Perché forte come la morte è l'amore.

di StewyT
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Con occhi diversi. ***
Capitolo 2: *** Tutta colpa di Magnus. ***
Capitolo 3: *** Docce fredde. ***
Capitolo 4: *** Il coraggio di amare. ***
Capitolo 5: *** Giochi pericolosi. ***
Capitolo 6: *** L'unico che c'è sempre. ***
Capitolo 7: *** Terzo incomodo. ***
Capitolo 8: *** Lettere e sapore di lacrime. ***
Capitolo 9: *** Destino. ***



Capitolo 1
*** Con occhi diversi. ***


 
Perchè forte come la morte è l'amore.
 

Con occhi diversi.
Missing moment Città di ossa: La festa di Magnus.


 


Era tardi, fin troppo: le due di notte, e Jace non era ancora tornato, non c'era neanche l'ombra dei suoi capelli biondi.
Alec sbuffò. Non lo avrebbe mai fatto prima, non si sarebbe mai cacciato in una strana situazione senza di lui.
Continuava a camminare, ormai da più di un'ora, avanti e dietro a grosse falcate per la sua piccola camera, alla fine si sedette sotto la finestra, le ginocchia tirate al petto, una brutta espressione sul viso candido e fine.
Non poteva continuare così. Non si può amare per sempre qualcuno che non ti ricambia. Doveva capire che quello che provava per il suo Parabatai non era che amore fraterno; non sarebbe mai riuscito a vederlo in quel modo...
Portò le mani agli occhi e sospirò ancora.
Così come il biondino anche il suo sonno non voleva proprio farsi vedere per portarlo in un mondo migliore. Avrebbe risolto il problema in un altro modo.
Si alzò velocemente da terra e si recò in bagno; si guardò. Aveva il viso contratto in una strana espressione mista tra rabbia e tristezza; non gli faceva per niente bene, anzi, rendeva la sua pelle ancora più chiara.
Guardò l'unico residuo della festa a cui aveva partecipato poche ore prima: la sua maglia nera attillata. Non ce la faceva a concentrarsi sulla propria figura, riusciva solo a guardare quel tessuto nero e vedere oltre: la sua runa Parabatai pulsava come il proprio cuore.
Si bagnò il viso, strizzò gli occhi e li vide: Jace che camminava stretto alla mondana dai capelli rossi; il mondano che li seguiva faticando a non sbavare per la gonna di Isabelle sempre più corta. Lui non c'era. Si vide dopo: era dietro a tutto il gruppetto, così in caso di emergenza sarebbe riuscito a salvarli; avrebbe preferito morire piuttosto che vedere Jace o Iz andare in contro a quella sorte.
Prima di aprire gli occhi vide un'altra figura ma non riuscì a distinguerla: era maschile, di sicuro, alta, elegante, bella.
Sbuffò asciugandosi il viso; si recò al suo armadio, prese una felpa tanto per cambiare nera, infilò il cappuccio, mise due pugnali in tasca – non si sa mai chi si può incontrare per le strade di NY alle due di notte – e si chiuse la porta alle spalle. Si avvicinò silenziosamente all'ascensore, che iniziò a salire cigolando. Quanto lo odiava! Prese a borbottare insulti verso quell'orribile macchina che rischiava di svegliare tutti. Quando però fu alla porta sospirò di gioia: nessuno lo aveva scoperto.
Uscì, e un soffio di aria fresca subito lo colpì.
In quei giorni faceva particolarmente caldo, e quel leggero soffio dava un bel po' di sollievo.
Alec prese a passeggiare per le strade desolate di NY.
Era così bella quella città. Niente di paragonabile a quello che ricordava di Alicante, certo, ma quei grattacieli tutti illuminati, le strade brulicanti di persone, il caldo di giorno e la freschezza di notte, il cielo scuro, illuminato dalle tante luci della città.
Una città luminosa e viva, ecco come avrebbe definito quel posto.
Aveva i suoi lati negativi però, ad esempio.. era strapiena di demoni, non che la cosa gli dispiacesse; anche se di solito lui non uccideva quasi mai demoni, per guardare le spalle ai fratelli, gli piaceva andare a caccia.
Si ritrovò a camminare sempre più svelto, come se avesse avuto un appuntamento al quale rischiava di ritardare.
Passò Taki, ancora aperto, dal momento che i vampiri vi andavano per lo più a quell'ora, avanti a decine di bar mondani chiusi, e poi a discoteche mondane aperte, prima di ritrovarsi fuori il Pandemonium.
Quel posto era elettrizzante. Pieno di presenze oscure, di persone inconsapevoli.
Si avvicinò all'entrata, ma nell'esatto momento in cui il tizio grosso all'entrata gli chiese cosa volesse, il suo cervello gridò, e Alec si ritrovò a camminare di nuovo velocemente verso un luogo indefinito.
Si perse tra i suoi pensieri. Cercava di capire dove potesse essere finito Jace, come stesse. Provò a concentrarsi sulla sua runa Parabatai per capire se fosse in pericolo, ma niente, la runa non dava indizi.
Sbuffò, e guardò meravigliato il luogo in cui era finito: Brooklyn.
Si trovava avanti all'entrata del fabbricato da cui era uscito poche ore prima: la casa di Marcus, o qualcosa di simile.
Si avvicinò all'entrata stranito. Perché era arrivato fin lì?
Guardò il campanello per accertarsi di essere dove pensava e rise di sé stesso quando notò di ricordare male il nome. Lo stregone che lo aveva guardato e imbarazzato per tutta la notte si chiamava Magnus. Magnus Bane. Non lo conosceva e non sapeva se quel nome gli si addicesse davvero, ma gli sembrava che a primo impatto il nome 'Magnus' gli fosse cucito addosso alla perfezione.
Restava solo un dubbio: perché si trovava lì?
Ripesò a quello che aveva detto Iz poche ore prima.
Ho pensato che magari Magnus ti piaceva. È carino no?
A dire il vero neanche ricordava esattamente come fosse, ma ricordava benissimo i suoi occhi particolari e il modo in cui lo avevano guardato. Era la prima volta in cui si era sentito così.
Pensavo che potesse succedere qualcosa. Che poteste fare amicizia. Hai bisogno di amici diversi.
Amici diversi...?
E lui sarebbe potuto essere quel tipo di amico?
Il cacciatore si morse forte il labbro inferiore. Che stava facendo? Guardò il suo braccio come se non fosse il proprio. Stava bussando alla porta di uno stregone alle due di notte! Pazzo. Rischiava di essere trasformato in qualsiasi tipo di cosa, esseri persino peggiori dei topi...
«Chi osa disturbare il Sommo e Magnifico stregone di Brooklyn alle... due del mattino? Sono le due del mattino, per Lilith!».
Lo sentì borbottare. Il sangue si gelò nelle vene del cacciatore, non che avesse paura di lui, solo che... che diamine aveva combinato?
Si guardò attorno, cercando un posto in cui nascondersi. I bambini facevano spesso quegli scherzetti idioti, no?
Non fece in tempo: Magnu Bane aprì la porta ed Alec diventò viola. Lo stregone indossava dei pantaloni di seta verdi smeraldo, l'unica cosa che provava – riuscendoci male – a coprire il suo petto era una vestaglia dello stesso colore dei pantaloni; era a piedi scalzi, aveva i capelli sparati in ogni direzione, ogni accenno di trucco o glitter era scomparso, non che sembrasse meno 'luminoso' e meraviglioso in quel modo; le labbra che prima assumevano una smorfia di disgusto, non appena i loro occhi si scontrarono, si tirarono su in un sorriso malizioso.
Ad Alec venne in mente un aggettivo per descriverlo; 'Carino' come lo aveva definito Iz era sbagliato, Magnus era decisamente 'sexy'.
«Quanti Nephilim bussano alla mia porta questa sera!» disse divertito, c'era un punta di nervosismo nella sua voce, Alec lo capiva. Avrebbe ucciso chiunque lo avesse svegliato a quell'ora.
«Come mai qui a quest'ora?».
Il cacciatore era ancora muto, guardava lo stregone a bocca aperta; sembrava un deficiente.
«Allora, cacciatore, hai intenzione di restare muto tutto il tempo?»
«N-no. Presumo di no» sussurrò l'altro arrossendo.
«Ti andrebbe di spiegarmi come mai mi stai disturbando a quest'ora?» chiese in un tono paziente, che non si addiceva alla sua espressione.
«Io-io- devo andare»
«Non puoi svegliare qualcuno a quest'ora e poi scappare subito via. Avanti, entra. È pericolosa camminare alle due di notte per New York»
«Ma sono un cacc-» non fece in tempo a dirlo; Magnus lo tirò indietro, stringendo il suo gomito, e chiuse la porta alle sue spalle. Si aspettava di trovare la casa in pessime condizioni, dopo tutto il casino della sera precedente, invece era pulitissima, quasi brillava; era un normalissimo loft, con un'enorme camera divisa dal mobilio. Vide Magnus andare verso dei divani e sedersi su uno bordeaux; lo guardava attentamente negli occhi.
«Come mai quest'espressione sbalordita, cacciatore?»
«Beh.. poche ore fa era tutto così confuso e adesso invece è tutto così ordinato.. come...?».
«Oh le mie mani sono capaci di compiere meravigliose magie» disse con sguardo malizioso; Alec ovviamente non colse il doppiosenso nelle parole dell'altro, quindi si limitò a darsi dello stupido ed arrossire. Stava parlando con uno Stregone, non un semplice mondano! Era ovvio che potesse fare quelle ed altre cose con la sua magia.
Restò in silenzio ad osservarlo. I suoi occhi faticavano a staccarsi dagli addominali lisci e perfetti e l'addome senza ombelico dell'altro e quella cosa lo faceva arrossire ancora di più. Doveva andare via.
«Se vuoi puoi sederti; non mordo e a differenza di quello che pensano quelli della tua razza noi 'nascosti' non trasmettiamo malattie».
Alec lo fissò ancora una volta a bocca aperta. «Non penso che voi nascosti trasmettiate malattie» sussurrò. Magnus alzò gli occhi al cielo e gli fece segno di sedersi, così, per non farselo ripetere ancora una volta, si avvicinò al divano blu di fronte a quello su cui era seduto l'altro. Si osservarono in silenzio per qualche minuto.
«Allora cosa ti ha portato qui da me? Non pensavo saresti venuto tanto in fretta»
«Io.. ehm..» rosso. Era rosso come un pomodoro. «Non so perché sono venuto»
«Sto per offendermi»
«Non farlo» disse Alec mettendo le mani in avanti come a fermare qualcosa.
«Scherzavo» aggiunse l'altro; Alec annuì serio.
«Vuoi qualcosa da bere?»
«In realtà dovrei andare via»
«Hai il coprifuoco, piccolo cacciatore?» chiese lo stregone tutto sorridente; il cacciatore scosse la testa. «No che non ce l'ho» guardò l'espressione sul viso dell'altro e si maledisse -soprattutto per essere andato da lui - «Scherzavi...»
«Diciamo di sì. Conosco qualche vostra regola e so che non avete il coprifuoco»
«Come fai a conoscere le nostre regole?»
«Ho avuto a che fare con molti cacciatori e molti Lightwood»
«Oh»
«Già. Tu non mi ricordi molto un Lightwood»
«Perchè?» chiese il giovane. Gli comparve tra le mani una tazza fumante di camomilla; rischiò di farla cadere per lo stupore, tanto che se ne versò mezza sui pantaloni; si maledì ancora.
«Ho pensato che una camomilla potesse aiutarti. Se sei qui di sicuro non riuscivi a dormire...»
«Grazie» sussurrò. Avvicinò il bicchiere bollente alle labbra e ne prese un sorso; si scottò lo lingua e sul suo volto si dipinse un'espressione di dolore che fece sorridere l'altro.
«Allora perché non ti ricordo un Lightwood?»
«Non hai negli occhi quell'espressione dura che di solito hanno loro»
«Oh» rispose ancora.
«Ti piace proprio questo 'oh', vero? Di solito, in determinate occasioni. piace anche a me..».
C'erano allusioni che il povero piccolo, ingenuo cacciatore proprio non riusciva a capire, e questa era tra quelle.
«Ti ho svegliato?»
«Sei stato fortunato. Di solito quando do queste feste resta sempre qualche invitato speciale da me, invece questa sera sono rimasto tutto solo, così ti ho concesso qualche minuto del mio prezioso tempo»
«Stavi dormendo?» chiese nuovamente. Magnus sorrise.
«No, non stavo dormendo. Stavo studiando»
«Studiando?»
«Matematica, geometria, arte, cose così, sai, servono a tutti.»
«Oh». Magnus sbuffò.
«Fammi un favore, piccolo cacciatore, non pronunciare più quell' 'oh'. Mi fa venire strani pensieri, d'accordo?»
«Strani pensieri?»
«Meglio che non te ne parli» aggiunse subito Magnus.
«Come mai hai dato la festa?» chiese. Ma perché era così curioso quella sera, il giovane cacciatore? Di solito era taciturno, e non se ne fregava molto degli affari altrui.
«Per festeggiare lui» sussurrò Magnus, guardò sorridendo la piccola palla di pelo ai suoi piedi che sembrò comparsa dal nulla. «Ti presento Presidente Miao. Ieri era il suo compleanno e lui ha pensato bene di svignarsela, vero?» sorrise prendendolo in braccio e coccolandolo.
Era così carino mentre lo faceva. Alec scosse la testa. Non era carino, neanche sexy, né niente, era un... uomo!
«E di solito inviti sempre tutto il popolo dei nascosti?»
«Tranne i licantropi» fece notare l'altro.
«Perchè?»
«Sei curioso stasera, cacciatore, vero?»
«Alec» aggiunse il ragazzo. «Mi chiamo Alec, non cacciatore».
Magnus annuì serio. «Preferisco i vampiri ai licantropi, troppi peli»disse con noncuranza, Alec annuì.
«Quanti anni ha il tuo.. gatto?».
Nell'esatto momento in cui gli uscì quella domanda dal cervello del giovane partirono una serie di insulti verso sé stesso. A casa! Sarebbe dovuto restare a casa a dormire. Magnus scoppiò a ridere; si stava proprio divertendo parecchio a guardare il povero Alec in imbarazzo.
«Si chiama Presidente Miao e... non si chiede mai l'età» scrollò le spalle e gli fece un occhiolino.
«Questo vuol dire che non mi dirai neanche la tua età?» Alec sgranò gli occhi quando si accorse dell'enorme figuraccia che aveva appena fatto – come se presentarsi senza un motivo alle due di notte e tempestare il suo ospite di domande stupide non lo fosse già abbastanza- e si tappò la bocca con le mani. Magnus finse un'espressione infastidita, ma era divertito da morire; stava adorando il modo in cui si comportava quel ragazzo.
Era di una timidezza e di una curiosità assurde; un po' senza filtri, quasi come lui; se fosse stato per qualche giorno con Magnus sarebbe diventato un mostro di sfacciataggine!
«Tu quanti anni mi dai piccolo cacciatore?». Alec si morse un labbro e lo osservò bene. I suoi occhi si concentrarono su quelli dell'altro, con le pupille verticali e meravigliosamente lucide, poi sul sorriso ammaliante, il collo liscio, e ancora gli addominali messi in ottima evidenza, il ventre senza ombelico, scese ancora leggermente con lo sguardo, poi scattò un allarme nel suo cervello e subito alzò gli occhi di nuovo verso il suo viso. L'altro lo stava fissando divertito e per niente imbarazzato. Sapeva di essere un gran bello spettacolo e pensava fosse giusto non negarsi a nessuno.
«Non lo so» ammise Alec. «Sei giovane ma i tuoi occhi non sembrano quelli ingenui ed inesperti di un ragazzino». Fissò nuovamente i suoi occhi, ed era vero; erano sì, scintillanti e bellissimi, ma nascondevano un mondo, ne era più che certo.
«Ho molto più anni di quanti tu possa immaginare. Ti basti sapere questo; sai molto più di altre persone»
«Oh».
Magnus alzò gli occhi al cielo e lui si morse un labbro arrossendo di nuovo. «Intendevo dire che.. che ehi non sono un piccolo cacciatore.»
«Ah no? E cosa sei?». Il ragazzo sgranò gli occhi. Cosa era? Che voleva dire?
«Un cacciatore. Sono un cacciatore»
«Oh lo vedo molto bene, mi sembri anche un ottimo cacciatore» le sopracciglia dello stregone si alzarono leggermente e un sorriso malizioso si dipinse sulle sue labbra; l'altro fu costretto a distogliere gli occhi dai suoi.
«Penso che potresti sviluppare grandi capacità, Alexander Lightwood» l'altro scosse la testa.
«Solo Alec. Non mi piace Alexander. Tutti mi chiamano Alec.»
«Io non sono tutti» sussurrò l'altro scrollando le spalle. «Dunque ti chiamerò come vorrò» gli sorrise e Alec si rabbuiò.
«Potrei sviluppare grandi... capacità? Che volevi dire?»
Magnus ridacchiò «Noto che non lasci passare niente, vero?». L'altro scosse la testa. Magnus non rispose; probabilmente quella risposta lo avrebbe fatto correre via a gambe levate. Grande possibilità in cosa? Oh, avanti! Con quegli addominali e quei bicipiti e quelle labbra...
Chiuse gli occhi per concentrarsi e riprendere un minimo di autocontrollo.
«Pensavo fossi molto meno loquace, Alexander» disse piano lo stregone.
«Anche io» ammise l'altro.
Restarono ad osservarsi per un tempo indefinito che a Magnus sembrò comunque troppo poco. Quel ragazzo era infinitamente bello.
«Grazie per la camomilla e per non avermi trasformato in qualche mostriciattolo» disse dopo un po' il più giovane. Tutta quella situazione era troppo imbarazzante.
«Vai già via?»
«Non voglio disturbarti ulteriormente». Magnus annuì.
Era passato molto da quando era entrato, e aveva parlato persino più di quanto si era aspettato; forse anche più di quanto avesse fatto in tutta la sua vita. Quello Stregone lo rendeva esagitato, eccitato, allegro, prolisso, curioso. Era così... strano.
Magnus lo guardò e si morse un labbro; neanche un'ora e già aveva acquistato una sua abitudine, però non aveva ricevuto altro che domande e sguardi freddi da quel giovane ragazzo; non sorrideva per niente, possibile? Che tristezza! Gli serviva un po' di colore.
Si alzò, e aspettò che anche il suo ospite si alzasse. Magnus guardò la figura di Alec. Era alto, slanciato ma muscoloso, la pelle chiara sporcata solo da qualche marchio qui e lì era così bella; le sue labbra rosa erano chiuse in una linea dura, gli occhi blu erano lucidi, ma per niente felici; erano gli occhi di qualcuno che non capiva quanto valeva. Quel ragazzo valeva tanto, lo stregone ne era certo.
«Grazie per avermi fatto entrare» sussurrò il cacciatore vicino alla porta.
«Già lo hai detto» disse Magnus «E ti prego di non rispondere con un 'oh'».
Per la prima volta sul viso di occhiblu comparve un timido sorriso che fece fare una capriola al cuore dell'altro. Era bellissimo, e quando sorrideva lo era ancora di più, se possibile.
«Okay. Niente oh, niente più domande.. ehm... addio...?» sorrise di nuovo.
Aveva sorriso due volte nel giro di un minuto. Miracolo!
Magnus ridacchiò.
«Addio? Come sei drastico piccolo cacciatore»
«Alec» lo corresse.
«Buonanotte Alexander» aggiunse l'altro. Lui alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
«Buonanotte» sussurrò poi; Magnus gli sorrise.
«Chiamami quando vuoi» disse, come aveva fatto prima, alla festa.
Lui annuì, e uscì dalla porta; iniziò a correre velocemente per la strada. Aveva un grosso accumulo di adrenalina nelle vene; non riusciva a stare fermo. Magnus gli faceva quell'effetto.
Si fermò solo un secondo; si girò verso la sua finestra.
«Ma io non ho il tuo numero» sussurrò a sé stesso. Non poteva di certo presentarsi di nuovo alla sua porta. Riprese a camminare velocemente verso casa sua; non avrebbe avuto bisogno di quel numero, non lo avrebbe richiamato, anche se gli piaceva parecchio.
Magnus lo guardò dalla finestra sorridendo. Era così bello e la cosa più strana era che non se ne rendeva conto.
No, non stava accadendo. No, non poteva guardare quel ragazzo con occhi diversi! Era un cacciatore; faceva parte di quel gruppo di persone che odiava i nascosti, gli stregoni. Aveva combattuto tante di quelle volte contro di loro. Aveva odiato il moccioso figlio di Maryse Lightwood. Non poteva guardarlo con occhi diversi.
Si maledì. Stava accadendo? No, non sarebbe accaduto.

 

Spazio autrice.
Saaaaaalve gente!
Questa è la mia prima raccolta di OS! In occasione della serie Tv ho iniziato a rileggere tutta la saga, e siccome era da un po' che non scrivevo qualcosa sui Malec mi è venuta la malsanissima idea di scrivere una raccolta di una decina di missing moments piena zeppa di cose che non sapremo mai se hanno fatto davvero!
Non sono brava in queste cose ed è la prima volta che lo faccio, dunque qualche episodio potrebbe sembrarvi strano, come questo qui sopra, e qualche altro mal conestualizzato, perdonatemi e non odiatemi, vi prego.

Stewyt~

Ps. Dimenticavo! Cosa ne pensate di Matt ed Harry ? Io amo da morire Matt, anche se ogni notte prego affinchè gli mettano delle lentine blu; su Harry non ne ero molto convinta ma dopo aver visto la foto di ieri dove stava tutto truccato e preparato.. me ne sono innamorata!






 

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Capitolo 2
*** Tutta colpa di Magnus. ***


 
Perchè forte come la morte è l'amore.


 
Tutta colpa di Magnus.
Missing Moment Città di cenere Capitolo 4

«Hai qualcosa sul collo» osservò.
La mano di Alec guizzò alla gola. «Che cosa?»
«Sembra il segno di un morso» disse Jace. «Ma che cosa hai fatto fuori tutta la notte?»
«Niente.» Rosso come un peperone, la mano ancora serrata sul collo, Alec si avviò lungo il corridoio, seguito da Jace. «Ho fatto una passeggiata nel parco. Ho cercato di chiarirmi le idee.»
«E ti sei imbattuto in un vampiro?»
«Cosa? No! Sono caduto.»
«Sul collo?»


