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Questa è in assoluto la mia prima
fan-fic su Draco&Harry. Per questo il capitolo è molto corto. E' diciamo una
prova che spero vi piaccia almeno un pochino. L'idea mi è venuta un pò di
tempo fa e spero non vi faccia del tutto schifo.
La storia sarebbe ambientata alla fine dell'estate
successiva alla vittoria di Harry su Voldemort e i Mangiamorte! Non molto
originale, ve lo concedo. Ma comunque leggete e fatemi sapere che ne
pensate!
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Harry pensava di essere felice ora che tutto era
finito. Voldemort era stato sconfitto e la pace era tornata. Il perfetto
"...e vissero felici e contenti" che spettava anche alla sua storia. Ciò nonostante, qualcosa non
andava esattamente come avrebbe dovuto.
Avvertiva, di tanto in tanto, come la
mancanza
di un qualcosa che però non sapeva denifinire. Nell'estate
passata aspettando che Hogwarts ricominciasse, aveva continuato ad avere degli
incubi, ma erano diversi da quelli avuti in precedenza. Il volto serpentesco
di Voldemort, aveva lasciato posto a quello di Malfoy. Aveva preso a
chiamarli incubi, ma come gli aveva fatto notare Hermione in una delle loro
lettere estive, non lo erano affatto. Di solito gli capitava di sognare di
trovarsi in giro per il castello, davanti alla stanza delle necessita e Malfoy
gli arrivava alle spalle,spingendolo contro un muro. Anche se aveva
attentamente omesso i dettagli del "dopo", Hermione comunque non vedeva nulla in
una scena simile da dover definire quel sogno "incubo". L'estate per fortunta
stava per finire e per fortuna, Malfoy, non lo avrebbe mai più rivisto. Era
certo che, così come lui, Hermione, Ron e pochi altri del loro anno di corso
avessero accetato di ripetere l'anno, Draco avesse deciso di lasciar
perdere. Mangiamorte o meno, Malfoy restava un Malfoy, e non aveva di certo
bisogno di un'istruzione per il suo futuro. A volte Harry si trovava sorpreso
a ripensare a quando un paio di anni prima, Draco lo aveva assalito crudelmente
in uno degli scompartimenti del treno, altre volte, si ricordava di quando lui e
Ron gli avevano salvato la vita e a come, fosse stato grazie a lui o meglio a
sua madre, se era riuscito a restare in vita e alla fine uccidere
Voldemort. Sospirò e si voltò nel letto. Ancora una settimana, e sarebbe
tornato a scuola dai suoi amici. Avrebbe rivisto Neville e Luna e Ginny
soprattutto, e avrebbe cominciato l'ultimo anno dei suoi studi, poi, gli si
proponeva una vita lunga e un intero futuro da dover organizzare come meglio
credeva. La cosa che gli premeva di più, era andare via da Grimauld Place.
Per quanto ritrovarsi tra le cose di Sirius fosse in un qualche modo un
sollievo, era anche una gran pena che non sempre riuciva a sopportare. Aveva
pensato di lasciarla a Tonks e Lupin per crescerci il loro figlio, ma anche loro
non facevano più parte del mondo in cui lui viveva. Moltre persone a cui
teneva, erano andate vie. Per sempre. Non era ancora riuscito a credere alla
morte di Fred, figuriamoci a quella di Lupin o Tonks. Le prime luci del
mattino, iniziavano a nascere oltre le finestre della sua stanza, ma il sonno,
per Harry, non si decideva ad arrivare. Serrò gli occhi, ficcandosi il
cuscino sulla faccia, ma non successe niente di niente. Quando ormai era
esausto, risucì a prendere sonno, ma appena si fu rilassato e divenne totalmente
incoscente, si ritrovò ancora una volta contro quel muro e quel corpo caldo
premuto contro il suo.
Grazie mille per i commenti! Spero vi
piaccia anche questo nuovo capitolo! Sto già lavorando al terzo.
hanel: Non lo so ancora. Cioè credo che
sia una 50 e 50, ma ho appena iniziato a scrivere e non ne sono ancora del tutto
sicura. suicidal_love:
Dimmi se va meglio così. Ho ingrandito un pò!
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Per tutta l’estate, Harry si era tenuto in contatto
con Hermione che in ogni lettera gli raccontava di come stesse Ron, di dove
stavano passando le vacanze sempre assieme e di come continuavano a litigare per
ogni cosa più stupida nonostante tutto e dove, con una certa insistenza tipica
della Grifondoro, gli ricordava di uscire un po’ e di non starsene tutto il
giorno chiuso in casa. Una volta ci aveva provato. Prima di ricordarsi che
non aveva assolutamente un posto dove andare o gente da poter o dover
incontrare. La vita sociale del Prescelto era peggio di quella di un
reietto. Certo, era ancora “Potter il salvatore” e quando andava al Paiolo
Magico, non facevano che ringraziarlo e quasi inchinarsi a lui, ma nel mondo
babbano, lui restava uno stupido ragazzino qualsiasi di appena diciotto
anni. Un giorno, mentre si trovava a vagare distrattamente per Londra, si era
ritrovato davanti al numero 4 di Privet Drive e quando chiese ai vicini dove
fossero andati i Dursley, l’unica risposta che ricevette fu, “sono partiti
appena Dudley ha terminato la scuola”, il che voleva dire che in due mesi, non
si erano fatti più vedere. Harry immagino che probabilmente non volevano più
avere nulla a che fare con lui ormai e che quindi avessero benissimo potuto
essersi trasferiti senza lasciare tracce. Potevano odiarlo così tanto? La
settimana che lo separava dal ritorno a scuola, Harry la passò ancora da
solo. La sera prima di partire, mandò un’ultima lettera ad Hermione e Ron e
la risposta della sua migliore amica, arrivò prima del solito. Un grosso
allocco grigio entrò dalla finestra aperta accanto alla quale Harry osservava la
gente in strada come ogni sera e alzò la zampa perché potesse prendere la
pergamena arrotolata che vi era fissata.
Domani sii puntuale, mi
raccomando. Io e Ron ti aspetteremo alla stazione, davanti al binario 9
¾. Come va con quegli “incubi”? Li hai ancora? Domani ne parleremo con calma.
Ron non sa ancora niente ovviamente, temo che non prenderebbe bene l’idea di te
che sogni un Malfoy che ci prova! A domani Harry!
Un sorriso gli
nacque in volto all’idea di Ron che sapeva dei suoi sogni su Draco. Quella
notte dormì sereno. I sogni lo tornarono a trovare come sempre ma non c’era
nulla di violento questa volta. Anziché trovarsi dinanzi alla stanza delle
necessita, erano nel parco attorno al lago e camminavano nella notte, a qualche
centimetro di distanza, senza sfiorarsi, ma entrambi avevano un’aria serena e
Harry avrebbe quasi potuto giurare che Draco gli stesse sorridendo mentre i
raggi della luna piena gli facevano risplendere i capelli argentati.
Il
mattino trovò Harry riposato per la prima volta da mesi. Preparò in fretta il
suo baule, cercò la gabbia di Edvige e aspettò che la sua civetta facesse
ritorno dalla caccia notturna, poi si ricordò che la gabbia non era in casa e
che la sua civetta delle nevi, non sarebbe più tornata. Aveva così evitato di
pensare a quell’altra perdita, che quando era andato a Diagon Alley per fare gli
acquisti per la scuola, aveva completamente scordato di comperare un altro
animale. Cercò di non pensarci e quando ebbe controllato che tutto fosse
sistemato nel baule e in casa, si smaterializzò riapparendo poco lontano da
King’s Cross. Il treno sarebbe partito da lì a poco, per cui si affrettò ad
arrivare alla banchina del binario 9 e 10 e aspettò che Hermione e Ron si
facessero vedere. “Harry! Harry!”, la voce del suo migliore amico non tardò
ad arrivare e prima che se ne accorgesse, Hermione lo strinse in un caloroso
abbraccio. “Come stai Harry?”. “Mi hai mandato una lettera soltanto ieri
notte Herm”. “Giusto ma è così tanto che non ci si vede”. La ragazza fece
un passo indietro e guardò attentamente Harry. “Sto bene, sto bene. Tutti i
pezzi ancora al loro posto, visto?”. Ron si fece avanti e strinse la mano ad
Harry con un gran sorriso. “Ehi Ron”. “Ciao Harry! Ginny è arrivata con
mamma e papà, sarà già sul treno”. Harry gli sorrise in risposta e tutti e
tre si avviarono oltre il muro che li separava dall’espresso per
Hogwarts. “Chi sa quali saranno i nostri nuovi insegnanti”, chiese Ron mentre
spingevano i carrelli con i bagagli verso il treno. “Già, ci serve qualcuno
per Difesa Contro Le Arti Oscure, di nuovo”, disse Hermione. Mentre salivano
sul treno, il controllore si avvicinò. “Ragazzi, dovete salire in fondo al
treno voi”. “Perché?”, chiese Harry. “Perché gli scompartimenti riservati
a coloro che faranno ritorno a Hogwarts per ripetere il settimo anno, sono in
fondo al treno. Andate forza che il treno deve partire”. L’uomo si allontanò
e Ron, che era appena salito, scese dalla carrozza e seguì Hermione e Harry
verso la coda del treno. “Che rabbia”. “Oh avanti Ron, non ti lamentare
sempre”. “Ma Herm”. “Sarà meglio stare un po’ per fatti nostri. Hai visto
come fissano tutti quanti Harry?”. “Già! E’ una specie di fenomeno da
ammirare. Più che in passato”. “Ragazzi, vi sento”. “Dovremmo avvertire
Ginny”, disse Ron alzando le spalle. “Magari ci cercherà”. “Starà con i suoi
compagni, sono sicura che non si preoccuperà”. “Si ma magari vuole stare con
Harry”. “Starò con lei quando saremmo arrivati a Hogwarts”. “In quanti
dite che siamo?”, chiese Ron mentre issavano i bagagli sulla carrozza infondo al
treno e iniziavano a muoversi tra gli scompartimenti pieni. “Non saprei. Noi
tre, Neville, Luna, Dean ma degli altri non so proprio”, rispose Hermione. I
tre continuarono a camminare fino a quando non videro la testa di Neville
sbucare da uno degli ultimi scompartimenti. “Ehi ragazzi! Da questa parte”,
li salutò festosi. I tre entrarono nel piccolo scompartimento e issarono i
loro bauli sulle reticelle. “Un altro anno tutti assieme alla vecchia
Hogwarts”, disse accarezzando Oscar che aveva deciso di non tentare nuovamente
la fuga. “Come è andata l’estate?”. “A noi una meraviglia. Abbiamo viaggiato.
Scozia, Irlanda, Galles, e un po’ in campagna”, fece Ron prendendo per mano
Hermione che arrossì violentemente. “E tu Harry?”. “Lui ha passato
l’estate a deprimersi in casa. Non vedi quanto è pallido?”. “Grazie
Hermione”. “Ma ti pare”. “Bè neanche io sono uscito poi tanto questa
estate, Harry. Ti capisco”. La porta dello scompartimento scivolò di lato,
aprendosi, mentre il treno acquistava sempre più velocità. Una ragazza dai
capelli dorati entrò, si richiuse la porta a vetri alle sue spalle e si sedette
accanto a Neville. “Ciao Luna”. “Ciao Hermione. Ragazzi”, disse facendo un
segno ai tre. “Come vanno le cose con il Cavillo?”, gli chiese
Luna. “Benissimo. Papà ha sistemato casa e adesso ha deciso di raccontare la
sua versione dei fatti su quando un Mangiamorte ha cercato di catturarvi mentre
eravate da noi e di come mi avete salvato, ovviamente”. “Bene, Harry, altri
articoli su di te”, scherzò Ron. “Già. Meraviglioso”. “Avete visto
Malfoy?”, chiese Dean che entrò in fretta nello scompartimento e si andò a
sedere tra Luna e Neville. “Ehi Dean”. “Ciao ragazzi”. “Malfoy è qui?”,
chiese Ron. “Già. È nello scompartimento vicino al nostro. Quello destinato
ai Serpeverde. Dovreste vederlo, ha una certa aria in pena che non vi dico!
Quando gli sono andato a sbattere contro per sbaglio, mi ha perfino mormorato
delle scuse. Da non credere!”. Passò velocemente al racconto della sua
estate, e a farsi raccontare da Ron come erano stati i loro viaggi in giro per
il Regno Unito, mentre Hermione invece, continuava a lanciare occhiate si
sottecchi ad Harry che cercava di far finta di nulla guardando oltre il
finestrino. Non era certo di cosa volesse dirgli la sua amica, ma una vaga
idea di ciò che significassero, suonava più o meno come “adesso che
farai?”. Sospirò e sprofondò ancora di più nel vecchio sedile sulla quale era
seduto.
suicidal_love: grazie mille! sono felice che ti
piaccia! spero che anche questo non ti deluderà!
***************
Quando la luce della mattinata lasciava posto a quella del
crepuscolo tingendo le nuvole d’arancio, Harry decise che non sopportava più di
stare rinchiuso nello scompartimento. Si era estraniato da tutte le
conversazioni e gli altri, al quinto tentativo, avevano deciso di lasciar
perdere. Ormai lo conoscevano abbastanza bene da sapere quando stava per
diventare intrattabile. “Dove vai Harry?”, gli chiese Hermione mentre stava
aprendo la porta di vetro. “A cercare la signora del carrello”. “Oh,
certo. Posso accompagnarti?”. “Ehi Herm, prendimi delle gelatine”. “Certo
Ron”. Anche se avesse cercato di impedirle di seguirlo, lei non avrebbe mai
lasciato perdere, così non gli restò che aspettare in corridoio che lei fosse
pronta per seguirlo. “Allora, vuoi davvero degli stupidi dolci?”, chiese dopo
qualche secondo. “Hermione”. “Vuoi vederlo? No perché il suo
scompartimento è da quella parte”. “Hermione!”. “Va bene Harry, come vuoi.
Allora non ci resta che andare a cercare il carrello dei dolci,
giusto?”. “Sarà meglio”. Hermione gli sorrise. Era certo che la sua
amica sapesse qualcosa che a lui era ancora del tutto sconosciuta. Mentre
camminavano lungo i corridoi del treno, gli altri studenti non facevano altro
che indicarlo e bisbigliare. Aver ucciso Voldemort nel bel mezzo della sala
grande, non era stata la più brillate delle idee, ma non aveva avuto altra
scelta. Neanche pensava di sopravvivere per davvero e invece adesso era stato
messo su di un piedistallo ancora più alto. “Ehm Hermione senti”. “Dimmi
Harry”. “Torno indietro. La prossima persona che mi indica, la
schianto”. “Ma…”. “Tanto non avevo comunque fame”. Si voltò e si
allontanò prima che la ragazza potesse dirgli qualsiasi cosa o che iniziasse a
seguirlo. Harry tenne lo sguardo dritto davanti a se per un po’, fingendo
indifferenza, ma più camminava e più lo fissavano e finì con il quasi mettersi a
correre fissando il pavimento. Quando si fermò, fu soltanto perché andò a
sbattere contro qualcosa di più forte di lui. Tanto forte da farlo finire a
terra. “Scusami non stavo guardando…”, cominciò, prima che la solita voce che
aveva imparato a conoscere soltanto per odiarla, gli rispondesse
dall’alto. “Come sempre Potter, come sempre”. Harry restò seduto in terra,
Draco restò fermo in piedi. “Bè? Hai intenzione di startene lì tutto il
giorno a fissarmi, Malfoy?”, chiese acido. “Se non ti alzi, non posso
passare”, rispose il Serpeverde nello stesso tono. Il Grifondoro cercò
qualcosa con cui controbattere, ma in effetti occupava tutto il corridoio mezzo
sdraiato a terra come era finito. Si impedì volutamente di non guardare
Draco. L’ultima cosa che voleva, era che lo vedesse arrossire perché
standosene li fermo con le mani in tasca vestito di tutto punto con la sua
divisa, gli ricordava uno dei tanti incubi estivi. Fece forza sui palmi delle
mani e si rimise in piedi, spostandosi di lato, premendo la schiena contro il
freddo finestrino alle sue spalle. “Ora puoi smettere di startene lì
impalato”. “Potter”, lo salutò freddamente. E’ pur sempre un
saluto, si ritrovò a pensare . “Malfoy”. Draco riprese a camminare
lungo il corridoio. Quando uno del primo anno aprì la porta dello
scompartimento e gli finì quasi addosso e cercò il modo di scusarsi in mille
maniere diverse, Draco gli disse “non importa. Cosa che capitano”. Malfoy era
cambiato ora che tutto era finito, ma Harry capì in quel momento che per loro le
cose sarebbero sempre rimaste uguali. Draco lo avrebbe sempre odiato, e Harry
lo avrebbe sempre detestato. Eppure, mentre ripensava a questo, all’odio
Serpeverde-Grifondoro che doveva per natura esserci fra di loro, si accorse che
almeno parte di quel binomio, era mutata durante i tre mesi estivi appena
trascorsi. Quando Harry tornò nel suo scompartimento, la stazione di Hogsmead
era ormai prossima e così si infilarono le uniformi. Quando Hermione fece
ritorno con le gelatine per Ron, scambiò un sorriso di intesa con Harry che non
capì fino in fondo cosa intendesse la sua amica se non quando, una volta
arrivati, cominciarono ad avviarsi verso le carrozze trainate dai
Testral. “Harry, allora?”. Lo tirò per il braccio facendolo allontanare
dal resto del gruppo. “Cosa?”. “Lo hai visto? Vi siete
parlati?”. “Hermione…”. “Lo so che non sono affari miei…oh al diavolo!
Certo che lo sono! Sei il mio migliore amico”. “Cosa credi esattamente che
succederà?”. “Vedi, a parer mio, se posso permettermi, tu sei cotto,
totalmente. Insomma, se tu avessi pensato che non era niente di niente, allora
non me ne avresti parlato e sono certa che ti sei tenuto i dettagli che contano
soltanto per te. Tutto questo vuole dire che non vuoi ammettere cosa provi, ma
che comunque lui ti interessa così tanto da spingere la nostra amicizia a un
livello di confidenza superiore a quello passato”. Harry la fissò confusa per
qualche secondo, non capendo fino in fondo cosa volesse
dirgli. “Herm…”. “Lo so, lo so. Sono dannatamente sveglia”. “Non ho
capito la metà delle cose che mi hai detto”. “Oh non importa, Harry. Su su
andiamo”. Lo lasciò andare tornando indietro da Ron e prendendolo per
mano. Ginny arrivò dopo qualche secondo precipitandosi al suo
fianco. “Scusa non sono potuta venire prima. Ero impegnata con le mie
amiche”, si scusò con lui. “Oh…non importa. Allora, passate bene le
vacanze?”. “Vuoi davvero parlare dell’estate?”, chiese cambiando
umore. “Non va bene?”. “Non dovrei parlarne perché mi fa imbestialire. Non
mi hai neanche scritto”. “Non è vero. Ho risposto alle tue
lettere”. “Soltanto alle prime due”. “Certo perché nella terza mi dicevi
soltanto chi sarebbe venuto di Grifondoro quest’anno e il tuo allocco è partito
prima che potessi scriverti una risposta e al momento sono privo di uccelli
viaggiatori”. Non aveva la reale intenzione di parlare a quel modo o di farle
pesare il fatto che era alquanto ossessiva quando ci si metteva, ma le cose gli
sfuggirono di bocca. Ginny non rispose, sicuramente non voleva litigare
davanti a tutti quanti, ma si limitò a voltarsi e tornare indietro dalle sue
amiche. “Ehi Harry, che succede? Problemi d’amore?”, gli chiese Dean mentre
salivano sulla carrozza. “Lasciamo perdere per favore”. Ogni secondo che
passava, diventava sempre più intrattabile. In breve tempo furono ad
Hogwarts. La scuola era stata riparata. Neanche sembrava ci fosse stata una
mega battaglia all’ultimo sangue, o che ci fossero morte tante persone che gli
stavano a cuore. Alzò gli occhi verso le torri ricostruite, all’ala riparata
dove era stato ucciso Fred. Forse non avrebbe dovuto farvi ritorno. Tutto
quello, era molto peggio che il numero 12 di Grimauld Place. Mentre salivano
verso l’ingresso, Harry rallentò il passo, restando poco a poco infondo alla
fila di studenti che parlava eccitata dell’essere giunti ad un nuovo anno
scolastico. Né Hermione né Ron si accorsero di lui, erano troppo presi a
salutare tutti quanti e a tenersi per mano. Magari sarebbe riuscito a saltare
la cena, ma poi pensò che sarebbe stata troppo facile da notare la sua assenza a
tavola, e sarebbe stato peggio. Magari lo avrebbero accusato ancora una volta
di manie di protagonismo o che volesse farsi attendere, o altre cose
ancora. Dopo poco, si ritrovò quasi del tutto solo. Ancora infondo alle
scale. Aveva lasciato passare perfino quelli del primo anno che arrivavano
ogni anno per ultimi. Ormai, se fosse andato nella Sale Grande, tutti si
sarebbero voltati a guardarlo, tanto valeva saltare tutto quello e lasciare come
sempre che la gente parlasse e dicesse quello che volevano. Arrivato
nell’atrio, si diresse verso le scale che portavano al dormitorio dei Grifondoro
ma poi lasciò che quelle cambiassero e si ritrovò nel corridoio deserto dove una
volta c’era Fuffy a guardia della pietra filosofale. Certo che fosse deserto,
prese a camminare distrattamente come aveva fatto sul treno e così come allora,
andò di nuovo a sbattere contro qualcuno. “Ma allora è un vizio
Potter?”. “Mi stai seguendo Malfoy?”. “Ti piacerebbe”. Harry si rimise
in piedi ancora una volta. Guardò Draco. Aveva la divisa sistemata di tutto
punto, la cravatta ben annodata, lui invece aveva messo solo la camicia e di
fretta e usciva dai pantaloni, la cravatta era annodata male e si era
allargata. “Nessuna risposta pronta?”, chiese il Serpeverde. Doveva aver
perso troppo tempo a studiare la sua figura, dimenticandosi di dover mandare a
quel paese Malfoy. “Non ne ho voglia adesso, di giocare al gatto e al topo
con te”. Evitò di guardare Draco negli occhi, ma sentì il suo sguardo
addosso, così lo ricambiò. C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi verdi.
Erano più freddi di un tempo ma anche molto più
espressivi. “Potter?”. “Mmm?”. “Mi stai fissando per
caso?”. “No”. “Ah! Fai pena a mentire”. “Ci vediamo Malfoy”. Gli
passò vicino per andarsene ma Draco gli urlò dietro “cosa c’è che non va in San
Potter?”. Non c’era un vero e proprio tono di presa in giro in quello del
biondo, ma ad Harry diede fastidio lo stesso il modo in cui cercò di
intromettersi tra i suoi pensieri. “Niente che potresti capire,
Malfoy”. Si voltò e in fretta, si recò al suo
dormitorio.
Azzusam:
Ah non lo so! Quando scrivo una storia, tendo ad improvvisare, non ci penso mai
troppo su come andrà avanti. Solitamente so già la fine e cerco il modo migliore
per sviluppare la storia che porti a quel punto. Ma essendo questa la mia
primissima storia su Draco ed Harry, diciamo che vado avanti con le idee che mi
vengono in mente mentre scrivo o se tipo mi viene in mente una qualche cosa
carina per la storia, me la segno e poi sviluppo il resto. Quindi si diciamo che
improvviso.
**************
Finse di dormire quando gli altri
tornarono nel dormitorio e la notte passò lenta, senza neanche un minimo sogno,
dato che non riuscì a chiudere occhio. "Ieri sera dove sei sparito?", gli
chiese Hermione mentre andavano a colazione la mattina seguente. "Ero
stanco". "Pensavo volessi evitare Ginny siccome avete litigato". "Non era
un vero e proprio litigio. Era una specie di discussione. Il fatto è
che...". "Non ti capisce?", finì lei per l'amico. "Già". "Il problema
di sempre. Non fai che tenerti tutto dentro e sempre per la stessa ragione.
