I saw an angel

di Zamy123
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incubi ***
Capitolo 2: *** Un mostro o un angelo?! ***
Capitolo 3: *** Il segreto ***
Capitolo 4: *** Il pericolo è sempre in agguato ***
Capitolo 5: *** I saw an angel ***



Capitolo 1
*** Incubi ***


I SAW AN ANGEL

By Zamy123

Capitolo 1 - INCUBI


Arrancava nel buio. Si fermava, si guardava intorno e poi iniziava a correre. Vedeva una luce, come la fine di un tunnel. Correva più forte per raggiungerla, ma era più lontana di quanto sembrasse. Nonostante ciò, riusciva sempre a raggiungerla e, una volta uscito, si trovava al Reattore della Shinra, quello vicino a Nibelheim, il luogo che gli aveva dato tutti quei terrori.

Lo conosceva bene, era stato mandato spesso in quel paesino sperduto nel nulla. Ma quella volta... se la ricordava benissimo.

Era insieme a Zack e aveva visto quella creatura. Lui era uno di loro: un mostro.

Ogni volta che entrava nel Reattore, esattamente come quella volta, la sua mente si riempiva di voci, voci dal passato, voci che minacciavano di ucciderlo, voci che lo chiamavano, tirandolo verso di loro. Urlava, ma la voce non gli usciva; pregava con tutto il cuore che le voci tacessero, le supplicava di smettere, ma queste si intensificavano. Diventavano talmente insostenibili da svegliarlo, mentre tempo prima aveva perso i sensi, proprio davanti a Zack.

Un incubo.... Erano settimane, se non mesi che tutte le notti quell'incubo lo tormentava. In più, quell'idiota di Zack lo aveva mandato di nuovo laggiù, a Nibelheim.

Dormiva insieme a tre Fanti nell'unico hotel del paese; non era scomodo, anzi, c'era tutto; nella sua vita aveva passato momenti ben più duri. Eppure si rigirò nel letto per tutto il resto della nottata.

Aveva detto di arrivare qui e controllare il Reattore, pensò Sephiroth mentre si alzava, rinunciando ormai al riposo.

"Io, al Reattore, non ci vado..." mormorò guardando fuori dalla finestra la montagna con il reattore ancora attivo.

Ad un tratto si bloccò e tese l'orecchio: aveva distintamente sentito un rumore dietro di sé.

Un fruscio...

Con la coda dell'occhio guardò la sua katana a un paio di metri da lui: se si fosse mosso velocemente sarebbe riuscito a precedere il suo avversario. Era vicino, poteva batterlo facilmente.

Si spostò velocissimo e afferrò la katana; non ebbe il tempo di vedere chi fosse il suo nemico: semplicemente gli si gettò addosso fermandolo a terra, mettendogli la lama affilatissima della spada a pochissimi millimetri dalla gola.

"Tu?!" esclamò Sephiroth nel riconoscere il volto atterrito di Cloud, uno dei giovani Fanti che erano con lui.

"Scu...Scusate. Non volevo spaventarvi..." mormorò il ragazzo cercando di appiattirsi contro il pavimento, allontanandosi dalla lama.

"Perché non stai dormendo? Domani dobbiamo andare al Reattore!" lo rimproverò Sephiroth alzandosi da terra e riponendo al suo posto la lunghissima katana. "DovrestI riposare. Non sei ancora abbastanza in forze."

Cloud mortificato abbassò lo sguardo chiedendo scusa:

"Io... non riuscivo a dormire, Signore. Poi vi ho visto alzato e ho pensato che neanche voi riuscivate a dormire."

"Cosa faccio non deve importarti, Cloud. Non preoccuparti per me!" aggiunse poi quando il ragazzo lo guardò. Aveva degli occhi azzurrissimi, grandi e innocenti. Sephiroth li guardò meglio: avevano dei riflessi verdi, conseguenza dell'Energia Mako che gli avevano iniettato nel corpo. Come a lui, ma in quantità molto minore.

"Vai a dormire, Cloud. Domani dobbiamo alzarci presto!"

Il biondo, sorpreso di non aver ricevuto punizioni, annuì e, girandosi, tornò nel letto singolo accanto a quello del suo superiore.

Sephiroth si girò verso la finestra, tornando a scrutare il cielo scuro.

Nessuna stella.

Nessuna luce.

Solo buio.

Esattamente come il destino di quel ragazzo.

"Un giorno... lui diventerà come me." mormorò tra i denti prima di stringere forte i pugni sibilando:

"Perché? Perché proprio quel ragazzo?! L'innocenza fatta persona...” non poteva permettere che Cloud diventasse come lui. Una marionetta, un fantoccio.

Un mostro.

Sentì il respiro leggero di Cloud che aveva ripreso sonno.

Anche Zack aveva avuto un iniezione di Energia Mako, ma lui era forte, lo era sempre stato, era riuscito a gestirla benissimo.

Invece lui, Sephiroth, no; gliene avevano iniettata troppa e in troppo poco tempo.

Aveva maledetto e lanciato cancheri a quella sottospecie di scienziato pazzo per dei mesi, ma vedendo che Hojo non moriva e soprattutto che la sua situazione non migliorava, Sephiroth aveva rinunciato.

In compenso era diventato un Soldier fantastico, un combattente eccezionale.

Era il Soldier più forte di tutti e tutto grazie all'Energia Mako.

Il suo corpo l'aveva assorbita, ma la sua mente no. Era stata proprio quella sostanza ad aver dato inizio a tutto, compresi quegli odiosissimi sogni.

Si avvicinò al letto di Cloud e lo guardò dall'alto. Mentre dormiva sembrava un angelo; non avrebbe mai lasciato nelle mani del Professor Hojo (o come preferiva definirlo 'di quel coglione di Hojo') una creatura come quella. Aveva già liberato altre cavie, umane e non, dal suo laboratorio e non se n'era mai pentito.

Posò una mano sul braccio di Cloud, sentì la sua pelle morbida e calda; non l'aveva percepita quando l'aveva bloccato a terra e i loro corpi anche se per poco si erano toccati.

Cloud si mosse piano nel sonno e Sephiroth ritrasse immediatamente la mano, come per paura di averlo svegliato, ma Cloud continuò a dormire sereno.

“Non ti lascerò a Hojo, nemmeno per tutto l'oro del mondo. Ti proteggerò!”.




Zamy: Questa è la prima fanfiction a capitoli che scrivo, perciò se qualche capitolo di seguito ritarderà di diverse una o due settimane, non tiratemi niente (compresi cancheri, ortaggi vari, scarpe, unicorni o sterco di Chocobo), prima o poi me lo ricorderò!
Genesis: Proprio... Intanto ti sei dimenticata persino di CITARMI! Non pretendevo parlare di me e di tutta la mia magnificenza, ma almeno citarmi!
Zamy: Si, si, nel prossimo capitolo, Genny!
Genesis: E non chiamarmi così! Ho un nome stupendo! Non osare storpiarlo in cotale modo!
Zamy: Si, si, va bene, Geronimo! Saluta che devo andare a finire i compiti!
Genesis: Compiti? Ma che caz...
Zamy: Poi ti spiego cosa sono! Grazie a tutti per aver letto, spero vi sia piaciuto questo capitolo! Alla prossima con....
Genesis: ...
Zamy: Dicevo.... Alla prossima con...
Genesis: ... Oh, sì! Giusto! 'UN MOSTRO O UN ANGELO?!'
Zamy: Ossanto Chocobo... * facepalm *.

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Capitolo 2
*** Un mostro o un angelo?! ***


I SAW AN ANGEL

By Zamy123

Capitolo 2 - UN MOSTRO O UN ANGELO?!


“È solo l'alba... Cosa ci facciamo in piedi a quest'ora?” mormorò uno dei Fanti rivolto a Cloud e al suo compagno, che erano già in piedi e si stavano vestendo.

“Sephiroth ci ha detto di svegliarci all'alba, ricordi?! È un ordine e dobbiamo rispettarlo.” esclamò Cloud, mentre il compagno spingeva il ragazzo ancora sotto le coperte al calduccio ad alzarsi.


I tre Fanti, capeggiati da Sephiroth, raggiunsero la dimora della Shinra per prepararsi e arrivare al Reattore. Il loro generale li precedeva silenzioso, lanciando più volte occhiate ai vari pendoli posti nei corridoi e sbuffando ogni volta.

Cloud sentiva che il suo superiore aveva qualcosa che non andava. Sephiroth non si era mai comportato in modo così distaccato, nemmeno con i suoi sottoposti, a parte quando le missioni non andavano a buon fine o i Soldier più giovani facevano qualcosa di davvero imperdonabile.

Ad un tratto il gruppetto sentì provenire dal corridoio che avevano appena percorso un frastuono terribile, come se fosse appena passata una mandria di Chocobo. I tre Fanti si fermarono tesi con la testa girata verso il punto da cui proveniva tutto quel casino, finché dalle scale marmoree della villa non apparì la figura ansimante di Zack Fair.

Si piegò per riprendere fiato, mentre Sephiroth lo squadrava vagamente contrariato:

“In ritardo, Zack... Ancora!” sospirò il generale incrociando le braccia al petto.

Il ragazzo moro sbadigliò, ma si mise sull'attenti esclamando:

“Quasi in ritardo! Non sei ancora partito!”.

Sephiroth sospirò facendo finta di non averlo sentito.

“Siamo solo noi?” domandò Zack guardando i tre ragazzi rigidi sull'attenti davanti a lui.

“Si, pochi ma buoni.” tagliò corto Sephiroth e continuò nervoso “Comunque è meglio muoversi: prima finiamo, prima ce ne torniamo a Midgar. Odio questo posto!”.

“Oh, andiamo! Quanto sei teso! Rilassati un po'!” esclamò Zack ridendo e mettendogli un braccio intorno alle spalle.

“Non sono teso...” replicò Sephiroth scrollandosi di dosso il poveretto che però si accollò voracemente addosso a lui, come un piccolo koala al suo eucalipto “E stammi su da dosso, Zack! C'è caldo!”.

Cloud sorrise segretamente: ammirava quel Zack Fair più di chiunque altro.

Aveva solo un paio d'anni in più di lui, ma era già un Soldier di Prima Classe: era fantastico, sorrideva sempre e soprattutto si rivolgeva ai suoi sottoposti e persino ai tipi delle pulizie come se fossero al suo pari.

“Molto bene!” esclamò il ragazzo dai capelli scuri “Il vostro nome?”.

Fortunatamente Cloud aveva il casco che lo riparava, perlomeno in parte, perché quando Zack gli si avvicinò sentì le guance avvampare.

La voce gli tremò quando pronunciò il suo nome, ma Zack sembrò non accorgersene.

Si rimisero alla ricerca dell'equipaggiamento necessario e una volta trovato, con grande nervosismo di Sephiroth, si misero in marcia verso il Reattore.

Attraversarono un passaggio tra due montagne, passando per un sentiero stretto e tortuoso, dove ci passava solo una persona per volta.

Sephiroth guidava in gruppo, seguito dai tre Fanti, Cloud per ultimo, e infine Zack chiudeva la fila.

Più di una volta, Sephiroth si sorprese a voltare lo sguardo verso Cloud, come per tenerlo d'occhio. Era fissato da quel ragazzino... ma quella sembrava gelosia...

Verso chi poi?! Zack?! Ma per favore. Solo perché quel biondino non riusciva nemmeno a stare in piedi e il suo amico lo aiutava?

Ridevano insieme, chiacchieravano ed era sempre Zack a iniziare il discorso.

Rise nervoso tra sé e sé: geloso di Zack. Ma in quale Universo?!

Raggiunsero il Reattore, cosa che fece molto piacere ai più giovani, ma non al generale.

“Cosa dobbiamo fare?” domandò uno dei ragazzi.

“Solo controllare il Reattore. I valori dovrebbero essere a posto e anche la materia, ma è meglio dare una controllata.” spiegò Zack.

“Se è solo un controllo, perché allora ci hai detto di passare dalla Tenuta per prendere l'equipaggiamento per combattere?” chiese il generale dai capelli lunghi e argentati.

