Bad blood

di laurapalmer_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Club ***
Capitolo 3: *** Mancanze ***
Capitolo 4: *** Sì ***
Capitolo 5: *** Dubbio ***
Capitolo 6: *** Astio ***
Capitolo 7: *** Stop ***
Capitolo 8: *** Sapere ***
Capitolo 9: *** Automatico ***
Capitolo 10: *** Tradimento ***
Capitolo 11: *** Giusto? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




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prologo

2017








Jodie Winston è qualcosa di assolutamente incredibile, secondo Ashton Irwin, a partire dai capelli stopposi per via delle ventimila tinte che s'è fatta, per arrivare alle scarpe che compra, ogni volta sempre più estrose (e bellissime, ma lui non lo ammetterebbe mai lo stesso).
Ed è assolutamente incredibile soprattutto perché è lì, con lui, ha salutato l'Irlanda, la sua famiglia, le partite di basket di Fabian e le scogliere che tanto ama per seguirlo in Australia.
Ashton esce dall'aeroporto che non ci crede proprio. Guarda Jodie in viso e le sorride incoraggiante.
- Hai preso l'invito per il matrimonio?
Ashton annuisce, indicando la valigia: - E' tutto dentro!
Le loro mani sono ancora dolcemente intrecciate, il rumore delle rotelle dei trolley è un po' fastidioso, l'accento familiare della gente intorno a lui lo fa sorridere e, sì, sono passati quasi quattro anni, ma è di nuovo a Sydney.


Lily si sveglia e la prima cosa che fa è controllare il cellulare.
Sorride dolcemente, leggendo il solito, classico, banalissimo messaggio di Michael, quello che le invia pressochè ogni mattina, e digita una risposta con ancora gli occhi socchiusi per il sonno.
Sono le dieci e qualcosa: Bec è sicuramente già uscita, quindi la casa è tutta per lei.
Si alza con fatica dal letto a una piazza e mezza che troneggia in camera sua e (con un ultimo sbadiglio) si lega i capelli castani, schiariti da una tinta qualche mese fa, in una coda disordinata.
Non ha alcuna voglia di togliersi il pigiama, così di dirige in cucina e lì non può fare a meno di sentire un grosso groppo in gola, perché anche stamattina Bec le ha preparato la colazione, nonostante tutto quello a cui debba sempre pensare.
Lily crede che Rebecca Lewis sia la ventunenne più forte del mondo.


A Calum non è ancora passata la passione per la musica forte, quella che ti prende e ti scuote, da dentro.
Sta ascoltando St Jimmy, mentre raggiunge a piedi il bar del centro dove sa che Tami lo sta aspettando da almeno una decina di minuti, ma non ha alcuna fretta.
Arriva che la sua fidanzata è comodamente seduta ad uno dei tavolini sulla strada, con l'iPhone bianco tra le mani e un vestitino color pesca addosso che le dona terribilmente.
- Ehi! - la saluta, con un piccolo occhiolino, sedendosi esattamente di fronte a lei.
- Amore, ciao - e si sporge per un veloce bacio a fior di labbra.
- Mi è arrivato l'invito per il matrimonio di una mia vecchia compagna di scuola - esordisce lui, dopo aver ordinato un cappuccino per entrambi.
Gli occhi di Tami si illuminano: - Ma è fantastico! Quando?
Calum sorride, riducendo gli occhi a mandorla in due piccole fessure, mentre toglie il cellulare dal tavolo per far spazio ai due cappuccini. L'ha sempre divertito molto, l'entusiasmo che Tami mette in qualsiasi cosa.


Bec cammina con calma per le vie di Sydney, spingendo il passeggino sul quale è seduto Lee.
Il mercoledì è il suo giorno libero e ne vuole sempre approfittare per passare del tempo da sola con suo figlio, dal momento che durante la settimana è costretta a fare la spola tra il negozio e la casa.
Lavora come commessa in un negozio di cd e gadget e, ok, non è esattamente quello che sperava per il suo futuro, ma la paga è buona e il proprietario simpatico, quindi tutto sommato va bene così.
Stamattina ha dato un'occhiata veloce alla posta, per poi abbandonarla sul divano, ma spera che a Lily sia venuto in mente di separare la stupida pubblicità dal resto: in tal caso non può esserle sfuggito di certo l'invito a quello che si prospetta sul serio il matrimonio dell'anno.
Si chiede se per caso siano stati invitati tutti, quelli del loro corso, ma Lee si sveglia dal suo sonno post colazione. Bec ridacchia, mentre si piega sulle gambe per lasciargli un bacio sulla fronte.


Michael legge il messaggio di Lily che è sul pullman, diretto all'università.
Ha bisogno di prendere in prestito qualche testo in biblioteca, per prepararsi meglio all'esame che dovrà sostenere settimana prossima.
Il casuale dell'iPod gli propone "Hey there Delilah" e Mike non può fare a meno di pensare che tra pochi mesi saranno già quattro anni di fidanzamento con Lily McGillan.
E' strano, strano e divertente, notare come gli altri, che sembravano i più spigliati, i più presi dalle loro storie, adesso abbiano perso qualsiasi contatto con le vecchie fidanzatine, mentre lui e Lily continuano a stare insieme, sempre più felici ogni giorno che passa. Che poi, ok, litigano, anche di brutto a volte, piangono e dicono di non volersi mai più rivedere, ma riescono sempre a raccogliere i pezzi e a ricomporli.
Stamattina Michael ha ricevuto un invito a un matrimonio e spera tanto che tra pochi anni potranno essere loro a spedire cartoline dalla luna di miele.


Olivia trascina la sua valigia fuori dall'aeroporto, dove sa che troverà entrambi i suoi fratelli ad attenderla.
E' pallida, e le lentiggini sul suo viso sono chiarissime, ha i capelli leggermente meno biondi del solito e sulla sua valigia si sono aggiunti almeno cinque o sei adesivi di Amsterdam, insieme a tutti gli altri dei posti nei quali è stata.
Noah le fa cenno, agitando la mano destra per aria, mentre Jack le sorride tutto contento.
E' proprio quest'ultimo, il primo che Olivia abbraccia e Noah non può fare a meno di sorridere di fronte all'incredibile somiglianza tra i suoi due fratellini.
- Come stai, Olly?
- Da dio, cazzo, da dio!
- Quanta merda avrai fumato - ridacchia Jack, prendendo la valigia e caricandola nel bagagliaio dell'auto.
Olivia gli tira un pugno sulla spalla: - Ad Amsterdam non puoi fumare merda, nemmeno volendo la trovi!
- Stamattina è arrivato un invito ad un matrimonio per te, comunque.
- Mh - mugugna lei, mezza sdraiata sui sedili posteriori. E' stanca da morire, ma, prima di chiudere gli occhi, riesce a pensare che non importa se è cambiato tutto in un anno, a lei Sydney mancava da morire.


Luke risponde al cellulare, mentre chiude a chiave la porta della stanza d'albergo nella quale ha soggiornato per gli ultimi cinque o sei giorni.
- Sì, papà - esclama, con il tono monocolore di quando è annoiato - Stasera sarò a casa. Sì, tranquillo, ho tutto. Sì. Sì, salutami la mamma.
Chiude la chiamata con un sbuffo, ma alla fine è contento di tornare a Sydney, dopo due anni ad Adelaide. Ok che sempre di Australia si tratta, ma ad Adelaide mancano tante di quelle cose che invece sydney ha.
Come per esempio Calum Hood, che gli ha appena scritto un messaggio per ricordargli di non portare a casa nessuna "puttanella" e di passare a salutarlo, il più presto possibile.
Luke ridacchia, rispondendo con un "Ok, cucciolo" che sa tanto di "Non vedo l'ora di rivederti".
Già che c'è (e già che è in anticipo, caso più unico che raro) apre le mail, trovandone subito una in grado di incuriosirlo.
Si tratta di un matrimonio e, ok, è stato via per un po', ma non pensava che in due anni i suoi amici potessero veramente impazzire.


Freya non ha i più capelli verdi, da qualche anno ormai. Leah trova che il suo colore naturale, un biondo un po' sporco, le doni incredibilmente.
Sono appena andate ad ordinare le bomboniere per il matrimonio, mentre ora devono passare dal padre di Nick Field per il bouquet e Freya, comunque, non sta ancora capendo perché.
- Non ti sembra di correre?
- Siamo leggermente in ritardo!
- Non... Non in quel senso! - mormora la bionda, sbattendosi con enfasi una mano sulla fronte - Hai... Abbiamo ventun'anni!
- Abbiamo ventun'anni e dei concetti diversi di ciò che significa "sentirsi realizzati" - replica Leah sorridendo calma - Ma ti voglio comunque bene.
Freya scuote la testa, accelerando sostanzialmente il passo per stare dietro a Leah che ha ricominciato a camminare (a correre, effettivamente).
- Quando eravamo al liceo tu nemmeno volerti sposarti, che cazzo!
- Al liceo ero stupida e... No, basta, ero stupida.
Freya alza gli occhi al cielo e scuote la testa. Erano entrambe stupide, a dir la verità, ma le sembra che Leah con gli anni sia peggiorata.















NdA: Sono un po' emozionata, lo ammetto ahahah
Beh, eccomi qui, a postare il prologo del sequel di Young Blood, la storia alla quale ho dato tutto e che mi ha dato di più. Se pensavate di trovarvi i personaggi ancora tutti uniti e insieme, beh, mi sa che qualcosa è andato storto ahahah
Abbiamo qui un Ashton felicemente fidanzato (ma questo si sapeva eheh), un Calum che lo è altrettanto con Tami, una Bec che stavolta è rimasta davvero incinta (ma di chi?), Olivia che torna da Amsterdam, Lily e Michael che, anche se non si sono mai baciati in YB, adesso sono l'unica coppia intatta e Leah che vuole sposarsi! A 21 ANNI!
Vabe, che dire ahahahah spero che questa seconda fan fiction vi appassioni come la prima, io ci spero tanto, dato che ci sto mettendo l'anima, in questa serie.
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 2
*** Club ***




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uno

club








Olivia si guarda allo specchio e, sì, è soddisfatta.
Indossa una gonna a tubino di pelle, una camicia un po' troppo trasparente per i gusti dei suoi fratelli, perché "Cazzo, ti si vede il reggiseno!", un paio di collant nere ancora miracolosamente intere e le Dr Martens ai piedi.
Nonostante non sia più quella delle Globe con le collant perennemente smagliate, ancora adesso se può evitare di indossare i tacchi, li lascia volentieri nell'armadio.
Afferra la sua pochette nera e, salutato personalmente ogni membro della sua famiglia, esce di casa.
Lily la aspetta in auto, con un vestito nero che soltanto quattro anni fa non si sarebbe mai sognata di indossare e il sorriso più largo che Olivia ha mai visto sul suo viso.
- Dio, Olly - esclama la minore, sporgendosi per stringere la bionda in un abbraccio che sa di casa, finalmente - Sei veramente...
- Cresciuta? Meno bionda? Olandese?
- Stavo per dire figa, ma sei anche cresciuta e meno bionda - ridacchia Lily - Dove vuoi andare?
Olivia alza entrambe le mani e scuote divertita il capo, 'ché Lily le era mancata veramente da morire: - Mi fido di te, McGillan!
- Allora andiamo al Minimal - afferma - L'hanno aperto da qualche mese.
- Perfetto - replica Olivia, posando la pochette sul cruscotto dell'auto.
Le manca Bec, a dire la verità, ma sa perfettamente che adesso la mora ha chiuso con le discoteche, con l'alcool e con qualunque altra cosa che abbia caratterizzato la loro adolescenza.
Erano un duo meraviglioso, prima che si aggiungesse Lily e diventassero il trio forse peggio assortito del Norwest Christian College, ma era tutto così bello, tutto così perfetto che adesso Olivia trema al pensiero di ciò che ne è stato di Bec.
- Hai intenzione di rimanere a casa dei tuoi o...?
Olivia sussulta, riscuotendosi dai pensieri angoscianti nei quali stava affondando: - Non so, Lils, io...
- Un letto per te ci sarà sempre - la interrompe la mora conciliante - Ci sei mancata, cazzo, è stato un anno di merda per tutti.
Olivia non risponde: si limita a guardare la strada illuminata dai lampioni fuori dal finestrino e sospira piano, come a voler buttare fuori ogni singola cosa, ogni piccolo peso che le opprime il petto da un anno a questa parte.
La consapevolezza di essere partita nel momento peggiore per la sua migliore amica le corrode il cuore e ha voglia di vedere Bec, di abbracciarla forte, di baciare Lee, di farlo giocare e di complimentarsi con la sua mamma per quanto è cresciuto, ma dall'altro lato non ha idea di che cosa potrebbe succedere, dopo che ha vissuto ad Amsterdam per un fottuto anno.
- Ci siamo persi tutti - mormora ad un tratto Lily, cambiando con stizza la marcia - Usciamo insieme nemmeno una volta al mese, che poi comunque a Sydney siamo rimasti in pochi. Mike riesce ancora a sentire Ashton, ogni tanto, e Calum viene a volte a trovarci, a casa, per... sai, per vedere Lee.
- E Luke?
- Ancora ad Adelaide.
Olivia annuisce, poi si sforza di sorridere, 'ché è appena tornata in Australia e non ha assolutamente voglia di deprimersi.
La serata è partita male, forse, ma lei e Lily sanno perfettamente come riaggiustarla.


A Jodie, l'appartamento di Redfern che Ashton è riuscito a trovare qualche mese fa, piace già da morire.
E' piccolo, forse, ma per loro due va più che bene e, comunque, hanno sempre il tempo di trasferirsi, prima o poi.
Ashton sembra così contento di essere nuovamente in Australia, che Jodie non può fare a meno di sorridere, nel vederlo così preso, così entusiasta come in Irlanda forse non è mai stato.
- Dev'essere il clima, a gasarti - gli fa notare, legandosi i capelli in una coda di cavallo.
Ashton ridacchia, passando una mano tra i capelli ricci: - L'Australia è... Dio, è bellissima, Jodie! Domani ti porto a vedere tutta Sydney, ok?
La giovane si siede sul tavolo, per stargli un po' più vicina e gli sorride, come solo lei sa fare.
Ashton non resiste e le si avvicina per stamparle un bacio sulle labbra.
- Perché domani?
- Preferisci ora?
Jodie annuisce, leccandosi il labbro inferiore.
- Ok - mugola lui, facendo vagare le mani sulla sua schiena - Allora, preparati.
- E andiamo, Irwin, mi piaci quando fai così!
Ashton scoppia a ridere, tirandole dietro la maglietta dei Clash che s'è appena sfilato, sentendo la risata pulita di Jodie che corre verso la loro nuova camera da letto.
Ok, gli mancano gli altri, terribilmente, ma c'è tutto domani per contattarli.


