Licenza Hunter

di Lily_nee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Lacrima di Giglio ***
Capitolo 2: *** Sul treno ***
Capitolo 3: *** Luna Nascente ***
Capitolo 4: *** La melodia ***
Capitolo 5: *** Ricostruire la speranza. ***



Capitolo 1
*** La Lacrima di Giglio ***


                                                                  Licenza Hunter

 

 
Capitolo Primo.

 

Celo la mia presenza con la complicità del fogliame dell’albero sui cui mi sono arrampicata.
Attendevo questo momento da ben quindici giorni!  Il tempo è splendido, il sole illumina e riscalda  silenziosamente il prato, le acque e gli animali che popolano la radura di Krajia, un’immensa distesa di...di meraviglia direi!
Tutto è calmo e splendidamente naturale al suo interno, non vi è una sola traccia delle costruzioni dell’uomo, tutto in Krajia è stato forgiato dalla natura, dal più piccolo sassolino alla più grande montagna, passando per i cristallini ruscelli e, come ho già menzionato, per il lago, che qui chiamiamo Aros: una grande distesa circolare di acqua dolce, ed una fonte di infiniti ed inestimabili tesori.

Io, Amelia, sono qui proprio per questo: prenderne uno!
Come ho già spiegato aspetto qualcosa, ebbene: attendo pazientemente il momento giusto per scovare la Lacrima del Giglio, quest’ultima è una minuscola gemma che ogni quindici giorni è prodotta dall’organismo del pesce Giglio, un creatura del lago dalle pinne che somigliano in tutto e per tutto ai petali rosa dell’omonimo ed elegantissimo fiore.
Ovviamente non cerco la gemma per brama di denaro, anche se ne vale parecchio, voglio prenderla per tre specifiche ragioni: per prima cosa è difficile da catturare e le sfide impossibili sono il mio pane quotidiano;   in secondo luogo se questa gemma viene distrutta alla luce del Sole che tramonta, come io intendo far in modo che avvenga, può produrre una goccia, una lacrima per così dire, che disciolta  nell’acqua diviene il rimedio per una malattia che ha colpito un mio caro amico. Ronnie, questo è il suo nome, si è ammalato circa trenta giorni fa, la sua febbre è altissima e deve essere curata al più presto o le conseguenze potrebbero essere gravi, come ha detto il dottore. La terza ragione, sentirete poi...
Beh, non posso più parlare, si avvicina il momento! Il pesce Giglio salta dal lago per un breve volo di due secondi, solo nel momento in cui la gemma è stata prodotta, solo una volta ogni quindici giorni.
Oggi sono le idi di Dicembre, lui salterà esattamente quando un raggio di Sole illuminerà la roccia vicino al lago a indicare le 15:30 del pomeriggio, e per nulla al mondo perderò questa occasione.
Mi preparo al salto dal ramo dell’albero, celo la mia presenza con costanza, respiro con calma!
“Ce la farò!” – mi ripeto, e ne sono convinta!
Ecco il raggio che si muove, si avvicina imponente e silenzioso verso la roccia!
Spicco il volo. Il pesce salta fuori nel momento in cui io passo sopra il lago, lo afferro gli allargo la bocca ed eccola lì: la Lacrima di Giglio!
Lascio ricadere la creatura nel lago e atterro dall’altro lato! Sono sempre stata una discreta atleta, i salti mi piacciono, mi fanno sentire libera.
Stringo la gemma fra le mani, è minuscola, violacea ed opaca, non sembrerebbe preziosa agli occhi di chi brama pietre costose, ma è il tesoro più inestimabile per chi intende salvare qualcuno e così è per me.
 
Mi sdraio supina sul prato, prendo la Lacrima con due sole dita e la espongo alla luce del Sole, scorgo una piccola scintilla.
“È la scintilla della vita per Ronnie” – dico ad alta voce.
Rimango fino al tramonto a fissare le nuvole, pensando che forse vi siano tesori anche lassù e che un giorno io li avrei scovati.
I raggi aranciati del Sole che tramonta mi raggiungono, allora prendo un bicchiere che mi ero portata dietro e lo riempio d’acqua. Stringo fra le dita la gemma fino a romperla. Una Lacrima color della luce cade nel bicchiere.
“Salva Ronnie!” – le dico.
Afferro il bicchiere e corro verso casa mia.
 
Corro sicura attraverso il bosco, lo conosco come le mie tasche. Il mio tragitto dura dieci minuti, passati questi mi trovo davanti una piccola casupola di legno e pietra. La luce che proviene dal suo interno ha il sapore della famiglia, riscalda tutto il terreno che la circonda.
Volo all’interno in un batter d’occhio.
“Sono tornata!” – dico ad alta voce.
“Come è andata cara?” – domanda una signora. Anna è la minuta e premurosa mamma di Ronnie, nonché la donna che mi crebbe quando mi trovò abbandonata davanti alla porta della sua dimora.
Le sorrido intensamente, sa che non c’è bisogno di una risposta dal momento che se avessi fallito non sarei tornata a casa, ma avrei perseverato nel mio intento a costo di immergermi per quindici giorni nelle acque di Aros.
Le porgo il bicchiere con la medicina, mi ringrazia tacitamente con lo sguardo, e la somministra al piccoletto.
“Beh, ora lasciamolo riposare in pace.” – suggerisce Anna, ed io la seguo in salotto. Mi siedo sul divano e rifletto ad occhi chiusi.
Ronnie è un carissimo bambino di 8 anni e mezzo, non mi ha mai fatto pesare niente da quando ha saputo che io non ero la sua vera sorellona.  È il mio fratellino, è il mio migliore amico, è il mio compagno di avventure, gli ho insegnato tutto quello che sapevo, basti pensare quando raggiunse i 6 anni iniziai ad insegnargli il Nen. Come facevo a disporre già di quel potere? Beh innanzi tutto quando il mio fratellino aveva 6 anni, io ne avevo 18 e poi, come Anna mi ha sempre raccontato, io possedevo quel potere sin dal primo giorno che mi vide:  avvolta da un’aura calda e confortevole, come me la descrive sempre. Col tempo, non ho fatto altro che affinare al meglio questa aura fino a trasformarla nella mia attuale abilità Nen.
 
Sono stanchissima, sento Anna che mi poggia sopra una calda coperta; le sono grata. Mi addormento, il mio ultimo pensiero è :  “Un bambino come lui non può morire per un po’ di febbre, è mio fratello dopotutto!”.
 
                                                        .                             .                              .
 
 
“Lia nee-chan, Lia nee-chan!” – qualcuno mi scuote dal mio sonno. Sono troppo confusa e stanca per aprire gli occhi.
“Lia nee-chan!” – la voce continua a gridare.
“Ro..nn..ro” – farfuglio nel sonno. Mi arriva un pugno in testa! Mi sveglio per il dolore:
“Insomma! Smettila diavolaccio!” – apro gli occhi, c’è Ronnie davanti a me, in piedi che saltella furioso perché io sono ancora sul divano, dove mi ero addormentata la sera precedente.
“È in piedi” – penso.
“Ha funzionato, ha funzionato, ha funzionato! La Lacrima ha funzionato! Ronnie, Ronnie come stai? Come ti senti? Ronnieeee! “ – mi sono alzata in piedi sul divano, l’ho preso un braccio lo sto facendo saltare in aria come un pupazzo. Ho realizzato il tutto in dieci secondi.
Il mio fratellino sorride, sorride contento.
“Bene, Lia-nee! Mi sento in formissima! Andiamo giù al lago, andiamo a giocare!” – mi invita.
“Ma certo, però prima facciamo colazione! Ti sei appena ripreso hai bisogno di forze per muoverti! – io di rimando.
“A questo ci ho pensato io, cari miei.” – Anna ci ha chiamato dalla cucina, quando entriamo vediamo una tavola imbandita di succhi di frutta, cornetti, fette biscottate, marmellate, cioccolato ed anche le mie merendine preferite: la mamma di Ronnie deve davvero essere felice. È una donna molto riservata, che da il meglio di sé in cucina quando è contenta.
Ci accomodiamo tutti a tavola e facciamo colazione in allegria. Dopodiché io e Ronnie salutiamo la mamma, anche io ogni tanto la chiamo così,  e corriamo verso il lago a giocare con i nostri poteri.
Si fa scuro presto, e torniamo per la cena.
                                                         .                     .                        .
 
