Slice of Wolfstar - What's going on?

di Sami_
(/viewuser.php?uid=316167)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What the hell are you doing? ***
Capitolo 2: *** You said that nothing would happen. ***
Capitolo 3: *** This way Tiny Pets! ***
Capitolo 4: *** I am not. ***
Capitolo 5: *** I was born sick ***
Capitolo 6: *** Won't you stay with me? ***



Capitolo 1
*** What the hell are you doing? ***


Luckily I was the one who’s gay.

- Rem?
- Si?
- Quando sarà la prossima Luna?
- Tra due ore.
- Cosa?

Sirius si alzò ancora assonnato, ma con gli occhi spalancati fissi su Remus. Capì che se ne sarebbe dovuto accorgere: le occhiaie violacee a solcargli il volto più pallido del solito e la stanchezza che trapelava dagli occhi parlavano da sole.
Che stupido che era stato.
Remus si accorgeva persino se aveva le pupille dilatate, e lui non era stato in grado di notare le avvisaglie della Luna. 
Non stupido, ma egoista.
Remus sembrava non averci fatto caso, di fatti continuava a guardarlo tranquillo.
Sirius abbassò di nuovo la testa sulle gambe di Lupin che riprese a passare le dita fra i suoi capelli. La sfortuna vuole che James Potter sia entrato in quell'esatto momento, per poi essersi bloccato con una faccia schifata davanti al letto a baldacchino.

- Ma che state facendo? E' una cosa da femmine.
- Odafidanzati.

Perchè diavolo non stava mai zitto? Remus aveva passato diverse colorazioni subito dopo aver detto quellocheavevadetto fino ad arrivare ad un viola acceso.
Sirius lo guardava come se avesse appena bestemmiato in aramaico antico.
Non ci aveva mai pensato.
Quando Sirius e Remus erano da soli capitava spesso che stavano così.
Sul letto a parlare, a ridere, a scherzare, a confidarsi, come facevano tutti gli amici del resto, e a Sirius poggiare la testa sulle gambe di Remus e lasciarsi accarezzare era sembrata la cosa più naturale del mondo, neanche aveva chiesto il permesso.
Ora però, con l'inopportuno arrivo di James, stava facendo di tutto per attribuire quel comportamento al suo lato canino. Ma perchè poi scervellarsi tanto? A lui piaceva stare così, e si trovava benissimo, ed era sicuro che succedesse a tantissimi amici.
Cos'era questa differenza sessista? Femmine sì e maschi no?
Ebbene la suo chioma fluente andava districata dalle dita di Remus.
E poi Remus era comodo. Ecco spiegato tutto.
 

La povera mente di Remus non aveva alcunissima intenzione di elaborare l’espressione sul viso contratto di James Potter, che se ne stava fermo come un palo, i capelli scarmigliati puntati verso l'alto come antenne, una faccia disgustata e sguardo compiaciuto. Sguardo compiaciuto? No, no, non era proprio il caso che Remus si soffermasse su Potter. Ora, piuttosto, avrebbe dovuto rimediare al casino scaturito dallo stesso. Poteva sentire le rotelline ammaccate del cervello di Sirius ruotare come non mai, cercando di trovare risposte alle domande sui suoi gusti sessuali.
Remus queste risposte le aveva trovate parecchio tempo addietro.
Che poi quando era successo?
Probabilmente - si disse - era successo a undici anni quando si era accorto di avere una sensibilità che non aveva in comune coi suoi compagni, ma con le compagne.
Era successo poi anche a tredici anni quando i suoi ormoni in fase pre-adolescenziale erano tutti su di giri per un suo certo amico, il quale nel frattempo - da bravo canide precoce- si dava già da fare con la fauna femminile che popolava la scuola. Un altro suo compagno - quello coi capelli sempre all'aria - si dichiarava assolutamente innamorato di Lily Evans, una riccetta rossa che a dispetto dei buoni propositi del ragazzo non si affermava pronta per avere dei bambini, nè per provare a farli, come sarebbe tanto piaciuto a lui. E poi c'era Peter, che si sarebbe offerto volontario per prendere la Pozione Polisucco, trasformarsi in Lily Evans e accettare di fare un figlio pur di ottenere un briciolo in più di popolarità. 
A quindici anni poi, aveva sentito la necessità di avere qualcuno accanto, e così aveva provato a fare il ragazzo di qualche studentessa, ma con scarsi risultati.
Perché Remus aveva bisogno di un ragazzo.
Aveva bisogno di Sirius.
E poi era arrivata la fase del diciassettenne, quella dove aveva realizzato che era un lupo-mannaro ironicamente lunatico, ciocco-dipendente, sensibile a livello oltre-ogni-previsione, inequivocabilmente gay e innamorato di uno dei suoi migliori amici di sempre e da sempre.
Era certo che sarebbe rimasto single a lungo.
Certo era che la sua presunta poca attrattiva non lo giustificava dal parlare a vanvera davanti a Potter. E a Sirius. Non potè che arrossire davanti alle loro facce.
 
- Ohh andiaamo. Lo sapete che amo precisare! Era una definizione.. Ehm. Incompleta. Io vado in.. a.. a studiare, sì. In Sala Comune.

Così Remus pensò di precipitarsi in Sala Comune senza traccia di alcun libro. Di venerdì. E si sa che il venerdì gli studenti non adempiono ai loro doveri, neanche Remus.
 
Sirius nella stanza si stava esibendo nell’espressione da cane perplesso migliore che gli riusciva, quasi non sembrava lui con quegli occhioni spalancati e lucidi e la testa piegata. Era ancora sul letto, ed ascoltava James blaterare a proposito delle sue imprese alla conquista di Lily. La stessa con cui voleva ‘allenarsi’ a fare bambini a tredici anni. “ Ci siamo quasi “ diceva ogni volta, eppure erano anni che Lily non dava segni di cedimento. Una delle sue imprese avrebbe avuto luogo quella sera stessa, al chiaro di Luna.
Al chiaro di.. ?

- No James! Stasera c’è la Luna piena!
 
Ma a James questo non aveva cambiato i piani, progettava tutto da circa tre settimane e non avrebbe mandato tutto all’aria per il piccolo-problema-peloso di Remus. Era riuscito a chiamare un lupo mannaro che avrebbe scannato il primo essere vivente trovatoglisi davanti in un solo morso ‘ piccolo-problema-peloso’.

 -  “ E poi te ne occupi sempre tu di Remus “ ha detto. Ma ti rendi conto Pete?

Il mugugno che ricevette in risposta finito il suo monologo fu la certezza che no, non se ne rendeva conto. Così se ne andò via dall’infermeria. Si, perché Peter aveva avuto un piccolo incidente con Pozioni l’ultima volta, come aveva detto James. Piccolo come era piccolo il problema peloso di Remus, infatti. Quello aveva bisogno di rivedere il suo senso delle proporzioni. James-a-parte, Sirius era solo come un cane – ironia della sorte- a badare ad un lupo mannaro. Così aveva intelligentemente pensato che la cioccolata avrebbe aiutato Remus e l’altra parte di Remus.. La cioccolata non aveva quell’affare che ti rendeva felice? Avrebbe dovuto iniettarla endovena!?
 
Remus era insolitamente in biblioteca e si vide arrivare un Sirius trotterellante che andava dritto verso di lui. Sirius gli si piazzò di lato, gli schioccò un bacio sulla guancia, e gli porse una scatolina. Il moro si aprì in un sorriso smagliante non appena Remus lo guardò.
-  Aprilo!
Lupin fece una faccia sorpresissima quando aprì la scatolina e vi trovò il cioccolatino, ma lo aveva sospettato, cos’altro poteva starci là dentro se non un cioccolatino? Diede soddisfazione a Sirius, e quando pensò che il ragazzo che gli piaceva gli aveva regalato un bacio e un cioccolatino, non potè fare a meno di arrossire.
Sirius lo osservava, mentre apriva la sua dose di dolcezza antilupo e notò che arrossì. Era decisamente bello quando arrossiva e gli venne l’istinto di abbracciarlo. Poi il sorriso inebetito che aveva sulla faccia cambiò drasticamente quando aveva realizzato quello che il cervello gli stava dicendo, e un’espressione accigliata aveva preso il posto delle labbra incurvate. Ma che va a pensare? Bello.
Probabilmente aveva pensato che fosse bello il fatto che fosse arrossito. Che cosa dolce. Chi lo avrebbe fatto se non Rem?
Sì, doveva essere così. Poi Remus alzò gli occhi e li piantò dritti nei suoi, come se si aspettasse che gli dicesse cosa dovesse farci col cioccolato. Evidentemente era così.
-  Mangia!
Lo aveva incitato. Il problema però non era cosa fare del cioccolatino, il problema era il perché Sirius glielo aveva dato.

-  Sirius. C’è qualcosa che devi dirmi per venire in biblioteca contro tutti i tuoi principi morali a donarmi un cioccolatino?

Sirius l’aveva detto che Remus si accorgeva sempre di tutto. Forse non avrebbe neanche dovuto dirgli che quella sera sarebbero stati insieme. Evidentemente era così.

