In cerca di... (te.)

di Tomoko_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Qualcosa di nuovo. ***
Capitolo 2: *** Qualcosa d'inaspettato ***
Capitolo 3: *** Qualcosa di diverso. ***
Capitolo 4: *** Qualcosa in cui credere. ***
Capitolo 5: *** Qualcosa di vecchio. ***
Capitolo 6: *** Qualcosa da amare. ***
Capitolo 7: *** Qualcosa da ricordare. ***
Capitolo 8: *** Qualcosa per salvarti. ***
Capitolo 9: *** Qualcosa per andare avanti. ***
Capitolo 10: *** Qualcuno con cui sorridere. ***



Capitolo 1
*** Qualcosa di nuovo. ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa di nuovo.

 
Quella mattina pioveva forte.
Il cielo era talmente offuscato da nuvole scure che non sembravano neanche le nove, ma notte fonda. Il tutto mentre pioggia grossa e fragorosa si infrangeva contro la grigia Konoha del post guerra: uno scenario apocalittico. La guerra aveva tormentato Konoha, martoriandola fino al punto da raderla quasi completamente al suolo. La ripresa era difficile e tutti i cittadini più i ninja disponibili si avvicendavano nella ricostruzione delle loro dimore e degli uffici più importanti del paese; impalcature, scheletri di case, materiali vari, tutto, in quello scenario desertico, veniva sferzato dalla pioggia battente.
Hinata, in quella mattinata buia e tetra, sostava seduta sul pavimento malmesso della biblioteca degli Hyuga, fra libri e scartoffie varie. Da sempre attratta da quella biblioteca misteriosa, si era offerta di prendersene cura, di salvare tutto ciò che la guerra e le intemperie non avevano distrutto e di metterlo in grandi scatoloni, classificandoli per contenuto e epoca. Un lavoro sfiancante, noioso per chiunque fosse sano di mente, ma non per la bella Hinata Hyuga, appena diciassettenne, che in tutta la sua vita aveva provato un amore morboso per quelle pagine fitte di qualsiasi argomento.
Si distese sul parquet in rovina, mettendosi più comoda per quella lettura interessantissima su storielle ironiche che vedevano protagoniste le figure tetre e misteriose di vecchi Hyuga realmente esistiti. Rise, rendendosi conto che, fra le persone prese in giro in quel libro assurdo, vi era anche suo nonno.
Un deciso rumore di passi la fece sobbalzare: Hinata si mise subito in piedi, tentando di tornare seria e irreprensibile come il suo Clan desiderava che fosse; se fosse stata scoperta a ridere degli Hyuga per mezzo di quel libricino che, per chissà quale ragione, si trovava nella sua libreria, sarebbero stati guai. Nascose il libro in fretta, inserendolo fra altri di scrittori ignoti, quando dallo scaffale cadde un grosso volume di un arancione appassito, che si aprì a metà, mostrando, al suo interno, un gioiello dalla strana forma di una clessidra incastonata nel simbolo del Clan Uzumaki.
Incuriosita, afferrò velocemente il tomo e mise in tasca la collana, facendo da scudo al libro con il proprio corpo. Il tutto si svolse in fretta e, dopo pochi secondi, la figura di Ko apparve sulla soglia.
<< Ah, siete qui, Hinata-sama. >> disse il suo tutore, con tono referenziale << Vostra sorella voleva informarla che fra poco sarà qui la signorina Sakura per controllare le vostre ferite. >>
<< Grazie, Ko. >> rispose la giovane, con un lieve sorriso << Arrivo subito. Puoi andare. >>
L’uomo si defilò e Hinata tornò a fissare l’opera che aveva fra le mani: in inserti rosso brillante, lettere eleganti formavano il titolo “Tecniche proibite del Clan dei sigilli”. In bella grafia, proprio sotto il titolo, il libro portava la firma di Mito Uzumaki.
Socchiuse la bocca, stupita. Uzumaki, nella sua vita, equivaleva a gioie e dolori.
Cosa teneva in serbo per lei, stavolta, quel cognome?




 


Angolo di Tomoko-chan.
Torno, nuovamente, a rompervi l'anima! Ecco qui l'attesa (certo, come no)
long tutta NaruHina che vi avevo promesso, un poco più allegra, giusto per
darvi una tregua da Occhi Paradiso. Più allegra, ma non troppo, perchè
Naruto affronterà i suoi demoni e Hinata cercherà ancora di salvarlo dal
baratro... con taaaanto ammooore. Questo è solo un piccolo prologo, ma
ne vedremo delle belle. E torno a scrivere qualcosa su Minato e Kushina *.*
Che dire? Questa storia mi è valsa il primo posto al contest di Naruhinafra
e non so proprio come questo sia possibile... per non parlare dei premi speciali.
La ringrazio e la saluto, sperando che questa long abbia fortuna e che qualcuno
vegga a recensirla ! Kiss! 
[SM=g27998]






 

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Capitolo 2
*** Qualcosa d'inaspettato ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa d'inaspettato.


 
Salì le scale con ancora nella mente quel grosso libro, nel quale aveva riposto l’oggetto ritrovato. Non aveva avuto il tempo di leggerne le pagine, soltanto un minuto per osservare con attenzione la collana; poi era arrivata Sakura, lo aveva capito dal rumore della porta d’entrata che si chiudeva e dalla voce squillante di lei, così salì al piano terra.
Dopo la guerra, il quartiere degli Hyuga era stato quasi completamente distrutto e della sua stessa casa rimaneva ben poco: una parte della biblioteca, le cucine, il salotto, un bagno e un paio di stanze dei suoi sottoposti. Dei suoi appartamenti e di quelli della sorella non era rimasto più nulla, né, d’altro canto, delle camere del padre. Adesso dormivano tutti insieme nel salotto, in futon mal ridotti, scambiando a malapena qualche parola, stanchi come fossero in un'eterna missione. Quella “convivenza” forzata, però, aveva portato un vento di vita nuova; la vicinanza aveva favorito i legami e stretto le parentele, nonostante le apparenze. Tutto ciò, comunque, non era abbastanza per dimenticare il sacrificio di Neji, dopo poco più di un mese dalla sua morte. Quel ricordo era ancora vivido nelle menti degli Hyuga, e Hinata non poteva fare a meno di pensare che fosse principalmente colpa sua: se lei non avesse rischiato la propria vita, se lei fosse stata in grado di difendersi maggiormente, se solo lei non fosse nata in quella casata maledetta, Neji non si sarebbe frapposto fra lei e il pericolo, sacrificandosi per salvarla, ancora un volta. Hinata veniva sempre salvata da tutti, ne era consapevole e non faceva altro che rimproverarsi: voleva diventare più forte e degna di fiducia, in modo tale che nessuno pensasse minimamente di difenderla, per l’ennesima volta, in modo che nessun'altra vita fosse messa a repentaglio per colpa sua. Tutti questi pensieri, nell’ultimo mese, non facevano altro che ammorbarle la mente: era diventata una malattia, era sciupata e sempre più taciturna, all’improvviso si ritrovava a pensare ai ricordi atroci della guerra e non ricordava cosa l’avesse portata a quelle conclusioni. Era spesso assente, Hinata, così si sentiva obbligata a non restare mai ferma, a migliorare, ad assumersi diverse responsabilità e ad avvicendarsi nelle più diverse attività.
L’unico momento in cui si fermava era quando Sakura veniva a controllare le sue ferite di guerra, esattamente come in quel momento.
Quando entrò in salotto non fece caso al caos che regnava nella stanza, con mille persone che andavano e venivano, piuttosto osservò la sorella, seduta su un lato del divano come un’indiana, in attesa che anche lei si mettesse comoda come da routine, e la figura alta e sottile di Sakura, fradicia a causa della pioggia, che mentre la salutava si liberava dello spesso cappotto.
Hinata si sedette accanto alla sorella scompigliandole in segno di saluto i capelli, poi osservò l’amica, che estraeva dalla sua valigetta tutto l’occorrente.
Come ogni giorno, la mora alzò la maglia fin sotto il seno prosperoso e Sakura si mise subito al lavoro: levò le bende che ricoprivano il fianco, pulì la ferita con tanto di mercurio cromo e per poco Hinata non si lasciò sfuggire un mugolio.
<< Oggi ti sei sforzata troppo. Di già. >> affermò la dottoressa, cominciando a curare la profonda ferita al fianco con il suo chakra << Quante volte te lo devo dire, Hinata? Sei grave. Se non fosse per la tua caparbietà e per il fatto che ormai non c’è più neanche un ospedale, ti avrei già ricoverata. >>
<< Lo so, lo so. >> sbuffò la mora, evitando di guardarla negli occhi per paura che lei potesse leggerle nel pensiero << Ma non posso permettermi di restare ferma. >>
<< Devi, invece. >> ordinò la rosa, per poi alzare lo sguardo su di lei << Ti fa male? >>
<< Fa più male la ferita al cuore. >> mormorò lei, alludendo alla cicatrice più profonda che le aveva lasciato la guerra.
<< Hinata, guardami. >> ordinò ancora Sakura, con tono che non ammetteva repliche.
Voltò il viso verso la donna ed incontrò il suo sguardo duro e ferreo; gli occhi smeraldo di lei la trapassarono da parte a parte, indagando nella sua anima, specchiandosi in quelle iridi vitree.
<< Hai gli occhi arrossati. >> affermò la rosa << Ti sei sforzata troppo. >>
Sakura sapeva bene che in parte quegli occhi arrossati erano  dovuti alle lacrime, ma evitò di dirlo ad alta voce. Hinata aveva sovraccaricato il suo potere durante la guerra, così, esattamente come Sasuke, adesso si portava dietro le conseguenze. Anche Hinata, come il suo Sasuke, aveva rischiato di diventare cieca.
Le pose due dita sulle tempie, che si illuminarono grazie al chakra verde, e prese ad alleviarle il dolore.
La mora chiuse gli occhi, ed Hanabi colse l’attimo per lanciare un’occhiata preoccupata a Sakura, che contraccambiò. Se Hinata avesse usato ancora l’arte oculare degli Hyuga, avrebbe rischiato molto.
 