Il Minimal piace da morire, ad Olivia.
E' un locale all'aperto, con tanto di piscina illuminata e tavolini scuri sistemati lungo il perimetro, altri tavoli più eleganti a delimitare la pista e un bancone quadrato nell'angolo più lontano dal tavolo dove Lily e lei si sono sistemate.
E' ancora presto, per ballare, e la musica non è altissima, così ne stanno approfittando per raccontarsi qualche aneddoto dell'anno passato, quelli che si sono dimenticate di raccontarsi nelle loro interminabili telefonate, perlomeno.
- E lei veramente pensava che fossero polpettine di erba? - ride Lily, scuotendo i capelli che, sì, sono veramente stati schiariti da una tinta, come Olivia aveva immaginato prima.
- Ti giuro - conferma la bionda - Io e Alexander non sapevamo più dove sbattere la testa.
- Luke avrebbe cominciato ad imprecare, secondo me!
- Probabile - conviene Olivia, mentre la musica si fa più alta ed insistente e il vocalist della serata si fa sentire per la prima volta.
Basta uno sguardo, con Lily, basta una rapida occhiata, un sorriso (condito da un pizzico di malizia) e la bionda si alza in piedi, afferrando prontamente la mano della più piccola, per trascinarla a ballare.
A Olivia piace tremendamente perdere il controllo, anche se soltanto per poco tempo. Le piace ancheggiare, alzare le braccia, lasciare che la musica le martelli nel petto, mentre tutto intorno si fa un pochino più confuso.
Ricorda che Calum una volta l'aveva portata ad un rave, e ricorda di aver ballato sotto cassa tutta la sera, mentre le braccia forti di lui non la lasciavano sola nemmeno per un istante, stringendola in modo protettivo e rassicurante come solo Calum Hood era in grado di fare.
Si sforza di non pensarci e ride, osservando Lily che balla sensualmente. Le sembra siano passati secoli, da quando l'ha conosciuta, ma va bene così, tuttavia.
Il DJ sta passando l'ultima hit di Steve Aoki, quando Olivia sente di aver bisogno di bere qualcosa.
Lily la segue, fermandosi però a un paio di metri, in modo da poter ballare ancora.
La bionda si appoggia al bancone, tamburellando leggermente con le dita sul legno scuro. Davanti a lei c'è un barman con le spalle larghe e i capelli scuri.
Indossa una maglietta nera con le maniche lunghe tirate su in modo da lasciare liberi gli avambracci, di cui quello sinistro completamente tatuato.
Ha qualcosa di familiare, a dire la verità, ma le basta girarsi velocemente verso Lily e trovarla leggermente scocciata per l'attesa, per dimenticare tutto e convincersi a richiamare l'attenzione del ragazzo.
Lui si volta immediatamente, pulendosi le mani in uno strofinaccio bianco.
Il barman ha gli occhi a mandorla, il naso un po' schiacchiato e quel poco di barba che ha sul mento e sulla mascella completamente rasata. I capelli scuri sono sempre gli stessi, lasciati mossi, e adesso che è girato Olivia può distinguere chiaramente il tatuaggio dedicato a Mali Koa sull'avambraccio.
Lo strofinaccio che prima lui stringeva tra le mani finisce inevitabilmente a terra e Olivia sospira pesantemente, con gli occhi sbarrati e un groppo in gola non indifferente.
Perché cazzo Calum Hood deve essere sempre così?


Luke Hemmings non ha nessuna voglia di svuotare gli scatoloni che sono arrivati stamattina davanti alla porta del suo nuovo appartamento a Sydney, ancora prima di lui.
Non ha nemmeno riposto nell'armadio i vestiti che ieri ha infilato nel trolley rosso, dato che è stato sdraiato sul divano blu che separa il salotto dalla cucina.
Non è il massimo, questo trilocale, ma è tutto quello che è riuscito a trovare, quindi è costretto ad adattarsi.
Guarda per la ventunesima volta la schermata del suo iPhone nero, ritrovandosi (per la ventunesima volta) a sbuffare, perché, in primis, nessuno lo cerca, e in secondo luogo la foto che ha come sfondo gli riporta alla mente un sacco di cose spiacevoli.
Erano piccoli, lì, Calum aveva appena fatto i diciott'anni, Michael aveva degli improbabilissimi capelli lilla e lui e Lily stavano insieme forse da qualche giorno, al massimo una settimana.
Quel giorno avevano suonato insieme per l'ultima volta, che poi tanto "insieme" non era, dato che Ashton era in Irlanda già da un mesetto buono.
Luke blocca il telefono, chiude gli occhi e stende le lunghe gambe sul tavolino di legno davanti a lui, 'ché non ci crede proprio che sia finita così.
Sta quasi per scoccare la mezzanotte, quando decide di uscire a fare quattro passi.
Infila entrambe le cuffiette nelle orecche, perché non vuole sentire assolutamente nessuno, e, inserito il casuale, comincia a camminare.
Le sue gambe lo portano al '99, e gli viene anche spontaneo ridacchiare piano, perché quel pub (quasi fatiscente, ormai) è stato lo scenario di così tante stronzate, di certe situazione talmente assurde da sembrare quasi impossibili, che gli ricorda la sua adolescenza, più di qualunque altra cosa.
Stacca la musica ed entra, beandosi della musica jazz che è stata messa come sottofondo, ricordandosi improvvisamente che, durante la settimana, un po' di sax e la classica Guinness erano la prassi per tanti loro amici.
Si volta a sinistra, di riflesso, e nota che al posto del tavolone rotondo che erano soliti occupare loro, c'è un tavolino più piccolo, al quale stanno seduti una ragazza dai capelli quasi bianchi e un tipo buffo, con una bandane tra i capelli ricci.
- Cristo - impreca, portandosi una mano sulla bocca - Ashton?
Quello si gira di scatto e i suoi occhi verdi si illuminano all'istante: - Luke? Luke Hemmings?
Luke fa un paio di passi avanti e sente che le gambe gli stanno per cedere; ha una paura fottuta di scoppiare a piangere come un poppante, ma si lascia stringere dalle braccia di quello che era uno dei suoi migliori amici.
Jodie li osserva felice, mentre sorseggia l'unica cosa irlandese che le resta.















NdA: Buongiorno! :)
A distanza di una settimana rieccomi, con il primo capitolo del sequel di Young Blood! Ecco ecco che vediamo subito in azione una Lily un po' diversa da quella che avevamo lasciato nell'epilogo!
E, sorpresa, Olivia rivede Calum, che adesso fa il barman al Minimal (ho un debole per i barman fighi...), MA Olly non sa che il suo bell'Hood adesso è (felicemente?) fidanzato con un'altra!
Abbiamo poi Jodie e Ashton che decidono di fare un giro notturno a Sydney e, SBEM, un Luke Hemmings salta fuori!
Beh, nada, adesso corro a rispondere alle vostre recensioni! Un bacione grande!
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 3
*** Mancanze ***




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due

mancanze








Ashton sta sorridendo, con il telefono nella mano destra e una tazza di quello che probabilmente è caffellatte nell'altra. Jodie lo trova così, a petto nudo, quando entra in cucina.
Sono le dieci di mattina e per lei alzarsi con il sole, il cielo azzurro e un piacevole tepore diffuso è del tutto inaspettato.
- Buongiorno - mugola, passandosi una mano tra i capelli stopposi e trattenendo uno sbadiglio.
Ashton posa l'iPhone sul tavolo e le si avvicina per darle un bacio sulle labbra: - Ho scritto a Michael! Sai quello con i capelli perennemente tinti? Mi ha detto che oggi potremmo vederci per un caffè vicino al porto. Ci stai?
Jodie annuisce, mangiando distrattamente un biscotto al cioccolato.
- Se non ti va, dimmelo pure!
Si riscuote immediatamente, lei, rivolgendogli un sorriso che più bello di così non potrebbe: - Voglio conoscerlo, questo Michael! E voglio conoscere anche l'ultimo che manca alla mia collezione! Come hai detto che si chiama? Chad, Chase...
- Calum - ride il riccio, sedendosi.
- Sì, lui. C'ero quasi!
Ashton annuisce, socchiudendo un po' gli occhi verdi.
- Non prendermi per il culo, Irwin, lo capisco!
Lui, per tutta risposta alza le mani e: - Dai, vestiamoci che ti porto a vedere Sydney - le propone.
Nel giro di neanche venti minuti sono entrambi fuori casa, seduti sulla panchina nera della fermata del bus.
- Dovremmo comprare una macchina, sai? La voglio bianca, vecchia e scassata.
Ashton si batte una mano sulla fronte, 'ché Jodie non finirà mai di stupirlo: quando sente di averla capita, di sapere finalmente tutto ciò che è necessario, lei se ne esce con una delle sue frasi totalmente sconclusionate, anche se poi un senso ce l'hanno, alla fin fine.
- Scassata?
- Dai, mi ci vedi con una bella macchina? Non ho nemmeno i vestiti, belli!
- Cos'hanno che non va?
Jodie fa spallucce: - Ma che ne so, era per dire. Voglio dire, quando mai si è vista una tipa con i capelli rosa alla guida di una macchina figa?
Lui si limita a ridacchiare, salendo sul bus e sedendosi vicino al finestrino, facendola pure sorridere, perché Ashton non cambierà mai: il posto accanto al finestrino sarà suo, sempre.
Arrivano al porto che sono leggermente in ritardo, ma nessuno dei due sembra curarsene più di tanto, dato che, a quanto si dice, Michael è sempre stato il ritardatario del gruppo, quello che puntualmente dimenticava le sigarette o le chiavi a casa, ed era quindi costretto a tornare indietro.
- Calum lo odiava - racconta Ashton, gli occhi che luccicano un po' - Gli è sempre stato sul cazzo arrivare tardi alle cose a cui tiene.
- Perfettino?
- Assolutamente no - scuote la testa lui, prendendo posto in un tavolino nel punto più bello della veranda - Ma Calum è una contraddizione unica! Odia i ritardatari, ma poi a scuola era sempre l'ultimo ad arrivare; odia il succo alla pera e poi beve tanti di quei chupiti che non hai nemmeno idea!
Jodie sta per replicare, quando un ragazzo con i capelli lilla e un piercing al sopracciglio li raggiunge al tavolo.
Michael Clifford, sicuramente, perché, dai, chi mai potrebbe girare tutto tronfio con dei capelli simili?
- Mike! - urlacchia Ashton, alzandosi e abbracciandolo stretto, 'ché le parole gli muoiono in gola.
- Santo cielo, Irwin - fa lui, in risposta, battendogli qualche pacca sulla schiena - Sei... Sei uguale, cazzo!
- Tu sei più alto, hai la barba, i capelli lilla, la stempiatura che avanza e...
- E presentami la tua ragazza, deficiente!
- Sono Jodie - ride lei, porgendogli la mano (e facendo tintinnare i braccialetti che porta al polso).
Michael sorride: - Piacere di conoscerti, Jodie! Verrete sabato al matrimonio di Leah?
Ashton annuisce, entusiasta, e il ragazzo dai capelli colorati non può fare a meno di notare che è tutta un'altra cosa, tutto un altro Ashton Irwin. Sembra essere tornato quello che era quando si erano conosciuti e ancora usavano piastrarsi i capelli.


Tami Roberts adora i colori pastello, e questo già dovrebbe bastare come descrizione esauriente della sua persona.
Sul suo iPod ci sono Ariana Grande, Taylor Swift, Miley Cyrus, un paio di canzoni delle Little Mix e qualcosa di Ed Sheraan, 'ché a lei la musica di Calum non è mai andata granché a genio.
Sa che suonava il basso in una band con dei suoi amici, ma lui stesso non hai mai voluto farle sentire nè leggere niente e lei, gentilmente, si è promessa di non pressarlo con domande, perché (evidentemente) non è un periodo della sua vita che Calum rivanga con piacere.
Abita ancora a casa dei suoi genitori, anche se passa sempre più spesso la notte nell'appartamento di Calum, quello a Glebe, vicino alla libreria del signor Burdock.
Tami è quello che ci voleva, nella vita di Calum, 'ché era un periodo in cui gli stava sfuggendo tutto tra le dita come se fosse sabbia.
Si alzava al mattino che non aveva voglia di andare in università, tornava a casa la sera sempre più tardi del dovuto e, ok, che Calum Hood fosse un mucchio di impulsività spesso abilmente repressa lo sapevano tutti, più o meno, ma nemmeno lui sapeva più gestirsi.
Lei l'aveva raccolto, raddrizzato, gli aveva voluto bene, nonostante tutto e soprattutto.
E al diavolo i vestiti molto femminili che lei è solita indossare, al diavolo le sue diete anche se è già magra, al diavolo i rossetti affianco al lavandino, i film romantici che la fanno sempre piangere, perché Calum pensa di amarla.
Anzi, no: Calum la ama, davvero.
Per questo non si spiega il senso di smarrimento che prova da qualche giorno (da quella sera), perché Tami è un angelo e, no, lui non vuole lasciarsela sfuggire.
Se ne accorge anche Luke, comunque, che qualcosa non va.
I due sono seduti a un tavolino riparato a Glebe, davanti a loro un paio di birre, 'ché le vecchie abitudini sono dure da perdere, mentre le labbra di entrambi sono socchiuse, in attesa di aprirsi per dire qualcosa, qualsiasi.
Calum vorrebbe urlare, a dire la verità, ma da qualche tempo è diventato taciturno, riservato come non è mai stato nella sua vita.
- Dai, dimmi, che cazzo - sbotta ad un tratto il biondo, quando il silenzio si fa insostenibile.
Luke ha sempre avuto paura, del silenzio, anche se non l'ha mai ammesso di fronte a nessuno, se non allo stesso Calum, anni addietro.
- Che cosa?
- Qual è il problema? Stai tamburellando con le dita da... - guarda scherzosamente il polso, fingendo di avere un orologio - Circa una cazzo di vita, Hood.
- Oh - si rende conto lui, spostando la mano destra dal tavolino al suo ginocchio spigoloso, che sporge dal taglio dei jeans scuri - Io... Stavo pensando a Tami.
- Tami?
- Sì, la mia... fidanzata - e, no, non dovrebbe essere così titubante, se ne rende conto.
Luke annuisce, fintamente colpito: - Non me l'hai ancora presentata. Lo sai, vero?
Calum fa cenno di sì, con la testa, anche se effettivamente non se n'era accorto.
- Immagino che sia perché è molto impegnata in questo periodo.
Il moro annuisce.
- Non certo perché è tornata una certa Olivia da Amsterdam, ovviamente. Non vi siete ancora visti, poi, e naturalmente tu non hai mai pensato a lei, in questi giorni. Perché l'hai dimenticata, o sbaglio?
- Non sbagli - è la lapidaria risposta di un Calum più a disagio che mai.
- Immaginavo - ride Luke, che (come sempre) ha già capito tutto.