-  Perché stasera è quella-sera e siamo solo io e te perché James è alle prese con Lily e Pete in infermeria ecco. E speravo che la cioccolata.. Ti aiutasse?
- Aiutasse o addolcisse, Sirius?
- Entrambe no? Sono grifondoro ma pur sempre un Black! O tutto, o niente.

Remus si era limitato a sospirare e a non far trapelare la benché minima emozione. Come se fosse tutto ok, come se fosse quasi annoiato da quella notizia. Invece sentiva due parti di lui completamente in contrasto. C’era Remus innamorato che era tutto un ‘Oh. Si. Si. Soli Remus, è la tua occasione! ‘ e poi c’era il Remus realista che riscuoteva i sensi di colpa per un qualsiasi incidente che sarebbe potuto avvenire. Non se lo sarebbe mai perdonato se avesse fatto del male a Sirius.

- D’accordo, allora.

Aveva sorriso cortese e aveva ingoiato il cioccolatino con sommo sollievo di Sirius, che sembrava avesse appena risolto il cubo di Rubik in dieci secondi.
Sirius fece un altro dei sorrisi smaglianti, diede un altro bacio a Remus e ri- trotterellò via.
‘ Una fortuna che quello gay ero io. ‘

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** You said that nothing would happen. ***


Avevi detto che non sarebbe successo nulla.
 
La luce filtrava dalla finestra della stanza, fioca, poiché la Luna era solo uno spicchio e stava svanendo.
Remus e Sirius erano tornati umani.
A vederli sembravano una massa informe di pelle, ossa e sangue. Sangue, perché Remus quella sera aveva dato il meglio di se, e chi ci aveva rimesso, era stato Sirius.
Madama Pince aveva accompagnato Lupin alla Stamberga Strillante come di consuetudine e Sirius l’aveva raggiunto poco dopo, in perfetto orario pre-mutazione. Si erano guardati negli occhi, si erano avvicinati e il moro aveva passato le sue mani sulle spalle di lui, con fermezza.
 
  • Non succederà nulla, tranquillo. L’abbiamo fatto altri due milioni di volte.
  • Ma c’erano anche James e Peter.
  • Cos’è non ti basto, forse?
 
Remus lo guardò stupito, ma capì che non stava dicendo davvero, non aveva arricciato il labbro e quindi non era offeso.
Sirius stava dicendo e facendo tutte quelle cose solo ed unicamente per lui.
 
  • Sai di cosa parlo Sirius, se ti dovesse accadere qualcosa io..
 
‘ Non me lo perdonerei mai ‘.
Ma Remus non ebbe la forza di dirlo. Sirius inspirò ad occhi chiusi e fu quando li riaprì che Remus cominciò a tremare. Quello che successe poi, Remus non lo scoprì prima dell’alba del giorno dopo, quando il sole di quelle rare giornate in cui non avrebbe piovuto, aveva invaso con prepotenza la stanza e l’aveva svegliato.
La prima cosa che vide fu Sirius sopra di sé.
Per quale diavolo di motivo Sirius dormiva su di lui? Voglio dire non ricordava che la notte precedente.. insomma.. non saranno mica passati da nulla a.. no sarebbe stato impossibile. Il fatto che i due non erano diventati intimi da un momento all’altro implicava che appena Sirius si fosse svegliato, Remus si sarebbe trovato in una situazione imbarazzante.
Tentò di spostare Sirius, ma lui era debole e Sirius incredibilmente pesante.
Cioccolata, serviva della sanissima cioccolata!
Remus non seppe né come, né perché, ma Sirius si svegliò. C’erano giorni in cui avrebbe potuto inscenare un omicidio improvviso di una banda che suonava nella camera che condividevano e Sirius sarebbe rimasto tranquillo nel suo letto con la bocca spalancata. Ma proprio quando il sonno incorruttibile di Sirius sarebbe servito a qualcosa, lui si sveglia.
Ovvio.
Ma Sirius non avrebbe mai rinunciato al suo sonno di sua spontanea volontà, né era stata colpa del magico tocco delle dita magre di Remus, no, decisamente non quelle. Sirius si era svegliato per il dolore. Era svenuto per lo stesso e quando Remus l’aveva afferrato in corrispondenza delle costole per spostarlo, Sirius non sapeva come fosse riuscito a non vomitare tanto stava soffrendo. Aprì gli occhi in una smorfia di dolore e guardò un Remus più che nel panico. Rotolò di fianco e si stupì di non aver gridato. Remus spalancò gli occhi, le sue paure erano diventate realtà.
 
  • Rem..
  • Sirius. Sirius cosa ho fatto, cos’è successo?
 
All’inizio non guardò neanche: un conto era sapere, un altro conto vedere.  
 
  • No Rem, tranquillo, è tutto ok. Guarda.
 
Gli tolse lentamente le dita dagli occhi e Remus vide la maglietta a brandelli e  la carne incisa, lacerata. Aveva colpito lo stomaco e tre lunghi tagli aprivano la pancia e lasciavano scorrere il sangue che stava per uscire.
Gli veniva da vomitare, Sirius lo voleva far sentire in colpa? Gli aveva detto di guardare per quel motivo?
Serrò gli occhi, dietro le palpebre scorrevano le immagini degli incubi di Remus.
Remus che azzannava Sirius, Sirius che lo implorava di non fargli del male mentre Remus incosciente si fiondava su di lui, Remus che sentiva l’odore di Sirius,il suo sangue che sembrava inebriarlo più del dovuto, Remus che non aveva fatto diventare Sirius come lui l’aveva solo sbranato e di lui non erano rimaste che le ossa.
E adesso? Cosa sarebbe successo? Che avrebbero fatto? Sarebbe dovuto sparire per sempre? Si sarebbero dovuti dividere?
 
  • Remus, non mi hai morso. Non diventerò.. non diventerò..
  • Un mostro?
  • Non diventerò un lupo mannaro.
  • E’ quello che ho detto io.
  • Remus, scusa se te lo dico, ma non ce la faccio a litigare in questo momento.
  • Per colpa mia.
  • Remus.
 
Il tono supplicante di Sirius lo convinse a desistere.
 
  • La ferita va cauterizzata.. Farà male.
 
Sirius fece la faccia più seria e sicura che riuscisse a fare.
 
  • No, però così non ce la faccio! Non puoi fare quella faccia!
  • Quale faccia?
  • Quella che fai quando fai finta che stai bene e che ce la fai. Non posso cauterizzarti se hai paura.
 
Ok, forse il fatto che Remus sapesse così tanto di Sirius e sapeva riconoscere i suoi stati d’animo aveva i suoi lati negativi.
 
  • Non mi psicanalizzare e fai quello che devi fare.
 
Remus fece quanto richiesto, strappò la metà della maglietta sbrindellata gli fece un incanto di pulizia e premette la stoffa nella bocca di Sirius.
 
  • Quando senti dolore, urla.
 
Dovette bruciare e cucire le ferite, fasciare il busto di Sirius che zitto lo guardava armeggiare con disinfettanti e quanto avevano portato nella Stamberga per prevenzione. Quanta cura che aveva di lui. Era diligente in tutto ma quando si trattava di Sirius era incomparabile, e Sirius lo sapeva, il loro rapporto era speciale, era diverso da quello che Sirius aveva con James. James era suo fratello, ma Remus? Cosa ci può essere di ancora più vicino, o vicino allo stesso modo ma in maniera diversa? Sirius non lo sapeva, ancora una volta non si soffermava che sulle apparenze.
Quello che aveva realizzato però è che c’era una differenza essenziale e che forse, il cuore che sentiva battere nelle tempie mentre Remus era chino su di lui a medicarlo, non era dovuto solo al dolore lancinante; che forse se si era sentito così esaltato e spaventato quando aveva saputo che sarebbero stati da soli per una serata non era dovuto solo al fatto che Moony era un lupo mannaro; che forse c’era un altro motivo qualunque per il quale Remus non era un fratello come  James e mai lo sarebbe stato.
Mentre Sirius era sdraiato, pulito, disinfettato, ricucito e dormiva, Remus lo osservava, controllando che non avesse incubi. Lui era incosciente da lupo mannaro, ma Padfoot era più che conscio e chissà cosa gli aveva fatto passare.
 
  • Avevi detto che non sarebbe successo nulla.
 
Sirius non parlò, non si preoccupò nemmeno di continuare a far finta di dormire, poggiò la sua mano su quella di Remus e chiuse le dita intorno al palmo.
Dopotutto, quello sarebbe stato il primo giorno di assenza non giustificata di Remus J. Lupin.
Dopotutto, ne sarebbe valsa la pena.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** This way Tiny Pets! ***


This way Tiny Pets!
 
  • Che vuol dire che Peter si è perso?
 
Remus guardava un Sirius altezzoso, con fare annoiato.
 