Si era fatta sera, ormai, ed Hinata era stata impegnata tutto il giorno nelle faccende più disparate: quando c’era un villaggio da ricostruire, le persone da aiutare non finivano mai.
Finalmente libera di fare ciò che desiderava, tornò in biblioteca per dedicarsi a quel libro sconosciuto. Ripercorse gli stessi passi che l’avevano portata a quegli scaffali ed alzò il viso alla ricerca del tomo, che le saltò subito all’occhio, nonostante fosse in mezzo a tanti altri libri simili.
Lo prese, e subito ritrovò la collana che vi era all’interno: la scrutò, ancora una volta, osservando la piccola clessidra, piena a metà di sabbia fine, e il simbolo degli Uzumaki che la circondava.
La ripose con cura, accingendosi a leggere il tomo, che aprì sulla prima pagina. La signora Uzumaki faceva una breve prefazione sulle origini del suo Clan, a lei ormai ben note, per poi passare ad un elenco dettagliato dei maggiori sigilli creati da loro. Sfogliò velocemente il libro alla ricerca di una figura simile a quella della collana, e la ritrovò passata la metà del libro: un intero capitolo vi era dedicato.
Cominciò a leggerlo con attenzione: man mano che concludeva un paragrafo rimaneva sempre più stupita, spalancava la bocca e sgranava gli occhi. Quell’oggetto era capace di fare qualcosa che si era sempre creduto impossibile. Parola dopo parola, cresceva in lei una consapevolezza a cui avrebbe dovuto adempire subito, ne era certa, non poteva aspettare: dovevo dirlo all’ultimo Uzumaki rimasto.
Chiuse il libro di colpo e ragionò su cosa fare. Nessuno doveva vedere quel libro, così decise di riporlo dove fino a poco prima era nascosto e di correre in camera sua, o almeno dove aveva riposto tutto ciò che si era salvato dall’attacco nemico, per prendere al volo una borsa abbastanza capiente. Salì le scale lentamente, facendo finta di nulla, salutando con il solito sorriso di circostanza tutti coloro le mostrassero rispetto al suo passaggio, cercando di non destare sospetti. Si sentiva agitata, fremeva per l’emozione, ma non poteva darlo a vedere. Quel libro e quel ciondolo erano troppo potenti per lasciarli cadere in mani sbagliate, così da diffidare della sua stessa “famiglia”. Tornò in soggiorno, trovò la sacca dove erano messe da parte tutte le sue cose e cominciò a cercare; trovò lo zaino da missione, l’unico che potesse andare bene, e l’afferrò saldamente.
<< Parti? >> la voce di Hanabi la ridestò dalla sua folle ricerca. Sentì chiaramente di perdere colore: probabilmente adesso era bianca cadaverica.
<< No. >> rispose Hinata, tentando di trovare una scusa adatta << Devo prestarlo a Kiba… ecco, ha perso il suo. >>
<< Ah. >> sbuffò la più piccola, infastidita << E’ sempre il solito. >>
<< Già… >> la sua stupida scusa stava funzionando << Devo andare a darglielo subito, parte domani. Forse faccio tardi, rimaniamo a bere qualcosa. >>
Hanabi annuì, poi si defilò, convinta. Hinata fece un respiro di sollievo stringendo al proprio petto lo zaino; ma la sua missione non era finita, così ridiscese le scale, l’animo in subbuglio esattamente come pochi minuti prima. Arrivò in biblioteca, si guardò intorno per assicurarsi di essere sola, poi afferrò il libro, si assicurò che ci fosse il pendaglio, infine avvolse il tutto in una sua vecchia maglia, per evitare che si rovinasse. Infilò tutto nello zaino, che indossò prontamente, e fu pronta per uscire.
Tornò al piano terra, cercando di non dare nell’occhio. Prese le chiavi di casa ed uscì: solo allora si rese conto che ormai era notte inoltrata. Ma non poteva aspettare, no, doveva assolutamente liberarsi il prima possibile di quel fardello o era sicura che non se lo sarebbe mai perdonato. Si inoltrò nelle strade buie di Konoha, per poi cominciare a saltare di tetto in tetto, silenziosamente, come neanche un ANBU era in grado di fare. Mentre correva, cercava di immaginare come avrebbe reagito Naruto a quella notizia. Forse l’avrebbe presa per pazza, forse sarebbe stato entusiasta di fare un viaggio nel tempo, non poteva saperlo. Certo era che gli avrebbe impedito di viaggiare. Già, lo avrebbe fatto, non solo per il suo bene, ma anche per quello di tutta la realtà che la circondava: viaggiare nel tempo era rischiosissimo, avrebbe addirittura potuto cancellare il presente: così era scritto, quindi non lo avrebbe permesso.
Non si rese neanche conto di essere arrivata a destinazione finché, riemersa all’improvviso dai suoi pensieri, si ritrovò davanti alla porta di casa Uzumaki. Tentennò, non le era mai capitato di trovarsi lì, a bussare, anche se spesso lo aveva sognato. Le luci erano spente e si accorse che forse non era stata una buona idea fiondarsi lì, nel bel mezzo della notte; Naruto probabilmente stava ronfando beato e, conoscendolo, non sarebbe stato in grado di sentirla, né di svegliarsi. Probabilmente aveva fatto solo un viaggio a vuoto, perché sarebbe rimasta lì ad aspettare che un’anima pia gli aprisse la porta mentre non sarebbe accaduto un bel niente. In ogni caso, se non si fosse alzato non c’era un vero problema, perché Naruto non avrebbe mai saputo che lei, Hinata Hyuga, quella notte si era trovata lì, incapace di aspettare la mattina per parlargli. Decise così di bussare, tentando di farsi forza stringendo maggiormente a sé lo zaino, e quindi il libro, che si era sfilata appena arrivata. Bussò e attese.
Incredibilmente, sentì un rumore di passi in avvicinamento, proprio verso di lei, e la voce squillante del biondo che annunciava di star arrivando. Tremò, mentre inconsapevolmente smetteva di respirare.
La porta si aprì quasi senza produrre rumore, come se si fosse fermato il tempo, il mondo, per ascoltarli, per assistere a quel momento. Una zazzera bionda sbucò sulla soglia e si ritrovò due grandi occhi azzurri a fissarla. Sembrava stupito di vederla lì, di notte, ma il suo sguardo, quella sera, sembrava più scuro, più triste, quasi ci fosse un ombra in quegli zaffiri. Evidentemente c’era un motivo grave se a quell’ora della notte era ancora sveglio.
<< Hinata! >> la salutò, incuriosito << Che ci fai qui, a quest’ora? >>
<< Io… >> per un attimo, il suo cervello andò in pappa. Scosse la testa, doveva essere decisa. << Devo parlarti, Naruto-kun. E’ importante. >>
<< Certo, va.. va bene. >> rispose lui, per un attimo titubante, scostandosi per farla passare << Prego, entra. >>
Entrò in casa sua e Naruto, dopo aver chiuso la porta, premette l’interruttore della luce, che si accese facendo rumore.
<< Scusa il disordine, non aspettavo visite. >> disse lui, infilando una mano fra i capelli come soleva fare quando era un po’ in ansia << Vuoi del thè? >>
<< Sì, grazie. >> rispose lei, sperando che il thè servisse a calmarla, guardandosi intorno.
Naruto si mise a riempire la teiera e lei poté osservare casa sua. Non era poi così disordinata, giusto qualche stoviglia sul tavolo e un paio di vestiti qui e lì, niente fuori dal normale. Notò che era strano, perché qualsiasi persona conoscendo Naruto avrebbe immaginato casa sua totalmente nel caos, impolverata e puzzolente, mentre lo stesso veniva ad aprire la porta in boxer. Ma non era così, anzi, era molto meglio di quanto si aspettasse. Capì che Naruto non era più un disastro come un tempo, che era molto più maturo e che aveva imparato a vivere da solo decentemente. Una brutta cosa, vivere da soli, pensò Hinata, che subito tentò di distogliere la sua attenzione da quei pensieri tristi. Naruto, invece, le apparve quasi elegante. Lo osservò, alla luce della lampada, con lunghi pantaloni blu scuro e maglietta grigia, osservò la sua schiena muscolosa e i suoi capelli arruffati… arrossì.
Lo vide voltarsi e appoggiare i reni al lavabo, in attesa che l’acqua si scaldasse. Incrociò le braccia e la guardò preoccupato.
<< Tutto bene, Hina-chan? >> chiese, inarcando un sopracciglio << Non mi hai ancora detto perché sei venuta qui. Devo preoccuparmi? >>
<< Io… >> perché diavolo titubava? Aveva affrontato una guerra, cavolo! << Mi dispiace davvero disturbarti, a quest’ora… >>
<< Tu non disturbi mai, Hinata. >> l’interruppe lui, inizialmente serio, per poi sorriderle << Sei la benvenuta, a qualunque ora! >>
Ebbe la netta sensazione che il biondo si divertisse a metterla in difficoltà. Ma no, non poteva essere…
<< Beh… >> non restava che dirglielo, allora. Da dove cominciare? << Sono venuta qui perché ho scoperto una cosa molto importante e… >>
<< Oh, aspetta Hina-chan. >> l’interruppe nuovamente il biondo, voltandosi al fischio della teiera << Ti servo il thè, così ne parliamo con più calma. >>
Versò il thè, incredibilmente rosso, in due alti bicchieri in bambù, per poi porli sul tavolo, insieme a una ciotola di biscottini al cioccolato, che Naruto assaggiò subito mentre si sedeva. Hinata assaggiò il suo thè, bollente: sapeva di mirtillo e rabarbaro. Il biondo le lanciò uno sguardo eloquente, continuando a mangiare, invitandola a proseguire il suo racconto.
<< Vedi, mio padre mi ha affidato la cura della biblioteca, una delle poche cose rimaste a villa Hyuga. >> spiegò Hinata, guardandolo negli occhi cerulei, ora pieni di curiosità << Lì ho trovato un libro che appartiene al tuo Clan. Non conosco le circostanze con le quali sia arrivato a noi, ma sento che dietro c’è qualcosa di losco e me ne dispiaccio molto. Penso che tu debba averlo. >>
Hinata si sporse dalla sedia per afferrare lo zainetto, dal quale estrasse il grosso tomo, che pose sul tavolo.
Naruto lo osservò, incuriosito, passando due dita sul nome della sua antenata.
<< Ti ringrazio molto, Hinata. Non che mi interessino molto i libri, certo, ma si tratta sempre di qualcosa appartenuto agli Uzumaki, un pezzo del mio passato… >> sembrava pensieroso, quasi malinconico << Ma, insomma, sei venuta qui, con tutta questa urgenza, per un libro? >>
La ragazza alzò lo sguardo su di lui, che la guardava interdetto, seppur curioso, e non poté fare a meno che arrossire fino alla radice dei capelli.
<< Ecco… no, non solo. >> ammise, cominciando a sfogliare il libro nello spazio che li divideva, pur di non incontrare di nuovo quegli occhi disarmanti << Scusa se la sto facendo così lunga, ma è davvero importante. >> sospirò, giungendo al capitolo dove aveva conservato la collana << Mi sono permessa di sfogliare il tuo libro, oddio, in verità è accaduto tutto per caso, e mi sono ritrovata davanti una tecnica potentissima, di cui volevo metterti al corrente. >>
<< Dai, Hinata, sto morendo dalla curiosità, ‘ttebayò! >>
<< Vedi, Naruto… >> con due dita afferrò la collanina e l’alzò a mezz’aria. I loro occhi si incontrarono a metà strada, scrutando il ciondolo con la piccola clessidra e il simbolo degli Uzumaki << … si dice che gli Uzumaki, grazie a questo pendaglio, potessero viaggiare nel tempo. >>
Naruto sgranò gli occhi e Hinata, a vedere quell’espressione sbalordita, ammutolì. Ebbe paura.
<< … Cosa? >> mormorò dopo poco il biondo, con voce stentorea << Ma ti rendi conto di quanto questo significhi per me? >>
Hinata capì subito cosa stava per succedere, ma non poté fare niente per evitare che la situazione degenerasse: accadde tutto in un attimo. Entrambi si alzarono in piedi di colpo, Naruto per afferrare la collana, Hinata per toglierla dalla sua traiettoria.
<< No, aspetta, Naru…! >> ma fu tutto inutile, perché Naruto, che era stato fulmineo, afferrò il pendaglio con un guizzo, felice. La ragazza ebbe appena il tempo di vedere la clessidra cominciare a vorticare su se stessa prima che una grande luce bianca si espandesse nella stanza, abbagliandola.
Ohi ohi, pensò Hinata, mentre una forza sconosciuta attraeva lei e Naruto verso la luce, dalla parvenza di un uragano, mi sa che ho fatto proprio male a venire qui!




 


Angolo di Tomoko-chan.
Ed ecco che Naruto si mette nei guai, coinvolgendo Hinata!
Capitolo più lungo, con molti dettagli nascosti che dovrete 
trovare: fate questo gioco! Fatemi sapere cosa ne pensate, eh n.n
Ringrazio tutte le persone che hanno commentato/letto/seguito/preferito
lo scorso capitolo, siete dolcissimi, grazie!
 
 

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Capitolo 3
*** Qualcosa di diverso. ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa di diverso.


 
<< Hmm… >> mugolò, dolorante, cercando di aprire gli occhi.
Cosa è successo?, si chiese, mente con una mano si stropicciava le palpebre, dove mi trovo?
Si mise a sedere facendo leva con una mano sul terreno ruvido. Tentò di mettere a fuoco, guardandosi intorno; si trovava a terra, era appena l’alba, il cielo era rosso e tutto attorno a lei c’erano altalene, sabbia e vari giochi per bambini. Si trovava in un parco molto simile a quello di Konoha, ora distrutto dalla guerra, che presto sarebbe stato rimesso a nuovo, lo stesso o quasi dove, di tanto in tanto, giocava da bambina.
Poi capì, anzi, ricordò: Naruto aveva afferrato la collana, innescando così il suo meccanismo, e adesso erano tornati indietro nel tempo, in chissà quale anno.
Naruto. Non lo vedeva, così si alzò in piedi, aguzzando la vista martoriata alla sua ricerca. Non poter usare la sua abilità innata era una vera scocciatura, ma già da tempo aveva compreso che avrebbe dovuto imparare ad usufruirne il meno possibile, per il suo bene.
Mosse qualche passo e finalmente lo vide, steso a terra, in pigiama, privo di sensi. Ebbe un tuffo al cuore, a quella vista, così corse verso di lui e si inginocchiò a suo fianco, tentando di controllare i suoi parametri vitali. Ebbe paura, aveva già rischiato di perderlo altre volte, così si abbassò sulla sua bocca, di profilo, cercando di sentire il suo respiro.
<< Cos… Ouch! >> Hinata imprecò, dolorante, tenendosi la fronte con una mano. Naruto si era svegliato e si era messo a sedere di colpo, travolgendola con una vigorosa testata. 
<< Per tutti i Kami! >> esclamò Naruto, andandole vicino, con le mani giunte e il capo chino << Scusa, scusa, scusa, scusa, scusami tanto, Hina-chan! Non volevo! >>
Hinata sorrise, sicura che le sarebbe uscito un bel bernoccolo, ma comunque contenta internamente di vedere un Naruto così dispiaciuto per averle fatto del male.
<< Non fa niente, Naruto-kun. Non fa tanto male. >> bugia << Sta già passando. >> altra bugia!
<< Sicura? >> chiese il biondo, titubante, alzando lo sguardo << Non ti fa male? >>
<< Non poi così tanto. >> lo rassicurò lei << Tu stai bene? >>
<< Certo! >> affermò, alzandosi, per poi aiutare lei a fare lo stesso tendendole una mano << Dove siamo? >>
<< Nel parco giochi di Konoha. >> rispose la ragazza, guardandosi intorno << Dov’è la collana? >>
<< Ma era andato distrutto! >> ignorò la sua domanda << Aspetta, siamo davvero tornati indietro nel tempo? >>
<< Sì. >> confermò lei << Non so di quanto, però. >>
<< Non ci resta che scoprirlo! >> esultò il biondo, con un gran sorriso.
<< No, Naruto-kun, non possiamo! >> lo riprese lei, dispiaciuta <<  Scusami, ma dobbiamo tornare subito indietro. >>
Il biondo le diede uno sguardo improvvisamente duro << No, Hinata. Io devo rimanere qui. Ci sono i miei genitori. >>
Per un attimo, rimase a bocca aperta. Lui non le si era mai rivoltò così.
<< Lo so, Naruto-kun, ma è pericoloso, non capisci… >> rispose lei, quasi in un sussurro << Dov’è la collana? >>
Il biondo si guardò intorno, alla sua ricerca, poi si toccò il petto. La collana era lì, sotto la sua maglietta, al suo collo, e gliela mostrò.
<< Non so come ci sia finita qui. >> precisò il ragazzo << Ma finché l’avrò faremo quello che dico io! Tanto non possiamo tornare indietro se non la riattiviamo, giusto? >>
Hinata cercò di ricordare ciò che aveva letto.
<< Giusto. >> rispose lei, intristita << Ma non capisci, ci saranno delle conseguenze, enormi conseguenze!  >>
<< Di che tipo? >> fece lui.
<< Non possiamo modificare il passato. >> affermò la ragazza << Altrimenti anche il nostro presente cambierà. E non sappiamo come! >>
Naruto ci pensò su, guardando l’orizzonte, dove ormai il sole era sorto.
<< Staremo attenti. >> rispose lui, a denti stretti << Ma non mi tirerò indietro. Ho bisogno di conoscere i miei genitori. >>
Hinata rimase a bocca aperta, stupita dal tono di voce più che dalle parole. Sapeva perfettamente che Naruto sentisse il bisogno di interagire con i suoi genitori, un po’ come lei, che desiderava la stessa cosa per sua madre, morta anni prima. Ma quel tono con cui Naruto lo aveva affermato era… incredibilmente triste e arrabbiato. Che fosse quello il motivo per cui Naruto era ancora sveglio, la notte precedente? Che lo turbasse così tanto, negli ultimi tempi, da non permettergli di dormire?
<< Andiamo? >> la richiamò Naruto, con sguardo cupo.
Non riuscì a controbattere o a imporsi. Annuì, soltanto, seguendolo per le strade della vecchia, quanto bella, Konoha.
 