Quando morì Sirius, non ne hai voluto parlare ne con me ne con Ron e ti capivo,
ma questo, insomma, Harry lei è la tua ragazza. Da quasi un anno giusto? E
allora dovresti cercare di farle capire come ti senti anche
se...". "Se?". "Magari dovresti prima fare chiarezza tra i tuoi pensieri",
disse alzando le spalle. Entrarono in Sala Grande e si andarono a sedere al
solito tavolo. Harry non mangiò quasi e rispose distrattamente alle domande
dei compagni Grifondoro su come aveva passato l'estate da Prescelto
vittorioso. La gente normale non avrebbe fatto altro che accogliere con un
grazie i tanti complimenti e magari si sarebbe anche un pò vantato. Ma non lui,
non San Potter. I ragazzi degli altri anni lasciarono la Sala Grande dopo
quasi un'ora dall'arrivo di Harry, Hermione e Ron, ma loro aspettarono la
McGrannitt come gli altri allievi ripetenti. "Dovrete frequentare meno
lezioni degli altri. Quindi avrete parecchio tempo libero quest'anno". I
ragazzi presenti accolsero la notizia con entusiasmo mentre invece Hermione
sbuffò seccata. "Per cominciare, non frequenterete Difesa Contro Le Arti
Oscure, sarebbe assai superfluo per la maggior parte di voi,ciò nonostante,
Weasley, Paciock, Lovegood, voi dovrete invece e vi unirete ai vostri compagni
del settimo anno. Incantesimi sarà invece facoltativo, ma Pozioni e
Trasfigurazioni si e anche Erbologia. Quindi, ecco a voi i vostri orari. Dovrete
seguire le lezioni assieme, tutti quanti, quindi non voglio litigi ne disordini
nella scuola. Chiaro?". Tutti annuirono e si alzarono prendendo una delle
pergamene che la McGrannitt aveva preparato con i nuovi orari. "Potter?",
chiamò, mentre Harry si avviava all'uscita assieme Hermione e
Ron. "Professoressa". "Dovresti provvedere all'acquisto di un nuovo
animale, Harry. Ti servirà per Trasfigurazione, magari cambia genere, un gatto
forse o magari un rospo?". "Io...al più presto Professoressa". "Bene. Puoi
aspettare fino ad Ottobre, quando ci sarà la prima gita a Hogsmead, o se
preferisci, magari Hagrid...". "No aspetterò". "Bene. Ora vai. La prima
ora è libera". Harry si congedò e risalì in Sala Comune. Hermione aveva preso
l'essere facoltativo di Incantesimi come un chiaro invito a frequentarlo e così
si era dileguata con gli altri, mentre Neville e Ron erano a Difesa Contro Le
Arti Oscure, il che voleva dire non avere assolutamente nessuno con cui parlare.
Anche Ginny era a lezione e così decise di uscire a fare una passeggiata. Era
quasi arrivato alla capanna di Hagrid, quando vide che era impegnato a fare
lezione. Sospirando, si voltò e risalì al castello. Senza averne un reale
motivo, tornò al corridoio del terzo piano e si sedette in terra. Finalmente era
lontano da tutti, di nuovo e poteva stare in pace. Si sorprendeva ancora, nel
vedere quanto fosse cambiato, quanto preferisse stare da solo negli ultimi
tempi. Non perchè odiasse qualcuno dei suoi amici, ma soltanto perchè non
riusciva a fingere tutto il giorno che le cose andassero bene, anche se si
rendeva conto che nessuno glielo aveva mai chiesto. Perse la cognizione del
tempo probabilmente, mentre se ne stava seduto contro la parete di gelida pietra
con la testa poggiata alle ginocchia. Si era perso tra i suoi pensieri, tra i
ricordi dolorosi di Sirius, Fred, di quando aveva ricevuto Edvige, di Dobby...si
rendeva semplicemente conto del fatto che il suo passato fosse intriso di
morte. Doveva essere il suo destino. "Ti sei perso Potter?". "Malfoy
che diamine vuoi?", chiese, senza odio o rabbia nella voce e senza alzare la
testa. Sentii la sua voce senza riconoscerla. I minuti passati in silenzio,
gliela avevano resa roca. "Perchè continui a venire qui?". "Che te ne può
importare? Ti ho già detto che non mi va di discutere con te". "San Potter si
sta forse arrabbiando?". "Smettila di chiamarmi in quel modo". Non si era
accorto che non era davvero un buon momento per le sue stupide
provocazioni? Certo che no. Malfoy non si rendeva conto dei sentimenti
altrui. "Però. Stai per perdere le staffe vero?". Harry decise di non
rispondere. Preferì restarsene immobile aspettando che il Serpeverde lasciasse
perdere e se ne andasse. Il punto era che non sapeva se avrebbe lasciato perdere
o meno. Passarono alcuni minuti. Il Grifondoro credette che magari non lo
aveva sentito allontanarsi e che fosse rimasto solo senza accorgersene, ma
quando alzò la testa, trovò Draco a fissarlo. "Che fai Potter, ti metti a
frignare?", chiese il Serpeverde. "Io non...", si rese conto di avere le
guance umidicce e si passò una mano sbrigativamente sotto gli occhiali per
strofinarsi gli occhi. Restarono ancora in silenzio. Nessuno dei due
sembrava deciso ad andarsene via. Nonostante il caldo, Harry notò che Draco
portava la mantella nera sulla camicia della divisa. "Come mai il rampollo di
Serpeverde è da solo?". "Sai com'è...la gente non vede di buon occhi i
Mangiamorte. Vanno di moda i Santi di questi tempi", disse facendo
spallucce. "Era il tentativo di una frecciatina?". Draco scosse la
testa. "Direi di no". Harry si alzò, facendo strisciare le spalle contro
il muro. "Sei un disastro Potter. Dovresti guardare in che stato è la tua
divisa". "Tanto che ti importa?". "E' diventata per caso la tua frase
preferita? Vuoi darti all'aria da cattivo ragazzo? Sembri di più uno
straccione". "Se mi importasse cosa pensi, ti avrei preso a
pugni". "Niente bacchetta alla mano? Quasi deludente". "Usare la bacchetta
sarebbe da codardi. Per certe cose, sono migliori i metodi babbani". Non era
realmente arrabbiato con Draco, era confuso. Confuso dai suoi sogni, dal modo
in cui Malfoy lo guardava e da come il Serpeverde risultava alla sua vista.
Doveva essere impazzito probabilmente, o sulla buona strada per esserlo.
Hermione avrebbe dovuto farlo ricoverare al San Mungo e non incoraggiarlo a una
dichiarazione. Harry fece un passo avanti, la sua ora libera a disposizione
stava ormai per finire, ma appena si mosse le braccia di Draco trovarono il modo
per bloccarlo contro il muro. Niente stanza delle necessita, ma la scena era
praticamente quella sognata da mesi. "Credi di essere così unico, Potter?
L'unico che non possa essere capito? Così grandioso nel suo essere da potersi
considerare diverso da tutti gli altri? Anche adesso che hai ucciso Voldemort,
ucciso per davvero, che tutto è finito, questa volta per sempre, credi ancora di
essere così importante da non poter essere capito? Credi che solitudine e morte
spettino soltanto ai tuoi di pensieri? Dimmi, Potter, ti senti il prescelto o
l'eletto, anche nel dolore oltre che nella gloria?". Draco fissava Harry
dritto negli occhi, senza battere ciglio, senza muoversi di un millimetro in
avanti o indietro. Harry era pronto a tutto. Ad essere sbattuto nel muro e
pestato, ad essere deriso, ad essere insultato, a tutte le cose peggiori, anche
se una piccolissima parte di lui, sperava che prima di essere pestato a sangue,
Malfoy gli concedesse un bacio, anche se sarebbe stato violento e poi
ritrattato. Era pronto a tutto il peggio, ma non a quello che
avvenne. Draco gli si avvicinò maggiormente, a Harry parve che si muovesse
lentamente che gli ci volessero secoli per colmare la distanza di qualche
centimetro che si frapponeva fra loro, ma nel giro di un secondo se lo ritrovò
attaccato addosso. Voleva dire qualcosa, voleva sentire il Serpeverde dirgli
qualcosa che giustificasse la loro posizione, ma quello invece si limitò a
poggiare delicatamente le sue labbra contro quelle del moro e ad emettere un
suono strozzato, quasi esasperato e frustrato e dopo pochi istanti, si ritrasse
dalla bocca del Grifondoro poggiando la fronte contro la sua. Harry aprì gli
occhi magari adesso sarebbe arrivato il pugno che aspettava o sarebbe stato
schiantato, ma Draco era perfettamente immobile e restava ad occhi chiusi, la
fronte increspata dai pensieri che probabilmente gli stavano attraversando la
mente in quel momento. A pochi millimetri dalle sua labbra, mormorò "San
Potter" e poi fece un passo indietro e prima che Harry avesse la possibilità di
dire qualsiasi cosa, Malfoy infilò le mani in tasca, si voltò e si allontanò
lungo il corridoio deserto.
Azzusam:
Grazie mille! E' bellissimo per me sapere che lo apprezzi così tanto,
soprattutto dato che è la prima volta per me che scrivo qualcosa di questo tipo.
Spero che il Draco di questo capitolo non ti deluda. E' difficile giustificare
un suo cambiamento ma ho sempre pensato che Draco non fosse il gran bastardo che
la Rowling pensava di aver scritto ma che più che altro fosse incompreso o che
semplicemente non avesse avuto la forza di volontà necessaria per non seguire
l'idea che il padre si era fatto di lui. E' vero che il loro rapporto è
intrecciato! Io li ho sempre trovati molto simili tra loro, per quanto
estremamente diversi, avevano molti tratti in comune, anche perchè così come
Draco non è del tutto cattivo, Harry non è mai stato del tutto buono. Però,
non ho capito se con questa frase "Sarebbe triste pensare che il personaggio di
Draco sia stato reso così solo per l'utilità della storia" ti riferivi alla mia
storia o a quella dei libri, ma se ti riferisci alla mia, no non è questo il
motivo, ma è che voglio esprimere la mia personale visione di Draco.
suicidal_love:
Ero particolarmente ispirata e così ne ho sfornati due! Per adesso ho molto idee
e quindi conto di andare avanti veloce, almeno per i giorni in cui potrò stare a
casa da scuola!
*********************
Harry restò per qualche istante a fissare il
punto in cui Draco era sparito, prima di mettersi a correre giù per le scale per
arrivare in tempo alla doppia ora di Pozioni. "Ehi Harry, come è andata la
tua ora libera?", chiese Ron mentre entravano nella
segreta. "Be...bene". "Hai corso? Dove ti eri cacciato?". Malfoy entrò
nell'aula e si andò a sedere con il resto di Serpeverde. Harry cercò di non
guardarlo mentre seguiva Ron per cercare un posto. "Da nessuna parte. Sono
andato a fare un giro per il Castello". "Te la sei presa comoda". "Già.
Dov'è Hermione?". Ron alzò le spalle e si sedette. Dopo qualche secondo la
loro amica li raggiunse e prese posto tra i due Grifondoro. "Bene ragazzi.
Bentornati a scuola. E' un piacere riavervi qui anche se immagino che
preferireste essere altrove". Lumacorno rise della sua stessa battuta ma quando
notò che nessuno faceva lo stesso, si schiarì la voce. "Bene, molto bene.
Possiamo iniziare allora. Oh Signor Potter, mi aspettavo di rivederla qui da
insegnante di Difesa Contro Le Arti Oscure e non come mio studente. Spero che mi
renda felice con un altro anno di pozioni perfette". "Ehm...grazie
Professore". "Non hai mai pensato all'idea di insegnare?". Hermione
rispose prima che Harry ne avesse il tempo. "Vuole fare
l'Auror". "Ovviamente, ovviamente". Il professore si voltò e si
allontanò. "Bene. Allora direi di cominciare con le pozioni di oggi. Allora,
troverete una copia ciascuno dell'ultimo volume di Pozioni. La pagina che ci
interessa è segnata". Levò la bacchetta e tutti i libri si aprirono alla
stessa pagina. "Cominciate pure". Gli studenti cominciarono a pesare gli
ingredienti e a preparare i calderoni. Hermione afferrò per la manica Harry
mentre Ron si allontanava per andare a prendere alcuni ingredienti
dall'armadietto delle scorte. "Allora?". "Cosa?". "Dove sei stato? Hai
una faccia". "Non sono stato da nessuna parte. Ora possiamo concentrarci
sulla pozione?". "Harry, insomma, ho forse l'aria di essere una
stupida?". "Cosa vuoi che ti dica esattamente?". "Cosa è successo. Perchè
non guardi...", si avvicinò all'amico bisbigliando. "Draco?". "Perchè, dovrei
stare tutto il tempo a fissarlo?". "Sembri irritato". "Io...ti sembra il
luogo adatto per parlarne?". "Cosa avete da confabulare voi due?", chiese Ron
riprendendo il suo posto. "Niente". Il resto delle due ore lo passarono in
assoluto silenzio, dedicandosi soltanto alla pozione da preparare per Lumacorno.
Hermione si era limitata a bisbigliare ad Harry "ne riparliamo all'intervallo" e
lui era certo che l'amica non si sarebbe arresa fin quando non gli avesse detto
tutto. "Bene dopo abbiamo soltanto Erbologia", disse Ron mentre uscivano
dalla classe. Harry sentì un brivido attraversagli la schiena mentre Malfoy
usciva dalla porta dell'aula di Pozioni sfiorandogli il braccio con il
suo. "Harry?", lo chiamò Hermione. "Dimmi". La ragazza alzò gli occhi
al cielo. "Andiamo avanti". "Dove...dove è andato Ron?". "Ha detto
"Vado a chiedere alla McGrannitt se possiamo fare parte della squadra di
Quidditch anche quest anno" ed è andato via. Eri
distratto?". "Già". Hermione lo tirò per la manica della camicia fino a
quando non furono al sicuro da orecchie indiscrete sotto uno degli alberi del
parco. "Allora?". Harry si arrese, sospirando. "Cosa vuoi
sapere?". "Vi siete visti?". "Direi di no. Insomma, visti intende un certo
grado di premeditazione non credi? Insomma se avessimo avuto un appuntamento
allora immagino che...". "Oh Harry avanti smettila! Dimmi cosa è successo e
basta!". "Ero nel corridoio del terzo piano". "Perchè?". "Ci perdevo
tempo, credo". "E lui era lì?".Gli sono andato a sbattere contro e "E'
arrivato dopo. Ero lì a pensare ai fatti miei quando è arrivato e ha iniziato a
fare...a fare...il Malfoy, odioso come sempre. Allora io mi sono alzato per
andarmene e lui mi ha bloccato contro il muro e ha cominciato a parlare, a
farneticare sul mio modo di essere che come sempre non gli sta bene e alla
fine...". "Alla fine?". "Mi ha baciato". "Baciato?". Harry annuì con
la testa. Restarono per qualche minuto in silenzio. "Oh Harry". "Oh...Oh
Harry?". Quando si voltò vide che l'amica lo fissava. "Che c'è?". "Sarà
così complicato. Voglio dire. Lui è Malfoy e tu sei Potter. Insomma, sarà
davvero complicato. Non so se...". "Se?". "Se ci
riuscirete". "Hermione, non mi ha fatto una dichiarazione d'amore ok? Non è
successo praticamente nulla di nulla. E ormai che importanza possono avere
ancora i nostri nomi? Insomma...ora Voldermort non c'è più...i Mangiamorte non
ci sono più...Perchè dovrebbero restare tutte queste differenze? Se io e lui
diventassimo amici, soltanto amici, sarebbe così sbagliato o
strano?". "Magari non per voi, ma per gli altri si. Insomma, Sei ancora il
Prescelto dopo tutto". "Lo sarò sempre. Non posso fermare la mia vita perchè
gli altri credono che io sia...". "Cosa?". "Una specie di santo. La gente
non mi conosce. Se mi avessero visto durante il nostro quinto anno qui a scuola,
se avessero saputo come mi sentivo, come ho trattato Silente, avrebbero eletto
Draco loro salvatore al mio posto". "Stai esagerando". "No. Il punto è
proprio questo. Non sono come tutti mi credono. Come tutti mi vogliono vedere e
sono stanco di dover essere all'altezza del mio nome. Poteva esserci Neville al
mio posto, alla fine, l'ultimo Horcrux, lo ha distrutto lui. Perchè la gente è
così fissata con me?". "Perchè hai ridato loro la speranza in un tempo in cui
sembrava del tutto persa e dimenticata. E' una cosa che non si può
dimenticare". "Bè, non ho davvero intenzione di continuare così. Ora posso
essere normale. Nessuno si aspetta più da me grandi cose, posso fare liberamente
le mie scelte e i miei errori e se vorrò stare con Malfoy, se lui vorrà stare
con me, bè, l'ultima cosa a cui penserò, ti posso assicurare, sarà cosa ne potrà
mai pensare il popolo magico". Harry si alzò. Mentre si allontanava dalla
sua migliore amica, le sentì mormorare "e' proprio adesso che la gente si
aspetta grandi cose da te", ma non ci badò. Continuò a camminare verso il
castello e non si fermò fin quando non fu lontano da tutti gli altri. Senza
accorgersene, si ritrovò ancora una volta nel corridoio del terzo
piano. Lasciò cadere a terra la tracolla e scivolò contro il muro fin quando
non si sedette. Sospirò e chiuse gli occhi. Dopo qualche minuto, o almeno
ad Harry era sembrato soltanto qualche minuto, sentì qualcosa sfiorargli il
braccio lascio nudo dalle maniche della camicia che portave
arrotolate. Quandò aprì gli occhi, video Malfoy seduto accanto a lui. "Ero
certo di trovarti qui. Ti ho visto discutere con la Granger prima e correre
via". "Non ho corso". "Avevi un passo veloce molto poco maschile". "E
tu mi hai seguito", ribattè. Restarono in silenzio. "Cosa le hai
detto?". "Ti preoccupi che la tua fama...". "Non sarà di certo rovinata
ulteriormente dai pettegolezzi sul fatto che ti ho baciato. Ormai non ce l'ho
neanche più una fama. E' rilassante direi". "Farei a cambio". "Non penso.
Insomma, adesso ti lamenti perchè tutti ti amano, non credo sarebbe lo stesso
lamentarsi perchè tutti ti odiano. E sarebbe molto peggio della volta del Torneo
Tremaghi". Nonstante fossero così vicini, fisicamente almeno, Harry si
rendeva conto veramente della diversità fra loro. Tolto dalla sua famiglia,
Draco non era come un tempo, era sicuramente una persona migliore, ma comunque
messo vicino a lui, continuava ad essere come l'acqua con il fuoco. Uno era
la notte e l'altro giorno ma forse, infondo, erano soltanto diverse sfumature
della stessa oscurità. "Allora, non mi hai risposto". "Le ho detto di
prima e lei mi ha fatto notare come sarei pazzo ad affrontare tutto questo.
Insomma, per lei la cosa è già stabilita...saremo lo scandolo del mondo magico e
finirà tutto male". "Sarebbe nel nostro stile mandare tutto in
malora". "Forse. Eppure stiamo qui a parlare come niente fosse". "Il
fatto, Potter, di cui non ti rendi conto, è che non è quanto io sia diventato
come te dopo tutto, ma quanto tu sia diventato come me. Insomma, nessuno nel
mondo magico vuole San Potter versione Malfoy. La tua amica ha ragione. Dovresti
continuare a mantenere le distanze e lasciar perdere. Non porto a nulla di
buono". Harry avvertì il tono di tristezza nella voce di Draco e di quella
che gli pareva delusione. "Non penso che tu sia un caso del tutto perso. La
tua famiglia non è delle migliori, tuo padre era un bastardo, tua zia ha ucciso
il mio padrino, uno dei miei migliori amici e molta altra gente a cui tenevo, ma
non sempre nel male c'è solo del male". Il Serpeverde lo fissava
scettico. "Tua madre mi ha salvato la vita. E' stata la prova che non tutti i
Malfoy sono da buttare via. Magari saremmo potuti essere amici in tutti questi
anni, se soltanto avessimo iniziato con il piede giusto. A volte ci ho
pensato". "A volte?". "Per tutta l'estate. Che senso ha continuare ad
odiarsi? Ormai non siamo più quello che eravamo sette anni fa. Siamo cambiati, e
la prova è il fatto di riuscire a parlare civilmente". "E' sempre per lo
stesso motivo. Soltanto perchè tutto quello che è successo ci ha cambiato e ci
ha reso più simili. Soltanto perchè sai che non tutti ti capiscono, ma questo
non vuole dire che le cose tra noi miglioreranno, o che potremmo mai essere
amici. Il semplice fatto che io sappia esattamente ora come ti senti, non vuole
dire poi tanto alla fin dei conti". "Non penso davvero che tu
sappia...". "Non ricominciare con il fatto che tu sei tu e nessuno ti capisce
o ti schianto e ti lascio qui". "Pensaci. Cosa hai perso? Hai ancora la tua
famiglia, certo non siete più rispettati, ma non è questo che importa davvero.
Cosa te ne può fregare di cosa pensa la gente di te?". "Puoi parlare così
soltanto tu che hai un nome destinato al bene da dover portare, se fossi
cresciuto come sono cresciuto io, ti avrebbero fatto capire l'importanza del
nome che ci viene dato e adesso la penseresti in tutt'altro modo. Io non ho
perso le persone a cui tenevo magari, ma ho perso quello per cui sono stato
cresciuto". "Bene". "Bene?". "Così adesso potresti cominciare da quello
che sei tu". "Non ti facevo così intelliggente Potter". "Non ti facevo
così umano Malfoy". "Per te ero soltanto un mostro, esattamente come per gli
altri...non riesco davvero a capire perchè tu abbia cambiato idea". "Devo
essere del tutto impazzito". "Credi davvero che io sia una persona migliore
di quella che si vede?". "Credo che il vero Malfoy sia quello che ieri non ha
assalito un ragazzo del primo anno perchè gli è finito addosso, quello che dice
"la Granger" e non "la sporca sudicia mezzosangue" e quello che ammette di aver
perso tutto e di non sapere assolutamente cosa diverrà in futuro e che ha paura
di non essere abbastanza se stesso per riuscire a staccarsi dall'idea che ha
dato alla gente in passato". Harry non se ne rese conto, ma le sue parole
ebbero un grande effetto sul Serpeverde che lo fissava in silenzio, mentre lui,
fissando il vuoto, continuava a parlare. "Sei davvero stupido Potter", disse
infine, con l'ombra di un sorriso in volto, mentre si alzava rendendosi conto
del tempo che avevano passato lì a parlare. "Potrebbe anche essere". "Hai
troppa fiducia nel prossimo. Sei davvero ingenuo". "Non mi fai paura
Malfoy". "Lo so. Me l'hai detto tempo fa". "Potrei fingere in questo
momento". "Non avresti un motivo per farlo". "Quindi, hai tanta fiducia
nel mio cambiamento, soltanto perchè adesso non ho più chi sarebbe pronto ad
uccidermi se non mi comportassi come tutti si aspettano che io
faccia?". "Chiamami pazzo, ma è così". Draco si tirò in piedi, scuotendo
la testa. "Pazzo". Harry si mise in piedi a sua volta. "Ora dovremmo
andare a lezione, prima che la tua amica venga a cercarti convinta che ti
obblighi a fare qualcosa di sconveniente". "Non conosci Hermione". "Tu sei
così sicuro di conoscere esattamente come sono fatti tutti quanti, potrei
saperlo anche io". "Mi sbaglio la maggior parte delle
volte". "Appunto". Draco superò Harry e si avviò verso le scale. Il
Grifondoro gli camminò per un pò dietro, ma quando arrivarono nell'ala più
frequentata della scuola, appena si fu distratto a salutare Dean Thomas, Malfoy
sparì tra la gente.
suicidal_love:
Guarda, io quell'ultimo capitolo l'ho odiato perchè è inconcludente. Cioè avrei
preferito avere altre 100 pagine da leggere che spiegassero che ne era stato di
loro e non ridurre tutto quanto a un capitolo pieno di figli ma che alla fin
fine non dice niente di niente. Ecco appunto, secondo me, alla fine, dato come
Ron ha salvato Draco (ok chiamandolo bastardo se non sbaglio) e Narcissa ha
salvato Harry, insomma, tutti questi pregiudizi, sono un pò inutili, anche
perchè nel capitolo finale del 7° libro, lo salutano a Draco, quindi secondo me,
è abbastanza verosimile che riescano a smettere di litigare e ad odiarsi. Anche
se vabbè, la casa di Serpeverde fa la figura dei codardi nella battaglia
finale.
wiwi:
Sono felicissima che quella frase sia
riuscita ad esprimere in pieno il mio punto di vista, ossia che come te, sono
convinta che alla fin fine, non siano poi tanto diversi. Insomma, se Harry non è
così tanto San, Malfoy non può essere davvero così tanto perfido. E grazie mille
per i complimenti!
