lettere senza destinatario

di reve99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** LUNA ***
Capitolo 2: *** AUTUNNO ***
Capitolo 3: *** AMORE NON CORRISPOSTO ***
Capitolo 4: *** DIALOGO CON IL MARE ***
Capitolo 5: *** ALBA ***
Capitolo 6: *** LA MIA POESIA ***
Capitolo 7: *** IL GRIDO DI CHI NON HA VOCE ***
Capitolo 8: *** SEPARAZIONE ***
Capitolo 9: *** SOLO ***



Capitolo 1
*** LUNA ***


Eccoti luna!
Madre, faro nello schermo buio
Nell’ombrello chiuso del cielo.
Lì.
Ornata a festa per il tramonto
Piena di ricordi e nostalgia.
Leggera come il vento,
profonda come il mare.
Canto nel crepuscolo che va tra sogno e realtà
La serenata dimenticata dell’anima.
Sapori di relazioni appena accennate,
di amori mai dichiarati.
Di baci mandati col vento
E abbracci inviati alle stelle.
Hai l’odore di quegli sguardi incantati
Che dicono tutto e non fanno niente.
E i lampioni polverosi in mezzo alle strade
Deserte.
Ubriacate di musica lontana fino all’alba
Invano offuscano la tua bellezza.
Mi sento talmente dimenticato…
Un'àncora in mezzo all’abisso
Della città.
I cabaret vomitano gente
Le prostitute spogliate di tutto se non
Della vergogna
popolano le strade.
Poi i poeti
Talmente distanti da non sembrare neppure veri.
Ora non c’è più nessun’altro
Se non la mia ombra.
Ho pensato di passare con te la notte
Luna.
In questo vuoto
Abbracciato dalle stelle.
 

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Capitolo 2
*** AUTUNNO ***


Ascolta…
La nebbia ha il passo sommesso dei fantasmi,
sa di malinconia e perdizione
fumo e nostalgia.

Ascolta…
Il canto della pioggia
Nel giardino antico.
L’orchestra della natura.

Guarda…
Il cielo è scuro e pieno di nuvole,
le foglie spargono sangue sulle strade
l’aria spinosa le trascina
la cantilena del vento
le immerge di tristezza.

Guarda…
Il mare svela alla nebbia
Le sue poesie
Il suo respiro silenzioso
Infanga questo bianco silenzio

Respira…
L’aroma dei castagni
Che ruzzola per le strade deserte
Fino a coprire le stelle:
il profumo di te nei miei ricordi.

Respira…
Il cavaliere della notte chiude il suo mantello
Quando il campanile rintocca sei volte.
La mademoiselle del cielo
Incipria la foschia di stelle
E si leva la luna.

In questo tempo malinconico e meraviglioso
Le foglie che cadono sono
Angeli
Che abbandonano le ali sulla terra.
Gli alberi spogli
Sono oranti
Che alzano le mani
Al cielo.
Pregano.
Il cielo è il riflesso del silenzio
Il bianco candido dei ricordi
Della solitudine.
Un foglio bianco per scrivere poesie
Elegie senza titolo da abbandonare al cielo.
Rivedo su quel cielo
Lo specchio nudo della mia anima
Il profumo soffuso di una serenità inesorabile.

Autunno,
amante muta e incantata
sei la barca
che partita dal porto
sa di baci mai vissuti
amori immaginati.
Sei una lettera senza destinatario.
Una poesia d’amore per il mondo
Una coperta scarlatta
Sull’oceano del tempo.

mi copro di coltri
e di ricordi.
Sullo schermo rivedo
L’impronta immortale
Del nostro bacio.
Sul manto dorato delle foglie smarrite
Nel caldo crepuscolo delle nebbie
Tra il segreto
E il gioco di un’intimità fatata
Vidi i tuoi occhi
E assaporai le tue labbra.

Era autunno.
Un dolce, cantilenante
Magico
Autunno.

