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Il
cielo stava ringhiando cupo e minaccioso sopra le loro
teste. A breve i tamburi dei tuoni avrebbero squarciato l’aria, intanto si sentivano solo i flauti del vento e il rumore silenzioso
delle lame che fendevano il vuoto e la carne. Una lama ormai rossa di sangue
vibrava ancora nell’aria, non era sazia di tutte le vittime che aveva mietuto,
voleva di più. Una mano salda la impugnava, una mano esile, una mano di donna.
Una donna, una sacerdotessa. Stava ritta e fiera in mezzo al campo di
battaglia, in mezzo al sangue dei demoni che aveva ucciso. Inspirava e espirava regolarmente, ma pesantemente, era stanca. Stava
osservando qualcuno. Un uomo, no, no, non un uomo, ho
sbagliato. Un demone. Era sorpresa, umiliata, triste di vederlo in quella
situazione, perché lui?
Lui,
il demone, la guardava. Era sorpreso, incapace di realizzare
ciò che aveva visto. Perché lei? Perché lei aveva fatto tutto questo?
Il
cielo ruggì. Pesanti gocce di pioggia caddero sul terreno. Il demone provò a parlare, l’esito fu solo una debole domanda:
-
… perché…?
Lei
partì all’attacco, veloce, agile. Lui non ebbe altra scelta che estrarre la
propria spada. Parò appena in tempo il colpo. Le loro lame scintillarono e
tintinnarono quando si incrociarono. Uno sguardo che
nascondeva mille domande verso di lei e poi si
distaccarono. Si studiarono e ripartirono all’attacco.
Pioveva sempre più forte. La lama della sacerdotessa era sempre più affamata.
Lui si distrasse. E fu la fine. La spada lo trafisse da parte a parte, mentre
il cielo ringhiava soddisfatto.
-
Perché? – esalò ancora una volta, prima di accasciarsi inerme al suolo.
Lei
lo strinse forte tra le sue braccia. L’aveva ucciso. L’aveva ucciso. Proprio
lei. Si sentiva sporca. Le lacrime cominciarono a
rigarle il viso e un urlo si levò verso il cielo dove si unì con il rombo di un
tuono.
*
Scusate per la brevità di questo
prologo! I prossimi capitoli saranno più lunghi, promesso. Se
l’avete letto vi ringrazio moltissimo e se farete recensioni ancora di più.
Per coloro i quali si chiedano dove accidenti sia finita la storia “Akuma” arrivata al terzo capitolo perché erano tra coloro
che la leggevano, sappiano che è stata cancellata. Ho avuto
dei ripensamenti sull’intera storia, quindi ho deciso di ricominciare da
capo, prima differenza questo prologo. Quindi, vogliate perdonarmi e se davvero
vi piaceva l’altra, leggete questa versione che, a mio
parere, è leggermente migliore.
Dopo questa bella
arrampicata sugli specchi senza ventose, vi saluto e vi do appuntamento
al prossimo capitolo che cercherò di pubblicare il più presto possibile.
Il
sole stava quasi per nascere. La ruota del villaggio, però, si
era già messa in moto. Una semplice e tranquilla giornata, ma forse non per
tutti. Ancora una volta due coniugi si erano dovuti svegliare rapidamente, per loro
una giornata non poteva mai definirsi esattamente “tranquilla”. Da quando
avevano avuto figli in quella casa, la mattina specialmente, c’era sempre un
gran trambusto. Certo, ora i primi tre erano cresciuti
e non disturbavano troppo, ma l’ultimo arrivato bastava per tutti. E così, tra i pianti affamati del quarto figlio e le urla degli
altri tre, quasi non si accorsero che qualcuno stava chiamando l’uomo dalla
strada. Questi piombò nella casa, ansimante, gridando: - Maestro Miroku! Presto venga abbiamo bisogno
del suo aiuto!
Miroku
trattenne uno sbuffo. Possibile che non l’avevano ancora capito che lui non era
più un sacerdote? Comunque, passando il piccolo Suzu a Sango, chiese: - E la
sacerdotessa Kagome dov’è in questo momento?
-
Non c’è! Non è al villaggio al momento.
Quello
l’aveva capito anche lui. – Va bene, che cos’è successo?
Ma
l’uomo era già uscito e Miroku fu costretto a
seguirlo. Lo accompagnò fino all’inizio del villaggio, dove due uomini stavano
cercando di far rinvenire una giovane ragazza. Mirokustava chiedendoqualcosa, quando il vecchio lo precedette,
agitato.
