Guilty - Ammissione di colpa

di Pseudomonas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All in ***
Capitolo 2: *** Riflessi ***
Capitolo 3: *** Tradimenti ***
Capitolo 4: *** Bastardi ***
Capitolo 5: *** Premiere. ***
Capitolo 6: *** What if..? ***



Capitolo 1
*** All in ***




"Questa non è una favola, non è una barzelletta, non è neppure la trama a lieto fine di un romanzetto rosa.
Questa è la mia storia.
E se volete ascoltarla, dovete essere pronti a scrollarvi da dosso ogni pregiudizio.
Non dovete giudicarla, non dovete condannarla, non dovete idolatrarla.
Dovete soltanto viverla.”












-    Ti ho scoperta, Rose. Sei spacciata. –
Sostengo con impeccabile maestria lo sguardo accusatore del mio avversario, avvertendo un’improvvisa vampata di calore infiammarmi le guance.
C’è un cappa d’aria irrespirabile, qui dentro. Con tutto il fumo passivo che sto inalando stanotte farei prima ad ordinare un ricambio di polmoni.
O magari iniziare a fumare anche io.
Se mamma lo scoprisse sarei una strega morta…
Non che me ne importi più di tanto, sia chiaro. Più che altro tra qualche settimana c’è il gran ballo di inverno, e non mi va di arrivarci con un occhio nero.
Adesso sto divagando, porca puttana. Mi capita sempre, quando sono nervosa.
Concentrati Rose.
È solo che non sono una che regge bene il palcoscenico. Sento troppi sguardi su di me. Mi scrutano, mi trapassano, mi analizzano. Vorrebbero vedere cosa nascondo.
Mi agito impercettibilmente sulla mia sedia, improvvisamente a disagio mentre, sperando di essere credibile, rivolgo al mio imputante uno sguardo scettico, accompagnato da un smorfietta a metà tra l’annoiato e lo stizzito.
-    Parla chiaro Malfoy - sbuffo – Cosa diavolo avresti scoperto con quel cervello da Troll che ti ritrovi? –
Ok lo ammetto, forse sto esagerando.
Ma il poker è un gioco duro, sapete. Bisogna essere spietati. Non fidarsi di nessuno e negare anche l’evidenza.
Tutta l’attenzione dei presenti è ora focalizzata sul mio enigmatico nemico.
Lui, che invece sul palcoscenico ci sguazza, con un gesto spavaldo e plateale si sporge sul tavolo, poggia i gomiti sulla tovaglia verde e il mento sulle mani. Poi mi guarda dritto negli occhi.
-    So che stai bluffando – .
La sua voce è vellutata, vertiginosamente carezzevole, ingannevolmente sensuale.
Sa di aver fatto centro.
Cazzo.
Un silenzio sbigottito fa da eco alla sua dichiarazione.
Ora che la sua presa di posizione è evidente, tutti i presenti mi vedono sotto una luce diversa.
Incredulità mista ad attesa.
Aspettano un mio passo falso, una reazione impulsiva, una mossa azzardata.
Qualcosa che confermi la sua affermazione.
Avvertendo i miei nervi tendersi fin quasi allo spasimo, punto le due carte coperte di fronte a me.
Le mie carte.
Poi, con un movimento spudoratamente studiato, le porto vicino al bordo del tavolo e ne sollevo l’angolo, in modo che solo io possa vedere cosa nascondono. È una mossa disperata, un diversivo in cui celare tutta la mia ansia. Forse spero di aver visto male le figure allegramente dipinte dietro la rossa copertina plastificata.
Asso e Jack di cuori.
No. Purtroppo sono quelle che ricordavo.
Sul tavolo ci sono già quattro carte scoperte, nessuna delle quali accostata alle mie possa rappresentare qualcosa di vagamente interessante. Non ho neanche una misera coppia, che diamine!
Sento una nuova ondata di sconforto serrarmi lo stomaco, ma cerco di non darlo a vedere.
Rimetto le mie carte al loro posto, poi aggrotto le sopracciglia in un’espressione perplessa.
-    E da dove la prendi, tutta questa sicurezza? – gli chiedo in tono volutamente canzonatorio.
Prendere tempo, indurre l’avversario ad esporsi, insinuare sospetti dietro alle sue stesse accuse. Può essere un’ottima tecnica di autodifesa.
Ma lui questo lo sa bene.
Del resto, mi ha insegnato lui a giocare.
-    Lo so per certo, Rose – sottolinea in tono provocatorio – perché è da dieci minuti che continui a bere da quella bottiglia – conclude accennando con il mento alla bottiglietta scura accanto alla mia mano destra.  
Poi si lascia andare contro lo schienale con le braccia conserte e un sorriso soddisfatto, lasciando al silenzio che segue le sue parole il compito di esplicare la verità.
Fisso insieme agli altri l’oggetto della sua allusione.
Dove diavolo vuole arrivare?
Sento che si sta prendendo sadicamente gioco di me, e questo mi fa ribollire di collera.
Non mi piace essere presa in giro. Soprattutto da lui.
Mi osserva, mi studia, si diverte a mettermi in difficoltà. Cerca il mio punto debole, un lato vulnerabile, un pretesto per cui rendermi attaccabile agli occhi di tutti.
-    E allora? – gli chiedo stizzita – Non usare i tuoi stupidi giochi di parole con me. Cosa vorresti dire? –
Mi accorgo troppo tardi del mio errore. Gli ho offerto su un piatto d’argento la domanda che stava aspettando.
Le occhiate di tutti i giocatori palleggiano continuamente da me a lui. Cercano di capire chi dei due sta mentendo.
Lui ghigna, godendo della loro insoddisfatta curiosità. È perfettamente conscio che, adesso, tutti pendono dalle sue labbra.
-    La tua bottiglia è vuota da un pezzo – mi fa notare trionfante.
Ci  metto qualche secondo a recepire quello che ha detto.
Poi, con un gesto incredulo, afferro quella dannata bottiglia di burrobirra e la capovolgo.
Non ne esce fuori neanche una goccia.
Merda.
Sento improvvisamente il nodo della cravatta troppo stretto.
-    Il tuo era un gesto meccanico, una specie di riflesso condizionato. Portavi la bottiglia alle labbra senza bere un accidenti. E se non te ne sei accorta prima, è solo perché eri troppo nervosa, troppo impegnata a sviare i sospetti e a nascondere l’evidenza del tuo bluff, per poter notare anche un così evidente dettaglio – conclude sprezzante.
Cerco di ribattere, ma sento le parole morirmi in gola.
Come ho fatto a lasciarmi tradire da un simile errore?
Idiota.
Sto pensando a una qualche disumana bestemmia da rivolgergli, ma imprecare contro tutti i santi e tutti i maghi della storia non servirebbe a nulla contro la sua spietata logica.
Devo assolutamente smettere di bere durante le partite.
Mi sporgo più in avanti che posso, cercando di assumere uno sguardo sufficientemente minaccioso, ma mi rendo conto che più che altro devo avere un’aria terribilmente incazzata.
-    E visto che ne sei così stramaledettamente convinto, come mai ti sei preoccupato di farmelo sapere? – gli sputo a denti stretti.
Lui mi guarda e sogghigna, con quella sua aria strafottente che urta, anzi scuote violentemente, il mio sistema nervoso.
Poi imita il mio stesso gesto, piegandosi sul tavolo fino a far quasi scontrare i nostri nasi.
E i nostri occhi.
-    Perché è più divertente sbatterti in faccia le mie sicurezze – sibila dolcemente.
E con un gesto deciso, afferra tutte le sue fiches e le trascina al centro del tavolo.
-    All in – dichiara. – Io punto tutto. Tu cosa fai Rose…mi segui o no? –
Il mio sguardo cade sulle cinque carte davanti a me. Ne resta solo una da scoprire.
Jeff, il mazziere, mi guarda con aria interrogativa, in attesa di sapere se deve girarla o no.
Che faccio, accetto la sua sfida?
In condizioni normali lo farei, eccome. Non perché io ami particolarmente le gare o gli scontri diretti, anzi li detesto.
Ma adoro litigare con lui.
Ha un nonsochè di eccitante e deleterio insieme, non è un semplice sfizio o un banale capriccio, ma una pura e primaria esigenza. Necessaria come l’ossigeno.
Ma questa volta è un gioco al massacro. Raccogliere questa sfida sarebbe come posare volontariamente la testa sulla ghigliottina.
Lui sa il mio gioco.
Ed il solo motivo per cui me lo ha detto è per farmi sentire ancora più stupida.
-    E va bene Malfoy – mi arrendo rigettandomi contro lo schienale della mia sedia - lascio tutto. Hai vinto tu – aggiungo con uno sforzo immane.
I miei compagni di gioco urlano e battono forte le mani, congratulandosi con il vincitore della serata.
Lui sorride trionfante, gongolando come un pavone in mezzo alle attenzioni.
Ringrazia tutti per i complimenti, stringe numerose mani e ricambia le pacche sulle spalle.
Poi, accertatosi di essere rimasti gli unici ancora seduti al tavolo, mi guarda e mi sussurra:
-    Mossa saggia Rose. Ma avresti dovuto osare di più… -
Prendo a fissarlo, stranita.
-    Perché? – ribatto incredula mentre una spaventosa intuizione si fa strada tra i miei pensieri.
-    Perché stavo bluffando anche io –
Tombola.
Percepisco la rabbia e la frustrazione montarmi dentro come una furia.
Oltre al danno, la beffa.
E la consapevolezza che lui è perfettamente conscio della mia irritazione, non fa che farmi sentire ancora più adirata.
-    Coraggio Weasley – mi appella con voce suadente – non te la prendere troppo, sei stata brava, solo un po’ ingenua. Ti andrà meglio la prossima volta – .
Poi, mi sorride.
E davanti a quel sorriso, sento tutta la mia ira sciogliersi come neve.
Mi alzo e gli volto le spalle, cercando di sfuggire ai suoi occhi insistenti.
-    D’accordo Malfoy – ribatto tentando di non dargliela troppo vinta – Sarà come dici tu. Ma non chiamarmi Weasley. Sai che non lo sopporto – gli ricordo stizzita.
-    Sei tu quella che mi chiama sempre per cognome – mi stuzzica rimettendo a posto le carte.
-    Solo perché il tuo nome è impronunciabile, Scorpius Hyperion Malfoy! – esclamo mentre torno a ricambiare il suo sguardo.
È inutile, è più forte di me.
Nonostante a volte lo detesti, per quanto non lo sopporti con quei capelli troppo lunghi, la camicia troppo aperta, la barba troppo lunga, per quanto avrei voglia di spaccargli la faccia per quella sua superficiale strafottenza e quell’innato atteggiamento da playboy, e anche se mi scoccia anche solo ammetterlo, io non posso fare a meno di raccogliere le sue sfide, cercare le sue provocazioni, cedere alle sue istigazioni.
È una sorta di attrazione inevitabile, un rapporto spontaneo, fatto di occhiatacce, furiose discussioni, mancati chiarimenti, inammissibile affetto.
Perché noi siamo fatti così.
Non ci chiediamo aiuto, non ci consoliamo, non ci diciamo ti voglio bene. Non siamo formali, non siamo gentili, non siamo come tutti gli altri.
Ma sappiamo ascoltarci anche senza parlare. Sappiamo consolarci con una battuta, insultarci con uno sguardo, perdonarci con una stretta di spalle.
Viviamo le emozioni al massimo, e non ce le rinfacciamo.
E quando sono con lui, ho l’assoluta certezza che sarà sempre l’unica persona al mondo in grado di conoscermi meglio di quanto io conosca me stessa…
-    Ottima partita, Rose – mi consola Jeff mettendomi un braccio muscoloso attorno alle spalle – nessuno aveva capito che bluffavi prima che Scorpius ti sputtanasse con quel brillante discorsetto della bottiglia – sorride dando al biondino in questione una pacca così poderosa da fargli quasi rigettare i polmoni.
Poi lo afferra, o meglio lo stritola in un abbraccio da orco e lo trascina via ridendo a squarciagola, ormai irrecuperabilmente ubriaco di burrobirra.
-    Non avrei potuto avere un cugino più di idiota di Scorpius.– commenta con sguardo truce Phoebe, figlia di Clay Cooper e Daphne Greengrass.
Poi mi sorride, e io mi lascio contagiare dal suo sarcasmo:
-    E lui non potrebbe avere un amico più cretino di Jeff Zabini – aggiungo mentre scoppiamo a ridere entrambe.
Intanto, a conferma delle nostre parole, i due deficienti presi in esame si sono eroicamente arrampicati sul tavolo della sala comune, e ora sono in piedi, abbracciati l’uno all’altro con in mano un broccale di burrobirra mista a chissà quale altra diavoleria superalcoolica che solo loro sanno come ricavare.
-    Propongo un brindisi – urla Jeff ad un volume molto più alto del necessario – alla genialità, o per meglio dire al colossale culo di Scorpius Malfoy! – porta il broccale alla bocca e ne scola in un sorso più della metà - Che la fortuna possa continuare a favorirti al gioco…e a far cadere molte altre donzelle spasimanti tra le tue lenzuola! – esclama seguito da un boato di urla e di risate.
-    Grazie Jeff – scherza Scorpius lanciandogli dei buffetti amichevoli sulla spalla – io invece lancio una scommessa! – esclama dopo aver ripristinato il silenzio con un solo gesto della mano.
Non posso fare a meno di pensare quanto sia straordinaria la sua capacità di persuasione. Oltre che la sua smodata abilità di restare tranquillo sotto i riflettori.
-    Ragazzi – procede, perfettamente a suo agio – scommettiamo su quanto tempo la piccola Jessica Finnigan continuerà a far la corte al nostro Jeff anche dopo aver scoperto le dimensioni del suo... gioiello di famiglia!
Questa volta mi lascio sfuggire anche io una risata. Vedere Jeff Zabini arrossire di vergogna è uno spettacolo che divertirebbe chiunque.
-    Ehi amico... – si rivolge a Scorpius con aria fintamente arrabbiata – così mi offendi…Il mio gioiello di famiglia è a posto…vuoi provarlo per verificare?! – esclama provocando un nuovo scoppia di risa.
-    Oh andiamo non fate i finti tonti voi due! – interviene Jack Goyle sovrastando le altre voci – lo sappiamo tutti che avete già sperimentato ciascuno il “gioello” dell’altro! Siete sempre insieme, dormite nella stessa camera…da soli…che altro potreste fare la notte?! –
Altra esplosione di ilarità.
Ma questa volta storco il naso, non perché sia rimasta scandalizzata della battuta di Goyle, sia chiaro.
È solo che quel ragazzo mi è sempre stato sulle scatole.
Fa il gran figo, si crede il più simpatico tra tutti e non se lo può minimamente permettere.
E poi è un gran cafone.
E pensare che mi ha anche fatto la corte per un anno…
Al quinto anno, ha anche tentato di baciarmi…con la forza, si intende.
Io me ne tornavo al dormitorio per i fatti miei, appena terminata la cena, beatamente ignara dell’orso borioso che mi aspettava appostato a pochi passi dalla Sala Grande.
Appena svoltato l’angolo, mi sono sentita afferrare da due braccia decisamente poco gentili che senza darmi il tempo di reagire mi hanno sbattuta al muro senza tanti complimenti.
Poi ho sentito due labbra prepotenti premere contro le mie.
Era totalmente sbronzo, aveva l’alito puzzolente d’alcool e di fumo.
Fortuna che Scorpius e Jeff erano poco dietro di me.
Ricordo ancora il micidiale cazzotto sferrato dal biondino dritto sul naso del mio aggressore. Se mi concentro riesco anche a sentire il rumore delle ossa che crocchiano..
Ma lasciamo perdere questi spiacevoli ricordi..non sono così masochista.
Fatto sta che da allora Jack Goyle ha smesso di importunarmi. Sospetto che Scorpius lo abbia segretamente minacciato, nonostante adesso siano tornati tranquillamente in buoni rapporti.
La battuta di Jeff mi distoglie nuovamente dai miei pensieri.
-    Mi stupisci Jack – esclama fissando Goyle con un’espressione esageratamente stupita – come puoi pensare che io e Scorpius sprechiamo il nostro tempo a…trastullarci tra noi?! – ribatte tra l’entusiasmo collettivo – Oh io lo farei anche – continua battendosi la mano sul petto – ma Scorpius è ovviamente talmente tanto bello e tanto impegnato con le sue donne da non accorgersi minimamente del mio cuore struggente d’amore per lui! –
Stavolta la situazione rischia di degenerare. Steven Nott ha iniziato a sghignazzare talmente tanto che di poco non si è strozzato con la burrobirra. Ci sono volute due manate ben assestate per farlo tornare in se, peccato solo che nel farlo abbia rovesciato tutto il contenuto del suo stomaco sulla divisa fiammante di un’infuriata Pamela Bell.
-    Jeff, amico mio… - gli si rivolge Malfoy in tono paterno – se potessi ti cederei volentieri buona parte della mia fortuna con le ragazze…ma sai come si dice, la Buona Sorte ha gli occhi bendati…e meno male direi, perché sono sicuro che se ti vedesse in faccia saresti perseguitato dalla iella per tutta la vita! –
Ok, ho i timpani talmente assordati dalle risate altrui che rischio di sognarmele anche stanotte.  
-    Rose, tutto bene? – mi chiede Phoebe vagamente preoccupata.
Devo avere proprio una pessima cera.
-    Si, sono a posto. – ribatto – è solo che qui dentro c’è un casino infernale. –
-    È da quando la cosa ti sorprende?! – aggiunge lei.
-    Giusto – sorrido – ma oggi sono un po’ più stordita, sarà stato il fumo. Quando giochiamo a poker la tensione è talmente alta che i ragazzi diventano delle ciminiere. E sai che io non reggo bene l’aria pesante. -
-    Oh giusto. Ok, allora ti porto via da qui. Che ne dici di andare a cena? Ho così fame che mangerei un elefante! – esclama facendo ondeggiare i lunghi capelli biondi.
-    D’accordo – acconsento e sorrido, guardando con tenerezza la dolcezza di quegli occhi verdi. È talmente simile a sua madre…
-    Ehi no aspettate! – ci urla Scorpius raggiungendoci trafelato.
Sbircio dietro la sua spalla, e noto che Jeff è completamente sdraiato sul tavolo, con una decina di ragazzi che si divertono come dei cretini a schiaffeggiarlo sulle guance. Ha bevuto troppo, di nuovo.
Faccio roteare gli occhi e scuoto la testa, riportando l’attenzione sul biondino dagli occhi blu che mi fronteggia.
-    Ne avete finalmente abbastanza della vostra pagliacciata?! – gli chiedo aggrottando le sopracciglia.
-    Niente affatto – scoppia a ridere lui – questo era solo il primo round! Steven Nott ha seriamente intenzione di aprire un toto scommesse su quanto tempo ci metterà Jessica Finnigan prima di piantarla di scodinzolare attorno a Jeff! – esclama soddisfatto.
-    Ma come fate a divertirvi con delle cazzate simili? – lo punzecchio sprezzante.
-    Oh andiamo Rose non fare l’acidona! E poi, anche se non lo ammetteresti mai, so che in fondo anche tu ti sei divertita…
Prendo a fissare di scatto le pareti della sala comune, impedendogli di guardarmi negli occhi. Perché so fin troppo bene che vi leggerebbe dentro, ancora una volta, la conferma di aver indovinato.
-    Falla breve, cugino – si intromette provvidenzialmente Phoebe – noi stiamo per andare a cena. Che cosa vuoi? –
-    Soltanto, cara cugina, ricordare a Rose che abbiamo un impegno, stanotte – sottolinea.
Torno a fissarlo sinceramente stupita.
-    Di che cavolo stai parlando? Cos’è, per stasera sei rimasto a corto di munizioni?! Sai che io non ci vengo a letto con te! - gli sputo addosso con la massima gentilezza che riesco a racimolare.
Ma ormai ci avrà fatto l’abitudine. Alza gli occhi al cielo, sospirando rassegnato.
-    Sto parlando della tua sconfitta, Rose – mi ricorda trionfante – io ho vinto, tu hai perso. Sbaglio o si era deciso che il perdente pagava pegno?! – mi canzona, facendo finta di non ricordarlo.
Questo è uno dei famosi momenti in cui lo prenderei volentieri a calci in culo.
-    Si – ringhio a denti stretti.
-    Bene – annuisce soddisfatto – e si da il caso che il pegno in questione debba sceglierlo io. E mi è sufficiente ricordarti che domani abbiamo il compito in classe di pozioni, per farti capire cosa mi aspetto che tu mi aiuti a fare stanotte …ci siamo intesi? –
Stronzo.
So di non potermi rifiutare. Ne andrebbe di mezzo il mio orgoglio, oltre che la mia faccia.
-    Intesi – sussurro fissandolo con uno sguardo inceneritore.
Lui mi afferra per il braccio, allontanandomi da orecchie indiscrete. Poi, fissandomi dritto nelle pupille, si abbassa alla mia altezza prima di sussurrarmi dolcemente:
-    Molto bene Weasley. Ti aspetto fuori dal mio dormitorio. A mezzanotte in punto. –
Si rialza, mi sorride, e poi si volta, lasciandomi scossa da un brivido.
Non di piacere.
Di paura.
Al solo pensiero di quel che mi aspetta, sento una morsa di terrore misto ad eccitazione attanagliarmi le viscere.
-    Che cosa diavolo state tramando voi due? – mi chiede Phoebe una volta rimaste sole.
-    Niente, lascia perdere. Te lo spiego dopo cena. – taglio corto.
-    Hey ragazzi! – quel borioso di un Malfoy è di nuovo in piedi sul tavolo, dove Jeff si è leggermente ripreso – diamo inizio ai giochi! Quanto tempo passerà prima che Jessica Finnigan abbandoni l’assediamento del nostro Zabini?! –
Una decina di puntate assurde si levano simultaneamente dalle labbra di dieci folli scommettitori.
Io li osservo, e posso solo sperare di non mettermi nei casini.  
Sono stanca, sono arrabbiata perché ho perso, terrorizzata per quello che mi toccherà fare, ho la nausea per il troppo odore di fumo e sto morendo di fame.
Ma guardando Jeff e Scorpius, i miei due migliori amici, le mie due colonne portanti in questa scuola, allegramente abbracciati l’uno all’altro, non posso che sentirmi la ragazza più felice del mondo.
Tuttavia mi rendo conto che per voi, ascoltatori esterni, sia difficile intuire le mie emozioni quando ancora non vi ho svelato un dettaglio fondamentale della mia vita.
Sto persino dando per scontato che voi sappiate chi sono io, che stupida, come se avere come genitori due dei più famosi maghi del mondo magico sia un biglietto da visita sufficiente per farmi riconoscere ovunque io vada.
Magari siete dei babbani, e non avete neanche la minima idea di cosa sia, il mondo magico.
Ok, ma io ci provo lo stesso. Sono una ragazza testarda, quando mi ci metto.