Aveva evitato Jace per gran parte della mattinata, scappando di qui e di lì, uscendo a fare commissioni, leggendo scartoffie che normalmente gli facevano venire il voltastomaco, lucidando così tante spade angeliche che nessuno nell'istituto avrebbe avuto bisogno di farlo per i prossimi cento anni. Aveva persino dovuto mangiare una delle schifezze preparate da Iz per pranzo perché era l'unica cosa che era riuscito a prendere dal bancone della cucina prima che Jace entrasse! Si poteva vivere così? La risposta era una: no.
E tutto a causa di un... succhiotto!
Quella notte non aveva dormito per niente, e il sonno iniziava a farsi sentire; Alec si trascinava per il corridoio dell'istituto verso la sala allenamenti, dove sperava di non incontrare Jace, ma ovviamente dove poteva essere se non lì? Quando aveva dei problemi si rifugiava sempre in sala per sfogarsi prendendo a pugni un sacco o lanciando spade al muro, il biondo. Alec sospirò e spinse leggermente la porta, entrò con il suo arco nella sala illuminata dalla parete di finestre e salutò il suo Parabatai con un cenno, sperava che non parlandogli, e dandogli poco conto l'altro non avrebbe fatto allusioni al suo 'morso' ma evidentemente non sarebbe mai andata a finire in quel modo.
Si avviò verso un piccolo mobile dove erano riposte alcune scorte di frecce, e iniziò a prenderne qualcuna. Gli piaceva sfogare il nervosismo infilzando quell'enorme sacco rosso oppure la parete di legno con le proprie frecce.
«Alec?» Jace lo chiamò, e Alec pregò in aramaico che non continuasse come pensava.
«Sì?»
«Tutto okay? Sei...strano»
«Sono stanco». No, gliela stava servendo proprio su un piatto d'oro, altro che d'argento.
«Già. Non hai dormito stanotte, no?».
Scosse la testa e si passò una mano sugli occhi.
«Come mai?»
«Ero nervoso»
«Spero che dopo la passeggiata questo nervosismo sia scomparso..» ridacchiò malizioso e Alec si girò per non mostrargli le labbra contratte in una smorfia di rabbia.
«Già» sospirò e si avvicinò al sacco.
«Alec?»
«Sì?» voltò il capo verso Jace, ma sarebbe stato meglio non farlo.
«Ti va un corpo a corpo?» lo guardò con aria di sfida, sfilò via la sua maglietta e gli sorrise. Alec arrossì tremendamente e provò a tenere gli occhi lontano dal fisico scolpito di Jace. 'Pensa ad altro, pensa ad altro' continuava a ripetersi. Aveva avanti solo il... suo Parabatai!
«Oh avanti, di cosa hai paura? Non ti farò troppo male, promesso!» disse guardando l'espressione sul suo viso.
Alec si morse il labbro inferiore e si girò di nuovo verso il sacco. Improvvisamente gli era sembrato più sexy e invitante di sempre, sembrava dicesse 'Avanti Alexander, affonda le tue frecce nella mia morbidissima pelle rossa; distruggi tutte le piume che mi compongono!' e non gli sembrava per niente giusto non degnare di attenzione quel povero sacco!
«Uhm preferirei tirare un po' con l'arco» sussurrò massaggiandosi le tempie.
«Oh, avanti, di cosa hai paura?!»
«Di cosa potrei mai avere paura?» chiese voltandosi verso Jace. Se c'era una cosa che gli faceva rabbia, in quegli ultimi giorni, quella era l'arroganza di Jace nelle frecciatine che gli lanciava.
«Puoi tenere la maglia» disse ridacchiando. Alec alzò un sopracciglio.
«Avanti Alexander so che hai paura che io possa vedere altri di quei... segni. Ma so che sei caduto stanotte, quando sei uscito per schiarirti le idee, quindi non c'è da preoccuparsi»
«Non mi preoccupo. Esercitati col sacco, dopo quando avrò finito con il mio arco faremo tutti i corpo a corpo che vuoi»
«È un invito, Alexander Lightwood?»
Alec arrossì e si girò verso il sacco; sì, ad occhio è croce era della sua stessa tonalità.
«No, Jontahan Wayland. O forse dovrei chiamarti Morgenstern?».
Quando voleva anche il tenero Alec riusciva a risultare cattivo. Stava imparando! Il ghigno dal viso di Jace scomparve, ma sarebbe ricomparso presto.
Il cacciatore dagli occhi blu impugnò il proprio arco; era così leggero e bello da sembrargli un'estensione del proprio braccio. Si fidava quasi di più dell'arco e delle sue frecce.
Prese una freccia, guardò il cuscino, si concentrò.
Cuore, cervello, gambe, torace... cosa?
Cuore!
Puntò verso il c entro della figura, dove il sacco presentava un cerchietto nero, chiuse un occhio e quando fu certo di aver preso perfettamente la mira scoccò la prima freccia che andò esattamente dove aveva deciso. Sorrise soddisfatto.
Sentì una presenza alle proprie spalle ma non si mosse; forse ignorando Jace sarebbe scomparso.
«Bel tiro, complimenti»
«Hai già finito di esercitarti?»
«Non mi serve mica esercitarmi? Ti sconfiggerei comunque a corpo a corpo, soprattutto adesso che sei acciaccato...»
«Per fortuna che noi cacciatori abbiamo te!» rispose a tono occhi blu.
«Già. Come fareste in questo istituto senza di me? Iz ai fornelli, tu che inciampi nei tuoi stessi piedi... Poveri voi!» il biondo sorrise beffardo, mentre il bruno sospirava; aveva una grande pazienza, e menomale!
Prese un'altra freccia e puntò verso il collo, lì doveva aveva quel morso.
Maledetto Magnus! Benedette le sue labbra!
Scoccò la freccia e questa si ficcò proprio dove aveva stabilito.
Sospirò e prese una nuova freccia.
«Oh guarda, hai scoccato proprio nel punto in cui ti sei fatto male»
«Già» sbuffò Alec.
Puntò verso il cervello, dopo; quanto avrebbe voluto spegnere quello di Jace per un solo minuto. Proprio nell'esatto momento in cui lasciò andare la freccia Jace pronunciò un simpaticissimo
«Ti fa male? Guardalo! Povero il mio Parabatai» che lo fece sbandare; la freccia si ficcò nel pannello di legno sopra la figura alta un metro e ottanta.
«No» sbuffò. Prese un'altra freccia e la diresse di nuovo verso l'alto; nuovamente Jace lo interruppe.
«Vuoi che ti faccia un iratze per eliminare tutti i dolori della caduta?»
Altro che dolori della caduta! Se avesse continuato così Jace si sarebbe dovuto far curare da un fratello silente!
Un'altra freccia, un'altra battuta deficiente.
«Che poi quante capriole hai fatto per avere un livido SUL COLLO?»
«Oh per l'Angelo Jace!» Alec si girò verso il Parabatai e lo guardò con odio. «Puoi smetterla e farmi esercitate in pace?»
«Dovresti esercitarti a camminare, piuttosto che a scoccare frecce; questo lo sai fare!»
«Ti uccido» soffiò il bruno. Jace alzò un sopracciglio e quando l'altro alzò l'arco verso di lui iniziò ad arretrare leggermente.
Alec era uno di grande pazienza, ma quel giorno sembrava averla persa tutta, o forse era Jace ad essere più impossibile del solito. Gli occhi azzurri del ragazzo fiammeggiavano di rabbia, ma erano anche divertiti: sarebbe stato carino vedere Jace correre per tutta la camera in preda all'ansia per un inseguimento di anatre e frecce.
«Fai attenzione a non colpirmi al collo. Non voglio anche io un livido lì»
«Jace smettila» l'arco di Alec si spostò da terra e arrivò all'altezza del cervello dell'altro «Te lo spappolo. Ti distruggo il cervello»
«E poi cosa dirai? Che abbiamo combattuto, ti ho dato un morso sul collo e tu per punizione mi hai ucciso?» sorrise sghembo.
«No, dirò che ti ho ucciso e basta»
«E come la mettiamo con il tuo collo?».
Alec non ci vide più; era insopportabile!
Puntò verso la spalla del biondo, e scoccò; la freccia lo colpì di striscio, causandogli solo un graffio profondo qualche millimetro, e attaccandolo al muro. Ridacchiò mentre il più giovane sbottava. «Sei impazzito? Potevi farmi male! Hai sbattuto anche la testa durante la caduta!!?»
«Già» quella volta toccò ad Alexander ridacchiare.
«Se non ti ho fatto del male io potrebbero farlo delle anatre, fa attenzione» gli fece un occhiolino e si avvicinò verso la porta, rubò le chiavi ed uscì;
«Quack» sussurrò chiudendo poi la porta, e Jace, a chiave.
«Alexander!» urlò l'altro «Apri immediatamente»
«Oppure mi dai un morso? Divertiti, Jace».
Alec se ne andò gongolando e ridacchiando verso la propria camera.
Il nervosismo però restava; avrebbe dovuto cantarne quattro a Magnus. Sapeva che non voleva che nessuno sapesse di quella relazione e lui sembrava fregarsene. Avrebbero parlato, e avrebbe troncato la relazione sul nascere. No, non lo avrebbe fatto; gli piaceva troppo.
Fece una lenta doccia rilassante, e l'acqua scendeva così calda e lenta sulle proprie spalle da calmarlo e renderlo improvvisamente felice.
Si vestì velocemente, con le prime cose che trovò, e corse velocemente verso l'ascensore che si richiuse non appena arrivò Jace. Sorrise felice, una volta al sicuro, e ancora di più quando fu fuori dalla porta dell'istituto.
In dieci minuti si ritrovò a bussare alla porta di Magnus.
«Chi osa-»
«Sono Alec» lo interruppe lui.
Quando era vicino a quello stregone cambiava radicalmente, possibile?
Aspettò qualche secondo, sentì un click, e poi la porta si aprì, lasciando ad Alec la possibilità di guardare un bellissimo Magnus in pantaloni di pelle nera – aderenti come una seconda pelle- maglia bianca con scollo a v decorato di glitter, e labbra lucide che lo invitavano a baciarlo.
Era ormai un po' che si frequentavano, e dal loro primo appuntamento non poteva più fare a meno che vederlo e baciarlo. Gli sorrise e il suo cuore fece una capriola quando Magnus ricambiò e lo fece accomodare.
Si guardò attorno: tutto era cambiato dal giorno prima. C'era una grossa e voluminosa tenda color oro a nascondere la finestra, un enorme divano stile persiano di oro con qualche dettaglio in rosso pompeiano, regnava nella stanza, e un piccolo tavolino di vetro sul quale erano poggiati una caraffa ed una tazzina di argento gli faceva compagnia.
«Tutto in oro?» chiese chiudendosi dietro la porta.
«Come i miei occhi» affermò Magnus ridacchiando.
'No' pensò l'altro 'i tuoi occhi sono più belli'.
«Allora che fai, non ti togli la giacca?» chiese lo stregone fissandolo.
Non si sarebbe dovuto sentire in imbarazzo, dopo essere stato visto senza maglia più di una volta, eppure Alec si sentiva strano ogni volta che entrava a casa di Magnus; il tutto solo per i primi cinque minuti, poi iniziava a sciogliersi e si sentiva nuovamente come la prima notte in cui era stato da lui.
«Come è andata la giornata?» chiese il cacciatore posando la giacca su un appendiabito nero. Lo stregone sussurrò un 'bene' che venne subito dopo soffocato dalle labbra dell'altro. Ecco, bastava guardare le sue labbra, ad Alec, per uscire di testa e avere voglia di stargli sempre più vicino.
Lo avvicinò di più a sé poggiando una mano tra i suoi capelli, l'altra alla base della sua schiena per far aderire i propri bacini. Gli piaceva quella sensazione: aveva un grosso falò in petto che bruciava, bruciava, bruciava tanto e lo faceva sentire bene.
«Non mia spettavo che mi avresti salutato così ma mi piace. A cosa devo tutto questo calore?» chiese Magnus ridacchiando; Alec mise il muso e scosse la testa.
«Sono arrabbiato con te»
«Davvero? Ti prego, arrabbiati più spesso». Sul viso dello stregone aleggiava un'espressione felice e allo stesso tempo maliziosa; su quella dell'altro invece c'era un mezzo sorrisetto imbarazzato.
«E perché saresti arrabbiato con me, fiorellino?» aveva preso quell'orribile abitudine di chiamarlo con quell'orribile nomignolo che non faceva altro che imbarazzarlo orribilmente.
Il cacciatore lo oltrepassò e andò a sedersi sul grosso divano oro, dove fu raggiunto prima da Presidente Miao – che a quanto pareva lo apprezzava a tal punto da fiondarsi su di lui non appena lo vedeva- e poi dal suo magnifico padrone.
Fiorellino prese tra le braccia il piccolo batuffolo di pelo e lo accarezzò sorridendogli; quando Magnus glielo tolse dalle mani, per sussurrargli un 'concentrati e dimmi quello che volevi dirmi' l'altro lo guardò contrariato.
«Vuoi sapere davvero? Guarda!» si girò e gli mostrò il succhiotto sul collo, una bella chiazza tra il rosso e il violo che regnava su uno sfondo bianco latte. Magnus ridacchiò soddisfatto; gli piaceva incredibilmente baciare il suo collo, per non parlare di quanto fosse bello lasciarci sopra dei segni.
«Un.. succhiotto? Chi ha osato?» si morse il labbro inferiore per non scoppiare a ridergli in faccia, cosa che fece arrabbiare ancora di più Alec.
«Tu! Tu hai osato. Magnus perché?»
«Io...?»
«Con chi credi che io faccia queste cose? Mi vedo solo con te e solo tu mi hai baciato. Non osare dire che non sei stato tu! Lo hai fatto ieri, ne sono certo, certissimo. Perché? Per l'angelo sapevi che-» lo stregone lo interruppe.
«Stop. Ti preferivo quando l'unica cosa che dicevi era 'oh'. Molto più stimolante!»
«Magnus!»
«Fiorellino so perfettamente di averti fatto questo bellissimo succhiotto. Ti dona tantissimo!».
Il povero cacciatore sbuffò, ma il suo nervosismo si placò per qualche secondo quando l'altro sfiorò il suo collo con la punta delle dita; una scarica di energia gli attraversò la colonna vertebrale.
«Sei sexy così. Mi sa che ti riempirò tutto di piccoli e adorabili succhiotti che ti renderanno ancora più bello e sexy»
«Che odio» sbuffò Alexander alzandosi in piedi; aveva proprio voglia di andare via. «Ho passato un pomeriggio orribile a farmi prendere per il culo da Jace per sentirmi dire che con i succhiotti sono più sexy?»
«Jace ti ha preso per il culo? In che senso? Quel biondino mi sta sempre più antipatico!» Magnus il malizioso ridacchiò, e Alec, che qualche segno di doppiosenso stava iniziando a coglierlo, si sentì ancora più preso in giro.
«Ho dovuto sopportarlo tutto il santo pomeriggio perché... perché ieri non ho saputo inventarmi una scusa migliore di 'sono caduto'; ho dovuto fare tutte cose che odio, questa mattina, per evitarlo, ho dovuto mangiare della schifosa zuppa di Iz e tu... ho sbagliato a venire. Ci vediamo» sbottò nervoso, allontanandosi; Magnus lo tirò dietro, e lo fece ricadere sul divano.
«Avanti Fiorellino, calmati, mh? Va tutto bene»
«No che non va tutto bene!»
«Sì, invece. Cosa ti ha disturbato tanto di Jace?» la sua voce si era fatta più calda e comprensiva; Alec si sentì leggermente tanto stupido per come aveva reagito, e per l'infinitesima volta da quando era nato, si maledì mentalmente.
«Continuava a mandarmi frecciatine stupide e non mi ha fatto esercitare per niente. Ha detto centinaia di cose idiote e.. sono stanco. Non dormo da ieri». Lo stregone accarezzò le guance del giovane, e gli fece poggiare la testa sulle proprie gambe «Adesso ti faccio rilassare un po', ti va? Così appena torni a casa ti addormenti e domani ti risvegli felice?» gli sorrise, e per una volta quello sulle sue labbra sembrava un sorriso dolce, condiscendente, calmo, per niente furbo.
«Mhm» sussurrò Alexander che già stava iniziando a rilassarsi sotto il tocco delle mani calde di Magnus che sfioravano dolcemente la sua fronte, la sua testa, e poi il suo viso, il suo collo, e sembravano volerlo plasmare – e ci stavano proprio riuscendo!
Lo Stregone non riusciva a capacitarsi di quello che gli faceva provare quel ragazzino dai capelli neri e gli occhi blu; cose che mai nessuno gli aveva fatto sentire. Ogni suo sguardo gli faceva tremare le ossa, ogni sorriso faceva ballare di gioia il suo cuore, ogni bacio accendeva un fuoco in tutto il suo corpo. Possibile che un ragazzo di diciotto anni potesse fargli quello? Dopo tutti quegli anni? E tutte quelle persone?
«Magnus?» sussurrò Alec; i loro occhi si scontrarono per un tempo indefinito. Blu nell'oro. Scaglie azzurrine e nere contro scaglie verdi e nere. La perfezione.
Aprì la bocca per rispondere, ma non né uscì niente; aveva troppo voglia di baciare il ragazzo. Ci stava provando e ci stava riuscendo: ce la stava facendo a lasciargli i suoi spazi, a non baciarlo troppo – se non voleva – a non coccolarlo troppo, ma era difficile, troppo difficile, per un come lui che si trovava avanti uno come il Lightwood.
«Magnus?» sussurrò di nuovo il giovane, e quella volta il Sommo non riuscì a trattenersi: si abbassò verso di lui e lasciò che le loro labbra si scontrassero prima dolcemente, per poi approfondire il bacio a stampo con un po' di foga in più.
Alec che fino a quel momento era stato davvero vicino all'abbattimento più totale – quei massaggini gli stavano facendo venire ancora più sonno! - si svegliò improvvisamente. Non aveva mai baciato nessuno, eppure sapeva che chiunque avesse baciato non lo avrebbe fatto come Magnus, o meglio, non lo avrebbe fatto stare come faceva lui.
Intrecciò una mano nei capelli pieni di glitter dello Stregone e lo attirò più vicino a lui; i loro occhi facevano l'amore mentre le loro labbra si baciavano, ed era bellissimo: la sensazione più bella che Alec avesse mai provato in vita sua, così un piccolo sfioramento di labbra si era trasformato in un bacio caldo, pieno, appassionato, e loro due si erano ritrovati senza fiato per qualche secondo. Ne era assolutamente valsa la pena.
«Mi piaci» sussurrò Magnus al suo orecchio. Alec fu nuovamente percorso da un brivido, si alzò sorridendo.
«A me piacciono i tuoi baci» disse, avvicinandosi di nuovo a lui. Difficilmente avrebbe fatto il primo passo, ma quello che aveva fatto gli somigliava molto, quindi l'altro non se lo fece ripetere due volte, e lo baciò nuovamente. Quella volta erano occhi negli occhi, gambe contro gambe, mani contro mani, denti contro denti, cacciatore contro stregone.
Se fosse stato un round chi avrebbe vinto? Chi si sarebbe arreso per primo. Quella sera però nessuno dei due lo avrebbe fatto, né tanto meno voleva farlo. Con una certa urgenza il più grande tra i due si strinse alle spalle – sode, muscolose e dure come tanto piacevano a lui! - dell'altro, e sorrise quando le loro lingue si scontrarono per la centesima volta. Il suo Fiorellino aveva un sapore così dolce, fresco e buono!
Alec allacciò le mani dietro il suo collo, come se non volesse permettergli via di scampo, e si beò di quelle carezze e quelle attenzioni così dolci, che neanche si accorse quando Magnus con un movimento lento lo fece adagiare sul divano, e si mise a carponi su di lui; gli lasciò un ultimo bacio sulle labbra, poi le lasciò per dedicarsi al suo collo, alla sua gola, ai suoi addominali, e ops, c'era quella maglia nera in più che proprio dava fastidio. Gli sarebbe piaciuta tanto toglierla per poter vedere il fisico perfetto del ragazzo che necessitava di essere visto e lodato!
Si fermò un secondo per osservare l'espressione di piacere sul suo viso, e gli scappò un sorriso; se dei baci e delle carezze lo facevano stare così bene, cosa avrebbe fatto quello che Magnus aveva in serbo per lui?
Tornò a giocare con la sua mascella e il suo collo, mentre l'altro vagava con le mani su per il suo collo ed i capelli.
Altri baci, scie di fuoco, sospiri incandescenti, altra voglia di vedere Alec senza maglia, ma soprattutto di vederlo libero da qualsiasi vincolo e forma di timidezza.
Magnus si sollevò leggermente e lo guardò negli occhi, poi come a dargli il permesso l'altro gli sorrise, e si alzò per arrivare nuovamente a toccare le sue labbra. Si sfiorarono ancora, si baciarono ancora, come due affamati.
Mentre si baciavano e le loro anime si allacciavano in qualche modo mistico, Alec strinse le mani attorno al bacino di Magnus, e lui si strinse alla sua maglia solo per toglierla, falla volare via e bearsi dello spettacolo: pelle bianca e candida macchiata solo da qualche runa qui e lì, riusciva a riconoscere la Runa Angelica, la Parabatai; la guardò per bene. Quanto era fortunato Jace ad averlo vicino!
Occhi blu gli sorrise, e lo riportò sulla terra dandogli un pizzicotto sotto al mento; Magnus allora sorridendo si catapultò di nuovo sul suo collo, e gli lasciò un altro succhiotto. Quel biondo maledetto e chiunque altro avrebbe dovuto sapere che quel ragazzo perfetto con occhi blu e capelli neri era il suo.
«No, ti prego, M-» ma la sua voce fu smorzata sul nascere da un piccolo gemito che nacque dalla gola e morì nella bocca dell'altro.
«Di cosa mi preghi, Alexander?» chiese l'altro, dopo averlo baciato; adorava quelle guanciotte rosse che facevano risaltare ancora di più i suoi occhi.
«Di cosa?» sussurrò al suo orecchio prima di mordere leggermente il lobo «Farò tutto quello che desideri. Di cosa mi preghi?» sussurrò ancora.
Alec si sentiva andare a fuoco. Tutta quella situazione stava andando oltre. Non andava bene! Lo baciò di nuovo. Magari stava davvero sfociando in qualcosa di cui aveva paura in quel momento, ma aveva bisogno ancora delle sue labbra. Magnus spinse il bacino verso il suo, e Alec si lasciò scappare un altro versetto roco.
I loro corpi erano intrecciati, uniti da un filo sottile, che non sia se fosse quello del destino o dell'amore.
Presidente Miao passò per caso sotto al divano, e scappò via subito, come se stando lì potesse interrompere un magico momento di intimità ed in effetti così sarebbe stato.
Altri baci dopo, e succhiotti in più, entrambi davvero non ce la facevano più; era troppo difficile tutto quello da sopportare. Magnus era insofferente, Alec si sentiva scoppiare. Lo baciò ancora, però; baciare quelle labbra piene e calde lo aiutavano a risolvere tutti i suoi problemi, era certo che lo avrebbe aiutato anche con quel problema, eppure riuscì solo a fargli venire ancora più volte di disfarsi dei pantaloni.
Infilò le mani sotto la maglia bianca di Magnus, toccò la sua pelle morbida e calda, sfiorò la pelle d'oca che lui stesso stava provocando, ispezionò quell'addome senza ombelico, e poi si ritrovò al confine con i pantaloni.
Arrossì incredibilmente, ma in quel momento non era lui a governare il proprio corpo; cervello e muscoli si erano scollegati, e quella cosa di sicuro non poteva che piacere a Magnus che fu decisamente stupito quando sentì le mani del ragazzo sfiorare l'attaccatura dei propri pantaloni, e poi il bottone, e poi la cerniere, e poi un modo per staccarli, che proprio non c'era. Avrebbe iniziato ad odiare quei pantaloni di pelle che riusciva a mettere e togliere solo con la magia, o litri di olio; in più le mani di occhi blu tremavano, e non riuscivano a fare quello che dovevano!
Si allontanò leggermente dalle sue labbra «Fiorellino ti serve una mano?» sussurrò al suo orecchio; Alec come se si fosse appena svegliato da un sogno spalancò gli occhi, e allontanò leggermente le mani dalle sue cosce, quasi mezze nude. Baciò ancora le labbra di Magnus e poi si allontanò leggermente. Stavano correndo troppo, d'altronde era poco tempo che uscivano assieme, o meglio, poco per arrivare a quello. Per lui era troppo presto e lo Stregone se ne accorse dai suoi movimenti che erano, improvvisamente, diventati più timidi; si morse un labbro e si allontanò leggermente, lasciandogli lo spazio per alzarsi e rimettersi la maglia; si infilò la parte dei pantaloni caduta, andò alla ricerca della t-shirt di Alec, che trovò sul comodino, e poi si sedette al suo fianco.
«Scusa» sussurrò Alec. Così come era iniziato tutto era finito, e Magnus aveva bisogno di una decina di docce fredde.
«Non devi scusarti» la sua voce era più dura e allo stesso tempo più incrinata. Aveva proprio bisogno di quelle docce.
«Non odiarmi» si sentiva così in colpa.
«Capisco se non ti senti pronto»
«È che.. io, tu... i-Jace-io.. Oh» buttò la testa tra le mani: pensare e parlare di Jace in quel momento non era stata la scelta più azzeccata e appropriata da fare.
«Tu non puoi farlo per Jace? Non puoi lasciarti andare perché non vuoi dimenticarlo?»
«Non è per questo»
«E allora?»
«È presto. Non ce la faccio»
«Capisco» no, forse non capiva proprio bene; se c'era l'attrazione fisica e l'alchimia che c'era tra i loro corpi, perché dovevano tirarsi indietro solo per... paura?
«È meglio se vado»
«Sì» annuì Magnus, sperando di trovare pace.
Alec si alzò e prese la propria giacca; la serata non era propriamente andata come desiderava, ma non c'era da lametnarsi anche perché ogni serata con Magnus era speciale e perfetta di suo.
«Grazie» gli sorrise e l'altro non riuscì a non ricambiare «Ci sentiamo?»
«Certo» Annuì Magnus, ma lui non lo avrebbe ricihiamato per un po'. Doveva capire cosa provava, quel ragazzo; non poteva baciare lui e pensare a Jace......
«Buonanotte»
«Buonanotte fiorellino» gli diede un bacio a stampo sulle labbra e poi si richiuse la porta alle spalle, facendo accomodare la noia al posto prima occupato da Alec; bella serata si sarebbe prospettata!
Si rifugiò in bagno dove tra doccia calda e fredda riuscì a tornare umanamente presentabile, mentre invece non appena il cacciatore tornò a casa, corse dritto in camera sua, e si lasciò andare ai sogni.
Sognò Magnus Bane, quella notte, e sarebbe stata una delle tante!

 

Spazio autrice.
Probabilmente starete pensando che dovrei uscire di più e smetterla di scrivere questa cagatine... avete ragione!
Sono stressata a causa della scuola, e questo è l'unico modo che ho per sfogare, però forse ecco.. dovrei tenere le mie sclerate per me, soprattutto se sono scritte a questo ora...
È che il mio povero cervello non può sopportare tutto questo da solo, capitelo!
No, scherzi a parte, vi prego non denunciatemi!
Ehm.. ho sempre provato ad immaginare la reazione di Jace a quel succhiotto, per me non è mai finita con quell'
«Okay, non importa. E su che cosa avevi bisogno di chiarirti le idee?».
Quindi... per me è finita bene o male così lol
Mi sono sentita in colpa per aver mandato in bianco Magnus ma penso che per Alec fosse davvero presto per quello.
Mi sono sentita anche in colpa a scrivere un obrobrio simile, ma mi sono divertita un mondo quindi spero che almeno un pochino vi divertiate anche voi :3

Sarei tanto felice se mi faceste sapere cosa ne pensate :3
Adios.

StewyT~

 

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Capitolo 3
*** Docce fredde. ***


Perchè forte come la morte è l'amore.


Docce Fredde.
Missing Moment: Città di Cenere- capitolo 12.


Jace era a stato a sentire questo discorsetto reprimendo la rabbia, che conferiva uno scintillio dorato ai suoi occhi color ambra. «No» disse. «Ma si dà il caso che tu sia l'unico stregone che conosciamo che sta con un nostro amico.»
Per un istante tutti lo fissarono... Alec in preda a puro orrore, Magnus a una rabbia stupita, Clary e Simon alla sorpresa. Fu Alec a parlare per primo, la voce tremante. «Perché dici una cosa del genere?»
Jace sembrava confuso. «E cioè?»
«Che io sto... che noi... non è vero» disse Alec, la voce che saliva e scendeva di parecchie ottave mentre cercava di controllarla.
Jace lo guardò con fermezza. «Non ho detto che sta con te» disse «ma è buffo che tu abbia capito esattamente cosa intendevo, non ti pare?»
«Non stiamo insieme» ripeté Alec.
«Ah, no?» disse Magnus. «Dunque sei amico di tutti a quel modo, eh?»
«Magnus.» Alec gli rivolse uno sguardo implorante. Ma a quanto pare lo stregone ne aveva abbastanza. Incrociò le braccia sul petto e si mise comodo, osservando la scena che si svolgeva davanti a lui con gli occhi ridotti a fessure.
Piccola nota: in questo momento Jace dovrebbe essere a casa di Magnus, ma nel mio capitolo è tornato a casa per qualche ora, perdonatemi la piccola licenza poetica.


