Dolce Winnie...

di squarciecicatrici
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolce Winnie... ***
Capitolo 2: *** L'orsetto terribile continua ***
Capitolo 3: *** Tigger...never more. ***
Capitolo 4: *** La riunione ***
Capitolo 5: *** Farò una buona azione ***
Capitolo 6: *** Little Angel ***
Capitolo 7: *** Stupidità ***
Capitolo 8: *** L'angelo della Morte ***
Capitolo 9: *** Appetito ***
Capitolo 10: *** Fine...? ***



Capitolo 1
*** Dolce Winnie... ***


Era una terribile notte di pioggia

Era una terribile notte di pioggia. Nel Bosco dei Cento Acri ogni albero era sotto la forza impressionante del vento e dell’acqua, che veniva giù pesante e in vena di devastazione.

Pimpi guardò fuori dalla finestrella della sua casa, situata nella cavità di un albero.

“Sp-speriamo che f-finisca p-presto…”

Un’improvvisa successione di fulmine-tuono lo fece sobbalzare e rintanare sotto al letto, in preda allo sconforto.

“Vorrei t-tanto che tu fossi qui c-con me, orsetto Pooh…”

Toc.

Toc.

Toc.

I colpi alla porta risuonarono profondi ed echeggianti.

“C-chi sarà…?”

Si avvicinò lentamente alla porta, e appena la aprì, si spalancò con violenza, rivelando sulla soglia una figura scura e imponente, almeno dalla visuale del povero Pimpi. Gridò con tutta la forza che aveva nei polmoni.

-Pimpi, che ti prende? Sono io, Pooh.

Richiuse la porta alle sue spalle, e Pimpi poté vedere la figura familiare dell’orsetto suo amico, che si toglieva l’impermeabile bagnato.

-Oh, orsetto Pooh! Ho avuto t-tanta paura!

-Oh, sciocchino. Sono venuto a trovarti. A casa mi sentivo solo…

Si abbracciarono amichevolmente, e si sedettero sul piccolo divano di Pimpi.

-Senti, Pimpi…

Pooh si massaggiò il pancino.

-…non è che avresti un po’ di miele? Sai, io a casa l’ho finito…

-No, orsetto P-Pooh, dovevo andarlo a p-prenderlo o-oggi, ma c-con questo t-tempo non…

-Oh, che peccato…

L’orsetto gli mise una zampa sulla spalla.

-È proprio un peccato…Pimpi, mio caro, caro, Pimpi…

Il piccoletto sentì una stretta attanagliante intorno al suo collo, che gli faceva mancare il fiato. Si divincolò, tentò di liberarsi, ma fu tutto inutile. Il corpo svenuto di Pimpi stramazzò sul pavimento con un tonfo. Pooh lo raccolse, e lo portò sul tavolo della piccola cucina. Aprì un cassetto a caso, e trovò ciò che cercava al primo colpo. Estrasse un magnifico coltello da carne, affilato ed elegante come solo una lama d’acciaio può essere. Immobilizzò braccia e gambe a Pimpi con dello scoch, mentre quest’ultimo si stava riprendendo debolmente.

-Pooh…! Che c-cosa…?!

-Oh, Pimpi, sta’ calmo. Va tutto bene…però tu non hai il miele.

Impugnò il coltello, e lo appoggiò sul petto pulsante e minuscolo del maialino.

-No, P-Pooh…

Non ebbe neppure la forza di gridare quando sentì il metallo freddo della lama tagliargli la carne, e penetrare nel suo corpo, giù, fino in fondo, aperto in due come una mela. Alzando appena la testa poté vedere i suoi organi fuoriuscire, colare sul legno del tavolo come putrido miele dorato…

 

 

 

-UHUHUHHH!!! PIMPI BELLO!!! SONO IO, TIGRO!!!  

Nessuno venne ad aprirgli. Tigro smise di saltellare sulla coda. Era piuttosto strano che il piccolo maialino rosa non avesse risposto. Fuori era una magnifica mattinata, senza alcuna traccia della tempesta del giorno prima. Provò ad aprire la porta, e ci riuscì senza fatica.

-Yuhuuu? Pimpi bello? Dove sei?

