Begging You To Stay

di wings_of_dreams
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just a Girl ***
Capitolo 2: *** Your Car Smells Like Chocolate ***



Capitolo 1
*** Just a Girl ***


Just a Girl

Era la classica giornata uggiosa, il cielo tendeva alla sua solita tonalità grigiastra, spenta e noiosamente anonima, non capitava mai che un fulmine squartasse quella terribile uniformità spenta.
Quel cielo era la metafora perfetta per il suo umore attuale, era tremendamente annoiata, era dovuta rimanere a casa a studiare, perché aveva scelto di imparare russo da zero? Per carità era una lingua affascinante, ma era così stanca di copiare vocaboli per memorizzare pronunce e scrittura. In più non poteva negare la sua passione per la letteratura legata a quell’idioma, vera ragione di tale scelta quasi azzardata. Aveva scoperto che provava gusto mentre scriveva in cirillico corsivo, era strano, ma stranamente elegante, non lo trovava troppo lontano dal suo, la calligrafia richiamava un po’ la sua per alcuni aspetti, come l’inclinazione verso destra, le dimensioni ridotte e così via.
Era sommersa dai libri e dai quaderni, l’unica trasgressione era una tazzina di Thè al Ginger, suo fedele compagno delle giornate più fredde dell’anno, un vero toccasana per la sua gola e, grazie al suo gusto deciso, un piacere per il suo palato, strano e raffinato.
C’era parecchio silenzio in quell’appartamento, anche se era esageratamente enorme per soli due coinquilini, Scarlett lo aveva notato fin dal primo giorno che si era trasferita da suo fratello: infatti, oltre alle loro stanze, c’era un salotto molto ampio, una cucina degna di una rivista di alto retaggio sull’arredamento, due bagni e due stanza per gli ospiti. Come aveva fatto Logan a trovare quel posto? Quanto aveva pagato?
Si era trasferita lì per l’università, suo fratello si era offerto di ospitarla perché preferiva tenerla lontana dai dormitori del college, con suo grande disappunto; ma i suoi genitori erano stati felici di poter risparmiare un po’ e quindi la proposta era stata accolta con grande gioia. Scarlett odiava quando suo fratello diventava così invadente senza nessuna apparente ragione, a volte era troppo protettivo e già in passato era stata la causa di episodi davvero imbarazzanti.
Oh, che ricordi raccapriccianti! Forse era il prezzo da pagare per avere un fratello di sei anni più grande, laureato e già lanciato nel mondo, un codice non scritto di tutti i fratelli maggiori, a cui erano costretti a rispondere in ogni momento e che lei non poteva conoscere, era proibito.
Abitavano insieme da circa un mese, ormai, e l’autunno aveva già sparso il proprio dominio per tutti i cieli e terre; solo le piante sempre verdi sfuggivano alla sua creatività artistica, non prestando mai le loro foglie alle tavolozze della stagione, preferendo le soffici coltri invernali.
Si era abituata a tutte le sue stranezze, Logan a quelle della sorella, qualche problemino ancora c’era ma, alla fine, i due fratelli si trovavano bene. Scarlett era anche abbastanza libera, non aveva costrizioni particolari, conduceva tranquilla la sua vita da studentessa universitaria e aveva anche un proprio giro di amici, con cui studiava spesso anche a casa ed usciva qualche sera.
La sua vita sentimentale invece era un po’ smorta, non aveva avuto molto esperienze, con Logan che incuteva terrore in chiunque avesse anche la sola mezza idea di provarci con lei; Scarlett aveva sempre inghiottito la pillola amara, cercando modi per evitare che suo fratello le rovinasse ogni appuntamento. In diverse occasioni ci era riuscita.
La ragazza tornò sui propri libri: le desinenze degli aggettivi al nominativo dovevano assolutamente entrarle in testa, anche se era fin troppo stanca per riuscirci a causa delle lezioni eterne della mattinata. Fissava il libro in attesa che quei nomi magicamente si stampassero nella sua mente, mentre il tempo era scandito dalle goccioline che ticchettavano sul vetro delle finestre del salotto.
La quiete, però, fu interrotta dallo scattare della serratura della porta d’ingresso.
“Ciao, sono a casa”. Le urla furono accompagnate da passi calcati e in qualche modo cadenzati.
La ragazza ruotò gli occhi al cielo, non alzò nemmeno il capo dall’angusta pagina. “Sono qui, idiota, ti ho sentito” sbottò annoiata.
Lo sguardo dalle sfumature azzurro ghiaccio del ragazzo si mosse in direzione della voce, finché non scorse la chioma mogano ripiegata sul tavolo della sala, sommersa da tutti i libri.
“Ma c’è qualcosa che fai nella tua vita che non sia studiare?” la punzecchiò avvicinandosi al tavolo. Diede una rapida occhiata alle scritte in cirillico e scosse la testa disgustato. “L’unica cosa che mi piace della Russia è la Vodka”.
“La tua stupidità non mi è nuova fratellone, comunque hai lasciato ancora in giro per casa i tuoi boxer sporchi, fai schifo, lo sai vero?” rispose tagliente lei.
“Disse quella che dissemina reggiseni come se non ci fosse un domani” la punzecchiò di rimando. “E comunque da quando porti della biancheria così piena di pizzi e merlature? Spero per te, che, oltre a noi due, non l’abbia vista nessuno”.
“Logan, la mia biancheria non è affare tuo, brutto idiota!” sbottò esasperata. Quando faceva così era insopportabile: prima o poi l’avrebbe riempito di schiaffi.
“È adorabile assistere a queste scene ogni volta che metto piede in questa casa, non mi stupisco più di niente ormai”.
Scarlett si congelò all’istante. Subito dopo divenne bordeaux. Poi smise di respirare. Infine si seppellì fra i libri. Quella voce.
“Non sei proprio il più adatto per queste uscite, non credi sia meglio tenere la bocca chiusa ogni tanto? Devo ricordarti cosa ho trovato l’ultima volta che sono venuto a casa tua?” borbottò Logan, colto sul vivo. Forse sarebbe stato meglio avvisare Scarlett che avrebbero avuto un ospite a cena, ma non avrebbe mai ammesso in quella situazione di aver sbagliato, dato che le aveva risposto per le rime, così decise di ritirarsi in bagno per darsi una rinfrescata. I due fratelli si stuzzicavano spesso, molto spesso, ma si volevano un gran bene.