Sono la figlia maggiore di Ronald Bilius Weasley, Auror del ministero, migliore e storico amico dell’eroe (nonché mio zio) pluririconosciuto Harry Potter, il rosso imbranato, lo straccione, colui che al primo anno vinse contro Voldemort stesso la migliore partita a scacchi che Hogwarts avesse mai visto.
Mia madre è Hermione Jane Granger, la secchiona Mezzosangue migliore amica di Harry e Ron. La ragazza bacchettona, la dentona, sempre china sui libri. Prefetto di Grifondoro. Il cervello più brillante di tutta la sua generazione. Colei che ideò il CREPA e l’Esercito di Silente, e fu la responsabile del rapimento di Dolores Umbridge da parte di un’orda imbufalita di Centauri nella Foresta Proibita.
Presero entrambi parte in modo decisivo alla sconfitta di Lord Voldemort.
I miei genitori sono due eroi.
E io li odio per questo.
Perché tutti mi guardano con occhi diversi, mi analizzano, mi confrontano, si aspettano che io sia alla loro altezza. Molti mi conoscono solo per il cognome che porto. Tanti altri mi ammirano solo per chi sono, e non per come sono. E altrettanti mi disprezzano per lo stesso motivo.
Mi chiamo Rose, come il più innocente e delicato tra i fiori.
Ma le spine che sporgono dalla mia anima sono più taglienti della lama di un pugnale.
Il mio secondo nome è Hermione, come mia madre, per ricordarmi costantemente di essere la figlia di una mente geniale. E di dovermi comportare come tale.
Il mio cognome è Weasley, come decine e decine di miei zii, zie e cugini. Per ricordarmi di far parte di una famiglia importante, una famiglia numerosa, tra cui io e mio fratello siamo gli unici discendenti Mezzosangue.
Ed io la sola pecora nera.
Mi chiamo Rose Hermione Weasley.
E sono una Serpeverde.
L’unica dell’intera famiglia, da generazioni intere.
Spregiudicatezza, cattiveria e superbia.
So che sono queste le prime caratteristiche che vi vengono in mente pensando alla mia Casa.
Anche per i miei genitori, soprattutto mio padre, è stato così. E lo è tuttora.
Ricordo ancora le urla, l’incredulità, la malvagità di mio padre nell’inveire contro di me, rannicchiata e tremante nella poltrona di casa a piangere calde lacrime di bruciante vergogna. Quando seppe che non ero una Grifondoro, mi accusò di essere perfida. Disse che doveva esserci qualcosa di oscuro e pericoloso dentro di me, che sarei diventata una buona a nulla, un’incapace, una strega, stando in quella Casa. Mi urlò, con gli occhi accecati dal fanatismo e dalla paura, che era colpa mia, che avevo disonorato tutta la sua famiglia facendomi smistare tra quella gentaglia infida, vigliacca e leccaculo.
Mia madre tentò con tutte le sue forze di farlo ragionare, anche prendendolo a schiaffi, ma non mi fu di grande aiuto. Anche per lei fu, ed è ancora, difficilissimo accettarlo.
Avevo undici anni, e fu allora che capii che se volevo sopravvivere, dovevo riuscire a convivere con il costante disprezzo dei miei genitori e a cavarmela con le mie forze. Da allora, ho imparato a non sentirne la mancanza, a non agognare più un complimento da mia madre o una carezza da mio padre, ho imparato a vivere senza di loro e a non lasciarmi mai più calpestare. Sono riuscita a differenziarmi, a maturare una personalità ribelle e profondamente inquieta, a sviluppare peculiarità del mio carattere volutamente opposte a quelle dei miei genitori. Con enorme fatica mi sono pian piano scrostata di dosso l’immagine di brava ragazza che tutti, a scuola e a casa, avevano di me.
Ma questa non è una favola, non è una barzelletta, non è neppure la trama a lieto fine di un romanzetto rosa.
Questa è la mia storia.
E se volete ascoltarla, dovete essere pronti a scrollarvi da dosso ogni pregiudizio.
Non dovete giudicarla, non dovete condannarla, non dovete idolatrarla.
Dovete soltanto viverla.
Tutto quello che accade qui dentro è imprevedibile, non ci sono eroi da esaltare, malvagi da perseguitare, innocenti da salvare. Non ci sono buoni o cattivi, perché nessuno può essere esclusivamente una cosa senza l’altra.
La mia storia parte da qui, da una sconfitta a poker e da un pegno da pagare.
Ma questo, è soltanto l’inizio.










Spazio Autrice

Che dite…vale la pena continuarla?
Innanzi tutto ci tengo a scusarmi ENORMEMENTE con quanti avevano già recensito e messo tra i preferiti questa fan fiction, ma la sensazione che ci fosse ancora qualcosa che non andava mi ha spinto a cancellarla e ripostarla.
Spero che abbiate la pazienza di recensire comunque per farvi sapere se vi piace!
Ho bisogno di moltissima carica per portare avanti le mie storie, e questa carica mi è data tantissimo dalle recensioni. Non sono obbligatori gli apprezzamenti, anzi! Sono dispostissima a leggere le vostre critiche, purchè costruttive! Quindi mi raccomando, non abbiate paura, dateci dentro senza pietà con tutte le vostre correzioni!
Sperando di ricevere la spinta giusta per aggiornare al più presto, vi saluto con un grosso bacione!

P.S. E’ superfluo ripetervi ancora che adoro i commenti, vero?! XD

Fatemi sapere che ne pensate!

Bacioni
Tayla

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Capitolo 2
*** Riflessi ***



"Io adoro la Mezzanotte.
È l’ora in cui tutto si desta e tutto si assopisce.
L’ora in cui le luci si spengono e le passioni si infiammano.
La Sala comune si svuota, i dormitori si affollano. Il rimorso si contorce nell’animo dei colpevoli, e il desiderio divampa nel corpo degli amanti.
Tutto cambia, quando arriva la Mezzanotte.
Ed io, predatore solitario, resto immobile nel buio, a cercare l’esile raggio di luce che mi indichi l’ombra del mio tormento.












Dormitorio Femminile di Serpeverde

Ore 23.08


-    Se ti beccano sei nei guai, Rose –
Lancio uno sguardo omicida alla mia compagna di dormitorio serenamente stravaccata sul suo letto.
-    Tu proprio non ci riesci a non portarmi sfiga, vero Phoebe? – la apostrofo con un cipiglio vagamente seccato.
Lei si stringe nelle spalle, mentre arrotola distrattamente un ricciolo biondo attorno ad un dito.
Ancora non riesco a spiegarmi come faccia a celare tanto pessimismo dietro quel bel viso dai tratti angelici e quel corpo snello e muscoloso.
-    E’ più divertente se sai di essere sotto pressione, no? – mi sfotte con un sorrisino beffardo.
Apro di scatto l’armadio, imbufalita, e mi ci tuffo letteralmente dentro, in mutandine e reggiseno, alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa di diverso dalla scomoda divisa che indosso quasi ininterrottamente sei giorni su sette.
Quando riemergo stringo tra le mani un pezzo di stoffa, non sono neanche riuscita a vedere bene cosa sia, forse una camicia, forse un paio di pantaloni o più probabilmente un golfino.
So soltanto che è nero.
Ed io adoro il nero.
-    Non potresti semplicemente augurarmi buona fortuna? – le rinfaccio stizzita, l’indumento ancora penzolante tra le mani.
Lei scoppia in una sonora risata.
-    Stai scherzando Rose? – schiamazza trattenendosi la pancia dal gran ridere – Quale persona sana di mente farebbe gli auguri ad un’amica che sta mettendo volontariamente la sua testa nella bocca del leone? – sputa fuori sarcastica.
Sto per lanciarle un qualche mostruoso insulto, quando uno spaventoso trambusto fa letteralmente sobbalzare entrambe.
Mi volto verso la porta, atterrita.
Ok, so che penserete che sono una colossale codarda, se un po’ di baccano è sufficiente a spaventarmi.
Soprattutto considerando la famiglia di cui faccio parte.
Ma il fatto è che sono indicibilmente tesa per quello che mi aspetta.
Ed estremamente irritabile.
-    Che cazzo è? – esclama Phoebe fissando la porta con occhi sbarrati.
Viva la finezza.
Allora non sono la sola ad essere nel panico.
Ecco, già questo mi fa sentire impercettibilmente meglio.
Ma questa magra consolazione svanisce rapidamente, mentre altrettanto in fretta sento il putiferio là fuori avvicinarsi alla nostra camera.
In un attimo di puro delirio afferro istintivamente la bacchetta, pronta ad affrontare Lord Voldemort in persona.
Ma poi mi ricordo che Voldemort lo ha già ucciso mio zio, e che in ogni caso difficilmente un mago, per quanto potente, può reincarnarsi, riuscire ad entrare indisturbato ad Hogwarts e conoscere la parola d’accesso ai dormitori di Serpeverde.
E comunque, anche se ci riuscisse…perché dovrebbe venire a cercare proprio me?!
Voglio dire…ci sono già un sacco di persone in cima alla lista di quelli di cui vorrebbe vendicarsi, prima di venire a farmi fuori…
Per esempio lo zio Harry…o mamma e papà…
O magari potrebbe scegliere di scagliarsi contro noi figli…ma darebbe la priorità a James, Albus e Lily, piuttosto che a me, giusto?
E poi io sono della sua stessa casa, che diamine. Sarebbe scortese.
I miei vaneggianti flash apocalittici vengono improvvisamente interrotti dal brusco sbattersi della porta di ingresso.
Faccio giusto in tempo a scorgere una cascata di capelli color cioccolato prima di finire stritolata tra due forti braccia.
Tiro un sonoro respiro di sollievo, mentre ricambio l’abbraccio con gioia.
Quello non è Voldemort.
Non è una burrasca, e neppure un ciclone.
È semplicemente Judith.
-    Judy! – urla Phoebe stralunata – dannazione mi hai fatto prendere un colpo! –
-    Lo so, lo so – si scusa lei sciogliendo l’abbraccio in preda al fiatone – è che ho appena saputo! – poi mi afferra per le spalle e mi rivolge uno sguardo carico d’affetto – Tu e Scorpius siete due geni! – esclama radiosa.
-    Hey aspetta un momento! – interviene Phoebe precipitandosi a chiudere la porta – prima si può sapere cosa diavolo ti è successo? –
Impiego qualche secondo prima di seguire con gli occhi lo sguardo sconvolto della Greengrass.
E non appena messa a fuoco la sinuosa silhouette di Judith, rimango di stucco.
La sua camicia si regge a malapena, solo un malfermo bottone provvede a tenerla unita.
Dire che è sbottonata sarebbe riduttivo.
È letteralmente strappata.
Riesco a vedere perfettamente il ventre tonico e piatto e il reggiseno di pizzo nero.
Gran parte dei bottoni sono saltati, come se quel sottile tessuto bianco fosse stato aperto di colpo e con forza. La gonna è infilata al contrario, le scarpe sono slacciate e le collant sono praticamente sparite. La cravatta verde e argento è sciolta, il maglioncino poggiato malamente attorno alle spalle, e…cosa diavolo è quella macchia violacea all’altezza della gola?
Strabuzzo gli occhi e mi avvicino di un passo, fissando scioccata quella porzione di pelle scura dal significato inequivocabile.
Judith segue accigliata i nostri sguardi sbigottiti, squadrando il suo fisico invidiabile dall’alto del suo metro e ottanta di altezza.
Poi, come destata da una botta in testa, comprende finalmente il perché del nostro stupore.
-    Oh, i vestiti…ecco io… - balbetta assumendo una deliziosa tonalità rosso fiamma – insomma è successo per caso, io non lo avevo previsto, giuro, è solo che… - si interrompe mentre prende a torcersi convulsamente le mani.
-    Che…? – la incita Phoebe sollevando un sopracciglio.
-    Che ho perso il controllo! – sbotta abbassando stizzosamente braccia – ci siamo incontrati per sbaglio, dopo cena, lungo il corridoio del terzo piano…ed eravamo soli…capite, soli! Nessun impiastro tra i piedi! Oh so che state pensando che sia colpa mia, ma vi giuro che non ho fatto niente, ho solo ricambiato il suo saluto! E un attimo dopo mi sono trovata avvinghiata a lui e completamente al buio!
-    Come sarebbe a dire al buio? – chiede nuovamente la mia scettica compagna.
-    Beh probabilmente qualcuno avrà spento la luce, credo…Ma no che dico! – esclama sbattendosi una mano in fronte – per Merlino, mi sto rincretinendo…ci siamo infilati in una stanza! E poi non lo so… - urla gesticolando freneticamente – abbiamo iniziato a baciarci, a toglierci i vestiti di dosso…sentivo la sua bocca dappertutto! E le sue mani…frugavano in ogni dove…avevo il corpo scosso da mille spasimi insieme!
-    Oh per carità Judy! Risparmiaci i dettagli! – sbotta Phoebe inorridendo.
Io invece, chissà perché, non sono affatto sconvolta.
-    E poi cosa è successo? – mi informo ridacchiando divertita.
-    Beh noi…lo abbiamo fatto e…proprio mentre lui mi crollava addosso, ansante e appagato, con quel petto di marmo e i muscoli scolpiti…abbiamo sentito il miagolio di Mrs Purr! – termina spalancando gli occhi.
Non posso fare a meno di esplodere in una sonora risata.
-    Per Salazar, Judy! – sbotto recuperando fiato – non dirmi che eravate finiti nello sgabuzzino di Gazza! –
E mi è sufficiente guardarla negli occhi per capire la risposta.
-     Ecco vedete, noi non lo abbiamo fatto apposta…abbiamo solo aperto la prima porta che abbiamo trovato! Appena ci siamo accorti della gatta, ci siamo rivestiti in fretta e furia e siamo scappati via! Non so neanche bene cosa è successo! Tutto ciò che ricordo sono le sue mani, e la sua bocca…i morbidi capelli lunghi…e quegli occhi così verdi! Oh, non potete capire ragazze, lui era così affascinante! – mormora prendendo a fissare il soffitto con occhi sognanti –
Phoebe si scuote leggermente, riprendendosi lentamente dallo shock, prima di domandare fermamente:
-    E sarebbe troppo chiederti di rivelarci chi diavolo è questo fantomatico lui? –
Intravedo un sinistro luccichio divampare improvvisamente nelle verdi iridi di Judith.
-    Ralph – sussurra con un ghigno malizioso.
La mia bionda collega porta entrambi le mani sulle bacca, per l’ennesima volta sbalordita.
Io, come al solito, non ci arrivo altrettanto rapidamente.
-    Ralph chi? – sbuffo annoiata.
Judith alza gli occhi al cielo. Credo che dopo tanti anni non si sia ancora rassegnata alla mia scarsa prontezza di riflessi.
Ho la memoria corta, che ci posso fare.
D’accordo che sono la figlia di un mostro di intelligenza, ma ciò non implica che debba ricordarmi i nomi e i volti di ogni ragazzo di Hogwarts.
Sono una frana per queste cose. Ho la memoria fotografica praticamente pari a zero.
Potrei vedere un ragazzo bellissimo, salutarlo, e dimenticarmi il suo viso dieci secondi dopo. Non ci sono portata, per queste cose.
E poi non ho il senso dell’orientamento.
Dopo sette anni ad Hogwarts, se sono sola, ancora mi perdo nel raggiungere le serre di erbologia… o la Torre di Astronomia…
Più di una volta ho anche saltato la lezione per questo motivo.
Vi sembrerò ridicola, ma sono troppo orgogliosa per chiedere aiuto. Preferisco defilarmi.
Ma non è colpa mia, capitemi. Non ho mica la Mappa del Malandrino…quella è proprietà esclusiva di mio cugino Albus.
E poi quando ero piccola ho subito una specie di trauma.
L’unica volta che mi sono arrischiata a raccontare questo tipo di disavventure, Scorpius mi ha presa in giro per due settimane di fila. Io non sono una tipa permalosa, lo giuro, ma quel maledetto Malfoy ha la capacità innata di farti andare le giornate di traverso. E non serve descrivervi quanto fosse odioso e imbarazzante per farvi capire la mia decisione di non raccontargli più le mie figuracce.
Ma a Phoebe e a Judith, non sempre riesco a nasconderlo.
Oltre che ottime amiche, siamo anche compagne di dormitorio da sette interminabili anni, dopotutto. Mi conoscono perfettamente, ormai.
Ecco, sto divagando di nuovo, porca miseria.
Non distrarti, Rose.
Judith mi guarda con l’aria di chi sta ancora decidendo se credere o no alla mia ingenuità.
Poi, come al solito, sembra arrendersi davanti all’evidenza del mio ennesimo vuoto di memoria. Con una stretta di spalle mi spiega con semplicità:
-    Ralph Hayes – .
Hayes.
Perché questo cognome mi suona così familiare?
Che altro ha detto di lui Judy? Ah già…ha detto, o meglio ha lasciato dedurre, che ha un fisico da urlo, gli occhi verdi e anche i capelli lunghi…
Oh mio Dio.
Quando la luce della comprensione si fa strada tra i miei neuroni annebbiati, tocca a me rimanere nuovamente di stucco.
Ralph Hayes.
Corvonero, settimo anno, Purosangue.
Il ragazzo di Lily.
-    No! – esclamo, la bocca spalancata dallo stupore – Judith! Non dirmi che sei stata a letto con il fidanzato di mia cugina! –
Lei abbassa gli occhi, con aria colpevole.
-    No, ti ho detto che non siamo stati a letto…ci siamo limitati allo sgabuzzino delle scope di Gazza! -
 Phoebe sghignazza compiaciuta, poi lancia a Judy un’amichevole pacca sulla spalla.
-    Complimenti amica mia! Ralph è un gran bel colpo! –
-    Grazie Greengrass! Sapevo che avresti capito! –
Prendono ad abbracciarsi e a saltellare come due dodicenni che hanno appena ricevuto il loro primo bacio, mentre io resto dove sono, irrimediabilmente pietrificata dall’incredulità.
Non posso credere che Ralph abbia tradito Lily.
Con la mia migliore amica, oltretutto.
Chissà che pandemonio scoppierebbe se lo venisse a sapere zia Ginny…
Lei era così felice, quando sei mesi prima sua figlia le aveva annunciato di aver finalmente trovato l’amico speciale.
- “Congratulazioni Harry” - aveva detto mio padre, per rassicurare il cognato - “conosco gli Hayes...lavorano al ministero e sono gente onesta. Il figlio, Ralph, è un Corvonero. Puoi stare tranquillo, è un ottima casa, quella. ” – aveva aggiunto senza preoccuparsi, nonostante l’occhiataccia di mia madre, di omettere quell’allusiva e poco lusinghiera frecciata rivolta all’indirizzo della casa di Serpeverde.
Ma dopo sette anni state pur certi che non me ne curo più.
Volente o nolente, ci ho fatto gli anticorpi, verso l’indisponenza dei miei. Le loro più o meno velate battutine non mi tangono, ormai.
Ma tuttavia, non posso negare di provare una sorta di sadico piacere nel vedere i pregiudizi dei miei parenti sovvertiti dalla sorte.
Mio padre è convinto che tutti i Serpeverde siano indegni di fiducia. E che appartenere a Corvonero, a Grifondoro, o a qualunque altra casa sia sinonimo di affidabilità.
Ma questa volta, si è sbagliato.
-    Beh, che ti prende Rose? – mi richiama Judith – il gatto ti ha mangiato la lingua? –
Serro per un attimo gli occhi, cercando di recuperare un contegno.
-    Dovrei essere molto arrabbiata con te, Judy – le intimo con la massima serietà che riesco a radunare.
Lei regge il mio sguardo, impassibile.
-    Già, forse dovresti. Ma non lo sei, vero? – mi provoca con un sorrisetto ironico.
-    Al diavolo, Judy! – impreco voltandomi di spalle, per l’ennesima volta indispettita dalla mia incapacità di fingere – è pur sempre mia cugina!
-    Una cugina che da quando è ad Hogwarts non ha fatto altro che metterti i bastoni tra le ruote! Devo ricordarti che è colpa sua se tutti i Grifondoro credono che tu sia le reincarnazione vivente del Demonio per il solo fatto che appartieni a Serpeverde? –
Beh, detta così è un po’ esagerata.
Ma devo ammettere che non ha tutti i torti.
Il mio smistamento a Serpeverde è stato un duro colpo per tutti, non solo per i miei, ma anche per tutti i Grifondoro che, quella fatidica mia prima sera ad Hogwarts, attendevano sicuri che io raggiungessi il loro tavolo dopo essermi sfilata dalla testa il Cappello Parlante.
E da quando Lily è in questa scuola non mi ha certo reso la vita più semplice.
Sospetto che ci sia il suo zampino dietro la pessima reputazione di cui godo tra i Grifoni.
Ma sono convinta che la colpa non sia da imputare unicamente a lei.
Ammetto di averla detestata con tutto il cuore, soprattutto i primi anni, per la sua incapacità di capirmi. Eravamo state ottime amiche da bambine, e dover affrontare anche il suo tradimento è stato davvero spiacevole per me.
Ma del resto, tutti i pregiudizi di Lily altro non sono che quelli della mia intera famiglia. E se mi è totalmente indifferente quello che i Weasley pensano di me, perché per lei dovrebbe essere diverso?
-    D’accordo, diciamo che io e Lily non siamo propriamente culo e camicia – concedo tornando a guardare Judy – ma fartela con il suo ragazzo è stato davvero un colpo basso - .
Lei si limita a stringersi nelle spalle.
-    Può darsi. Ma non ho mica messo Ralph sotto Imperius! Anche lui ha fatto la sua parte, credimi…e poi siamo pur sempre dei Serpeverde, giusto? – obbietta – se abbiamo addosso l’irreversibile marchio di stronzi bastardi, tanto vale approfittarne no? –
Già.
Ragionamento davvero impeccabile.
Vorrei riuscire a farlo più spesso anche io.
-    Sentite, possiamo piantarla di parlare di quei Grifondoro da strapazzo? – ci interrompe annoiata Phoebe – Rose, tu hai problemi più grossi a cui pensare, adesso – mi ricorda sadicamente.
-    Oh Cristo, Rose! – strilla Judy fissandomi adorante – me ne ero quasi dimenticata! Ho incontrato Scorpius di sotto, e mi ha detto tutto! Ma davvero volete rubare il compito di pozioni del professor Smith?! –
-    Ssssch! Merlino Judy! Abbassa la voce! – urlo in preda al panico – vuoi che lo venga a sapere tutta la scuola? –
-    Oh scusami Rose! È che la trovo un’idea elettrizzante! –
-    Si come no, sarà elettrizzante fino a quando non verranno espulsi! – rincara Phoebe.
Se la mia vista potesse uccidere, Phoebe sarebbe già stata carbonizzata da un pezzo.
-    Oh andiamo, non guardarmi così Rose! Lo dico solo per il tuo bene… -
-     Non dire stronzate Greengrass! – protesto imbronciata – lo dici solo perché ci godi nel vedermi agitata… -
-    Coraggio, per me è una trovata geniale – mi consola Judy passandomi un braccio attorno alle spalle – non so che tipo di piano abbiate in mente per riuscirci, ma sono sicura che sarà degno di due menti diaboliche come le vostre! –
Le sorrido debolmente, infinitamente riconoscente.
Poi torno a rimbeccare Phoebe.
-    Ecco, lo vedi? Lei si che sa capirmi! –
Per tutta risposta lei mi rivolge un’ostentata linguaccia prima di gettarsi nuovamente sul suo letto sfatto.
-    Beh, non ti prepari? – mi scuote Judy – non vorrai presentarti da Scorpius in slip e reggiseno? –
-    Scommetto che quel perverso di mio cugino non esiterebbe a strapparglieli di dosso nel giro di due secondi! –
Le sento sghignazzare entrambe, complici e divertite.
-    Uff, al diavolo! – impreco a denti stretti.
Tutto questo sarcasmo mi mette addosso un’agitazione squassante.
Raccatto da terra il mio caldo golfino nero e un paio di stretti jeans scuri, prima di tapparmi in bagno con le orecchie rintronanti delle allegre risate delle mie due amiche.
Nel momento esatto in cui la robusta porta in legno mi isola dai loro schiamazzi, mi sento incredibilmente più rilassata.
La quiete prima della tempesta.
Rabbrividendo dal freddo, indosso frettolosamente i miei comodi indumenti pescati dall’armadio, cercando di recuperare la calma.
Ora che sono sola avverto nitidamente tutto il peso e la pericolosità di quello che sto per fare.
Pur nella mia ferma ostinazione, alimentata da un orgoglio inossidabile, avverto l’ombra di una scomoda alternativa tintinnare nei miei pensieri.
Potrei dar buca a Scorpius.
Ma poi che figura ci farei?
Una sfida con Scorpius non si può accantonare. È meglio affrontarla subito.
D’altra parte, nessuno mi costringe ad andarci.
È troppo rischioso…se ci scoprono ho seriamente buone probabilità di essere espulsa…ne vale davvero la pena?