Andò nel salotto. Niente. Ma avvertì che c’era una strana atmosfera nell’aria.

Si diresse in cucina.

Inorridì dinanzi a quell’orrendo spettacolo: sul tavolo in legno il piccolo corpo di Pimpi era riverso in un mare di sangue; gli organi interni, nessuno escluso, erano anch’essi sparsi sul piano, una mistura putrida e marcia che emanava un odore terrificante…

 

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Capitolo 2
*** L'orsetto terribile continua ***


-Oh, povero piccolo Pimpi bello

-Oh, povero piccolo Pimpi bello! Che potrà mai essere successo?

Tigro rimuginava nella sua stanza, camminando avanti e indietro senza sosta. Appena scoperto quell’orrendo spettacolo, era corso via in preda ai conati di vomito, che aveva riversato in un cespuglio poco distante dalla casa della vittima. Non aveva ancora detto nulla a nessuno, ma sapeva che tutti gli abitanti del Bosco dei Cento Acri avrebbero dovuto conoscere l’accaduto.

-Devo assolutamente avvertire Uffa! Lui saprà certamente che fare!

Corse fuori dalla spaziosa abitazione in legno, facendo sbattere la porta con violenza, e si mise a saltellare rapidamente sotto la pioggia battente. Doveva essere veloce come un fulmine, più veloce di qualsiasi altro tigro nel mondo.

Perché era successo un simile orribile fatto? E soprattutto, chi aveva potuto compierlo…?

Non era abituato a pensare tanto intensamente, ma non poteva smettere di indirizzare la sua mente al corpo di Pimpi squarciato, e ai suoi organi putrefascenti che colavano sul tavolo, imbrattandone la superficie…

Inciampò di colpo a terra, affondando la faccia nel fango marrone. La sua coda si era impigliata in qualcosa. E quel qualcosa gli faceva estremamente male.

-Per tutti i tigri tigrosi del mondo…!

Una trappola. Una di quelle per intrappolare gli orsi. I denti affilati del metallo stringevano sulla sua coda a strisce, affondando sempre di più e facendo colare il sangue vermiglio.

-Chi mai avrà messo questa sciocca trappola?! La mia bella coda…!

-Io.

Non fece in tempo a voltarsi.

Qualcosa lo colpì con forza la testa, facendolo svenire.

Poté vedere solo una figura scolorita e offuscata, che brandiva una mazza tra le zampe e rideva.

Rideva con una cattiveria inaudita.

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Tigger...never more. ***


Appannato

Appannato. Tutto era completamente appannato. La testa gli doleva terribilmente, come se qualcuno gliel’avesse percossa con un martello, più e più volte.

Nella bocca la saliva si impastava col sapore ferroso del sangue. Disgustoso.

Aprì completamente gli occhi, recuperando lentamente la vista. Cosa era successo? Anche la coda gli faceva incredibilmente male.

Alzò lo sguardo davanti a sé, focalizzando l’attenzione sulla figura bassa e poco aggraziata che avanzava.

Provò a muoversi, ma lunghe e strette cinghie di cuoio lo tenevano ben stretto alla parete legnosa, macchiata del suo sangue.

-Alla fine ti sei svegliato.

Riconobbe istintivamente la voce flebile e flemmatica di uno dei suoi compagni. Winnie the Pooh.

-O-orsetto Pooh! Meno male, sei qui! Liberami, per favore!

-E perché dovrei farlo?

Tigro spalancò le palpebre.

-Ma, orsetto Pooh, siamo amici! Liberami, orsetto Pooh!

Un grosso coltello si piantò nella parete di legno con un sibilo, a pochi millimetri dalla sua testa.

-Ho sempre odiato quel nomignolo rognoso.

-Ma Pooh…che cosa…?

Si avvicinò alla sua preda con la solita camminata goffa, che in quella situazione divenne a dir poco inquietante.

-Stupido Tigro. Stupido, stupido Tigro.

Tigro, in quei pochi, orrendi attimi, capì.

-Hai ucciso tu il povero Pimpi bello?

-Sei meno stupido di quanto dai a vedere…

Afferrò il manico del coltello, staccandolo di colpo dal legno.

-Sai qual è la cosa che più ho odiato di te, in tutto questo tempo?

