The phantom of a Man

di Lady Lucilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Band of the Moon ***
Capitolo 2: *** I Do This Only For You ***



Capitolo 1
*** Band of the Moon ***


“Phantom Of The Opera”
Cap. Band Of Moon

Il teatro dopo l’ultima rappresentazione del Faust si era svuotato molto velocemente, le luci in sala erano stata spente e il palcoscenico era spoglio delle solite scenografie.
Le ballerine si erano ritirate nelle loro stanze a cinguettare riguardo la nuova Primadonna e riguardo il comportamento da screanzato di Bouquet.
Nel teatro non girava nessuno, a parte un vento gelido che usciva dalle fessure delle botole, si infilava tra gli scalini e si infrangeva contro le pareti fredde del teatro.
Christine Daae camminava silenziosamente per il suo camerino e attendeva che il suo Angelo della Musica venisse a trovarla. Ma quella sera era diverso, era adirata con la Voce, aveva capito che quello che sentiva non era il canto dell’angelo inviatole da suo padre, ma quello del famigerato Fantasma dell’Opera. Rattristata e arrabbiata decise di infilarsi tra le coltri del suo letto, decisa a non pensare alla Voce. Ma non appena si accomodò la veste da notte un vento gelido spense tutte le candele della stanza e la cantante rimase nell’oscurità più totale. Poi lievemente, in lontananza Christine sentì una voce maschile, profonda e dolce che la chiamava:
“Christine…Christine…” lei si alzò dal letto e disperata cercò in quelle tenebre la voce del suo Angelo.
“Sono qui Voce…fatti vedere, ma bada, so chi sei e devi smetterla di nasconderti dietro una falsa maschera!”, ma la voce non rispose e per un secondo la ragazza si abbandonò allo sconforto, doveva essersene andata.
Uno scricchiolio fece rialzare la cascata di riccioli color dell’ebano di Christine che si vide riflessa nello specchio che ricopriva tutta la parete destra del suo camerino. Un’onda attraversò la superficie e un vento gelido investì la ragazza. Poi…una voce, in lontananza.
“Guarda nello specchio, io sono li, fai che il tuo sguardo incroci i miei occhi!”
Christine camminò meccanicamente verso lo specchio, ammaliata da quella voce sensuale, vide un’ombra che la sovrastava, allungò la mano ma le sue dita non sfiorarono la superficie dello specchio incontrarono un muro d’aria gelida. Chiuse gli occhi e fece l’ultimo passo, un vento freddo la scosse in un brivido tremendo ma un lungo mantello le cinse le spalle e due mani guantate le sfiorarono il viso, risaldandola. Non ebbe né paura né timore, si abbandonò a quelle mani e chiuse gli occhi. Fu un attimo. Viaggiò nel vuoto abbracciata a quella Voce che aveva preso forma umana e, quando li riaprì, si ritrovò su una barca che attraversava un lago sotterraneo. Era ancora abbracciata alla Voce, ma non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi, quindi lasciò che lo sguardo vagasse sulla superficie del lago.  L’acqua si infrangeva su sponde di pietra ornate da enormi candelabri dorati e magnifiche tende di broccato nero e rosso adornavano le pareti. Infine uno specchio enorme si impadroniva di tutta una parete riflettendo il lago.

“I have brought you to the seat of sweet
music's throne . . .
To this kingdom where all must pay
homage to music . . . “

Christine sentiva la voce dilagare per il Lago e si abbandonò a lui, stringendosi ancora più e chiudendo gli occhi.
Approdarono sulla riva e lei dovette abbandonarlo:

“Let the dream begin, let your darker side give in
to the power of the music that I write 
the power of the music of the night .. . “

