Un'amicizia oltre i confini dello spazio

di cristal_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riunione ***
Capitolo 2: *** Il meteorite ***
Capitolo 3: *** Il lieto evento ***
Capitolo 4: *** Contatto ***
Capitolo 5: *** Un attacco dal mare ***
Capitolo 6: *** Addio o arrivederci? ***



Capitolo 1
*** Riunione ***


L' ho già detto più volte che quando l'ispirazione mi prende non mi lascia più finché non l'assecondo, e fino ad allora diventa un tormento finchè non mi decido a riportarla su carta, e da lì al computer. E' il sequel ulteriore di " Una speranza per il futuro", ma non ha niente a che vedere con Mystery Dungeon, salvo solo qualche mini- riferimento, ma niente di più. Ciò non vuol dire che smetterò di scrivere quell'altra storia: continuerò a formare entrambe, un passo alla volta. Ho provato molto piacere nel scriverla, e presto ho capito perchè. Buona lettura e fatemi sapere se è di vostro gradimento o meno.

                                                                                                                          - Cristal -


I Pidgey arruffarono le penne, e spiccarono il volo dai rami su cui si erano appollaiati per la notte. Tutto il bosco si risvegliò con il sole, accompagnato dal saluto e dalle risate dei suoi meravigliosi abitanti. Alcuni Beedrill lasciarono i loro nidi in cerca di bacche per i loro piccoli, mentre i Caterpie strisciarono tra i cespugli di bacche.
I Ledyba volarono verso i prati in fiore, mentre i Sunflora danzarono all'unisono sotto il sole per accogliere i suoi raggi dorati. Seedot e Nuzleaf iniziarono a giocare ad acchiapparsi sui rami di un grosso albero, disturbando però così i Pineco che, infastiditi, esplosero.
Nuzleaf riuscì ad aggrapparsi in tempo ad un ramo, ma Seedot cadde giù e finì in grembo ad una ragazza addormentata contro le immense radici della pianta. Già disturbata dal frastuono provocato dai Pineco, quando quella piccola ghianda le finì addosso, Leah si svegliò di scatto e saltò in piedi guardando a destra e sinistra.
Dovette passare qualche secondo perché fosse veramente in grado di intendere e di volere, ma in men che non si dica fu fresca e pimpante come una rosa. 
Spalancò i suoi splendidi occhi indaco e fece rapidamente il punto della situazione: ricordava di essersi fermata, la sera prima, sotto quell'albero, perché era il più grande del bosco e le sue radici sarebbero state un giaciglio perfetto per una breve sosta notturna. Si era poi messa a guardare le stelle: da dove c'era quell'albero, infatti, gli altri fusti del bosco si aprivano in un grande cerchio, come se quella quercia gigantesca fosse il signore di tutta la boscaglia;  il cielo era perfettamente visibile come una finestra sul mondo, e quel luogo sembrava quasi fosse fatto apposta per lei.
Era rimasta a guardare quei piccoli gioielli brillanti del firmamento, e senza rendersene conto, si era addormentata.
Ora che era stata svegliata in quel modo abbastanza brusco, però, prese mentalmente nota per ricordare a sé stessa di non addormentarsi mai più sotto un albero di Pineco.
Aiutò il piccolo Seedot a tornare dal suo compagno e si stiracchiò sotto il sole, scuotendo i lunghi capelli. Chiuse gli occhi e si mise in ascolto: riusciva a sentire il respiro del bosco che lentamente prendeva vita. Gli Spinrak che si arrampicavano sugli alberi, i Pidgey nel cielo, gli Heracross che succhiavano la linfa dagli alberi...tutto questo era parte di lei, e  lasciò che la investisse completamente, che la rendesse parte integrante della natura.
Percepiva ogni singolo rumore, ogni singola foglia degli alberi, ogni filo d'erba sotto i  piedi nudi. Era completamente in sintonia con quel piccolo grande mondo; era parte di esso e lei era parte di lei.
Allargò le braccia e si lasciò cadere sull'erba; il vento fece frusciare quegli steli verdi come un immenso mare vegetale, e la ragazza si sentì trascinare alla deriva, completamente in balia delle onde. Sarebbe potuta rimanere così per sempre, non avrebbe mai smesso di amare e respirare la natura in quel modo.
Purtroppo però niente dura in eterno, e il sorgere del sole preannunciava anche la venuta di nuove avventure, che aspettavano solo lei, che non vedeva l'ora di scoprire cosa le avrebbe riservato il destino quel giorno.
Si alzò a sedere e si portò una mano al petto, lì dove da anni era diventato parte integrante del suo corpo il ciondolo che le aveva regalato suo fratello, e che avrebbe preferito morire piuttosto che perdere di nuovo.
Un velo di tristezza le calò sul volto, e la mano le salì più su, sul collo : una piccola fascia viola la cingeva come una dolce presa di stoffa. Le sue dita si mossero verso il nodo ma si bloccarono in tempo: non poteva farlo, lo aveva promesso. Allora strinse quel lembo di stoffa colorato con forza, e si lasciò ricadere sul prato, chiudendo gli occhi.
Apparentemente quella bandana sarebbe potuta sembrare innocua, ma era carica di una valanga di ricordi che, come sempre quando lo sfiorava, riaffiorarono nella sua mente uno dopo l'altro.
Sembrava passato chissà quanto, ed invece erano trascorsi appena sei mesi. Sei lunghi mesi da quando aveva lasciato il posto dove aveva vissuto il periodo più bello della sua vita, il primo dove aveva cominciato a vivere sul serio, e dove, seppur per poco tempo, aveva imparato cosa significasse esser parte di una famiglia.
Se lo vide davanti agli occhi come una vecchia fotografia: un isola abitata da soli Pokémon, dove loro vivevano liberi, raggruppati in vere e proprie comunità cittadine, e come tale organizzate; non esistevano umani, ma come loro commerciavano, discutevano dei problemi del loro villaggio, presenziavano attività, avevano case, famiglie e lavori, proprio come se fossero stati delle persone comuni.
Quella era stata l'impressione iniziale che Leah aveva avuto di quel luogo. Non era passato troppo tempo però che aveva completamene accantonato quella futile osservazione, perché aveva scoperto presto qualcosa di molto più interessante. Era venuta a conoscenza che da quelle parti alcuni Pokémon si organizzavano in gruppi speciali chiamati Squadre d' Esplorazione, e quelli che ne facevano parte erano Esploratori, gente che andava in giro a offrire aiuto a chi ne aveva bisogno, sbatteva in galera pericolosi criminali e che esplorava luoghi speciali, detti Dungeon, particolari perché non si sapeva mai cosa vi ci sarebbe potuto trovare dentro .
Leah ne era rimasta subito affascinata, e si era ripromessa di andare a cercare uno di quei luoghi misteriosi, giusto per soddisfare la propria curiosità. Il destino,  però, può essere veramente imprevedibile : benchè non fosse sua intenzione iniziale, anche lei era entrata a far parte di uno di questi Team, dopo aver salvato la vita ad un Piplup e un Chimchar, che per ringraziarla l'avevano accolta nel loro gruppo, di cui era divenuta ben presto Leader.
Insieme avevano vissuto avventure fantastiche, sconfitto ogni sorta di nemici, e scoperto terre mai calpestate da anima viva. Avevano incontrato molti amici, e senza volerlo si erano trovati coinvolti in una pericolosa missione per la salvezza del mondo.
Con loro c'era stato Grovyle, un Pokémon venuto dal futuro apposta per impedire un'imminente paralisi del Pianeta, e che in un primo tempo tutti avevano creduto un criminale.
Chiariti i vari dubbi, però, la verità era venuta a galla, e così tutti avevano capito che non era lui il nemico, bensì Dusknoir, un altro Pokémon che, come Grovyle, veniva dal futuro, ma con il motivo opposto a quest'ultimo, e cioè impedirgli di modificare il corso della storia.
Durante la loro ultima battaglia con il Pokémon Spettro, ad un passo dal raggiungere il loro obiettivo, Grovyle e Leah si erano ritrovati nel futuro con lui, non senza però essere riusciti ad affidare la missione ai loro amici.
In seguito ad una serie di eventi, durante cui i tre avevano imparato a fidarsi l'uno dell'altro, a guardarsi le spalle e ad aiutarsi a vicenda,  avevano salvato Celebi, il Leggendario Pokémon Tempovia e buona amica di Grovyle ( e verso cui provava dei sentimenti ), e Leah aveva rivelato il suo segreto, tutti e quattro si erano ritrovati di fronte a Dialga Oscuro, per il confronto finale.
Dopo la gioia per la sconfitta del Pokémon, era subentrata ben presto la tristezza per l'imminente sparizione dei Pokémon del futuro, destinati a scomparire perché la storia era stata modificata.
Leah era rimasta con loro fino all'ultimo, e aveva dato a Celebi la possibilità di trascorrere gli ultimi istanti di vita tra le braccia di Grovyle. Non era durato molto, però: come se niente fosse successo si erano ritrovati tutti quanti sani e salvi, nel nuovo mondo che i loro compagni dal passato avevano contribuito a salvare dalle tenebre,e per cui loro avevano sacrificato così tanto. Era stato doloroso per lei separarsi dai suoi amici del futuro, ma altrettanto dolorosa era stata la scelta, seppur ben preponderata, di non tornare a Borgo Tesoro.
Ci aveva pensato a lungo, questo era vero, ma già dal primo giorno in cui aveva messo piede in quel posto aveva saputo fin dall'inizio che non ci sarebbe potuta restare per sempre. Il motivo? Semplicemente perché era un umana.
Un 'umana con poteri paragonabili solo a quelli dei Pokémon Leggenda, come le avevano detto più volte i suoi amici, e che considerava i Pokémon molto più degli esseri umani.
Finché era rimasta a Borgo Tesoro aveva assunto le sembianze di un Espeon, e per questo non aveva destato sospetti. Sapeva che correva il rischio di essere scoperta, ma ciononostante era andata avanti, non si era fermata e aveva divertita molto con Piplup e Chimchar. Le mancavano molto quei momenti: le risate, la goffaggine di Chimchar, i suoi tentativi per far colpo su di lei, le proteste di Piplup per calmarlo, la loro stanza alla Gilda.
Non avrebbe mai smesso di rimpiangere quel periodo: per la prima volta in vita sua aveva trovato un posto a cui sentiva di voler appartenere, e aveva trovato, nella Gilda di Wigglytuff e in tutti i suoi componenti, una casa e una sorta di seconda famiglia, dove era stata amata, sostenuta, e dove tutti si erano sempre dati una mano l'un l'altro.
La sua vera famiglia, però, era un'altra, e  per questo aveva deciso di non far sapere del suo ritorno: per poter continuare il suo viaggio e mantenere la promessa che aveva fatto a Vaporeon.
Sapeva che era stato un atto egoistico da parte sua, e che così Piplup e Chimchar avrebbero continuamente sofferto la sua mancanza, senza sapere se fosse viva o meno, ma non aveva altra scelta. Strinse più forte la fascia quasi con rabbia : perché le era proibito essere felice? Era cresciuta con Vaporeon al suo fianco, il miglior amico e fratello che si potesse desiderare, e aveva creduto che non si sarebbero separati mai e poi mai.
E invece era successo: di punto in bianco lui aveva deciso, visto che ormai erano grandi, che era giunto il momento che imparassero a cavarsela da soli senza fare continuamente affidamento su qualcun' altro, ed era andato via.
Solo poco tempo prima che questo accadesse, oltretutto, anche il suo maestro, il misterioso sensitivo di cui lei si era innamorata, l'aveva abbandonata, quasi senza una spiegazione.
Con Piplup, Chimchar e Grovyle era stata molto felice, ma aveva dovuto abbandonarli per forza, perché non avrebbe mai potuto stare con loro. In ogni caso, sembrava quasi che il dolore fosse all'insegna della sua vita.
Di buono c'era, comunque, che i due ragazzi non avevano mai scoperto che la loro Leader non era cosa credevano che fosse, e la ragazza non aveva mai avuto l'intenzione di dirglielo.
Grovyle e i suoi compagni, invece, lo avevano scoperto per caso, quando lei, ferita ed esausta dopo aver dato tutta sé stessa per difenderli dalla furia di Dialga, era crollata svenuta. Scoprire il suo vero aspetto aveva scioccato un pò i tre Pokémon, specialmente quando avevano capito che i poteri della ragazza erano rimasti immutati, esattamente come quando si era presentata in forma di Espeon.
A parte qualche battuta sarcastica, avevano messo una pietra sopra la questione, e avevano continuato a comportarsi con Leah come avevano fatto fino a quel momento, a parte per nuove occhiate assassine da parte di Celebi, che aveva continuamente tenuto d'occhio Grovyle, quasi a sfidarlo ad azzardarsi a guardare quell'umana con occhi incantati ( sguardo che però aveva notato fugacemente in Dusknoir).
Malgrado le incomprensioni iniziali, le due ragazze si erano salutate da buone amiche, e Celebi le aveva promesso  che un giorno sarebbe venuta a sfidarla ( cosa che avevano promesso anche Dusknoir e Grovyle, sebbene loro avessero aspettato che Leah varcasse il Portale del Tempo per dirlo).
La ragazza pensava anche a loro continuamente, ma sotto la sofferenza che provava nel sapere che forse non li avrebbe rivisti mai più c'era anche una piccola nota di divertimento, che tirava fuori quando sentiva di essere prossima alle lacrime: una come lei, che aveva avuto un unico vero amico per tutta la vita, improvvisamente si ritrovava a sentirne tremendamente la mancanza di cinque, di cui tre appartenenti addirittura ad un'altra epoca!
Se l'avesse raccontato a Vaporeon si sarebbe sicuramente spanciato dalle risate, ed effettivamente la cosa faceva un po' ridere anche lei, da tanto che era ironica.
Comunque aveva il suo Veloviola a ricordarglieli per sempre, tutti loro. Glielo avevano regalato Piplup e Chimchar il giorno che l'avevano nominata Leader del gruppo, e le avevano fatto promettere di non toglierselo mai.
Lei lo aveva giurato, ma le era mancato poco, una volta, di venir meno alla parola data: quando avevano incontrato Grovyle alla Grotta di Azelf, e lui l'aveva presa per il collo rischiando di strangolarla, lei era riuscita a liberarsi per miracolo, anche se il Pokémon Legnogeco le aveva quasi strappato la fascia.
In seguito aveva scoperto di aver perso il suo ciondolo, e da lì era stato un susseguirsi di giorni che lei ricordava come tra i più brutti della sua vita, perché si era sentita come se le avessero strappato il cuore dal petto, ed era diventata quasi fredda e insensibile nei confronti di chiunque, persino verso i suoi compagni.
Oltre a quello, la catena di eventi avvenuti dopo quell'episodio avevano portato lei, Chimchar e Piplup nel futuro, e alla scoperta della vera realtà dei fatti, più alla loro decisione di unirsi a Grovyle nella sua missione.
Quello era stato il momento in cui aveva iniziato veramente a cambiare opinione sul conto del Pokemon d'Erba, specialmente perché lui, inaspettatamente, le aveva restituito quel pezzo di pietra nero che per lei rappresentava la sua anima e la sua vita. Al ricordo della sua reazione le venne da sorridere : lo aveva abbracciato di slancio, e quello era arrossito pesantemente.
Quando poi, con le lacrime agli occhi, la ragazza gli aveva sorriso con immensa gratitudine, lui aveva balbettato qualche scusa imbarazzata e per niente concreta, e si era voltato dall'altra parte, sempre rosso in viso.
La cosa aveva permesso a Chimchar di prenderlo in giro a morte, almeno finché Grovyle non aveva minacciato di tagliargli la lingua se non stava zitto.
Tutti i ricordi della ragazza, comunque, sia quelli belli che quelli brutti, erano ben conservati nel suo diario, così da permetterle di sfogliarli e rileggerli ogni volta che avesse voluto, come se fosse stato un libro di avventure, di cui però era lei la protagonista. Li avrebbe portati sempre nel suo cuore, e un giorno, in un modo o nell'altro, avrebbe cercato un modo per ritornare insieme a tutti i suoi amici, a costo di dover cercare tutti i Celebi del mondo per riuscirci.
Un'ombra oscurò il sole per un momento e lei aprì gli occhi : un maestoso Pidgeot passò sopra la sua testa sbattendo le possenti ali con forza e vigore.
Gli fece un cenno di saluto, a cui lui rispose appena prima di riprendere la sua strada. Seguì quello splendido volatile finché poté, e contemplò la fierezza del suo sguardo e la bellezza della sua cresta.
Non poté fare a meno di ripensare all'altra ragione per cui aveva deciso di riprendere il suo viaggio da sola: la ricerca di quell'entità misteriosa che aveva salvato la vita di tutti i Pokémon del futuro. Da quando Dialga l'aveva nominata, Leah, non aveva fatto altro che pensarci, e aveva deciso di mettersi a cercare informazioni, certa che esistesse da qualche parte una leggenda che ne parlava.
Parlarne con dei Pokémon sarebbe stato meglio, ma sebbene morisse dalla voglia di contattare Chatot per chiedere delucidazioni a lui, non poteva permettersi il rischio che lo dicesse a Piplup e Chimchar: se così fosse stato, probabilmente non l'avrebbero più lasciata andare.
Era consapevole che avrebbe lasciato un sacco di cose in sospeso: quei due non avrebbero più avuto il loro Leader, e tutti i Pokémon di Borgo Tesoro e dintorni sarebbero rimasti all'oscuro del cambiamento avvenuto in Dusknoir, durante il loro viaggio alla ricerca di Celebi, e del fondamentale contributo che aveva dato durante la battaglia finale. Per di più, lei non avrebbe mai saputo se anche Piplup si fosse salvato o meno: l'entità misteriosa aveva salvato tutti i Pokémon del futuro; questo implicava anche la sua vita, sebbene fosse successo mentre era nel passato?
Leah non lo avrebbe saputo mai, o comunque, non così velocemente. Ovviamente se l'era chiesto anche Grovyle, ma lui non aveva perso la speranza che si fosse salvato, e anche se confermarlo lo avrebbe reso molto felice, gli bastava crederlo per esserne convinto. Ma di certo non sarebbe tornato nel passato solo per scoprirlo: aveva portato a termine il suo compito, non c'era più ragione per lui di compiere ulteriore viaggi temporali. 
Forse un giorno ne avrebbe intrapeso un altro, non appena le cose nel suo mondo avessero incominciato ad andare nel verso giusto, e si sarebbero incontrati ancora. Non restava altro che aspettare, anche se Leah non era convinta che ci sarebbe stata anche lei, quando questo fosse successo.
Scosse la testa per scacciare i cattivi pensieri: sarebbe ritornata a Borgo Tesoro solo in compagnia di Vaporeon.
L'aveva promesso a sé stessa mille volte, ma ogni volta la sua determinazione vacillava sempre più, e la tentazione diventava sempre più grande. Si schiaffeggiò le guance: non doveva permettersi di cedere.
Avrebbe incontrato il suo fratellino, gli avrebbe raccontato ogni cosa e allora, e solo allora, sarebbe tornata laggiù. Ma fino a quel momento avrebbe proseguito con le sue ricerche, sia su di lui che su quell'entità misteriosa.
Non sfiorò nemmeno il pensiero di rimettersi a cercare Braven: lui le aveva chiesto di  non cercarlo più, e lei avrebbe mantenuto la parola. Se era destino, allora forse sarebbe venuto lui a cercare lei.
Coltivava in segreto questa speranza, anche se non era una stupida, e sapeva bene che non avrebbe dovuto farci troppo affidamento. Ad affezionarsi troppo a qualcosa c'era il rischio di soffrire troppo se questa improvvisamente spariva dalla tua vita. Ormai l'aveva imparato bene, ma non si sarebbe mai sognata di chiudere il proprio cuore ai sentimenti solo per smettere di soffrire.
Le era piaciuto quello che aveva avuto, e anche se le era stato tolto, avrebbe conservato sempre il ricordo di quello che aveva vissuto. Si alzò in piedi e fissò il cielo: era ora di cominciare a lavorare. Strinse i suoi amuleti e si librò in volo.  

 
Ben presto si lasciò alle spalle il bosco e si ritrovò a sorvolare infinite distese di prati verdi. Fu così veloce che raggiunse presto il Pidgeot che aveva salutato poco prima. Lui fece finta che non ci fosse, ma quando la ragazza lo superò, arruffò le penne e sbatté le ali con più forza, e riguadagnò terreno.
Lei si voltò a guardarlo con un sorriso furbetto sul volto, a cui lui rispose con sguardo indignato, e la sfida fu accolta. Partirono alla carica e si sfidarono in tutti i modi possibili per due creature volanti: si rincorsero, si lasciarono andare in caduta libera sul terreno per poi risalire immediatamente su, planarono per un lungo tratto, compirono le più mirabolanti acrobazie nel cielo.
Malgrado tutta la buona volontà, nemmeno un Principe dei Cieli come Pidgeot poteva competere con una maestra del volo come Leah, e infatti fu costretto ad arrendersi e cercare riposo a terra.
La ragazza lo seguì e gli diede una  Baccarancia per aiutarlo a rimettersi in sesto. Lui accettò il frutto, ma dopo arruffò le penne e assunse un espressione altezzosa, guardando la ragazza come dire " Per questa volta ti ho lasciato vincere, ma se ci incontreremo ancora non sarò così clemente".
Lei stette al gioco e finse di riconoscere la sua maestosità, ma non poté trattenere un risolino. L'enorme uccello la guardò storto, ma la sua maschera di superbia si incrinò e alla fine i due scoppiarono a ridere.
Leah gli accarezzò il capo piumato e lo salutò, rimettendosi subito in volo. Pidgeot ricambiò sbattendo vigorosamente le ali e sparendo tra le nuvole. La ragazza fece una giravolta su se stessa, e poi partì in quarta, guardandosi intorno col cuore pieno di gioia. Stare lassù nel cielo infinito era più che un semplice passatempo, per lei: era ossigeno allo stato puro, era la sua linfa vitale.
Per questo cercava di goderne sempre il più possibile, ritardando la sua discesa tra i comuni mortali che vivevano sulla terraferma. E comunque, non aveva alcuna fretta: nessuno le correva dietro e niente di disastroso stava accadendo nel mondo. Era il caso di dirlo: dopo aver contribuito a salvare il mondo dalla paralisi del Tempo, ora sentiva proprio di avere tutto il tempo del mondo.
Oltretutto, da quell'avventura aveva imparato ancora di più a non dare niente per scontato, e ad assaporare ogni singolo dettaglio come se fosse l'ultima volta. Quella brezza leggera che le scompigliava i capelli, ad esempio. La luce del sole che accarezzava la sua pelle. Le nuvole batuffolose come cotone dalle forme più strambe.
Queste cose le erano mancate moltissimo quando era finita nel futuro, in una maniera che non avrebbe mai creduto possibile. Nel mondo dove avevano vissuto Grovyle e gli altri non c'era stato niente : nè il sole, nè il vento, nè la luna, nè le stelle. Tutto era immobile, fermo, condannato a rimanere in quello stato di assoluta immobilità per l'eternità.
Quando aveva visto la loro epoca, lei era stata la prima ad appoggiare Grovyle nella sua missione per evitare che quella desolazione colpisse anche il presente, e se in un primo momento i suoi compagni l'avevano seguita solo per lealtà nei suoi confronti, alla fine erano stati proprio loro a portare a termine la missione con successo.
Grazie a loro anche i Pokémon del futuro ora avevano ritrovato la speranza di un domani migliore, e soprattutto la possibilità di vivere appieno la loro vita, invece di limitarsi a sopravvivere.
C'erano molte altre cose che le sarebbe piaciuto conoscere di quell'epoca, ma per il momento poteva solo conservarle dentro di sé e sperare di poterle domandare a Grovyle, un giorno.
Completamente immersa nei suoi pensieri, chiuse gli occhi e inspirò profondamente per riempirsi i polmoni d'aria fresca, ma al posto di quella le arrivò una zaffata di bruciato tale che tossì violentemente. Aprì gli occhi, ma li richiuse subito perchè li sentì bruciare, e sfregandoseli peggiorò solo la situazione.
Fece dietrofont, respirando cautamente con il naso finchè non sentì di nuovo l'aria pura, e solo allora riaprì gli occhi, rossi per il bruciore, e rimase sbalordita:  un'alta colonna di fumo si alzava imponente davanti a lei, e dentro vi galleggiavano dei frammenti di cenere ardenti.
Considerata l'altezza a cui si trovava, se quell'accumulo di fumo era così massiccio allora da qualche parte dove essere scoppiato un incendio di gigantesche proporzioni. Non perse un secondo di più e scese velocemente di quota, ma a metà strada si fermò inorridita.
Anche da quella distanza poté benissimo vedere il disastro sotto di lei come se gli fosse ad un palmo dal naso : un villaggio, o meglio, quello che restava di un villaggio, completamente distrutto e devastato da un incendio che ormai era limitato solo a pochi fuocherelli sparsi qua e là, ma che prima doveva essere stato veramente spaventoso.
 Dappertutto c'erano cumuli di macerie: le mura delle  case erano state smembrate mattone per mattone, anneriti dal fuoco, le palafitte e i tetti erano crollati rovinosamente a terra e distrutti, le finestre erano sfondate.
Doveva essere successo da poco : il terreno intorno alle case era completamente bruciato, ma fumava ancora; alcuni edifici erano incandescenti, sebbene le fiamme non ci fossero già più; i pochi muri rimasti in piedi erano ancora caldi. Leah tossì e cercò di guardare attraverso lo strato di aria calda e cenere che avvolgeva quel posto come una barriera infernale, ma non riuscì a tenere a lungo gli occhi aperti senza sentirseli bruciare.
Lasciò perdere la vista e si affidò alla percezione della propria energia: la lasciò fluire intorno a sé, arrivando a coprire l'intera area del villaggio che, per fortuna, non era molto grande.
Le sue scansioni le rimandarono indietro solo il nulla: non c'era una singola anima viva in mezzo a quell'inferno, e se una volta c'era stata, allora con tutta probabilità era finita sotto le fiamme ed era morto.
Era un'idea alquanto macabra, ma era l'unica che le sue percezioni logiche riuscivano a concepire, visto quanto quella situazione fosse raccapricciante. Forse era inutile anche solo provare a spegnere gli ultimi residui dell'incendio, quante possibilità c'erano di trovare almeno una persona viva se nemmeno lei era in grado di percepire qualcosa?
Si passò una mano tra i capelli: solo perché era allergica agli umani non voleva dire che li odiasse completamente, e comunque lei non aveva il cuore di pietra, e aiutava sempre chi aveva bisogno d'aiuto.
Forse non era troppo tardi, forse c'era ancora la possibilità di salvare il salvabile. Diede le spalle a quel macello e spaziò con lo sguardo la zona circostante, in cerca di una qualsiasi fonte d'acqua che avrebbe reso il suo lavoro più semplice, ma non trovò niente, nemmeno la più piccola pozzanghera.
Se fosse stata una sensitiva più esperta, forse, mediante un'intensa quanto difficile concentrazione, avrebbe potuto provare a prelevare l'acqua insita nel terreno, ma di sicuro sarebbe stato impossibile, e non era decisamente il momento di fare esperimenti pazzi di cui forse avrebbe potuto pentirsi.
Era in momenti come quelli che si lasciava prendere la mano e tendeva a sopravvalutare i suoi poteri: era vero che, fino a quel momento, era riuscita a fare cose incredibili, ma era consapevole che quelle capacità avessero dei limiti, anche se ancora non conosceva quali fossero, e per questo erano tuttora una continua scoperta anche per lei.
In ogni caso, una legge non scritta diceva che era proibito per il potere magico sfidare quello della natura, perchè le conseguenze sarebbero potute diventare insanabili. Non le rimaneva che arrangiarsi con ciò che aveva : si posizionò esattamente al centro del villaggio, chiuse gli occhi e si concentrò.
I detriti e i frammenti rocciosi sparsi intorno si alzarono in aria, galleggiando appena sopra i tetti delle case.
Lei allargò lentamente le braccia e aprì le mani, e subito quegli oggetti si immobilizzarono come se fossero stati ghiacciati. Strinse piano piano le dita verso il centro della mano fino a chiuderlo completamente, e le macerie si sbriciolarono in una miriade di minuscoli frammenti. Facendo attenzione a non danneggiare ulteriormente le case, abbassò le braccia e fece calare quel polverone sui residui ardenti, e in questo modo si spensero completamente.
Aprì gli occhi solo quando non sentì più il puzzo di bruciato irritarle le narici, ma rimase scioccata da quello che aveva combinato : dove prima sembrava ci fosse l'inferno ora quelle case apparivano di più come antiche rovine sepolte dalla sabbia del deserto.
Si diede un pugno in testa e ridacchiò. Aveva decisamente esagerato, ma quantomeno le fiamme ora erano completamente spente. Scese finalmente a terra, posando con cautela i piedi lì dove la sabbia era più alta.
Si armò di santa pazienza e cominciò a cercare nelle case diroccate, sollevando travi e spostando enormi frammenti di muro. Dove le fu possibile aggiustò il recuperabile, anche se non aveva il potere di farlo tornare nuovo di zecca.
Per quanto potente, lei non era un dio, e ringraziava il cielo, perché le ci mancava pure quello.
Sebbene amasse i suoi poteri per quello che le permettevano di fare, si teneva ancora nel cuore il fastidio che certe volte provava per il peso che comportavano. Era un fardello che era felice di portare però, perché sarebbe stato tremendo se fosse finito nelle mani sbagliate, mani che avrebbero potuto usarli solo per distruggere e devastare ogni cosa.
A proposito... soppesò una trave bruciata e guardò le rovine intorno a sè. Non era stato un incendio normale quello, solo un Pokémon avrebbe potuto concepire uno scempio del genere. Sì, ma che razza di Pokémon attaccava un villaggio in quel modo e senza lasciare superstiti? Forse qualcuno traviato da qualche umano fuori di testa, come succedeva spesso. In questo caso, allora, la domanda diventava un'altra : perché una persona poteva arrivare ad essere tanto idiota da compiere un disastro di quella portata?
Presa com'era dal suo monologo interiore, non sentì il soffitto sopra di lei scricchiolare, e solo i suoi riflessi la salvarono dalla frana che si riversò in quella catapecchia, distruggendo quanto ancora di salvato c'era in quello spazio.
<< Stai perdendo colpi, ragazza mia >> borbottò tra sé e sé. Si rialzò faticosamente da terra tossendo, ma qualcosa attirò la sua attenzione. In un primo tempo pensò che fosse solo un pezzo di carbone, ma guardando con più attenzione, dovette ricredersi: lì, sotto alcune assi bruciacchiate, c'era una collana, una collana a cui era fissato la metà di un sasso rotondo e nero.
Pallida come un fantasma, si portò la mano al collo, e sconvolta constatò che il suo ciondolo era ancora al suo posto. Quello allora doveva essere per forza... no, non era possibile. Non poteva essere! Lo prese in mano tremando impazzita, e subito avvertì una strana sensazione. Uno squarcio irruppe nella sua mente, e per un secondo si sentì travolgere da un'ondata di emozioni, che le fecero battere il cuore così forte che credette potesse scoppiarle.
Fissò commossa quel minuscolo frammento di pietra: da quando se l'erano divisi, da piccoli, lei non aveva mai toccato il ciondolo del fratello. Ma poteva sentirlo: sentiva l'energia e il calore che emanava quella pietra come fosse stato il calore di un corpo, sentiva l'essenza di Vaporeon dentro di essa, così come la sua metà era piena di lei.
Un momento: se il ciondolo di Vaporeon era lì, allora... oh, no! La paura e il terrore cancellarono qualsiasi altra emozione, e lei si alzò di scatto, guardò a destra e sinistra e cominciò a frugare dappertutto, non più con la stessa delicatezza di prima. Il pensiero che suo fratello potesse essere là sotto la faceva star male.
<< Vaporeon!! Vaporeon, rispondimi! Sono io, Leah!! Ti prego, vieni fuori!! >> urlò a squarciagola, piangendo disperata. Passò ore e ore in quel villaggio, a cercare, a chiamare, e più cercò, più l'ansia le attanagliò il petto, e più credette di impazzire. Era ormai il tramonto quando crollò esausta appena fuori dalla cerchia di abitazioni.
A furia di chiamare la voce le era diventata roca, e le mani erano piene di graffi e sangue, perché era talmente impazzita che ad un certo punto aveva smesso di usare i poteri e aveva fatto tutto a mani nude.
Era stato tutto inutile: di Vaporeon non c'era alcuna traccia. Si rifiutò categoricamente di credere che fosse morto, non l'avrebbe mai accettato. Lui glielo aveva promesso: non sarebbe morto finché non le avesse fatto mangiare la polvere in combattimento.
Vaporeon era come lei, e avrebbe lottato con le unghie e con i denti pur di non venir meno alla parola data, a qualunque costo. Ma non era riuscita a trovarlo, non aveva nemmeno percepito la più piccola traccia della sua energia.
Batté con rabbia il pugno per terra: a che diavolo servivano i suoi poteri se non le permettevano nemmeno di ritrovare il suo amico?! Malgrado la rabbia violenta, quel pensiero le diede un' illuminazione.
Tirò fuori dalla tasca il ciondolo di Vaporeon, ma subito fu assalita dall'incertezza: non aveva mai fatto una cosa del genere, e di certo lei non aveva il potere dello Squarcio Dimensionale di Piplup. Solo perché non ci aveva mai provato però non significava per forza che non ne fosse capace.
E poi, era l'unica possibilità che aveva per ritrovare Vaporeon, e se non se la sentiva di farlo per sé stessa, doveva provarci almeno per lui, che era più importante di qualsiasi altra cosa. Decisa, chiuse il ciondolo tra le sue mani a coppa, e si concentrò come mai aveva fatto finora.
Ti prego, pensò, quasi come una preghiera ti prego, indicami la via. Portami da lui. Lo ripeté più volte come una mantra finché, al suo ennesimo tentativo, il ciondolo si sollevò dalle sue mani, e puntò verso una direzione ben precisa.
Si sentiva stanca morta, ma appena vide i frutti dei suoi sforzi dimenticò stanchezza e dolore, e si mise subito a correre, rinnovata di una nuova energia.
Divorò intere falcate di strada in pochissimo tempo, seguendo con attenzione le indicazioni del ciondolo. Il cuore le scoppiava nel petto, ma il pensiero che forse a breve avrebbe rivisto il suo amato fratellino le dava la spinta necessaria per ignorare il dolore e proseguire.Si ritrovò presto in una vasta zona rocciosa,  puntellata ovunque di antri più o meno grossi. 
Camminò lentamente guardandosi intorno con attenzione: in un ambiente simile non sarebbe stato improbabile l'incontro con qualche Pokémon Roccia, o peggio, d'Acciaio, e gliene venivano in mente due di entrambi i tipi che più degli altri non avrebbero stonato molto in quel paesaggio brullo; di buono, almeno, c'era da ricordarsi che né Onix né Steelix potevano passare inosservati  neanche se fossero stati sottoterra, e che le tracce del loro passaggio in superficie sarebbero state facilmente identificabili per chiunque.
Ma qualunque Pokémon avesse cercato di fermarla non ci sarebbe riuscito: si sentiva così carica che pensava che sarebbe stata in grado di affrontare di nuovo Dialga Oscuro. Niente si sarebbe messo tra lei e suo fratello, non questa volta. La pietra puntò verso una grotta piuttosto grossa, che sembrava scendere in profondità.
Leah si fermò un attimo per riprendere fiato, poi si mise in tasca il ciondolo ed entrò adagio nella caverna. Era quasi completamente buia, ma le bastò generare una piccola sfera luminosa tra le mani per avere un po' di luce.
<< Vaporeon! Rispondi ! >> chiamò a bassa voce. Nessuno parlò. Continuò ad andare avanti, e a parte alcuni Aron intenti a contendersi una pietra piuttosto grossa, non vide altra anima viva.
Di nuovo non le rimase altra scelta che la Scansione: appoggiò la mano alla parete e vi lasciò fluire tutta la sua energia. Quella risuonò per un breve tratto fino a interrompersi bruscamente poco lontano da lì. A quanto pareva la grotta non era molto profonda, e in un certo senso era un bene.
Avvertì la presenza di qualche Pokémon selvatico, ma nessuno era quello che cercava. Insistette ancora, e finalmente avvertì qualcos'altro: era una traccia flebile, a malapena percepibile, ma non aveva dubbi a chi appartenesse.
Dimenticò la prudenza e cominciò a correre. Aspettami, Vaporeon sto arrivando, continuò a ripetersi Presto ti rivedrò, presto potrò di nuovo abbracciarti ! I suoi sogni furono interrotti bruscamente da un attacco Idropompa che riuscì a schivare per un pelo.
Al di là dello spavento, quella per lei fu la conferma  che Vaporeon era lì: avrebbe riconosciuto i suoi attacchi fra mille. Fece qualche passo in avanti con massima cautela.
<< Vaporeon, dove sei? >> disse al buio. Una voce smorta e rabbiosa risuonò in risposta:
<< Stai indietro, non provare ad avvicinarti ! >>. Leah rimase un attimo interdetta , ma non demordette.
<< Vaporeon, sono io, Leah >> e aumentò le dimensioni della sua sfera, così che tutto l'ambiente fosse illuminato. Vide subito una piccola ombra dietro ad un sasso e sogghignò.
<< Dai, vieni fuori e smettila di fare lo scemo >> disse divertita. L'ombra esitò, ma poi piano piano si fece avanti.
Leah era già pronta a ridere per la gioia, ma il sorriso le morì sulle labbra quando il Pokémon uscì allo scoperto.
Era irriconoscibile: oltre a essere sporco di fuliggine e terriccio, era magro da far paura, così anemico da sembrare uno spettro e aveva profonde occhiaie. Tremava anche violentemente, e sembrava reggersi a malapena in piedi.
Leah si ritirò spaventata da quella visione, ma le bastò guardarlo negli occhi per ritrovare la sicurezza e la certezza che era proprio lui, era il Vaporeon che conosceva da una vita.
Quegli occhi! Li conosceva da anni, e almeno quelli erano rimasti sempre gli stessi. Li aveva visti passare dal marrone degli Eevee al viola/nero dei Vaporeon, li aveva visti ridenti, tristi, arrabbiati, delusi, competitivi, severi. Lacrime calde scesero dai suoi occhi senza che lei ne avesse percezione. Era veramente lui, il suo amico, i suo fratellino. L'aveva ritrovato, finalmente. Anche lui sembrò riconoscerla, e alzò una zampa per cercare di raggiungerla.
<< Leah... >> disse debolmente, e crollò svenuto. La ragazza strillò e si precipitò da lui.
<< Vaporeon, Vaporeon!! >> lo chiamò disperata. Il Pokémon non riprese conoscenza e non diede il minimo segno di vita. Leah posò un orecchio sul suo petto: il cuore batteva ancora. Non c'era un attimo da perdere: lo prese in braccio e lo portò fuori di lì, pregandolo continuamente di resistere. L'aveva appena ritrovato, non gli avrebbe permesso di abbandonarla facilmente stavolta.