Ma che stai dicendo, Rose?
Vuoi essere come tua madre? Moralista e troppo vigliacca per fare un sgarro?
Vuoi davvero fare la sua stessa fine? Talmente attaccata alle regole e alla tradizione da non riuscire neanche a difendere sua figlia da una colpa che non ha?


No.
Non voglio essere come mia madre.
Scuoto la testa con un movimento deciso, cercando di scacciar via ogni indecisione.
Il gioco è ormai iniziato. La partita è già in corso.
E non si torna più indietro.
Controllo nervosamente l’ora, scocciata dalla mia stessa codardia.

23.41.

C’è tempo.
Tiro un impercettibile sospiro di sollievo, apro il rubinetto e mi sciacquo abbondantemente il viso. Il contatto dell’acqua gelida sulla pelle mi scuote con la stessa forza di uno schiaffo.
Appoggio pesantemente le braccia sul bordo del lavandino, poi chiudo gli occhi, imponendomi di non perdere il controllo.

Calmati, Rose.
Tu non sei tua madre.
Tu non resteresti mai a guardare tua figlia che viene emarginata per qualcosa di cui non è responsabile.
Non permettere alla collera di impadronirsi di te.
Non permetterle di farti stare di nuovo male.
Tu sei forte, sei in gamba.
Non hai bisogno dell’appoggio di nessuno.
Tantomeno del loro aiuto.


Espiro sonoramente, mentre sento dissolversi le vertigini che mi avevano annebbiato il cervello per qualche secondo.
Calma. Non ci pensare.
Apro gli occhi di scatto, e ciò che vedo mi mozza il fiato per un istante.
Il mio riflesso.
C’è un legame irresistibile, fra me e gli specchi.
È una sorta di attrazione ipnotica, un rapporto rassicurante e terrificante insieme.
Non è vanità, non è superbia, non è neppure narcisismo.
È solo insicurezza.
Quando il coraggio viene meno, quando la paura prende il sopravvento e un senso di smarrimento mi offusca la mente, mi basta osservarmi in uno specchio per ritrovare l’essenza di me stessa.
E mentre contemplo la mia immagine, so per certo che non esiste niente di più eccitante che affrontare la tua inquietudine guardandoti dritta negli occhi.
Fisso incantata una gocciolina d’acqua scivolarmi lungo il naso, percorrere lo zigomo per poi precipitare giù dal mento.
Estasiata e affascinata, non riesco ad impedirmi di analizzare il mio riflesso.
Lo ammetto, non sono una ragazza spocchiosa, ma sono sempre stata piuttosto soddisfatta del mio aspetto.
È così inusuale, così meravigliosamente differente dagli elementi tipici dei Weasley. Ogni mio segno somatico sembra voler prepotentemente urlare la propria originalità.
Il mio viso non è ingenuo come quello di mio padre, non è infantile come quello di mia madre, non è dolce come quello di mia nonna.
È magnificamente marcato e deciso, a tratti quasi aggressivo, eppure allo stesso tempo fine ed elegante.
Osservo i miei occhi, così intensamente verdi con screziature ambrate.
Un perfetto compromesso tra i miei genitori.
Il resto del mio corpo è decisamente accettabile, fisico asciutto, atletico e formoso nei punti giusti. Certo non sono perfetta, potrei avere le orecchie meno grandi, il naso più aggraziato, ed un tantino di seno in più, ma non posso lamentarmi. Forse l’unico problema è l’altezza, ma il mio metro e sessantatre non è comunque qualcosa di indecente.
Ma c’è una sola cosa di cui sono ardentemente fiera.
I capelli.
Niente di lontanamente paragonabile ai crespi e cespugliosi ricci di mia madre.
I miei sono lunghi e setosi.
Lisci e docili.
E soprattutto, neri.
Lucenti come le piume di un corvo.
Sorpresi, vero?
D’accordo, lo ammetto. Sui capelli ci ho un po’ messo lo zampino.
Prima che venissi ad Hogwarts erano ricci e perennemente arruffati, a metà tra il cioccolato fondente e il color ambra.
Facevano impazzire mia madre. Diceva che era una tonalità bellissima, particolare e facilmente riconoscibile tra la mandria di teste rosse marcate Weasley. Ed era convinta che i miei ricci sarebbero sempre rimasti morbidi e mansueti, al contrario dei suoi, e che avrei potuto acconciarli nelle mode più stravaganti. Erano letteralmente la sua gioia.
Ma forse, era proprio questo il problema.
Dopo il punto di rottura, la prima cosa che ho fatto è stata rimuovere qualsiasi cosa mi ricordasse un legame con la mia famiglia, a partire dall’aspetto fisico.
Con l’aiuto della magia, cambiai radicalmente colore.
Ed un nero così sfacciatamente marcato, è stata la soluzione più ovvia.

-    “Che diavolo hai fatto ai tuoi capelli, Rose? Sono orribili! ”
-    “Lasciala perdere, Hermione. A quanto pare il nero è un colore che va di moda, tra le Serpi.”


Il nero dei miei capelli non piacque a nessuno dei miei parenti.
Anzi, alcuni sono rimasti quasi disgustati da una tonalità così tetra e spudorata.
Ed io, ne sono indescrivibilmente orgogliosa.

Guardati, Rose.
Tu sei diversa.
Non ce nessuna traccia di loro dentro di te.


Afferro con un movimento brusco un asciugamano pulito, calcandolo rabbiosamente sul viso.
Sento il battito del mio cuore rallentare piacevolmente.
Cancello ogni traccia d’acqua dal mio volto, e nel riporre l’asciugamano qualcosa cattura la mia attenzione.
Il pezzo di stoffa che reggo tra le mani non è più bianco.
È nero.
Sottili venature scure si diramano silenziose da una piccola macchia centrale, insinuandosi come serpenti tra i delicati fili del tessuto candido.
Il nero colato del mio mascara.
Nero come i miei capelli.
Nero come l’ombra.
Il nero della mia inquietudine.

Devo andare via di qui.
Getto spaventata l’asciugamano nel lavandino e volto le spalle allo specchio, senza degnarlo più di un’occhiata.
Adesso, mi fa paura.
Io mi faccio paura.
Esco dal bagno di corsa sbattendo la porta, illudendomi di serrare in quella stanza ogni spiacevole ricordo.
Ma so già che, presto o tardi, torneranno a tormentarmi di nuovo.


-    Dove stai andando Rose? –
Appena tornata nel mio dormitorio vengo investita dallo sguardo scettico di Judy.
Si è cambiata e sistemata, la sua divisa strappata giace miseramente abbandonata sul pavimento.
Phoebe invece è ancora vestita. Stesa sul letto come ogni sera, copia freneticamente gli esercizi di Aritmanzia dalla mia pergamena.
-    Vado di sotto – spiego come se fosse ovvio – ho appuntamento con Scorpius tra cinque minuti - .
-    Ah. –
-    Rose, hai una calligrafia indecifrabile! Non ci capisco un accidente! – si lamenta Phoebe strizzando gli occhi.
-    Se tu imparassi a non copiare gli esercizi all’ultimo minuto, forse avrei più tempo per aiutarti! – replico.
Judy si è pigramente stesa sul suo letto, le mani fermamente intrecciate dietro la testa.
-    Non dovresti andare da Scorpius, adesso – mi ammonisce con uno sguardo distratto.
Aggrotto le sopracciglia, sinceramente stupita.
-    E per quale motivo? –
Lei si rizza improvvisamente a sedere, regalandomi un occhiata titubante.
Percepisco nettamente la sua ritrosia, come se fosse incerta tra il parlare o il tacere.
Alla fine si decide.
-    Mentre salivo qui, l’ho incontrato di sotto. Era diretto alla sua camera, e sembrava divertirsi molto…era in compagnia di Samantha Carley. Aveva un braccio attorno alle sue spalle, e il linguaggio dei loro corpi lasciava benissimo intendere cosa avessero intenzione di fare… - sputa fuori riluttante, con un’espressione vagamente disgustata.
-    Con la Carey! – inorridisce Phoebe – Scorpius sta davvero cadendo in basso… -

Ah è così, eh?
Coglione.

Non che me ne freghi cosa faccia ogni sera Scorpius o con chi lo faccia, anche se raramente capita di vederlo in compagnia della stessa ragazza per più di una sera, ma cavolo! Io sto qui a rodermi dalla preoccupazione da più di un’ora, e lui invece?
Si fa bellamente i cazzi suoi.
Ma certo, la stupida sono io, che avevo anche paura di arrivare in ritardo.
La verità è che l’attesa mi sta uccidendo. Tutte queste congetture non fanno che alimentare la mia tensione. Voglio entrare in azione.
Via il dente, via il dolore.
Ma non sia mai detto che io interrompa il Divino-Scorpius mentre è all’opera.
Con quell’idiota della Carey, tra l’altro.
-    Fantastico – sbotto sarcastica.
-    Vendicati Rose – mi esorta Judy.
Non capisco dove voglia arrivare.
-    Che vuoi dire? – chiedo perplessa.
Vedo una luce maliziosa accendersi nelle sue iridi.
-    Fallo aspettare. D’altronde se lui è impegnato, non vedo perché non dovresti esserlo anche tu…-
Rimango di stucco, mentre le implicazioni e il significato di quel messaggio penetrano nel mio cervello.
Già.
Non intendo certo aspettare come un cretina mentre Scorpius finisce i suoi porci comodi.
No, sarà lui, ad aspettare me.
Questa, è un’alternativa.

Ghigno tra me e me, deliziosamente compiaciuta.
-    Judy, tu sei un genio… -
Lei ricambia il mio sorriso.
-    Lo so – ribatte soddisfatta – ma non dirlo in giro…non voglio creare complessi di inferiorità! –
-    Ehi Phoebe! – esclamo rivolgendomi alla biondina, ancora con la testa immersa tra i miei appunti – Avevi bisogno del mio aiuto?! –



Dormitorio Maschile di Serpeverde

Ore 00.38


Due minuti.
Le concedo ancora due minuti.
Dopodiché, giuro che la Crucio.
Se tarda ancora, quell’idiota rischia di far saltare all’aria tutti i piani.
Mi alzo bruscamente, indispettito fino all’inverosimile.
Mi concedo un giro attraverso la Sala Comune vuota e buia, nervosamente in attesa.
Io adoro, la Sala comune deserta.
E adoro ancora di più la mezzanotte.
È l’ora in cui tutto si desta e tutto si assopisce.
L’ora in cui le luci si spengono e le passioni si infiammano.
La Sala comune si svuota, i dormitori si affollano. Il rimorso si contorce nell’animo dei colpevoli, e il desiderio divampa nei lombi degli amanti.
Tutto cambia, quando arriva la Mezzanotte.
Ed io, predatore solitario, resto immobile nel buio, a cercare l’esile raggio di luce che mi indichi l’ombra del mio tormento.   
Mi passo una mano tra i capelli, inspiegabilmente teso.
Lo faccio spesso, è un vecchio vizio, duro a morire.
Un gesto meccanico, una specie di riflesso condizionato.
Non una dimostrazione di vanità o narcisismo, in ogni caso, checché ne dica Rose.
Già. Rose.
Ma dove diavolo si è cacciata?
Non faccio in tempo a trovare un decisamente poco signorile epiteto da rivolgerle che sento dei passi leggere provenire dalle scale.
Mi volto in silenzio, allarmato, e scorgo una figura avvicinarsi rapidamente.
Anche nella penombra, mi basta un occhiata per riconoscerla.
Distinguo chiaramente la sua silhouette sinuosa e sensuale ondeggiare docilmente al ritmo dei passi frettolosi. I morbidi capelli scuri che le accarezzano le spalle dritte e fiere.
Le lunghe gambe snelle fasciate dai jeans affrettarsi verso di me.
-    Congratulazioni Rose – le intimo mentre mi raggiunge – solo quarantacinque minuti di ritardo.
Lei mi punta con due scettici occhi verdi, aggrottando le sopracciglia in un’espressione esageratamente sorpresa.
-    Davvero?! – esclama stupita – Non credevo così tanti. L’appuntamento non era a mezzanotte e mezzo?!
-    No – ringhio a denti stretti – a mezzanotte in punto - .
-    Ah – fa lei abbassando la testa. – oh scusa tanto Scorpius. Devo aver perso la cognizione del tempo. Stavo giusto venendo al tuo dormitorio - ribatte con una noncurante stretta di spalle.
-    Si può sapere che cavolo hai fatto stasera per dimenticartene così? – la investo stizzito.
Lei rialza lo sguardo, fiammante.
Dio, quanto adoro leggere la furia nei suoi occhi.
È qualcosa di incredibilmente magnetico.
-    E tu? – mi rinfaccia sarcastica.
E dal suo sguardo inceneritore intuisco che lei sa.
Sa quello che è successo con Samantha Carey.
Ma quello che non sa, è il motivo per cui è successo.
E la sua rabbiosa inconsapevolezza è per me una sensazione terribilmente eccitante.
E divertente.
Affondo le mani nelle tasche, mentre le regalo un ghigno compiaciuto.
-    E va bene Weasley. Lasciamo da parte i nostri giochetti. Ci sarà tempo più tardi per le provocazioni. Adesso, è ora di andare. –
Lei annuisce, complice e decisa.
So che dentro di se trema dalla paura di un rischio così azzardato. Ma so anche che mai me lo lascerebbe vedere. La sua caparbietà è qualcosa di dannatamente intrigante.
Ed è per questo che io non smetterò mai di metterla alla prova.
-    D’accordo – conferma. – muovi il culo, Malfoy – aggiunge sfrontata.
Poi si volta, ed io resto per un attimo a fissare la sua schiena elegante allontanarsi nel buio.









Spazio Autrice

Dite la verità…non ve lo aspettavate vero?!
Intendo l’improvviso cambio di punto di vista da Rose a Scorpius…è un’idea che non avevo previsto, mi è frullata in testa giusto mentre scrivevo questo capitolo. Io la trovo un’idea carina, un modo per conoscere meglio i personaggi…spero che piaccia anche a voi e che in ogni caso mi facciate sapere se avete apprezzato o no…come ho già detto, sono apertissima ad ogni sorta di critica e contestazione!
Detto questo, ci tengo a precisare che so PERFETTAMENTE che a molti di voi può apparire strano l’insolito comportamento di Ron ed Hermione verso Rose, così come possono sembrare incomprensibili gli astiosi sentimenti di Rose nei loro confronti. Ma sappiate che NIENTE DI QUELLO CHE SUCCEDE IN QUESTA FIC SUCCEDE PER CASO. C’è una spiegazione ad ogni sentimento e comportamento, incluso quello di Ron ed Hermione. Ma logicamente solo chi avrà la pazienza e la voglia di seguire questa fan fiction passo dietro passo fino alla fine, arriverà a scoprirlo!
Secondo capitolo postato dunque, e nuovi personaggi introdotti.
Attendo i vostri pareri!

Detto questo, un ENORME GRAZIE va a quanti hanno recensito lo scorso capitolo e a chi ha messo la storia tra i preferiti (giuro che non mi aspettavo così tanti già al primo capitolo!)
Spero di non vedere i vostri commenti diminuire ad ogni capitolo, anzi, spero succeda il contrario! Perché per me è importantissimo conoscere i miei punti forti e deboli, per riuscire a migliorarmi, e i vostri pareri mi aiutano a scoprirli.
Passiamo ai doverosi ringraziamenti a tutti i recensitori!

MEREDITH91: sono contenta che Rose a Serpeverde piaccia anche a te! io la trovo assolutamente intrigante! Grazie per il commento e fammi sapere che ne pensi del secondo capitolo! Un bacio

COUGAR: grazie, mi lusinghi! È bello sapere che la mia storia piace anche alle “mamme”! spero che continuerai a recensire, aspetto con ansia il tuo parere! Bacioni

JHAA: ok, ti faccio un enorme scusa per averti fatto preoccupare inutilmente! Prometto di non fare più uno scherzetto del genere, e spero che tu continuerai a deliziarmi ogni volta con le tue meravigliose recensioni! Sono contenta che anche a te piaccia il gioco del Killer, io lo adoro! In famiglia ci giochiamo sempre! Ma purtroppo non è un gioco molto conosciuto, e infatti mi hanno consigliato di cambiarlo, per semplificare la lettura…e così è stato! Come vedi ho anche cercato di inserire alcuni personaggi del tutto “inediti” e nei prossimi capitoli ne arriveranno tanto altri! Attendo un tuo commento, e grazie ancora! Un bacio!