Zack diventò improvvisamente serio, come se le parole di Sephiroth l'avessero profondamente offeso:

“Hanno avvistato qualcosa nei dintorni del Reattore; non so cosa, ma sembra pericoloso...”.

“Pericoloso, quanto?” domandò il generale senza scomporsi.

“L'assassinio di quattordici Soldier ti basta, Sephiroth?”.

I tre Fanti sussultarono. Quattordici Soldier... Quale mostro poteva fare una cosa del genere?

Loro erano solo in cinque; se quell'essere li avesse trovati, non sarebbero sopravvissuti.

“Non erano abbastanza pronti. Quell'essere non ha ancora visto chi è il vero mostro!” sospirò Sephiroth e ignorando i suoi sottoposti prese a salire le scale del Reattore.

Cloud e Zack rimasero fuori di guardia, mentre gli altri due Fanti seguirono Sephiroth all'interno.

Cloud tremava. Aveva freddo, aveva paura. Strinse forte la spada per farsi coraggio. Una ventata gelida lo fece rabbrividire.

“Freddo, Cloud?!” gli chiese Zack accanto a lui.

Cloud annuì e lo guardò sgranando gli occhi: quel ragazzo indossava davvero solo il maglioncino nero senza maniche e quegli insignificanti pantaloni pantaloni larghi della divisa dei Soldier? Mentre lui gelava imbacuccato nella divisa da Fante, con anche addosso il pesantissimo mantello nero che gli aveva dato la madre, quel ragazzo era attivo e vigoroso e per lui sembravano esserci 40 gradi all'ombra.

“Tu sembri avere caldo...” mormorò Cloud stringendosi nel mantello per scaldarsi.

“Il mio corpo sopporta bene il freddo. In più mi hanno insegnato a non mostrare le mie debolezze.” e detto ciò si accomodò sulla scala di metallo accanto a Cloud.

“Totale apatia...” commentò il ragazzo biondo scostandosi un po' per lasciargli più spazio.

“No, forse non del tutto. Alcuni sentimenti riesco ancora a provarli!” esclamò Zack lanciando uno sguardo alla sua spada massiccia e pesante.

Cloud se ne accorse e gli chiese timidamente:

“È il regalo di una persona importante?”

Zack sussultò a questa domanda; nessuno gli aveva mai chiesto una cosa simile, ma lui ci aveva pensato spesso: quanto gli mancava Angeal.

Sorrise e rispose:

“Si, sei il primo a cui ne parlo. Me l'ha regalata il mio maestro, quando morì. Quell'idiota di Angeal... Mi ha detto che ero importante, più del suo stesso onore, più di questa stessa spada... e poi se n'è andato...”

“Cos'è successo?!” chiese piano il ragazzino biondo, notando che Zack stava meglio a parlarne.

Il moro lo guardò capendo a che punto voleva arrivare Cloud.

“È diventato un angelo!” sorrise al cielo, come se fosse certo che Angeal lo potesse vedere. “O almeno, io lo vedevo così. Lui si sentiva... un mostro.”.

In quel momento, Sephiroth uscì sull'uscio d'entrata del Reattore, ma i due non se ne accorsero. Il generale udì perfettamente la voce di Cloud pronunciare le parole:

“Credo che nessuno debba essere considerato un mostro. Nessuno lo è e di certo nessuno vuole essere ritenuto tale.”

Zack rise sommessamente e sospirò:

“Un giorno anch'io diventerò come Angeal... Anche Sephiroth. E forse anche tu.”

“Il generale? E anche tu?! Ma perché?!”esclamò Cloud. Anche Zack e Sephiroth l'avrebbero lasciato solo.

“Basta così, Zack! Hai già parlato abbastanza!” sbraitò la voce di Sephiroth alle loro spalle.

“È tutto a posto lì dentro? Dove sono gli altri?!” chiese Zack alzandosi, non appena Cloud scattò in piedi, in segno di rispetto.

Sephiroth trasalì alla domanda del moro, ma non lo diede a vedere e rispose:

“Sono all'interno del reattore a controllare i valori di Energia Mako ai piani bassi. Mi hanno detto di non aspettarli, ci raggiungeranno a Nibelheim.”

“Non sarà meglio aspettarli, con quella creatura che gira qui intorno?” insistette Zack.

“Se la caveranno. Ora muoviamoci, o ci troveremo in pericolo anche noi.” disse il generale scendendo gli scalini in fretta.

Cloud fece per seguire i suoi due superiori, ma 'qualcosa' si abbatté su di lui, trascinandolo per diversi metri e facendogli rotolare il casco lontano dalla sua portata.

Si trovò sotto le grinfie dell'essere più mostruoso e orribile che avesse mai visto: gli occhi rossi, iniettati di sangue; il corpo squamoso, duro come pietra e lame di cellule morte che partivano dai gomiti e dalle spalle. Il volto era deformato, allungato e la bocca spalancata da cui si intravedevano lunghi denti aguzzi. Le mani e i piedi erano muniti di dita lunghe e sottili, al termine delle quali unghie affilate come coltelli laceravano tutto ciò che gli capitava a tiro. La schiena era squamosa e butterata, piegata sotto il peso del corpo e delle braccia lasciate cadere a penzoloni, che toccavano quasi terra.

Cloud provò ad urlare, ma la voce gli si era impietrita. Le unghie di quella creatura gli affondarono nella spalla senza pietà, facendo uscire un rivolo di sangue.

“Cloud!” esclamò Zack vedendo il ragazzo in pericolo “Non muoverti!”.

Cloud trovò divertente quella frase, come se fosse potuto andare da qualche parte, ma lacrimava dal dolore: la spalla non gli rispondeva più e la paura si era impossessata interamente di lui. Respirava a stento.

Il mostro non si fermò e menò un fendente sul petto di Cloud, lacerandogli il maglioncino della divisa, provocandogli una profonda ferita.

Dopo il primo fendente ce ne fu un altro e un altro ancora. Il ragazzo teneva dentro il dolore, ma avrebbe volentieri urlato; non capiva nemmeno più se soffriva ancora o era già morto.

Ad un tratto il peso sulle sue gambe scomparve e i fendenti terminarono.

Aprì gli occhi con una fatica che gli parve enorme e vide Zack cercare di bloccare a terra quella creatura.

“Sephiroth, portalo al sicuro! Sta perdendo troppo sangue!” sentì urlare vagamente Cloud, poco prima di sentirsi raccogliere da terra dal suo generale. Sephiroth corse con quel fagotto freddo e tremante tra le braccia, talmente leggero che gli sembrava di portare in braccio un gattino, stringendolo a sé come per fargli da scudo con il suo corpo. Si fermò di scatto e depositò Cloud dietro una grande roccia, vicina al ponte per tornare a casa.

“Qui sarai al sicuro, almeno per adesso!” gli disse cercando di rassicurarlo.

Il giovane Fante girò piano il viso, con una smorfia di dolore, e i suoi occhi incontrarono quelli verdi e profondi di Sephiroth. Sorrise per quanto poté e annuì in segno di ringraziamento.

Pochi istanti dopo, comparse da dietro la roccia Zack, che si accasciò a terra sporco e stremato dalla battaglia, purtroppo rimasta inconclusa.

“Miseria... È forte quella 'cosa'!” constatò togliendosi con il dorso della mano un rivolo di sangue che gli scorreva lungo il viso.

“Stai bene?” chiese poi a Cloud, che, ormai esausto da quella missione, non riuscì a far altro che annuire debolmente.

“Voi due rimanete qui, ci penso io!” esordì Sephiroth alzandosi e brandendo la katana “Zack, se qualcosa va storto, lascio a te il compito di riportare a casa il gruppo sano e salvo!”

Zack guardò il generale, ma non tentò nemmeno di dissuaderlo da una tale pazzia: Sephiroth era sempre stato determinato, perciò disse:

“Sephiroth, sta attento! Credo che Angeal e Genesis ti direbbero la stessa cosa, se ora fossero qui.”

“Lo so, Zack! Me l'hanno detto spesso, a volte fin troppo spesso!” e con quelle parole e un passo eccezionalmente leggero, l'argenteo sparì alla loro vista.

“Ce la farà?” domandò Cloud dolorante.

“Lo spero. Tu non affaticarti adesso, lasciami guardare le tue ferite, vedrò se posso medicarti ora!” disse il moro alzandosi sulle ginocchia e avvicinandosi alla spalla malconcia di Cloud.

“Zack, non ce n'è bisogno.” mormorò ansimando “Perdo solo un po' di sangue.” il volto di Cloud si contrasse quando Zack gli premette leggermente il muscolo vicino alla spalla.

“Potrebbe infettarsi!” dichiarò poi dopo una veloce occhiata “Dobbiamo tornare a Nibelheim immediatamente; Sephiroth ci raggiungerà là!” e detto ciò, si caricò Cloud sulla schiena a peso morto e iniziò a camminare più in fretta che poté.

“Zack, se Sephiroth non...”

“Lui se la caverà! Abbi fiducia nel tuo generale!” lo rassicurò sistemandosi il giovane sulla schiena.

Cloud rassegnato passò le braccia attorno al collo di Zack per reggersi e, nel farlo, toccò le sue braccia. Sentì qualcosa di umido bagnargli le dita e, alzando leggermente il viso per capire cosa fosse, vide la sua mano sporca di sangue; del sangue di Zack.

“Zack! Ma tu sei ferito! Non posso lasciarti continuare!” esclamò irritato, ma il suo superiore lo ignorò.

“Zack!”.

Finalmente il moro parlò, ma la risposta di Zack non fu quella che il Soldier voleva:

“Aggrappati bene. Dobbiamo attraversare il ponte!”.

“Zack, insomma! Vuoi ascoltarmi?!” fece esasperato Cloud.

“Risparmia il fiato! Io ti porterò a Nibelheim e solo quando avrò la certezza che sarai al sicuro e fuori pericolo potrò stare tranquillo!” poi si girò piano in modo che i suoi occhi incontrarono quelli azzurrissimi di Cloud e aggiunse: “Non preoccuparti per me, sto bene!”.

“Ma perché?! Sei ferito, potresti collassare da un momento all'altro!” esclamò il giovane quasi con le lacrime agli occhi.

“Perché preferisco salvare la vita dei miei amici che la mia!” rispose e con un sorriso furbo continuò: “A maggior ragione se quell'amico sei tu, Cloud!”

Il ragazzo arrossì e tacque per il resto del viaggio. Perché il cuore gli stava battendo così forte?! Gli sembrava che Zack potesse sentirlo e prendersi gioco di lui.

Alle porte di Nibelheim, Cloud impose a Zack di farlo scendere.

“Andiamo a casa mia. Mia madre ci aiuterà.” propose, ma in quel momento Zack cadde in ginocchio a terra, reggendosi sulle mani per miracolo.

“Zack! Resisti, coraggio!” esclamò Cloud soccorrendolo. Gli passò un braccio in vita e portò il braccio di Zack intorno al suo collo, aiutandolo ad alzarsi.

“Cloud... mormorò Zack con voce flebile “Scusami...”

“Scusarti?! E di cosa? Del fatto che mi hai portato fino a casa mia, mettendo a repentaglio la tua vita?” domandò ironico il ragazzo contraendo il viso dal dolore alla spalla.

Zack sforzò un sorriso e mormorò qualcosa che Cloud non riuscì a recepire, ma sentì benissimo le lacrime che rigavano il volto del suo amico.




Tanti amori non corrisposti nell'Angolo degli Scleri:

Genesis: …

Zamy: Si, lo so, Gerry... Non avevo più spazio, perdonamiiii!! T-T

Genesis: Solo se ti inginocchi e mi reciti tutto LOVELESS con anche l'accento figo! Come faccio io! E mi chiamo GENESIS, NON GERRY! E NEMMENO GERONIMO!

Zamy: ...

Genesis: Bando alle ciance! Spoileriamo qualcosa?! Mi piace spoilerare!

Zamy: Cosa vorresti spoilerare?

Genesis: MMM... Tipo: nel prossimo capitolo..... SEPHIROTH MORIRA'!

Sephiroth: Maccome?!

Zamy: Non muori, tranquillo, prima devi appartarti intimamente con Cloud... poi puoi morire!