-
La ragazza è crollata improvvisamente a terra come se si
fosse addormentata improvvisamente. Magari è un demone…
Miroku si
avvicinò cauto alla ragazza per poter verificare in che stato fosse. Neanche a un passo da lei, il corpo della ragazza fu percorso da un
tremito violento e spalancò gli occhi. Occhi vitrei che
videro l’ex monaco. Si alzò di scatto e lo assalì.
Lui la schivò e prese il bastone che teneva in mano uno degli uomini. Lo guardò furente, poi lo riattaccò. Fece in tempo a ripararsi
con il bastone e tenerla così un po’ lontana, mentre
continuava a cercare di ghermirlo mormorando frasi sconnesse e senza senso, con
gli occhi quasi fuori dalle orbite.
Fortuna
volle che in quel momento arrivò InuYasha e, prima che potesse fare alcunché,
Miroku gli gridò:
-
Vai a cercare Kagome! Non so per quanto possa
resistere!
Il
mezzo demone non capì bene cosa stesse accadendo, ma,
vista la posizione di Miroku, cominciò a seguire le
tracce della ragazza. Il suo odore proveniva dal pozzo. InuYasha sperò con tutto il cuore che non volesse
andarsene. O perlomeno non ora.
*
Kagome
era seduta pensierosa sul bordo del pozzo. Era da anni, tanti
ormai, che non andava dall’altra parte, a casa. Chissà come se la passava la sua famiglia, chissà cosa accadeva in quel
mondo. Chissà se il nonno continuava a vendere finte sfere degli Shikon e Sota? Chissà se si era dichiarato a quella ragazza che gli piaceva tanto. E
la mamma! Quanto le mancavano i suoi manicaretti.
Avvertì un nodo in gola e sentì affiorargli una lacrima che asciugò subito.
Ormai aveva deciso, quello sarebbe stato il suo futuro, lì nell’epoca Sengoku, insieme aInuYasha. Accarezzò
distrattamente il bordo del pozzo. Tutto era iniziato
da lì, da quando era andata a cercare Buyo
nell’hokora.
Un
fruscio nell’erba catturò la sua attenzione, spezzando il
filo dei pensieri. Si alzò e una mano corse all’arco, mentre l’altra
cercava la freccia. Una figura rossa sbucò dalla
vegetazione e atterrò davanti a lei. Si rilassò, era soltanto InuYasha.
-
Allora eri qui, Kagome! Gli abitanti del villaggio ti
stanno cercando da un bel pezzo.
Lo
guardò interrogativa: - Che cos’è successo? – si era
fatto male qualcuno? Una persona era morta?
-
E’ meglio se vieni a vedere di persona, non so per
quanto Miroku possa tenere a bada la situazione…
Quella
frase fece scattare una molla dentro Kagome che montò
sulle spalle del mezzo demone. Corsero velocemente attraverso la foresta, con
il vento che sibilava nelle orecchie. Cosa mai poteva
essere accaduto al villaggio? Era dovuto intervenire Miroku
e quindi la faccenda era grossa. Se il villaggio fosse stato attaccato da
demoni la responsabilità sarebbe ricaduta sulla sacerdotessa, perché non era
nel luogo dell’accaduto. Ma il tempo per pensare era scaduto, erano arrivati.
Miroku
stava cercando di tenere a bada una donna che mordeva fuori di sé l’aria,
mentre con le mani cercava quasi di strozzare l’uomo. Kagome
scese in fretta da InuYasha
e incoccò subito una freccia, se fosse stato un demone l’avrebbe purificato.
Alla vista del nemico dovette, però, abbassare l’arco, non
capiva. Era una donna del villaggio, ma adesso sembrava tutt’altra persona. Lei la vide e corse selvaggiamente
verso Kagome. Sembrava fosse stata posseduta da qualche strana entità molto potente, gli occhi erano
spenti.
-
La tua forza…sacerdotessa…ecco il pegno che mi devi… - sibilò a denti stretti,
con una voce né umana né demoniaca.
Intanto
si era fatta più vicina, le mani tese verso Kagome che alzò nuovamente l’arco. Ma non poteva colpirla,
era una donna del villaggio, la conosceva. Esitò e delle mani forti le afferrarono le spalle e gli occhi della donna si fecero
sempre più piccoli. L’arco le sfuggì dalle mani, si sentiva
così debole.