Azzusam: Sono d'accordo con te allora. Sarebbe triste scoprire che è stato
lasciato così freddo come personaggio, soltanto per la necessita di avere un
secondo antagonista per Harry. Io avrei voluto che approfondisse il carattere di
Draco la Rowling! Oh se ti metti a scrivere, fammelo sapere che leggeri molto
volentieri una tua storia su di loro due! Ah la cosa del corridoio è nata
veramente per caso. Ho cercato di immaginare un posto dentro Hogwarts che
potesse essere diciamo un rifugio per Harry e insomma, mi sono detta "Che c'è di
meglio del Corridoio della prima avventura di Harry?" che poi non mi ricordo se
si dice cosa succede a Fuffy nei libri seguenti, se è ancora lì o meno, ma
comunque ho pensato che siccome era stato vietato andare lì, sarebbe stato un
posto perfetto per loro per avere solitudine e pace! Grazie mille per i
complimenti e spero tantissimo che questo capitolo non ti deluda!
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Fino alla pausa pranzo, Harry non parlò un granché
con nessuno, sia che fosse soltanto un compagno di lezione sia che fosse un
Grifondoro come lui. Ogni tanto aveva lanciato qualche occhiata a Draco che a
differenza sua, sembrava perfettamente in grado di controllare le proprie
emozioni. Adesso che ci rifletteva a distanza di diverse ore, non riusciva a
capire perché mai lo avesse baciato, non che si lamentasse molto della cosa, ma
per il Serpeverde sembrava come se non fosse mai successo nulla ed Harry,
essendo se stesso, non poteva davvero lasciar perdere ma si rendeva conto che
non poteva attraversa la Sala Grande, avvicinarsi al tavolo di Malfoy e
chiederli “a proposito, perché mi hai baciato?”. Si era ritrovato a pensare
che magari da lì a poco ne avrebbero parlato e avrebbero trovato sicuramente una
spiegazione più che logica all’accaduto ma gli sembrava sempre e comunque, che
sarebbe toccato a lui fare il secondo passo. Per tutte il pranzo e le lezioni
che seguirono, Hermione continuò a chiedere imperterrita cosa fosse successo
quando se ne era andato, se si era visto ancora con Draco, se era accaduto altro
tra loro e che intenzione avesse ora il Grifondoro. Mentre aveva risposto a
tutte le prime domande, a quell’ultima, lasciò calare il silenzio. Alla sera
Harry si sentiva stanco e di mal umore. Si era ripromesso di andare a parlare
con Ginny dopo cena, non era certo di cosa le avrebbe detto, ma siccome anche
quella sera saltò la cena, si disse che avrebbe potuto aspettare fino
all’indomani o ad un qualsiasi momento migliore. “Sicuro che non hai fame? Ti
portiamo qualcosa?”, gli chiese Ron mentre con Hermione andavano a cena. “No
grazie ragazzi. Me ne starò qui a finire i compiti di
Trasfigurazione”. “Strano detto da te”, gli rispose l’amico prima di
scomparire nel buco del ritratto. Rimasto solo, si buttò a peso morto sulla
poltrona davanti al fuoco e lasciò ancora una volta che la sua mente divagasse,
passando da pensiero a pensiero e senza rendersene conto, si addormentò,
ritrovandosi di nuovo a camminare nella notte, lungo la sponda del lago con
Malfoy che gli parlava sorridendo.
I raggi del sole mattutino lo
trovarono ancora lì steso. Quando aprì gli occhi e si rese conto di aver
passato la notte fuori dal suo letto, cominciò ad avvertire dolori diffusi a
tutto il corpo. “Abbiamo cercato di svegliarti ieri sera, Harry, ma dormivi
così profondamente”, gli disse Hermione mentre andavano a colazione. Trovò
più difficile del solito passare attraverso il buco del ritratto e il non poter
muovere il collo, non facilitò di molto la cosa. “Dopo magari potresti andare
in infermeria”, aveva suggerito Neville. “Magari”. Passò anche la
colazione senza spiccicare parola fin quando Hermione, sorridente e ammiccante,
non gli si avvicinò all’orecchio. “Malfoy ti fissa”. Harry alzò di scatto
gli occhi e incrociò quelli del Serpeverde. Nessuno sembrava accorgersi dei
loro sguardi intrecciati. “Harry”. “Dimmi”. “Che è successo per davvero
fra di voi?”. Si voltò verso l’amica che lo fissava con aria
preoccupata. “Che intendi?”. “Insomma. Adesso siete già alla fase delle
occhiatine?”. “Mi hai detto tu che mi fissavi”. “Non ti starai come
dire…lasciando andare troppo?”. “Esattamente cosa credi che
succederà?”. “E se si volesse vendicare? Insomma, passare sul tuo cuore
innamorato, sarebbe crudele abbastanza per essere nel suo stile”. “Chi ha mai
detto di essere innamorato?”. “Innamorato? Di chi sei innamorato Harry?”,
chiese Seamus mentre masticava il porridge a bocca aperta. “Di nessuno
Seamus”. “Ma con Ginny ci stai ancora?”. “Si Seamus”. “Perché allora se
ne sta seduta all’altro capo del tavolo fissandoti con odio?”. “Abbiamo avuto
un piccolo battibecco, tutto qui”. “Oh oh la coppia d’oro che
litiga”. “Pensavo fossero Ron e Hermione la coppia d’oro”. “Bè, si hai
proprio ragione”, convenne, prima di voltarsi a parlare di Quidditch con Ron e
Neville. “Vado di sopra”, disse ad Hermione alzandosi. “Ok”. Harry notò
lo sguardo di Ginny seguirlo, la ragazza fece come per alzarsi e seguirlo, ma
lui accelerò di poco il passo voltandosi verso la porta della Sala Grande, e lei
si tornò a sedere. Lentamente si trascinò fino alla Sala Comune. Aveva di
nuovo la prima ora di lezione libera e ancora una volta non aveva idea di come
impiegarla. Ron era ad Incantesimi e Hermione a fare Antiche
Rune. Sembravano essersi messi d’accordo per lasciarlo solo metà
giornata. Passò un’abbondante mezz’ora steso a pancia in su nel letto, a
fissare il soffitto in silenzio. Per un momento si disse che sarebbe andato a
trovare Dobby nelle cucine, ma ovviamente non era possibile. Non gli era più
possibile incontrare nessuno praticamente. Cominciava ad avvertire di nuovo
quel senso di abbandono che lo aveva accompagnato per metà estate e che sperava
di lenire con il suo ritorno ad Hogwarts, ma ben presto aveva dovuto rendersi
conto che si sbagliava di grosso. Quando si alzò ed uscì fuori dalla Sala
Comune di Grifondoro, andò in certo verso le scale del terzo piano, ma poi si
fermò appena fu sul quinto gradino. “Che diamine stai facendo? Sei
impazzito?” si chiese, convinto di essere da solo. “Se parli da solo, Potter,
temo che la risposta allora sia si”. Harry si voltò e vide Draco fermo un
paio di gradini più giù. Restò in silenzio e si diede dello stupido mentre si
chiedeva se poteva dire “ciao Draco” o se sarebbe risultato un idiota e basta.
Magari Malfoy si sarebbe messo a ridere e lo avrebbe preso in giro. “Mi stavi
venendo a cercare?”. “Un po’ presuntuoso da parte tua, Malfoy”. Draco fece
spallucce e passandogli accanto, cominciò a salire i gradini che li separavano
dal terzo piano. Harry restò fermo qualche istante, era indeciso se dargliela
così apertamente vinta o girare i tacchi e andarsene. Si rese conto in quel
momento, che avere in giro Malfoy, parlargli come se fossero amici, stava
rapidamente diventato fondamentale per lui. Fu come se si accorgesse soltanto in
quel momento di quanto fossero simili dopo tutto. Aveva la sensazione di
potergli dire tutto e avere la certezza che non lo avrebbe mai e poi mai
frainteso. Alla fine si decise a seguire in Serpeverde, restando in silenzio
e a qualche metro di distanza. Imboccarono il corridoio e andarono nella
parte più in ombra che era stato involontariamente lo scenario dei loro
precedenti incontri del giorno prima. “Sappi che questo era il mio posto
segreto”, disse distrattamente Draco. “Come scusa?”. “Si, ci sono sempre
venuto. Quindi non farti strane idee Potter e non metterti a pensare che io
venga qui per te o roba del genere, perché prenderesti un granchio e basta. Se
mai sei tu quello che segue”. “Ogni volta che sono qui, tu arrivi, non mi
pare si possa dire che io ti segua”. Draco si fermò e si sedette a terra,
sbattendosi via un po’ di polvere dalle ginocchia dei pantaloni neri della
divisa e allargando di un paio di dita il nodo della cravatta. “Allora?
Perché mi hai seguito? Perché questa volta mi hai proprio seguito”. Sembrava
divertito dalla situazione, a contrario di Harry. “Non ne ho idea”. “Posso
farti una domanda?”. Il Grifondoro non rispose, limitandosi a sedergli
accanto. “Perché stavi venendo qua su?”. “Non sapevo che altro fare.
Hermione e Ron sono a lezione e anche Ginny. Hagrid starà insegnando a quelli
degli altri anni, per cui non avevo dove andare a passare il tempo”. “Non ti
è venuta in mente la Stanza delle Necessita?”. Sentirgli pronunciare il nome
di quel luogo dove tante volte aveva immaginato proprio loro due, gli fece
avvertire una stretta allo stomaco. Cercò in fretta qualcosa da dire ma Draco
lo precedette. “Certo, dopo quello che ci è successo lì a Giugno, non faccio
fatica a credere che tu non ci voglia tornare. Io neanche ci passo
davanti”. “Ti rendi conto di come ci è diventato facile parlare?”. Harry
sembrò sorpreso dalla verità della sua affermazione. “Immagina se Voldermort
fosse ancora vivo e ci vedesse. Non servirebbe nemmeno un’Avada Kedrava”. “Da
quando dici ‘Voldemort’?”. “Da quando non vuole dire più nulla”. “Quindi
adesso ti sei buttato il passato alle spalle e fai finta di niente?”. “Dovrei
mettermi a piangere invocando il nome del Signore Oscuro o chiamarlo ancora
Signore Oscuro?” rispose sarcastico. “Ok era una cosa stupida da
chiedere”. “Sbaglio o proprio ieri sei stato tu a dirmi che dovrei smettere
di pensare a tutte quelle cose del passato perché non erano cosa sono io ma cosa
gli altri volevano io fossi?”. “Hai ragione”. “Però si è strano per non
dire orripilante, la facilità con cui me ne sono reso conto”. Harry lo guardò
confuso. Draco si voltò e lo fissò dritto negli occhi. “Re…reso
conto?”. “Si. Del fatto che, giuro che se ripeti a qualcuno queste parole ti
verrò ad ammazzare personalmente, se per sette anni ci siamo dati battaglia qui
a scuola, ci siamo odiati fino all’inverosimile e siamo diventati nemici
giurati, è stato tutto deciso da altri. Insomma, anche se non avessi insultato i
tuoi amici, non avremmo mai potuto lo stesso essere amici. Ieri parlavi del
partire con il passo giusto, ma il fatto è che io sono un Malfoy, e questo
allora valeva davvero tanto. Non avresti voluto essere mio amico neanche se da
Madame McLane ti avessi steso un tappeto rosso quella mattina e io non volevo
essere amico se non per prestigio. E’ un po’ triste non trovi? Abbiamo fatto
esattamente quello che gli altri volevano, senza neanche rendercene conto. Se
fossimo stati amici, non sarebbe mai e poi mai stato lo stesso”. Poggiò la
testa contro la fredda roccia del muro e chiuse gli occhi. “Adesso che posso
fare finta di non essere ciò che sono, posso vedere da vicino quanto tu sia
stupido. E’ divertente”. “Dopo un discorso del genere te ne esci con la frase
che vuoi essere mio amico soltanto perché sono stupido?”. “Ehi, riesci a
stare al passo, però”. “Non è divertente”. “Magari non per te. Che
pretendi? Che ti accolga con un sorriso ogni volta che ci vediamo? Che ti
dicessi magari “Ehi ciao Harry, come va?” o che ti fissi felice quando mi fissi
nel mezzo della Sala Grande?”. “Sarebbe un inizio e poi, ehi eri tu che mi
fissavi. Io l’ho fatto solo perché Hermione mi ha detto che mi stavi
fissando”. “Oh scusa il fraintendimento”. “Dovremmo parlare di
qualcos’altro magari”. “Giocherai quest’anno?”. “Intendevo di
qualcos’altro”. “Del fatto che ti ho baciato?”. Harry arrossì. La
naturalezza con cui il Serpeverde parlò, gli fece ricordare cosa aveva provato
quando lo aveva baciato la mattina prima. “Per cominciare”. Draco aprì gli
occhi e voltò il viso verso quello di Harry. “Mi stai per chiedere perché
l’ho fatto? Risparmia il tempo perché non so che mi sia preso. Quindi la mia
risposta è “non ne ho la minima idea” oppure, se preferisci “dovevo essere stato
Confuso o Affatturato”. scegline una e a proposito…dovresti proprio andare
adesso”. “Andare?”. “A lezione. Erbologia ti attende”. “Abbiamo le ore
insieme quindi…”. “La McGrannitt ci ha spostati con Tassorosso”. “Quindi
non vieni?”, il tono lo fece sembrare un ragazzo triste o geloso. Si sarebbe
volentieri scavato una buca per nascondersi. Si era ridotto a desiderare di
dividere il suo tempo con il Serpeverde più di qualsiasi altra cosa. “Di un
po’ Potter. Non è che ti piaccio?”, chiese quasi ridendo. “Definisci
piacere”. “Stai scherzando, vero?”. “Lasciamo stare, vado a
lezione”. Si tirò in piedi. “Potter?”. “Ci sto
riflettendo”. “Mandami un gufo appena hai notizie dal tuo cervello”. Gli
avrebbe voluto rispondere qualcosa, ma decise che era meglio non fare tardi a
lezione e dover poi spiegare dove era stato e soprattutto con chi. “Ci
vediamo Potter”. “Ci vediamo Malfoy”.
suicidal_love:
Ah non me ne parlare! Quando sono arrivata a quel punto mi sono detta
"no...sette libri di casini e morti e lo uccide così????" non c'è stata
abbastanza battaglia...insomma, 7 libri di suspence e alla fine sono
rimasta un pò contrariata ma vabbè. Grazie sono felicissima che ti sia piaciuto
anche il 6°
Azzusam:
Ahah addirittura un dono! Ah guarda con Draco, ho la tua stessa reazione!
Ahahahha! Si infatti, anche a me onestamente è quello che è piaciuto di meno
tra tutti quanti i libri della serie per i tuoi stessi motivi! Oh bene bene,
appena scrivi qualcosa, fammela leggere, che non vedo l'ora! Sono certa che sarà
bellissima la tua storia.
Spero che vi piaccia questo capitolo e soprattutto la fine! Mi sono fatta un
pò trasportare mentre ascoltavo "With Me" dei Sum 41 ma spero di non avervi
deluso!
*******************
Nelle settimane che passarono fu quasi impossibile
per Harry restare libero abbastanza da raggiungere il terzo piano e aspettare
Malfoy, ma gli fu ancora più impossibile fare a meno di pensare a loro due, al
modo veloce con cui si era adattato all'intera situazione dell'avercelo come
amico. Erano sul serio amici? Questa domanda lo confondeva profondamente e
quando erano a mangiare in Sala Grande, gli era difficile non sbirciare in
direzione del tavolo di Serpeverde. Hermione continuava a porgli la stessa
domanda ogni giorno. "Cosa vuoi fare ora Harry? Lo dirai a Ginny?". Ecco il
problema peggiore. Ron cominciava ad essere nervoso perchè sua sorella era
sempre arrabbiata per questo o l'altro comportamento di Harry, e lui dal'altra
parte, continuava a ripetere ad Hermione la stessa risposta "non so neanche che
cosa significhi tutto questo. Cosa le dovrei dire?". Quando gli capitava di
guardare Draco a lezione o nel parco o nei corridoi, non riusciva a fare a meno
di chiedersi perchè per lui fosse così facile fare finta di nulla, mentre Harry
doveva perderci la testa e il sonno. L'ora di Trasfigurazione cominciò e
tutti si affrettarono a prendere posto. "Bene ragazzi, quest'oggi impareremo
a trasformare i vostri animali in scudi". "Scudi?", chiese Neville. "Si.
Come degli specchi, ma che facciano rimbalzare contro gli incantesimi, Signor
Paciock". "Molto bene". La McGrannitt passò tra i banchi ad accertarsi che
gli studenti aprissero i loro libri alle pagine giuste e cominciassero a
svolgere l'esercizio. "Signor Potter, usa ancora un Gufo della
scuola". Harry annuì con la testa. Non aveva ancora pensato a scrivere al
negozio di animali magici di Diagon Alley e non ne aveva nemmeno l'intenzione.
Comprare un nuovo gufo, voleva dire mettere veramente fine alla vita di
Edvige. "Mi scusi, professoressa". "Fra poco ci sarà la gita ad Hogsmead,
si ricordi di provvedere". "Certo". La professoressa si allontanò di
qualche passo per poi tornare indietro. "Harry?". "Si,
professoressa?". "Hai intenzione di giocare a Quidditch
quest'anno?". "Perchè me lo chiede?". "Non ho ancora assegnato il posto di
Capitano a nessuno, se tu volessi riprendere il posto nella squadra, oggi
pomeriggio ci saranno le selezioni. Vieni se ti va di riprendere". "Ehm,
grazie. Io...ci penserò". "Molto bene". Si voltò e questa volta si
allontanò. L'ora e mezza che restava della lezione, Harry la passò a cercare
con scarsi risultati di trasformare l'allocco grigio della scuola in un vago
specchietto ma con scarci risultati. Hermione come sempre al secondo
tentativo aveva ottenuto uno scudo perfetto, mentre Ron sembrava negato quanto
lui. Certe cose non sarebbero mai cambiate, si trovò a pensare il
Grifondoro. Quando il tempo a loro disposizione terminò, Harry aspettò
Hermione e Ron e assieme si diressero verso la Sala Grande per il
pranzo. "Allora, ci andrai?", gli chiese Ron mentre si sedevano. "Non lo
so. Tu?". "Certo!". "Ci sarà anche Ginny", buttò lì Hermione. "Magari
potresti parlarle". "Già. Certo. Magari". Passò per un pò la forchetta nel
piatto ma poi decise di non avere fame e così si alzò. "Dove vai?", gli
chiese l'amica. "A fare un giro nel parco. Ci vediamo dopo alle
selzioni". "Grandioso", urlò Ron prima di addentare un altra coscia di
pollo. L'aria esterna cominciava ad essere più fredda in quegli ultimi giorni
di Settembre e Harry si pentì di non essere andato a prendere il suo mantello in
camera prima di uscire. Prese a camminare sulla sponda del lago più lontana
dalla scuola e si sedette sotto un albero in piena luce del sole. Si stese
sull'erba fresca e lasciò che i raggi caldi lo colpissero e dopo pochi minuti
cadde in un sonno leggero che fu rotto da un'ombra che gli si parò
dinanzi. Strizzò gli occhi e quando li aprì, Draco era in piedi. "Questa
volta ammetto di averti seguito". Harry si mise a sedere e Draco fece lo
stesso, poggiandosi a pochi centimetri da lui contro la corteccia del grande
acero. "E perchè lo hai fatto?", si decise a chiedere. "Perchè sembravi
giù di corda", rispose sinceramente. "Un Potter musone non si può
sopportare". "Non è il momento delle tue solite battutine". "Con te non è
mai il momento. Avanti, che ti prende?". "Perchè dovrei dirtelo?". "Soffri
di personalità multipla?". Harry sospirò, in certo sul perchè fosse così
nervoso e Draco decise di cambiare argomento. "Allora, dopo hai le selezioni
per la squadra di Quidditch?". "Hai sentito prima a lezione allora". "Ti
siedi sempre davanti a me", disse facendo spalluccie. "Tu giocherai
quest'anno?". "Non penso". "Perchè?". "Non mi va e basta. Perchè sei
così nervoso?". "Ho una ragazza da mollare". "Oh la piccola Weasley ti ha
stufato?". "Non è questo". "E allora che succede?". Succede che lei non esiste da quando mi hai baciato. Succede che non
riesco a non pensare a te. Ecco che succede. "Non succede un bel
niente. Non trovo più giusto stare con lei e basta". "Tutto qui?". "Tutto
qui". "Potter fai schifo a mentire, te l'hanno mai detto?". Harry si voltò
a guardare Draco e lo trovò sorridente. "Ti faccio ridere così tanto? Mi devi
trovare proprio ridicolo". "Ho notato che ultimamente stai sempre giù, ti
aggiri per i corridoi della scuola con l'aria di un fantasma. Bè, non per tutti
i corridoi". Si chiese se quell'affermazione volesse dire che il Serpeverde
lo aveva cercato nel "loro" corridoio durante quelle settimane. "Che hai da
sorridere?", gli chiese Malfoy. "Visto che ti diverti così tanto a prendermi
in giro, posso chiederti una cosa e rendermi definitivamente
ridicolo?". "Certo". "Come ci riesci?". "A fare cosa?". Si
guardarono per qualche secondo in silenzio. "A fare finta di niente! Insomma,
vai in giro come nulla fosse, neanche mi parli se ci sono persone nei paraggi,
non mi parli da settimane per essere precisi, come se semplicemente non fosse
successo nulla di nulla, quindi come ci riesci a non pensarci mai? Perchè non
capisco". Draco sospirò, ma non distolse il suo sguardo da quello di
Harry. "Non è che non ci penso. E' diverso". "E allora com'è?". "Sono
più bravo di te a nascondere le cose, a fare finta di nulla, a indossare
maschere e alzare muri, ma questo non vuole affatto dire che io non ci pensi mai
o che per me è come se non fosse mai successo". Harry restò in silenzio,
prima di mormorare "Ok. Bene". Malfoy sorrise. "Bene? Cosa c'è che va bene
in quello che ho detto?". "Che mi sbagliavo. Pensavo che...". "Potter sei
arrossito?". "Lasciamo perdere". "No, scusa, avanti dimmi. Pensavi
che...". "Che era stato sbagliato secondo te, parlare così tanto e
avvicinarci così tanto e tutto il resto". "Parli come una
ragazzina". "Felice di sapere che ti diverto così tanto". Harry si alzò di
scatto. "Me ne vado alle selezioni". "Potter, ehi aspetta". Il Grifondoro
si voltò. Draco era ancora seduto nell'erba, ma lo fissava dritto negli occhi e
Harry sentì come se fosse bloccato lì dov'era. Neanche mille braccia che lo
stringevano contemporaneamente, lo avrebbero reso così immobile come il semplice
guardare Malfoy negli occhi. "Non ti stavo prendendo
ingiro". "Sembrava". "Hai davvero un pessimo carattere, lo sai questo
si?". "Devo andare", nonostante il tono fermo con cui lo disse, non si mosse
minimamente. Draco alla fine si alzò. "Vuoi la parte della ragazza
gelosa?". "E quale sarebbe la tua allora?". "Una più adatta. Che ne dici
di quella del ragazzo che fa impazzire la ragazza gelosa?". Harry era confuso
da quelle parole. Non sapeva se erano soltanto uno scherzo o se nascondessero
in se un significato più profondo. Una proposta sottointesa. Chiederlo
sarebbe stato sciocco, non si vedeva a chiedergli "vuole dire che stiamo
assieme?". Inconsciamente, fece un passo avanti. Draco non si mosse,
continuò a fissarlo negli occhi e gli sorrise. Harry si ritrovò a pochi
centimetri dal viso del Serpeverde, incerto sul dafarsi, si risentì ancora una
volta stupido e impacciato ma quasi tremando,poggiò le mani sui fianchi del
ragazzo e lo tirò delicatamente a se. "Era la dannata buona ora Potter", gli
disse, poggiando le sue mani sulle guancie del Grifondoro e colmando la distanza
che li separava.
Azzusam:
Ahah diciamo che ho sempre visto Harry come un ingenuotto, per cui non esiste
che sia lui quello sveglio nella coppia Harry/Draco ahahh. Eh infatti Ron sarà
una bella gatta da pelare, probabilmente. CIoè, non che abbia pensato un granchè
alle sue reazioni future di quando saprà di Draco ma è prevedibile la sua
reazione alla notizia che Harry ha piantato Ginny. Del Settimo libro mi sono
piaciute tantissime cose, quando vanno dal padre di Luna, quando Ron va via ed
Hermione è distrutta e deve cavarsela soltanto con Harry e quando poi torna e
salva Harry, e quando vanno a liberare Luna, Olivander e tutti gli altri. E
anche il matrimonio di Fleur e Bill e tutta la storia dei Doni della Morte, e ti
giuro, giuro, che quando all'inizio della battaglia, cominciano ad arrivare
tutti che è tornato anche Baston *_* che io AMAVO, mi sono messa a piangere come
una scema, perchè era pieno di quel dolore da "ultima notte sulla terra", che
tutti tornavano ma non tutti sarebbero andati via. E per non parlare della scena
del bosco quando grazie alla pietra Harry rivede tutti, li veramente ho pianto
tantissimo! L'unica cosa che non mi è piaciuta, apparte ovviamente la serie
inclalcolabile di perdite che non ne capirò mai e poi mai il perchè, è stata la
battaglia finale perchè l'ho trovata un pò debboluccia, ma per il resto, quel
libro mi ha colpito al cuore dalla dedica all'inizio fino alla fine del
penultimo capitolo! Si ho letto il tuo profilo e sono felice di vedere che
ci piacciono moltissime uguali! Io adoro i Muse e i LP e Full Metal Panic e GTO
e Inuyasha e tante altre cose che piacciono pure a te!