Cloud: Ma io voglio Zack!

Zamy: Zack è MIO, chiaro?!

Angeal: No, MIO!

Genesis: Angyyyyy!! Tu sei MIO!

Angeal: Anche no, Geronimo!

Zack: Sephiroth, SALVAMIIIIII!

Sephiroth: Mi hanno chiuso in una gabbia di matti...

Zamy: La situazione sta degenerando! Facciamo che qui comanda l'autrice e gli altri si attaccano?! Geronimo, Zafferano, Angelica! A rapporto! Andate a raccogliere tante piume di Chocobo che senza di quelle non sono ispirata!

Sephiroth: Sta sclerando pure lei... Bene da oggi io concludo i capitoli, senno non ne usciamo.

Questa autrice sclerata e lunatica vi ringrazia che continuate a supportarla e che leggete ancora queste ff! Anche se sta invecchiando e non c'è più tanto con la testa, continuerà a scrivere!

Alla prossima con: 'IL SEGRETO'!

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Capitolo 3
*** Il segreto ***


I SAW AN ANGEL

By Zamy123

Capitolo 3 - IL SEGRETO


Genesis?! Angeal? Erano davvero loro, li aveva riconosciuti all'istante.

“Ciao cucciolo!” erano bastate quelle parole per fargli venire le lacrime agli occhi. Genesis non lo conosceva benissimo, ma l'aveva visto spesso aggirarsi con Angeal e Sephiroth nella sale del Palazzo della Shinra. Inseparabili!

Si avvicinò piano ai due e chiese: “Sono morto?”

“No, perché dovresti esserlo? Sai bene di aver affrontato di peggio, Zack! E poi c'è ancora qualcuno che ha bisogno di te!” sospirò Angeal mostrandogli il volto pallido e stanco di Cloud.

“Non lasciare che quel ragazzino aspetti inutilmente il tuo risveglio!”gli disse Genesis facendo muovere dolcemente la grande ala nera, mentre Angeal lanciò uno sguardo cupo alla sua ala bianca.

“Torna indietro, Zack!” esclamò poi il moro “Cloud ti sta aspettando!” e detto ciò con un gesto si dissolse davanti a lui e Genesis lo imitò.

“Angeal!” urlò Zack improvvisamente solo, ma si rese conto che la sua solitudine durò poco.

Aprì piano gli occhi e cercò di muoversi, ma si ritrovò completamente fasciato, più simile a una mummia che a un ragazzo normale, steso in un letto che non conosceva, chiuso in una stanza che non aveva mai visto, ma immerso in un profumo che conosceva benissimo: Cloud.

Girò il viso per quanto il torpore del corpo e la fasciatura stretta gli consentissero di farlo e vide il suo amico appostato alla finestra, che scrutava con apprensione la piazza di Nibelheim, in cerca di qualcosa o, più probabilmente, di qualcuno. Indossava un maglione molto largo per la sua corporatura e dei pantaloni che sembravano piuttosto vecchi; intravide delle fasciature al petto dallo scollo a V del ragazzo. Fortunatamente anche lui era stato curato.

Zack cercò di muoversi, ma riuscì solo a piegare le gambe e spostare leggermente braccio sano, provocando un leggero fruscio che riscosse Cloud dalla sua ricerca.

“Ah! Zack, sei sveglio per fortuna!” esclamò avvicinandosi e sedendosi sul letto dov'era sdraiato il suo amico ferito.

“Dove... dove sono?” mormorò portandosi una mano alla fronte, come se il solo fatto di pensare gli costasse un'enorme fatica “Cos'è successo?”.

“Sei a casa mia! Mia madre ha iniziato a curarti, ma sei svenuto neanche dopo un minuto. Ha detto che hai perso molto sangue!” gli spiegò Cloud evitando di guardarlo direttamente negli occhi “Adesso sei in camera mia. Non mi sembrava opportuno farti dormire raggomitolato sul divano, nelle condizioni in cui eri. Hai dormito tutto il pomeriggio e tutta la notte. È solo l'alba, puoi tornare a dormire!”

“Tutta la notte?!” ripeté Zack, ignorando la sua ultima frase. Volse la testa per cercare di guardare Cloud in faccia, ma il ragazzo evitava categoricamente il suo sguardo.

“Già...” sospirò il biondino, ma il Soldier di Prima Classe esclamò:

“Guardami, Cloud! Coraggio, avanti, non sono così brutto!” aggiunse poi vedendo che il giovane Fante non gli ubbidiva, ma non ebbe successo.

Con moltissima fatica, alzò lentamente il braccio destro ferito, quello più vicino a Cloud e con la mano gli afferrò il gomito, quasi come se stesse lasciando riposare i muscoli dopo lo sforzo fatto.

Cloud non capì, ma guardò con uno sguardo perplesso la mano fasciata di Zack. Era calda, anche in quel momento in cui il suo unico indumento erano i pantaloni della divisa e delle semplici fasciature.

Improvvisamente, la stretta sul suo braccio si fece più serrata e Zack lo tirò a sé, ignorando completamente che entrambi avessero il corpo coperto di ferite, alcune anche molto gravi. Cloud, per evitare di cadergli addosso, puntò i palmi delle mani sul cuscino, ai lati della testa di Zack, ma si ritrovò, suo malgrado, a fissarlo negli occhi.

“Finalmente mi hai guardato!”mormorò con un sorriso il Soldier.

Cloud ebbe un sussultò, sentì le guance avvampare. Fece per rialzarsi, ma i riflessi di Zack furono più pronti, infatti gli afferrò il polso con la mano sana costringendolo a rimanere dov'era. Attese un momento, poi lo guardò meglio:

“Cloud... hai dormito stanotte? Hai delle occhiaie enormi!” disse alzando piano il braccio fasciato e carezzandogli la pelle appena sotto gli occhi azzurri.

Cloud deglutì e scosse energicamente il capo come per allontanare quelle dita cosi dolci dalle sue guance, spostando anche lo sguardo al materasso sotto di loro per riuscire a scollare lo sguardo dai bellissimi occhi blu di Zack:

“Certo che ho dormito! Per chi mi hai preso?!”.

“Sei sicuro?!”. Cloud tacque. Non voleva mentirgli ancora.

“Perché?” aggiunse Zack allentando leggermente la presa sul suo polso.

“Ero... ero preoccupato che potesse succederti qualcosa. Avevo paura che non ti svegliassi...” mormorò imbarazzato il biondino.

Cloud rimase in silenzio per un po', poi guardò Zack, incuriosito dalla sua reazione a quelle parole.

Sorrideva. Era come se fosse... felice. Gli teneva ancora il polso, ma ormai glielo carezzava più che stringerlo; era una presa gentile e calda.

Cloud si sorprese a fissare quella mano a contatto la sua, mentre il calore nel suo corpo aumentava a vista d'occhio. Zack notò il suo sguardo e, con un cenno del capo, indicò il suo polso e chiese:

“Ti fa male?!”.

In cuor suo, Cloud non sapeva che rispondere: se avesse risposto di si, Zack gli avrebbe lasciato il polso e tutto si sarebbe concluso in quel momento, velocemente com'era iniziato; se invece avesse risposto di no, probabilmente chissà cosa sarebbe potuto succedere, probabilmente Zack l'avrebbe preso come un'intimazione ad andare avanti.

Cloud, perso nei suoi pensieri, taceva lasciando lo sguardo basso, lontano dal volto di Zack, sempre più imbarazzato dagli occhi del ragazzo su di lui.

Ad un tratto, lentamente, Zack lasciò completamente la presa sul suo polso, e con un sospiro cambiò argomento:

“Sephiroth è tornato?”.

“No...” rispose il biondino, sorpreso dal freddo provato quando la mano di Zack aveva smesso di toccarlo. Si rialzò e lanciò uno sguardo fuori dalla finestra e continuò:

“Nemmeno gli altri due ragazzi che erano con lui...”.

Zack girò lo sguardo verso la finestra ed esclamò:

“Quando il sole sarà alto andremo a cercarli!”

“Che cosa?” domandò Cloud scioccato, convinto di aver capito male “Non ti sei ancora ripreso; fatichi persino a reggerti in piedi!”

“Ce la farò, puoi stare tranquillo!” disse Zack e sorrise di nuovo.

Cloud si stupì di quanto quel sorriso lo calmasse e lo rassicurasse, ma non gliel'avrebbe dato a vedere; si girò e con un cenno della mano disse:

“Se vuoi andare a cercarli, allora riposa ancora un po'. È meglio!”

“Tu che farai?” gli chiese seguendolo con lo sguardo mentre si avvicinava alla poltrona accanto alla finestra da cui entrava un forte raggio lunare che illuminava in parte la stanza.

“Riposerò anch'io. Rimango qui sulla poltrona, è comoda.” rispose Cloud prendendo un grosso panno caldo e gettandoselo addosso per scaldarsi.

Zack sorrise ancora e battendo una mano sul materasso, come per invitare Cloud a sdraiarsi accanto a lui, esclamò:

“Se ci stringiamo un po', sono sicuro che ci stiamo!”.

Il biondo arrossì di colpo e si tirò il panno fin sopra le orecchie e rispose, con la voce ovattata:

“Grazie, non ce n'è bisogno. Tu riposerai certo meglio!” e detto ciò chiuse gli occhi e iniziò a respirare sonoramente, come se si fosse addormentato.

Zack aspettò un momento poi con un sospiro mormorò a voce bassa:

“Beh, questo sinceramente non lo so...”.

Cloud ebbe un fremito, ma trattenne la voce e cercò di calmare le mani, che tremavano come se fossero appena uscite da un blocco di ghiaccio.


Saranno state due ore che dormiva, quando qualcuno al piano di sotto bussò ferocemente alla porta, tanto da svegliare Cloud.

Il ragazzo scivolò fuori dalla stanza, lasciando solo Zack e afferrò la spada, che riuscì a sollevare solo facendo appello a tutte le sue forze. Passò davanti alla stanza della madre e ringraziò il cielo che dormisse ancora. Nel qual caso sarebbe successo qualcosa, almeno lei sarebbe stata al sicuro.

Si avvicinò titubante alla porta d'ingresso, mentre chiunque fosse fuori batté un ultima volta sul legno nero. Aprì di scatto con la spada in mano e si ritrovò davanti agli occhi stanchi e la pelle pallida e sporca di macchie rosse del suo generale.

“S...Signore! Entri, presto!” esclamò il giovane cacciando la spada da una parte e aiutando il suo superiore a reggersi in piedi, visto che poco mancava che collassasse sui gradini davanti a lui.

La voce arida di Sephiroth sussurrò:

“Cloud... tu e Zack...”

“Stiamo bene, signore! Siamo fuori pericolo; Zack sta riposando di sopra!” esclamò il ragazzo facendolo accomodare sul divano dove ore prima lui e Zack erano stati curati “Posso curarla io, me la cavo bene con le medicazioni.”.

Cloud lanciò uno sguardo al mantello lacerato di Sephiroth, alla profonda ferita sul fianco e le mani sporche. Di sicuro doveva essersi ridotto così nel combattimento contro quel mostro.

Prese una boccetta piena di liquido violaceo e ne versò un po' sulla ferita sul fianco e, con una garza, iniziò a pulirla con attenzione.

Il volto di Sephiroth si contrasse dal dolore, ma con un sorriso sforzato disse:

“Non immaginavo facesse così male... Potrei mettere questa sostanza nel programma di allenamento dei Soldier, potrebbe aiutarli a combattere il dolore durante le missioni!”.

“Passerà presto.” lo rassicurò Cloud continuando a disinfettargli la ferita.

“Cloud, riguardo ai tuoi compagni, quei due Fanti...” iniziò Sephiroth sistemandosi i lunghi capelli argentati, ma il ragazzo lo interruppe:

“Li ha visti? Dove sono? Stanno bene?!”.

Con un sospiro, il generale abbassò gli occhi.

