Unclear

di anqis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***



Capitolo 1
*** 01 ***








Unclear

I am trying to learn and I’m dying to know
When to move on and when to let it go
A curious feeling no one can explain
I just don’t know if I’ll risk it again



01

Niall corre finendo involontariamente – cazzo, cazzo – in tutte le pozzanghere che lo dividono dall’entrata. Le suole delle solite adidas bianche scompaiono e ricompaiono nelle superfici di acqua sporca, schizzandone un po’ sui passanti e sui suoi stessi jeans chiari e larghi che ha indossato in fretta e furia quando gli è arrivato il messaggio di Harry, circa una mezz’ora fa. Non concepisce ancora come abbia fatto ad impiegare così poco tempo a prepararsi, lui che ogni mattina si perde alla ricerca di quei dannati calzini che sembrano scomparire ad ogni lavaggio, così che gli tocca indossarne sempre di spaiati. 
Supera velocemente, ma con passo scoordinato per quel ginocchio che risente ancora dell’ultima operazione, i cancelli dell’università lasciandosi alle spalle il taxi che lo ha accompagnato fino lì.
Si trova a litigare con la porta a vetri che non sembra voler cedere alle sue spinte. Nota solo dopo, quando il cellulare vibra nella tasca destra – ci sono, ci sono – il cartello che suggerisce di tirare. Impreca tra i denti qualcosa di incomprensibile e goffo mentre varca l’ingresso e comincia a perlustrare i corridoi, alla ricerca di un segnale qualsiasi che gli indichi la direzione per la caffetteria. La trova fortunatamente in poco tempo, dopo due chiamate perse e due bagni superati. Non impiega molto a individuarla: Gemma è seduta ad uno dei tavoli, le gambe accavallate e i capelli che ha tinto di un biondo grano mossi e sciolti sulle spalle magre. In mano stringe il cellulare che osserva con un cipiglio impaziente che ricorda molto quello del fratello, solo più pericoloso sommato al ticchettio incessante delle dita laccate di rosso che picchiettano sulla superficie del tavolino. 
Niall si avvicina con la fronte un po’ sudata per quel improvviso cambio di temperatura – fa davvero caldo dentro e lui è irlandese! Sta per accasciarsi sulla sedia, che la ragazza solleva lo sguardo e «Niall» borbotta con voce acuta scattando immediatamente in piedi.
«Uhm» tentenna con il fiato debole per la corsa, «Ciao» esala poi una mano alzata in un debole saluto.
Gemma alza gli occhi al cielo e sbuffa, poco – ma davvero poco – paziente. Niall mette ancora in dubbio il fatto che abbiano in comune lo stesso sangue,  Harry al contrario non si scalda mai per niente, si mette comodo e si stringe le spalle se qualcosa o qualcuno – Louis – è in ritardo – ehi, facciamo un video da mettere su vine!
Con un gesto veloce gli strappa dalle mani la cartelletta contenenti le schede che Harry gli ha pregato di consegnare alla sorella perché impegnato in qualcosa a cui non poteva assolutamente mancare – cosa ci vai alle sfilate se usi le camice di tua madre! Gemma borbotta tra sé e sé maledicendo un po’ quell’ingrato di fratello che l’ha abbandonata nel momento del bisogno scaricando la faccenda ad un suo amico. Solo allora sembra ricordarsi di lui. Abbozza un sorriso mettendo in mostra una fossetta e «Scusa, Nialler» dice raccogliendo le sue cose, «non ti avrei fatto scomodare se non fosse stata una questione di vita o di morte – come ho fatto a dimenticarli a casa?!» dice tutto in un fiato, un’altra caratteristica che i due fratelli Styles non sembrano condividere.
Niall si stringe nella felpa verde, come per dire “di niente” e sorride mite a Gemma che con una borsa su una spalla, diversi fascicoli e un caffè in mano gli lascia un veloce bacio stampo sulla guancia. «Grazie ancora, biondo» e se ne va lasciandogli solo il bicchiere di carta vuoto da buttare.
Un’altra cosa non in comune? Il modo in cui Gemma è capace di farlo arrossire e poi farlo capitolare ai suoi piedi. Un po’ come fa Harry con le ragazze e forse è un gene di famiglia, perché neanche Anne, la madre, scherza quando si parla di fascino.