Era un idiota, un maledetto idiota! Perché aveva dovuto reagire in quel modo assolutamente schifoso? Magnus non se lo meritava, e la loro relazione non meritava di essere sminuita in quel modo. Però anche Magnus! Perchè si ostinava a non rispondere al cellulare ed evitarlo?
Gli aveva mandato più di cento messaggi di scuse, in cui diceva che si sentiva uno smidollato per quello che aveva detto; altri in cui gli diceva che un giorno sarebbe stato pronto a dire tutto, e che se gli fosse stato vicino quel giorno sarebbe arrivato presto, e altre cretinate simili a cui probabilmente non credeva nemmeno lui.
Era troppo che non lo sentiva! Nelle ultime settimane si erano visti e sentiti almeno una volta al giorno, e solo la sua presenza lo aveva aiutato a non impazzire del tutto, a causa di quella maledetta situazione in cui si trovavano.
Prese a camminare avanti e dietro per la camera, sperando di sentire l'ormai familiare suono del cellulare, ma niente!
Due ore che aspettava una risposta a quel maledetto messaggio e Magnus non si era fatto sentire. Sbuffò e lanciò il telefono per aria; si aprì, e metà parte finì sotto al letto: la sua solita fortuna.
Si avvicinò all'armadio e tirò fuori una maglia nera più larga delle altre, che di solito usava quando si esercitava in sala.
Nell'esatto momento in cui si sfilò la maglia per mettere l'altra la porta si aprì: era Jace.
«Che ci fai qui?» chiese Alec confuso. «Non dovevi stare da Magnus?»
«Sempre con queste domande inopportune!» disse l'altro sedendosi sul suo letto. «Avanti, stavi per spogliarti? Di cosa hai paura?»
Alec alzò gli occhi al cielo e si infilò la maglia che aveva preso.
«Che ci fai qui?»
«Sei sempre così ostinato! Avevo voglia di una calma e rilassante caccia con il mio Parabatai e sua sorella»
«La tua pazzia raggiunge livelli assurdi» sbottò Alec scuotendo la testa «Io non vengo da nessuna parte con te, soprattutto non oggi»
«Hai un appuntamento con Magnus?» Alec arrossì tremendamente. Se gli occhi potessero farlo, i suoi avrebbero perforato il cranio del biondo.
«Non sono affari che ti riguardano. Tu piuttosto perché non corri da Clary?». Acidello, il giovanotto! Guardò l'espressione sul volto dell'altro e si sentì tremendamente in colpa.
«Ho capito, vado via» disse Jace alzandosi; Alec gli bloccò il braccio e lo guardò negli occhi arrossendo «Perdonami non volevo ferirti».
Non riusciva a farne una buona nell'ultimo periodo!
Jace scrollò le spalle «Allora ci stai?»
«No» sussurrò Alec «No, mi dispiace. Non sono dell'umore»
«Ultimamente non sei mai dell'umore, Alexander. Stai cambiando»
«Tutti cambiamo» disse abbassando lo sguardo.
«Perchè non vuoi parlarmi di te e Magnus?»
«Perchè non c'è niente da dire su me e Magnus».
Negava! Negava ancora, anche se aveva intasato la posta del povero stregone con messaggi del tipo 'troverò la forza'. Si sentì tremendamente in colpa.
«Quando ci sarà qualcosa da dire io ci sonno nonostante tutto questo»
«Stai diventando tu il romantico della situazione, come mai?» Jace ridacchiò; quando Alec faceva qualche battuta - raramente – qualcosa non andava, se poi Alec diventava ancora più acido, le cose stavano seriamente male. Si chiuse la porta alle spalle; se ne avesse avuto bisogno il suo Parabatai non si sarebbe fatto problemi a chiedergli aiuto, no?
Occhi blu soffocò un urlo di rabbia, si sedette sul letto e buttò la testa tra le mani: tutto gli stava sfuggendo via. Jace, il rapporto con Magnus, la verità, sé stesso, tutto! Se c'era una cosa che odiava quella era non avere sicurezze e in quel momento davvero non ne aveva.
Si abbassò sotto al letto e recuperò cellulare, batteria e copribatteria; riassemblò tutto e lo accese sperando di trovare qualche risposta, ma niente, quindi si decise a scrivere un ultimo disperato messaggio allo stregone più orgoglioso del pianeta.
Hey, sono ancora io, Alexander. Scusa se ti sto intasando di messaggi, ma continui a non rispondermi e questa cosa mi sta facendo esaurire. Vieni a cena con me questa sera, ti prego. Ho bisogno di vederti. Se non risponderai mi vedrò costretto a venire a casa tua. Perdonami.
Troppo sentimentalismo? Troppo stupido? Troppo troppo?
Sì, decisamente sì per i suoi standard, ma inviò senza pensarci su due volte.
Posò il cellulare nel secondo cassetto del proprio comodino e uscì dalla camera; Iz e Jace si stavano armando; la sorella gli sorrise, e lui ricambiò.
«Non vuoi proprio venire con noi?»
«Non sono in vena»
«Avanti, potrebbe essere la nostra ultima caccia assieme» disse di nuovo Iz, lui scosse la testa, lanciò un ultimo sguardo ad entrambi e si avviò verso la palestra «Divertitevi».
Si era sentito un verme a lasciarli andare via così; era più tranquillo quando era con loro, riusciva ad osservare quello che facevano, a non fargli fare cretinate (o almeno ci provava, dal momento che lo ascoltavano molto raramente...). Ma davvero non era dell'umore giusto per mettersi dietro di loro e 'proteggerli'. Aveva voglia di sfogare tutta la rabbia che aveva dentro per calmarsi e tornare in camera più tranquillo.
L'arco, le frecce, le spade angeliche lo aiutarono molto.
Tutto il pomeriggio passato a lanciare frecce e coltelli a destra e manca gli aveva fatto venire una grossa fame, ma aveva anche rilassato i suoi muscoli, sciolto quei grumi di tensione che aveva nelle spalle, nelle gambe, nel petto. Prendere quel povero sacco rosso a cazzotti e frecciate, però, aveva portato uno svantaggio: la sua fine. Era andato in mille pezzi rossi e piume!
Si asciugò soddisfatto il sudore dalla fronte, dopo l'ultimo colpo dato; raccolse tutti i pezzi del suo povero amico, vissuto già parecchio per gli standard, e poi si avviò verso la propria camera.
Si sentiva ancora male per come aveva risposto a Jace, e per come aveva 'abbandonato' entrambi, ma stava meglio con sé stesso; si era sfogato per bene, e poi era certo che non avrebbero avuto bisogno di lui. Erano due dei cacciatori più forti della loro età, figurarsi se avevano bisogno di un Alexander scrupoloso.
Prese un sospiro e aprì la porta della propria camera pronto a buttarsi sotto una doccia rilassante, ma la doccia sarebbe stata tutt'altro che rilassante...
«Che ci fai qui?» sussurrò provando a nascondere un sorriso felice.
« È questa l'accoglienza che mi merito?» la voce di Magnus risuonò nella camera rallegrando le orecchie del cacciatore che già ne sentivano la mancanza.
«Ti ho mandato mille messaggi, non mi hai mai risposto. Perché?»
«Tu che pensi?»
«Scusa» disse chiudendo la porta per poi avvicinarsi a lui e guardarlo negli occhi; quello sguardo mandava Magnus in brodo di giuggiole. Un ultracentenario messo KO da un ragazzino. Possibile mai?
«Per i messaggi? Li ho cancellati tutti in un secondo» disse lui con non calanche.
«Magnus non rendermi le cose più difficili. Scusami per quello che... ho detto» Alec arrossì e abbassò lo sguardo sulle pellicine della mano destra che improvvisamente erano diventate così evidenti!
«Cosa avresti detto?» chiese l'altro sorridendo malizioso.
«Oh lo sai benissimo. Che siamo solo amici»
«Perchè non lo siamo?» Lo stregone voleva stressarlo quel pomeriggio, non c'era altro da dire.
«No» scosse la testa «No. Cioè non siamo solo amici, Magnus»
«E cosa altro, Alexander?». Alec si guardò attorno: era incollato alla parete di fronte al letto e Magnus era a pochi centimetri da lui, lo guardava dritto e sul suo viso aleggiava un sorriso mezzo divertito e mezzo amaro; era ancora arrabbiato con lui, evidentemente. Guardò i loro petti che quasi si sfioravano mentre respiravano, e poi le sue labbra lucide, e infine i suoi occhi: le pupille verticali erano due vasche di oro colato mischiato a vedere acceso e bellissimo.
«Io non-non lo so, Magnus» rispose arrendendosi «Ma vorrei capirlo»
«Del tempo, vero? Ti serve del tempo?» ecco di nuovo quel sorriso amaro e quella luce spenta negli occhi; si sentiva così in colpa, il cacciatore!
«Non del tempo per noi.. cioè»
«Cosa, Alexander?» aveva pronunciato il suo nome con una strana enfasi; nessuno lo aveva mai fatto in quel modo e questo lo mandava in confusione: era arrabbiato o tremendamente arrabbiato?
«Mi perdoni?» chiese in un sussurro, al che l'altro scoppiò a ridere facendolo arrossire come mai in vita propria. Cosa aveva detto di strano e stupido? Ecco, avrebbe dovuto scrivere un manuale su come farsi prendere in giro, prima o poi.
«Pensi che sia tutto così semplice? Un paio di messaggi, gli occhioni dolci.. mi devi ancora qualcosa»
«Qualcosa?»
«Se vuoi che ti perdoni..» sussurrò con voce calda al suo orecchio prima di sorridere. Il giovane si sentiva confuso: prima non gli rispondeva, poi evitava i suoi messaggi, poi si presentava da lui e faceva l'offeso, poi si comportava in quel modo... voleva farlo impazzire o cosa?
«Io penso di non aver capito» Magnus alzò gli occhi al cielo, poi però gli sorrise nuovamente «devo sempre spiegarti tutto!» disse attirandolo a sé per un dolce bacio che si trasformò subito nel contrario di 'casto e puro'.
Erano avvinghiati l'uno all'altro – come ogni volta in cui finivano a baciarsi – . Alec pensò che se fosse entrato qualcuno dalla porta e li avesse visti in quel modo non avrebbe potuto negare: no, avrebbe confermato tutto, avrebbe detto che era gay e che gli piaceva Magnus.
Dalla porta non entrò nessuno e il cacciatore non seppe mai se lo avrebbe fatto davvero.
Prese un grosso respiro quando lo stregone si allontanò leggermente dalle sue labbra sorridendogli «Diciamo che siamo a metà opera» accarezzò le sue braccia, poi strinse la sua mano sinistra, e iniziò un piccolo e sensuale percorso: prima la poggiò sulla gamba, poi man mano iniziò a salire dolcemente e delicatamente verso il suo addome e poi i suoi pettorali, fino a posarsi sul suo cuore che stava iniziando a battere molto, molto più velocemente.
«Fiorellino? Cosa hai?» Alec arrossì di più. Ma bene, il suo cuore si metteva anche a fare le capriole. Maledetto! 'Zitto, idiota' avrebbe voluto urlargli per metterlo a tacere.
Deglutì e alzò gli occhi nei suoi.
«Niente» dalla sua bocca uscì un suono mezzo roco. «È che dovrei andare a fare la doccia. Ho appena finito di allenarmi..». Come servire la battuta o il ricatto a Magnus Bane? Meglio di lui nessuno sapeva farlo.
«E che problema c'è? Ci sono qui io per aiutarti» gli sorrise malizioso, e agganciò velocemente la sua maglia. Occhi blu provò a distoglierlo da quel piano maledetto – qualsiasi esso fosse – ma ovviamente non ci riuscì.
Presto la sua maglia fu sul pavimento e gli occhi felini del suo 'amico' iniziarono una lenta tortura sul suo corpo; era così imbarazzato mentre lo stregone osservava ogni minimo dettaglio sul suo petto o il suo addome.
«Posso procedere io» sussurrò con voce tremante, sperando che l'altro accettasse, ma così non fu: si ritrovò con uno stregone glitterato che si abbassava leggermente per sbottonare i pantaloni e farli scendere molto molto lentamente, quasi volesse torturarlo. Non andava bene, e soprattutto non andava bene il suo sguardo malizioso mentre lo faceva. Il suo cervello sarebbe scoppiato.
Quando vide i pantaloni gettati al fianco della maglia tirò un sospiro di sollievo e ringraziò qualsiasi angelo fosse in cielo.
«Grazie per.. avermi dato una mano» sussurrò, ancora, e si avviò verso il bagno.
«Fiorellino non pensi di dimenticare qualcosa?»
«No» asserì lui. Arrossì vedendo il modo in cui Magnus percorreva il suo fisico per posarsi sulle sue mutande.
«Non pensarci nemmeno»
«Ma come, fai la doccia vestito?»
«No. Mi spoglio dentro. Tu resti qui e mi aspetti».
Ma che belle battute!
Magnus scoppiò a ridere e scosse la testa. «Pensavi che questo spogliarello molto forzato fosse il mio scopo? No, piccolo cacciatore».
Il povero ragazzo buttò la testa tra le mani e sospirò «Ti prego, Magnus. È stata una giornata abbastanza stressante..»
«Potrei aiutarti a rilassarti»
«Non lo nego ma preferisco fare da solo».
Alec alzò gli occhi al cielo guardando il viso dell'altro. Quanti doppisensi aveva potuto trovare in una sola sua frase?
«Se ti lascio le mutande mi fai venire?» chiese, provando a scendere a compromessi. Il cacciatore sbuffò «Okay». Si arrese molto presto. Tutto quello che voleva era lavarsi, vestirsi velocemente e correre da Taki dove avrebbe mangiato un bel piatto di patatine fritte in dolce compagnia.
Così si ritrovarono in bagno un Magnus esultate e un Alexander completamente rosso che borbottava; aprì l'acqua e si allungò per regolarla. Lo stregone però... si fece prendere dagli occhi o meglio dire dalle mani: aveva uno straordinario esemplare di Alexander Lightwood, aka Fiorellino, in mutande che si allungava e metteva in meravigliosa mostra il proprio sedere. Come poteva fare per non allungarsi e dare un palpatina? Sarebbe stato meglio per lui non farlo, su questo non ci piove.
Alec si girò infuriato, tanto che non si capiva se il viso rosso fosse dovuto all'imbarazzo o la rabbia; lo avrebbe ucciso molto volentieri. No magari non così tanto volentieri, dopo chi lo avrebbe fatto stare bene come faceva lui?
«Mi ha tentato lui» disse lo stregone scoppiando a ridere; il cacciatore sembrò non voler attuare nessuna vendetta, ma così non fu: entrò in doccia tirandosi Magnus dietro. Così quella che doveva essere una rilassantissima doccia si trasformò in un buon quarto d'ora di baci e carezze.
Il più grande dei due riprese quel dolce percorso che aveva iniziato in camera, accarezzando ogni piccolo pezzetto di pelle scoperto: partì dalle mani, per poi scivolare sulle gambe e poi più su, fin sull'addome – Magnus amava da morire quegli addominali così tanto scolpiti e duri! Gli veniva voglia di mordicchiarli tutti. - e ancora su, al cuore che batteva molto velocemente, e poi il collo dove non c'era ancora nessun segno: si doveva proprio recuperare! Lo stregone guardò il cacciatore negli occhi e per la milionesima volta verde-oro e blu si fusero per qualche secondo andando a formare un'unica tonalità meravigliosa, poteva vederci il proprio futuro in quei due pozzi azzurri, Magnus.
Si avvicinò lentamente al collo del suo ragazzo – gli piaceva considerarlo tale anche se lui aveva ribadito fino a poco prima che non lo era per niente – e prese a baciarlo delicatamente; i sospiri che provenivano dalle sue carnose labbra rosse non lo aiutavano a restare concentrato e non fare cose che Alec avrebbe odiato: il suo corpo sembrò muoversi senza che il cervello lo governasse. Le sue mani si muovevano fameliche su per gli addominali, pettorali e bicipiti dell'altro, le sue labbra si muovevano tra baci e morsetti, i suoi occhi erano inebriati di piacere, così come quelli del più giovane che non aveva fatto doccia migliore in vita sua, probabilmente. Tutte quelle coccole rischiavano di farlo morire lì dentro.
«Preferisci ancora fare da solo?»
«Cosa?» chiese il ragazzo confuso; Magnus sorrise.
«Magnus» bofonchiò poi, stringendo i suoi capelli tra le mani, mentre grossi sospiri continuavano a farsi largo dalle sue labbra.
«Sì, fiorellino?» la voce dell'altro era roca e calda, così tanto da fargli venire la pelle d'oca.
«Non voglio più uscire da qui».
Si accorse troppo tardi di quello che aveva detto: era una sottospecie di dichiarazione quella? Perché non riusciva a connettere cervello e bocca quando si trovava in quelle situazioni?
Guardò il sorrisino felice di Magnus e si morse il labbro.
Un semplice 'oh, ma chi se ne frega', forse il primo della propria vita, iniziò a martellare nel suo cervello spingendolo ad incollarsi allo stregone e baciarlo: come non aveva mai fatto fino a quel momento. Si arpionò al suo corpo caldo, strinse le gambe attorno al suo bacino e si strinse forte a lui. Si sentiva libero, felice. Magnus era sorpreso, felice.
Felici... entrambi lo erano così tanto.
A quanto pare però carpe diem che poi viene qualcuno a romperti le scatole!
«Alec? Dove sei?».
In realtà, concentrato come era, il cacciatore non aveva sentito la voce del proprio Parabatai all'inizio, ma quando questo chiamò il suo nome una seconda volta si sentì stordito, come quando ci si sveglia improvvisamente da un sogno favoloso. Lui era ancora lì, però. Magnus era in carne ed ossa, attaccato a lui.
«Porca merda!» sbottò Alec che si abbandonava molto, molto raramente a termini così scurrili.
«Cosa?» chiese Magnus dandogli un altro bacio a stampo.
«Jace! C'è Jace!». Lo stregone si bloccò e guardò spaventato l'altro aspettandosi una qualche strana reazione: iperventilazione, ansia, depressione, ma non ci trovò niente. Il volto di Alec era solo rosso di vergogna.
«Alec sei in bagno? Sono venuto a salutarti»
«Arrivo» urlò il ragazzo, rendendosi conto delle condizioni assurde della propria voce. Diede un veloce bacio a stampo al sexy stregone e uscì dalla doccia; si coprì il bacino con un asciugamano bianco e si mise dietro la porta, doveva tranquillizzarsi prima di uscire.
«Alexander stai bene?». Jace provò ad aprire la porta spingendola, Alec ci mise altrettanta forza per non farla aprire. «Benissimo».
«E perché non apri? Avanti, fa presto»
«No che non apro» lanciò uno sguardo a Magnus che lo guardò in cagnesco; scosse la testa.
«Avanti non sarà mica la prima volta che ti vedo nudo. Sei il mio Par-»
«No» urlò Alec ancora più rosso; prese un sospiro e uscì. Jace era sano e salvo, i capelli leggermente scombinati ma per il resto perfetto come sempre. Lui.. in che condizioni era? Pessime, poteva capire guardando il viso del suo Parabatai.
«Ale-Alexander? Cosa...?»
«Eh?» era rosso in viso, aveva i capelli sconvolti, le labbra gonfie di baci, il collo torturato da segnetti rossi e il corpo completamente pieno di glitter.
«Sei un disastro..»
«Grazie, è bello sentirselo dire»
«Intendo dire che sei.. brillantinato!»
«Co-oh sì» arrossì ancora di più, ma vederlo più rosso non era possibile; iniziò ad avere caldo, tanto caldo.
«Come mai?»
«Come mai?» Come mai? Cosa poteva mai dirgli? Non era neanche bravo con le bugie! Bagnoschiuma! Bagnoschiuma!
«Mi era finito il bagnoschiuma e ho preso un po' di quello di Iz. Ti prego non dirglielo. Le comprerò una bottiglia nuova»
«Bagnoschiuma di Iz? Oh, avanti, potevi prendere il mio»
«Da quando sei andato via hai chiuso la camera...» era vero, per lo meno quello. Il biondino fece una faccia strana e scrollò le spalle.
«Per il resto tutto okay? Ti sei calmato?»
«Sì..»
«Cosa hai in questo periodo?» perché aveva voglia di parlare proprio in quel momento?
«È che mi sento in colpa perché non ti sono molto vicino» in parte Alec davvero sentiva di non riuscire a fare niente per lui.
«Invece lo sei»
«Dovresti essere da Magnus» provò a cambiare discorso «Dovresti andare».
«Già. Non dire in giro che..»
«Solo se tu non dici che ho preso il bagnoschiuma di Iz»
«Giuro sull'angelo» disse Jace ridendo.
«Giuro sull'angelo anche io» sussurrò Alec serio.
Si scambiarono uno sguardo silenzioso, ma pieno di parole e Jace si chiuse la porta alle spalle.
Il cacciatore prese un grosso respiro di sollievo e ritornò in bagno prono al secondo turno in doccia, ma questa era chiusa, e Magnus era avanti allo specchio.
«Guarda come mi hai ridotto, maledetto cacciatore. Ho tutto il trucco sciolto»
«Da oggi in poi niente più docce assieme se prima non togli tutti i glitter che hai»
«La prossima volta che mi spingi con te sotto la doccia ti trasformo in un topo, lo sai?».
Il giovane abbassò lo sguardo mortificato, ma poi si ricordò di quello che aveva fatto Magnus e sbottò un 'la prossima volta che mi tocchi il sedere ti infilzo con una lama angelica, lo sai?'.
Uscì dal bagno sbuffando e Magnus lo raggiunse dopo poco ridendo.
«Te la sei presa? Scherzavo..». Il ragazzo annuì.
«Oh avanti Alexander mi è piaciuta quella doccia assieme..»
«Anche a me» ammise l'altro arrossendo. «Però dovrei asciugarmi.»
«Oh no!» si finse triste lo stregone; a dire il vero davvero l'idea di doverlo vedere nascosto tra i vestiti gli dava fastidio. Era uno spreco!
Alec alzò un sopracciglio come a chieder 'cosa vuoi? Te ne vai?'
«Dovrei andare via?»
«No, vado via io!» aprì l'armadio e prese delle mutande pulite, dei pantaloni larghi e una maglia scolorita, pronto a rifugiarsi in bagno, ma con Magnus nei paraggi mai niente va come pensi.
«Oh apri questa porta!»
«Abbiamo fatto la doccia assieme e ancora non ti fidi di me? Asciugati, non ti guardo»
«NO» gli uscì di un'ottava più alta. L'altro ridacchiò e Alec arrossì per la millesima volta.
«Avanti, Fiorellino..»
«Poi però andiamo a cena?» si stava arrendendo un po' troppo quel giorno, ma sapeva che volente o nolente quello che Magnus decideva si faceva.
«Poi mi preparo io e poi andiamo a cena»
«Guai a te se mi guardi anche per mezzo secondo. Giura sull'angelo che non lo farai»
«Con me non valgono i tuoi giuramenti, ricordi?».
Il ragazzo sbuffò, divertendo Magnus che gli si avvicinò e gli diede un bacio sul naso «lo giuro su quanto di ho più caro: Presidente Miao».
Alec gli credette, ma non sapeva che aveva le dita incrociate: il piccolo Presidente lo avrebbe perdonato sicuramente.
Entrambi si girarono di spalle, ma qualche secondo dopo lo stregone girò leggermente la testa e si morse il labbro inferiore quando l'altro tirò via le mutande. Quel sedere era scolpito alla perfezione neanche fosse una statua di Michelangelo! Oh santi numi, chi lo avrebbe aiutato in quello?
Riuscì a ritornare al suo posto un secondo prima che Alec si girasse e se ne accorgesse. «Puoi girarti. Sono coperto». Si voltò verso di lui sorridendo «Sono stato bravo, no?»
«Già» gli sorrise timido il cacciatore.
«Adesso tocca a te fare il bravo» disse malizioso Magnus sbottonando lentamente la propria camicia bordeaux. Alec non ci aveva fatto caso, ma gli si era praticamente incollata addosso e lasciava intravedere il fisico ben scolpito dell'altro. La camicia fu a terra e presto fu seguita dai pantaloni: il cacciatore si ritrovò ad osservare esterrefatto tutta la bellezza dell'altro. Era così fortunato e neanche se ne rendeva conto!
Senza che se ne accorgesse si aprì la porta della cameretta e Magnus si avvicinò dietro l'armadio per non farsi vedere. Alec gli sarebbe stato molto grato quando se ne sarebbe accorto.
Continuava a fissare avanti a sé, fino a quando Isabelle non gli schioccò due dita avanti.
«Alexander stai bene?»
«Mag- Iz! Bene.» arrossì tremendamente e si guardò attorno. Di Magnus erano rimasti solo i vestiti.
«Magnus vieni avanti, so che sei qui». Il cacciatore era completamente viola e Magnus sbuffò. Si sentiva come un bambino colto con le mani nella marmellata. Iz guardò prima il fratello in mutande, poi l'altro nelle stesse condizioni e scoppiò a ridere.
«Ho interrotto qualco-»
«No» subito la interruppe Alec «Niente. Non hai interrotto niente. Giuro sull'angelo»
«Non dovresti giurare falso» sbottò Magnus.
«Ma è vero. Ti stavi solo spogliando»
«E lo chiami niente?» disse Izzy ridendo.
«Lo stava facendo per rivestirsi» disse come se fosse ovvio; quando si accorse che gli altri due lo guardavano come se fosse pazzo sbuffò.
«Cosa vuoi?»
«Volete venire a cena giù?»
«Sì» rispose Magnus «NO» urlò Alec. «No, Iz, non ce ne è motivo, davvero»
«Ma avanti, ci siamo solo io e-»
«No, davvero».
Magnus lo guardò di traverso. Avrebbe capito dopo, ne era certo.
«Volete che vi porti qualcosa qui?»
«Oh che carina!» rispose di nuovo Magnus.
«Abbiamo già cenato» disse invece Alec. «Grazie mille»
«Sicuri?» chiese lei confusa.
«Sicurissimi. Grazie»
«Chiudetevi a chiave e non fare troppo rumore» gli schioccò un occhiolino e Alec sprofondò nei lidi della vergogna.
Nessuno lo cercava mai, possibile che tutti si interessassero a lui quel pomeriggio?
Guardo Magnus sbuffare e rivestirsi con dei nuovi vestiti comparsi sul letto; gli andò vicino «Cosa?»
«Mille messaggi che dicevano 'Sarò pronto' per sentirmi dire che non vuoi neanche farmi mangiare con voi. Alec perché continuiamo tutto questo? Non ti accetterai mai, né accetterai me». Alec lo guardò a bocca aperta. Quella volta non aveva fatto altro che salvare il suo stomaco!
Gli si avvicinò e accarezzò una sua guancia.
«Del tempo, Magnus. Mi serve del tempo»
«E io ne ho tanto» asserì l'altro «Ma non sono solito sprecarlo».
Alexander lo baciò con dolcezza e lo abbracciò; si allontanò sorridendo.
«Comunque dovresti ringraziarmi. Ho rifiutato l'invito di Iz perché beh lei.. cucina una vera schifezza. Non volevo farti avvelenare».
Magnus lo guardò e scoppiò a ridere.
«Tua sorella non sa cucinare?»
«Lo sa fare quasi quanto io so baciare»
«Allora lo fa molto bene» asserì lo stregone divertito.
«Tutt'altro. Cucina malissimo»
«Tu invece baci benissimo!» sussurrò Magnus prima di baciarlo a stampo.
«Hamburger e patatine o cinese?»
«Patatine» disse Alec.




Il cacciatore sorrise felice: una delle tante cene con lo stregone più fantastico del mondo.


Possibile che non appena lo vedeva cambiava totalmente?
Parlava, parlava, faceva cose che non aveva fatto prima e non avrebbe fatto con nessun altro.
Possibile che non appena lo vedeva il resto si annullava?
Zero, vuoto. L'unica cosa che contava era lui.
Cosa gli stava succedendo?


Angolo autrice.
Heeeeey gente, come va?
Mi dispiace aver aggiornato dopo così tanto tempo ma ho avuto molto da studiare: da ieri sono libera, addio liceo!
Dunque devo chiedervi scusa per l'Alec e il Jace abbastanza tanto tanto tanto OOC ma ecco desideravo descrivere un Alec così; mi viene mal di stomaco a leggere lui che si comporta sempre in modo perfetto con Jace, anche quando in realtà non andrebbe fatto.
Ehm spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che me lo facciate sapere con qualche recensione!
A proposito, grazie mille per le recensioni e a tutte le persone che aggiungono la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Come avrete notato il titolo è cambiato; beh ho concluso la stesura della storia da qualche giorno e mentre lo facevo mi è venuto in mente di usare questa semicit come titolo, quindi l'ho fatto. Ditemi se vi piace :3

A presto, spero.
StewyT~

Ps. PReghiamo tutti assieme affinchè ci diano qualche foto Malec!!

 

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Capitolo 4
*** Il coraggio di amare. ***


 
Perchè forte come la morte è l'amore.

Il coraggio di amare.
Missing Moment: Città di vetro Capitolo 18



Alec aveva abbracciato Magnus e lo stava baciando. Magnus sembrava in stato di shock ed era
impietrito. Diversi gruppi di persone, Cacciatori e Nascosti, li fissavano mormorando.
Simon lanciò un'occhiata di lato e vide i Lightwood che osservavano la scena con gli occhi sgranati. Maryse sicopriva la bocca con la mano.