“Purtroppo si, li ho visti. Ho ringraziato il Cielo che tu e Zack foste riusciti a scappare, perché poco dopo quella belva è diventata inarrestabile. I due ragazzi sono usciti dal Reattore e appena quel mostro li ha visti, ha lasciato perdere me e gli si è avventato addosso. Non ha avuto pietà... è stato grazie a loro se sono riuscito a farlo fuori, ma purtroppo non ce l'hanno fatta. Ho provato a salvarli, ma né la pozione, né l'incantesimo han fatto nulla. Non ce l'ho fatta, Cloud, mi dispiace.” spiegò il generale con lo sguardo basso, come per scusarsi.

“Dovremo riferirlo alle loro famiglie. Purtroppo questo è un grosso rischio con cui tutti quelli che entrano a far parte dell'esercito della Shinra, che diventino Soldier o meno, devono scontrarsi. Vivono una perenne guerra, sia fisica che morale, che non avrà termine se non dopo molto tempo, nel migliore dei casi. L'ho imparato a mie spese: la Shinra premia i forti e i perseveranti, ma chi è superficiale o prende sotto gamba il pericolo non riuscirà a trovare altro che il dolore.” disse Cloud continuando il suo lavoro e osservando la ferita disinfettata di Sephiroth, aggiunse:

“Un giorno anch'io morirò, molto probabilmente al servizio della Shinra, ma non voglio avere rimpianti.”

“E non ne avrai, Cloud. Sei coraggioso e sono sicuro che il tuo cuore non cederà a tentazioni che potrebbero ferire il tuo onore!” gli disse il suo superiore continuando a guardarlo mentre il giovane gli fasciava abilmente il fianco.

“Può bastare, Cloud. Devo solo chiederti di poter riposare qui, almeno per oggi.”

“Potrà rimanere quanto vuole, signore!” rispose Cloud alzandosi e chinando il capo in segno di rispetto.

In quel momento, la porta si spalancò e Zack corse dentro senza fiato ed esclamò:

“Cloud! Non mi hai svegliato! Dovevamo andare a cercare...” si bloccò quando vide lo sguardo storto del generale e solo dopo un po' riuscì a riprendersi, dicendo:

“Buongiorno, Sephiroth!”

“Buongiorno, Zack. Vedo che sei stato medicato! Stai bene ora?!” gli chiese l'uomo rivolgendo uno sguardo orgoglioso a Cloud, che fissava il pavimento, come se non gli interessasse altro.

Zack lo fissò un momento poi tornò a guardare Sephiroth e disse:

“Certamente. Quella medicina viola farà molto male, ma di sicuro fa effetto.”.

Cloud alzò i grandi occhi azzurri e guardò i due, prima uno, poi l'altro, e percepì in quella stanza una vaga atmosfera oppressiva.

“Cloud, va a riposare. È meglio che recuperi un po' di energie anche tu!” gli ordinò Zack con tono fermo, posandogli una mano sulla spalla e intimandogli di andare fuori dal salotto e lasciarli soli.

Cloud annuì e uscì veloce, chiudendosi la porta alle spalle con un sospiro.

Eppure, nonostante la voce cupa e bassa di Sephiroth e il tono serio di Zack, era più che mai determinato a sentire ciò che quei due avevano da dirsi.

“Hai fatto affidamento su di lui, Zack...”

“Non è così! Ho cercato di portarlo fino a casa, ma sono collassato non appena siamo entrati in città!”

“Merda...”

“Chi ce l'ha affidato?! Non lo sanno che...”

“Non lo so, Zack. So solo che quegli incapaci ci vogliono mettere i bastoni tra le ruote. Senza contare i problemi che ci creerà Hojo.”

Per un po' nessuno dei due disse nulla, perciò Cloud premette la testa contro la porta per sentire meglio, poi Zack continuò:

“E farlo rimanere qui al sicuro? Non sarebbe meglio?!”

“No, assolutamente! Se Cloud resta qui sarà ancora più in pericolo che nelle mani di Hojo. È una pedina essenziale per i suoi nemici, non possiamo permettere che lo catturino!”

“Ne sei certo?!”

“Si... In un certo senso riesco a comprendere i movimenti dei suoi nemici, ancor prima che questi si muovano, ma non ho ancora avuto certezze sulla loro identità. Credo che facciano parte della Shinra, ma chi siano ancora non lo so.”

Dal canto suo, Cloud faceva, invece, molta fatica a comprendere le parole dei suoi due superiori all'interno della stanza. Non sentì più nulla per diversi minuti, quindi, convinto che i due avessero abbandonato la conversazione, si allontanò di soppiatto verso la propria camera.


Sephiroth sospirò piano e mormorò:

“Se n'è andato...”

“Come hai fatto a percepirlo? Sei un automa, Sephiroth!” esclamò ammirato il moro.

“È questione di esperienza e attenzione, due cose che tu non hai!” rispose ironico il generale.

“Cloud è in pericolo, vero?” chiese piano Zack cambiando discorso.

“Già...” mormorò annuendo “All'inizio mi sono imposto di salvarlo da quell'animale di Hojo per il semplice fatto che un ragazzo come lui non merita una simile fine. Il problema è che oggi, quando eravamo al Reattore, è successa una cosa: quando sono entrato con quei due ragazzi, loro si sono messi a parlare di una cosa avvenuta la notte scorsa. Uno di loro si era svegliato e aveva visto Cloud camminare come un sonnambulo in giro per la stanza. Era come se fosse addormentato, ma i suoi occhi erano aperti: verdi accesi, luminosissimi.”.

“Energia Mako...” completò Zack dando voce ai pensieri del generale.

“Esatto. Iniettata, Cloud ne ha davvero poca nel corpo; ma ciò che temo è che lui stesso sia come... un 'contenitore umano' di Energia Mako!”.

Zack trasalì e scattò in piedi esclamando: “Se è così, potrebbe morire!”

“Lo so, Zack! Credi non abbia questa consapevolezza? È per questo che lo sto tenendo d'occhio!” gli spiegò calmo, ma fermo, Sephiroth invitandolo a sedersi di nuovo. “Il problema è che io non potrò stare sempre con lui: tra poco dovrò partire per una missione pericolosa e starò via per un po'. In questo caso, lo affido a te!”

“Cosa devo fare?!” chiese Zack nascondendo la sua emozione e riprendendo posto accanto al suo generale.

Sephiroth si sistemò i capelli, legandoseli in una lunga coda, ma erano talmente lisci che alcune ciocche gli ricaddero sul volto. Li fissò con uno sguardo truce e continuò:

“Per ora nulla, devi solo tenerlo d'occhio. Stai sempre con lui, non lasciarlo mai solo, controllalo anche di notte, qualsiasi cosa accada.”.

Zack impallidì di colpo: lui... solo con Cloud. Pregò di riuscire a trattenersi e chiese:

“Quando andrai via?”

“Tra cinque giorni. Verrete con me a Midgar e lì cercherete un appartamento, almeno per due o tre mesi, finché non tornerò. Sarà più facile per te tenerlo d'occhio.”

“A Midgar?” ripeté il ragazzo sgranando gli occhi “Non è pericoloso? Insomma, è una città enorme, potrebbe succedergli qualsiasi cosa! Potremo stare nei dormitori della Shinra, no?”.

Sephiroth sorrise e si sistemò una coperta sul corpo rispondendo:

“No, i dormitori sono un nascondiglio prevedibile. E poi in una città grande nessuno lo andrebbe a cercare. A maggior ragione se sanno che tu sei la sua 'guardia del corpo'!”.

“Sephiroth, io avrei...”

“Tu avresti...?!” chiese l'uomo sistemandosi meglio sulla poltrona.

Zack tacque riflettendo un momento. Avrebbe passato un po' di tempo con Cloud e avrebbe potuto seguirlo senza doversi nascondere e, soprattutto, senza sentirsi uno stalker.

“Io... avrei bisogno di capitale. Ho un lavoretto, ma non posso pagarmi un affitto intero e Cloud è piuttosto giovane per riuscire a trovare dei soldi.” esclamò Zack cercando una scusa plausibile che Sephiroth trovò alquanto fondata.

“Cloud, per mescolarsi alla gente, potrebbe venire a lavorare con te, intanto. Riguardo ai fondi economici, mi rivolgerò io alla Shinra. Se non menziono Cloud, forse mi daranno ciò che chiedo!”.

Zack annuì e si avviò verso la porta, augurando la buonanotte a Sephiroth che con un gesto lo congedò.

Chiuse la porta e tirò un lungo sospiro per rilassarsi.

Cercò di rimettere le idee in ordine, ma era molto complicato. Sorrise e tornò in camera.

Non appena entrò, trovò Cloud sdraiato a letto, accoccolato tra le coperte, con l'aspetto di uno che non cerca altro che un caloroso abbraccio.

Zack si stropicciò gli occhi, gli sembrava un sogno: Cloud sdraiato nel suo letto.

Solo pochi istanti dopo si ricordò dove si trovava e che quel letto non era il suo.

Gli si avvicinò e si sdraiò accanto a lui, guardandolo dormire e, carezzandogli dolcemente la guancia, mormorò:

“Sarai sotto la mia supervisione per un po', Cloud.”


Sephiroth guardò Zack uscire e, quando sentì la porta chiudersi, si passò una mano tra i capelli con un sospiro.

Se non fosse stato per Hojo... per tutto quello che era successo... per tutto ciò che gli sarebbe dovuto succedere... purtroppo Zack era la persona più affidabile che conoscesse. Di certo non poteva lasciare Cloud sotto la custodia di quello scienziato pazzo e nemmeno di qualche Soldier sconosciuto. Zack era il migliore.

Sephiroth ripensò all'esitazione del ragazzo, poi scosse la testa ripetendo tra sé:

“Andrà tutto bene, non devo preoccuparmi. Zack è affidabile e poi è un coetaneo di Cloud... insieme se la caveranno!”.

Il generale si prese la testa tra le mani, chiedendosi se in fondo non avesse potuto portarlo con sé, ma Hojo non avrebbe mai accettato, anzi. Se quel pazzoide avesse visto Cloud, lo avrebbe trasformato come minimo in un topolino da cavia.

Scosse nuovamente il capo e sospirò: Zack era la scelta migliore.






Zack: Sbaglio o c'è molta tranquillità, qui?!

Zamy: Già... Zafferano, Angelica e Geronimo sono da qualche parte a cercare piume di Chocobo...

Cloud: Vorrei avere una dritta... Cosa succede in seguito? Io sto con Zack o con Sephiroth?

Zamy: Sinceramente sono ancora piuttosto confusa... Con calma ci penserò! E poi non voglio spoilerare tutto adesso!

Cloud: Tu mi fai paura...

Zamy: Sono un'autrice sclerata. Compatiscimi, Cloud! In questo periodo mi stanno riempiendo di compiti e di esami, non ho nemmeno il tempo per dormire.

Zack: Compiti?

Zamy: Esatto... SCUOLAAAAA! (sottofondo musicale lugubre)

Zack: Odiavo quei tempi...

Zamy: È ora di chiudere! Chi dei due vuole avere l'onore? Cloud, prego!

Cloud: Speriamo che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e, aspettando l'improbabile ritorno di quegli altri tre, saremo molto lieti di ricevere recensioni. Il prossimo capitolo probabilmente tarderà un po', ma avete la mia parola che uscirà, promesso!

Zack: Alla prossima, con 'IL PERICOLO È SEMPRE IN AGGUATO'.

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Capitolo 4
*** Il pericolo è sempre in agguato ***


I SAW AN ANGEL

By Zamy123

Capitolo 4 – IL PERICOLO È SEMPRE IN AGGUATO


“Dobbiamo tornare a Midgar tra tre giorni?” ripeté stupito Cloud quando il generale gli spiegò ciò che avrebbero dovuto fare.

Zack seduto in un angolo del divano prese la parola e disse:

“Si. Fino al giorno della partenza, tu potrai rimanere qui, mentre io e Sephiroth prenderemo una stanza all'Hotel della locanda.”

“Vorrete scherzare!” esclamò la signora Strife facendo irruzione nella stanza e portando loro la colazione, anche se ormai erano le undici “Vi ospiteremo noi qui. Il posto c'è e a me fa piacere avere degli ospiti!” trattenne a stento un sorriso rivolto al generale e, lasciato il vassoio colmo di ciambelle, dolci, latte e te sul tavolo, tornò in cucina, occupata dai suoi lavori.