Puntò la lama lucente sull’estremità tigrata.

-La tua stupida coda. Il tuo saltellare convulso mi ha sempre dato sui nervi, ogni santa volta che mi zampettavi intorno o mi mandavi gambe all’aria. Ma adesso basta.

Alzò l’arma sopra la testa, e sorrise.

-Pensa che bello. Sarai l’unico e solo tigro senza coda.

Tigro iniziò a tremare, e le lacrime scesero dai suoi occhi lucidi.

-Pooh, ti prego, non farlo…!

-Certo che lo faccio.

Il ghigno sul suo viso si fece ancora più crudele, e abbassò di scatto il coltello.

Tigro urlò con tutto il fiato che aveva in gola, e guardò con orrore la coda che si agitava e strisciava in maniera convulsa sul pavimento, in mezzo ad un lago di sangue vermiglio.

-Ahhh, finalmente. Una fottuta coda in meno. E ora…

Alzò la zampa recante l’arma all’altezza dei suoi occhi bagnati, e scosse lievemente la testa tonda.

-Ora è tempo che tu non veda più il tigroso mondo che ti circonda. Mai più. Tu, e tutti gli abitanti di questo bosco la pagherete.

Tra la disperazione, Tigro riuscì ancora a pronunciare qualche parola.

-Pooh…perché stai facendo tutto questo…?!

L’orso abbozzò un sorriso sadico.

-Mi avete negato la cosa più importante al mondo.

-Cosa…?!

-Il mio dolce miele…

Detto ciò, il coltello affondò del volto di Tigro.

Ancora.

Ancora.

E ancora.

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** La riunione ***


Infantile

-Silenzio, silenzio ho detto! Calmatevi.

Il brusio piuttosto accentuato del piccolo gruppo andò calmandosi, per poi sparire del tutto.

Uffa riprese a parlare gravemente.

-Tutti siamo terribilmente scossi per ciò che è accaduto ai nostri amici Pimpi e Tigro, orribilmente mutilati e uccisi da un misterioso killer, ma non dobbiamo perdere la calma.

Kanga strinse a sé il piccolo Ro, spaventato e raggomitolato nel marsupio della madre.

-Che ne sarà di noi, saggio Uffa? Cosa dobbiamo fare? Che ne sarà di me?

La voce preoccupata e isterica di Tappo riaccese l’agitazione di tutti i presenti, che ripresero a commentare ad alta voce.

-Basta così, ho detto! SILENZIO!

Il gufo spalancò le ali di scatto, facendo ammutolire ogni singola bocca.

-Non c’è ragione di essere così spaventati. Il colpevole non può che essere uno del Mondo di Fuori.

Tutti trasalirono.

-Il Mondo di Fuori?!

-Certamente.

De Castor sfregò le zampettte sul casco giallo, scuotendo incredulo la testa.

-Ma quello è il mondo da cui viene Chrishhhhhtopher Robin!

-Vuoi dire che dovremmo sospettare anche di un nostro caro amico?

I volti di tutti si concentrarono sul viso paffuto e furente di Winnie.

-Pooh, non volevo dire queshhhto, ma…

-Stai accusando ingiustamente Christopher Robin solo perché viene dal Mondo di Fuori, quando l’assassino potresti essere tranquillamente tu...

Era sempre stato un ottimo attore, doveva proprio dirselo.

-Ti shhhtai shhhhbagliando, orsetto Pooh…

Winnie represse con una calma disarmante l’istinto che gli urlava di tranciare di netto la testa al castoro per quell’assurdo nomignolo, e sorrise.

-Già, scusami, De Castor. Sono molto turbato da questa situazione…

-Non preoccuparti, amico mio. Shhhhiamo tutti shhhpaventati…

“Fate bene ad esserlo, piccoli rifiuti.”

-Ora coshha credete shhhia meglio fare?

Uffa socchiuse le ali marroni e fece per parlare, ma Tappo si intromise nella conversazione.

-Dobbiamo chiuderci tutti nelle nostre case! E non dobbiamo aprire a nessuno che non sia uno di noi, fino a quando non verrà scoperto il colpevole!