  • Vuol dire che il topastro è sparito, ecco che vuol dire.
  • Avete guardato in infermeria? Di solito quando non lo trovate è sempre lì.
  • Stavolta non ho fatto nulla di cattivo, lo giuro, anche se dopo questa sparizione temo non riaccardà in futuro.
  • Certo che ho guardato lì, ormai mi sono abituato!
 
Aveva risposto James con gli occhioni nocciola spalancati e sproporzionati rispetto al resto del viso.
 
  • Smettila con questo sadismo Pads, James è seriamente nel panico.
  • E dovreste esserci anche voi! Peter è scomparso e non lo trovo neanche sulla nostra Mappa, e se non è sulla Mappa vuol dire che è nella foresta proibita o chissà dove!
  • E va bene, ti darò una mano.
 
Chiuse il libro di malavoglia e prese Sirius per il polso.
 
  • Devo proprio?
  • Muovi il culo.
  •  Oh-oh. Reemus.. Da quando questa sfrontataggine?
  • Quando sei sadico mi risulta facile essere spavaldo.
  • Oh-oh. Lo sfrutterò a mio vantaggio allora..
 
Sirius era così vicino a Remus da potergli contare le ciglia castane chiare. Gli occhi di Remus davanti alle labbra sottili del moro, nettamente più alto. Quest’ultimo era provocatorio come se stesse cercando di adescare la sua preda e Remus stava per controbattere ..
 
  • Ragazzi, se avete finito di flirtare, dovremmo andare a cercare Peter.
 
Sirius si risvegliò dal suo trance seduttivo.. Seduttivo? Con Remus? Era colpa di Peter, quando non ci stava lui capitavano sempre cose brutte. L’ultima volta era finito tra la bocca di Moony e il braccio dello stesso. Oppure era per l’astinenza dal sesso. Maledetta McGranitt che gli dava tutti quei compiti, e maledetto Remus che lo obbligava a farli con la sua responsabilità da Prefetto-Perfetto. Remus che faceva il figo con lui. Mica poteva lasciare che gli dicesse di muovere il culo senza reagire, era un Black che diamine!
Ovviamente l’intraprendenza di Remus non era durata che i minuti della conversazione, tant’è che dopo si era ammutolito ed era arrossito.
Si erano diretti fuori da Hogwarts al limitare della foresta ma avendo ritenenuto poco saggio addentrarsi senza una ragione, avevano optato per la cantina di Mielandia: un ragazzo timoroso e grassottello come Peter era probabile che fosse ad ingozzarsi di dolci in un momento di crisi.
 
  • Di sicuro Worm è a strafogarsi di dolci da Mielandia.. Ma non poteva chiedere la cioccolata a Remus?
  • Sirius, la vuoi smetter di fare i soliloqui di notte quando dovremmo essere nelle nostre stanze?
  • Perché non gliel’avresti data la cioccolata?
 
Moony guardò Sirius con l’aria stralunata ed un sopracciglio alzato. James dalla sua decise di minacciarli:
 
  • Pads se non la finisci di parlare, ti tolgo il comando della spedizione.
  • PER DI LA’ CUCCIOLI!
  • Dimmi Sirius, da quando usi questi vocaboli così tendenzialmente gay?
 
Remus si era irrigidito alla sinistra di Sirius e James non se n’era minimamente accorto.
Lui e le sue frecciatine. Ma cos’aveva contro i gay? Se mai Remus fosse uscito allo scoperto, James non l’avrebbe saputo comunque. Forse sarebbe stato cacciato dai Malandrini. Forse l’avrebbero rinnegato come amico. Sirius sarebbe rimasto schifato di tutte le volte che erano stati insieme, di tutti i momenti condivisi, delle parole che gli aveva detto.
Se fossero rimasti amici si sarebbe rotto qualcosa con tutti. Probabilmente si sarebbero vergognati a cambiarsi nella stessa stanza con Remus, forse avrebbero addirittura chiesto di isolarlo, e perché no? Di bandirlo dal bagno dei maschi.
Sarebbe stato additato da tutti come ‘frocio, finocchio’ , l’avrebbero picchiato, avrebbero denigrato il suo lavoro, avrebbero messo in giro dei pettegolezzi e l’avrebbero fatto soffrire al punto di doversene andare via da Hogwarts lasciando memore di lui un Platano Picchiatore che avrebbe molestato gli studenti per il resto dei suoi anni e il rimpianto di un amore non corrisposto.
Perché doveva essere tutto così difficile? Perché le persone giudicavano e discriminavano? Perché proprio James, che era il suo migliore amico? E Peter? Peter anche se avrebbe capito avrebbe fatto finta di nulla, era debole, Peter.
Peter, lo sapeva, avrebbe seguito la massa, avrebbe seguito la popolarità, avrebbe seguito James e Sirius.
 
  • Ma non sarai un po’ troppo ossessionato da questa sessualità? Ultimamente vedi gay dappertutto! C’è qualcosa che devi dirci Prongs? Una cosa scandalizzante tipo che Lily è un travestito e che ti piacciono gli uomini, o che Lily è solo un nome in codice per il tuo ragazzo ma per farci pensare che tu fossi etero ti sei inventato questo amore per la Evans?
  • La tua fantasia non ha limite.
  • E’ perché sono favoloso.
  • E’ perché sei un bambino mezzo cane.
  • Stai zitto.
  • Zitto tu. La Evans mi amerà un giorno.
 
Remus in tutto questo stava perdendo la pazienza, non erano ancora arrivati nella cantina, i due stavano bisticciando, e lui aveva a che fare con un migliore amico omofobo e il ragazzo che gli piaceva più che etero ed estremamente fantasioso.
Sicuramente avrebbe fatto compagnia a Peter con i dolci rubati a Mielandia.
Remus era andato avanti da solo coi suoi pensieri, aveva alzato la botola e aveva individuato Peter con la bocca sporca di cioccolata riverso a terra.
 
  • Ehmm.. Ragazzi. Lì c’è Peter.
 
Con un levicorpus lo riportarono indietro sotto il mantello rischiando di essere scoperti.
Fortunatamente rientrarono nella camerata sani e impuniti.
 
 
Il giorno dopo Remus fece finta di stare male. O meglio stava male a livello morale, nulla che gli impedisse di partecipare alle lezioni di solito ma quello che aveva detto il giorno precedente James l’aveva seriamente scosso.
Peter dopo l’indigestione era stato male e stava in infermeria come capitava frequentemente nell’ultimo periodo, povero topino. James era andato a lezione per vedere la Evans che era ‘la luce dei suoi occhi’ e ‘il motivo per cui frequentare i corsi’ e poi Remus che stava in quelle condizioni. Di solito accadeva nelle settimane prima o dopo il plenilunio e James non ci faceva neanche più caso, né teneva il conto. Sirius, invece aveva creato un calendario magico solo per Moony, che tutti i giorni gli diceva quanto mancava alla luna piena. Remus di questo ne era totalmente all’oscuro e aveva creduto di averli ingannati entrambi con la scusa del piccolo-problema-peloso come ormai l’aveva soprannominato James.
Era stato colto di sorpresa quando Sirius era apparso nella stanza, si era tolto la divisa e si era seduto sul letto di Remus.
 
  • Allora? Che succede?
  • Nulla.. Solo sono stanco, te l’ho detto prima. Tu piuttosto che ci fai qui?
  • La luna piena sarà tra tre settimane. E’ troppo lontana per stare così e i postumi dell’ultima sono finiti a metà della scorsa settimana.
  • Come fai a saperlo?
  • Tengo il conto.
  • Tieni il conto?
  • E’ quello che ho detto. Avanti, che succede?
 
Remus lo guardò negli occhi. Sirius si sentì nudo di fronte a quello sguardo. Sembrava stesse cercando qualcosa, sembrava si aspettasse qualcosa, sembrava volesse fidarsi. E fu esattamente quello che fece Remus: fidarsi.
 
  • La.. La volta che.. Tu.. Oh.
  • Quando mi hai fatto a brandelli?
  • Sì.
  • Vuoi sapere perché?
  • Sì, io.. Dovrei.. Dovrei prendermela solo con gli uomini.. Non anche con gli animali.
 
Remus non voleva credere che la sua forma di lupo aveva attaccato Sirius solo perché il suo incoscio sapeva che era lui, e poi se pure fosse stato avrebbe dovuto trattenersi, non avere l’effetto contrario. L’unica cosa che Moony si ricordava quando si svegliava dopo la trasformazione, erano gli odori che aveva sentito, il sangue di Sirius, per esempio, era ancora nelle sue narici la mattina dopo.
 
  • Ad un certo punto avevi fame. Hai cominciato a girare intorno, ad annusare, a trovare piste inutili, hai cominciato a girare su te stesso, hai pianto, hai ululato e fin qui è stato abbastanza normale. Mi hai azzannato quando mi sono messo in mezzo.
  • Perché l’hai fatto se era norm..
 
Sirius fece segno di stare zitto a Remus che obbedì senza una parola. L’ansia cresceva ogni istante che Sirius teneva la bocca chiusa e Remus era sul punto di cascargli addosso per quanto era teso verso lui e concentrato. Non si era ancora perdonato per avergli procurato una ferita simile senza motivi apparenti.
 