“Mia madre ha ragione, perché non vi fermate qui prima di partire?”

Sephiroth mostrò uno sguardo scettico alla proposta del giovane, ma Zack lo precedette ed esclamò:

“Ottima idea! Anche perché tua madre fa delle torte ottime!” aggiunse addentando una grossa fetta di Cheese Cake che la donna aveva lasciato loro.

Il generale sgranò gli occhi, ma scosse le spalle e prese una ciambella dal vassoio. Sicuramente Zack aveva fatto quella scelta con un motivo particolare. Quel ragazzo aveva abbastanza coscienza da riuscire a valutare cosa fare.

Nel pomeriggio Sephiroth e Zack lasciarono la casa con la scusa di allenarsi da qualche parte, ma in realtà dovevano parlare ben di altro.

“Mi spiegheresti perché hai accettato l'invito di Cloud?”

“Così possiamo tenerlo d'occhio anche in questi giorni. Se stiamo a casa sua sarà più facile controllarlo senza destare sospetti, non credi? Anche perché...” abbassò la voce facendosi sentire solo da Sephiroth “...ho notato come ti guarda la madre di Cloud!”

“Ma per favore! A parte il fatto che potrebbe essere mia madre, la mia non è una vita che può permettersi una relazione al di fuori dell'esercito della Shinra. Non ho la possibilità di costruirmi una famiglia. Non voglio affezionarmi a nessuno.”

Zack lo guardò improvvisamente serio:

“Per quale motivo?”

“Genesis e Angeal. Ero affezionato a loro, e tanto. Una delle prime missioni che mi hanno affibbiato subito dopo esserci conosciuti era una delle 'Missioni senza ritorno', come le avevano definite alcuni dei Soldier più anziani. Erano missioni in cui la probabilità di riuscire a portare a termine gli obbiettivi e riuscire a salvarsi la vita erano minime se non nulle.

In quella missione, su 20 Soldier e 40 Fanti, siamo tornati in soli 7 Soldier. Ho rischiato di morire chissà quante volte. Ogni volta che tornavo alla base, da lontano vedevo i volti ansiosi di quei due che si preoccupavano tanto per me. Non appena mi vedevano tiravano un sospiro di sollievo, ma quegli sguardi così tesi...

E poi c'erano coloro che cercavano i loro amici, ma non li trovavano; li speravano dispersi, finché non trovavano il loro nome scritto sull'elenco delle vittime. A quel punto il loro dolore era immenso. Imparagonabile a qualsiasi sofferenza fisica mai sopportata.

Un dolore che ho provato quando ho saputo della scomparsa di Angeal e Genesis. Stavo impazzendo, avevo paura di rimanere solo, senza nessuno che mi potesse aiutare. Poi ho trovato qualcuno che, strano a credersi, stava peggio di me.” e detto ciò rivolse uno sguardo cupo a Zack “Non ho mai compreso davvero quanto ti mancasse Angeal, Zack. Ti ho sempre considerato un marmocchio, anzi, per usare le parole di Angeal, un cucciolo, che correva sempre dietro al suo maestro, amante del rischio e del mettersi perennemente nei guai, scomodando la vita a tutti, soprattutto me!” esclamò ironizzando quell'ultima frase, tanto che Zack rise di gusto, ricordando tutte le volte che il generale aveva dovuto 'tenere d'occhio il cucciolo', come gli chiedeva sempre Angeal, se non fosse che questo cucciolo gli faceva passare le pene dell'Inferno.

“Quando se n'è andato, tu sei cambiato di colpo. Non parlavi con nessuno, eri sempre serio e fissato con il dovere e il portare a compimento le missioni a qualsiasi costo. Non ti riconoscevo più. Poi, grazie al Cielo, le cose le cose sono tornate alla normalità, ma solo in quel momento mi sono accorto che non ero l'unico ad aver perso delle persone importanti.”

Zack accennò un sorriso e scrollando le spalle,lasciò ricadere la testa all'indietro osservando il cielo azzurro di quel pomeriggio e disse:

“Perciò non vuoi affezionarti agli altri per non farli soffrire e per non far soffrire te stesso?!”

“In parole semplici, si. È così. Non so proteggere le persone che mi stanno vicino; che senso ha affezionarmi a qualcuno, se so già che non saprò proteggerlo?!” domandò con un tono incupito il generale.

“Io non credo. Se tu non fossi in grado di proteggere le persone che ti stanno vicino, non avresti salvato Cloud l'altro giorno. Non avresti fatto di tutto per riportare indietro Angeal e Genesis. Purtroppo loro non torneranno, ma di sicuro hanno apprezzato il tuo gesto! Così come l'ho apprezzato io, generale!” e detto ciò allungò la mano chiusa a pugno verso di lui, che la guardò storto chinando il capo e non capendo cosa volesse dire:

“Devi darmi il pugno! Così!” esclamò Zack facendo incontrare i suoi due pugni uno contro l'altro, come dimostrazione pratica di quello che Sephiroth doveva fare.

Continuando a non capire cosa volesse significare quel gesto, il generale guardò il suo pugno chiuso e lo avvicinò piano a quello del ragazzo, finché le nocche delle due mani non si toccarono.

“Bravo! Vedi? Non è difficile!”

“Già, ma cosa significava?”

“È un legame! Un'intimazione a dare il massimo! È tutto quello che vuoi che sia!” esclamò Zack con un sorriso che ricordava molto quello di un tossicodipendente che si era appena fatto di qualcosa di pesante dopo due settimane di astinenza.

“Mi chiedo se Hojo non ti abbia iniettato della droga al posto dell'Energia Mako, ragazzo!” esclamò Sephiroth passandosi una mano tra i capelli lunghi.


Il mattino dopo la signora Strife annunciò che sarebbe rimasta fuori città per qualche giorno e avrebbe lasciato la casa sotto la completa custodia del figlio e dei due ospiti. Le giornate in quel paesino piccolo e sperduto passavano piuttosto lente e, oltre ad allenarsi combattendo contro i mostriciattoli che giravano sulle montagne lì intorno, non c'era molto altro da fare.

“Domani pomeriggio partiamo e ce ne torniamo a Midgar!” esclamò con una vaga nota di sollievo il generale sedendosi a tavola con i due sottoposti e consumando la cena che Cloud aveva preparato loro.

“Come ci sistemeremo?” domandò Cloud, sapendo solo che lui e Zack sarebbero andati a vivere da qualche parte insieme per riuscire a proteggersi a vicenda.

“Beh, alla Shinra i dormitori sono tutti occupati” mentì Sephiroth “Ma vi hanno fornito i fondi per riuscire a prendere un appartamento lì in città.”

“In base al capitale, vedremo cosa possiamo permetterci. A te va bene andare a cercare qualcosa non appena saremo arrivati, Cloud?” gli chiese Zack bevendo un sorso dal suo bicchiere.

Il biondino annuì con gli occhi bassi, imbarazzatissimo, continuò a mangiare in silenzio.

Era assurdo quanto quel Soldier lo facesse sentire a disagio.

Dopo cena Sephiroth, senza nemmeno cambiarsi si buttò sul divano dove aveva dormito fino a quel giorno, pregando i suoi compagni di non disturbarlo, ammonimento rivolto in maniera particolare a Zack.

“Dev'essere davvero stanco...” osservò Cloud lanciando uno sguardo al suo generale sdraiato su quella branda di fortuna, troppo piccola per la sua smisurata altezza. I capelli lunghi e argentanti ricadevano lisci sul cuscino e addirittura sul pavimento. Gli occhi erano chiusi, ma, Zack lo sapeva bene ormai, non stava dormendo; di solito, quando dormiva, era più rilassato.

“Non si è nemmeno tolto il giaccone!” aggiunse sporgendosi dallo schienale del divano.

“Hai ragione!” esclamò Zack con un sorriso malvagio “Non preoccuparti, ci penso io!”

Cloud decise che non voleva proprio assistere a un probabile scherzo di Zack a Sephiroth, quella sera, perciò si diresse verso il bagno per farsi una doccia e rilassarsi dagli avvenimenti di quegli ultimi giorni.

Si stava ancora lavando quando la voce potente e molto arrabbiata di Sephiroth ruppe il silenzio:

“Zack! Ma cos'hai, cinque anni?! Mi hai messo la mano nell'acqua per farmi pisciare sotto! Giuro che se ti metto le mani addosso ti apro in due senza usare la masamune!”. Dal canto suo, Zack si stava strozzando in due dalle risate, rotolando per terra senza un ritegno.

“Dormo con un occhio aperto, stanotte. Piuttosto che svegliarmi con il terrore che tu mi abbia giocato qualche tiro, preferisco passare la notte in bianco!” continuò il generale, seguito da un sonoro tonfo che Cloud immaginò fosse la scarpa di Sephiroth contro il sedere di Zack.

Il ragazzo scosse la testa scrollandosi l'acqua dai capelli e, conclusa la doccia, uscì dal bagno con l'asciugamano che gli copriva in modo alquanto sensuale il bacino e i fianchi.

“Cloud, avrei bisogno di un...” iniziò Zack uscendo nel corridoio praticamente a neanche due metri da Cloud, ma si bloccò non appena vide il misero abbigliamento del ragazzo che avvampò all'istante, sgranando gli occhi.

“OssantoGenesis... Sacrosantissimo Loveless...” mormorò il moro sparando parole a caso, senza nemmeno capire chi fosse.

“D...Dimmi, Zack.” rispose Cloud agguantando la prima maglietta che gli capitò e infilandosela. Purtroppo non si accorse che quella era una delle vecchie maglie di suo padre, molto larga per il suo corpo piccolo e magro, che gli arrivava fino a metà coscia; ma il movimento troppo affrettato, fece purtroppo sciogliere il nodo che Cloud aveva fatto all'asciugamano, lasciandolo nudo, coperto solo dalla maglia.

Cloud guardò imbarazzatissimo l'asciugamano caduto a terra, mentre Zack dovette portarsi prontamente una mano sul viso, cercando di bloccare il sangue che gli stava per scendere dal naso.

“Volevo dire... ehm... Scusami, un momento di amnesia. Oh, giusto! Sai dove posso prendere una coperta?”

“Nell'armadio. Aspetta un momento, te la porterò io!” rispose in fretta il ragazzo vestendosi.

Zack annuì e lasciò Cloud, traballando sulle gambe lungo il corridoio, fino in salotto, dove si accasciò sfinito sulla poltrona. Si passò una mano sul viso, sulla fronte e infine tra i capelli, pensando tra sé e sé:

“Sarà molto dura...”. Lo sguardo gli cadde involontariamente sul cavallo dei pantaloni e aggiunse:

“Ecco, appunto...”.


“Zack. Ho la coperta che mi avevi chiesto.” esclamò Cloud a voce alta aprendo la porta del salotto, ma Zack gli si parò davanti portando un dito sulle sue labbra, intimandogli di far silenzio. Cloud annuì piano, visibilmente scosso dall'apparizione improvvisa del ragazzo ed entrò nel salotto. Lanciò uno sguardo a Sephiroth: era riverso sul divano, attorcigliato su sé stesso in una posizione di cui Cloud non riuscì ad afferrare il senso e dormiva beatamente, russando come un animale con dei problemi.

“Ti ringrazio, Cloud. Lasciala pure qui. Mi cambio e vado a dormire.” e con quelle parole, Zack girò la schiena al biondino e si tolse la maglietta cercando con lo sguardo il maglioncino che la signora Strife gli aveva lasciato.

Dal canto suo, Cloud arrossì nel vedere il corpo nudo di Zack, quella schiena così perfetta, come scolpita nel marmo. Gli occhi gli si mossero verso il fianco del ragazzo, guardando la profonda ferita di qualche giorno prima, quella ferita che lui gli aveva curato.

La mente di Cloud tornò indietro a quel giorno. Per curargli la ferita, sua madre aveva insistito per togliergli almeno la maglia, lasciando al figlio il compito di denudarlo. In quel momento si era sentito un po' perverso; non poteva certo negare che gli fosse venuto il pensiero, ma era riuscito a scacciarlo abbastanza facilmente.

