Are you the one?

di Love_in_London_night
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima puntata ***
Capitolo 2: *** Seconda puntata ***
Capitolo 3: *** Terza puntata ***
Capitolo 4: *** Quarta puntata ***
Capitolo 5: *** Quinta puntata ***
Capitolo 6: *** Sesta puntata ***
Capitolo 7: *** Settima puntata ***
Capitolo 8: *** Ottava puntata ***
Capitolo 9: *** Nona puntata ***
Capitolo 10: *** Decima puntata ***
Capitolo 11: *** Reunion ***



Capitolo 1
*** Prima puntata ***




 


Prima puntata


Constance si accomodò sul divano, davanti alla televisione, eccitata e impaziente.
«Tesoro!» urlò per farsi sentire. Non era più giovanissima e le pesava alzarsi per andare in cucina e prendere una singola cosa.
«Sì?» le rispose con lo stesso tono l’uomo dalla cucina. La voce roca e piena, virile. Una carezza che la faceva stare subito meglio. Di amore ce n’erano tante forme e lei, per ben due volte, aveva conosciuto quello più totalizzante: l’amore di una madre per un figlio.
«Ti ricordi i pop corn?» sorrise nella speranza che Shannon non le rispondesse come suo solito, ovvero con una battuta sarcastica sulla sua pigrizia o – peggio – la sua ingordigia.
«Li sto facendo giusto ora» rispose il figlio, neutro e soddisfatto, mentre fissava il sacchetto gonfiarsi nel microonde. Quello era un vizio di famiglia: tutti, da sua mamma a suo fratello – e lui stesso compreso – adoravano godersi uno spettacolo con dei pop corn caldi e salati in una bacinella gigante, una dimensione decisa in proporzione alla loro gola.
«Prendi anche da bere» aggiunse dopo essersi sistemata al meglio e aver girato su MTV per essere sicura di non perdersi nemmeno un secondo del programma. Il countdown ormai ammontava a una manciata di minuti e lei era sempre più agitata. Allungò le gambe sottili per appoggiare i piedi sul tavolino davanti a lei, prima di precisare: «Solo acqua, per favore».
Shannon sbucò qualche minuto più tardi dalla cucina con i pop corn appena sfornati, un paio di bottigliette d’acqua e un’espressione contrariata sul volto: «Non sei divertente».
Grugnì accomodandosi accanto a lei sul divano con gli occhi fissi sullo schermo, ma MTV sembrava prenderli in giro: continuava a trasmettere la pubblicità.
«Oh, credimi, non è stato divertente venire a recuperarti in carcere quella sera. Non ho più l’età né la forza di ricevere queste notizie come un tempo» rispose divertita prima di bere un sorso d’acqua.
Era una faccenda chiusa quella dell’arresto di Shannon, ma qualche volta Constance si divertiva a punzecchiarlo: metterlo in imbarazzo era uguale al vederlo tornare il bambino senza difese che era stato fino al liceo, quando aveva imparato a difendersi da solo e nel modo peggiore possibile.
Shannon alzò gli occhi al cielo e si riempì la bocca senza alcuna grazia di pop corn. Se fosse stato Jared a fare una simile battuta l’avrebbe mandato al diavolo senza tanti complimenti, ma con sua mamma non si sarebbe mai permesso, quindi aveva sempre optato per non rispondere alle sue provocazioni.
Mancavano un paio di minuti prima che il programma iniziasse e Shannon si rivolse alla madre: «Mi domando come tu sia riuscita a convincerlo a partecipare».
Sì, cambiare argomento era la seconda tecnica che usava con Constance per evitare di incappare in un linguaggio scurrile che a lei non si addiceva proprio.
La madre alzò le labbra con fare furbo, gli occhi che brillavano allegri. Era inquietante come il colore fosse quello di Jared, ma il taglio l’avesse ereditato lui. Shannon e il fratello erano riusciti a spartirsi in modo equo i tratti della donna, cosa che li rendeva diversi come il giorno e la notte, ma simili in qualcosa che non poteva essere colto come un segno evidente. 
«Bambino mio…» esordì prendendolo in giro.
«Per favore, ho quarantaquattro anni!» rispose lui prima di alzare gli occhi al cielo, anche se non rifiutò la carezza che lei gli aveva lasciato sulla guancia.
«Gli ho detto la verità: che mi sarebbe tanto piaciuto vedergli fare un serio tentativo per trovare una donna con cui iniziare una relazione stabile» sorrise accondiscendente prima di riprendere: «Senza contare che gli ho detto che non è una cosa svilente. Da quando Brad Pitt ha partecipato a Dancing with the stars, Johnny Depp a Survivor e Robert Downey Jr alla versione vip di Masterchef la visione dei personaggi famosi nei reality è cambiata. Insomma, non vengono invitati perché alla fine della loro carriera e quindi in cerca di un po’ di fama riflessa, ma proprio per mantenere alto l’interesse nei loro confronti»
«Che per Jared ha significato: farsi conoscere come frontman di una band, e non come attore. Insomma, gli hai fatto capire che è un buon modo per farci pubblicità, dunque?» Shannon le rivolse uno sguardo felino, a metà tra il divertito e l’indagatore. «Specialmente ora che abbiamo iniziato la pausa per la registrazione del nuovo album. Questa cosa ci permette una certa visibilità anche in un momento così calmo in cui non saremmo molto presenti».
Lei, in tutta risposta, prese una manciata di pop corn e rispose con un’alzata di spalle, prima di mangiarli: «Forse. O, forse, ci è arrivato da solo».
Il figlio alzò un sopracciglio soltanto, scettico.
«Magari ha avuto bisogno di una spintarella».
Shannon alzò anche l’altro sopracciglio per sottolineare quanto la cosa suonasse assurda.
«O un paio». Minimizzò la madre. In effetti ci aveva messo un bel po’ di tempo a convincere Jared a partecipare, ma gli aveva ricordato che poteva solo trarre vantaggio dalla presenza in quel gioco/reality: poteva farsi pubblicità, trovare una ragazza da amare e vincere dei soldi. Il tutto senza perdere dignità agli occhi del mondo.
Jared non era particolarmente convinto, ma si era detto che tentare non sarebbe stata una cosa negativa, e in quel modo avrebbe fatto felice la madre: avrebbe provato a costruire una relazione dopo anni, dato che nemmeno Shannon sembrava intenzionato ad accasarsi e così, se la cosa non fosse andata in porto, avrebbe potuto comunque dire di averci provato. La cosa dipendeva solo da lui.
«Non vorrei essere cattivo o disfattista, ma per me Jared combinerà solo casini» rispose mettendosi comodo. Iniziavano a passare i promo dei programmi dell’emittente, segno che di lì a poco il reality sarebbe iniziato.
Mise un braccio sulle spalle della madre per farla accomodare vicino a lui, quasi avesse voluto proteggerla.
Constance accettò l’invito, ma prima gli diede un leggero schiaffo sul petto: «Sii buono con tuo fratello, si sta mettendo in gioco. E sappi che se questa cosa funziona l’anno prossimo ci finisci tu in questo game show».
Accoccolò la testa sulla spalla di Shannon con un sorriso soddisfatto.
«Ti ricordo che io ho già trovato la mia anima gemella» disse canzonandola. Sapeva che la madre non apprezzava particolarmente Kirstina, ma doveva farsene una ragione: si trovavano bene, stavano insieme e quello era tutto. Non sapeva cosa sarebbe stato di loro nel futuro, ma non voleva preoccuparsene al momento.
«Appunto». Constance gli rivolse un’occhiata furba e affilata atta a evidenziare il sarcasmo di quella situazione. Suo figlio che stava con una vegana arrampicatrice sociale senza battere ciglio, non capiva come Shannon non potesse accorgersi delle sue intenzioni poco limpide.
«Guarda, sta iniziando!» disse battendo una mano sulla coscia del figlio, eccitata. «Non vedo l’ora di sapere come vanno le cose»
«Ti rammento che non sono in diretta, che Jared è già in Jamaica da otto giorni e che la serata delle coppie è avvenuta ieri, quindi quello che sta per essere trasmesso è un riassunto della prima settimana». La avvertì Shannon.
«Ssssshhhh». Lo ammonì lei, concentrata sulla sigla del reality. «E comunque lo so. Ora silenzio»
«Deduco che le impressioni sulle ragazze ce le scambieremo a puntata finita»
«Deduci bene». Lo prese in giro Constance prima di cadere nell’assoluto mutismo per concentrarsi sulla puntata ormai iniziata. Tra sé sperò solo che Shannon le riportasse commenti da lei udibili.


 
*


Altra casa, stessa situazione.
«Ma ti rendi conto?» Vicki si girò allucinata verso Tomo. «Jared in un reality alla ricerca dell’anima gemella. È un po’ come dire che un angelo cerca la sua santità all’inferno!»
Il marito la abbracciò mentre una risata divertita si diffondeva per la stanza: «Lo so, per questo sarà divertente».
Le fece l’occhiolino, allegro come non mai. Vedere Jared in una situazione in cui non si sarebbe sentito per nulla a proprio agio per accontentare sua madre era una cosa… irripetibile. E interessante.
Prese il telecomando del lettore DVD e schiacciò il tasto rosso.
«Cosa fai?» chiese lei dopo aver fatto salire Kasha, un lupo dal pelo lungo, sul divano vicino a sé.
«Lo registro». Tomo sorrise alla moglie sempre più divertito.
«E perché?»
«Perché così sarà più facile ricattarlo a vita e prenderlo in giro con Shannon in queste settimane». Il croato prese il cellulare e iniziò a rispondere ai messaggi dell’amico che si sarebbe goduto il programma con la madre.
«Perfido!» lo apostrofò Vicki dopo aver riso.
«Un po’». La baciò veloce sulle labbra. «Ma mi ami anche per questo».
Vicki alzò gli occhi al cielo prima di restituirgli il gesto con decisione.
«Non ti posso nascondere niente». Scherzò con la testa sulle cosce del marito e le gambe appoggiate al bracciolo del divano mentre Kasha si era raggomitolata sotto le ginocchia.
«Ti immagini Jared come noi due con una donna?» domandò durante la sigla.
«No, affatto. Anche perché tra i due sarebbe lui a portare i vestiti, e lei i pantaloni!» risero entrambi.
Le accarezzava i capelli corti con fare pigro, gli piaceva coccolare Vicki con quelle piccole attenzioni.
«Tomo…» continuò lei mentre il presentatore, nella casa in cui i venti partecipanti avrebbero alloggiato, li introduceva nel gioco e al pubblico a casa. «Tu credi in lui?»
Lui sorrise solare: «Certo. Magari ci metterà un sacco di tempo per capire quale via intraprendere, ma una volta compreso il tutto avrà la certezza di percorrere la strada giusta»
«Io spero che trovi davvero qualcuna da amare, sai? Penso se lo meriti. Jared non è fatto per stare solo. A volte si vede che gli pesa»
«Sono convinto che la troverà. E se non sarà nel programma, fuori ci sarà quella giusta per lui… deve solo trovarla»
«Che marito saggio».
E Tomo lo era davvero, a modo suo. Era un uomo divertente, ma equilibrato. Ecco perché i Leto l’avevano trovato perfetto per loro e il gruppo, perché riusciva a portare un minimo di raziocinio tra i due.
«No, la vera saggia sei tu» rispose serio lui.
«E perché?»
Tomo ridacchiò divertito: «Mi hai sposato».


 
*


Jamaica.
Si immaginava sua mamma e Shannon davanti alla televisione la settimana successiva, eccitati e allegri, e Tomo e gli altri suoi amici pronti a sostenerlo. E, purtroppo, anche a deriderlo.
Lui, invece, in quel momento non sapeva cosa aspettarsi. Era nervoso e solo, perché gli avevano detto che Ryan, il conduttore, avrebbe fatto una presentazione a favore del riassunto settimanale senza di lui, per poi introdurlo alla fine di un piccolo discorso e cogliere di sorpresa gli altri partecipanti e riprendere la loro spontaneità alla scoperta che un premio Oscar si sarebbe unito a loro nella ricerca del vero amore, che Jared era convinto fosse rivolta ai cinquantamila dollari che ognuno si sarebbe portato a casa se avessero indovinato le dieci coppie perfette, e non alla loro anima gemella.
Comunque sentiva Ryan pronunciare il discorso d’apertura e invidiava gli altri fuori: tutti esaltati e avidi di scrutarsi per capire quale ragazzo o ragazza avrebbe fatto al caso loro, mentre lui era bloccato lì come un animale in gabbia. Anzi, un trofeo da mostrare.
Ma chi gliel’aveva fatto fare di partecipare a una simile follia? Dio, doveva imparare a dire di no a sua mamma, se no di quel passo si sarebbe infilato in casini più grandi di lui, anche se aveva la sensazione di averlo già fatto.


«Benvenuti all’esperimento di coppia più ambizioso che sia mai stato tentato. Questo è: Are you the one?» esordì Ryan davanti ai ragazzi fuori dalla maestosa villa che li avrebbe ospitati. «Venti single da tutte le città degli Stati uniti. Siete qui perché avete tutti qualcosa in comune: fate schifo in amore».
I ragazzi risero nervosi e colpevoli, ma anche divertiti. Si vedeva quanto fossero su di giri per quella nuova esperienza.
Ma Ryan aveva un compito preciso da portare a termine, così continuò il proprio monologo: «Ognuno di voi ha affrontato un lungo percorso di scoperta con psicologi, test di compatibilità, esperti di coppia, amici, famiglia… ed ex, e noi siamo stati in grado di trovare la vostra anima gemella. La persona è qui… il vostro compito sarà capire di chi si tratta. Avrete dieci possibilità di creare dieci coppie perfette, se ci riuscirete ve ne andrete dalla Jamaica con l’amore e non solo, perché vi dividerete il premio in denaro più grande della storia di MTV: un milione di dollari».
Scattarono urla entusiaste, battiti di mani e sguardi interessati, dato che i ragazzi erano separati dalle ragazze.
«Ma, come avrete notato, per questa seconda edizione c’è qualcosa di diverso: le ragazze sono dieci, ma i ragazzi nove. Ebbene, non ci sono due anime gemelle per un ragazzo, il decimo uomo sta arrivando, ma abbiamo pensato avesse bisogno di una presentazione particolare, volevamo farvi una sorpresa».
Aspettò le reazioni dei ragazzi che non tardarono a venire: si guardarono sorpresi e interessati, alcuni impauriti, perché una presentazione a parte non preannunciava nulla di buono, forse.
«Ho l’onore di presentarvi un uomo che, in realtà, non avrebbe bisogno di molte introduzioni… a parlare per lui basterebbe il suo Oscar vinto nell’ultima edizione degli Academy Awards. Oppure qualcuno di voi lo potrebbe conoscere come il frontman di una band di un certo successo: i Thirty Seconds To Mars. Signore e signori, vi presento Jared Leto».
Jared, sentito pronunciare il suo nome e spinto da altri addetti dello staff del programma, scese le scale d’entrata con il sorriso più accattivante che potesse cucirsi sulla labbra ostentando una certa sicurezza di sé che in realtà non aveva, ma quell’Oscar se l’era meritato in qualche modo, no?
Salutò le ragazze e si diresse nel gruppo dei ragazzi, dove ricevette un caloroso benvenuto, nonostante lo shock dei presenti.
«Jared è qui per il vostro stesso motivo. Tra le dieci ragazze si nasconde la sua anima gemella. Ora è uno di voi a tutti gli effetti: trattatelo bene, mi raccomando!» si assicurò Ryan trovando il sostegno di molti compagni d’avventura del cantante.
Jared intanto aveva iniziato a guardarsi attorno: quelle erano le facce con cui avrebbe convissuto per dieci settimane, volti che avrebbero assunto un nome, un carattere e che avrebbe reso quelle persone reali, gente in grado di cambiare la sua vita, di sicuro una. O forse di più, se i sentimenti per una ragazza fossero prevalsi rispetto a quelli per il proprio match perfetto.
C’erano ragazze bellissime e molto provocanti: alcune bionde, altre castane, che gli ricordavano le modelle che erano soliti frequentare lui e suo fratello, poi c’erano le altre ragazze. Sempre belle, ma meno seducenti, più ordinarie. Non che ci fosse nulla di male in questo, ma era strano avere a che fare con ragazze dall’aspetto così normale e puro, quasi ingenuo, non ricordava di aver avuto a che fare con una simile tipologia nemmeno al liceo.
«Bene» concluse Ryan, costringendo Jared a riportare l’attenzione su di lui. «Per me è tutto, ci vediamo per la prova da superare a breve, e poi tra una settimana per la prima cerimonia di accoppiamento. Buona fortuna ragazzi, andate a rompere il ghiaccio e sfruttate al meglio il tempo che avete a disposizione: cercate di formare più coppie perfette possibili!»
I concorrenti applaudirono e si diressero verso casa.
Ci fu chi si diresse al bancone del bar per preparare dei cocktail nonostante fosse passato da poco mezzogiorno, altri che invece si diressero a scoprire la casa e le camere in cui avrebbero dormito. Jared era tra quelli, perché aveva visto la disposizione dei letti nella prima serie, e voleva accaparrarsi l’unico singolo lì dentro, nella stessa stanza con gli altri ma leggermente distante, giusto per garantirsi la propria riservatezza. Aveva quarantadue anni e, nonostante sembrasse più giovane della sua età, la promiscuità di quel posto gli stava un po’ stretta. Certo, aveva delle preferenze sessuali a volte particolari, ma non voleva dire condividerle con il mondo. Quei ragazzi erano giovani e iniziava a domandarsi cosa c’entrasse con loro, che non avevano problemi a dormire tutti insieme, a bere nel primo pomeriggio e a chiudersi nella stanza del sesso per farlo con l’anima gemella di qualcun altro. 
Beh, sotto quel punto di vista nemmeno lui a riguardo si sarebbe fatto scrupoli se gli fosse capitata l’occasione.
Dopo essersi accomodati scesero tutti al piano di sotto e passarono alle presentazioni.
Daisy, Liam, Nick, Haylee, Larissa, Olivia, Leighton, Dylan e molti altri.
«Lo sapete che non mi ricorderò mai un nome, vero?» disse sconsolato alla persona vicino a lui. «Tu sei?»
Il ragazzo rasato gli sorrise, cordiale. «Spencer»
«Giuro che me lo ricordo» assicurò Jared, sapendo di promettere il falso. Non ricordava il testo delle canzoni che lui stesso scriveva, come poteva ricordare venti nomi in una giornata soltanto?
«Sono belle, vero?» si lasciò andare Spencer guardando le ragazze che si muovevano attorno a loro, tutte – o quasi – bramose di buttarsi su Jared per avere la sua attenzione, ma nessuna abbastanza coraggiosa per avvicinarsi, non ancora.
«Sono davvero bellissime, sì». In effetti, nonostante fosse abituato a frequentare donne che molti reputavano ultraterrene, doveva ammettere che la cerchia ristretta della casa era composta da ragazze veramente graziose. Qualunque di quelle fosse stata la sua anima gemella, sarebbe caduto in piedi.
«Ma tu sei abituato a donne anche più belle» ammise sconsolato il ragazzo, come se si fosse accorto solo in quel momento di parlare con una celebrità che aveva avuto come ex ragazza Scarlett Johansson, giusto per citarne una soltanto.
«Le donne belle sono belle e basta» rispose con un sorriso. «Non importa che siano famose o meno. Queste ragazze non hanno nulla da invidiare ad Angelina Jolie o Charlize Theron».
Spencer sospirò, quasi volesse dirgli che intanto lui le conosceva e, magari, erano pure in confidenza, quando per lui erano solo dei poster alle pareti di un cinema o delle foto in un sito di gossip.
«Ma chi è quella?» chiese Jared, di colpo interessato.
Una ragazza bionda e dal fisico perfetto, sguardo malizioso e capelli lunghi. Era sicura di sé, forse pure troppo, ma quel suo atteggiamento colpiva parecchio, tanto da non lasciarlo indifferente. Era l’esatto tipo di ragazza che avrebbe colpito suo fratello e lui, anche se non proprio per il motivo per cui si trovava in quella casa.
«Quella? È la ragazza più sexy della casa, e probabilmente dell’intero universo» rispose fiero Spencer, dato che lui l’aveva già conosciuta e Jared, a quanto pareva, no. «È Mia, e sembra attirare su di sé ogni sguardo».
Il cantante avrebbe voluto frenarsi, ma qualcosa lo spingeva verso di lei. Un copione già visto più volte, ma era più forte di lui, aveva iniziato a desiderare quella ragazza dal momento in cui aveva posato gli occhi su di lei, nella speranza di posarci presto le labbra e le mani per approfondire la… conoscenza.
«Difficile credere il contrario». Jared bevve un sorso del suo cocktail analcolico preparato da Dylan, il barman della compagnia.
«Però anche quella mi piace. Ha la faccia innocente e quasi spaurita… è strana. Diversa». Il ragazzo indicò a Jared una ragazza che stava parlando con quella che doveva essere Haylee, o forse Taylor, e un altro ragazzo di cui proprio non ricordava il nome.
Era delicata, emanava candore. Aveva i capelli castani con riflessi ramati e le punte tendenti al biondo, ma niente di esagerato, così come la pettinatura semplice: capelli lunghi fin sotto al seno, pari e dritti come spaghetti.. La bocca era piena, piccola e a cuore, e gli occhi così azzurri che a Jared sembrò quasi di specchiarsi. Erano però grandissimi e molto luminosi, nemmeno lui avrebbe potuto competere.
Parlava con gli altri due ed era strano il suo atteggiamento, perché se tutti in quella casa al momento flirtavano o cercavano di colpire, lei stava facendo amicizia. Era interessata, ma in modo sincero e naturale, normale. Era ordinaria, se così si poteva definire una persona senza conoscerla, ma aveva un qualcosa di particolare, come se avesse molte cose da dire, ma l’avrebbe fatto solo con le persone disposte ad ascoltarla.
«Chi è? È molto carina»
«Ehm… penso Janice, o Jade, o Jennifer. Non ricordo bene, anche se ci ho parlato». Si scusò Spencer, colto in fallo.  Come se fosse stato scoperto a voler una ragazza per il suo aspetto e non per come era, ma Jared non l’avrebbe giudicato. Dopo qualche ora insieme non potevano basarsi su altro, no?
Avrebbe voluto rispondere, ma fu interrotto da una mano sulla spalla.
«Scusa, non credo di aver ancora avuto il piacere di conoscerti». Voce bassa e misurata, sorriso smagliante, occhi accesi e curiosi.
Jared studiò quei dettagli in pochi secondi, e apprezzò ogni cosa che era riuscito a cogliere. Anche il seno coperto solo dalla stoffa della canotta, niente push-up a contenerlo. Non immenso, ma lui gradiva proprio per quello.
«Il piacere è tutto mio». Si girò verso di lei mentre Spencer capiva di doversene andare, era giunto il momento di conoscere qualcun altro in quella casa. «Tu sei Mia, giusto?»
«Detto così suona bene». Ammiccò lei. «Ma… come fai a saperlo?» anche se si notava quanto non fosse stupita della cosa, anzi, quanto la lusingasse sapere che Jared fosse al corrente su chi lei fosse ancor prima di aver fatto la sua conoscenza.
«A quanto pare non sono l’unico a godere di una certa fama all’interno della casa. Soprattutto tra i ragazzi»
«Ragazzi, appunto». Li guardò con una smorfia insoddisfatta, passando poi un indice sul torace scolpito di lui, nascosto da una maglietta bucherellata in più punti. «E cosa dicono gli uomini della casa?»
Jared bevve un sorso del proprio cocktail: «Beh… non possono che trovarsi d’accordo».
Gli piaceva il suo fare sfacciato, non nascondeva molto all’immaginazione o, almeno, non lasciava spazio per fantasticare sui loro fini. Lei era una gatta che girava intorno al proprio topo, lui era la tigre che studiava la propria preda. A breve avrebbero iniziato ad annusarsi e assaporare quello che avevano da offrirsi.
E così successe. Mia era stata brava a non essere troppo invadente con lui per l’intera giornata e, soprattutto, serata. Aveva scambiato con lui dialoghi pungenti e interessanti al punto giusto per poi lasciarlo sospeso e libero di conoscere le altre ragazze, ormai rilassate e – quindi – pronte per fare un passo in più verso Jared. Però si scambiavano spesso occhiate tutto, tranne che innocenti.
E, quando si erano accomodati in giardino, con Jared che strimpellava la chitarra e molti altri ragazzi pronti a cantare qualche canzone, Mia gli si era seduta accanto e gli aveva lasciato un bacio tra la mascella e l’orecchio, maliziosa e più esplicita rispetto a prima, ma mai quanto avrebbe voluto esserlo davvero.
Jared rise con gli altri uomini della casa, mentre vide alcune delle ragazze che non si erano ancora presentate, tra cui quella carina di cui Spencer non ricordava il nome, alzare gli occhi al cielo con un piccolo sbuffo, quasi quello spettacolo – oltre a darle fastidio – le sembrasse un qualcosa di già visto.
Forse non era così male trovarsi in casa, perché essere al centro dell’attenzione di tutte quelle donne non era male, dato che la maggior parte facevano a gara per far colpo su di lui. Erano pronte a offrire tutto pur di farsi notare, anche loro stesse, e la cosa lo lusingava parecchio.
«Io ora andrei a dormire». Aveva annunciato Jared seguendo l’esempio di altre persone nella casa, ancora abbastanza sobrie da decidere di smettere di bere per non dare spettacolo e dedicarsi a momenti più intimi con la persona con cui avevano avuto più feeling durante la giornata.
Jared, in realtà, aveva soltanto sonno, ma si era accodato volentieri per non andarsene da solo e dare modo a qualcuna di attaccare bottone, desiderava solo un materasso e un cuscino, al momento.
Si mise una delle canotte che usava durante i concerti con disegnate due triadi che si toccavano e un paio di pantaloni sportivi lunghi e leggeri per restare comodo. Una volta sotto le coperte rilassò i muscoli e iniziò a pensare a quella giornata, agli scambi avvenuti e alle persone ancora da conoscere, cosa a cui avrebbe voluto rimediare l’indomani.
Era nel proprio letto con le braccia incrociate dietro la testa e gli altri ragazzi sui materassi tutti uniti, intenti a scherzare in modo sommesso e tentare approcci più fisici con cuscinate e attentati ai danni delle ragazze che non facevano nulla per opporre una vera resistenza.
Le luci nella stanza era ancora accese, ma un paio di persone stavano già dormendo nonostante il casino, forse messe ko dal troppo alcool. D’altronde non era facile mettere d’accordo venti persone sui passatempi da tenere in una casa in cui si doveva cercare l’amore, tra un divertimento e l’altro.
Successe tutto in fretta: alcuni di quelli sul letto iniziarono a esibirsi in un bacio alla francese degno di un film porno, cosa che fece ridere lui e altri attorno, e che gli fece abbassare le difese. E, in quel frangente, Mia era apparsa in camera, ma al posto di mettersi a dormire si era seduta su Jared a cavalcioni. Ebbe solo il tempo di fissarla mentre si avvicinava a lui con decisione.
Sapeva cosa voleva la modella, che in quel pomeriggio gli aveva rivelato cosa faceva per vivere, e non aveva tempo per negarglielo, né tantomeno la voglia.
Al posto di aspettare che fosse lei a far tutto si allungò verso Mia e, con un colpo di reni, azzerò le distanze tra loro, dimostrando chi fosse l’uomo della situazione, per quanto gli fosse piaciuto lo spirito d’intraprendenza di lei, perché le donne così erano quelle più attive sotto le lenzuola. Magari avevano meno fantasia ed erano più remissive di quanto mostrassero, ma erano la scopata facile che gli andava sempre bene, quella che soddisfaceva il suo piacere e poco di più.
Le urla sorprese e divertite di chi era presente richiamò al piano di sopra anche gli altri concorrenti che corsero un po’ spaventati, tranne i più furbi che avevano capito di perdersi qualcosa di interessante.
Tutti gli avventori erano divisi tra il fissare la scena sul letto principale, dove Annah e Liam erano intenti in un una lotta greco-romana con le loro lingue, e quello dove dormiva Jared che – ormai conscio di stare dando spettacolo – aveva messo da parte ogni delicatezza per concorrere con gli altri due.
Tra gli spettatori di quelle scene c’erano facce sorprese, altre divertite, altre ancora allibite e alcune invidiose. Di certo si aspettavano che qualcosa la prima sera sarebbe successo, ma non erano affatto convinti che Jared rientrasse tra le prime vittime del gioco, con sommo dispiacere delle ragazze.
«A una donna non si nega mai ciò che vuole» disse a tutti con tono accattivante dopo aver smesso di scoprire ogni angolo della bocca di Mia.
«E io volevo augurargli la buonanotte» aggiunse lei tra una risata divertita e l’altra prima di alzarsi per mettere fine allo show che iniziava a essere imbarazzante. Nel rimettersi in piedi, però, aveva strusciato un po’ troppo sul bacino di Jared, giusto per fargli capire che, se avesse voluto, quella non sarebbe stata l’ultima volta.
Una mossa veloce che non diede nell’occhio di chi li stava guardando, ma che a Jared non sfuggì affatto, come l’occhiata maliziosa che lei gli rivolse. Sì, forse avrebbe dovuto ringraziare sua madre per averlo quasi costretto a partecipare a quel programma.
«Se qualcuna vuole augurare anche a me la buonanotte con la lingua nella mia trachea… beh, faccia pure e non sia timida!» sbottò Simon per cercare di riportare l’atmosfera ilare di poco prima, riuscendoci.
Tra risate e battute per rispondere al diretto interessato, l’interesse per le due coppie che si erano date da fare sotto gli occhi di tutti era scemato in fretta.
Jared avrebbe voluto aggiungere che concordava con Simon, e che se qualche altra intrepida ragazza avesse voluto augurargli la buonanotte nello stesso modo non si sarebbe certo rifiutato, ma non gli sembrava il caso di dimostrare quanto la sua mente fosse aperta, non voleva passare per la persona peggiore all’interno della casa e rivelare subito le sue carte.
Augurò una buonanotte generale a tutti e si mise a dormire davvero, contento dell’atmosfera frizzante della casa. Si addormentò con un sorriso accennato sulle labbra, convinto che sarebbe andata sempre meglio.
Peccato che a contraddirlo bastò la giornata successiva. Si era presentato ai restanti ragazzi e, soprattutto, alle ragazze, tra cui Olivia, Jade e Haylee, le figure più particolari della casa oltre a Mia, ma quest’ultima lo controllava a distanza, anche se con una certa finta indifferenza che le riusciva bene. Eppure sia lui che le ragazze sentivano un paio d’occhi puntati addosso, cosa che aveva fatto desistere in entrambi la voglia di approfondire un discorso, portando Jared a passare altro tempo con lei per non sentirsi in difetto.
Ed era arrivato il giorno della prova per guadagnarsi un appuntamento che nello show veniva definito ‘fuga d’amore’. Mia gli aveva ripetuto più volte, ormai entrata in confidenza, che avrebbe fatto di tutto per vincere la prova e guadagnarsi un po’ di tempo con lui.
Jared rimase con gli occhi spalancati perché Mia si stava prendendo troppa confidenza. Era vero, si erano baciati la prima sera ed era successo altre volte in quei giorni, ma non significava che tra loro ci fosse qualcosa, o che lei potesse avanzare pretese su di lui, erano passati solo quattro giorni dopotutto.
Forse vincere la prova non si sarebbe rivelata una scelta intelligente da parte sua, anche perché aveva sentito altri nella villa parlare del feeling tra lui e Mia, e si erano detti favorevoli a mandarli nella cabina della verità. Se si fossero rivelati una coppia perfetta, Jared e Mia si sarebbero separati dal gruppo per passare il tempo da soli in ‘Luna di miele’, raggiungendo il gruppo solo per la cerimonia di accoppiamento una volta a settimana. Quello voleva dire passare tutto il proprio tempo con Mia, e l’idea non lo allettava affatto, conscio che avrebbero esaurito gli argomenti dopo due ore, a meno che la ragazza non avesse iniziato a chiedergli le impressioni riguardo a ogni singola persona dello star system di cui lui stesso faceva parte, cosa che le interessava parecchio.
Eppure aveva sentito gli altri concordare su una loro ipotetica cabina della verità, dicendo che più coppie perfette avessero trovato nel minor tempo possibile, più avrebbero avuto accesso anche al premio. Jared però era convinto che i ragazzi, in fondo, temessero la sua presenza in casa per i loro giochi, quindi speravano di sbarazzarsi di lui il prima possibile, escludendolo dal divertimento e sentendosi così liberi dalla sua minaccia e la sua ingombrante presenza con le ragazze.
C’era solo una cosa di cui non avevano tenuto conto: Jared non era affatto stupido e anche lui avrebbe giocato, al pari di tutti gli altri.
Si era presentato insieme agli altri concorrenti convinto e determinato davanti a Ryan, ma nessuno sapeva che la sua forza era incanalata nella sfida per non vincerla.
«Eccoci qui per la vostra prima sfida. Le quattro persone che vincono andranno in fuga d’amore, ma del premio parleremo dopo. La prova che vi aspetta oggi riguarda un aspetto molto tecnologico della nostra vita: le foto. Tutti voi avrete un account facebook o instagram dove vi metterete a nudo. Beh, non letteralmente spero!» Ryan era un ottimo conduttore. Sempre neutro e obiettivo, cercava di essere chiaro e di far divertire i ragazzi in modo che l’attenzione fosse sempre alta. «Ora vi sarà consegnato questo dispositivo: dovrete fotografarvi alcune parti del corpo – niente di vietato ai minori, per favore! – e i due ragazzi e le due ragazze che indovinano più parti del corpo associate ai rispettivi proprietari vincono la sfida, chiaro?»
Ci fu un tripudio generale che fece capire a Ryan che le sue parole erano state capite e accolte. Lo staff del programma li accompagnò ognuno in una stanza diversa e consegnò loro un dispositivo per farsi delle foto.
Jared aveva perso la propria carica però: se anche lui non avesse vinto la prova, avrebbe potuto farlo Mia e sceglierlo per la fuga. Se avessero vinto entrambi non ci sarebbe stato alcun problema, ma se lui avesse vinto e lei no si sarebbe aspettata di essere la scelta del cantante, cosa che l’avrebbe messo in una posizione scomoda. Decise così di indovinare meno parti del corpo possibile, fatto non così complicato, tra l’altro, dato che non era riuscito a focalizzarsi sui particolari di ognuna con la dovizia che la prova richiedeva.
Lui, per sicurezza, fotografò dettagli del proprio corpo non molto riconoscibili: un piede, la lingua – stando però ben attento a non fotografare la barba, una parte del bacino da cui spuntava l’osso sotto gli addominali, un orecchio e una mano.
Tutte cose che non erano state sotto l’attenzione di tutti, a meno che qualcuno non fosse un suo grandissimo fan e lo seguisse su instagram.
Ognuno tornò in giardino e furono posizionati davanti a degli schermi con i nomi di ogni concorrente. I ragazzi avrebbero dovuto indovinare le parti delle ragazze e viceversa.
Tra gli uomini vinsero Scott e Drew, mentre tra le donne era ancora un mistero, perché le seguivano dalla casa senza poter sapere chi fosse in vantaggio.
Lo staff li fece accomodare fuori mentre Ryan si consultava con qualcuno della produzione per avere i risultati certi da comunicare poi ai ragazzi e al pubblico.
E così fece poco dopo.
«Dunque, con ben sei parti indovinate Drew vince la sfida al primo posto tra i maschi, mentre con cinque parti giuste Scott si aggiudica la fuga dopo di lui». Gli altri applaudirono. «Tra le ragazze, invece, la prima classificata è… Mia, mentre la seconda, con quattro parti indovinate, è Dakota! Complimenti ragazzi, voi avete vinto la prima fuga che consiste in un giro in barca a vela per poi approdare su un’isola privata, dove vi verrà servito un ottimo pranzo e potrete godere di ogni comfort. Ora dovete dirmi con chi vorrete passare questa meravigliosa giornata».
Jared avrebbe voluto chiudere gli occhi, perché Mia era arrivata prima e sapeva che sarebbe stata lei ad aprire le danze della scelta.
«Prima le signore» esordì Ryan. «Mia, tocca a te dato che sei la vincitrice della sfida».
Lei sorrise radiosa e soddisfatta mentre rizzava le spalle assumendo una postura fiera.
«Io scelgo Jared»
«Ho visto che tra voi c’è feeling». Continuò Ryan mentre Jared, tra gli applausi generali, si recava verso Mia quasi fosse stato un condannato a morte. 
Cercava di fissare le altre ragazze e percepire in loro un segnale che gli dicesse quale era la sua anima gemella, ma la gran parte di loro guardava altrove, già arrese all’idea di Mia “pigliatutto”. Solo Jade, Olivia e Leighton lo guardavano, ma Leighton gli riservava un sorriso comprensivo, Olivia uno sguardo di fuoco, come se avesse visto la propria preda sfuggirle di mano e Jade abbassare lo sguardo, quasi a disagio per quello scambio fuori luogo, dato che lui era con un’altra.
«Beh, per ora ci stiamo conoscendo e le cose vanno bene. Una fuga in questo momento può esserci d’aiuto per capire in che direzione stiamo andando». Mia aveva cercato di essere il più indifferente possibile, ma gli occhi brillavano come se avesse già avuto la vittoria in tasca.
«Bene». Convenne Ryan. «E tu Dakota chi scegli?»
Fu così che preferì CJ, mentre la scelta di Drew ricadde su Larissa e quella di Scott, dopo un lungo attimo di indecisione in cui si concentrò su Jade, su Taylor.
Tutti si stupirono di come Drew non scelse Daisy, ma la sera prima avevano litigato e quindi era stata una sorta di vendetta da parte di lui, cosa che funzionò a meraviglia, perché Daisy si mostrò veramente contrariata.
«Perfetto ragazzi, allora vi auguro buona gita per dopodomani! Ci vedremo la sera per vedere quale coppia andrà nella cabina della verità. Mi raccomando, divertitevi e fate di tutto per trovare le dieci coppie perfette e vincere il milione di dollari! A presto».
Ryan se ne andò e fino al giorno successivo Jared visse in uno stato d’ansia perenne, come se non fosse 
riuscito davvero a godersi il tempo che lo separava dalla gita.
La sera, prima di andare a dormire, da dietro la porta della camera da letto aveva origliato la conversazione tra molti altri inquilini della casa, ed era emerso che i ragazzi – la maggior parte – premevano per mandare la coppia di Jared e Mia alla cabina della verità, mentre le ragazze, più restie a perdere Jared così presto, tentennavano con la scusa di aver visto più feeling tra altre coppie, ma i ragazzi sapevano come convincerle: erano a conoscenza di ben cinquantamila motivi per ognuna per trovare un match perfetto.
Jared andò a dormire con l’angoscia di quel peso sulle spalle: da una parte le aspettative di Mia e della casa, dall’altra quello che lui desiderava che, però, passava in secondo piano, perché se la cabina li avesse dichiarati una coppia perfetta per lui il gioco sarebbe finito. Addio divertimento, tentativi e trepidazioni varie: si sarebbe dovuto dedicare alla sua anima gemella senza essere coinvolto in alcun modo, e la cosa lo terrorizzava. Si conosceva, e sapeva che per fare colpo su di lui non era questione di gesti avventati e audaci o giorni, era la costruzione di qualcosa di più profondo.
Sospirò arreso senza dare la buonanotte ad anima viva, aveva la sensazione di essersi cacciato in un bel casino.
Sperò di godersi la gita e trarne il meglio nonostante le proprie preoccupazioni. Mia non era perfetta, ma non la conosceva e non era certo il mostro che voleva intrappolarlo a tutti i costi. Inspirò a fondo e si addormentò nel giro di poco.


