Golden

di JeanJacquesFrancois
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Golden

 

Capitolo 1

Per una volta, le Terre della Tempesta non mantenevano la loro fama. Il sole era fuori e solo una leggera brezza soffiava attraverso la Baia dei Naufragi, solitamente tumultuosa, così chiamata per le numerose navi che erano affondate nelle sue acque. Renly aveva approfittato dell'insolito tempo favorevole e sedeva su una delle molte rocce che davano sulla baia, guardando l'acqua sciabordare sulla costa rocciosa. Non che gli dessero noia le tempeste; c'era qualcosa di innegabilmente impressionante nelle onde che si infrangono e nella pioggia battente. Renly, anzi, non amava niente più che sedere a una finestra di Capo Tempesta, guardando il tempo lanciare il suo brutale attacco sul paesaggio, sicuro nella conoscenza che Capo Tempesta aveva resistito contro tale tempaccio per migliaia di anni.

Guardando la baia, sembrava difficile immaginare che le stesse onde che adesso rollavano innocentemente sotto la luce del sole avessero il potere di distruggere navi e mandarle a infrangersi contro le rocce senza pietà che affioravano dalla superficie dell'acqua. Gli stessi genitori di Renly avevano subito quel destino, la loro nave distrutta da una tempesta proprio in quella baia, le pareti sicure di Capo Tempesta in vista, ma fuori portata. Renly rise, gli Dei avevano un crudele senso dell'umorismo, sembrava. I corpi non erano mai stati trovati e Renly spesso si chiedeva se dovesse provare qualcosa al pensiero dei corpi dei suoi genitori intrappolati in quella tomba d'acqua. Ma non provava nulla. Non aveva mai conosciuto i suoi genitori. Non aveva neppure celebrato il suo primo compleanno quando il mare li aveva reclamati. La famiglia era una cosa curiosa. Per come la vedeva Renly, sembrava significare tutto e niente allo stesso tempo. Nella sua infanzia, ricordava di essere stato castigato spesso per non comportarsi in un modo più consono, era un Baratheon, non un villico. Eppure, nonostante questo, vedeva molto poco entrambi i suoi fratelli. Robert era troppo impegnato ad andare a puttane e a mandare in bancarotta il regno per preoccuparsi più di tanto di cosa il suo fratello più piccolo facesse, e Stannis... Bene, Stannis non era stato molto contento di far visita da quando Robert aveva dato il seggio dei Baratheon, di Capo Tempesta, a Renly, invece che a lui. Avendo visitato Roccia del Drago molti anni prima, Renly poteva capire la delusione di Stannis. Roccia del Drago gli era sembrata semplicemente una roccia piena di gloria, arida e fredda. Rise, di certo era adatta alla personalità di Stannis. Ma comunque, non era colpa sua che Robert lo preferisse a Stannis.

Ricordava bene il giorno in cui Stannis era partito per Roccia del Drago dopo la fine della ribellione di Robert. Aveva solo sei anni. Ricordava le lacrime pungergli gli occhi mentre guardava le navi salpare via dalla baia per Roccia del Drago. Cortnay Penrose, l'uomo incaricato di crescere Renly dopo la partenza di Stannis, aveva tenuto la sua mano mentre le navi scomparivano all'orizzonte e gli aveva detto di non rimanerci male. I Baratheon non piangono, aveva detto, e oltretutto i tuoi fratelli torneranno a farti visita. A Renly piaceva supporre che almeno una parte della sua tristezza era dovuta alla partenza del fratello, ma le sue lacrime erano state soprattutto per Maestro Cressen, quel vecchio sorridente, grinzoso, che aveva fasciato le sue ginocchia quando se le era sgraffiate, e aveva giocato con lui mentre suo fratello era impegnato a occuparsi dell'assedio di Capo Tempesta.

Renly si ricordava davvero poco dell'assedio. Aveva solo sei anni quando era cominciato, non era nemmeno grande abbastanza da capire gli eventi che gli si svolgevano attorno. Aveva una vaga memoria, tuttavia, della costante fame che era giunta con l'assedio e del mare di verde e oro che aveva circondato le mura del castello. Non aveva capito quando suo fratello aveva pazientemente tentato di spiegare perché non ci fosse cibo, sollevandolo perché potesse vedere la vasta armata Tyrell dalle mura, che banchettavano e ridevano mentre loro morivano di fame nel loro castello. Renly non aveva capito, era ovvio che gli uomini che banchettavano fuori dalle mura avessero cibo da condividere, era stato sicuro che se glielo avessero chiesto gentilmente, gli uomini con le bandiere verdi e oro ne avrebbero felicemente condiviso un po'. Stannis aveva sospirato, e era scivolato via, ridando Renly a Maestro Cresse. Con il senno di poi, Renly capì di essersela passata bene, probabilmente, durante l'assedio. Renly aveva avuto molto poco da mangiare quell'anno, ma si immaginava che Stannis ne avesse avuto ancora meno.

C'era qualcosa che Renly ammirava in Stannis. Una delle uniche cose, pensò Renly, divertito. Aveva razionato le provviste in modo equo, ai signori e ai paggi più insignificanti allo steso modo. Renly non poteva immaginare Robert a morire di fame con le sue truppe come Stannis aveva fatto e si chiedeva se qualcuno avrebbe retto Capo Tempesta tanto a lungo quanto aveva fatto Stannis. Dette un calcio a una pietra sulla spiaggia, immaginando cosa sarebbe stato di lui se Capo Tempesta fosse caduta. Rabbrividì leggermente mentre pensava ai bambini Targaryen. La testa del principe ereditario Aegon era stata sbattuta contro una parete e la principessa Rhaenys era stata trascinata da sotto il letto del padre dove si era nascosta. Tutto mentre la loro madre urlava. Renly si chiese di sfuggita dove si sarebbe nascosto se Capo Tempesta fosse stata saccheggiata dalle forze Tyrell. Più probabilmente sarebbe stato catturato e usato come strumento di baratto, ma comunque...il destino dei bambini Targaryen indugiava spiacevolmente nella sua mente.

Renly tornò a guardare le onde, mentre provava a togliersi l'assedio dalla mente. Era un ricordo distante, ben rimosso dalla vita attuale di Renly. Guardando Capo Tempesta adesso, rise di come un momento prima avesse pensato a Capo Tempesta che cadeva. Era un castello come nessun altro, una struttura colossale che incombeva sulla baia, le mura alte più di cento piedi e spesse quaranta. Non vi era mai stata fatta breccia.

Sentendo un brivido improvviso, Renly guardò il cielo, il sole se ne era quasi andato. Era tardi e lui avrebbe dovuto avviarsi verso il castello. Aveva pensato, quando era stato fatto lord di Capo Tempesta, che avrebbe potuto fare come voleva. Aveva presto appreso altrimenti. C'era un protocollo da seguire, l'onore di famiglia da mantenere alto, cose noiose da discutere con Penrose riguardo del governo del castello. Era sicuro che la sua assenza fosse stata notata, ormai. In realtà, Penrose gli aveva detto precisamente quella stessa mattina che uno scudiero sarebbe arrivato per lui nel pomeriggio, e che lui avrebbe dovuto essere lì per dargli il benvenuto. Uno scudiero Tyrell, nondimeno, il terzo figlio di Mace Tyrell, gli era stato detto. Renly rise, immaginando l'espressione di suo fratello alla svolta degli eventi. Una volta, Stannis aveva sputato alle bandiere Tyrell dai torrioni di Capo Tempesta, dichiarando che non si sarebbe mai arreso. Adesso, Renly era sul punto di invitarne uno come scudiero personale.

Era stato su richiesta del Re che Renly aveva accettato che il ragazzo Tyrell gli facesse da scudiero. In teoria, questo accordo doveva aiutare a guarire la frattura tra i Baratheon e l'Altopiano. Renly sospirò. Immaginò che non fosse altro che una pedina politica nel grande schema delle cose e si chiese se, più tardi nella vita, sarebbe stato costretto a sposarsi in un’ altra delle manovre politiche del Re. Non che fosse tanto ingenuo da pensare che fosse stato Robert in persona a accordarsi perché il ragazzo Tyrell fosse lì, tuttavia. Più probabilmente, era stato Jon Arryn, calcolò Renly. Stannis gli aveva detto, in una delle sue rare lettere, che era Lord Arryn a governare il regno, o magari si limitava a evitare che crollasse, mentre Robert si apriva la strada per una tomba precoce col vino e le puttane.

Si chiese come sarebbe stato il ragazzo Tyrell. Sapeva molto poco sui Tyrell e l'Altopiano. Gli era stato detto che il ragazzo aveva dieci anni e desiderava diventare un cavaliere, un giorno. Renly rise, non volevano diventare cavalieri tutti i ragazzini di quell'età? Molti pochi, in realtà, ci riuscivano, ma si immaginava che il ragazzo Tyrell avesse buone probabilità, essendo il figlio di un Lord. Almeno gli avrebbe tenuto compagnia, riflettè Renly. Capo Tempesta poteva essere abbastanza noiosa, largamente priva di persone anche lontanamente vicine all’età di Renly. Il ragazzo Tyrell era sempre un bambino, ma sarebbe stato meglio di niente, immaginò lui. Magari il ragazzo avrebbe avuto il senso dell'umorismo. Renly rise, il ragazzo avrebbe difficilmente potuto essere peggio di Stannis in questo campo.

Era buio quando Renly scivolò di ritorno nel castello. Penrose lo stava aspettando, un piccolo bambino dai capelli neri che gli si arrampicava sulle gambe. Una serva di corsa provò a trascinare il bambino su per le scale, ma Renly si limitò a sorridere. Edric Storm era il bastardo di Robert, concepito al matrimonio di Stannis con Selyse, la madre del bambino era niente meno che Delena Florent, una cugina della sposa. Il suo modo di gestire la casa sembrava implicare che crescere un bastardo nella stessa casa lo avrebbe offeso, ma a Renly il bambino piaceva abbastanza. Era robusto, scuro di capelli, e i membri della servitù di Renly spesso facevano notare quanto somigliasse sia a Robert che a Renly alla stessa età. Le voci dicevano che il bambino fosse stato concepito nel talamo stesso e mentre Renly sapeva che non c'era da dar fede ai pettegolezzi, era molto curioso. Di sicuro Robert non sarebbe stato tanto volgare al matrimonio del proprio fratello, e soprattutto così a breve dopo il suo. Renly aveva contemplato l'ipotesi di chiederlo a Stannis l'ultima volta che aveva fatto visita, anche solo per vedere la sua faccia alla volgare domanda, ma era riuscito a trattenersi. Magari avrebbe chiesto a Robert la prossima volta che sarebbe andato ad Approdo del Re, gli piaceva l'umorismo crudo. Renly tornò a rivolgere la propria attenzione a Penrose.

“Mio lord,” iniziò Penrose, “Vi aspettavamo ore fa. Vi...” sembrò sul punto di sgridare Renly, ma si fermò quando Renly gli sorrise semplicemente. Era uno dei talenti di Renly, nessuno riusciva ad essere arrabbiato con lui a lungo.

“La mia presenza era richiesta?” chiese Renly, sperando che non sarebbe stato così.

“Di fatto, sì, mio lord. Il vostro nuovo scudiero è arrivato poco dopo mezzogiorno. Vi abbiamo atteso per riceverlo.”

“Oh,” disse Renly, “Beh, di certo è troppo tardi perché lo veda ora. Avrete mandato il ragazzo a letto ore fa..”

“Abbiamo provato, ma il ragazzo è ben... testardo.” Penrose aveva l'aria di uno che stava mordendo una critica più perfida indietro. “Si è rifiutato di andare a letto senza essere ricevuto da voi prima.”

Renly rise, perlomeno non sembrava che il ragazzo sarebbe stato noioso. “Va bene, allora, non può fare alcun danno placare il ragazzo. Portalo nelle mie stanze, lo riceverò lì.” E con questo, Renly scivolò sulle scale fino al suo appartamento.

Non era passato molto tempo prima che un paggio bussasse alla porta di Renly annunciando l'arrivo di Penrose con il suo nuovo scudiero.

Renly fece loro cenno di entrare e Penrose spinse avanti il ragazzo, piuttosto malamente, pensò Renly. Sorrise mentre lo guardava in su e in giù; il ragazzo era piccolino e molto magro e, se non avesse saputo diversamente, Renly avrebbe potuto pensare che ci fosse una fanciulla davanti a lui. I suoi lineamenti erano delicati e carini, ricci disordinati che gli cadevano elegantemente intorno al viso.

Renly gli sorrise.

“Dunque, giovane ser, sarete il mio scudiero, sento dire” guardò Penrose, gli occhi lampeggianti, “Sei un po' troppo piccolo per fare lo scudiero, di certo?”

Il ragazzino aggrottò la fronte, togliendosi i ricci dagli occhi, e guardò con aria di sfida verso Renly, prima di parlare.

“Ho dieci anni. L'età consona a uno scudiero.”

“Devi rivolgerti a Lord Renly come mio signore, in fututo,” lo corresse velocemente Penrose, ma Renly scosse via il commento con una mano, ridendo.

“Però, sei diretto per la tua età. Ti spiace dirmi qual è il tuo nome?”

“Loras, della casa Tyrell,” rispose il ragazzino, sempre aggrottando la fronte.

“Bene, giovane Loras della casa Tyrell, per quanto sia deliziato di averti come scudiero, credo che sia ora che tu ti ritiri per la notte.”

Il ragazzino si mosse a disagio, sembrando insicuro se Renly lo stesse prendendo in giro o semplicemente fosse educato, ma permise a Penrose di accompagnarlo fuori dalla stanza, dove dei servi stavano aspettando di accompagnarlo alle sue stanze.

Renly sorrise mentre andava a letto, pensando a come se la sarebbe cavata il ragazzo come scudiero. Era di certo piccolo, ma sembrava che compensasse in sicurezza e ambizione, pensò Renly. Si immaginò che sarebbe stato amaramente deluso, tuttavia, quando avrebbe realizzato che Renly preferiva guardare i tornei piuttosto che prendervi parte. Rise, pensando a tutte le volte che Penrose lo aveva punito per non essersi esercitato con le armi.

Stava ancora sorridendo, quando soffiò sulla candela, apprezzando il suono della pioggia che aveva iniziato a cadere fuori mentre si girava per addormentarsi.

Note:

Questa storia è stata inizialmente scritta in inglese, si può trovare con lo stesso titolo su AO3, la traduzione è stata svolta con il consenso dell'autrice dall'utente Neurodramaticfool. 
L'autrice fa sapere a tutti i lettori che sarà felice di rispondere personalmente ai vostri commenti e che è molto felice di poter avere un pubblico italiano. Fatela felice!


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Renly era in piedi nel cortile, le persone che mulinavano intorno a lui mentre gli procuravano cavalli dalle stalle e portavano provviste avanti e indietro. Era una bella giornata, pensò Renly, il sole che splendeva e la dolce aria estiva, nonostante le nuvole incombenti sull'orizzonte. Penrose lo aveva chiamato sciocco, insistendo che era semplicemente la calma prima della tempesta e non un giorno per andare a cavalcare in campagna. Sarai bagnato fradicio prima che tu abbia anche fatto solo un miglio fuori da Capo Tempesta, lo aveva schernito, con un tono ammonitorio. Renly aveva riso, incurante delle sue preoccupazioni e Penrose era andato via, scuotendo la testa in una fiera esasperazione. Aveva imparato molto prima a non disturbarsi a litigare con lui.

La verità era che Renly era terribilmente annoiato. Aveva trascorso la maggior parte degli ultimi giorni a ascoltare il popolino. C'era un fiume infinito di lamentele questa settimana, sembrava, anche più del solito. Quella mattina in particolare, un uomo aveva insistito così tanto al riguardo di un cavallo rubato che Renly gli aveva quasi offerto il proprio solo per farlo stare zitto. Invece, si era costretto a sorridere educatamente mentre il vecchio narrava la sua triste storia, offrendo all'uomo abbastanza denaro da comprarsi un nuovo cavallo, per compensare la perdita. Il vecchio lo aveva ringraziato abbondantemente, e aveva lodato la sua generosità, con la faccia segnata dal tempo che si esibiva in un sorriso sdentato. Se solo tutti fossero facilmente soddisfatti come il popolino, pensò Renly, ridendo.

Determinato a divertirsi quel pomeriggio, passeggiò verso Penrose che era in piedi a conversare con Maestro Jurne all'estremità del cortile. Tacquero quando lui si avvicinò a loro, e Renly rise, sapendo bene che Penrose e il maestro avevano probabilmente discusso riguardo alla sciocchezza di Renly al voler andare fuori per una cavalcata in un giorno del genere.

“Cosa avete intenzione di fare oggi, mio lord?” indagò il vecchio Maestro, quando Renly si unì a loro.

“Solo una rapida cavalcata per le campagne,” guardò specificamente Penrose. “Dopotutto è una così bella giornata.”

Penrose roteò gli occhi, e vide Maestro Jurne guardare le nuvole che si stavano avvicinando dalla costa prima di annuire educatamente. Maestro Jurne era un'aggiunta molto più recente alla gestione del luogo rispetto a Penrose che era stato a Capo Tempesta con lui da più tempo di quanto Renly potesse ricordare. Come tale, Maestro Jurne era molto meno propenso a contraddirlo di quanto lo fosse Penrose.

“Non puoi dire nulla al nostro lord,” rise Penrose con la barba che ondeggiava.

Renly rise. “Bene, il sole è fuori e, tra l'altro, ho pensato che farei meglio a presentare al mio scudiero la bellezza delle Terre della Tempesta prima che inizi a pensare che tutto ciò che faccio nel giorno è ascoltare le lamentele del popolino.”

“Bene, stai combattendo una battaglia persa, lì!” Penrose sorrise. “Non posso immaginare che troverà le Terre della Tempesta molto di suo gradimento, è completamente Alto Giardino, quello.”

“Bene, vale la pena provare.” Sorrise Renly. Non era mai stato di persona a Alto Giardino, ma aveva sentito che fosse bello senza paragone. “Le Terre della Tempesta hanno un certo fascino, speriamo che le trovi almeno tollerabili.”

“Parlando del ragazzo, come se la sta cavando come scudiero, mio lord?” chiese Maestro Jurne. “C'era un sacco di chiacchiericcio al suo arrivo, che non fosse davvero tagliato per il lavoro, è una cosina così piccina, quasi delicato.”

“A essere onesto, non lo so. Sono stato così impegnato in questi giorni, ma sembra accettabile,” Renly si rivolse a Penrose. “Voi avete visto di più il ragazzo, no, Penrose?”

“Loras?” Penrose aggrottò la fronte leggermente prima di fare un semplice gesto verso il cortile dove il ragazzino stava provando, senza successo, a sellare il cavallo di Renly. Stando sulle punte dei piedi, si alzava abbastanza da mettere la briglia oltre la sua testa, ma il cavallo, troppo furbo per questo, continuava a alzare la testa proprio fuori dalla portata di Loras.

“Ah sì... vedo cosa intendete...” Renly rise. “Dovrei probabilmente andare e tirarlo fuori dai guai, no?”

Camminando attraverso il cortile con Penrose, guardò la scena di fronte a lui per qualche momento, sorridendo mentre il suo scudiero cercava di lottare con un cavallo troppo grosso perché lui avesse davvero qualche speranza di sellarlo mentre era ancora a terra.

“Loras, vuoi che ti sollevi?” lo prese in giro. “O dovrei trovarti una scatola?”

Loras si girò e scoccò a Renly un'occhiata di puro veleno, prima di tornare ai suoi futili tentativi di forzare il cavallo a abbassare la testa abbastanza a lungo da mettergli la briglia. Renly rise e chiese a una delle guardie di aiutare il ragazzo. Per quanto fosse divertente, pensava che dovessero muoversi, o altrimenti sarebbe stato costretto a rimangiarsi le proprie parole sul bel tempo. Non pensava di poter sopportare lo sguardo sulla faccia di Penrose se avesse piovuto così presto dopo la partenza.

Si girò verso Penrose, che ancora rideva a quanto lo scudiero sembrasse testardo. “Sapete, Renly... è difficile dire chi è peggio. Il ragazzo Tyrell come scudiero o voi come suo padrone.”

….........................................................

Stava piovendo leggermente quando la compagnia finalmente partì, e Renly si rifiutò di guardare Penrose negli occhi mentre si incamminavano fuori da Capo Tempesta, sapendo che il vecchio stava godendo del fatto che aveva avuto ragione e Renly torto.

Invece, rivolse l'attenzione al suo nuovo scudiero che stava cavalcando accanto a lui sulla puledra a macchie grige con cui era arrivato da Alto Giardino. Di certo, era una cosina minuscola e Renly poteva capire come mai molti fossero portati a dubitare che sarebbe stato in grado di fare lo scudiero. Lui stesso, tuttavia, era portato a non essere d'accordo. Guardandolo cavalcare accanto a sé, era chiaro che il ragazzo era più che a suo agio su un cavallo, e aveva un modo di stare in sella buono come tutti, riflettè Renly, soprattutto per uno della sua età. Sarebbe stato un buono scudiero.

Si girò per rivolgersi al ragazzo. “Dunque, Loras, come hai trovato le Terre della Tempesta Ti piacciono?”

“Hanno un certo fascino” acconsentì educatamente. La sua espressione diceva qualcosa di diverso. Renly sorrise, aveva l'impressione che il ragazzo fosse piuttosto poco impressionato dalla campagna abbastanza arida.

Renly rise semplicemente, scuotendo la testa. Il ragazzo Tyrell era un pessimo bugiardo, sembrava, e non aveva affatto abboccato alla falsa lode delle Terre della Tempesta di Loras. Senza dubbio, Renly riflettè, avrebbe imparato presto. Dopotutto, il ragazzo era imparentato con Olenna Redwyne e da quanto Renly aveva sentito sulla cosiddetta Regina di Spine, lei era maestra di tali sottigliezze.

La tempesta era ormai scoppiata in tutta la sua potenza, per il momento in cui tornarono, la pioggia stava lanciando il suo attacco brutale sul paesaggio e i tuoni rombavano in lontananza. Ovviamente, come Penrose aveva predetto, erano bagnati fradici. Lui in persona giunse ad accoglierli al cancello, e, sebbene non avesse detto niente, Renly vide il baluginio nei suoi occhi quando vide lo stato in cui era Renly.

Lui rise e si tolse i capelli bagnati dagli occhi; sembrava proprio che avrebbe dovuto ammettere la sconfitta per una volta. “A quanto pare avevate ragione sulla tempesta!” disse allegramente a Penrose quando smontò da cavallo. “Non vi sembra tuttavia che ci sia qualcosa di esilarante nel cavalcare sotto la pioggia?”

“Se lo dite voi, mio lord” sorrise Penrose, gli occhi ancora lampeggianti, mentre prendeva il cavallo di Renly e lo conduceva nelle stalle, presumibilmente per evitare al suo scudiero la sfida di tentare di togliergli i finimenti. “Andate, dovreste tutti togliervi quei vestiti bagnati, prima che vi prendiate anche la morte.”

Renly lo aveva ringraziato e si erano diretti dentro, verso il caldo di Capo Tempesta.

…............................................

Si sarebbe potuto pensare che avesse picchiato il bambino per il modo in cui le donne di Capo Tempesta si stavano preoccupando di lui, pensò Renly. Come avete potuto, mio lord? Brella era sbottata, Portare questa povera cosuccia fuori con un tempo del genere? Renly aveva sospirato. Brella aveva gestito la magione da quando lui era bambino, e ancora lo trattava come tale, sembrava. Si chiese se avrebbe dovuto sentirsi in colpa per aver lasciato che il ragazzo si bagnasse, ma Loras sembrava abbastanza robusto a dispetto della taglia. La pioggia difficilmente gli avrebbe fatto male, pensò Renly, e se lo avesse fatto, difficilmente Capo Tempesta sarebbe stato il posto adatto a lui.

Eppure poteva vedere perché le donne sembravano adorare il ragazzo, era certamente un bambino molto attraente. Anche da bagnati, i suoi capelli cadevano in morbidi ricci attorno al viso e i suoi occhi erano grandi e luminosi, del colore dell'oro fuso. Renly si chiese come sarebbe diventato quando fosse cresciuto, difficilmente poteva mantenere quei lineamenti femminili, quasi angelici, per sempre. Sospettava tuttavia che sarebbe sempre stato carino.

Un'apparenza ingannatrice rifletté, guardando il ragazzo che era ancora vittima della preoccupazione delle donne. Chiaramente non apprezzava le attenzioni, aggrottava leggermente la fronte mentre le donne gli strofinavano i capelli per asciugarli, e Renly sospettava che non gli piacesse molto essere trattato come un bambino. Questo faceva due, Renly pensò, ridendo.

Li lasciò alla loro occupazione e andò a togliersi i vestiti bagnati, prima di sedersi a scrivere una lettera per Robert. Si domandò perché si disturbava ad essere onesto, aveva davvero poco da dire al suo fratello maggiore e Robert rispondeva solo raramente. Spesso Renly dubitava del fatto che il Re addirittura leggesse le sue lettere, non che a lui importasse particolarmente. Però, Stannis insisteva che Renly almeno facesse lo sforzo e così sospirò, e mise la penna sulla carta, sperando che l'ispirazione lo guidasse nella scrittura.

Era appena arrivato a descrivere il tempo, quando Renly perse interesse. Era tempestoso nelle Terre della Tempesta...Renly avrebbe anche potuto informare Robert che a Dorne faceva caldo o che era freddo oltre la Barriera. Mise giù la piuma e andò invece a sedersi presso la finestra. La tempesta stava ancora infuriando, fuori, ogni tanto il bagliore di un lampo illuminava la costa sotto, lanciando fuggenti, distorte, ombre sul paesaggio.

Si chiese per un momento se il suo scudiero fosse spaventato. Ne dubitò, tuttavia, sembrava un tipo coraggioso, a dispetto della statura. Era un ragazzo interessante, pensò, sembrava entusiasta di imparare, ma più testardo di Stannis e Robert insieme. Sospettava che sarebbe stato un'interessante aggiunta alla sua magione, anche se fosse servito solo a far passare il limite a Penrose con la sua testardaggine.

Renly rise, solo il tempo si sarebbe espresso su questo fronte.

Note:

Grazie da parte di tutte per il benvenuto che avete dato a questa storia, speriamo di riuscire a mantenere il ritmo di pubblicazione di due capitoli a settimana anche con l'inizio della scuola (che per noi traduttrici sarà dura).
Fateci sapere che ne pensate, come al solito i commenti sono bene accetti, saranno trasmessi all'autrice and so on.. :D
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Loras dimostrò che chi lo criticava aveva torto molto velocemente. Renly li aveva guardati esercitarsi nel cortile, e gli scudieri più anziani che avevano dubitato di lui erano stati rapidamente forzati a rimangiarsi la parola, pagando il prezzo per averlo sottovalutato quando il ragazzino più piccolo aveva fatto piovere colpi su di loro. Il maestro d'armi era lì vicino, guardandoli attentamente, urlando critiche ogni tanto. Era molto soddisfatto di Loras, Renly poteva dirlo, sebbene nessuna delle sue parole tradisse la sua approvazione.

Renly dovette ammettere che anche lui era stato sorpreso dalla bravura del ragazzo nel maneggiare una lama. Era estremamente leggero sui piedi, schivava ogni colpo che gli era indirizzato con facilità. Renly sorrise, il suo attuale avversario sarebbe morto parecchie volte se avessero combattuto con vero acciaio. Alto Giardino gli aveva insegnato bene, sembrava.

“Hai combattuto bene,” gli disse dopo che avevano concluso, per la mattinata.

“Lo so, mio signore,” disse semplicemente Loras, togliendosi i capelli dagli occhi.

Renly dovette ridere, sembrava che questo non conoscesse la modestia. Magari non l’ avrebbe mai conosciuta, meditò Renly, i Tyrell erano gente orgogliosa, non molto conosciuti per la loro umiltà e sorrise nel ricordarsi alcune delle cose che Stannis aveva detto su di loro durante l'assedio... nessuna delle sue osservazioni era stata neppure lontanamente favorevole. Eppure, Renly pensò che avrebbe potuto diventare decisamente affezionato a questo particolare Tyrell, sembrava avere un sacco di spirito.

“Vieni, Loras, ti faccio vedere per bene il castello,” iniziò affinché il ragazzo lo seguisse, “Si ha una vista straordinaria dalla cima.”

Loras lo seguì con fare compiacente mentre Renly lo guidava su per gli scalini che portavano ai parapetti. Era una lunga salita ed entrambi erano abbastanza affannati quando raggiunsero la cima, gli scalini che finalmente giunsero alla fine dopo quella che sembrava un'eternità. Era una salita che Renly faceva piuttosto spesso, ritenendo che la vista valesse la pena di portarsi lassù. Le Terre della Tempesta si allungavano in basso verso ovest, e le montagne verso il Sud, con il Passo del Principe che si arrampicava attraverso di esse, per la strada verso Dorne. Ma era la vista ad Est che Renly amava di più. Sia che fosse calmo sia che fosse tempestoso, il mare era una cosa bellissima da contemplare, e Renly non si annoiava mai di guardare le onde infrangersi contro le mura circa centocinquanta piedi sotto di loro.

“Quella laggiù è Tarth,” disse indicando l'isola che si trovava a Nord-Est. “Il seggio di Lord Selwyn, uno dei miei lord alfieri.”

Loras annuì volenteroso. “Il loro sigillo è fatto da soli e lune; è giusto, mio signore?”

“Certo,” sorrise Renly. Il ragazzo era acuto, Maestro Jurne evidentemente non aveva perso tempo a insegnare al ragazzo le nobili famiglie delle Terre della Tempesta.

“Sì, è un sigillo diviso in quattro con i soli su sfondo rosa, e lune crescenti su sfondo blu.” Guardò lontano da Tarth e fece un gesto verso l'Est. “E quello, ovviamente, è il Mare Stretto. Qualcuno dice che si può vedere fino a Essos in un giorno particolarmente chiaro.”

“E si può, mio lord?”

“Ne dubito, almeno io non ho mai visto nulla.” Renly sorrise, ricordando quanto era stato eccitato quando una delle guardie gli aveva detto per la prima volta questa cosa. Si era arrampicato ogni giorno per quasi sei mesi, certo ogni giorno che quello fosse il giorno. Adesso dubitava che fosse possibile, il Mare Stretto non era abbastanza stretto, sembrava.

“E' un peccato, mio lord, mi piacerebbe molto vedere Essos,” si sporse dai parapetti, come se fosse possibile, per qualche colpo di fortuna, quel giorno.

“Attento, Loras,” lo mise in guardia Renly. “E' una caduta lunga.”

Loras si sporse oltre il bordo, ma non sembrò per nulla turbato dal vuoto di centocinquanta piedi sotto di lui. “Si può sopravvivere a una caduta del genere, mio lord?”

“Non ci proverei, se è questo che stai pensando!” Mise una mano su quella del ragazzo nel caso gli stessero venendo strane idee. “Magari se tu fossi molto fortunato potresti sopravvivere, dipenderebbe da come colpisci l'acqua, immagino. Ricordo che di solito sedevo con le gambe di là quando ero più piccolo. Mio fratello era furioso quando mi beccava, mi diceva che ero il ragazzo più stupido che avesse mai incontrato!” Renly rise, ricordando quanto fosse stato arrabbiato Stannis.

“Il Re?” il viso del ragazzo si era illuminato.

“No, non Robert,” disse Renly ridendo. “Stannis, l'altro mio fratello. Una bella differenza! Robert non ha mai vissuto qui durante la mia vita, fu mandato al Nido dell'Aquila come protetto poco dopo la mia nascita.”

“Come me qui, mio lord?”

“Sì, credo che la situazione non fosse dissimile.” sorrise Renly. Eddard Stark e Robert erano diventati grandi amici al Nido dell'Aquila, e la loro amicizia aveva tenuto i Sette Regni insieme. Guardò verso il ragazzino accanto a sé, che stava ancora sporgendosi precariamente oltre il bordo. Magari questo ragazzo sarebbe stato un giorno un buon amico per lui come Ned Stark lo era per Robert.

“Anche lord Stannis fu mandato come protetto?” la voce del ragazzo lo portò fuori dai suoi pensieri.

“No, lui no. Dopo che i miei genitori morirono, Stannis rimase qui per badare a me. E quando Robert divenne re, divenne lord di Roccia del Drago.” Renly sospirò, sapendo quanto offeso Stannis fosse stato quando Renly era stato fatto lord di Capo Tempesta al posto suo..

“Dicono che Stannis abbia un pugno di ferro, nell'Altopiano, mio lord.”

“Ci scommetto,” sorrise Renly, dubitava che Mace Tyrell fosse particolarmente fiero di Stannis e del suo pugno di ferro. “E' un bravo soldato, senza dubbio, ma non il più socievole dei ragazzi! Oserei dire che lo incontrerai un giorno.”

“Incontrerò anche l'altro vostro fratello, mio lord?”

Renly rise, il ragazzo sembrava piuttosto in soggezione rispetto al suo fratello maggiore. Sospettava che sarebbe stato amaramente deluso quando finalmente lo avrebbe incontrato. I ragazzini spesso sentivano storie della feroce forza di Robert, e di come aveva oscillato il suo martello valentemente al Tridente, tagliando uomini a dozzine. L'ultima volta che Renly aveva visto Robert, comunque, era sembrato molto meno un guerriero, e molto di più un uomo grasso che aveva pochi interessi se non il vino e le puttane.

“Oserei dire che lo incontrerai, un giorno. Sebbene io e i miei fratelli non siamo uniti come potremmo.”

Il ragazzo lo guardò, la faccia sconvolta. Renly sorrise, il ragazzo aveva molto da imparare sui Baratheon.

“Immagino che tu e i tuoi fratelli siate uniti, allora?”

Loras annuì, i suoi occhi che si illuminarono.

“Dovresti parlarmi di loro.” Suggerì Renly, appoggiandosi al parapetto. Sembrava che tutte le altre grandi case avessero legami familiari più stretti di loro. Brandon Stark aveva cavalcato verso Approdo del Re senza pensarci due volte quando aveva saputo di come sua sorella era stata rapita, chiedendo che Rhaegar uscisse e morisse. Gli era costato la vita. E Ned Stark era andato in guerra per la stessa ragione; aveva sollevato tutte le bandiere del Nord per ottenere giustizia per la morte di suo fratello e di suo padre e per salvare sua sorella. Renly sospirò, sapendo come quella storia in particolare era finita. Similmente, la furia dei Martell era leggendaria, a seguito del brutale stupro e assassinio di Elia e dei suoi figli nel saccheggio di Approdo del Re. Dicevano infatti che il principe Oberyn vivesse solo per avere la sua vendetta. I Tully ovviamente avevano il loro famiglia, dovere, onore e anche i Lannister sembravano avere più a cuore la famiglia dei Baratheon. Di' quello che vuoi sui Lannister, pensò Renly, ma non puoi negare che si prendano cura di loro stessi.

Sospirò. Robert era andato in guerra per Lyanna Stark, eppure in qualche modo Renly dubitava che avrebbe fatto lo stesso per lui o Stannis. E non per la prima volta Renly si chiese come avrebbero potuto essere le loro vite, se i loro genitori fossero sopravvissuti.

“Bene, Willas è il mio fratello maggiore” stava dicendo Loras, “Presto competerà nel suo primo torneo.” Fece una pausa, sorridendo come se competere in un torneo fosse la cosa più grandiosa del mondo. Guardando la sua espressione, probabilmente lo era, rifletté Renly, il ragazzo sembrava avere l'ideologia galante che era tipica dell'Altopiano. Era tutto tornei e cavalieri in armature scintillanti, laggiù.

“...e c'è Garlan, ha quindici anni ed è già cavaliere.” Continuò, l'orgoglio che riempiva la sua voce. “E' uno dei migliori spadaccini che abbia mai visto. Il maestro d'armi dice che potrebbe anche sconfiggere Jaime Lannister...”

Renly rise, togliendosi i capelli dagli occhi mentre il ragazzo continuava ad elencare i traguardi di suo fratello. Era abbastanza ammirevole, pensò Renly, il modo in cui era evidentemente fiero della sua famiglia. Si chiese se lui stesso sarebbe stato in grado di parlare a lungo delle mete di Robert e Stannis se si fosse davvero sforzato. Probabilmente, meditò, se avesse proprio dovuto. Anche i suoi fratelli avevano alcune qualità, dopotutto. Entrambi erano grandi guerrieri e avevano racimolato un impressionante numero di vittorie, tra tutti e due. Tra l'altro, Robert poteva bere più di tutti e tutto. Di sicuro doveva contare qualcosa.

“...e poi c'è mia sorella Margaery.” fece una pausa, e uno sguardo adorante entrò nei suoi occhi. Guardò lontano per un momento, e Renly sospettò che i suoi pensieri fossero tornati ad Alto Giardino.

