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Autore: anqis    15/02/2015    1 recensioni
«Nialler, hai mai considerato la possibilità che fosse una bugia? Una scusa?»
«Perché avrebbe dovuto mentirmi?» indaga ancora confuso.
Louis si alza dal sedile e scompare in direzione del bagno, premurandosi di ridere abbastanza forte fino a quando le porte non si chiudono alle sue spalle. Zayn tace, ma Niall sa che sta sorridendo mentre Liam scuote la testa, celando a malapena un sorriso. Harry, con i gomiti piantati sul tavolino estraibile, socchiude gli occhi divertiti.
«È chiaro» dice, «Per poter stare da sola con te.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Unclear

I am trying to learn and I’m dying to know
When to move on and when to let it go
A curious feeling no one can explain
I just don’t know if I’ll risk it again



01

Niall corre finendo involontariamente – cazzo, cazzo – in tutte le pozzanghere che lo dividono dall’entrata. Le suole delle solite adidas bianche scompaiono e ricompaiono nelle superfici di acqua sporca, schizzandone un po’ sui passanti e sui suoi stessi jeans chiari e larghi che ha indossato in fretta e furia quando gli è arrivato il messaggio di Harry, circa una mezz’ora fa. Non concepisce ancora come abbia fatto ad impiegare così poco tempo a prepararsi, lui che ogni mattina si perde alla ricerca di quei dannati calzini che sembrano scomparire ad ogni lavaggio, così che gli tocca indossarne sempre di spaiati. 
Supera velocemente, ma con passo scoordinato per quel ginocchio che risente ancora dell’ultima operazione, i cancelli dell’università lasciandosi alle spalle il taxi che lo ha accompagnato fino lì.
Si trova a litigare con la porta a vetri che non sembra voler cedere alle sue spinte. Nota solo dopo, quando il cellulare vibra nella tasca destra – ci sono, ci sono – il cartello che suggerisce di tirare. Impreca tra i denti qualcosa di incomprensibile e goffo mentre varca l’ingresso e comincia a perlustrare i corridoi, alla ricerca di un segnale qualsiasi che gli indichi la direzione per la caffetteria. La trova fortunatamente in poco tempo, dopo due chiamate perse e due bagni superati. Non impiega molto a individuarla: Gemma è seduta ad uno dei tavoli, le gambe accavallate e i capelli che ha tinto di un biondo grano mossi e sciolti sulle spalle magre. In mano stringe il cellulare che osserva con un cipiglio impaziente che ricorda molto quello del fratello, solo più pericoloso sommato al ticchettio incessante delle dita laccate di rosso che picchiettano sulla superficie del tavolino. 
Niall si avvicina con la fronte un po’ sudata per quel improvviso cambio di temperatura – fa davvero caldo dentro e lui è irlandese! Sta per accasciarsi sulla sedia, che la ragazza solleva lo sguardo e «Niall» borbotta con voce acuta scattando immediatamente in piedi.
«Uhm» tentenna con il fiato debole per la corsa, «Ciao» esala poi una mano alzata in un debole saluto.
Gemma alza gli occhi al cielo e sbuffa, poco – ma davvero poco – paziente. Niall mette ancora in dubbio il fatto che abbiano in comune lo stesso sangue,  Harry al contrario non si scalda mai per niente, si mette comodo e si stringe le spalle se qualcosa o qualcuno – Louis – è in ritardo – ehi, facciamo un video da mettere su vine!
Con un gesto veloce gli strappa dalle mani la cartelletta contenenti le schede che Harry gli ha pregato di consegnare alla sorella perché impegnato in qualcosa a cui non poteva assolutamente mancare – cosa ci vai alle sfilate se usi le camice di tua madre! Gemma borbotta tra sé e sé maledicendo un po’ quell’ingrato di fratello che l’ha abbandonata nel momento del bisogno scaricando la faccenda ad un suo amico. Solo allora sembra ricordarsi di lui. Abbozza un sorriso mettendo in mostra una fossetta e «Scusa, Nialler» dice raccogliendo le sue cose, «non ti avrei fatto scomodare se non fosse stata una questione di vita o di morte – come ho fatto a dimenticarli a casa?!» dice tutto in un fiato, un’altra caratteristica che i due fratelli Styles non sembrano condividere.
Niall si stringe nella felpa verde, come per dire “di niente” e sorride mite a Gemma che con una borsa su una spalla, diversi fascicoli e un caffè in mano gli lascia un veloce bacio stampo sulla guancia. «Grazie ancora, biondo» e se ne va lasciandogli solo il bicchiere di carta vuoto da buttare.
Un’altra cosa non in comune? Il modo in cui Gemma è capace di farlo arrossire e poi farlo capitolare ai suoi piedi. Un po’ come fa Harry con le ragazze e forse è un gene di famiglia, perché neanche Anne, la madre, scherza quando si parla di fascino.
Niall si ritrova così a sospirare mentre getta distrattamente il bicchiere nel cestino più vicino, centrandolo nemmeno. Ha le guance ancora più rosse e l’orgoglio maschile di cui si vanta, insieme a quei pochi peli sul petto che gli sono cresciuti durante i mesi estivi, calpestato dalla sorella di uno dei suoi migliori amici per cui ha un debole da sempre. Si dà dello stupido mentre si guarda attorno, rassicurato dall’enorme orologio appeso su un muro che indica l’inizio delle lezioni ormai trascorso e quindi non deve preoccuparsi di nessun possibile testimone che possa aver assistito ad una nuova figuraccia da aggiungere alla lunga lista che detiene. O così almeno lo crede prima di sentire una risata soffocata provenire dalle sue spalle. Fa che almeno non sia una fan, pensa prima di voltarsi.
Non c’è nessuno, pensa inizialmente, setacciando con lo sguardo i dintorni. Poi però la nota: c’è una ragazza appoggiata al bancone con un libro a nascondergli metà viso. Indeciso, si morde le labbra, ma si rilassa all’idea che probabilmente è stato un passo del libro a farla ridere. Si infila con finta naturalezza le mani nelle tasche dei jeans troppo larghi, già in direzione dell’uscita, che la sente di nuovo, una risata di scherno vanamente celata da un colpo di tosse. 
Niall, che in questi tre anni di carriera, interviste e obbiettivi puntati sulle spalle ha costruito una certa sfacciataggine, torna con lo sguardo su di lei, un sopracciglio inarcato a sottolineare quel minimo di fastidio.
La ragazza però continua a fare finta di nulla, lo sguardo improvvisamente serio concentrato sulle pagine e la montatura spessa degli occhiali che le scivola sul naso minuto. Non è stupido, tonto e ingenuo sì, ma non stupido. È palese che stia ridendo di lui e il modo quasi ridicolo con cui si sta mordicchiando a sangue il labbro inferiore nel tentativo di trattenere le risate è la conferma, così come le mani strette alla copertina che tremano appena. 
Spazientito dal teatrino, Niall sbuffa, ruota gli occhi al cielo e «Puoi ridere, se vuoi» sbotta e il suo invito si spegne sovrastato dalla risata prorompente di lei.
La lascia sfogare, mentre si avvicina di un passo come per ricordarle che il soggetto di cui si sta facendo grosse risate è lì presente – e vorrebbe far notare: infastidito ed offeso – ma lei non sembra curarsene perché continua a ridere, chinata in avanti, i capelli scuri che le scivolano sulla fronte. Niall si gratta una guancia, comunque in imbarazzo perché diciamolo, è stato patetico! mentre si lascia cadere su una sedia a caso, incrociando subito le braccia al petto con atteggiamento minaccioso.
«Finito?» domanda quando la sente respirare piano con le mani sulla bocca per impedirsi di continuare. 
Lei annuisce, con una mano si strofina un occhio nascosto dalla lente e «Scusa» mormora mentre con le dita si porta i capelli all’indietro, «non volevo scoppiare a riderti in faccia così spudoratamente, ma-»
«Ma lo hai fatto» la interrompe lui.
«Solo perché tu mi hai dato il permesso» si difende lei, guardandolo negli occhi. 
Niall non si lascia intimorire dalle iridi verdi di lei, stringe le labbra in una sottile linea e rimane in silenzio, deciso a non abbassare gli occhi per prima. Un gioco di sguardi intercorre in quei pochi secondi ed è convinto che se solo ci fossero dei testimoni, questi potrebbero giurare di vedere cariche e scintille nell’aria.
Nonostante i tre anni di fama e convivenza forzata affianco a quel personaggio conosciuto come Louis Tomlinson, non ha ancora appreso appieno l’arte dell’arroganza. Cede nel momento in cui la vede abbozzare un sorriso, che interpreta di scuse, e sbuffa forte buttando fuori aria e un po’ di quelle frustrazione che gli intorpidisce le dita e irrigidisce le spalle. 
«Non dire nulla» esordisce nascondendo le iridi azzurre dietro il palmo di una mano. E lei ubbidisce, tacendo. «So a cosa che stai pensando.»





