La bestia e il fanciullo

di FightForYourLife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Voglio distruggerlo ***
Capitolo 2: *** 2. Lasciatemi solo ***
Capitolo 3: *** Dove siete? ***
Capitolo 4: *** Umiliazione e desiderio ***
Capitolo 5: *** Festino in infermeria ***
Capitolo 6: *** Il tuo corpo, nient'altro ***
Capitolo 7: *** In punizione: Sdegno ***
Capitolo 8: *** In Punizione: Confusione ***
Capitolo 9: *** In punizione: inconsapevolezza ***
Capitolo 10: *** The game is afoot ***



Capitolo 1
*** 1. Voglio distruggerlo ***


Il dormitorio maschile della torre di Grifondoro era vuoto. Un ragazzo entrò. Barcollava, il suo volto pallido era abbagliante nell'oscurità della stanza. Afferrò la sua borsa e la scagliò lontano, strappò le tende dei letti, furioso, aiutandosi con i denti. Urlava. Una forza in lui montava prepotente, il bisogno di annientare tutto ciò che lo circondava. Il suo corpo si scagliava contro le mura di pietra, ignorando il dolore; la vista gli si era offuscata per le lacrime: non era il dolore, era una gioia malsana che si gonfiava mentre lui lacerava la propria schiena, che esplodeva estatica mentre mordeva le sue stesse braccia, che urlava vittoriosa mentre il giovane succhiava le proprie ferite in cerca di sangue. I suoi occhi ambrati erano stravolti. Si sentiva confuso, e il sapore del sangue gli penetrava in testa permeando ogni suo pensiero. Ormai la voce razionale che cercava di incatenargli le braccia sembrava aver desistito, era morta, la bestia l'aveva divorata.
Un odore nuovo si faceva largo a fatica per superare il pungente aroma di sangue che soffocava le narici. Il giovane si voltò: un suo coetaneo lo guardava con un'espressione indefinibile, sconvolta eppure intrisa di pietà. Sentiva l'odio montare di nuovo dentro di sé per quel volto.
"Remus... cosa stai facendo?"
Gli occhi grigi dell'intruso erano appannati da un velo steso dai suoi rumosi pensieri, ma non erano per questo meno taglienti: Remus si sentì squarciare da quello sguardo, capiva che era nudo e senza difesa davanti a Sirius Black.
Doveva distruggerlo.
Si avventò verso il moro con un grido bestiale, ma l'altro fu più rapido: estrasse la bacchetta e lo mandò dritto a sbattere contro uno dei baldacchini. Remus rimase stordito per qualche secondo poichè la sua testa aveva sbattuto violentemente. Il moro si avvicinò , ma stavolta fu colto di sopresa: il suo amico infatti si alzò con un balzo inumano e iniziò una colluttazione feroce con di lui, strappandogli la bacchetta e scagliandola fuori dalla sua portata.
"Remus cosa ti prende? Che fai?"
Il bel volto aristocratico fu colpito violentemente da un pugno. Remus morse la sua spalla sinistra e lo afferrò per le braccia, ficcando le unghie in profondità nella carne, per poi sollevarlo di peso e buttarlo a terra. Il corpo di Sirius sembrò rompersi contro il pavimento di pietra. Rimase abbandonato, quasi privo di sensi, completamente aperto. Il volto di Remus si aprì in una smorfia di gioia mostruosa mentre i suoi piedi infierivano con forza nello stomaco del suo compagno, togliendogli il fiato e strappandogli gemiti penosi. Ora Sirius giaceva rannicchiato, tentava di ripararsi dai colpi e di dire qualcosa, ma a fatica riusciva a tenere gli occhi aperti. Stava crollando.
Il viso di Remus era acceso dal sangue che irruente scorreva dentro il suo corpo, dentro la sua testa, dentro la sua bocca. Afferrò i lunghi capelli bruni della figura ai suoi piedi e la costrinse violentemente contro un muro. La testa di Sirius fu spaccata da un dolore fulmineo e accecante, poi il giovane sentì qualcosa di umido e caldo colargli dal naso, riempirlo, scendere fino alla bocca. Doveva essersi rotto il naso.
Remus bloccava il suo amico faccia al muro con il suo corpo, mentre questi cercava di svincolarsi sotto il suo sguardo ilare. L'odore del sangue fresco pompò nuova furia nella sua carne: Remus girò in malo modo il volto di Sirius, continuando a tenre il suo corpo schiacciato contro al muro, e leccò ingordamente il sangue che si stava rapprendendo sul mento. Il bruno, rinvigorito dall'orrore di questo gesto, cercò di sottrarsi con uno scatto, al che Remus gli morse il labbro inferiore e gli costrinse la lingua in bocca.
"NO!"
Sirius si ritrasse orripilato. Remus rise oscenamente del suo disgusto. Annusò avido i capelli corvini che aveva difronte, lucidi di sudore.
"Paura" sussurrò "ne sento l'odore."
Il giovane Black si immobilizzò appena sentì quella voce innaturale e acuta: non poteva essere la voce di quello che aveva imparato a riconoscere come suo amico.
Era la voce della bestia che gli scavava sottile nel cervello.
La bestia assaporò l'acre odore del sudore e della paura e lo trovò gustoso. Con i denti scavava il collo di Sirius, alternava morsi vigorosi a tocchi quasi sensuali. Sotto il suo corpo il giovane si divincolava disperato.
"Smettila, SMETTILA!"
La bestia sorrise di quegli urli e lo sguardo si accese di un lampo crudele. Per un momento rimase immobile. Sentì il corpo della sua vittima rilassarsi, nella speranza che fosse finita: in quel preciso istante però la bestia chiuse il suo corpo in una morsa ancora più infernale contro la pietra. Ora non riusciva a muoversi di una virgola, la bestia era forte, determinata, invincibile. Cominciò ad esplorare il corpo indifeso con movimenti rudi e inappropriati, si strusciava contro i muscoli paralizzati dal terrore e traeva godimento puro da quelle carezze vietate: stava letteralmente razziando la sua preda.
Prepotente, sentì crescere la fame dentro di sè. Ma non voleva disfarsi del pasto così in fretta.
La mano sinistra della bestia scivolò minacciosa sul fianco del bruno fino a raggiungerne il sedere. Il giovane fremette mentre la mano lo stringeva per andare poi a frugare in mezzo alle sue gambe.
Un sussurro implorante arrivò alle orecchie della bestia.
"Remus... ti prego... no..."
Remus tornò e si scansò violentemente da Sirius. Il bruno rimaneva ancora immobile, lievemente scosso da un pianto senza lacrime. Remus guardò orripilato la scena, e senza riuscire nemmeno a implorare perdono si chiuse terrorizzato in bagno.