Alec si massaggiò le tempie; quel mal di testa forte lo avrebbe ucciso.
È vero: quando meno te lo aspetti succede di tutto. Sembrava non esserci tregua per Alexander e i Lightwood: prima il casino di Jace, poi quello ad Idris, poi Max... Max. Prese un sospiro e cacciò indietro le lacrime. Non piangeva mai, lui.
Poi, come se non bastasse, la litigata con Magnus che in quell'ultimo periodo era stato l'unico a stargli vicino e capirlo; l'unico con il quale anche senza parlare riusciva a sfogarsi, l'unico che lo stava aiutando ad affrontare tutto quello.
Era stato un cretino a litigare con lui e lo era stato ancora di più ad essere andato via senza aver chiarito. Gli mancava e questo voleva pur dire qualcosa.
Chiuse gli occhi e rivede perfettamente tutta la scena.
Magnus sul divano che giocava con Presidente, lui a braccia incrociate, poggiato al tavolo. Si sentiva strano, ecco sì, quello era l'unico termine che potesse descriverlo.
«Ottocento anni..»**
«Ottocento anni» ripetette Magnus sbuffando; come fosse stato possibile che Alec aveva appreso solo quello non lo capiva.
«Magnus?» lo chiamò il cacciatore «Qual era il punto di cui parlavi prima?». La sua voce tremò leggermente, aveva tremendamente paura della risposta e quando vide il volto dell'altro la sua paura fu confermata.
«Vuoi saperlo davvero Alexander? Il punto è che fino a quando non ammetterai di essere quello che sei e lo accetterai non sarai pronto per niente, neanche per questo mondo pieno di odio e cattiveria. È difficile la vita, Alec, sei ancora giovane per capirlo ma un giorno ci riuscirai ne sono certo» lo Stregone si prese una pausa e il cacciatore non lo interruppe. «Se non riesci ad amarti e accettarti per quello che sai lo sarà ancora di più. Non riusciranno ad accettarti neanche gli altri. Pensi che sia stato facile vivere con il fardello di due morti sulle spalle? Pensi che sia stato facile accettarmi? No, Alexander».
In quella voce morbida e triste, in quegli occhi stanchi e desolati Alec riuscì a vedere tutti i mondi, le epoche, le storie che Magnus aveva vissuto e improvvisamente sentì crescere la fiammella che aveva nel petto ogni volta che lo vedeva.
«Non lo è stato neanche accettare tutte le morti che sono stato costretto ad osservare, eppure ci sono riuscito. Se così non fosse non riuscirei a vivere.».
Magnus sembrò aver concluso il discorso, ma Alec non ci aveva capito molto. Non aveva capito ancora perché tutto quello riguardasse loro...
«Non è colpa mia se non riesco ad accettarmi»
«Non è neanche colpa di questo mondo, però» ribattette subito lui; il giovane annuì.
«Cosa intendi dirmi con questo? Che fino a quando non dirò al mondo di essere gay non potrò più vederti? Che smetterai di amarmi solo perché non riesco ad accettarmi?» la sua voce sembrò carica di nervosismo e rabbia persino a sé stesso. Non era uscita come avrebbe voluto.
«No» sussurrò Magnus che per la prima volta alzò gli occhi in quelli del giovane. Si guardarono per qualche istante interminabile in cui Alec pregò che il tempo si potesse fermare. Non voleva che l'altro parlasse, non voleva che dicesse qualcosa che lo avrebbe fatto soffrire.
«Alexander sto semplicemente dicendo che fino a quando non accetterai di essere gay e la tua mente non sarà libera da Jace.. tra noi non potrà esserci futuro e no, questo non vuol dire che smetterò di amarti. L'amore è irrazionale, non si può comandare».
«Jace, Jace, Jace! Il problema non può essere lui. Ammettilo. Ti sei scocciato di me, di già». Magnus scosse la testa e sorrise amaramente; il suo volto era un dipinto di tristezza e furia. Gli occhi blu del giovane stavano per riempirsi di lacrime, ma una palla di rabbia gli salì su per la gola ed esigeva di essere sputata.
Occhi blu restò qualche secondo in silenzio per non complicare la situazione ed elaborare quello che aveva sentito, il suo cuore fu sul punto di spezzarsi, o così gli sembrò, poi esordì con voce strozzata in un mezzo lamento depresso che lo fece innervosire.
«Mi stai dicendo che non vuoi più vedermi?». Magnus alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
«La vuoi mettere in questo modo? Facciamolo. Non voglio più vederti, Alexander, non fino a quando non saprai chi sei. Quando sarai pronto io sarò qui». Gli sfiorò la guancia con una mano e poi lo guardò intensamente. Alec si morse forte il labbro inferiore e si scostò violentemente facendo cadere la mano di Magnus in aria.
Non aveva niente da dire. Non poteva fare altro che scappare via..
Scappare via e restare a deprimersi per come aveva trattato Magnus e per come lui lo aveva fatto sentire: umiliato. Sembrava che ad Alec non interessasse minimamente dello stregone e lo stesse usando solo per divertirsi o magari provare ad accettarsi, ma non era così.
Perché il suo cuore batteva velocemente quando lo vedeva, se no?
Perché non riusciva a dormire ultimamente? E quella morsa allo stomaco?
Le parole di Jace...

«Cosa c'è tra te e Magnus Bane?»
«Io..non... non c'è niente...»
«Non sono uno stupido. Dopo aver sentito Malachi, ti sei rivolto subito a Magnus, prima ancora di parlare con me o con Isabelle o con chiunque altro.
«Perché era l'unico che poteva rispondere alla mia domanda, ecco perché. Non c'è niente tra noi. Non c'è più niente. Non c'è più niente tra noi, okay?»
«Spero che non sia per causa mia» disse Jace
«In che senso?»
«So quello che credi di provare per me. Tu invece non lo sai. Io ti piaccio, perché sono una sicurezza per te. Senza rischi. E tu non ti metterai mai in gioco in una vera relazione, perché puoi sempre usare me come una buona scusa.»
«Capisco. Prima Clary, poi la mano, adesso me. Va' al diavolo, Jace.»

«Non mi credi? Bene. Forza. Baciami adesso»
«Sei pazzo, Jace. Pazzo»
«Voglio dimostrarti che ho ragione»
«No che non hai ragione. Va al diavolo!» sbottò di nuovo il giovane occhi blu; il biondo gli si avvicinò incredibilmente e a lui venne un pesante giramento di testa. Cosa stava succedendo? Doveva scappare via! Si avvicinò alla porta, Jace lo guardò negli occhi e lo bloccò prima di baciarlo. Jace, l'uomo più etero del mondo, il suo Parabatai lo stava baciando. Non riusciva a collegare cervello e muscoli per scappare via. Non esisteva sensazione più strana e... orribile.
Le labbra di Jace erano dolci e morbide, ma non erano quelle che desiderava.
Un forte conato di vomito gli fece trovare la forza per spingerlo via.
«Sei pazzo» urlò; si piegò in due e provò a calmarsi, di lì a poco avrebbe potuto vomitare. Aveva baciato suo fratello – o meglio, era stato baciato da suo fratello - ed era stata la cosa più disgustosa di sempre. Non avrebbe mai più baciato nessuno.
«Allora? Ti è piaciuto?» Jace ridacchiò maligno e d Alec venne una voglia incredibile di spaccargli la faccia.
«Sei pazzo» disse di nuovo.
«Lo hai già detto»
«Perchè lo hai fatto?»
«Alec era l'unico modo per farti aprire gli occhi. Non sono io quello che vuoi»
«No che non sei tu quello che voglio! Chi ti ha convinto di questa cosa?»
«Non ha importanza. Tu non sei innamorato di me»
«Ucciderò Magnus. Io non sono innamorato di te» urlò Alec. Non lo era, davvero. Era stato parecchio confuso sui suoi sentimenti e probabilmente ancora lo era; aveva pensato di essere innamorato di Jace e di non poter avere nessun altro se non lui al proprio fianco, ma quel momento stava svanendo; Jace era solo suo fratello, e lo amava come tale. Lo stava capendo.
«E di lui?»
«Non sono questioni che ti riguardano» sussurrò tirandosi i capelli scuri indietro.
«Sono il tuo Parabatai, tuo fratello» sentenziò il biondo.
«Appunto. Non provare mai più a baciarmi» sbottò indignato, al che l'altro rise «Non pensavo ti avrebbe fatto così schifo. Tutti desiderano baciarmi almeno una volta, Alexander Lightwood». Alec arrossì. Qualche volta aveva desiderato poterlo fare, ma non era quella, la volta.
«Io non lo desideravo». Sbuffò e si allontanò dalla stanza a grandi falcate. Quanto spesso stava scappando in quell'ultimo periodo?
Correva, correva, non faceva altro. Si allontanava da tutti i suoi problemi. Un vile. Si stava trasformando nello spettro di un uomo, di un Cacciatore degno di essere chiamato in quel modo.
Magnus aveva ragione: doveva affrontare quello che era. Doveva uccidere i propri demoni.
Si massaggiò le tempie con forza, ancora.
Qualcuno bussò alla porta e lui mugugnò un 'chi è?'.
«Sono Isabelle» la voce squillante della sorella lo fece destare; si mise a sedere, asciugò le lacrime che erano cadute e ingoiò l'ammasso di nervosismo.
«Entra». La porta si aprì e diede accesso alla figura della bellissima ragazza dai capelli scuri e la pelle chiara. Se due persone li avessero guardati senza sapere che erano fratelli, probabilmente non avrebbero pensato che lo erano.
Avevano gli stessi tratti, la stessa pelle e gli stessi capelli, ma consapevolezza diversa: Isabelle sapeva di essere bella e lo usava a suo vantaggio; Alec era l'ombra di quello che sarebbe potuto essere se avesse creduto di più in sé stesso.
«Non scendi giù da ieri sera, non hai pranzato né cenato ora e sapevi che non avrei cucinato io. Stai bene?». In quel periodo i due non stavano parlando più spesso come prima, ma il loro rapporto era sempre stretto e compatto, più di quanto lo era quello di due fratelli. Iz amava Alec e avrebbe voluto proteggerlo a qualsiasi costo, lo stesso valeva per il ragazzo che piuttosto che vederla soffrire si sarebbe fatto piantare cento spade in petto.
Un flebile 'sì' fu tutto quello che uscì dalle labbra del giovane; la cacciatrice sapeva benissimo che gli stava mentendo. Non poteva stare bene. Era morto il loro bambino. Stava tenendo tutto dentro come sempre.
Si sedette sul letto e poggiò una mano su quella del fratello.
«Non stai bene per niente»
«No» sussurrò Alec mordendosi il labbro inferiore «Ma neanche tu stai bene. Non abbiamo più Max, è logico non star bene in questo momento..»
«Sfogati Alexander. Sfogati. Ti farà bene»
«Cosa dovrei fare, Iz? Dovrei solo cercare quel bastardo e squartarlo con le mie mani. Tirargli fuori le budella e fargliele mangiare. Cosa dovrei fare se no? Ha ucciso mio fratello, il mio bambino. Gli ha tolto la possibilità di finire quei fumetti, di avere il suo primo marchio, allenarsi, crescere, avere un Parabatai, innamorarsi.. Tutto quello che desidero è ucciderlo» gli occhi di entrambi i Lightwood erano pieni di lacrime, ma nessuno si abbandonò alla debolezza.
«Lo uccideremo, Alec. Lo uccideremo ma comunque non staremo meglio. Nessuno ce lo restituirà più» sussurrò Iz catapultandosi tra le sue braccia. In quel momento, quando entrambi si sentirono al protetto e sicuri, scoppiarono in lacrime. Alexander non piangeva mai avanti a qualcuno, tantomeno a sua sorella; voleva essere un punto di riferimento per lei, non qualcuno di debole. Il problema vero era che non sapeva che non è da deboli esporsi, piangere. Fu il pianto più liberatorio del mondo. Fu come se Max fosse nella stessa stanza a guardarli e sorridere.
«Ti voglio bene, Alec»
«Lo so» sussurrò.
Restarono in silenzio, abbracciati, per un tempo indefinito; proprio quel contatto così stretto con il fratello rese Isabelle ancora più sicura.
«Alec...» Iz si immerse in quell'oceano profondo che erano gli occhi del ragazzo, gli sorrise «Non puoi farla franca. Non c'è solo questo. Parlami. Dimmi cosa altro ti sta logorando così tanto»
«Niente» sussurrò, ma gli occhi della sorella lo tormentavano e lo costringevano a dire la verità, anche perché non era bravo a mentire.
«Il problema è Magnus, vero?». Alec si morse un labbro e annuì.
«Non riesci proprio a dimenticarti delle regole, per una volta, vero?»
«Iz pensi davvero che nostro padre possa essere felice di sapere che esco con Magnus?»
«Perchè è uno stregone? Alec non sono inferior-» Alec la bloccò scuotendo la testa.
«È un uomo»
«Un uomo molto sexy» aggiunse lei «E quindi?»
«Izzy è una vergogna avere un figlio come me!»
«Alexander sei impazzito? È una vergogna avere un figlio infelice come te. Papà e mamma non ti odierebbero né ti ripudierebbero. Ti ameremmo tutti comunque. Sei sempre il nostro Alec. Solo che... ti piacciono i ragazzi e hai anche ottimo gusto. Ricorda, ma meno di diciotto» Izzy rise e gli fece un occhiolino, l'altro scosse la testa e sorrise di gusto. «Non porto i tacchi»
«Convinto che mi riferissi a quelli?»
«Allora tranquilla che non corro rischi» si guardarono e scoppiarono a ridere, poi Iz tornò seria. «Non scherzavo»
«Neanche io, Iz»
«Alec intendevo dire che non scherzavo sul fatto che ti vorranno tutti bene comunque. Ti accetteranno, ma prima devi farlo tu»
«Anche Magnus l'ha detto prima di... lasciarmi scappare via»
«Lasciarti?»
«Dicendomi che se non mi accetto e non elimino dalla mente Jace tra di noi non potrà mai esserci niente, e che mi aspetterà»
«Oh»
«Lui odia questa espressione» sbuffò Alec. Ricordò la prima volta che era stato a casa sua da solo e tutte le volte che Magnus aveva ripetuto 'Odio i tuoi oh'. Sorrise triste.
«Pensa che io stia con lui solo per convincermi di non essere innamorato di Jace ma non è vero, Izzy. Non lo è.»
«Di lui invece sei innamorato?»
«Mi manca e sento il bisogno di rivederlo» sussurrò arrossendo.
«Allora la risposta è positiva. Sei innamorato».
Isabelle gli sorrise dolcemente e Alec si morse il labbro inferiore.
«Non so se davvero mi aspetterà»
«A maggior ragione non farlo aspettare troppo. Sei un ragazzo fantastico e se l'unica cosa che ti spaventa è che i nostri ti allontaneranno.. sta tranquillo. Resterai il nostro Alexander. Prendi la tua vita in mano, fratello. Vivi felice» gli sfiorò una guancia con il pollice e gli sorrise. «Fallo pensando che uno tra noi non ha avuto questa possibilità»
Max. Lui non avrebbe potuto vivere. Non avrebbe saputo cos'è l'amore, né la felicità.
Occhi blu annuì.
«Ti lascio dormire. Domani sarà un giorno pesante. Ti voglio bene»
«Grazie» sussurrò prima che la porta si chiudesse.
Anche quella notte non dormì.
Lo avrebbe fatto. Era pronto. Deciso. Aveva ragione Isabelle: lui che ne aveva la possibilità doveva fare di tutto per essere felice e Magnus... senza di lui non lo sarebbe mai stato.
Allacciò l'ultimo bottone della fibbia della propria giacca, prese il suo stilo e si catapultò fuori dalla casa; corse verso la sala lì sarebbe accaduto qualcosa di strano di lì a poche ore: i marchi che univano Shadowhunters e Nascosti, il desiderio di essere legato ad un solo nascosto, la preoccupazione per Jace, la rabbia per Max.
Ogni tipo di sentimento si fece più forte dentro il suo cuore quando capì tutto quello che sarebbe successo quel giorno.
Alzò gli occhi dai suoi pedi, non curante di quello che stava dicendo Izzy, e cercò con lo sguardo Magnus. Lo vide. Una figura alta, imponente, forte. Avrebbe combattuto per la prima volta al suo fianco.
Si incamminò verso di lui, respirando sempre più forte fino a quando non fu con gli occhi nei suoi. L'oro e il verde mischiati di quelle pupille verticali riuscivano a calmarlo.
«Ciao Magnus» sussurrò.
«Ciao Alexander» rispose l'altro. Si sorrisero a vicenda.
«Hai qualcuno con cui combattere?» Alec si sentiva un bambino alle elementari che chiedeva alla bimba di cui era innamorato di andare ad una festa con lui.
Magnus scosse la testa.
«Allora ti va di essere il mio compagno di battaglia?» il volto dello stregone si illuminò per qualche secondo. «Sei sicuro? Potrebbero...»
Alec prese il braccio dello stregone e dopo averlo guardato con una forza capace di esprimere tutto quello che aveva dentro, lo marchiò facendo attenzione a non fargli sentire troppo dolore; dopo fu il turno di Magnus. Fu bello per Alec sentire il bruciore dello stilo tracciare quei cerchi e quelle linee curve che lo avrebbero unito ancora di più all'altro.
Fu bello sentirsi come in quel momento: più pieno, sicuro e forte che mai.
«Non c'è nessun altro che vorrei al mio fianco durante questa battaglia e... durante la mia vita». Sussurrò quando ebbe finito. Forse era un po' esagerato pensare che sarebbero stati assieme per sempre, ma perché non sperare?
Gli occhi del più grande scintillarono e sulle sue labbra si aprì un grande sorriso.
«Quindi..»
Alec non gli permise di parlare: si spinse addosso a lui, strinse le sue spalle e lo baciò. Mai in vita sua si era sentito così esposto e fragile ma allo stesso tempo convinto e forte. Gli faceva quell'effetto.
Sorrise contro le sue labbra: erano le sue quelle che desiderava, non quelle di Jace; il suo sapore dolce e caldo, la morbidezza delle sue mani, lo spessore della sua anima. Era di Magnus che era innamorato.
Alexander sentiva il peso del mondo addosso: tutti si erano girati a guardarli, la sala si era zittita e persistevano solo dei bisbigli strani; eppure non si sentiva debole. Era come se la sua energia si stesse mischiando a quella del suo compagno di battaglia, e gli stesse dando forza.
Fu così anche sul campo di battaglia. Era al fianco dell'uomo di cui era innamorato e si sentiva più forte che mai; erano un bel connubio: fiamme azzurre capaci di uccidere demoni in pochi secondi e frecce forti e precise capaci di abbattere demoni silenziosamente.
Quel campo era stato il disastro: i centinaia di demoni che provavano ad attaccarli non erano di certo stata la cosa peggiore di quella battaglia, eppure ne erano usciti vivi, forti, innamorati.
Alec aveva diecimila preoccupazioni per la testa, eppure una volta tornato a casa -di Magnus- non aveva pensato che ad una cosa: lui.
Non desiderava altro che essere completamente suo, e fu meraviglioso.
Fu bellissimo essere una cosa, per la prima volta, con l'unico che aveva rapito davvero il suo cuore.
Sospirò e sorrise: era così bello lo stregone. Le ciglia sfioravano gli zigomi alti e le labbra erano ancora rosse a causa dei tanti baci che si erano dati in quelle ore.
Un po' si sentiva in colpa ad essere così felice in un momento in cui tutti stavano soffrendo.
«Magnus?» si alzò leggermente sui gomiti e sfiorò la sua guancia destra con le labbra. «Mh?» mugugnò l'altro; si girò verso di lui e gli sorrise.
«Sei ancora più bello con le guanciotte rosse, i capelli spettinati e gli occhi liquidi, Fiorellino». Alec non era tipo da complimenti; odiava riceverne per la reazione che aveva il suo corpo, ma quella volta sorrise.
«Posso chiederti una cosa?» prese a disegnare cerchi concentrici sul suo petto .
«Dimmi Fiorellino» sorrise; non avrebbe mai smesso di chiamarlo in quel modo, vero?
«Perchè... perché io?».
Era da un po' che se lo chiedeva. Perché tra tutti i ragazzi disponibili Magnus aveva puntato gli occhi nei suoi? Perché si era innamorato di lui?
«Perchè eri l'unico disponibile» disse ridacchiando maliziosamente. Alec sbuffò e l'altro rise, lo guardò dritto negli occhi «Perchè? Non lo so, Alexander. L'amore è irrazionale. Posso dirti che quello che mi hai detto alla festa non lo dimenticherò mai. Sei riuscito a rubarti un posto nel mio cuore, quella sera. Se non fossi arrivato tu probabilmente mi sarei pietrificato e sarei scomparso. Ti devo la vita». Restò immobile per qualche secondo ad osservare quei prati infiniti, poi si sporse di nuovo verso di lui e lo baciò dolcemente. Le loro labbra si scontravano e i loro cuori facevano scintille.
«Magnus?»
«Mh?»
«Ti amo».
Cinque lettere. Erano solo cinque lettere. Per cinque lettere a Magnus venne da piangere. La voce sottile di Alec, la freschezza e la leggerezza del suo cuore ma allo stesso tempo l'importanza di quelle parole..
Le aveva sentite tante volte durante le sue tante vite, ma quella volta gli sembrò più forte e profondo. Forse perché quella volta sarebbe stata ancora più speciale, se lo sentiva.
Si avvicinò al cacciatore e lo baciò con foga, trascinandolo in un altro turbinio di amore e calore.
«Ti amo» disse nuovamente Alec.
Lo amava ed era felice.


Spazio autrice.
Si amano e sono felici, e io lo sono ancora di più! LOL
**Okay prima di tutto devo sottolineare che oltre alla particina del Capitolo 18 ho ripreso anche altre parti della Saga, più precisamente il 'litigio' tra Alec e Jace e l'idea del bacio tra i due (per chi non lo sapesse si sono baciati davvero, ma Cassie ha deciso di non mettere quella scena nel libro; su internet la trovate senza problemi, se non lo avete fatta leggetela che è meravigliosa *^*).
Inoltre ho ripreso leggermente la parte di "
Stupido Nephilim. Perché mai sarei qui? Perché mai avrei passato queste ultime settimane a rimettere in sesto i tuoi stupidi amici ogni volta che si fanno male? E a tirare fuori te da ogni situazione assurda in cui ti cacciavi? Per non parlare dell'aiuto che vi ho dato per vincere la battaglia contro Valentine. E tutto completamente gratis!" in cui Magnus dice ad Alec di avere ottocento anni.
Perdonatemi per l'invenzione del 'litigio' tra i due e per la chiacchierata con Izzy, e per la 'prima volta' non raccontata; io immagino che sia avvenuta più o meno ci CoG dopo il bacio e la battaglia, ed infatti.....
Per quanto riguarda la morte di Max *piango!* e quello che ha causato in Alec verrà ripreso più avanti in più di un capitolo.
Uhm cosa altro dire?
Oh sì, Alec è sempre un pochino OOC, diciamo che è più l'Alec badass di CoHF che quello del resto della Saga, lo so, ma io amo quando caccia fuori il suo lato più feroce lol

Ehm grazie mille per aver letto ed essere arrivate fin qui giù. Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego.

StewyT~

AAAAAAAH DIMENTICAVO! È appena uscita una nuova foto Malec. Sto morendo. Quei due sono adorabili!!


 

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Capitolo 5
*** Giochi pericolosi. ***


Perchè forte come la morte è l'amore.
Giochi pericolosi.
Missing Moment Città di vetro-Città degli angeli caduti (prepartenza.)
Okay giusto per spiegare bene dove ci troviamo; ricordate che Jace e Clary in Città degli Angeli caduti parlano di un viaggio che stanno facendo i Malec?
Ecco io ho immaginato come Magnus ha proposto al 'povero' Alec il viaggio!