Bec chiude il negozio che sono quasi le venti e mai e poi mai avrebbe potuto immaginare di trovarsi davanti la figura slanciata di Olivia Simmons, vestita come ai tempi del liceo.
Non ce la fa, a trattenersi, così l'abbraccia di slancio, rischiando anche di farle perdere l'equilibrio.
Olivia ha sempre lo stesso profumo di buono, di casa, che aveva anche ormai dimenticato come fosse.
- Olly, dio!
La bionda ha gli occhi un po' lucidi, truccati solamente con una distratta passata di mascara sulle ciglia, mentre Bec, infilata in qualche modo dentro alla giacca di pelle che usava anche quando avevano diciassette anni, ha gli occhi completamente puliti, inondati dalle lacrime.
Si era immaginata quell'incontro centinaia di volte, almeno, e in nessuna di queste aveva previsto una cosa simile.
'Ché, ok, Olivia è andata in Olanda per un anno, lasciandola sola nel periodo più duro e importante della sua vita, ma adesso è tornata e Bec vorrebbe urlare, solamente quello.
- Come stai? - le chiede, tirando rumorosamente su con il naso, mentre la osservo attentamente.
Olivia porta le collant nere (che per ora sono integre), delle Dr Martens basse, una maglia grigia che le fa da vestito, una giacca di jeans con le maniche arrotolate e le ricorda più che mai un'adolescenza sempre al limite, più per convincersi che si è in grado di superarlo, che per altro.
- Io bene, B - risponde Olivia, con un sorriso dolce al quale Bec non è abituata - Tu?
- Sto - e sorride - Mangi con noi?
La bionda annuisce, senza nemmeno pensarci, seguendo la sua migliore amica storica per i marciapiedi e le stradine più buie, fino a raggiungere l'appartamento di Redfern che Bec condivide con suo figlio e Lily.
Salgono le scale ridendo ininterrottamente di un sacco di aneddoti che a momenti non ricordavano nemmeno più, e quando Bec suona delicatamente il campanello, non è Lily ad aprire la porta.
Olivia si porta immediatamente la mano destra a coprire la bocca, mentre non riesce a trattenere un urletto, 'ché non vede Michael da tanto di quel tempo che chissà quanti colori di capelli si è persa!
- Simmons! - esclama lui, abbracciandola (e alzandola anche da terra).
- Clifford, che cazzo!, che sorprese sono?
Bec li segue, chiudendo la porta d'ingresso con un timido sorriso accennato sul viso.
- Ti stavamo giusto aspettando, Rebecca, Lily ha appena finito di ordinare cinese!
Olivia si sfrega le mani, lasciandosi cadere sul divano, dove Lee sta giocando con un peluche a forma di ippopotamo.
- Quanto è cresciuto, questo nano! - mormora, accarrezzandogli piano una guancia paffuta.
Lee ha gli occhi scuri, come i capelli, la carnagione chiara come quella della sua mamma e ridacchia in continuazione, nella sua tuta blu, scelta da Lily stamattina.
- A parte per gli occhi è la tua copia, Bec.
Bec fa spallucce, inginocchiandosi di fronte al divano per giocherellare un po' con le manine morbide del bambino: - E' il pupillo di tutti, questo animale.
Michael annuisce: - Calum lo adora.
Olivia abbassa lo sguardo, perché non è ancora pronta, e forse nemmeno lo sarà mai, ma Michael non se ne rende conto e: - Lo senti ancora, lui?
Lily gli dà immediatamente una gomitata, facendolo lamentare sommessamente.
Olivia scuote la testa.
Bec si alza in piedi, stringendo Lee tra le braccia: - Ci sei mancata, Olly.
E, sì, è vero, ma oltre a questo, sono quattro anni che mancano troppe cose.















NdA: Ciao popolo!
Tutto bene? Spero di sì! Io oggi sono mezza malinconica, quindi sto scrivendo tantissimo, tanto per cambiare ahahah
In ogni caso, eccoci qui con il secondo capitolo! Abbiamo Jodie e Ashton che escono a bere il caffè con Michael e, sì, avete visto quanto è contento il nostro Irwin di essere tornato a Sydney?
Poi, Calum e Luke che parlano di Tami, ma il primo evidentemente ha ben altro per la testa! E Luke? A Bec non ci pensa? Chissà ahahah
Infine, Olivia e Bec si incontrano! Cosa vi aspettavate? Uno scontro? Ahahahah, no, no, non sono assolutamente così loro, basti vedere cosa era successo in Young Blood! Olivia era stata zitta e non aveva fatto domande a Bec riguardo il ritardo. Bec, ora, non riesce a pensare che la sua migliore amica se n'è andata per quanto tempo in Olanda, ma solamente che è tornata, che è lì per lei.
Inoltre, ho letto che molte hanno frainteso ahahahah non esiste alcun triangolo Olivia-Calum-Bec! Semplicemente, Lily nello scorso capitolo diceva che Calum passava per andare a trovare Lee perché, beh, in primis, un'amica che dà alla luce un figlio a ventun'anni non è una cosa proprio normale, e poi ricordatevi sempre che Calum era l'unico rimasto a Sydney, oltre a Michael (e lui Lee lo vede spesso, per forza di cose ahaha), la scelta del nome da inserire è stata obbligata!
Bien. Vado a fare merenda, prima di andare a fare la visita per la patente ahahah
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 4
*** Sì ***




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tre










- Sì - mormora Leah, gli occhi castani terribilmente lucidi incatenati con quelli di Drew, che le sorride dolce, dall'alto dei suoi centottantacinque centimetri.
Si baciano, poi, sotto gli occhi della chiesa gremita di loro parenti, amici di vecchia data e conosciuti da poco, dai loro colleghi, gli amici del club di scherma e le compagne di università di Leah.
Olivia, Lily, Michael e Bec (Lee compreso) sono seduti in quinta fila e sorridono allegri, stretti nei loro abiti eleganti comprati per l'occasione.
Leah si stacca riluttante dalle labbra morbide di suo marito, guardandolo ancora una volta negli occhi.
Nelle iridi scure di lui ci legge certezze, una vita tranquilla, tre figli (non uno di meno e non uno di più), cenoni di Natale nella loro casa poco fuori Sydney e un cagnolino, 'ché ha imparato ad apprezzare anche gli animali.
Sembrano passati dei secoli, da quando portava sempre le Dr Martens ai piedi e fumava come una ciminiera: adesso, accanto a Drew, si sente la persona più completa del mondo, tanto che pure gli innumerevoli tentativi di Freya di farla desistere sembrano essersi dissolti nella sua aura di felicità.
Stringe la mano grande di suo marito, mentre nell'altra tiene il bouquet, ed esce dalla chiesa, dove tutti li aspettano, urlano i loro nomi, battono le mani.
Se Leah avesse saputo in precedenza che sposarsi è così tremendamente bello, avrebbe risposto subito di sì, alla richiesta di Drew.


Il ristorante che Leah e Drew hanno prenotato per il rinfresco e la cena si trova in riva al mare e ha una terrazza che dà direttamente sulla spiaggia.
E' esattamente lì che Luke Hemmings e Bec Lewis si rivedono, dopo due anni e mezzo.
Luke sta bevendo dello spumante italiano dal bicchiere che tiene tra le mani, lo sguardo rivolto alle onde dell'Oceano che vanno ad incresparsi sul bagnasciuga.
Adelaide era diversa. Non meno bella, solo... diversa.
Da una parte gli manca terribilmente il suo lavoro, il suo appartamento, le serate infinite passate seduto sugli scalini del condominio di Gerard, a bere birra e fumare come se non ci fosse stato un domani.
Luke crede che ci sia qualcosa di sbagliato, in lui, 'ché ovunque si trovi sente sempre la mancanza del posto in cui si trovava prima. E' brutto, brutto e frustrante, come ad Adelaide pensava continuamente a Bec e come ora non abbia il coraggio di avvicinarla, 'ché lei è di là con un bambino tra le braccia, Olivia sempre al suo fianco e un vestito blu elettrico che meglio di così non potrebbe starle.
Aveva creduto di averla dimenticata: cazzate.
Fortunatamente, Bec è sempre stata il genere di ragazza che sembra anticipare le mosse di Luke.
Gli si avvicina in silenzio, con un bicchiere di spumante anche lei stretto tra le dita sottili della mano destra, il vento tra i capelli e il viso pulito di chi sa di non aver bisogno di particolari trucchi, di chi si vuole bene.
- Ehi - sussura, facendolo tremare come una foglia.
Luke si volta, con lentezza.
Indossa una camicia bianca, con i soliti, immancabili jeans neri. La giacca di pelle che aveva addosso durante la cerimonia è rimasta sui sedili posteriori dell'auto di Calum.
- Non sapevo che fossi tornato - continua Bec, le labbra dolcemente rosse - Potevi avvisarmi.
- Io... Sì, potevo, ma l'ho detto solo a Calum. Dopo due anni e mezzo passati ad Adelaide pensavo che nessuno si ricordasse di me.
- Questa è una stronzata.
- Questo è quello che pensavo.
Bec rotea gli occhi: - Comunque una stronzata.
- Come ti pare - agita la mano lui - Come sta tuo figlio?
- Non ti fai sentire, ma ti informi, vedo.
- Me l'ha semplicemente detto Calum.
- Sta benissimo, direi, cresce forte e sano con me e Lily, Michael viene spesso da noi e anche Calum passa, ogni tanto.
Luke annuisce, silenzioso.
- Sarebbe stato carino da parte tua, se ti fossi fatto sentire - incalza lei - In più che sapevi di Lee.
- Cosa avrei dovuto dirti? "Ehi, Bec, ho saputo che sei rimasta incinta di chissà chi, come te la passi?", oppure? Sai meglio di me che non sono il tipo.
- Non ti ho chiesto chissà cosa, Luke. Appena finito quel cazzo di corso, sei partito e sei andato a vivere ad Adelaide, troncando tutto come se io non fossi nessuno, come se fossimo gli unici stronzi al mondo a poter provare ad avere una relazione a distanza.
Luke scuote la testa, tornando a guardare l'acqua: - Belle, le relazioni a distanza.
- Non devono essere belle, devono durare - si acciglia Bec.
- Non sarebbe durata, lo sai anche tu - replica Luke, poi si gira e si allontana.
Fa male, da morire, ma non se la sente di illudersi ancora.


Olivia indossa un vestito bordeaux che le scivola morbido sul fisico esile, lasciandole scoperta buona parte delle gambe pallide.
I capelli si stanno lentamente schiarendo, grazie al sole australiano, mentre le lentiggini si fanno più vistose, come sono sempre state.
E' seduta sola al suo tavolo, quando Ashton la nota e le corre (letteralmente) incontro, seguito da Jodie, che non smette un attimo di ridere.
- Olly! - esclama, poggiandole una mano sulla spalla.
Lei alza lo sguardo, interdetta e, anche se non sta ancora capendo bene cosa diamine succede, si lascia stringere dalle braccia forti di Ashton, affondando il viso nella sua giacca elegante.
- Ashton, dio! Da quanto sei qui?
- Qualche giorno, direi - fa lui, separandosi - Sei... Cazzo, sei bellissima! Non ci vediamo da quanto?
- Quattro anni, giorno più, giorno meno.
Ashton ridacchia, passando un braccio intorno alle spalle della sua fidanzata: - Ti presento Jodie. Io... Noi stiamo insieme da un po' di tempo.
- Sono Olivia - si presenta, con un sorriso, stringendo allegra la mano della giovane.
- Non riesco a credere di essere ancora qui a Sydney!
Olivia sorride: - Sono tornata anche io da Amsterdam, qualche giorno fa. Hai già visto tutti gli altri?
- Ho incontrato Luke, Michael e ho sentito Calum l'altro giorno. Adesso ho rivisto anche te! Bec?
La bionda si guarda in giro, nel tentativo di individuare la propria migliore amica, ma poi scuote la testa rassegnata: - Non ho la minima idea di dove sia, sai com'è lei...!
Ashton ride, arricciando il naso, e Olivia non può fare a meno di notare quanto sia cambiato, in questi quattro anni: adesso ha la barba, anche se la rade, e porta i capelli più lunghi.
Si è anche irrobustito, anche se non credeva che fosse possibile.
Adesso, si sta guardando intorno, ancora rigorosamente stretto a Jodie e Olivia si rende conto quanto effettivamente le sia mancato, in questi anni.
Non fa in tempo a dirglielo, che gli occhi di Ashton si illuminano e: - Merda! Quello è Calum! - esclama, sorridendo come un bambino.
Olivia sbarra gli occhi e sente improvvisamente caldo, 'ché non è assolutamente propensa ad avere una conversazione con lui, ma Ashton e Jodie la trascinano dall'altra parte della sala, dove Calum sta chiacchierando amabilmente con una ragazza dai lunghi capelli scuri.
- Calum Hood! - trilla Ashton, facendolo sussultare (e rischiare di rovesciare il piatto).
Quello si gira e: - Ashton Irwin? - balbetta, prima di abbracciarlo, 'ché effettivamente sono anni che aspetta qualcosa del genere.
Olivia rimane dietro, in disparte, accanto a Jodie che sembra godersi la scena con il sorriso sulle labbra.
Anche la giovane che era con Calum tace, osservando i due scambiarsi qualche parola.
Poi, accade quello che Olivia sperava non dovesse succedere: Ashton la spinge avanti, mettendola di fronte a Calum.
- Olly - la saluta lui, stranamente freddo.
- Ehi.
- Già che ci siamo, vi presento Tami - snocciola lui, senza particolari emozioni dipinte sul volto. Olivia non se lo ricordava così, assolutamente - E' la mia ragazza.
Ed è qui, che il mondo si ferma.
La sua ragazza.
Olivia sente come un peso che le trascina il cuore all'altezza dello stomaco, le gambe si fanno molli e vorrebbe solamente piangere, prendere a pugni il muro, dare un ceffone a Calum, in pieno viso.
Ha passato gli ultimi giorni a rimembrare ogni minimo ricordo felice, ogni singolo momento passato insieme a lui, illudendosi che ce ne sarebbero potuti essere altri, 'ché loro non si sono mai realmente lasciati.
Tami le stringe la mano, sorridendole sincera.
Se solo sapesse, si trova a pensare la bionda.
Si volta a destra, e Jodie sorride. A sinistra, Ashton fa lo stesso.
Guarda davanti e lo sguardo attento di Calum su di lei le fa quasi mancare il respiro. Olivia ha un tatuaggio sul costato, in prossimità del cuore, che sembra iniziare a bruciare.


Lily ha Lee in braccio, il quale tiene tra il pugnetto grassoccio una ciocca dei suoi capelli castani.
Michael le sta affianco, gettandole di tanto in tanto qualche occhiata amorevole, 'ché non potrebbe amarla più di così.
- Mi prendi un bicchiere di spumante, Mike?
- Ancora?
Lily rotea gli occhi, ma sorride: - Non sono più astemia da almeno quattro anni.
- Sai cosa? E' la nostra compagnia, Lils, ti abbiamo traviata.
Lei scoppia a ridere, baciandogli piano le labbra.
Lee non accenna a smettere di giocare con i capelli della giovane, ma Lily rinuncia a rimproverarlo, dal momento che Freya Moore si sta avvicinando loro e ha un sorriso indecifrabile dipinto sulle labbra carnose.
- Lily? - le chiede, a un passo da lei.
Michael la fissa con un sopracciglio inarcato: gli ci è voluto un momento per rendersi conto che la ragazza che gli sta di fronte è la stessa che quattro anni fa usava infilare delle coroncine di fiori tra i capelli verdi.
- Ciao, Freya! Quanto tempo!
- Chi non muore si rivede - replica lei, sorridendo sghemba - Come stai?
- Bene, direi.
- Vostro? - chiede, indicando Lee.
Michael è sempre più irritato dalla presenza di Freya, tanto che si concede il lusso di rispondere lui stesso: - Anche se fosse?
Freya alza le mani, ridacchiando: - Era per sapere!
Lily è già pronta a pararsi tra i due, 'ché li conosce bene entrambi e sa quanto siano due deficienti, ma in quel momento passa loro affianco una ragazza alta e slanciata.
Freya si volta a fissarla, trovando che il vestito blu notte che indossa le stia davvero divinamente, quando questa si gira.
Ha la bocca carnosa dipinta di rosso, il naso perfettamente diritto e gli occhi più azzurri che Michael abbia mai visto: Agatha Marvin è tornata.















