Sette minuti in paradiso

di amberxtomlinson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sette minuti in paradiso ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Sette minuti in paradiso ***


Eppure Ben lo sapeva che non sarebbe dovuto andare a quella stupida festa.
Lo sapeva benissimo, ma c'era andato lo stesso, da perfetto rincretinito qual'era.
Però, sul momento l'idea non gli era sembrata così malsana, soprattutto di fronte all'alternativa di dover passare la serata col suo "fratello prodigio", di ritorno dal suo prestigioso college a Londra.
Adesso invece capì quanto fosse stato incommensurabilmente idiota. Ma certo, Ben, perché non passare una serata chiuso nella stessa casa con adolescenti sballati e ubriachi? A dover, magari, prestare continua attenzione affinché qualche imbecille non ti vomiti addosso?
E, soprattutto, a dover avere continuamente davanti gli occhi la visione raccapricciante della tua cotta ossessiva dai tempi del primo anno a sbaciucchiarsi e toccarsi con la sua fantomatica ragazza dalle gambe lunghe?
Davvero, non si poteva essere più idioti.
Per di più, aveva una sete assurda, visto che non si era arrischiato ancora a bere nulla. Così, andò in cucina, almeno per bere un po' d'acqua dal rubinetto.
Quando riuscì finalmente ad assetarsi, decise di incominciare la ricerca disperata di un posto tranquillo e lontano da ogni singolo essere vivente di quella casa.
Ma, ovviamente, non aveva preso in considerazione la possibilità di ritrovarsi una coppia a palparsi davanti la porta, un ostacolo ben peggiore di qualsiasi muro.
E non era certo una coppia qualunque,  figurarsi. Doveva essere LA coppia.
Cristo santo, ma oggi ovunque girasse se li ritrovava davanti!
Fece una smorfia di disgusto,  appurando che intorno a lui non vi erano vie di fuga, a parte la finestra. E, sinceramente,  in quel momento l'idea di usare quell'uscita di scena macabra era decisamente più allettante di dover avere davanti gli occhi il ragazzo di cui era innamorato e la sua ragazza pomiciare in un modo che avrebbe fatto invidia a qualsiasi polipo.
Rimase quindi appoggiato al bancone nella speranza che si levassero in fretta. Guardò il viso di Mark, ritenendosi incredibilmente patetico nel trovarlo bellissimo anche in quella situazione. Eppure, dopo tanti anni avrebbe dovuto mettersi il cuore in pace e capire finalmente che lui ERA ETERO, e decisamente più interessato alla sua ragazza tutta curve che a un ragazzino patetico che lo osservava da lontano ogni giorno, arrossendo come da copione ogni volta che i suoi occhi azzurri si posavano casualmente su di lui. E invece, non c'era niente da fare: ogni volta che lo vedeva (anche in quella situazione odiosa), il suo cuore iniziava un elaborato numero di tip tap, e la sua attività celebrare calava sotto lo zero.
A vederlo così avvinghiato alla sua ragazza, le solite sensazioni tristemente familiari lo sommersero. Lo guardò stringerla tra le proprie braccia (quelle braccia che facevano sbavare tutte le ragazze della sua scuola, e in un esiguo numero anche i ragazzi), e baciarla con passione,  e in un attimo di pura follia e masochismo si chiese come sarebbe stato esserci lui tra quelle braccia.
Arrossì fino alla punta dei capelli e allontanò lo sguardo, rendendosi conto solo in quel momento la presenza di un'altra persona. Una ragazza sconvolta come lui, che fissava la scena con espressione sofferente.
Probabilmente era un'altra delle tante che veneravano Mark.
Improvvisamente sentì uno sguardo su di sé,  e quando spostò il suo, rimase del tutto spiazzato nel constatare che Mark lo stesse fissando. Mentre Lily, la sua ragazza,  gli baciava il collo con eccessiva avidità,  Mark socchiuse i begli occhi azzurri nella sua direzione, alzando un angolo della bocca in un ghigno. Cosa significava? E per quale fottuto motivo lo fissava mentre si baciava con la sua ragazza?
Ben sgranò gli occhi quando Mark fece passare la lingua sulle labbra, con un chiaro gesto provocatorio che, Cristo, se lo era! Non aveva la più pallida idea di quale droga gli stesse scorrendo in circolo, ma non riuscì a separare il proprio sguardo da quello di Mark, rimasto completamente incatenato da quegli angelici quanto diabolici occhi azzurri. Mark inclinò leggermente la testa, mordicchiandosi il labbro, il tutto sempre mentre lo fissava con i suoi occhi penetranti. Inutile dire che il suo sguardo si posò istantaneamente su quelle labbra, e che il suo respiro si fece alquanto asmatico. Cosa cazzo stava succedendo?!
Te lo dico io che succede, Ben, la tua cotta millenaria sta flirtando con te, il tutto mentre palpeggia la sua ragazza. COSA?
Arrossì di botto, come se qualcuno gli avesse gettato un barattolo di succo di pomodoro in pieno viso.
Infischiandosene del dover attraversare il quadretto d'amore per uscire, attraversò la porta, cercando disperatamente di ignorare i patemi che si stavano formando nel suo cervello.
Un attimo prima di allontanarsi, però, sentì qualcuno afferrargli il braccio e si congelò sul posto nel sentire una voce che riconosceva molto bene.
-Scusa...-
Si girò a guardarlo, sentendo le guance in autocombustione istantanea e il cuore esibirsi in un elaborato triplo salto mortale, con tanto di avvitamento e spaccata finale. Avrebbe voluto chiedergli cosa volesse, ma sentì improvvisamente la gola secca e la certezza che se avesse parlato probabilmente sarebbe sembrato una specie di anatra strozzata.
Mark gli rivolse un sorriso sghembo e sexy da morire (non lo aveva pensato davvero, giusto? ) e uno sguardo malizioso. Il tutto mentre Lily, con ancora le braccia intorno al suo collo, osservava la scena stupita.
-Hai qualcosa qui...- disse Mark, portando la mano sulla sua guancia e prendendo ad accarezzarla delicatamente. Oh mio Dio. Oh mio Dio. Oh mio Dio.
Ben odiava questi momenti in cui si sentiva una tredicenne in piena crisi ormonale che probabilmente nemmeno sa cosa significhi "crisi ormonale", ma davvero, stava letteralmente per trasformarsi in gelatina fusa e accaldata.
Portò il pollice a sfiorare le sue labbra,  causandogli un brivido lungo tutta la schiena, segno che la fase gelatina stava per avverarsi, e accaldandolo su tutto il viso.
Poi l'incanto si spezzò, quando allontanò la mano e gli rivolse uno sguardo capace di sballare il suo punto di forza di gravità.
-Fatto- disse, sorridendo compiaciuto e divertito.
Lily, sorprendentemente,  alzò gli occhi al cielo con un sospiro esasperato, poi rivolse un'occhiata lampo alla ragazza che era ancora in cucina, e riprese ad avvinghiarsi a Mark.
Ben rimase imbambolato come uno stoccafisso, incapace di intendere e di agire. Girò sul posto e con movimenti forzati si allontanò, chiedendosi ancora cosa significasse tutto ciò.
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Alcuni minuti dopo, Ben si ritrovò a ripetere per la quattromillesima volta che no, non voleva giocare al gioco della bottiglia.
Non seppe mai come poi si ritrovò seduto in quello stramaledetto cerchio, a fissare con panico quella stramaledetta bottiglia di plastica, e chiedendosi cosa caspio aveva fatto di male nella vita per avere quella stramaledetta sfiga.
Quest'ultima, quel giorno, sembrava essere davvero andata a mangiare carciofi quando vide Mark e Lily unirsi al gioco, ovviamente avvinghiati come due polpi. C'era anche la ragazza che aveva visto in cucina, e che fissava con malcelato odio la coppia perfetta della scuola.
Ad aggravare la situazione, c'era anche lo sguardo che Mark gli rivolgeva ogni volta che toccava a lui, o a Ben stesso, girare la bottiglia. Anche a questo suo turno, mentre Mark girava e gli rivolgeva uno sguardo intenso che non riusciva a decifrare, Ben deglutì e arrossì, sperando disperatamente che la bottiglia passasse oltre, e allo stesso tempo pregando perché si fermasse su di lui. Effettivamente, aveva le idee un po' incasinate.
Ben osservò la punta della bottiglia fermarsi su di lui con emozione e terrore. Non gli sfuggì il sorriso che Mark gli rivolse a quella coincidenza.
Un coro di "Ooooooohhhh" e risatine si diffuse nel gruppo, mentre Mark gli rivolgeva la domanda.
- Bacio o sette minuti in paradiso?-                                      
Ben cercò di riflettere razionalmente. Quei "sette minuti in paradiso" significavano sette minuti chiusi nello sgabuzzino, e la sola idea di condividere uno spazio tanto stretto con il ragazzo di cui era innamorato da un secolo era capace di fargli riprendere in considerazione l'idea di un'uscita di scena per la finestra. L'alternativa era morire di imbarazzo.
Certo, però, che per quanto gli sarebbe piaciuto baciare Mark (il suo stomaco si esibì in una serie di capriole a questo pensiero), farlo davanti a tutti gli altri avrebbe significato fuggire in Messico e costruirsi una nuova vita subito dopo, oppure direttamente sotterrarsi vivo per l'imbarazzo. A questo punto scelse la via che riteneva più sicura.
- Sette minuti in paradiso - borbottò, tenendo lo sguardo basso e sperando di non essere diventato un pomodoro vivente.
Mentre altre frecciatine e risatine lo uccidevano di imbarazzo, si alzò e seguì Mark verso lo sgabuzzino, con l'aria di un condannato a morte. Quando lui chiuse la porta, si rese conto di quanto fosse piccolo quello stanzino, e soprattutto di quanto fosse vicino Mark, pensiero che gli procurò un brivido.
Sentì il calore del suo corpo dietro di sé e, con il cuore in gola, si girò verso di lui. Pessima idea.
Mark era ancora più vicino di quanto pensasse e si sentì perdere un battito alla vista dei suoi occhi azzurri così intensi. Dalle sue labbra socchiuse sentì il respiro di Mark solleticargli il viso e farlo immediatamente andare a fuoco. Il ragazzo mise una mano sul muro, al lato della sua testa e (e qui Ben fece un balzo, così come il suo stupido cuore atletico) appoggiò l'altra sul suo viso.
Adesso sì che era sicuro che sarebbe andato in autocombustione. Diamine, non poteva prendere fuoco al minimo contatto!
Cercò di prendere dei respiri profondi per calmarsi, ma era davvero difficile mentre era chiuso in uno stanzino con un ragazzo dagli incredibili occhi azzurri, il quale tra l'altro sembrava piuttosto impegnato ad accarezzargli il viso.
-Cosa fai?-  disse, sentendo la lingua improvvisamente secca. Cristo, ma doveva dirlo per forza con quella ridicola voce acuta?
Mark sorrise e Ben si stupì nel vedere come i suoi occhi avessero perso il luccichio malizioso per farsi ancora più intensi, come se bruciasse un fuoco azzurro in quelle iridi magnifiche. Questo nuovo sguardo lo lasciò senza fiato e diede motivo al suo cuore di esibirsi nelle ennesime acrobazie olimpiche. Che razza di esibizionista.
-Secondo te...? - mormorò Mark in risposta, con voce bassa e roca. Ben non si ricordò nemmeno di cosa stessero parlando, completamente perso nei suoi occhi. Mark fece scivolare la mano sul suo collo, facendolo rabbrividire, per poi farla passare tra i suoi capelli. Sicuramente doveva sembrare una specie di pomodoro maturo in quel momento, per quanto si sentiva arrossato.
Poi la mano ritornò sul suo volto, e lo stesse fece l'altra, staccandosi dal muro, cosicché Mark tenesse il suo viso tra i palmi delle mani. Le sue mani erano fredde sulle sue guance in fiamme, talmente accaldate che era sicuro sarebbe riuscito a cuocerci un uovo sopra. Ben, senza rendersene conto, si era schiacciato contro il muro, e adesso che aveva le spalle al muro Mark lo teneva imprigionato. Non che avesse la benché minima voglia di scappare, figurarsi. Certo, poi ci sarebbe stato tutto il tempo per fuggire in Messico, ma almeno adesso voleva godersi quel momento con Mark. Anche se poi sarebbe tornato dalla sua ragazza perfetta...
Quel pensiero lo irrigidì, riuscendo a farlo sbollire un po'.
-Perché lo stai facendo?- chiese, duro, riuscendo ad abbassare gli occhi con un gigantesco sforzo di volontà.
-Credevi che non mi fossi accorto di come mi fissi sempre da lontano? - mormorò Mark, il viso a un millimetro dal suo. Ben chiuse gli occhi, girando un po' la testa di lato, sopraffatto dalle sensazioni.
Ecco, adesso gli avrebbe detto quanto fosse patetico, e come tutto questo fosse solo uno scherzo per prenderlo in giro. Davvero patetico da parte sua cascarci come un scemo...
-Non sai quanto mi eccitino quegli sguardi -
Ben ci mise qualche secondo per elaborare quelle parole.
Poi spalancò gli occhi, guardandolo col viso più rosso che mai.
-Che...? Co...? Come?! - si spiaccicò ancora di più contro il muro, il cuore andato a puttane.
Lui sorrise con occhi maliziosi, avvicinando il viso al suo.
-Già piccolo, non sai quanto sia stato faticoso per me trattenermi- sentì il suo respiro sulla sua pelle.
-Ma tu hai una ragazza!- fu la debole, disperata protesta di Ben, che stava cercando in tutti i modi di non farsi venire un infarto per quell'ultima frase.
Lui fece una risatina.
-Non stiamo insieme: la nostra è una relazione platonica per necessità - Ben lo guardò interrogativo e lui sospirò, poi iniziò a strofinare il pollice lungo le sue labbra, gli occhi incollati lì mentre parlava - Vedi, Lily è lesbica. Non succede niente tra noi mentre siamo soli, ma quando vogliamo far ingelosire qualcuno... ad esempio, in cucina, lei voleva far ingelosire quell'altra ragazza che c'era, perché non l'aveva chiamata dopo che si erano baciate e lei le aveva dato il suo numero... Ma adesso non ho davvero voglia di parlare della sua vita sentimentale. Direi che abbiamo già sprecato tempo più che a sufficienza a parlare, e sinceramente ho una gran voglia di baciarti...-
-A...aspetta!- fece Ben, con tono stridulo - Hai detto che è una relazione per necessità. Se Lily ti usa perché è lesbica, allora tu...-
-Sono gay, sì. E adesso sta zitto e baciami-
E allora Mark gli alzò il viso e lo baciò.
Le sue labbra erano incredibilmente morbide e si muovevano gentili sulle sue. Ben non si rese nemmeno conto di star trattenendo il respiro finché non si sentì mancare l'aria nei polmoni. Mise di slancio le mani sulle sue spalle per avvicinarlo, mentre il suo cuore pompava sangue in quantità industriale e a una velocità inconcepibile per il genere umano.
Sentì improvvisamente la necessità di approfondire quel bacio, ma si vergognava troppo di fare il primo passo. Aprì piano le labbra per incitarlo a entrare, ansioso e spaventato. Istintivamente, fece passare la lingua sul labbro inferiore di Mark, preso dall'improvviso desiderio. Il suo sapore era buono, caldo e dolce. Mark rabbrividì e avvicinò ancora di più il corpo a Ben, poi unì la lingua con la sua, in un'esplosione di piacere ed eccitazione che sconvolse entrambi. Mark abbassò le mani, circondando con le braccia il busto di Ben e avvicinandolo a sé.
Con l'unico neurone ancora attivo, Ben si rese conto di aver trovato la risposta all'interrogativo che si era posto precedentemente,  su come fosse essere circondato da quelle braccia.
La risposta? Tutto ciò che la sua mente elaborò fu: "Mmmmhhh...aaah mmmhhh cristo mhhh".
Ben fece scivolare le mani sul suo collo, portando poi le braccia a circondarlo e prese ad accarezzargli distrattamente i capelli, morbidi e pungenti tra le sue dita.
Le mani di Mark raggiunsero i suoi fianchi, per poi infiltrarsi sotto la maglia e accarezzargli la pelle nuda, procurandogli un brivido. Poi raggiunsero la schiena e salirono su e giù. Ben non si era accorto che una mano si era staccata finché non se la ritrovò sul sedere. Sobbalzò e allontanò il viso dal suo.
-Mark, mi stai palpeggiando? - chiese.
-Mmmhhh...- fu la sua risposta. Il ragazzo abbassò il viso sul suo collo, iniziando a riempirlo di baci e facendolo arrossire ancora di più,  vergognandosi dell'assurdo piacere che stava provando. Sobbalzò ancora quando Mark strinse la mano sul suo gluteo (perché lui era una persona educata, e diceva "gluteo", okay?) e sentì Mark ridacchiare per la sua reazione.
Stava per dire qualcosa, quando un'improvviso scoppio di risa, fuori la porta, lo gelò. Cazzo. Non aveva calcolato il fatto che chiunque avesse aperto la porta in quel momento li avrebbe trovati in una situazione moooolto imbarazzante.
Si schiarì la voce e, cercando di reprimere la voglia di saltargli addosso seduta stante,  disse:- Credo...che tu abbia dimenticato che tra qualche minuto dovremmo essere fuori di qui-
Mark si staccò dal suo collo per puntare lo sguardo nei suoi occhi. Ben si sentì allo stesso tempo soddisfatto e imbarazzato nel constatare lo stato pietoso dei suoi capelli, del tutto arruffati e senz'ordine, che erano in quelle condizioni esclusivamente per merito suo. Stessa cosa per le sue labbra arrossate e il respiro affannoso. E gli occhi accesi di desiderio, ovviamente, non dimentichiamoci di quei maledetti occhi che stavano per procurargli un orgasmo. Era davvero soddisfacente sapere che era in quelle condizioni per colpa sua.
Se Mark era conciato così, non voleva neanche immaginare il proprio aspetto!
Mentre era perso in questi pensieri, a osservarlo con un'aria sognante sicuramente da verginella innamorata, non si era accorto che Mark aveva levato la mano dalla sua schiena, questo almeno finché non la posò sulla sua cerniera (esatto, sulla cerniera, non certo su ciò che c'è sotto, figurarsi!). Fece un balzo, mentre l'eccitazione assopita per un momento tornava più forte di prima, pronta per il secondo round.
-Sai credo che...- mormorò,  le labbra appoggiate alle sue morbide come cuscinetti, a mordicchiarle con malizia - sette minuti mi basteranno...-

