Moonlight Midnight Dream

di Mistral
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. La notte in cui (forse) tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** 2. Potrei farti la stessa domanda ***
Capitolo 3: *** 3. Cambiamo le carte in tavola ***
Capitolo 4: *** 4. Facciamo un patto ***
Capitolo 5: *** 5. Non ci sono regole ***
Capitolo 6: *** 6. Pietra di scandalo ***
Capitolo 7: *** 7. Una marionetta che sta cadendo a pezzi ***
Capitolo 8: *** 8. Un equilibrio troppo delicato ***
Capitolo 9: *** 9. Un pugno nello stomaco ***
Capitolo 10: *** 10. Un accenno di sorriso ***
Capitolo 11: *** 11. Ora è il tuo turno ***
Capitolo 12: *** 12. Questa notte è speciale ***



Capitolo 1
*** 1. La notte in cui (forse) tutto ebbe inizio ***


N

N.d.A: Questa è la seconda pubblicazione della mia fanfic già postata su questo sito con il titolo "Sfida di Mezzanotte". L'editing si è reso necessario a causa della direzione presa dalla storia stessa nel corso della scrittura, che ha reso inadatti il contenuto e soprattutto il titolo precedentemente utilizzati.

Spero che apprezzerete la nuova (e definitiva) veste di questa mia fic.

Buona lettura.

Mistral

 


 

Dedicato a tutto il

“Latte alla Fragola Fun Club”

Vi voglio un mondo di bene ragazzi!

 

 

Moonlit Midnight Dream

 

- 1 -

La notte in cui (forse) tutto ebbe inizio

 

Ecco, di nuovo: sarà la terza volta che mi sveglio stanotte.

Apro gli occhi e intorno è ancora tutto oppressivamente scuro, esattamente come quando sono andato a dormire, non più di tre, massimo quattro ore fa. Accanto a me, Link dorme tranquillo. Beato lui. Se c’è una cosa che ho capito sul suo conto da quanto mi è stato messo alle costole è che il signor ispettore ha il sonno pesante: praticamente un Akuma, o anche un Noah, potrebbe attaccarci e lui continuerebbe a dormire.

Sbuffo e mi tiro a sedere. Accidenti, ci sono ricascato di nuovo: per quanto mi sforzi di non pensarci, non riesco a togliermi dalla testa quel che è successo negli ultimi giorni: la battaglia nell’Arca, il pianoforte, l’uovo, l’attacco al quartier generale… la scomparsa del maestro…

Ho già capito che per stanotte di riaddormentarsi non se ne parla. Quindi, perché non approfittare di Link che dorme per starmene finalmente un attimo da solo?

Butto indietro le coperte e con attenzione scivolo fuori dalla stanza.

 

Mi fermo con il fiato corto, le mani sulle ginocchia e il sudore che scivola lungo il collo. Mi sa che stasera ho un po’ esagerato con l’allenamento. È che è l’unico modo che conosco per sfogarmi e non sentirmi completamente inutile. Maledizione, se solo il Dipartimento Scientifico avesse fatto come chiedevo e riparato Mugen, avrei potuto combattere anch’io contro quel dannato Livello 4, invece che affrontarlo con una fottuta spada di legno!

Mi asciugo velocemente il sudore con un asciugamano e mi rimetto la maglietta, non senza che il  mio sguardo scivoli (involontariamente?) sulla spalla.

 

(Mi faccio rabbia da solo!

Cosa continuo a guardare questo stupido tatuaggio?

Lo so che c’è – è lì da anni,

Lo so che si è esteso dalla battaglia nell’Arca – ho fatto tutto da solo.

Eppure non riesco a togliergli gli occhi di dosso…)

 

Uno sbuffo che sa di frustrazione e di rabbia. Decisamente, per quanto sia stanco, non sono nelle condizioni di riuscire ad addormentarmi così nervoso. Mi ci vuole un bel bagno, così riuscirò a calmarmi… o, meglio ancora, ho bisogno di sedermi a meditare.

Butto a terra l’asciugamano e a passo svelto esco dalla palestra.

 

I corridoi del quartier generale sono assurdamente silenziosi. Va bene, è notte inoltrata, ma quelle poche volte che mi è capitato in passato di essere sveglio a tarda ora sentivo sempre qualche rumore in lontananza. Questa notte, invece, tutto tace.

Quando arrivo sulla balconata esterna, la luce della luna mi investe, gelida e bianchissima. Non mi piacciono le notti di luna piena, mi ricordano troppo la notte in cui morì Mana…

 

(…la notte in cui venne il Conte,

la notte in cui fui maledetto,

la notte in cui conobbi gli Akuma…

La notte in cui - forse - tutto ebbe inizio)

 

Ma perché diavolo stasera mi vengono in mente solo cose tristi?! Scuoto la testa, cercando di buttare fuori quei pensieri, e continuo a camminare, senza far molto caso a dove sto andando.

Quando mi fermo, mi ritrovo in cima alla torre centrale. Sopra di me c’è solo il cielo, sotto, immensamente più sotto, la distesa buia della città, punteggiata di luci isolate: è uno spettacolo che mi lascia sempre senza fiato.

 

Nei corridoi non c’è nessuno. Non è poi così strano, e certo non me ne lamento. Non amo i convenevoli, né tantomeno l’essere costretto a salutare la gente che incontro e a scambiarci quattro chiacchiere (e infatti non lo faccio!), e quando sono di pessimo umore come stasera, volentieri farei direttamente a meno del resto del mondo.

Fuori la notte è chiara e tersa, la luce metallica della luna proietta ombre lunghe nei corridoi. Mi sento già più disteso, la mente che comincia a vagare, considerando con leggerezza se questo scenario sia adatto o meno ad un combattimento. L’aria pungente mi avvolge, asciugando del tutto il sudore dell’allenamento e contribuendo a rilassarmi.

Quando imbocco l’ultima rampa di scale che mi condurrà al posto che preferisco per meditare, ormai sono quasi completamente calmo. Appena varcata la soglia della terrazza, però, ho un moto di stizza: cosa accidenti ci fa lui qui?!

 

Nel silenzio della notte sento un passo leggero alle mie spalle. Qualcun altro si sta avvicinando alla terrazza. Non perdo tempo a chiedermi chi possa essere e cerco un posto dove nascondermi: non posso certo farmi vedere, in fondo sono tutti convinti che io sia bello tranquillo nel mio letto... e poi, se si sapesse della mia piccola “fuga”, Link finirebbe nei guai.

Mi guardo attorno, qui però non c’è un nascondiglio nemmeno a pagarlo. Inizio a pensare a una qualche scusa (“Ehm… cercavo il bagno” … sì, potrebbe andare!), ma ogni ragionamento logico viene cancellato dallo stupore di trovarmelo davanti. Cosa accidenti ci fa lui qui?!

Dalla minima alterazione nella sua espressione scontrosa di circostanza, direi che anche lui si sta chiedendo la stessa cosa di me.

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Capitolo 2
*** 2. Potrei farti la stessa domanda ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 2 -

Potrei farti la stessa domanda

 

Lo osservo per un attimo,

 

(Mi piace osservare Kanda…

Non glielo dirò mai, per carità!

anzi, non lo dirò mai ad anima viva - nemmeno a me stesso -

ma Kanda è affascinante…)

 

i suoi occhi color cobalto, leggermente allungati, che come al solito mi fissano scocciati sotto le sopracciglia sottili appena inarcate. Gli sorrido. Di certo, Kanda non è proprio la persona perfetta con cui posso confidarmi (ma, in fondo, c’è qualcuno con cui posso davvero farlo?), però sicuramente riuscirà a distrarmi dai miei pensieri tristi.

 

“Ciao Kanda! Come mai qui a quest’ora?”

 

Adesso qualcuno mi deve spiegare cosa ci fa la mammoletta in piena notte, in pigiama, sulla torre centrale dell’quartier generale!

 

(Non faccio apposta, ma – come succede sempre, maledizione! –

non riesco a fare a meno di osservarlo:

è a piedi nudi e quella maglietta troppo grande

lo fa sembrare ancora più piccolo e fragile…

Ma io so che non lo è affatto)

 

Di tutti i posti in cui poteva andare in questo edificio enorme, proprio qui! E poi sempre con quel suo sorriso stampato in faccia. Ma non cambia mai espressione?!

Appena l’ho visto, l’istinto mi ha detto di girare i tacchi e andare a meditare da qualche altra parte, ma (dio solo sa perché) qualcosa mi ha tenuto inchiodato lì.