- Kagome! – InuYasha?
Perché era così preoccupato? Perché cominciava a
essere così lontano?
Dei
passi. Un tintinnio di campanelli, o forse era un rosario?,
e poi una voce anziana e autoritaria.
- Akumakokoronigerukarada!
Un
urlo infernale si levò dalla bocca della donna insieme a
un qualcosa simile al fumo. Lei svenne e Kagome stava
per perdere i sensi, ma una mano le afferrò il braccio e la stessa voce chiese:
- Stai bene, ragazza?
Kagome
s’aggrappò all’arco e attese che le passassero i
tremori e il senso di vertigine. Poi aprì gli occhi.
La
vecchia che l’aveva soccorsa era senza ombra di dubbio
una sacerdotessa. Sembrava una vecchia tartaruga con una sottile ragnatela di
rughe che le correva sul viso incorniciato da lunghi capelli bianchi. In mano
aveva ancora il rosario.
- Che cosa è successo? – la voce le usciva a fatica ed era alquanto roca.
-
Quello spirito stava per impossessarsi di te…
Kagome
s’alzò. Le gambe non le tremavano più di tanto,
riusciva a reggersi in piedi. – Lo conosce?
L’anziana
produsse una risata di gola. – Se lo conosco? Bhè,
diciamo che è una mia vecchia conoscenza…
La
ragazza la guardò interrogativa: - In che senso?
Il sorriso sparì dal volto
della vecchia. – Te lo spiegherò. Ma non qui fuori, nonvorrei ci fossero
orecchie indiscrete all’ascolto…
--
Eccomi
qui! Ho aggiornato presto, spero…
*Dreaming, sono contenta
che tu sia contenta del fatto che abbia ri-iniziato
questa storia! E comunque il dubbio della sacerdotessa
e del demone ti resterà per un bel po’ di tempo, mi dispiace. Lo so sarai rosa
dalla curiosità, ma aspetta pazientemente di svelare l’arcano… Grazie anche per
aver messo questa storia tra le tue preferite, ne sono
onorata! Comunque spero di non deluderti con questi
capitoli…
*
pillo grazie per la recensione! Sono contenta che
l’inizio ti sia piaciuto, anche per te spero di non deludere le tue aspettative
con questi capitoli…
E
poi, se state leggendo, ci tengo a chiedervi scusa La sognatrice, Kagome19 e
Hikary1980 per aver cancellato la vecchia storia… scusatemi…
Ho finito, grazie per aver letto, ci vediamo nel prossimo capitolo!
-
Cos’è successo, precisamente, là fuori? – chiese diretta Kagome
alla sacerdotessa.
Erano
appena entrati nella casa che era stata di Kaede e la
vecchia sedeva tranquilla davanti alla giovane. La ragazza che poco prima era
stata impossessata dallo spirito, invece, era stata portata a casa sua per
poterla far riposare e la situazione al villaggio si era tranquillizzata fino a
far riprendere le abitudini quotidiane.
-
Non l’hai capito da sola? – chiese alzando un sopracciglio la sacerdotessa. –
Sei una sacerdotessa, non riconosci una possessione quando la vedi, Kagome?
La
ragazza restò di sasso. – Come fa a conoscermi?
-
Non sono quel genere di persona che si potrebbe definire un sangue puro. Riesco
a sentire il futuro di chi voglio o scrutarne il passato, quindi so il tuo
nome. Io sono Syuryouka.
Kagome
non disse niente, restò immobile a fissarla.
- Se non hai niente da chiedermi, ragazza, lascia fare a me
una domanda. Qui ci sono due sacerdotesse, vero?
La
ragazza ritornò al presente e scosse la testa. – Solo io.
Syuryouka
alzò le sopracciglia sorpresa. Quando era arrivata al
villaggio aveva sentito chiaramente che c’era un’altra aura spirituale più
potente della sua e di quella della ragazza. Eppure
diceva che c’era solo lei, strano. Forse, però, era vero,
magari si era sbagliata.
Intrecciò
le mani in grembo. – Strano… - disse, dando voce ai suoi pensieri. – Davvero
strano…
- Strano… cosa? – le chiese Kagome.
-
Lascia perdere. Non hai niente da chiedermi? Pensavo volessi delle spiegazioni…
Kagome
rispose impacciata: - Sì… avrei delle cose da chiederle. Chi era quello
spirito, ad esempio?