Niall si ritrova così a sospirare mentre getta distrattamente il bicchiere nel cestino più vicino, centrandolo nemmeno. Ha le guance ancora più rosse e l’orgoglio maschile di cui si vanta, insieme a quei pochi peli sul petto che gli sono cresciuti durante i mesi estivi, calpestato dalla sorella di uno dei suoi migliori amici per cui ha un debole da sempre. Si dà dello stupido mentre si guarda attorno, rassicurato dall’enorme orologio appeso su un muro che indica l’inizio delle lezioni ormai trascorso e quindi non deve preoccuparsi di nessun possibile testimone che possa aver assistito ad una nuova figuraccia da aggiungere alla lunga lista che detiene. O così almeno lo crede prima di sentire una risata soffocata provenire dalle sue spalle. Fa che almeno non sia una fan, pensa prima di voltarsi.
Non c’è nessuno, pensa inizialmente, setacciando con lo sguardo i dintorni. Poi però la nota: c’è una ragazza appoggiata al bancone con un libro a nascondergli metà viso. Indeciso, si morde le labbra, ma si rilassa all’idea che probabilmente è stato un passo del libro a farla ridere. Si infila con finta naturalezza le mani nelle tasche dei jeans troppo larghi, già in direzione dell’uscita, che la sente di nuovo, una risata di scherno vanamente celata da un colpo di tosse. 
Niall, che in questi tre anni di carriera, interviste e obbiettivi puntati sulle spalle ha costruito una certa sfacciataggine, torna con lo sguardo su di lei, un sopracciglio inarcato a sottolineare quel minimo di fastidio.
La ragazza però continua a fare finta di nulla, lo sguardo improvvisamente serio concentrato sulle pagine e la montatura spessa degli occhiali che le scivola sul naso minuto. Non è stupido, tonto e ingenuo sì, ma non stupido. È palese che stia ridendo di lui e il modo quasi ridicolo con cui si sta mordicchiando a sangue il labbro inferiore nel tentativo di trattenere le risate è la conferma, così come le mani strette alla copertina che tremano appena. 
Spazientito dal teatrino, Niall sbuffa, ruota gli occhi al cielo e «Puoi ridere, se vuoi» sbotta e il suo invito si spegne sovrastato dalla risata prorompente di lei.
La lascia sfogare, mentre si avvicina di un passo come per ricordarle che il soggetto di cui si sta facendo grosse risate è lì presente – e vorrebbe far notare: infastidito ed offeso – ma lei non sembra curarsene perché continua a ridere, chinata in avanti, i capelli scuri che le scivolano sulla fronte. Niall si gratta una guancia, comunque in imbarazzo perché diciamolo, è stato patetico! mentre si lascia cadere su una sedia a caso, incrociando subito le braccia al petto con atteggiamento minaccioso.
«Finito?» domanda quando la sente respirare piano con le mani sulla bocca per impedirsi di continuare. 
Lei annuisce, con una mano si strofina un occhio nascosto dalla lente e «Scusa» mormora mentre con le dita si porta i capelli all’indietro, «non volevo scoppiare a riderti in faccia così spudoratamente, ma-»
«Ma lo hai fatto» la interrompe lui.
«Solo perché tu mi hai dato il permesso» si difende lei, guardandolo negli occhi. 
Niall non si lascia intimorire dalle iridi verdi di lei, stringe le labbra in una sottile linea e rimane in silenzio, deciso a non abbassare gli occhi per prima. Un gioco di sguardi intercorre in quei pochi secondi ed è convinto che se solo ci fossero dei testimoni, questi potrebbero giurare di vedere cariche e scintille nell’aria.
Nonostante i tre anni di fama e convivenza forzata affianco a quel personaggio conosciuto come Louis Tomlinson, non ha ancora appreso appieno l’arte dell’arroganza. Cede nel momento in cui la vede abbozzare un sorriso, che interpreta di scuse, e sbuffa forte buttando fuori aria e un po’ di quelle frustrazione che gli intorpidisce le dita e irrigidisce le spalle. 
«Non dire nulla» esordisce nascondendo le iridi azzurre dietro il palmo di una mano. E lei ubbidisce, tacendo. «So a cosa che stai pensando.»