“Sembra che significhi molto per te,” disse Renly sorridendo. “Dovrai presentarmela prima o poi.”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Renly dubitò che persino le Terre della Tempesta avessero visto una tale tempesta prima. Era infuriata per giorni, la pioggia che batteva contro le finestre con tale fierezza che Renly temeva che il vetro potesse incrinarsi. I tuoni rombavano costantemente sulle loro teste, echeggiando attraverso il castello, un ruggito malinconico che sembrava riverberare dalle stesse pareti. Le onde completavano il canto della tempesta, infrangendosi sulle rocce sotto come se tenessero il tempo con qualche invisibile percussionista.

Renly guardò fuori dalla finestra, mentre un fulmine attraversava il cielo, rivelando le inquietanti nubi che incombevano su di loro per un fuggevole momento prima di il paesaggio tornasse nell’oscurità. Renly sospirò, e prese il libro che riposava sul tavolo, un tomo vecchio e voluminoso che Maestro Jurne aveva detto che ogni lord avrebbe dovuto leggere, anche quelli che avevano solo quattordici anni. Stava appena aprendo la prima pagina polverosa quando fu interrotto.

“Pensavo che avessi detto che i libri sono per i Maestri?”

Renly rise e guardò verso il luogo in cui il ragazzo più giovane sedeva, arrampicato sul davanzale della finestra a guardare i rivoletti d'acqua scendere lungo lo strato di vetro.

“L'ho fatto, Loras,” disse Renly, sorridendo. “E questo in particolare è così noioso che sto iniziando ad augurarmi di aver seguito il mio stesso consiglio!”

Loras sorrise e si girò a guardare l'infuriare della tempesta, tamburellando con le dita distrattamente contro la pietra del davanzale. Renly sospirò, il ragazzo era inquieto, questo era chiaro. Risentiva dell'essere stipato al chiuso e lo rendeva agitato.

Renly si rivolse di nuovo al suo libro e cercò di concentrarsi sulle storie che erano scritte nelle sue pagine polverose, saggezze trasmesse da anni precedenti. Non dubitava che fosse inestimabile conoscenza quella che leggeva, ma si chiese come l'autore avesse fatto a renderla così noiosa. Era appena riuscito a leggere qualche pagina quando la sua concentrazione fu incrinata di nuovo.

“Renly?”

“Mmmhmmm” mugolò il lord, senza alzare gli occhi dalla pagina. Se si fosse arreso ora, avrebbe anche potuto ammettere che quel libro non sarebbe mai stato letto.

“Pensi che sarebbe così terribile se andassimo fuori per un pochino?”

“Probabilmente non è la più ragionevole delle idee. È come la fine del mondo, là fuori.” disse, gesticolando nella vaga direzione della finestra mentre provava a concentrarsi sul suo libro.

Un rumore di tuono risuonò attraverso la stanza di nuovo, come a sostenere la tesi di Renly.

“Ma sono così annoiato.” C'era una punta di preghiera nella sua voce che punzecchiò le corde del cuore di Renly.

“Non ti farebbero mai uscire,” sospirò il ragazzo più grande, rifiutandosi di alzare lo sguardo dal libro. A dire il vero, non era sicuro di chi fosse che non voleva, ma avventurarsi fuori con questo tempo era sciocco. Avventurarsi fuori volontariamente era semplicemente idiota. Era sicuro che chiunque fosse il saggio autore di questo dannato libro avrebbe concordato. Sembrava aver raggiunto un passaggio particolarmente illuminante. Molti lord, grandi e piccoli, spesso dimenticano una cosa molto importante... insisteva l'autore.

“Ma chi mi fermerebbe?” fece pressione Loras.

“Penrose,” disse brevemente Renly, continuando a leggere. Molti lord, grandi e piccoli, spesso dimenticano una cosa molto importante. Che anche quando si è...

Loras storse il naso. “Penrose non mi prenderebbe, non può correre abbastanza veloce.”

“Allora io.”

“Non potresti prendermi nemmeno tu.”

“Scusa?” Renly chiuse il libro sbattendolo sul tavolo e si girò a guardare Loras, sorridendo e guardandolo su e giù cinicamente. “Decisamente ti potrei prendere. Sei metà della mia altezza!”

“Allora dimostralo.” e con questo scappò dalla stanza, la porta che si chiuse dietro di lui.

Renly guardò dietro si lui, aveva mezza idea di lasciarlo andare. Loras senza dubbio sarebbe tornato strisciando dopo pochi minuti, fradicio fino all'osso e rabbrividendo dal freddo. Era a malapena vestito per quel tempo, indossava una leggera camicia e brache che non avrebbero offerto alcuna protezione dalla furia esterna. Eppure, le parole di Loras indugiavano pesanti nell'aria. La sfida era là fuori, e Renly non poteva rifiutarla.

Sapendo che lo avrebbe rimpianto, si alzò e corse dietro di lui. Immaginò che non avrebbe mai saputo che cosa molti lord, grandi e piccoli, dimenticavano sempre.

Quando Renly uscì nel corridoio, Loras stava già iniziando gli scalini. Ghignò, e lo inseguì. Questo sarebbe andato a suo favore, rifletté, gli scalini per i parapetti erano una salita difficile, soprattutto a corsa, e dubitava che il ragazzino avesse abbastanza forza per questo.

Loras lo impressionò, comunque, le sue gambe lo portavano su per gli scalini più velocemente di quanto Renly si sarebbe aspettato. Eppure, quando i gradini finalmente si pareggiavano, Renly aveva del tutto annullato la distanza tra loro, Loras solo un piede di fronte a lui.

Stava giusto per raggiungerlo e acchiapparlo quando Loras si fermò, appoggiandosi ai parapetti.

Riprendendo fiato per un momento, si girò verso Renly e sorrise. “Vedi, te l'avevo detto che non potevi prendermi.”

Renly storse il naso. “Beh, avevi duecento iarde di vantaggio,” precisò. “E, tra l'altro, l'arrivo non era stato concordato. Sembra che tu abbia scelto un posto piuttosto conveniente dove fermarti. Proprio quando stavo per prenderti.”

Loras si strinse nelle spalle con nonchalance, e sorrise.

Renly roteò gli occhi, ma si unì a Loras nell'appoggiarsi ai parapetti, ansimando pesantemente, le sue guance arrossate. La pioggia che bagnava i suoi vestiti era quasi un sollievo, e girò la faccia verso cielo, apprezzando il modo in cui la pioggia era fredda sulla sua pelle. Le nubi erano svanite in parte, sembrava, e i parapetti puntavano ad esse, proiettando ombre nell'oscura luce della luna Renly si strinse leggermente nelle spalle, mentre guardava il mare, che era quasi del tutto avvolto nell'oscurità.

Si girò verso Loras e vide che il ragazzo più giovane era ugualmente bagnato, la camicia bagnata incollata alla sua pelle. Sembrò quasi selvaggio, per un momento, i suoi occhi che brillavano nella luce della luna e il vento che scompigliava i suoi capelli in un turbine.

Renly sospirò e scivolò, appoggiandosi alla parete e allungando le gambe doloranti davanti a sé. La pietra era fredda attraverso i suoi vestiti e l'acqua permeava il sottile materiale, gelando la sua pelle. Renly decise che non gli interessava. Era già bagnato come era.

Loras si sedette accanto a lui e stettero in un confortevole silenzio per un po', mentre guardavano il mare, il vento senza perdono che frustava le loro facce e mandava gelidi rivoletti d'acqua lungo i loro colli. Renly improvvisamente non era più felice della pioggia, il suo viso non era più arrossato e l'acqua che inzuppava i suoi vestiti iniziava a essere ghiaccia sulla sua pelle.

Rabbrividendo all'improvviso, si alzò e guardò Loras. “Andiamo, anche tu devi ammettere che è ora di tornare dentro.”

Loras sorrise come se la pensasse diversamente, ma permise a Renly di spingerlo dentro. “Rivincita per tornare?”

Renly aggrottò la fronte. “Va bene, ma non avrai un vantaggio stavolta.”

Loras era di nuovo partito prima che Renly avesse finito la frase, mezzo correndo, mezzo cascando per le scale, saltandone due o tre alla volta. Renly gli corse dietro, piuttosto ansioso che Loras potesse scivolare. Miracolosamente, però, ce la fece fino in fondo, sempre davanti a Renly, i suoi passi più sicuri di quando gli avesse dato credito. Renly lo inseguì velocemente, guadagnando terreno su di lui ogni secondo, le gambe più lunghe che gli davano vantaggio sul piano.

Era quasi arrivato a prenderlo, quando Loras cadde, i suoi piedi scivolarono da sotto di lui mentre saltellava stranamente privo di grazia oltre l'angolo e, per loro sconvolgimento, dritto sulla strada di Penrose.

Renly vide la collisione prima che accadesse. Loras colpì Penrose in pieno, i suoi arti ciondolanti che presero le gambe di Penrose da sotto, mandandoli entrambi a cadere sul pavimento.

Renly fece del suo meglio per fermarsi, davvero. Eppure i suoi piedi slittarono disperatamente sulla pietra bagnata del pavimento, mentre colpiva Penrose anche lui, le sue gambe che si intrecciavano con quelle di Loras mentre cascavano sul pavimento in una disperata posa, il peso di Renly che forzava Loras al pavimento.

Penrose si liberò con quanta più dignità possibile, incombendo su di loro mentre sia Renly che Loras scoppiarono a ridere, il rumore che rimbombava forte nel corridoio. Renly non potè frenarsi, trovando qualcosa di inesplicabilmente divertente nella sua attuale situazione. Quando Loras era arrivato da Alto Giardino, non si era aspettato che sarebbero entrambi finiti a terra in un'intricata posa, l'acqua che formava pozze attorno a loro.

Guardò verso Penrose quando finalmente riuscì a smettere di ridere e fu lieto di vedere che Penrose stesse sorridendo, nonostante il fatto che stesse scuotendo la testa disperatamente.

“Ehm... scusate, Penrose,” disse Renly, sorridendo imbarazzato al più vecchio, mentre si alzava e tirava Loras in piedi.

“Che stavate facendo, per i sette inferi?!” chiese Penrose incredulo, ridendo leggermente. Guardò la pozza di acqua ai suoi piedi. “Non ditemi che siete stati fuori con questo tempo?!”

Renly continuò a sorridergli imbarazzato. “Beh, non è stata una mia idea.” disse, guardando Loras che era finora rimasto zitto.

Loras si strinse nelle spalle, scoccando a Renly uno sguardo velenoso quando pensava che Penrose non stesse guardando.

Il vecchio scosse la testa in segno di esasperazione. “Bene, farò in modo che i servi vi preparino bagni caldi, andrete incontro alla vostra morte, altrimenti.” fece una pausa, “Specialmente questa cosina qui,” aggiunse, sorridendo malvagiamente a Loras.

Renly rise, certo che lo avesse detto solo per far arrabbiare Loras. Ci era di certo riuscito, Loras stava lanciando coltelli con gli occhi a Penrose adesso, chiaramente non impressionato.

Renly sogghignò, togliendosi i capelli dagli occhi e spolverandosi mentre guardava lo stato suo e di Loras che stava rabbrividendo accanto a lui, l'acqua che gocciolava dai suoi ricci negli occhi.

“Probabilmente è meglio, Penrose. Non vogliamo che questa cosina prenda un raffreddore, vero?”

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Renly già sapeva che avrebbe rimpianto di aver seguito Loras fuori con un tempo del genere. Sapeva anche che sedere sui parapetti sfidando la pioggia battente e il vento gelato non era la più ragionevole delle idee.

E ovviamente, parecchi giorni dopo la loro escursione, Renly si svegliò sentendosi malissimo, la testa che martellava e la gola in fiamme.

Mugolando, Renly si rigirò, chiedendosi se sarebbe riuscito a tirarsi fuori dal letto. Provava dolore ovunque e si sentiva esausto, nonostante si fosse ritirato relativamente presto la notte precedente. Sapeva che doveva alzarsi, c'erano cose da fare e persone da incontrare. C'erano sempre. Oggi, comunque, Renly trovò che non gliene importasse poi particolarmente. Ritirandosi dalla luce del sole che filtrava dalla finestra, si tirò le coperte sulla testa con il pensiero di tornare a dormire. I suoi doveri di lord potevano aspettare.

Fu rudemente svegliato parecchie ore più tardi da qualcuno che lo punzecchiava non troppo gentilmente.

Renly mugolò e aprì gli occhi con riluttanza. Il viso del suo scudiero andò gradualmente a fuoco, i ricci spetinati che gli cadevano negli occhi come sempre.

“Stai bene?” stava chiedendo, piegandosi su Renly e sbirciandolo.

“Sono stato meglio,” borbottò Renly. “Anzi, dimenticalo, non mi sono mai sentito peggio. E’ come se qualcuno mi martellasse la testa, e mi fa male tutto.”

“Dovrei dire a Penrose che non ti incontrerai con lui questa mattina, allora?”

Renly annuì stancamente, ignorando il dolore alla testa. Circa ogni mattina lui e Penrose si sedevano insieme a discutere il governo di Capo Tempesta. Renly aveva provato a delegare la maggior parte del governo quotidiano del castello a membri più anziani della magione, ma a quanto pare c’erano sempre affari urgenti da trattare la maggior parte delle mattine. Sembrava comunque che Penrose avrebbe dovuto sbrigarsela da solo, oggi.

Loras fece come gli era stato ordinato, ma tornò a breve con Jurne al seguito, l'anziano e gentile Maestro che sorrideva a Renly mentre si sedeva per dargli un'occhiata.

“Avete la febbre, mio signore,” disse gentilmente, premendogli una mano fredda sulla fronte di Renly. “Ecco perché io raccomando sempre di stare all'interno con il genere di tempo che abbiamo visto l'altro giorno.”

Renly si limitò a grugnire. Poteva farcela anche senza sermoni, oggi. La sua pelle stava diventando tutta piena di brividi e la sua testa pulsava ancora dolorosamente. Guardando verso Loras, tuttavia, fu lieto di vedere che il ragazzo aveva avuto la buona grazia di sembrare almeno in colpa. Era in piedi dietro Maestro Jurne, insolitamente silenzioso e guardava al pavimento. Bene, pensò Renly, abbastanza amaramente. Era tutta colpa sua, dopotutto. Lui avrebbe voluto restare dentro.

“Tutto ciò che posso raccomandare è il riposo, mio signore.” sospirò Maestro Jurne, rimuovendo la mano dalla fronte di Renly. “Starete vivace come la pioggia in pochissimo tempo.”

Una scelta di parole ironica, pensò cinicamente Renly, considerando che era la pioggia che lo aveva ridotto così, in primo luogo. Maledisse interiormente in Maestro per essere totalmente inutile. Aveva raccomandato il riposto. Loras avrebbe potuto dirgli altrettanto.

Il ragazzo rimase anche quando Maestro Jurne se ne andò, sedendosi alla fine del letto di Renly come faceva spesso nelle sere in cui lui e il lord stavano nelle sue stanze se non avevano nulla di meglio da fare. Renly valutò se dirgli di andarsene, dopotutto era colpa sua se lui si sentiva così. Ma alla fine desistette, nonostante sentisse che Loras si meritava una punizione, doveva ammettere che sarebbe stato grato della sua compagnia.

“Vi serve qualcosa, mio lord?” chiese, insolitamente educato.

Queste parole suonarono in qualche modo strane eppure Renly non capiva perché. Fu solo quando Loras le ripeté, pensando che lui non avesse sentito, che capì. Renly non si era accorto che ad un certo punto negli ultimi mesi Loras aveva smesso di rivolgersi a lui formalmente. Eppure, adesso che era tornato a quello stile, le parole suonavano strane, quasi innaturali.

“No, sto bene, Loras.” Sospirò, sedendosi e spingendosi sui cuscini.

“Penrose ha suggerito di portarti del vino. Ti farebbe piacere?”

“Crede che il vino mi farà sentire meglio?” disse Renly duramente. Se non altro, immaginava che il vino avrebbe solo esacerbato il dolore alla testa.

“No. Ma ha detto che potrebbe farti lamentare meno.”

Renly dovette ridere, sembrava davvero Penrose a tutto. L'accusa era ingiusta, però, era difficile che si lamentasse così spesso.

Lo disse a Loras. “Io non mi lamento.” insistette, abbastanza indignato.

“Mm-hmm,” Loras annuì, “Certo che no, mio lord.”

Renly si chiese se il ragazzo avrebbe potuto essere più bugiardo, se avesse provato.

Roteando gli occhi, Renly gli tirò un cuscino. Quello avrebbe tolto il sorriso da quel bel visino velocemente.

Fu deluso quando Loras lo schivò elegantemente, sorridendo e basta al povero tentativo di rappresaglia di Renly. Il cuscino approdò sul pavimento, a qualche piede dal suo obiettivo.

“Sembra che la vostra mira sia piuttosto giù oggi, Renly.” Rise.

“Cos'è accaduto alla compassione?” Mormorò Renly in un sussurro, appoggiandosi alla testata. Adesso desiderò non aver tirato il cuscino a Loras, la tavola era dura e scomoda contro la sua schiena. Si mosse, cercando di mettersi comodo.Loras sembrò accorgersene e saltò giù dal letto per riprendere il cuscino passandolo con noncuranza a Renly. Doveva concederglielo, pensò Renly, poteva essere insolente e sfacciato, ma anche perspicace e sollecito quando voleva. O quando gli tornava meglio.

“Ti va di fare un gioco, Renly? Parli sempre di come ti piacesse il cyvasse.”

Il Cyvasse era senza dubbio il gioco preferito di Renly, Stannis gli aveva insegnato da ragazzo. Nonostante ciò, scosse la testa. “Non penso di averne voglia. La gola mi fa male e mi sono venuti i brividi all'improvviso.”

“E hai appena giurato di non lamentarti...” sorrise Loras, abbassandosi mentre il cuscino volava verso di lui per la seconda volta.

Renly sospirò, sembrava che il ragazzo fosse sempre un passo avanti rispetto a lui.

“Va bene, allora.” disse, roteando gli occhi. “Ammesso che tu vada a prendere la scacchiera.”

Loras eseguì con relativa buona grazia, ma non prima di aver tirato il cuscino a Renly, con un sorriso piuttosto beffardo sul viso.

…................................................................................................................................

Stavano ancora giocando quando fuori iniziò a far buio, sdraiati in diagonale sul letto, la scacchiera in mezzo a loro. Renly era compiaciuto di aver finalmente trovato qualcosa in cui il suo scudiero non fosse bravo. Fino ad allora, Loras sembrava aver avuto un dono per tutto ciò su cui metteva le mani. Era il migliore con la spada anche rispetto agli scudieri che erano di parecchi anni più grandi di lui e che si avvicinavano al cavalierato, e il maestro d'armi aveva detto a Renly che maneggiava una lancia come se fosse nato con una in mano. Essendo così, Renly fu piuttosto soddisfatto quando Loras perse per quella che era la terza volta di fila.

“Vedo che il Cyvasse non è il tuo punto forte?” disse Renly, sentendosi piuttosto meglio adesso. La sua testa martellava ancora e la fronte era abbastanza calda, ma vincere sembrava dare sollievo al dolore in qualche modo. O magari semplicemente glielo toglieva dalla mente.

“Immagino di no.” Loras si strinse nelle spalle con nonchalance. “Lo trovo troppo lento per i miei gusti.”

“E perché lo hai proposto allora?” disse Renly, ridendo, il suo buon umore ritornato.

“Facevi così pena questa mattina che ho pensato fosse meglio accontentarti.”

Renly era sul punto di cercare vendetta, quando ci fu un colpo deciso alla porta e Penrose entrò, risparmiando a Loras le conseguenze che stavano per piombargli addosso.

Guardò Renly dall'alto in basso prima di parlare. “Sono compiaciuto di vedere che non siete ancora morto, mio lord.”

Renly sorrise. “Sto molto meglio adesso, in realtà, Penrose. Grazie di averlo chiesto...” Sospirò. Un lord non poteva ottenere un po' di compassione, da quelle parti? Tra Penrose e Loras, valutò, si sarebbe presto sentito in colpa per avere avuto la faccia tosta di ammalarsi. Poteva solo ringraziare gli dei che Stannis non fosse lì. Suo fratello non aveva tempo nemmeno per le persone che erano vittime del tempo e Renly non ricordava che Stannis avesse mai trascurato i suoi doveri per una simile ragione. Anzi, Renly non ricordava che Stannis avesse mai trascurato i propri doveri per nessun motivo, a pensarci bene.

“Sono lieto che il mio lord si senta meglio.” Sorrise. “Ad ogni modo, Maestro Jurne si è raccomandato che tu riposi, Renly. Suggerirei di accogliere il suo consiglio.” Fece cenno a Loras di alzarsi.

Renly annuì. Aveva sperato di battere Loras un'altra volta prima di ritirarsi per la notte, ma le parole di Penrose avevano senso e doveva ammettere che il sonno era una prospettiva piuttosto attraente.

Dopo che Penrose e Loras uscirono, Renly si rimise a letto, sbadigliando. Il sonno era una prospettiva molto attraente, decise sdraiandosi sui cuscini. Tra l'altro, Loras sarebbe stato in giro per ancora qualche anno. C’era molto tempo per batterlo di nuovo a cyvasse.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Renly era sdraiato, sveglio, a letto, ascoltando il lieve suono delle onde che si infrangevano contro le mura del castello, quando ci fu un colpo alla sua porta. Si allarmò. Era tardi, molto tardi, anzi. Si era ritirato per la notte molte ore prima. Il suo cuore fece un balzo. Un visitatore nelle camere a quest'ora della notte poteva voler dire solo una cosa. Brutte notizie. Una moltitudine di scenari gli lampeggiarono nella mente. Magari Robert era stato assassinato, o Stannis era annegato a Roccia del Drago, o magari c'era una rivolta tra i suoi alfieri.

“Avanti,” disse forte, spingendo via gli scenari e sedendosi. Erano tutti altamente improbabili. Stannis non era nemmeno a Roccia del Drago, per amor degli dei. Era più probabilmente qualcosa di irrilevante.

Ma comunque non poteva togliersi di dosso la sensazione di disagio. Un problema irrilevante avrebbe di certo atteso fino alla mattina...

Penrose entrò, il viso impassibile e imperscrutabile nella quasi totale oscurità.

“Penrose? Siamo nel cuore della notte. Cosa c'è?”

“Un corvo, mio lord, è arrivato circa un'ora fa, da Alto Giardino-”

“-Per Loras?” interruppe Renly. “Cattive nuove?” Ali oscure, oscure parole risuonò nella sua mente.

Penrose aggrottò la fronte, confermando le paure di Renly.

“Sì, mio lord, cattive nuove. Un incidente in un torneo. Il loro primogenito è stato mezzo schiacciato da un cavallo, giostrando contro il Principe Oberyn di Dorne.”

“Fatale?”

“Non ancora. Sebbene sembri che potrebbe esserlo, apparentemente l'infezione si è diffusa malamente. Al meglio, sarà permanentemente zoppo o perderà solo la gamba, al peggio...” Penrose si interruppe. “Al peggio, la ferita andrà in cancrena e non sopravviverà alla settimana.”

Renly tremò. Giostrare era un'attività talmente pericolosa, eppure gli uomini continuavano a praticarla, compreso lui stesso, sebbene ne traesse poco piacere. In qualche modo, l'eccitazione della vittoria sorpassava i rischi.

“E Loras? Come l'ha presa?”

“Male, è sconvolto, povero ragazzo. Una delle serve è con lui, ma ho pensato che avrei fatto bene a sentire se avresti voluto vederlo, è così affezionato a te.”

Renly era già in piedi. Mettendo una tunica sopra gli abiti da notte, seguì Penrose nella stanza di Loras. Poteva sentire dei singhiozzi soffocati anche dal corridoio. Bussò gentilmente. Quando non ci fu risposta, mise la testa oltre la porta.

Una ragazza abbastanza giovane, che era stata al servizio di Renly per parecchi anni, adesso era seduta con Loras, accarezzandogli i capelli mentre singhiozzava sulla sua spalla.

“Loras? Posso entrare?” Chiese Renly piano e Loras alzò lo sguardo, gli occhi pieni di lacrime. Le scacciò con astio quando vide Renly sull'uscio. Era strano vederlo così, pensò. Conosceva Loras da quasi un anno, e lo aveva visto irritato, di cattivo umore, arrabbiato persino, ma mai turbato. Era abbastanza sconcertante.

Renly fece cenno alla ragazza di andarsene. Lei obbedì subito, non senza un ultimo sguardo furtivo a Loras, però, il viso carico di preoccupazione.

Renly sospirò e si sedette sul bordo del letto, dove la ragazza si era seduta momenti prima. Loras lo guardò, gli occhi sgranati e le guance chiazzate di lacrime. Il cuore di Renly andò a lui. Sapeva che la sua famiglia voleva dire tutto per lui ma sapeva anche che Loras avrebbe odiato che qualcuno lo vedesse così. Gli mise una mano sulla spalla, cercando di confortarlo.

“Penrose mi ha detto del corvo. Mi dispiace, Loras.” Lui si limitò a cacciare indietro le lacrime e annuì, quasi vergognandosi della sua mancanza di contegno.

Renly sospirò lievemente e lo trasse a sé, attirandolo gentilmente contro il proprio petto. Loras sembrò quasi preso alla sprovvista da questa inaspettata offerta di conforto, ma si aggiustò in modo che la sua testa poggiasse sulla spalla di Renly. Le lacrime cadevano di nuovo, e Renly lo strinse forte a sé mentre Loras continuava a singhiozzare sulla sua spalla. Il più piccolo si aggrappò a sua volta, disperatamente, la sua testa sepolta nel collo del lord. Lentamente i singhiozzi si smorzarono e alla fine si tranquillizzò.

“Dovremmo pregare per tuo fratello, Loras.” Suggerì.

“Credi nelle preghiere, Renly?” il ragazzo guardò a lui, seriamente, i suoi occhi annacquati con lacrime che non erano ancora cadute.

Renly non rispose per un po'. Era vero che gli dei sembravano non essere smossi dalle preghiere dei mortali. Quando era molto giovane, lui e Maestro Cressen avevano pregato ogni giorno perché l'assedio di Capo Tempesta si spezzasse. Stannis non li aveva raggiunti. Credeva solo nella forza degli uomini. Era stato Ned Stark a spezzare l'assedio, non gli dei.

“Non ne sono sicuro, Loras.” disse alla fine, tirando il ragazzo a sé ancora una volta, e accarezzandogli i capelli come la ragazza aveva fatto. I suoi ricci erano così belli come sembravano, morbidi e setosi sotto le sue dita, il ragazzo si appoggiò pesantemente a lui, il cuore che batteva all'impazzata, e gli strani singhiozzi che ogni tanto sfuggivano.

….................................................................................................................................

Renly non ricordava di essersi addormentato, ma la luce stava fluendo attraverso le tende quando si svegliò, con Loras ancora accoccolato contro di lui. Era in pace adesso, il suo respiro leggero e regolare.

Si sciolse gentilmente dal ragazzo, e cercò di non svegliarlo mentre gli tirava su le coperte e scendeva dal letto.

Esitò per un momento sulla porta, insicuro se restare o andarsene. Non sarebbe stato molto appropriato per lui essere lì quando Loras si fosse svegliato. Aveva già sfruttato il suo benvenuto addormentandosi e aveva molte cose a cui provvedere. Penrose lo avrebbe aspettato per la loro abituale riunione mattutina, e aveva affari abbastanza urgenti con uno dei suoi alfieri.

Appena si decise ad andare, comunque, fece l'errore di guardare di nuovo Loras che dormiva. Sembrava così piccolo e indifeso, sdraiato lì da solo, i ricci che gli cadevano sul viso, le mani che adesso si aggrappavano alle coperte debolmente. Il giovane era stato suo amico per quasi un anno, il suo unico amico addirittura, di certo si meritava di meglio che essere spinto via per noiosi affari di gestione.

Buttando i suoi doveri di lord dalla finestra, Renly voltò le spalle alla porta e tornò da lui.

Nota:
I commenti dei capitoli precedenti sono stati ricevuti con tanta felicità dall'autrice, che ringrazia tutti e dice che sembrate tanto contenti della traduzione (quindi pensa che siamo brave! ;) ). Continuerò a mandarle tutti i commenti, quindi, non siate timidi, non morde, né lei, né noi.

Purtroppo, gli aggiornamenti saranno costanti nei giorni, finché non vi diremo diversamente, ma non possiamo garantire sulla costanza dell'orario, dato che la scuola si sta facendo sempre più dura per noi povere traduttrici. Il giovedì in particolare usciamo alle 14 e, quando avremo molto da studiare, non è detto che il capitolo possa arrivare prima di cena. Scusate per il disagio. 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 

Capitolo 7

Un paio di settimane cariche di tensione seguì al corvo da Alto Giardino. Ogni mattina senza eccezioni Loras accompagnava Maestro Jurne alla corviera, sperando di trovare che notizie su come stava suo fratello fossero arrivate. Ogni mattina scendeva le scale a mani vuote.

“Magari nessuna notizia è una buona notizia,” suggerì Penrose a Renly una mattina dopo che il Maestro e Loras erano tornati, delusi ancora una volta. “Di sicuro lo avremmo saputo se fosse morto.”

“Probabilmente,” concordò Renly. “Ma prova a dirlo a Loras.”

Renly sospirò. Non aveva mai incontrato Willa Tyrell, un ragazzo di parecchi anni più grande di lui, ma sperava, per amor di Loras, che se la sarebbe cavata. Lo scudiero non la stava prendendo bene. Era un'ombra di quello che era stato prima. La luce sembrava sparita dai suoi occhi e anche i suoi capelli di solito disordinati sembravano più flosci. Giocava con il cibo e Renly aveva dovuto ordinargli di mangiare due giorni prima. Dormiva a malapena e più spesso che no, Renly si trovava a sedere con Loras fino a tarda notte, senza volerlo lasciare solo con le sue paure e il suo dolore.

Tale dolore era estraneo a Renly. Non era stato grande abbastanza da essere in lutto per la morte dei suoi genitori quando erano morti nella Baia dei Naufragi. Per questo era grato. Pensava a loro a volte quando stava sui parapetti di Capo Tempesta, guardando il mare come sapeva che Stannis e Robert avevano fatto quando la nave si era schiantata sulle rocce davanti ai loro occhi.

Stannis aveva portato il lutto per anni, Renly lo sapeva. Magari non con lacrime e preghiere, ma nel suo modo serio e tranquillo aveva sofferto per i genitori che lo avevano lasciato a crescere Renly da solo. Spinse tali pensieri via dalla sua mente, possibilmente Loras non sarebbe stato costretto a portare il lutto come i suoi fratelli avevano fatto.

“Stavo pensando a dargli licenza di andare ad Alto Giardino, Penrose.”

“Immagino che lo apprezzerebbe. Tuttavia, faresti meglio ad aspettare notizie prima. Non farebbe alcun bene mandarlo in viaggio ad Alto Giardino senza sapere.”

Renly annuì in un consenso silenzioso. In qualche modo, non sapere era peggio di ogni notizia che potesse arrivare. Il lord sorrise tristemente, guardando fuori dalla finestra. Si aspettava quasi di vedere lì un corvo, come se i suoi pensieri potessero spingere i Maestri ad Alto Giardino a mandare notizie. Ma il cielo era vuoto. Nemmeno una nuvola da vedere.

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Era metà mattinata quando il corvo che Loras aspettava finalmente giunse.

Maestro Jurne portò subito la lettera a Renly, la sua vecchia faccia gentile carica d'ansia.

Renly sospirò, facendo scorrere le sue dita sul sigillo a forma di rosa, sperando che contenesse buone notizie. Loras non era in giro. Come sempre, si stava allenando in cortile con gli altri scudieri sotto l'occhio severo del rigido maestro d'armi. L'allenamento era stata l'unica cosa che Loras non aveva trascurato da quando gli era stato detto della ferita di Willas. Se non altro, sembrava diventare sempre più impegnato, il dolore che lo spingeva su qualche strana strada.

“Credi che dovremmo aprirla?” si rivolse a Penrose per un consiglio. “Non è specificamente indirizzata a Loras.”

“Magari è meglio.” disse Penrose. “Sarebbe meglio se tu glielo dicessi dolcemente se sono davvero cattive nuove.”

Renly sospirò. Certo, sarebbe toccato a lui dire a Loras che suo fratello era morto. Non poteva pensare a niente di più allettante. Loras sarebbe crollato in pezzi a una notizia simile, e Renly non sapeva se sarebbe stato capace di starsene a guardare.

Preparandosi alle cattive notizie, aprì la lettera. All'interno della busta vi era un'altra lettera indirizzata a Loras. L'appoggiò sul tavolo per darla al giovane dopo, e ignorando gli sguardi interrogativi di Penrose e Maestro Jurne, la lesse.

Era una lettera breve e Renly stava sorridendo già al momento in cui era arrivato alla fine della seconda riga. Guardò verso Penrose e Maestro Jurne che stavano attendendo impazientemente accanto a lui.

“Sono buone notizie!” sospirò Renly con sollievo. “Suo fratello sta recuperando bene.”

I due uomini accanto a lui si rilassarono visibilmente, la faccia del Maestro si aprì in un largo sorriso.

“I Maestri sono riusciti a salvare la gamba, e credono che camminerà di nuovo, tranne che con qualche difficoltà. Non giostrerà più, tuttavia.”

“Da quanto ci avevano detto, dovrebbe ringraziare gli dei di poter camminerà di nuovo, lasciamo stare giostrare!” disse Penrose. “E Lord e Lady Tyrell non vogliono che Loras torni da loro?”

Penrose aggrottò la fronte. “Non escluderei che alcuni lord e lady possano diventare iperprotettivi nei confronti dei loro bambini, dopo un incidente del genere. E ci sarebbe poco senso nel fargli fare da scudiero per te se dovessero proibirgli di partecipare ai tornei, ad esempio.”

Renly rise. “Immagino che se lord e lady Tyrell conoscono il loro figlio più giovane, avranno abbastanza buonsenso da non disturbarsi nemmeno a proporgli una cosa del genere!”

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Renly trovò Loras dove sapeva che sarebbe stato, ad allenarsi nel cortile con gli altri scudieri. Stette in disparte per un po', non volendo interrompere.

Non aveva osservato gli scudieri per bene da molto tempo ormai, pensò Renly, non da quando Loras era arrivato, quindi, quasi un anno, adesso.

Sospirò. Il tempo sembrava passare velocemente. Loras era stato bravo anche allora, aveva pensato Renly. Ma a guardarlo adesso, era così ovvio che era migliorato in modo tremendo. Stava combattendo con il suo corrente avversario, parando i colpi imbranati che gli erano diretti, quasi senza sforzo. Era bello da guardare, tutto eleganza, grazia e finezza. Sarebbe stato mortale un giorno. Bellissimo ma mortale.

Il maestro d'armi vide che guardava dopo un po', e gli si avvicinò.

“Questa è una piacevole sorpresa, mio lord,” disse burberamente. “Venite a provare anche voi?”

“Ho paura di no, magari un altro giorno.” Replicò Renly allegramente. Un tempo faceva pratica ogni giorno, quando era più giovane. Ma di recente viaveva trovato scarso interesse, e aveva gradualmente smesso, disturbandosi sempre meno, con grande disappunto del maestro d'armi.

“E' un peccato, mio lord, potremmo usare qualcuno con più esperienza per mettere questi cuccioli in riga.”

“E siete sicuro che servirei?” rise Renly. Non era di certo scarso con una spada, e aveva molta della forza che una volta aveva reso suo fratello un così spaventoso guerriero, ma a guardare Loras adesso, non era del tutto sicuro che sarebbe stato in grado di batterlo.

Il maestro d'armi seguì il suo sguardo, ridacchiando quando vide chi Renly stava guardando. “Aye, quello non è male nemmeno a metà, ve lo garantisco. Ma voi lo battereste comunque, mio lord.” Fece una pausa, girandosi a guardare Loras per un momento. “ Magari non per molto, però” aggiunse, ridendo di cuore.

“Sembra che migliori piuttosto velocemente,” ammise Renly.

“Aye, sì che migliora. Dovreste provare con lui, mio lord, gli farebbe bene. Sia per le sue abilità che per il suo carattere. Dovrebbe provare a essere incastrato una volta o due.”

“Lo credo bene,” rise Renly. “Allora magari proverò. E presto. Prima che abbia tempo di migliorare ancora!”

Il maestro d'armi annuì prima di tornare dagli scudieri. Stavano finendo, ormai, molti di loro ormai con il fiatone. Alcuni dei più giovani stavano praticamente tremando di paura di fronte alle sue parole, nascondendosi dietro ai più grandi che avevano imparato tempo prima che l'abbaiare del maestro d'armi era peggiore del suo morso.

Anche Loras sembrava aver notato Renly che aspettava pazientemente al bordo del cortile e stava aggrottando la fronte, sembrando sconcertato dalla sua inaspettata presenza là.

Si recò da lui non appena il maestro d'armi finì la sua invettiva, guardandolo con aria d'attesa. Renly sospettò che avesse appena capito perché era venuto.

Così gli sorrise. “E' appena arrivato un corvo da Alto Giardino, Loras. Portava buone notizie! Tuo fratello sta recuperando bene. Solo la gamba resterà danneggiata.”