 
Erano di nuovo nel bosco, proprio all'ombra dello stesso albero vicino cui si era svegliata quella mattina. Aveva deciso di teletrasportarsi lì perché era il posto più sicuro che le fosse venuto in mente nella disperazione del momento, e anche perché, eventualmente, avrebbe potuto chiedere aiuto ai Pokémon selvatici, se ce ne fosse stato bisogno.
 In cuor suo, sperava che ciò non dovesse accadere, e che le sue capacità fossero più che sufficienti per curare Vaporeon. Aveva preparato un giaciglio con delle foglie particolarmente grandi e ce lo aveva adagiato sopra, poi, con l'acqua della borraccia, lo aveva pulito per bene dalla sporcizia di cui era impregnato, e con orrore sotto quello strato di sudiciume aveva scoperto una miriade di ferite, di cui alcune fin troppo fresche, mentre altre si erano 
quasi seccate, cosa a cui di certo aveva contribuito anche la polvere.
Inghiottendo le lacrime, le aveva pulite una ad una, e poi le aveva curate. Man mano che si era presa cura di lui, aveva sentito il suo respiro farsi via via più regolare, e il suo volto rilassarsi, finchè non sembrò quasi addormentato.
Terminato il lavoro, anche lei si rilassò completamente, e rimase a contemplarlo sollevata :se non fosse stato per le ingenti occhiaie e la magrezza spaventosa del suo corpo, avrebbe anche potuto far finta che fosse reduce da un'intensa giornata di allenamento.
Lo guardò dormire beato, e si sentì veramente felice. Non se la sentiva di svegliarlo per farlo mangiare, anche se ne aveva davvero bisogno: chissà da quanto tempo non riposava in quel modo.
Lo accarezzò dolcemente, attenta a non svegliarlo: ancora non riusciva a credere che fosse con lei, anche se non era esattamente quello il modo in cui aveva immaginato il loro ricongiungimento.
Quante cose avrebbe voluto raccontargli! Erano stati separati solo un anno, ma in quel poco tempo erano successe talmente tante cose da bastarle per una vita intera. Lei era cambiata, ad esempio: vivere con Piplup e Chimchar l'aveva portata ad essere più disponibile verso gli altri e più incline ad aprirsi e a fidarsi del prossimo.
Come Leader, poi, aveva imparato a prendersi cura dei propri compagni, a essere più responsabile e ad avere più fiducia in sé stessa. Non era più la bambina spaventata di una volta che non riusciva nemmeno ad addormentarsi se non c'era qualcuno a vegliare su di lei. Sì, era veramente cresciuta, e per questo sarebbe sempre stata grata in eterno a quei due, perché l'avevano aiutata molto più di quanto lei avesse fatto con loro.
Ora come ora, comunque, c'erano domande molto più importanti da affrontare: che ci faceva Vaporeon in quella grotta? Perché era ridotto in quello stato? E perché il suo ciondolo era nel villaggio? Erano domande che la stavano facendo impazzire, ma non aveva altra scelta, al momento, se non quella di aspettare.
Dopotutto, aveva aspettato un anno, poteva attendere ancora un po'. Guardò il suo amico con infinita dolcezza, poi si sdraiò al suo fianco e con delicatezza lo strinse a sé. Forse fu un riflesso involontario, forse non era completamente addormentato, ma fatto sta che Vaporeon si accoccolò di più tra le sue braccia e posò il musetto sul suo petto.
Leah si lasciò scappare un singhiozzo e lo strinse ancora di più. Sembrava che tutti quei mesi da sola non fossero mai trascorsi, sembrava che loro non si fossero mai separati, e in un certo senso era così.
Lui era sempre stato nel suo cuore, non l'aveva mai abbandonata neppure per un istante, neanche quando credeva di essere completamente sola e senza nessuno ad aiutarla.
Ora però erano tornati insieme per davvero, ed era questa l'unica cosa che contava in quel momento. Chiuse gli occhi, e rivide loro due, da bambini, che giocavano e ridevano insieme.  Erano sempre stati come e più che fratelli, e avevano sempre giurato che non si sarebbero mai separati.
Anche se era successo, questa volta  lei avrebbe fatto in modo che fosse veramente così, e per davvero, stavolta. Non l'avrebbe lasciato andare via , mai più.


Vaporeon aprì gli occhi a fatica. Si sentiva ancora leggermente intorpidito, ma almeno non sentiva più dolore da nessuna parte. La mente però era ancora annebbiata: l'ultima cosa che ricordava era di essersi rifugiato dentro una grotta per cercare di guarire,e forse anche di aver visto Leah, ma di quest'ultima cosa non era molto sicuro.
Insomma, da quando era partito le era mancata così tanto che aveva iniziato a vedere il suo volto ovunque, quindi quella che credeva di aver visto nella grotta doveva senz'altro essere stato uno scherzo della memoria, giocatogli dal suo cervello fuori uso, che era stato in grado a malapena di guidarlo in quel buco umido e buio prima di cominciare a dare cedimenti.
Se era stato tutto un sogno, però, allora perché ora si sentiva così bene? E perché riusciva a sentire quel dolce profumo che gli era mancato da morire? Forzò sé stesso ad aprire completamente gli occhi, e grande fu la sua sorpresa quando scoprì di essere appoggiato contro il petto caldo e morbido di una ragazza; una ragazza che però aveva un odore che avrebbe riconosciuto tra  un milione. Allora non era stato un sogno: aveva davvero ritrovato Leah.
Cercò di liberarsi dalla sua presa, ma era ancora troppo debole, e fu in grado solo di scostarsi abbastanza da riuscire a vedere il suo volto : non era cambiata per niente. Chiunque avessero incontrato aveva sempre detto che fosse bellissima, ed effettivamente lo era sempre stata, solo che lui non ci aveva mai fatto veramente caso.
L'aveva vista bambina, poi ragazzina e infine una giovane donna, ma non se n'era quasi accorto, tanto era abituato a lei. In ogni caso, gli importava assai poco del suo aspetto, perché le voleva un mondo di bene, e gliene avrebbe voluto anche se fosse stata bassa e bruttina, perché le piaceva quello che era, non come era.
Aveva visto molti umani attratti dalle femmine della loro specie solo perchè avevano un aspetto gradevole, ma che dentro di erano dimostrate brutte e vuote. Leah, per fortuna, non era così.  E chissà se, in tutto quel tempo, non avesse trovato qualcun'altro a cui donare il proprio cuore, qualcuno che magari fosse molto più degno di ricevere il suo amore di quanto non fosse stato Braven.
Vaporeon ricordava perfettamente l'astio che aveva provato nei confronti di quell'umano, durante ogni singolo minuto che avevano trascorso loro malgrado insieme, visto che lui non si era mai azzardato a lasciare da sola Leah con quel tipo.  Col senno di poi poteva dire che era stato ostile nei suoi confronti perché a quel tempo non gli era andata molto a genio l'idea che qualcuno si intromettesse tra lui e Leah: erano sempre stati molto uniti, anzi, erano una cosa sola, e lei era sua, così come lui le apparteneva.
Ora che però avevano passato un po' di tempo lontano l'uno dall'altra, poté ripensare a quel periodo con più freddezza, e valutare che l'ostilità avuta nei confronti di Braven era stata dovuta al fatto che non gli era mai piaciuto, ma oltre al fatto che quel tipo aveva sempre guardato Leah in modo strano, era anche perché aveva avvertito fin da subito qualcosa di sinistro in lui, qualcosa che glielo aveva subito reso antipatico, sentimento completamente ricambiato dal giovane, che l'aveva sempre guardato come si guarda uno scarafaggio fastidioso.
Quando poi il bastardo aveva spezzato il cuore a Leah, da un lato Vaporeon era stato contento di non essersi sbagliato sul suo conto, ma dall'altro aveva giurato vendetta. Braven aveva fatto soffrire la persona che il Pokémon amava di più al mondo, e lui detestava vedere Leah triste.
Era quello il vero motivo per cui aveva fatto quella proposta alla ragazza, ovvero quella di intraprendere due viaggi separati: per potersi allenare duramente, e una volta trovato Braven, fargliela pagare.
Per questo aveva dovuto separarsi da Leah: se fossero rimasti insieme, lei avrebbe sicuramente cercato di farlo desistere dai suoi ideali di vendetta, dicendogli che non sarebbe servito a niente, che lei non ce l'aveva con Braven e che di certo non lo odiava tanto da volere vendicarsi.
Lei era troppo buona, ma Vaporeon non avrebbe mai potuto perdonare quel bastardo per quello che aveva fatto, neanche se fosse venuto strisciando in ginocchio a reclamare il suo perdono, che Leah fosse d'accordo o meno.
Ora che però erano di nuovo insieme, Vaporeon non sapeva proprio come avrebbe fatto a convincerla di nuovo a lasciarlo andare per la sua strada, proprio ora che si erano ritrovati: la conosceva bene, era molto testarda, e non l'avrebbe fatto andare via senza averle prima dato una spiegazione valida.
Si sentiva male al pensiero di mentirle, ma avrebbe tanto voluto farle capire che lo faceva per il suo bene, che quella viscida serpe di Braven meritava di essere ripagato con la sua stessa moneta e che sarebbe stato lui a dargliela.
Guardando la sua espressione tranquilla, però, la sua sicurezza vacillò : davvero stava facendo la cosa giusta? Davvero Leah sarebbe stata felice di sapere quello che aveva intenzione di fare? La risposta gli risuonò lampante: NO! Certo che non lo sarebbe stata! Vendicarsi non avrebbe risolto niente : il suo dolore sarebbe stato sempre lì, anzi, sarebbe aumentato, perché a quello ci avrebbe aggiunto il dispiacere che il Pokémon le avrebbe procurato se avesse osato comportarsi in un modo così meschino; ancora di più, sarebbe stato ancora peggio se avesse scoperto che aveva tramato alle sue spalle senza dirle niente, quando lei gli aveva sempre detto tutto, e aveva una cieca fiducia nei suoi confronti.
Era Vaporeon il vero bastardo che avrebbe dovuto essere punito, non Braven. Perché anche lui l'aveva abbandonata, e per un motivo stupido come la vendetta, proprio quando la ragazza aveva avuto più bisogno del suo sostegno.
Gli venne un magone e scosse la testa, furioso. Basta, era inutile continuare a fingere. Lei gli era mancata come l'aria, e separarsi era stata la cosa più stupida a cui avrebbe mai potuto pensare. Era deciso: appena si fosse svegliata le avrebbe detto la verità, e poi, se lei glielo avesse permesso, non l'avrebbe lasciata mai più, per nessuna ragione al mondo, stavolta.
Era stato arrogante e aveva commesso il più grande sbaglio della sua vita, ma era pronto a pagare per i suoi errori, e non sarebbe scappato via. Si issò a fatica fino al viso della ragazza e le leccò la guancia. Leah mugugnò qualcosa e aprì lentamente gli occhi, trovandosi davanti quelli violetti di Vaporeon, così vicini che i loro nasi quasi si sfioravano.
Si ritirò di scatto, facendolo finire per terra e si sfregò gli occhi: non aveva sognato allora, la sera prima, quando aveva creduto di essersi addormentata con lui.
Lo aveva sognato così tanto che ormai non sapeva più se era vero o era frutto della sua immaginazione, e per questo non riusciva a credere ai suoi occhi. Vaporeon sembrò infastidito dalla sua reazione.
<< Dico, siamo stati separati solo un anno e già la mia vista ti spaventa? Non credevo che ci avresti messo così poco a dimenticarmi >> esclamò, contrariato. Lei lo ignorò. Si avvicinò lentamente, quasi avesse il terrore che potesse scomparirgli davanti agli occhi da un momento all'altro, e allungò una mano per toccarlo, indugiando però all'ultimo.
Lui inarcò un sopracciglio.
<< Guarda che , malgrado il mio attuale aspetto, non sono infetto da alcuna malattia, non corri mica il rischio di venire contagiata >>. Quella sua parlantina, quell'umorismo pungente, quell'espressione! Non era cambiato di una virgola.
<< Vaporeon... >> mormorò incredula.
<< Ahh, ma allora non hai perso l'uso della parola. E quantomeno ti ricordi almeno il mio nome >> replicò lui, fingendosi offeso. Lei si aprì in un enorme sorriso, e finalmente lo abbracciò stretto.
<< Weh, vacci piano. Non mi sono ancora ripreso... >> cercò di protestare il Pokémon, ma fu inutile: la fanciulla continuò a stringerlo forte, ridendo e piangendo al tempo  stesso.
Vaporeon non l'aveva mai vista così felice così felice in vita sua, e ciò non fece che accrescere ulteriormente il suo senso di colpa, che era tale da spingerlo a ricambiare l'affetto di Leah solo con delle maldestre pacche sulla schiena.
<< Vaporeon >> ripeté lei, tra le lacrime. << Mi sei mancato da morire >>. Quelle parole spezzarono le sue difese, e sebbene fosse un tipo abbastanza orgoglioso, anche Vaporeon scoppiò in un pianto disperato e abbracciò stretto la fanciulla. Al diavolo lui, al diavolo tutto: era al settimo cielo che Leah lo stesse abbracciando, non gliene importava niente di tutto il resto!
<< Sono qui, sorellina >> mormorò, singhiozzando. << Sono qui... >>. Lei lo strinse ancora di più, e rimasero a lungo in quella posizione, senza preoccuparsi di nient'altro. Si erano ritrovati, erano di nuovo una cosa sola.Nient'altro aveva importanza.

<< Guarda che non te lo porta via nessuno >> disse più tardi Leah, mentre Vaporeon si abbuffava dei frutti che lei gli aveva dato. Lui sollevò gli occhi dal pasto, le fece una linguaccia per quanto glielo permisero le guance gonfie, e riprese a mangiare. Leah sospirò, e si rassegnò a vederlo avventarsi sul cibo come un Munchlax famelico.
Tutto sommato non le dispiaceva vederlo così: se aveva appetito era solo segno che stava bene e che si stava riprendendo. Quand'ebbe finito, Vaporeon si buttò per terra e si massaggiò il pancino gonfio, decisamente soddisfatto.
<< Ragazzi, che mangiata >> gongolò felice.
<< Non fare complimenti, eh? >>
<< Hai ragione: grazie, Leah >>. Lei agitò la mano con noncuranza.
<< Stavo scherzando. Ci mancherebbe altro. Però.... >> disse, guardando con occhio critico i resti del pasto. << Mi hai fatto fuori l'intera scorta di cibo che avevo. Prima di andarcene faremmo meglio a cercarne dell'altro >>. Vaporeon smise di sorridere e divenne improvvisamente meditabondo. Cercò di girarsi sulla pancia, ma era così gonfio che rotolò sull'erba invece di stare in piedi.
<< Aspetta >> disse Leah divertita. << Ti aiuto io >> e lo prese in braccio, massaggiandogli il pancino. Lui non rispose alla sua gentilezza, ma rimase a fissarsi la pancia mogio mogio. La ragazza se ne accorse e smise di accarezzarlo.
<< Vaporeon, tutto bene? >>
<< Si, certo >> disse lui, scuotendo la testa. << E' tutto a posto, sul serio >>. Leah, però, non era una stupida, e per di più lo conosceva come le proprie tasche, e aveva capito che non stava dicendo la verità.
<< Vaporeon >> disse seria, guardandolo negli occhi. << Dimmi la verità >>. Lui si morse le labbra e distolse lo sguardo. Che fare? Lo aveva messo con le spalle al muro. Aveva sempre saputo che non sarebbe riuscito a mentirle, però non era mentalmente pronto, e non sapeva da che parte cominciare.
Aveva così tante cose da dire che non sapeva nemmeno se sarebbe stato in grado di dirle tutte. Si passò le zampe sugli avambracci, guardò a destra e sinistra in cerca di una via di fuga, ma inevitabilmente incrociò gli splendidi occhi di Leah che lo fissavano austeri, e sentì di non avere molte alternative.
Prima si toglieva quel peso dal cuore meglio sarebbe stato per tutti, anche se aveva il terrore delle conseguenze. Sei un uomo, maledizione, comportati come tale ! disse a sé stesso per farsi coraggio.
<< Leah...ecco...non so come dirtelo >> . Lei gli prese le zampe.
<< Prendi un respiro profondo e comincia dall'inizio. Non avere fretta : io non me ne vado >> disse sorridendo. Vaporeon si morse la lingua fino a sentire il sapore del sangue. Accidenti a lei, con quel sorriso riusciva solo a farlo sentire ancora più in colpa!
<< D-Dunque... io... io >> balbettò a caso, poi però scosse violentemente la testa con stizza ed esclamò:
<< Ti chiedo perdono!! >>. Lo disse quasi urlando, e spaventò Leah. Non le diede il tempo per controbattere in alcuna maniera, e disse tutto d'un fiato:
<< Ho mentito! La vera ragione per cui ho pensato che avremmo fatto meglio a intraprendere un viaggio ognuno per conto proprio non era perché volevo che diventassimo autonomi. Io...il motivo principale è che... io volevo vendicarmi di Braven! Tu hai messo da parte quello che ti ha fatto perché sei la persona più buona del mondo, ma io non ho mai perdonato a quel bastardo di averti spezzato il cuore in quel modo!
Ma se fossimo rimasti insieme tu avresti cercato di convincermi a lasciar perdere, e per questo ho pensato che avremmo dovuto separarci! Io sarei partito e mi sarei allenato duramente, e non appena avessi trovato Braven, gliel'avrei fatta pagare! Però... non ho il diritto di dirlo, ma... mi rendo conto solo ora di essere stato un idiota.
La mia vendetta non avrebbe portato a niente, e di sicuro non ti avrebbe reso più felice, anzi, sicuramente avresti odiato me al posto suo, per aver osato tanto! Ma ciò in cui ho fatto la più grande stupidità della mia vita è....è... >>. Esitò dire quelle ultime parole, ma alla fine prese ancora fiato ed esclamò:
<<... è stato quando ti ho lasciato! Non è passato un singolo giorno senza che pensassi a te, a tutto quello che abbiamo passato, a quello che abbiamo condiviso! Non... non posso stare senza di te. Leah, la mia vita senza te al mio fianco è stata uno schifo. Ti prego...se puoi, perdonami...io davvero non riesco a vivere se tu non sei con me.
Ti...ti prometto che non ti lascerò mai più questa volta. Starò con te fino alla morte, diventerò il tuo schiavo e mi getterò nelle fiamme ad un tuo cenno! >>. Vedendo che la ragazza non rispondeva, si disperò ancora di più, e si allontanò dalle sue braccia. Lei continuò a guardarlo in silenzio. Quel suo mutismo era peggio di mille coltellate, e Vaporeon era ormai al limite della pazzia. Si trascinò a fatica fino alle sue gambe e gliele abbracciò.
<< Leah >> disse, singhiozzando. << Ti prego, dì qualcosa... non me ne andrò più via, ti resterò accanto fino a che tu lo vorrai... ma parlami, ti supplico! >> e scoppiò a piangere a dirotto. La ragazza non credeva che un giorno lo avrebbe mai visto in quello stato. Le poche volte che aveva pianto si potevano contare sulle dita, ma mai, mai l'aveva visto disperarsi così. Doveva sentirsi veramente male per averla ingannata se era arrivato a tanto.
Come potevano chiederle di arrabbiarsi con lui se era ridotto in quello stato? L'aveva ingannata, era vero, ma era altrettanto evidente che si rendeva conto dei suoi sbagli,che era pentito e che era più che pronto a pagarne le conseguenze. Gli voleva troppo bene, non sarebbe mai riuscita ad odiarlo. E poi, anche se aveva agito secondo propositi sbagliati, alla fine lei aveva comunque raggiunto lo scopo che le aveva prefisso.
Si allungò e lo obbligò a mollare la presa sulle sue caviglie, poi lo prese in braccio. Lui cercò di scappare, ma lei non si fece sopraffare. Gli asciugò gli occhi e gli mise una mano sotto il mento.
<< Guardami >>. Il piccolo Pokémon obbedì, seppur controvoglia. La ragazza allora gli accarezzò il musetto.
<< Dovrei dirti che hai ragione a darti dello stupido, perché lo sei davvero: avresti dovuto parlarmi prima delle tue intenzioni, e insieme magari avremmo avuto modo di affrontare meglio questa cosa. Come vedi, da solo sei riuscito solo a farti tormentare dai dubbi >>. Vaporeon abbassò il viso mortificato. Leah lo obbligò a guardarla negli occhi.
<< Tuttavia >> disse. << Su una cosa non hai fallito: è vero, hai detto che imparare a badare a noi stessi era solo una scusa per allontonarti, ma...è successo davvero. Ho vissuto avventure incredibili, ho combattuto molte battaglie, e sebbene il più delle volte abbia avuto qualcuno ad aiutarmi, per il resto ero da sola a lottare, ho imparato a cavarmela con le mie sole forze. Ora ho molta più fiducia in me stessa, e ho imparato a prendermi cura degli altri. Vaporeon >> aggiunse, dolcemente. << E' solo merito tuo se sono arrivata a questo, non ha nessuna importanza come l'abbia ottenuto o cosa ho dovuto passare, perché il fine non giustifica i mezzi.  Ma non comportarti così: io ti voglio troppo bene, anch'io mi sono sentita persa senza di te, ma tu non mi hai mai abbandonata. Sei sempre stato con me, >> e si mise una mano sul petto << qui, nel mio cuore. Non ho alcuna intenzione di punirti, non ho alcun motivo per farlo.
Non ho neanche un valido motivo per odiarti, perché non potrei mai riuscirci. Piccolo, >> disse ancora, ad un passo dal piangere anche lei << ti perdono. Ti perdono di tutto, ma per favore, non fare mai più una cosa del genere, non lasciarmi più da sola! >>. Vaporeon la guardò con gli occhi spalancati,ma non sprecò inutili parole : le saltò addosso e scoppiò di nuovo a piangere.
<< Leah! Perdonami, mi sei mancata troppo, mi dispiace! >>
<< Non importa >> disse lei, piangendo a sua volta. << Mi basta sapere che sei qui, e che non te ne andrai mai più >>.
<< Te lo giuro sulla mia vita ! Ti voglio tanto bene >> singhiozzò disperato Vaporeon. Leah lo strinse forte forte a sé, lo riempì di baci e carezze. Lo lasciò andare solo quando entrambi smisero di singhiozzare, e solo allora lo guardò in viso e cercò di sorridere. Lui ricambiò malamente, poi le leccò le lacrime rimaste sulle guance e strofinò il musetto contro il suo viso per asciugarglielo. Lei gli accarezzò commossa la testa.
<< Ehi, tesoro >> disse . << Guarda cosa ti ho riportato >> e tirò fuori la collana del fratello. Gli occhi di Vaporeon si illuminarono, e un'espressione di gioia pura come non si era mai vista prima si dipinse sul suo volto. Prese quel ciondolo e lo rimise al suo posto, adagiandolo con cura sul proprio petto.
Leah prese soprappensiero il suo, e il Pokémon, di riflesso, fece altrettanto. Le due metà, che un tempo erano state una cosa sola, tornarono ad essere un' unica entità, come se il destino non le avesse mai separate.
<< Uniti per sempre >> disse Leah.
<< Per sempre >> rispose Vaporeon.