La mattina seguente solo alcune persone nella casa erano sveglie quando le quattro coppie uscirono per dirigersi alla barca e Jared, prima di andare, fissò ancora le ragazze – le presenti in cucina – per cercare di identificare in almeno una di loro un qualcosa che lo tenesse ancorato lì, non voleva mettere fine all’esperienza subito, non con Mia. Non era cambiato niente, non aveva fatto nuove esperienze che potessero portarlo a dire di essere maturato, non era pronto a mettere fine a quello. Sperava di cuore di non essere l’anima gemella della ragazza.
Dalla cucina gli arrivarono sguardi d’intesa, altri incoraggianti e un timido saluto con la mano da parte di Jade che, all’improvviso, abbassò il braccio destro quasi le fosse pesato troppo o si fosse scottata. Quella ragazza era strana, ma non era spudorata o esuberante come le altre, ed erano punti a suo favore. Così come per Leighton e Olivia, almeno agli occhi di Jared.
«Jared, ci sei? Ci stanno aspettando!» Mia era tornata a recuperarlo con una punta di preoccupazione nella voce quasi il cantante avesse deciso di sparire, almeno in quello sembravano essere in sintonia, dato che l’uno riusciva a capire l’altra e viceversa.
Sorrise e si allontanò più sereno.
La gita in barca a vela si era rivelata fantastica, e Mia era una buona compagnia se vissuta in gruppo, per fortuna anche le altre coppie avevano lo strano terrore di rimanere da sole, tanto che a un certo punto ci fu uno scambio in corsa: Dakota baciò Drew senza che le rispettive metà battessero ciglio, quasi avessero capito di non poter essere compatibili.
Jared, dal canto suo, si era mostrato di compagnia, ma si era tenuto più a distanza da Mia del solito, un’occasione per conoscersi senza ricorrere alla fisicità. Era bravo in quello, essere distaccato e freddo con le persone era una dote naturale che usava quando queste si avvicinavano troppo a lui e pretendevano che si aprisse. Cosa più che sbagliata, perché per farlo doveva esserci fiducia, e perché ci fosse quest’ultima doveva avere qualche elemento in più per lasciarsi andare, e la forzatura non era il metodo ideale per ottenere qualche risultato.
Inoltre pensare che in casa la gente stava votando, soprattutto per loro nella più scontata delle ipotesi, non lo aveva aiutato. O forse inconsciamente sì, dato che dopo essersi sentito spaesato per i primi giorni era riuscito a ritrovare se stesso.
Era convinto che ce l’avrebbe fatta anche quella volta.
Rientrarono al tramonto e trovarono gli altri già a buon punto per accogliere Ryan in casa per l’annuncio della coppia che sarebbe andata nella cabina della verità: Jade ed Haylee sistemavano il salotto mentre Simon e Taylor – la chef del gruppo – iniziavano a preparare la cena.
«Eccoci qui per la prima cabina della verità». Esordì Ryan un paio d’ore dopo davanti ai ragazzi seduti sul divano. «Tra poco scopriremo quale coppia avete deciso di mandare davanti alla macchina per verificare se l’accoppiamento è giusto. Ricordate: più coppie perfette indovinate, più possibilità avrete di arrivare al milione di dollari».
Poi, come Jared aveva sospettato, Ryan chiese alle coppie andate in fuga come era andata la giornata, e alla risposta positiva ma ben poco convinta di Mia indagò oltre, chiedendo approfondimenti proprio a Jared, il quale decise di optare per la verità.
«È andata bene, però è spaventoso pensare come tutto qua dentro sia amplificato e veloce. Baci una ragazza una volta e diventa la tua anima gemella, e ti assalgono mille dubbi. C’è bisogno di meno frenesia forse, per questo ho deciso di rallentare un attimo. Anche nel rispetto dell’ipotetica anima gemella di ognuno di noi se per caso non lo fossimo»
«Beh, mi sembra una cosa sensata, ma ricordate che oltre a stasera avrete solo altre nove puntate, quindi nove settimane per conoscervi, dunque fate il possibile. E ora vediamo un po’ chi avete scelto di mandare nella cabina della verità». Ryan concluse la frase facendo calare il silenzio nella stanza.
«La coppia che si presenterà davanti alla macchina è composta da…» un silenzio che sembrò rimbombare in ognuno e che aveva avuto la capacità di far tremare Jared. «Mia e Jared».
Applaudirono tutti e loro non si diedero nemmeno il tempo di pensare, volevano andare in cabina e togliersi ogni dubbio, per quanto quello di uno fosse l’opposto di quello dell’altra.
«Ora Jared e Mia si presenteranno in cabina, ma voi potrete vederli da casa. Se risultassero anime gemelle domani, dopo la cerimonia di accoppiamento, verranno trasferiti in un resort dove potranno continuare a conoscersi, altrimenti torneranno qui e rientreranno a tutti gli effetti in gara. Noi ci vediamo domani sera, buona fortuna!»
Se ne andò seguendo l’esempio della coppia per lasciare i ragazzi in attesa e con il fiato sospeso.
Jared, in uno slancio di carineria che al momento non gli apparteneva, le aveva offerto la mano che – nervosa – Mia accettò al volo. Raggiunsero la piccola cabina e si misero davanti al computer che sembrava scannerizzarli al momento, quasi in realtà non li avessero studiati per mesi con test, sedute psicologiche e quant’altro. Non che Jared fosse stato contento di quell’intromissione così invasiva e massiva nella sua vita, ma era convinto che la cosa avesse potuto aiutarlo nel comprendere almeno se stesso in maniera esaustiva, una cosa che potesse aiutarlo nella composizione dei testi e nell’affrontare futuri ruoli da interpretare. Solo alla fine di quel percorso poteva dire di aver disatteso le sue aspettative a riguardo, era stato tutto inutile.
Attimi di attesa che per loro due sembravano anni tanta era la tensione in quella piccola stanza bianca e asettica. Potevano sentire i cuori galoppare nella speranza che la macchina desse ragione al loro volere, peccato che solo uno di loro due sarebbe stato felice in ogni caso. L’esito del computer non li avrebbe mai messi d’accordo.
E, dopo quella che parve una vita, lo schermo cambiò, mostrando la scritta che venti persone aspettavano. 
Tutto si era bloccato: lo scanner, i cuori, i respiri.
NO MATCH.
Jared avrebbe voluto tirare un sospiro di sollievo, ma gli sembrava indelicato nei confronti di Mia, distrutta dalla notizia.
«Pensavo fossimo anime gemelle»
«Invece dobbiamo andare avanti». 
Le diede un diplomatico bacio sulla fronte e nell’uscire da lì per dirigersi di nuovo in casa si impose di non mostrare il suo sollievo facendo appello alle proprie doti attoriali, avrebbe trovato un momento adatto per sfogarsi con qualcuno all’interno della casa, perché sentiva davvero il bisogno di parlare con un’altra persona. In quel frangente sentì per la prima volta la mancanza di Shannon.
Nell’entrare in salotto un paio di ragazze si gettarono addosso a Mia per consolarla, gli altri diedero il bentornato a Jared rincuorati di avere il gruppo ancora unito, anche se voleva dire non avere nessuna coppia perfetta.
Jared, vittima del gioco più degli altri, si sentiva spossato.
Dio, ed era passata solo una settimana. Avrebbe dovuto trovare il modo di sopravvivere a quell’inferno.


Le ventiquattrore successive si svolsero velocemente, tanto che non diedero a Mia e Jared modo di pensare a cosa fare alla prima cerimonia di accoppiamento. Chi avrebbero scelto? Cosa avrebbero detto?
Si trovarono davanti a Ryan senza nemmeno accorgersi del come ci fossero arrivati, tutti trepidanti e tesi. Le ragazze sedute sui divanetti, e i ragazzi in piedi pronti per sceglierle e poi raggiungerle, perché quella sera sarebbero stati loro ad aprire le danze e scegliere la loro anima gemella.
Lentamente, con dovizia di particolari e domande atte a scoprire i sentimenti di ognuno e la dinamica dei triangoli o peggio, ogni concorrente prediligeva una ragazza, il match veniva registrato dai monitor che leggevano le mani e li confermavano, poi venivano fatti accomodare sui divanetti nell’attesa della scelta seguente.
«Benvenuti alla cerimonia di accoppiamento, il vostro tentativo di vincere il premio più ricco mai messo in palio da MTV: un milione di dollari. Bene, non dovete fare altro che identificare la vostra anima gemella. Ognuno di voi dovrà scegliere la persona giusta: se anche solo uno di voi sbaglia non raggiungerete il cento percento e dovrete tornare a casa a mani vuote. Stasera inizieremo con i dieci ragazzi, ma non preoccupatevi signore: ogni settimana vi alternerete tra chi sceglie e chi viene scelto come anima gemella, una volta gli uomini e una volta le donne. Ragazzi, l’ordine è stato tirato a sorte, quando chiamerò il vostro nome voglio che veniate qui e scegliate la persona. Entrambi metterete la vostra mano sul lettore del touchscreen e verrete confermati come coppia. Iniziamo».
Ryan si era preso le giuste pause per essere chiaro e dare ai ragazzi modo di apprendere ogni informazione, anche se sapeva che erano a conoscenza dei meccanismi del reality.
Fu così che Scott scelse per primo e si prese Olivia, perché era la persona con cui più aveva legato in quella settimana.
Spencer chiamò Larissa, perché si divertivano un sacco insieme.
Mark volle con sé Mia, perché era la persona con cui si era aperto, e lei aveva fatto lo stesso anche quando pensava di provare dei sentimenti per Jared.
Dylan invece scelse Haylee e non ci erano volute tante parole per capire il motivo di una simile scelta, bastavano i sorrisi di entrambi.
CJ, libero dall’ombra della fuga d’amore che per lui si era rivelata un totale fallimento, aveva scelto a cuor leggero Annah, e confessò di essere rimasto abbagliato dal suo sorriso. E forse dal suo fisico scolpito, dato che faceva la personal trainer.
Nick si buttò sicuro su Taylor. Alla domanda di Ryan sul motivo di questa sua scelta rispose che avevano un buon feeling, e gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio.
Drew, anticipando le domande del conduttore, fece un discorso sulla propria preferenza. Aveva scelto Daisy nonostante avesse baciato Dakota in fuga d’amore perché era lei la ragazza che gli piaceva, e non sceglierla era stata la peggiore delle vendette per un litigio stupido.
Inoltre era a conoscenza del debole di Liam per Dakota, avevano instaurato un buon rapporto e non se la sentiva di ferire quello che considerava un amico; ma questo interesse non venne menzionato nel suo monologo.
Fu la scelta di Liam a parlare al posto suo e scelse, appunto, Dakota.
Erano rimasti due ragazzi, e quindi il rispettivo numero in ragazze: Jade e Leighton. Le più taciturne della casa. Non invisibili, ma di sicuro quelle che si concedevano meno.
E intanto Jared capiva il gioco dei produttori, e intanto li ringraziava in silenzio: l’avevano lasciato per ultimo per evitare una scelta scomoda a lui e innervosire gli altri ragazzi della casa che, in confronto all’attore, avrebbero potuto sentirsi snobbati, dato il suo ruolo centrale in quella settimana a causa del feeling con Mia.
«Simon» intervenne Ryan con il solito ritmo serrato. «Accomodati, è il tuo turno».
Aspettò di vedere il ragazzo nel posto giusto poi gli chiese: «Chi è – stasera – la tua anima gemella?»
Si girò brevemente a guardare le due ragazze rimaste, sedute a disagio sui propri divanetti e senza temporeggiare oltre rispose: «Jade».
Lei si alzò, rossa in viso, e lo raggiunse alla postazione, davanti allo schermo touchscreen che li avrebbe confermati.
«Come stai Jade?» investigò Ryan allegro come sempre.
«Bene, grazie»
«Addirittura scalza, eh? Come mai?»
Lei rise divertita. Era il primo ad accorgersi di quella mancanza, o almeno così credeva lei.
«Non me la cavo benissimo con i tacchi. Inoltre sono abbastanza alta di mio, indossarli mi fa sentire troppo visibile e mi mette in imbarazzo». Ammise acuendo il rosso delle guance che mise in risalto le lentiggini che contornavano gli occhi azzurri, spuntate dopo il leggero colorito che aveva assunto con il sole della Jamaica.
«Stai molto bene, comunque». Si complimentò Ryan con un’espressione solare.
«Grazie». Sorrise di rimando nella speranza di sembrare disinvolta, ma il rossore intorno agli zigomi si accentuò, anche se era chiaro come il sole che quella situazione così centrale non la faceva sentire a proprio agio.
«Ma a proposito di visibilità… non ti sei fatta ancora conoscere dai più, c’è qualche ragione?»
Si spostò i capelli dietro l’orecchio – in imbarazzo – mentre con l’altra mano si sistemava la gonna nera strech e, con essa, la camicia azzurra con il taglio largo e maschile. Solo in pochi – pochissimi – si erano accorti che non portava il reggiseno. La cosa aveva solleticato molte menti, ma non avevano avuto il coraggio di buttarsi alla cieca con lei, avevano preferito scegliere una persona con cui avevano avuto a che fare durante la settimana.
«Non sono una persona molto espansiva. O meglio: mi ci vuole un po’ per aprirmi con le persone. Ora che, bene o male, mi sono abituata a tutti loro penso che sarà più facile aprirmi e conoscerli meglio. Mi trovo bene con tutti, ho solo bisogno di un po’ più di tempo rispetto agli altri»
«Pensi che Simon sia la tua anima gemella?»
Sorrise più serena. «Beh, è difficile dirlo con certezza dato che, come hai fatto notare tu, non mi sono aperta molto. Però Simon è una bella persona e un ragazzo interessante. Di sicuro può essere una compagnia piacevole e rivelarsi una sorpresa. Quindi sì, perché no?»
La agitava parlare davanti a una telecamera, ma incominciava a farci l’abitudine.
«Perfetto. Ora mettete le mani sugli schermi di modo che possiate essere confermati».
Fecero come Ryan aveva suggerito loro, poi lo salutarono per accomodarsi al divanetto in cui Jade era rimasta seduta per più di mezz’ora.
«Jared, Leighton, accomodatevi, siete rimasti solo voi». Si ritrovarono davanti a Ryan e il cantante sentì che il peggio era passato.
«Leighton, come mai pensi di non essere stata scelta?»
«Per gli stessi motivi di Jade. Fatico ad aprirmi subito e a permettere agli altri di conoscermi. Ma giuro che le cose cambieranno, mi impegnerò per socializzare e farmi scoprire»
«Beh, non ti è andata male, cosa pensi di te e Jared come coppia?»
Leighton sorrise cordiale, in imbarazzo per essere con l’esplicito interesse di un’altra ragazza. E non solo quello di Mia, perché sapeva che molte avevano messo gli occhi su di lui.
«Potremmo essere compatibili, certo» rispose stringata per non aggiungere cose di cui avrebbe dovuto pentirsi in futuro. Il suo motto era: essere diplomatica, sempre.
«E tu cosa dici a riguardo?» Ryan si rivolse a Jared.
«Leighton, da quel che ho visto in casa questa settimana, è una ragazza adorabile e ogni ragazzo qua dentro sarebbe fortunato ad averla come metà di una coppia. Stasera il fortunato sono io».
L’applauso dei compagni gli fece capire di aver fatto centro, quindi rilassò le spalle. Ringraziò di avere tanta esperienza nei discorsi pubblici e di avere la dote naturale di saper dire la cosa giusta nel momento più adatto, la sua carriera recitativa gli aveva solo fatto affinare la tecnica.
«Mettete le mani sugli schermi per la conferma, poi accomodatevi, così vedremo quante coppie compatibili avete trovato stasera».
Leighton e Jared non se lo fecero ripetere due volte: appoggiarono i palmi sul touchscreen e poi si accomodarono alla postazione di Leighton nell’attesa che Ryan introducesse loro i famosi fasci di luce che avrebbero decretato quanto coppie giuste indovinavano di volta in volta, dichiarando così la loro ipotetica vittoria.
«E ora è arrivato il momento dei fasci di luce. Ogni fascio rappresenta un’accoppiata vincente». Spiegò Ryan con il suo fare rassicurante ma deciso. «Un fascio un’accoppiata vincente, dieci fasci sono dieci accoppiate vincenti e un milione di dollari. Ricordatevi: le luci vi diranno quante coppie perfette ci sono, ma non quali. Questo dovrete capirlo da soli. Bene, vediamo quanti di voi hanno trovato l’anima gemella».
Tra gli applausi generali le luci del gazebo adibito per la cerimonia si spensero, creando così la giusta tensione. Nel buio generale i venti ragazzi aspettavano di vedere un fascio illuminarsi: alcuni in silenzio, altri chiamando il numero, uno alla volta a partire dal primo.
E il primo si illuminò, suscitando le grida entusiaste dei concorrenti, cosa che fece animare anche i più taciturni.
«Due!»
«Avanti»
«Due, andiamo!»
Mormorii o urla poco importava, l’importante era invocare il numero successivo e continuare così fino a dieci, se possibile.
Un altro fascio si infranse nel blu del cielo di Moneto Bay, scatenando altra eccitazione.
«Tre! Tre! Tre!»
Un coro indistinto, una litania continua che – per la prima volta – era riuscita a unire il pensiero di tutte le persone della casa.
All’improvviso, però, i fasci di luce si spensero e lo studiò si illuminò di nuovo a giorno, tra i mormorii contrariati dei concorrenti.
«Due coppie soltanto». Si rivolse loro Ryan. «Siete lontani dalle dieci coppie e dal milione di dollari, ma avete materiale per iniziare a lavorare sul vostro percorso. Alla settimana prossima con la sfida».
Le telecamere si erano soffermate sullo sconcerto e la scoperta di alcuni dei ragazzi prima di trasmettere alcune immagini del rientro in casa per i telespettatori incollati agli schermi.


 
*


Shannon era rimasto con la bocca aperta e gli occhi fissi sullo schermo, incredulo. 
Si sentiva fortunato per aver tenuto il telecomando in mano nel momento giusto e aver avuto la prontezza di spirito di schiacciare il tasto del fermo immagine.
«Oh mio Dio» disse Constance con lo sguardo sbarrato. «Dove ho spedito mio figlio? Sono una madre orribile». Aveva mormorato tra sé, sconvolta, con le mani nei capelli.
«Orribile?» si girò a guardare sua mamma con un sopracciglio alzato. «Tu chiami essere rinchiuso in una casa con dieci ragazze bellissime a tua disposizione una cosa orribile? Io lo chiamerei paradiso!»
Mise un braccio dietro la nuca per rilassarsi, non dando peso all’occhiata truce che lei gli stava rivolgendo.
«Sul serio, penso tu gli abbia fatto un enorme favore». Evitò di aggiungere che aveva deliberatamente offerto a Jared un modo per farsi un sacco di ragazze con la scusa di cercare l’amore e, quindi, scaricarle nel momento in cui scoprivano di non essere una coppia perfetta. E nemmeno Jared, prima di quella settimana, doveva aver capito il potenziale della situazione.
Certo, non c’erano solo  vantaggi in un simile programma – e l’esperienza di Jared con Mia ne era la prova – ma Shannon, al suo posto, avrebbe fatto di tutto per sfruttare al meglio i pro e scansare le conseguenze, era bravo in quello. Anni di vita ai margini del lecito forgiavano e davano la prontezza di spirito per portare le cose a proprio vantaggio, o a far sì che si abbandonasse la barca prima che questa affondasse. Insomma: mors tua, vita mea.
Alzò un angolo della bocca, soddisfatto. Sì, in un simile programma si sarebbe sentito più a suo agio di suo fratello, e dopo quella registrazione ne aveva la prova.
Vedere Jared muoversi come un pesce fuor d’acqua davanti alle telecamere era motivo di godimento per Shan, avrebbe avuto materiale per prenderlo per il culo per i prossimi… mesi? Anni? Forse anche vite.
«Tesoro» lo riscosse Constance. «A te quale ragazza piace?»
«Mia è veramente bella, ma sappiamo che è fuori gioco. Sono tutte carine, ma le bellezze della casa sono Olivia e Larissa, secondo me. Però lo ammetto, le altre non le ho guardate bene perché mi sono focalizzato su di loro».
Si grattò la nuca a disagio, quasi sua mamma l’avesse colto in fallo come quando era adolescente.
Constance, ignara di quel pensiero così pudico, si accoccolò sul divano, poggiando il gomito sullo schienale e, girata verso Shannon, gli disse: «E quale ragazza trovi adatta per Jared?»
«Perché se ne innamori?» lei annuì e il figlio sollevò un solo angolo della bocca. «Tutte e nessuna. Non è impresa facile. Anzi, conoscendolo direi che non è proprio possibile».
La donna alzò gli occhi al cielo, sapendo che nelle parole di Shannon c’era più di un fondo di verità.
«Ma a te quali piacciono? E quali trovi adatte per il tuo erede minore? Illuminami, sono curioso».
In effetti il parere di una donna che per giunta conosceva Jared così bene lo interessava davvero. Sua madre aveva occhio per certe cose, forse era riuscita a vedere più in là di entrambi i fratelli.
Constance lo fissò con uno sguardo felino spruzzato di divertimento, a volte erano così simili loro due a causa del taglio degli occhi da fare quasi paura. «Di sicuro non quelle ragazze prorompenti che piacciono a voi due. Preferisco quelle più acqua e sapone. Mi piacciono le ultime due scelte, Jade e Leighton, e pure Daisy»
«Le più noiose, in pratica» rispose con fare ovvio, conoscendo già la risposta.
La madre gli diede uno schiaffo leggero sulla nuca.
«Solo per il fatto che non sono appariscenti come le altre non vuol dire che non abbiano nulla da offrire. Anzi, di solito persone simili sono quelle che, dentro, hanno un mondo da scoprire».
Shannon evitò di dire che quello che avevano dentro quelle ragazze non era poi molto interessante, finché non era lui a riempire un determinato spazio. Era ininfluente per ciò che di solito lui e suo fratello avevano in mente. Anche perché le ragazze che avevano personalità avevano anche opinioni, erano scaltre e intelligenti e, con il tempo, iniziavano a pretendere un certo tipo di coinvolgimento.
No, con Kirstina era stato fortunato. Sveglia il giusto, credeva di poter sbandierare ai quattro venti la loro relazione quando in realtà Shannon si sentiva ancora libero di fare come meglio credeva: gli bastava una moina o una parolina dolce per rimettere tutto a posto e scongiurare la crisi. Era così che piacevano ai Leto: facili da gestire e manovrare per non avere problemi.
Non dopo quelli che Jared aveva avuto con Cameron anni prima.
«Sì, ecco, quelle due lì mi piacciono molto». Constance indicò distrattamente lo schermo ancora fermo sull’immagine sgomenta di alcuni dei concorrenti, tra cui Jared.
«Abbiamo un problema, allora». Shannon tornò a concentrarsi sul fotogramma che aveva catturato, conscio di voler far recepire il messaggio a sua mamma.
«E perché? Per delle opinioni discordanti?»
Lui alzò il telecomando e indicò un punto preciso dello schermo, in alto a sinistra. Il braccio di una ragazza, o meglio: il suo interno.
Vide la madre persa, vagare sui tratti leggermente sgranati di quella specie di istantanea per poi spalancare gli occhi una volta capito cosa il figlio volesse farle notare.
«Hai notato il tatuaggio di quella ragazza?»