Perché ora non ci riusciva? Perché aveva quel profondo desiderio di toccarlo, sentire quella pelle calda sotto le sue dita.

“Cloud!” lo chiamò Zack sventolandogli la mano davanti agli occhi per risvegliarlo dalla sua trance.

'Al diavolo, Zack... Rivestiti, merda!' pensò Cloud ancora più imbarazzato distogliendo lo sguardo dal petto nudo del moro.

Ma fu tutto inutile, anzi, mentre era intento a cercare un altro oggetto di interesse che non fosse quel semidio, bello come il Sole, sentì una mano caldissima posarsi prima sulla sua fronte e poi sulla sua guancia.

“Stai bene? Mi sembri accaldato!” esclamò lui alzando leggermente il viso del biondino, senza ovviamente migliorare la sua condizione.

Cloud scosse energicamente la testa e sorrise cercando di sembrare normale.

“Sarà stata la doccia!”.

Il suo sguardo cadde sulla poltrona, già allestita come letto per Zack, e il biondino esclamò:

“Tu dormirai lì?”.

“Devo...” sospirò Zack lanciando uno sguardo carico d'odio a Sephiroth “Questo idiota si è preso tutto il divano per sé...”.

“Perché non vieni a dormire con me?”.

Persino Cloud si stupì di ciò che aveva appena detto, ma la voce l'aveva tradito, parlando prima di aver pensato.

“Scusami?!” balbettò senza parole Zack guardandolo ad occhi sgranati. L'aveva detto seriamente?! Cloud gli aveva proposto di dormire con lui?!

“Oh! No, aspetto, ho formulato male la frase! Intendo dire, ho visto che la ferita non è ancora del tutto guarita e non voglio farti dormire accucciato su una poltrona come un barbone! Se avessi saputo che dormivi lì ti avrei dato il mio letto molto prima. Se vuoi posso lasciarti il letto. Io dormirò qui o nel letto di mia madre. Tanto lei non c'è!”.

“Oh capisco.” mormorò Zack, rabbuiato dalle sue ultime parole.

“Perché quella faccia?” gli chiese Cloud cercando di mostrare un tono normale.

“Beh... non voglio sfrattarti. Non preoccuparti, dormirò qui.”.

“Vorrai scherzare!” esclamò irritato Cloud. Gli afferrò il polso e lo trascinò in camera sua, mentre dietro di lui, Zack, vagamente confuso dal suo comportamento, lo seguiva cercando di non inciampare nelle scale.

“Questa scena mi ricorda qualcosa...” sospirò il moro quando Cloud lo spinse nella stanza chiudendosi la porta alle spalle “A te no?”.

Cloud si bloccò sulla porta rammentando cos'era successo qualche giorno prima.

“Cloud, stai bene?”

“Perché quel giorno mi hai trattato in quel modo?” gli chiese tutto ad un tratto, ignorando le sue parole.

“Parli di quando siamo tornati a casa dopo l'incidente al Reattore?”. Cloud non aprì bocca, si limitò ad abbassare gli occhi, continuando a dargli le spalle.

“Se te lo dicessi non ci crederesti, Cloud.” continuò Zack lasciandosi sfuggire un sorriso ironico.

“Provaci e basta, allora, no?!” esclamò esasperato Cloud girandosi di scatto, ma si fermò all'improvviso trovandosi il viso di Zack a pochi centimetri dal suo.

Il biondo arrossì di colpo e Zack rise piano quasi divertito dall'innocenza e dalla dolcezza del giovane. Gli carezzò i capelli chiari, ma Cloud sembrò impaziente e piuttosto infastidito dal comportamento calmo del ragazzo e alzandosi deciso sulle punte avvicino il suo viso al suo, finché le loro labbra non si toccarono.

Zack rimase fermo, alzando solo d'istinto le mani verso le braccia di Cloud, ma la sua mente era confusa, estasiata da ciò che gli stava succedendo; sentiva il corpo bruciargli come immerso nel fuoco.

Cloud si allontanò piano dalle labbra umide del moro, tremando dall'emozione.

L'aveva fatto... L'aveva fatto davvero.

Sentiva che Zack continuava a fissarlo; si sentiva il suo sguardo addosso, più pesante di un macigno.

Voleva sprofondare, fino all'Inferno; sentiva l'oppressione che lo uccideva. Non sembrava una brutta morte... Morire di vergogna.

Ci ripensò un momento. No, era una morde decisamente terribile. Voleva sparire da lì.

Due grandi mani lo presero per le spalle e lo tirarono avanti, finché Cloud non si trovò accoccolato tra le braccia di Zack che lo premevano contro il suo petto nudo.

Con il volto appoggiato poco sotto la sua spalla, il giovane Fante sentì distintamente un rumore.

TU-TUM TU-TUM TU-TUM...

Un rumore ovattato, ma chiarissimo. Appoggiò l'orecchio sul suo petto e il rumore si fece più forte.

“Il tuo cuore...” mormorò Cloud “Sta battendo fortissimo.”

Zack rise sommessamente e rispose piano:

“È colpa tua, Cloud. È solo colpa tua.”

Cloud tremò dalla felicità, fremendo per la commozione e strinse a sé il Soldier che intanto continuava a baciarlo dolcemente sulla fronte e sul collo.

“Zack...” mormorò languido Cloud, ormai invaso dal desiderio e dalla rovente passione che lo stava divorando. “Stanotte dormi qui... con me. Non lasciarmi solo.”

Zack, piacevolmente colpito da quelle parole, liberò un sorriso affettuoso, mentre una lacrima carica di felicità gli rigava il volto. Strinse ancora più forte il biondino e gli sussurrò all'orecchio:

“Non ti lascerò solo, Cloud. È una promessa.”


Cloud aprì gli occhi. Caldo...

Si girò piano nel letto, guardando il ragazzo addormentato accanto a lui e gli carezzò il volto con un sorriso.

Si alzò lentamente, infastidito dal caldo insopportabile che faceva in quella stanza, diretto verso la finestra per aprirla, ma quando si avvicinò al vetro rimase senza fiato.

“Non voglio crederci...” mormorò piano.

Nibelheim bruciava.

Le case e i negozi in fiamme; la piazza brulicava di persone che cercavano di mettersi in salvo lontano dal fuoco e dal fumo. Tutto era sommerso nel caos.

Cloud si precipitò fuori dalla stanza, scendendo in fretta le scale, fino al salotto, ma di Sephiroth non c'era traccia. Le fiamme stavano divorando la cucina e l'ingresso: presto avrebbero raggiunto il piano superiore.

Svegliò Zack in modo parecchio violento, ma non c'era tempo da perdere. Scesero al piano inferiore e passando in mezzo alla fittissima nube di fumo attraversarono il salotto e, sfondando la finestra con una spallata, riuscirono a uscire e a trarsi in salvo.

“Sephiroth!” urlò Zack cercando il suo generale, correndo in mezzo alla folla riunitasi nella piazza, mentre Cloud gli stava faticosamente alle calcagna.

“Zack! E se fosse andato al Reattore?” ipotizzò Cloud, trattenendo il ragazzo per il polso e lanciando uno sguardo al Monte Nibel.

“Muoviamoci!” esclamò il Soldier improvvisamente preoccupato, ricordando la reazione di Sephiroth l'ultima volta che erano stati lì.

Mentre correvano verso il passo tra le montagne, Zack pregò con tutto il cuore che non fosse troppo tardi.





Cloud: (balletto spastico) Ho vinto Zack! *w*

Zamy: È solo perché sei carino e puccioso, Cloud, sappilo!

Angelica... Angeal: ABBIAMO LE PIUME DI CHOCOBOOOOOOO!!!

Zafferano... Sephiroth: Genesis non è stato zitto un attimo... Non mandarmi più via con lui!

Zamy: Abbiamo continuato questa cosa... ehm... Fanfiction!

Sephiroth: Ho paura...

Angeal: Anch'io...

Geronimo... Genesis: My friend...Your desire... Is the bringer of life...

Sephiroth: ...THE GIFT OF THE GODDESS!!! NON TI SOPPORTO PIU'! Ormai l'ho imparato a memoria, Gerry!

Zamy: Se avete finito -.-... Allora... Zack, tu sei stato il protagonista più protagonista in questo capitolo quindi hai anche l'obbligo, volevo dire l'onore di concluderlo!

Zack: Oh. Uhm... Ringrazio la giuria per l'Oscar di attore più figo con i capelli neri e una spada strafiga, stracciando il mio caro mentore, Angelica.

Angeal: (killer mode on) -.-

Zack: Che dopo mi ucciderà... Oh beh insomma, il prossimo dovrebbe essere l'ultimo capitolo, ma noi ovviamente non ce ne andremo mai!

Zamy: Sfortunatamente... u.u Questi qui si sono accampati nel mio salotto...

Zack: Alla prossima con: I SAW AN ANGEL.

Genesis: I OFFER THEE THIS SILENT SACRIFICE!

Sephiroth: Qualcuno mi trattenga o lo ammazzo sul serio... σ.σ

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Capitolo 5
*** I saw an angel ***


I SAW AN ANGEL

By Zamy123

Capitolo 5 – I SAW AN ANGEL

 

 

Con le mani tremanti raccolse la masamune e guardò la lama con uno sguardo cupo.

Sangue... ancora.

Si era ripromesso che mai più avrebbe ucciso di nuovo.

E allora cosa l'aveva spinto a farlo?!

Quei cittadini, quelle guardie... Cosa avevano fatto per essere uccisi in quel modo?!

Le voci ricominciarono: morte... sangue... violenza...

Era quello a cui era destinato, non poteva cambiare.

La testa gli faceva male, gli sembrava di esplodere. La vista iniziava ad annebbiarglisi.

Intorno a lui tutto era buio. È normale, pensò il generale, in fin dei conti è notte fonda.

Il buio che era intorno a lui, però, era qualcos'altro... Un buio oscuro, dove nessuna luce, neanche la fioca illuminazione delle stelle, era ammessa.

Sephiroth si rialzò e, pulita la lama della masamune, si avvicinò alle scale di metallo all'entrata del Reattore. Gli occhi, accesi dalla forza dell'Energia Mako, diedero una veloce occhiata allo stabilimento.

Finalmente si sarebbe liberato dalle sue domande. Avrebbe potuto far vivere di nuovo le sue radici. Avrebbe saputo chi era davvero.

E le risposte erano tutte lì.

 

“Cloud! Che ti succede?” esclamò Zack soccorrendo il ragazzino.

Era già inciampato un paio di volte, ma non era un caso. Il suo equilibrio lo stava abbandonando.

“Io... non ne ho idea, ma...” mormorò quasi scusandosi, ma quando alzò lo sguardo verso Zack, questi sussultò, portandosi una mano alla bocca.

“I tuoi occhi...” balbettò incredulo “Come ti senti? Vedi qualcosa di strano?”

“No...” mormorò piano il ragazzino “Ma sento freddissimo!”

Zack tacque. Ripensò a quel momento, quando erano fuori dal Reattore, seduti sulle scale. Anche allora Cloud sentiva freddo, anzi gelava.

Tentò di ricordare i suoi occhi. Erano verdi? Per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarseli, ma non gli era sembrato. Poi improvvisamente ricordò: Cloud, quel giorno aveva sempre tenuto il casco! Per quanto ne sapesse, i suoi occhi potevano benissimo essere stati verdi.

“Devi tornare a Nibelheim, Cloud! Sei in pericolo!”

“In pericolo?” ripeté il biondino stupito.

“Non so cosa stia succedendo, ma al Reattore c'è qualcosa che potrebbe ucciderti. Non posso rischiare che tu perda la vita!”.

Cloud gli strinse il braccio nudo e Zack percepì perfettamente le sue dita: fredde come ghiaccio.

Non poteva andare con lui; nel migliore dei casi sarebbe diventato un ghiacciolo umano e a quel punto, se Angeal e Genesis fossero stati ancora vivi, l'avrebbero spiritosamente soprannominato a vita Freezer, esattamente come avevano soprannominato lui Torcia Umana.

“E Sephiroth?” domandò Cloud risvegliandolo dai suoi ricordi.