“Fiorellino? Svegliati, dai” la voce calda di Magnus si insinuò nel suo cervello e lo fece risvegliare dal dormiveglia; provò a tenere ancora qualche minuto gli occhi chiusi, era tanto stanco – non dormire di notte lo faceva svegliare sempre più tardi di quanto era solito fare prima – e scocciato, ma lo scampanellio dolce della sua voce gli fece iniziare il giorno in modo migliore.
Mugugnò qualcosa e con i soliti versetti strozzati e scocciati girò il volto verso quello dello stregone, completamente immerso nel bagliore proveniente dalla finestra.
“Buongiorno, piccolo” gli sussurrò; Alec sorrise. Era bello svegliarsi con Magnus al proprio fianco, non solo perché gli piaceva ricevere quelle dolci attenzioni al mattino, ma anche perché gli piaceva averlo al proprio fianco per ricordare ogni singolo bacio che si erano dati la notte precedente.
“Buongiorno” un versetto roco gli uscì dalle labbra, e l'altro sorrise; gli piaceva da morire la voce che aveva da appena sveglio.
“Come va?”
“Mi piace sempre di più svegliarmi qui” alzò una mano verso le guance dell'altro e lo accarezzò. “Mi sa che non posso restare per tanto tempo nel letto. Vado a fare una doccia e poi scappo all'Istituto”.
Da quando erano tornati da Idris Alec aveva intrapreso un piano 'stancante' che voleva appunto stremarlo per farlo arrivare sfinito la sera e farlo dormire: Al mattino appuntamento con Jace – o Izzy quando lui era impegnato con Clary- all'istituto per esercitarsi fino a tardo pomeriggio; serata con Magnus e adire il vero la seconda parte di quel piano ad Alec piaceva sempre di più anche se non stava ottenendo chi sa quanto risultati. Riusciva a dormire poco o più di tre ore ogni notte e qualche ora al mattino prima di rivedere il volto di Max e svegliarsi di soprassalto.
Non ne parlava, lui. Soffriva in silenzio, piangeva quando era solo, si sfogava con rabbia contro la parete di legno in sala allenamento. Nessuno sapeva quanto stesse soffrendo. Nessuno tranne Magnus. Lui vedeva i movimenti tormentati del suo ragazzo nella notte, sentiva i suoi pianti ed era al suo fianco quando si alzava improvvisamente e correva in cucina a bere per allontanare dalla mente l'immagine del fratellino, eppure non ne parlava. Se Alec preferiva non farlo doveva essere libero; quando un giorno ne avrebbe sentito il bisogno lui ci sarebbe stato.
Si sporse verso il cacciatore e gli diede un bacio a stampo “Va a farti la doccia, ti aspetto di là con la colazione, mh?”.
Alec sorrise e guardò Magnus alzarsi, mettere una vestaglia di seta nera e allontanarsi sexy e sinuoso come una pantera, verso la cucina.
Si massaggiò gli occhi e prese un grosso sospiro: stava meglio solo grazie a lui che si stava dimostrando ogni giorno sempre più affettuoso, comprensivo, dolce, unico.
Si alzò svogliatamente dal letto e si trascinò verso il bagno dove fece una doccia bollente. L'acqua calda riusciva a rilassarlo e calmarlo dopo ogni brutto sogno.
Mentre le goccioline scivolavano dolcemente lungo tutto il suo corpo, tranquillizzandolo, dietro le sue palpebre chiuse si mischiavano le immagini che aveva visto quella notte: Sebastian che furente abbassava un'ascia verso il collo del povero bambino; lui che completamente rosso di sangue si alzava e gli chiedeva aiuto. “No” urlò, quasi; aprì poi gli occhi e spense l'acqua. Non poteva permettere a quel demone di impossessarsi della sua mente. Era finito. Era tutto finito. Si asciugò velocemente e mise altrettanto velocemente solo delle mutande e i pantaloni da tuta che trovò sul pavimento in camera da letto; pettinò i capelli -che volente o nolente erano sempre scompigliati in aria- e ancora con l'asciugamano al collo si avviò in cucina.
Magnus era tutto allegro dietro i fornelli; smanettava a destra e sinistra con un frustino e un coltello e Alec aveva quasi paura.
“Cosa prepari di... buono?”
“Cosa intendevi con quella pausa, giovane cacciatore?” si girò verso di lui brandendo il frustino “Posso sempre usarlo contro di te, piccolino” gli fece un occhiolino e Alec scoppiò a ridere.
Magnus mise dei pancakes in un grande piatto viola e si girò verso di lui “Sono deliziosi!”
“Lo dici solo perché li hai cucinati tu. Ho paura”
“Ah ah ah spiritoso” gli lanciò uno sguardo di sfida e si sedette di fronte a lui “avanti assaggia e dimmi se sai fare di meglio”.
Alec prese una frittella e dopo averla messa nel proprio piatto ne assaggiò un pezzettino; doveva dargliela vinta, gli erano venuti ottimi. Quasi non sembravano fatti da lui...
Sorrise e alzò lo sguardo verso il fidanzato “Questa volta non posso ribattere. Sono buonissimi”
Magnus sorrise felice e prese un morso della propria colazione.
“Come hai dormito stanotte?”.
“Mh” occhi blu sbuffò “Come sempre. Quando dormo con te sto meglio, ma continuo a fare strani sogni” prese un sorso di aranciata.
“Ti sei mosso parecchio, ho notato”.
“E tu mi hai abbracciato” Magnus gli sorrise “Se ti da fastidio..”
“Fallo sempre, ti prego”
“Oh ma come stai diventando dolce, Alexander!”
Alec ridacchiò e nascose il viso sul braccio per non far notare le guanciotte rosse.
“Allora che piani hai per la giornata?”Nell'esatto momento in cui lo chiese gli venne in mente una sola cosa: viaggio! Forse allontanarsi dalla vita ordinaria avrebbe giovato e avrebbe aiutato il giovane cacciatore a scacciare dalla mente i brutti pensieri, no che con un viaggio potesse dimenticare la perdita e lui lo sapeva bene, ma per lui erano sempre stati benefici.
“Quello di sempre. Ho appuntamento da Jace alle undici e penso che resterò lì fino al tardo pomeriggio”
“Mi lasci solo tutto il giorno” sbuffò lui mettendo su il muso.
“Perchè oggi non hai da lavorare?”
“No, caro Fiorellino”
“Oh”. Magnus sorrise e scosse la testa.
“Sai cosa? Adesso questo 'oh' mi piace da morire. Soprattutto quando ti esce un po' smorzato” lo guardò malizioso e si morse il labbro inferiore; Alec alzò gli occhi al cielo “Come devo fare con te?”
“Devi assecondarmi sempre fiorellino”
“Ora come vorresti che ti assecondassi?”
“Restando con me” subito rispose il furbo.
“Io sono sempre con te” a Magnus si sciolse il cuore: che cucciolo!
“Lo so. Intendevo dire oggi, resta con me oggi”. Si alzò dalla propria sedia, si avvicinò al cacciatore e gli si sedette addosso; Alec gli sorrise e prese ad accarezzare la sua schiena: adorava sentire i suoi muscoli sotto la stoffa liscia.
“Oggi? Oh avanti Magnus sai che non posso”
“Ma come non puoi? Alexander oggi tu devi restare con il tuo ragazzo!”
“Magnus non posso”
“Ah sì? Allora io non posso aiutarti a continuare il tuo piano di lavoro questa sera” gli sorrise malizioso e dispettoso. Lui alzò gli occhi al cielo e gli diede un pizzicotto sotto al mento.
“Ah no? Allora mi farò dare una mano da Jace..” Alec provò a sorridere nel modo più malizioso gli riuscisse, ma non era il suo forte.
“Una mano....?” Magnus scoppiò a ridere “È l'essere più etero che io conosca” si sporse verso il tavolo e prese un sorso di aranciata.
“Eppure ad Idris mi ha baciato” scrollò le spalle, ma ebbe seriamente paura quando l'altro si girò verso di lui con gli occhi fiammeggianti.
“JACE COSA?” urlò. Alec provò a trattenere un sorriso.
“Mi ha baciato” ridisse.
“Alexander stai scherzando?”
“No”
“Alexander uccido prima lui e poi te. Cosa, quando e perché?”.
Il volto di Magnus era rossiccio e gli occhi erano più scuri.
Eppure il geloso tra i due era Alec; evidentemente lo stregone temeva che Jace potesse ancora essere radicato nel cuore del suo ragazzo.
“Cosa: mi ha baciato. Quando: quando è arrivata Clary. Abbiamo avuto una piccola discussione. Perché: aveva deciso che senza un suo bacio non sarei stato certo di amare te”
“Ed è così? Hai capito di amare me solo dopo aver baciato lui?” le sue labbra sembrarono piegarsi leggermente all'ingiù; Alec sentì il bisogno di baciarlo.
Sorrise contro le sue labbra e gli accarezzò il collo.
“No, Magnus.” lo baciò ancora e mentre lo faceva puntò gli occhi dritti nei suoi. “Ma è stata un'ottima conferma”
“Quando lo hai capito?” chiese sorridendogli; prese ad accarezzare i suoi capelli erano così morbidi.
“Quando ti ho rivisto ad Alicante. Mi eri mancato troppo”
“Oh”
“Oh? Davvero, Stregone?” scoppiò a ridere e lo baciò ancora.
“Adesso ho un altro motivo per non farti andare dal biondino. Resta con me, su”. Alec annuì.
“Magnus..”
“Scegli. O me o il tuo Parabatai”
“Non puoi farlo. È ingiusto e cattivo”
“O me o lui”
“Ti odio”
“Sì, lo so, Fiorellino”.
Alec sbuffò e prese un altro pezzetto di pancake, poi spinse Magnus che si alzò indignato e si diresse verso la camera da letto; ripescò il suo cellulare e scrisse un messaggio a Jace. Due secondi dopo era di nuovo in cucina.
“Sappi che me la pagherai”
“Sappi che ti stancherò più di quanto non faccia il tuo amichetto” sorrise malizioso e Alec alzò gli occhi al cielo. “Inizia, allora”
“Sicuro di essere pronto fiorellino?”
“Assolutamente sì”.
Forse era il povero Presidente a non essere pronto: andò a nascondersi sotto il divano.
Forse neanche i vicini lo erano.
Forse neanche il letto lo era.
Loro lo erano.


“Fiorellino?” le dita di Magnus intrapresero un percorso dolce sugli addominali del cacciatore che era sempre più felice di non essere andato all'allenamento.
Due round con Magnus erano molto meglio di due round con Jace...
“Mh?”
“Ti va di fare un gioco?”
“Un altro? Ne abbiamo appena finito uno!” si girò verso lo stregone i cui occhi bruciavano di divertimento.
“Sei già stanco? Eppure pensavo di avere un fidanzato diciottenne con una runa della resistenza!” rise malizioso e Alec alzò un sopracciglio; si alzò velocemente e si sedette a carponi su di lui.
“Hai un fidanzato diciottenne che funziona benissimo anche senza runa, ricordalo” un sorrisetto di sfida comparve sul suo viso; andò poi sfumando quando gli morse il mento. Magnus sorrise.
“Dimostramelo?”
Alexander accettò la sfida e si piegò sul collo di Magnus, pronto a fargli vedere quanto valeva, ma l'altro lo bloccò.
“Cosa hai capito, Fiorellino? Quello che faremo è un gioco leggermente diverso, mh? Voglio vedere se riesci a trovarmi”.
Alec lo guardò confuso “Eh?”. Magnus gli lanciò uno sguardo sicuro, schioccò le dita e una fascia di seta gli comparve tra le mani.
“Io adesso ti bendo e vado a nascondermi, tu devi trovarmi?”
“Mi sa che preferivo i giochi di prima”
“Oh fammi felice, su”
“Cosa vinco se ti trovo?”.
Magnus sorrise beffardo, gli coprì gli occhi velocemente e balzò dal letto, facendo ritrovare Alec da solo. “Ma che domande. Me, fiorellino” sussurrò al suo orecchio prima di scomparire.
Il ragazzo sbuffò e si alzò piano dal letto, scese e iniziò a camminare, attento a non inciampare nei suoi vestiti; oltrepassò la camera da letto “Sei in bagno?”
“Non posso darti indizi” urlò Magnus
“Allora dimmi solo se sei vicino, okay?”
“Acqua” disse l'altro.
“Eh?”
“Sono lontano. Acqua vuol dire che sono lontano”. Alec sbuffò, allungò le mani avanti e iniziò di nuovo a camminare. Toccò la porta della camera, poi quella del bagno ed infine quella del salottino. Si diresse prima verso la cucina dove rischiò di inciampare in uno scatolo.
“Cos'è questo”
“Niente fiorellino”
“Magnus è lo scatolo della colazione presa da Taki, vero?”
sentì ridacchiare. “Sapevo che non avevi cucinato tu!”
“Concentrati su di me, piccolo cacciatore”
“Sono concentrato”. Prese un altro sospiro e riprese a camminare.
“Fuocherello” sussurrò Magnus. Alec camminò lentamente verso il divano, si sporse e toccò i capelli dello stregone che si alzò.
“Uhm troppo semplice”
“Eri sul divano? No, torna qui! Maledetto!”.
Magnus però non era più lì.
“Sei un maledetto”
“e tu sei sexy bendato. Su, vieni. È facile trovarmi. Lo hai già fatto una volta e ti meriti la tua ricompensa”.
Era in camera da letto, ovvio.
Alec si girò in direzione della camera da letto e prese a camminare con passi piccoli, ma si dimenticò completamente del tavolino accanto al divano e bam!
Si ritrovò a terra. Il colpo fece quasi tremare l'appartamento: più di un metro e ottanta steso completamente al suolo. Sentì Presidente miagolare e scappare via, Magnus scoppiare a ridere.
“Il mio cacciatore inizia a perdere colpi?”
“Maledetto tu e i tuoi odiosi giochi”
“Oh so che li ami”
“Ti odio”
“Ti sto aspettando. Sto togliendo anche la vestaglia..”
Alec sbuffò e si alzò velocemente.
“Appena ti trovo mi sa che devi nasconderti di nuovo, Stregone”.
Camminò piano – e più attentamente – verso la camera da letto, ed una volta di fronte al sontuoso letto tolse la benda.
“Finalmente ti ho-” no, non lo aveva trovato.
“Hey dove sei finito? Mi avevi detto che ti stavi togliendo la vestaglia!”.
Sentì qualcosa muoversi alle sue spalle, e subito si girò. Magnus era -senza vestaglia- di fronte a lui.
“Infatti eccola” la indicò e gli sorrise. “Mi hai trovato, complimenti!”.
Si lanciò sulle sue labbra e lo strinse forte a sé, ritrovandosi qualche secondo dopo sul letto a cavalcioni su di lui.
“Sei stato bravo” sussurrò al suo orecchio prima di mordicchiarlo leggermente.
“Mi fanno male le ginocchia” sbuffò il giovane “e me la pagherai anche per la colazione”
“Cosa, pensavi che avessi imparato a cucinare in così poco?”
“Ci speravo” disse lui sorridendo “Mi sa che dovrò imparare a farlo io”
“Mh” gli diede un bacio sulle labbra “E in cambio io ti darò tanti bacetti”
“Così mi fai venire voglia di andare a cucinare, Magnus”. Sorrise e poi per una volta fu lui a baciare l'altro; prese a mordicchiare piano il suo collo mentre le mani massaggiavano la sua schiena nuda.
“Fiorellino?”. Alec alzò la testa verso di lui.
“Dimmi!”
“Ti va di partire con me? Un viaggio solo io e te, per rilassarci e stare assieme e..”
“Sì” disse deciso il giovane cacciatore.
“Visiteremo tanti posti bellissimi e ti farò mangiare il mio cibo preferito e ti farò indossare il basco! Awh saresti carino col basco. Ti prego, non dire di no”.
“Magnus?” Alec gli diede un bacio “Sì. Mi va”
“Oh davvero?” sorrise felice. In quei momenti lo stregone sembrava avere poco più di dieci anni: era adorabile.
“Davvero”
“Ti amo, Alexander”
“Io amo quando mi chiami così con questa voce” sussurrò l'altro arrossendo.
“E dire che la prima sera che ti chiamai così non ti piaceva..”
“Da quella sera sono cambiate tante cose” c'era una punta di tristezza nella voce del giovane.
“Iniziamo con Parigi” sussurrò l'altro per cambiare discorso “Domani a quest'ora saremo a baciarci sotto la torre Eiffel”.


Alec sgranò gli occhi.
Non sapeva ancora a cosa sarebbe andato incontro....


Spazio autrice.
Heilà, come va la vostra estate? :3
Ehm ho un piccolo annuncio da fare; avendo notato che questa raccolta non ha riscontrato molto successo, se per voi va bene, ho deciso di fermarmi qui; la storia è tutta già scritta in realtà, ma onestamente non mi va di 'perdere tempo' a correggere e migliorare i capitoli per poi postarli e non essere considerata.
Quindi.. niente, grazie per aver seguito questi Missing Moments.
A presto, spero, e grazie per aver letto i capitoli fino ad ora aggiunti :3


StewyT~

 

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Capitolo 6
*** L'unico che c'è sempre. ***


Perchè forte come la morte è l'amore.
L'unico che c'è sempre.
Missing Moment: Secondo capitolo Città degli angeli caduti.

“Dimmi un po', hai sentito di recente Alec e Magnus?” chiese Clary. “Si stanno
divertendo?”
“Sembrerebbe di sì” rispose Jace togliendosi il cellulare dalla tasca e porgendolo alla
ragazza. “Alec continua a mandarmi foto irritanti, con molte didascalie del tipo VORREI
CHE CI FOSSI ANCHE TU, MA NON PROPRIO.”
“Be', come dargli torto. È nata come vacanza romantica.” Clary passò in rassegna le
foto sul telefono di Jace e si mise a ridacchiare. Alec e Magnus di fronte alla torre Eiffel,
Alec in jeans come al solito e Magnus con maglione a righe da marinaio, pantaloni di pelle
e un basco assurdo. A Firenze, ai Giardini di Boboli, Alec portava ancora i jeans, Magnus
invece una maestosa mantella veneziana abbinata a un cappello da gondoliere. Sembrava
il Fantasma dell'Opera! Di fronte al Prado sfoggiava invece un bolero luccicante da torero
e degli stivali con plateau, mentre Alec era sullo sfondo, tranquillo, che dava da mangiare
ai piccioni.
“Te lo tolgo di mano prima che arrivi all'India” disse Jace riprendendosi il cellulare.
“Magnus con il sari. Sono cose che non si dimenticano tanto facilmente.”




Un fortissimo raggio di luce svegliò Alec - da quella orribile notte di incubi - che si stiracchiò nel letto; sentì le lenzuola dure e fresche tipiche delle stanze d'Hotel a cinque stelle – in quel viaggio aveva imparato a riconoscerle! - e un forte profumo di caffè e cioccolata mischiato a quello dolce, mascolino e confortevole di Magnus.
Chissà dove erano finiti quel giorno!
In meno di due settimane il suo ragazzo gli aveva fatto visitare mezzo mondo ed era stato fantastico; gli piaceva viaggiare e ancor di più conoscere tradizioni, posti, culture, Magnus. Ogni piccolo viaggio gli lasciava scoprire qualcosa di più del suo misterioso stregone.
Si girò verso l'amante e sfiorò con le labbra la sua spalla nuda; Magnus lo guardò e gli sorrise. Era così bello anche da appena sveglio! Ancora non capiva perché usasse tutto quel trucco; al naturale era molto meglio. Gli occhi a mandorla, il naso piccolo e perfetto, le labbra carnose il tutto con una palle color caramello. Era una meraviglia.
“Buongiorno Fiorellino! Come hai dormito stanotte?”
“Domanda di riserva?”
“Per lo meno non ti sei svegliato” sussurrò Magnus accarezzandogli la schiena; gli sorrise e annuì. “Dove siamo?” chiese poi degnando finalmente d'attenzione l'enorme finestra sulla parete di fronte al letto.
“ Siamo ancora in Italia. In un posto bellissimo.”
“Mhm vedo” dalla finestra si vedeva benissimo uno squarcio di mare blu meraviglioso!
“È una piccola isoletta Campana, si chiama Capri. Ricordi quella pubblicità della Dolce e Gabbana con quel modello, David Gandy, incredibilmente bello? Quello con gli occhi blu più fantastici che abbia mai visto? Beh se hai notato il mare e i Faraglioni dietro.. quella è capri”.
Alec guardò Magnus di sottecchi. “David Gandy? Incredibilmente bello? Occhi blu più fantastici che tu abbia mai visto? Iniziamo alla grande questa giornata!”.
Il giovane era bello che geloso!
“Facciamo che tu vai a cercarti questo David e io resto qui a riposarmi, mh? Non ho voglia di seguirti nelle tue pazzie, oggi”. Mise il muso e si girò dall'altra parte. L'altro scoppiò a ridere e si sedette sopra di lui per poi afferrare il suo viso e baciarlo con forza.
“Scherzavo” sussurrò buttando indietro i capelli scuri del ragazzo – che nel erano cresciuti così tanto da ricadergli spesso sugli occhi -.
“Gli occhi blu più fantastici che io abbia mai visto ce li ha il mio uomo”
“Ruffiano” sbuffò l'altro “non ti accompagno comunque”
“E invece lo farai. Ho imparato che adori il mare e quello di Capri è delizioso. E poi ho un buon modo per convincerti”
“Ah sì?” inarcò un sopracciglio sfidandolo; l'altro sorrise malizioso e si sporse sul comodino per prendere un croassant di pasta sfoglia pieno di cioccolato fumante, ecco cos'era quel buonissimo odore di cioccolato.
“Un croassant?”
“No, Fiorellino, questo è per me” Magnus lo morse scottandosi tanto da sbrodolarsi tutto con la cioccolata densa che gli sporcò tutte le labbra e il mento. Masticò lentamente godendosi così tanto quel pezzetto da far venire un'incredibile voglia di assaggiarlo anche ad Alec.
“Il buon modo per convincerti è.. l'astinenza” sorrise malizioso lo stregone e poi diede un colpetto sul petto dell'altro che sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
Lo stava facendo a posta! Masticava in quel modo – che sapeva lo uccideva- e continuava a non pulirsi le labbra per un motivo: farlo impazzire.
“Accetto” sussurrò il ragazzo alzandosi leggermente per fiondarsi sulle labbra dell'altro e ripulirle dal cioccolato colato: era delizioso, ancora di più mischiato al sapore del suo uomo.
“Cosa, l'astinenza o la nuotata?”
“La seconda” disse rubando un morso dalla colazione di Magnus, per poi sorridergli.
“Bene, allora è arrivato il momento che io vada a vestirmi. A dopo fiorellino!” gli diede un bacio a fior di labbra per poi saltare giù dalle sue gambe e richiudersi in bagno ed uscirne solo un'ora dopo.
Alec, che nel frattempo aveva finito la colazione e si era vestito – jeans larghi e maglia a mezze maniche blu, semplice e comodo come sempre – restò a bocca aperta quando vide l'altro uscire dal bagno più semplice e bello che mai: dei pantaloni di lino bianco lo fasciavano fino alla caviglia dove regnavano delle scarpe dello stesso colore della camicia. Non c'era traccia di trucco sul suo viso, se non una leggera linea di matita a sottolineare le ciglia e un velo di lucidalabbra a rendere ancora più appetibili le sue labbra. Era meraviglioso.
“Wow” Alec si alzò dal letto e gli andò contro. “Sei wow”
“Lo so, Fiorellino, lo so” gli sorrise e lo attirò a sé “Anche tu sei.. wow. Amo come ti sta il blu” gli diede un bacio leggero e poi lo lasciò andare. Il giovane sbuffò; da quando si erano svegliati non gli stava dando per niente attenzioni!
Lo seguì in silenzio ammirando la maestosità dell'albergo -completamente bianco e blu – nei quali stavano alloggiando, restando a bocca aperta quando si ritrovò per le stradine dell'isoletta: grandi ma completamente piene di persone che nei loro vestiti tipicamente dai colori chiari passeggiavano gustando un gelato.
“Bene, che il giro turistico abbia inizio, fiorellino”.
E quando Magnus pronunciava quella frase voleva dire solo una cosa: camminate fino a tarda sera.
Quel posto però lo incuriosiva e lo attirava così tanto da non stancarsi minimamente; continuava a prestare attenzione ai mille gradini che stavano salendo, ai mille posti che stavano visitando, a tutte le spiagge e le grotte che stavano vedendo.
Quando arrivarono nella Grotta azzurra, per esempio, Alec fu così tanto colpito da iniziare a scattare diecimila foto al mare che era sempre praticamente identico, ma assumeva sfumature sempre più diverse ai suoi occhi.
Magnus lo guardava compiaciuto: gli piaceva vedere quell'espressione di meraviglia e stupore sul suo viso.
Ad Alec invece erano piaciute molto frasi tipo 'Se non hai mai mangiato un Gelato Artigianale Napoletano non puoi vivere davvero. Ha un altro sapore, giuro'. Ed era vero: tutti i sapori erano più veri, naturali, esplosivi. Da quel giorno in poi avrebbe sempre desiderato un altro gelato simile a quello mangiato lì.
Adorò anche quando, ormai nel tardo pomeriggio, si ritrovarono in mezzo ad una specie di festa di paese: la piazza centrale dell'isola era stracolma di persone, luci, bancarelle che vendevano i più svariati cibi, musica tipica napoletana, come la tarantella, buonumore e felicità. Quel posto gli stava mettendo una strana allegria in circolo.
“Alexander non puoi dire di aver mangiato davvero una pizza fino a quando non assaggi almeno una fettina di pizza napoletana!” disse Magnus con gli occhi che brillavano di felicità. Lo spinse verso un tavolino di legno vuoto, che affacciava su una bellissima balconata, e lo raggiunse dopo poco con due piatti ricolmi di cibo, l'unica cosa che Alec riusciva a distinguere era la pizza che aveva un'aria fantastica.
“Ecco, mangiala e amala!”. Il cacciatore sorrise, e ne prese un morso. Quello era il paradiso! Il sapore dei pomodori e della mozzarella si mischiarono a quello del basilico e dell'impasto soffice portando le papille gustative del ragazzo al settimo cielo. “Per l'Angelo” sussurrò guardando Magnus.
“È qualcosa di straordinario! Devo dirlo ai ragazzi!”.
Lo stregone ridacchiò e continuò a mangiare la propria piazza “Dopo assaggia anche la Parmigiana. Giuro che non te ne pentirai!”.
Alec prese il proprio cellulare e scattò una foto alla fetta di pizza che poi inoltrò a Jace e Izzy. 'Quanto vorrei che anche voi poteste assaggiare questa meraviglia. Ragazzi non ho mai mangiato qualcosa di così buono!'.
Ne prese un altro morso e puntò un dito contro Magnus “Ti prego, la prossima volta che decidi di prendere una pizza prendi questa Napoletana, tanto non hai da pagare l'asporto!”. L'altro scoppiò a ridere e si sporse a dare un bacio ad Alec che arrossì ridacchiando.
“Sei delizioso, Fiorellino”
“Quanto questa pizza?”
“Uhm mi stai mettendo in difficoltà” il giovane scoppiò a ridere e prese un sorso del liquido rosso che regnava sovrano nel suo bicchiere di vetro.
“Anche questo vino è fantastico”
“Ti sta piacendo questa gita, vero piccolo mio?”
“Da morire, Magnus. Penso che questo sia uno dei miei posti preferiti”
“Ancora non hai visto nulla!”.
Si alzò sorridendogli e lo prese per mano, lo spinse tra la mischia di persone e iniziò a ballare anche lui la tarantella saltando di qui e di lì, mentre Alec lo guardava sorridendo. Era innamorato, sì, tanto tanto innamorato.
Qualche minuto dopo, quando il suo stregone fu stanco lo prese per mano e lo trascinò via, sussurrandogli un 'Alexander, ti porto in un posto meraviglioso, adesso!'.
Alec lo seguì meravigliato, salendo tutte gli scalini, attraverso tutte le insenature che li fecero arrivare un un piccolo lenzuolo di spiaggia illuminato dal sole che ormai stava morendo nel meraviglioso mare blu.
“Allora? Cosa mi dici?”
“Per l'Angelo”
“Già” ridacchiò compiaciuto Magnus “Benvenuto nel paradiso!”
“Questo è davvero il paradiso”.
“Allora cosa ne dici di farci un bagno? Su”
“Qui, adesso? Non abbiamo i costumi” sussurrò lui dispiaciuto; lo stregone sorrise. “Davvero? Ti preoccupi di questo?” scosse la testa e iniziò a sbottonarsi la camicia che lasciò cadere sulla sabbia, seguita dopo poco dai pantaloni di lino.
“Amore mio, nessuno ci vedrà, su” gli fece un occhiolino e si avviò verso la distesa d'acqua.
Quante volte lo aveva visto quasi – o completamente - nudo? Quando si sarebbe abituato? Mai.
Guardò le sue spalle e il suo fondo-schiena muoversi sinuosamente verso il mare, poi le sue gambe essere bagnate dolcemente dall'acqua, e non ce la fece a resistere. “Ma come, non vieni?”.
Si spogliò più velocemente che mai, e corse verso Magnus che ancora infreddolito si bagnava lentamente; schiantò contro di lui e lo spinse in acqua: lo stregone urlò prima di essere completamente sommerso dall'acqua fresca.
Quando riemersero Alec si beccò un bel morso sulla spalla come ripicca; ridacchiò, gli diede un bacio veloce e iniziò a nuotare “Questo posto è magnifico, davvero”
“Sì però aspettami, maledetto!!” il cacciatore all'urlo del suo ragazzo sorrise e si fermò in mezzo all'acqua ad aspettarlo; l'altro lo raggiunse in poco e gli si strinse addosso.
“Oggi hai riempito di attenzioni solo Capri”
“E tu hai perso tanto tempo solo a cercare quel David Greenday”
“Gandy, Fiorellino, si chiama Gandy”
“Al diavolo tu e lui” sbuffò e il fidanzato sorrise.
“Geloso?”
“Mhm quasi quanto te quando ti ho detto che Jace mi ha baciato”
“Uh colpo basso” gli sorrise e prese a sfiorare i suoi capelli che bagnati erano ancora più belli! Lui, era ancora più bello. Tante goccioline trasparenti ornavano la sua pelle candida e gli occhi blu erano ancora più accesi grazie alle ciglia più scure.
“Non parlare mai più di quel tipo” sbuffò.
“Oppure, Fiorellino?”
“Com'è che hai detto stamattina, Magnus?”
Magnus alzò un sopracciglio e l'altro sorrise malizioso “Ah, sì, oppure astinenza!”.
Lo stregone scoppiò a ridere e alzò gli occhi al cielo “Il mio gelosone!”
“Non sono geloso”
“No, infatti. Sei gelossissimo” sorrise e gli si avvicinò di più per baciarlo di nuovo; Alec sorrise contro le sue labbra e lo strinse più forte, facendo ancorare le gambe dell'altro al proprio bacino. “No” ansimò quando si allontanarono.
“Okay, non sei geloso, ma sei tutto mio”
“Questo sì” gli sorrise e lo baciò. Non riuscivano a non restare praticamente incollati ultimamente. Da quando erano usciti allo scoperto, Alec non aveva paura più di niente, se non di perderlo.
“Magnus mi giuri che sarà sempre così?”
“In che senso?”
“Che mi amerai sempre e che non ti annoierai di me neanche quando avrò i capelli bianchi, gli occhi più chiari, le rughe e..”
“Stop!” mise un dito sulle labbra carnose del cacciatore e gli sorrise.
“Ti amerò sempre, Alexander”
“Anche quando...”
“Sempre” lo rassicurò prima di baciarlo di nuovo.
Sempre. La considerava una promessa, quella. Ci sperava su quel 'Ti amerò sempre'. Perché se così non fosse stato sarebbe andato distrutto in pezzi.
Magnus stava diventando sempre più importante per lui e la sola idea di poterlo perdere per qualche motivo...
Per quello! Per quello aveva avuto sempre paura di innamorarsi e adesso che era accaduto era convinto che non c'era niente di più bello ma allo stesso tempo doloroso dell'amore.
* * * *
Sorrise contro le labbra di Magnus.
“Vado a fare la doccia prima io, poi ci vai tu. Nel frattempo guarda pure tutte le foto che ho fatto. Ah, ce ne sono alcune tue a mare... non azzardarti a cancellarle”
“Sì, padrone” ridacchiò Alec.
“Oh ti prego dillo ancora! Quanto mi piace questa parola uscita dalle tue labbra.
“Padrone...?”
“Bellissimo” sorrise e lo attirò a sé, stringendo in un pugno la sua maglia blu “Sei bellissimo”
“Se la doccia la facessimo assieme..?” chiese Alec sorridendo. Magnus gli morse il labbro inferiore “Mi prometti che mi lasceresti cinque minuti per lavarmi davvero? Sono tre settimane che non faccio una vera doccia!”
il cacciatore ridacchiò. “Meglio che tu la faccia da solo, allora. Quando finisci chiamami e non uscire dalla doccia”
“Sarà fatto, padrone”
“Come mi hai chiamato, Magnus?”
“Padrone” disse di nuovo guardandolo malizioso. “Piace anche a te?”
“Tanto” lo baciò di nuovo, incollandolo al muro; no, continuando in quel modo nessuno dei due avrebbe fatto la doccia. Sbuffò allontanandosi. “Faccio il bravo”. Disse più a sé stesso che a Magnus; andò a stendersi sul letto e scoppiò a ridere quando lo stregone tolse la camicia e la buttò verso di lui: non poteva continuare a tentarlo in quel modo!
Si sporse verso la borsa di Magnus e prese la macchina fotografica per guardare le foto: solo quel giorno ne aveva scattate settecento, di cui centocinquanta di Alec mezzo nudo a mare. Scosse la testa divertito e poggiò l'aggeggio sul comodino.
Prese un sospiro e chiuse gli occhi per qualche secondo: era davvero stanco in quell'ultimo periodo. Era da tanto che ormai non dormiva come si deve.


