E se Christine non si fosse innamrata di Raul? E se il Fantasma fosse stato più...umano?
Questa è una revisione del Fantasma dell'Opera vista....secondo me!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Il teatro dopo l’ultima rappresentazione del Faust si era
svuotato molto velocemente, le luci in sala erano stata spente e il
palcoscenico era spoglio delle solite scenografie.
Le ballerine si erano ritirate nelle loro stanze a cinguettare riguardo
la nuova Primadonna e riguardo il comportamento da screanzato di
Bouquet.
Nel teatro non girava nessuno, a parte un vento gelido che usciva dalle
fessure delle botole, si infilava tra gli scalini e si infrangeva
contro le pareti fredde del teatro.
Christine Daae camminava silenziosamente per il suo camerino e
attendeva che il suo Angelo della Musica venisse a trovarla. Ma quella
sera era diverso, era adirata con la Voce, aveva capito che quello che
sentiva non era il canto dell’angelo inviatole da suo padre,
ma quello del famigerato Fantasma dell’Opera. Rattristata e
arrabbiata decise di infilarsi tra le coltri del suo letto, decisa a
non pensare alla Voce. Ma non appena si accomodò la veste da
notte un vento gelido spense tutte le candele della stanza e la
cantante rimase nell’oscurità più
totale. Poi lievemente, in lontananza Christine sentì una
voce maschile, profonda e dolce che la chiamava:
“Christine…Christine…” lei si
alzò dal letto e disperata cercò in quelle
tenebre la voce del suo Angelo.
“Sono qui Voce…fatti vedere, ma bada, so chi sei e
devi smetterla di nasconderti dietro una falsa maschera!”, ma
la voce non rispose e per un secondo la ragazza si abbandonò
allo sconforto, doveva essersene andata.
Uno scricchiolio fece rialzare la cascata di riccioli color
dell’ebano di Christine che si vide riflessa nello specchio
che ricopriva tutta la parete destra del suo camerino.
Un’onda attraversò la superficie e un vento gelido
investì la ragazza. Poi…una voce, in lontananza.
“Guarda nello specchio, io sono li, fai che il tuo sguardo
incroci i miei occhi!”
Christine camminò meccanicamente verso lo specchio,
ammaliata da quella voce sensuale, vide un’ombra che la
sovrastava, allungò la mano ma le sue dita non sfiorarono la
superficie dello specchio incontrarono un muro d’aria gelida.
Chiuse gli occhi e fece l’ultimo passo, un vento freddo la
scosse in un brivido tremendo ma un lungo mantello le cinse le spalle e
due mani guantate le sfiorarono il viso, risaldandola. Non ebbe
né paura né timore, si abbandonò a
quelle mani e chiuse gli occhi. Fu un attimo. Viaggiò nel
vuoto abbracciata a quella Voce che aveva preso forma umana e, quando
li riaprì, si ritrovò su una barca che
attraversava un lago sotterraneo. Era ancora abbracciata alla Voce, ma
non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi, quindi lasciò
che lo sguardo vagasse sulla superficie del lago.
L’acqua si infrangeva su sponde di pietra ornate da enormi
candelabri dorati e magnifiche tende di broccato nero e rosso
adornavano le pareti. Infine uno specchio enorme si impadroniva di
tutta una parete riflettendo il lago.
“I have brought you to the seat of sweet
music's throne . . .
To this kingdom where all must pay
homage to music . . . “
Christine sentiva la voce dilagare per il Lago e si
abbandonò a lui, stringendosi ancora più e
chiudendo gli occhi.
Approdarono sulla riva e lei dovette abbandonarlo:
“Let the dream begin, let your darker side give in
to the power of the music that I write
the power of the music of the night .. . “
Le tese la mano e solo allora Christine vide il volto della sua tanto
adorata Voce, portava una mezza maschera sulla parte destra del
volto,una maschera bianca come la luna. Lei prese
la mano e si fece guidare sulla sponda, non ebbe timore di quel volto
spezzato a metà, era ammaliata dalla sua voce e da quegli
occhi neri, profondi come il mare. Lui cantava e lei gli era ormai
così vicina che avrebbe potuto guardargli
nell’anima.