Camminavano senza meta ormai da un paio d’ore. Non si erano scambiati altre parole, un poco imbarazzanti per le ultime frasi che si erano detti. Naruto camminava, sentendosi un po’ in colpa, con le mani dietro alla nuca, come sempre. Hinata, poco dietro, lo seguiva, chiedendosi come fare a sciogliere la situazione. Aveva paura di quello che stavano facendo, certo, ma proprio non riusciva a dire di no a quel ragazzo dagli occhi cerulei, che le aveva salvato la vita in tutti i modi possibili e immaginabili.
Decise che non sarebbe andata affatto bene se in quella avventura avrebbero continuato a litigare, così si fece avanti, affiancandolo.
<< Senti, Naruto-kun… >> lo richiamò, la voce flebile e ansiosa << Posso… posso sapere chi erano i tuoi genitori? >>
Si pentì di averlo chiesto in meno di dieci secondi netti. Certo, forse quella non era certo la frase più adatta, però aveva sicuramente rotto il ghiaccio. Naruto la guardò, curioso.
<< Ah, è vero. >> rispose il biondo << Non ho ancora detto a nessuno le mie origini. Sarai la prima! >> si infervorò, poi prese a indicare il monte degli Hokage << Vedi, lì, l’ultima testa, la quarta? Quello è mio padre: Minato Namikaze. >>
Hinata socchiuse la bocca, stupita. In effetti si somigliavano molto.
<< E il libro del Clan Uzumaki che hai trovato? >> Naruto sorrise, al ricordo della madre, bellissima << Mia madre è Kushina Uzumaki, “habanero rosso sangue”, seconda Jinkurikii del Kyuubi. >>
<< Ma… ma è fantastico! >> affermò la ragazza, felice per lui.
<< Ho deciso, andiamo, devo comprarmi dei vestiti! >> disse di colpo l’Uzumaki, con un sorriso a trentadue denti, prendendo per mano Hinata e infilandosi nel primo negozio di abiti che trovò sulla strada. << Non posso mica andare in giro in pigiama! >>
Hinata concordò e si sedette su una poltroncina in cuoio, in attesa, mentre un commesso evitava che il ragazzo gli mettesse in subbuglio tutto il negozio. Naruto venne aiutato e, dopo pochi minuti, si presentò di nuovo davanti a lei.
<< Come sto, Hina-chan? >> le chiese, facendole un occhiolino sprezzante.
Hinata arrossì, osservando Naruto. Indossava dei jeans scuri che ricadevano morbidi e una semplice magliettina arancione, che metteva allegria e faceva risaltare i muscoli possenti delle braccia e delle spalle.
<< Be-bene. >> mormorò la ragazza, tornando a balbettare.
<< Woooooooh, guarda, Hinata! >> esultò il biondo, indicando un abito dietro di lei << E’ bellissimo! Lo devi assolutamente provare! >>
<< Ma, Na-Naruto-kun! >> balbettò la ragazza, con un viso rosso che aveva raggiunto livelli da record.
<< Dai, Hinata, ti starebbe benissimo! >> insistette lui << Fallo per me, ‘ttebayò! >>
Il commesso le si avvicinò, con l’abito della sua taglia, e lei non poté fare a meno che defilarsi nello spogliatoio, senza via di uscite. Si spogliò, per poi infilarsi velocemente il vestito. Era bianco con fiori viola scuro, aveva la scollatura a cuore, un’unica spallina che lasciava scoperta la schiena e le ricadeva morbido fino a metta coscia.
<< Psss, Hinata. >> si sentì chiamare in un sussurro dal biondo << Hai finito? >>
<< Sì. >> mormorò la ragazza in risposta.
Naruto si infilò velocemente nel camerino, facendole scappare un guizzo, ma il biondo le mise una mano davanti alla bocca per farla stare zitta.
<< Tranquilla, non è un rapimento e non sono un maniaco come Ero-sennin, solo, non urlare! >> disse, liberandola << Ascolta, avevamo bisogno di vestiti, solo che non abbiamo soldi, con noi… quindi non ci rimane che una cosa da fare: scappare! Al mio tre! >>
Accadde tutto velocemente, nemmeno il tempo di dire davvero “tre”: Naruto l’aveva presa per mano e aveva cominciato a correre; in men che non si dica furono fuori dal negozio, per le vie di Konoha, ignorando le urla del negoziante che inveiva contro di loro, nella foga era anche riuscito a rubare una busta dove mettere tutti i loro vestiti originali. Si fermarono solo finché capirono di non essere più inseguiti da nessuno, stanchi e ansanti.
Hinata guardava sbalordita il biondo: cavolo, l’aveva fatta rubare!
<< Naruto-kun? >> lo richiamò, ancora ansimante.
<< Hm? >> rispose lui, piegato in due per riprendere fiato.
<< Sei un pazzo. >> disse genuinamente la ragazza.
Naruto cominciò a ridere forte, scompisciandosi, travolgendo Hinata in quella risata allegra e spensierata, la prima da quando quella sera si era fiondata a casa sua.
<< E tu sei bellissima, Hina-chan. >> rispose il biondo dopo poco, guardandola con occhi diversi, lucidi e felici, appassionati, per poi arrossire << Davvero uno schianto. >>
Hinata arrossì a sua volta, abbassando il viso per non darlo a vedere. Naruto sorrise.
<< Ma perché hai voluto che mi cambiassi? >> la sentì mormorare dopo poco << Non ce n’era bisogno! >>
<< Ah, già! >> affermò il moro, schiaffandosi una mano in fronte << Perché ti devo presentare a mio padre! >>
 << Co-come? >> balbettò la ragazza, mentre veniva nuovamente presa per mano e condotta a tutta velocità verso la magione dell’Hokage << Ma, Naruto! >>
<< Cosa? >> chiese lui, non smettendo di correre: ormai erano a pochi passi.
<< Non possiamo andare lì, non può saperlo! >> obbiettò la ragazza, che non riusciva proprio a fermare quell’uragano << E’ l’Hokage! >>
<< Cos’è che non posso sapere? >> chiese l’Hokage, apparso all’improvviso sulla soglia degli uffici di Konoha.
Naruto si fermò ad appena due metri dall’uomo, sfoggiando un gran sorriso soddisfatto, stringendo maggiormente la mano della ragazza. L’uomo li squadrò, lo sguardo bonario mentre l’espressione del volto rimaneva imperturbabile.
<< Cosa non posso sapere, Hyuga e…? >> lo sguardo divenne interrogativo << Ma chi siete, voi? Conosco tutti a Konoha, eppure non mi pare di avervi mai visto. >>
Nello stesso momento in cui Naruto aprì bocca, Hinata strizzò gli occhi, ripetendosi mentalmente la stessa frase più volte, come un mantra: ti prego, non dire che veniamo dal futuro, ti prego, non dire che sei suo figlio, ti prego!
<< Sono Naruto Uzumaki, vengo dal futuro e sono tuo figlio! >> 

 
 


Ogni volta che leggo questo capitolo mi scompiscio XD
Vediamo un po'... Naruto fa arrabbiare Hinata perchè ignora il pericolo, poi la fa rubare, poi la fa ridere,
poi la fa arrossire, poi la fa impaurire e infine la fa pregare. Bello vero?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi perdoniate per il ritardo!
 

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Capitolo 4
*** Qualcosa in cui credere. ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa in cui credere.

 
<< Come, scusa? >> chiese Minato, allibito, come previsto.
<< Sono tuo figlio, che c’è da capire, ‘ttebayò! >> ripeté Naruto, euforico.
Sia Minato che Hinata si schiaffarono una mano sulla fronte, increduli. Anche la ragazza aveva perso la speranza, ormai.
<< Hyuga? >> richiamò l’uomo, con uno sguardo sconcertato ma internamente stupito di vedere un ragazzino così somigliante a lui imprecare come la moglie << Puoi dirmi che sta succedendo? >>
<< Posso spiegarvi tutto, Hokage-sama. >> rispose la ragazza, nascondendo la sua timidezza nel tono referenziale << Ma sarà una cosa molto, molto lunga. >>
L’uomo parve rassegnarsi, emettendo un sonoro sospiro.
<< Va bene. >> accordò << Seguitemi nel mio ufficio. >>
Non attese risposte e cominciò a camminare lungo le scale. Di tanto in tanto, veniva salutato da qualcuno con tono molto cordiale, mentre da altri in modo molto più amichevole. Ci volle quasi una mezzora per raggiungere l’ufficio più alto di Konoha, quello dell’Hokage, e quando arrivarono Minato si sedette subito, dando uno sguardo veloce agli impegni che aveva quella mattina. Hinata si chiuse la porta alle spalle, poi raggiunse Naruto davanti alla scrivania, che era ancora tutto eccitato.
<< Siete fortunati, oggi non ho molto da fare. >> annunciò l’Hokage, rivolgendo poi uno sguardo eloquente alla ragazza << Avanti Hyuga, parla. Come posso chiamarti … ? >>        
<< Io sono Hinata Hyuga, piacere di conoscerla. >> sospirò, preparandosi a parlare << E’ una storia molto lunga, ma per quanto possa sembrare assurdo, quello che dice il mio amico è assolutamente vero. Noi veniamo dal futuro, per merito di un ciondolo molto particolare appartenente al Clan Uzumaki. Sono certa che sua moglie lo conosca. >>
Minato la guardò con i suoi occhi chiari << Conoscete mia moglie? >> chiese, poi si diede dello stupido da solo << Ma com’è possibile? >>
<< E’ una tecnica proibita appartenente al Clan Uzumaki. >> spiegò Hinata << L’ho trovata per caso in un libro di tecniche scritto da Mito Uzumaki. Non so bene come sia possibile, so solo che l’oggetto si attiva quando entra in contatto con il particolare chakra degli Uzumaki, attraverso quello che è in poche parole un riconoscimento tattile, per poi trasportare i presenti nel periodo che l’Uzumaki stesso ha pensato mentre attivava il meccanismo. >>
<< E perché siete venuti qui? >> domandò ancora l’uomo << Siete qui per avvisarci di un pericolo imminente? >>
<< In verità non possiamo dirvi molto del futuro, perché non dovremmo cambiare quello che c’è qui, adesso. Rischieremmo di cambiare il luogo da dove veniamo. >> Hinata arrossì un poco, imbarazzata << Siamo arrivati qui per sbaglio. >>
Per un attimo Minato rimase a bocca aperta, stupito. Poi si riprese.
<< State combinato un bel casino, allora. >> affermò il biondo << Perché non siete tornati subito nel vostro futuro? >>
<< Perché avevo bisogno di vederti, di starti vicino. >> ammise Naruto, che fino a quel momento non aveva aperto bocca << Sei mio padre. >>
I due si guardarono, in silenzio, con occhi totalmente simili, i muscoli della mascella e del collo irrigiditi.
<< Come faccio a sapere che è la verità? >> chiese ancora l’uomo, titubante.
<< Perché purtroppo sappiamo quello che succederà d’ora in avanzi. >> disse Naruto, con un sorriso amaro << Perché sono uguale a te e alla mamma. Perché come voi desidero diventare Hokage. Perché so che la mamma ha molto sofferto quando era piccola, perché la emarginavano e giudicavano, come con me. Perché so che quando la mamma è euforica, dice sempre “dattebanè”. Perché so che è molto pericolosa quando si arrabbia. Perché so che vi siete innamorati perché sei stato l’unico a non vederla come semplice incubatrice del Kyuubi ma come ragazza, apprezzando i suoi capelli rossi, unici. Perché so che mi chiamerete Naruto come l’eroe del primo libro di Ero-sennin. >>
Minato deglutì, provato da quel discorso, mentre Hinata aveva addirittura le lacrime agli occhi, emozionata.
L’uomo annuì. << A questo punto mi sorge un unico, naturalissimo, dubbio. >> lo guardò nuovamente negli occhi, emozionato << Perché hai così bisogno di noi? >>
Fu la volta di Naruto di deglutire, emozionato. Non resse lo sguardo: il solo pensiero di quello che sarebbe accaduto di lì a poco rischiava di far sgorgare lacrime e lacrime. Volse il viso verso la finestra, per poi chiudere gli occhi, affranto.
Minato annuì ancora, vagamente, mostrandosi consapevole, seppur triste << Capisco. >>
L’aria si fece pesante, quasi oscura, mentre un silenzio pieno di parole non dette si inseriva fra di loro.
Hinata non seppe bene che fare. Avrebbe voluto raccogliere un po’ di coraggio e stringere la mano di Naruto, per ricordargli che lei era sempre lì per lui, però quel giorno avevano litigato spesso e non era sicura che lui avrebbe accettato quel gesto.
<< Ascoltatemi… >> Minato interruppe quel silenzio, ma non sembrò poi molto convinto di quello che stava per dire. Sembrava sfinito << Fatevi un giro, andate a pranzare, pago io. Io ne devo parlare con Kushina. Poi… poi tornate qui, verso le tre. Intesi? >>
<< Va bene. >> confermò Hinata, titubante << Grazie, Hokage-sama. >>
Hinata andò verso la porta e Naruto la seguì, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo eloquente al padre. Poi i due uscirono, percorrendo il tragitto di prima al contrario per arrivare nuovamente in strada. Rimasero fermi sulla soglia del palazzo dell’Hokage, incapaci di decidere che cosa fare.
Il biondo era rimasto in silenzio. Era strano vederlo così taciturno, assolutamente fuori dal normale: era pensieroso, forse anche ansioso. Hinata si morse un labbro: doveva fare qualcosa.
<< Tranquillo. >> mormorò, domandandosi quanto fosse stupida da uno a dieci << Andrà tutto bene… te lo prometto, Naruto-kun. >>
Il ragazzo si voltò verso di lei ed incrociò il suo sguardo sincero e determinato, facendola però arrossire leggermente. Le regalò un sorriso ansioso, tentando invano di rassicurarla.
<< Credi che crederanno davvero a quello che gli abbiamo detto? >> chiese Naruto << Pensi che… insomma, loro mi accetteranno? >>  
Hinata sorrise, allungando lentamente una mano verso quella del biondo, intersecando le sue dita con quelle dell’altro, sicura che adesso non l’avrebbe rifiutata. Tentò di dargli forza.
<< Sono i tuoi genitori, Naruto-kun! >>
Il ragazzo strinse la sua mano, adesso più sereno, regalandole un sorriso a trentadue denti.
<< Grazie, Hinata-chan! >> disse il biondo, contento, per poi ricominciare a correre come un pazzo << Vieni, andiamo a vedere se Ichiraku esisteva già in quest’epoca! >>
Ormai Hinata si era abituata alle folli corse di Naruto, così sorrise quando venne nuovamente presa per mano e travolta da quell’uragano biondo. Era contenta di essergli vicino in quella avventura stramba e insensata, perché aveva modo di conoscerlo meglio e di essere contagiata da quella allegria.
In breve arrivarono al negozio, che si trovava esattamente nello stesso luogo anche così tanti anni prima, e Naruto sorrise appena scostò la tendina per entrare, senza abbandonare la mano di Hinata, perché vide Teuchi, più giovane, con qualche ruga in meno, al di là del bancone.
<< Buongiorno ragazzi! >> salutò l’uomo, mentre i due si sedevano << Cosa vi servo? >>
Solo in quel momento, Naruto si accorse che stringeva ancora la mano della ragazza. La guardò, arrossendo, per poi scostare la mano lentamente.
<< Ah… hmm… io prendo del ramen di miso, con tanti Naruto… >> non smise mai di guardarla, imbarazzato, ma totalmente incantato da quegli occhi << E tu, Hinata? >>
<< Per me… lo stesso, grazie. >> anche Hinata era arrossita, imbarazzata, e non riuscì proprio a sostenere quello sguardo, così abbasso il viso e prese a torturarsi le mani, come sempre, il calore dell’altro ancora sui polpastrelli.
Le due ciotole di ramen arrivarono ben presto; Naruto continuava a guardarsi intorno, mentre consumava cibo su cibo, cercando di scoprire più differenze possibili con il Teuchi che conosceva lui. Addirittura, a un certo punto arrivò anche sgambettando una Ayame piccolissima, la figlia dell’uomo, di tre o quattro anni. Non poté fare a meno che mettersi a ridere e giocare con la bambina.
Pranzarono con calma, scambiandosi battute e gustandosi il loro Ramen. Verso le tre del pomeriggio, i due decisero di tornare alla magione, e veloce come se ne era andata la tensione nel biondo tornò. Rimase in silenzio, camminando frettolosamente, mentre Hinata non sapeva più che dire con esattezza. Soltanto quando arrivarono davanti al palazzo dell’Hokage ebbe il coraggio di andargli più vicino e sfiorare le sue dita, quasi casualmente, per poi intrecciare la mano alla sua, prontamente stretta. Naruto non la guardò, fissando invece il suo obbiettivo come fosse in missione, mentre traeva forza e serenità da quella mano allacciata alla sua. Senza bisogno di parole, anzi, con la sua sola presenza, Hinata era in grado di sorreggerlo dove vacillava: non seppe spiegarselo.
Insieme tornarono a camminare verso il palazzo, tornando a salire le scale che li separavano da ciò che in quel momento occupava tutti i loro pensieri più grandi e ansiosi. In breve arrivarono davanti all’ufficio dell’Hokage. Naruto rivolse uno sguardo preoccupato ad Hinata che, come sempre, tentò di trasmettergli forza e sicurezza. Il biondo annuì e, per la prima volta in tutta la sua vita, dato che era sempre entrato nell’ufficio con irruenza, si accinse a bussare: presto la voce salda di Minato li invitò ad entrare.
Naruto aprì la porta e fece passare prima Hinata, un po’ per galanteria, un po’ per vera e propria paura del destino che si accingeva ad affrontare. Quando entrò vide Minato appoggiato alla scrivania, stranamente, con un espressione abbastanza preoccupata in volto, ma ciò che più lo colpì fu il vedere lei, sua madre, in piedi in mezzo alla stanza, il pancione rigonfio, le mani davanti alla bocca socchiusa, lo sguardo incredulo.
Rimase sulla soglia, non sapendo bene cosa fare: aveva conosciuto quella donna per poco tempo, ma sapeva quanto lei lo amasse, quanto fosse sincero il suo affetto. Il suo silenzio, però, lo disarmava. Deglutì, ansioso, senza staccare gli occhi da quella madre giovanissima e bellissima.
Kushina, all’improvviso, stese le braccia verso di lui, mentre le sfuggiva una lacrima << Vieni qui da me, Naru-chan! >>
Naruto corse, emozionatissimo, ed abbracciò la madre con calore, le mani fra i suoi lunghi capelli morbidi, il pancione dove c'era un se stesso molto più piccolo a separarli. Kushina piangeva, Naruto pure: non aveva desiderato altro che quell’abbraccio negli ultimi giorni, dopo la guerra. Minato sorrise, nel guardarli, mentre ad Hinata batteva forte il cuore, emozionata. I due sciolsero il loro abbraccio, ma la donna non ne aveva ancora abbastanza e così si alzò sulle punte, sfiorando con un bacio la fronte del biondo, che sorrise, asciugandosi le lacrime.
<< Quanto sei grande, Naruto-chan! >> mormorò la donna, accarezzando i capelli biondi del ragazzo con fare materno << Sei così bello! >>
Naruto arrossì, sorrise, portandosi poi una mano alla nuca, imbarazzato << Perché ho una madre bella come te! >>
La donna gli schioccò un altro bacio sulla guancia, per poi guardare, molto incuriosita, Hinata, che arrossì subito, in soggezione.
 << Non mi presenti la tua ragazza, Naru-chan? >> domandò, con un sorriso malizioso in volto.
Hinata arrossì molto di più, superando nuovamente il suo record, prendendo a guardare le punte dei suoi piedi, improvvisamente molto interessanti. Anche Naruto aveva avuto più o meno la stessa reazione e cominciò a farfugliare, non trovando le parole adatte. Kushina rise di gusto e Minato si avvicinò a loro, circondando protettivo le spalle della moglie.
<< Basta, Kushina, credo che li hai torturati abbastanza! >> disse, trattenendo a stento una risata << Lei è Hinata Hyuga, una amica del nostro caro Naruto. >> non mancò di sottolineare quella parola a cui non credeva neanche lui più di tanto.
<< Hinata Hyuga? >> chiese la donna, improvvisamente pensierosa << Oh, ma sei la figlia di Hana e Hyuga, la futura erede del Clan? >>
La mora annuì, ancora rossa in viso.
<< Oh, ma che bell’acquisto che hai fatto, Naru-chan! >>
<< ‘kaa-chan! >> << Kushina! >> la ripresero contemporaneamente i due uomini biondi, imbarazzati per il comportamento della donna.
Kushina ignorò le loro proteste e le si avvicinò ancora, prendendole le mani fra le sue.
<< Non sei ancora nata, ma devo dire che Hana-san ha fatto un buon lavoro con te. >> le disse la donna, con un sorriso dolce in volto << Le assomigli tantissimo. Sei davvero una giovane donna bellissima. >>
Kushina non lo sapeva, ma con quelle poche parole aveva scalfito il cuore della ragazza, che sentiva moltissimo la mancanza della madre. Sapere che le somigliava da una persona importante come Kushina era gratificante quanto commovente, ed infatti a stento tratteneva le lacrime.
Lo stesso Naruto, a vederle parlare così vicine, così docilmente, ebbe un tuffo al cuore. Non seppe come spiegarselo, ma vederle parlare e abbracciarsi lo fece emozionare tantissimo. Capì che quelle due donne che aveva davanti erano le più importanti della sua vita.
<< Sarete stanchi. >> disse Minato, cambiando argomento << E Kushina non può stare molto in giro nelle sue condizioni. >> la guardò con un sorriso affettuoso, per poi tornare a rivolgersi ai ragazzi << Che ne dite di accompagnarla a casa? >>
I due annuirono con lo stesso identico sorriso sulle labbra.
<< Bene allora. >> concordò dando un bacio sui capelli alla moglie per salutarla << Ci vediamo a cena, ragazzi. >>