 

“Potrei farti la stessa domanda”

 

Brusco, come suo solito. Ma ormai ci ho fatto l’abitudine, non mi offendo neanche più

 

(Ci ero rimasto male la prima volta,

quando non ha voluto stringermi la mano…

Forse è nata da lì la voglia di diventare

…importante…

…per lui…)

 

e aggiungo una nota divertita al mio sorriso. In fondo però ha ragione: non capita spesso di vedermi sveglio in piena notte. Ma nemmeno capita spesso che ci siano dei pensieri che mi vorticano ossessivi nella testa, tanto da non lasciarmi in pace.

 

(…Mana…

…il Conte, i Noah…

…il Quattordicesimo…

…il Maestro…

…Kanda…)

 

Mi scappa un sospiro, che per un attimo incrina il mio sorriso. E lui non manca di accorgersene. È sempre fermo sulla soglia che mi squadra infastidito ma, da un movimento quasi impercettibile del suo viso, so che ha capito che c’è qualcosa che mi turba. E so che non dirà nulla.

 

Mi piacerebbe tanto sapere cos’ha adesso da sospirare. Crederà che non me ne sia accorto, ma si vede benissimo cosa gli passa per la testa, se solo gli si presta un po’ d’attenzione.

 

(…da quando io gli presto attenzione?

Forse da quando l’ho conosciuto,

da quando non è fuggito dopo essersi trovato Mugen alla gola,

ma, come il testardo che è, ha continuato…

…a venirmi incontro…)

 

Solo per il gusto di vederlo sconcertato, potrei persino chiederglielo. Non che me ne importi molto, in realtà (…forse…), ma giusto come passatempo. Tanto ormai ho capito che per stanotte di meditare non se ne parla.

 

“Allora, cosa ci fai qui?”

 

La voce è severa, come sempre, ma mi stupisco che Kanda ripeta due volte la stessa cosa. Per di più una cosa inutile come questa. E che la ripeta a me.

Mi stringo nelle spalle con un sorriso, ma esito un attimo prima di rispondere.

 

“Non riuscivo a dormire…”

 

Mai esitare con Kanda. Sento i suoi occhi che mi perforano, come a cercare di leggere tra le righe. Non avrei mai pensato che fosse curioso…

 

(…magari spero che lo sia…

perché si tratta di me…?)

 

Continuo a sorridergli, restando in attesa della sua prossima mossa. A volte devo ammettere di non sapere davvero come comportarmi con lui.

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Capitolo 3
*** 3. Cambiamo le carte in tavola ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 3 -

Cambiamo le carte in tavola

 

Continuo a sorridergli, restando in attesa della sua prossima mossa. A volte devo ammettere di non sapere davvero come comportarmi con lui.

 

Bugiardo. Non ci credo neanche un po’. Ha esitato prima di rispondere, significa che sta mentendo. E questo, oltre ad irritarmi, non fa che invogliarmi a tirargli fuori di bocca la verità.

 

(Perché mi stai mentendo?

Ancora quella tua stupida idea

che confidandoti faresti solo del male a chi ti ascolta?

Mi reputi così…

- indegno della tua fiducia -

…debole?)

 

Mi hai sfidato, Walker? Te ne pentirai.

Sorrido. Uno dei miei rari sorrisi, forse il primo che mi concedo con lui (no, non è il primo. Ma il mio primo sorriso per lui - nell’Arca - non ho voluto che lo vedesse…) e mi compiaccio nel vedere come cerca di nascondere la sorpresa davanti al mio gesto.

 

“Non hai risposto alla mia domanda, moyashi”

 

Kanda ha sorriso. Kanda mi ha sorriso. Non ci credo. Sono talmente concentrato ad evitare espressioni che tradiscano più del dovuto i miei pensieri, che quasi non sento la sua frase. Ma non posso evitare di rispondere nel solito modo al solito appellativo che mi riserva. Ormai non è più un insulto il suo, lo considero (voglio considerarlo) più una routine (quasi un gesto affettuoso).

 

“Il mio nome è Allen!”

 

Solito attacco, solita difesa. Sei prevedibile, Walker. Ma stasera non ho voglia della solita querelle… Un angolo della mia bocca si arcua in una smorfia che ricorda un sorriso beffardo. Stasera cambiamo le carte in tavola.

 

“Tsè. Comunque io ero venuto qui per meditare, moyashi”

 

“Allen!”

 

Rispondo d’istinto, come sempre con lui,

 

(Non so perché,

ma la mia razionalità

va in crisi davanti a lui…

E, da un certo punto di vista,

la cosa è…

…eccitante…)

 

salvo poi rendermi conto che c’era anche dell’altro prima di quel «moyashi». Kanda mi ha sorriso e ha risposto spontaneamente alla mia domanda. Troppe stranezze in una volta sola. Forse è meglio che per stasera ci salutiamo qui: non sono nella condizione giusta per reggere un Kanda che sta dando di matto…

Aspetta, cosa ha appena detto? È venuto per meditare? Bene, la scusa giusta per girare i tacchi e andarmene senza fare figure.

 

“D’accordo… allora, io me ne vado, ti lascio meditare in pace…”

 

Come? Adesso scappi? No, no, non ci siamo. Te l’ho detto (no, in realtà l’ho solo pensato, ma non importa): mi hai sfidato e adesso non puoi sperare di cavartela così a buon mercato.

Io sono ancora in piedi sulla soglia, a braccia conserte, e occupo quasi per intero l’arcata d’ingresso; ma lui è abbastanza piccolo da riuscire ad oltrepassarmi, badando bene a non sfiorarmi nemmeno per sbaglio. Quando mi scivola a fianco mi sposto leggermente per agevolargli il compito ma, appena mi ha superato, ci metto meno di un attimo ad allungare la mano, afferrandolo per un polso. Ha la pelle calda.

 

(È un pensiero stupido,

ma mi accorgo solo adesso

che questo è il nostro primo contatto

che non fosse strettamente necessario…

…fa un effetto strano…)

 

Si blocca, come fulminato, e si volta verso di me, gli occhi d’argento sgranati. Decisamente non si aspettava la mia mossa (forse nemmeno io…). Beh, dopotutto si merita una spiegazione.

 


 

Ringrazio le persone che hanno messo questa fic nei preferiti, per me è un grande onore! Ma mi farebbe ancora più piacere se volessero dedicarmi solo un minuto in più per un recensione. Ci terrei molto a sentire il loro parere, positivo o negativo che sia: per uno scrittore è importantissimo ricevere un qualunque tipo di feedback dai lettori, dà molta più sicurezza.

Per la mia altra me, Amy: grazie mille della recensione, tesora! Mi fa un piacere immenso sentire il tuo parere, e lo sai! Anche perché senza le nostre chiacchierate interminabili mi sarei impantanata ben prima di finire la storia...  XD tvb!

 

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Capitolo 4
*** 4. Facciamo un patto ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 4 -

Facciamo un patto

 

Decisamente non si aspettava la mia mossa (forse nemmeno io…). Beh, dopotutto si merita una spiegazione.

 

“Ho detto che ero venuto per meditare”

 

Non lo sento nemmeno. In questo momento tutto quello che riesco a sentire è la sua stretta sul mio polso. La sua mano è gelata e questo certo non mi aiuta a stare calmo. Perché mi ha fermato?

 

“…non capisco…”

 

“Ero. Tempo passato, moyashi. Ti è così difficile arrivarci?”

 

Le sue risposte velenose non migliorano le cose. Già Kanda è indecifrabile di solito, questa sera poi… e per di più il mio cervello si rifiuta categoricamente di collaborare: per lui esistono solo quelle dita salde e fredde che mi stringono il braccio.

 

L’espressione che ha sul viso in questo momento è impagabile. Non ha ancora capito dove voglio arrivare e non sa come comportarsi, l’ho spiazzato completamente. Meglio così, almeno quando si tratterà di dirmi cosa l’ha portato quassù stanotte farà meno resistenze.

 

(Anche se vorrei che per una volta

- una volta sola -

parlasse di sua volontà…)

 

Lo tiro leggermente verso di me per riportarlo oltre la porta. Lui mi segue docile, sempre più confuso, e quando siamo entrambi sulla terrazza mi appoggio noncurante al muro, braccia conserte e sguardo fisso su di lui.

 

“Vogliamo finire il nostro discorso?”

 

“BaKanda, non l’abbiamo nemmeno iniziato un discorso!”