NdA: Eeeeed eccoci qui con il terzo capitolo! Non sapete quanto ho penato, tutto quello che scrivevomi faceva cagare, poi oggi mi sono svegliata e bam, complessivamente in un'ora ho buttato giù tutto! Spero non faccia schifo ahah
Comunque! Eccoci al tanto atteso matrimonio di Leah! Chi è Drew? Un giovane che conosceremo meglio più avanti ;)
Intanto, c'è il ritorno di Bec e Luke, 'ché la Giulia e la Fre mi hanno assillata da morire e non potevo non metterli, qui. Peccato che partano subito a litigare, ottimo.
E poi, Calum? Cos'ha? Perché Olivia se lo ricordava diverso?
Ma, infine, io, che cazzo sto facendo esattamente? La febbre mi dà alla testa. Vi lascio quiiiiindi con una gif del bellissimo Luke e tanti baci! Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 5
*** Dubbio ***




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quattro

dubbio








Jodie passa distrattamente una mano tra i capelli, sbuffando leggermente, 'ché Fabian è sempre, perennemente in ritardo.
Ashton, questa sera, è uscito con i suoi vecchi amici e non se l'è proprio sentita di seguirlo, dal momento che faranno un sacco di cose da uomini, ripercorreranno i vecchi tempi (tempi in cui lei nemmeno sapeva della loro esistenza) e probabilmente berranno tanto da tornare a casa strisciando.
Finalmente, il volto allegro di Fabian, contornato dai ricci un po' troppo lunghi che ancora non si è deciso a tagliare, compare sullo schermo del portatile di Jodie.
- Jo! - urlacchia lui, sorridendo apertamente.
Jodie si adagia comodamente sul divano rosso del (loro) appartamento, prendendo un sorso di tè.
- Come stai? Com'è Sydney? Ti diverti?
- Sto bene, Sydney è bellissima e mi diverto - risponde, studiando attentamente l'espressione del fratello.
- Che risposta è? - polemizza lui - Parla, cazzo, sei tu che ti sei trasferita dall'altra parte del mondo, io non ho niente da raccontare!
La giovane si trova a sorridere, gli occhi un po' lucidi, perché è naturale che persone come Fabian ti lascino un vuoto all'altezza dello stomaco, quando si è abituati ad averle sempre intorno e poi da un giorno all'altro non più.
- Sydney è meravigliosa, Fab, ti piacerebbe da morire! - comincia quindi, la voce un po' incrinata, 'ché lo crede davvero, che a lui l'Australia piacerebbe da matti - Dovresti vedere Ashton, qui è un'altra persona! Cioè, no, non che sia diverso dall'Ashton di Dublino, ma è sempre sorridente, agitato e, ti giuro, è lui che mi tira per uscire!
Fabian ride: effettivamente non riesce ad immaginarsi Ashton che obbliga Jodie ad uscire, quando in Irlanda era sempre il contrario.
- E i suoi amici?
- E i suoi amici sono strani, sai cosa intendo dire, no? Sono da Ashton.
Lui storce il naso, infilandosi una felpa verde estremamente patriottica.
- Del tipo?
- Del tipo... Michael Clifford, quello dei capelli colorati, ha veramente i capelli colorati! Ma colorati sul serio, Fab, ho visto delle foto dove li aveva rosa shocking e... oh, cazzo, lo adoro! Poi sai il suo amico che pensavi fosse cinese?
Fabian annuisce, sorridendo contento, 'ché la parlantina di Jodie l'ha sempre divertito da morire.
- Ecco, non è cinese! - gli rivela lei, gesticolando e facendolo ridere - E poi c'è il tipo biondo che si chiama Luke, che è un po' giù di corda in questo periodo, mi sembra, ma immagino sia simpatico! Sì, comunque, il cinese che non è cinese, che si chiama Calum, per inciso, è fidanzato con una ragazza bellissima!
- Non era fidanzato con... Con Olimpia?
- Olivia - lo corregge lei - E... Non più, a quanto pare.
- No! Ma io mi ero affezionato a loro!
- Fab - lo riprende Jodie, posando la tazza ormai vuota per terra, accanto al divano - Ti stai comportando come una cazzo di ragazza.
Lui agita la mano per aria, con una certa noncuranza.
Jodie gli manca come l'ossigeno.


Ashton un po' se l'era aspettato, a dire la verità: non appena Michael aveva proposto un'uscita come ai vecchi tempi, solo loro quattro, aveva immaginato che sarebbero andati al '99, 'ché c'è qualcosa di inspiegabile a legarli a quel posto.
Ashton, però, non sa che Michael avrebbe tanto voluto andare al Full Stop, se solo Calum non fosse così dannatamente sensibile riguardo più o meno tutto ciò che concerne la musica, la band, il basso e, beh, quel paio di anni.
Entrano nel pub, comunque, che sembra non siano passati quattro anni, ma quattro giorni: Luke continua a tirare stupide frecciatine a Calum, che ridacchia sommessamente e ogni tanto gli dà del coglione, mentre Michael tiene le mani in tasca e li osserva.
Il più grande si sente così dannatamente felice che vorrebbe proprio dirlo a chiunque.
Si siedono in un tavolo nell'angolo, per essere sicuri di avere un minimo di tranquillità e ordinano tutti la stessa birra, Tennent's da 33 cl, come ai vecchi tempi.
E' tutto perfetto, in modo particolare: il sorriso di Luke, la spavalderia dei gesti di Calum, il tono perfettamente cadenzato delle parole di Michael, sempre precisamente calibrate, forse ancora più di prima.
Ashton non sta più nella pelle, quando: - Raccontatemi di voi, cazzo - impreca, gli occhi che brillano, brillano sul serio.
Il primo a parlare è Michael e, sì, è cambiato dal Clifford con i capelli verdi e la cotta inconfessata per Lily McGillan.
Racconta con un barlume negli occhi chiari dei suoi primi giorni all'università, di come Bec gli abbia regalato i biglietti per il concerto degli All Time Low (Luke si acciglia, invidioso), della partenza di Olivia che ha lasciato un po' tutti destabilizzati.
- Comunque, ogni tanto riguardo le vecchie foto e...
- Eravamo proprio brutti - ride Calum.
- Parla per te, Hood - si acciglia Michael - Ed ad Adelaide come si stava? - chiede, rivolto a Luke.
Calum, che sta bevendo un sorso di birra, si volta impercettibilmente per incontrare lo sguardo poco allegro di Luke, 'ché, ok, Sydney è sempre e comunque Sydney, ma ad Adelaide ci ha lasciato un po' di cuore.
- Beh, si stava bene, cazzo.
- Solo bene?
- Benissimo - si corregge lui, con un occhiolino - Ah, e Calum... Voglio tatuarti qualcosa, ok? Qualsiasi cosa.
- Un pene glitterato sulla spalla? - suggerisce Ashton, ridacchiando.
Calum lo fulmina con lo sguardo: - Una frase tipo "Irwin succhiamelo" potrebbe andare, no?
Ashton storce il naso, facendo ridere tutti, però poi torna immediatamente serio: - Hai fatto dei nuovi tatuaggi, Cal?
Il moro annuisce, mostrando il braccio e con esso tutti i disegni che Ashton non ha mai visto, essendo partito per l'Irlanda quando soltanto la piuma e il 2012 in numeri romani decoravano la pelle calda dell'amico.
Adesso ha una rondine sull'avambraccio, con il nome di sua sorella, un ferro di cavallo, la scritta "Skywards", un nativo americano (del quale Ashton non capisce il senso), le iniziali di sua mamma su una mano e quelle di suo padre sull'altra.
- Ti sei dato da fare - nota quindi, sorridendogli complice.
Calum fa spallucce: - Ne avevo in programma un altro - ammette - Ma poi ho cambiato idea.
- Come mai?
- Poi è partita.


Lily è seduta sul divano nero del salotto di casa sua, tra le mani il telecomando e un pacco di biscotti al cioccolato.
Lee, ad un metro da lei, dorme beato da qualche minuto.
Ci sono Bec e Olivia, in cucina, ma lei non le sente parlare, concentrata com'è su se stessa.
In televisione passano l'ennesimo, straziante episodio di Geordie Shore, ma lei non se n'è resa conto, altrimenti non ci avrebbe messo due secondi a cambiare canale.
Sente un nodo all'altezza dello stomaco, che non le permette di smettere di pensare al matrimonio di Leah Carrols, a quanto vedere una delle loro ex compagne di scuola in abito bianco.
"Sembrava una principessa", le ha detto Olivia, storcendo leggermente il naso pieno di lentiggini, 'ché alla bionda il romanticismo non è mai andato granché a genio.
"Era bella", aveva replicato lei, finendo inevitabilmente a vedersi con uno di quegli abiti addosso.
Da piccola credeva di volersi sposare con un abito ampio, di quelli che vedeva nella vetrina del negozio poco distante dalle scuole elementari.
Adesso non crede nemmeno più di volersi sposare.
Anzi, no, Lily vuole sposarsi, ok? Solo... Solo la prospettiva la spaventa.
E, ok, è presto, ha solo vent'anni, c'è tutto il cazzo di tempo del mondo, ma il solo pensiero di legarsi così ad una persona, donandogli tutto (e di più) per l'intera vita la agita.
Lei darebbe ogni singola cosa a Mike, sul serio, ma.
Se non ci fosse quel maledetto "ma", sarebbe più tranquilla, si scopre a pensare.
Lei darebbe ogni singola cosa a Mike, ma non è sicura che tra cinquant'anni potrebbe sentirsi ancora così, ma non è certa che sia lui quello adatto, ma non vuole sposare il primo amore (o forse sì, non lo sa).
Sta ancora ragionando su come potrebbe essere, portare un anello al dito, quando Bec e Olivia la raggiungono in salotto, sedendosi una sul divano e una per terra.
- Pensierosa, Lils? - chiede Bec, mentre carezza piano il faccino di Lee.
Lily annuisce, rendendosi improvvisamente conto di cosa sta trasmettendo la televisione.
Si affretta a cambiare canale, girando su MTV Music, poi guarda Olly, rendendosi subito conto che qualcosa non va, 'ché se Olivia Simmons ha gli occhi lucidi è successo qualcosa di seriamente grave.
Non chiede, tuttavia, sta zitta, in silenzio, osservandola con insistenza.
Potrebbe, a dirla tutta, capire qual è il problema, ma non ce la fa proprio, a concentrarsi su qualcosa che non sia Michael Clifford con i capelli di uno stranissimo verde petrolio (colore che non si è ancora deciso a provare) e uno smoking addosso.
- Da quanto stanno insieme Tami e Calum? - domanda Bec, fingendo un tono disinteressato che non le appartiene.
Lily si riscuote dai suoi pensieri e: - Credo... sei mesi?
- Ecco, sei mesi - ripete Bec, rivolta verso Olivia, che si lascia sfuggire un "vaffanculo" tra i denti.
- Forse anche di più, forse otto, o nove, però - aggiunge, studiando attentamente l'espressione dell'amica - Ti manca?
- No - ringhia Olivia, asciugandosi una lacrima con la manica del maglione blu che indossa.
Lily corre ad abbracciarla, 'ché se l'aspettava, alla fine.















NdA: Lalalalalalala, ma ciao!
Tutto bene? Spero di sì! E spero anche che nessuno voglia uccidermi dopo i pensieri che sta facendo Lily ahahah ma, dai, non poteva essere tutto rose e fiori, capito? Ho bisogno di un po' di drammi io!
E niente, qualcosina si capisce forse, ma immagino che questo capitolo vi abbia messo soltanto più ansia e curiosità addosso, perché chissà che cazzo è successo tra Calum e Olivia! Ahahah lo scoprirete, don't worry :)
Io non so più che cosa dire, comunque, quindi fuggo!
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 6
*** Astio ***




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cinque

astio








Quando Luke Hemmings chiede a Bec Lewis di accompagnarlo a vedere quel vecchio negozio di tatuaggi che sta per chiudere, in Tennent's Street, a Sydney piove.
Si sono incontrati per sbaglio, anche se Luke preferisce pensare che sia il destino ad aver voluto che le loro strade si incrociassero (Bec crede sia semplicemente la sfiga).
Adesso camminano vicini, forse troppo, sotto all'ombrello rosso di lui, in direzione del negozietto che Luke vorrebbe rilevare per aprire la sua attività.
Se c'è una cosa che Bec odia è ripensare al senso di solitudine straziante che ha provato nei mesi che hanno seguito l'improvvisa partenza di Luke per Adelaide e averlo lì, ancora accanto, le riporta alla mente il periodo degenere della sua vita.
Si erano lasciati che erano ancora giovani, inesperti, avevano una vita davanti.
Luke l'aveva continuata, questa vita, andando a imparare un lavoro ad Adelaide, inizialmente ospitato dai suoi parenti e poi in un appartamento tutto suo; Bec aveva bruciato tutto, come si fa con la carta straccia d'inverno, buttata nel camino.
Nel giro di una serata aveva distrutto tutto, ogni suo singolo sogno, ogni speranza, anche la più piccola, di ricominciare una storia insieme a Luke, quando sarebbe tornato a Sydney.
Aveva osservato il suo corpo cambiare, mutarsi giorno per giorno, aveva vomitato l'anima, nelle notti passate da sola o con Olivia, era ingrassata, aveva sopportato gli sguardi allibiti delle signore sul pullman, gli sghignazzi dei ragazzini di fronte alla sua vecchia scuola, e aveva stretto i denti, ignorato la nausea, cercato un lavoro e un appartamento, 'ché suo padre è ancora troppo giovane, per essere nonno.
Luke aveva vissuto la sua vita con calma, con la meritatissima tranquillità di chi ha finito i suoi giorni nella casa dei genitori e ha tutto il santissimo tempo di questo mondo per coltivare le proprie passioni e fare di sè l'uomo che vuole.
Non si erano cercati.
Non un messaggio, una chiamata, niente.
Bec aveva dato alla luce Lee alle due di notte, mentre Calum tentava in ogni modo di chiamare il suo migliore amico, che era probabilmente a far serata da qualche parte.
- Eccoci - esclama Luke, all'improvviso, saltando una pozzanghera.
Bec alza lo sguardo e: - Tennent's Street - mugugna - Come la birra.
Lui sembra illuminarsi, sorride come un bambino e ha gli occhi che luccicano, ma Bec non vuole credere che sia soltanto per una fottuta birra.
- Cosa cazzo sorridi?
- Hai parlato!
- Io parlo sempre.
- Tu non parli mai, Bec, non dire stronzate - la rimbecca - Avrai detto massimo cinque parole da quando siamo saliti sul pullman.
- Mio padre mi ha sempre detto che se non si ha nulla di intelligente da dire, è meglio restare zitti.
- Beh, è giusto - concede Luke - Ma non credo che nella tua testa frullino solo cose stupide.
Bec fa spallucce, sorridendo timidamente.
Non dice più una parola, quando entrano nel negozio: si limita a guardarsi intorno, sorride di tanto in tanto e annuisce se interpellata, nulla di più.
Le si stringe lo stomaco, però, quando Luke dice di voler chiamare il negozio "Rebecca's".