Dicembre passa, ed arriva Gennaio ed in particolare il Primo Gennaio: il giorno del mio compleanno.
Come faccio a conoscere il giorno della mia nascita se sono stata adottata? Quando la mamma di Ronnie mi ha trovato, assieme a me, c’era una lettera:


“Cara Anna,
noi dobbiamo partire, sai bene che il dovere ci chiama e non ci permette di prenderci cura di una bambina come si deve.
Sappiamo che sarai una genitrice migliore di quanto potremmo mai essere noi insieme.
Un giorno la piccola manifesterà, forse, le nostre stesse esigenze: ti chiediamo di non frenarla, anche perché come avrai già notato possiede già dei poteri Nen, aiutala a svilupparli se vuoi.
Avevamo pensato di chiamare la bambina Amelia. Se puoi, esaudisci questo nostro egoistico desiderio di darle un nome, anche se noi non potremmo mai chiamarla di persona.
 
Con affetto,                                                                                                                       Luna & Sole.
 
P.S.:  È nata il Primo Gennaio.”
 
 
“Incredibile, anche in una circostanza del genere non rivelano i loro nomi. Nessuno sa come si chiamino in realtà.” – diceva sempre Anna a mo’ di rimprovero, anche se il sorriso che nascondeva sotto i baffi mi faceva capire che lei i veri nomi dei miei genitori li conosceva e che sarebbe stata pronta a rivelarmeli in qualsiasi momento se solo io avessi manifestato il desiderio di saperne di più, tuttavia a me non importava nulla di quella faccenda.
 
Rientro dalla mia passeggiata mattutina, casa è al buio: “La mamma deve aver spento le luci” – penso.
Si avvicinano fluttuando 21 fiammelle: Ronnie mi sta portando la torta.
 
“Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri Lia-nee, tanti auguri a te!” – Anna e il mio fratellino intonano la canzoncina con grande affetto. Io spengo le candeline ed esprimo il mio desiderio.
 
“Lia-nee non c’è bisogno che tu esprima il desiderio! Ti abbiamo anticipata noi.” – Ronnie ghigna.
“Cioè?” – domando io.
“Ricordi di avermi confessato che il tuo più grande desiderio è diventare un Hunter Cercatesori? Beh innanzitutto devi ottenere la licenza e per farlo devi iscriverti e superare l’esame per diventare Hunter.” – mi spiega continuando a ghignare.
“Ma le iscrizioni si chiudevano ieri.” – dico io desolata.
“Ti abbiamo iscritto tre giorni fa.” – sorride Anna.
“Mamma, Ronnie...” – scoppio a piangere, il moto di gioia mi spinge ad abbracciarli entrambi.
Continuiamo i festeggiamenti, mangiamo la torta, ridiamo, scherziamo. Passiamo l’intera giornata nel prato attorno a casa nostra a giocare fino a sera: una delle nostre “giornate in famiglia”.  Poi stanchi andiamo ad addormentarci sui nostri letti.
“La partenza è domani!” – le parole di Ronnie mi riecheggiano in testa come la colonna sonora di un’avventura meravigliosa e pericolosa: non vedo l’ora.
 
L’indomani mi sveglio di buon’ora ma sono già entrambi in piedi. Mi hanno preparato una gustosa colazione leggera ma nutriente: è il loro modo di augurarmi ogni meglio.
Una volta mangiato, salgo a prepararmi, mi vesto comoda: un paio di pantaloni blu elettrico ed una maglietta a mezze maniche bianca. Prendo anche un maglioncino per sicurezza e me lo lego sulle spalle.
 
È l’ora dei saluti.
“Tieni Amelia, lo zaino te lo abbiamo preparato noi.” – mi sorride Anna per incoraggiarmi.
Ronnie mi salta al collo ed io gli raccomando di continuare ad allenarsi in mia assenza.
Mi incammino anche perché rischierei di perdere il treno altrimenti.
Mi volto un’ultima volta: “Tornerò vittoriosa!” – grido.
“Certo altrimenti non tornerebbe affatto la mia Lia.” – giurerei di aver sentito mamma sussurrare queste parole.
                                                                      .                         .                           .
 Vi state ancora domando quale fosse la terza ragione per la quale volevo prendere la Lacrima del Giglio?
Beh vi basti sapere che sarei partita solo se Ronnie fosse guarito.



 

*Lily_nee*

Salve a tutti! Piacere sono Lily_nee  e questa è la prima ff che scrivo su Hunter x Hunter ed è anche la prima volta che scrivo in prima persona, mi muovo meglio con la terza persona, ma volevo fare un tentativo. xD
Che dire, il primo capitolo non è da Rating Arancione, ma più avanti per qualche fortuito caso lo diverrà! (Non vi rivelo altro :3).
Beh, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questo inizio.
Un bacio, <3

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Capitolo 2
*** Sul treno ***


Capitolo Secondo.

 

Sono finalmente giunta alla stazione, durante il tragitto per arrivarci ho pensato a quali potrebbero essere la prove che mi attendono,  ma d’altronde, come ben so, queste ultime cambiano ogni anno! Che senso ha rimuginarci sopra? Ce la farò qualsiasi cosa sia! L’ho promesso a Ronnie ed Anna.
Salgo sul treno e mi accomodo in un vagone apparentemente libero, il mio sguardo si perde nel verde che corre fuori dal finestrino. Scorrono veloci gli alberi, scorre veloce la foresta, scorre veloce la mia città. Sto lasciando molto lì, per andare a fare il mio esame...
Mi addormento, sono sempre stata una dormigliona. Sento il Sole che attraverso il vetro picchia sul mio volto: è una sensazione piacevole, sento solo il rumore dei motori del treno che mi cullano verso un sogno.
                       
                                                             .                     .                         .
 
Sono diventata un Hunter, corro nei boschi, catturo tesori! Ho molti amici che fanno il mio stesso lavoro, e fra loro c’è anche Ronnie: è un Hunter, proprio come me.
 
“Dobbiamo prendere il treno! Sorellona andiamo!” – mi sorride, e mi indica la stazione: il treno ci condurrà nella prossima città dove intraprenderemo la nostra prossima avventura assieme, mentre Anna ci attende a casa, pronta a farci trovare una cena degna dei migliori chef.
Cos’altro posso desiderare? Saliamo sul treno e ci accomodiamo, scherziamo ridiamo finché non vedo l’espressione di Ronnie cambiare: da felice a preoccupata.
“Cosa c’è ? Che ti succede?” – gli domando con parole che non nascondono l’ansia.
“Attent...” – la sua parola è mozzata, si allontana sempre di più, il treno scompare, cado nel buio, Ronnie si fa sempre più lontano e sento un rumore infernale che mi rompe i timpani.
 
                                                                .                .                 .
 
Mi sveglio improvvisamente, confusa faccio mente locale: “ Era un sogno, sei sul treno per l’esame di Hunter!” – mi ripeto.
Ma il rumore è reale! Cosa succede? Esco fuori e corro nella cabina di comando a chiedere informazioni.
Nel tragitto vengo travolta e spinta da molte persone nel panico, a forza raggiungo la cabina e chiedo cosa stia accadendo.
“Signorina ci hanno detto che fra 7 chilometri i binari sono interrotti a causa della leva del cambio non spostata, rischiamo di deragliare! Non possiamo frenare il treno, la sua mole può continuare a  camminare per più di 9 chilometri anche grazie al solo peso.” – mi spiega in fretta e disperato un signore vicino al conducente.
 
“Non c’è nessuno che possa spostare la leva in tempo?” – chiedo io.
“No, di solito lo si fa con un macchinario elettronico a distanza molto prima del passaggio del treno! Adesso non abbiamo tempo!” – mi risponde per poi scappare dal capitano e verificare a fondo la situazione.
 