 

Il «baKanda» mi è sfuggito da solo dalle labbra e già me ne sto pentendo, ma stranamente lui non sembra farci caso. Continua a fissarmi senza dire nulla e quell’espressione compiaciuta che ha, così insolita sul suo viso, mi disorienta. Visto che non dà segni di voler rispondere, mi permetto di prendermi qualche istante per osservarlo con più attenzione,

 

(Non ne ho molte occasioni…

…ed è bello osservare Kanda…)

 

senza poter fare a meno di notare, sulla sua spalla, le lingue nere di quello strano tatuaggio che ha sul petto e che ora scivolano fuori dall’orlo della maglietta senza maniche. Ho sempre voluto saperne qualcosa di più su quel tatuaggio (dicono che sia una maledizione legata alla sua vita) e all’improvviso mi viene un’idea malsana.

È un rischio, me ne rendo conto, ma il Maestro mi ha sempre costretto a rischiare e mi ha insegnato anche a cavarmela piuttosto bene al gioco… e allora giochiamo…

 

“Senti, facciamo un patto?”

 

E adesso da dove gli salta fuori quest’idea? Inarco leggermente un sopracciglio, sempre continuando a guardarlo fisso e noto con piacere che ora il suo sguardo d’argento è più sicuro. Sembra che abbia deciso di passare al contrattacco (interessante… mi piacciono le sfide con te, Walker): me lo dimostra puntellando la mano maledetta sul muro, proprio di fianco alla mia testa, e inclinandosi leggermente verso di me, senza più cercare di sfuggire i miei occhi.

Non dico nulla però: voglio che sia lui a dettare le regole, a credere di avere in mano il gioco.

 

“Io voglio sapere delle cose di te e tu vuoi sapere delle cose di me. Non negarlo, ti si legge in faccia. E allora una domanda a testa, di qualunque tipo. Ci stai?”

 


 

Grazie di nuovo a chi ha messo la fic nei preferiti. Come sempre, aspetto anche le vostre recensioni, mi farebbero molto piacere...

 

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Capitolo 5
*** 5. Non ci sono regole ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 5 -

Non ci sono regole

 

“Io voglio sapere delle cose di te e tu vuoi sapere delle cose di me. Non negarlo, ti si legge in faccia. E allora una domanda a testa, di qualunque tipo. Ci stai?”

 

Non male come proposta. Ma la trovo un po’ troppo equa. Io voglio sapere perché prima ha mentito e cosa (mi) nasconde, non essere costretto a rispondere a chissà quali domande idiote che tirerà fuori… Vediamo di sistemare un po’ le cose, prima che questo ragazzino si prenda troppe libertà.

Mi stacco dal muro, rimettendomi in piedi: ora la differenza di altezza tra noi si nota (anche se non è più tanta come prima… sei cresciuto, piccoletto…) e lui è costretto ad alzare lo sguardo per non lasciare il mio. Con calcolata nonchalance piego il braccio, fingendo per un attimo di guardarmi le unghie. Lui non si perde il mio minimo gesto, anche perché, visto che non ho ancora detto una parola, chiaramente non sa cosa aspettarsi.

Poi di scatto colpisco la sua mano, facendogli perdere l’equilibrio, e ribalto le posizioni, schiacciandolo contro il muro.

 

“Non mi sembri nelle condizioni di dettare le regole, moyashi”

 

È successo tutto talmente in fretta che non me ne sono reso conto, però in un attimo mi sono trovato il freddo del muro contro il petto e la mano altrettanto fredda di Kanda puntata tra le scapole. Non preme con forza, ma soltanto il gelo che si irradia sulla mia schiena, anche attraverso la stoffa della maglietta, è sufficiente a tenermi bloccato (o forse dipende dal sapere che la fonte di quel gelo è Kanda?).

Provo a muovermi leggermente, quel tanto che mi basta per riuscire a guardarlo in faccia senza rompermi il collo e lui non si oppone. Vedo la sua espressione sorniona e la coda corvina mollemente appoggiata su una spalla, che subito viene ributtata indietro con un movimento secco della testa.

 

“Questo non lo trovo molto leale, sai Kanda?”

 

“Nessuno ha detto che doveva esserlo”

 

Non ci sono regole in questo gioco inventato al momento, Walker

 

(Né tu né io sappiamo come finirà,

e la cosa non mi spaventa affatto…

…anzi…)

 

quindi per favore non uscirtene con una delle tue solite osservazioni buoniste. Ti sei comportato bene fin adesso, non rovinare tutto.

 

La risposta di Kanda alla mia osservazione è… tipicamente da Kanda. E come tale non richiede ulteriori repliche, quindi non mi sforzo neanche per trovare qualcosa da dire e riempire così il silenzio che si è creato. Visto che ha voluto prendere le redini del gioco, aspetto che sia lui a fare il prossimo passo e nel frattempo provo ad abituarmi a quel gelo sulla schiena.

 

Dal suo silenzio e dal modo con cui si muove appena, come a cercare di mettersi più comodo sotto la mia presa, capisco che ha deciso di lasciare a me la prima mossa.

Abbasso il braccio con cui lo tenevo bloccato,

 

(Una sensazione di vuoto sulla mano

quando non sento più

il suo calore sotto le dita…

…vorrei toccarlo di nuovo…)

 

permettendogli di staccarsi dal muro. Lui si gira e mi guarda: adesso nei suoi occhi c’è uno sguardo divertito ma deciso. Ha accettato la mia sfida ed è curioso anche lui di vedere come andrà a finire.

 

Mi ha lasciato andare,

 

(Ed è strano ma

 sento freddo sulla schiena,

dove non c’è più la sua mano gelata…

…vorrei che fosse ancora lì…)

 

quindi mi giro con calma e lo fisso negli occhi. Avanti, sentiamo un po’ la tua prima domanda, sono curioso di sapere cosa mi chiederai… così ti darò una risposta qualunque, senza scoprirmi troppo, e poi tu dovrai dirmi la verità su quel tatuaggio.

Gli faccio un cenno del capo, come a dirgli che la prima mossa è sua, e aspetto.

 

“Ok, prima domanda: perché sei qui stasera?”

 


 

Grazie mille a Retsu89, Secchan, Amy89, Kei87 e Sariby per le loro recensioni, mi hanno fatto immensamente piacere.

E grazie anche a tutti quelli che hanno inserito la fic nei preferiti.

Ci tenevo a dire anche che ho finito di scrivere la storia (sono venuti 13 capitoli in tutto), per cui continuerò senza problemi l'aggiornamento settimanale.

Appuntamento quindi tra sette giorni esatti!

 

Cap. 6: Pietra di scandalo

Riesco solo a notare il contrasto stridente tra la sue dita bianchissime e la pelle nera del mio braccio sinistro, steso tra noi come se fosse una pietra di scandalo.

 

 

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Capitolo 6
*** 6. Pietra di scandalo ***


Moonlit Midnight Dream

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- 6 -

Pietra di scandalo

 

“Ok, prima domanda: perché sei qui stasera?”

 

La sua prima domanda mi stupisce (non credevo che gli interessasse davvero sapere cosa ci faccio qui!), ma in un certo senso mi va anche bene, da lui mi sarei aspettato di peggio. La risposta tutto sommato è facile, mi basta dirgli la verità, ovviamente senza aggiungere altro.

 

“Te l’ho detto: non riuscivo a dormire e ho pensato che fare due passi mi avrebbe aiutato a rilassarmi”

 

Certo che sei testardo, ragazzino: pensi che mi accontenti della stessa risposta banale che mi hai dato prima? Senza contare che è una balla – e lo so benissimo – anche se devo riconoscerti che stavolta l’hai recitata con più convinzione.

Incrocio le braccia e inclino la testa su una spalla, in faccia un’espressione che i pochi temerari che hanno osato prendersi gioco di me (Lavi, in primis) conoscono molto bene e hanno imparato a temere (a parte il baka usagi, ovviamente. Ma lui è un caso di stupidità patologica, credo).

 

“Non dire cazzate”

 

La replica di Kanda è secca come suo solito e non lascia molto spazio a obiezioni di sorta. Il problema è che ha pure ragione, anche se mi piacerebbe sapere su che basi afferma che non gli sto dicendo le cose come stanno. Mi sento chiuso in un angolo e esito, pur sapendo che mi sarà fatale.

 

“Ma è la verità…”

 

Alla fine azzardo una minima difesa d’ufficio, ma serve a poco quando il giudice chiamato a decidere del tuo destino è Yu Kanda.

 

Certe volte è di un’ingenuità quasi commovente:

 

(È irritante questo suo tentativo

di tener nascosto

qualcosa di evidentemente troppo grosso…

Allora perché non riesco

ad avercela con lui?)