CAROL87: chiara e concisa. E come vedi, accontentata! Fammi sapere se ti piace questo capitolo! Bacioni!

 COBAIN: sono contenta che ti piaccia la mia Rose! Eheh io ovviamente la adoro..! Grazie per la recensione Nicole, spero che tu abbia la pazienza di farmi sapere che ne pensi anche di questo secondo capitolo! A presto!

VANELLERINE: grazie per la recensione, come vedi ho cercato di descrivere qualcosa in più, perché come hai giustamente detto tu le descrizioni ci vogliono. Avrò più tempo per approfondirle nei prossimi capitoli, e spero che tu vorrai seguirmi e continuare a farmi notare i difetti e i dettagli con le tue recensioni! Un bacio

ROSIE_LU: hai ragione, so che Ron ed Hermione così appaiono terribili, ma c’è un motivo dietro a tutto, e tutto verrà spiegato a tempo debito…spero che continuerai a seguirmi e fammi sapere che ne pensi di questo secondo capitolo! Grazie e un bacio!

ROBERTINA : grazie per i complimenti, sono contenta che l’incipit ti sia piaciuto. Fammi sapere se ti ha soddisfatta anche questo capitolo, e soprattutto i difetti che hai trovato! Attendo un tuo commento, bacioni!

LASARALIN: sono contenta che ti abbia addirittura allettata! Grazie mille per i complimenti! Riguardo Ron ed Hermione, hai ragione, so che così appaiono terribili, ma c’è un motivo dietro a tutto, e tutto verrà spiegato a tempo debito…riguardo a Rose, mi impegnerò per fartela piacere anche in versione “serpeverde!” spero che continuerai a seguirmi e fammi sapere che ne pensi di questo secondo capitolo! Grazie e un bacio!

Hypnotic: grazie! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo! Baci

JESS: sono contenta che ti abbia intrigata…e sono contenta che anche a te piaccia questa versione di Rose così sfrontata! Io la adoro! Spero che tu abbia la gentilezza e la pazienza di farmi sapere se hai apprezzato questo secondo capitolo! A presto! Un bacio!

GINNY28: grazie davvero! Sono contenta che ti piaccia questa versione di Rose! Spero che mi farai sapere che ne pensi di questo secondo capitolo! Un bacio!

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Capitolo 3
*** Tradimenti ***


“Un giorno, molto tempo dopo, avrei scoperto che l’affetto più sincero è quello che più si cerca di nascondere, che le persone più fragili sono quelle che più cercano di dimostrarsi forti, che a volte le apparenze sono l’esatto opposto della realtà.
Avrei imparato che non occorre parlare per capirsi, che i veri amici non sono quelli che ti sorridono quando sei allegro, ma quelli che con il loro silenzio e la loro semplice presenza sanno colmare il profondo baratro della solitudine e delle tristezza.
Avrei capito che l’amore romantico  
è quello non soddisfatto, che non riesce mai a giungere a vero compimento, quello che si diverte a illuderti, portandoti ad un passo dall’ Eden per poi precipitarti nell’oblio. L'amore romantico è una scheggia di veleno ardente piantata nella spina dorsale, un martellante ticchettio che non ti lascia addormentare la notte.
L'amore romantico ti logora dentro e ti lascia svuotato. È
quella bestia inosservata che cresce in silenzio, incontrastabile e prepotente.
Quello che più vorrai sopprimere, e più non ti darà pace.
 Ma questo, a undici anni, non potevo neanche immaginarlo.”










Ingresso del dormitorio di Serpeverde..

Ore 00.50


-    Mi auguro che tu abbia in mente un piano, Scorpius - .
Avverto nel suo mormorato ammonimento una nota intrinseca di tensione vibrare nella semioscurità.
Appoggio un braccio sullo stipite della porta d’ingresso a Serpeverde, sinceramente divertito.
-    Nervosa, Rose? – la canzono.
Lei affonda sensualmente i suoi grandi occhi verdi nei miei.
-    No – .
Chiara, diretta, concisa.
Reggo il suo sguardo fiero per qualche secondo, avvertendo l’adrenalina pomparmi forte nelle vene.

Non mentirmi, Rose.
Sai che non ci riesci.


-    Bene – la provoco con un ghigno – allora aspettiamo. –
-    Si può sapere perché dovremmo? E’ l’una di notte Scorpius! Mi hai rotto l’anima perché ero in ritardo e poi non ti decidi a muoverti? Si può sapere che cazzo stiamo aspettando? -
Adoro queste esplosioni di furia.
-    La nostra arma segreta – annuncio criptico.
Vedo le sue sopracciglia aggrottarsi scettiche.
Intuisco che sta per mandarmi al Diavolo, quando dei passi alle mie spalle catturano l’attenzione di entrambi.
Vedo una figura robusta e massiccia avvicinarsi tranquilla.
-    Salve ragazzi – esordisce, raggiungendoci.
-    Ciao collega – ricambio dandogli il cinque.
-    Tu che cavolo ci fai qui? – esclama invece Rose.
Prendo ad osservarla, allarmato.
-    Rose, piano con le parole. Lui è il nostro asso nella manica… - la ammonisco.
-    Jack Goyle? – chiede lei con un nota di tagliente sarcasmo.
-    Hey hey ragazzina – interviene Jack – attenta al tono che usi. Stai pur certa che vi sarò più che utile in quello che dovete fare! Cos’è, non ti fidi di me? – butta lì con leggerezza.
Ahi.
Questo non avresti dovuto dirlo.
È ovvio che non si fida di te.
Dopo quello che hai tentato di farle due anni fa, mi sembra il minimo.
Vedo gli occhi di Rose assottigliarsi pericolosamente.
-    Ok d’accordo, calma ragazzi – mi intrometto prima che la mora dica qualcosa di irrecuperabile – Rose, ti assicuro che puoi stare tranquilla. Goyle è indispensabile per il nostro piano –
-    Vuoi dire per il tuo piano – puntualizza irata.
Jack gonfia infantilmente il petto d’orgoglio.
-    Visto, Weasley? Mettimi alla prova e vedrai che ti lascerò a bocca aperta! –
-    Non ne dubito – sussurra lei a denti stretti – sei sicuro che sia così necessario? – mi chiede poi.
La guardo e sorrido.
Perché dalla sua domanda, intuisco che sta per cedere.
-    Assolutamente – confermo.
Lei annuisce e rivolge a Goyle un’occhiata a metà tra perplessità e disgusto.
Poi si rivolge alla statua del grosso Basilisco che sbarra l’uscita.
- Cruenta virgo -
La porta si spalanca silenziosa, lasciandoci inoltrare furtivi fuori dal nostro Dormitorio.


Hogwarts, corridoio del primo piano.
 
Ore 01.05


È divertente, lo ammetto.
Guardarla tentare in ogni modo di occultare le sue paure.
È irresistibilmente attraente, quando affonda nervosamente i denti bianchissimi nel morbido labbro inferiore.
Lo fa spesso, inconsciamente.
È il suo modo di scaricare la tensione.
E lei è sempre tesa.
Da bambino era una cosa che mi infastidiva fino all’inverosimile.
Detestavo vederla ridere, apparentemente allegra e tranquilla, per poi esplodere come un palloncino troppo gonfio alla minima puntura di spillo.
Odiavo quelle due treccine scure, i nastrini rossi tra i capelli, la camicetta impeccabilmente candida, lo sguardo perennemente altezzoso e quell’atteggiamento scontroso e imprevedibile.
Rimanevo sconcertato, ferito nel profondo, tutte le volte che la sua risata gioiosa si tramutava brutalmente in rabbia e indisponenza.
Perché ogni volta che ciò accadeva, era per causa mia.
Era come sprofondare dall’Eden all’inferno in un solo istante. L’attimo prima era lì, spensierata e felice, lieta della mia compagnia, e quello dopo si trasformava in un gatto rabbioso pronto ad artigliarmi la gola.   
E allora non potevo sapere, non potevo intuire che quelle improvvise metamorfosi non erano una dimostrazione di cattiveria, né di perfidia, né tantomeno di follia.
Erano solo il suo modo di difendersi. Di proteggersi dai sentimenti.
Un giorno, molto tempo dopo, avrei scoperto che l’affetto più sincero è quello che più si cerca di nascondere, che le persone più fragili sono quelle che più cercano di dimostrarsi forti, che a volte le apparenze sono l’esatto opposto della realtà.
Avrei imparato che non occorre parlare per capirsi, che i veri amici non sono quelli che ti sorridono quando sei allegro, ma quelli che con il loro silenzio e la loro semplice presenza sanno colmare il profondo baratro della solitudine e delle tristezza.
Avrei capito che l’amore romantico è quello non soddisfatto, che non riesce mai a giungere a vero compimento, quello che si diverte a illuderti, portandoti ad un passo dal Paradiso per poi precipitarti nell’oblio. L'amore romantico è una scheggia di veleno ardente piantata nella spina dorsale, un martellante ticchettio che non ti lascia addormentare la notte.
L'amore romantico ti logora dentro e ti lascia svuotato. È quella bestia inosservata che cresce in silenzio, incontrastabile e prepotente.
Quello che più vorrai sopprimere, e più non ti darà pace.
Ma questo, a undici anni, non potevo neanche immaginarlo.
-    Allora ti decidi o no? –
Il tono annoiato del suo ammonimento riporta la mia attenzione su ciò che stiamo facendo.
Siamo appollaiati dietro una grossa colonna del primo piano da circa 10 minuti, in attesa che ritorni Jack.
-    A fare cosa? –
Mi volto a guardare Rose, ancora in attesa di una mia risposta.
È seduta per terra, con le spalle pigramente appoggiate al muro e le gambe fasciate dai jeans stese sul pavimento.
-    Ad andare a vedere che fine ha fatto quell’idiota del tuo amico - .
-    Jack non è un mio amico – puntualizzo distrattamente – solo uno che, mio malgrado, ci sta dando una mano notevole - .
-    Certo, come no – sbuffa lei – perdendosi nei corridoi? Nel migliore dei casi starà aspettando di agguantare qualche indifesa ragazzina del primo anno per metterle addosso quelle luride mani da pervertito che si ritrova!
Carina come sempre, eh Rose?
-    Ma come siamo gentili questa sera, piccola Weasley! – la sfotto con gusto – brava, stai migliorando! Diciamo che in quest’ultima settimana ti avrò sentita pronunciare la parola “vaffanculo” solo…mmm, vediamo… -
-     Vaffanculo Malfoy - .
-    Ecco, con questa sono 82! Congratulazioni tesoro! Stai andando forte! –
Lei mi rivolge un’occhiata insofferente facendo esplodere per l’ennesima volta la sua bolla di chewin-gum.
-    Proprio non riesci a fare a meno di riempirti la bocca con quelle porcherie babbane? – butto lì pigramente.
Lei mi regala generosamente uno dei suoi classici sguardi incazzati.
-    Queste non sono babbane, vengono dal negozio di scherzi di zio George. Dovresti provarle, sai Scorpius? Pare che aumentino le prestazioni sessuali –
-    Ahah, molto divertente Rose! – le concedo mentre mi sporgo per controllare il corridoio.
-    Oh forse, dovremmo regalarne una vagonata a Jeff. Chissà che non riescano ad aumentargli l’autostima e a fargli… -
Non fa in tempo a finire la frase che le sono già addosso, il corpo premuto contro il suo ed una mano ferma a tapparle la bocca.
-    Sssch… - le sussurro nell’orecchio.
La sento irrigidirsi tra le mie braccia e vedo i suoi occhi incerti saettare nei miei.
-    Non fare rumore – le spiego con cautela – sta arrivando qualcuno… -
-    Levami le mani di dosso – ringhia lei allontanando di scatto il mio polso dal suo viso.
-    Ascolta! – le intimo.
E finalmente, li sente anche lei.
Discreti, cauti e guardinghi.
Passi.
Si avvicinano lentamente, indisturbati e appena percettibili.
Vedo Rose fissarmi con uno sguardo tutt’altro che cordiale. Non occorre che parli per capire il messaggio che sta cercando di dirmi.
Te l’avevo detto che ci avrebbero beccati, idiota di un Malfoy.
Intuendo i suoi pensieri, le mostro il dito medio in un gesto che lo ammetto, non è da me.
Ma so che a lei da estremamente fastidio.
Tuttavia temo che stavolta abbia interpretato troppo alla lettera il messaggio.
Prende a scrutarmi di colpo, squadrandomi dall’alto verso il basso, fino a fermare impudicamente lo sguardo proprio lì, in mezzo alle mie gambe.
Poi mi sussurra, sfacciata e maliziosa:
-    Magari un'altra volta…! -
-    Che pervertita! – la rimprovero tirandole un leggero pugno sulla spalla.
-    Che succede qui dietro? –
Merda.
Mi alzo e mi giro di colpo, annaspando disperatamente alla ricerca di una scusa plausibile.
Ma quando i miei occhi mettono a fuoco la figura tarchiata di Samantha Carey, Caposcuola di Serpeverde, tiro un impercettibile sospiro di sollievo.
-    Oh sei tu Scorpius – cinguetta sbattendo fastidiosamente le ciglia – ho sentito dei rumori mentre ero di ronda, e sono venuta a controllare. – termina lanciando a Rose un’occhiata decisamente poco lusinghiera.
Non ho mai capito il motivo di tutto questo astio tra le due.
-    Non preoccuparti Samantha, siamo noi…sai perché siamo qui… - la ammonisco spezzando quella pericolosa battaglia di sguardi.
-    Oh ma certo Scorpius, sta’ tranquillo… - mi rassicura battendomi una mano sul petto con fare civettuolo – rilassati, non dirò nulla… -
Sento il suo insopportabile profumo alla menta pungermi fastidiosamente le narici.
Mi ritrovo a sperare che se ne vada in fretta.
-    Grazie Samantha…non so come faremmo senza di te – le concedo con uno dei miei migliori sorrisi di plastica.
Sono un attore consumato in questi casi, lo so. Perfettamente consapevole del mio fascino.
Hai ragione tu, Rose.
So come essere un maledetto bastardo.
E infatti manca poco perché la Carey svenga davanti a me.
-    Grazie Scorpius – ridacchia chiudendo gli occhi appesantiti dal trucco troppo marcato – ora vado, ma se qualcosa andasse storto, non mettetemi in mezzo –
-    Ma certo… - la rassicuro.
-    A presto Scorpius – pigola con occhi adoranti – Weasley… - rivolge invece a mò di saluto a Rose, ancora seduta sul pavimento.
-    Carey – risponde lei con un sorrisetto sarcastico
Poi gira i tacchi e finalmente si leva di torno, non prima di avermi rivolto un vomitevole occhiolino.
-    Che ragazza insopportabile… - esclamo appena sono sicuro che non sia a portata d’orecchi.
-    Chissà come faranno certi ragazzi ad andarci a letto…- freccia lei mordendosi un unghia.
Ah, dimenticavo.
Ecco perché ce l’aveva tanto con la Carey.
O meglio, con me.
D’accordo Rose. Ora ti dimostro quanto so essere bastardo.
-    In effetti, potrebbe nascondere delle piacevoli sorprese…sono certo che le ragazze così stupide, sanno benissimo come soddisfare un ragazzo… - butto lì con noncuranza.
Ed è un vero peccato che l’improvviso ritorno di Jack Goyle mi impedisca di godermi l’espressione di Rose.
-    Era ora Goyle – sbotta Rose alzandosi da terra – che cosa hai fatto in tutto questo tempo? -
-    Scusate ragazzi – si giustifica Goyle, trafelato – c’erano Caposcuola dappertutto. E Gazza stava quasi per scoprirmi – continua poggiando le spalle al muro – ma sono riuscito a non farmi vedere… -
-    Ce l’hai? – gli chiedo, perentorio.
Una domanda secca, concisa.
E decisiva.
-    Ce l’ho – risponde lui soddisfatto e ancora ansante, la luce del trionfo splendente nei suoi occhi.
Poi infila una mano nella tasca dei Jeans, e lentamente, tira fuori la nostra arma segreta.
Scorgo il metallo lucido brillare nella semioscurità.
-    È la chiave stregata dell’ufficio del professor Smith! – esclama Rose sbalordita.
-    Esattamente – confermo con un sorriso compiaciuto.
-    Allora Weasley, sei ancora convinta che io sia un buono a nulla? – ringhia arrogantemente Goyle.
Lei si limita ad afferrare l’oggetto, scrutandolo incredula come una bambina che si trovi per la prima volta davanti a Babbo Natale.
-    Il mio lavoro finisce qui. Io torno nel nostro dormitorio. Buona fortuna ragazzi – ci augura Jack.
-    Grazie, Goyle –
Lui annuisce, serio, poi si volta e sparisce imboccando il primo corridoio.
-    Come diavolo ha fatto? – sussurra Rose, che sembra aver improvvisamente riacquistato la parola.
-    Non lo so – ammetto allargando le mani. – E sinceramente, non mi interessa neanche saperlo.
E poi improvvisamente, sento un dubbio cogliermi di soprassalto.
E ammirando il verde screziato dei suoi occhi, interrogativi e titubanti, i lunghi capelli di seta che le accarezzano delicatamente le guance, le morbide palpebre gonfie e appesantite dallo stress e dall’insonnia, sento un’insolita sensazione di dolcezza e tenerezza stringermi la base dello stomaco.
Forse, non dovrei farlo.
Forse dovrei lasciar perdere e far finta di niente.
O forse, per una volta, dovrei seguire il mio istinto.
Perché in fondo, chi l’ha detto che è davvero così insostenibile il prezzo da pagare per potersi lasciar andare?
La afferro con decisione sui fianchi, d’impulso, e l’avvicino fermamente a me, portando la mia bocca accanto al suo orecchio.
Lei è visibilmente sorpresa, ma non si oppone. Lascia che le mia braccia le cingano la vita.
Diglielo, Scorpius.
-    Non c’è niente tra me e Samanta Carey. Ci sono andato a letto solo per ottenere la sua copertura. È la nostra Caposcuola Rose, ricordatelo. – le soffio lentamente nell’orecchio, sentendo il dolce profumo dei suoi capelli inebriarmi i sensi.
Lei poggia le mani sul mio petto e mi spinge con delicatezza, allontanando i nostri corpi e avvicinando i nostri volti.
-    Non ti ho chiesto nessuna spiegazione – mi ricorda.
-    Lo so. Ma mi andava di dartele. –
È stupita, sicuramente non se lo aspettava.
Non è da noi darci delle giustificazioni.
Soprattutto per queste cose.
-    Adoro lasciarti di stucco – la stuzzico lasciando la presa su suoi fianchi sottili e recuperando la mia abituale maschera di superficiale noncuranza.
-    D’accordo, ma non farci l’abitudine – sorride lei rispondendo al mio gioco.
-    Coraggio, andiamo adesso – la incito guardando l’orologio – è molto tardi. –
Ci accertiamo che non ci sia nessuno studente nei paraggi e poi, fianco a fianco, iniziamo silenziosamente a salire la scale, diretti all’ufficio del nostro professore di pozioni.


Hogwarts, terzo piano.

