Il segreto della gemma blu

di halfblood22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo al campo mezzosangue in modo abbastanza imbarazzante ***
Capitolo 2: *** Metto a tappeto una figlia di Ares ***
Capitolo 3: *** Confusione e flashback ***
Capitolo 4: *** Ho un coso blu che mi balla sopra la testa ***
Capitolo 5: *** L'oracolo si scomoda e ci fa una visitina a una cena già brutta di suo ***
Capitolo 6: *** Sogni da semidei (non proprio piacevoli) ***
Capitolo 7: *** Leo/situazioni un pochino infuocate/ ***
Capitolo 8: *** Cleo/Percy: Una visita dalla piovra gigante ***
Capitolo 9: *** Cleo: /Da i pesci giganti ai fuochi di guerra/ ***
Capitolo 10: *** Percy ***
Capitolo 11: *** Cleo: /Salvataggio alla figlia d'Atena e al campo mezzosangue con effetti collaterali non molto buoni/ ***
Capitolo 12: *** Annabeth/Percy ***
Capitolo 13: *** Leo ***
Capitolo 14: *** Cleo:/volo express su un uccello gigante/ ***
Capitolo 15: *** Piper ***
Capitolo 16: *** Leo ***
Capitolo 17: *** Cleo ***
Capitolo 18: *** Percy ***
Capitolo 19: *** Leo/Percy:' L'Inizio della Fine' I° parte ***
Capitolo 20: *** Percy/Piper:: 'L'inizio della Fine' II° parte ***
Capitolo 21: *** Cleo 'L'inizio della Fine' III° parte ***
Capitolo 22: *** Leo:'L'inizio della Fine' IV° parte ***
Capitolo 23: *** Percy: 'L'Inizio della Fine' V° parte ***
Capitolo 24: *** Cleo: Allegrissima chiacchierata con gli dei ***



Capitolo 1
*** Arrivo al campo mezzosangue in modo abbastanza imbarazzante ***


Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction in assoluto e spero veramente che questo primo capitolo vi piaccia. Adoro scrivere e adoro la saga di Percy Jackson; Buona lettura  e siate pazienti ,se qualcuno volesse seguire questa storia, per i prossimi capitoli. 

L’entrata più imbarazzante che mai si sarebbe potuta vedere al campo mezzosangue credo che fu quella mia catapultata nei campi di fragole. 
Oh, ma questa non fu la cosa peggiore, fu quella che, rotolando, presi in pieno un ragazzo. Esattamente: il primo ragazzo che incontro lo faccio mentre rotolo bagnata fradicia ma allo stesso tempo con la maglietta bruciacchiata e fumante (strano, eh?) e per di più lo investo. In quei pochi secondi che lo vidi prima che iniziasse a rotolare insieme a me, riuscì a vedere una chioma di scuri capelli ricci e gli occhi da perfetto iperattivo, proprio come i miei. Sembrava stesse armeggiando freneticamente con una specie di aggeggio, perciò non mi vide.
Che sfiga! Sembrava carino, e io mi presento così, tipo: “Umh… ciao sono Cleo, la ragazza che ti ha investito. Proprio una bella giornata”  tredici anni appena compiuti, capelli lunghi, lisci e… beh, colorati. Eh già, che la Foschia sia benedetta! Altrimenti i miei compagni di scuola mi avrebbero soprannominato “winx” o qualcosa di simile.
Ho i capelli di ben quattro colori: il mio castano è sfumato in azzurro, lilla, verde e rosso. Quando ero piccola si mostravano a tutti, la Foschia non li mimetizzava. Ma da un po’ a questa parte i colori si minimano all’ attaccatura dei capelli e alle punte. Così da “winx” passo a “maniaca delle mesh”, ma è già qualcosa.
Non ricordo da dove vengo e non so chi siano i miei genitori, ma ho delle nette immagini di me quando ero più piccola che giocavo in stanze piene di luce acquosa colorata, come se le lampadine fossero accese e poi ficcate dentro una bolla di sapone. Poi è da un po’ di tempo che questi strani poteri si manifestano in me e ho seri problemi a controllarli…
Purtroppo, appena entrata al campo la Foschia non funzionò più e i miei capelli si colorarono come per magia, come i miei occhi: erano un caleidoscopio, ma usavo mettere le lentine in modo da renderli castani. Certo, se una manticora ti rapisce nel sonno dal tuo letto in un albergo mentre quegli della reseption si prendono un caffé tutto tranquilli, non hai molto tempo per sistemarti. Il ragazzo afferrò un legno e io mi afferrai alla sua caviglia. Eravamo ancora sul fianco della collina, per fortuna non avevamo rotolato più di tanto.
Lui mi aiutò ad alzarmi: ora che potei vederlo meglio, mi accorsi che era più basso di me di qualche centimetro, aveva gli occhi scuri e puzzava di olio da meccanico.
-“Pip, ma cosa?...”- poi però si interruppe subito e mi guardò con aria interrogativa –“Tu non sei Piper.”- lo squadrai e risposi soncertata –“No, direi di no. Sono Cleo e… beh, sono stata rapita da una manticora questa mattina, ma sono riuscita a dirigermi qui come meglio ho potuto.”- lui allora sorrise e mi baciò la mano (strano il tipo) –“ Io sono Leo Valdez, figlio di Efesto. Ehi, lo sai che hai i capelli extra colorati!”- esclamò lui, con fare scherzoso- “E scusami di averti scambiato per un altra, ma vedi tu e la mia amica avete gli occhi uguali.”- disse lui scrutandomi.
Io scostai il suo sguardo dal mio e mi guardai intorno. –“ Questo posto è pazzesco”- dissi.
C’erano i campi di fragole profumati, il laghetto delle canoe, una strana casa verde-acqua, i pinnacoli di tiro con l’arco e l’arena per il combattimento. Era tutto come avevo sognato una settimana fa. E, in cima alla collina più grande, un pino maestoso che segnava i confini.
-“Beh, benvenuta al Campo Mezzosangue, fanciulla che mi ha investito.”- si abbassò in un inchino goffo e non potei fare a meno di sorridere: avevo trovato un posto per me, un posto da poter chiamare casa. 

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Capitolo 2
*** Metto a tappeto una figlia di Ares ***


 
Leo mi fece fare un giro del campo: mi fece visitare il campo da pallavolo, il pinnacolo di tiro con l’arco, le stalle, l’armeria ,dove incontrammo alcuni suoi fratelli, e infine le case: c’erano 12 case più importanti che formavano una U, con poi tante altre casette attorno. Dedussi che appartenevano agli dei minori.
Facemmo una sosta a tutte le case e Leo mi spiegò a quali dei appartenevano. Arrivati alla casa di Atena incontrammo una ragazza sui diciassette anni che leggeva un libro d’architettura. Aveva i capelli biondi e ricci e gli occhi grigio tempesta. Indossava una semplice camicetta con dei jeans e si rivolse a Leo con fare interrogativo:- “Chi è lei?”- mi squadrò con i suoi occhi e un brivido mi solcò la schiena. Un moto di timore reverenziale mi disse che era meglio non avercela con lei.
-“ Annabeth Cleo, Cleo Annabeth ”- disse Leo. –“ È arrivata adesso, inseguita da una manticora. Il mostro ha rinunciato a entrare ma sembrava parecchio arrabbiato. ”-
-“ Piacere, sono Annabeth Chase, figlia di Atena. Sei indeterminata, giusto? ”- non capii la domanda così risposi tipo con un –“ Che cosa? ”- -“ Sai di chi sei figlia, Cleo? ”- mi chiese pazientemente lei.
-“ In realtà non ne ho idea ”- dissi mestamente. Sapevo di essere una semidea, ma il mio papino/mammina non si era fatto vivo in nessuno modo.
-“ Wow… hai, hai gli occhi uguali a Piper ”- disse lei, sorpresa. E siamo a due: le prime persone che incontro mi dicono entrambe la stessa cosa.
-“ Vorrei proprio conoscerla questa Piper… ”- mormorai e Annabeth mi sorrise –“ Oh, la vedrai stasera, al padiglione della mensa. Leo, Chirone sa di Cleo? ”- -“ E chi può dirlo? Quel vecchio cavallo ha la faccia di chi sa tutto e non dice mai nulla… ti ricordi quella volta… ”- Annabeth si schiarì la voce: evidentemente non era la prima volta che Leo raccontava storie simili, oppure non voleva che sentissi.
-“ Concludo io il giro con Cleo, tu va all’armeria: i ragazzi di Efesto hanno bisogno di una mano per riordinare ”-
-“ Signor si signora! ”- si portò una mano alla fronte, a mo di saluto militare, e iniziò a marciare nella direzione opposta a quella in cui io e Annabeth iniziammo a passeggiare.
-“ Bene ”- cominciò lei –“ Quella grande casa la in fondo è appunto la Casa Grande, sede del nostro istruttore Chirone e del Signor D ”- -“ Chirone il centauro delle storie? Addestratore di eroi? ”- -“ Esattamente, ma, non sembri poi così sorpresa e non hai un satiro che ti accompagna ”- -“ Emh, no direi di no. Combatto i mostri da… beh quasi da sempre. Non ricordo niente della mia infanzia… io… ricordo solo che un giorno mi sono svegliata in un orfanotrofio e potevo avere sette, otto anni. Di prima non ho altro che immagini confuse e sogni orribili ”- la guardai, credendo che mi ritenesse pazza, ma nel suo sguardo c’era solo comprensione. Non disse nulla, così continuai a raccontare:-“ Odiavo l’orfanotrofio, era un posto troppo buio. E tutti mi prendevano in giro per i miei capelli e avevano paura di me per, emh… ”- mi blocca: avevo parlato troppo.
La figlia di Atena si accorse della mia indecisione, ma stranamente cambiò discorso, intuendo probabilmente che c’era qualcosa sotto e che avevo i miei motivi per non dire niente.
-“ I tuoi capelli sono… sono naturali? ”- chiese cautamente. Forse non voleva offendermi. –“ Già, non ho nessuna passione per le tinte o robe del genere, del tutto naturali. ”- Sospirai rassegnata. Ma sapevo che i miei capelli avevano un doppio significato: erano legati ai miei poteri e indicavano che avevo possesso dei quattro elementi naturali: azzurro per l’acqua, lilla per l’aria, verde per la terra e rosso per il fuoco. Quest’ultimo era quello che mi creava più problemi, quando dovevo usarlo.
Decisi comunque di non scendere nei dettagli: non volevo che mi evitassero perché avevano paura di me, mi bastava per passare come “oddio, quella è ‘radioattiva’, meglio non avvicinarsi” già i capelli.  
Anche se Annabeth era carina con me, ero ancora diffidente. Non volevo passare per il mostro o roba simile del campo. Sperai solo di poter controllarmi prima di essere abbastanza sicura per dire tutta la verità; questa era la parte più difficile: ci voleva ben poco per mandare fuori controllo i miei poteri: uno sbalzo d’umore, eccessiva iperattività (la mia ossessione per lo zucchero non aiutava) o semplicemente se qualcuno mi faceva arrabbiare. Purtroppo, la mia pace interiore non durò molto quel giorno. Passammo davanti a casa cinque (quella del dio della guerra) e cominciarono i problemi.
-“ Annabeth, chi è la nostra nuova -vomitata dall’arcobaleno- arrivata? ” - chiese una ragazza baldanzosa con capelli castano rame dritti come spaghetti e occhi vispi color nocciola. –“ Clarisse La rue, figlia di Ares, Cleo, indeterminata ”- disse Annabeth rassegnata. Probabilmente non era la prima volta che Clarisse prendeva di mira qualche nuovo arrivato.-“  È da qualche tempo che non fai il bagno, eh ragazzina? ”- mi accorsi solo adesso di essere sporca di fango dalla testa ai piedi, per la scivolata sulla collina. –“ Dunque winx, hai paura di batterti contro di me oppure dobbiamo aspettare per forza la caccia alla bandiera di domani sera? ”- mi chiese con un ghigno. Beh, prima o poi avrei dovuto guadagnarmi la reputazione: sembrava più che altro prepotente, niente di più, niente di meno. Avrei potuto battermi con lei e batterla in due minuti, ma non potevo usare i poteri: sarebbe stato sleale e azzardato. E poi tutti avrebbero saputo il mio segreto e sarei sta veramente la sesta winx, con le bambole con la mia faccia e gadget vari. Cosa preferibilmente da evitare.
Ma la voglia di farli rimangiare di avermi paragonato al vomito di un arcobaleno ebbe il soppravento:-“ E va bene “- Annabeth mi mimò con le labbra ‘Sta attenta’ o qualcosa di simile, visto che ero proprio scarsa a leggere la labiale, ma annuii.
Curiosai nel mio zaino e esaminai le mie due armi: un arco e una spada, che mi ero procurata da un figlio di Vulcano (non credevo che avessi mai avuto l’occasione di incontrare un semidio romano, dato che come istinto avevano tutti di andare da Lupa e poi verso sud, ma eccolo lì che camminava beato fra le strade di San Francisco) particolarmente generoso che aveva voluto donarmele, visto che erano un po’ arrugginite e che a me servivano. Decisi la spada: la mia Cloe. Non era un nome molto minaccioso per una spada, ma era una bella lama d’oro imperiale con una ragnatela di bronzo celeste incisa da un mio amico ciclope dopo averlo aiutato contro delle dracene.
Clarisse tirò invece fuori una lunga lancia dal nulla:-“ Bene, bene, la bimba sa come difendersi… scusami se pizzicherà un po’, ma sai, è elettrica. ”- disse lei con il solito ghigno e fingendo una voce gentile; con quella faccia non le veniva proprio bene.
-“ Smettila di blaterare e inizia a combattere ”- risposi io: ora ero stufa.
Lei allora mi saltò addosso: era coraggiosa, ma forse troppo impulsiva quando l’ impulsività non serviva: come in una battaglia come questa. Avrebbe dovuto aspettare che iniziassi io, perché non conosceva il mio modo di attaccare, così io mi limitai ad abbassarmi di scatto, per farla arrivare a terra da sola. Intanto un capannello di ragazzi iniziò ad avvicinarsi. –“ E tutto qui quello che sai fare? Scansarti?! Vieni qui e combatti veramente! ”- -“ Non giocare col fuoco, Clarisse! ”- ribattei  io –“ Sai che questa è solo una frase figurata, non mi spaventi con le tue minacce! ”-  davvero sciocca la ragazza. Avrei potuto bruciarle i capelli in un attimo, ma mi trattenei: con tutto quel legno sarebbe andato a fuoco tutta la radura. Così iniziai a punzecchiare Clarisse con la spada, ma stando molto attenta a non toccare la punta: decisamente metalli come oro imperiale e bronzo celeste sono buoni conduttori. Avevo scoperto il punto debole di Clarisse: era calante di difesa. Probabilmente credeva che non me ne accorgersi, dato che per lei ero solo la nuova arrivata multicolore. Fece qualche affondo con la lancia cercando di toccarmi, ma nessuno andò a segno. All’ennesimo attacco mi scansai di lato, feci leva sul manico e spedì la lancia per aria. Lei prima mi guardò scioccata e poi infuriata:-“ Ti giuro che t’ammazzo, Jack… ”- poi bloccò subito, con la faccia sconcertata –“ Io, cosa, perché..? ”- -“ Magari la frase ti viene naturale, Clarisse ”- Un ragazzo si fece strada tra la piccola folla che era corsa, sentendo le grida della figlia di Ares.
Era alto, asciutto e carino. Aveva capelli scuri e scompigliati e occhi verdi come il mare: non lo conoscevo, eppure quello sguardo, il suo tono di voce sembrava così familiare.
-“ Benvenuta al campo Mezzosangue! Io sono Percy Jackson, figlio di Poseidone. ”- 

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Capitolo 3
*** Confusione e flashback ***


-“ Per…Percy Jackson? ”- -“ Si ”- mi disse lui. –“E tu sei quella nuova, giusto? Appena ho sentito Clarisse urlare sono accorso per vedere quello che succedeva… e a quanto pare qualcuno le ha dato una lezione!”- mi rivolse un sorriso e uno strano flashback mi passò davanti agli occhi: una bimba che cantava e un bambino più grande che ascoltava. Lo guardai fisso negli occhi, poi svenni. -“ Cleo, ti senti bene? ”- ero in un letto bianco dentro a una struttura, che dedussi fosse l’infermeria. La ragazza dai capelli biondi mi stava scrollando e un ragazzo dai profondi occhi verdi mi guardava preoccupato. -“ Ti ricordi di me? Sono Annabeth e lui è Percy. ”- -“ Si, si mi ricordo ”- dissi cercando di mettermi a sedere, ma appena mi mossi una fitta lancinante alla testa mi fece scivolare di nuovo sul cuscino. -“ È meglio che per ora rimani distesa ”- mi intimò Percy. Da quando avevo visto gli occhi di quel ragazzo, la testa aveva cominciato a pulsarmi così forte che ricordavo poco e niente di quello che avessi fatto prima di ritrovarmi in quel letto. Sperai di non essermi messa nei guai. -“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”- chiesi. Annabeth sorrise e Percy scoppiò a ridere:- “ Se, per qualcosa di sbagliato, intendi battere Clarisse, allora sei proprio una brava bambina ”- mi fece l’occhiolino e mise una mano intorno alla vita di Annabeth. Era ovvio che stessero insieme: lo leggevo dalle loro espressioni e quel ragazzo… nella mia testa c’era più confusione di quando un dalmata si era trasformato in chimera e mi era saltato addosso, mentre la sua padrona continuava a massaggiare dicendo noncurante: ‘ Non fermarti a fare la pipì a ogni albero che incontriamo, Fufi ’. E la parte più incasinata di quella volta fu quando incontrammo un venditore ambulante di hot dog; il mostro era indeciso tra me e lo snack, così fece un po’ a turno: ogni passante di quella strada si ritrovò imbrattato di ketchup senza neanche sapere il perché, me compresa. Anche se della salsa me ne importò ben poco, diciamo che preferì stare più attenta ai denti della Chimera. -“ Ricordi qualcosa? ”- mi chiese Annabeth. -“ A dire la verità poco e nulla. ”- dissi mestamente. -“ Te lo dico io! ”- dissero in coro due ragazzini, praticamente identici: capelli biondo scuro, lineamenti elfici e sguardo burlone e scaltro. -“ Ragazzi, si è appena svegliata, dovete per forza farle venire il mal di testa? ”- disse Annabeth esasperata. -“ Io sono Travis ”- continuò uno dei due -“ Travis, avrei dovuto presentarmi io per prima! ”- -“ Andiamo Connor, lo sanno tutti che io faccio colpo sulle ragazze più di te! ”- -“ Ma se siamo identici! ”- E ora vedevo pure doppio? Stavo impazzendo. Qualcuno si schiarì la voce. Nell'infermeria entrò uno strano tizio in carrozzina e i due si zittirono all'istante. -“ Annabeth, avresti dovuto portarla subito da me. ”- -“ Lo so Chirone, ma c’è stato, come dire, un contrattempo… ”- -“ Oh, è stato epico, vedere la lancia di Clarisse in aria, lei che impazziva… ”- disse quello che pensassi fosse Travis, ma si tappò la bocca a uno sguardo minaccioso di Chirone. -“ Gemelli Stoll, Percy, potete lasciarmi con le ragazze? ”- I tre uscirono e noi restammo soli. -“ Come ti chiami, ragazzina? ”- -“ Cleo ”- dissi io un po’ titubante: quella carrozzina non mi convinceva molto. -“ Come fai di cognome? ”- -“ Non lo so ”- non mi sembrava una semplice domanda: avevo visto un lampo di incertezza e preoccupazione attraversare i suoi occhi prima che parlasse, come se mi avesse riconosciuto, ma non fossi nel posto giusto, o che non stessi dicendo la verità. Anche Annabeth lo notò e mi squadrò, però senza capire il perché dell’espressione di Chirone. Quando quest’ultimo si accorse di essere osservato, cambiò subito espressione e si riscosse dai suoi pensieri. -“ È già stata riconosciuta? ”- chiese alla figlia di Atena. -“ Non ancora ”- -“ Beh, allora vedremo stasera ”- e si dileguò. Dopo che uscì dalla stanza mi misi ad osservare il campo dalle finestre della stanza: eravamo praticamente davanti al grande pino, con i campi di fragole e il bosco in bella vista a quattrocento metri da noi. -“ A cosa pensi? ”- mi chiese Annabeth. Era poco lontana da me e stava armeggiando con delle bustine piene di strani quadretti trasparenti. -“ Cos’è quello? ”- dissi io, già anticipando la risposta. -“ Ambrosia, una… chiamiamola 'medicina' che aiuta a guarire i semidei. ”- -“ Io non la posso prendere ”- le parole mi uscirono automatiche. Avrei dovuto starmi zitta. -“ Per quale motivo? ”- mi chiese lei, accigliandosi. C’era una semplice, importantissima ragione per cui mi faceva male: indeboliva i miei poteri. Ma questo non potevo dirlo: dovevo inventarmi una scusa. -“ Ha uno strano effetto su di me ”- farfugliai. Non era proprio una bugia, ma neanche tutta la verità. -“ Che intendi con ‘uno strano effetto’? ”- -“ Emh, io… non posso dirtelo. ”- imparai in fretta a leggere gli occhi Annabeth: in quel momento sprizzavano sospetto e vedevo gli ingranaggi del suo cervello che si muovevano. Questo suo lato era inquietante. -“ Ok… ”- disse. Poi una campanella suonò in tutto il campo. -“ È ora di cena. Ce la fai ad alzarti?”- mi chiese. Io annuii, ma un’ altra fitta dolorante mi attraverso la mente ed ebbi un altro flashback: era buio e stavo canticchiando una canzoncina, molto simile a una ninna-nanna. Mi alzai, più confusa di prima, e seguì la figlia di Atena fuori dall'infermeria. ‘Speriamo che almeno la mia prima cena al campo sarà tranquilla’ pensai. Purtroppo, le mie preghiere non furono considerate. -Angolo scrittrice ho bisogno dei vostri pareri per continuare! ringrazio quelli che mi seguono e che hanno messo la storia tra le preferite, e vorrei sapere se come inizio vi piace e se vi piace questo nuovo personaggio, appunto Cleo. Come avete visto è una ragazza praticamente fuori dal normale e i suoi poteri cresceranno ancora di più! Grazie di aver letto, halfblood