 

non posso credere che non abbia ancora capito che so perfettamente che c’è dell’altro. Tutti sappiamo cosa è successo nell’Arca, tutti abbiamo visto Leverrier e come si è comportato… ma non siamo tutti ciechi e stupidi, sai Walker? Io per primo non lo sono (non cercare di proteggermi col tuo silenzio, non voglio…).

 

“Va bene, allora cambiamo la domanda: che cosa ti ha tenuto sveglio?”

 

Kanda sta complicando le cose, non me l’aspettavo. Prendo un respiro profondo, mentre con la sinistra mi ravvivo i capelli per spostare i ciuffi che mi sono caduti in faccia, e lo guardo di sottecchi. Vorrei trovare un modo di guadagnare tempo, per riuscire ad organizzare un discorso coerente che dica abbastanza (Kanda se la merita una risposta, lui è forte) senza dire troppo.

Ma di tempo Kanda non me ne dà neanche un po’. Si muove rapidamente - io nemmeno me ne rendo conto - e mi afferra il polso, tirandolo verso di sé: di nuovo il gelo della sua mano e di nuovo il mio cervello non capisce più nulla. Riesco solo a notare il contrasto stridente tra la sue dita bianchissime e la pelle nera del mio braccio sinistro, steso tra noi come se fosse una pietra di scandalo.

 

“Dimmi la verità. Qualunque essa sia. Perché da chi a 15 anni ha sorpassato il punto critico ci si può aspettare di tutto e sappi che non sarò certo io a tirarmi indietro, ragazzino”

 

Sono confuso. Non mi sarei mai aspettato un’uscita del genere da lui, mi sembra un gesto troppo istintivo per il Kanda che conosco… vuole davvero sapere il motivo che mi ha portato qui (questo mi lusinga… allora un po’ di me ti importa?) e ammetto di essere quasi tentato di dirglielo (dirgli tutto, dal principio… perché tu capiresti, vero Kanda?), ma non riesco a immaginare il perché di questo interesse…

 

È assolutamente disorientato, credo si stia seriamente chiedendo se sono impazzito. Forse al suo posto me lo chiederei pure io,

 

(Me lo sto già chiedendo…

Ma in fondo non importa,

mi interessa solo sapere

cosa c’è dietro quel suo sorriso…

…è sempre troppo presente

per essere del tutto vero…)

 

anche se scoprirlo non sarebbe la mia principale preoccupazione. Io al suo posto mi chiederei piuttosto dove andrà a finire tutto questo. L’inizio di un evento è relativamente poco importante, quando non sai a che cosa quell’evento porterà tra pochi istanti…

 

“Perché lo vuoi sapere? Non te n’è mai importato niente di me…”

 


 

Grazie mille a Amy89 e Sariby per le loro recensioni.

E di nuovo grazie alle 11 persone che hanno messo la fic nei preferiti. Wow, non avrei mai creduto di raggiungere un simile traguardo... (ma perché non recensite anche? Fareste felice una povera scrittrice insicura e frustrata... XD)

 

PREVIEW:

Cap. 7: Una marionetta che sta cadendo a pezzi

Non l’ho mai visto così… Sembra una marionetta che sta cadendo a pezzi

 

 

 

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Capitolo 7
*** 7. Una marionetta che sta cadendo a pezzi ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 7 -

Una marionetta che sta cadendo a pezzi

 

“Perché lo vuoi sapere? Non te n’è mai importato niente di me…”

 

Come volevasi dimostrare. Mi aspettavo questa domanda, è assolutamente da lui. Ma mi dispiace deluderti, ragazzino: non avrai la risposta che cerchi (perché non ce l’ho nemmeno io e trovarla sarebbe troppo… difficile…).

Quando non sai cosa dire, la miglior risposta è il silenzio. E io taccio, continuando a guardare quegli occhi d’argento, in cui si rincorrono apertamente più emozioni di quante avrei mai pensato di poter vedere in una persona sola nello stesso momento.

 

Ho fatto una domanda inutile, me ne rendo conto, sapevo benissimo che Kanda non mi avrebbe risposto. Ma in qualche modo dovevo provarci. Lui continua a stringermi il polso e a fissarmi e nella mia testa si fa sempre più il vuoto.

 

(Lasciami stare…

…ti prego…

Perché mi fai quest’effetto?...)

 

Mi vengono in mente tante cose da dire e da fare: alcune che non c’entrano nulla, la maggior parte stupide, tutte assolutamente da evitare con uno come Kanda. Eppure, anche se so che sto per firmare la mia condanna a morte, non riesco né a star zitto né tanto meno a stare fermo.

Sorrido. Poi, sempre sotto il suo sguardo penetrante che non mi lascia un secondo, raccolgo il braccio sinistro vicino alla spalla, portandomi dietro anche la sua mano, e lo sposto da di mezzo a noi. Rimosso quell’ostacolo, per me è questione di un attimo fare un passo avanti e poggiare la fronte sul suo petto, proprio sopra il cuore.

 

“Sei dannatamente insistente stanotte, sai baKanda?”

 

Quando l’ho sentito appoggiarsi a me, per un attimo sono rimasto pietrificato. Poi il tono stanco con cui ha pronunciato quelle parole mi ha sorpreso abbastanza da darmi la forza di reagire… se solo sapessi cosa fare.

 

(Non l’ho mai visto così…

Sembra una marionetta

che sta cadendo a pezzi…

…vorrei abbracciarlo…)

 

Non capisco perché tutto d’un tratto sia diventato così arrendevole, se solo pochi minuti fa mi fissava con quello sguardo di sfida. E giuro che per la prima volta nella mia vita non so come comportarmi. Passo la mano, teme moyashi, è di nuovo il tuo turno.

Lascio cadere le braccia. Dovresti essere contento: nessuno è mai riuscito a disarmarmi pur senza l’ombra di un’arma in pugno.

 

Da quel marasma informe che sono diventati i miei pensieri, il mio cervello riesce a ricavare una sola informazione sensata:

 

(Kanda profuma di buono,

profuma di mare…

…gli si addice…)

 

nonostante già da qualche secondo sia appoggiato a lui, sono ancora vivo e tutto intero: è un successo…

Ed è assurdo che lo pensi ma, per quanto questa situazione possa essere inconcepibile, sto bene qui: il petto di Kanda è caldo, mi dà sicurezza, non come le sue dita gelate. Ora che ci faccio caso, non sento più quel freddo sul polso… quando mi ha lasciato il braccio?

 

Lo vedo respirare tranquillo appoggiato a me: non c’è nemmeno un’ombra di imbarazzo o di qualsiasi altro sentimento intenso ad alterare il suo respiro regolare e scommetto che anche il battito del suo cuore lo è.

Sorrido. È l’unica cosa che mi riesce in questo momento.

 

“Tu invece sei più teme del solito, teme moyashi”

 

Lo sento sorridere di rimando, mentre fissa ostinato il pavimento, senza spostarsi da quella posizione… come definirla? assurda? Continuo a non capire cosa gli è passato (e gli sta passando ancora) per la testa,

 

(Che in qualche modo stia…

…chiedendo(mi) aiuto?...

…sono contento

che abbia scelto…

me…)

 

ma ho deciso che è meglio rinunciare: lui è sempre stato un mistero per me e stasera più che mai.

 

“…il mio nome è Allen…”

 

Ribatte stancamente, ma la voce ha una punta di divertimento che non gli ho mai sentito usare quando risponde alle mie provocazioni. Abbasso gli occhi su quei capelli candidi, premuti sul mio petto, e le sue spalle, ormai non più così strette in confronto alle mie.

 

Mi è uscita la solita vecchia replica al solito vecchio epiteto che mi riserva da quando ci siamo conosciuti. E sentire questo solito vecchio botta e risposta, dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, che di solito e vecchio non hanno nulla, mi ha fatto felice. Assurdo, ma è così. È la sensazione (stupida, ma terribilmente utile) dell’aver trovato un appiglio in mezzo alla tempesta: è la sensazione che mi sta dando Kanda in questo momento.

 

“E vedi di ricordartelo, se vuoi sapere qualcosa di me…”

 


 

Grazie per le loro recensioni a:

Lety e Amy, le mie preziosissime beta... adoro le vostre recensioni (e la gara a chi recensisce prima XD)

Genesis, sono contenta che la storia ti piaccia e spero che questo dialogo non ti abbia deluso... ma sappi che è solo l'inizio!