 
          Leggetemi:

Eccomi qui, again. 
Storia nata a ottobre, pensata tanto e con i primi capitoli scritti a novembre e dicembre. Dopo la scrittura della tesi ho ripreso la storia, spero non si senta troppo la differenza nella narrazione.
Ma veniamo a noi. La mia prima long sui mars. Ebbene sì: non una mini long, ma una long. Certo, conta poco più di 10 capitoli (uno per settimana più… beh, lo scoprirete), ma sono tutti corposi come questo. Di cose da dire e analizzare ce ne sono, e poi ci sono le parti esterne al programma, giusto per coinvolgere Tomo, Shannon e anche Constance. Con questa scusa ho potuto inserirla e ne ho approfittato.
È una storia a cui tengo, anche perché mi è costata una lunga ricerca, mi è servito per fare le cose per bene. Ho riguardato la prima stagione e poi seguito la seconda in contemporanea con gli Stati Uniti. 
Eravamo un quaderno alla mano e io. Mi sono segnata tutte le prove e le varie ricompense (nessuna prova è inventata da me, ho inserito quelle usate nel vero programma, magari variandole un po’), ho guardato quante coppie azzeccassero di puntata in puntata e anche i match della cabina, inserendo i dati in una tabella che mi permettesse di mettere il numero giusto di volta in volta. Ho plottato ogni capitolo (ma lo faccio sempre), ho messo per iscritto l’andamento delle puntate, ovvero quante coppie giuste per puntata, quanti match perfetti provenienti dalla cabina e in quali puntate inserirli. Ho inoltre studiato i 10 accoppiamenti finali di ogni puntata per far sì che ci fossero tot coppie giuste e le altre no, e che corrispondessero poi ai match perfetti che troveremo durante il corso della storia (e del programma).
E, infine, ho registrato i discorsi di Ryan, il presentatore, e alcuni li ho inseriti qui, quasi del tutto uguali, per spiegarvi la dinamica del programma. Ovvero quello iniziale prima che Jared venga introdotto, e quello fatto prima della cerimonia di accoppiamento.
Insomma, un lavoraccio assurdo e una psicopatia (la mia) non indifferente, ma così ho la certezza di avere ogni elemento sotto controllo e che nulla può intralciarmi durante la stesura della storia. 
So inoltre che il programma nella realtà va in onda DOPO essere stato registrato, ma non mi piaceva l’idea che Constance, Shannon e compagnia bella potessero vederlo con Jared di fianco e a cose già concluse, quindi ho deciso che il programma era in differita di una sola settimana per permettere alla produzione di girare la prima puntata e mandarla in onda, giusto per non inserire una puntata live settimanale come l’isola dei famosi (per intenderci) ma cmq montare una puntata riassuntiva della settimana trascorsa, una cosa che non coinvolgesse una dinamica come i reality di casa nostra ma che rendesse lo show fruibile in prima serata lo stesso. Provo a riassumerla così: ho mantenuto il format come è in realtà, ma ho soltanto fatto sì che fosse trasmesso mentre i concorrenti erano ancora nel programma, “quasi” in diretta.
Spero dunque che lo sforzo sia valso la pena e che la storia vi sia piaciuta e sia riuscita a intrigarvi.
Come con ogni mia storia l’aggiornamento sarà settimanale.
PS: Banner fatto dalla sottoscritta, ne vado fiera, scusate! E, se permettete, notate la maglietta di lei *w*
Mi trovate qui: Love Doses.
Tanta cioccolata per voi, XO, Cris.
 

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Capitolo 2
*** Seconda puntata ***


 

Capitolo 2


Seconda puntata



Il gruppo era rientrato in casa combattuto: se da una parte erano contenti di aver trovato già due coppie, dall’altro erano preoccupati di averne trovate soltanto due e, a complicare ulteriormente le cose, a impensierire i ragazzi era il non essere a conoscenza di chi fossero questi match.
L’unica certezza che avevano era che Jared e Mia non erano un’accoppiata perfetta, e doveva essere il loro punto di partenza. Di sicuro era stato così per il cantante.
Sul bancone dell’angolo bar avevano trovato un rifornimento di alcoolici che decisero di usare per11 far decollare la serata: in fondo, dato che otto coppie su dieci non erano giuste, avrebbero dovuto scaldare l’atmosfera per trovare nuovi occhi con cui guardare le altre persone e cercare in essi la loro probabile anima gemella.
Il bello del programma era potersi focalizzare su più persone alla volta senza sentirsi in colpa, il brutto era che in ballo c’erano dei soldi che avrebbero fatto comodo ai più.
Mia si era avvicinata a Jared con fare suadente, ma quest’ultimo era deciso a non lasciarsi abbindolare ancora una volta. Determinato a mettere le cose in chiaro, tentò di guidarla sotto al portico dove c’era un dondolo, ben lontano dalla piscina dove tutti si stavano buttando a turno, cercando di far venire a contatto i corpi per cercare di far partire la scintilla tra loro.
«Ehi!» urlò Mark con un bicchiere in mano mentre li guardava allontanarsi in silenzio e con aria furtiva. «Non siete un match perfetto, dateci un taglio con questa storia e non complicateci la vita!»
I presenti attorno a lui guardarono l’acqua a disagio: per quanto non avessero condiviso i toni poco gentili ma comunque limpidi di Mark, di sicuro concordavano con il suo argomento, erano lì da una settimana e tutto poteva ancora essere messo in gioco, non volevano complicazioni inutili da persone che sapevano già di non essere una coppia.
Tra i due la più scocciata per quel richiamo fu Mia, perché era lei quella con le intenzioni poco pulite; a Jared scocciò soltanto essere ripreso da un ragazzo di quindici anni più giovane di lui e con un quarto della sua intelligenza, a occhio e croce, ma non lo diede a vedere.
Non subito, almeno.
«Devo parlarle» sentenziò lapidario verso Mark e, senza attendere risposta da lui o da chi aveva assistito alla scena, la trascinò in una zona più appartata della casa, sul lato opposto rispetto al solarium.
Avrebbe voluto divertirsi con gli altri e iniziare a fare gruppo, ma sapeva che per Mia la questione non era del tutto chiusa e preferiva mettere le cose in chiaro, per quanto sapeva che gli sarebbe costata la nottata, dato che lei sembrava intenzionata a strusciarsi su di lui ancora per molto tempo.
Fu così che passarono ore a parlare del loro rapporto, per quanto per Jared la parola fosse troppo grande per delineare quello che c’era stato tra loro. Mia insisteva nel dire che avrebbero potuto divertirsi mentre avrebbero conosciuto gli altri in casa, ma Jared la contraddisse con decisione.
Non solo non voleva bruciarsi la possibilità di conoscere la sua anima gemella, per quanto avesse seri dubbi riguardo la potenzialità della cosa, ma vedeva questo ipotetico continuare a giocare con Mia come prendere in giro lei e le rispettive metà di match perfetto.
Jared le aveva detto che non era rispettoso comportarsi in quel modo nei confronti delle proprie “metà” e degli altri ragazzi della casa, anche perché era convinto che continuare a intrattenersi con lei sarebbe stato controproducente: avrebbe creato un legame tra loro una cosa simile, e alla fine uno dei due sarebbe rimasto coinvolto da quel gioco inutile. Le aveva detto che avrebbe voluto trovare la sua anima gemella e poter dire di avere almeno interesse in lei, non voleva finire come alcune coppie della prima stagione in cui si era formato il match perfetto però uno dei due era coinvolto sentimentalmente con un altro. 
Già non era convinto che con la propria metà potesse funzionare, figurarsi con una persona che non era fatta per lui: sarebbe stato come imbarcarsi in una relazione destinata a naufragare in partenza, e non voleva questo.
L’aveva detto per convincerla e per evitare di dire a Mia che non le interessava una ragazza come lei, che per lui poteva essere solo il divertimento di una sera, ma pensava che quello fosse molto più carino e signorile come modo. Senza contare che, una volta pronunciate quelle parole, aveva capito di pensarle davvero. Voleva trovare il proprio match e vedere se poteva funzionare, per quanti dubbi avesse a riguardo, voleva darsi una possibilità anche se non era alla ricerca di una storia ma soltanto della felicità della madre.
Eppure, se non si fosse impegnato con un po’ di criterio, se ne sarebbe pentito a vita; anche solo per poter dire di averci provato. Questo perché era raro avere la certezza di essere in presenza della persona perfettamente compatibile con se stessi, ed era una cosa da sfruttare.
Ci mise gran parte della notte a convincere Mia, ma alla fine riuscì a farle capire il proprio pensiero e a farle ammettere che le sue motivazioni erano valide, e che anche lei avrebbe dovuto agire così. A malincuore decise di lasciare andare Jared per dedicarsi al proprio percorso in quella casa.
Furono interrotti alla fine del loro discorso solo dai rumori concitati e spaventati che venivano dalla villa.


Mark, dopo aver seguito con lo sguardo Mia e Jared allontanarsi, si scolò il contenuto dell’intero bicchiere in pochi sorsi, piccato dal fatto che – nonostante lei sembrasse felice di essere stata scelta da lui alla cerimonia di accoppiamento – fosse corsa subito dietro a Jared per elemosinare qualsiasi cosa, che fosse un bacio o una sveltina. Era convinto di meritarsi di meglio, non le attenzioni di rimando di qualcun’altra.
«Secondo voi, dunque, chi sono le coppie giuste?» esordì Taylor mentre cercava di sedersi sulla poltrona gonfiabile in mezzo agli altri in ammollo, ormai quasi al completo.
Qualcuno cercò di rispondere, ma l’arrivo di Jade in costume, intenta a farsi uno chignon con i lunghi capelli, li interruppe.
«Carino il costume». Le sorrise Liam che apprezzava quel lato così ironico, dato che indossava un bikini a fascia rosa con dei gelati colorati, in netto contrasto con quelli più seducenti delle altre ragazze. Era sarcastica con discrezione, ma non aveva paura di dimostrarlo.
«Grazie». Si sedette sul bordo per immergere i piedi in acqua e acclimatarsi, più distesa del solito. Solo allora saltò agli occhi di tutti il portamento aggraziato e quasi elegante che la contraddistingueva. L’avevano scambiata per altezzosità, invece era classe.
«Non spaventiamo più?» domandò Olivia per prendere in giro lei e Leighton, sdraiata su un lettino accanto alla piscina, intenta a parlare con Nick.
«Forse solo la mattina, senza trucco» rispose pronta con un sorriso innocente. «Ma vale solo per voi ragazze».
Le altre risero. Jade – per quanto silenziosa – era riuscita a farsi voler bene dalle donne della casa, solo Olivia nutriva qualche dubbio a riguardo, ma era dovuto alle sue mosse e ai rispettivi pensieri.
«Quindi è vero, sei pronta per unirti a noi?» domandò Scott con occhi vivi, sorpreso dal cambio di registro della ragazza.
«Diciamo che la cerimonia è servita a rompere il ghiaccio: è stato come far sesso la prima volta, ora non siete degli estranei». Li fece ridere di nuovo prima di entrare in acqua. Era strano come fosse più rilassata e partecipe rispetto alla settimana precedente, ma Jade conosceva bene il motivo di quella serenità. «Non sono timida, davvero, diciamo che ci metto un po’ a lasciarmi andare. Prima mi piace osservare la gente con cui devo avere a che fare»
«Insomma, ci hai studiati tutti» disse Dylan allegro mentre abbracciava Haylee, che strizzò l’occhio a Jade. Avevano parlato parecchio quei giorni e avevano deciso di piacersi.
«Dunque, quali sono i match perfetti secondo voi?» riprese Olivia. Era curiosa di ragionare con gli altri elementi della casa e, inoltre, voleva riportare l’attenzione su altri che non fossero Jade. Se quella ragazza avesse iniziato ad attirare interesse – lei e la sua faccia da finta innocente – sarebbe stata la fine per molte ragazze nella casa, lei per prima. Non poteva correre il rischio di essere messa in un angolo dalla classica “scialba senza nulla di particolare”, come la reputava lei stessa.
«Per me siamo Haylee e io» rispose sicuro Dylan, facendo alzare gli occhi al cielo alla maggior parte dei presenti.
«Potreste, perché no» convenne Simon.
«Ma sareste così scontati!» rispose Larissa divertita.
«Di sicuro sappiamo che non lo sono Jared e Mia» rispose pragmatico Scott. «E per quanto poco sia, è comunque un punto di partenza».
Gli altri annuirono convinti.
«Io al momento non ho certezze» intervenne Leighton con voce sottile, spaventata dall’avere l’attenzione di tutti addosso. «È difficile avanzare ipotesi ora, è presto. Potrebbe trattarsi di coppie “prevedibili” come Dylan e Haylee, oppure di match azzardati come… Drew e Daisy o Simon e Jade»
«O tu e Jared» intervenne Dakota senza accusarla.
«È possibile tutto ora, non credete?» domandò per levarsi da quella posizione scomoda. Non voleva dare l’impressione di avanzare pretese sul proprio accoppiamento della serata, ma solo dare un parere obiettivo riguardo il risultato ottenuto, difatti gli altri le diedero ragione.
«Ognuno dovrebbe dedicarsi a conoscere altre persone meglio, e provare a mandare le coppie forti e più coinvolte in cabina, qualora riuscissero a vincere la sfida». Fu CJ a fare un sunto della situazione, idea che piacque a tutti.
Continuarono comunque ad analizzare le altre ipotetiche coppie senza giungere a una qualche soluzione che potesse aiutarli nel gioco.
«Bene, siccome è un’ottima idea io direi di brindare con gli ottimi cocktail preparati da Dylan, chi ne vuole un po’?» Mark aveva posto quella domanda mentre usciva dalla piscina, pronto a dirigersi in casa per portare fuori le brocche preparate in precedenza, già su di giri a causa dei drink precedenti.
Una volta fatto sgocciolare il costume, Jade, in acqua, lo interruppe: «Mi passeresti il mio bicchiere per favore? È quello pieno vicino alla sdraio, grazie».
Se brindavano tutti poteva farlo pure lei, al diavolo. Era umana, sapeva come divertirsi ed essere partecipe.
Mark annuì e  prese solerte il bicchiere per poi tornare da lei con passi veloci quasi quanto una piccola corsa, ma qualcosa andò storto.
Nei pressi di Jade trovò la pozza formata da lui stesso poco prima, cosa che gli fece perdere l’equilibrio e scivolare, tanto da fargli fare movimenti maldestri sul posto. Era riuscito a evitarsi una caduta e la conseguente botta, ma il bicchiere era caduto tra lui e Jade, infrangendosi in mille pezzi.
Da dentro la piscina lei si riparò gli occhi con un braccio per paura che potessero arrivarle in faccia, e fece bene: varie schegge finirono nella sua direzione, e una la colpì nella zona del tricipite, la parte posteriore dell’omero.
Tutti trattennero il fiato, per quanto le parti delicate di Jade fossero state protette grazie ai suoi riflessi pronti.
Mark, ripresosi dallo shock, si inginocchiò davanti a lei per assicurarsi che tutto fosse a posto.
«Stai bene? Mi spiace, giuro che non l’ho fatto apposta!»
Lei tolse il braccio dal viso, ancora scossa, per poter dimostrare di non aver subito danni.
«Io… Sto bene, credo. Mi sono solo spaventata»
«Scusami» continuava a ripetere un mortificato Mark, fu solo l’urlo preoccupato di Annah a metterli di nuovo in allarme.
«Jade, respira». Iniziò. «Non ti agitare, ma devi sollevare il braccio con cui ti sei protetta il viso, ora».
Seguì le istruzioni della ragazza e, una volta che portò il gomito in aria, vide tre schegge di vetro nel braccio contornate da alcuni tagli provocati da altri pezzi rotti che erano volati dopo l’urto con il pavimento.
Videro Jade spalancare gli occhi terrorizzata, cosa che li impressionò dato che erano già abbastanza grandi. Dalle ferite fluiva lentamente sangue che andava a coprire il tatuaggio che aveva nell’interno del braccio, un particolare che nessuno fino a quel momento aveva notato.
Stava per mettersi a piangere, ma nessuno era pronto a prenderla in giro o giudicarla, nemmeno Olivia.
Leighton così, da buona assistente personale quale era, prese il controllo della situazione.
«Ok, calma tutti quanti». Più facile a dirsi che a farsi, dato che erano tutti pietrificati e piccole gocce di sangue iniziavano a sporcare la piscina. «Qualcuno dello staff del programma chiami la produzione e un’ambulanza, gli altri la tirino fuori dalla piscina, subito».
Ringraziarono Leigh mentalmente per averli tolti da un agghiacciante impasse e si adoperarono subito. 
Scott balzò fuori dall’acqua e, insieme a Mark, la tirò fuori dalla piscina nel modo più delicato possibile. Haylee, facendo molta attenzione a non scivolare, corse in camera per prenderle un telo con cui asciugarla e un qualcosa per coprirla e non presentarsi in ospedale mezza nuda. Non aveva trovato niente di adatto nel guardaroba di Jade, così le aveva portato un proprio vestito da spiaggia senza spalline.
Fu Scott a prendersi cura di lei fino all’arrivo dei soccorsi, l’aveva asciugata, aiutata a vestirsi e poi condotta insieme a Mark, sempre più dispiaciuto, fino all’entrata della casa, dove si fece trovare dai paramedici che la scortarono all’ospedale più vicino per le adeguate medicazioni. Scott e Mark avevano insisto per accompagnarla, ma quelli della produzione avevano detto loro di rimanere in casa, che Jade avrebbe avuto l’assistenza necessaria e che tutto sarebbe andato bene.
Lei li ringraziò e prima di andar via sentì Mark chiedere a Scott dove avesse già visto il simbolo del tatuaggio che Jade aveva all’interno del braccio, tra bicipite e tricipite.
Li guardò mortificata e con un solo cenno del capo indicò Jared, che aveva assistito alla scena preoccupato davanti al dondolo su cui era stato seduto con Mia, prima che lei passasse accompagnata dai due ragazzi e dalle voci concitate di tutti gli altri concorrenti che, infine, raggiunsero il punto di raccolta.
Ora tutti avrebbero saputo la verità.


Ciò che era successo a Jade aveva animato davvero la situazione in casa: le ragazze coccolavano Mark, preda dei sensi di colpa per aver fatto del male – seppur involontariamente – a una donna, la sfida era stata spostata e fatta in modo che Jade non fosse fuori dalla strategia, ma in modo che non partecipasse ad alcuna attività che potesse nuocerle; infine, la scoperta di quel tatuaggio aveva imbastito un grosso argomento a riguardo.
Prima che Jade se ne andasse, alla domanda di Mark a Scott, aveva indicato con la testa Jared che, non capendo la situazione, non aveva chiesto ulteriori dettagli.
Dopo che fu caricata sull’ambulanza gli altri concorrenti della villa si ritrovarono tutti in salotto, ancora scossi per l’accaduto e non più così vogliosi di rientrare in piscina, dove erano cadute gocce del sangue della ragazza, cosa che avrebbe ricordato loro la brutta esperienza.
Si ritrovarono dunque sui divani, i ragazzi a consolare le ragazze e tutti a cercare di distrarsi da quello successo poco prima.
«Mi dispiace, non volevo» continuava a ripetere Mark, atterrito per l’increscioso inconveniente.
«Lo sappiamo e lo sa anche Jade, sta’ tranquillo». Larissa gli accarezzava la schiena per cercare di calmarlo, anche se non sembrava possibile.
«Vedrai che tornerà prima di quanto immagini e avrà solo qualche graffio, niente di serio». Lo rassicurò CJ. Tutti gli altri annuirono, convinti che avesse ragione. 
«Jared…» intervenne Scott per stemperare gli animi.
«Sì?» si girò verso di lui, incuriosito dal fatto che gli stesse rivolgendo la parola.
«Quanti tatuaggi hai?» gli chiese diretto. «E, soprattutto, quali?»
Jared si grattò scettico la tempia. Sapeva che Scott era tatuatore – per quanto non lo desse a vedere dato che non ne aveva poi molti – però gli sembrava strano che fosse colto dalla deformazione professionale proprio in quel momento. Capiva il bisogno di distrarre la casa, ma focalizzare l’attenzione su di lui non era la mossa giusta, almeno per il diretto interessato.
«Dunque… ne ho otto. Le due frecce sui polpacci, l’orbis sulla schiena, il provehito in altum sul pettorale, l’echelon nell’interno dell’avambraccio, il simbolo del “trenta” nel polso e le due triadi vicino al gomito, nella parte esterna dell’avambraccio».
Li aveva mostrati tutti mentre li elencava, finendo così per porre l’attenzione sulle braccia, cosa che fece sospirare tutti, tranne Mia.
«Sono tutti legati alla band». Tentò di giustificarsi. Non sapeva come interpretare le diverse reazioni dei coinquilini e il silenzio carico di tensione non lo aiutava a distendere i nervi.
Essere al centro dell’attenzione senza capirne i motivi iniziava a irritarlo, era difficile sviare le occhiate avide e smarrite di altre diciotto persone, la cosa iniziava a innervosirlo, e lui era bravo a dissimulare la propria irrequietezza, detestava dunque dimostrare di non avere autocontrollo.
«Come abbiamo fatto a non accorgercene prima?» domandò Annah senza rivolgersi a qualcuno in particolare.
«Potrei sapere anche io, di grazia, di cosa state parlando dato che sembra riguardarmi?»
Scott, come suo solito, si fece portavoce per gli altri, ancora confusi dalle ultime scoperte. 
«Jade» rispose prendendosi poi del tempo per formulare un pensiero di senso compiuto. «Solo a causa dell’incidente ci siamo accorti che ha un tatuaggio… una scritta al cui interno ha uno strano simbolo. Ed è una triade, come quelle che hai tu. Identica».
Jared rimase spiazzato, non si aspettava una simile rivelazione. Eppure avrebbe voluto dire tante cose, perché la triade era il simbolo alchemico dell’aria, non per forza era un qualcosa che la legava ai Thirty Seconds To Mars. 
«Questo… cambia tutto». Liam si passò le mani sulla faccia, quasi non volesse vedere i fatti, come se fossero troppo grandi per coinvolgerlo.
«E perché?» Jared non capiva dove volessero arrivare, dato che gli altri sembravano dare ragione a Liam.
«Perché se lei è una tua fan» incominciò Daisy. «Potrebbe essere la tua anima gemella».
A questo Jared non aveva pensato. Poteva una sua relazione dipendere da un tatuaggio e una passione comune? Possibile che avesse cercato l’amore nei posti sbagliati? Sarebbe riuscito a superare il fatto che la sua potenziale anima gemella fosse echelon?
Ma, soprattutto, chi gli diceva che lei fosse la sua anima gemella? Al momento era a conoscenza di un tatuaggio con lo stesso simbolo, ma quello non significava che per entrambi avesse lo stesso significato. Di sicuro però avrebbe indagato sulla frase che lo accompagnava.
I pensieri di Jared furono gli stessi degli altri coinquilini: alcuni erano convinti che Jade fosse la sua anima gemella perché, sostenevano, chi avrebbe potuto capire meglio il cantante? Gli altri dicevano che era troppo scontata come cosa, che sarebbe stato un rapporto con basi alquanto strane e che, se anche Jade fosse stata fan di Jared e del gruppo, non implicava che fosse anche la sua anima gemella.
Olivia, molto partecipe nella discussione, aveva sostenuto con molti punti la tesi che Jade potesse essere echelon, ma che questo non significasse poi nulla.
Jared, dal canto suo, detestava che si parlasse di lui e di una ragazza nemmeno presente al momento in termini amorosi, atti a vederli coinvolti in una relazione quando nemmeno conosceva il cognome o il lavoro di questa donna, ma doveva ammettere che quelle domande se le sarebbe poste lui stesso nella sua solitudine, non trovando mezza risposta che potesse dargli le certezze che cercava. Conoscere i vari punti di vista della casa gli aveva aperto gli occhi su alcuni aspetti che non pensava di poter prendere in considerazione da solo.
Alla fine, dopo una lunga discussione, Olivia e Larissa erano riuscite a mettere d’accordo tutti sul fatto che Jade avesse bisogno di spazio e che quel tatuaggio, anche se legato a Jared, non implicava nulla tra loro.
«Andiamo, sarebbe troppo scontato!» concluse per l’ennesima volta Drew, poco convinto che la presenza di una fan con il proprio idolo sfociasse in un match perfetto.
«Già, un po’ come quelle coppie prese dall’inizio che pensano di essere una coppia perfetta e invece sono solo due persone attratte l’una dall’altra». Una frecciatina di Olivia rivolta proprio a lui e Daisy, che sembravano certi di essere le due metà della mela almeno quanto lei era convinta fossero in realtà un colossale buco nell’acqua.
«Concordo con il vostro parere» intervenne Leighton, pacata come sempre. «Ma noi a riguardo non possiamo fare nulla. Penso sia una questione che va risolta tra Jade e Jared, in caso, e dipenderà da loro scoprire se vogliono approfondire la loro conoscenza o meno».
Jared, risvegliato dal proprio nome, si ritrovò ad annuire. Non ci aveva minimamente pensato, ma le parti interessate erano loro due: lui in quanto tenuto all’oscuro di una echelon in casa, mentre lei sola con quel peso, accompagnata dall’imbarazzo che provava nei confronti di una persona che probabilmente stimava.
Il cantante per la prima volta non sapeva come sentirsi e che sentimento provare, ma di sicuro aveva ormai chiara una cosa: avrebbe affrontato Jade il prima possibile per scoprire la verità, non riusciva a stare sulle spine in quel modo.
«Sai che c’è Leigh?» le disse Spencer. «Sei sveglia e sei obiettiva. Mi stai simpatica».
Le strizzò l’occhio in un gesto complice e di accettazione che lei accolse volentieri.
«Potresti essere la nostra arma segreta per vincere» aggiunse Dakota.
«O la chiave per tutti i nostri problemi».
Haylee, come sempre, vedeva più lontano di tutti.


Jade era rientrata in casa il giorno successivo poco dopo pranzo. Era stata accolta dal gruppo con calore – fatta qualche eccezione – contenti che fosse tornata così velocemente, segno che non era successo nulla di grave.
Qualcuno, ma non era riuscita a capire chi, le aveva chiesto cosa le avevano fatto, così si era ritrovata a essere spinta dalla piccola folla sul divano con un cuscino sotto il braccio, pronta a raccontare come aveva trascorso le ultime ore.
«Niente di che». Minimizzò per non far sentire in colpa Mark, che la guardava con gli occhi di un cucciolo sofferente. «Mi hanno pulito le ferite, mi hanno dato un paio di punti, hanno fasciato il tutto e mi hanno fatta dormire là perché ero stremata».
«Punti?» Haylee la fissò con gli occhi sgranati.
«Ehm… sì, ma giusto un paio, davvero. Niente di grave, non ho sentito nemmeno male, hanno fatto un’anestesia locale». Si girò verso Mark. «Guarda qui».
Mosse il braccio sotto gli occhi di tutti. Certo, non movimenti bruschi o ampi, ma un qualcosa che facesse capire che non era affatto menomata e poteva comunque continuare a svolgere le normali attività in casa.
«Devo evitare di bagnarli per i primi cinque giorni, poi quando potrò tornare a lavarli dovrò farli asciugare molto bene. Devo disinfettare la ferita ogni volta, però». Si sedette sul pavimento accanto a Mark, il quale non riusciva a staccare gli occhi dal pavimento, colpevole. «Come vedi non sono in fin di vita, il tutto si riduce a una fasciatura di sette centimetri circa attorno al bicipite».
Jade parlava con calma, stava affascinando tutti. Sembrava fosse appena tornata da un giorno in una SPA, non da un giro gratis in ospedale.
«Lo so che non l’hai fatto apposta, sei scivolato. Poteva capitare a chiunque». Appoggiò la faccia sulla sua spalla e gli cinse la larghezza della schiena con il braccio, con fare protettivo. A tutti era sembrata una mamma chioccia estremamente delicata, cosa che li fece sorridere di dolcezza.
«Giuro che mi dispiace» le disse sottovoce Mark, convinto che se avesse bevuto di meno avrebbe avuto più controllo di se stesso.
Fu Jared ad alleggerire il momento: «Beh, vedetela così: potreste essere anime gemelle e l’avreste scoperto in modo alquanto singolare». Sorrise, conscio di aver catalizzato l’attenzione su di sé, cosa che aveva desiderato per la prima volta in quell’esperienza. «Di sicuro avreste un aneddoto interessante da raccontare ai vostri figli: “Sai tesoro, ho conosciuto tua madre in un programma televisivo, e ho capito che era la mia anima gemella quando le ho conficcato una scheggia di vetro nel braccio…”».
Funzionò. Jade rise divertita, trascinando Mark e poi tutti gli altri, più rilassati dal fatto che le persone coinvolte riuscissero a riderci su, a dimostrazione del fatto che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
«Bene» disse Jade per riportare le cose alla normalità. «Ora potete tornare a flirtare, pomiciare e fare quello che stavate facendo prima che io rimanessi quasi senza un braccio?»
Sapeva che avrebbe dovuto fare anche lei le stesse cose, ma era troppo presto. Non era una di quelle persone che si buttava a capofitto su un uomo solo per attrazione, aveva bisogno di un po’ di alchimia mentale per sentirsi affascinata da una persona.
Gli altri risero e acconsentirono, in fondo aveva bisogno di respirare un po’ e tornare a godersi la casa senza le pressioni dei coinquilini.
Mark faticò a lasciarla in pace, ma Liam, Nick e Olivia lo distrassero a sufficienza affinché facessero un giro in piscina. Sui divani rimasero Haylee, Dylan, Jared, Annah e Scott, intenti a distrarla con discorsi abbastanza leggeri, quali viaggi e libri, argomenti su cui Jade sembrava ferrata e verso cui dimostrava una passione al di fuori del comune. In effetti la sua conoscenza a riguardo era abbastanza vasta e, dopo un po’ di tempo, erano riusciti a strapparle qualche parola a riguardo, soprattutto sul fatto che si documentasse su qualcosa anche se non aveva avuto modo di conoscerlo di persona. Era la curiosità a spingere le sue azioni, e Haylee le aveva fatto notare che quello era il motore dell’intelligenza, rendendola di una sfumatura simile al riflesso dei suoi capelli.