 
 
Buonasera!
Allora, che dire? Come al solito, la decisione di pubblicare è stata presa di impulso, spero mi perdonerete l'ennesimo azzardo. Sicuramente, non dispiace a Laura. 
Parlando di questa long sarà più o meno di dodici capitoli o più, dei quali dieci sono già stati scritti e stanno prendendo muffa nel mio computer. L'argomento è un po' frivolo, banale, ma mi fido di chi mi dice che a rendere diverse le mie storie, non sono le trame, ma il modo in cui scrivo (grazie). Spero apprezzerete i miei personaggi soprattutto, e vi prego di non arrendervi a Niall che non se lo merita affatto: la sottoscritta confessa di avere dei problemi con il suddetto da quando un'amica (Fabia, non ti ho ancora perdonato di tale affronto) l'ha associato a questo buzzurro come ship, ed io dico di no. Ah, importante appunto: la storia è ambientata nell'inizio 2014, quindi non sono gli attuali One Direction, non so se mi spiego. I capitoli sono di per sè corti, ma intensi: accade sempre qualcosa di significativo o di divertente, dubito ci si possa annoiare per mancanza di avvenimenti - almeno questo. Cercherò di pubblicare ogni fine settimana, questa volta sul serio, troverò qualcuno che mi costringa.
Niente, spero che accendi l'interesse di qualcuno, pochi va benissimo, non pretendo tanto. Grazie a chi si è fermato e mi ha concesso il suo tempo, e magari ha intenzione di buttarne altro seguendo questo lavoro. Ogni consiglio è ben accetto, aspetto impaziente i vostri pareri.
Ma soprattutto grazie Laura, della pazienza, del meraviglioso banner concluso pochi attimi fa e dei suoi incoraggiamenti!
Grazie, 

Anqi.
 
 

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Capitolo 2
*** 02 ***








Unclear

I am trying to learn and I’m dying to know
When to move on and when to let it go
A curious feeling no one can explain
I just don’t know if I’ll risk it again