L’orsetto abbozzò un sorriso sadico sul viso che nessuno notò, accecati com’erano dalla paura e dalla fiducia che riponevano l’uno nell’altro.

Erano troppo idioti per capire che dubitare dei propri compagni sarebbe stata la prima cosa sensata da fare.

Ma, in ogni caso, con quell’idea gli avrebbero reso il lavoro molto più semplice e veloce.

-Anch’io sono d’accordo con Tappo…uscire allo scoperto è troppo brutto…

Parlare in quella maniera stupida lo innervosiva, ma aiutava ad aumentare la goffaggine che tutti credevano avesse in indole.

-Certo, -riprese Uffa, assentendo lentamente, -sono anch’io per la proposta di Tappo.

I rimanenti furono dello stesso parere.

-Bene. Ora però suggerisco, appena saremo usciti dalla mia umile dimora, di non sparpagliarci ognuno per la propria strada, ma di andare insieme ad accompagnare tutti ad ogni casa. Il killer non colpirà certamente, se saremo uniti…

“Interessante…sarà ancora più divertente così.”

 

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Capitolo 5
*** Farò una buona azione ***


Oramai era tarda notte

Oramai era tarda notte. Il piccolo gruppo di animaletti aveva camminato tutto il tempo guidato da Uffa, ed ognuno era stato accompagnato alla propria tana.

Erano rimasti soltanto in quattro.

-Mamma, -disse il piccolo Ro alla madre, -se potessi avere le ali come Uffa catturerei quel farabutto con le mie zampe!

-Oh, caro, certo…

Kanga era troppo impaurita e preoccupata per opporsi alle fantasie del figlio.

-Pooh, non hai paura?

-Oh, piccolo Ro…ne ho tantissima.

“Stupido canguro, merdina deforme…”

Si lasciarono alle spalle un albero dall’aspetto terrificante, e giunsero alla casa di Kanga.

-Grazie, Uffa, e grazie, Winnie…

Strinse a sé il cucciolo, e fece per entrare in casa. Ro uscì dalla sacca marsupiale della madre, e andò davanti all’orso.

-Orsetto Pooh! Io volevo…

“Piccolo bastardello…!”

Doveva trattenersi. Reprimere l’istinto omicida fu difficile…terribilmente difficile...

Appoggiò la zampa sulla spallina del piccolo canguro, e sorrise in maniera estremamente forzata.

-Vai dalla tua mamma, Ro…

-Ma Pooh! Io…

-Vai.

La freddezza delle sue parole gli gelò il sangue, e fece di corsa ritorno in casa. La porta venne chiusa, e la famiglia di canguri sparì dietro ad essa.

-Bene, Pooh. Accompagno anche te e poi abbiamo finito.

-Certo, Uffa…certo.

L’avanzata sembrò durare pochi minuti alla mente frenetica di Winnie, che stava già macchinando le sue prossime azioni.

La sua casa era ormai in vista. E Uffa, davanti a lui, gli dava le spalle. C’era un grosso sasso, a pochi centimetri dalla sua portata. Ed uno decisamente più piccolo, a poca distanza da esso.

Lo raccolse con uno scatto, e lo lanciò sulla nuca del volatile, che si mise le ali sulla testa per il dolore.

-Acciderboli, ma che cosa mi ha…?

L’orso, con l’enorme sasso tra le zampe, lo colpì sulla testa con una violenza inaudita, tramortendolo e facendolo stramazzare a terra nel fango.

Uffa alzò il capo a fatica. Il sangue rendeva ogni cosa rossa e confusa, ma ciononostante aveva capito.

-Pooh…! Ma allora sei stato tu…!

-Già. Stupido uccello, grazie a te farò una buona azione. Spero che tu sia felice…

-Non uccidermi, ti prego…!

-Oh, no, Uffa, no…

Lo colpì nuovamente, facendolo svenire con il viso riverso nella terra annegata.

-Non ora.

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Capitolo 6
*** Little Angel ***


Winnie lasciò cadere sul pavimento della propria casa il corpo mutilato di Uffa, un tronco senz’ali che perdeva ancora sangue

Winnie lasciò cadere sul pavimento della propria casa il corpo mutilato di Uffa, un tronco senz’ali che perdeva ancora sangue.