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


~~Angoletto mio :3
Ma ciao a tutti! Ebbene, lasciate che vi spieghi il mio cambiamento di quella che inizialmente era una one-shot in una mini-long. Hem hem *Umbridge style* Questa è la prima volta che provo a pubblicare qualcosa, perciò avevo pensato di iniziare una one-shot senza troppe pretese, per andare sul sicuro. Sinceramente, non credevo sarebbe piaciuta, ero terrorizzata a morte! Per fortuna non l’avete trovata rivoltante, quindi, essendomi resa conto che potevo ricavarci qualcosa di più, ho deciso di renderla una mini-long di tre capitoli, forse quattro se riesco nonostante l’inizio della scuola. Anche perché, essendo inizialmente una one-shot, non ho preparato un seguito e devo ancora scriverlo.
Detto questo, vorrei ringraziare con tutto il cuore le persone che hanno messo questa storia tra le preferite, seguite e ricordate! Mi avete lasciata totalmente di stucco, non me lo sarei mai immaginata! Sono commossa, vi ringrazio tantissimo. Poi vorrei ovviamente ringraziare le persone che hanno recensito *^* vi amo tutti. Un grazie speciale a Federica Reeves per il suo aiutino XD
Infine, il prossimo aggiornamento verrà molto probabilmente per la settimana prossima, se non prima. O dopo. Dipende dalla prigione nota comunemente come scuola.
Arrivederci a tutti, e a presto u.u