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Capitolo 4
*** Ho un coso blu che mi balla sopra la testa ***


Arrivate al padiglione della mensa molti occhi mi scrutarono: mi guardavano con un misto di curiosità e come se fossi strana.
Ah, già, io ero strana: capelli colorati, occhi che passavano dal verde al blu e al castano in continuazione e vestiti ancora sporchi; sul serio, la mia giornata era stata così confusionaria, buffa e sconvolgente, che non avevo nemmeno trovato il tempo per farmi una doccia. La triste verità.
Perché la mia vita doveva essere così matta?
Annabeth mi indicò il tavolo della mia casa temporanea, cioè quella di Ermes, dove incontrai Travis e Connor che scherzavano.
Mi misi in un angolo del tavolo e mi sentì osservata anche più di prima; mi voltai, ma nessuno si stava curando troppo di cosa ci facesse una tizia dai capelli colorati, a parte qualche sguardo incuriosito, ma nulla di minaccioso. E io mi sentivo addosso uno sguardo che può appartenere solo a qualcosa di molto cattivo, o comunque potente, non di semplici semidei.
‘Rilassati’ mi dissi. Ero troppo tesa e preoccupata: mi stavo inventando cose che non esistevano. Ora ero al campo. Adesso ero al sicuro.
Passarono vassoi pieni di cibo, e il servizio era offerto dalle ninfe del bosco, infestato di mostri, che circondava il campo.
Prima che iniziassi ad abbuffarmi (prova a capirmi, ero stanca morta e stavo crepando dalla fame) Chirone disse qualcosa come ‘agli dei’ e tutti si avviarono verso il braciere, con qualche pezzo di cibo.
Uno dei due fratelli Stoll (non riuscivo ancora a distinguerli) mi disse di fare lo stesso e così mi alzai insieme alla casa di Ermes.
Arrivata davanti al braciere buttai un pezzo di pizza e sperai con tutto il cuore che almeno il mio genitore divino non fosse troppo appariscente, già bastavo io.
Iniziammo tutti a mangiare e scoprì che i fratelli Stoll facevano veramente venire il mal di testa, ma erano davvero simpaticissimi: mi hanno fatto sentire a casa più di chiunque avesse mai fatto prima, anche se non c’era poi quale lista di persone che mi avevano degnato di un secondo sguardo (il primo, naturalmente, era per vedere quanto fossi strana dall’uno al dieci. Mille)
Riuscì a distrarmi e feci amicizia con gli altri figli del dio messaggero.
-“ Silenzio,marmocchi!”- tuonò una voce. Tutti si girarono verso un tizio che indossava una camicia hawaiana, dei bermuda e che aveva in mano una lattina stappata di Diet Coke.
Tutti i satiri in circolazione si immobilizzarono all’istante: chi con in bocca una tortillas , chi un tacos, chi… un cucchiaino? (avevo sentito che mangiavano di tutto, ma così era assurdo) e fecero zittire i semidei al proprio tavolo. Ma chi diavolo era? Decisi che comunque era meglio non fare qualcosa di stupido (cose che di solito la mia impulsività mi fa fare sempre).
-“Bene, la scorsa caccia alla bandiera è finita abbastanza, come dire, ‘caldina’, e Valdez! Non credere che mi sia dimenticato delle lamentele di ben dieci ninfe!”- si capiva che avrebbe potuto continuare in eterno a lamentarsi, ma Chirone si schiarì la voce e l’altro, visibilmente seccato dal dover interrompere quella discussione, continuò così-“ Si beh, devi ringraziare la nuova arrivata, perché l’anticiperemo a questa sera e la tua casa dovrà partecipare per essere di parità numerica”- disse, anche se si capiva che stava semplicemente sputacchiando quelle parole, probabilmente farina del sacco del centauro. Si alzarono urla di gioia, lamenti del tipo ‘la lava alla parete dell’arrampicata mi ha scottato il sedere’ oppure ‘uno dei pegasi mi ha rifilato un calcio negli stinchi’, anche se la maggior parte dei mezzosangue era entusiasta. Effettivamente ‘caccia alla bandiera’ suonava bene anche a me.
Lo strano tizio stava per risedersi, quando Chirone gli sussurrò qualcosa.
-“Giusto! Semidei scodinzolanti, smettetela di fare casino!! Oggi è arrivata una nuova ragazza al campo: Cleo… Cleo. Beh, si lo sapete, fatela sentire a casa, non giudicatela e bla bla bla.”-
Mi alzai in piedi e stavolta si che ero osservata: tutto il campo mi stava fissando in silenzio. Quando mi stavo per risedere, le facce di molte semidei cambiarono: dalla curiosità allo stupore puro. La faccia più strana fu quella di Percy: sembrava che un palloncino sopra con su scritto: ‘sono un mostro, adesso vi mangio’  fosse appena comparso sopra la mia testa. Chirone sembrava avesse visto un folletto che ballava la macarena.
Alzai il mio sguardo e lo vidi: un piccolo tridente irradiava luce azzurra e danzava pochi centimetri sopra me.
-“Non, non è possibile…”- mormorò Chirone.
-“Di immortales…”- Annabeth era sconvolta, ma non più di Percy: era rimasto a bocca aperta per tutto il tempo.
-“Significa…. Significa che sono figlia di Poseidone?”- chiesi degludendo.
-“Già, Cleo. Significa che sei l’errore più grande di tuo padre.”-
 
Angolo scrittrice
Salve gente! Ecco qui il nostro nuovo e  sconvolgente quarto capitolo! Ma non credete che le sorprese siano finite qui.
Bene, fino adesso la nostra Cleo:
è figlia di poseidone
ha i capelli multicolore
occhi idem
è brava con la sua spada, la sua gemella Cloe
ha battuto Clarisse
ed ha un nuovissimo fratello extra-sconvolto.
Cosa succederà ora che i patti sono quasi chiari? Cleo deciderà di svelare il suo segreto o la verità uscirà da sola nel peggiore dei modi?
Vorrei comunque sapere se avreste voluto cambiare qualcosa e accetto qualsiasi tipo di recensioni, perciò se avete qualche critica da fare, prego! Il racconto si migliorerà e andrà avanti anche grazie a voi, perciò fatemi sapere cosa ne pensate fino adesso, per ogni genere di cosa (che vada dai personaggi, alla struttura, ecc.)
Ai prossimi capitoli
halfblood22

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Capitolo 5
*** L'oracolo si scomoda e ci fa una visitina a una cena già brutta di suo ***


Avevo lo sguardo di tutti puntato addosso: erano completamente sbalorditi. Ma quel silenzio di gruppo fu presto interrotto: il cielo si scurì, un lampo rosso sangue squarciò il cielo e iniziò a diluviare. Si alzò un vento fortissimo, eravamo tutti col fiato sospeso. 
-“Non piove mai qui…”- iniziò una ragazza dal tavolo di Demetra. 
-“Già, Katie, non l’avevamo capito”- le risposero sarcastici i fratelli Stoll.
-“Silenzio”- ordinò a un certo punto una ragazza dal tavolo di Afrodite. O dei… i suoi occhi… erano come i miei.
-“Cosa c’è, Piper?”- le chiese allora Chirone.
-“Sento una voce… sembra…”-
-“L’oracolo”- disse senza fiato Leo. Una ragazza dai capelli ricci rossi e occhi verdi si avvicinò come una sonnambula al centro del padiglione. Il suo sguardo però non aveva niente di umane, ne la sua voce quando disse queste parole.

          LA FIGLIA DEL MARE L’IMPRESA GUIDERA’,
          NIENTE E NESSUNO FERMARLA POTRA’,
          SOLO IL SUO LATO PIU’ OSCURO E LE SUE BUGIE,
          LA PORTERANNO ALL’ESTREMO SUD, 
          DOVE TUTTO E NIENTE POSSIBILE EVITARE SARA’,
          FINCHE’ ALLE SPONDE DELLA VERITA’, 
          FINALMENTE SI AFFACCERA’,
          E LA VITA LACERARSI VEDRA’,
          FUOCO E BELLEZZA L’AIUTERANNO,
        E COL FRATELLO RITROVATO  TRIONFERANNO,
       SE IL FATO E LE FORZE DELLA NATURA SARANNO DALLA                 LORO,
   CON UN ULTIMO CANTO TUTTO SIGILLERANNO,
           E LA GEMMA BLU RITROVERANNO,


Detto questo si accasciò a terra, stordita. Alcuni semidei l’aiutarono ad alzarsi e lei si mise affianco del signor D. e di Chirone. 
Nessuno capiva più niente, eppure già prevedevo che i miei guai erano soltanto iniziati. 
-“Cosa… cosa significa tutto questo?”- chiese Annabeth. Naturalmente nessuna risposta.
-“Per lo Stige, le Parche più complicata non potevano farla?”- disse Leo sarcastico.
-“Capi delle case, riunione, adesso!”- tuonò Chirone –“E anche tu”- aggiunse, indicandomi.
Magari di fuori cercavo di non darlo a vedere, ma dentro… tremavo come una foglia.
Ci dirigemmo verso lo strano edificio tutto azzurro che quel pomeriggio mi era sembrato buffo e accogliente, e che adesso era spettrale.
La  maggior parte non entrò: gli fu espressamente detto da Chirone di andare alle proprie case, a dormire tranquilli. Molti sbuffarono: come biasimarli, neanche io avrei mai potuto dormire dopo quello che era successo, poi perdendomi la parte più segreta e importante, semplicemente sarei morta dalla curiosità. Anche se avrei preferito cento volte essere a letto invece di una stanza colma di sedie, poste intorno a un tavolino da ping-pong a parlare della mia vita/morte con dei semidei e uno stallone bianco che ti fissa minaccioso.
-“Annabeth, come fa il primo verso della profezia?”- chiese il centauro, con le sopracciglia agrottate; dubitavo che se la fosse scordata, credo bensì stesse cercando di farlo.
-“Chirone, non credo ci sia molto da dire… Cleo partirà per l’impresa”-
Tutti mi fissarono; percy, che era accanto a me, mi strinse la mano da sotto il tavolo e questo mi donò sicurezza: almeno ero con mio fratello immischiata in quel casino, e quegli occhi verdi erano del più bel colore del mondo, quello di un mare pulito e da foto di cartolina.
-“Allora condurrai tu l’impresa.”- annunciò Chirone, con fare pensoso.
-“Ma chi andrà con loro?”- disse Leo: mi sembrava stranamente preoccupato: si vedeva che voleva partire, anche se non capivo il perché, dato che gli avrei ceduto il mio posto volentieri. Eppure mi fissava in continuazione da tutta la sera e adesso mi guardava sorridente e ansioso allo stesso tempo.
-“La profezia diceva chiaramente: fuoco, bellezza e suo fratello.”-  disse Annabeth di malavoglia: non era tra i canditati.
-“ Fuoco sono io!”- disse Leo, sollevato e tutto d’un fiato. Stranamente, nessuno protesto: era il suo nomignolo, o cosa?
-“E bellezza è Piper”- disse Percy. 
-“Io…”- disse un po’ incerta la ragazza che aveva gli occhi come i miei.
-“Avanti, Miss Mondo! È naturale che sia tu!”- rispose Leo, mentre le dava un colpetto sulla spalla.
-“Ok…”- disse lei, poco convinta e cercando di incrociare lo sguardo di Annabeth.
-“Certo! Sempre gli eroi della situazione! State, mandando chi ha già avuto la sua occasione e questa vomitata dall’arcobaleno che è arrivata adesso!”- urlò la figlia di Ares, Clarisse.
-“Clarisse, smettila di fare la bambina, la profezia l’ha deciso.”- disse in tono calmo Annabeth. Era brava a nascondere la sue vere emozioni, ma anche aveva una luce di risentimento nei suoi occhi.
-“Clarisse, ha ragione Annabeth, ora calmati e non iniziare una delle tue discussioni, per favore.”- disse Chirone, anche se quel ‘per favore’ se lo poteva risparmiare: si capiva benissimo che era un ordine.
L’altra fece una smorfia e continuò a muoversi a scatti sulla sedia, ma stette zitta.
-“Ma, Chirone, non c’è una minaccia in questa missione.”- disse Percy.
-“Infatti è un impresa di ritrovamento”- rispose Annabeth, con gli ingranaggi della sua mente che si muovevano a mille.
-“Dovete cercare questa ‘gemma blu’”- continuò, senza curarsi degli sguardi perplessi che la guardavano.
Il mio cuore perse un battito; non sapevo cosa fosse la gemma blu, ma sapevo che mi serviva. Quando mi ero risvegliata senza ricordi avevo trovato un foglio di carta azzurra ed era stato così spossante per me che neanche un’altra lavata del cervello avrebbe potuto farmi dimenticare quelle parole:
 
Tutto quello che sai è nullo, tutto quello che devi sapere è scritto qui.
Sei una semidea molto potente e hai come dono il controllo delle armi più pericolose e importanti del mondo: i quattro elementi naturali. Nulla e nessuno fermarti potrà, solo se non ti lascerai guidare dalle bugie, come quelle che  aleggiano sempre qui all’Olimpo. Non sei al sicuro, non lo sarai mai; dovrai farcela e dovrai essere sola. Ma i tuoi poteri portano a una maledizione: ogni volta che gli utilizzerai, il tuo tempo verrà meno e gli Inferi ti accoglieranno presto. L’unico modo di spezzare questa maledizione è la gemma blu, segui lei, segui il tuo potere e non rivelarlo mai a nessuno.
Sei la cosa più bella e più brutta che mi sia mai capitata. Non deludermi.
                                                                              P 

P come… Poseidone e come... papà.
Al ricordo di quella lettera un nuovo flashback mi attraversò la mente: una gigante torta di compleanno blu, festoni azzurri e verdi e tanta allegria; sulla torta c’era scritto: ‘tanti auguri, piccola Cleo.’
Quasi svenni: mi portai le mani sulla faccia e un brivido mi scosse, dalla nuca per tutta la schiena.
-“Cleo, stai bene?”- Percy mi mise una mano sulla schiena, ma la ritrasse subito. Ero bagnata fradicia in alcune parti e scottavo in altre. Non riuscivo più a tenere i miei poteri sotto controllo. La frittata era fatta, ma il tutto peggiorò: non ci potei fare niente, gridai disperatamente di uscire ai ragazzi e la terra iniziò a tremare.
La cosa brutta: era tutta colpa mia.
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Angolo scrittrice
Ciaooo! Eccomi qui con un nuovo capitolo, come da promessa. Mi spiace per l'attesa, ma d'ora in poi riprenderò il mio ritmo giornaliero. Beh, spero che vi piaccia e di non aver deluso nessuno. Ringrazio chi ha letto fino in fondo il capitolo e chi si è interessato alla storia. Fatemi sapere se vi piace o se avreste cambiato qualcosa e per eventuali errori grammaticali, avvertitemi. Fatevi vivi e a domani! :)
un bacio, halfblood22 <3

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Capitolo 6
*** Sogni da semidei (non proprio piacevoli) ***


 Buio. Freddo. Umido.
Le prime parole che mi saltarono in testa appena mi ritrovai catapultata in quell’incubo. Sembrava una caverna sotterranea, ma stranamente si gelava. La prima cosa che mi saltò all’occhio in tutta quella oscurità fu una debole luce blu che proveniva dall’alto; ero distesa in malo modo sul duro pavimento di roccia nera e quando provai ad alzarmi avvertii un senso di vertigini enorme: non era un pavimento, ma uno spuntone un po’ più largo degli altri, a diversi metri da terra. Le altezze non erano mai state il mio punto forte e soffrivo anche di claustrofobia, ma per sfortuna o fortuna, quella caverna era parecchio alta. Se fosse stato quello il luogo dove ci avrebbe portato la nostra missione, non era per niente accogliente. 
Un ruggito sommesso mi distrasse dai miei pensieri, facendomi rabbrividire: entrò da un incavatura che non avevo notato, la manticora che aveva cercato di rapirmi prima che riuscissi a scappare e a rifugiarmi al campo mezzosangue. Aveva un ragazzo con se: assomigliava fin troppo a Leo, che quasi urlai: mi ero affezionata a tutti i ragazzi che conoscevo, ma a lui in modo particolare… il cuore faceva immense capriole se era vicino a me. (ci siamo capiti, no?)
Ma poi guardai meglio e mi accorsi che di Leo questo qui aveva solo gli occhi, per il resto era completamente diverso: aveva i capelli scuri e lisci e sembrava più alto e asciutto.
Guardò verso di me come se potesse percepirmi e mi fissò, con una sola evidente parola scritta sulla faccia: SCAPPA.
Purtroppo fissando lui, vidi anche che ero ad un’altezza davvero ALTA. Iniziai ad agitarmi, cercando di trattenere i conati di vomito, mentre da un altro antro entrò un mostro che semplicemente mi fece immobilizzare per la paura.
Era un gigante enorme, alto almeno quattro metri, indossava solo il perizoma e aveva la pelle rosso scuro, solcata da onde azzurre tatuate. Portava sulle spalle uno stendardo verde con su il tridente di Poseidone: era una cosa sconclusionata, a meno che non volesse bruciarlo, perché non poteva e non doveva avere nulla a che fare con mio padre. Per quanto lo detestassi, non riuscivo a credere che potesse essere una cattiva persona, se aveva come figlio Percy (e anche se non l’avrei mai ammesso, essere figlia del mare non era poi così male)
-“Guarda, Anteo, guarda qui che ti ho portato!”- disse la manticora con voce solenne. Ma chi diavolo era quel ragazzo? E, soprattutto, chi era questa specie di lottatore sumo con le onde sulla faccia?
 Non mi sembrava di essermi mai battuta con quell’essere, me lo sarei ricordata. 
-“Chi è questo? Ti avevo chiesto di portarmi mia sorella!”- tuonò invece il gigante, mentre il mostro si faceva piccolo-piccolo. Sua sorella?! Adesso si, che ero confusa. 
-“È un figlio di Iride, molto potente…”- il lottatore di sumo tatuato (come si chiamava Ateo, o qualcosa del genere?) scoppiò a ridere e spinse via in modo brusco la manticora. Prese per il colletto della maglietta il ragazzo e questo rispose con ringhio.
-“Un figlio di Iride, potente?!”- rise ancora più forte che lo spuntone su cui mi trovavo tremò debolmente. Lo spazio non era molto e per poco non scivolai direttamente dietro al colosso.
-“Posso schiacciare un mio fratello con una mano, come potresti difenderti tu? Mi lanci i pasticcini biologici di tua madre?”- 
-“Con Percy Jackson hai perso”- disse il ragazzo. Anteo si zittì all’istante e poi rispose, arrabbiato e senza più voglia di ridere.
-“Aspettami qui, sputato dall'arcobaleno, che tra quattro giorni morirai, e non ci saranno ne colori ne luce ad assistere alla tua fine.”- detto questo lo legò ad una roccia e poi scomparve da dov'era venuto.
Perché  quel ragazzo aveva nominato mio fratello? E perché Anteo aveva accennato a un fratello e a una sorella? 
Il tizio mi scruto di nuovo e  mi parlò, ma con una voce da ragazza mischiata alla sua, molto persuasiva e  a cui non avrei mai potuto dire di no. 
In coro mi dissero:-“Svegliati”-
Tossì e sbattei le palpebre: una luce mi accecò, così le richiusi. Qualcuno mi stava scrollando e quando li riaprì mi accorsi che era ancora notte fonda e che la luce era quella di un fuoco, che un Leo teneva in mano, letteralmente.
-“Cleo… Svegliati”- mi disse di nuovo quella voce ammaliatrice: scoprì che apparteneva alla figlia di Afrodite che si chiamava Piper.
Mi misi a sedere a fatica e mi strofinai gli occhi per rendermi la visuale più chiara.
Eravamo tutti ricoperti di polvere e io giacevo sopra macerie di mattoni azzurri. Ritornai alla realtà e ricordai quello che era successo: avevo evocato per sbaglio un terremoto e mi accorsi che una parte della sala delle riunioni era crollata. Erano tutti intorno a me con facce che chiedevano spiegazioni, a parte quella di Percy e Leo che si erano seduti accanto a me per sostenermi. 
Percy mi stringeva ancora la mano e non sapeva quanto,sotto lo sguardo di Chirone, questo piccolo gesto mi servisse.
-“Allora, Cleo”- disse il centauro- “potresti raccontarci tutta la verità?”-
Guardai negli occhi prima Percy e poi Chirone: ormai ero stata scoperta e non avevo più scusanti, ma non avevo per niente voglia di raccontare proprio tutto, soprattutto quella parte sulla mia maledizione. La cosa più strana era che mi sembrava di non aver mai ricevuto quella lettera da mio padre prima di ricordarmelo quella sera, era come se quel piccolo e importante particolare si fosse nascosto da qualche parte nel mio cervello insieme ai miei ricordi di infanzia ed alla fine era venuto fuori in un momento per nulla appropriato. Mi fissavano tutti: chi con faccia preoccupata, chi stranita, chi arrabbiata. L’unica espressione che non riuscivo a interpretare era quella di Annabeth: era evidentemente preoccupata, ma allo stesso tempo stava ragionando su qualcosa che solo la sua testolina da genio poteva capire.
Feci un respiro tremante e poi raccontai a tutti dei miei poteri, della letterina espressa firmata probabilmente da mio padre (tralasciando tutta la storia della maledizione). Quando ebbi finito la presa di Percy si allentò, mi guardò dritto negli occhi cambiando lentamente espressione: da cupo a sbalordito a felice. Mi abbracciò sotto lo sguardo degli altri semidei e di Chirone, che non avevano capito un bel nulla, come del resto me.
Si alzò e mi aiutò a sua volta, prendendomi per un braccio. Poi, grattandosi la testa come per convincersi di quello che stava per dire, parlò con voce meravigliata:- Ragazzi, Cleo, non ci crederete mai, ma lei è…”- sorrise, imbarazzato e nervoso-“ Ecco, vi presento Cleo Jackson, mia sorella per gli dei e per noi”-
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Angolo Scrittrice
Ta-DAaaa! Ebbene, anche questo mistero è venuto fuori! Bene, ora vi annunciò che le cose si faranno abbastanza incasinate e che ci sarà tanto da fare per i nostri semidei! D'ora in poi inizierò a dividere i capitoli sotto il punto di vista dei vari personaggi, in stile Rick Riordan. Spero vi sia piaciuto e se avete idee tipo qualche tappa dove far fermare i nostri eroi durante la loro impresa, dite pure!
Alla prossima! <3
halfblood22 