Uno della produzione aveva riaccompagnato Jade in casa per poter comunicare alcune notizie: dato che lei non poteva prendere parte alla prova l’avrebbero affrontata il giorno dopo, e sarebbe toccata ai maschi. Niente di preoccupante, ma avevano variato l’ordine delle prove in modo che lei non fosse fuori dai giochi.
Così, il giorno successivo al rientro della ragazza, il gruppo si fece trovare per le dieci e mezza nella zona piscina, dove ad aspettarli c’era Ryan. Dopo essersi accertato delle condizioni di salute di Jade e aver salutato gli altri spiegò la prova: i ragazzi dovevano collegare alcune frasi alle ragazze, pescare il cubo con la faccia di ognuna di loro dalla piscina e associarlo alla rispettiva citazione. Avrebbero vinto i primi tre che ne avessero indovinati di più, poi avrebbero potuto scegliere la ragazza da portare in fuga d’amore.
Drew era partito bene: voleva conquistare a tutti i costi la vittoria per poter entrare nella cabina della verità con Daisy. Dylan aveva i suoi stessi propositi, e Mark voleva riscattarsi con Jade. Jared indovinò qualche frase, ma non quante gliene sarebbero servite per conquistarsi la gita.
Vinsero dunque Nick, Drew e Simon.
Drew scelse di nuovo Daisy come alla cerimonia, Simon nominò Leighton e Nick, non sapendo bene su chi far ricadere la propria scelta, decise di portare con sé Jade, la più bisognosa tra tutti di un giro per cambiare aria, che non fosse all’ospedale, ovvio. Inoltre aveva detto che sarebbe stata l’occasione ideale per conoscerla meglio.
«Bene, allora sarete felici di sapere che la vostra fuga d’amore consisterà in un giro serale per Montego Bay, con un’ottima cena offerta in un ristorante esperto in cucina caraibica».
I ragazzi si dichiararono entusiasti e rientrarono in casa nel fermento generale.
Arrivò la sera seguente e, quindi, l’uscita, cosa che rese il gruppo ancora più agitato. C’erano i sei che dovevano uscire e gli altri che, in casa, dovevano decidere chi mandare nella cabina. Sarebbe toccato a Ryan annunciare alla casa che avevano scelto di mandare la coppia formata da Drew e Daisy, che però si sarebbe rivelata un altro NO MATCH.
Era un giorno ozioso e senza impegni quello che separava la sera della cabina della verità dalla cerimonia di accoppiamento. Jade era in cucina a sistemare i piatti usati per il pranzo; nonostante gli altri partecipanti del gioco avessero insistito per evitarle il proprio turno – dato che si erano spartiti i compiti con una efficientissima tabella sfornata da Leigh – ma lei non aveva voluto sentire ragioni: ce la faceva benissimo, inoltre non avrebbe potuto fare il bagno o prendere parte a qualsiasi passatempo che le avrebbe permesso di tirare i punti, quindi quella sarebbe stata l’unica attività della giornata, anche se ci avesse messo più tempo del previsto non sarebbe stato un dramma. L’importante era svolgere il proprio compito e occupare la giornata.
Si era ritrovata da sola in cucina dopo pranzo. Alcuni parlavano a bassa voce sul divano, ma la maggior parte degli altri ragazzi schiacciava un pisolino nelle camere o sui lettini attorno alla piscina. L’unica eccezione riguardava Drew e Daisy, che per quanto non fossero risultati un match perfetto continuavano a cercare un contatto tra loro, anche se con meno insistenza rispetto a prima. Erano combattuti dalla voglia di cercare la rispettiva anima gemella, ma non erano così convinti di volersi lasciar perdere. Insomma, non sapevano che percorso intraprendere ed era tutto un gran casino, perché quella casa e il programma amplificavano le emozioni.
Anche Jade riuscì a sperimentarlo su se stessa, e nel modo peggiore possibile: scontrandosi con la persona con cui meno avrebbe voluto avere a che fare dentro la casa, l’unica che riusciva a inibirla.
«Ehi…» Jared voleva approfittare del momento di calma e in cui gli altri erano intenti a farsi gli affari propri per risolvere la questione con Jade. Si era dunque avvicinato in silenzio alla cucina, cogliendola di sorpresa, appoggiandosi al ripiano di marmo accanto al quale lei stava sciacquando i piatti prima di metterli in lavastoviglie.
«Ehi…» gli rispose in tono neutro per non incappare in qualche errore. Jade non alzò lo sguardo, sicura che potesse tradirsi da sola sotto la forza dell’azzurro di Jared. Ostentò concentrazione verso il lavoro che stava eseguendo, quasi le servisse tutta l’attenzione possibile per non farsi male ai punti o rompere qualche stoviglia.
«Come va il braccio?» aveva deciso di iniziare in modo neutro per non lasciarsi influenzare dalle emozioni che aveva dentro, la rabbia su tutte, perché se quella ragazza fosse stata una echelon si sarebbe sentito preso in giro per tutti quei giorni, senza contare l’offesa di non essersi accorto di ciò che lo circondava – e non era da lui – e la paura di dover interagire con una fan in termini relazionali. Prima però di far scattare il panico e lasciare che quelle emozioni lo travolgessero, aveva deciso di indagare sull’origine di quel tatuaggio.
«Questo?» e lo sventolò per mostrare che poteva muoverlo senza provare dolore. «Diciamo che non posso ancora scalare una montagna, ma di sicuro non mi impedisce di sistemare i piatti nella lavastoviglie»
«O partecipare al programma» aggiunse Jared pratico.
«O partecipare al programma, esatto» convenne seria Jade cercando di mantenere l’autocontrollo. Non capitava tutti i giorni di aver a che fare con un premio Oscar e, nonostante convivessero da giorni, non era riuscita a farci ancora l’abitudine. «Suppongo che sarebbe stato esagerato rimuovermi da un programma simile per un paio di punti, soprattutto se si considera che, togliendo e sostituendo me, avrebbero dovuto farlo con la mia anima gemella».
Alzò le spalle per cercare di minimizzare il suo ragionamento, ma in effetti era una cosa a cui non aveva pensato nessuno in casa, nemmeno lo stesso Jared, e doveva darle il merito di essere una buona osservatrice e avere una mente acuta, caratteristica che lui apprezzava in una donna. Uno dei tanti pregi che l’aveva spinto senza nemmeno accorgersene a innamorarsi di Cameron anni addietro.
«E il tatuaggio? Si è rovinato?» un solo accenno per poi scendere nei particolari, con la speranza che quella triade non fosse legata a lui in alcun modo. Già quell’esperienza era difficile, non sentiva il bisogno di una echelon a complicare il tutto.
La vide irrigidirsi e smettere per un attimo di posizionare le stoviglie nel carrello accanto a lei, ma decise di non darci peso, in fondo Jade era passata subito per una persona riservata, scoprire che ora era sotto l’occhio inquisitore del più quotato della casa doveva innervosirla almeno un po’.
«No, per fortuna no» rispose infine con un filo di voce, arresa a quella domanda. «Vedo comunque che le voci corrono. E dire che l’ho fatto in un posto simile per evitare che fosse sotto gli occhi di tutti…»
Jared iniziava a essere irritato, aveva il presentimento che le sue speranze fossero vane visto il suo temporeggiare, e la cosa non gli piaceva poi molto.
«Potrei vederlo? Mi è stato detto che è simile al mio… sono curioso di capire quanto». Entrambi sapevano dove il cantante voleva andare a parare, e Jade era perfettamente a conoscenza del fatto che non potesse scappare da nessuna parte. Era in trappola, ma si aspettava un simile atteggiamento da un uomo arrivato così in alto: diretto e pronto a prendersi quello che voleva, non avrebbe fatto eccezione in quel caso; era abituato a stanare un preda. Il vero problema era rendersi suo pari e non semplice vittima.
Jade in    questo non aveva possibilità.
«Suppongo di non avere dei veri motivi per dirti di no, purtroppo». Nel dirlo girò la testa di lato, dalla parte opposta rispetto al viso di Jared, nel tentativo di trattenere le lacrime – umiliata – mentre porgeva l’interno del bicipite all’attore, che le afferrò il polso con le proprie dita affusolate.
Capì di aver raggiunto il punto di non ritorno quando Jared strinse di più la presa per sollevare un po’ di più il braccio e poi lo lasciò andare di colpo, un gesto freddo e rabbioso che la fece sentire ancora più colpevole e sporca.
Center of fate compariva dalla fascia che, viste le dimensioni, copriva la prima parte della scritta.
«Dive into the center of fate?» lei annuì senza il coraggio di aggiungere nulla, la triade nella scritta parlava da sola e assumeva il significato che milioni di echelon attribuivano a essa. Lo stesso significato che aveva per Jared e i Thirty Seconds To Mars.
«Perché non me l’hai detto?» chiese con un velo di accusa nella voce. La rabbia iniziò a divampare in lui, non pensava di potersi complicare la vita più di quanto avesse già fatto decidendo di partecipare al programma, e invece Jade era lì a ricordargli il contrario. Lei era una echelon e non solo non glielo aveva detto, ma lui non se ne era minimamente accorto. Ora riusciva a capire il terrore reverenziale nei suoi confronti, il suo irrigidirsi quando lui era nei paraggi, i movimenti controllati per non mostrare il tatuaggio.
Non gli piaceva la cosa, si sentiva preso in giro perché era come se Jade avesse una sorta di potere su di lui, un vantaggio che Jared non le aveva concesso volontariamente. Per non parlare dell’idea che lei si era fatta di lui e che difficilmente sarebbe corrisposta alla realtà, e non era pronto a scontrarsi con le aspettative disilluse di una ragazza solo per essere se stesso, non aveva voglia di dare giustificazioni a nessuno a riguardo.
«Scusa, non pensavo di doverti dire tutto, né che servisse il tuo consenso per rimanere nel programma o per parlarti. Cosa che, per inciso, non ho fatto proprio per risparmiare a entrambi l’umiliazione di questa conversazione». Non avrebbe voluto essere così secca, né tantomeno usare il tono stridulo che sottolineava il suo disappunto riguardo la rabbia di Jared, ma era stato più forte di lei usare dei modi simili. Dopo la sua reazione si domandava ancora perché non era corsa a rivelarglielo? 
La stava accusando per una cosa di cui non era colpevole. Andiamo, da quando essere echelon era un’onta? Non era colpa sua se si erano trovati in casa insieme, non l’aveva voluto lei. Non aveva di certo il potere di pilotare le persone a partecipare né i match in modo che il famoso Jared Leto fosse presente in casa. Anzi, la verità era che, quando l’aveva visto, sarebbe voluta sprofondare. Si sentiva inibita dalla sua presenza perché per lei era una persona inarrivabile, idealizzata allo stremo. Un idolo che stimava e la spronava con i suoi discorsi. Ritrovarlo lì, umano e alla ricerca di un qualcosa che lo rendeva simile a lei, la faceva sentire terribilmente a disagio, come se rendesse i discorsi di Jared meno reali.
«Anzi, a dire il vero ho cercato di evitare ogni contatto per non far insinuare agli altri che io mi avvicinassi a te solo perché tua fan o per cercare di sfruttare il tuo ascendente e ottenere privilegi che la gente solo si immagina. Perché, se non te ne fossi accorto, gran parte delle ragazze qui dentro punta a te per questo motivo».
Boom. 
Jared l’aveva guardata allibito. Di sicuro non si aspettava tutta quella rabbia repressa nelle sue parole. Eppure a colpirlo non erano state le ultime insinuazioni, perché sapeva che alcune persone si erano avvicinate a lui – o avrebbero voluto farlo – per poter vivere della sua luce riflessa, gli capitava in continuazione da anni ormai, a sorprenderlo era stata la prima parte di quel discorso sommesso e arrabbiato, perché Jade aveva ragione.
Non aveva mai cercato un contatto o un dialogo con lui, quasi avesse voluto lasciargli la scelta di fare il primo passo, magari dopo gli avrebbe rivelato la verità. Sentì l’irritazione per la strana situazione venutasi a creare sgonfiarsi di colpo, perché Jade aveva lasciato a entrambi la dignità di non sfruttare una situazione e, anzi, far sì che per lei divenisse complicata, più del previsto.
Avere a disposizione una persona che si conosce solo per la musica e non porle alcuna domanda a riguardo, non potergli dire che si era sua fan o altre confessioni non doveva essere facile e, forse, non doveva farla sentire a posto con la coscienza, per quanto non fosse colpa sua.
Aveva pensato ancora una volta solo e soltanto a se stesso, giungendo alle conclusioni sbagliate.
«Non capita solo qui dentro» ammise dopo un sospiro arrendevole. «È così anche fuori, so come difendermi… ma grazie». Iniziò ad asciugare qualche padella che nella lavastoviglie non ci stava più, anche se in realtà c’era ben poco da fare ormai.
Era il modo di Jared per avvicinarsi a lei senza renderlo un gesto evidente a tutti, a loro due soprattutto. «Allora… perché dive into the center of fate?»
A quel punto era importante capire. Aveva davanti una echelon che sembrava conoscere i Mars molto bene, dato che la frase risaliva a una canzone del primo album, avrebbe potuto essere interessante approfondire la conoscenza di una persona simile.
Jade divenne rossa, una cosa che sottolineò le sue lentiggini. «Sono una persona tremendamente razionale, avevo bisogno di ricordarmi che a volte le cose succedono anche se non voglio, quindi basta seguire il flusso dei fatti. Sai, tuffarsi nelle cose senza pensare alle conseguenze»
«E funziona?» chiese cercando un dialogo.
«Beh… sono qui, in un programma dove non ho il controllo di nulla. E c’è in gioco molto, anche se al momento fatico a credere di poter trovare l’uomo che mi sconvolgerà la vita, in questa casa». Era strano rivolgere quelle parole proprio a Jared, ma era stufa di tenersi tutto dentro, se avesse continuato così per l’intera durata della trasmissione avrebbe finito per avere un crollo nervoso.
«Beh… però non stai giocando davvero. Non ancora». Obiettò Jared facendole notare che sì, era vero, era all’interno del programma, ma ancora non aveva fatto nulla per farsi notare e tuffarsi al centro dell’azione, dove il destino sarebbe stato libero di agire al posto suo.
«Non esageriamo ora. Un passo alla volta» rispose sorridente. «E da che pulpito poi arriva la predica».
Jared si appoggiò di nuovo al bancone della cucina, interessato alla sua ultima frase.
«Perché?»
«Dopo Mia… come pensi di agire?»
Sorrise divertito, per essere una che parlava poco osservava tanto, e doveva averlo studiato bene anche durante le sue interviste. Ecco perché era pericoloso aver a che fare con una fan, era sempre un passo avanti a lui e odiava questa cosa. Jade aveva capito che dalla settimana precedente era riuscito a imparare la lezione, ovvero quello di essere meno avventato e non mettersi al centro dell’attenzione.
«Volo basso finché non ho le idee un po’ più chiare. Lascio che gli altri facciano il resto e io tirerò le somme più avanti. E tu? C’è qualcuno che ti interessa?» se fosse stato qualcun altro della casa non avrebbe risposto con una tale sincerità, ma Jade era così pacata anche nell’arrabbiarsi, con quel suo contenersi per paura di disturbare e mostrarsi, che riusciva a metterlo a suo agio, e gli capitava raramente con gli estranei. Per quanto fosse gradevole con gli altri in superficie era una persona che non si lasciava andare con poco.
«Al solito rimarrò imprigionata dalla classica tipologia di ragazzo che mi piace». Si perse a guardare qualche persona accomodata sui divani giganti, Scott in particolare. 
«Ehi, non ti ho chiesto se hai una tipologia, ma un interesse per qualcuno» cercò di guardarla negli occhi, ma sembrava impossibile entrare nei pensieri che le affollavano la mente.
«Non proprio» esordì mentre osservava Scott rigirarsi sul divano nel sonno. «Però c’è un ragazzo che è simile a tutti quelli che ho già avuto. Di sicuro sarà lui il mio match. Faccia pulita ma abbigliamento giusto, migliori intenzioni ma poi arriva la falla: io non sono abbastanza, sono ordinaria e noiosa, lui si interessa ad altr, molto più spesso ad altre, e niente va per il verso giusto, come al solito».
Sospirò come se avesse rivissuto per l’ennesima volta un copione già andato in scena, prima di riprendere con la parte finale del suo ragionamento.
«Diciamo che non punto mai in alto verso quello che mi interessa davvero, perché so che chi sta in cima alla catena alimentare non fa per me».
Wow. Jared aveva conosciuto tante persone in vita sua, ma una così disfattista mai. 
Jade, nei suoi occhi chiari, custodiva i propri sogni. Nell’azzurro si potevano percepire i barlumi delle sue aspirazioni, i bagliori che caratterizzavano il suo sguardo erano davvero composti dalle rispettive ambizioni, peccato che fosse così ancorata a terra dalla paura da non avere il coraggio di fare un passo in più per provare a rincorrerli. Sembrava si fosse auto convinta di essere mediocre per evitare di soffrire a causa di un ipotetico fallimento, per lei certo. Eppure Jared era esperto a riguardo, lui le persone affini – i sognatori – le sapeva riconoscere con poco, e in Jade aveva percepito le stesse sfumature con cui lui era riuscito a colorare il proprio mondo, doveva solo trovare il coraggio per rincorrere ciò in cui credeva davvero. Era destinata a grandi cose, avrebbe dovuto soltanto crederci.
«Sbagli a pensarla così, non dovresti darti per vinta».
Era facile parlare per lui, si disse Jade, doveva sempre aver avuto le idee chiare e quindi il percorso da seguire era sempre stato ben definito. Per lei, invece, tutto era stato sfocato: aveva sogni e ideali, eppure c’era sempre qualcuno più bravo di lei pronto a ricordarle che a farcela era uno su un milione, e non era mai Jade. Più talentuoso, più determinato, più fortunato… Cosa aveva lei di quei più?
Niente. Quindi perché tentare se sapeva già in partenza di fallire? Si era risparmiata del tempo che al contrario avrebbe perso, aveva costruito una vita comunque appagante che le piaceva davvero, e non era da tutti poter dire una simile cosa. Nonostante vivesse nella mediocrità come la maggior parte delle persone, era riuscita a costruirsi una realtà soddisfacente.
I sogni costellavano la sua vita vera, lei li traduceva in modo che fossero sotto gli occhi di tutti.
«Ma non ottengo mai ciò che voglio. Sono abituata, è la storia della mia vita». Lo guardò negli occhi con una convinzione che Jared non le aveva mai visto in quei giorni di permanenza nella casa.
Jade si era fermata per fare in modo che quelle parole venissero assimilate da Jared, che quel ciò assumesse le tonalità di un chi, una persona per lei irraggiungibile. 
In effetti tutto quello che aveva pensato prima non riguardava i propri desideri, perché quelli li aveva realizzati, la riguardavano come persona. A dire il vero nelle sue relazioni c’era sempre stata una più bella, più disinvolta, più sicura di sé, più bendisposta o più brava in determinate cose perché lei, per i propri ex, potesse essere abbastanza. Era quella la sicurezza che le mancava, la disillusione negli uomini e, di conseguenza, nell’amore.
Non era il lavoro, non era la vita, perché quelli la rendevano completa, soddisfatta e felice… era l’amore. Quello l’aveva resa remissiva e debole. Le donne come Olivia, Mia e Larissa, così perfette e padrone di loro stesse da risultare irreali al confronto di Jade che, perfetta nei suoi difetti, sembrava una bambina che muoveva i primi passi nel mondo.
«Forse, in realtà, non hai il coraggio di prendertelo. Magari raggiungere quello che desideri ti spaventa più di quanto tu lo voglia».
Jade lo fissò seria, Jared era riuscito a capirla in una ventina di minuti. Non che fosse stupita, le avevano detto anche quello: “Sei troppo poco misteriosa Jade, ti si legge tutto in faccia. Non sei una persona da scoprire. Leilah, quella sì che stuzzica la fantasia”. Todd, uno dei suoi primi ragazzi, l’inizio del percorso di decomposizione della sua autostima. Nonostante tutto era convinta che essere pacata non fosse un difetto, e che prima o poi qualcuno l’avrebbe trovato un pregio, un punto di forza a cui questa persona avrebbe potuto appoggiarsi.
«Come posso trovare il coraggio se so in partenza di non essere all’altezza di una simile… cosa?»
No, Jared non aveva capito che il suo essere così inarrivabile poteva essere il motivo destabilizzante della sicurezza di Jade, e nemmeno che le sue scelte in fatto di donne confermassero quanto i pensieri di lei fossero fondati e lui non avesse compreso poi molto di quella ragazza che gli stava accanto.
In fondo il problema di Jade era proprio Jared. Lui e tutto ciò che rappresentava.
«Dovresti crederci, o credere un po’ più in te stessa. Dici che ascolti i Mars e ci conosci… non ti abbiamo insegnato niente?» le sorrise a mo’ di incoraggiamento. Percepiva quanto quel suo pessimismo fosse legato al suo fare remissivo dovuto al sentirsi in colpa per non avergli detto di essere una echelon, si sentiva dunque in dovere di difenderla e proteggerla, perché Jade non era debole, ma delicata. Una bolla di sapone pronta a infrangersi.
«Senti ma… perché ti stai facendo in quattro per aiutarmi?» non voleva appesantire ulteriormente una conversazione che già non era partita in modo facile, quindi Jade gli sorrise sfrontata e allegra, perché era sempre stata così: nonostante tutto non si lasciava abbattere da ciò che non andava.
Jared si grattò la barba incolta mentre si spostava i capelli lunghi dietro la schiena con un gesto del capo, era contento che i toni si stessero stemperando, perché non si era presentato da lei per della filosofia spiccia anche se, doveva ammetterlo, in Jade c’era da scoprire più di quanto si fosse aspettato.
In effetti, durante quel discorso, aveva elaborato uno strano pensiero.
«Non saprei, in effetti. Ma, ora che ci penso, potremmo esserci d’aiuto a vicenda» rispose con uno sguardo furbo e il sopracciglio alzato.
Jade, invece, sembrava solo confusa, quindi con un gesto del capo lo esortò a parlare.
«Potremmo… diventare amici. Una specie. In fondo qualcosa ci lega, partiamo avvantaggiati rispetto agli altri».
Sapeva che non era corretto approfittarsi così dell’affetto di una fan, ma non era ancora pronto per rivelarle il vero motivo di quella richiesta, né tantomeno era pronto a dirle di sentirsi solo, soprattutto perché non lo aveva ammesso nemmeno con se stesso. Era stato egoista e lo sapeva, ma era un gioco e quella – al momento – era la sua unica, nuova, strategia.
Inoltre era un modo per sentirsi in contatto con il suo mondo: era come se avesse fatto irruzione in casa di colpo e, dopo un iniziale momento di fastidio per l’omissione a riguardo e la presenza di una echelon, ora iniziasse a capire il potenziale della situazione.
«Suppongo che si possa fare, o almeno possiamo provarci». Accettò a fatica e fingendo entusiasmo, ma Jade era abbastanza sveglia da capire che quella proposta definiva bene il loro rapporto e, soprattutto, i suoi limiti, perché essere amici voleva dire avere in chiaro quali confini potessero intercorrere tra lei e Jared. Lo reputava troppo intelligente per credere che non avesse ben in mente le implicazioni di una simile proposta. In poche parole le stava offrendo l’opportunità di essere parte della sua vita, almeno in minima parte, ma le stava dicendo che c’erano dei paletti da prendere in considerazione in modo che nessuno ne uscisse ferito o che Jade si facesse aspettative a riguardo, recriminando poi un qualcosa che aveva sperato solo lei.
Accettò perché a Jared – con quella faccia luminosa da cucciolo speranzoso – non si poteva negare nulla, senza contare che anche lei sapeva farsi due calcoli al volo: o così o niente. Quello era l’unico modo per poter interagire con lui. 
E Jade era abbastanza furba, da fan quale era, da non farsi scappare l’occasione. Meglio quello del nulla, e lo pensava davvero.
Jared, elettrizzato dalla sua risposta affermativa, le circondò le spalle con un braccio: «Sei l’echelon meno entusiasta che io abbia mai conosciuto. Al posto tuo altri avrebbero reagito con gioia alla proposta di diventare amica di Jared Leto».
Era la prima volta che si concedeva di scherzare con lei, ma sentiva che la tensione che aveva caratterizzato il loro discorso fino a prima fosse sparita di colpo, lasciando a disposizione un terreno più neutro su cui muoversi.
Jade sorrise divertita, per quanto dentro di sé stesse pensando che, forse, non era entusiasta perché non avrebbe voluto accontentarsi di questo. Pensiero che le fece capire che offrirsi di essere l’amica di Jared Leto sarebbe stato più difficoltoso di quanto avesse previsto.
«Mi dispiace per il tuo ego Jared, ma io non mi lascio andare a dimostrazioni plateali e imbarazzanti di affetto o grande entusiasmo, questo però non vuol dire che io sia irriconoscente o ingrata per l’opportunità che mi stai offrendo» rispose pratica e con un sorriso sincero.
Era la prima volta che si concedeva di essere se stessa in sua presenza e… beh, distendersi era la migliore delle cose. Era come iniziare davvero a viversi la casa e quell’esperienza.
Dopotutto non era stato male aprirsi con lui a quel modo, per quanto non l’avesse preso in considerazione.
«In poche parole mi stai dicendo che sei frigida?» le domandò con un sorriso sfrontato e lo sguardo divertito.
«No, solo riservata e tendenzialmente dignitosa, come penso di averti già dimostrato prima». Jade rise di rimando, contagiata dall’entusiasmo di Jared. Era come ritrovare la persona che aveva conosciuto tramite le interviste, ed era bellissimo.
«Allora penso proprio che l’essere amici non sarà affatto un problema».
Jared chiuse lo sportello della lavastoviglie e avviò il programma di lavaggio. Peccato che con i sentimenti umani non funzionasse allo stesso modo.


Qualcosa tra loro era cambiato, si sorridevano tranquilli e Jade non si chiudeva più a riccio se Jared si univa al gruppo con cui lei socializzava, però altro non era avvenuto. La verità era che Jade, forte di sentirsi accettata da tutti – da Jared più che dagli altri – riusciva a sciogliersi e a risultare piacevole, tanto da lasciarsi andare a battute e giochi sciocchi che servivano a fare unire i concorrenti, ma ancora quell’amicizia non aveva dato i suoi frutti. Nessuna confidenza, nessuno sfogo lontano da orecchie indiscrete.
Jade pensava che la proposta fosse meno solenne di quel che le era parsa, atta a mettere in chiaro il loro rapporto, ma le andava bene così: aveva imparato a partecipare alle attività del programma e ne andava fiera.
E così arrivarono alla seconda cerimonia di accoppiamento.
Ryan aveva salutato i concorrenti e, curioso di conoscere le evoluzioni di quella settimana, aveva aperto le danze, convocando davanti a sé Larissa, perché in quell’occasione erano le ragazze a scegliere la propria anima gemella. E lei, forte dei dialoghi che aveva scambiato con lui in settimana, scelse Jared.
Era logico a quasi tutte le ragazze e agli uomini – che non avevano preso bene la cosa – che Jared sarebbe stata la prima scelta di ogni donna nel tentativo di risultare convincente e sperare così di fare il salto di qualità che in precedenza avevano sperato di ottenere con la sola visibilità del programma.
Dopo fu il turno di Leighton che nominò Nick, la persona con cui in quella settimana aveva passato più tempo. Riusciva a farla ridere e a con cui faceva spesso discorsi seri, una buona base per una coppia perfetta.
La successiva fu Mia che, memore del discorso fatto con Jared dopo la cabina della settimana precedente, si era buttata a capofitto nella conoscenza degli altri ragazzi, e la sua scelta ricadde su Spencer, ragazzo con cui aveva avuto più chimica. 
Jade si fermò davanti a Ryan che, al posto di domandarle chi fosse la sua anima gemella, le chiese come andava la convalescenza.
«Benone. Non è niente di che, davvero, ma mi basta seguire le istruzioni dei dottori che mi hanno curata per vedere il taglio rimarginarsi alla velocità della luce» rispose convinta e solare, una Jade totalmente diversa da quella che si era presentata alla prima cerimonia solo sette giorni prima.
«E dimmi, come è andata la tua settimana? Ho visto che hai stretto nuove amicizie…»
Lei arrossì ma non perse il buonumore. In casa sapevano che Jade e Jared avevano chiarito la questione, però nessuno era a conoscenza del loro patto, non volevano che la loro vicinanza fosse vista come strategia e, quindi, compresa in modo errato. Era una cosa loro, e tale sarebbe rimasta.
«Sì, come ti avevo promesso mi sono lasciata andare e i risultati sono stati più che positivi. Ho trovato ragazzi piacevoli con cui confrontarmi e ragazze con cui mi sono confidata. Insomma, mi sto divertendo molto!»
«È bello saperti in gioco, tutto diventa più interessante» sorrise il presentatore, quasi avesse più chiaro di tutti le dinamiche che spingevano le persone le une verso le altre. «Ma ora dimmi Jade, chi è la tua anima gemella?»
«Beh, come qualcuno ha giustamente detto quando mi sono fatta male, sarebbe interessante raccontare ai posteri che ho conosciuto la mia metà perfetta quando questa mi ha mandato al pronto soccorso senza volerlo, no?» scherzò facendo ridere tutti. «Quindi scelgo Mark».
Un riferimento indiretto a Jared che colsero davvero in pochi.
Tutti sembravano convinti che la vicenda accaduta all’inizio di quella settimana fosse una specie di segno del destino e Jade, per tenere fede al proprio tatuaggio, decise di assecondare le vibrazioni altrui, che a lungo andare erano diventate anche le sue e di Mark.
Mark si disse d’accordo con lei e così, dopo aver confermato la coppia, la accompagnò galantemente al divanetto sul quale si sarebbero dovuti accomodare.
Daisy, triste a causa del match mancato con Drew, scelse CJ, una persona simile a lei che almeno sulla carta poteva essere la sua metà. Discorso che fece intendere a tutti la sua volontà di continuare a stare con Drew nonostante il risultato fallimentare della cabina della verità.
Olivia, bella e fatale nella sua classe un po’ costruita, chiamò a sé Scott che, vista la ragazza che gli era capitata, non si lamentò di certo. Gli piacevano le persone di carattere perché erano stimolanti, quindi disse che Ols aveva buone probabilità di essere la sua anima gemella.
Fu il turno di Haylee che, senza alcuna sorpresa scelse Dylan. Sembravano convinti di essere anime gemelle, e tutta la casa era intenzionata a mandarli nella cabina della verità qualora avessero vinto delle prove: non volevano che si verificasse un altro caso come quello di Drew e Daisy e, in caso contrario, se fossero stati una coppia avrebbero trovato il primo match perfetto.
Annah scelse Liam, due sportivi speravano di avere dei buoni punti in comune da cui partire, Dakota nominò Simon perché le piaceva molto fisicamente, e infine Taylor scelse Drew, rimasto per ultimo a causa della sua assidua conoscenza con Daisy.
«Ora che le coppie sono formate verifichiamo quanti match perfetti siete riusciti a trovare a vostra insaputa». Ryan diede le spalle ai ragazzi per voltarsi verso i fasci di luce, gli unici indizi riguardo le coppie corrette che potessero avere i concorrenti.
Alla fine di quell’estenuante attesa i bagliori nella notte furono due come nella prima puntata, lasciando i ragazzi a rimuginare sulle loro scelte e sulle prossime mosse da fare.
«C’è ancora tanto lavoro da fare, dovete trovare il modo di smuovere la situazione, io vi auguro buona fortuna, a presto e buona serata!»
Li lasciò liberi di tornare nella casa, chi con la convinzione di essere una coppia perfetta e chi, invece, con la certezza che la propria metà non l’avrebbe trovata mai.