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Capitolo 2
*** 2. Lasciatemi solo ***



"Remus, datti una mossa!"
Un ragazzo incredibilmente spettinato entrò nel dormitorio apparentemente vuoto.
"Rem, Madama Chips ti starà cercando ovunque! Fra poco sarà notte idiota! Ti sei scordato che giorno è oggi?" chiese sarcastico il giovane.
No, Remus sapeva perfettamente che giorno era.
Il peggiore della sua vita.
Aveva sentito la bestia liberarsi delle briglie, scagliare tutta la sua furia. Un pensiero lo colpì forte nel petto: "Sirius... Che cosa avrà pensato? Che cosa sarebbe potuto succedere?" E, maligno, quel pensiero continuò: "Che cosa stavo per fare?"
Non riusciva a spiegarsi perchè fosse successa una cosa talmente orripilante. I giorni che precedevano la luna piena erano terribili, sempre: lui si sentiva instabile, incline alla violenza, ma teneva tutto dentro, frenato, in attesa dell'esplosione che si sarebbe scatenata sotto l'occhio vigile del plenilunio. Mai, mai aveva agito così... si era perso, per un ignobile lasso di tempo si era lasciato divorare da quella cosa immonda che viveva dentro di lui consumandolo.
Qualcuno bussò alla porta così forte che avrebbe potuto scardinarla.
"Arrivo James."
"Tutto bene Lunastorta?" il tono del ragazzo era appesantita dall'apprensione ora. Si era accorto di quanto turbata fosse la voce che gli rispondeva dal bagno.
Remus uscì.
"Tutto bene Jam. Sono solo debole."
"Non ti preoccupare, l'energia te la fai uscire stanotte tanto!" sottolineo le sue parole con un ghigno malandrino "Ci sarà da divertirsi, me lo sento!"
Remus non rispose al sorriso. Non guardò nemmeno il suo interlocutore. Per qualche secondo sembrò contemplare con attenzione il muiro davanti a sé.
"Oggi preferirei stare solo."
Il silenzio era tangibile e opprimente.
"Ma che cazzo dici?"
Uno sgardo fugace andò ad uno dei letti, quello con le tendine chiuso. Nessun suono proveniva da lì.
"Non vi voglio tra i piedi stasera, voglio stare solo! Non sono tenuto ad intrattenervi, hai capito?" Questa rabbia era lacerante. Ma non veniva dalla bestia. "Non è divertente per me! Sento che non sarà per niente divertente James! Ti prego, stai qui! Non voglio che veniate stasera, e con questo ho chiuso!".
Se ne andò sbattendo la porta.
"Ehi ma che cazzo gli è preso?"

***

Se James sperava in una spiegazione o in un sostegno da parte del suo migliore amico, rimase deluso.
"Se vuole stare da solo, lasciamolo solo."
Sirius Black non si arrendeva facilmente quando qualcuno diceva no. Si sarebbe potuta scambiare per prepotenza, ma James sapeva che si trattava di un tratto del carattere di Sirius che ne faceva dopotutto un vero Grifonodoro: tenacia.
Per questo rimase basito quando il suo fratello acquisito rispose così.
"Jam non insistere" continuò in risposta al suo sguardo incredulo (che stava rapidamente passando a sguardo incazzato).
"Ma Tartufino imbecillino" disse con una falsa vocetta leziosa "tu no capire che lui stare male?"
"Sta male anche con noi evidentemente."
Il tono di Sirius era incredibilmente risentito. Troppo.
"Che è successo?"
Sirius lo guardò negli occhi. Era il suo migliore amico, suo fratello, una metà della sua anima. Non c'era un'amicizia come quella in tutto il mondo, ne era sicuro. Avrebbe affidato a James la sua vita con la stessa non-chalance con cui gli avrebbe affidato la scopa di qualcun altro.Era l'unico ad aver capito come comportarsi quando si rabbuiava, l'unico che aveva ascoltato i suoi dubbi quando era scappato di casa e aveva paura - per la prima volta in vita sua, l'unico ad averlo visto piangere. "Non più l'unico" pensò con rabbia.
Questo non avrebbe mai potuto dirlo a James.
"Niente. Suppongo uno sbalzo ormonale. Scendiamo a cena?"
A tavola, sottovoce, informarono il quarto malandrino della novità. Peter non capiva assolutamente.
"Ma allora che si fa stasera?"
"Niente Codaliscia" disse James seccato "Remus vuole stare solo."
James non avrebbe mai voluto rinunciare alle loro scorribande nella luna piena, nè ad aiutare Remus e proteggerlo da se stesso, ma non poteva senza Sirius: Codaliscia era troppo piccolo per badare ad un lupo in pieno sviluppo, e avventurarsi senza il grosso cane nero sarebbe stato rischioso.
Felpato non parlò molto quella sera. In compenso, Peter non voleva lasciar cadere l'argomento.
"Ma perchè, che è successo?"
James guardò di sfuggita Sirius.
"Non lo so, chiedi a Tartufo."
Sirius guardò James, che ora era tutto interessato dal suo piatto. Gli occhietti di Peter sfrecciavano dall'uno all'altro, in attesa dell'esplosione. Sembrava terrorizzato.
"James, se vuoi andare, vai. Noi abbiamo fatto tutto questo per aiutarlo, se oggi preferisce stare solo non possiamo costringerlo, sarebbe peggio, potrebbe rivoltarcisi contro o scappare via. Megli se rimane alla Stamberga per stasera. Non cercare di complicare le cose" aggiunse sbrigativo "questo mese gli è presa così. Sai che è strano quando ha le sue cose."
Peter ridacchiò. Era piuttosto sollevato. Le notti di luna piena era sempre in apparensione, anche se in fondo doveva dire che gli sembrava strano non prepararsi per un'altra scorribanda a quattro zampe quella notte.

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Capitolo 3
*** Dove siete? ***


Un urlo squarciava la sua pelle. La bestia scavava la carne del giovane per uscire, mentre ogni singolo muscolo di quello era rigido, come per opporsi alla violenza del mostro.
Ma non sarebbe servito.
Mentre Remus affogava dentro la bestia, la sentì ridere trionfante. Era sempre più forte, sapeva che un giorno avrebbe distrutto la sua prigione, il corpo di quello stupido umano, e avrebbe vissuto libera. E godeva della strazio che infliggeva a quella misera carne.
La mente del giovane mago formulò un ultimo indistinto pensiero:
"Dove siete?"
Poi, prima che la nebbia lo divorasse, sentì la voce di Sirius Black che gli chiedeva pietà. Aveva distrutto tutto, non sarebbe mai più stato un malandrino, non avrebbe più avuto qualcuno accanto a sè, nè di giorno, nè di notte, nè tantomeno in quelle notti.
Come aveva potuto permettere una cosa del genere?