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Capitolo 2
*** Il meteorite ***


Passò un altro giorno ancora. Leah aveva insistito perché Vaporeon riposasse il più possibile, ma quella zucca dura aveva decretato che stava già benissimo, e che non c'era bisogno di perdere ulteriore tempo. A Leah era sembrato di essere tornata ai vecchi tempi, ed era stata felice di constatare che niente era cambiato da allora.  Come l'irrefrenabile impazienza di Vaporeon, ad esempio. Il Pokémon Bollajet, dopo essersi proclamato guarito, aveva insistito affinché la ragazza gli raccontasse qualcuna delle sue avventure, e non stava più nella pelle dall'eccitazione. Lei, sebbene morisse dalla voglia di raccontargli tutto quello che aveva passato, aveva messo freno ai suoi impulsi frenetici, liquidandoli con una questione molto più urgente da trattare : il motivo per cui l'aveva trovato ridotto in quello stato pietoso. Il Pokémon non sembrò particolarmente felice della cosa, ma non fece storie, e cominciò a spiegarle tutto.
<< E' successo circa tre giorni fa >> iniziò. << Stavo cercando un posto sicuro dove passare la notte, e sono capitato nei pressi di un villaggio di umani. Mio malgrado, ho scelto di fermarmi lì a riposare, anche se "sicuro" e "umano" non stanno bene nella stessa frase. Senza offesa, eh? >> disse facendole l'occhiolino. Lei gli rispose con una linguaccia e lo incitò a proseguire.
<< Dicevo... ero restio a passare la notte in un villaggio di umani, ma ho trovato un nascondiglio perfetto in un magazzino appena fuori dal paese, dentro una botte. Non sarà stato proprio il massimo della vita, ma essendo abituato a cose  peggiori me lo sono fatto bastare. Solo che...non pensavo che non avrei dormito molto quella notte >>.
<< Ti hanno scoperto?! >> chiese Leah, allarmata. Vaporeon scosse la testa.
<< E' strano dirlo, ma penso che sarebbe stato il male minore. No, sono state delle urla a svegliarmi, oltre al fatto che improvvisamente mi sembrava di trovarmi dentro una sauna. Mi sono precipitato fuori e...oh mio Dio, non dimenticherò mai quella scena >>.
<< Che cosa hai visto? >>. Vaporeon tacque qualche istante. Sembrava molto turbato, ed era inusuale per lui. Alla fine disse, con voce grave:
<< Fuoco. Non fuoco di Pokémon selvatici, e nemmeno il fuoco di qualche torcia dimenticata tra gli sterpi. Chiamami pazzo, ma il fuoco che ho visto io... è piovuto dal cielo! >>. La ragazza sbatté la palpebre sconvolta, guardando il compagno incredula.
<< ...veramente? >> mormorò appena.
<< Sì >> confermò lui. << Enormi sfere infuocate sono piombate sul villaggio distruggendo ogni cosa. La gente urlava e scappava, qualcuno ha cercato di domare l'incendio usando i propri Pokémon, ma ben presto tutti hanno pensato solo a salvarsi. Tutta quella calca ha rischiato di schiacciarmi, ma ho trovato riparo su un tetto non ancora intaccato dalle fiamme, e ho pensato di scappare facendomi strada tra un tetto e l'altro. In quel momento, però, una sfera gigantesca, più grossa di quelle precedenti, è scesa a velocità impressionante dal cielo, dritto verso il centro del villaggio.
La gente si è terrorizzata ancora di più, ma il panico è servito solo a peggiorare la situazione, e nessuno è riuscito ad andarsene. Di fronte al pericolo imminente, ho agito d'istinto: ho corso come un matto e ho colpito con la mia Idropompa più forte quella massa incandescente.
Ci ho messo tutte le mie forze, ma sono riuscito solo a rallentare la sua caduta, non a impedirla completamente. I Pokémon che già prima avevano cercato di salvare il villaggio, appena mi hanno visto lottare sono subito corsi ad aiutarmi, ignorando le proteste dei loro padroni, che gli hanno urlato di correre via. Mi ha inorgoglito vederli accorrere in quel modo per me, e per questo ho raddoppiato i miei sforzi, tutti insieme l'abbiamo fatto, e grazie al nostro impegno quella cosa è stata dirottata via, a qualche chilometro dal villaggio. Il suo impatto è risuonato fino a noi e forse anche più in là, provocando una breve scossa di terremoto, ma ormai il peggio era passato, perché dopo quello il fuoco ha cessato di cadere dal cielo, anche se  quello a terra ha continuato a bruciare e devastare il villaggio. Gli umani sono scappati, e così i Pokémon, ma almeno quest'ultimi, prima di andarsene, mi hanno ringraziato calorosamente. Io non ho fatto in tempo a dire che avevo agito per puro riflesso e che aiutarli a evitare la catastrofe non rientrava tra le mie intenzioni iniziali, che quelli se l'erano già filata. I loro ringraziamenti però mi fecero molto piacere, anche se non ho potuto crogiolarimici dentro a lungo : davanti a me, proprio sopra un altro tetto, emerse la figura di un Pokémon. Mi guardava con sguardo fisso e severo, e sembrava quasi che non gli importasse del disastro intorno a noi. Questo mi ha portato a pensare che fosse lui, il responsabile di quel macello, e così l'ho attaccato senza pensarci, ma- >>
<< Aspetta un attimo! L'hai attaccato senza neanche esserti accertato  che fosse veramente lui il colpevole?! Sei  stato sconsiderato! >> esclamò Leah indignata.
<< Non mettere altro sale sulla piaga, per favore. Purtroppo non avevo tenuto conto che, deviando quella palla infuocata, avevo consumato quasi tutte le mie energie, e per questo il mio attacco Palla Ombra gli ha fatto meno del solletico. Lui ovviamente si è arrabbiato e mi ha attaccato con Ventagliente, e mi ha scaraventato sotto un cumulo di macerie. Non ricordo cos'è successo dopo: so solo che in un modo o nell'altro sono riuscito ad uscire da lì, ma del Pokémon non c'era già più nessuna traccia. Non potevo certo rimanere in quel villaggio: era ancora in fiamme, ed io avevo bisogno di un posto sicuro dove poter recuperare le energie. Così mi sono trascinato lontano da quel posto, senza seguire una direzione precisa. Ho trovato quella grotta per puro caso, e ho pensato subito di restarci finché non mi fossi ripreso, solo che mi sono reso conto di essere ferito più gravemente di quello che pensassi, e non avevo bacche con me. Ho perso presto la cognizione del tempo, e stavo sempre più male...se non fossi arrivata tu, probabilmente sarei morto >>. Sorrise grato alla fanciulla, anche se lei lo guardò con rimprovero, ma alla fine sospirò e lo accarezzò.
<< Sei stato avventato, è vero, ma almeno stai bene, ed è questo l'importante >>. Vaporeon si strusciò contro la sua mano per ricevere più carezze.
<< Non prenderci troppo la mano, sono ancora arrabbiata con te >> lo ammonì divertita.
<< Impossibile >> replicò lui tranquillamente.
<< E perché? >>
<< Perché sei riuscita a perdonarmi anche se ti ho abbandonato, quindi puoi perdonarmi anche questo, no? >> disse con finto sguardo da cucciolo bastonato. Leah gli diede una spinta.
<< Non esserne tanto sicuro >>. Il Pokémon si rimise in piedi e le saltò addosso.
<< Ehi, vuoi la guerra? E guerra avrai! >> esclamò la ragazza, passando al contrattacco. Se le diedero di tutti i colori, ma risero anche e si presero in giro a vicenda, come quando erano bambini, finché alla fine crollarono esausti sul prato. Restarono a guardare pigramente le nuvole passare nel cielo, Leah sull'erba e Vaporeon su di lei, accoccolato sul suo petto.
<< Vaporeon >> disse la fanciulla, d'un tratto.
<< Che c'è? >>
<< Potresti descrivermi il Pokémon che hai attaccato? >>
<< Perché ti interessa saperlo? >>
<< Non ti va di dirmelo? >>
<< No, è che... vabbé, non importa. Dunque, vediamo... >>. Ci rimuginò un po' su, mentre Leah tirò fuori il diario.
<< Sembrava...un grosso cane. Il muso era blu scuro... più tendente al grigio, in verità. E aveva un folto pelo bianco, molto più lungo sul collo e sul petto. Aveva una coda a forma di falce e...e anche un'altra falce sulla parte destra della testa. E aveva gli occhi rossi, davvero inquietanti >>. La ragazza fece scorrere la penna sulla carta, cercando di riportare il più fedelmente possibile i dettagli forniti da Vaporeon. Alla fine batté la penna sul foglio, ad annunciare il completamento dell'opera.
<< Era più o meno così ? >> disse mostrandolo a Vaporeon . Quello guardò il disegno allibito e si sfregò gli occhi per vederci meglio.
<< Cer... cavolo, sì. Wow, sei diventata bravissima a disegnare >> esclamò ammirato. Leah arrossì compiaciuta. << Ma cos'è questo? >> aggiunse Vaporeon, picchiettando contro la copertina del diario.
<< Un diario. Ho iniziato a tenerlo dopo che te ne sei andato, e ci ho appuntato tutto quello che mi è capitato. Ho fatto anche un sacco di disegni >>.
<< Uao, posso vederli? >> disse Vaporeon entusiasta, ma Leah mise il diario fuori dalla sua portata.
<< Ora non è il momento. Un'altra volta, forse >>.
<< Come sarebbe? Credevo che tra noi non ci fossero segreti! >> protestò il Pokémon.
<< E infatti non ce ne sono. Ti farò vedere tutto a tempo debito, promesso >>.
<< Uffa >> brontolò lui, incrociando le braccia. Leah gli strofinò la testa.
<< Dai, smettila di lamentarti. Parliamo un po' di cose serie >>
<< Del tipo? >>
<< Questo Pokémon, ad esempio >> disse accennando al disegno.
<< Lo conosci? >>
<< Solo di fama : il suo nome è Absol, ed è chiamato il Pokémon Catastrofe >>
<< Povero, che nome del cavolo che si è ritrovato >> disse Vaporeon. 
<< Tu non credo dovresti parlare al riguardo, vero sirenetta? >>. Il piccolo  si imbronciò e voltò la testa dall'altra parte, indispettito. Poi però gli venne in mente una cosa.
<< Aspetta un attimo: hai detto " catastrofe '' ? >>
<< So cosa stai pensando e ti dico subito di non farti un'idea sbagliata: Absol è chiamato così perché è in grado di prevedere l'arrivo di disastri naturali tramite minime variazioni ambientali.In genere cerca sempre di avvertire le persone quando stanno per avverarsi, ma il più delle volte viene erroneamente accusato di essere il portatore di quelle catastrofi. Per questo è etichettato anche come " Pokemon portasfortuna" e la gente lo tiene alla larga. Quelli della sua specie però non fanno niente di male, sono solamente incompresi >> disse la ragazza sbattendo le mani sulle cosce. Vaporeon ascoltò affascinato, ma sull'ultima parte del discorso, arrossì di botto e cominciò a sudare. Leah lo guardò a braccia incrociate e con aria di rimprovero.
<< Ops >> fu tutto quello che riuscì a dire in propria difesa il Pokémon d'Acqua. La ragazza scosse la testa, mise via il diario e si tirò su.
<< Dove vai ? >> disse Vaporeon scattando in piedi a sua volta.
<< Dove ANDIAMO vorrai dire. Ora noi torniamo in quel villaggio per cercare Absol , così TU potrai scusarti con lui per averlo accusato ingiustamente >> rispose la ragazza con durezza. Vaporeon si accucciò, intimidito dal cipiglio severo dell'amica.
<< Da quando sei diventata così autoritaria ? >> disse cauto.
<< Da quando sono stata per qualche tempo capitano di una squadra d'esplorazione, e ogni tanto ho dovuto riportare all'ordine i miei sottoposti >> rispose lei con voce velata da una nota di malinconia che non sfuggì a Vaporeon, ma che non gli impedì di insistere sulla questione.
<< E com'è successo ? >> . Lei mimò una cerniera che le chiudeva le labbra, e poi finse di gettare la chiave alle proprie spalle.
<< Eddai, per favore! >>
<< No. Non abbiamo tempo, ora >> replicò lei, sostenuta. Il Pokémon sbuffò. 
<< Sei diventata insopportabile >> borbottò senza paura di essere sentito.
<< Si, lo so  >> replicò lei, facendogli la linguaccia. Vaporeon rispose a sua volta con uno sberleffo, e scoppiarono a ridere. Leah allora allungò il braccio, e Vaporeon ci saltò sopra, prendendo il posto che gli spettava sulla spalla della ragazza, lì dov'era stato per anni e dove non sarebbe più andato via.


<< Sei stata tu a fare tutto questo?! >> esclamò sbalordito Vaporeon quando vide i resti dello tsunami di sabbia che Leah aveva generato per spegnere le fiamme. La ragazza si limitò ad alzare le spalle. Il Pokémon invece osservò affascinato il villaggio che lui stesso aveva visto avvolto dal fuoco, mentre ora sembrava quasi un ammasso di vecchi ruderi in rovina.
 Erano passati solo pochi giorni, ma buona parte della sabbia era ancora lì, segno che non doveva essere soffiato molto vento da quelle parti. Leah sperò solo che gli abitanti del villaggio non tornassero proprio in quel momento: non sapeva se sarebbe stato più dura spiegare come aveva spento l' incendio o il fatto che lei avesse dei poteri. Fosse stato per lei non avrebbe preferito restare alla larga da quel villaggio, anche se deserto, ma sentiva quasi un dovere nei confronti di quell 'Absol che Vaporeon aveva giudicato tempestivamente.
Sempre a messo e non concesso che lui fosse ancora nei paraggi: l'ultima volta non aveva percepito alcuna presenza in quel posto. Gli Absol, però, erano Pokémon scaltri, e sfuggenti come ombre: così come comparivano dal nulla con l'approssimarsi della catastrofe, con altrettanto mistero scomparivano non appena questa finiva, lasciando solo le tracce della distruzione che non erano riusciti a prevenire. Non c'era da sorprendersi che fossero tanto temuti.
Leah, però, non era così prevenuta nei confronti dei Pokémon, ed era decisa a scusarsi con quell' Absol a qualunque costo. Proseguendo verso il centro del villaggio, la ragazza notò che Vaporeon aveva preso a guardarsi intorno nervoso, e stringeva il suo ciondolo con altrettanto nervosismo.
Non lo poteva biasimare: non l'aveva detto apertamente, ma lei era sicura che fosse stato l'attacco Ventagliente di Absol a fargli perdere la collana. Motivo in più per odiarlo o temerlo, a seconda dei punti di vista. Non si mise ad urlare per richiamare Absol: se era ancora nei paraggi, allora sarebbe venuto fuori da solo.
<< Cosa ti fa pensare che sia ancora qui? >> proruppe Vaporeon.
<< Niente in realtà. Ma questo è l'ultimo luogo in cui si è fatto vedere, e se riusciamo a trovare qualche traccia magari potremmo arrivare fino a lui >> rispose la ragazza, guardandosi intorno con circospezione.
<< Certo, come no. E magari appena ci vedrà, sarà così felice che affonderà la sua falce nel mio collo  e si porterà a casa la mia testa come trofeo! >> sbottò Vaporeon. Leah lo guardò birichina.
<< Hai paura ? >>
<< Non dirlo neanche per scherzo! >> reagì subito lui. La ragazza continuò a guardarlo sorridendo maliziosa, e allora cedette.
<< E va bene, forse un pochino. Ma ne avresti anche tu se qualcuno ti attaccasse con una mossa degna di un affila-coltelli! >> esclamò agitando le braccia. Leah fece una smorfia divertita.
<< Cos'è quell'espressione, ora? >> borbottò Vaporeon.
<< Una volta ero io quella terrorizzata da tutto e da tutto. Tu però era lì, pronto a incoraggiarmi e a sostenermi. Non pensavo che un giorno sarebbe successo il contrario >> disse la ragazza con dolcezza. Vaporeon si grattò la testa imbarazzato.
<< Vuol dire che sei diventata grande, Leah. E che forse...non hai più bisogno di me >> disse abbassando i toni, con evidente delusione sulla viso.
<< Non dire sciocchezze! >> esclamò lei. Poi, con più calma:
<< Io ho bisogno di te, Vaporeon. Anche perché, se non ci fossi tu...chi mi esaspererebbe di continuo perché gli sembro troppo buona con gli altri? >> e gli fece l'occhiolino. Vaporeon la guardò storto e le fece una linguaccia. Leah allora lo prese e gli fece il solletico.
<< No, ehi, ferma, non vale!!! >> protestò, ridendo come un matto. Leah rise di gusto con lui, ma entrambi furono interrotti bruscamente da un rumore sopra le loro teste. Alzarono lo sguardo e gli si gelò il sangue nelle vene: Absol era sopra di loro, su un tetto diroccato, come la prima volta che Vaporeon l'aveva visto.Aveva un aspetto un po' inquietante, ma anche nobile, ed elegante soprattutto. Ed era bellissimo. Leah capì solo ora che che lo vedeva di persona perché quel Pokémon fosse così temuto dalla gente: lei sentiva i brividi solo a guardarlo negli occhi, che erano freddi e fieri. Absol guardò i due amici senza la benché minima espressione: non sembrava affatto sorpreso della loro presenza, ma nemmeno sembrava ostile. Pareva quasi che li fissasse in attesa di qualcosa. Leah, che sentiva tremare Vaporeon tra le sue braccia,  prese in mano la situazione.
<< Buongiorno, Absol >> disse formale. Lui spostò appena gli occhi verso di lei, che si sentì messa a nudo. Inghiottì forte e cercò di controllarsi.
<< Io mi chiamo Leah, e questo è Vaporeon. Ma voi due vi siete già incontrati... >>. Il Pokémon Buio continuò a guardarla inespressivo. Leah aveva sempre più la sensazione di stare parlando ad una statua, e cominciava a sentirsi un po' scema.
<< Senti... a nome suo volevo chiederti scusa. Ha pensato fossi tu il responsabile di tutto questo e ti ha attaccato. Ma non è così, vero? >>. Di nuovo, nessuna reazione. La ragazza alzò un pochino di più la voce.
<< Io non credo che sia stato tu, come non lo hanno mai fatto gli altri della tua specie! E non credo affatto che porti sfortuna. Tu volevi solo avvertire la gente del luogo di scappare, ma non hai fatto in tempo, non è vero? Però sei ancora qui: hai sentito la nostra presenza e sei venuto a vendicarti di Vaporeon? O  c'è qualche altra minaccia incombente? Absol, rispondimi, per favore! >>. Quello continuò a fissarla silenzioso, poi si voltò e scappò via.
<< Absol! >> urlò la ragazza.
<< Leah, lascia perdere, forse non crede che tu sia in grado di capirlo e non vuole avere a che  fare con te >> disse Vaporeon, di colpo più tranquillo. Leah lo  incenerì con gli occhi.
<< Sono stufa di avere a che fare con gente che se ne va senza darmi spiegazioni! Ma questa volta non mi lascerò fregare >> e si mise a correre dietro al Pokémon. Inutili furono le proteste di Vaporeon, che cercò di farla ragionare . Lei lo ignorò completamente, e appena trovate le tracce di Absol sul terreno, cominciò a seguirle. La sua ricerca la portò in una vasta radura, ma la cosa che la sorprese fu che, appena ci mise piede, vide Absol, seduto poco distante, che la guardava attentamente.  Appena la ragazza si avvicinò, lui si alzò e proseguì, stavolta camminando a passo d'uomo, come se non avesse aspettato altro che il suo arrivo per proseguire. Leah e Vaporeon si scambiarono un'occhiata: il messaggio era lampante, non era scappato perché non voleva parlare con loro, lo aveva fatto affinché lo seguissero. Gli vennero dietro stando molto bene attenti ai suoi movimenti, ma mano a mano che proseguivano, si accorsero che la zona intorno a loro diventava via via più arida e spoglia. Il terreno era bruciato almeno quanto quello del villaggio, e ovunque si vedevano mozziconi di tronchi incendiati.  Il terreno era ancora caldo, e diventava tale sempre di più col proseguire del loro cammino. Finalmente Absol si fermò sul bordo di un precipizio, ed invitò i due a guardare giù.  Loro obbedirono, ma il cuore gli saltò nel petto: non era un precipizio, ma un'enorme voragine, causata sicuramente da qualcosa di molto pesante, che a quanto pare era la vera causa di tutta quella devastazione. Vaporeon si aggrappò a Leah, e lei osservò quel cratere con profondo sgomento.
<< E'... è questo che volevi mostrarci, Absol? >> chiese titubante al Pokémon. Absol scosse la testa e si buttò nella voragine. Leah lo seguì senza fiatare, e strusciò sul terreno fino al fondo, dove l'attendeva una sorpresa: un gigantesco masso, attraversato da strani escoriazioni, era incastrato nel terreno. La cosa che la colpì di più fu l'energia che sentiva provenire dal quel macigno: era così intensa che sembrava quasi di poterla toccare, e vibrava intensamente.
Persino Vaporeon, che non era un Pokémon Psico, dovette avvertirne la forza, perché anche lui allungò una zampa come per cercare di toccarla.
<< Questo sasso...questo sasso è la vera causa di quello che è successo qui intorno? >> disse Leah, a fatica.
Era talmente emozionata che le mancava il fiato, ma più per la paura era perché lì l'aria era piuttosto densa, grazie al calore che quel monolito emanava, e le bloccava il respiro.
<< Questo non è un sasso >> disse Absol. Aveva una voce grave e imperiosa, perfettamente in linea con il suo aspetto magnifico. << Questo è un meteorite >>. Vaporeon strabuzzò gli occhi e guardò il Pokémon, confuso; Leah, invece, impallidì e guardò il macigno con enorme stupore.
<< Meteorite? E che cosa sarebbe? >> disse accigliato Vaoreon che non ci stava capendo assolutamente niente.
<< E' un frammento di stella caduto dallo spazio >> mormorò Leah, senza staccare gli occhi di dosso a quel corpo celeste fumante.
<< Dallo spazio? >> disse incredulo il Pokémon, puntando il musetto verso il cielo. << E com'è possibile che sia finito qui? >>
<< Ogni tanto capita, e questo avviene quando un qualche corpo sconosciuto irrompe nell'atmosfera del nostro pianeta. La pioggia di fuoco dell'altra notte probabilmente non erano altro che i frammenti delle stelle distrutte durante il suo passaggio >> spiegò la ragazza. Vaporeon lasciò perdere lo spazio e guardò sull'amica.
<< Sei diventata un' intellettuale? >> la prese in giro.
<< Ho sentito molte storie e mi sono fatta una cultura. E comunque a me piace imparare, lo sai >> ribatté scorbutica. Vaporeon si ritirò nell'angolino della spalla della ragazza e non parlò più.
<< Tu avevi previsto che questo meteorite si sarebbe schiantato sulla Terra? >> disse Leah ad Absol. Lui annuì.
<< Avevo sentito che c'era qualcosa nell'aria, qualcosa di completamente diverso da qualsiasi cosa abbia mai percepito prima d'ora. Non sono stato in grado di capire cosa fosse, ma almeno sapevo dove si sarebbe verificato. Purtroppo sono arrivato tardi: il villaggio era già stato devastato dalle fiamme ancora prima che io potessi mostrarmi agli umani >>. Leah assunse un'espressione dubbiosa, guardando ora il meteorite ora il Pokémon.
<< Ma Absol, se questa stella sarebbe dovuta cadere nel villaggio, come mai è qui? Ce l'hai spedita  tu? >>. Absol non mutò espressione, ed indicò con un cenno della testa Vaporeon.
<< E' stato il tuo compagno >>. Leah guardò l'amico azzurro, che subito scattò sulla difensiva e scosse la testa, ad affermare che non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando.
<< Quando hai deviato il meteorite con i tuoi attacchi >>. Vaporeon finalmente capì, e scese dalla spalla di Leah per poter guardare Absol faccia a faccia.
<< Vuoi dire...che quella gigantesca palla di fuoco in realtà era...? >>
<< Esatto. Tu e gli altri Pokémon siete riusciti a respingerla, ed avete evitato la distruzione del villaggio e dei suoi abitanti, ma è precipitata qui, non l'avete eliminata. Io sono rimasto da queste parti perché volevo capire se potesse o meno costituire una minaccia >> disse Absol serio. Leah si abbassò al suo livello per poterlo guardare negli occhi.
<< Posso sentire chiaramente l'energia che emana, e non ti posso dare torto se sei sospettoso. Ma non è solo questo a preoccuparti, non è vero? >>. Di nuovo, lui annuì.
<< E' così: guardate nel centro del meteorite >>. I due obbedirono ancora, e per l'ennesima volta in quella giornata restarono sorpresi: incastonato al centro della pietra c'era quella che sembrava una bellissima gemma viola. Aveva una forma vagamente familiare.
<< Oddio >> disse Vaporeon, sconvolto.<< Leah, tu pensi che sia...? >>
<< Temo che sia proprio così. Absol, tu credi che questo potrebbe essere un uovo di  Pokémon? >>. Stavolta il Pokémon Buio scosse la  testa.
<< Non ne sono sicuro. Ve l'ho detto, non ho mai visto una cosa del genere, finora >>. Leah tornò a guardare la gemma, e senza pensarci la toccò. Percepì immediatamente la differenza di temperatura con il meteorite: quello era così caldo che a toccarlo si sarebbe sicuramente scottata, ma il gioiello, invece, era dolcemente tiepido. Lo accarezzò con riverenza, come se stesse veramente toccando un cucciolo: aveva visto più di una volta le uova Pokémon, ma non le era mai capitato di assistere alla schiusa di qualcuna di esse. Se quello era davvero un uovo, anche se venuto dallo spazio, allora c'era una sola cosa da fare. Detto fatto, si allontanò dal meteorite, allungò le braccia e chiuse gli occhi. Vaporeon intuì che stava per fare qualcosa con i suoi poteri e si fece da parte; Absol invece osservò la fanciulla con interesse. Fu un operazione delicata, perché dovette stare attenta sia a rompere la roccia intorno all'uovo sia a fare in modo di non rompere l'uovo stesso. Gocce di sudore imperlavano la sua fronte, ma lei non mollò, e frammento dopo frammento riuscì a separare l'uovo dalla crosta, senza arrecargli alcun danno o rompere il meteorite.
Alla fine lo prese tra le braccia e crollò a terra. Subito la gemma si illuminò, e il calore tenue che Leah aveva percepito prima divenne molto più forte, ma non tanto da ferirla. 
Si ritrovò catapultata in un altra dimensione,  in un cielo attraversato da migliaia e migliaia di stelle. L'uovo si sollevò e fluttuò davanti a lei come una cosa animata.
<< Ho... paura... fa... freddo... >>. Una voce incorporea risuonò nella mente della ragazza, ma lei capì subito chi l'avesse generata. Solo che non poté fare domande: aprì gli occhi e si ritrovò sdraiata per terra, con Vaporeon che la guardava in ansia.
<< Leah, stai bene? >>
<< Sì...sì, tranquillo, sto bene ... >> fece la ragazza, apparentemente presente a sé stessa. Si guardò intorno disorientata: cosa le era apparso, prima? Anche non avendolo mai visto, capì di avere avuto una visione dello spazio. Quella voce nella sua testa, poi... Abbassò lo sguardo verso l'uovo: non brillava più. 
<< Vaporeon tu...hai visto qualcosa di particolare, prima? >> disse confusa.
<< Vuoi dire a parte te che svenivi con quel coso tra le braccia? No, anche perché era l'unica cosa di cui mi è importato! >> sbottò infuriato Vaporeon. Leah abbassò lo sguardo sull'uovo: era certa di non aver sognato, ma allora cos'era successo? Vaporeon rese liquida la sua coda e rinfrescò la fronte della ragazza che accettò con gioa quel refrigerio.
<< Mi hai fatto prendere un colpo. Si può sapere cosa ti è passato per la testa? >> brontolò seccato. Lei lo guardò negli occhi come se lo vedesse per la prima volta, e indurì lo sguardo.
<< Tu che dici ? >> disse, in tono di sfida. Vaporeon abbassò lo sguardo sull'uovo, poi sulla ragazza, poi di nuovo sull'uovo. Infine scosse la testa.
<< Sei matta! >>
<< E perché, scusa? Ha bisogno di qualcuno che lo accudisca >>.
<< Certo, e se quando nascerà potesse rivelarsi una minaccia per tutti? O non ci hai pensato a  questo? >>
<< Certo che ci ho pensato! >> ribatté Leah alzando la voce. << Ti rendi conto che se cadesse nelle mani degli umani potrebbero decidere di fargli cose orribili? Potrebbero condurre esperimenti su di lui, o ancora peggio, potrebbero decidere di usarlo come un arma di distruzione. Ancora più terribile, potrebbe nascere e conoscere solo il dolore, e allora diventebbe lui stesso un'arma vivente, ma solo perché non avrà nessuno ad aiutarlo.
Io voglio evitare che questo accada, Vaporeon, non voglio che venga usato per scopi indegni, e non voglio neanche che soffra  >>. Ormai aveva preso la sua decisione, niente l'avrebbe riportata indietro. Vaporeon non aveva vissuto niente di quello che era successo a lei, non poteva capire come si sentisse in quel momento. Era folle, lo sapeva, ma dopo che aveva visto e sentito quelle cose, aveva percepito quella volontà come un dovere alla quale non avrebbe voluto sottrarsi, per nessuna ragione al mondo.
Avrebbe protetto quell'uovo a costo della vita, e guai a chi avesse osato fargli qualcosa. Vaporeon aprì la bocca per ribattere, ma gli bastò vedere il modo protettivo con cui Leah strinse quell'uovo per capire che non sarebbe servito a niente, e che qualunque cosa avesse detto non l'avrebbe convinta a desistere dal suo intento. I Pokémon, per lei ,contavano più di qualunque altra cosa, e avrebbe fatto di tutto per loro. Era questa una delle cose che amava di Leah, ma in quel momento forse non era proprio il caso di trattare la questione. Si passò una zampa sulla testa: a volte sarebbe stato più facile convincere uno Snorlax a volare che spingere quella ragazza a ripensare alle sue scelte. Tutto sommato, però, doveva ammettere che la sua era l'unica idea sensata in quel momento, e forse anche l'unica che poteva essere attuata.
<< So già che ce ne pentiremo, ma... sono con te, Leah >>. Lei lo guardò con immensa gratitudine.
<< Però... >> disse ancora Vaporeon. Lei smise di sorridere e lo guardò preoccupata. il Pokemon Bollajet si voltò verso il meteorite e prese uno dei frammenti che Leah aveva prodotto. Lo fissò attentamente e poi si volse verso la ragazza.
<< Che ne facciamo di questo? E' meglio tenerlo al sicuro da occhi indiscreti >>. Leah ci pensò un attimo.
<< Un'idea ce l'avrei >> disse infine. Spero che sia meglio della precedente pensò Vaporeon.