 


Angolo Autrice~
Dovevo tornare prima, lo so, sono in ritardo, lo so. Ma che ci volete fare? Ormai lo sapete come sono fatta!
Quanto ho amato questo capitolo! E quanto è biricchina la nostra Kushina xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto!

 

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Capitolo 5
*** Qualcosa di vecchio. ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa di vecchio.


 
Non aveva mai visto la casa dei suoi genitori che, seppur piccola, era bella e ben arredata, con gusto.
Appena arrivarono si sedettero tutti al tavolo per sorseggiare the caldo e biscottini, un po’ come la sera prima a casa di Naruto. Dopo essersi scambiati qualche battuta, Kushina fece una domanda importante.
<< Voglio che mi raccontate tutto. >> affermò << A partire dal libro degli Uzumaki. Com’è? >>
<< E’ un libro molto grosso, color mogano, con inserti rosso brillanti. >> spiegò la ragazza, sicura << Si chiama “Tecniche proibite del Clan dei sigilli”, firmato da Mito Uzumaki. >>
<< Oh. >> mormorò sorpresa Kushina, al ricordo dell’anziana signora che aveva conosciuto nella sua infanzia << Me lo regalò proprio lei, ma non avevo mai notato la collana. >>
<< Non so proprio come sia finito nella biblioteca degli Hyuga. Mi dispiace molto… >> sussurrò Hinata, guardandosi le mani.
<< O no cara, non devi! E’ opera mia se è finito in casa tua! >> la donna le sorrise, sincera << Non so se lo sai, ma tua madre è molto appassionata di storia, soprattutto quelle dei Clan e delle tecniche. Le ho prestato io quel libro, pochi settimane fa, per le sue ricerche! >>
Hinata era molto stupita delle nozioni che continuava a ricevere da quella donna su sua madre. Erano tutte cose che non aveva avuto il tempo di scoprire. 
<< Certo però che è strano che sia rimasto per diciassette anni nella sua biblioteca. >> ipotizzò la rossa << Hana è sempre molto ordinata e precisa, quindi puntuale nel restituire i libri. Deve essere successo qualcosa che glielo ha impedito. >>
In quel momento Hinata si rese conto che quella donna non era affatto una stupida, anzi, era molto più furba di quanto immaginasse. Stava usando quel libro per arrivare dritta al punto più ostico della situazione. Si voltò per osservare Naruto, al suo fianco, agitato quanto lei. Lo vide incatenare i suoi occhi a quelli della madre, duro e ferreo, saldo, seppur la sua ansia veniva mostrata dal suo stringere le mani intorno alla tazza di thè.
<< Non prendiamoci in giro e diciamoci la verità. >> mormorò la donna, guardandolo con lo stesso sguardo impassibile << Come siamo morti io e Minato, Naruto? >>
La tensione era palpabile, quasi si poteva fenderla con un Kunai. Hinata sperò che Naruto non si lasciasse vincere dalle emozioni tenendo la verità per sé. Far sapere a quelle due persone cosa sarebbe successo quel fatidico 10 ottobre avrebbe rischiato che i due tentassero di aggirare il pericolo, cambiando così le cose nel loro presente. Chissà, magari lo stesso Naruto non sarebbe più stato lo stesso.
Naruto sembrava averlo capito, perché rimase in silenzio, sfidando la testardaggine della madre con la propria.
<< Naru… >> la voce di Kushina venne interrotta da qualcuno che bussava alla porta, facendola imprecare << Non ci voleva, dattebanè! >>
Si alzò in piedi, agitata, mettendo via in men che non si dica le due tazze di the dei ragazzi.
<< Dovete nascondervi! >> sussurrò la donna, mentre la persona alla porta tornava a bussare << Nessun’altro deve sapere della vostra esistenza! >>
Aprì l’armadio del salotto dove c’erano tutti i copri abiti e li spinse dentro, intimandogli di fare silenzio.
Kushina andò ad aprire la porta, mentre i due guardavano la scena attraverso le travi dell’armadio. Appena Naruto sentì quella voce conosciuta e vide da chi proveniva, sgranò gli occhi, stupito e provato.
<< Ciao, Kushina! >> salutò l’uomo << Come sta la donna più bella del mondo? E il mio figlioccio? >>
<< Stiamo bene, stiamo bene, vecchio birbante! >> rispose la rossa, abbracciando affettuosamente l’uomo << Anche se oggi sono davvero stanchissima. >>
<< Ci credo, sembri una mongolfie… >> l’uomo imprecò, colpito sulla capigliatura bianca da un pugno della donna << Ouch! Vedo che le forze non ti mancano! >>
<< Non mi mancano per punirti come si deve, Jiraya-sensei! >> rispose la ragazza, sorridendo << Come mai da queste parti? >>
Naruto sorrise, anche se amaramente.
<< Oh, sono venuto a portarti questi! >> disse, mostrando una pila di libri << Ovviamente con la mia dedica per il piccolo! >> li posò sul tavolo, mentre la donna sorrideva tranquilla << Sai, sto per partire, mi dispiace tanto, ma non posso farne a meno e… beh, non ti avevo ancora dato il mio regalo per Naruto. >>
Naruto tremò, impercettibilmente. Aveva perso il suo sensei, il suo padrino, e non poteva fare a meno di emozionarsi nel rivederlo così, di colpo, mentre già dimostrava premure verso di lui. Doveva essere un duro colpo… Hinata gli strinse la mano, ancora una volta.
<< Grazie, Jiraya-san. >> mormorò la donna, commossa.
L’uomo si abbassò nuovamente per abbracciare Kushina, che lo strinse prontamente.
<< Abbi cura di te, Kushina. Non diventare matta per colpa del birbante che hai in grembo, mi raccomando. >> sorrise, per poi staccarsi da lei e passare una mano sul suo ventre rigonfio << Ciao, Naruto. >>
Si diresse nuovamente verso la porta, dove salutò nuovamente la donna in dolce attesa, chiedendole di salutare Minato da parte sua. Poi partì, lasciandosi la porta di casa Namikaze alle spalle.
Kushina tornò all’armadio, che aprì di colpo, ritrovandosi davanti un Naruto visibilmente provato e una Hinata accucciata accanto a lui che tentava di rassicurarlo.
<< Per tutti i Kami… cos’è successo? >> chiese la donna, aiutando i due a rialzarsi e a uscire.
Naruto si buttò a sedere sulla sedia, sfinito.
<< Ero-sennin… Jiraya-sensei… è stato il mio maestro e mi ha cresciuto per alcuni anni della mia vita. >> spiegò, con voce stanca, stropicciandosi gli occhi con pollice e indice << E’ morto da meno di un anno. >>
Kushina si portò una mano davanti alla bocca, sconvolta. Poi gli si avvicinò e, dolcemente, gli fece appoggiare la testa al ventre rigonfio, dove un se stesso molto più piccolo attendeva di nascere. Cominciò a giocare con i suoi capelli biondi.
<< Gli volevi molto bene, Naruto? >> chiese la donna, con tono affettuoso.
<< Tantissimo. >> rispose il biondo, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare da quel tocco materno.
<< Beh, sappi che lui ti ha amato molto di più, fin dal primo istante, fin da prima che nascessi. >>
Naruto annuì, consolato, mentre una lacrima gli scivolava via sul viso.
<< Non avrebbe mai voluto vederti così. >> continuò la donna, stringendolo a sé << E nemmeno io, Naruto. >>
Hinata vide Naruto annuire ancora una volta, più convinto, ricambiato da un sorriso della madre. Ci mancava poco che a vedere quelle scene si sciogliesse.
<< Vatti a fare una doccia, Naru-chan, rilassati. >> gli diede una pacca sulla spalla << Intanto io e Hinata prepariamo la cena. >>
Il biondo si alzò, diede un bacio alla madre, salutò Hinata con un sorriso e si defilò in bagno.
Le due donne rimasero sole, commosse. Nessuna delle due sapeva da dove cominciare, leggermente imbarazzate.
<< Andiamo in cucina. >> mormorò la donna, con un sorriso << Sai cucinare? Perché io sono abbastanza negata! >>
Hinata sorrise, almeno una cosa in cui era capace!
<< Sì, mi dicono che so cucinare abbastanza bene. >>
<< Avanti allora, ti mostro il frigorifero, così decidiamo. >> rispose Kushina.
Le due decisero con calma cosa cucinare, optando per della carne alla griglia, polpette di riso e onighiri. Poi le due si misero a lavorare.
<< Seriamente… >> disse a un certo punto Kushina, interrompendo il loro silenzio tranquillo << In che rapporti sei con Naruto? Ho visto che vi tenevate per mano. >>
Hinata arrossì all’istante, ma riuscì a controllarsi concentrandosi sulla verdura che stava tagliando.
<< Io… sono sempre stata innamorata follemente di lui. >> ammise, per la prima volta senza balbettare << All’inizio era una semplice cotta per una persona che stimavo molto, che mi ha ispirato e spinto a crescere. Però poi, col tempo, i miei sentimenti per lui sono maturati… ma siamo sempre stati solo amici. >>
<< Oh. >> si stupì la rossa << E Naruto sa cosa provi? >>
Hinata sorrise imbarazzata, vergognandosi al pensiero.
<< Gliel’ho dichiarato mentre cercavo di salvarlo, davanti a tutti. >> continuò la ragazza << Ma non abbiamo mai avuto il tempo per parlare dopo tutto quello che è successo. >>
<< Salvarlo…? Tutto quello che è successo? >> Kushina smise di colpo di sbollentare il riso << Per tutti i Kami, ma cosa succederà nel futuro? >>
La mora ammutolì, voltandosi per guardarla negli occhi, adesso incredibilmente seria e triste. Kushina era a denti stretti, scioccata, eppure ancora non sapeva niente. Hinata si morse il labbro, agitata.
<< So perfettamente che non dovresti dirmi niente, dato che altrimenti rischieremmo di cambiare le cose. >> mormorò la donna, premendosi le mani sul ventre, dove il suo bambino scalciava << Ma te lo prometto, Hinata, non succederà. Ho capito che non posso vedere Naruto crescere ma… vorrei comunque sapere cosa gli è successo in questi anni! >>
La ragazza si voltò nuovamente, ansiosa. Appoggiò le mani al tagliere, cercando di capire cosa esattamente doveva fare. Era più forte di lei, non riusciva a rimanere impassibile davanti all’amore provato da quella donna verso un bambino ancora non nato, eppure già conosciuto. Era impensabile per lei ignorare freddamente la sua richiesta, nonostante la sua stessa divisa da jonin glielo vietasse, dato che non doveva seguire le emozioni in nessun caso. Ma proprio non ci riusciva, non ce la faceva, e poi sentiva di potersi fidare.
<< Voi siete morti quando Naruto era nato da poco. All’inizio è stato preso in cura dal terzo, che comunque, per non destare sospetti, lo faceva vivere da solo, in una casa minuscola, dandogli qualche soldo ogni mese. Naruto ha dovuto imparare a vivere da solo, con le proprie forze. >> strinse i pugni, arrabbiata per quanto accaduto << Eppure… l’ho sempre visto sorridere. E’ la persona più solare che conosco. Da piccolo era una peste… una volta mi difese da dei bulletti. Era sempre stato evitato da tutti, trattato male, preso a male parole, perché sapevano che lui è il Jinkurikii. >> sospirò, provata per quel racconto così lungo << Lui però voleva solo essere accettato da tutti, così cominciò a sognare di diventare Hokage. Lo ripeteva ogni giorno, e sempre si allenava, anche se all’inizio sembrava un’incapace, grazie a Kakashi-sensei, Jiraya-sensei e tutti coloro l’hanno aiutato è diventato sempre più forte. Non si è mai arreso e lo stimo tantissimo, per questo. Però… >> a stento trattenne le lacrime << … la sua vita è piena di tante ombre, di persone che non ci sono state, che lo hanno lasciato solo, come voi, come il suo migliore amico, che assetato di vendetta e diventato un nunkenin a solo tredici anni. Non ha fatto altro che cercare di migliorarsi per riportare a casa Sasuke, che intanto diventava temibile e pericoloso. E’ diventato così forte da… da diventare l’eroe di Konoha, salvandoci tutti da un nemico potentissimo, Pain, e dalla quarta grande guerra ninjia, dove ha ritrovato il suo migliore amico. >> lacrime cominciarono a bagnargli le lacrime, inarrestabili  << Ma è stata durissima. Abbiamo perso Jiraya-sama… Neji-nii-san! >>
Si portò le mani al volto, cominciando a singhiozzare, quando due calde braccia la avvolsero, riportandola indietro nel tempo, quando era sua madre a consolarla. Kushina cominciò ad accarezzarle i capelli, le lacrime agli occhi, tentando di darle conforto.
<< Ti ringrazio, Hinata. >> le sussurrò dolcemente << Sia per avermi detto tutto questo sia per essergli stata vicino in tutto questo tempo. Davvero, grazie. >>
Hinata si scostò, tentando di ritrovare la calma, per poi parlarle ancora.
<< Vorrei solo che capiate che non dovete assolutamente farvi influenzare dal mio racconto. >> mormorò << Dovete comportarvi come se non ci fossimo mai conosciuti, o al massimo sapendo come diventerà Naruto mentre voi non ci siete. >> si strofinò gli occhi con due dita << Lo so che è difficile, anzi impossibile ma… temo che se qualcosa andasse diversamente, tutto il mio presente venga stravolto.
<< Tranquilla, Hinata-chan. >> rispose la donna << E grazie di tutto, davvero. >>
Le due donne ripresero a cucinare, scambiandosi di tanto in tanto qualche battuta, finché non venne il momento di sedersi a tavola per consumare il pasto. La cena si svolse in allegria, fra scherzi, battute e risate, non pensando al tempo che passava. Poi però Kushina cominciò a dare i primi segni di stanchezza, ormai tardi, provata dalla gravidanza.
<< Ragazzi, si è fatto tardi. Sarete stanchi anche voi, immagino! >> affermò Minato, gaio << Vi ho preparato due futon nell’altra camera. Usate pure il bagno quando volete. >>
I quattro allora si scambiarono la buonanotte e si defilarono nelle loro camere…
… solo quando Hinata si ritrovò chiusa con lui in stanza si rese conto che avrebbe passato la notte con Naruto.





