Ogni mio segno somatico sembra voler prepotentemente urlare la
propria originalità. Il mio viso non è
ingenuo come quello di mio padre, non è infantile come
quello di mia madre, non è dolce come quello di mia nonna. È
magnificamente marcato e deciso, a tratti quasi aggressivo, eppure allo
stesso tempo fine ed elegante. Osservo i miei occhi,
così intensamente verdi con screziature ambrate. Un
perfetto compromesso tra i miei genitori. Il resto del mio
corpo è decisamente accettabile, fisico asciutto, atletico e
formoso nei punti giusti. Certo non sono perfetta, potrei avere le
orecchie meno grandi, il naso più aggraziato, ed un tantino
di seno in più, ma non posso lamentarmi. Forse
l’unico problema è l’altezza, ma il mio
metro e sessantatre non è comunque qualcosa di indecente. Ma
c’è una sola cosa di cui sono ardentemente fiera. I
capelli. Niente di lontanamente paragonabile ai crespi e
cespugliosi ricci di mia madre. I miei sono lunghi e setosi. Lisci
e docili. E soprattutto, neri. Lucenti come le piume
di un corvo. Sorpresi, vero? D’accordo, lo
ammetto. Sui capelli ci ho un po’ messo lo zampino. Prima
che venissi ad Hogwarts erano ricci e perennemente arruffati, a
metà tra il cioccolato fondente e il color ambra. Facevano
impazzire mia madre. Diceva che era una tonalità bellissima,
particolare e facilmente riconoscibile tra la mandria di teste rosse
marcate Weasley. Ed era convinta che i miei ricci sarebbero sempre
rimasti morbidi e mansueti, al contrario dei suoi, e che avrei potuto
acconciarli nelle mode più stravaganti. Erano letteralmente
la sua gioia. Ma forse, era proprio questo il problema. Dopo
il punto di rottura, la prima cosa che ho fatto è stata
rimuovere qualsiasi cosa mi ricordasse un legame con la mia famiglia, a
partire dall’aspetto fisico. Con l’aiuto
della magia, cambiai radicalmente colore. Ed un nero
così sfacciatamente marcato, è stata la soluzione
più ovvia.
-
“Che diavolo hai fatto ai tuoi capelli, Rose? Sono
orribili! ” -
“Lasciala perdere, Hermione. A quanto pare il nero
è un colore che va di moda, tra le Serpi.”
Il
nero dei miei capelli non piacque a nessuno dei miei parenti. Anzi,
alcuni sono rimasti quasi disgustati da una tonalità
così tetra e spudorata. Ed io, ne sono
indescrivibilmente orgogliosa.
Guardati, Rose. Tu
sei diversa. Non ce nessuna traccia di loro dentro di te.
Afferro
con un movimento brusco un asciugamano pulito, calcandolo rabbiosamente
sul viso. Sento il battito del mio cuore rallentare
piacevolmente. Cancello ogni traccia d’acqua dal mio
volto, e nel riporre l’asciugamano qualcosa cattura la mia
attenzione. Il pezzo di stoffa che reggo tra le mani non
è più bianco. È nero. Sottili
venature scure si diramano silenziose da una piccola macchia centrale,
insinuandosi come serpenti tra i delicati fili del tessuto candido. Il
nero colato del mio mascara. Nero come i miei capelli. Nero
come l’ombra. Il nero della mia inquietudine.
Devo
andare via di qui. Getto spaventata l’asciugamano
nel lavandino e volto le spalle allo specchio, senza degnarlo
più di un’occhiata. Adesso, mi fa paura. Io
mi faccio paura. Esco dal bagno di corsa sbattendo la porta,
illudendomi di serrare in quella stanza ogni spiacevole ricordo. Ma
so già che, presto o tardi, torneranno a tormentarmi di
nuovo.
-
Dove stai andando Rose? – Appena tornata
nel mio dormitorio vengo investita dallo sguardo scettico di Judy. Si
è cambiata e sistemata, la sua divisa strappata giace
miseramente abbandonata sul pavimento. Phoebe invece
è ancora vestita. Stesa sul letto come ogni sera, copia
freneticamente gli esercizi di Aritmanzia dalla mia pergamena. -
Vado di sotto – spiego come se fosse ovvio
– ho appuntamento con Scorpius tra cinque minuti - . -
Ah. – -
Rose, hai una calligrafia indecifrabile! Non ci capisco un
accidente! – si lamenta Phoebe strizzando gli occhi. -
Se tu imparassi a non copiare gli esercizi
all’ultimo minuto, forse avrei più tempo per
aiutarti! – replico. Judy si è pigramente
stesa sul suo letto, le mani fermamente intrecciate dietro la testa. -
Non dovresti andare da Scorpius, adesso – mi
ammonisce con uno sguardo distratto. Aggrotto le sopracciglia,
sinceramente stupita. - E per
quale motivo? – Lei si rizza improvvisamente a
sedere, regalandomi un occhiata titubante. Percepisco
nettamente la sua ritrosia, come se fosse incerta tra il parlare o il
tacere. Alla fine si decide. -
Mentre salivo qui, l’ho incontrato di sotto. Era
diretto alla sua camera, e sembrava divertirsi molto…era in
compagnia di Samantha Carley. Aveva un braccio attorno alle sue spalle,
e il linguaggio dei loro corpi lasciava benissimo intendere cosa
avessero intenzione di fare… - sputa fuori riluttante, con
un’espressione vagamente disgustata. -
Con la Carey! – inorridisce Phoebe –
Scorpius sta davvero cadendo in basso… -
Ah
è così, eh? Coglione. Non che
me ne freghi cosa faccia ogni sera Scorpius o con chi lo faccia, anche
se raramente capita di vederlo in compagnia della stessa ragazza per
più di una sera, ma cavolo! Io sto qui a rodermi dalla
preoccupazione da più di un’ora, e lui invece? Si
fa bellamente i cazzi suoi. Ma certo, la stupida sono io, che
avevo anche paura di arrivare in ritardo. La verità
è che l’attesa mi sta uccidendo. Tutte queste
congetture non fanno che alimentare la mia tensione. Voglio entrare in
azione. Via il dente, via il dolore. Ma non sia mai
detto che io interrompa il Divino-Scorpius mentre è
all’opera. Con quell’idiota della Carey,
tra l’altro. -
Fantastico – sbotto sarcastica. -
Vendicati Rose – mi esorta Judy. Non
capisco dove voglia arrivare. -
Che vuoi dire? – chiedo perplessa. Vedo
una luce maliziosa accendersi nelle sue iridi. -
Fallo aspettare. D’altronde se lui è
impegnato, non vedo perché non dovresti esserlo anche
tu…- Rimango di stucco, mentre le implicazioni e il
significato di quel messaggio penetrano nel mio cervello. Già. Non
intendo certo aspettare come un cretina mentre Scorpius finisce i suoi
porci comodi. No, sarà lui, ad aspettare me. Questa,
è un’alternativa. Ghigno tra me e me,
deliziosamente compiaciuta. -
Judy, tu sei un genio… - Lei ricambia
il mio sorriso. - Lo so
– ribatte soddisfatta – ma non dirlo in
giro…non voglio creare complessi di inferiorità!
– - Ehi Phoebe!
– esclamo rivolgendomi alla biondina, ancora con la testa
immersa tra i miei appunti – Avevi bisogno del mio aiuto?!
–
Dormitorio Maschile
di Serpeverde
Ore 00.38
Due
minuti. Le concedo ancora due minuti. Dopodiché,
giuro che la Crucio. Se tarda ancora, quell’idiota
rischia di far saltare all’aria tutti i piani. Mi
alzo bruscamente, indispettito fino all’inverosimile. Mi
concedo un giro attraverso la Sala Comune vuota e buia, nervosamente
in attesa. Io adoro, la Sala comune deserta. E adoro ancora
di più la mezzanotte. È l’ora
in cui tutto si desta e tutto si assopisce. L’ora in
cui le luci si spengono e le passioni si infiammano. La Sala
comune si svuota, i dormitori si affollano. Il rimorso si contorce
nell’animo dei colpevoli, e il desiderio divampa nei lombi
degli amanti. Tutto cambia, quando arriva la Mezzanotte. Ed
io, predatore solitario, resto immobile nel buio, a cercare
l’esile raggio di luce che mi indichi l’ombra del
mio tormento. Mi passo una mano tra i
capelli, inspiegabilmente teso. Lo faccio spesso, è
un vecchio vizio, duro a morire. Un gesto meccanico, una
specie di riflesso condizionato. Non una dimostrazione di
vanità o narcisismo, in ogni caso, checché ne
dica Rose. Già. Rose. Ma dove diavolo si
è cacciata? Non faccio in tempo a trovare un
decisamente poco signorile epiteto da rivolgerle che sento dei passi
leggere provenire dalle scale. Mi volto in silenzio,
allarmato, e scorgo una figura avvicinarsi rapidamente. Anche
nella penombra, mi basta un occhiata per riconoscerla. Distinguo
chiaramente la sua silhouette sinuosa e sensuale ondeggiare docilmente
al ritmo dei passi frettolosi. I morbidi capelli scuri che le
accarezzano le spalle dritte e fiere. Le lunghe gambe snelle
fasciate dai jeans affrettarsi verso di me. -
Congratulazioni Rose – le intimo mentre mi
raggiunge – solo quarantacinque minuti di ritardo. Lei
mi punta con due scettici occhi verdi, aggrottando le sopracciglia in
un’espressione esageratamente sorpresa. -
Davvero?! – esclama stupita – Non credevo
così tanti. L’appuntamento non era a mezzanotte e
mezzo?! - No – ringhio
a denti stretti – a mezzanotte in punto - . -
Ah – fa lei abbassando la testa. – oh
scusa tanto Scorpius. Devo aver perso la cognizione del tempo. Stavo
giusto venendo al tuo dormitorio - ribatte con una noncurante stretta
di spalle. - Si può
sapere che cavolo hai fatto stasera per dimenticartene così?
– la investo stizzito. Lei rialza lo sguardo,
fiammante. Dio, quanto adoro leggere la furia nei suoi occhi. È
qualcosa di incredibilmente magnetico. -
E tu? – mi rinfaccia sarcastica. E dal suo
sguardo inceneritore intuisco che lei sa. Sa quello che
è successo con Samantha Carey. Ma quello che non
sa, è il motivo per cui è successo. E la
sua rabbiosa inconsapevolezza è per me una sensazione
terribilmente eccitante. E divertente. Affondo le
mani nelle tasche, mentre le regalo un ghigno compiaciuto. -
E va bene Weasley. Lasciamo da parte i nostri giochetti. Ci
sarà tempo più tardi per le provocazioni. Adesso,
è ora di andare. – Lei annuisce, complice
e decisa. So che dentro di se trema dalla paura di un rischio
così azzardato. Ma so anche che mai me lo lascerebbe vedere.
La sua caparbietà è qualcosa di dannatamente
intrigante. Ed è per questo che io non
smetterò mai di metterla alla prova. -
D’accordo – conferma. – muovi
il culo, Malfoy – aggiunge sfrontata. Poi si volta,
ed io resto per un attimo a fissare la sua schiena elegante
allontanarsi nel buio.
Spazio
Autrice
Dite la verità…non ve
lo aspettavate vero?! Intendo l’improvviso cambio di
punto di vista da Rose a Scorpius…è
un’idea che non avevo previsto, mi è frullata in
testa giusto mentre scrivevo questo capitolo. Io la trovo
un’idea carina, un modo per conoscere meglio i
personaggi…spero che piaccia anche a voi e che in ogni caso
mi facciate sapere se avete apprezzato o no…come ho
già detto, sono apertissima ad ogni sorta di critica e
contestazione! Detto questo, ci tengo a precisare che so
PERFETTAMENTE che a molti di voi può apparire strano
l’insolito comportamento di Ron ed Hermione verso Rose,
così come possono sembrare incomprensibili gli astiosi
sentimenti di Rose nei loro confronti. Ma sappiate che NIENTE DI QUELLO
CHE SUCCEDE IN QUESTA FIC SUCCEDE PER CASO. C’è
una spiegazione ad ogni sentimento e comportamento, incluso quello di
Ron ed Hermione. Ma logicamente solo chi avrà la pazienza e
la voglia di seguire questa fan fiction passo dietro passo fino alla
fine, arriverà a scoprirlo! Secondo capitolo
postato dunque, e nuovi personaggi introdotti. Attendo i
vostri pareri!
Detto questo, un ENORME GRAZIE va a
quanti hanno recensito lo scorso capitolo e a chi ha messo la storia
tra i preferiti (giuro che non mi aspettavo così tanti
già al primo capitolo!) Spero di non vedere i
vostri commenti diminuire ad ogni capitolo, anzi, spero succeda il
contrario! Perché per me è importantissimo
conoscere i miei punti forti e deboli, per riuscire a migliorarmi, e i
vostri pareri mi aiutano a scoprirli. Passiamo ai doverosi
ringraziamenti a tutti i recensitori!
MEREDITH91:
sono contenta che Rose a Serpeverde piaccia anche a te! io la trovo
assolutamente intrigante! Grazie per il commento e fammi sapere che ne
pensi del secondo capitolo! Un bacio
COUGAR: grazie,
mi lusinghi! È bello sapere che la mia storia piace anche
alle “mamme”! spero che continuerai a recensire,
aspetto con ansia il tuo parere! Bacioni
JHAA: ok,
ti faccio un enorme scusa per averti fatto preoccupare inutilmente!
Prometto di non fare più uno scherzetto del genere, e spero
che tu continuerai a deliziarmi ogni volta con le tue meravigliose
recensioni! Sono contenta che anche a te piaccia il gioco del Killer,
io lo adoro! In famiglia ci giochiamo sempre! Ma purtroppo non
è un gioco molto conosciuto, e infatti mi hanno consigliato
di cambiarlo, per semplificare la lettura…e così
è stato! Come vedi ho anche cercato di inserire alcuni
personaggi del tutto “inediti” e nei prossimi
capitoli ne arriveranno tanto altri! Attendo un tuo commento, e grazie
ancora! Un bacio!
CAROL87: chiara e concisa. E come
vedi, accontentata! Fammi sapere se ti piace questo capitolo! Bacioni!
COBAIN:
sono contenta che ti piaccia la mia Rose! Eheh io ovviamente la
adoro..! Grazie per la recensione Nicole, spero che tu abbia la
pazienza di farmi sapere che ne pensi anche di questo secondo capitolo!
A presto!
VANELLERINE: grazie per la recensione,
come vedi ho cercato di descrivere qualcosa in più,
perché come hai giustamente detto tu le descrizioni ci
vogliono. Avrò più tempo per approfondirle nei
prossimi capitoli, e spero che tu vorrai seguirmi e continuare a farmi
notare i difetti e i dettagli con le tue recensioni! Un bacio
ROSIE_LU:
hai ragione, so che Ron ed Hermione così appaiono terribili,
ma c’è un motivo dietro a tutto, e tutto
verrà spiegato a tempo debito…spero che
continuerai a seguirmi e fammi sapere che ne pensi di questo secondo
capitolo! Grazie e un bacio!
ROBERTINA : grazie per
i complimenti, sono contenta che l’incipit ti sia piaciuto.
Fammi sapere se ti ha soddisfatta anche questo capitolo, e soprattutto
i difetti che hai trovato! Attendo un tuo commento, bacioni!
