Write Me a Story

di Ariki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My Hopes (Introduzione) ***
Capitolo 2: *** Just a Bad Day ***
Capitolo 3: *** My Dear Brother ***
Capitolo 4: *** Francis Bells ***
Capitolo 5: *** Nella Tana del Lupo ***



Capitolo 1
*** My Hopes (Introduzione) ***


♦ My Hopes (Introduzione)


Perchè le donne non possono fare i lavori degli uomini, non dico quelli troppo faticosi ma alcuni come scrivere o insegnare nelle scuole?
Questo era quello che si chiedeva Belle, ogni giorno: la sua visione del mondo era oltre gli schemi, per quel tempo.
Se solo fosse nata qualche secolo nel futuro, le cose sarebbero andate diversamente, era sicura di questo.

Le donne prima o poi avrebbero camminato accanto agli uomini per la creazione di una nuova era.
Se solo fosse arrivata presto, pensava, ma sembrava non arrivare mai o almeno non così presto come sperava.
Ma di una cosa si poteva essere certi: Belle non si sarebbe mai arresa.















Angolo dell'autrice: Sono tornataaa~
Salve a tutte Dearies e Rumbelle siete le benvenute in questa mia nuova opera appena sfornata: lo so l'introduzione è veramente misera ma non disperate il primo capitolo sarà abbastanza lungo, sto cercando di scrivere di più =)


p.s. SPOILER
non parliamo dell'episodio di domenica: la parte finale è stata un vero disastro, non so se il prossimo sarà degno di essere guardato ma vabbè

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Capitolo 2
*** Just a Bad Day ***


1. Just a Bad Day


Febbraio,1898

 

Era iniziato tutto così per gioco, un passatempo per allontanare la noia.
Un giorno suo padre le aveva regalato un'oggetto molto prezioso: una macchina da scrivere.
Belle non era mai stata una ragazza così femminile: non che fosse un maschiaccio, era solo aperta a nuovi orizzonti e voleva sempre provare cose nuove quindi perchè non fare un tentativo con quello strano arnese?
Passato del tempo però il padre capì di aver commesso uno sbaglio: da quel gioco la cosa era diventata piuttosto seria.
Belle faceva nottata, non usciva: se ne stava in biblioteca a scrivere e a leggere libri, cosa che non si addiceva alla sua età
-Avanti Belle c'è il Soriè di Madame Rutt, dovresti andarci- le disse il padre.
Belle però non alzò il suo viso dai fogli, anzi aumentò la velocità a dattilografare riempiendo la stanza di un rumore assordante
-Belle Marianne Colette French, sto parlando con te!- tuonò Maurice French dopo aver perso la pazienza
-Solo un secondo papà, ancora una riga e sono subito da te- Belle gli parlò tranquillamente come se non vi fosse alcun rumore.
-Che cosa devo fare con te, se ci fosse ancora tua madre, lei si che ti metterebbe la testa a posto....Povero me dannato il giorno in cui ti ho regalato quella cosa- si lamentò indicando la macchina da scrivere.
-Finito!" urlò di gioia la ragazza, che finalmente estrasse l'ultimo foglio, con estrema delicatezza, dalla macchina.
-Stavi dicendo papà?- disse Belle, voltandosi per guardare il padre
-Devi andare al Soirie e pulisciti dall'inchiostro Belle- la sgridò tirando fuori dal taschino un fazzoletto.
Belle si pulì il viso e poi sorrise: come al solito si era sporcata con l'inchiostro.

-Ma papà, ai soriè c'è solo gente noiosa, devo proprio?- domandò porgendo il fazzoletto al padre che  da quel momento aveva una bella macchia nera nel mezzo, che risaltava sul bianco del tessuto.
-Non si discute, altrimenti farò sparire la macchina, Belle lo faccio per il tuo bene e per il tuo futuro, non potrai rimanere qui per sempre devi sposarti e crearti un famiglia...-
-Si, si ho capito papà, ti prometto che andrò al prossimo, ma ora devo proprio scappare- disse abbracciandolo e stampandogli un dolce bacio sulla guancia.
Poi prese un pacco di fogli, che era posto vicino alla porta, vi aggiunse quello appena scritto e scappò fuori dalla stanza correndo.
-Belle!- la chiamò il padre, ma ormai era già uscita per andare chissà dove.
Maurice sconsolato scosse la testa e andò al tavolo, dove poco prima sua figlia era intenta a scrivere con fervore.
-Sta per finire l'inchiostro eh? quella birbante...- l'uomo osservò fuori dalla finestra dove vide la figlia correre come una pazza.
-Non cambierà mai vero, Colette?- disse poi osservando il quadro di famiglia, dove ancora si potevano vedere  tutti riuniti.