Capitolo più breve, in effetti è solo un collegamento tra il 2° e il capitolo che sto scrivendo(e che spero di pubblicare presto). Mi piaceva l'idea di scrivere dell'ultimo momento cosciente di Remus(che ovviamente è intriso di rimorso). Povero Rem, ne passerà un sacco ç__ç ma mi farò perdonare, promesso!
Un bacio a tutti e recensite, voglio sapere che ne pensate fin'ora. <3

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Capitolo 4
*** Umiliazione e desiderio ***


La luce s'insinuava a fatica nell'aria polverosa. Remus cercò di guardare da dove proveniva quella luce, ma fu immediatamente fermato da un dolore tremendo alla spalla.
Era praticamente squarciata. Sembrava quasi che la carne fosse stata scavata da un temperino in mano a qualcuno con poca esperienza e nessuna grazia: dai filacci di carne intravedeva l'osso, una pozza di sangue si stendeva sotto di lui. Era rimasto in una posizione stranissima, con il braccio quasi staccato dal corpo, che era raggomilato a terra.
Ora Remus aveva aperto gli occhi, ma continuava a vedere tutto sfocato, come attraverso un muro d'acqua. Gli odori gli risultavano insopportabili, e sentiva la bocca incollata dal sangue che si era seccato dentro; evidentemente, si era sbranato da solo. Con fatica aprì la bocca: il sangue l'aveva tappata e mentre cercava di aprirla la pelle delle labbra bruciava in maniera indescrivibile; trattene un grido con un roco gemito di dolore. Non si sentiva in grado di emettere suoni in effetti, come se avesse urlato per tutta la notte.
Sentì una morbida sensazione di calore sulla pelle nuda della sua schiena. Anche se non poteva girarsi, intuì che l'infermiera della scuola era appena arrivata e gli aveva messo addosso una coperta. Si sentì gli occhi riempire di lacrime brucianti: che umiliazione, doversi ridurre così, ogni volta peggio, farsi vedere in quello stato pietoso da un altro. Voleva nascondere il viso il più possibile, per non far vedere anche quell'altra sua debolezza sgorgare a fiotti dai suoi occhi.
Sentì una mano raccogliere le lacrime. Un incatesimo sussurrato, e la sua bocca fu liberata da quell'impasto nauseabondo.
"Madama Chips arriverà fra poco."
E la presenza uscì precipitosamente
Qualche istante più tardi arrivò Madama Chips.
"Oh santo cielo! Meno male che almeno è riuscito a coprirsi col mantello, se no si buscava anche una broncopolmite! Ippogrifi del cielo aiutatemi! Erano anni che non si combinava una cosa del genere! Avrei dovuto arrivare prima, ma avevo l'infermieria piena stanotte! Non si preoccupi Lupin, la sistemerò in un baleno."
Remus era immobile.
Era un mantello, non una coperta.
E quella era la voce di Sirius.

***

"Ehi lupacchiotto come si va?"
Remus si svegliò su un materasso morbido, avvolto da lenzuola candide e morbide coperte. Si sentiva leggermente febbricitante, ma la spalla era stata medicata.
Provò a muovere il braccio: ancora faceva male, ma niente in confronto a prima.
Cercò di riassestare i ricordi: Madama Chips l'aveva fatto faticosamente uscire dalla Stamberga Strillante (con l'aiuto della magia, visto che non poteva quasi muoversi, e di certo era troppo pesante per lei da portare sulle spalle). Arrivati alla porta dell'infermieria Remus riuscì a fare qualche passo aiutato dalla Chips, che si era assicurata che tutti i pazienti fossero nei letti, con le tendine chiuse.Non aveva mai visto tanti letti occupati, ma ce n'era uno riservato a lui. Come sempre.
Dopo, buio.
Ora, tre visi noti lo guardavano sorridendo e trattenendo a stento la preoccupazione.
Ma era un volto in particolare che stava cercando.
Sirius aveva un'espressione indecifrabile. Non riusciva a capire se era stato perdonato dall'amico, il cui sguardo era ancora freddo in qualche modo, ma sapeva che l'aveva soccorso, e ora era lì, insieme agli altri. Era stato tutto dimenticato allora? C'era speranza di mantenere la loro amicizia, di continuare come se nulla fosse?
"Rem, perchè sei rimasto solo?"
Remus guardò Peter. Era evidentemente spaventato. Da anni non vedeva segni così evidenti della furia del lupo. Quando si trasformavano, la violenza del lupo era mitigata dalla presenza degli altri, i cui istinti erano comunque eccitati: distruggevano gli alberi della foresta, i rifugi degli animali, si aggredivano a vicenda, correvano sfrenatamente fino a perdere il fiato, eppure nei loro ricordi si trattava di un gioco meraviglioso, anche se qualche volta erano andati vicino alla strage. Rievocare le loro uscite era sempre motivo di ilarità e orgoglio per i ragazzi: ora, nel vedere il loro amico mortalmente pallido, semi-cosciente, ricordava tutti loro quale terribile maledizione fosse per lui quella che per tutti loro era diventata ormai solo una scusa per giocare.
Peter ricordava com'era prima che scoprissero il suo segreto. Lui era rimasto spaventato quando per la prima volta Jam e Sirius ne parlarono apertamente.
"Certo è strano. Ongi mese. Ogni luna. Secondo voi..."
"Ma Silente non permetterebbe mai a un lupo di stare in mezzo a ragazzi normali" disse Peter.
"Remus è normale!" sbottò Sirius.
"Bè certo Silente avrà le sue misure di sicurezza comunque." continuò James "Anche se è strano che non l'abbia detto agli studenti."
"Ma certo che non l'ha detto! Altrimenti tutti, come questo qua" e indicò sprezzante Peter con un gesto del capo "lo eviterebbero come la peste, o peggio"
"Io non lo farei mai" strillò Peter risentito, con voce stridula "però... però Remus avrebbe dovuto dircelo."
"Dobbiamo dimostrargli che può fidarsi di noi!"
"Dobbiamo parlargli" concluse James.
E lì si diressero su un percorso difficile. Soprattutto per Peter, che non era un grande Trasfiguratore. Ma voleva dimostrare ai ragazzi che lui era coraggioso e dotato quanto loro, che non avrebbe abbandonato Remus neanche durante il plenilunio, anche se ne aveva paura.
"Sapevo che sarebbe stata una brutta serata Peter. Poteva essere pericoloso."
"Sei stato un idiota." disse James, in un tono che non ammetteva repliche.
"Lo so."
"Bene, almeno questo è assodato!" riprese Potter, con un tono più leggero "Ora ce ne andiamo, se no Chips ci apre il culo a calci. A dopo pulcioso" e aggiunse a bassa voce "Stasera abbiamo una bella sorpresa per te" sorrise e fece un occhiolino, a cui Peter fece eco con una risatina.
Remus non potè fare a meno di sorridere. Eppure il sorriso si spense quasi subito. Doveva cercare gli occhi di Sirius, ora. Doveva sapere.
Non aveva detto niente. Questo era totalemtne atipico per lui. I suoi occhi grigi vagavano stralunati sulla spalla bendata.
"Felpato, sveglia, stiamo andando" urlò James, che si era avviato con Peter fuori dalle tende.
"Questo non è un mercato Potter, abbassi la voce!" strillò di rimando l'infermiera, a un passo dall'isteria "E lei Black, FUORI! ORA!"
Uno sbuffo divertito scappò a Sirius, che posò gli occhi in quelli di Remus, come faceva sempre quando voleva condividere una risata con lui. Ma nessuno dei due sorrise.
Sirius ripensava alla scena di quella mattina.
Voleva parlare con Remus, dirgli il fatto suo. Era incazzaro nero per quello che era successo. Era stata la situazione più umiliante della sua vita, e lui di umiliazioni ne aveva avute. La cosa peggiore era che non era riuscito a difendersi. Sapeva dei problemi di Remus, ma non riusciva comunque a giustificalro. Voleva rendergli l'umiliazione.
Quando era arrivato alla Stamberga però, era tutto diverso.
Era lì, accartocciato su sè stesso, ferito, debole, abbandonato. Soffriva, poteva sentirlo. Non sentirlo dai suoi gemiti, sentiva proprio la sua sofferenza che, tangibile, infettava l'aria. Tremava impercettibilmente per il freddo e per il dolore. Si era avvicinato e gli aveva posato il mantello addosso. Il viso sporco di sangue si stava rapidamente bagnando di lacrime. Era umiliato. Ma Sirius non si sentì trionfante nel vederlo nella stessa situazione in cui era stato lui poche ore prima a causa sua.
Per Remus, quello era la realtà. Non poteva sfuggirle. E lui, Sirius Black, era arrivato ad odiarlo per un atto che, sapeva, non faceva parte della sua vera natura.
Gli aveva asciugato le lacrime e se n'era andato. Avrebbe voluto dire qualcosa per conoslarlo, ma era riuscito solo a pensare di rassicurarlo con Madama Chips.
C'era altro che avrebbe voluto dire, chilometri di parole, ma quelle rimasero a opprimergli il petto per tutta la mattina.
Ora erano lì, faccia a faccia.
Era così difficile staccare gli occhi da lui. E dire che pensava che non la'vrebbe mai più guardato in faccia.
Gli strinse la mano. Remus ricambiò la stretta.
"FUORI!"
Remus avrebbe voluto trattenere quela mano, quegli occhi, per sempre.
Era felice un attimo prima, quando aveva capito che la loro amicizia non era persa, ma non capiva quello strazio improvviso che provava mentre Sirius si allontanava, non capiva il perchè di quel desiderio di avere ancora lui, pelle contro pelle, come era successo nella torre.
"NO!"
Remus si alzò ansante, ignorando il dolore. L'infermiera, spaventata, accorse al suo letto.
"Lupin, qualcosa non va?"
-Tutto- pensò Remus.
Di chi era quel desiderio?
Non era così sicuro che fosse solo la bestia a volere quel corpo.
Si sentiva disgustato. Si lasciò propinare un orrida pozione per dormire, e pregò con tutta la forza di non svegliarsi più.