Sariby, perché dici che sono cattiva a interrompere i capitoli sul più bello? *occhioni innocenti* Scherzi a parte, il mio scopo era mantenere alta la tensione narrativa e a quanto pare ci sono riuscita XD Però mi spiace deluderti, i capitoli sono più o meno tutti di questa lunghezza. La storia è conclusa e in totale i capitoli sono 13

Belial, il fatto che tu dica che leggendo riesci a visualizzare la vicenda mi fa tantissimo piacere! È esattamente quello che speravo di ottenere ^^

 

PREVIEW:

Cap. 8: Un equilibrio troppo delicato

Ho la sensazione che nella sua testa si sia rotto qualcosa, probabilmente un equilibrio troppo delicato che però l’ha tenuto in piedi fin qui.

 

 

 

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Capitolo 8
*** 8. Un equilibrio troppo delicato ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 8 -

Un equilibrio troppo delicato

 

 

“E vedi di ricordartelo, se vuoi sapere qualcosa di me…”

 

L’ho buttata lì come una provocazione, senza l’intento di offendere, né di mostrarmi offeso. Accompagno la frase con un pugnetto sul suo torace, senza staccare la fronte da lui né gli occhi dal pavimento. Ma non mi serve guardarlo in faccia per capire che sta sorridendo, anche dietro a quello sbuffo irritato che mi arriva come risposta.

 

Non so cosa io possa aver detto, ma ho la sensazione che qualcosa sia cambiato in meglio. Mi sembra di sentirlo più rilassato e anche la pressione della sua testa sul mio petto, prima quasi esasperata (ma sono sicuro che lui nemmeno se ne rendeva conto), ora è poco più di uno sfiorarsi.

Mi porto le mani sui fianchi e le labbra si contraggono una smorfia: questo ragazzo

 

(…mi intriga…

Voglio capirlo…

…aiutarlo…)

 

è assolutamente incomprensibile. E se ora lo chiamassi per nome, cosa succederebbe? Davvero per una mia sola parola lui mi permetterebbe di conoscerlo?

 

“Va bene, Walker. Adesso però rispondi a quella famosa domanda di prima…”

 

Al sentire il suo cognome, alza la testa e mi sorride, ma nei suoi occhi non c’è quella luce che di solito accompagna il suo sorriso. Atteggio il viso in un’espressione tra il perplesso e lo scocciato, che però non rispecchia tutto quel che sto pensando e provando in questo momento (perché è troppo e troppo confuso per riflettersi in un solo sguardo … in un mio solo sguardo…)

 

“Vedi che non era poi così difficile?”

 

“Tsè”

 

Davanti alla sua replica mi esce un sorriso un po’ strano (e nemmeno io so perché, ma non riesco a sorridere come vorrei), però rimane la soddisfazione di sentire finalmente Kanda pronunciare il mio nome.

Ora non c’è più nessun contatto tra noi, se non quello del suo sguardo (non più così) freddo che, da quando ho alzato la testa, non lascia un attimo il mio. Abbasso gli occhi, stranamente imbarazzato, e noto un’altra volta il tatuaggio maledetto sulla sua spalla. E tutti i cattivi pensieri che ero riuscito a mettere in un angolo, in un attimo mi assalgono di nuovo.

Stringo i denti, cercando di ricacciarli indietro, e gli sfioro la spalla, seguendo con due dita ognuno dei segni neri che la sfregiano; sotto il mio tocco lui si irrigidisce.

 

Sentendo le sue dita sulla pelle mi blocco: sebbene la sua mano sia calda, mi sento percorso da un brivido eppure, anche se non mi è mai piaciuto che la gente mi toccasse, non riesco a respingerlo, né a sottrarmi in qualche modo a questo contatto.

 

“Kanda, dimmi una cosa. Come fai a convivere tutti i giorni con una maledizione?”

 

“Non sono cose che ti riguardano”

 

La risposta è volutamente aspra - quasi troppo perfino per me - ma è venuta così da sola, come se inconsciamente stessi cercando di farlo allontanare da me. Lui però, c’era da aspettarselo, non si fa ferire dalle mie parole (non l’ha mai fatto… e in fondo l’ho sempre ammirato per la sua pazienza…), ma si limita ad abbozzare un sorriso triste e a ritrarre la mano.

 

“Invece sì… anch’io sono maledetto. E non mi riferisco al mio occhio sinistro”

 

È tornato a fuggire il mio sguardo mentre pronunciava quella frase e ha tirato fuori ogni parola a fatica, lentamente.

Una maledizione su di lui? Non riesco ad immaginare a cosa possa riferirsi ma, arrivati a questo punto, credo che me lo dirà lui stesso. Ho la sensazione che nella sua testa si sia rotto qualcosa, probabilmente un equilibrio troppo delicato che però l’ha tenuto in piedi fin qui.

 

(Come una marionetta

sostenuta solo da un ultimo filo,

ormai troppo usurato…

…che alla fine si spezza…

E la marionetta collassa…)

 

Stringo gli occhi e lo osservo attentamente, ma la frangia candida nasconde la parte superiore del suo viso e lui guarda lontano, oltre la mia spalla, oltre la balaustra della terrazza, forse perfino oltre l’orizzonte. Vedo solo la cicatrice rossastra (sembra quasi una lacrima di sangue) che alla luce della luna spicca sulla sua guancia pallida.

 

“Cosa intendi?”

 


 

Grazie per le loro recensioni a:

Lety e Amy, voglio vedere chi delle due vince la gara alla recensione, stavolta! XD

Sariby, grazie mille per la recensione anche di questo capitolo. E dimmi, che ne pensi di questa interruzione? Sì, lo so che vuoi uccidermi... ma pensa che se lo fai, non vedrai mai la fine della storia XD

Shichan, grazie dei complimenti per lo stile e per il tentativo di mantenere IC i personaggi... alle volte è una fatica immane! Spero che i tuoi neuroni apprezzino anche le scene di questo capitolo. Fammi sapere!

 

PREVIEW:

Cap. 9: Un pugno nello stomaco

La mia stessa frase mi colpisce come un pugno nello stomaco e sento estranea la mia stessa voce, come se a parlare non fossi io ma un altro

 

 

 

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Capitolo 9
*** 9. Un pugno nello stomaco ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 9 -

Un pugno nello stomaco

 

“Cosa intendi?”

 

La voce di Kanda è leggermente incerta mentre pronuncia quella domanda, ma mi pare di cogliervi anche un sottofondo di preoccupazione (per me?). Prendo un respiro profondo: ormai ho buttato il sasso, non posso più ritrarre la mano e far finta che stanotte non sia successo niente,

 

(Non voglio tornare di nuovo

a portare questo peso da solo…)

 

anche se forse sarebbe meglio fare così. Però so già che Kanda non mi lascerà scappare dietro una scusa vaga,

 

(È per questo che ho scelto te:

perché sapevo che non mi avresti più permesso

di tirarmi indietro…)

 

ma vorrà sapere tutta la verità, non importa quanto per me possa essere difficile.

Mi lascio sprofondare in quegli occhi di freddo cobalto e decido che finalmente è ora di vuotare il sacco. Dall’inizio.

 

“Come sai, io sono in grado di suonare la melodia che permette di controllare l’Arca. È così che vi ho… riportato in vita…”

 

Già ricordare quei momenti mi spaventa, il semplice allinearsi di quelle parole nella mia mente mi spaventa. Devo pensarle sottovoce perché possano sfuggire alle maglie del mio subconscio e farsi pensiero coerente. Kanda mi fissa in silenzio, senza lasciar trapelare alcuna emozione.

 

“Quella melodia… io non la conoscevo, non è un mio ricordo: fa parte delle memorie del Musicista, il Noah traditore”

 

Sta tremando mentre parla, tirar fuori quelle poche frasi deve costargli uno sforzo immane. Non prova nemmeno a sostenere il mio sguardo, ma mi oltrepassa e si avvicina al parapetto, come se io non esistessi più.

Lo raggiungo, fermandomi un passo indietro: quanto basta però per vedere le nocche sbiancate e il tremito dei polsi per la stretta spasmodica sulla ringhiera metallica.

 

“E tu come fai a conoscere i ricordi del Quattordicesimo?”

 

È una domanda spietata la mia, lo so. Chiunque altro al mio posto, vedendolo in quello stato, avrebbe cercato in qualche modo di calmarlo, per aiutarlo poi a sfogarsi se e quando ne avesse avuto la forza. Ma non credo che lui lo vorrebbe.

La stretta sulla ringhiera si fa, se possibile, più forte. Ho l’impressione (la paura?) che possa davvero crollare da un momento all’altro.