Ben era piuttosto certo di aver sognato tutto.
Insomma, come sarebbe mai potuto essere quantomeno concepibile che Mark Hoals, il ragazzo più sexy che avesse mai degnato della propria presenza questo insulso mondo, fosse… gay?
Cioè, ma stiamo scherzando?
Era da tutta una vita (okay, solo tre anni, ma sembravano un’intera vita) che si era rassegnato a poter solo adocchiare da lontano, con tanto di qualche occasionale filo di bava, quel ragazzo così impossibile e al di sopra dei suoi standard.
Era tutto come il primo giorno che lo aveva visto. Le stesse sensazioni che lo sommergevano, lo stesso battito accelerato con tanto di occhi sognanti. Lo stesso desiderio di essergli vicino, di instaurare un qualche tipo di rapporto con lui, anche solo lucidargli le scarpe. Magari sfiorava la soglia del ridicolo e patetico, ma era davvero, davvero disperato.
Così disperato da perdere volontariamente una fermata dell’autobus soltanto per avere la possibilità di guardarlo ancora un po’ da lontano.
E ovviamente arrossire come un deficiente ogni volta che quegli occhi azzurri incontravano i suoi. Dio, quegli occhi. Erano qualcosa di impossibile.
E adesso, dopo tre anni (tre anni!) a struggersi nella propria disperazione, cosa scopriva?
Che Mark era gay.
Mark.
Gay.
Prendiamoci un momento per riflettere sul significato di queste due parole accostate. Insomma, non lo avrebbe mai nemmeno sognato! Okay, a sognarlo lo aveva sognato, ma era un po’ diverso. Lo riteneva un sogno impossibile, una meta irraggiungibile in cui sguazzare coi pensieri. Un po’ come un porto sicuro, qualcosa che non sarebbe mai cambiato, anche se parecchio deprimente.
Adesso non sapeva più cosa pensare.
Se non un’unica certezza, nella quale si crogiolò mentre si girava e rigirava nel letto, lo stomaco in subbuglio soltanto a ripensare a quei sette minuti con lui.
Mark Hoals lo aveva baciato.
E non era stato un bacio casto. Proprio per niente.
Si sentì ridicolo quando si accorse di avere un enorme sorriso stampato in faccia, ma non riuscì proprio a levarselo, benché si rendesse perfettamente conto di starsi comportando come una qualunque ragazzina al suo primo bacio. Beh, non è che poi si fossero solo baciati, ma nemmeno erano passati oltre (dopotutto in sette minuti non è che si possa fare poi molto).
Arrossì e seppellì la faccia nel cuscino, cercando inutilmente di calmarsi.
Era una causa persa, ormai. Il cuore non ne voleva sapere di stare fermo, il sorriso da imbecille non accennava a sparire, e lo stomaco sembrava proprio intenzionato a rimanere agitato.
Si morse un labbro, sentendo le guance scaldarsi mentre per la cinquantesima volta, o giù di lì, si perdeva nel ricordo di quei sette minuti con lui.
Oh mio Dio, si sentiva così ridicolmente felice. Era tutto così assurdo e bellissimo.
Quando il giorno dopo si svegliò, scese per fare colazione con ancora un sorrisino sulla faccia, e gli occhi persi nel vuoto.
Si sedette sulla sedia con un sospiro, iniziando a mangiare.
Si accorse dopo un po’ di avere lo sguardo di sua sorella e sua madre puntati su di lui, che subito lo misero a disagio. Avevano uno sguardo inquisitore parecchio inquietante.
- Chi sei tu e che ne hai fatto di mio fratello? - sua sorella assottigliò gli occhi scuri nella sua direzione - Era per sapere, comunque, puoi anche tenertelo.
- Cosa? - chiese Ben, confuso.
- Tesoro, in sedici anni di vita, non ti ho mai visto sorridere di prima mattina - specificò sua madre.
- Giusto, di solito ci lanci un’occhiata omicida e borbotti qualcosa che sa molto di “il genere umano deve morire di atroci sofferenze”.
- Cos’è successo? - chiesero contemporaneamente.
- Sembrate le gemelle di Shining - commentò Ben, alzandosi, sperando di allontanarsi prima che quelle due potessero capire qualcosa.
- A volte penso che Lucy sia il clone segreto di tua madre - commentò suo padre, ridacchiando mentre leggeva il giornale.
- Anche io - commentò sua madre.
Effettivamente, oltre per carattere, si assomigliavano parecchio: stessi capelli neri e occhi scuri, stesse lentiggini e naso piccolo. La differenza, oltre che nell’età, era nel fatto che sua madre avesse i capelli corti, mentre Lucy colorati con ciocche blu che facevano un bellissimo effetto alla luce. Ben alzò gli occhi al cielo e si allontanò velocemente verso la propria camera, sperando di sfuggire a eventuali interrogatori.
I suoi genitori non sapevano che fosse gay. In effetti, nemmeno lui lo sapeva, prima di prendersi quella cotta impossibile verso Mark Hoals.
Un attimo, impossibile non lo era più, ormai. Doveva ancora metabolizzare bene, era tutto così assurdo… e fantastico. E spaventoso.
Si rese appena conto di una cosa molto importante: come doveva comportarsi con Mark? Andargli vicino? Parlargli?
E se per lui era solo un bacio qualsiasi? Forse non sarebbe cambiato niente, alla fine…
Cavolo.
Si lavò e vestì velocemente, come se volesse fuggire dai propri pensieri, e uscì in gran carriera con un saluto generale alla sua famiglia.
Aveva il passo accelerato. Non sapeva nemmeno perché, ma voleva arrivare il più in fretta possibile. Magari vedere Mark gli avrebbe schiarito le idee.
A ripensarci adesso, quei sette minuti con lui sembravano essere stati solo un sogno, tanto sembrava irreale quanto accaduto, e la cosa lo stava mettendo sempre più in agitazione.
Arrivò davanti scuola quasi correndo, e si sedette su una panchina. Ma era troppo agitato, probabilmente a chiunque lo guardasse doveva sembrare un drogato di caffeina. Agitava la gamba spasmodicamente, battendo le dita e facendo scorrere lo sguardo in ogni direzione, desiderando, e allo stesso tempo temendo, di incrociare quel paio di occhi azzurri.
Poi lo vide.
Bellissimo come sempre, gli occhi che avevano un luccichio divertito mentre rideva a qualcosa detto da uno degli amici intorno a lui, che per Ben erano semplici ombre che circondavano il suo Mark. Il suo Mark.
In realtà non aveva nessun diritto di definirlo così, però gli piaceva davvero molto come suonava. Davvero, davvero molto.
Fu l’arrivo di Lily a ridestarlo dalle sue fantasticherie.
La ragazza si avvicinò a Mark e gli prese la mano con un sorriso, lo sguardo però da un’altra parte rispetto a lui.
Con quel gesto, Ben capì alcune cose. Mark era lì, circondato dai suoi amici, mano nella mano con la sua ragazza, splendente come il sole; mentre Ben era qui, un ragazzino che spiava il “ragazzo popolare” da lontano. C’era solo mezzo cortile a dividerli, ma a Ben sembrava molto, troppo, di più. Come due mondi del tutto opposti.
E in quel momento, solo per un momento, fu certo che fosse stato tutto frutto della sua immaginazione.
Poi però gli occhi di Mark, da lontano, incontrarono i suoi e tutti i dubbi sparirono.
A differenza delle altre volte, non distolse lo sguardo appena incontrò il suo, ma anzi cercò di sorridere timidamente. Mark sorrise come se stesse per mettersi a ridere e salutò velocemente il suo gruppo di amici per avvicinarsi a lui. Sentire lo sguardo confuso degli amici di Mark su di sé lo mise a disagio, ma Mark, che lo aveva appena raggiunto, non sembrava preoccuparsene.
- Ciao, Ben - lo salutò, alzando un angolo della bocca in un sorriso che lo lasciò senza fiato. Ben si perse per un momento a osservare il neo color caffè vicino l’angolo della sua bocca, poi si riprese.
- Ciao anche a te - cercò di darsi un contegno, cosa impossibile mentre lo fissava con aria sognante, quindi allontanò lo sguardo. Infilò le mani nelle tasche della felpa grigia, agitandosi un po’ sul posto quando Mark si sedette di fianco a lui.
- Mi stavi fissando di nuovo, vero? - chiese lui, con tono divertito.
- Non essere egocentrico - borbottò. Mark rise e Ben si sentì i suoi occhi azzurri su di sé, ma non riuscì a incontrare il suo sguardo. Non sapeva come comportarsi ed era parecchio agitato.
Ci fu un breve silenzio, interrotto da Mark.
- Tu cos’hai da fare dopo?
- Lezione, no? -  fece Ben, girandosi verso di lui, visto che la confusione aveva spazzato per un attimo l’imbarazzo. Mark sorrise e una scintilla si accese nei suoi occhi. Una scintilla che non presagiva niente di buono.
- Salta con me la prima ora -  disse.
Appunto.
Ben sgranò gli occhi.
- Cosa? Perché? A fare cosa, scusa? -
Mark gli si avvicinò e Ben trattenne inconsciamente il respiro, allontanando il busto. Ma Mark gli afferrò il polso e lo trattenne dov’era.
- Mi stavo solo chiedendo se volessi passare un po’ di tempo da soli -  mormorò, senza interrompere nemmeno per un attimo il contatto dei loro occhi.
Passare un po’ di tempo da soli. Da soli.
- Oh -  sussurrò Ben, socchiudendo le labbra.
Lo sguardo di Mark si posò su quelle, mentre il suo viso si avvicinava lentamente. A Ben andò il cuore in fibrillazione, mentre sentiva il viso surriscaldarsi alla temperatura del nucleo solare.
- MARK! -  gridò qualcuno.
Entrambi sussultarono, mentre una Lily piuttosto esasperata si avvicinava a loro. Mark staccò subito la mano, con sguardo quasi dispiaciuto, mentre Ben iniziò a chiedersi se Lily stesse diventando gelosa. Dopotutto, era il suo ragazzo, anche se per finta. Si sentì subito in colpa e a disagio sotto lo sguardo accusatore di Lily.
La ragazza li raggiunse e fece un sospiro rassegnato, guardando irritata Mark.
- Non mi interessa cosa fate, ma potreste farlo in privato? -  disse - Lo sai che tutti pensano che stiamo insieme -  aggiunse verso Mark.
- Certo che lo so, Lily, non sono mica stupido -
- Su questo ho i miei dubbi -  brontolò lei.
La campanella suonò proprio in quel momento e i ragazzi iniziarono ad affluire verso l’entrata.
- Andiamo? -  fece, mentre il suo sguardo seguiva la ragazza con il caschetto castano che Ben aveva già visto alla festa.
- Veramente io e Ben avremmo una mezz’idea di saltare la prima ora -  sorrise Mark, e a Ben sembrò quasi che gongolasse. Si sentì imbarazzato e borbottò qualcosa del tipo “veramente non ho mai detto di aver accettato”, cosa che nessuno si premurò di ascoltare.
- Va bene, fai come vuoi, basta che a mensa lei ci veda baciare -  il suo sguardo si indurì. Ben pensò che quella ragazza dal caschetto doveva averla fatta parecchio arrabbiare.
Mark sospirò.
- Senti, ma perché non provi a fare qualcosa di costruttivamente utile? Magari, che so, parlarle? -
Lei sgranò gli occhi.
- Sei pazzo? Come ti viene in mente? -
- Già, come mi viene in mente? -  borbottò, alzando gli occhi azzurri al cielo.
Lily li salutò sbrigativamente ed entrò nella struttura scolastica.
- Cosa vuoi fare, ora? -  domandò, temendo la risposta.
Mark lo guardò con gli occhi che brillavano maliziosi. A Ben veniva da sciogliersi soltanto a guardarli, ma cercò di non darlo a vedere.
- Beh, ci sarebbe qualcosa che mi andrebbe di fare -  mormorò, con voce bassa.
Ben si trasformò subito nella Torcia umana.
- Cosa? Subito? Così? -  disse.
- Vuoi che prima ti corteggi? -  rispose lui prendendolo in giro.
- Oh, ma sta zitto -
- E comunque, tranquillo, non ho intenzione di accelerare i tempi -  al suo sorrisetto Ben si sentì arrossire ancora di più.
Gli afferrò una mano e si alzò.
- Vieni, c’è un posto dove non va mai nessuno -  Mark lo trascinò dentro l’edificio scolastico, mentre Ben lo seguiva nervoso e agitato. Ma soprattutto trepidante. Non vedeva l’ora di baciare di nuovo Mark, e se per farlo avrebbero dovuto nascondersi in qualche buco negli angoli più polverosi della scuola, beh, poco importava.
Scesero nella vecchia palestra, che era vuota, poi Mark si fermò davanti una porta.
Una porta chiusa col lucchetto.
- E ora che si fa, genio? -  chiese Ben sarcastico, che si stava davvero stufando di dover aspettare anche solo un secondo in più per buttarsi su di Mark.
Mark gli rivolse un sorriso di superiorità, e cacciò magicamente dalla tasca una chiave.
- Non voglio sapere come l’hai avuta -  disse Ben, sconcertato e un tantino impressionato.
- E’ una copia. Il bidello mi doveva un favore -
- Non voglio sapere che favore -
- Non mi sono prostituito, tranquillo -  rise Mark, e la sua risata era così spontanea che anche Ben sorrise - Cioè, non mi accontenterei di certo di un mazzo di chiavi. Valgo molto di più, non credi? -
E di nuovo quel sorriso sghembo e quello sguardo malizioso.
Ben sbuffò, trattenendosi dal dire che sì, per lui valeva più delle stelle nella notte, perché senza di lui gli sarebbe stato impossibile sognare; valeva più dell’aria che respirava, perché con lui sembrava quasi superflua; valeva più di qualsiasi diamante, perché gli unici diamanti di cui aveva bisogno erano i suoi occhi.
Ben si bloccò a questi improvvisi pensieri, stupendosi. Da quando era così sdolcinato?! Oddio, da diabete.
Mark ridacchiò e si girò per aprire la porta.
Mentre lo seguiva dentro, Ben si perse nei propri pensieri. In effetti, cosa sapeva di Mark? Quasi niente. Eppure, quando era con lui, si sentiva così diverso, molto più vivo. Come poteva essere davvero Mark così importante per lui se quasi non lo conosceva?
- Mark… -  iniziò, senza nemmeno lui sapere cosa dire esattamente.
Ma, appena si girò, se lo trovò molto, troppo, più vicino di quanto pensasse. Indietreggiò d’istinto, e Mark lo seguì con un passo in avanti.
Lo spinse delicatamente contro il muro, il tutto incatenandolo al proprio sguardo con i suoi occhi azzurri che in quel momento sembravano davvero diamanti. “Oh mio Dio, sono da diabete”, pensò Ben.
Appena Mark appoggiò una mano sul suo collo, Ben sentì piccole scosse dove lo aveva toccato. Il ragazzo appoggiò l’altra mano sulla sua guancia calda e sfiorò col pollice il suo labbro inferiore, avvicinando il viso ancora di più.
- Scusa per il posto -  mormorò, e sentire il suo respiro selle labbra lo fece fremere - La prossima volta ti porterò alla mia reggia.
“Oh mio dio, vuoi stare zitto e baciarmi, per l’amor del cielo?”
Ben sentì le labbra di Mark sfiorare piano le sue, e il suo petto iniziò ad andare su e giù affannosamente. Sembrava quasi che Mark si divertisse a stuzzicarlo.
La mano di Ben scattò alla maglia di Mark, tirandolo verso di sé. E lo baciò.
Il fatto di aver fatto la prima mossa lo mise per un attimo in imbarazzo, sentendosi troppo esposto, ma questi pensieri assurdi sparirono totalmente quando Mark insinuò la lingua tra le sue labbra, approfondendo il bacio.
Mark mise le mani sui suoi fianchi, spingendolo ancora di più contro il muro, mentre Ben portava le braccia intorno al suo collo, avvicinandolo a sé.
Il viso gli scottava, il respiro era affannato e le gambe sembravano sul punto di cedere da un momento all’altro, ma tutto questo non era importante. Non era importante perché lui era con Mark e nulla avrebbe potuto…
I pensieri di Ben si interruppero bruscamente quando avvertì Mark aprirgli la cerniera. Della felpa! La cerniera della felpa! Non dei pantaloni, Ben! Non. Dei. Pantaloni.
Dovette allontanare le braccia mentre Mark gli sfilava la felpa e la faceva cadere a terra. “La mia felpa preferita! Questo pavimento è tutto impolverato, e se si sporcasse? Sarebbe meglio…”
Poi le sue mani si infilarono sotto la maglia. Gli accarezzò i fianchi, lasciando una scia di fuoco sulla pelle di Ben, che annaspava in cerca di aria; per poi scivolare sul petto, percorrere la strada verso l’altro, e fermarsi ai capezzoli. “I capezzoli no!” Se Ben aveva una parte del corpo davvero sensibile, questa erano i capezzoli. Le dita di Mark presero a stuzzicarglieli e lui tremò, mentre incontrollabili brividi di piacere si diffondevano in tutto il suo corpo, e piccoli gemiti sfuggivano dalle sue labbra. Sentì Mark sorridere mentre lo baciava.
Dovette allontanare il viso da quello di Mark per prendere fiato, e quando aprì gli occhi per poco non svenne. Gli occhi azzurri di Mark luccicavano ed erano di un’intensità tale da farlo deglutire, incatenandolo al suo sguardo. Passò le mani tra i suoi capelli, arrossendo un po’, perché tutta la situazione era qualcosa di magnifico. Si sentiva il cuore così pieno, una sensazione che non avevano mai provato in vita sua.
L’intensità delle proprie emozioni lo spaventò un po’ e, per non guardare Mark, abbassò il viso sul suo collo, inspirando il suo odore come il più pervertito dei maniaci. Mark fece scivolare una mano sulla sua schiena, facendola andare su e giù sulla pelle nuda, dandogli una scarica di eccitazione. Improvvisamente, sentì Mark rabbrividire e si chiese perché. Poi si rese conto di aver appoggiato le labbra sul suo collo, e arrossì. Ma non si tirò indietro, anzi gli diede altri baci, salendo piano lungo il suo collo. Non sapeva dove aveva trovato tutto quel coraggio, forse era preso dalla frenesia del momento, perché altrimenti di sicuro si sarebbe imbarazzato a morte a fare cose così audaci.
Arrivò alla mascella, e si avvicinò con lentezza alle sue labbra, fermandosi al lato di queste. Gli baciò l’angolo della bocca con dolcezza, mentre il cuore batteva senza alcun controllo.
Poi Mark girò di scatto la testa e le loro bocche si incontrarono in un bacio più frenetico e…passionale?
Ben strusciò una gamba al lato di quella di Mark e Mark subito la afferrò, alzandola insieme all’altra e schiacciando ancora di più Ben contro il muro per non farlo cadere, mentre il bacio diventava una vampata di fuoco. “La gravità ci fa un baffo”, pensò Ben.
Il bacino di Mark era vicino al suo, e ogni minimo sfioramento era una scarica di eccitazione che mozzava il loro respiro.
Mark abbassò il volto sul suo collo, riempiendolo di baci intensi, talvolta mordendolo e succhiandolo, e a Ben piaceva, a Ben piaceva eccome.
Strinse la presa sulle gambe, mentre i loro cuori pompavano talmente forte da sbattere contro il petto.
Ben iniziava a percepire i pantaloni parecchio stretti, e anche Mark, da quanto riusciva a “sentire”. Fu preso dall’ansia, eccitato e spaventato, esaltato e terrorizzato.
- Mark…- provò a parlare, ma la bocca dell’altro sulla sua stroncò con violenza le sue parole, o meglio, con violenza e passione.
Mark parlò sulle sue labbra, i loro respiri che si mischiavano e confondevano.
- Mi piace quando dici il mio nome – mormorò, ansimando leggermente. Passò la punta della lingua sul suo labbro inferiore in modo languido e sexy, cristo quanto lo era.
Lentamente, Mark fece scivolare la mano via dalla gamba di Ben, che la rimise a terra, poi anche l’altra. Ben non capì cosa volesse fare finché non afferrò la sua mano, portandola al proprio petto.
- Non fare il timido – ridacchiò Mark, con la voce un po’ roca – Puoi toccarmi se vuoi.
Il viso di Ben andò in autocombustione appena sentì queste parole. Puoi toccarmi se vuoi. Puoi toccarmi. Toccarmi. Toccarlo. Toccalo!
Deglutì, accarezzandogli con mano tremante il petto. Sentiva i muscoli sotto la maglia, ma lui voleva toccarli direttamente. Ma poteva farlo? Insomma, lui aveva detto che poteva toccarlo. Non c’era niente di imbarazzante, assolutamente niente. Inoltre, anche lui adesso gli stava accarezzando i fianchi nudi, quindi…
Prima di poterci ripensare, mise la mano sotto la sua maglia, facendo sussultare e poi ridere Mark. Mentre con una mano continuava ad accarezzargli distrattamente i capelli, con l’altra fece scivolare le dita intorno ai contorni dei suoi pettorali. “Mi sento una specie di sgualdrina”, pensò, arrossendo, ma non smise di fare ciò che stava facendo.
Fece scivolare tutto il palmo verso l’alto, finché non sentì un sordo martellare sotto la mano. All’inizio si spaventò, poi capì che doveva essere il cuore di Mark. Sentì una certa soddisfazione nel percepire il suo battito accelerato, e nel sapere che era merito suo.
Fu infatti per quel motivo (sì, come no) che fece scivolare la mano verso il basso, fino all’ombelico, e poi ad accarezzare la V che spariva all’interno dei jeans. “Mi sento un maniaco”, pensò. Mark interruppe il bacio, trattenendo il respiro. Ben, per colpa di chissà quale demone impossessatosi del suo corpo, gli mordicchiò il labbro e fece andare la mano sulla cerniera dei suoi jeans.
Mark ridacchiò, nervosamente.
- Prima pensavo di essere io ad attentare al tuo pudore – disse – Adesso sembra un po’ il contrario.
Ben arrossì di botto, e allontanò la mano dalla zona pericolo.
- Scu…scusa io…- balbettò, spiaccicandosi contro il muro e abbassando lo sguardo. “Devo sembrargli una specie di pervertito. Non posso credere di aver provato a…”
- Hey, stai andando a fuoco, calma – Mark appoggiò una mano sulla sua guancia in fiamme, ridacchiando, e cercando di alzargli il viso per incontrare i suoi occhi.
Ben non poté fare a meno di perdersi in quei diamanti azzurri, sentendosi ribollire ancora di più il viso. Ancora una volta, Mark passò il pollice lungo il suo labbro inferiore, provocandogli un piccolo tremito. Un tremito non dovuto all’eccitazione, come gli altri che lo avevano preceduto, ma alla dolcezza che il gesto sembrava racchiudere.
Mark avvicinò le labbra all’orecchio e mormorò, con tono piuttosto divertito e un tantino deluso:- E comunque, non volevo certo che ti fermassi.
Ben si trasformò ancora una volta in Pomodoro Man, e balbettò parole incomprensibili.
Poi Mark fece un passo indietro con un sorriso comprensivo, e Ben soffrì questa improvvisa lontananza, fissandolo come un cane abbandonato sulla strada. “Okay, forse sono un po’ patetico”.
- Insomma, lo capisco, vuoi andare piano – disse, un filino mortificato.
Ben lo fissò sconvolto.
Andare piano? Andare piano?!
“Mark, ogni volta che ti vedo vorrei saltarti addosso e stuprarti, direi che ‘andare piano’ non è proprio la definizione giusta”, pensò. Ma non lo disse. Dopotutto, giusto poco prima si era reso conto di non sapere niente di Mark, quindi forse era la volta giusta che riusciva ad ottenere qualcosa.
Certo, pensare che per arrivare a quel discorso aveva dovuto prima quasi strappargli i pantaloni di dosso, rendeva tutto un po’ ridicolo.
Mark si passò una mano tra i capelli, lo sguardo altrove e un sorriso nervoso.
- Potremmo, non so – fece – vederci qualche volta. Quando non hai niente da fare. Se vuoi.
Ben lo fissò sconvolto, ancora.
Mark Hoals lo stava invitando a uscire? E cosa sarebbe ancora accaduto? Una pioggia di papere? Sinceramente, fino a qualche giorno prima lo avrebbe trovato più probabile.
Mark puntò gli occhi di ghiaccio su di lui e fece una risatina agitata.
- Ehi, non c’è problema, cioè, se non ti va, sul serio. Lo capisco, insomma, non ci conosciamo mica…
- Certo che mi va di uscire con te! – esclamò subito Ben, forse con fin troppa foga. Mark lo guardò sorpreso, e Ben non voleva neanche immaginare che aspetto avesse, con i capelli disordinati, le labbra rosse, il volto accaldato e la maglia storta.
Piuttosto fu molto felice di vedere lo stato pietoso dei capelli di Mark, disordinati abilmente da lui stesso. Con i capelli scombinati stava da Dio.
Mark, ripresosi dallo shock, rise, visibilmente sollevato, e Ben si corrucciò, consapevole della figuraccia appena fatta, arrossendo.
Mark appoggiò una mano sulla sua guancia e si chinò verso di lui con un sorriso, gli occhi che brillavano un po’
- Sei adorabile – disse, appoggiando delicatamente le labbra sulle sue, in un bacio dolcissimo che fece agitare lo stomaco a Ben. ‘Oh mio Dio, Mark Hoals mi ha detto che sono adorabile. Oh mio Dio, sono una tredicenne in calore’.
Si staccò e sussurrò nel suo orecchio:- Ti va bene domani sera? Non credo di poter resistere di più.
“A chi lo dici”, pensò Ben, deglutendo rumorosamente.
- Direi che è perfetto – rispose, già aspettando con ansia la prossima sera.
Mark alzò un angolo della bocca in un piccolo sorriso, poi circondò il busto del più piccolo con le proprie braccia. Avvicinò le labbra alle sue e parlò.
- Allora direi che possiamo riprendere da dove ci siamo interrotti.
Poi lo baciò, ancora.
Tuttavia, Ben non riusciva a togliersi un pensiero fastidioso dalla testa, di cui si era appena reso conto.
Il finto rapporto con Lily sarebbe continuato in ogni caso?