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Capitolo 7
*** Leo/situazioni un pochino infuocate/ ***


Ecco una cosa brutta: la ragazza che mi piaceva era sorella di qualcuno che non mi avrebbe mai permesso di starci. Perché mi piaceva? Perché è risaputo che mi piacciono le ragazze fantastiche e carine e lei lo era, eccome. Non sapevo quanto credere su quello che aveva appena detto Percy, ma era impensabile: si sapeva che sua mamma era Sally Jackson, e che era figlio unico. Non poteva essere sua sorella, ma l’aveva detto sicuro. E non credo che una persona direbbe a un’altra persona che è sua sorella, tranne che non sia fuori di testa. O che non sia ubriaco. Ci siamo capiti, no?
Dunque, mentre Cleo si risedeva, sconvolta, io le misi una mano sulla spalla e sperai che non perdesse il controllo di nuovo su i suoi poteri. Per fortuna non successe. Per sfortuna, lo persi io.
Levai la mano dalla sua spalla e la nuca mi cominciò a formicolare. Ma non era possibile: oramai riuscivo a controllarmi, e non capivo il perché stessi cominciando ad andare a fuoco. Okay, era anni che sapevo di aver il potere delle fiamme e bla, bla, bla, ma stavolta era diverso: non ero io che stavo fumando; era qualcun altro o qualcos’altro che me lo faceva fare.
-“Leo…?”- Annabeth si girò verso di me, allarmata.
-“Ma che diamine stai…”- 
-“Non lo so!”- mi affrettai a rispondere io, cercando di non bruciarmi i capelli. 
-“Fermati!”- mi gridò Clarisse. Se, come se fosse semplice.
-“Ragazzi, non posso, non sono io…”- Cleo si alzò. Fece uno strano movimento con le braccia verso di me e il prurito sulla nuca si affievolì. Prese il fuoco dalle mie mani e lo spense.
Quando però aprì i palmi delle mani, era bruciata.
Impallidii. Si era ustionata per colpa mia. Non è proprio il mio regalo che fai a una ragazza che ti piace.
-“Cosa diavolo…”- si accorse anche lei delle mani e quasi non svenne per lo spavento.
-“Il fuoco non mi aveva mai ustionato così…”- Percy le prese delicatamente le mani e gliele lavò con dell’acqua presa da chissà dove. Le bruciature scomparvero e la fece risedere, insieme ad Annabeth. Poi si rivolse a me:-“Ma che cavolo ti prende!?”- era arrabbiato come la prima volta che mi aveva visto, sulla Argo II, quando ero stato posseduto e avevo bombardato Nuova Roma. Non un ricordo troppo piacevole.
-“Non è stata colpa mia, non sono stato io a richiamare il fuoco”- cercai di giustificarmi e riuscii a sostenere lo sguardo di Percy. Se ci fosse stata Annabeth al suo posto, non sarebbe stato tanto semplice.
-“Leo, ma cosa stai dicendo?”- mi rispose lui.
-“Senti, se ti dico così è così, non credo che tu sia tanto esperto del fuoco!”- sbottai io. Ma perché doveva criticare?
-“Ah, si…”- 
-“Basta!”- ci zittì Cleo. –“Calmatevi, voi due.”- era ancora visibilmente scossa, ma nella sua voce c’era qualcosa di autoritario che decisi fosse meglio non contraddire. 
-“Percy, Leo, ragazzi… io, mi dispiace avervi nascosto tutto questo, ma non volevo…”-
-“Non ti devi scusare”- Piper le rivolse un sorriso e poi continuò –“Hai aiutato Leo, sei una semidea potente, ci fidiamo di te”- 
Notai che non stava usando la lingua ammaliatrice. Era solo sincera. Forse, con qualche suo radar fiuta-amore ereditato da sua madre, si era accorta di quello che pensavo. Quando la adoravo quella ragazza!
Tutti si rilassarono e iniziarono ad andare verso le proprie case. Solo io, Cleo e Percy restammo lì. Ora, mi correggo, solo Cleo, Percy e quel pazzo di me dietro un albero a spiarli. Lo so, non fu un comportamento esemplare, ma appena quel rompiscatole se ne sarebbe andato, avrei potuto rimanere solo con lei.
Per fortuna non durò molto: le disse qualcosa per calmarla, poi le chiese di venire a dormire nella casa numero tre, quella di loro padre, ma lei gli disse che preferiva rimanere lì a schiarirsi un po’ le idee. Come lo so? Me la cavo con la labiale. Quando alla fine se ne fu andato, trovai Cleo distesa sul prato a guardare le stelle. Mi sdraiai accanto a lei, facendola sobbalzare.
-“Scusa, non volevo spaventarti”- riuscii a farfugliare. Lei mi rivolse un sorriso e indicò il cielo.
-“Guarda che bello”- credo stesse parlando a un volume normale, ma il suono delle sue parole mi arrivò più come un sussurro. La stavo fissando, i suoi brillavano alla luce della luna e i suoi capelli profumavano e risplendevano, i riflessi si muovevano come le onde del mare di notte.
Ditelo pure, ero proprio cotto.
-“Leo, tu… tu hai paura di me?”- mi chiese. Paura di lei?! Oddio, il signor D in costume da bagno faceva paura, ma lei?!
-“Non potrei mai avere paura di una ragazza che mi rivolge ancora la parola dopo che le ho dato fuoco”- le risposi. Lei fece una risatina e si girò verso di me. Aveva gli occhi lucidi di pianto.
-“Vedi, io… sono stata stupida a nascondervi tutto questo e poi, quando… quando Percy mi ha detto di essere sua sorella anche nel mondo mortale, io…io sono rimasta sconvolta, perché io non ricordo tutto… sono solo stupidi flashback…”- si mise a sedere e si asciugò le lacrime. Io l’abbracciai. Tremava. 
-“Io, dovrei…”- si scostò da me e corse via, verso la spiaggia. La fissai mentre si allontanava, probabilmente confusa e spaventata. Decisi di lasciarla sola, doveva schiarirsi le idee. Mi allontanai stancamente verso la mia capanna, concentrandomi sul suo profumo di limone e salsedine.
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Angolo scrittrice
Eccomi qui! Dunque, inanzi tutto voglio ringraziare chi ha letto questo capitolo fino alla fine, chi segue la storia e delle vostre recensioni positive. Allora, che dire, lo so, sono un pochino sdolcinata, ma che ci volete fare, sono una romanticona.
Che ne dite di questo capitolo? <3
vi voglio bene, alla prossima! :)
halfblood22
 




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Capitolo 8
*** Cleo/Percy: Una visita dalla piovra gigante ***


CLEO-------------------------------------------------------------
Corsi verso la spiaggia con un milione di sensi di colpa. Avevo distrutto mezza Casa Grande, non avevo risposto a Percy quando mi aveva detto che eravamo fratelli, e, cosa più importante e per cui mi sentivo uno vero schifo, avevo abbandonato Leo su quel prato, solo soletto in balia delle arpie spazzine, mentre lui era venuto là per consolarmi.
Ero una stupida. Non mi volevo piangere addosso, sinceramente avevo già pianto abbastanza, ma non potei fare a me di frignare. Ecco, la cosa più dignitosa che sono riuscita a fare è stata quella di scappare come una codarda di fronte alla realtà. Era una vita che scappavo, ma non riuscivo a fermarmi. Ma la colpa non era di nessuno tranne che mia. Corsi a perdifiato fino alla fine del piccolo pontile, poi mi tuffai. Iniziai a nuotare sott'acqua. Era notte fonda e non vedevo bene dove stavo andando, ma percepivo ogni cosa e se avrei fatto attenzione, non sarei andata a sbattere contro nulla.
A un certo punto risalii in superficie e notai che non ero andata poi così lontano. Ma subito una luce mi attrarre, proveniente dal fondo. Sembrava ipnotica: era una specie di schermo. Mi avvicinai e rividi quella torta blu: eravamo alla mia festa di compleanno e potevo compiere al massimo quattro anni. C’era un ragazzino sui nove anni, che assomigliava in modo pazzesco a Percy. Mi correggo: era Percy.
Una donna con i capelli marroni mi teneva in braccio: Sally, la mamma.
Ridevano allegri, vedendo la mia faccina ricoperta di glassa azzurra. Poi il video si interruppe e lo schermo scomparve, sostituto da una ricevuta con tanto di spazio per la firma, con su scritto: “Olimpo pacchi espressi è felice di avervi accontentato/ messaggi alla velocità della mira/ tutto compreso/ messaggio spedito da Poseidone a sua figlia Cleo/ George vuole un ratto/ operazione riuscita con successo.”
George vuole un ratto? Okay. Da Poseidone a sua figlia Cleo. Meno okay. Perché diavolo mi aveva inviato quel video? Per farmi sentire peggio? Beh, c’era riuscito. Per farmi riguadagnare la memoria? Un fiasco, anzi ero anche più confusa di prima.
E poi, Ermes consegnava anche pacchi del genere? Non esistevano i messaggi iride per questo? Iniziai a insospettirmi e infatti, ero caduta nel bel mezzo di una trappola, come un’ingenua-------------------------------------------------------
PERCY---------------------------------------------------------------
Mi ero alzato presto quella mattina, dato che con la mia solita e buona dose d’incubi quella notte non ero proprio riuscito a conviverci. Sembravo più uno zombie che un semidio, certo, i capelli scompigliati erano un fatto naturale, ma avevo gli occhi infossati ed ero intontito. Non proprio una mattinata OK. Ero rimasto sveglio tutta la notte, un po’ per la mia nuova/ritrovata sorella e per gli incubi di cui era sempre protagonista. Erano una premonizione? Probabilmente si e questo non era per niente buono. Quando mi accorsi che non era rientrata, mi prese il panico. Uscii e andai ad avvertire Annabeth: di solito, non avrei mai svegliato la mia ragazza così se non fossi stato particolarmente nei pasticci, ma mi serviva una mano. Attraversai un piccolo violetto fra le capanne per non farmi eventualmente vedere in caso ci fossero ancora arpie in giro e arrivo davanti alla casa d’Atena. Entrai cercando di fare rumore e toccai Annabeth su una spalla; lei, per tutta risposta, mi tirò un pugno sul naso.
-“Ahi”- mormorai, strofinandomelo.
-“Scusa, ma che cavolo ci fai qui? Perché sei in pigiama?”- me accorsi solo quando me lo fece notare: per la fretta e l’ansia, non mi ero nemmeno cambiato.
-“Cleo non c’è, ho fatto sogni brutti”- riassunsi, mentre la sua espressione da perplessa e insonnolita si indurì subito. Ora, normalmente, dire ‘ho fatto sogni brutti’ non è proprio la prima cosa che dice un ventenne alla sua ragazza, ma i semidei hanno un concetto molto diverso dai mortali quando si parla di “sogni”: la maggior parte delle volte, sono una specie di avvertimento sul futuro o sul presente, regalatoci dalle Parche o da titani coi poteri sopranaturali, ecc. (che, a parer mio, alcune notti vorrei che se gli risparmiassero).
 Uscimmo silenziosamente e mi avviai, d’istinto, verso la baia di Long Island, con Annabeth a ruota. 
-“Cosa hai sognato?”- mi chiese lei, mentre correvamo sul prato.
-“L’ho vista incatenata a una stalattite, in una caverna enorme. Sanguinava, ma un getto d’acqua continuava sfiorarla. Mi hanno già fatto una minaccia del genere.”- mi fermai e la fissai. Pensavamo la stessa cosa.
-“Anteo”- disse. Poi si batté una mano sulla fronte:-“ La vuole rapire per vendicarsi su di te!”- io la guardai cupo e lei annuì.
Arrivati alla spiaggia mi tuffai in acqua e la vidi: la mia sorellina stava combattendo da sola contro una piovra gigante, con cui presto avrei fatto una zuppa, ero furibondo. NESSUNO DEVE TOCCARE CLEO . Urlai e mi lanciai all'attacco.
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Angolo scrittrice--------------------------- ciao! Che ne dite di questo nuovo capitolo? Spero davvero che vi piaccia. Ringrazio chi segue la storia e in modo particolare a daughter_of_luna, che ha fatto recensioni carinissime, davvero, grazie ragazzi! <3
Al prossimo capitolo, halfblood22 :)

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Capitolo 9
*** Cleo: /Da i pesci giganti ai fuochi di guerra/ ***


Mi girai di scatto e vidi qualcosa di decisamente troppo grande per stare nella baia di long island: una piovra nera gigante striata di strisce rosso sangue. Purtroppo, fui troppo lenta e quella mi diede un poderoso colpo di tentacolo su una spalla. Fui lanciata all'indietro e sbattei contro la parete, semi-svenuta. Riuscii ad udire un grido e uno che sembrava Percy in pigiama si lanciò contro il mostro, con la spada sguainata. 
Cercai di riprendermi ma subito arrivò un nuovo essere: un’aragosta di sproporzionate dimensioni. Puntò contro di me e stavolta mi difesi in tempo, uscii la mia spada Cloe dalla federa. Invocai le correnti della baia e spinsi verso l’alto l’aragosta. Poi la colpì in un’intersezione nella corazza. Maledetto gamberzilla, non voleva proprio perdere. Cercò di acchiapparmi con le enormi chele, ma schivai il colpo. Mentre però mi giravo per fronteggiare un nuovo attacco, quando un nuovo mostro si presentò all’appello: sembrava che qualcuno stesse giocando con le bambole e noi eravamo la spazzatura da distruggere e poi infilare nei secchielli colorati. Non avevo intenzione di finire in un secchio viola a cuoricini, ma il calamaro gigante sembrava intenzionato proprio a questo.
-“Due contro una!?”- 
-“Non è valido!”- concordò Percy, che adesso mi copriva le spalle. –“Ma, uno ciascuno si può fare!”- notai che aveva una strana poltiglia con dei riccioli ambigui fra i capelli, che somigliavano molto a rimasugli di tentacolo di piovra.
-“Allora io prendo gamberzilla, tu occupati dell’altro”- dissi. Quella maledetta scolopendra doveva assaggiare un altro po’ della mia spada.
-“Ci sto!”- e ci lanciamo in attaccò, in completa sintonia. In pochi minuti avevamo fatto fuori i due mostri, che si erano rimpiccioliti per la paura. MAI mettersi contro due figli del mare.
Salimmo in superficie, dove Annabeth ci aspettava ansiosa. Arrivata sulla spiaggia mi buttai a terra, sfinita. Percy mi seguì a ruota, e Annabeth si sedette accanto a noi.
-“Che c’era là sotto? Ci avete messo un casino di tempo, ero tremendamente preoccupata.”-
Si sfogò, più che altro con Percy che con me. Lui le diede un bacio sulla guancia per tranquillizzarla e poi mi fece l’occhiolino. Sarà che sono una romantica, ma erano una coppia stupenda.
-“Abbiamo incontrato qualche strano pesce troppo cresciuto, ma ce la siamo cavata”- le disse lui. Mi piaceva che aveva usato un “noi”, mi era piaciuto fare squadra con mio fratello.
-“Emh… Percy…”- iniziai, mettendomi a sedere.
-“Vi lascio soli”- la figlia di Atena se ne andò verso il campo.
-“Che c’è?”- fece lui, sorridendo incerto.
-“Noi, noi dobbiamo parlare… sai, quei flashback…”-
-“Ti prego, non parlarmi di flashback”- si mise anche lui a sedere e si prese la testa fra le mani.
-“Sono, molto, molto confuso. Credimi, quando ho detto che eri mia sorella, io non lo so,…”-
-“Mi dispiace, sul serio, ma non sapevo cosa risponderti, non sapevo cosa dire…”- 
Perfetto, l’avevo fatto restare di merda, quanto mi odiavo.
-“No, non preoccuparti, io… Io ho solo avuti questi strani sogni, e…”-
Gli presi le mani. Lui si zittì e mi guardò negli occhi. Poi lo abbracciai: me lo sentivo, era lui. Adesso non erano solo flashback o sogni, adesso erano certezze. Lui ricambiò il mio abbraccio e non sembrava più rigido, forse aveva iniziato a ricordare come me. Ma si, tutti i pezzi del puzzel venivano a galla e nessuno avrebbe più potuto separarci.
-“Ma… perché separarci? Perché mio padre avrebbe addirittura dovuto cancellare il tuo ricordo dalla mia mente?”- chiese Percy, quasi parlando da solo, sciogliendosi dall’abbraccio.
-“Io… forse, si, mi ricordo e non mi piace affatto: il tutto è nato da un consiglio fra gli dei dell’olimpo e da questa riunione era stato decretato che…”- deglutii. Percy notò la mia incertezza e mi prese di nuovo la mano.
-“… Era stato deciso che dovevo morire.”- ecco, quello era uno dei tanti ricordi poco belli che avevano fatto dimenticare alla mia testolina.
-“Non è la prima volta che ho l’Olimpo contro”- disse lui, noncurante. Io sbarrai gli occhi, ma lui liquidò il tutto con un gesto.
-“Non lascerò che ti portino via, dopotutto, sono tuo fratello. E tu sei sempre una Jackson. Hai il sorriso di nostra madre e gli occhi, beh… quelli sono decisamente tuoi”- mi rispose, con un sorriso. Era ufficialmente matto, perciò decisi che eravamo una bella coppia fratello/sorella. Ma, quando, anche con una cosa così grande e minacciosa come avere tutti gli dei contro, ero riuscita a trovare uno spiraglio di luce che equivaleva a alleanza con Percy, adesso quella tapparella era stata calata e dominava solo il buio. Perché? A pochi metri da noi un corpo di un semidio era caduto. Il campo era sotto attacco. Ma la cosa peggiore? Quel semidio era Annabeth.