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Capitolo 5
*** Festino in infermeria ***


Mezzanotte passata.
Madama Chips era seduta (non troppo comodamente in realtà) nella sua postazione. Solo un paziente era rimasto.
Povero ragazzo. Così giovane, una personcina tanto a modo. Era davvero ingiusto che fosse stato infettato da una maledizione simile.
Erano almeno due anni che quel ragazzo non stava così male durante una trasformazione. L'infermiera sorseggiò il suo succo di zucca, soppesando la possibilità di riferire questo cambiamento nel comportamente del signor Lupin al preside (forse era un caso, ma insomma, ci può dirlo?); era così sovrappensiero che non si accorse del sapore estraneo, leggermente amarognolo, della sua bevanda.
'No, lasciamo stare. Sarà stato un caso.' In effetti, non era successo nulla di irreparabile. Meglio non dare altri problemi a quel povero ragazzo. E comunque, finchè non usciva dalla Stamberga, era tutto sotto controllo.
'Non è affatto scomoda questa sedia' pensò Madama Chips, prima di crollare sulla sua scrivania.
Dormiva così profondamente da non accorgersi di tre ragazzi che entravano senza curarsi di fare silenzio, con strani e voluminosi pacchetti tra le braccia.

***

Il sonno rendeva tutto nebbioso agli occhi di Remus. Mise a stento a fuoco una faccia vagamente familiare prima di sentire che a fuoco andava qualcos'altro: il suo naso.
Quando si trovò a starnutire fuoco cirocondato da tre ragazzi che si scompisciavano a quello spettacolo (che doveva essere in effetti molto grottesco, per sua stessa ammissione), comprese che i malandrini gli stavano facendo, nel loro personalissimo stile, una sorta di festino del "guarisci presto Lunastorta".
"Ma siete scemi? Che cazzo..."
"Ehi perfetto prefetto, modera i termini!" disse James.
Remus si soffiò il naso, e ne uscirono i resti di due Piperille.
La faccia che fece Remus nello scoprire cosa quei deficenti avessero insidiato nel suo naso fece nascere una nuova crisi di risate, a cui il giovane non potè sottrarsi. Poi un pensiero lo folgorò.
"Ma..."
"Madama Chips era stanca." lo anticipò Sirius.
"Mooooolto stanca" fece eco James.
"Troppo stanca" riprese Peter, tutto contento.
Remus era preoccupato. E questo doveva essersi dipinto sulla sua faccia perchè James aggiunse subito:
"Sta' calmo, sta' calmo... è solo una pozione sonnifera."
"Quanto basta per..."
Sirius non continuò la frase, ma concluse la sua affermazione aprendo un involto sul letto di Remus, che si scoprì conteneva tre confezioni di Burrobirra. La coreografia fu teatralmente continuata da James, che scoprì un pacchetto contente il miglior assortimento di Mielandia. Concluse Peter, accendendo dei fuochi d'artificio del dottor Filibuster e facendosi finire il primo (acceso) direttamente nei pantaloni, regalando ai suoi amici un indimenticabile ballo, accompagnato da urla e strepiti di panico (finchè Sirius non gli abbassò i pantaloni e non fece volare il fuoco d'artificio impazzito fuori dalla finestra, non senza dedicare un commento alle mutande di Peter, decorate con degli orsacchiotti con i colori dei Cannoni di Chudley).
Tre ore dopo, Remus aveva bevuto due Burrobirre. Gli altri un po' di più.
James e Sirius erano ai lati dell'infermiera, ancora addormentata (fortunatamente) e continuavano a urlare nelle sue orecchie.
"Ragazzi che ne dite di finirla? Prima di svegliare tutto il castello?"
"Se lo dici tu" disse James e iniziò a picchiarla con una copia di Guaritrice Moderna che aveva appena preso dalla sua scrivania. Sirius rotolava per terra dal ridere, e toccò a Remus fermarlo. James, quindi, iniziò un valzer con lui.
"Ora mi stai preoccupando" affermò Remus (stava scherzando... ma non troppo.)
"Lo sapevo che l'ennesimo rifiuto di Lily l'avrebbe fuso" commentò Sirius. I ragazzi si misero a ridere, complici. Poi la tragedia.
Sirius ebbe un'idea.
Una di quelle stupide.
Sparì per qualche minuto sotto il mantello del suo migliore amico, che nel frattempo aveva tirato fuori il boccino, facendo una gara con Remus (che sapeva di aver perso in partenza, ma non aveva il cuore di rifiutarglielo) mentre Peter (che nel frattempo si era seppellito nelle infamissime Gelatine Tuttigusti + 1) assisteva e faceva tifo alternato per entrambi.
Apparve Sirius, con un sorriso che non prometteva nulla di buono. Un sorriso che poteva stare solo su un volto come il suo.




