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di stylesamm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Human ***
Capitolo 3: *** jackson street n.23 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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  Prologo

 
«Shakspeare ha detto: 'il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano'. Ah, che pensiero straordinario! Io non ho mai sperimentato nulla di vagamente simile a questo ma sono più che disposta a credere che a Shakspeare sia accaduto. Credo di pensare all'amore più di quanto in realtà si dovrebbe; resto sempre sbalordita dal potere assoluto che ha di alterare e definire la nostra vita. È stato sempre Shakspeare a scrivere 'l'amore è cieco'. Ecco, questo so che è vero.Per alcuni, del tutto inesplicabilmente, l'amore svanisce. Per altri semplicemente l'amore è perduto. Comunque l'amore può anche essere trovato, magari solo per una notte.»
-cit.



 

23 agosto 2016



 

La ragazza teneva un bicchiere rosso in mano, ed evidentemente blaterava qualcosa di divertente, dato che l'amica bionda davanti a lei rideva a crepapelle.
Erano carine entrambe, ma lei era...particolare. Un cerchietto alla narice destra, capelli nero corvino che ricadevano lisci fino all'altezza dei seni e grandi occhi di cui, a causa della distanza e della poca luce, non riuscivo a distinguere il colore. Indossava un paio di vans nere, una gonna in jeans a vita alta ed una semplice maglietta nera corta, abbigliamento decisamente inadeguato per la festa di Dolce e Gabbana in cui ci trovavamo. Eppure era così perfetta...
Guardando l'amica che rideva si aprì in un sorriso dolce, e per un attimo sospettai fosse un angelo; non sapevo neanche perché la stavo guardando, considerando che nella sala era stracolmo di ragazze sicuramente molto più sexy (tra cui l'amica) e lei non era esattamente il mio tipo, ma aveva un qualcosa che attirava il mio sguardo a sé e non riuscivo a capire il perché. Forse ero solo troppo ubriaco.
Quando l'amica smise di ridere, il suo sguardo si depositò per un attimo su di me e subito prese a ridacchiare; l'angelo la guardò confusa, guardandosi alle spalle e cercando di capire perché l'amica ridacchiava. Le domandò qualcosa che non riuscii a sentire a causa della musica troppo alta e la bionda mi indicò, dicendo qualcosa all'orecchio dell'angelo. Lei si girò a guardarmi ed io ammiccai un debole sorriso, per poi alzarmi ed andare verso di loro.
L'amica si dileguò prima che riuscissi a raggiungerle, e la ringraziai mentalmente: volevo assolutamente conoscere quella ragazza senza nessuno che disturbasse la nostra conversazione.
Da vicino era ancora più bella: il naso all'insù, con quel piercing che di solito non avrei apprezzato, ma che su di lei calzava alla perfezione, le labbra carnose e rosse e quegli occhi grandi, lucidi dall'alcol e poco truccati che scoprii di un marrone caldo e scuro. Desideravo ardentemente baciarla, anche se non conoscevo neppure il suo nome, perché era così dannatamente adorabile nella sua semplicità.
«Ciao, io sono Harry, piacere di conoscerti» dissi, tendendole la mano. Lei mi sorrise debolmente, per poi stringermi la mano, troppo grande in confronto alla sua.
«Io sono...anonima» disse, con un particolare accento, strofinandosi il labbro inferiore con l'indice. Notai il volto di una piccola tigre, tatuata alla base del dito medio.
La guardai interrogativo.
«Perché non vuoi dirmi il tuo nome?»
«Perché siamo entrambi ubriachi fradici, e possiamo parlare di quello che vogliamo per quanto ci pare che domani non ricorderemo comunque nulla oltre al fatto che siamo finiti a letto assieme. Non ti importa davvero sapere il mio nome, lo sappiamo bene entrambi, perciò che vuoi fare, andare direttamente a casa tua e risparmiarci tanta noia oppure fingere che ti interessi qualcosa di me, stare a parlare mezz'ora o giù di lì per poi finire lì in ogni caso?» e giuro su tutto quello che ho che mi sarei aspettato di tutto tranne che una risposta del genere. Avrei voluto dirle che non ero il genere di ragazzo che voleva solo sesso, che mi interessava veramente sapere il suo nome e qualcosa su di lei, ma forse ero davvero troppo ubriaco per mettere sù un discorso che avrebbe potuto far colpo, e inoltre ero veramente interessato a quella ragazza con l'anellino al naso e la tigre sul dito, perciò, per non rischiare di perdere l'occasione, risposi semplicemente:
«Andiamo di sopra» lei sorrise, mi prese la mano, e mi condusse su per le scale.
All'appuntamento avrei pensato dopo.