 

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Capitolo 10
*** Percy ***


-“Annabeth!”- gridai disperato. Non potevo perderla, non dovevo assolutamente permettere una cosa del genere.
Mi lascia cadere in ginocchio accanto a lei, per vedere in che condizioni era: perdeva sangue da un fianco, aveva ancora una punta di freccia conficcata.
-“Lascia”- Cleo mi spostò di lato e accese un fuoco nella sua mano.
-“Che intendi fare?!”- mi fidavo di lei, certo, ma in quel momento ero terrorizzato.
-“Calmati e vai aiutare gli altri, qui ci penso io”- mi guardò fisso negli occhi, adesso aveva solo bisogno di fiducia.
-“Io,… va bene”- le sorrisi e poi diedi una carezza ai capelli di Annabeth.
-“Non ti preoccupare, tra poco vi raggiungo”- ricambiò il mio sorriso e poi con un gesto della mano mi spinse verso il bosco. Chiunque aveva osato fare del male alla mia Annabeth, doveva morire.
Trovai un casino tremendo: i tavoli della mensa erano rovesciati e alcuni anche in fiamme e nel campo da pallavolo si era sul serio creata una rivolta fra mostri e semidei. Poi, davanti alla Casa Grande, era davvero il caos: dracene, lestrigoni, segugi infernali e chi ne ha più ne metta. Chirone era nella sua forma equina e stava fronteggiando un lestrigone troppo cresciuto. Semidei che cadevano, mostri che si disintegravano, ma tutto questo non sembrava avere altro capo tranne che un semidio dalle iridi dorate. Effettivamente, non sembrava nemmeno padrone di se stesso, e aveva aperto un messaggio iride senza l’arcobaleno, come se fosse il video di uno schermo.
Non riuscii a capire bene chi fosse dall’altro lato, ma non avevo tempo per soffermarmi sui particolari; il capo era sotto attacco, bene, l’avrei difeso.
Mi lanciai nella mischia, menando fendenti a destra e a manca, disintegrando le dracene che mi bloccavano la strada, cercando di trovare i miei amici, ma eravamo in minoranza: l’estate era appena iniziata e ancora non tutti i semidei erano arrivati.
Ad un certo punto intravidi Leo che lanciava palle di fuoco come un forsennato, e Piper vicino a lui che gli copriva le spalle e intanto fronteggiava una dracena armata di rete e spada, le tipiche armi da combattimento greche. Non se la stavano cavando male, così passai avanti, per vedere se qualcuno aveva bisogno di una mano. I figli di demetra, capitanati da Katie Gardener, per esempio, stavano pericolosamente indietreggiando verso il bosco, così corsi a dare manforte. Un ragazzino, poteva avere dodici anni, era accerchiato da tre lestrigoni e questo mi fece montare la rabbia. Attaccai di spalle il primo mostro e, mentre quello si disintegrava, passavo all’altro. Poi, con mio grandissimo sollievo notai delle ragazze vestite d’argento: le cacciattrici d’Atermide. Non avevo idea di come sapessero che avevamo bisogno d’aiuto, ma le fui grato all’istante. Corsi verso di loro e Thalia mi venne incontro.
-“Per Zeus, che diamine sta succedendo qui?”- mi chiese, mentre incoccava tre frecce in una volta e poi le scoccava, così che subito dopo tre dracene erano diventate piccoli mucchietti fumanti.
-“Non ne ho idea”- ammisi. Poi il volto della cacciattrice si oscurò.
-“Oh dèi, d’ove Annabeth?”-
-“È stata ferita, Cleo la sta curando.”- dissi frettolosamente, cercando di non far trasparire che ero preoccupato da morire.
-“Ferita!? Aspetta, chi è Cleo?”- la sua faccia era una mistura di preoccupazione e perplessità che non ci capivo più niente.
-“Senti, le spiegazioni dopo, adesso: come cavolo facevi a sapere che eravamo nei guai?”-
Mi fece una faccia scaltra e poi disse, con fare poetico:-“Ah, mio caro Testa d’Alghe, tu sei sempre nei guai… Attento!”-
Mi scansai appena in tempo per non ricevere una lancia nello stomaco. Non capii chi o cosa l’aveva lanciata, c’erano troppi mostri e sembrava si moltiplicassero. 
-“Non ce la faremo mai!”- mi urlò Thalia da poco lontano, dove stava scagliando altre frecce, e non aveva tanto torto. Ma poi vidi una luce multicolore, un fascio esplosivo di magia, dall’alto, che disintegrava tutti i mostri che incontrava con acqua, fuoco, aria e terra. Era ufficiale, avevo una sorella fantastica.
-“Quella è Cleo”- la indicai alla figlia di Zeus e lei semplicemente sbiancò dallo stupore.
-“Cavolo, ci sa fare”- commentò, rimettendosi l’arco in spalla. Non c’erano più mostri e anche lo strano semidio con il messaggio iride era sparito.
La luce si diratò e la figura di Cleo apparve, con gli occhi chiusi. Poi, cadde giù lentamente verso il suolo e si distese, svenuta. Corsi verso di lei e arrivato vidi una cosa che mi fece rabbrividire: era pallida e respirava appena, i suoi capelli non erano più lucidi, anzi, i quattro colori erano sciupati e scottava di febbre.
-“Presto, dobbiamo assolutamente portarla all’infermeria!”- gridai. La presi fra le braccia, era fredda. No, non poteva succedere, non era giusto. 
Ricacciai indietro le lacrime e corsi verso l’edificio, tallonato dai i miei compagni. C’erano tutti, tutti tranne Annabeth.
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Angolo scrittrice--------- Giorno! Bene, eccoci qui con il decimo capitolo! Che dire, ringrazio quelli che l'hanno letto fino in fondo e chi sta seguendo questa storia. Vi adoro ^-^ ! Per questo capitolo non ho trovato un titolo decente, perciò ho fatto come lo zio Rick. Se avete qualche idea, dite pure!
Allora, alla prossima e tanti saluti,
la vostra halfblood22 :)
 

 

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Capitolo 11
*** Cleo: /Salvataggio alla figlia d'Atena e al campo mezzosangue con effetti collaterali non molto buoni/ ***


Quando accesi un fuoco sulla mia mano, Percy si era terribilmente spaventato. Ma, dopo che se fu andato verso il campo per dare una mano contro i mostri che ci avevano attaccato, in modo poco piacevole, superando persino le difese magiche del campo, iniziai a salmodiare sulla ferita di Annabeth: era profonda, per essere stata colpita da una freccia, ma niente che la mia magia non avrebbe potuto guarire. Intensificai quanto bastava il fuoco nella mia mano e poi lo avvicinai alla ferita, per successivamente spingercelo dentro. Non era un fuoco nocivo, anzi, anche se metodo un po’ drastico, aiutava a guarire, come l’ambrosia o il nettare.
Avevo letto che nel tartaro c’era un fiume di fuoco, che però poteva essere utilizzato per proteggersi dai fumi tossici di quell'orribile luogo, una volta ingerito. Avevo provato a fare la stessa cosa con le fiamme che evocavo e alla fine c’ero riuscita. E, dato che l’ambrosia non va molto d’accordo coi miei poteri, questo era un ottimo sostituto.
L’unico problema era che non l’avevo mai provato su nessun altro a parte me e questo avrebbe potuto rivelarsi poco buono, se non fossi stata precisa.
A un certo punto Annabeth tossicchiò e io mi fermai; la girai lentamente a pancia in su e lei aprì gli occhi.
-“Cosa… cosa è successo?”- chiese con voce roca.
-“Oh, Annabeth! Ti sei bene?”- mi illuminai di colpo. Lei mi sorrise debolmente e poi si tastò il fianco, trasalendo.
-“La ferita non si è ancora del tutto rimarginata, mi dispiace, ma non…”- mi girò la testa così forte che non riuscii nemmeno a finire la frase.
Mi presi le tempie e digrignai i denti: sembrava che non volesse smettere tanto facilmente.
La maledizione… Dovevo moderare l’uso dei poteri oppure sarei potuta finire molto male. 
-“Non hai dell’ambrosia…?”- mi chiese lei. 
-“Io… no, non ne ho”- cavolo, avrei dovuto tenerne sempre un po’ con me, avrebbe sempre potuto servire agli altri.
Perfetto, avevo detto a Percy di non preoccuparsi e non avevo modo di aiutare Annabeth.
-“Non ti devi preoccupare, hai fatto tanto”- mi consolò lei, come leggendomi nel pensiero. Poi si accasciò a un albero lì vicino, per riuscire a stare seduta. Mi sorrise di nuovo e mi fece cenno di andare.
-“Io qui me la caverò, ma tu, ti prego, vai ad aiutare gli altri”-
-“Ma non posso lasciarti sola!”- protestai, ma poi vidi la sua espressione: era determinata e non avrebbe accettato repliche.
-“Okay- mi arresi- ma permettimi di fare una cosa”- creai una protezione con un muro d’acqua davanti a lei, almeno non l’avrebbero colpita. Una fitta dolorosa allo stomaco mi fece piegare in due e Annabeth si allarmò. Cercò persino di alzarsi, ma riuscii a fermarla con un gesto della mano, cercando di farle capire che stavo bene, per non farla preoccupare. In realtà, sapevo che non avrei mai potuto fronteggiare una battaglia in quelle condizioni, le mie riserve magiche stavano per prosciugarsi.
-“Adesso mi dici che succede”- la voce della figlia d’Atena arrivò appannata da dietro la barriera di protezione e il suo viso era ondulato dal movimento delle onde, ma la sua espressione era dura e non credo che un “niente” l’avrebbe convinta molto.
Sciolsi la protezione e lei mi guardò dritta negli occhi.
-“Giura sullo Stige che qualsiasi cosa ti dirò tu non la rivelerai a nessuno”- dissi, ricambiando il suo sguardo.
-“Lo giuro”- un tuono aleggiò lontano, coperto dalle grida della battaglia. Ispirai forte e mi feci coraggio. Dopotutto, un giuramento sul fiume sacro degli Inferi non si può infrangere.
-“Non sapete ancora tutto di me”- cominciai, abbassando la testa e fissando un punto sulla spiaggia sotto di me.
-“Beh, più che su di me… sui miei poteri. Avendoli, incorro in una maledizione: più li uso più perdo il controllo su essi e… meno tempo vitale mi resta. Potrei… potrei anche rimanere in coma per diverso tempo o addirittura…- deglutii –“beh, ecco, potrei arrivare a cose molto, molto brutte.”-
-“E l’unico modo per attutire questa cosa è quella gemma”- continuò lei. Non avevo idea di come lo sapesse, ma aveva colto nel segno.
-“Come…?”- 
-“Non lo so, lo intuito da come ti sei irrigidita alla riunione per l’impresa.”- disse lei, quasi come se stesse riflettendo da sola.
-“Ma io non posso non aiutarvi, capisci, altrimenti sarei solo di peso…”- 
-“Sei stata scelta dal fato per guidare la spedizione- mi interruppe – vedrai che ci riuscirai”- tornai a guardarla: mi stava sorridendo. Era bello sentire quelle parole così sicure: “ci riuscirai”. Beh, lo speravo.
-“Adesso, vai a recuperare il mio ragazzo e portalo fuori dai guai, se… se ti senti bene”- mi disse un po’ incerta sull’ultima parte della frase.
Al pensiero di mio fratello guardai verso la battaglia e vidi qualcosa che semplicemente mi fece perdere le staffe: qualche mostro indistinto dalla folla li aveva lanciato una lancia e lui fece appena in tempo a scansarsi. Era con una strana ragazza vestita… d’argento? Comunque, non avevo molto tempo e i miei compagni erano messi male, dovevo aiutarli anche se questo voleva dire correre dei rischi.
Salutai in fretta Annabeth e mi slanciai verso il campo da pallavolo.
Ricordo di aver fatto qualcosa dopo, ma non ricordo cosa. Poi, solo buio e freddo.

Angolo scrittrice

Giorno! Allora, che ne dite? Ringrazio chi ha letto questo capitolo fino in fondo e per le 550 circa visualizzazioni del primo capitolo! :') Siete grandi!

E ricordate, tra poco si parte per l'impresa! Non fermatevi qui, continuate a leggere oltre!
Alla prossima dalla vostra matta scrittrice,
halfblood22 <3

 

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Capitolo 12
*** Annabeth/Percy ***


ANNABETH---------------------------------------------
Un’esplosione nel cielo mi risvegliò dai miei pensieri. Tutto quello che Cleo aveva detto non avevo senso, non poteva essere vero, o forse non volevo che lo fosse io? Non capivo e questo mi infastidiva.
Subito dopo quel rombo la barriera d’acqua che aveva creato la figlia di Poseidone si spezzò e io mi alzai. La ferita al fianco si era rimarginata e non faceva più male, ma mi sentivo ancora terribilmente bruciare dentro, come se avessi di nuovo bevuto acqua infuocata proveniente dal Tartaro. 
Non avevo idea di come era riuscita a curarmi senza nettare, ma il lampo e la rottura del muro liquido erano di certo collegati e non sembrava un buon segno.
Poi, nell'aria aleggiava un silenzio inquietante. Dov'erano finiti tutti? I mostri erano stati cacciati via o cosa?
Poi,  notai movimenti frenetici nel posto dove non avrei mai voluto: l’infermeria, si vedeva anche da lontano, era piena di semidei e molti di loro mi davano le spalle come se stessero da qualche altra parte a  me invisibile.
Mi feci tutto il pezzo di strada correndo e quando spalancai la porta dell'edifico, solo qualcuno si girò e solamente Piper mi venne incontro.
Seguii anch'io lo sguardo della maggior parte dei presenti: stavano guardando una ragazza febbrificante con gli occhi semi-chiusi distesa su un letto, con i capelli come scuriti a non mostrare i quattro colori naturali.
Cleo sembrava morente e Percy le stava accanto: si era portato dietro una moltitudine di figli d’Apollo, ma nessuno pareva capire come aiutarla.
-“Percy!”- andai verso di lui e il figlio di Poseidone mi guardò prima sorpreso poi disperato.
-“Oh, Annabeth, dov'eri?”- era preoccupato, ma non si capiva se per me o per la sorella; probabilmente per entrambe.
-“Emh… beh, i dettagli dopo. Che ha?”- dissi, indicando Cleo.
-“Lei… ci ha salvati, è troppo debole, non avrei mai dovuto permetterle di venire in battaglia…”- si mise le mani davanti la faccia, per esasperazione.
-“Ma perché? Cos'ha fatto?”- mi sentivo in colpa. L’avevo mandata a combattere pur sapendo tutto della maledizione e che doveva già sostenere tanta energia per proteggermi.
-“Ha disintegrato tutti i mostri con un colpo solo…”- disse Leo, visibilmente scosso. Avrebbe potuto scoppiare a strillare per la rabbia in pochi minuti.
-“Annabeth, ma perché non ci hai raggiunti prima, ci stavamo preoccupando”- disse una voce alle mie spalle. Mi girai e mi ritrovai Thalia, figlia di Zeus, cacciatrice di Artemide. Ai lati aveva un’ala di altre ancelle della dea, non abituate a stare così vicino a dei ragazzi e per questo un po’ indecise.
-“Thalia, quando sei arrivata?”- chiesi, forse un po’ troppo sorpresa. La cacciatrice fece una smorfia e poi disse, mesta:-“ Nah, a metà guaio. Abbiamo sentito baccano e siamo accorse. Ma, tra poco dovremo andarcene.”- guardò amareggiata Cleo e poi aggiunse:-“Mi dispiace, davvero, Testa d’Alghe”-
Lui alzò la testa, con espressione dura.
-“Non devi dispiacerti, lei non morirà. Io non lo permetterò.”- decise e poi prese la sorella delicatamente fra le braccia.
-“Dove vai?”- gli chiesi, bloccando per un braccio.
-“Al laghetto delle canoe”-
-“Vengo con te”- lo guardai negli occhi e lui capì.
-“Okay. Ragazzi, andate a dare una mano a sistemare tutto, e – disse, guardando verso le cacciatrici –Se le nostre alleate hanno tempo per darci una mano…”-
-“Contaci”- gli rispose Thalia.
-“Perfetto”-
--------------------------PERCY----------------

Ci avviammo verso la baia, mentre il cielo si oscurava e si preparava a un temporale. Arrivati alla spiaggia, mi levai le scarpe.
Annabeth mi aiutò a distendere mia sorella sulla sabbia e poi ci sedemmo. Evocai la mia ultima chance di medicina: l’acqua. Sperai e pregai con tutto il cuore che funzionasse e poi la bagnai. Era strano, perché in effetti un figlio di Poseidone non si bagnava, ma forse per lei era diverso. Dopo un po’ iniziò a respirare in modo costante e a prendere colorito. Tirai un enorme sospiro di sollievo. Era salva, ce l’avevo fatta.
Le diedi una carezza sulla fronte e poi mi sedetti vicino alla figlia d’Atena. Aveva lo sguardo cupo e perso e sobbalzò appena la sfiorai. Mormorai delle scuse, ma lei non ci badò troppo. Posò la testa sulla mia spalla e chiuse gli occhi.
-“Percy, prima Cleo mi ha detto una cosa molto importante, e… ho dovuto giurare sullo Stige di non dire niente, ma… incorre in qualcosa di brutto se…”- un tuono rimbombò nel cielo, ma non apparteneva al temporale.
-“Okay, grazie!”- gridai al cielo, pieno di rabbia.
-“Beh, stai attento a lei”- mi sussurrò lei, guardando verso l’alto come se un fulmine potesse “accidentalmente” scappare dalla mano del re del cielo (mister scocciatura) Zues.
-“Come non potrei”- le dissi io.
-“Si, ma…- si girò a guardarmi – davvero, intimale di usare i suoi poteri il meno possibile. Ti prego”- 
-“Sicuro”- la garantii. Poi guardai verso di Cleo, perdendomi nei colori dei capelli che stavano lentamente perdendo il grigio improvviso che gli aveva colti.
Perché mi aveva nascosto altre cose? Era frustante sapere che qualcosa di brutto avrebbe potuto portarmela via.
No, non sarebbe accaduto. Tutto sarebbe andato bene. Tra poco si partiva e lui era con lei. Nessuno avrebbe dovuto osare toccarla, la sua piccola pietra preziosa colorata di azzurro, rosa, verde e rosso.