Renly sorrise mentre Loras rideva genuinamente per quella che sembrava la prima volta in settimane. Un peso sembrava essergli stato sollevato dalle spalle e sorrise semplicemente a Renly, sembrando senza parole, prima di lanciarsi praticamente su di lui, buttandogli le braccia attorno al collo.

Renly non poté evitare di continuare a ridere, condividendo la gioia di Loras. Lo abbracciò in risposta per un po', sorridendo quando vide le strane occhiate che stavano ricevendo dall'altra parte del cortile. Apparentemente, era una vista insolita vedere il lord di Capo Tempesta abbracciare il proprio scudiero. Renly rise, senza curarsene minimamente.

Note:
Scusate il ritardo. Livio tratteneva la traduttrice per un braccio, con una simpatica versione di venti, *venti* righe. Quindi, ci troviamo a quest'ora. Scusate.
Ah, fate anche gli auguri alla nostra PiccoloThor, la beta, che oggi compie gli anni. Quanti non ve lo diciamo. Take a guess. 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Come Renly aveva previsto, Loras fece salti di gioia alla possibilità di tornare a casa a vedere la sua famiglia. A dire il vero, Il lord era lievemente deluso. Egoisticamente, aveva quasi sperato che il ragazzo avrebbe declinato l'offerta. Capo Tempesta sarebbe stata terribilmente noiosa senza il suo compagno. Eppure, Renly rimase fedele alla parola data, e con senso del dovere, fece sì che Penrose facesse i dovuti arrangiamenti. In poche settimane, quando Willas si fu pienamente rimesso, Penrose e un certo numero di guardie personali di Renly avrebbero scortato Loras fino a Ponte Amaro, dove suo fratello Garlan lo avrebbe incontrato per condurlo sul resto della strada fino ad Alto Giardino.

Lo scudiero non era stato molto felice degli accordi, non essendo affatto d’accordo nel modo in cui sarebbe dovuto essere passato da Penrose a Garlan come un bambino bisognoso di una scorta. Il vecchio aveva riso. Quando sarai un cavaliere, Loras, potrai cavalcare lungo la Strada della Rosa da solo quando vorrai, aveva insistito. Fino ad allora, tuttavia, Penrose e Renly non avrebbero corso rischi. Le strade tra Capo Tempesta e Alto Giardino non erano particolarmente pericolose, ma con un figlio recentemente azzoppato, Renly dubitava che Mace Tyrell lo avrebbe mai perdonato se avesse lasciato che accadesse qualcosa a un altro.

Adesso, con grande divertimento di Penrose, Loras stava tenendo il broncio. Aveva evitato l’uomo più che poteva negli ultimi giorni, cambiando strada per evitarlo. Penrose amava ogni istante di questa sceneggiata e traeva piacere nel seguire Loras nei corridoi, solo per irritarlo, con Edric Storm alle calcagna. Sembrava che il giovane nipote di Renly lo trovasse il miglior gioco che Penrose avesse mai fatto con lui.

Renly aveva solo riso e si era rifiutato di prendere una parte, con grande irritazione di Loras.

Adesso, il lord di capo Tempesta era sdraiato sul suo letto, ad ascoltare debitamente all'invettiva di Loras contro Penrose e gli accordi ancora una volta, facendo del suo meglio per non ridere. Aveva valutato di dire al ragazzo che Penrose avrebbe smesso di trattarlo come un bambino se lui avesse smesso di comportarsi come uno, ma immaginava che il suo compagno non l'avrebbe presa bene. Così, invece, stava lì sdraiato quietamente, annuendo ai punti giusti e rifiutandosi di dare la sua opinione sulla questione.

Alla fine, a Loras finirono le energie e Renly fu finalmente in grado di cambiare argomento.

“Mi chiedevo, Loras, se di mattina ti andrebbe mostrarmi come sei diventato bravo con la spada.”

Questo rallegrò il giovanes, e si dimenticò immediatamente della sua irritazione con Penrose. Renly sorrise, sembrava che appigliarsi alla sua vanità non mancasse mai di rimetterlo di buon umore.

“Perché ti piacerebbe guardare?” chiese, con orgoglio.

“In realtà,” Renly fece una pausa, chiedendosi se lo avrebbe rimpianto. “La intendevo come una sfida.”

Loras sembrò quasi colto alla sprovvista, e Renly pensò che avesse ragione di esserlo. In tutto l'anno, non lo aveva mai visto prendere una spada.

“D'accordo...” disse, insolitamente cauto. “Ma a una condizione?”

“Tutto ciò che vuoi, Loras,” disse Renly, ridendo. “Qual è la condizione?”

Il ragazzo sogghignò. “Che non devo lasciarti vincere.”

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La mattina successiva, Renly e Loras scesero insieme nel cortile. Il primo avrebbe voluto che fosse solo un po' di divertimento tra amici, ma sembrava che la maggioranza della magione la pensasse diversamente. Un nutrito gruppo si era già assemblato lungo le mura del castello, sembrava che avrebbero avuto un pubblico. Perlopiù consisteva in cavalieri della sua guardia e dei loro scudieri, ma Renly pensava di riconoscere anche la strana serva.

Renly sospirò, aveva detto a Penrose che lui e Loras si sarebbero allenati insieme l'indomani, eppure in qualche modo la notizia che il lord di Capo Tempesta stava per affrontare il suo scudiero in duello si era sparsa come Altofuoco. Sembrava che avrebbero dovuto organizzare un altro torneo a breve se la vita lì era diventata così noiosa visto che lui e Loras erano la cosa più eccitante.

Il maestro d'armi ridacchiò quando li vide avvicinarsi e Renly pregò gli dei che avesse ragione sul fatto che lui fosse in grado di battere Loras. Essere migliore di un ragazzo di quattro anni più giovane doveva essere facile anche per lui. Aveva avuto il miglior allenamento con le armi che le Terre della Tempesta potessero offrire, e veniva da quello che il maestro d'armi chiamava magazzino di buoni guerrieri. Eppure, nonostante questo, c'erano ancora semi di dubbio nella mente di Renly.

Aveva negato a Loras la richiesta di usare spade vere, dichiarando che lo scudiero era troppo giovane per cose del genere. Il maestro d'armi era stato d'accordo e aveva suggerito le spade di legno solitamente usate dagli scudieri e dai giovani uomini, ma, come Renly aveva sospettato che sarebbe stato, Loras era sembrato offeso a una simile opzione. Avevano trovato un compromesso, usando spade vere con estremità smussate. Un'arma smussata poteva sempre fare parecchio danno, tuttavia, pensò Renly, se ci metti abbastanza forza.

Il lord si girò per affrontare Loras, parecchio più nervoso di quanto avrebbe dovuto essere. Renly stava iniziando a rimpiangere di aver proposto questo. Loras sembrava sicuro di sé. Troppo sicuro di sé, pensò. Specialmente adesso che molte persone si erano radunate a guardare.

“D'accordo, finiamo questa storia.” rise, sguainando la spada.

Loras annuì, ghignando in qualche modo.

E così iniziò. Renly tentava di mantenere una faccia seria mentre si muovevano in cerchio, la tensione che cresceva nell'aria mentre entrambi aspettavano che l'altro colpisse per primo. Presto, Renly ebbe il cuore in gola, i suoi occhi che non si staccavano da quelli di Loras. Non poteva più tollerare la tensione, ma si costrinse a non distogliere lo sguardo mentre si preparava a fare la prima mossa.

Alla fine l'incantesimo si ruppe come Renly balzò verso Loras, tenendo la lama in alto. Il ragazzo sorrise mentre evitava l'attacco, rispondendo con molta più difesa di quanto Renly avesse immaginato, e con niente dell'agilità che aveva mostrato contro gli scudieri l'altro giorno. Lo stava facendo solo per evitare i colpi di Renly, ritirandosi sempre più lontano.

Questo lo incuriosì. Da principio, aveva pensato che Loras stesse cercando di cullarlo in un falso senso di sicurezza, nascondendo la sua vera abilità, ma questo aveva poco senso. Di sicuro sapeva che lui lo aveva visto far pratica giusto l'altro giorno.

Fu solo quando guardò il suo viso che intuì ciò che il ragazzo stava cercando di fare. Riconobbe quello sguardo in un istante, Loras che si mordeva le labbra come faceva sempre quando pensava intensamente. Nel suo entusiasmo di finire la sfida, Renly di certo si era scordato che aveva un discreto vantaggio su Loras, a parte la differenza di età. Lui lo aveva visto combattere prima, e sapeva quindi che cosa aspettarsi da lui. Per Loras, tuttavia, Renly era un mistero. Il ragazzo non poteva avere idea di che approccio avrebbe avuto. Lo stava studiando , guardandolo arretrava, cercando di trovare una debolezza nella sua tecnica che potesse sopraffare.

Renly sorrise. Dunque era questo il gioco, no? Avrebbe fatto lavorare Loras un po' di più, era tutto, e non gli avrebbe dato la possibilità di trovare la debolezza che stava cercando. Sorridendo, Renly riprese più duramente, mettendo più potenza nei suoi colpi.

A un certo punto, Loras sarebbe stato costretto a rispondere. Non poteva ritirarsi per sempre, e se continuava ad andare indietro alla velocità che stava usando ora, Renly lo avrebbe presto messo all'angolo alle mura del castello.

Incontrando gli occhi di Loras brevemente, sembrò chiaro che il ragazzo capisse questo a sua volta. E piuttosto certamente quando Renly lo ebbe del tutto sotto controllo contro la parete di pietra, roteò, sforzandosi ad usare la difesa.

E dei, era veloce. Cercando di concentrarsi, Renly non poté evitare di bestemmiare a bassa voce mentre scartava intorno a lui, la sua lama di che trovava solo aria dove Loras era stato solo qualche secondo prima. Era tutto ciò che poteva fare per stare al passo con lui.

Conosceva bene la tattica che Loras stava cercando di usare contro di lui. Era un approccio classico, usato quando si affrontano avversari più grandi e più forti. Stava cercando di stancarlo e frustrarlo, portandolo a fare un errore sciocco che avrebbe di sicuro sfruttato.

Sembrava funzionare. Renly si ritrasse mentre la lama di Loras fischiava oltre il suo orecchio, troppo vicina per i suoi gusti. Aumentò gli sforzi e reagì, forzando lo scudiero a parare i suoi colpi, l'acciaio delle loro spade che cantava quando entravano in contatto. Loras si stava rifiutando di incontrarlo del tutto, la sua spada che lanciava solo brevi occhiate a quella di Renly mentre evadeva i suoi attacchi. Il ragazzo evidentemente sapeva che se si fosse arrivati a uno scontro di spade e forza, Renly lo avrebbe superato con facilità.

Incontrando gli occhi di Loras per una frazione di secondo, tuttavia, sembrava chiaro che non aveva intenzione di far accadere presto. Il ragazzo stava sogghignando, la sua sicurezza ancora intatta. Renly fece una smorfia. Questo non era buono. Le carte in tavola erano cambiate e adesso era lui a fare passi indietro, Loras che lo spingeva sempre più indietro verso le mura del castello.

Renly digrignò i denti. La situazione non era grandiosa ma poteva ancora vincere. Tutto ciò che doveva fare davvero era assestare un colpo decente per buttare giù Loras. Il ragazzo era veloce e molto buono a livello di tecnica, eppure con la sua costituzione minuta e la sua statura non aveva speranza di raggiungere la forza di Renly. Doveva solo portarlo in una posizione in cui poter sfruttare il proprio vantaggio su di lui. Questo si stava rivelando più difficile di quanto avesse previsto, tuttavia, e Renly stava iniziando a stancarsi. Doveva finire questa storia rapidamente.

Decidendo di usare la tattica di Loras contro di lui, Renly si ritrasse di lato, così che la sua spada trovò solo l'aria dove si era aspettata di trovare quella del lord. Era tutto ciò di cui Renly aveva bisogno. Loras si piegò in avanti, chiaramente fuori equilibrio, le falle nella sua difesa ben aperte. Girando intorno, Renly balzò verso di lui. Fuori equilibrio com’ era, Loras non poté far altro che prendere in pieno la sua spada. I loro occhi si incatenarono così come le loro spade si incontrarono, e Renly non poté evitare di sorridere mentre metteva tutto il suo peso dietro la sua lama.

Come si era aspettato, Loras cedette sotto la pressione, la sua forza che veniva meno. Renly colse la propria occasione velocemente, sferrando il colpo finale, sentendo un inatteso senso di colpa mentre il piatto della sua spada colpiva il ragazzo più giovane forte nelle costole, mandandolo a crollare per terra.

Renly tirò un sospiro di sollievo. Era stato troppo vicino per essere comodo.

Ridendo, offrì una mano a Loras e lo tirò in piedi, compiaciuto nel vedere che l’altro non sembrava soffrire per il colpo ricevuto. I suoi ricci erano un po' arruffati e sembrava preferire un lato leggermente, ma tutto sommato non sembrava che si fosse fatto un gran male.

Con sua sorpresa, Loras sembrò piuttosto poco impressionato dalla sua sconfitta. Si era semplicemente stretto nelle spalle con nonchalance e si era congratulato con Renly, sorridendo leggermente mentre il gruppo che si era radunato a guardarli si disperdeva, tornando alle loro attività quotidiane adesso che il divertimento era finito. Le serve tornarono velocemente al castello, molte di loro che ridevano e scherzavano su quanto formidabile Renly fosse stato, mentre gli scudieri correvano con entusiasmo ad allenarsi, evidentemente invogliati dallo spettacolo.

Il lord rise mentre il cortile rapidamente ritornava nel caos, vicino a lui, gli scudieri che si attaccavano l'un l'altro velocemente. Sorridendo ancora una volta a Loras, li lasciò e tornò dove il maestro d'armi stava tranquillo all'ombra delle mura del castello.

“Com'è stato?” chiese Renly gioviale, appoggiandosi lievemente alle mura. Era più sfiancato di quanto volesse ammettere.

Il maestro d'armi rise, un grande rombo che ricordò a Renly un tuono. “Devo ammettere, mio lord, che ho pensato vi avesse in pugno per un momento.” fece una pausa, ridacchiando. “Sebbene non dovrei preoccuparmi, dubito che molti degli spettatori abbiano realizzato che a un certo punto voi foste in seri guai. Vi siete salvato bene, mio lord.”

Renly rise a sua volta. “Ho pensato io stesso che fosse piuttosto ovvio. Sapevo che voi almeno lo avreste notato.”

“Aye, l'ho fatto. Anche il ragazzo. Ha pensato di avervi nel sacco a un certo punto. E per essere giusti verso di lui, potrebbe anche essere andata così. Lui sa che con un po' di fortuna avrebbe potuto vincere.”

Renly sorrise, questo spiegava perché Loras avesse preso così bene la sconfitta. Sospettava che persino adesso stesse pianificando la rivincita.

“Dovrò concordare,” ammise. Loras avrebbe davvero potuto vincere con un colpo di fortuna. Renly era stato quasi sicuro a un certo punto di stare per perdere. Era stato tutto ciò che poteva fare solo per tenersi al passo. “Sarà bravissimo un giorno, no?”

“Aye, oso dire che lo sarà.” concedette il maestro d'armi burberamente, girandosi a guardare gli scudieri alla prova.

Renly sospirò, unendosi al maestro d'armi nel guardare gli scudieri e osservando Loras dall'altra parte del cortile. Sembrava che in poco tempo Renly sarebbe stato surclassato dal suo scudiero.


Note:
Oggi aggiorniamo sul presto, ringraziate il santo patrono di questo buco di mondo. Abbiamo anche una notizia da oltremanica, l'autrice ringrazia tutti i fan di questa storia, soprattutto la commentatrice affezionata, BluOltremare, per le sue parole. Se ora siete tutti gelosi perché lei ha ricevuto una risposta, non avete che da commentare per riceverne una. Alla prossima!
 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Loras roteò gli occhi mentre le sarte lavoravano, sussultando lievemente ogni tanto quando una di esse accidentalmente lo bucava con uno spillo. Era in piedi in mezzo alla stanza su uno sgabello di legno, attaccato da metri da sarta, mentre una srotolava grandi rotoli di tessuto perché Renly li esaminasse. Presto, il pavimento era ricoperto di velluti e sete di varie tonalità di nero e oro, con il lord che camminava tra di esse, cercando di capire quali gli piacessero di più.

Renly sospirò, fermandosi davanti a un velluto color carbone scuro che aveva catturato la sua attenzione. Loras da tempo era cresciuto per tutti i vestiti che aveva portato da Alto Giardino e l’amico stava cogliendo l'opportunità per vestire il proprio scudiero come voleva. A Loras non importava, solo non capiva perché tutto dovesse essere nero e oro.

Decidendo per il color carbone, Renly si rivolse alla capo sarta, che stava sventolando uno degli indumenti già completi in faccia a lui.

Renly lo ispezionò. Era una camicia di lino abbastanza semplice, nera e orlata d'oro. Semplice ma elegante, pensò. Eppure... qualcosa mancava.

“Magari potremmo aggiungere un cervo qui?” Suggerì Renly, indicando la camicia. Loras sarebbe tornato ad Alto Giardino a visitare la sua famiglia entro pochi giorni e Renly voleva che la sua nuova alleanza fosse il più visibile possibile.

“Hai già ordinato che circa diecimila di quelle dannate creature fossero ricamate!” disse Loras, indignato, quasi saltando giù dallo sgabello.

Renly rivolse il viso a lui. “Non sei orgoglioso di essere il mio scudiero?” lo provocò, sollevando un sopracciglio.

“Vi prego di dirmi, mio lord,” disse Loras, con tono canzonatorio ma gli occhi pieni di rabbia. “Quando è stata l'ultima volta che ho fatto qualcosa come tuo scudiero? Uno scudiero dovrebbe vestire il proprio lord per la battaglia, portare le sue insegne, e prendersi cura della sua armatura. Non riesco a ricordare l'ultima volta che hai indossato l'armatura.” sospirò teatralmente. “Sai, alcuni ragazzi sono fortunati... riescono a essere scudieri di Barristan il Valoroso, o la Spada dell'Alba, anche Jaime Lannister, e a me tocca il grande Renly Baratheon, che preferirebbe ordinare alle sarte di ricamare numeri esagerati di cervi piuttosto che fare qualcosa di utile!”

Renly rise. “Mi ferisci, Loras! Ma non è decisamente colpa mia se c'è una grande assenza di guerre in cui combattere!”

Loras sorrise. “Penso che sarebbe potuta andare peggio. Dicono che Randyll Tarly stanchi così tanto i suoi scudieri che la maggior parte di loro prega di essere rimandata a casa prima che siano durati un mese.”

Conoscendo la terrificante reputazione di lord Tarly, Renly poteva ben crederlo. “Beh, sii grato, allora!” controbatté, gli occhi che brillavano di risate. “Magari quando torni, ti farò lucidare la mia armatura ogni giorno, se è questo che desideri tanto.”

“Non ti metti l'armatura abbastanza perché abbia bisogno di essere lucidata.” disse Loras semplicemente.

“Aspetta e vedrai,” minacciò Renly. “Mentre sei via, la metterò ogni giorno e trascorrerò religiosamente almeno un'ora in mare. Creerò così tanta ruggine che avrai lavoro abbastanza per settimane!”

Loras si strinse nelle spalle, sorridendo. “Beh, non è che abbia di meglio da fare.”

Renly stava pensando a qualcosa di arguto per controbattere, quando Penrose entrò, sembrando piuttosto sorpreso nel vedere il pavimento interamente coperto di tessuto.

“Non vi starete facendo fare altri vestiti, mio lord?” sospirò.

“Veramente no,” disse Renly indignato. “Come vedi, Loras è cresciuto un sacco di recente. E non starebbe affatto bene mandarlo indietro ad Alto Giardino come se fosse uscito da un fosso.”

“Bene, questo è un bel cambiamento, allora.” rise Penrose. “Siete già il lord meglio vestito dei Sette Regni, scommetto.”

“Sono lieto che lo pensiate,” Renly proruppe in un sorriso. “Mentre le sarte sono qui, Penrose, Edric ha bisogno di qualcosa? Abbiamo metri di materiali nero e oro rimasti. E lui è un Baratheon dopotutto, anche se non ha il nostro nome.”

“Certo,” sorrise Penrose, “come volete, Renly.”

Renly annuì. Sarebbe stato gentile fornire al ragazzo qualche vestito nuovo. Era suo nipote dopotutto, e di nobile nascita, anche se era un bastardo.

Nel frattempo, a Loras era stato finalmente permesso di scendere dallo sgabello e adesso era costretto in uno degli indumenti già finiti.

“Come sta, mio lord?” chiese a Renly una delle sarte.

Fece un passo indietro per ammirare il loro lavoro. Avevano vestito Loras nei colori dei Baratheon dalla testa ai piedi, un cervo gigante sul suo farsetto dove Renly era abituato a vedere una rosa dorata, e piccoli cervi dorati ricamati intorno ai polsini in un intrigato merletto dorato. Anche le tasche erano adornate con dorati cervi impennati e risaltavano in modo impressionante sul velluto nero.

“Mi piace.” decise.

Loras gemette. “I miei fratelli non me la faranno mai passare liscia...”

Renly gli sorrise innocentemente.

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Sdraiato di traverso sul letto di Loras, Renly sospirò mentre guardava il ragazzo più giovane raccogliere le sue cose da tutta la stanza, tirando tutta la roba che voleva portare con sé in un mucchio poco cerimonioso sul pavimento. Loras doveva partire per Alto Giardino all'alba del mattino successivo e Renly non aveva molta voglia di vederlo partire. Sarebbe stato estremamente noioso mentre lui era via.

A riflettere sulla sua vita adesso, non riusciva molto bene a ricordarsi come aveva riempito le sue giornate prima che il giovane fosse arrivato.

Sembrava che fosse stato sempre lì, un compagno costante che non aveva mai smesso di intrattenerlo.

Negli ultimi mesi sembrava che fossero ormai entrati in una routine. Ogni mattina senza eccezione, Loras andava a svegliarlo, sedendo a gambe incrociate alla fine del letto di Renly mentre questo mugolava e si rifiutava di alzarsi. Il lord non era molto entusiasta delle levatacce ed era ancora meno entusiasta del modo in cui Loras aveva preso di tirarlo a forza fuori dal letto se tutto il resto falliva. Poi facevano colazione con Penrose nel solarium prima che Loras se ne andasse a far pratica nel cortile e Renly sedesse per un po' con il vecchio a trattare affari ufficiali. Dopotutto ciò, trascorrevano il resto della giornata insieme, di solito passando le serate o a rilassarsi nelle camere di Renly o sui parapetti di Capo Tempesta. Il più giovane si arrampicava subito sulle mura, le gambe che gli penzolavano pericolosamente oltre il limite, facendo esattamente ciò che Penrose gli proibiva costantemente. Renly rideva sempre, aveva smesso da tempo di dire a Loras cosa non fare.

Sarebbe stato strano mentre il ragazzo non c'era, pensava Renly. Non avrebbe saputo cosa fare di se stesso.

Loras collassò accanto a lui dopo un certo tempo,dopo che tutte le sue cose erano state messe a forza nel baule. Stettero in un confortevole silenzio per un po', Renly che fissava al il soffitto, facendovi dei disegni con gli occhi. Conosceva ormai bene quelle pietre e, avendo di recente trascorso notte dopo notte steso lì stando accanto a Loras nel dolore per suo fratello. Era stato inconsolabile, qualche notte, aggrappandosi a Renly quasi disperatamente. Il lord non poteva nemmeno descrivere quanto sollevato era stato quando il buon umore dello scudiero era tornato. Erano state settimane infelici.

Rotolandosi, Renly si girò a guardare Loras. Era spaparanzato accanto a lui, con gli occhi chiusi, sembrando esausto.

Renly rise. “Dovrei lasciarti dormire adesso?” chiese, punzecchiandolo nel fianco quando non ottenne risposta.

Fu sorpreso quando il ragazzo sussultò, facendo una smorfia di dolore.

Renly si sedette immediatamente e si piegò su di lui. Si era del tutto scordato di averlo colpito nelle costole durante il loro scontro due giorni prima. A ripensarci, lo aveva fatto più forte del necessario.

“Ti ho fatto male l'altro giorno?” chiese, improvvisamente ansioso.

Loras rise. “Solo lievemente. Ci allenavamo insieme. Succede.”

“Ma insomma!” Renly sollevò un poco la sua camicia per dare un'occhiata. Sembrava doloroso, un livido nero e viola che affiorava orribilmente contro la pelle.

Lo toccò con gentilezza, scorrendo le mani lungo la cassa toracica di Loras, controllando che non ci fossero altri danni. Il ragazzo sussultò di nuovo e tremò leggermente, ma non si spostò, restando calmo sotto le mani di Renly.

“Maestro Jurne lo ha visto?” chiese Renly, aggrottando la fronte.

“E' un livido, Renly, niente di più.” Loras roteò gli occhi. “Non ti preoccupare.”

“Sì, ma te l'ho fatto io.” insistette l’altro.

Il giovane scosse la testa, esasperato, e tirò la camicia giù, chiudendo la questione. Sbadigliando, si rotolò sul lato buono e appoggiò la testa sul bacino di Renly, chiudendo gli occhi di nuovo.

Il più grande sospirò, abbassandosi a mettere uno dei ricci di Loras dietro al suo orecchio. Sapeva di essere ridicolo, e che non avrebbe dovuto incolparsi per quello che in realtà era un caso di tutti i giorni nel cortile, eppure si sentiva piuttosto in ansia. Valutò se insistere perchè facessero visita a Maestro Jurne ma sapeva che avrebbe combattuto una battaglia persa. L'anziano Maestro sarebbe già stato a letto a quell'ora e non c'era verso che Loras avrebbe lasciato che Renly lo svegliasse per un semplice livido.

Ammettendo la propria sconfitta, spostò Loras dal proprio bacino e si stese di nuovo accanto a lui. L’altro sospirò assonnato, muovendosi per appoggiare la testa sulla sua spalla e mettendo il braccio del più grande attorno a sè.

Renly sorrise. “Sei contento di vedere la tua famiglia, Loras?” chiese, appoggiando la testa in cima ai suoi ricci, con affetto.

“Mm hmm” mugolò lui, assonnato, sulla sua spalla.

“Ti mancherò?”

“Mm hmm” Ripeté, sospirando profondamente, un morbido suono di contentezza, caldo contro il collo di Renly.

Il lord sorrise e chiuse gli occhi.


Note:
Grazie per tutti i commenti che ci stanno arrivando, sono la nostra gioia, e lo so che lo diciamo sempre, ma ci fate tanto contente e dirvelo sembra il minimo, perché, come la mamma di Neuro-la-traduttrice direbbe "non ci guadagnate nulla e ci perdete un mucchio di tempo", ma per noi tutto questo lavoro (oltre a valerci un sacco di pratica di inglese) ha senso grazie a voi. <3 
Baci e abbracci,
Traduttrice & Beta.

P.S: fate sì che alla traduttrice ritorni la voce, non riesce a stare zitta nemmeno dopo averla persa tutta e sembra un corvo gracchiante. 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Renly si svegliò da solo, sempre steso sul letto di Loras. Sedendosi e strusciandosi gli occhi, guardò fuori dalla finestra. Il sole era alto in cielo. Il ragazzo e Penrose dovevano essere partiti ore prima.

Era in qualche modo dispiaciuto che Loras non lo avesse svegliato per salutarlo, ma immaginò di doversi sentire grato. Il piano era di partire all'alba, e lui era certo consapevole di quanto poco a Renly piacessero le levatacce, considerato che era lui che di solito doveva trascinarlo fuori dal letto.

Il lord valutò di tornare a dormire, considerando che non c'era nessuno questa mattina a richiedere la sua compagnia, eppure sembrava strano indugiare nella stanza di Loras quando lui non c'era.

Sospirando, Renly si fece forza e uscì per tornare nelle sue stanze.

Trovandosi in crisi su come trascorrere il giorno, trascorse più tempo del solito a vestirsi, riflettendo sui suoi abiti. Alla fine scelse un farsetto blu scuro che amava pensare mettesse in risalto i suoi occhi. Lo aveva ordinato come regalo a se stesso per il suo ultimo onomastico ed era stato piuttosto contento del risultato.

Una volta vestito, vagò per il castello per un po', stabilendosi alla fine nel solarium con una mezza idea di fare un sonnellino. Percepiva quanto tutto fosse vuoto. Nel passato si era sempre trovato bene ad essere solo. Quando era un ragazzo, Maestro Cressen aveva giocato con lui e occasionalmente Stannis lo aveva accontentato per uno strano pomeriggio, ma si era divertito da solo per la maggior parte della sua infanzia. Quando il fratello se ne era andato, portando con sé il Maestro, Renly era stato ancora più solo, con solo Penrose ad intrattenerlo. Non lo aveva mai turbato. Aveva imparato ad apprezzare la propria compagnia tempo prima.

Non più, però, pensò Renly. Era sorprendente quanto velocemente ci si abituasse ad avere compagnia costante e, adesso, Loras era andato via e lui non sapeva che fare.

Sospirò profondamente, guardando fuori dalla finestra con aria distratta. I suoi pensieri erano con Loras, da qualche parte sulla Strada della Tempesta. Sorridendo, ripensò a quello che aveva detto il ragazzo qualche giorno prima, lamentandosi di quanto poco sembrava fargli da scudiero. Magari doveva organizzare un torneo, pensò Renly. Aveva celebrato il proprio quattordicesimo onomastico con uno, e stava pianificando di organizzarne un altro per il suo sedicesimo, che si stava avvicinando velocemente. L'incidente del fratello di Loras tuttavia glielo aveva fatto passare di mente. Era troppo tardi adesso per organizzarne uno per il suo onomastico, e tra l'altro, il suo scudiero sarebbe stato via, magari tra qualche mese, pensò Renly.

Presa una decisione, Renly si preparò a organizzare l’evento. Era molto entusiasta dei tornei e aveva scoperto che gli piaceva scegliere i piatti per i banchetti e decidere dell’ intarattenimento. Non avrebbe badato ad alcuna spesa. Stannis lo avrebbe chiamato frivolo, ma a Renly non importava. Erano tempi di pace e nel pieno dell'estate e il giovane lord non poteva vedere cosa ci fosse di male nell'essere frivolo.

…............................................

Penrose tornò dopo pochi giorni, cavalcando nel cortile in un tardo pomeriggio.

Renly uscì ad incontrarlo.

“Come è andato il viaggio?” chiese allegramente, abbracciando affettuosamente il vecchio, quando smontò.

“Non male.” replicò Penrose. “il fratello di Loras ci stava aspettando a Ponte Amaro come programmato. È andato tutto liscio.”

Il giovane sorrise. “E Loras sembrava contento di vedere suo fratello?”

“Oserei dire di sì.” rise Penrose. “E anche sua sorella. Apparentemente non poteva reggere il giorno che gli sarebbe servito per arrivare da Ponte Amaro a Alto Giardino!”

Renly rise. Sembrava giusto. Loras scriveva a sua sorella ogni settimana senza eccezione e pura adorazione trasudava dalla sua voce ogni volta che parlava di lei. Da quanto Loras gli aveva detto, sembrava che la coppia fosse inseparabile prima che il ragazzo fosse andato a Capo Tempesta. Trovò che il pensiero lo rendesse stranamente geloso.

“Come sono i suoi fratelli?” chiese a Penrose, la curiosità che aveva il meglio sulla sua invidia.

“Sono certo che vi piacerebbero, mio lord.” si fermò a pensare. “La sorella gli somiglia molto. È solo una bambina ma è già una vera bellezza.”

Renly storse il naso. Quello era ovvio, pensava. Chiunque assomigliasse anche lontanamente a Loras non poteva evitare di essere una vera bellezza.

“E andreste molto d'accordo con Ser Garlan, oso dire. Un uomo davvero amabile. Ha tutto il fascino e la buona grazia del fratello eppure non ne condivide la tenacia.”

Il giovane non poté evitare di ridere. Non era un segreto che Penrose non trovasse la testardaggine dello scudiero divertente come lui. Il duo si portava a vicenda all'esasperazione, Loras accusava il modo in cui gli sembrava che Penrose lo trattasse da bambino, e Penrose accusava l'insolenza di Loras. Renly immaginava tuttavia che il vecchio fosse molto più affezionato al ragazzo di quanto gli piacesse ammettere. Era stato preoccupato quanto Renly quando Loras era caduto a pezzi dopo la notizia dell'incidente del fratello.

Approfittando il più possibile della luce della sera, camminarono lentamente verso il castello. Renly trovò che era contento del suo ritorno. Penrose era stato una presenza costante da quando Stannis se ne era andato e in qualche modo Capo Tempesta non sembrava giusta senza di lui.

Detto questo, non era comunque Loras.

….....................................................

Per il momento in cui l'onomastico di Renly arrivò, sembrava che Loras fosse stato via per un'eternità. I giorni si erano trascinati, mescolandosi senza fine l'uno nell'altro finché Renly non riuscì più a ricordare che settimana fosse.

Il suo onomastico era una piacevole interruzione alla monotonia.

Vagando nel solarium la mattina, fu lieto di vedere che entrambi i suoi fratelli gli avevano mandato dei regali. Più per dovere che per affetto, Renly lo sapeva, ma non sarebbe stato lui a lamentarsi.

Da Robert ricevette una spada lunga. Passando le mani lungo il pomello, Renly poteva vedere che era fatta egregiamente, un cervo dei Baratheon nell'impugnatura. Il giovane non poté evitare di ridere. Ogni anno senza eccezione, Robert gli mandava qualche varietà d'arma. Per gli inferi, aveva anche mandato a Edric un martello da battaglia in miniatura, e aveva solo otto anni.

Prevedibilmente, il regalo di Stannis ruotava a sua volta intorno alla guerra. Semplice quanto la spada era stata sfarzosa, lo scudo che il fratello gli aveva mandato sembrava solido, infrangibile quasi, come l'uomo che glielo aveva dato. Renly fu piuttosto contento di questo. Lo avrebbe fatto dipingere dei propri colori e sarebbe andato molto bene nelle mischie, pensò.

Era l'unica cosa su cui i suoi fratelli sembravano andare d'accordo al giorno d'oggi: trasformare il loro fratellino in un buon soldato! Per una volta, stavano combattendo una battaglia persa, pensò Renly. Gli piaceva combattere nella grande mischia e a volte era anche bravo, ma finiva lì. Non aveva sete di sangue e guerra come Robert.

Con i suoi fratelli ancora nei suoi pensieri, lasciò il solarium, decidendo di sellare il suo cavallo per capriccio. Era tanto che non andava a cavallo da solo eppure, d'istinto, si trovò a percorrere la stessa strada che gli era ancora familiare dopo tutti quegli anni.

Era un bellissimo posto, pensava, una radura tra i boschi a non più di tre miglia dalle mura del castello. Si era sempre sentito in pace lì, e nella sua infanzia vi aveva spesso trascorso giorni interi , appoggiandosi a una delle vecchie querce e gioendo del soffice suono del ruscello vicino. Il luogo non era lontano dalla strada eppure Renly immaginava che se non sapevi già dov'era non saresti potuto arrivarci.

Lui stesso c'era incappato per caso. Aveva lasciato il castello, sfidando Penrose ad esplorare le Terre della Tempesta da solo. Era un giorno tempestoso, e aveva lasciato la strada, avventurandosi nei boschi, cercando riparo tra gli alberi.

Nonostante il tempo, il posto lo aveva deliziato nel momento in cui aveva posato gli occhi su di esso, le gocce di pioggia che si raccoglievano nei petali dei fiori selvatici, e i rami degli alberi che si piegavano al vento. Si era seduto sotto la grande quercia, ascoltando il suono del vento tra gli alberi e non curandosi del fatto che l'erba fosse bagnata sotto di lui. La sera era arrivata prima che fosse tornato al castello. Renly sorrise, ricordando. Penrose era furioso, preoccupato a morte che qualcosa gli fosse successo nella tempesta. Le guardie avevano sfidato i venti che infuriavano e la pioggia torrenziale per provare a trovarlo, cercandolo disperatamente in ogni luogo.

Oggi, comunque, il tempo era calmo, con solo una brezza gentile che soffiava tra gli alberi sopra la sua testa. Stendendosi, si allungò nella luce a chiazze, godendo del modo in cui l'erba gli faceva il solletico al collo. Era il suo posto, e si addormentò sicuro che nessuno lo avrebbe disturbato lì.

Note:

E così, abbiamo raggiunto i dieci capitoli! Ora, vorrei fare un discorso molto strappalacrime e tutto, ma siccome sono le tre e devo studiare perché la vita da secchiona del classico è dura, vi mollo qua. Se volete comunque piangere, pensate a come finirà questa storia. Have a lovely afternoon, 
La traduttrice. 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Alla fine, il giorno in cui era programmato che Loras tornasse, arrivò. Penrose era partito la mattina prima per andarlo a prendere a Ponte Amaro e Renly era stato inquieto tutto il giorno, seduto alla finestra della sua camera, aspettando il loro ritorno.