 

_____________


 

Buongiorno a tutti :3
Allora, non starò qui ad annoiarvi particolarmente con troppe chiacchiere, perciò sarò piuttosto veloce.
Premetto subito che questa fanfiction è opera solo ed esclusivamente della mia mente contorta. Ho già scritto i prossimi quattro capitoli e ne pubblicherò uno ogni sabato, così da portarmi avanti anche con gli altri e non ritardare.
Ringrazio in particolar modo Elisa (la mia beta) e Giulia, che sono state le prime a darmi l'approvazione per la fanfiction.
Anyway, se vi va, gradirei una piccola recensione, positiva e negativa che sia e...niente, grazie per aver letto e alla prossima :)Twitter: @stylesamm
-Sam

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Capitolo 2
*** Human ***


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Human

 


 

“I can hold my breath, I can bite my tongue, I can stay awake for days, If that’s what you want, be your number one.
I can fake a smile, I can force a laugh, I can dance and play the part, If that’s what you ask, give you all I am.
I can do it.
But I’m only human and I bleed when I fall down and I crash and I break down.
Your words in my head, knives in my heart, you build me up and then I fall apart.
I can take so much, until I’ve had enough.”
-cit.
 

 
 

 

Tre settimane dopo
 
 
 
Mi tolsi gli stivali e li lasciai a fianco alle sue vans, mentre le sue mani raggiunsero i bottoni della mia camicia. La presi per i fianchi, caricandomela in braccio, mentre la camicia cadeva nel pavimento del corridoio. La portai in camera mia, posandola nel letto dolcemente e mettendomi sopra di lei.
Mi allungai per raggiungere l'interruttore della abat-jour, ma lei mi bloccò il braccio prima che potessi farlo.
«Preferisco al buio.» annuii, contrariato, perché senza un po' di luce non avrei potuto vederla, ma rispettai la sua decisione e mi chinai a baciarle il collo senza dire nulla, per poi raggiungere l'orlo della sua maglia e sfilargliela di dosso.
Avvicinai il viso al suo con l'intenzione di baciarla, ma lei spostò il viso, posando le labbra sulla mia mascella.
«Niente baci sulla bocca.» sussurrò, ribaltando le posizioni e salendo a cavalcioni su di me. Armeggiò con la cinta dei miei pantaloni e me li sfilò assieme ai boxer, poi si tolse velocemente gli ultimi vestiti rimanendo nuda davanti a me. La luce della luna che fuoriusciva dalla finestra sopra il letto la illuminava leggermente: i capelli neri e lisci che ricadevano sui seni abbastanza grandi, la pelle bianca e perfetta come fosse di porcellana, la pancia piatta con un piccolo piercing all'ombelico e le labbra carnose e rosse. Quando l'avevo vista al locale avevo pensato assomigliasse ad un angelo, ed in quel momento avrei osato dire che lei era effettivamente un angelo.
Alzai la schiena dal materasso, circondando il suo piccolo corpo con le braccia. Volevo baciarla disperatamente, ma non potevo e non capivo perché: era così dannatamente frustrante ed eccitante allo stesso tempo.
«Sei bellissima.» sussurrai, al suo orecchio. Lei non rispose e si limitò a gemere, mentre lentamente entravo in lei e cominciavo a muovermi.
«Harry.» ansimò, stringendo i miei ricci in un pugno.
«Harry...Harry...HARRY.»