  • Stavi per mangiarti. Quando hai sgranato gli occhi verso il tuo braccio ho capito cosa stavi per fare e ti sono saltato addosso senza pensare alle conseguenze.
 
E se Remus si fosse mangiato da solo? Si sarebbe svegliato mutilato il giorno dopo, avrebbe sofferto. Non poteva farlo soffrire, non sarebbe accaduto in sua presenza. Remus era fragile ed era una roccia allo stesso tempo, non faceva vedere quello che realmente provava a nessuno, ma Sirius sapeva, Sirius capiva, Sirius soffriva insieme a lui. Cosa sarebbe successo? Avrebbe pianto a terra guardando quello che restava del braccio, avrebbe dovuto sottoporsi ad incantesimi che l’avrebbero reso incoscio la metà del tempo pur di non sentire il dolore, sarebbe impazzito. Perché proprio Remus? Lui era il suo Remus, come poteva farsi del male da solo? Una persona così buona, così gentile, rispettosa, gioviale. Cose simili sarebbero dovute capitare a lui e avrebbe avuto un senso, ma non a Remus.
 
  • Hai.. Hai fatto questo per me?
 
“ Remus sorpreso, Remus contento, Remus che legge, Remus che osserva, Remus che medica, Remus che dorme, Remus che si trasforma, Remus che mangia la cioccolata, Remus che si lecca le dita, Remus che è nella mia mente, Remus che non si rende conto, Remus che si gira, Remus che mi guarda, Remus che arrossisce, Remus e le sue fossette, Remus e le sue ciglia, Remus e i suoi occhi, Remus e le sue labbra, Remus che sto baciando, Remus sorride. “

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I am not. ***


I am not.

Sirius non aveva la più pallida idea di cosa stesse facendo, né di dove avrebbe dovuto mettere le mani. Con le ragazze era decisamente più semplice, ma Remus..
Dio, Remus era così pudico che dovunque Sirius avrebbe messo le mani sarebbe sembrato il principio di un abuso, così era rimasto fermo, con le mani lungo i fianchi, mentre lo baciava.
Probabilmente era il bacio esteticamente più orrido che aveva mai sostenuto; è che con Remus era sempre così: senza certezze.
Era tutto un ‘ Che cosa si fa? Cosa si dice? Come si fa? E perché si dice?’
Era tutto inevitabilmente confuso e sembrava tutto andare contro tutto.
Era assolutamente ‘ contro tutto’ baciare un ragazzo, era ‘contro tutto’ baciare uno dei suoi migliori amici, ed era assolutamente ‘contro tutto’ il modo in cui Remus si stava avvinghiando a lui, come se gli appartenesse da sempre, come se lo stesse aspettando.
Era ‘contro tutto’ il fatto che aveva sempre creduto Remus una verginella alle prime armi, quando invece, da come muoveva le mani sotto la sua maglietta, dalle linee che tracciava sul petto scaturendogli brividi per tutto il corpo, sembrava sapere esattamente come fare quello che stava facendo. Remus era quasi arrivato al bordo dei pantaloni, dove Sirius gli prese le mani e le fece risalire sulla sua schiena, per portare Remus più vicino a se stesso facendo aderire i corpi.
Spostò le sue labbra sul profilo della mascella di Remus e percorse su e giù il collo facendolo ridere.
Forse si sbagliava, Rem era come le ragazze.
Dio, le ragazze, coi loro profumi dolci, l’intimo di pizzo e le graziose risate. Le ragazze con i loro trucchi marchia-vestiti che sapevano sempre di caramella, e i capelli sciolti che davano a tutto un’aria più eccitante.
Cosa gli succedeva? Non gli erano mai piaciuti i maschi, era fermamente convinto che gli piacessero le ragazze.
Lui non era.. lui non.. lui non poteva essere.. no i ragazzi non gli piacevano, e neanche i lupi mannari.
Remus non profumava di miele, di certo non portava intimo in pizzo e non rideva graziosamente. Non aveva trucchi che sapevano di caramella e non portava capelli lunghi e fluenti.
Aprì gli occhi e vide l’espressione di Remus che con gli occhi chiusi si era abbandonato a quei baci così attesi.
Eppure Sirius lo fece lo stesso.
Fermò tutto: il bacio, le mani, i brividi, le sensazioni, le voglie, ogni cosa.
Remus riaprì gli occhi guardandolo dritto nei suoi. Sirius si sentiva così sporco sotto quello sguardo.
Non era affetto, non era comprensione, non era vergogna: era solo uno sguardo carico di purezza e di aspettativa.
 
- No. Io non posso Remus. Non.. Non sono così. Io non lo sono e basta.
 
E se ne era andato, lasciando Remus troppo ferito per piangere e troppo poco sorpreso per non farlo.
Aveva lasciato Remus per paura, per codardìa.
Aveva lasciato Remus nel suo letto, tra un cuscino bagnato e l’ impronta di un corpo assente.
Sirius aveva lasciato il vuoto, portandosi dietro il sapore di cioccolato e di parole mai dette.
 
 
 
 
 
 
- SO IO CHE COSA FACCIAMO! Potremmo dargli dell’amortentia così Sirius si innamorerà di Remus e quando Remus gli dirà di si e l’effetto della pozione terminerà Sirius si troverà già dichiarato e felicemente accoppiato senza aver dovuto fare nulla per lottare contro la sua omosessualità.
- Sirius lo sappiamo tutti che è gay, ma Remus.. Remus è etero! Anzi sono fermamente convinto che sia innamorato della tua Lily!
- Che cosa?! Ma non dire sciocchezze, innanzitutto quei due si amano, seconda poi Lily e Remus sono tipo migliori amici e sappiamo entrambi che questo non sarebbe possibile se uno dei due non fosse gay.
- Ma perché Lily è lesbica?
- No, stupido! E’ Remus che è gay.
- Mah, io non penso proprio.
 
Lily aveva fatto la sua entrata plateale – o per lo meno così era sembrata a James – nella sala dove lui le aveva richiesto espressamente di vedersi. E lei era apparsa così, tutta ricci rossi e libri, e due occhi verdi che spuntavano tra gli uni e gli altri. Aveva un paio di jeans a sigaretta dai quali James non aveva staccato gli occhi per un istante ed un maglioncino blu che le stava un incanto. James probabilmente aveva perso l’obiettività da un paio di anni, ma non importava era felice così.
- Posso sapere di cosa stavate parlando?
- Del fatto che tu sei..
 
A Franck Paciock era arrivata una pestata di piede formidabile da parte di James.
 
- Bellissima. Sei bellissima, è un dato di fatto.
- Ti stai arruffianando, Frank. Avanti, che vi serve?
 
James si era spostato la frangia da una parte e aveva fatto cenno a Lily di sedersi accanto a lui, battendo la mano sulla sedia al suo fianco. Lily, con un’occhiata più che eloquente, l’aveva convinto a creare maggiore distanza tra le sedie prima di sedervisi sopra.
 
- Quindi? Perché sono qui, di grazia?
- Cosa pensi di .. ehm.. Sirius?
- A che ti riferisci? Al fatto che è un cretino, che ha un talento nel saltare la scuola e che si dovrebbe tagliare i capelli?
- No, mi riferivo alla sua sessualità.
- Ah. Oh. Ehm. Sì. E’ gay.
- Bene. Su questo siamo tutti d’accordo.
- Il punto è un altro: Remus.
- Non ne ho la più pallida idea. E’ così introverso!
- Ma sei la sua migliore amica, a te dirà tutto!
- Non siamo migliori amici, sono solo l’amica più stretta che ha ma non a quei livelli, lui non si confida. Tiene tanti di quei segreti che .. non lo so, è molto complesso.
- Lily, io ci vivo insieme. Quei due si piacciono.
- James sai cosa rischi se combini qualcosa che loro non approvano? Non so come la prenderebbe quell’ottuso del tuo amico, ma Remus ne rimarrebbe scombussolato, quindi attento.
- Lily, sono i miei due migliori amici, non farei nulla che potesse fargli male fisicamente o moralmente, è per questo che mi serve il tuo aiuto.
 
Questo era il Potter che Lily aveva imparato a conoscere. Gli occhi puntati verso l’obiettivo, la mascella contratta e il cuore stracolmo di sentimenti. La frangia sarebbe rimasta sempre scomposta, e avrebbe continuato a farle duemila complimenti non necessari e assolutamente odiosi, ma James andava bene così. James, che aveva tramato tutto quel tempo per far sì che i suoi due migliori amici si mettessero insieme, che aveva accettato la loro omosessualità, che era disposto ad insistere sempre sui medesimi argomenti pur di farli ragionare. Il moro la guardava dritto negli occhi, incuriosito e con tutti i muscoli tesi per le duemila cose a cui stava pensando. “ Datti una mossa Lily, non arriverà mica il principe azzurro. ’’
- Bene. Ti offrirò il mio aiuto, se tu mi offri una cena ad Hogsmeade, il prossimo sabato.
- Oh grazie, grazie, grazie! Aspetta. Cosa?
- Hai sentito benissimo.
- Mi hai chiesto di invitarti a cena?
- No, ti ho chiesto di offrirmela una cena.
Aveva girato la testa facendo muovere tutti i boccoli in una scia fiammeggiante, aveva preso i suoi libri e se n’era andata ondeggiando i fianchi sinuosamente. Aveva sostato sulla porta e con gli occhi più da cerbiatta che le sue amiche le avevano insegnato a fare aveva detto: “ Ciao Frank. ’’ sbattendosi la porta alle spalle.
- Che donna.
Aveva concluso poi James con gli occhi ancora fissi su un paio di occhi verdi e di jeans spariti.
 