 

*



«Cos’hai mamma?»
Shannon doveva ammettere che la puntata l’aveva davvero sorpreso, ma sua mamma sembrava stesse esagerando un po’, con la mano appoggiata sulla fronte, il pollice sulla tempia e lo sguardo sgranato.
«Ti prego, dimmi che non sono l’unica a essere molto confusa». La verità era che era sempre più convinta di aver mandato Jared nel posto peggiore che potesse scegliere, anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti ai propri figli. Ma cosa le era passato per la testa?
«No, in effetti no». Convenne Shannon. «Vogliamo parlare della ragazza echelon?»
Alzò un sopracciglio, la questione l’aveva colpito e voleva un parere. Quella ragazza era carina ed era sveglia, ma aveva l’aria troppo innocente perché sopravvivesse alle altre dopo aver deciso di diventare amica di Jared. Si domandava inoltre dove quel rapporto potesse portare entrambi.
Shannon era curioso, sapeva che da quel momento in poi in casa le cose si sarebbero movimentate parecchio e lui si sarebbe divertito a guardarle. Un po’ gli dispiaceva tagliar fuori Kirstina, ma a tempo debito avrebbe chiesto a Constance di inserirla nel loro gruppo ristretto, in fondo era quasi una di famiglia ormai.
«No, per nulla. Non ho ancora capito quanto possa irritare Jared».
A lei Jade piaceva, era particolare e ordinaria allo stesso tempo. La ragazza qualsiasi che però aveva qualcosa di diverso rispetto alle altre, un qualcosa che riusciva a colpire e a renderla difficile da dimenticare. Eppure era a conoscenza dell’opinione dei figli riguardo alle echelon, o meglio, sapeva quali fan prediligessero. Quelle tutte reggiseni e minigonne al concerto, perché era più facile adescarle e poi lasciarsele alle spalle senza che qualcuno si facesse male. Le ragazze come Jade, le echelon come lei, invece, credevano nei sentimenti e avrebbero sperato in qualcosa di più che del semplice sesso, ecco perché Jared e Shannon le evitavano: a loro modo simili ragazze erano pericolose, e non era da Jay e Shan distruggere i sogni altrui, non dopo avere rincorso i propri con tanta fatica.
«Molto. Anche se alla fine ha deciso che le piace, se no non le avrebbe fatto una simile offerta». Ne era convinto, conosceva abbastanza il fratello per poter affermare una simile cosa.
«Il problema è che piace anche a me, molto più di quanto piaccia a Jay probabilmente» rincarò sincera. Quella ragazza le ricordava se stessa da giovane, quando aveva due figli piccoli al seguito e tanto caos dentro quanto fuori.
«A me piace Olivia. Ha carattere». Era serio, ma sapeva di non poter durare ancora a lungo con sua madre.
«Con carattere intendi che ha un bel seno?» si sistemò meglio sul divano, parlare in quel modo aperto con Shannon le faceva capire quanto fosse stato faticoso per lei crescere due bambini da sola, ma che erano valsi ogni sacrificio fatto e non rimpiangeva un solo istante speso per loro. Aveva fatto la cosa giusta, e ogni volta che li guardava ne aveva la certezza. «Non mi stupisce comunque che ti piaccia, e non mi stupirei se anche tuo fratello le mettesse gli occhi addosso»
«L’ha già fatto, ma ora sta volando basso in attesa di capirci qualcosa di più». Ripeté le parole di Jared rivolte proprio a Jade riguardo la sua strategia, probabilmente lui avrebbe agito allo stesso modo, ma per depistare gli altri ci avrebbe provato con tutte le coinquiline.
«Se aspetta di capirci qualcosa di più in fatto di donne e relazioni potrei morire di vecchiaia nell’attesa. In fondo è in quel programma apposta, ed è lì perché l’ho costretto» rispose con una smorfia furba e soddisfatta, d’altronde il sarcasmo era di famiglia. Gene materno.
«A te quale piace, Miss Lungimiranza?» la provocò con lo stesso tono canzonatorio con cui gli si era rivolta
«Annah. È una di quelle che mi piace di più, ha un qualcosa di puro nello sguardo». Constance aveva gli occhi che brillavano a riguardo. Su Jade era troppo presto per esprimersi visto il suo coinvolgimento con i figli, e Leighton, per quanto le piacesse, era ancora da scoprire, aveva ancora poco materiale per trarre le dovute conclusioni.
«Sul serio? Andiamo! Poi saremmo io e Jared quelli banali e prevedibili? È la classica ragazza americana impostata, una di quelle con la faccia innocente che però al liceo era popolare e bullizzava le altre ragazze, e al college faceva parte di qualche confraternita importante e si divertiva a tiranneggiare su quelle che lei stessa aveva rifiutato». A scuola era pieno di ragazze simili ai tempi, e per non diventare loro vittime Jared e lui erano diventati i tipi temuti e rispettati, quelli che non si sarebbero fatti mettere in testa da nessuno, ma che piuttosto li avrebbero messi se provocati. «Una di quelle pie e devote con il filo di perle al collo e una parabola della Bibbia in bocca, le stesse labbra che usava per fare Dio solo sa cosa, perché quella si inginocchiava, ma non per pregare, garantisco io». 
Quante ne aveva castigate di ragazze simili? Innocenti all’apparenza che si rivelavano le vere peccatrici: quelle che si lasciavano fare di tutto e chiedevano anche di più, con suggerimenti al limite del perverso. Non negava che Annah fosse una persona deliziosa ora, ma in passato doveva essere stata totalmente diversa, ed era convinto che Jared avesse bisogno di una persona che fosse stata dalla loro parte, cresciuta dal lato di chi gli altri li guardava con invidia per la loro normalità, una cosa irraggiungibile per chi – come loro – era considerato strano.
«Shannon!» lo rimbeccò la madre. «Signore Gesù, forse vi ho lasciato troppa libertà da piccoli, sembrate cresciuti con degli aborigeni».
«No, con degli hippies». Shannon rise divertito, scandalizzare sua madre era sempre divertente e gli usciva sempre un gran bene.
«Sì, forse però hai ragione» convenne Constance dopo essersi ricomposta. «Jared ha bisogno di una persona riservata, non di una frigida finta bigotta. Non penso che tuo fratello sia un santo, vista la vostra fama sotto le lenzuola, ma spero vivamente che non sia gelido come vuole apparire. Ci vorrebbe una donna in grado di sciogliere il pezzo di ghiaccio che dimostra di essere il più delle volte, almeno in privato, ma una ragazza che lo faccia senza essere troppo esuberante».
Sembrava che più che parlare al figlio avesse finito per ragionare ad alta voce.
Shannon la guardò stupito, non tanto per aver sentito Jared apostrofato dalla madre come gelido, quanto più per le parole frigida e bigotta accostate insieme.
E si domandava anche da chi avessero preso loro due, sul serio?
Constance sfoggiò un ghigno divertito e sagace, quasi avesse letto i pensieri di Shannon.
«Beh ok, diciamo che siamo sicuri che siete miei figli, niente aborigeni».
Sorrise, rimandando con uno sbadiglio eventuali commenti alla prossima puntata.


 



Innanzitutto scusatemi, per due motivi:
1) per aver posticipato la pubblicazione a lunedì, ma ho notato che mi è più comodo. La domenica mi serve per revisionare i capitoli, dato che in settimana ho poco tempo, cosa che la volta scorsa non ho fatto e ho dovuto recuperare post-pubblicazione.
2) perché ho dimenticato di postare due foto. Prima di tutto la camera da letto (screen della prima serie. I letti tutti vicini, però, li immagino perpendicolari a quello singolo di Jared, e quello di Jade, per me, è quello che rimane esterno rispetto al mucchio),  e poi una foto generica e MOLTO INDICATIVA (eccezion fatta per Mia, Haylee, Leighton, Jade e Olivia che immagino come nella foto. Su Jared niente da appuntare) dei concorrenti
So che la dinamica del tatuaggio è simile a Whoopsie, ma le idee – lo ammetto – sono nate in contemporanea  e non ho pensato nemmeno un momento di modificare la dinamica. Tra l’altro… segreto che è stato svelato/aggiunto nel banner. Quante se ne erano accorte?
Così abbiamo conosciuto meglio Jade. Cosa ne pensate? Non è così estroversa e frizzante come i personaggi di cui scrivo di solito, ma ha il suo bel caratterino eh, solo che è più discreta e introversa, spero possa essere apprezzata.
Teoria su questo rapporto che, ipoteticamente, è già stato delineato?
So che Tomo e Vicki non ci sono, ma il capitolo sarebbe venuto troppo lungo, quindi ho deciso che sarà la loro parte ad aprire il terzo capitolo se non ricordo male, e sarà sulla seconda settimana. Alla fine della terza saranno tutti in pari, giuro.
Precisazione: quello che mostro nei capitoli ha una duplice valenza: da una parte sono i momenti che immagino vengano mostrati nell’episodio settimanale (almeno per quanto riguarda la coppia Jared-Jade), anche perché se pensate a chi guarda il programma è una cosa visiva, le scene sono veloci e durano poco (al massimo in fase di montaggio possono tagliare dei pezzi), dall’altra, invece, abbiamo una descrizione dei momenti – data dall’introspezione – in ordine cronologico della settimana. Quindi è sì quello che il montaggio offre, ma è anche un focus mio sui protagonisti e quindi mi concentro su di loro e su come vivono la settimana o, almeno, i fatti più importanti che li coinvolgono.
Spero di essere stata chiara nella mia spiegazione.
Qui trovate la playlist di canzoni che mi hanno aiutato a descrivere particolari sensazioni o situazioni durante la storia, e che hanno accompagnato la definizione della trama.
Io sono qui: Love Doses.
Volevo anche ringraziarvi per il caloroso bentornato e la fiducia che mi state dando, spero di non deluderla e che anche questo capitolo sia all'altezza delle vostre aspettative!
A lunedì prossimo nella speranza che questo capitolo vi sia piaciuto, XO, Cris.

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Capitolo 3
*** Terza puntata ***



 
Capitolo 3


Terza puntata


 
Vicki si coprì la bocca con la mano. Una volta che lo shock diminuì guardò il marito e gli disse: «È lei».
Tomo la fissò spaesato, non sapeva di cosa la moglie stesse parlando, in più era concentrato ancora sui titoli di coda di quella seconda puntata. Insomma, vedere Jared da un punto di vista così umano e scisso dal suo lato artistico lo sconvolgeva ogni volta, quasi riuscisse a renderlo meno sicuro di sé e più… vulnerabile.
«Lei chi?»
«È Jade» insistette lei.
«Cosa?» l’uomo alzò un sopracciglio con fare confuso: non riusciva ancora a capire il succo del discorso. Di cosa stavano parlando esattamente?
«L’anima gemella di Jared». Sentenziò sicura, alzando solo un angolo delle proprie labbra, come se quello che aveva appena detto fosse stato ovvio.
«Scusa?» forse mise troppa enfasi in quella domanda, ma era tipico delle donne – e nemmeno Vicki ne era esente – costruire castelli in aria basati su sfumature che percepivano solo loro.
«Oh andiamo… guardala» e indicò lo schermo. «È perfetta! Tutto quello che lui non cercherebbe».
Era esagitata, come se avesse appena scoperto un segreto o la formula per ottenere qualcosa di mai conosciuto prima.
«Non credo che questo faccia di lei il match perfetto di Jared. Certo, ha del potenziale… come tutte tranne Mia, del resto». Tomo, al contrario della moglie, in certi discorsi era più equilibrato e meno razionale.
Erano sì diversi, ma era la convergenza il punto forte del loro rapporto: riuscivano a completarsi senza dover scendere a compromessi.
Vicki alzò gli occhi al cielo.
«Non capisci?!» continuò quasi esasperata. «Con questo accordo Jared ha decretato la sua rovina!»
«Dici? A me sembra una mossa furba invece: si è trovato un’alleata in casa, dato che i ragazzi spesso mostrano insofferenza nei suoi confronti. Inoltre ha messo in chiaro le cose: echelon uguale famiglia».
Non guardava il programma soltanto per prenderlo in giro una volta tornato da quell’esperienza, ma per pura curiosità: credeva difficile che fosse uno show televisivo a risolvere il problema di Jared riguardo una relazione, ma gli piaceva osservare come non l’avesse cambiato. Era sempre il Jared che lui aveva conosciuto anni prima e imparato a stimare, però sembrava che quell’ambiente così ostico per lui da mandare giù gli avesse ricordato di essere umano, quindi passibile di errore.
«No, ok, allora non capisci davvero» Vicki era spazientita e parlava con fare concitato, quasi fosse stata sicura di avere le verità in tasca. «Amore, io e te cosa siamo?»
Aveva deciso di partire dalla genesi per fargli apprendere la verità su quella faccenda, peccato che per far capire le cose agli uomini ci si dovesse rivolgere come a dei bambini a cui si stava insegnando a dire la parola “mamma”. E Tomo non era un’eccezione.
«Marito e moglie?!» decise di assecondarla. Gli era venuto il dubbio che fosse in fase premestruale, contraddirla avrebbe solo decretato la sua prematura morte e non era intenzionato a finire sottoterra prima del tempo; così la assecondò, anche se era convinto di non aver azzeccato la risposta, per quanto fosse fiero di quella che era riuscito a darle. Sapeva che a rigor di logica non faceva una piega.
«Prima di questo? Cosa siamo stati?»
La guardò sempre più preoccupato. Forse doveva trattare con del gelato, funzionava in casi come quello, no? Magari l’avrebbe distratta. Più che un discorso sembrava l’inquisizione spagnola.
«Single? Uomo e donna?» insomma, stava risalendo alla fonte del problema, doveva pur avvicinarsi alla soluzione!
«Che tu sia uomo è palese, dato che non ci arrivi» disse lei arresa mentre incrociava le braccia al petto.
Tomo si perse sul broncio della moglie e, per quanto le labbra lo tentassero, voleva arrivare al punto prima che lei lo facesse diventare pazzo.
«Oh Vic, sei tu che parli il linguaggio sibillino tipicamente femminile! Sii chiara e spiega al tuo povero vecchio marito quello che intendi». Sorrise divertito e indifeso, aveva capito che la resa era l’unica via per uscire indenne da quella conversazione.
«Non sei povero!» Vicki spalancò gli occhi, di colpo divertita.
«Vorresti dire che sono vecchio?» si atteggiò per fingere un’offesa che in realtà non provava.
«L’hai detto tu!» continuò lei tra una risata che le illuminava lo sguardo e l’altra. Sembrava un’eterna bambina.
«Dammi l’occasione di dimostrarti il contrario». Tomo aveva alzato un sopracciglio e aveva iniziato ad accarezzarle la spalla scoperta con le dita lunghe. Sapeva come farla cedere, e adorava vedere l’effetto che aveva ancora su di lei.
«Sì, ok» lo liquidò. «Ma prima fammi spiegare».
L’uomo la guardò senza aggiungere nulla, e il silenzio la spinse a continuare. «Noi prima di innamorarci siamo stati amici, ricordi? Anzi, penso di aver iniziato ad amarti quando ho capito di conoscerti bene e che il tuo essermi amico non mi bastava più. e ti conosco abbastanza per dire che per te è stato lo stesso».
La voce si era abbassata e addolcita. Si dimostravano spesso l’amore che legava l’uno all’altra, ma non ne parlavano mai apertamente, non ce n’era bisogno.
«L’amicizia è stata la base di tutto, è vero. Io però in realtà volevo solo portarti a letto» si divertì a prenderla in giro prima di riprendere: «Però non so, stiamo parlando di Jared, per lui le convenzioni non esistono… funziona al contrario dei normali essere umani».
E, Dio, lui era una delle poche persone a poterlo affermare con certezza.
«Sono sicura Tomo, è lei» rispose convinta con la testa sulla sua spalla mentre gli accarezzava il petto.
«Staremo a vedere» chiuse il discorso riprendendo ad accarezzarle la pelle scoperta su cui erano passati dei brividi.
«Bene, ora dimostrami che non sei vecchio». Lo provocò prima di rubargli ogni risposta dalle labbra.


 
*


Shannon se lo sentiva, era arrivato il momento di mettere nella stessa stanza quelle forze che si respingevano come due elettroni che venivano spinti l’uno verso l’altro: Kirstina e sua madre.
In fondo sapeva che Constance non la odiava davvero, probabilmente pensava che fosse come tutte le ragazze che il figlio aveva avuto fino a quel momento, ovvero una relazione a tempo determinato. Non che si sbagliasse poi di molto, ma il tempo di Kirstina non era ancora finito.
Constance doveva solo mostrare il suo vero io, quello composto dalla dolcezza di una mamma perdutamente innamorata della propria progenie, e tutto sarebbe andato bene.
Shannon estrasse il cellulare, che diventava sempre più grande, dalla tasca dei pantaloni e – lingua tra i denti – digitò un messaggio da inviare a Constance.

Shannon:
Cosa ne dici se Kirstina si unisce a noi per vedere la prossima puntata del programma?

Semplice, senza fronzoli e diretto. Sarebbe stato un successo.

Constance:
Perché? Non ce l’ha una casa?

Aveva parlato di dolcezza?
Le avrebbe risposto e una volta sollecitata la parte materna che era in lei tutto sarebbe andato al posto giusto, ne era convinto.

Shannon:
Mamma…

Constance:
Guardalo pure con lei, io troverò qualche amica con cui commentare la puntata.

Il famoso amore materno, giusto?
Mise in tasca il cellulare, sapeva di avere a disposizione altri giorni per convincerla del contrario.
In fondo non era andata male, avrebbe potuto dirgli semplicemente di no.


 
*


Dopo la seconda puntata la casa era in fermento: le dinamiche si stavano delineando così come le strategie, la gente si buttava a capofitto sulla persona interessata mentre i più indecisi cercavano modi per prendere tempo.
Fu così che Jade si trovò divisa tra due fuochi: da una parte c’era Jared che, per la prima volta, aveva cercato il suo supporto e si era confidato con lei, dall’altra c’era Mark e le sue attenzioni impacciate che riuscivano a metterle ansia e un sorriso dolce sulle labbra.
«Cos’è questa cosa con Mark?» Jared lo indicò in lontananza, incurante del fatto che non fosse buona educazione. Lui e Jade erano seduti su dei divanetti in tek e Mark li guardava da lontano con l’aria di un cane pronto a saltare alla gola di chi si fosse messo tra lui e il suo obiettivo che, in quel caso, era Jade.
Lei divenne rossa, era decisamente strano parlare di quelle cose con Jared, soprattutto prima di rivolgersi a Haylee e Leigh, le ragazze in casa con cui si confidava alcune cose.
Era davvero singolare che, nonostante l’imbarazzo, riuscisse ad aprirsi con una certa naturalezza con lui. Forse le aveva fatto soltanto piacere che Jared l’avesse cercata per parlare sul serio e avesse così reso vero la sottospecie di accordo a cui avevano preso parte.
Dopo una ventina di minuti in cui avevano parlato della casa, delle dinamiche e delle personalità che vi abitavano erano passati a qualcosa di più concreto e delicato. Almeno per Jade, dato che la riguardava in prima persona.
«Boh». Era la risposta più sincera che fosse riuscita a dargli. «Prima l’incidente, poi la scelta durante la cerimonia. Penso che tutti vedano in me e Mark del potenziale anche a causa di ciò che è successo: sarebbe bizzarro se fossimo anime gemelle».
Jared apprezzò l’uso che Jade sapeva fare delle parole: soprattutto del fatto che avesse scelto la forma più neutra “me e Mark” piuttosto che un noi. Non che fosse geloso, non aveva elementi né voleva avanzare certe pretese su di lei, ma gli piaceva avere un rapporto esclusivo con Jade. Si stava aprendo con la casa e con lui, mostrando di avere carattere e cervello. Doti interessanti per una donna, caratteristiche che lui non poteva scopare – l’unica cosa che gli era sempre importata dopo le poche relazioni stabili che aveva avuto – e quell’aspetto lo faceva stare tranquillo: con Jade aveva preso la scelta più saggia.
«Io ti ho chiesto cosa è questa cosa con Mark, non cosa pensa la casa a riguardo». La punzecchiò lui, divertito davanti alla sua alzata d’occhi al cielo.
«Beh, ci stavo arrivando» rispose Jade con una smorfia spazientita e allegra, a dimostrazione che il suo modo di fare non l’aveva offesa. «Penso che Mark si sia convinto che la cosa possa funzionare: forse il tuo discorso sul racconto per i figli, forse il senso di colpa o forse la convinzione degli altri l’hanno indotto a… riservarmi particolari attenzioni».
Dio, era liberatorio e difficile. Avere l’attenzione di Jared addosso era una sensazione intensa. Occhi all’apparenza gelidi che sapevano bruciare dentro quasi fossero in grado di toccare i segreti che una persona tentava di nascondere, labbra sottili che umettava e usava con più criterio di quanto si fosse aspettata, la totale considerazione che le rivolgeva. Erano cose per cui non sarebbe mai stata pronta.
C’era un qualcosa di tutto quel magnetismo naturale che le rendeva difficoltoso respirare.
Il cantante si stava rivelando molto di più di quello che lei stessa era riuscita a immaginarsi.
Jared, dal canto suo, si sentiva in colpa. Era sì una ragazza interessante, ma l’attenzione che le stava rivolgendo era viziata dai propri scopi egoistici. Non si era avvicinato a lei solo per mettere dei paletti tra lui e una echelon, la verità era che aveva bisogno di un appiglio perché non si sentiva accettato.
Se con le donne non c’erano problemi, sapeva che c’erano alcuni ragazzi che non gradivano la sua presenza in casa perché pensavano che la cosa rovinasse loro la piazza rendendo nulla la concorrenza. Aveva cercato di volare basso, ma il fatto che le ragazze facessero a gara per sceglierlo per le fughe d’amore – quando ne avevano il potere – e poi per le cerimonie settimanali non andava certo a suo favore. I ragazzi che l’avevano preso di mira cercavano di portare dalla propria parte gli altri maschi della casa, cosa che non faceva altro che spingerlo a cercare conforto tra le donne che, crocerossine in cerca dello stronzo da redimere, vedendolo spesso solo correvano a coccolarlo.
«E tu come prendi la cosa?» per lui non era difficile interagire con il genere femminile, non quando affrontava simili discorsi da anni con Chloe, Annabelle e altre ragazze con cui vantava un bel rapporto che non era passato dal suo letto.
Jade sgranò gli occhi. Com’era possibile che in tutto quello fosse stato l’unico a pensare alla sua opinione? La maggior parte degli altri concorrenti li spingeva l’uno verso l’altra in modo da mandarli nella cabina della verità e scoprire così se la prima coppia perfetta fosse nata.
La verità era che Jared era bravo ad ascoltare e a manipolare la gente, questo perché la cosa sviava l’attenzione da lui e dal motivo che l’aveva spinto a cercare in lei un’amica. Inoltre era bello che Jade, nonostante fosse una echelon, non facesse nulla per subissarlo di domande come le altre ragazze della casa. Non gli piaceva dare agli altri elementi che poi avrebbero potuto essere usati contro di lui.
Jade boccheggiò un attimo prima di rispondere, Jared riusciva a intimidirla. «Non lo so. È carino, ma non lo conosco. E se fosse la mia anima gemella? Uscirei da questa casa subito e passerei tutto il mio tempo con lui. Se poi scoprissi che non è la persona che, nonostante tutto, fa per me? La cosa un po’ mi terrorizza».
Non voleva trattenersi, Jared era riuscito a metterla a proprio agio nonostante tutto. Era il discorso che le metteva una certa ansia, tanto da farle passare le dita attorno al contorno del labbro inferiore, cosa che faceva spesso quando era preoccupata per qualcosa.
«Stesso discorso che è avvenuto con Mia» ammise, rinfrancato di poterlo dire a qualcuno. «E avevo ragione, si è poi rivelato un fuoco di paglia. Mi sono basato sull’attrazione immediata e non è stata una decisione saggia».
Ne parlava con semplicità, come se il fatto non l’avesse toccato. E forse era proprio così, cosa che sbalordì Jade. Lei non riusciva a buttarsi a capofitto in una situazione simile senza essere coinvolta, ecco perché cercava di frenare l’entusiasmo di Mark, per quanto coinvolgente potesse essere.
«Non penso che la sua sia attrazione, ma penso che si sia fatto influenzare dai sensi di colpa e dal gruppo». Jade lo ammise senza paura di dare un giudizio negativo. Non credeva che Mark fosse stupido, affatto, ma sapeva quanto la partecipazione al programma amplificasse e distorcesse le sensazioni di ognuno, lo provava anche lei.
«E se dopo questi ascendenti scoprissimo di essere anime gemelle? L’idea di arrivarci per caso non mi consola né mi tranquillizza. Vorrei affrontare un percorso, una crescita. In fondo sono qui per questo».
Jared rimase colpito. Jade, la piccola e timida Jade dagli occhi tondeggianti, aveva le idee più chiare di lui, che di anni ne aveva quasi il doppio probabilmente. Lei non sapeva come affrontare quel programma, ma sapeva il perché e, forse, quella era la chiave di tutto.
Avrebbe voluto continuare a scoprire cosa aveva da offrirgli, avido di conoscere ogni dettaglio che si nascondeva dietro alle lentiggini che si acuivano con il suo imbarazzo, ma furono richiamati dagli altri.
«Jade, Jared!» urlarono Mark, Dylan e Haylee dalla piscina. «Smettetela di filosofeggiare e unitevi a noi!»
Jared non se lo fece ripetere due volte, in acqua c’erano un sacco di corpi femminili mezzi nudi e lui non era nessuno per rifiutare la propria presenza a chi così ardentemente la richiedeva. «Su, andiamo!»
«Non posso ancora bagnare i punti» aggiunse Jade sconsolata nel vedere la facilità con cui Jared riusciva a distogliere l’attenzione dai loro discorsi.
I punti. Li stava odiando. Ancora un paio di giorni e avrebbe potuto tornare a bagnarsi senza problemi, salvo poi asciugare la ferita con cura.
«Ma puoi sempre sederti sul bordo per rinfrescarti e allietare gli altri della tua compagnia, non vorrei che se la prendessero con me per averti tenuta lontana da loro». E non avrebbe voluto che pensassero che tra loro ci fosse qualcosa di più. Forse era il caso di rendere nota la loro amicizia.
Jade seguì prima il suo consiglio e poi lui: si sedette sul bordo e, mentre Jared si immergeva con lentezza in acqua, lei girò attorno alla piscina per decidere il da farsi.
Scott la accolse con un sorriso smagliante corredato da una strizzata d’occhio. 
Le si attorcigliò lo stomaco, Scott era quello che più l’attraeva oltre Jared. Lo riteneva proprio il suo tipo, ma era più gentile rispetto ai ragazzi che lui le ricordava e di cui si era sempre interessata. Il fattore “bastardaggine”, che tanto richiamava alla memoria i suoi ex, non sembrava appartenergli, ed era sicuramente un punto a suo favore. Gli rispose con un sorriso radioso, improvvisato come la sua rinnovata allegria.
«Vieni» le disse Jared ormai da dentro l’acqua, capendo quanto stesse tentennando a causa degli sguardi che aveva puntati addosso. Nonostante non parlasse spesso, meno che mai a sproposito, era facile per lui leggere ciò che si nascondeva dietro i suoi movimenti e i suoi occhi.
«Davanti a tutti? Subito?» rispose divertita per alleggerire il silenzio carico di aspettativa che le gravava attorno.
Fece ridere tutti e approfittò del momento per sedersi sul bordo. Iniziò a bagnare i piedi provando un istantaneo senso di ristoro, non credeva di aver così bisogno di rinfrescarsi. Era sicura che fosse l’effetto “Jared”.
«Quindi cos’è questa cosa?» CJ si rivolse a lei, catalizzando l’attenzione dell’intero gruppo radunato nei paraggi della piscina, l’unica attività che potevano concedersi durante le giornate, questo perché la villa in cui alloggiavano distava un paio di chilometri dal mare ed era rialzata sopra a esso, cosa che non permetteva di raggiungerlo con facilità. La spiaggia che scorgevano appena dall’abitazione era la stessa su cui, la maggior parte delle volte, si svolgevano le prove. Era come se fossero in cattività. Di lusso, certo, ma pur sempre di prigionia si trattava.
Continuò solo dopo essere sicuro di aver catturato ogni sguardo lì attorno. «Stai provando a lavorarti Jared nel caso in cui con il tuo fido Mark non dovesse funzionare?! E dire che sembravi una delle più indifese».
Le guance di Jade si tinsero di rosso, ma questa volta dalla rabbia. Preparò i polmoni per rispondergli a tono, ma Jared fu più veloce di lei a prendere parola.
Usò un tono pacato che, però, non ammetteva repliche, specialmente se lo si guardava negli occhi: armi così potenti che nessuno stupido avrebbe voluto controbattere poi.
«In realtà siamo amici» sentenziò con una calma letale. 
«Abbiamo messo in chiaro la questione del tatuaggio e, dopo aver capito che Jade è una fan dei Mars, siamo giunti alla conclusione che possiamo avere un bel rapporto. Senza nulla togliere a voi» aggiunse guardando CJ. «Ma lei e io partiamo avvantaggiati per costruire un legame amichevole. Niente di scabroso come molti stanno già fantasticando, purtroppo, ma siamo sicuri di viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda».
Gran parte delle ragazze esalò un silenzioso sospiro di sollievo, mentre i ragazzi lo fissarono come se fosse pazzo. Non erano lì per stringere amicizia, specialmente con il sesso opposto, ma se a lui andava bene così loro erano più tranquilli.
Tutti tranne Cj.
«Dunque, fatemi capire…» insistette il ragazzo con fare scontroso, quasi la risposta di Jared non fosse stata affatto gradita e dovesse trovare un modo per smascherare il bluff che secondo lui Jade stava creando. «Per piacere a te dobbiamo prima superare l’esame del tuo miglior amico
Tutti detestarono il tono con cui pronunciò le ultime parole.
Jade, dal canto suo, decise di sfoderare tutto il proprio controllo per irritarlo ancora di più, anche se in realtà avrebbe voluto prenderlo a schiaffi per fargli capire quanto potesse essere idiota e fuori strada.
«Non so che tipo di ragazze tu sia solito frequentare, ma io un cervello ce l’ho e lo so usare a meraviglia. Chi mi piace e chi NO» lo fissò in modo diretto, nella speranza che il messaggio arrivasse chiaro e tondo. «Lo decido senza il permesso altrui. Fattene una ragione».
Sapeva che non avrebbe dovuto comunicargli apertamente il suo sdegno, perché avrebbe potuto essere la sua anima gemella, ma non le era mai piaciuto particolarmente CJ come persona, e ora che aveva un motivo per detestarlo apertamente era più che contenta di cogliere l’occasione per mettere un muro tra lui e se stessa.
CJ fece per rispondere, ma fu Taylor a intervenire prima che la situazione degenerasse: «Fai un favore a te stesso: sta’ zitto ed evita di umiliarti ulteriormente».
Senza aggiungere altro CJ uscì dall’acqua e si diresse in casa, aveva bisogno di schiarirsi le idee e metabolizzare la figuraccia appena fatta.
«Beh» si inserì Mia. «Ricordami di non farti mai arrabbiare!»
Fece ridere il gruppo e le furono grati.
«Non giudichiamolo» disse poi Leighton, non le sembrava giusto che la maggioranza si coalizzasse contro una sola persona. «Avrà avuto l’impressione sbagliata e, magari, era una giornata no»
«Nessuno lo accusa, però è stato veramente fuori luogo. Per i toni più che altro». Scott si strinse nelle spalle.
«Bene, non vi sembra giunta l’ora di fare una partita a qualsiasi cosa? Maschi contro femmine». Giusto per invogliare il contatto.
Simon, se non ci fosse stato l’avrebbero dovuto inventare.