 


Angolo Autrice~
OhOhOhOh. Mi sento Babbo Natale. Naruto e Hinata in camera insieme! 
Capitolo pesantuccio, eh? Tante emozioni, spero solo che il mio Naruto
non risulti troppo OOC. Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio!

 

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Capitolo 6
*** Qualcosa da amare. ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa da amare


 
Si era fatta una doccia veloce e aveva indossato una maglia lunga appartenente a Kushina al posto del pigiama. Si era riavviata i capelli con calma, aveva appoggiato le mani al lavandino e, guardandosi allo specchio, aveva emesso un profondo sospiro.
Non voleva andare nell’altra stanza, no di certo, anche se si sentiva stanchissima. Erano due giorni che non dormiva e adesso sentiva di poter crollare, così non aveva scelta; ma andare in contro al proprio destino dalle parvenze di un uomo alto e biondo non era esattamente la cosa che gli andava più a genio di fare.
Invocò tutti i Kami sperando di trovarlo addormentato e uscì dal bagno per tornare in stanza in punta di piedi. Scostò la porta e osservò l’interno buio, solo la luce lunare a rischiarare quell’oscurità, portando inevitabilmente il proprio sguardo sul viso di Naruto, dove la luna si posava. Aveva gli occhi chiusi.
Cercando di non far rumore – e abbassandosi la maglia come meglio poteva, dato che per i suoi gusti era troppo corta – entrò in stanza chiudendosi la porta alle spalle, per poi infilarsi nel suo futon, proprio accanto a quello di lui. Naruto le dava le spalle, steso su un fianco, e lei non poté che sospirare sollevata.
Sentiva il suo calore anche a distanza e, inspirando forte come faceva sempre prima di dormire, venne sopraffatta dal tenue profumo d’arancia che distingueva il biondo. Tremò all’idea di essergli così vicina e provò il bisogno estremo di avvicinarglisi ancora, di toccarlo, di stringerlo.
Strizzò gli occhi, tentando di distogliere la concentrazione da quei pensieri assurdi, e cercò di rilassarsi, finalmente pronta per cadere fra le braccia di Morfeo. C’era silenzio, i grilli cantavano in lontananza, la luce fioca della Luna non le dava fastidio. Era tutto molto calmo, come doveva essere la notte. Il suo pensiero tornò a Naruto, quando pensò che in fondo non russava neanche così tanto da non farla dormire… aspetta.
Aprì gli occhi, improvvisamente scioccata. Naruto non russa, pensò ancora, “allungando” le orecchie, strano. Rimase in ascolto tentando di udire anche il minimo rumore, ma tutto ciò che sentì fu il suo respiro lento e perpetuo. A quel punto, c’erano solo tre possibilità: o era diventata sorda, o lui aveva fatto una cura e adesso non russava più oppure… oppure era sveglio. Tremo, osservando la sua schiena muoversi pacatamente.
<< Na-Naruto-kun? >> provò, incespicando un poco << Sei sveglio? >>
Attese, ma non ottenne risposta, così tornò a fissare il tetto. Chiuse gli occhi, adesso più sicura, tentando di tornare a dormire. Probabilmente, Naruto aveva smesso davvero di russare nel sonno.
<< Hinata. >> sentì dire all’improvviso, con voce roca e profonda, ancora più calda nel silenzio della notte.
Spalancò gli occhi, presa alla sprovvista, e si voltò verso di lui: Naruto si era girato sull’altro fianco, adesso molto più vicino a lei, e la guardava con occhi grandi, sgranati, di un blu intenso e notturno.
<< Non riesco a dormire. >> spiegò immediatamente interpretando i suoi pensieri alla perfezione << Stavo pensando a oggi, a come abbiamo passato questa giornata folle. Sai… avevo molto bisogno dei miei genitori, nell’ultimo periodo. >> chiuse gli occhi per un attimo, quasi stanco, poi tornò a guardarla << Da quando è finita la guerra mi sono sentito completamente solo. Tutti avevate il vostro ben daffare e io, dopo essermi occupato tutto il giorno per non pensare, tornavo a casa e non trovavo mai nessuno. A volte non riuscivo a dormire… esattamente come la notte scorsa, quando sei venuta da me. >>  le sorrise dolcemente << E’ strano ma... credo proprio che tu mi abbia salvato un’altra volta, Hinata. >>
Hinata, stupita, non sapeva che dire. Balbettò a malapena il suo nome.
<< E stavo pensando anche al mio comportamento di stamattina. >> si grattò il naso, imbarazzato << Credo proprio di doverti delle scuse… non è da me risponderti duramente. E’ solo che avevo proprio bisogno di incontrare ancora i miei genitori… Perdonami. >>
<< Tra-tranquillo, Naruto-kun. >> rispose Hinata, distogliendo lo sguardo, in modo da trovare il coraggio di dire ciò che pensava << Infondo ti capisco bene. Anche io vorrei rivedere mia madre… a volte temo di non ricordarmi più il suo viso. >>
Naruto aprì la bocca, sorpreso << Tua madre è… >>
<< Morta, qualche giorno dopo la nascita di Hanabi. >> spiegò la ragazza, concludendo la frase per lui << Era molto cagionevole e non è riuscita a sopportare un secondo parto. >>
<< Io… non… non ne avevo idea… >> mormorò il biondo, sconvolto << Mi dispiace tanto… >> allungò una mano e scosse un attimo la spalla della ragazza  << Allora è deciso, domani, prima di andarcene, passeremo un po’ di tempo con tua madre! >>
<< Ma… Naruto… >> tentò lei.
<< No, non voglio sentire “ma”! >> rispose il ragazzo, sorridendo << Non vedo perché no. >>
Hinata gli sorrise, annuendo flebilmente. Non era del tutto convinta, ma con lui al suo fianco era tutto diverso. Cominciò a pensare a sua madre, tentando di ricordare il suo viso, così non si accorse che Naruto non aveva smesso di fissarla, guardandola in un modo totalmente diverso, per la prima volta.
Si riscosse dai suoi pensieri soltanto quando sentì due polpastrelli bollenti spostarle delicatamente una ciocca di capelli dal volto, portandola dietro all’orecchio. Lo osservò. Naruto si era appoggiato ad un gomito, vicino a lei, in modo da poterla guardare dall’alto con occhi quasi scuri e magnetici, mentre con due dita tremanti continuava a toccargli i capelli. Sentiva il suo respiro caldo ad una spanna dal viso, abbastanza da farla tremare di piacere quando quel calore le penetrò nel corpo, nelle membra, nelle ossa, scuotendola con un brivido.
<< Hinata… tu per me sei un mistero. >> ammise il biondo, la voce ancora più bassa se era possibile << Continui a cambiare, non ti fermi. So solo che sei diventata forte, tanto, che hai solidi principi, che non ti arrendi mai, che hai subito tante ingiustizie nella tua vita… un po’ come me. >> vide Naruto tremare, forse per una insicurezza che a parole non dimostrava. << Tu ci sei sempre stata per me… sento che siamo così simili. >>
La mora lo guardò, stupita da quelle parole che non si aspettava minimamente. Lui si stava aprendo con lei, mostrandole i meandri del suo cuore e lei non poteva che essere felice. Ma voleva di più… lo voleva più vicino… e per la prima volta da quando era nata, forse, decise di prendersi ciò che desiderava. Lo abbracciò, istintivamente, facendo forza con i reni per alzarsi un poco.
Si ritrovarono seduti e dopo un attimo di esitazione Naruto ricambiò la sua stretta, avvolgendole i fianchi con un braccio e perdendo una mano fra i suoi capelli, che percorse per tutta la sua lunghezza, lentamente, per poi premerle la nuca ancora più addosso, bisognoso. Hinata lo sentiva tremare e si chiese come fosse possibile. Ringrazio i Kami per quel miracolo e le batté forte il cuore per l’emozione di sentirlo così desideroso del sua affetto. Si ritrovò faccia a faccia con la fonte di quella forte fragranza di agrumi che la riscaldava tutta; si aggrappò alla sua maglietta, alla sua schiena, mentre inspirava  il profumo dal suo collo, stringendolo forte; avrebbe voluto morderlo, farlo suo: sentiva di amarlo, sentiva di averlo sotto la pelle, nel sangue, nel cuore, facendola ardere di passione: lo desiderava. Ma ebbe paura e tremò vigorosamente mentre lo sfiorava con il naso, per poi baciargli la clavicola rimasta scoperta. Lo sentì sospirare di piacere.
Non seppe esattamente come avvenne, non ebbe il tempo di pensare né di capire, ma si ritrovò stesa nuovamente sul futon, Naruto a cavalcioni su di lei, la sua bocca sulla guancia, sul lobo, sul collo, sulla spalla.
<< Hinata... >> sussurrò, con voce spezzata da baci e ansimi << Oh, Hinata… >>
Continuava a toccarla spasmodicamente, desideroso di sentirla il più vicina possibile, infilando una mano fra i suo capelli, toccandole la pelle nivea delle guance, quella del collo, intrecciando le mani alle sue. Hinata non capiva più niente, ma all’improvviso sentì il calore di una delle grandi mani infilarsi sotto la maglietta, sfiorandole appena un fianco.
<< Ah… >> le sfuggì un gemito, incontrollabile, e Naruto si fermò di colpo, ritraendo le mani dal suo corpo, inspirando forte per ritrovare l’autocontrollo. Si guardarono intensamente, occhi negli occhi, senza mai distrarsi, il fuoco ad impossessarsi di loro.
Cosa cavolo è successo?  Hinata cercò di rifletterci, ansante e mezza scoperta, come è cominciato tutto questo? Era tutta colpa della sua voce, di quella maledetta voce calda, soprattutto mentre diceva quelle parole aspettate a lungo, erano simili… Quella voce che la disarmava, che le faceva perdere le inibizioni, che le faceva venire voglio di zittirlo con un bacio. Oh Kami, gli ho baciato il collo… pensò, prendendo a darsi le colpe, ho desiderato le sue mani, i suoi tocchi… che mi prende? Non smise di guardarlo mentre pensava, osservando il modo in cui si era irrigidito, incapace di dire o fare qualcosa di diverso.
Perché ha smesso di colpo? Le sue insicurezze tornarono a fare capolino, anche se in modo diverso. Ho fatto qualcosa che non dovevo? Non mi vuole più?
<< Hinata. >> chiamò, mentre i suoi occhi si incupivano all’improvviso << Vuoi che ti accarezzi ancora? >>
Che domanda strana, assurda. Naruto pareva insicuro, eppure, se solo fosse stato capace di leggere nella mente, avrebbe riso dei pensieri ben peggiori che faceva la ragazza. “Vuoi che ti accarezzi ancora?” sembrava la richiesta di un permesso, di conferme, di parole. Quella frase sembrava avere il significato di “mi ami ancora?”.
<< Ti amo da morire, Naruto. >> non mormorò, non sussurrò, non arrossì, non titubò. Lo disse, semplicemente, senza remore, perché se c’era una cosa sui cui Hinata era certa era che l’amava senza freni, sempre pronta a rischiare anche tutta la sua vita, per lui. E lui sembrava non aspettasse altro.
Naruto la guardò in un modo diverso ancora; i suoi occhi trasmettevano amore, passione e tanta possessione, mentre lasciava scorrere lo sguardo su di lei.
Passò le mani sulle sue gambe nude, lentamente; si infilò sotto la sua maglia, toccandole i fianchi morbidi, passando i polpastrelli fra le costole; si appoggiò ad un braccio, avvicinandosi pericolosamente a lei, mentre con l’altra mano le sfiorava le mani, percorreva il braccio, saliva sulla spalla e finiva per accarezzarle il collo flessuoso, la guancia, delicata; poi le sue dita arrivarono alle labbra rosee, ne delinearono i contorni, ne saggiarono lo spessore. Poi Naruto si mosse ancora, appoggiando i gomiti ai lati del suo viso, mentre le mani giocavano ancora con i capelli color notte. La guardò negli occhi bianchi per un attimo ancora, ammirato, per poi chiuderli e abbassarsi ad una lentezza disarmante; la baciò, lentamente, dandole il tempo di abituarsi e di coordinare i respiri, assaporando quel momento in ogni stanotte. La baciò a lungo, tutta la notte.
Si dice che il vero amore sia quello che respira al tuo stesso ritmo.
 

 
Angolo Autrice~
Eccomi qui! Sono tornata, in ritardo, I know! Ma eccomi qui, ed ecco una
nottata di fuoco fra i nostri due beniamini. Il primo bacio! Spero che la
storia vi sia piaciuta, davvero!
Gente, ho vinto il secondo posto con http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2714585&i=1
e spero che vorrete darci un'occhiata! A presto n.n

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Capitolo 7
*** Qualcosa da ricordare. ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa da ricordare.