La gente attorno a me continua a scappare, l’occhio mi cade su poche sporadiche e rarissime figure che rimangono calma sedute ai loro posti.
“Possibile che non facciano niente?” – mi chiedo.
Nel frattempo molti iniziano a saltare dai finestrini del treno in corsa, alcuni si fanno male altri sono abbastanza agili da non farsi nulla.
Io mi rifiuto di scendere da questo maledettissimo treno! Io devo sostenere il mio esame per diventare Hunter, quest’anno!
Così prendo una decisione, critica e pericolosa. Io posso superare la velocità del treno per 500 metri, e dispongo del potere Nen che dovrebbe garantirmi la forza per spostare la leva.
Esco da un finestrino e contro vento mi arrampico sul tetto del treno, aspetto di intravedere a distanza (ho una vista parecchio acuta!) i binari separati.
Faccio dei rapidi calcoli: se il treno come ho letto viaggia  a 200 km/h e quindi circa 55 m/s, e prima dei binari restano 7 km, cioè 7000 m il tempo che impiegherà per percorrerli sarà: tempo uguale spazio diviso velocità per un risultato di 127 secondi, circa 2 minuti e sette secondi. Analogamente per percorrere solo gli ultimi 500 metri il treno impiegherà, con la stessa velocità, appena 9 secondi.
In 5 secondi dovrei riuscire a coprire i 500 metri con la mia spropositata corsa aiutata dal Nen, nei restanti 4 dovrò spostare la leva.
“Se riesco a spostarla in 3 sarebbe meglio.” – dico fra me e me.
Mentre penso a ciò intravedo i binari, ad occhio e croce mancano i 500 maledetti metri che potrebbero salvarci, alle mie spalle sento ancora le grida della gente che salta dal treno. Salto anch’io, davanti al treno però. Corro come una forsennata...Uno, due, tre, quattro!
Meglio di quanto immaginassi arrivo alla leva in 4 secondi e con un calcio la spingo: i binari combaciano.
“Incosciente!” – mi grida qualcuno, credo sia il conducente del treno.
Sento il mezzo avvicinarsi, ho due secondi per saltare di nuovo sul suo tetto, spicco il volo e mi ritrovo a fissare il cielo pancia all’aria a tutta velocità, a 200 km/h: sorrido, tutto sembra filare liscio!
Con le poche forze rimastemi, per la corsa supersonica e il calcio ho infatti impiegato molte energie, rientro nel treno. Sembra deserto, mi dirigo a fatica nella cabina del comandante dove si sono riunite oltre a quest’ultimo, ed al signore che mi aveva spiegato poc’anzi la situazione, altre due persone: un ragazzo coi capelli rossi che continua a fissarmi in maniera molto inquietante ed un signore dallo sguardo molto furbo.
“Potevi morire lo sai?” – mi riprende pacato il comandante.
“Signore, questo è il treno che mi condurrà nei pressi del luogo per fare l’esame di Hunter, non potevo rischiare che deragliasse per me è troppo importante!” – rispondo con risolutezza, le mie parole fanno luccicare in maniera sempre più inquietante gli occhi di quel ragazzo dai capelli rossi: decido di non guardarlo più.
“Beh, allora congratulazioni cara, prova superata!” – mi dice il signore accanto alla conducente.
“Scusi?” – domando io.
“In questo treno mia cara, erano presenti solo aspiranti Hunter, come ben saprai ogni anno ne arrivano a migliaia da tutto il mondo. Gli esaminatori non hanno il tempo di star dietro a tutti, così ci chiedono di ‘smaltire’ il carico per così dire. Non correvate alcun pericolo, un secondo prima del deragliamento i binari sarebbero tornati al loro posto! Era una prova...di coraggio per così dire! Quanti di voi sarebbero stati tanto prodi dal rimanere sul treno o fare qualcosa?” – mi spiega.
“A quanto pare solo tre.” – dico io.
“Esatto, ma tu sei stata forse la più coraggiosa a gettarti in una corsa folle col treno alle spalle per spostare la leva! Complimenti!” – mi loda il capitano – “Perché volete diventare Hunter?” – ci chiede poi.
“Voglio scovare i tesori e svelare i misteri del mondo!” – faccio io.
“Con la licenza di Hunter si è più liberi di uccidere.” – risponde freddamente il ragazzo dai capelli rossi, facendo rimanere tutti increduli, tutti tranne me: ho deciso che non lo avrei più considerato! Anche se so perfettamente che in questo momento mi sta fissando per vedere quale reazione hanno sortito le sue parole su di me. Dal piccolo gemito di eccitazione che fa deduco che il mio volto indifferente deve averlo compiaciuto più di quanto io non volessi.
“Non voglio rispondere!” – conclude infine il signore dallo sguardo furbo.
“Beh fa un po’ come ti pare! L’unica motivazione che mi è piaciuta è la tua ragazza! Come ti chiami?” – mi domanda ancora il capitano.
“Amelia! Amelia Larall” – rispondo, ovviamente con il cognome di Anna e Ronnie, questo è il mio cognome, quello dei miei genitori non lo conosco e non voglio conoscerlo.
“Bene, andate pure a riposarvi un po’, arriveremo fra un’ora e mezza.” – ci invita il signore che deduco sia il co-capitano.
Il primo ad uscire è il signore furbo, dopodiché passo io! L’avessi mai fatto: il tizio inquietante mi segue per uscire dalla porta e ad un certo punto si abbassa, mi cinge le spalle con un braccio  e sussurra:
“Amelia, eh? Me ne ricorderò!” – sorride dolcemente (leggi inquietantemente) e se ne va.
Io rimango immobile, interdetta e confusa! “Ma che vuole?” – mi domando, non che sia un brutto ragazzo, ma francamente non mi importa del suo aspetto, mi mette i brividi!
 

 
 

*Lily_nee*


Salve! Ecco il secondo capitolo di questa ff, l’avevo promesso per ieri ed invece lo
pubblico solo oggi! Scusate ç_ç
Chi sarà mai il ragazzo che Amelia trova così inquietante? Sembra interessato a lei? Perché?
Vi ricorda qualcuno? Beh, se vi incuriosisce seguite i prossimi capitoli! :3
Se volete lasciate anche un commentuccio! Ringrazio chi ha recensito, chi recensirà e coloro che hanno messo la mia storia fra le seguite. :’)
Alla prossima, un bacio <3

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Capitolo 3
*** Luna Nascente ***


Capitolo Terzo.

 

Dopo essermi accertata che il ragazzo dai capelli rossi si sia effettivamente allontanato un bel po’, torno a sedermi nella cabina del treno dove, all’inizio del mio viaggio, mi ero appisolata.
Il treno prosegue il suo percorso senza che io riesca più a prender sonno, così mi limito a fissare il paesaggio fuori dal finestrino: il Sole che questa mattina picchiava forte sul mio viso si fa più debole, i suoi raggi cambiano colore, dal giallo acceso ed accecante all’arancio più tenue e dolce. Inizia ad insinuarsi sotto il mio naso l’odore della sera che avanza col suo manto scuro ed  avvolgente, infine, lentamente, la Luna sale in cielo quasi a fare da regina alle miriadi di stelle che ha attorno.
                                                     .                      .                     .
 
 
Passano un’ora e mezza massimo due e di nuovo avverto uno strattone, come se il treno stesse inchiodando.
“Di nuovo?” – urlo mentre mi alzo e apro la porta della cabina.
“Siamo quasi giunti a destinazione, fra poco ci fermeremo.” – una voce, che riconosco essere quella del signore che sta sempre accanto al conducente, parla dall’altoparlante.
“Aah, stanno iniziando a frenare...” – penso tra me e me, sollevata che non ci sia un nuovo e pericoloso salvataggio da fare. Poi realizzo di esserci, finalmente!
Apro con fin troppo entusiasmo il finestrino alla mia destra, tiro fuori la testa ma essendo buio non riesco a vedere niente. Il vento mi scompiglia i capelli e quasi mi impedisce di tenere gli occhi aperti, ma non importa. Pur non vedendo, posso sentire.
Inspiro profondamente l’aria di fuori: “Profuma di avventura.” – sussurro.
“Già... Amelia.” – una voce alle mie spalle, mi volto di scatto e dietro di me c’è, immancabilmente, il ragazzo dai capelli rossi. Una vera e propria persecuzione questo tizio! Per non parlare poi, del tono inquietante di voce con cui pronuncia il mio nome.
 