Venti minuti più tardi, i tre erano sopra il bordo della voragine, ora riempita fino all'orlo di terra fresca che Leah aveva riversato dentro per coprire il più possibile il meteorite, in modo che fosse al sicuro da sguardi indiscreti. Con quel camuffamento, chiunque fosse passato da quelle parti avrebbe visto solo un terreno a pronto per l'aratura. Leah osservò quella terra smossa con soddisfazione.
<< Ma perché hai preso quel frammento? >> chiese a Vaporeon. Lui fece le spallucce.
<< Non lo so. Ho avuto come un presentimento, e sentivo che era la cosa giusta da fare >>. Leah sorrise. Absol le si avvicinò.
<< Vi state esponendo ad un rischio enorme: siete certi di voler andare fino in fondo? >>. Sia Leah che Vaporeon lo guardarono annoiati.
<< Absol, stai parlando con gli esperti in materia. Abbiamo vissuto nel pericolo tutta la nostra vita, cosa vuoi che conti una volta di più o una di meno? >>. Era stato Vaporeon a parlare, fronteggiando il Pokemon bianco a testa alta. A quanto pareva, la paura nei suoi confronti era svanita. Absol sostenne il suo sguardo con altrettanta fierezza.
<< Spero sappiate quello che fate >> e voltò loro le spalle.
<< Aspetta ! >> lo richiamò ancora Vaporeon. Lui si volse appena nella sua direzione.
<< Io, ehm... >> esordì il Pokémon azzurro, imbarazzato. << Volevo...farti le mie scuse. Sai, per averti attaccato >>. Absol lo guardò con sufficienza, poi gli diede di nuovo le spalle.
<< Non ti ho mai considerato un pericolo >> e corse via, veloce come un'ombra. Vaporeon rimase impalato a guardare il punto in cui fino ad un attimo prima c'era Absol, e sentì la rabbia montare.
<< Non mi hai considerato un pericolo?! >> disse a denti stretti. << Brutto ingrato, ora gli faccio vedere io!!! >>. Leah gli bloccò la coda con il piede , e lui ricadde pesantemente a terra.
<< Forse è meglio così: mi ha dato l'impressione di uno che fa sul serio >>.
<< Serio un accidenti! Se mi ricapita a tiro, giuro che io ... >>  e fece un gesto violento a mezz'aria. Leah sospirò.
<< Risparmia le tue energie per camminare, è meglio >> disse, mettendosi subito in marcia. Vaporeon le caracollò dietro.
<< E dove andiamo ? >> disse. La ragazza si fermò e lo guardò divertita.
<< Non ne ho idea. E tu? >>
<< Nemmeno >> rispose l'altro, sorridendo. Leah sorrise e s'incamminò, col fedele compagno proprio al suo fianco. Aveva un po' paura, ma si sentiva pronta. Ora che Vaporeon era di nuovo con lei percepiva che sarebbe stata in grado di affrontare qualsiasi sfida. Abbassò lo sguardo sull'uovo e lo accarezzò teneramente.
Stai tranquillo: ci prenderemo cura di te. La gemma brillò.

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Capitolo 3
*** Il lieto evento ***


<< Ahah, sei davvero incredibile >> esclamò Vaporeon scoppiando a ridere. Leah sospirò affranta. Era passata qualche settimana da che avevano trovato quello strano uovo venuto dallo spazio, ma a parte tenerlo al caldo col calore del proprio corpo c'era ben poco che potessero fare per il momento, a parte tenerlo al sicuro e aspettare che si schiudesse. Non era più successo niente di insolito dalla visione che Leah aveva avuto, e l'uovo non si era più illuminato in modo strano. Si capiva che un uovo era prossimo alla schiusa proprio quando lo faceva, ma valeva nel loro caso? Era un uovo alieno, forse non avrebbe seguito nemmeno le normative delle uova Pokémon terrestri. Anche se, a pensarci bene, non c'era nessuna garanzia che quello fosse un uovo di Pokémon, ma al momento era l'unica supposizione che si sentivano di fare. Sorvolando sulla preoccupazione per il fatto che non sapevano cosa aspettarsi dal nascituro, erano entrambi curiosi e impazienti che nascesse. Chi lo sa, magari avrebbero conosciuto una nuova specie di Pokémon... ma anche se così non fosse stato, sarebbe sempre rimasta l'emozione di essere i primi individui al mondo ad aver incontrato un alieno! Un ragionamento del genere però sarebbe stato bene nella mente di qualche scienziato pazzo o professore rinomato, non certo nelle loro che volevano solo il bene per quell'ignota creatura che sarebbe nata chissà quando e chissà come. Non erano del tutto sicuri che sarebbe stata inoffensivo, e questo li rendeva un pochino nervosi. Presero a spostarsi continuamente e a non restare nello stesso posto per due giorni di seguito, per evitare il più possibile il contatto con gli umani. Presero anche a dormire a rotazione per fare dei turni di guardia. Forse erano un po' paranoici, ma non si sentivano del tutto sicuri, anzi, da quando avevano preso quell'uovo con sé sentivano ancora di più come se il pericolo fosse sempre in agguato pronto a colpire; la tappa attuale era la riva di un lago di montagna, circondata da una scura foresta sugli argini, ben al riparo da sguardi indiscreti e piuttosto arduo da raggiungere, visto che l'unico modo per arrivarci era tramite uno stretto sentiero che scendeva a valle, abbastanza impraticabile per dei comuni esseri umani. Loro ci erano arrivati in volo, ma non avrebbero avuto problemi se anche avessero deciso di andare a piedi. Non c'era traccia di anima viva, le uniche presenze che Leah aveva individuato appartenevano ai Pokémon nel lago, ma non aveva alcun senso disturbarli. Per ingannare il tempo ignoto che li separava dalla nascita del piccolo, Leah si era decisa a raccontare a Vaporeon le sue avventure. Per i primi tempi lui aveva ascoltato con scarso interesse, ma quando lei era arrivata a parlare di Borgo Tesoro si era illuminato ed era rimasto ad ascoltarla incantato per giorni, dimenticandosi quasi di mangiare e combattendo contro il sonno. Leah lo conquistò già quando iniziò a parlargli dello stile di vita che conducevano i Pokémon che ci vivevano, e come previsto iniziò a fantasticare su quella specie di paradiso incontaminato dalla presenza degli esseri umani. Gli parlò anche degli esploratori e dei membri della Gilda, specialmente della Gilda: non gli nascose niente dei momenti piacevoli che aveva trascorso in quel luogo, insieme a tutti gli altri apprendisti, di come l'avessero fatta sentire parte di una famiglia e di quanto le fosse dispiaciuto lasciarla. Gli parlò di Piplup e Chimchar, di come si fosse trovata ad essere la loro Leader senza volerlo all'inizio, spiegò come avevano conosciuto Grovyle e di come erano stati coinvolti nella battaglia per la salvezza del mondo. Gli raccontò di Dusknoir, del suo tradimento e della sue redenzione, e di Celebi, di come era stata odiata da lei fin dal primo momento, ma anche di come, alla fine, si era riappacificate. Vaporeon ascoltò fino alla fine, ma ci rimase un po' male a sentire queste cose: lui non aveva vissuto niente di simile nel suo viaggio; il modo entusiasta con cui Leah parlò della sua permanenza a Borgo Tesoro lo fece sentire un po' escluso, avrebbe dovuto essere con lei e condividere quelle meraviglie insieme. Accantonò subito quel pensiero pensandolo come la giusta punizione per averla abbandonata per così tanto tempo. Aveva continuato a seguire con trepidazione la narrazione, interrompendo più volte Leah per farle un sacco di domande, a cui lei rispose pazientemente, si entusiasmò anche lui in certi tratti, restò serio in altri, si arrabbiò perfino, specialmente quando lei gli menzionò quei momenti ( e neppur tanto rari) in cui aveva rischiato la vita. Ci furono anche momenti in cui arrivò a spanciarsi dalle risate, come quello attuale, ad esempio: il fatto che la ragazza avesse fatto strage di cuori anche trasformata in Espeon era il massimo dell'esilerante per lui. Leah si morse la lingua, pentendosi di avergliene parlato: non era un argomento di cui andasse particolarmente fiera, ma non parlargliene sarebbe stato inutile perché tanto l'avrebbe scoperto da solo con le sue continue domande.
<< Lo sai che certi rapporti sono un tabù all'interno di una squadra? >> disse Vaporeon asciugandosi gli occhi.
<< E da quando sei un esperto in queste cose? >>
<< Veramente non lo sono, ma me lo immagino. Solo che avere addirittura uno spasimante che nemmeno si rende conto di spasimare per te è abbastanza ridicolo, sai? >> e le strizzò l'occhio. Leah sbuffò.
<< Chimchar è un po' tonto sotto molto aspetti, ma ti assicuro che se ci si mette d'impegno è in grado di stupire  tutti >>.
<< Se lo dici tu... >>
<< Piplup invece è quasi il suo contrario e non ha mai dimostrato troppo apertamente cosa provava, quindi non sono in grado di dirti se si fosse davvero o no innamorato di me... >>
<< E quel Grovyle? >>. Le guance della fanciulla si imporporarono.
<< Cosa vuoi dire? >>
<< Lui ti piaceva? >> insinuò pestifero Vaporeon. Leah si passò una mano sulla testa e continuò a girare lo sguardo ovunque.
<< Be, sì... diciamo di sì... cioè... era in gamba... molto.. anche un po' testone sì, ma... aveva anche un sacco di lati positivi... >>
<< Ma ti piaceva? >> insistette il Pokémon.
<< Mi piaceva perchè si è dimostrato ammirevole sotto molti aspetti, ma... non nel senso che dici tu! >> ribattè lei, ora viola.
<< Siamo sicuri? >> la punzecchiò ancora lui. Leah iniziò ad innervosirsi.
<< Vaporeon, tra me e lui c'era e c'è tuttora solo una bella amicizia e profondo rispetto reciproco, è chiaro? >>
<< Da parte tua forse... ma chi ti dice che per lui sia stato lo stesso? >>. La ragazza strappò furiosa ingenti zolle di terra da tanto che aveva artigliato il terreno e gliele scagliò addosso.
<< Falla finita, va bene?! >> esclamò ormai al limite. Se osava dire ancora anche una sola cosa... Vaporeon sospirò e si passò una zampa sul muso, ma quando la guardò ancora ogni traccia di divertimento era sparito.
<< Non prenderla così alta, Leah... non ci sarebbe niente di male. Grovyle... da come lo descrivi mi sembra veramente un tipo serio... e affidabile, sopratutto... >> lasciò in sospeso la frase per non turbarla, ma lei capì dove voleva andare a parare.
<< Non avrebbe potuto funzionare in nessun caso, Vaporeon. Siamo... troppo lontani, sotto parecchi punti di vista...>>
<< Però è stato in grado di accettarti per quello che sei... e questo è già più di un punto a suo favore, no? E' quello che hai sempre voluto ricevere dagli altri >>.
<< Lo so e mi ha fatto molto piacere, ma comunque.... è Celebi quella che merita di stare al suo fianco... e quella che meglio saprà dargli il suo amore... >>. Si strinse nelle braccia: era per quello che stava così male a parlare di loro, perchè oltre a mancarle era anche gelosa nei loro confronti? No, non era gelosia la sua. Era invidia: non sapeva se Celebi fosse riuscita a dichiarare i suoi sentimenti a Grovyle, ma contava sulla promessa che si erano fatte e cioè che lei avrebbe continuato a stargli vicino qualunque cosa fosse successa. E Grovyle... era uno zuccone e totalmente imbranato in quel genere di faccende, ma Leah aveva capito che teneva a Celebi più di quanto volesse far intendere, e non poteva fare a meno di sentirsi invidiosa di loro. Non li odiava, questo non si sarebbe mai permessa, ma non poteva neanche negare che stava male a pensarli. Non che avesse ragione Vaporeon e lei si fosse innamorata di Grovyle, per carità. Gli voleva molto bene, ma l'amore era un'altra cosa. Era sentire il cuore battere impazzito alla vista di una persona, era avvertire un forte calore nel petto a incrociare i suoi occhi, era pensare a lui ogni giorno sempre e comunque, era stare svegli notti intere a sognarlo di averlo al proprio fianco. Lei lo sapeva bene, perchè era ciò che provava ancora per Braven e non era scemato di una virgola. E stava male ancora di più per questo, perchè cominciava a temere che quel dolore l'avrebbe accompagnata nella tomba e che nessun'altra persona al mondo le avrebbe preso il cuore come aveva fatto quel giovane. Grovyle non lo aveva fatto, ma non poteva negare che, nel tempo trascorso con lui, lei si fosse sentita... confortata, per così dire, come se la sua presenza avesse attenuato il dolore che la profonda ferita nel suo petto da anni le arrecava. Ma c'era solo questo, non aveva mai pensato alla possibilità che sarebbe potuto esserci qualcosa di più tra loro, e anche se fosse successo non avrebbe fatto niente lo stesso, anzi: avrebbe cercato con ogni mezzo di sopprimere quei sentimenti. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere a Celebi. Vaporeon le saltò sulle ginocchia e la guardò negli occhi.
<< Sono serio, Leah >> disse in tono grave. << Dovresti iniziare a pensare veramente alla tua felicità >>.
<< Non è così facile. Io... non sono ancora riuscito a dimenticarlo... >>. Vaporeon arricciò il naso disgustato.
<< Solo perché non sei ancora riuscita a trovare qualcun'altro non significa che non esista... e comunque mi piacerebbe sapere una volta per tutte cosa diamine ci trovi in quel meschino farabutto e depravato->>
<< Non ho ancora trovato una risposta, sei contento adesso?! Te l'avrò detto mille volte! >>
<< E allora vatti a far analizzare il cervello! >>. Respirarono entrambi affannosamente prima di parlare di nuovo.
<< Scusami... non volevo alzare la voce... >> mormorò la ragazza.
<< Lascia stare >> ribadì lui. << Anch'io non dovrei insistere troppo su quest'argomento, lo so quanto ti faccia soffrire... ma purtroppo è inevitabile... e questo non fa che aumentare ancora la mia voglia di prenderle Braven a calci nel sedere! >>
<< Già... però forse hai ragione: davvero non so cosa mi piaccia veramente di lui... >>
<< Spero allora che tu sia l'unica ragazza ad essere caduta ai suoi piedi: sai quante fanciulle infelici potrebbe aver rovinato, sennò? >>
<< Mi sa che non gli interessano nemmeno... >>
<< Oddio, non mi sorprenderei per niente... senza offesa, eh? >> aggiunse in fretta. Leah scacciò qualcosa con la mano.
<< Nei miei riguardi non mi sorprenderei: chi vorrebbe una ragazza selvaggia con inquietanti poteri psichici e un amore sconfinato per i Pokémon? >>
<< Ah, non lo so... un Alakazam ,forse? >> la prese in giro Vaporeon.
<< Molto spiritoso >> borbottò Leah. Il Pokémon sogghignò.
<< Al di là delle battute... sai che sto cominciando a pensare davvero che avresti più probabilità di trovare un compagno in un Pokémon? >>
<< E come mai il tuo cervellino ha prodotto un pensiero del genere? >>
<< Dimmelo tu, tesoro: forse perchè ti comporti più come noi che come quelli della tua razza che invece tieni lontano quasi come peste, perché sei amichevole con tutti i Pokémon e perché ti sei presa un'infatuazione per uno di noi? >>.
<< Per la millesima volta: io e Grovyle non- >>
<< Ho capito l'antifona, grazie, smettila di ripeterlo. La sostanza comunque non cambia: forse non ne sarai infatuata ma gli vuoi comunque molto bene. E tu sei comunque più Pokémon che umana, sicuramente >> ribatté Vaporeon.
<< Piplup in realtà era un umano >> rispose senza espressione la ragazza, sottolineando il particolare.
<< Un umano che era stato trasformato in Pokémon ma che se fosse stato nella sua forma originale non avresti mai preso in considerazione >> replicò lui puntiglioso.
<< Forse. In ogni caso grazie a lui ho scoperto che non tutti gli umani sono dei completi bastardi come pensavo...o almeno, non mi ha mai dato troppe rogne >>.
<< Perché era stato trasformato in Pokémon e di conseguenza ha finito per mettersi al nostro stesso...livello, per così dire. Si è adattato, insomma. Trovandosi in un ambiete come Borgo Tesoro, poi... mi sa che è passato inosservato proprio perché lo stile di vita di quei Pokémon è molto simile a quello umano >>.
<< Io sono rimasta me stessa anche trasformata in Espeon >> ribadì Leah.
<< Tu non avevi perso la memoria. E poi, umana o Pokémon, essere sulla nostra stessa lunghezza d'onda è sempre stata una cosa naturale per te >> disse Vaporeon alzando la testa come uno snob con la puzza sotto il naso. La ragazza sospirò e si sdraiò sull'erba. Il Pokémon si issò sulla sua pancia.
<< E' perché sono in completa sintonia con voi >> mormorò Leah soprappensiero.
<< Che vuoi dire? >>
<< Pensaci... sono cresciuta tra di voi, a contatto con la natura; ho osservato i vostri comportamenti e grazie a questo ho imparato quasi tutti i vostri segreti e so come ragionate. Non ho mai seguito nessuno schema, nessuna imposizione, sono sempre stata... libera. Niente spazi limitati, niente protocolli, nessuno a cui rispondere. Sono più vicina a voi che agli umani, capisco molte più cose di loro perché ho vissuto come voi. Per questo riesco a capirvi bene, e non parlo solo di linguaggio. Comprendo bene voi... e so molte più cose su come funziona il mondo della maggior parte della gente comune >>. Vaporeon si trascinò fino a metterle il musetto davanti agli occhi.
<< Pensi che saresti stata una persona diversa se fossi cresciuta in mezzo agli uomini? >>
<< Già, probabilmente... no, sicuramente non sarei niente di quello che sono oggi... e non avrei degli amici così straordinari al mio fianco >> disse accarezzandolo. Lui si strusciò contro la sua mano e gliela leccò.
<< Gli umani sono così... ciechi >> disse poi.
<< Per questo non possono capirvi: perchè non si rendono conto di quanto siano limitati. Per fortuna non sono tutti sono così >>.
<< Tu no di certo. Ma guai a te se ti azzardi a diventarlo >>.
<< Hai licenza di strapparmi la carne brano a brano se dovesse accadere >>.
<< Contaci >>. Leah sbuffò e si perse a contemplare il cielo. Vaporeon la imitò.
<< Sono contento che tu sia riuscita a superare la tua paura per gli Spettri >>.
<< Sono stata costretta a farlo >> commentò amaramente lei.
<< Eddai, era per una buona causa. Un bravo Capitano protegge sempre i propri subalterni a qualunque costo >> dichiarò Vaporeon alzando un dito.
<< Sì, ma un bravo capo dovrebbe essere in grado anche di tenere sempre la testa piantata sulle spalle... ed io invece l'ho persa due volte >>.
<< Hai stabilito un nuovo record >>. Leah lo cacciò via e Vaporeon schivò il colpo ridendo.
<< C'è poco da ridere, ho rischiato quasi di uccidere Dusknoir e Dialga. Dialga, ti rendi conto?! >>. Lui fece le spallucce.
<< Lui era il Dialga del futuro, sarebbe stato un bel casino se avessi ammazzato quella della nostra epoca >>. Vedendo che lo stava maledicendo con lo sguardo cambiò argomento.
<< Mi dispiace solo che abbiano scoperto il tuo segreto, alla fine di tutti i guai. L'hanno presa male? >>
<< Non proprio: all'inizio pensavano che io fossi come Piplup e che fossi stata trasformata in Pokémon accidentalmente... avresti dovuto vedere le loro facce quando gli ho spiegato la verità >>.
<< Ahi ahi... guai in vista? >>
<< Prima sono rimasti a guardarmi come idioti, poi Grovyle ha espresso la sua indifferenza all'argomento e ha detto anche che non era poi così importante purché gli assicurassi che io fossi rimasta io. Dopo mi ha anche chiesto se avrebbero dovuto aspettarsi ulteriori sorprese da me, e quando gli ho risposto di no l'ha conclusa lì. Dusknoir si è dimostrato d'accordo con lui ma poi non ha più detto molto per tutto il resto del tempo che siamo rimasti insieme. Celebi invece... lei... >>
<< ... avrebbe voluto mangiarti viva >> concluse Vaporeon.
<< Bingo... l'ha aggiunto alla lista dei motivi per farlo... per fortuna dopo siamo riuscite a chiarirci e siamo diventate amiche >>. Il Pokémon spazzolò il terreno con la coda, pensieroso.
<< Ti sei ritrovata faccia a faccia con parecchi Leggendari in quest'avventura e ti sei fatta amici alcuni di loro... è incredibile... >>
<< Anch'io sono ancora sorpresa se ci ripenso >>.
<< Ma ancora nessuna traccia di lui, vero? >>
<< Nada. Ma non ho fretta: se sarà fato allora lo vedrò sicuramente, non perdo la speranza >>.
<< Già... comunque...sembra davvero in gamba il tuo amico d'Erba >> continuò Vaporeon, cambiando nuovamente argomento.
<< Grovyle? Sì, è vero. Uno dei migliori che abbia mai conosciuto... >> mormorò Leah con lo sguardo perso lontano. Non era difficile intuire cosa stesse guardando.
<< Cosa pensi di lui? >> chiese a bruciapelo Vaporeon. Leah avvampò di nuovo.
<< T-Ti ho già detto che- >>
<< Non intendevo in quel senso! Uffa, almeno dimmi cosa ti piace della sua personalità >>.
<< D-Dunque... >> riflettè la ragazza tormentandosi le mani. << E' intelligente, coraggioso, serio... leale. Non si arrende mai, quando si mette in testa qualcosa non si ferma finché non l'ha portata a termine e... è un guerriero eccezionale: sa mantenere il sangue freddo in ogni situazione, riesce a ragionare razionalmente anche nell'impeto della battaglia e non si lascia intimorire facilmente. Inoltre è... >>
<
< ... molto carino >> la prese in giro ancora Vaoreon.
<< Il fascino del fuorilegge >> borbottò Leah.
<< Hi-hi. Quanti cuori ha infranto? >>
<< Qualcuno. Geloso forse? >>
<< Naa, io sono a posto così. Se proprio dovessi descrivere il mio tipo ideale direi semplicemente che mi basta una che non abbia la puzza sotto il naso e che mi accetti per quello che sono >>.
<< Ben detto. Comunque, nessuna ha mai ammesso ad alta voce quanto fosse affascinante Grovyle... sai, rivelare di avere una cotta per un ricercato non è molto conveniente >>.
<< La sua compagna sarà stata iper-gelosa >>.
<< Lascia in pace Celebi >>.
<< Ricevuto. E Dusknoir? Di lui che mi dici? Vi ha causato parecchi problemi però alla fine siete diventati amici, no? >>
<< Non abbiamo cominciato nel migliore dei modi nemmeno con lui... con nessuno di loro, ora che ci penso... >>
<< Tra tutti quanti ti hanno fatto tribolare, eh? >>
<< Puoi dirlo. Ma a differenza di Grovyle, Dusknoir è molto più... calmo, metodico e razionale. E meno rigido, anche. Pure il loro stile di combattimento è completamente opposto... >>
<< Del tipo? >>
<< Grovyle è un concentrato di agilità e velocità, e anche se ha comunque una notevole forza fisica non è paragonabile a quella di Dusknoir. Lui è molto più lento, ma ha una potenza smisurata nelle braccia >>.
<< Sono proprio come il giorno e la notte, in sostanza >>.
<< Hanno un rapporto amore-odio: sempre pronti a discutere e a litigare per qualsiasi cosa, sempre pronti a darsi addosso; ma fagli deporre l'ascia da guerra e allora diventano una squadra formidabile. In fondo sono più simili di quanto sembrino. E sono... davvero fantastici... >>. La sua voce si affievolì sulle ultime parole.
<< Aggiungi anche che sono degli incompetenti, visto che per loro hai rischiato di morire un'infinità di volte, e non dirmi che lo hai fatto solo perché tu ami tutti i Pokémon a prescindere! >> ribatté seccamente Vaporeon. Leah arrossì con aria colpevole.
<< Non ti ci mettere anche tu, per favore, ci ha già pensato Grovyle a farmi la predica >>.
<< E meno male, mi avrebbe scocciato un tantino il contrario! Scommetto che lo hai sconvolto quando hai rischiato la morte per salvarlo, la prima volta... lui che era un criminale... >>
<< Che altro dovevo fare? Non sono un'assassina, e anche se lo credevo un furfante non meritava di morire. Nessuno lo meriterebbe... >>
<< Ed è cominciato tutto da lì, vero? >>
<< Vaporeon... >> ribadì stancamente Leah, ma lui la interruppe.
<< Non ripeterlo di nuovo! Ho capito, cavoli. Intendevo il vostro rapporto di fiducia, comunque. Lui... ha iniziato ad avere fiducia in te da quel momento in poi, no? E tu in lui quando gli eventi hanno cominciato a prendere una strana piega... e grazie a tutte le volte che lo hai aiutato Grovyle ha mantenuto la sua fiducia in te anche dopo aver scoperto il tuo segreto >>. Leah annuì piano.
<< Lui è... penso di poter dire senza esitazioni che lui è uno dei pochissimi individui di cui io so di potermi fidare ciecamente. Gli affiderei la mia stessa vita >>.
<< Meglio di no, lo hai già fatto abbastanza, direi >> sbuffò Vaporeon. Si guardarono negli occhi e ridacchiarono.
<< Mi sento un po' in colpa verso gli altri, ma... solo con Grovyle mi sono sentita... come dire... veramente sicura, se capisci quello che intendo... >>.
<< Ah sì? >> disse Vaporeon, guardandola con un sopracciglio inarcato e con sguardo sospettoso. << E oltre a lui chi sarebbero gli altri tizi super-fidati? >>
<< Tu >> rispose la ragazza.
<< E...? >>
<< Solo tu e Grovyle. La mia lista è molto ridotta >> disse sorridendo.
<< Sai che potrei diventare geloso? >>
<< Libero di fare quello che vuoi >>.
<< Compreso aggiungere Grovyle alla mia lista nera? >>
<< E per quale motivo? Perchè ti ha rubato l'esclusiva? >>
<< Che c'entra, non sono così infantile. Mi riferivo al fatto che è specialmente per colpa sua che hai rischiato di rimetterci le penne! >>.
<< Non ho aiutato solo lui, lo sai >>.
<< Sì che lo so. E tu sei troppo buona! >>
<< Ancora con questa storia? Non dovresti essertene fatto una ragione, ormai? >>
<< Non potrò mai farmi una ragione per questo neanche se vivessimo per mille anni! Per... per lui e la sua compagna hai rischiato di non poter più tornare nella nostra epoca. IO ho rischiato di non rivederti più. Posso lamentarmi, per questo?! >>
<< No >> rispose lei, tranquilla. << Perchè non è successo, per cui non vedo il motivo di continuare a parlarne. Anzi, dovresti solo esserne felice >>.
<< Sono felice, sono stra-felice che siamo di nuovo insieme. Ma per esaudire l'ultimo desiderio di Celebi... per la felicità di qualcun'altro hai rischiato di nuovo di rovinare la tua... non ti andrà bene per sempre, Leah, riesci a capirlo, questo? >>
<< E tu riesci a capire che se mi fossi trovata al suo posto avrei desiderato che qualcuno facesse lo stesso con me? >> ribattè la ragazza. Vaporeon abbassò lo sguardo. Leah gli mise due dita sotto il mento e gli sollevò la testa. Il piccolo la guardò con occhi lucidi.
<< Avrei dovuto essere lì con te... e invece non c'ero >> disse con voce rotta. << Non mi perdonerò mai per averti abbandonata. Non mi basterà un eternità per redimermi >>.
<< Faresti meglio a smettere di pensarci, invece: ormai non importa più >>. Il Pokémon le saltò al collo e si strusciò contro il suo viso quasi con disperazione. Lei lo coccolò dolcemente.
<< Loro...ti mancano molto, vero? >> riprese Vaporeon dopo un po'.
<< Non dovrebbero? >>
<< No anzi, è comprensibilissimo... ne avete passate si tutti i colori insieme... posso immaginare il legame che si è creato tra di voi... >>
<< Di nude e di crude >> disse Leah accarezzandolo soprappensiero. Vaporeon le mordicchiò le dita.
<< Ed è strano, se ci pensi >> disse ancora la ragazza.<< Perché io... sto sentendo la mancanza di qualcuno che tecnicamente non esiste ancora. E'... abbastanza bislacco da considerare >>.
<< Molto. A questo punto però... mi hai incuriosito troppo. Mi piacerebbe davvero poterli conoscere di persona >>.
<< Un giorno, se sarà possibile, spero di riuscirci. Ma capirai anche tu che non è molto fattibile >>.
<< Già, i Celebi mica crescono sugli alberi >>.
<< In compenso ci vivono e li fanno crescere >> ribadì lei e scoppiarono a ridere.
<< Vuoi metterti a perlustrare ogni singola foresta del mondo finché non ne troverai uno? >>
<< Forse... ma per il momento direi che abbiamo cose più importanti a cui pensare >>. Entrambi guardarono soprappensiero l'uovo tra le braccia di Leah. Vaporeon si avvicinò cauto e ci posò una zampa sopra.
<< Speriamo che vada tutto bene... >> mormorò.
<< Sei preoccupato per quello che potrebbe venire fuori o del fatto che potresti non essere un buon padre? >> lo prese in giro la ragazza.
<< Tsk, non rientrava decisamente nei miei programmi. E poi non ho idea nemmeno da che parte si comincia >>.
<< Già... >> convenne Leah accarezzando quel gioiello viola. Neanche lei aveva mai preso sul serio in considerazione l'idea di diventare una madre. Certo, era sempre stata molto amorevole coi Pokémon piccoli, e anche con Piplup e Chimchar era stata quasi più una madre che un Leader ( come “gentilmente” le aveva fatto notare una volta Grovyle), ma non aveva mai davvero sperimentato cosa volesse dire prendersi cura di qualcuno costantemente, aiutarlo a crescere, proteggerlo dai pericoli, guidarlo, insegnarli tutto quello che c'era da sapere sul mondo. La sua vita, come quella di Vaporeon, era stata all'insegna della sopravvivenza, e anche se per qualche tempo lei aveva imparato cosa significasse veramente vivere, non bastava a compensare anni e anni di vagabondaggio, nascondigli e fughe. Sarebbe stata all'altezza? O sarebbe finita come con Piplup e Chimchar? Sapeva che essere una madre non era la stessa cosa che essere un Leader, ma il confine era sottile. E probabilmente, come aveva fatto con loro, anche con quel cucciolo sarebbe andata in modo simile: lei avrebbe fatto il possibile, e quando sarebbe stato il momento l'avrebbe lasciato andare, con la speranza di aver adempito bene al suo dovere. Non sarebbe scappata come aveva fatto con Piplup e Chimchar, però: questa volta, dolente o nolente, sarebbe rimasta al suo posto fino alla fine. Forse però la stava prendendo un po' troppo rigidamente; forse avrebbe dovuto cercare di essere più flessibile. In quel momento, il suo sesto senso di ragazza abituata a vivere nei boschi la mise in allarme, e lei balzò in piedi di scatto.
<< Che succede? >> esclamò Vaporeon già pronto all'azione. Leah strinse l'uovo e si guardò intorno: era tutto tranquillo, quasi immobile, e allora perchè i suo sensi erano così tesi? D'un tratto sentì un rumore in lontananza che diventava sempre più forte e allora capì: era il rombo di un motore. Saltò immediatamente su un albero e s'immerse nella boscaglia salendo il più in alto possibile, e in lontananza vide un polverone alzarsi copioso dalla strada, che solo quando si diradò riuscì a scoprire cosa lo stava causando: cinque sidecar metallizzati stavano arrancando lungo il sentiero per compiere l'ardua impresa di salire quella specie di serpente di ghiaia che era il percorso striminzito che conduceva fin su da loro. Non riuscì a identificare i guidatori, ma aveva un terribile presentimento. E il carico di quelle specie di motociclette ruppe gli indugi: reti e arpioncini, oltre ad una corazzata con piccoli cannoni incorporati e lanciafiamme di notevole stazza. Non c'erano molti dubbi su che genere di persone fossero quei pazzi, vista l'attrezzatura poco idonea ad una semplice esplorazione. Bracconieri, senza dubbio. Essendo una zona a malapena percorribile dagli umani era abbastanza normale che avessero considerato la possibilità che da quelle parti potessero esserci solo Pokémon, ma addirittura rischiare di ammazzarsi percorrendo quella strada così stretta pur di metterci le mani sopra era da incoscienti. Leah strinse ancora di più l'uovo: l'avrebbe protetto a costo della vita.
<< Resta qui, Leah >> disse Vaporeon.
<< Perché dovrei? >>
<< Perché è pericoloso >>.
<< Ma sei fuori?! E' tutta la vita che non facciamo altro che affrontare quella gentaglia, perché tutt'un tratto vuoi che mi faccia da parte?! >>. Se era il suo modo per farsi perdonare ulteriormente per averla abbandonata non gli avrebbe lasciato carta bianca, per niente. Vaporeon però aveva un'espressione strana, ma non sembrava spazientito.
<< Mettiamola così >> disse saltandole in grembo. << Non me ne intendo di queste cose ma... >> e mise la zampa sulla mano con cui Leah teneva l'uovo. << Se tu sei la mamma, allora il tuo dovere è proteggere tuo figlio, e per questo devi stare al sicuro. E se io sono il papà... devo proteggere voi due >>. Lo disse con una tale serietà che Leah si sentì quasi sconvolta. Posò lo sguardo sull'uovo e sorrise: aveva dato per scontato che Vaporeon avrebbe preso come un gioco la faccenda di allevare quel Pokémon come un figlio, e visto che era stato contrario fin dal giorno in cui lo avevano preso con loro pensava che non gli importasse molto della sua sorte, ma forse non era davvero così.
<< Va bene >> disse infine. << Ma non pensare che non intervenga, se sarà necessario >>. Vaporeon annuì ed entrambi si prepararono ad “ accogliere” quegli ignari visitatori. Non dovettero aspettare molto: malgrado l'impraticabilità del terreno quelli non dovevano proprio essere dei principianti inesperti, e coi loro veicoli arrivarono senza sforzo nella vallata, fermandosi a poca distanza dagli alberi entro cui si erano appostati i due amici.
Dai sidecar scesero cinque uomini piuttosto corpulenti, muniti di occhialoni da motocross, guanti di pelle, giubbotti militari e pesanti stivaloni alti fino al ginocchio. Uno di loro si guardò intorno per qualche minuto poi fece un cenno agli altri quattro, che iniziarono a trafficare con le moto e a scaricarle dalle attrezzature che si erano portati dietro.