 
 
 
 
 
Authorees’ corner:
Ehilà! Salve a tutte * fa ciao con la manina*  Che dire? Io ho pianto come una cretina nella prima parte, piangevo in un modo che ho chiuso e sono andata avanti giorni dopo. Lo so che è corto, ma serviva così per il prossimo capitolo, giuro che mi farò perdonare. Donne che odiate James, amatelo, lui è dalla parte dei buoni perché è un puccioso. E Lily è una strafiga non possiamo farci nulla. Lascio a voi i commenti per quanto riguarda Rem e Sir e se vi aspettavate di James e cosa pensate di Lily e insomma se vi è piaciuto. Ci saranno delle sorprese a breve ma non so se vi piaceranno EHEHEH * ride malefica e se ne va imbarazzata *
Vi voglio bene e vi ringrazio tutte, un bacio!
Sami_

PS: Nella realtà mi chiamo Federica, potete chiamarmi come preferite.
PPS: James è un fanboy * parte il coretto: UNO DI NOI, UNO DI NOOOOI, JAMES È UNO DI NOOOOOI *

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I was born sick ***


‘‘  The only heaven I’ll be sent to
Is when I’m alone with you
<< I was born sick, but I love it. >> ’’

Sirius aveva imparato che ‘ contro tutto’ era esattamente quello che voleva.
Sirius aveva accettato di essere gay.
Remus ne era più che consapevole. Il punto però era che Sirius non voleva esserlo né pensava fosse normale. Era convinto di avere una patologia che affliggeva circa il 10% della popolazione mondiale e lui era in quel 10%.
L’unica cosa che aveva realmente capito era di essere Remus-sessuale e che non poteva nulla contro questo.
Erano passati mesi di sensi di colpa, di fragilità, di periodi in cui lui era diventato quello che si portava dentro il mostro e Remus quello che si trasformava in un animale.
Remus questo semplicemente non lo accettava. Sirius doveva volersi bene, non stare male e farglielo notare aspettandosi che Remus andasse dritto da lui a consolarlo, perché non avrebbe ceduto né mai lo avrebbe fatto.
I due quasi non si parlavano da mesi, e James era sempre più confuso dai piani andati male e da tutto quello che li riguardasse in minima parte. Non aveva idea di chi dei due soffrisse di più soprattutto poiché ne ignorava i motivi. Vedeva due suoi migliori amici darsi pena l’uno per l’altro senza capire realmente il perché, e non ne poteva più.
Quel giorno si era riunito con Peter.

- Peter non hai notato nulla di strano tra Remus e Sirius negli ultimi mesi?
- Sono sempre molto tristi e malinconici..
- Peter dimmi una cosa, tu hai capito che si vogliono bene, vero?
- Certo che si vogliono bene!
- Si.. Ok, giusto. Io intendevo che si amano, Peter.
- CHE? DAVVERO?

Peter aveva spalancato i suoi occhioni liquidi a metà tra il dolce e l’inquietante e James si era chiesto come fosse possibile che Wormtail fosse così ingenuo.

- Avevo notato qualcosa da parte di Sirius ma sai, credevo fosse solo un’impressione.
- Non lo è. E’ successo qualcosa e dobbiamo scoprire che cosa.
- Vuoi architettare un piano?

Aveva detto Peter ammirato, con aria complice.

- Si.

Aveva confermato James con un espressione cospiratoria dipinta sul volto; poi Wormtail arricciò il labbro, storcendo il naso.

- Perché invece non li chiami e gli fai sputare il rospo ad entrambi?
- Wormtail. Sei un genio.

James aveva sempre considerato l’idea di ‘’parlare ‘’ una prerogativa delle ragazze, ma se avesse messo Remus e Sirius spalle al muro, era certo che sarebbe riuscito a farsi dire tutto.



 

Sirius odiava non dover dire quello che sentiva a James. Loro condividevano tutto dalla veneranda età degli undici anni, non poteva evitare di dirgli una cosa simile. Sapeva che questo avrebbe coinvolto un implicita confessione anche da parte di Remus, ma non poteva e non voleva tenere James all’oscuro. Si chiedeva come avesse fatto, Remus, tutto quel tempo da solo a tenersi quello che sentiva dentro. Sirius ci aveva provato a capirlo, eppure non c’era riuscito in alcun modo.
Solo Remus sapeva quello che aveva passato, ed ogni giorno si ripeteva chi era, chi amava e dove erano arrivati, come fosse un monito: un monito ed un motivo per andare avanti.
Se hai fatto questo, puoi anche guardare a testa alta chiunque incontrerai oggi, Remus’  e così aveva continuato ogni maledetto giorno, sentendo Sirius allontanarsi sempre più dal suo mondo. Presenti fisicamente entrambi e assenti mentalmente ognuno nei pensieri dell’altro.
Era difficile amarsi e non pensare a quanto sarebbero stati felici insieme, ma piuttosto remare contro se stessi e fare forza contro la propria sensibilità.
Sirius un pomeriggio era andato da James.
‘ James’ aveva detto ‘ sono gay’ aveva aggiunto e senza lasciar prendere fiato a James per lasciarsi dare una riposta aveva concluso con un ‘ amo Remus.’
E diamine ce l’aveva fatta, l’aveva capito, l’aveva detto. Dopo mesi di agonia l’aveva ammesso a se stesso, rendendosi conto che non c’era mai stata sensazione più bella di dire quelle parole ad alta voce. E poi si era sentito un imbecille per aver pensato quello che aveva pensato, eppure ormai avrebbe dovuto farci l’abitudine.
James aveva trattenuto le labbra tra i denti per non scoppiare a ridere, ma con scarsi risultati, poiché era uscita fuori una risata sguaiata da tenersi la pancia, al punto che Sirius si era convinto che Prongs lo considerasse uno scherzo.

- Prongs guarda che sono serio, non sto scherzando, è una cosa importante!

Ma James continuava a ridere nella disperata ricerca di aria.
Poi, tra un singulto ed un'altro e qualche lacrima più tardi aveva messo a tacere tutti i pensieri di un Sirius in crisi.

- E quanto ci hai messo per capirlo? Era ora fratello. Remus lo diceva che eri un po’ lento ma non credevo così tanto.
- Cos..? Tu.. Tu lo sapevi?

Sirius era ampiamente in conflitto: da una parte era arrabbiato perché James non ne aveva mai fatto parola e dall’altra era così contento che era sul punto di andare a dichiararsi da Remus. Ma non fece nulla, né disse niente, si limitò a buttarsi addosso a James e a conficcargli le dita nella schiena.

- Sirius. Sirius mi fai male.

Così era andata a finire che si erano messi a giocare e a fare la lotta come due cuccioli di razza sconosciuta.
James e Peter si fecero spiegare quanto successo e optarono perché Sirius si facesse perdonare assecondando Remus e facendosi vedere più responsabile.
Remus non diede cenni di cedimento neanche con tutte le lusinghe di Sirius, né coi favori, né con la cioccolata.



- Andiaaaaaaaaaamo Remus che ti coooooooosta!?
- Sirius ho detto di no!
- Perfavoooooooooore!
- Sirius.
- Remus.

L’aveva scimmiottato Sirius con la faccia più da Remus che riuscisse a fare e incrociando le braccia.

- Lo sai che ti diverti!
- Sirius, basta.

Si era girato Remus e lo guardava negli occhi argento coi suoi, lucidi e rossi.

- Cosa non capisci, Sirius, di un rifiuto, mh? Dimmelo, avanti.

Era chiaro che non avesse compreso cosa si celasse ancora un volta dietro ad una declinazione di uno scherzo ai danni di Snape, c’era ben altro sotto, qualcosa che non riguardava neanche il freddo pungente che gli faceva perdere la sensibilità alle dita ed imporporava le guance di Remus; no, doveva essere qualcos’altro.

- D’accordo.

Aveva acconsentito ed abbassato gli occhi sospirando, poi si era girato e aveva posto una gamba davanti all’altra, convinto ad andarsene.
‘‘ Cosa non capisci di un rifiuto? ’’ Evidentemente, anche dietro quelle parole c’era un secondo significato.
Remus ebbe un attimo di esitazione, poi fermò il moro per un polso.

- Non andare.