Non gli rispondo nemmeno, vado di corsa verso la sala di comandi del treno per parlare con il capitano. Mentre correvo via avrei giurato di sentirlo ghignare.
 
“Dove vai così di fretta?” – mi domanda il capitano venendo verso di me, tanto che per poco non lo travolgo.
“Da lei! Piuttosto chi porta il treno ora?” – chiedo allarmata.
“Chi porta il treno in questo momento? Beh proprio nessuno dal momento che ci siamo fermati.” – mi schernisce.
“Ah..davvero?” – sono basita, non mi sono accorta che la frenata era terminata. Tutto perché? Già, quel maledetto rosso.

“Oh bene eccovi qui tutti e tre, finalmente.” – esclama senza dar peso alla mia reazione. Mi accorgo che sono arrivati gli ultimi due passeggeri del treno: lo scorbutico e lui.
 
“Bene, avete superato la prima selezione! Ancora congratulazioni. Lasciate che vi dia un consiglio ora...” – continua il capitano.
Le attenzioni di tutti si spostano sulla sua persona, siamo concentrati sulle sue parole.
“Quando lascerete questa stazione, cercate l’unico locale della città: la Locanda della Luna Nascente. Sicuramente qualcuno lì saprà darvi indicazioni sul luogo dove si svolgerà l’esame per diventare Hunter! Ora coraggio andate, andate!” –  gli occhi azzurri del capitano, che splendevano contrastando con la bianca barba, tradivano quel falso tono burbero di voce col quale ci stava liquidando.
Che si fosse affezionato con così poco tempo?
Era sicuramente una persona molto simpatica, gentile ed onesta. E se fosse stato così anche mio nonno?
...Un momento! Perché adesso mi veniva in mente mio nonno?
Cerco di scacciare immediatamente quel pensiero dalla mia testa, che me ne importa dei miei genitori naturali e dei miei nonni? Proprio niente!
Seguo meccanicamente gli altri verso l’uscita del treno, e sento il capo del treno augurarmi buona fortuna alle spalle.
 
                                                  .                    .                          .
 
La città in cui sono giunta, Moon, è deserta al momento; così mi guardo attorno per cercare qualcuno che sappia indicarmi come arrivare alla locanda. Cammino per minimo tre chilometri senza vedere l’ombra di una persona, eccetto che per lo scorbutico del treno che evito accuratamente prendendo una direzione opposta alla sua, in quanto mi sta antipatico.
 
Ma c’è un altro incontro, mio malgrado.
“Hai trovato la locanda?” – una voce viscida e melliflua alle mie spalle...come non riconoscerla!
“Tu?” – domando di rimando allo strano ragazzo dai capelli rossi.
Ghigna...di nuovo.
“Sì! Se vuoi ti ci accompagno...” – mi propone ammiccando.
Palesemente spaventata ed impressionata dal suo essere così inquietante, mi dileguo in un istante alla velocità della luce, gridando alle mie spalle, con un braccio alzato per salutare e ad una distanza di un paio di metri:
“No grazie, me la caverò.”
 
“Rimane il fatto, però, che non ho idea di come arrivarci a questa locanda” – penso disperatamente.
Nella frustrazione più totale, proprio mentre sto per abbandonare mi viene un’idea geniale: se una città è deserta a mezzanotte, la maggior parte delle popolazione starà dormendo nella propria dimora, ma c’è una buona probabilità che qualcuno stia facendo baldoria in qualche locale con gli amici. E proprio grazie al silenzio, potrei riuscire ad avvertire gli schiamazzi di qualcuno ed arrivare così alla Luna Nascente. Certo, le possibilità sono scarse, ma io avrei tentato comunque.
 
Chiudo gli occhi, attorno a me il più completo silenzio, divengo un tutt’uno con ciò che mi circonda. Ecco i primi suoni.
C’è non troppo lontano un gatto che miagola, continuo a tendere l’orecchio...Un  gufo sta bubolando alla luna...Qualcuno deve esser sceso a gettare l’immondizia...
“Portaci un altro bicchiere!” – altri due chilometri circa, sulla sinistra. Trovata!
Corro in quella direzione, deve essere per forza quella! Ed infatti, mezz’ora dopo eccomi lì:

Locanda della Luna Nascente.
 
Varco la soglia: un locale abbastanza accogliente, con una luce calda, qualche tavolino, delle scale che evidentemente conducono alle stanze per i clienti che intendono fermarsi, ed il bancone del proprietario.
Mi dirigo verso quest’ultimo.
“Salve, il capitano del treno che è arrivato poco fa in stazione, mi ha raccomandato di chiedere in questa locanda delle informazioni riguardo il luogo dove si svolgerà l’esame per diventare Hunter.” – spiego in maniera molto cortese.
 
“Sei la terza che mi fa la stessa domanda questa sera. Per le indicazioni dovrete attendere domattina tu e i tuoi amici. Per questa notte dovrete fermarvi qui e pagarmi la stanza.” – mi spiega distrattamente continuando a pulire il bicchiere che teneva in mano da quando sono entrata.
 
“Ma io non voglio dormire, voglio raggiungere il luogo dell’esame.” – protesto nonostante alla fine mi senta più stanca di quanto non voglia ammettere.
“È la politica del locale, signorina. Nessuna informazione e  nessun favore in cambio di niente. Quindi paga i tuoi 870 Jenny e non fare storie se vuoi le tue indicazioni.” – mi risponde asciutto, poggiando la chiave delle stanza numero 7 sul bancone.
 
Sono furiosa, gli sbatto i soldi sul bancone, prendo la chiave e me ne vado: “Bene, tante grazie.”
 
 
Salgo le scale e arrivo ad un corridoio buio, dove a malapena si leggono i numeri sulle porte. Ecco la numero 7, infilo con non poca difficoltà la chiave e qualcosa si accende: c’è una specie di schermo sulla porta!
 
“Maledetta porta, apriti!” – sento qualcuno sbraitare poco più in là di me. Cerco di acuire la vista, e con la fioca luce concessami dallo schermo che si è appena acceso, riesco a scorgere il burbero aspirante Hunter del treno che batte i pugni sul display della sua camera.
 
Curiosa, ma comunque noncurante, torno a concentrarmi sulla mia numero 7, giro la chiave  nella serratura ed anziché aprirsi, appaiono sullo schermo delle parole.
 
“Se vuoi entrare nella tua camera, devi rispondere alla domanda. Premere ‘Sì’ se di desidera procedere, ‘No’ se si desidera abbandonare la propria aspirazione.”
 
“Diamine, avrei pagato 870 Jenny ed adesso non ho nemmeno la certezza di sdraiarmi su un letto?! Quale aspirazione poi?” – bofonchio fra me e me premendo il tasto ‘Sì’.
 
Le lettere si mischiano, cambiano e formano il quesito:
 
“In una stanza ci sono due padri e due figli. Tuttavia vi sono solo tre persone, come è possibile?
 
Prego rispondere ad alta voce”

 
 
“Crede davvero di raggirarmi così?” – penso prima di dare la risposta con un tono di voce chiaro e conciso:

“Nella stanza vi sono: un bambino, suo padre ed il padre di suo padre.” – la stanza si apre.
 
Entro dimenticandomi dell’antipatico alle prese con la sua domanda, e stanca non noto nemmeno l’arredamento, mi dirigo semplicemente in bagno per farmi una doccia.
Uscita con un asciugamano addosso, mi avvicino alla finestra che da su delle montagne buie e maestose. Noto qualcosa di strano: non è chiusa bene. provo a forzarla ma niente, infine mi accorgo che c’è una carta ad impedire il mio gesto. Così la sfilo e riesco a bloccare i fastidiosi spifferi che stavano entrando.
 
Vado verso il letto rigirandomi la carta tra le mani, finché noto che c’è scritto qualcosa sopra:

“Complimenti per l’arguzia, Amelia.”
 
La carta era un asso di cuori.
 

 
 

*Lily_nee*

 

Eccoci con il terzo capitolo di questa ff!
Domando scusa per il mega-ritardo nell’aggiornare :’(
Spero che qualcuno abbia ancora voglia di leggere la mia storia.
Beh tornando a noi: sono scesi dal treno, e l’esame per la nostra Amelia è
giunto alle porte.
 