~Sono ancora iooo :3 Devo dirvi solo una cosa poi svanisco. Vi ricordate che nel primo capitolo si parlava di un "fratello prodigio di ritorno dal prestigioso college"? C'è un motivo se non è ancora apparso, ma si farà vedere nel terzo capitolo (ve lo dico nel caso qualcuno di voi pensassi che me ne fossi dimenticata XD) Bye bye

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


~~Angoletto della ritardataria cronica:
*riemerge dalla valanga di libri di latino e greco (esatto, faccio il classico)*
Sono vivaaaaa! Mi dispiace così tanto per questo oltraggio oltremodo oltraggioso! Che ritardo, sono imperdonabile ç.ç Vi prego, perdonatemi! Mi dispiace così tanto, soprattutto perché non vorrei che qualcuno adesso smettesse di seguire questo primo tentativo di storia in cui mi sto cimentando.
Beh, se ci siete ancora, e se mi perdonate (ho giusto un pacco di biscotti al cioccolato qui… no, non vi sto ricattando!) ecco a voi il capitolo che mi ha fatto dannare! >.<
Bye bye


Ben era totalmente, inconfutabilmente, agitato.
Era da circa un ora e mezza che si agitava per tutta la stanza, cambiandosi totalmente gli abiti a ogni minimo dubbio, per poi ritornare a quelli originali. Per tenersi impegnato e non pensare assolutamente alla serata imminente mise a posto la stanza cinque volte, fece il giro del quartiere quattro e portò il cane fuori ben tre volte.
- Tesoro, stai uccidendo il nostro povero cane -  lo supplicò sua madre quando lo vide di nuovo col guinzaglio alla mano.
- Ma no! -  Ben ridacchiò nervosamente, il corpo che si agitava iperattivo come se avesse bevuto un numero indefinibile di lattine Sprite - A Terminator piace andare a passeggio! Vero, Terminator? -
Il cane non diede segni di vita.
- Guardalo! -  esclamò Lucy - Ha la lingua penzoloni! -
Ben sbuffò.
- Vuoi venire tu con me? -  chiese a Lucy.
La ragazza non diede segni di vita.
- Certo, rimani pure spalmata sul divano a vederti per la quindicesima volta Teen Wolf, tanto non sarò io quello circondato da 72 gatti quando la vecchiaia si farà sentire! -
- 72 cani, vorrai dire -  disse Lucy - Si chiameranno tutti Terminator, così non li confonderò! Contento, Terminator? -
Il cane gemette, rotolando di lato, la lingua effettivamente penzoloni.
- Povero cucciolo, è ancora stremato! -  sua madre gli lanciò un’occhiata di rimprovero.
- Mamma, al nostro bassotto di 500 chili farà solo bene un po’ di allenamento -
- Non osare insultare Terry! -
Alla fine Ben decise di lasciar perdere il bassotto obeso e di prendere il basso per suonare un po’. Aveva iniziato da qualche anno, ma gli piaceva e suonare riusciva a farlo calmare e rilassare.
- Incredibile, ma allora davvero suoni uno strumento. E io che credevo lo dicessi solo per rimorchiare.
Ben digrignò i denti al sentire quella voce e si girò verso Ryan, appoggiato allo stipite della porta con un ghigno. Il suo cavolo di fratello prodigio.
- Ciao Ryan, finalmente ti sei ripreso dalla sbronza dell’altro giorno. Hai dormito fino alle quattro del pomeriggio, speravo fossi rimasto schiattato, e invece…- sospirò afflitto.
- Non sono affari tuoi quello che faccio-  disse, duro. Ben alzò gli occhi al cielo.
- Non mi serve la morte, basta il coma irreversibile. Ora, se non ti dispiace… - fece un cenno verso il basso.
- Beh, allora sarai interessato di sapere che anche oggi esco, anche se in più piacevole compagnia - un altro ghigno gli si aprì sul volto - Due ragazze niente male, ma sono sicuro non siano il tuo tipo.
- Cosa non hai capito quando ti ho detto che non mi…? Aspetta, che significa che non sono il “mio tipo”? Che “tipo” sarebbe il mio? E soprattutto, che ne sai tu di quale sia il “mio tipo”?
Ryan sorrise soddisfatto e inclinò un po’ la testa.
Dio, non lo sopportava proprio! Davvero non capiva come avesse fatto a farsi ammettere a un college di Londra un tipo come quello. E la cosa peggiore era come i suoi genitori non smettessero mai di parlare di lui anche quando non era a casa. Qualcosa da diventare pazzi!
- Oh, andiamo, è così ovvio! - il tono di Ryan lo fece ritornare alla realtà. Ben alzò un sopracciglio, interrogativo. Quanto amava farlo. Si sentiva molto tipo “Fuck the rules, io so alzare il sopracciglio”.
- Forse proprio perché sono stato lontano parecchio mi sono subito accorto del cambiamento, e negli ultimi anni direi che questo “cambiamento” si è evoluto sempre di più, fino a essere evidente!
- Che stai dicendo, Ryan? - Ben assottigliò lo sguardo, ma Ryan fece un’espressione di superiorità, chinandosi un po’ verso di lui e abbassando la voce.
- Dei tuoi gusti, fratellino.
- Stai parlando del gusto puffo? Lo so che lo detesti, ma sono anni che tiri fuori questa storia e ormai non ne posso più! - esclamò Ben esasperato e confuso.
- Di sicuro il puffo ti piace -  Ryan rise a crepapelle, tenendosi lo stomaco, poi scosse la testa e uscì, lasciando Ben ancora più confuso e irritato.
- E comunque il gusto puffo fa cagare! - gridò Ryan da fuori il corridoio. Ben sbuffò e riprese a concentrarsi sul suo amato strumento.
Dopo aver suonato, suonò la sveglia che annunciava che mancava un’ora all’incontro. Avrebbe dovuto effettivamente iniziare a prepararsi al suonare di quella sveglia, ma lui era già pronto due ore prima.
Okay, forse era un po’ nervoso.
Mise il basso nella custodia e scattò allo specchio, arrossendo subito per il gesto e sentendosi ridicolo, ma si diede comunque una controllata.
Non voleva essere elegante, ma nemmeno aveva voglia di fare la figura dello sciattone con le sue solite felpe anonime. Si era quindi messo una camicia bianca molto semplice, con jeans e le sue inseparabili converse ormai distrutte. Poi aveva una sciarpa azzurra, semplice, niente di che. Deglutì, immaginando come sarebbe apparso agli occhi di Mark
Si passò una mano tra i capelli e afferrò il giubbino, catapultandosi fuori con un “ciao torno tardi non aspettatemi non mi ubriacherò né metterò incinta le sedicenni” generale.
- Sarà meglio per te! -  gli gridò a sua volta sua madre mentre si chiudeva la porta alle spalle.
“E poi c’è già Ryan per quello”, pensò.
Si impose di non correre. Dopotutto era in anticipo di un bel po’.
Inutile dire che arrivò al luogo dell’appuntamento col fiatone e le gambe doloranti. Si sedette cercando di calmare gli ansiti, e l’ansia, soprattutto l’ansia.
Poi il belloccio della situazione fece la sua comparsa, con tutta la figaggine che lo circondava come un’aura e il vento che sembrava alzargli i capelli giusto per dare un ultimo tocco a quella perfezione.
Ben se lo mangiò con gli occhi, mordendosi distrattamente il labbro, mentre quello si girava intorno, cercandolo.
Poi lo vide e il sorriso che gli increspò le labbra fu qualcosa di assolutamente stupendo, gli occhi azzurri che brillavano come diamanti.
- Ciao bel fusto – disse Mark, ridendo, mentre si avvicinava.
- Mpf – borbottò Ben, cercando di mascherare la felicità che lo stava pervadendo a quell’uscita con lui.
Mark sorrise, avvicinandosi un po’ di più.
- Tutto qui? Mi aspettavo un saluto un po’ più caloroso – il tono della sua voce si abbassò, e il cuore di Ben accelerò oltre il limite consentito.
Deglutì, nel disperato tentativo di non incrociare i suoi occhi.
- E io non mi aspettavo di dover aspettare mezz’ora un ritardatario cronico! -  esclamò, allontanandosi e cercando di tornare calmo. Capito ormoni in subbuglio? CALMO!
- Come? Ma non sono in ritardo! – disse Mark, sinceramente sorpreso.
Ben si rese improvvisamente conto dell’errore commesso e girò sul posto, avviandosi lungo la strada.
- Hai già deciso dove andare? – chiese.
- Scusa, ma non dovevamo vederci alle sei e mezza?
- Io stavo pensando che magari potevamo andare al cinema, o qualcosa del genere.
- Sono sicuro di essere arrivato in orario! Ho preparato tre sveglie per ricordarmelo!
Ben arrossì, lusingato a quell’eccessività, ma continuò a far finta di niente.
- Poi, se hai voglia di mangiare qualcosa… - balbettò.
- Aspetta… non dirmi che sei arrivato con mezz’ora di anticipo!
Ben si sentì andare a fuoco per la vergogna quando Mark fece un sorriso e iniziò a ridere.
- NO! Sono arrivato poco prima di te! Giusto qualche secondo!
Si voltò a fulminarlo con gli occhi, ma doveva sembrare piuttosto ridicolo perché Mark rise più forte. Si girò, offeso e umiliato, e avanzò a passo di marcia.
Poi si ritrovò Mark improvvisamente al fianco, che ancora ridacchiava. Stava per insultarlo con qualcosa del tipo “stupido primate maledettamente attraente!”, quando la sua mano afferrò quasi distrattamente la sua, stringendola, e Ben si sentì il cuore andare in gola.
- Come si fa a resisterti? – disse, continuando a guardare in avanti. Ben rimase imbambolato mentre lo seguiva, incapace di intendere e di volere, ma, benché si sentisse tremendamente in imbarazzo, non staccò la propria mano. La mano di Mark era morbida ma decisa.
- Che mano fredda – commentò Mark con un sorriso.
- Sono un tipo freddoloso – si imbronciò Ben. Il sorriso di sbieco che gli lanciò Mark lo preoccupò alquanto.
- Beh, ma allora… - improvvisamente, si avvicinò pericolosamente al viso di Ben, che strabuzzo gli occhi, incredulo - …ci penso io a riscaldarti.
E lì, in mezzo alla strada piena di gente, sotto gli occhi di tutti, mentre si tenevano per mano, lo baciò, posando delicatamente le labbra sulle sue, con gentilezza e insistenza. A quel contatto Ben si sentì andare in iperventilazione. Avrebbe voluto spostarsi, scansarsi, scappare e sotterrarsi in un fosso, ma le labbra di Mark erano così morbide e irresistibili, il suo viso così caldo mentre era vicino al suo, la punta del suo naso a sfiorargli il viso, la sua mano a stringere la sua, il suo cuore che batteva all’impazzata. E non si mosse, ma rispose timidamente al bacio. Tutto questo aveva un sapore così diverso ora che i loro occhi erano aperti e puntati in quelli dell’altro, come se fosse qualcosa di molto più intimo di un bacio…
Si sentiva così emozionato, felice, scombussolato…
Poi, un’esclamazione, a rovinare quel momento così intenso e semplice allo stesso tempo.
- Froci! -  gridò qualcuno, e delle risatine si sentirono per la strada.
Ben impallidì e si allontanò di scatto da Mark. Con dolenza separò la mano dalla sua e ricominciò a camminare.
- Chiudi quel cesso, bastardo! – gridò Mark contro il ragazzo che li aveva insultati, poi gli si affiancò.
- Hey… lo sai che le persone sono stupide. Non prendertela, non abbiamo fatto assolutamente niente di male. Dopotutto i rapporti gay non sono più illegali, no? – ridacchiò, in un chiaro tentativo di alleggerire l’atmosfera che fece sciogliere il cuore a Ben, poi cercò di riprendere la sua mano, ma lui la mise nel giubbotto, abbassando lo sguardo.
Sapeva che era incredibilmente stupido sentirsi ferito per l’insulto di chissà quale deficiente, ma…
Ma era umiliante.
Mark rimase in silenzio per un po’, affiancandolo, mentre Ben si sentiva incredibilmente in colpa e pensava a come spiegargli tutte quelle emozioni e pensieri che non riusciva a esprimere, poi Mark disse solo un secco:- Ok – e non parlò più.
Ben si sentiva tremendamente in colpa nei suoi confronti, ma non sapeva cosa dire, perciò continuò a tirare dritto a sguardo basso, fino all’arrivo al cinema.
- Cosa ti va di vedere? – chiese con timidezza, preoccupato che l’altro potesse essere arrabbiato con lui. Mark alzò le spalle e fece passare lo sguardo sulle locandine.
Ben deglutì. Era la prima volta che si sentiva a disagio con Mark. Certo, era stato molte volte imbarazzato in sua presenza, ma a disagio mai e questa cosa lo intristiva, soprattutto perché sapeva benissimo che era soltanto colpa sua.
Cercò di spremersi le meningi alla ricerca di un modo per farsi perdonare.
Prima opzione, parlargli.
Gli lanciò una rapida occhiata.
Ehm, no. Passo.
Diamine, Ben, pensa! Allora, spiegarsi era fuori discussione almeno per il momento. Aveva bisogno che ritornasse il Mark di sempre per farlo, non certo quel tipo freddo e distaccato!
Quindi, per farsi perdonare, avrebbe dovuto fare qualcosa che gli facesse piacere… Ma cosa?! Erano in un dannato cinema, maledizione!
Rifletti Ben.
Cosa diamine fanno due ragazzi al cinema oltre a vedersi un maledetto film?!