Non so se i fuochi del dottor Filibuster esistevano già all'epoca, ma datemela per buona (e passatemi anche Guaritrice Moderna, perché tutto sommato, ci sta bene) Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!!! Nel prossimo, la temperatura si alza notevolmente (spero di non essere stata volgare; comunque il rating non è ancora rosso...credo.)
Ho notato che nel precedente capito ci sono UN SACCO di errori di battitura. Perdonatemi, sto diventando dislessica -.-''' Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Il tuo corpo, nient'altro ***


"Ta dah!"
Una bottiglia di Whiskey Incendiario troneggiava nella mano sinistra del bruno.
"Tu sei l'uomo della mia vita!"
"Non puoi dirmi queste cose dopo che hai ballato tutta la notte con Rem" rispose Sirius, buttandosi a gambe aperte sul letto e lanciando dei bicchieri di carta a Peter, che iniziò a distribuirli "così mi ferisci."
"E' solo valzer con lui" ribattè James, drammatico.
Remus non gradiva questi discorsi. Era tipico di quei due scherzare in quel modo, ma lo metteva in imbarazzo essere messo in mezzo. Forse era per quell'episodio con Sirius.
Era riuscito a non pensarci per tutta la sera. Ora era ripiombata addosso quella sensazione orribile che l'aveva accompagnato durante il sonno.
Si trovò un bicchiere pieno in mano, senza sapere come.
"Un brindisi a Remus!" tuonò James.
I ragazzi ulularono in onore dell'amico e bevvero tutto d'un fiato.
"Forza Rem!" lo incoraggiò James.
Remus si pentì subito. Sentì la gola come in fiamme, e qualcosa di strano agitarsi nello stomaco appena la bevanda lo raggiunse.
Poi vide Peter dondolare sulla sedia e cadere all'indietro. James rideva. Remus e Sirius si accovacciarono accanto al ragazzo, molto più minuto di loro, che per tutta risposto russò loro  in faccia.
Nessuno dei due seppe trattenersi dal ridere.
Come se fosse la cosa più normale del mondo, James iniziò a infilare gelatine nelle orecchie del malandrino svenuto.
Nella mezz'ora successiva, trovarono una quindicina di motivi per brindare (dal cappello di Madama Chips, al culo della gatta di Gazza, per giungere allo shampoo di Mocciosus).
James interruppe solenne quel lungo momento di facezie.
"Devo pisciare."
E con questa affermazione, lasciò i due sopravvissuti a ridere sul letto. Erano sdraitai al contrario, quindi avevano le gambe a penzoloni da un lato del letto, la testa a penzoloni dall'altro.
"Secondo te" chiese Sirius con voce impastata, sforzandosi, come se stesse cercando in tuti i modi di dire una cosa intelligente  "se ora il sangue ci va tutto in testa, i piedi ci diventano blu?"
"Felpato"
"Eh?"
"Sei ubriaco."
"Anche tu"
Per un momento si guardarono, poi scoppiarono nuovamente a ridere.
"Mi fa male lo stomaco" disse Remus (e non era solo per le risate)
"Sì è vero" disse Sirius, mentre aveva appoggiato la testa sulla pancia del compagno.
"Ma che ne sai?"
"Senti qui, si sta lagnando come un pazzo." ribattè Black, serissimo.
"Sirius" disse Remus supplichevole.
"Eh?"
"Non ci arrivo allo stomaco." disse Remus, che ci aveva davvero provato davvero(decisamente lo regge male l'alcool il ragazzo.)
"Aspetta ti faccio sentire il mio."
Sirius si arrampicò sul corpo dell'amico, fino a posizionare la sua pancia sulla faccia dell'altro, che nel tentativo di liberarsi del leggero peso che lo stava soffocando, lo buttò per terra.
Sirius Black giaceva spalmato faccia a terra, con le gambe ancora in parte sul letto, con le quali cercava di sclaciare la faccia di Remus che rideva.
"Smettila!" disse stizzito.
Qualcosa interruppe questo scambio di massime filosfiche.
Un tonfo provenne dal bagno.
"Tutto a posto là dentro cornuto?" chiese affetuosamente Sirius.
Nessuna risposta.
I ragazzi si precipitarono verso il bagno e aprirono la porta.
James cadde sul pavimento russando.
"James... JAMES" urlava Sirius, barcollando pericolosamente "TI SEI ADDORMENTATO CONTRO LA PORTA,JAMES!"
Remus si era lasciato andare contro al muro, incapace di controllare le risa. Sirius si aggrappò a lui e continuò a ridergli sulla spalla. Remus poteva sentirlo ansante dalle risate afflosciarsi con tutto il suo peso su di lu.
"In piedi"
"No."
"Levati!"
"No."
Sirius lo guardò negli occhi. Appoggiò la fornte contro quella del ragazzo castano a cui si stava appoggiando. Ne respirò l'odore di alcool della sua bocca. Poi poggiò delicatamente, per un secondo, le labbra contro le sue.
Sorrisero entrambi.
Remus aveva imporvvisamente un gran voglia di dormire. Si abbracciò a Sirius, che lo trascinò (con non poca difficoltà, date le precarie condizioni di quest'ultimo) sul letto, sdraiandosi accanto a lui.
Sirius sorrise.
"Che bacio del cazzo. Se fossi una ragazza, non te la darei mai."
"Tu mi hai baciato. Baciato da schifo." ribattè stizzito e assonato Rem.
"Ma tu dovevi rispondere!"
"Sirius ma stai fuori?"
"La prima volta che mi hai baciato non eri ubriaco."
Nessuno dei due forse capì realmente a cosa si stava riferendo. Era tutto molto confuso. Forse lo capirono entrambi, ma non se ne curarono, o fecero finta di non ricordarsi di quel certo episodio. Ora sembrava veramente importante a Sirius che un essere vivente non avesse risposto alle intenzioni dell'irresistibile rampollo dei Black, e a Remus sembrava incredibilmente importante dormire.
"Su non fare il ricchione e dammi un bacio vero."
"Ma se ti do un bacio vero, faccio il ricchione"
Sirius ridacchiò stupidamente.
"Hai ragione..."
"Lo so." disse saccente.
"Allora fa' il ricchione."
"A te non fa bene bere lo sai?" disse Remus in un tono stranamente divertito, quasi civettuolo "se ti bacio la popolazione femminile di Hogwarts avrà un duro colpo."
"Guarda che non basti tu per farmi cambiare sponda" rispose l'altro
"Allora smettila di chiedermi di baciarti."
"Ok" disse in tono di sfida.
"Quindi non vuoi baciarmi?"
"Che c'è, ora ci sei rimasto male?"
Remus non aveva più coscienza di chi fosse, né poteva dire con precisione qualcosa del ragazzo che gli stava accanto in quel letto, il volto davanti al suo. Si rese vagamente conto di avvicinarsi alle labbra di quel bruno, di disegnare il perfetto contorno del suo mento con dei piccoli baci, fino a giungere alle labbra; si rese conto di aver appoggiato la propria bocca contro quella bocca violentemente, e di premere con forza, di avere paura d staccarsi; si rese conto di una lingua che prepotente violava la porta delle sue labbra, che sensuale ed esperta ammorbidiva il bacio, legandosi alla sua lingua che, timida, cercava di rispondere; si rese conto che il corpo del moro si stringeva contro il suo.
Le mani di Remus corsero al viso del suo amico: voleva che non finisse mai. Ma Sirius si staccò dolcemente. Lo guardò divertito e colpevole, come un bambino che sta per fare una nuova marachella mai sperimentata, prese le sue mani e le fece scivolare lungo il proprio petto. Remus sentì il corpo perfetto del ragazzo scorrergli sotto le dita, snello e caldo. Sentì Sirius esitare quando le mani di Remus erano state condotte ormai al di sotto del suo ombelico.
Remus, invece, non ebbe dubbi. Non era abbastanza lucido per averne.
Abbandonò la guida delle mani di Sirius e continuò da solo, oltre la cintura. Sentì l'amico rabbrividire al suo tocco. Un erezione completa pulsava smaniosa sotto il suo palmo. Sirius spinse il bacino contro la mano del compagno, che rispose sfregando quell'invitante rigonfiamento dei pantaloni.
L'amico si avvicinò ancora di più, e Remus sentì i loro membri sfregarsi impazienti in quella carezza rude e vogliosa. Le loro bocche si cercarono ancora, si unirono impazienti, si esplorarono come se necessitassero più di quei baci che non dell'aria stessa.
Remus afferrò Sirius in vita, stringendo così forte da fargli scappare un gemito più alto degli altri: sentiva il bruno muoversi sinuoso contro il suo corpo, mentre le mani si erano insinuate al di sotto del suo pigigama e frugavano curiose il suo petto liscio, giocando dispetti ai suoi capezzoli.
"Sirius..." esalò questo nome, prendendosi una pausa da quegli infiniti baci, concedendosi un ultimo tuffo nel grigio di quegli occhi penetranti, prima di reclinare la testa all'indietro, incapace di respirare: sembrava che tutto il sangue, tutta l'aria, tutta la sua energia vitale si fosse concentrata tra le sue gambe, in quel meraviglioso punto che lo univa al corpo di Sirius, quel punto ormai quasi dolorante, costretto dai pantaloni, portato al limite, che ancora subiva la tortura del membro di Sirius, che sembrava invasato, insaziabile, che continuava sfrenato a danzare contro il suo corpo.
Remus sentì il cuore fermarsi, un urlo roco occupargli la gola, qualcosa di mortale esplodergli dentro; infine, sentì la tensione sciogliersi in mezzo alle sue gambe, sentì qualcosa di caldo e appiccicoso colargli sull'organo e incollargli i pantaloni.
Il cuore riprese a battere. Remus si azzardò persino a respirare.
Sirius l'aveva fatto sdraiare e ora stava sopra di lui.
Era bellissimo.
I suoi capelli spettinati si incollavano al viso perfetto, imperlato di sudore. I suoi occhi, il cui sguardo era già insostenibile per Remus, ardevano di un desiderio spaventoso.
Il moro, sensuale, slacciò i suoi pantaloni. Remus infilò una mano nei suoi slip e iniziò un massaggio intimo e furioso.
Dopo poco, anche Sirius capitolò, senza staccare per un secondo la presa dagli occhi di Remus, che incredulo, guardò lo sperma del suo amico luccicare sulla sua mano. Sirius lo ripulì sorridendo con la sua maglietta, gli diede un bacio leggero, così diverso da quelli che si erano strappati poco prima, e si addormentò sopra di lui, la testa accanto alla sua sul cuscino, il volto rivolto verso un Remus incredibilmente ubriaco e incredibilmente felice, che lasciò la sua mente vagare nel sonno più dolce che avesse mai avuto.