Ma...quella carta? Di chi sarà? Non vi viene in mente nessuno?
 
Alla prossima, un bacio! <3

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Capitolo 4
*** La melodia ***


Capitolo Quarto.

 
 

I pacati rumori di una città in lento risveglio che entrano, assieme alla luce, dalla finestra rimasta chiusa tutta la notte, il palpabile silenzio di un luogo in cui pian piano si diffonde il forte aroma del caffè appena preparato ed io che mi alzo dal letto dopo una lunga notte di sonno rigeneratore.
 
Sono le 6:40, così decido di entrare in bagno e farmi una doccia veloce; mezz’ora dopo scendo nel salone principale della Luna Nascente: ai tavoli sono seduti pochi clienti a fare colazione, mi avvicino al proprietario che si trova sempre dietro al bancone, ma prima che io possa parlare mi precede:

“Ti domando scusa per quanto accaduto ieri sera. Vedi quella di sopra era un’altra prova per smaltire aspiranti Hunter, ed infatti per averla superata riceverai due premi: il primo consiste nelle informazioni per raggiungere il luogo dell’esame e il secondo nella restituzione dei soldi per la camera. In realtà il pernottamento e il pagamento erano solo una messa in scena per costringervi ad affrontare la prova, tuttavia non potevo rivelarvi di cosa si trattasse.” – mi spiega con un tono molto più gentile ed amichevole della sera precedente.
 
“Non poteva dircelo perché voleva mettere alla prova le nostre doti sotto pressione?” – chiede il ragazzo dai capelli rossi che nel frattempo era sceso a far colazione e si era avvicinato al bancone.
 
“Esattamente! Ora che siete scesi tutti e due posso darvi le informazioni insieme, bene!” – ci sorride.
 
“Un momento! Manco un altro signore, non ricorda? Ieri sera siamo arrivati in tre.” – domando io: sebbene il tizio burbero non mi sia troppo simatico, dopo aver visto come stava disperatamente cercando di rispondere al quesito ieri, non me la sentivo di abbandonarlo.
 
 
“Oh, vede signorina, lui non è riuscito ad entrare nella stanza. Pertanto non gli sono né state date le informazioni né restituiti i soldi. Lui...Riproverà il prossimo anno, credo.” – risponde guardando nel vuoto.
 
Incredibile! Per non essere riuscito a rispondere ad uno sciocco indovinello, non gli sarebbe stato permesso di prender parte all’esame per la Licenza di Hunter.
E queste erano solo le ‘eliminatorie’, figurarsi le vere e proprie prove quello che sarebbero potute essere!
 
“La prima prova si terrà nella Foresta del Sole: uscite dalla locanda e proseguite per tre chilometri verso Nord.” – ci indica la strada del luogo per l’esame, ci restituisce i pagamenti delle stanze e ci congeda.
 
 
Esco dalla Luna Nascente e mi avvio, destinazione: foresta del Sole.
Dopo circa un chilometro di strada, distrattamente, mi volto e dietro di me vedo, a pochissimi passi di distanza, il ragazzo dai capelli rossi camminare con una strana espressione divertita in viso.
Il fatto che non lo avessi avvertito prima stava ad indicare una sola cosa: sapeva usare il Nen, ed in quel particolare momento stava utilizzando l’IN.
 
“Perché celi la tua presenza?” – È la prima volta che mi rivolgo a lui di mia spontanea volontà.
 
“Ovvio, altrimenti saresti fuggita come ieri sera, no?” – mi risponde con il suo tono calmo e profondo.
 
“Probabilmente sì. Beh stavolta non scapperò, visto che abbiamo comune meta se vuoi possiamo andarci insieme.” – propongo...Anche se non so bene il perché.
 
“E magari potremmo anche andare a mangiare un boccone insieme!” – in un lampo si avvicina, mi cinge i fianchi con un braccio e mi sussurra queste parole all’orecchio.
 
Mi libero con decisione dalla presa ed imbarazzata rispondo: “No! Andiamo a fare l’esame...Aspetta come ti chiami?” – cerco di riprendermi.
“Sei arrossita! Mi chiamo Hisoka.” – risponde.
 
“Bene..Hisoka! Andiamo e diventiamo Hunter.” – incoraggio ed accelero il passo, senza difficoltà lui mi sta affianco.
 
Dopo non molto, giungiamo alla Foresta del Sole. Ad attenderci troviamo un folto gruppo di persone: tutti aspiranti Hunter.
“Li falcio tutti!” – sussurro a bassa voce, in visibilio per l’avventura che mi attende.
“Attenta a non farti male, tu sei una mia preda.” – mi risponde il ragazzo dai capelli rossi ammiccando. Sta scherzando vero?
 
Un signore si avvicina e consegna prima a me ed in seguito ad Hisoka, due targhette con dei numeri, rispettivamente il 77 ed il 78:

“Dovrete tenerle attaccate a voi per l’intera durata dell’esame. Non perdetele o sarete squalificati.” – ci disse e se ne andò.
 
 
Si avvicinò poi un signore che portava al petto la targhetta col numero 15.
 
“Uno dei primi ad essere arrivati.” – dico fra me e me.
 
Èbasso, grasso e non troppo giovane. Ha sul volto un’espressione gentilissima.
 
“Ehi, sei nuova?” – mi chiede sorridendo.
 
“Sì, mi chiamo Amelia! Partecipo per la prima volta. Oh, anche lui è nuovo!” – mi presento e poi indico Hisoka.
 
“Chi, scusa?” – chiede il signore.
 
Mi volto alla mia destra, ma il numero 78 non c’è più.
 
“Ah, un ragazzo che era qui fino a un secondo fa. Deve essersi allontanato.” – e non me ne sono nemmeno accorta, di nuovo.
 
“Ad ogni modo, io sono Tonpa, ed è la trentaquattresima volta che partecipo.” – si presenta.
 
“Ohi, ohi. Sembra sempre più difficile.” – penso.
 
“Se vuoi posso informarti su molti dei candidati. Ne conosco parecchi.” – propone con fin troppa gentilezza.
 
“Ah, grazie! Se ne avrò bisogno ti farò sapere, eh.” – non voglio sapere nulla sugli altri candidati. Se ci sarà da batterli, lo farò onestamente: senza prendermi vantaggi di qualsiasi sorta.
 
“Bene, allora direi di festeggiare la nostra conoscenza!” – il signor Tonpa mi tende una lattina d’aranciata.
È scortese rifiutare, così accetto! Brindiamo, apro la lattina e faccio per portarla alla bocca.
Sento uno strano odore.
 
“Ti ringrazio, Tonpa. Sono andata al bagno abbastanza bene in questo ultimo periodo. Non mi servono aiuti.” – lo fulmino con lo sguardo e me ne vado.
 
Sento una risata e mi volto in direzione di quest’ultima: Hisoka, appoggiato ad un albero, ha seguito tutta la vicenda. Mi fissa, si lecca le labbra e poi si allontana.
 
“Ancora più inquietante.” – dico ad alta voce.
“Ma tremendamente car...” – no, non lo avrei mai ammesso. Né pensato.
 
 
 
                                                               .                               .                             .
 
 
 
 
 
 “Beh, credo che ci siamo proprio tutti. Io sono Azael, un Hunter della Musica. E sarò, anche, il vostro primo esaminatore. La prima prova durerà un’ora e per superarla dovrete prendere uno di questi oggetti  nella cesta alla mia destra. Sono registratori: il vostro  compito è addentrarvi nella foresta e registrare un suono meraviglioso.” – spiega l’uomo dai capelli celestini, la corporatura smilza e gli occhi che brillano di un lilla tenuissimo.
 
“E come diavolo facciamo a sapere se è bello questo suono, eh?” – grida il candidato numero 98.
 
“Già! Ha ragione. Che razza di prova è?” – gli fa eco una ragazza con il numero 45.
 