- Grazie a tutte quante per le recensioni! Sono felicissima di sapere che
apprezzate così tanto come sta andando avanti la storia!
***********************
Harry strinse tra le mani la stoffa
leggera della camicia di Draco e sentii le braccia del Serpeverde, stringerglisi
attorno. Lo stava baciando in un modo in cui non si era neanche mai sognato
di fare con Ginny. "Harry? Harry? Dove sei?". La voce di Hermione gli
parve arrivasse da un altro mondo. Non fu certo di averla veramente sentita,
fin quando non sentì Malfoy staccarsi. "Ti...ti stanno chiamando", disse,
cercando di riprendere fiato. "Ho sentito è solo che...". "Harry?", chiamò
ancora la Grifondoro. "Se non te ne vai, finirà che ti scoprirà qui. Cosa
inventerai come scusa? Come spiegherai lo startene da solo con Malfoy?". "A
lei non devo tante spiegazioni". "Il fatto che sappia che tu potresti avere
un certo interesse per me, non vuole dire che sarebbe a suo agio a sorprenderti
sotto un albero in mia compagnia". Harry sembrò riflettere a lungo su quelle
parole e poi decise che forse aveva ragione. "Ok, me ne vado". Fece un
passo indietro e si staccò da Draco. Lo fissò negli occhi e vide un sorriso
nascergli in volto. "Che c'è?". "Niente. Corri dalla tua
amichetta". Malfoy si risiedette sull'erba e Harry avvertì forte e chiaro
l'impulso di mettersi a sedere vicino a lui e restare lì ma quando udì ancora la
voce della sua migliore amica, salutò Draco e si voltò correndo. "Harry,
finalmente! Si può sapere dove...Che stavi facendo?". Hermione passò in un
secondo dalla preoccupazione alla diffidenza. "Che vuol dire che stavo
facendo?". "Sembri accaldato. Insomma, sei tutto rosso e i tuoi capelli...eri
con...con...". Si fissarono per un pò in silenzio, il tempo necessario ad
Hermione per ricordarsi che Ginny era stata tutto il tempo con lei e Ron al
campo da Quidditch a prepararsi per le selezioni. "Con lui", disse
infine. Il silenzio che fu l'unica risposta di Harry, la colse un pò in
contro piede. Distolse lo sguardo dal viso dell'amico e cercò di cambiare in
fretta discorso. "Dobbiamo proprio andare...tutti che ti aspettano. Su vieni
Harry". Non si può dire che il ragazzo fece molto per cercare di chiarire le
cose. Decise semplicemente che se Hermione aveva capito e non voleva fare
domanda, allo non sarebbe stato di certo lui a metterla in imbarazzo. La
verità era che quello in imbarazzo era lui. Non sapeva come affrontare la cosa
con qualcuno che non fosse Draco e la reazione che aveva colto la sua migliore
amica al pensiero, non confermato, che era stato con lui, gli fecero perdere
ogni fiducia in quella certezza che aveva nutrito pensando "lei lo sa già.
Continuerà a capire".
Le selezioni occuparono tutto il pomeriggio e alla
fine, Harry, Ginny e Ron, erano di nuovo in squadra e Harry era ancora una volta
capitano senza che nessuno avesse sollevato obbiezioni. Dopo tutti i mesi
passati lontano da un campo, Harry arrivò all'ora di cena esausto e disertata
ancora una volta la cena, andò a dormire. Non sognò quella notte e quando si
risvegliò, nè il suo umore nè il suo stato fisico, erano migliorati rispetto
alla sera prima. Quando scese a colazione con Ron ed Hermione, vide Ginny che
lo aspettava in fondo alle scale che portavano alla Sala d'Ingresso. "Ti
aspettiamo a tavola, Harry", disse Hermione trascinando Ron per il braccio nella
Sala Grande. "Harry...". "Ginny dobbiamo parlare". "Lo so. Che sta
succedendo? Sei così strano negli ultimi tempi". I ragazzi che passavano nel
corridoio, lanciavano loro occhiate curiose. "Possiamo andare a parlarne da
un'altra parte?", chiese Harry. Ginny annuì e lo seguì fin quando non
trovarono un corridoio deserto e un'aula in cui poter discutere senza
interruzioni. "Che succede Harry?", chiese ancora la ragazza. "Non credo
di potertelo spiegare, non del tutto almeno, perchè non so neppure io cosa mi
stia succedendo ma non...". "Se le tue prossime parole saranno "non sei tu,
sono io", mi arrabbierò molto. Pretendo e credo di avere diritto, a qualcosa di
più di una frase fatta. Se vuoi piantarmi, fallo almeno con delle scuse che
reggano". "Hai...ragione ma...". "Possibile che non riesci a parlarmi? Ti
conosce meglio Hermione di me o mio fratello. Ti è così difficile dirmi la
verità? Non sono Malfoy dannazione". Ginny si sedette su uno dei banchi di
legno dell'aula e trattenne alcune lacrime che stavano per sgorgarle dagli
occhi. Per un attimo, al suono del suo nome, Harry era trasalito. Provò ad
immaginarsi la reazione della piccola Weasley se avesse saputo di essere stata
mollata proprio a causa di Malfoy. Alla fine decise di dirle la verità, o
almeno parte di essa. "Ginny, ti suonerà odioso e scioccò e banale e di certo
non sarà una scusa che regge, perchè sei perfetta, lo sei stata nell'anno
passato. Ma non sono più sicuro dei miei sentimenti per te". In realtà, in
quel momento, Harry si rese conto che l'unica ragazza con cui sarebbe mai
riuscito a stare era lei, ma non era quello che voleva, non più. A volte il
confine tra odio e amore è così sottile che ci vuole un niente ad oltrepassarlo,
e se è vero che al cuore non si comanda, lui non aveva avuto altra scelta che
imparare ad accettare che Draco non era più il suo nemico giurato, non poteva
più odiarlo come un tempo quando tutto ciò che voleva era correre da lui e
baciarlo ancora. "E con questo non intendo che voglio una pausa, ma soltanto
che...", trasse un respiro profondo e andò avanti. "Non voglio più stare con te.
Perchè non sarebbe giusto, nè per te, nè per me...e se andassimo avanti per
questa strada, sarebbe sbagliato perchè ti ferirei. Adesso mi odierai e
probabilmente non ne vorrai più sapere di me per tutta la tua vita, ma quando
troverai il ragazzo giusto, quello con cui starai davvero bene, andrà tutto
meglio e magari, dirai che è stato un bene alla fine che sia finita così tra di
noi. Queste cose, tutte queste cose che ti sto dicendo, adesso ti fanno male e
lo capisco, non voglio che tu creda che non mi importi più nulla di te, ma
soltanto proprio perchè ti voglio bene e ti ho amato, e in certi sensi ti amo
ancora, voglio che mi odi oggi ma che tu sia felice un domani". Harry aspettò
che la ragazza dicesse qualche cosa, ma invece restò a fissare la porta chiusa
che aveva davanti. "Ginny?", chiese dopo qualche minuto di silenzio. "Ginny
mi...mi hai...". "Va via per favore. Prima che ti scoppi a piangere davanti e
ti debba odiare di più". Fu scossa da un brivido e tirò su col
naso. Avrebbe voluto abbracciarla e confortarla, ma sapeva che l'unica cosa
giusta da fare in quel momento, era andarsene e non ferirla
ancora. "C...certo Ginny". Si voltò e aprì la porta e quando ebbe
raggiunto la Sala Grande, non si fermò per la colazione ma soltanto per dire ad
Hermione cosa era successo e chiederle di andare da Ginny per starle
accanto. Ron non aveva sentito preso come era a parlare con Seamus, e fu
lieto che in quel momento non dovesse anche litigare con il suo migliore
amico.
Azzusam: Oddio quando c'è tutto quel
pezzo di lui che ormai si è arreso a morire ed è così vuoto, ero veramente
distrutta. Cioè lì' veramente, (così come nella battaglia del Sesto Libro o in
quella del Settimo prima di quella Voldermort-Harry) si vede tutta l'abilità
narrativa e descrittiva della Rowling! Allora, parte di questo capitolo è
come volevi! Tornano nel loro posticino, e spero ti piaccia come è venuto quel
pezzo, per i commenti da selezioni di Quidditch, c'è tempo ahah =)
liala1987: Si infatti, anche secondo me è sempre stata
colpa del modo in cui è cresciuto! Spero che ti piaccia anche questo capitolo e
grazie mille per i commenti!
************* Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo,
preciso che siccome ho appena finito di leggere il Sesto Libro, ho trovato molte
cose che andavano bene dette dai personaggi della storia, che si rifanno
direttamente a cose che Harry pensa o gli vengono dette nei capitoli del
"Principe Mezzosangue". °°°°°°°°°°°°°°°°°
Dopo alcune settimane, l'umore di Harry
non era migliorato di molto e il fatto che Ron non gli parlasse non era di certo
d'aiuto. Quello era l'ennesimo pomeriggio passato solo con Hermione che si
era rifiutata di prendere le parti di uno o dell'altro, ricordando le numerosi
volte in passato in cui Harry aveva fatto lo stesso per lei. Erano in
biblioteca a studiare per un compito di Pozioni, ma Harry era, almeno con la
mente, ben oltre le mura del castello. "Sta arrivando Natale", disse
Hermione, mentre continuava a scrivere veloce sulla pergamena. "Già". "Hai
già pensato a cosa fare? Verrai alla Tana?". "Non sono ancora del tutto
pazzo". Harry scattò in piedi e prese a fissare le cime degli alberi della
Foresta Nera. Cosa poteva fare se non andare alla Tana? Era l'unico posto in cui
si era sentito quasi a casa al di fuori di Hogwarts e adesso non avrebbe potuto
metterci più piede probabilmente per sempre. Era abbastanza certo che la
Signora Weasley, se non sapesse già tutto, una volta messa a conoscenza dei
fatti, non lo avrebbe più voluto vedere. Hermione sbuffò e gli si avvicinò
per non dover alzare la voce. "Cosa pensavi che sarebbe successo esattamente?
Che sarebbe stata felice di essere piantata? Insomma Harry, eri il ragazzo che
le piaceva da quanto? Sette anni? Non potevi pensare che una volta avutoti, poi,
le sarebbe passato tutto e mollarla sarebbe stata facile, nemmeno tu puoi essere
così ingenuo. Ma nel caso tu voglia la mia opinione più sincera, lasciami dire
che non lo sarà, nè per te nè per lei. Per motivi diversi, ma sarà così.
Credimi. E lascia perdere Ron, ormai non è neanche più seriamente arrabbiato con
te. E' più che altro...". "Stupidamente orgoglioso?". La ragazza cercò
qualche scusa ma alla fine si arrese e annuì. "Tu che pensi?", le
chiese. "Di questa storia?". "Di...". "Ah. Bè...". Abbassò gli occhi
e cominciò a torturare l'orlo della gonna della divisa. "Ecco...". "Credi
sia sbagliato non è vero?". "No. Hai presente quando sapevo che ti saresti
messo con Ginny?". Harry annuì. "Ecco, insomma, non mi stupisce che voi
due, tu e Malfoy intendo, vi siate avvicinati. Solo che...". "Ti stupisce il
come?". "Già. Però senti Harry, ecco io non me la prenderei mai per queste
cose, sono sempre dalla parte delle cause perse, guarda il C.R.E.P.A, però lo
sai come la vedo questa volta, sarà difficile uscirne tutti interi. Dovresti
magari accertarti che Malfoy faccia sul serio". Restarono in silenzio per un
pò. "Non mi ha fatto una dichiarazione, non stiamo neanche insieme...non
credo che tu debba...". "Non trattarmi come una stupida. Si vede lontano un
miglio che ti piace. Insomma, nelle ultime tre settimane, non hai fatto altro
che fissarlo in continuazione a lezione e sono sicura che l'unico motivo per cui
non sei andato a cercarlo, sia stato perchè non volevi discutere con Ron anche
di questo". "Sei irritante. Devi sempre avere ragione". "Che ci posso
fare". Scrollò le spalle e tornò a sedersi riprendendo a scrivere il suo
compito. "Harry?". "Mmm?". "Se vuoi andare da lui...bè...ecco...
insomma, non serve che stai qui per me, se vuoi vederlo vai. Inventerò qualcosa
per Ron se viene e non chiedete di te non trovandoti". Harry credette di
vederla quasi arrossire mentre gli lasciava il suo permesso di andare da Malfoy,
ma non vi volle fare caso più di tanto. "Ehm...grazie Hermione". "Vai così
mi lasci anche finire". Il ragazzo raccolse le sue cose e uscì velocemente
dalla Biblioteca. Mentre camminava a passo spedito verso il corridoio del
Terzo Piano, cominciò a chiedersi come avrebbe fatto a far sapere a Malfoy che
lo aspettava lì, così deviò verso la guferia e scarabocchio su un pezzo di
pergamena il suo invito, incerto sulla reazione che il Serpeverde avrebbe potuto
avere. Il piccolo gufo uscì velocemente dalla finestra non appena Harry ebbe
assicurato alla sua zampetta il messaggio e poi riprese a procedere verso il
loro corridoio. Passò una buona mezz'ora prima che Harry sentisse le scale
cambiare e poco dopo, Malfoy era in piedi davanti a lui. Gli lanciò il
biglietto con un ghigno. "Messaggi Potter? Non è un pò troppo
da...ragazzine?". Si lasciò cadere al fianco del Grifondoro spolverandosi le
ginocchia. "Avevamo stabilito che la ragazza ero io, no?", scherzò. Si era
sentito felice appena lo aveva visto arrivare, le mani in tasca e il passo
elegante e aggrazziato. Kreacher lo aveva descritto perfettamente due anni
prima, si era ritrovato a pensare. "Giusto. Allora, che
c'è?". "Ecco...". "Mi stai per dire che hai mollato la piccola Weasley? I
pettegolezzi, dovresti saperlo, viaggiano in fretta in questa
scuola". Restarono in silenzio. "Allora, perchè siamo qui?". Draco
voltò il viso quello di Harry, fissandolo dritto negli occhi. "C'è un qualche
modo con cui potrei dire quello che devo dire senza
sembrare...una...". "Donnicciola?". "Già". "No, credo di no". "Ne
avevo il sospetto". "Quindi puoi parlare. Dai...". "Ti sto per dire perchè
ho lasciato Ginny. Sarai l'unica persona a saperlo oltre ad Hermione". "Oh
sentiamo", lo prese ingiro sorridento. "Ce la fai a non prendermi ingiro?",
chiese ridendo a sua volta e dando una leggera spallata al Serpeverde. "Ah
questo è chiedere davvero troppo Potter". Harry sospirò. "L'ho lasciata
per te. Credi abbia un senso?". Vide gli occhi di Draco dilatarsi per un
momento dalla sorpresa e sbuffò. "Oh avanti, non dirmi che non te lo
aspettavi. Dopo...bè... lo sai, no?". Malfoy alzò un sopracciglio e continuò
a fissarlo. "Hai fatto ricorso a tutto il tuo coraggio di Grifondoro per
dirmelo, non è vero?". "Sei rimasto irritante come un tempo". "Il punto è
questo. Non capisco perchè... proprio tu... dopo", nascose la testa fra le mani.
"... quello che sai di me". "Tu non hai fatto niente che...". "Si
invece". Harry capì cosa intendeva. "Oh". "Già... Oh". Ripensò ai
fatti accaduti due anni prima e a come aveva provato pietà per lui. "Quella
sera tu non facesti niente. Lo so... ero lì. Quando arrivarono gli altri, tu
stavi abbassando la bacchetta, stavi accettando l'offerta di Silente. Certo ho
continuato a disprezzarti, ma in quel momento, per un certo senso, mi sono reso
conto che non eri un bastardo totale. Poi non sono migliorate le cose l'anno
seguente, ma poco importa adesso. Se ripenso alle parole di Mirtilla, c'è quasi
da darle ragione". "Mirtilla?". "Poi magari mi spieghi perchè stringesti
amicizia con un fantasma". "Ero abbastanza certo di morire...le nostre
conversazioni si basavano quasi sempre su quell'aspetto della sua
diciamo...situazione". "Non hai mai voluto uccidere Silente. Io lo so ti ho
visto vacillare e arrenderti alla parte di bene che c'era in te. Non sei mai
stato un assasino e non comincierai ad esserlo adesso. E poi, se vogliamo, ti ho
quasi ucciso, non penso di essere migliore di te tanto da poterti guardare
dall'alto in basso". Draco rialzò gli occhi e li fissò in quelli di
Harry. Il Grifondoro si ricordò di quando lo aveva visto piangere nello
stesso bagno in cui lo aveva ferito mortalmente se non fosse arrivato
Piton. "Allora, cos'è che Mirtilla avrebbe detto su di me?". "Ah e dire
che aveva una cotta per me e poi se ne uscì a blaterare di che animo sensibile
tu sia eccetera eccetera". "Animo gentile?". "Si vede che ti conosceva
meglio di quanto non abbiano mai fatto altri". "Ti sei totalmente convinto
che io sia una persona buona?". Harry non rispose
subito. "Potter?". "Se dico di si mi darai dello scioccò e scoppierai a
ridere. Hermione dice che sono ingenuo". "E ha ragione dannazione!". "Ah
lasciamo perdere. Grazie di essere venuto...". "E sei anche permaloso. Senti.
Ti dico una cosa...per farti sentire meno stupido...". Harry, che si stava
per alzare, riappoggiò la schiena contro il muro freddo alle sue
spalle. "Sono stranamente colpito dal fatto che tu abbia scaricato quella
Weasley", per un secondo avvertì il tono di voce del vecchio Malfoy che aveva
creduto di conoscere per anni. "per me. Non ti aspettare che io mi metta in
ginocchio o qualcosa del genere e ti decanti il mio amore, saresti più pazzo di
quanto non abbia mai pensato tu fossi, ma...grazie?". Suonò quasi come una
domanda. Harry si sentì come una scolaretta in preda agli ormoni. Era
certamente ancora più confuso su tutta quella cosa che avvertiva fra di loro ma
era pervaso da una strana sensazione di calore allo stomaco. "Hai perso la
parola?", gli chiese Draco dopo diversi minuti di silenzio. "Cercavo di
capire...". "Cosa?". "Che succede. Insomma...tu mi baci e poi io ti bacio
e poi ci incontriamo di nascosto da tutti. Sono confuso". "Io no, per
niente". Harry lo guardò sorpreso. Come sempre era l'ultimo ad afferrare
le cose. "No?". "Potter, San Potter, sei veramente poco sveglio ho da
dire. Quando baci una persona è perchè ti piace, giusto? Insomma, lo si capisce
attorno ai 13 anni immagino, no aspetta, diciamo i 12 anni... O l'essere
cresciuto tra i babbani...". "So perchè si bacia qualcuno". "Ne possiamo
quindi convenire che io ti piaccia? Oh ti prego sei arrossito ancora". Harry
si voltò a fissare la cornice vuota di un vecchio quadro che stava poco lontano
da dove erano seduti. "Si ne possiamo...". "Di conseguenza. Ti prego
arrivaci da solo e non farmelo dire". Draco si alzò in piedi e si sistemò la
cravatta. "Vuoi dire che...". "Non c'è bisogno che tu lo dica ad alta
voce, Potter. Lo hai capito? Perfetto". "Dove stai andando adesso?". "A
cena". Infilò le mani in tasca e si voltò. "Non credo tu voglia essere
visto con me, dato che non hai ancora parlato al tuo caro amico Lenticchia... A
presto". Scomparve infondo al corridoio, inghiottito dall'oscurità. Harry
attese qualche minuto e poi lo seguì.
Azzusam: spero che con questo
capitolo rispondo ad alcune delle tue domande e spero soprattutto che continui a
piaceri la storia!
Wiwi: spero di averti spiazzata
in bene e non in male. Mi sono lasciata prendere dal sesto libro giusto un
tantino e mi pareva ci stessero bene come considerazioni. Ma essendo la mia
storia che scrivo su di loro, non sono mai certa dei risultati finali! Spero che
questo capitolo ti piccia!
************
Quando Harry arrivò
nella Sala Grande, la cena era già cominciata da molto. Andò a sedersi
silenziosamente vicino ad Hermione senza spiccicare parola. “Ehi
Harry”. “Ora mi parli Ron?”, chiese scontante, prendendo un po’ di zuppa nel
cucchiaio e facendola ricadere nel piatto dorato. “Si bè, a proposito di
quella storia. Credo di aver esagerato”. “Lasciamo stare”. Con la coda
dell’occhio vide che Hermione faceva segno al ragazzo perché continuasse a
parlargli. “Ti vedo un po’ giù in questi giorni, amico. È successo qualcosa
di grave?”. “Non ho molta voglia di fare conversazione, Ron. Scusami”
. “Non hai neanche fame a quanto pare”, intervenne Hermione. L’umore di
Harry aveva avuto un drastico calo nell’ultima ora. Dopo che Draco era andato
via, era rimasto a lungo a riflettere seduto nel loro corridoio. Iniziava a
sentire la voce di Hermione nella sua testa che continuava a ripetergli “prima
di intraprendere l’ennesima crociata della tua vita, accertati che sia una cosa
seria anche per lui” e il fatto che Draco era molto più che riluttante all’idea
di dire ad alta voce che almeno minimamente provava interesse per lui, non era
esattamente quello che si potrebbe definire “essere
d’aiuto”. “Harry?”. Hermione gli diede una piccola gomitata per
risvegliarlo dai suoi pensieri. “Che c’è Herm?”. “Che è successo?”. Il
Grifondoro sospirò e si alzò. “Non mi sembra affatto il momento giusto”,
disse prima di andarsene e sentì Ron dirle “che state nascondendo?”. Si
immagino mentre gli diceva “oh, a proposito Ron, ho lasciato tua sorella per il
mago che più detesti al mondo. Quello che prende in giro te e la tua famiglia da
sempre e che ha chiamato “sporca mezzosangue” la tua ragazza e che davanti a te,
pur non sapendo che fossi tu, ha espresso il desiderio di vederla uccisa dal
Basilisco”. Era molto più di quello che Ron potesse sopportare, lo sapeva
bene, per questo aveva evitato di dirgli di Malfoy, dei sogni estivi, di come
non riuscisse a toglierselo dalla testa, di come, morto Voldermort, aveva preso
il posto della sua ossessione per il Signore Oscuro. Lentamente arrivò alla
Torre di Grifondoro. Mormorò la parola d’ordine alla Signora Grassa e si andò
a sedere su uno dei divanetti vicino al fuoco. Erano tutti a cena e poteva
così gustarsi un po’ di silenzio e solitudine. Non aveva sonno, eppure si
sentiva incredibilmente stanco. Si chiese perché non potesse semplicemente
fare finta di niente come al contrario faceva Malfoy. Poteva essere
l’ennesimo gioco del Serpeverde. L’ultima occasione di vendicarsi per
davvero. Senza accorgersene, cominciò a dare ragione ai dubbi di Hermione che
divennero così anche i suoi. Quando gli studenti cominciarono a salire dalla
cena, lasciò la Sala Comune e andò nel dormitorio. Quando Seamus, Dean,
Neville e Ron si addormentarono, lui era ancora perso nei suoi pensieri e anche
chiudendo gli occhi, dormire gli era impossibile. Molte ore dopo, quando il
sole cominciava pallidamente a mostrarsi nel cielo, Harry riuscì finalmente a
chiudere occhio ma gli sembrarono passati soltanto pochi minuti, quando Ron lo
svegliò per gli allenamenti di Quidditch del Sabato mattina. Lo trascinò a
colazione cercando di infondergli buon umore, ma i pensieri della sera
precedente non erano ancora passati e il fatto di non poterne parlare con
nessuno, non gli era d’aiuto e sapeva che Hermione non sarebbe stata comprensiva
ancora a lungo. “Vuoi cambiarti?”, gli chiese quando erano ormai giunti agli
spogliatoi. “No. Va bene così”. Ron gli sorrise allegro, e nemmeno la
spallata che Ginny diede ad Harry gli fece passare il buon umore. Quello fu
il peggior allenamento che avesse mai fatto. Non aveva preso il boccino e
mentre gli altri erano andati a pranzo, gli toccò restare a setacciare il cielo
alla ricerca della pallina dorata. Quando guardò verso le tribune, vide Draco
poggiato contro il bordo del Campo che lo fissava. Restò fermo in aria
qualche istante e poi decise di planare verso il terreno. Distratto com’era,
quasi cadde al contatto con la terra. “Bè… non ho mai visto nessuno volare
così male”, gli disse Malfoy restando fermo. “Capita a tutti”. Harry prese
la scopa in mano e si avviò verso gli spogliatoi per sistemare il baule con le
palle. “Non lo hai ancora preso”. “Cosa?”. “Il boccino”. “Sarà
chissà dove ormai”, sbottò irritato. Draco si voltò e fece qualche passo
verso il Grifondoro prendendogli la scopa dalle mani e spiccò il
volo. “Malfoy”. “Zitto Potter”. Harry lo vide salire sempre più su fin
quando non lo perse completamente di vista. Dopo alcuni secondi, il
Serpeverde tornò a terra e gli lanciò il boccino tra le mani. “Prego”, disse
sorridendo e gli porse anche la scopa. “Grazie”. Harry si voltò, aprì il
baule e mise il boccino al suo posto. Poi ricominciò a trascinarlo verso gli
spogliatoi. “Vuoi una mano?”. “No grazie”. Non gli lasciò davvero
rispondere. Prima che Harry potesse protestare, Draco prese il baule per l’altro
manico e lo sollevò. “Ti vedo un po’ di cattivo umore Potter”. “Già.
Chissà il perché”. “Era un tentativo velato di farmi notare
qualcosa?”. “Non lo so Malfoy”, sbottò Harry. “Cambi umore davvero
velocemente, sai? Ieri non vedi l’ora di stare con me e adesso mi… odi? Ben
tornati vecchi tempi”. Harry lasciò cadere il baule in terra e si voltò a
guardare Draco negli occhi. “Perché vieni se ti chiamo e mi segui, ma poi non
vuoi dire ad alta voce che ti piaccio e per tre settimane mi
eviti?”. “Perché…”. “PERCHE’?”, urlò Harry. “Hermione dice che sono uno
sciocco praticamente. Che non dovrei fidarmi così tanto a priori. Magari ha
ragione, magari ti stai solo prendendo gioco di me o…”. “O magari non voglio
confonderti”, lo interruppe Malfoy. “dato che in un’estate sembri esserti preso
una cotta per me mentre io invece ti tratto male da anni perché tu sei lo
stupido Sfregiato e io sono il nobile Serpeverde quando invece vorrei sbatterti
contro un muro e baciarti. Magari non voglio renderti le cose facili perché così
dovrai capire sul serio se è una cosa in cui credi o se semplicemente la cosa
nuova da provare per smettere di essere “San Potter”. Non ci hai pensato
giusto?”. Harry rimase in silenzio. Non aveva pensato a tutto quello. Non
si era fermato neanche per un secondo a domandarsi perché Draco non avesse
respinto il suo bacio, perché gli era sembrato così naturale parlare con lui,
con San Potter e ridere con lui e non più di lui. Erano tutte cose su cui non
si era fermato nemmeno per un momento ed era difficile pensare che avesse
davvero ascoltato quelle cose. “Allora?”. “No. Non ci avevo
pensato”. “Non mi stupisce poi tanto”. Draco si infilò le mani in tasca e
si voltò. Prima di andare, disse alcune parole che fecero scomparire gran parte
dei dubbi che attanagliavano il Grifondoro, anche se gli rivolgeva le
spalle. “E ti seguo soltanto quando hai la faccia che hai oggi. Ero venuto a
guardare gli allenamenti di voi stupidi Grifondoro soltanto per vedere se
saresti caduto dalla scopa spaccandoti la tua stupida testa dato che non hai
mangiato niente né ieri a cena né oggi e scommetto dalla tua faccia che non hai
neanche dormito. Poi me ne stavo andando quando mi sono accorto che erano
passate due ore e non avevi ancora afferrato il boccino e quando sei rimasto
indietro, sono rimasto anche io. Tutto questo suona per non dire assurdo, almeno
sdolcinato. Troppo per i miei gusti. Ci sono cose che non hanno bisogno di
essere dette, almeno se la persona con cui hai a che fare è sveglia e non
isterica”. Sospirò e prese a camminare oltre l’ingresso degli spogliatoi per
tornare su al Castello ma Harry lo chiamò. “Malfoy”. Il Serpeverde si
voltò lentamente e rimase a fissarlo in silenzio. Passarono alcuni minuti in
cui nella testa di Harry si davano battaglia diverse voci. Quella di Hermione,
di suo padre e di Sirius, ma poi sentì la sua stessa voce chiara sulle altre e
tornò il silenzio e la ragione. “Ebbene, Potter?”. Chiuse gli occhi e
sospirò. “Dopo… quando è sera. Pensi di poter venire nel corridoio del…”, si
interruppe. Sentì un calore pervaderlo dalla punta dei capelli alla punta dei
piedi e una sensazione allo stomaco come una stretta, non appena si rese conto
che le labbra di Malfoy premevano contro le sue e che le sue mani era strette
attorno ai suoi fianchi. Si sbilanciò, andando a finire con la schiena contro
il legno delle pareti esterne dello spogliatoio e lasciò che Draco prendesse il
controllo di se. Portò le sue mani sui fianchi del Serpeverde e lo avvicinò a se. Non poteva essere così crudele, nemmeno Draco Malfoy poteva essere così
perfido da ingegnarsi in una vendetta come quella di distruggere il cuore di
Harry e poi lasciarsi andare così soltanto per finzione. Tutti i dubbi sulla
realtà delle sue parole o dei suoi comportamenti, svanirono nel preciso istante
in cui Draco mormorò contro le sue labbra
“…Harry”.
Azzusam: Aaaaaaaaah scusa
è che è la prima volta che tento di scrivere queste cose e allora sono un pò
impacciata e ho pensato che prima di arrivare ad una parte dettagliata, voglio
fargli sistemare le cose, ma questo non vuole dire che non ci sarà nulla nulla
ahahha =)
Vekra: Ah grazie mille
davvero! Mi fa piacere quando nuove persone cominciano a leggere le mie storie!
Spero ti piaccia anche questo nuovo capitolo!
**************
Il controllo sembrava essere la cosa più remota per
entrambi in quel momento. Se solo Harry si fosse reso conto dell'effetto che
aveva su Draco, non avrebbe avuto dubbi. Forse non si era mai accorto di
quando gli occhi del Serpeverde lo cercavano tra i tavoli della Sala Grande. O
di qualche spallata data nei corridoi semplicemente per poterlo sentire più
vicino. Molto tempo prima, Malfoy aveva deciso di lasciar perdere. La
giudicava una causa persa. Pensava che le probabilità che San Potter avesse
qualche sentimento per lui, fossero meno che quelle di riuscire a sconfiggere il
Signore Oscuro, ed era per questo che si era ripromesso di cambiare, di cercare
di avvicinarlo se finita la guerra, sarebbero stati ancora entrambi vivi e
Voldemort fosse finalmente morto. Forse in se sperava più di chiunque altro
che Harry vincesse perchè mentre da una parte sapeva che la sua famiglia avrebbe
perso tutto, dall'altra sapeva che avrebbe avuto la possibilità di conoscere
Harry, non Potter, non lo Sfreggiato, ma solo Harry. Non aveva mai veramente
creduto di poter diventare il suo ragazzo, ma sperava stupidamente in
un'amicizia. Ma in quel momento, più che mai prima, si stava rendendo conto
che non sarebbero mai potuti essere amici. Tanto di più o tanto di meno, ma
semplicemente quello non poteva essere. Odiava il modo in cui baciare Harry
gli faceva perdere il controllo e prima che se ne rendesse conto, si ritrovò a
sussurare contro le labbra del ragazzo "...Harry". Sentì il corpo del
Grifondoro irrigidirsi per un istante e aprì gli occhi. Scrutò attentamente
quel viso circondato da ribelli capelli corvini ma senza lasciarlo andare
veramente. Era un pò confuso da quella reazione. Sembrava come pietrificato e
così fece un passò indietro ma prima che potesse staccarsi del tutto, senti che
Harry non lasciò andare la presa sui suoi fianchi, ma al contrario, strinse la
camicia del Serpeverde tra le mani, attirandolo di nuovo a se. Aprì gli occhi
e Draco avvertì una fitta allo stomaco. Non lo aveva mai osservato così da
vicino. Nonostante tutte le cose che aveva visto, quei pozzi verdi sembravano
innocenti, quasi fossero gli occhi di un bambino. "Mi hai chiamato per nome",
disse infine, senza lasciarlo andare, senza smettere di fissarlo. "Mi è... mi
è scappato". Restarono fermi per alcuni istanti poi Draco avvertì la mano di
Harry spostarsi dal suo fianco alla sua guancia. Disegnò i contorni dei suoi
zigomi con le dita, scendendo verso le labbra e poi si avvicinò ancora alla
bocca del Serpeverde. Harry fu grato di avere la schiena appoggiata contro
qualcosa di solido perchè era certo che altrimenti sarebbe crollato. Le gambe
gli tremavano ed era sicuro di essere praticamente aggrappato a Draco ma lo
trovava perfetto. Si diede dello stupido per aver dato retta per alcune ore
alle teorie di Hermione e di non aver semplicemente seguito il suo
istinto. Lei e Ron si erano sempre sbagliati su di lui. Non lo
conoscevano. Durante il sesto anno non gli avevano voluto credere quando
aveva accusato Draco degli incidenti che avvenivano a scuola, e così come lui
era certo di conoscerlo in quegli attimi di male, sapeva di conoscerlo anche in
quel momento e in tutti quelli passati assieme dall'inizio della scuola ad
allora. Chi poteva conoscerlo meglio del suo acerrimo nemico? Ben presto
il bacio divenne più profondo man mano che il bisogno di sentirsi vicini
cresceva nei ragazzi ed entrambi sentirono il senso del tempo perdersi. Non
sapevano chi avesse chiesto dei due il permesso all'altro di approfondire quel
bacio, forse si erano semplicemente incontrati a metà strada e adesso le loro
bocche erano come incollate mentre con la lingua esploravano l'una quella
dell'altro. "Harry!". Gli ci volle molto prima di capire che non era una
voce nella sua testa quella che lo richiamava all'ordine ma era vera e
soprattutto vicina. "HARRY!". Il Grifondoro sbattè alcune volte le
palpebre staccandosi dalla bocca di Draco e si voltò verso la fonte della
voce. Hermione era ferma con le braccia incrociate e li fissava. "Ti
stanno cercando tutti", disse, evitando volutamente di incontrare lo sguardo
seccato di Malfoy. "Mi...". "Sono due ore che sono finiti gli allenamenti.
Hai saltato il pranzo e Ron è preoccupato perchè oggi non hai volato
bene". "Bè sto bene". "Si. Lo vedo", disse facendo un cenno al
Serpeverde. Harry abbassò le mani dal corpo di Draco e si schiarì la
voce. "Sapevo cosa... con chi potevi essere perchè, ovviamente Ron non ci ha
fatto caso, ma io ho visto che lui mancava a pranzo come te e prima che venisse
lui a cercarti, l'ho fatto io". Malfoy fissò Hermione intensamente,
sostenendo lo sguardo sprezzante della ragazza. "Ehm, ragazzi?", li richiamò
Harry. La Grifondoro si voltò verso di lui. "Sistemati e vieni in Sala
Comune. Prima che Ron decida di cercarti personalmente e vi trovi a
pomiciare". Fissò per l'ultima volta Draco e poi si voltò e prese a salire
verso il castello. "Perchè deve essere così odiosa", disse il Serpeverde
quando Hermione fu abbastanza lontana. "Ehi". Draco si voltò e fissò Harry
con un sopracciglio alzato. "Ok, magari è un pò fastidiosa, ma è la mia
migliore amica". "San Potter". "Credevo fossimo passati ai nomi". "E'
stato un attimo di debolezza". "Durato quarantaminuti", rispose Harry alzando
gli occhi al cielo. "Stupido orgoglioso Serpeverde". Draco si voltò dandogli
le spalle e si aggiustò la cravatta. "Datti una sistemata, Potter", disse,
ricordandogli fin troppo Hermione nel tono e poi prese anche a lui la strada del
castello. Harry si aggiustò la camicia, si raddrizzò gli occhiali e usando la
bacchetta rimise a posto finalmente il baule con le palle e poi corse in Sala
Comune. In fondo era stato un bene che Hermione fosse arrivata, si ritrovò a
pensare mentre giungeva davanti al riratto della Signora Grassa. Stavano
perdendo rapidamente il controllo della situazione, ne era conscio, così come si
rendeva perfettamente conto, con una certa paura, che pur sapendo di essere
all'aperto, non era stato in grado di fermarsi. L'unica volta in cui aveva
sentito qualcosa di vagamente simile, era stato per Ginny e rendersi conto che
invece ogni fibra di lui ormai rispondeva soltanto a Malfoy, lo fece rendere
veramene conto di cosa accadeva per la prima volta. Quando attraversò il buco
del ritratto, Ron gli corse incontro. "Pensavo...". "Cosa?". "Ma non lo
so! Ero preoccupato. Merlino Harry, avevi un'aria così depressa e hai
volato...bè, da schifo. Cosa potevo pensare?". "Più che altro ha urlato
ingiro. Non ha pensato", intervenne Ginny. Harry la fissò qualche
istante. Era la prima volta in un mese che la più piccola dei Weasley gli
rivolgeva la parola. "Lo immagino", le rispose. Poi tornò a guardare Ron.
"Sto bene non serviva che tu ti agitassi. Ci ho solo messo un pò a ritrovare il
boccino". Hermione chiuse sonoramente il libro che stava facendo finta di
leggere e andò nei dormitori delle ragazze. "Ma che ha?", chiese
Ron. Harry alzò le spalle. Cominciava ad odiare dovergli mentire, ma si
chiedeva anche come avesse fatto a non accorgersi che per gran parte dei pasti,
non faceva altro che fissare Malfoy. Non era di molto aiuto il suo non essere
sveglio in determinate situazioni. Se avesse capito da solo, Harry se lo
immaginava mentre gli dava una pacca sulla spalla dicendogli "va bene Harry.
Insomma, con tutto quello che hai passato, ti meriti un pò di felicità, anche se
è con quello". Ma era abbastanza intelliggente da capire che era una visione
fin troppo rosea. Si sentiva come quando pensava di dovergli chiedere il
permesso di uscire con Ginny, ma questa volta era mille volte peggio. "Ron,
vado a fare una doccia. Ok?". Harry gli sorrise e poi si avviò ai dormitori
maschili. Quando stava impilando i panni puliti da usare finita la doccia,
sentì un ticchettio vicino ai vetri e scorse un piccolo gufo grigio fermo sul
davanzale. Aprì la porta e lo lasciò entrare, sfilandogli poi il biglietto
che teneva legato ad una zampa. Srotolò la pergamena e vide una calligrafia
che non gli era familiare.
"Vada per i tuoi
stupidi metodi femminili. Letterine. Assurdo! Ci vediamo nel corridoio dopo
cena".
Ovviamente non era firmato, ma quelle poche parole scritte in
verde gli regalarono un sorriso che durò per tutto il resto della
giornata.
Azzusam: Adoro le tue
recensioni chilometriche. Mi fanno sempre sorridere! Comunque, infatti proprio
per far caprie un pò meglio l'effetto di Harry su Draco, all'inizio del capitolo
ho cambiato il punto di vista da Harry a lui perchè mi sembrava giusto. Sono
felice che ti piaccia Draco come lo descrivo, e mi raccomando, avvertimi se fa
troppo OOC! Comunque, adesso arriveranno le vacanze di Natale, quindi magari
Harry e Draco avranno un pò di tempo per stare assieme indisturbati e non ci
sarà bisogno di interrompere la narazione sul più bello! E mi ripeto, ma grazie
mille ancora per tutti i complimenti!
Vekra: Per adesso sono abbastanza ispirata da
riuscire a scrivere velocemente quindi riesco ad aggiornare regolarmente per
fortuna! Ah dici sul serio? Adoro scrivere dialoghi, a volte, quando scrivo una
storia, vado avanti per tantissimo soltanto dialoghi botta e risposta. E' un pò
come se imagginassi davanti la scena e scrivessi ciò che vedo o sento. Oh
spero di non fare errori grammaticali perchè facendo il Classico mi sa di non
potermelo permettere =) anche se però ammetto che spesso faccio errori di
distrazione. Quando scrivo, cerco sempre di mantere i personaggi quanto più
realistici sia possibile, ed è sempre un piacere sapere di riuscirci! Grazie
mille per avermelo detto. Awww una puffola *_* devono essere tenerissimi quegli
affarini!
Wiwi: Eh si gli ci vuole un pò
per sbottonarsi sui suoi sentimenti al vecchio Draco, ma ci sta lavorando sopra
apposta per Harry. Ah ma grazie mille! Mi hai fatto dei complimenti magnifici e
spero di non deluderti!
***********************
Quando arrivò l'ora di cena, Harry era
nervoso e agitato e la cosa non era passata inosservata dato che non lo si
vedeva così di buon umore da molto tempo. Alle domande, aveva risposto a
tutti nello stesso modo, "manca solo una settimana alle vacanze natalizie" e
tutti sembravano essersela bevuta. Si impose di non guardare verso il tavolo
di Serpeverde per tutta la sera, ma quando notò che Draco aveva vuotato il
proprio piatto, si sbrigò a finire le patate che gli restavano. Ron lo aveva
guardato confuso per tutto il tempo mentre invece Hermione si limitava a
scuotere la testa di tanto in tanto. "Dove vai?", gli chiese Ron mentre si
alzava di fretta dal tavolo. "In biblioteca. Deve fenire il compito di
Trasfigurazioni", disse Hermione. Harry la guardò e mormorò un grazie prima
di camminnare a passo spedito verso il corridoio del terzo piano. Quando
arrivò, trovò Draco seduto a terra con la schiena poggiata al freddo muro di
pietra. "Ci mancava soltanto che tu ti metessi a saltellare mentre uscivi
dalla Sala Grande", disse Malfoy mentre Harry gli si sedeva accanto. Lo
guardò arrossendo. "Non riesco ad essere di ghiaccio", si scusò. "Di
questo passo, ci scopriranno. Dovresti cercare di salvare le apparenze". "Non
mi importa di cosa potrebbe dire la gente". "Nemmeno del tuo amico
lenticchia?". "Capirà. E' il mio migliore amico. Magari ci metterà un pò ad
accettarlo, ma alla fine sarà contento di vedermi felice". Fissò attentamente
il viso di Draco per cogliere la minima reazione a quelle parole. Le sue
labbra perfette si piegarono in un sorriso. "Felice?". Harry
annuì. "Questo è davvero...". "Sdolcinato?". Il Grifondoro gli si fece
più vicino, toccando con la propria spalla quella del
Serpeverde. "Già". "Tanto lo so che non ti arrabbi, Draco". Sentì
Malfoy irrigidirsi per qualche secondo e decise di prendere in mano la
situazione. Sapeva che non sarebbe stato facile farlo crollare, o anche solo
minimamente cedere, ma era deciso a provarci seriamente comunque. Il biondo
aveva il viso rivolto alla porta chiusa dietro la quale un tempo c'era stato
Fuffy e sembrava perso nei suoi pensieri. Così Harry si spostò finchè non gli
fu difronte. "Perchè mi hai mandato quel biglietto?". Draco sulle prime
non rispose. Era arrivato il momento di scegliere se continuare ad essere
l'orgoglioso Serpeverde di una nobile casata di maghi purosangue, oppure mandare
tutto all'aria e darla vinta a San Potter. Doveva esserci una via di mezzo,
doveva trovarla e infretta. Poteva provare a dire la verità, parte di essa e
vedere la reazione di Harry. "Perchè oggi la tua amica ci ha interrotto sul
più bello". E Harry arrossì. Draco sorrise. "Prima cerchi di fare il
seduttore e poi arrossisci Sfreggiato?". Scosse la testa senza smettere di
ridere. "Non chiamarmi Sfreggiato". "Non lo faccio più con
cattiveria". "Preferisco quando mi chiami per nome". "Ti ho chiamato Harry
soltanto una volta e già lo preferisci ai mille nomi che ho usato per sette
anni?". "Si perchè è l'unico che non hai mai usato per prendermi ingiro. Se
mi chiami Harry, è come vedere un'altra parte del Malfoy non bastardo. Se mi
chiami Sfreggiato mi viene in mente te che mi prendi ingiro mentre un bolide mi
da la caccia". Parlò tutto d'un fiato, senza guardarlo negli occhi. Draco
non gli rispose subito. Aveva la netta impressione che non ci fosse poi molto da
poter dire in sua difesa. Era stato un bastardo con lui per tutti quegli anni e
il fatto che ora fosse lì sedutogli accanto, non cancellava di certo quelle
cose. In quel momento la parte eredita da Lucius fu presa a calci dalla parte
che era tutta sua, che non aveva preso da nessuno dei genitori, ma che era Draco
al cento per cento e si sporse verso Harry, mettendo le sue mani sul pavimento
tra le braccia del Grifondoro che lo osservò sorpreso. "Non guardarmi con
quell'aria da bambino sperduto, ok?", disse sorridendo. Harry annuì e lasciò
che Draco gli si avvicinasse di più. Lo guardò per qualche secondo dritto
negli occhi e poi gli passò le braccia dietro al collo per tirarlo a se. Si
ritrovarono stesi sul pavimento gelido del corridoio. La sensazione del corpo
di Malfoy sul suo, fece dimenticare ad Harry i brividi di freddo che lo
attraversavano. Non aveva intenzione di lasciarlo andare o lamentarsi soltanto
per quello. "Hai freddo?", gli chiese Draco contro le sue
labbra. "No". "Stupido orgoglioso Grifondoro". Harry sorrise. "Mi rubi
le battute". Ripresero a baciarsi e Harry fece scivolare una mano sotto la
camicia del Serpeverde. Draco rabbrividì. "Hai le mani gelide", sussurrò
con una voce roca che fece perdere a Harry gran parte della sua
lucidità. "Sc...scusa", balbettò e fece per allontanare la mano dalla pelle
liscia del ragazzo, ma Draco si portò una mano sulla schiena bloccando quella
del Grifondoro sotto la camicia. "Va bene". Quando furono passati alcuni
minuti, Harry quasi non riusciva a respirare. Era dannatamente fuori
allenamento, ammesso che fosse mai stato allenato. Non aveva mai baciato
nessuno per così tanto tempo. Boccheggiò in cerca d'aria e Draco rivolse la
sua attenzione alla pelle liscia del collo del ragazzo lasciandolo così
respirare. "Hai bisogno di esercizio", disse tra un bacio e l'altro
sorridendo. "Me ne rendo conto", ammise Harry arrossendo ancora. "Abbiamo
tempo". "Veramente tra poco scatta il coprifuoco". Draco abbandonò la
parte di pelle che stava baciando e prese a fissare Harry negli occhi. "Tu
non pensi mai, e quando lo fai, arrivi alle conclusioni sbagliate. Intendevo che
abbiamo tempo per... hai capito". Distolse gli occhi da quelli del Grifondoro
prima di continuare a parlare. "Non intendevo che abbiamo tempo solo
per questa sera". "Perchè io devo guardarti e arrossire e tu puoi girare la
faccia dall'altra parte?". "Non hai ascoltato una parola di quello che ho
detto, vero?". Harry si morse il labbro inferiore. "Mi sono
distratto". Draco alzò gli occhi al cielo. "Non ne avevo dubbi
Potter". "Draco...". Stava per protestare all'uso del suo cognome da parte
del Serpeverde, ma invece si trovò fermato dalle sue labbra. "Smettila di
protestare", mormorò. "...Harry". Sorridendo, ribaltò le posizioni,
mettendosi a cavalcioni su Malfoy che lo guardò divertito. "Bene bene... ti
sei deciso". Harry restò fermo qualche istante ad osservare la figura
perfetta del ragazzo che gli stava steso sotto. Draco si portò le mani sotto
la testa e fissò curioso il giovane Grifondoro. Aveva la sensazione di poter
fare le cose con calma con lui. Di non dover preoccuparsi troppo delle
apparenze, di dover fare qualcosa in fretta. Sapeva che con lui poteva prendersi
tutto il tempo necessario perchè c'era tanto oltre al volersi, lo dimostrava il
fatto che era stato perfettamente in grado di trattenersi dal saltargli
addosso. "Che stai facendo?", gli chiese infine. Harry scosse la
testa. "Che c'è?". "E' ridicolo". "Cosa?". Si alzò sui gomiti per
guardare meglio Harry negli occhi. "Tutto questo". Una fitta gli
attraversò lo stomaco. Si alzò di scatto facendo cadere il Grifondoro di
lato. "Che ti prende?". "A me?". Harry ripensò agli ultimi isntanti e a
cosa potesse aver fatto di male da farlo infuriare a quel modo. "Non
intendevo che è ridicolo stare con te, razza di scemo". Si mise in piedi e
fissò Draco dritto negli occhi. "Intendevo che è ridicolo il modo in cui non
riesco a distogliere lo sguardo da te. Insomma, potevo restare alti venti giorni
fermo su di te ad osservarti e... ed è ridicolo". "Ridicolo? Bello come sono
ci credo che ti incanto". Harry lo fissò sollevando un sopracciglio e
incrociando le braccia al petto. "Spaccone". "Dico solo la
verità". "Anche io". "Dimmi un pò perchè sarebbe ridicolo. Quando ti piace
qualcuno è normale fissarlo". "Tu non mi fissi". "Io non mi faccio
beccare", disse sorridendo. Harry alzò gli occhi al cielo. "E ti pareva.