L’orso rigirò tra le zampe gli arti che aveva strappato con violenza dal gufo, accarezzando le piume morbide e setose.

-Ottimo…

 

 

Aveva ripreso a piovere. Erano due giorni che il temporale imperversava violento sul bosco, ma la vera preoccupazione dei suoi abitanti era un’altra.

Il piccolo Ro, nascosto sotto le coperte del suo letto, non riusciva a dormire, tormentato da dubbi e domande d’ogni sorta. Chi avrebbe mai potuto essere l’assassino dei suoi amici Tigro e Pimpi? E perché li aveva uccisi?

Non ne aveva idea, ma la sua piccola mente non smetteva di pensarci, e pensarci, e…

Sentì d’improvviso un violento tonfo provenire dalla stanza della madre.

La paura per un attimo non lo fece muovere, ma la sua temerarietà cocciuta prevalse e lo costrinse ad andare a vedere.

Socchiuse appena la porta, e intravide una figura scura china sul corpo di Kanga.

-Mamma…?

-Ro…

La voce fu subito familiare.

-Orsetto Pooh! Cosa…

Winnie aprì di scatto la porta, con un’espressione di dolore sul viso.

-Santo cielo, Ro…tua madre è morta.

Il canguro volle guardare, ma Pooh non glielo permise.

-La mia mamma…

-Oh, Ro, suvvia, non piangere. Ho un bel regalo per te.

-Ma Pooh! Mia madre…!

L’orso afferrò il cangurino per la collottola, uscendo dalla stanza.

-Ricordi cosa hai detto poche ore fa? Avresti voluto un bel paio d’ali per catturare il killer. Ora farò una buona azione, e realizzerò il tuo desiderio.

Prese il grosso zaino dalle spalle, e ne trasse fuori i due arti piumati non più appartenenti all’ormai deceduto Uffa, ed un sottile coltello da cucina.

-Sarai un magnifico angioletto.

 

 

 

 

 

Vorrei ringraziare tutti coloro che commentano i miei racconti.

Graaaazie. x3

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Capitolo 7
*** Stupidità ***


-AH

-AH!

Tappo si svegliò di soprassalto, tremante e madido di sudore dalle orecchie alle zampe. Strinse a sé le sue adorate carote, e riappoggiò la testa sul cuscino. Perché doveva accadere tutto a lui e al suo campo? Proprio in quel periodo doveva presentarsi uno spietato assassino che uccideva tutti senza pietà?! Proprio adesso che avrebbe dovuto sistemare il raccolto?!

Stupido malfattore, arrivato nel periodo sbagliato…!

Era molto dispiaciuto per la morte dei suoi compagni, ma non poteva certo guardare al passato e ignorare il lavorativo presente. In tutto il Bosco, l’unico che si faceva il culo era lui. E quello stronzo di Pooh, stupido orso dalla psiche di un mollusco, prendeva sempre i frutti del suo lavoro a sbafo. E questo era male, molto male…

Alzò lentamente l’orecchio destro.

Mancava solo uno scocciatore notturno. Aveva un’idea su chi potesse essere. E stava già andando fuori di testa.

Si alzò, avviandosi inferocito alla porta armato di una carota.

Maledetto orso, piagnoso orso frega miele, dannato…!

Spalancò la porta, da cui entrò una folata di vento che gli scompigliò il pelo verdastro.

-Tappo.

La tonalità bassa e cavernosa dell’asino sulla soglia gli fece abbassare istintivamente l’arma arancione.

-Hi-oh? Che diamine fai qui?!

-Tappo. Il vento ha distrutto la mia casa di bastoncini. Fa freddo. Ho bisogno di un riparo.

Entrò senza fare troppi complimenti, scrollandosi di dosso l’acqua fredda.

-Che cosa stavi facendo, Tappo..?

-Dormivo, forse?

-Ah. Già. Scusa…

-Ahh, lasciamo perdere, per favore. Piuttosto, perché sei venuto qui?

Già, perché stava rompendo proprio a lui?

-Pooh mi ha detto che mi avresti aiutato. L’ho incontrato sotto la pioggia, e mi ha detto di portarti questo.

In effetti sulla schiena aveva qualcosa. Una specie di borsetta. Che diamine era?