LASARALIN:
sono contenta che ti abbia addirittura allettata! Grazie mille per i
complimenti! Riguardo Ron ed Hermione, hai ragione, so che
così appaiono terribili, ma c’è un
motivo dietro a tutto, e tutto verrà spiegato a tempo
debito…riguardo a Rose, mi impegnerò per fartela
piacere anche in versione “serpeverde!” spero che
continuerai a seguirmi e fammi sapere che ne pensi di questo secondo
capitolo! Grazie e un bacio!
Hypnotic: grazie! Fammi
sapere che ne pensi di questo capitolo! Baci
JESS:
sono contenta che ti abbia intrigata…e sono contenta che
anche a te piaccia questa versione di Rose così sfrontata!
Io la adoro! Spero che tu abbia la gentilezza e la pazienza di farmi
sapere se hai apprezzato questo secondo capitolo! A presto! Un bacio!
GINNY28:
grazie davvero! Sono contenta che ti piaccia questa versione di Rose!
Spero che mi farai sapere che ne pensi di questo secondo capitolo! Un
bacio!
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Capitolo 3 *** Tradimenti ***
“Un giorno,
molto tempo dopo, avrei scoperto che l’affetto più
sincero è quello che più si cerca di nascondere,
che le persone più fragili sono quelle che più
cercano di dimostrarsi forti, che a volte le apparenze sono
l’esatto opposto della realtà. Avrei
imparato che non occorre parlare per capirsi, che i veri amici non sono
quelli che ti sorridono quando sei allegro, ma quelli che con il loro
silenzio e la loro semplice presenza sanno colmare il profondo baratro
della solitudine e delle tristezza. Avrei capito che
l’amore romantico è quello non
soddisfatto, che non riesce mai a giungere a vero compimento, quello
che si diverte a illuderti, portandoti ad un passo dall’ Eden
per poi precipitarti nell’oblio. L'amore romantico
è una scheggia di veleno ardente piantata nella spina
dorsale, un martellante ticchettio che non ti lascia addormentare la
notte. L'amore romantico ti logora dentro e ti lascia
svuotato. È quella bestia inosservata che cresce
in silenzio, incontrastabile e prepotente. Quello che
più vorrai sopprimere, e più non ti
darà pace. Ma questo, a undici anni,
non potevo neanche immaginarlo.”
Ingresso
del dormitorio di Serpeverde..
Ore 00.50
-
Mi auguro che tu abbia in mente un piano, Scorpius - . Avverto
nel suo mormorato ammonimento una nota intrinseca di tensione vibrare
nella semioscurità. Appoggio un braccio sullo
stipite della porta d’ingresso a Serpeverde, sinceramente
divertito. - Nervosa, Rose?
– la canzono. Lei affonda sensualmente i suoi grandi
occhi verdi nei miei. - No
– . Chiara, diretta, concisa. Reggo il suo
sguardo fiero per qualche secondo, avvertendo l’adrenalina
pomparmi forte nelle vene.
Non mentirmi, Rose. Sai
che non ci riesci.
-
Bene – la provoco con un ghigno – allora
aspettiamo. – - Si
può sapere perché dovremmo? E’
l’una di notte Scorpius! Mi hai rotto l’anima
perché ero in ritardo e poi non ti decidi a muoverti? Si
può sapere che cazzo stiamo aspettando? - Adoro
queste esplosioni di furia. - La
nostra arma segreta – annuncio criptico. Vedo le sue
sopracciglia aggrottarsi scettiche. Intuisco che sta per
mandarmi al Diavolo, quando dei passi alle mie spalle catturano
l’attenzione di entrambi. Vedo una figura robusta e
massiccia avvicinarsi tranquilla. -
Salve ragazzi – esordisce, raggiungendoci. -
Ciao collega – ricambio dandogli il cinque. -
Tu che cavolo ci fai qui? – esclama invece Rose. Prendo
ad osservarla, allarmato. -
Rose, piano con le parole. Lui è il nostro asso
nella manica… - la ammonisco. -
Jack Goyle? – chiede lei con un nota di tagliente
sarcasmo. - Hey hey ragazzina
– interviene Jack – attenta al tono che usi. Stai
pur certa che vi sarò più che utile in quello che
dovete fare! Cos’è, non ti fidi di me? –
butta lì con leggerezza. Ahi. Questo non
avresti dovuto dirlo. È ovvio che non si fida di te. Dopo
quello che hai tentato di farle due anni fa, mi sembra il minimo. Vedo
gli occhi di Rose assottigliarsi pericolosamente. -
Ok d’accordo, calma ragazzi – mi
intrometto prima che la mora dica qualcosa di irrecuperabile
– Rose, ti assicuro che puoi stare tranquilla. Goyle
è indispensabile per il nostro piano – -
Vuoi dire per il tuo piano – puntualizza irata. Jack
gonfia infantilmente il petto d’orgoglio. -
Visto, Weasley? Mettimi alla prova e vedrai che ti
lascerò a bocca aperta! – -
Non ne dubito – sussurra lei a denti stretti
– sei sicuro che sia così necessario? –
mi chiede poi. La guardo e sorrido. Perché
dalla sua domanda, intuisco che sta per cedere. -
Assolutamente – confermo. Lei annuisce e
rivolge a Goyle un’occhiata a metà tra
perplessità e disgusto. Poi si rivolge alla statua
del grosso Basilisco che sbarra l’uscita. - Cruenta
virgo - La porta si spalanca silenziosa, lasciandoci
inoltrare furtivi fuori dal nostro Dormitorio.
Hogwarts,
corridoio del primo piano. Ore 01.05
È
divertente, lo ammetto. Guardarla tentare in ogni modo di
occultare le sue paure. È irresistibilmente
attraente, quando affonda nervosamente i denti bianchissimi nel morbido
labbro inferiore. Lo fa spesso, inconsciamente. È
il suo modo di scaricare la tensione. E lei è
sempre tesa. Da bambino era una cosa che mi infastidiva fino
all’inverosimile. Detestavo vederla ridere,
apparentemente allegra e tranquilla, per poi esplodere come un
palloncino troppo gonfio alla minima puntura di spillo. Odiavo
quelle due treccine scure, i nastrini rossi tra i capelli, la camicetta
impeccabilmente candida, lo sguardo perennemente altezzoso e
quell’atteggiamento scontroso e imprevedibile. Rimanevo
sconcertato, ferito nel profondo, tutte le volte che la sua risata
gioiosa si tramutava brutalmente in rabbia e indisponenza. Perché
ogni volta che ciò accadeva, era per causa mia. Era
come sprofondare dall’Eden all’inferno in un solo
istante. L’attimo prima era lì, spensierata e
felice, lieta della mia compagnia, e quello dopo si trasformava in un
gatto rabbioso pronto ad artigliarmi la gola. E
allora non potevo sapere, non potevo intuire che quelle improvvise
metamorfosi non erano una dimostrazione di cattiveria, né di
perfidia, né tantomeno di follia. Erano solo il suo
modo di difendersi. Di proteggersi dai sentimenti. Un giorno,
molto tempo dopo, avrei scoperto che l’affetto più
sincero è quello che più si cerca di nascondere,
che le persone più fragili sono quelle che più
cercano di dimostrarsi forti, che a volte le apparenze sono
l’esatto opposto della realtà. Avrei
imparato che non occorre parlare per capirsi, che i veri amici non sono
quelli che ti sorridono quando sei allegro, ma quelli che con il loro
silenzio e la loro semplice presenza sanno colmare il profondo baratro
della solitudine e delle tristezza. Avrei capito che
l’amore romantico è quello non soddisfatto, che
non riesce mai a giungere a vero compimento, quello che si diverte a
illuderti, portandoti ad un passo dal Paradiso per poi precipitarti
nell’oblio. L'amore romantico è una scheggia di
veleno ardente piantata nella spina dorsale, un martellante ticchettio
che non ti lascia addormentare la notte. L'amore romantico
ti logora dentro e ti lascia svuotato. È quella bestia
inosservata che cresce in silenzio, incontrastabile e prepotente. Quello
che più vorrai sopprimere, e più non ti
darà pace. Ma questo, a undici anni, non potevo
neanche immaginarlo. - Allora ti
decidi o no? – Il tono annoiato del suo ammonimento
riporta la mia attenzione su ciò che stiamo facendo. Siamo
appollaiati dietro una grossa colonna del primo piano da circa 10
minuti, in attesa che ritorni Jack. -
A fare cosa? – Mi volto a guardare Rose,
ancora in attesa di una mia risposta. È seduta per
terra, con le spalle pigramente appoggiate al muro e le gambe fasciate
dai jeans stese sul pavimento. -
Ad andare a vedere che fine ha fatto quell’idiota
del tuo amico - . - Jack non
è un mio amico – puntualizzo distrattamente
– solo uno che, mio malgrado, ci sta dando una mano notevole
- . - Certo, come no –
sbuffa lei – perdendosi nei corridoi? Nel migliore dei casi
starà aspettando di agguantare qualche indifesa ragazzina
del primo anno per metterle addosso quelle luride mani da pervertito
che si ritrova! Carina come sempre, eh Rose? -
Ma come siamo gentili questa sera, piccola Weasley!
– la sfotto con gusto – brava, stai migliorando!
Diciamo che in quest’ultima settimana ti avrò
sentita pronunciare la parola “vaffanculo”
solo…mmm, vediamo… - -
Vaffanculo Malfoy - . -
Ecco, con questa sono 82! Congratulazioni tesoro! Stai
andando forte! – Lei mi rivolge
un’occhiata insofferente facendo esplodere per
l’ennesima volta la sua bolla di chewin-gum. -
Proprio non riesci a fare a meno di riempirti la bocca con
quelle porcherie babbane? – butto lì pigramente. Lei
mi regala generosamente uno dei suoi classici sguardi incazzati. -
Queste non sono babbane, vengono dal negozio di scherzi di
zio George. Dovresti provarle, sai Scorpius? Pare che aumentino le
prestazioni sessuali – -
Ahah, molto divertente Rose! – le concedo mentre mi
sporgo per controllare il corridoio. -
Oh forse, dovremmo regalarne una vagonata a Jeff.
Chissà che non riescano ad aumentargli l’autostima
e a fargli… - Non fa in tempo a finire la frase che
le sono già addosso, il corpo premuto contro il suo ed una
mano ferma a tapparle la bocca. -
Sssch… - le sussurro nell’orecchio. La
sento irrigidirsi tra le mie braccia e vedo i suoi occhi incerti
saettare nei miei. - Non fare
rumore – le spiego con cautela – sta arrivando
qualcuno… - - Levami
le mani di dosso – ringhia lei allontanando di scatto il mio
polso dal suo viso. - Ascolta!
– le intimo. E finalmente, li sente anche lei. Discreti,
cauti e guardinghi. Passi. Si avvicinano lentamente,
indisturbati e appena percettibili. Vedo Rose fissarmi con uno
sguardo tutt’altro che cordiale. Non occorre che parli per
capire il messaggio che sta cercando di dirmi. Te
l’avevo detto che ci avrebbero beccati, idiota di un Malfoy. Intuendo
i suoi pensieri, le mostro il dito medio in un gesto che lo ammetto,
non è da me. Ma so che a lei da estremamente
fastidio. Tuttavia temo che stavolta abbia interpretato troppo
alla lettera il messaggio. Prende a scrutarmi di colpo,
squadrandomi dall’alto verso il basso, fino a fermare
impudicamente lo sguardo proprio lì, in mezzo alle mie gambe. Poi
mi sussurra, sfacciata e maliziosa: -
Magari un'altra volta…! - -
Che pervertita! – la rimprovero tirandole un
leggero pugno sulla spalla. -
Che succede qui dietro? – Merda. Mi
alzo e mi giro di colpo, annaspando disperatamente alla ricerca di una
scusa plausibile. Ma quando i miei occhi mettono a fuoco la
figura tarchiata di Samantha Carey, Caposcuola di Serpeverde, tiro un
impercettibile sospiro di sollievo. -
Oh sei tu Scorpius – cinguetta sbattendo
fastidiosamente le ciglia – ho sentito dei rumori mentre ero
di ronda, e sono venuta a controllare. – termina lanciando a
Rose un’occhiata decisamente poco lusinghiera. Non
ho mai capito il motivo di tutto questo astio tra le due. -
Non preoccuparti Samantha, siamo noi…sai
perché siamo qui… - la ammonisco spezzando quella
pericolosa battaglia di sguardi. -
Oh ma certo Scorpius, sta’ tranquillo… -
mi rassicura battendomi una mano sul petto con fare civettuolo
– rilassati, non dirò nulla… - Sento
il suo insopportabile profumo alla menta pungermi fastidiosamente le
narici. Mi ritrovo a sperare che se ne vada in fretta. -
Grazie Samantha…non so come faremmo senza di te
– le concedo con uno dei miei migliori sorrisi di plastica. Sono
un attore consumato in questi casi, lo so. Perfettamente consapevole
del mio fascino. Hai ragione tu, Rose. So come essere
un maledetto bastardo. E infatti manca poco perché
la Carey svenga davanti a me. -
Grazie Scorpius – ridacchia chiudendo gli occhi
appesantiti dal trucco troppo marcato – ora vado, ma se
qualcosa andasse storto, non mettetemi in mezzo – -
Ma certo… - la rassicuro. -
A presto Scorpius – pigola con occhi adoranti
– Weasley… - rivolge invece a mò di
saluto a Rose, ancora seduta sul pavimento. -
Carey – risponde lei con un sorrisetto sarcastico Poi
gira i tacchi e finalmente si leva di torno, non prima di avermi
rivolto un vomitevole occhiolino. -
Che ragazza insopportabile… - esclamo appena sono
sicuro che non sia a portata d’orecchi. -
Chissà come faranno certi ragazzi ad andarci a
letto…- freccia lei mordendosi un unghia. Ah,
dimenticavo. Ecco perché ce l’aveva
tanto con la Carey. O meglio, con me. D’accordo
Rose. Ora ti dimostro quanto so essere bastardo. -
In effetti, potrebbe nascondere delle piacevoli
sorprese…sono certo che le ragazze così stupide,
sanno benissimo come soddisfare un ragazzo… - butto
lì con noncuranza. Ed è un vero peccato
che l’improvviso ritorno di Jack Goyle mi impedisca di
godermi l’espressione di Rose. -
Era ora Goyle – sbotta Rose alzandosi da terra
– che cosa hai fatto in tutto questo tempo? - -
Scusate ragazzi – si giustifica Goyle, trafelato
– c’erano Caposcuola dappertutto. E Gazza stava
quasi per scoprirmi – continua poggiando le spalle al muro
– ma sono riuscito a non farmi vedere… - -
Ce l’hai? – gli chiedo, perentorio. Una
domanda secca, concisa. E decisiva. -
Ce l’ho – risponde lui soddisfatto e
ancora ansante, la luce del trionfo splendente nei suoi occhi. Poi
infila una mano nella tasca dei Jeans, e lentamente, tira fuori la
nostra arma segreta. Scorgo il metallo lucido brillare nella
semioscurità. -
È la chiave stregata dell’ufficio del
professor Smith! – esclama Rose sbalordita. -
Esattamente – confermo con un sorriso compiaciuto. -
Allora Weasley, sei ancora convinta che io sia un buono a
nulla? – ringhia arrogantemente Goyle. Lei si limita
ad afferrare l’oggetto, scrutandolo incredula come una
bambina che si trovi per la prima volta davanti a Babbo Natale. -
Il mio lavoro finisce qui. Io torno nel nostro dormitorio.