Oh.
Appena gli si accese la lampadina in testa si sentì andare a fuoco il viso. Mark gli lanciò uno sguardo interrogativo e Ben si morse il labbro, cercando di controllarsi. Beh, di sicuro si sarebbe fatto perdonare…
- S… senti, perché non… ehm, vediamo quel film lì? – chiese, indicando la locandina col film più squallido. “Il ritorno dei conigli assassini”. Mark la guardò e strabuzzò gli occhi.
- Davvero ti piace quel genere di film…? – chiese, perplesso.
- Oh, sì, tantissimo! – mentì Ben. Si fece forza e afferrò la mano di Mark, tirandolo verso la biglietteria.
Mentre era in fila si sentiva tremendamente agitato. Erano solo una sua impressione tutti quegli sguardi su di loro? Si costrinse però a non lasciare la mano del ragazzo, facendo uno sforzo di volontà che gli costò non poco.
Dopo aver pagato il biglietto si diressero verso la sala, vuota oltre altre tre persone. Ben sospirò di sollievo. Era proprio perché sperava ci sarebbe stata pochissima gente che aveva scelto il film più squallido.
Non lasciò la mano del ragazzo nemmeno quando si sedettero e le luci si spensero.
Durante l’iniziò del film cercò di pensare razionalmente a come agire. Iniziò a sudare freddo. Non aveva la più pallida idea di come comportarsi.
Solo quando avvertì la mano di Mark scivolare dalla sua presa si riscosse.
Lo vide alzarsi e preso dal panico afferrò il suo polso.
- Aspetta! Dove vai?
- A prendere i pop corn, vorrei almeno mangiare qualcosa – il suo atteggiamento freddo gli fece più male di una coltellata al petto. Mark puntò i suoi occhi azzurri nei suoi, ben visibili nonostante il buio.
- E poi credevo che non volessi essere toccato -  sibilò.
Ben sgranò gli occhi. Cosa?! E questa da dove usciva?!
Ma che razza di ragionamenti si era fatto quell’idiota?!
Mark cercò di liberarsi dalla sua presa, ma Ben lo tirò verso di sé e si alzò di scatto.
- Credevi… cosa?! – esclamò, incredulo.
- Mi pare ovvio che ti dia fastidio essere toccato da me in pubblico -  fece Mark, senza riuscire a trattenere la rabbia dietro l’espressione fredda – Quindi sta tranquillo che non proverò nemmeno più a sfiorarti, ovviamente finché non siamo chiusi in uno stanzino o in qualche cazzo di ripostiglio polveroso!
Adesso la rabbia nella sua voce era più che evidente, e la cosa sconcertava Ben non poco. E meno male che non c’era quasi nessuno, altrimenti li avrebbero già sbattuti fuori per il casino che stavano facendo.
Si sentiva veramente ferito e sentì gli occhi pizzicare.
- Ma io… io credevo che tu ti fossi arrabbiato per come avevo reagito a quel cavolo di insulto! A me… a me piace se ci prendiamo per mano, se mi baci, se mi… beh, fino a qui se non vogliamo essere denunciati per atti osceni in pubblico! E cosa… cosa cacchio centra il fatto che dobbiamo essere per forza chiusi in uno sgabuzzino o stanzino o quello che è! Tu non hai… capito proprio… niente!
Fu scosso dai singhiozzi e lasciò di scatto la presa dal polso di Mark, deciso ad allontanarsi da lui e uscire da quel cinema, ma fu il sussurro di Mark a bloccarlo.
- Cosa non ho capito? – chiese. Ben lo fulminò, gli occhi appannati.
- Che tu mi piaci davvero, cavolo! – sbottò, dimentico di ogni inibizione – io pensavo fossi arrabbiato perché sono così debole da non saper reagire a un cacchio di insulto, invece… ma come ti viene in mente?! Come puoi aver pensato che mi desse fastidio toccarti?! Mi danno fastidio le occhiate, le frecciatine, ma non TU!
Rimasero a guardarsi in silenzio, ancora in piedi, ma per fortuna non c’era nessuno dietro di loro.
Poi Mark gli si avvicinò di scatto e mise un braccio intorno al suo busto, avvicinandolo a sé. Abbassò il viso verso di lui e lo baciò. Ben rispose al bacio con forza, cercando di trasmettergli così tutti i pensieri che non riusciva a comunicargli, sentendosi stupido per la litigata su una cosa tanto insensata.
Gli circondò il collo con le braccia tirandosi verso di lui, mentre Mark gli accarezzava la schiena e premeva le labbra sulle sue in un modo stranamente possessivo che però gli fece agitare lo stomaco. Le labbra di Ben tremarono quando Mark cominciò ad insinuare la lingua, ma furono bruscamente interrotti da una voce.
- Così si fa, bravo ragazzo! – si girarono di scatto, separandosi di malavoglia, e scoprirono che quei tre individui che condividevano con loro la sala erano girati a guardarli, probabilmente avendo udito buona parte della conversazione.
La voce apparteneva a un’anziana signora, che sorrideva nella loro direzione.
Se Ben arrossì, estremamente imbarazzato (ma anche sollevato per la riappacificazione), Mark rise, attirandolo ancora più vicino a sé e subito lui si separò con forza. Vide uno degli altri spettatori alzarsi e uscire con la faccia disgustata, ma sorprendentemente la cosa non lo toccò. Non era affar suo cosa la gente pensasse: avevano il diritto di vivere come preferivano, loro!
- Oh, continuate pure -  disse la vecchietta – Tanto io sono mezza sorda, potete fare quanto rumore volete!
Mark rise ancora più forte e Ben balbettò parole incomprensibili, ancora più imbarazzato.
Fece per sedersi, ma Mark lo afferrò e lo fece sedere sulle sue gambe, poi gli circondò la vita da dietro e appoggiò il mento sulla sua spalla.
Il cuore di Ben fece il convenzionale triplo salto mortale, con ruota, avvitamento a mezz’aria e spaccata finale.
- Mark…? – balbettò.
- Dai Ben, quella simpatica vecchietta ha detto che possiamo fare tutto il rumore che vogliamo. Non credi sia il caso di approfittarne?
Ben si strozzò con la propria saliva.
- Mark!
Sentì il petto del ragazzo scosso da una risatina contro la sua schiena. Gli dava calore, così come le sue braccia che lo circondavano. L’unico problema erano quelle dannate labbra che adesso gli stavano baciando il collo.
- Lo sai, -  sussurrò sulla sua pelle, facendolo rabbrividire – i tuoi “cacchio” e “cavolo” erano assolutamente adorabili.
Ben arrossì furiosamente, agitandosi sul posto, ovvero sulle gambe di Mark.
- Mmmh, aspetta mi fai male, proviamo a fare così…
Aprì le gambe e Ben ci finì seduto in mezzo, con queste ai suoi lati.
- E comunque… - continuò Mark, riprendendo a lasciare piccoli baci sul collo – davvero, chi è che dice “cacchio”?
- Mark – fece Ben, sforzandosi di avere un tono serio.
- Mmmh? – Mark infilò delle dita sotto la maglia di Ben, che sussultò.
- Credo che la vecchia ci stia ancora guardando – sussurrò, preoccupato.
Mark si fermò per lanciare un’occhiata alla signora in questione, poi rise.
- Che vecchietta maniaca. Probabilmente sta sperando di assistere a qualche scena spinta…
- Mark! -  esclamò Ben, sottovoce per non farsi sentire dalle altre due persone.
- Ultimamente ripeti molto spesso il mio nome – Ben avvertì distintamente la mano di questo farsi strada sotto la maglietta, alzandola un po’, e rabbrividì a quel tocco.
- Piuttosto, mi spieghi per quale motivo hai scelto questo orribile film? Non ci credo che ti piace.
Ben si morse il labbro, sentendo le guance imporporarsi.
- Io… non importa, è imbarazzante.
Mark lo morse leggermente e Ben sussultò, eccitato suo malgrado. Okay, malgrado non tanto.
- A me puoi dire tutto, piccolo Ben… - mormorò a voce ancora più bassa.
- Ecco io… volevo… beh, te l’ho detto, o forse no, volevo solo farmi perdonare… quindi ho pensato…
- Mh? – insistette Mark passando la punta della lingua sulla sua pelle, mentre la mano che non era sul petto si posava sulla gamba per accarezzarla. Ben deglutì.
- Beh… oh, andiamo Mark non farmelo dire! Cosa fanno due ragazzi che hanno un appuntamento al cinema?
Mark continuò per un po’ a baciarlo e accarezzarlo (accarezzarlo piuttosto pericolosamente, soprattutto quella mano sulla sua gamba che era scesa verso l’interno coscia), poi ad un tratto si bloccò di colpo, e Ben non seppe se esserne deluso o sollevato.
- Aspetta – disse – Tu… volevi farti perdonare pomiciando nel cinema?
Ben arrossì.
- Per questo non mi hai fatto prendere i pop corn prima di entrare – ridacchiò – Eri così impaziente? Tu sei davvero un piccolo genietto del male…
Ridacchiò ancora e Ben sussultò e trattenne il respiro quando la sua mano arrivò fin sopra la gamba, accarezzando con le dita la cerniera dei jeans.
- …un genietto del male terribilmente sexy.
A quel punto Ben perse totalmente la testa. Si staccò dalla sua presa, si girò e si sedette in braccio a lui, avvicinando subito le labbra alle sue mentre gli afferrava la nuca e lo avvicinava a sé.
- E la vecchia? – mormorò Mark con respiro affannoso sulle sue labbra.
- Si fotta la vecchia -  brontolò Ben – Che guardi pure.
La risata di Mark fu subito stroncata dalle labbra di Ben che si precipitarono sulle sue e dalle loro lingue che si cercarono possessivamente e fameliche.