Zack girò lo sguardo verso la sua meta, valutando la distanza che doveva ancora percorrere: mancava solo un piccolo tratto, poi sarebbe arrivato.

“Spero di fare in tempo per salvarlo.” e detto ciò, si volse e iniziò a correre verso il Reattore, ignorando la voce di Cloud, che man mano che si allontanava, diventava sempre più fievole e sommessa.

Lungo la strada trovò altri corpi: una guardia e due civili; portavano addosso delle ferite da lama, una lama affilatissima che, purtroppo, Zack aveva già visto: Sephiroth.

Se l'avesse convinto a tornare indietro, l'avrebbero rinchiuso a vita, ma di sicuro non poteva lasciarlo morire.

Iniziò a chiamare il suo superiore a gran voce, sperando che non fosse già entrato nel Reattore, ma la pesante porta di metallo era aperta, spalancata. Doveva trovarlo immediatamente.

Sguainò la spada con uno sguardo nostalgico e si lanciò a tutta carica all'interno del Reattore.

Si trovò di nuovo in quella stessa sala con le gradinate, su cui erano poste le capsule che contenevano tutti quei mostri.

La prima volta che Sephiroth li aveva visti aveva dato di matto e non poco. Urlava che presto sarebbero diventati come loro; l'Energia Mako li avrebbe resi mostri.

Esitò un attimo, ma represse un conato di vomito e si affacciò a una delle capsule più vicine.

Tremendo errore: il vomito tornò su, ma Zack non riuscì a trattenersi.

Dopo aver rimesso la cena della sera precedente, si rialzò più determinato di prima e dichiarò a sé stesso:

“Non diventeremo come quelle creature. Non diventeremo mostri.”.

Continuò a cercare Sephiroth, usando anche la voce, ma del suo generale non c'era traccia.

Poi si ricordò di quella stanza.

Guardò le scale di metallo che attraversavano le gradinate, tagliando la sala in due, le percorse con lo sguardo fino in cima.

La porta scorrevole di metallo era ancora là e, esattamente come qualche tempo prima, era sigillata. Forse era proprio questo il motivo per cui Sephiroth si era fermato, non potendo avanzare.

Si rilassò, ma la sua tranquillità non durò che un istante. Guardò meglio la porta in cima alle scale.

No... Non era possibile...

Con un presentimento orribile, si fiondò sulle scale facendo tre gradini alla volta, in preda al panico.

La porta era stata aperta, nettamente divisa in due dalla forza sovrumana della potentissima masamune di Sephiroth.

Zack sospirò per farsi coraggio, strinse forte l'elsa della spada e, ricacciando dentro l'atroce pensiero che qualsiasi cosa ci fosse stata lì dentro avrebbe potuto nuocergli, entrò.

 

Cloud cadde ancora. Era stata dura superare quel traballante ponte di assi, con il terrore di poter cadere e precipitare ad ogni passo.

Non aveva mai sofferto di vertigini, ma in quel momento avrebbe volentieri vomitato.

Si girò piano guardando l'alba che stava nascendo. Strizzò gli occhi e guardò meglio. Da quando in qua l'alba nasceva da Nibelheim? Poi la scena diventò più nitida:

Nibelheim stava ancora andando a fuoco, in mezzo alla notte ancora fonda.

Di sicuro ci sarebbe voluto molto tempo per ricostruire la città.

Tornò con i piedi per terra e si rialzò faticosamente.

Ripensò a ciò che gli aveva detto Zack. I miei occhi..., pensò avvicinando le dita all'occhio sinistro, chissà cos'hanno.

Si avvicinò al Reattore e, sempre più faticosamente, salì le scale ed entrò, più che mai determinato a capire cosa stesse succedendo.

 

“Sephiroth!” esclamò il Soldier quando vide l'uomo con il viso poggiato alla grande teca di vetro al centro della stanza.

Nel sentire il suo nome, il generale si girò piano e fissò Zack: i suoi occhi erano diventati ancora più accesi di quanto non fossero già.

“L'ho... trovata... mormorò flebilmente, come se pensasse che anche senza porre un soggetto alla frase, il ragazzo avrebbe capito perfettamente di cosa stesse parlando.

“Sephiroth, cosa stai dicendo? Sei normale?!” esclamò Zack ironicamente avvicinandosi a grandi passi, poi diventò serio: “Forza, torniamo a casa!” e detto ciò lo prese per un braccio cercando di trascinarlo fuori, ma l'argenteo si girò di scatto, liberandosi con uno strattone dalla morsa di Zack e indietreggiò fino alla teca.

Cadde, accucciato a terra, appoggiato contro il vetro, tremando e continuando a ripetere tra sé:

“L'ho trovata...”.

Zack alzò lo sguardo e guardò all'interno della teca. Si avvicinò e toccò il vetro: rinchiusa nella teca c'era... una testa.

Una testa di donna, collegata a una macchina tramite dei tubi; una macchina che probabilmente impediva a quell'appendice di decomporsi.

La guardò meglio e sul capo notò una lastra di metallo, con incisa una parola: JENOVA.

A guardarla bene, più che un volto pareva una maschera: una maschera dallo sguardo freddo che con quegli occhi vuoti avrebbe potuto uccidere chiunque.

“Ma..dre...” mormorò Sephiroth con voce debolissima.

“Questa è tua... madre?” esclamò Zack scioccato, spostando lo sguardo da Sephiroth a quella sottospecie di maschera funeraria, ma il suo generale era già in piedi, dietro di lui, completamente ripreso. Lo fissò un momento, poi con un movimento veloce, gli afferrò il collo e lo spinse indietro contro la teca, tenendolo fermo.

Zack strinse il polso di Sephiroth, mentre il cuore gli batteva fortissimo.

“Si può sapere che stai facendo?!” esclamò in preda al panico “Lasciami!”

Sephiroth avvicinò il viso al collo di Zack, mentre il ragazzo non capiva più niente, totalmente paralizzato dallo spaventoso comportamento del suo superiore.

“Hai addosso il profumo di Cloud...” mormorò piano.

“Ce l'ho io come ce l'hai anche tu!” esclamò Zack tentando di scansarsi da dosso il massiccio corpo dell'uomo.

“Tu non capisci, Zack. La tua mente è annebbiata da un sentimento che non riesce a farti vedere la realtà. Cloud è importante... molto più di quello che sembra.” esclamò Sephiroth spostandosi e raccogliendo la katana.

“Ti sbagli. È la tua mente ad essere annebbiata. Non distingui più ciò che è giusto e ciò che è sbagliato!” replicò il moro rialzandosi piano.

“Lui verrà via con me.” aggiunse poi Sephiroth, ignorando completamente le parole del ragazzo “Volente o nolente!”

“Non osare, Sephiroth!”esclamò Zack massaggiandosi il collo.

“E perché dovrei?!” chiese deridendolo “Non ti sarai innamorato di lui, vero, Zack?”

“E anche se fosse? In ogni caso ci siamo ripromessi di proteggerlo da coloro che lo volevano uccidere!”

Sephiroth rise, poi, con uno sguardo satanico, alzò la katana e trapassò da parte a parte la spalla di Zack che gemette dal dolore, mentre il sangue gli scorreva lungo il braccio.

“Non l'hai ancora capito?” mormorò avvicinando il suo viso a quello contratto dal dolore del giovane Soldier “Io lo voglio uccidere.” e detto ciò sfilò la katana dal braccio di Zack, strappandogli un altro lamento. Menò un secondo fendente che colpì il fianco già ferito del ragazzo, facendolo cadere a terra dolorante. La vista iniziò a perdersi, diventando sempre più buia.

Mentre era riverso a terra, mentre perdeva sangue a fiotti, mentre sentiva la sua vita scivolare via, ripensò a quel ragazzino.

Pregò che fosse tornato a Nibelheim come gli aveva detto, o magari che fosse scappato dal villaggio. Ma Sephiroth era ancora là... se avesse raggiunto di nuovo il villaggio, stavolta non si sarebbe fermato a fuoco e fumo. Avrebbe sparso sangue... e lui ne era la prova.

Poggiandosi sul braccio ancora sano (comunque ferito dalla battaglia contro la creatura che Sephiroth aveva poi ucciso) riuscì a rialzarsi.

Si afferrò la spalla e, zoppicando lentamente e con fatica, raggiunse la porta e la scalinata di metallo.

“Zack!” esclamò una voce che purtroppo riconobbe all'istante.

“C...Cloud?” mormorò quando il ragazzo biondo gli corse incontro.

“Cosa ti è successo?! Zack, il braccio!” disse sempre più preoccupato toccandogli piano l'avambraccio.

“Devi scappare... qui sei in pericolo!” continuò il moro ignorando le preoccupazioni di Cloud.

“Che vuoi dire?! Non ho nulla! Anche il mio equilibrio è tornato normale da quando sono entrato qui dentro!”

“Dici sul serio?”

“Certo! Ora sto bene; mi sento caricatissimo!” esclamò Cloud alzando il pollice e aiutandolo a rialzarsi.

“Hai poi trovato Sephiroth?!” chiese Cloud mentre Zack si sedeva, anzi si lasciava cadere, per terra accanto alle scale fuori dal Reattore.

Zack sgranò gli occhi: Sephiroth! Si era completamente dimenticato di lui. Se il generale fosse scappato, cosa altamente improbabile e priva di senso, a quell'ora sarebbe stato molto lontano, ma era meglio non giocare con il fuoco.

“Cloud, devi andare via. Sul serio, qui non sei al sicuro!” insistette lui, parlando tutto d'un fiato “Sephiroth ti sta cercando. Vuole ucciderti! Usare il tuo corpo per incanalare Energia Mako!”

“Si può sapere di cosa stai parlando? Un incanalatore di Energia Mako?! Il mio corpo? Ma non ha senso! E poi, perché Sephiroth vorrebbe vedermi morto?”

“Non lo so, ma lui l'ha detto... Appena prima che mi facesse... questo. Devi credermi, Cloud! Non scherzo quando ti dico che Sephiroth non è in sé. Non so in che modo, ma si è... trasformato. Non è il nostro generale che avrebbe dato la vita piuttosto che vederci nelle mani di Hojo. È diventato un assassino.”

Cloud continuò ad ascoltare le parole di Zack, ma non riusciva a collegare i fatti. Perché, innanzitutto? Perché Sephiroth aveva fatto una cosa simile? Perché lo voleva vedere morto quando lo aveva salvato da quella bestia atroce? Non aveva senso...

Mentre le domande affollavano la mente di Cloud, lasciandogli dietro solo una lunga scia di incertezze e paure, un dolore lancinante lo colpì al braccio.

Si sentì come se fosse appena stato investito da un treno e l'impatto fu davvero tremendo. Rotolò lontano da Zack di diversi metri, mentre il moro, bloccato a terra senza forze, cercava di trascinarsi verso il ragazzino, ma senza riuscirci.

“Sei ancora vivo?” sussurrò una voce profonda alle sue spalle.

Si girò piano: quello non era più Sephiroth, quegli occhi non li riconosceva più.

“E dire che pensavo di averti fatto male...”

“B...Bastardo...” ringhiò Zack cercando di rimettersi in piedi. Spinse con il piede la massiccia spada di Angeal verso Cloud che nel frattempo si era rimesso in piedi, scosso dal colpo che Sephiroth gli aveva sferrato.

“Spostati, Zack. Non posso occuparmi di te, ora, ma presto arriverà il tuo turno.” esclamò strattonandolo e facendolo cadere.

Si fermò davanti a Cloud, quasi come contemplando ciò che aveva davanti. Il biondino si mise sulla difensiva, continuando a guardare Sephiroth negli occhi.

Impugnò la spada di Zack e con un balzo veloce fu a pochi passi dal generale che però non si lasciò prendere alla sprovvista: si scansò, ma non contrattaccò.

Quel ragazzino gli piaceva, si sarebbe divertito un po' prima di ucciderlo.

Cloud, però, non la pensava allo stesso modo: con un movimento veloce menò un fendente che ferì lievemente Sephiroth al fianco. Stupito dalla forza del ragazzo, l'uomo si librò da terra e si allontanò. Quando era diventato così agile?