 

 

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Capitolo 3
*** AMORE NON CORRISPOSTO ***


Amore
Guardami.
Sì,
se ti sembro invecchiato,
avvilito
è perché molte lacrime
hanno solcato il mio viso prima di questo momento.
Tante cose ho da dirti,
prima di andare.
Forse resterò…
Non so nulla se non che ti amo.
Ma forse non te lo dirò.
Non te lo dirò
perché ti amo e ti perderei.
Ti amo come si amano le cose antiche,
come si ama il vento e come si amano le stelle,
come si amano le rose e i cambi di stagione.
Ma ti amo soprattutto come si ama l’orizzonte:
tanto bello quanto lontano.
Per quanto tu possa fare non lo raggiungerai
Mai.
È tutta la notte che scrivo poesie d’amore:
poiché la tela del mio cuore è vuota
lascio che l’inchiostro copra questo foglio.
Amore,
ho un desiderio:
che tu possa leggere queste parole
quando sarò lontano,
quando avrò oltrepassato il mare…
so già che il tramonto mi ricorderà le tue lacrime,
l’alba il tuo sorriso.
Il cielo mi ricorderà gli abbracci
Che non ci fummo mai dati.
Il mare i baci
Che non ho mai gustato.
E quando ti intrecciavi i capelli dorati
Con le mani pallide
Diafane come il vento,
le lunghe camminate nel crepuscolo
tra il silenzio e l’imbarazzo.
Quanta nostalgia e quanta solitudine.
La tristezza mi avvolge
Come un ampio vestito da sposa
Ne sono ebbro, gonfio, straripante
Ormai mi appartiene.
Non riesco a imprigionare nelle parole
Quello che provo.
Scrivo solo per ricordarti,
scrivendo ti ricordo meglio…
e mi ricordo anche il marciapiede
sotto casa tua.
Ci ho fatto amicizia mentre tu eri via.
Su quel marciapiede freddo
Vedevo il sole girare nel cielo
Come una barca
Ebbra di luce e di speranza
Mentre ti aspettavo...
Poi arrivava il tramonto ed è lì che ti vedevo.
Eri una fata un angelo
E i tuoi capelli che rispondevano alla luce del sole.
Non ti accorgevi subito di me.
Ero un po’ triste, già.
Ma non mi sarei mai andato.
Sarei rimasto a guardare per l’eternità
La tua figura spostarsi nell’oro del tramonto.
Poche volte parlando
Ci fissammo:
io con desiderio, malinconia.
Tu con monotonia, disagio.
Eppure ti aspettavo ogni giorno
Amore.
Ora non guardare le parole,
dovresti guardare la mia faccia mentre le scrivo,
le mie mani che tremano
come ascolto la serenata della notte
fuori dalla mia finestra.
Poi qualche volta parlammo
E mi confidasti che anche tu soffristi per amore…
Povero cuore spezzato!
Ma dimmi:
tu hai mai danzato
Da sola
Nel plenilunio solitario
In attesa dell’amato sconosciuto?
Queste case antiche hanno l’odore dei ricordi
L’odore aspro e dolce delle mandorle
Ha il sapore delle tue labbra improfanate,
il cadere cantilenante della pioggia
ha il suono mieloso della tua voce.
Credimi quando dico che nulla potrà
Farmi dimenticare di te.
L’amore è folle e imprevedibile
Come il destino
Ma se posso dire ancora una parola
Direi “ti amo”
Lo ripeterei tante volte
Quanti sono i miei respiri.
Se solo per una volta,
un attimo,
Tu mi avresti detto ti amo…
Sarebbe stato magico.
Già me lo immagino il suono cantilenante
Della pioggia
Ripetere “ti amo”
e lo scrosciare interminabile dei baci
che sanno di mandorla.
Lo sogno talmente tante volte
 da confonderlo con la realtà.
Amore
Sei il più bel sogno della mia vita.
 

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Capitolo 4
*** DIALOGO CON IL MARE ***