Le tese la mano e solo allora Christine vide il volto della sua tanto adorata Voce, portava una mezza maschera sulla parte destra del volto,una maschera bianca come la  luna.  Lei prese la mano e si fece guidare sulla sponda, non ebbe timore di quel volto spezzato a metà, era ammaliata dalla sua voce e da quegli occhi neri, profondi come il mare. Lui cantava e lei gli era ormai così vicina che avrebbe potuto guardargli nell’anima.
Ma quando sentì le sue mani sul suo volto Christine si riebbe, uscì da quel torpore in cui era caduta e si ricordò della sua rabbia nei confronti di quell’ uomo che l’aveva ingannata per tanto tempo! Con gesto fulmineo strappò la maschera al fantasma e la lanciò lontana, verso il Lago nero. Lui strappò alla notte un grido di rabbia misto a dolore, spinse lontano Christine e si coprì la metà di volto con una mano. La magia si era rotta.
“Maledetta! Cosa ti ho fatto per meritarmi questo!” era sconvolto e la rabbia gli era salita al volto.
Christine non disse niente ancora terrorizzata da ciò che aveva visto, un volto per metà alterato da cicatrici e solcato da venature bluastre,sfigurato dalla crudeltà del destino. Lui, pazzo, le si avvicinò e le prese il polso:
“Perché?” lei, con le lacrime agli occhi per il dolore, prese coraggio, ma rivolse lo sguardo lontano da lui:
“Mi hai ingannata, ti sei spacciato per un Angelo della Musica, mi credevi così ingenua o tanto sciocca da non rendermi conto del tuo tranello malvagio?” il fantasma si scostò dalla ragazza e guardò verso lo specchio che li rifletteva, contemplò le loro immagini fino a quando una risata senza gioia affiorò alla sua bocca.
“Il caro visconte ha svolto meravigliosamente il suo compito, è riuscito a deturpare la tua mente un sentimenti che prima non conoscevi…con sentimenti che avresti dovuto provare per me!” scrutò torvo Christine “scommetto che ti ha riempito la testa di idiozie, ti avrà detto che io voglio solo ammaliarti e prendermi la tua gloria, che sono un ciarlatano e un...”si bloccò e scoppiò in una risata sarcastica “che sono un Don Giovanni! Non è vero?”
Gli occhi di Christine fuggirono dallo sguardo dell’uomo davanti a se, e così quello urlò trionfante:
“I tuoi occhi non mentono bene quanto la tua lingua Christine, ho ragione quindi!”
“Io non provo nulla per Raul e lo sai, c’eri anche tu quella sera nel mio camerino, hai ascoltato la nostra conversazione, ti ho sentito!”
“Certo che mi hai sentito! Ho voluto che tu mi sentissi! Ed è per questo che hai trattenuto le parole, sapevi che ti ascoltavo!” come una serpe si girò verso la ragazza “Tu mi hai fatto una promessa, ricordatene!” urlò indicando l’anello che Christine portava al dito.
“Tu! Fantas…
“No!” la voce dell’uomo rimbombo nella stanza “non c’è nessun Fantasma dell’Opera per Christine Daae, solo Erik!”.
Christine rimase impressionata da quelle parole, allora c’era veramente un uomo sotto quella maschera, anche lui aveva un nome e probabilmente anche una storia!
Erik vide l’immagine di Christine riflessa nello specchio, era così bella con i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle e con gli occhi bagnati dalle lacrime. La vide chinarsi e raccogliere la sua maschera da terra. I loro sguardi si incrociarono nuovamente lungo lo specchio. Erik si pentì per quello che aveva detto, spense il ghigno che aveva in volto e la guardò negli occhi.
“Perdonami…non avrei dovuto!” le porse la mano e lei, dolcemente, gli diede quel pezzo di luna che brillava alla luce della candele.
Indossò la maschera e vide la ragazza avvicinarsi,sempre di più. Le sue mani gli cinsero le spalle e il suo viso si appoggiò al suo petto, poi, in un sussurro, disse:
“Io sono il tuo angelo della musica, per sempre!” un fremito scosse Erik, che appoggiò le sue mani sul corpetto di Christine, leggermente.
Rimasero così per lunghi attimi, uniti come non lo saranno mai,fino a quando non rintoccarono le cinque del mattino. Si sciolsero da quel tenero abbraccio.
Tristemente Erik si infilò il mantello e salì sulla barca, guardò Christine e disse secco:
“Ti staranno cercando!”