Non erano ancora arrivati quando la sera stava calando eppure lui era ancora seduto sul balcone della finestre, guardando distrattamente la strada che veniva rapidamente ingoiata dalle ombre. Non essendo riusciti a raggiungere il castello prima di buio, Renly sapeva che c'era una buona possibilità che Penrose si fosse fermato per la notte a una locanda, non volendo viaggiare di notte. Ma respinse questo pensiero. Non aveva alcun desiderio di andare a letto. E così, ignorando la sopraffacente esigenza di sbadigliare e il fatto che poteva a malapena tenere gli occhi aperti, rimase seduto alla finestra, la pietra del davanzale fredda e dura sotto di lui mentre scavava le sue cosce.

Sospirò. Probabilmente avrebbe dovuto prepararsi per la notte. Era improbabile che tornassero adesso che la strada era del tutto coperta dall'oscurità, solo la fioca luna a provvedere poca luce. Avrebbe dovuto davvero andare a letto. Ma magari avrebbe aspettato un altro po' a decidere. Nel caso in cui...
Non ricordava di essersi addormentato, ma immaginò di averlo fatto quando si svegliò brutalmente a causa di qualcuno che lo scuoteva per la spalla. Mugolò e provò a rigirarsi, ricordandosi un po' troppo tardi che era seduto sul davanzale.

Delle mani forti interruppero la sua caduta e lo spinsero di nuovo sul davanzale.

“Sembra comodo,” fece notare la persona e, alla voce di Loras, Renly aprì gli occhi, sorridendogli assonnato.

“Fatto buon viaggio?” Riuscì a dire, strusciandosi gli occhi.

Loras rise, prendendogli la mano e tirandolo in piedi. “Te lo dico domattina se vuoi?”

Renly aprì la bocca per protestare, ma invece sbadigliò di nuovo, facendo di nuovo ridere il giovane. Voleva maledirlo. Come poteva essere così sveglio e pungente a quest'ora? Era troppo stanco per lamentarsi, tuttavia, e lasciò che lo guidasse alle sue camere, collassando sul letto e tornando a dormire appena la sua testa toccò il cuscino.

….....

Loras era lì quando di mattina si svegliò, già vestito e seduto a gambe incrociate alla fine del letto come se non se ne fosse mai andato. Renly era contento di vederlo. Si era svegliato con un vago ricordo di averlo visto la notte prima ma aveva temuto che fosse solo un sogno.

“ 'Giorno.” Loras stava sorridendo.

Renly ricambiò il sorriso, sedendosi e sbattendo gli occhi nella luce della mattina. Sembrava una bella giornata fuori. La luce del sole fluiva dalle tende, scaldando la stanza con il suo bagliore e facendo splendere i ricci di Loras come seta dorata.

“Non mi hai raccontato del viaggio.” Sbadigliò, appoggiandosi alla testata del letto.

“Era tardi.” Loras si strinse nelle spalle con nonchalance.

“Avrei comunque ascoltato.”

“Lo so.” Disse l’altro, semplicemente.

Renly sorrise. “Be', me lo racconteresti adesso?”

“Dopo, prima ho qualcosa per te.” Si spostò, sporgendosi oltre il bordo del letto per prendere qualcosa dal pavimento.

Renly lo guardò con curiosità. Si erano messi d'accordo l'anno prima di non farsi regali per i compleanni. Non voleva che fosse sotto pressione per comprargli qualcosa e, tra l'altro, entrambi avevano abbastanza soldi per acquistare tutto ciò che desideravano.

“Lo so che eravamo d'accordo di non farlo, ma non ho propriamente speso soldi, quindi non conta.”

Renly rise. “Non dovevi, ma immagino che sia abbastanza giusto.”

Loras gli passò la borsa. “So che ti piacciono, e quelle che voi Lord della Tempesta provate a piantare qui sono davvero davvero cattive.”

Renly aprì la borsa e sbirciò dentro. Rise. Sempre fidarsi di Loras per le pesche.

Sorrise. “Tutta la strada da Alto Giardino a qui?”

“Non proprio.” Ammise Loras. “A dire il vero, me ne ero totalmente scordato finchè non siamo arrivati a Sala del Cedro, ma sono sicuro che ai Fossoway non mancheranno...”

“Le hai rubate!?”

“Be', tecnicamente... ma ai Fossoway non importa. Garlan si è appena fidanzato con una di loro. E, tra l'altro, ne ho prese solo otto.”

Renly guardò nella borsa, solo cinque. “Che è successo alle altre tre, allora?” Chiese, curioso.

“Be', una l'ho mangiata,” ammise. “E poi Penrose si è seduto su un paio. Lui dice che è stato un incidente, ma personalmente ho i miei dubbi.”

Renly non poté evitare di ridere. Si divertiva parecchio con la faida tra Loras e Penrose, anche se lo lasciava incastrato tra i due.

“E' sorprendentemente difficile trasportare la frutta a cavallo,” insistette Loras. “Dovresti apprezzare lo sforzo che ci è voluto per portartele. Prima ho dovuto rubarle e poi ho dovuto nasconderle da Garlan così che non sapesse che ho rubato dalla casa della sua fidanzata, e poi ho dovuto proteggerle dal didietro di Penrose. Di sicuro devi apprezzare lo sforzo.”

Renly continuò a ridacchiare. “Non sono sicuro che dovrei perdonare il furto, ma sì, apprezzo decisamente il tuo sforzo, Loras!” Si piegò in avanti per arruffare i capelli del ragazzo più giovane, piuttosto compiaciuto del fatto che gli avesse pensato mentre era via.

“Comunque, non stiamo qui. Posso raccontarti il mio viaggio fuori, al sole.” Loras prese la mano di Renly e lo tirò fuori dal letto, andando all'armadio e tirandogli dei vestiti. “Cambiati.” Ordinò.

Renly fece come gli era stato detto, sospirando drammaticamente. Come era successo che il suo scudiero fosse quello che dava ordini, ora? Non era il modo in cui questa relazione doveva funzionare.

…..................

C'era a malapena una nuvola nel cielo, mentre vagavano nel cortile, senza una meta, seguendo il sentiero che li avrebbe portati fuori da Capo Tempesta. Renly sorrise, lieto che le cose fossero tornate normali. Si sentì più contento di quanto fosse stato per mesi. Il sole era caldo sul suo viso, e Loras era accanto a lui.

Si fermarono giusto oltre il cancello, Renly seduto all'ombra di un ampio albero di castagne che cresceva qualche iarda fuori dalle mura del castello. Era un magnifico esemplare, alto con robusti rami che potevano resistere ai furiosi venti che spesso soffiavano sulla terra della Baia dei Naufragi. A Renly era stato detto che l'albero era lì dalla deposizione dell'ultimo re della tempesta, parecchie centinaia d'anni prima. Sembrava un racconto improbabile, ma comunque, gli piaceva credere che fosse vero. Aveva un vago ricordo di aver raccolto castagne da sotto le sue fronde con Maestro Cressen quando era molto piccolo. Si sdraiò, ricordandosi dei brevi anni che aveva trascorso prima che la ribellione di Robert gli rubasse l'infanzia. Non aveva raccolto castagne da prima dell'assedio e poi Stannis gli aveva tolto il Maestro. Renly sospirò, voleva bene a quel vecchio gentile.

Loras non lo aveva raggiunto sull'erba come si aspettava.

Guardando in su, sembrava che il giovane avesse altre idee in mente. Stava guardando l'albero, e Renly poté vederlo mentre pensava al miglior modo di arrampicarcisi.

Abbastanza sicuro, si rivolse a Renly. “Vuoi arrampicarti?” Chiese, sorridendo.

Lui rise, Loras era piuttosto prevedibile, a volte. O magari lo conosceva un po' troppo bene.

“Perché no?” concordò Renly, allegramente. Pensò che magari lui era un po' oltre l'età in cui è ancora dignitoso scalare gli alberi, ma poiché non aveva mai avuto nessuno con cui svolgere tali attività da piccolo, non avrebbe perso l'occasione adesso.

Ancora ridendo, si alzò in piedi e si issò sui rami più bassi, ammirando quanto poco si piegassero sotto il suo peso.

Loras lo seguì subito dopo, tirandosi sui rami apparentemente senza sforzo. Renly era piuttosto sorpreso della forza che Loras sembrava avere per essere così snello. Di certo, sembrava essersi rimesso leggermente nel suo soggiorno ad Alto Giardino, senza dubbio come risultato dell'allenamento con suo fratello, che Loras aveva detto essere imbattibile con la spada.

Sorrisi sul viso, entrambi si arrampicarono sempre più in alto, afferrando rami e spingendosi attraverso le foglie finché Renly trovò quello che sembrava un punto relativamente comodo su cui sedersi.

Facendo dondolare una gamba, si appoggiò al tronco, con Loras che lo raggiungeva un po' più in là sullo stesso ramo. Quello era più sottile lì ma sembrava sopportare facilmente il ragazzo. Senza dubbio aiutava il fatto che Loras non pesasse quasi nulla, pensò Renly.

“Allora, com'era Alto Giardino?” chiese, appoggiandosi pigramente al tronco.

“Bello.” Rispose Loras. “Come me lo ricordavo.”

“E Willas?”

Il ragazzo aggrottò la fronte. “Non giostrerà più.” disse piuttosto triste. “MA insiste a dire che non gli pesa. A dire il vero, forse dice la verità. È sempre stato più interessato ai libri che a qualsiasi altra cosa. Penso che abbia giostrato solo per far piacere a mio padre. Nonostante questo, farei a pezzi quell'Oberyn se mai posassi gli occhi su di lui.”

Renly non lo mise in dubbio a giudicare dalla nota amara nella voce di Loras. “Direi che avremo un'altra guerra tra l'Altopiano e Dorne” lo prese in giro, cercando di alleggerire il tono. “Mio fratello non sarà contento!”

Loras roteò gli occhi. “Se facessi a modo mio, ci sarebbe. Ma Willas è troppo indulgente. Dice che non gli porta alcun rancore.”

“Be', è stato un incidente, no?”

“Lui dice di sì. Ma tutti conosciamo la sua reputazione. Nessuno mette su bugie come la Vipera Rossa di Dorne.”

Renly sorrise. Stava per puntualizzare la mancanza di motivazione per ferire Willas, ma non aveva molta voglia di tirar fuori il caratteraccio di Loras, quindi decise di cambiare argomento.

“E Margaery?” le parole di Renly sembrarono avere il loro effetto. La rabbia svanì dagli occhi di Loras all'istante, e la sua espressione si addolcì.

“Bene come sempre,” stava di nuovo sorridendo. “E' stata una bella sorpresa quando è venuta a incontrarmi a Ponte Amaro. È cresciuta un sacco e sembra più una giovane donna che una ragazza adesso, ma è la stessa Margaery che ho sempre conosciuto.”

“Penrose mi ha detto che è bella.” Confidò Renly.

Loras annuì, prima di sollevare un sopracciglio. “Che faceva Penrose a guardare mia sorella?” domandò indignato. “L'ho sempre saputo che era un brutto tipo.” aggiunse, a bassa voce.

Renly rise. “Sai, Loras, dovresti essere più gentile con Penrose. Nonostante il fatto che tu lo mandi fuori di testa, è sorprendentemente affezionato a te.”

“E' il mio fascino,” disse, sorridendo pigramente, i ricci che gli cadevano sugli occhi.

Renly sorrise. Non lo metteva in dubbio.

Restarono in un comodo silenzio per un po', il lord guardava le foglie ballare nella brezza. Alcune castagne stavano già crescendo sui rami, e si appuntò mentalmente di raccoglierle quando il tempo fosse stato adatto. Erano buone cucinate al forno, si ricordò. Anche a Stannis erano piaciute le castagne arrosto che Brella faceva.

“Sai, apparentemente Stannis trovò un falco qui, una volta.” disse distrattamente a Loras dopo un po'.

Loras lo guardò con curiosità.

“Mm-hmm, era ferito e dicono che lo curò finché non fu guarito.”

“Da quanto mi hai detto di lui, tuo fratello non sembra il tipo da prendere animali feriti.” rise Loras. “Sembra più il genere di cosa che farebbe Willas.”

“A essere onesti non me lo riesco a immaginare nemmeno io. Ma i servi più vecchi dicono che l'ha fatto. Era un astore e lo chiamò Proudwing. Provò ad addestrarlo ma non volò mai più in alto di questo albero. Volava solo fino ai rami più bassi e tornava di nuovo, non importava quanto lo forzasse. Apparentemente, Robert rise di lui e lo chiamò Weakwing.”

“E che gli è successo?” chiese Loras.

“Sai cosa?” disse guardando Loras. “Non lo so proprio cosa gli è successo. O se sia mai successo in assoluto. Probabilmente è solo una storia inventata da i servi che hanno fatto un po' troppi giri nella strada dei ricordi.”

Renly guardò in basso, provando a immaginare suo fratello che accudiva un uccello ferito. Non sembrava certo lo Stannis che conosceva. Lui era freddo e noncurante. Si era occupato di Renly, ma per dovere, non per affetto. Magari era una storia inventata, dopotutto, pensò. I servi inventavano sempre storie.

….

Il sole se ne era andato quando tornarono al castello. Renly si era ricordato di dire a Loras del torneo che aveva iniziato a organizzare in sua assenza. Come si era aspettato, il ragazzo era eccitato. Era troppo giovane per competere e l'aveva presa con abbastanza buona grazia. Avrebbe apprezzato guardare e aiutare Renly a prepararsi come ogni scudiero dovrebbe, aveva detto.

Stavano ancora discutendo i progetti quando raggiunsero le camere del lord, con Loras che si abbandonava sul letto pigramente. Renly gli sorrise mentre si sedeva al tavolino, facendo scorrere le mani sul liscio mogano.

“Volevo mandare gli inviti domani. Ho fatto scrivere a Brella tutte le lettere per i lord minori, ma ho pensato che avrei dovuto fare le Grandi Casate di persona.” Prese la piuma e il calamaio. Prima di mettere la penna sulla carta, tuttavia, sorrise, a un pensiero improvviso. “Sai Loras, forse dovresti farlo tu, visto che prima che tu te ne andassi ti lamentavi di quanto poco fai come mio scudiero!”

Loras roteò gli occhi, ma obbedientemente si alzò e lo raggiunse al tavolo. “Non era proprio quello che avevo in mente,” brontolò a bassa voce. “A chi vuoi che scriva?” chiese.

“Hmm, vediamo,” Renly scorse le Grandi Casate nella propria mente. “Allora, i Tully, gli Arryn, la tua famiglia ovviamente. Dovremmo probabilmente invitare anche gli Stark, anche se so che non verranno. Scriverò io stesso a Robert e Stannis.” fece una pausa, prima di fare una smorfia. “E non scordiamoci dei Lannister... non vorremmo ferire il grande Tywin, no?”

Loras rise, scrivendo la lista. La sua calligrafia era come Renly si era aspettato che fosse, elegante senza traccia di inchiostro sbavato. “La mia famiglia probabilmente non verrà.” disse mentre scriveva agli Stark, una nota di disappunto nella voce. “Willas non sarà in grado di viaggiare, e non c'è modo che loro partano per un torneo lasciandolo lì.”

Renly annuì. “E' un peccato, ma invitali lo stesso.”

Lo lasciò a quell'occupazione, attraversando la stanza per guardare dalla finestra. Era sicuro di essersi scordato qualcuno. Camminando lentamente, setacciò la propria mente. Aveva lasciato fuori i Greyjoy di proposito. Avrebbero probabilmente considerato uno smacco essere invitati a una cosa frivola come un Torneo e tra l'altro non gli piacevano molto gli stupri e i saccheggi che gli abitanti delle isole di ferro si portavano dietro. Brella si sarebbe occupata di tutti i lord minori. Di certo questo significava tutti. Eppure era ancora sicuro che una delle case gli fosse passata di mente.

Sospirò quando ci arrivò. “Oh, e ovviamente mi sono scordato i Martell!”

Loras fece cadere la piuma in orrore. “Non ti perdonerò mai se mi farai scrivere al serpente che ha storpiato mio fratello!” Disse, gli occhi che lanciavano coltellate a Renly.

Lui sorrise. “Non temere, non ti forzerò a scrivere al Principe Oberyn. È al principe Doran che ti chiedo di scrivere, non al suo fratello ben più volubile.” Fece una pausa, guardando implorante a Loras. “So come ti senti sui Martell, ma non possiamo non invitarli.”

“Bene. Se insisti.” Loras non sembrava felice, ma fece come gli era detto, per una volta, scrivendo un invito per il principe Doran e la sua famiglia. Lo guardò da sopra la sua spalla mentre scriveva, assicurandosi che non scrivesse nulla di maleducato che sperava Renly non vedesse. La scrittura era meno precisa degli altri, notò Renly, ma almeno era priva di ogni cosa offensiva.

Loras guardò verso di lui quando ebbe finito, tirando all'invito che aveva appena scritto un'occhiata di puro disgusto. “Spero che non vengano.”

“Non verranno,” Renly aveva posato una mano sulla spalla di Loras. “Dicono che il Principe Doran abbia problemi a camminare di questi tempi. Non c'è modo che viaggi per le Montagne Rosse per un torneo.” Il principe Oberyn però avrebbe potuto, pensò, sentendosi in colpa. Loras non sarebbe stato felice, a dire poco. Sospirando, tuttavia, Renly spinse via il pensiero. Avrebbero attraversato quel ponte quando e se ci fossero arrivati.

Note:

Oh, salve. Scusate l'orario imprevedibile degli aggiornamenti, se riusciamo a mantenere i giorni è un miracolo, non so per quanto ancora riusciremo a farlo... anyways, non abbiamo mai ringraziato le meravigliose persone che ci hanno messe tra i preferiti o seguite, siete adorabili. Se anche ci mandaste un commentino non ce la prenderemmo... :D anche una faccina sorridente ci va benissimo, non si pretende nulla, quaggiù... o quassù, dipende dalle prospettive... adios, amigos, a giovedì! 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Sembrava davvero che fosse il culmine dell'estate, pensò Renly mentre si girava e rigirava nel letto, cercando disperatamente di addormentarsi nonostante il caldo intenso. Sospirò. Il clima afoso non mostrava segno di voler diminuire, e anche di notte le sue stanze sembravano una fornace. L'alba era già all'orizzonte quando cadde in un sonno agitato.

Sembrava che si fosse appena appisolato quando fu rudemente svegliato, Loras che gli tamburellava sul braccio come faceva spesso la mattina, chiamandolo per nome.

Renly mugolò e si girò dall'altra parte. Non c'era verso che si alzasse di già. Era esausto e l'unica cosa che voleva era tornare a dormire. Preferibilmente per parecchio.

Loras, ad ogni modo, era noiosamente insistente, ridendo mentre faceva del suo meglio per tirarlo di forza fuori dal letto. Renly abbracciò stretto il suo cuscino, mentre tentava di resistere agli sforzi del suo scudiero. Era abbastanza semplice, sembrava, era molto più pesante di lui, e senza la sua collaborazione, Loras aveva ben poche probabilità di trascinarlo con la forza da qualsiasi parte.

Renly sorrise contro il cuscino quando l’altro finalmente lasciò la presa, apparentemente ritenendolo una causa persa. Per l'appunto, dopo poco sentì il letto affossarsi leggermente dove Loras presumibilmente si era seduto.

Il lord sospirò soddisfatto, lieto che lo scudiero paresse essersi arreso. Lasciando il cuscino, si stava giusto mettendo comodo quando il giovane parlò.

“Credevo che dovessi incontrarti con Penrose e Brella per rivedere gli accordi riguardanti il torneo.” Affermò. Aveva cambiato tattica, cercando di ragionare con Renly per tirarlo fuori dal letto, sperando che le parole lo avrebbero smosso dove la forza non aveva potuto. “Te lo ricordi, vero?”

Se lo ricordava. Solo che non gli importava poi tanto. Era troppo stanco perché gli importasse.

“Lasciami dormire.” Sbadigliò, girandosi dall'altra parte.

Sentì Loras che sospirava in modo teatrale, prima che la porta si chiudesse silenziosamente. Renly sorrise, assonnato. Sembrava che avesse perso la pazienza e si fosse arreso. Allungandosi, e provando a ignorare il caldo soffocante, chiuse gli occhi per tornare a dormire.

Si addormentò quasi immediatamente, sognando le fresche nevi di Grande Inverno. Era sull'orlo di un grande blocco di neve, con Loras al suo fianco, raccogliendo il coraggio di saltare su di esso, quando improvvisamente la neve gli riempì la faccia.

Sputacchiando, si alzò di scatto, l'acqua gelida che correva sul suo collo. Guardandosi intorno nel panico, i suoi occhi si fermarono su Loras, che sorrideva innocentemente, tenendo un secchio vuoto tra le mani.

“Per tutti gli inferi!” Esclamò Renly, l'acqua che gli colava dai capelli agli occhi.

Il ragazzo si strinse nelle spalle. “Come tuo scudiero, è il mio dovere farti alzare la mattina.”

“Sì, ma non così!”

“A essere onesti, ho provato ogni altra cosa prima.” Sorrise. “E, tra l'altro, ho pensato che ti sarebbe piaciuto rinfrescarti in una mattina così calda. Sono andato appositamente al pozzo per cercarti un po' d'acqua fredda.”

Borbottando, si trascinò fuori dal letto, riluttante, e si vestì. Sospirò mentre si strofinava i capelli con un panno, cercando di togliere almeno un po' d'acqua. A quanto pareva Loras aveva vinto quella particolare battaglia.

….......

Entrando nel solarium, sembrava che i suoi collaboratori lo stessero davvero aspettando, con una pila di lettere sul tavolo, di fronte a loro.

Sorridendo imbarazzato verso di loro, si scusò per il ritardo e si sedette accanto a Brella, ignorando deliberatamente lo sguardo curioso di Penrose all'acqua che gocciolava dai suoi capelli. Invece, rivolse la sua attenzione alle lettere di fronte a sé.

I corvi erano arrivati a frotte per tutta la settimana, da grandi e piccoli lord allo stesso modo, ma Renly non aveva avuto il tempo di trovarvi un ordine.

Aprendo la prima, non fu sorpreso che fosse di Stannis, suo fratello sempre efficiente, che lo informava che mentre il Re e la sua magione si sarebbero spostati per il torneo, lui sarebbe rimasto indietro. Renly non poté evitare di ridere. La maggior parte degli uomini avrebbero almeno finto un po' di delusione per non poter venire, eppure Stannis non era la maggior parte degli uomini. Non aveva mai scritto qualcosa che non intendesse davvero, e Renly sapeva che non sarebbe stato minimamente dispiaciuto del fatto che non sarebbe venuto al torneo.

La seconda era di Jon Arryn, e Renly fu sorpreso di leggere che avrebbe partecipato, con sua moglie e il loro bambino. Immaginò che questo spiegasse perché Stannis non sarebbe venuto. Con la gran parte della magione di Robert e Jon Arryn ad abbandonare la capitale, qualcuno di vagamente competente doveva essere lasciato a governare il reame.

Anche i Tully sarebbero venuti, o almeno Edumre e suo zio che chiamavano il Pesce Nero, come altri dei loro alfieri. Renly sospirò, non era molto contento dei Frey, il cui lord aveva la reputazione di essere difficile e orgoglioso, eppure non poteva esattamente dir loro di non venire.

Aprendo una lettera sigillata con un leone rosso, Renly fu lieto che lord Tywin ritenesse il viaggio troppo lungo per lasciare vuoto Castel Granito. Era senza dubbio una benedizione, anche se avrebbero sempre avuto a che fare con tutti e tre i suoi figli. Cersei avrebbe accompagnato Robert, e così Jaime come membro della Guardia Reale. Renly non aveva mai incontrato il terzo Lannister, ma aveva sentito mormorii delle sue scommesse e del suo amore per il gioco d'azzardo, e senza dubbio il nano sarebbe stato al rimorchio.

Alto Giardino lo sorprese. Come Loras aveva detto, lord Mace aveva scritto le proprie scuse per non essere in grado di presenziare. Era andato avanti dicendo, tuttavia, che suo figlio Garlan sarebbe stato deliziato di partecipare, poiché accompagnava i Fossoway e la sua fidanzata. Renly sorrise, Loras sarebbe stato altrettanto contento, ed era molto impaziente di conoscere almeno una persona della sua famiglia.

Gli Stark, ad ogni modo, non lo sorpresero. Come Renly aveva pienamente previsto, lord Eddard aveva gentilmente declinato l'offerta. Renly non poteva certo incolparlo. C'era più di un mese di strada da Grande Inverno, difficilmente valeva la pena intraprenderla per un torneo.

Anche il principe Doran aveva declinato, portando impegni precedenti come scusa. Renly lesse quella lettera con curiosità. Aveva sentito molte voci sulla salute in declino del principe, eppure la lettera non ne faceva menzione. Renly sospirò, tuttavia, andando avanti. Sembrava che il fratello del principe, invece, sarebbe stato più che felice di partecipare. Renly scambiò uno sguardo con Penrose. Odiava il dover dare a Loras quella notizia.

Arrivando alla fine della pila, fu lieto di notare che Penrose si era già occupato di tutte le risposte agli alfieri e ai lord minori. Lui e Brella avevano già fatto una lista di quelli che avevano risposto e Renly fu felice di vedere che molti avrebbero partecipato.

“Sarà un grande torneo,” disse Renly, sorridendo a Penrose. “Saremo in grado di far accomodare tutti?”

“Be', tutti gli uomini che partecipano possono accamparsi sotto le mura come succede in gran parte dei tornei.” disse Penrose. “Le lady e i lord più anziani avranno comunque bisogno di stanze nel castello.”

Brella si rivolse a lui. “Be', di certo dovremo assicurarci che le camere del Re siano sufficientemente spaziose. Stavo pensando che avremmo potuto metterli nelle stanze dei defunti lord Steffon e lady Cassana.”

Renly valutò la proposta. Non era sicuro di come Robert si sarebbe sentito a stare nelle stanze dei suoi genitori morti. Sarebbe stato più contento, pensava, di stare in quelle che erano state le sue stesse camere. Erano ancora vuote, quasi come le aveva lasciate. Non erano così spaziose come quelle dei genitori, ma erano state sue.

“Penso che Robert sarebbe più felice nelle sue vecchie stanze.” disse, sicuro di sé.

“Ma, mio lord, quelle camere non ne hanno di adiacenti per la Regina.” Brella sembrava preoccupata.

“E dovrei pensare che ne sarebbero entrambi più contenti!” Ridendo, Renly si alzò, lasciando Penrose e Brella a esaminare i dettagli più raffinati senza di lui. I restanti lord e lady sarebbero stati abbastanza semplici da sistemare, valutò.

Finito questo, Renly si mosse verso il cortile per cercare Loras, che avrebbe dovuto aver appena concluso gli allenamenti della mattina. Aveva soppesato l'idea di andare a letto, ma aveva scoperto di non essere più stanco. Tra l'altro, non pensava che il suo letto si fosse già asciugato, nonostante il caldo.

Avvicinandosi al cortile d'armi, rimase a guardare gli scudieri per un po'. Stavano raccogliendo le proprie cose, con il maestro che gridava le sue critiche come al solito. Sospirando, Renly immaginò che avrebbe dovuto iniziare ad allenarsi lui stesso prima del torneo. Le sue abilità si stavano probabilmente arrugginendo. Magari avrebbe chiesto al maestro d'armi che cosa ne pensasse. Quello era un giorno come un altro per iniziare gli allenamenti.

Scordandosi che era ancora arrabbiato, presumibilmente, con il suo scudiero per averlo bruscamente svegliato quella mattina, rivolse a Loras un sorriso, prima di andare dal maestro d'armi.

“Mio lord,” lo salutò amabilmente. “Che vi porta qui oggi?”

“Intendo far pratica alla giostra nel pomeriggio.” disse Renly, sorridendo quando vide il sorriso espandersi sulla faccia solitamente scura dell'uomo. “Sono fuori allenamento, e speravo che foste in grado di darmi consigli.”

“Aye, ne sarò lieto.” Sorrise, contento che Renly trovasse interesse in qualcosa. “Ci sono molti cavalieri della vostra guardia che competeranno. Magari potreste allenarvi tutti insieme questo pomeriggio?”

“Sembra un buon piano. Tornerò questo pomeriggio, allora.” Sorrise e si diresse verso Loras. Decise che non si sarebbe disturbato ancora ad essere arrabbiato con lui.

“Che stai facendo qui?” chiese , curioso.

“E' bello vederti anche per me!” lo salutò Renly, sorridendogli.

Loras storse il naso. “E' che di solito non vieni qui, solo questo.”

“Be', visto che questo torneo si sta avvicinando, ho sentito la necessità di allenarmi così da non essere del tutto umiliato. Il maestro d'armi mi aiuterà a rinfrescarmi la memoria questo pomeriggio.”

“Posso venire a vedere?” come sempre, gli occhi di Loras si illuminavano quando il giostrare era nominato.

Renly rise. “Ho una mezza idea di dirti di no dopo quel giochetto che hai messo insieme questa mattina. Ma naturalmente puoi. Sono sorpreso che tu ti sia sforzato di chiedere, a essere onesto. Ti ho mai rifiutato qualcosa, Loras?”

“Be', no, ma era educato chiedere.”

Fu il turno di Renly di storcere il naso. “Tu? Educato? Ma non farmi ridere, Loras.”

Il ragazzo aggrottò la fronte. “Posso essere davvero educato quando voglio.”

“Non lo metto in dubbio!” rise Renly. “Voi di Alto Giardino sembrate avere un buon rapporto con la cortesia, quando vi torna bene.”

Loras roteò gli occhi, dando un colpetto a Renly per gioco. Il lord lo spinse indietro, lievemente più forte di come avrebbe fatto di solito. La acqua gelida indugiava ancora nella sua mente e, tra l'altro, riteneva che il giovane se la sarebbe cavata con l'essere rimesso in riga una volta ogni tanto.

…..........................

Renly rimpianse presto di aver scelto un giorno così afoso per far pratica. La sua armatura era scomoda nel caldo intenso e il suo peso era poco familiare, mentre Loras lo aiutava a salire a cavallo nel cortile. Era passato tanto tempo da quando l'aveva indossata, pensò. Troppo tempo, forse.

Lasciando Loras seduto pigramente sul recinto al margine del cortile, si diresse verso dove il maestro d'armi stava già con gli altri cavalieri.

Con la lancia salda nella sua mano, ascoltò attentamente quello che il maestro d'armi stava dicendo mentre provava a dare istruzioni a Renly e a tre dei cavalieri più giovani di Capo Tempesta sui punti più raffinati del giostrare. Lanciando occhiate laterali ai suoi compagni per la giornata, Renly poté vedere che uno dei cavalieri era piuttosto nervoso. Il prossimo torneo sarebbe stato il suo primo ed era probabilmente ansioso di provare il proprio valore. Lui aveva già gareggiato in svariati tornei, ma non da più di un anno, adesso. Avrebbe davvero dovuto dare una spolverata alle sue capacità prima di entrare in lizza.

Girando il cavallo, provò a ricordarsi tutto quello che il maestro d'armi aveva detto mentre spingeva il cavallo al galoppo, cercando di tenere il braccio rigido mentre puntava la lancia al cavaliere che caricava contro di lui.

Renly si preparò all'impatto, il dolore che si ripercuoteva su tutto il suo braccio mentre si scontrava con l'avversario, il rumore della lancia sull'armatura che assordava. La lancia del suo avversario lo aveva mancato interamente, Renly fu lieto di notarlo, eppure la sua mira non era stata molto migliore. Era riuscito solo a colpire il cavaliere quasi innocuamente sulla spalla, nemmeno forte abbastanza da incrinare la lancia.

Rallentando fino al passo, Renly fece una smorfia. Si era quasi scordato con quanta forza il colpo scuotesse il braccio nella giostra.

“Non male,” il maestro d'armi li chiamò entrambi. “Nessuno dei vostri colpi era giusto, però. Analizzeremo cosa avete sbagliato tra un attimo, dopo che anche gli altri avranno provato.”

Renly sorrise, guardando i due cavalieri rimanenti prepararsi prima di tirare su la visiera e dirigere il suo destriero verso Loras che era ancora seduto sulla staccionata.

“Come ti è sembrato?” Chiese quando lo raggiunse. Il maestro d'armi gli avrebbe detto dopo come migliorare, ma sapeva che Loras sarebbe stato contento se gli fosse stato chiesto.

“Non era male.” Loras si strinse nelle spalle. “Hai fatto qualche errore facilmente evitabile, però.”

Renly rise. “Tipo quali?”

Sospirò. “Be', per prima cosa ti ci è voluto troppo per andare al galoppo, che non ti ha dato tempo di entrare in un ritmo decente. E non hai accomodato abbastanza la lancia. Devi tenerla molto più vicina al corpo, altrimenti non puoi metterci abbastanza forza. Tra l'altro fa malissimo se fai come hai appena fatto.”

Renly sorrise, non voleva ammettere quanto il braccio gli facesse male adesso. “Nient'altro che ti piacerebbe criticare?”

Loras rise. “Be', se me lo chiedi... Hai spinto la lancia troppo tardi, il tuo obiettivo era ben lontano e sono sorpreso che tu lo abbia colpito proprio con un angolo del genere. Era troppo alto. La prossima volta che vuoi che il tuo cavallo si muova più velocemente, inizia a spingere la lancia prima possibile e con un'angolazione molto più bassa. Mentre ci sei, tieni gli occhi avanti invece che guardare il tuo avversario. Si muove troppo veloce perché tu lo veda per bene ed inoltre ti sbilancia e basta, se provi.”

“Puoi dire un sacco di cose da una sola giostra!” disse Renly, piuttosto scettico. Si chiese se il maestro d'armi sarebbe stato d'accordo con le critiche di Loras.

Il ragazzo si strinse nelle spalle e Renly tornò dal maestro d'armi che stava aggrottando la fronte verso di lui.

“Vedo che il tuo scudiero ti ha fatto la ramanzina.” disse, con la faccia tetra.

Renly sorrise. “E' un male? Aveva un'immensità di cose da dire!” Riferì tutto quello che Loras aveva detto.

Il maestro d'armi sospirò e stette zitto per un po'. “Be', i suoi consigli non sono male.” Disse alla fine. “Ammetto che il ragazzo sa sicuramente di cosa parla. Potrebbe disarcionarvi tutti ad occhi chiusi, probabilmente. Non è quello il problema, mio lord. Il problema è che lo sa.”

Renly rise. “Be', dobbiamo concedere a Loras i suoi difetti!”

Il maestro d'armi rise. “Ci sono dei pericoli nell'essere troppo bravi e troppo giovani. Rende un uomo arrogante. E avventato. Non fa bene a nessun cavaliere credere di essere invincibile.”

Renly sorrise e basta. “Sono sicuro che Loras ne uscirà più che bene.” insistette, girando il cavallo per cavalcare ancora una volta verso il suo avversario.


Note:

Innanzitutto, scusate se non ho postato ieri, ma purtroppo non ce la facciamo proprio a mantenere questi ritmi, quindi può darsi che gli aggiornamenti diventino meno regolari. Addirittura stavo pensando di togliere quello del giovedì, ma devo ancora parlarne con la beta, non andate nel panico, non è stato deciso nulla. Cooomunque, torneo in arrivo, state allegri! 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 

Capitolo 13

Renly si era scordato quanto lavoro ci fosse dietro all'organizzare un torneo. La vita a Capo Tempesta era diventata incredibilmente frenetica nella settimana precedente, l'intero castello che si metteva all'opera per le ultime sistemazioni per quello che sarebbe stato il più grande torneo che le Terre della Tempesta avevano ospitato in più di un decennio. L'arena era stata pulita, gli spalti montati, e dei grandi padiglioni eretti, drappeggiati nei colori dei Baratheon. Le cameriere scorrazzavano per i corridoi facendo gli ultimi ritocchi nelle camere dei lord e delle lady che avrebbero inondato il castello nei giorni successivi, e i paggi correvano avanti e indietro portando grandi barili di vino che erano arrivati il giorno prima da Dorne. Renly era determinato a rendere il banchetto che sarebbe seguito al torneo il più grande e magnifico che il castello avesse mai visto, si rifiutava di fare le cose per mezze misure e così si era assicurato di aver ordinato il miglior vino Dorniano che fosse disponibile e che le tavole fossero apparecchiate con la frutta più esotica che Alto Giardino potesse offrire.

Adesso, due giorni prima che il torneo cominciasse, Renly camminava per il castello, accertandosi che tutto il loro duro lavoro avesse dato i suoi frutti. Tutto sembrava davvero perfetto. I corridoi erano stati spazzati alla perfezione e anche le camere per i lord minori erano squisitamente arredate. Si era giusto fermato ad aiutare una cameriera a tirare su un cesto di lenzuola che le era caduto quando un paggio giunse a corsa nel corridoio, i piedi che facevano rumore sul pavimento di pietra.

Il ragazzo si fermò non appena vide Renly, appoggiandosi alla parete a riprendere fiato per un momento. “Il re, mio lord,” riuscì a dire alla fine, tra i rantoli, “Sua Grazia è a una lega da qui.”