In poco tempo, molti si lasciano trasportare dalle prime proteste e scoppia una mini rivolta: per quanto mi riguarda la trovo una bella sfida. Cercare un suono meraviglioso per un Hunter della Musica deve essere come cercare un tesoro nascosto e preziosissimo per un Hunter Cercatesori, che presto io sarei divenuta. Pertanto taccio.
Altri, saggiamente a mio avviso, seguono il mio esempio. Compreso il numero 78.
 
Le proteste continuano,  in seguito Azael alzò il braccio sinistro, teneva qualcosa stretto tra le dita. Uno di quei registratori, premette il tasto per azionarlo e ne uscì una melodia incantevole; impossibile descrivere tanta magnificenza con le parole, era come trovarsi nel luogo ideale. Come trovarsi seduta in soggiorno assieme a Ronnie accanto al camino, ad attendere la cena che Anna sta preparando per tutti noi, mentre fuori diluvia.
La musica non fa questo effetto solo a me: presto le grida si placano, la maggior parte dei candidati chiude gli occhi guidata dalle note di quella canzone, che probabilmente li sta conducendo nel posto del loro cuore, nel posto a loro più caro.
 
La registrazione si interrompe, e tutti sembrano tornare sulla Terra dopo un viaggio celestiale.
 
“Come già detto, la prova durerà un’ora: al termine del tempo prestabilito un sibilo vi farà capire che è il momento di rientrare, inoltre non sarà più possibile incidere nessun suono su quel nastro dopo un’ora. Quello che aveva ascoltato poco fa è il mio suono meraviglioso! Ora andate e fatemi sentire il vostro. ” – ci invita tutti Azael.
 
Tutti e duecentocinquanta i candidati afferrano un registratore dalla cesta e si dirigono nel cuore della Foresta del Sole; io con qualche difficoltà assicuro l’apparecchio nella tasca interna della mia giacca e pian piano mi avvio nei meandri della foresta.
 
Il posto era fedele al nome: un luogo meraviglioso dove il verde degli alberi e dei prati sembra brillare di luce propria. Il cielo visto dall’interno della foresta è ancor più limpido e fresco. Sento l’aria guidare i miei passi, corro fra le piante, tendendo le orecchie, alla ricerca di un suono che mi riempia l’anima, come quello di Azael. Qualcosa che mi faccia tornare a casa con Ronnie ed Anna, a correre spensierata fra i prati della radura di Krajia, che mi faccia nuotare nella acque del Lago Aros. Una melodia che rispecchiasse, però, anche il mio sogno di girare il mondo per scovare tesori con la mia Licenza Hunter.
 
 
                                              .                         .                           .
 
 
 
Un sibilo, un suono insopportabile!
Le ginocchia non mi reggono e cado a terra, porto le mie mani alle orecchie e strizzo gli occhi.
Dieci secondi in quello stato, e il rumore si placa. Sento l’apparecchio nella tasca interna della giacca fare uno scatto.
 
“Come è possibile? Non l’ho mai usato.” – lo afferro e leggo sullo schermo: ‘Tempo scaduto!’.
 
“Che? Tempo scaduto? Ma non ho registrato nessun suono...Come farò adesso?” – penso tra me e me.
Così finisce la mia avventura per diventare un Hunter? Alla prima prova?
Ero così occupata a immaginare la mia melodia che non ne ho trovata una?
Sono delusa da me stessa.
 
Devo tornare indietro, mi avvio.
Il tragitto è interminabile, un po’ perché mi sono addentrata parecchio nella foresta, un po’ perché la mia mente è affollata da pensieri orribili.
 
Sono pervasa da tristezza, frustrazione, delusione e tanto rimpianto.
 
È così che ripago Anna e Ronnie? Diamine è grazie a loro se partecipo all’Esame.
 
“Partecipavi...” – dico a me stessa a bassa voce.
 
 
Infine, dopo il più lungo e orribile tragitto della mia vita, torno dove ero partita.
Gli altri aspiranti Hunter sono in fila per far ascoltare le loro registrazioni ad Azael.
Non posso andarmene e far finta di niente, devo comunque mettermi in fila ed attendere il mio turno.
Questa volta il tempo passa in fretta, ed in men che non si dica al mio controllo mancano solo cinque persone.
Alzo leggermente lo sguardo: Hisoka è passato e mi sta guardando, sorride.
Io non condividerò questo sorriso, abbasso lo sguardo mestamente. Chissà se se ne è accorto?
 
Arrivo davanti ad Azael:
“Porgimi il tuo registratore.” – sorride musicalmente la sua voce, peccato io non abbia nulla da fargli sentire.
 
Più triste che mai afferro l’apparecchio nella tasca interna della giacca, quella a sinistra, e lo passo ad Azael.
Noto poi, sempre alla mia sinistra, un gruppo di persone che sta andando via desolatamente: sono quelli che non ce l’hanno fatta!
 
“Ed io sarò fra quelli.” – dico dando voce ai miei pensieri.
 
L’Hunter della Musica, schiaccia “Play”.
 
 

 
 
 

*Lily_nee*

 
 

Salve a tutti! Eccoci al quarto capitolo ed alla prima prova.
Possibile che sia già finita per la nostra Amelia?
 
Alla prossima, un bacio! <3

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Capitolo 5
*** Ricostruire la speranza. ***


Capitolo quinto.

 

*Lily_nee*

 

Salve! Vi ricordate ancora di me e della mia storia? Purtroppo è davvero troppo tempo che non aggiorno, ma per un motivo o per un altro non trovo mai il tempo D:
Spero che vogliate ancora seguire questa ff e accompagnare Amelia verso il suo viaggio per diventare Hunter.
Un bacio!

_____________________________________________________________________________________________________________________________
 

Eccoci alla fine del mio breve e fallace sogno di diventare una Hunter, dico “alla fine” perché
probabilmente non mi concederò un’altra occasione: sono troppo orgogliosa per ritentare. Sarebbe dovuto succedere subito. Non diventerò mai una Hunter Cercatesori.
 
Mentre la mia mente è invasa da pensieri negativi, Azael l’hunter della Musica, ha schiacciato il tasto play del registratore assegnatomi per l’esame ed a poco a poco le sue labbra si incurvano in sorriso : inspiegabilmente dei suoni vengono fuori dall’apparecchio!
“Non è possibile..” – penso tra me e me, sono sicura di non aver trovato nessun ‘suono magnifico’ nella foresta...
Dalla piccola scatola sembrano uscire suoni  simili ad un tamburo, Azael porta il registratore vicino all’orecchio e chiude gli occhi ascoltando estasiato.
Finita la riproduzione, mi fissa quieto e dice:
“Registrare il tuo cuore, sei stata davvero saggia. Nessuna melodia e più vera, bella e misteriosa che quella del proprio cuore. Congratulazioni, unisciti ai tuoi compagni.”
 
Fondamentalmente non ho capito nulla di quello che è successo, credo di esser stata talmente sbadata da lasciare il registratore acceso durante tutta la mia passeggiata alla ricerca del suono naturale più bello.
Sono stata maldestra e fortunata. Sorrido e ancora frastornata vado a sedermi sotto la penombra di una quercia, in attesa che l’hunter della Musica esponga l’esito dell’esame a tutti gli altri partecipanti.
Sono al settimo cielo! Nonostante qualche secondo prima stessi archiviando la mia bocciatura per sempre, ora mi ritrovo a chiedermi cosa mi attenderà, adesso che il mio sogno è ancora vivo.
 
Assorta nei miei pensieri, non mi accorgo che qualcuno si sta sedendo accanto a me, ha i capelli rossi: è Hisoka.
 
“Anch’io voglio ascoltare il canto del tuo cuore, Lia” – sussurra, guardando verso il cielo con aria  trasognata.
 
“Canto? Lia?!” – penso tra me e me mentre arrossisco violentemente; mi volto e continuando ad avvampare in viso, rispondo: “Da...Da quando mi chiami così?”
 
“Da ora. Ti da fastidio, Lia?” – l’ultima parola me la soffia sul collo.
Io, imbarazzatissima, lo scanso e gli dico: “No, non mi da fastidio.” – in effetti non mi dispiace poi così tanto. “Però smettila di avvicinarti così tanto.” – lo rimbecco.
“D’aaccordo.” – asserisce lui molto evasivamente, si alza, da un buffo colpetto sulla mia testa e se ne va  ghignando, poiché conscio che sono arrossita di nuovo.
 