Il cielo era scuro e l'aria era impregnata dal fetore dei demoni e della morte.
Alec si tappò il naso, odiava da sempre quella puzza!
Strinse forte il proprio arco e si fece coraggio: quello che avrebbe trovato dentro lo avrebbe cambiato per sempre ma non poteva immaginarlo.
Camminò lentamente verso l'entrata della casa. L'aria, lì, era piena di sangue. Era talmente buio che se non fosse stato per una runa non sarebbe riuscito ad ambientarsi. Avrebbe preferito non farlo per non arrivare a vedere..
O mio Dio” sussurrò. A terra c'era un corpicino martoriato, completamente coperto di sangue, così tanto che era quasi difficile capire di chi fosse. Purtroppo non lo fu per Alec. Si inginocchiò a terra: gli girava la testa e qualcosa gli diceva di guardare altrove, ma era lì e doveva farsi coraggio.
Prese la propria stregaluce e...
Max!” urlò. Le lenti del bambino erano a terra, rotte, piene di sangue; un Naruto era mezzo strappato; la cosa più orribile era il viso del bambino.
Quello che di solito era di un rosa pallido come il suo, in quel momento era rosso, appiccicoso, sporco. Gli occhi erano chiusi, le labbra segnate dai denti, i capelli sparsi a caso. Era morto. Max era stato ucciso.
Max!” urlò di nuovo, ma lui non gli avrebbe risposto e non lo avrebbe fatto mai più.
Scoppiò in lacrime e lo abbracciò.
Improvvisamente lo scenario cambiò: sentiva una voce chiamare aiuto. Era lui! Era la voce del proprio fratellino! Corse, così tanto che le gambe iniziarono a fargli male, ma riuscì ad arrivare in tempo per fermare il mostro. Quello che nella realtà era Jonathan in quel sogno era un essere senza volto.
Alec lo spinse via e liberò Max che continuava a piangere come non aveva mai fatto in vita sua.
Non riuscirai a fare del male a mio fratello” la voce profonda di Alec faceva quasi paura. Si scagliò contro l'essere e iniziò a riempirlo di pugni ma non era abbastanza!
L'essere gli piantò un coltello nella gamba e lui gridò di dolore, ma non si sarebbe ancora arreso! Lo vide alzarsi ed andare verso il bambino brandendo un'ascia,il piccolo singhiozzava.
Ti prego aiutami” pianse; il cacciatore si alzò, nonostante non riuscisse a muovere la gamba e si stagliò contro il tipo senza volto, inutilmente. Era come se non si fosse mosso di un solo millimetro.
Alec! Non voglio, non voglio”. Non ci riuscì: non riuscì a fermare il primo colpo che si conficcò proprio nel collo del bambino che lasciò andare un ultimo urlo 'Aiuto'.
No” urlò Alec. “No. Max. Max. No, no, no”.


“NO!”
“Alexander!”
Alec si guardò attorno, erano ancora nell'hotel; non era successo davvero, era solo un sogno. Era ancora vivo Max, vero?
“Hai di nuovo sognato...?”
“Come sta Max? Come sta?” i suoi occhi erano colmi di lacrime: tutta la felicità della giornata sembrava essere scomparsa in poche ore di sonno.
“Alec..”
“È.. è morto” sussurrò lo stesso cacciatore. “Max è morto ed è solo colpa mia, Magnus. Colpa mia!”. I suoi occhi erano stracolmi di lacrime.
Da quando era successo aveva provato a trattenerle tutte e ci era riuscito fino a quel momento. Era pieno, doveva sfogarsi o non ne sarebbe più uscito fuori.
Aveva voluto fare il forte con la sua famiglia, con Iz, con Jace, ma Magnus sapeva davvero come stava quindi era inutile mentire.
Si sentì stringere dalle sue braccia calde e sospirò.
“Ho ucciso Max!”
“No, Alec”
“Sì. Non l'ho salvato, non sono riuscito a salvarlo e non l'ho neanche salutato. Non gli ho detto quanto gli volessi bene. Sono stato un idiota, Magnus. Un Idiota. Avrei dovuto salvarlo”. Il fiume straripò e tutte le lacrime che aveva in corpo uscirono ad una ad una.
Pianse per un tempo infinito, fino a quando non uscivano più lacrime dai suoi occhi; pensava che sarebbe stato meglio, dopo, e invece era esattamente come prima: quel buco nel petto che aveva da quel giorno non si era risanato e probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.
“Avrei...”
“Alexander basta!” lo stregone gli alzò il viso e lo guardò dritto negli occhi.
“Non è colpa tua, Alec. Non hai colpe. Smettila di sentirti così. Davvero... so che è orribile assistere alla morte di qualcuno che ami, ma non puoi continuare così. Ti prego”
“Io..”
“Guardami” il cacciatore lo guardò.
“Qui per te ci sono io, Alexander. Ho proposto di fare questo viaggio per farti svagare e stare meglio ma questo non vuol dire che io non sappia cosa stai passando. So come stai, so cosa pensi di essere, so che hai bisogno di piangere e sfogarti. Ti chiedo solo di farlo con me. Fidati”
“Mi fido”
“Allora sfogati”
Alec non disse niente; si strinse solo forte a Magnus, e poggiò la testa sulla sua spalla.
“Ci sono io con te” sussurrò l'altro abbracciandolo forte.


C'era lui con Alec.
Era vero: da quando lo aveva conosciuto c'era sempre stato.
Quando si sentiva solo, quando si sentiva diverso, anche quando si sentiva sbagliato; non lo aveva abbandonato mai, neanche quando lo aveva ferito o aveva fatto il paranoico: Magnus era sempre stato con lui.
Probabilmente era l'unica persona sulla faccia della terra a non averlo abbandonato mai: neanche i suoi genitori e i suoi fratelli gli erano mai stati così vicini e fedeli. Lui invece... su lui poteva contare sempre.
Solo lui, il Sommo stregone di Brooklyn era stato lì a raccogliere tutte le sue lacrime, quella notte.

 
Spazio autrice.
Okay, lo so, vi vavevo praticamente giurato che non sarei tornata più ad aggiornare e toturarvi, ed era quello che avevo intenzione di fare, giuro! 
Ma... molte personcine mi hanno fatta sentire in colpa, in primis una mia amica che 'Se decidessero di non continuare una storia che stai leggendo, come ci resteresti'? La mia risposta è stata 'Di merda e lancerei tutte le maledizioni del mondo alla scrittrice'.
E quindi, sono tornata per non avere maledizioni! LOL No, okay sono tornata perchè lei ha deciso di aiutarmi a correggere i capitoli; mi ha detto che avrebbe corretto i quattro capitoli rimanenti, a costo che non avrei più scritto dei Malec e io ho acconsentito, ma ZAN ZAN già sto scrivendo una nuova long su di loro. Segreto, shhhh!
So beh.. corrreggerà la mia amica i capitoli, e io non so quando lo farà; non so darvi una data per il prossimo MM ma giuro che ci sarà!
Per quanto riguarda questio... è una PAZZIA, lo so, ma.. avevo bisogno di immaginare questo viaggio dei Malec e come farlo meglio se non immaginarlo nella nostra Italia e in una delle isole più belle della mia regione? 
Spero che la mia idea non vi abbia fatto sanguinare gli occhi.
Grazie mille per aver letto il capitolo e anche questa cagatina qui sotto; spero di leggervi in qualche recensione (potete anche prendermi a sprangate sulle gengive, giuro!).

StewyT~

Ps. Ragazze... sono totalmente e incondizionatamente innamorata di Matt Daddario. I video nuovi rilasciati da Cassie mi hanno mandata in crisi il cervello; non vedo l'ora di guardare Alec e Jace che si esercitano, Alec e Magnus che si baciano, Alec e Iz che sorridono, Alec e.. Alec che fa cose, insomma. Sono troppo felice che abbiano preso Matt per Alec; penso riuscirà a fare un gran bel lavoro (anche se, perdonatemela, io spero ancora che gli modifichino gli occhi <3). Voi cosa ne pensate del bel Daddario?

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Capitolo 7
*** Terzo incomodo. ***


Perchè forte come l'amore è la morte.
Terzo incomodo.
Missing moment Città delle Anime perdute.

 
Alec la guardò. All’improvviso si sentì traboccare di odio: per la sciarpa, per Magnus, ma soprattutto per se stesso. “Non dirmelo” disse. “Non dirmi che la sciarpa ha cento anni, che è un dono che la regina Vittoria ti ha fatto prima di morire in cambio di qualche speciale servigio alla Corona o cose del genere.”
Magnus si mise seduto. “Che cosa ti è preso?”
Alec lo fissava. “Per caso sono io la cosa più nuova di tutta la casa?”
Credo che l’onore spetti a Chairman Meow. Ha solo due anni.”
Ho detto la più nuova, non la più giovane” ribatté Alec. “Chi è W.S.? Si tratta di Will?”
Magnus scosse la testa come se avesse dell’acqua dentro le orecchie. “Ma cosa diavolo… Parli della tabacchiera? W.S. sta per Woolsey Scott. Lui…”
Lui è il fondatore del Praetor Lupus, lo so”
Alec si mise i jeans e chiuse la zip “Hai già parlato di lui, e poi è un personaggio storico. Tieni la sua tabacchiera nel cassetto delle cianfrusaglie. Che altro c’è, là dentro? Il tagliaunghie di Jonathan Shadowhunter?”
Gli occhi da gatto di Magnus erano freddi. “Perché questa scenata, Alexander? Io non ti dico bugie. Se c’è qualcosa che vuoi sapere di me, chiedimelo.
Figuriamoci!” esclamò Alec abbottonandosi la camicia. “Sei simpatico, gentile e tante altre cose, ma di certo non sei trasparente, fiorellino. Sai parlare tutto il giorno dei problemi degli altri, ma di te e della tua storia non dici nulla, e quando ti faccio una domanda ti contorci come un verme su un amo.”
Forse perché non puoi chiedermi qualcosa del mio passato senza che si cominci a litigare sul fatto che io vivrò per sempre e tu no” ribatté Magnus. “Forse perché l’immortalità si sta rapidamente trasformando nel terzo incomodo della nostra relazione, Alec”
La nostra relazione non prevede un terzo”
Esattamente.”
Alec si sentì irrigidire il collo. C’erano mille cose che avrebbe voluto dire, ma non era mai stato bravo con le parole quanto Jace o lo stesso Magnus. E così strappò la sciarpa azzurra dall’appendiabiti e se la avvolse, in gesto di sfida, attorno al collo. “Non aspettarmi alzato. Stanotte potrei andare in perlustrazione” annunciò.



Alec sorrise guardando il volto di Magnus.
Ancora non capiva perché si ostinasse a guardare quei film sui vampiri e il mondo dei nascosti se poi in realtà gli facevano schifo da morire.
“Ma dai!” sbuffò lo stregone schioccando le dita dalle quali fuoriuscirono alcune fiammelle blu.
“Cosa?”
“È una cretinata!”
“Te lo dico da una vita, Magnus”
“Mhm” il fidanzato prese un'altra manciata di popcorn e si concentrò ancora, mentre Alec non faceva che guardare la sua mascella muoversi lentamente. Quando mangiava era quasi illegale.
“Fiorellino non ti piace questo film?”
“Quasi quanto piace a te!”
“Ma come, io l'ho messo per farti distrarre e non farti pensare a tutto il casino..”.
Quanti guai stavano passando in quell'ultimo periodo! Menomale che al suo fianco c'era Magnus; il povero cacciatore sarebbe caduto in depressione, altrimenti.
“Conosci di sicuro modi migliore per farmi distrarre” scrollò le spalle e si allungò verso il contenitore di popcorn per prenderne un paio e mangiarli.
“Davvero? Tipo?”.
Il cacciatore ridacchiò e si avvicinò di più a lui; il divano era abbastanza grande per far stare entrambi stesi e comodi ma loro avevano il bisogno di stare stretti e vicini.
Gli accarezzò la striscia di pelle caramello al confine con i pantaloni che la maglia verde lasciava scoperta, e poi si abbassò a baciarla; Magnus ridacchiò a causa del solletico che gli aveva causato, e poi lo tirò su - facendo pressione sui suoi capelli scompigliati – per baciarlo. Sorrise contro le sue labbra. “Sì, direi che ci sono modi migliori per distrarti...”
“Mhmh” annuì il Cacciatore sorridendogli; “Tipo, visto che ti piacciono tanto questi vampiri...” gli sorrise e si abbassò verso il suo collo per morderlo con forza.
“Hey!” urlò Magnus prima di scoppiare a ridere; Alec fece finta di non ascoltarlo e lo morse ancora, poi però lo baciò e gli sorrise.
“Pensi davvero che mordano così i vampiri?” sorrise malizioso.
“Uhm no?” arrossì leggermente e si sedette come prima, tornando con la testa sull'altro bracciolo sotto lo sguardo divertito e acceso dell'altro.
“Uh, guarda” Alec si girò verso la tv. Il vampiro dagli occhi dorati stava per trasformare l'umana indifesa: si abbassò versò il suo collo e due grossi canini spuntarono dalla sua bocca. Leccò prima il collo candido della ragazza, poi la baciò con dolcezza, infine la morse. Lei urlò di dolore e scoppiò in lacrime mentre il giovane iniziava la sua lenta tortura.
“Ma no!” Magnus buttò il pacco di popcorn vuoto verso la tv. “Non mordono così i vampiri!” sbottò ancora, prima di sedersi carponi su Alec -che si era sdraiato- e sorridergli. Si abbassò verso il suo collo e lo torturò leggermente: leccò piano un lembo di pelle, poi lo baciò e in fine lo prese tra i denti tirandolo piano. Non sentiva dolore, anzi era piacevole come sensazione. Un gemito rauco nacque dalla sua gola facendo sorridere l'altro.
“Ecco è così che mordono. Sono suadenti, caldi, morbidi, sexy. Ti fanno perdere completamente la testa con le loro labbra gonfie e fredde e i loro canini affilati e allo stesso tempo delicati”.
Gli occhi dello stregone brillavano; Alec immaginò che si fosse perso nei ricordi, magari stava ricordando quando delle labbra rosse e gonfie si posavano sul suo collo...
“Sei stato... morso?” chiese Alec timoroso della risposta ovvia. Insomma era stato con Camille!
Sul viso del più anziano andò formandosi un sorriso che il più giovane vide pieno di tristezza e malinconia. Doveva smettere di pensare e fare quelle domande se poi non era pronto alla risposta!
“Sì” disse in fine.
“E...?”
“Ed è stata la cosa più sexy del mondo. Dovrebbero provarla tutti almeno una volta nella vita” il suo sguardo era tornato malizioso.
“Ci lavorerò” aggiunse Alec.
“Non provarci neanche, Fiorellino. Non darò il permesso a nessun vampiro!”.
Alec sorrise distrattamente; aveva deciso di farsi del male quel pomeriggio.
“È stata Camille?”
Magnus annuì e sorrise. Non sapeva come, ma il cacciatore riusciva a vederlo nelle mille notti passate con lei e la cosa lo infastidiva così tanto da desiderare di poterla uccidere con le proprie mani.
“In che pianeta sei?” sbottò Lightwood schioccando le dita avanti al proprio ragazzo. “Pianeta Camille? Ritorna qui!” sbuffò.
“Hey? Che hai, Fiorellino?”.
Un moto di gelosia gli salì su per la gola.
Era geloso del passato dello stregone; geloso di tutte le persone che erano state al suo fianco. Era arrabbiato perché lui non voleva raccontargli niente e voleva lasciare tutto all'oscuro; era arrabbiato perché sarebbe diventato anche lui uno dei tanti. Un passatempo.
Era davvero quello per Magnus? Certamente no, ma ancora non lo capiva.
“Non chiamarmi così” disse mordendosi il labbro inferiore, poi lo spinse via e si alzò.
“Devo andare”
“Ma dove? Oggi avevi detto che saresti stato solo con me, ricordi?”
“Ho voglia di prendere un po' d'aria” non riusciva a mentire, non era colpa sua.
“Alexander cosa ti succede?”
“È che...”
“Ho capito. Stiamo per litigare”
“No” disse Alec “No, perché andrò via”
“Cosa ho fatto questa volta che non va, Alexander?”
“Il tuo passato, Magnus. È il tuo passato il problema per me, non quello che hai fatto ora. L'unica cosa che non mi va di quello che fai ora è il tenere costantemente nascosta la tua storia.”
“Già ne abbiamo discusso centinaia di volte”
“E finiamo sempre allo stesso modo. Tu che non parli, io che soffro. Non sono quanto potrò andare avanti così”
“Il vero fardello è la mia storia o la mia immortalità?” chiese lo stregone con una punta di amarezza nella voce.
“Tu riusciresti a stare con qualcuno di cui non sai praticamente niente?”
“Tu sai..”
“Cosa? Che mi ami? Fino a quando?”
“Alexander cosa stai dicendo?”.
Non aveva voglia di litigare quel pomeriggio; non sarebbero finiti come le altre volte. Continuando così avrebbe solo sofferto di più.
“Ci vediamo più tardi, Magnus” si avvicinò alla porta e fece per aprirla ma non ci riuscì.
“Eh no. Non puoi andare via così. Sganci la bomba e poi scappi”. Lo stregone aveva fatto un incantesimo alla porta che adesso risultava impossibile da aprire.
“La bomba...” sorrise amaramente. “E sarebbe? Il fatto che non ci può essere una relazione seria e stabile tra noi? Come dicesti ad Alicante? Fino a quando non ti accetterai non potrà esserci niente tra noi. Bene, Magnus adesso la questione è simile: fino a quando non saprò con chi sto...”
“Non azzardarti a dirlo” lo interruppe l'altro alzando leggermente la voce. “Non dire che non potrà esserci niente tra noi. La cosa è assolutamente diversa”
“Perchè? Cosa c'è tra noi? Solo notti di fuoco”
“Solo notti di fuoco? Stai scherzando, spero. Dimmi che tutto quello che stai dicendo non lo pensi davvero, Alexander”
“Oppure?”.
Era colmo, ormai, stava per esplodere. Teneva tutto dentro da troppo tempo.
“Siamo una coppia, Alec”
“Appunto. Una coppia che non sa niente dell'altro. O meglio, tra i due solo io non so niente di te”
“Non -”
“Non sei pronto a parlarmi delle migliaia di persone che ti sei portato a letto? È solo questo il problema?” lo interruppe Alec.
“Il problema sei tu, Alec”
“Adesso è colpa mia?”
“Pensi di essere insignificante per me, non è così? Eppure ti ho ripetuto mille volte che ti amo” urlò esausto lo stregone. Si sedette sul divano e sbuffò.
“Non penso di essere insignificante, lo so. Sono solo un altro di una lunghissima serie. Sarò Il cacciatore dai capelli neri e gli occhi blu che arrossiva per ogni cosa. Sì. Sarò solo questo quando sarò morto perché la verità è che non è amore quello che provi.”
“Non è amore quello che provo? E allora perché ti starei vicino? Perché ho sopportato per tutto questo tempo le lamentele di un ragazzino a cui non stava bene quello che era? Alexander sono stato sempre al tuo fianco! Quando non ti fidavi di me, quando odiavi te stesso, quando non volevi che nessuno sapesse della nostra relazione, quando piangevi la notte per tuo fratello, adesso che sei esasperato per la mancanza del tuo Parabatai. Sono sempre qui, perché? Perchè sono sempre al tuo fianco, secondo te? Perché ti amo, stupido, stupido Nephilim. Mi stai facendo venire un'incredibile voglia di mandarti a quel paese!”.
Probabilmente i vicini si stavano divertendo parecchio ad ascoltare le loro urla; i due ragazzi però stavano soffrendo incredibilmente.
“Apri la porta e me ne vado da solo a quel paese ” sbuffò minaccioso Alec. Magnus lo accontentò: il cacciatore riuscì ad aprire la porta ed uscire.
“Vai, idiota che non sei altro. Sei un bambino” urlò “Un fottuto bambino”
“A proposito, mi dispiace essere un bambino e non avere abbastanza esperienze per uno come te!” gli urlò contro Alec prima di correre via per le scale.
Corse così velocemente da ritrovarsi giù al palazzo in un secondo, con il petto che si alzava e abbassava freneticamente e gli faceva quasi male. Sbuffò e si sedette sulle scale. Cosa aveva fatto? Cosa aveva detto? Come aveva potuto essere così cattivo? Buttò la testa tra le mani. Non era Magnus il problema, aveva ragione.
La sua immortalità, i suoi segreti e la gelosia del cacciatore erano il terzo incomodo tra i due.
Restò lì per un'ora, indeciso se salire sopra o meno, ma sarebbe stato un errore farlo, quindi si alzò e sbuffando si diresse verso l'Istituto. Lì forse sarebbe riuscito a calmarsi.