Il gesto mi viene spontaneo e stupisce persino me, come se guardassi il mio corpo compierlo indipendentemente dalla mia volontà:

 

(Non ti lascerò cadere, marionetta:

se il tuo filo si spezzerà,

io sarò lì dietro a sostenerti…

 

mi avvicino a lui e lo circondo con le braccia, afferrandogli i polsi e obbligandolo a lasciare la ringhiera.

 

“Perché sono io… il futuro… Quattordicesimo”

 

Lo dice sottovoce, quasi faccio fatica a sentirlo. Per di più la frase in se stessa è assurda e comunque non risponde alla mia domanda. Lo sento prendere fiato e aspetto in silenzio che continui, accentuando solo leggermente la stretta sui suoi polsi (È per dirti che sono qui: non me ne vado, marionetta…)

 

“L’uomo che mi ha cresciuto era il fratello dell’ultimo Musicista. Quando il Quattordicesimo stava per morire io ho avuto… la sfortuna di essere lì: la sua ultima volontà… è stata trasferire in me la sua memoria di Noah, l’abilità del compositore”

 

Mentre parla, con voce bassa e monotona - come se le emozioni che sta provando siano troppe per esprimerle nelle parole - ha chinato di nuovo la testa. Sento cadere sulla mia mano una lacrima, seguita subito da un’altra e poi un’altra ancora.

 

“Questi… ricordi sono stati sopiti dentro di me per anni, ma ora stanno riemergendo e presto o tardi… cancelleranno i miei e io diventerò il nuovo Musicista. Io non so se questo processo si possa fermare, né se lo si possa almeno rallentare, ma quando vedo la mia immagine riflessa in uno specchio, lui… lui è già dietro di me e sorride…

Nell’Arca mi ha parlato. Sono stati lui e… il Maestro… a dirmi come fare per…”

 

Le parole si spezzano in un singhiozzo. Non avrei voluto mettermi a piangere, non davanti a Kanda, ma non ce l’ho fatta. Mi fa troppo male ricordare cosa è successo, troppa paura pensare a cosa succederà.

 

“Quindi il generale Cross sapeva tutto?”

 

La voce tranquilla di Kanda mi riscuote dall’abisso in cui stavo precipitando. Ho sempre ammirato la sua freddezza, anche nelle situazioni più difficili, e ringrazio quel dio in cui non credo che adesso lui sia qui con me. Annuisco e cerco ancora un po’ di forza per continuare: non posso fermarmi qui, devo dirgli tutto fino alla fine.

 

“Il Maestro… lui conosceva Mana e dopo la sua morte mi ha preso con sé per cominciare ad addestrarmi come esorcista. Io ho sempre pensato che l’avesse fatto perché non restassi di nuovo solo al mondo, perché in fondo teneva a me, ma forse… forse anche lui, come Mana, ha visto in me solo… le memorie del Quattordicesimo…”

 

La mia stessa frase mi colpisce come un pugno nello stomaco e sento estranea la mia stessa voce, come se a parlare non fossi io ma un altro

 

(Un altro che è dentro di me…

…che è più forte di me…

Sono Allen Walker

ma non lo sono più, non lo sono mai stato…)

 

e la consapevolezza di quel che ho (ha?) appena detto mi fa male da morire. Qualcuno mi ha mai voluto bene per quello che sono (ho sempre creduto di essere)?

 

“…qualcuno mi ha mai voluto bene per quello che sono?!”

 


 

Grazie per le loro recensioni a:

Come al solito Lety e Amy,  e complimenti alla moyashi per essersi aggiudicata la gara-recensioni per questo capitolo!

Shichan, grazie ancora dei complimenti! Effettivamente sì, l'ultimo capitolo era un po' più corto... in compenso però questo è decisamente più lungo, spero compensi!

Makotochan, sono contenta di avere una nuova lettrice! Anche se per te, essendo ancora all'inizio di DGM, questa fic è mostruosamente spoiler... XD Mi fa piacere che ti piaccia la divisione in capitoli (penso tu sia una delle poche, la maggior parte di chi l'ha letta mi ucciderebbe per questa scelta!) e l'idea dei "pensieri inconsci".

 

PREVIEW:

Cap. 10: Un accenno di sorriso

Tra le mie braccia, Walker sembra rilassarsi impercettibilmente e, quando rialza la testa, intravedo un accenno di sorriso sul suo volto rigato dal pianto.

 

 

 

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Capitolo 10
*** 10. Un accenno di sorriso ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 10 -

Un accenno di sorriso

 

 “…qualcuno mi ha mai voluto bene per quello che sono?!”

 

Le ultime parole quasi le urla, con una voce angosciata che mi fa trasalire per il contrasto con il tono dimesso di prima e la disperazione che rivela. Davvero non avrei mai pensato che dietro quel suo sorriso si nascondesse una sofferenza del genere. Adesso forse riesco anche a capire il perché di certi suoi atteggiamenti e di quella sua attitudine sempre così gentile verso il mondo intero.

 

“Per quanto riguarda Cross e il tuo patrigno non lo so, ma gli altri sicuramente sì”

 

Non so perché ho detto una cosa del genere. È una di quelle frasi che sarebbero suonate bene sulla bocca di Tiedoll o di una come Lenalee, eppure l’ho detta io.

Tra le mie braccia, Walker sembra rilassarsi impercettibilmente e, quando rialza la testa, intravedo un accenno di sorriso sul suo volto rigato dal pianto.

 

“Grazie Kanda…”

 

Lo mormora appena, quasi senza emettere alcun suono. Vorrei dire qualcosa, ma non faccio in tempo a trovare un modo per rispondergli che lui prosegue.

 

“Comunque, quando il processo di trasformazione arriverà al culmine… con il mio ultimo brandello di lucidità spero di avere la forza di uccidermi: non voglio vivere come un Noah, senza più memoria… di tutti voi…”

 

L’aver preso questa decisione, per quanto impegnativa, sembra che lo rilassi: ha appena deciso della sua morte, eppure è finalmente sereno.

Tace e sento la tensione scemare in lui, dopo che con un’immensa fatica ha pronunciato ogni sillaba di quella frase.

Tace e rimane immobile davanti a me, continuando a guardare il vuoto, senza più lacrime sulle guance.

 

Ora che ho dato voce a questo proposito mi sento molto più leggero, come se mi avessero tolto un peso enorme dall’anima.

 

(Grazie...

senza di te

non ce l’avrei mai fatta…

 

Rimango fermo, avvolto in questa specie di abbraccio a godermi il calore di Kanda; non sento più nulla, eccetto la sua vicinanza e le sue mani sulle mie. E ho come la sensazione (angosciante) che senza questo contatto avrei potuto… (non voglio pensarci, è passata, sono ancora qui…).

Prendo un respiro profondo e chiudo gli occhi, rovesciando la testa all’indietro sulla sua spalla; lui non dice nulla, né si allontana e di questo gli sono immensamente grato.

 

Ha di nuovo poggiato la testa a me, quasi cercasse (in me) un sostegno. Stavolta in qualche modo mi ha preso meno di sorpresa di prima, come se alla fine un po’ (sperassi) me l’aspettassi che l’avrebbe fatto, ma ugualmente non so bene come comportarmi.

Abbasso lo sguardo e lo osservo con discrezione: sulla fronte lasciata scoperta dai capelli, spicca il pentacolo rovesciato dai cui si diparte la cicatrice che gli sfregia il viso pallido.

Sono ancora assorto a riflettere su quanto mi ha appena rivelato, che non mi rendo conto dei suoi movimenti, finché non sento il suo corpo aderire al mio e lo vedo incrociare le braccia sui fianchi, accennando un abbraccio solitario; ma è come se mi stesse invitando a continuarlo, visto che le mie mani non hanno ancora lasciato i suoi polsi. Senza sapere perché (ma davvero non lo so?) lo assecondo. E sorrido nel vederlo sorridere.

 

“Comunque vedi di non lasciarti sopraffare troppo presto, moyashi: sei già abbastanza insopportabile così…”

 

Kanda non è mai stato un ragazzo di molte parole, ma quelle che dice colpiscono sempre nel segno. E con quest’ultima uscita non si è affatto smentito. Ciò di cui ho bisogno adesso è trovare un modo per riportare questa situazione assurda quanto più possibile nella dimensione del quotidiano e lui in qualche modo mi ha indicato la strada da percorrere… anche se non so fino a che punto se ne renda conto. Il mio sorriso si apre un po’ di più.