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Capitolo 7
*** In punizione: Sdegno ***


Se qualcuno fosse entrato in quel momento nell'ufficio della professoressa McGranitt avrebbe fatto fatica a credere che quella donna avesse mai posseduto delle labbra.
La docente di Trasfigurazione alla scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts aveva in effetti questa particolarità di stringere le sue labbra sottili nei momenti di rabbia assoluta. Quello era un giorno in cui la sua follia omicida aveva raggiunto vette allarmanti. Anche il preside si era ccorto di questo, infatti non aveva permesso che nessuno dei ragazzi finisse in punizione con la donna: non voleva rischiare di dover rispondere di triplice omicidio, aveva già abbastanza pensieri.
Il primo pensiero di Minerva Mc Granitt quando era entrata quella stessa mattina nell'infermeria scolastica era stato di dare l'allarme all'Ordine e far evacuare la scuola: cos'altro, se non i Mangiamorte, avrebbe potuto scatenare una simile catastrofe tra quelle 'sacre' mura? Ma poi aveva visto che i responsabili erano personaggi molto più pericolosi dei Mangiamorte, e (per quanto riguardava lei) decisamente più in pericolo.
Pericoloso essere in pericolo n°1, riverso faccia a terra, evidentemente appena uscito dal bagno, con i pantaloni ancora semi abbassati: James Potter.
Pericoloso essere in pericolo n°2, rannicchiato accanto ad una sedia, con un rivolo di bava che colava dalla bocca: Peter Minus.
Pericoloso essere in pericolo n°3, sdraiato per metà sul 'paziente'(che era appunto il soggetto della visita della professoressa) e per l'altra metà ('quella della sua testaccia vuota') sdraiato sul comodino: Sirius Black.
Silente NON li aveva sospesi. Lei sapeva che non poteva, data la guerra in atto, abbandonare i suoi allievi al mondo crudele là fuori. Ma non poteva tollerare che il preside quasi non si fosse alterato per quell'episodio: somministrare sonnifero a Poppy, portare superalcolici all'interno della scuola(e berli!), disturbare la convalescenza del signor Lupin... Increscioso. E Silente? 'Ammirevole la vostra costanza nel sostenere il vostro amico Remus. Temo però che una punizione sia necessaria...'
Ma sì, scusiamoci pure a questo punto, diamo magari loro una medaglia !
Minerva McGranitt quel giorno consumò una scatola di biscotti allo zenzero(a furia di mangiarli) e una boccetta d'inchiostro (a furia di scrivere note e valutazioni negative a chiunque avesse la sfortuna di dover partecipare alle sue lezioni proprio quel giorno).


Questo capitolo, come i prossimi, farà parte della parentesi 'Punizione': saranno tre fasi (forse qualcuna in più, dipende da come mi sveglio nei prossimi giorni) in cui l'episodio dell'infermeria verrà ricostruito e analizzato da vari personaggi interessati più o meno(come in questo caso) direttamente -dunque saranno dei capitoli riflessivi, nei quali i personaggi decideranno un nuovo modo di agire per i prossimi capitoli.
Colgo l'occasione per RINGRAZIARE INFINITAMENTE chi ha speso il suo tempo per leggere questa fic, chi ha deciso di ricordarla/preferirla, ma soprattutto chi ha speso ancora più tempo per farmi sapere cosa ne pensava. E' molto importante per una 'scrittrice' avere sostegno (e anche critiche) dal suo 'pubblico', quindi un grazie speciale va' a tutte le persone che mi hanno concesso(o mi concederanno) una recensione.
=^.^= A presto Wolfini/e!