Buona fortuna ragazzi – ci augura Jack. -
Grazie, Goyle – Lui annuisce, serio, poi
si volta e sparisce imboccando il primo corridoio. -
Come diavolo ha fatto? – sussurra Rose, che sembra
aver improvvisamente riacquistato la parola. -
Non lo so – ammetto allargando le mani. –
E sinceramente, non mi interessa neanche saperlo. E poi
improvvisamente, sento un dubbio cogliermi di soprassalto. E
ammirando il verde screziato dei suoi occhi, interrogativi e titubanti,
i lunghi capelli di seta che le accarezzano delicatamente le guance, le
morbide palpebre gonfie e appesantite dallo stress e
dall’insonnia, sento un’insolita sensazione di
dolcezza e tenerezza stringermi la base dello stomaco. Forse,
non dovrei farlo. Forse dovrei lasciar perdere e far finta di
niente. O forse, per una volta, dovrei seguire il mio istinto. Perché
in fondo, chi l’ha detto che è davvero
così insostenibile il prezzo da pagare per potersi lasciar
andare? La afferro con decisione sui fianchi,
d’impulso, e l’avvicino fermamente a me, portando
la mia bocca accanto al suo orecchio. Lei è
visibilmente sorpresa, ma non si oppone. Lascia che le mia braccia le
cingano la vita. Diglielo, Scorpius. -
Non c’è niente tra me e Samanta Carey.
Ci sono andato a letto solo per ottenere la sua copertura. È
la nostra Caposcuola Rose, ricordatelo. – le soffio
lentamente nell’orecchio, sentendo il dolce profumo dei suoi
capelli inebriarmi i sensi. Lei poggia le mani sul mio petto e
mi spinge con delicatezza, allontanando i nostri corpi e avvicinando i
nostri volti. - Non ti ho
chiesto nessuna spiegazione – mi ricorda. -
Lo so. Ma mi andava di dartele. – È
stupita, sicuramente non se lo aspettava. Non è da
noi darci delle giustificazioni. Soprattutto per queste cose. -
Adoro lasciarti di stucco – la stuzzico lasciando
la presa su suoi fianchi sottili e recuperando la mia abituale maschera
di superficiale noncuranza. -
D’accordo, ma non farci l’abitudine
– sorride lei rispondendo al mio gioco. -
Coraggio, andiamo adesso – la incito guardando
l’orologio – è molto tardi. – Ci
accertiamo che non ci sia nessuno studente nei paraggi e poi, fianco a
fianco, iniziamo silenziosamente a salire la scale, diretti
all’ufficio del nostro professore di pozioni.
Hogwarts,
terzo piano.
Ore 01.20
Ok, lo
ammetto, non me lo aspettavo. Sono successe un bel
po’ di cose a dir poco incredibili, questa sera. Chi
se lo aspettava che quell’orso di Goyle si sarebbe rivelato
così utile? E come avrà fatto a
procurarsi quella chiave? Mistero. Ma forse ha ragione
Scorpius, è meglio non saperlo. Quanto a lui, la
cosa più sorprendente, non è che sia andato a
letto con Samantha… Figurarsi, lo fa ogni settimana
con una diversa. No, quello che mi ha davvero sbalordita sono
state le sue spiegazioni. Non le pretendevo, e non le ritenevo
indispensabili. Noi non ci giustifichiamo, e non ci
rimproveriamo, mai. Perché questa volta ha sentito
il bisogno di farlo? Avrà voluto vantarsi della sua
trovata geniale. Già, come no. Beh bisogna
ammettere, che fare sesso con la Carey solo per comprare il suo
silenzio, ha una sua logica. Una logica decisamente da
Serpeverde. Per la seconda volta nel giro di venti minuti,
sento le mani del mio complice afferrarmi per i fianchi e sbattermi
contro il muro. - Ahia!
– urlo arrabbiata – Scorpius la smetti di saltarmi
addosso?! – - Stai
zitta Rose, abbassati e non farti vedere. Guarda un po’ chi
c’è di sotto… - Mi sporgo
irritata giù dall’enorme rampa di scale a
chiocciola, cercando di non fare rumore. Dall’alto,
riconosco immediatamente le figure di Hugo e di Lily passeggiare
tranquille. Rigorosamente in divisa, entrambi prefetti di
Grifondoro. Come da migliore tradizione di famiglia, del resto. Una
tradizione di cui io, tra parentesi, non faccio parte. Chissà
come reagirebbe Lily, se sapesse che Ralph l’ha appena
tradita con la mia migliore amica… -
Che rottura – sbuffo stizzita – mia
cugina insieme a quell’impiastro di mio fratello in giro per
la ronda, proprio non ci volevano. -
Ma c’è qualcuno della tua sterminata
famiglia che ti va a genio?! – mi provoca Scorpius
lanciandomi una gomitata. - Si,
certo! Erold, il gufo! – -
Guarda che dicevo sul serio…! – Faccio
finta di pensarci un attimo. -
Molly, mia nonna. Lei non mi ha mai giudicata male solo per
pregiudizio. E zio George…è quasi fiero che io
abbia rotto la monotonia facendomi smistare a Serpeverde! È
l’unica casa che non comprende nessuno dei miei cugini. -
Questa sì che è una fortuna!
– ironizza Scorpius. -
Ma adesso abbiamo altro da fare, coraggio – lo
esorto rialzandomi e distogliendo lo sguardo dalle scale. -
Giusto. Manca poco, siamo quasi arrivati, e tuo fratello e
tua cugina non si sono accorti di nulla. – Riprendiamo
a camminare, svelti e silenziosi, come gatti nell’ombra.
Arriviamo in fondo al corridoio senza incontrare nessuno, stranamente
neanche Gazza sembra essere nei paraggi. Svoltiamo a sinistra,
e ci troviamo di fronte la massiccia porta nera dell’ufficio
del professor Smith, dalla serratura stregata e inaccessibile. Ma
noi abbiamo la chiave. Scorpius la inserisce nella fessura
senza troppe cerimonie, e dopo un paio di giri decisi la porta si
spalanca davanti a noi. È come se ci stesse
invitando a entrare. - Funziona!
– esulta Scorpius. Lo seguo all’interno
della stanza, colta da uno strano presentimento. È
tutto fin troppo facile. - Dove
diavolo sarà il compito di pozioni? – Lo
osservo aprire i cassetti della scrivania, frugarvi
all’interno, scrutare ogni pergamena, spalancare tutti gli
armadietti. - Allora Rose, ti
decidi a darmi una mano? – mi intima riscuotendomi dal mio
stato di trance. Sto per muovere un passo verso di lui, quando
succede quel qualcosa che il mio sesto senso aveva già
presagito. - Spero che abbiate
una scusa valida per essere qui, signor Malfoy e signorina Weasley.
– Sento la sua voce nel momento in cui mai avrei
sperato di sentirla. È alle mie spalle, non posso
vederla. Ma non potrei non riconoscerla. Quella voce. Vedo
Scorpius bloccarsi e sbiancare di colpo, le pupille dilatate dallo
stupore e dalla sorpresa. - Mi
rincresce molto dover prendere dei provvedimenti gravi nei vostri
confronti. Ma chi infrange le regole deve essere punito. E questo,
signorina Weasley, sua madre lo sapeva bene. – Serro
i pugni con forza, presa dall’ira al pensiero del perfetto e
saccente modello di Hermione Granger che ogni giorno della mia vita mi
viene crudelmente rinfacciato. Come se essere diversi fosse un
crimine. - Ho già
convocato i genitori di entrambi. Arriveranno domani pomeriggio, e a
loro comunicherò i provvedimenti a vostro carico –
prosegue sadicamente – mi auguro che vi serva per imparare la
lezione. Fortuna che c’è chi, più
coscienzioso di voi, ha avuto il buon senso di venirmi ad avvertire
dell’illegalità delle vostre intenzioni.
– Ci metto qualche secondo a recepire
l’intrinseco significato di quelle parole. Poi, la
consapevolezza del tradimento, trasforma la paura in rabbia cocente. Mi
volto di scatto, desiderosa di guardare in faccia il nostro traditore. E
quello che vedo, mi dà il colpo di grazia. Accanto
alla figura austera e autorevole della professoressa McGranitt, preside
di Hogwarts, incontro un paio d’occhi verdi, che mi guardano
costernati. Non posso crederci che sia stato lui. Lì,
fermo sulla soglia, apparentemente incapace di fare un passo,
c’è l’unica persuna che credevo fosse
sempre incondizionatamente stata dalla mia parte, l’unica
sulla quale credevo di poter davvero contare in ogni momento. Albus.
Spazio
Autrice
Ciao a tutti, scusate per il ritardo, non so
davvero come farmi perdonare! Che ci crediate o no, ho avuto
la febbre per due settimane..una cosa incredibile, sono anche andata a
fare le analisi del sangue, perché nonostante un sacco di
farmaci non passava…ma per fortuna niente di grave, tutto si
è risolto spontaneamente. Spero che il vostro
interesse per questa storia non sia
scemato…perché mi dispiacerebbe davvero molto. Scusate
per eventuali errori di battitura, ma non ho avuto il tempo di
correggerlo, volevo postare al più presto! E nel
prossimo capitolo, UDITE UDITE, vi anticipo che ci sarà il
primo dei tanti incontri-scontri tra Rose e i suoi
genitori…che per certi versi potrebbe essere chiarificatore
su questo singolare e apparentemente inspiegabile rapporto
genitori-figlia…ma tranquilli, come vi ho detto, niente
accade per caso! Vi ringrazio infinitamente per aver inserito
la fic tra i preferiti e per le vostre belle parole! Spero che
recensiate in molti! Lo sapete che adoro commenti e critiche, vero?! Mi
auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento…grazie
tantissime a:
ROSIE_LU: sono felicissima che la
storia ti abbia presa fino al punto di rileggerla ogni giorno! E ti
chiedo scusa per il ritardo! Spero che mi tu mi faccia sapere le tue
impressioni su questo capitolo. Bacioni!
HERMIONE96:
grazie cara, beh lo smistamento di Rose a serpeverde è un
elemento cardine di questa storia! Spero che con il tempo
riuscirò a farti piacere questo aspetto! Grazie e continua a
recensire se ne hai voglia, fammi sapere tutte le tue critiche! Un bacio
ZAITU:
Oddio, non sai quanto mi fanno felice le tue parole! Soprattutto
perché ti ritengo una bravissima scrittrice, sto leggendo
BLOODY ROSE ed è una storia che adoro tantissimo, tanto che
è tra i miei preferiti, e che provvederò a
recensire al più presto. Grazie anche per le parole di
incoraggiamento, per l’apprezzamento per l’altra
mia fanfic che cercherò di aggiornare al più
presto. Spero che continuerai a seguirmi e a farmi sapere cosa il tuo
parere, che tengo in gran conto, poiché ripeto, ti stimo
molto come scrittrice! Bacissimi!
PENSIERICONLEALI92:
grazie, sono contenta che ti sia piaciuta! Spero continuerai a
seguirmi! Bacioni!
STEPH: sono contenta che ti
piaccia il rapporto rose-scorpius, ci tengo molto che sia particolare!
Spero che continuerai a seguirmi e a lasciarmo il tuo parere! Bacioni!
PIKKOLINA88:
sono contenta che ti sia piaciuta! Scusa per il ritardo, e spero che
continuerai a seguirmi! P.S. così riesci a leggere meglio?!
JESS:
sono felice che lo scorso capitolo non ti abbia deluso, e spero che ti
sia piaciuto anche questo! Grazie infinite per la recensione! Bacioni
COBAIN:
grazie per la recensione e per i complimenti, Niki! Il rapporto di Rose
con la famiglia è qualcosa che spero riuscirò a
trattare a meglio…tu continua a farmi sapere cosa ne pensi!
Bacioni!
LASARALIN: sono contenta che ti abbia
colpito l’aspetto di Rose, ci tenevo a renderla in modo
particolare!eheh e riguardo a Lily la pensiamo tutte e 2 allo stesso
modo…tifo anche io per Judy! Spero che il capitolo ti sia
piaciuto, fammi sapere cosa ne pensi! Grazie mille, un bacio!
TATY990:
sono contenta che ti stia piacendo questa storia! Grazie per la
recensione! Baci
GINNY28. eh si, ogni comportamento
avrà un senso…e ci saranno molte altre sorprese!
Spero che riuscirò a farti apprezzare l’alternarsi
del punto di vista…grazie mille per la recensione e fammi
sapere cose ne pensi di questo capitolo! E scusa il ritardo! Bacioni
VANELLERINE:
grazie mille, sono contenta che ti piaccia il carattere di Rose, con
tutte le sue paranoie e digressioni! Diciamo che l’ho resa
molto simile a me! Scusa il ritardo, spero che continuerai a farmi
sapere il tuo parere! Bacioni!
JHAA: GRAZIEEE
tantissimissimo per la tua accuratissima recensione…sei
davvero la gioia degli scrittori! Ti chiedo scusa per il ritardo
nell’aggiornamento, ma spero che il capitolo ti sia piaciuto.
Hai ragione, l’alternanza delle voci richiede sempre il
giusto dosaggio, che spero di essere in grado di distribuire al meglio.
E Rose saprà benissimo, da brava Serpeverde, come rendersi
sfacciata, niente paura! Grazie per la tua argutissima analisi critica,
spero di riceverne una anche per questo capitolo! Bacioni, e a presto!
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Capitolo 4 *** Bastardi ***
“Noi siamo
amanti della verità. Cruda e schietta. La ammettiamo senza
il minimo pudore, sempre e comunque. Non abbiamo bisogno di
inventare balle, né di fingerci dispiaciuti. Perché
è questo, lo squisito vantaggio dell’essere dei
bastardi. Non avere nessuna reputazione da
difendere”.
-
Rose, fermati ti prego! – No. Non
voglio farlo. Voglio camminare fino a sparire da questo mondo. -
Rose, aspettami! – Fanculo. Fanculo tutti. -
Rose! – Arresto la mia corsa implacabile
solo quando un braccio muscoloso mi strattona con determinazione il
polso fino a girarmi di 360 gradi e farmi sbattere la guancia contro un
petto possente. - Levami le mani
di dosso, Albus! – gli ringhio contro a due centimetri dal
viso. - Devi ascoltarmi, non
è come pensi! -
Davvero? E cosa penso? – -
So che sei convinta che io ti abbia tradita! – -
Ma bravo, che intuizione perspicace! – -
Non è così! Non volevo metterti nei
guai! – Tiro il braccio con forza, liberando il
polso dalla sua presa ferrea. Indietreggio di un passo,
nauseata. Punto nelle verdi iridi di Albus uno sguardo
disgustato e furibondo. -
Bugiardo – Solo una parola, vibrante. Sussurrata
con quanto più veleno possibile. Un’accusa
irremovibile, un verdetto insindacabile. -
Rose, non avevo idea di quello che stavate facendo! Non
sapevo neanche che tu fossi coinvolta! – -
Ma da bravo leccaculo sei andato comunque a spifferare tutto
alla preside, vero? Ma che perfetto Caposcuola! Due aguzzini tanto
efficienti come te e tua sorella fanno invidia al Ministero! – Vedo
mio cugino allargare le braccia, disperato. -
Ho solo visto Jack Goyle vicino la porta del Professor Smith.