- Dovremmo farlo più spesso – Mark si stiracchiò mentre uscivano dal cinema. Ben lo guardò interrogativo.
- Ma come, non avevi detto che il film faceva schifo?
Gli lanciò uno sguardo malizioso.
- Infatti non parlavo del film. In realtà non l’ho nemmeno guardato, ero impegnato da altro…
Mark gli si avvicinò e gli circondò il busto con un braccio, mordicchiandogli gentilmente il lobo dell’orecchio, in un chiaro segno di cosa si stesse riferendo.
Ben arrossì ma lo fulminò con un’occhiataccia. Poi però si sorprese piacevolmente alla vista dei suoi capelli del tutto arruffati, ovviamente merito suo. In quanto a lui, si sentiva ancora il viso a fuoco, la maglietta era storta e le labbra erano un po’ doloranti per i baci intensi. Ci passò distrattamente la lingua sopra, avvertendo il sapore delle labbra di Mark. Un sapore a dir poco afrodisiaco.
Mark spalancò gli occhi a quel gesto.
- Mi stai provocando, genietto sexy?
Ben andò in autocombustione istantanea e cercò di divincolarsi dalla sua presa, ma Mark lo strinse maggiormente, petto contro petto, e Ben, forse per caso, forse no, strusciò il bacino contro quello di Mark.
Alzò gli occhi verso di lui, ancora più rosso di prima.
- Adesso ti sto provocando – mormorò. Oh mio Dio. Non lo aveva fatto davvero, giusto?
Lo sguardo di Mark si illuminò con un sorrisetto, socchiudendo gli occhi mentre lo guardava. Ben si morse il labbro, facendo finta di scostarsi da lui per posare le mani sul suo petto.
Si sentiva immensamente ridicolo, solo che quel gioco di provocazioni era così dannatamente eccitante che davvero con riusciva a fermarsi.
Cristo, prima di conoscere Mark non si sarebbe mai nemmeno sognato di potersi comportare in quel modo… Che poi, come l’altra volta, era sempre lui quello che cercava di arrivare al solo! Quando erano nello sgabuzzino polveroso, era stato lui a cercare di strappare i pantaloni di dosso a Mark e anche adesso era lui che stava facendo il provocante. Ma che cazzo…?!
- Adoro quando diventi un piccolo maniaco eccitato – disse Mark, alzando l’angolo della bocca dove c’era il neo color caffè – Però, se davvero non vogliamo essere denunciati per atti osceni in pubblico, sarebbe meglio andarcene.
Fece per allontanarsi, ma Ben lo trattenne afferrandolo per la maglietta. Aveva il cuore accelerato e il viso rosso, ma non si fermò. Puntò lo sguardo sul suo petto, dove stava facendo scorrere le dita al di sopra della maglia e avvicinandosi un po’ di più disse, con un finto broncio:- Ma come, non mi dai nemmeno un bacio?
Alzò gli occhi verso di lui, arrossendo ancora di più, conscio del proprio comportamento maldestro.
Mark per una volta non sorrideva, ma aveva gli occhi azzurri liquidi e avvertiva il suo respiro accelerato. Lo circondò con un braccio e lo avvicinò a sé. Spalancò gli occhi nell’avvertire la sua eccitazione contro il proprio bacino, e anche per lui i pantaloni stavano diventando decisamente stretti.
- Ben, -  disse – credimi, per me è già abbastanza difficile cercare di non saltarti addosso ogni volta che ti vedo respirare, perché, davvero, anche il tuo modo di respirare mi fa eccitare, ma se… se mi provochi così, io seriamente rischio di perdere il controllo e fottermene degli atti osceni in pubblico. Comprendi?
- Ehm… non del tutto – balbettò Ben, sempre più imbarazzato ed eccitato.
Mark sospirò, con espressione affranta.
- Credo che mi accontenterò di prendere solo la tua bocca. Per adesso.
- MAR…! – iniziò Ben, scandalizzato, ma fu bruscamente interrotto dal bacio pieno di desiderio in cui si ritrovò. Il cuore gli batteva dolorosamente mentre le loro lingue si incrociavano e il bacio diventava ancora più travolgente, come se fossero appena stati investiti da un’onda.
Solo quando si ritrovarono senza fiato si separarono, per poi riprendere da dove si erano interrotti, senza il minimo pudore. Mark lo sbatté contro il muro senza granché gentilezza e Ben annaspò per un attimo, per poi ritornare alla realtà quando Mark si avvicinò a lui, appoggiando le mani sui suoi fianchi e stringendoli. Fece scendere una mano fino al suo sedere, cosa che fece ridere Ben, ripensando a quando erano stati chiusi nello stanzino per quei sette minuti.
Per fortuna non c’era quasi nessuno per strada a quell’ora, altrimenti…
- MA CHE CAZZO…?! MARK?!
Si separarono di scatto, stupiti e spaventati, individuando un gruppo di ragazzi poco lontano da loro. Mark impallidì. Ben li scrutò, viso per viso. Avevano un’aria familiare, ma non capiva dove…
Lily. C’era Lily.
Si immobilizzò completamente quando capì che quello era il gruppo degli amici di Mark. Amici che avevano, nessuno escluso, un’espressione sconvolta, più qualcuno disgustato.
Solo Lily non sembrava sconvolta, ma più… spaventata.
- Mark! – gridò uno del gruppo, probabilmente quello che aveva fatto il primo urlo – Che cazzo stavi facendo?!
Mark non rispose. Ben lo guardò: non lo aveva mai visto così spaventato. Era del tutto impietrito, col petto che si muoveva affannosamente e negli occhi un’espressione colpevole. Gli si avvicinò inconsciamente, per rassicurarlo con la propria presenza.
- Vuoi rispondere, porca puttana?! – gridò ancora quello.
- Da quando sei diventato frocio?! – esclamò un altro.
La situazione era orribile e la cosa peggiore era che Ben non aveva la più pallida idea di come aiutare Mark. Si sentiva orribilmente impotente.
- Non ci posso credere! Credevo fossi mio amico, invece sei solo uno schifoso finocchio! – il primo ragazzo si avvicinò a Mark stringendo i pugni, visibilmente incazzato e disgustato. Ben entrò nel panico, ma prima che potesse fare qualcosa, una figura si interpose tra il ragazzo e Mark.
- Non ti azzardare ad insultare con questi termini Mark – sibilò Lily, assottigliando gli occhi. A Ben non era mai sembrata così minacciosa, aveva un portamento regale che la rendeva davvero fredda e spaventosa, come quello di una regina implacabile.
- Ma Lily ti rendi conto?! – strillò una tra le ragazze, con capelli palesemente ossigenati – Lui ti ha tradita, e nemmeno con una ragazza!
- In questo caso, anche io l’ho tradito, e nemmeno con un ragazzo – alle loro espressioni confuse rise, poi tornò di botto seria – Ero perfettamente a conoscenza dei gusti di Mark, così come lui era a conoscenza dei miei.
Momento di silenzio.
Ben avrebbe giurato di sentire i loro cervellini far girare gli ingranaggi, mentre Lily aspettava pazientemente una reazione, sbuffando ogni tanto. Mark sembrava aver ripreso coscienza di sé, e guardava Lily come se fosse stato un dono piovuto dal cielo, con occhi traboccanti di gratitudine.
- OH MIO DIO! – esclamò infine un’altra ragazza – ANCHE TU!
- Alleluja – commentò Lily, sbuffando sonoramente e levandosi così una ciocca dal viso.
- Ma cos’è, la combriccola dei gay o cosa?! – gridò il ragazzo che prima aveva insultato Mark.
- Beh, questo dipende dai tuoi gusti, Steven – disse Lily calma.
Quello di nome Steven diventò rosso di rabbia.
- Cristo santo, MI HAI VISTA NUDA! – gridò la prima ragazza che aveva parlato, quella con i capelli ossigenati, e dall’espressione sembrava che stesse per svenire.
- Non era questa grande cosa, credimi – commentò Lily.
La ragazza li guardò dall’alto in basso, trattenendo a stento un’espressione schifata, poi si girò elegantemente e afferrò Ben e Mark per un braccio.
- Ora, se volete scusarmi, me ne vado con un vero amico e un piacevole conoscente, che sicuramente stimo più di voi trogloditi omofobi.
E così la grande Lily uscì di scena.


I’m back!
Allora, volevo solo informarvi che a questo punto mi sembra doveroso fare un altro capitolo, il conclusivo. E io… ç.ç sono triste. Però devo davvero concluderla qui, anche perché non ho idee XD e poi STAREI lavorando ad una storia, che pubblicherò quando arriverò ad almeno dieci capitoli (attualmente quattro), per evitare di rischiare di morire come in questa storia nel tentativo di scrivere in tempo.
Comunque… che ve n’è parso del capitolo? *^* L’ho fatto un po’ più lunghetto per farmi perdonare. Mah, a me sembra incasinato, anche perché ho scritto in fretta per non farvi aspettare oltre >.<  Che ve n’è parso di Lily??? Io la amo *^* okay che non conto perché sono l’autrice, però PERCHè IO PUO’. Nel prossimo capitolo si saprà come va a finire con la fantomatica ragazza della festa (a proposito, è per Lily che ho aggiunto tra “tipo di coppie” anche shoujo-ai).
Okay e… niente, le mie note spuntano tipo funghi XD
Mi piacerebbe TANTISSIMO leggere le vostre recensioni, anche le prime cose che vi vengono in mente, tipo “uh ah ho fatto una recensione, dammi un biscotto donna”.
Perché i biscotti ce li ho.
E per tutti.
Bye bye! ;3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


~~Okay, lo so che mi odiate profondamente.
CHIEDO VENIAAAA! *si prostra a terra* So che non ve ne frega un’emerita ceppa delle motivazioni (tra interrogazioni, compiti, computer rotto una settimana, calo di ispirazione e terza guerra mondiale), quindi, senza indugiare oltre, ecco il capitolo che mi ha fatto dannare, nonchè l’ultimo!
Bye bye
Reyna The Queen

 


Ben ancora faticava a capire come la sua vita potesse aver avuto una svolta tanto impensabile in così poco tempo.
Prima di tutto, il ragazzo per cui si stava dannando dalla disperazione da svariati anni era gay e, soprattutto, interessato a lui. Stavano addirittura avendo una relazione. Una relazione non più segreta, visto quanto accaduto quella sera, e sinceramente dubitava che quel gruppo di idioti avrebbe mantenuto un segreto tanto succoso per i pettegolezzi.
In secondo luogo, la ragazza della sua cotta secolare, per cui a volte aveva provato addirittura odio e un’invidia cieca ed esplosiva, aveva preso le loro difese. E si era rivelata addirittura una persona simpatica, quando, dopo aver verbalmente mandato al tappeto il suo gruppo di “amici”, aveva guidato lui e Mark verso un locale per prendere qualcosa da bere, come se niente fosse.
Mark era ancora palesemente sconvolto, ma a poco a poco era riuscito ad accettare quanto accaduto, o quanto meno a scacciarlo dai suoi pensieri. Per qualche motivo aveva continuato a tenergli la mano sotto il tavolo, e Ben non l’aveva separata nemmeno quando aveva iniziato a formicolare. Sapeva che Mark aveva bisogno di sentirlo vicino, e lui non si sarebbe tirato indietro, gli avrebbe mostrato che su di lui poteva contare. Questi pensieri gli gonfiavano il petto di orgoglio e lo facevano sentire accettato.
Di tanto in tanto rivolgeva sorrisi di sfuggita a Mark, a cui lui prontamente rispondeva con uno dei suoi.
Lily non aveva fatto commenti, né aveva parlato di quanto accaduto, riuscendo con un colpo di bacchetta a rendere l’atmosfera leggera. Certo, aveva un portamento un po’ altezzoso, tipico di quelle persone che non perdono mai il controllo e hanno sempre in mano la situazione, ma Ben stava imparando ad apprezzare questo aspetto di lei, perché gli si stava rivelando una persona molto forte e determinata che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Adesso la ammirava.
Ben fece un sospiro mentre guardava il suo bicchiere. C’era una cosa che ancora non riusciva a capire e, finalmente, si decise a chiederla. Meglio adesso che anche Lily sembrava più aperta e disponibile.
-Posso farvi una domanda?- chiese, alzando lo sguardo.
Lily alzò un sopracciglio mentre beveva e Mark si voltò verso di lui, stringendo un po’ di più la sua mano. A Ben si stava per sciogliere il cuore per lo sguardo carico di affetto che gli stava rivolgendo Mark.
-Ecco, c’è una cosa che mi stavo chiedendo…- abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzato.
-Chiedila- fece Lily, con tono ovvio.
-Sì, beh, ecco, volevo sapere…- deglutì e li guardò negli occhi, prima quelli nocciola di Lily, poi quelli color zaffiro di Mark, sui quali si soffermò -Perché avevate architettato tutta quella sceneggiata?-
-Quale sceneggiata?- chiese Mark, sbalordito.
-Sai quella…- posò lo sguardo sulle loro mani intrecciate e quella vista gli diede forza -…del fatto che eravate fidanzati. Insomma, Lily, non mi è sembrato un grande problema per te sbatterlo in faccia ai tuoi amici, e potevi anche non prendere le nostre difese se davvero ci tenevi a preservare la tua immagine… ma poi, cioè, era tutto per questo? Era per mantenere la vostra immagine di più fighi della scuola? Vi vergognavate… delle vostre preferenze? Oppure… io non lo so…- iniziò a balbettare, a corto di parole.
Lily e Mark rimasero in silenzio e Ben fu preso dal ghiacciante terrore di essere andato troppo oltre.
-Più fighi della scuola?- rise poi Lily, e Ben la guardò sorpreso. Lei gli rivolse uno sguardo divertito -Ma dai, credi davvero che a me possa realmente interessare l’immagine che qualcun altro si fa di me? O meglio, adesso è così, ma prima…- sospirò -è complicato da spiegare-
Posò il bicchiere sul tavolo.
-Insomma, quando ho capito di essere attratta dalle ragazze, non è stato facile. Mi ripugnavo, non lo accettavo. Era qualcosa di innaturale, per me, capisci? Sono stata con molti ragazzi, ma non ero attratta da loro, e questa cosa mi faceva stare sempre peggio. Puntavo sempre ai migliori, per dimostrare a me stessa che potevo avere qualunque ragazzo, che non avevo bisogno di ragazze.
Però era così. Guardavo a malapena i ragazzi, non mi interessavano, stavo con loro solo se le altre li consideravano belli e “popolari”, un termine che detesto, tra l’altro, e invece mi perdevo a guardare le curve morbide delle ragazze, a fare pensieri di apprezzamento su di loro, non di invidia o altro. Perciò, per sfidare me stessa, ho scelto Mark. Dovevo averlo, era il più invidiato e carino, decisamente. Lui si mise con me, ma capii presto che non era interessato come lo erano gli altri ragazzi. Immagino che stavamo insieme perché “dovevamo”… Poi, beh, ad una festa lo trovai ubriaco a baciare un ragazzo. Così capii, e il giorno dopo parlammo di questa cosa che avevamo in comune e decidemmo che era la cosa migliore fingere di stare insieme per avere maggiore libertà. Poi, beh, col tempo ho accettato questa parte di me, ed ero anche pronta a renderla pubblica. Non sono più spaventata da me stessa e non mi sono mai interessati i pensieri altrui-
Riprese il bicchiere e bevve un sorso, tacendo.
Ben era stupito. Lily si era appena confidata con lui, si era del tutto esposta. Era scioccato da quello che aveva dovuto passare Lily e si sentì tremendamente in colpa per averla invidiata con una tale forza, in quegli anni.
Gettò uno sguardo sorpreso a Mark, ma lui teneva il capo chino, in silenzio, cosa che lo spaventò.
Poi ripensò alle ultime parole di Lily e la guardò.
-Ma se… ma se eri pronta a renderlo pubblico, allora perché…?- le parole gli morirono in gola quando lei lo guardò mortificata, per poi puntare gli occhi su Mark, che ancora teneva basso lo sguardo.
-Mark…- bisbigliò, cercando i suoi occhi azzurri con i propri -Tu non eri… non sei pronto?-
Mark sospirò, alzando finalmente la testa ma senza intercettare il suo sguardo, cosa che lo ferì.
-Non è che…- iniziò, poi sospirò di nuovo e chiuse gli occhi -Non è che non sono pronto, solo… io avevo paura, ecco. E’ una cosa diversa, a scuola. Non mi da fastidio in pubblico, ma a scuola… Avevo paura dei giudizi delle persone, di come tutta la mia vita sarebbe cambiata. Renderlo pubblico avrebbe significato accettarlo, e io non ero pronto ad accettarlo. Era per questo che avevo solo storie, se così si può chiamarle, segrete. Delle avventure con dei ragazzi, per solo poco tempo, per poi ignorarli, come loro avrebbero ignorato me-
Queste parole gli entrarono in petto come schegge ghiacciate, mozzandogli il respiro. Si sentiva… male. Stava per vomitare, se lo sentiva.
-Beh, certo- fu spaventato dalla propria voce fredda, ma non lo diede a vedere, anche se gli uscì un po’ tremolante -E’ ovvio. E’ ovvio che tu possa avere solo storielle segrete. Sarebbe imbarazzante, no? Il più adorato della scuola ufficialmente fidanzato con… una specie di nullità. Un idiota che credeva davvero di contare qualcosa, e che invece non poteva essere altro che una “storia segreta”, giusto per divertimento. Davvero patetico, no?-
Lily trattenne il fiato, sconvolta.
Ben si morse le labbra, ferito, gli occhi che pizzicavano. Mark teneva ancora gli occhi chiusi, senza dire niente, e questa, questa era la cosa peggiore. Chi tace acconsente? Vaffanculo.
Cercò di sfilare la mano dalla sua e Mark aggrottò solo un po’ le sopracciglia, ma lo lasciò fare.
Oddio. Stava per morire, se lo sentiva. Non poteva restare un secondo di più, o sarebbe scoppiato in lacrime come una fontana, e allora sarebbe stato davvero patetico.
-Mark- sussurrò Lily, minacciosa, e Mark la guardò solo leggermente confuso, ma con ancora la sua aria impenetrabile -Mark, porca miseria, ma hai capito cosa ha detto?-
Ben tirò su col naso e fece per alzarsi.
-Aspetta, ma…- Mark sgranò gli occhi. Si voltò di scatto verso di lui e gli afferrò un polso. Ben si dibatté disperatamente, agitando il braccio.
-Aspetta, ma… ma cosa hai…?! No! Io… non è, nel senso, no!- le parole confusionali sparate a raffica da Mark non avevano alcun senso e lo irritavano solamente, perché voleva andarsene, e il prima possibile.
Rinunciò alla possibilità di dibattersi e lo fulminò con gli occhi. Lo sguardo sgranato di Mark gli procurò una fitta al cuore.
-Lasciami andare, idiota! Ma per chi mi hai preso, eh?- sbraitò, attirando l’attenzione di qualcuno intorno a loro -Vuoi divertirti con qualcuno? Bene! Ma non con me!-
Con uno scatto del braccio lo prese di sorpresa e riuscì a sfuggire alla sua presa. Non perse tempo e si alzò.
-Cielo, Mark…- gemette Lily, portandosi una mano alla fronte -Sei un idiota-
Ben si girò, percorrendo a grandi passi la strada verso l’uscita.
-Aspetta!- gridò Mark, e lo sentì alzarsi per rincorrerlo -Io non… Tu sei… Aspetta!-
Ben non lo ascoltò e uscì nella fredda aria primaverile, ma prima di potersi allontanare, sentì la porta aprirsi di nuovo e qualcuno gli afferrò il braccio, costringendolo a girarsi.
Non fu sorpreso di ritrovarsi davanti Mark, che era uscito senza giubbotto. Cercò di darsi un contegno, e per farlo dovette abbassare lo sguardo. Ma non si dibatté, perché una parte di lui, quella più debole e patetica, voleva rimanere con Mark.
-Ben- disse Mark, posando due dita sotto il suo mento e sollevandolo. Ben mantenne lo sguardo basso, incapace di incrociare i suoi occhi -Piccolo, ma come ti è venuto in mente? Tu sei importante, non lo capisci? Io… voglio davvero stare con te…- la mano di Mark scivolò delicatamente sulla guancia, accarezzandola e avvicinando il viso a quello di Ben -Prima mi hai sentito quando dicevo che non volevo che nessuno lo sapesse. Però, quando sono con te, come oggi, non mi da fastidio. Anzi, mi piace che tutti vedano quanto io sia follemente e pazzamente innamorato di te. Voglio che tutti lo sappiano, che tutti sappiano che io ti amo, e non mi importa cosa potrebbero pensare. Se sono con te…- con il pollice gli accarezzò il labbro, con dolcezza, in quel gesto che era solito fare e che riscaldava completamente il cuore a Ben -…sento di poter fare qualunque cosa-
A quelle parole, la morsa nel petto di Ben si allentò, e non riuscì a resistere alla tentazione di alzare gli occhi in quelli di Mark.
-Davvero?- soffiò.
Si rendeva perfettamente conto di essersi comportato, e di starsi comportando, come una fidanzatina piagnucolosa. Però aveva davvero bisogno di sentirselo dire.
Mark sfiorò delicatamente le labbra di Ben con le proprie, provocandogli un brivido.
-Davvero davvero- sorrise e quel sorriso fu capace di scioglierlo come niente. A quel punto chiusero entrambi gli occhi e si unirono in un vero bacio, un braccio di Mark che gli circondava la vita e Ben con la testa piegata all’insù mentre afferrava le sue spalle.
Durante il bacio, due parole in particolare che Mark aveva detto durante il suo discorso gli rimasero fisse in mente, un’eco che gli faceva battere forte il cuore.
“Ti amo”