02



«So a cosa che stai pensando.»
«Ed è giusto?» domanda allora ad alta voce incitandolo a uscire da quel nascondiglio di dita e guardarla. «Quello che sto pensando è giusto?» continua spiegandosi meglio.
Niall si umetta le labbra sottili, lasciandosi poi sfuggire un sospiro frustrato. «Che io sia un coglione che è corso fino a qui per farsi sfruttare da una donna che lo considera soltanto ed unicamente l’amico sfigato del fratello?» risponde marcando ogni singola parola con una nota di triste ironia. «Beh, in quel caso, sì, hai azzeccato. Cento gettoni d’oro per te.»
Non si offende nel vederla ridacchiare nuovamente, un sorriso addirittura gli solleva l’angolo della bocca. Ne approfitta per osservarla e realizza che è davvero bella. La pelle è di un caldo caffè, quel tipo di colore che per le strade londinesi non può fare a meno di attirare l’attenzione, soprattutto se messo in contrasto con gli occhi verdi che ora ricambiano lo sguardo, vispi e divertiti.
«Non immaginavo che pure i cantati delle boyband di fama mondiale avessero problemi di cuore. Non siete voi quelli che spezzano e frantumato sogni di letto in letto, stato in stato ?» ribatte lei aggrottando le sopracciglia folti in un cipiglio fintamente confuso.
Niall scoppia a ridere, preso in contropiede da quella che pare una strana accusa. «Nah» risponde, «è solo una copertura. Noi siamo quelli che si deprimono su un divano perché l’amore vero non riusciamo a trovarlo in quelle folle desiderose di sesso e solo sesso.»
La ragazza inarca le sopracciglia, mentre pone il libro da parte – è riuscito ad attirare la sua attenzione? «Una vita difficile la vostra» commenta.
«Non immagini quanto.»
La conversazione viene sospesa dai passi di un cliente. La ragazza lo accoglie con un sorriso gentile e con gesti abituali prepara un caffè che serve in una tazza colorata. Niall nel frattempo finge di prestare attenzione alla televisione posizionata all’angolo, mentre ogni tanto sbircia nella direzione del bancone. Incrocia ogni tanto il suo sguardo e si scopre a dirigerlo altrove. 
Quando l’uomo varca l'uscita, prende in considerazione l’opzione di andarsene. Sposta la sedia provocando un lieve stridio, che lei parla.
«Quindi lei sarebbe la sorella di..» azzarda, la voce sovrastata dal getto dell’acqua e dal tintinnare dei cucchiai.
«Harry» completa lui aiutandola.
«Quello riccio, giusto?»
«Sì.»
«E tu saresti invece quello irlandese..»
Niall sorride a denti scoperti. «È un tentativo di scoprire come mi chiamo?» domanda sfacciato,  godendosi la smorfia che compare sul volto dell’altra. «Niall. Il tuo nome?»
«Josè» risponde lei senza curarsi di sollevare lo sguardo dallo straccio con cui cattura delle briciole. 
«Josè?» era chiaro non fosse inglese, ma per quei pochi anni di spagnolo che aveva studiato “Josè” si ricordava fosse un nome maschile.
Josè si stringe nelle spalle. «È un diminutivo» spiega, «E comunque preferisco quello mulatto con i tatuaggi» aggiunge.
Uno a zero per Josè.
«Sei tipa da tatuaggi?» chiede, realizzando solo un secondo dopo quanto può essere strano ricevere domande del genere da uno sconosciuto.
Nega con la testa. «No» risponde. «Mi piacciono quelli di una bellezza non convenzionale» spiega e Niall può sentire la sua autostima già intaccata incrinarsi. 
Due a zero.
Sospira. «Non sei l’unica» mormora pensieroso.
La mora alza il viso e lo scruta, interrogativa.
Niall si affretta a spiegare. «A preferire Zayn. È anche il mio favorito» scherza. 
«Puoi sempre rimediare su di lui» suggerisce «Se quella proprio non la riesci a conquistare.»
Niall si morde le labbra, sono tornati sull’argomento Gemma, ancora. Manda giù il groppo che gli si è fermato in gola. «Non ho molta fortuna con le ragazze» mormora grattandosi la guancia destra con aria assente.
Josè annuisce senza dire una parola. 
«Secondo te qual è il motivo?» le chiede dopo qualche istante di riflessione. «So di non essere male come ragazzo, sono il cantante di una boyband di fama mondiale – come hai detto tu – è scontato che io abbia stuoli di ragazze pazze per me, ed è così. Allora perché le poche relazioni che ho avuto sono finite – alcune anche nei modi peggiori. Ogni mio tentativo di avvicinare una ragazza? Prima o dopo, fallisco sempre miseramente. Non riesco a spiegarmelo.»
È perfettamente consapevole di aver appena confessato ad una sconosciuta i suoi dubbi esistenziali e mostrato una veloce panoramica della sua triste vita sentimentale, ma poco gli importa: pochi minuti prima ha assistito ad una vera dimostrazione, quindi non pensa faccia molto la differenza. 
«Credo sia il modo in cui ti poni.»
«Come?» una risata, una battuta derisoria, ma non si aspettava che gli rispondesse seriamente.  
Josè lo sta guardando dritto negli occhi senza il minimo disagio, mostrando una particolare sicurezza che gli fa intendere abbia una certa consapevolezza di se stessa per poterla padroneggiare in questo modo, plasmandola in fascino. Gli ricorda terribilmente Harry e il modo in cui cattura l’attenzione delle telecamere nelle interviste con un solo gesto o parola. 
«Sei, come dire, troppo disponibile. E troppo disponibile non significa gentile, ma zerbino, e così amico-su-cui-contare. Devi capire che noi donne non siamo come gli uomini, no, noi siamo subdole, complicate e quando notiamo questo lato del tuo carattere è facile che ce ne approfittiamo e difficilmente riusciremo a vederti in un'altra ottica. Siamo delle bugiarde perché affermiamo di farci bastare un uomo buono, gentile e fedele, quando poi finiamo per sbavare dietro ai più grandi stronzi che esistono.»
Niall ha la bocca asciutta e la mente vuota. «Perché voi donne fate così? Perché dite di volere una cosa e poi desiderate l’esatto opposto? Perché non dite cosa volete e la fate finita?»
Josè sorride con una guancia poggiata al palmo della mano. «Te l’ho detto: siamo delle bugiarde, subdole e complicate creature» gli risponde stringendosi nelle spalle.
«E quindi cosa dovrei fare?» si ritrova a chiedere. 
Josè si lecca le labbra. «Tira su quelle spalle e sii deciso, ma soprattutto impara a dire di no. Nel caso di prima, confonderai la tipa che si inventerà una scusa come “oh, è cresciuto” il che non è vero: stai facendo lo stronzo e basta.»
«E poi?»
«Sii uomo, Niall.» 