Entrò nella sala degli allenamenti e si morse il labbro inferiore. Quante ore aveva trascorso con Jace, lì. Chi sa come stava, dove era. Si stava preoccupando di distruggere la propria relazione con Magnus, invece di provare a capire come far tornare il suo Parabatai. Sentiva il loro legame meno forte di sempre, ma stava bene, poteva capirlo dalla runa sul suo petto.
Guardò il proprio arco a terra e lo oltrepassò: aveva bisogno di sentire del dolore fisico per potersi schiarire le idee e in quel caso solo il sacco avrebbe potuto aiutarlo.
Si schiantò con così tanta forza e ferocia contro l'enorme cilindro nero che scendeva al soffitto da farlo ondulare avanti e dietro per più di un minuto; quando si fu fermato lo bloccò con un braccio e iniziò a scagliare pugno con la mano destra.
Diede il cambio alle mani, e iniziò a prendere a pugni anche con la mano sinistra.
Infine usò entrambe, riducendole davvero male: aveva diverse escoriazioni sulle falangi, e dei graffi sulle nocche dai quali usciva qualche gocciolina di sangue.
Stava meglio, più calmo. Continuò a prendere a pugni il sacco per almeno altre due ore, fino a quando non entrò Iz spaventata.
“Cosa succede?” chiese guardando il fratello. Notò le sue mani e ritrasse il sacco “Che stai combinando? Stai diventando un pazzo masochista come quell'idiota di Jace?” gli sorrise e guardò le ferite che si era procurato “Niente che non andrà via con un iratze” aggiunse sorridendo ancora.
“Sto bene, non mi servono rune” asciugò il sudore dalla fronte e si sedette a terra, poggiando la schiena alla parete di legno dove una volta c'era la sagoma con la quale si esercitava con l'arco.
“Che hai?” chiese lei guardandolo dritto in faccia “Hai litigato con Magnus?”
“Sì” annuì.
“Sempre per quella storia?”
“Mi sono spinto un po' oltre.” sussurrò “Penso che non vorrà più parlarmi”
“Ti ama, ti parlerebbe anche se lo uccidessi”
“Gli ho detto cose molto brutte.” disse sospirando “Però resto del mio pensiero. Mi conosco e so che non potrei andare avanti non sapendo nulla di lui e non sapendo...”
si prese un secondo di pausa, Iz lo scrutava attentamente; era comprensiva.
“Non sapendo cosa ne sarà di noi quando io non ci sarò più”
“Non ti piace l'idea che possa andare avanti?”
“Non mi piace il fatto che non ci sia 'finché morte non vi separi'. Non c'è la morte. Ci sono solo io che scompaio dalla terra e probabilmente anche dai suoi pensieri”.
Il ragazzo si sentiva sconfortato. Poteva sembrare cattivo ed egoista, ma chi riuscirebbe a pensare al proprio partner felice con un altro in un futuro neanche poi così lontano?
Chi non soffrirebbe sapendo di essere davvero stato uno tra tante altre persone?
Sì, uno amato, desiderato, stimato, ma sempre e comunque uno.
“Non scomparirai dai suoi pensieri”
“Non mi va di parlarne” sussurrò alzandosi “Scusami”
“Alec smettila” disse d'un tratto Izzy. “Smettila di fare così. Ti tieni sempre tutto dentro!”
“Ho già buttato troppo fuori, oggi” disse mordendosi il labbro inferiore.
“Comunque va tutto bene, giuro. Sto bene, adesso. Vado a farmi una doccia e poi da Taki. Vuoi venire a prendere qualcosa?”
“No, grazie” rispose fredda la sorella. “Vuoi che ti porti qualcosa al ritorno?”
“Non vai da Magnus?”
“Suppongo di no” il giovane mise il muso e attraversò a grandi falcate la stanza andando a chiudersi nel suo piccolo bagno personale dove fece una rilassante doccia calda.
Quando fu abbastanza calmo mise su i soliti vestiti ed uscì, incamminandosi verso il ristorante; fortunatamente non era molto pieno e c'era uno dei soliti ravoli dietro un separé; Alec prendeva sempre quello. Si sedette e ordinò un panino con delle patatine ed una cocacola.
Guardò il cellulare e vide un messaggio di Magnus.
Mi dispiace.
Alec si morse l'interno delle guance. Anche a lui dispiaceva. Era un idiota.
Anche a me.
Rispose. Un nuovo messaggio del fidanzato non ci mise molto ad arrivare.
Allora perché non torni?
Alec prese un sospiro. Non poteva tornare.
Ti amo, Magnus, ma non cambia niente. Questa situazione mi fa male.
Il suo piatto di cibo arrivò e il cacciatore abbandonò il cellulare per qualche minuto, giusto il tempo di ingozzarsi. Il sapore delle patatine avrebbe migliorato sempre le sue giornate, anche se sapeva di andare incontro a grandissime quantità di grassi saturi che avrebbero potuto mettere a rischio la sua salute.
Il suo cellulare prese a squillare, non rispose.
C'era un altro messaggio.
Non mi obbligherai a parlare.
Scosse la testa frustrato.
No, infatti. Tu però non mi obbligherai a pensarla come vuoi.
Non si sarebbe fatto abbindolare da quattro parole dolci.
Sto uscendo.
Alec aggrottò le sopracciglia e prese un sorso della cocacola.
Vai a cercare la tua Camille?
Idiota! Idiota maledetto che non era altro.
Non arrivò risposta al messaggio, ma Alec la ebbe quando la porta del locale si aprì e sentì il profumo di Magnus mischiato al sandalo arrivargli al naso.
“Razza di idiota che non sei altro come vedi stavo cercando te, non la mia Camille”.
Il ragazzo dagli occhi verdi si sedette di fronte al cacciatore.
“Cosa hai intenzione di farci?”
“Farci?” il ragazzo occhi blu scosse la testa frastornato.
“Sì, a noi due. Ti stai comportando come un cretino! Non capisco dove tu voglia arrivare”
“Dove voglio arrivare? A sapere chi sei!”
“Mi conosci, Alexander. Sono questo” alzò leggermente la voce e se ne accorse a causa dei tanti occhi rivolti verso di loro.
“Sono questo e ti amo da morire”
“Che bel gioco di parole” disse amaramente il cacciatore. “Sei questo e mi ami fino a quando morirò”
“È questo il vero problema? Non vuoi accettare che un giorno tu morirai e io.. no. Lo capisco, non è facile ma non possiamo farci niente”
“No” aggiunse Alec con gli occhi lucidi.
“Ma posso non essere un nome nella tua infinita lista di ragazzi” scrollò le spalle. “Mi farebbe stare meglio sapere di non essere solo uno dei tanti”
“non sei uno dei tanti” Magnus era stanco di quella situazione, stremato.
“Ti amo”
“Sì, anche io. La differenza tra noi due è che tu sarai sempre l'unico che amerò” una punta di amarezza era nelle sue parole e nei suoi occhi. Era scorretto e cattivo, e lo sapeva. Gli occhi dello stregone si scurirono e la mascella si serrò.
“Sei ingiusto” asserì con freddezza che lasciava trasparire il dolore che lo stava tormentando. “Sei ingiusto a dire questo.”
“Sono ingiusto a dire la verità?”. I due restarono in silenzio per qualche secondo, poi Magnus aprì la bocca; la sua voce era bassa e controllata, ma neanche tutti i demoni dell'Edom sapevano come si sentiva in quel momento.
“Alexander non voglio che la mia immortalità si metta tra noi due”
“Lo sta già facendo, se non te ne fossi accorto”
“Sai a volte riesco a vedere in te quel qualcosa che hanno solo i Lightwood” sbuffò indignato.
“E cosa sarebbe?” chiese nervoso.
“La cattiveria”.
“Mi dispiace” prese un altro sorso della cocacola e lo guardò negli occhi “Non c'è più niente da dire... io dico di... Ci vediamo.” Alec fece per alzarsi ma lo Stregone lo bloccò.
“C'è tanto altro da dire, invece”
“Come ad esempio?”
Tra i due calò il silenzio per qualche minuto. I loro occhi però continuavano a parlare.
“Alexander io non sono pronto” sussurrò Magnus.
“Neanche io”
“Ma non sono pronto neanche a perderti”
“Non mi perderai” rispose Alec.
Lo stregone allungò una mano sul tavolo e sfiorò la sua. La studiò attentamente.
“Cosa hai combinato alle tue mani?”
“Ho colpito con un po' troppa rabbia il sacco”
“Sei un idiota”
“Me lo hai già detto”.
Per un secondo lo stregone vide sul viso dell'altro un accenno di quel sorriso timido e adorabile che lo aveva fatto innamorare: lo voleva vedere in quel modo, sempre.
“Alec non puoi davvero pensare che tu per me sia un passatempo o uno dei tanti. Ho avuto molte persone al mio fianco e probabilmente ne avrò altre, ma questo non vuol dire che non ami nessuno di tutti. Ognuno è importante per me” Magnus si morse il labbro inferiore. Forse stava peggiorando le cose.
Alec ritrasse la mano dalla sua, si alzò, lasciò soldi sul tavolo e si allontanò seguito da fidanzato.
“Alexander non ti rincorrerò”
“Non farlo”. Si girò verso di lui: i suoi occhi erano freddi e persi, soli, tristi.
“Non pensare che io ti ami di meno di quanto potrebbe amarti un mortale. Farei qualsiasi cosa per te”
“Tranne darmi l'immortalità”. Magnus scosse la testa.
“È questo che vuoi?”
“Perchè tu non vorresti vivere per sempre con me? Diventerebbe noioso dopo un po'?”
“No non vorrei vivere con te dopo averti reso la persona più infelice del pianeta” prese le sue mani e lo guardò negli occhi: prati negli oceani.
“Ti giuro su quello che vuoi tu che ti amo, Alexander. Ti amo, ti amo, ti amo. Ti prego, non continuiamo con questa discussione. Il passato mi fa male, troppo. Il futuro è straziante. Pensare di dover vivere senza di te mi angoscia, ma questa è la mia vita. L'unica cosa che posso fare è vivere il momento. Voglio vivere questo momento e qualsiasi altro gli dei ci daranno con te. Non privarmi di tale felicità. Non privarti di tutto l'amore possibile”.
Gli occhi del cacciatore si stavano sciogliendo, Magnus poteva rivederci tutto l'amore che ci aveva sempre visto dentro.
“Dopo la nostra prima volta, ad Alicante... ricordi cosa mi chiedesti? Perché io avessi scelto te. Non so darti una risposta neanche ora, Alexander. L'amore è irrazionale. Posso solo dirti che quello che provo per te è immenso, forse più forte di qualsiasi cosa io abbia provato in vita mia. Per te sto facendo cose che non avrei fatto per altri. Non avrei rincorso mai nessuno, eppure guardaci ora. Ti sto stringendo per mano avanti a tutti e stiamo quasi per piangere entrambi e.. no. Non mi sarei sognato di farlo. Non mi sarei sognato di innamorarmi così la prima sera che ti ho visto a casa mia. Pensavo che ci saremmo potuti divertire parecchio assieme perché eri proprio il mio tipo, questo sì. Eri sexy da morire. Poi quando mi hai detto quelle cose mi sono sentito un idiota. Era sì, sexy, ma anche dolce, umano, diverso. È questo che mi ha colpito di te. Al primo appuntamento... penso di essermi innamorato follemente di te al primo appuntamento. Avevo paura che sarebbe stato un fiasco e in realtà siamo andati vicini al baratro, ma le parole verso Mercy mi hanno dimostrato ancora quanto tu fossi speciale. E la tua intraprendenza a casa mia.. un dolcissimo ragazzo sexy e intraprendente che mi ha fatto perdere la testa. Per Lilith sto monopolizzando il discorso!”.
Magnus sorrise, gli occhi lucidi, il cuore in lacrime.
Alec era rimasto a bocca aperta. Cosa poteva mai dire? Che era un idiota ad aver paura di perderlo? Sì, lo era.
Lo guardò per qualche secondo nella sua perfezione, disinvoltura, bellezza, nei suoi demoni interiori, nelle sue storie asfaltate.
Chi era davvero Magnus Bane? Lo avrebbe scoperto mai? Forse ci sarebbe riuscito solo stando al suo fianco.
Lasciò le sue mani, lo guardò dritto negli occhi e poi le allacciò dietro al suo collo eliminando ogni tipo di spazio fisico tra i loro corpi.
“Ho solo paura di perderti” sussurrò e poi lo baciò, soffocando tutte le altre parole che sarebbero uscite dalle labbra dei due.


Entrambi avevano paura di perdersi e probabilmente sarebbe successo, anche prima di quanto si aspettassero: avrebbero continuato a litigare, si sarebbero lasciati, si sarebbero disperati, avrebbero pianto, ma si sarebbero sempre ritrovati.
Erano destinati a stare assieme e quando questa rarissima cosa avviene, nessuno, neanche il più forte dei demoni riesce a cambiarla; il destino non si può ostacolare.

 


Spazio autrice.
Okay, mentre scrivevo mi sentivo la persona più cattiva al mondo; scrivere/leggere/vedere Alec e Magnus che soffrono è brutto :O
Però comunque ho sempre pensato che in CoLS ci fossero molti molti molti litigi tra di loro, dunque questo è uno dei tanti finito fortunatamente più che bene.
Io mi sono beccata qualche schiaffo dalla mia beta, ma fa niente, ne è valsa la pena lol

Spero vi piaccia e di leggere qualche vostro commento :3
A presto!

StewyT~


Ps. Sto scrivendo una nuova Malec (anzi, ho quasi finito una nuova Malec, questa volta AU) Non vi libererete mai di me *risata malefica*

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Capitolo 8
*** Lettere e sapore di lacrime. ***


Perchè forte come la morte è l'amore.

Lettere e sapore di lacrime.
Missing Moment Città delle Anime Perdute (dopo)Maledetta pagina 511.



Il cuore dello stregone non batteva come quello umano; era più lento, ma stabile. La cosa più stabile di tutta la sua vita, aveva a volte pensato Alec.
Baciami — gli disse. Magnus gli appoggiò una mano sulla guancia e, con delicatezza, quasi in modo assente, gli fece scorrere il pollice lungo lo zigomo. Quando si chinò per baciarlo, profumava di sandalo. Alec gli afferrò la manica della giacca, e la stregaluce, stretta fra i loro corpi, si accese di rosa, verde e azzurro. Fu un bacio lento, e triste. Quando Magnus si ritrasse, Alec vide che, chissà come, era lui l’unico a sorreggere la stregaluce. Brillava di un bianco tenue. A bassa voce, lo stregone disse: — Aku cinta kamu. — Cosa vuol dire? Magnus si liberò dalla presa di Alec. — Vuol dire “ti amo”. Non che cambi qualcosa.




Magnus spinse leggermente la porta ed entrò facilmente nel suo appartamento impregnato ancora dall'odore di Alec. Riusciva a sentirlo perfettamente e la cosa lo disturbava non poco.
Era abituato a quello. Aveva perduto tante volte qualcuno che aveva amato profondamente, ma quella volta era diverso. Alexander continuava ad esistere ed era a poche centinaia di metri. Il suo Alec sarebbe stato vivo ancora per un po' e sarebbe potuto tornare da lui un giorno. Aveva ancora qualche possibilità di essere felice.
Sbuffò e passò una mano tra i capelli glitterati facendosi coraggio; doveva entrare, non sarebbe potuto restare per il resto della sua vita – davvero tanto tempo – fuori la porta per la paura di quello che avrebbe trovato sul divano, sul tavolo, in camera da letto...
Ogni centimetro quadro di casa sua lo spaventava da morire perché se c'era una cosa orribile dopo l'abbandono di una persona amata quella era l'ondata di ricordi che si infrangeva sullo stregone, non curante di quanto dolore potesse provare lui.
Si scagliava forte contro di lui riportandogli alla memoria tutte le piccole cose che lo avevano reso felice, tutti i piccoli dispiaceri che gli avevano fatto capire che nonostante tutto bisogna sempre andare avanti.
Così stavano facendo i suoi piedi: piano piano, passo dopo passo, si ritrovò avanti al divano.
Magnus era alto, grande, statuario, in quel momento tutto il suo peso cadde in un secondo al suolo: sfinito, perso, solo per l'ennesima volta.
Le ginocchia gli tremarono e lo spinsero a terra, i palmi rivolti verso il basso, gli occhi ricolmi di lacrime mentre su quel divano riviveva ogni piccolo momento vissuto con il ragazzo dagli occhi blu, i capelli neri e delle adorabili guanciotte rosse che gli aveva rapito il cuore.
Riusciva a vedere benissimo la prima volta che era entrato da solo a casa sua, la sua rigidità e timidezza; vedeva ancora il loro primo appuntamento e quel magnifico bacio su quel divano. Bacio che parecchi giorni dopo si era prolungato parecchio, e ancora quella meravigliosa volta prima di partire in viaggio per il mondo...
Quel divano, quel pavimento, quel tavolo, quelle pareti, quel letto, tutto gli ricordavano Alexander; più di una fotografia, addirittura. Quella sarebbe riuscita a tenere vivido il colore degli occhi blu e dei capelli neri per cento, duecento anni, ma il colore rosso delle guance e delle labbra gonfie di baci, le strisce profonde sulle sue braccia, l'emozione negli occhi, i gemiti appaganti, i ti amo sussurrati e le parole non dette, le mille avventure, i tanti litigi e i tanti baci... quelli non sarebbero mai sbiaditi, sarebbero rimasti sempre vividi e freschi nella sua memoria.
Alexander non lo avrebbe dimenticato mai.
Alexander lo avrebbe rimpianto per tanto tempo.
Probabilmente per sempre si sarebbe chiesto come sarebbe potuta andare tra loro se lui gli avesse raccontato qualcosa in più, se gli avesse dato più certezze...
Perché la colpa era evidentemente di Alec, ma anche Magnus ci aveva messo del suo; si era tenuto tutto dentro – come al solito – e lo aveva indotto a fare qualcosa di sbagliato.
Però... però nessuno si era spinto mai così oltre, nessuno avrebbe dato qualsiasi cosa per conoscerlo davvero.
Si asciugò una lacrima e tirò in sul col naso.
Sentì un rumore provenire dalla camera da letto e velocemente si alzò. Alexander? Sarebbe potuto essere lui? No.
La speranza venne infranta non appena sentì le zampette del Presidente che arrivato in salotto gli si strusciò sulle gambe.
“È andato via davvero” sussurrò. Presidente miagolò scocciato, come a ricordargli che era stato lui a cacciarlo.
“Dovevo farlo” disse per discolparsi più con sé stesso che con il gatto.
Si abbassò leggermente per prenderlo tra le braccia e poi poggiarlo sulle gambe, una volta seduto.
“Presidente ce la faremo”. Un'altra lacrima scivolò via e attraversò lentamente le sue guance. Ce l'avrebbe fatta; ci era sempre riuscito. Era sopravvissuto a tanti amanti, sarebbe sopravvissuto anche ad Alec.
La piccola palla di pelo gli accarezzò la mano, con la quale lo stava coccolando, con il musino. “Hai ragione” disse tirando di nuovo su col naso “Lui non era un semplice amante”.


Ebbene quella era una delle tante cose che il giovane cacciatore non aveva ancora capito: lui non era uno dei tanti.
C'erano stati tanti prima di lui e probabilmente ce ne sarebbero stati anche dopo di lui, ma non erano stati tutti uguali per lo stregone.
C'era qualcuno che aveva amato particolarmente, come Etta...
Come Alexander.
Lui lo aveva amato in modo più sottile, profondo, forte.
Quel giovane cacciatore con la sua timidezza, la sua sensibilità, la sua caparbietà era riuscito a farlo innamorare più di quanto avessero fatto tanti altri messi assieme.
Lo aveva anche distrutto però. Più di quanto avevano fatto tanti altri assieme.
Magnus non aveva bisogno di qualcuno che prendesse le sue decisioni, di qualcuno che volesse comandare e scegliere della sua vita. Non lo aveva mai permesso a nessuno e così sarebbe stato ancora per tanto.
Schioccò le dita e tra le mani gli comparve un bicchiere colmo di un liquido violaceo; le schioccò nuovamente e una bottiglia contenente lo stesso liquido si posizionò sul tavolino di fronte: di sicuro gli avrebbe fatto dimenticare persino chi era per qualche ora.
Sospirò e prese a sorseggiarlo lentamente, gustando ogni piccola goccia.
Era dolce, estremamente dolce, ma quando lo ingoiava diventava la cosa più amara e disgustosa del mondo.
L'amore è uguale. Quando sei innamorato tutto diventa più dolce; quando vieni tradito tutto diventa nero, brutto, amaro.
“Presidente Miao” disse bevendo il quinto sorso “Quando avrò finito non ricorderò neanche più chi è Alexander Gideon Lightwood. Sarà come se non lo avessi mai conosciuto”.
Ingoiò un altro sorso e gli venne spontanea una domanda 'è meglio conoscere qualcuno e innamorarsene, anche se ci farà soffrire?'.
Decisamente. L'amore ci rende meno aridi, più forti, veri, vivi.
Che vita sarebbe stata quella dello stregone senza amore?
Che vita sarebbe stata quella dello stregone senza Alec?
Non era sicuro di volerlo scoprire.
Chiuse gli occhi per un secondo, e schioccò di nuovo le dita dalle quali scoppiarono tante scintille azzurre: in pochi secondi la casa era cambiata.
Non c'era più il tavolo dove aveva pranzato tante volte con il suo ragazzo.
Non c'era più il piano da cucina sul quale aveva seduto tante volte il suo ragazzo.
Non c'era più il divano sul quale era seduto: era stato sostituito da un o più grande verde scuro. Non c'era più il divano sul quale aveva baciato tante volte il suo ragazzo.
Persino il pavimento era diverso: non voleva ricordare il rumore dei passi del suo ragazzo.
Sorrise malinconico, buttò giù un nuovo sorso.
“Dobbiamo organizzare una festa”.


Una cosa era sicura: Alexander aveva rapito il cuore di Magnus. Lo aveva inconsapevolmente strappato con la forza di un uragano; lo aveva preso senza chiedere il permesso, estorto così, da un momento all'altro. Un piccolo momento in cui Magnus aveva abbassato le difese.
Aveva lasciato solo un profondo buco nero dove prima c'era il suo piccolo e glitterato cuore.
Come avrebbe fatto lo stregone senza?


* * * * *
Alec si chiuse la porta alle spalle, poggiò il borsone contenente tutte le sue cose a terra e finalmente si lasciò andare in un mare di lacrime che aveva trattenuto da quando Magnus lo aveva lasciato.
Non riusciva ancora a credere a tutto quello che era successo, al fatto che non fosse riuscito ad aprir bocca per spiegare, per provare a discolparsi e far capire perché fosse andato a cercare Camille.
Aveva fatto una cosa orribile, non c'erano spiegazioni o modi per chiedere perdono, ma avrebbe voluto dire a Magnus che uno dei motivi per cui era lì era proprio lui, il fatto che avesse bisogno di parlare con qualcuno che lo conoscesse per quello che era e non solo per quello che si mostrava.
Era stato un completo idiota e meritava di soffrire in quel modo.
Si sedette con la schiena alla porta e si portò le ginocchia al petto mentre copiose lacrime scendevano giù da i suoi occhi.
Aveva sempre pensato che piangere lo avrebbe fatto sentire e sembrare più debole ma tempo addietro lo stregone gli aveva insegnato che piangere poteva solo farlo sentire meglio, più libero.
Gli aveva insegnato tante cose.
Ad essere sicuro di sé stesso, ad amarsi per quello che era ed accettarsi nonostante i difetti, a sorridere sempre ed accettare quello che la vita gli donava, ad amare la vita, ad amare. Senza di lui probabilmente non sarebbe diventato quello che era, sarebbe rimasto il ragazzino di diciotto anni che si atteggiava ad uomo adulto senza però neanche il fegato di ammettere di essere gay.
Magnus. La persona migliore che gli fosse capitata in diciotto anni lo aveva lasciato.
Si sentì quasi male a pensare che da quel momento in poi non avrebbe più potuto chiamarlo, non sarebbe potuto correre più da lui per nessun problema, e non perché era lo stregone più potente del luogo, assolutamente no.
Era certo che ogni qualvolta ci sarebbe stato bisogno di qualcuno ad aiutare lui e i suoi amici Alec si sarebbe ricordato di ogni volta in cui aveva visto lo stregone avvolto da quell'aura di perfezione arrivare, salvarli tutti e poi guardare i suoi occhi con quella dolcezza e quell'amore che non sembrava riservasse ad altri.
Era stato un idiota a rovinare tutto; un totale coglione a pensare che Magnus non lo amasse e non lo avrebbe mai amato davvero solo perché aveva avuto altre persone al suo fianco.
“Ma allora perché mi ha lasciato?” singhiozzò tirando fuori da una tasca della felpa una foto che aveva preso da un quadretto che Magnus gli aveva regalato un pomeriggio 'Voglio che ricordi per sempre questo sorriso smagliante. L'aria Italiana ti ha fatto così tanto bene. Ti amo'. Aveva detto dandogliela. 'Aku cinta Kamu' aveva detto prima di lasciarlo e fargli crollare il mondo addosso.
Se lo amava non poteva fare un piccolo passo verso di lui? Perdonarlo, o per lo meno provarci.
Accarezzò lentamente lo stregone sulla foto. Era stato intrappolato in quel foglio di carta mentre lo guardava: sorrideva alla macchina fotografica ma il suo sguardo era abbassato su quello di Alec che a sua volta guardava l'altro negli occhi.
Ricordava perfettamente quando era scattata: erano in Italia - su una piccola isoletta di cui non riusciva a rammentare il nome – su una spiaggia meravigliosa, con un mare meraviglioso, e Magnus lo aveva 'costretto' a fare un selfie, a dire il vero ne avevano fatti parecchi, uno in cui Alec rideva e Magnus guardava verso il mare, un altro in cui si baciavano, uno in cui Magnus faceva l'occhiolino e lui lo guardava inebetito. La migliore era quella che stava accarezzando in quel momento: traspariva l'amore che provavano l'un per l'altro, la felicità che li avvolgeva in quei giorni particolari.
Quanti ricordi. Il cacciatore pensava che lo stregone volesse fare tutte quelle foto solo perché amava scattarsene a centinaia, vanitoso com'era, ma solo in quel momento mentre pensava che tutto era finito che avrebbe potuto continuare a vederlo solo in quel piccolo rettangolino, pensò che forse a Magnus piaceva tanto catturare degli specifici momenti perché voleva tenerli impressi nella mente per sempre, e cosa meglio di una foto?
Magari una foto in cui i loro occhi facevano felicemente l'amore, i loro cuori erano pieni dell'altro e non erano spezzati...
Alec si asciugò una lacrima e si alzò.
Era ingiusto che tenesse lui quella foto, avrebbe dovuto spedirla nuovamente a Magnus. Alexander non lo avrebbe mai dimenticato di questo ne era certo, e non aveva bisogno di una foto per riportare alla memoria lo sguardo o le labbra o le parole dette in quel momento; forse lo stregone avrebbe avuto bisogno di rivedere quella foto per ricordare cento anni dopo.
Si trascinò alla sua scrivania e si sedette; prese un boccone d'aria e poi sbuffò.
Non sarebbe mai riuscito a dire a Magnus cosa provava per lui, ma forse sarebbe riuscito a scriverglielo. Glielo doveva.


Caro Magnus,
sono io, Alexander. Ho pensato di scriverti una lettera perché voglio che tu sappia tutto quello che non riesco a dirti normalmente. Ti amo.
Ho preso quella foto che mi regalasti qualche tempo fa e la sto osservando proprio in questo momento; sai cosa sto pensando? Sto pensando che io invecchierò e tu resterai bello e sano per sempre e adesso questa cosa non potrebbe rendermi più felice che mai.
Vederti in quelle condizioni dopo che sei stato colpito...
Per l'Angelo, ho pensato che saresti potuto morire, che sarebbe stata una gran bella beffa del destino, che sarebbe stata la mia punizione per aver pensato di toglierti l'immortalità. Ma tu sei qui e io sono qui eppure siamo distanti chi sa quanto, tutto a causa nostra. Mi prendo la colpa per tutto, Magnus, lo giuro. È colpa mia se è successo questo, ma l'ho fatto solo perché tu non mi hai mai voluto raccontare nulla di te: Camille era una fonte di conoscenza per me. Parlare con lei di te era molto meglio che non parlarne con nessuno, quindi mi sono sentito compreso da lei.
Non avrei dovuto pensare di poterti togliere l'immortalità, sarebbe stato come ucciderti. Sono un egoista, me ne rendo conto, ma il pensiero di dover invecchiare al tuo fianco, mentre tu resti sempre uguale, desideri sempre l'Alec dai capelli neri e gli occhi blu e non quello pieno di rughe al tuo fianco, mi spaventa incredibilmente.
La paura di perderti mi ha fottuto, mi ha portato a perderti davvero.
Nonostante questo però sono felice di averti conosciuto perché è grazie a te che adesso sono cambiato; sono diventato più forte, sicuro, so cosa voglia dire amare.
Grazie per tutto, Magnus. Grazie per avermi preso tra le tue braccia e avermi mostrato il percorso per la felicità. Grazie per ogni singolo bacio, per ogni singola parola. Grazie per i ricordi resteranno per sempre impressi nella mia mente: resterai per sempre il mio primo grande amore.
Magnus io ti amo da morire e probabilmente lo farò per sempre.
So che non riuscirò a trovare in nessun altro quello che sei.
Nessun altro mi amerà come mi hai amato tu, nessun altro sarà amato come lo sei stato tu e per questo ti chiedo solo una cosa – anche se so di non essere nella posizione giusta per farlo -. Non dimenticarmi mai Magnus, te ne prego.
Ricordami per sempre, fa in modo che io non resta 'un cacciatore timido di cui sono stato innamorato'. Amami per sempre come io farò con te; mi rendo conto che i nostri 'per sempre' sono decisamente diversi, ma provaci ugualmente.
Tra cento, duecento anni, riprendi questa foto, guardala e pensa a noi due, a quanto ci siamo amati e a quanto ci saremmo potuti amare. Fallo, ti scongiuro.


So che è ingiusto anche chiederti di perdonarmi, ma provaci.
Io l'ho fatto: ti ho perdonato per non avermi detto tutto di te.
Prova a capirmi e capire che non volevo ferirti, volevo solo provare a riaggiustare qualcosa che mi sembrava rotto, solo adesso mi rendo conto che non lo era affatto e che l'ho distrutto io nell'esatto momento in cui ho pensato che ci fosse qualcosa che non andasse.
Sei una persona speciale e meriti qualcuno di speciale che sappia amarti per quello che sei senza doverti chiedere qualcosa che per te è troppo.


Ti amo, ti amerò per sempre.


Alexander.






Alec guardò quel foglio pieno di parole ordinate e piene di significato e si sentì stupido, vuoto, morto dentro.
Sbuffò e dopo ave ripiegato la lettera la mise in una busta bianca assieme alla fotografia.
Si morse l'interno della guancia e asciugandosi un'ultima lacrima posò la busta nell'ultimo cassetto della scrivania. Magnus non l'avrebbe mai letta.