-Sei sicuro?-
-Mai stato più sicuro di così-
-Non vorresti, che so, procedere per gradi. Magari un passo alla volta…-
-Direi che ho aspettato fin troppo-
-Non lo so…-
-Tu…te la senti?-
-Certo! Ovvio, io sono qui apposta-
-Afferra la mia mano-
-Sì… però, cioè, dimmelo se ti imbarazzi…-
-E di cosa dovrei imbarazzarmi? Del mio splendido fidanzato?-
-Oh… wow, è la prima volta che… non importa…-
-Okay, sei pronto?-
-Sì, va bene. Facciamolo-
-Ragazzi- intervenne Lily, e i due si girarono verso di lei -Vi rendete conto che state facendo una conversazione altamente allusiva?-
I tre si trovavano davanti il cancello della scuola da un paio di minuti, cercando di decidere sul modo giusto di comportarsi in vista della faticosa sfida che li attendeva appena oltre quel varco. Ben, dal canto suo, era piuttosto sicuro che sarebbe stato linciato da tutte le ragazze sessualmente frustrate della sua scuola appena lo avessero visto mano nella mano con Mark Hoals.
I ragazzi si girarono verso Lily, che sembrava parecchio divertita della situazione, ma anche alquanto scocciata.
-Eh?- chiese Ben. Lily sbuffò.
-Lascia stare. Piuttosto, datevi una mossa, tanto prima o poi dovrete entrare-
Mark le lanciò un’occhiataccia.
-Piuttosto, tu?-
Lei alzò un sopracciglio.
-Io cosa?-
-Cosa intendi fare con Sara?- chiese, con un ghigno soddisfatto.
Lily perse in un secondo tutta la compostezza, spalancando gli occhi e assumendo un’espressione molto arrabbiata.
-Susan! Si chiama Susan, stupido microcefalo!-
Ben sbatté le palpebre, stupito dalla reazione. Il ghigno di Mark rimase esattamente dov’era, anzi si allargò ancora di più mentre Lily si ricomponeva imbarazzata.
-Sì, beh, che vuoi che me ne importi di lei- borbottò.
-Oh, sembrava importartene parecchio qualche secondo fa- fece Mark, e lei lo fulminò.
-Beh- sbottò, infastidita -Lei non si fa sentire e ogni volta che provo ad avvicinarmi fugge via come un’anguilla, quindi si presuppone che non sia interessata a me, no? Anche io so leggere i segnali-
-Aspettate, Susan sarebbe la ragazza della festa?- chiese Ben, che stava iniziando a capire. Lily storse la bocca e annuì. Anche se si stava atteggiando da menefreghista, Ben intuiva che in realtà si sentisse ferita dal modo in cui si stringeva le braccia al petto e non alzasse lo sguardo. Si sentì molto vicino a lei in quel momento.
-Non ti devi arrendere con lei- disse Mark, serio.
-Senti, non lo so, forse… voleva provare nuove “esperienze”- Lily praticamente vomitò queste ultime parole.
-Solo per essere sicuro…- intervenne Ben, che fissava alquanto sorpreso un certo punto alle spalle di Lily -Susan ha un caschetto castano e una maglia nera dei Queen?-
Lily alzò le sopracciglia.
-Sì, è la sua preferita, ma non la indossava alla festa, come lo…?-
-Ecco, non vorrei metterti in imbarazzo, ma credo che in questo momento ti stia fissando da dietro una macchina-
Lily sbatté le palpebre un paio di volte e si girò di scatto.
Proprio in quel momento, la ragazza con il caschetto e una generosa dose di eyeliner, accovacciata dietro una macchina, si sporse un po’ per osservare, e vedendo Lily che la fissava sconvolta emise un’urletto sorpreso e si tuffò in basso.
Mark scoppiò in una fragorosa risata, mentre Lily arrossì, senza riuscire a trattenere un sorrisino.
-Che cosa tenera- si lasciò sfuggire Ben. Mark lo guardò, ridacchiando un po’, gli occhi azzurri luminosi.
-Tu sei tenero- disse -Loro sono ridicole- e si chinò per posargli un bacio sulla guancia che diede una tremenda turbolenza allo stomaco di Ben. Quando si rialzò lo fissò con occhi dolci e un sorriso, mentre Ben arrossì, perdendosi nel suo sguardo e con un forte batticuore. Assurdo che anche queste piccole cose lo facessero sentire così.
-Okay, sto per vomitare- avvertì Lily.
Mark guardò Lily, riprendendo il cipiglio divertito.
-Dovresti prendere esempio dalla nostra felicità, cara Lilian. Non vedi quant’è forte il nostro amore?- la prese in giro, avvolgendo la vita di Ben con un braccio, il quale avvertì distintamente il viso in fiamme e il respiro accelerato.
-Dovresti andare a parlarle, comunque- decise di intervenire -Se non è già fuggita-
Lily si morse il labbro, poi annuì.
-Non seguitemi- disse, girandosi e avviandosi con passo sicuro verso la macchina di prima.
-Davvero si aspetta che non la seguiamo?- sorrise Mark, afferrando la mano di Ben a costringendolo a seguirlo mentre anche lui si avvicinava.
-Non mi sembra rispettoso nei suoi confronti…- tentò debolmente di protestare, ma Mark si chinò con un sorriso, baciandogli la punta del naso e sfiorandogli la guancia.
-Oh, ma non credi che due fidanzati gay debbano sapere assolutamente tutto della vita sentimentale della loro amica lesbica?- rise.
Ben scosse la testa, sorridendo.
-Non fa una piega- commento, sarcastico, poi si avvicinò con Mark alla macchina.
La ragazza, Susan, si era alzata, con una faccia così rossa che per un attimo Ben temette di perdere il titolo di Pomodoro Man dell’anno.
-Hey- disse Lily, un po’ imbarazzata, ma comunque non al livello di Susan. Lei annuì con uno scatto rigido della testa.
-Come stai?- continuò, ma la ragazza rispose con un mugugno irriconoscibile che Lily fece finta di capire.
Passarono degli istanti di silenzio in cui la ragazza raggiunse livelli di rossore che Ben credeva inconcepibili (si chiese se lui stesso arrossisse a quel modo con Mark nei primi giorni, e qualcosa gli disse di sì).
-Perché mi fissavi?- chiese Lily.
La ragazza saltò sul posto, guardando qualunque cosa eccetto Lily, persino loro due.
-Non ti stavo fissando!- protestò.
-Allora cosa facevi dietro questa macchina?- Lily alzò un sopracciglio, alquanto infastidita.
Susan boccheggiò:-Mi era… caduta una cosa-
Rimasero in silenzio qualche altro istante, infine Lily sbottò.
-Senti, io davvero non ti capisco!- esclamò -Prima mi baci e dici di voler provare a stare con me, poi non mi chiami e scappi via ogni volta che provo ad avvicinarmi! Ho pensato che significasse che ci avevi ripensato, ma allora per quale dannato motivo mi spii?-
-Come se non lo sapessi!- si infiammò Susan, lasciando di stucco Lily.
-Che vorresti dire? Io non so un bel niente, perché tu non mi dici NIENTE!- anche Lily stava iniziando a farsi prendere dalla collera e Ben e Mark si scambiarono uno sguardo preoccupato.
-E’ colpa tua!- Susan strinse i pugni, ma la sua voce si affievolì mentre abbassava lo sguardo -Tu…mi avevi detto che ti piacevo, ma non era vero…-
-Sì che era vero!- la sorpresa di Lily prese il posto dell’irritazione. Susan la guardò dubbiosa, poi il suo sguardo saettò su Ben e Mark, fermandosi su Mark. Sembrò confusa.
-C’è il tuo… il tuo ragazzo- deglutì rumorosamente -E poi era per lui, no? Ti stavi solo… divertendo con me, mentre tu hai il ragazzo, quindi…- si incespicò sulle parole.
Lily per un attimo rimase perplessa, poi sembrò essere colta da un’illuminazione.
Si avvicinò di qualche passo alla ragazza, che ne fece uno indietro.
-Cosa? Era per lui?- fece un gesto distratto verso Mark, che sembrava il più confuso di tutti, mentre Ben iniziava a capire quale fosse stato l’equivoco -Credevo di avertelo detto… devo essermene dimenticata, scusa… ma io e lui non stiamo davvero insieme. Cioè, stiamo insieme, ma non ci amiamo-
Susan aggrottò le sopracciglia.
-Eh?- fece.
-Ah, ho capito- disse Mark, aprendosi in un sorriso -Ragazza, io sono gay allo stesso modo in cui Lily è lesbica. Davvero stupido da parte sua dimenticarsi di dirtelo-
La mascella della ragazza quasi cadde sull’asfalto.
-EH?!- esclamò, incredula.
Mark sorrise.
-Oh, sì che sono gay, vuoi una prova?- rivolse un ghigno a Ben, il quale capì le sue intenzioni solo quando posò le mani sui suoi fianchi per avvicinarlo. Mark abbassò il viso per catturare le sue labbra con le sue. A dispetto della situazione delicata, non esitò a insinuare la lingua tra le sue labbra, facendole aprire a Ben con un gemito e il viso in fiamme, approfondendo il bacio con le lingue.
-Prendetevi una stanza, cavolo- fece Lily. Ben fece un balzo e si separò da Mark, che sorrise come se niente fosse, ma afferrando la sua mano.
Susan invece fissava la scena del tutto allibita.
Lily si avvicinò e disse:-Mi dispiace non avertelo detto, ma pensavo di averlo fatto. Posso solo immaginare la tua confusione, scusa-
Susan la guardò con gli occhi sgranati, poi arrossì lievemente.
-Beh, allora potremmo… riprovare?- balbettò. Lily si aprì in un grande sorriso.
-Mi farebbe piacere- mormorò, prima di posare con leggerezza le labbra su quelle della ragazza. Ben allontanò educatamente lo sguardo quando questa chiuse gli occhi.
In quel momento, la campanella suonò, e sia Ben che Mark osservarono il cortile, sapendo che era arrivato il momento di affrontare il loro problema.
Mark gli strinse la mano e Ben lo guardò, perdendosi nei suoi occhi limpidi pieni di affetto e fiducia.
-Andiamo, piccolo- Mark si chinò, posandogli un bacio sulle labbra che lo riscaldò all’istante -Ce la possiamo fare-
Ben annuì, deglutendo. Non aveva poi così paura, se mai più per Mark. Sapeva che per Mark era molto difficile rivelare a tutti la sua vera natura e Ben voleva essere al suo fianco per fargli forza, qualunque cosa sarebbe accaduta.
Lo guardò negli occhi, perdendosi in quei diamanti, e mormorò, così piano da sperare di non essere udito:-Ti amo-
Disse queste parole col cuore pieno di amore e felicità, e speranza e gioia, ma anche paura e dubbio, molto dubbio. Gli offrì sé stesso con queste due parole. Mark sgranò gli occhi, incredulo, ma prima che potesse dire qualcosa, udirono la voce di Lily, che non aveva sentito cosa si erano detti.
-Andiamo?- Susan camminava al suo fianco, sorridendo e leggermente rossa, e le due si scambiarono una sguardo molto simile a quello che si erano dati lui e Mark.
Mark non staccò gli occhi da lui un singolo istante mentre camminavano e Ben si sentiva rodere dall’ansia, perché Mark non aveva risposto, ma forse non l’aveva fatto perché c’erano anche Lily e Susan, o forse perché non… provava lo stesso? Ma no glielo aveva detto…
Decise di accantonare il dubbio mentre entravano nel cortile.
Subito gli sguardi di tutti si posarono su di loro e Ben non si era mai sentito tanto a disagio in vita sua. Però Mark era lì, accanto a lui, e sapeva di poter resistere a cose ben peggiori di qualche sguardo se era con lui. I bisbigli non lo colpivano, anche se erano parecchio irritanti, ma pensò che forse avrebbe dovuto abituarsi alla cosa.
-Ma che diamine vogliono?- borbottò Lily, anche se sicuramente lo sapeva.
Ben non si accorse che Mark si era fermato finché non si sentì tirare. Si girò, sorpreso, e Mark, fulmineo, posò la mano sulla sua nuca, avvicinandosi per baciarlo.
Il peso degli sguardi su di sé e l’aumento dei bisbigli fecero tremare le gambe a Ben, che però non si separò. Mark gli accarezzava la nuca per tranquillizzarlo, mentre le sue labbra si muovevano dolci sulle sue, e Ben non resistette alla tentazione di avvolgergli il collo con le braccia, scompigliandogli amabilmente i capelli come aveva fatto così tante volte. Sentì Mark sorridere e anche lui lo fece, poi si separarono e, incuranti di tutti, entrarono, insieme a Lily e Susan.