Renly sorrise e ringraziò il ragazzo, che si gonfiò d’ orgoglio. Aveva evidentemente fatto uno scatto dai cancelli a lì solo per dirgli questo.

Pensando che sarebbe dovuto andare nel cortile al più presto, porse le lenzuola cadute alla cameriera, che le prese, arrossendo violentemente quando le sue mani sfiorarono brevemente quelle di lui. Renly le sorrise, abituato a come alcune delle cameriere ridacchiassero e arrossissero in sua presenza. Sospirò, sfortunatamente i sorrisi sembravano essere l'unica cosa che avrebbero mai ricevuto.

Restò a guardarla per un po', mentre lei correva nel corridoio con il suo carico, nuovamente impilato, che le ondeggiava precariamente tra le braccia. Era una ragazza carina, il suo corpo ben formato in un modo che ogni lady avrebbe invidiato. Renly la seguì con lo sguardo, chiedendosi se la sua vista avrebbe provocato in lui qualcosa se l'avesse fissata abbastanza a lungo.

Tuttavia, presto ella scomparve dietro l'angolo, e lui sospirò. Sembrava un'impresa senza uno scopo comunque. Arrendendosi, andò a cercare il suo scudiero. Non poteva pensare di accogliere l'intera corte reale da solo.

….......................

Affiancato da Penrose e Loras, Renly scese nel cortile per aspettare l'arrivo di Robert. Le bandiere del Re erano adesso visibili giusto oltre i cancelli più esterni del castello, l'immensa processione che si faceva strada lentamente ma con sicurezza lungo la via, la casa su ruote reale a guidare il gruppo.

Alla fine, questa arrivò al capolinea alla fine del cortile, i cavalieri della Guardia Reale la seguivano poco lontano, i loro mantelli bianchi che sventolavano dietro di loro nel forte vento. Jaime Lannister spiccava come un dito gonfio, pensò tuttavia Renly, la sua armatura di un brillante oro sotto il bianco della Guardia Reale.

Lo Sterminatore di Re sorrise leggermente quando smontò da cavallo e si avvicinò alla casa su ruote, aprendo la porta con un inchino. Renly poteva vedere che stava cercando di non ridere quando Robert quasi capitombolò fuori da essa, la sua regina a seguirlo in modo molto più elegante dietro, prendendo la mano del fratello mentre scendeva raffinatamente.

Renly si diresse verso di loro. Erano passati più di due anni dal loro ultimo incontro, e notò che suo fratello sembrava aver preso ancora più peso da quella volta. Nessuno aveva esagerato quando gli avevano detto quanto grasso il Re fosse diventato di recente. Eppure, Robert sembrava lieto di vederlo.

“RENLY!” tuonò, abbracciandolo rozzamente. “Dei, sei cresciuto, sei quasi della mia taglia adesso!”

“Magari in altezza, mio caro fratello, ma spero non ancora in larghezza!” Replicò Renly, ridendo semplicemente. Con grande disgusto della Regina, Robert aveva riso a sua volta, concedendo a Renly di aver ragione.

“Che posso dire, Renly, un Re deve mangiare! E bere!” disse Robert, prendendo un altro sorso dalla fiaschetta, come per provare la sua tesi.

Era difficilmente necessario, pensò Renly. Non doveva provarlo affatto. Era quasi mezzogiorno e Robert sembrava già poco stabile sui propri piedi, le parole che gli scivolavano lievemente se ci si prestava attenzione.

“Vostra grazia,” Renly si spostò a salutare la Regina, ancora immensamente bella anche dopo aver partorito tre bambini. “Spero che troverete Capo Tempesta di vostro gradimento.” Le sorrise caldamente, ma lei sembrò impassibile al suo fascino, ringraziandolo semplicemente, mentre le sue cameriere tiravano i figli fuori dalla casa su ruote.

Il principe ereditario Joffrey scese per primo, un ragazzino biondo di otto anni, cresciuto parecchio da quando Renly lo aveva visto l'ultima volta. Aveva lo stesso sguardo disdegnato che la madre portava così bene e sembrava in ogni goccia il bambino che Stannis aveva avvertito che era nelle sue lettere.

“Lord Renly,” disse in modo strascicato, quasi storcendo il naso. Renly aveva quasi riso per la sorpresa. Poteva essere un lord piuttosto giovane ma non era assolutamente abituato a essere guardato dall'alto in basso da ragazzini di otto anni, anche se erano il principe ereditario. Fortunatamente, la vista dello scudo giurato del principe, che incombeva dietro il ragazzo, era abbastanza da far morire ogni risata che sarebbe potuta sfuggire. Invece, Renly dovette sopprimere la necessità di rabbrividire. Era un relitto d'uomo, pensò, brutto tanto quanto Jaime Lannister era attraente. La parte sinistra della sua faccia era una massa di cicatrici contorte e di carne cruda, del liquido che fuoriusciva dalle pieghe, un po' d'osso visibile vicino alla mandibola. Renly provò a non fissare. Nessuna meraviglia che il principe ereditario sembrasse così sicuro di sé, penso, con un uomo così al proprio fianco nessuno avrebbe osato farlo arrabbiare.

La sorella del principe Joffrey, tuttavia, era piacevole quanto suo fratello non lo era. Saltellò vicino a Renly, e, con ovvia disapprovazione della madre, gli mise le braccia intorno alle gambe, chiamandolo zio Renly. Lui rise e la tirò su. Non poteva in nessun modo ricordarsi di lui, pensò, aveva appena due anni quando l'aveva vista l'ultima volta, ma evidentemente Robert le aveva ricordato chi lui fosse. Suo fratello più piccolo seguì, un piccolo bambino paffuto di tre anni, che rivolse a Renly un sorriso timido prima che la madre lo tirasse via.

Mettendo Myrcella a terra, le accarezzò i ricci mente le cameriere facevano la loro comparsa per scortare la corte nelle loro camere. La piccola principessa corse al fianco della madre mentre si preparavano a salire al castello. Che peccato, pensò Renly, una bambina così carina come quella, con una madre come Cersei Lannister.

“Renly?” la voce di Loras lo tirò fuori dai suoi pensieri. “Non prenderla male, va bene?”

“Non prendere male cosa?” Renly si rivolse a lui, confuso.

“Beh, è che posso capire come mai tutti a Capo Tempesta dicono che somigli tanto a tuo fratello.”

Renly guardò il Re. Suo fratello stava raccontando una barzelletta volgare a una delle cameriere, le sue mani attorno alla vita di lei. La sua flaccida faccia barbuta era già piuttosto paonazza e le sue labbra macchiate di vino. Renly fece una smorfia. “Grazie, Loras.”

Lo scudiero rise. “Ma è vero! Può essere un po' più largo di te...e magari un po', beh... un po' meno gentile, ma vi somigliate tanto! Dovrai farmi vedere un ritratto di quando aveva la tua età.”

Renly rise, roteando gli occhi verso di lui, prima di girarsi a seguire la corte all'interno. Il resto della Guardia Reale era sceso da cavallo e Renly si trovò a entrare al fianco di Barristan Selmy, il Lord Comandante della guardia di Robert.

Renly gli sorrise. Aveva sempre nutrito grande rispetto per questo particolare cavaliere della Guardia Reale. Sembrava tanto onorevole e giusto quanto Jaime Lannister era sleale. Lanciando un'occhiata di traverso a Loras, anche il suo scudiero solitamente spavaldo sembrava in ammirazione di lui.

“Lord Renly,” Ser Barristan piegò leggermente la testa, rispettosamente. “Siete ormai un giovane uomo, sembrerebbe. Siete l'immagine sputata di Robert quando combatté sul Tridente.”

“Così mi viene detto,” rise Renly, “Le somiglianze si fermano qui, mi dispiace. Posso sembrare come lui, ma sfortunatamente mi manca la sua prodezza in battaglia.”

Ser Barristan sorrise. “Certo vostro fratello era un guerriero temibile.” Sembrava quasi pensieroso, come perso in un lontano passato. “Rhaegar Targaryen non aveva possibilità.”

Renly non sapeva davvero cosa dire. Così sorrise e basta e camminarono in un confortevole silenzio verso il castello, con Loras alle calcagna.

…......................

Renly fu lieto quando finalmente fu in grado di ritirarsi nelle proprie camere, la sera. La cena era stato un affare intimo, solo il Re e la Regina e i loro stretti familiari. Non era stata particolarmente piacevole.

In qualche modo era riuscito a sedersi tra suo fratello e lo Sterminatore di Re. Era stato annoiato a morte. Robert aveva parlato solo della guerra e dei bei vecchi tempi, le sue parole sempre più confuse dopo aver consumato fiaschetta dopo fiaschetta di vino, mentre Jaime Lannister era stato lì a guardare, un sorrisetto sulla sua bella faccia mentre occasionalmente tirava una qualche sottile frecciatina a suo fratello. Robert, tuttavia, sembrava troppo ubriaco per accorgersene.

Il principe ereditario non aveva iniziato a piacergli neppure allora. Renly si era accorto che tirava delle pedate a suo fratello sotto il tavolo per tutto il pasto. Alla fine, Tommen aveva pianto, spingendo Cersei a dichiarare che era troppo tardi per i suoi bimbi più piccoli. Aveva ordinato severamente a Tommen e Myrcella di andare nelle loro stanze. Renly si era quasi augurato di essere un bambino, così avrebbe potuto lasciare la stanza e andare a letto. Era già stanco dei velati insulti che il Re e la Regina si lanciavano ed erano passate solo alcune ore. Renly aveva iniziato a pensare che proporre che Robert sposasse Cersei fosse stata una delle peggiori idee di Jon Arryn.

Si era scusato appena era stato possibile farlo in modo educato, sperando che l'arrivo di altri ospiti la mattina seguente avrebbe alleggerito la tensione. Non pensava avrebbe sopportato fare altra conversazione con i Lannister.

Non c'era stato segno del terzo Lannister, tuttavia, aveva notato Renly. Non aveva visto il nano tra la corte del Re quel pomeriggio e non era apparso nemmeno per cena. Magari sarebbe arrivato l'indomani con gli altri ospiti, pensò.

I suoi pensieri furono interrotti da un lieve colpo alla porta. Seppe all'istante di chi si trattava. Sorrise e ordinò a Loras di entrare. Apprezzava davvero un po' di compagnia dopo quell'orrore di cena e fu lieto quando Loras si sedette accanto a lui sul letto. Aveva appena fatto il bagno, pensò Renly, i suoi capelli ancora bagnati, i ricci più morbidi sotto il peso dell'acqua.

Loras lanciò uno sguardo alla faccia di Renly e sorrise. “Quanto è stata brutta?” chiese.

“Terribile,” il lord collassò contro i cuscini, sospirando drammaticamente.

“Come?” Loras si mosse per guardarlo, sdraiandosi e puntellandosi sui gomiti.

“Il Re e la Regina sembrano essere sempre alla gola dell'altro,” si lamentò Renly, “posso solo essere dispiaciuto per la Guardia Reale. Solo il pensiero di avere a che fare con loro ogni giorno mi fa venire voglia di chiudermi nelle mie stanze e non uscire mai più.”

Loras rise. “Immagino che varrebbe la pena, però, essere membro della Guardia Reale.”

Renly sorrise. “Sai, quando ero piccolo, immaginavo di essere nella Guardia Reale. Apparentemente, correvo con questo pezzo di panno bianco che avevo trovato come mantello. Dovevo essere ridicolo.”

Loras guardò Renly. “Posso immaginarlo.” Disse, sorridendogli.

“Ti sarebbe mai piaciuto? Entrare nella Guardia Reale, intendo? Non correre in un finto mantello bianco.”

“Certo che sì,” Loras si strinse nelle spalle. “Non lo vorrebbero tutti? Sono l'elite dell'elite.”

“Devono rinunciare a tante cose, tuttavia,” disse Renly, sospirando. “Terre, figli, matrimonio. Pensi che ne varrebbe la pena?”

“Non penso che mi importerebbe tanto,” disse piano Loras, guardando Renly con un'intensità che lo fece stranamente sentire a disagio tutto d'un tratto. Si trovò a dover distogliere lo sguardo.

Si costrinse quindi a prendere un respiro profondo, i sorrisi che gli venivano così naturalmente tornarono velocemente. “Sei ancora giovane, Loras, cambierai idea.” Rise. “Non sai cosa ti perderesti ancora!”

Loras storse il naso. “Sei cattivo come Penrose a volte, Renly. Non sono più un bambino. Avrò tredici anni tra poco. Che mi dà poco più di due anni per rimpiazzare Jaime Lannister come membro più giovane della Guardia Reale.”

Renly rise, non del tutto sicuro se stesse scherzando o no. Conoscendolo avrebbe potuto averlo detto in tutta serietà. Lo guardò. “Non dirmi che hai quest'idea in testa, Loras? È quasi impossibile!”

“Perché no?” il ragazzo sembrò quasi scoraggiato alla mancanza di fede di Renly. “Sebbene, immagino, ripensandoci, vedendo che la Guardia Reale serve a vita, uno di loro dovrebbe morire convenientemente per farmi posto...”

Renly continuò a ridere. “Vero, Loras. E tutti e sette sembrano in perfetta salute! Non vedo nessuno di loro morto nei prossimi due anni!”

Loras sospirò drammaticamente. “Magari la Guardia Reale non fa per me, allora. Difficilmente varrebbe la pena di rinunciare alla mia libertà se non sono nemmeno il più giovane di sempre. Sarebbe un po' mediocre.”

Renly scossa la testa, esasperato. Tutto questo parlare della Guardia Reale e nemmeno per un istante l'idea di non essere abbastanza bravo aveva attraversato la mente di Loras. Il ragazzo sembrava aver dato per scontato di avere le capacità necessarie. Sorridendo, Renly sospirò leggermente prima di passare la mano in modo affettuoso tra i capelli di Loras. Sapeva essere incredibile, alle volte.

Note:

Ricordatevi di chiedermi quando aggiorneremo la prossima volta, perché devo mettermi d'accordo con la beta, dato che questa settimana abbiamo anche il Lucca Comics nel mezzo. Se qualcuno ci va e, per strane cose, vuole incontrarci, boh... chiedete. :D 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Per una volta, Renly riuscì a alzarsi presto la mattina successiva, ben prima che Loras venisse a chiamarlo. Si vestì velocemente, senza esitare su cosa indossare. Il torneo sarebbe partito l'indomani e il lord era impaziente di incontrare tutti gli ospiti.

Uscendo dalle sue stanze e scendendo le scale, si imbatté proprio in Penrose, il giovane Edric alle sue calcagna come sempre. Si fermò a parlare con lui, notando che il vecchio sembrava più affannato del solito. Magari i nuovi ospiti lo stavano sfiancando, pensò y. Cersei e Robert lo stavano di certo stancando. Edric, d'altra parte, sorrideva da un orecchio all'altro.

“Ti stavo giusto cercando.” disse Penrose a Renly stancamente. “Gli Estermont sono arrivati appena dopo l'alba questa mattina, come i Tully e i Redwyne. Ho detto a tutti che li avresti ricevuti a cena. Gli Estermont sono particolarmente desiderosi di vederti.”

“Molto bene,” sorrise il giovane. La maggior parte dei suoi alfieri avrebbe viaggiato nel giorno stesso del torneo, ma i Baratheon avevano un rapporto piuttosto stretto con gli Estermont. Stando così le cose, Renly aveva fatto sì che i membri della famiglia di sua madre fossero accolti a Capo Tempesta.

“E un paggio mi ha informato che i Fossoway sono arrivati ora.” Sembrava esausto, pensò Renly. “Il fratello di Loras è tra loro, credo.”

“Perché non ti riposi un po', Penrose?” suggerì Renly. “Sembra che tu sia stato in piedi tutta la notte. Ci penso io ai Fossoway.”

Penrose sollevò un sopracciglio e Renly rise. Sapeva che non c'era verso che andasse a letto quando c'era ancora così tanto da fare, ma pensava di doverlo suggerire lo stesso.

“Come vuoi, Renly. Tu ti occupi dei Fossoway mentre io dico alle cucine a quanti dobbiamo preparare la cena stasera.”

Il lord sorrise. “Mi sembra un buon piano.” Si rivolse al nipote, ridendo. “E posso chiedere come mai sei così felice questa mattina? Sembra che l'estate infinita sia arrivata presto!”

Edric saltellò sul posto tutto contento prima di rispondere: “Mio padre mi ha appena detto che sto diventando un bel giovanotto. Ha detto che somiglio a te alla mia età!” Si gonfiò con orgoglio. “Non è meraviglioso, mio padre?”

Penrose roteò gli occhi, mentre Renly rideva. Era consapevole che il comportamento di Robert nei confronti di Edric lo irritava. Faceva il padre affettuoso nelle sue visite occasionali a Capo Tempesta ma era chiaro che si dimenticava di lui appena tornava ad Approdo del Re. Anche i regali stravaganti che venivano inviati per il compleanno del ragazzo erano probabilmente preparati da Varys o qualche altro membro del consiglio ristretto.

Renly, d'altra parte, poteva capire come si sentisse Edric. Aveva esperienza dell'adorazione per Robert. Aveva adorato il maggiore dei suoi fratelli da bambino, aspettando in ansia le sue rare visite dal Nido dell'Aquila. Robert lo prendeva in braccio e lo faceva dondolare nelle sue possenti braccia finché Renly era così nauseato da non stare in piedi. E poi lo pregava di raccontargli storie della sua vita al Nido dell'Aquila. Il giovane sorrise, ricordando. Suo fratello sembrava così perfetto allora e lo aveva idolatrato. Rise, ricordando il modo in cui la sua adorazione faceva impazzire Stannis.

“Be', è vero.” Disse, strizzando l'occhio a Edric. “Non potresti somigliarmi e non essere un bel giovanotto.” Sorrise a Penrose prima di continuare per le scale a salutare i suoi ospiti. Poteva già sentire il rumore delle conversazioni nell'atrio di sotto.

Quando entrò infatti, c'era un gruppetto che camminava, tutto preso in allegre conversazioni.

Sorrise. Sembrava che Loras avesse già trovato i suoi amici dell'Altopiano. Stava parlando con quelli che Renly suppose essere lord e lady Fossoway. Sospirò, cercando di ricordare i loro nomi. C'erano due rami della casa che conosceva. Le mele rosse di New Barrel, e le mele verdi di Sala del Cedro. O erano le mele rosse di Sala del Cedro e le mele verdi di New Barrel? Renly non se lo ricordava. Se la coppia con cui Loras stava parlando fosse del ramo verde o del ramo rosso lui non lo sapeva. Pensava di ricordarsi che la zia di Loras aveva sposato il Lord Fossoway di New Barrel. Magari era con questi lord e lady Fossoway con cui Loras parlava.

Avvicinandosi a loro, si maledisse per non aver prestato più attenzione a Maestro Jurne e Maestro Cressen quando avevano tentato di insegnargli le nobili case e i loro sigilli. Non avrebbe fatto tutto questo miscuglio di mele verdi e mele rosse.

“Lord e Lady Fossoway.” salutò, due coppie si girarono. Sempre senza sapere chi fosse chi, provò a sorridere a tutti.

“ci permetta di presentarvi nostra figlia, Leonette.” Disse uno di loro, spingendo una ragazza in avanti. Era molto carina, pensò Renly, aggraziata, con lunghi capelli castani e occhi brillanti. Si inchinò leggermente, la testa reclinata.

“Mia signora.” disse lui, baciandole la mano. “E' un onore.”

Lei gli sorrise dolcemente, prima di tornare dalla sua famiglia, prendendo il suo posto accanto a un giovane uomo molto alto, bello, con capelli ricci e l'inizio di una barba. Sembrava vagamente familiare e Renly si ricordò all'improvviso che Loras gli aveva detto che suo fratello era fidanzato con una giovane di nome Leonette.

“E tu devi essere Garlan.” Disse Renly, sorridendo, lieto di poter dedurre l'identità di almeno uno degli ospiti di fronte a lui. “Loras mi ha detto così tante cose di te.”

“Tutte positive, spero!” rise Garlan.

Renly rise a sua volta. “Certo. Devo ancora sentire Loras dire qualcosa di brutto sulla sua famiglia.”

“Non gli hai ancora parlato di nostra nonna allora,” scherzò Garlan, e Loras roteò gli occhi, tirando una gomitata al fratello nelle costole.

Renly sorrise. Aveva la sensazione che sarebbe andato d'accordo con Garlan. Non aveva che un anno più di lui e sembrava avere un buon senso dell'umorismo. Loras, lo sapeva, lo adorava.

“Loras mi ha detto che siete un cavaliere molto dotato” disse Renly. “Ti vedremo nella lizza domani?”

Garlan rise, una risata spontanea e amichevole. “No, mio lord. Non ho fame di gloria come qualcuno che conosco.” Dette una patta amichevole al fratello. “Tra l'altro, credo che mio padre si arrabbierebbe se gareggiassi nel torneo così presto dopo la caduta di nostro fratello.”

“Come sta?” chiese Renly.

“Molto meglio. Cammina con un po' d'aiuto, adesso. Ed è di buon umore.”

“Questo è bene.” Sorrise, prima di realizzare all'improvviso di essersi scordato i Fossoway. Si rivolse a loro di corsa. “Come sono stato maleducato. Dovete essere molto stanchi dalla strada. Permettete alle mie guardie di mostrarvi le vostre stanze.”

I Fossoway lo ringraziarono e si rivolsero ai propri servi, decidendo cosa servisse portaresu nelle loro stanze.

Renly stava per tornare a rivolgersi a Loras e Garlan, quando una delle guardie riuscì a cogliere la sua attenzione. Guardò nervosamente verso Renly e lo raggiunse. “Mio lord, il ramo della mela rossa è da mettere nella fortezza e il verde dietro la septa. Ma quale coppia di Fossoway è quale, mio lord?”

“Non ne ho idea,” confessò Renly, ridendo mentre la guardia sembrava piuttosto allarmata.

Tornando dai suoi ospiti, Renly chiamò Loras, cercando di sembrare tranquillo. “Posso prenderti in presto per un momento?” chiese.

Loras andò al suo fianco all'istante, guardandolo con curiosità. “Che c'è Renly?”

“Ho bisogno che tu indichi alla guardia quale gruppo di Fossoway è quale.” disse, la voce bassa così che i diretti interessati non sentissero.

“Be', è facile, i verdi sono-”

“Dopo, Loras.” sibilò. “Non voglio che sappiano che non so chi è chi.”

“Oh,” la realizzazione si affacciò sulla faccia del ragazzo. Sorrise e andò dalla guardia nervosa, alzandosi per sussurrare alcune parole nel suo orecchio. La guardia sembrò sollevata, e iniziò a guidare i Fossoway fuori dalla stanza. Renly sorrise quando vide la giovane Leonette baciare Garlan sulla guancia mentre seguiva la sua famiglia fuori dall'ingresso.

Stava giusto per chiedere a Garlan della sua fidanzata, quando le porte del castello furono aperte con enfasi ancora una volta e Penrose entrò. Aveva un sorriso in volto, ma uno piuttosto forzato, pensò Renly.

“Mio lord,” disse, incontrando gli occhi di Renly. “Annuncio l'arrivo del Principe di Dorne.”

Renly sentì Loras irrigidirsi al suo fianco. Il lord sospirò. Avrebbe fatto bene anche senza il suo scudiero presente quando Oberyn Martell fosse arrivato. Lo guardò per assicurarsi che non fosse sul punto di fare qualcosa di avventato, ma sembrava che Garlan avesse avuto lo stesso pensiero, mettendo una solida mano sulla spalla del fratello più giovane.

Il principe aveva seguito Penrose, il suo passo sicuro, e un oscuro baluginio negli occhi. Era alto, snello ma di costituzione possente, con capelli neri e lucidi che gli ricadevano sulle spalle. La vipera rossa di Dorne, lo chiamavano, e a incontralo adesso, c'era di sicuro qualcosa di rettile nei suoi occhi, pensò Renly.

“Lord Renly,” Oberyn lo guardò a lungo e duramente, un sorrisino che giocava sulle sue labbra. “E' un piacere fare la vostra conoscenza.”

Renly resistette al bisogno di rabbrividire sotto il suo sguardo. C'era qualcosa di destabilizzante nel principe dorniano.

“Siete troppo gentile.” Disse, forzandosi a sorridergli.

Il principe Oberyn sembrò notare allora Garlan, in piedi accanto a Renly, e si rivolse a lui, leggermente sorpreso. “Spero che vostro fratello stia recuperando?”

“Sì,” rispose cortesemente Garlan. Stava sorridendo, ma il sorriso non gli arrivava agli occhi, pensò Renly. Si chiese se anche lui incolpasse Oberyn della ferita di suo fratello. Se sì, era bravo a nasconderlo, pensò Renly.

“Non grazie a te.” borbottò Loras a bassa voce.

Il principe Oberyn inclinò leggermente la testa, un sopracciglio alzato in divertimento mentre guardava Loras, squadrandolo su e giù come un serpente potrebbe studiare la sua preda.

Garlan cercò precipitevolmente di salvare la situazione. “Per favore, scusate mio fratello. Non voleva offendere.”

Renly voleva contraddirlo. Uno sguardo alla faccia di Loras dette una conferma diversa.

Oberyn, comunque, rise. “Nessuna offesa, mio piccolo lord. Un serpente conserva il suo veleno per obiettivi più... minacciosi.” Ci fu un lampo negli occhi scuri di Oberyn quando si piegò leggermente cosicché la sua faccia fosse al pari di Loras. “Questa deve essere l'altra rosa.” mormorò lievemente e con sorpresa di Renly allungò la mano per prendere il mento di Loras, un sottile sorriso sulle labbra. “Molto carino.” commentò dopo un momento. “Ma magari con più spine degli altri...”

Renly e Garlan guardarono in avanti in un silenzio teso. Per il momento, Loras stava semplicemente fissando il principe in incredulità, l'espressione della sua faccia tra lo shock completo e la pura rabbia.

Alla fine la rabbia vinse. Gli occhi pieni di rabbia, spinse via la mano del Principe, scoccandogli uno sguardo di puro disgusto prima di girarsi sui tacchi e scappare dalla porta.

Garlan sospirò, esasperato, e guardò Oberyn con aria di scusa. “Sembra che mio fratello debba imparare le buone maniere.”

Gli occhi di Oberyn brillarono, era decisamente divertito. “E' abbastanza sapere che il vostro fratello maggiore non mi porta rancore.” Disse, con gli occhi sulla porta per cui Loras era appena passato.

Garlan annuì, e corse dietro al fratello, scusandosi con Oberyn e Renly, quest’ultimo pensò che fosse per cercare di calmare Loras.

La porta si chiuse dietro di lui, lasciando il lord di Capo Tempesta solo con il principe e i suoi compagni dorniani. Si era aspettato che l'atmosfera fosse meno tesa adesso che Lancia del Sole e Alto Giardino non erano più nella stanza insieme, ma in realtà, Renly si sentì ancora più a disagio.

“Mi dispiace se il mio scudiero vi ha offeso.” Disse, cercando di alleggerire la situazione.

“Ah, così la piccola rosa vi appartiene, non è così?” Gli occhi di Oberyn si illuminarono.

Renly rise piuttosto nervosamente. Qualcosa del principe lo metteva in allerta. “Sì, Loras è correntemente al mio servizio.” Disse semplicemente. “Ad ogni modo, dovete essere stanco. Vi farò scortare dai miei uomini al vostro padiglione.”

Oberyn sorrise, e si girò per seguire una delle guardie fuori dalla porta, con una mano sulla spalla del suo scudiero.

Lo scudiero era bello, pensò Renly, probabilmente della sua stessa età, con una mascella forte e brillanti occhi azzurri. Stava guardando Oberyn con un'espressione che non poté decifrare del tutto.

Lasciando che il suo signore camminasse davanti a lui, il ragazzo girò gli occhi brillanti su di lui, adesso, guardandolo dall'alto in basso. Lo sguardo del ragazzo sembrò penetrarlo, e Renly si sentì piuttosto esposto. Aveva la distinta sensazione di essere misurato. Sentì un rossore crescergli sulle guance, e si girò rapidamente per nascondere il suo disagio.

Note:

Salve popolo, per ora gli aggiornamenti saranno solo il lunedì, con allegre eccezioni se ce la facciamo, magari nel weekend... ;) se avete piacere di essere aggiornati in tempo reale sugli aggiornamenti, aggiungete la storia alle seguite or whatever e così non vi perderete alcun aggiornamento. Chiediamo scusa per questo cambio di programma improvviso, ma non ce la stiamo facendo molto bene e il nostro precario equilibrio mentale è sull'orlo del baratro. :D
Ad ogni modo, spero che continuerete a seguirci, e magari a farci sapere che ne pensate della storia, fa sempre piacere. 
A lunedì prossimo, e scusate l'orario, ma la traduttrice era occupata con una sua storia per un contest e aveva perso la cognizione del tempo. 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Renly esalò un sospiro di sollievo quando Oberyn Martell scomparve attraverso la porta, con il suo scudiero dagli occhi azzurri. Si era sentito piuttosto a disagio durante quello sguardo, a dire poco. Era lieto che il principe si stesse dirigendo all'estremo dell'arena del torneo, quanto più distante dai Tyrell che Renly potesse metterlo. E anche i Lannister, pensò Renly. Nel suo tentativo di tenere Oberyn lontano da Loras, non aveva considerato i Lannister nello scegliere dove mettere il principe di Dorne. Eppure, era conoscenza comune che Oberyn riponesse la colpa dell'omicidio di sua sorella ai piedi di Tywin Lannister e che agognasse vendetta. Poteva essere stato Gregor Clegane a perpetrare l'atrocità, ma Renly non aveva dubbi che l'ordine di uccidere Elia e i suoi bambini fosse arrivato dalla bocca di Tywin Lannister stesso. Non immaginava, tuttavia, che i gemelli d'oro fossero d'accordo. Sì, era decisamente meglio tenere Oberyn lontano sia dai Lannister che dai Tyrell.

Sospirando, valutò di seguire Garlan nelle camere di Loras. Renly non metteva in dubbio che Loras fosse ancora furioso. Il disgusto di Loras per i dorniani in generale non era un segreto e odiava particolarmente Oberyn Martell. Se c'era una cosa che Renly aveva imparato su Loras dall' incidente di Willas, era che Loras teneva il broncio amaramente quanto Stannis.

Aveva appena deciso di cercare il suo scudiero e calmarlo quando Penrose rientrò, apparendo preoccupato. Anche Edric Storm sembrava un po' sconvolto.

“Renly,” disse stancamente. “Potresti per piacere spiegarmi perché il tuo scudiero si è appena scaraventato fuori da questa stanza, sbattendo ogni porta possibile, e con l'aria di voler uccidere qualcuno? Per tutti gli inferi, cosa è successo?”

Renly sorrise imbarazzato. “Ehm.. be', potremmo aver avuto una lieve provocazione che coinvolgeva lui e Oberyn Martell... ma sono sicuro che riusciremo a risolverla.”

“Bene,” disse Penrose. “Non è un uomo che vorresti avere dal lato sbagliato. E tra l'altro, Loras stava allarmando alcuni degli ospiti.”

Renly rise. “A tutti piace un po' di melodramma. Pensalo come un intrattenimento!”

 

Penrose roteò gli occhi. “Non penso di aver mai visto Loras così arrabbiato. È stato un bel cambiamento, che per una volta la sua ira non fosse diretta a me.”

Renly rise. “Ammettilo, Penrose! Non odi Loras così tanto. E, fidati, non ti odia nemmeno lui. Scommetto che segretamente ti vuole bene.”

Penrose sospirò. “Non ho mai detto di odiare il ragazzo, mio lord, lo trovo solo esasperante. Di certo puoi accorgertene.”

Renly si strinse nelle spalle allegramente. “Dimmi, Penrose. Loras sembrava parecchio arrabbiato? Pensi che dovrei andare da lui?”

Penrose sollevò un sopracciglio. “Sono sicuro che potrete sopravvivere almeno un paio di minuti senza la reciproca compagnia.” disse, asciutto. “L'ultima volta che ho controllato, non eravate cuciti per i fianchi.” Fece una pausa. “Tra l'altro, devo prenderti in prestito, mio lord. Gli Arryn sono appena arrivati nel cortile. È tuo dovere essere lì a salutarli.”

Renly buttò gli occhi al cielo. Penrose lo brontolava sempre per la sua apparente incapacità di separarsi dal suo scudiero. Per il momento, comunque, sembrava che Loras dovesse aspettare. Jon Arryn era il primo cavaliere del Re e, come tale, meritava un benvenuto personale a Capo Tempesta. Sospirando, seguì Penrose obbedientemente.

Il lord stava aspettando pazientemente nel cortile, aiutando sua moglie a scendere dalla casa su ruote mentre lei cullava un bambino che aveva tra le braccia. Stava piangendo incessantemente nonostante i suoi tentativi di calmarlo e Renly cercò di ricordarsi se fosse un maschio o una femmina. Non aveva visto Jon Arryn o la sua lady moglie per anni, da quando era stato a Approdo del Re, anzi. Almeno metà decennio prima. Aveva comunque sentito la notizia che lady Lysa aveva finalmente dato alla luce un bambino, dopo la sfortuna di averne persi così tanti.

Si ricordava lady Arryn come piuttosto bella, pensò Renly, ma a vederla ora con il bambino, era chiaro che la sua bellezza era sbiadita. Sembrava stanca, i suoi lineamenti appesantiti e il bambino aggrappato al suo petto con tale ferocia che si chiese se temesse che volesse portarglielo via.

Tuttavia, Jon Arryn sorrideva e aveva lo stesso aspetto che ricordava, sebbene un po' più vecchio. Camminò fino a lui , lasciando la moglie ancora a cullare il bambino.

“Renly,” lo abbracciò delicatamente. “Cielo, come sei cresciuto. Eri un bambino quando ti ho visto l'ultima volta.” fece una pausa, guardando il giovane quasi con orgoglio. “Ti ha mai detto nessuno che-”

“-che somiglio a Robert?” Renly concluse la frase per lui, sorridendo.

Jon Arryn rise. “La somiglianza è strabiliante. Robert era un po' più piccolo di te quando fu mandato come protetto al Nido dell'Aquila. Era subito dopo la morte dei tuoi genitori. Una tale tragedia...”

Sembrò perso nei ricordi per un momento, e si chiese se stesse compiangendo l'uomo che suo fratello era stato. Per il poco tempo che aveva trascorso con suo fratello il giorno precedente, Renly poteva vedere che Robert era solo un'ombra di quello che era.

“Volete che vi mostri le vostre stanze, mio lord? Immagino che siate stanco a causa del viaggio.” Chiese Renly, strappando Jon Arryn dai suoi pensieri.

Il Primo Cavaliere guardò sua moglie. “Magari è meglio. Lysa sarà più contenta quando il bambino sarà al sicuro all'interno. Robert è un bimbo dolce...ma malaticcio.” Sospirò. “Viaggiavamo con il re, originariamente, ma il passo veloce sembrava pesante sul povero bimbo. Abbiamo dovuto fare varie fermate e lasciare la corte reale precederci.”

Il bambino era un maschio, dunque, con il nome di suo fratello, evidentemente. Renly sorrise. “In tal caso, portiamo via Robert dal vento. Il mio Maestro sarà lieto di essere al vostro servizio sevi servirà qualcosa.” Renly immaginò che Lysa avrebbe portato il proprio Maestro con sé se suo figlio era davvero così malaticcio come lord Arryn aveva suggerito, ma pensò di dover fare l'offerta lo stesso.

“Sei troppo gentile,” Jon Arryn prese il braccio della lady sua moglie e la guidò all'interno, il bambino che succhiava dal suo seno. Renly si chiese quanti anni avesse. Era sicuro che ne dovesse avere almeno due, ma Lysa sembrava trattarlo come un neonato.

Si congedò quando raggiunsero la loro camera, pensando che si sarebbero sistemati in pace. O per quanta pace avrebbero avuto con il bambino che faceva sempre baccano, pensò Renly, il rumore che emergeva forte nel corridoio.

Il giovane fu lieto di andarsene, finalmente libero di andare a trovare Loras. Prese la strada più lunga per le sue camere, evitando appositamente la parte del castello dove alloggiava la Regina. Non poteva permettersi di fare conversazione con i Lannister.

Raggiungendo la stanza del suo scudiero, bussò con gentilezza.

Non fu sorpreso quando Garlan aprì. Aveva supposto che il fratello sarebbe rimasto con lui. Guardando la faccia di del maggiore, Renly pensò che sembrasse abbastanza allegro. Loras doveva essersi calmato almeno un po', dedusse.

“Come sta?” chiese a Garlan sussurrando.

L’altro sorrise. “Bene, ora che ha rotto un po' di cose.”

Renly si guardò intorno. Di certo sembrava che il suo scudiero avesse rotto parecchi oggetti nella sua rabbia. Rise. “Sembra da Loras!”

“Di che state bisbigliando voi due là?” Chiese, indignato, il più piccolo dal letto. Sembrava abbastanza snervato.

“Di te.” Rispose Renly semplicemente, sorridendogli.

Loras gli lanciò un cuscino, mirando alla testa. Abituato a questo genere di cose da parte di sua, Renly lo evitò, andandosi a sedere accanto a lui sul letto.