 
Aprii gli occhi e mi ritrovai completamente fradicio e infreddolito sul mio letto.
«DANNAZIONE LOUIS, MA CHE PROBLEMI HAI?» urlai, mettendomi seduto e scompigliandomi i capelli bagnati. Lui se ne stava lì, dalla parte opposta del letto, un secchio vuoto tra le mani.
«Non ti svegliavi, ho dovuto farlo.» disse, con aria colpevole. Gli lanciai un'occhiata di fuoco, scostando le coperte e alzandomi. Lui mi squadrò da capo a piedi, cominciando a ridere.
«Che hai da ridere?» chiesi, confuso.
«Che succede qui?» Liam, Zayn e Niall spuntarono sulla soglia della porta della mia stanza, guardando prima me e poi Louis che rideva a tratti.
«Ho svegliato Harry con una secchiata d'acqua e lui si è alzato, completamente nudo e con un'enorme erezione.» disse, ridendo ancora di più, per poi essere seguito dagli altri tre.
Spalancai gli occhi e guardai in basso: aveva ragione.
«Harry, amico, dovresti seriamente trovarti una ragazza.» disse ridendo Zayn, avvicinandosi a darmi una pacca sulla spalla.
«Raccontaci che cosa stavi sognando, dai.» disse Niall allo stesso modo.
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo.
«Tutti fuori dalla mia camera, ORA.» dissi, indicando la porta.
«Cosa c'è, devi terminare il lavoro della ragazza, o del ragazzo, che presumo ci fosse nel sogno ?»
«FUORI.» urlai, spingendoli fuori e chiudendo a chiave.
Mi diressi verso il bagno, sentendo ancora le loro risate provenire da fuori.
 
Usualmente avrei riso come loro ad una scena del genere (che era obiettivamente divertente), ma quel giorno non ero proprio dell'umore giusto, così come tutti gli altri giorni da tre settimane a questa parte, ovvero da quando avevo conosciuto lei.
Nonostante fossi ubriaco, ricordavo tutto di quella notte, così come ricordavo il risveglio la mattina dopo: lei era completamente sparita nel nulla, senza lasciare alcuna traccia della sua breve permanenza lì. E io non sapevo neanche il suo nome. Questo più volte mi aveva portato a pensare, nel corso di quelle settimane, se, a quella festa, avessi sul serio bevuto troppo e quindi che mi fossi letteralmente sognato la sua esistenza, ma avevo sempre scacciato in fretta quel pensiero, forse troppo preoccupato dal fatto che potesse essere vero.
Ma la cosa peggiore non era quella; la cosa peggiore era che, da quella notte, non facevo altro che sognarla, ininterrottamente. Sognavo il momento in cui l'avevo vista per la prima volta, sognavo, come oggi, quella notte di sesso, sognavo che lei rimaneva e poi sognavo anche che lei se ne andava, come realmente era successo. Era diventata quasi un'ossessione, ed era così dannatamente frustrante, perché più io cercavo di scacciarla via, più questa tornava, decisa a farmi impazzire.