 
 
Quando si svegliò, quella mattina, non c’erano più le braccia di Naruto ad avvolgerla, anche se quella sensazione di calore permeava ancora sul suo corpo. Si chiese se si fosse sognata tutto e non seppe darsi una vera e propria risposta. Si guardò attorno, comunque, notando che il secondo futon già non c’era più e che anche le cose di Naruto erano sparite. Lui non c’era… perché? Scosse la testa, tentando di scacciare quei pensieri. Naruto era una persona gentile, non si sarebbe mai approfittato del suo amore per lui; probabilmente si era soltanto svegliato presto e aveva deciso di lasciarle la camera libera, in modo che potesse fare tutto ciò che desiderava, compreso cambiarsi.
La ragazza tornò quindi a infilarsi il vestito rubato il giorno prima e si guardò allo specchio che c’era in camera, riavviandosi i capelli: le stava bene, era vero, ma si sentiva a disagio ad andare in giro in quel modo, senza la sua amata tuta da jonin a coprire le sue forme. Si guardò intorno, indecisa sul da farsi, quando notò alcuni abiti semplici ripiegati davanti alla porta. Scattò verso di loro, prese la maglia dai due lembi superiori e l’alzò, cominciando ad osservarla. Quella era la T-shirt rubata il giorno prima da Naruto, pulita e linda, ma con ancora il suo profumo addosso. Qualcuno in quella famiglia aveva pensato che forse non le andava di indossare nuovamente il suo abito, ma quella maglia era un chiaro segno che fosse stato Naruto a premunirsi di lasciarle degli abiti, probabilmente immaginando quanto si sentisse a disagio con quel vestito in dosso. Sorrise, sperando dal profondo del cuore che fosse quella la ragione della maglietta. Guardò ancora ciò che era posto davanti alla porta e trovò un paio di pantaloni leggeri, di un profondo nero, troppo corti per essere di un uomo. Immaginò che fossero di Kushina e li indossò, sinceramente grata.
Si pettinò un’ultima volta i capelli passandoci le dita e si preparò per uscire dalla stanza, prendendo un grosso respiro. Aprì la porta e si ritrovò in salotto, dove la famiglia stava già facendo colazione. Si sentì a disagio nel vedere quel dolce quadretto familiare a cui non apparteneva. Erano le dieci e si stupì di vedere lì l’Hokage, ma non ci fece molto caso, perché in realtà non aveva modo di pensare a nient’altro che non fosse scusarsi per il disturbo e ringraziare. Si avvicinò a loro e si inchinò come le aveva insegnato a fare sua madre quando ancora era una bambina. Sentì subito che tre paia di occhi chiari erano fissati su di lei, curiosi.
<< Grazie per gli abiti, non so se sbaglio ma ho immaginato fossero per me. >> affermò, complimentandosi per l’autocontrollo << Scusatemi per il disturbo che vi sto arrecando. >>
I tre risero, compiaciuti. Fu Minato a rispondere.
<< Non devi né scusarti né ringraziarci, Hinata. >> sorrise, in un modo capace di irradiare la stanza << Siamo noi a ringraziare te, perché ti prendi cura del nostro furfante. >> disse, alludendo ironicamente a Naruto << E poi è un vero piacere averti nella nostra casa, così come lo è averti conosciuta. A me basta uno sguardo per capire come è una persona e ho notato subito quanto sei intelligente e forte. La tua anima è così elegante che non smetto mai di stupirmi. >> la vide arrossire e tanto gli bastò come risposta << Vieni a sederti accanto a me Hinata, sarai affamata! >>
Hinata si avvicinò timidamente al tavolo e si sedette con loro per la colazione. Sentiva gli occhi di Naruto fissi su di sé ma non riusciva proprio ad alzare lo sguardo per incontrare quegli occhi cerulei. Tutti quei complimenti da parte di Minato e le premure da parte degli altri due l’avevano messa in soggezione. Non capiva come una persona potesse anche solo trovare lo spunto per farle dei complimenti, eppure Minato sembrava davvero un artista sotto questo punto di vista. Si sentì molto grata e emozionata per tutto ciò che aveva ricevuto; per la prima volta si sentì accettata completamente da quella famiglia, non era più d’incomodo; eppure si era sentita d’incomodo per tanti anni nella sua famiglia, solo negli ultimi tempi era riuscita a recuperare, così si stupiva immensamente della velocità con cui la famiglia Uzumaki era entrata nel suo cuore, ovvero neanche un giorno.
Non si accorse di quanto tempo aveva passato a pensare e a mangiare silenziosamente fin quando Naruto la ridestò con la sua bellissima voce.
<< Grazie per la colazione, ‘tou-san. >> affermò, con un sorriso ilare << Ma adesso io e Hinata abbiamo una piccola missione da svolgere. Vi dispiace se ci rivediamo più tardi? >>
<< Che missione… ? >> provò a dire Kushina, ma venne prontamente interrotta dalla mano di Minato sulla sua.
<< Dai, Kushina, lasciali un po’ stare! >> disse, cercando di mettere a tacere la sua curiosità << Se avessero voluto dircelo lo avrebbero già fatto! >>
Kushina finse di mettere il broncio << Va bene, però siete cattivi. >>
Naruto e Hinata risero, alzandosi da tavola. Finalmente lei ebbe il coraggio di guardarlo e solo in quel momento si accorse che il biondo indossava abiti blu molto morbidi appartenenti al padre. La maglia era quasi dello stesso colore dei suoi occhi, che incrociò poco dopo. Questi la scossero, innescando fremiti e fremiti, perché parevano parlare: “Ricordi questa notte?” sussurravano. Si affrettò ad abbassare di nuovo lo sguardo.
<< Bene, allora noi andiamo. >> annunciò il biondo, avvicinandosi alla porta << Ci vediamo presto. >>
I due genitori salutarono i due ragazzi e gli diedero un paio di raccomandazioni mentre Naruto apriva la porta e faceva uscire la mora, per poi salutare con un sorriso.
Naruto cominciò a camminare in strada con le mani sulla nuca, come suo solito. Hinata lo guardò per un attimo e poi lo affiancò silenziosa. Fra di loro cadde un silenzio imbarazzato e pesante, una calma apparente che celava mille domande e mille pensieri. Cosa devo fare?, si chiese la ragazza, esattamente come il giorno prima. Sobbalzò quando si accorse che Naruto la stava guardando.
<< Hai idea di dove possa essere tua madre in questo momento? >> fu lui a rompere il ghiaccio.
Hinata ci pensò per un attimo. << Credo che sia a casa, ma non possiamo passare di là come normali civili. >>
Naruto inarcò un sopracciglio biondo << Perché? >>
<< Perché mia madre è incinta di me, è al settimo mese. >> rispose la mora, con voce calma << E’ incinta dell’erede del Clan… villa Hyuga sarà sotto sorveglianza e tutto il quartiere in allerta. >>
 
<< Niente che due grandi shinobi come noi non possano superare. >> sorrise Naruto, ottimista << Sarà davvero come una missione! >>
<< Sì ma… dobbiamo stare attenti. >> rifletté la ragazza  << Azzeriamo la nostra presenza e passiamo sui tetti. >>
Naruto annuì e saltò sul tetto più vicino, seguito a ruota dalla mora. Cominciarono a correre verso villa Hyuga tentando di non dare nell’occhio. Il biondo osservava Hinata, che correva davanti a lui, osservando la sua schiena e il modo in cui quei vestiti la stringevano nei punti giusti.
Hinata era una ragazza bellissima. Se ne era accorto solo negli ultimi tempi, da quando quella ragazza era diventata, seppur lentamente, qualcosa di importantissimo. Hinata era forte. Silenziosa, forse, ma decisa, determinata e pura. Come diceva suo padre, Hinata aveva un’anima elegante… lui era riuscito a capirlo dopo anni, mentre a Minato era bastato uno sguardo. Hinata, per lui, era perfetta. Amava il modo in cui la sua sola presenza lo calmasse, quando arrivava portava sempre con sé un raggio di sole caldo e tranquillo. Esattamente come quella notte, quando quella folle avventura era cominciata, lei aveva portato freschezza e serenità in una notte buia e solitaria, dove non riusciva proprio a prendere sonno. Hinata gli era entrata nell’anima già da tempo, ma se ne era reso conto solo quando quella notte passata insieme, sentendo il suo calore sulla pelle, il suo affetto, il suo amore puro, era stato travolto dalla passione e dal bisogno di sentirla sempre più vicina a sé, al suo cuore. Al solo pensiero sentiva le labbra ardere, memori della pelle setosa e nivea che avevano sfiorato da poco.
E adesso… c’era imbarazzo e tensione, e lui stesso aveva paura di dire qualsiasi cosa, parole troppo inutili e sciocche dopo quella notte appena trascorsa.
La vide fermarsi di colpo e appostarsi dietro il cornicione di un tetto, così fece la stessa cosa, affiancandola e guardando proprio dove stava guardando lei.
Seduta sul legno delle scale che davano sul giardino in stile zen posto all’interno di villa Hyuga, ad a malapena una decina di metri di distanza da loro, una giovane donna sedeva tranquilla. Aveva lunghi capelli blu notte che sfioravano il pavimento, grandi occhi bianchi e un sorriso dolce. Indossava un kimono bianco sporco stretto in vita da una piccola fascia verdeazzurra. La donna continuava ad accarezzare il ventre rigonfio. Era assolutamente incantevole.
<< E’ lei. >> sussurrò appena Hinata, gli occhi tristi << E mia madre. Hana Hyuga. >>          
Naruto non rispose subito, non ne aveva la forza. Capiva il subbuglio in cui si trovava adesso la ragazza, così rimase appostato, continuando a guardare quella bellissima e giovane donna. Lentamente, avvicinò la mona bruna a quella nivea della ragazza, sfiorandole appena le nocche, per poi intrecciare le dita alle sue.
<< Forse possiamo avvicinarci, parlarle. >> provò il giovane, distogliendo appena lo sguardo per osservare l’espressione di Hinata, che vide indurirsi << Credo che capirà, esattamente come hanno fatto i miei genitori. >>
<< No, Naruto. Non voglio turbarla con un peso del genere. >> rispose la ragazza, continuando a guardare la madre << Non deve sapere che non mi vedrà crescere. Sarebbe troppo terribile per lei, già lo so. E poi, non so come la prenderebbe mio padre. >> mosse leggermente il capo << No… e comunque non possiamo avvicinarci oltre, perché è continuamente sorvegliata. Temerebbero un attacco. >>
<< Ma con il tuo aspetto, Hinata… >> tentò ancora il biondo << Insomma, si vede che sei una Hyuga! >>
<< No, Naruto. >> fu dura << Mi basta osservarla per un po’, davvero… >>
Il ragazzo si rabbui, ma capiva le ragioni della ragazza. Gli tornarono in mente le parole che lei stessa aveva pronunciato la sera prima: “a volte temo di non ricordarmi più il suo viso.”. Capì quanto fosse importante per lei rivederla, anche se da lontano, e non volle interferire oltre, nonostante provasse l’irrefrenabile desiderio di stringerla a sé e consolarla.
Rimasero in silenzio per qualche altro minuto, quando la scena cambiò e Hinata sussultò istintivamente.
Hiashi aveva raggiunto la moglie portando un vassoio con due tazze e una teiera. Si sedette accanto alla donna, che lo guardava curiosa, e versò il thè nelle eleganti tazze di bambù, porgendone poi uno alla donna, che sembrò ringraziarlo. Hinata si stupì: in tutta la sua vita non aveva mai visto l’uomo preparare il thè, anzi, pretendeva che gli fosse servito sempre allo stesso orario.
Li vide sorseggiare silenziosamente il loro thé per qualche minuto, fin quando Hana disse qualcosa e rise, forse prendendolo in giro. Purtroppo erano troppo distanti per sapere cosa i due si stessero dicendo.
Vide il padre rispondere in modo severo per poi sorridere appena, accarezzando con una mano sul pancione della moglie, che rise nuovamente. Hiashi interruppe quella risata con un bacio forte e deciso, appassionato, anche se si vedeva che tratteneva a stento le risate.
Sentì che calde lacrime cominciavano a scorrere sul suo viso nello stesso momento in cui Naruto protese un braccio e le circondò le spalle, poggiando il mento sulla spalla di lei, tentando di farla sentire meno sola al mondo.
In quel momento ebbe la certezza di qualcosa a cui aveva pensato spesso senza darsi pace o risposte: i suoi genitori si amavano. Davvero. In quel momento capì la freddezza del padre e di tutto il suo Clan, provati da quella morte troppo celere e troppo dolorosa. Capì i suoi silenzi e il suo dolore. Capì di non essere mai stata davvero sola e tutto ciò non fece altro che farla disperare ulteriormente: ormai non vedeva più attraverso le lacrime. Naruto la avvolse fra le braccia e la sollevò, cominciando di nuovo a correre sui tetti per allontanarsi.
<< Scusami, Hina-chan. >> mormorava, tentando di correre il più velocemente possibile << Ma credo che ci avessero scoperto. >>
In quel momento si accorse che, in preda alla disperazione, si era lasciata andare e aveva rilasciato la propria aura, non riuscendo più ad azzerare la propria presenza. Si diede della stupida.
<< E’ stata colpa mia… >>
<< Non preoccuparti. >> l’interruppe lui << Li abbiamo già seminati. >>
Naruto continuò a correre e si fermò soltanto quando arrivò nel bosco, lasciando che Hinata si rimettesse in piedi. Quest’ultima cominciò ad asciugarsi le lacrime con i pugni chiusi, proprio come farebbe una bambina.
Naruto se la ricordò esattamente identica a quando la salvò dai bulletti, ancora bambini.
<< Ehi. >> Naruto la spinse contro il proprio petto, abbracciandola protettivo e passando una mano fra i suoi capelli << Calmati, avanti. Non hai motivo di piangere. I tuoi genitori si amavano e ti amavano. >>
Hinata si strinse a lui e si aggrappò alla maglietta, mentre lui continuava ad accarezzarle la nuca, sinceramente grato di poterla avere così vicina a sé.
<< Senti Hinata, ti va di distrarci un po’? Mi è venuta un’idea. >>  la scostò da sé, guardandola negli occhi umidi e brillanti, meravigliosi << Ti va di cambiare in qualche modo l’ambiente che ci circonda? Non so, qualcosa che possiamo riconoscere solo noi. Non credo cambi molto il futuro, ma magari ritroveremo i segni del nostro passaggio nel presente… Ti va? >>
Hinata annuì, sorridendo e asciugandosi le ultime lacrime.
<< Cosa ti va di fare? >> chiese, grattandosi il naso, pensoso << Io pensavo a qualche scritta oppure ad accorciare il naso a qualche testa di pietra… cose così! >>
Hinata per poco non si mise a ridere, ma tentò di contenersi, muovendo piano il capo in segno di diniego.
<< So che ti chiedo tanto, ma potremmo fare una cosa per mia madre? >> chiese, titubante.
<< Farei qualsiasi cosa per te, Hinata-chan! >> rispose lui prontamente, facendola arrossire << Avanti, spara. >>
<< Ecco… >> distolse lo sguardo e prese a torturarsi le mani, agitata, ma con un velo di malinconia negli occhi << Ci terrei molto a fare qualcosa per mia madre, lasciarle qualcosa che la consoli, che la tranquillizzi nei momenti di difficoltà che presto si ritroverà ad affrontare… >> si fece forza e si voltò per guardarlo negli occhi, cercando di apparire più sicura possibile << Vedi, mia madre amava molto i tulipani rossi. So che se trovassimo un posto immenso per piantarli, mia madre davanti a quello spettacolo si sentirebbe rinata. >>
A Naruto brillarono gli occhi << Oh, si, facciamolo! >> rispose, entusiasta << Quale sarebbe il posto più giusto, secondo te? >>
<< Il bosco vicino all’ospedale di Konoha. >> affermò la mora << E’ uno dei pochi posti che non è andato distrutto e… beh, mia madre passava molto tempo da quelle parti. >>  
<< Capisco. >> le disse, sorridendo dolcemente. Con una mano prese ad accarezzarle i capelli << Credo che dovremmo cominciare subito. Andiamo dagli Yamanaka! >>




 

Angolo di Tomoko-chan.
So perfettamente che ogni volta che mi faccio viva torno promettendovi che sarò qui più spesso,
e mi dispiace molto non riuscire a mantenere le promesse, quindi non ne farò più. Il periodo è 
molto brutto e non sto qui a dirvi perchè, ma sappiate che la voglia di scrivere scarseggia come
la possibilità di frequentare questo sito. Spero che continuerete a seguirmi e a farmi sapere se
questa storia vi piace o no. Intanto potete seguirmi su fb!
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Capitolo 8
*** Qualcosa per salvarti. ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa per salvarti.