“Vedo che ti sei calmato. Penrose ha detto che stavi facendo una bella scenata prima!”

“Puoi incolparmi?” Loras sollevò le sopracciglia. “Chi pensa di essere il serpente?” Bisbigliò.

Renly rise. “Che ti piaccia o no, Oberyn Martell è uno dei miei ospiti qui, e come tale devi essere gentile con lui. Altrimenti io...” si interruppe, pensando a qualche tipo di punizione con cui avrebbe potuto minacciarlo per tenerlo in riga.

“Altrimenti cosa?” Loras sembrava divertito.

“Altrimenti io... io... ti ordinerò di trascorrere ogni giorno con Penrose. Come suo schiavo personale.”

“E' davvero il meglio che ti viene a mente?”

“Hmm, be', vediamo. Potrei mandarti via.”

Loras lo guardò con disdegno, evidentemente non riteneva l'idea degna di una risposta.

Renly sollevò un sopracciglio. “Non pensi che lo farei?”

Loras scosse le spalle. “Come no. Non dureresti un giorno senza di me.”

“Non è vero!” Renly era indignato. “Sei lo scudiero che lavora meno e il meno necessario della storia di Westeros. Ti prego di dirmi, Loras, per cosa esattamente io ho bisogno di te?”

Il ragazzo sorrise lievemente. “Be', per prima cosa non riusciresti ad alzarti la mattina, senza di me. E tra l'altro, moriresti di noia dopo poco.”

“Be', magari lo scopriremo, no?” la voce di Renly suonava petulante alle sue stesse orecchie.

“Non lo faresti mai.” Disse tranquillo Loras.

“Lo farei.” Replicò Renly.

Fu solo allora che il lord si ricordò che Garlan era ancora nella stanza.

Si girò, lievemente imbarazzante dello scambio immaturo che lui e Loras avevano appena avuto. L’altro Tyrrel era ancora in piedi dietro a loro, un'espressione di curioso divertimento sulla sua faccia. Sembrava che stesse resistendo al bisogno di ridere, pensò.

Renly gli sorrise imbarazzato e basta.

Note:
Salve, cari amici/amiche. 
Ho in progetto di mandare un altra mandata di feedback a Anna in Inghilterra, quindi, potrebbe essere un buon momento per dirci che ne pensate di questa storia :) Ogni singola parola (anche quelle frasine di tre parole che arrivano come messaggio) ci fanno guadagnare secoli di vita- ma, alas, non ore di sonno... :)
Alla prossima! 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Loras andò presto nelle camere di Renly la mattina dopo, portando La sua armatura con sé, pronto ad aiutarlo a prepararsi per il torneo che sarebbe iniziato più tardi quel giorno. Era una nuova, di acciaio placcato d'argento che il lord aveva ordinato apposta per l'occasione. “Sembra splendida’’ pensò Renly, mentre Loras la portava dentro. Il suo scudiero l'aveva evidentemente lucidata finché non aveva brillato quasi come l'armatura dorata che Jaime Lannister preferiva.

Loras cominciò dal basso, prima allacciando le protezioni per i piedi e per gli stinchi, per poi passare in alto. Alla fine, la gorgiera di metallo era al suo posto e Renly si ammirò nello specchio, prima di mettersi l'elmo. Il fabbro di Capo Tempesta aveva davvero fatto un bel lavoro. Era molto soddisfatto del risultato finale.

“Dovrai augurarmi buona fortuna oggi” disse Renly a Loras, rimuovendo l'elmo e ridendo. “Ci sono molti più cavalieri esperti di quanti avrei voluto!”

Loras roteò gli occhi. “La fortuna non c'entra niente. Avresti dovuto lavorare di più.”

Renly rise. “Be', è troppo tardi ora. Posso solo sperare di non affrontare nessuno troppo bravo alle prime battute.”

Loras sorrise. “Vorrei essere abbastanza grande da prendere parte. Non mi troveresti a pregare per un po' di fortuna la mattina precedente.”

Renly gli posò una mano coperta dall'armatura sulla spalla. “Lo sarai presto. E sono sicuro che quando lo sarai, farai abbastanza bene per entrambi.”

“Certo che sì.” disse semplicemente Loras, come se fosse ovvio.

Renly non lo mise in dubbio.

…...................................

Cavalcarono insieme fino all'arena, accompagnati da quello che sembrava essere l'intero castello. Jon Arryn cavalcava accanto a lui, maestoso nonostante l'eta ,su una puledra baia. Robert e Cersei nel frattempo guidavano la processione nella portantina reale, il popolino lungo la strada che inneggiava allegramente mentre passavano. Non importava quanto male gestisse il reame, Renly immaginava che suo fratello sarebbe sempre stato popolare lì. La maggior parte del popolino delle Terre della Tempesta si ricordava ancora di quando Robert era il loro sommo lord, pensò Renly. Adesso lui era il loro re e lo amavano per questo.

Il benvenuto dato a Robert, tuttavia, non fu niente in confronto a quello di Renly. Andarono fuori di testa per lui: gli uomini urlavano il suo nome mentre le fanciulle tiravano fiori sotto i piedi del suo cavallo. Sorrise loro, ben consapevole di essere adorato dal popolo delle Terre della Tempesta. Non c'era da meravigliarsi, pensò Renly, considerando che avrebbero dovuto avere Stannis come sommo lord dopo che Robert era diventato re. Chiunque sarebbe stato una scelta più popolare di suo fratello, immaginò. Sebbene anche il suo irresistibile fascino e il suo aspetto notevolmente bello potessero anche avere qualcosa a che fare con ciò, pensò, ridendo.

Jon Arryn si rivolse a lui, solido sul cavallo nonostante l'età. “Il popolino vi ama, lord Renly.” disse con calore. “Sembra che il fascino vi risulti facile come a Robert. Lui ha sempre avuto un modo di rendersi amici anche i nemici. Un talento utile che entrambi sembrate condividere.”

Renly rise. “Siete troppo gentile, mio lord. Magari il fascino è di famiglia. Sebbene conti solo per due, tra noi tre.”

Jon Arryn rise leggermente. “Stannis potrà non essere... socievole come Robert e voi. Ma ha molte altre qualità altrettanto valide.” La sua voce era tranquilla.

“Come digrignare i propri denti?” una voce si inserì da dietro di loro.

Girandosi, Renly fu sorpreso di vedere che era Jaime Lannister che aveva parlato, cavalcando accanto a quello che pensava potesse solo essere Tyrion Lannister, a giudicare dal fatto che era alto solo quattro piedi sul suo pony. Doveva essere arrivato nella notte, allora.

Renly si rivolse al folletto. “Dovete essere lord Tyrion. Non sapevo che foste arrivato”

“E' la mia stazza che ve lo ha suggerito? O magari il mio elegantissimo aspetto?” disse rivolgendo a Renly un crudo sorriso.

Il lord rise. “Confido che siate stato sistemato comodamente a Capo Tempesta?”

“Non vi preoccupate per me.” Disse il nano. “Ho trovato un letto più che comodo in uno dei villaggi vicini e sia io che mia sorella dormiremo più tranquilli così. Una sistemazione piacevole proprio all'inizio di Bronzegate. Una locandiera così affascinante...”

“Vi riferite al bordello locale!” Rise Renly, capendo.

“Perché? Lo conoscete?” i suoi occhi eterocromatici brillarono per il divertimento. “Anche un uomo della mia statura potrebbe servirsi di consigli. Un uomo non sa mai cosa aspettarsi da queste ragazze del sud... datemi le puttane di Lannisport ogni giorno.”

“Sfortunatamente non posso dire di aver fatto tutte queste visite, così ogni consiglio che potrei dare sarebbe molto povero.” Disse Renly, sorridendo.

“Ah, perdonatemi. Certo che non ci siete andato.” Fece un gesto verso Renly. “Immagino che un lord come voi abbia le fanciulle che lo desiderano da Dorne a Castel Granito. Alcuni di noi, tuttavia, non sono così fortunati. Ahimè, io devo andarci.”

Renly rise. “Mi onorate, lord Tyrion.”

Il folletto sorrise. “Adesso vi prego di scusarmi, temo che sia il momento di rivelare la mia presenza alla mia dolce sorella. So quanto le manchi la mia compagnia.” Il pony del nano trottò via, Tyrion che dondolava leggermente in sella.

Jaime rise. “Mandale i miei saluti!” gli urlò, prima di tornare in linea con il resto della Guardia Reale.

Il bello Sterminatore di Re e il suo deforme fratello erano una coppia davvero improbabile, pensò Renly mentre guardava il folletto trovare la sua strada fino alla portantina reale, appena visibile tra i cavalieri ben più alti e i lord che lo circondavano. La famiglia era di certo una cosa strana. Riuniva gli individui più strani.

Loras portò il suo cavallo più vicino a quello di Renly, piegandosi un pochino. “Renly? Posso chiederti una cosa?”

“Lo hai già fatto,” scherzò lui. “Certo che puoi.”

“Ero curioso, è vero quello che hai detto al folletto Lannister?”

“Quale parte?”

“Il pezzo su di te che non sei stato spesso in quell'edificio a Bronzegate.”

Renly rise. “Se devo dire la verità, non ci ho mai nemmeno messo piede, Loras. Di certo te ne saresti accorto se mi fossi recato in tutte le case di piacere delle Terre della Tempesta.”

Il ragazzo si strinse nelle spalle, sorridendo. “Vero. Ma avevi già quattordici anni quando io sono arrivato. Poteva essere che prima lo facevi.”

“Ti sembro davvero il tipo, Loras?” chiese Renly, gli occhi che luccicavano dal divertimento. “Dubito che anche i tuoi fratelli maggiori vadano in giro a frequentare bordelli.”

“Sai che non ne ho idea?” Rise Loras. “Lo dubito, comunque, ma di nuovo, avevo solo dieci anni quando ho lasciato Alto Giardino. Non è il genere di cosa che viene fuori durante le conversazioni normali, no?”

“Eppure stiamo avendo questa conversazione adesso” disse Renly. “Per la strada, in piena luce del giorno.”

“E' vero..” Loras guardò in su, verso di lui. “Ma nessuno sta ascoltando. Ero solo curioso. Sai che alcuni degli scudieri scappano per andare là?”

Renly rise. “Hai mai voluto unirti a loro?”

“Non ci ho mai pensato prima, a essere onesto” disse Loras, stringendosi nelle spalle. “Ma immagino, a pensarci ora, che l'idea non mi attiri tanto. Non lo trovi ben strano che gli uomini si abbassino a pagare per tali cose?”

Renly sorrise. “Non mi preoccuperei, Loras. Dubito molto che tu sarai costretto a pagare per quel tipo piaceri. Come ha detto il folletto, alcuni uomini sono ben più fortunati di altri.”

Loras rise. “Lo prendo come un complimento?”

“Lo era.” Renly gli sorrise. “E non fare l'innocente con me. So che sai di essere carino come piace a loro.”

Loras sorrise. “Be', è gentile almeno far finta di essere modesto.”

“Non lo discuto,” sorrise Renly. “Ma non ti disturbare a farlo con me. Sono ben consapevole di come sei. Pregi e difetti insieme.”

“E ci sono parecchi difetti!” Garlan si avvicinò all'improvviso, un sorriso in faccia. “Di cosa state parlando così segretamente, voi due? Io e Leonette moriamo dalla voglia di saperlo.”

Renly e Loras si guardarono prima di scoppiare entrambi a ridere. L’altro li guardò, divertito.

Alla fine, Loras riuscì a smettere di ridere. “Stavamo solo cercando di decidere se tu e Willas foste il genere di persona che frequenta bordelli.” Disse innocentemente, facendo un buon lavoro a mantenere un'espressione seria, pensò Renly.

Garlan sembrò divertito. “Che strana scelta di argomento di conversazione! Mi ero immaginato che foste tutti presi da discutere del torneo a cui siamo ormai arrivati.”

“Be', sono sicuro che concorderai, fratello caro, che questo argomento è ben più interessante.” disse tranquillo Loras, guardando Garlan. “Specialmente con la cara Leonette qui. Sono sicuro che lei sarà molto interessata alla tua risposta.”

Garlan rise. “Be', fortunatamente per me, è improbabile che lei si offenda per la mia risposta. Sono sorpreso che addirittura vi siate presi il disturbo di porre al domanda. Willas e io siamo stati cresciuti come uomini educati. E anche tu. Il che è il motivo per cui mi chiedo come sei diventato così insolente.”

Loras si accigliò e dette un colpetto scherzoso a suo fratello. Garlan sembrava sul punto di ribadire ma fu forzato a roteare gli occhi e basta perché in quel momento avevano raggiunto l'arena del torneo.

Renly sorrise mentre la folla del popolino si divideva davanti a loro, permettendo di raggiungere gli spalti.

Robert e Cersei presero posto al centro, Joffrey, Myrcella e Tommen al loro fianco, con i capelli dorati come la madre. La Guardia Reale si radunò intorno a loro, le loro armature bianche che scintillavano nel sole e le spade ai loro fianchi. Tutti e sette avrebbero cavalcato per la giostra e tutti e sette sarebbero stati avversari formidabili.

Prendendo il proprio posto, il più importante dopo quelli della famiglia reale, Renly dette un'occhiata all'arena. Era una bella vista, pensò . Il popolino si era riunito con entusiasmo a guardare e dovunque cavalieri e lord finemente armati camminavano in giro, aspettando di essere chiamati.

Renly fu raggiunto sugli spalti da alcuni degli ospiti più nobili. Garlan e Loras, come figli di Alto Giardino poterono sedersi accanto a lui, mentre i due Tully e Tyrion Lannister prendevano posto dietro di lui, accanto a Jon Arryn e la lady sua moglie. Renly fu di nuovo lieto che il principe Oberyn si fosse seduto lontano da lì, dall'altra parte dell'arena. Non sarebbe stato carino avere lui e il nano a scambiarsi cortesie. Il folletto Lannister sembrava avere una lingua particolarmente appuntita, pensò Renly, non molto differentemente dallo stesso principe dorniano. Sarebbe stato meglio per tutti i coinvolti che non si incontrassero.

Si rivolse ai due Tully dietro di lui, uno con i capelli ancora mogano, l'altro che si stava ormai ingrigendo. “Mio lord Tully,” salutò. “Sono lieto di fare la vostra conoscenza.” Parlava adesso all'altro uomo. “Ser Brynden, ho udito grandi storie sul vostro valore nella Guerra dei Re da Nove Soldi. Mio fratello mi raccontava storie delle vostre gesta quando ero un bambino.”

Il folletto si intromise a quel punto. “Anche mio fratello era un vostro ammiratore nella sua giovinezza, ser. Il Pesce Nero, vi chiamano, vero? Per quanto siete diverso dalla vostra famiglia, mi dicono.” Sorrise con quel suo sorriso storto “Dovrebbe rendermi il leone nero, no? Mi sento come se avessimo così tanto in comune.”

L'uomo dai capelli rossi, che Renly sapeva essere Edmure, l'erede di Lord Hoster per Delta delle Acque e il nipote del Pesce Nero, scosse la testa a questa affermazione. Era evidentemente dispiaciuto del fatto che il folletto si paragonasse al suo valoroso zio. Renly non fu sorpreso. Aveva sentito infatti storie sul fatto che l'erede dei Tully fosse una testa calda.

Il folletto si rivolse a lui, adesso. “E non ci scordiamo di voi, lord Edmure, ho sentito molte storie anche su di voi. Mi sembra di ricordare una specifica canzone in un bordello delle Terre dei Fiumi dove cantavano di un pesce molle? Che analogia divertente!”

Questo sembrò far infuriare leggermente Edmure, ma apparentemente non aveva parole con cui rispondere. Si limitò a guardare il nano, con il Pesce Nero che gli metteva una mano sul braccio.

Il folletto continuò. “Vi prego di non pensare che intendessi offendere. Magari potremmo sistemare la vicenda nell'unico modo che i Lannister conoscono.” sorrise. “Con l'oro. Potrò essere un Lannister piccolo, ma sono sempre un Lannister e come tale pago sempre i miei debiti. Che ne dite di qualche scommessa tra amici?”

“Accetto la scommessa,” Replicò Edmure. “Mio zio contro il vostro fratello Sterminatore di Re. Cinquanta dragoni d'oro che Ser Brynden dura di più che ser Jaime?”

Il folletto rise. “E mi avevano detto che eravate intelligente... accetto.”

Renly rise, rivolgendosi di nuovo a Loras e Garlan che stavano a loro volta osservando lo scambio. “Su chi scommetteresti?” chiese a Garlan.

Garlan ci pensò per un momento. “Tra questi due? Punterei i miei soldi su Jaime Lannister. Il Pesce Nero è un guerriero molto esperto, ma i guerrieri esperti non sempre sono campioni di tornei. È probabile che vedremo una vittoria dello Sterminatore di Re. Sebbene magari il Mastino o anche Barristan il valoroso potrebbero toglierlo di mezzo.”

Renly rise. “Sono contento che solo uno dei fratelli Clegane sia venuto. Temo che se anche la Montagna che cavalca fosse stato qui, avremmo avuto un bagno di sangue prima ancora che cominciassimo, data la presenza della Vipera Rossa.”

Loras fece una smorfia. “Se solo la Montagna che cavalca fosse qui. Dicono che può tagliare la testa a un uomo con un solo colpo. Quel serpente sarebbe solo un verme ai suoi piedi.”

“Dicono che la Montagna che cavalca sia quasi imbattibile in lizza.” disse Renly.

Loras storse il naso. “Ne dubito. Per quello che sento, la Montagna, per tutta la forza che ha, è piuttosto stupido. Dovresti solo essere intelligente contro di lui.”

Renly rise. “Se insisti, Loras.”

I primi turni venivano chiamati adesso e il lord ascoltò in cerca del proprio nome, sorridendo quando lo sentì. Sarebbe stato contro un Fossoway. Un ser Bryan a essere esatti. Si rivolse a Loras, sul punto di parlare.

“E' una mela rossa,” disse lo scudiero, rispondendo alla sua domanda prima che Renly avesse aperto bocca. “Dovresti batterlo facilmente. Non è molto bravo.”

Renly rise. Non sarebbe stato piacevole essere disarcionato al primo round, e questo sarebbe stato certo se fosse stato messo contro il Mastino o uno della Guardia Reale. Loras aveva fatto il possibile per correggere quella che chiamava la pessima tecnica di giostra di Renly, ma c'era così tanto che il suo scudiero avrebbe ancora potuto fare.

Note:
Scusate il ritardo, ieri abbiamo letteralmente dormito entrambe. See ya. 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Alzandosi dal proprio seggio, percorse la strada fino al margine per prepararsi al suo turno. Loras lo seguì, conducendo il suo destriero. Il turno di Renly sarebbe stata la seconda giostra del giorno, dopo uno scontro tra Lothor Brune e uno degli Estermont, che iniziava in quel momento, i due cavalieri che stavano finendo i loro preparativi.

Loras lo aiutò a salire in sella e il lord guardò i due uomini caricare l'uno sull'altro, le lance alte. Ci fu uno schianto assordante quando la lancia di Lothor Brune si incrinò sullo scudo dell'Estermont, esplodendo in mille pezzi e lasciando una tacca visibile al centro del sigillo verde a tartaruga. Un peccato, pensò Renly, gli sarebbe piaciuto vedere uno dei suoi cugini e alfieri vincere.

Il suo turno sarebbe stato presto, appena il Fossoway sarebbe stato pronto. Una mela rossa, si ricordò con piacere.

Loras si allungò per parlargli. “Allora, cerca di ricordarti cosa ti ho detto. Occhi davanti, lancia inclinata, spingila prima che puoi.”

Renly gli sorrise. “Farò del mio meglio.” disse, tirando giù la celata e spronando il cavallo verso la lizza.

Iniziò, il lord spinse il suo cavallo al galoppo, cercando di ricordare le sagge parole del suo scudiero. Il Fossoway stava caricando su di lui, una larga mela sullo scudo. Una mela rossa, notò Renly prima di maledirsi. Avrebbe dovuto guardare davanti, non al suo avversario. Si corresse, e lentamente abbassò la lancia, tenendola in posizione e cercando di ricordarsi di respirare mentre si preparava all'impatto.

Sussultò leggermente quando collisero e Renly sentì la forza rimbalzare sul suo braccio. Non poteva vedere se il suo avversario era caduto, ma il clangore dell'armatura sulla polvere gli disse quello che gli serviva sapere.

Sorrise e alzò il visore, girandosi in sella. Non sembrava che ser Bryan si fosse fatto male. Si stava già tirando su, e spazzolandosi i vestiti. Si congratularono l'uno con l'altro educatamente e si spostarono velocemente per lasciar posto alla prossima giostra che sarebbe stata tra un Florent e uno dei molti Frey.

Renly tornò da Loras, ancora sorridendo.

“Questo era molto meglio del solito.” disse, cosa che, venendo da Loras, doveva significare che aveva fatto bene.

Sentirono la folla ruggire e si girarono per vedere che sia il Florent sia il Frey erano riusciti in qualche modo a finire a terra, pezzi di lancia spezzata intorno a loro. Entrambi si rimisero in piedi, quest’ultimo leggermente spiazzato.

Renly e Loras risero mentre lo scudiero del Frey correva ad aiutarlo e cercava di guidarlo con gentilezza verso la tenda dove i Maestri sarebbero stati disposti a dare aiuto.

Il prossimo era il turno di Jaime Lannister, l'armatura dorata che scintillava nel sole mentre caricava verso Thoros di Myr. La folla acclamò anche lo Sterminatore di Re mentre disarcionava il Prete Rosso con un'eleganza di cui Renly si scoprì geloso.

“E' bravo,” disse Loras, e forse per la prima volta da quando lo conosceva, Renly pensò di aver sentito una traccia di rispetto nella sua voce.

“Che sfortuna, per Thoros di Myr, dover affrontare lo Sterminatore di Re nel primo round, però.” disse Renly, ridendo. “Non importa, immagino che sarà bravo nella mischia domani. Hai sentito i racconti della sua famosa spada fiammeggiante? Ho sentito che ha battuto anche Sandor Clegane nell'ultima mischia a Approdo del Re.”

Loras annuì, gli occhi ancora fissi sul cavaliere dorato che si era appena fermato alla fine delle lizze. Renly sospirò, non pensava che il suo scudiero stesse davvero ascoltando. Era probabilmente preso dal sogno di essere bravo la metà di Jaime Lannister.

Era davvero un torneo divertente, pensò, mentre la giornata procedeva. I gemelli Redwyne tolsero un Royce e un Westerling, prima di essere disarcionati uno dopo l'altro rispettivamente da Meryn Trant e Arys Oakheart, mentre il figlio maggiore di Lord Grandison, uno degli alfieri di Renly, sconfiggeva un altro Frey. Il principe Oberyn, con grande irritazione di Loras, proseguì disarcionando ser Boros Blount, un cavaliere piuttosto grasso della Guardia Reale, con relativa facilità, magnifico su uno stallone nero con una criniera di fiamme. Un immenso boato venne su dalla folla quando fu annunciato che ser Barristan Selmy avrebbe affrontato lord Arstan Selmy. I due si abbracciarono con affetto prima che lord Arstan fosse spinto giù dal cavallo senza cerimonie dal proprio prozio.

Renly stesso passò dalle lizze parecchie volte, abbattendo prima Lothor Brune, poi un Frey e alla fine uno degli Swann. Sospirò, tuttavia, quando fu annunciato che avrebbe affrontato ser Brynden Tully nel prossimo turno. Aveva ben poche probabilità di trionfare sul Pesce Nero che aveva appena sconfitto il proprio nipote nell'ultimo turno.

Infatti, come sapeva che sarebbe successo, Renly cadde di fronte al ben più vecchio Tully, colpendo la terra con un forte tonfo. Non fu una brutta caduta, tuttavia, e Renly ritenne che non avrebbe avuto nessun problema da essa se non una spalla dolente. Dopo essersi congratulato con il Pesce Nero per la sua vittoria, Renly tornò da Loras.

Lo scudiero gli prese il cavallo, togliendogli le briglie rapidamente mentre elencava allegramente tutti gli errori che aveva commesso contro Brynden Tully. Renly rise, Loras avrebbe potuto togliere le briglie a un cavallo o mettergliele anche nel sonno, sembrava spendere così tanto tempo in sella.

“Stai bene?” gli chiese Loras, una volta che ebbe finito di brontolarlo per i suoi errori.

Renly sorrise. “Sto bene, sano come un pesce. Un livido alla spalla, al massimo. Starei bene se mi togliessi l'armatura, però. Mi scordo sempre di quanto sia scomodo indossare le placche tutto il giorno.”

Loras annuì, e tornarono alla tenda di Renly, un grande padiglione con i tessuti dei colori dei Baratheon.

Entrando, parlarono delle varie vittorie della giornata fino a quel momento, mentre Loras si aggiustava per togliere la pesante armatura. Renly fu più che sollevato quando l’altro finalmente tolse la placca pettorale e quella del retro, le spalle finalmente libere di muoversi normalmente.

Tirò un sospiro di sollievo quando poté togliersi anche la spessa imbottitura sotto. Era una giornata afosa e l'armatura si era scaldata nel sole di mezzogiorno. Le mani di Loras, tuttavia, erano fredde contro la sua pelle, mentre gli toglieva i vestiti così che restasse solo con le brache.

Sospirando, Renly affondò in una sedia, sentendosi innaturalmente leggero ora che l'armatura era stata tolta tutta. Doveva davvero vestirsi, pensò. Era poco appropriato vagare solo con le brache in una tenda mentre un fervente torneo si svolgeva intorno a lui. La sua pelle era tuttavia ancora arrossata e la tenda era ombrosa e fresca. Allungando le gambe davanti a sé, Renly rimase seduto, godendo della leggera brezza che entrava da una piccola fessura nei tessuti della tenda.

Loras aveva apparentemente finito di mettere via l'armatura e tornò dentro. Toccò la spalla di Renly. “Fa male?” chiese, piegandosi a ispezionarla.

“Un po'” ammise, sobbalzando quando Loras premette più forte. “E questo non aiuta certo.” Aggiunse, roteando gli occhi verso il suo scudiero.

Loras non gli prestò attenzione, e continuò a strofinare la spalla, con mani sorprendentemente forti che premevano sul punto che doleva maggiormente. Era piuttosto doloroso e Renly valutò di chiedergli di lasciar perdere. Decise alla fine di non disturbarsi, tuttavia. Il dolore non era insopportabile e tra l'altro, sapeva che Loras lo avrebbe comunque ignorato.

Alla fine, il dolore aveva iniziato a dissiparsi e Renly si trovò ad apprezzare abbastanza la sensazione delle mani del ragazzo su di sé, i palmi ruvidi per il tempo trascorso nel cortile d'allenamento.

Di fatto, il dolore se n'era andato del tutto quando Loras finì e andò a sedersi di fronte a lui, appoggiandosi pigramente alle sue cosce, i ricci che gli solleticavano la pancia nuda.

Renly non poté evitare di irrigidirsi leggermente. Loras che si appoggiava così a lui non era una cosa familiare. Di solito, era una presenza confortante. Ma di solito, Renly indossava un po' più di vestiti. Si sentì arrossire leggermente mentre Loras sospirava contro di lui, la testa quasi sul suo grembo. Non avrebbe dovuto pensare a nessun uomo in questo modo, lasciamo stare Loras.

Renly stava facendo passare le mani tra i suoi ricci, cercando di tenere la mente occupata con il giocare con i nodi piuttosto che con qualcosa di più inappropriato, quando la tenda fu aperta e Penrose entrò.

Renly si pietrificò, la mano ancora intricata tra i capelli di Loras e dolorosamente consapevole del modo adorante in cui lo stava probabilmente fissando.

Penrose sollevò un sopracciglio, e gli rivolse uno sguardo piuttosto strano prima di passare a parlare come se Renly non fosse seduto mezzo nudo a pettinare i capelli del suo scudiero.

“L'ultimo paio di giostre di oggi sta per cominciare, mio lord.” Lo informò Penrose. “Ce ne sono solo sei rimasti. Le semifinali e la finale saranno svolte domattina.” Dette uno sguardo allo stato semi vestito del suo lord. “Magari dovresti metterti qualche vestito, Renly.”

Fece per andarsene ed era già quasi fuori dalla veranda della tenda quando si girò. “E, ripensandoci, magari dovresti venire con me adesso, Loras.” Aggiunse con calma, e il lord pensò di vedere tracce di compassione sul suo viso.

Il ragazzo si alzò obbedientemente, guardando Renly e stringendosi nelle spalle prima di seguire Penrose fuori dalla tenda.

Renly si vestì rapidamente, le guance ancora in fiamme, ma per l'imbarazzo adesso. Era ben consapevole di quando strana l'intimità tra lui e Loras dovesse sembrare a osservatori esterni. E gli sarebbe piaciuto insistere che non era il caso, che non c'era niente di sconveniente nel modo in cui si comportava con lui, eppure, se questo sarebbe stato vero un po' di tempo prima, adesso lo stava diventando sempre meno.

Del tutto vestito, tornò alle tribune, cercando di dimenticare l'incidente.

Loras era già di nuovo al suo posto, a parlare animatamente con suo fratello. Renly si sedette accanto a loro, Garlan spiegava velocemente quello che era accaduto in loro assenza. “Il Mastino è salvo nelle semi-finali, come Jaime Lannister e Barristan Selmy. Il Pesce Nero sta per giostrare contro Beric Dondarrion per il posto finale.” disse.

Renly annuì. Gli piaceva il Pesce Nero, ma sarebbe stato bello vedere Lord Beric nelle finali. Era uno dei suoi alfieri, e con lui e ser Barristan avrebbe fatto la metà dei finalisti nati e cresciuti nelle Terre della Tempesta. La folla lo avrebbe adorato, pensò Renly.

Di certo, la folla sembrò impazzire quando il lord della folgore mandò il proprio avversario a schiantarsi a terra, il mantello rosso e blu dei Tully brillante contro il marrone del terreno.

Robert si alzò e annunciò la fine del torneo per la giornata, le sue parole poco chiare. La folla si disperse, riluttante, alle sue parole, senza dubbio per tornare l'indomani, pensò Renly. Stava per unirsi a loro nello sgomberare l'arena, quando Robert lo fermò.

“Renly,” tuonò, mettendo un braccio attorno alle spalle del più giovane dei suoi fratelli. “Che ne dici di tornare sulla portantina reale con me. Non ti ho visto abbastanza, ancora, e sono stato tutto il giorno circondato da maledetti Lannister.” Le sue parole fluivano male. Era evidentemente ubriaco, pensò.

“Se ti fa piacere, Robert.” Renly gli sorrise. In verità, non avrebbe voluto tornare con la famiglia reale nella portantina, ma non era stata posta come una domanda. Dette un'occhiata alla faccia pietrificata della Regina. Sarebbe stato un viaggio piacevole...

Camminò verso Loras, spingendolo a lato delle tribune.

“Il Re vuole che lo accompagni.” sospirò. “Vai con Garlan e i Fossoway se vuoi e io farò portare il mio cavallo a una delle mie guardie. Ti chiederei di unirti a me nella portantina come mio scudiero, ma dubito che ci sia posto, visto quanto Robert è ingrassato.”

Loras lanciò un'occhiata alla portantina reale, guardando la regina e il principe ereditario Joffrey arrampicarcisi, espressioni annoiate in faccia. “Fidati di me, non importa, davvero.” disse, sorridendo a Renly prima di andare dal proprio fratello.

L’altro sorrise a sua volta, guardando il proprio scudiero allontanarsi con i Fossoway. Sia il ramo verde che quello rosso, notò, dagli scudi che gli uomini portavano. Perché non portavano gli scudi tutto il tempo, pensò , avrebbe reso la vita molto più facile. In realtà, sembrava che i Fossoway fossero lì per confonderlo. Il giorno prima, ser Jon, che Renly sapeva essere delle mele verdi, aveva indossato un mantello rosso. Era come se l'uomo stesse deliberatamente cercando di farlo sbagliare.

Sospirando, salì sulla portantina dopo suo fratello, dovendo praticamente spingere Robert da quanto sembrava instabile. Come Renly aveva sospettato, la portantina era stretta con la sua aggiunta. Notandolo , Robert grugnì e spostò Myrcella in grembo a Renly.

“Sii un bravo zio e intrattieni tua nipote, Renly.” borbottò Robert.

Il lord sorrise, accarezzando i ricci della bambina. Aveva poca esperienza con i bambini, ma Myrcella sembrava abbastanza felice in grembo a lui. Lo guardò, le guance rosse di contentezza mentre si piegava per giocare con la spilla a forma di cervo del suo mantello.

“Spero tu abbia un bel banchetto pronto per domani.” disse Robert, ridendo malamente.

“Il migliore che Capo Tempesta abbia mai visto.” Promise Renly, sobbalzando leggermente quando la piccola si alzò per tirargli i capelli, evidentemente stanca della spilla.

“Ah, è bello essere a casa.” disse Robert, guardando la campagna. “Immagino che le donzelle delle Terre della Tempesta sentano la mia mancanza.”

Renly osò guardare la regina. Cersei aveva stretto le labbra, la faccia carica di istinti omicidi. Si girò dall'altra parte piena di sdegno.

Nessuno parlò dopo questo, il rollio gentile della portantina e l'influenza del vino sembravano aver spinto Robert a dormire. Cersei mantenne un rigoroso silenzio, la faccia impassibile. Renly ne era piuttosto contento. Era felice di sedere lì con Myrcella, a guardare il popolino dalle finestre.

Tutto sembrava calmo finché Tommen caracollò dal suo sedile e cercò di salirgli in grembo a sua volta, sentendosi evidentemente escluso.

La regina gli scoccò uno sguardo velenoso e poi, senza dire una parola, sollevò Tommen e lo mise al suo posto. Renly pensò che avrebbe preso anche Myrcella se avesse potuto farlo senza sembrare immensamente sgarbata. Non poteva capire il suo disgusto riguardo al fatto che trascorresse del tempo con i suoi figli. Erano i suoi nipoti dopotutto.

Inutile a dirsi, fu lieto quando poté finalmente scendere dalla portantina fuori dalle mura di Capo Tempesta. Sospirò di sollievo quando prese il cavallo dalla guardia e stava per salirvi e fare il resto della strada fino alla stalla quando, con la coda dell'occhio, vide Oberyn Martell che lo guardava.

Si avvicinò e Renly si sforzò di sorridere educatamente.

“Siete stato bravo, oggi, lord Renly.” Disse. “Il Pesce Nero è un valoroso avversario da cui essere sconfitti.”

“Vi ringrazio,” disse Renly. “Siete stato bravo anche voi.” aggiunse, perché era vero. La vipera rossa aveva sconfitto molti degni avversari nelle lizze.

“Sì,” disse laconicamente il principe. “E' un torneo di successo se uno non azzoppa accidentalmente l'erede di una delle grandi case, no?”

Renly rise, cercando di pensare a qualcosa da dire per sviare il discorso. “Spero che sarete compiaciuto del fatto che servirò vino dorniano al banchetto di domani.” disse alla fine.

“Questo va bene e tutto, ma, ditemi Renly, quando sarà servita la giustizia?” chiese, gli occhi neri fissi nei suoi. “Ho aspettato molto tempo perché vostro fratello portasse i suoi preziosi Lannister all'ascolto.”

“Ho paura di non capire di cosa parliate, principe Oberyn.” disse tranquillamente Renly.

“Davvero?” Oberyn sollevò un sopracciglio.

“Lord Tywin non è qui, ad ogni modo.”

“Allora sapete di cosa parlo?” i suoi occhi luccicarono per un momento. “Non ha importanza, ho aspettato dieci anni. Posso aspettare ancora un po'. Ma siate certo di avvertire vostro fratello, il re. La pazienza della vipera sta finendo.”

“Sono certo che Robert abbia fatto ciò che ritiene giusto.” Disse Renly, cercando di essere diplomatico.

“Un fratello leale, fino alla fine.” Oberyn sorrise prima di assumere un tono molto più sinistro. “Come me, lord Renly.”

Si girò allora e Renly si decise a montare a cavallo, senza sapere che fare dell'incontro. Bestemmiò, mentre la puledra scappava da lui, nervosa dall'agitazione del torneo. Sospirò. Loras sarebbe stato in grado di calmarla. Ahimé, lui non c'era. Si guardò intorno alla ricerca della guardia, invece, ma non era da nessuna parte.

Il principe, tuttavia, lo stava ancora guardando. “Mio buon lord Renly.” disse. “Sembrate aver perso il vostro scudiero. Lasciate che il mio vi aiuti.”

Prima che Renly potesse protestare, il ragazzo di Oberyn si era spostato in avanti per aiutarlo, gli occhi blu che brillavano. Tenne la puledra ferma mentre lui si metteva nelle staffe, prima di andare al suo fianco, aggiustando la sella per lui. Era bravo con la puledra e Renly non poté negare di essere grato del suo aiuto, ma si chiese se fosse davvero necessario che il ragazzo tenesse la mano sulla sua coscia in quel modo mentre stringeva il laccio della sella.