Il silenzio tornò a regnare nella stanza, la ragazza dai capelli mogano guardava ancora le pagine di prima, ma ormai non riusciva a leggerci più nulla: la sua attenzione era catalizzata tutta su quella persona che aveva varcato per ultima la soglia di casa.
Il suo fiato si accorciò quando senti dei passi improvvisi, lenti e sempre più vicini: stava andando verso di lei. Andò nel panico, cosa doveva fare? Ignorarlo? Fingere che non fosse lì? Poteva sembrare una soluzione semplice e istintiva, ma per lei era impossibile far finta di nulla in sua presenza.
“Ciao Scar”.
Scar. In pochi la chiamavano così, ma come lo pronunciava lui… Nessun altro riusciva a farle vibrare il cuore con una semplice sillaba, invece lui sì, ed in quei momenti le sembrava di portare il nome più bello del mondo, si sentiva importante, ma allo stesso tempo impotente. Scar era un diminutivo che introduceva un senso d’intimità profonda, cosa che non esisteva con lui, eppure raramente usava il suo vero nome, fin da quando si erano conosciuti.
“Tutte le volte che ci sei, quando vengo a trovare tuo fratello, ti vedo studiare, non avrei mai pensato che fossi una ragazza così secchiona. È ancora russo?”.
La ragazza alzò lo sguardo annoiata, odiava quando la considerava un topo da biblioteca; insomma, c’erano altri aspetti di lei che non conosceva e non aveva diritto di catalogarla in nessun modo. I suoi occhi scuri si posarono sul ragazzo davanti a lei. Come poteva essere reale? C’era davvero lì, in quel momento, un giovane uomo non troppo alto, con i capelli ricci, leggermente più corti ai lati della testa sopra le orecchie, pelle chiara e occhi castani intensi? Era appoggiato al tavolo, mentre la guardava insistentemente, in attesa di una risposta che tardava ad arrivare tamburellava le dita sulla superficie lignea. La camicia rigorosamente sbottonata sul petto lasciava intravedere i suoi tatuaggi, le sarebbe piaciuto vederli interamente, e soprattutto, tutti. Non appena le rivolse un sorriso, sbattè le palpebre ripetutamente. Matty Healy era realmente interessato a conoscere i suoi pensieri.
“Sì è russo, non vedi le scritte in cirillico?” rispose ovvia. “E comunque non studio e basta, sai ho una vita sociale, ho degli amici anch’io”.
Il ragazzo non si mosse di un millimetro. “Non ne dubito, infatti, parlavo solo di quando sei in casa. Anch’io studiavo quando andavo all’università, certo mai quanto te, il tuo impegno non era certamente una delle mie qualità. Ma dimmi, c’è anche un fidanzatino fra questo giro di amici?”.

Scarlett tossì imbarazzata. “Non… non sono affari tuoi questi”.
Matty ridacchiò divertito. “Ero solo curioso di sapere se c’è qualche altro ragazzo così fortunato da poter vedere la tua famosa biancheria provocante. Ti aiuterei a nasconderlo a tuo fratello, non gli direi nulla, tranquilla” disse facendole l’occhiolino. “Per esempio, quello che indossi ora bianco è molto bello, non ci credo che lo metti solamente per piacere personale” concluse indicandole la scollatura della maglietta.
Scarlett arrossì. Abbassò lo sguardo e vide spuntare leggermente il reggiseno, perché la maglia si era aggrovigliata contro il tavolo. La tirò su con un gesto violento, incenerendo l’amico del fratello con lo sguardo. “Sei un imbecille”.
“Non prendertela, lo sai che lo dico per te, non sono così pervertito da fissare il corpo delle ragazzine” rispose calmo. Allungò una mano verso il suo viso e le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Mi piace il loro colore” sussurrò rimirandoli.
“Solo tu e Logan mi ritenete ancora una ragazzina! Ho diciannove anni per la miseria, non dodici, sono in grado di intendere e volere” mormorò amara.
Matty riportò la sua attenzione sugli occhi scuri della ragazza. “Vuole solo proteggerti”.
“E da chi?” sussurrò di rimando.
“Logan vuole impedire che la tua innocenza sia deturpata, ai suoi occhi sei pura, nel senso che sei dolce, hai un equilibrio perfetto tra piacere e dovere, ti impegni all’università, non fai nulla di stupido e così via. Non vuole che tu possa essere traviata da cattive compagnie”. Il suo tono era fin troppo calmo, come se suo fratello ripetesse venti volte al giorno quelle parole.
“Non può pensare di analizzare tutti i miei amici, posso uscire con chi voglio” rispose stizzita.
Matty inclinò la testa. “Non sono loro quelli di cui si preoccupa, ma teme quelli come… no, non li conosci, forse un giorno capirai. Ho sete, posso andare a prendere un bicchiere d’acqua? Non voglio disturbarti più di tanto, immagino avrai molto da fare. Ne vuoi uno anche tu?”.
Scarlett annuì. “Preferirei del vino rosso” scherzò. “Io lo adoro, nelle giornate uggiose poi è il massimo se si legge un romanzo sul divano, accanto al camino acceso”.
Il riccio ridacchiò. “E chi l’avrebbe mai detto, sotto quest’aspetto siamo uguali. Mi dispiace, ma siccome devi studiare, e non leggere un romanzo, non avrai altro che acqua. Sappi che ti farò compagnia in questo momento difficile”.
Rimase nuovamente sola. Ragazzina. Faceva male sapere che per lui fosse soltanto quello; per un momento si era sentita quasi lusingata prima, quando le aveva fatto notare l’intoppo nella sua scollatura. Invece no, per lui era solo una sciocca ragazzina, troppo concentrata sullo studio, di cui sapeva l’esistenza quasi per sbaglio.
“Hey dov’è quell’idiota di Healy?” domandò Logan tornando dalla sua doccia. Si passò una mano fra i capelli bagnati, guardando con la coda dell’occhio in direzione della sorella.
“In cucina a bere un po’ d’acqua”.
“Mi raccomando non parlare così allegramente con me” la schernì. “Matty si ferma a cena, tu hai programmi per stasera? Devi andare a un pigiama party con le tue amichette?”.
Scarlett batte violentemente la mano sul tavolo. “Sempre meglio che rimanere in casa con voi due, che mi trattate come una mocciosa! Comunque sì, devo uscire stasera”.
“Con chi?” chiese il fratello sospettoso.