 
                                                      .                        .                     .
 
 
 
 
 
 
La prima prova per diventare Hunter è volta al termine. Azael, l’hunter dai capelli celestini e gli occhi lilla, prende la parola: “Esaminandi, di duecentocinquanta siete passati in cento. Per i centocinquanta che non ce l’hanno fatta: vi invito a riprovare il prossimo anno!” – i bocciati, mesti in volto, stavano iniziando ad andarsene con passo lento e sconsolato.
 
“Adesso vi lascio nelle mani di Ylois.” – sorride Azael mentre si volatilizza ed  al suo posto compare una donna distinta, bellissima, vestita elegantemente: ha gli occhi azzurri ed un viso diafano incorniciato da lunghi capelli neri e brillanti.
 
“Piacere di fare la vostra conoscenza aspiranti Hunter. Io sono Ylois, una Hunter dei contratti, ciò significa che persone molto benestanti stipulano dei cospicui contratti con me in cambio dei miei servigi. Questi ultimi prevedono il fare da scorta, da guardia del corpo e simili.” – spiega in modo molto eloquente.
 
“Ma fare da scorta e da guardia del corpo non sono la stessa cosa?” – domanda un ragazzo che non riesco a vedere in mezzo alla folla: sono in piedi sì, ma ancora appoggiata alla mia quercia.
 
Ylois sorride e con l’aria di chi sta spiegando la cosa più ovvia del mondo, afferma:

“Fare da scorta significa accompagnare qualcuno in un determinato posto evitando il più possibile intoppi e ritardi. Fare la guardia del corpo implica, il più delle volte, combattere.” – l’ultima parola è tagliente come l’aria fredda che di mattina ti punge il naso appena esci di casa.
 
 
“È proprio forte...” – sussurro impercettibilmente.
 
“Puoi scommetterci!” – mi sorride. Incredibile mi ha sentita!
 
“Bene esaminandi, per quanto riguarda la mia prova dovrete cercare di ottenere un contratto da un cliente che potrete ricercare nella città qui vicina, e portarmi l’accordo stipulato come certificazione. Ci vediamo qui fra 3 giorni a partire da oggi. ” – spiega molto scarnamente.
 
Tutti coloro che, compresa me, hanno appena portato a termine la prima prova, di colpo si vedono  piombare fra capo e collo la successiva, per di più senza avere la benché minima idea di cosa occorra fare per ottenere un contratto.
 
“Potete partire...ADESSO!” – ci da il segnale d’inizio.
              
                                                               .                          .                        .
 
Non avendo la benché minima idea sul da farsi, mi dirigo immediatamente sul luogo indicatoci dall’esaminatrice.
 
Dopo venti minuti sono finalmente nella cittadina, ma rimango a dir poco meravigliata: è piccolissima ma interamente ridotta ad un cumulo di macerie.
“Ci abiterà veramente qualcuno qui?” – domando fra me e me.
Mi guardo attorno e vedo altri esaminandi allibiti quanto me.
Passeggio fra i resti di quella città, facendomi strada sino ad una costruzione molto grande, rimasta in piedi per miracolo, credo.
Busso, ma nessuno risponde; pertanto decido di entrare: vi sono molte persone all’interno, in gruppi da massimo cinque o sei membri.
“Che siano gli abitanti di questo posto?” – domando sottovoce.
“Viviamo qui perché le nostre case, come hai visto sono state distrutte.” – mi risponde un uomo che deve avermi sentito. Il suo sguardo è spento, la sua voce è triste e sembra evidentemente stanco e provato, riesco quasi a percepire le sofferenze che lui, come tutti i cittadini, devono aver patito per la perdita delle proprie abitazioni.
“Ma cosa ha causato tutto ciò?” – domando sconvolta.
“La furia di un tornado. Anche nel luogo dove siamo adesso non vi erano altro che macerie, ma mettendo assieme le nostre forze, grazie all’aiuto di Klo siamo riusciti a ricostruire almeno questa sorta di abitazione per tutti.” – mi spiega brevemente.
 
“Chi è il signor Klo?” – so che sto mettendo alla prova la sua pazienza, ma ho davvero bisogno di sapere.
“L’uomo più benestante di questa città, che ha messo a disposizione le sue risorse per aiutarci. Purtroppo però, questa non è una terra incredibilmente ricca, e nonostante lui rispetto a noi lo sia, le sue risorse sono fortemente limitate. Ha comprato i materiali, ma la manodopera non è abbastanza, e chi è ancora giovane e forte per lavorare è stanco e provato...Per questo i lavori procedono a rilento, di questo passo vivremo qui per sempre.” – una lacrima, segno di sconfitta ed impotenza, riga il viso dell’uomo che mi sta parlando.
 
Pur  continuando a pensare all’esame per diventare Hunter in pieno corso, pur volendo trovare un contratto vantaggioso per accedere alla terza prova... Non riesco ad ignorare il dolore di quelle persone, perché so quanto il calore di un focolare, attorno a cui si trovano le persone che ci sono più care, sia un valore inestimabile per ogni uomo al mondo.
 
Tutto ciò trascende il semplice fatto di voler diventare un Hunter, tutto ciò trascende il semplice fatto di non conoscere delle persone...”Aiuterò questa città con il mio potere. Farò tutto ciò che posso.” – ripeto a me stessa.
 
“Potrei parlare con il signor Klo?” – guardo l’uomo dritto negli occhi.
Egli si alza dal giaciglio di coperte su cui era seduto e mi scorta fino ad una porta verde, chiusa. Mi fa cenno di entrare e torna verso la sua famiglia.
 
Busso alla porta e sento una voce mesta accordarmi l’accesso. Entro e guardandomi attorno noto che la stanza non è molto grande anzi è fredda, spoglia ed angusta, è lo specchio degli occhi grigi e persi nel vuoto dell’uomo che si trova seduto davanti alla finestra. Lui non deve essere poi molto benestante, sta solo impiegando tutte le sue forze e le sue risorse per rimettere in piedi quel luogo. Ed è per questo che sono sicura che offrire il mio aiuto per beneficenza, sarebbe un grave torto per l’orgoglio che rimane a tutte quelle persone.
 
“Salve, mi chiamo Amelia. In questo momento sto partecipando all’esame per diventare Hunter e mi chiedevo se potessi stringere un contratto con lei per ricostruire la cittadina. Le assicuro di essere in grado di lavorare a lungo e duramente.” –cerco di fare una buona impressione e di prenderla seriamente, non voglio assolutamente che il mio sia scambiato per un gesto di pietà che possa offenderlo.
 
L’uomo deve aver capito il mio intento e risponde:
“Non posso pagarti molto, il contratto non sarebbe a tuo favore. Lavoreresti molto e riceveresti   una paga misera.”
 
Mi sta dicendo la verità, non vuole ingannarmi o raggirarmi.
 
“Ne sono consapevole e accetto. Le chiedo solo, tra tre giorni, il permesso di portare il contratto all’esaminatrice della terza prova, per attestare che sono riuscita a procurarmi un lavoro.” –  di rimando io.
 
“Permesso accordato.” – mi risponde mentre è intento a scrivere su un foglio il nostro accordo.
Mi porge il documento ed io vi appongo la mia firma.
 
Come un fulmine a ciel sereno,  mi sovviene che probabilmente posso reclutare qualche paio di braccia in più per aiutare:

“Signore, mi scusi signore, prima di cominciare deve sapere che ci sono molti altri aspiranti Hunter nei dintorni, in cerca del mio stesso obiettivo. Ma probabilmente non sono arrivati fin qui e non sanno nulla della situazione. Mi permette di provare a chiamarli?” – lo guardo negli occhi, sperando ardentemente che la mia offerta di aiutarlo a cercare manodopera non lo offenda.
 
“Non ci sono molti individui disposti a lavorare come te. Inoltre se verranno altre persone, la tua paga sarà ancor più ridotta.” – mi spiega molto sinceramente..
 