<< Forza, muovetevi! >> urlò l'uomo di prima.
<< Certo potresti anche darci una mano >> borbottò un altro.
<< Silenzio, sono io qui a dare ordini! >> fu la secca risposta. Lui mormorò qualcosa e tornò alla sua occupazione. I due amici osservarono col cuore in gola mentre sotto le mani di quegli uomini cominciarono a prendere forma una serie di marchingegni, ognuno dotato di un piccolo cannone. Avevano delle ruote alla base e un paio di maniglie ai lati, per permettere il cambiamento di posizione e poterlo dirottare in direzioni diverse. Leah cominciò ad avere un bruttissimo presentimento. Gli unici Pokémon oltre a quelli del lago che aveva percepito da quelle parti avevano sorvolato quella zona e se ne erano già allontanati senza effettuare alcuna fermata, indice che non dovevano avere alcun nido nei dintorni. Era un posto praticamente desolato, ma evidentemente quei cinque non lo sapevano e anzi erano più che convinti di riuscire a catturare qualche incauta creatura da imprigionare e vendere al miglior offerente. Le uniche possibili prede però al momento erano solo la ragazza e Vaporeon, oltre al cucciolo non ancora nato che lei aveva tra le braccia. Lo strinse ancora di più, e ringraziò che la sua consistenza fosse più simile a quella di una gemma che ad un uovo normale, perché se così non fosse stato, a continuare a stringerlo in quel modo lo avrebbe sicuramente sbriciolato. I suoi peggiori timori si realizzarono quando uno di loro si sedette dietro a uno di quei cannoni e mise lo sguardo dietro ad un piccolissimo cannocchiale posto sulla bocca di fuoco, ma non pensò troppo: afferrò Vaporeon e saltò su un albero a parecchi metri dietro le loro spalle, proprio nel momento in cui partì la prima denotazione. Trattennero il fiato per non respirare il fumo che gli bruciò gli occhi, ma quando smisero di lacrimargli rimasero atterriti quando videro un mucchio di terra bruciata e fumante al posto della prima fila di alberi su cui erano stati fino a pochi istanti prima e di cui avevano rischiato di fare la stessa fine. Leah vide anche gli altri tre prepararsi a seguire il compagno e fece rapidamente i conti: con quei quattro cannoni girevoli avrebbero potuto colpire da quattro diverse angolazioni; meno di quindici minuti e avrebbero distrutto completamente quella schiera d'alberi, e lei e Vaporeon sarebbero stati scoperti. Non aveva paura per sé, ma non poteva assolutamente permettere che quegli individui vedessero l'uovo. Altre due denotazioni partirono, e solo i suoi riflessi la salvarono e la fecero arretrare ancora di più tra la boscaglia, ma la terza denotazione mancante disintegrò le piante che si trovavano alla sua destra e la mancò per un soffio. Iniziò a sudare freddo, ma non per la paura di essere scampata alla morte: quei bastardi stavano disboscando la zona perchè speravano di poter far uscire dei Pokémon nascosti e catturarli. Non ce n'era nessuno grazie al cielo, ma anche solo rovinare così la natura era imperdonabile, non dovevano proseguire oltre. Già Leah si sentiva prossima alla perdita di senno, pronta a chiamare a raccolta i poteri e a distruggere quelle macchine infernali, quando Vaporeon uscì dal suo nascondiglio prima che potesse impedirglielo, e fronteggiò gli umani. Loro rimasero perplessi dalla sua comparsa.
<< Un Vaporeon? >>
<< Ma non dovrebbe trovarsi in un ambiente simile >>.
<< Forse da queste parti c'è un lago >>.
<< E forse ha sentito i nostri spari ed è venuto qui a controllare >>.
<< O forse >> disse il capo, interrompendo quelle ipotesi futili . << Questo qui non è un Pokémon selvatico e il suo padrone è nelle vicinanze >>. No cavolo, questo non dovevano capirlo! pensò Vaporeon. Arretrò verso gli alberi, ma così non fece che aumentare i sospetti di quei furfanti.
<< Scommetto anche che è nascosto là dietro. Molto bene, vorrà dire che invece di quelli selvatici ci accontenteremo dei suoi Pokémon >>.
Non vi azzardate!  Una voce telepatica irruppe nelle loro menti lasciandoli disorientati. Si guardarono intorno, ma a parte Vaporeon non c'era nessun'altro nelle vicinanze. A meno che...
Non vi permetterò di avanzare oltre ! esclamò il Pokémon agitando la coda. Era contro i suoi principi usare la telepatia per farsi capire dagli umani, ma non c'era altra maniera quando voleva farsi capire chiaramente. Quegli uomini, ripresosi dallo stupore, sogghignarono.
<< Un Pokémon parlante e che crede di poter dare degli ordini agli umani? Questa è la cosa più ridicola che abbia mai sentito in vita mia >>.
<< Hai fatto una pessima mossa, mostriciattolo >> disse il capo. << Non so chi sia il tuo allenatore, ma se tutti i Pokémon che ha sono stupidi come te allora sarà un gioco da ragazzi farlo uscire allo scoperto e catturarli. Vai, Cacturne! >> e lanciò una Pokéball, da cui uscì il terrificante Pokémon Spavento. Anche gli altri cacciatori fecero lo stesso.
<< Skuntank! >>
<< Drapion! >>
<< Salamence! >>
<< Mismagius! >>. I Pokémon uscirono dalle sfere richiamati dai loro padroni e circondarono Vaporeon. Erano Pokémon di tutto rispetto e avevano un aspetto molto feroce, ma lui non aveva paura. Aveva affrontato ogni sorta di avversari in vita sua, non sarebbero bastate delle brutte facce ad intimorirlo. Prima di fare qualsiasi cosa studiò attentamente i suoi nemici, e la sua attenzione si focalizzò immediatamente su Cacturne, che essendo un Pokémon di tipo Erba era anche quello da cui avrebbe dovuto maggiormente guardarsi le spalle. Purtroppo non era l'unico: Salamence era di tipo Drago, la specie più pericolosa e potente di tutte; non era per niente un avversario da prendere sottogamba. Degli altri tre solo Drapion lo innervosiva un poco : conosceva bene la brutalità e la potenza della sua razza; gli altri due invece non lo preoccupavano granché, ma in ogni caso non poteva permettersi di abbassare la guardia con nessuno di loro.
<< Cacturne, usa Pugnospine! >>. Il Pokémon caricò il colpo e partì all'assalto, ma Vaporeon saltò velocemente in aria e con una perfetta capriola si portò alle sue spalle, solo che non aveva tenuto conto di Drapion, che a quanto pareva era rimasto all'erta ad aspettare solo un'eventualità come quella: afferrò Vaporeon con le tenaglie e iniziò a stritolarlo. Il Pokémon Bollajet non perse tempo ad agitarsi e si liberò dalla presa liquefacendo il proprio corpo, ma fece appena in tempo a ricomporsi che Salamance lo attaccò con Dragospiro. Stavolta non scappò e rispose prontamente con Idropompa. I loro attacchi cozzarono l'uno contro l'altro, testa a testa, ma nessuno dei sue riuscì a prevalere sull'altro. Vaporeon strinse i denti e insistette, ma il drago agitò le ali immense e generò un turbine che fece perdere la concentrazione al Pokémon azzurro, con il risultato che Dragospiro ebbe la meglio sul getto d'acqua, ma neanche stavolta Vaporeon si fece colpire, e di nuovo riuscì a schivare l'attacco con prontezza . Mismagius però gli apparve alle spalle e lanciò un potente Ruggito che lo fece indietreggiare e abbassare la guardia. A quel punto Skuntank attaccò con Nottesferza e lo colpì in pieno, mandandolo a sbattere contro l'albero. Leah si morse le labbra a sangue, ma non poté nemmeno pensare di intervenire che la voce di Vaporeon la raggiunse:
“ Leah...non... farlo... posso ancora lottare.
Ma Vaporeon...
TI prego... abbi fiducia in meLei inghiottì le lacrime e annuì piano, anche se Vaporeon non poté vederla. Si fidava ciecamente di lui, ma questo non le impedì di avere lo stesso paura che non potesse resistere. Il Pokémon si rialzò a fatica e si terse il sangue dalla bocca. Alla fine aveva davvero finito per sottovalutarli, anche se si era sforzato di non perdere la concentrazione nemmeno per un istante. Una cosa però l'aveva notata: era stato Cacturne l'unico a ricevere ordini; gli altri avevano agito come una squadra ma senza i comandi dei loro allenatori, come se avessero già chiaro in mente lo schema da seguire e avessero previsto le sue mosse. A quanto pareva dovevano essere abituati ad agire in quel modo, e anche a non essere esattamente gentili coi loro avversari, se non addirittura spietati, visti i ghigni feroci con cui ancora lo stavano guardando. Ma d'altronde, che altro aspettarsi da Pokémon allevati da furfanti? E purtroppo non dotati di scarso intelletto, o i loro Pokémon non sarebbero stati così efficienti. E così forti. Dovevano essere stati sottoposti ad un discreto allenamento, e questo purtroppo voleva significare ( anche se ormai era evidente già da un po') che i loro padroni non fossero ladruncoli da strapazzo ma professionisti ben preparati. Detestava gli umani come loro almeno tanto quanto Leah, ma a differenza sua, che avrebbe smosso mare e monti per liberare i Pokémon dalla “schiavitù” entro cui gente come quella li opprimeva, a Vaporeon non stava tanto a cuore il oro benessere, più che altro era disgustato dal fatto che si abbassassero ad eseguire gli ordini di esseri inutili e patetici come gli esseri umani, che non avevano neanche una minima parte delle capacità di un Pokémon, ma allora perché erano loro ad avere la meglio? Perché spettava a loro il ruolo di padroni? Come sarebbero stato, se non avessero avuto i loro Pokémon a fianco? Poteri o meno, Leah, a differenza loro, sapeva cavarsela in ogni situazione anche senza l'aiuto dei Pokémon, ma finora non aveva incontrato un altro umano come lei. Anche la ragazza sarebbe stata in grado di allenare al meglio dei Pokémon e tirar fuori il loro completo potenziale, ma non si sarebbe mai permessa di farne suoi schiavi. Nonostante fossero passati anni, il piccolo Bollajet si trovava ancora a sorprendersi della profonda differenza tra lei e tutti gli altri della sua razza. Avrebbe volentieri preferito che anche gli altri umani fossero come lei, ma il mondo non era perfetto, e stava a loro affrontarne le conseguenze. Come combattere quei bestioni addestrati alla violenza contro i propri simili. 
Vaporeon li guardò con circospezione: la loro organizzazione giocava a suo sfavore. Se si fosse buttato su uno di loro 
avrebbe avuto gli altri quattro addosso, e non era sicuro che sarebbe riuscito a gestirli tutti. Doveva pensare ad una 
maniera efficacie per liberarsi da quella situazione. Forse ci voleva...quello.
S
i era allenato tanto per realizzare quella tecnica, aveva spremuto ogni goccia di energia che aveva in corpo pur di 
riuscirci, non si poteva usare alla leggera. Aveva programmato di serbarla per Braven, ma ora c'era qualcosa di più
importante in gioco:proteggere la sua sorellina. C'era solo da sperare che funzionasse: in passato aveva avuto difficoltà anche solo a generarla, ma ora era diverso, 
non doveva avere esitazioni, o sarebbe stata la fine. 
Guardò verso il lago:non era distante, forse poteva riuscirci. 
Doveva riuscirci! Chiuse gli occhi e si concentrò intensamente.Non voleva farsi prendere dalla fretta, ma sperò che non lo attaccassero proprio in quel momento.
L'acqua del lago era sufficiente per attuare il suo piano, ma era lontana, e in più non era abituato ad avere a che fare 
con una tale quantità di liquido. Sarebbe stata un'impresa anche solo sollevarne una parte minima e farla arrivare lì.
Se non fosse per il suo odio verso le abilità psichiche e per l'impraticabilità che aveva la sua razza di impararne una decente, avrebbe volentieri preferito essere in grado di usare Confusione o simili. Ma non era il momento migliore per lamentarsi: ora doveva solo concentrarsi. Anche se ci fosse riuscito, però, avrebbe avuto solo cinque minuti, il massimo in cui era riuscito a farla durare i suoi allenamenti; avrebbe dovuto giocarsi il tutto per tutto in quel breve lasso di tempo. Si concentrò ancora di più e aprì per bene le zampe sul terreno, in modo da avere una connessione con l'ambiente che lo circondava. Ben presto non sentì altro che il respiro della terra e l'energia che la percorreva, che invase la sua mente e divenne parte del suo essere. Ora doveva solo aprire completamente i suoi sensi a quella forza e convogliarla verso il suo obiettivo.
I bracconieri non capirono cosa stesse cercando di fare e diedero l'ordine di attacco ai loro Pokémon, che si scagliarono contro Vaporeon. Lui non si fece prendere dalla fretta e non interruppe la concentrazione, mentre rivoletti di sudore cominciarono a scivolargli giù dalla fronte. Un attimo prima che i nemici potessero attaccarlo, aprì di scatto gli occhi e in lontananza si udì un'esplosione, e un'immane colonna d'acqua si innalzò verso il cielo, riversandosi sul campo di 
battaglia senza colpire nessuno. I Pokémon si fermarono e sgranaronogli occhi. La massa liquida li sorvolò minacciosa 
ma si rovesciò addosso aVaporeon, che si sciolse e l'accumulò in sé, formando una gigantesca bolla d'acqua.
Questa crebbe epoi si spaccò, e un drago si innalzò verso il cielo.Il suo corpo prese forma via via che uscì dalla sfera, lacui acqua si formò in un lungo corpo azzurro. 
Dalla schiena spuntarono un paio di ali membranose , grandi abbastanza da permettere a Vaporeon di librarsi in cielo e ruggire. 
I Pokémon scapparono, lasciando gli umani soli e stupitii, ma nessuno come Leah. 
N
on era una semplice massa d'acqua dalla forma indefinita: i contorni di questa creatura erano precisi. 
Il corpo serpentino era ricoperto da squame minuziose; il muso schiacciato, era incorniciato da ciuffi di criniera; una 
cresta percorreva tutto il corpo. Sulla testa aveva due corna curve all'indietro; sul petto, due zampe poco più grandi di
comuni braccia umane. Era strabiliante era che Vaporeon fosse riuscito a raggiungere un simile risultato.
Leah sapeva che i Vaporeon avevano sia la capacità di modificare la propria composizione molecolare sia quella di manovrare i liquidi, ma da qui a riuscire ad essere in grado di controllarne una quantità smisurata come quella, e in una maniera così eccezionale, c'era un abisso, solo un Pokémon come il Leggendario Kyogre forse sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere. Questo, però, avrebbe dovuto tenerlo per sé: al contrario di lei, Vaporeon non aveva una gran stima dei Pokémon Leggendari, anzi, ne aveva un'opinione davvero bassa. “
Se davvero sono così forti e magnifici come si dice,allora perché permettono agli umani di andare in giro a catturare e a maltrattare i Pokémon ?” diceva sempre. Questo però non significava che anche lui non ambisse ad eguagliare la loro potenza, e superarla, persino. Voleva diventare forte, sì; anche lui ambiva a incontrare un Leggendario di persona,sì... ma solo per fargli vedere che, anche se Pokémon comune, lui non aveva di certo bisogno di quelli come loro per cavarsela, e che tutti i cosiddetti “Pokémon Leggenda” erano solo dei palloni gonfiati che non avevano nemmeno il coraggio di farsi vedere dagli essere umani e capaci solo di starsene dietro le quinte a far niente quando questi causavano dolore ai Pokémon. Non amava molto nemmeno lui interagire con gli uomini, questo era vero, ma a differenza loro aveva una valida ragione, la stessa per cui stava combattendo in quel momento e per cui si era allenato fino allo sfinimento. Si era sempre preso cura di Leah e l'aveva protetta dai pericoli, ma la paura che potessero catturarla aveva sempre dominato il suo cuore; non lo aveva mai ammesso apertamente, ma si era sentito braccato come un uccellino in gabbia, che non può fare altro che stare impotente ad aspettare che arrivasse la fine da un 
momento all'altro. Ma era finita la paura: l'uccellino era uscito dalla gabbia, e per amore dell'unica persona sulla Terra 
che amava sopra ogni cosa aveva spiccato il volo, ed era diventato drago. Se quello era il risultato del suo desiderio di 
rivalsa su Braven,era veramente eccezionale. Vaporeon batté le ali con forza, provocando un'onda d'urto che minacciò di far volare via tutto.

<< M-Ma c-cos'é quello?! >> trovò la forza di balbettare un uomo.
<< U-Un mostro!!! >>
<< Fatela finita, femminucce!!! >> sbraitò il capo. << Tanto meglio per noi, una merce così rara non si vede tutti i giorni, se riuscissimo a catturarlo diventeremo i più forti cacciatori di tutta la regione. Avanti, prendiamolo! >>. I suoi subalterni, però, non sembravano molto propensi a voler seguire gli ordini.
<< E va bene, ci penserò da solo! >> esclamò furioso e lanciò un'altra Pokéball, da cui uscì un Manectric piuttosto feroce.
<< Usa Fulmine!!! >> urlò a gran voce. Il Pokémon Scarica accumulò energia elettrica nella criniera, ma non riuscì ad emettere nemmeno una scintilla: Vaporeon planò con inaspettata velocità sul terreno e con un'unica potente codata spedì in orbita tutti quanti, umani, Pokémon e macchine. Le loro urla si persero all'orizzonte e di loro non si vide più neanche l'ombra. Vaporeon ghignò soddisfatto ma il suo ghigno si spense in fretta: l'acqua che aveva accumulato cominciò a defluire dal suo corpo e venne in buona parte assorbita dal terreno, mentre la restante andò a formare piccole pozze. Accidenti, questa volta è durata troppo poco pensò frustrato, ma ringraziando che il tempo concessogli fosse stato sufficiente a liberarsi dei suoi persecutori. E in ogni caso non era ancora finita, quindi era meglio evitare di perdersi in inutili chiacchiere. Chiuse gli occhi per concentrasi, e piano piano rese stabile il defluire dell'acqua. Riassumere le proprie sembianze era una faticaccia: al di là dello stare attento a non perdere troppa acqua per non morire disidratato, era sconvolgente passare da un corpo grande e possente ad uno minuscolo e gracilino. Gli ci voleva sempre un po' per riacquistare l'equilibrio, visto che c'era un abominevole differenza di proporzioni da una forma all'altra. Riuscì a tornare alle proprie fattezze originali senza intoppi, ma ad un tratto gli vennero le vertigini e cadde a terra, mentre il mondo intorno a lui iniziò a vorticare.
<< Vaporeon!!! >>. Leah si precipitò verso dal Pokémon e gli impose immediatamente le mani sul capo: queste si illuminarono, e Vaporeon iniziò subito a sentirsi meglio.
<< Tranquilla Li, è solo stanchezza >> la rassicurò, tirandosi pesantemente su. La ragazza lo prese in braccio.
<< C... cos'era quello? Come hai...? >>
<< Non sei l'unica ad esserti data da fare negli ultimi tempi >> rispose a fatica quello. << Anch'io ho fatto un po' di compiti... e ogni tanti sono riuscito a intrufolarmi in qualche archivio... e a scoprire delle cose davvero interessanti >>.
<< Davvero? >>
<< Oh sì. Ad esempio... che esiste una leggenda che narra di una terra antica, da qualche parte in questo mondo, in cui i Pokémon non esistono, nemmeno la più piccola ombra di loro >>. Leah sgranò gli occhi.
<< Ma non è possibile... >>
<< Che sia possibile o meno non me ne è importato granché. Fatto sta che ho trovato dei testi molto interessanti che parlavano di strane creature che lo abitano, e che gli umani venerano come divinità. Quel bestione >>, disse indicando con la testa le pozze d'acqua << pare che fosse considerato simbolo di fortuna. Non mi sono interessato ai dettagli, ma... mi ha conquistato. Ed è stato allora... che mi è venuta l'ispirazione >>. Si guardò le zampe, poi sollevò timidamente lo sguardo.
<< Con questo piccolo corpo non ho mai avuto problemi... ma ho pensato che se fossi riuscito a diventare come quel bestio anch'io, forse... avrei potuto portarti fortuna. Perché sarei stato maggiormente in grado di proteggerti >>. Le lacrime iniziarono a scendere dalle guance della ragazza.
<< Sei arrivato a questo... per me? >>
<< Non è stato facile, lo ammetto >> rispose lui. << Mi sono informato un po' in giro dai miei simili, volevo essere sicuro di conoscere davvero tutto della mia specie, e così ho scoperto che possiamo controllare i liquidi. E' stata una faticaccia imparare a percepire l'acqua e ancora più a manovrarla, mi ci sono voluti mesi solo per quello e altrettanti per imparare a inglobarla e a cambiare forma. Devo confessare che è ancora in fase di sperimentazione, non è molto che ho imparato a gestirla e ho ancora paura che mi possa sfuggire di mano, ma... >> s'interruppe un attimo, << ma quando ne assumerò il completo controllo sarò il terrore di chiunque proverà ancora ad avvicinarsi a noi, ancora di più di come eravamo prima! >> annunciò solennemente, poi però si intimidì.
<< Spero... di non averti spaventata, e che questo non ti porti a pensar male di me... >>. Leah lo abbracciò di slancio e lo strinse forte. Vaporeon rimase ebbe un attimo di smarrimento, ma poi sorrise e le si strusciò contro, leccandole anche le guance bagnate.
<< Sei... sei veramente il migliore, Vaporeon >> mormorò commossa la fanciulla.

<< Io farei qualunque cosa per te >> rispose serio lui. << Ti proteggerò a costo della vita... mia principessa >>. Principessa dei Pokémon. A Leah scappò da ridere pur continuando a piangere: era un sacco di tempo che non sentiva quell'appellativo. Erano ancora bambini la prima volta che Vaporeon l'aveva chiamata in quel modo, in virtù del profondo amore che Leah provava per i Pokémon. Lei l'aveva considerato un gioco, un modo scherzoso di etichettarla, ma Vaporeon invece sembrava averla presa molto seriamente, fin troppo, forse. Inutile farglielo notare, però: era più 
caparbio di quanto non fosse stato Chimchar quando si era trovato a combattere con qualcuno per difendere l'onore della ragazza. Tra lui e Vaporeon, però, non c'era paragone, e anche se Chimchar si era più volte dimostrato incredibile, il suo livello di devozione non era minimamente paragonabile a quello che aveva il piccolo Bollajet. Leah gli diede un bacio sulla fronte e poi prese in mano l'uovo.

<< Sarai davvero un buon padre, Vaporeon >>. Lui inarcò un sopracciglio, ma sorridendo scosse la testa e posò la zampa sull'uovo. Restarono a guardarlo a lungo, senza dire una parola. Non ce n'era bisogno, in fondo: avevano ancora paura per quello che li aspettava, ma avrebbero fatto di tutto per proteggere quel piccolino e dargli tutta la sicurezza di cui aveva bisogno. Sarebbero stati una famiglia, si sarebbero protetti a vicenda, e specialmente Vaporeon, con il suo nuovo potere, avrebbe lottato fino a che gli fosse rimasta anche una singola goccia di sangue nelle vene, pur di proteggere ciò che aveva di più caro al mondo.

Era stata una giornata pesante per molti versi e piena di sorprese. Questo pensava Leah sdraiata sull'erba umida di un dolce pendio mentre contemplava il cielo stellato sopra di lei, completamente sgombro dalle nuvole. Questo, unito al fatto che non c'era il minimo arbusto nel raggio di un miglio, faceva sembrare vivida la sensazione di infinito del cielo, di essere un tutt'uno con un mondo senza confini, che non esistesse più la Terra ma solo quell'immensa coltre blu punteggiata da puntini luminosi. Quella mole la schiacciava, ma più che venirne oppressa si sentiva come una barca alla deriva, cullata dolcemente dalle onde. Accarezzò l'uovo e poi guardò Vaporeon accoccolato tra i suoi capelli che l'avvolgevano come una coperta. La sua prestazione di quel pomeriggio era stata strabiliante: mai nella vita Leah avrebbe concepito l'idea che lui sarebbe stato in grado di realizzare una cosa del genere. Il suo odio verso Braven e il senso di lealtà che aveva verso di lei erano tali da raggiungere certi livelli? A quanto pareva lei non era l'unica ad essere notevolmente diventata più forte in tutto quel tempo. Al di là dell' essersi allenata, però, aveva scoperto che ,per qualche strano motivo, dopo ogni volta che le era capitato di perdere il controllo aveva avuto l'impressione di aver acquisito maggiore potenza. Pensava che la sua furia dovesse aver liberato una qualche sua energia latente, e che questa fosse andata a incrementare quella che usava abitualmente. E avere combattuto contro un Pokémon potente come Dialga Oscuro non poteva non aver lasciato qualche traccia. Vaporeon, invece, che non aveva il suo stesso problema con la testa, aveva fatto tutto da solo, ed era doppiamente da ammirare.
Quella storia di terre in cui non esistevano Pokémon, poi... era il non plus ultra dell'incredibile. Leah non riusciva minimamente a immaginare un mondo senza Pokémon, era come pensare ad un fuoco senza calore o ad un cielo senza sole ( e lei che lo aveva visto per davvero sapeva quanto fosse terribile). Era buffo: ogni volta che credeva di aver visto l'impossibile saltavano sempre fuori nuove sorprese. La vita era davvero piena di misteri. C'erano ancora un sacco di cose da scoprire, da conoscere,e non più solo su quel pianeta. Ora avevano una prova che da qualche parte, lassù oltre il cielo, esistevano altri pianeti oltre la Terra, abitati da forme di vita sconosciute di cui finora nessuno aveva mai nemmeno sospettato l'esistenza. C'era qualcun'altro, oltre a loro, nell'Universo, e non c'era testimonianza migliore di quella che aveva tra le braccia.
<< Tu vieni da lassù, lo sai? >> disse all'uovo indicando il cielo. << Le stelle sono davvero bellissime, e da dove vieni puoi vederne tantissime. Sei davvero fortunato >>.Lo accarezzò con dolcezza, poi però il suo tocco si fece più delicato,come a voler consolare il piccolo.