Era fuori dal dormitorio oltre l’orario consentito e ho
avvertito la McGranitt. Non mi sarei certamente comportato
così se avessi saputo che una volta tornati a controllare
avremmo trovato te e Malfoy intenti a…- Lascia la
frase in sospeso, improvvisamente colto da un profondo imbarazzo. -
Rubare, Albus. Si chiama rubare. – Prende
a fissarmi, spiazzato e folgorato dallo stupore. Sento una
risata scaturire spontaneamente dalle mie labbra davanti al suo
sbigottimento. Una risata sonora. E senza allegria. -
Che ti prende Albus? Sei stupefatto davanti alla mia
disarmante sincerità? – Lui si riscuote
bruscamente dal suo stato di trance. -
Non tenti neanche di rifilarmi una scusa plausibile?
– Mi ritrovo a ghignare. Di nuovo. E
stavolta sento una nota diversa nella mia risata. Scherno e
cattiveria. La risata di chi ferisce per non essere ferito. Mi
avvicino di un passo, alzando la testa ad incontrare i suoi occhi
scettici. - Non ci penso
nemmeno. Vedi, è questa la differenza tra voi e noi. Noi
siamo amanti della verità. Cruda e schietta. La ammettiamo
senza il minimo pudore, sempre e comunque. – Glielo
sibilo a tre centimetri dal naso. Lo sento irrigidirsi,
interdetto, confuso e malinconico. Sposto lo sguardo sulla
spilla orgogliosamente appuntata sul suo petto rigido. Un
leone ruggente, maestoso e fiero. Rosso e oro. Non
è semplicemente uno stemma. È un marchio. L’incubo
delle mie notti insonni. Un distintivo, il simbolo della
perfezione. Rosso. Come il sangue disgustosamente
misto che riempie le mie vene. Giallo. Il calore di
un sole che non ha mai riscaldato la mia vita. Prendo a
indietreggiare, inconsciamente -
E in fondo, Albus, nonostante tutte le tue paure, credo che
ti saresti trovato bene in mezzo a noi, se il Cappello Parlante ti
avesse assegnato a Serpeverde. - Lui alza un sopracciglio,
ironico. - Davvero? E come mai? -
Perché c’è un vantaggio, uno
squisito vantaggio, nell’essere dei bastardi. – Stavolta
è perplesso. So di averlo incuriosito. -
E quale sarebbe? – sputa. Sento il disprezzo
vibrare nella sua voce. - Non
avere nessuna reputazione da difendere. – Un monito,
un’accusa velata. Una sentenza indindacabile. Il
costante promemoria della mia esistenza. -
Ricordatelo sempre, Albus. - Mi volto e corro via,
senza più degnarlo di uno sguardo.
Quella,
sarebbe stata una lunghissima nottata. L’ho capito
subito, appena ho visto Rose rientrare nel nostro dormitorio. Le
mani tremanti, gli occhi lucidi di rabbia. C’è
stato un momento, un piccolo momento, in cui mi sono ritrovato a un
passo dal cedere alla tentazione di chiederle scusa. Quando il
suo sguardo ferito ha indugiato sui miei occhi, silenzioso e impotente. Per
un istante, ho provato l’istinto di correre da lei,
stringerla tra le braccia e sussurrarle che era colpa mia,
esclusivamente mia, se ora ci trovavamo in questo guaio. Ma
è stato un attimo, un frazione di secondo, un battito di
ciglia. Poi, mi sono ricordato che non ce ne sarebbe stato
bisogno. Ci siamo fissati, a lungo. Forse per un
minuto, forse per un ora. Siamo rimasti in piedi, immobili, ad
ascoltare il silenzio saturo delle nostre emozioni. E quando
lei, sfinita, se n’è andata via, ho avuto la
certezza che i miei occhi le avessero raccontato più di
quanto avrei voluto.
-
Rose, ho bisogno del tuo aiuto – Mi
ritrovo davanti a Phoebe, appostata fuori dalla nostra camera. -
Per l’amor di Dio Phoebe – la scosto
– è notte fonda ed ho avuto una giornataccia
– la liquido mentre cerco di mantenere la calma. -
È urgente, si tratta di… – Una
parola di troppo. E stavolta, non riesco più a
trattenermi. - Piantala Phoebe!
– le urlo contro – ti ho detto che non mi va! Non
ho voglia di darti ripetizioni di Aritmanzia adesso! Vai a dormire, se
ne parla domani! – La scosto bruscamente di lato,
dando sfogo a tutto il mio nervosismo. -
Ti prego! - Sono già con la mano sulla
maniglia, quando qualcosa cattura completamente la mia attenzione. Un
suono. Sommesso, quasi represso. Eppure terribilmente
chiaro. Un singhiozzo. Mi giro, allarmata. E
solo allora, mi decido a guardare Phoebe negli occhi. Gonfi e
colmi di lacrime difficilmente trattenute. Dilatati da una paura a
stento repressa. - Phoebe!
– esclamo spaventata, – che succede? –
domando afferrandola per le spalle. Basta quel lieve contatto,
a farla crollare. Vedo copiose lacrime crollare rapidamente
lungo le guance, le sue mani tremanti di paura. -
Si tratta Judith – sussurra con voce spezzata, in
preda ai singhiozzi. - Che ha
fatto? – Sento distintamente una nota di panico
nella mia stessa voce. E, con orrore, prima che Phoebe apra
bocca, mi rendo conto di conoscere già la sua risposta. -
E’ successo di nuovo - Sento le braccia
crollarmi lungo i fianchi, inerti. Di nuovo. -
No, non è possibile – sussurro. La
voglia di non crederci, la speranza di aver capito male. Ma il
terrore dipinto sul volto di Phoebe, non lascia spazio a nessun
fraintendimento. Apro la porta e mi precipito lungo le scale,
inorridita. Inizio a correre, guidata dal panico, salendo due,
tre, quattro gradini per volta. La necessità di
fare qualcosa, la paura di vedere la realtà con i miei occhi. Spalanco
la porta, pregando in cuor mio di essere arrivata in tempo. Vedo
Judy riversa sul suo letto, senza altro indumento che non la biancheria
intima. Il corpo è rigido come un blocco di
cemento, le gambe piegate in un innaturale angolo retto. Jeff Zabini la
tiene tra le braccia, due dita poggiate lungo il suo collo a
controllare freneticamente il battito cardiaco. Ma la cosa
più terrificante, sono gli occhi. Completamente
spalancati, oltremodo dilatati da una forza invisibile. E
bianchi. Come se le pupille fossero sparite, inghiottite dal
suo stesso corpo. Tutto ciò che è
rimasto, sono due globi candidi solcati da migliaia di capillari rossi. -
Cristo Santo – mi lascio sfuggire. Phoebe
è dietro di me, le mani premute contro la faccia. Non ha mai
smesso di piangere. - Pensavo
stesse dormendo – mi spiega in preda ai singulti –
ma poi è diventata rigida di colpo. Mi sono insospettita, ho
provato a svegliarla, ma quando ho sollevato le lenzuola l’ho
trovata così… - Non fa in tempo a
finire la frase che si accascia al suolo, pallida e tremante. Mentre
io, sono completamente pietrificata. Non riesco a muovere un
muscolo, a pensare qualcosa, ad articolare una frase. Guardo
Jeff, impotente, affannarsi con la forza della disperazione nel cercare
di far rinvenire Judy. Tutto ciò a cui riesco a
pensare, sono quegli occhi. Bianchi come la morte. Così
sovrannaturali, così sovrumani. Quasi demoniaci. -
Io vado a chiamare qualcuno – esclamo. È
l’unica soluzione coerente che riesco a formulare. -
No! – urla Jeff Prendo a indietreggiare,
inconsciamente. - Rose, non
farlo! – Mi volto verso l’uscita,
intenzionata come non mai a mettermi a urlare. Urlare aiuto,
fino a rimanere senza fiato. Pregare qualcuno di far guarire
Judy, di non permetterle di farsi del mare. Di non lasciarla
morire. Non me ne accorgo neanche, delle braccia di Jeff che
mi afferrano per le spalle, sbattendomi al muro. Sento solo un
dolore lancinante alla testa, giù alla base del cranio. E
un’incontrollabile voglia di scappare via. -
Ti ho detto di fermarti! – Mi agguanta i
polsi e li spinge indietro, inchiodandoli al muro. C’è
violenza nella sua morsa, determinazione nel suo gesto. Ma nei
suoi occhi, c’è solo paura. E leggendo
nel suo sguardo il riflesso del mio terrore, sento esplodere tutta la
rabbia, lo stress, il rancore e lo spavento accumulati in quella notte. -
Levami le mani di dosso! – prendo a sbraitare
cercando di divincolarmi. Ma la sua presa è salda,
le mani quasi cementificate attorno alle mie braccia. Phoebe
ci guarda, ancora seduta a terra, spaventata e confusa. -
Jeff, mi stai facendo male! – -
Calmati Rose! - Cosa
dovrei fare? Non resterò ferma a guardarla morire!
– - Non
succederà! Ascoltami! -
Come cazzo fai ad esserne sicuro? L’ultima volta si
è quasi uccisa! – -
Stavolta è diverso! - Lascia andare i
miei polsi martoriati, afferrandomi il viso con forza. Avvicina
la sua fronte al mio volto, poggiandola delicatamente sulla mia tempia. -
Rose, ti scongiuro. Non lasciarti prendere dal panico.
– Sento la mia furia placarsi sotto quelle mani
calde e la sua voce rassicurante. Riprendo a respirare,
lentamente. Avverto il sangue riprendere la circolazione lungo
i polsi, e il cuore decelerare i suoi battiti febbrili. -
Guarda – sussurra con delicatezza. Mi
prende per mano, avvicinandomi al letto di Judy. È
ancora come l’abbiamo lasciata, con gli occhi ruotati di 360
gradi. - Osserva il suo corpo
Rose – mi incoraggia Jeff – che cosa vedi?
– Solo allora, scorgo il pigiama strappato di Judy
accasciato sul pavimento. E solo allora, capisco il
perché della sua nudità. Scruto con
apprensione il corpo morbido della mia migliore amica, in cerca del
minimo segno di pericolo. Poso lo sguardo sulle sue forme delicate, sul
ventre che si solleva ritmicamente, sulla pelle diafana. È
tutto come sempre. Sento un’incredibile sensazione
di sollievo allentare la morsa che mi ha attanagliato lo stomaco. -
Niente – rispondo guardando Jeff con occhi colmi di
gratitudine – non vedo niente di strano. – -
Già. – mi rassicura –
l’ultima volta che è successo, ti ricordi
com’era diventato il suo corpo? -
Completamente coperto di ematomi – replico
rabbrividendo a quel ricordo – come se fosse stata presa a
bastonate - . Giorni dopo, Madama Chips ci aveva confessato
che era un miracolo che, dopo tutte quelle ferite, la nostra amica
fosse ancora viva. - Questa
volta sembra tutto normale, a parte gli occhi. Ma se dicessimo a
qualcuno cosa è successo, i professori lo verrebbero
sicuramente a sapere, e scoppierebbe il finimondo. La rinchiuderebbero
come una criminale, Rose. Come l’ultima volta –
termina Jeff sospirando tristemente. In uno sprazzo di
lucidità emotiva, mi ritrovo ad ammettere che Jeff ha
ragione. Se la McGranitt lo sapesse, la farebbe internare per
settimane, forse mesi, in attesa di scoprire la causa dei suoi
attacchi. La sottoporrebbe a test fisici e psicologici devastanti,
trattandola come un’indemoniata, posseduta da spiriti maligni
e impregnata di magia oscura, per poi rilasciarla senza essere giunta a
capo di nulla. Come l’ultima volta. -
Allora che cosa facciamo? – sussurra Phoebe, il
volto inondato di lacrime. - Per
ora nulla. Controllatele costantemente il corpo, anche se il peggio
sembra passato. E non dite niente a nessuno. Nemmeno a Judy. Quando si
sveglierà, non ricorderà nulla, come le altre
volte. Non serve a nulla spaventarla. Io provvederò ad
informare Scorpius…e come sempre, saremo noi quattro gli
unici a saperlo. – Mi guarda negli occhi, in attesa
di una conferma. Io annuisco in silenzio, sigillando la
promessa, e Phoebe fa lo stesso, ora più tranquilla. Ancora
una volta, complici. Custodi di un segreto, inconfessabile e
misterioso. E soprattutto, pericoloso. Ma questo,
allora, non potevamo ancora saperlo.
Spazio
Autrice Lo so, avete ragionissima, so che vi avevo promesso lo
“scontro” tra Rose e i suoi genitori, ma ho
preferito dividere questo capitolo in due parti, data la
necessità di dare particolare rilievo al
“problema” di Judy, uno dei tanti misteri centrali
che si iniziano a diramare all’interno di questa storia.
Cosicchè, il famoso scontro è slittato nella
prossima metà del capitolo, che, statene certi,
arriverà presto! Spero che possiate accontentarvi e
vi chiedo scusa per la mancata promessa e per il ritardo! Grazie
come sempre ai miei meravigliosi recensitori!
MYA78: grazie perche, anche se non recensisci qui, mi dai tantissima forza con i tuoi commenti (troppo buoni!) su MSN!
ROSIE_LU:
grazie cara, è sempre piacevolissimo leggere le tue costanti
e puntali recensioni, sei davvero un tesoro! Riguardo le parti in
corsivo, sono sempre quelle che piacciono di più anche a me,
è per questo che ci tengo ad evidenziarle! Riguardo a Rose,
è vero, è sempre piena di rabbia, e questo
sarà uno degli aspetti fondamentali da snodare
all’interno della storia, mentre Albus, è vero,
è stato spione, ma non è del tutto malvagio!
Spero di leggere presto una tua nuova e meravigliosa recensione! Un
bacio enorme!
LASARALIN: ma che piacere leggere sempre i tuoi
commenti! Sono davvero stupita della tua puntualità e
costanza, mi rende davvero orgogliosa! Grazie mille per i complimenti,
vedo che continuiamo a pensarla sempre allo stesso modo su Lily e sui
personaggi! E come ho già detto a qualcun altro, riguardo ad
Albus, è vero, è stato spione, ma non
è del tutto malvagio! Spero di leggere presto una tua nuova
e meravigliosa recensione! Un abbraccio immenso!
CAROL87:
felicissima della tua recensione e contentissima che ti sia piaciuto il
capitolo! Spero di ricevere il tuo parere anche questa volta! Scusa il
ritardo, un bacione!
JESS: eh si, purtroppo non va
sempre tutto liscio come l’olio! Occhio ad Albus
però, in fondo non è così cattivo come
sembra! Grazie mille per la recensione e per i complimenti, e scusa
anche a te per il ritardo!spero di ricevere una tua opinione anche
questa volta! Un abbraccio!
GINNY28: sono davvero
contenta che la storia ti piaccia e che tu recensisca così
frequentemente! Spero che continuerai a farlo, perché ogni
vostro singolo parere mi aiuta davvero tanto! Scusa per il ritardo e
per non aver ancora parlato di Ron ed Herm, ma ci saranno nella
prossima! Grazie ancora, un bacione!