Ore 01.20


Ok, lo ammetto, non me lo aspettavo.
Sono successe un bel po’ di cose a dir poco incredibili, questa sera.
Chi se lo aspettava che quell’orso di Goyle si sarebbe rivelato così utile?
E come avrà fatto a procurarsi quella chiave?
Mistero. Ma forse ha ragione Scorpius, è meglio non saperlo.
Quanto a lui, la cosa più sorprendente, non è che sia andato a letto con Samantha…
Figurarsi, lo fa ogni settimana con una diversa.
No, quello che mi ha davvero sbalordita sono state le sue spiegazioni.
Non le pretendevo, e non le ritenevo indispensabili.
Noi non ci giustifichiamo, e non ci rimproveriamo, mai.
Perché questa volta ha sentito il bisogno di farlo?
Avrà voluto vantarsi della sua trovata geniale.
Già, come no.
Beh bisogna ammettere, che fare sesso con la Carey solo per comprare il suo silenzio, ha una sua logica.
Una logica decisamente da Serpeverde.
Per la seconda volta nel giro di venti minuti, sento le mani del mio complice afferrarmi per i fianchi e sbattermi contro il muro.
-    Ahia! – urlo arrabbiata – Scorpius la smetti di saltarmi addosso?! –
-    Stai zitta Rose, abbassati e non farti vedere. Guarda un po’ chi c’è di sotto… -
Mi sporgo irritata giù dall’enorme rampa di scale a chiocciola, cercando di non fare rumore.
Dall’alto, riconosco immediatamente le figure di Hugo e di Lily passeggiare tranquille.
Rigorosamente in divisa, entrambi prefetti di Grifondoro.
Come da migliore tradizione di famiglia, del resto.
Una tradizione di cui io, tra parentesi, non faccio parte.
Chissà come reagirebbe Lily, se sapesse che Ralph l’ha appena tradita con la mia migliore amica…
-    Che rottura – sbuffo stizzita – mia cugina insieme a quell’impiastro di mio fratello in giro per la ronda, proprio non ci volevano.
-    Ma c’è qualcuno della tua sterminata famiglia che ti va a genio?! – mi provoca Scorpius lanciandomi una gomitata.
-    Si, certo! Erold, il gufo! –
-    Guarda che dicevo sul serio…! –
Faccio finta di pensarci un attimo.
-    Molly, mia nonna. Lei non mi ha mai giudicata male solo per pregiudizio. E zio George…è quasi fiero che io abbia rotto la monotonia facendomi smistare a Serpeverde! È l’unica casa che non comprende nessuno dei miei cugini.
-    Questa sì che è una fortuna! – ironizza Scorpius.
-    Ma adesso abbiamo altro da fare, coraggio – lo esorto rialzandomi e distogliendo lo sguardo dalle scale.
-    Giusto. Manca poco, siamo quasi arrivati, e tuo fratello e tua cugina non si sono accorti di nulla. –
Riprendiamo a camminare, svelti e silenziosi, come gatti nell’ombra. Arriviamo in fondo al corridoio senza incontrare nessuno, stranamente neanche Gazza sembra essere nei paraggi.
Svoltiamo a sinistra, e ci troviamo di fronte la massiccia porta nera dell’ufficio del professor Smith, dalla serratura stregata e inaccessibile.
Ma noi abbiamo la chiave.
Scorpius la inserisce nella fessura senza troppe cerimonie, e dopo un paio di giri decisi la porta si spalanca davanti a noi.
È come se ci stesse invitando a entrare.
-    Funziona! – esulta Scorpius.
Lo seguo all’interno della stanza, colta da uno strano presentimento.
È tutto fin troppo facile.
-    Dove diavolo sarà il compito di pozioni? –
Lo osservo aprire i cassetti della scrivania, frugarvi all’interno, scrutare ogni pergamena, spalancare tutti gli armadietti.
-    Allora Rose, ti decidi a darmi una mano? – mi intima riscuotendomi dal mio stato di trance.
Sto per muovere un passo verso di lui, quando succede quel qualcosa che il mio sesto senso aveva già presagito.
-    Spero che abbiate una scusa valida per essere qui, signor Malfoy e signorina Weasley. –
Sento la sua voce nel momento in cui mai avrei sperato di sentirla.
È alle mie spalle, non posso vederla.
Ma non potrei non riconoscerla.
Quella voce.
Vedo Scorpius bloccarsi e sbiancare di colpo, le pupille dilatate dallo stupore e dalla sorpresa.
-    Mi rincresce molto dover prendere dei provvedimenti gravi nei vostri confronti. Ma chi infrange le regole deve essere punito. E questo, signorina Weasley, sua madre lo sapeva bene. –
Serro i pugni con forza, presa dall’ira al pensiero del perfetto e saccente modello di Hermione Granger che ogni giorno della mia vita mi viene crudelmente rinfacciato.
Come se essere diversi fosse un crimine.
-    Ho già convocato i genitori di entrambi. Arriveranno domani pomeriggio, e a loro comunicherò i provvedimenti a vostro carico – prosegue sadicamente – mi auguro che vi serva per imparare la lezione. Fortuna che c’è chi, più coscienzioso di voi, ha avuto il buon senso di venirmi ad avvertire dell’illegalità delle vostre intenzioni. –
Ci metto qualche secondo a recepire l’intrinseco significato di quelle parole.
Poi, la consapevolezza del tradimento, trasforma la paura in rabbia cocente.
Mi volto di scatto, desiderosa di guardare in faccia il nostro traditore.
E quello che vedo, mi dà il colpo di grazia.
Accanto alla figura austera e autorevole della professoressa McGranitt, preside di Hogwarts, incontro un paio d’occhi verdi, che mi guardano costernati.
Non posso crederci che sia stato lui.
Lì, fermo sulla soglia, apparentemente incapace di fare un passo, c’è l’unica persuna che credevo fosse sempre incondizionatamente stata dalla mia parte, l’unica sulla quale credevo di poter davvero contare in ogni momento.
Albus.










Spazio Autrice

Ciao a tutti, scusate per il ritardo, non so davvero come farmi perdonare!
Che ci crediate o no, ho avuto la febbre per due settimane..una cosa incredibile, sono anche andata a fare le analisi del sangue, perché nonostante un sacco di farmaci non passava…ma per fortuna niente di grave, tutto si è risolto spontaneamente.
Spero che il vostro interesse per questa storia non sia scemato…perché mi dispiacerebbe davvero molto.
Scusate per eventuali errori di battitura, ma non ho avuto il tempo di correggerlo, volevo postare al più presto!
E nel prossimo capitolo, UDITE UDITE, vi anticipo che ci sarà il primo dei tanti incontri-scontri tra Rose e i suoi genitori…che per certi versi potrebbe essere chiarificatore su questo singolare e apparentemente inspiegabile rapporto genitori-figlia…ma tranquilli, come vi ho detto, niente accade per caso!
Vi ringrazio infinitamente per aver inserito la fic tra i preferiti e per le vostre belle parole!
Spero che recensiate in molti! Lo sapete che adoro commenti e critiche, vero?!
Mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento…grazie tantissime a:

ROSIE_LU: sono felicissima che la storia ti abbia presa fino al punto di rileggerla ogni giorno! E ti chiedo scusa per il ritardo! Spero che mi tu mi faccia sapere le tue impressioni su questo capitolo. Bacioni!

HERMIONE96: grazie cara, beh lo smistamento di Rose a serpeverde è un elemento cardine di questa storia! Spero che con il tempo riuscirò a farti piacere questo aspetto! Grazie e continua a recensire se ne hai voglia, fammi sapere tutte le tue critiche! Un bacio

ZAITU: Oddio, non sai quanto mi fanno felice le tue parole! Soprattutto perché ti ritengo una bravissima scrittrice, sto leggendo BLOODY ROSE ed è una storia che adoro tantissimo, tanto che è tra i miei preferiti, e che provvederò a recensire al più presto. Grazie anche per le parole di incoraggiamento, per l’apprezzamento per l’altra mia fanfic che cercherò di aggiornare al più presto. Spero che continuerai a seguirmi e a farmi sapere cosa il tuo parere, che tengo in gran conto, poiché ripeto, ti stimo molto come scrittrice! Bacissimi!

PENSIERICONLEALI92: grazie, sono contenta che ti sia piaciuta! Spero continuerai a seguirmi! Bacioni!

STEPH: sono contenta che ti piaccia il rapporto rose-scorpius, ci tengo molto che sia particolare! Spero che continuerai a seguirmi e a lasciarmo il tuo parere! Bacioni!

PIKKOLINA88: sono contenta che ti sia piaciuta! Scusa per il ritardo, e spero che continuerai a seguirmi! P.S. così riesci a leggere meglio?!

JESS: sono felice che lo scorso capitolo non ti abbia deluso, e spero che ti sia piaciuto anche questo! Grazie infinite per la recensione! Bacioni

COBAIN: grazie per la recensione e per i complimenti, Niki! Il rapporto di Rose con la famiglia è qualcosa che spero riuscirò a trattare a meglio…tu continua a farmi sapere cosa ne pensi! Bacioni!

LASARALIN: sono contenta che ti abbia colpito l’aspetto di Rose, ci tenevo a renderla in modo particolare!eheh e riguardo a Lily la pensiamo tutte e 2 allo stesso modo…tifo anche io per Judy! Spero che il capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere cosa ne pensi! Grazie mille, un bacio!

TATY990: sono contenta che ti stia piacendo questa storia! Grazie per la recensione! Baci

GINNY28. eh si, ogni comportamento avrà un senso…e ci saranno molte altre sorprese! Spero che riuscirò a farti apprezzare l’alternarsi del punto di vista…grazie mille per la recensione e fammi sapere cose ne pensi di questo capitolo! E scusa il ritardo! Bacioni

VANELLERINE: grazie mille, sono contenta che ti piaccia il carattere di Rose, con tutte le sue paranoie e digressioni! Diciamo che l’ho resa molto simile a me! Scusa il ritardo, spero che continuerai a farmi sapere il tuo parere! Bacioni!

JHAA: GRAZIEEE tantissimissimo per la tua accuratissima recensione…sei davvero la gioia degli scrittori! Ti chiedo scusa per il ritardo nell’aggiornamento, ma spero che il capitolo ti sia piaciuto. Hai ragione, l’alternanza delle voci richiede sempre il giusto dosaggio, che spero di essere in grado di distribuire al meglio. E Rose saprà benissimo, da brava Serpeverde, come rendersi sfacciata, niente paura! Grazie per la tua argutissima analisi critica, spero di riceverne una anche per questo capitolo! Bacioni, e a presto!

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Capitolo 4
*** Bastardi ***


Noi siamo amanti della verità. Cruda e schietta. La ammettiamo senza il minimo pudore, sempre e comunque.
Non abbiamo bisogno di inventare balle, né di fingerci dispiaciuti.
Perché è questo, lo squisito vantaggio dell’essere dei bastardi.
Non avere nessuna reputazione da difendere”.











-    Rose, fermati ti prego! –
No.
Non voglio farlo. Voglio camminare fino a sparire da questo mondo.

-    Rose, aspettami! –
Fanculo. Fanculo tutti.
-    Rose! –
Arresto la mia corsa implacabile solo quando un braccio muscoloso mi strattona con determinazione il polso fino a girarmi di 360 gradi e farmi sbattere la guancia contro un petto possente.
-    Levami le mani di dosso, Albus! – gli ringhio contro a due centimetri dal viso.
-    Devi ascoltarmi, non è come pensi!
-    Davvero? E cosa penso? –
-    So che sei convinta che io ti abbia tradita! –
-    Ma bravo, che intuizione perspicace! –
-    Non è così! Non volevo metterti nei guai! –
Tiro il braccio con forza, liberando il polso dalla sua presa ferrea.
Indietreggio di un passo, nauseata.
Punto nelle verdi iridi di Albus uno sguardo disgustato e furibondo.
-    Bugiardo –
Solo una parola, vibrante.
Sussurrata con quanto più veleno possibile.
Un’accusa irremovibile, un verdetto insindacabile.
-    Rose, non avevo idea di quello che stavate facendo! Non sapevo neanche che tu fossi coinvolta! –
-    Ma da bravo leccaculo sei andato comunque a spifferare tutto alla preside, vero? Ma che perfetto Caposcuola! Due aguzzini tanto efficienti come te e tua sorella fanno invidia al Ministero! –
Vedo mio cugino allargare le braccia, disperato.
-    Ho solo visto Jack Goyle vicino la porta del Professor Smith. Era fuori dal dormitorio oltre l’orario consentito e ho avvertito la McGranitt. Non mi sarei certamente comportato così se avessi saputo che una volta tornati a controllare avremmo trovato te e Malfoy intenti a…-
Lascia la frase in sospeso, improvvisamente colto da un profondo imbarazzo.
-    Rubare, Albus. Si chiama rubare. –
Prende a fissarmi, spiazzato e folgorato dallo stupore.
Sento una risata scaturire spontaneamente dalle mie labbra davanti al suo sbigottimento.
Una risata sonora.
E senza allegria.
-    Che ti prende Albus? Sei stupefatto davanti alla mia disarmante sincerità? –
Lui si riscuote bruscamente dal suo stato di trance.
-    Non tenti neanche di rifilarmi una scusa plausibile? –
Mi ritrovo a ghignare.
Di nuovo.
E stavolta sento una nota diversa nella mia risata.
Scherno e cattiveria.
La risata di chi ferisce per non essere ferito.
Mi avvicino di un passo, alzando la testa ad incontrare i suoi occhi scettici.
-    Non ci penso nemmeno. Vedi, è questa la differenza tra voi e noi. Noi siamo amanti della verità. Cruda e schietta. La ammettiamo senza il minimo pudore, sempre e comunque. –
Glielo sibilo a tre centimetri dal naso.
Lo sento irrigidirsi, interdetto, confuso e malinconico.
Sposto lo sguardo sulla spilla orgogliosamente appuntata sul suo petto rigido.
Un leone ruggente, maestoso e fiero.
Rosso e oro.
Non è semplicemente uno stemma.
È un marchio.
L’incubo delle mie notti insonni.
Un distintivo, il simbolo della perfezione.
Rosso.
Come il sangue disgustosamente misto che riempie le mie vene.
Giallo.
Il calore di un sole che non ha mai riscaldato la mia vita.
Prendo a indietreggiare, inconsciamente
-    E in fondo, Albus, nonostante tutte le tue paure, credo che ti saresti trovato bene in mezzo a noi, se il Cappello Parlante ti avesse assegnato a Serpeverde. -
Lui alza un sopracciglio, ironico.
-    Davvero? E come mai?
-    Perché c’è un vantaggio, uno squisito vantaggio, nell’essere dei bastardi. –
Stavolta è perplesso. So di averlo incuriosito.
-    E quale sarebbe? – sputa. Sento il disprezzo vibrare nella sua voce.
-    Non avere nessuna reputazione da difendere. –
Un monito, un’accusa velata.
Una sentenza indindacabile.
Il costante promemoria della mia esistenza.
-    Ricordatelo sempre, Albus. -
Mi volto e corro via, senza più degnarlo di uno sguardo.




Quella, sarebbe stata una lunghissima nottata.
L’ho capito subito, appena ho visto Rose rientrare nel nostro dormitorio.
Le mani tremanti, gli occhi lucidi di rabbia.
C’è stato un momento, un piccolo momento, in cui mi sono ritrovato a un passo dal cedere alla tentazione di chiederle scusa.
Quando il suo sguardo ferito ha indugiato sui miei occhi, silenzioso e impotente.
Per un istante, ho provato l’istinto di correre da lei, stringerla tra le braccia e sussurrarle che era colpa mia, esclusivamente mia, se ora ci trovavamo in questo guaio.
Ma è stato un attimo, un frazione di secondo, un battito di ciglia.
Poi, mi sono ricordato che non ce ne sarebbe stato bisogno.
Ci siamo fissati, a lungo.
Forse per un minuto, forse per un ora.
Siamo rimasti in piedi, immobili, ad ascoltare il silenzio saturo delle nostre emozioni.
E quando lei, sfinita, se n’è andata via, ho avuto la certezza che i miei occhi le avessero raccontato più di quanto avrei voluto.





-    Rose, ho bisogno del tuo aiuto –
Mi ritrovo davanti a Phoebe, appostata fuori dalla nostra camera.
-    Per l’amor di Dio Phoebe – la scosto – è notte fonda ed ho avuto una giornataccia – la liquido mentre cerco di mantenere la calma.
-    È urgente, si tratta di… –
Una parola di troppo.
E stavolta, non riesco più a trattenermi.
-    Piantala Phoebe! – le urlo contro – ti ho detto che non mi va! Non ho voglia di darti ripetizioni di Aritmanzia adesso! Vai a dormire, se ne parla domani! –
La scosto bruscamente di lato, dando sfogo a tutto il mio nervosismo.
-    Ti prego! -
Sono già con la mano sulla maniglia, quando qualcosa cattura completamente la mia attenzione.
Un suono.
Sommesso, quasi represso.
Eppure terribilmente chiaro.
Un singhiozzo.
Mi giro, allarmata.
E solo allora, mi decido a guardare Phoebe negli occhi.
Gonfi e colmi di lacrime difficilmente trattenute. Dilatati da una paura a stento repressa.
-    Phoebe! – esclamo spaventata, – che succede? – domando afferrandola per le spalle.
Basta quel lieve contatto, a farla crollare.
Vedo copiose lacrime crollare rapidamente lungo le guance, le sue mani tremanti di paura.
-    Si tratta Judith – sussurra con voce spezzata, in preda ai singhiozzi.
-    Che ha fatto? –
Sento distintamente una nota di panico nella mia stessa voce.
E, con orrore, prima che Phoebe apra bocca, mi rendo conto di conoscere già la sua risposta.
-    E’ successo di nuovo -
Sento le braccia crollarmi lungo i fianchi, inerti.
Di nuovo.
-    No, non è possibile – sussurro.
La voglia di non crederci, la speranza di aver capito male.
Ma il terrore dipinto sul volto di Phoebe, non lascia spazio a nessun fraintendimento.
Apro la porta e mi precipito lungo le scale, inorridita.
Inizio a correre, guidata dal panico, salendo due, tre, quattro gradini per volta.
La necessità di fare qualcosa, la paura di vedere la realtà con i miei occhi.
Spalanco la porta, pregando in cuor mio di essere arrivata in tempo.
Vedo Judy riversa sul suo letto, senza altro indumento che non la biancheria intima.
Il corpo è rigido come un blocco di cemento, le gambe piegate in un innaturale angolo retto. Jeff Zabini la tiene tra le braccia, due dita poggiate lungo il suo collo a controllare freneticamente il battito cardiaco.
Ma la cosa più terrificante, sono gli occhi.
Completamente spalancati, oltremodo dilatati da una forza invisibile.
E bianchi.
Come se le pupille fossero sparite, inghiottite dal suo stesso corpo.
Tutto ciò che è rimasto, sono due globi candidi solcati da migliaia di capillari rossi.
-    Cristo Santo – mi lascio sfuggire.
Phoebe è dietro di me, le mani premute contro la faccia. Non ha mai smesso di piangere.
-    Pensavo stesse dormendo – mi spiega in preda ai singulti – ma poi è diventata rigida di colpo. Mi sono insospettita, ho provato a svegliarla, ma quando ho sollevato le lenzuola l’ho trovata così… -
Non fa in tempo a finire la frase che si accascia al suolo, pallida e tremante.
Mentre io, sono completamente pietrificata.
Non riesco a muovere un muscolo, a pensare qualcosa, ad articolare una frase.
Guardo Jeff, impotente, affannarsi con la forza della disperazione nel cercare di far rinvenire Judy.
Tutto ciò a cui riesco a pensare, sono quegli occhi.
Bianchi come la morte.
Così sovrannaturali, così sovrumani.
Quasi demoniaci.
-    Io vado a chiamare qualcuno – esclamo.
È l’unica soluzione coerente che riesco a formulare.
-    No! – urla Jeff
Prendo a indietreggiare, inconsciamente.
-    Rose, non farlo! –
Mi volto verso l’uscita, intenzionata come non mai a mettermi a urlare.
Urlare aiuto, fino a rimanere senza fiato.
Pregare qualcuno di far guarire Judy, di non permetterle di farsi del mare.
Di non lasciarla morire.
Non me ne accorgo neanche, delle braccia di Jeff che mi afferrano per le spalle, sbattendomi al muro.
Sento solo un dolore lancinante alla testa, giù alla base del cranio.
E un’incontrollabile voglia di scappare via.
-    Ti ho detto di fermarti! –
Mi agguanta i polsi e li spinge indietro, inchiodandoli al muro.
C’è violenza nella sua morsa, determinazione nel suo gesto.
Ma nei suoi occhi, c’è solo paura.
E leggendo nel suo sguardo il riflesso del mio terrore, sento esplodere tutta la rabbia, lo stress, il rancore e lo spavento accumulati in quella notte.
-    Levami le mani di dosso! – prendo a sbraitare cercando di divincolarmi.
Ma la sua presa è salda, le mani quasi cementificate attorno alle mie braccia.
Phoebe ci guarda, ancora seduta a terra, spaventata e confusa.
-    Jeff, mi stai facendo male! –
-    Calmati Rose!
-    Cosa dovrei fare? Non resterò ferma a guardarla morire! –
-    Non succederà! Ascoltami!
-    Come cazzo fai ad esserne sicuro? L’ultima volta si è quasi uccisa! –
-    Stavolta è diverso! -
Lascia andare i miei polsi martoriati, afferrandomi il viso con forza.
Avvicina la sua fronte al mio volto, poggiandola delicatamente sulla mia tempia.
-    Rose, ti scongiuro. Non lasciarti prendere dal panico. –
Sento la mia furia placarsi sotto quelle mani calde e la sua voce rassicurante.
Riprendo a respirare, lentamente.
Avverto il sangue riprendere la circolazione lungo i polsi, e il cuore decelerare i suoi battiti febbrili.
-    Guarda – sussurra con delicatezza.
Mi prende per mano, avvicinandomi al letto di Judy.
È ancora come l’abbiamo lasciata, con gli occhi ruotati di 360 gradi.
-    Osserva il suo corpo Rose – mi incoraggia Jeff – che cosa vedi? –
Solo allora, scorgo il pigiama strappato di Judy accasciato sul pavimento.
E solo allora, capisco il perché della sua nudità.
Scruto con apprensione il corpo morbido della mia migliore amica, in cerca del minimo segno di pericolo. Poso lo sguardo sulle sue forme delicate, sul ventre che si solleva ritmicamente, sulla pelle diafana.
È tutto come sempre.
Sento un’incredibile sensazione di sollievo allentare la morsa che mi ha attanagliato lo stomaco.
-    Niente – rispondo guardando Jeff con occhi colmi di gratitudine – non vedo niente di strano. –
-    Già. – mi rassicura – l’ultima volta che è successo, ti ricordi com’era diventato il suo corpo?
-    Completamente coperto di ematomi – replico rabbrividendo a quel ricordo – come se fosse stata presa a bastonate - .
Giorni dopo, Madama Chips ci aveva confessato che era un miracolo che, dopo tutte quelle ferite, la nostra amica fosse ancora viva.
-    Questa volta sembra tutto normale, a parte gli occhi. Ma se dicessimo a qualcuno cosa è successo, i professori lo verrebbero sicuramente a sapere, e scoppierebbe il finimondo. La rinchiuderebbero come una criminale, Rose. Come l’ultima volta – termina Jeff sospirando tristemente.
In uno sprazzo di lucidità emotiva, mi ritrovo ad ammettere che Jeff ha ragione.
Se la McGranitt lo sapesse, la farebbe internare per settimane, forse mesi, in attesa di scoprire la causa dei suoi attacchi. La sottoporrebbe a test fisici e psicologici devastanti, trattandola come un’indemoniata, posseduta da spiriti maligni e impregnata di magia oscura, per poi rilasciarla senza essere giunta a capo di nulla.
Come l’ultima volta.
-    Allora che cosa facciamo? – sussurra Phoebe, il volto inondato di lacrime.
-    Per ora nulla. Controllatele costantemente il corpo, anche se il peggio sembra passato. E non dite niente a nessuno. Nemmeno a Judy. Quando si sveglierà, non ricorderà nulla, come le altre volte. Non serve a nulla spaventarla. Io provvederò ad informare Scorpius…e come sempre, saremo noi quattro gli unici a saperlo. –
Mi guarda negli occhi, in attesa di una conferma.
Io annuisco in silenzio, sigillando la promessa, e Phoebe fa lo stesso, ora più tranquilla.
Ancora una volta, complici.
Custodi di un segreto, inconfessabile e misterioso.
E soprattutto, pericoloso.
Ma questo, allora, non potevamo ancora saperlo.