Olivia assottiglia gli occhi e: - No - sbotta - Una grigliata senza salsicce, non è una grigliata.
Tami aggrotta la fronte, passa una mano tra i capelli scuri che le ricadono sulla spalla sinistra e vorrebbe tanto rispondere a modo, farsi sentire, ma lei non è questo genere di persona e mai lo sarà.
Non capisce per quale motivo la bionda debba impuntarsi come una bambina, perché è evidente che se non avranno le salsicce, potranno comprare altro e nessuno morirà di fame.
Si gira a sinistra, cercando appoggio da parte di Lily, che però è intenta a mandare un messaggio a Michael, tanto per cambiare.
- Potremmo comprare degli hamburger... - tenta allora di farla ragionare.
Olivia scuote la testa e davvero sente quasi la testa scoppiare. Indossa un paio di jeans neri, incredibilmente stretti (Lily non credeva ai propri occhi: Olivia con un paio di skinny jeans? Davvero?), e una felpa grigia, della Vans.
- Non puoi davvero voler lasciare qui le salsicce.
Tami sente di essere sull'orlo di una crisi di nervi, ma fortunatamente interviene in suo aiuto Lily, che ha appena riposto il telefono nella borsa a tracolla di cuoio comprata durante una gita a Perth.
- Qual è il problema?
La mora fa per rispondere, ma Olivia, con il suo tono indisponente, la anticipa: - Ritiene che le salsicce non siano indispensabili.
- Ho solo detto che, magari, avremmo potuto comprare degli hamburger.
- Solo perché sei a dieta, cazzo, non vuol dire che noi dobbiamo morire di fame.
Tami boccheggia, sbarrando gli occhi da cerbiatta.
Lily lancia un'occhiata sconvolta all'amica, 'ché, ok, Olivia sa essere tremenda, ma perché deve per forza impuntarsi per una stronzata simile?
- Sentite - esclama improvvisamente la bionda, incrociando le braccia - Comprate quello che volete, qui, io vado a prendere le birre.
Lily annuisce, poi la guarda allontanarsi, esattamente come Tami, che non riesce a capire quale sia il fottuto problema di Olivia, perché onestamente non pensa di meritarsi tutto quell'astio.
Così, mentre Lily butta svogliatamente nel carrello le salsicce oggetto di tutta la discussione, Tami le si avvicina e: - Ho detto qualcosa di sbagliato?
La più piccola scuote la testa, sfoggiando un sorriso tirato che le costa veramente un sacco di fatica.
- Tu... No, non è colpa tua. Deve essersi svegliata con il piede sbagliato.
- Le capita spesso?
- No, mh... - Lily si guarda intorno, poi abbassa il tono di voce - E' appena tornata dall'Olanda e, beh, non credeva di trovare una situazione simile.
- Cioè?
- Credo... Credo che sia grazie ad Olly se il nostro gruppo si è formato e ora immagino che le dia fastidio vedere che un po' ci siamo allontanati.
- Vi siete allontanati? - domanda Tami, camminando lentamente.
Lily si autoimpone di non alzare per nessun motivo gli occhi al cielo e di mostrarsi gentile, che già Olivia l'ha trattata abbastanza male, così si sforza di sorridere: - Un po'. Ma nulla di irrecuperabile.
- Calum non mi ha mai parlato del vostro gruppo.
- Calum non parla mai delle cose importanti - s'intromette Olivia, posando tre cartoni di birra sul fondo del carrello.


I genitori di Michael sono fuori Sydney, in questi giorni, ma casa Clifford è comunque abitata, stasera.
Sul grazioso portico che ripara la porta d'ingresso c'è Bec che cerca di addormentare Lee, 'ché non dorme da stamattina, in cucina Olivia e Jodie ridono ogni venti secondi, mentre affettano le zucchine e le melanzane da grigliare, in giardino tutti gli altri apparecchiano la tavola, cercano di abbrustolire sulla griglia la carne (sì, comprese le salsicce).
Tami è già passata sopra allo spiacevole contrattempo del supermercato, Olivia si limita ad ignorarla e, naturalmente, nessuno ha fatto parola con Calum di ciò che è successo.
Quando la bionda e Jodie raggiungono la compagnia in giardino, Luke e Ashton hanno appena finito di bisticciare, perché "Il rosmarino va messo prima!" e "No, coglione, si mette a metà", quando in realtà non andrebbe messo proprio.
Michael si guarda intorno e non può fare a meno di sorridere, 'ché a dirla tutta non ci sperava nemmeno più, di riavere tutti insieme, per una serata tranquilla come quelle di quattro anni fa.
E, sì, ok, sa perfettamente che non ci sarà proprio nulla di tranquillo, lo capisce dagli sguardi astiosi di Olivia nei confronti di Calum, dalle occhiate taciturne che il moro le rivolge, ma va bene così, almeno per ora.
Fa segno a Lily di avvicinarsi a lui e, quando sono uno accanto all'altro, le bacia dolcemente le labbra.
Lei sorride, posando il capo sulla spalla di lui, accarezzandogli l'addome con lascivia, quasi volesse sedurlo.
Michael sorride, semplicemente, 'ché la ama, e non ci crede che all'inizio non aveva nemmeno il coraggio di dirglielo.
Intanto, poco lontano, Olivia si avvicina a Luke Hemmings e lo abbraccia, senza dire una sola parola.
E Luke, anche se è una testa di cazzo, la stringe, perché sa perfettamente che Olivia ha soltanto bisogno di qualcuno che l'aiuti a stare su, perché le vuole bene, perché non è così che doveva andare.
- Come stai?
- Vuoi la risposta sincera, quella classica o una palla bella e buona?
- Tutte e tre, direi.
Lei ridacchia, accendendosi una sigaretta: - Sto di merda, vorrei dare fuoco ai capelli di Tami e alla faccia di Calum, non so cosa rovinare per primo, però - comincia ad elencare - Oppure posso dirti che è tutto normale, non sono nè contenta nè triste.
- E la palla?
- Sto divinamente Luke - sbotta lei, alzando il tono di voce e guardando fisso avanti a sè - Non mi manca per un cazzo l'Olanda, sono così felice di essere tornata a Sydney e aver trovato il mio ragazzo fidanzato con una... con una sgualdrina.
Lui sorride, amaro, per poi imitarla e accendersi una sigaretta.
La maglietta che indossa gli lascia scoperti gli avambracci, Olivia si ferma ad osservare i simboli che vi sono tatuati.
Segue con l'indice il profilo di una spirale e: - Cosa significa?
- Ciclo infinito - replica lui, aspirando avidamente.
- Questo? - indicando una scritta sottile, che parte dal polso.
- Hitting every red light, kissing at the stop signs darling - legge Luke, un sorriso leggero ad increspargli le labbra - E'... Sì, ecco, è l'ultima canzone che Calum ha scritto e che mi ha fatto leggere.
- Da quanto tempo non scrive?
- Io... - Luke è in imbarazzo, è evidentemente, così si trova a benedire il tempismo maledetto di Ashton che li chiama a tavola, perché sembra proprio che gli hamburger di Tami siano pronti.
Olivia non ne assaggerà nemmeno un boccone, per ripicca.















NdA: Buongiorno!
Spero che sia per tutte una buona giornata! Io sono un po' giù di morale, come sempre, ma spero che il capitolo vi piaccia! Capisco che è molto incentrato su Olivia e Calum, ma davvero sono un po' disastrati questi due, c'è da penare!
Ok, mi dileguo che davvero non so che cosa cavolo dire.
Risponderò domani alle vostre recensioni, oggi davvero non sono dell'umore! Vi lascio con una gif di Tami :)
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 7
*** Stop ***


Alla Ceci,
che è il mio cuore, la mia forza,
la mia ragione






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sei

stop








Olivia si volta, stando attenta a non farsi notare, e fissa il profilo dolce di Tami, studiandone le espressioni gioiose, il sorriso aperto e gli occhi truccati minuziosamente con ombretti e abbastanza mascara da far risaltare le sue ciglia lunghe.
Ha le mani poggiate con grazia sulle cosce e ogni tanto si sporge più in avanti per dire qualcosa a Calum, a Luke o più semplicemente per ascoltare i loro discorsi.
Non calcola Olivia, nemmeno per sbaglio.
Non che a lei interessi, comunque.
- Dove abiti, Tami? - domanda Luke, senza staccare gli occhi dalla strada.
Lei sorride (come sempre) e: - Poco fuori dal centro, a casa dei miei.
Il biondo mugugna un "ok", senza arrischiarsi a chiedere altro, e Tami non sembra per nulla delusa da quella conversazione già morta in principio.
Calum potrebbe tranquillamente essere scambiato per una statua di cera, se non tamburellasse distrattamente con le dita sul volante il ritmo di American Idiot, che stanno ascoltando.
Quella canzone riporta alla mente di Olivia una serie infinita di ricordi: la cover che avevano cantato alla prima (e ultima) esibizione con il batterista sostitutivo di Ashton, la sera dell'ultimo ballo scolastico passata seduti sul tetto della scuola, solo loro due e una bottiglia di Jagermeister, la festicciola improvvisata per il diciottesimo di lui.
- Ti porto per prima, ok? - l'avvisa Calum, senza accennare a girarsi per guardarla in faccia.
Olivia vede la reazione della giovane e giurerebbe che Tami sia rimasta leggermente interdetta dal tono indifferente di quello che è il suo ragazzo. Probabilmente si aspettava di ricevere un trattamento diverso, probabilmente pensava che avrebbe dormito nell'appartamento di Calum anche questa notte, protetta dalle sue braccia e dalle lenzuola sempre troppo leggere, che finiscono per cadere a terra, inevitabilmente.
Si fermano davanti alla villetta signorile dei genitori di Tami che sono quasi le tre di notte, Luke sta sbadigliando prepotentemente da almeno mezzora e Olivia non intende assolutamente mostrarsi gentile, quindi si limita a stiracchiare un sorriso di circostanza ed evita di darle la buonanotte.
Fissa la strada, mordendosi il labbro, quando Calum si sporge per darle un bacio, 'ché non vuole vederli insieme, e quando finalmente Tami scende, chiudendo dietro di sé la portiera con un tonfo sordo, tira un sospiro di sollievo.
- Ok, bene - commenta sardonico Luke - E' il momento di mettere qualcosa di forte.
Calum gli lancia un'occhiata interrogativa, che il biondo evita con un'alzatina di spalle: - Non credo che Tami sia il genere di persona in grado di apprezzare i Black Sabbath.
- Beh, Tami... Tami è più...
- Più femmina, sì - borbotta Luke, attaccando il suo iPhone al cavo - Come ti pare.
Olivia ridacchia, nascondendosi dietro ai capelli che le cadono davanti al viso, 'ché quello è il modo di Luke di difenderla con Calum e non potrebbe avere un amico migliore di lui.
- Vuoi dormire da me, Lucas?
- Nah - ribatte Luke, selezionando un'altra canzone - Domani devo alzarmi presto. Cioè, dopo.
- Sicuro?
- Direi di sì.
Calum ridacchia e dopo pochi minuti si ferma poco lontano da casa Hemmings; Luke scende e cede il posto davanti ad un'Olivia più che mai riluttante.
Cala immediatamente il silenzio, rotto soltanto dal rumore del motore della vecchia auto di Calum, che fischia tremendamente ogni volta che va cambiata la marcia.
Si fermano ad uno stop che ancora nessuno ha detto una sola parola, troppo impegnati a tenere lo sguardo fisso in avanti, per paura di incrociare gli occhi dell'altro.
Il casuale dell'iPod di Calum propone I Miss You e Olivia non lo sa, che cosa sta succedendo, ma ha le labbra premute su quelle di lui, la cintura di sicurezza che frena un po' i loro movimenti e va tutto bene, stranamente.


Michael la abbraccia, da dietro, e Lily sospira leggermente, sentendo le mani tremare.
Ci pensa da qualche giorno ormai, e la paura che Michael non sia quello giusto sta lentamente prendendo possesso del suo cervello, manipolando l'idea meno distorta di una vita insieme, con un gatto (che Mike è allergico ai cani) e due, tre figli.
Quando lui si sporge per darle un bacio, Lily si ritrae, di riflesso.
Ora come ora vorrebbe soltanto essere a casa sua, con Bec, Lee e il latte che si scalda sul fornello, 'ché il piccolo non vuole proprio saperne di chiudere gli occhi e smettere di urlare.
Michael le lancia un'occhiata stranita, che lei ignora deliberatamente. Non ha voglia di drammi, non a quest'ora.
- Lils?
- Dimmi - lo invita, legandosi i capelli, evitando lo sguardo insistente del suo fidanzato.
- C'è qualche problema?
- Io?
- Cosa...? Mi stai ascoltando, Lily?
E, no, Lily non lo sta a sentire, effettivamente, perché le vortica nella mente il pensiero che le ha tenuto compagnia nell'ultima settimana, impedendole di ostentare la serenità che di solito è sua.
- Lily! - alza la voce Mike, 'ché se qualcosa lo fa davvero imbestialire è quando non riceve l'attenzione che vorrebbe dalle persone.
- Non gridarmi addosso, Michael!
Lui la fissa interdetto per un secondo, poi scuote la testa: - Mi vuoi, per favore, spiegare qual è il tuo cazzo di problema?
- Non ho niente, finiscila!
- Stiamo insieme da quattro anni, merda. - Appunto - sbotta lei, rossa in viso - Stiamo insieme da quattro cazzo di anni e io non lo so più, ok? Non lo so più, se sei quello giusto, perché non ho termini di paragone! E se prima mi sembrava una cosa figa, sposare il mio primo amore, adesso non ne ho la più pallida idea e... e vaffanculo, Mike, mi odio, ti odio, odio questa situazione, vaffanculo!
Lui sente incrinarsi qualcosa, dentro, tra le costole e i polmoni.
Trema, si sente debole e vorrebbe solamente piangere, oppure prendere la chitarra e andare a strimpellare qualcosa all'Ufficio, ma i piedi sono piantati per terra, incapaci di compiere anche il minimo movimento.
- Vaffanculo - ripete Lily, mentre una lacrima le riga la guancia - Forse... Forse non sono più sicura di stare insieme, mh?
Michael passa una mano tra i capelli, ormai quasi bianchi.
Lily tace, pronta al peggio.
- Vaffanculo tu, Lily - esala lui, mordendosi il labbro superiore nell'ultimo, strenuo tentativo di non scoppiare.