I suoi occhi seguirono l’immagine della ragazza fino a quando non scomparve dietro lo specchio del suo camerino, non riuscì a trattenere un gemito di sofferenza, l’aveva abbandonata, doveva abbandonarla! Ancora una volta, tra le braccia e tra i sussurri di quel damerino del visconte de Chagny.

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Capitolo 2
*** I Do This Only For You ***


“Phantom Of The Opera”

Cap. 2“I do this only for you!”

 

 

Christine uscì dalla sua camera cercando di fare il meno rumore possibile, era notte fonda e se l’avessero trovata ad aggirarsi per il teatro non ci avrebbe di certo fatto una buona figura.

Camminava leggiadra come una piuma e il solo rumore che si sentiva era lo sfregare della veste contro il pavimento di legno del teatro. Christine salì moltissimi gradini e passò tra infiniti cunicoli, fino a quando non raggiunse i tetti dell’Opera. Tutto era silenzio, in lontananza si vedeva la luna velata dalle nuvole che aleggiavano su Parigi, si vedeva qualche stella sparsa per il cielo, sola in mezzo al buio della notte.

Lei e Raul avevano deciso di vedersi li, per non attirare l’attenzione di Erik. Anzi, in verità, era stato il visconte a volerla incontrare, lei era del tutto contraria, non voleva vederlo e non voleva avere niente a che fare con lui.

Sbucò in mezzo ai camini e, quasi del tutto congelata, sobbalzò quando due mani le si poggiarono sugli occhi:

“Oh visconte, quanto siete sciocco!” si sciolse da quel contatto indesiderato e guardò negli occhi il ragazzo che le stava davanti, di circa venticinque anni, con i capelli biondi raccolti in un codino e due occhi grigi, completamente inespressivi. Raul fece un passo indietro, atterrito.

“Christine, ti prego, perché mi tratti in questo modo?”

“Non siamo più bambini Raul, siamo diventati grandi e siamo cambiati…entrambi!” il visconte le prese la mano.

“I nostri sentimenti non sono cambiati…non è vero?” continuò speranzoso.

Christine si allontanò appoggiò le mani a una ringhiera del tetto, guardò Parigi ancora addormentata, silenziosa e triste.

“invece si…i miei sentimenti sono cambiati!”

“Avete dato il vostro cuore a un altro?” chiese trasalendo il povero visconte, una risata increspò il viso della ragazza sentendo quelle parole.

“Non solo,la mia anima, la mia voce…tutta me stessa!” girò su se stessa e per un attimo cercò negli occhi vacui del giovane un minimo sentimento che potesse ricordarle quello sguardo profondo che tanto l’aveva fatta piangere nel Lago sotterraneo. Ma vide solo un giovane triste e sconvolto dalle sue parole.

“State parlando di quel ciarlatano? Di colui che si fa chiamare Fantasma?” Raul rise e strinse ancora più forte il polso di Christine che gemette dal dolore “voi non gli dovete nulla, lui vi sta ingannando, ma come potete non capirlo?”

“L’unico che si inganna siete voi caro visconte, ora lasciatemi!” lo scialle di Christine le scivolò oltre le spalle e lasciò scoperto il collo. Raul vide l’anello che Erik le aveva donato, lo strappò dal collo della cantante e urlò:

“No!” un lampo di follia percorse gli occhi del giovane, pazzo di gelosia e dolore “voi non tornerete da lui, verrete via con me, questa notte! Quest’anello è il simbolo del suo potere su di voi!” disse trionfante facendole vedere quel piccolo cerchio di metallo dorato sotto i raggi della Luna.

“Ridatemi quell’anello, non vi appartiene!” disse Christine lanciandosi sul giovane che, divertito, la prese per i fianchi e le impedì di riprendersi l’oggetto che tanto bramava.

Christine vide brillare gli occhi di quel ragazzo, non era più in lui, era accecato dal suo amore passionale e dalla gelosia che ormai lo dilaniava da più di due mesi.

 

La trascinò per le scale dell’Opera, giù, sempre più in giù poi a destra e a sinistra, altri scalini e in fine verso le scuderie. Christine non osava urlare, sapeva che Erik non avrebbe saputo trattenersi dall’uccidere Raul. Il visconte era impazzito le teneva i polsi e la trascinava con forza, non curante delle sue suppliche silenziose.