Spazio Autrice
Lo so, avete ragionissima, so che vi avevo promesso lo “scontro” tra Rose e i suoi genitori, ma ho preferito dividere questo capitolo in due parti, data la necessità di dare particolare rilievo al “problema” di Judy, uno dei tanti misteri centrali che si iniziano a diramare all’interno di questa storia. Cosicchè, il famoso scontro è slittato nella prossima metà del capitolo, che, statene certi, arriverà presto!
Spero che possiate accontentarvi e vi chiedo scusa per la mancata promessa e per il ritardo!
Grazie come sempre ai miei meravigliosi recensitori!

MYA78: grazie perche, anche se non recensisci qui, mi dai tantissima forza con i tuoi commenti (troppo buoni!) su MSN!

ROSIE_LU: grazie cara, è sempre piacevolissimo leggere le tue costanti e puntali recensioni, sei davvero un tesoro! Riguardo le parti in corsivo, sono sempre quelle che piacciono di più anche a me, è per questo che ci tengo ad evidenziarle! Riguardo a Rose, è vero, è sempre piena di rabbia, e questo sarà uno degli aspetti fondamentali da snodare all’interno della storia, mentre Albus, è vero, è stato spione, ma non è del tutto malvagio! Spero di leggere presto una tua nuova e meravigliosa recensione! Un bacio enorme!

LASARALIN: ma che piacere leggere sempre i tuoi commenti! Sono davvero stupita della tua puntualità e costanza, mi rende davvero orgogliosa! Grazie mille per i complimenti, vedo che continuiamo a pensarla sempre allo stesso modo su Lily e sui personaggi! E come ho già detto a qualcun altro, riguardo ad Albus, è vero, è stato spione, ma non è del tutto malvagio! Spero di leggere presto una tua nuova e meravigliosa recensione! Un abbraccio immenso!

CAROL87: felicissima della tua recensione e contentissima che ti sia piaciuto il capitolo! Spero di ricevere il tuo parere anche questa volta! Scusa il ritardo, un bacione!

JESS: eh si, purtroppo non va sempre tutto liscio come l’olio! Occhio ad Albus però, in fondo non è così cattivo come sembra! Grazie mille per la recensione e per i complimenti, e scusa anche a te per il ritardo!spero di ricevere una tua opinione anche questa volta! Un abbraccio!

GINNY28: sono davvero contenta che la storia ti piaccia e che tu recensisca così frequentemente! Spero che continuerai a farlo, perché ogni vostro singolo parere mi aiuta davvero tanto! Scusa per il ritardo e per non aver ancora parlato di Ron ed Herm, ma ci saranno nella prossima! Grazie ancora, un bacione!

COBAIN: ciao Niki! Scusa davvero se forse ho deluso le tue aspettative non inserendo Ron eh Herm nel capitolo, spero che ti sia piaciuto comunque…sono contenta che ti sia piaciuto il momento in cui Scorpius si giustifica, piaceva molto anche a me! Spero che continuerai a commentare e che continuerai a seguire questa storia! Un abbraccio

CECILIA88: wow che dire, la tua recensione mi gratifica moltissimo! Addirittura la migliore in circolazione? Che meraviglia! Spero davvero di esserne all’altezza! Riguardo la poeticità, non è una cosa che faccio apposta, mi viene naturale! Grazie infinite, spero di sentirti nuovamente!

MARKO90: per te solo una parola: facciamo i conti in un’altra sede! Scherzo, ovviamente...grazie infinite!

SCRICCIOLA: contentissima di essere riuscita ad appassionarti! Grazie per i complimenti e mi fa molto piacere che ti sia piaciuta Rose, visto che è il personaggio al quale in qualche modo “tengo” di più! Spero che il capitolo non ti abbia delusa, e di ricevere ancora i tuoi pareri! Un abbraccio.

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Capitolo 5
*** Premiere. ***


“Dicono che i grandi risultati si ottengono solo grazie ad un immenso lavoro di preparazione.
Beh, io non ci ho mai creduto molto.
Perché so, per esperienza personale, che non c’è niente di più eccitante che far esplodere volontariamente un putiferio affidandoti unicamente alla tua ispirazione.”






Dove caspita si è andato a cacciare Jeff?
Sono preoccupato. È passata più di mezzora da quando sono rientrato nel dormitorio.
E l’ho trovato vuoto.
Mi alzo nervosamente, passandomi una mano tra i capelli, e prendo a muovermi su e giù facendo attenzione a non calpestare il mucchio di roba del mio amico sparsa sul pavimento.
Siamo terribilmente diversi, noi due. A partire dalle piccole cose.
Io sono ordinato, preciso e meticoloso. Non sopporto il disordine, lo considero un segno di debolezza.
E Jeff al contrario e terribilmente caotico. E distratto.
Un po’ come Rose.
Io sono un tipo con una grande autostima. A volte pecco di presunzione. Detto tra noi, Rose ha davvero ragione su di me.
Ma non ditelo in giro, vi prego. Si monterebbe troppo la testa.
Jeff al contrario è davvero poco ottimista. E invece è davvero un ragazzo in gamba, con ottime potenzialità. Se solo riuscisse a rendersene conto…
È il mio migliore amico, qui dentro. E non solo perché suo padre è un vecchio compagno di mio padre.
Al contrario di me, è davvero difficile non apprezzare Jeff Zabini, una volta che lo si conosce davvero.
Se non lo avessi incontrato per un fortuito caso, se non ci fosse stato lui, con la sua freddezza e prontezza di riflessi, quella notte tempestosa di tanti anni fa, probabilmente ora non sarei neanche qui…
-    Scorpius –
Mi giro lentamente, chiudendo via dalla mente i vecchi ricordi.
-    Mi chiedevo dove fossi finito – lo accolgo con tono neutro.
Ho notato immediatamente la nota di tristezza nella sua voce.
Jeff sospira, mettendosi malinconicamente le mani nelle tasche.
Sembra alquanto provato.
-    Sono stato su dalle ragazze – mi riferisce.
Il suo sguardo è assente, fermo in un punto imprecisato. Smarrito. Come se fissasse qualcosa senza vederlo realmente.
-    Qualcosa non va? – lo incito cercando di non far trapelare nessuna emozione.
Lui si siede sul suo letto, affranto. Slega il nodo della cravatta e la getta per terra, come ogni sera.
Ma questa volta, c’è molta più foga nel suo gesto.
Molta più rabbia.
-    Si, veramente qualcosa c’è. – sputa fissandomi finalmente negli occhi.
E prima che continui, capisco già di cosa si tratta.
Un lungo silenzio, accompagna la nostra infuocata battaglia di sguardi.
-    Lo hai fatto? – gli domando infine con voce ferma.
Controllata, quasi criptica.
Ma non per lui. Sa perfettamente a cosa mi sto riferendo.
-    No –
Respiro lentamente, impercettibilmente più calmo.
-    Ma non ho intenzione di andare oltre – continua il mio amico, risoluto come non mai.
-    Sai che dobbiamo farlo, Jeff – lo ammonisco severo – non abbiamo altra scelta -.
-    Cristo Scorpius! – esplode lui, alzandosi di scatto – Judith ha appena avuto un’altra delle sue crisi, l’ho vista accasciarsi, irrigidirsi tra le mie braccia, non ho potuto fare nulla per impedirlo e tu vieni a dirmi che dovrei continuare a far finta di niente? – mi urla contro con foga.
C’è rabbia, nel suo sguardo duro.
C’è paura, determinazione, frustrazione.
E forse, molto più in fondo, anche qualcosa di più.
- Calmati Jeff – lo rassicuro poggiandogli una mano sulla spalla.
Lui si scosta, brusco.
Mi volta le spalle, escludendomi dalle sue emozioni.
-    Non dipende da noi – continuo – lo sai.
Lui sospira, rassegnato.
-    Non sopporto di continuare a mentire alle ragazze. Soprattutto a Rose. Mi sento uno schifo, Scorpius. Non mi va di continuare a fingere di non conoscere il significato degli attacchi di Judith - .
-    Dobbiamo farlo – gli ricordo severo.
Lui si volta nuovamente, gli occhi lucidi, le labbra contratte in una smorfia di disgusto.
-    Per quanto ancora hai intenzione di nascondere la verità, Scorpius? –
Una domanda netta, precisa.
Insidiosa, pericolosa.
Eppure dannatamente ineludibile.
-    Fino a quando sarà necessario - .




Ho sempre odiato, trascorrere le notti in bianco. Fin da quando ero bambina, mi ha sempre spaventata l’idea di passare tutta la notte completamente sveglia. Completamente sola con i miei pensieri.
Eppure nei miei confronti, il destino non è mai stato troppo magnanimo.
Mi ha punita infierendo sadicamente, condannandomi all’insonnia.
È da più di dieci anni, ormai, che non dormo più. Da quell’afosa, terrificante notte d’agosto del mio compleanno…
Da allora vedo gli altri, attorno a me, assopirsi spontaneamente, vedo il mondo che mi circonda abbandonarsi piacevolmente tra le calde braccia di Morfeo, che spazza via ogni cattivo pensiero e concede a tutte il tanto agognato riposo.
E tutto ciò che io posso fare, è restare a guardarli.
Condannata ad essere costantemente cosciente delle mie paure.
Chiudo gli occhi per qualche ora, ma non dormo mai veramente. Riesco ad entrare in dormiveglia, ogni tanto. E se mi va davvero bene, mi addormento per un massimo di quindici minuti. Credo che siano quei pochi minuti di sonno tormentato, che mi strappino ogni notte dalla morte o dalla follia.
Poche, pochissime persone sanno della mia condizione. Nei casi più estremi, Scorpius riesce a rubare da Madama Chips una boccetta di Somnium. Le normali pozioni soporifere non funzionano con me, ne ho provate di tutti i tipi. Solo il Somnium, pozione pericolosissima e quasi proibita per la sua alta capacità di creare dipendenza, riesce a farmi precipitare in un sonno profondo e quasi violento.
Ma fortunatamente, del tutto privo di sogni.
O meglio, di incubi.
Normalmente, anche se a fatica, riesco a rilassarmi, approfittare delle ore notturne per occuparmi di me stessa, distraendomi con ogni espediente possa distogliermi dal restare faccia a faccia con i miei pensieri. Leggere un libro, ascoltare musica, tirare di scherma, persino studiare, tutte cose che normalmente fanno la differenza tra vivere e sopravvivere.    
Ma stanotte, niente è riuscito ad aiutarmi.
Avevo l’attenzione costantemente puntata su Judith.
Ho rivisto i suoi occhi bianchi dovunque.
Fuori dalla finestra, tra le stelle, tra il fuoco scoppiettante del camino.
Apparivano a tradimento, fulminei, come lame d’acciaio della notte.
E tutto ciò che avrei voluto, sarebbe stato trovare una spiegazione a tutto questo.
-    Ciao Rose –
Jeff Zabini mi saluta, stancamente, per poi prendere posto accanto a me e addentare un cosciotto di pollo apparso magicamente al suo arrivo.
-    Non capisco come fai ad ingozzarti come un maiale e restare magro come uno stecchino – scherzo per allentare la tensione.
-    A colazione non ho mangiato nulla – mugugna lui sorridendo con la bocca piena – e tu invece? Non mangi? –
Fisso il mio pranzo, ancora intatto nel piatto.
-    Non ho molta fame – mi giustifico con una stretta di spalle.
-    Non dormi, non mangi, ti fanno schifo gli alcoolici, detesti l’odore del fumo… - commenta lui sarcastico – la prossima cosa che scoprirò sarà…che non fai neanche il ruttino?! –
-    Jeff! – esclamo inorridendo esageratamente.
Per tutta risposta lui mi sorride, mostrandomi una fila di denti imbrattati di verdura.
Arriccio il naso e distolgo lo sguardo, sorridendo a mia volta.
C’è sempre un allegro chiacchiericcio in Sala Grande, durante l’ora di pranzo.
Gli studenti ridono, scherzano, si sfogano per un interrogazione appena andata male o si lamentano per le lezioni che dovranno seguire nel pomeriggio, altri programmano gli allenamenti di Quidditch, le uscite nel week-end, le festicciole proibite.
Sposto involontariamente lo sguardo al tavolo dei Grifondoro, dove mia cugini Lily guarda freneticamente in ogni dove alla disperata ricerca di qualcuno, mentre mio fratello Hugo è placidamente intento a copiarle i compiti. Tsè. E poi sono io, la sfaticata.
Fred, figlio di zio George e mio coetaneo, mi saluta allegramente dal tavolo dei Tassorosso, mentre sua sorella Roxanne non è ancora scesa a mangiare, al tavolo dei Corvonero. Rifletto che noi tre siamo gli unici cugini Weasley a non essere stati smistati nei Grifondoro…
Ma zio George, nonostante nessuno dei suoi due figli fosse della sua stessa casa, non ha reagito come mio padre. È stato comprensivo, ironico, quasi orgoglioso di aver spezzato un tradizione secondo lui così “monotona”. È stato tutto ciò che un buon padre avrebbe dovuto essere.
Chiudo gli occhi con decisione, fortuitamente strappata ai miei ricordi dal provvidenziale sguardo di qualcuno, dalla parte opposta della Sala Grande.
Albus.
Sento i suoi occhi inquisitori su di me, gelidi. Scorgo un lampo d’ira, attraversare quelle iridi smeraldine. Una frazione di secondo, e lui torna a guardare da un’altra parta.
Eppure, ho avuto la certezza che, un attimo prima, mi stava fissando.
-    Rose –
Il tono pacato di Jeff mi scuote, portando la mia attenzione sul suo volto indeciso, ed il suo aspetto titubante.
-    Si? – lo incoraggio
-    Come sta Judy? -
Me lo chiede in un sussurro, debolmente, come se avesse paura di conoscere la risposta.
-    Come al solito – rispondo in un sussurro – io e Phoebe l’abbiamo tenuta d’occhio durante la notte, ma è andato tutto liscio. Stamattina si è svegliata, spensierata come sempre, e ancora una volta, non ha più ricordato nulla.
Jeff annuisce, per nulla sorpreso.
Ma percepisco qualcosa che non mi convince, nel suo atteggiamento.
È nervoso, inquieto. Inspiegabilmente teso.
-    Qualcosa non va? – indago.
Peccato che l’arrivo delle mie compagne di dormitorio mi impedisca di studiare meglio il comportamento di Zabini.
-    Quel bastardo, invidioso, frustrato e deficiente! – impreca Judith gettandosi come una bufera sulla panca di legno di fronte a me, seguita a ruota da una più pacata Phoebe Greengrass.
-    Con chi ce l’hai questa volta? – la canzono divertita.
-    Con quell’idiota del professor Smith – risponde lei a denti stretti – mi ha trattenuta 10 minuti dopo l’ora di consegna del compito in classe per dirmi che aveva capito benissimo che avevo copiato tutte le risposte da Samantha Carey! –
Non riesco a trattenermi ed esplodo in una fragorosa risata insieme a Jeff.
-    Dio! E come mai? –
-    Ma che diavolo ne so…deve aver visto che quella cialtrona mi chiedeva qualche soluzione e avrà pensato che invece mi stesse suggerendo…ma poi vi rendete conto? La Carey! Lui crede che ci sarebbe qualcosa da copiare da una come lei?!Farei prima a farmi passare i risultati da un Troll di montagna… -
-    Eppure potrebbe nascondere delle piacevoli sorprese…sono certa che le ragazze così stupide, sanno benissimo come soddisfare un ragazzo… - soffio ironicamente mentre il ricordo delle parole di Scorpius di ieri sera mi si affaccia nella mente…
-    Eh? –
Vedo le facce dei miei tre amici guardarmi scettiche.
-    Niente, lasciamo perdere… - rispondo con una stretta di spalle allo loro muta domanda.
Phoebe alza le sopracciglia, perplessa.
-    Comunque – continua rivolgendosi a Judy – pensavo che non fosse il professor Smith il bastardo, invidioso, frustrato e deficiente contro cui stavi inveendo poco fa…
Questa volta tocca a lei essere fissata da tre paia d’occhi stralunati.
La mia bionda compagna si volta indietro, indica con il mento l’entrata della Sala Grande e poi torna a mangiare con noncuranza.
In quel momento noto Ralph, Ralph Hayes, Corvonero nonché fidanzato ufficiale di mia cugina, fare il suo ingresso nel salone e rivolgere per pochi istanti un’occhiata fiammante a Judy, prima di dirigersi al tavolo dei Grifoni e stampare un bacio traditore sulle adoranti labbra di Lily.
-    Che provocatore viziato ed egocentrico – ringhia Judy seguendolo con lo sguardo – spero che il cosciotto d’agnello gli resti incastrato tra le tonsille – termina riportando l’attenzione sul suo piatto.
Io e Phoebe ridiamo sotto i baffi, mentre il povero Jeff ci guarda scocciato non avendo gli elementi per poter cogliere il significato delle nostre allusioni.
O forse in realtà ha capito perfettamente.
-    Rose, a te come è andato il compito di stamattina? – mi chiede cambiando distrattamente discorso.
-    Non così male – replico – considerando che Smith mi odia per il mio sangue misto, detesta il cappello parlante per avermi smistata nella SUA casa e odia i miei genitori perché Grifondoro, credo di dovermi ritenere fortunata se riesco a strappargli quasi sempre la sufficienza!
-    Ti mette la sufficienza solo per antipatia – asserisce Jeff addentando il pollo – ma meriteresti molto di più.
-    Poco mi importa – dichiaro con una stretta di spalle – per quel che mi riguarda, pozioni è una materia noiosa e tremendamente inutile, e Smith un professore tristemente meschino. Un suo scarso non mi manda mica in depressione. Certo sarebbe stato meglio se ieri io e Scorpius fossimo riusciti a fregargli il compito… -
-    A proposito di Scorpius – mi interrompe Judy posando di scatto la forchetta – me ne ero quasi dimenticata. Mi ha detto che i vostri genitori arriveranno in anticipo… - mi informa con cautela.
A queste parole sento una familiare sensazione di fastidio serrarmi lo stomaco.
-    Quanto in anticipo? – domando in tono neutro, afferrando nervosamente una mela.
-    Fra mezzora, nell’ufficio della McGranitt. Lui è già lì fuori che aspetta… -
Termina la frase in un sussurro, visibilmente a disagio.
Un silenzio assordante cala bruscamente su di noi.
Mezzora.
Da quanto tempo non vedo i miei genitori? Da quanto non gli scrivo una lettera? Da quanto non parlo con loro?
Cinque mesi. Dall’inizio delle vacanze estive.
O forse, in realtà, da molti anni prima.
Mi alzo bruscamente, infilando la mela nella tasca interna del mantello.
-    Ci vediamo dopo – assicuro ai tre volti che mi guardano comprensivi.
Poi infilo l’uscita, preparandomi ad affrontare la battaglia.