Renly ringraziò di aver scelto brache abbastanza larghe quel giorno e spronò il cavallo velocemente, appena il ragazzo si ritirò. Sentì il rossore salire alle sue guance mentre correva via, la leggera risata del principe dietro di lui.


Note:
Non in ritardo, di più. Ma ci siamo. Non vi molliamo! La scuola complotta contro di noi, i fandom complottano contro di noi, scoppiano rivoluzioni per non farci pubblicare- ma noi continuiamo! (però siamo in ritardo, okay, scusateci)

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Il castello era sorprendentemente tranquillo quella sera e la maggior parte degli ospiti si era ritirata nelle proprie stanze. Renly ne era lieto. La lunga giornata di giostre e eccitazione stava chiedendo il conto; era esausto.

Fu con grande sollievo che si trascinò finalmente per le scale verso la propria camera, Loras che lo seguiva.

Spinse la porta stancamente e collassò direttamente a letto, senza nemmeno preoccuparsi di cambiarsi per la notte. Sbadigliando, allungò gli arti stanchi. Sarebbe stato lieto di addormentarsi. La mattina dopo sarebbe stato un altro lungo giorno, e questa volta avevano un banchetto a cui aspirare. E magari, più importante, per cui restare svegli.

Loras non perse tempo a stendersi a sua volta accanto a lui, sospirando nell'appoggiare la testa sul petto di Renly, come se fosse un cuscino. Il più grande rise e si abbassò ad arruffargli i ricci. Dubitava di essere un appoggio particolarmente comodo, ma Loras sembrava abbastanza soddisfatto.

“Ti sei divertito oggi, Loras?” chiese, guardando il soffitto distrattamente.

“Certo che sì.” Rispose e Renly poteva dire che stava sorridendo.

Sdraiato sulla schiena come era, il lord non poteva vedere il suo viso ma poteva immaginarsi perfettamente il modo in cui Loras stava sorridendo, fino alle lievi fossette che si formavano agli angoli della bocca. Renly sorrise all'immagine, scendendo a passare una mano tra i suoi capelli.

Loras si adagiò al tocco, sospirando lievemente e rilassandosi contro di lui.

Stettero in un confortevole silenzio per un po', Renly che giocava con un ricciolo di Loras, apprezzando il modo in cui poteva tirarlo fino a farlo essere liscio e poi osservarlo tornare alla sua forma. Era qualcosa che aveva iniziato a fare recentemente e si chiedeva spesso se l’altro lo trovasse irritante.

Sollevando la testa e guardandolo, con gli occhi chiusi e sorridendo lievemente, ritenne certo che a Loras non dispiacesse per nulla.

“Renly?” lo scudiero aprì gli occhi, come se sapesse che l’altro lo stava fissando. “Sai, quello che dicevi prima? Di come tu non sia mai stato a quel bordello a Bronzegate?”

“Sì. Cosa?” Renly lo guardò con curiosità. Garlan aveva interrotto la loro conversazione, ma non pensava ci fosse altro da dire sull'argomento.

“Mi stavo solo chiedendo se avessi avuto altre esperienze con questo genere di cose?”

Renly rise, piuttosto sorpreso della domanda. “Un po', non molte.”

“Hai mai... sai?”

“No.” Renly scosse la testa.

“Ma hai fatto alcune cose?”

Renly sospirò, tornando a studiare il soffitto. Aveva sempre temuto che questa conversazione saltasse fuori. Si chiese come rispondere al meglio.

“Come la maggior parte delle persone, ho baciato a stampo e un po' di più con qualcuno della servitù. Niente di serio.” Disse alla fine, scegliendo le parole con cura.

Renly aggrottò la fronte. Aveva evitato di dire che il membro della servitù in questione era stato un ragazzo della stalla anziché una cameriera ma pensava che Loras avrebbe potuto fare a meno di quest'informazione in particolare.

Sospirò. Si ricordava bene di quell'incidente. Non era stato certo più di qualche bacio e, Renly arrossì, una mano piuttosto priva di esperienza nei pantaloni. Anche così, aveva trovato al ragazzo della stalla una nuova posizione in una delle case dei suoi alfieri, era così imbarazzato. Da allora aveva cercato di cancellarlo dalla memoria, di solito fingendo con se stesso che non fosse mai successo. Era stato quanto aveva innocentemente pensato che alla fine avrebbe voluto andare dietro alle ragazze come tutti i ragazzi di Capo Tempesta. Renly sospirò. Sembrava che stesse ancora aspettando questo momento. Forse avrebbe aspettato per sempre.

“Ma niente di più?” Loras fece pressione.

“No.” rise Renly. “E' piuttosto vergognoso alla mia età, in realtà. Mio fratello, il Re, sarebbe davvero deluso se lo sapesse.”

Loras rise. “Be', non è che io abbia avuto esperienze del genere, quindi sei in buona compagnia.”

“Be', è normale per te.” Renly gli tirò uno scappellotto giocosamente. “Non hai ancora tredici anni. Nel mio caso, tuttavia... sono così vecchio che se fossi una ragazza mi direbbero che ho passato il mio tempo!”

Loras si alzò allora, sedendosi a gambe incrociate davanti a Renly, come faceva spesso la mattina. “Non sei così vecchio.” disse “Hai solo sedici anni, Renly, non così più vecchio di me. E tra l'altro, saresti scioccato se sapessi cosa fanno alcuni scudieri della mia età. Sai, il maestro d'armi ha beccato Dendric Storm a fare un po' di rapida ginnastica nella paglia con una serva l'altro giorno, ed è più giovane di me di parecchi mesi.”

Renly rise. Non era minimamente sorpreso. Sospettava che Robert avesse iniziato ad andare in giro a seminare bastardi all'età di Loras. Stannis, d'altra parte, probabilmente non lo aveva fatto. Per la prima volta nella sua vita, sembrava che Renly avesse qualcosa in comune con suo fratello. Il pensiero lo fece sorridere amaramente.

“Be', come ho detto stamani. Potresti, se volessi.” Disse a Loras. “Sono certo che le fanciulle cadrebbero tutte ai tuoi piedi se solo tu ti degnassi di guardare nella loro direzione.”

Il tono era giocoso, ma le parole erano abbastanza vere. Sospirò. Dubitava che Loras lo avesse notato, ma sembrava davvero che la metà delle giovani di Capo Tempesta si immaginassero pazze d'amore per il suo giovane scudiero. Adesso, il ragazzo poteva difficilmente camminare per un corridoio senza che una delle serve ridacchiasse. E spesso Renly aveva sentito gruppi di ragazze sussurrare di lui, le più timide che arrossivano e basta e ribadivano quanto fosse bello, mentre le più coraggiose facevano crudeli doppi sensi su quanto bravo fosse con la lancia. Lui faceva sempre finta di non sentire.

“Pensi?” chiese Loras.

“Certo.” disse Renly, ridendo.

E per un buon motivo, pensò. Il suo scudiero era sempre stato carino, ma stava diventando sempre più evidente che stesse crescendo per diventare veramente attraente, in modo poco comune. Aveva iniziato a mettere su massa, era in pratica un giovane uomo adesso, non più un ragazzo. Era sicuro che le giovani fanciulle avrebbero fatto salti di gioia all'occasione di avere una storia romantica con il suo scudiero.

Loras sospirò. “Perché tu non lo hai fatto, Renly?”

“Non l'ho mai cercato di proposito e non si è mai presentata l'occasione.” Disse semplicemente. Non era una bugia, pensò, ma non era nemmeno la completa verità. “Ma solo perché non l'ho fatto io non vuol dire che tu non puoi.” Pensò a cosa avesse detto il giorno prima Penrose sul fatto che non fossero attaccati per il fianco.

Loras si strinse nelle spalle e cambiò discorso. “Chi pensi che vincerà domani?”

Renly sospirò, assolutamente felice di lasciar perdere l'argomento. “Lo Sterminatore di Re, probabilmente.”

“Sarò più bravo di lui, un giorno.” Disse, con sicurezza, Loras, sbadigliando lievemente e appoggiandosi di nuovo a Renly.

Il lord roteò gli occhi. Il suo scudiero sembrava avere l'abitudine di prefiggersi obiettivi piuttosto difficili. Questo era forse il più irraggiungibile di tutti. Jaime Lannister era il migliore tra i migliori e pressoché imbattibile. Alcuni dicevano che la sua abilità era pari addirittura a quella del defunto Arthur Dayne. Pensò di dirlo a Loras, ma immaginò che non l'avrebbe presa molto bene. Invece, lo spinse lievemente via da sé e tirò le coperte, piuttosto felice di andare a dormire.

Il ragazzo non si disturbò a chiedere se poteva restare. Si spostò accanto a Renly, incastrando la testa sotto il suo mento e mettendogli un braccio morbidamente intorno al collo.

Parlando di sfacciataggine, pensò Renly, il suo scudiero sembrava non avere nozione di limiti. Suppose che fosse colpa sua, tuttavia. Per averlo permesso.

Sospirò. Loras sarebbe stato la sua morte, entro poco. Quest'intimità che condividevano era stata semplice quando era un bambino, ma adesso... adesso le cose erano diverse. Non era sicuro di quanto ancora potesse permettere che andasse avanti. Stava diventando sempre più difficile stare sdraiati tranquilli accanto a lui, senza sentire niente, senza volere niente. Entro poco, non sarebbe stato capace di sopportarlo.

Sorrise consapevolmente. Doveva finire presto, pensò tristemente.

Sospirò. Loras si sarebbe arrabbiato. E sarebbe stato confuso. Era cresciuto abituato a salire sul letto di Renly come se fosse uno dei suoi fratelli. Non avrebbe capito perché le cose dovessero cambiare. E lui non avrebbe saputo spiegarglielo.

Renly lo guardò piuttosto tristemente, ma non lo spostò. Una notte in più non poteva far danni, decise. Premette un lieve bacio sui ricci di Loras.

Appoggiando la testa su quella dell’altro, chiuse gli occhi e si abbandonò a un sonno inquieto.


Note:
Who knows, magari saremo regolari un giorno, ma... *fermatemi, siete ancora in tempo, fermatemi, fermatemi... damn, too late* NON E' QUESTO IL GIORNO! (Tra l'altro, lo so che il layout è pessimo, ma ho fatto casino con l'HTML e non so come metterlo centrato senza cancellare tutto. Peace and Love)

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Salve, lettori, sono tornata, sola soletta a questo giro e non so per quanto, di preciso. Cioè, spero di essere tornata per parecchio, ma non so per quanto sarò sola, that is. Ad ogni modo, buon anno a tutti voi che leggete questa storia! E buona lettura.
Un saluto speciale a tutte le persone che continuano/cominciano a recensire questa storiella e a lodare la traduzione. Spero che avrete tutti tanta bontà da segnalare le cose che suonano male in traduzione perché, senza la beta, ho corretto da sola, ma non sono brava in questo...

 

Capitolo 19

Come Renly e Loras avevano previsto, Jaime Lannister vinse il torneo l'indomani. Un immenso boato salì dalla folla quando la lancia dello Sterminatore di Re trovò il suo obiettivo con un'accuratezza che fece sobbalzare gli spettatori non appena colpì il Mastino, precisamente tra le spalle, mandandolo a infrangersi nella polvere con un forte rumore.

Renly scoprì che gli interessava poco. Una volta che il Mastino e lo Sterminatore di Re avevano rispettivamente disarcionato ser Barristan e lord Beric nelle semifinali, per lui era lo stesso chi sarebbe stato il vincitore. Non era importante per lui che fosse il Lannister o il cane dei Lannister a vincere. Ad ogni modo, sarebbe stata una vittoria dei Lannister.

Eppure, si alzò per congratularsi caldamente con lo Sterminatore di Re per la sua vittoria, dando cenno affinché le sue vincite fossero portate fuori. Provò a ignorare l'espressione piuttosto soddisfatta della regina e a mantenere la voce cortese mentre porgeva la sacca di dragoni d'oro al suo fratello dorato.

Si sedette poi per vedere ser Jaime cavalcare tra le lizze per scegliere la sua regina d'amore e bellezza. Fece un giro intero del campo, tornando alla fine a fermarsi di fronte al padiglione reale, dove porse la corona di fiori a sua sorella.

Renly non ne fu sorpreso. Era di buon gusto incoronare la propria sorella, specialmente quando tale sorella era anche la regina dei Sette Regni. La sua bellezza poteva non esaltarlo granché, ma persino Renly doveva ammettere che Cersei Lannister era la donna più bella presente quel giorno. I suoi capelli dorati brillavano alla luce del sole mentre accettava la ghirlanda da suo fratello con un misero accenno di sorriso.

Finito questo rituale conclusivo, Renly dichiarò terminato il torneo e la folla iniziò a disperdersi un'ultima volta. Renly sorrise, mentre il popolino passava, l'eccitazione ancora alta. Senza dubbio si sarebbero tutti diretti alle taverne locali e ai bordelli per continuare le celebrazioni, come avrebbero fatto alcuni dei nobili, pensò Renly, ridendo, nel ripensare a cosa gli aveva detto Tyrion Lannister.

Ogni affare di puttane collegato ai lord, tuttavia, doveva aspettare fino a più tardi. Prima ci sarebbe stato il banchetto, probabilmente il più grande e splendido che Capo Tempesta avesse mai visto.

Lungo la strada fino al castello, Renly guardò divertito Edmure Tully che, riluttante, porgeva i cinquanta dragoni d'oro promessi a Tyrion Lannister nel caso in cui lo Sterminatore di Re avesse progredito nel torneo più del Pesce Nero. Il folletto li intascò con un sorriso prima di trotterellare in avanti per raggiungere il proprio fratello e congratularsi con lui.

Il banchetto iniziò non appena arrivarono, perché l'ora era tarda e molti degli ospiti affamati. Prima che ognuno avesse preso il proprio posto, i servi stavano portando immensi barili di vino dalle cantine sia da Arbor che da Dorne per le celebrazioni.

Robert in persona condusse i festeggiamenti, ordinando che il suo bicchiere fosse riempito già prima che si fosse seduto. Renly non poté evitare di ridere. Anche in presenza dei suoi tre figli, suo fratello sembrava non avere pudore di mostrare desiderio di bere per tutta la notte. Era di buon umore, ridacchiava mentre le serve passavano vicino a lui, impazienti di riempire il suo bicchiere.

Renly scorse con lo sguardo il tavolo prima di sedersi accanto a lui. I dorniani erano seduti a un'estremità, e fortunatamente i Lannister erano all'altra. C'era anche abbastanza distanza tra Loras e Garlan e la compagnia dorniana, cosa di cui era grato. L'unico potenziale problema che Renly poteva scorgere era che, in qualche modo, i Redwyine erano finiti accanto al principe dorniano. Poteva già sentire uno dei gemelli Redwyine lamentarsi ad alta voce di un dorniano invecchiato che un servo gli aveva appena versato. Sputò il sorso che ne aveva preso nel calice, dichiarandolo amaro e imbevibile. Il Principe Oberyn strinse le labbra a questo, posando il proprio bicchiere e commentando asciuttamente che era grato che non servissero il succo d'uva che Arbor passava come vino a questa estremità del tavolo. Il suo scudiero dagli occhi blu sedeva accanto a lui, lanciando occhiate che difficilmente nascondevano lo sdegno ai poveri Redwyne.

Renly trasse una delle serve da parte. “Posso confidare in te per far servire a Lord Paxter Redwyne e alla sua casata un po' di vino rosso di Arbor?” le sussurrò.

Lei arrossì e annuì, andando di buon grado a prendere il vino, evidentemente lieta di compiacerlo. Renly le sorrise mentre se ne andava. Sembrava una ragazza dolce e diligente e poteva contare su di lei per assicurarsi che le relazioni restassero più o meno amichevoli tra i dorniani e gli uomini di Arbor.

Robert ruggì con una risata. “Quella è una delle fanciulle di mio fratello?” chiese, dando una pacca sulla spalla a Renly. “Quanti anni hai ora? Quattordici? È l'ora che ti trovi una bella donna per scaldarti il letto.”

Jon Arryn dall'altra parte di Robert sembrò sconsolato. Sembrava vergognarsi per conto del re del fatto che Robert non si ricordasse nemmeno l'età del suo fratello più giovane.

Renly sorrise e basta. “Sedici, in realtà.”

Non avrebbe dovuto disturbarsi. Robert non sembrava aver udito la correzione, la sua attenzione era già rivolta a Thoros di Myr che sedeva qualche seggio oltre la regina e i suoi bambini. Stava sfidando Robert a qualche sorta di gara di bevute, che Robert sembrava aver accettato con entusiasmo, dato il modo in cui batté il pugno sul tavolo.

“PASSAMI IL VINO!” Ruggì a una delle serve, strizzandole il sedere e facendola strillare. Corse a riempire molti altri bicchieri, quasi versando il vino nel processo. Renly le rivolse uno sguardo di compassione. Si appuntò mentalmente di chiedere scusa alla ragazza per il comportamento di suo fratello.

Lasciando Robert a Thoros di Myr e alle loro bevute, Renly si spostò al tavolo dove Loras sedeva, pensando che avrebbe colto l'occasione di apprezzare un po' di buona compagnia prima che il cibo fosse portato. Avvicinandosi a lui, notò con esasperazione che erano seduti tra i Fossoway e che ancora una volta ser Jon delle mele verdi era vestito di rosso e ser Tanton delle mele rosse di verde. Renly sospirò. Non poteva essere una coincidenza.

Si sedette accanto a Loras, che scivolò leggermente sulla panca per fargli posto.

“Com'è che i Redwyne sono finiti dal lato dorniano?” chiese Renly, sorridendo. “Stanno rovinando i miei piani di una cena piacevole.”

Loras ride, stringendosi nelle spalle. “Immagino che siano stati sfortunati.” disse “Ad ogni modo, stavo per venire a cercarti. Devo chiederti qualcosa.”

“Vai avanti.” Renly lo guardò con curiosità.

“Andrebbe bene se prendessi del vino?” Sembrava un po' irritato. “Mi hanno detto che ho bisogno del tuo permesso.” Aggiunse, scoccando uno sguardo velenoso al fratello.

Renly rise. Non aveva nessun problema con questo. Cercò di ricordarsi quando Penrose gli aveva permesso per la prima volta di bere vino. Renly pensò. Era stato più o meno alla stessa età che Loras aveva ora e non c'era praticamente niente di sbagliato nel bere qualche bicchiere durante il pasto. Tra l'altro, non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva negato qualcosa a Loras e non era propenso a iniziare a farlo ora. Se doveva insistere che Loras desse un taglio alla sua abitudine di trascorrere la notte nella stanza di Renly, era meglio che restasse dal lato buono di Loras su tutti gli altri argomenti. Ma con il fratello di Loras lì, si chiese se fosse suo il compito di prendere la decisione. Decise di provare a essere diplomatico.

“Per quanto mi riguarda, puoi fare come vuoi, Loras. Ma magari sarebbe meglio chiedere a tuo fratello.” Disse, guardando Garlan per un consiglio.

“Avresti dovuto stare dalla mia parte!” borbottò Loras, togliendosi i capelli dagli occhi con irritazione e guardandolo.

Garlan comunque rise. “Casa di lord Renly, regole di lord Renly. Non ha problemi con questo, quindi posso difficilmente vedere un motivo per lamentarmi. Solo un bicchiere, però. Sei sempre giovane.”

Loras roteò gli occhi. “Ho quasi tredici anni.” Replicò, guardando Renly perché lo sostenesse.

Renly gli sorrise e basta, e Loras lo colpì in modo giocoso con lieve irritazione.

“Come ho detto. Giovane.” Disse Garlan, arruffando i capelli del fratellino dall'altra parte del tavolo.

Renly rise, piegandosi per sussurrare con fare cospiratorio nell'orecchio di Loras. “Quando avrai tredici anni, Loras, ti prometto che ti farò bere un'intero barile di vino se lo desideri così tanto. E non lo dirò mai a Garlan.”

Loras rise e si tolse i capelli dagli occhi. Gli tornarono subito in faccia. Garlan aveva evidentemente fatto un buon lavoro quando li aveva scompigliati un momento prima e Renly non poté evitare di ridere degli inutili tentativi del suo scudiero di riordinarli. I loro occhi si incontrarono per un momento e Renly sentì l'improvvisa urgenza di mettere uno dei ricci più ribelli di Loras dietro al suo orecchio. Lo avrebbe probabilmente fatto se fossero stati soli. Spinse via il bisogno.

I primi piatti venivano ora serviti. Grandi vassoi di pane e paste e tutti i tipi di cibo erano portati e piazzati sui tavoli. Con sorpresa di tutti, quando un piatto di frutta fu sistemato davanti a lui da una serva particolarmente bella, ser Tanton Fossoway si alzò in piedi, arrampicandosi sul tavolo e dichiarando alla ragazza in tono molto strascicato che avrebbe vinto il prossimo torneo e dedicato la sua vittoria a lei. Il tavolo ruggì di risate mentre la ragazza arrossiva e correva di nuovo in cucina. Renly rise con loro, trovando incredibile che ser Tanton fosse riuscito ad essere già sbronzo.

Stava cercando di scendere dal tavolo e stava spostando il peso da un piede all'altro mentre cercava di non calpestare la frutta portata dalla sua amata serva. Con un instabile passo in avanti, riuscì a ribaltare un intero piatto di paste, mandandole in volo per tutto il tavolo in direzione di Renly. Renly rise anche quando le briciole gli arrivarono in grembo.

Stava perdonando le scuse ubriache di ser Tanton e stava per scuotersi i bricioli che gli erano finite in grembo quando Loras lo fece per lui. Renly non poté evitare di irrigidirsi lievemente mentre le mani di Loras gli sfioravano le cosce, buttando le briciole sul pavimento. Era un gesto casuale, amichevole, eppure Renly sentì le farfalle nello stomaco e il suo cuore perse un colpo quando le dita di Loras indugiarono sull'interno della sua coscia mentre toglieva le ultime briciole.

Prendendo un profondo respiro e ricomponendosi, Renly si alzò per tornare al proprio posto al fianco del fratello. Resistette all'urgenza di incotrare lo sguardo di Loras ancora una volta e si forzò a andarsene. Sospirò quando raggiunse il proprio seggio. Non era stato difficile, no?

Si sedette, determinato a divertirsi quella sera. Era stato portato ancora cibo da quella parte del tavolo e Robert aveva già riempito il proprio piacco e stava abbuffandosi allegramente. Renly, tuttavia, scoprì di aver perso in qualche modo l'appetito. Prese invece il bicchiere di vino, prendendo un lungo sorso. Non riusciva a togliersi la sensazione delle mani di Loras contro le sue cosce dalla mente. Dando un'occhiata al proprio grembo, poteva ancora sentire il calore delle dita di Loras, il modo in cui gli avevano dato i brividi lungo la schiena. Spinse il ricordo via dalla mente e prosciugò il bicchiere. Il vino avrebbe aiutato, decise.

Il vino non aiutò. Anzi, fece l'opposto. Con ogni bicchiere di vino, Renly si trovava a desiderare sempre più di tornare all'estremità di Loras, inventando sempre più scuse stravaganti per far apparire accettabile che stesse abbandonando la compagnia del re in favore di quella del suo scudiero. Fu solo quando i dolci arrivarono, tuttavia, e quando Renly scoprì di non riuscire a reggere il proprio cucchiaio abbastanza fermo che capì di essere bello sbronzo. La testa gli girava leggermente e stava perdendo la battaglia con se stesso per non tornare da Loras e guardarlo in quegli occhi liquidi e dorati e passare la mano tra i suoi capelli.

Determinato a non arrendersi a quella che sapeva essere un'urgenza ridicola, si alzò e annunciò che sarebbe andato fuori per un po' d'aria.

Jon Arryn fece per alzarsi, offrendosi di accompagnarlo. Renly rifiutò la sua insistenza con un sorriso forzato mentre si affrettava fuori dal salone con passi affrettati, notando con dispiacere che gli occhi da serpente del principe dorniano lo avevano seguito fino alla porta. Fortunatamente, rimase al proprio posto, come Jon Arryn. Renly esalò un sospiro di sollievo. Aveva bisogno di stare solo. Aveva bisogno di ricomporsi. E soprattutto aveva bisogno di togliersi la sensazione delle mani di Loras sul suo grembo dalla testa.

Una volta fuori, Renly si allontanò dal sentiero, andando in un'area isolata delle mura, lontano dagli occhi curiosi di ogni ospite che avrebbe potuto volere una passeggiata notturna nelle campagne. Respirando profondamente, si appoggiò pesantemente alla fredda parete di pietra. Sembrava più solida di quanto la sentisse e Renly sospettò di essere più ubriaco di quanto avesse pensato in precedenza.

Cercò di raccogliere i propri pensieri, ma la sua testa girava. Pensò di sedersi sull'erba, ma aveva un vago ricordo del fatto che l'umidità serale avrebbe potuto rovinare i suoi vestiti. Invece rimase appoggiato al muro, perso nell'immaginarsi come sarebbe stato meraviglioso se Loras avesse ripetuto quello che aveva fatto prima. Nella sua immaginazione, Loras non restava per qualche secondo sfuggente, ma si tratteneva. E invece di buttare le briciola per terra, le sue dita si muovevano nel verso opposto, sulla sua gamba, calde nella parte interna della sua coscia.

Fu portato fuori dai suoi pensieri dal suono di passi. Qualcuno lo aveva seguito fuori. Si irrigidì nervosamente e fissò nel buio. Parte di lui sperava disperatamente che fosse Loras, eppure un'altra parte di lui, un'altra parte, ugualmente irrazionale, era terrorizzata dalla stessa prospettiva.

Trattenne il fiato quando vide che la figura aveva lasciato il sentiero e si stava avvicinando. Magari era davvero Loras. Poteva pensare a ben poche altre persone che lo avrebbero seguito lì. La figura non era abbastanza alta per essere Penrose. Doveva essere Loras. Il suo cuore corse al pensiero, le farfalle che tornavano nello stomaco.

Come la figura si fece più vicina, tuttavia, divenne evidente che non era Loras. Anche nel buio poteva dire che la figura che si avvicinava era leggermente più alta e molto più larga di Loras. Aveva anche un portamento differente, molta meno eleganza di quella che era solito riconoscere nei movimenti di Loras.

La figura finalmente lo raggiunse, appoggiandosi in modo casuale alla parete di pietra, mimando la postura di Renly. Nel chiarore della luna poteva vedere la sua pelle scura, gli occhi brillanti, ciocche marroni che incorniciavano una mandibola forte. Lo riconobbe all'istante. Gli occhi penetranti dello scudiero del principe Oberyn erano quasi accattivanti e impossibili da dimenticare, come quelli dorati di Loras.

Renly restò lì, pietrificato, mentre il ragazzo lo guardava con tranquillità. Dopo un po' si spostò e prese il braccio di Renly, dita rozze che si facevano strada verso la sua vita. Renly si ritrasse leggermente, la testa che gli girava. Sapeva che doveva protestare, che doveva cacciare via il suo braccio, eppure non era sicuro di volerlo. La presa era ferma, solida contro il suo battito accelerato e le dita ruvide gli ricordavano quelle di Loras.

Il respiro del ragazzo era caldo accanto alla sua guancia, adesso, il suo pollice percorreva il polso di Renly mentre una mano si spostava al suo stomaco, trovando la strada sotto il farsetto per posarsi sulla sua pelle nuda, poggiandosi in modo allettante all'orlo delle sue brache. Si piegò in avanti.

Renly deglutì, aspettandosi che il ragazzo lo baciasse.

Non lo fece.

Invece, Renly si trovò spinto malamente contro la fredda parete di pietra, il forte petto del ragazzo a spingerlo lì. Renly sentì il proprio corpo rispondere e il ragazzo dorniano guardò in alto con un ghigno mentre sentiva Renly eccitarsi contro di lui. Facendo scattare la lingua contro il mento di Renly e sul suo collo, spinse la gamba tra le cosce di Renly, mettendo la propria erezione contro quella di Renly, una profonda risata gutturale gli sfuggì mentre la mano si infilava nelle brache di Renly.

Renly si irrigidì mentre una mano ruvida slacciava le sue brache in un colpo solo, facilmente, con esperienza, come se il ragazzo avesse voluto che Renly fosse sicuro di quante altre volte lo aveva fatto prima. Renly cercò disperatamente di ricomporsi, di fermare i respiri dal venire in sussulti strascicati mentre il ragazzo allargava le brache di Renly intorno ai suoi fianchi.

Il respiro di Renly si interruppe quando sentì l'aria fredda della sera contro il proprio membro e il ragazzo lo prese in mano, con dita solide, abili che lo accarezzavano dalla base alla punta, mandando brividi lungo la spina dorsale di Renly e facendo correre il suo cuore.

Con un sorriso insolente che gli ricordò dolorosamente di Loras, il ragazzo si abbassò in ginocchio. Renly chiuse gli occhi, incacpace di evitare il mugolio piuttosto roco che gli sfuggì dalle labbra quando sentì una lingua umida tracciare la sua lunghezza, giocando con lui, traendo il suo pene nella bocca del ragazzo.

Con il cuore impazzito, Renly dovette reggere la parete dietro di lui come supporto mentre lui perdeva il controllo, gli occhi ancora chiusi e cercando di non urlare dal piacere. Il respiro divenne ancora più irrequieto mentre il ragazzo aumentava il ritmo, prendendo Renly nella bocca sempre di più a ogni colpo, mandando spirali di piacere attraverso il suo corpo. Sentendo il culmine avvicinarsi, Renly si abbassò, intrecciando la mano tra i capelli del ragazzo. Fu strano, erano lisci e spessi. Nonostante questo, tenne strette le ciocche mentre la tensione alla base del suo stomaco aumentava ancota, il corpo anelante di ogni movimento della lingua dell'altro con ancora più insistenza. La sua liberazione non avrebbe tardato molto, ogni fibra del corpo di Renly doleva per questo.

La testa gettata indietro contro la parete di pietra, Renly non poté evitare di urlare mentre la lingua del ragazzo lo spingeva oltre il limite. Perso del tutto nel proprio piacere, per un beato momento, Renly poté dimenticare ogni cosa. Poté dimenticare il freddo della parete dietro di lui, la vergogna nell'avere la bocca di un ragazzo deliziosamente posta attorno al suo cazzo, poté persino dimenticare Loras.

Note:

Vorrei garantirvi che la prossima settimana aggiornerò regolarmente, ma non so che dirvi, in realtà. Di sicuro potrebbe darsi che metterò un secondo capitolo in questa settimana, dato che ne ho già tradotti un po'. Per il momento, sentitevi liberi di messaggiarmi dovunque, su questo account, sul mio personale (neurodramaticfool), sul mio Tumblr, sul mio Twitter. Aspetto in gloria qualche segno di vita :D 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

Il leggero ritmo del cadere della pioggia contro la parete lo svegliò. Renly mugolò, la testa che pulsava e il mondo che girava ancora leggermente intorno a lui. Si aggrappò alle lenzuola per farlo smettere, sollevato nello scoprire che le coperte di seta gli erano familiari. Era nel proprio letto. Si allungò, facendo un tentativo, con un altro sospiro di sollievo quando scoprì di essere solo nel letto. Gli occhi ancora chiusi, cercò di ricordarsi come era arrivato lì. Aveva un vago ricordo di essere tornato da una delle scale sul retro, ma gli eventi della sera precedente erano nebulosi nella sua mente, un misto confuso di cosa pensava di ricordarsi e cosa poteva essersi immaginato.

Aprì gli occhi e sobbalzò, la luce del mattino che gli faceva pulsare nuovamente la testa. Lentamente mise a fuoco la stanza. Gli occhi si posarono su Loras, seduto ai piedi del letto, con le gambe incrociate come sempre.

Si alzò di colpo, rimpiangendo all'istante di averlo fatto, quando un'ondata di nausea lo travolse. Guardando in basso, si accorse con ansia che non stava indossando niente. Di corsa, strinse le coperte attorno alla vita. Non sapeva perché si fosse preso il disturbo di farlo, in realtà. In tre anni di amicizia, Renly sapeva che Loras doveva averlo visto nudo, o più o meno così, innumerevoli volte. Nonostante questo, si sentì a disagio, tirando le coperte quanto più su poteva.

“Da quanto sei qui?” chiese a Loras, la lieve nota di panico nella sua voce palese anche a se stesso.

L’altro sembrò colto alla sprovvista dal tono di Renly. “Da pochissimo.” disse, aggrottando la fronte e guardandolo con curiosità. “Perché? C'è qualcosa che non va, Renly?” Saltò giù dal letto e andò al suo fianco, abbastanza sorpreso dallo sguardo sconcertato del lord.

Renly si rilassò visibilmente. Loras sembrava del tutto inconsapevole di quello che era successo la notte prima. “No, non c'è niente che non va, Loras.” Disse con un sospiro.

Quello sguardo però non lasciò la faccia di Loras. Non sembrava convinto.

“Sei sicuro?” gli chiese, e si spostò per sedersi accanto a Renly, dandogli un colpetto sulla spalla per provare a farlo muovere per avere più spazio.

Renly si ritrasse imbarazzato ma non si mosse. Loras si tirò indietro, improvvisamente insicuro di sé.

Seguì un momento piuttosto teso durante il quale nessuno dei due parlò. Sentendosi stranamente consapevole di sé, Renly giocò con le coperte di seta senza sapere cosa dire.

“Ti ho cercato dopo il banchetto,” disse alla fine Loras. “Dove eri andato?”

“Io... avevo bisogno di aria fresca.” disse laconicamente, senza incontrare lo sguardo del suo scudiero. “E poi sono andato a letto presto.”

Fece più male del previsto. Mentire a Loras in questo modo. Realizzò con una fitta che era probabilmente la prima volta che faceva una cosa del genere. Senza dubbio gli aveva nascosto nelle cose, magari lo aveva anche deliberatamente condotto fuori strada, ma non gli aveva mai detto una vera bugia. Sentì un bisogno irrazionale di ridere. Mentire era una seconda natura per Renly. Era cresciuto imparando a nascondere la verità, a dire alle persone quello che si volevano sentir dire, a giocare al gioco della corte. Ma non lo aveva mai fatto con Loras. E questa, sentì, era una vera e propria bugia. Non era affatto andato innocentemente a letto presto, la sera prima.

“Oh,” sembrava che l’altro non l'avesse bevuta affatto. “Perché lo avresti fatto?”

Renly sentì il rossore salirgli alle guance. Loras lo conosceva troppo bene. Sapeva che non era il tipo da perdere l'ultima parte di un banchetto, che aveva organizzato per mesi, solo perché voleva un po' di risposo. Era una bugia e pure mediocre.

Renly non poté offrirgli alcuna risposta.

Il silenzio riprese, Loras che stava piuttosto imbarazzato vicino porta, sembrando abbastanza confuso.

L'espressione addolorò Renly. Era uno sguardo che non trovava posto sulla faccia di Loras. Lui, che era sempre sicuro di tutto attorno a lui.

“Dovrei vestirmi e salutare gli ospiti.” Disse alla fine il lord, trovando la voce e sperando che Loras capisse che voleva essere lasciato solo per un momento.

Il ragazzo colse il pretesto, annuendo e andandosene silenziosamente via dalla stanza.

Renly rimase seduto per un po' dopo che Loras aveva lasciato la sua camera, la testa tra le mani, senza sapere come sentirsi. La testa gli faceva male, ma mai quanto la prevaricante vergogna che pendeva ancora su di lui, insieme a un consumante senso di colpa che non poteva spiegare.

Si buttò giù di nuovo, seppellendo la faccia nel cuscino e valutando gli eventi della notte precedente. Magari era stato un bene, provò a dirsi Renly. Avrebbe dovuto sentirsi più a suo agio adesso, più rilassato, meno nervoso. Magari aveva cacciato quei vergognosi desideri dal proprio sistema per un po', e non avrebbe dovuto allontanarsi da Loras. Magari ci sarebbe stato un ritorno alla semplice intimità che condividevano un tempo, quella che lo scudiero probabilmente pensava condividessero ancora.

Renly sospirò. Di certo la vergogna del giorno prima sarebbe valsa la pena se voleva dire che avrebbe smesso di pensare a Loras per un po'. A posteriori, l'incidente con il dorniano non aveva rovinato nulla, non aveva nulla da rovinare con lui. Anche se avesse parlato, sarebbe stato considerato solo gossip, qualcosa di cui i servi avrebbero potuto parlare per una settimana, prima di scordarsene del tutto.

Si fece sfuggire un altro sospiro. Con Loras, d'altra parte, aveva tutto da perdere. Pensò per un momento a cosa avrebbe potuto fare se non si fosse trascinato fuori il giorno prima, ma lo avesse cercato come aveva pensato di fare. Ci mancava solo che lui facesse qualcosa di incredibilmente stupido -come cercare di baciarlo- e l'amicizia che avevano costruito negli anni sarebbe crollata in pochi secondi.