 

Buonasera a tutte,
sì, sono ancora qui, sopportatemi. Nonostante il poco interesse destato, ho promesso puntualità e conto di rispettarla, oggi soprattutto perchè sabato prossimo sarò in partenza per Siviglia, al fine dello stage che la mia scuola organizza ogni anno - sono veramente emozionata a riguardo, non vedo l'ora. Quindi, l'intenzione è quella di pubblicare prima della partenza, ma temo di non riuscirci per via degli impegni che mi occuperanno i giorni prima della partenza, tra cui verifiche e verifiche, quindi rimando il terzo capitolo a quando torno, quindi dopo il quattordici. Spero che per allora, avrò un incentivo in più per continuare: spero in qualche recensione, le vostre opinioni sono importanti per me, in particolare in questo determinato periodo. 
Riguardo al capitolo, non ho molto da dire come al solito: si presenta finalmente Josè, la mia amata brasiliana poco opportuna e piuttosto spigliata. Spero vi piaccia, io posso concedermi di dire che siano bellissimi insieme, poi starà a voi giudicare più avanti. 
Grazie mille della vostra attenzione, spero abbiate trascorso delle tranquille e buone vacanze di Carnevale. Grazie a chiunque abbia letto e chi abbia aggiunto la storia tra le seguite, ricordate e preferite. 
A presto (non proprio),

Anqi.



 
 

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Capitolo 3
*** 03 ***








Unclear

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When to move on and when to let it go
A curious feeling no one can explain
I just don’t know if I’ll risk it again