Per tutto il giorno avevano piantato con pazienza i bulbi dei tulipani nel bosco, lavorando con fatica ma con il sorriso sul volto. Non si erano neanche fermati per mangiare, né per riposare o parlare: era chiaro a entrambi che meno restavano in quella dimensione temporale, meno facevano danni, meglio era.
Nonostante tutto, quando finalmente finirono, decisero di fare un salto veloce al ruscello di Konoha per rinfrescarsi e lavarsi le mani sporche di terra. Soltanto dopo aver trovato un po’ di sollievo, si scambiarono un sorriso stanco e decisero, con un tacito accordo, di fermarsi a parlare.
<< Che faticaccia! >> esalò il biondo, stravaccandosi sul prato soffice e fresco, accanto al fiumiciattolo.
Hinata, accanto a lui, rimase ferma nella sua posizione, seduta sulle ginocchia piegate, da brava giapponese. Strinse i pugni sulle cosce, in preda al vortice dei suoi pensieri. Nonostante quella mattina Naruto si fosse dimostrato più calmo e dolce, addirittura premuroso nel momento del bisogno, non aveva neanche accennato a quanto fosse accaduto la sera precedente, né aveva dimostrato di ricordarlo. Eppure, Hinata non poteva credere che quello fosse stato tutto un suo sogno, affatto; era inconcepibile che emozioni così forti e palpabili fossero illusioni: lui l’aveva stretta sé, l’aveva baciata per tutta la notte, accarezzandola come se fosse l’ultima volta. 
Sebbene questi pensieri le ammorbassero il cervello, non riusciva a trovare il coraggio per parlargliene. Era semplicemente paralizzata: non poteva fare molto, con quella febbre saffica addosso, però sentiva comunque di dover dire qualcosa.
<< Grazie… >> mormorò infatti, cercando il suo sguardo con una punta di ansia << Per tutto, davvero. Quello che hai fatto è molto importante per me. >>
Si immerse in quello sguardo limpido e sereno quanto il cielo in quel momento; lo vide arrossire leggermente, un poco imbarazzato, grattandosi il naso come era solito fare.
<< Non ho fatto niente. >> disse, con un sorriso immenso sul viso. Poi allungò una mano, afferrò il braccio della mora e la attirò delicatamente a sé, non permettendole però di liberarsi dalla stretta. Fu inaspettato, e infatti Hinata superò nuovamente il record del suo rossore, avvampando come non mai. Si ritrovò di profilo appoggiata sul petto possente del biondo, che si muoveva piano su e giù, e riuscì distintamente a scandire il battito del suo cuore, che batteva a ritmo piuttosto spedito. Che Naruto fosse agitato, come lei, per quel contatto? Si ritrovò a sgranare gli occhi a quel pensiero.
<< Io sono molto stanco. >> rivelò il biondo, ed era ovvio, dopo quelle notti passate quasi completamente insonni. Cominciò a giocare con una ciocca dei lunghi capelli della mora, passandosela fra le dita e guardandola contro luce, in modo da ritrovare gli amati riflessi notturni << Ti va di dormire un po’? >>
Hinata annuì, muovendosi piano contro il suo petto. Era andata totalmente in confusione, il cuore le batteva forte tanto che il petto le doleva, un calore conosciuto si era impossessato delle sue membra e le orecchie pulsavano improvvisamente vive, tanto da non farle sentire quasi nulla. Hinata, però, voleva vivere quel momento con tutta se stessa, così tento di calmarsi, in modo da distinguere bene tutto ciò che le accadeva intorno: così avrebbe potuto rievocare quelle emozioni quando voleva per sentirsi ancora calda, ancora amata.
Così, mentre lentamente chiudeva gli occhi e cadeva nel sonno, cullata dal respiro di lui e dal suo cuore martellante, riuscì a sentire distintamente un bacio umido e delicato che si posava sulla suo fronte, accompagnato da un dolce sussurro che diceva: << Dormi, piccola Hinata. >>
 
<< Ma che…? >>
Hinata sentì la voce ansiosa e stupita di Naruto e si svegliò all’improvviso, spalancando gli occhi. Dopo un secondo riuscì a distinguere rumori forti, urla simili a quelle della guerra e grida di battaglia. Di colpo si mise a sedere, spaventata, mentre Naruto si era alzato in piedi, guardandosi intorno: il cielo notturno aveva sfumature rosso cremisi, un vento impetuoso muoveva le fronde degli alberi e le urla non finivano mai, dando a quello spettacolo un tocco di horror.
<< No… NO! >> urlò Naruto all’improvviso, voltandosi poi verso di lei, tendendole una mano << Hinata, andiamo! >>
Hinata afferrò la mano con forza e cominciarono a correre fuori dal boschetto, verso il centro di Konoha. Appena fuori dal bosco, la situazione era da delirio: i civili correvano verso l’esterno delle mura, mentre tutti i ninjia saltavano di tetto in tetto verso una direzione ben precisa, allora ancora sconosciuta.
<< Hinata, che giorno è oggi? >> chiese Naruto, non smettendo di correre.
Hinata mormorò qualcosa di indecifrabile, non sapendo cosa rispondere, e sentì Naruto grugnire. Il biondo fermò un civile piuttosto allarmato, ponendogli la stessa domanda.
<< Ma che cavolo di domande fai in un momento come questo! >> rispose l’uomo << E’ il fottutissimo 10 Ottobre! >> l’uomo riprese a correre, non curandosi più di loro.
Naruto era scioccato, ma purtroppo Hinata non era a conoscenza dei fatti e non riusciva proprio a capire cosa stesse accadendo.
Poi, l’ennesima conferma: un ringhio grave e forte provenne da una in quantificabile distanza, lasciandoli pieni di sgomento. Anche Hinata, adesso, aveva capito tutto. Era la notte dell’attacco della volpe al villaggio.
<< No! NO! >> urlò ancora Naruto, entrando in modalità binju, per poi prendere Hinata fra le braccia pronto a correre il più velocemente possibile << Hinata, il byakuugan! >>
In un attimo Hinata attivò la sua arte oculare e si guardò intorno. Venne subito colpita da un’immensa fonte di chakra: la volpe.
<< E’ verso l’esterno del villaggio, a ovest. >> affermò, mentre Naruto seguiva le sue coordinate << Vedo distintamente che è immobile, a causa di alcune catene di chakra che la stanno trattenendo. >>
Naruto sapeva cosa ciò significasse, ma non voleva crederci, non ne aveva la forza.
<< Andiamo, forse siamo ancora in tempo! >>
Con la sua velocità, il secondo lampo giallo di Konoha arrivò in pochi minuti davanti alla volpe e lasciò andare Hinata. Lo spettacolo che le si propinò davanti era terribile.
Kushina, senza forze, a terra, che incatenava il Kyuubi con una tecnica particolare del suo Clan, il piccolo Naruto poco distante da lei, piangente, e Minato, che le parlava e che era pronto a fare chissà cosa.
<< Kurama! >> Naruto cominciò  a parlare con il demone dentro di sé, mentre iniziava a piovere << Pensi di poter fare qualcosa? Magari parlare con il te del passato, fargli cambiare idea? >>
<< Potrei farlo, ma conoscendo il me del passato, difficilmente sarebbe persuaso. >> rispose Kurama << E comunque non possiamo cambiare il corso degli eventi, Naruto. >>
<< Non mi interessa, devo salvarli! >> urlò il biondo, mentre una pioggia impetuoso si abbatteva su di loro << Non posso lasciarli morire! >>
<< No, Naruto! >> fu Hinata, stavolta, ad urlare, mentre con una mano lo tratteneva per un braccio << Non puoi farlo! >>
<< Perché, diavolo?! >> gridò il giovane << Tu non cercheresti di salvare le persone che ami? >>
<< Certo che lo farei, ma in questo caso non possiamo! >> tentò di calmarsi, di spiegargli per bene << Se lo facessimo, tu non esisteresti più, Naruto! Non saresti più come sei adesso! >>
<< Potrei essere migliore! >> rispose il biondo, alzando il tono.
<< O peggiore! >> controbatté la ragazza << E la stessa cosa vale per me ed io, purtroppo, ci ho messo anni a diventare quello che sono adesso! >>
Era vero, Naruto lo sapeva, ma era dei suoi genitori che si parlava, di tutto ciò che non aveva fatto altro che desiderare per tutta la vita.
<< Sono i miei genitori, Hinata. >> rispose lui, liberandosi dalla stretta << Non posso lasciarli morire! >>
Si voltò, correndo verso i genitori, seguito all’istante dalla mora, quando l’urlo disperato di Minato li bloccò.
<< Sta fermo, Naruto! >> urlò quest’ultimo << Non ti devi intromettere, o il mondo che conosci rischia di sparire! >>
<< Non se ne parla, io… >>
Ma Minato fu più veloce ed attivò la sua tecnica, quella del Sigillo del Diavolo, lasciando scioccati i due giovani e facendo scoppiare in lacrime Kushina.
<< Minato, non devi sacrificarti… >> mormorò la donna << Sigilla il Kyuubi in me, così morirà con il mio corpo e il suo potere si disperderà. >>
<< No, ormai ho attivato la tecnica e sai quanto sia irreversibile. >> rispose il biondo << Ma sigillerò il resto del tuo chakra nel sigillo ottagonale di Naruto, così che tu possa rivederlo. Così come ci ha raccontato. >>
<< NO, NO, FERMI! >> urlò Naruto, con le lacrime agli occhi << Non dovete farlo! Mi mancherete per tutte la vita! >>
<< Oh, Naruto… >> mormorò la donna, guardandolo con un sorriso amaro e sfinito << Il mio più grande desiderio era vedere come saresti diventato da grande e, ora che lo so, non ho paura di lasciarti solo, perché la tua vita ti ha reso quello che sei: una persona buona, dolce, generosa, forte e ottimista, proprio come volevo. Hai tantissimi amici e una donna fantastica accanto a te, forse più forte di me. >> cercò di sorridere più sinceramente, mentre le lacrime le bagnavano il viso, confondendosi con la pioggia << Solo, non mangiare solo ramen, rispetta il codice degli shinobi e non comportarti sempre da stupido ingenuo come faccio io… ricordati che hai anche il sangue di tuo padre in corpo. >> sospirò, affannata << E, amore mio, sii un buon Hokage. Mantieni la pace nel tuo mondo, te ne supplico. >>
<< No… ‘kaa-chan… >> mormorò triste Naruto.
<< Io non ho molto da aggiungere a quanto ha detto tua madre, Naruto. >> lo interruppe Minato << So che sei il bambino della leggenda. So che ci salverai tutti, è già successo. Sono contento di averti conosciuto… sei una bellissima persona, non poteva capitarci di meglio. Lo siete entrambi. >> disse, riferendosi anche a Hinata << Ti prego, adesso va. >>
Naruto cercò di avvicinarsi comunque ai genitori per aiutarli, ma stavolta Hinata lo trattenne duramente, facendolo voltare verso di sé. Gli prese il volto fra le mani e lo guardò con uno sguardo deciso quanto implorante.
<< Ti prego, Naruto, li hai sentiti, dobbiamo tornare indietro. >> tentò di convincerlo ancora << Fallo per noi… ti prego. >>
Il biondo si arrese e, con un singulto, diede un ultimo sguardo ai suoi genitori. Sorridevano, con le lacrime agli occhi, mentre morivano per lui e per il villaggio.
Appoggiò la fronte a quella della kunoichi, piangendo sommessamente, per poi infilare la mano sotto la maglia per afferrare la collana. Lasciò che il ciondolo reagisse con il suo chakra e successe tutto come la prima volta. La clessidra cominciò a vorticare e una luce bianca li avvolse; poi, vennero trascinati nell’uragano del tempo.
 





 


Angolo Autrice~
Fa molto male vedere che le recensioni scendono e scendono - e non ho nemmeno internet abbastanza a lungo
da aver il tempo di rispondere. Volevo informarvi che credo proprio tornerò ad aggiornare settimanalmente, e 
l'appuntamento sarà di lunedì o martedì. Spero che mi seguirete!


 

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Capitolo 9
*** Qualcosa per andare avanti. ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcosa per andare avanti.