Jade, dopo la prova del fuoco di CJ, che si era scusato con entrambi per la pessima accusa, aveva deciso di poter continuare sulla strada intrapresa, perché se quel litigio non le aveva rovinato la permanenza nella casa probabilmente non l’avrebbe fatto niente e nessuno, così si lascio andare ancora di più.
Il rapporto con gli altri inquilini iniziava a essere assiduo e naturale, Mark le rivolgeva attenzioni meno morbose e riusciva a gestire meglio la situazione, tanto da renderle naturale ricambiare qualche carineria.
Ma il vero cambiamento era avvenuto con Jared: il loro rapporto si intensificava di giorno in giorno. Era bello vedere come si cercassero con lo sguardo quando qualcuno confermava con i propri gesti le parole che si erano scambiati tempo prima; ed era ancora più bello capirsi con un solo sopracciglio alzato, piuttosto che un sorriso nascosto alla vista degli altri quando Daisy si era allontanata da Drew per darsi davvero una seconda opportunità. 
Anche gli altri avevano accettato il loro rapporto: avevano notato la complicità tra i due, ma si erano anche accorti che non c’era alcuna scintilla dovuta all’attrazione fisica.
Nessuno però si accorse mai della scia di rimpianto che si trascinava nello sguardo di Jade dopo che i suoi occhi avevano incontrato quelli di Jared. Un istante che non coglievano nemmeno le persone che la osservavano con attenzione in lontananza, troppo concentrati a pensare di ritagliarsi la loro possibilità prima che fosse troppo tardi.
Ma le ragazze, constatato il fatto che Jade non fosse una minaccia, avevano accettato il loro rapporto, cosa che costrinse la controparte maschile a darsi da fare per mettersi in luce rispetto a Jared e guadagnare punti per accorciare la distanza su di lui. 
La settimana trascorreva nella routine creata durante la prima: il mercoledì la prova, il venerdì la fuga d’amore, il sabato sera la cabina della verità e la domenica la serata della cerimonia di accoppiamento. Era tutto calcolato affinché la crew del programma riuscisse a creare un montaggio da mandare in onda il lunedì sera, una scaletta serrata fatta di materiali raccolti di giorno in giorno per essere completati con la parte della domenica in pochissimo tempo.
Fu così che arrivarono alla terza prova.
Ryan, dopo averli accolti sulla spiaggia e salutati, aveva detto loro che si sarebbero dovuti trasformare in pittori. Ma, c’era sempre un ma per le sfide, lui avrebbe suggerito loro una parola e i diretti interessati avrebbero dipinto con la propria lingua; con una ruota avrebbero deciso su quale tela disegnare, e gli ingredienti contemplavano cipolla, pasta d’acciughe, aglio, burro d’arachidi, chewing gum alla fragola e altre sostanze poco gradevoli.
«Prima toccherà ai ragazzi, poi alle ragazze. Le tre coppie che indovinano le rispettive parole nel minor tempo possibile vincono la fuga d’amore. Ora avete un minuto per scegliere il vostro partner».
Le coppie ci misero anche meno a scegliersi, soprattutto perché molti andarono sul sicuro. Mark si precipitò da Jade per metterle un braccio attorno alle spalle, Dylan abbracciò Haylee, Mia si avvicinò a Nick e gli altri si mossero di conseguenza, tanto che Jared, concentrato a guardare gli altri mentre sceglievano la propria metà, rimase senza partner e si abbinò ad Annah, l’ultima a restare senza partner.
«Finalmente si fa andare la lingua!» commentò Scott appena prima che a una coppia fosse dato il via per iniziare la sfida.
«Almeno riusciamo a farci un’idea a riguardo» commentò maliziosa Annah continuando a far ridere gli altri.
La prova fu esilarante. Alcuni ci misero più di tre minuti per indovinare, altri una manciata di secondi e la persona a cui capitò la pasta d’acciughe rischiò seriamente di rivedere il pranzo.
Alla fine della gara le coppie vincenti furono tre: Mark e Jade, Liam e Taylor e infine Spencer e Larissa.
«Bene, ecco cosa vi aspetta come fuga d’amore: una giornata in un parco acquatico naturale situato nel meraviglio paesaggio della riserva del Blue Mountains National park. Buon divertimento ragazzi! Agli altri ricordo che dovranno compiere una scelta in vostra assenza, quella più accurata possibile. Noi ci rivediamo sabato sera per la cabina della verità».
Ma i concorrenti della casa avevano pochi dubbi riguardo la coppia da mandare nella cabina, e i diretti interessati ne erano a conoscenza.
Solo allora Jade si accorse che la propria competitività le aveva giocato un brutto scherzo.


Jade, nel tempo prima della loro gita, perché non riusciva proprio a chiamarla fuga d’amore, si era accorta di altre cose: Mark la cercava spesso e lei non sapeva come reagire alle sue attenzioni; era un ragazzo carinissimo, ma non lo conosceva abbastanza per poter ricambiare i suoi atteggiamenti né tantomeno la metteva a suo agio in quel modo, e senza imbarazzo non riusciva a lasciarsi andare. 
Ma la cosa più strana che aveva notato era che sembrava proprio che nella casa di fossero due persone che dopo la sfida facessero di tutto per non rivolgerle la parola: Jared e Scott.
Scott sembrava fosse impegnato a far finta che lei non esistesse, come se la cosa fosse una punizione per aver vinto la prova con Mark. Jade non lo capiva e ne era contrariata: con lui parlava spesso e volentieri, se solo si fosse preso la briga di rivolgerle qualche domanda forse avrebbe saputo come si sentiva riguardo quell’escursione.
Jared, invece, sembrava la tenesse a distanza. C’erano sguardi di intesa, smorfie e battute, ma i dialoghi profondi che avevano caratterizzato gli ultimi giorni si erano volatilizzati. Spariti come se non fossero mai realmente esistiti. E dire che Jared sembrava un animale in gabbia: sguardo affilato, atteggiamento diffidente se si andava oltre la sua cordialità, passi sofferenti che macinavano il contorno della casa. Sembrava sul punto di esplodere, proprio come quando si era presentato da Jade la prima volta per sfogarsi.
Jade, a tal proposito, era così concentrata sul perché di questi atteggiamenti di entrambi – e a condividerli in parte con Leigh e Haylee, almeno quelli su Scott – da non notare che gli sguardi di Jared si protraevano più del dovuto su una ragazza e che abbandonavano la loro insofferenza per lasciare posto a una scintilla di desiderio.
La ragazza in questione rispondeva con un sorriso lusingato e malizioso, segno che le attenzioni erano gradite e ricambiate. Un gesto alla volta, perché entrambi sapevano che le cose nascevano con una certa lentezza, che dovevano andare oltre l’aspetto fisico. Eppure era difficile, quando le persone coinvolte erano considerate le più sensuali della casa.
Olivia si divertiva a giocare con Jared tanto quanto lui adorava stuzzicarla ancora a una distanza di sicurezza. Era l’antipasto di quello che avrebbero potuto avere se si fossero lasciati andare, e quello che vedevano piaceva a entrambi.
Un percorso da gustarsi con lentezza anche per capire se si stavano addentrando sulla giusta via, fatto stava che l’inizio sembrava promettente.
Jade, Mark, Liam, Taylor, Spencer e Larissa partirono la mattina seguente nel silenzio generale, erano usciti di casa presto a causa del viaggio in auto di due ore che li aspettava. Jade lasciò i compagni nella camera da letto e le sembrò che Scott si girò per dar loro le spalle, mentre Jared alzò solo un braccio in segno di saluto prima di rimettersi a dormire, come fecero anche altri.
Arrivarono al parco acquatico situato nella riserva naturale e rimasero senza parole: c’erano piscine che si aprivano in spazi nascosti, piccole cascate da cui potevano tuffarsi e percorsi che assomigliavano ai più classici scivoli. I ragazzi fecero subito gruppo e si buttarono in acqua per provare ogni cosa.
Jade si sentiva bene: era preoccupata per i punti, ma poteva tornare a bagnarli. Quelli della produzione le avevano inoltre garantito che a fine giornata le avrebbero mandato qualcuno dello staff per curarle al meglio la ferita affinché non si infettasse.
Era riuscita a godersi la giornata nonostante avesse vissuto dei momenti d’insicurezza. La verità era che aveva il terrore di rimanere sola con Mark e cercava sempre l’appoggio del gruppo o, perlomeno, quello di Taylor. Aveva paura a ricambiare le attenzioni della sua metà di quell’appuntamento perché non voleva illuderlo, ma si era detta che, se avesse scoperto di essere un match perfetto, avrebbe dovuto imparare a conoscerlo. Voleva davvero amare la sua anima gemella, ma non era facile accettare di averla trovata senza nemmeno conoscerla, quando c’erano tanti altri pensieri per la testa e le indecisioni erano all’ordine del giorno.
Voleva provare la certezza dentro di sé di sapere di avere accanto la persona giusta, e se dopo quell’appuntamento avesse scoperto che Mark era l’altra metà di una coppia perfetta una simile sicurezza non avrebbe mai potuto averla, e l’idea la atterriva.
Inoltre si ritrovava a pensare alle questioni in casa: c’era Jared e non era pronta a lasciarsi sfuggire l’occasione di conoscerlo davvero, andando oltre le sue aspettative e quel poco che era riuscita a vedere durante le interviste o i documentari, era la sua unica occasione di vivere Jared, e non voleva rinunciarci tanto presto. Poi c’era Scott con lo strano comportamento nei suoi confronti, un modo di fare che aveva stuzzicato la sua curiosità. Era un bel ragazzo e le piaceva quel qualcosa di strano che stava accadendo tra loro, era come se fossero connessi ed erano normale, dunque, che iniziassero a gravitarsi attorno.
Doveva ammettere che ormai era entrata a far parte del gruppo e in casa si divertiva: aveva legato con Haylee e anche con Leighton, e le sarebbe mancato giocare a ping-pong con Spencer, farsi preparare i cocktail da Dylan e guardare con sospetto e ammirazione Olivia e Mia e rubare loro qualche trucco di bellezza a lei sconosciuto.
Erano parte di un gruppo molto assortito, ed era bello per Jade buttarsi nel mezzo per conoscerli e farsi conoscere. Se avesse scoperto di essere la metà perfetta di Mark tutto quello sarebbe venuto meno perché avrebbero passato il resto del tempo in Luna di miele: sarebbe stati spostati in un resort super lusso dove avrebbero avuto tutto il tempo per conoscersi. E, siccome sarebbero stati la prima coppia scoperta, sarebbero stati solo loro due, e Jade non era abituata a condividere così tanto con qualcuno: nelle sue relazioni aveva sempre avuto l’abitudine di non essere asfissiante e avere i propri spazi. Era convinta fosse il modo giusto per vivere una relazione senza che soffocasse le due persone, sapeva che erano i ragazzi che aveva avuto a non essere quelli giusti per lei.
Jared, invece, in casa se la cavava benissimo anche senza di lei. 
Senza una spalla con cui interagire si era ritrovato in presenza della maggior parte delle signore e aveva iniziato a imbastire con loro una lunga conversazione che, alla fine, aveva coinvolto anche i ragazzi. Era stato un modo per conoscere aspetti dei coinquilini che non avevano mai visto. E durante la giornata ognuno aveva votato per la coppia da mandare nella cabina della verità.


Nel viaggio di ritorno si addormentò con la faccia appoggiata alla spalla di Mark, stremata dalla giornata, con somma soddisfazione del ragazzo, felice di quell’intimità a cui la stanchezza l’aveva portata.
Rientrarono in casa e sia Scott sia Jared sembravano così presi dalle loro attività che rivolsero a malapena dei saluti generali al gruppo appena rientrato. Jade, stufa di preoccuparsi per loro e non ricevere un briciolo dello stesso affetto in cambio, si risentì e decise di correre da Haylee e Leighton per raccontare le cose che avevano fatto e visto.
La cosa inaspettata è che anche Mark volle fare la stessa cosa, e trovò in Nick un ottimo ascoltatore.
«È andata bene, ma non come mi aspettavo» Mark confidò all’altro, non sapendo che Jared era sul terrazzino accanto e Annah sul ballatoio fuori dalla camera in compagnia di Scott.
«Jade sembrava spaventata a lasciarsi andare anche se, devo ammetterlo, abbiamo passato una bellissima giornata. Però dopo una simile esperienza non so se possa essere la persona giusta per me». Lo ammise in tono neutro, forse perché aveva capito che era troppo presto per affezionarsi a una persona o per non fare la figura del debole.
Nick, dopo averlo ascoltato, cercò di farlo ragionare. «Jade è piacevole ma strana, ci ha messo di più ad aprirsi e penso sia un lato del suo carattere, quindi era logico che la cosa si riflettesse anche sul vostro appuntamento. Non è esuberante come le altre ragazze, dunque è normale che non sia stata così estroversa durante la fuga»
«Forse ha bisogno di più tempo per conoscermi. In effetti al momento nemmeno io saprei dare un parere  preciso su di lei. È sfuggente, e penso che sia una cosa di lei che mi attrae molto» ammise Mark infine.
«Hai ragione amico, ma penso che di tempo non ce ne sia molto, per voi». Nick aspettò che le sue parole facessero presa sull’altro, poi continuò: «Dopo il vostro incidente di settimana scorsa e il modo in cui avete legato penso che tutti abbiano votato per mandarvi in cabina domani sera».
Mark alzò le spalle, se avessero scoperto di essere compatibili avrebbe avuto tempo per conoscerla e capire se poteva piacerle, altrimenti avrebbe continuato a divertirsi in casa.


«Ciao».
Jade si spaventò per quella presenza improvvisa, ma non aprì gli occhi: conosceva da troppi anni quella voce per non riconoscerne il proprietario.
Era seduta su uno dei divanetti sparsi nel grande prato attorno alla casa, le gambe appoggiate sul pouf davanti a sé e gli occhi chiusi. Le piaceva godersi l’atmosfera intima e rilassata che le torce da giardino conferivano alla notte appena iniziata.
Adorava la sera, rilassava i muscoli e la mente dopo una lunga giornata. Poteva riposarsi e godere delle coccole di un divano e un libro, oppure un film e le coperte quando fuori non faceva caldo. Era una persona semplice, le bastavano quelle poche cose per sentirsi bene.
«Ciao» rispose neutra continuando a non aprire gli occhi.
Le piaceva che i riverberi delle fiamme giocassero dentro le sue palpebre, facendole immaginare di essere in un altro posto, sola con un’altra persona ad accarezzare i rispettivi corpi. La felicità era quello per lei, e poter anche solo assaporare il gusto di quell’idea era una gioia e un dolore. Un pensiero che non sarebbe mai diventato realtà.
Girò il viso verso Jared per dimostrargli che era pronta ad ascoltarlo nonostante non lo stesse guardando. Era stupita che lui si fosse presentato lì come se nulla fosse, ma non poteva negare che non le facesse piacere, ora era curiosa di sapere cosa voleva da lei.
«Ti sei divertita oggi?»
Come se quel silenzio tra loro non fosse mai esistito, come se l’essere sfuggente di Jared fosse stato solo una proiezione della mente di Jade.
Annuì, non aveva voglia di parlare per argomentare un sì senza avere delle basi per farlo.
«Sei pronta per la cabina della verità di domani?» schietto e senza fronzoli, quando voleva sapeva essere diretto come un’arma nella carne.
Jade aprì gli occhi e lo fissò. Era calmo, ma sembrava davvero interessato a sentire la risposta che voleva da lei, cosa che le fece dire addio alla calma e alla serenità che tanto aveva agognato prima di ributtarsi nella mischia.
Jared studiava gli occhi chiari di Jade in cui si riflettevano i bagliori delle fiamme attorno a loro. Per la prima volta sembravano tormentati e fragili, avevano perso la dolcezza che li caratterizzava. Aveva toccato un tasto dolente e glielo poteva leggere in faccia.
«Non è detto che ci finiamo Mark e…»
«Mi dispiace deluderti zucchero» la interruppe Jared mentre si divertiva a giocare con la barba folta. «Ma la maggior parte della casa penso proprio abbia votato per voi»
«Zucchero?!»
Jared rise divertito e spontaneo, un suono a cui non era abituata che le strinse lo stomaco e la fece arrossire.
«Di tutto quello che ti ho detto te la prendi per un soprannome?» anche se ora che ci pensava sarebbe stato più indicato chiamarla cerbiatta con gli occhi che si ritrovava, solo che l’espressione impaurita che ora li caratterizzava sembrava suggerirgli che stesse fissando il cacciatore da cui scappava. «Preferisci biscottino?»
Jade inorridì. 
«Il mio nome è così brutto?» sospirò, sapendo che non poteva sfuggire in eterno alla vera questione tra loro. «E comunque se hanno votato per me e Mark non posso farci molto. Entrerò nella cabina e spererò che vada come io preferisco»
«E cosa ti augurerai?» era quello che più gli premeva sapere. Non voleva rimanere solo di nuovo.
Dopo una settimana in cui aveva deciso di aprirsi con Jade non voleva rinunciarci, avrebbe voluto scoprire di non essere il solo a pensarla a quel modo.
«Non lo so. È come quando scegli tra testa o croce ma non sei sicuro di voler puntare su una parte sola: nel momento in cui la moneta gira in aria sai in cosa stai sperando di più. Così farò io: quando il computer ci farà aspettare per dare un verdetto io saprò cosa sperare per me».
Non era la verità, ma non poteva ammettere con Jared che proprio lui, in quella decisione, avrebbe influito più di altri fattori.
«Per essere una giovane donna sei saggia, potrei ricorrere a te più di quanto io creda». Sorrise con un solo angolo della bocca mentre si scostava i capelli dietro le spalle. Jade era davvero più matura delle altre ragazze nella casa, non aveva paura a dimostrarlo e la cosa gli piaceva.
Senza contare che quella frase gli aveva fatto capire che non era convinta di Mark, perché altrimenti non avrebbe avuto problemi a sperare in un match perfetto nella cabina, e la cosa gli bastava.
Poteva ritenersi soddisfatto ed egoista come solo lui sapeva essere, quindi decise di mettere fine a quel discorso.
«Ora è meglio se la smettiamo di fare gli asociali e raggiungiamo gli altri prima che pensino che siamo scappati» le diede un bacio sulla fronte prima di alzarsi e porgerle una mano come aiuto. «Biscottino».
Jade alzò gli occhi al cielo nella speranza di distrarlo dal rossore che avrebbe accentuato le sue lentiggini dovuto a quel bacio casto e intimo allo stesso tempo, gli prese la mano e infine gli rispose, ma solo dopo aver avuto la certezza che il cuore non le impedisse di parlare a dovere.
«Hai ragione, meglio che non pensino che Tarzan sia tornato a vivere allo stato brado nella foresta». Gli sorrise divertita. «Jay».
Lui la guardò male, ma accompagnò il gesto da una smorfia allegra, contento che non si fosse fatta intimidire da lui.
«Non amo i soprannomi»
«Nemmeno io» rispose Jade.
«Ma a me biscottino piace»
«E a me piace Jay» continuò imperterrita a sottolineare il soprannome mentre si dirigevano verso casa.
«E a qualcuno invece piace Jade» sorrise furbo Jared prima di allontanarsi da lei.
Ad attenderla nei pressi della piscina c’era Scott con le proprie scuse marchiate a fuoco nello sguardo.
«Comunque ho votato per Liam e Taylor». Un sussurro appena udibile che alle orecchie di Jade suonò come un modo per dirle che, in fondo, Jared non la voleva lasciare andare tanto quanto lei voleva essere trattenuta.


«E la coppia che andrà nella cabina della verità è formata da…» Ryan, dopo aver posto alle coppie della fuga domande riguardo il loro appuntamento, era passato alla parte interessante della faccenda, quella che premeva a tutti. «Mark e Jade».
Lo sapeva. Non gliel’aveva detto solo Jared, ma anche Haylee e Leighton, eppure era stato lo stesso un colpo al cuore. Forse perché ora era ufficiale, o forse perché tutto di lì a poco sarebbe potuto cambiare, ma Jade sentiva su di sé una pressione che non le piaceva affatto.
Mark la prese per mano e la condusse con una certa fretta verso la piccola stanza in cui avrebbero scoperto la verità, cosa che la gettò nel panico.
Erano davanti a uno schermo con dei laser verdi che sembrava li stessero scannerizzando, anche se sapevano entrambi che il verdetto era già scritto e la suspense serviva solo per loro e il pubblico.
Jade aveva scelto in cosa credere. Quel momento era paragonabile ai giri in aria della famosa monetina, e lei era lì a sperare ardentemente con Mark, ma le era chiaro che uno dei due sarebbe rimasto deluso dal risultato, perché sembrava che fossero presenti con due pensieri opposti.
Non voleva rinunciare a Jared, non voleva abbandonare Haylee, non voleva lasciare la casa prima di aver potuto conoscere Scott o qualche altro ragazzo.
La mano di Mark al posto che darle conforto la faceva sentire imprigionata in un qualcosa che non voleva. I secondi passavano e lei sperava che la sua forza di volontà avesse la meglio su quella del computer nel caso fosse stata diversa dalla sua.
E poi avvenne.
NO MATCH.
Mark sciolse le dita che si intrecciavano alle sue e Jade, una volta appresa la notizia, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo che cercò di camuffare con un rantolo dispiaciuto, tanto che il ragazzo le accarezzò la schiena e le mormorò un “mi dispiace” all’orecchio prima di baciarle la tempia.
Uscirono da lì con il sudore freddo lungo la schiena e una spossatezza mai avvertita prima. Mark rientrò in casa ma Jade si concesse un secondo fuori da essa.
Appoggiò la fronte al muro e allargò le braccia su esso per trovare refrigerio dalla superficie fresca, anche se sembrava che volesse abbracciare la casa in cui più che mai, in quegli ultimi giorni, si era sentita sicura.
Rientrò sconvolta e confusa e, oltre a vedere la delusione della maggior parte delle persone che avevano votato per loro e speravano di vedere il primo match perfetto, notò tre o quattro sorrisi soddisfatti. All’inizio rispose timida e poi sempre più sollevata, forse non era l’unica a desiderare di continuare a restare in gioco.


Ryan, durante la cerimonia di accoppiamento, non aveva perso tempo e, dopo averli salutati, aveva dato il via al rituale, questa volta erano gli uomini a scegliere le ragazze e a iniziare fu CJ che, inaspettatamente, scelse Larissa. 
Poi fu il turno di Spencer che scelse Daisy prima che Drew la volesse accanto a sé nonostante non fossero un match perfetto. Una mossa saggia che nascondeva un barlume di interesse nato dopo la fuga d’amore di lui e la scelta che fece lei la settimana prima durante la puntata.
Dopo toccò a Scott che sorprese tutti nominando Jade. I ragazzi avevano notato che di solito la persona che aveva fatto parte di un no match era una delle ultime a essere scelta, invece Scott aveva invertito quella tendenza.
Alle domande di Ryan aveva risposto che aveva capito che poteva esserci del potenziale tra loro e anche Jade convenne, con un sorriso rilassato che in una settimana nessuno aveva mai visto grazie a Mark.
Mentre Jared sceglieva Olivia il dialogo tra Scott e Jade sui divanetti si fece interessante, anche se dovevano sussurrare per non interrompere il programma.
«Perché hai vinto la prova se non volevi stare con lui?»
Jade lo guardò con gli occhi sgranati e un’espressione allibita prima di arrossire. Come poteva sapere che non voleva stare con Mark quando nemmeno lei sapeva cosa pensare a riguardo?
Non ebbe il coraggio di contraddirlo o arrabbiarsi con lui, dividere uno spazio così ridotto in due l’aveva destabilizzata. Scott aveva gli occhi nocciola di una sfumatura così chiara che catturava ogni sua attenzione rendendo vano il tentativo di concentrarsi su altro, così Jade lo fissò con aria interrogativa, tanto che lui continuò: «Ti ho guardata, e per quanto Mark non ti dispiacesse lo allontanavi. Il tuo corpo parla più chiaramente di te».
Intanto davanti a Ryan si era presentato Drew che aveva chiamato Taylor.
Ti ho guardata
Lui l’aveva osservata per una settimana. Lei era riuscita a far interessare Scott almeno quanto lei aveva notato lui. Pensava che le scuse di lui fossero dovute a un errore di valutazione, non a una reale attrazione nei suoi confronti.
Sorrise in modo dolce e sicuro, quasi avesse voluto giustificarsi.
«Sono una persona competitiva, non volevo perdere». Essere sincera con lui era molto più facile di ogni avvicinamento a Mark di quella settimana.
«Hai perso nel momento in cui hai vinto».
Dylan e Haylee, nemmeno a dirlo.
«Vado a tentativi».
Un’altra verità che descriveva la sua permanenza in quel programma. E poi le piaceva stare così vicina a lui, non aveva mai pensato a una cosa simile. Era una presenza diversa da quella di Jared, così prossimo alla perfezione per lei, ma era forte allo stesso modo. Si sentiva travolta.
«Anche io lo sono?»
Le piaceva quella smorfia sfrontata che cercava di assumere Scott per mostrare una sicurezza che probabilmente non aveva, ma adorava ancora di più il fatto che stessero flirtando per la prima volta con una naturalezza sconvolgente senza farlo di fronte agli altri, in modo aperto.
«Se mai io potrei essere il tuo tentativo, dato che tu hai scelto me».
Nick e Mia.
Scott fece per stiracchiarsi e con la scusa posò il proprio braccio dietro le spalle di lei, appoggiandolo lungo il bordo del piccolo divano in tek.
Simon e Dakota.
«Speriamo di far parte di quelli ben riusciti e non degli errori».
Bisbigliò a voce così bassa che Jade quasi fece fatica a sentirlo, tanto che dovette avvicinarsi ancora di più a lui e le guance divennero accese, cosa che suscitò curiosità nelle coppie attorno a loro.
Quella situazione le piaceva parecchio.
Liam e Leighton.
«Lo si può sempre scoprire». Sorrise con una punta di malizia, stando al gioco di Scott. Era bello come riuscissero a capirsi, perché sembrava che negli occhi di lui ci fosse la comprensione di gustarsi il momento con calma, non come aveva fatto Mark in quella settimana.
Mark scelse Annah per forza di cose, dato che erano gli ultimi rimasti.
«Ora è arrivato il momento di scoprire quante accoppiate perfette avete indovinato stasera». Ryan attirò l’attenzione di tutti, era arrivato il momento di scoprire se erano diventati più ricchi o meno. «Spero per voi che sia andato meglio delle altre volte. Guardiamo».
Nel dirlo diede loro le spalle per fissare le luci che avrebbero dovuto accendersi e le luci si spensero lì attorno, creando suspense e atmosfera. Un’oscurità che costrinse Jade a cercare la mano di Scott come supporto, delle dita che al posto di farla sentire in difetto – come quelle di Mark – riuscivano a tenerla ancorata alla realtà e a calmarla. Un’ottima cosa.
Un fascio fece esplodere le grida di soddisfazione dei ragazzi.
Due.
Tre.
Arrivarono a quattro, poi le luci in studio si riaccesero.
«Bene ragazzi, il doppio delle puntate precedenti. State migliorando, ma ne avete ancora di strada da fare. Mi raccomando, impegnatevi. Ci vediamo durante la settimana, buona serata».


 
*


«Mh» mormorò Constance con disappunto.
«Cosa c’è?» Shannon si girò verso di lei, la puntata non gli era dispiaciuta. Era curioso di sapere quando Dylan e Haylee fossero riusciti a vincere una prova per vedere se erano un match perfetto o meno. Scoprirlo sarebbe stato importante per tutto il gruppo. 
«Non mi piacciono le coppie di questa serata». Sottolineò il concetto con una smorfia che le fece arricciare la bocca.
«Non ti piacciono solo perché Jared ha scelto la ragazza che ha puntato fin dall’inizio, il suo solito prototipo. Quello che a te non piace, se vogliamo dirla tutta». Le sorrise soddisfatto sapendo di aver fatto centro.
Constance alzò le sopracciglia e incassò il colpo solo per prendere tempo e tornare all’attacco.
«Se vogliamo dirla tutta» gli fece il verso. «Come mai sei qua e non in compagnia di Kirstina?»
Shannon alzò gli occhi al cielo mentre appoggiava la testa allo schienale del divano. Sapeva che l’argomento sarebbe saltato fuori prima o poi, soprattutto se durante la settimana aveva provato a invitare Kirstina a un loro ritrovo.
«Si era dimenticata di avere un impegno». Decise di rimanere sul vago nella speranza che sua madre decidesse di non approfondire l’argomento, per quanto sapesse essere vana quell’aspettativa.
«Davvero?» finse sorpresa prima di esprimersi con sempre maggiore divertimento. «Cos’è questa volta? Deve provare a “coltivare” cristalli, inventare la posizione yoga della vongola sventrata, a trovare l’angolazione migliore e nuova da cui riprendere il suo apprezzabilissimo tatuaggio sulla natica o  a trovare un modo per diventare famosa senza avere un reale talento?»
Odiava essere la madre ipercritica nei confronti della ragazza del figlio, ma da quel che aveva visto e sentito su Kirstina c’erano delle cose che non riusciva proprio a digerire di lei, non quando cercava di sfruttare Shannon per i propri scopi personali.
«Sei ingiusta» le disse in tono incolore cercando di non darle corda. «Comunque è uscita a bere qualcosa con le amiche».
«Ok, quindi affina la soave arte dell’alcoolismo. Ora capisco come mai ti piaccia tanto». Di solito il richiamo all’arresto di giugno era un motivo di ilarità tra loro, un modo per esorcizzare ciò che era successo, invece Constance l’aveva usato quasi come un’accusa quella volta, e si morse il labbro non appena si accorse della sciocchezza che aveva detto.
Ecco perché non le piaceva Kirstina: che fosse presente o meno metteva discordia tra loro due e li faceva viaggiare in due direzioni opposte, e odiava sentirsi lontana da Shannon che l’aveva protetta con tutte le sue forze non appena aveva potuto.
«Stai esagerando». Iniziava a innervosirsi della cosa, ormai stanco di quello scherzo che era durato pure troppo. Non era lì per essere giudicato in base alle proprie scelte e i propri errori, ma voleva trascorrere del tempo con la madre per svagarsi un po’, non c’era bisogno di rinfacciargli quanto il rapporto con Kirstina facesse acqua da tutte le parti.
«Hai ragione» convenne Constance prima di prendergli una mano e accarezzarne il dorso, cosa che lo calmava fin dall’infanzia. «Ma vedo come sta agendo questa ragazza, e non mi piace. Sembra che stia cercando di ingraziarsi la gente che ti circonda più che piacere a te, e pare lo faccia quasi volesse incastrarti. Mi preoccupo per te».
Gli accarezzò una guancia prima di vederlo rilassare le spalle al suo tocco. «Perché ti voglio bene».
«Non la devo sposare. È una frequentazione stabile, non lo nego, ma al momento non è nulla di più».
“Per fortuna”, avrebbe voluto dire la donna, ma decise di mordersi la lingua e limitarsi a pensare una simile cosa, non voleva ferire il figlio più di quanto avesse già fatto.
Si limitò ad abbracciarlo e coccolarlo un po’, cosa che Shannon le permise con gioia, era il modo in cui preferiva riappacificarsi con la madre.