Ma quando sentì le sue mani sul suo volto Christine si
riebbe, uscì da quel torpore in cui era caduta e si
ricordò della sua rabbia nei confronti di quell’
uomo che l’aveva ingannata per tanto tempo! Con gesto
fulmineo strappò la maschera al fantasma e la
lanciò lontana, verso il Lago nero. Lui strappò
alla notte un grido di rabbia misto a dolore, spinse lontano Christine
e si coprì la metà di volto con una mano. La
magia si era rotta.
“Maledetta! Cosa ti ho fatto per meritarmi questo!”
era sconvolto e la rabbia gli era salita al volto.
Christine non disse niente ancora terrorizzata da ciò che
aveva visto, un volto per metà alterato da cicatrici e
solcato da venature bluastre,sfigurato dalla crudeltà del
destino. Lui, pazzo, le si avvicinò e le prese il polso:
“Perché?” lei, con le lacrime agli occhi
per il dolore, prese coraggio, ma rivolse lo sguardo lontano da lui:
“Mi hai ingannata, ti sei spacciato per un Angelo della
Musica, mi credevi così ingenua o tanto sciocca da non
rendermi conto del tuo tranello malvagio?” il fantasma si
scostò dalla ragazza e guardò verso lo specchio
che li rifletteva, contemplò le loro immagini fino a quando
una risata senza gioia affiorò alla sua bocca.
“Il caro visconte ha svolto meravigliosamente il suo compito,
è riuscito a deturpare la tua mente un sentimenti che prima
non conoscevi…con sentimenti che avresti dovuto provare per
me!” scrutò torvo Christine “scommetto
che ti ha riempito la testa di idiozie, ti avrà detto che io
voglio solo ammaliarti e prendermi la tua gloria, che sono un
ciarlatano e un...”si bloccò e scoppiò
in una risata sarcastica “che sono un Don Giovanni! Non
è vero?”
Gli occhi di Christine fuggirono dallo sguardo dell’uomo
davanti a se, e così quello urlò trionfante:
“I tuoi occhi non mentono bene quanto la tua lingua
Christine, ho ragione quindi!”
“Io non provo nulla per Raul e lo sai, c’eri anche
tu quella sera nel mio camerino, hai ascoltato la nostra conversazione,
ti ho sentito!”
“Certo che mi hai sentito! Ho voluto che tu mi sentissi! Ed
è per questo che hai trattenuto le parole, sapevi che ti
ascoltavo!” come una serpe si girò verso la
ragazza “Tu mi hai fatto una promessa,
ricordatene!” urlò indicando l’anello
che Christine portava al dito.
“Tu! Fantas…
“No!” la voce dell’uomo rimbombo nella
stanza “non c’è nessun Fantasma
dell’Opera per Christine Daae, solo Erik!”.
Christine rimase impressionata da quelle parole, allora c’era
veramente un uomo sotto quella maschera, anche lui aveva un nome e
probabilmente anche una storia!
Erik vide l’immagine di Christine riflessa nello specchio,
era così bella con i capelli sciolti che le ricadevano sulle
spalle e con gli occhi bagnati dalle lacrime. La vide chinarsi e
raccogliere la sua maschera da terra. I loro sguardi si incrociarono
nuovamente lungo lo specchio. Erik si pentì per quello che
aveva detto, spense il ghigno che aveva in volto e la guardò
negli occhi.
“Perdonami…non avrei dovuto!” le porse
la mano e lei, dolcemente, gli diede quel pezzo di luna che brillava
alla luce della candele.
Indossò la maschera e vide la ragazza avvicinarsi,sempre di
più. Le sue mani gli cinsero le spalle e il suo viso si
appoggiò al suo petto, poi, in un sussurro, disse:
“Io sono il tuo angelo della musica, per sempre!”
un fremito scosse Erik, che appoggiò le sue mani sul
corpetto di Christine, leggermente.
Rimasero così per lunghi attimi, uniti come non lo saranno
mai,fino a quando non rintoccarono le cinque del mattino. Si sciolsero
da quel tenero abbraccio.
Tristemente Erik si infilò il mantello e salì
sulla barca, guardò Christine e disse secco:
“Ti staranno cercando!”
I suoi occhi seguirono l’immagine della ragazza fino a quando
non scomparve dietro lo specchio del suo camerino, non
riuscì a trattenere un gemito di sofferenza,
l’aveva abbandonata, doveva abbandonarla! Ancora una volta,
tra le braccia e tra i sussurri di quel damerino del visconte de Chagny.