-
Qualcuno che ti sta dando la caccia… - le disse fissandola intensamente.
Kagome stava
per dire qualcosa, ma si fermò quando vide che la sacerdotessa stava
continuando la frase. - … da quando hai attraversato il pozzo, Kagome. Brama la tua forza e vuole la tua morte.
La
ragazza aprì la bocca, ma la richiuse subito. Inutile fare
una domanda a cui l’altra aveva già dato una risposta prima. Optò, invece, per un’altra domanda, più sensata.
-
E perché mi sta cercando?
-
Questa è l’unica cosa che non so. È confuso, non sa neanche lui cosa vuole,
forse vendetta, chissà…
-
Vendetta? – chiese facendo eco all’ultima parola, non capiva.
-
Vendetta. Ma sì, definiamola così. È fuori controllo, sta cercando colei che
l’ha risvegliato. Sei tu, Kagome, che sta cercando.
Hai molte cose in comune con la sacerdotessa che l’ha fatto schiavo.
-
Non capisco.
-
Lo immagino, non è facile da capire.
- Come è possibile che non mi abbia attaccata prima?Perché vuole solo me?
-
No, non vuole solo te, questo no. Vuole anche te. Vedi Kagome,
quando si è destato era molto affamato e si è cibato della prima cosa che ha
trovato. Era una sacerdotessa, l’ha prosciugata completamente della sua anima e
della sua forza. Da allora noi siamo diventate la sua
droga, non può, o meglio, non riesce a farne a meno. A volte si ciba anche di
sacerdoti, non fa differenza. Però, tu per lui sei il
piatto più prelibato. Diciamo che sei la sua qualità di droga più ricercata.
Per la prima domanda, posso risponderti solo per ipotesi. Magari non ti ha
cercata prima perché i suoi sensi erano troppo deboli,
ancora non avvertiva con precisione dov’eri, ma solo che c’eri.
-
Sì, ma in questo periodo prima che io arrivassi c’era
un’altra sacerdotessa molto potente, perché non si è svegliato allora?
-
Eh, povera Kikyo… - sospirò. – Lei era parte di
quest’epoca, non era una novità, la sua aura è semplicemente passata
inosservata come se fosse quella di una comune sacerdotessa, quando tu hai
attraversato il pozzo, invece, hai portato qui la tua energia nuova e
inaspettata. Voglio semplicemente dire che ti ha notato di più perché provenivi
da un’epoca a noi prossima. E il fatto che ogni tanto la tua aura spariva non
ha fatto altro che confonderlo e aumentare la sua voglia e ora che ti sei
stabilita qui non passa giorno senza che ti cerchi…
Silenzio.
Kagome guardava intimorita la vecchia Syuryouka. Fissava le rughe, chissà quante cose aveva visto nella sua vita. Con lo sguardo perso nel vuoto
mormorò:
-
… ho paura …
Lei
la guardò. – Sarebbe strano non averne. C’è in ballo la tua vita, se vinci vivi
se perdi muori.
La
mente di Kagome cominciò a pensare. O viveva o moriva. Se stava in quel
villaggio moriva, ma se partiva forse aveva qualche probabilità di vita. Un
pensiero un po’ egoista, certo, ma che altro poteva fare? Mostrò i suoi
pensieri ad alta voce.
- Cosa posso fare?
Sospirò.
– Fermarlo. C’è solo un modo per poterlo fermare, a quanto so. Se ci tieni
davvero a vivere, devi riuscire a frantumare una collana dove viene conservata
la cenere del suo corpo. È questo il legame che gli consente di vivere. Però, c’è anche un rovescio della medaglia. Lui sa della
collana e sa anche che è l’unico modo per ritornare, ma prima deve trovare un
corpo di demone abbastanza potente da ospitarlo…
La
ragazza abbassò gli occhi, pensierosa, poi guardò la
vecchia. – Mi sta bene. Dov’è conservata?
Syuryoukaalzò le sopracciglia, non se lo aspettava. – A nord di
qui c’è una montagna, la Kutsu u Yama.
Lì si trova una cascata, la IkenieRakka, dove è custodito il monile. Però
bisogna fare in fretta…
All’improvviso
gli occhi dell’anziana divennero vitrei. Stava vedendo qualcosa, qualcosa che
probabilmente stava accadendo in quello stesso istante in un altro luogo.
Quando si riprese, parlò con Kagome.