“Non sono affari tuoi” sorrise strafottente. “Se non ti dispiace, vado a prepararmi, non vorrei arrivare tardi. Divertitevi tu e il tuo amichetto, non che m’importi sapere cosa facciate”.
Si chiuse nella propria stanza, ignorando i richiami del maggiore, ed afferrò il cellulare: non sarebbe rimasta lì ancora a lungo.
“Hey Scarlett! Spero tu abbia un buon motivo, davvero valido, per disturbare il mio adorato pomeriggio di lettura!”. L’urlo di Holland la fece sobbalzare. “Ti mando uno sputo via wireless!”.
“Grazie, ti voglio bene anch’io. Shadowhunters?” rispose alzando gli occhi al cielo.
“Già. Non puoi interrompermi nei momenti di massimo climax, andiamo, quanto sei stronza?”. Holland era la migliore amica di Scarlett: una ragazza tenace, molto bella e dalla personalità forte, divertente e complessa. Condividevano la passione sfrenata per thè e tisane ma, mentre Holland amava il thè verde, Scarlett invece preferiva quello al Ginger.
“Hai programmi per stasera?” chiese speranzosa all’amica.
“No, di nuovo Logan?”. Ormai conosceva le classiche dinamiche fra i due fratelli.
“Logan e Matty” sbuffò la ragazza. “Se mi lasci venire ti porto un qualsiasi film che abbia per protagonista quel gran bell’uomo di Jamie Campbell Bower, te lo prometto”.
“Non puoi corrompermi con Jamie, lo sai, ora mi è davvero difficile convincerti a rimanere con Matty” si lamentò l’amica. “Non è da te rifiutare un’occasione di stare un po’ con lui”.
“Lo faccio per altruismo! Dato che qui sono considerata una bambina, non gli faccio fare il turno da babysitter” rispose sarcastica. “Insieme quei due sono insopportabili, prima mio fratello che mi sputtana, poi Healy e i suoi discorsi strani”.
“Fermati subito” la interruppe esaltata Holland. “Avete parlato voi due da soli? Che ti ha detto?”.
“Holland, non è successo nulla di così speciale, davvero, tranne alcune osservazioni imbarazzanti su un mio possibile ragazzo e… beh il reggiseno che spuntava fuori dalla maglietta… Poi voleva dare ragione a Logan, che devo stare attenta, ma non ho capito a chi o a cosa. Sono pazzi!”.
“Logan non sa molte cose di te, ti vede ancora come la sua dolce sorellina, più piccola di sei anni, da proteggere, devi cominciare a fargli capire che quei tempi sono finiti. E per Matty beh, se ti ha guardata in quel modo forse un motivo c’è” sottolineò maliziosa.
“Mi sento una stupida per essermi invaghita del migliore amico di mio fratello, che mi vede nello stesso modo” sbuffò amara. “Che storia patetica e banale”.
“Smettila di autocommiserarti, ti aspetto qui. Mi raccomando: porta Jamie!” concluse ridendo.
Scarlett si vestì in fretta, non stava scappando, voleva solo dimostrare a suo fratello che l’apprensione era ingiusta e offensiva; a piccoli passi stava cominciando a fargli accettare, o almeno comprendere, la “dura” realtà. Vivere in quell’appartamento sarebbe divenuto grandioso, se il dovuto rispetto avesse preso piega fra quelle mura. Nolente o volente, Logan avrebbe aperto gli occhi.
Afferrò la borsa, già pronta con i libri del giorno dopo, ed aggiunse il carica batterie del telefono. Lo fece con tranquillità, il miglior modo per dimostrare la propria maturità era non fare scenate. Prese uno zainetto, v’infilò dentro un cambio pulito per il giorno dopo, il suo confortevole pigiama e infine un beauty-case con il minimo indispensabile. Holland alloggiava nel dormitorio femminile dell’università, aveva un letto in più, che, regolarmente, ospitava le stanche membra di Scarlett. Era la sua coinquilina abusiva.
Quando fu pronta, lasciò la sua stanza. “Io vado, ciao ragazzi” urlò in corridoio. Giunta alla porta di casa, però, trovò Logan appoggiato contro di essa, per sbarrarle la strada. I suoi occhi, velati dalla rabbia, scrutavano duri lo zaino fra le mani della sorella, che fece appello a tutta la sua forza interiore per non insultarlo pesantemente. Peggiorare la situazione non le sarebbe giovato a nulla.
“Dove credi di andare?”. Il suo tono era freddo e completamente neutro e la ragazza capì di doversi muovere con la destrezza e delicatezza di un’esperta funambola.
“Vado a dormire da Holland, ho già preso tutti i libri per domani a lezione, così posso andarci subito domani mattina, controlla pure cosa c’è dentro allo zaino se non ti fidi. Puoi stare tranquillo, il programma della serata è guardare un film, non usciremo, non andremo ad alcuna festa strana e non vedremo persone che consideri pericolose. Puoi chiamarmi quando ti pare, ma ti prego almeno di non aspettare notte fonda, sarebbe carino dormire tranquilla” spiegò cordialmente.
“Allora non c’è nessun problema se chiamo Holland in questo preciso istante, e le chiedo di confermare se è vero?” domandò strafottente. Aveva assottigliato lo sguardo, pronto a coglierla in fallo, a vedere il colorito del suo viso tendere verso il cadaverico o notare qualche segno di agitazione, ma non accadde.
“Vuoi usare il mio cellulare o hai già il suo numero?” ribatté ovvia, porgendogli il suo telefono.
Logan si leccò le labbra con disappunto: era sincera. “Lo sai che posso controllare la tua posizione, vero? Guai se scopro che mi hai mentito”.
Scarlett strinse i pugni, lo fece con così tanta rabbia, che sentì le proprie unghie conficcarsi nella carne. La passione da stalker di suo fratello la spaventava, avrebbe voluto realmente insultarlo da capo a piedi, spiegargli che stava oltrepassando il limite: era una situazione da manicomio. Lui non poteva invadere la sua privacy in quel modo! Aveva tutto il diritto di denunciarlo, lei non meritava di essere trattata così, era prigioniera in casa sua! Avrebbe voluto chiedergli la ragione di questa sua pazzia, quale dannata idea gli avesse avvelenato la mente a tal punto da compromettere così tanto la sua razionalità. Avrebbe voluto sbattergli in faccia moltissime cose, ma non lo fece. Si trattenne, nonostante tacere quelle parole le provocò un atroce dolore sia fisico sia mentale. Non fiatò.