Sono sicuro di aver visto in un film, in un ricordo, o forse in un sogno, la scena precisa di un ragazzo e una ragazza che, incontrandosi in un bosco, si corrono incontro, si abbracciano si baciano, si dichiarano amore eterno e finisco a fare l’amore lì, accanto al ruscello di montagna, in quel mondo dai contorni straordinariamente fantastici.
Non so perché ora abbia in mente quell’immagine.
Non siamo in un bosco fatato, non siamo fidanzati, non saremmo neanche lontanamente in grado di comportarci in maniera così sdolcinata. Siamo solo lungo il corridoio del terzo piano, fuori dall’ufficio della preside, in attesa di conoscere la nostra sorte.
Sarà perché sei così magnetica quando ti arrabbi, con i capelli scuri scompigliati sulla fronte torva, sarà per quel luccichio, infuocato  e sensuale, che divampa al centro delle tue iridi, sarà per il rossore che infiamma le tue guance tese, sarà perché forse quello diventa uno dei pochi momenti in cui lasci cadere la tua maschera di freddezza e indifferenza, ma quando sei veramente in collera tutto ciò che provo è un inspiegabile e pericoloso desiderio di correrti incontro, sollevarti e stringerti tra le mie braccia.
Di farla finita, di smetterla con i nostri stupidi giochetti per colpa  dei quali ci divoriamo da anni a vicenda.
È così che mi sento ora. Siamo l’uno affianco all’altra da dieci minuti ormai, e non abbiamo ancora detto una sola parola. Ci limitiamo ad ascoltare il nostro silenzio.
Dopo dieci minuti di immobilità, appoggiata con la schiena sulla parete, sento che ti muovi.
Non distolgo lo sguardo, non ho bisogno di farlo per capire cosa ha provocato la tua agitazione.
Ho sentito anche io i passi lenti, salire le scale. Ho ascoltato in silenzio la voce della McGranitt esclamare con tono affabile:
-    “Prego signori Weasley, vostra figlia vi aspetta nel mio studio”.  
Ho percepito perfettamente la tensione impossessarsi di ogni centimetro del tuo corpo.
Non alzo gli occhi, continuo a fissare per terra.
Forse dovrei dirti qualcosa, rompere questo silenzio che ci avviluppa da diversi minuti. Ma ho paura, troppa paura che, guardandomi, tu possa leggere dentro di me qualcosa di troppo.
Qualcosa di pericoloso.
Avverto il tuo sguardo indugiare su di me, mentre il tuo piede destro interrompe bruscamente il suo nervoso tamburellare sul pavimento.
Alla fine sei tu, a parlare per prima.
-    Mi auguro che i tuoi genitori non tardino ancora molto, Scorpius. Ci sono buone probabilità che le nostre famiglie si incrocino alla fine del colloquio. Quello sarà uno spettacolo che non voglio perdermi per nulla al mondo – ironizzi.
Finalmente alzo lo sguardo, posandolo sui tuoi occhi.
Un’insolita sensazione di tenerezza mi stringe alla base dello stomaco.
Molti potrebbero anche non capire il significato delle tue parole, Rose, potrebbero anche fraintendere il tuo atteggiamento. Tacciarti di arroganza, di presunzione, anche di cattiveria.
Ma io no.
Perché io ho un vantaggio: ti conosco, e ti conosco meglio di quanto tu conosca te stessa.
Io so che il tuo sarcasmo è solo il tuo modo bizzarro di soffocare il nervosismo e la paura. Io so che attacchi solo perché non sai come difenderti. Io so che la tua strafottenza è solo un modo per mascherare tutte le tue debolezze.
Vorrei dirti di non avere paura, che non è colpa tua, che non lo è mai stata, che andrà tutto bene. Vorrei dirti che, anche se non lo ammetto, ti ammiro, ti stimo, che sei la mia migliore amica. Che ti voglio bene.
E invece non riesco neanche a lanciarti una delle mie solite, insulse provocazioni.
Tutto ciò che riesco a fare, è continuare a guardare i tuoi occhi.
Il pavimento sotto di noi potrebbe sgretolarsi, precipitare, le mura che ci circondano potrebbero anche prendere fuoco all’istante o crollarci addosso: non me ne accorgerei.
I passi lungo le scale si fanno più vicini, anche troppo. So che per te è ora di andare.
Metti la mano sulla maniglia, mentre il consueto spirito guerriero si impossessa di te.
-    Buona fortuna – soffio in un sussurro, un attimo prima che tu te ne vada.
Tu ti volti, sorpresa.
Forse non ti aspettavi questa inusuale dimostrazione di solidarietà.
O forse semplicemente non ti aspettavi di sentirmi parlare.
Accenni un sorriso, sincero, spontaneo, mentre un’espressione di infinita dolcezza si delinea per un attimo sul tuo viso stanco.
Ma dura solo pochi istanti.
Poi apri la porta e ti ci infili dentro, decisa, mentre io mi defilo dietro l’angolo nel momento esatto in cui la preside e i tuoi genitori appaiono in cima alle scale, diretti silenziosamente nella tua stessa stanza.


Dicono che i grandi risultati si ottengono solo grazie ad un immenso lavoro di preparazione.
Beh, io non ci ho mai creduto molto.
Perché so, per esperienza personale, che non c’è niente di più eccitante che far esplodere volontariamente un putiferio affidandoti unicamente alla tua ispirazione.
È così che mi preparo ad entrare in scena.
Niente copione, niente pubblico.
Solo improvvisazione.
Mi siedo arrogantemente sulla poltrona della preside, poggiando con nonchalance i piedi sulla sua scrivania.
E quando sento la maniglia abbassarsi, sono pronta a mettere in scena, per l’ennesima volta, una recita che dura da anni.
È mia madre ad entrare per prima.
Passo lento, cadenzato, controllato. Scarpe con il tacco alto, collant sottili, gonna al ginocchio dalla piega perfetta, camicetta dal bianco impeccabile, il primo bottone discretamente slacciato.
Da quanto tempo non ti vedo? Giorni? Settimane? Mesi?
Mi trovo a constatare amaramente che non me lo ricordo davvero, non più. Mi sembra passata un vita dall'ultima volta che ci siamo viste, viste davvero, e non solo guardate freddamente mentre sparivo a bordo di un treno dietro la curva delle rotaie.
Sei dimagrita, mamma.
Il lieve rigonfiamento della tua pancia che tanto adorava papà ora si è quasi totalmente appiattito, il tuo giro vita si è assottigliato.
Sollevo lo sguardo sul tuo viso, posandolo sui capelli castani rabbiosamente costretti in un’elegante chignon, noto la tua pelle chiara, pallida, stressata, le leggere occhiaie che ti circondano gli zigomi.
È per colpa mia, mamma? Ti ho fatto preoccupare?
Poso i miei occhi nei tuoi, finalmente, mentre l’illusione vagheggiata da queste mute domande riecheggia ancora nella mia testa.
Mi appari stanca, debole, troppo per una bella donna di 42 anni.
Molto vulnerabile, esposta, scorgo nel tuo sguardo una fragilità che rischia quasi di sfociare in una pericolosa dolcezza.
Per un momento, solo per un piccolo momento, mi sembra quasi di dimenticare il motivo per cui sei qui, con me, nella tua vecchia scuola, nell’ufficio della preside. Fingo di non sapere che sei lì per colpa mia, che sei venuta per rimproverarmi, di nuovo, che stai per mettermi per l’ennesima volta in punizione. Mi illudo che tu non lo voglia, che tu sia qui solo per me, perché in fondo, per un instante, ti sono mancata.
E mi viene voglia di dirtelo, mamma, sto per farlo, sto per ammettere di aver sbagliato, confessare che mi dispiace, che lo sbaglio è stato mio. Sento che anche tu vorresti aprirti, dirmi qualcosa che non mi dici da anni.
Ma poi, entra papà, e l’illusione di una tregua si sgretola come un castello di carte.
Perché quando c’è papà, tutto è diverso.
Io sono diversa.

-    Tutto quello che vorrei sapere – afferma mio padre camminando su è giù – è cosa diavolo ti è passato per la testa! –
Mi viene da sorridere, vedendolo così, furibondo, il viso rosso di collera, la giacca scura sgualcita dalla foga e la cravatta allentata per la rabbia.
Mia madre è seduta davanti alla scrivania, di fronte a me, apparentemente indifferente, lo sguardo perso nel vuoto, mentre lascia come al solito a mio padre il seccante compito di farmi la ramanzina.
-    Rispondimi Rose! – sbraita lui puntandomi negli occhi.
È il momento del mio ingresso in scena.
Tiro fuori dalla tasca del mantello la mela rossa rubata a pranzo, a la addento con studiata sfacciataggine, mentre provoco mio padre con lo sguardo.
-    Dovresti arrivarci da solo, papà – rispondo con aria annoiata – c’era il compito di pozioni e volevamo rubarlo. Siamo entrati nell’ufficio del professor Smith e… sai una cosa? Ce l’avevamo quasi fatta…è stata una soffiata infame a tradirci – sbuffo.
-    Come puoi parlarne con una tale insolenza? Possibile che non ti rendi conto di quello che hai fatto? Quando ho saputo che eri diventata una Serpeverde ho capito che non dovevi essere una ragazza molto intelligente, ma di certo non immaginavo che fossi così stupida! – freccia spietato.
Mi alzo di scatto, furiosa a mia volta, mentre la mela rotola ai miei piedi.
-    Stai esagerando, papà. Non ho mica ucciso qualcuno – sibilo a denti stretti.
Lo fisso negli occhi, spavalda.
Non mi fai paura.
-    E poi, non essere ipocrita – lo sfido con un sorriso cattivo – io almeno ho il coraggio di rischiare in prima persona e di prendermi le mie responsabilità. Non supplico, non chiedo niente a nessuno, non rinnego nulla. Tu non avevi neanche le palle di pregare la mamma di farti copiare i compiti! – gli rinfaccio imprudentemente.
Vedo i suoi occhi assottigliarsi paurosamente, ridursi a due fessure, mentre barlumi d’ira vi saettano dentro.
-    Come osi… - ringhia avvicinandosi pericolosamente a me.
-    D’accordo, adesso basta! – urla mia madre riscuotendosi finalmente dalla sua ridicola apatia.
-    Calmati Ronald – continua in modo più cordiale, poggiando le mani sulle braccia di mio padre, cercando in qualche modo di fermare la sua marcia contro di me.
Quando riesce a tranquillizzare il suo respiro, mi rivolge un’occhiata glaciale
-    Non parlare mai più a tuo padre con questo tono, Rose – mi ammonisce severa – o giuro sulla mia Casa che la prossima volta non lo tratterrò dal mollarti un ceffone –
-    È inutile Hermione – ironizza lui sadicamente – stai parlando con una Serpe, ricordatelo. Essere stronzi è nella loro natura – sputa sarcastico.
Stringo i pugni fino a conficcarmi le unghia nei palmi, cercando di arginare il mio odio.
-    Almeno noi abbiamo il coraggio di mostrarci agli altri per quello che siamo realmente – ribatto.
-    Dei vigliacchi, ecco cosa siete – conclude lui con cattiveria – non so neanche perché mi stupisco ancora delle tue azioni. Dovrebbe essere normale, visto che frequenti quei tuoi amichetti senza cervello come Malfoy e la Greengrass. -
-    Complimenti papà – replico recuperando la mia maschera di abituale indifferenza – finalmente ti riconosco. -
-    Già. Sai a volte mi chiedo come tu possa essere tanto banale, Rose. Diventare amica proprio dell’unico ragazzo che ti avevo proibito di frequentare…davvero poco originale, per una Serpeverde come te. Mi chiedo cosa ci trovi di tanto interessante in gente così… - termina riallacciandosi con noncuranza il nodo della cravatta.
-    Qualcosa che tu non hai mai avuto, caro papà – lo provoco.
Ottengo la reazione che desidero, perché lui si ferma per un istante e mi fissa, scettico.
-    Il senso dell’umorismo – spiego con un sorrisino sarcastico, mentre mi abbandono nuovamente sulla comoda poltrona.
-    Davvero molto divertente, Rose - interviene mia madre con un atteggiamento stizzito – ma ricordati una cosa: la prossima volta che verremo convocati per una tua scorrettezza, non esiterò a spedirti a Durmstrang – termina con un sibilo.
Il tono di minaccia insito nella sua voce riecheggia ancora nell’aria, quando la McGranitt interviene provvidenzialmente a smorzare l’atmosfera carica di tensione.
-    Rieccomi a voi, signori Weasley – pigola con tono affabile – perdonate l’attesa. –
-    Oh non si preoccupi, professoressa – le fanno eco i miei genitori, entrambi con un sorriso cordiale.
C’è complicità, tra la preside e mia madre. Percepisco la stima che lei nutre nei confronti della sua insegnante preferita. Il rispetto, l’ammirazione. L’affetto.
Quello che non ha mai avuto nei miei riguardi.
-    Signorina Weasley, le dispiacerebbe restituirmi il mio posto? –
Mi riscuoto dai miei pensieri e mi rendo conto di essere ancora seduta sulla sua poltrona.
-    Ma certo, preside – balbetto velocemente, raggiungendo i miei genitori dall’altra parte della scrivania.
-    Mille grazie – risponde lei sedendosi compostamente. Poi prosegue:
-    Dunque, conoscete benissimo il motivo per cui siete stati convocati, e capirete perfettamente che questa scuola non può restare a guardare mentre le sue regole vengono infrante così imprudentemente. Vostra figlia, Rose, non è una cattiva ragazza, la sua media scolastica è incredibilmente alta, considerando la sua recidiva incostanza e tendenza a disinteressarsi delle materie che non le piacciono…tuttavia, ha un pessimo carattere. Testa calda e sangue facilmente infiammabile, oltre che istintività incontrollabile e incapacità di riflettere sulle conseguenze delle sue azioni. Credo che voi comprendiate cosa intendo, signori Weasley… -
-    Perfettamente – concorda mia madre – e ci scusiamo davvero per le mancanze di nostra figlia, signora preside - .
Seguo la conversazione immobile e in silenzio, come un automa.
Parlano di me come se non ci fossi, analizzandomi al microscopio come un esemplare pieno di difetti da correggere e raddrizzare ad ogni costo.
-    Molto bene – continua la McGranitt – quindi capirete anche che siamo obbligati a prendere dei provvedimenti…
-    Assolutamente – le fa eco mio padre – è il vostro dovere. Nessuna punizione sarà troppo dura – prosegue spietato.
-    Oh niente di così rigido signor Weasley, non si preoccupi. Sono convinta che Rose abbia capito il suo errore e che non ricapiterà più – asserisce lanciandomi una breve occhiata di ammonimento – in breve, vostra figlia dovrà essere a completa disposizione del professor Smith in ogni momento della giornata per le prossime due settimane, il quale le assegnerà a sua discrezione incarichi e commissioni che dovranno essere portati a termine tempestivamente e senza proteste. Inoltre, non potrà partecipare al ballo di Halloween che si terrà tra quindici giorni. – termina fissandomi gelida.
-    Mi sembra più che giusto – annuisce soddisfatto mio padre.
Io non dico una parola, lo sguardo fisso davanti a me.
-    Bene, mi dispiace ma ora devo andare. È sempre un piacere rivederla, signora Weasley – esclama all’indirizzo di mia madre.
-    Anche per me, professoressa – ricambia lei con un sorriso sincero – anche per me – .


Fuori dall’ufficio della preside, mio padre mi afferra bruscamente per un braccio.
-    Voglio dirti una cosa, Rose – sibila – io e tua madre stanotte resteremo qui ad Hogwarts, e domani ci raggiungeranno anche Harry e Ginny. In quanto Aurors, la professoressa McGranitt ci ha invitato noi e l’intero Corpo del ministero a tenere un seminario di Difesa Contro le Arti Oscure a voi studenti del settimo anno. Per cui ti avverto: se mi farai fare delle figuracce davanti ai miei amici o mi metterai in qualche modo in imbarazzo davanti alla mia famiglia, sappi che te la farò pagare – termina minacciosamente.
Guardo mia madre, in silenzio dietro di lui, gli occhi puntati sul pavimento.
-    Tanto è solo di questo che vi importa – sbotto stizzita.
Con uno strattone rabbioso mi libero delle sua stretta, e mi dirigo verso i sotterranei senza  più degnarli di uno sguardo.









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SPAZIO AUTRICE
Non so che dire, cosa raccontarvi per cercare di giustificare il mio mostruoso ed imperdonabile ritardo. Avete ragione, su tutto…non si abbandona per così tanto tempo una storia, soprattutto se è appena iniziata.
Questo 2009 non è iniziato nel modo più brillante, per me.. beh io…avevo perso la voglia, l’interesse di scrivere.
Poi però è andata meglio.
Cos’altro posso dirvi..vi ringrazio infinitamente per le vostre recensioni, i vostri apprezzamenti, il vostro sostegno. Spero che non abbiate perso l’entusiasmo, proprio ora che io ho ritrovato il mio. Quindi un grazie infinito a chi ha recensito, sperando che mi perdoniate e continuate a farlo:
Cecilia88, Hypnotic, Marko, Ginny28, NightAlchemist93, Jess, Christy 94, Miag, Cobain.
Ed una grazie speciale a LASARALIN, NICOLE, ROSIE_LU, e JHAA. Per la loro costanza, affetto, e recensioni incredibilmente dettagliate.
Alla prossima, presto.

Tayla. 

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Capitolo 6
*** What if..? ***


Era strano trovarsi lì, di nuovo. Tanti anni erano passati da quando camminava nervosamente in quelli stessi corridoi, affrettandosi per non arrivare in ritardo alla lezione successiva, la borsa stracolma di libri sempre sulla schiena e le dita nervose a torturare i capelli ricci e indomabili.
In quel momento, come succedeva abitualmente più di vent’anni prima, entrò nella sua stanza trafelata, solo che non si trovava più nella solita camera del suo dormitorio, ma nell’ala del castello riservata agli ospiti.
Gettò la borsa con i pochi indumenti sul letto matrimoniale, poi si portò nervosamente le mani alla testa, strappando via quel fastidioso chignon e lasciando i lunghi capelli castani liberi di ricaderle sulle spalle.
Si diresse senza indugi in bagno, massaggiandosi i ricci, e puntò lo sguardo nello specchio.
Non le piacque per nulla quello che vide.
Aveva l’aria distrutta, i capelli arruffati, profonde occhiaie sotto gli occhi gonfi celate malamente con un po’ di trucco. Le guance smunte, la pelle pallida, un terribile mal di testa.
Ma non era il suo aspetto trascurato, a preoccuparla.
Di quello non se ne era mai curata molto, fin da quando era a scuola, nonostante le critiche di tutti i suoi compagni. Certo negli anni dopo Hogwarts era migliorata da quel punto di vista, aveva imparato a truccarsi, a nascondere i piccoli difetti, aveva trovato il modo di rendere più presentabili i suoi capelli e a valorizzare la sua femminilità che, a detta di tutti, era sbocciata all’improvviso dopo la fine dell’adolescenza. Ora, lavorando al ministero, indossava sempre abiti eleganti, raffinati e professionali, il suo look era sempre impeccabile e non di rado scorgeva con la coda dell’occhio gli sguardi ammirati dei suoi colleghi percorrerle la curva delle gambe lasciate scoperte dalla gonna.
Eppure nonostante questo, non aveva mai dato troppa importanza a queste cose. A differenza della maggior parte delle donne della sua età, la vista di un capello bianco o la scoperta di una nuova, appena accennata ruga, non la mandava certo in crisi.
No, ciò che la spaventava davvero, di fronte a quello specchio, era il doversi guardare negli occhi.
Aveva paura di ciò che ci avrebbe visto dentro.
Si fissò a lungo, ipnotizzata, in preda ad un misto di emozioni travolgenti.
Erano passati mesi dall’ultima volta che l’aveva vista. Troppi.
Era cresciuta, accidenti. Se ne stupiva sempre di più ogni volta che la vedeva.
E non di altezza, questo no: il suo bel fisico da diciassettenne era già sbocciato e formato da un pezzo.
Era il suo sguardo, ad essere cambiato.
Fiero, orgoglioso, determinato. Invincibile, come lo era sempre stato.
Eppure, guardando quelle intense iridi verdi, oltre alla malinconia e alla solitudine, aveva scorto qualcosa di nuovo, che non aveva mai visto prima con tanta chiarezza: un disprezzo profondo, malcelato, ostentato. Talmente evidente da spaventarla.
Era rivolto a lei, lo sapeva, lo sentiva, e ne era terrorizzata.
Al pensiero di quel ricordo vacillò davanti allo specchio, dovette stringere con forza il lavandino per smettere di rabbrividire.
-    Hermione –
Quella voce bassa e inaspettata, unita al particolare stato d’animo in cui si trovava, la fece sobbalzare.
Guardò davanti a sé e vide, riflessa nello specchio, l’immagine di suo marito all’ingresso del bagno. Aveva già iniziato a spogliarsi, la camicia blu completamente aperta lungo il petto.
-    Ronald, mi hai spaventata – lo ammonì mentre chiudeva gli occhi e cercava di recuperare la sua compostezza.
-    Scusami, non volevo. Ho provato a chiamarti, quando sono entrato. Perché non hai risposto? –
Hermione abbassò gli occhi sul lavandino, schivando lo sguardo indagatore di suo marito.
-    Non ti ho sentito – mormorò.
Ron Weasley si avvicinò alla moglie, poggiandole una mano possessiva sul fianco snello.
-    Tutto bene? – domandò con tono preoccupato.
Hermione sorrise malinconica, tornando a incrociare allo specchio lo sguardo del marito.
-    No, Ron. Non la vedevo da cinque mesi. Mi è mancata – mormorò con voce febile.
Lo sguardo di Ronald si indurì.
-    Non devi dire così – la ammonì severo – sai che non dobbiamo cedere -
-    Certo che lo so – sbottò lei scostandosi – me lo ricordi tutti i santi giorni!- terminò uscendo dal bagno.
Ronald chiuse gli occhi, esasperato, raggiungendola in camera da letto.
Come sempre quando era arrabbiata, Hermione aveva preso ad ignorarlo, cominciando distrattamente a disfare i borsoni.
-    Hermione non possiamo mollare proprio adesso. Non quando il momento per cui ci prepariamo da anni è quasi arrivato. –
Lei continuò a non curarsi di lui, riponendo le giacche nell’armadio a muro e continuando ostinatamente a non incrociare i suoi occhi.
-    Hermione, guardami! – la rimproverò lui.
Lei finalmente si girò, gli occhi lucidi di lacrime.
Ronald si pentì immediatamente per aver alzato la voce.
Le corse incontro e la strinse tra le braccia, premendo il morbido seno di lei contro il suo petto rassicurante.
Lei si lasciò confortare, docile e sfinita, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
-    Ci odia, Ron. Lo so, lo sento. E non so come potrei darle torto – mormorò con la voce rotta dal pianto.
Ron prese ad accarezzarle la schiena, dolcemente.
-    Lei non ci odia, tesoro. Reagisce così solo perché…non sa, non capisce. Ed è per questo che lottiamo da tutti questi anni: perché lei rimanga all’oscuro di tutto…fin quando non arriverà il suo momento - .
-    Come puoi dire che non ci odia, Ron? Hai visto il suo sguardo, prima che scappasse via? Ci disprezza, per Merlino! Io stessa mi detesto per quello che le facciamo passare! Quale figlio al suo posto non lo farebbe? – piagnucolò Hermione contro il petto del marito – e quando tutto sarà finito, la situazione non cambierà Ron…quello non sarà il momento in cui ritroveremo nostra figlia. Sarà il momento in cui la perderemo per sempre. –
Ron la lasciò sfogare, cullandola dolcemente e accarezzandole i morbidi capelli castani.
-    È una ragazza forte…e intelligente, molto. Vedrai che quando le spiegheremo tutto, quando finalmente saprà il perché di tutto ciò…beh, lo capirà e lo accetterà.
Il tono dell’uomo era sicuro, non tradiva incertezze. Eppure, per quanto fosse doloroso ammetterlo, dentro di se nutriva le stesse, identiche, profonde paure e preoccupazioni di sua moglie.
Ma evitò di lasciarselo sfuggire, come sempre. Recitando la parte del forte e del duro, raddoppiando la sua severità quando quella di Hermione vacillava.
Perché era necessario, ne avevano bisogno. La loro stessa figlia, per quanto sembrasse assurdo, ne aveva bisogno.
-    Ho paura, Ron. Non so cosa devo fare… - sussurrò lei.
Ronald le prese il viso tra le mani, una stretta dolce ma decisa, costringendola a guardarlo negli occhi.
-    Quello che facciamo da tutti questi anni, Hermione. Quello per cui siamo stati preparati. Non siamo stati noi a sceglierlo, ma dobbiamo accettarlo, e non possiamo correre rischi. Troppe vite sarebbero in pericolo…comprese quelle della nostra famiglia. Ricordatelo –
Hermione annuì sommessamente, mentre un’ultima lacrima solitaria le rigava la guancia.
-    Ascolta – proseguì Ron con tono rassicurante – prima ho incontrato Hugo, di sotto, mentre faceva la ronda notturna con Lily. Era così sorpreso e felice di vedermi! Non vede l’ora di abbracciarti, ma gli ho detto che lo avresti visto domani. Sei contenta?-
La strega annuì, mentre un sorriso tirato le illuminava il volto stanco.
Ron la baciò con foga, felice per averla tirata un po’ su, e senza darle il tempo di pensare, di intristirsi di nuovo, la spinse sul letto slacciandole la camicia, sfilandosi la sua, cercando la sua lingua con urgenza e passione.
Fecero l’amore così, tutta la notte, lui cercando di colmare la tristezza di lei, e lei chiedendosi se l’affetto smisurato per un figlio avrebbe davvero potuto alleviare la sua colpevolezza per non aver mai amato abbastanza anche l’altra.