<< Dove sono i tuoi genitori? Anche tu sei stato abbandonato? >>. L'uovo, ovviamente, rimase immutato. Leah si girò su un fianco e posò l'orecchio sopra quel corpo alieno: era muto esattamente come una gemma e altrettanto freddo. Lei però era più sicura che fosse qualcosa di più, dopo la visione che aveva avuto ne era assolutamente convinta.
Bastava continuare ad aspettare: prima o poi qualcosa sarebbe successo, bisognava solo pazientare. Ma non l'avrebbe abbandonato, questo mai.
<< Saremo noi la tua famiglia, piccolo >> sussurrò contro il guscio. << Sarai il nostro bambino, e non permetteremo mai che ti accada qualcosa di brutto, te lo prometto >> e lo baciò con delicatezza. Inaspettatamente l'uovo si illuminò, di una luce iridescente troppo intensa per essere scambiata per un semplice riverbero. In contemporanea, nel cielo si formò un'aurora boreale formata da bellissime gradazioni violacee che danzarono nel cielo come un delicato velo nella brezza notturna. Benché rapita da tale meraviglia, Leah svegliò bruscamente Vaporeon, a cui non lasciò nemmeno il tempo di protestare e gli indicò il cielo. Lui balzò in piedi e guardò in alto allarmato, ma in quel momento l'uovo si sollevò dalle braccia di Leah e s'innalzò su, quasi al centro di quel meraviglioso gioco di luci e si illuminò di un bagliore accecante. Leah e Vaporeon si coprirono gli occhi ma per fortuna non durò molto, e presto furono in grado di vedere di nuovo. Solo che si scoprirono del tutto impreparati a ciò che si ritrovarono a guardare.

 

 

*Angolo dell'autrice*

 

E... finalmente il lieto evento è avvenuto! Palloncini azzurri per tutti! No, aspè, frena... non sanno ancora se è un maschietto o meno :-( ! . In ogni caso Leah potrà vantarsi di essere l'unica madre sulla Terra a non aver dovuto patire né il travaglio né la depressione post-partum ;-). Eccomi qua comunque, Tadaima! Innanzitutto vorrei cominciare col ringraziare quelli che finora hanno recensito questa storia; secondo... mi sento in dovere di chiedere scusa a tutti per un po' di motivi: come mi ha fatto notare qualcuno, nelle mie storie ci sono più dialoghi che azioni, e anche qui, si è visto, la cosa è molto abbondante.
Chiedo scusa per questo, ma è più forte di me. E vi garantisco che è strano perchè, se mi conosceste di persona, rimarreste stupiti: io appartengo a quel genere di persone della serie " dialogo? Che roba è, si mangia?" che parlano solo se sono costretti, e talvolta non sanno esprimersi come vorrebbero. Con le parole orali sono una frana, forse per questo compenso tutto nello scritto. Non riesco a controllarlo, faccio dire ai miei personaggi un mucchio di cose perchè penso che siano necessarie, o forse sono solo io che ho bisogno di dar voce a qualcosa che normalmente non riuscirei ad esprimere. Altra cosa che mi hanno fatto notare: la lunghezza dei capitoli. Per gli altri in generale ho già dato la mia risposta, ma per questo è importante come non mai. Sono stata "bloccata" per qualche tempo, non ho più scritto niente per un po'; aver formato un capitolo così lungo per me è solo un'immensa soddisfazione, perchè vuol dire che ho cominciato a sbloccarmi, anche se forse non dovrei cantare vittoria troppo presto. E chiedo scusa anche per la pessima impaginazione, ma non riesco a capire perchè html non me la voglia sistemare per bene. Bè, che altro dire? Spero di non aver esagerato con la prestazione di Vaporeon e spero anche che vi sia piaciuta, così come il capitolo in generale. Ja ne, ci vediamo :-).

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Capitolo 4
*** Contatto ***


Una delle maggiori caratteristiche della vita è la sua imprevedibilità. Capita spesso che siamo preparati ad aspettarci di tutto, ma che poi, alla fine, quello che accade non è quello che credevamo, e proprio per questo ne siano ancora più meravigliati. E per qualcuno come Leah e Vaporeon, che avevano visto di tutto in vita loro ( in particolar modo Leah, che aveva visto cose talmente incredibili da non riuscire a spiegarle a parole) e che dopo ogni volta credevano sempre di aver finito e di averle viste tutte, immancabilmente saltava fuori sempre qualcosa di nuovo e allora si trovavano costretti a ricredersi. Come quello che si ritrovarono a osservare. Si erano fatti mille film mentali su cosa sarebbe uscito da quell'uovo ( un mostro alto tre metri con sei teste e mille occhi, un nanerottolo verde con antenne e pelle viscida, una sorta di massa gelatinosa senza volto stile Grimer ma in versione extra-terrestre), ma niente di quello che avevano immaginato coincideva minimamente con ciò che ora li guardava dall'alto senza la benché minima espressione. Era una specie di...robot. Un robot con una corazza arancio-rossa; la faccia però era blu-verde, dalla forma ovale e leggermente appuntita, con due sporgenze rettangolari, arancioni, con singole strisce blu ai lati. Un'altra striscia ma viola divideva a metà il viso; gli occhi erano di forma rettangolare, ma le sue iridi erano bianche e rotonde, con un singolo punto nero in mezzo, circondati da occhiaie scure, come se stesse indossando una maschera che lasciava intravedere solo gli occhi. Le gambe erano affusolate e appuntite, senza zampe o piedi, e su ognuna c'era una breve striscia blu nella parte superiore, all'altezza della coscia. L'addome era nero a strisce verticali, e le braccia erano formate da una coppia di tentacoli arrotolati in una doppia elica ciascuna, uno di colore blu e l'altro arancione. 
La parte più interessante di tutte , però, era il suo petto: era simile ad un'armatura arancione, ma era occupato quasi per intero da un nucleo rotondo e cristallino di colore viola, lo stesso che, fino ad un attimo prima, era stato tra le braccia di Leah e che aveva costituito l' uovo di quello strano essere, mentre invece ora brillava di una strana luce ed era collocato lì dove generalmente stava il cuore. I due amici lo guardarono attoniti, e lui rimase altrettanto fermo a guardarli. L'aurora boreale in cielo nel frattempo si spense, e con lei anche la luce del cristallo sul petto dell'alieno, e la notte ritornò serena, ma nessuno lo notò. L'umana, il Pokémon e l'extra-terrestre rimasero a fissarsi l'un l'altro senza il minimo movimento da parte di nessuno. Non si udiva nemmeno il respirare dei due terrestri, erano talmente sconcertati che pensavano che emettere anche un singolo suono sarebbe stata la loro rovina. L'alieno li guardava impassibile, immobile come una statua. Leah iniziò a sudare freddo, e Vaporeon sentì uno strano brivido percorrerlo da capo a piedi. Finalmente la creature di mosse, e lentamente scese dal cielo, poggiando con delicatezza le punte delle sue gambe sulla terra. Di nuovo, nessuno dei due amici fece una piega, e l'alieno fece altrettanto, continuando a fissarli, statuario. Vogliosa però al tempo stesso di togliersi da quella situazione e conoscere più da vicino quella strana creatura che fino a poco prima non era stato altro che un uovo che lei aveva tenuto al sicuro per giorni, pur senza dimenticare di esercitare la massima prudenza Leah si mosse molto lentamente, così piano che non sembrò quasi spostarsi, e si mise in posizione eretta, senza interrompere il contatto visivo con l'altro. Vaporeon la seguì con lo sguardo ma non mise in moto altri muscoli. La ragazza inspirò il più silenziosamente possibile e mosse impercettibilmente un passo in avanti. La creatura non si mosse. Leah ne fece un altro, ma visto che l'alieno non accennava a cambiare posizione, lei tentò un'audacia, e accelerò leggermente il ritmo. Vaporeon restò a guardare con il cuore in gola, pronto a scattare al minimo pericolo, ma Leah riuscì ad arrivare a poche spanne dall'essere senza ricevere alcun tipo di reazioni da parte sua. Continuarono a guardarsi negli occhi, o meglio, Leah mantenne lo sguardo agganciato a quelle iridi prive di espressione che, al contrario, non sembravano guardare proprio lei, ma semplicemente fisso davanti a sé. La ragazza allora tentò il tutto per tutto e allungò la mano verso di lui, e stavolta l'alieno si mosse, e allungò i tentacoli di un braccio. Grande fu la meraviglia della fanciulla quando i tentacoli si coagularono l'uno sull'altro e formarono un braccio da umano, blu, con una una breve copertura arancione che gliene rivestiva il dorso, lasciando il resto scoperto. Con quello, la creatura toccò la mano della fanciulla e fece coincidere i loro palmi. Entrambi guardarono quell'incontro innocente tra due mondi diversi: da una parte un'esile e pallida mano umana e terrestre, dall'altra una mano grossa il doppio, colorata, di cui non si capiva bene la composizione corporea, proveniente dallo spazio. Però era caldo, quindi l'alieno era fatto di carne, era un essere vivente, non la macchina che sembrava. Leah spostò lo sguardo verso il nucleo viola, e facendosi coraggio allungò anche l'altra mano per toccarlo, ma la creatura mutò l'altro braccio e di nuovo intercettò la mano della fanciulla, così che si ritrovarono a contatto l'uno con l'altro con entrambe le mani. Alla ragazza venne da sorridere, perché le sembrava un comportamento degno di un bambino. Chissà però se lui stava solo analizzando la situazione per conoscere i comportamenti di quello strano essere con cui si stava ritrovando a che fare proprio comr stava facendo anche Leah. Procedere con cautela era davvero la soluzione migliore: un gesto brusco e improvviso di sicuro lo avrebbe spaventato, o peggio, lo avrebbe innervosito, e chissà quali conseguenze ne sarebbero derivate. Che poi era appunto quello che Leah voleva evitare, il motivo per cui aveva portato via l'uovo dal meteorite. Lo aveva sempre saputo che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato, era inevitabile che accadesse, ed era inutile stare a pensarci troppo: da qualche parte bisognava pur cominciare.
<< Ciao >> disse. L'altro non mosse un muscolo. Lei ritirò le mani.
<< Io sono Leah >>. Di nuovo, nessuna reazione.
<< L-e-a-h >> scandì pazientemente, indicando più volte la propria persona. L'alieno abbassò lo sguardo sulle proprie mani e poi sulla ragazza, e in modo un po' goffo ripeté le stesse azioni della fanciulla. Lei ridacchiò intenerita e lo fermò, certa che,se non lo avesse fatto, lui avrebbe continuato per chissà quanto.
<< Come ti chiami? >> chiese dolcemente. Lui non rispose: sembrava più interessato alle mani della fanciulla sulle sue. Lei pensò che gli desse fastidio e mollò la presa.
<< Sai parlare? >> riprovò ancora. L'alieno si guardò di nuovo le mani come se Leah non le avesse ancora lasciate, poi alzò la testa e finalmente produsse una serie di suoni gutturali e metallici che lei non capì. Anche se non riusciva a farlo correttamente, però, a modo suo sapeva parlare, anche se in una lingua completamente incomprensibile. Questo però rendeva sempre più difficile riuscire a stabilire la natura di quell'essere: era caldo come un essere vivente, eppure nell'aspetto e nel linguaggio sembrava più simile ad una macchina.
<< Mi dispiace, non riesco a capirti... >> si scusò mortificata. Lui inclinò leggermente la testa da un lato. Ma allora che cos'era?
<< E mi sa che neanche tu riesci a capirmi >> sospirò Leah. L'alieno sembrò confuso ( ma era difficile riuscire a stabilirlo con certezza) dall'espressione triste dell'umana, e si portò le mani al viso come a volersi toccare la bocca che, però, era inesistente in lui. A Leah venne di nuovo da sorridere: forse anche a quella creatura la propria “voce” appariva strana. O forse si stava chiedendo cosa avesse detto per indurre quell'umana ad assumere quell'espressione.
<< Potresti provare con il linguaggio dei segni >> intervenne Vaporeon , facendosi sentire per la prima volta da quando quell'essere era apparso. Quello si accorse del Pokémon solo nell'istante in cui parlò, e concentrò tutta la sua attenzione su di lui.
<< Molto spiritoso >> ribatté la fanciulla, distogliendo lo sguardo dall'alieno. << E' normale che non conosca la lingua dei terrestri, forse potremo insegnargliela... >>. Persi nella loro discussione, i due ignorarono completamente la creatura, che osservò con interesse il modo in cui interagirono tra di loro, e ad un certo punto il nucleo sul petto s'illuminò. Vaporeon se ne accorse e scattò subito sulla difensiva, ma Leah fece a malapena in tempo a voltarsi : gli occhi dell'alieno si illuminarono d'azzurro, e così pure il suo corpo. Leah rimase senza parole. Non è possibile... pensò meravigliata. Avrebbe riconosciuto quella mossa tra mille: la creatura stava per usare Psichico.
<< Aspetta! >> cercò di fermarlo ma fu troppo tardi: l'alieno catturò Vaporeon e lo sollevò in aria.
<< E-Ehi, mettimi giù! >> Vaporeon si dimenò nel tentativo di liberarsi, ma poi si bloccò di colpo e lasciò cadere le zampe a ciondoloni.
<< Vaporeon!! >> urlò Leah, ma non riuscì ad afferrarlo: l'alieno lo portò vicino a sé, tenendolo all'altezza della propria spalla.
<< Lascialo andare! >> ordinò furiosa, e già sentiva la propria energia psichica fluire velocemente in tutto il corpo, quando Vaporeon aprì gli occhi e parlò, ma con una voce che non sembrava la sua:
<< Stai calma,ti prego >>. Il flusso di potere s'interruppe di botto e scemò, e lei rimase a fissare a bocca aperta l'amico.
<< V-Vaporeon? >>
<< No, non sono Vaporeon >> fu la risposta del Pokémon. Aveva gli occhi aperti che brillavano, eppure il suo corpo era ancora ciondolante, come se fosse addormentato. Leah capì che doveva essere caduto in uno stato di trance, e che a parlare non era stato lui ma...
<< Tu... tu stai usando Vaporeon per comunicare con me? >> chiese all'alieno facendosi coraggio.
<< Sì, è così >> rispose quello, sempre per bocca di Vaporeon. Lei guardò preoccupata l'amico.
<< Ti prego, non fargli del male >> supplicò stringendo i pugni.
<< Non gliene farò >> promise quell'altro con voce rassicurante. << E ti chiedo scusa per questo, ma non ho scelta, è l'unico modo che ho per riuscire a farmi capire da te. Perché tu capisci questa creatura, vero? >>. La ragazza annuì, anche se non era del tutto tranquilla.
<< Bene... finalmente posso essere sicuro che tu mi ascolti. Qual'è il tuo nome? >> disse allora l'alieno.
<< Leah... >> rispose lei con un filo di voce. Era talmente intimorita che si dimenticò di fargli notare che gliel' aveva già detto. L'extra-terrestre annuì per manifestare la propria comprensione.
<< E... tu? Tu hai un nome? >> azzardò la giovane. Quello si fece d'un tratto pensoso.
<< Io... >> disse poi, incerto. << Credo... credo che sia... Deoxys >>.
<< Deoxys >> ripeté la ragazza. << Aspetta... perché “credi” che sia il tuo nome? >>. L'alieno abbassò la testa e Vaporeon con lui.
<< Non so darti una risposta >> ammise infine. Leah non insistette oltre sull'argomento.
<< Tu... sei un alieno? >>
<< E' così che definite chi viene dallo spazio? >> rispose Deoxys. Non sembrava offeso dalla domanda, solo... curioso
<< Ehm... credo di sì. Mi dispiace... ti ho ferito? >>
<< No, non lo hai fatto >> rispose lui. La ragazza fece un mezzo sorriso imbarazzato. Probabilmente era la prima persona sulla Terra ad aver mai avuto l'occasione di parlare con un extra-terrestre, ma non aveva la più pallida idea di cosa dire, forse perché effettivamente aveva anche troppo da dire e da chiedergli: da dove veniva esattamente, com'era finito in quel meteorite, com'era lo spazio e se c'erano altri esseri come lui là fuori. Innanzitutto però avrebbe fatto meglio a darsi una calmata: va bene la curiosità, ma lei non era né una scienziata né una ricercatrice, e di certo non voleva sottoporre Deoxys ad un interrogatorio estenuante e spremerlo fino all'ultima goccia per sapere tutto di lui. Voleva solo farci amicizia, ma non sapeva come comportarsi. Stare troppo in silenzio, però, avrebbe ottenuto l'effetto opposto.
<< Deoxys... >> cominciò. << Sei... arrivato qui con un meteorite... >>
<< Sì, lo ricordo >> la interruppe subito lui.
<< E ti ricordi anche... come sei finito qui? Quello che è successo quando ti sei schiantato sulla Terra? >>
<< Sì... ricordo tutto >> sospirò l'alieno, e rovesciò la testa all'indietro come a volersi riempire gli occhi delle stelle e sentire più vicina la presenza di quel luogo lontano, oltre di esse, da cui lui proveniva. << Ero solo, dentro a quel meteorite... vagavo per lo spazio, senza controllo. Faceva freddo...troppo freddo... e c'era un silenzio incredibile... ma poi, all'improvviso... >>
<< Poi...? >>
<< Poi un rumore sgradevole, il primo che abbia mai sentito, ruppe quel silenzio. Non... non mi so spiegare bene cosa successe dopo... ricordo solo che tutto intorno a me si tinse di rosso... e il calore aumentò, così come il frastuono... dove prima c'era troppo freddo e silenzio divenne troppo caldo e rumoroso. Avevo molta paura... ma poi tutto finì all'improvviso. Non faceva più caldo né freddo... non c'era più neanche il rumore... ma ero troppa spaventato per uscire fuori e così non mi sono mosso da lì... sono rimasto nel meteorite perché ero terrorizzato … ma ho pianto molto, perché mi sentivo così solo... >>. Leah si commosse, e contro ogni buonsenso gli mise una mano sulla faccia, e lui sussultò sorpreso.
<< Sei rimasto per tutto questo tempo confinato in questo nucleo perché eri spaventato a morte... >> mormorò la ragazza, accarezzando la superficie liscia del suo volto. << Capisco benissimo quello che hai provato... >>
<< Davvero lo capisci? >>
<< Certo >>. L'alieno sembrò quasi felice di saperlo, e l'espressione di gioa che non avrebbe mai potuto fare si riflesse invece in Vaporeon, che sorrise al suo posto.
<< Ma come mai ti sei manifestato solo ora? >> chiese Leah, togliendo la mano. Lui guardò il proprio petto soprappensiero, forse per avere un punto d'appoggio o per tenere la mente occupata da qualcosa che rendesse più leggero il pensiero che stava per esprimere.
<< Era da un po' che sentivo uno strano calore. Era diverso da ciò che avevo sentito finora: non era forte, non faceva male, e anche se debole sembrava molto piacevole. Mi ha... calmato. Mi ha fatto sentire al sicuro. Volevo sapere cosa fosse >>. A Leah scappò un sorriso.
<< Perché sorridi? >> chiese Deoxys. Leah sorrise ancora di più, e senza ma o perchè gli prese la mano, mettendola sul proprio petto. Non era molto sviluppato ma in ogni caso non le importava molto, non c'era nessun fine perverso il quel gesto, voleva solo che Deoxys capisse. E lui capì.
<< Era... il tuo? >>. Lei si limitò ad annuire. Lui allora guardò il petto della fanciulla e ci spostò la mano sopra.
<< E' caldo... >> disse, come rapito. Leah sorrise, poi però gliela fece togliere con delicatezza .
<< Mi hai riscaldato con questo calore... per tutto questo tempo? >>
<< Sì... perché credevo che fossi un uovo... e finché non saresti nato ti avrei tenuto sempre con me >> rispose lei, poi prese un bel respiro e disse:
<< Ti chiedo scusa fin da ora se ti ho separato dal meteorite, ma non avevo cattive intenzioni. Volevo... tenerti al sicuro. Se... se tu ti fossi manifestato alle persone sbagliate... non saresti riuscito a farti una buona idea di questo mondo... e saresti stato in pericolo. Non volevo che sopportassi una cosa del genere... >>
<< Perché dici così? >>
<< Perché ci sono molti gli esseri che abitano questo pianeta... ma non tutti sono animati da buone intenzioni. Esiste... più di una persona là fuori che, al posto mio, ti avrebbe già fatto cose orribili... >>. L'alieno non sembrò turbato, o comunque non lo diede a vedere, e la squadrò dalla testa ai piedi.
<< Tu non vuoi farmi del male >>. Era una constatazione diretta, non si preoccupò di fare la domanda.
<< No. Io voglio solo esserti amica >>.
<< Amica? >>
<< Sì, amica >>. Deoxys spostò lo sguardo su Vaporeon.
<< Lui è tuo amico? >>
<< Sì, ed è molto importante per me... >>
<< Ce ne sono altri come voi là fuori? >>
<< Amici come noi, dici? Certo >>.
<< No, intendevo, altri esseri come voi >>.
<< Come no : a migliaia. Centinaia di migliaia >>.
<< Voi due però non sembrate della stessa specie >> osservò Deoxys.
<< No, non lo siamo. Io sono un umana, e lui un Pokémon >>.
<< Umana? Pokémon? >>
<< E'... ciò che siamo. Questo mondo è popolato solo da esseri appartenenti a queste due razze >>. Evitò di specificare ciò che, per il momento, era troppo lungo da spiegare. Deoxys guardò prima lei e poi il piccolo Bollajet.
<< Se siete di due razze diverse come fate ad essere amici? >>
<< La specie di appartenenza non pregiudica niente, Deoxys >> ribatté piccata Leah.
<< No? >>
<< No. E io e lui... siamo cresciuti insieme, la differenza di razza non ha mai rappresentato un problema per noi. Anche perché abbiamo talmente tante cose in comune che è facile dimenticare le differenze tra di noi, che comunque non ci impediscono di volerci bene. Ma lasciando perdere il nostro esempio, non esiste nessuna legge che vieti l'amicizia tra due esseri appartenenti a etnie diverse. Questo però non vuol dire che vadano tutti d'amore e d'accordo, là fuori... ci sono molte controversie e... >> Leah lasciò cadere il discorso e si perse a guardare lontano, verso l'orizzonte, e strinse i pugni. L'alieno sembrò colpito da quel discorso.
<< E tu, invece... cosa sei? >>. La ragazza si riprese in fretta e cambiò velocemente argomento per evitare di toccare tasti troppo spinosi per lei, ma forse quella non fu una domanda esattamente discreta da porre. Deoxys si guardò le mani, e lei temette di aver imboccato un percorso dolente.
<< Non lo so. Secondo te cosa potrei essere? >>. La sua innocente curiosità suscitò tenerezza nella fanciulla, che però si trovò stupita nel vedere come quella creatura fosse al tempo stesso molto intelligente ma anche così infantile. Era proprio come un bambino : sapeva di esistere ma non aveva idea di cosa fosse.
<< Bé, io... >> cominciò, indecisa su come rispondere, poi le venne in mente una cosa :
<< Credo che tu... potresti anche essere un Pokémon >>.
<< Come puoi dirlo? >> chiese Deoxys sorpreso.
<< Perché tu... è solo una teoria,ma... prima, quando hai sollevato Vaporeon... hai usato una tecnica che conosco molto bene, e che è molto usata da alcuni Pokémon >>.
<< Ma è sufficiente a far di me un Pokémon? >>. Leah rimase di nuovo spiazzata: decisamente quel tipo era molto sveglio. Di sicuro molto più di lei che, invece, avrebbe dovuto riflettere meglio prima di sparare una cavolata. Era trasparente come il vetro che no, non era per niente sufficiente avere quel tipo di poteri per essere considerato un Pokémon, aveva ragione lui; se anche lo fosse stato, poi, lei in teoria sarebbe dovuta essere in grado di capirlo, visto che c'era sempre riuscita con qualunque tipo di Pokémon, persino con quelli come Metagross, il Pokémon Ferrato : invece delle parole, quelli della sua specie sembravano usare più qualcosa di più simile a vibrazioni metalliche per comunicare. Lui però era riuscita a capirlo, Deoxys no, anche se i suoni che emetteva non erano poi dissimili da quelli di Metagross; in pratica, però, Deoxys veniva dallo spazio, era un alieno, quindi era abbastanza logico che non conoscesse il linguaggio terrestre. In ogni caso, non c'era nessun modo per capire se fosse davvero un Pokémon, anche se non del tutto terrestre, e quello di saper usare mosse come facevano loro non bastava per identificalo come tale. Leah però avrebbe dovuto comunque pensarci prima, visto che anche lei aveva dei poteri, eppure non era un Pokémon. Però era l'unica idea che le fosse venuta in mente, visto che non ne aveva proprio altre per classificare quell'essere spaziale.
<< No, hai ragione tu, non è sufficiente. Del resto, anch'io... >>
<< Anche tu...? >>. Leah aprì la bocca ma la richiuse quasi subito, pentendosi di aver parlato a sproposito senza nemmeno ragionare, di nuovo. Ma in fondo avrebbe anche potuto dirglielo: non c'era niente di male, e comunque ormai la frittata era fatta, e non avrebbe potuto rimediare con una menzogna, a lei non piaceva mentire. Sperò solo che non si impressionasse e che dopo non la percepisse come una minaccia. Prese un bel respiro, ma invece di parlare ancora decise di passare ai fatti: si mise a guardare in basso e a cercare finché non vide un sasso, e con estrema semplicità lo fece volare nella sua mano. Ovviamente quello non era neanche una minimissima parte della prestanza dei suoi poteri, ma era meglio procedere per gradi, e abituare Deoxys poco alla volta, in modo da non spaventarlo troppo. Del resto, neanche lei conosceva la sua vera potenza, quindi non sarebbe stata la prima a scoprire le carte, ma avrebbe lasciato che lui lo facesse poco a poco , così da poter fare altrettanto a sua volta. Deoxys osservò il sasso con estrema sorpresa.<< Hai detto di essere un umana, ma hai i poteri di un Pokémon? >>
<< Non esattamente >> sospirò Leah lanciando in aria il sasso e riacchiappandolo. << Questo mondo... è pieno di misteri, e penso che non ne siano stati svelati nemmeno la metà. Per quello che mi riguarda... sono un essere umano, sì, ma anche se generalmente su questo pianeta sono i Pokémon quelli dotati di poteri, esistono anche esseri umani umani speciali, con capacità simili alle loro. Non ne conosco molti ma... esistono, ed io sono una di questi >>. Strinse forte la pietra, perché come al solito era riuscita di nuovo ad arrivare al tasto dolente. Il ricordo di Braven era peggio delle zanzare: più cercava di mandarlo via più tornava a infastidirla. Furba anche lei però a cascare sempre nella trappola e parlare di argomenti che, bene o male, lo riguardavano da vicino. Se però la soluzione per evitarlo era stare scrupolosamente attenta a ciò che diceva, col rischio di fondersi la testa e diventare paranoica, allora tanto valeva non parlare proprio. Non poteva scappargli, doveva cercare invece di affrontarlo cercando di parlarne come se niente fosse, ma era peggio di camminare su una lenza sospesa a 300 metri sopra un lago di lava: una minima distrazione e via, dritta tra le fiamme. Cercò subito di pensare a qualcos'altro, e per fortuna le tornò in mente Piplup. No... Tyler.
Non sapeva ancora come chiamarlo, ma questo era un dettaglio irrilevante al momento, visto che il fulcro era tutt'altro: il suo Squarcio Dimensionale. Non si era prodigata a chiedere notizie a Grovyle a tal proposito, neanche per sapere se, come lei, anche Tyler avesse avuto una vita difficile per via del suo potere, perché Grovyle era stato così discreto ( o forse era stato semplicemente menefreghista ) da non farne troppe a lei, e Leah, per rispetto, si era trattenuta. Ma anche se quello di Tyler era un potere misterioso di cui non aveva ancora capito la natura, di certo non era qualcosa per cui valesse la pena perseguitarlo per metterci le mani sopra.

Al massimo avrebbero potuto farlo per impedirgli di trovare gli Ingranaggi del Tempo nella sua epoca per poi andarli a recuperare nel passato e salvare così il mondo, perché alla fine era stata quella la sua unica funzione, fintanto che erano rimasti nel futuro, perché in quell'era non era possibile usarlo in nessun'altra maniera. Era un potere buono solo a quello, o comunque, a molto poco altro... ma di certo totalmente inutile in altre circostanze. Oltretutto, anche se raro, il potere di prevedere il futuro o di vedere un frammento del passato mediante il contatto con un oggetto non quella gran utilità in battaglia.Certo, uno non poteva certo decidere che genere di poteri possedere, ma visto il tipo di vita che faceva lei, Leah qualche volta si riteneva fortunata ad aver ricevuto proprio quelli, anche se, a pensarci, era proprio perché li aveva ricevuti che la sua vita era quello che era, e lei si era adattata alle circostanze, se così si può dire.
Ma guardando la situazione dal lato positivo doveva riconoscere che, se non li avesse avuti, la sua vita non sarebbe stata così emozionante,e niente di quello che aveva vissuto si sarebbe mai avverato. Ed ora non sarebbe stata lì, nel cuore della notte, faccia a faccia nientemeno che con un essere proveniente dallo spazio che però, per farsi capire, aveva praticamente preso in ostaggio il migliore amico della ragazza, che cercava di ricordarsi ogni istante di non dire niente di scorretto se non voleva che Vaporeon facesse una brutta fine.