 

“Mai insopportabile quanto te, baKanda”

 

La tensione di prima se ne sta lentamente andando, lasciandomi un senso di spossatezza. Ho bisogno ancora di qualche momento per tornare alla realtà,

 

(E so perfettamente

che nella realtà

non posso esistere io

tra le braccia di Kanda)

 

per rendermi conto che, per quanto il peso che ho sulle spalle sia enorme, comunque non sono più solo a portarlo (ed è una consapevolezza bellissima). Butto fuori il fiato dai polmoni, svuotandoli completamente, poi il movimento viene da sé; non riesco neanche a capire di averlo pensato, che già mi trovo a metterlo in pratica: mi giro nell’abbraccio di Kanda, afferrandogli la maglietta e nascondendo il viso contro di lui. Sento il suo cuore accelerare leggermente.

 


 

Grazie per le loro recensioni a:

Amy, mia adorata mia altra me! Sono contenta che il capitolo ti piaccia, soprattutto perché so benissimo quanto... ehm, stimi Allen come personaggio. Sei un amore, grazie di tutto!

Shichan... che dire... se volevi degli spoiler su D.Gray Man mi sa che hai beccato proprio la fic giusta! XD Quando arriverai a pari con i capitoli, mi piacerebbe sentire cosa ne pensi della mia fic, alla luce del manga originale. Comunque sono onorata di sentir dire da un lettore che quello che scrivo suscita emozioni, è il complimento secondo me più bello per un autore.

 

PREVIEW:

Cap. 11: Ora è il tuo turno

Mi avvio verso la porta, con l’intento di andarmene davvero a letto, ma non ho il tempo di fare più di due passi che mi sento afferrare il polso.

“Ehi Kanda, aspetta! Io ho risposto alla tua domanda, ora è il tuo turno”

 

 

 

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Capitolo 11
*** 11. Ora è il tuo turno ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 11 -

Ora è il tuo turno

 

 

Quando l’ho visto muoversi tra le mie braccia e aggrapparsi a me, il primo impulso è stato quello di allontanarlo, ma non me la sono sentita. Non dopo quello che mi ha detto.

Non so come confortare una persona (non ricordo nessuno che l’abbia mai fatto con me quand’ero piccolo), ma d’istinto mi viene da posargli una mano sulla nuca e tenerlo vicino a me. In questo momento mi sembra incredibilmente vulnerabile…

 

“Non provocare troppo, teme moyashi”

 

Ride sommessamente e le sue spalle - così fragili, ma anche così forti - si scuotono appena. Si stacca da me, il suo sorriso tornato luminoso e sincero (stavolta davvero) come sempre.

 

“Te lo sei già dimenticato il mio nome, eh? Comunque adesso tocca a me farti una domanda…”

 

Mi guarda storto: gli occhi stretti rimangono nascosti sotto l’ombra della lunga frangia scura, ma lo sguardo omicida è inconfondibile.

Sorrido con aria innocente. Lo ammetto: lo sto apertamente provocando, ma per stanotte credo mi sia permesso - poi domani tornerà tutto come prima, ma per stanotte voglio godermi questi momenti unici…

 

“Avevamo fatto un patto, no?”

 

“Io non ho fatto nessun patto con te. Quindi, adesso che ti sei sfogato, vattene a dormire”

 

Cerco di tornare al mio solito tono brusco. Voglio chiudere al più presto questa parentesi, prima che succedano altre cose assurde (e non so perché, ma ho la sensazione che altrimenti potrei fare io qualcosa di assurdo…). Mi avvio verso la porta, con l’intento di andarmene davvero a letto, ma non ho il tempo di fare più di due passi che mi sento afferrare il polso.

 

“Ehi Kanda, aspetta! Io ho risposto alla tua domanda, ora è il tuo turno”

 

“Moyashi…”

 

Stai provocando, Walker? Beh, si vede che nessuno ti ha mai detto che non conviene giocare troppo con il fuoco, perché si rischia di scottarsi.

Mi fermo e mi giro completamente, tornando sui miei passi; lui lascia il mio braccio e continua a sorridere (ed è strano, ma ora vedere quel sorriso così sincero mi solleva anziché irritarmi…). D’accordo, se vuoi giocare giochiamo… tanto ormai questa notte è definitivamente senza senso.

Lo guardo fisso, aspettando la sua mossa. Lui solleva la mano, avvicinandola al mio petto, ma senza toccarmi.

 

“Questo tatuaggio… so che è maledetto. Perché te l’hanno fatto?”

 

Non so per quale motivo, ma mi viene da ridere. Forse è la dolcezza inaspettata nella sua voce, o l’ingenuità con cui mi ha domandato la cosa che un tempo io stesso desideravo sapere di più al mondo – per lo meno fino a prima che mi accorgessi di quanto fosse inutile.

Mi porto la destra sul cuore, stringendo forte la stoffa della maglietta e non riesco a fare a meno di ridere, ma di una risata amara, cattiva. Davanti al suo sguardo sorpreso mi ricompongo e curvo le labbra in una smorfia di scherno (non verso di lui, ma verso il destino che ci ha voluti nella stessa notte così vicini ma così agli antipodi).

 

“E tu sai perché il Quattordicesimo ha maledetto proprio te con i suoi ricordi?”

 

Lo vedo trasalire alle mie parole: lo so benissimo, sono stato crudele, ma non riesco a reagire diversamente quando si parla del tatuaggio. Anni fa forse sarei crollato, sopraffatto dalla consapevolezza di cosa significhi per la mia vita questa maledizione, ma ormai ho imparato a difendermi. E la mia difesa è l’attacco. Via qualsiasi sentimentalismo, l’imperativo è evitare di soffrire, con tutti i mezzi.

 

“Proprio tu, che dovresti sapere cosa significa non ricordare nemmeno il volto della propria madre, cosa significa avere il dolore come unico ricordo della propria infanzia, cosa significa portarsi addosso fin da quando si era in fasce un peso di cui non puoi liberarti e che presto o tardi sai che ti schiaccerà, proprio tu mi chiedi perché?!”

 

In questo momento Kanda mi fa quasi paura. Ad ogni parola che ha detto - con una rabbia che gli ho visto tirar fuori solo in battaglia - si è avvicinato a me di un passo, mentre io indietreggiavo, ed ora sono stretto contro il muro, le sue labbra a pochi centimetri dal mio viso.

Si interrompe per qualche istante poi, quando riprende a parlare, nella sua voce non c’è più alcuna traccia d’ira, ma solo un tono basso, gelido e letale, da far accapponare la pelle.

 

“Non me ne frega niente del perché. Non mi aiuterà certo ad allungarmi la vita. Io voglio solo trovare il bastardo che mi ha fatto questo e ucciderlo: continuo a vivere unicamente per la mia vendetta… e quando l’avrò ottenuta, morire non avrà più la minima importanza”

 

Schiacciato contro la colonna della terrazza, volto un poco la testa per riuscire a fuggire almeno per un attimo il suo sguardo penetrante, che mi fissa come a sfidarmi a contraddire ciò che ha appena detto. Io effettivamente vorrei se non altro provare a dirgli qualcosa, ma non riesco a trovare la parole adatte: il suo non era uno sfogo come il mio, era più la rivendicazione orgogliosa di una scelta.

 

(Lui è troppo forte per aver bisogno di me.

E non so perché,

ma questa consapevolezza mi fa male)

 

Abbasso gli occhi, cercando di calmarmi, ma sembra quasi che Kanda non voglia darmi tregua, perché mi afferra il viso con la mano e mi costringe a voltarmi ancora verso di lui. Ha puntellato l’avambraccio al muro, sopra la mia testa, e si è chinato verso di me. I nostri volti sono talmente vicini che posso sentirlo respirare sulle mie labbra.

 

“Sai cosa si prova a dover lottare per salvarsi la vita, pur sapendo che ogni volta che impugni la tua arma non fai altro che accorciartela da solo, la vita?”

 

Soltanto adesso che l’onda di rabbia che mi era salita dentro si è calmata e sono di nuovo completamente padrone di me, mi rendo conto della situazione in cui siamo:

 

(Perché ho perso il controllo in questo modo?

Perché da lui non accetto che non capisca,

come non capisce il resto del mondo?

Perché vorrei che lui fosse diverso?

 

gli sono praticamente addosso, tanto vicino da poter sentire il suo respiro e il battito appena accelerato del suo cuore. Ma, ora che lo osservo meglio, mi rendo conto che non è spaventato, né da me né da quel che gli ho detto – non mi stupisce: in fondo, tra tutti è quello che può capirmi meglio. E allora, cos’è quest’emozione che sento in lui? (E forse… anche in me?)