-Cos’è?

-Non ne ho idea…

Aprì con cautela la piccola borsa. Dentro c’era soltanto una specie di sacchetto colorato. Sopra, una scritta: “Aprimi”.

-Che cosa cavolo è? Uno scherzo?

Diede un’occhiata all’interno. Il tempo di schiudere la carta, e la stanza si riempì di polvere. Una polvere bianca, densa e soffocante.

 

 

 

 

Perdonate la lentezza snervante con cui aggiorno le storie. Ancora grazie a chi lascia le recensioni, le apprezzo molto. Oramai siamo in dirittura d’arrivo. Spero che la conclusione che verrà non vi deluda. A presto.

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Capitolo 8
*** L'angelo della Morte ***


Colpi di tosse

Colpi di tosse. Colpi di tosse bassi e cavernosi. Ancora più spaventosi in quel buio tetro che gli avvolgeva la vista.

Tappo sollevò le orecchie. I rumori rimbalzavano sulle pareti. Dove diamine era? Che era successo?

Certo, si disse, quella polvere bianca…!

La luce si accese di colpo, lasciandolo per diversi secondi ceco.

Luce bianca.

Innaturale.

Volle alzarsi e scappare via, ma non poté farlo. Una grossa catena gli immobilizzava la zampa destra, e non riusciva quasi a muoversi.

A poco a poco riprese a vedere, e sentì una voce familiare.

-Tappo, sei tu…?

-Hi-oh? Dove siamo?!

Anche l’asino era imprigionato, a pochi metri da lui, nello stesso modo.

Le pareti tutt’intorno erano spettralmente bianche, e le mattonelle in ceramica erano sporche e opache.

-Che diamine…?

Alla sua destra la parete si aprì in due, e ne uscì un piccolo televisore, aggeggio che nessun abitante del Bosco dei Cento Acri aveva mai visto. Entrambi ne rimasero stupiti e meravigliati. Sussultarono quando la macchina si accese, facendo comparire una maschera ricoperta di piume marroni.

-Ciao, Tappo. Ciao, Hi-oh. Benvenuti.

-Chi sei?!

-Sta’ calmo, stupido coniglio. Ogni cosa a suo tempo.

La sua voce era distorta, irriconoscibile.

-Tu…! Tu sei l’assassino di…

-Ti consiglio di pensare alla tua vita, ora. Guardate davanti a voi.

I due si girarono, osservando la macchina a cui erano collegate le catene.

-Quella macchina sgancerà automaticamente le vostre catene non appena il timer che segna un minuto avrà contato tutti i suoi sessanta secondi.

Apparve un piccolo cronometro sullo schermo, che segnava chiaramente 60:00

-Ora, libererò nella stanza un potente gas velenoso per questi pochi secondi. Se resisterete, allora avrete salva la vita. Se così non sarà, morirete.

-Tu, maledetto…!

-Chiudi la bocca, Tappo. Il timer sta per partire…

La figura sullo sfondo scomparve, lasciando libero campo al timer, che cominciò la sua corsa.

Tappo fece un respiro profondo e trattenne il fiato, seguito dall’asino che fece lo stesso.

Il gas iniziò a fuoriuscire dai condotti dell’aria in cima alla stanza, e si diffuse in ogni singola crepa.

Si guardarono, dicendosi implicitamente di resistere.

50:00

Il tempo sembrava così dannatamente lento. Hi-oh non aveva mai avuto particolare resistenza, e stava già per cedere.

43:00

Espirò con uno scatto, ed inalò una quantità mostruosa di gas che lo uccise quasi all’istante. Tappo lo guardò con orrore. Voleva gridare, ma non poteva farlo.

35:00

Non poteva.

30:00

Doveva salvarsi.

25:00

Poteva resistere ancora. Poteva farcela. Poteva scoprire chi era il bastardo che aveva rovinato la stagione del raccolto, e che aveva sterminato i suoi compagni.

20:00

Avanti, avanti, ormai era fatta.

15:00

Quindici secondi, e avrebbe potuto scappare.

10:00

Era quasi fatta…!

09:00

Qualcosa si sganciò improvvisamente dal soffitto, piombando sul ventre del coniglio.