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Capitolo 8
*** In Punizione: Confusione ***


Ora è Sirius a ricostruire gli episodi di quella notte. La prima parte mostra una conversazione con James, l'amnesia e i dubbi di Sirius.
Nella seconda parte è invece una sorta di conversazione con sè stesso: una parte di lui vuole fidarsi di Remus e della loro amicizia, un'altra parte è consapevole della doppia natura di Remus e della sua pericolosità. Inoltre, anche Sirius ha una parte di sè che ancora non è pronto a conoscere e ad accettare.
Enjoy!!! E fatemi sapere cosa ne pensate per favore *___*



''Ehi Sir!''
Black sentiva una voce provenire dalla sua tasca. Ne estrasse uno specchietto molto particolare: esso infatti non rimandava il suo riflesso, bensì l'immagine del suo spettinatissimo migliore amico.
''Che nottata, eh?''
''Già''
Già.... che nottata?
Sirius non se la ricordava affatto bene, quella nottata. Anzi quasi per niente.
E per qualche motivo, sentiva di doversene preoccupare.
''Come va da te?''
''Una favola Ramoso. In questa Guferia c'è abbastanza cacca da riempire la Gringott. E sembra attaccata con un incantesimo di adesione permanente. E un paio di gufi hanno deciso di coronare anche me...''
La risata di James non fu affatto contagiosa per il moro.
''Sempre meglio di stare qui a sventrare scarafaggi''
''Dov'è Lumacorno?''
''Ha detto che doveva prendere non so che nella sua stanza. Mezz'ora fa. Non so Tartufino, ho il sospetto che si sia addormentato.''
''Non mi dire.''
''No no, te lo dico invece.''
"Remus esce domani?"
"Sì... ci deve un anno di appunti si Storia della Magia."
"Ringrazia se non ci farà una partaccia come al solito."
"Se lo fa alla prossima luna lo incorno!"
"Ehi Jam, arriva Gazza. Ci si vede dopo!"
"Ciao"
Sbrigativo si rimise lo specchietto in tasca, giusto in tempo per nasconderlo all'arcigno custode che si stava avvicinando, preceduto dal suo consueto borbottio su frustate e punizioni corporali di altro e più terrificante genere. Un ritornello talmente abituale per Sirius che il ragazzo non ebbe alcuna difficoltà ad ignorarlo totalmente, sorpattutto dal momento che il suo cervello era preso da ben altri pensieri.
Quella mattina il suo risveglio era stato ben poco piacevole grazie alla dolce Minerva. Era forte quella donna. Gran rompicoglioni certe volte, ma che donna!
Sirius sapeva che lei li avrebbe sbranati vivi e che se si trovava lì a spalare cacche invece che a fare le valigie era solo grazie (grazie?... sì, grazie. Meglio la cacca di gufo che la famiglia Black) al preside.
Il mal di testa che l'aveva tormentato durante il giorno però era in gran parte dovuto a quel dannato whisky.
'Mai più' si disse - consapevole di quanto fosse falsa quell'affermazione.
Remus non aveva parlato. Li aveva guardati stranito, poi si era girato dall'altro lato. Ok, forse una sbornia dopo un plenilunio non era il massimo per lui. In effetti lui le sbornie non le gestiva bene neanche in condizioni ottimali.
Sirius invece era più che abituato alla sindrome della 'mattina dopo', quindi era piuttosto sorpreso di sentirsi così spossato. Forse non aveva dormito nella posizione migliore (decisamente il comodino non era stata una grande esperienza per le sue vertebre), forse era scosso perchè aveva passato due giorni...particolari, diciamo.
Quei forse si andarono a fare fottere quando entrò in bagno intenzionato a farsi una doccia.
Un primo momento di confusione l'aveva colto quando sentì con chiarezza l'odore che aveva addosso: era l'odore appagante dell'orgasmo insieme ad un odore estraneo, ma non sconosciuto.
Un secondo momento di confusione(seguito a ruota da uno stato di panico) l'aveva avuto quando si era tolto i boxer.
Non ricordava di essersi venuto nei pantaloni quella notte (e nemmeno sulla maglietta, anche se sperava che quelle macchie fossero di natura più innocente). Ricordava però di essersi svegliato (almeno per una buona metà) nel letto di Remus.

***

Lui ha cercato di violentarmi.
No, non lui. Il lupo.


Le gocce d'acqua disegnavano sensuali arabeschi trasparenti sul torace del ragazzo, che esplorava il corpo in cerca di graffi, morsi, segni traditori di una notte compromettente.
Inutile.
Frugava un corpo liscio, bellissimo, felice.
Sì, era felice quel corpo, stanco, svuotato, ma felice. Lo sentiva rispondere con vivacità ai suoi tocchi innocenti.

Lui non ha permesso che il lupo mi facesse del male quella volta, nè lo permetterebbe mai. E' un amico fedele.
Era ubriaco ieri notte.


Di due mattine fa ricordava il sangue, la paura di subire qualcosa di ignominioso, il disgusto dei gesti lascivi di un suo compagno, un suo amico, uno che non avrebbe mai dovuto toccarlo così. Ricordava di essersi sistemato numerosi lividi, di aver dovuto pulire tanto sangue. La sensazione delle mani di Remus non riuscì a pulirla però, gli rimase addosso tutto il giorno. E la notte tornò prepotente a farsi sentire il panico, quando un ululato lontano gli ricordava che il lupo era in libertà a pochi chilometri.
Il lupo che l'aveva quasi ucciso.

Remus ha fermato il lupo.
Remus è il lupo.


Il lupo era in Remus. Era una maledizione. Un incantesimo che reagiva al tocco della luna, senza che il suo amico potesse opporsi. Non aveva niente a che fare con il vero Remus.

Allora era il vero Remus a farmi quelle cose, quella mattina?
Impossibile. Non avrebbe mai potuto.
Allora il lupo è più forte.
Remus ha fermato il lupo.
Quella volta.
Remus non è malvagio.
Remus è il lupo.
No.
Chi è Remus?


Non c'erano segni che indicassero una violenza. Forse si era fatto una sega quella notte e non se lo ricordava. Era ubriaco fradicio. Chissà quante ne avevano combinato.

Chissà quante ne abbiamo combinate...
Remus è il lupo.
Remus è un amico.


Sangue. Il corpo di Remus che si accaniva contro il suo. Ricordava la sua erezione spingere contro il suo sedere, ricordava di non potersi muovere. A quei ricordi qualcosa rispondeva nel corpo di Sirius, in modo del tutto inaspettato però.

Il suo fiato era caldo. Odorava del mio sangue e del suo.

Sirius sorprese la sua mano a scendere verso il suo inguine.