Per altro, quello non era sicuramente uno dei miei periodi migliori: io e i ragazzi, circa sei mesi prima, avevamo deciso di prenderci una pausa di un anno e poi decidere se tornare a fare musica come band. Era stata una decisione comune, perché le cose stavano diventando troppo grandi per noi, forse più di quanto già non lo fossero, e tutti avevamo bisogno di un po' di tempo per noi. Nel momento esatto in cui avevamo rilasciato l'annuncio, in un colpo i nostri follower su Twitter cominciarono a calare e negli ultimi concerti che avevamo da fare si notavano parecchi posti vuoti. L'ultimo concerto del tour era stato terribile sia per noi che per le fan, che questa volta piangevano lacrime tristi anziché felici come eravamo abituati a vedere. Da una parte era bello uscire per strada senza essere circondati da troppi paparazzi e da ragazzine impazzite, era bello non essere sempre e costantemente al centro dell'attenzione come prima, era bello poter avere una vita privata più...privata diciamo (soprattuto per Zayn, che era ormai a un passo dal matrimonio con Perrie), ma dall'altra era triste vedere come le fan, che tanto dicevano di amarci, si erano dimenticate di noi in così poco tempo, era triste pensare che forse non avrei più cantato insieme a quei cinque coglioni che ormai erano come fratelli per me ed era triste rendersi conto che non eravamo più il motivo di quel sorriso che spuntava sul viso delle nostre fan quando ci vedevano.
Mi infilai nella doccia, sentendo l'acqua calda scendere nella schiena, pensando che avevo solo 22 anni e che la mia vita, nonostante cercassi in tutti i modi di negarlo, non era certamente la solita vita di un ragazzo di 22 anni; perché i soliti problemi di un comune ragazzo di 22 anni erano trovare un lavoro, una ragazza e una casa, mentre i problemi di Harry Styles erano cercare di non deludere milioni di persone, e questo forse era un peso troppo grosso per me. Nelle interviste, quando mi chiedevano cosa si provava ad essere sempre così sotto pressione, rispondevo sempre che quella era una delle conseguenze del realizzare il mio sogno e che bastava solo fermarsi a pensare a tutte le cose positive, ma la verità è che a volte non basta solo fare questo. La verità è che, nel corso delle mia carriera, ho spesso pensato di aver scelto la strada sbagliata. Come quando Simon non mi permetteva di vedere la mia famiglia perché dovevo presentarmi a qualche stupido evento, o quando io e Lou, nel 2011, fummo costretti a stare lontani e tenere nascosta sia la nostra bisessualità che la nostra relazione, fino a che la modest non costrinse Lou a mettere su una falsa relazione con Eleanor Calder e lui finì per innamorarsi sul serio di lei.
Ed era proprio in momenti come quelli, e come quello che in quel momento stavo affrontando, che avevo davvero soltanto bisogno di qualcuno che mi stringesse tra le braccia facendomi capire che davvero sapeva quello che provavo, perché mi sentivo davvero solo al mondo, nonostante in realtà ci fossero tante persone intorno a me. Avevo bisogno di qualcuno che mi amasse per quello che ero davvero, e non che amasse l'immagine di 'Harry Styles degli One Direction'.
E, dannazione, era così assurdo, ma il quel momento, mentre pensavo a tutte quelle cose assieme, e le mie lacrime si mischiavano con l'acqua che si scontrava sulla mia pelle, continuavo a immaginare quella piccola ragazza con i capelli neri come quel qualcuno.
 