Sirius si trovò sorpreso e meravigliato quando Remus lo fermò, due volte quando fece scivolare la mano di lui dal polso nella sua, e ancora una quando Remus la strinse e le guidò entrambe vicino al suo corpo.
Camminarono così per Hogsmeade con tante paia di occhi puntati, un Remus incurante e un Sirius ancora meno finchè non raggiunsero la Stamberga Strillante.
Si sedettero nel salone al piano terra, sul tappeto sfilacciato e rovinato dal tempo.

- Cosa c’è?
- Sono stanco Sirius.

Si era premuto le dita sulle palpebre per qualche istante, riflettendo su quello che avrebbe dovuto dire e dosando ogni parola. Sirius lo guardava attento e comprensivo credendo di sapere.

- Di cosa?
- Di me e te. Di questa situazione.
- Perché?

Adesso il moro lo guardava con gli occhi assottigliati, irritato. Lui faceva di tutto perché potessero essere felici, era Remus che continuava a mettergli i bastoni fra le ruote per ragioni ignote. Remus aveva riso sprezzante davanti alla rabbia di lui, che lo guardò come a volergli fare male, come se fosse il cane ferito costretto a reagire. Ma Remus pur vedendo le reazioni di Sirius e comprendendo il suo punto di vista non poteva fermarsi, non adesso che avevano cominciato a parlare sul serio, non ora che le parole che aveva sempre trattenuto come nodi sulle corde vocali rotolavano fuori a conati. Stava vomitando tutto Remus, lo stava facendo per una volta, davvero.

- Ti fa male Sirius? Fa male di più a me. Sai che cosa? Non m’importa più. Io almeno sono in pace con la parte umana di me stesso, quando ritroverai la tua, fammelo sapere.

Quelle parole erano arrivate come lamine dritte nello stomaco di Sirius, lì dove la sua carne era cicatrizzata e più debole, lì dove Moony aveva provato a difendersi e a sfogare la sua fame. Erano penetrate a fondo e Sirius si era creato un muro interno per farvi fronte, perché non si sarebbe mai fatto vedere debole, neanche da Remus, non così.

- Io almeno ho un solo mostro dentro di me.

Lo aveva detto consapevolmente, lo aveva fatto apposta, per ferirlo. Dall’inizio della conversazione aveva aspettato di infierire, perché le cose stavano così, erano quelle e né Remus né lui potevano nulla. Erano dei mostri entrambi, perché diversi, perché impuri, perché indegni, perché malati. E Sirius si sentiva così e lo accettava, ma a Remus non bastava mai.

- Non ti accontenti mai Remus, vero? Non potresti solo accettare di averli i mostri? Ma no, o li nascondi o li fai passare per buoni.

Aveva alzato le spalle e le sopracciglia in un cenno di spocchia, e Remus non aveva retto.

- Vattene.
- No.
- Ti ho chiesto di andartene.
- E’ un luogo comune non casa tua, me ne vado quando decido di farlo.
- Sirius, per l’ultima volta, esci dalla stamberga.
- Oh-ho. Aspetta. Ho capito perché tanta insistenza, stai aspettando un amichetto? Li fai venire sempre qui? Ormai conoscerai tutti i mostri di Hogsmeade!

Poi, così come se n’era andato, era arrivato uno schiaffo sulla guancia di Sirius. E Remus non voleva che tornasse, all’inizio, non voleva davvero continuare ma era sinceramente troppo per lui: aveva atteso, sofferto, si era nascosto, non aveva respirato, si era fatto del male, aveva vomitato, rifiutato ogni tipo di contatto umano, sognato tra le nuvole e tornato per terra e ogni volta faceva sempre più male, aveva amato con ogni fibra del suo corpo di cicatrici, con ogni parte della sua anima ed adesso si sentiva dire questo. Non ci aveva visto più, ed era passato alle mani. Un solo schiaffo e al rigirarsi del viso ghignante di Sirius aveva tirato un pugno che aveva evitato. E ancora un altro ed un calcio e Sirius non faceva che ghignare e schivare e bloccare.

- Avanti Remus, fammi vedere quello che sai fare, fammi vedere il mostro.

Gli occhi grigi scintillavano folli e a quel punto aveva cominciato anche lui a reagire alle botte prese, e aveva mandato un cazzotto proprio sulla mascella di Remus che sembrava disallineatasi.
A Remus non importava che lo chiamasse così, né che reagisse, e tanto meno della mascella rotta e del dolore anzi contribuiva tutto a che si sfogasse, e quindi continuava e continuavano entrambi imperterriti fin quando non si trovarono sulla soglia della porta e finalmente Remus riuscì ad assestare un pugno nella stomaco di Sirius.
 Il moro aveva boccheggiato e sgranato gli occhi e si era aggrappato con le unghie a Remus, graffiandolo e sbilanciandolo tanto da farlo cadere su di lui e tra un calcio, una ginocchiata ed un pugno erano ruzzolati nella neve bianca che piano si macchiava del rosso del sangue di entrambi e di nero d’odio. Odio che provavano entrambi in quel momento per le parole pronunciate dall’altro, per se stessi e per ogni movimento mosso col preciso intento di ferire, di fare del male e gli pareva che ad ognuno di quelli un pezzo d’anima rimanesse attaccato alla neve che con tutto quel sangue infetto di sentimenti negativi, sembrava risplendere bianca e pura come mai prima. La lotta perdurava su tutta la discesa dalla Stamberga, ed era terminata appena cominciata la pianura, quando un colpo alla testa aveva fatto perdere i sensi a Sirius.
Remus era ancora cavalcioni e stava sputando un dente insieme a tutto il sangue, e quando aveva afferrato Sirius per il collo si era reso conto che non reagiva. Il sangue che gli usciva dalla bocca e dal labbro aveva ricoperto metà del volto di lui, che ad occhi chiusi rimaneva fermo. Remus aveva aperto gli occhi d’ambra quanto più il dolore gli aveva consentito, ed aveva aperto la bocca tremante.

- Sirius?

La voce era spezzata ed un gemito era risuonato nel bianco che li circondava.
E poi una lacrima si era fatta spazio dall’occhio livido lavando una scia di sangue, e si era posta sulla guancia di Sirius togliendo via anche il suo, di sangue. E poi l’avevano seguita mille ed altre mille ancora e singhiozzi si erano mischiati al groppo che aveva Remus bloccato in gola e gli scuotevano le spalle curve, messe a protezione del corpo inerme di Sirius, che ad occhi chiusi rimaneva fermo. La bocca era tesa e spalancata e non importava se usciva sangue e saliva, se non respirava più dal naso perché ancora una volta era stato la causa del male di Sirius, ancora una volta si portava appresso colpe più grandi di lui e il rimorso e il senso di colpa lo divoravano, come se il lupo che sarebbe uscito di lì a due giorni stesse reclamando il corpo che lo ospitava e mordesse, dilaniasse dall’interno tutto quello che stava trovando.

- Sirius ti prego.

Arriva al cuore quanto prima, te ne prego. 
E il lupo non demordeva, continuava a dibattersi dentro di lui e Remus non respirava né dal naso né dalla bocca, ma soffriva continuava a soffrire inesorabilmente e Sirius era lì, che ad occhi chiusi rimaneva fermo.
Allora Remus si era avvicinato il volto di Sirius vicino al suo, l’aveva abbracciato ed aveva aspettato chissà quanto tempo che Sirius reagisse e si svegliasse, ma non succedeva nulla: semplicemente stava e ad occhi chiusi rimaneva fermo
Allora Remus si era passato una manica davanti alla bocca, aveva lasciato che dei gemiti dal profondo della gola uscissero ripetutamente e si era riscosso pulendo il volto di Sirius del suo stesso sangue quanto più riusciva, sporcandosi le mani tremanti.
 
- Ti amo.

Aveva sussurrato nell’orecchio di Sirius.
Era stato solo un sibilo.
Non l’aveva neanche mai detto a nessuno e l’aveva sempre considerato come sopravvalutato da tutti i libri letti e i film visti, eppure in quel momento non c’era stata cosa più naturale da dire ed anche la più inutile visto che nessuno, nessuno, nessuno aveva potuto udire quelle parole, visto che chi avrebbe dovuto farlo semplicemente ad occhi chiusi  rimaneva fermo.
Dopo poco aveva fatto combaciare la sua fronte con quella di Sirius ed aveva smesso di piangere, si era calmato.
Aveva poggiato le labbra su quelle di lui, gonfie entrambe per i pugni presi, ed aveva sopportato il dolore mettendoci tutto l’amore e la disperazione che sentiva soltanto premendole quanto più poteva.
Si stava aggrappando al corpo di Sirius come fosse la sua àncora e di nuovo il lupo si fece sentire da dentro il petto, perché era colpa sua se si erano ridotti così: sua, sua, sua e di nessun’altro.
Arriva al cuore quanto prima, te ne prego.
Ma Remus si impedì di ricominciare a piangere. Aveva fatto forza sulle gambe magre ed alzandosi aveva preso in braccio Sirius alla bell’e meglio portandolo dentro casa. Aveva raccolto della neve pulita, gliel’aveva poggiata sulla fronte, gli aveva alzato le gambe ed aveva aspettato.
Dopo un tempo che gli era parso interminabile, Sirius si era svegliato e Remus non gli aveva dato il tempo di riprendersi che si era già fiondato ad abbracciarlo e Sirius non aveva fatto domande, aveva solo ricambiato l’abbraccio.
Quell’abbraccio era stato pieno di risposte dall’una e dall’altra parte e non seppero neanche quanto tempo stettero fermi né quando Sirius aveva cominciato a piangere e Remus a ridere, grato che quel pianto potesse uscire dagli occhi vivaci di Sirius.
Non c’erano più state bisogno di parole, perché adesso semplicemente si erano legati. Legati indissolubilmente.
Non importava quanto sarebbero andati avanti, quando avrebbero capito che amare non è mai una malattia, che tutti abbiamo dei mostri nell’armadio. Perché Remus e Sirius sono così: si amano, si odiano, si amano di nuovo, si dicono cose cattive che non pensano e poi tornano a volersi ad amarsi a toccarsi, e poi ancora a strillare e a prendersi per i capelli. Ma non importa perché loro sono, loro esistono e sono questo, e non gli serve nient’altro.
E Remus pensava a tutto questo mentre teneva Harry tra le braccia di fronte al velo, e sapeva che tutto questo non l’avrebbe mai dimenticato.