Angolo scrittrice

Beh, che ne pensate? Spero davvero che vi piaccia e di non aver deluso nessuno. Ringrazio tutti quelli che hanno letto fino in fondo questo capitolo e non se ne sono andati via disgustati alle  prime  righe. Beh, alla prossima! halfblood22 :)

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Capitolo 13
*** Leo ***


Bene, adesso potevo considerarmi il ragazzo più preoccupato che potreste trovare sulla faccia della terra. Vi starete chiedendo il perché, credo, ebbene: Percy aveva appena portato la ragazza che mi piaceva (e che era singole) mezza morta a fare qualche suo salvataggio speciale e dal suo sguardo si era capito lontano un miglio che non voleva scocciatori, a parte Annabeth.
Okay, non intendevo dire che lei è una scocciatrice, ma, vi prego: è risaputo che sono iperattivo coi fiocchi e sono talmente nervoso,… lasciamo stare. 
Beh, iniziai a correre nel bosco. Mi era impossibile rimanere lì e non fare niente, mi faceva stare peggio perché così avevo modo di pensare e da copione il mio primo pensiero sarebbe stato quello di Cleo, chissà dove con suo fratello e la figlia d’Atena… no, non devo pensarci.
Mi fiondai verso il bunker 9, l’unico posto in cui potevo interagire con qualcosa in cui ero bravo: la meccanica e le cose non vive.
L’odore di olio per motori quasi mi fece perdere la testa e una nuova idea mi balenò in mente: Cleo sarebbe stata bene. Perché essere pessimisti? Le avrei costruito qualcosa.
So che probabilmente non è come regalarle fiori e cioccolatini, ma almeno poteva distrarsi e allo stesso tempo pensare a lei in modo positivo. È un ragionamento contorto, lo ammetto, ma ero proprio innamorato. Non mi piaceva una persona così da quando… da quando io e Hazel eravamo rimasti da soli sul ponte della Argo II e avevamo condiviso i nostri flashback.
Ecco, proprio da lì. Ma, Hazel era già occupata ed era solo una cotta. Tante, troppe volte ero caduto in quel gioco. Ma stavolta lo sentivo: era diverso.
Era riuscita a domare il fuoco che non a volte era difficile da controllare persino per me. In un certo senso, mi aveva salvato la vita e io non l’avevo nemmeno ringraziata, anzi, l’avevo bruciato le mani. Quell'immagine mi premeva in testa, ma la cacciai via.
Presi un foglio e iniziai a scarabocchiare un progetto: ricordai la sua spada, e quasi mi venne una fitta di invidia, era un’arma decisamente WOW.
Così, iniziai a basarmi sul modello a ragnatela che aveva sulla lama. Avevo notato che non aveva nessuno scudo e una volta Tyson mi aveva spiegato come era riuscito a incorporarne uno in uno orologio. Già, era proprio un bravo ciclope.
Così, passai la notte a lavorarci. Il giorno seguente non sapevo nemmeno che ore erano quando mi svegliai, ma il sole non era ancora alto, e magari avrei potuto svignarmela senza nessun intervento indesiderato, ma, sempre se fosse stato necessario, un’arpia bruciacchiata o meno, che differenza fa?
Comunque, l’importante era che c’ero riuscito: ed ecco a voi, signori e signore, la sorpresa perfetta per ogni mezzosangue! (tranne che non sia un figlio di Afrodite, esclusa Miss Mondo, è ovvio)
Purtroppo, quel giorno mi ero dimenticato un piccolissimo particolare: quel piovoso e pieno di foschia, giorno in cui speravo di riconciliarmi e di cercare di farmi notare da Cleo, che doveva stare bene, giorno che più brutti per allenarsi non si può… si partiva per l’impresa.
Dunque, riuscii a ricordarmene in tempo per farmi trovare nel letto da Piper, che era già pronta per partire. Lo so, non proprio dignitoso, ma almeno non mi aveva scoperto. Purtroppo, uno si augura una bella notte di sonno prima di una spedizione e in questo senso, non avevo avuto tempo.
-“Leo!”- Miss Mondo mi gridò nelle orecchie e usò abbastanza potere che mi fece rizzare i capelli e saltare sull'attenti.
-“A rapporto! Cioè, buongiorno, Pip”- dissi.
-“Sbrigati, gli altri ci stanno aspettando!”- mi disse, mentre raccoglieva vestiti a caso da terra e li infilava dentro a uno zaino.
-“Ehi! Quelli sono i pantaloni di Jack!”- glieli strappai di mano e lei annuì.
-“Già, decisamente troppo grandi”-
-“Come?”-
-“Andiamo Leo! Forza, muoviti!”- poi adocchiò qualcosa e alzò un sopracciglio –“Emh… perché hai un lega-capelli al polso?”-
Guardai sbalordito prima lei poi l’elastico: non mi ero accorto di averlo addosso.
Alzai lo sguardo verso di lei e notai che sorrideva.
-“È per la ragazza nuova, giusto?”- io diventai paonazzo. Beh, forse avrei dovuto immaginarlo che nel pacchetto di un figlio di Afrodite c’era anche una specie di fiuto per l’amore o roba simile.
-“Io, emh… ma no, cioè si, però…”- blaterare mi riesce bene in queste situazioni. Intanto, lei scoppiò a ridere: -“Forza, piccioncino! Te lo sei dimenticato che dobbiamo partire?”- e poi mi fece l’occhiolino.
Sarebbe stato un loro piccolo segreto. 
-“Pip, sei una persona adorabile!”- le dissi, mentre lei mi aiutava a sistemare le ultime cose.
-“Comunque, è carina”- mi sussurrò prima che uscissimo. Io riuscii solo a sorriderle. Aprì la porta e vidi Percy e Cleo che ci aspettavano, insieme ad Annabeth. La figlia d’Atena diede un bacio sulla guancia al suo ragazzo e mormorò qualcosa all'orecchio della figlia di Poseidone. A quanto pare, non era nulla di troppo piacevole, perché si rabbuiò un po’ in viso, ma appena ci vide, fece subito sparire quella espressione, sostituendola con un sorriso forzato.
-“Alla buon ora!”- esclamò, ma si vedeva che non era poi così impaziente di partire.
-“Allora, ci siamo tutti”- disse Percy, prendendole la mano. Va bene, lo ammetto: quel gesto mi rese un pochino geloso, ma non potevo arrabbiarmi, dopotutto, erano pur sempre fratello e sorella.
-“Mi dispiace un sacco non poter venire con voi”- si lamentò Annabeth, mentre abbracciava Piper.
-“Non ti preoccupare, al tuo ragazzo ci penso io”- le rispose l’amica, sciogliendosi dall'abbraccio.
-“Ti contatteremo il più spesso possibile”- le promise Percy.
-“Okay, allora, buona fortuna!”- e se ne andò correndo verso la sua casa.
-“Eroi!”- ci girammo e alle nostre spalle c’erano Chirone e il signor D.
-“Si, bene, buona fortuna, bla bla bla, tornate interi, eccetera”- mormorò quest’ultimo, visibilmente infastidito di essere stato svegliato così presto.
-“Fate buon viaggio e che gli dei siano con voi!”- ci disse invece il centauro, con un sorriso paterno.
-“Argo vi sta aspettando in cima alla collina, poi, dovrete cavarvela da soli”- ci avvertì.
-“Va bene, Chirone”- gli dissi io. Nascosi in fretta il mio regalo per Cleo dentro lo zaino. Non era quello il momento e non avevo voglia di darglielo davanti a tutti.
Poi guardai in alto: si preannunciava proprio una brutta giornata. Ma, cosa c’è meglio di una mattinata piovosa per andare a incontrare qualche mostro in città? Ebbene, mi rispondo da solo: persino una lezione di matematica è meglio.

Angolo scrittrice

Giorno, semidei! Mi scuso se questo capitolo l'ho pubblicato un pò in ritardo, ma in questi giorni sono stata a mare, perciò non avuto molto tempo. Beh, che dire? Spero davvero che vi piaccia e di non aver deluso nessun lettore. Baci e alla prossima! La vostra matta scrittrice, halfblood22 <3

 

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Capitolo 14
*** Cleo:/volo express su un uccello gigante/ ***


-“Ma che meravigliosa giornata di pioggia per partire per un’ impresa senza sapere nemmeno dove andare!”- dissi sarcasticamente mentre camminavamo ai confini di New York.
Ero completamente a pezzi. Dopo che Percy mi aveva che avevo fatto alla battaglia al campo non era riuscita a chiudere occhio tutta la notte e il mal di desta che avevo avuto non mi avrebbe fatto prendere sonno comunque.
Comunque, non sembravo l’unica: scommessi nella mia mente che neanche Leo era in piena forma. Si trascinava un po’ più avanti di me e, a volte avrei giurato, mi guardava con la coda dell’occhio.
No, non era un semplice sguardo: lui mi controllava. Come mio fratello, del resto. Erano davanti a me e a Piper, che invece non sembrava troppo curarsi di me, ma piuttosto del figlio d’Efesto. Avevo sentito, per quel poco tempo al campo che avevo passato al campo, che la loro era un’amicizia che durava da tempo e che erano come sorella e fratello.
Questo pensiero mi fece scappare un sorriso, ero quasi invidiosa di due persone che si volevano così bene senza essere necessariamente fidanzati.
Ora che mi ritornavano in mente, pian piano, i ricordi di quand’ero piccola, mi resi conto che ero stata una bambina molto timida. Certo, non che ricordassi così tanto, ma questo insignificante particolare era spuntato e me lo tenevo stretto. Ormai cercavo di memorizzare ogni memoria che riuscivo a recuperare, anche quelle che non sarebbero servite.
Un capogiro, probabilmente perché non avevo dormito, mi fece sedere sul marciapiede dove ci trovavamo.
-“Cleo, va tutto bene?”- mi chiese subito Percy.
-“Tranquillo, nulla di importante”- dissi, cercando di sorridergli.
Lui mi guardò preoccupato, ma poi si convinse e mi aiutò ad alzarmi.
-“Se vuoi che facciamo una pausa o…”- iniziò Piper, che mi si era avvicinata.
-“Macchè, è tutto ok. Piuttosto, laggiù c’è la fermata dei bus che portano un po’ dappertutto. Qualcuno sa dove dovremmo andare?”- chiesi, per cercare di spostare il discorso.
-“Tallahasee”- Rispose immediatamente Piper.
Ci voltammo verso di lei e la figlia d’Afrodite abbassò la testa.
-“Io, beh… quand’è il primo autobus per là?”- disse lei, visibilmente senza aver voglia di dirci come aveva scoperto la nostra meta.
A un certo punto mi guardò implorante e io afferrai il concetto, così annuii e iniziai a correre verso la fermata, e gli altri furono costretti a seguirmi.
Se non lo voleva dire, non potevamo di certo costringerla. Però, se era qualcosa di brutto per qualcuno dei quattro, avrei voluto saperlo per impedire cose spiacevoli. Era probabile che avesse sognato qualcosa, come mi era successo quando avevo fatto crollare mezza Casa Grande.
Già, i sogni da semidei non sono per niente divini, eh?
Per fortuna, stava per partire un autobus per una cittadina vicino proprio adesso. Lo prendemmo e per la metà del viaggio, dormii. 
Ho detto la metà perché per l’altra fummo, come dire, disturbati da dei piccioni giganti. La foschia da quelle parti deve essere pazzesca perché anche quando iniziarono a giocare e a far sbandare il pullman, i mortali presenti non sembrarono affatto spaventati, ma, appena i grifoni lo sollevarono da terra, allora si che iniziarono a impazzire. Noi ci alzammo di scatto e corremmo verso le portiere, che si erano aperte a forza di graffi da parte dei mostri volanti. Ma, appena visti a che altezza eravamo, volli mettermi a frignare come stava facendo un bimbo insieme alla sua mamma in un angolo.
Cercai dal trattenermi dal non gridare, ma non credo di esserci riuscita così bene. Ero in preda al panico e Leo se ne accorse.
-“Qualcosa non va?”- mi urlò, per sovrastare lo stridio dei grifoni e i pericolosi cigolii che faceva il mezzo ad ogni battito di ali del mostro che l’aveva agganciato.
-“Sto ben… benissimo”- chiusi gli occhi e deglutii. Dovevo riuscire a controllarmi, c’erano tanti mortali innocenti e i miei amici su quel cavolo di pullman.
-“O adesso o mai più”- mormorai, poi mi buttai fuori dall’autobus. Sentii gridi indistinti ma la mia caduta libera fu interrotta da qualcosa.
Avevo gli occhi chiusi e non mi ero accorta che mi ero direttamente buttata sul dorso di un grifone. Fu costretta ad aprirli, stando bene attenta a non azzardarmi a guardare di sotto. Avevo tanti problemi sopra di me, e mi bastavano. Ma percepivo di essere parecchio in alto, e questo è un problema per chi soffre di vertigini. Anche solo percepirlo, mi fa dare di matto.
Tuttavia, inspirai profondamente e mi tenni stretta al piumaggio della creatura.
-“Va bene, le giostre iniziano”- dissi. Purtroppo, il piccione mi prese alla lettera e si liberò dal suo stato di sorpresa, buttandosi in picchiata.
Gridai e chiusi gli occhi, che bruciavano per il forte vento causato dal grifone.
‘Bene’ pensai ‘adesso sono nei pasticci’
Ovvio? Quando vai a duecento all’ora su un uccello espresso, non riesci a pensare poi tanto con lucidità, non credete?
Angolo Scrittrice

Ciao!  
Intanto, vi chiedo scusa se questo capitolo è arrivato un pò in ritardo, ma ho avuto un pò di cose da fare in questi giorni. Beh, spero che vi piaccia e che non abbia deluso nessun lettore.
Grazie a chi ha letto fino alla fine e a chi ha recensito fino ad ora! :)
Alla prossima dalla vostra matta scrittrice, halfblood22 <3

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Capitolo 15
*** Piper ***




‘Non fu proprio il viaggio più tranquillo del mondo ’. Con questa frase, i comuni mortali intendevano magari un viaggio in aereo con un po’ di turbolenze. Ebbene, io, Piper Mclean, ho un nuovo esempio da semidio: un viaggio in autobus fra le nuvole, con accompagnatori dei grifoni affamati e degli umani disperati.
Già, decisamente DISPERATI. A, giusto: Gli umani più un figlio di Efesto e uno Poseidone. Avevano le faccie così sconvolte, dopo che Cleo s’era gettata giù proprio sopra uno dei tanti piccioni volanti, che fui quasi tentata di utilizzare la lingua ammaliatrice. Ma non avevo tempo, così mi limitai a far calmare gli sventurati passeggeri di quello che doveva essere un viaggio a terra e cercai di fare mente locale. Mi scoraggiai quasi subito, però: non è proprio una passeggiata quando devi tenere a bada dei grifoni che si stufano di sgranocchiare i pezzi dell’autobus, e decidono di passare a qualcosa di più succulento, compresa lei.
-“Leo!”- gridai, e lo ammetto, con un pelino di magia –“Smuoviti e aiutami! Percy, vedo un fiume sotto di noi, pensi di riuscire a fare qualcosa?”-
Punto primo: mai distrarre un semidio mentre combatte.
Punto secondo: assolutamente, MAI farlo quando quest’ultimo è sotto l’effetto magico delle parole, perché non può fare altro che ciò che gli dici e non può tornare indietro tanto velocemente.
Ecco, avevo sbagliato in entrambi i casi.
Percy, che stava tenendo a bada un mostro, si voltò immediatamente verso di me con una faccia triste tipo a dire “mi spiace, non volevo fare il bimbo cattivo”, così come Leo.
Riuscii a malapena a intercettare gli attacchi dei loro grifoni, ma per fortuna, si rianimarono in tempo.
-“Pip, ma che combini!?”- mi disse Leo. Sul serio? Che combinavo?
-“Emh, Percy…?”- dissi io invece, cercando di capire l’espressione del figlio del dio del mare. Non saprei come descriverla, ma si era scurito in volto e combatteva contro quel grifone come se non avesse fatto nient’altro in vita sua. Poi, mi ricordavo che diavolo aveva combinato sua sorella e mi sentì in pena per lui. Poi, lui si illuminò, ma non di gioia, piuttosto, sembrava aver trovato una via d’uscita in quel pasticcio.
-“Vediamo: con i fiumi è complicato, ma l’oceano pacifico potrebbe fare al caso nostro, che dite?”- ci guardò furbo e poi ci indicò com’eravamo vicini alla costa.
Senza aspettare nessuna risposta, aggiunse:-“ Leo, riesci a costruire un aquilone?”-
-“Emh… lo so che è dura ricominciare dopo quello che è successo, ma impazzire adesso…”- cominciò il figlio d’Efesto e mi venne da tirargli una sberla. Strinsi i pugni e mi limitai a pestarli un piede. Lui gemette, ma credo riuscì ad afferrare il concetto.
-“Si, certo, un aquilone… ehi, fai male con gli stivali, lo sai?! Ma, scusa un attimo…. Con che cavolo lo faccio?”- chiese, indicando intorno.
C’era una baraonda enorme, e, il tutto, era amplificato dal fatto che il pullman era schiacciato su un lato e compresso in fondo: si stava un po’ strettini.
-“Non lo so, fatti venire qualche idea!”- gli disse lui.
Percepivo che stavano male entrambi per quello che era capitato. Non che io non fossi triste, certo.
Ma loro, per motivi diversi, erano preoccupati da impazzire: c’era in palio la sorella o… beh, Leo era completamente innamorato di quella ragazza.
E la parte più brutta era che non sembrava più risalire: che si fossero schiantati?
Feci un respiro profondo: non potevo farmi prendere anch’io dall’agitazione; c’erano troppe persone su quell’autobus.
-“Ascoltate!”- urlai, rivolgendomi ai mortali –“Stiamo girando un cortometraggio con mezzi molto speciali e…”- come potevano anche solo crederci? Dei, era così complicato inventarsi una scusa migliore?
Leo notò la mia indecisione e così mi venne in aiuto: lui si, che era bravo a inventarsi storie convincenti.
-“Siete stati scelti per fare le comparse speciali per il film dell’anno! Ci sono telecamere nascoste lì, lì e lì”- e indicò dei punti a caso sul soffitto del mezzo.
-“E poi lei, non la conoscete? È la figlia del famoso attore Tristan Mclean!”- l’avrei volentieri strozzato in quel momento, anche perché aveva abbandonato Percy da solo contro due grifoni che avevano la voglia di mangiarsi persino l’autobus, ma diverse persone si erano quasi calmate.
È incredibile come la gente caschi nella magia della foschia e di due battute dette e ridette (già, non ero stata poi così originale)
Alcuni bambini adesso sorridevano pure un po’. Beh, mortali spaventati sono più difficili da gestire che mortali tranquilli e benevoli, no?
-“Ragazzi, un aiutino?!”- ci gridò Percy.
Li andammo subito incontro e riuscimmo a tenere lontani i piccioni giganti quanto bastava, ma quello che mi preoccupava di più era quello che ci aveva agganciati: se ci avesse mollato prima di essere vicino all’oceano, non credo che Percy avrebbe potuto fare qualcosa per riuscire a salvarci.
E, siccome, sembrava essersi stancato, dovevo fare qualcosa per farlo accelerare quanto bastava.
-“Okay, sono una pazza, ma…”- mi sporsi dal finestrino e mi arrampicai finché non ero sul bordo.
-“Ma che diamine fai?”- mi gridò Leo da dentro. Rischiai quasi di scivolare, ma riuscii a salire sul tetto esterno e, stando attenta alla possenti ali del bestione, mi avvicinai.
“Parole dolci, pensieri carini, tanta, tanta magia…” pensai, e poi con un respiro profondo, mi buttai sul dorso del grifone. -------------- Angolo Scrittrice-------------- Ciao! Che ne pensate di questo capitolo? Sper davvero che vi sia piaciuto e ringrazio chi segue e recensisce. :) Alla prossima dalla vostra matta scrittrice, halfblood22 <3

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Capitolo 16
*** Leo ***



Due ragazze si buttano sopra dei grifoni per salvarmi e io che faccio? Ovvio, costruisco un aquilone.
Naturalmente, l’unico che può chiedere una cosa simile a uno come me è Percy, che intanto fa l’eroe proteggendo i passeggeri e se stesso da cinque grossi e affamati uccellaci.
Ho già detto che sto costruendo un aquilone? Si, ma forse non rende proprio l’idea: chiunque si sia immaginato un piccolo rombo di carta colorata, decorato con i lustrini e legato alla passamaneria rosa per farlo volare nell'aria di una calda giornata estiva, beh… è completamente fuori strada.
A dirla tutta, non è proprio un aquilone, bensì un deltaplano, fatto con dei pezzi di scarto direttamente tirati fuori dalla mia cintura per gli attrezzi; ah, ed è enorme : credo di aver capito l’idea che aveva in mente il figlio di Poseidone, dato che non abbiamo nessun figlio di Zeus che può trascinarci in volo in salvo, credo abbia idea di trasportarci su quello che per ora adesso sembra un puzzle di rottami.
Beh, che volete? Non si può fare molto in un bus trainato da un grifone mezzo sbandato, che ci fa ballare le note di rodeo impazzito.
Spero che questa descrizione vi sia stata abbastanza illuminante, perché non saprei come dire il casino che c’era in un altro modo.
-“Ho finito!”- urlai trionfante, osservando il mio lavoro: un deltaplano motorizzato, perché le ali normali non c’era posto dove metterle e così le avevo fatte più piccole, cercando di dare manforte con un motore, così da spostarci più velocemente.
A dirla tutta, non so se avrebbe funzionato al massimo, però dovevo riuscirci, perché non c’eravamo solo noi su quell'autobus, ma tanta gente innocente.
E non potevamo perdere anche loro, sarebbe stato troppo devastante. Avevo perso già Cleo, e… faceva già abbastanza male.
-“Leo!”- quando sentii gridare Piper, mi riscossi. Era scivolata e feci appena in tempo ad afferrarla, prima che cadesse nel vuoto.
-“Grazie”- sussurrò, riprendendo fiato. Io le dissi un frettoloso ‘non c’è di che’ ma ero sollevato, parecchio.
Lei mi fece un sorriso a trentadue denti e mi disse, soddisfatta- “L’uccello enorme è apposto, ci porterà a destinazione, anzi… emh, quasi”- 
-“L’hai convinto? Aspetta, che vuol dire ‘quasi’? ”-  
-“Emh… che è quasi convinto. Non guardarmi così, non è stata proprio una passeggiata!”- disse la figlia di Afrodite, mentre andava incontro a Percy con il pugnale sguainato.
-“Ehi, siamo vicinissimi alla scogliera, dobbiamo scendere dall'autobus, adesso!”- disse il figlio di Poseidone.
Cercai di preparare al meglio la mia creazione per non farla sbandare alla partenza, così liquefacci con le mie fiamme mezzo bus, per permettere all'aggeggio di uscire.
-“Forza, tutti su!”- gridai, incoraggiando i mortali con le mani. Quelli salirono un po’ titubanti, e come rimproverarli. Ma dovevano tentare di fare qualcosa, non potevano lasciarli alla mercé dei grifoni.
Appena furono saliti tutti, tirai le corde e girai le manopole che avevo installato, per cercare di farlo muovere. Intanto, dal grifone che Piper aveva cercato di indirizzare il più possibile vicino al mare, stava cominciando a cambiare rotta: l’effetto della lingua ammaliatrice stava svanendo.
Come per miracolo, il deltaplano a motore inizio a ad avanzare, finché non ci ritrovammo a volare nel vuoto, sopra il mare.
La cosa negativa: sembrava stesse per cedere, eravamo troppi là sopra.
Ah, dimenticavo: anche lo stormo di grifoni, che avevano lasciato perdere il bus ormai vuoto, che ci inseguiva, anche loro erano una cosa negativa.
-“Percy, non puoi provare a rallentarli?”- gridò Piper.
Il figlio del dio del mare, in risposta, fece fare la doccia ai più vicini, travolgendoli con onde altissime.
-“Emh… Ragazzi, qui sta iniziando a cedere tutto”- avvertii io, cercando di telecomandare quel mucchio di rottami.
A un certo punto però, i cavi cedettero e ci ritrovammo a precipitare, verso l’enorme distesa d’acqua dell’Oceano Atlantico.  
Pezzi iniziavano a staccarsi e non ci potevo fare niente. Mi maledissi da solo, ma poi, accadde qualcosa che mi fece amare ancora di più Cleo.
-“Che sono quelle facce? Bisogno di una mano?”- ci gridò qualcuno che non vedevamo, proveniente da dietro un blocco di nuvole.
Appena le mie orecchie udirono quella voce, il mio cuore mancò qualche battito.
-“Cleo…?”- chiesi, nella direzione da dove era provenuta il suono.
-“Ragazzi!”- finalmente, la figlia di Poseidone si fece visibile: era in groppa… O miei dei, stava cavalcando un grifone.
-“Vi presento Leila!”- disse raggiante, indicando il suo amico. Anzi, amica.
Rimasi praticamente senza fiato: i lunghi capelli colorati le volteggiavano intorno al viso sorridente, come se si stesse divertendo un mondo; sembrava una bambina in un parco divertimenti, semplice e davvero carina.
L’unica cosa: non era decisamente una bambina.
Mentre che io mi incantavo, lei stava facendo salire alcuni mortali in groppa al suo grifone, sostenendo il nostro deltaplano con i suoi poteri sull'aria, esercitando un forza di spinta decisamente notevole, grazie al vento.
Con una mano si teneva al suo uccello gigante personale, l’altra la faceva volteggiare energicamente, salmodiando qualcosa che il vento si portava via, senza far capire cosa stava dicendo.
Però, si vedeva che era in difficoltà: probabilmente, l’incantesimo la stava sfinendo.
-“Cleo, non puoi usare tutto questo potere tutto in una volta! Ormai ci siamo solo noi qui sopra, smettila!”- le gridai, quando notai che stava diventando pallida in viso.
Guardai Percy e lui annuì, segno che aveva capito cosa volevo fare.
Intanto, lei, con un sospiro smise di fare la magia che non ci faceva andare a sfracellare contro l’oceano.
E, appunto, una volta che l’effetto dell’incantesimo finì, cominciammo a precipitare.
Il figlio di Poseidone creò una bolla d’aria un secondo prima dell’impatto e ci ritrovammo diversi metri sotto la superficie, ma salvi.
Lanciai un sospiro di sollievo, poi dissi:-“Andiamo a vedere come sta Cleo, che ne dite?”-
Piper e Percy annuirono seri, e iniziammo a risalire verso la luce del sole, appannata ma non meno violenta, dall'acqua marina.