-Mamma, papà, sono gay-
Ben era perfettamente a conoscenza che quel giorno sarebbe prima o poi dovuto arrivare, ma lo stesso non fu pronto alla cosa, anche se in realtà era lui stesso quello che stava facendo coming out.
Le reazioni furono molteplici tra i membri della sua famiglia.
Ryan saltò in piedi, indicandolo spudoratamente col dito ed esclamando:-Lo sapevo!-
Lucy spalancò gli occhi, poi rise e disse:-Scriverò delle fan fiction su di te!-
Sua madre lo guardò con tanto d’occhi, per poi riprendersi bruscamente e sbottare, rivolta a Ryan:-Ryan, abbassa subito quel dito-
Suo padre rimase palesemente sconvolto parecchi minuti, prima di dire un semplice:-Oh-
E Ben desiderò solo di sotterrarsi vivo.
Però sapeva di aver rimandato quel momento per troppo tempo e averlo finalmente confessato lo fece sentire almeno un poco meglio. Dopotutto era la sua famiglia e (escluso Ryan) gli faceva male tenere un segreto così grosso verso di loro.
La prima a riprendersi dallo shock fu sua madre, che subito si liberò in un logorroico discorso su quanto questo non toccasse minimamente l’affetto che tutti loro avevano nei suoi confronti, perché i suoi gusti sessuali (e qui Ryan era scoppiato in una risata isterica, subito seguita dalle occhiatacce di Ben e sua madre, inquietantemente simili) non lo rendevano una persona diversa ed era andata aventi un bel po’. Anche suo padre l’aveva accompagnata ad un certo punto, ma con decisamente meno parole, seppur sentite dal modo in cui gli sorrideva. Insomma, dopo essersi sentito dire mille e uno volte quanto tutti quanti gli volessero bene, Ben si sentì decisamente felice e leggero, perché aveva avuto una prova tangibile che l’amore che la sua famiglia provava per lui non sarebbe crollato per i suoi gusti.
Ne fu talmente felice che appena poté chiamò subito Mark (aveva scoperto che Mark ci aveva messo il suo numero senza nemmeno chiederlo qualche giorno prima).
Si aggrappò sorridendo alla cornetta, in camera sua, finché non sentì la voce di Mark dirgli:-Hey, piccolo!-
-Ciao!- soffiò, sorridendo ancora di più all’esclamazione di apertura (segno che doveva essersi salvato il suo numero prendendolo direttamente dal suo cellulare).
-Che succede?- la voce gli si abbassò un po’, diventando più roca -Vuoi fare sesso telefonico?-
Ben quasi lasciò cadere il cellulare. Gli gridò contro dandogli vari epiteti poco gentili, il tutto mentre Mark ovviamente rideva dicendogli che il sesso telefonico non consisteva esattamente nel prendersi a insulti.
-Comunque- sbuffò infine -Volevo dirti che l’ho detto! L’ho detto ai miei, cioè. Che sono gay-
-Wow!- esclamò -Sono fiero di te, piccolo. Ma non lo sapevano?-
-No, non ho mai avuto il coraggio di dirglielo-
-Ti va di venire da me?-
Stavolta davvero gli cadde il telefono di mano, ma lo riafferrò subito.
-C-cosa?- balbettò.
-I miei sono fuori tutto il giorno, come tutti i giorni- sbuffò -E ho una gran voglia di abbracciarti. Che ne dici?-
Ben stava seriamente per avere un attacco di tachicardia.
Lui e Mark. Da soli. A casa di Mark.
Il viso gli andò a fuoco in pochi istanti e non riuscì a conferire parola, così Mark gli diede l’indirizzo e riattaccò prima che lui potesse dire di no. Anche se non era così sicuro di voler dire di no.
E adesso, che era di fronte al portone, all’indirizzo che Mark gli aveva detto, stava seriamente prendendo in considerazione la precedente idea di fuggire in Messico e costruirsi una nuova identità.
Ma no, Ben. Il Messico è troppo caldo, meglio un posto tipo il Canada. Ecco, il Canada è perfetto.
Purtroppo ogni possibilità di fuggire in Canada cessò quando, facendo violenza su sé stesso, si costrinse a bussare al citofono, e dopo aver fatto un breve mugugno a Mark, questo gli aprì.
-Ehi, piccolo- gli disse Mark appena varcò la soglia dell’entrata. Impacciato e rosso, Ben fece uno scatto con la testa che avrebbe dovuto vagamente somigliare a un saluto. In un paio di passi Mark colmò la distanza che li divideva, circondandogli la vita con le braccia. Fece un sospiro e Ben poggiò imbarazzato la testa sul suo petto, sentendosi così bene tra quelle braccia.
-Quanto mi sei mancato- disse Mark, accarezzandogli la schiena e provocandogli un brivido.
-M-ma se ci vediamo ogni giorno- protestò Ben.
-Sì, ma quando non ci sei sento terribilmente la tua mancanza-
Okay, stava per avere un infarto. Mark non poteva dire quelle cose e pretendere seriamente che lui rimanesse lucido, in quanto era assolutamente impossibile.
-Dimmi un po’ Ben…- Mark abbassò il viso sul suo collo, lasciandoci un leggero bacio -…cosa hai pensato esattamente quando ti ho chiesto di venire da me?-
Le gambe iniziavano a non reggere più tanto bene il suo peso. Doveva essere colpa della forza di gravità. Lo aveva già detto che Mark era capace di sballargli il punto di gravità?
Deglutì.
-Ecco, non è che abbia pensata proprio qualcosa di specifico…-
-Mh mh- Mark alzò il viso fino ad averlo davanti il suo, e Ben si perse in quegli occhi languidi -Bugiardo-
Lo baciò, prima piano come era solito fare. Poi la passione arrivò con un’irruenza che lasciò Ben senza fiato. Perse un ulteriore respiro quando Mark infilò la mano sotto la sua maglia.
-M-marghg- quel mugugno insensato avrebbe dovuto essere il suo nome, ma poi Mark aveva posato l’altra mano sul suo sedere, stringendolo, e allora ogni capacità di parlare era andata a farsi benedire.
Ben aveva l’impressione che ovunque intorno a lui stesse iniziando a fare un caldo asfissiante, ma propri quando si stava facendo coraggio per portare una mano al suo petto, Mark si immobilizzò.
-Scusa- disse, allontanandosi e passandosi una mano tra i capelli, le guance lievemente rosse -Ti avevo detto che non avrei forzato le cose-
Sospirò e fece per girarsi, ma Ben lo bloccò, gli occhi a terra e il viso bordaux.
-No, io…- prese un grosso, molto grosso, respiro -…io voglio- mormorò.
Dio. Lo aveva detto davvero?
Mark lo guardò ammutolito, poi si chinò per avere il viso alla sua stessa altezza e lo fissò serio.
-Sei sicuro, Ben?-
Ben deglutì. Se era sicuro?
Certo che no!
-S-sì…-sussurrò, un po’ spaventato dalla serietà del più grande.
Mark lo guardò qualche altro secondo, poi, senza preavviso, aggredì la sua bocca, circondandogli la vita con le braccia. Ben  gli gettò le braccia al collo, distruggendo ogni dubbio facendosi prendere dall’istinto.
Mark lo sollevò e Ben non capì dove lo stesse portando finché non lo lasciò su un materasso e lui sgranò gli occhi, sorpreso.
Mark salì, sopra di lui, baciandolo subito ancora, mentre Ben si irrigidiva, in preda all’ansia.
-Calmo…- la voce roca di Mark gli arrivò alle orecchie come una scossa. Portò una mano sul suo collo, accarezzandolo, poi chinò la testa per baciarlo lì. A un morso della pelle Ben gemette, stringendosi a lui. Aveva paura, molta, ma non voleva fermarsi.
No, anche se tremava in realtà era anche desideroso di unirsi a Mark in un altro modo rispetto ai loro baci più o meno platonici e alle palpate del cinema e non.
Mark infilò le mani sotto la sua maglia, alzandola e levandogliela. Poi fu il suo turno di levarsela e Ben non poté fare a meno di arrossire guardando il suo petto. Quando Mark si chinò di nuovo su di lui, Ben vi posò le mani, accarezzandogli i muscoli.
Il più grande gli accarezzò una gamba, facendo poi scivolare una mano lungo il suo torace fino al bordo dei jeans. Un gemito sorpreso sfuggì a Ben quando posò una mano sul suo inguine, massaggiando.
I minuti successivi furono intensi e pieni di desiderio, finché non si trovarono solo in boxer.
Mark si fermò un attimo per guardarlo, gli occhi che in quel momento a Ben sembravano più belli che mai.
-Ti amo, Ben- disse lui -Ti amo così tanto, Dio-
Ben lo guardò, ancora rosso per l’eccitazione. Erano entrambi eccitati, e dopo la dichiarazione di Mark un nuovo fuoco di passione sembrava averli avvolti, mentre si stringevano e Mark, dopo aver strusciato l’inguine su quello di Ben, facendo sfuggire un altro gemito di desiderio a entrambi, lo liberò dei boxer. Ben era sicuro di non essere mai stato così rosso, mentre sospiri di eccitazioni gli sfuggivano dalle labbra e i capelli gli ricadevano sul viso.
Mark prese le mani di Ben e le posò sull’orlo dei propri boxer, spingendolo con lo sguardo a levarglieli, cosa che lui fece, tremante e non più imbarazzato. Sì, perché l’imbarazzo era stato del tutto sostituito da quel desiderio che gli stava offuscando i sensi, così forte come credeva non lo avrebbe mai provato.
Quando furono entrambi nudi, finalmente si unirono.
Si amarono come finora non avevano ancora fatto, Ben che si aggrappava alle spalle dell’altro, Mark che gli stringeva le gambe ai fianchi, entrambi che gemevano, rossi e pieni di passione.
Era un amore così grande, ma anche così recente. Come un incendio che divampa,distruggendo ogni cosa col fuoco. Si sentivano fuoco, in quel momento.
E pensare che ogni cosa fosse iniziata da quei sette minuti rendeva il tutto ancora più prezioso. Sette minuti in grado di cambiare le loro vite per sempre.

 


Okay, e siamo alla fine 
Lo so che siete sessualmente frustrate per la fine (anch’io) ma del resto è a raiting arancione quiiindiiii… accontentatevi XD
Grazie con tutto il cuore per aver seguito questo primo progetto disastroso C.C
Ecco i ringraziamenti:

Persone che hanno recensito (VI AMOOOO)
Akashicchi
Dinda91
Tristol
someeonelikeu
Alaska01
Emmine

Persone che hanno messo la storia tra le preferite (VI AMO ANCHE VOIIII)
americanoblubba
Dinda91
Gulab
Hozuki Suigetsu
naruhina7
Ravengood
shakespearejnlove
thefraymylove
_24_

Persone che hanno messo la storia tra le ricordate (TANTI BISCOTTIII)
MrsWarner
syncslice

Persone che hanno messo la storia tra le seguite (okay, siete coooosì tanti, ma io vi scriverò TUTTI)
Akashicchi
Angel July
Atman
BennyBenny
cappuccino_00
cate_93
Ciloculo
Dinda91
Eli12
eLiAnA 98
fantasy_age
pandasavedme
Ravengood
spiritodellaspada
SweetEyes
tatorosa
Tristol
yuki007
cannon_ball

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