Authorees’ corner:
Saaaaaaaaaaaalve! Siamo arrivate quasi alla fine. Questo capitolo è stato un parto ed è colmo di cose che non mi piacciono ed ho l’impressione di non aver dato quello che volevo. Ma è importante per me. Lo è veramente, per me, per quello di cui tratta, per i sentimenti che ci ho buttato dentro, per Remus e Sirius, per quello che le persone devono patire, e non parlo solo dei gay, parlo degli emarginati, dei nerd, dei trans, degli immigrati, dei ciccioni e di quelli con un colore diverso di pelle. Non è un bel periodo, sapete? Ma vi voglio ringraziare per seguire i miei scleri e le avventure di questi due. Volevo fare una dedica a chi non c’è più nella mia vita che sia in cielo o per le strade del centro, ed una alla mia amica Federica che recensisce sempre sotto stretta minaccia perché sa che mi fa piacere, e sempre a lei perché quando non mi capisce prova di tutto per riuscirci lo stesso, e poi a voi che siete qui e che avete letto fino ad ora, che siate silenziose o delle gran chiacchierone. Grazie.
Sami_
PS: Andate a sentire Straordinario di Chiara, non sono una sua grande fan ma questa canzone mi ricorda troppo la mia Wolfstar e questo capitolo.
PPS: L'editor non mi fa ingigantire la scritta, uffino.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Won't you stay with me? ***


 
<< Anche se non respiro e
Non mi vedo più
In un giorno qualunque
Dove non ci sei tu >>
Remus era a terra. Aveva gli occhi stanchi e fissi davanti a sé ma non stava guardando nulla. Remus non vedeva nulla.
I pantaloni strappati sulle ginocchia assecondavano la posizione delle gambe stanche di lui, ferme da ore. Ore, minuti, secondi.. Quanto era passato?
Non avrebbe saputo dirlo.
Sapeva di non aver più lacrime, perché Remus piangeva spesso ed evidentemente aveva espulso tutte le lacrime possibili in precedenza perché adesso era solo fermo. Nessuna lacrima a rigargli il viso scavato, nessun singhiozzo a scuotergli le spalle. Ed era strano, si disse, era davvero strano che non provasse nient’altro che vuoto. Non ansia, non tristezza, non odio, sentiva solo un’ immensa voragine al centro del petto che non gli permetteva di respirare. Si sentiva come risucchiato. Remus stava cadendo.. e cadeva.. cadeva.. cadeva senza trovare una fine, una luce, sarebbe andato bene anche un terribile brecciolino ad aspettarlo ma voleva arrivare da qualche parte. Tanto lo sapeva che si sarebbe schiantato di lì a poco e la pressione continuava a schiacciarlo tra il muro che gli veniva incontro, i mille suoli che immaginava e quello che stava aspettando di trovare.
Remus era sempre stato realista, lo sapeva che in un burrone ci sarebbe dovuta essere una fine, la fine peggiore che potesse ricevere e magari, questa volta, se ne sarebbe andato anche lui. Perché Remus si era scoperto egoista. Aveva capito di esserlo quando Lui se ne era andato, quando aveva passato il Velo ed era diventato nulla. Aveva abbracciato Harry per calmarlo.. Harry: povero piccolo, maturato troppo in fretta. Si era visto portare via l’ultimo componente della sua famiglia davanti ai suoi occhi e aveva urlato e Remus lo aveva tenuto stretto. Cosa c’era di egoista in questo? C’era che Remus aveva deciso di non combattere. Remus aveva chiesto di morire. Aveva chiesto di raggiungerlo anche se solo per riavere nell’al di là quel precario equilibrio che erano riusciti ad afferrare quando Lui era tornato da Azkaban. E Remus non aveva pensato ad Harry. Non aveva pensato ad Harry, a Voldemort, alla guerra, a niente e a nessuno. E si era sentito male eppure continuava a sperare, a desiderare, ad agoniare la morte. E quella si faceva attendere e non arrivava.
E Lui era lontano.

 
 
‘’ Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza;
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.’’
 
- Ommioddio Pads, smettila.. Smettila ti prego!
 
Remus faticava a trattenere le lacrime, le mani di Sirius ovunque e da nessuna parte e il biondo continuava a scalciare inutilmente.
 
- Allora ammettilo. Avanti. Te lo voglio sentir dire.
- Va bene, va bene. Tregua, ti prego, tregua. Sei un fotografo fantastico e farò il tuo modello per tutto il tempo che vorrai e se sarà necessario fare ritratti di altre persone sarò così dedito al mio lavoro che non mi laverò i capelli per un mese prima di interpretare Snape. Lo giuro.
Ma Sirius aveva già smesso di fargli il solletico all’inizio di uno dei poemi di Remus da un solo respiro.
- Com’è semplice ottenere le cose.
Aveva detto il moro spostandosi i capelli da davanti al viso legandoli in una coda scomposta giusto per non farli andare sul volto di Remus, facendo passare le sue mosse come atto di vanità.
- Quando finisci di acconciarti i capelli come una femmina puoi anche scollarti di dosso, grazie.
- Tu.. cosa.. io.. femmina!?
 Questa volta Remus era stato più sveglio e aveva ribaltato le posizioni in meno di mezzo secondo.
- Hai ragione, scusa..
Un bacio a fior di labbra che aveva lasciato Sirius spaesato in attesa di riceverne altri.
- Volevo dire femminuccia.
- REMUS JOHN LUPIN.
E Remus correva via mentre un Sirius alle prese coi vestiti troppo lunghi e col mantello dell’invisibilità di Prongs che li aveva nascosti,  lo rincorreva fino ad arrivare sulle rive del Lago Nero dove era riuscito a saltare in braccio a Remus, o per  meglio dire, dove era riuscito a placcarlo.