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Capitolo 17
*** Cleo ***


Atterrai insieme ai mortali su una piccola spiaggia rocciosa, aspettando gli altri, e cercando di riprendere fiato.
Ero sfinita e mi girava la testa, in più i miei occhi non avevano gradito tutto quel vento, infatti mi bruciavano un sacco.
Cercai di calmarmi e di far passare quel enorme senso di vertigine che aveva ancora, e intanto mi si accovacciò accanto il mio nuovo amico grifone. Era stata una sensazione stupenda quando ero riuscita a controllarlo, ma avevo ancora un po’ paura di lui: in fin dei conti, circa una mezzora prima aveva provato a mangiarmi, perciò credo che la mia piccola diffidenza fosse qualcosa di abbastanza normale.
Ma, anche se un animale gigante, non potevo fare altro che definirlo dolcissimo. Non gli avevo ancora dato un nome, ma forse avevo in mente già qualcosa.
-“Hey, che ne pensi di “Furia”?”- gli chiesi.
Lui mi guardò tipo: ‘No, non mi piace, ma ti faccio contenta…’ e allora scoppiai a ridere, anche se il mal di testa non me lo permetteva.
Intanto, i mortali mi stavano intorno chiedendomi spiegazioni, ma io non sapevo proprio cosa poterli dire. Finché non sarebbe arrivata Piper con la sua lingua ammaliatrice, sarebbe stato molto difficile farli calmare.
Appena avevo visto quel pazzo di Leo pilotare una specie di aggeggio con tutti quei mortali sopra era stato… epico.
Ma, molto meno epico, erano sul serio nei guai, perché quel coso stava perdendo pezzi. Adesso che ebbi un attimo di, diciamo, respiro, riuscii anche a dispiacermi per quella povera gente che magari si sarà trovato un pezzo di metallo indesiderato sul tetto o nel giardinetto di casa, e sperai che non avesse combinato guai troppo seri.
Odiavo la parola “serio” e tutto quello che le era simile, ma ormai la realtà non mi mostrava altro che cose cupe, tristi e serie, come i miei poteri: gli sentivo bassissimi e dopo il salvataggio alla fuga improvvisata di piper, percy e Leo, si erano abbassati ulteriormente, facendomi continuamente avere bisogno del caffé per stare in piedi.
Come avrei mai potuto combattere in quelle condizioni? Mi era già difficile tenere gli occhi aperti.
Dopo un po’, abbastanza per farmi preoccupare, spuntarono i ragazzi e io dovetti sostenere un sorriso, per cercare di nascondere la mia spossatezza.
-“Hey, come ti senti?”- mi chiese mio fratello, sedendomi accanto.
Era impossibile mentire a quegli occhi  verdi, ma riuscii a sbiascicare qualcosa tipo:-“Tutto bene, non preoccuparti”- anche se avvertivo che lui non ci aveva poi creduto tanto.
-“Dove ci troviamo?”- chiese Piper, mentre cercava di tranquillizzare i mortali dicendo che l’aiuto per il loro film era stato prezioso e che presto sarebbero venuti a prenderli.
-“Richmond, Virginia”- disse Percy. Ripensai al fatto che lui aveva un senso dell’orientamento perfetto, mentre il mio GPS personale, che hanno i figli di Poseidone, era proprio scandente. In pratica, da me non era incluso nel pacchetto: un’altra cosa negativa.
-“Non vorrei lamentarmi, ma come ci arriviamo adesso a Tallahasee?”- domandò ancora Piper. Tutti si voltarono verso di me e io feci spallucce:-“ Non è il problema maggiore, il punto è: dove lasciamo loro?”- dissi, indicando i mortali.
Purtroppo, avevano tutta l’aria di voler chiamare la polizia, e questo era un problema, un grossissimo problema, per un gruppo di semidei.
-“Appunto, non hanno facce comprensive o amichevoli”- disse Leo sottovoce.
-“Grazie, mister Ovvio”- risposi io, prendendomi il viso fra le mani: avevo davvero bisogno di dormire, stavo letteralmente per crollare su Percy.
-“Ehi, sei sicura di sentirti bene sul serio?”- mi chiese accigliata Piper. Quando si avvicinò a me e mi sfiorò per sbaglio una guancia, sussultò.
-“O miei dei, tu scotti!”- disse allarmata. Percy si alzò e mi aiutò a fare lo stesso sostenendomi con un braccio.
-“Dobbiamo assolutamente andarcene di qui, ha la forza di un sacco per la spazzatura”- disse preoccupato, rivolgendosi a Leo e Piper. Io cercai di protestare, ma lui mi guardò come uno che non ammette repliche, così stetti zitta.
-“Ma con cosa? Non abbiamo nulla con…”- iniziò Piper, ma poi si stoppò, rivolgendosi fulmineamente a me:-“Dici che il tuo amico, emh… dici che può trasportarci?”-
Io le rivolsi uno sguardo perplesso, ma dopo voltai un po’ lo sguardo verso chi intendeva: Furia.
 -“Il grifone?”- chiese Percy; sembrava davvero sconcertato, noi figli di Poseidone non siamo mai davvero i benvenuti.
Mi assalii il panico: ero riuscita a superare le vertigini solo una volta, se avessi perso il controllo di me stessa e Furia fosse rimasto libero senza ordine, sarebbe stato sempre così socievole?
Però, dovevo provarci. Okay, da come l’ho detto sembra che abbia deciso questo nella mia testa, ma in realtà non è proprio come è andata: le sirene della auto della polizia in lontananza mi costrinsero ad affrettarmi.
-“Certo”- le risposi, cercando di nascondere la mia gigantesca ansia.
Ci dirigemmo in fretta verso l’enorme uccello, mentre i mortali incominciavano a gridare chiarimenti. Salii per prima sul collo di piume grigie e gli altri mi seguirono a ruota.
-“Come parte questo coso?”- urlò Leo.
-“Allora, Furia: portaci lontano da qui, ma cerca di non partire troppo velocemente”- sussurrai all’orecchio della creatura.
Per pronta risposta lui fischio e poi, in un poderoso battito d’ali ci alzammo verso l’alto. Dopo aver dato delle indicazioni per arrivare a Tallahasee, mi distesi sullo splendido piumaggio del grifoni e, senza accorgermene, mi addormentai.
Questo fu un enorme errore.
Angolo Scrittrice
Mi scuso, prima di ogni cosa, del mio ritardo, ma la scuola si è fatta sentire incominciando in grande stile (PERCHÈ!?!?)
Beh, che ne dite? Spero proprio vi piaccia e, se pensate che finalmente siate arrivati a capire qualcosa di questo miscuglio di idee... beh, vedremo!
Beh, spero di non aver deluso nessun lettore e alla prossima! :)
Direttamente dal manicomio, la vostra matta scrittrice
halfblood22 <3

 

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Capitolo 18
*** Percy ***


Che succede se il conducente del grifone che stai cavalcando decide all’improvviso di addormentassi? Tanti, parecchi guai.
Prima che perdessimo il controllo della situazione, eravamo usciti dai confini della Georgia e ci stavamo gradualmente avvicinando al South Carolina. Restavamo sempre in vicinanza della costa o sul mare aperto, perché Cleo aveva espressamente detto al grifone di non avvicinarsi. Credo lo fece per il fatto delle vertigini: un conto era vedere la terra ferma lontanissima da tuoi piedi, un conto e volare sopra l’enorme distesa mutante dell’oceano.
Dopotutto, era pur sempre una figlia di Poseidone, proprio come me. Pensare a queste cose mi fece sorprendere di come mi ero sentito solo i primi anni al campo: l’unico figlio del dio del mare, l’unico dei tre pezzi grossi.
E di come adesso, invece, mi ritrovavo una sorella e, si certo, c’era anche Tyson, ma non era lo stesso. Lui era occupato al palazzo di papà, come comandante supremo dell’esercito, perciò non ci vedevamo tanto spesso.
E adesso era arrivata lei: una sorellina con dei poteri stupefacenti.
Avrei voluto scordarmi dell’espressione di Annabeth che mi avvertiva di stare attento, di proteggerla.
Certo, l’avrei messa al sicuro in ogni modo e avrei rischiato di tutto per la sua salvezza, ma i suoi poteri erano l’ignoto più assoluto.
Proprio come la missione: alla fine, che cosa rappresentava davvero quella gemma blu? Perché era così importante, da essere pronunciata addirittura dall’ Oracolo di Delfi? Non riuscivo a trovare nessun collegamento, nulla che desse importanza a qualcosa di simile.
Quando mi accorsi che stavo iniziando a ragionare come Annabeth, mi fermai: tutto andrà per  il verso giusto, presto scopriremo tutti i misteri. Lo ripetei nella mia mente un po’ di volte, dovevo crederci per la buona riuscita della spedizione e per Cleo.
Il sole stava ormai tramontando, quando incominciarono i problemi.
-“Sorellina!!!”- le gridai nelle orecchie, cercando di far frenare il grifone da schiantarci sull’acqua.
Lei si svegliò di colpo, cercando di capire quello che stava succedendo.
-“O miei dei! Che diamine…”- urlò, cercando di far calmare Furia.
-“Perché fa così?!”- chiese Leo, cercando di tenersi il più stretto possibile.
-“Credo di aver capito il perché del suo nervosismo! Guardate là!”- gridò Piper, indicandoci un punto in mezzo all’oceano.
La figlia di Afrodite aveva ragione: davanti a noi si estendeva qualcosa di colossale e decisamente poco amichevole.
-“La sorella del polpo gigante!”- urlò Cleo, cercando di far allontanare il grifone dalla traiettoria del mostro.
Si aveva regione, era infatti una piovra gigante, ma questa non sarebbe mai riuscita ad entrare nella baia di long island. Vi basti saper che qualsiasi aggettivo che superi mastodontico le cascava a pennello.
Si dilungava all’infinito, con una moltitudine di tentali bianchi striati dal violaceo al verde vomito, e non riuscivo a trovare la testa.
Dovevamo per forza aumentare le distanze dirigendoci verso l’alto, eravamo un bersaglio troppo facile in quelle condizioni e in quella posizione.
-“Dobbiamo alzarci!”- gridai.
-“Ci sto provando!”- ribatté mia sorella. I capelli colorati le vorticavano intorno al viso e i suoi occhi avevano una strana sfumatura argentea, da parere quasi surreale. E credetemi, se una cosa è fuori dal comune per me, lo è per tutti.
A un certo punto, le sue mani presero a girare e il suo sguardo stava diventando abbagliante, come animato da luce propria.
-“Emh, Cleo…”- mi voltai: Leo aveva la faccia così preoccupata che mi sentii in pena per lui. Io, nonostante fossi suo fratello, riuscivo a essere solo sorpreso.
Una sfera di energia viola ci avvolse trascinandoci via, verso la terra. Durante il tragitto, a un movimento delle mani di Cleo, la sfera sparò raggi luminosi contro il mostro, per poi atterrare su una scogliera.
La sfera si schiuse e la figlia di Poseidone scese a terra; guardò verso di me e sorrise, poi svenne. Io saltai e la presi al volo, adagiandola piano sull’erba.
Lei schiuse appena gli occhi e sussurrò:-“La piovra vi ha fatto del male?”- io le sorrisi di rimando, poi le diedi un bacio sulla fronte e dissi:-“Leo, che ne dici di rimanere qui con lei? Io ho un’insalata di polpo da preparare”-
-“Certo”- disse lui. Nell’espressione sembrava troppo contento, ma decisi di lasciar correre.
-“Vengo con te”- disse Piper, prendendomi per un braccio.
-“No, cerca di rabbonire il piccione gigante”-
-“Ma la piovra è troppo grande per uno solo”- insistette lei.
Io le sorrisi, poi le risposi:-“Se avrò bisogno chiamerò immediatamente. Intanto, ho voglia di giocare con il nostro nuovo amico”- e detto questo, mi gettai a capofitto dalla scogliera, verso l’oceano.
 
 
 
Angolo Scrittrice--- Sera a tutti! Che ne dite di questo capitoletto? Beh, spero vi sia piaciuto e di non aver deluso i lettori che mi stanno così pazientemente seguendo :) La vostra matta scrittrice, halfblood22<3

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Capitolo 19
*** Leo/Percy:' L'Inizio della Fine' I° parte ***


LEO

Scrutai il viso dolce e innocuo di Cleo: un sottile filo d’erba si era attorcigliato ai suoi capelli, come se anche la madre terra, cioè quella matta di Gea, avesse capito che il buono che c’è in lei è troppo anche solo per essere sfiorato, come se si trattasse di un fiore rarissimo e meraviglioso, che se viene toccato si spezza e vola via.
Personalmente, non credo che questa definizione sia poi così adatta a lei, perché era una semidea fortissima.
Ma, chissà, magari essere paragonata a un fiore le avrebbe fatto piacere. O forse no? Oppure in primo momento si, ma poi no?
Basta, pensai, sembri un secchione che non riesce a trovare una soluzione matematica e si sta torturando.
Beh, almeno il secchione, per chiamarsi così, doveva essere preparato: io non c’ho mai capito nulla di queste cose, invece.
Cioè, che mi piaceva era evidente, che io piacevo a lei… ero decisamente confuso.
Mentre mi trattenevo dal non dare un bacio da quelle bellissime labbra scarlatte della figlia di Poseidone, Piper tentava invano di far rabbonire il piccione gigante, anche lui visibilmente interessato ad andare da Cleo, tanto che non cascava nemmeno sotto l’effetto della lingua ammaliatrice.
-“Ehi, amico… NON PREOCCUPARTI”- la figlia d’Afrodite scandì così bene queste parole e con così tanta forza, che il grifone si rabbonì.
A dire il vero, per un secondo fecero calmare anche me, ma la loro magia durò poco: un tentacolo gigante emerse dall’acqua violentemente, andando di scatto verso Cleo.
Io feci la cosa più stupida ed eroica: mi parai di fronte a lei e, naturalmente, il tentacolo arraffò me.
Sentii Piper gridare, ma non riuscii a vedere più nulla, perché il mostro mi fece strisciare con la schiena per tutta la scogliera, a una velocità folle. 
Poi, appena arrivai all'impatto con l’acqua, mi sentii spiaccicare come se fosse cemento e le ferite che, grazie alla piovra, mi ero procurato sulle spalle, bruciarono fortissimo.
Riuscii a rimanere attivo finché non raggiunsi una profondità troppo bassa da poter sopportare; sentii i miei polmoni spaccarsi e l’ultima cosa che vidi fu un gigantesco occhio sovrastarmi e una bocca piena di denti aguzzi spalancarsi.

PERCY
Non so da quanto stessi combattendo quando ho visto Leo trascinato sott’acqua da uno dei trilioni di quel maledettissimo polipo, ma decisi che continuare a sminuzzarli non sarebbe servito a nulla: è vero, il mostro languiva di dolore a ogni colpo di spada, ma ogni taglio che facevo, subito si rimarginava.
Dovrà pure avere un i punto debole questo coso… pensai.
Ma appena vidi il corpo di Leo dondolare di fronte alla bocca del mostro, dovetti abbandonare la mia posizione.
Imprecai in greco antico nella mia mente, nel tentativo di scorgere da qualche parte il mio amico, ma non riuscivo a trovarlo.
Mi prese il panico così ordinai, a discapito mio, alle correnti di portarlo da lui. Purtroppo, come avevo previsto, appena mi distrassi quel poco che bastava, la piovra attaccò, anche se, per fortuna, senza successo.
Non capii come fece ad errare un colpo così semplice, finché non vidi una ragazza che trascinava un ragazzo.
Piper, in qualche modo, era riuscita a condizionare il mostro e a trovare Leo, che molto probabilmente le correnti avevano trascinato più a alla sua portata.
Ma, anche lei era in difficoltà: non poteva sostenere il peso della pressione e quello del figlio d’Efesto tutta sola.
Ero frustato, non sapevo più dove andare a parare, finché non udii una voce cantare: cantava una canzone americana, che riconobbi senza però ricordarne il titolo.
-“When you try your best, but you don’t suceed,
When you get what you want, but not what you need,
When you so tired, but you can’t sleep,
Stuck in riverse…”- 

L’avevo già sentita, sembrava strano, ma me la ricordavo da quando ero bambino, come una vecchia ninna-nanna.

-“And the tears come strema down your face,
When you lose something you can’t replace,
And when you love someone but it goes to waste,
Could it be worse?”-

Ad un tratto una luce si irradiò, bianca e violenta; la piovra scappò via e noi tre venimmo trasportati da caldi correnti fin in superficie.
Appena Piper uscì dall’acqua, piangeva disperatamente e io mi sentivo di schifo.
La testa di Leo le ballava, appoggiata su una spalla della ragazza. 
Una chioma colorata sbucò fuori accanto a me; mi baciò una guancia e poi si diresse verso Peper e Leo.
Cleo prese il viso del figlio d’Efesto fra le mani e alcune lacrime le rigarono le guancie, completamente asciutte perché era una figlia di Poseidone, dopotutto.
Anche se speciale, rimaneva la terza figlia del dio del mare.
-“Adesso, io voglio rimediare ai guai che vi ho causato e che ho fatto a tutti voi e a lui sigillando oggi con un ultimo incantesimo, così potrete continuare la vostra missione senza altri intoppi. E poi, non serve a nessuno una figlia di Poseidone se non sa difendersi dalle minacce del mare.”- e detto questo, cantò il ritornello della canzone:
-“Lights will guide you home,
And ignite your bones,
And I will try…
                       To fix you”-

E così, con un ultimo canto si levò il suo ultimo incantesimo, che salvò la vita di Leo.
Lui boccheggiò e mi accorsi di quanto fosse messo male: era pieno di bruciature e lividi, provocati probabilmente dal rastrellamento sulla scogliera, e poi, tornare a respirare sarà stato molto doloroso.
I due si abbracciarono, ma Cleo era davvero debole: a mala pena riusciva a stare a galla.
Leo si strinse forte a lei e poi, con un sorriso, mi disse:-“Percy, potresti per favore fare un ascensore acquatico o qualcosa del genere? Devo restituire un favore a tua sorella”-
-“Ma come no”- dissi, e racimolai tutta la forza che avevo per quest’ultimo sforzo.