Camminai.
Camminai a lungo
Ed era una calda sera d’agosto.
Il mare mi chiamava e svelava nel vento le sue parole,
il suo respiro era monotono, seducente, malinconico.
le onde si accartocciavano e rotolavano
come se il mare stesse facendo muovere
il suo vestito ceruleo
correndo incontro al sole morente.
Mi vennero in mente le antiche ancore
Gettate negli abissi dalla tempesta
Gli uomini dispersi dalle onde nelle profondità incalcolabili
La veemenza implacabile del vento che sommerse le città che furono.
Ed ora era lì,
il mare
era un ragazzo innocente che correva incontro all’amata
e sul suo petto il sole si divertiva.
giocando con i riverberi scarlatti dei suoi raggi
schizzavano dalle onde miriadi di riflessi ondeggianti,
scintille di luce che parevano una schiera di ballerine danzanti.
Forse il mare si sentiva un po’ solo
Ed ogni giorno soffriva vedendo l’amata morire nel baratro,
più profondo dei suoi stessi abissi.
Anche le vele trasparenti e barcollanti
Sembravano rose che il mare offriva al sole.
“Amico mio, ho una cosa da dirti:
forse anch’io oggi mi sento un po’ solo
e forse ho un po’ di nostalgia per il passato.
Ciò che fu non sarà
Le barche addormentate nell’abisso lo sanno bene.
Ma i gabbiani raccontano che c’è speranza per il futuro:
loro volano senza guardare mai indietro…
il tempo non si può eludere
la vita è diafana come il vento
e immensa come il cielo.”
Arrivò una lettera tra le onde, increspata dal tempo,
racchiusa in una bottiglia vuota.
“Lascia che il sole non muoia mai!”
Non lo so,
ma avevo l’impressione che il sole sorgesse ogni giorno
per non lasciare più solo il mare…



*se devo essere sincero questa poesia non mi piace così tanto. è una stile diverso da quello in cui abitualmente scrivo e perciò vi chiedo di essere clementi nelle recensioni T-T XD
più che una poesia è una storia, un racconto. una leggenda fantastica che ho immaginato vedendo il mare al tramonto.

non ero sicuro se pubblicarla o no... non mi convince.
beh fatemi sapere se ho ragione o no ;-)

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Capitolo 5
*** ALBA ***


Che hai ancora da cantare, dolce usignolo
Nella notte senza nome?
La primavera è scappata via
E tu ancora a cantare
Nelle trame del vento…
Ti sento.
Nella vecchia terrazza
Fisso le stelle appoggiate ai rami della notte.
Ridono.
Sei un giardino di suoni
La melodia infinita della neve,
la trasparenza di un miracolo.
Poi un boato
Un grido
Una tempesta
Ed è giorno.
Si ridipinge di notte
Il passato
E l’usignolo canta…
Canta la vita:
la poesia dell’alba.
 

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Capitolo 6
*** LA MIA POESIA ***


La mia poesia sono
Gli sguardi nostalgici dei pescatori dimenticati,
il canto antico dei contadini al tramonto,
il coro di silenzi che vibra nelle tenebre
di una cattedrale vuota.

La mia poesia sono
Le albe:
oasi di luci e di nebbie,
d’incanto e profumi;
i tramonti urlanti contro
il giorno morente;
il navigare sconsolato della luna,
i lampioni posti in alto
nella cima del cielo.

La mia poesia sono
Le strade buie e dannate,
la carezza dei carillon
sui carri degli zingari,
la dolce ninna nanna delle comari
nelle case polverose,
grigie, vecchie, povere.

La mia poesia sono
Le città:
fusione caotica di emozioni
orge di edifici monotoni
abissi del cuore
e solitudini piangenti ed evangeliche.
Ma sono anche
Le campagne,
la vastità eterna dei campi
e il loro silenzio vergine.
Il fiore che nasce dalla neve.

La mia poesia sono
I bambini che corrono sulla sponda,
tenendosi la mano si danno baci innocenti,
i tuoi occhi azzurri che riflettono il mare,
la tempesta di colori di un bosco di meli
in primavera.

La mia poesia è il tempo che passa
Come le onde incessanti sul lido,
le ballerine che volano nel vento in spumosi vestiti bianchi,
l’artista che contempla la magia del crepuscolo
tra i vecchi campanili.

La mia poesia è
Il suono di un pianoforte scordato
Le emozioni che si schiudono alla vista di un sorriso inaspettato,
il vento che canta portando messaggi e sapori esotici,
il pianto invisibile di un ergastolano pentito
i monti gonfi di neve,
le piogge di settembre,
i baci segreti di due amanti,
i momenti incastonati nell’infinito…

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Capitolo 7
*** IL GRIDO DI CHI NON HA VOCE ***


Il grido squarciante di quelli che non hanno voce.
Sento solo questo
E nient’altro.

La solitudine delle croci
Abbandonate
Nei campi di cenere:
Spuntano come rose
Dai petti di coloro che hanno perso la fede.

Dio stacca le anime
Dai corpi martoriati,
gonfi,
gli occhi di cristallo
vuoti
rivolti al cielo
il sangue scarlatto e velenoso
disseta la nera terra.

Le campane gemono
Sui monti lontani
Dove il crepuscolo è morto,
spento dalle stelle.