Dopo quella doccia di riflessione mi vestii e raggiunsi i ragazzi in salotto: Niall era sdraiato sul divano con una rivista di Vanity Fair tra le mani, Lou e Liam litigavano come al solito per qualcosa che non mi interessava sapere, mentre Zayn se ne stava in un angolo della stanza a parlare al telefono, sicuramente con Perrie, dato il sorriso idiota che gli spuntava in volto solo quando parlava con lei.
«Che ci fate tutti quanti a casa mia?» chiesi, sedendomi a fianco a Niall.
«Nelle ultime settimane sei sparito nel nulla e, visto che Lou aveva le chiavi di casa tua, abbiamo deciso di venire a farti una visita a sorpresa.» disse, senza staccare gli occhi dalla rivista.
«Certo che almeno potevate svegliarmi in modo più delicato.» borbottai. Lui mi ignorò, apparentemente più interessato a ciò che leggeva.
«Che leggi?»
«Un articolo su di noi e la nostra pausa. Senti qui: 'Gli One Direction, dopo aver rilasciato, sei mesi fa, l'annuncio della loro pausa di un anno, hanno lasciato un vuoto nei cuori di milioni di ragazze. Io stessa, mentre scrivo questo articolo, mi ritrovo terribilmente amareggiata: sono stata ad un paio di loro concerti, e rientrano senza dubbio tra le esperienze più belle della mia vita. Pur non conoscendoli, è stato come passare una serata tra amici, perché con la loro spiccata simpatia, quei cinque ragazzi non possono far altro che conquistare il cuore di ogni ragazza. Stare lì e vedere i sorrisi di tutte quelle persone unite da un sogno che si realizza è stato come una magia, ed è così triste pensare che forse tale magia non potrà più essere compiuta.'» mentre leggeva, nella stanza cadde il silenzio, e tutti gli altri si avvicinarono al divano, ascoltando attentamente. Liam si sporse a guardare l'articolo.
«Caspita, e la giornalista che l'ha scritto è anche parecchio carina.»
«Fammi vedere.» dissi, sporgendomi a guardare anch'io.
Non appena riuscii a distinguere il viso della ragazza divenni di ghiaccio. Guardai e riguardai più volte la foto di quella ragazza dal sorriso dolce, i capelli neri e l'anellino alla narice destra, accertandomi di non star immaginando tutto. E, grazie a dio, non stavo immaginando nulla: era proprio lei, la ragazza che perseguitava i miei sogni da ormai tre settimane; ed ora aveva un nome: Sam Williams.