Non avevo scampo.

Le sue carezze erano ammorbidite dal sapone e dall'acqua. Era tutto irresistibile. Era tutto incosciente, come in un sogno, come se fosse qualcun altro a concedersi quel momento rubato alla realtà.

Non mi dava scampo.

Il suo respiro era più pesante, mentre la mano scorreva sempre più decisa e veloce.

Mi desiderava e mi voleva finire. Voleva consumarmi, come un pasto.

Sirius era appoggiato con la testa al muro, mentre con l'altra mano si aggrappava al sostegno della tenda della doccia.

So che voleva prendermi.

Le ginocchia si piegavano, il cuore non riusciva a colpire battiti sufficienti per saziare il bisogno di sangue e di vita di quel corpo.

So che voleva uccidermi.
Ma io?


Gli occhi non mettevano più a fuoco ciò che lo circondava. Il mondo era sparito.

Io cosa volevo da lui?

L'acqua continuava a scorrere addosso a quel corpo incurante, troppo preso dal fuoco che si era acceso e si consumava spontaneamente dentro sè stesso.

Che diamine sto facendo?

Sirius ritirò quasi spaventato la sua mano. Abbassò la temperatura dell'acqua, sperando che il suo corpo seguisse l'esempio.

Che stavo facendo?

James Potter nel dormitorio accanto canticchiava un motivetto inventato al momento, con un testo che suonava terribilmente come 'Evans sposami e donati a me!'

Mi masturbavo pensando a Remus.

Peter si lamentava della punizione avuta, del fatto che non fosse giusto, del fatto che se i suoi clazini non saltavano fuori avrebbe affatturato James.

Mi masturbavo pensando al lupo.

Rumori di una zuffa semi-amichevole nel dormitori. Rumore d'acqua che scorre nel bagno. Rumore di un cuore in tumulto nel petto.

Chi è Remus?

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Capitolo 9
*** In punizione: inconsapevolezza ***


Remus era nella sala comune vuota. Abbracciava uno dei logori cuscini del divanetto davanti al camino spento. Tutti alle lezioni. Alcuni in punizione. Lui lì, solo.

Si era sentito spossato appena sveglio. Come in un sogno, aveva seguito l'infermiera che l'aveva scortato fino al ritratto della Signora Grassa. Non aveva avuto consapevolezza di avere un corpo fino a che non era rimasto solo, e all'improvviso fu come se quella notte gli fosse precipitata sulla spalle in una volta sola.
 

Questa volta ti è piaciuto...
Taci!
 

La bestia diventava più forte. Sapeva dove attaccare, di che nutrirsi.
 

Non dare sempre a me le colpe di quello che fai.
Non ho fatto niente.
Si che l'hai fatto. E ti è piaciuto.
Sta' zitto!
 

Remus era smanioso. Avrebbe distrutto qualunque cosa. Ma tutte le sue energie erano concentrate su un unico obiettivo. Far tacere il lupo.
 

Il lupo ha fatto quelle cose stanotte
Tu sei il lupo
Io sono Remus
Anch'io sono Remus

 

Zitto!
L'urlo della sua mente era uscito dalla sua gola.
Lui non era un mostro. Lui non avrebbe fatto quelle cose con un ragazzo.
Sirius. Che aveva in testa lui? Che voleva? Un moto di gioia al pensiero che il suo amico potesse davvero desiderarlo così gli attraversò la spina dorsale.
Il suo amico. Sirius era un amico... Un amico, non doveva fare, non doveva volere quelle cose da un amico. Che avevano combinato? Era tutto perduto per loro?

Era tutto perduto per Remus? Il confine sul quale barcollava ad ogni luna piena era davvero rotto?

Che aveva fatto il lupo?
Che aveva fatto Remus?

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Capitolo 10
*** The game is afoot ***


 

Una partita tra razionalità e istinto, una tra Corvonero e Grifondoro... Chi lascerai vincere, Remus?

 

 

  • Corvonero segna!

Una ola vibrò nella curva bronzo-blu. I corvi conducevano per 80 punti a 50. La vittoria avrebbe rotto l'interminabile pareggio tra le due squadre e determinato il primo posto nella classifica provvisoria.

 

“E' possibile che non si ricordi niente. Se lascio stare questo discorso, forse andrà tutto apposto naturalmente. In effetti, se non ricorda niente, non c'è proprio niente da mettere apposto!''

Remus rifletteva attentamente su quale mossa fare. Calma e razionalità. Tutto si sarebbe aggiustato se non si fosse lasciato prendere dall'ansia.

 

  • Fallo! Punizione per Grifondoro!

Il cacciatore dei leoni tese il suo agguato al portiere. Un guizzo rosso.

  • Grifondoro segna!

 

Remus non aveva considerato il controattacco.

''Perché evito certe domande? Quello che ho provato l'altra notte non si può ignorare. Se fosse questa la strada per la felicità? Se ci fosse una possibilità di essere qualcosa di più? Qualcosa di diverso...''

Diverso. Come sempre.

Remus era diverso.

 

I corvi organizzavano la rimonta. Non avrebbero permesso ai Grifondoro di staccarli.

 

 

''Non è il momento per porsi altri problemi. E' la bestia il mio problema. Forse anche le azioni di quella notte sono le sue azioni. Dovrei parlarne con Silente... '' Remus indugiò su quel pensiero. Se il preside avesse saputo che era un pericolo per gli studenti anche negli altri giorni, l'avrebbe espulso. Inoltre come spiegare tutto ma proprio tutto quello che aveva fatto... Sarebbe stata un'umiliazione intollerabile. ''Forse posso ancora risolvere questa cosa da solo... Ho un mese di tempo. Dovrò rinchiudermi in biblioteca a cercare informazioni. Meglio, così per un po' non ci vedremo, e il ricordo di questa cosa, qualunque cosa sia, si dissolverà.''

 

-Palla ai Grifondoro... bolide! Recupera la palla al volo il capitano dei Corvonero che si... un momento! Gli occhi sono sui Cercatori! Stanno puntando il Boccino! E' una picchiata ripidissima...

 

''Pensa Remus''

''Lasciati andare Remus''

 

-I cercatori hanno quasi raggiunto il suolo! Sarà impossibile evitare lo schianto!

Le squadre ferme in aria. I tifosi col fiato sospeso.

-Chi vincerà questa partita?

Una mossa decide tutto. Una sola mossa, e tutto assume un altro significato, tutto quello che è stato prima non vuol dire niente. Quante aspettative, quante paure, per un solo gesto...

-I cercatori virano all'ultimo, che azione di volo spettacolare!... E Corvonero è in possesso del Boccino! La partita è finita, Corvonero prima classificata...

 

''Comprimi e dimentica Remus. Non lasciare vincere la bestia. Ricordati chi sei.''

 

 

 

Spero che il parallelo conflitto emotivo- conflitto sportivo vi sia piaciuto :) erano ANNI che non scrivevo qui, e ho ripreso questa fic da pochissimo, quindi spero che lascerete qualche commento(SOPRATTUTTO se positivo :P)

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