08:00

Tappo sollevò la testa, tenendo le zampe davanti alla bocca per non rischiare.

07:00

Non capiva cosa fosse.

06:00

Era coperto da tante piume.

05:00

Le grosse ali erano chiuse.

04:00

Sollevò appena un’ala.

03:00

Sbarrò gli occhi oltre il limite consentitogli dalla natura.

02:00

Il piccolo Roo. Le ali conficcate nella schiena con una precisione feroce.

01:00

Spalancò la bocca, emettendo un urlo straziante, e lasciando che il gas penetrasse nei suoi polmoni.

00:00

 

 

 

Il timer lampeggiava.

La macchina che teneva chiuse le catene si aprì con uno clang violento.

Il metallo cadde a terra, rompendo le piastrelle di ceramica.

Hi-oh aveva smesso di respirare da tempo.

Tappo giaceva immobile, disteso a terra, tenendo a sé il corpo mutilato del piccolo Roo.

Piume marroni erano sparse ovunque.

E qualcuno rideva.

 

 

 

 

 

Liberamente ispirato a Saw-L’Enigmista… x3 ringrazio ancora per le recensioni e per tutti coloro che hanno messo la storia tra i preferiti o le seguite. Abbiamo quasi finito, ma vi assicuro che l’orsetto non ha ancora finito di mietere anime.

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Capitolo 9
*** Appetito ***


Winnie camminava per il Bosco, oramai quasi vuoto

 

 

Winnie camminava per il Bosco, oramai quasi vuoto.

Mancava solo una bestiaccia.

Osservò con disgusto una profonda buca nel terreno, e sorrise, iniziando a canticchiare allegramente intorno ad essa. La sua preda apparve di lì a poco, parlandogli col suo fischio snervante.

-Orshhhetto Pooh! Dove shhhono gli altri?

-Oh, De Castor, è terribile…il killer li ha uccisi tutti.

-Che coshhha?!

-Sono tutti morti…oh, rabbia, che tragedia…

-Ormai ne shhhono certo! Non può che esshhhere stato Chrishhhhtopher Robin!

Winnie si trattenne a stento dal ridere a crepapelle.

“Stupido De Castor! Le apparenze ingannano più di una volta…”

-Ma…è nostro amico!

-Amico un corno! È shhhtato lui!

-Perché non andiamo a chiederglielo di persona? Siamo in due, non potrà farci del male…

-Hai ragione, Orshhhetto Pooh!

“Non si è tirato indietro…beh, meglio così.”

 

 

 

Salirono rapidamente la collina su cui erano soliti riunirsi a guardare le stelle, quella stessa collina che Winnie detestava con tutto se stesso. Lì, in piedi, c’era il piccolo umano, che li fissava sorpreso.

-Orsetto Pooh! De Castor! Che cosa fate qui? Dove sono gli altri?

-Shhhtai zitto, bastardo! Hai uccishhho tutti, lo sappiamo!

-Cosa…?!

-Orshhhetto Pooh, -disse, dando le spalle al bambino, -diglielo anche tu cos’ha fatto…!

-Hai ragione, De Castor. Ti ha ucciso.

-Coshhha…?!

-Addio -mormorò Christopher Robin dietro di lui, e lo trapassò da parte a parte con una lama affilata.

De Castor cadde a terra con un tonfo, e sotto di lui si allargò una pozza di sangue vermiglio.

Winnie esplose in una risata malvagia, guardando il compagno con evidente soddisfazione.

-Grazie, Christopher Robin. Sapevo che saresti arrivato.

-Oh, Winnie, per te questo e altro. Li hai già uccisi tutti?

Annuì compiaciuto.

-Tutti quanti, dal primo all’ultimo.

-Perdonami se ti ho chiamato con quel nomignolo del cazzo, ma rendeva il tutto più credibile.

-Nessun problema, amico mio…

L’orso si inumidì le labbra, guardando il bambino con occhi lucidi.

-Ho fame. Tutto quel sangue mi ha messo appetito.

-Ho quel che fa per te.

Si tolse lo zainetto dalle spalle, ed estrasse un vasetto con la scritta “Honey” perfettamente visibile.

Winnie sorrise.

-Tu sì che sei un amico, Christopher Robin.