 

____________________________

 

Buonasera a tutti :)
 

Come promesso eccomi qui, una settimana dopo, con il nuovo capitolo e spero tanto vi sia piaciuto. Mi farebbe davvero piacere che voi lasciaste una piccola recensione, giusto per farmi sapere cosa ne pensate e se vale la pena continuare a postare; se lo farete, grazie mille in anticipo.
E…nulla, vi auguro di passare una buona settimana :3
A presto

twitter: @stylesamm

-Sam.

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Capitolo 3
*** jackson street n.23 ***


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jackson street n.23

 

"I think I’m gonna lose my mind
Something deep inside me I can’t give up
I rolling, I roll until I’m out of luck

I’m feeling something deep inside
Hotter than a dead street burning up
I’ve got a feeling deep inside
it’s taking, it’s taking all I’ve got"

Successe tutto nel giro di pochi secondi: mi alzai, afferrai il telefono dalla tasca e composi il numero di Jenni, la mia segretaria, sotto gli occhi sconvolti dei ragazzi.
Rispose dopo tre squilli.
«Mr. Styles, mi dica.»
«Ciao Jenni, ho bisogno di un indirizzo il più velocemente possibile.»
«Di chi, signore?»
«Sam Williams, giornalista di Vanity Fair»
«Sarà fatto.»
«Grazie Jenni, poi mandamelo per messaggio.»
«Sissignore.» misi giù, e mi girai di nuovo verso i ragazzi, che mi guardavano a bocca aperta. Cadde il silenzio, ed io mi grattai la nuca, a disagio. Dopodiché, fu Liam a parlare per primo.
«Si può sapere perché vuoi sapere l'indirizzo di questa ragazza?»
«Ehm...si...ecco....beh...è carina.» Dio, ero un pessimo bugiardo. Lui mi guardò, alzando un sopracciglio.
«È carina? Harry, noi lavoriamo nel mondo dello spettacolo, siamo circondati da bombe sexy dalla mattina alla sera, e tu vorresti farmi credere che ti sei alzato con tutta quella fretta rischiando di far cadere Niall a terra e hai chiamato la tua segretaria tanto velocemente quanto si chiama un ambulanza quando davanti hai un tizio in punto di morte soltanto perché è carina? Sei un terribile bugiardo.» mi scompigliai i capelli, riprendendo il mio posto. Il suo ragionamento non faceva una piega, così decisi di spiegare tutta la verità sin dall'inizio.
«Ricordate la festa di dolce e gabbana a cui siamo andati circa un mese fa?» loro annuirono, attenti. «Si..ecco..beh, ricordate anche che me ne sono andato prima del dovuto?» loro annuirono di nuovo. «Vi raccontai che era perché stavo poco bene, ma non era vero. La verità è che ero un po' ubriaco e ad un certo punto l'ho vista. Non ho ancora capito perché, tra tutte quelle modelle sicuramente molto più sexy, ho scelto di attaccare bottone proprio con lei; forse semplicemente perché aveva un sorriso da brivido ed era...non so, diversa. Fatto sta che comunque le ho chiesto il suo nome, e lei mi ha risposto che sapeva che in verità il suo nome non mi interessava, e che, visto che eravamo entrambi ubriachi, in qualunque caso saremmo finiti a letto assieme, così mi ha proposto di evitare inutili discorsi e di andare direttamente a casa mia.» loro sgranarono gli occhi.
«Beh, non si può certamente dire che non sia una ragazza schietta.» disse Zayn, ridacchiando.
«Zayn zitto, fallo finire.» lo ammonì Liam.
«Ero ubriaco, e mi interessava davvero conoscerla a differenza di quello che pensava lei e se non avessi accettato probabilmente avrei cercato di tirare su qualche discorso insensato e avrei perso l'occasione, così semplicemente ho acconsentito, pensando che avrei potuto chiederle un appuntamento dopo.»
«E a letto com'era?» chiese Niall, beccandosi una pappina da Liam. «Ahi, perché l'hai fatto?» lui lo fulminò con lo sguardo.
«Fin troppo brava.» borbottai.
«Continua Harry.» ordinò Lou, parlando per la prima volta.
«Il giorno dopo mi sono svegliato solo: lei era svanita nel nulla, ed io non sapevo neanche il suo nome. E stranamente ricordavo ogni cosa, nonostante la sbronza del giorno prima. Da quel giorno la sogno ogni dannatissima notte, e non ho idea del perché.» dissi, sospirando. «Questo è il motivo per cui ho chiamato Jenni così velocemente: devo trovarla, e conoscerla. Poi magari nemmeno mi piacerà, ma almeno mi uscirà dalla testa.» nella stanza cadde il silenzio per un paio di secondi, interrotto poi da Liam.
«Perché non ci hai detto la verità?» chiese, leggermente offeso.
«Forse avevo soltanto paura che mi avreste giudicato male per...non lo so, esserci andato a letto senza neppure sapere il suo nome.» dissi, abbassando la testa per evitare il loro sguardo dispiaciuto.
«Ma Harry, siamo i tuoi migliori amici, non potremo mai giudicarti.» disse Niall, dandomi un leggero pugno sulla spalla.
«Beh, almeno sappiamo perché oggi ti sei svegliato con un'enorme erezione.» disse Louis per sdrammatizzare, avvolgendomi il braccio intorno alle spalle. Gli altri ridacchiarono, mentre io sorrisi guardandolo: erano passati sei anni, e lui era sempre quel bambinone pronto a sollevarmi il morale ogni volta che ce n'era bisogno. Forse era proprio per questo che, un tempo, mi ero innamorato di lui, riuscendo addirittura ad accettare quello che provavo senza vergognarmi di me stesso.
Lui era stato l'ancora che mi aveva aiutato a rimanere a galla durante tutte le mie tempeste, sia quando stavamo assieme, sia ora, da semplici migliori amici. Non era stato facile superare la nostra rottura, sopratutto trovandomi costretto a vederlo ogni giorno, ma ora era tutto passato.
Il telefono vibrò nella mia tasca risvegliandomi dai miei pensieri e in un secondo lo afferrai, fissando il messaggio sullo schermo.
 