 

“Tu da me non vuoi una risposta. Non vuoi neanche sentirmi dire «mi dispiace», né sentirti offrire un aiuto… cosa vuoi da me, Kanda?”

 


 

Grazie per le loro recensioni a:

Lety, lo so che questa parte della fic ti piace particolarmente. E tu lo sai che senza il tuo supporto non l'avrei mai scritta... quindi sono io a dover ringraziare te!

Makotochan, purtroppo questa fic è piena di spoiler a go-go, sì... XD Sono contenta che tu abbia capito cosa intendevo fare con questa struttura particolare della storia. E sono ancora più contenta di sapere che apprezzi. Grazie!

Bloodberry Jam, benvenuta tra i miei lettori! Ti giuro che quando ho letto che ha pensato di illustrare la mia fic sono rimasta shockata... mi piacerebbe tantissimo se lo facessi!

Anansy, benvenuta anche a te! Che altro dire, poi? Sono doppiamente felice che la mia fic abbia convinto una lettrice che non solo non ama le Kanda/Allen, ma nemmeno le yaoi... per me è un onore! Spero che il seguito della storia non ti deluda e grazie per i complimenti.

 

PREVIEW:

Cap. 12: Questa notte è speciale

Ma questa notte è speciale. Per questa notte, solo per questa notte, posso lasciarmi andare. So che lui capirà e non mi porterà rancore per questo mio capriccio egoista.

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** 12. Questa notte è speciale ***


Moonlit Midnight Dream

Moonlit Midnight Dream

 

- 12 -

Questa notte è speciale

 

“Cosa vuoi da me, Kanda?”

 

“Niente di più di quel che hai fatto finora”

 

Lo dice sottovoce e, mentre parla, poggia la fronte alla mia e la sua mano risale dalla mia mandibola, allo zigomo e poi alla tempia, le sue dita a intrecciarsi con i miei capelli.

Le due ciocche scure che lascia sempre libere dalla coda, ora mi ricadono a fianco agli occhi e celano in parte i nostri visi troppo vicini, come se fossero un sipario per gli sguardi curiosi del mondo. Ed è da dietro questo sipario che le sue labbra colmano la distanza dalle mie, in un contatto leggero, ma per nulla timido.

 

L’ho baciato. Non so perché l’ho fatto… anzi, smettiamola di prenderci in giro, è ora di ammetterlo. Lo so benissimo perché l’ho fatto: Walker mi attrae. Per lui provo… un qualcosa che non so definire, ma che non voglio venga mai alla luce. Siamo esorcisti e stiamo combattendo una guerra in cui non c’è spazio per i sentimenti, non per l’amore almeno.

Ma questa notte è speciale. Per questa notte, solo per questa notte, posso lasciarmi andare.

So che lui capirà e non mi porterà rancore per questo mio capriccio egoista.

 

Mi ha baciato. Non so perché l’ha fatto, però sono felice che sia successo.

Io non so cosa provo per Kanda ma, qualunque cosa sia, so che non ha futuro. Io non voglio dargli un futuro. Perché ho paura che se lo amassi troppo, poi il destino me lo porterebbe via, come ha fatto con Mana e con il Maestro. E allora lo amerò come amo tutti, per proteggerlo.

So che lui capirà e non mi porterà rancore per questo mio capriccio egoista.

 

“Resta sempre te stesso, Walker. Solo questo voglio da te”

 

“Farò del mio meglio”

 

Allungo la mano dietro al suo collo e risalgo la sua nuca in una carezza lenta, fino ad incontrare il laccio che stringe la coda. Gli sorrido e poi lo sciolgo, lasciando che una cascata nera di pece e abisso si infranga sulle sue spalle e attorno a me: i capelli di Kanda sono bellissimi.

Stavolta sono io a sfiorare la sua bocca, è il mio modo per sottolineare il mio impegno.

 

Dentro di me sorrido a sentire le sue labbra incerte sulle mie. Non che avessi paura di essere respinto, questo no (ormai lo conosco abbastanza per capire che anche lui è in qualche modo attratto da me), ma non osavo sperare che si muovesse di sua volontà.

Gli faccio scorrere la mano sulla guancia, percorrendo con il pollice la cicatrice, e poi lo bacio di nuovo, questa volta andando oltre il semplice contatto di labbra. Dopo un iniziale smarrimento lui risponde, ed è forse una delle sensazioni più belle che io abbia mai provato. E sono felice che, una volta rotto il bacio, non sfugga i miei occhi.

 

“Dammi la tua parola che, appena scenderai da qui, chiuderai questa parentesi e da domattina sarà tutto come sempre”

 

Mi fa un po’ male sentire il tono pragmatico del solito Kanda dopo un momento come questo, ma riconosco che ha ragione: la realtà va affrontata. E so perfettamente che nella realtà non posso esistere io tra le braccia di Kanda. Trovo la forza di sorridergli e annuire.

Con mia grande sorpresa, però, anche lui mi sorride di rimando e la sua espressione si addolcisce.

 

“E quando questa fottuta guerra sarà finita, ti prometto che torneremo a parlare di questo bacio”

 

Sapevo che avrebbe capito: in fondo Walker non mi ha mai deluso. Gli faccio un cenno affermativo con la testa, un ultimo sorriso e poi mi volto, infilando rapidamente la porta.

La parentesi di questa notte assurda è chiusa – per ora. E mi raccomando, moyashi, non morire finché non la potremo riaprire.

 

Kanda è scomparso nella tromba delle scale; su questa terrazza illuminata dalla luna, di lui è rimasta solo la cordicella di nappa bianca intrecciata con cui si stringe la coda. E il suo sapore dolce e deciso sulle mie labbra. Raccolgo il nastro e sorrido.

Come vuoi tu, baKanda: parentesi chiusa – per ora. Ma spero di poterla riaprire al più presto, perché vorrebbe dire che finalmente questa guerra è finita e noi possiamo cominciare a vivere.

 


 

Grazie per le loro recensioni a:

Lety, mi sembra superfluo ringraziarti ogni volta (anche perché diventerei piuttosto monotona). Questa fic è per te, anche perché sai benissimo che senza di te non l'avrei mai finita... né avrei iniziato il sequel XD Ti voglio un mondo di bene, beta-moyashi!

Shichan, ancora grazie dei complimenti. Sono contenta che quello che scrivo ti susciti emozioni, alla fine è quello l'obiettivo che nel mio piccolo cerco sempre di perseguire quando scrivo. Quanto al risvolto yaoi... beh, spero di non averti deluso con questo finale ;)

Makotochan carissima, grazie mille anche a te! Rispetto a quanto inizialmente previsto ho modificato la suddivisione in capitoli, che sono diventati 12 e non 13... spero apprezzerai lo stesso ^^

Anansy, sono d'accordo con te, dare delle emozioni a Kanda senza portarlo OC è un'impresa titanica... ma che ci vuoi fare? A me piacciono le sfide e spero di essere riuscita nell'intento di mantenere IC il bel giapponese anche stavolta.

Bloodberry Jam, non immaginavo che Kanda creasse problemi non solo nella scrittura ma anche nel disegno... è proprio un vizio quello del ragazzo, eh? XD

 

Con questo 12° capitolo, la storia si "conclude", almeno per ora. Metto le virgolette perché in realtà c'è già praticamente pronto un sequel, un altro missing moment da collocare sempre nella Night 170, durante la missione di Londra. Comincerò a pubblicarlo tra non molto, appena finiti gli ultimi ritocchi. Spero che il secondo atto riscuota gli stessi successi del primo (24 preferiti! Non ci credo! *.*) e magari qualche recensione in più.

Mi auguro anche di ritrovare tutti i lettori che mi hanno seguito fino ad ora e nel frattempo vi saluto con una piccola anticipazione.

Ciao e grazie a tutti!

Mistral

 

PREVIEW:

Mirror Mirror, Black and White

(Sequel di Moonlight Midnight Dream)

In questo mondo bianco e nero, fatto di tante menzogne e di qualche parola sincera, ogni piccola verità rivelata è una luce che illumina il cammino.

Una luce preziosa, che bisogna tenere ben stretta, al riparo dagli sguardi rapaci di chi ci circonda. Conservare e proteggere la luce della verità è un incarico scomodo e gravoso.

C'è chi pensa di potersi liberare della sua presenza semplicemente ignorandola.

C'è chi prova a nasconderla alla vista, camuffandola per non vederla.

Ma la verità, quando meno te l'aspetti, torna e ti tocca nel profondo, brillando sicura davanti agli occhi del cuore.

Perché una volta scoperta, una volta che viene a galla... è impossibile fare affondare la verità.

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