“Non temere Christine lo faccio solo per te, per noi! Sei di nuovo sotto l’influsso malefico di quel  mostro…ma io ti libererò da lui!” la sua voce era scossa da un brivido d’eccitazione, era del tutto impazzito.

“No! Raul fermati, te ne prego tu non sai quello che stai facendo!” Christine si dimenava e tentava di fermare il ragazzo ostacolandolo nei movimenti.

“So benissimo quello che sto facendo, ma non capisco come faccia lui…

“A fare cosa?” si fermò a guardarla, erano vicini alle scuderie e avevano corso come dannati.

“Come fa ad ammaliarti in questo modo,  quali sono le sue magie? qual è il modo con cui ti parla, come Christine? Ti tiene stretta, così?” e le cinse i fianchi con forza “o ti accarezza, così?” le passò la mano tra i ricci e le prese il viso scuotendolo ” O ti bacia, così?” cercò di incrociare le sue labbra a quelle di Christine, smanioso di lei e pazzo di gelosia. Ma una mano sbucata dalle tenebre si poggiò sulla sua spalla e lo staccò da Christine.

Raul si girò con rabbia, ma si ricompose quando vide davanti a se niente meno che il Persiano, quello strano individuo che si aggirava per i corridoi e i sottopalchi dell’ Opera. Era un uomo imponente e seminava il terrore tra le ballerine del teatro con quell’ aria misteriosa e tetra che avvolgeva i suoi lineamenti color della notte.

“Non dovreste girare a quest’ora di notte madamoiselle Christine Daae!” la sua voce era grave e intensa, tese la mano alla ragazza che, sconvolta, la prese e si avvicinò all’uomo “se mi permetterete vi riaccompagnerò al vostro camerino!”

“Posso accompagnarla io!” ringhiò Raul cercando di trattenersi dallo sventrare con lo sguardo l’uomo che l’aveva separato da Christine.

“Non mi sembrate, se posso, nelle condizioni ideali per un compito simile…buona notte signor visconte de Chagny!”.

Il Persiano prese Christine, tremante dal freddo e dalla paura, sotto il suo lungo mantello e la ricondusse nelle sue stanze.

Raul rimase da solo nelle stalle, il suo respiro era interrotto da singhiozzi che non riusciva a trattenere, come le due grosse lacrime che gli inumidivano il volto sferzato dall’aria gelida di una notte invernale.

“Cosa ho fatto…” gemette sconsolato. Un fruscio alle sue spalle lo fece voltare “Christine?” chiese, ma non rispose nessuno. Temendo che qualcuno lo spiasse se ne tornò all’interno del teatro per andare a vegliare dietro la porta di Christine, nel caso quel ciarlatano del Fantasma dell’Opera tentasse di rapire la ragazza.

Ma non erano quelle le intenzioni di Erik, per quella notte aveva fatto abbastanza. Si avvolse le spalle con il pesante mantello e sogghignando se ne andò dalle stalle e scese nel suo antro sotto il teatro dell’Opera.

 

“Madamoiselle Daae, permettetemi di darvi un consiglio, non date troppa confidenza a chi vi sta intorno…chiunque esso sia!” il Persiano le disse queste parole prima di lasciarla sola nel suo camerino.

“Quindi non dovrei fidarmi nemmeno di voi signore?” rispose guardinga Christine mentre scrutava quell’uomo così misterioso e insolito.

“Forse…” abbozzò un inchino e si congedò silenziosamente.

Christine richiuse la porta e si infilò nel suo letto caldo. Pensò alle parole di Raul “Sei di nuovo sotto il suo influsso malefico!” che fosse vero? E se colui che si faceva chiamare Erik la stesse realmente prendendo in giro di nuovo?

Si addormentò con quella domando sugli occhi, ma quando li chiuse non poté fare a meno di guardare nello specchio davanti a se, intravide una piccola e distante mezzaluna che la guardava.

“No…non lo sono ora e non lo sono mai stata!” e dolcemente si abbandonò al mondo dei sogni, dove non esistevano fantasmi, botole,visconti o mezzelune con delle voci melodiose.

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