Da Jenni Allen:
Jackson street, n.23.

 
«È Jenni?» chiese Liam.
«Sì.»
«Ha trovato l'indirizzo?»
«Sì.» sussurrai.
«E allora che aspetti? Vai!» disse Lou, dandomi una pacca sulla schiena. Mi alzai e, dopo aver preso la giacca, mi diressi verso la porta. Un attimo prima di uscire mi girai verso di loro.
«Grazie per esserci.» dissi, guardandoli con un sorriso.
«Sempre.» rispose Lou, ricambiando il sorriso.
«Quando vuoi fratello.» disse Zayn. Niall e Liam si limitarono ad annuire.
Uscii, dopodiché montai in macchina.
 
 
Raggiunsi Jackson street in poco meno di 15 minuti. Era una via breve e poco affollata, occupata da tante villette bianche tutte identiche, divise tra loro da delle siepi.
Parcheggiai tra il numero 22 e 23 e, dopo 10 minuti buoni passati in macchina, trovai il coraggio di scendere e piazzarmi di fronte alla porta.
Sospirai e spinsi il dito sul campanello, che fece un rumoroso tintinnio. Sentii della confusione provenire da dentro casa, poi la porta si aprì, e una ragazza con dei lunghi capelli che davano sull'arancione apparve sulla soglia della porta, avvolta da una vestaglia color crema ed una tazza di quella che, dall'odore, sembrava essere cioccolata, tra le mani. Mi scrutò per un secondo con i suoi occhi verdi ed io feci per parlare, ma prima di averne la possibilità lei mi chiuse rumorosamente la porta in faccia, senza dire una parola. Guardai l'indirizzo di nuovo, confuso: sì, era quello giusto.
Avvicinai il dito al campanello, pronto a suonare nuovamente, ma la porta si aprì prima di lasciarmene il tempo, rivelando la stessa ragazza di prima. Si avvicinò piano a me, la tazza ancora fra le mani, e mi osservò così attentamente che sospettai stesse provando a contarmi le ciglia. Fui zittito di nuovo, quando cercai di aprire bocca, questa volta però dalla sua tenera voce.
«Le cose sono due: o sono completamente impazzita, o sto sognando. Sospetto sia la prima comunque.» aveva un accento irlandese esageratamente calcato, che mi ricordò vagamente Niall.
Messo a disagio dal suo sguardo fisso su di me, indietreggiai leggermente, per poi schiarirmi rumorosamente la gola.
«Ehm...io sono Harry, Harry Styles. Non è che-» la tazza che aveva in mano cadde fragorosamente a terra rompendosi in mille pezzi. Riuscii per un pelo ad evitare che il liquido marrone mi macchiasse gli stivali, poi la porta si chiuse tanto fragorosamente da farmi sobbalzare dallo spavento; circa tre secondi dopo un urlo acuto proveniente da dietro essa mi provocò un debole fischio ai timpani, e prima di avere il tempo di pensare se fuggire o chiamare la polizia due mani mi afferrarono il colletto della giaccia e mi trascinarono all'interno della casa.
La ragazza chiuse la porta col piede coperto dalla ciabatta a forma di pecora, non badando ai cocci della tazza e alla cioccolata sul pavimento, e fui dolorosamente sbattuto sul muro, per poi ritrovarmi la sua faccia pericolosamente vicina alla mia. Fu in quel momento che cominciai ad avere seriamente paura.
Fece per dire qualcosa, ma fu interrotta dalle urla di un'altra ragazza provenienti dalle scale.
«CRISTO SANTO ELIZA, CHE CAZZO È SUC- oh porca puttana» Sam Williams apparve alla base della rampa di scale. Era diversa da come la ricordavo: i capelli non erano più neri, ma turchesi, in quel momento legati un debole chignon; indossava una felpa troppo larga per lei, che sicuramente usava per stare in casa, le gambe nude e sul viso neanche un filo di trucco. Ed era comunque così bella da togliere il fiato, proprio come la ricordavo. Dopo tutte le notti passate a sognarla quasi non potevo credere che fosse davvero lì davanti a me.
Alternò lo sguardo tra me, la ragazza dai capelli rossi che ancora mi teneva contro il muro ed i cocci della tazza sull'ingresso della porta per un paio di volte, con un'espressione tra l'inorridito e lo sconvolto. Poi i suoi occhi scuri si fermarono finalmente su di me.
«Tu.» disse, come se non riuscisse a crederci.
«Tu.» risposi io allo stesso modo.
«HARRY STYLES.» urlò la rossa.
«Eliza, per l'amor del cielo, lascialo stare, lo stai spaventando..» Eliza (ormai avevo memorizzato il suo nome) si girò verso di me, spalancando gli occhi minacciosamente. Deglutii.
«Ti sto spaventando?»
«No tranquilla tesoro, mi hai solo chiuso la porta in faccia due volte, rotto una tazza, quasi fatto cadere una cioccolata calda sul mio piede, mi hai praticamente perforato un timpano con un urlo e ora mi stai quasi soffocando contro un muro, ma non mi stai spaventando.» dissi, sarcastico. Lei si girò di nuovo verso Sam.
«Vedi? Non lo sto spaventando. Aspetta un attimo...MI HA CHIAMATA TESORO, AIUTO» per poco non svenne. Sgranai gli occhi e grazie a Dio fui trascinato via dalla sua morsa da Sam, che mi trascinò su per le scale, per poi spingermi in una stanza da letto abbastanza grande, ignorando le urla di Eliza che supplicavano di riportarmi di sotto.
 