“Divertiti a fissare un puntino fisso su uno schermo” mormorò. “È bello sapere che non ti fidi di me” sussurrò infine con la voce velata di tristezza, ma certa che il fratello non l’avesse sentita.
Logan annuì soddisfatto, girò le chiavi nella serratura e aprì la porta.
Scarlett non lo degnò di un solo sguardo, si voltò inconsciamente verso la soglia della cucina. Sullo stipite vi era appoggiato Matty, che teneva le braccia conserte al petto. Si sentì mancare il fiato di nuovo: era una coincidenza strana, ma quasi piacevole. Non appena i loro sguardi s’incrociarono, le fece l’occhiolino e un mezzo sorriso, che lei ricambiò con un timido movimento della mano.
“Non credi di aver esagerato?” sentenziò questi, non appena rimasero soli. “Sei sicuro che quello sia il modo migliore per interagire con tua sorella?”.
Logan, piuttosto irritato, si voltò verso l’amico, guardandolo dall’alto in basso. “Io e Scarlett abbiamo sempre avuto un rapporto un po’ burrascoso, ma sai che spessissimo passiamo tempo insieme senza battibeccare. È solo un po’ ribelle tutto qui”.
Matty scosse la testa. “La mortifichi sempre, qualsiasi cosa faccia, non se lo merita, come il commento sulla biancheria intima, sapevi che c’ero, le hai risposto perché eri piccato”.
“Tu credi di conoscerla meglio di me? Tu pensi di poter criticare il mio comportamento? Oh sì, giusto, tu sei un sant’uomo, illuminami, dimmi dove sbaglio nel voler bene a mia sorella” gli urlò contro avvilito. Perché sì, Logan aveva ottomila difetti, un carattere pessimo e una leggera mania del controllo, ma Scarlett era la sua piccola principessa, voleva evitarle in tutti i modi di farla soffrire. Non si era accorto che, rinchiudendola in quella gabbia dorata, era passato dalla parte del carnefice.
“Non la ascolti. Se fossi stato, giusto per un secondo, meno egocentrico, avresti sentito cosa pensasse veramente del tuo discorso. L’ha detto con una voce davvero flebile, io le ho letto il labiale di sfuggita. È rimasta ferita, tutto per colpa dalla tua mancanza di fiducia, credimi, la stai allontanando e basta”. Matty lo incenerì con lo sguardo mentre parlava, accusandolo di quella fatale cecità portatrice di disgrazie. “Ma io sono solo un cazzone giusto?” ironizzò prima di sparire in cucina, lasciando un Logan perplesso e ferito nell’orgoglio a fissare l’ingresso principale.

Hey There!
Sto lavorando a questa cosa da mesi, ma non mi sono mai decisa a pubblicarla.
Premetto subito che:
a) lo so che Matty ha lasciato la scuola a 16 anni, non ha mai ritirato i risultati dei suoi finals. Ho fatto qualche variazione per scopi narrativi
b) alcuni passaggi vengono sviluppati e approfonditi gradualmente, es. il lavoro di Logan (non spoilero nulla)
Spero la storia possa piacervi e sarebbe stupendo sapere cosa ne pensiate!
A presto
S.
ps Il prossimo angolo autrice lo faccio più decente ahahahah 

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Capitolo 2
*** Your Car Smells Like Chocolate ***


Your car smells like chocolate

Holland si rigirava una ciocca scura di capelli fra le dita, sbuffava a ritmo del ticchettio alienante dell’orologio, che, fastidiosamente, le ricordava il lento scorrere del tempo, inducendola a supporre, che, in realtà, esso rallentasse durante le ore di linguistica generale. Seguire il tono di voce della professoressa era un’impresa degna degli antichi eroi greci, richiedeva un grande spirito e una forza mentale quasi sovraumana. C’erano quegli strani soggetti che si azzardavano a fare domande, e lei li guardava sempre scettica, chiedendosi quale fosse il loro pianeta d’origine e per quale ragione fossero stati mandati sulla Terra.
Scarlett era seduta accanto a lei, ma era presa dal suo telefono, che teneva in bella mostra sulle pagine del quaderno ricoperte d’inchiostro ed intrise di scritte, scarabocchi e disegni, riguardanti qualsiasi cosa fuorché linguistica. Holland sapeva che la testa della sua amica era partita per qualche avventura, naufragata fra i sogni e desideri, quando era silenziosa, o stava male, o non era presente. Spesso entrambi.
“Ma quello non è Healy?” bisbigliò piano.
La ragazza accanto a lei si rizzò di colpo. “Eh cosa? È qui?” balbettò impacciata.
Holland si sforzò per trattenere una sonora risata. “No disperata, stavo solo cercando di catturare la tua attenzione, sai, eri un po’ in fase morta vivente”.
Scarlett le mollò un pugno scherzoso sul braccio. “Abbiamo dormito un po’ poco stanotte, non fare la finta tonta, sei colpevole quanto me di questo! Tu e il tuo Jamie!” la schernì.
“A te basta dire Matty, e non capisci più nulla!” la canzonò di rimando. “Specie dopo il grande dialogo di ieri, scommetto che ti sei già fatta dei film mentali a luci rosse su voi due” sottolineò, alzando ripetutamente le sopracciglia.
“Deficiente” sbottò incredula. “Linguistica generale ti fa malissimo!”.
“Scherzi a parte, voglio andarmene, i miei neuroni chiedono pietà dopo tutto questo monus e common ground!” piagnucolò Holland. “Siamo alla fine dell’ora, quando suona?!”.
Come pronunciò quelle parole, il salvifico suono della campana scosse tutti i corpi degli studenti assopiti sui banchi, sterminati dall’infinito flusso di termini in idiomi ignoti, scagliati senza pietà dalla docente come dardi affusolati per tutta la spiegazione.
“Alleluja!” urlò Holland uscendo dall’aula. “Non ne potevo proprio più!”. Saltellava allegra per i corridoi, incenerendo con lo sguardo chiunque osasse alzare un sopracciglio per di disappunto per la sua reazione.
Le due ragazze s’incamminarono verso uno dei chiostri interni dell’università, uno dei luoghi più pittoreschi e favolosi di tutto il campus.