Si lasciò sfuggire una risata sommessa e mormorò:

“Sembra che dovrò impegnarmi...”.

 

Zack, ancora intontito, aprì piano gli occhi cercando di mettere a fuoco la situazione, ma faticava molto.

Si toccò il fianco e guardò la mano: continuava a sanguinare, mentre il braccio aveva completamente perso sensibilità.

Si scosse e girò il volto: sentì distintamente due lame metalliche scontrarsi, spesso anche molto violentemente. La sua vista era calata molto, annebbiata dal poco sangue che gli raggiungeva il cervello, ma non faticò a capire che Cloud era in netto svantaggio rispetto a Sephiroth.

Eppure sembrava cavarsela abbastanza bene. Era agile, si muoveva come se potesse prevedere le mosse del suo avversario. Forse avrebbe potuto farcela.

Socchiuse gli occhi cercando di mettere a fuoco la battaglia tra i due. Guardò Sephiroth, ma c'era qualcosa che non andava in lui. L'aveva visto spesso ai suoi livelli massimi, ma quello... non sfiorava nemmeno quel livello. Era tranquillo, minimamente interessato alla forza che il ragazzino biondo davanti a lui stava mostrando.

“Sta... giocando.” mormorò Zack. Il sorriso sadico di Sephiroth lo dimostrava.

 

Le gambe cedettero: un'altra ferita... ancora sangue.

Cloud si abbassò schivando di un pelo la lama della masamune di Sephiroth. Lasciò perdere l'ennesimo rivolo di sangue che gli stava scendendo sulla tempia, lungo il viso.

Ansimò indietreggiando, cercando di allontanarsi da quella che ormai sembrava una macchina omicida.

Era stanchissimo, si sentiva spossato come non mai. Stava facendo molta più fatica del solito.

“Dovresti piantarla...” intimò la voce profonda di Sephiroth mentre gli si avvicinava pericolosamente “Sai anche tu di non avere speranze, Cloud.”

Improvvisamente le sue spalle toccarono una roccia dietro di sé. Era quella stessa roccia di qualche giorno prima.

Era di nuovo lì.

Appoggiato a quella superficie ruvida e fredda, a un passo dalla morte, ancora più ferito e sanguinante di quella volta.

Sephiroth alzò la lama mormorando: “E ora, tutto finirà...”.

Cloud chiuse gli occhi stancamente e, rilassando le spalle, si preparò a ricevere il colpo finale.

 

Qui sarai al sicuro, almeno per adesso!”

Sephiroth si girò di scatto. Quella voce: non l'aveva sognata.

Guardò di nuovo il suo nemico senza capire. C'era qualcosa in tutto quel caos che gli stava riportando in superficie... un ricordo. Ma di cosa? Non aveva ricordi, non ne aveva mai avuti.

Improvvisamente lo vide: il ragazzo biondo davanti a lui cambiò. Come un deja vu, rivide Cloud, davanti a sé, steso a terra. Gli occhi erano aperti e lo guardavano.

Erano bellissimi, azzurri come il cielo limpido. Il viso angelico, nascosto in parte dai ciuffi di capelli biondi più lunghi, lo metteva quasi in soggezione.

I suoi vestiti, la divisa da Fante, erano lacerati in più punti e sulle braccia e sul petto si aprivano diverse ferite, alcune anche molto profonde.

Gli occhi indugiarono sulla spalla del ragazzino: perdeva molto sangue e di sicuro gli faceva malissimo.

Era un ricordo, sfocato magari, ma comunque impresso nella sua mente. Il giovane Fante aveva sorriso dolcemente e, con la poca voce che aveva ancora, gli aveva detto:

“Grazie di avermi salvato...”.

Sephiroth si fermò, lasciando cadere la masamune.

Non capì se successe solo nella sua mente o anche nella realtà, ma lo stupore fu tale che indietreggiò, allontanandosi lentamente da quel ragazzino che continuava a guardarlo con quegli stupendi occhi azzurri.

In quel momento la testa gli si riempì di caos. Le solite voci. La solita forza interna che gli urlava dentro.

“Uccidilo!” gli dicevano le voci “Prendi la sua vita o noi prenderemo la tua.”

Si afferrò la testa con le mani, urlando di dolore. Gli sembrava che la ragione lo abbandonasse. Non capiva nulla.

Perché avrebbe dovuto uccidere un angelo che lo aveva ringraziato per averlo salvato?!

Ricordò, tutto a un tratto: aveva promesso di salvarlo sempre, di proteggerlo da qualunque creatura volesse fargli del male.

E, in quel momento, quella creatura era lui stesso.

Annaspò un momento, in preda al panico: gli mancava l'aria, gli mancava la voce, sentiva che quella forza lo stava uccidendo dall'interno.

Chiuse gli occhi, lasciando che il destino facesse il suo dovere.

 

Quando riaprì gli occhi, era di nuovo nel presente, riverso a terra, ansimante e senza forze.

Vide un'ombra china su di lui e, non appena riuscì a mettere a fuoco ciò che aveva davanti, riconobbe immediatamente Zack e Cloud.

“Sephiroth! Sei vivo!” esclamò Zack sussultando felice.

L'ex generale contrasse il viso dal dolore e con un sorriso stanco scosse piano la testa.

“No...” mormorò “L'Energia Mako mi sta uccidendo dall'interno. Non sopravviverò...” si bloccò a causa di una fitta più dolorosa delle altre.

“Cloud...” continuò attirando l'attenzione del biondino con le lacrime agli occhi “Quando ve ne andrete da qui, cerca qualcuno che ti aiuti. Non andare alla Shinra... Né tanto meno da Hojo. Allontanati da quel posto o sarai in pericolo.”

Cloud annuì e deglutì cercando di ingoiare le lacrime, mentre Sephiroth alzò lo sguardo verso Zack; aprì la bocca per parlare, ma il moro lo interruppe:

“No, Sephiroth! Non lo accetto! Tu non morirai. Vedrai, starai bene; torneremo tutti a Midgar!”.

Sephiroth rise sommessamente e gli piazzò una mano sulla bocca, replicando:

“Ti ho detto di no, Zack. Accettalo; raggiungerò Angeal e Genesis. Torneremo di nuovo insieme. Non potete fare nulla.”

Zack chiuse gli occhi, sperando di fermare le lacrime, ma non vi riuscì.

“Ho solo un favore da chiederti.” mormorò, poi, accennando con gli occhi a Cloud, continuò:

“Veglia su di lui, proteggilo. Continua a seguire la promessa che abbiamo fatto insieme, ma che purtroppo io non sono riuscito a mantenere.”.

“Angeal, quando se n'è andato, è diventato un angelo. Aveva un ala bianca, era meravigliosa. Sono certo che anche tu l'avrai. Non sei cattivo, Sephiroth. Tu meriti quell'ala!”

L'argenteo rise ancora e disse:

“Mi vedi come un angelo anche dopo che ti ho quasi ucciso, Zack? Non spero di diventarlo; sono solo felice che voi siate ancora vivi. Preferisco che finisca così!” strinse gli occhi dal dolore e, con un ultimo sforzo, sfiorò con la mano il volto di Cloud, bagnato dalle lacrime e sussurrò:

“Perdonami, Cloud. Grazie di avermi salvato...”.

Sephiroth ascoltò per un istante il silenzio, cercando il battito del suo cuore, ma non lo sentiva. Guardò un'ultima volta i suoi compagni, poi tutto diventò buio.

Un buio calmo, rilassato. Non sentiva più dolore.

Sorrise e mormorò:

“Che pace... Se questa è la morte, non è male.”

Poi una luce intensissima lo costrinse a socchiudere gli occhi. Tutto ciò che prima era oscurità, adesso era luce bianca.

Un punto davanti a lui iniziò a brillare ancora più della luce che lo circondava. Quel punto si ingrandì, mentre, da quella forma indefinita, iniziarono a riconoscersi due figure alte.

Qualcosa al fianco di queste due figure si mosse delicatamente. Ali.

Gli occhi di Sephiroth brillarono di felicità quando Angeal e Genesis, con un sorriso che ormai l'ex generale non vedeva da molto tempo, gli tesero le mani.

Chiuse gli occhi e le afferrò. Si lasciò trasportare con loro, leggero come l'aria.

Libero come aveva sempre sognato di essere.

 

Sephiroth chiuse gli occhi. Cloud non fece in tempo a guardarlo che Zack gli si fiondò tra le braccia, in lacrime.

“Mi dispiace...” mormorò cercando di consolarlo.

Zack tremò più forte, avvinghiandosi più stretto al petto del ragazzino.

Ad un tratto una luce intensissima illuminò il corpo esanime di Sephiroth. La luce bianca, così forte da essere quasi accecante, coprì dolcemente il corpo del generale, mentre intorno ad esso spirava una leggera brezza fresca.

Zack alzò lo sguardo appena in tempo per vedere la luce bianca sparire del tutto e con lei Sephiroth.

Sospirò e, aiutato da Cloud, si alzò faticosamente.

Fece per girare i tacchi e andarsene, quando qualcosa attirò la sua attenzione: a terra, nel punto esatto in cui prima giaceva Sephiroth, c'era una soffice e candida piuma bianca.

Zack si fermò, indicando la piuma e Cloud, intuendo le sue intenzioni, lo precedette e la raccolse al posto suo.

Era grande quasi il doppio della sua mano, ancora più morbida di quanto non sembrasse.

Zack si lasciò sfuggire un sorriso e sussurrò:

“È uguale a quella proveniente dall'ala di Angeal.”

“Le cose sono due: o Sephiroth è diventato come lui, o Angeal è stato qui.” ipotizzò Cloud.

Zack lasciò vagare lo sguardo nei dintorni con una nota di speranza, finché non trovò ciò che cercava.

Si allontanò di qualche metro da dove si trovavano e, sforzando molto il suo fisico già duramente provato, si chinò per raccogliere qualcosa.

Tornò dal ragazzino e aggiunse un'idea alle sue ipotesi:

“Oppure tutte e due le cose.” e detto ciò gli mostrò altre due piume uguali a quella trovata: una bianca e una nera.

Cloud si asciugò le guance e sospirò sollevato.

“Lo sapevo che non era un mostro.” disse il moro posando a terra le tre piume, una accanto all'altra “Lui è diventato un angelo, esattamente come Angeal.”

Cloud si avviò lentamente verso il ponte per tornare al villaggio, ma Zack rimase fermo dov'era.

Erano le prime luci dell'alba, il sole iniziava a far capolino da dietro le montagne che circondavano Nibelheim. Il monte Nibel si stagliava nel cielo tinto di rosa e arancione, sovrastando la vallata.

Zack perse lo sguardo in quello spettacolo meraviglioso, ripensando che, da qualche parte in quella natura sovrumana, c'erano anche loro.

Sospirò, e un istante prima di lasciare quel luogo che era diventato la tomba di quel grande generale, alzò lo sguardo e mormorò:

“Riposa in pace, Sephiroth. È ciò che meriti. Io e Cloud ti abbiamo perdonato, sei libero dai rimorsi. Ho solo una richiesta da farti.

Saluta Angeal da parte mia!

 

 

 

 

 

 

Sephiroth: È finita?

Angeal: A quanto pare...

Il cast si esibisce in un balletto spastico festeggiando la fine della storia.

Zack: Miglior attore protagonista?!

Zamy: Non provarci nemmeno. Abbiamo concluso bene, non abbiamo ancora avuto problemi, quindi TU NON ME NE CREERAI!

Genesis: Cara autriceeeee, sta prendendo fuoco una tenda! E il divano! E la vasca con il pesce! E anche il pesce!

Zamy: ò_ó (?) WTF?!

Cloud: Non credo che fare un falò in casa sia stata una grande idea, Genesis...

Zamy: Calma... Concludi il capitolo, poi li uccidi... Dopo questo lavoro mi prenderò un periodo di riposo (si, certo, come no), per calmare i miei istinti omicidi contro il mio solito cast di 'campeggiatori anonimi' e riprendere in mano le idee. Ringrazio chi mi ha sempre sostenuto e chi ha letto questi capitoli, nella speranza che siano piaciuti. Alla prossima!

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