<< Tu hai dei poteri ma li usi per il bene >>. Deoxys rispose alle parole della ragazza di nuovo con quella che più che una domanda era una constatazione. C'era da chiedersi se stesse tirando a indovinare o semplicemente avesse già capito molte cose di quella ragazza e glielo stava dimostrando.
<< Cerco di fare il possibile... >> rispose imbarazzata lei. Poi restarono in silenzio, a studiarsi a vicenda.
<< Mi hai preso con te perché volevi proteggermi? >> disse Deoxys. Correzione: o stava cercando di capire bene o forse era un po' sordo.
<< Sì, e lo voglio anche ora >> rispose pazientemente Leah, e fece la tanto agognata proposta :
<< Non pretendo di starti appiccicata come una sanguisuga o asfissiarti di domande: voglio solo... aiutarti a conoscere questo mondo. Sempre che tu lo voglia, naturalmente: ti va? >>. L'alieno guardò lei e poi il Pokémon che stava usando come intermediario, e seppe subito cosa rispondere.
<< Sì... va bene. Insegnami quello che c'è da sapere, ti prego: io... voglio conoscere tutto di questo mondo >>. Leah sorrise dal sollievo e annuì: era stato più facile del previsto. Poi però ridivenne subito seria.
<< Potremmo cominciare col lavorare bene su questo >>.
<< Questo? >>
<< Questo. Hai intenzione di passare tutto il tempo a controllare la mente altrui per riuscire a farti capire? >>. Deoxys scosse la testa e lasciò andare immediatamente Vaporeon, che Leah fu svelta a prendere al volo.
<< C-Che è successo? >> chiese quello riprendendo i sensi e sbattendo le palpebre.
<< Vaporeon, tutto bene? >> chiese Leah preoccupata.
<< Mica tanto >> fu la borbottante risposta. << Mi sento come se mi avessero svuotato il cervello e avessi galleggiato in una specie di limbo per ore... >>. Vedendo la smorfia divertita dell'amica, lui si indispettì.
<< Che fai, ridi di me? >>
<< No. Scusa, ma... è davvero andata così, sai? >>
<< Eh? >>
<< Sì, non te lo ricordi? E' stato lui >> e accennò a Deoxys. Vaporeon scattò immediatamente pronto a colpire .
<< Che mi hai fatto, brutto... >> ma Leah lo colpì in testa con un pugno prima che potesse saltare addosso all'alieno.
<< Dico, ma sei matta?! >>
<< Datti una calmata, furia scatenata >> lo apostrofò Leah. << Non ti ha nociuto in nessun modo, non era intenzionato a farti del male, ha solo preso il controllo della tua mente per comunicare con me >>. Vaporeon si massaggiò la testa e fulminò Deoxys con lo sguardo.
<< E cosa sei riuscita a farti dire? >> borbottò, seccato. L'idea che quel coso lo avesse manipolato senza che lui se ne rendesse conto, o peggio, senza provare a impedirglielo gli dava sui nervi, e glielo stava già rendendo antipatico.
<< Che accetterà di farsi aiutare a conoscere il pianeta su cui è precipitato e che non ci farà del male. Quindi... evitiamo di farlo anche noi, ok? >>. Vaporeon incrociò le zampe e borbottò qualcosa del tipo “ l'avevo detto io che non ci avrebbe portato a niente di buono prendere quell'uovo” ma Leah lo ignorò.
<< Bene, visto che ci siamo chiariti... possiamo ricominciare da capo: Vaporeon, lui è Deoxys; Deoxys, Vaporeon >>. I due si studiarono a vicenda, ma mentre Vaporeon corrugò la fronte e fece un debole cenno, Deoxys invece lo guardò con curiosità e allungò la mano per toccarlo. Il Pokémon si ritrasse con riluttanza, ma uno sguardo ammonitore da parte di Leah lo portò a reprimere lo sbuffo che sentì salirgli alle labbra e a lasciarsi toccare. Ma Deoxys riuscì soltanto a sfiorarlo: appena gli toccò la testa con le punte delle dita, ritrasse la mano come se avesse preso la scossa e cadde in ginocchio, cominciando a dimenarsi e a tenersi il petto come se potesse scoppiare da un momento all'altro.
<< Deoxys, che cos'hai?! >> esclamò Leah, ma non riuscì a precipitarsi in suo aiuto perché anche Vaporeon cominciò a star male, a sudare, ad avere l'affanno e a tenersi la pancia. Non sapendo cosa fare la ragazza ragionò per tre secondi e fece l'unica cosa intelligente: allontanò Vaporeon il più possibile da Deoxys. Subito entrambi cominciarono a sentirsi meglio: il respiro di Vaporeon si regolarizzò, e anche Deoxys sembrò calmarsi.
<< Tutto bene? >> chiese Leah rivolta a entrambi.
<< Ora sì. Ma che è successo? >> mormorò Vaporeon asciugandosi la fronte.
<< Non lo so. Per qualche strano motivo avete iniziato a sentirvi male quando ti ha toccato. Ma non so proprio il perché... >> rispose Leah guardando entrambi con apprensione. Evitò di rivelargli che lei, al contrario, non aveva avuto problemi a toccarlo, e che appunto per quello era doppiamente stupita. Deoxys cercò di tirarsi su, e Leah, seppur a malincuore, non lo aiutò. Appena possibile gli avrebbe spiegato per bene perché, ma quando Vaporeon non sarebbe stato a portata d'orecchio. Però non poté fare a meno di notare un flebile brillio nel nucleo viola, e la sua ansia salì. Erano partiti con la sicurezza che sarebbero stati in grado di prendersi cura di quell'alieno, ma ora persino lei stava cominciando ad avere dei dubbi al riguardo: non sapevano niente di concreto su di lui, e se alla fine avrebbero solo finito per essere proprio loro a fargli del male, invece di aiutarlo? O peggio... e se fosse stato Deoxys, alla fine, a far del male a loro? Forse avevano interrotto le comunicazioni troppo presto, forse avrebbe dovuto farsi dire qualcosa di più.
E forse cominciava a rendersi conto troppo tardi di essere stata avventata nella sua decisione, anche se l'alieno l'aveva già rassicurata che non avrebbe fatto niente di male a nessuno di loro. Il bisogno di parlare di nuovo con Deoxys si fece impellente, ma non poteva rischiare di far stare male lui e Vaporeon un'altra volta. Prima però non avevano avuto alcun problema... evidentemente correvano dei rischi solo se entravano in contatto diretto, ma anche questo era inspiegabile.
<< Forse è meglio se voi due non state troppo vicini >> stabilì. Vaporeon la guardò storto ma non si oppose. Anche Deoxys guardò la ragazza.
<< Almeno finché non capiamo cosa vi è successo >> si affrettò a chiarire lei. Le dispiaceva doverlo dire, ma non avevano altra scelta. L'alieno abbassò lo sguardo ma annuì. Vaporeon invece divenne stranamente seccato e si voltò dall'altra parte. Leah sospirò pesantemente: un nuovo periodo in cui era opportuno armarsi di santa pazienza e buona volontà era alle porte. Sperò solo che non la portasse a pentirsi per quello che aveva fatto.

 

*Angolo dell'autrice

 

Vorrei poter dire “Benvenuto” a questa specie di E.T., ma non credo di potere, visto e considerato che è atterrato su un pianeta abitato da gentaglia penosa e noiosa. Come la sottoscritta, ad esempio: questo capitolo avrebbe dovuto essere più lungo, ma è diventato davvero troppo lungo, e allora ho deciso di dividerlo in due capitoli differenti, ma temo di aver scritto una schifezza. Prometto di rifarmi col prossimo capitolo: conterrà molta più roba e di certo sarà più avvincente di questo. Detto questo... Benvenuto sulla Terra, Deoxys, e speriamo che la tua permanenza qui risulti di tuo gradimento ( e speriamo che Vaporeon non lo porti a concepire lo sterminio del pianeta).

 

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Capitolo 5
*** Un attacco dal mare ***


 Leah passò i giorni seguenti orientata verso Deoxys come l'ago di una bussola è orientata al Nord, lasciandolo raramente solo. Sapeva che non avrebbe dovuto essere così asfissiante, ma era un' attrazione incredibile. Le capitò più volte di chiedersi se anche  le madri normali si comportassero così, ma che fosse così o meno, quello che le era certo era che non ricordava di essersi mai sentita tanto presa da qualcuno, nemmeno con Piplup e Chimchar.
Loro però erano già ragazzi che, bene o male, sapevano come funzionava il mondo e come vi ci si doveva muovere; Deoxys non sapeva niente di niente, si stupiva continuamente di qualunque cosa, persino di sè stesso. Scoprirono che era piuttosto intelligente: bastava mostrargli le cose una volta perchè le imparasse subito, però aveva certi atteggiamenti, talvolta, che lo facevano assomigliare ad un bambino. Un neonato nel corpo di un adulto, questo era, anche se forse erano entrambe parole grosse, visto che la ragazza trovava difficile assegnargli una definizione che fosse adatta, perché nessuna di quelle che conosceva sembrava calzare su di lui. Però non si stancava mai di insegnargli qualcosa, e  trovava tenero quando cercava  di imitarla.
Lui la incuriosiva molto, e la curiosità in lei era sempre stata una costante, che l'aveva portata a conoscere le cose più strane e a vivere le avventure più incredibili. E cosa c'era di più stuzzicante di interagire con un alieno proveniente dallo spazio, o addirittura da un altro pianeta? Anche interagire, a dire il vero, era una parolona: per quanto Deoxys assimilasse velocemente gli insegnamenti che lei gli impartiva, non riuscì a imparare una sola sillaba pronunciabile, ma continuò a comunicare con quegli incomprensibili suoni gutturali che ricordavano il respiro rozzo di chi cerca di parlare attraverso una maschera di ferro.  Anche se non era il suo caso, come Leah aveva avuto modo di constatare quando gli aveva toccato la faccia, e invece della sensazione del metallo freddo e liscio aveva avvertito il calore di un corpo, lo stesso che avevano anche le sue mani. Non aveva osato toccare il resto del suo corpo perchè non voleva che Deoxys fraintenfdesse e si spaventasse, ma anche senza farlo era sicura che fosse caldo come le mani e il volto.
Nonostante ciò, non era ancora riuscita a convincersi che Deoxys non fosse un robot, anche se molto di lui lasciava trasparire il contrario. Un modo per riuscire a comunicare con lui però riuscì a trovarlo lo stesso: un linguaggio dei segni inventato da lei, come aveva impertinentemente suggerito Vaporeon la prima volta che avevano visto l'alieno. In questo modo furono in grado di capirsi, almeno per le cose elementari;  non era però qualcosa con cui sarebbero stati in grado di sostenere delle  vere e proprie conversazioni. Non che fosse poi il problema maggiore da affrontare, era qualcosa a cui avrebbero sempre potuto pensare in altri momenti. Era difficile pensarci, infatti, quando ogni cosa di lui catturava l'interesse della ragazzza come una farfalla viene attratta dalla luce. Il nucleo viola sul suo petto, ad esempio, ma non aveva più osato toccarlo, anche se era la parte di lui che più l' affascinava. L'aveva visto prima come uovo, e adesso  come il cuore di Deoxys, posizionato lì dove avrebbe dovuto trovarsi il muscolo di carne e sangue. L'aveva visto illuminarsi più di una volta in quei giorni, specialmente quando Deoxys diventava pensieroso. Forse era il centro delle sue emozioni e dei suoi pensieri, come se fosse stato cuore e cervello insieme. Un'altra cosa che aveva notato dell'alieno era che non sembrava soffrire mancanze come la fame, la sete, il freddo o il sonno. Quest'ultimo in particolare Leah era certa che non l'avrebbe colpito mai: ogni notte Deoxys rimaneva a guardare le stelle, senza mai dare segni di cedimento e senza sbattere gli occhi. Chissà per quanto avrebbe potuto restare in quello stato senza qualcuno a distoglierlo. Alla ragazza faceva molto piacere guardarlo, e anche se il suo affetto per lui crebbe col passare dei giorni, non era abbastanza forte da farle dimenticare le preoccupazioni :  Deoxys non apparteneva a quel mondo; veniva da un luogo molto più lontano, distante chissà quanti anni luce, nello spazio. Certo, non aveva scelto lui di precipitare sulla Terra, ma era giusto educarlo alle maniere e alle usanze terrestri, invece che cercare di aiutarlo a tornare alla sua vera casa, al posto a cui apparteneva? Deoxys non espresse mai niente al riguardo ( anche perchè sicuramente non ci sarebbe riuscito), ma Leah aveva l'impressione che guardasse le stelle non tanto perchè fossero meravigliose quanto per nostalgia.
E la ragazza si sentiva in colpa : non aveva ancora rivelato i suoi veri poteri a Deoxys, ma anche volendo non sarebbero stati di grande aiuto; si parlava di riportarlo in una dimensione sconosciuta e inesplorata, di cui non sapeva niente, neanche se esisteva davvero. Sarebbe stato come andare alla cieca, per poter ricorrere ai suoi poteri avrebbe avuto bisogno di una base più solida, anche se niente le garantiva che avrebbe funzionato anche se ce l'avesse avuta.  Niente aiuto presso gli umani: avrebbe solo messo in pericolo Deoxys. Non faceva che ripeterselo, per non cedere alla tentazione, perchè certe volte arrivò vicina a cedere. Leah però aveva pensato anche a qualcun'altro, qualcuno che abitava su quel pianeta da molti più anni di lei,  in un luogo nascosto da tutto e da tutti, conosciuto solo a tre esseri in tutto il mondo, e che aveva accesso ad una fonte infinta di sapere, anche se , a pensarci bene, forse era l'ultimo individuo a cui sarebbe stato saggio rivolgersi .
Da quando l'avevano lasciata, Leah si era ripromessa di andare a trovare Ninetales di tanto in tanto, ma poi aveva pensato che non era il caso di calcare troppo la mano e sfidare la pazienza della Pokémon:  l'aveva già messa a dura prova sbriciolando le convinzioni in cui era vissuta per mille anni, ripresentarsi avrebbe solo significato raggiungere la fatidica goccia e portarla di nuovo a commettere azioni sconsiderate. E poi, con che coraggio avrebbe potuto presentarsi da lei, dicendole che le serviva di nuovo poter accedere alla Biblioteca? Sarebbe stata una totale mancanza di rispetto nei suoi confronti, e molto da cafoni, anche.  Quello derivato dal suo senso di colpa però era il minore dei suoi problemi,  e  così anche il dubbio sulle origini di Deoxys. C'era un problema ancora più grande... anzi due: quello che avevano Deoxys e Vaporeon quando si toccavano. Era diventato sempre più preoccupante: da quando si erano toccati la prima volta, lui e Deoxys avevano cercato di limitare il più possibile il contatto diretto, ma prtroppo era capito lo stesso, e dopo ogni volta i due, invece di riprendersi, avevano cominciato a stare sempre più male. Mentre Deoxys però cercava di farsi forza e nasconderlo il più possibile, Vaporeon era diventato sempre più scontroso, nervosismo che si accuiva specialmente quando l'alieno arrivava a "usarlo" per comunicare decentemente con Leah, quelle per fortuna rare volte in cui necessitò di farsi sentire chiaramente dalla ragazza. Dopo ogni volta Vaporeon ne usciva fuori più irritabile della precedente, così tanto che non gli si potè più neanche respirare vicino senza che sbraitasse. Leah, che lo conosceva bene, sapeva che avrebbe fatto meglio a lasciarlo in pace finché non si fosse calmato abbastanza per potergli parlare, però era anche vero che non ricordava di averlo mai visto così irascibile da essere intrattabile. Lui e Deoxys non riuscirono a legare per niente, ma anche se non ci fosse stato il problema del contatto diretto, Leah sapeva che le cose non sarebbero poi andate così diversamente: a differenza di lei, Vaporeon non era molto socievole, cosa che la ragazza non era mai riuscita a spiegarsi, visto che era stato lui a compiere il primo passo, quando ancora era un Eevee, per conoscerla.
Tra i due sarebbe forse dovuta essere lei quella asociale, scorbutica e scontrosa, ma era lui, invece,  a detenere quei comportamenti. Per qualche motivo a lei ignoto, malgrado si conoscessero così bene che c'era ben poco che riuscissero a nascondersi a vicenda, almeno in presenza di estranei Vaporeon si comportava come se fosse arrabbiato col mondo intero, rabbia che manifestava sopratutto durante i combattimenti, e in modo piuttosto violento, anche: se non ci fosse stata Leah a fermarlo, era probabile che si sarebbe sporcato le zampe già da molto tempo; non era per niente clemente come Leah, non aveva alcuna remora nell'usare tutte le sue forze contro i nemici, anche se avesse significato ucciderli. Leah aveva sempre sostenuto che loro due erano molto simili, ma in realtà erano completamente diversi, ma era proprio la loro diversità il fondante del loro rapporto: non importava se Leah era troppo gentile o Vaporeon troppo violento, perchè si compensavano a vicenda; insieme si completavano l'un l'altro, erano come un unico individuo.
Dopo aver passato un anno separati, però, entrambi avevano l'impressione che le differenze tra di loro si fossero marcate ulteriormente, ma non ne avevano ancora discusso ad alta voce. Però non serviva parlare, bastavano i fatti; e i fatti dimostravano che Leah si stava facendo in quattro per prendersi cura di Deoxys, mentre a Vaporeon sembrava proprio che non gliene importasse niente. Era stato un gioco quello di fingere di essere i genitori di quello strano uovo viola quando si sarebbe schiuso, ma Vaporeon aveva smesso ancora prima di cominciare a interpretare quel ruolo, al contrario di Leah che ormai aveva capito che quell'istinto materno di cui aveva già dato prova in più di un occasione era parte di lei, della sua volontà di proteggere gli altri; si era affezionata sinceramente a Deoxys come se fosse veramente suo figlio. Che poi, le venne in mente una volta, forse era il solo tipo di figlio che avrebbe mai potuto avere e amare. Non aveva mai considerato veramente la possibilità di diventare una madre, un giorno, anche perchè non aveva mai desiderato veramente avere dei figli , vuoi perchè era certa che non avrebbe mai incontrato qualcuno con cui averne, vuoi perchè queste cose non le erano mai interessate, ma sopratutto perchè la sua vita era troppo movimentata, sempre in viaggio  da un luogo all'altro , senza stare troppo a lungo ferma in un posto, sempre in vena di imparare e vedere cose nuove. Come avrebbe potuto farlo con dei bambini a carico? Se mai ne avesse avuti non avrebbe mai potuto continuare come stava facendo tuttora, non avrebbe avuto più nessuna libertà perchè sarebbe così assorbita da loro che non avrebbe trovato posto per nient'altro; a loro e al  suo possibile compagno, poi : che razza di futuro avrebbe potuto offrire , lei che era cresciuta come una selvaggia, che amava il pericolo, l'avventura, il mistero? Sopratutto: come avrebbe potuto pensare di passare il suo fardello a degli esseri innocenti?
Far vivere ai suoi figli le stesse sofferenze che aveva provato lei? Non se ne parlava nemmeno. E inoltre non la entusiasmava neanche l'idea di offrire il proprio corpo a un uomo, di dover dipendere da lui, lasciare che fosse lui a proteggerla come se fosse una fragile donnetta sempre bisognosa di protezione, e tutto quello che, in teoria, succedeva alle donne maritate. Quelle cose le lasciava volentieri alle cosidette persone "normali": lei non lo era mai stata, mai lo sarebbe diventata e mai avrebbe voluto diventarlo, quindi era completamente inutile stare a preoccuparsi di cose che non l'avrebbero riguardata mai e che mai le avrebbero fatto piacere.  E poi non aveva neanche tempo per pensarci, aveva sempre un sacco da fare ogni giorno.
Come cercare di interpretare i comportamenti di Deoxys in base a come guardava le cose. Era impossibile non provare tenerezza quando l'alieno si atteggiava peggio di un bambino , non lo si poteva non adorare. Quando gli si illuminavano gli occhi di fronte a nuove scoperte e cose mai viste prima, che alla ragazza invece non sembravano più tanto speciali, ad esempio, era impossibile non sorridere. Come quando si ritrovarono a passeggiare lungo una spiaggia, e Deoxys rimase così sorpreso dalla vista del mare che se Leah non l'avesse trattenuto vi ci sarebbe buttato senza esitazione. Ma dopotutto la ragazza non poteva non condividere la sua meraviglia: era una giornata splendida, e tutto sembrava più bello. Il cielo azzurro acceso era privo di nuvole, e il sole picchiava sulla spiaggia facendo brillare i gusci di conchiglie sparsi sulla sabbia o mezzi sepolti da essa. Le onde avanzavano e si ritiravano dolcemente sul bagnoasciuga, lambendo i piedi di Leah, che chiuse gli occhi e si godette la sensazione fresca dell'acqua che le accarezzava la pelle. Lasciò andare Deoxys, che prese a gironzolare intorno come se non riuscisse a stare fermo per più di un minuto, mentre Vaporeon si mise a osservare con enorme interesse le conchiglie, spolverandole con la coda. Leah sorrise e si mise a contemplare le onde, mentre una brezza delicata le scompigliò dolcemente i capelli. Era proprio una giornata magnifica, di quelle in cui potresti avere l'assoluta certezza che niente sarebbe potuto andare storto. Leah sperò ardentemente che andasse davvero così, e  guardando i suoi amici si tranquillizzò: a meno che Deoxys non finisse distrattamente contro Vaporeon durante la sua esplorazionenon riusciva a immaginare cosa potesse rovinare la perfezione di quel momento.
Se lo augurava con tutta sè stessa di trascorrere una giornata serena : al di là del nervosismo, Vaporeon era diventato anche più debole, e si affaticava facilmente, mentre Deoxys era sempre più triste, anche se era difficile capire se fosse dovuto alle sfuriate post-trauma con cui ogni volta il piccolo Bollajet lo aggrediva o a qualcos'altro;  Leah sperava che dipendesse solo dall'attegiamento di Vaporeon, perchè, ed era dura ammetterlo, stava cominciando a temere che avesse avuto ragione il Pokémon fin da subito. Forse Deoxys stava così male, perché non avrebbero dovuto separarlo dal meteorite, forse avrebbero dovuto farlo nascere in mezzo a quella pietra. Forse Deoxys sarebbe stato meglio se avessero  ritrovato quel meteorite , ma chissà se era ancora permeato di energia o se era diventato una comune roccia. Erano passati parecchi giorni, forse ormai si era esaurita. O forse permeava tuttora in lui ed era quella a far star male Vaporeon, la cui energia magari era incompatibile, ed era la causa per cui loro non potevano neanche sfiorarsi senza soffrire. Questa teoria però non aveva sensa: se era tutta questione di compatibilità tra energia aliena e terrestre, come mai lei invece non aveva avuto alcun problema? Pensandoci, magari dipendeva dal fatto che le lo aveva tenuto in braccio ancora prima che nascesse, e per questo si era venuto a creare una qualche sorta di legame che fungeva da "protezione" dall'influenza di Deoxys, o forse era semplicemente l'essere stata tanto esposta alla sua energia fin dall'inizio da essersi "abituata".  Anche se provava sollievo nel sapersi immune, non le riusciva proprio  non essere preoccupata per il resto, con Vaporeon che mangiava a malapena e sembrava pronto a uccidere per un'occhiata. Deoxys perlomeno  si era reso perfettamente conto della situazione, e più di una volta aveva chiesto a Leah se era meglio che lui se ne andasse, più preoccupato per il benessere di Vaporeon che per il proprio. Leah era stata grata del suo interesse, ma gli aveva fatto capire che finché non ne avessero capito la causa di quel problema, era meglio che stesse con loro, per evitare che succedesse con qualcun'altro; lì almeno c'era lei, che poteva toccarlo senza problemi e avrebbe avuto possibilità di avvicinarglisi nel caso fosse riuscita a notare qualcosa di tangibile che generava quell'anomalia. Voleva davvero risolvere quel problema, sia per la salute di Deoxys ( e di Vaporeon), sia perché non voleva che Deoxys si chiudesse in sè stesso per la paura di non poter toccare nessuno senza causargli dolore, o peggio. Non aveva avuto problemi derivati dall'influenza dell'alieno, era vero, però Leah  doveva ammettere che anche lei cominciava a sentirsi stanca, e di avere i nervi a pezzi. Forse quello di cui avevano veramente bisogno era solo rilassarsi, ed era quello che aveva intenzione di fare: i problemi avrebbero aspettato il giorno dopo. Inspirò profondamente, assaporando l'odore di salmastro, e la mano le andò senza volerlo al nastro che portava al collo. Chiuse gli occhi, e la spiaggia davanti a lei fu sostituita da un'altra, nascosta in un'insenatura a cui era possibile accedere scendendo da un sentiero che la collegava alla costiera che la sormontava; vide il tramonto colorare di sfumature viola-rossastre l'acqua, e vide dei Krabby uscire da dietro gli scogli e produrre bollicine trasparenti che brillavano dei riflessi del sole e delle onde. Leah strinse forte la stoffa:  Borgo Tesoro le mancava davvero tanto; chissà se avrebbe mai rivisto quel posto... quella baia con le bolle al tramonto... Si sentì tirare per i pantaloni e riaprì gli occhi. 
<< Tutto bene? >> disse Vaporeon. Lei fece debolmente cenno di sì. Il Pokémon però scosse la testa e le saltò in braccio.
<< Brutti ricordi? >> 
<< No >> rispose Leah. << Solo... un pò di nostalgia. Ma dopotutto è normale, no? >>. Normale . Vaporeon sbuffo al suono di quella parola. Non era esattamente un termine che aveva mai fatto parte della loro vita, anzi era praticamente sconosciuta. Però poteva capire i sentimenti di Leah, e sapeva anche che cosa la rattristava.
<< Da come l'hai disegnato doveva essere veramente uno spettacolo; immagino che dal vivo sia tutt'altra storia >>.
<< Sì, era meraviglioso... >> mormorò Leah. Vaporeon sospirò e le toccò la guancia col musetto.
<< Non so se può reggere il paragone, ma spero che ti piaccia lo stesso >> e le mise in mano una conchiglia rosata grossa quanto una noce , attraversata da striature madreperlacee e bluastre. Leah se la rigirò tra le dita.
<< E' bellissima... >> mormorò meravigliata . Le venature colorate sembravano assumessere sfumature diverse a seconda di come venivano colpite dal sole, e brillavano come se ci fossero incastonati dei minuscoli cristalli. Era come un gioiello, ed era straordinaria.
<< Vaporeon, grazie. >>
<< Non serve... >> mormorò stancamente lui. Leah sorrise dolcemente e lo baciò sulla testolina;  lui si voltò sorpreso e ricambiò leccandole il viso, anche se con meno entuasiasmo del solito, ma la ragazza non gli diede peso. Le aveva fatto molto piacere quel regalo, ma niente la rendeva più felice nel vedere che, malgrado il nervosismo di quegli ultimi giorni e malgrado non stesse per niente bene, Vaporeon sembrava sempre lo stesso, e si preocupasse più di vederla sorridere che di qualunque altra cosa. Avrebbe tanto voluto fare lo stesso per lui, ma non sapeva come. Tuttavia a Vaporeon sembrava sufficiente che lei gli permettesse di starle in braccio e lo coccolasse un pò, come aveva sempre fatto. Dovevano essergli mancati veramente tanto quei momenti, e  Leah aveva deciso di non darli mai più per scontati e di viverli ogni volta come se fossero gli ultimi. Lo sistemò meglio tra le sue braccia in modo che stesse più comodo e lo accarezzò. Lui le rivolse un sorriso stanco e si accocolò contro il suo petto, e forse si sarebbe anche addormentato se non fosse che furono interrotti da un urlo. Sobbalzarono preoccupati, ma scoppiarono a ridere : Deoxys, che aveva visto Vaporeon cercare conchiglie , aveva deciso di imitarlo, solo che la conchiglia che aveva trovato non era un guscio vuoto, ma un esemplare di Shelder, che però gli si era attaccato alla mano e non voleva lasciare la presa. I due amici si sbellicarono dalle risate, mentre il povero Deoxys corse da una parte all'altra agitando il braccio per togliersiquel mollusco di dosso . Forse avrebbero dovuto dargli una mano, ma la situazione era troppo divertente, e non avevano voglia di interromperla.
Finalmente Shelder si decise a mollare la presa, ma l'alieno aveva continuato ad agitarsi talmente tanto che il piccolo mollusco fu  lanciato in mare. Fu un volo lungo,ma invece di atterrare nell'acqua facendo splash, il Pokémon si scontrò contro qualcosa che produsse un sordo tlunk.
"Tlunk?" pensò Leah, smettendo di ridere. Lei e  Vaporeon si guardarono perplessi: perchè Shelder non aveva fatto...
Splash! La risposta emerse da sola da sotto la superficie dell'acqua: un gigantesco Pokémon con la parte superiore del corpo assomigliante ad un grosso cappello celeste con tre gemme rosse, due ai lati molto grosse e una terza molto più piccola sulla fronte,  attraversata da un grosso bernocolo , lì dove Shelder era atterrato... e con due grossi occhi bianchi sopra un gigantesco becco celeste che mandavano scintille .  
<< Oh oh >> disse Vaporeon, saltando giù da Leah.
<< Proprio... >> mormorò la ragazza. << Un Tentacruel ... quel Pokémon è capace di uccidere! >>. Neanche l'avesse sentita, il Pokémon Medusa si sollevò dall'acqua grazie alla moltitudine di tentatacoli scuri di cui era composto il suo corpo e cominciò a correre verso di loro usandoli come gambe.
<< E non andrebbe mai infastidito! >> esclamò Leah, e in quel momento il Pokémon attaccò con Iper Raggio. I due amici riuscirono a schivarlo, ma Tentacruel era così veloce che arrivò sulla riva in men che non si dica e usò Tossina, spruzzando enormi pozzanghere di veleno ovunque, da cui cominciarono a elevarsi miasmi insopportabili. Leah si tappò prontamente la mano con la bocca, ma Vaporeon fu troppo lento, e venne infettato. Ciononostante si preparò a combattere, ma essendo già debole prima di venire avvelenato ora si reggeva a tento in piedi: se non facevano subito qualcosa dopo non sarebe più stato in grado di guarire. Leah non provò nemmeno a calmare il Pokémon inferocito, ma gli voltò le spalle e prese in braccio Vaporeon. Lui non oppose resistenza, cosa che in genere avrebbe fatto a costo di staccarle le braccia, e questo non fece altro che confermarle la gravità delle sue condizioni. Era così preoccupata che, per la prima volta da quando era nato, si dimenticò di Deoxys, e troppo tardi si accorse che l'alieno non era scappato, ma che si stava avvicinando incautamente a Tentacruel . Non sembrava per niente spaventato, o forse non si rendeva conto della situazione, ma per la prima volta Leah maledisse la sua indole curiosità , e la sua voglia di toccare qualunque cosa gli capitasse a tiro.
Non sapeva se Deoxys avesse  propensioni alla lotta, a parte usare Vaporeon come intermediario non l'aveva mai visto fare nient'altro, e non era così che avrebbe voluto scoprirlo.
<< Deoxys, stai lontano! >> . Troppo tardi: i tantacoli di Tentacruel si avvilupparono intorno al corpo di Deoxys, lo strinsero e lo scagliarono a terra.
<< Lascialo stare! >> urlò Leah, e già i suoi occhi si erano illumniati di viola, quando Vaporeon si scagliò su Tentacruel proprio nel momento in cui si preparava di nuovo ad attaccare Deoxys e venne colpito al suo posto. Cadde però proprio addosso all'alieno, esattamente sul suo petto, e il nucleo cristallino incastonatovi cominciò a brillare. Deoxys  urlò e si agitò, Vaporeon invece non avvertì niente, se non il prosciugarsi delle proprie energie ; il suo cuore accelerò i battiti, il suo resiro si fece più affanoso e il suo corpo fu scosso da violenti tremiti. Ad un tratto Deoxys si alzò in volo, e Vaporeon si accasciò a terra, rimandendo immobile. Leah ebbe appena il tempo per rendersene conto che Deoxys lanciò un altro grido e il suo corpo venne avvolto da una bolla di luce, che accecò la ragazza e le impedì di vedere dentro essa. Sembrò durasse un'eternità, ma quando si spense Leah rimase a bocca aperta: Deoxys aveva subito un trasformazione. Le protusioni sulla sua testa erano diventate trangolari, così come le parti supplementari alle estremità del capo. La maggior parte della pelle arancione si era ritirata, lasciando scoperto l'addome nero e rigato; al posto delle braccia, le coppie di tentacoli che le formavano, invece di terminazioni smussate, avevano assunto una forma accuminata. Le gambe erano sempre rastremate, ma le striscie blu sulle cosce si erano allungate, ricoprendole per l'intera lunghezza. Ma il peggio furono gli occhi: le pupille si erano dilatate, coprendo tutta l'orbita. A Leah capitò come un deja-vù quantomai innoportuno in quel momento, e non vide più Deoxys, ma sè stessa, si vide nella sua forma Espeon, quando aveva perso il controllo durante la prima battaglia con Dialga. Era stata la paura a farla impazzire, e anche se ovviamente lei non aveva avuto modo di guardarsi durante quello scontro, non c'era alcun dubbio che Grovyle e i suoi amici l'avessero vista esattamente come le stava apparendo Deoxys in quell'istante. E questo voleva dire che doveva reagire, impedire che Tentacruel rischiasse quello che avevano rischiato Dialga e Dusknoir quando l'avevano attaccata, ma le sue gambe non rispondevano, le sentiva pesanti come il piombo; iniziò anche a tremare, di quel tremore che solo la prima volta che si era trovata di fronte al Signore del Tempo aveva provato in vita sua. Capì come dovevano essersi sentiti i suoi amici a vederle perdere il senno, dare prova di una potenza strabiliante e tenere testa a Dialga con una ferocia e una violenza pari alla sua. Perché Deoxys non era cambiato solo nell'aspetto: il suo corpo emanava energia, un'energia paragonabile solo a quella che Leah aveva percepito nel meteorite; un'energia che, se non aveva acquisito, aveva risvegliato, come Leah aveva risvegliato i suoi poteri quand'era piccola.  Ed era successo solo dopo che lui e Vaporeon erano entrati in contatto diretto come erano mai arrivati fino a quel momento. Il Pokémon d'Acqua però era in fin di vita, mentre Deoxys aveva acquisito nuove capacità.
Leah cominciò a temere che Deoxys fosse un qualche genere di parassita alieno, qualcuno in grado di succhiare l'energia agli altri esseri per formare il proprio potere. E se era così, allora lei avrebbe dovuto alzarsi, fronteggiarlo e costringerlo, a costo di usare la forza, a restituire ciò che aveva rubato, ma le  gambe non ne volevano sapere di obbedirle. Furioso com'era, Tentacruel non fece nemmeno caso alla differenza, e si scagliò addosso all'alieno  con Velenpuntura. Deoxys non si mosse, non fece assolutamente niente, rimase a guardare il vuoto. Leah avrebbe voluto urlare, ma anche la voce le era sparita. Perché, perché si sentiva così terrorizzata? Ci era passata anche lei, e aveva affrontato avversari di gran lunga più terrificanti. Ma allora perchè...?  L'attacco di Tentacruel andò a segno e colpì l'alieno così violentemente da staccargli un braccio, che cadde a terra in un guizzo di sangue, continuando però a contorcersi. Deoxys guardò a malapena le proprie articolazioni, come se non si fosse veramente accorto di quello che era successo, poi si guardò i monconi del braccio  che gli pendevano flosci e sanguinolenti dalla spalla, e tra lo stupore ( e il disgusto, anche) della ragazza, questi crebbero generando un braccio nuovo, come una pianta a crescita rapida. Leah era così scioccata che si arrese a non fare niente: forse, dopotutto, il suo intervento non sarebbe servito. Deoxys volse lo sguardo vacuo verso Tentacruel, e gli occhi si illuminarono di azzurro. Il Pokémon Medusa si ritrovò a galleggiare  per aria, e Deoxys portò i propri tentacoli davanti a sè avvicinando tra loro le punte: nello spazio creato da questa, venne a formarsi una sfera colorata, dai toni cangianti, che l'alieno scagliò contro Tentacruel. Il povero Pokémon fu colpito in pieno, sbattuto a terra e fatto rotolare di svariati metri prima di riuscire a fermarsi. Ma non rimase a lungo sulla spiaggia: fuggì terrorizzato  a rotta di collo verso il mare, inabissandosi completamente e sparendo dalla vista; di lui rimasero sole delle bolliccine in superficie, poi più niente. Deoxys rimase a guardarlo anche quando fu sparito, poi si voltò verso Leah.
Lei aveva i nervi tesi al massimo, ma paura o meno, se l'avesse attaccata stavolta avrebbe reagito. Il corpo dell'alieno però si illuminò di nuovo, e quando la luce si dissolse Deoxys ritornò al suo stato originale. Anche i suoi occhi riacquistarono vita, ma appena il tempo di farlo... che svenne. 