-
Forse, però, è troppo tardi. Kagome, puoi chiamarmi
per favore InuYasha?
Kagome si
sporse dalla porta e chiamò il mezzo demone che, paziente, aspettava fuori,
come gli era stato detto dall’anziana.
-
E così adesso vuoi parlarmi? – le chiese non appena entrato nell’abitazione.
-
Salve, InuYasha. – lo
salutò pacataSyuryouka.
- Cosa vuoi? – le domandò brusco.
-
Niente di particolare, mezzo demone. Solo… quanto ci tieni a tuo fratello?
Ciao
a tutti! Grazie per aver letto il terzo capitolo! Scusate, questa volta ho
aggiornato un po’ tardi…
* Dreaminggrazieeeeeeeeee!
T.T troppi complimenti,
davvero. E poi, oddio, non pensavo di meritare addirittura quell’aggettivo: “divinamente”… oddio… beh inutile
dire che ne sono felice! m(O///O)mcome avrai capito lo spirito non era Kikyo (che avrà in seguito anche lei una piccola parte…)…
spero di non deluderti con i prossimi capitoli perché credo che non saranno
molto belli… (-_-;) continua a seguirmi! La prossima volta aggiorno più presto,
lo giuro!
* kachan… so che
suonerà molto banale, ma sono feliceche
tu abbia messo la ff nelle tue preferite!
E
a tutti quelli che leggono e basta… GRAZIE!!!!
Dopo
tutto questo blaterare, vi saluto e alla prossima!
La
domanda colse alla sprovvista il mezzo demone: - Cosa?
La
sacerdotessa sembrava spazientita. – Mezzo demone, ti ho chiesto quanto ci
tieni…
-
Ho capito la domanda! – sbottò – Bhè per me potrebbe anche mori…
Syuryouka
lo fulminò con lo sguardo. – So bene quanti problemi ci sono stati fra voi e,
in generale, so quanto i demoni odino i mezzo demoni
considerandoli la feccia della loro razza. Ma voi siete pur sempre fratelli. La
domanda che ti sto facendo è: se tuo fratello dovesse morire, come ti
comporteresti?
- Sesshomaruse la caverà come ha
sempre fatto. E’ forte ed è un demone, mi pare che anche tu lo sappia, no?
-
Sì, non nego che è potente. Ma comunque queste
classificazioni le ho sempre odiate. I demoni sono potenti, i mezzo demoni sono
abbastanza forti e gli umani estremamente deboli, chi
l’ha deciso e con che criterio? – le mani presero a tremarle violentemente,
mentre stringeva forte la stoffa della sua veste. Sul volto un’espressione
indecifrabile.
Kagome le
posò una mano sulla spalla. – Va tutto bene?
Lei
si voltò verso la ragazza. – Sì, scusa. Ogni tanto mi capita, quando parlo di
queste cose. È tutto a posto ora.
InuYasha la guardava. Dall’odore che emanava era sicuramente
un mezzo demone, ma come era possibile che fosse diventata sacerdotessa?
Preferì non chiederglielo, almeno per il momento.
- Cosa stavi dicendo su mio fratello?
Syuryouka
si volse verso di lui. Dallo sguardo che le rivolgeva sapeva
che dopo avrebbe dovuto rispondere a delle domande.
-
Tuo fratello si troverà ad affrontare un nemico impossibile
da vincere con la spada, perché ormai non appartiene più al mondo dei
vivi. So cosa stai pensando, ma nemmeno Tenseiga
potrà qualcosa in questo caso.
A
queste affermazioni Kagome guardò Syuryouka.
Non solo la sua vita era in ballo, quindi. A maggior
ragione, allora, doveva partire, ora le sembrava un pensiero meno egoistico.
Lo
sguardo di InuYasha saettò da Kagome alla
vecchia, non capiva. – Cosa sta succedendo?
- Uno spirito vuole ritornare in questo mondo, forse per
vendetta, e per farlo gli serve un corpo di demone abbastanza potente da
contenerlo e una collana. – gli spiegò brevemente Kagome.
– Ora, però, avrei una domanda… - continuò
rivolgendosi alla sacerdotessa. – Come hanno fatto lo spirito e Sesshomarua incontrarsi?