 
*


Tomo era soddisfatto. 
Alla faccia di Jade e dell’anima gemella.
«Cos’hai?» gli chiese una scocciata Vicki davanti a quel ghigno contento.
«Tu lo sai, vero, che Jared ha scelto la ragazza che ha sempre puntato e che farà di tutto per portare la cosa fino alla fine?» sapeva di aver avuto ragione la settimana prima, e la cosa lo appagava.
«Questo non vuol dire che sia la sua anima gemella» rispose la moglie piccata, non le piaceva aver torto, anche se molto lontanamente.
«Come non vuol dire che per forza lo sia Jade». Le fece notare con naturalezza. «Devo scrivere a Shannon, subito».
E così fece.
«E perché?» non capiva dove volesse andare a parare.
«Gli ho lanciato una scommessa»
«Sentiamo, spara». Lo invitò Vicki.
«Beh, gli ho fatto notare la questione “Olivia” e gli ho detto che per me non arriva fino in fondo. Insomma… ci sono le telecamere. Va bene Hurricane, ma non penso gli farebbe piacere diventare il protagonista di un film porno. Tu non hai idea di quanto sia in grado di far urlare le donne…»
Sì, si stava divertendo a sbalordirla.
«A dire il vero una mezza idea ce l’ho. È capitato di assistere, purtroppo, a qualche suo rendez-vous durante i tour. Ma non voglio credere che arrivi a tanto».
Tomo fissò lo schermo del cellulare.
«Beh, a quanto pare Shannon non è del nostro stesso avviso». Evitò di metterla al corrente della pesante battutaccia che aveva aggiunto per sottolineare il concetto.
«Anche io voglio scommettere» insistette Vicki.
«Le scommesse sulle migliori amiche non valgono, noi vogliamo carne al fuoco».
La donna alzò gli occhi al cielo, contrariata. «Uomini».


 


Eccomi qui, puntuale come la puntata di Game of Thrones. Lo so che non è vero dato che sono uscite le prime quattro in blocco, ma mi piaceva associare le due cose: adoro il lunedì perché posso aggiornare e per vedere GOT.
Detto questo, come vedete anche Jade si butta nel gioco e... beh, vive la stessa esperienza di Jared della prima settimana, salvo poi aggiustare subito il tiro.
Cosa ne pensate? Spero di avervi stupite, anche perché il bello arriva dal prossimo capitolo in poi *si frega le mani e sorride in modo psicopatico come il Joker*
Volevo solo dirvi che per me la storia è ambientata a ottobre 2014, quindi si conclude a metà dicembre, sarà l'epilogo a coprire un salto temporale che devo ancora decidere... ma ci troveremo sicuramente nel 2015.
Questa volta le note sono corte, non ho nient'altro da dirvi se non che spero che la storia vi piaccia!
Ci troviamo qui come al solito settimana prossima.
Vorrei dirvi una cosa ma... WHOOPSIE!, forse non dovrei proprio! Beh, stay tuned on EFP ;)
Se volete mi trovate qui: Love Doses.
A lunedì prossimo, XO, Cris.

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Capitolo 4
*** Quarta puntata ***


Capitolo 4


Quarta puntata

 
L’entusiasmo per i passi avanti ottenuti non si era smorzato dopo la serata di festa, anzi, i ragazzi continuavano a giovare di quella positività per avvicinarsi e studiare altre strategie per trovare coppie.
«Se continuiamo su questa strada sono convinto che troveremo altri accoppiamenti e, prima o poi, anche un match perfetto». Simon era sicuro che continuare a pianificare le coppie potesse essere un modo per risolvere tutti i loro problemi, peccato che fosse una scienza che andava ancora provata.
«Ma non abbiamo certezze che le coppie giuste siano quelle basate sulle affinità che abbiamo notato». Gli fece notare Haylee.
«In realtà non abbiamo proprio certezze». Aggiunse Annah sconsolata.
«Siete pessimiste». Spencer e Drew si trovavano d’accordo sulla visione del programma di Simon. Per loro era questione di dinamiche da studiare a tavolino e sperare che le persone accettassero quello che gli altri decidevano per loro.
«Non vorrei fare di nuovo lo stronzo di turno» si intromise CJ, dato che nel discorso erano coinvolti tutti, rilassato sul divano dopo pranzo. «Ma come fate ad avere tutta questa fiducia in dei tentativi? Avete per caso la certezza riguardo qualche coppia?»
Dopo la figura di settimana scorsa si era dato una ridimensionata, iniziando così a dialogare in modo efficace con gli altri componenti della casa, rendendo per tutti la permanenza più piacevole.
«Ha ragione CJ» disse Jade risoluta. «E sapete che mi costa ammetterlo».
Aggiunse con un sorriso sincero nella direzione dell’interessato per dimostrargli che tutto era stato dimenticato, non poteva comunque giudicarlo per un errore, non era da lei.
«Però ci sono quattro coppie!» sostenne Liam entusiasta.
«Ma non sappiamo quali sono». Intervenne Jared, calmo come sempre. «Facciamo così: ognuno dica almeno una coppia che secondo lui è un match perfetto tra quelle confermate ieri sera nella cerimonia».
Fu così che a turno ognuno espresse la propria preferenza, dimostrando che gli scettici avevano ragione. Era emerso che almeno sei accoppiamenti avevano l’aria di essere quelli giusti secondo le loro percezioni, con qualche preferenza verso una coppia, quella composta da Dylan e Haylee.
«Avanti, per voi è palese!» insistette Simon.
«Però non abbiamo la certezza». A dirlo era stato proprio Dylan. «E non potete pregare che a ogni sfida vinciamo la fuga d’amore per mandarci in cabina. Con i miei problemi di salute per me non è così facile. E come concorrenti non possiamo aspettare che uno di noi due vinca una prova, intanto c’è altra gente che deve tentare a entrare nella cabina, non siamo gli unici a dover far chiarezza sulla situazione».
A malincuore anche i più ottimisti dovettero ammettere di trovarsi d’accordo.
«L’unica cosa sicura è che non abbiamo certezze» disse Leighton con un certo disappunto, cosa che non era da lei. «Quello che mi irrita da morire è come gestite la cosa. Siamo qui per cercare l’amore e vincere anche dei soldi, ma sembra che il concetto basilare sia sfuggito ai più. State conducendo la situazione come se fosse una partita a Risiko senza considerare le persone coinvolte e i loro sentimenti, e a me non sta bene».
Era amareggiata e le sue parole colpirono tutti in profondità, facendo calare un silenzio sul gruppo che, fino a poco prima, era stato chiassoso.
«Non per deludere tutte» intervenne Nick. «Ma i soldi mi farebbero comodo, se poi trovassi anche l’amore tanto meglio. Non so, però, se posso sperare di avere tutto».
Alcuni annuirono alle sue parole solo con accenni della testa per non essere osservati con sguardi di rimprovero.
«Però il modo in cui conducete il gioco vi si ritorcerà contro» rispose Olivia. «Molti di voi stanno facendo affidamento su supposizioni, che però vengono viste come certezze che in realtà non abbiamo. Non si può pensare di costringere gli altri a seguirli in una visione così… utopistica».
Jade le diede ragione con un veloce assenso. Odiava essere d’accordo con lei, ma era la prima volta che le usciva qualcosa di sensato dalla bocca e non poteva sottovalutare la cosa.
Era chiaro che su quell’aspetto in casa ci sarebbero state delle spaccature, perché nessuna delle due fazioni era disposta a cedere il passo in favore dell’altra, non dopo la parvenza di aver raggiunto dei risultati grazie a delle strategie in cui Jade si era trovata coinvolta solo in parte nel momento in cui aveva vinto la prova, e tanto le era bastato.
Lei se ne sarebbe chiamata fuori e avrebbe cercato la sua anima gemella a modo suo, non come se fosse stata una partita a monopoli. I soldi non le sarebbero affatto dispiaciuti, ma erano la questione secondaria della faccenda. Lei era lì per trovare qualcuno da amare, non che quantificasse il sentimento che tra i due doveva nascere.
«La verità è che ci basiamo ancora sull’attrazione fisica e poco altro, ed è il motivo principale per cui abbiamo deciso di partecipare a questo programma. Se non ci basassimo su criteri sbagliati non avremmo bisogno di aiuto per trovare la nostra anima gemella».
Le parole di Annah, lo sapevano tutti, erano più che vere, ma era difficile accettare la verità.
«Quindi come pensate di risolvere la questione?» chiese Simon sapendo che non c’era una soluzione al problema.
«Ci sto pensando. Ho in mente qualcosa, devo capire se possiamo metterla in atto». Lo zittì Jade, meditabonda.
«Maaa» Larissa interruppe tutti, cercando di alleggerire la tensione. «Trovare l’amore che abbia i soldi è così difficile, qui dentro?»
Sapevano che non stava del tutto scherzando, ma apprezzarono il fatto che, alla fine, fosse riuscita a smorzare i toni e distendere il clima, tanto da far archiviare la questione e passare ad argomenti più frivoli e neutri.


L’idillio era comunque durato poco e a interromperlo, inaspettatamente, erano stati Haylee e Dylan.
Avevano iniziato a litigare per una sciocchezza, ma, approfondendo il discorso davanti a tutti, non preoccupandosi di dare spettacolo, erano emersi due caratteri forti che potevano entrare in netto contrasto a causa delle opinioni divergenti.
La situazione si era fatta seria e i motivi per questionare reali, tanto che gli altri coinquilini, prima interessati alla loro conversazione, ora cercavano modi alternativi per fuggire dal salone.
Se all’inizio erano sicuri che comunque la cosa si sarebbe potuta risolvere con delle scuse e nel giro di pochi minuti, il continuo discutere e l’accentuarsi dei toni mise in allerta gli altri ragazzi della casa. Erano davvero anime gemelle o il loro feeling era basato solo su una più estemporanea attrazione? Iniziavano a credere che il litigio potesse aprire crepe più profonde del previsto e dimostrare che forse non erano fatti l’una per l’altro come avevano creduto fino a quel momento.
Oppure era solo un momento di defaillance, magari dovuto a una situazione che non riusciva a delinearsi?
Nel caos generale Jade non si accorse di avere vicino qualcuno.
«Seguimi».
Si voltò e vide Scott stringerle le dita attorno al polso e trascinarla fuori senza che nessuno se ne accorgesse. Lo seguì senza opporre resistenza, grata di quel salvataggio inaspettato.
Aggirarono la piscina e si sedettero sul prato, in un angolo della casa, a fissare il cielo pieno di stelle. Era strano poterne vedere così tante, erano abituati alle luci delle grandi città che ne offuscavano la visuale.
Respirarono l’aria a pieni polmoni, grati di essere lontano da quel vociare così fastidioso, e finalmente si guardarono. E si sorrisero.
«Grazie. Non avevo pensato di fuggire da lì. È stato come assistere a un incidente in autostrada: vorresti evitare di guardare, ma non puoi impedirtelo perché vorresti capire le dinamiche». Jade spostò i lunghi capelli dietro la schiena in modo da godere della leggera brezza di quella sera. Non sapeva come, ma era sicura che avrebbero faticato a dormire se quei due avessero continuato a urlare così. Era convinta che avessero bisogno di qualcuno pronto a dividerli e a farli ragionare, ma pensava che avessero bisogno di confrontarsi per capire se effettivamente potevano superare la cosa e costruire qualcosa di serio o meno.
«Di niente. ho pensato di avere bisogno di scappare da quel delirio, ma passare del tempo qui fuori da solo non sarebbe stato divertente»
«Perché, ora sono diventata divertente?» Jade gli sorrise allegra.
Le piaceva la naturale confidenza che si era instaurata tra loro, non credeva che sarebbe riuscita a sentirsi a suo agio accanto a Scott, di solito i ragazzi simili la mettevano in soggezione, almeno i primi tempi, ma con lui non era accaduto.
La verità era che un uomo che potenzialmente poteva piacerle metteva a serio rischio la sua sicurezza, una caratteristica che non le piaceva ostentare se non il necessario.
«Lo sei sempre stata» rispose con un sorriso caloroso. «Però non lo dimostri sempre. Sai, apprezzo proprio questo di te: i tuoi esilaranti silenzi».
La prese in giro per cercare di metterla a proprio agio.
«Ah ah, simpatico. Sei fortunato, sono dotata di un grande senso dell’ironia». Gli diede un leggero schiaffo sul braccio per cercare un contatto e sottolineare a quel modo che non se l’era affatto presa.
«Lo so, altrimenti non te l’avrei mai detto. Sei una delle poche ragazze qui dentro a capire il sarcasmo e a non essere permalosa».
No infatti, non era permalosa, solo un po’ bipolare durante il ciclo, ma niente che esulasse dalla sua normalità di appartenente al genere femminile.
«Mi fa piacere che qualcuno se ne sia accorto e che pensi sia un pregio». Era bello scherzare così con qualcuno, o forse era gratificante aprirsi con una persona che avesse notato tanto di lei e non fosse Jared, la sua croce più grande e la sua ancora di salvezza fino a quel momento.
«Pregio, non esageriamo… diciamo che non è un difetto»
«Un gentleman!» lo prese in giro mentre si abbracciava le ginocchia.
«Beh, non posso svelare subito le mie carte, sbaglio?» ammiccò verso Jade, ormai rapita dal loro discorso.
«Ah giusto, il fascino dell’uomo misterioso, come ho fatto a non pensarci!» si batté una mano sulla fronte, fingendo una sbadataggine che non le apparteneva.
«Vuoi dirmi che non è la stessa tattica che stai usando tu?»
«Quale, quella di fingermi uomo?» rispose pronta lei.
«Scema» le diede una piccola spinta con la spalla. «Quella del mistero»
«Oh no, io sono asociale e stronza di mio, è diverso. Nessuna tattica».
Si stese sull’erba, sperando che Scott la seguisse. Non sapeva perché, ma desiderare di averlo sdraiato accanto a sé la faceva sentire una ragazzina. Sembravano di passaggio seduti vicini, ognuno nel proprio spazio che sembrava dovesse rimanere inviolato, nonostante il loro desiderio di abbattere quella riservatezza.
Scott si sdraiò accanto a lei, e di colpo l’atmosfera cambiò. Più intima e solenne, sembrava che l’ilarità di poco prima fosse lontana anni luce, come se il fatto di non guardarsi più in viso permettesse loro di approfondire altri aspetti fino a quel momento inesplorati.
«Posso farti una domanda?»
Jade se lo sentiva, d’altronde non c’era momento più giusto di quello.
«Chiedi quello che vuoi».
Era pronta a dirgli che in caso non se la sarebbe sentita di rispondere.
«Non è strano per te essere amica di Jared? Insomma… lo conoscevi da prima, avrai avuto un’idea su di lui, no?»
Ok, doveva rivedere i suoi piani: non poteva evitare di rispondere, altrimenti avrebbe complicato la sua posizione di fan tanto da passare per quella che si era presa una bella cotta. Più volte il pensiero le aveva accarezzato la mente, ma si era detta che a ventisei anni era solo una grande stima spronata anche dal bell’aspetto di lui, nulla più. Doveva quindi optare per la verità, nonostante non le piacesse affrontare l’argomento proprio con Scott, non voleva rovinare ogni possibilità con lui, ma questo la portò a parlargli con estrema franchezza; se lo meritava.
«È strano, sì. Avevo una concezione precisa di lui, e ora è come se dovessi ripartire da zero nonostante io su Jared abbia delle basi».
Era un concetto strano e complicato, ma aveva cercato di essere del tutto sincera. Jade era sicura che Scott fosse in grado di sopportare discorsi anche più spinosi, forse era per quel motivo che l’aveva colpita tanto.
«Non ti attrae? È un bell’uomo». Scott non era uno di quelli che ce l’aveva con Jared per il suo status o con le ragazze che ne rimanevano folgorate. Non era stupido, anche lui vedeva il magnetismo della personalità del cantante e la sua bellezza. Voleva solo capire e, soprattutto, comprendere la posizione di Jade.
Lei sospirò, sapeva che era giunto il momento di raccogliere le idee e, dopo tre settimane, sistemare il pezzi del puzzle che aveva tra le mani per delineare grossomodo ciò che aveva dentro. Un faccia a faccia con se stessa che non si era aspettata così presto, soprattutto se spronato da Scott.
«L’ho sempre seguito e stimato per l’artista e la persona che è, ma non posso negare che fisicamente mi sia piaciuto subito, rientra comunque nei miei gusti. Se fosse stato un uomo qualunque e l’avessi incontrato per strada mi sarei girata a guardarlo, per farti capire. Però è complicato. È bello anche ora, ma fa meno effetto di prima. E il rapporto d’amicizia che c’è tra noi me lo fa vedere in un’altra ottica. Prima era come se… non so, avessi una specie di cotta. Ora lo sto conoscendo, conoscendo davvero, e quindi tutto è stato rimesso in discussione». Aveva detto tutto d’un fiato prima di vedere i concetti scivolarle dalle labbra e dalla mente. Non amava esporsi in quel modo, ma sapeva che era arrivato il momento di mettersi in gioco. «So solo che è strano. E complicato. E diverso da come potevo essermi sempre immaginata la… cosa».
Perché aveva fantasticato tante volte su Jared e un risvolto romantico tra loro due, inutile negare che le piaceva sognare a occhi aperti sulla cosa. Ma ora era diverso. Era coinvolta, ma non sapeva dire in quali termini. Soprattutto perché Jared le aveva fatto capire chiaramente come la pensava a riguardo e Jade non voleva nemmeno accarezzare l’idea di poter provare qualcosa per lui quando lui stesso aveva detto chiaro e tondo che non avrebbe potuto esserci nulla. 
Non poteva fermarsi a pensare realmente alla cosa prima di caderci per davvero, non se lo sarebbe mai perdonata.
«Che fosse complicato l’ho capito dal tuo discorso non proprio limpidissimo». La prese in giro Scott voltandosi a guardarla. Aveva gli occhi furbi, ma non per questo pericolosi.
Erano diversi da quelli di Jared che riuscivano a destabilizzarla, lo sguardo di Scott, una sfumatura chiara in un colore scuro, riusciva a conferirle una serenità che l’azzurro del cantante non le dava. Quasi le sembrava che le confessioni verso Scott fossero naturali, mentre quelle rivolte a Jared fossero in realtà estorte dalla forza di persuasione del suo sguardo.
«Aaaahhh!» Jade si alzò di scatto, mettendosi di nuovo a sedere per coprire la faccia con le mani. «Che imbarazzo!»
«Perché?» Scott si puntellò sui gomiti, comodo e interessato al tempo stesso alla risposta di Jade. Forse era arrivato davvero al punto.
«Perché è strano parlare di tutto questo proprio con te».
Sì, era riuscito a toccare l’argomento che più gli premeva, ed era sorpreso che, alla fine, l’avesse introdotto proprio Jade. «E perché?»
Jade spostò i capelli dietro la schiena per guardarlo male, ma lui non le prestò attenzione e la invitò a parlare con un cenno del capo. 
«Perché mi piace passare il tempo con te, ma non vorrei che pensassi male di questa faccenda».
Odiava dover essere proprio lei a esporsi e ammettere quella scintilla di interesse intercorsa tra loro, ma si era fregata con le proprie mani e non se la sentiva di tirarsi indietro nel momento in cui c’erano solo da tirare le somme. Era lì per migliorarsi e doveva farlo sotto ogni punto di vista possibile.
Scott si mise a sedere di nuovo con lei, i capelli scompigliati che ricadevano sugli occhi e la voce così bassa da essere un sussurro. 
«Te l’ho chiesto proprio per questo motivo. Volevo capire se gli altri e io abbiamo una possibilità con te o stiamo perdendo tempo».
L’ammissione di un certo interesse e il timore di vedere la propria occasione andare in fumo. Jade riusciva a capire il tono sommesso che stava usando: era il mormorio di chi non voleva dire le cose ad alta voce perché non aveva la sicurezza che potessero accadere davvero.
«Non è comunque detto che tutti abbiano una possibilità con me». Di sicuro a Scott l’avrebbe concessa perché le interessava, ma c’erano ragazzi lì dentro con cui non c’era un briciolo di affinità, inutile insistere o fare tentativi.
Scott alzò un angolo della bocca verso l’alto, gesto che lo rese ancora più attraente.
«A me importa che io ce l’abbia».
Era stato sicuro, una dichiarazione di intenti precisa che era arrivata alla diretta interessata.
«Non ho mai confermato la cosa». Il battito era accelerato, ma non voleva volare di fantasia a una velocità nemmeno immaginata per poi schiantarsi all’improvviso al suolo, non era da lei. Doveva tenere i piedi ancorati al terreno e fare le cose con i propri tempi.
Eppure Scott non demorse. «La tua sincerità è un buon inizio… mettiamola così. O forse il fatto che tu non abbia detto apertamente di no è un ottimo indizio su come la pensi».
Jade rimase colpita: era bravo nell’osservare e ancor di più a capirla. Sarebbe stato difficile frenare tanta intraprendenza e, forse, non lo voleva nemmeno.
«Tu sei troppo sveglio per i miei gusti, almeno ora potresti fingere di non aver capito così tanto di me?» sorrise divertita, era meglio dissimulare e confonderlo iniziando ad addentrarsi su un terreno più neutro, ma lui sembrava aver chiara la strada da intraprendere.
«Nah, mi diverte metterti in difficoltà».
Ma sembrava avesse più l’intenzione di scoprirla o cercare di svelare ciò che lei teneva nascosto con tanto impegno. Jade, però, in quello era diventata brava: era riuscita ad affrontare il tema più ostico per lei all’interno della casa senza uscirne stravolta o a pezzi.
«E allora ti do l’opportunità di continuare: cosa pensi di me dopo la risposta di poco fa su quell’argomento spinoso che è Jared?»
Scott la studiò: aveva notato il rossore concentrato sugli zigomi di Jade, ma aveva apprezzato il coraggio con cui cercava di celare i proprio timori.
«Penso che tu non abbia le idee chiare come pensi». Ahia. Era davvero diretto, più del previsto. «Ma sono convinto che se mi dessi l’opportunità di farmi conoscere potrei aiutarti a vedere le cose con più chiarezza».
Jade si fissò i piedi nudi e ormai freddi a contatto con l’erba. Non pensava che Scott potesse aver capito tanto di lei, ma forse la stava osservando da più tempo di quanto lei si fosse aspettata, solo che non se ne era mai accorta.
«Sei una persona magnanima». Ricorse al sarcasmo, d’altronde lui le aveva detto che era una dote che non gli dispiaceva, giusto?
Tuttavia Scott decise di mostrarsi per quello che era, pregi e difetti compresi.
Sorrise obliquo prima di rispondere: «Sempre, quando la cosa mi riguarda e voglio che vada come dico io».
E fu come se, nella loro sincerità confusa, si fossero appena buttati nel bel mezzo dei giochi.


I giorni erano passati ed era stato strano per gli altri ragazzi della casa assistere ai frequenti battibecchi di Dylan e Haylee. A volte sembravano pronti per riappacificarsi, poi uno dei due tornava su un punto delicato e ricominciavano le urla e le incomprensioni. Anche la prova era stata falsata dalle scelte della coppia scoppiata. Siccome bisognava scegliere un partner con cui sciogliere un cubo molto grande di ghiaccio nel minor tempo possibile, il tutto per recuperare una chiave all’interno del blocco, era stato strano vedere Haylee scegliere sicura Scott e Dylan andare da Mia. Quest’equilibrio precario aveva scombinato quasi tutte le altre coppie.
Le coppie che riuscirono a vincere furono tre. La prima era composta da Spencer e Daisy, ormai affiatati dopo essersi scelti in due cerimonie, anche se, c’era da dirlo, erano alquanto freddi, però si vedeva che Spencer non era indifferente. Eppure non poteva fare molto per portare acqua al proprio mulino, dato che Daisy sembrava ancora troppo coinvolta da Drew per lasciarlo perdere.
Le altre due coppie erano composte da Mark e Dakota, con il ragazzo che sembrava intenzionato a dimenticare Jade e a scovare la propria anima gemella, e Annah e Simon, capitati insieme quasi per caso ma desiderosi di godersi un’avventura fuori dalla casa.
Avevano vinto una giornata in una spiaggia attrezzata di ogni cosa per divertirsi in mare: jet board, moto d’acqua, windsurf e altri attrezzi messi a loro disposizione per godersi il pomeriggio, poi la sera – ed era stato fatto perché magari sarebbe servito ad avvicinarli e a dare loro un po’ di positività, dato che sembravano demoralizzati dagli scarsi risultati – sarebbero rimasti a dormire in campeggio mentre gli altri votavano la coppia da mandare in cabina.
Così, la sera prima della fuga d’amore, fu una chitarra lasciata dalla produzione a cercare di distendere gli animi.
Gli occhi di Jared quando la vide si illuminarono e, senza aspettare alcun invito, la prese con una certa sicurezza, invitando gli altri a seguirlo fuori in giardino, attorno allo spazio per il fuoco. 
Erano persone in balìa dei sentimenti e di un gioco più grande di loro stessi, avevano soltanto bisogno di abbandonare le preoccupazioni per una nottata e dedicarsi a qualcosa che non li facesse pensare troppo. Fornire Jared di una chitarra sembrava il modo giusto per unirli in quell’intento e, magari, fare in modo che alcuni ragazzi dimenticassero il risentimento latente che avevano sviluppato verso di lui.
Jared si dimostrò il one man show che Jade era abituata a vedere sul palco: cantava, suonava, intratteneva e, soprattutto, riusciva a mettere d’accordo venti persone e a far dimenticare loro litigi, incomprensioni, strategie e interessi non corrisposti.
Cantarono canzoni del passato, pezzi famosi e, infine, il cantante chiese ai presenti se conoscevano qualche canzone dei Thirty seconds to Mars. I ragazzi citarono maggiormente Closer to the Edge e Kings & Queens, così Jared decise di cantare quell’ultima, più adatta per una sessione acustica improvvisata come la loro.
Guidò il gruppo attraverso i cori  e indicò gli attacchi di ogni strofa mentre con gli occhi cercava il supporto di Jade che, esaltata dal poter mostrare un lato così personale e vero di sé, si era lasciata andare. Anche se incrociare lo sguardo di Jared voleva dire far accrescere il senso di colpa nei confronti di Scott, così ogni occhiata rivolta al cantante corrispondeva a una più intensa e lunga verso il nuovo amico, il quale sembrava apprezzare quelle attenzioni e la nuova complicità trovata.
Jade non era la persona più intonata sulla terra, ma poco le importava se poteva cantare una delle canzoni del suo gruppo preferito e al cospetto del frontman della band in questione, doveva cantare in modo da potersi sfogare, e per la prima volta dopo quasi quattro settimane, riuscì a ritrovare se stessa.
Alla fine del pezzo, con Jared con la voce a pezzi a causa di un mal di gola che l’aveva colpito qualche giorno prima, si erano sentiti tutti soddisfatti e con il cuore più leggero.
«Ah, quanto mi piace cantare questa canzone!» si lasciò sfuggire elettrizzata Jade.
«Forse è alla canzone che non piace essere cantata da te». La prese in giro Liam scatenando le risate generali e una smorfia proveniente dalla diretta interessata.
«Non avevo dubbi ti piacesse» continuò Jared atteggiandosi come una diva al quale spesso era paragonato. «Le canzoni le scrivo io, e io piaccio a tutti».
Jade alzò un sopracciglio e un angolo della bocca nello stesso momento.
«E con questo?»
«Avanti, guardami» continuò con tono divertito nell’ilarità generale mentre si indicava il viso. «Se il sottoscritto piace a tutti è ovvio che sia così anche per le canzoni».
Il tono sarcastico con cui era stata pronunciata quella frase era chiaro a tutti, ma Jade decise di non dargliela vinta così facilmente.
«Mi dispiace metterti al corrente solo ora della cosa, ma… I prefer the drummer». Gli altri ragazzi risero mentre lei incrociava le braccia al petto e sollevava il mento verso l’alto per fingere indignazione.
Jared, intanto, si portava entrambe la mani al petto per simulare una ferita mortale al cuore.


 
*


«Quella ragazza ha ottimi gusti, l’ho sempre pensato». Shannon non riusciva a posticipare oltre il commento. Quando le cose lo riguardavano personalmente era difficile non dare il proprio parere.
«Chissà perché ora la rivaluti». Constance si girò verso il figlio per sfoggiare un’espressione diffidente mentre lo fissava negli occhi.
«Ora? Così mi offendi. Diciamo che mi sono sempre mostrato tiepido nei suoi confronti perché non si era mai esposta e per non darti troppa soddisfazione».
Pppffff, non poteva certo ammettere che la madre aveva ragione e che aveva notato quanto fosse carina solo in quel momento.
Doveva ammettere, a malincuore dato che si parlava di una echelon, che Jade era davvero graziosa. Non era una bellezza sfrontata, di quelle che piacevano a entrambi i fratelli, ma aveva un qualcosa di ingenuo e puro che stuzzicava in ugual modo, anche se in base a un principio totalmente differente. Era una cosa più mentale e meno fisica, diversa da quella che erano soliti provare davanti a una ragazza.
Inoltre non gli piaceva dire a sua mamma che aveva avuto ragione su quella ragazza che all’apparenza non diceva poi molto perché troppo schiva, soprattutto nei modi.
«Eh sì, adesso invece ha proprio svelato il suo vero io, giusto? Immagino non c’entri nulla il fatto che abbia notato che ho due figli bellissimi e non solo uno».
Un complimento studiato ad arte. Sapeva di non aver detto una bugia, perché Shannon era bello quanto Jared anche se diversi, ma era un’esca per smascherarlo e fargli ammettere che l’attenzione nei confronti di quella ragazza era nato nel momento in cui Jade aveva dimostrato un interesse per il maggiore. Forse.
«Donna di poca fede». Shannon si finse offeso, tanto che per continuare la frase ci mise un paio di minuti. «Se non trova l’anima gemella dici che posso farmela presentare da Jared?»
Una domanda che stupì entrambi, forse perché tutti e due avevano notato il fondo di verità e interesse celato nel significato di essa.
«Ma non sei già occupato?» 
Constance doveva ammetterlo, Shannon aveva attirato la sua attenzione. Perché interessarsi a una ragazza che aveva la propria anima gemella all’interno del programma quando lui stesso, a casa, aveva una “fidanzata”?
Non che pensasse che d’improvviso si fosse innamorato di Jade, nemmeno lontanamente, ma forse qualcosa con Kirstina era meno stabile di quanto Shannon mostrasse, e la cosa poteva solo rincuorarla, per quanto fosse un pensiero egoista, dato che avrebbe dovuto desiderare la felicità del figlio. Eppure era sicura che quest’ultima non dipendesse da Kirstina.
«Nella vita non vi è certezza alcuna» rispose in tono solenne ed enigmatico, mostrando un sorriso ironico che voleva dire tutto e niente.
«Tranne la tua stupidità!» lo prese in giro la madre, non voleva creare tensione come era successo durante l’ultima puntata quando avevano parlato della sua ragazza, preferì dunque sdrammatizzare. «Meglio tornare a prestare attenzione alla puntata, se non vuoi che io ti ponga un terzo grado sull’epifania riguardo la tua relazione».
Shannon alzò le mani in aria in segno di resa.
«Dio me ne scampi! Concentriamoci sulla TV».