Era molto ampio, degli archi a volta sostenevano la struttura, i muretti pullulavano di studenti stanchi o scazzati, intenti a fumare una sigaretta, a scambiare quattro chiacchiere, a saltare le lezioni da soli o in compagnia. All’interno vi erano delle aiuole verdeggianti curatissime, delimitate da basse siepi dalle larghe foglie smeraldine, mentre al centro vero e proprio del chiostro sorgeva un grande albero, maestoso, molto alto, dalla chioma variopinta con grazia dalla mano esperta dell’Autunno. Risaltava fra il verde e richiamava i diversi colori del chiostro in pietra. Le panchine in legno, nella bella stagione, erano il punto ideale per trovarsi con gli amici.
Scarlett e Holland, in quanto matricole, non avevano ancora goduto di questo lusso, abituate ormai a rivederle lucide a causa dei frequenti acquazzoni, che con ostinazione e indifferenza, si abbattevano continuamente sulla città. Proprio come quel giorno.
“Non ne posso più di questo tempo” si lamentò Scarlett. “Mi mette una grandissima tristezza addosso e in più fa freddo, le mie mani si stanno screpolando, o meglio, rovinando”.
“Fermati da me anche stasera, non c’è alcun problema per me, non voglio che tu debba tornare a casa con la tempesta che infuria. Rischi di ammalarti seriamente” osservò l’amica.
“Vorrei, ma Logan stava già dando di matto ieri sera, non posso dirgli che resto fuori anche stasera con così poco preavviso” rispose atona.
Holland la squadrò da capo a piedi. “Ma che cazzo di problemi ha tuo fratello con la tua vita? Come osa arrogarsi il diritto di decidere al posto tuo? Pronto Scarlett, da quando sei così arrendevole? Mandalo a quel paese e ragiona di testa tua” sbraito furiosa. “Siete due persone differenti, volete cose differenti. Credi di poter continuare così a lungo? Presto arriverà il momento in cui sarai costretta a scegliere fra lui e ciò che ami e non voglio che tu commetta la scelta sbagliata, non voglio che tu continui a sottovalutarti in questo modo, lasciando che qualcuno ti metta i piedi in testa”.
“È quello che sto facendo, ma uno strappo netto è troppo rischioso, posso riuscirci solo facendo passi calcolati e misurati. Non voglio che confonda le mie azioni con uno sterile desiderio di rivolta dovuto al ciclo o all’età” sbottò Scarlett infuriata.
“Dimmi come posso aiutarti, puoi sempre contare su di me, lo sai” si calmò la ragazza.
“Ovvio, altrimenti non te ne parlerei!” scherzò per alleggerire la tensione.
“Secondo me qualcosa ha provocato questo suo strano atteggiamento” esclamò pensierosa la prima.
“Non so che torto nella vita posso avergli fatto… Ok mi sarò ubriacata qualche volta, ma non ho mai commesso nulla d’imperdonabile. Non ancora ucciso nessuno e…”.
“Zitta non intendevo questo, penso che sia coinvolto qualcun altro” riprese il ragionamento.
Scarlett ripensò a quando ancora lei e suo fratello vivevano dai loro genitore. Logan non era così, anzi era un buon complice spesso la copriva quando si ubriacava alle feste dei suoi compagni di liceo, l’aiutava a smaltire le sbronze e a gestire i postumi. Lui stesso combinava parecchie bravate. “Magari è successo all’università”.
Holland sorrise, facendo vagare distrattamente lo sguardo per il lungo corridoio. Vide appoggiato a un muretto un ragazzo diverso da tutti gli altri studenti, che già scaturiva l’interesse di alcune ragazze poco distanti.
Sorridendo con furbizia si voltò verso Scarlett. “Beh, so a chi puoi chiederlo. Mr. Healy è veramente qui” sogghignò.
“Ci casco una volta, non due” ribatté l’altra storcendo il naso, ma dovette ricredersi quando l’interessato le fece un cenno ed cominciò a incamminarsi verso di lei.
Indossava un paio di pantaloni neri abbastanza stretti, che modellavano perfettamente la forma delle sue gambe, erano consumati, infatti, c’erano delle scuciture da cui si intravedeva la pelle; indossava un maglione un po’ largo bianco a righe nere e una giacca nera di pelle. L’unica nota di colore era una sciarpa di color bordeaux scuro, avvolta attorno al suo collo con apparente casualità. Fottutamente sexy, pensò lei.
“Ciao Scar”. Lo odiava, perché, quando la chiamava in quel modo, provocava un devastante maremoto dentro di lei: le sue viscere andavano in subbuglio, il sangue accelerava istantaneamente, la testa le girava e tutto diventava straordinariamente nitido e brillante. Vinceva ogni singola volta quando la chiamava in quel modo.
“Healy, cosa ci fai qui?” domandò confusa, a tal punto da non ricordarsi di mascherare l’evidente espressione sorpresa, ma... lieta.
“Sono venuto a prenderti, farti tornare a casa da sola con questo tempo è impensabile” spiegò il ragazzo passandosi una mano sulla spalla.
Scarlett si morse il labbro inferiore. Doveva riuscire a tutti i costi a trattenere un sorriso ebete, non amò mai così tanto la pioggia in vita sua, come in quel momento.
“Dai già troppi pensieri a tuo fratello, se poi ti ammali sclera!” ironizzò agitando le braccia in modo buffo. “Mi ha chiesto di venirti a prendere, è bloccato al lavoro, non può venire”.
“Che fratello amorevole” commentò Holland, per una volta condivideva una scelta di Logan, evento sicuramente epocale!
“Non mi serve un babysitter” ribatté acida Scarlett. “Preferisco tornare a casa fradicia che dover sottostare a tutti suoi questi diktat da psicopatico!”.
Matty non si scompose minimamente, anzi, annuì con assenso a quell’affermazione, sapeva che aveva tutto il diritto di lamentarsi in quel modo, nessuna persona sana di mente avrebbe osato darle torto.
“Hai ragione, non lo nego, ma non credi sia meglio tornare a casa con me ora, invece che subire altri rimproveri? Sei già uscita senza preavviso ieri sera, come fai dopo a ottenere il permesso per uscire con il tuo fidanzatino?”. Era divertito dal mutamento dell’espressione del viso della ragazza, che fu piuttosto repentino. Soprattutto trovava buffo il suo tentativo di finta indifferenza, in altre parole, spostare lo sguardo su qualsiasi altra cosa e arricciare le labbra annoiata. Fece un passo indietro, alzò il braccio destro in direzione dell’uscita. “Dopo di te, mia cara”.
“Devi morire male” sputò infuriata.