Calum si stende e sospira immediatamente, chiudendo gli occhi. Nella penombra della sua camera da letto non c'è spazio per i ripensamenti, i sensi di colpa, non c'è spazio nemmeno per Tami.
Oliva è sopra di lui, a cavalcioni, e probabilmente non è mai stata così bella, e probabilmente non è mai stato così bello sentire le sue mani sul petto, già lasciato libero dalla camicia slacciata.
- Mh - mugugna piano lui, muovendo le sue mani sui fianchi della bionda, nel tentativo di afferrare un lembo del maglioncino leggero che indossa per sfilarglielo.
Quando finalmente ci riesce, Calum fa leva sugli addominali e si alza, in modo tale da rimanere seduto e, guardandola con gli occhi leggermente lucidi e la bocca socchiusa, le slaccia anche il reggiseno, prendendo poi a tracciare delle linee immaginarie sui seni rotondi di Olivia.
Si blocca un attimo dopo, comunque, 'ché c'è qualcosa di strano.
- Olly - sussurra, con la voce roca e l'eccitazione evidente ancora stretta nei jeans - Quando l'hai fatto?
Olivia sorride con tutta la dolcezza possibile, mentre Calum accarezza lentamente il suo tatuaggio sul costato, in prossimità del cuore.
I feel you burning under my skin.
- Ad Amsterdam.
Calum sente qualcosa, muoversi dentro: si spinge in avanti, prendendo il viso morbido di Olivia tra le mani (prive di calli, ormai) e la bacia come forse non ha mai fatto, nemmeno quando si era presentato a casa sua a notte inoltrata.
Lei gli toglie la camicia, definitivamente, accarezzandogli le braccia e sentendosi completa come non si sentiva da tanto di quel tempo che s'era pure dimenticata che cosa si prova, ad avere Calum attaccato, caldo e ricoperto di brividi.
- Merda - mugugna lui, muovendosi di scatto, accarezzando con impazienza la schiena liscia della bionda - Merda, Olivia.
Il suo cervello sembra scollegarsi, anche se per poco, e non c'è più la sua fidanzata che ha accompagnato lui stesso a casa, non c'è l'anno ad Amsterdam, le canzoni piene di rabbia e frustrazione che ha nascosto tra i libri dell'università, e non c'è nemmeno il vuoto all'altezza del petto, non ci sono le mani che tremano dalla disperazione.
C'è solo Olivia, con i suoi ansimi contenuti, le labbra socchiuse che lo cercano in continuazione, il suo collo pallido che gli era mancato da morire e le lentiggini sulle spalle, quelle che lei odia.
La sente piccola, fragile, bellissima, tra le sue braccia tatuate e gli sembra di vivere soltanto ora, dopo un anno (e forse più) di semplice esistenza.
- La ami? - sussurra lei, presa da non capisce cosa, sulle sue labbra piena.
Calum sente un brivido percorrergli la schiena, mentre le sfila i pantaloni, e, no, lui Tami non la ama.
Gli piace il sorriso di Tami, gli piace il modo in cui gli accarezza i capelli dopo aver fatto sesso, gli piace la pizza che cucina.

Gli piace Tami, pensa.
Ama qualcun altro.















NdA: Buonaseeeeeeeeera!
Sono di frettissimissima, perché devo uscire a cena anche questa fottuta sera, MA volevo pubblicare a tutti i costi, 'ché la Ceci ne aveva bisogno, o forse no, ma a me piace pensare di averla fatta sorridere, con il capitolo!
Viiisto, che i cipollini sono tornati insieme? Cioè, ok, hanno solo scopato, ma Calum si è reso conto di non amare per un cazzo Tami. Come finirà? ahahah
E poi, vabe, a voi i commenti per Michael e Lily, io ho il cuore a pezzi! :(
Scappo, okok, se no arrivo in ritardo come sempre!
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 8
*** Sapere ***


A T,
che oggi mi va così
(e me ne pentirò)






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sette

sapere








Sono le otto di mattina, quando Luke si sveglia bruscamente (e controvoglia, 'ché il campanello ha interrotto un sogno decisamente interessante, per usare un eufemismo).
Calcia via il piumone candido e quando questo cade per terra, si limita a sbuffare, senza preoccuparsi di raccoglierlo.
Infila velocemente una maglietta che ha trovato sulla sedia e apre la porta, mentre si strofina gli occhi con la mano destra.
Non sa per quale motivo, effettivamente, ma si era aspettato di trovare sua madre, armata di detersivi, suo fratello, suo padre, la signora anziana del piano di sopra, chiunque, davvero. Non Calum, però.
- Che cosa cazzo... - mormora, frastornato, mentre si sposta leggermente per permettere al suo migliore amico di entrare nell'appartamento - Perché sei già sveglio?
- Credo sia più corretto chiedermi perché sono ancora sveglio.
- Scherzi?
Calum scoppia in una risatina acida e si indica gli occhi, cerchiati da profonde occhiaie, 'ché non è la prima notte insonne, per lui, ma un po' si vergogna ad ammetterlo: - Ho la faccia di uno che scherza?
- Hai la faccia di uno che ha bisogno di cinque litri di caffè, merda. Caffè nero.
- Anche.
- Fattelo - esclama il biondo, agitando con noncuranza la mano - Io... Io vado a pisciare. Non bruciarmi la casa.
Calum sorride, avvicinandosi al fornello, dove la Moka è già posata.
Quando Luke torna dal bagno, il caffè non è ancora venuto su, ma va bene così.
Entrambi si siedono, uno sulla penisola (Luke) e l'altro sulla sedia più lontana dal piano cottura. Non c'è spazio per le parole, Calum lo sa, così si limita a torturarsi le mani, senza avere la più pallida idea di come possa introdurre un discorsi di quel genere.
- Hai intenzione di dirmi perché non hai dormito o...? - butta lì Luke, mentre la caffettiera fischia.
Calum alza lo sguardo ed è distrutto, dentro e fuori: indossa una vecchia maglietta dei Green Day che Luke giurerebbe sia di Michael, ha i pantaloni della tuta grigi e un'espressione stanca che raramente gli ha visto addosso.
Arranca, si tiene a galla con fatica.
- Io... Metti che a te piaccia una ragazza.
Luke alza un sopracciglio, sorseggiando il caffè amaro, come piace a lui, ma tace, nell'attesa che sia proprio Calum a continuare.
- Ecco, ecco. Metti che ti piace da morire, che pensi di amarla, ma allo stesso tempo ne ami un'altra, che però non ti piace e... E tu lo sapevi, che Olivia ha fatto un tatuaggio?
- Tu ami Tami o pensi di amarla? - chiede Luke, il naso arricciato in una smorfia, che Calum non si sa spiegare e a lui dà terribilmente sui nervi quando si comporta così - No! Aspetta!
Calum alza lo sguardo di scatto dalla sua tazzina, nella quale ha aggiunto un cucchiaino di zucchero.
- Come cazzo fai a sapere del tatuaggio di Olivia?
Silenzio.
Si sente il rumore secco della tazzina che sbatte sul tavolo; il moro non ha il coraggio di guardare Luke negli occhi.
- Hai... Sei andato con Olivia, stanotte?
- No - tenta Calum e, nell'ultimo, strenuo tentativo di non passare per il coglione totale che poi è, si copre il collo con un braccio, in quella che spera risulti una posizione naturale.
- Ti stai coprendo un succhiotto - lo accusa Luke - L'ho visto, puoi togliere la mano.
Con l'espressione colpevole, Calum torna a posare la mano sulla coscia.
- Non ho capito chi è quella che ti piace e quella che ami - gli fa notare Luke.
E' con riluttanza, che l'altro glielo spiega.


Michael Clifford ha ventun anni (quasi ventidue) e tanto tempo da sprecare, a quanto sembra, dal momento che saranno almeno due ore che gira in tondo, seduto sul seggiolino arancione del Bus 67.
La riproduzione casuale del suo iPod, che poi è di Lily, gli propone in continuazione Slipknot, Green Day e Iron Maiden, Pantera e Megadeth e, no, non è giusto, ok? Perché un buon casuale, uno che si rispetti, non passa le canzoni più dure, in momenti simili.
Gli viene da piangere, da prendere a pugni qualcosa e poi di nuovo piangere, che se non ha un posto dove stare è anche colpa sua: non avrebbe dovuto dare tutto se stesso a Lily, non avrebbe dovuto legarsi così tanto a una sola persona, ma avrebbe dovuto urlarle addosso e non andarsene placidamente, incerto sulle sue gambe buffe.
Michael lo sa, che nulla è per sempre, 'ché gliel'hanno spiegato i suoi genitori e persino le maestre delle scuole elementari, ma sperava che con Lily ci fosse almeno un "più tardi possibile".
Sente una fitta al petto, che la faccia disperata di Calum dopo la partenza di Olivia gli è rimasta impressa e ha una paura folle di assomigliargli, in questo momento.
Lo spaventa, la prospettiva di dover ricominciare tutto da capo.
Davanti a lui, in piedi, due ragazzi ridono e si sfiorano (nemmeno troppo involontariamente), scambiandosi le cuffiette dell'iPod e occhiate complici.
Fa male, ok? Ma male che gli sembra quasi di non avere abbastanza ossigeno al cervello, sangue nelle vene.
Aveva creduto che Bec e Luke fossero infiniti, poi lui aveva deciso di andare ad Adelaide per un fottuto corso da tatuatore e tutte le foto, le canzoni, il plettro che Bec portava al collo erano finiti nel cassetto, accanto ai buoni propositi di prendere casa appena fuori da Sydney, vicino al mare.
Aveva sperato che almeno Calum e Olivia durassero, ma alla fine lei era partita per Amsterdam, per un maledetto anno, senza dire nulla, senza interpellare Calum, senza fingere quanto sia stato per lei una liberazione, andarsene dall'Australia.
Credeva che sarebbero riusciti a superare tutto: le paure di Olivia, l'impulsività insopportabile di Calum, il lavoro che non trovavano, l'appartamento che avevano intenzione di dividere.
Adesso non ci sono letti da dividere, salotti da vivere, bagni da pulire: c'è Calum che vive solo (ma solo, solo davvero), Olivia che è allo sbando e Tami Roberts che forse non se ne rende proprio conto.
Michael ricorda ancora alla perfezione le lacrime della bionda che erano andate a bagnargli la camicia di flanella.
"Non devi partire per forza" e lei "No, ma voglio".


Freya mordicchia nervosa un'estremità della matita; ha gli occhi fissi sul libro di Storia dell'arte moderna, ma non sta leggendo nulla, impegnata com'è a ignorare l'ingombrante presenza accanto a lei.
Ogni tanto lancia delle occhiate furtive a sinistra, seminascosta dietro al ciuffo ribelle di capelli biondi che proprio non ne vuole sapere di rimanere incastrato nell'elastico, e, no, Agatha Marvin non ha intenzione di andarsene.
Freya la odia, ok?
Non la vedeva da forse un anno, forse di più, e da quando si sono incrociate per sbaglio al matrimonio di Leah, non riesce a pensare a null'altro, che i suoi occhi azzurri le tornano alla mente, facendola sospirare di frustrazione.
Lo sa da quando ha smesso di tingersi i capelli di verde, più o meno, ma non è ancora riuscita a metabolizzare bene, 'ché lei era certa di provare amore vero per Calum Hood, al liceo, ed era sicura di essere solamente un pochino confusa, quando trovava un po' troppo bello il sedere della sua migliore amica.
Con uno scatto, torna a fissare la pagina del suo libro, quando si rende conto di Agatha ha finito e si sta alzando in piedi per allontanarsi dalla biblioteca.
E' bellissima, indubbiamente, con la camminata elegante che l'ha sempre contraddistinta, fin dai tempi del Norwest Christian College.
A Freya non piace rivangare il passato, di solito: era piccola, stupida e, beh, ha passato tra i momenti peggiori della sua vita, dai sedici ai diciotto anni, ma sono giorni che vorrebbe tornare al liceo, con la nuova consapevolezza di non essere attratta dai ragazzi e vedere se magari qualcosa sarebbe andato bene anche a lei. Non tutto, solo qualcosa, per autoconvincersi di non essere un completo fallimento.
Agatha sta per andarsene: con la coda dell'occhio vede che sta riponendo nella borsa tutti i suoi quaderni e i libri, così prende un respiro e si alza in piedi, perché "O adesso o mai più" le diceva Leah e non potrebbe avere più ragione.
- Sei Agatha Marvin, giusto? - le chiede, di slancio.
L'interpellata strabuzza gli occhioni, mordendosi innocentemente il labbro.
(Freya pensa di poter morire)
- Mi ricordo di te dal... Oh, beh, sono Freya, Freya Moore - si presenta, porgendole la mano destra.
Agatha la afferra, pensierosa, poi: - Credo di... Avevi i capelli verdi, forse?
Freya annuisce con impeto, orgogliosa che i suoi capelli assurdi siano serviti a qualcosa, alla fine.
- Hai bisogno di qualcosa, Freya?
- Ricordo che eri un... un genio, in chimica. Avrei bisogno di qualche aiuto, credo.
- Intendi ripetizioni?
- Intendo qualcosa che mi faccia passare il prossimo esame.
Agatha sorride, allargando le labbra perfettamente dipinte di un rosa che sembra stato creato apposta per lei.
- Si può fare - annuisce - Mi lasci il tuo numero?


Lily è andata a cena dai suoi genitori, così c'è Olivia a tenere compagnia a Bec e Lee, stasera.
Sono tutte e due sedute sul divano del salotto, in compagnia di MTV Music, un paio di pupazzetti del piccolo e una bottiglia di Coca Cola, che almeno stasera non vogliono bere.
- Sabato vieni, vero? - chiede la bionda, coccolando un po' Lee.
Bec scuote la testa.
- Non puoi tipo... lasciarlo a tuo padre, per una sera! Oppure a mia mamma!
- Non mi va di mollarlo così da qualche parte, Olly. E poi ho chiuso, ok? Non voglio più vedere nemmeno una discoteca. - Mi lascerai andare da sola al compleanno della fidanzatina di Calum! Te ne rendi conto?
Bec ridacchia, mentre il suo cellulare vibra a causa di un messaggio, che però entrambe ignorano.
- Ci sarà Lily - le ricorda Bec, che, davvero, sembra invecchiata di anni - E Calum, appunto.
- Ci sarà Tami - aggiunge truce Olivia, roteando velocemente gli occhi al cielo - Quindi lui farà finta di non conoscermi, come sempre, e lei avrà un vestito bianco da troia e tutti la guarderanno e lui sarà geloso e...
Bec ride, scuotendo la testa.
- E io mi incazzerò, perché Calum è geloso di quella deficiente, mentre finge di non conoscermi! E, ti dirò di più, fingerà che ieri sera non sia successo nulla!
- Non dovevi, comunque.
- Quanto sei pallosa, Lewis? - la rimbecca Olivia, che ormai non ha più freni - Tu non ti scoperesti Luke Hemmings seduta stante?
Bec si acciglia e: - Ho chiuso, con quella vita - le ricorda, piuttosto dura.
- Non...
- Sì.
- Cosa, sì?
- So chi è il padre.
- Stai scherzando, spero.