 
*


La puntata proseguì con una video di Jade e Jared davanti a una telecamera, chiusi in una stanza in cui i concorrenti approfondivano certi argomenti quasi fosse un diario di bordo. Ne uscì un sipario tragicomico in cui Jade fece un appello a Shannon e Tomo per conoscerli perché era sicura che Jared, fuori di lì, non glieli avrebbe mai presentati, alla faccia dell’amicizia. Ci teneva davvero a incontrarli, e sperava potesse accadere davvero. Concluse dicendo che non si fidava di Jared per via del ciclo mestruale altamente sregolato che lo colpiva d’improvviso. Jared, dal canto suo, si mostrò fintamente ferito da quelle parole e continuava a chiedere agli amici e agli echelon aiuto per liberarsi da quella pazza ingrata che non sapeva apprezzare la sua compagnia e le sue performance. Parola che accompagnò con un visibile doppio senso, cosa che la fece imbarazzare e divertire.
Quel video divenne una cosa senza senso che giovò all’animo di entrambi, portandoli a credere di aver raggiunto una complicità e una confidenza che in pochi in casa avevano.
Una parentesi che finì per riportare l’attenzione alla sera precedente, dove le coppie destinate alla fuga d’amore erano eccitate per l’imminente giornata e Haylee si confidava con Leighton e Annah riguardo a Dylan, un discorso che riusciva a metterla in crisi.
Arrivò anche Jade per cercare di consolare quella che ormai considerava un’amica e, dopo un’attenta analisi fatta di ipotesi e supposizioni, convinse tutte ad andare a letto. Si avviarono in camera dove trovarono Olivia stesa sul letto mentre parlava con Nick e Jared, seduto sul proprio materasso, separato da quello degli altri.
Le ragazze presero i pigiami e si cambiarono, anche se Jade non mancò di chiudersi in bagno per farlo. Era vero che erano abituati a vedersi in costume, ma non riusciva proprio a rimanere in intimo davanti agli altri con la facilità con cui rimaneva in bikini, era una cosa diversa e la inibiva.
Ne uscì con degli shorts sui cui c’erano stampati degli ananas e una canotta con sopra un’opera di Keith Haring. Piegò al meglio i vestiti e li posò nella propria porzione di armadio. Una volta chiusa l’anta prese i capelli che prima aveva spazzolato e iniziò farsi una treccia morbida, come ogni sera prima di andare a dormire.
Jared, dal proprio letto, la studiava con attenzione mentre una Jade ignara continuava a sovrapporre le proprie ciocche sempre più chiare.
«Perché ogni sera ti fai la treccia?» le domandò dopo aver inclinato la testa. Non riuscì a trattenere la domanda tra le labbra, Jared era curioso di natura.
L’unica a non gradire l’interruzione del loro discorso fu Olivia, non capiva come una treccia potesse essere più interessante di ciò che si stavano dicendo. O meglio, degli sguardi giocosi e interessati che lei e Jared si stavano scambiando.
Jade legò l’estremità della treccia con l’elastico, poi la spinse dietro la schiena, soddisfatta.
«Perché» e si sedette sul proprio letto, quello più esterno posizionato ai piedi di quello su cui dormiva il cantante, seguita dalle altre. «ho i capelli talmente lunghi che mi danno fastidio mentre dormo. Se non li lego continuo a tirarmeli e a svegliarmi, e mi avvolgono quasi a soffocarmi. Così sono ordinati e non mi danno impiccio».
Per sottolineare il concetto mosse la testa mostrando quanto poco spazio quella acconciatura occupasse, poi sorrise. «Pensavo che tu potessi capirmi, visto che in quanto a capelli lunghi non scherzi».
Jared alzò impercettibilmente gli angoli della bocca in una smorfia soddisfatta e lusingata: aveva i capelli lunghissimi ormai, più lunghi e belli di quelli di molte donne anche all’interno della casa, ma sentire con le proprie orecchie quanto la cosa gli fosse riconosciuta era gratificante per il suo ego.
«In effetti non ci avevo mai pensato, eppure di notte spesso mi danno fastidio».
Glielo dovette riconoscere.
Jade sembrò sistemarsi nel letto per continuare a parlare con le altre ragazze e, infine, addormentarsi, ma qualcosa glielo impedì.
«Jade?» la diretta interessata si girò solerte al richiamo di Jared, troppo invitante per essere ignorato. Annuì per invitarlo ad andare avanti. «Mi faresti la treccia?»
La richiesta la stupì per più motivi, e guardandosi attorno capì di non essere l’unica ad aver reagito in quel modo. Poté sentire lo sguardo contrariato di Olivia scivolarle sulla pelle, mentre Haylee – forte delle sue strane teoria su Jade e Jared – se la rideva sotto i baffi.
A farla cedere era stato l’aspetto innocente di lui: la sua domanda era parsa ingenua ma sentita, e lo sguardo chiaro aveva in sé un’eccitazione vista poche volte in Jared, tanto che le fece dimenticare di dare una risposta affermativa anche a voce.
Ma a sorprendere lei e gli altri coinquilini fu il tacito assenso a mettere mano ai suoi capelli. In casa era risaputo quanto Jared non amasse farsi mettere le mani addosso, se non per tocchi meno intimi e più lascivi, men che meno gli piaceva il fatto che qualcuno toccasse la sua chioma tanto curata. Era parsa dunque strana quella richiesta, non solo perché consentiva a Jade di poter avvicinarsi a una parte di cui lui era estremamente orgoglioso e geloso, ma soprattutto perché gliel’aveva chiesto quasi come una preghiera nella speranza di indurla ad accettare. Tutti i presenti alla scena sapevano quale privilegio avesse concesso all’amica, cosa che fece storcere il naso a qualche presente di sesso femminile già citata in precedenza.
Jade annuì senza proferire parola, quasi questa avesse potuto infrangere il momento. Tante volte aveva fantasticato di far scivolare le dita tra i capelli di Jared, e ora quel momento stava diventando realtà. Certo, la situazione che lei si era figurata aveva un’accezione diversa, ma il fatto che Jared le avesse dato il permesso di arrivare a tanto la lusingò: sapeva con certezza che una simile cosa l’avrebbe concessa solo a lei e non ad altri in quella casa, e le fece provare una soddisfazione avuta poche volte in vita sua; era come avere potere su di lui ed era contenta di vedere che quel rapporto non era più a senso unico, ma sempre più equo.
Si alzò dal proprio letto per sedersi su quello di Jared dietro di lui, e la cosa le provocò un brivido. Era la prima volta che si trovavano così vicini sul letto, era strano.
Haylee, per deformazione professionale, non se ne andava in giro senza una spazzola e gliela lanciò soltanto dopo aver legato attorno al manico un laccio per capelli.
«Posso?» Jade mostrò a Jared la spazzola nella speranza che lui le desse l’assenso per continuare mentre le altre fissavano la scena con un misto di invidia e ammirazione.
Lui acconsentì e Jade continuò.  Spazzolò i capelli di Jared e poi iniziò a intrecciarli come aveva fatto poco prima con i propri; movimenti meccanici ed esperti che in poco formarono una treccia del tutto simile a quella che portava lei.
Jared, una volta finita, se la portò davanti per poter ammirare il risultato e poi la ringraziò, contento di poter muovere la testa e sentirsi più leggero rispetto al solito.
Drew in quel momento entrò in stanza e senza pensarci due volte prese la treccia e la tirò mentre si chinava sulla persona in questione per sussurrare con voce bassa e quasi seducente: «Stai bene con la treccia».
Jared si girò di scatto per incenerirlo con lo sguardo e, quando Drew si accorse chi era la persona a cui aveva detto quella cosa, si alzò con fare rigido e mortificato.
«Scusa, ti avevo scambiato per Taylor». Ammise con le guance rosse per l’imbarazzo mentre gli altri ridevano fino a provare male alla pancia. 
Jared, in un primo momento offeso per essere stato scambiato per una donna, si unì al gruppo divertito della faccenda, anche se in cuor suo aveva preso la decisione di non dormire spesso con la treccia, non voleva creare spiacevoli inconvenienti.


Poco dopo pranzo le tre coppie lasciarono la casa e si diressero verso la loro fuga d’amore, lasciando il resto dei partecipanti a godere della casa e degli svaghi che essa offriva.
Jade, rispetto alla settimana prima, si era mostrata partecipativa e allegra. Era stato strano rimanere con la maggior parte degli altri concorrenti ma sapere di essere in meno, ed era ancora più bizzarro sapere che sarebbe stato così per una notte; non erano pochi, ma sembrava fossero tutti lì a portata d’occhio e che all’improvviso si fossero ristretti e il gruppo, da variegato, sembrava molto ridotto, quasi avessero potuto creare tra loro un’intesa non frazionata come poteva capitare invece con venti persone.
La giornata trascorse tra esercizi nella palestra di fortuna che la produzione aveva fatto allestire in una piccola stanza, un bagno in piscina e qualche gioco leggero e senza pretese che avevano ricordato all’improvviso per tentare di svagarsi mentre, a turno, venivano convocati nel salotto per votare sullo schermo principale la coppia da mandare in cabina, anche se c’erano pochi dubbi a riguardo. Siccome due coppie su tre erano nuove, e anche alquanto improbabili, decisero di puntare sugli unici due che nell’ultima settimana sembravano aver trovato una nuova dimensione. Inoltre votare per Spencer e Daisy voleva dire provare ad allontanare lei e Drew e far girare il gioco nella direzione giusta e, inoltre, dare un’opportunità a Spencer che non chiedeva di meglio.
Si scusarono con Drew, ma si giustificarono dicendo che c’erano anche i loro soldi in ballo, anche se qualcuno votò per loro perché credevano davvero che quella potesse essere una coppia perfetta.
Il giorno si tuffò in una sera in cui vide Jade in un primo momento a parlare con Scott, poi intenta a partecipare con il gruppo in un discorso senza alcun senso che li tenne distratti tutta la sera, anche se fece fatica a ignorare gli sguardi insistenti e impassibili di Jared.
Più la serata entrava nel vivo più le persone si allontanavano dal salotto per ritagliarsi spazi personali in cui flirtare o discutere in gruppi più piccoli. Fu così che verso le due Haylee, con un sonoro sbadiglio, abbandonò Jared e Jade sul divano per raggiungere gli altri, già quasi tutti addormentati.
«Non venite?» chiese raccogliendo i capelli rosso sangue in uno chignon spettinato.
«Prima mi faccio una tisana» rispose Jade nello stirare la schiena e le braccia in un gesto stanco e liberatorio. Le sembrava che Jared avesse qualcosa da dirle e voleva dargli l’occasione per parlare senza essere guardati male e, soprattutto, ascoltati da orecchie indiscrete, non le piaceva condividere quei momenti con nessun altro.
«Se non ti dispiace ti faccio compagnia». Le sorrise serafico, una cosa che le infuse tranquillità.
Jade salutò Haylee e si diresse a far scaldare l’acqua per gli infusi.
Quando in cucina rimasero soli si scambiarono qualche convenevole e, una volta che le tisane furono pronte, si diressero sotto al portico per sedersi sul dondolo.
C’erano solo le stelle, il rumore dei grilli e il frusciare delle foglie al comando di una brezza appena accennata. Era tutto fantastico e rilassante, difficile credere che non fosse perfetto e infinito o che li seguivano delle telecamere, cosa a cui avevano fatto l’abitudine dopo i primi giorni e di cui si dimenticavano quasi sempre.
Si confrontarono su quella nuova settimana, più a loro agio con una tazza tra le mani, una coperta sulla spalle e un discorso bisbigliato che lo rendeva solo loro. Jared le chiese di Scott e in risposta ottenne l’accenno di un interesse che pareva essere un buon inizio, mentre quando Jade gli domandò di Olivia si sentì dire che era ancora presto ma le cose si stavano smuovendo. Insomma, era tempo di mettere la carne alla brace e lasciarla cuocere a puntino.
Si diressero in camera ridendo sommessamente e solo grazie ai fasci di luna che entravano dalle ampie vetrate poterono orientarsi nella quasi totale oscurità. E Jade scoprì che il proprio letto era occupato da Dakota che dormiva con Simon, non lasciando un briciolo di spazio alla legittima proprietaria.
La cosa la contrariò un bel po’, soprattutto perché sei persone erano assenti e non capiva perché proprio quella sera due suoi coinquilini avessero deciso di addormentarsi sul letto di lei, poi vide che tutti, bene o male, si erano addormentati di traverso su più materassi e capì la scelta di quei due, principalmente perché non c’era più uno spazio libero per dormire.
«Psst» sibilò Jade per richiamare l’attenzione di Jared e non svegliare gli altri, un richiamo accennato che nel silenzio generale lo fece voltare senza esitazioni. Lei, conscia di avere l’attenzione di lui e il chiarore della luna a illuminarla, indicò il proprio letto, mostrando i corpi quasi catatonici che lo popolavano.
Jared rise divertito prima di sussurrare. «Dormi nel mio, c’è spazio per entrambi».
E in effetti era vero, perché ogni letto era a una piazza e mezza, ma era il concetto ad averla lasciata basita. Lei e lui nello stesso letto, a contatto, a dormire come… come due persone che non erano loro.
Mio Dio, era Jared, la persona su cui aveva fantasticato in ogni modo, anche in quelli meno casti; e in quel momento le stava offrendo di dividere lo stesso materasso per toglierla dai guai.
Si ritrovò ad accettare con un sì strozzato in gola.
Si cambiarono in camera, Jade nascosta dietro le ante dell’armadio, poi aspettò che Jared si infilasse sotto le coperte. Le fece cenno di stendersi nella porzione libera e così fece.
Quella notte non avrebbe fatto nessuna treccia: non aveva intenzione di muoversi e, inoltre, doveva credere di mettere più barriere possibili tra lei e Jared, e i capelli – in quel momento – sembravano uno strato in più oltre ai vestiti, potevano celare il rossore delle guance. Sperò con tutta se stessa che attenuassero anche il tepore imbarazzato che emanavano e il battito frenetico del suo cuore che aveva iniziato ad accelerare nel momento in cui si era stesa vicino a lui, dandogli le spalle.
«’Notte» mormorò incerta mentre si copriva.
«Mi piacciono i tuoi capelli» disse Jared facendo scorrere le dita tra essi, pettinandoli in una silenziosa ninna nanna. Peccato che il gesto e le sue stesse parole ebbero il potere di far agitare Jade che spalancò gli occhi, in difficoltà, quando si era costretta a chiuderli per addormentarsi il prima possibile.
«Ho un debole per i capelli, ma per i tuoi in particolare».
Lo sentì avvicinare tutto il corpo al suo, percependo la posizione sul fianco destro che li accomunava, e sentì distintamente l’inspirare di Jared tra essi, alla base del collo. Pregò ogni Dio esistente al mondo che non avesse sentito il brivido che le aveva provocato.
Jade non riusciva a parlare.
«Penso che siano la parte che più attira gli sguardi e che più ti definisca, in un certo senso» e, nel dirlo, sentì le mani di lui raccoglierli dove prima aveva la faccia per poi farle scorrere fino alle punte e fermarsi con lentezza. «Te li invidio davvero tanto».
Si sentì bruciare di umiliazione, perché era stata notata da Jared, ma per via dei suoi capelli. Non c’era un tratto del suo corpo che gli piaceva o, ancor meglio, del suo carattere, no, i capelli, una specie di accessorio, il dettaglio di una persona che non era così proprio e nemmeno immutabile come lo sguardo, il sorriso o un gesto.
Lei l’aveva colpito per i capelli lunghi, questo era quanto.
Sentì la mano che li aveva raccolti all’interno del palmo muoversi per farli attorcigliare attorno a essa, facendo sentire a Jade la tensione che iniziava a percorrerli.
«È come se fossimo legati da questa somiglianza». Dopo averlo detto glieli tirò per rimarcare il concetto e sussurrare ogni altra cosa che gli sarebbe passata per la mente di lì a poco, perché con quel gesto le aveva fatto piegare la testa all’indietro tanto che aveva parlato vicino al suo orecchio, tra i capelli ramati.
Era un gesto erotico che si divertiva a mettere in pratica durante il sesso, ma in un simile contesto era fatto solo per stuzzicarla. Trovava la situazione eccitante per quanto non voluta: Jade era pur sempre una ragazza giovane e di bell’aspetto e, seppur non volesse portarsela a letto, era divertente vivacizzare quel momento così ambiguo e promiscuo.
Aveva una donna nel suo letto dopo tempo, aveva voglia di giocare un po’ anche se non era lì per soddisfare i suoi bisogni, perché non voleva fosse Jade a fare ciò.
«Come se ci unisse e ci rendesse una cosa sola». Una squadra, non c’era bisogno di aggiungerlo perché entrambi sapessero come completare la frase nel giusto modo.
Jared, nel concludere la frase, diede un altro piccolo strattone alla chioma di Jade, cosa che le fece sfuggire un piccolo gemito soddisfatto. 
Le era sempre piaciuto quel gesto così rude e istintivo durante il sesso, e ora non poteva ignorare quanto la cosa le avesse fatto pensare proprio a quello, così come il corpo di Jared sempre più vicino al suo.
Doveva convincersi che a sconvolgerla così tanto era il gesto in sé, e non chi l’avesse fatto. Non poteva permettersi di pensare a Jared in quel modo, non poteva fantasticare su di lui come aveva sempre fatto prima di conoscerlo, ora che tra loro le cose erano chiare e lui si stava aprendo. 
Non doveva pensare.
Fece forza su se stessa per non girarsi e iniziare a far scorrere le mani sul corpo di lui e leccargli le labbra, una potenza violenta che la scosse un poco, con piccoli brividi lungo la schiena.
Il pensiero corse a Hurricane e a come le cose viste nel video, dopo quel gesto, assumessero una nuova sfumatura, più vivida e consapevole, di cui Jade in quel momento avrebbe voluto far parte.
Si costrinse a non gettare al vento la loro amicizia, conscia che Jared si stava divertendo a stuzzicarla e a farla soffrire, e decise di non cedere all’istinto di voltarsi per mettere fine a quella piacevole tortura.
Era una questione di dominio e fiducia che sembrava attirare entrambi.
Un piacere che Jared fece fatica a nascondere almeno a se stesso, perché era così grande e inaspettato che lasciare la situazione irrisolta gli era costata un’insoddisfazione che non era solito provare.
«Non te li tagliare mai». Una promessa che li avrebbe legati e, al tempo stesso, un ordine dal quale Jade non sarebbe riuscita a sfuggire.
Un modo per dire che lì dentro, qualunque cosa fosse successa, c’erano insieme.
«No» bisbigliò Jade allo stesso modo in cui le era sfuggito un gemito poco prima, tanto che fu difficile carpirne la differenza. «Mai».
Perché doveva ammettere che essere legata a Jared, in qualsiasi modo, la faceva sentire felice e completa, perché era riuscita a conquistarsi un pezzo della sua fiducia ed era come sapere di far parte, anche se marginalmente, del suo mondo. Era il modo di lui per dirle che l’aveva accettata per quella che era, quasi il fatto fosse echelon non fosse più un’onta ma una cosa che andava a suo favore, e a Jade andava bene così.
«’notte Jared» aggiunse tra un mormorio sommesso e l’altro. Doveva mettere fine a quella situazione critica il prima possibile, non avrebbe retto ancora a lungo.
«’notte mia piccola e pura Jade». Le accarezzò una guancia e poi le baciò i capelli, ormai liberi dalla sua presa, mentre un sorriso divertito non abbandonava la sua bocca. Quella sera aveva giocato abbastanza, poteva dormire soddisfatto.
Si addormentarono dopo che Jared le mormorò una canzone che conoscevano entrambi.


Com’era naturale che fosse la coppia a finire nella cabina della verità fu quella composta da Spencer e Daisy, ma a lasciare tutti spiazzati fu il risultato che ne uscì: il primo PERFECT MATCH della serie.
Spencer era contento per aver avuto ragione ma dispiaciuto di non poter veramente avere un’occasione con lei, mentre Daisy sembrava un cervo finito nel mirino del fucile di un cacciatore, era spaventata.
Gli altri, in diretta dalla casa mentre seguivano la cosa, gioirono per aver visto i risultati certi dopo tre settimane di fallimenti, e non riuscirono a contenersi nemmeno quando il loro pensiero andò a Drew e al suo dolore per quella scoperta.
«Finalmente il primo match perfetto! Bravi ragazzi, sono contento per voi» si congedò Ryan una volta che i diretti interessati furono rientrati in casa. «Domani sera, dopo la cerimonia di accoppiamento, Spencer e Daisy continueranno la loro avventura, ma lo faranno in un resort dove si godranno la loro luna di miele. Speriamo non rimangano da soli a lungo!»
Lo salutarono e trascorsero la serata a festeggiare per la prima coppia certa trovata, anche se qualcuno consolò i tre vertici di quel triangolo perché erano diventati una grande famiglia e vedere delle persone soffrire non era mai divertente.
E così arrivarono alle serata dell’accoppiamento dove Ryan, dopo averli salutati e aver spiegato – come ogni volta – le dinamiche, invitò Daisy a raggiungere Spencer sul divanetto dato che erano una coppia perfetta e a scegliere, quella sera, avrebbero iniziato le ragazze.
Senza indugi Ryan chiamò a sé Haylee per nominare la persona che, con lei, avrebbe composto una coppia. Si girò verso i ragazzi seduti e, dopo qualche secondo, con sicurezza pronunciò il nome di CJ, facendo gelare il sangue di tutti.
Pensavano che le cose tra Dylan e Haylee si fossero appianate, ma evidentemente non era così. Erano sicuri che facessero pace prima della cerimonia, in modo da scegliersi, invece Haylee aveva preferito CJ, un ragazzo che Dylan non riusciva proprio a prendere in simpatia, mentre lei lo trovava eccessivo ma gradevole.
Quella prima scelta ne inanellò molte altre effettuate al momento, più dovute allo scegliere qualcuno per non ritrovarsi con accanto un uomo che non rientrava nelle grazie delle ragazze.
La situazione si fece ardua al secondo turno, quando Taylor, che in segreto aveva sempre pensato di scegliere CJ, nel pallone più totale aveva optato per Jared.
Olivia scelse dunque Scott, un altro purosangue ai suoi occhi dopo l’attore, Jade chiamò Nick perché avevano sempre avuto un buon rapporto, mentre Dakota nominò Mark. 
Mia, invece, stupì tutti chiamando Dylan. Non aveva paura delle sfuriate di Haylee, d’altronde lei aveva avuto l’opportunità di sceglierlo e non l’aveva fatto, non trovava quindi giusto lasciarlo per ultimo e punirlo per un qualcosa che non aveva fatto.
Larissa si prese Simon, Leighton scelse Liam e, infine, Annah rimase con Drew, il terzo vertice del triangolo amoroso più chiacchierato della casa.
Una volta pronti per la parte dei fasci di luce si chiusero in un religioso quanto teso silenzio, perché le coppie spuntate da quella puntata sarebbero state ancora più difficili da individuare rispetto alle altre.
Le luci si spensero e i ragazzi, oltre al faro fisso per la prima coppia perfetta, iniziarono a invocare la seconda coppia per poi vedere la terza e così via.
Rimasero di sasso, dunque, quando oltre al primo fascio non se ne accesero altri e si alzarono le luci in studio.
«Zero coppie esatte». Esordì sorpreso Ryan. «Un match perfetto e zero coppie indovinate. Fate un passo avanti e tre indietro. Dovete impegnarvi di più, se andate avanti così il vostro premio di un milione di dollari è seriamente a rischio».
L’aveva detto tra lo sbalordimento generale, ancora increduli che non avesse portato nemmeno una coppia esatta, nemmeno per sbaglio o per caso.
Erano attoniti.
«Potete rientrare in casa, vedete di non sprecare più altre settimane in questo modo. Riflettete sul risultato di stasera e sul da farsi».
Ryan li guardò seguire il vialetto che li avrebbe ricondotti nella villa con le loro arie sconsolate mentre, con una certa discrezione, li studiava per capire come non potessero accorgersi di certe cose.


 
*


«Cosa pensi della situazione che si è venuta a creare?» Constance aveva appoggiato un gomito sullo schienale basso e morbido del divano per sorreggere il viso con la mano.
Shannon, invece, aveva disteso le gambe e addossato i piedi al tavolino basso davanti a lui.
Aveva deciso di lasciar perdere per il momento l’argomento Kirstina, in fondo si stava bene così, quasi meglio in realtà, ma non poteva ammetterlo senza sentirsi un po’ in colpa. Era lei a mettergli pressione sull’argomento, a lui stava bene che tra sua madre e la sua ragazza non intercorressero rapporti, eppure non si domandava perché gli andava bene così.
«Che se avesse voluto avrebbe potuto sco… prire parti di lei ancora tenute all’oscuro». Al sicuro nel suo intimo. Lo aggiunse mentalmente dopo l’occhiataccia di Constance che già l’aveva costretto ad aggiustare il tiro ed esternare la verità in modo meno crudo.
«Quindi secondo te il fatto che l’abbia aiutata cedendole metà del proprio letto è una cosa da sottovalutare?» da un lato sapeva che Jared era egoista, quindi un simile gesto doveva essere considerato speciale, ma aveva anche un buon cuore, e sapeva che spesso si concedeva simili atti.
«Non dico che sia da sottovalutare, è stato un bel gesto, ma si sarebbe comportato così con qualsiasi ragazza in difficoltà. Con Chloe è successo mille volte, per esempio. No aveva secondi fini nemmeno in questo caso».
Chloe era il caso lampante, ma c’erano pure Annabelle, Valery e tante altre. Jared aveva un sacco di amiche donne grazie alla sua spiccata sensibilità, e Shannon era sicuro che non si sarebbe comportato in modo diverso con loro o le altre ragazze della casa. Di sicuro non avrebbe lasciato nessuna dormire sul divano, si sarebbe prodigato per trovare la soluzione, era nella sua indole.
«Ma con Chloe non si dimostra così coinvolto e apprensivo». Tentò di controbattere Constance nonostante fosse poco convinta.
«Questo lo dici tu perché non vedi come si comportano quando sono insieme».
In effetti entrambi sapevano quanto la cosa fosse vera. Constance era una madre presente per i figli e viceversa, ma c’era una famiglia che i suoi piccoli si erano scelti e di cui lei non conosceva a fondo tutte le dinamiche. Non l’avevano tagliata fuori, era lei che non voleva mettersi in mezzo e li aveva lasciati liberi di gestire la propria vita come meglio credevano.
Shannon, facendone parte, di sicuro ne sapeva più di lei.
«Dici che non si è accorto di Jade, quindi? È solo un’amica?» lo chiese arresa. Dopo quattro settimane se non era riuscito ad accorgersi di lei difficilmente l’avrebbe fatto poi, anche se lo sperava. Anche di Leighton in realtà. Avevano entrambe una calma che ben si addiceva a contenere la forza grezza che Jared riusciva ancora a sprigionare.
«Si è accorto di lei proprio perché è diventata sua amica, ma lo ha fatto in un modo che a te non piace. Niente coinvolgimenti. Credimi che se si fosse ritrovato nel letto Olivia, o un’altra ragazza, le cose sarebbero finite in modo diverso».
Non voleva essere troppo diretto, ma voleva far capire a sua madre come stavano le cose o, almeno, come le percepiva lui. Entrambi conoscevano bene Jared, ma Shannon lo conosceva meglio, avevano quel legame particolare di due fratelli che erano prima di tutto amici e si capivano anche con una sola occhiata, Constance non era al corrente di quel lato di Jared così… personale. C’erano cose che una madre non doveva sapere.
«Giuro che non vi capisco. Ha partecipato a questo programma per trovarne una diversa dalle solite con cui si intrattiene».
Quello che Shannon le aveva appena detto andava contro tutti i motivi che potevano spingere una persona a partecipare a quel tipo di reality.
«Infatti non devi capirci, ma amarci in modo incondizionato così come siamo» le disse prima di metterle un braccio dietro la schiena e attirarla a  sé dolcemente. «E, se vogliamo essere precisi, sta partecipando per fare contenta te che desideravi la sua presenza a tutti i costi, ma lui non è lì per trovare ragazze diverse da quelle che ha sempre frequentato».
Non era un tentativo per se stesso, quanto più un modo di mettere a tacere sua madre e dimostrare che una persona giusta per lui non c’era, non più almeno. Perché Jared era convinto che ci si potesse innamorare seriamente solo una volta nella vita, e a lui era già successo, finendo male. Era quello che Shannon cercava di dirle.
Constance, invece, cercava di spiegare ai propri figli che c’era sempre più di un’opportunità nella vita, sarebbe solo bastato volerlo.
«Ma non è lo spirito del programma, questo». Difatti finse di non capire il discorso di Shannon.
«Nessuno lo obbliga a impegnarsi per costruire una relazione» sentenziò Shan accompagnando la frase con un’alzata di spalle.
«Facendo così ferirà più persone di quanto crede, a partire da se stesso».
Dimostrarono di conoscere entrambi bene Jared, ma lo osservavano da due diversi lati del suo carattere che al momento sembravano inconciliabili tra loro.
«Dai cambiamo discorso» propose Shannon sfiancato da quella analisi. Non era facile aprirsi su Jared tanto quanto non era facile parlare di se stesso. Suo fratello era parte di lui, e l’argomento era vasto.
«Ok, allora dimmi… perché vorresti che ti fosse presentata Jade se non trovasse l’anima gemella?» Constance non avrebbe lasciato perdere l’argomento Kirstina, non dopo che Shannon aveva mostrato un cedimento a riguardo.
«Ora che ci penso parlare della vita sentimentale di Jared mi sembra una cosa sensata».
Sorrise prima che la madre gli lanciasse un cuscino del divano in faccia.


 
*


«Sei ancora sicura sia lei? Dopo aver visto come nel letto l’ha stuzzicata e non è successo nulla?!». Tomo voleva provocare la moglie, era divertente avendo dalla sua una scena come quella avvenuta nel letto.
«Più che altro dopo l’interesse di Jade per Scott» rispose lei con un sopracciglio alzato, ancora scettica e allibita per come la puntata si era conclusa e per quello che aveva mostrato. Ma l’ultima parte non l’avrebbe ammessa ad alta voce nemmeno in punto di morte.
«E quello di Jared per Oliva» aggiunse lui sempre soddisfatto.
«Sì, certo, come vuoi». Lo liquidò Vicki con un gesto della mano e una smorfia con cui voleva esprimere il proprio disappunto. «Però si possono sempre prendere dei granchi, no?»
Capitava a tutti di sbagliarsi, soprattutto se in ballo c’erano i sentimenti, quelli intensi e travolgenti che potevano durare una vita anche solo nel ricordo di un istante.
«Non penso proprio, è vegano». Una freddura che gli costò uno schiaffo sul braccio da parte di lei. «E poi preferisce i gamberi».
Lo sapevano tutti quelli che conoscevano Jared, come poteva dimenticarsi una cosa simile?
Vicki alzò gli occhi al cielo e decise di cambiare argomento, su Jade sarebbero sempre stati divisi e in quel momento non sarebbe stato opportuno per lei portare avanti quella discussione, non aveva abbastanza elementi a proprio favore, meglio battere in ritirata prima che le battute di Tomo diventassero insistenti e sempre più esplicite riguardo il suo errore di valutazione.
«Zero coppie. Secondo te Haylee e Dylan sono un match perfetto?»
Sì, concentrarsi su altri soggetti era l’opzione migliore per metterlo a tacere senza che nemmeno lui se ne accorgesse.
«Per me sì, però devo capire se si riappacificheranno e torneranno ad avere un rapporto o se, invece, decideranno di non calcolarsi più e si butteranno su altri».
Non gli era servito pensarci molto, era convinto che quei due fosse gli unici a essersi interessati all’altro andando subito oltre l’aspetto fisico, ed era quella la chiave di tutto.
«Tu cosa ne pensi?» 
Appoggiò un piede a terra per lasciare spazio a Vicki che si stava accomodando tra le sue gambe per sedersi con la schiena contro il suo petto.
«Sì, anche secondo me. Però mi dispiace che non abbiano indovinato alcuna coppia. