The metamorphosis

di MadHattersTwinSister
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Una nuova vita ***
Capitolo 2: *** Non solo coincidenze ***
Capitolo 3: *** Passi avanti e passi indietro ***



Capitolo 1
*** Prologo- Una nuova vita ***


Tutti i personaggi appartengono a J.K.Rowling che ne possidiede tutti i diritti. Io non scrivo a fini di lucro.
Prologo- Una nuova vita
 
 Aveva dimenticato la bellezza di quel paesaggio. La sua vita era rimasta oscurata dalle nuvole per così tanto tempo, che quasi non ricordava l'effetto positivo che il sole aveva su di lei. Erano passati due anni dalla battaglia di Hogwarts, due anni in cui il castello era annto ricostruito. Ogni superstite della guerra che lì si era svolta, aveva dato il proprio contributo per riportare in vita la scuola, ed ora Hermione, appoggiata alla balaustra della Torre di Astronomia, osservava il sole calare dietro alle montagne. Si era ritagliata un momento tutto per sé, per riflettere a mente lucida, dopo aver trascorso il primo giorno di lezione. Nonostante avessero ormai vent'anni, infatti, Hermione, Ron ed Harry erano tornati a scuola per concludere gli studi, ed ottenere i titoli necessari per intraprendere una carriera nel Mondo Magico. Non erano i soli, si erano uniti a loro per prenelre i M.A.G.O. anche Ginny, Fred e George. Ma come?, direte voi. I gemelli Weasley, nonostante il successo avuto con il negozio di scherzi, sono tornati sui banchi di scuola? Ebbene, in seguito alla caduta di Lord Voldemort, il Ministero si era risollevato eleggendo come Ministro della Magia Kingsley Shackelbolt. Il mago aveva da subito attuato diverse riforme. Con una di queste, fu imposto ai commercianti il conseguimento obbligatorio di almeno quattro M.A.G.O., per potter ottenere il permesso di praticare l'attività. Così i gemelli si videro costretti a riprendere gli studi. Hermione ne fu felice. Avrebbe avrebbe avuto modo di vedere Fred più assiduamente.
Aveva temuto di perderlo, durante la guerra, quando era rimasto gravemente ferito a causa di un'esplosione. Successivamente, era caduto in un coma profondo e tutti, tranne George ed Hermione, avevano iniziato a pensare al peggio. Solo i due non avevano mai smesso di sperare, passando notti in bianco e giorni infernali. Finché, un mese dopo, Fred si era risvegliato, conservando come unica memoria di quella disavventura, una cicatrice sul petto.
Il loro rapporto era forte, ed erano rimasti insieme nonostante i problemi e gli ostacoli. Persino Ron aveva accettato la loro storia, stupendo poi tutti intraprendendo una reazione con Luna Loovegood.
Hermione non poté fare a meno di sorridere, osservando il cielo tingersi di rosso. Ora che la guerra era finta, la vita di tutti stava andando per il meglio. Erano finalmente liberi, senza il peso del Male sempre pronto a minacciarli.
-Non vieni a cena?- Hermione non si voltò, sapeva a chi apparteneva quella voce.-Come facevi a sapere che ero qui?- chiese lei di rimando.
-Intuizione!- buttò lì l'interlocutore.
-Oppure la Mappa del Malandrino!- replicò lei voltandosi a guardarlo. La luce tramonto si rifletteva sui capelli rossi del ragazzo, facendoli somigliare a spire infuocate.
-Come hai indovinato?- domandò Fred sorridendo verso di lei.
-Intuizione!- glifece il verso, ridacchiando insieme a lui.
-Cosa ci facevi qui?-
-Pensavo.- rispose Hermione con semplicità.
-Tu pensi troppo Granger!- la canzonó.
-Almeno io penso Weasley!-
-Io sono geniale! Non ho bisogno di pensare, le idee vengono da me!- Hermione scosse la testa. Quella con la testardaggine di Fred, era una battaglia persa dall'inizio.
-Pensavo a quanto la nostra vita sia migliorata dopo la guerra.- disse la riccia tornando a fissare le montagne.
-Io non ci giurerei! Mi è toccato tornare a scuola!- rispose ironico allentando il cravattino.
-Non cambierai mai vero?- chiese Hermione portando gli occhi al cielo.
-Se cambiassi, ti stancheresti di me! Avresti l'insana idea di lasciarmi!- rispose Fred con espressione fintamente preoccupata.
-Appunto!- il ragazzo ghignò a quella affermazione, sollevando un sopracciglia.
-Andiamo a cena spiritosona!- disse dirigendosi verso le scale, mentre la ragazza ridacchiava.
-E sappi che me la pagherai per questa battuta!-
-È una minaccia Weasley?- Fred ghignò malizioso, abbassandosi vicno al suo orecchio.
-No, io la vedrei più come un'allettante proposta.- sussurró roco. Hermione non poté impedire alle proprie guance di infiammarsi.
-Andiamo a cena!- esordì ad alta voce, imbarazzata mentre iniziava a scendere le scale. Fred al contrario, la seguì ridendo apertamente.
 
***
 
Camminava sveltaverso il dormitorio. Era successo di nuovo. La cena si stava svolgendo così serenamente...perché si era arrabbiata a quel modo?
 
Era tranquillamente seduta vicino ai suoi amici, quando aveva notato un bambino del primo anno alzarsi e sporgersi sul vassoio delle salsicce, riempiendosi il piatto. Ed Hermione, senza riuscire a spiegarsi il motivo, aveva sentito montare una profonda rabbia dentro, come se un fuoco le stesse divampando dallo stomaco espandendosi in tuttoil corpo. Si era alzata in piedi, il viso tirato in un'espressione furiosa, unerac le faceva scattare la mano destra, i capelli stranamente elettrici e più gonfi. Gli amici la guardavano straniti, mentre lei si dirigeva lentamente verso il bambino.
-Hermione?- azzardó Ginny.
-TU!- esordì Hermione, la voce irriconoscibile, bassa e roca. -TU!- continuó indicando con la mano ferma il bambino. Impaurito si indicò con l'indice a causa della bocca piena di carne.
-Si parlo con te brutto, piccolo egoista! Pensi di poter fare ciò che vuoi? Di poter prendere ciò che vuoi?- ora tutto il tavolo Grifondoro, l'intera Sala Grande era ammutolita osservando la scena.
-Ho proprio voglia di...-
-Hermione!- la ragazza scosse la testa perplessa, rilassando i tratti, il tic era cessato, i capelli si riabbassarono. Si era girata verso la voce, confusa: cos'era successo?
Incontrò il viso preoccupato di Fred che tratteneva il braccio di Hermione: era sollevato, la mano tesa come un artiglio. La riccia era sbiancata, riabbassando veloctesate l'arto, fissandolo sconcertata.
-Di nuovo.- era solo riuscita a sussurrare. Si era girata attorno, notando gli sguardi di tutti puntati su di sé, gli insegnanti corrucciati e attoniti.
-Scusa.- aveva detto frettolosamente verso il bambino terrorizzato prima di dileguarsi.
 
Tornata in dormitorio, corse in camera e velocemente si mise a letto senza prendere sonno. Non era la prima volta che si verificava un episodio simile. Quell'estate era già successo tre volte, momenti in cui sentiva montare una rabbia improvvisa per cose futili, si sentiva bruciare. Ma non ricordava mai ciò che accadeva, diventava tutto buio fino a quando qualcuno la faceva risvegliare. Si girò nel letto avvertendo il solito bruciore alla bocca dello stomaco.
Cosa le stava succedendo?
 
 
 
N.D.A.
Lo so. Questa storia non sembra avere senso, eppure vi assicuro che è solo la prima impressione. Questo è solo un piccolo prologo prima di entrare nella vera storiCosa è successo ad Hermione? È proprio questo il fulcro della storia. Ce l'avevo in mente da un po' e ho deciso di pubblicarla.
Spero abbiate voglia di recensire e dirmi cosa ne pensate! Grazie mille per aver letto!
Alla prossima!
MadHattersTwinSister

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Capitolo 2
*** Non solo coincidenze ***