NdA: Ok, io immagino che adesso vogliate picchiarmi per il capitolo osceno e per il ritardo ancor di più, ma HERE I AMMMMMMM
Che dire, io adoro Luke, lo amo tanto, ed è puro egocentrismo questo.
Altro non saprei cosa dire, perché mi sembra sempre di sminuire tutto, quando commento da me il capitolo.
Vi chiedo quindi scusa se non ho ANCORA risposto alle vostre meravigliose recensioni, ma sono sempre sommersa dallo studio e dallo sclerare addosso a Calum (purtroppo c'è anche questo nella vita). Sappiate però che le leggo sempre e che se solo potessi vi abbraccerei tutte, una ad una.
Fuuuuggo, che tanto per cambiare devo "studiare" inglese!
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 9
*** Automatico ***




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otto

automatico








E' il 20 ottobre e Tami Roberts compie ventun anni, oggi.
La sua giornata è iniziata nel migliore dei modi, tra le lenzuola bianche del letto matrimoniale che campeggia nella camera di Calum, l'odore di caffè appena macinato e "All of me" di John Legend a fare da leggero sottofondo per una giornata che si prospetta molto più che perfetta.
Adesso, con il suo vestitino elegante e le scarpe con il tacco, il rossetto bordeaux sulle labbra piene e i capelli sciolti sulle spalle, sorride allegra, guardando con amore il suo fidanzato, che le sta accanto e le cinge gentilmente un fianco.
Stanno entrambi parlando con Martin Barnes, che frequenta il loro stesso corso di laurea, di quanto sia pesante la nuova professoressa di Storia dell'Architettura.
Tami non è per i grandi temi, gli accesi dibattiti: a lei bastano un paio di amici, un bicchiere di spumante di buona qualità e può dirsi contenta.
Il privè del Minimal è ghermito di gente che Calum ha visto rare volte in vita sua. Lascia vagare lo sguardo, estraniandosi per un attimo dalla conversazione con Barnes, nel tentativo di individuare i suoi amici di sempre, che Tami ha voluto assolutamente invitare.
Li trova poco dopo, tutti nello stesso angolo, vestiti eleganti, per una volta, con le mani incerte di chi ha tra le mani un bicchiere al quale non è abituato.
Vorrebbe avvicinarsi, salutarli, ridere con loro e smorzare un po' la tensione che sente addosso, ma non può lasciare sola la sua fidanzata per raggiungere la sua ex, per quanto sia bellissima, stasera.
Indossa un vestito nero con lo scollo a cuore e la gonna larga che solo prima di partire per Amsterdam non avrebbe mai nemmeno comprato. Ha gli occhi di parecchi ragazzi addosso e, ok, non è più la sua ragazza, ma Calum sarà sempre geloso di lei, a prescindere.
Non gli piace come Daniel Cyarner le gira intorno e, quando quest'ultimo si avvicina per dirle qualcosa che la fa ridere, Calum giura che entro fine serata si vedrà costretto a dargli un altro pugno sul naso.
Lily, accanto a lei, evita accuratamente di incrociare il suo sguardo con quello di Michael, che sembra invecchiato improvvisamente di anni, infilato a forza nella sua giacca scura che probabilmente gli ha prestato Luke.
Ashton e Jodie (insieme ad Olivia, particolare che lo fa letteralmente infuriare), sono gli unici che sembrano divertirsi: si stringono dolcemente, i cocktail tra le mani e gli occhi che si cercano in ogni istante.
E' felice per Ashton, naturalmente, 'ché glielo si legge nell'espressione rilassata, nei vestiti curati, che aveva bisogno di una donna nella vita e aveva bisogno di quella donna.
Si rende conto all'improvviso di avere accanto Tami, stretta dal suo braccio che le avvolge la vita in maniera quasi annoiata, come se fosse perché deve e non perché vuole.
Lui la stessa espressione rilassata di Calum non ce l'ha, e non ha i vestiti curati, non ha stampato sul viso il sorriso sincero che il suo amico sfoggia con orgoglio e, no, i suoi occhi non cercano quello di Tami alla ricerca di un qualsiasi segno.
- Arrivo subito - si congeda, allontanandosi con uno scatto dal corpo sottile della sua ragazza.
Tami lo fissa interdetta, un sopracciglio inarcato.
- Sto... Sto bene, tranquilla.
Lei lo studia, poi alla fine gli sorride, conciliante come sempre; lo guarda allontanarsi e, beh, lo ama.
Calum si chiede cosa ci sia di sbagliato in lui.


Da quando è nato Lee, Bec ha sviluppato un'insana fissazione per tutto ciò che riguarda l'Oriente, a partire dai ravioli al vapore che sembrano essere diventati il suo ossigeno, per finire alle stecchette di incenso che adora accendere quando si trova in casa da sola, per rilassarsi ulteriormente.
Ne possiede di ogni tipo e gusto: stasera ha deciso di accenderne una proveniente dalla confenzione che le ha regalato suo padre settimana scorsa, l'ultima volta che si sono visti.
Lee dorme beato al centro del letto matrimoniale della camera della sua mamma, dove ultimamente dormono entrambe le ragazze, perché Michael non viene più a passare la notte all'appartamento.
E' mezzanotte, forse, o magari l'una, quando il campanello suona.
Bec è costretta a mettere in pausa il film che sta guardando (Notting Hill, per la milionesima volta), posa poi la tazza contentente la sua tisana sul tavolino basso dove invece Lily mette i piedi, e si alza per andare ad aprire la porta.
Avvicina l'occhio destro allo spioncino, che la prudenza non è mai troppa, e quasi urla, perché che Luke Hemmings fosse un cretino completo ormai era chiaro, ma addirittura presentarsi davanti a casa sua in piena notte... No, deve essere ubriaco, è l'unica spiegazione plausibile.
- Cosa cazzo ci fai qui, Luke? - sbotta, aprendo di scatto la porta d'ingresso.
Lui sorride, con l'espressione colpevole di chi si rende perfettamente conto di essere completamente pazzo, e: - Mi annoiavo.
Bec non può evitare di sorridere, dolcemente: - Alla festa di Tami?
Luke annuisce.
- Non ci credo - e sorride, ancora - Eravate al Minimal, Luke. Non ci si può annoiare, lì.
- Io mi stavo letteralmente rompendo i coglioni.
- Continuo a non crederci.
- E poi volevo vederti.
- Mh, ok, a questo posso credere.
Luke ride, passandosi una mano tra i capelli chiari: - Hai intenzione di farmi entrare o...?
La mora rotea gli occhi. A volte Luke le manca talmente tanto che vorrebbe soltanto urlare, prendere a pugni il muro e chiudersi nella sua stanza per un mese, 'ché si è giocata la sua vita e si è giocata la sua vita insieme a lui e non c'è nulla che potrebbe farle più male.
Le capita di pensare a quando andavano insieme da Costa a bere il cappuccino che a Luke faceva impazzire, a quanto erano felici, solo loro due e tutto il resto del mondo al di fuori della bolla di felicità che s'erano costruiti intorno.
Ha ancora delle foto sul computer, delle loro gite al mare, di quella volta che erano andati a Melbourne per sentire il concerto degli Imagine Dragons senza che i genitori di Luke lo sapessero.
Liz s'era incazzata sul serio, quella volta.
- Notting Hill? Sul serio? - lo sente chiedere, con un certo finto disprezzo nella voce.
Lo osserva, semi sdraiato sul divano, i piedi poggiati sul tavolino esattamente come fa sempre Lily, la barba fatta da poco, la camicia bianca che gli fascia alla perfezione il fisico massiccio, i primi bottoni lasciati aperti per comodità.
- Sei diventata una mollacciona, Lewis.
- Cosa cazzo dici, Hemmings?
- Che stai guardando dei film da femminuccia.
Bec si butta sul divano, incredibilmente vicina a Luke, tanto da sentire il suo calore anche attraverso la maglia larga che indossa.
E' questione di pochi minuti, che Luke allunga il braccio, accogliendo contro il suo petto il corpicino esile di Bec.
- Ti voglio bene, Luke.
Sul serio, soltanto questo, Bec?


Calum è sempre più convinto che qualcosa in lui sia sbagliato, tremendamente sbagliato.
Altrimenti non si spiegherebbe perché ora si trovi appoggiato al bancone del Minimal, con un Japanese tra le mani e lo sguardo accigliato.
Tami sta ballando con alcune sue vecchie compagne del liceo con le quali mantiene tuttora i contatti e Michael ci ha provato, a dirgli che forse sarebbe il caso che vada da lei, almeno per non farla preoccupare inutilmente.
Il fatto è che non riesce a staccare gli occhi da Olivia, ed è la cosa più triste e al contempo illuminante della serata.
Chiude gli occhi, beve un lungo sorso di cocktail, lo finisce.
Ha bisogno di fumare.
Fa per tirare fuori la busta del tabacco, per rollarsi una sigaretta, che Olivia lo guarda dritto in viso, con i suoi occhi verdognoli enfatizzati dalla riga di eye-liner che termina allungandole il taglio.
E' bella, nella maniera più semplice e pura; è bella e non è più sua.
Che poi Olivia non è mai appartenuta a nessuno se non a se stessa, ma questo è un altro discorso.
Le immagini della loro ultima notte insieme lo investono, gelide e crudeli come le onde delle mareggiate che da piccolo tanto amava.
Il tatuaggio, le sue labbra, le sue mani, il silenzio interrotto di rado dai sospiri gentili e poi il sudore, i movimenti fluidi, la sensazione di essere di nuovo a casa, dopo troppo tempo...
Non ce la fa, a trattenersi, e le si avvicina.
Stringe con forza la mano intorno al polso di lei, che sta semplicemente osservando la pista con sguardo neutro.
Nei suoi occhi ci legge tutta la sorpresa che, ovviamente, si aspettava di trovare, ma non indugia: la trascina con dolcezza fino al bagno del privè, dove è sicuro che nessuno andrà a cercali, e solo qui, sotto alle luci bianche, tra le pareti in mosaico scuro, si permette di ammirarla come faceva anni fa, quando ancora non avevano nemmeno diciotto anni e Olivia gli sembrava la ragazza perfetta, con la quale passare l'intera esistenza.
- Calum... - mormora lei, evidentemente a disagio.
- Non parlare - replica lui - Mi spiace.
- Non dovevo partire.
E ce ne sarebbero, di cose da dire, ci sarebbero insulti, urla, lacrime, altri pugni contro la parete, ma Calum sceglie di baciarla, con la stessa foga dell'altra sera, lo stesso desiderio della prima volta, ad una delle feste idiote che era solito organizzare Ashton nel salotto di casa sua.
E' sbagliato, certo, è sbagliato anche quando Olivia si trova incastrata tra la parete gelida e il corpo caldo di quello che dovrebbe essere esclusivamente il suo ex, è sbagliato il gemito che si lascia sfuggire quando le dita di Calum, dal suo collo latteo, passano a giocare con la scollatura del suo abito, comprato ad Amsterdam mesi fa.
Non c'è nulla di giusto, a partire dal fatto che Tami è di là che balla, ancora una volta inconsapevole, ma Olivia Simmons ha poche certezze nella vita.
Queste sono la puntata di Criminal Minds ogni giovedì sera, il sushi della domenica insieme a Bec e Lily e lo strano automatismo per il quale, in un posto affollato, i suoi occhi cercano sempre, incondizionatamente, la stessa identica persona.















NdA: Non so assolutamente che cosa dire, questo capitolo è la mmmmerda ed è la malinconia, sono un po' delusa da me, che mi sembra di aver scritto una cagata, ma non credo riuscirei a scrivere nulla di diverso, perché ogni volta mi risulta un po' difficile riscrivere cose già dette.
Spero che a voi non faccia così tanto schifo, onestamente :)
Un ringraziamento speciale ai miei soli, che loro sanno perfettamente di esserlo. Vi voglio bene.
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






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Capitolo 10
*** Tradimento ***




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nove

tradimento








Bec indossava un vestito blu elettrico quella sera, senza spalline e con il corpetto decorato da qualche piccola perla, regalo di suo padre.
Si era anche abituata alle scarpe col tacco, a causa dell'obbligo che Lily le aveva imposto, perché "A ballare con le Vans tu non ci vai, te lo proibisco".
Aveva diciannove anni, ancora, e Olivia stava con Calum, Luke era partito da poco, Ashton quasi non si faceva più sentire, mentre Michael e Lily festeggiavano in quei giorni i loro primi due anni insieme.
Il Minimal ancora non era stato aperto, così quel che restava della loro compagnia usava andare a ballare al Deep Club, locale di dubbio spessore a pochi minuti da casa di Michael, dove poi andavano tutti a dormire solitamente.
Se ci pensa ora, Bec, si rende conto di essere stata idiota, una di quelle sciacquette senza cervello che lei stessa professava di odiare.
Olivia l'aveva pregata, l'aveva minacciata, l'aveva messa in guardia, 'ché se non avesse passato la notte con loro nel salotto di casa Clifford, si sarebbero tutti considerati offesi.
"Siete due coppie", aveva protestato lei, gli occhi lucidi per l'alcol e il fumo, tra le mani un ennesimo drink.
"E allora?"
E allora a Bec non andava, di passare una notte a reggere la candela ai propri migliori amici, perché Luke l'aveva appena lasciata, restio nell'intraprendere una relazione a distanza.
Sarebbe stata la prima notte in compagnia, ma senza di lui e, no, in tutta onestà, a Bec non andava.
Le fa male il cuore, ora, con la tazza di tè caldo tra le mani, Lee che gioca con un peluche che gli ha regalato Jodie un paio di giorni fa e la consapevolezza di non poter frequentare l'università che ha sognato per tutto l'ultimo anno di scuola superiore, Ingegneria Urbanistica.
Di quella sera non ricorda quasi nulla, a parte un cocktail rosa che con il senno di poi ha scoperto essere un Margarita alla fragola, gli occhi scuri (e bellissimi) di lui, il suo sorriso sicuro, mentre la invitava a passare la notte insieme a lui.
Bec era certa di non conoscerlo, anche se la sua faccia aveva in qualche modo qualcosa di familiare.
Si era anche sentita in colpa, inizialmente, quando le mani di lui avevano preso a saggiare ogni singolo centimetro del suo corpo teso, perché, volente o nolente, il pensiero andava a Luke.
Era stata forse colpa sua?
Aveva creduto così, 'ché Luke l'aveva rifiutata, abbandonata, distrutta: se lui avesse acconsentito, a mandare avanti in qualche modo la loro relazione, lei non avrebbe mai dovuto cercare qualche modo per mettere a tacere il mostro che le ruggiva dentro il petto.
Non l'aveva più rivisto, lui, comunque.
I suoi occhi brillanti, ricordo nitido della notte passata, avevano presto perso ogni loro lucentezza, diventando classici occhi scuri, come quelli di chiunque altro uomo sulla faccia della Terra.
Non l'aveva mai tormentata, l'immagine dei suoi capelli scuri, della barba leggermente lunga, del neo sotto all'occhio sinistro che lì per lì tanto le era piaciuto.
Questo, fino al matrimonio di Leah.


Olivia sceglie una pizza alle verdure, la sua preferita, mentre Jack prende la solita, classica pomodoro e mozzarella.
Da quando la piccolina di casa è tornata di Amsterdam, non hanno ancora avuto l'occasione di passare una serata come ai vecchi tempi, solo loro due, un paio di pizze e altrettante birre.
Jack non può fare a meno di vedere come Olivia sia cambiata, in Europa: i modi di fare, di parlare, le mani finalmente curate e persino gli orecchini simmetrici, due perle probabilmente di bigiotteria.
- Sei cresciuta, Olly - le fa notare, mentre fa posto sul tavolo per la sua pizza.
Marco's è la pizzeria italiana più rinomata di Sydney e loro la frequentano da quando erano ancora due bambini alti la metà di ora.
- Dici?
- Mhmh - annuisce lui, beandosi del sapore dolciastro della birra sul palato, fresca, dopo un boccone di pizza bollente - Sei sempre tu, ma meno ragazzina dei rave.
- Io non ero una ragazzina dei rave! - protesta lei, sgranando gli occhi verdi.
- Credi che io non sappia dove andavi con il tuo fidanzatino?
Olivia scoppia a ridere, arricciando il naso e portandosi una mano davanti alla bocca: - Il mio fidanzatino?
- Quello cinese - precisa lui - Ma non è questo il punto, sei diventata grande.
- Solo perché non metto più le collant smagliate che mamma odiava?
- E perché quando ridi metti la mano davanti alla bocca, e perché vai a ballare al Minimal, perché hai imparato a cucinare e...
- Non ti sembra di esagerare?
Jack scuote la testa, arricciando le labbra in un sorriso orgoglioso: - Sono fiero di te, Olly.
Olivia sorride, ringrazia.
Non è tanto certa di poter dire la stessa cosa.