COBAIN: ciao
Niki! Scusa davvero se forse ho deluso le tue aspettative non inserendo
Ron eh Herm nel capitolo, spero che ti sia piaciuto
comunque…sono contenta che ti sia piaciuto il momento in cui
Scorpius si giustifica, piaceva molto anche a me! Spero che continuerai
a commentare e che continuerai a seguire questa storia! Un abbraccio
CECILIA88:
wow che dire, la tua recensione mi gratifica moltissimo! Addirittura la
migliore in circolazione? Che meraviglia! Spero davvero di esserne
all’altezza! Riguardo la poeticità, non
è una cosa che faccio apposta, mi viene naturale! Grazie
infinite, spero di sentirti nuovamente!
MARKO90: per
te solo una parola: facciamo i conti in un’altra sede!
Scherzo, ovviamente...grazie infinite!
SCRICCIOLA:
contentissima di essere riuscita ad appassionarti! Grazie per i
complimenti e mi fa molto piacere che ti sia piaciuta Rose, visto che
è il personaggio al quale in qualche modo
“tengo” di più! Spero che il capitolo
non ti abbia delusa, e di ricevere ancora i tuoi pareri! Un abbraccio.
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Capitolo 5 *** Premiere. ***
“Dicono che
i grandi risultati si ottengono solo grazie ad un immenso lavoro di
preparazione. Beh, io non ci ho mai creduto molto. Perché
so, per esperienza personale, che non c’è niente
di più eccitante che far esplodere volontariamente un
putiferio affidandoti unicamente alla tua ispirazione.”
Dove
caspita si è andato a cacciare Jeff? Sono
preoccupato. È passata più di mezzora da quando
sono rientrato nel dormitorio. E l’ho trovato vuoto. Mi
alzo nervosamente, passandomi una mano tra i capelli, e prendo a
muovermi su e giù facendo attenzione a non calpestare il
mucchio di roba del mio amico sparsa sul pavimento. Siamo
terribilmente diversi, noi due. A partire dalle piccole cose. Io
sono ordinato, preciso e meticoloso. Non sopporto il disordine, lo
considero un segno di debolezza. E Jeff al contrario e
terribilmente caotico. E distratto. Un po’ come Rose. Io
sono un tipo con una grande autostima. A volte pecco di presunzione.
Detto tra noi, Rose ha davvero ragione su di me. Ma non ditelo
in giro, vi prego. Si monterebbe troppo la testa. Jeff al
contrario è davvero poco ottimista. E invece è
davvero un ragazzo in gamba, con ottime potenzialità. Se
solo riuscisse a rendersene conto… È il
mio migliore amico, qui dentro. E non solo perché suo padre
è un vecchio compagno di mio padre. Al contrario di
me, è davvero difficile non apprezzare Jeff Zabini, una
volta che lo si conosce davvero. Se non lo avessi incontrato
per un fortuito caso, se non ci fosse stato lui, con la sua freddezza e
prontezza di riflessi, quella notte tempestosa di tanti anni fa,
probabilmente ora non sarei neanche qui… -
Scorpius – Mi giro lentamente, chiudendo
via dalla mente i vecchi ricordi. -
Mi chiedevo dove fossi finito – lo accolgo con tono
neutro. Ho notato immediatamente la nota di tristezza nella
sua voce. Jeff sospira, mettendosi malinconicamente le mani
nelle tasche. Sembra alquanto provato. -
Sono stato su dalle ragazze – mi riferisce. Il
suo sguardo è assente, fermo in un punto imprecisato.
Smarrito. Come se fissasse qualcosa senza vederlo realmente. -
Qualcosa non va? – lo incito cercando di non far
trapelare nessuna emozione. Lui si siede sul suo letto,
affranto. Slega il nodo della cravatta e la getta per terra, come ogni
sera. Ma questa volta, c’è molta
più foga nel suo gesto. Molta più rabbia. -
Si, veramente qualcosa c’è. –
sputa fissandomi finalmente negli occhi. E prima che continui,
capisco già di cosa si tratta. Un lungo silenzio,
accompagna la nostra infuocata battaglia di sguardi. -
Lo hai fatto? – gli domando infine con voce ferma. Controllata,
quasi criptica. Ma non per lui. Sa perfettamente a cosa mi sto
riferendo. - No – Respiro
lentamente, impercettibilmente più calmo. -
Ma non ho intenzione di andare oltre – continua il
mio amico, risoluto come non mai. -
Sai che dobbiamo farlo, Jeff – lo ammonisco severo
– non abbiamo altra scelta -. -
Cristo Scorpius! – esplode lui, alzandosi di scatto
– Judith ha appena avuto un’altra delle sue crisi,
l’ho vista accasciarsi, irrigidirsi tra le mie braccia, non
ho potuto fare nulla per impedirlo e tu vieni a dirmi che dovrei
continuare a far finta di niente? – mi urla contro con foga. C’è
rabbia, nel suo sguardo duro. C’è paura,
determinazione, frustrazione. E forse, molto più in
fondo, anche qualcosa di più. - Calmati Jeff
– lo rassicuro poggiandogli una mano sulla spalla. Lui
si scosta, brusco. Mi volta le spalle, escludendomi dalle sue
emozioni. - Non dipende da noi
– continuo – lo sai. Lui sospira,
rassegnato. - Non sopporto di
continuare a mentire alle ragazze. Soprattutto a Rose. Mi sento uno
schifo, Scorpius. Non mi va di continuare a fingere di non conoscere il
significato degli attacchi di Judith - . -
Dobbiamo farlo – gli ricordo severo. Lui
si volta nuovamente, gli occhi lucidi, le labbra contratte in una
smorfia di disgusto. - Per
quanto ancora hai intenzione di nascondere la verità,
Scorpius? – Una domanda netta, precisa. Insidiosa,
pericolosa. Eppure dannatamente ineludibile. -
Fino a quando sarà necessario - .
Ho
sempre odiato, trascorrere le notti in bianco. Fin da quando ero
bambina, mi ha sempre spaventata l’idea di passare tutta la
notte completamente sveglia. Completamente sola con i miei pensieri. Eppure
nei miei confronti, il destino non è mai stato troppo
magnanimo. Mi ha punita infierendo sadicamente, condannandomi
all’insonnia. È da più di
dieci anni, ormai, che non dormo più. Da
quell’afosa, terrificante notte d’agosto del mio
compleanno… Da allora vedo gli altri, attorno a me,
assopirsi spontaneamente, vedo il mondo che mi circonda abbandonarsi
piacevolmente tra le calde braccia di Morfeo, che spazza via ogni
cattivo pensiero e concede a tutte il tanto agognato riposo. E
tutto ciò che io posso fare, è restare a
guardarli. Condannata ad essere costantemente cosciente delle
mie paure. Chiudo gli occhi per qualche ora, ma non dormo mai
veramente. Riesco ad entrare in dormiveglia, ogni tanto. E se mi va
davvero bene, mi addormento per un massimo di quindici minuti. Credo
che siano quei pochi minuti di sonno tormentato, che mi strappino ogni
notte dalla morte o dalla follia. Poche, pochissime persone
sanno della mia condizione. Nei casi più estremi, Scorpius
riesce a rubare da Madama Chips una boccetta di Somnium. Le normali
pozioni soporifere non funzionano con me, ne ho provate di tutti i
tipi. Solo il Somnium, pozione pericolosissima e quasi proibita per la
sua alta capacità di creare dipendenza, riesce a farmi
precipitare in un sonno profondo e quasi violento. Ma
fortunatamente, del tutto privo di sogni. O meglio, di
incubi. Normalmente, anche se a fatica, riesco a rilassarmi,
approfittare delle ore notturne per occuparmi di me stessa,
distraendomi con ogni espediente possa distogliermi dal restare faccia
a faccia con i miei pensieri. Leggere un libro, ascoltare musica,
tirare di scherma, persino studiare, tutte cose che normalmente fanno
la differenza tra vivere e sopravvivere. Ma
stanotte, niente è riuscito ad aiutarmi. Avevo
l’attenzione costantemente puntata su Judith. Ho
rivisto i suoi occhi bianchi dovunque. Fuori dalla finestra,
tra le stelle, tra il fuoco scoppiettante del camino. Apparivano
a tradimento, fulminei, come lame d’acciaio della notte. E
tutto ciò che avrei voluto, sarebbe stato trovare una
spiegazione a tutto questo. -
Ciao Rose – Jeff Zabini mi saluta,
stancamente, per poi prendere posto accanto a me e addentare un
cosciotto di pollo apparso magicamente al suo arrivo. -
Non capisco come fai ad ingozzarti come un maiale e restare
magro come uno stecchino – scherzo per allentare la tensione. -
A colazione non ho mangiato nulla – mugugna lui
sorridendo con la bocca piena – e tu invece? Non mangi?
– Fisso il mio pranzo, ancora intatto nel piatto. -
Non ho molta fame – mi giustifico con una stretta
di spalle. - Non dormi, non
mangi, ti fanno schifo gli alcoolici, detesti l’odore del
fumo… - commenta lui sarcastico – la prossima cosa
che scoprirò sarà…che non fai neanche
il ruttino?! – - Jeff!
– esclamo inorridendo esageratamente. Per tutta
risposta lui mi sorride, mostrandomi una fila di denti imbrattati di
verdura. Arriccio il naso e distolgo lo sguardo, sorridendo a
mia volta. C’è sempre un allegro
chiacchiericcio in Sala Grande, durante l’ora di pranzo. Gli
studenti ridono, scherzano, si sfogano per un interrogazione appena
andata male o si lamentano per le lezioni che dovranno seguire nel
pomeriggio, altri programmano gli allenamenti di Quidditch, le uscite
nel week-end, le festicciole proibite. Sposto
involontariamente lo sguardo al tavolo dei Grifondoro, dove mia cugini
Lily guarda freneticamente in ogni dove alla disperata ricerca di
qualcuno, mentre mio fratello Hugo è placidamente intento a
copiarle i compiti. Tsè. E poi sono io, la sfaticata. Fred,
figlio di zio George e mio coetaneo, mi saluta allegramente dal tavolo
dei Tassorosso, mentre sua sorella Roxanne non è ancora
scesa a mangiare, al tavolo dei Corvonero. Rifletto che noi tre siamo
gli unici cugini Weasley a non essere stati smistati nei
Grifondoro… Ma zio George, nonostante nessuno dei
suoi due figli fosse della sua stessa casa, non ha reagito come mio
padre. È stato comprensivo, ironico, quasi orgoglioso di
aver spezzato un tradizione secondo lui così
“monotona”. È stato tutto ciò
che un buon padre avrebbe dovuto essere. Chiudo gli occhi
con decisione, fortuitamente strappata ai miei ricordi dal
provvidenziale sguardo di qualcuno, dalla parte opposta della Sala
Grande. Albus. Sento i suoi occhi inquisitori su di
me, gelidi. Scorgo un lampo d’ira, attraversare quelle iridi
smeraldine. Una frazione di secondo, e lui torna a guardare da
un’altra parta. Eppure, ho avuto la certezza che, un
attimo prima, mi stava fissando. -
Rose – Il tono pacato di Jeff mi scuote,
portando la mia attenzione sul suo volto indeciso, ed il suo aspetto
titubante. - Si? – lo
incoraggio - Come sta Judy? - Me
lo chiede in un sussurro, debolmente, come se avesse paura di conoscere
la risposta. - Come al solito
– rispondo in un sussurro – io e Phoebe
l’abbiamo tenuta d’occhio durante la notte, ma
è andato tutto liscio. Stamattina si è svegliata,
spensierata come sempre, e ancora una volta, non ha più
ricordato nulla. Jeff annuisce, per nulla sorpreso. Ma
percepisco qualcosa che non mi convince, nel suo atteggiamento. È
nervoso, inquieto. Inspiegabilmente teso. -
Qualcosa non va? – indago. Peccato che
l’arrivo delle mie compagne di dormitorio mi impedisca di
studiare meglio il comportamento di Zabini. -
Quel bastardo, invidioso, frustrato e deficiente! –
impreca Judith gettandosi come una bufera sulla panca di legno di
fronte a me, seguita a ruota da una più pacata Phoebe
Greengrass. - Con chi ce
l’hai questa volta? – la canzono divertita. -
Con quell’idiota del professor Smith –
risponde lei a denti stretti – mi ha trattenuta 10 minuti
dopo l’ora di consegna del compito in classe per dirmi che
aveva capito benissimo che avevo copiato tutte le risposte da Samantha
Carey! – Non riesco a trattenermi ed esplodo in una
fragorosa risata insieme a Jeff. -
Dio! E come mai? – -
Ma che diavolo ne so…deve aver visto che quella
cialtrona mi chiedeva qualche soluzione e avrà pensato che
invece mi stesse suggerendo…ma poi vi rendete conto? La
Carey! Lui crede che ci sarebbe qualcosa da copiare da una come
lei?!Farei prima a farmi passare i risultati da un Troll di
montagna… - - Eppure
potrebbe nascondere delle piacevoli sorprese…sono certa che
le ragazze così stupide, sanno benissimo come soddisfare un
ragazzo… - soffio ironicamente mentre il ricordo delle
parole di Scorpius di ieri sera mi si affaccia nella mente… -
Eh? – Vedo le facce dei miei tre amici
guardarmi scettiche. - Niente,
lasciamo perdere… - rispondo con una stretta di spalle allo
loro muta domanda. Phoebe alza le sopracciglia, perplessa. -
Comunque – continua rivolgendosi a Judy –
pensavo che non fosse il professor Smith il bastardo, invidioso,
frustrato e deficiente contro cui stavi inveendo poco fa… Questa
volta tocca a lei essere fissata da tre paia d’occhi
stralunati. La mia bionda compagna si volta indietro, indica
con il mento l’entrata della Sala Grande e poi torna a
mangiare con noncuranza. In quel momento noto Ralph, Ralph
Hayes, Corvonero nonché fidanzato ufficiale di mia cugina,
fare il suo ingresso nel salone e rivolgere per pochi istanti
un’occhiata fiammante a Judy, prima di dirigersi al tavolo
dei Grifoni e stampare un bacio traditore sulle adoranti labbra di Lily. -
Che provocatore viziato ed egocentrico – ringhia
Judy seguendolo con lo sguardo – spero che il cosciotto
d’agnello gli resti incastrato tra le tonsille –
termina riportando l’attenzione sul suo piatto. Io e
Phoebe ridiamo sotto i baffi, mentre il povero Jeff ci guarda scocciato
non avendo gli elementi per poter cogliere il significato delle nostre
allusioni. O forse in realtà ha capito
perfettamente. - Rose, a te come
è andato il compito di stamattina? – mi chiede
cambiando distrattamente discorso. -
Non così male – replico –
considerando che Smith mi odia per il mio sangue misto, detesta il
cappello parlante per avermi smistata nella SUA casa e odia i miei
genitori perché Grifondoro, credo di dovermi ritenere
fortunata se riesco a strappargli quasi sempre la sufficienza! -
Ti mette la sufficienza solo per antipatia –
asserisce Jeff addentando il pollo – ma meriteresti molto di
più. - Poco mi
importa – dichiaro con una stretta di spalle – per
quel che mi riguarda, pozioni è una materia noiosa e
tremendamente inutile, e Smith un professore tristemente meschino. Un
suo scarso non mi manda mica in depressione. Certo sarebbe stato meglio
se ieri io e Scorpius fossimo riusciti a fregargli il
compito… - - A
proposito di Scorpius – mi interrompe Judy posando di scatto
la forchetta – me ne ero quasi dimenticata. Mi ha detto che i
vostri genitori arriveranno in anticipo… - mi informa con
cautela. A queste parole sento una familiare sensazione di
fastidio serrarmi lo stomaco. -
Quanto in anticipo? – domando in tono neutro,
afferrando nervosamente una mela. -
Fra mezzora, nell’ufficio della McGranitt. Lui
è già lì fuori che aspetta…
- Termina la frase in un sussurro, visibilmente a disagio. Un
silenzio assordante cala bruscamente su di noi. Mezzora. Da
quanto tempo non vedo i miei genitori? Da quanto non gli scrivo una
lettera? Da quanto non parlo con loro? Cinque mesi.
Dall’inizio delle vacanze estive. O forse, in
realtà, da molti anni prima. Mi alzo bruscamente,
infilando la mela nella tasca interna del mantello. -
Ci vediamo dopo – assicuro ai tre volti che mi
guardano comprensivi. Poi infilo l’uscita,
preparandomi ad affrontare la battaglia.
Sono
sicuro di aver visto in un film, in un ricordo, o forse in un sogno, la
scena precisa di un ragazzo e una ragazza che, incontrandosi in un
bosco, si corrono incontro, si abbracciano si baciano, si dichiarano
amore eterno e finisco a fare l’amore lì, accanto
al ruscello di montagna, in quel mondo dai contorni straordinariamente
fantastici. Non so perché ora abbia in mente
quell’immagine. Non siamo in un bosco fatato, non
siamo fidanzati, non saremmo neanche lontanamente in grado di
comportarci in maniera così sdolcinata. Siamo solo lungo il
corridoio del terzo piano, fuori dall’ufficio della preside,
in attesa di conoscere la nostra sorte. Sarà
perché sei così magnetica quando ti arrabbi, con
i capelli scuri scompigliati sulla fronte torva, sarà per
quel luccichio, infuocato e sensuale, che divampa al centro
delle tue iridi, sarà per il rossore che infiamma le tue
guance tese, sarà perché forse quello diventa uno
dei pochi momenti in cui lasci cadere la tua maschera di freddezza e
indifferenza, ma quando sei veramente in collera tutto ciò
che provo è un inspiegabile e pericoloso desiderio di
correrti incontro, sollevarti e stringerti tra le mie braccia. Di
farla finita, di smetterla con i nostri stupidi giochetti per
colpa dei quali ci divoriamo da anni a vicenda. È
così che mi sento ora. Siamo l’uno affianco
all’altra da dieci minuti ormai, e non abbiamo ancora detto
una sola parola. Ci limitiamo ad ascoltare il nostro silenzio. Dopo
dieci minuti di immobilità, appoggiata con la schiena sulla
parete, sento che ti muovi. Non distolgo lo sguardo, non ho
bisogno di farlo per capire cosa ha provocato la tua agitazione. Ho
sentito anche io i passi lenti, salire le scale. Ho ascoltato in
silenzio la voce della McGranitt esclamare con tono affabile: -
“Prego signori Weasley, vostra figlia vi aspetta
nel mio studio”. Ho percepito
perfettamente la tensione impossessarsi di ogni centimetro del tuo
corpo. Non alzo gli occhi, continuo a fissare per terra. Forse
dovrei dirti qualcosa, rompere questo silenzio che ci avviluppa da
diversi minuti. Ma ho paura, troppa paura che, guardandomi, tu possa
leggere dentro di me qualcosa di troppo. Qualcosa di
pericoloso. Avverto il tuo sguardo indugiare su di me, mentre
il tuo piede destro interrompe bruscamente il suo nervoso tamburellare
sul pavimento. Alla fine sei tu, a parlare per prima. -
Mi auguro che i tuoi genitori non tardino ancora molto,
Scorpius. Ci sono buone probabilità che le nostre famiglie
si incrocino alla fine del colloquio. Quello sarà uno
spettacolo che non voglio perdermi per nulla al mondo –
ironizzi. Finalmente alzo lo sguardo, posandolo sui tuoi occhi. Un’insolita
sensazione di tenerezza mi stringe alla base dello stomaco. Molti
potrebbero anche non capire il significato delle tue parole, Rose,
potrebbero anche fraintendere il tuo atteggiamento. Tacciarti di
arroganza, di presunzione, anche di cattiveria. Ma io no. Perché
io ho un vantaggio: ti conosco, e ti conosco meglio di quanto tu
conosca te stessa. Io so che il tuo sarcasmo è solo
il tuo modo bizzarro di soffocare il nervosismo e la paura. Io so che
attacchi solo perché non sai come difenderti. Io so che la
tua strafottenza è solo un modo per mascherare tutte le tue
debolezze. Vorrei dirti di non avere paura, che non
è colpa tua, che non lo è mai stata, che
andrà tutto bene. Vorrei dirti che, anche se non lo ammetto,
ti ammiro, ti stimo, che sei la mia migliore amica. Che ti voglio bene. E
invece non riesco neanche a lanciarti una delle mie solite, insulse
provocazioni. Tutto ciò che riesco a fare,
è continuare a guardare i tuoi occhi. Il pavimento
sotto di noi potrebbe sgretolarsi, precipitare, le mura che ci
circondano potrebbero anche prendere fuoco all’istante o
crollarci addosso: non me ne accorgerei. I passi lungo le
scale si fanno più vicini, anche troppo. So che per te
è ora di andare. Metti la mano sulla maniglia,
mentre il consueto spirito guerriero si impossessa di te. -
Buona fortuna – soffio in un sussurro, un attimo
prima che tu te ne vada. Tu ti volti, sorpresa. Forse
non ti aspettavi questa inusuale dimostrazione di
solidarietà. O forse semplicemente non ti aspettavi
di sentirmi parlare. Accenni un sorriso, sincero, spontaneo,
mentre un’espressione di infinita dolcezza si delinea per un
attimo sul tuo viso stanco. Ma dura solo pochi istanti. Poi
apri la porta e ti ci infili dentro, decisa, mentre io mi defilo dietro
l’angolo nel momento esatto in cui la preside e i tuoi
genitori appaiono in cima alle scale, diretti silenziosamente nella tua
stessa stanza.
Dicono che i grandi
risultati si ottengono solo grazie ad un immenso lavoro di preparazione. Beh,
io non ci ho mai creduto molto. Perché so, per
esperienza personale, che non c’è niente di
più eccitante che far esplodere volontariamente un putiferio
affidandoti unicamente alla tua ispirazione. È
così che mi preparo ad entrare in scena. Niente
copione, niente pubblico. Solo improvvisazione. Mi
siedo arrogantemente sulla poltrona della preside, poggiando con
nonchalance i piedi sulla sua scrivania. E quando sento la
maniglia abbassarsi, sono pronta a mettere in scena, per
l’ennesima volta, una recita che dura da anni. È
mia madre ad entrare per prima. Passo lento, cadenzato,
controllato. Scarpe con il tacco alto, collant sottili, gonna al
ginocchio dalla piega perfetta, camicetta dal bianco impeccabile, il
primo bottone discretamente slacciato. Da quanto tempo non ti
vedo? Giorni? Settimane? Mesi? Mi trovo a constatare
amaramente che non me lo ricordo davvero, non più. Mi sembra
passata un vita dall'ultima volta che ci siamo viste, viste davvero, e non
solo guardate freddamente mentre sparivo a bordo di un treno dietro la
curva delle rotaie. Sei dimagrita, mamma. Il lieve
rigonfiamento della tua pancia che tanto adorava papà ora si
è quasi totalmente appiattito, il tuo giro vita si
è assottigliato. Sollevo lo sguardo sul tuo viso,
posandolo sui capelli castani rabbiosamente costretti in
un’elegante chignon, noto la tua pelle chiara, pallida,
stressata, le leggere occhiaie che ti circondano gli zigomi. È
per colpa mia, mamma? Ti ho fatto preoccupare? Poso i miei
occhi nei tuoi, finalmente, mentre l’illusione vagheggiata da
queste mute domande riecheggia ancora nella mia testa. Mi
appari stanca, debole, troppo per una bella donna di 42 anni. Molto
vulnerabile, esposta, scorgo nel tuo sguardo una fragilità
che rischia quasi di sfociare in una pericolosa dolcezza. Per
un momento, solo per un piccolo momento, mi sembra quasi di dimenticare
il motivo per cui sei qui, con me, nella tua vecchia scuola,
nell’ufficio della preside. Fingo di non sapere che sei
lì per colpa mia, che sei venuta per rimproverarmi, di
nuovo, che stai per mettermi per l’ennesima volta in
punizione. Mi illudo che tu non lo voglia, che tu sia qui solo per me,
perché in fondo, per un instante, ti sono mancata. E
mi viene voglia di dirtelo, mamma, sto per farlo, sto per ammettere di
aver sbagliato, confessare che mi dispiace, che lo sbaglio è
stato mio. Sento che anche tu vorresti aprirti, dirmi qualcosa che non
mi dici da anni. Ma poi, entra papà, e
l’illusione di una tregua si sgretola come un castello di
carte. Perché quando c’è
papà, tutto è diverso. Io sono diversa.
-
Tutto quello che vorrei sapere – afferma mio padre
camminando su è giù – è cosa
diavolo ti è passato per la testa! – Mi
viene da sorridere, vedendolo così, furibondo, il viso rosso
di collera, la giacca scura sgualcita dalla foga e la cravatta
allentata per la rabbia. Mia madre è seduta davanti
alla scrivania, di fronte a me, apparentemente indifferente, lo sguardo
perso nel vuoto, mentre lascia come al solito a mio padre il seccante
compito di farmi la ramanzina. -
Rispondimi Rose! – sbraita lui puntandomi negli
occhi. È il momento del mio ingresso in scena. Tiro
fuori dalla tasca del mantello la mela rossa rubata a pranzo, a la
addento con studiata sfacciataggine, mentre provoco mio padre con lo
sguardo. - Dovresti arrivarci da
solo, papà – rispondo con aria annoiata
– c’era il compito di pozioni e volevamo rubarlo.
Siamo entrati nell’ufficio del professor Smith e…
sai una cosa? Ce l’avevamo quasi
fatta…è stata una soffiata infame a tradirci
– sbuffo. - Come puoi
parlarne con una tale insolenza? Possibile che non ti rendi conto di
quello che hai fatto? Quando ho saputo che eri diventata una Serpeverde
ho capito che non dovevi essere una ragazza molto intelligente, ma di
certo non immaginavo che fossi così stupida! –
freccia spietato. Mi alzo di scatto, furiosa a mia volta,
mentre la mela rotola ai miei piedi. -
Stai esagerando, papà. Non ho mica ucciso qualcuno
– sibilo a denti stretti. Lo fisso negli occhi,
spavalda. Non mi fai paura. -
E poi, non essere ipocrita – lo sfido con un
sorriso cattivo – io almeno ho il coraggio di rischiare in
prima persona e di prendermi le mie responsabilità. Non
supplico, non chiedo niente a nessuno, non rinnego nulla. Tu non avevi
neanche le palle di pregare la mamma di farti copiare i compiti!
– gli rinfaccio imprudentemente. Vedo i suoi occhi
assottigliarsi paurosamente, ridursi a due fessure, mentre barlumi
d’ira vi saettano dentro. -
Come osi… - ringhia avvicinandosi pericolosamente
a me. - D’accordo,
adesso basta! – urla mia madre riscuotendosi finalmente dalla
sua ridicola apatia. - Calmati
Ronald – continua in modo più cordiale, poggiando
le mani sulle braccia di mio padre, cercando in qualche modo di fermare
la sua marcia contro di me. Quando riesce a
tranquillizzare il suo respiro, mi rivolge un’occhiata
glaciale - Non parlare mai
più a tuo padre con questo tono, Rose – mi
ammonisce severa – o giuro sulla mia Casa che la prossima
volta non lo tratterrò dal mollarti un ceffone – -
È inutile Hermione – ironizza lui
sadicamente – stai parlando con una Serpe, ricordatelo.
Essere stronzi è nella loro natura – sputa
sarcastico. Stringo i pugni fino a conficcarmi le unghia nei
palmi, cercando di arginare il mio odio. -
Almeno noi abbiamo il coraggio di mostrarci agli altri per
quello che siamo realmente – ribatto. -
Dei vigliacchi, ecco cosa siete – conclude lui con
cattiveria – non so neanche perché mi stupisco
ancora delle tue azioni. Dovrebbe essere normale, visto che frequenti
quei tuoi amichetti senza cervello come Malfoy e la Greengrass. - -
Complimenti papà – replico recuperando
la mia maschera di abituale indifferenza – finalmente ti
riconosco. - - Già.
Sai a volte mi chiedo come tu possa essere tanto banale, Rose.
Diventare amica proprio dell’unico ragazzo che ti avevo
proibito di frequentare…davvero poco originale, per una
Serpeverde come te. Mi chiedo cosa ci trovi di tanto interessante in
gente così… - termina riallacciandosi con
noncuranza il nodo della cravatta. -
Qualcosa che tu non hai mai avuto, caro papà
– lo provoco. Ottengo la reazione che desidero,
perché lui si ferma per un istante e mi fissa, scettico. -
Il senso dell’umorismo – spiego con un
sorrisino sarcastico, mentre mi abbandono nuovamente sulla comoda
poltrona. - Davvero molto
divertente, Rose - interviene mia madre con un atteggiamento stizzito
– ma ricordati una cosa: la prossima volta che verremo
convocati per una tua scorrettezza, non esiterò a spedirti a
Durmstrang – termina con un sibilo. Il tono di
minaccia insito nella sua voce riecheggia ancora nell’aria,
quando la McGranitt interviene provvidenzialmente a smorzare
l’atmosfera carica di tensione. -
Rieccomi a voi, signori Weasley – pigola con tono
affabile – perdonate l’attesa. – -
Oh non si preoccupi, professoressa – le fanno eco i
miei genitori, entrambi con un sorriso cordiale. C’è
complicità, tra la preside e mia madre. Percepisco la stima
che lei nutre nei confronti della sua insegnante preferita. Il
rispetto, l’ammirazione. L’affetto. Quello
che non ha mai avuto nei miei riguardi. -
Signorina Weasley, le dispiacerebbe restituirmi il mio posto?
– Mi riscuoto dai miei pensieri e mi rendo conto di
essere ancora seduta sulla sua poltrona. -
Ma certo, preside – balbetto velocemente,
raggiungendo i miei genitori dall’altra parte della scrivania. -
Mille grazie – risponde lei sedendosi
compostamente. Poi prosegue: -
Dunque, conoscete benissimo il motivo per cui siete stati
convocati, e capirete perfettamente che questa scuola non
può restare a guardare mentre le sue regole vengono infrante
così imprudentemente. Vostra figlia, Rose, non è
una cattiva ragazza, la sua media scolastica è
incredibilmente alta, considerando la sua recidiva incostanza e
tendenza a disinteressarsi delle materie che non le
piacciono…tuttavia, ha un pessimo carattere. Testa calda e
sangue facilmente infiammabile, oltre che istintività
incontrollabile e incapacità di riflettere sulle conseguenze
delle sue azioni. Credo che voi comprendiate cosa intendo, signori
Weasley… - -
Perfettamente – concorda mia madre – e ci
scusiamo davvero per le mancanze di nostra figlia, signora preside - . Seguo
la conversazione immobile e in silenzio, come un automa. Parlano
di me come se non ci fossi, analizzandomi al microscopio come un
esemplare pieno di difetti da correggere e raddrizzare ad ogni costo. -
Molto bene – continua la McGranitt –
quindi capirete anche che siamo obbligati a prendere dei
provvedimenti… -
Assolutamente – le fa eco mio padre –
è il vostro dovere. Nessuna punizione sarà troppo
dura – prosegue spietato. -
Oh niente di così rigido signor Weasley, non si
preoccupi. Sono convinta che Rose abbia capito il suo errore e che non
ricapiterà più – asserisce lanciandomi
una breve occhiata di ammonimento – in breve, vostra figlia
dovrà essere a completa disposizione del professor Smith in
ogni momento della giornata per le prossime due settimane, il quale le
assegnerà a sua discrezione incarichi e commissioni che
dovranno essere portati a termine tempestivamente e senza proteste.
Inoltre, non potrà partecipare al ballo di Halloween che si
terrà tra quindici giorni. – termina fissandomi
gelida. - Mi sembra
più che giusto – annuisce soddisfatto mio padre. Io
non dico una parola, lo sguardo fisso davanti a me. -
Bene, mi dispiace ma ora devo andare. È sempre un
piacere rivederla, signora Weasley – esclama
all’indirizzo di mia madre. -
Anche per me, professoressa – ricambia lei con un
sorriso sincero – anche per me – .
Fuori
dall’ufficio della preside, mio padre mi afferra bruscamente
per un braccio. - Voglio dirti
una cosa, Rose – sibila – io e tua madre stanotte
resteremo qui ad Hogwarts, e domani ci raggiungeranno anche Harry e
Ginny. In quanto Aurors, la professoressa McGranitt ci ha invitato noi
e l’intero Corpo del ministero a tenere un seminario di
Difesa Contro le Arti Oscure a voi studenti del settimo anno. Per cui
ti avverto: se mi farai fare delle figuracce davanti ai miei amici o mi
metterai in qualche modo in imbarazzo davanti alla mia famiglia, sappi
che te la farò pagare – termina minacciosamente. Guardo
mia madre, in silenzio dietro di lui, gli occhi puntati sul pavimento. -
Tanto è solo di questo che vi importa –
sbotto stizzita. Con uno strattone rabbioso mi libero delle
sua stretta, e mi dirigo verso i sotterranei senza
più degnarli di uno sguardo.
> SPAZIO AUTRICE Non
so che dire, cosa raccontarvi per cercare di giustificare il mio
mostruoso ed imperdonabile ritardo. Avete ragione, su
tutto…non si abbandona per così tanto tempo una
storia, soprattutto se è appena iniziata. Questo
2009 non è iniziato nel modo più brillante, per
me.. beh io…avevo perso la voglia,
l’interesse di scrivere. Poi
però è andata meglio. Cos’altro
posso dirvi..vi ringrazio infinitamente per le vostre recensioni, i
vostri apprezzamenti, il vostro sostegno. Spero che non abbiate perso
l’entusiasmo, proprio ora che io ho ritrovato il mio. Quindi
un grazie infinito a chi ha recensito, sperando che mi perdoniate e
continuate a farlo: Cecilia88, Hypnotic, Marko, Ginny28,
NightAlchemist93, Jess, Christy 94, Miag, Cobain. Ed una
grazie speciale a LASARALIN, NICOLE, ROSIE_LU, e JHAA. Per la loro costanza,
affetto, e recensioni incredibilmente dettagliate. Alla
prossima, presto.
Tayla.
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Capitolo 6 *** What if..? ***
Era strano
trovarsi lì, di nuovo. Tanti anni erano passati da quando
camminava nervosamente in quelli stessi corridoi, affrettandosi per non
arrivare in ritardo alla lezione successiva, la borsa stracolma di
libri sempre sulla schiena e le dita nervose a torturare i capelli
ricci e indomabili. In quel momento, come succedeva
abitualmente più di vent’anni prima,
entrò nella sua stanza trafelata, solo che non si trovava
più nella solita camera del suo dormitorio, ma
nell’ala del castello riservata agli ospiti. Gettò
la borsa con i pochi indumenti sul letto matrimoniale, poi si
portò nervosamente le mani alla testa, strappando via quel
fastidioso chignon e lasciando i lunghi capelli castani liberi di
ricaderle sulle spalle. Si diresse senza indugi in bagno,
massaggiandosi i ricci, e puntò lo sguardo nello specchio. Non
le piacque per nulla quello che vide. Aveva l’aria
distrutta, i capelli arruffati, profonde occhiaie sotto gli occhi gonfi
celate malamente con un po’ di trucco. Le guance smunte, la
pelle pallida, un terribile mal di testa. Ma non era il suo
aspetto trascurato, a preoccuparla. Di quello non se ne era
mai curata molto, fin da quando era a scuola, nonostante le critiche di
tutti i suoi compagni. Certo negli anni dopo Hogwarts era migliorata da
quel punto di vista, aveva imparato a truccarsi, a nascondere i piccoli
difetti, aveva trovato il modo di rendere più presentabili i
suoi capelli e a valorizzare la sua femminilità che, a detta
di tutti, era sbocciata all’improvviso dopo la fine
dell’adolescenza. Ora, lavorando al ministero, indossava
sempre abiti eleganti, raffinati e professionali, il suo look era
sempre impeccabile e non di rado scorgeva con la coda
dell’occhio gli sguardi ammirati dei suoi colleghi
percorrerle la curva delle gambe lasciate scoperte dalla gonna. Eppure
nonostante questo, non aveva mai dato troppa importanza a queste cose.
A differenza della maggior parte delle donne della sua età,
la vista di un capello bianco o la scoperta di una nuova, appena
accennata ruga, non la mandava certo in crisi. No,
ciò che la spaventava davvero, di fronte a quello specchio,
era il doversi guardare negli occhi. Aveva paura di
ciò che ci avrebbe visto dentro. Si
fissò a lungo, ipnotizzata, in preda ad un misto di emozioni
travolgenti. Erano passati mesi dall’ultima volta
che l’aveva vista. Troppi. Era cresciuta, accidenti.
Se ne stupiva sempre di più ogni volta che la vedeva. E
non di altezza, questo no: il suo bel fisico da diciassettenne era
già sbocciato e formato da un pezzo. Era il suo
sguardo, ad essere cambiato. Fiero, orgoglioso, determinato.
Invincibile, come lo era sempre stato. Eppure, guardando
quelle intense iridi verdi, oltre alla malinconia e alla solitudine,
aveva scorto qualcosa di nuovo, che non aveva mai visto prima con tanta
chiarezza: un disprezzo profondo, malcelato, ostentato. Talmente
evidente da spaventarla. Era rivolto a lei, lo sapeva, lo
sentiva, e ne era terrorizzata. Al pensiero di quel ricordo
vacillò davanti allo specchio, dovette stringere con forza
il lavandino per smettere di rabbrividire. -
Hermione – Quella voce bassa e inaspettata, unita al
particolare stato d’animo in cui si trovava, la fece
sobbalzare. Guardò davanti a sé e vide,
riflessa nello specchio, l’immagine di suo marito
all’ingresso del bagno. Aveva già iniziato a
spogliarsi, la camicia blu completamente aperta lungo il petto. -
Ronald, mi hai spaventata – lo ammonì mentre
chiudeva gli occhi e cercava di recuperare la sua compostezza. -
Scusami, non volevo. Ho provato a chiamarti, quando sono entrato.
Perché non hai risposto? – Hermione
abbassò gli occhi sul lavandino, schivando lo sguardo
indagatore di suo marito. - Non
ti ho sentito – mormorò. Ron Weasley si
avvicinò alla moglie, poggiandole una mano possessiva sul
fianco snello. - Tutto bene?
– domandò con tono preoccupato. Hermione
sorrise malinconica, tornando a incrociare allo specchio lo sguardo del
marito. - No, Ron. Non la vedevo
da cinque mesi. Mi è mancata – mormorò
con voce febile. Lo sguardo di Ronald si indurì. -
Non devi dire così – la ammonì severo
– sai che non dobbiamo cedere - -
Certo che lo so – sbottò lei scostandosi
– me lo ricordi tutti i santi giorni!- terminò
uscendo dal bagno. Ronald chiuse gli occhi, esasperato,
raggiungendola in camera da letto. Come sempre quando era
arrabbiata, Hermione aveva preso ad ignorarlo, cominciando
distrattamente a disfare i borsoni. -
Hermione non possiamo mollare proprio adesso. Non quando il momento per
cui ci prepariamo da anni è quasi arrivato. – Lei
continuò a non curarsi di lui, riponendo le giacche
nell’armadio a muro e continuando ostinatamente a non
incrociare i suoi occhi. -
Hermione, guardami! – la rimproverò lui. Lei
finalmente si girò, gli occhi lucidi di lacrime. Ronald
si pentì immediatamente per aver alzato la voce. Le
corse incontro e la strinse tra le braccia, premendo il morbido seno di
lei contro il suo petto rassicurante. Lei si lasciò
confortare, docile e sfinita, nascondendo il viso nell’incavo
del suo collo. - Ci odia, Ron.
Lo so, lo sento. E non so come potrei darle torto –
mormorò con la voce rotta dal pianto. Ron prese
ad accarezzarle la schiena, dolcemente. -
Lei non ci odia, tesoro. Reagisce così solo
perché…non sa, non capisce. Ed è per
questo che lottiamo da tutti questi anni: perché lei rimanga
all’oscuro di tutto…fin quando non
arriverà il suo momento - . -
Come puoi dire che non ci odia, Ron? Hai visto il suo sguardo, prima
che scappasse via? Ci disprezza, per Merlino! Io stessa mi detesto per
quello che le facciamo passare! Quale figlio al suo posto non lo
farebbe? – piagnucolò Hermione contro il petto del
marito – e quando tutto sarà finito, la situazione
non cambierà Ron…quello non sarà il
momento in cui ritroveremo nostra figlia. Sarà il momento in
cui la perderemo per sempre. – Ron la
lasciò sfogare, cullandola dolcemente e accarezzandole i
morbidi capelli castani. -
È una ragazza forte…e intelligente, molto. Vedrai
che quando le spiegheremo tutto, quando finalmente saprà il
perché di tutto ciò…beh, lo
capirà e lo accetterà. Il tono
dell’uomo era sicuro, non tradiva incertezze. Eppure, per
quanto fosse doloroso ammetterlo, dentro di se nutriva le stesse,
identiche, profonde paure e preoccupazioni di sua moglie. Ma
evitò di lasciarselo sfuggire, come sempre. Recitando la
parte del forte e del duro, raddoppiando la sua severità
quando quella di Hermione vacillava. Perché era
necessario, ne avevano bisogno. La loro stessa figlia, per quanto
sembrasse assurdo, ne aveva bisogno. -
Ho paura, Ron. Non so cosa devo fare… - sussurrò
lei. Ronald le prese il viso tra le mani, una stretta dolce ma
decisa, costringendola a guardarlo negli occhi. -
Quello che facciamo da tutti questi anni, Hermione. Quello per cui
siamo stati preparati. Non siamo stati noi a sceglierlo, ma dobbiamo
accettarlo, e non possiamo correre rischi. Troppe vite sarebbero in
pericolo…comprese quelle della nostra famiglia. Ricordatelo
– Hermione annuì sommessamente, mentre
un’ultima lacrima solitaria le rigava la guancia. -
Ascolta – proseguì Ron con tono rassicurante
– prima ho incontrato Hugo, di sotto, mentre faceva la ronda
notturna con Lily. Era così sorpreso e felice di vedermi!
Non vede l’ora di abbracciarti, ma gli ho detto che lo
avresti visto domani. Sei contenta?- La strega
annuì, mentre un sorriso tirato le illuminava il volto
stanco. Ron la baciò con foga, felice per averla
tirata un po’ su, e senza darle il tempo di pensare, di
intristirsi di nuovo, la spinse sul letto slacciandole la camicia,
sfilandosi la sua, cercando la sua lingua con urgenza e passione. Fecero
l’amore così, tutta la notte, lui cercando di
colmare la tristezza di lei, e lei chiedendosi se l’affetto
smisurato per un figlio avrebbe davvero potuto alleviare la sua
colpevolezza per non aver mai amato abbastanza anche l’altra.
L’orologio
del suo dormitorio aveva appena suonato la mezzanotte, quando
iniziò a pensare che forse non sarebbe stata una buona idea. Si
alzò nervosamente, guardandosi attorno cercando di non
pensarci. La sala comune del suo dormitorio era semivuota, a
quell’ora. Pochi studenti erano ancora in piedi, intenti a
studiare o a sonnecchiare con il libro sugli occhi, mentre la maggior
parte di loro si era già ritirata nelle proprie camere per
riposare o fare di meglio. Sapeva che il ragazzo che aspettava
sarebbe tornato da un momento all’altro, e infatti passarono
solo pochi secondi prima che lo vide entrare nel dormitorio. Gli
andò incontro, cercando di essere il più discreto
possibile. - Hugo – lo
richiamò avvicinandosi – tutto bene? – Il
ragazzo gli regalò uno sguardo perplesso. -
Si, certo. Perché non dovrebbe? – Albus
lo afferrò per un braccio, portandolo in un angolo nascosto,
dove nessuno potesse vederli. -
Dov’è Lily? – gli chiese prima di
proseguire. - Appena abbiamo
finito la ronda, mi ha detto di andare avanti e che mi avrebbe
raggiunto più tardi. Credo sia con Ralph… -
aggiunse Hugo sotto voce. Al nome del suo potenziale cognato,
Albus sollevò un sopracciglio, scettico. Non aveva
mai nutrito molta simpatia per il ragazzo di sua sorella. Anzi, diciamo
che si detestavano cortesemente a vicenda da anni, dal momento in cui
erano diventati rivali nelle squadre di Quidditch di Corvonero e
Grifondoro. E poi aveva sempre quell’espressione snob da
playboy superficiale che gli urtava costantemente i nervi. Proprio
non capiva come facesse a piacere a Lily. -
Ehi Al, si può sapere che ti prende? – lo
rimproverò Hugo. Albus Severus Potter
fissò il cugino, ricordandosi il motivo per cui era
così ansioso di parlargli. -
Niente, è solo che…hai visto tua sorella, di
recente? – - Rose?