Non solo coincidenze
 
Freddo. Dolore. Al petto, allo stomaco, alla testa. Dove si trovava? Hermione sbarró gli occhi, ma vide solo buio intorno a sé. Si accasció a terra, su quello che appariva essere un pavimento di pietra. Gelo, penetrava fino alle ossa, e il dolore in tutto il corpo si amplificava. Un fischio, potente, le risuonava nelle orecchie e diventava sempre più forte. La ragazza si raggomitoló iniziando a raspare per terra. I brividi le scuotevano il corpo in modo spasmodico, un sudore freddo le imperlava la fronte. Una fitta al petto la costrinse a sdraiarsi a pancia in su, le braccia spalancate, il torace che si alzava e abbassava, velocemente, in cerca di aria. Un forte bruciore cominciò ad attanagliarle lo stomaco ed un calore improvviso si sostituì al freddo, irradiandosi in tutto il suo corpo. Il fischio cresceva, diventava acuto, tanto da poterle rompere i timpani. Il cuore, che batteva freneticamente, la lasciava senza fiato. Le fitte diventarono sempre più opprimenti. Raspava il proprio petto con le mani, quasi cercasse di aprirlo e porre fine a quella tortura. Una potente nausea la travolse, lo stomaco che si contorceva. Il mal di testa la mandava in confusione e il calore che si sprigionava nel suo corpo cresceva. Era passata dal ghiaccio alle fiamme, Hermione credeva di stare per esplodere. Aprì la bocca dalla quale uscirono, non grida di terrore, ma ululati e lamenti quasi disumani. E fu mentre si contorceva che scoprì di essere vestita. Si alzò in piedi a fatica, spinta dal desiderio di liberarsi. Tentò di sbottonare la camicia, ma il tremore delle mani la dissuase dall'usare dei modi troppo garbati. Mentre lo sforzo di rimanere in piedi le faceva piegare le gambe e le fitte lancinanti a petto e stomanco le toglievano il respiro, infilò le mani nelle aperture della camicetta, strappandola e dilaniandola. I bottoni saltarono via dalle asole e la ragazza gettò in terra l'indumento umido di sudore. Si liberò così anche della gonna, provocandosi dei graffi a causa della furia che metteva nel rimuovere tutti quei capi superflui. Ormai priva di forse e in preda a spasmi sempre maggiori, per via dei dolori che crescevano, Hermione si liberò anche della biancheria, per poi cozzare nuovamente con il terreno. Le parve di essere riuscita a riprendere fiato per un secondo, ma subito la nausea si affacció sempre più prepotente, il bruciore allo stomaco aumentò insieme alle fitte al petto, la testa girava vorticosamente e doleva al tempo stesso. Il fischio diventò sempre più insopportabile mentre la ragazza si portava le mani tra i capelli, tirandoli e provocandosi altro dolore. Un'altra fitta al petto, il cuore così veloce da poter esplodere, il respiro di nuovo mozzato. Hermione si portò le mani sullo sterno cercando di percepire il proprio battito, anche se lo sentiva perfettamente nelle orecchie. Avvicinò i palmi alla pelle ma subito li ritrasse. I graffi bruciavano, il corpo scottava. Urlò ancora più forte. Avrebbe preferito la morte a quella tortura. Una fitta, un lamento più acuto del precedente. Proseguì così per diversi minuti fino a che riaprì di nuovo gli occhi.
Il suo sguardo terrorizzato e attonito vagava sui visi che la accerchiavano. Tutte le sue compagne di dormitorio la osservavano impaurite, confuse e apprensive. Erano in piagiama, ciò voleva dire che quello che Hermione aveva vissuto era un incubo. Un incubo troppo realistico, pensò in seguito la ragazza.
-Hermione- proferì in un sussurro una ragazza dai capelli bruni. La riccia, in quel momento, non fu capace di identificarla.
-Cosa ti è successo?- continuó questa preoccupata. Hermione abbassò lo sguardo, vogliosa di sottrarsi a tutta quell'attenzione.
-Un incubo.- svió prima di scappare e chiudersi in bagno, sotto le occhiate curiose delle compagne. Si avvicinó allo specchio, rendendosi finalmente conto del perché tutte la guardavano con tanta preoccupazione. I capelli scomposti, ispidi più del solito, incorniciavano un viso pallido, imperlato di sudore e leggermente incavato. Le orbite si guardavano, attraverso lo specchio, terrorizzate, spostandosi dalle profonde occhiaie, alle labbra cadaveriche. Quando si soffermarono sul corpo, videro il pigiama, strappato in più punti, i graffi, alcuni più profondi di altri, di un rosso vivo che contrastava con il bianco della carnagione. Hermione avvicinò una mano tremante al torace. Li stavano i segni più evidenti, dove le unghie avevano raspato con più furia. Li sfiorò, percependo il bruciore del sangue a contatto del sudore, e la pelle che scottava. Scese con la mano fino all'addome. Tutto il dolore che aveva provato nell'incubo, dalle fitte nel petto al mal di testa, dal fischio persistente alla nausea, era sparito. Tutto eccetto il bruciore allo stomaco. Guardò un'ultima volta il proprio riflesso, prima di lanciarsi freneticamente sotto il getto freddo della doccia. Doveva togliersi di dosso quella sensazione di bruciore. Ma come far sparire la paura? Era una Grifondoro, e pertanto doveva mostrare coraggio di fronte alle difficoltà. Si, era un Grifondoro, ma era anche una ragazza. La Guerra glielo aveva fatto capire. Era una ragazza, e poteva provare paura. Per la prima volta, a Hermione Granger non importava di essere coraggiosa e impavida. Era spaventata, e voleva chiedere aiuto.

 
***

Inutile dire che quel martedì mattina Hermione fu la prima a scendere a colazione. Dopo aver tranquillizzato le compagne di stanza, opera che richiese un buona dose di bugie e falsi sorrisi, aveva finto di tornarsene a letto. Poi, quando fu sicura di essere l'unica rimasta sveglia, si vestí nel modo più dignitoso possibile, si diresse nella Sala Comune, ed attese fino all'ora della colazione rimuginando sulla notte trascorsa. Non riusciva a spiegarsi il perché di quell'incubo. Forse era collegato agli avvenimenti della sera precedente, quando aveva aggredito il bambino a cena. Ripensandoci, lo aveva sgridato per un motivo davvero sciocco, ma in quel momento si era sentita così arrabbiata, così in collera, così...
-Ah!- si portò una mano allo stomaco. Il bruciore era di colpo aumentato, provocandole una fitta di dolore. Diede una rapida occhiata all'orologio da polso. Le sette e un quarto. Raccolse la borsa con i libri da terra e uscì dal ritratto della Signora Grassa.
I corridoi di Hogwarts non erano molto affollati a quell'ora. Anzi, erano quasi deserti. Il silenzio, di solito, regnava sovrano per i piani della scuola accompagnando i passi dei pochi mattinieri diretti in Sala Grande. Per questo Hermione si stupì non poco nel sentire risate ed urletti frivoli provenire da un corridoio del terzo piano. Incuriosita da tutto quell'inusuale baccano, si diresse verso la fonte delle voci. Svoltando l'angolo non poté far altro che scuotere la testa con rassegnazione. Fred e George intrattenevano una piccola presentazione, non propriamente permessa né completamente regolare, dei loro nuovi filtri d'amore, di fronte ad una piccola folla di esultanti ragazzine del quinto anno. Hermione fece per andarsene, ma qualcosa la bloccò e di nuovo per lei si fece buio.
Un'esclamazione, un sospiro, un nome, pronunciato da una delle bocche delle ragazze che, estasiate, osservavano i due gemelli.
-Oh, Fred!- bastò quello e una mano, allungata da una sventurata ed incosciente giovane, che si arpionava attorno al braccio del ragazzo. Hermione si avvicinò, a passo lento, ai due. Il tic, i capelli gonfi, gli stessi sintomi della sera precedente a cui se ne aggiungievano altri. I denti improvvisamente aguzzi, la bocca serrata in una smorfia furiosa, gli occhi dardeggianti ridotti a due fessure, le unghie più affilate. Non importó il fatto che Fred scrolló la ragazzina di dosso, Hermione era ormai persa. Quando tutti si accorsero del suo lento incedere verso la sfortunata, si alzarono mormorii straniti, occhiate,verso la riccia, confuse e impaurite. Tra queste c'era anche quella di Fred. Osò chiamarla per nome, un sussurro, che si pentì, subito dopo, di proferire.
-Hermione..-
La ragazza parlò.
-Non si tocca ciò che non ci appartiene.- ma ciò che uscì dalla sua bocca non fu una voce umana. Erano parole ringhiate, buttate fuori con voce roca alterata dalla rabbia, come se fossero state pronunciate da un animale, una bestia selvaggia. Hermione si abbassó a terra mettendosi a quattro zampe. Ora c'era chi ridacchiava e chi invece era sbiancato improvvisamente. La ragazzina troppo intraprendente , i cui occhi erano sempre rimasti incatenati in quelli furiosi della riccia, era nervosa e impaurita.
Fred si mosse, con espressione terrea, ma non fu abbastanza veloce. La ragazzina fece timorosa un passo indietro ed Hermione, spinta da una sconosciuta forza e agilità, fece leva sulle gambe, saltando come un felino, lanciandosi verso la sventurata. La buttò a terra ricadendo sopra la giovinetta ormai terrorizzata, alzò una mano, o un artiglio sarebbe più consono chiamarlo, ma anche questa volta non riuscì a colpire. Fred la prese da dietro bloccandole le braccia e tirandola via dalla sua vittima. Hermione si divincolava furiosa, emettendo ringhi ed ululati, alcuni per la rabbia, altri per il dolore. Il bruciore allo stomaco che fino ad allora aveva ignorato, stava crescendo e delle fitte al petto cominciavano a toglierle il respiro. Fred la trascinó via, e si chiuse con lei in un aula vuota. La lasciò andare ed Hermione, che sembrava essersi improvvisamente calmata, si aggrappó ad un banco, respirando affanosamente.
-Che accidenti ti è saltato in testa?!- le urlò contro Fred, premurandosi di chiudere a chiave la porta e di insonorizzare la stanza. Hermione, che gli dava le spalle, scosse la testa. Si tolse il maglione, sentiva un gran caldo ma la schiena e il viso le si imperlavano di un sudore freddo. Si girò verso il ragazzo, tenendosi ancora aggrappata al banco, quasi fosse un'ancora di salvezza.
-Io...- mormorò a fatica, il petto che si alzava e abbassava ritmicamente. -Io...non lo so.- esaló infine prima di cadere a terra svenuta.

 
***
 
Quando riaprí gli occhi, vide tutto bianco intorno a sé. "Sono forse morta?" pensò, ma poi girovagando con lo sguardo scorse una macchia rossa. Mise a fuoco e vide che non era altri che Fred, che la fissava preoccupato.
-Come stai?- Hermione si guardò meglio in giro. Era in infermeria, e a giudicare dal cielo notturno che scorgeva dalle finestre e dall'aria stanca di Fred doveva aver dormito per molto tempo.
-Mi sento bene. Per quanto ho dormito?- il ragazzo si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli maggiormente.
-Quasi due giorni.- si sforzó di soriderle. Gli si leggeva nel volto che aveva una gran quantità di domande da porle, e la ragazza sapeva che appena sarebbe stata meglio avrebbe dovuto rispondere. Ma domande su cosa? Sapeva di essere in infermeria perché era svenuta, si era sentita male, come nell'incubo. Ma cosa era successo prima? Perché si era ritrovata in quelle condizioni, chiusa in un aula con Fred? A quello non era in grado di dare spiegazioni. Prima di quel momento, c'era solo buio.
-Fred, cos'è successo?-
-Sei svenuta. Ti sei sentita male e sei svenuta.- Hermione scosse la testa.
-No, prima di quello. Io non so cosa sia accaduto.- Il ragazzo sospirò ed iniziò a raccontare l'accaduto. Hermione lo ascoltava osservando il soffitto, gli occhi tristi e in collera, verso se stessa e quella situazione assurda. Quando Fred finì di parlare la osservò. Era così cambiata dopo la guerra. Sembrava che tutte le preoccupazioni fossero sparite, ed ora la vedeva di nuovo nervosa, afflitta, quasi avesse un peso sul cuore. Hermione posò gli occhi su di lui, poi la sua attenzione fu catturata dal polso del ragazzo. Da sotto la camicia era visibile una fasciatura.
-E quella?- chiese indicandola con il dito. Fred fece spallucce.
-Ehm...mi sono fatto male a Quidditch...nulla di grave.- concluse con un sorriso che voleva sembrare convincente. Inutile dire che Hermione non credette alle sue parole. Si mise a sedere prendendo il braccio di Fred, incurante delle proteste del ragazzo che cercava di sfuggire alla sua presa. La ragazza riuscì a togliere la benda. Un graffio lungo dal polso fin poco sotto il gomito, riluceva di un colore rolungoro, sulla carnagione chiara del ragazzo. Sembrava una ferita provocata da un animale, come un gatto ma di dimensioni più grandi. La Grifondoro non ci mise molto a fare due più due. -Te l'ho fatto io vero?- Fred non rispose, e il suo silenzio fu molto più eloquente di una risposta affermativa. La vide lasciare il braccio e prendersi la testa tra le mani.
-Ehi ehi!- le dise sedendosi sul letto di fronte a lei. Le prese le mani tra le sue, sentendole umide. -Senti, non importa. Non l'hai fatto apposta. Mi hai graffiato per sbaglio, mentre cercavi di divincolarti. Non è importante.- le disse con tono calmo e rassicurante. Hermione alzò lo sguardo lucido su di lui.
-Si che è importante! Ti ho fatto del male, come stavo per farne a quella ragazza e a quel bambino. Ho paura, Fred. Io sto cambiando.- il ragazzo le prese il viso tra le mani, asciugandole le lacrime, mentre le rivolgeva uno sguardo dolce. -Tu non stai cambiando. Sei sempre la stessa e riusciremo a superare questa situazione. Va bene?- Hermione sorrise. Non era sicura, ma si sentiva più tranquilla, rinfrancata da quelle parole.
In quel momento fecero il loro ingresso in infermeria Harry, Ron e Ginny accompagnati da Luna e George. Tutti le si piazzarono intorno e Fred, con il consenso di Hermione, raccontò loro l'accaduto. Erano tutti abbastanza sconvolti da ciò che stava accadendo all'amica negli ultimi giorni. Persino Luna sembrava aver abbandonato la sua aria sospesa, che neanche la guerra era riuscita a strapparle, apparendo preoccupata quanto gli altri.
-Stavi male anche quella notte vero?- chiese Ginny spezzando il silenzio teso che si era creato. Tutti rivolsero alle due ragazze uno sguardo interrogativo, ma Hermione sapeva a cosa la rossa si stesse riferendo.
-Si. Ho avuto un incubo due notti fa, la sera avevo quasi aggredito il bambino a tavola. È stato un sogno strano, stavo male. Mi sono svegliata di colpo ed evidentemente avevo urlato nel sonno perché tutte le mie compagne erano intorno a me.-
-Non hai solo urlato.- prese la parola Ginny. -Hai gridato in modo disumano, ci siamo tutte spaventate molto. Abbiamo anche provato a svegliarti ma era inutile. Ti contorcevi e ti graffiavi e noi non riuscivamo a tenerti ferma. Quando ti sei svegliata e sei corsa in bagno abbiamo preferito lasciarti sola, sembravi spiritata e non sembravi minimamente in grado di parlare.- Hermione annuí.
-Hermione,- parlò Harry.-io non sono molto sicuro. Ma tutti questi eventi, in pochi giorni! Le due aggressioni...-
-Cinque.- lo interruppe la riccia. Si sentiva in dovere di confessare tutto ciò che le stava accadendo. Si sentiva così piccola e così impotente di fronte a quella situazione che andava in cerca di tutto l'aiuto possibile.
-Come?- replicò il Bambino Sopravvissuto.
-Cinque agressioni. Quest'estate mi era successo già tre volte. Io non ne ho memoria, ma mi è sucesso con mia madre, mio padre e con un negoziante. Certo non sono state sempre così violente. A quanto pare si ingigantiscono di volta in volta.- concluse abbassando lo sguardo. Tutti rimasero in silenzio, poi fu Harry a riprendere il discorso interrotto precedentemente.
-Tutte queste aggresioni, l'incubo, e ora questo malore. Devono essere collegati, non può essere tutta una coincidenza!-
-Ha ragione Signor Potter, non lo è.- una voce si era intromessa nella conversazione.
Tutti si voltarono verso il nuovo arrivato. La figura che si stagliava sotto i raggi lunari provenienti dalle grandi finestre, sembrava brillare. Il corpo avvolto da una veste blu notte, il volto illuminato dal riflesso della luce sugli occhiali a mezza luna, la lunga barba argentea che risplendeva.
L'uomo si avvicinò al gruppo e parlò.



N.D.A.
Bene, ecco finalmente il secondo capitolo. Lo so, ci ho messo più di quanto avevo detto, ma penso che ormai con me ci abbiate fatto l'abitudine. In mia discolpa, anche se penso ormai vi siate stancati di starmi a sentire, posso dire solo che la scorsa settimana sono dovuta andare a Nizza, e la settimana precedente è stata uno straziante e lungo periodo di preparativi.
Ma torniamo a parlare di ció che ci interessa: LA STORIA! Spero di non aver creato ancora più confusione con questo capitolo, dal prossimo si vedrà decisamente più chiarezza. Gradirei sinceramente una recensione su questo capitolo perché ci ho messo secoli a scriverlo e, se sarete così buoni da lasciarmi un commentino, vi chiedo gentilmente di dirmi come vi siete sentiti leggendo la prima parte del capitolo, l'incubo di Hermione.
Lo so, ho già riportato in vita Fred ed ora c'è anche questo nuovo arrivato a fine capitolo. Purtroppo mi serviva una figura saggia nella storia, anzi, mi serviva proprio lui! Perciò mi sono vista costretta ad andare di nuovo in cerca delle Sfere del Drago e riportare in vita anche questo personaggio. Come al solito non sono soddisfatta del capitolo...se avete qualche appunto da farmi sono ben accetti. Se doveste trovare degli errori di battitura vi sarei grata se me li faceste presenti. Il prgoramma con cui scrivo tende a modificarmi le parole quando faccio delle cancellature, e spesso si verificano degli errori di battitura. Rileggendo il capitolo non li ho trovati, ma se qualcuno mi dovesse essere sfuggito, grazie in anticipo se me li segnalerete.
Nei ringraziamenti voglio sinceramente dire grazie a RedMarauder per la splendida recensione che mi ha lasciato nel primo capitolo e che mi ha convinta ad andare avanti con questa storia. Spero di non deluderti andando avanti!
Bene, credo di aver finito!
Alla prossima...che sarà più prossima della volta scorsa...insomma aggiornerò prima!
Alla prossima!
_A p p l e_ (finalmenteeee nome nuovo!)

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Capitolo 3
*** Passi avanti e passi indietro ***


Passi avanti e passi indietro
 
Odiava quell'attesa. Sdraiato sul letto, Fred, ascoltava lo scorrere delle lancette sull'orologio da parete. Minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, si domandava con fastidio perché non era potuto rimanere con lei, perché erano tutti stati invitati dal preside ad andarsene. "Avrete modo di sapere tutto dalla diretta interessata, in un momento più opportuno." aveva detto conciliante per buttarli fuori dall'infermeria, senza sentire troppe proteste. Ma Fred, curioso di natura e preoccupato per la situazione di Hermione, le aveva provate tutte per ascoltare la conversazione. Dal rivendicare la propria posizione di fidanzato e quindi in diritto di rimanere, all'affermare con sfacciataggine che non c'era nulla da nascondere, fin'anche, una volta sbattuto fuori, a tentare pateticamente di origliare fuori dalla porta. Tuttavia, constatando che la stanza era stata insonorizzata ed essendo sprovvisto di Orecchie Oblunghe, era tornato con stizza nel proprio dormitorio.
Si alzò in piedi passeggiando nervosamente per la stanza e ricostruendo mentalmente gli ultimi avvenimenti. Ipotizzò che la fidanzata fosse caduta vittima di un maleficio, o che quegli attacchi di rabbia fossero causati dalla frustrazione residua della guerra. Ma più cercava di darsi delle risposte, meno queste gli sovvenivano. "Proprio ora che non avevamo più problemi a cui pensare!" rifletté ributtandosi a peso morto sul letto, "Forse, il troppo studio l'ha semplicemente fatta impazzire." concluse chiudendo gli occhi. Una cosa era sicura, avrebbe fatto di tutto per conoscere i dettagli della conversazione tra Hermione e Silente, parola di Fred Weasley!

 
***
 
Dal letto dell'infermeria Hermione osservava, attraverso le finestre, il cielo tingersi delle prime luci del giorno. Dopo la conversazione avuta con il Professor Silente non era più riuscita a chiudere occhio. L'idea che la sua vita fosse appesa ad un filo così sottile la terrorizzava. Il suo cervello si stava comportando come un videoregistratore rotto, rivedeva la scena avvenuta ore prima come in una sorta di eterno replay, tanto da poter ripetere a memoria le parole che si erano scambiati.

"Si trovavano tutti in infermeria, gli occhi fissi sulla figura appena comparsa.
-È una questione delicata,- disse Albus Silente avvicinandosi al letto della giovane. -ma spero che non me ne vogliate, se preferisco parlarne prima in privato con la Signorina Granger.- Il vecchio professore aveva accompagnato i ragazzi alla porta assicurando che avrebbero potuto sapere tutti i particolari in un momento migliore. Aveva, poi, posato una mano sulla spalla di Harry, il cui sguardo si era impercettibilmente incupito. Forse, dopo tutti gli anni di confidenze con il preside, non essere il diretto interessato di qualche importante e sconvolgente rivelazione lo faceva sentire...escluso?
Il gruppo uscì in silenzio, ma non fu altrettanto facile congedare Fred che si mise a tirare fuori scuse di tutti i tipi per rimanere. Non aveva, però, potuto fare nulla contro Madama Chips che l'aveva preso per un braccio e portato fuori chiudendosi la porta alle spalle, lasciando Hermione e il Professore soli.
Il sorriso bonario che il preside aveva sfoggiato fino a quel momento si attenuó e sui suoi occhi scese un'ombra preoccupata. Quell'espressione, pensò Hermione, stonava incredibilmente con il carattere solitamente calmo del vecchio mago. Lo vide agitare la bacchetta verso la porta in modo circolare per poi rivolgersi a lei.
-Signorina Granger,- proferí sedendosi su una sedia accanto al letto della ragazza. -cercherò di spiegarle la situazione nel modo più chiaro possibile, anche se non sarà un'impresa semplice.- continuó, prendendo ad allisciarsi la lunga barba.
-Cosa intende dire, professore?- chiese Hermione cominciando ad agitarsi nel letto.
-Vede Signorina Granger, la questione è complessa e alquanto confusa. Prima di parlare della sua situazione, però, devo metterla al corrente di un fatto estremamente rilevante avvenuto molti anni fa.- il mago prese aria, Hermione, al contrario, trattenne il fiato.
-Al tempo io stavo ultimando i miei studi, di lì a breve avrei preso la cattedra di professore, quando un fatto misterioso attirò la mia attenzione. Una giovane strega era stata ritrovata morta nei pressi della dimora che condivideva con il marito e il figlio. Volevo saperne di più e come meglio potevo, cercai di raccogliere più informazioni possibili. Dalle voci che circolavano nel Mondo Magico venni a sapere che la donna era stata ritrovata con il corpo mutato, come se nel momento della morte stesse compiendo una trasformazione. Cercai in diversi testi sulla trasfigurazione, ma non trovai nulla che potesse collegarsi a quella vicenda. Solo dalle testimonianze del marito si scoprì che la strega era caduta in depressione per un periodo, prima di sposarsi, per dei problemi legati alla famiglia e che dopo tre anni dal matrimonio aveva iniziato a manifestare strani cambiamenti di umore.- A quelle parole Hermione 
iniziò ad avere uno strano presentimento. -Scatti di rabbia improvvisa trasformavano quella che era sempre stata una donna dolce e gentile in una creatura dominata dalla collera. Il marito la trovava diversa, cambiata, nell'umore come nell'aspetto e-
-Professore questo cosa c'entra con me?- lo interruppe la ragazza spaventata. Cominciava a capire dove il preside volesse andare a parare con quel discorso, ma l'ammetterlo a sé stessa le era troppo difficile.
-Signorina Granger, sono venuto a conoscenza di ciò che le è accaduto negli ultimi giorni e non posso fare a meno di ricollegare questi avvenimenti alla storia passata. Anche lei, come quella donna che era caduta in depressione, ha subito uno shock emotivo a causa della guerra. Non so quali siano i principi e le cause di questo "maleficio", se così lo si vuol chiamare, ma è molto probabile che lei si trovi nella stessa situazione di quella strega.- Hermione era ormai terrorizzata. Se era nella comune situazione di quella donna, comune era anche...il destino?
-Mi sta dicendo che continuerò ad avere scatti di rabbia fino a...morire?- la voce le si spense sull'ultima parola.
-Non è sicuro che la sua condizione sia la stessa di quella strega, ma sappia che sia io che gli insegnanti svolgeremo delle ricerche per risolvere questo problema. Fino ad allora,- aggiunse il preside con voce grave, -dovrà controllarsi, dominarsi. La prossima volta potrebbe fare del male a qualcuno, oltre che a sé stessa. Dovrà tenere a bada la bestia della rabbia, fare in modo che non la divori, altrimenti sarà finita.-"


Hermione rabbrividí ricordando quell'ultima frase. La prossima volta, se non ci fosse stato nessuno a fermarla, avrebbe potuto scatenarsi contro qualcuno, magari contro Harry, Ron o peggio ancora Fred. Loro non potevano sapere, come le aveva raccomandato il preside, non poteva mettere tutti in allarme, e lei non poteva rischiare di far del male a qualcuno. Avrebbe allontanato tutti, avrebbe affrontato tutto da sola.

 
***
 
Era stata dimessa dall'infermeria due giorni dopo. Non aveva più accettato visite dopo la discussione con Silente, meglio allontanare tutti da subito senza dover dare spiegazioni sulla propria vicenda. Non avrebbe voluto affrontare tutta quella situazione da sola, ma non aveva scelta. Avrebbe messo in ansia tutti i suoi amici rivelando loro la verità, avrebbero avuto timore di lei e standole troppo vicini sarebbero stati in pericolo. Ma anche se sola, sarebbe andata avanti a testa alta, con il completo controllo di sé.
Essendo scesa a colazione prima di tutti, al fine di evitare gli amici, era arrivata davanti alla porta dell'aula di pozioni con un quarto d'ora d'anticipo. Cosicché appoggiata alla parete, aveva tirato fuori il libro della materia iniziando a ripassare argomenti che già conosceva perfettamente ma che le avrebbero distolto la mente da quasiasi altro pensiero.
-Sempre a studiare Granger?- trattenne un sorriso, non era più il caso di sorridere con lui.
-Fred, dirò a Harry di smettere di prestarti la Mappa se l'unico uso che ne fai è quello di sfruttarla per rintracciarmi nel castello. Comunque sto ripassando.- proferí gelida. Fred le si avvicinò confuso e la sentì irrigidirsi terribilmente quando le fu più accanto.
-C'è un motivo per cui non volevi ricevere in visita il tuo bellissimo ragazzo?- chiese con fare giocoso.
-Semplice, volevo stare sola. A volte, si sente il bisogno di stare soli Fred.- Il sorriso sul volto del ragazzo si congeló.
-Hermione se c'è qualcosa che devi dirmi dimmela subito senza girarci troppo intorno.- aveva parlato duro, deluso. Due giorni che non la vedeva e ora gli sembrava di avere davanti tutta un'altra persona. Cos'era successo? Aveva a che fare con la discussione con avuta con il professore?
-Cosa ti ha detto Silente?- le chiese senza tanti preamboli.
Hermione riportò alla memoria le parole riferitole dal preside.

"Ho detto ai suoi amici che avrebbero potuto sapere di cosa le ho parlato, ma le raccomando di non dire la verità. Manderebbe tutti nel panico e non è il caso di scatenare il caos, finché non sappiamo di cosa si tratta. Dica loro questo: che è stata affetta da un particolare e raro malessere di origine magica che modifica temporaneamente il carattere, ma che durante la convalescenza è stato curato. In questo modo non dovrebbe ricevere domande spinose."

Ripeté a Fred quelle parole sperando che mollasse la presa su quell'argomento, ma Fred Weasley, si sa, non si lascia convincere facilmente.
-Se è questa la scusa che vuoi propinare a chiunque ti chieda di quella conversazione, ti consiglio di essere più convincente. Qualcuno più stupido come Ron, magari, crederà che Silente ti ha voluto dire in privato che avevi un malessere, ma non puoi darla a bere a me.- Hermione cercò di rimanere impassibile rimanendo fissa sul proprio libro.
-Sei libero di non crederci, sta di fatto che è la verità.- replicò con apparente indifferenza. Le dispiaceva essere così fredda con lui che non aveva fatto nulla per meritarsi un simile trattamento. Avrebbe voluto rivelargli la verità, farsi infondere sicurezza dal suo sorriso e venire accolta in uno di quegli abbracci che la scadavano fino alle ossa, ma se si comportava così, era anche per lui, per proteggerlo e non fargli del male.
-D'accordo. Quindi ora come stai?- chiese incorciando le braccia furbo.
-Bene, grazie.- lo sentì sospirare e allontanarsi da lei, e sentì il cuore accartocciarsi. Il momento di chiudere era arrivato.
-Senti Hermione, io non so cosa vi siate detti e se tu non vuoi dirmelo mi sta bene, non te lo chiederò. Però parlami! Sono io, sono Fred!- Hermione continuava a fissare le pagine. Non poteva incontrare il suo sguardo proprio ora, ma Fred le sottrasse il libro dalle mani. -Guardami negli occhi, almeno!- Lo guardò nel modo più impassibile che riuscì a trovare. -Che c'è ti sei stancata di me?- chiese con la bocca storpiata da un mezzo sorriso che sapeva di amarezza. -È così?- incalzó di fronte al silenzio della ragazza. Si guardarono ancora negli occhi, nessuno parlò. Il primo a muoversi fu Fred, chiuse il libro e lo consegnò alla ragazza, l'espressione delusa. Hermione lo prese e lo riaprí ricominciando a leggere. Sentiva i passi del ragazzo, che si allontanavano nel corridoio, risuonare pesanti, ma la lacrima che cadde sulle pagine ingiallite fece più rumore. 






 
N.D.A.
Lo so, è passato più di un anno. E meno male che nelle ultime note avevo scritto "il prossimo capitolo arriverà prestissimo!". Mi dispiace ma è stato un anno troppo pieno e tra tutto non sapevo più nemmeno come mandare avanti la storia. Questo capitolo è stato difficile da scrivere e ogni volta che mi ci mettevo sopra, avevo dei ripensamenti. Non sono sicura di aver decritto una buona "rottura" tra Fred e Hermione, ma è esattamente così che me la immaginavo. Spero di non aver fatto degli errori nel parlare di Silente. Ho provato a documentarmi e non sono certa di quanto giusto sia il pezzo scritto su di lui. Se qualcuno di voi ha commenti a riguardo, per favore, mi faccia sapere. Spero sia rimasto ancora qualcuno a leggere questa storia, non faccio promesse ma cercherò di impegnarmi nell'aggiornare con più frequenza. In tutto questo ho cambiato nome, non più _Apple_ ma MadHattersTwinSister, e credo che questo sarà definitivo. Spero vogliate lasciarmi un commento per farmi sapere cosa pensate, è molto importante conoscere la vostra opinione.
Alla prossima,
MadHattersTwinSister

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