L’orologio del suo dormitorio aveva appena suonato la mezzanotte, quando iniziò a pensare che forse non sarebbe stata una buona idea.
Si alzò nervosamente, guardandosi attorno cercando di non pensarci.
La sala comune del suo dormitorio era semivuota, a quell’ora. Pochi studenti erano ancora in piedi, intenti a studiare o a sonnecchiare con il libro sugli occhi, mentre la maggior parte di loro si era già ritirata nelle proprie camere per riposare o fare di meglio.
Sapeva che il ragazzo che aspettava sarebbe tornato da un momento all’altro, e infatti passarono solo pochi secondi prima che lo vide entrare nel dormitorio.
Gli andò incontro, cercando di essere il più discreto possibile.
-    Hugo – lo richiamò avvicinandosi – tutto bene? –
Il ragazzo gli regalò uno sguardo perplesso.
-    Si, certo. Perché non dovrebbe? –
Albus lo afferrò per un braccio, portandolo in un angolo nascosto, dove nessuno potesse vederli.
-    Dov’è Lily? – gli chiese prima di proseguire.
-    Appena abbiamo finito la ronda, mi ha detto di andare avanti e che mi avrebbe raggiunto più tardi. Credo sia con Ralph… - aggiunse Hugo sotto voce.
Al nome del suo potenziale cognato, Albus sollevò un sopracciglio, scettico.
Non aveva mai nutrito molta simpatia per il ragazzo di sua sorella. Anzi, diciamo che si detestavano cortesemente a vicenda da anni, dal momento in cui erano diventati rivali nelle squadre di Quidditch di Corvonero e Grifondoro. E poi aveva sempre quell’espressione snob da playboy superficiale che gli urtava costantemente i nervi.
Proprio non capiva come facesse a piacere a Lily.
-    Ehi Al, si può sapere che ti prende? – lo rimproverò Hugo.
Albus Severus Potter fissò il cugino, ricordandosi il motivo per cui era così ansioso di parlargli.
-    Niente, è solo che…hai visto tua sorella, di recente? –
-    Rose? – domandò Hugo ironico – beh per vederla l’ho vista, la incrocio tutti i giorni…se intendi chiedermi se ci ho parlato, beh dovresti sapere che succede piuttosto di rado! – terminò sarcastico.
Era la verità. Poche volte Hugo Weasley e sua sorella si parlavano, se non per litigare e prendersi in giro. Il loro rapporto, nei brevi periodi che trascorrevano entrambi a casa con i loro genitori, si limitava alla semplice convivenza o alla palese indifferenza.
Non erano sempre stati così scontrosi, l’uno nei confronti dell’altra, e Hugo sapeva quale era stato il momento in cui tutto era cambiato, ed anche il perché.
All’inizio anche lui, come sua sorella, ci aveva sofferto, sentendosi in colpa per non essere mai riuscito a difendere Rose dalle accuse ingiustificate che tutti le rivolgevano. Poi però lei ci aveva fatto l’abitudine, cucendosi addosso uno scudo protettivo e isolandosi da tutto, allontanandolo da lei e respingendolo ad ogni timido tentativo di riconciliazione.
Per cui, alla fine si era rassegnato, adeguando le sue reazioni a quelle ostili di Rose.
-    Perché ti interessa di Rose? – chiese a suo cugino, continuando a non capire il motivo di tante domande.
Albus sembrò imbarazzato, incerto per un momento.
-    Beh, ecco…penso che tu abbia saputo il pasticcio in cui si è cacciata e…mi chiedevo se tu sapessi come è andata a finire – terminò distogliendo lo sguardo.
Finalmente Hugo comprese il motivo di tanta preoccupazione.
-    Oh ti riferisci a quella faccenda…non credo che le sia andata troppo male. Sconterà qualche punizione nei prossimi giorni, niente di più. Nessuna ripercussione sul suo profitto né tantomeno sul punteggio della sua Casa – aggiunse con disappunto.
Il primogenito di Harry Potter tirò un impercettibile sospiro di sollievo.
-    Bene… - si lasciò sfuggire con un sospiro rilassato.
-    Bene? – replicò Hugo più incredulo che mai – io ti dico che a quegli infami dei Serpeverde non è stato tolto neanche un punto e tu rispondi così? – domandò sarcastico – tu hai qualcosa che non va, cugino! – terminò.
-      No è solo che…beh sono stato io a fare la soffiata alla Preside su Rose e Malfoy, e mi sarei sentito in colpa se avesse subito gravi conseguenze per causa mia – terminò nervosamente.
-    Già, Malfoy – borbottò Hugo con una smorfia – è solo perché era coinvolto lui se i Serpeverde hanno ancora tutti i loro bei punticini. Scommetto che suo padre ha già comprato ai Serpeverde la vittoria della Coppa delle Case –
-     Se è per questo, lo fa tutti gli anni – sorrise Albus, ora più rilassato.
Poi un dubbio gli balenò nella mente.
-    Ehi aspetta un momento Hugo…chi ti ha detto queste cose su Rose? –
Il ragazzo dai riccioli rossi gli rivolse una stretta di spalle.
-    Mio padre – rispose con tono ovvio –poco fa l’ho incontrato di sopra, fuori nel corridoio del palazzo degli ospiti.
-    E…come mai tuo padre si trova nel settore degli ospiti? – si informò cauto –
-    Ma come, non lo sai? – replicò Hugo sorpreso – mio padre, insieme agli altri Aurors del ministero, terranno un seminario di difesa contro le arti oscure per voi studenti dell’ultimo anno…domani arriveranno ad Hogwarts anche tuo padre e tua madre, insieme a tutti gli altri membri.
A queste parole, il dubbio di Albus si trasformò in un pericoloso sospetto.
-    Sei sicuro? – domandò incredulo.
-    Si certo…è per questo che mia madre e mio padre rimangono a dormire qui, stanotte - rispose il secondogenito dei Weasley stringendosi nuovamente nelle spalle – perché ti sorprende tanto? –
-    Mi chiedo il motivo di tutto ciò… - rispose Al con lo sguardo pensieroso – il ministero non ha mai mandato mio padre o zio Ron a tenere delle lezioni qui ad Hogwarts –
-    E con questo? I nostri genitori sono probabilmente gli Aurors più famosi del mondo magico, soprattutto tuo padre. E poi, c’è sempre una prima volta -
-    Già. Ma mi chiedo perché proprio ora… - continuò Albus con la mente completamente assorta.
-    Vuoi un consiglio, cugino? Fatti una dormita. Sei strano… -
-    Forse hai ragione. Probabilmente sono solo un po’ stanco – concordò Al con un debole sorriso.
-    Bene. Ora se non ti dispiace, io me ne vado di sopra. Domani sarà una lunga giornata. Buonanotte, Albus – concluse Hugo allontanandosi.
-    Buonanotte – replicò lui meccanicamente.
Ma non aveva ancora risolto i suoi dubbi.
Perché il ministero impiegava il suo intero corpo Aurors in quel seminario?
Perché era così importante?
Mentre guardava suo cugino allontanarsi, Albus si chiese se c’era sotto qualcosa..
Aveva tutte le intenzioni di scoprirlo.







Uno, due, tre.
Passi rapidi, decisi.
Rabbiosi.
Affondo.
Movimenti bruschi, carichi d’ira.
Uno, due tre.
Sibili vibranti nell’aria.
Una spada stretta spasmodicamente nella mano.
Affondo.
Come se fosse l’appiglio giusto a cui aggrapparsi.
Salto basso, scatto laterale, salto alto.
La voglia di piantare questa maledetta arma in un posto in cui faccia male.
Dolore.
Infliggerlo senza pietà, senza rimorsi e a sangue freddo.
Far provare al mondo quello che provo io.
Istinto di spaccare tutto, di sentire il fracasso e le urla perforarmi i timpani.
Sono queste, le laceranti sensazioni che provo quando tiro di scherma.
Sento il sudore scivolarmi sulla pelle, lungo la fronte, le tempie, il collo.
L’impressione di liberarsi in questo modo di tutta la collera e la frustrazione.
Dio, adoro questo sport.
Sono grata alla professoressa McGranitt per averlo introdotto ad Hogwarts come vera e propria disciplina scolastica.
Fin dal primo anno, è la mia più grande passione.
In tutto il resto non sarò certamente una cima, ma di una cosa sono stramaledettamente certa.
Da quando ad Hogwarts si pratica questa disciplina, nessuno studente ha mai eguagliato il mio talento.
Non è arroganza, non è presunzione, e neanche narcisismo.
È semplicemente la verità.
Perché bisogna essere artisti, folli, con una spina di veleno ardente piantata nel fianco, con l’animo colmo di così tanta rabbia e voglia di riscatto che una spada stretta in queste mani frementi diviene come la scure fatale nelle mani del giustiziere, per poter sentire davvero le vibranti scosse di eccitazione correre lungo la spina dorsale al contatto della pelle nuda con una gelida lama tagliente.
-    Stai perdendo sangue –
Sorrido, senza voltarmi.
Aspetto che i passi alle mie spalle si avvicinino.
-    Scorpius – sussurro con un sorriso – cosa ci fai qui? –
Lui mi passa accanto e si gira, portandosi di fronte a me.
È ancora in divisa, la camicia bianca aperta sul petto, la cravatta verde e argento allentata, il maglioncino studiatamente gettato lungo le spalle.
Io invece non perdo occasione per levarmi di dosso, appena posso, quell’orribile divisa e mettermi in jeans e abiti comodi.
-    Non riuscivo a dormire – risponde lui con una semplice stretta di spalle.
Lo studio meglio, guardandolo in viso.
È tornato quello di sempre: ogni traccia di debolezza o di premura, quella mostrata in queste ultime 24 ore, sembra scomparsa, sostituita da quella maschera abituale di cinica strafottenza.
-    E da quando hai problemi di sonno? – gli chiedo stupita.
Lui sorride, sarcastico.
-    Cos’è, il diritto all’insonnia è una tua esclusiva?! – freccia.
Bentornato, Malfoy.
Finalmente ti riconosco.

-    No – replico adeguandomi al suo tono – mi sembra strano che tu, Malfoy, non sia riuscito a trovare all’insonnia un rimedio più eccitante se non seguirmi e spiarmi mentre mi alleno con la spada…eppure tu non hai mai avuto problemi a trovare certi rimedi… o mi sbaglio?-
-    No, non sbagli, cara la mia piccola Rose…il fatto è che sono stato da Madama Chips, proprio ieri, che mi ha caldamente consigliato di astenermi per qualche giorno dal mio passatempo preferito…a quanto pare la troppa attività mi aveva fatto spuntare un po’ di irritazione… - terminò con un sorrisetto malizioso.
Rovescio gli occhi all’indietro, esasperata e leggermente disgustata.
Poi sorrido, rassegnata: non cambierà mai.
Lui ricambia il mio sguardo, mentre l’ennesimo silenzio carico di sensazioni torna ad avvolgerci.
-    Vieni qui – sussurra poi.
Mi prende il braccio, una stretta gentile ma ferma, avvicinandomi a lui.
Lo osservo stupita, mentre toglie dalla tasca un fazzoletto di stoffa e me lo preme sul polso lentamente, tamponandomi una piccolo taglio.
-    Sanguini – mi spiega.
-    Non mi ero neanche accorta di essermelo fatto – replico con un sorriso accennato.
-    Come mai? – si informa – troppi pensieri? –
Fisso rapita le sue dita esperte massaggiarmi il polso, mentre il candido fazzoletto bianco su cui è ricamato lo stemma dei Malfoy si impregna del mio sangue acceso.
-    Ehi – mi richiama lui poggiando la mano libera sulla mia spalla – tutto bene? –
Avverto improvvisamente il calore della sua mano su di me, mentre il contatto delle sue dita con la mia pelle diventa inspiegabilmente bruciante.
Mi riscuoto dal mio stato di trance, bruscamente, prendendo il fazzoletto dalle sue mani e continuando a reggerlo da sola.
-    Si. Stavo solo pensando…- spiego in un sussurro.
Lui si allontana di un passo, tornando ad affondare sensualmente le mani nelle tasche dei jeans scuri.
-    Come è andata con i tuoi? –
Arriccio il naso in una smorfia di disgusto.
-    Come sempre. Mio padre era anche più acido del solito. Ma non posso lamentarmi, credo che la McGranitt sia stata anche troppo indulgente con me. Tutto ciò che dovrò fare, è assecondare i desideri di quell’idiota di Smith per le prossime due settimane, e non potrò partecipare al ballo di Halloween – gli riferisco. – A te invece come è andata? –
-    Come al solito: i miei non si sono presentati. Hanno mandato un biglietto in cui mio padre si scusava per l’assenza ma aveva improvvisamente dovuto far fronte a degli impegni di lavoro improrogabili. – termina.
-    Sempre lo stesso film eh? – replico ironica.
-    Sempre – mi fa eco lui, lo sguardo vacuo ed improvvisamente triste.
-    E…la tua punizione? – continuo cercando di non premere quel tasto dolente.
Lui sembra apprezzare la mia intenzione.
-    Anche io non parteciperò al ballo di Halloween. E salterò la prossima partita del campionato di Quidditch – aggiunge contrariato.
-    Non è giusto! – esclamo sorpresa – perché io devo sorbirmi il professor Smith per due settimane e tu no?! –
-    Ti pare poco, dover saltare il Quiddithc?! E poi io sono più importante di te… - mi spiega sfacciato.
-    Raccomandato – lo insulto tirandogli un pugno sul petto.
Lui si scansa, e per tutta risposta afferra la bacchetta e con un incantesimo di appello fa lievitare nelle sue mani una delle tante spade appese alle pareti della sala da scherma.
Poi si mette in posa, rivolgendomi uno sguardo infuocato.
-    Ti sfido – dichiara puntando la lama contro il mio viso – accetti? –
Ennesima provocazione, ennesima sfida.
Sorrido soddisfatta, gettandogli addosso il suo fazzoletto sporco del mio sangue.
Gli rivolgo un inchino provocatorio, sentendo un brivido di adrenalina corrermi nelle vene.
Poi, incrocio la mia spada con la sua.
E senza bisogno di parlare, la mia risposta è ormai chiara.











Spazio Autrice
Tranquilli, non avete sbagliato storia!
Forse non ve l’ho mai detto, ma purtroppo (o per fortuna) sono un’autrice molto istintiva…inizio a scrivere di getto, affidandomi all’ispirazione del momento, senza prefissarmi in testa un piano ben chiaro.
Il cambio di punto di vista non rientrava nei miei piani, così come l’introduzione del narratore esterno, ma penso sia meglio per introdurre nuovi personaggi e far comprendere alcune dinamiche dei loro comportamenti che altrimenti sarebbero poco chiare…
Spero che la scelta non vi sia dispiaciuta, e in ogni caso mi auguro che mi facciate sapere con le vostre recensioni il vostro parere e cosa pensate sia meglio…ho visto che il numero di recensioni diminuisce con l’avanzare della storia, e questo un po’ mi dispiace, perché mi fa pensare che forse ci sia qualcosa che non state apprezzando e che non sto sviluppando come dovrei…
Vi prego di farmi sapere tutte le vostre opinioni, anche le critiche, perché come vedete la storia di sviluppa anche e soprattutto in base ai vostri commenti, alle opinioni e alle idee che mi date…quindi ne ho davvero bisogno, perché oltre alle idee mi danno soprattutto la carica per continuare a scrivere che altrimenti non ci sarebbe!
Quindi mi raccomando, fatevi sentire!
Grazie a chi ha aggiunto la storia ai preferiti, e a chi ha recensito lo scorso capitolo: spero che questo vi sia piaciuto, e anche se non è così, fatemelo sapere!

Hypnotic: ciano wow che bello sei sempre la prima a recensire! Grazie anche a te per la costanza e per i complimenti! Mi dispiace per non aver aggiornato prima, mi sto mettendo di impegno per essere più costante! Alla prossima, un bacio!!

Cecilia88: grazie mille, sono contenta che la storia ti piaccia! Hermione è una donna particolare…fragile e dura allo stesso tempo…si capirà qualcosa in più nei prossimi capitoli! Fammi sapere cosa ne pensi di questo, e grazie ancora! Un bacio.

lorelei_88 : oddio, davvero hai pianto? Che bella notizia, non sai quanto mi rende felice sapere di averti emozionata! Le parti che fanno piangere sono quelle che più piacciono anche a me, il che mi rende doppiamente soddisfatta! Grazie davvero e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto,  fammelo sapere! Un bacio.

Rosie_lu: ciao tesoro! Puntuale, come sempre…! Grazie per le condoglianze e per i complimenti..eheh sono contenta che ti piaccia Scorpius, piace anche a me…per ora! Riguardo Ron ed Herm, beh…forse qual cosina in più sul perché del loro comportamento si capisce da questo capitolo…ma devi seguirmi fino alla fine per comprendere davvero tutto! Spero di averti incuriosita e che il capitolo non ti abbia delusa! A prestissimo e grazie per l’ennesima volta per la tua costanza! Un abbraccio!

Cobain: ho aggiornato, hai visto?! XD te lo dico su msn o su Facebook stavolta, appena ti becco! Anche tu adori Scorpius?!eheh abbiamo un’altra passione in comune! E forza Chuck! XDXD a prestoooo bacioniii e ancora grazie!

lasaralin: ecco qui anche te, puntuale come al solito! Che dire sono contenta che tu abbia parlato alla tua amica delle mia storia…spero in senso positivo! XD anche se mi sento un po’ imbarazzata! Se l’ha letta, spero sia piaciuta anche a lei! Riguardo Ron, spero di aver reso la situazione un po’ più chiara con questo capitolo..anche se ci sono ancora tanti misteri..e il vero motivo del suo comportamento si capirà alla fine! Spero ti sia piaciuto il capitolo, anche se non accade nulla di particolarmente significativo..fammi sapere, mi raccomando! Un bacione!

_eleanor_: wow, sono contenta che la storia, ti piaccia grazie mille! E sono doppiamente contenta che la reputi “originale”, visto che la banalità è una cosa che detesto! Spero che il capitolo ti sia piaciuto, fammelo sapere! Un bacio!

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