Era parecchio disordinata: tanti giornali e libri erano ammucchiati sulla grande scrivania bianca, per terra e sul grande letto a baldacchino era colmo di vestiti, scarpe, cappelli, sciarpe e Dio solo sa cos'altro, mentre sulla poltrona blu di fronte all'enorme vetrata che portava a un balcone stava un piumone sottratto al letto, su cui a sua volta stavano un mac e delle cuffie; l'unica cosa ordinata era la libreria più bella e grande che avessi mai visto, che occupava tutta una parete: tutti i libri, notai, stavano in ordine di genere e autore, così come i dischi. Feci in tempo a notare tutti i cd degli One Direction, che Sam si piazzò davanti a me.
«Si può sapere che accidenti ci fai a casa mia? E sopratutto, si può sapere come hai fatto a trovare casa mia? Poi, come fai a ricordarti di me? Mi pareva fossi ubriaco quella sera.» sembrava quasi...arrabbiata.
Beh, mi aveva sorpreso la prima volta che avevamo parlato, non poteva non sorprendermi la seconda. Insomma, diciamo che in quella circostanza mi era parsa più normale la reazione di Eliza piuttosto che la sua, perché quando un cantante che ammiri e su cui scrivi un buon articolo si presenta a casa tua, qualunque sia il motivo, chiunque ne sarebbe lusingato; ma a quanto pare lei no.
«Sai Sam, quando un estraneo viene a trovarti, per buona educazione, si dovrebbe salutare e offrire da mangiare, poi porre eventuali domande. E, per la cronaca, neanche tu in teoria dovresti ricordarti di me, visto che, ubriachi, eravamo in due.» risposi, accomodandomi sulla poltrona della scrivania. Lei mi trucidò con lo sguardo.
«1) gli estranei, di solito, non si presentano a casa mia e sopratutto non rischiano di far morire d'infarto la mia coinquilina. 2) nessuno ti ha dato il permesso di sederti.» Zayn aveva ragione: non si poteva di certo dire che non fosse schietta. Sbuffai, alzandomi.
«Beh, almeno alla tua coinquilina piaccio.» dissi, con una risatina. Mi lanciò un'altra occhiataccia.
«Rispondi.» alzai gli occhi al cielo.
«Esci con me, e risponderò a tutte le domande che vorrai.»
«Come scusa?»
«Esci con me.» ripetei.
«No.» rispose, fredda. La guardai, leggermente deluso.
«Perché?»
«So chi sei e so anche che tutti si ostinano a sostenere che tu sia un puttaniere senza cuore, ma io non ci credo neppure un po', anzi, resto convinta dell'esatto contrario: sei un bravo ragazzo e puzzi di romanticismo e buone intenzioni.» okay, ero decisamente confuso.
«Questo teoricamente dovrebbe essere un buon motivo per accettare.»
«Per me, questo è il principale motivo per rifiutare. Ora, se non hai intenzione di rispondere alle mie domande, sei gentilmente pregato di uscire da casa mia e, possibilmente, di non tornare.» Dio, ma perché quella ragazza era così terribilmente difficile da capire? Mi ero immaginato più volte un nostro ipotetico incontro e la mia immaginazione aveva galoppato verso le situazioni/reazioni più assurde, ma mai avrai immaginato qualcosa del genere.


Senza dire una parola, mi diressi verso la porta.
«A domani...Sam.» dissi, ammiccando un sorriso. Poi uscii dalla stanza, lasciandola a bocca aperta.
Beh, almeno questa volta ero stato io a sorprenderla.
 

Scesi le scale velocemente e corsi verso la porta, evitando accuratamente di essere visto da Eliza. Quando uscii, sentii i suoi passi correre per raggiungermi, ma una volta che apparve sulla soglia della porta, io ero già arrivato alla macchina.

«HARRY TI PREGO, SPOSAMI.» urlò.

«Magari un altro giorno.» dissi, sorridendole, per poi entrare in macchina e mettere in moto.

 

Una volta in viaggio, mi misi a pensare perché volevo proprio quella ragazza. Insomma, dopo quella breve quanto sconvolgente visita a casa sua chiunque avrebbe mandato a fanculo tutto senza troppi scrupoli, ma io non lo feci. Nonostante mi avesse trattato in quel modo brusco, nonostante fosse tutto tranne che il mio tipo, nonostante avesse rifiutato il mio invito; nonostante tutti quei nonostante lei in qualche modo era diventata un punto fisso nella mia testa. E in quel momento trovai una risposta alla mia domanda: la volevo perché, per la prima volta dopo anni, avevo trovato qualcosa per cui ero convinto valesse la pena combattere. Volevo lei, perché in lei vedevo speranza per me, perché forse lei avrebbe potuto salvarmi da tutto quello schifo in cui ero caduto e, soprattutto, la volevo ancora di più forse proprio perche non potevo averla.

E, giuro, l’avrei avuta, ad ogni costo.

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Buonasera a tutti!

Lo so, oggi è venerdì e il capitolo doveva essere pubblicato domani, a purtroppo ho avuto alcuni imprevisti e quindi ho dovuto pubblicare prima. Il capitolo infatti è un po' incasinato, ma spero vi sia piaciuto comunque :)

Detto questo, vi avviso che non so se riuscirò a pubblicare entro sabato della prossima settimana, perchè ho avuto dei problemi con l'altro pc dove stanno i prossimi capitoli, ma cercherò comunque di fare del mio meglio per essere puntuale.

Se vi va lasciate una recensione, mi farebbe molto piacere :)

twitter: @stylesamm

a presto,

-Sam

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