 
“ Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo e te ne farò dono. ”
“ Sono con te.”
Remus aveva creduto di essere impazzito. Si era guardato intorno spaesato alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, di un fantasma. Ma la stanza era vuota come quand’era entrato ed in penombra e al centro troneggiava il Velo come sempre statico ed imponente. Nessuna mutazione. Nessuno aveva parlato. Eppure Remus l’aveva sentito, era certo che Lui gli stesse parlando.
- Sirius?
Aveva solo sussurrato, un fremito ed il cuore quasi fermo.
- Sto impazzendo, Sirius voglio venire da te. Voglio essere con te Sirius. Voglio restare insieme a te.
  “ Io non ci credo che tu non ci sei più..
Tu, io non ci credo che tu non ci sei più.”
Sirius era cavalcioni su Remus ed entrambi ridevano affannati.
- Rem.
- Si?
- Cosa succederà dopo tutto questo?
- Beh.. Non lo so.. Tu cosa vorresti fare?
- Restare così. Con te.
- Con me? E dove?
- Non lo so, dovunque.
- Beh.. sì. Cioè ok. Nel senso.. va bene. Per me.. Per  te?
- Giuramelo.
- Io.. Si.. Certo. Quindi lo vuoi.. Sul serio?
- Sì.
- Però.. Solo che.. Io giurerò ma tu.. Tu promettimi che mi sarai sempre accanto.
“ Puoi prendere per la coda una cometa
E girando per l’universo te ne vai
Puoi raggiungere forse adesso la tua meta
Quel mondo diverso che non trovavi mai. ”
Remus aveva poggiato la testa sulla colonna del velo. Gocce luccicanti nella penombra della stanza cadevano copiose a bagnargli i pantaloni strappati e le ginocchia nude.
- Me l’avevi promesso. Me l’avevi promesso..
La rabbia si stava facendo spazio nelle infinite vie che Remus percorreva dentro di sé e che si mischiavano tra di loro. Ed il pianto si era tramutato in singhiozzi trattenuti, in gemiti nervosi. Perché era così testardo? Perché era voluto andare a dare una mano dopo tutte le avvertenze, il dolore, la paura e poi.. e poi il coraggio. Lui non avrebbe mai potuto accettare di non combattere. Si sarebbe sentito sporco, vigliacco, inutile più di quanto non si sentisse già. E Remus era così arrabbiato, perché non era stato in grado di fermarlo, perché forse non ci aveva provato abbastanza, forse aveva permesso a Lui di farsi di nuovo strada, di entrargli dentro come era stato prima, forse non si era opposto abbastanza perché alla fine di tutto non gli sarebbe dispiaciuto combattere di nuovo insieme e battersi per il bene comune, forse se lui fosse stato un po’ più tenace e non avesse lasciato stare, non gli avesse concesso di tornare completamente nella sua vita, di rimettere in piedi i suoi sogni, di curare quello che rimaneva dell’uomo che un tempo aveva amato, di farlo ridere di nuovo, di aiutarlo a ricordare i momenti, le sensazioni, gli odori, a ricordargli di lui, di loro .. forse.. forse..
“ Paranormale
Giuro che non ero lo stesso,
Che ti vedo e non ti riesco a toccare. (..)
Ore a pensare
Se era un’illusione o
Il riflesso di un’ustione che non posso portare
Ma io non ci credo che tu non ci sei più.. tu.”
 - Vieni andiamo alla Shrieking Shack, dobbiamo fare una cosa.
-  Adesso?
- Si adesso cucciolino, muoviti.
- Sirius: Non  Chiamarmi  Così.
- Mmmmhh, come la prendi sul personaaaale..
Sirius era di fronte a Remus con lo sguardo più serio e deciso che il biondo avesse mai visto su due occhi grigi.
- Sirius che ci stiamo a fare qui?
- Beh, dobbiamo fare il giuramento.
- Cioè?
Gli occhi di Sirius brillarono e tirò fuori un coltellino.
- Un.. un.. patto di sangue? Si può sapere perché sei un purosangue di una famiglia nobile e ti piacciono le cose trash babbane?
- E’ tutto molto più realistico così, che gusto c’è sennò!?
- Ah, scusa hai ragione, tagliarmi il braccio si che sarà realistico e divertente.
- Infatti, quello che pensavo anch’io. E comunque non taglieremo il braccio.
- Senti taglia dove devi basta che ti sbrighi.. Non ci posso credere.
Sirius prese il braccio di Remus che lo guardava tra le fessure delle sue dita poste a coprirgli il volto.
Gli aprì il palmo della mano e stese il mignolo di Remus.
- Io, Sirius Black, giuro solennemente .. No Remus. Se non vuoi, se devi fare così non ci riesco. Non voglio sia una tortura per te.. deve essere importante e ci devi credere anche tu.
Sirius aveva lasciato la mano di Remus il quale aveva percepito la delusione del moro. Aveva abbandonato lungo il corpo la mano che gli copriva il viso e con l’altra aveva spostato una ciocca dei capelli di Sirius sfuggita alla coda. Gli aveva alzato il mento.
- Guardami, Sirius... Non c’è cosa più importante.
Poi si era avvicinato a lui, aveva preso il suo braccio e portato la mano di lui sul suo petto; aveva preso il coltellino e mentre faceva un taglio sulla parte davanti del mignolo di Sirius, diceva il suo giuramento.
Diede un bacio poco sopra la ferita di Sirius.
- Raccogli una goccia e mettila qui.
Remus si fece passare la piccola fiala e lasciò che il sangue di Sirius vi corresse dentro.
Poi Sirius prese la mano di Remus e fece gli stessi procedimenti facendo un taglio nella parte opposta alla sua, quella del palmo.
- Io, Sirius Black,  giuro solennemente di restarti accanto qualsiasi cosa accada, per sempre.
Poi prese la fiala e nella stessa raccolse il sangue di Remus,  poi la tenne con sé ed il biondo non disse nulla. Probabilmente quella fiala sarebbe stato di monito più a Sirius che a lui.
“ I’m gonna stay right here by your side,
Do my best to keep you satisfied,
Nothing in the world could drive me away,
Cause everyday you’ll hear me say:
Baby, I’m yours.
Remus aveva fatto scivolare la sua mano sul muro della colonna fin sotto di sé, e poi l’aveva vista. La sua cicatrice era ancora lì, all’interno del suo palmo. Forse tra tutte era la più piccola eppure era quella che significava di più. Sirius a dicembre di quell’anno nella sua vecchia stanza a Grimmauld Place gli aveva dato la fiala.
“ Quando sarà il momento di aprirla, lo saprai. Te la regalo, è tua. ”
E Remus non aveva compreso le sue parole fino a quel momento. Quel momento era esattamente quando intendeva Sirius. Remus si smaterializzò nella sua casa, prese la fiala e si rimaterializzò di fronte al Velo. Aprì la fiala.
- Cosa devo fare?
Poi qualcosa nel sangue scuro luccicò.
- Un ricordo? Sirius cosa..?
Aveva infilato la bacchetta nella fiala e fatto levitare il suo contenuto di fronte a sé. Ecco cos’era rimasto di due giovani amanti. Ecco cosa era rimasto di Sirius. Ed era per lui. Il suo amore era per lui. L’essenza di Sirius era per lui. E glielo stava dimostrando, che gli sarebbe rimasto sempre accanto. Lui era lì. Non era un monito, non era il sigillo di un giuramento, era il giuramento stesso, era la prova che l’aveva mantenuto. Poi il filamento del ricordo in mezzo al sangue aveva fluttuato fino a posarsi sulla barriera del Velo, e si era aperto. E Remus aveva ripercorso pezzi della sua vita, di quella di Sirius, aveva visto i pensieri di Sirius ad Azkaban, rivissuto i momenti in cui la paura che l’altro fosse il traditore era percepibile da chiunque, visto ancora l’amore e l’odio che si erano buttati contro e che avevano condiviso e poi aveva riconosciuto il viso di Sirius nel velo quando il ricordo era finito
.
“ Sono con te. ”
 
Sami’s corner:
Siamo arrivate alla fine. Lascio a voi commenti ed impressioni. Ora specificherò alcune cose che potreste chiedermi per ulteriori chiarimenti come al solito nelle recensioni.. Le parti spostate con un carattere diverso sono tutte canzoni, se volete sapere quali basta chiedere; le parti in corsivo sono flashback in realtà sarebbe una sola sequenza che ho scaglionato in corrispondenza della trama attuale che è quella scritta normalmente. Il Velo funge da Pensatoio, ho sempre creduto che tutte le persone che finivano così in quella specie di limbo diventavano pensiero, ricordo, e che questo potesse essere mostrato. Alla fine di tutto i miei cucciolini si ameranno per sempre e lascio a voi farvi un idea se Sirius riesce effettivamente a parlargli dal Velo o se Remus è impazzito ed è tutto nella sua mente.. Nel frattempo anche se credo si sia capito vi dico che Remus è tornato nella stanza dopo che tutto è finito perché non è riuscito a sfogarsi etc.. con Harry davanti e tutto il mondo che lotta e insomma lo sapete che è uno che riflette sulle cose. Ieri sera hanno fatto HP 3 che ve lo dico a fare? Ero una fontana. Chi crede che Wolfstar non sia canon ha bisogno di leggere il terzo libro e di vedere il film.. non menzioniamo il quinto che credo di aver già dato con questo capitolo la mia idea di Wolfstar su quel libro ( e film ). Che altro dire? Vi sono grata per essermi stata accanto anche se non ho mantenuto troppo fede all’introduzione della storia, anche se ho cambiato 89298 stili nello scrivere, e se non ho rispettato il progetto iniziale di situazioni divertenti ed imbarazzanti.. Ma lo sapete che hanno due personalità così intense e profonde che mi è stato impossibile mantenere la leggerezza considerato tutto.. ( guerra, omosessualità, l’Ordine, Voldemort, amici, famiglia.. ) spero non siate rimaste deluse e ci tenevo a ringraziarvi anche per essere stata accanto a me in prima persona che insomma è meglio che mi do ad altre arti piuttosto che alla scrittura e ce ne siamo rese conto, ma era per condividere quello che credo, quello che provo, e voi mi avete capita in ogni sfumatura ed angolo che ho tentato di celare. Quindi grazie, davvero.
PS: Grazie anche per aver sopportato i miei amatissimi ps.
PPS: Un ringraziamento speciale a Martina perché anche se deve leggere ancora tutti i capitoli mi è stata vicina mentre li scrivevo in tutto ciò che ho elencato sopra, e poi perché esiste dovrebbe essere una motivazione sufficiente. E poi a Federica – sì, ho un’amica che si chiama come me, non mi sto auto lodando.- perché se non lo faccio mi picchia, perché pure se non le frega nulla della Wolfstar si è letta tutti i capitoli ed ha anche recensito solo perché sa che tengo alla sua opinione, e perché quando piango e non sa che fare è sempre lì pronta a farmi rientrare le lacrime che sia a parolacce, ad urli, o a cullate di braccia.
 
 
 
Grazie, Federica.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2882502