Salutò Holland, poi si allontanò visibilmente alterata, mentre i suoi passi risuonavano minacciosi per il chiostro ed inceneriva con lo sguardo chiunque osasse tagliarle la strada. Matty era lì solo per fare un favore a suo fratello, in più doveva assolutamente smetterla con la storia del moroso, era snervante e frustrante. Non capiva assolutamente nulla!
Si fermò all’improvviso, esattamente all’entrata del parcheggio. Si mise al riparo sotto la tettoia più vicina, anche se qualche goccia riusciva a raggiungerla, e aspettò. Osservò i ciottoli del marciapiede, lustri e ludici per l’acqua che continuava a scendere imperiosa e copiosa dal cielo, erano più belli del solito, riflettevano la scarsa luce e conservavano uno spettro, un ricordo dei nuvoloni grigi sovrastanti.
Faceva freddo, lo sentiva penetrare attraverso i vestiti leggermente umidi, tremava. Il suo maglione non la teneva abbastanza al caldo, i brividi avevano il sopravvento.
“Passare del tempo con me dev’essere proprio una tortura” sentenziò Healy raggiungendola. “Ho seriamente pensato che fossi già diretta verso casa tua”.
Scarlett scosse la testa. “Qual è la tua macchina?” disse semplicemente.
Matty la squadrò da capo a piedi con un’espressione divertita. “Mi hai aspettato, allora vuoi tornare a casa con me”.
“Diluvia, ho abbastanza buon senso da non fare pazzie. Non sapevo quale fosse la tua auto” sussurrò la ragazza. Continuava a fissare i ciottoli bagnati, s’identificava in essi, perché anche lei era costantemente inondata dallo stesso elemento.
Matty Healy. Non sapeva dare una risposta precisa, non aveva idea di come avesse cominciato a piacerle, era stato tutto improvviso, però poco importava, perché ogni volta che lui la guardava in quel modo così penetrante, lei ci ricascava ogni singola volta, più di prima. Matty aveva la rara capacità di penetrare dentro di lei, dentro la sua mente, le dava l’impressione che fosse seriamente interessato a qualsiasi cosa dicesse, come se fosse in grado di capirla. E come quei sassi, non poteva opporsi, e, a volte, si beava di quel giogo strano, della visione che quel ragazzo, ormai uomo, avesse del mondo, particolare e inusuale; si incantava sempre, piena di meraviglia, per la sua arte nell’usare le parole, spesso si rivelava una persona molto più profonda di quanto potesse dare a vedere. L’aveva letteralmente conquistata.
“E poi comunque, come hai detto tu, mi serve un complice per coprire le mie fughe amorose” sogghignò.
“Lo sapevo che c’era un ragazzo! Alt! Io credo però di dover controllare chi sia, non posso mentire al mio migliore amico per metterti in pericolo!” scherzò lui di rimando.
“Meno male che Matty c’è!” esclamò Scarlett ridendo e agitando le braccia in aria, come per esultare.
“Puoi dirlo forte!” rispose pavoneggiandosi. Il suo sorriso si spense improvvisamente, aggrottò le sopracciglia, sembrava preoccupato. “Però che ne dici di infilarci nella mia auto; le tue labbra sono viola per il freddo” disse un po’ più serio, indicando un’auto nera poco distante.
Scarlett fece un passo in avanti, ma lui la fermò, appoggiando piano la mano su una spalla della ragazza. “Scar”. Cominciò a sfilarsi la sciarpa con gesti lenti; osservò per un attimo il suo collo, quasi studiandolo, poi ve la avvolse con cura, muovendosi cauto, come se avesse paura di farle del male, coprendolo bene. Spostò piano i capelli rimasti incastrati nei giri della stoffa. Si voltò, dandole le spalle. “Non voglio che ti ammali”. Si allontanò, con calma e tranquillità, come se nulla fosse successo, mentre la ragazza dietro di lui cercava di ricordare il senso del verbo respirare.
Scarlett sorrise, alzò la sciarpa fino al naso, insultandosi mentalmente da sola per questa cosa: era un gesto così infantile, ma aveva il suo profumo, e quella sciarpa ora stava lasciando una traccia indelebile nella sua memoria.
A passo veloce raggiunse la macchina, con grande sforzo entrò nell’abitacolo, fingendo che non fosse successo nulla, pregando il suo cuore di rallentare il proprio battito. C’erano uno strano odore lì dentro, non molto forte, ma a suo modo insistente, le bastò quel particolare per zittire i pensieri precedenti. Che profumo era? Alzò lo sguardo, dallo specchietto retrovisore, pendeva un deodorante per auto, al pino, però non spiegava la strana nota odorosa, né da dove venisse. “Non senti anche tu questo strano profumo?” domandò al conducente.
“Oh, no veramente, l’ha sempre avuto” rispose evasivo.
“Allora hai un’auto che sa di… non lo so” continuò dubbiosa “è come non so… odore di… cioccolato, sì simile, qualcosa del genere, non lo credi anche tu? Cioccolato”.
Matty la guardò per un istante, si accasciò contro il volante e scoppiò a ridere come un matto, battendo le mani sul volante. “Sì, hai ragione” disse cercando di ridarsi un contegno.
“È un problema della tua macchina, non mio, il tuo pino profumato non serve a molto” commentò irritata, colpendo il deodorante per ambienti.
“Sei troppo permalosa” sbuffò lui.
La ragazza voltò lo sguardo verso il finestrino alla sua sinistra, dove poteva ammirare le vie di Manchester susseguirsi e variare; i colori mutavano e anche gli scenari, e lei osservava le vite degli altri: le persone frenetiche che correvano sui marciapiedi, chi fissava il vuoto aspettando l’autobus, pensando ai propri drammi, le coppiette che si stringevano sotto un minuscolo ombrello, i bambini piccoli che saltavano nelle pozzanghere, con gusto, come se fosse il gioco più bello di sempre.
Dopo un po’ cominciò a guardare fuori dubbiosa, i luoghi diventavano sempre meno famigliari, non riconosceva in quale zona della città fosse, sicuramente non in quella dove abitava.
“Dove stiamo andando?” chiese seria. Si aspettava una risposta, ma questa tardava ad arrivare, l’agitazione cresceva, era palese che qualcosa non andasse bene, le stava nascondendo qualcosa, era infastidita e preoccupata. Cosa diavolo stava succedendo?! “Logan non ti hai mai detto di venirmi a prendere!” sentenziò con tono neutro. Si ristabilì immediatamente il silenzio, tanto che, se solo non ci fosse stata la pioggia, che picchiettava insistente su tutti i finestrini, si sarebbero uditi solo i loro cuori e i loro flussi sanguigni. La tensione rendeva palpabile anche l’impercettibile. “Ferma subito questa cazzo di auto!” urlò iraconda.
Matty sobbalzò, ma non mollò la presa né sul volante, né sull’acceleratore. Non proferiva parola e ciò la fece infuriare ancora di più: la rabbia le montava dentro a dismisura, si sentiva frustrata, e, quasi senza pensarci, lo prese a schiaffi sul braccio. Presto si arrese, non poteva fare nulla mentre erano in moto, rischiava solo di farsi seriamente male, così decise di ignorare completamente quell’uomo. Doveva solo aspettare la giusta occasione. Cercava di leggere i nomi sulle pensiline delle fermate degli autobus, per costruirsi un minimo di orientamento e via di fuga, e, soprattutto, doveva inventare la scusa per spiegare a suo fratello l’ingiustificabile ritardo: raccontare il rapimento da parte del suo migliore amico non avrebbe fatto altro che aumentare il suo controllo ossessivo.
Un grande punto di domanda si disegnò nella sua mente, perché Matty aveva fatto tutto ciò? Perché aveva dovuto mentirle? Perché voleva rimanere solo con lei? Le domande si ammassavano, si facevano e si disfacevano come nulla, mutando la propria forma come le nuvole bianche dei cieli primaverili, a cui è divertente trovare un somiglianza con immagini note e conosciute. Non poteva inquadrare Healy, no non c’era un’immagine universalmente nota e riconosciuta per raccontare il suo essere, no, lui era un mistero. Era diverso da tutti gli altri, lo aveva sempre saputo, e non le era mai importato, per lei era una gemma preziosa, era la Monna Lisa, semplice, ma incantevole e enigmatica. No, troppo riduttivo. Non sapeva descrivere cosa fosse, in quei suoi vestiti neri brillava di luce propria, era un sole nero.
L’auto si fermò: erano davanti a un piccolo parco giochi, al cui centro sorgeva un bellissimo gazebo in ferro battuto. Il luogo era davvero pittoresco.
Healy scese, aprì il baule ed estrasse un ombrello, si fermò davanti al lato passeggero e le aprì la porteria, senza guardarla.
“Io non mi muovo da qui, portami subito a casa!” ruggì lei furiosa.
“Due minuti. Concedimi due minuti, poi ti porto a casa” disse calmo.
La ragazza assottigliò lo sguardo. “Cosa ti fa pensare che io ti segua?”.
Matty si chinò verso la ragazza. Lei sentì il suo respiro sul proprio viso e scorse un velo quasi invisibile di barba sul suo mento, allungò una mano verso il neo sullo zigomo, ma all’ultimo la ritrasse. “Onestamente? Nulla, ci spero e basta”.
“Non ho tutto il giorno, ti conviene essere veloce” sottolineò supponente uscendo dall’auto. Quelle fottute parole l’avevano più che vinta.
Camminarono fino al gazebo, dove poterono ripararsi dalla pioggia.
Scarlett osservò l’erba smeraldina piegata dai forte scrosci, l’odore di prato bagnato era forte, c’erano delle altalene e uno scivolo. Era molto tranquillo.
“Hai mai desiderato qualcosa in vita tua?” proferì di punto in bianco Matty. “Ti è mai capitato di volere ardentemente qualcosa? Tutto per colpa di uno stupido pensiero nato per caso, per cui spesso ti sei presa in giro da sola, trovandolo assurdo e privo di senso. Questo però ha continuato a crescere, così hai compreso che fosse una cosa seria e hai provato vergogna, perché è, fondamentalmente, un pensiero sbagliato. Sei mai stata a un passo da quello che desideri, senza poterlo afferrare, struggendoti? Hai passato almeno una notte in bianco per questo, facendo una grande pazzia il giorno dopo? Io sì. Portarti qui è la mia pazzia. Non so neanche per dirti che cosa, forse che ti odio, che sei scorretta e sleale, che mi piace il colore dei tuoi capelli, che studi troppo, che mi piace chiamarti Scar. Non ne ho idea. Il mio problema è che ho cominciato a desiderare le tue labbra, la tua pelle candida, vorrei toccare il tuo corpo. Vorrei solo che per una volta tu rimanessi, invece di rintanarti in camera tua, invece di scappare da Holland. Resta. Non so neanche il perché lo voglia, sei solo una ragazzina e per di più la sorella del mio migliore amico, per questo ti odio”. Parlava concitato, passeggiando per il gazebo, passandosi continuamente le mani nei capelli. Ogni tanto la guardava, i suoi occhi guizzavano animosi verso quelli di lei. “Cosa pensi adesso di me? Mi credi pazzo? Non guardarmi, mi mandi in confusione, rimani nel tuo castello di ghiaccio, allontanami, perché mi fai vergognare. Sai perché siamo qui? Volevo un posto in cui non potesse trovarci nessuno, dove il rischio di incontrare conoscenti fosse meno del minimo, ed è un parco molto bello, sembra sospeso nel tempo, e questo gazebo è del secolo scorso, è quasi antico. Qui tutto è sospeso, perfino i nostri sei anni di differenza. E questa è la prima e l’ultima volta che mi sentirai parlare così agitato”. Si fermò, prese fiato, poi si decise a unire i loro occhi, a dirigere i suoi piedi verso di lei, a sorriderle, ad accarezzarle la guancia. “Mi dispiace, non so dirti cosa voglio, non so indovinare cosa c’è nel tuo cuore, nella tua testa. Vorresti andartene adesso? Ti prego, resta. Solo per un altro po’. Resta con me, Scar”. Calcò particolarmente sul nome della ragazza, come se fosse qualcosa di spirituale, da pronunciare con voce roca e sensuale per renderlo concreto.
Appoggiò la sua fronte su quella di lei, le sue mani le accarezzavano il viso, e sorrise nel vedere le sue gote scarlatte, le trovava innocenti e carine. I loro occhi ormai necessitavano gli uni degli altri, erano in sincrono in ogni battito, di fatti si chiusero allo stesso tempo.
Le loro labbra s’incontrarono, senza troppa fretta, con passione, interesse e dolcezza, per poi concedere quell’onore anche alle loro lingue. Matty fu costretto a stringerla a sé, tremava troppo, sarebbe potuta svenire per l’emozione. Scarlett stava toccando il cielo con un dito, si sentiva viva, provava qualcosa d’indescrivibile, di grandioso e bellissimo. Le pareva di sognare, si sentiva felice.