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Capitolo 6
*** Addio o arrivederci? ***


Quando Vaporeon e Deoxys rivennero, Leah era arrivata allo stremo delle forze. Aveva messo un panno bagnato sulla fronte di entrambi, e poi aveva usato tutte i suoi poteri di guarigione, nella speranza che avrebbero accelerato il risveglio, ma quello dei due doveva essere un male che andava ben oltre il semplice dolore fisico, perchè ci volle parecchio prima che aprissero finalmente gli occhi, anche se non stavano certo meglio di quando li avevano chiusi.
<< C-Che è successo? >> furono le prime parole di Vaporeon. Deoxys invece si tirò su a fatica.
<< State bene?... >> disse Leah. Vaporeon si voltò verso di lei, ma quando vide quanto fosse affaticata dimenticò di essere convalescente e si precipitò da lei, o per meglio dire, ci provò: era così debole che ebbe un giramento di testa e strusciò per terra. Leah lo tirò su, bloccando Deoxys prima che potesse toccarlo. Sembrò rimanerci male: in fondo voleva solo aiutare Vaporeon, ma per quante buone fossero le sue intenzioni era meglio che stessero il più possibile distanti l'uno dall'altro, visto che dovevano ancora riprendersi dall' ultima batosta.
<< L...Leah... >> mormorò il piccolo Pokémon quando si ritrovò tra le  braccia dell'amica.<< Cos'hai? Perché sembri così esausta ?... >>
<< Niente di grave,  ho solo provato a guarirvi... ma sembra che non sia cambiato niente... >> rispose lei, e gli spiegò cos'era successo, visto che nè lui nè Deoxys sembravano ricordare niente. A racconto ultimato, i due si guardarono contemporaneamente le mani, poi l'uno con l'altro.
<< Com'è possibile?... >> mormorò Vaporeon. Deoxys si tastò tutto il corpo come se avesse paura di vederlo cambiare da un momento all'altro. Era buffo, ma Leah non sorrise, e gli bloccò le mani.
<< Ormai è più che evidente che le vostre energie sono incompatibili >> sospirò affranta. Vaporeon balzò sulle zampe come se gli avesse dato la scossa.
<< E come mai tu invece riesci a toccarlo tranquillamente?! >>
<< Pensi che se lo sapessi starei qui a chiedermelo?! >> esclamò la ragazza. Vaporeon arretrò.
<< Scusami... >> disse Leah. << Davvero, non mi viene in mente niente, sto diventando pazza a furia di pensarci. Evidentemente c'è qualcosa in te che Deoxys non riesce a tollerare e che genera in lui... >>. Si bloccò a metà frase rimanendo con la bocca spalancata come se fosse stata colpita da un Geloraggio.
<< ... strane reazioni >> concluse in un sussurro.
<< Li, che ti prende? >> disse Vaporeon, ma arretrò di scatto quando lei si voltò e lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite.
<< Mi dispiace, ok? Non avrei dovuto alzare la- >>
<< Sciogliti >> .
<< Che? >>
<< Sciogliti! >> . Vaporeon obbedì all'ordine perentorio più per lo spavento che per altro: forse aveva parlato troppo presto, forse anche Leah aveva subito un qualche tipo di influenza da parte di Deoxys. Ebbe qualche problema a farlo perchè non si era del tutto ripreso, ma alla fine riuscì a rendere liquido il proprio corpo. Senza troppo cerimonie, Leah gli ficcò la mano nella pancia senza neanche aspettare che si liquefacesse completamente; subito chiuse il pugno su qualcosa di solido , e lo estrasse quasi nello stesso istante in cui lo trovò. Appena ritirò il braccio, Vaporeon sentì come se un peso enorme gli fosse stato strappato via e che solo ora che non lo schiacciava più si era accorto che esisteva. Il suo corpo sembrò riempirsi d'aria violentemente, tanto che anaspò prima di riuscire a riprendersi.
<< Che accidenti... ? >>
<< Buttati in acqua, ne hai bisogno >> fu la risposta sbrigativa che ricevette. Lui obbedì di nuovo, anche se era piuttosto perplesso, ma come che l'ebbe fatto si sentì rinascere alla vita, e quando uscì si sentì un Pokémon nuovo, pieno di energie e completamente in salute. La stanchezza e il nervosismo sembravano già un ricordo lontano, e per un attimo ebbe l'impressione di esserseli solo sognati. Si sentiva talmente bene che avrebbe voluto fare qualche capriola per aria, ma l'espressione di Leah lo piantò con le zampe per terra e lo riportò di nuovo a preoccuparsi: perchè la ragazza sembrava così seria?
<< Come abbiamo potuto dimenticarcene ?... >> mormorò Leah, fissando qualcosa che aveva tra le mani. Vaporeon inarcò un sopracciglio, ma quando le saltò sulla spalla per guardare meglio, rischiò di caderne subito per la sorpresa. Come aveva fatto a scordarsene? Quel misero frammento di roccia apparentemente innocuo, ma che era pur sempre un pezzetto del meteorite di Deoxys, che lui aveva raccolto e incorporato! Ora finalmente tutto aveva senso... tranne la propria stupidità. Non si ricordava proprio di averlo preso, anzi, non si ricordava nemmeno perché l'avesse fatto. E aveva rischiato di pagarne il prezzo con la vita. Si avvicinò guardingo alla mano della ragazza e toccò la pietra: era bollente, e persino in quel minuscolo frammento riuscì a percepire l'energia di cui era impregnato anche il corpo originale. Anche Deoxys provò a toccarlo, ma Leah glielo impedì.
<< Non lo fare >> disse fermamente. L'alieno la guardò confuso, ma lei rimase impassibile.
<< Adesso capisco perché non potevate toccarvi >> disse a Vaporeon. << Avendo inglobato un frammento del meteorite, sei stato influenzato dalla sua energia. Se fosse stato un pezzo più grande forse avreati anche potuto rimetterci la vita >>. Vaporeon sentì la pelle d'oca lungo tutto il corpo e si scrollò come per levarsela di dosso.
<< Però... >> aggiunse rivolta a Deoxys. << Tu sei nato dentro quel meteorite, non riesco a capire come mai abbia avuto questo effetto su di te. Voglio dire, è la cosa che ti ha conepito, non vedo perché dovrebbe recarti danno... >>. L'alieno guardò il frammento di meteorite con la stessa curiosità con cui aveva osservato le cose negli ultimi giorni, ma stavolta non si azzardò a toccarlo, e Leah fu felice di non doverlo ammonire. 
<< Leah... >> disse Vaporeon. << Credo che abbiamo affrontato la questione dal lato sbagliato >>.
<< Che intendi? >>. Vaporeon prese un bel respiro e disse:
<< Detesto dire che te l'avevo detto, ma... forse abbiamo sbagliato a separarlo dal meteorite >>. La ragazza stavolta non ribatté, perché ormai se n'era resa conto anche lei. Vaporeon le saltò sulle gambe.
<< Avrai notato anche tu che Deoxys sembrava stare più male giorno dopo giorno... o almeno, dopo ogni volta che ci toccavamo. Ed io... io invece mi sentivo come se qualcosa mi fosse sottratto >>.
<< Sì, era impossibile non notarlo, anche da fuori... >>
<< Finché si sfioravamo appena i dati non sono stati ingenti... ma erano contatti fugaci, ci siamo separati quasi subito. Questa volta invece siamo rimasti a contatto troppo a lungo. Deoxys... deve aver reagito all'energia del meteorite, l'ha assorbita, e questo gli ha permesso di acquisire nuove capacità e di cambiare forma >>. Leah annuì: sì, il discorso aveva una sua logica, e lei era perfattamente concorde con Vaporeon.
<< Il fatto che dopo sia svenuto ed abbia riacquistato il suo vero aspetto, >> continuò Vaporeon << penso sia dipeso al fatto che l'energia di quel frammento fosse una quantità misera, e che l'abbia esaurita in quell'attacco. Però... se fosse stata più grande? >>
<< Penso di sapere dove vuoi arrivare... >> ammise sconfitta la ragazza.
<< Lo spero; temo proprio che Deoxys sia... "incompleto", se capisci cosa voglio dire >>.
<< Credo di sì:  è stato male ad interagire con l'energia del meteorite, ma credo che fosse perché il suo organismo ne fosse attratto e al tempo stesso lo percepisse come una minaccia. Nel momento in cui però si è riversata nel suo nucleo, si è trasformata in forza. E questo vuol dire che... >>
<< ... come lo vediamo ora non è al pieno dei suoi poteri e delle sue forze, e che l'unico modo per porre rimedio a questo è... >>
<< ... riportarlo da dove è venuto e permettergli di assorbire la totale energia del meteorite  >> conclusero insieme. Leah si morse le labbra. Vaporeon sospirò: sapeva che avrebbe reagito così. Ma almeno aveva capito che era l'unica soluzione per cercare di far star meglio Deoxys, e non poteva obiettare. Neanche a lui  piaceva l'idea di tornare là e permettergli di acquisire piena potenza, ma non c'era altra scelta.  Si voltarono verso Deoxys : avevano continuato a parlare come se lui non ci fosse, ma era giusto sentire il  parere del diretto interessato prima di prendere qualsivoglia decisione.
<< Deoxys... è come abbiamo supposto? >>. Forse non aveva senso chiederglielo, lui ne sapeva quanto loro. L'alieno si guardò le mani, poi guardò i due amici, che sospirarono. Messaggio afferrato: non gli sarebbe bastato gesticolare per esprimere quello che voleva dire. Vaporeon si fece avanti sbuffando.
<< Che sia l'ultima volta! >> ammonì agitando la coda. Deoxys annuì, poi gli si illuminarono gli occhi, e Vaporeon cadde alla sua mercé. Leah si sentì di nuovo nervosa: non importa quanto volte l'avesse ormai visto, non si era mai sentita tranquilla a vedere l'amico sotto il controllo dell'alieno.
"Leah... "
<< Tu hai bisogno di quell'energia, vero? >> tagliò corto la giovane. Deoxys abbassò la testa.
"Fino a oggi non lo credevo...ma adesso, io... sì, penso che sia così.Vorrei.. . averlo capito prima...". Leah gli accarezzò la testa.
<< Non fartene una colpa >>.
"Ho fatto del male a Vaporeon, vi ho causato solo problemi. E oggi... avrei potuto uccidervi... e non me ne sarei reso conto". Leah sorrise amaramente.
<< Quello che conta è che nessuno... bè, quasi... si sia fatto male >>. Difficile dire se l'alieno fosse stato confortato o meno.
<< Bè, direi che non ci rimane altro da fare >> disse Leah, battendo le mani. Deoxys annuì nuovamente.
"Leah".
<< Sì? >>
"Fammi una promessa".
<< Va bene... >>. Deoxys guardò il cielo.
"Se... se dovesse capitarmi di farvi del male... non avere esitazioni ".  Leah si morse le labbra a sangue e sentì gli occhi riempirsi di lacrime : era ciò che aveva chiesto anche lei a Grovyle dopo il primo scontro con Dialga, quando avevano appena cominciato a fidarsi l'uno dell'altra. Anche se non erano ancora diventati amici, lui aveva avuto difficoltà ad accettare la richiesta della ragazza di eliminarla se avesse di nuovo rappresentato un problema, quando Leah si era ormai convinta che non avrebbe avuto esitazioni a eliminare ogni possibile ostacolo tra lui e la missione, in questo caso lei: se avesse di nuovo perso il controllo, Grovyle sarebbe stato in pericolo e non sarebbe riuscito a salvare il pianeta. L'unica soluzione quindi sarebbe stata quella di eliminarla... o almeno, questo è quello che la ragazza aveva creduto che Grovyle pensasse; era stato a causa della sua incertezza che aveva cominciato a capire che quella sua faccia da duro era solo una maschera,  che in realtà aveva un cuore d'oro ed era estremamente leale.
<< Non potrei mai farti del male... non voglio >> ripetè senza accorgersene le stesse parole dell'amico, e per un attimo si immaginò di essere ancora nel futuro, a tremare terrorizzata, con Grovyle che la sosteneva per le spalle, la prima volta che avrebbe voluto abbandonarsi alle sue braccia e perdersi per non dover ripensare a cosa aveva fatto... Le mancava da morire, così tanto che le faceva male il cuore. Lui però non aveva mantenuto la promessa: di nuovo avevano incontrato Dialga, di nuovo lei aveva perso il controllo e aveva rischito di ucciderlo. A discolpa di Grovyle c'era da dire che non era stato molto in forma quand'era sucesso. Grovyle... perché ultimamente le sembrava di rivivere in ogni momento quello che aveva passato con lui? Quasi si sentiva in grado di prevedere la risposta di Deoxys.
"Se non ci sarà altra scelta. Ti prego". Appunto. Chissà se anche Grovyle si era sentito così quando lei l'aveva praticamente supplicato in ginocchio. Per terminare il copione, Leah alzò le spalle e disse:
<< Va bene, come vuoi tu >>. Deoxys sembrò sollevato, ma Leah no. Non sarebbe mai stata in grado di farlo, neanche se da quello fosse dipeso la sua vita. L'alieno le depositò Vaporeon tra le braccia e lo liberò. Appena padrone di sè, disse:
<< Allora? >>
<< Partiamo >> e si alzarono in volo.


Trovare il luogo dove avevano raccolto l'uovo di Deoxys non fu difficile, ma in un primo momento pensarono di essere capitati nel posto sbagliato. L'enorme zolla di terra sotto cui avevano seppellito il meteorite, anche se erano passati sì e no poche settimane, era già in pieno rigoglio. Ma c'era qualcosa i strano in quelle piante: erano marce, viscide, ed emanavano un tanfo tale che tutti (tranne Deoxys)  dovettero tapparsi la bocca per non vomitare. Era diverso, ma era sicuramente il posto che stavano cercavano, non c'erano dubbi a proposito, e fu proprio Deoxys a dargliene conferma: cominciò a dare segni di sofferenza, e il nucleo sul petto si illumnò tenuamente Leah lo prese per mano, ma più si avvicinarono più lui si sentì mancare le forze, finché non cadde in ginocchio tenendosi il petto.
<< Comincio a temere che le nostre ipotesi facciano acqua >> disse Leah, sorreggendo l'alieno.
<< Possono anche fare maremoti, ma non abbiamo soluzioni migliori >> ribattè Vaporeon.
<< Già... >> ammise Leah. Guardò il campo maleodorante e si morse il labbro.
<< L'energia del meteorite deve aver infuenzato negativamente questo terreno. Il che spiegherebbe le piante nocive... >>
<< Non mi sembra il momento per futili discorsi scientifici: se proprio dibbiano fare questa cosa, allora facciamola in fretta >> tagliò corto Vaporeon. La ragazza lo guardò tranquilla.
<< Hai paura? >>
<< Sì, non lo nascondo. Stiamo azzardando troppo, abbiamo solo il 50 % di possibilità che sia proprio come abbiamo pensato, e se non fosse così ho timore delle conseguenze >>.
<< Anch'io ho paura... ma parlarne non servirà a niente. Sei pronto? >>
<< O la va o la spacca >>. Leah annuì, poi guardò Deoxys: stava sempre più male, se non si decideva subito sarebbe stato troppo tardi. Si fece coraggio, spalancà le braccia e si concentrò. Il terreno tremò, Deoxys si guardò intorno spaventato, Vaporeon non si scompose. Leah allora abbassò le braccia e poi ricominciò lentamente a risalire, ricordandosi per un attimo la fatica fatta per far uscire Ninetales . Chissà cos'avrebbe detto lei se avesse scoperto che esistevano altre forme di vita fuori dal loro pianeta. Le toccò faticare parecchio: non ricordava di averlo sepolto così in profondità. Alla fine però riuscì a disotterrarlo completamente, anche se ci mancò poco di farlo cadere di nuovo: era completamente incandescente, e la sua energia era palpabile. Le poche piante rimaste si imputridirono e si sciolsero, e la ragazza e Vaporeon cominciarono a sentirsi strani. Lei dovette fare uno sforzo enorme per non perdere la presa, ma le sembrava che quell'affare stesse assorbendo le sue energie. Una fitta al cervello improvvisa la distrasse e le fece perdere il collegamento telecinetico tra lei e il meteorite.
<< No!! >> urlò, ma si scoprì indebolita, e non riuscì a ristabilire un contatto. Non tenne conto di Deoxys, però: appena visto il meteorite alla luce del giorno, si era come attivato, come se quell'affare avesse risvegliato in lui qualcosa che aveva aspettato solo quel momento per venire fuori. Esattamente come l'automa umanoide che sembrava, Deoxys si rizzò in piedi, irrigidì il corpo e usò i suoi poteri psichici per fermare il masso in caduta. Cominciò a sentirsi di nuovo male, ma non demorse, e attirò a sè il meteorite. Poco prima che entrassero in collisione l'uno con l'altro, il cristallo viola si illuminò, Deoxys aprì le braccia e il meteorite sprigionò l'immensa energia contenuto al proprio interno, coagulandola in una gigantesca bolla luminosa che avvolse entrambi. Era troppo potente, e andò a influire anche l'ambiente circostante. Il terreno cominciò a fumare, ma Leah riuscì a proteggersi in tempo con Vaporeon dentro una barriera. Il Pokémon si strinse a lei, lei strinse forte lui, ed entrambi serrarono gli occhi sperando di uscirne vivi. Dopo quella che sembrò un tempo infinito, la sfera si disgregò in mille particelle luminose, che caddero disperdendosi poco a poco. Il meteorite, quel macigno proveniente dallo spazio che aveva causato problemi da quando era atterrato sul pianeta, precipitò di nuovo. Leah riuscì appena a rallentare la sua caduta, poi gli si avvicinò con circospezione, temendo un altro improviso malessere, ma non ce ne fu bisogno: il meteorite aveva perso la luminosità, e si era raffreddato. Anche il frammento che la ragazza aveva in tasca si era "spento", ora sembravano dei comuni pezzi di pietra, avevano esaurito la loro energia. Lo stesso, unvece, non lo si poteva dire di Deoxys: il suo nucleo brillava intensamente, e come Vaporeon si era sentito meglio dopo essere entrato in acqua, anche l'alieno adesso sembrava più in forma che mai. Leah era sollevata che tutto fosse andato per il meglio, ma non potè non sentirsi preoccupata: finora le loro teorie si erano rivelate esatte e lo aveva appena visto con i propri occhi, ma adesso? Cosa sarebbe successo? Non aveva proprio pensato al dopo. Deoxys scese a terra e venne verso di loro: sembrava il solito di sempre, e anche i suoi occhi non erano cambiati, come invece era successo con Tentacruel. Cominciò a parlare con il suo solito repertorio gutturale e Leah per poco non sbuffò: no, decisamente non era cambiato.
<< Abbiamo la testa dura, eh? >> lo prese in giro. Lui inclinò la testa a destra, come faceva quando era confuso, ma non ci restò molto: fuse i tentacoli generando le braccia, e le allungò verso i due amici. Leah gliela presa senza esitazioni. Vaporeon si mostrò reticente, ma non ebbe molta scelta. Il nucleo di Deoxys si illuminò ancora di più, così come il corpo del suo padrone, che chiuse gli occhi.
"Leah... Vaporeon...". I due per poco non mollarono la presa, specialmente Leah: finora Deoxys aveva parlato attraverso Vaporeon, ma quella che sentivano adesso era la sua voce, la sua vera voce! Stava comunicando con loro telepaticamente.
"D-Deoxys... ma... "
"Tornre qui e assorbire l'energia del meteorite mi ha donato una nuova energia. E... anche qualcosa di più".
"Allora..."

"Sì, è proprio come avevate detto: sarei dovuto tornare qui fin da subito... fin da quando sono nato. Ora finalmente mi sento completo". Leah abbassò gli occhi per la vergogna.
"Deoxys... io..." 
" No, non farlo Leah, non ho detto che vi odio per avermi portato via: lo avete fatto con le migliori intenzioni, e di questo vi sarò sempre grato". La ragazza inghiottì il groppo che le era salito alla gola.
"Cosa... cosa farai, ora?". L'alieno si fece pensieroso, ma strinse forte la mano di Leah, che ricambiò la stretta.
"Io... io vi sono riconoscente per tutto quello che avete fatto per me... per tutto ciò che mi avete mostrato... e insegnato. E' stato divertente, ma... sento... che ora devo andare per la mia strada. C'è così tanto da conoscere, da vedere, da scoprire... voglio vedere coi miei occhi com'è fatto questo pianeta... è la mia casa, dopotutto...". Leah aveva perso la sensibilità della mano a forza di tenerla serrata intorno a quella di Deoxys, e le stava venendo l'asma per soffocare i singhiozzi crescenti nel suo petto.
"Certo, Deoxys... se è questo che vuoi non possiamo certo impedirtelo". Per essere una che non amava mentire agli altri, le capitava troppo spesso, invece, di trovarsi a farlo con sè stessa. Fosse stato per lei non lo avrebbe mai lasciato andare, non sapeva ancora com'era veramente il mondo, non conosceva ancora niente degli umani. Ma doveva farlo, era giusto così. Era una condizione naturale che i genitori vedessero i figli lasciare il nido per spiccare il volo e vivere la propria vita. Sorrise a Deoxys e fece per lasciarlo, ma prima di poterci riuscire, lui gliele strinse ancora.
"Grazie... grazie di tutto" disse.
"Non... non c'è di che" disse Leah. L'alieno si voltò poi verso Vaporeon.
"Mi dispiace averti causato così tanti problemi, Vaporeon: per colpa mia tu..."
"Lascia perdere " lo bloccò lui. "E' anche colpa mia, quindi non te ne crucciare". Deoxys annuì, poi guardò di nuovo Leah.
"Spero che ci rivedremo... un giorno" .
"Ci rivedremo di sicuro. E'... una promessa" rispose lei. Deoxys fece un cenno d'intesa con la testa, poi guardò di nuovo Vaporeon, che invece si limitò ad agitare pigramente la zampa. L'alieno se lo fece bastare: non avevano avuto momenti facili loro due, e si erano già detti tutto; sperò che in futuro le cose cambiassero.
<< E' meglio se vai, Deoxys... >> o sarà ancora più difficile, dopo pensò Leah. Deoxys annuì un'ultima volta, poi li lasciò andare e si alzò in volo. Il nucleo si illuminò, e nel cielo si formò un'auora boreale, la stessa che si era maniestata il giorno della sua nascita. Un ultimo sguardo ai suoi amici... e vi ci si buttò in mezzo, sparendo con lei. I due rimasero a lungo a guardare il cielo senza dire una parola. Leah lasciò che le lacrime le scorressero silenziosamente sulle guance, ma non emise un gemito. La sua vita sembrava essere costellata dalle separazioni: perché si ritrovava sempre a dover dire addio a quelli che amava? Perché era giusto così: era il corso naturale delle cose;  niente è per sempre, e gli esseri viventi potevano solo vivere appieno il tempo che gli era concesso, così da non avere mai rimpianti. Lei però di rimpianti ce ne aveva eccome. Come quello appena nato, ad esempio: non aver salutato Deoxys come voleva lei. Era una situazione un pò diversa, ma l'addio con lui le aveva ricordato troppo quello con Grovyle. Anche in quel caso avrebbe voluto piangere e abbracciarlo forte un'ultima volta perchè era certa che sarebbe stata l'ultima occasione che le era concessa, e non andava sprecata. Ma l'aveva fatto: non aveva pianto e non l'aveva abbracciato, l'aveva salutato come se fossero stati due colleghi di lavoro che si sarebbero rivisti il giorno dopo, mentre invece chissà quando mai si sarebbero rivisti. Lo rimpiangeva davvero tanto: avrebbe voluto vedere ancora una volta Grovyle, abbracciarlo e dirgli tutto quello che avrebbe voluto dirgli davvero, ma non era possibile, e chissà se mai lo sarebbe stato. 
<< Sai cosa? >> disse Vaporeon. Leah abbassò lo sguardo lacrimoso su di lui.
<< Se non sapessi che viene dallo spazio, non avrei avuto esitazioni a dire che era davvero tuo figlio >>.
<< Perchè? >>
<< Bè... >> disse, saltandole sulla spalla. << Curioso di qualunque cosa, a tratti un pò infantile, portatore di una potenza sconosciuta persino a lui, ma ciononostnate gentile e umile, tanto da avermi chiesto scusa per una dimenticanza che è stata soprattutto mia e ringraziarmi per qualcosa che in realtà hai fatto solo tu e in cui io sono stato solo un supporto anche piuttosto passivo; non ti ricorda proprio nessuno? >>. Leah non rispose, ma gli circondò la schiena con il braccio.  Anche se non avesse detto niente, non avrebbe cambiato ciò che pensava lei, e cioè che considerava Deoxys come se fosse davvero suo figlio. Gli augurò di riuscire a tornare alla sua vera casa, un giorno, e sperò che, se mai avesse avuto bisogno, sarebbe tornato da loro. Lei sarebbe sempre stata pronta, ormai era abituta ad aspettare: prima o poi ritornano, e Vaporeon ne era la prova vivente. Avrebbe voluto che fosse lo stesso anche con Deoxys. Gli voleva bene e l'avrebbe sempre portato nel suo cuore, anche se a separarli ci fossero state mille galassie. Non sapeva ancora, però, che il suo desiderio sarebbe stato esaudito prima di quanto si sarebbe aspettata.

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