Ma va bene così per me, davvero in questo momento non mi importa di trovare un contratto vantaggioso, un cliente facoltoso o un lavoro che implichi dimostrare di saper combattere. Il mio cuore mi dice che aiutate quelle persone, anche sotto un accordo che di conveniente non ha nulla, è la cosa giusta da fare.
Pertanto sorrido, e mi avvio verso l’uscita.
 
Proprio come credevo un gruppo di almeno una sessantina di persone si era radunato attorno all’unica costruzione ancora in piedi di quel posto.
Non appena mi vedono uscire dalla porta iniziano a fissarmi interrogativi.
 
Io spiego sin nei minimi dettagli come stanno i fatti, come la penso io e quello che credo sia giusto fare.
 
“Ma stai scherzando?! Lavorare per una miseria di paga? “ – risponde una ragazza.
“Non è esattamente vantaggioso, mi spiace ma continuerò a cercare.” – un uomo se ne va, seguito da almeno venti o venticinque persone.
“Io credo che l’esaminatrice desideri che ci procuriamo un contratto da guardie del corpo. Non avete visto come ha sottolineato l’importanza del saper combattere?” – un altro aspirante Hunter si allontana, rifiutando la mia richiesta.
 
Chiudo gli occhi per un momento e comprendo che davvero al mondo ognuno può pensarla come vuole, che di certo io non posso imporre niente a nessuno e pertanto non sono arrabbiata ne frustata, anzi, sono entusiasta che alcuni di loro siano ancora qui.
“A me non importa che il contratto non sia soddisfacente, questo è quello che sento. E comunque quello firmato resta un accordo stipulato fra noi ed un cliente. Quelli che restano, aiuteranno?” – chiedo.
 
“Ma certamente.” – indovinate chi mi aveva risposto? Incredibilmente anche Hisoka è rimasto ed è pronto a dare una mano.
 
Accompagno la nuova manodopera a firmare per il loro lavoro e mentre passiamo vedo lo sguardo di alcuni alzarsi e fissarci increduli.
L’uomo con il quale avevo parlato poc’anzi, l’uomo che mi aveva raccontato della terribile catastrofe abbattutasi sulla loro amata cittadina, adesso ha negli occhi un’impercettibile scintilla di speranza. Gli sorrido incoraggiante.
 
                                          .                            .                            .
 
Accordatici, assieme a dieci giovani abitanti del posto che sembrano ancora poter lavorare, sulla divisione delle mansioni che avrebbe permesso di velocizzare i lavori il più possibile, l’opera finalmente inizia.
 
A fine serata la città  è ripulita da tutte le macerie e noi, stanchissimi, dopo un pasto frugale, ci addormentiamo profondamente.
 
                                          .                       .                            .
 
Il Sole sorge, ed una nuova giornata di duro lavoro comincia.
Mentre ci dedichiamo alla ricostruzione di solide fondamenta per le abitazioni del piccolo centro abitato, noto  con piacere che anche coloro i quali, troppo deboli per dedicarsi ai lavori pesanti, erano rimasti nell’edificio ieri, adesso si stanno mobilitando per aiutare come possono: cucinano e vanno in giro per la città a cercare qualche oggetto, magari miracolosamente scampato alla catastrofe.
Forse potrete pensare che non sia molto, ma io, oltre alle dimore, vedo la speranza di un piccolo popolo rinascere lentamente, mattone dopo mattone.
E di ciò si sono accorti anche gli altri esaminandi, che adesso lavorano ancora più duramente.
 
                                 .                             .                              .
 
Il terzo giorno arriva, e dopo metà mattinata passata a lavorare, come promesso, il signor Klo ci permette di recarci presso il luogo concordato con la nostra esaminatrice per mostrarle la prova della stipula del contratto.
 
Stiamo camminando verso il luogo, quando iniziamo a chiacchierare fra noi:
 
“Avete visto quelle persone come si sono riprese?” – dice un uomo ben piazzato.
“Sì, davvero li ho visti rianimati.” – concordano in molti.
 
Mi fa piacere che non sia l’unica a pensarla così, e sorrido compiaciuta.
Ad un tratto un braccio si avvolge attorno alle mie spalle:
“Sei proprio una gran lavoratrice dal cuore generoso.” – afferma Hisoka.
Stavolta non riesco ad arrabbiarmi con lui, in fin dei conti ha lavorato quanto me.
 
“Anche tu,  sei rimasto ed hai dato una mano.” – gli sorrido scansandogli il braccio.
 
“Ma ci hai trascinati tu in questa storia, altrimenti chissà staremo ancora cercando un cliente. Beh, forse io no, perché quando sei venuta a cercarci stavo per entrare lì dentro, certo che avrei trovato qualcosa.” – sorride sarcasticamente e strizza un occhio.
 
“Antipatico!” – gli faccio la linguaccia e lo precedo correndo verso il luogo di ritrovo: sono felice e niente può rovinarmi questo momento.
 
                                                           .                      .                     .
 
“Eccovi finalmente.” – Ylois ci sta aspettando esattamente dove ci aveva lasciati.
“E allora i vostri contratti?” – chiede allungando la mano.
 
“Strano” – penso tra me e me “Non c’è nessun altro qui a parte noi.”
 
Uno alla volta consegniamo i nostri contratti all’esaminatrice, che dopo averli osservati ad uno ad uno, parla:


“Sono tutti da parte dello stesso cliente, e non sono esattamente vantaggiosi...” – le sue parole vengono interrotte da due o tre persone:

“Sapevo che non dovevamo fidarci di quell’ingenua, si è fatta raggirare ed ha coinvolto anche noi.”
 
“Un momento, voi sapevate come stavano le cose quando avete accettato il lavoro. Io vi ho detto ogni cosa. “ – rispondo a tutti loro e poi mi rivolgo a Ylois:

“Non sono contratti convenienti è vero, ma per quanto mi riguarda la gioia e la speranza di quelle persone è l’unica cosa che conta in questo momento.” – la guardo negli occhi.
 
“Datevi una calmata tutti quanti! Io non ho detto che non vanno bene, ho semplicemente constatato che la paga rispetto al lavoro è bassissima.  Ma sono comunque felice di comunicarvi che avete passato l’esame nascosto sotto l’apparente ricerca di un accordo.” – sorride a tutti.
 
“Cosa?”
“Che sta dicendo?”
Tutti si domandano la stessa cosa..Ed anche io sono incredula: un esame nascosto?
 
“L’esame consisteva nello stipulare un contratto con un cliente, è vero. Ma non sempre gli Hunter svolgono lavori di scorta o di guardia del corpo. Spesso aiutano coloro che ne hanno bisogno mettendo da parte il denaro e guadagnandosi la fiducia ed il rispetto delle persone.” – ci spiega.
 
Dunque era proprio come la pensavo io, quello non era un contratto come un altro che ci permetteva di incassare una somma ingente di denaro a fine lavoro... Era un gesto, un patto che ci permetteva di ricostruire la fiducia e la speranza nel futuro delle persone.
 
“Ora, come è giusto che sappiate, l’Associazione Hunter aveva degli accordi con la piccola città che avete aiutato. Pertanto adesso voi proseguirete con l’esame e lascerete continuare i lavori a professionisti da noi appositamente scelti e già recatisi sul posto. Coloro che non si sono presentati entro lo scadere del tempo non hanno superato la prova, chissà magari tenteranno il prossimo anno.
Tutti e 37 voi, invece, siete promossi e passate alla terza prova di esame che si terrà tra due giorni. Qualcuno verrà a prendervi fra un po’.” – allarga le braccia salutandoci e si allontana.
 
                                             .                                .                                     .
 
Un po’ mi spiace non poter più aiutare quelle persone, ma come aveva detto Ylois, noi dobbiamo continuare l’esame.
 
Io devo diventare una Hunter, perché il mio sogno è ancora vivo e perché la mia fiducia nell’avvenire è stata ricostruita dai sorrisi degli abitanti della città vicina.
 
 

 

*Lily_nee*

 

Eccoci qui! Il finale della prima prova e la seconda prova. Beh stiamo entrando nel vivo,
chissà cosa li attenderà durante la terza?!
Vi è piaciuto il capitolo? Mi auguro proprio di si, magari fatemelo sapere!
A presto, un abbraccio.

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