“Matty io…” voleva dirglielo, lei provava qualcosa per lui, sentiva che fosse il momento migliore, quel parco era stato costruito per raccogliere i loro segreti, per condividerli con loro.
“Non c’è bisogno che tu dica nulla al tuo ragazzo” la zittì afferrandole le mani. “Resterà fra di noi, non lo dirò a nessuno, ma tu non potrai raccontarlo nemmeno a Holland. Vieni da me adesso, ti prego, ho aspettato per troppo tempo, sarà perfetto”.
Lo sguardo di Scarlett si spense, la delusione le fece un gran male. “È questo quello che volevi? Sesso?”.
“Che altro posso offrirti? Non sono il tuo salvatore, non posso liberarti dal controllo ossessivo di tuo fratello, non posso garantirti che ti tratterà con rispetto, non so cosa cerchi, ma io non posso offrirti altro, ci sono cose che non sai di me” ammise grattandosi il capo. “Posso solo regalarti l’incanto di una notte”.
Scarlett gli si avvicinò e, senza pensarci due volte, gli tirò un poderoso schiaffo sulle guancia. “Io non voglio più vederti. Mi fai schifo”.
Healy scosse la testa, fece un passo verso di lei. “Scar non è una situazione facile per nessuno dei due”.
“A te non importa niente di me, scommetto che questo è solo l’ennesimo capriccio della tua stravagante persona,  vuoi farlo per il tuo smanioso egocentrismo. Benvenuto nel Ventunesimo secolo l’universo è infinito e acentrico, quindi a nessuno frega un cazzo di te”, voleva ferirlo, sentiva la necessità di restituirgli la sofferenza che le aveva arrecato, “Io ti odio”. Ma lo sapeva, non ci sarebbe mai riuscita.
Senza aggiungere altro gli rubò l’ombrello, non lo guardò nemmeno, lo abbandonò in mezzo al parco. Si allontanò, senza mai voltarsi, accelerando il passo, finché non si ritrovò a correre presso la pensilina più vicina. Voleva rimuovere l’intera giornata, dimenticare tutto il prima possibile in maniera rapida e indolore. Spense il cervello, non le importava di quello che accadeva attorno a lei, era insensibile, riceveva gli stimoli, ma gli ignorava. Era un automa.
Il tempo sull’autobus le scivolò addosso, così come il tempo di attesa del cambio e l’ultimo tratto di viaggio per giungere a casa.
Solo quando giro le chiavi nella toppa della porta d’ingresso dell’appartamento, riacquistò la sua umanità. Il dolore era vivido, non capiva per cosa l’avesse scambiata, si sentiva violata, si sentiva malissimo.
“Dov’era finita?! Perché diavolo non rispondi al telefono quando ti chiamo?!”. Logan l’accolse a suon di urla, infuriato e preoccupato, perché il temporale impazzava sulla città e lei spariva senza lasciare sue notizie. “Stavo per chiamare Matty e chiedergli di venire a cercarti!”.
Era veramente furioso, ma non appena terminò la frase, notò l’espressione devastata della sorella, e i suoi sentimenti si tramutarono in preoccupazione. “Hey, cos’è successo?” domandò cauto avvicinandosi, ma la ragazza fissava il vuoto senza dare segni di vita. “Scarlett, cosa cazzo è successo? Mi sto spaventando” riattaccò agitato.
Le lacrime cominciarono a scorrere sul quel viso infreddolito, era uno spettacolo orribile, si sentì spaesato, non sapeva cosa fare. Rimase stupito quando, di sua volontà, la sorella si strinse contro il suo petto, singhiozzando disperata, bisognosa di espiare il dolore.
Logan non fece domande, l’abbracciò e basta, aspettando che si tranquillizzasse, accarezzandole la schiena e sussurrandole che andava tutto bene. La portò sul divano e la fece sedere. Si sentì inutile, non riusciva ad aiutarla in nessun modo, era disorientato non l’aveva mai trovata in tali condizioni e si era ripromesso di non vederla mai, aveva fallito miseramente. Il terrore divagò nella sua mente, cosa era successo? “Va tutto bene sono qui con te”. Credeva nelle proprie parole. Dopo parecchi minuti, i singhiozzi frenetici terminarono.
“Senti, hai bisogno di parlare? Ti hanno fatto qualcosa?” chiese nuovamente.
Scarlett lo guardò fredda. “Non mi hanno violentata, scippata o altro, era qualcosa di così inaspettato che non avresti mai potuto immaginarlo, o avresti impedito tutto ancora prima che nascesse”.
Logan non capiva, non aveva mai capito quale tarlo si fosse impossessato del suo cuore, il peggiore di tutti, l’unico incontrollabile e imprevedibile. Si limitò a fissarla confuso. “Mi sono perso qualche passaggio?”.
“Te li sei perso tutti” ribatté sarcastica. “Ma grazie per l’abbraccio, ne avevo bisogno” disse addolcendosi.
Logan continuò a guardarla senza riuscire a connettere nulla, quella conversazione così strana lo disturbava, i cambiamenti repentini di umore di sua sorella lo preoccupavano e quel senso d’impotenza lo massacrava. Forse si era perso davvero molte cose, per esempio non si era accorto che lei aveva comprato una nuova sciarpa. Era di un bel colore, in più aveva un che di familiare, anzi, gli pareva quasi, che quella fosse proprio la sciarpa preferita di Healy.


Hey There!
È un sacco che non aggiorno più nulla, mi scuso, ma è da maggio che sto dando esami, ieri ne ho dato uno. Me ne mancano solo due per finire la sessione! Speriamo vada tutto per il meglio...
La storia sta piano piano prendendo forma, non è scontato che questa scena fra Matty e Scarlett sia posizionata proprio al secondo capitolo, è utile per determinare un po' il clima della storia. So di essermi preso un paio di libertà, (but as Matty said Fanfiction are bullshit <3 ) se vi sentite offesi, beh non era mia intenzione sorry.
Inoltre molti personaggi, fra cui George, Adam e Ross, faranno la loro comparsa più avanti.
Beh vi lascio che russo mi aspetta... 
See ya!

S.
ps. Niente, nemmeno quest'angolo autrice è decente....
pps. SHOUT OUT TO ily95 che mi ha betato tutti i capitoli!!! Love you!

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