Sorrise aspramente, immaginandosi bene lo sguardo d'orrore sulla faccia di Loras se avesse fatto qualcosa del genere, la mente annebbiata dal vino come era. Non pensava che avrebbe potuto sopportarlo, vedere l’amico che lo guardava con shock, con disgusto persino. Poteva solo immaginare cosa avrebbe pensato Loras. Sarebbe saltato alla conclusione, pensò tristemente. Avrebbe pensato che la loro amicizia era basata su una bugia, che Renly desiderava la sua compagnia per un motivo che lui non aveva mai realizzato o capito, perché lui amava guardarlo, toccarlo.

Questo non era vero, pensò. Lui e Loras erano stati buoni amici per tanto tempo prima che tali pensieri gli attraversassero la mente, ed era arrivato all'estremo per scacciarli.

Si chiese se Loras avrebbe capito queste cose.

Probabilmente no, pensò tristemente. Probabilmente non gli avrebbe nemmeno dato la possibilità di spiegarsi. Non era certo conosciuto per la sua pazienza. Avrebbe perso le staffe prima che Renly potesse solo provare a convincerlo che la loro amicizia non era costruita sul fatto che lo trovasse attraente.

Si prese la testa tra le mani. Magari si meritava la rabbia che Loras gli avrebbe rivolto. Magari era crudele da parte sua, quello che gli stava facendo, rifiutarsi di dirgli la verità, fingere che nulla fosse cambiato, tutto mentre continuava a guardarlo piuttosto in modo inappropiato, resistendo al bisogno di toccarlo, di mettergli le mani tra i capelli. Magari lo stava solo usando.

Si sentì in colpa fino alla nausea, all'improvviso. Pensandoci adesso, di sicuro doveva a Loras almeno un tentativo di spiegazione. Dirgli perché la loro intimità doveva finire. Piuttosto che nascondersi dietro segreti e bugie.

Sospirando, si sforzò di alzarsi dal letto e vestirsi, sempre senza sapere cosa fare perché tutto andasse bene.

…..................................

Molti degli ospiti se ne erano già andati, quando Renly scese le scale. Per ironia della sorte, tuttavia, riuscì a beccare la fine del gruppo dorniano che se ne andava, gli unici ospiti che avrebbe preferito non vedere.

Si guardò intorno nell'ingresso piuttosto furtivamente. Grazie al cielo non c'era segno dello scudiero del principe Oberyn, solo il principe in persona, che parlava con Penrose, vicino alla porta.

Renly si avvicinò, riluttante. Avrebbe preferito tornare sui propri passi e riandarsene in camera, ma il principe lo aveva visto e sarebbe sembrato scortese dileguarsi senza parlargli. Si costrinse a sorridere, indossando la maschera più facilmente di quanto si sarebbe immaginato.

“Spero vi siate divertiti, a Capo Tempesta.” Disse con calore, stringendo la mano di Oberyn.

“E' stato un torneo molto divertente, mio lord Renly.” disse il principe, fissando su di lui i suoi occhi da vipera. “Siamo stati tutti molto onorati di partecipare.”

“Il piacere è tutto mio.” Il lord si sforzò di sorridergli.

Con sua sorpresa, il principe Oberyn rispose al suo sorriso, gli occhi neri che brillavano di divertimento. “Sì, mio lord Renly,” disse piano. “Sono sicuro di sì.”

Si girò, allora, scivolando via dalla sala, il mantello con il sole ricamato che svolazzava dietro di lui mentre si univa agli uomini dorniani già radunati sugli scalini.

Renly lo guardò, incapace di trattenere la smorfia sul proprio viso. Penrose si rivolse a lui, tranquillamente divertito. “E' un elemento strano, quella vipera rossa di Dorne, no, mio lord?”

Lui annuì, cercando di nascondere il proprio disagio. “Hai visto Loras?” chiese velocemente, ansioso di cambiare argomento.

“In effetti, sì.” disse Penrose. “Era al cancello occidentale, a salutare suo fratello. Ser Garlan si è scusato per non averti potuto vedere prima di andarsene.”

Loras era in effetti dove il vecchio lo aveva visto l'ultima volta, seduto su un muretto basso fuori dal cancello a guardare distrattamente il gruppo dell'Altopiano che scompariva dietro a una collina, senza curarsi apparentemente del fatto che la pioggia si stesse facendo più fitta e che il vento soffiava tra i suoi capelli.

Sorrise quando vide Renly che si avvicinava. Se aveva trovato imbarazzante il loro incontro quella mattina, non lo dava a vedere, cosa di cui il più grande fu grato.

Sospirando, si tirò sul muretto, accanto a lui, determinato a scusarsi per essere sembrato distaccato, prima.

“Stai bene?” chiese Loras. “Non sembri in te questa mattina.”

Renly si strinse nelle spalle. “Sto bene, Loras, sono solo un po' stanco, è tutto.”

Loras si girò a guardarlo, ridendo mentre dondolava una gamba dal muro. “Sai, Renly. Sei un pessimo bugiardo.”

“No che non lo sono!” replicò Renly, genuinamente offeso da questo. “Sono un ottimo bugiardo. Non sarei così bravo a corte se non lo fossi. Trascorro gran parte di ogni giorno a fingere interesse, a convincere questo e quel lord che mi interessa almeno un minimo di quello che dicono. Sono nato mentendo.”

“Mi pare giusto.” sorrise Loras. “Correggo la mia affermazione. Sei un pessimo bugiardo quando provi a mentire a me.”

Renly si mosse imbarazzato. “Non è vero.” Disse, giocando con la propria manica.

Loras rise. “Be', stai facendo un buon lavoro per provare altrimenti.”

Renly sospirò. “Immagino che dovrò migliorare allora.”

Loras storse il naso. “Non mentirmi sarebbe più facile, sai.”

Renly buttò gli occhi al cielo e si girò dall'altra parte. Avrebbe voluto che avesse ragione.


Note
E' mercoledì ma aggiorniamo lo stesso. Date un bentornato ultra caloroso alla beta, è di nuovo tra noi! (Non ditelo in giro, ma secondo me si è spaventata del mio betaggio.)
Facciamo che siccome è gennaio e la scuola è brutta aggiorniamo quando possiamo e voi, siccome ci volete bene, fate finta che la cosa non vi irriti? :3

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

Per quanto Renly avesse apprezzato il torneo e avesse goduto del divertimento che ne derivato, avrebbe mentito se avesse detto di non essere almeno leggermente sollevato che fosse tutto finito. Scoprì infatti di essere più che lieto quando gli ultimi degli ospiti se ne andarono, e le cose a Capo Tempesta poterono finalmente tornare alla normalità a Capo Tempesta.

Non era tuttavia così sollevato quando lanciò un'occhiata alla montagna di fogli che si trovava sul suo tavolo. Era piacevolmente riuscito a ignorare tutti i suoi doveri di lord per la durata del torneo, e adesso sembrava doverne pagare il prezzo.


Sospirando, si sedette al tavolo, scorrendo tra i fogli e cercando di calcolare quanto il torneo fosse costato .

Rise quando vide la somma. Stannis lo avrebbe decisamente definito frivolo, se l'avesse vista.

Chiamò Loras, che era seduto alla finestra, a guardare le onde infrangersi sulle mura sottostanti, come faceva spesso quando Renly era troppo occupato per prestargli attenzione.

Il lord sorrise nel guardare a sua volta fuori dalla finestra. Il bel tempo sembrava essersene andato con gli ospiti. L'estate non dava segni di svanire, ma la gloriosa luce del sole era sparita, mentre potenti, implacabili, tempeste prendevano il suo posto. Minacciose nubi nere arrivavano dal mare, mascherando il cielo e facendo tremare persino le pareti di Capo Tempesta con i tuoni che portavano con sé. Renly apprezzava le tempeste, non amava niente più che giacere a letto sveglio, ad ascoltarle.

Lanciò un'occhiata allo scudiero. Loras, d'altra parte, non sembrava condividere la sua passione per il cattivo tempo. Mentre l’amico non ne era mai stato spaventato e sembrava avere sviluppato una sorta di irritato rispetto per esse, non ne era certo entusiasta. Aveva piuttosto un'aria di noia ostentata sul viso, al momento, mentre guardava distrattamente fuori dalla finestra, con la pioggia che scorreva sui pannelli di vetro. Era il sole che lo scudiero amava, i pigri giorni assolati con cui era cresciuto a Alto Giardino.

Lo chiamò. “Ti va di tirare a indovinare quanto ci sia costato questo torneo, Loras?”

Il ragazzo aggrottò la fronte. “Non so? Cinquantamila dragoni d'oro? Sessanta? Settanta?”

Renly rise. “Raddoppia l'ultimo tentativo e ci sei quasi!”

Loras si strinse nelle spalle. “Poteva andare peggio.”

Il lord sospirò. Si dimenticava sempre che Loras proveniva da una famiglia molto più ricca della sua. Suo fratello poteva essere il re, ma persino la ricchezza della corona era nulla se comparata alle vaste fortune dei Tyrell o dei Lannister.

“E' il tuo compleanno tra qualche settimana, no?” Disse Renly, cercando di rimettere lo scudiero di buon umore. “Hai qualcosa in mente su come celebrarlo?”

Loras si strinse di nuovo nelle spalle. “Non voglio proprio celebrarlo se il tempo è così.”

Renly tornò a rivolgersi ai propri fogli, sospirando. Sapeva che non doveva disturbarsi a cercare di tirarlo su di morale quando era di questo umore. “Devo andare a far vedere questi a Penrose.” disse, sventolando i fogli in direzione di Loras. “E apparentemente ci sono cose importanti di cui deve discutere con me.”

“Sembra noioso.”

“Lo sarà, probabilmente.” Acconsentì Renly. “Magari anche più noioso di quei fogli che ho guardato per tutta la mattina.”

“E' in momenti come questi che sono piuttosto lieto del fatto che non erediterò mai Alto Giardino.” Sbadigliò Loras, passandosi una mano tra i capelli prima di tornare a guardare annoiato fuori dalla finestra.

Renly rise. “Beh, hai qualcosa di meglio in programma per il pomeriggio, allora? Sembri annoiato a morte ora come ora.”

“Stavo pensando di cercare uno degli scudieri e fare un po' di pratica insieme.”

Renly rise, incredulo, gesticolando verso il clima esterno. “Con questo tempo?”

Loras si strinse nelle spalle. “E' solo pioggia. Non è affatto freddo fuori.”

Renly non poteva discutere su questo. Le giornate erano calde e umide. Anche la pioggia era tiepida al tocco. “Fai come vuoi. Meglio tu che io!”

Loras sorrise. “Ti vengo a trovare dopo.” disse, saltando dal davanzale e dirigendosi nel corridoio, sembrando molto più allegro di prima adesso che aveva da fare qualcosa che gli piaceva.

Renly non poté fare a meno di ridere mentre si recava da Penrose. Avrebbe dovuto essere sorpreso del fatto che Loras sfidasse questo tempo violento per l'amore dell'allenamento con la spada per un paio d'ore, ma lo conosceva fin troppo bene. Le lezioni con il maestro d'armi erano state sospese per la durata del torneo, e guardare i grandi lord e i cavalieri che erano giunti per competere era solo servito a rendere il giovane più inquieto. Il suo scudiero puntava in alto, sembrava, e puntare in alto richiede allenamento, in tutte le condizioni atmosferiche, apparentemente.

Renly era a mezza via verso lo studio di Penrose quando sentì delle voci ridacchiare più avanti nel corridoio. Sapeva che avrebbe dovuto continuare a camminare, ma la curiosità ebbe la meglio su di lui. Si fermò non visto, ad ascoltare il gruppo di ragazze, presumibilmente serve o vallette, che ridevano.

Il lord riconobbe una delle voci. Era una serva che era stata al suo servizio per qualche anno, ormai. Robert le aveva rivolto un sacco di attenzioni non volute al banchetto della scorsa settimana, se si ricordava bene.

Cogliendo alcune parole, sospirò quando capì che stavano parlando di Loras. Era l'unica cosa di cui le ragazze della sua magione sembravano discutere ora come ora ed era esattamente quello che Renly non voleva particolarmente sentire.

“E' bellissimo.” stava dicendo una di loro. “Direi che è molto più attraente di quel giovane lord di Blackhaven che sembravi preferire, Celia.”

Una di loro sospirò con aria sognante. “Intendi Lord Beric, e mi ha guardato una volta la scorsa settimana, mi ha davvero guardata.”

Renly non poté evitare di sorridere. Personalmente concordava con la prima ragazza, sebbene sarebbe stato difficile non vedere il fascino che anche Beric Dondarrion aveva.

Le ragazze risero. “Smetti di essere sciocca, Celia! Magari era solo educato!”

“Be', si può sempre sognare!” la ragazza, apparentemente cotta, replicò.

“Ma lord Renly è più bello di tutti loro.” si introdusse una di loro, la ragazza la cui voce il lord sembrava aver riconosciuto.

Renly sorrise. Sembrava che la ragazza avesse gusto.

“E hai detto che i miei sogni su lord Beric erano senza speranza!” la ragazza, che aveva dedotto essere Celia, rise. “Devi aver sentito cosa dicevano le ragazze in cucina questa mattina.”

“No?” chiese la ragazza, e la voce di Celia si ridusse a un sussurro.

Renly trasalì. Non poteva più sentire cosa dicevano ma non pensava di averne bisogno.

Stava giusto per andarsene quando una di loro emise un gridolino e tutte scoppiarono a ridere.

“Dove l'ha sentito?” chiese la ragazza, incredula.

“Be'...” la ragazza fece una pausa ad effetto. “Gwen lo ha sentito da Roslina, e a lei lo ha detto la ragazza nuova che lavora nella dispensa, sai, quella brutta? Apparentemente ha sentito una delle ragazze di Lancia del Sole riderne. E posso ben crederlo, sai che Gwen ha trascorso mesi a lanciarsi, in pratica, su di lui, un po' di tempo fa, e lui non ha mai battuto ciglio.”

Davvero? Renly aggrottò la fronte. Questa era nuova, per lui. Il nome non richiamava nemmeno nulla. Si chiese frettolosamente se avesse ferito i sentimenti della povera ragazza per non essersi accorto del suo interesse. Sapeva di essere attraente, ne era ben consapevole anzi, ma mentre si era accorto delle donne che arrossivano in sua presenza, non aveva mai, per un solo istante, notato che una delle serve si stava praticamente lanciando su di lui, per usare l'espressione della ragazza.

Sospirò, insicuro se desiderare o no di essersene accorto. Magari avrebbe anche accettato l'offerta. Avrebbe probabilmente dovuto sposarsi, un giorno, e perciò avrebbe almeno dovuto fingere interesse nelle donne. Magari avrebbe dovuto far pratica prima che fosse inevitabile. Una serva non avrebbe riso di lui come una fiera nobildonna.

Almeno non in faccia.

Renly era sicuro che ne avrebbe riso dopo, se avesse fallito nel portare a letto la ragazza. Rabbrividì lievemente nel ricordare il soprannome che il folletto Lannister aveva sputato in faccia a Edmure Tully al torneo, immaginando le serve chiamarlo così un giorno, spargendo ancora più pettegolezzi su di lui.

Non pensava che il suo orgoglio lo avrebbe sopportato.

Sospirando, girò i tacchi, determinato a fare la strada più lunga per andare allo studio di Penrose, piuttosto che affrontare le ragazze e cercare di nascondere il fatto che loro avessero bisbigliato di lui.

Continuando a camminare, provò a mettere il pensiero da parte. Erano solo gossip di nessuna rilevanza, e come tali sarebbero probabilmente rimasti tra i servi. Presto sarebbe stato dimenticato e la servitù avrebbe trovato qualcos'altro di cui valesse la pena parlare. O così Renly si augurava.

Eppure, un po' bruciava, sentire i servi ridere di lui a quel modo. Magari quello che bruciava di più era sapere che quello che dicevano era vero.

Raggiungendo la porta di Penrose, mise da parte quei pensieri, il sorriso di nuovo al suo posto, e bussò.

….............................

Il vecchio ebbe quasi un attacco di cuore quando vide la somma che Renly gli aveva mostrato.

“Come hai fatto, per i sette inferi, a spendere così tanto?” chiese, con la faccia incredula

Renly rise. “Non ha importanza. Non è decisamente una grande tacca nelle nostre ricchezze.”

Penrose annuì brevemente. “Vero, ma è sempre una tacca più grande di quanto mi aspettassi.”

Il lord sorrise. “Ti avevo avvisato che non avrei badato a spese. Avresti dovuto prendermi alla lettera!” rise. “Comunque, a parte questo, quali erano gli affari ufficiali di cui volevate parlarmi?”

“Sei ufficialmente divenuto dell'età giusta mesi fa, Renly, quando hai compiuto sedici anni.” disse Penrose, pettinandosi la barba distrattamente. “Adesso che questo benedetto torneo è finito, è tempo che tu faccia visita ai tuoi alfieri nelle loro sale. E' tuo dovere.”

Renly sorrise. Era molto meno noioso di quanto si aspettava. “Sembra una buona idea. Quali accordi dobbiamo prendere?” aggrottò la fronte, pensando al noioso carico di fogli che erano già sulla sua scrivania.

“Non preoccupartene, Renly.” disse il vecchio come leggendo la mente del ragazzo. “Prenderò io gli accordi. So come queste cose ti annoiano.”

Il lord sorrise. “Ti ho mai detto, Penrose, quanto irrinunciabile sei per me? Non potrei trovare un altro uomo che si prenda cura di me meglio di-”

“Sì, sì.” Interruppe lui, ignorando i complimenti di Renly. Stava fingendo di non essere onorato dai complimenti del ragazzo ma il lord riusciva a vedere che l'uomo stava sorridendo suo malgrado. “Hai preferenze sull'ordine in cui farlo? Potremmo andare da nord a Bronzegate e Tarth oppure da sud a Mistwood e Greenstone.”

“A sud.” disse Renly, con decisione. “Mio nonno non è venuto da Greenstone per il torneo. E dicono che è sempre più debole. Dovremmo partire da lì.”

“Una decisione prudente.” disse Penrose. “Molto bene. Dovremmo prima andare a Mistwood perché è più vicina e poi prendere una barca fino a Greenstone da tuo nonno, lord Estermont. Scriverò a lord Mertyn e a tuo nonno, adesso.”

“Meraviglioso.” disse Renly, girandosi per andarsene. “Ma possiamo non partire fino a dopo il compleanno di Loras? È solo tra due settimane e sarebbe orrendamente noioso se dovesse trascorrerlo a Mistwood. Se mi ricordo correttamente i Mertyn non sono tra le persone più allegre.”

Penrose rise. “Se ti fa piacere, Renly. Avete già programmi?”

Lui sorrise. “No, non proprio. Sebbene stessi accarezzando l'idea di fargli forgiare una spada. È abbastanza grande per usare l'acciaio. Avevo anche io tredici anni quando Robert mi mandò la prima spada.”

Penrose annuì. “Be', ha certo le capacità per usarla, mio lord. E l'arroganza che ne deriva.” disse sotto i baffi.

Renly rise. “Be', dobbiamo perdonare a Loras almeno alcuni difetti

“Pensavo che voi due aveste un accordo sul non farvi regali.” disse il maestro. “Almeno era l'impressione che avevo.”

Renly lo guardò con curiosità. “Come lo sai, ser Cortnay?”

“Scopriraii che niente mi sfugge qui intorno.” Guardò Renly piuttosto intensamente per un momento prima di aggrottare la fronte. “E, tra l'altro, potresti ricordarti che accidentalmente mi sono seduto su parte del suo regalo per te, per il tuo ultimo compleanno, Renly. Ero sulla strada di ritorno da Alto Giardino, e aveva portato delle pesche per te. Non mi ha parlato per tutto il resto del viaggio dopo che mi ero seduto su due di esse.”

Renly rise. “Hai ragione. Non era molto contento. Comunque, ho deciso che quell'accordo è noioso. E tra l'altro fargli forgiare qualcosa non è comprare qualcosa, tecnicamente, non del tutto.” si fermò, pensieroso. “Pensavo un'elsa di filigrana d'oro? O magari argento battuto, con qualche gemma? Che ne pensi? È un peccato che ser Donal sia andato alla barriera. Il suo acciaio era bellissimo.”

“Lo era.” concordò Penrose. “Ma il fabbro di adesso andrà bene uguale. Niente di troppo appariscente, attento Renly. Con tutto il rispetto, Loras è ancora il tuo scudiero. Non lo trattare come il cavaliere che si immagina di essere.”

Renly sospirò. “Suppongo che tu abbia ragione. Come sempre.... magari posso prendergliene una più bella quando sarà investito. Sebbene senza dubbio suo padre gliela regalerò allora. Sento dire che Loras sia il suo figlio preferito, dopotutto.”

“Non posso evitare di chiedermi perché.” disse Penrose asciuttamente, ma il ragazzo vide accenno di sorriso nei suoi occhi. “Informerò l'armaiolo, va bene, mio lord?”

Renly rise. “Grazie, Penrose.”


Note:
E dopo mesi di assenza (non so in realtà quanto tempo sia stata iin quel buco nero, in realtà), rieccoci con un capitolone! Scusate questo immenso periodo di tempo trascorso senza di noi, probabilmente tutti si saranno scordati di questa storia. 
Ci metteremo prestissimo al lavoro per tradurre e aggiornare! :D
-se vi consola, anche se non so perché dovrebbe consolarvi, gli aggiornamenti sono pressoché sospesi anche in inglese anche se noi avremmo ancora un centinaio di capitoli da recuperare ehe-
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 

Come Renly aveva previsto, impiegò tutta la sera per riordinare l'intera pila di fogli sulla sua scrivania, nonostante tutti i suoi sforzi.

Sembrava che la totalità delle Terre della Tempesta avesse problemi. Le città mercantili vicino a Bronzegate fino a House Buckler erano state colpite da uno sfuggente ladro di cavalli che nessuno era stato ancora capace di consegnare alla giustizia. Gli insediamenti vicino a Capo Furore erano a rischio di allagamento, il vento furioso aveva distrutto il tetto di Griffin's Roost, mentre una banda di ladri stava apparentemente usando le vecchie rovine di Sala dell'Estate come base per le loro razzie.

Renly valutò cosa fosse meglio fare. Il ladro di cavalli sarebbe stato facile da sistemare. Avrebbe messo una taglia sulla sua testa e mandato in giro vari cavalieri, l'indomani, per cercarlo. Anche il danno a Griffin's Roost era semplice da risolvere e avrebbe mandato a ser Ronnet Connington un paio di tagliapietre per aiutarlo nelle riparazioni.

Sospirò, Renly non era estraneo alle richieste d'aiuto da Griffin's Roost. Dopo aver perso la maggior parte delle loro rendite e terre durante la ribellione di suo fratello, le fortune dei Connington sembravano essere finite dalla padella alla brace e ser Ronnet sembrava essere sempre in ricerca di aiuto. Aveva sentito che il giovane cavaliere di Griffin's Roost sarebbe stato presto sposato con la figlia di Lord Tarth, una giovane ragazza che Renly non aveva mai incontrato, ma che era l'unica erede alle prosperose terre di Tarth. Magari avrebbe ribaltato la sorte dei Connington. Se tutto fosse andato bene, pensò Renly, perché quelle terre gli avevano causato solo mal di testa da quando ai Connington era stato tolto lo stato di lord.

I ladri di Sala dell'Estate, tuttavia, rappresentavano più un problema. Il castello in rovina dei Targaryen era sul confine tra le sue terre, quelle di Dorne e quelle dell'Altopiano, e né lui, né i Tyrell, né i Martell sembravano aver voglia di prendersene la responsabilità. Sospirò. Era tentato di non fare nulla e lasciare che Mace Tyrell o il principe Doran si occupassero del problema. Ma magari avrebbe almeno dovuto scrivere loro per discutere del problema, se non altro per far sembrare che si prendesse almeno un po' di responsabilità.

Un colpo alla porta fece sollevare Renly dai suoi pensieri, più che sicuramente era Loras di ritorno dalla sua gita all'aperto. Poggiando la penna per concludere la serata e decidendo di scrivere a Lord Mace e al Principe Doran l'indomani, disse a Loras di entrare.

La primavera tornò con i passi di Loras, mentre entrava, bagnato fradicio e all'apparenza esausto.

Renly sorrise. Era ancora un mistero per lui come Loras riuscisse a trovare così tanto divertimento nel colpire gli altri scudieri con dei bastoni e altri oggetti appuntiti, ma sapeva bene che non avrebbe dovuto sorprendersi, ormai.

Prese una sedia e si sedette accanto a Renly.

“Ti sei divertito?” chiese Renly.

Loras rise. “Sì. Ma l'altro ragazzo non era granché.”

Renly rise. Nessuno, a parere del suo scudiero, sembrava essere granché, ora come ora. “Dovresti cambiarti, Loras. Prenderai un raffreddore a sederti con i vestiti così bagnati.”

“Va bene, va bene.” Disse Loras, roteando gli occhi e alzandosi per togliersi le cose bagnate fino a rimanere in biancheria.

Renly represse un sospiro. Non era proprio quello che aveva voluto intendere, dicendo a Loras di cambiarsi. Si rivolse di nuovo ai suoi fogli piuttosto che restare palesemente a fissarlo. Era davvero un bel vedere, tuttavia, pensò Renly, i ricci bagnati che gli cadevano negli occhi e la maggior parte dei vestiti in un mucchio sul pavimento.

Loras si sedette di nuovo. “Che stai facendo?” chiese, sporgendosi a guardare i fogli sul tavolo di Renly.

“Problemi a Sala dell'Estate.” Disse stancamente, dando a Loras una giocosa spinta verso la sua sedia quando vide il pasticcio che Loras stava facendo lasciando che i capelli gli gocciolassero sulla lettera in questione. “Stavo per scrivere a tuo padre e discutere di cosa fare.”

“Sala dell'Estate non è nell'Altopiano.” disse Loras automaticamente.

“Be', dove diresti che è?” chiese Renly, ridendo. “I Tyrell insistono che non è nell'Altopiano, i Martell che non è di Dorne e io non insisterò di certo che sia nelle Terre della Tempesta. Sai, Loras, prima del grande incendio là, tutte e tre le regioni la reclamavano come parte del proprio territorio.”

Loras si strinse nelle spalle. “Lascia che se ne occupino i bastardi dorniani. Non è come se avessero qualcosa di meglio da fare. Tutto quello che hanno da fare laggiù è scopare troie saltellanti e portarle a corte e chiamarle lady.”

Renly non poté evitare di sorridere. “Ti ho mai detto, Loras, che talento hai per la democrazia?”

Loras sorrise. “Castellana, puttana, stessa cosa, davvero. Fanno anche rima.”*

Renly rise. Magari era davvero una cosa bene che Loras non avrebbe mai ereditato Alto Giardino. “Se insisti, Loras.” Si alzò, sbadigliando. “Potrei andare a letto ora, sul serio, Loras. Ho avuto una giornata faticosa.”

Loras roteò gli occhi. Sembrava che la sua definizione di giornata faticosa fosse molto diversa da quella di Renly. “Posso restare?” chiese, alzandosi e appoggiandosi sui cuscini di Renly senza aspettare una risposta.

Renly si morse il labbro. Si era detto che questa cosa doveva finire, eppure non riusciva a discutere, stasera. “Per un pochino.” disse alla fine, cercando di trovare un compromesso.

“Perché?” Chiese Loras, un sopracciglio sollevato. “C'è un motivo per cui non mi vuoi qui?”

“Magari voglio allungarmi nel letto, magari mi ci vogliono secoli ad addormentarmi quando sei qui.” Si sforzò di sorridere. “Ti dà davvero noia?”

Loras rise. “Dormi nella parte sinistra del letto anche quando non ci sono io e ti addormenti prima di me quasi sempre.”

Renly roteò gli occhi, disperato. “Va bene, allora.” disse, ammettendo la sconfitta. “Devi sempre avere una risposta per tutto, Loras?”

Loras si strinse nelle spalle, sorridendo. “Ti avevo avvertito sul mentirmi. Non funziona mai.”

“E' quello che pensi.” Mormorò Renly, mettendosi a letto accanto a lui.

“E' quello che so.” Corresse Loras, sempre sorridendo.

Renly non poté evitare di ridere. Non riusciva mai a restare arrabbiato con Loras a lungo. Di recente aveva scoperto che non era nemmeno capace di fingere di essere arrabbiato. Scuotendo la testa dall'esasperazione, soffiò sulla candela, mettendo la stanza completamente al buio.

Si mantennero in un confortevole silenzio per un po', ascoltando il ruggito del vento fuori e il tuono che rullava sopra di loro.

“Perché ti piace questo tempo così tanto, Renly?” chiese Loras dopo un po', girandosi a guardarlo.

Renly sorrise. “Le tempeste sono eccitanti. Immagina, anche ora, un mercante di seta potrebbe navigare con difficoltà tra le pericolose rocce di Baia dei Naufràgi, aggrappandosi al timone mentre la pioggia gli lava la faccia e le onde si infrangono contro lo scafo, minacciando di gettarlo fuori bordo ad ogni momento. O magari c'è un commerciante che si rifugia nel proprio vagone, fuori nei Boschi della Tempesta, il vento che gli strappa i vestiti e i cavallli che nitriscono ad ogni tuono.”

Loras roteò gli occhi. “Ti stai inventando cose.”

Renly sospirò. “La vita è più interessante quando racconti storie. Perché preferisci il sole, invece?”

Loras si strinse nelle spalle. “Perché sono cresciuto con quello, immagino. Perché è caldo.”

“Sei sul serio la persona più creativa che abbia mai conosciuto, Loras.”

Loras rise. “Smetti di lamentarmi, mi hai fatto una domanda e ti ho risposto. Onestamente. È ben più di quanto fai tu a volte.”

Renly gli dette una botta sotto le coperte. “Lascerai mai perdere questa storia e ti addormenterai?”

“Va bene, va bene.” Loras lo accontentò per una volta. “Qualunque cosa tu voglia.”

Renly sospirò e provò a mettersi comodo, chiudendo gli occhi e sperando di poter dormire.

…............................

Il tempo, comunque, sembrava avere altre idee. Sembrava che Renly fosse stato sveglio per ore, il vento che fischiava attraverso le tapparelle e le onde che si infrangevano contro le pareti, apparentemente decise a evitare che lui prendesse sonno.

Sospirò e si rigirò, rinunciando a dormire. “Loras,” sussurrò nel buio. “Dormi?”

“No. E mi sto ancora chiedendo perché ti piaccia così tanto questo tempo.” Loras sembrava a sua volta non aver mai preso sonno.

Renly rise. “Ti spaventa?” Chiese, incapace di resistere a irritare Loras un po'.

“No.” Loras fece una sbuffò. “E' solo chiassoso e irritante. E tutti insistono per farti stare all'interno. Non l'ho mai trovato spaventoso.

“Nemmeno quando sei arrivato a Capo Tempesta la prima volta?” disse Renly, alzandosi su un cuscino.

“Sai che non lo ammetterei nemmeno se fossi stato spaventato.”

Renly rise. “E' vero. Ma ero curioso. Cosa hai pensato la prima volta di Capo Tempesta, se non che le tempeste fossero terrificanti?”

“Non ero molto colpito in realtà. Non c'eri quando sono arrivato, apparentemente eri in giro su una spiaggia da qualche parte. E Penrose mi irritava. A pensarci bene, mi irrita ancora. Mi parlava come a un bambino viziato quando ero appena arrivato da Alto Giardino.”

“Be'...” Renly non poté fermarsi.

Loras lo colpì sulla testa con un cuscino. “Come se tu potessi parlare. Tuo fratello ti ha assegnato il titolo di Lord per il tuo settimo compleanno. Stravagante, non trovi?”

Renly rise. “Vero. Ma se ti fa sentire meglio, Penrose perdeva la pazienza anche con me, a volte. Quando giocavo invece di fare qualcosa di vagamente utile.”

“Sembra che nessuno di voi due sia cambiato, allora.”

Era il turno di Renly di colpire Loras col cuscino. “E' questo che pensavi di me quando sei arrivato?” chiese, ridendo. “Che non facessi nulla di vagamente utile?”

Loras rise. “Forse un po'. Ma tutti mi assicurarono il contrario. Non mi avevano ancora mostrato la mia stanza e la cameriera stava già tessendo le tue lodi.”

Renly sorrise. “Che diceva di me?”

“Oh, il solito. Qualcosa su come sei l'uomo più gentile che conoscesse e quanto sei bello, affascinante, sagace.”

Renly rise. “E sei d'accordo?”

“Certo che sì. Trascorro molto più tempo con te di quanto dovrei, no?”

Renly sorrise. Era abituato alle parole gentili e ai complimenti, ma in qualche modo contavano di più se provenienti da Loras. Le parole del suo scudiero lo scaldarono in qualche modo, e sentì un'improvvisa ondata d'affetto per lui. “E ti piace qui, Loras, vero?”

“E' una domanda ridicola, questa, Renly. Ti ho mai chiesto di andare a casa?”

“Ma deve essere stato difficile all'inizio.” Disse Renly.

Loras stette zitto per un momento. “Ho avuto nostalgia di casa per un po'.” Ammise alla fine, “Margaery mi mancava terribilmente.”

“Non ti manca adesso?”

“Immagino di sì. Ma in qualche modo non fa così male come all'inizio.” Si mosse come per toccare il braccio di Renly, la sincerità nella voce, per una volta.

Renly si sottrasse imbarazzato al tocco, e il braccio di Loras si appoggiò sulle coperte. Sentì come una coltellata di senso di colpa, Loras era così aperto con lui, e lui gli stava nascondendo delle cose. Lo avrebbe scoperto, alla fine, Renly lo sospettava, avrebbe sentito dei sussurri nel cortile, una ridente serva che lo aggiornava sugli strani mormorii che circondavano il loro bel lord. Si chiese se Loras si sarebbe sentito tradito nel sentire tali cose da altri, piuttosto che da lui.

Pobabilmente, pensò, Loras si offendeva facilmente.

Loras si alzò leggermente, come percependo il disagio di Renly. “Sei sicuro di stare bene, Renly?” chiese.

“Che intendi?” rispose rigidamente Renly.

“Non lo so. Non sembri te stesso di recente. E ti comporti ancora come se ci fosse qualcosa che non mi dici.”

Renly sospirò. “Non capiresti.” Disse alla fine.

“Potresti farmi provare.” Disse Loras tranquillamente.

Renly represse un altro sospiro. Non sapeva cosa fosse meglio dire. Non dire nulla, e Loras si sarebbe offeso, deluso per la mancanza di fiducia in lui. Dire troppo e Loras si sarebbe distanziato da lui, disgustato e desideroso di non stargli più accanto.

“Va bene,” disse tranquillamente, più al soffitto che a Loras stesso. “Immagino che potrei farti provare a capire.” Fece una pausa, scegliendo le sue parole con cautela. “Io... ecco, potrei essermi messo in una situazione compromettente dopo il banchetto dell'altra settimana.” Prese un respiro profondo. “Con uno degli scudieri dorniani.”

Lo aveva detto e non poteva più riprenderselo. Rabbrividì, aspettando che Loras reagisse alle sue parole, sicuro che ogni secondo potesse alzarsi, orripilato, e voltargli le spalle, disgustato che Renly facesse tali cose con un uomo. E questa era solo la metà, pensò Renly tristemente, chissà quanto sarebbe stato schifato se avesse conosciuto la portata dei suoi sentimenti verso di lui, in particolare.

Fu sorpreso quando Loras rimase in silezio per un po'. Guardò verso il suo viso, ma era troppo buio per decifrare la sua espressione.

“Con un ragazzo?” disse alla dine Loras. “Di Dorne?”

Renly si sforzò di annuire, sentendo la vergogna sulle proprie guance. “Lo scudiero di Oberyn Martell, non so come si chiama.”

“Non sai nemmeno il suo nome?” la voce di Loras era tranquilla. “Eppure tu... ma perché?”

Renly continuò a fissare il soffitto. “Perché era lì, immagino.” E perché dovevo smettere di pensare a te, aggiunse silenziosamente a sé stesso. L'ammissione, anche se solo a se stesso, lo fece rabbrividire dalla vergogna.

“Perché era lì.” Loras ripeté le parole di Renly piano, prima che una punta amara prendesse posto nella sua voce. “Hai ragione, Renly. Non capisco.”

E con questo, si girò, dando la schiena a Renly e lasciandolo a sentirsi improvvisamente molto solo.

Note

Alors, prima una pura nota di traduzione:
* - "castellana, puttana, è la stessa cosa. Fa anche rima". Okay, qui ci sono letteralmente impazzita. Non è la traduzione più esatta, qualcosa va pur sempre "lost in translation", ma ho veramente fatto del mio meglio. In inglese, era "paramour, whore, same thing", dove paramour si tradurrebbe letteralmente come amante illegittima, ma in tal caso il gioco di assonanza/rima si sarebbe perso. Di conseguenza, è andata un po' così e ho reso quanto meglio mi riuscisse. Mi sembrava giusto dirvelo :)

Per il resto, questo capitolo non ha avuto la grazia di passare per la beta, per cui mi affido a voi, o popolo di lettori: ogni anglicismo che sia rimasto o errore sarà corretto non appena me lo segnalerete. Grazie mille! :)
E grazie a tutti quelli che commentano, siete belli! 

 

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