03

È mezzogiorno inoltrato.
Il sole pallido di Londra gioca a nascondersi tra le nuvole, scivolando dietro di esse e spuntando ogni tanto per ricordare ai cittadini della grande metropoli che c’è, ma non vuole farsi vedere. Se gli studenti imprigionati ad un banco sbuffano perché il tempo con quel cielo nuvoloso non sembra passare mai e i bambini si lamentano perché andare al parco così non è lo stesso, indifferenti sono le persone che riempiono lo studio di una delle tante radio della città. Una di queste è Niall che, seduto tra Liam e un Zayn deciso a togliersi il trucco fresco sulla stoffa del divano, strimpella con una chitarra.
Liam canticchia in falsetto parole senza senso, seguendo le note casuali prodotte dall’altro tra risate e il rumore delle noccioline sgranocchiate. Stanno aspettando Harry e Louis, uno alle prese con le domande di una intervistatrice piuttosto carina e l’altro scomparso in bagno, forse per togliersi quel poco di mascara che gli hanno applicato attorno agli occhi, nonostante le proteste.
Niall ripone la chitarra ai suoi piedi e solleva lo sguardo nel momento in cui sente una voce chiamarli.
«Ehi, ragazzi!» Gemma varca la porta, accompagnata da Jim, uno dei bodyguard. I capelli adesso azzurri ondeggiano in forte contrasto sulla maglietta bianca e vaporosa mentre si avvicina loro con passo deciso.
Liam è il primo a salutarla. Si alza in piedi e la stringe in un abbraccio gentile, «Gemma, ti trovo bene» le dice accostandole il viso alla guancia.
Zayn non pare dare segni di vita. Niall sta già per alzarsi per accoglierla in un abbraccio un po’ goffo ma caloroso, concedendosi un veloce bacio sulla guancia che sente i capelli ruvidi di Zayn solleticargli la spalla nuda, dove con un sospiro si è rifugiato perché la luce al neon gli disturba sempre la vista.
Puoi sempre rimediare su di lui, se quella proprio non la riesci a conquistare.
Il viso di Josè si fa spazio tra i suoi pensieri a gomitate, con quella smorfia di sarcasmo e scetticismo con cui la ricorda. Osserva di sottecchi le lunghe ciglia di Zayn e scuote la testa, piano per non svegliarlo o infastidirlo.
Gemma, che è rimasta di fronte a lui in attesa di un saluto, non vedendolo reagire, prende parola: «Ciao, Niall. Come stai?»
Il biondo sbatte le ciglia, e rivolge uno sguardo frettoloso prima di annuire e rispondere con un secco «Bene» senza preoccuparsi di ricambiare la domanda. Ovviamente se ne pente due secondi dopo, solleva gli occhi per rimediare alla brusca replica, ma con stupore cattura il cipiglio silenzioso e confuso di lei.
In quel momento compare Harry. Spunta alle spalle della sorella e notandola dall’alto del suo metro e ottantaqualcosa – gli piace sottolineare i centimetri che li separano nonostante la differenza di età –  sorride furbo rendendo palese la sua presenza con una leggera spinta del fianco che la porta a sbilanciarsi di due passi.
«Ehi!» sbotta Gemma voltandosi di scatto e riconoscendo il sorriso gemello, non si cura di replicare con un prepotente schiaffo sul braccio tatuato. «Cosa fai, idiota?»
Harry sorride sornione, rilevando le fossette che la maggiore mostra di rado. Le circonda le spalle con un braccio e con un buffetto sulla fronte le rivolge la medesima domanda: «Tu piuttosto, cosa ci fai qui?»
La smorfia di Gemma si scioglie teatralmente in un sorriso sfacciato tutto denti. Niall sospira nel più muto dei silenzi. «Ho prestato la macchina alla mia coinquilina» spiega addolcendo la voce. «Ed io devo andare in università…»
Un sospiro si fa spazio tra le labbra di Harry. «Ed io che credevo fossi venuta per far visita al tuo fratellino che tanto ti manca» borbotta, evidenziando la delusione. «Un passaggio? Perché non un taxi?»
Gemma alza gli occhi al cielo. «Non tutti abbiamo soldi che escono fuori da ogni tasca» replica distogliendo lo sguardo altrove. Con un gesto frettoloso si sistema i capelli oltre la spalla, ad un tratto interessata alla rivista dimenticata sul tavolino di fronte lei.
«Ti hanno licenziata di nuovo?»
«Non è questo il punto» esclama lei espirando forte dalle narici con atteggiamento spazientito «Me lo dai o no questo passaggio? Sono pure in ritardo.»
Harry la scruta in silenzio per qualche istante, ma la mano che scivola nella tasca dei pantaloni e compare nuovamente con le chiavi della macchina parlano per lui. «Muoviti» dice soltanto incamminandosi verso Paul per informarlo del disguido, ma una mano interrompe il suo passo.
«Vengo anche io. È un problema?»
 