Syuryoukafissò le mani rugose e scheletriche intrecciate in grembo e
poi parlò. – Tramite la piccola Rin. Lo
spirito si stava riposando in quel corpo e il demone, vedendo
qualcosa di strano, ha estratto Tenseiga. Un
gesto stupido non c’è che dire, non ha fatto altro che segnare il suo destino. Ha mostrato la sua potenza, la sua capacità di ferire anche ciò che
non è corporeo, e lo spirito l’ha designato per la sua reincarnazione.
Parte della ricerca è ormai finita. – disse, facendo una lunga pausa per poi
ricominciare. – Però… distruggi la collana e distruggerai
anche ogni sua possibilità di ritornare.
Kagome la
fissò dubbiosa, non le ritornava qualcosa. – Ma se si reincarna, non gli servirà più la forza delle
sacerdotesse, giusto?
-
Sbagliato. Per reincarnarsi ha bisogno di una
forzaspirituale uguale o superiore a
quella della sacerdotessa che l’ha imprigionato per sigillare la sua anima nel
nuovo corpo. In questo caso, purtroppo, sei tu colei che
possiede la forza uguale a quella della sacerdotessa.
Lo
sguardo di Kagome si fece deciso. – Rischierò. In
ogni caso, se avremo successo o meno,molte
sacerdotesse avranno salva la vita.
-
Pensiero generoso, Kagome. Durante la tua assenza mi
preoccuperò di erigere una barriera intorno al villaggio in modo che non venga attaccato. E ora, scusami, potresti uscire? Io e InuYasha dovremmo parlare…
La
ragazza non capì, ma immaginò che dovessero parlare di qualcosa riguardante la
missione che avevano accettato. I mezzo demoni la seguirono
con lo sguardo finché non uscì dall’abitazione. Restarono a fissarsi per
alcuni minuti, poi InuYasha
si decise a parlare.
- Cosa hai in mente travestendoti da sacerdotessa?
Lei
alzò un sopracciglio, non capiva il senso della
domanda. – Io sono una sacerdotessa, InuYasha. – disse calma.
Lui
sbuffò. – Sì certo una sacerdotessa, come no.
Inventatene un’altra. Noi non possiamo diventare né sacerdoti né tanto
meno sacerdotesse.
Lo
guardò paziente, come se quella scena si fosse
ripetuta tante volte e InuYasha
era solo una persona che non capiva.
-
Siete sempre così sospettosi, voi demoni e mezzo demoni. Vedi, InuYasha, nonostante le
apparenze io e te siamo molto diversi.
-
Non è vero. – la corresse subito il mezzo demone.
- Invece sì, invece sì… Vedi, tu sei esattamente in
mezzo a quella divisione che, come sembra, sta alla base del nostro mondo. Non sei né troppo debole, andando
così a finire nella classe degli umani, né troppo potente, come la classe dei
demoni. Sei il giusto miscuglio di essi. Io,
invece, mi trovo più dalla parte umana che demoniaca, in
quanto mio padre era un mezzo demone come te e mia madre una
sacerdotessa. – lentamente cominciò ad alzarsi, scuotendo la testa. – Questo è quello che ci distingue… questo è quello che ci
distingue…
- Ammesso
che sia vero, quel che dici, non mi è ancora chiaro come facevi a sapere che
quello spirito oggi sarebbe venuto qui.
La
sacerdotessa si premette un dito ossuto sulla tempia. – A
volte il saper vedere gli eventi futuri è davvero utile. E poi gli sto
dando la caccia da un bel po’ di tempo…
Cominciò
ad avvicinarsi all’uscio della casa. Arrivata, si volse verso
il mezzo demone e, con un sorriso, gli disse in tono neutrale.
- Sono sicura che ci rivedremo ancora InuYasha…
Poi
uscì canticchiando con una voce roca e quasi triste una vecchia canzone.
Ciauuzz!
Come va? Grazie per aver letto anche il terzo capitolo! Cosa
farei senza di voi?
* MonikGrazieeeeeeeeeeeeeeeeeee! Troppi complimenti… mi imbarazzo… (-////- ;;;) keruzkeruz…
Per il finale… diciamo che la regia c’ha un’ideuzza,
ma non dico nient’altro… keruzkeruz…
grazie ancora!
In
ultimo avrei una richiesta piccola piccola che non
sono solita fare: COMMENTATE!!!!! Ho bisogno di
recensioni, anche stupide, non importa… scusate, e grazie ancora per la lettura…
See you soon! (I hope, you
hope... ) spero di poter aggiornare presto! Keruz keruz cià cià!