Spunta la luna.

Il cielo riflette il mondo
Sopra Sodoma
Ed è notte.

I rami spogli
Pregano nel silenzio
Di morte
Della valle infuocata.

il canto del mare
per un attimo
poi nel silenzio brucia la notte.

Un sussurro,
una carezza…
Un germoglio di luce sveglia le tenebre
S’incanta di infinito la valle
E il rosa profumato del giorno
Bacia i volti
di coloro che furono.

L’alba danza sulle punte del mare

Sui monti un fiore è spuntato
dai rami in preghiera
e la fanciulla bionda
aspetta l’amato
in vestito da sposa.

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Capitolo 8
*** SEPARAZIONE ***


Si spegne un altro giorno,
di sangue si copre il cielo
e di solitudine.
Un altro giorno rotola spaventato
Nel mare.

Lego le tue mani nelle mie.
Siamo soli. Solo tu e io.
E il mare.

I tuoi occhi grandi, cerulei
Fissano il vuoto,
Mi spogliano l’anima.
I gabbiani volano,
sembrano morti in aria,
io mi sento solo
pur avendoti accanto…

i tuoi baci non hanno più sapore,
solo saliva condivisa.
I tuoi abbracci mi dividono sempre più
Da te.

Le mie parole d’amore danzano nel petto
E sugl’occhi,
ma resto in silenzio:
in un sospiro le abbandono alle onde.

I tuoi occhi sono talmente freddi…
quando mi carezzi
non sento più un fremito nelle braccia.
Ogni gesto è amara monotonia
che non ha più anima,
non c’è più sorpresa.

Non mi stanco di fissarti,
ma mi si acida il cuore
quando guardo che non c’è neanche una stella…

sono malato di nostalgia.
Ti conosco come conosco me stesso:
da sempre,
ed oggi,
da sconosciuti.

Gli stracci di nubi veloci
Che lastricano il cielo
Strizzano acqua nel mare,
piove e la tua immagine s’annebbia
tra la pioggia e la notte.
Amore, se così ti posso chiamare
Siamo talmente lontano da noi stessi
Da vivere ognuno
nel sogno dell’altro.

Affogo in questa pioggia di lacrime
Che ha il sapore di addii silenziosi.
Apro l’ombrello nero
E tu non esisti più,
l’appannaggio lontano di una passione decaduta…

colombella mia, te l’ho sempre detto,
ma ora lo rinnego:
il tempo annebbia gli affetti
i tedi dell'amore si ripetono monotoni,
ormai.
Questa tempesta non finirà mai,
io continuo a intessere parole alla pioggia
cantando il mio silenzio nella tua anima.

In attesa che la vita diventi un’efflorescenza
Appassita
Ascolto il treno che stride
Lontano da te
In attesa di una nuova primavera.

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Capitolo 9
*** SOLO ***


Trema la mano, mentre scrivo,
stanca
di questo mondo ostile,
dell’indifferenza degli sguardi.
La pallida lacrima che germoglia
Dal viso scuro
Si unisce al mare,
Al mare nero.
Il giorno vola
Come una vela
In lontananza.
Fissa la luna da un mondo inesistente:
“va con Dio vecchio fantasma.”
Le stelle non hanno più da splendere
Nel cimitero delle nubi.
Questa notte puzza di vecchi pensieri
Mai dimenticati.
E non c’è più spazio tra l’amore
E la noia:
splende e si rabbuia in un istante il cuore:
languisce nelle trame dell’illusione…

non han più sapore i baci dimenticati,
gli amori decaduti
e si nascondono i miracoli
nel cuore dei sognatori.
Si distacca l’umanità vuota
Oltre il bianco solo,
nella tempesta infinita
del silenzio.
“Amore non lasciarmi!”
Sei già lontana.
I gridi sono muti e grigi
Sotto il cielo alto e vitreo.
La vita è un labirinto di solitudini:
non ho voglia di gettarmi
tra le anime di cristallo e di nebbie,
tra gli spettri vuoti.
E la musica incessante, eterna,
non si ferma mai,
mai.
Si staccano dalle nubi
Le armonie degli animi dispersi.
L’umanità è una schiera di statue
Immobili
Fredde
Lo sguardo bianco.
E le statue lattescenti
Non hanno più nulla da cantare
Nella pioggia

Sono di nuovo solo.

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