Angolo Scrittrice
Ehii ^^ so che sono abbastanza un pochino fuori i tempi, ma spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. Come leggete dal titolo, è la prima parte di tre oppure di due, ancora devo decidere (MUAHAHAHA!!!) e... O miei dei, questo è l'inizio della conclusione di questa mia prima fic. naturalmente, primo o poi sarebbe subentrata una delle canzoni che adoro di più al mondo, cioè Fix You dei Coldplay. Oddeoi, sono nervosa, ma allo stesso tempo felice, ma siccome ancora non ci saluteremo, mi vedo di torturarvi ancora un pochino ;)
Alla prossima, dalla vostra matta scrittrice
halfblood22 <3

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Capitolo 20
*** Percy/Piper:: 'L'inizio della Fine' II° parte ***


PERCY
 
Una morsa mi chiuse lo stomaco, mi concentrai, diventai una cosa sola con l’oceano. Piper chiamò con un frettoloso fischio il nostro amico Furia il grifone e lui si presentò pronto al lato esterno della scogliera.
Ero stanco morto, come del resto gli altri, dopo lo scontro con quello stupido polipo, ma dovevo riuscire a innalzare questa specie di muro acqua, e dovevo farlo reggere per sostenerci tutti fino ad arrivare in cima.
Dovevo farlo per i miei compagni e per mia sorella, dovevo assolutamente riuscire a recuperare quella gemma blu in tempo e capire come usarla per aiutare Cleo e chiunque altro si sarebbe ferito durante la battaglia contro… ma contro chi? E, soprattutto, dove???
Mi sentivo così stressato, che mentre eravamo a metà salita quasi persi il controllo sulle onde e sulle correnti che sostenevano il mio muro.
Stranamente, il tempo stava prendendo una brutta piega, decisamente poco amichevole per un giretto tranquillo in groppa a un piccione gigante: le nuvole si stavano ingrossando, i lampi e i tuoni in lontananza veloci si avvicinavano a noi, insieme al vento che stava diventando pericolosamente violento.
Vidi di sfuggita Piper che accarezzava i capelli di Cleo e il viso di Leo teso e preoccupato. Quando la figlia di Afrodite si accorse che la guardavo mi rivolse un caldo sorriso e poi ne donò uno anche al figlio d’Efesto.
-“Vedrete che ce l’ha faremo”- sussurrò, senza residui magici o lingua ammaliatrice. Semplicemente, le sue parole suonarono così accoglienti che ci credetti. D'altronde, perché non avrei dovuto farlo?
-“Grazie Piper”- le risposi io. Lei guardò prima me, poi il suo volto si oscurò abbassando lo sguardo sul viso di Cleo, ormai abbandonata alle braccia di Leo, che la teneva stretta.
-“Piuttosto- iniziò sbrigativo il figlio d’Efesto- qualcuno sa a chi dovremmo prendere a calci?”-
Stavo per rispondere negativo, ma d’un tratto mi venne colpo di genio: la frase, quell’orrenda frase mi risuonò in mente come se me l’avessero detta ieri.
Ti torturerò sotto il mare. Ogni giorno l’acqua sanerà, e ogni giorno io ti porterò vicino alla morte.
Sembrava passato un secolo da quando il gigante Polibote l’aveva pronunciata, con mittente il sottoscritto. Dubitavo che, qualsiasi cosa avremmo combattuto, avrebbe usato una filosofia diversa.
Non ne ero del tutto sicuro, ma forse già sapevo chi era il nostro prossimo nemico, ma non si trattava di un gigante.
Qualcosa di meno potente, ma che già avevo scontrato e sconfitto. E che adesso cercava vendetta in un altro figlio di Poseidone. Oppure, in un'altra figlia.
Finalmente, il muro raggiunse la sommità dell’altura, e noi saltammo in groppa a Furia.
-“Forza bello, portaci a Tallahassee”- sussurrò Piper nell’orecchio della creatura.
Furia decollò; io ero l’ultimo che chiudeva la fila, con davanti Leo e Piper. Avevano sistemato Cleo in mezzo a loro e cercarono di sostenerla, per evitare che cadesse di sotto, dato che il grifone sfrecciava velocissimo.
-“Ragazzi… Siamo davvero tanto in alto quanto penso?”- chiese lei allarmata e febbrile, mantenendo gli occhi chiusi e tenendosi forte a Piper, che era davanti a lei.
-“Non pensarci, okay? È tutto apposto”- le rispose Leo.
-“O, certo… peccato che ‘non pensarci’ non mi aiuta più di tanto…”- ribatté mia sorella. Era una ragazza davvero incredibile.
Sorvolammo pianure e colline a una velocità pazzesca, una tempesta sembrava star per infuriarsi intorno a noi.
Sperai con tutto me stesso di arrivare a destinazione prima di ritrovarci tra i fulmini.
 
 
 
PIPER
Per quanto ormai fossimo vicini alla meta della missione, io non avevo più tutta questa fretta. Il sogno orribile che, il giorno prima della partenza, avevo fatto, mi aveva convinto che la spedizione portasse fino qui, però non c’era nulla di piacevole ad aspettarci.
Sognai una caverna con il tetto altissimo, e un mostro con in mano una bandiera nera sgridare una manticora, probabilmente una dei tanti mostri sotto il controllo di questo mezzo gigante.
Ma, la cosa che più mi aveva inquietato, era stato il disegno di un tridente verde-acqua sulla stoffa nera della bandiera, che era ridotta a brandelli alla base.
Poteva mai essere, quella creatura mostruosa, un figlio del dio del mare? Sinceramente non ne ho idea, ma la cosa che davvero mi ha fatto svegliare nel cuore della notte è stata questa minaccia, decisamente molto convincente: Ti torturerò sotto il mare. Ogni giorno l’acqua sanerà, e ogni giorno io ti porterò vicino alla morte. Rivolta a un figlio di Poseidone.
Questa cosa mi spaventava, dato che eravamo con ben due figli del dio scuotitore delle terre e ci stavamo dirigendo in un trappola mortale, per loro e per noi.
Ero persa completamente nei miei cupi pensieri, finché, in lontananza, il profilo di una grande città si stagliò, quasi minaccioso.
-“Tallahassee”- bisbigliò Cleo dietro di me. Riuscii ad avvertire la sua paura, chissà se anche lei aveva sognato qualcosa simile a quello che avevo sognato io.
Vidi con la coda dell’occhio che Leo le prendeva una mano. Dentro di me, malgrado tutto, sorrisi: se eravamo insieme, ce l’avremmo fatta.
Adesso, bastava solo crederci.-----------  Angolo scrittrice ------------ Buona domenica a tutti! Allora, che ne pensate? Beh, non sono telepatica, perciò, lasciate una recensione (anche piccola, eh u.u) così capisco se vi piace! ... XD Bene, adesso faccio una premessa: i capitoli della fine non saranno tre, non saranno due, perchè credo che sforerò un pochino (dipende dalle idee, potrebbero anche volercene dieci di capitoletti , u.u, perciò non demoralizzatevi, vi farò compagnia ancora per un po'!) E.... non ho idea di quanto ancora potrà durare... *si facepalma sola per la sua poca professionalità* (professionalità? Cos'è, si mangia per caso? XD) Adesso vi saluto :* la vostra matta scrittrice, halfblood22 <3

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Capitolo 21
*** Cleo 'L'inizio della Fine' III° parte ***


 Feci un sospiro tremante appena vidi la città di Tallahassee di fronte a noi. Purtroppo, il fatto che stessimo volando sopra un grifone a centinaia di metri da terra, mi faceva salire la mia agitazione alle stelle. Aggiungendo che sono iperattiva, beh… dire che volevo scendere IMMEDIATAMENTE non bastava.
-“Ehi”- mi chiamò Percy dietro di me.
Io mi voltai, cercando di non investirlo con i capelli. Lui mi sorrise con fare fraterno, poi mi prese una mano. Ormai era il suo gesto per infondermi sicurezza. E, ancora una volta, ci stava riuscendo.
Ma, adesso eravamo quasi alla resa dei conti e i miei continui incubi non potevano trattarsi di una coincidenza. Non esistono coincidenza nella vita di un semidio.
-“Ti senti… emh, bene?”- mi chiese incerto. Uff, odiavo farlo preoccupare così tanto, ma rispetto a prima, stavo un po’ meglio, a parte per le vertigini, ma non potevo lamentarmi più di tanto.
Dopotutto, non ero finita in bocca a nessun mostro, almeno per il momento, no?
Ecco, sconsiglio qualsiasi altro semidio cosciente di non dire e/o pensare mai più la frase sopra citata: le Parche sanno essere pronte.
Proprio a poco dalla terra, avvistammo qualcosa di decisamente rompiscatole. Molto rompiscatole.
E che mi mandò il cervello in pappa e il cuore a mille.
Un ragazzo sopra un arcobaleno sembrava aspettarci proprio di fronte ai primi grattaceli della città, creando una barriera tra noi e Tallahassee.
-“Ma… un briciolo di secondo tranquilli no?!”- borbottò il figlio d’Efesto, rivolto verso il cielo.
Sperai che per colpa sua non ci fulminassero: ormai, comunque, la mia giornata non poteva essere rovinata più di tanto.
-“Salve, figli del mare, della bellezza e…”- il ragazzo guardò con aria interrogativa  Leo.
Perché mi sentivo così nervosa? Perché io quel tizio lo conoscevo.
È il figlio di Iride, quello del mio sogno, che aveva portato la manticora per compensare la mancata riuscita di rapire la presunta sorella del colosso con le onde blu scolpite sulla pelle.
Ed è lo stesso che ha condotto i mostri contro il campo Mezzosangue.
Ma, forse, il vero motivo per cui il mio cuore si sentiva così inadeguato a quella situazione, era quello che gli occhi di quel ragazzo erano uguali a quelli di Leo. E, anche se qualcosa di minimo in confronto che senza gemma blu non sarei sopravvissuta molto, mi mandava in dilemma.
-“Ehi! Sono un figlio di Efesto!”- ribatté Leo, gonfiando il petto.
Il ragazzo sull’arcobaleno non sembrò curarsene troppo e passò a studiare me; io evitai il suo sguardo, ma lui intensificò il suo, come se volesse penetrarmi e fammi sentire in imbarazzo.
Beh, una cosa certa che so è che ci stava riuscendo davvero bene.
Non so se mi stessi facendo qualche strano film nella testa, ma sentii salire la tensione alle stelle tra di noi.
O meglio, fra me e lui.
Ora, Piper sarà pure figlia di Afrodite e percepirà probabilmente queste cose, ma quella volta mi salvò:- “Emh…. Allora, cosa vuoi da noi?”- chiese, utilizzando un po’ di lingua ammaliatrice per farlo distrarre completamente.
-“Sono qui per comando di Anteo. Vuole la sua vendetta”- disse meccanicamente, sotto l’effetto magico delle parole.
Noi rabbrividimmo. Io e Percy ci guardammo e avemmo uno scambio muto.
Pur se riluttante, avevo accettato che quell’orribile mostro fosse nostro fratello e probabilmente la sua vendetta era rivolta a qualche disgraziato figlio di Poseidone che stava appunto per andare dritto fra le sue enormi braccia.
Adesso, anche Leo prese la mia mano, così da ritrovarmi con entrambe le mani occupate, una da mia fratello e l’altra da lui.
Il ragazzo percepì il gesto e ritorno a guardarmi, annunciando:-“ Non potrai sottrarti alla tua sorte, figlia dello scuotitore delle terre. Oggi, molto presto, il tuo corpo sarà incatenato alla grande roccia con la pietra blu, che ti donerà forza quando il mio padrone ti torturerà, così che la tua agonia non finisca.”-
Il mio cuore perse un battito: la roccia con la pietra blu. Doveva essere per forza quello che stavano cercando, quella che nella profezia era indicata come la gemma blu.
Ma perché Anteo aveva una caverna… e perché, per le mutande di papino, doveva essere per forza quella dove c’era l’unica cosa per cui stavamo viaggiando, da quando siamo partiti da Long Island??
Le Parche avevano architettato bene la situazione, ma io sentivo il filo della mia vita che stava per finire.
-“No, mia sorella non è di tua proprietà tua, ne di quel balordo di Anteo”- ringhiò Percy. Evidentemente, aveva già combattuto contro il capo del ragazzo.
Quando però vidi i miei compagni pronti per scontrarsi, gli fermai:-“ No! Non è colpa sua, è sotto l’effetto di qualche stregoneria di questo tizio!”-
I miei rimasero perplessi, l’altro rispose con un sorriso:-“ Sentito, figlio d’Efesto? La tua ragazza vuole venire di tua spontanea volontà”-
Ma certo, doveva anche cercare di mettere ancora più in subbuglio i miei casini sentimentali, oltre che cercare di uccidermi?
Nota preoccupante della situazione: Leo stava iniziando a surriscaldassi.
-“È tutto okay, è solo uno stupido”- gli sussurrai, ma sembrava non sentirmi nemmeno.
-“Che succede, adesso, il bimbo si è arrabbiato?”- lo canzonò l’altro.
Adesso, la voglia di incenerirlo veniva anche a me, ma dovevo cercare di controllarmi, altrimenti non sarei riuscita neanche a reggermi in piedi, quando saremmo atterrati.
O se saremmo atterrati.
Anche se, alla fine, quel bastardo che mi piaceva, aveva dato fuoco.
La prima palla infuocata andò quasi a segno, ma doveva cercare di calmarlo, per due motivi principali:
1)Non volevo che i capelli di Piper, davanti a Leo, potessero finire bruciati.
2)Non volevo arrivare a Tallahassee con un piccione gigante arrostito, ma vivo.
 
Ah, dimenticavo: anche io volevo arrivare viva a terra.
Chiesi a Percy di far alzare un’onda fino a farmela sfiorare con le mani (diverse centinaia di metri alta, perciò) e lui all’inizio protestò, ricordando che ero troppo debole.
Dal canto mio, gli feci constatare che mancava poco che Leo riducesse tutti noi in un barbecue.
Insomma, alla fine, acconsentì.
Quando il mare gli rispose e l’onda si alzò, sperai che nessuno l’avesse ancora vista dalla città: era uno spettacolo paragonabile a nulla, superava tutte le cifre massime che avevano raggiunto i più grandi e disastrosi zumami nel mondo, compresi quelli del Golfo del Messico, dove ci trovavamo noi, sempre che ce ne fossero mai stati.
 Comunque, presi delle cauzioni per le mie povere risorse magiche, facendo fare un alro po’ di lavoro a Percy.
Naturalmente, non fu un comportamento che piacque nemmeno a me, ma ero decisamente allo stremo, e sapevo che ancora non tutto era finito.
Così, racimolando tutta la forza possibile, feci lievitare l’acqua su Leo e presi a calmare le divampanti fiamme che già uscivano infuriate dalle sue mani.


Angolo Scrittrice
Sera a tutti! ^^ Eccomi qui, con un altro odioso capitolo (odioso perchè finisce a metà, così vi faccio morire dalla curiosità *risata malefica in stile diavoletto*)
Comunque, tornando seri... (O dei, questa frase proprio non la posso dire! XD)
Cercando di avere un briciolo di professionalità.... *cerca il briciolo fra i casetti, armadi, ma non lo trova*
Beh.... tanti saluti
La vostra matta scrittrice,
halfblood22 <3

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Capitolo 22
*** Leo:'L'inizio della Fine' IV° parte ***


A quelle parole, non ero più riuscito a trattenermi. Non voletemi male, ma adesso avevo una certa voglia di, beh… di incenerirlo.
Non sapevo perché quel tizio fissasse tanto Cleo, cosa volesse da noi. Non sapevo nulla tranne che ero arrabbiato.
-“Leo, ti prego”- supplicò nelle mie orecchie la figlia di Poseidone. Quella semplice frase fu più forte, per me, di qualsiasi lingua ammaliatrice.
Mi calmai immediatamente, ma i miei guai non erano ancora finiti: anche se io avevo messo a tacere quello che provavo per la buona riuscita della missione (e per non incendiare nessuno, tranne chi veramente se lo meritava) le mie fiamme non erano d’accordo con la mia decisione, continuando a divampare, sempre più alte.
-“Valdez!”- urlò Percy. La situazione, più che mai, stava diventando incandescente.
-“Dannazione, non riesco a far morire il fuoco!”- risposi io, sperando in un briciolo di comprensione da parte degli altri.
-“O dei… MA PERCHÉ A ME?!”- scoppiò Cleo. Poi, facendo un grosso respiro, prese le mie mani, che continuavano a ravvivare il fuoco, iniziandolo a trasformare quasi in lava, scura e densa, ma non meno bollente.
-“Non toccarmi!”- cercai di ammonirla, ma lei non voleva saperne di mollare la presa.
-“Valdez… ho bisogno che tu pensa alla persona più fredda che abbia mai incontrato nella tua vita”- sussurrò, calma ma decisa, la figlia del mare.
Subito, immagini e ricordi affiorarono alla mia mente; la risposta era semplice: Chione, la dea della neve, continuamente in combutta con Gea nella loro passata guerra.
Quando ripensai al suo sguardo gelido e a quello che aveva fatto a Festus, ghiacciando i suoi ingranaggi, e a me, che come uno sciocco ero caduto nella sua rete, sentii la lava raffreddarsi.
Lentamente, le fiamme si estinsero e quando anche l’ultima si spense, Cleo crollò a peso morto su di me.
Io l’afferrai al volo, prima che cadesse di sotto, e a l’assicurai come meglio potei con una corda, lasciando l’estremità a Percy.
Infine, mi girai verso quel rompiscatole.
-“Allora, chi sei?”- chiesi, come uno stupido. Perdonatemi, ma dovevo per forza usare il suo nome come un nuovo insulto.
-“Jack, figlio di Iride.”- rispose l’altro, piegandosi in un inchino. Okay, le aveva superate tutte.
-“Beh, qui non c’è nulla che ti appartiene, perciò gira a largo, bello!”- dissi, dando due colpi veloci ai fianchi del grifone.
Questo, già impaziente di ripartire, sfrecciò a tutta velocità, sorpassando Jack, come un fulmine.
Eh già, il nome Furia calzava a pennello a quel magnifico pollo gigante!
-“È dietro di noi!”- EDIT: okay, avevo appena scoperto che anche il tizio riusciva benissimo a giocare ad acchiapparello aerea. 
Va bene, un piccolo punto a suo favore.
E perché mai un punto a lui, se tu hai un piccione gigante versione 500 km al minuto? vi starete chiedendo. Beh, pilotare un grifone non è per niente semplice.
-“Forza, ci sta raggiungendo!”- avvertì il figlio di Poseidone. Mi girai per un nano secondo e il cuore mi salì in gola: 1) il tizio era molto vicino 2) Cleo era messa male, molto male.
Sollecitai ancora più Furia, ma sentivo che anche lui si stava stancando.
Alla fine, il grifone finì per rallentare, e questo fu l’inizio dei nostri guai.
Il ragazzo ci raggiunse e spinse con forza il figlio di Poseidone, spedendolo giù. Piper trattenne a stento un grido, ma io ero un po’ più sicuro: sotto di noi c’era ancora il mare, non riuscivo a pensarla diversamente che sperare che fosse vivo. Come ho detto, non riuscivo.
Ma poi, il mio umore calò: Cleo, ancora svenuta, fu una facile preda; il ragazzo l’afferrò e scomparvero in un buco nero, qualcosa non molto appropriata a un figlio della dea dell'arcobaleno, cosa che spiegava il fatto che fosse sotto un qualche strano incantesimo.
Ma, della stranezza di lui che scompare in un buco me ne resi conto solo dopo: in quel momento, sembrava che il mio cuore si trovasse in una buia voragine, solo e scontroso.
Mi venne da gridare, da dare fuoco a tutto, ma Piper mi prese una mano e la strinse forte.
-“La salveremo”- mi promise.
All'epoca, era l’unica che sapeva per certo che Cleo mi piaceva. Si girò verso di me e sorrise, timida e comprensiva, davanti alla mia faccia scura e sconfitta.
-“Presto, Percy è proprio sotto di noi, lo vedo. Andiamo a prenderlo prima che Miss polpo gigante decida di dare un’altra occhiata da queste parti.”-
Al ricordo del mostro marino, feci scendere immediatamente Furia dove mi stava indicando la figlia di Afrodite, ma la domanda del figlio del mare fu devastante.
-“Dov'è mia sorella…?”- noi gli rispondemmo con un semplice sguardo e non ci fu bisogno di aggiungere nient'altro.
-“Sto decisamente iniziando a odiarlo sul serio… quel vomitato dall'arcobaleno!”- borbottai.
Adesso sfrecciavamo veloci sul golfo. Destinazione: Tallahassee. Obbiettivo: salvare Cleo e incenerire i nemici.
 