 
Scesi dall’auto, Niall può affermarsi fiero di se stesso: non le ha ancora rivolto la parola.
Si è premurato di rispondere alle domande che lei ogni tanto gli ha rivolto dal sedile del passeggero, però limitandosi a frasi essenziali e delle volte a dei mormorii affermativi. È orgoglioso di se stesso per la freddezza con cui sta agendo, ma non del tutto convinto che sia veramente questo il percorso migliore. Lo sguardo di Harry che ha incrociato più volte nel finestrino ha rimarcato il suo dubbio.
Con sollievo lo osserva scomparire nel corridoio alla ricerca di un bagno, mentre con le mani nelle tasche dei jeans neri si incammina verso la caffetteria. Può percepire perfettamente gli occhi di Gemma pedinarlo, tallonato poi dai suoi passi, così come coglie bene quel “dove vai” per cui deve ricorrere a tutte le sue forze per non rispondere.
Josè è al bancone. Indossa una maglietta nera a maniche corte che le aderisce stretto al corpo. La pelle delle braccia risalta in maniera particolare sullo sfondo chiaro alle sue spalle. Sorride istintivamente superando l’entrata in vetro.  
Gemma lo ferma per la spalla con mano decisa. «Niall» lo chiama per attirare ulteriormente la sua attenzione e lui spera sinceramente l’esclamazione abbia raggiunto l’altra parte del bancone qualcuno. Vorrebbe gridarle “guarda, funziona!” ma decide di trattenersi. «Che ti prende oggi?» gli domanda, inclinando il viso per guardarlo meglio.
Aggrotta le sopracciglia, «Che vuoi dire?» domanda fingendosi confuso.
Gemma si morde le labbra, arriccia il naso in una smorfia che giudica adorabile. Sangue freddo, si ricorda. «Non lo so, è che mi sembri diverso oggi.»
Niall si stringe nelle spalle, «Non ho idea di cosa tu stia parlando» replica sbirciando nella direzione di Josè che non lo guarda nemmeno.
«Forse hai ragione» esala lei, passandosi una mano tra i capelli «Sono un po’ paranoica in questo ultimo periodo, tutta colpa degli esami e…»
«Allora forse è il caso che tu vada in classe. La lezione è cominciata da più di dieci minuti» le fa notare facendole sgranare gli occhi per la sorpresa.
Gli occhi di Niall colgono un sorriso increspare le labbra di un viso poco distante. Decide di continuare il gioco: si approfitta dello stupore di Gemma per prenderla docilmente per le spalle e voltarla verso il grande orologio sul muro. Con lentezza e attenzione avvicina il viso alla sua guancia e «Sei in ritardo» le sussurra piano all’orecchio.
La reazione è incredibile: Gemma sussulta sul posto, con un passo si allontana da lui e lo fissa in silenzio per qualche istante prima di stringere la tracolla della borsa e andarsene con un trafelato «Hai ragione, cia’».
Non è arrossita, ma si è agitata e questo vale più di un paio di guance rosse. Niall si volta verso Josè che ancora non lo guarda e con il sorriso più soddisfatto del mondo allarga le braccia.
«Hai visto?» esclama raggiungendola a grandi passi.
Solo allora lei si concede di alzare il viso. Arriccia le labbra in un trattenuto sorriso di sufficienza. «Cosa?» chiede, ingenua.
«Andiamo!» la incita e con un balzo che il suo ginocchio dovrebbe calorosamente evitare, si siede sul bancone. «Quello che ho fatto!»
«E sarebbe?» continua lei giocando alla finta tonta, ma per poco perché gli occhi grandi di Niall sono troppo entusiasti. «Va bene, sì, ho visto.»
«E..?»
«E sei stato bravo, Niall» completa lei con uno sbuffo esasperato. «Che altro devo dirti?»
Niall si strofina le mani sui pantaloni. «Che avevi ragione! Che avevi fottutamente ragione!»
Josè ora sorride davvero, divertita. È incredibile che sia così euforico per qualcosa di così stupido, oserebbe dire. Ma in fin dei conti si parla di maschi e di amore, quindi è tutto plausibile. «Avevo ragione» dice allora e aggiunge: «ovviamente.»





 
 
Buonasera!
Scusate il ritardo, ma la scuola mi tiene impegnata e con fatica riesco a trovare tempo per me e tutto ciò che mi concerne, comprese le storie e l'account efp. Ho voluto pubblicare prima il secondo capitolo della minilong che al momento sto scrivendo - White, se siete interessate - e posticipare questo di cui ho più capitoli pronti a disposizione. Oggi ho trovato il tempo di revisionare il capitolo e di modificarlo ulteriormente, quindi sperando che le correzioni e i cambiamenti migliorino la prima stesura, pubblico. 
Riguardo al capitolo, mi rendo conto che è frivolo e lo so, penso di averlo ribadito più volte, ma ci tengo a precisarlo. Con il seguire dei capitoli la storia prenderà più spessore, ma manterrà comunque questo tono leggero con cui ho voluto accompagnare gli eventi della storia. Inoltre, mi risulta difficile scrivere di Niall senza questa sfumatura di comicità e ridicolaggine. Niall ha ottenuto una piccola vittoria di cui si vanta con Josè che lo ascolta con l'atteggiamento di una mamma un po' annoiata e accondiscente, e mi piace questo aspetto del rapporto che stanno cominciando ad instaurare l'uno con l'altra. Sono solo dei conoscenti al momenti, diventeranno presto amici e poi vedremo l'evolversi del loro legame. 
Con questo, spero di distrarre un poco chi adesso è ancora un po' sensibile agli ultimi fatti accaduti. Spero lo abbiate apprezzato e ringrazio chi si è fermato, chi ha aggiunto la storia tra preferite/seguite/ricordate e chi ha avuto il cuore di lasciarmi una recensione. Ne aspetto altre! 
A presto,
Anqi.
 
 

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