 
Stavolta l’atterraggio fu più dolce; quando Hinata si svegliò non era ancora giorno, fuori la pioggia scrosciava impetuosa e Naruto era accanto a lei, seduto, le gambe al petto strette in un abbraccio.
Si mise a sedere, provata da quanto accaduto e gli si accostò, avvolgendolo ancora con le sue braccia sottili e appoggiando la testa alla sua: Naruto singhiozzava debolmente, con il viso nascosto fra le braccia e il corpo tremante, come un bambino solo e frustrato.
Si può perdere qualcuno per la seconda volta? Sembra impossibile, eppure era appena successo. Su Naruto, adesso, gravava la doppia morte dei suoi genitori, eroi di un villaggio, purtroppo genitori assenti.
Cosa avevano ottenuto tornando nel passato? Hinata non riusciva a trovare una risposta positiva mentre lentamente gli accarezzava i capelli, tentando di calmare il ragazzo. Soltanto tanta tristezza, una buona dose di dolore e una fetta di nostalgia. Non ne avevano avuto abbastanza negli anni della loro vita? Morti, morti, guerre e morti, ecco ciò in cui erano cresciuti. A cosa serviva quella stupida tecnica se non esisteva un modo per usarla a fin di bene? Non riusciva a trovare le parole per consolarlo, nessuna, perché conosceva quel dolore ed era troppo forte per seppellirlo con quattro parole dolci di conforto, che poi neanche esistevano. Allora pensò alla propria situazione, a sua madre, con cui non aveva neanche avuto il coraggio di parlare, alla sua figura longilinea, al suo amore per il padre. Se ci avesse parlato, se l’avesse messa in guardia, forse sua madre avrebbe potuto salvarsi? Forse. Ma lei, Hinata Hyuga, non sarebbe più stata quello che era ora, cioè una donna che aveva imparato ad essere forte, meno timida, più decisa e “testarda”, tanto da riuscire a creare nuove tecniche con la sua arte oculare, tanto da rischiare il tutto per tutto pur di salvare i suoi cari. Aveva faticato tanto per essere quello che era adesso, ed era qualcosa di irrinunciabile per lei. Cosa sarebbe cambiato nel presente, se avesse modificato il passato?
<< Almeno loro ti hanno conosciuto, hanno compiuto il loro sacrificio con la sicurezza nel cuore perché sei diventato un’ottima persona anche senza di loro. >> mormorò, tanto vicino al suo orecchio da sentirlo tremare << Lo so che non ti è di conforto… ma loro hanno deciso di non essere salvati. Per te. >>
Naruto non rispose, ma parve calmarsi leggermente. Hinata si alzò e costrinse anche lui a fare lo stesso, per poi accompagnarlo sul letto. Andò in cucina, gli  preparò nuovamente un thè e glielo porse, mentre distrattamente ascoltava lo scrosciare della pioggia. Attese in un angolo buio della stanza che Naruto si calmasse completamente, sorseggiando la sua bevanda. Si rese conto ancora una volta che Naruto non era la persona superficiale e sempre sorridente che tutti pensavano. Lui ne aveva di morti da piangere, e chissà quante volte si era trovato in quello stato catatonico, senza nessuno a consolarlo o a tendergli una mano d’aiuto. Nessuno a fargli una carezza, nessuno a coccolarlo, a prendersi cura di lui, a consolarlo, quante volte Naruto aveva vissuto quella situazione terribile? Certo, non che lei fosse da meno. Non aveva madre, con il padre stava recuperando il rapporto solo negli ultimi tempi e davanti alla sorellina cercava sempre di dimostrarsi forte e salda. Forse, lei e lui erano più simili di quanto sembrasse.
Naruto si era calmato e, da alcuni minuti, fissava inerte il fondo della tazza vuota che teneva fra le mani. In quel momento la mora non seppe bene che fare: forse Naruto voleva stare da solo adesso, voleva riposare, fare qualsiasi cosa, ma senza di lei. Si alzò e lentamente raccolse le proprie cose, lasciando in un angolo del tavolo il libro di Kushina e il ciondolo. Indossò su una spalla la sua borsa e si chiese come doveva salutare Naruto, ormai vicina alla porta: doveva avvicinarglisi, oppure salutarlo tranquillamente, senza aggiungere nessuna spiegazione?
 Un tocco leggerò sfiorò la sua mano, poi alcune dita, bollenti, si avvolsero alla sua. Si voltò e vide Naruto in piedi dietro di lei, mentre si appoggiava con la fronte contro la sua spalla.
<< Ti prego… >> si stupì di sentire quella voce così tremante e grave provenire dal suo Naruto << Non te ne andare. Rimani qui stasera, dormi con me… >>
Hinata si voltò, si alzò sulle punte e strinse Naruto in un abbraccio, spingendosi le sue spalle contro il petto. Una lacrima le scivolò via lungo la guancia.
<< Te ne vai? >> chiese ancora il biondo, in un sussurro.
<< No. >> rispose la mora, accarezzandogli ancora una volta i capelli color grano << Ci sarò sempre per te, Naruto. >>
Sciolse l’abbraccio, Naruto la prese per mano e tornarono nella sua camera, dove si sedette sul letto.
Hinata lo strinse contro il proprio petto con dolcezza, ma il biondo la prese per un braccio e se la buttò addosso, a cavalcioni su di lui, e nel buio della stanza, la debole luce della luna a illuminargli il viso, si perse in quegli occhi bianchi che l’avevano sempre tenuto d’occhio. Si avvicinò alle sue labbra, gli strappò via un bacio, stavolta più bisognoso e passionale, tirando con i denti le sue labbra. La sentì sospirare quando infilò una mano sotto la sua maglietta, sfiorando la pelle candida della ragazza con i polpastrelli. Niente di tutto quello che stava accadendo era programmato, neanche quando l’aiutò a levarsi di dosso la sua maglietta, baciandole i fianchi. La ammirò, in tutto il suo splendore, passando lo sguardo sulla pelle morbida e fresca di lei, che tramava appena contro la sua, bollente. La fece stendere sul letto, portandosi su di lei, liberandola e liberandosi da tutti quei vestiti che non gli appartenevano, ma che erano di due persone amate che si erano amati esattamente come loro.
La baciò, la passione lo travolse, inspirò il suo profumo tornando a vivere, si sentì ardere, si sentì vivo, finalmente, riprendendo la prima boccata d’aria dopo una vita che lo aveva stravolto e una guerra che lo aveva scioccato. Naruto rinacque fra le sue braccia, mentre spinto da un desiderio che non sapeva di avere, si lasciava toccare, coccolare, baciare, amare.
 
Si erano amati solo di notte. Perché? Naruto se lo chiedeva, camminando per le strade quella mattina presto, mentre alcune ciocche di capelli, inumidite per l’afa, gli si attaccavano alla fronte madida di sudore.
Non si erano più visti da quella notte e ormai era passata una settimana. Non aveva più piovuto, era cominciata la primavera calda che tanto amava. Non aveva piovuto, nella sua vita, né i suoi occhi si erano più lasciati andare in una pioggia disperata. Le nuvole nere erano andate via, portate lontano da un vento caldo e leggero, lasciando spazio nella sua vita a un cielo terso e calmo, soave. Per lui, per Naruto Uzumaki, era finito il maltempo: niente più piogge, acquazzoni, mareggiate o uragani. Solo calma.
Dopo quella notte, in cui aveva viaggiato nel tempo, rincontrato i suoi genitori, baciato per la prima volta una ragazza, rischiato di distruggere la sua dimensione temporale, scoperto di amare quella ragazza in un modo talmente forte da restare senza fiato, fatto con lei per la prima volta l’amore – niente di che, una notte proprio tranquilla, eh - , si era sentito meglio, libero e sicuramente meno solo. Nonostante non l’avesse più rivista, perché ovviamente più impegni c’erano a scombussolargli la vita meglio era, sapeva che entrambi portavano il ricordo segreto di quella notte surreale, da non crederci. Aveva a malapena avuto il tempo di fare un giro nel suo mondo per controllare che tutto fosse al proprio posto, che i suoi amici non fossero cambiati, che gli avvenimenti si fossero svolti esattamente nel modo in cui ricordava, ma non era proprio riuscito a trovare la bella fanciulla da nessuna parte, troppo impegnata anche lei, probabilmente.
Eppure, quella mattina, esattamente una settimana dopo, aveva deciso che era passato troppo tempo, così si era svegliato, agitato e nervoso, si era fatto una doccia fulminea e aveva cominciato a correre ovunque alla sua ricerca, prima che qualcos’altro da fare o persona da aiutare lo interrompesse ancora.
Era presto, davvero tanto presto, troppo per vedere qualcuno come lui girare alla velocità della luce per una Konoha quasi deserta, mentre i negozianti si apprestavano a sistemare e ad aprire le loro baracche.
Eppure sentiva che quella volta l’avrebbe trovata e sapeva anche dove. Non sapeva cosa fosse a suggerglielo, ma era fermamente convinto di aver imparato a conoscerla, quindi doveva trovarsi lì, a quell’ora.
Si fermò appena il tempo necessario per prendere in un bar il ghiacciolo all’arancia, quello con due stecchi, che usava dividere con Jiraya – quello del momento di pausa, di calma, di festa – e poi ricominciò la sua folle corsa verso il boschetto vicino all’ospedale, dove era sicuro si trovasse Hinata. Quando poi, finalmente, la trovò, non credette ai propri occhi: proprio davanti a lui, un campo di tulipani rossi appena sbocciati che non si aspettava proprio di ritrovare in quel momento e, più il là con lo sguardo, la bella figura di Hinata, seduta lì in mezzo, con i capelli più belli del mondo al vento e con il volto rivolto verso il cielo sereno.
Ritrovarla, finalmente, lo calmò, ma il suo cuore aveva cominciato a battere più veloce nel petto, quasi volesse uscire e correre veloce verso di lei. Il suo fisico, però, non rispondeva a quel desiderio, anzi, le gambe gli erano diventare all’improvviso molli e tremanti. Camminò, lentamente, verso di lei.
<< Hai fatto colazione? >> chiese, quando la raggiunse, porgendole il ghiacciolo ancora intero per miracolo, con la tacita richiesta di potersi sedere accanto a lei.
Lei rivolse finalmente il suo sguardo bianco verso di lei; Naruto si sentì esaminato da quegli occhi grandi, enormi, dalle lunghe ciglia scure, ma quando vide un piccolo sorriso affiorare sulle sue labbra si sentì un poco meglio.
<< No. >> disse lei, tendendo la mano per afferrare la stecca << Grazie. >>
Si sedette accanto a lei, gustando il proprio ghiacciolo, guardando distrattamente il paesaggio: in realtà la osservava con la coda dell’occhio e non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bella, con i capelli lunghi sciolti nel vento, lo sguardo sognante, una maglia smanicata lillà che metteva in mostra il decolleté e… i pantaloni di sua madre? Erano loro?
<< Sai, anche a me piacciono molto questi fiori. >> si confidò, ricordando la madre << Mi ricordano molto okaa-chan. >>>
<< Tua madre è davvero una donna bellissima. >> affermò la mora, pensandola con un sorriso << Nessuno può tenere il confronto di Kushina-san. >>
Tu puoi, Hinata, si ritrovò a pensare il biondo, sorpreso per i suoi stessi pensieri. Ma d’altronde era vero, e non poteva stupirsene, dopo tutti quei giorni passati pensando unicamente a lei.
<< Sai, Naruto… >> la sua voce soave e gentile lo riportò alla realtà << Non è cambiato molto dopo il nostro viaggio, a parte questo posto. >> chiuse gli occhi, voltando poi il viso verso il sole, che la accarezzò delicatamente << Però adesso ho dei ricordi in più che prima non avevo. Ho passato quattro primavere e quattro estati della mia infanzia in questo posto, giocando sotto lo sguardo allegro di mia madre. >>
Naruto si voltò, la osservò e capì quanto fosse contenta.
<< Ne sono felice. >> disse, perché se era felice lei lo era anche lui.
<< C’è… c’è una cosa che devi vedere. >> mormorò la ragazza.
La vide cercare qualcosa nella tasca dei pantaloni scuri finché non vide la sua mano porgergli un foglietto ripiegato su se stesso.
<< Leggi. >> disse la mora, per poi voltarsi e continuare a mangiare il ghiacciolo con lo sguardo rivolto al cielo.
Naruto non se lo fece ripetere due volte e con una mano aprì il biglietto, per poi osservare attento quelle righe scritte in bella grafia.
 
“Cara Hinata,
non so dirti quanto davvero sei diventata cara, per me, ma volevo ringraziarti. Spero che questo biglietto passerà nella tua dimensione temporale, altrimenti farò tanta fatica per scrivere quattro parole in croce per nulla! Sei una ragazza fantastica, davvero forte e tenace, ma anche dolce e aggraziata. Non capisco proprio come tu possa amare mio figlio che, a quanto vedo, ha preso tutti i miei folli difetti. Ti devo ringraziare, perché è solo merito tuo se ho conosciuto mio figlio, molto più di quanto io possa solo immaginare, ne sono sicura. Ho visto come ti sorride e il modo in cui parla di te e ho capito una cosa: tu lo hai salvato. E ti devo ringraziare ancora una volta, perché so che lo amerai e che avrai cura di lui meglio di chiunque altro.
Grazie, Hinata.
Kushina. “
 
<< Ha ragione, sai? >> affermò il biondo, infilandosi la stecca del ghiacciolo finito nella tasca dei pantaloni, per poi guardarla con sguardo deciso ma dolce << Mi hai salvato. >>
La vide boccheggiare, stupita, in cerca di qualcosa da dire. Lui intanto pensò a quella sera della settimana prima, quella sera solitaria e nostalgica, quando si era ritrovato il volto arrossato di Hinata sulla soglia.
<< Non… non capisco. >> mormorò lei, confusa << Da cosa? >>
<< Dall’oblio. >> fu la risposta pronta di Naruto << Stavo lentamente cadendo nell’oblio della tristezza e della solitudine. Come non mai, nei mesi dopo la guerra mi sono mancati i miei genitori. A me non era restato niente… e poi sei arrivata tu. >>
<< Ma io… >> era arrossita leggermente sulle guance, in un modo dolcissimo << Io non ho fatto niente! >>
<< Mi hai fatto innamorare di te. >> Naruto lo disse con voce profonda, ma con il sorriso più bello del mondo che pian piano affiorava sul suo viso << Mi sono innamorato di te. >>
Hinata socchiuse la bocca, stupita. Quanto aveva aspettato quel momento? Tanto, tanto da non sperarci più. Eppure Naruto era lì, davanti a lei, che le confessava il suo amore con dolcezza e sincerità. Finalmente.
Naruto la afferrò per le spalle e il ghiacciolo le cadde di mano. Hinata non riusciva ancora a crederci, neanche mentre Naruto la baciava con dolcezza e lei a rilento cominciava a rispondere al bacio.
<< Ti amo, Hinata. >> lo sentì sussurrare con voce emozionata, fra un bacio e l’altro << Non posso vivere un altro minuto in più senza stare con te… >>
Naruto l’amava come lei amava lui. Ci era voluto soltanto un viaggio nel tempo per farglielo confessare.

 



 

Angolo Autrice~
Ciao miei fedeli! E' lunedì, e come promesso sono tornata e... mi sono resa conto che questo che ho pubblicato era il file sbagliato!
Non so neanche se alla giudice sia arrivato quello giusto, in realtà, è semplicemente scomparso. Ma non c'era molto in più, soltanto
qualche dettaglio - riferiti per lo più allo stato di salute di Hinata durante la storia, che nonostante sia moooolto dolorante aiuta 
sempre Naru-chan - e qualche correzzione. Niente di importante, ma sappiate che la correzzione era migliore di questo obbrobrio!
Infine, volevo annunciarvi che questo NON E' l'ultimo capitolo. Ce ne sarà un altro, il decimo,un piccolissimo epilogo che spero vi
farà sorridere. Ringrazio infinitamente le sette persone che mi hanno lasciato le recensioni allo scorso capitolo *.* - un recensore
per ogni vizio capitale, attenti che Dante colpisce! - ma i dovuti ringraziamenti saranno fatti al prossimo "episodio".
Detto questo vi rimando alla mia serie e a qualche altro mio lavoro, con la speranza di ritrovarvi tutti! Besos!



 

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Capitolo 10
*** Qualcuno con cui sorridere. ***


In cerca di... (te)​
 
♦ Qualcuno con cui sorridere
OMAKE


 
<< Povero Naruto. >> scosse la testa, Minato << Ha preso tutto da te. >>
<< Ehi! >> Kushina lo spintonò appena << Non vorrai mica fare arrabbiare una donna incinta? >>
L’uomo prese a ridere, mentre continuava a leggere un documento, sorseggiando il suo caffè, quando sentirono bussare alla porta.
<< Ma chi sarà? >> Kushina fece per alzarsi, ma il biondo le fece cenno di rimanere seduta e le baciò i capelli, avviandosi alla porta.
<< Forse Naruto e Hinata hanno dimenticato qualcosa. >> rispose lui << In fondo, sono appena usciti. >>
Quando aprì la porta si ritrovò sì Naruto e Hinata davanti, ma avevano qualche  anno in più e, soprattutto, erano accompagnati da due bambini.
<< ‘Jii-chan! >> salutò il più grande, di circa otto anni, abbracciandogli le gambe con gioia << Io sono Haruto! >>
Minato sgranò gli occhi, estremamente stupito, e osservò Naruto e Hinata, davanti a sé. Il biondo teneva una mano sulla nuca, come era solito fare, e ridacchiava ansioso. Allora guardò la donna, che notò essere gravida, in cerca di risposte, ancora una volta.
<< Emh… >> sorrise, arrossendo appena, imbarazzata << Abbiamo di nuovo innescato la tecnica di viaggio nel tempo per sbaglio…! >>
Minato si schiaffò nuovamente una mano sulla fronte, come il giorno prima, quando aveva appena incontrato suo figlio.
Che diavolo avevano quei due di sbagliato?





 



Angolo Autrice~
E questo obbrobrio, miei adorati, è il capitolo finale, che spero vi abbia fatto sorridere!
Il momento è particolare: Naruto e Hinata sono appena usciti alla ricerca dei genitori di lei,
quindi è il giorno dell'attacco di Kurama a Konoha. E i nostri due idioti amati personaggi
arrivano con la prole a casa Namikaze! 
E' stato un piacere conoscervi attraverso questa storia, che spero vi si piaciuta. Ringrazio
tutti i recensori e in particolare nhfan e crazyfrog, sempre presenti. Grazie 

Spero di rivedervi tutti nella mia serie o in qualche altro mio lavoro futuro. A presto!
 
 

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