– domandò Hugo ironico – beh per vederla
l’ho vista, la incrocio tutti i giorni…se intendi
chiedermi se ci ho parlato, beh dovresti sapere che succede piuttosto
di rado! – terminò sarcastico. Era la
verità. Poche volte Hugo Weasley e sua sorella si parlavano,
se non per litigare e prendersi in giro. Il loro rapporto, nei brevi
periodi che trascorrevano entrambi a casa con i loro genitori, si
limitava alla semplice convivenza o alla palese indifferenza. Non
erano sempre stati così scontrosi, l’uno nei
confronti dell’altra, e Hugo sapeva quale era stato il
momento in cui tutto era cambiato, ed anche il perché. All’inizio
anche lui, come sua sorella, ci aveva sofferto, sentendosi in colpa per
non essere mai riuscito a difendere Rose dalle accuse ingiustificate
che tutti le rivolgevano. Poi però lei ci aveva fatto
l’abitudine, cucendosi addosso uno scudo protettivo e
isolandosi da tutto, allontanandolo da lei e respingendolo ad ogni
timido tentativo di riconciliazione. Per cui, alla fine si era
rassegnato, adeguando le sue reazioni a quelle ostili di Rose. -
Perché ti interessa di Rose? – chiese a suo
cugino, continuando a non capire il motivo di tante domande. Albus
sembrò imbarazzato, incerto per un momento. -
Beh, ecco…penso che tu abbia saputo il pasticcio in cui si
è cacciata e…mi chiedevo se tu sapessi come
è andata a finire – terminò
distogliendo lo sguardo. Finalmente Hugo comprese il motivo di
tanta preoccupazione. - Oh ti
riferisci a quella faccenda…non credo che le sia andata
troppo male. Sconterà qualche punizione nei prossimi giorni,
niente di più. Nessuna ripercussione sul suo profitto
né tantomeno sul punteggio della sua Casa –
aggiunse con disappunto. Il primogenito di Harry Potter
tirò un impercettibile sospiro di sollievo. -
Bene… - si lasciò sfuggire con un sospiro
rilassato. - Bene? –
replicò Hugo più incredulo che mai – io
ti dico che a quegli infami dei Serpeverde non è stato tolto
neanche un punto e tu rispondi così? –
domandò sarcastico – tu hai qualcosa che non va,
cugino! – terminò. -
No è solo che…beh sono stato io a fare
la soffiata alla Preside su Rose e Malfoy, e mi sarei sentito in colpa
se avesse subito gravi conseguenze per causa mia –
terminò nervosamente. -
Già, Malfoy – borbottò Hugo con una
smorfia – è solo perché era coinvolto
lui se i Serpeverde hanno ancora tutti i loro bei punticini. Scommetto
che suo padre ha già comprato ai Serpeverde la vittoria
della Coppa delle Case – -
Se è per questo, lo fa tutti gli anni –
sorrise Albus, ora più rilassato. Poi un dubbio gli
balenò nella mente. -
Ehi aspetta un momento Hugo…chi ti ha detto queste cose su
Rose? – Il ragazzo dai riccioli rossi gli rivolse
una stretta di spalle. - Mio
padre – rispose con tono ovvio –poco fa
l’ho incontrato di sopra, fuori nel corridoio del palazzo
degli ospiti. -
E…come mai tuo padre si trova nel settore degli ospiti?
– si informò cauto – -
Ma come, non lo sai? – replicò Hugo sorpreso
– mio padre, insieme agli altri Aurors del ministero,
terranno un seminario di difesa contro le arti oscure per voi studenti
dell’ultimo anno…domani arriveranno ad Hogwarts
anche tuo padre e tua madre, insieme a tutti gli altri membri. A
queste parole, il dubbio di Albus si trasformò in un
pericoloso sospetto. - Sei
sicuro? – domandò incredulo. -
Si certo…è per questo che mia madre e mio padre
rimangono a dormire qui, stanotte - rispose il secondogenito dei
Weasley stringendosi nuovamente nelle spalle –
perché ti sorprende tanto? – -
Mi chiedo il motivo di tutto ciò… - rispose Al
con lo sguardo pensieroso – il ministero non ha mai mandato
mio padre o zio Ron a tenere delle lezioni qui ad Hogwarts – -
E con questo? I nostri genitori sono probabilmente gli Aurors
più famosi del mondo magico, soprattutto tuo padre. E poi,
c’è sempre una prima volta - -
Già. Ma mi chiedo perché proprio ora…
- continuò Albus con la mente completamente assorta. -
Vuoi un consiglio, cugino? Fatti una dormita. Sei strano… - -
Forse hai ragione. Probabilmente sono solo un po’ stanco
– concordò Al con un debole sorriso. -
Bene. Ora se non ti dispiace, io me ne vado di sopra. Domani
sarà una lunga giornata. Buonanotte, Albus –
concluse Hugo allontanandosi. -
Buonanotte – replicò lui meccanicamente. Ma
non aveva ancora risolto i suoi dubbi. Perché il
ministero impiegava il suo intero corpo Aurors in quel seminario? Perché
era così importante? Mentre guardava suo cugino
allontanarsi, Albus si chiese se c’era sotto qualcosa.. Aveva
tutte le intenzioni di scoprirlo.
Uno,
due, tre. Passi rapidi, decisi. Rabbiosi. Affondo. Movimenti
bruschi, carichi d’ira. Uno, due tre. Sibili
vibranti nell’aria. Una spada stretta
spasmodicamente nella mano. Affondo. Come se fosse
l’appiglio giusto a cui aggrapparsi. Salto basso,
scatto laterale, salto alto. La voglia di piantare questa
maledetta arma in un posto in cui faccia male. Dolore. Infliggerlo
senza pietà, senza rimorsi e a sangue freddo. Far
provare al mondo quello che provo io. Istinto di spaccare
tutto, di sentire il fracasso e le urla perforarmi i timpani. Sono
queste, le laceranti sensazioni che provo quando tiro di scherma. Sento
il sudore scivolarmi sulla pelle, lungo la fronte, le tempie, il collo. L’impressione
di liberarsi in questo modo di tutta la collera e la frustrazione. Dio,
adoro questo sport. Sono grata alla professoressa McGranitt
per averlo introdotto ad Hogwarts come vera e propria disciplina
scolastica. Fin dal primo anno, è la mia
più grande passione. In tutto il resto non
sarò certamente una cima, ma di una cosa sono
stramaledettamente certa. Da quando ad Hogwarts si pratica
questa disciplina, nessuno studente ha mai eguagliato il mio talento. Non
è arroganza, non è presunzione, e neanche
narcisismo. È semplicemente la verità. Perché
bisogna essere artisti, folli, con una spina di veleno ardente piantata
nel fianco, con l’animo colmo di così tanta rabbia
e voglia di riscatto che una spada stretta in queste mani frementi
diviene come la scure fatale nelle mani del giustiziere, per poter
sentire davvero le vibranti scosse di eccitazione correre lungo la
spina dorsale al contatto della pelle nuda con una gelida lama
tagliente. - Stai perdendo
sangue – Sorrido, senza voltarmi. Aspetto
che i passi alle mie spalle si avvicinino. -
Scorpius – sussurro con un sorriso – cosa ci fai
qui? – Lui mi passa accanto e si gira, portandosi di
fronte a me. È ancora in divisa, la camicia bianca
aperta sul petto, la cravatta verde e argento allentata, il maglioncino
studiatamente gettato lungo le spalle. Io invece non perdo
occasione per levarmi di dosso, appena posso, quell’orribile
divisa e mettermi in jeans e abiti comodi. -
Non riuscivo a dormire – risponde lui con una semplice
stretta di spalle. Lo studio meglio, guardandolo in viso. È
tornato quello di sempre: ogni traccia di debolezza o di premura,
quella mostrata in queste ultime 24 ore, sembra scomparsa, sostituita
da quella maschera abituale di cinica strafottenza. -
E da quando hai problemi di sonno? – gli chiedo stupita. Lui
sorride, sarcastico. -
Cos’è, il diritto all’insonnia
è una tua esclusiva?! – freccia. Bentornato,
Malfoy. Finalmente ti riconosco. -
No – replico adeguandomi al suo tono – mi sembra
strano che tu, Malfoy, non sia riuscito a trovare
all’insonnia un rimedio più eccitante se non
seguirmi e spiarmi mentre mi alleno con la spada…eppure tu
non hai mai avuto problemi a trovare certi rimedi… o mi
sbaglio?- - No, non sbagli,
cara la mia piccola Rose…il fatto è che sono
stato da Madama Chips, proprio ieri, che mi ha caldamente consigliato
di astenermi per qualche giorno dal mio passatempo
preferito…a quanto pare la troppa attività mi
aveva fatto spuntare un po’ di irritazione… -
terminò con un sorrisetto malizioso. Rovescio gli
occhi all’indietro, esasperata e leggermente disgustata. Poi
sorrido, rassegnata: non cambierà mai. Lui ricambia
il mio sguardo, mentre l’ennesimo silenzio carico di
sensazioni torna ad avvolgerci. -
Vieni qui – sussurra poi. Mi prende il braccio, una
stretta gentile ma ferma, avvicinandomi a lui. Lo osservo
stupita, mentre toglie dalla tasca un fazzoletto di stoffa e me lo
preme sul polso lentamente, tamponandomi una piccolo taglio. -
Sanguini – mi spiega. -
Non mi ero neanche accorta di essermelo fatto – replico con
un sorriso accennato. - Come
mai? – si informa – troppi pensieri? – Fisso
rapita le sue dita esperte massaggiarmi il polso, mentre il candido
fazzoletto bianco su cui è ricamato lo stemma dei Malfoy si
impregna del mio sangue acceso. -
Ehi – mi richiama lui poggiando la mano libera sulla mia
spalla – tutto bene? – Avverto
improvvisamente il calore della sua mano su di me, mentre il contatto
delle sue dita con la mia pelle diventa inspiegabilmente bruciante. Mi
riscuoto dal mio stato di trance, bruscamente, prendendo il fazzoletto
dalle sue mani e continuando a reggerlo da sola. -
Si. Stavo solo pensando…- spiego in un sussurro. Lui
si allontana di un passo, tornando ad affondare sensualmente le mani
nelle tasche dei jeans scuri. -
Come è andata con i tuoi? – Arriccio il
naso in una smorfia di disgusto. -
Come sempre. Mio padre era anche più acido del solito. Ma
non posso lamentarmi, credo che la McGranitt sia stata anche troppo
indulgente con me. Tutto ciò che dovrò fare,
è assecondare i desideri di quell’idiota di Smith
per le prossime due settimane, e non potrò partecipare al
ballo di Halloween – gli riferisco. – A te invece
come è andata? – -
Come al solito: i miei non si sono presentati. Hanno mandato un
biglietto in cui mio padre si scusava per l’assenza ma aveva
improvvisamente dovuto far fronte a degli impegni di lavoro
improrogabili. – termina. -
Sempre lo stesso film eh? – replico ironica. -
Sempre – mi fa eco lui, lo sguardo vacuo ed improvvisamente
triste. - E…la tua
punizione? – continuo cercando di non premere quel tasto
dolente. Lui sembra apprezzare la mia intenzione. -
Anche io non parteciperò al ballo di Halloween. E
salterò la prossima partita del campionato di Quidditch
– aggiunge contrariato. -
Non è giusto! – esclamo sorpresa –
perché io devo sorbirmi il professor Smith per due settimane
e tu no?! – -
Ti pare poco, dover saltare il Quiddithc?! E poi io sono più importante di te… -
mi spiega sfacciato. -
Raccomandato – lo insulto tirandogli un pugno sul petto. Lui
si scansa, e per tutta risposta afferra la bacchetta e con un
incantesimo di appello fa lievitare nelle sue mani una delle tante
spade appese alle pareti della sala da scherma. Poi si mette
in posa, rivolgendomi uno sguardo infuocato. -
Ti sfido – dichiara puntando la lama contro il mio viso
– accetti? – Ennesima provocazione,
ennesima sfida. Sorrido soddisfatta, gettandogli addosso il
suo fazzoletto sporco del mio sangue. Gli rivolgo un inchino
provocatorio, sentendo un brivido di adrenalina corrermi nelle vene. Poi,
incrocio la mia spada con la sua. E senza bisogno di parlare,
la mia risposta è ormai chiara.
Spazio
Autrice Tranquilli, non avete sbagliato storia! Forse
non ve l’ho mai detto, ma purtroppo (o per fortuna) sono
un’autrice molto istintiva…inizio a scrivere di
getto, affidandomi all’ispirazione del momento, senza
prefissarmi in testa un piano ben chiaro. Il cambio di punto
di vista non rientrava nei miei piani, così come
l’introduzione del narratore esterno, ma penso sia meglio per
introdurre nuovi personaggi e far comprendere alcune dinamiche dei loro
comportamenti che altrimenti sarebbero poco chiare… Spero
che la scelta non vi sia dispiaciuta, e in ogni caso mi auguro che mi
facciate sapere con le vostre recensioni il vostro parere e cosa
pensate sia meglio…ho visto che il numero di recensioni
diminuisce con l’avanzare della storia, e questo un
po’ mi dispiace, perché mi fa pensare che forse ci
sia qualcosa che non state apprezzando e che non sto sviluppando come
dovrei… Vi prego di farmi sapere tutte le vostre
opinioni, anche le critiche, perché come vedete la storia di
sviluppa anche e soprattutto in base ai vostri commenti, alle opinioni
e alle idee che mi date…quindi ne ho davvero bisogno,
perché oltre alle idee mi danno soprattutto la carica per
continuare a scrivere che altrimenti non ci sarebbe! Quindi mi
raccomando, fatevi sentire! Grazie a chi ha aggiunto la storia
ai preferiti, e a chi ha recensito lo scorso capitolo: spero che questo
vi sia piaciuto, e anche se non è così, fatemelo
sapere!
Hypnotic: ciano wow che bello sei sempre la
prima a recensire! Grazie anche a te per la costanza e per i
complimenti! Mi dispiace per non aver aggiornato prima, mi sto mettendo
di impegno per essere più costante! Alla prossima, un bacio!!
Cecilia88:
grazie mille, sono contenta che la storia ti piaccia! Hermione
è una donna particolare…fragile e dura allo
stesso tempo…si capirà qualcosa in più
nei prossimi capitoli! Fammi sapere cosa ne pensi di questo, e grazie
ancora! Un bacio.
lorelei_88 : oddio, davvero hai
pianto? Che bella notizia, non sai quanto mi rende felice sapere di
averti emozionata! Le parti che fanno piangere sono quelle che
più piacciono anche a me, il che mi rende doppiamente
soddisfatta! Grazie davvero e spero che anche questo capitolo ti sia
piaciuto, fammelo sapere! Un bacio.
Rosie_lu:
ciao tesoro! Puntuale, come sempre…! Grazie per le
condoglianze e per i complimenti..eheh sono contenta che ti piaccia
Scorpius, piace anche a me…per ora! Riguardo Ron ed Herm,
beh…forse qual cosina in più sul
perché del loro comportamento si capisce da questo
capitolo…ma devi seguirmi fino alla fine per comprendere
davvero tutto! Spero di averti incuriosita e che il capitolo non ti
abbia delusa! A prestissimo e grazie per l’ennesima volta per
la tua costanza! Un abbraccio!
Cobain: ho
aggiornato, hai visto?! XD te lo dico su msn o su Facebook stavolta,
appena ti becco! Anche tu adori Scorpius?!eheh abbiamo
un’altra passione in comune! E forza Chuck! XDXD a prestoooo
bacioniii e ancora grazie!
lasaralin: ecco qui anche
te, puntuale come al solito! Che dire sono contenta che tu abbia
parlato alla tua amica delle mia storia…spero in senso
positivo! XD anche se mi sento un po’ imbarazzata! Se
l’ha letta, spero sia piaciuta anche a lei! Riguardo Ron,
spero di aver reso la situazione un po’ più chiara
con questo capitolo..anche se ci sono ancora tanti misteri..e il vero
motivo del suo comportamento si capirà alla fine! Spero ti
sia piaciuto il capitolo, anche se non accade nulla di particolarmente
significativo..fammi sapere, mi raccomando! Un bacione!
_eleanor_:
wow, sono contenta che la storia, ti piaccia grazie mille! E sono
doppiamente contenta che la reputi “originale”,
visto che la banalità è una cosa che detesto!
Spero che il capitolo ti sia piaciuto, fammelo sapere! Un bacio!
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