Perchè non lasciamo perdere prima di litigare?". "Infatti dovrei lasciarti
andare. Domani mattina c'è la prima partita della Stagione e non vorrai di certo
fare la figura penosa di oggi". "Oggi ero triste, domani non lo sarò
più". Fece un passo verso Draco bloccandolo contro il muro. Mise le mani
sui suoi fianchi e lo baciò. Quandò sentì le mani di Malfoy stringersi
attorno alla sua schiena si staccò sorridendo. "Che diavolo hai da
ridere?". "Domani mi verrai a vedere giocare?". "Non ti venga in mente di
dedicarmi la vittoria". "Non ci avevo pensato. Ti farebbe piacere?". "Come
al solito ti metti in mostra, vero?". "Per fortuna il tuo sarcasmo non è
andato del tutto perso. Mi sarebbero mancate le battuttine". "Sei anche
sdolcinato". "Ti ho fatto arrendere questa sera". "Tu...". "Hai dovuto
distogliere lo sguardo. Ti ho fatto arrendere". "Se mi importasse, dovrei
fartela pagare". "Perchè sei un Malfoy e i Malfoy non perdono
mai?". "Esattamente". "Smettila con questa stupida storia del mago
purosangue, tanto lo so...". Lasciò la frase in sospeso riflettendo se voleva
realmente spingersi tanto in la da rischiare un pugno in faccia. "Sai
cosa?". "Che ti piaccio". Draco restò spiazzato da quella affermazione e
dal sorriso di gioia che si dipinse in volto al Grifondoro. "Vado a dormire.
Ci vediamo domani mattina al Campo". Fece qualche passo verso le scale e poi
si voltò. "Buona notte Draco", gli disse sorridente e poi si chiuse la porta
che divideva il corridoio dalle scale alle spalle. "Buona notte Harry",
mormorò Malfoy quando fu certo che il Grifondoro non potesse sentirlo. Quando
il Grifondoro arrivò alla Torre, nella Sala Comune trovò soltanto Hermione
intenta a leggere un libro accanto al caminetto. La ragazza sollevvò gli
occhi dalle pagine in cui era immersa e rivolse ad Harry uno sguardo
indagatore. "Allora?". "Grazie per prima". "Dovresti dirglielo. E' il
tuo migliore amico, merita di sapere". "Lo farò". Lo fissò scettica per
qualche secondo e poi gli sorrise. "Allora, ne è valsa la pena?". "Si. E'
tutto così... perfetto". "Ah Harry, spero che tu non ti stia
sbagliando". "Ne sono sicuro Hermione". "Cosa ne pensi di tutta questa
faccenda?". Harry restò in silenzio per qualche istante riflettendo sul modo
migliore per descrivere quello che gli stava accadendo. "Che soltanto un
masochista potrebbe mai amare un tale narcisista. Notte Herm". Salì di corsa
le scale che conducevano al dormitorio maschile e messosi il pigiama, si infilò
sotto le coperte. Gli ci vollero soltanto pochi istanti prima di cadere in un
sonno profondo.
°°°°°°°°°°°°°°°°°° Piccole note: 1) La frase "Soltanto un masochista potrebbe mai amare un
tale narcisista", non è farina del mio sacco ma degli sceneggiatori di "Gossip
Girl" che fanno dire questa battuta a Blair nell'episodio 13 della seconda serie
"O Brother, Where Barth Thou?". 2) Forse questo Draco è un tantino OOC ma la
mia visione del suo personaggio è la stessa di Tom Felton che ha detto
"Ovviamente nei film precedenti era poco bidimensionale. Faceva il bastardo
giusto per farlo; in questo film si capisce perchè ha questo comportamento: a
causa di suo padre. Si vedranno entrambi i suoi lati e in particolare, quello
che cerca di andare avanti seguendo le orme del padre, che ora è in prigione. Ma
al contempo si sentirà troppo oppresso e vedremo anche il suo lato più debole".
Quindi diciamo che per me è IC!
Azzusam: te li immagini proprio vero? Ahahah
Oh le prossime vacanze, saranno le migliori della vita di Harry! E' una
promessa!
Vekra: Oh sono troppo felice che ti piacciano
i dialoghi! Sta volta in questo capitolo, ne ho messi parecchi! Ahaha no no che
non mi dispiace. Ah dobbiamo avere fiducia in Ron-Ron (per dirlo alla Lavanda),
sono certa, o almeno spero, che non ci resterà troppo male!
**************
"HARRY!" , la voce acuta di Ron lo fece alzare
di scatto. “Che diamine…”. “Non ti svegliavi. E’ tardi. O poveri noi
arriveremo in ritardo. Ti tocca saltare colazione e ti devi cambiare
adesso”. Gli gettò la divisa da Quidditch addosso e scese in Sala
Comune. Si vestì in fretta senza neanche tentare di sistemarsi i
capelli. Corse fuori dalla porta e dalle scale che conducevano nella Sala
Comune a per di fiato e si lanciò fuori appena il ritratto si fu aperto quanto
bastava. Corse a rotta di collo fin quando non fu arrivato agli spogliatoi di
Grifondoro. Respirare così di fretta tutta quell’aria fredda lo stavano
facendo sentire male. “Finalmente”, disse Ginny. “Io..s…scusate”, disse
cercando di riprendere fiato. “Ora che il capitano è arrivato, direi che
possiamo andare”, disse Seamus. Uscirono in fila uno dietro l’altro tenendo
in mano le scope. “Benvenuti alla prima partita della nuova stagione di
Quidditch”, urlò la voce di Neville dal megafono, seduto accanto alla
McGrannit. “Oggi si affronteranno Serpeverde contro
Grifondoro”. Mentre stavano per alzarsi in volo, Harry fermò
Ginny. “Che succede?”. “So di non essere nella posizione adatta per
chiedere favori, ma, Ginny, potresti prendere sei gol dai
Serpeverde?”. “Harry sei impazzito?”. “No no, prenderò il boccino non
appena saremo sessanta a zero. Non perderemo”. “Ma…”. “E vinceremo anche
la coppa alla fine della stagione. Promesso”. “Solo sei”. “Ti devo un
favore”. “Mi devi molto di più”, disse e si alzò in volo raggiungendo il
resto della squadra già sospesa a mezz’aria. “I capitani in campo”, urlò
Madama Bones. “Al mio via. Uno… due… tre. Cominciate!”. La Pluffa fu lanciata
in volo e i cacciatori di Grifondoro la presero subito, cominciando a passarsela
fra loro. I Serpeverde non erano in gran forma e se non avesse chiesto a Ginny
quel favore, era certo che avrebbero vino almeno trecento a zero. Quando la
pluffa sfuggì dalle mani a Seamus, uno dei cacciatori di Serpeverde la prese al
volo e si avviò a tutta forza verso i tre anelli difesi da Ginny. Non era
sicuro che la ragazza avrebbe davvero acconsentito a una cosa come farsi segnare
sei gol, ma quando la vide lanciarsi dalla parte opposta, le fu davvero
grato. “GINNY!” le urlò Ron. “Il sole mi ha accecato”, si scusò. Harry
aspetto pazientemente e quando la voce di Neville annunciò il punteggio per
sessanta a zero, Harry ci mise un secondo ad individuare il boccino e
afferrarlo. I compagni di squadra trassero un sospiro di sollievo mentre si
avviavano verso il terreno del campo di gioco per festeggiare. “Ho avuto
paura di perdere”, disse Dean. “Nessun Serpeverde vincerà contro di noi fin
quando Harry sarà in squadra”, disse Ron battendogli la mano sulla spalla. Si
avviarono verso gli spogliatoi. Ginny afferrò Harry per un braccio
fermandolo. “Cosa avevi per la testa, si può sapere?”. “Era una cosa
importante”, si limitò a dirle. “Ho una domanda. Non c’entra niente il fatto
che al secondo anno voi abbiate vinto cento cinquanta a sessanta nella prima
partita contro Serpeverde?”. “Cosa? No che dici”. Ginny alzò un
sopracciglio scettica. “Neanche con il fatto che quella era la prima partita
di Malfoy come cercatore?”. “No, nemmeno”. “Certo e allora dimmi perché
non ti ha tolto gli occhi di dosso per tutta la partita”. Non lo fece
rispondere. Si voltò e raggiunse il resto della squadra. Harry si chiese
perché lei e Hermione dovessero essere sempre intelligenti e brillanti. Ci
mancava solo che a tre giorni dalle vacanze natalizie e dal progetto che il
ragazzo aveva da qualche settimana, Ginny scoprisse di essere stata mollata per
Malfoy.
Quando la festa nella Sala Comune per la vittoria fu terminata,
Harry salì nei dormitori. Hermione lo raggiunse poco dopo. “Dobbiamo
parlare Harry”, gli disse, sedendosi sul letto accanto a lui. “Dalla tua
faccia, immagino qualcosa di serio”. “Infatti. Ron vuole chiederti di venire
con noi alla Tana per Natale e…”. “Non verrò”. “Harry aspetta, la Signora
Weasley non sa nulla di te e Ginny e Ron non vuole dirglielo”. “Non è questo.
Io…”. “Tu?”. “Ho altri progetti”. “Come altri
progetti?”. “Io…”. “Vuoi chiedere a Malfoy di restare con te qui a scuola
per passare il Natale assieme?”, chiese sconvolta. “Una cosa del
genere”. “Harry. Questa cosa sta degenerando. La stai prendendo come… come se
fossi innamorato di lui”, sbottò la ragazza fissandolo intensamente. “Si beh
mi pare esagerato da parte tua”. “Ma ti sei visto come lo guardi?”. “Non
cammino con uno specchio attaccato davanti”. Hermione sospirò. “Posso
capire che ti piaccia, ma passare le vacanze assieme, fissarlo durante le
lezioni, far prendere sessanta gol alla tua squadra per
lui…”. “Come…”. “Non interrompermi. Il punto è che non sono cose da
te” “Le persone cambiano”. “Come è cambiato lui?”. “Si
esattamente”. “Certo che se lui è cambiato in bene la metà di quanto tu ti
sei ammattito, allora è davvero diventato un santo. Sai che bella coppia? San
Malfoy e Pazzo Potter”. “Suona bene”, disse sorridendo. “Oh Harry sii
serio”. “Non mi prendi sul serio lo stesso”. “Perché non ha senso tutto
questo”. “Lo ha per me. Lo ha adesso. Quindi, se vuoi che io sia felice
almeno un po’, lasciami fare per favore”. “Ricorda che Ron non sa niente. E
più aspetterai a dirglielo, più si sentirà ferito alla fine”. Si alzò e si
avviò alla porta aprendola. “Ricordalo”. “Lo so”, le rispose, prima di
vederla uscire.
Dopo qualche minuto, sentì picchiettare alla
finestra. Lo stesso gufo della sera precedente. Un sorriso gli nacque
subito in volto, ancor prima di far entrare l’uccello e leggere la pergamena che
portava legata ad una zampa.
Bella partita
Potty. Si deve festeggiare la vittoria del nemico, non credi? Ti aspetto
davanti alla stanza delle necessità alle otto.
Harry scarabocchiò un
si su un pezzo di pergamena e sorrise mentre il gufo spiccava il volo diretto
alla camera di Draco. Si preparò in tempo per il suo appuntamento e arrivò
con qualche minuto d’anticipo davanti ai Troll impegnati nel balletto in
tutù. Guardò distrattamente fuori dalla finestra mentre aspettava che Malfoy
arrivasse. Si perse così tanto nei meandri della sua testa, che non si rese
conto Draco fosse arrivato, se non quando si sentì chiamare. “Ehi, Harry?
Harry?”. “Oh ciao”. “Sembravi pietrificato”. “Stavo pensando”. Draco
notò l’espressione triste sul suo volto e si limitò ad annuire. “Non importa.
Vieni”. Passò tre volte davanti al muro e la porta comparve. Guidò Harry
nella stanza e si andò a sedere sul letto che vi era al centro. Il Grifondoro
si guardò attorno e sorrise. “Non vale. E’ tutto verde”. “Già”. “Come
la tua casa…”, disse storcendo il naso. Come i tuoi occhi, stupido
cretino, pensò il biondino. Harry gli si andò a sedere vicino. “Sei
venuto a guardare la partita”. “Per Serpeverde ovviamente”. “Senza di te
fanno pena”. “Vero, vero…”. “Ginny ha detto che mi fissavi”. “Vi
parlate di nuovo?”. “Ti da fastidio?”. Draco sorrise. “Fastidio? Sei
qui con me adesso, non con lei, non c’è bisogno di sentirmi infastidito”, disse
con un’alzata di spalle. “Hai visto il risultato?”. “Si. Mi stupisco che
la Weasley non abbia parato quei gol”. “Lo ha fatto perché gliel’ho
chiesto”. “Chiesto?”. “Si”, Harry annuì e si voltò verso Draco per poterlo
guardare negli occhi. “Mi hai detto di non dedicarti la vittoria, non
platealmente almeno, e così…”. “Non ti seguo”. “Che memoria”, disse
alzando gli occhi al cielo. “La prima volta che abbiamo giocato contro noi due,
la partita finì centocinquanta a sessanta per noi. Così ho pensato che magari te
ne saresti accorto e avresti capito che era il mio modo non plateale di
dedicarti la vittoria”, spiegò. “Questo è totalmente sdolcinato”, disse
sogghignando. “Lo so. Secondo Hermione sono ammattito”. Draco si mise in
piedi soltanto per potersi poi mettere a cavalcioni su Harry per farlo
stendere. “Dovresti darle retta”, disse mentre cominciava a
baciarlo. Harry strisciò sulle lenzuola per tirare anche le gambe sul
materasso e Malfoy gli restò aggrappato addosso. Draco gli mordicchiò il
labbro inferiore e Harry gli strinse le braccia attorno ai fianchi. “E’ così
strano, non trovi?”. “Cosa Harry?”. “La facilità con cui ci
tolleriamo”. “Solo perché baci bene”. Harry sorrise. “Vuoi dire che è
tutto qui? Insomma soltanto i miei baci ti piacciono?”. Draco si staccò dalla
sua bocca e lo guardò negli occhi. “Devo farti un trattato sulle qualità che
apprezzo di te? Tutte fisiche ovviamente, perché la tua testa è vuota. Vediamo,
mi piacciono i tuoi capelli che sembrano un rovo di spine, perché posso
infilarci le mani dentro e stringerli”, disse, mentre cominciava anche a farlo.
Harry chiuse gli occhi e sorrise. “Si questo va bene. Che altro?”. “Bè, il
tuo modo di volare”. “Questa non è una qualità fisica”. “Il modo in cui ti
attacchi al manico, credimi, lo è”. “E sia. Che altro?”. “Hai bisogno di
rassicurazioni?”, gli chiese incuriosito da quel suo comportamento. Quel fare
così disarmato. “Forse”. I tuoi occhi verdi quando mi guardi di
sottecchi a lezione di incantesimi e poi fai esplodere qualcosa perché ti
distrai. Il modo timido in cui sorridi quando ti bacio e il modo così naturale
con cui mi chiami per nome. Il modo in cui ti sei concesso tante libertà su di
me senza chiederne il permesso. Il modo in cui mi fai sentire una persona
decente. Tutte cose che non ti dirò. Non adesso almeno. “Credo che
dovremmo impegnare il nostro tempo in altro modo”, disse, scendendo a baciarli
il collo. “E’ che… Draco, senti…”. "Parlare, parlare...tu vuoi sempre
parlare Harry", disse, sorridendo, senza smettere di baciargli il
collo. "Bè...", Harry cercò di acquistare la lucidità giusta che gli serviva
per dire quello che stava per dire. Malfoy sospirò e puntò i palmi nel
materasso tirandosi un pò su per poter guardare il Grifondoro negli
occhi. "Avanti... che diamine ti prende?". "Non voglio". Harry si
puntellò sui gomiti per guardare bene in faccia Draco che lo fissava
confuso. "Non vuoi?". C'erano diversi modi per fraintendere quello che
aveva detto, ed era certo che il Serpeverde avesse colto quelli più
sbagliati. "Si ma...". Draco si alzò da Harry e si mise a sedere. Il volto
rigido e impassibile. "Prima che arrivi alle conclusioni sbagliate e mi
schianti, mi lasci spiegare?". Il ragazzo prese il silenzio di Malfoy come un
invito a proseguire e andò avanti. "E'... complicato da spiegare e
sicuramente alla fine ti sembrerò una ragazzina, ma...". "Arriva al punto
Potter". Harry registò il ritorno all'uso del cognome, e fu certo che se non
si fosse fatto coraggio e avesse detto le cose apertamente come stavano, Draco
si sarebbe alzato e se ne sarebbe andato. "Negli ultimi anni sono stato
impegnato a fare altro, per cui diciamo che le mie esperienze...", arrossì
velocemente e Malfoy dovette mordersi le labbra per non sorridergli. "in
quello..." disse sventolando una mano in aria. "Si riducono a
zero". "Impegnato a fare altro?". "Sai com'è. Ho dovuto uccidere un certo
mago piuttosto potente e negli anni precedenti non ho avuto un gran numero di
ragazze per poter fare pratica. Non ho avuto ragazze prima di Ginny se si fa
eccezione a Cho che però non conta, e quando mi sono messo con Ginny,
dannazione", ulrò esasperato. "...non ho avuto tempo", concluse senza riprendere
a guardare in faccia Draco. Restarono alcuni minuti in silenzio e poi Malfoy
si schiarì la voce con un colpetto di tosse. "Tutto questo per dirmi che sei
vergine?". Rise, ma non di quel riso che sa di presa in giro, ma come ti fa
ridere un gatto che ti salta sulle ginocchie. "Non penso ci siano questi grossi
problemi, Harry, Insomma, ok non pensavo che San Potter fosse così tanto San
Potter, ma penso di poter fare qualcosa per rimediare a proposito". Si
protese verso Harry e lo baciò, ma il Grifondoro fece scivolare le sue mani sul
torace di Draco e lo scostò un pò. "Che c'è adesso?". "Il "non voglio" non
era riferito alla cosa che ti ho detto. Cioè anche a quello insomma, non volevo
farlo con te senza che tu sapessi che se sono imbranato è perchè...quello
che voglio dire è che non voglio farlo qui", disse infine con un sorriso. "In
effetti la Stanza delle Necesittà è un pò squallida". "Non è per quello. Mi
andrebbe bene anche sotto al Platano Picchiatore...". "E allora...". "E'
perchè entrando ho guardato dalla finestra". "E questo ti ha rovinato l'umore
perchè...". Harry abbassò lo sguardo fissando il lenzuolo verde semaforo
sotto di lui. "Perchè... si vede il corridoio... quello dove è morto... dove
tua zia ha ucciso Fred", disse infine. "E insomma... non voglio che fare l'amore
con te sia legato nella mia mente alla visione del corpo di Fred
che...". Smise di parlare cercando di respingere quei ricordi il più
possibile lontano. Non sopportò a lungo quel silenzio. Aveva paura che Draco
si arrabbiasse con lui e non era certo che uscirsene di come sua Zia aveva
ucciso Fred davanti a lui fosse il modo migliore per non farlo sentire ancora di
più in colpa sul suo passato. Quindi si affrettò ad aggiungere la cosa a cui
aveva pensato parecchio negli ultimi tempi. "Il che ci porta alla parte
bella". Sorrise e aspettò che Draco riprendesse a guararlo in faccia. "La
parte bella?". "Voglio che tu venga a passare il Natale a casa mia", disse
tutto d'un fiato. "Che cosa?", sbottò il biondo. "Voglio...". "Ho
capito cosa hai detto". "E allora...". "Ti pare normale portarmi a casa
tua come... come...". "Mio autoregalo per le feste?", disse cercando di
sdrammattizare la situazione. Draco lo fissò ad occhi aperti. "Nessuno la
vede quella casa. Di che diamine ti preoccupi? Di essere visto da qualcuno? Al
diavolo... arriviamo ad Hogsmead, ci smaterializziamo e arriviamo sull'ultimo
gradino di casa e poi entriamo. Nessuno ti vedrebbe... te lo garantisco. L'anno
scorso, mentre io, Ron e Hermione eravamo in missione, lo abbiamo fatto tante
volte. Posso assicurarti la massima discrezione". Aspettò la reazione del
Serpeverde che continuava a fissarlo. Poi Draco alzò un sopraccigio scettico
e sorrise. "Di un pò Potter, da quanto pensi a questa idea?". "Un pò.
Accetti?". "Non ho altri programmi. Quindi immagino che se non esce fuori una
festa a casa di Blaise o che ne so... potrei anche decidere di venire". "Non
ti arrendi mai, vero?". "Sono un Malfoy io. Ho un certo orgoglio stampato
dentro". "Ah il tuo personalissimo marchio di fabbrica?", chiese Harry
sorridendo. Draco stese un braccio verso di lui per attirarselo vicino e
muovendosi, gli si sollevvò di qualche centimetro la manica della camicia e
Harry notò un la parte finale di un disegno grigio scuro, impressogli nella
pelle.
Capitolo 14 *** You Know You've Put Me In Troubles ***
Quando uscirono dalla Stanza
delle Necessita, Harry si scoprì stranamente turbato da ciò che aveva visto sul
braccio di Malfoy. Non era certo di cosa fosse e ne tanto meno voleva pensare
con tanto accanimento che fosse cosa lui credeva, eppure, soltanto due anni
prima, aveva a lungo litigato con Ron ed Hermione sulla questione
Draco-è-un-mangiamorte-con-tanto-di-marchio. Sospirando arrivò nella Sala
Comune ormai quasi deserta. Hermione era seduta davanti al fuoco a leggere un
libro come sempre e Ron le stava seduto ai piedi. "Ehi", li salutò. "Dove
eri finito?", gli chiese subito Ron. "Io...". "Hai saltato la
cena". "Lo so. Ero...". "Eri?". Il suo progetto era di lasciar passare
tutte le vacanze natalizie prima di iniziare seriamente a considerare l'idea di
dire a Ron di Draco. Non voleva litigassero proprio prima delle
feste. "Harry?", lo chiamò l'amico impaziente. "Magari dovrei lasciarvi un
pò da soli", iniziò Hermione. "No, resta", le disse Harry. "Ron senti,
qualsiasi cosa ti dica Harry, non prenderla nella maniera sbagliata, va bene?
Non pensare a gesti estremi o...". "O miseriaccia! Che è successo?". Ron
era sempre stato un tipo ansioso e il discorso di Hermione non era stato
esattamente perfetto per calmargli i nervi. "Siediti", gli disse Hermione
indicando lo spazio di divano vuoto accanto a lei. Quando Ron si sedette, gli
prese una mano e la strinse. "Su, calmati". "E' già così nervoso e non ho
nemmeno aperto bocca". "Tu sai?", chiese all'improvviso il rosso alla
riccia. "Bè non erano affari miei. Non potevo venire a dirtelo". "E' per
questo che confabulate tutto il tempo?". "Non prendertela con lei. Hermione
mi ha detto almeno cento volte di non tenertelo nascosto". "Nascondermi
cosa?". Harry ed Hermione si fissarono per qualche secondo, poi il Grifondoro
sospirò e si decise a vuotare il sacco. "Ron, è difficile, tremendamente
difficile.... prima ero... con...". "Una ragazza?". Harry scosse la
testa. "A studiare?". "Non è un quiz a premi Ron. Smettila", lo ammonì
Hermione. "Va avanti Harry". "Con un ragazzo". "Sei gay?", chiese
spalancando gli occhi. "O miseriaccia. O miseriaccia". "RON!", sbottarono
allo stesso momento Harry ed Hermione. "Scusate se mi sconvolge un pò
scoprire che il mio migliore amico... è...bè...quella cosa
lì". "Perfetto! Prima di non potevo pronunciare il nome di Voldermort che
tremavi, adesso per questo. E' ora che tu la smetta di essere così
ingenuo". "Harry, non credo sia questo il modo". Il Grifondoro trasse un
altro profondo sospiro. "E' probabile che quello che dirò ti causerà alcuni
traumi momentanei e che quando riacquisterai lucidità, vorrai
uccidermi". "Non sono così prevenuto verso queste cose. Mi serve soltanto un
pò di tempo". "No, credimi. Cercherai di uccidermi". "Ha ragione",
intervenne Hermione. Entrambi si voltarono a guardarla scioccati. "Grazie.
Tante grazie dell'aiuto". La ragazza si limitò ad un'alzata di spalle. "Il
ragazzo con cui stavo prima... era...", fece un colpo di tosse per schiarirsi la
voce ma quando parlò, dalla sua bocca uscì soltanto un flebile lamento che Ron
capì come "Rao". "Rao?", chiese confuso. "Chi diamine è Rao?". "Non Rao
Ron...", disse Hermione. "E allora che hai detto?", chiese rivolto
all'amico. Hermione si portò le mani sulle orecchie pronta alle urla del suo
ragazzo. "Draco", disse Harry, senza alzare lo sguardo dalle punte delle sue
scarpe. "Intendi che stavi con lui a... picchiarlo?". "No...". "Ron,
ora, devi cercare di capire che anche se è difficile, insomma, nemmeno io che lo
so dall'inizio l'ho ancora accettato, ma devi fare uno sforzo. Harry è nostro
amico e... Ron mi senti?", gli sventolò una mano davanti alla faccia ma il
ragazzo rimase perfettamente immobile. "L'ho sconvolto. Non si riprenderà mai
più", disse Harry sconfortato. "No no è Ron. Gli serve soltanto tempo.
Insomma... ce la può fare. Ha gestito di peggio". "Non credo". "Bè... Ron?
Ron mi senti?". Senza sbattere ciglio, si voltò verso la ragazza e sussurrò
"ha detto che è stato con Draco? Draco Malfoy? Quello che ho salvato l'anno
scorso? Che non ha impedito la morte di Silente? Che ti ha augurato la morte?
Che odia tutti quelli come te e Harry? Che ci ha preso in giro
ampiamente?". Hermione cercò qualcosa da controbattere ma si limitò ad
annuire. "Non odia più quelli come me ed Hermione. Insomma, per stare con me
non può odiarci". "Stare con te?". Ron scattò in piedi. "E' uscito in
fretta dallo stato di shock". "Non credo che devi prenderla così. La stai
gestendo nella maniera sbagliata. Insomma, guarda Harry, guarda come è
felice...". "Vuoi dire che hai mollato mia sorella per il figlio dell'uomo
che l'ha quasi fatta uccidere?". Perchè dovevano guardare a quei lati
negativi e basta? Perchè non riuscivano a vederlo come lo vedeva
lui? Semplicemente perchè non lo conoscevano come lo conosceva lui. Non
rispose all'ultima domanda di Ron. La risposta la conosceva già entrambi. La
conosceva per fino Ginny da quanto aveva capito. Probabilmente era da questa
lotta che sarebbe uscito perdendo tutto quanto. Ma era un rischio che si sentiva
di dover correre. Ron era come un fratello per lui e questo voleva dire che
anche se ci avesse messo venti anni, alla fine avrebbe capito ed accetato la
cosa. "Ron, mi dispiace di non avertelo detto. Di aver lasciato passare tutti
questi mesi e di dirtelo così ma non ci sono modi per cui io possa addolcirti la
notizia e lo so che per te probabilmente tutto questo è sbagliato è che non mi
parlerai più per tutta la tua vita probabilmente, ma quando riuscirai a
guardarmi di nuovo in faccia senza odio e vorrai dirmi qualcosa, io ti
ascolterò. Anche se mi manderai a quel paese, non importa. Sei il mio migliore
amico e questo vuole dire fidarsi di te ciecamente e ho fiducia che un giorno mi
capirai. Insomma, se... se dovessi volermi mandare a quel paese, mi trovi nel
dormitorio. Ora me ne vado prima che inizi a picchiarmi o qualsiasi cosa tu
voglia farmi che ti costerebbe l'espulsione a cause mia". Restò qualche
secondo in piedi in silenzio ma poi si voltò verso le scale che portavano ai
dormitori e andò a letto. Non sentì Ron entrare in camera quella
notte.
La mattina svegliò gli studenti portando con se la notizia di
un imminente gita ad Hogsmeade fissata per quel pomeriggio. Harry voleva
andarci con Draco da una parte, ma dall'altra capiva che sarebbe stato eccessivo
costringere Ron a vederli assieme durante la gita e così restò al castello a
giocare a scacchi dei maghi con Luna e
Neville.
************************
"E dai Draco non ci credo", rise
Blaise. "Potter Potter Potter", lo cantilenò. "Ah dopo tutti quegli anni
passati a ripetere quanto lo odiava, dovevi aspettartelo Blaise. Si sa. Chi
disprezza...". "Vuol comprare", terminò il Serpeverde. Draco rise. "La
smettete?". "Oggi vi vedrete ad Hogsmeade?", gli chiese Pansy ignorando la
richiesta di tregua da parte dell'amico. "Non lo so. Non ne abbiamo parlato
ieri sera". Anche loro tre seguivano lo sciame di studenti che si avviava
nella Sala D'Ingresso per essere controllati da Gazza. "Niente più sensori",
commentò sollevato Blaise mentre si avviava lungo la discesa che portava ad
Hogsmeade. Mentre Draco rispondeva sorridente alle domande di Pansy su come
baciasse Harry, gli passarono davanti Hermione e Ron. Malfoy si guardò
intorno ma non vide il Grifondoro di suo interesse da nessuna parte. "Allora
vai da lui a Natale?", chiese Pansy. "Draco mi stai ascoltando?". "Non lo so
ancora. Gli ho detto che potrei andare se non ho altro da fare". Il sorriso
era scomparso dal suo volto. "Che succede?", gli chiese Zabini. Draco
scosse la testa. "Niente". "Allora quest'anno salti la festa a casa dei
miei?". "E con chi dovrei venire Blaise? Con mio padre ricercato? Con mia
madre odiata dalla comunità magica perchè moglie di un mangiamorte? L'ultima
cosa che voglio è dare spettacolo". "Immaginavo che avresti
rifiutato". "Devo. Mi dispiace".
Fecero un giro nel negozio dei "Tiri
Vispi Weasley" che si era aperto al posto di Zonko e poi andarono a
Mielandia. Prima di rifugiarsi dal freddo nel pub di Madama Rosmerta,
incrociarono ancora la Granger e Weasley ma di Harry continuava a non esserci
traccia. "Pansy?". "Dimmi", disse la ragazza mentre staccava una tazza di
cioccolato dalle labbra. "Andresti dalla Granger a chiederle di
Harry?". "Non ci penso nemmeno. Che figura ci farei ad andare a parlarle? E
che figura ci faresti tu?". "Blaise?". "Scordatelo amico". "Siete di
aiuto", disse sarcastico. "Aspetta di vedere quando si alza e valle a
parlare. Insomma, se sa di te e Harry, non si stupirà di certo a sentirti
chiedere sue notizie", aggiunse Pansy. "Sarà così romantico". "Dacci un
taglio Blaise". "Di cattivo umore". "Lascialo stare. Sta decidendo se ci
tiene abbastanza". Draco non l'aveva ascoltata molto perchè aveva visto la
Granger alzarsi e dirigersi verso i bagni. Aspettò che Weasley riportasse la
sua attenzione alla sua burrobirra prima di alzare e seguire la
Grifondoro.
Hermione si fermò con la mano ancora sulla porta. "Che
vuoi Malfoy?". "Come...". "Che vuoi Malfoy?", chiese ancora
voltandosi. "Dove...". "Al castello. Ha litigato con Ron e non voleva
stargli tra i piedi, così è rimasto a giocare a scacchi". "Ha litigato con
Weasley?". "Per te". "Gli ha...". "Si. Ieri ha fatto tardi e Ron era
preoccupato così lo ha aspettato in piedi e lo ha obbligato a raccontargli dove
era stato e Harry non ha voluto mentire ancora. Ora, spero vivamente che tu ti
renda conto che Harry sta perdendo il suo migliore amico a causa tua, quindi
dovresti capire che lui ci tiene sul serio a te anche se non lo ammeterebbe mai
con nessuno di noi. Se tu non senti lo stesso per lui, lascialo va
bene?". "Stare con Potter equivale a prendere un pacchetto unico con voi
altri?", chiese Draco irritato per il tono che aveva usato Hermione. "Si. Lo
ha capito Voldermort, puoi capirlo anche tu. Harry non è mai solo, mai". "Tu
non sai niente di noi. Non puoi farmi questo discorso senza sapere che
cosa...". "Oh non lo sa nemmeno lui che cosa provi nei suoi confronti. E'
così confuso". "Non mi è parso confuso". "Bè, quando ti fissa, prova a
decifrare la sua espressione ogni tanto". Detto questo, entrò nel bagno
sbattendosi la porta alle spalle e lasciando Draco da solo nel piccolo
corridoio. Il Serpeverde si voltò e tornò al suo tavolo. Pansi e Blaise
gli chiesero cosa gli avesse detto la Grifondoro, ma Draco disse ben poco prima
di alzarsi e incamminarsi verso il castello. Quando arrivò, andò in Sala
Grande a cercare Harry, ma trovò Neville e Luna da soli a giocare e non poteva
andare lì e chiedere di Harry. Lo cercò per un pò, poi si arrese e andò nei
sotterranei abbandonandosi su uno dei divani della Sala Comune di
Serpeverde. Restò lì sdraiato per un tempo indeterminato e alla fine decise
di andare a fare una doccia prima che fosse ora di cena e i suoi compagni
tornassero. Fissò a lungo il disegno grigio scuro sul suo avambraccio
sinistro che un tempo era stato nero. Gli sembrava tutto così lontano,
soprattutto quando era con Harry e si diceva che se lui poteva stargli accanto,
allora non doveva aver fatto tante cose brutte da meritarsi quel marchio a
ricordargli gli errori del padre. Ma quando era solo i dubbi tornavano ad
assalirlo e nello specchio vedeva lo stesso Serpeverde dei tempi passati e si
ritrovava tremendamente confuso su ciò che stava
facendo.
Azzusam: ahahha non potevano mandarsi
un gufo! Draco era già ad Hogsmead quando sa che Harry non c'è e non poteva di
certo mettersi a mandare un gufo ad Harry che era al Castello e siccome Hermione
sapeva che Draco sapeva che lei sapeva, le è venuto normale pensare che volesse
chiederle di Harry.
Grazie per le recensioni ragazze!
*******************
"Harry?". La voce di
Hermione gli arrivò come un eco lontano e sperduto. "Mmm?". "La lezione è
quasi finita è tu ancora devi preparare la pozione". "Si io...". La
Grifondoro alzò gli occhi al cielo. Harry lanciò un rapido sguardo a Ron che
dal tavolo davanti al suo preparava la pozione con McMillan. "Harry? Che ti
succede, ragazzo mio?". "O professore. Io..." corrugò leggermente la fronte e
cercò di assumere un'aria malaticcia, come se l'espressione depressa che si
portava dietro da un paio di giorni, non fosse sufficiente a farlo apparire come
uno straccio vecchio. "Credo di non sentirmi molto bene". "Oh ma certo, devi
essere stanco con tutti i compiti e il Quidditch, sei un allievo impeccabile per
me, per una lezione passata un pò così, non succederà nulla". Harry gli
sorrise e osservò Lumacorno procedere tra i banchi ad ispezionare i calderoni
degli altri studenti dove pozioni sobbollivano rumorose. "Bene, via gli
ingredienti e cerchiamo la pozione migliore". Si guardò un pò attorno e poi
disse, "Dieci punti a Grifondoro, tutto merito della signorina Granger". La
lezione terminò e gli studenti si avviarono alla porta per lasciare i
sotterranei. "Riposati, ragazzo mio, va bene?", chiese Lumacorno ad Harry
prima di abbandonare l'aula. Il Grifondoro raccolse le sue cose, lasciando
che Hermione e Ron si allontanassero prima di lui. "Harry?". Come aveva
sperato, erano rimasti indietro soltanto loro due. "Tutto bene?". Il moro
si voltò, guardando negli occhi Malfoy. "No". "Non ti parla
ancora?". "No. Però questa sera partirà per la Tana con Hermione e Ginny,
magari tra due settimane starà meglio". "Ne dovreste parlare". "E che
altro c'è da dire?". "Dovresti dirgli perchè non volevi lo sapesse". "Se
smetterà di ignorarmi, ci proverò. Credimi. Gli dirò che era perché sapevo che
non avrebbe capito e io non volevo perdere il mio migliore
amico". "Bravo”. “Ora cambiamo discorso”. “Allora, quando si parte?",
chiese il Serpeverde con un sorriso. "Lo hai già detto...". "Sono
maggiorenne, non intendo più dare spiegazione di quello che faccio". "Non
volevo farti innervosire". "Non importa. Non voglio litigare con te prima
delle vacanze". "Intendi farlo dopo?". Draco chiuse la questione
avvicinandosi ad Harry e baciandolo ancora sorridente.
*
"Quindi è questa?". "Non è la tua villona,
ma a me piace". "Con quello dove eri costretto a vivere". "Ah non era poi
tanto male come casa, era il vivere sotto la scala o segregato in camera che la
rendeva diversa". "Certo, certo...". Harry guidò Draco su per le scale
fino alle camere del primo piano. "Puoi dormire
qui...". "Potter...". "Eh?". Il Grifondoro si voltò a guardare il
Serpeverde seriamente confuso. "Che c'è adesso?". "Tu dove dormi?". "Al
piano di sopra, in camera di Sirius". "E posso sapere perchè io dovrei
restare qui?". "Io...". "Hai paura che ti salti addosso?". "No direi di
no. Paura non è esatto". Draco alzò gli occhi al cielo e poi prese a
camminare davanti ad Harry come se quella fosse stata casa sua. "Dove
vai?". "In camera nostra". Harry sorrise e lo seguì. Mentre Draco
guardava la camera tirata a lucido, si udì un crack alle loro spalle e un elfo
domestico comparve facendo un profondo inchino. “Padrone, la cena sarà pronta
tra beve”. “Kreacher abbiamo già parlato di questa storia del darmi del
padrone. Non mi va e se Hermione lo venisse a sapere non mi parlerebbe più. Va
bene Harry”. “Come vuole Padrone”. Schiocchiò le dita e scomparve nel
nulla. “Hai un elfo?” chiese Malfoy fissandolo. “Dopo quello che hai fatto
per Dobby?”. “Io non lo tratto come un vecchio straccio” rispose alzando le
spalle. “Certo, San Potter ritorna”. Harry tirò la valigia fino al letto e
ce la sbattè sopra aprendola. “Domani è Natale. Devo ancora andare a
prenderti il regalo”. “Non voglio regali, Harry. Tutto ciò che posso
desiderare, è già mio. In un’altra casa magari, ma è già mio”. “Neanche una
vecchia piuma pestata?”, scherzò. “Stupido Potter”. Estrasse la bacchetta
dalla tasca dei pantaloni, e sistemò in pochi istanti tutta la sua roba
nell’armadio aperto alle spalle di Harry. “Ehi ti sei preso tutto lo
spazio”. “Ho più cose”. “Chi era la ragazza?”. “Se saresti stato più
veloce…”. “Non serve usare la magia per tutto”. “Che razza di
idee”. “Lasciamo perdere”. Draco si sedette sul bordo del letto osservando
Harry che con movimenti attenti cercava di non sgualcire le sue cose
sistemandole nell’armadio e nei cassetti. “Dov’è la tua
famiglia?”. “Intendi i miei zii e mio cugino?”. “Quelli dove vivevi
prima…”. “Non lo so. Questa estate sono tornato a casa a cercarli, ma non
c’erano. La casa sembrava abbandonata da… mesi”. “Da quando sei partito per
la guerra?”. “Fa molto storia strappalacrime degli anni 40 detta così, ma
si”. “E… non ti mancano?”. Harry si voltò a guardare Draco. “Come mai
così interessato?”. “Cerco di fare conversazione” rispose alzando le
spalle. “Non mi mancano”. “Tutto qui?”. “Si, immagino di si. Non ci
sono mai stati grandi rapporti fra di noi. Mi odiavano”. “Lo dici come se non
fosse nulla”. “Perché è così”. “Come vuoi”. Kreacher apparve al centro
della stanza con il solito inchino. “Padron Harry, è pronta la cena” disse e
subito dopo sparì ancora. “Non può apparire sempre così. Insomma…
potrebbe”. “Si Draco?”, chiese Harry sorridendo. “Non lo so.
Interromperci”. “Maniaco”. Aprì la porta della loro camera da letto e
scese al piano di sotto.
Capitolo 16 *** You're the storm that takes the sun to me ***
Quando le luci della mattina entrarono
dalla finestra, trovarono Harry ancora profondamente addormentato. Dopo
alcuni minuti, si accorse del cambiamento della luce sul suo viso e si rigirò in
cerca di ombra e si rese conto che il letto era vuoto. Aprì lentamente un
occhio e guardò le lenzuola fredde al suo fianco. Si mise a sedere e si
guardò intorno, ma di Draco non c’era nemmeno l’ombra. “Kreacher?”
chiamò. Con un sonoro crac l’elfo comparve ai piedi del letto facendo
un profondo inchino. “Padrone”. “Ehm, Kreacher hai visto Draco?”. “Il
giovane Malfoy è uscito questa mattina presto”. “Non sai dove?”. “Vuole
che lo trovi?”. Harry ci pensò alcuni minuti poi scosse la testa. “No,
lascia perdere. Aspetterò che torni. Puoi andare”. L’elfo si inchinò ancora e
poi scomparve nel nulla. Harry si alzò e prese dal suo baule, un pantalone
nero della divisa di scuola e un maglione cremisi. Quando scese a fare
colazione, Draco ancora non era tornato e verso l’ora di pranzo, si ritrovò
preoccupato. “Padron Harry, è arrivato un gufo per lei questa mattina. Dai
Weasley”. “Oh grazie Kreacher sarà un maglione”. “Glielo
porto?”. “Magari dopo”. “Inizio a preparare il pranzo per lei e per il
giovane Malfoy?”. “No. Voi elfi avete giornate libere?”. “Che
intende?”. “Giornate in cui non fate niente. Andate in giro magari. Com’è che
venite al mondo voi? Insomma, avrai una famiglia dove andare per le feste,
magari”. “La famiglia di un Elfo è quella…”. “Che servite. Lo so. Bè vai a
fare un giro. Dove vuoi. Vorrei restare solo adesso, ti chiamerò se ho bisogno
di te. D’accordo?”. L’elfo annuì con il capo e fatto un inchino, sparì con il
solito crac. Una volta restato solo andò in cucina dove trovò il pacco
della signora Weasley sul grande tavolo di legno. Era un maglione uguale a
quelli che aveva ricevuto per sei natali precedenti. Era una di quelle cose che
lo facevano sentire veramente amato da qualcuno. Ma l’arrivo di quel pacco,
voleva anche dire che la mamma di Ron e Ginny non sapeva niente e quindi sarebbe
toccato a lui spiegare cosa era successo con la figlia. Questa volta non
aveva come scusa, il dover scappare per combattere un nemico supremo. Questa
volta semplicemente avrebbe dovuto ammettere che le cose in quel modo non
funzionavano e che anche se Ginny lo odiava e così avrebbe fatto anche il resto
della sua famiglia, non aveva intenzione di tornare in dietro. Sentì scattare
la serratura dell’ingresso e si alzò di scatto dalla sedia che stava
occupando. Draco si passò una mano tra i capelli facendo cadere la neve che
vi si era posata sul tappeto che Kreacher aveva messo davanti la porta. “Dove
eri sparito?”, gli chiese. “Dovevo fare una cosa”. Il giovane Serpeverde
gli sorrise e si fece avanti. “Cos’hai dietro la schiena?”. “Ho preso in
prestito il tuo mantello. Scusa”. Draco alzò le braccia verso Harry che lo
guardava confuso. “Cosa…”. “Sotto il mantello”. Il moro tese una mano e
afferrò qualcosa nell’aria. Il mantello scivolò in terra scoprendo una gabbia
dove una piccola fenice bianca riposava con la testa nascosta sotto
l’ala. “Ci ho messo un po’ a trovarla, per questo sono stato via fino ad
adesso”. “Mi hai… mi hai comprato una civetta?”, chiese esterrefatto. “Non
saprei. A te che sembra Potter?”. “Una civetta… bianca”. “Di solito lo
sono”. “E’ come…”. “Inizi a sembrare un cretino”. Gli lasciò la gabbia
tra le mani e appesa il cappotto. “Dov’è finito l’elfo?”. “Io gli ho dato
la giornata libera. Draco…”. Malfoy gli passò oltre dirigendosi su per le
scale. “Draco aspetta”. “Che c’è?”. “Perché mi hai regalato una
civetta?”. “Perché la McGrannitt continuava a dirti di trovarti un animale e
ho pensato…”. “E’ il mio regalo di Natale?”. Draco si voltò e fissò
Harry. “Oh togliti quello stupido sorrisetto”. “Io… ehm… grazie”. Si
guardarono per qualche istante e poi Draco riprese a salire le scale. Harry
lasciò la gabbia sul tavolo della cucina e si affrettò a seguire il ragazzo di
sopra. “Perché proprio una civetta?”. “Harry…”. “Dimmelo”. “Perché
era quello che volevi. Insomma, a che ti servirebbe un gatto o un gufo quando
continueresti a pensare alla tua vecchia civetta? Un topo è fuori discussione
grazie a Minus e un rospo non è all’altezza. Quello va bene per Paciock
ma…”. “Neville…”. “Lo so lo so è tuo amico”. “Non ti capisco”. Erano
arrivati nella stanza di Sirius doveva avevano passato la notte
precedente. Draco entrò e si buttò sul letto allentandosi il nodo della
cravatta. “Che vuoi dire?”. “Perché è così difficile non fare il
duro?”. “Le cose sono diverse tra noi. Te l’ho già detto. Insomma, tu sei
Harry Potter, sei geneticamente programmato per essere buono, io mi ci devo
abituare”. “Apprezzo i tuoi sforzi di farmi capire che ci
tieni”. “Harry…”. “Lo so. Ci devo arrivare a queste cose ma non dirle ad
alta voce. È frustante”. “Cosa dovremmo fare? Tenerci per mano e andare a
passeggiare per strada? Andare a cena assieme? Non sono cose da noi quelle. Non
da me almeno”. “Non sono quelle le cose che contano. Ma quando siamo noi due,
come adesso, sarebbe bello essere noi stessi e basta”. “Tu sei te stesso al
cento per cento quando siamo da soli?”. “Si. Cioè… mi sento confuso quando
siamo soli. Fai uscire fuori una parte di me che non conoscevo. Credo che si
possa dire che quando sto con te, siano le uniche volte in cui sono me stesso al
cento per cento”. Si fissarono qualche istante in silenzio. Poi Draco
distolse lo sguardo dagli occhi verdi di Harry. “Cercherò di essere
meno…”. “Altezzoso e spocchioso?”. “Non tirare troppo la corda”. “Sei
stato tu a cominciare tutto questo”. “Lo so”. Harry si avvicinò a Draco
fin quando inginocchiandosi, non riuscì a guardarlo ancora negli occhi. “Per
quanto possa sembrare strano o sdolcinato dirlo, soprattutto se sono io a dirlo
a te, stare con te mi piace e grazie per il tuo regalo. Non avrei mai comprato
un altro animale, avrei continuato a procrastinare con la McGrannitt e tu lo
sapevi. Credo di aver capito una cosa…”. “Dimmi”. “Che nessuno può
conoscerci meglio di noi stessi. Insomma, ci sono cose di me che conosci solo
tu, e sono abbastanza certo di poter dire lo stesso su di te, il che è
grandioso. Insomma, io non ti ho fatto un regalo perché ero certo che tu non
volessi nulla e tu invece me ne hai fatto uno per cui ti sono veramente grato, è
questo è perché mi conosci”. “Chi ti ha detto che non potrei volere un regalo
anche io?”, rispose Draco in tono di sfida. Harry allora si tirò un po’ su
fin quando non raggiunse con le sue le labbra di Draco e cominciò a
baciarlo. Sentì il Serpeverde restare fermo per un secondo prima che si
rilassasse contro di lui e lasciasse che Harry prendesse pieno controllo del
bacio. Il Grifondoro si staccò per riprendere fiato. “Mi piace da morire
quando mentre ci baciamo sorridi”. “Sempre sdolcinato”. “Buon Natale
Draco”. “Buon Natale Harry” gli rispose, continuando a sorridere mentre Harry
si metteva in piedi per poi salirgli sulle gambe. Ripreso a
baciarsi. Harry affondò le dita tra i capelli di Draco per tenerlo stretto a
sé e Draco strinse le mani sulla schiena del Grifondoro. Harry liberò il
biondo dalla cravatta e iniziò a sbottonargli la camicia senza smettere di
baciarlo. Draco infilò le mani sotto il maglione di Harry e gliel’ho
sfilò. Prima di riunire le loro labbra, si fermò ad osservare il viso
arrossato di Harry, e gli occhi che luccicavano illuminati dai raggi del sole
che tramontava oltre le case della strada. Harry lo fissò intensamente ma
senza abbandonare quello sguardo infantile che aveva sempre avuto. Il verde dei
suoi occhi, ricordava a Draco l’acqua del lago sotto la quale c’era la Sala
Comune della sua Casa. “Che c’è?”, gli chiese in un sussurrò Harry. Draco
scosse la testa. “Pensavo che… quello che hai detto prima, hai ragione. E se
per qualcuno, per chiunque altro al di fuori di noi, tutto questo potrebbe
sembrare sbagliato… non voglio che sia giusto allora perché per me va bene
così”. Harry lo ribaciò, sussurrando contro le sue labbra “anche per
me”. Draco sfilò la camicia ad Harry nello stesso istante in cui il
Grifondoro la tolse al Serpeverde e le lasciarono scivolare sul
pavimento. Harry si sbilanciò in avanti, costringendo Draco a sdraiarsi sul
materasso. Inarcò la schiena, aumentando il contatto fra i loro
bacini. “Dovrò davvero smettere di chiamarti San Potter”, si ritrovò a dire a
mezza voce mentre Harry posava baci lungo il suo collo. “Era ora”. Draco
si tirò su d’impeto, ribaltando le loro posizioni. Fece scivolare le dita tra
quelle di Harry, portandogli le mani ai lati della testa. Lo guardò ancora
come poco prima, cercando di fissare nella sua memoria ogni minimo dettaglio del
volto di Harry. Gli occhi scuriti non solo dal calare della sera, ma anche
dal desiderio; i capelli scompigliati più del solito e quel sorrisetto beffardo
stampatogli in faccia e le guance arrossate. “Draco?”. Il ragazzo si piegò
su di lui, senza lasciargli andare le mani e riprese a baciarlo, ma ben presto
distolse la sua attenzione dalle sue labbra e cominciò a lasciare una scia di
baci lungo il suo collo e poi sul petto. Gli lasciò andare le mani e qualche
secondo dopo, le sentì tra i suoi capelli. Alzò gli occhi e incrociò lo
sguardo con Harry che si tirò sui gomiti e riallacciò le sue labbra con quelle
di Draco. Gli passò le braccia attorno al collo e se lo strinse forte contro
il petto. Harry artigliò la schiena di Draco stringendolo come se volesse
diventare un tutt’uno con lui e poi fece scorrere le sue mani sulla schiena
bianca e muscolosa del Serpeverde. Ribaltò le posizioni come Draco aveva
fatto poco prima e gli portò le mani ai lati del volto in una sua
imitazione. Si morse il labbro, indeciso su come sfruttare al meglio la sua
posizione, poi il suo sguardo si posò sul disegno che copriva l’avambraccio
sinistro di Draco e per quanto volesse restare indifferente alla cosa, un
brivido gli percorse la schiena. Draco seguì con gli occhi la traiettoria
dello sguardo di Harry per capire cosa ne avesse attirato l’attenzione e quando
capì si irrigidì. “Io… scusa mi dispiace. Me ne ero dimenticato”. Si tirò
a sedere bruscamente, costringendo Harry a scivolare di lato. Gli rivolse le
spalle, restando immobile. “Lo so che è… è orribile. Sono stato uno stupido a
pensare che sbatterti in faccia il fatto che… che lavoravo per lui, non ti
avrebbe fatto schifo”. Harry restò fermo e in silenzio per qualche secondo
poi gli si avvicinò, passandogli le braccia attorno al collo e poggiando il
mento sulla sua spalla. Draco non si mosse. “L’avercelo, dipende da te
tanto quanto dipende da me la cicatrice che ho in fronte. Non siamo stati noi a
chiederlo ed è stata la stessa persona ad imporcelo. Per quanto siano diversi i
loro significati, so che con te non vuole dire quello che vuole dire sulle
braccia di tutti gli altri. Non hai ucciso. Non sei un Mangiamorte. Per me non
lo sei”. “Potrai dire così adesso, ma non se ne andrà e quando ti renderai
conto che ti fa schifo, ti farò schifo anche io e andrà tutto in malora”. “La
stessa cosa vale per me. Se mi guardi in faccia, non puoi non notare ciò che
rappresenta la disgrazia della tua famiglia ma penso che non ci riguardi. Fa
parte di qualcosa che non esiste più ormai. Non c’è più qualcuno che mi fa
essere il Prescelto e non c’è più qualcuno che ti faccia essere un Mangiamorte.
Per quanto mi riguarda, tu non sei come loro. Questo lo so e ne sono sicuro.
Quando vedevo come ti costringeva a comportarti Voldemort, ho provato pena per
te. Ho smesso di avercela con te da un po’ ormai”. “Non ti facevo così
profondo”. Lo sentì rilassarsi contro il suo petto e lo fece voltare,
facendolo stendere ancora. Non guardò più il suo avambraccio, si concentrò su
tutto il resto del suo corpo. Quando furono completamente nudi, gli fu ancora
più facile non perdere l’attenzione da tutte le altri parti di Draco e il fatto
che fosse tornato sopra e che mentre gli baciava il petto con una mano gli
toccava il membro, lo costrinsero definitivamente a distogliere l’attenzione da
tutto ciò non fossero le labbra o le mani di Draco.
Per prima cosa, grazie a tutte
ragazze per le recensioni. Mi fa piacere che vi sia piaciuto anche lo scorso
capitolo. Poi ci tenevo a dire una cosa. Molto probabilmente questa storia
non è come molti altri l'avrebbero scritta, ma già quando avevo soltanto le idee
in testa e non aveva ancora cominciato a scriverla, avevo l'intenzione di
scrivere un qualcosa più sui caratteri dei personaggi, piuttosto che fare una
storia di Sesso che non saprei mai scrivere nemmeno decentemente, e che comunque
sarebbe una cosa che in molti hanno già fatto prima. Quindi, soprattutto
con lo scorso capitolo, con la similitudine tra la cicatrice di Harry e il
marchio nero di Draco, volevo approfondire un legame che hanno che non è
certamente soltanto fisico ma ci tenevo a mettere in risalto quelle che secondo
me sono le cose che li hanno sempre accomunati. Per farla breve, alla fine
della storia non manca molto e non penso che ci saranno scene esplicite di sesso
tra Draco e Harry perchè non è il motivo per cui ho scritto questa storia. Il
motivo era quello di semplicemente scrivere qualcosa in cui non erano Draco e
Harry acerrimi nemici ne tanto meno quelli assatanati di sesso ma era un
qualcosa di più incentrato sulle emozioni dei personaggi senza volerli
stravolgere del tutto da quelli che ha creato la Rowling. Bene, ci tenevo a
chiarire questo, ora posso lasciarvi al nuovo capitolo.
*******************
Quando finirono le vacanze natalizie, ad Harry
sembrò di non aver mai passato un Natale migliore di quello e tutto il buon
umore accumulato in quelle settimane, gli avevano dato il coraggio di affrontare
Ron. Ormai non sopportava più il pensiero di dover restare fermo ad aspettare.
Non era mai stata una cosa propria di lui. Quando arrivò il momento di
tornare a Hogwarts Draco non voleva materializzarsi al centro di Hogsmeade mano
nella mano con Harry, ma il Grifondoro non gli aveva dato molte alternative e
ora si ritrovavano a piedi, mano nella mano, a percorrere la salita che portava
al castello mentre la neve scendeva leggera su di loro. “Non ce la fai a non
dare spettacolo vero?”, gli chiese Draco con un sorriso. “Se non ti stesse
bene, mi avresti già schiantato e te ne saresti andato”. “Si, sarebbe da
me”. “Decisamente”. Ridendo arrivarono presto al cancello della
scuola. Draco sfilò la sua mano da quella di Harry soltanto quando vide
Blaise e Pansie arrivar loro incontro. “Pensavo gli avessi parlato”, gli
bisbigliò in un orecchio. “Si ce l’ho fatto”. Harry lo fissava scettico
deciso a non allontanarsi da lui. “Ehi Draco”. “Ciao Pansie. Ciao
Blaise”. “Passate bene le vacanze?”, gli chiese Zabini schioccando
un’occhiata irritata ad Harry. “Magnificamente”. Draco guardò prima i suoi
amici e poi Harry. Nessuno di loro era deciso a fare il primo passo ma quando
Pansie incrociò per qualche secondo gli occhi del Serpeverde, si decise ad
abbozzare un tentativo di saluto verso Harry. “Potter”. “Parkinson”,
rispose freddo. Era certo che l’unico Serpeverde in grado di sopportare fosse
Draco. La vicinanza così stretta con Zabini e la Parkinson, gli creavano un
certo senso di irritazione ma sapeva anche che non poteva tirarsi indietro
davanti a loro e pretendere che Draco smettesse di prendere in giro Ron ed
Hermione mentre lui poteva continuare a mantenere l’atteggiamento di un
tempo. Così, prima che Blaise potesse salutarlo per primo, Harry si affrettò
a mormorare un “Ehilà Zabini”. Prima di voltarsi in cerca di qualcosa o
qualcuno che lo tirasse fuori da quella situazione. In quel momento capì un
po’ come doveva essersi sentito Ron. Probabilmente, al suo posto, oltre a
pensare che Harry fosse ammattito, avrebbe anche pensato che era un traditore a
socializzare così tanto con quelli che per tanto tempo aveva detto di
disprezzare e così si rese conto di non poter obbligare Ron ad accettare la loro
relazione e ne tanto meno pretendere che andassero d’amore e d’accordo soltanto
per fargli un favore. Harry vide passare Luna e Neville che impegnati in una
discussione sui Nargilli, non lo avevano notato. “Vado a salutare i miei
amici. Ci vediamo dopo Draco”. Cercò di salutare gli altri due, ma si ridusse
tutto quanto ad una serie di occhiatacce da parte di tutti e
tre. “Neville!”. “Oh Harry”. Neville e Luna si fermarono e aspettarono
che Harry li raggiungesse. “Ciao ragazzi!”, li salutò. Abbracciò Luna e
strinse la mano a Neville e insieme si avviarono verso la Sala
d’Ingresso. Una volta arrivati alla Sala Comune, Harry salì subito nei
dormitori maschili nella speranza di trovare Ron, ma il suo armadio era ancora
vuoto. “Cosa hai fatto per il Natale, Harry?”, gli chiese Neville mentre
disfava il proprio baule. “Sono stato a casa. Tutto qui”. “Pensavo andassi
alla Tana”. “No, quest’anno ho deciso di cambiare”. “Io e mia Nonna
invece, siamo andati dai Lovegood per le feste”. “Come mai?”. “Oh Luna era
stata tanto gentile da invitarmi da loro e mia Nonna ha deciso che non era
prudente lasciarmi andare da solo”, rispose con un’alzata di spalle. “Si
capisco cosa intende”. “Però mi sono divertito un mondo. Il padre di Luna è
più lunatico di quanto non sia lei. Non sarà stato facile ai suoi tempi stare
qui ad Hogwarts. Ma non è facile per nessuno del resto. Il signor Lovegood, mi
ha detto che tu, Hermione e Ron siete stati da lui nello stesso periodo, mentre
eravate ricercati. Hai visto il ritratto che ha disegnato Luna nella sua
camera?”. “Si è molto bello”. “Già”. Restarono in silenzio finche i
bauli di entrambi non furono vuoti e poi, mentre Neville scendeva a cena con
Dean e Seamus, lui restò ad aspettare il ritorno di Hermione e Ron nella Sala
Comune. Circa un’ora dopo, finalmente entrarono dal ritratto. Hermione si
lanciò ad abbracciare Harry continuando a ripetere “Mi sei mancato”, mentre Ron
era rimasto qualche passo indietro, tenendo le mani in tasca e lo sguardo fisso
a terra. “Oh suvvia Ron, avanti. Digli cosa hai detto anche a me”, disse
Hermione esasperata dal silenzio di Harry e Ron. “Bè… ehm…”. Alzò gli occhi
cercando di fissare Harry ben in faccia mentre parlava, affinché potesse capire
che era sincero nelle sue scuse. “Tu ecco, mi conosci. Sai come sono. Prima mi
innervosisco e perdo la calma e poi… lo sai. L’ho fatto anche l’anno scorso e al
quarto anno. Faccio sempre così. Mi arrabbio e evito di affrontare i problemi. E
tu però di solito poi mi perdoni”. “Perché sei il mio migliore amico,
Ron”. “Ecco. Appunto. Mi rendo conto che a volte sono veramente
intrattabile”. “A volte?”. “Harry, avanti, ascoltalo”. Harry annuì e
attese che Ron riprendesse a parlare. “Ecco durante le vacanze io e Hermione
ne abbiamo parlato a lungo e be ecco, mi ha fatto riflettere e poi ci si è messa
anche Ginny dicendo che non potevo avercela con te perché l’hai piantata per
Malfoy perché non sono affari miei e che non potevo continuare ad evitarti per
non affrontare la cosa. Quindi insomma…”. “Scuse accettate Ron”. “Grazie
al cielo mi capisci”. “A volte diventa veramente dura”. “Quindi d’ora in
poi, se c’è qualcosa che vorrai dirmi, fallo pure. Va bene?”. “Se non l’ho
fatto prima è perché non volevo che tu ce l’avessi con me. Perdere il mio
migliore amico è un qualcosa che non avrei sopportato”. “Saresti arrivato
all’altare senza dirmelo”. Per la prima volta in settimane, si ritrovarono a
ridere di nuovo insieme. Hermione li guardava divertita e finalmente grata
che le cose si fossero sistemate. Insieme scesero a cena e Hermione e Ron gli
raccontarono delle loro vacanze. Harry si limitò a dire con chi e dove avesse
passato le sue, ma risparmiò i particolare ad entrambi. Ron fece un paio di
battute su Kreacher e su come doveva essersi sentito a vedere lui e Draco
amoreggiare in giro per caso e continuarono a ridere fino a quando non furono
tornati in Sala Comune. Mentre davano la buona notte ad Hermione, Ron disse
ad Harry che aveva ancora qualcosa da dirgli e così si attardarono davanti al
fuoco della Sala Comune fin quando essa non fu ormai quasi del tutto
vuota. “Avanti spara Ron”. “Ecco si tratta dei miei”. “Che è
successo?”. “Bè per fartela breve, hanno sentito me e Ginny discutere su di
te e sai come è mia madre. Si impiccia fin quando non ha ottenuto tutti i
particolari e non le è costato poi molto tempo arrivare in fondo alla cosa.
Quando mi metto ad urlare… deve essere una caratteristica di noi Weasley perché
anche Ginny ha certi polmoni…”. “Stavi divagando, Ron”. “Si scusa.
Insomma, quando avevamo finito di urlare abbiamo sentito un rumore sul
pianerottolo fuori camera di Ginny ed Hermione e quando abbiamo aperto la porta,
mia madre era stesa lì in terra. Quando ha ripreso conoscenza, era sconvolta.
Insomma, Hermione e Ginny hanno cercato di farle capire come stavano le cose, ma
non è servito a molto e per l’ora di cena sapevano tutto anche mio padre, George
e Perce”. Harry lo fissava a bocca aperta. Ron alzò gli occhi per dare
un’occhiata al viso dell’amico ma li riabbasso subito quando si accorse
dell’aria sconvolta che aveva. “Insomma. Lo sanno tutti, cioè Bill e Charlie
no, ovvio ma… non sono stati molto comprensivi. Insomma. George era furioso
perché dice che Draco resta un Malfoy e Bellatrix era una Malfoy e tutte quelle
cose lì, le stesse che ti ho detto io. Hanno tirato fuori la storia del Diario,
come ho fatto io. Mio padre ha tirato fuori quella cosa per l’esattezza e quando
hanno smesso di parlare avevano deciso che era una cosa da traditori perché era
comunque un Mangiamorte e in tanti dell’ordine hanno perso la vita a causa loro
e insomma…”. “Non vogliono più vedervi”, concluse Harry. “Una cosa
così”. “Era ovvio che andasse così”. “Io, mi dispiace Harry. Non erano
affari miei non avrei dovuto discuterne a casa e…”. “Bè prima o poi sarebbe
successo lo stesso. A lungo andare…”. “E’ così seria la cosa fra voi
due?”. Harry alzò un sopracciglio. “Si che lo è Ron”. Restarono in
silenzio ancora per qualche minuto. “Bè… comunque scusa Harry. Io non mi
parlerei più se fossi in te”. “Sei il mio migliore amico Ron. Non importa
cosa fai, lo resterai sempre”. “Grazie amico”. “Sarà meglio andare a
letto”. Ron annuì e si alzò qualche minuto dopo Harry avviandosi a sua volta
su per la scala che conduceva ai dormitori
maschili.
Quando Giugno arriva portando con se il compleanno di Draco, gli studenti si trovano indaffarati con gli ultimi esami, tanti non vedono l'ora di essere finalmente arrivati all'ultimo anno e alcuni, come Harry, Ron ed Hermione, si trovano sollevati all'idea di un anno trascorso senza grandi avvenimenti in cui sono stati studenti normali e non alle prese con pietre magiche e serpenti, Dissenatori e draghi, battaglie al Ministero della Magia, lo svelare misteri del passato di un cattivo o andare alla ricerca di frammenti di anime; per la prima volta, quell'anno era cominciato e si apprestava a finire senza grandi avvenimenti o colpi di scena.
Quel particolare pomeriggio di Giugno, Harry, Hermione e Ron, erano seduti all'ombra di un albero nel grande cortile, con la leggera brezza del lago che manteneva la temperatura in qualche modo sopportabile.
“Cosa pensate che succederà adesso?” chiese Hermione.
“Niente di speciale. Andremmo avanti per le nostre strade e prima o poi non saremmo neanche più degli eroi” disse Harry. “La gente smetterà di avere grosse aspettative per noi.”
Ron ed Hermione lo guardarono scettici. “Dici così soltanto perché vorresti ti fosse possibile andare in giro tenendo Draco per mano senza che la gente si ponga troppe domande sul perché un Potter ed un Malfoy abbiano una vita privata in comune” rispose Ron ed Hermione, suo malgrado, si trovò ad annuire.
“E' complicato per noi, non è vero?”
“Lo è sempre Harry” le rispose Hermione.
Harry distolse il suo sguardo dal volto della sua migliore amica e lo diresse alcuni metri più avanti dove Draco e Blaize stavano ridendo e correndo su è giù per il prato rincorrendo un boccino senza scope. Un sorriso si allargò sul viso del giovane mago e tratto un profondo respiro, ebbe come la sensazione che le cose si sarebbero risolte da sole, come se in qualche modo, dopo tutto quello che era successo loro, dopo tutti i tiri mancini che il destino gli aveva tirato, ora dovesse loro un lieto fine o meglio ancora, un lieto inizio che proseguisse al meglio.
Gli occhi di ghiaccio di Draco trovarono per qualche secondo quelli smeraldi di Harry e i due ragazzi si sorrisero e senza che fossero visti da nessuno dei due, Blaize, Hermione e Ron, alzarono gli occhi al cielo.
“Sicuramente ci sarà da divertirsi negli anni a venire” mormorò Ron ad Hermione che annuì prima di alzarsi in piedi e distendere le pieghe sulla sua divisa. “Dove vai?”
“Biblioteca. Magari potresti venire con me?” gli chiese con un tono che lasciava intendere chiaramente che il giovane Weasley non aveva altra scelta ma fare come lei suggeriva e sbuffando e lamentandosi, Ron si mise in piedi e salutò in fretta Harry prima di seguire la sua ragazza lungo la salita che portava al castello.
Blaize si scusò con una scusa banale tutta sua e lasciò Draco a percorrere i metri che lo separavano da Harry.
“Hey” Draco disse piano quando fu davanti ad Harry. Guardando giù negli occhi verdi che lo fissavano attentamente, il biondo sorrise e Harry alzò una mano che lui prese prima di sedersi accanto al moro.
“Hey a te” disse Harry prima di posare un delicato bacio sulle labbra del Serpeverde.
Quando Draco si tirò indietro dopo alcuni secondi, aveva lo stesso sorriso in viso. “Ci hanno lasciato soli.”
“Tendono a scomparire ogni volta che siamo nella stessa stanza assieme” disse Harry prima di sorridere.
Draco chiuse gli occhi e appoggiò la schiena contro il tronco dell'albero alle sue spalle chiudendo gli occhi. Sospirò e lasciò che i raggi del sole gli riscaldassero la pelle.
“Stavo pensando...” cominciò Harry.
Draco inarcò un sopracciglio senza aprire gli occhi o voltare il viso verso il suo ragazzo.
“Seriamente...”
“Devo preoccuparmi?” chiese scherzando soltanto in parte, Draco.
“No. Solo... vorrei parlarti... questa sera hai da fare?”
“No.”
“Ok allora che ne dici del bagno dei prefetti diciamo, verso mezzanotte?”
Questa volta Draco aprì gli occhi e lo guardò con entrambe le sopracciglia inarcate “E cosa dovremmo fare esattamente nel bagno dei prefetti?”
Harry alzò le spalle prima di mettersi in piedi. “Verrai?”
Draco annuì. “A più tardi.”
Il Grifondoro gli sorrise prima di rubargli un altro bacio e poi affrettasi a tornare nel castello.
*****************
Harry chiuse i rubinetti una volta che la vasca fu piena e si sedette sul bordo lasciando che le sue gambe scivolassero nell'acqua calda e profumata. Si voltò verso la pendola sul muro e guardò l'ora per la millesima volta. Era mezzanotte e un quarto. Si chiese se Draco sarebbe mai arrivato. All'improvviso, sentì passi nel corridoi e qualche secondo dopo, la porta del bagno dei prefetti si aprì e Draco entrò sorridente. Guardò la vasca piena di bolle e il volto felice di Harry e ridendo, si tolse in fretta i vestiti raggiungendo poi il suo ragazzo in acqua.
“Pensavo non saresti venuto.”
“Stavo decidendo cosa mettere” rispose il Serpeverde allungandosi per dare un bacio ad Harry. “Se avessi saputo che questa era il piano, non avrei perso tutto quel tempo.”
Il giovane Grifondoro sorrise e si sfilò gli occhiali prima di fare un piccolo tuffo nell'acqua. Quando riemerse, cinse il collo di Draco con le sue braccia e se lo strinse a se. “Volevo essere il primo ad augurarti buon compleanno.”
Scintillanti occhi grigi, guardarono in quelli smeraldo dinanzi ad essi. “Sai, Harry? Sono felice.”
“Bene,” disse Harry annuendo. “Era quello che volevo.”
I due ripresero a baciarsi e quando Harry sentì che entrambi erano vicini a perdere il controllo, si allontanò leggermente dalle braccia di Draco e lo guardò attentamente negli occhi. “Voglio darti il mio regalo.”
“Harry... non c'è bisogno...”
“Fra poco sarà finita la scuola. Hermione andrà a vivere con Ron a Villa Conchiglia. Fleur glielo ha proposto.” Il Grifondoro fece una breve pausa prima di continuare il suo discorso. “Quando saremo finalmente usciti da questa scuola, andrò a vivere a Londra nella casa che Sirius mi ha lasciato. Per l'ultimo anno, il signore e la signora Weasley, l'hanno risistemata e ripulita. Se tu non hai nessun altro programma per il futuro, vorrei che tu venissi via con me. Magari è troppo presto, non lo so... ma finché non ci proveremo, non potremmo saperlo e io voglio essere certo che quello che abbiamo, viva anche al di fuori di queste mura.”
Draco fissò a lungo, in silenzio, Harry. Una miriade di domande gli vagarono per la testa ma le scacciò tutte via e non chiese ad Harry se ne fosse veramente convinto o se quella potesse essere sul serio una buona idea, ma semplicemente sorrise e disse, “Il mio programma per il futuro, sei tu.”