 
 
Buonasera!
Allora, che dire? Come al solito, la decisione di pubblicare è stata presa di impulso, spero mi perdonerete l'ennesimo azzardo. Sicuramente, non dispiace a Laura. 
Parlando di questa long sarà più o meno di dodici capitoli o più, dei quali dieci sono già stati scritti e stanno prendendo muffa nel mio computer. L'argomento è un po' frivolo, banale, ma mi fido di chi mi dice che a rendere diverse le mie storie, non sono le trame, ma il modo in cui scrivo (grazie). Spero apprezzerete i miei personaggi soprattutto, e vi prego di non arrendervi a Niall che non se lo merita affatto: la sottoscritta confessa di avere dei problemi con il suddetto da quando un'amica (Fabia, non ti ho ancora perdonato di tale affronto) l'ha associato a questo buzzurro come ship, ed io dico di no. Ah, importante appunto: la storia è ambientata nell'inizio 2014, quindi non sono gli attuali One Direction, non so se mi spiego. I capitoli sono di per sè corti, ma intensi: accade sempre qualcosa di significativo o di divertente, dubito ci si possa annoiare per mancanza di avvenimenti - almeno questo. Cercherò di pubblicare ogni fine settimana, questa volta sul serio, troverò qualcuno che mi costringa.
Niente, spero che accendi l'interesse di qualcuno, pochi va benissimo, non pretendo tanto. Grazie a chi si è fermato e mi ha concesso il suo tempo, e magari ha intenzione di buttarne altro seguendo questo lavoro. Ogni consiglio è ben accetto, aspetto impaziente i vostri pareri.
Ma soprattutto grazie Laura, della pazienza, del meraviglioso banner concluso pochi attimi fa e dei suoi incoraggiamenti!
Grazie, 

Anqi.
 
 
   
 
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