 

 

 

 

 

 

 

Ecco il penultimo capitolo. Ringrazio ancora una volta coloro che hanno recensito e che hanno inserito la storia tra i preferiti o le seguite. Perdonate il ritardo e la brevità, ma il castoro mi stava veramente sulle palle e volevo eliminarlo il prima possibile.

Pensavate che il bimbo fosse innocente, vero? Muah ah ah ah ah.

Ammetto che il tutto sia un po’ deludente, ma dopo la morte di Tappo alla Saw tutte le altre idee che mi venivano sembravano banali incredibilmente banali. I colpi di scena non li so fare, ed è uscito questo.

Bene, chiudo qui lo spazio dedicato a me e invito caldamente a leggere e recensire anche le altre storie, che saranno aggiornate quanto prima.

Al prossimo (ed ultimo) capitolo…

 

 

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Capitolo 10
*** Fine...? ***


-Guarda, Christopher Robin

 

 

-Guarda, Christopher Robin. Tutta questa calma, questa quiete…non è splendido?

-Hai ragione, Winnie. Però credevo tu odiassi quest’insulsa collina.

-La odiavo perché era piena di pezzenti.

 

L’orso affondò la zampa nel vasetto di miele, guardando il cielo. Il bambino, seduto in parte a lui, fece lo stesso. Il silenzio della notte era semplicemente meraviglioso.

Nessun Tigro che zompettava da una parte all’altra urlando convulsamente ogni volta che la sua stupida coda toccava terra.

Niente conigli lamentosi e antipatici.

Nessuna tipologia di canguro.

Niente strani uccelli saccenti o asini depressi.

Niente castori che fischiano in maniera irritante.

Nessun ridicolo maialino balbettante…

 

-Semplicemente splendido. Mi amo per ciò che ho fatto.

-Ti ammiro molto, Winnie. Ora cosa farai?

Si voltò verso di lui, sorridendogli atrocemente.

-Hai ragione, qui non c’è più nulla da fare…

L’orso fissò la luna per qualche istante, pensieroso. E sorrise.

-Perché non vieni con me?- mormorò ad un tratto Christopher Robin.

-Con te?

-Già. C’è un sacco di gente orribile nel mio mondo, che meriterebbe una punizione esemplare…potremmo lavorare insieme. Tutti ti scambierebbero per un innocuo peluche…

I suoi occhi brillarono.

-L’idea è allettante, amico mio…

-Allora mi seguirai?

Winnie annuì lentamente, ma c’era ancora una cosa che gli premeva.

-Voglio regalarti uno spettacolo meraviglioso, amico mio. Vedi quel telecomando alle tue spalle? Premi il tasto rosso.

Il bambino fece come indicatogli, e davanti a loro una violenta esplosione scosse gli alberi, che iniziarono ad andare in fiamme.

-Splendido, Winnie. La forza distruttrice del fuoco è sempre una bellezza.

-E intanto ci siamo levati questo ridicolo mondo dalle palle. Tutto brucerà, non verrà risparmiato niente…sono finalmente felice.

-Sei felice?

L’orso sorrise bonariamente.

-Cosa c’è di meglio dello stare in compagnia del tuo migliore amico, con un belo vaso di miele ad osservare il Bosco dei Cento Acri in fiamme?

Entrambi scoppiarono a ridere.

Una risata che si estese per tutto il Bosco.

 

 

 

 

 

 

Ed anche oltre.

 

 

 

 

 

 

Ed eccoci infine giunti all’ultimo capitolo.  Ringrazio di cuore coloro che hanno recensito questo delirio, e tutti coloro che lo hanno aggiunto tra i preferiti e/o le seguite. Ricordo che le recensioni sono sempre gradite, anche semplicemente per dire che è un obbrobrio di storia (in effetti : D )

Non credo ci sarà un seguito, anche se non si può mai dire. Sono volubile, magari…

Beh, credo che in ogni caso mi concentrerò anche sull’altra storia in corso, Joshua lo Scrittore.

Se proprio ci sarà una continuazione, vi aspetto.

Bene, mi sembra di aver detto tutto…

Dico ancora grazie a tutti!

E che Winnie non vi accoppi! C:

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