Angolo scrittrice
Sono stata troppo sadica vero? Ma, (qualsiasi sia la vostra risposta u.u) non potevo evitare di mettere l’ennesima complicazione. XD
“Destinazione: Tallahassee. Obbiettivo: salvare Cleo e incenerire i nemici.”
Vi voglio un mondo di bene! Ricordatelo! <3
La vostra matta scrittrice,
halfblood22
… e, naturalmente, alla prossima!! ... :D XD

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Capitolo 23
*** Percy: 'L'Inizio della Fine' V° parte ***


 
 
Bene, adesso ero davvero arrabbiato. Basta, avevo solo voglia di far affogare quel tizio che aveva preso mia sorella e fatto finire in acqua. Di questi tempi, teso com’ero, i tuffi fuori programma non erano ben accetti.
-“ Leo, questo coso non può andare più veloce?”- chiesi al figlio d’ Efesto.
-“ Non è una macchina, Jackson”- anche lui sembrava scosso. Decisi di non iniziare a discutere solo perché, anche se sono una frana in queste cose, avvertivo che aveva iniziato a provare un affetto smisurato verso di Cleo e riuscivo a capirlo, per non avere neanche la voglia di litigare.
-“ Ragazzi, dovete stare tranquilli. Vedrete che andrà tutto bene, sarò la prima a dirgliene quattro per liberare la ragazza”- ci disse Piper, con moto comprensivo. Ma, anche se cercava di nasconderlo, vedevo che anche lei era preoccupata.
Finalmente, dalla coltre bianca di nubi che ci si era parata davanti, proprio sotto di noi, sbucò Tallahassee.
Non mi soffermai troppo sui dettagli, alla fine sembrava una città della Florida come le altre.
Procedevamo via area verso il centro della città, ma ad un certo punto, il grifone spostò la rotta a nord, verso una grande lago
-“ Emh, Furia… Tallahassee è da questa parte!”- gridò Leo, ma il piccione gigante non ne voleva sapere, anzi, aumentò la velocità da 200 a 300 orari, così da spappolarmi l’intestino.
I viaggi aerei non facevano proprio per me.
-“ Aspettate… lasciamolo fare… prima che ci faccia andare alla velocità della luce…”- dissi io, tenendomi lo stomaco.
Beh, magari quella frase suonò un po’ male, ma anche io sentivo qualcosa provenire dal quel lago, come se Cleo stesse mandando qualche messaggio a onde magnetiche. Già, un’ipotesi un po’ troppo speranzosa, ma ero troppo combattuto per poter anche solo considerare che se avessimo fatto tardi, la mia povera sorellina avrebbe subito cose orribili.
Man mano che ci avvicinavamo al lago, che per giunta si chiamava Jackson, notai che era un lago molto esteso e fangoso, con poco ricambio d’acqua, perciò il tutto risultava come un gigantesco stagno.
Atterrammo fra la fanghiglia e le zanzare, con un pessimo ricordo per me: tutta quella poltiglia somigliava moltissimo al muskeg, le sabbie mobili che durante la mia missione in Alaska mi avevano risucchiato, facendomi provare per la prima volta il senso di affogare.
 Piper scese per prima, per fortuna centrando una zolla di terreno solida.
-“ Ragazzi, questo posto ha qualcosa di famigliare…”- mormorò. Prima ancora che chiedessi il perché, un gridò mi fece scendere e mettere sugli attenti.
Quando riconobbi la voce, mi si accapponò la pelle.
-“ Cleo…”- disse allarmato Leo.
-“ Presto, da questa parte!”- gridò Piper, iniziando a percorrere una specie di via saltellando sui vari massi per evitare di finire bloccata nel fango. Io mi affrettai a seguirla con Leo alle calcagna.
Alla fine raggiungemmo una specie di fossato buio, come una spaccatura nel terreno, che si apriva su una grande e altissima caverna, da cui provenivano stranamente alcune folate di aria fredda, come se ci fosse dentro un ventilatore gigante. Mi sporsi verso l’interno, ma mi ritrassi subito: puzzava di carne putrefatta.
mi obbligai di riaffacciarmi e diedi un’occhiata a quello che c’era dentro: tante stalattiti, un gigante con le onde blu, acqua probabilmente del lago che gocciolava un po’ dappertutto… aspetta un attimo: un gigante con le onde blu?!
Osservai meglio e finalmente lo riconobbi: Anteo, uno dei miei tanti fratelli cannibali (grazie tante, papà) e uno dei miei più grandi nemici dalla battaglia del labirinto, accaduta tanti anni fa.
Al suo fianco c’era quell’odioso ragazzo che aveva rapito mia sorella. Cercai di farmi strada nel buio e finalmente riuscii a scorgere una ragazza che si dimenava, intrappolata con delle catene a una stalagmite.
Ci calammo giù con l’aiuto della corda che il figlio d’Efesto aveva tirato fuori dalla sua cintura, e ci nascondemmo dietro una roccia.
In quel momento, ogni briciolo di ragione esistente nel mio cervello sembrò evaporare: mi buttai all’assalto.
-“ Lascia stare mia sorella!!”- urlai furibondo, parandomi direttamente di fronte al mio antico avversario.
-“ Percy Jackson”- sogghignò l’altro.
-“Non toccarla. Combatti contro di me, vigliacco!”- okay, adesso il bersaglio ero diventato io, ma lo scopo per cui l’avevo fatto aveva un minimo di logica, cioè quella di spostare la sua attenzione da Cleo, ma purtroppo non rimase senza sorveglianza come sperai.
Tra me e lei si frappose il figlio di Iride. Non ebbi il tempo materiale per protestare, perché il gigante attaccò immediatamente.
Si slanciò contro di me, ma io lo schivai, costringendolo a seguirmi. Ero più veloce di lui, più leggero: forse avevo qualche speranza di riuscita.
Evitai di passare vicino la roccia dove c’erano Leo e Piper, pregando gli dei che quello squilibrato dai capelli ricci avesse qualche idea straordinaria, ma quell’achiapparella stava diventando faticoso.
Così, alla fine, fui costretto ad affrontarlo con la lotta diretta, con la magra consolazione che anche lui era stanco.
Con un colpo deciso gli scheggiai il braccio, da dove cominciò a fuoriuscire l’icore, il liquido dorato degli immortali.
Ma, come la prima che l’avevo affrontato, la terra venne in suo aiuto, rimarginando le sue ferite.
L’unico modo era l’inganno, ma ci sarebbe cascato due volte?
La nostra battaglia si interruppe quando udimmo uno scoppio: il figlio di Iride era accasciato a terra, coi vestiti fumanti e Leo stava già scassinando le catene che avvolgevano Cleo.
-“Cosa diamine…?!”- sbraitò Anteo furioso.  
Il figlio d’Efesto ruppe anche l’ultimo catenaccio e il tizio che aveva appena steso si rialzò. In quel momento entrò Piper, e, impedendogli di intrappolare nuovamente la figlia di Poseidone, iniziò a combattere con Katoptris, il suo pugnale.
No, se Anteo sarebbe intervenuto, tutto il piano che avevano escogitato sarebbe saltato; così, anche se sapevo che non avrebbe funzionato, affondai Vortice nel ventre del colosso.
-“Ahhh!”- guaì di dolore Anteo, mentre estraevo la spada.
Intanto, con la coda dell’occhio, notai che Leo e Piper avevano messo al muro il tizio e mia sorella si stava faticosamente arrampicando verso la cima della stalagmite, dove, incastonata nella roccia, splendeva una piccola pietra del colore del cielo sereno.
La gemma blu.
Quando riuscì staccarla dal macigno, il tempo fu come se si fosse fermato: fasci di luce colorata di blu, rosa, verde e rossa irradiarono la grotta, dissipando l’oscurità e illuminando a giorno tutto l’ambiente.
Contemporaneamente, Anteo fu scagliato lontano, a circa 200 metri verso la parete opposta, insieme al figlio di Iride.
Noi gettammo le armi a terra e ammirammo stupiti lo spettacolo che si presentava ai nostri occhi.
Cleo, sospinta da caldi venti, scese a terra e ci sorrise, mentre nella caverna echeggiava la melodia di una canzone: And I will try… to fix you.
Poi, la cosa più strana che avevo visto fino ad ora (bada bene, ho visto molte cose strane) accadde: e come se mia sorella avesse avuto una qualche specie di muta, perché lentamente, il colore dei suoi occhi e quello dei suoi capelli si trasformarono, diventando cioccolato fondente per le iridi e un castano d’orato per la lunga chioma.
Alla fine, la luce si spense e la figlia di Poseidone si sedette ai piedi della stalagmite.
Il primo a correre verso di lei fu Leo: l’aiutò ad alzarsi e l’abbracciò, e, devo ammetterlo, ho provato un po’ di gelosia per quel gesto, ma scomparì subito quando fu il mio turno.
-“Grazie”- sussurrò lei, sul punto di piangere.
-“Di cosa?”- dissi io scostandola dolcemente e sorridendole.
-“Di essere mio fratello, di non aver paura di me… sono molte le cose per cui dovrei ringraziarti”- disse lei, contraccambiando il mio sorriso.
Leo prese dalle sue mani la piccola sfera blu:-“ Così, questa è la nostra gemma blu. Abbiamo patito tanto per ottenere una perlina?”-
-“Questa perlina – fece Cleo, raggiante – mi ha liberato dalla mia maledizione. Adesso, non ci saranno più guai”-
Purtroppo, dovetti stopparle l’entusiasmo:-“ Manca ancora il colloquio con gli dei. Non vorrei ricordartelo, ma la tua esistenza non gli va molto a genio”-
Lei ci fissò uno a uno negli occhi.
-“Adesso, l’unica domanda da fare è questa: siete pronti a venire con me?”-
Quel giorno non ci fu bisogno di risposte; ci abbracciammo e scoppiammo a ridere, solo per il fatto che solo ora ci eravamo resi conto che eravamo ancora tutti insieme.
Angolo Scrittrice
Weei! Allora, per prima cosa mi scuso per aver pubblicato così tardi, ma internet non voleva collaborare .... 
Beh, spero proprio che vi piaccia e voglio ringraziare tutti i miei recensori e quelli che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate.
Perchè sto ringraziando? E si, ahimè, tra poco questa mia primissima fic finirà.
Comunque, ancora dobbiamo scoprire come finirà sull'Olimpo, perciò non disperate!
Alla prossima,
la vostra matta scrittrice,
halfblood22 <3

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Capitolo 24
*** Cleo: Allegrissima chiacchierata con gli dei ***


 
Per tutti gli dei dell’Olimpo… ma quanto è bello con i capelli tutti scompigliati (più del solito, attenzione) e la maglietta strappata!
Ok, parlavo di Leo. Niente, non posso farci proprio niente.
Eravamo ancora in quella buia e cupa caverna, a riprendere fiato e a cercare di trovare un senso a tutto quello che ci era capitato negli ultimi minuti: la maggior parte dei discorsi erano rivolti a i miei capelli.
-“ Non ci credo ancora che siano diventati castani…”- borbottò mio fratello, sedendosi accanto a me ai piedi della stalagmite che fino a poco fa era stata la mia prigione.
Io cercavo di guardare altrove, ma sentivo i loro sguardi addosso, soprattutto quello del figlio d’Efesto, che mi mettevano in imbarazzo.
Così, mi alzai e decisi, con un pizzico di coraggio, di avvicinarmi ai due corpi stesi a terra, quello del gigante e del figlio d’Iride.
Del primo rimanevano solo le ceneri, il mio incantesimo l’aveva spedito al Tartaro.
Jack, invece, non era messo molto male.
“Chissà” pensai “magari l’ho fatto apposta, a salvarlo”
Sapevo benissimo che quella magia avrebbe potuto ucciderlo, ma non l’ha fatto, eppure non riuscivo a capirne il perché.
Forse perché era un semidio, ma… non ne ero del tutto convinta.
Mi accovacciai vicino a lui e il ragazzo sussultò: aprì i suoi, quei stupendi occhi, e prese a tossire e a stiracchiarsi.
Quando mi vide, rimase a bocca aperta e poi iniziò a parlare.
-“ Io… cosa è successo? Che ci faccio qui?”- ma i nostri sguardi rimasero fissi gli uni negli altri.
-“Emh…”- mi allontanai, poi, abbassando gli occhi, gli diedi una spiegazione molto succinta di tutto.
-“Dunque… tu eri sotto l’effetto di Anteo e obbedivi ai suoi ordini, attaccando il nostro campo e…. e rapendomi, portandomi qui.”-
Lui fece una faccia perplessa, poi, finalmente, i suoi occhi si spostarono anche sugli altri.
-“ E adesso ti abbiamo liberato. Non preoccuparti, non hai nessuna colpa.”- chiarì Percy, avvicinandosi.
-“Bene, ora direi di…”- Piper non finì mai quella frase; qualcuno, dalla grotta, ci tele-trasportò in un posto decisamente più illuminato e mastodontico.
La luce che ci aveva inondato mi ferì gli occhi, ma ci volle poco per capire dov’ero: l’Olimpo.
Più precisamente, eravamo arrivati direttamente nella sala di riunione degli dei, che, al dire il vero, immaginavo a misura d’uomo e non della stazza dei grattacieli di New York.
-“Emh… salve?”- dissi, come al solito troppo impulsiva.
-“Semidei, dobbiamo discutere su una piccola questione…”- tuonò Zeus, ignorando il mio saluto.
-“E quella piccola questione è… la vostra amica. Io propongo di ucciderla e basta”- disse noncurante Atena, guardandogli biechi.
Davanti alla sua neutralità nel pronunciare quell’affermazione, mi sentii le ginocchia molli.
-“ U…uccidermi?”- balbettai, cercando di muovere le mani o qualsiasi altro muscolo, intorpidito dalla paura che incuteva lo sguardo della dea.
-“Papà! Vogliono disintegrare tua figlia e tu rimani indifferente?!”- sbottò Percy, scuro in volto.
Poseidone borbottava fra rannicchiato sul suo trono.
-“O, andiamo tesoro”- intervenne Afrodite –“essere inceneriti noi fa poi così male…”-
-“Sul serio?!”-
L’urlo di Leo ci sconvolse tutti. Ogni dio e ogni dea si affacciò per vedere l’esile figura di quel piccolo ragazzo riccio con la faccia imbronciata.
-“Ha fatto tutta questa strada… per essere condannata a morte? Ha pure salvato il campo…”-
-“Figliolo, sai che ha salvato il vostro campo, ma non sai che è anche chi ne ha provocato l’invasione.”- disse calmo il re delle fucine.
Scese il silenzio nella stanza. L’unica che alla fine riuscì a pronunciare una frase di senso compiuto fu Piper.
-“Che vuol… che vuol dire che è stata lei a far entrare i mostri?”-
-“I suoi misteriosi e potenti poteri, motivo per cui non può rimanere in vita, indeboliscono la barriera magica che vi protegge. Anche mia figlia Annabeth ha avuto problemi di mal funzionamento col portatile di Dedalo. E anche i ragazzi d’Efesto, coi loro marchingegni.”- chiarì la dea della saggezza.
Sentivo molti sguardi su di me, pertinenti e minacciosi. Poi però, accadde qualcosa…
 
Leo, accanto a me, prese fuoco e mi prese per mano.
-“Noi siamo un’unica fiamma, nessuno potrà spegnere te senza estinguere me”- mi sussurrò.
Poi, il tutto ritornò normale. Gli dei che ci guardavano storti, io e Leo per mano, io e Percy per mano.
Nessuno sembrava essersi accorto di nulla, eppure non avevo immaginato nulla; lo guardai in cerca di conferma e lui mi sorrise: o dei, era successo veramente.
-“Dei dell’Olimpo, non mi sembra una scelta razionale quella di uccidere Cleo. Dopotutto, lei ha qualcosa che potrebbe servire a tutti”-
Mi girai verso chi aveva parlato: Jack, il figlio d’Iride.
Era stato dolce a proteggermi, ma cosa avevo io che….
Il segreto della gemma blu.
Presi a cercare nella tasca e la trovai: la piccola sfera azzurra che alla fine mi aveva salvato la vita e che forse stava per farlo di nuovo.
-“Questo è quello che la profezia ci ha chiesto di trovare la profezia. Con l’ultimo canto tutto sigilleranno… ma certo! manca l’ultima strofa!”- dissi e, stringendo ancora di più le mani di Leo e Percy, come se fosse stata l’ultima cosa che avrei mai fatto in vita, cantai la strofa mancante alla canzone Fix you dei Coldplay.
 
-“And high up above, or down below,
when you too in love to let it go,
but if you never try you never know,
just what you worth.”-
 
Alla fine, tutti tacquero. La piccola sfera si frantumò nelle mie mani, ma non mi preoccupai: sapevo che stava andando tutto bene.
La polvere blu si levò, cospargendo tutti gli oggetti nella mastodontica sala.
L’espressione dei presenti era impagabile: la loro faccia era decisamente perplessa, davanti al mio sorriso a trentadue denti.
-“Ma, la gemma… non potrà più aiutarti così!”- esclamò Percy.
-“Io mi sento guarita e volevo far sentire meglio tutti, restituendo l’energia che avevo sottratto a tutti gli oggetti che non funzionavano più e a tutte le anime che avevano bisogno di una mano.”-
Poi, colta da un capogiro, abbassai di scatto la testa. Solo ora mi rendevo conto di quanto pulsava forte.
Mi sfiorai, facendo finta di sistemare una ciocca di capelli e constatai che la mia febbre si era alzata di nuovo.
Riuscii a resistere per poco, poi caddi a terra. Percy si inginocchiò accanto a me, mentre Leo implorava gli dei.
-“Vi prego! Ha dato tutto, persino la gemma che l’aveva aiutata a sopravvivere!”-
Gli occhi d’ Atena, che sembravano in scalfibili, parevano cominciare ad ammorbidissi.
Si girò verso la dea della bellezza, che intanto osservava lo sguardo deciso a non mollare del figlio d’Efesto e di sua figlia Piper, che stava per attaccare briga.
-“Mamma! Dai, avete un istinto troppo omicida…”- l’occhiataccia di zeus però, la zittì subito.
-“È un pericolo per tutti noi, la signorina Jackson non potrà…”-
-“Divino Zeus, forse mio figlio ha ragione”- lo interruppe il re delle fucine. Si alzò in piedi dal suo trono meccanizzato e si trasformo nelle dimensioni di un uomo normale, avvicinandosi a Cleo.
-“La ragazza ha la febbre alta.”- notò.
-“Non credo che ormai il patto fra i tre grandi sia più valido. Dopotutto, ormai è stata infranto diverse volte, e allora non ci siamo lamentati più di tanto. Perciò, qual è il vero motivo per cui lei sarebbe una fuori legge?”-
Il resto si guardarono fra di loro, imbarazzati. Poi, Ermes chiarì il tutto.
-“Per via dei suoi.. dei suoi poteri. Sono troppo imprevedibili, non si possono controllare…”-
-“Lei mi ha salvato la vita coi suoi poteri.”- bisbigliò Jack.
Mi voltai verso di lui, sorpresa e perplessa.
Lui evitò il mio sguardo, rivolgendosi agli dei.
Alla fine, Atena sospirò rassegnata:-“ Se davvero può imparare a controllarli, immagino non ci sarà nessun problema.”- mormorò.
-“Io…oh, e va bene!”- convenne Zeus. –“la seduta è sciolta, ragazzi, vi rimandiamo al campo.”-
Noi tutti sospirammo di sollievo e, come prima eravamo arrivati, nello stesso modo ce ne andammo.
Quando riconobbi la grande collina con l’albero di Talia, la stessa da cui ero rotolata il primo giorno, mi venne quasi da piangere.
Era rimasto tutto uguale, le cose rotte a causa della battaglia erano state aggiustate, ormai eravamo finalmente a casa.
Ma, il mio cuore sapeva che ancora non aveva finito i suoi tormenti: Jack era ancora con noi, e io più confusa che mai.


Angolo scrittrice
Lo so, lo so! Sono in ritardo, ma davvero, questo capitoletto sembrava non volersi fare scrivere!
Comunque, data l'allerta meteo oggi non sono andata a scuola, così sono riuscita a finirlo! Purtroppo, e già vi avverto, questo è il penultimo!
*SO...SAY GERONIMO!!*
La vostra matta scrittrice (che vi lovva tutti),
halfblood22 <3

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