O forse parecchio tempo dopo, grazie a Jace, sarebbe venuto a conoscenza di quel pezzo di carta e si sarebbe sentito tanto in colpa per aver fatto soffrire così tanto il suo Alexander; lo avrebbe stretto tra le braccia e cullato fino a farlo addormentare, poi avrebbe scritto a sua volta una lettere e l'avrebbe nascosta, imitando il suo innamorato, nell'ultimo cassetto del suo comodino.

 

Spazio autrice.
MASOCHISTA. Sono masochista, lo so. Voi non potete immaginare quanto io abbia pianto scrivendo questo maledetto capitolo!
Mannaggia Cassie e pagina 511.
Uh... sono molto OOC, lo so. Probabilmente Magnus non si è ubriacato; probabilmente Alec non scriverà mai una lettera e probabilmente sono solo idiota, ma Dio mio, io lo immagino così il loro 'post-rottura'. Immagino così i nostri poveri pulcini: soli, tristi, tremendamente innamorati.
La smetto.
Vidico solo che per la vostra gioia questo è il penultimo capitolo :3
MA per il vostro dispiacere, ho iniziato una nuova Malec AU. Se vi va di leggerla ve la linko :3
Nada, fatemi sapere cosa ne pensate, sì? *^*
Grazie per aver letto <3

StewyT~

(NUOVA FF http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3273419&i=1 )

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Capitolo 9
*** Destino. ***


Perchè forte come la morte è l'amore.
Destino.
Missing Moment Città del Fuoco celeste.
 
Nessuno che mi sia entrato nel cuore come te” rispose Magnus. Tamburellò
leggermente sul taccuino. “Considerala una prima puntata di tutto ciò che voglio dirti. Non ero sicuro, ma speravo che… se avessi voluto stare con me, come io voglio stare con te, l’avresti accettato come una prova. Una prova che sono disposto a darti qualcosa che non ho mai dato a nessuno: il mio passato, la verità su me stesso. Voglio dividere la mia vita con te, e questo significa oggi, e il futuro, e tutto il mio passato, se lo vuoi. Se vuoi me.”
Alec abbassò il taccuino. Sulla prima pagina c’era qualcosa, una dedica scarabocchiata:
[….]
Va bene” disse.
Magnus si girò verso di lui nel buio, ora tutto un fascio di energia, tutto zigomi e occhi
scintillanti. “Sul serio?”
Davvero” rispose Alec. Allungò una mano e intrecciò le dita con le sue. Si sentì
divampare un bagliore nel petto, dove prima era tutto scuro. Magnus gli mise le lunghe dita a
coppa sotto la linea della mascella sfiorandogli delicatamente la pelle, e lo baciò:fu un bacio lento e delicato, un bacio che ne prometteva altri in seguito, quando non fossero più stati su un tetto, dove potevano essere visti da chiunque passasse.
E così sono il tuo primo Shadowhunter in assoluto, eh?” disse Alec quando infine si
separarono.
Sei tante delle mie prime cose, Alec Lightwood” rispose Magnus.


[spoiler COHF / forse spoiler Accademia]


Alec si buttò pesantemente sul divano sbuffando, stanco.
Era stata una bella serata, strano pensato da Alec Lightwood ma a quella festa si era divertito da morire, sarà che era stata la sua prima festa con tutti, la prima in cui erano stati tutti assieme a divertirsi e ballare tra la calca di nascosti.
Era stato fantastico vedere le persone che amava così felici: Jace sorrideva come non mai al fianco di Clary, avevano ballato tutta la sera e non si erano staccati un momento!
Iz era stata incredibilmente radiosa al fianco di Simon, che era sano, salvo e... Simon. Il solito nerd che si era meritato sua sorella con sangue e sudore; non gli era stato molto simpatico nei primi tempi, in quel momento, invece, quando lo aveva visto dare il sorriso e una strana luce agli occhi della sorella gli era diventato grato, davvero tanto.
Quanto a lui e Magnus.. probabilmente non erano stati mai così bene assieme.
Era passato parecchio, orami da quando erano tornati da Edom e sebbene Alec non si fosse trasferito ancora da lui perché per un lungo periodo era stato a capo dell'Istituto erano stati praticamente incollati buona parte del tempo; Alec correva da lui non appena aveva del tempo libero. Molti dei giorni trascorsi assieme li avevano passati avvinghiati e baciarsi nel letto, ma si erano presi parecchi momenti anche per parlare di quello che era successo tra loro, dei litigi che c'erano stati, del fatto che Alec aveva bisogno sapere più cose di lui, e infine avevano parlato spesso anche del taccuino che Magnus gli aveva consegnato. Aveva adorato ogni singola storia raccontata dal suo stregone ed era stato fantastico entrare nel suo mondo per un po', tanto che lo aveva finito in soli due giorni – nei quali Magnus non aveva fatto altro che lamentarsi delle scarse attenzioni che riceveva -.
Si ritrovò Presidente sulle gambe e prese ad accarezzarlo dolcemente.
“A questa festa si è degnato di presentarsi” asserì Magnus sorridendo; li raggiunse dopo aver chiuso la porta dalla quale erano appena usciti Jace, Clary, Izzy e Simon.
“Tutto è iniziato con una festa e tutto finisce con una festa, mh?” disse Alec leggermente malinconico.
“Hey, cos'è questa tristezza nella tua voce Fiorellino, non ti sei forse divertito?”. Lo stregone si allungò e si spalmò sul giovane che gli sorrise e scosse la testa.
Ogni volta che finiva un libro gli veniva il magone, e persino quando finiva un film questa strana cosa gli succedeva, forse stava accadendo anche con la fine della festa.
“Non sono triste. È che mi sembra trascorso così tanto tempo...”
“Ancora con la paura di invecchiare?” Magnus accarezzò Presidente Miao, poi lo tirò su e lo poggiò a terra – contrastando i vani tentativi del povero gattino di restare in braccio al suo cacciatore preferito –.
“Mi piacerai anche quando avrai tutti i capelli bianchi, piccolo mio” disse dolcemente, abbracciandolo. Alec sorrise.
“Un anno fa neanche ti conoscevo. Come passa in fretta il tempo”
“Il tempo fa miracoli” disse vagamente lo stregone prima di sporsi verso il giovane e dargli un bacio sulla guancia. “Stai pensando a quando ci siamo conosciuti o al primo bacio che ti ho dato?” gli sorrise malizioso e Alec alzò gli occhi al cielo.
“Stavo pensando alla prima festa che hai dato. Questa è stata di gran lunga migliore”
“Perchè con questa abbiamo festeggiato Presidente e noi due.”
“Noi due?”
“È un anno che ci conosciamo. Era una data da festeggiare, no?”.
Alexander gli sorrise e agguantò la sua camicia – quasi tutta sbottonata – per attrarlo verso di sé e baciarlo in un modo che avrebbe fatto arrossire l'Alec di un anno prima.
“Mhm” mugugnò Magnus allontanandosi, tutto felice. “Sono convinto che un anno fa non mi avresti baciato così”
“Già” disse sorridendo il cacciatore “un anno fa probabilmente non avrei fatto neanche questo...”. Fece scorrere dolcemente le dita sul suo petto fino all'apertura della camicia e poi in un colpo solo la strappò via; sorrise malizioso e si abbassò verso il petto dell'altro, prendendo a lasciarci baci e piccoli morsetti che facevano arrivare lo stregone al settimo cielo.
“No” disse Magnus in un gemito “Purtroppo non lo avresti fatto” ridacchiò e allontanò la testa di Alec dal proprio corpo, stringendo i suoi capelli. Occhi blu lo guardò contrariato, odiava quando lo interrompeva, non c'era cosa che odiava di più.
“Vorresti mostrarmi in camera da letto cosa altro non avresti fatto un anno fa, mh?” sorrise di nuovo malizioso lo stregone e Alec pregustò tutto quello che sarebbe accaduto tra le quattro pareti della loro camera.
“Mhm” si morse il labbro inferiore e sorrise cattivo.
“No” asserì alzando un sopracciglio “O meglio, non ora. Guarda casa tua!”
Nostra!” gli ricordò Magnus, Alec sorrise felice.
“Guarda casa nostra!” si corresse poi il ragazzo; Magnus si girò attorno con un broncio sulle labbra. “Cosa c'è che non va?”
“È orribile. E guarda lì. Per l'Angelo che schifo! Non inviteremo più i vampiri alle feste, vero?”. Magnus si girò verso il punto indicato da Alec e represse un conato di vomito: una grande chiazza di vomito rossiccio si allargava sulla sua parete. Che odio!
“Dobbiamo risolvere il problema di quella macchia” asserì convinto.
“E tutti gli altri che ha casa nostra in questo momento. I nostri pantaloni possono aspettare” disse sorridendo. No che non potevano, ma se Magnus si era preso la libertà di interromperlo sul più bello, Alec si prendeva quella di rimandare il loro divertimento.
“Okay” sbuffò Magnus. Per aver ceduto così velocemente di sicuro aveva qualcosa in mente. Alec era spaventato.
Lo stregone si alzò e sorrise al fidanzato prima di schioccare le dita e far scomparire tutto: non c'erano più bicchieri di carta per terra, macchie sul divano, bottiglie di intrugli strani sul bancone della cucina, cartoni alle finestre, avanzi di cibo sul pavimento.. l'unica cosa che restava era la macchia sul muro.
Il cacciatore si alzò soddisfatto e sorridendo tirò Magnus verso di sé, ma lui lo interruppe ancora. Sbuffò.
“Ci tocca solo togliere quella, Fiorellino.” scrollò le spalle sorridendo mentre il Fiorellino sbuffava.
“Avanti, schiocca le dita” gli diede un pizzicotto sul fianco e lo guardò ridacchiare quando al posto di un muro pulito comparvero tre contenitori di vernice...?
“Pittura? Cosa dovre... oh Per l'angelo vuoi ridipingere tutta la casa?”
“Sei perspicace, Alexander Gideon Ligthwood, pensavo lo fossi solo a letto” lo stregone si morse il labbro inferiore e lui reprimette la voglia di saltargli addosso.
“Perchè?”
“Cosa?”
“Vuoi farmela pagare per qualcosa in particolare?”
“Uhm forse per non avermi detto del morso del vampiro” Magnus scrollò divertito le spalle guardando l'espressione confusa sul volto dell'altro.
“Morso.. Ah. Simon! È passato parecchio ormai”
“E io ho dovuto saperlo solo ora. Non mi piace come cosa”
“Geloso?” chiese Alec ridacchiando.
“Per niente. So mordere meglio”
“Me lo mostri?”.
Magnus si morse il labbro inferiore di nuovo e alzò un sopracciglio, lo sguardo dal basso verso l'alto e fece uno sforzo immane per girarsi dall'altra parte.
“Prima però dipingiamo questa parete”
“Che palle”
“Hey. Da quando dici 'palle' con tata semplicità?”
“Non ci provare anche tu” sbuffò Alec dirigendosi verso i barattoli di vernice, tutto scocciato e imbronciato. Magnus sorrise sotto i baffi e lo fece fare; lo osservò mentre apriva uno dei barattoli – quello di colore blu – e ci intingeva dentro il rollo da pittura, per poi poggiarlo sulla parete e iniziare a colorarla.
“Avanti, Magnus Bane, sommo stregone di Brooklyn! Vorrai mica far fare tutto il lavoro sporco solo a me?” il giovane dagli occhi di gatto scosse la testa e lo affiancò. Dopo un'oretta circa Alec aveva finito tutta la sua parte, Magnus neanche metà. Si era perso tutto il tempo ad osservare i bicipiti del giovane che si gonfiavano e si distendevano ed erano uno spettacolo magnifico.
“Avresti potuto usare la magia e adesso già staremmo facendo altro” sbuffò sfregando le mani. Magnus lasciò cadere il rullo e gli sorrise.
“Se lo avessi fatto non sarebbe stato niente di speciale. Questa cosa.. non avevo mai dipinto con nessuno in nessuna vita. Questa cosa sarà solo nostra” gli sorrise e il cuore del cacciatore si tuffò in un barattolo ricolmo di zucchero. Quanto lo amava!
“Beh ricorderai anche questo, probabilmente!”. Magnus alzò un sopracciglio e poi si ritrovò il restante contenuto del barattolo completamente addosso. Era un enorme, grosso, glitterato puffo blu. Per lo meno manteneva il suo stile!
“Per Lilith, Alexander!”
“Mhm? Dovevo fartela pagare in qualche modo” ridacchiò ritrovandosi poi completamente incollato a Magnus “La pagherai tu, invece”.
Lo stregone schioccò le dita e due barattoli enormi di pittura caddero dal cielo sulla testa del cacciatore che divenne completamente oro. Una statuetta degli Oscar!
“Magnus!” urlò il giovane.
“Chiudi la bocca o ti si colorerà anche la lingua!” disse ridendo Magnus.
Alec scosse la testa, provò a contare fino a dieci, ma in due secondi fu addosso a Magnus, paralizzato a terra. Il cacciatore sedeva sul suo bacino e stringeva i suoi polsi tra le mani. Era delizioso tutto oro, notò l'altro; risaltavano tantissimo i suoi occhi.
“Sei bellissimo tutto di oro.” disse improvvisamente mentre Alec lo puntava ancora con lo sguardo infuocato.
“E vorresti scusarti così? Non va bene, adulatore” gli sorrise e scosse la testa.
“In realtà avevo voglia di scusarmi così!”.
Con un colpo di reni Magnus fu seduto sul bacino di Alec; gli sorrise e poi lo trascinò in un passionale bacio che chi sa come aveva il sapore del cioccolato.
Rise contro le sue labbra e si strinse a lui “Mi piace questo modo di scusarti” ebbe il tempo di sussurrare prima di essere travolto da un uragano di emozioni, gemiti e piacere.

 
* * * * *
 
“Fiorellino? Fare la doccia da soli non ha più senso. Vieni qui, avanti”
“Un attimo, Magnus. Sto cercando quel maledetto aggeggio”
“Cosa?” urlò Magnus dal bagno.
“Il mio maledetto cellulare”
“Prendi il mio. È nel primo cassetto del mio comodino. Fa presto, su!”.
Alec sorrise per la voce di Magnus: il suo stregone era instancabile.
Cercò ancora una volta il suo cellulare per chiamare il suo benedetto parabatai e dirgli che quel pomeriggio non sarebbe andato ad esercitarsi perché stava avendo dei problemini con Magnus. E che problemini!
Sbuffò non trovandolo e fece come aveva detto il suo ragazzo, provò a cercare il suo nel primo cassetto del comodino.
Com'è che si dice? Quando meno te lo aspetti il destino colpisce.
Alec trovò il cellulare nel cassetto, ma anche una lettere indirizzata proprio ad 'Alexander Gideon Lightwood'.
Prese la busta avorio con le mani che gli tremavano; la scrittura era quella di Magnus indubbiamente, quindi non poteva essere niente di male.
“Hai fatto?” urlò il ragazzo dal bagno.
“Un minuto e arrivo”
“Avanti che sporchi le coperte di vernice” come se davvero fosse stato quello il problema!
Era giusto o meno impicciarsi dei fatti di Magnus? Non lo era, lo aveva capito da tempo ma quella busta aveva sopra il suo nome quindi era suo diritto e dovere leggere il suo contenuto!
Si sedette sul letto -che si sarebbe ovviamente macchiato d'oro e blu – e aprì la bustina con le mani che gli remavano come non mai.


Caro Alexander,


Sono le due di notte. Siamo ormai tornati da due mesi da Edom e tu non fai che dividerti tra casa tua e casa nostra. Abbiamo appena finito di fare l'amore e tu tu sei caduto in un dolce sonno; sembri quasi un angioletto. Ah se non sapessi quali bollenti spiriti si nascondono dietro quel faccino angelico, ma benedetto chiunque ti abbia dato quel fisico e quella runa della resistenza!
Dunque stai dormendo e io non riesco a dormire ma non voglio sprecare questo tempo che ho, quini lo consumerò guardandoti e scrivendoti questa lettera in risposta alla tua. Quale? Quella che hai scritto un po' di tempo fa quando sei andato via da casa mia lasciando la chiave sul tavolino all'entrata.
Pensavi sarebbe stata chiusa per sempre nel tuo cassetto? Ringrazia il tuo Parabatai! L'ha trovata e ha pensato che dovessi averla...
Ho pianto. Il Sommo -e magnifico- stregone di Borooklyn – nonché babysitter di un gruppo di cacciatori scapestrati – ha pianto per una lettera scritta da un diciottenne. Se non è amore questo!
Sto sempre a straparlare.
Il punto è che... io non ti desidero solo per i tuoi capelli neri e gli occhi blu, né per la tua runa, né per i tuoi addominali, né per le tue illustrissime capacità. Io ti desidero perché ti amo, Alexander. Forse più di quanto abbia mai amato in tutte le mie vite. Quando sarai vecchio e avrai i capelli grigi e gli occhi velati di esperienze, continuerò ad amarti e desiderarti come faccio adesso perché sarò invecchiato anche io con te. Magari fisicamente mostrerò sempre diciotto anni, ma sarò cresciuto come te, con te. Non devi avere paura di questo, sarai sempre il mio piccolo, dolce, tenero, sexy, forte cacciatore dalle guanciotte rosse e gli occhi incredibilmente profondi.
Mi hai ringraziato nella lettera. Hai detto che grazie a me sei cambiato...
Alexander sei sempre lo stesso. Sei sempre speciale e fantastico solo che prima non lo sapevi, non lo vedevi e non avevi nessuno che te lo mostrava.
Piuttosto sono io che dovrei ringraziarti perché mi hai salvato la vita; lo hai fatto la prima volta parecchio tempo fa, quando sei entrato per la prima volta con i tuoi compagni in casa mia e poi poche ore dopo quando sei venuto da solo per chi sa quale motivo.
Ricordo perfettamente i tuoi sgaurdi incerti, la tua timidezza; ricordo anche il viso bianco e sofferente che aveva sostituito quelle espressioni dolci pochi giorni dopo, e ricordo quanto io abbia sperato che tu ti salvassi; non ho mai curato così nessuno in vita mia, eppure non eravamo ancora niente.
Ricordo quando per la prima volta ci siamo baciati, è stato strano e magnifico al tempo stesso.
Ricordo quando per la prima volta mi hai donato la tua energia; un piccolo gesto per farmi capire che nonostante tutto ci tenevi a me.
Ricordo quella volta ad Alicante, quando ti dissi che tra noi non poteva esserci futuro e poi poche ore dopo pufff Alexander Gideon Lightwood, rampollo dei Lightwood bacia Magnus Bane, un nascosto, uomo, avanti a tutti. Mi hai sorpreso come mai nessuno in vita mia; non pensavo saresti arrivato a tanto, eppure lo speravo.
Speravo di poter passare con te il resto della mia vita, di poter invecchiare con te; speranze che sono andate distrutte quando ho scoperto quello che volevi fare.
Mi dispiace di averti fatto soffrire, Alec. Ancora ti devo le mie scuse per il modo orribile in cui mi sono comportato, ma mi sono visto il mondo sgretolarsi sotto i piedi. L'uomo che amavo mi tradiva in quel modo ignobile. Solo dopo ho capito che anche io ho avuto la mia parte di colpa. Se solo ti avessi raccontato qualcosa di me probabilmente non sarebbe accaduto quello.
Però forse non sarei neanche stato rapito da quel pazzo, non avrei neanche sperimentato su me tutte quelle torture, non avrei neanche rivisto il tuo volto dopo tutto quel tempo in quel modo così diverso.
Quello ad Edom è stato uno dei momenti più orribili di sempre.
Ho rischiato di morire innumerevoli volte ed ogni volta ho pensato a te.
Quando Raphael si è avvicinato stringendo tra le mani quel pugnale... Alexander pensavo di essere davvero davvero davvero morto.
Ho avuto centinaia di vite, centinaia di persone, centinaia di ricordi.
In quel momento ho visto te. Te e solo te e giuro sul tuo stupido angelo che avrei voluto vedere solo te.
Ti amo, Alexander. Ti amo incredibilmente e leggere che tu pensi che non ti ricorderò mi fa soffrire. Come potrei dimenticare di te? Di colui che mi ha riportato in vita? E no, non parlo di Edom. Tu mi hai ridato la vita nel vero senso della parola: ero vicino al disfacimento. Non provavo più emozioni, non riuscivo più ad essere sorpreso né spaventato. Ero diventato una statua, ecco sì, mi stavo trasformando in una statua e questa è la cosa più orribile per un immortale.
Poi arrivi tu e tutto cambia, tutto sembra avere senso, tutto sembra ritornare nuovo e strano, proprio come quando ad avere diciotto anni ero io. Il mondo mi sembrava nuovo, diverso, più bello ed è merito tuo.
Forse ho iniziato a vedere il mondo attraverso i tuoi occhi.
Forse ho iniziato a vivere davvero.
Quindi ti prego, Alec, non ringraziarmi, sono io a dovere molto a te, e non azzardarti a chiedermi di ricordarti perché è l'unica cosa per cui vivrò quando tu non ci sarai più. Resterò qui solo per ricordare te, amore mio.
Fiorellino sei la cosa più bella che potesse capitarmi.


Ti amo.
Magnus.


Alec accarezzò il foglio di carta e sospirando si asciugò una lacrima.
Quella era la cosa più bella che qualcuno avesse fatto per lui.
Esprimere i propri sentimenti spesso è la cosa più complicata ma anche la più bella che si possa fare per una persona e Magnus lo aveva fatto per lui.
Magnus lo amava e lo avrebbe amato; lo avrebbe ricordato, sempre.
Fece per posare la lettera nella busta ma non si era accorto di due cose: la fotografia che aveva messo nella lettera per lo stregone e una chiave. La conosceva bene, era la chiave di casa sua, anzi, casa loro.
“Fiorellino? Ti sei perso nel mio cassetto?” urlò lo stregone dal bagno.
Alec sorrise, si asciugò un'altra lacrima -di gioia- dalla guancia e si alzò.
Lungo il tragitto dal letto al bagno sfilò via le mutande e finalmente arrivato entrò. Si aspettava di trovare un Magnus sotto la doccia, piena di colore e brillantini sparsi, invece lo stregone era in una vasca da bagno ricolma di schiuma candida e morbida; centinaia di lumini erano accesi nel bagno ed emanavano un odore dolce e caldo, tipico del sandalo. Aveva un bicchiere di champagne tra le mani e sorrideva come chi la sa lunga.
“Allora?” chiese alzando un sopracciglio. Alec sorrise.
“Allora cosa?”
“Vieni!” sussurrò lo stregone allungandogli una mano che lui prese velocemente.
L'acqua era calda e gli faceva venire ancora più voglia di stringersi al suo ragazzo.
“Come mai tutto questo?” sussurrò contro la sua spalla. Magnus si sporse per poggiare il bicchiere su un tavolino e poi abbracciò il fidanzato.
“Non è una proposta di matrimonio, tranquillo” disse ridendo.
Alec sentì il petto del ragazzo vibrare contro il suo e si accorse di amare quella sensazione.
“Allora cosa? Perché in quel caso sarebbe comunque un 'Sì, lo voglio'!” si fece avanti sorridendo lui.
“Mhm mi stai chiedendo di sposarti, Alexander?”
“Ho solo diciotto anni” rispose l'altro sorridendo “Non chiederei a nessuno di sposarmi a quest'età. Ti sto chiedendo semplicemente di...”
“Di passare il resto della mia vita con te? Perché è quello che sto facendo io” continuò la frase occhi di gatto. Alec sorrise e lo strinse più forte.
Il suo odore inebriava i suoi sensi mandandoli al settimo cielo.
“Quella lettera era meravigliosa”
“Anche la tua” rispose Magnus “E tu sei meraviglioso”.
“Magnus ti amo” sussurrò. Strinse il suo mento appuntito tra le mani e lo tirò verso di sé: nuovamente blu e verde-oro che si mischiavano. Il paradiso.
“Anche io . Non amerò mai nessuno come sto amando te, Fiorellino”.
Alec non fece caso al tempo 'futuro'. Gli bastava. Non gli interessava più sapere che era l'unico ad essere stato amato da lui; gli interessava sapere di essere l'unico che avrebbe amato in quel modo a partire da quel momento.
“Quindi... è un sì?”
“Non ho ancora ben capito la domanda, Magnus” ridacchiò lui.
“Vieni a vivere con me”
“Assolutamente sì” rispose allungandosi di nuovo verso di lui per baciarlo, anche quella volta con estrema delicatezza.
“Mhm però devi dirmi dove hai nascosto il mio cellulare” sbottò fintamente infastidito “A causa tua Jace me ne ha già rotto uno, non vorrei perdere anche questo”
“Te lo dirò quando avremo finito qui” rispose divertito lo stregone trascinandolo in un bacio forte, violento, affamato ma pieno d'amore.
Quello che successe tra quelle quattro mura, in quella vasca, nessuno lo saprà oltre a loro due, il povero Presidente Miao e i vicini che probabilmente erano già stati costretti a comprare dei tappi per le orecchi.
Quello che successe tra quelle quattro mura era il frutto di un amore spropositato e dei benefici di avere un fidanzato con una runa della resistenza.


Destino
s. m.
La predeterminazione fatale dell’accadere; il succedersi degli eventi ritenuto come preordinato e necessario, al disopra dell’umana capacità di volere e di potere.



Il loro amore era qualcosa di strano, unico, difficile. Tante persone e tanti problemi si sarebbero potuti mettere tra loro due, ma Magnus e Alec avevano un alleato dalla loro parte: il destino.
Quando il destino decide qualcosa nessuno può fare il contrario. È una forza insormontabile – che può essere sconfitto solo dall'amore-, il fato è una potenza antica, misteriosa e irresistibile che regola l'universo e le vicende umane. Il fato aveva deciso per loro due che sarebbero stati assieme contro tutto e tutti, che si sarebbero amati come tante e come nessuna persona prima. L'amore, che cosa strana e potente.
I due ragazzi, d' esempio per una nuova generazione di Cacciatori che non avrebbe avuto paura di amare, avrebbero continuato a lottare contro le brutture della vita, le lacrime, l'immortalità e la mortalità eppure sarebbero sempre restati in piedi, avrebbero sempre vinto perché l'amore è più forte di ogni altra cosa.
Perché forte come la morte è l'amore.



 
Fine.
 


 
Spazio autrice.
*si asciuga una lacrimuccia*.
E quindi... la storia è ufficialmente finita e a me è venuto da piangere; odio scrivere la parola 'fine', davvero, mi mette sempre tanta tristezza.
Però sono felice di aver fatto finire la storia in questo modo: è il mio sogno! Sogno che i Malec possano restare per sempre felici e contenti, assieme, se non per sempre fino a quando Alec potrà restare con Magnus _(e per il momento Cassie sta facendo avverare il mio sogno: Born To Endless Night mi ha resa la persona più felice del mondo!).
Quindi... Niente. Spero che anche voi abbiate sognato con me, e che la storia vi sia piaciuta.
Se vi va di leggere altre mie storie ho iniziato da poco una Malec AU :3
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, e se lo avete letto e vi va di commentarlo con qualcuno, fatemi sapere anche cosa ne pensate di Born To Endless Night (ho bisogno di fangirlare con qualcuno <3).

È stato un piacere essere accompagnata da voi nel 'lungo' viaggio di questa prima long. Grazie per essermi state vicine :)
A presto, spero, e ricordate, Stay Malec <3
StewyT~





 

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