Uscita di casa Belle si precipitò oltre il cancello della sua abitazione e per poco non finì sotto una carrozza.
La ragazza sbuffò ma infine si rimise a correre mentre il cocchiere le sbraitava dietro, parole poco gentili.
Girò l'angolo e si accasciò vicino alla porta di una casa: aveva rischiato un'altra volta di rimanerci ammazzata.
Ripreso fiato controllò che la busta, nella quale era contenuta il manoscritto non si fosse rovinata.
 Poi si rialzò, si rimise a posto il vestito, eliminando le pieghe scomposte, respirò a fondo ed infine entrò nella casa, mentre veniva osservata da una vecchietta che d'altra parte della strada sorseggiava una tazza di thè fumante.
In realtà non era un condominio, era una semplice casa editrice di periferia, in fondo Belle non abitava in centro, ma era piuttosto qualificata per poter stampare la sua storia, se mai fosse stata accettata.
Raggiunse la prima scrivania su cui lavorava un uomo di mezza età, basso e grassottello.
A prima vista non sembrava molto socievole, anzi tutt' altro: quando si arrabbiava faceva veramente paura, lo conosceva di vista e aveva perfino sentito come si chiamava ma non si sarebbe mai azzardata a dargli troppa confidenza.
Eppure Belle non si scompose andò dritto davanti a lui nascondendo il suo timore con un enorme sorriso.
-Buongiorno-
L'uomo sollevò il capo la scrutò a lungo e poi sbottò
-Credo che la casa del thè sia nell'altra parte della strada, signorina questa e una casa editrice-
Belle continuò a sorridere e gentilmente gli rispose
-No, non mi sono sbagliata signore, sono venuta qui perchè ho un manoscritto di una storia  che potrebbe interessarle-
Belle con estrema delicatezza posò il manoscritto sul tavolo dell'uomo, mentre quest'ultimo continuò a guardarla
-Mi sta forse dicendo che l'ha scritto lei?!- sbottò un un leggero segno di sorpresa misto ad un leggero senso di ironia
Ma certo che l'ho scritto io! Che c'è di strano? pensò Belle mentre lo guardava
-Ma certamente, l'ho finito giusto qualche minuto fa, se gli desse un' occhiata forse...-
Ma l'uomo non la fece finire di parlare
-No, non se ne parla proprio, riprendi quel manoscritto e vattene, non ho bisogno di altri perditempo in questo post-" brontolò lanciandole la busta addosso.
Belle la prese al volo controllando che non avesse ricevuto danni gravi, proprio come in precedenza: oggi non era giornata, povera busta.
-Ma se solo ci desse un' occhiatina...-
-La mia risposta è no, finiscila: questo posto non è per le donne, solo gli uomini possono pubblicare-
Belle non si diede per vinta e tornò all'attacco.
-Perchè lei si e io no? Cosa c'è di diverso?-  domandò, al limite della sopportazione
-Mi sembra ovvio ragazzina, io ho le palle e tu no! ora torna a casa e aiuta tua madre nelle faccende di casa, questo è un lavoro da uomini non da stupide donnicciole come te! e ora sparisci!-
Belle potè solo avvicinarsi alla porta mentre due uomini di grossa statura le intimavano di uscire.


Tutto questo deve cambiare, prima o poi posterò una storia e al diavolo gli farò vedere io chi ha le palle!
Belle si ripromise di passare all'attacco.

Persa nei suoi pensieri venne risvegliata dal suono della campana della chiesa
-Oh no! sono già le sei, devo sbrigarmi!- Belle si mise a correre, tenendo strette le gonne del vestito celeste mentre stringeva la busta con una mano e a per di fiato corse verso casa.
Un'ospite stava per far visita alla sua famiglia dopo tanto tempo e non poteva certo mancare.

















Angolo dell'autrice: Ed ecco che fa il suo ingresso il primo capitolo di questa storia!
Spero sia di vostro gradimento =)
 

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Capitolo 3
*** My Dear Brother ***


2. My Dear Brother




Belle arrivò giusto in tempo: salì su per le scale e appena entrò nella sua stanza di gettò a capofitto nell'armadio, il suo vestito preferito era lì che l'aspettava.
Si vestì e si pettinò i lunghi capelli poi uscì dalla sua stanza sentendo suo padre chiamarla per nome.
-Belle! eccoti finalmente su sbrigati gli ospiti stanno per arrivare- disse il padre mentre camminava avanti in dietro per l'ingresso.
Belle scese le scale con una calma infinita: era forse la stessa persona che prima aveva corso come una pazza per salire?
-Allora ricordati, non stringerlo troppo altrimenti gli farai male- disse Maurice mentre tirò fuori il fazzoletto.
La figlia lo fermò giusto in tempo: era ancora sporco d'inchiostro, per poco se lo sarebbe spalmato addosso; sarebbe stato divertente, di sicuro lo avrebbe fatto sorridere un poco forse no.
Era ormai calata la sera e finalmente suonarono al campanello: erano arrivati.
Quando finalmente la porta si aprì gli ospiti fecero il loro ingresso.
-Oh Maurice!- una donna dai capelli castani si avvicinò all'uomo e lo abbracciò teneramente
-Ava- rispose all'abbraccio
Dopo questo piccolo saluto la donna guardò di fronte a sè e sorrise
-Belle tesoro, ma come sei cresciuta!- la donna si precipitò da lei
-Buona sera zia- Belle le andò incontro a braccia aperte
Erano passati due anni dall'ultima volta che sua zia veniva a farle visita, era sempre un bel periodo, che Belle attendeva con pazienza.

Un colpo di tosse attirò l'attenzione di tutti i presenti sulla soglia: una ragazzo in sedia a rotelle se ne stava con il viso leggermente imbronciato a braccia incrociate.
-Non ti sembra di aver dimenticato qualcuno?- disse lui con fare canzonatorio
Belle incrociò le braccia e lo guardò con segno di sfida
-E perchè mai dovrei scordami di te August?- Belle non potè far altro che sorridergli
August era proprio cresciuto, di sicuro era diventato più alto di lei, magari lo avrebbe scoperto presto.


Belle gli si avvicinò e lo abbracciò respirando il suo odore: non era poi tanto diverso da quello che aveva da bambino ma il suo viso era cambiato o almeno in parte, i suoi occhi azzurri però erano sempre gli stessi
-Mi sei mancata Belle- disse lui con un sussurro accarezzandole la schiena
-Ma se continui così non mi mancherai affatto- continuò.
-Belle lo stai stringendo troppo! Non è mica un giocattolo, staccati immediatamente da tuo cugino- sbraitò suo padre
Belle sbuffando mollò la presa, permettendo a August di respirare a fondo.
-Grazie zio, mi hai salvato da questa piovra- disse il ragazzo, sorridendo, massaggiandosi il collo, che si era arrossato.
-Piovra a chi?- Belle diventò tutta rossa
-Hai ragione, semmai un Kraken!- scoppiarono tutti a ridere mentre il maggiordomo li informava che la cena era servita.

-Vorrei tanto rimanere ma Luke ha bisogno di me, la piccola Gresy non può stare senza la mamma- disse Ava mentre si puliva la bocca con il fazzoletto: una vera lady, non c'era nulla da ridire.
In alcuni momenti Belle si dispiaceva del fatto che non sarebbe mai stata come lei ma in fondo non era molto preoccupata di questo, aveva altro a cui pensare. i suoi libri per esempio.
-Se permetti madre, io vorrei restare, sempre se lo zio è d'accordo- domandò August mentre tagliava con estrema difficoltà la bistecca.
-Ma naturalmente! io e Belle saremmo molto felici di ospitarti qui e da così tanto tempo che non rimani- Maurice annuì benevolo mentre sorseggiava il suo vino
-Allora è deciso- disse August, mentre osservava la cugina.
Belle era immersa nei suoi pensieri: si era messa a giocare con le patate nel suo piatto.
Non riusciva a pensare ad altro del fallimento di quel pomeriggio: perchè non aveva avuto neanche una possibilità? non era giusto, se fosse stata un uomo sarebbe stato diverso, gliela avevano fatto capire molto bene.
La cena finì dopo poco così la ragazza potè ritirarsi nelle sue stanze, salutando tutti.
Belle si sedette vicino alla sua macchina da scrivere ed con estremo abbattimento, guardò la busta del suo manoscritto: era un po' stropicciata.
Sentì bussare alla porta ma non voleva farsi vedere in quello stato da nessuno così non disse nulla, ma a quanto pare l'ospite intese quel silenzio come un invito ad entrare.
-Belle ci sei?-      
Era August ovviamente, chi se non lui poteva venire a quell'ora in camera sua?
Spesso da bambina, Belle si avventurava nelle stanze del ragazzo ed insieme si divertivano a creare delle storie: forse il voler diventare una scrittrice era nato da lì.
-Si August sono qui- rispose debolmente
August fece lo slalom fra le torrette di libri che riempivano la stanza.
-Non cambierai mai eh?- parlò lui
-Perché dovrei, mi piace essere quella che sono- sussurrò Belle
-E allora perché quella faccia? È successo qualcosa?- chiese il ragazzo osservandole il viso
-Il solito, ho finito di scrivere un romanzo ma l'editore non ha neppure voluto leggere la prima riga perché..- Belle cominciò a piangere, ma non per rabbia ma per indignazione.
Perché doveva essere così difficile?
-Perché sei una donna- concluse August sospirando
Belle annuì con la testa: si era rifiutata di ripetere quella parola.
-Ha detto che non ho le palle, al contrario degli uomini- brontolò la ragazza mentre si asciugava le lacrime
-Si sbaglia di grosso, tu hai più palle di 10 uomini insieme- la consolò lui
Belle sapeva che non stava scherzando e gliene fu grata.
-Grazie August-
Il ragazzo sorrise e si allontanò e quando arrivò alla porta disse
-Non c'è bisogno di cambiare se stessi e molto più semplice pensare di essere qualcun'altro- disse guardandola
Belle si alzò di colpo e gli andò incontro correndo
-August sei un genio! Come ho fatto a non pensarci prima!- Belle lo baciò sulle guance lasciandolo leggermente sorpreso da quel cambiamento d'umore.
-Notte August- disse richiudendosi la porta alle spalle, non lasciandogli il tempo di rispondere al saluto.
Aveva qualcosa da fare: un piano geniale si stava formando nel suo cervello, avrebbe scritto tutto quello che le passava per la testa, non doveva perdere nessun particolare.



August rimase qualche secondo davanti alla porta chiusa, mantenendo il silenzio, poco dopo si mosse per andare nella sua camera.
Cominciò a spostarsi e nel mentre sentì calore, eppure quella sera si erano abbassate le temperature.
August ritornò alla porta e vi appoggiò la mano, come a voler sentire la vicinanza di Belle.
Era sua cugina, eppure sapeva che quel sentimento che provava nei suoi confronti non era solo affetto: era qualcosa di più.
Con quel bacio sulla guancia, il suo povero cuore aveva fatto un balzo verso di lei e ora che non era più nel suo campo visivo, sentiva dolore.
Quando aveva iniziato a provare tutto ciò? August ripensò al passato quando non poteva uscire fuori a giocare con gli altri bambini.
Belle era sempre stata con lui, accompagnata da libri e storie sempre nuove che non gli facevano rimpiangere l'esterno: solo quando lei, doveva lasciare la sua casa però tornava triste e solo.
Oltre ai genitori, non aveva nessuno con cui confidarsi se non con lei: la ragazza dagli occhi azzurri come i suoi, dalla chioma ribelle e dal dolce sorriso.
Quel sorriso che bramava di vedere e che avrebbe voluto tenere al sicuro dalle brutture del mondo o semplicemente dal pianto.
Lui però non sapeva quasi nulla della realtà esterna e di cosa facessero le altre persone mentre lui era rinchiuso dentro casa sua, con le tende tirate.
Alcune persone che erano state sue amiche o confidenti gli avevano voltato le spalle: ma lei no.
Lei era l'unica a non fargli pesare quella malattia, che lo rendeva debole davanti alle altre persone e non lo aveva mai trattato con pietà.
Forse era anche per quello che aveva cominciato a provare qualcosa di più ed a poco a poco la sua assenza lo faceva stare male quanto al morbo che si portava appresso, quasi come una maledizione.

August raggiunse le sue stanze senza difficoltà ma dovette faticare un poco per spostarsi sul letto: anche la luce dei candelabri lo avevano indebolito, sulle sue braccia e sul viso erano comparse delle irritazioni cutanee che lo avevano arrossato il viso.
Sbuffò cambiandosi d'abito e si mise a leggere un libro come solito.
-Buon giorno August, Buona notte Belle- disse fra sè e sè, sfogliando le pagine, raggiungendo il segnalibro.





























Angolo dell'autrice: Tornata con una voglia matta di far passare questa settimana! Proprio una schifo !

p.s ma non c'entra la serie...nooo assolutamente XDD (chi ha visto mi capirà)

Coomunque eccomi qui con un altro nuovo capitolo: come avrete inteso August non è il fratello di Belle ma quest'ultima lo vede proprio così...invece il nostro povero pinocchio la pensa in un altro modo, poverino.
Senza farlo apposta gli ho creato attorno un personaggio con una malattia incurabile e solo ora mi viene in mente  quando si è infilzato nella gamba un coltello perchè vedeva la sua gamba farsi di legno: una pazzia agli occhi del medico che si è messo ad urlare come un osesso.
State tranquille qui non gli farò tentare alla sua vita almeno non ora, non mi sembra giusto: ha già abbastanza sfiga da ora no? Lol
Spero di rivedervi presto la prossima settimana =)





 

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Capitolo 4
*** Francis Bells ***


3. Francis Bells  


Francis Bells era proprio un ragazzo interessante: i capelli scuri e gli occhi chiari.
Era un giovane scrittore di talento, l'unico grattacapo era che non lo si poteva incontrare in giro. Il suo più grande fardello era una malattia rarissima che lo faceva assomigliare ad un vampiro.
Se non fosse stato per la chioma bruna ogni donna lo avrebbe riconosciuto in Dorian Gray, anche se non aveva fatto patto con il diavolo o si abbandonasse nel desiderio più sfrenato era comunque affascinate o almeno era così che si diceva in giro: in realtà nessuno lo aveva mai visto.
Francis era avventuroso, curioso di ogni cosa e nelle sue storie attirava il lettore facendogli immaginare ogni scena, ogni paesaggio.
Sembrava essere il ragazzo perfetto peccato che in realtà non era che un frutto di fantasia: era stato creato e messo in scena da una furba ragazza con una passione immensa per la scrittura.
-Hai davvero fatto una cosa del genere?- domandò August dopo aver chiuso la porta della sua stanza, mentre Belle se ne stava vicino alla terrazza a guardare il cielo stellato
-Si finalmente è arrivata l'ora- disse Belle soddisfatta, facendo una giravolta su se stessa
Si sentiva come ubriaca invece, non aveva che bevuto che dell'acqua quella sera e semmai un succo di frutta.
-Spero solo che vada tutto bene....- borbottò il ragazzo, mentre si avvicinava a lei.
-Andrà tutto bene e semmai qualcuno avrà dei dubbi...-Belle si fermò a pensare: in realtà doveva giusto inventarsi un piano b.
-August tu mi aiuteresti?- gli chiese di punto in bianco guardandolo dritto negli occhi
-Io e come potrei mai fare? sono un povero invalido su una sedia rotelle che non può neanche uscire...- affermò abbassando il capo
Lei non aveva la minima idea di quanto avrebbe voluto esserle di qualche utilità: avrebbe scavalcato mari e monti per lei.
Sfortunatamente era troppo timido ed aveva poca fiducia in se stesso per dichiararsi: gli bastava starle accanto.
-August non dirlo neanche per sogno, tu sei l'unico che può aiutarmi, dovresti fare finta di essere lui, semmai qualcuno dovesse venire a casa nostra per scrivere un contratto- disse Belle seria
Lui non sapeva che senza il suo aiuto iniziale, lei non sarebbe mai arrivata a quel punto:  le aveva dato il coraggio, lui che come un fratello le aveva indicato la strada per realizzare il suo sogno più grande.
-Lo farò- disse lui, sempre poco convinto
-Ma solo in quel caso, non voglio farmi vedere in questo stato da altre persone-
-Sarà il nostro piccolo segreto- Belle gli sorrise complice, per poi dargli la buona notte.

Non poteva certo dirgli che aveva già presentato il primo elaborato...

Quella mattina Belle si era ripromessa di essere forte, non si sarebbe fatta rimettere i piedi in testa da quel nano che era scorbutico come Brontolo di Biancaneve.
Era uscita presto da casa senza aspettare che tutti si svegliassero per fare colazione e si era diretta, con fare deciso, alla casa editrice.
-Buon Giorno- disse come aveva fatto in precedenza
-Ancora tu ragazzina?!- aveva esclamato l'uomo con sdegno, che non represse affatto, infatti le fece notare che non era lei che voleva vedere.
-Prima che mi cacci mi lasci parlare: sono venuta con un manoscritto di mio cugino che sfortunatamente non può uscire di casa- gli disse Belle convinta
-Tuo cugino eh?- disse l'uomo la osservò da capo a piedi
-Pensi che sia così stupido a crederci- continuò lui tirando fuori una sigaretta.
-No affatto, ma le consiglio vivamente di leggere una prima riga e se non le piacerà non verrò più a disturbarla e poi è proprio come dice lei, non posso averlo scritto io - aveva dichiarato Belle, nascondendo la sua insoddisfazione e il negare di essere l'autrice
-Sei proprio testarda eh ragazzina? Va bene ma poi se non mi interessa dovrai smammare- le  disse lui, puntandole la sigaretta: era ormai sicuro di averla in pugno, non sarebbe più tornata e finalmente sarebbe ritornato ai suoi affari.
-Affare fatto- rispose Belle: avrebbe trionfato, se lo sentiva.
L'uomo, se così si poteva definire, prese il blocco ed aprì a caso.
Lesse le prime righe che si ritrovò davanti agli occhi ed a poco a poco venne ammaliato dalla trama e dalla sintassi.
Belle sorrise soddisfatta dopo aver osservato la faccia del suo interlocutore che cominciava a prendere gusto nella lettura, poi scaltra come una lepre lo fermò, tirandogli via il blocco.
-Allora come le sembra? Francis ha fatto un buon lavoro?- chiese anche se dentro di sé sapeva.
-Non c'è alcun dubbio che sia interessante e sono sicuro di qualcos'altro- disse l'uomo sorridendo sotto i baffi ma mostrando una leggera delusione.
-Cosa sir?- domandò Belle molto incuriosita dalle sue parole: aveva fatto centro.
-Che non può essere opera di una donna- le disse cominciando a ridere a crepapelle
Belle si era morsa il labbro ma non aveva proferito parola: mancava così poco, non poteva svelare l'inganno.
-Se non avessi trovato questi fogli probabilmente sarebbero rimasti nascosti nella sua valigia, sa mi cugino è tornato da poco a casa e l'unico suo passatempo è la scrittura- aveva dichiarato
Il nano era assai interessato ma non poteva addentrarsi in un impresa così sconsiderata, doveva provare se al pubblico avrebbe apprezzato come lui.
-Facciamo un accordo, pubblicherò una parte della storia nel quotidiano di domani e poi si vedrà- disse l'uomo prendendo parte del blocco di fogli
Belle era rimasta di sasso per qualche secondo fino a che la voce del suo interlocutore non l'aveva ridestata dai suoi pensieri.
-Siete proprio insistente miss, se state dicendo la verità e la storia avrà successo verrò a casa vostra per far firmare a vostro cugino un piccolo contratto, sapete per non far pubblicare da qualcun'altro, non possiamo permettercelo- le aveva risposto con fare professionale
Belle era tutta sorridente quando era tornata a casa e non vedeva l'ora di raccontare ad August ogni cosa.
Dopo qualche settimana Leroy o almeno era il nome dell'uomo l'aveva fatta chiamare per parlarle della storia: a quanto pare stava diventando famosa.
Quando tornò a casa quel giorno, Belle corse in camera di August sapendo che era sveglio, decise di fare una piccola merenda in sua compagnia come soleva fare quando era bambina.
-Ce l'ho fatta!- disse Belle entrando all'improvviso, reggendo un vassoio ricolmo di pasticcini
August sorrise nel vederla: non si spaventava più delle strambe entrate della cugina, era avvezzo oramai.
Belle gli sorrise mentre gli raccontava per filo e per segno la sua impresa mentre beveva il suo thè.
-Allora il tuo nome d'arte quale sarebbe?- le domandò prendendo un pasticcino, aspettando che gli rispondesse
Belle sorrise e gli rispose -Francis Bells-
-Domani verrà l'uomo di cui ti ho parlato per farti firmare il contratto!- Belle era in estasi, non riusciva crederci: il suo sogno era diventato realtà.







Robert Gold si svegliò di soprassalto: aveva fatto di nuovo le ore piccole e si era addormentato sulla scrivania.
Balzò velocemente sulla sedia creando una corrente d'aria che smosse una decina di fogli che svolazzarono in aria per qualche minuto prima di ricadere a terra.
Gold imprecó a voce alta, prima di ributtarsi sulla poltrona e riprendendosi la testa fra le mani.
Poco dopo la porta del suo ufficio si aprì: facendo comparire un uomo, mingherlino di media altezza e dai capelli rossicci.
Uno sguardo gentile che fece peggiorare l'umore.
-Buongiorno Sign. Gold, è arrivato presto-
-Sono arrivato presto perché forse non me ne sono andato, lei che dice Sign. Hopper- gli rispose irritato
-Mi scusi- disse Archibald posando una tazza fumante di thè.
-Sono davvero stufo di queste storie così banali- brontoló portandosi la tazzina alle labbra mentre l'altro raccoglieva i fogli che precedentemente caduti a terra.
-Non c'è bisogno che li raccogli, buttali nel cestino oppure quando arriverà la donna delle pulizie se ne occuperà lei-
Gold raccolse il giornale e lo sfogliò avidamente le pagine, fino ad arrivare all'angolo editoriale: un piccolo sorriso compare sulle sue labbra quando vide un nome e una storia che attendeva.
Francis Bells, giovane ragazzo di origine francese, si era trasferito a Londra ed aveva iniziato a scrivere storielle per il London Bridge giornale che da poco era diventato di voga, forse solo grazie a lui: erano racconti appassionanti  forse un po' troppo fantastici, ma riuscivano però ad attirare l'attenzione dell'editore.
-Harchibald- tuonò, poggiando il giornale.
-Si signore?- chiese titubante avvicinandosi al tavolo
-Trovami tutte le storie di questo giovane Bells e poi trovamelo e portalo da me, ho un progetto in mente- disse l'editore deciso
-Ma signore! Le sue storie sono state pubblicate solo sul giornale, dovrò andare a racattare le vecchie copie dalla spazzatura- si lamentò Harcibald
-Ed allora fallo!- disse Gold senza mostrare alcun senso rimorso
-Prepara un contratto, voglio che lavori per me-
-Si signore- rispose il segretario, che avvilito uscì dalla stanza
-Finalmente un cambio d'aria...- disse Gold fra se e sè appoggiandosi di nuovo alla sua poltrona.






Angolo dell'autrice: Finalmente Gold ha fatto il suo ingresso!
Spero che siate entusiaste anche voi come me visto che nella puntata di questa settimana non è successo granchè.
La prossima settimana porterà ad un incontro senza pari....mhuauau speriamo che vi piaccerà =)
A martedì prossimo!

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Capitolo 5
*** Nella Tana del Lupo ***


5. Nella Tana del Lupo


Sarebbe andata senza problemi? Belle non lo sapeva, poteva solo sperare che nessuno la scoprisse.
Quella notizia le era arrivata improvvisamente, mentre era a casa: un giovane si era presentato alla sua porta e aveva richiesto Francis Bells, per discutere di un lavoro con una delle più importanti case editrici della città.
All'inizio era rimasta estasiata dall'idea ma, subito dopo, era passata ad uno stato di disperazione: come avrebbe fatto Francis ad incontrare il suo futuro capo se neanche esisteva?
Poteva mandare August ma sapeva che non sarebbe stato corretto: per prima cosa, non poteva permettergli di uscire di giorno, alla luce del sole, per di più suo cugino non poteva sapere le idee che aveva in mente per iniziare quel nuovo lavoro.
Come poteva fare? ormai era tardi per rifiutare l'offerta e soprattutto non presentarsi all'incontro.
Lei stessa avrebbe fatto visita al suo futuro capo: si non c'era altra soluzione.
Così eccola lì davanti all'ufficio, leggermente scossa ma eccitata di iniziare una nuova avventura.
Belle respirò a fondo ed infine bussò con fermezza alla porta: si decise ad entrare subito dopo aver udito una voce che le dava il , desiderato, permesso.


-Signor..ehm lo abbiamo trovato ma..- cominciò Archibald ma non riuscì a finire la frase che Gold sorrise sotto i baffi, tutto soddisfatto   
-Ben fatto fatelo venire nel mio ufficio, finalmente vedrò il suo viso-
Timidamente il segretario cercò di fermare il suo capo
-Ecco in realtà ci sarebbe un piccolo problemino di cui vorrei parlarle...-
Sfortunatamente però venne interrotto dal bussare alla porta.      
Gold compiaciuto rispose invitando il suo ospite a fare il suo ingresso.
La persona che gli si presentò davanti lo confuse: che ci faceva li una donna? Carina per di più, dovette ammetterlo ma non era il momento di pensare a cose così futili, soprattutto alla sua età.

-E lei miss sarebbe?- le domandò tenendo il suo bastone fra le mani.
Non aveva nessuna intenzione di alzarsi, avrebbe diminuito il suo ascendente sulla nuova arrivata visto che era alta, per lo più, quanto lui: se solo avesse indossato dei tacchi, lo avrebbe superato con facilità, insomma un insulto alla sua persona.      
-Mi chiamo Belle French, sono qui a sostituire mio cugino, Francis Bells- disse con fare deciso
Per un attimo gli sembrò di vedere una fiamma nel suo sguardo: era forse passione ?
Una donna con simili sentimenti per un lavoro neanche suo.
-E perché dovrebbe essere in sua vece?- le domandò ancora un poco confuso.

La osservò, per un altro po' e non poté fare a meno di guardala negli occhi: davvero azzurrini, pieni di vita.
I capelli biondi, corti e leggermente mossi  le illuminavano il viso e le labbra con un leggero velo di rossetto lasciarono vagare la sua immaginazione fino a che si riprese: no non era il momento per simili pensieri.
Lei lo guardò sorpresa ma infine gli rispose
-Ma come non è stato avvertito? Pensavo che...-
Sembrava nervosa: pensava che si sarebbe arrabbiato con lei? No, la sua rabbia sarebbe stata diretta a qualcun'altro...
-Signor Hopper era per caso questa l'informazione che mi voleva riferire prima?-
Il segretario abbassò la testa combattuto, oramai non avrebbe potuto sfuggire ad una severa lavata di capo.
-Mi scuso dell'incompetenza del mio subordinato, si sieda signorina French-
disse, poi, indicandole un piccolo divanetto di pelle.
-In quanto a lei, signor Hopper...- Gold lo fulminò con lo sguardo
-Ci lasci soli, ma non prima di aver portato una tazza di thè e niente sbagli siamo intesi?-
Il giovane intimidito annuì con la testa e uscì dalla stanza il più velocemente possibile


Possibile che non lo avessero avvertito? Belle ora ne era certa, quel pover uomo, dai capelli rossi, era davvero terrorizzato dal suo capo ma come dargli torto: il suo sguardo era così intenso che faceva venire i brividi e lei stessa, aveva cercato di nascondere la propria inquietudine, tenendo le mani strette davanti a sè, per non permettegli di vedere che stava tremando.
Subito dopo essersi accomodata nel salottino, del ufficio, era arrivato il thè e il padrone si era seduto di fronte a lei, porgendole la sua tazzina.
-Mi dica quello che non so, vorrei tanto sapere perchè una donna dovrebbe venire qui, anche se parente del mio nuovo acquisto, mi illumini- le chiese tranquillamente
Belle venne colpita dalle parole aspre del suo interlocutore: di certo non vedeva di buon occhio una donna lavoratrice, ma chi avrebbe mai fatto il contrario? già più volte era stata maltrattata per colpa del suo sesso ma, come altre volte, non avrebbe abbassato la testa: avrebbe combattuto senza esclusione di colpi.
-Mio cugino ha una malattia rara, quanto fatale: sono qui per aiutarlo in questo nuovo lavoro, da voi affidatogli e per questo mi sono presentata in sua vece per portarvi il contratto firmato per domani mattina- Belle definì la sua missione.
Non smise di fissare il suo volto: era un bel uomo dopotutto, anche se il per il carattere c'era qualcosa da dire.
-E questa malattia? Ha un nome?- questionò lui interessato, alzando lo sguardo su di lei come aveva fatto poco prima.
-Xeroderma Pigmentoso, non permette al paziente di uscire alla luce del sole- rispose, permettendosi di prendere un biscotto dal piatto, posto al centro del tavolo.
L'uomo la stava osservando, controllava le sue mosse come se potesse scorgere la menzogna, ma lei non sarebbe caduta nella sua trappola.
-Sembrate molto informata, ma ho dei dubbi nei vostri confronti- disse porgendole il cucchiaino, per mescolare il suo thè.
Belle che aveva in bocca il biscotto, non potè rispondere a quel nuovo attacco: che lui avesse atteso quel momento, in modo che fosse impossibilitata a rispondergli per le rime?
Potè solamente osservarlo, mentre con delicatezza prendeva l'utensile dalla sua mano, non capì perchè lui sembrasse tanto divertito, ma una cosa era certa: aveva i nervi a fior di pelle.
-Cosa le fa pensare che io potrei aver bisogno di lei, signorina French?- le domandò, versandosi un'altra tazza di thè.
-Perchè sono io a dattilografare ogni storia e correggere gli errori, sono molto veloce e efficiente- gli rispose senza un minimo di esitazione.
-Non sono sicuro di volerla al mio servizio...- disse disinteressato dal suo tentativo di fargli cambiare idea.
-Potrei avere già qualcuno, per questo lavoro e poi chi mi dice che quello che dice di sè è verità?- proseguì, pulendosi le mani con un fazzolettino di carta.
-Facciamo un patto allora- disse Belle, poggiando con forza la tazzina sul tavolo
-Sono tutto orecchi Dearie- soddisfatto, mostrò un ghigno: un ghigno di vittoria.









Angolo dell'autrice: Mi scuso davvero per questo ritardo ma non aveva la minima idea di come far finire il capitolo e solo ora a pensarci, mi è venuta in mente un idea =)
Per la malattia di August ne ho trovata una perfetta, povero direte voi LOL ma non ho resistito....(http://www.treccani.it/enciclopedia/xeroderma-pigmentoso_%28Enciclopedia-Italiana%29/)
Per qanto riguarda la nostra Belle bhe devo ammettere che volevo lasciarle i capelli lunghi ma poi ho trovato questa foto e mi sono decisa a dare un bel taglio XD
http://brianorndorf.typepad.com/.a/6a00e54ee7b64288330154348b4dda970c-500wi
Spero che vi abbia incuriosito ci si rivere la prossima settimana =)

P.S SPOILER
Speriamo bene per Rumple *sigh*
 

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