Lily McGillan si muove sinuosa in mezzo ai corpi che si agitano al ritmo della canzone che sta passando in questo momento il DJ.
Non aveva mai provato ad andare sola in discoteca, convinta che non avrebbe trovato di che divertirsi, ma è costretta a ricredersi.
Si sente libera come non lo è mai stata, o almeno così crede, e butta giù un cocktail dietro l'altro, offerti per la gran parte da sconosciuti, nel tentativo di mettere a tacere quella parte di lei che cerca di farsi sentire da quando con Michael è finita.
Indossa una gonna a vita alta nera, una canottiera bianca e il rossetto rosso che le valorizzava le labbra non c'è quasi più, ma nel complesso è sempre bellissima, vestita dei suoi sorrisi allegri e sinceri.
Si avvicina rapidamente al bancone, non appena intravede uno spazio libero, e (con sollievo) si trova davanti la figura alta di Calum, con la maglietta nera della divisa e un grembiule anch'esso nero legato intorno alla vita.
Lui la guarda interdetto, inarcando un sopracciglio, e: - Cosa cazzo ci fai ancora qui? - le chiede, impulsivo come sempre.
- Ballo - ride Lily in risposta, tradendosi.
- Sei completamente marcia, Cristo!
- Ma che cazzo dici?
Calum rotea gli occhi: - Aspetta un quarto d'ora che smonto, ti riporto io a casa.
Lily annuisce in silenzio, guardandolo con gli occhi sgranati.
Per tutti i minuti che seguono, rimane lì, attaccata al bancone con lo sguardo vacuo di chi non capisce bene cosa sta succedendo, controllata a vista da Calum, che non ci vuole credere, la McGillan ridotta così?
Alle 3.30 am si sente toccare una spalla: Anthony.
Calum lo saluta, lanciando un'occhiata a Lily per controllare che sia ancora lì, poi toglie il grembiule e prende l'amica per una mano, trascinandola fuori dalla bolgia.
- Hai tutto? Telefono, portafoglio?
Lily gli mostra la pochette argentata che tiene tra le mani e sorride amaramente: - Non sono deficiente.
- Quasi.
- Scusami?
Lui sorride, anche vagamente intenerito, poi le passa un braccio intorno alle spalle: - Andiamo, Lils, è tardi.
Lei lo segue senza obiettare, camminando dritta verso il parcheggio. Non dice una parola nemmeno durante il tragitto per tornare a casa: si limita ad appoggiare una tempia sul finestrino freddo dell'auto di Calum, godendosi le note di Wish you were here (quella dei Pink Floyd, ovviamente).
- Mi accompagni su? - chiede, poi, con un filo di voce, gli occhi ancora chiusi e le gambe mollemente accavallate.
E, no, Calum non vorrebbe, perché ha un cazzo di sonno che Lily forse non ne ha proprio idea, e domani deve andare in facoltà, ma non ce la fa, a negarle un ultimo aiuto.
Le sorride, scuotendo la testa, poi scende dalla sua Renault scassata, andando ad aprirle la portiera con eleganza perfettamente falsa.
Lily si scioglie in una risatina, appoggiandosi addosso a lui.
E' un secondo, ma a Calum pare proprio che lei cerchi le sue labbra. Si allontana di scatto, reggendola comunque dalla vita e la accompagna su per le scale, fino al terzo piano.
Sono davanti alla porta dell'appartamento che Lily condivide con Bec, quando la giovane si lascia scivolare a terra, le guance rigate da un paio di lacrime.
- Lily... Lils, cos'hai?
Calum si piega sulle gambe, ponendosi alla stessa altezza del viso di lei, e ancora una volta non sa minimamente che cosa sia meglio fare.
Olivia non piangeva, non davanti a lui, almeno.
- Non so che cazzo fare, Cal.
- Cosa... Perché, cosa devi fare?
Non deve fare nulla, Lily, non dovrebbe nemmeno sporgersi in avanti, prendergli il viso tra le mani e baciarlo, con una prepotenza che non le appartiene.
Non dovrebbe, perché Calum è fidanzato (ama Olivia) e lei non fa che aggravare la situazione.
Le brucia tutto, ha un po' di nausea e la testa pesante, Michael le manca quanto l'aria e sono quasi le 4 di notte, quando si stacca da lui e rimette tutto sul pianerottolo.
Calum non la lascia sola.















NdA: Here I am, in ritardo di tipo millenni, ma ce l'ho fatta! Mi spiace molto per avervi fatto aspettare un sacco, credetemi, ma ho avuto tutta una seria di problemi. Ci sentiamo presto (stavolta davvero) :*

Eleonora






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Capitolo 11
*** Giusto? ***




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dieci

giusto?








Don't waste your time on me.
No.
Michael è seduto sulla sabbia fina della spiaggia di Sydney. Il sole sta tramontando, davanti ai suoi occhi, e inevitabilmente gli viene in mente quel momento in cui Lily gli aveva accarezzato la testa con riguardo e gli aveva sussurrato che i suoi capelli arancioni le ricordavano il sole che, caldo, si tuffa nelle acque calme dell'oceano.
E' strano come, quando si è tristi, tutte le canzoni acquistano improvvisamente un significato tanto profondo che sembra essere quello reale.
You're already the voice inside my head.
Le cuffie che tiene nelle orecchie dovrebbero essere di Ashton. O forse di Jodie. In ogni caso, la prossima volta che lo invitano a cena, gliele riporta.
Lily rubava sempre gli auricolari a Bec, che poi s'incazzava, perché "Il mio stipendo da poveraccia non basta nemmeno per le sigarette, figurati per le cuffie nuove!".
E' inutile, comunque, perché ogni singola cosa sembra riportargli alla mente un momento, sia esso stupido o inutile o anche frutto della sua invenzione, con Lily McGillan.
Gli piaceva, svegliarsi e averla lì, gli piaceva credere di aver lottato per lei e gli piaceva pensare che con lei avrebbe passato il resto dei suoi giorni.
Per Michael è frustrante, 'ché era dai tempi dell'ultimo anno al Norwest Christian College che non andava in spiaggia da solo.
Lily era una costante, nella vita da idiota che aveva condotto prima di baciarla, in un assolato pomeriggio di metà gennaio, nascosti nella tenda che Luke aveva montato per lui e Bec, e lo è stata anche dopo, quando aveva scelto di iscriversi alla facoltà di lettere, quando aveva smesso di suonare e quando i suoi genitori si erano separati, facendolo soffrire come un bimbo di cinque anni.
"Non ci credi?"
"A che cosa?"
"All'Equazione di Dirac"
E, no, Michael non ci credeva, un po' perché di fisica non ci ha mai capito proprio un cazzo e un po' perché essere pessimista (e farla arrabbiare, di conseguenza) lo divertiva un mondo.
Adesso, però, forse, con i Blink 182 in ripetizione da un quarto d'ora buono, e le lacrime che pungono insolenti per rigargli le guance fresche di dopobarba, anche quella serie inutile di simboli e letteri che ha acconsentito a tatuare sul braccio ha senso.
Lily ha lo stesso identico tatuaggio, nella medesima porzione di avambraccio, e Michael ricorda ancora con dolcezza quanto l'amata, quando se n'era uscita con quella proposta strampalata.
"Ma a te non piacciono i tatuaggi!"
"E allora? A me piaci tu"
Avevano fatto l'amore tutta la notte, nel silenzio, per non svegliare Bec e Lee, che nella stanza accanto dormivano calmi.
Adesso non sembra che rimanere soltanto qualche segno scuro sulle pelli lattee, 'ché la convinzione di essere eterni un po' è andata a farsi fottere.
I miss you.


Calum si siede alla scrivania nera della camera angusta di Luke Hemmings.
Sono le 10 pm e qualcosa e Ashton e Jodie sono arrivati da poco, in tuta e con i capelli umidicci di doccia.
Non è esattamente il genere di sabato sera che si erano prospettati, ma Bec non ha intenzione di uscire (tanto per cambiare), Olivia è chiusa in casa a studiare per l'esame di dopodomani e di portare Lily e Michael nello stesso luogo non hanno proprio intenzione.
Luke sbuffa un po', facendo zapping, 'ché non c'è nulla di decente in tv e lui si sta davvero per incazzare.
- Hemmings, adesso ti do una testata - sbotta Jodie, incrociando le gambe - Metti su MTV e finiamola qui.
Il biondo la guarda come se fosse appena arrivata da chissà quale pianeta: - No, dico, ma sei impazzita, per caso?
- Perché?
- Perché - prende fiato lui - In casa mia non entra musica di merda, ok?
Ashton ridacchia, sinceramente divertito dal siparietto.
- MTV non dà musica di merda! Non sempre!
- Ah, ecco, perché le Little Mix sono certamente degne di nota.
Jodie sbuffa, mentre Calum fa spallucce: - Passano le Neon Jungle, però.
- E allora? - Luke non ci crede, che Calum ascolti una girl band. Non dopo tutti i rave ai quali l'ha trascinato, non dopo tutte le magliette degli Iron Maiden che gli ha visto portare con orgoglio.
- E allora sono fighe.
Jodie fulmina prontamente Ashton con lo sguardo, per evitare che possa pronunciarsi sulle cantanti in questione.
- Rimanendo in tema - si salva quest'ultimo, alzando le mani - In questi anni non avete scritto nessuna canzone?
Luke scuote la testa, ma: - Ho scritto un sacco di canzoni sulle braccia della gente. Uno ha voluto l'intero testo di Niggas in Paris sulla schiena.
- Elegante.
- Molto.
- Io ho scritto qualcosa - esclama Calum, stringendosi nelle spalle - Ma non è nulla di che.
- Non è nulla - lo scimmiotta Luke, prendendosi una gomitata da Jodie - Tipo The Only Reason, che poi fa piangere ancora tutti a distanza di anni.
Calum si acciglia, a sentire nominare la canzone che aveva scritto per Olivia in una sola notte, ma ancora una volta Ashton arriva in suo soccorso, come ai vecchi tempi.
- Possiamo leggere lo stesso?
Il moro annuisce, tirando fuori il portafoglio nero dalla tasca dei jeans.
Jodie sorride apertamente, che non vede l'ora di sentire cosa ha buttato giù Hood in questi anni, Ashton le ha sempre detto che è un autentico genio e lei lo vuole vedere all'opera.
Luke prende tra le mani un foglietto giallastro piegato in quattro parti e tutto stropicciato, mentre giocherella distrattamente con il piercing al labbro, 'ché il vizio non gli è ancora passato.
- "E' difficile vedere il nemico quando stai guardando te stesso"?
Calum annuisce.
- E' autobiografica?
- Non sei simpatico.
Ashton alza la voce, per parlare sopra a Luke, che ha ripreso a fare lo stronzo per mascherare l'ansia che ha di tornare nei 5 Seconds of Summer: - Me la fai sentire?
Calum acconsente, prendendo la vecchia chitarra classica di Luke.
Mentre la accorda, Jodie legge silenziosamente il testo, aggrottando la fronte di tanto in tanto (Luke è andato in cucina, con una scusa).
- Suona un po' forzata sul "Maybe your reflection shows...", non credi?
- Potrebbe essere.
Attraverso i muri di cartongesso, intanto, Luke Hemmings sente tutto, ogni singola parola e ogni singolo accordo.
Inutile dire che fa male.


Lily indossa un crop top nero, un paio di jeans a vita alta super skinny e si è truccata di tutto punto, ritoccandosi anche le sopracciglia e applicando con grande meticolosità il mascara.
Bec stenta a credere ai suoi stessi occhi, quando la vede arrivare in cucina, bella come il sole, con una luce strana ad accenderle lo sguardo, magnetico per natura.
- Dove vai?
- Mi presti le scarpe che ti ha preso Olivia da Primark?
- Sì - annuisce - Dove vai?
- In giro.
- Lils...
- E' tutto... è tutto ok, Bec, tranquilla. So cosa faccio.
Lee ridacchia, fissando il televisore, acceso sul suo cartone animato preferito.
Bec fa spallucce, osservando la sua coinquilina che esce dalla porta d'ingresso, richiudendosela dietro.
Una volta in strada, Lily prende un respiro e, sì, non stava scherzando, sa davvero che cosa sta facendo: si volta a destra, dirigendosi al Byblos Cafè, dove sa di trovarla.
Appena entra è costretta a togliersi il giacchino di pelle, guardandosi in giro.
La vede, poi, in fondo alla sala, seduta al tavolo insieme a quelle che Lily presume siano le sue compagne di corso. Ha un vestito bianco che le scivola morbido sul fisico asciutto, leggermente scollato.
E' bellissima, ma pur sempre insignificante e Lily non sa proprio per quale motivo Calum abbia tentato di dimenticare Olivia con una ragazza del genere.
Si avvicina a passo deciso al tavolo, sicura sui tacchi importanti di Bec, dandosi un'aria da donna vissuta che non le appartiene.
Se fosse per lei, a quest'ora, sarebbe a casa, seduta sul divano con Lee sulle gambe, ma pensa che dopotutto sta facendo quello che sta facendo per Olivia (e anche un po' per Calum), quindi poggia entrambe le mani sulla superficie liscia del tavolino e: - Tami?
Quest'ultima alza lo sguardo, sorridendo allegra quando riconosce Lily nonostante il buio: - Ehi! Cosa ci fai qui? Ci sono anche gli altri?
Lily scuote la testa.
- No? Calum mi aveva detto che sarebbe stato con... con voi, sì! - annuisce, cercando conferma nei volti delle sue amiche, che la appoggiano a furia di sorrisetti.
- No, sono sola - insiste Lily, un po' a disagio - Potremmo parlare?
- Di cosa?
- Di... una cosa. Per favore, è importante.
Tami acconsente, alzandosi e seguendo Lily in bagno.
- Cosa vuoi dirmi? - sorride - Mi stai mettendo ansia?
Che poi è vero, perché Lily glielo legge negli occhi scuri, quando sia realmente agitata: Tami ha un equilibrio stabile, che però non vuole che venga mai intaccato.
Le dà fastidio, la spaventa, non avere tutto perfettamente sotto controllo.
- Io... - e Lily lo sta facendo per Olivia, comunque, solo per lei - Calum non è sincero.
Tami dapprima si acciglia, poi torna a sorridere dolcemente, come sempre: - Cosa stai dicendo Lily?
- Ti ha... ti ha tradita.
- Con chi?
- Con me, l'altra sera - Tami sgrana subito gli occhi, facendo un passo indietro - E' stata colpa mia, lo ammetto. Io l'ho baciato, ma lui...
- Lui ha ricambiato?
Lily sta zitta, bocca completamente serrata, non nega, non conferma, semplicemente guarda Tami negli occhi e spera di non ricevere nessun ceffone in piena faccia (anche se da una così lo dubita fortemente).
L'unica reazione che non si aspetta, comunque, è quella di Tami.
Scoppia a piangere e Lily si sente ancora peggio.















NdA: Sempre più in ritardo e sempre più cattiva, a quanto pare ahahah
But here I am, e guardate un po' cosa è successo! Lily è passata per la puttanella della situazione, che s'è fatta il migliore amico del suo ex fresco fresco, nonchè ex della sua migliore amica..... PENSATE UN PO' ahahah
Ok, la smetto, e vado a scrivere Edinburgh, tanto per cambiare ahah Anzi, se vi venisse voglia di passare dalla mia nuova ff, a me farebbe senz'altro molto piacere :)
Ci sentiamo presto stelline!

Eleonora






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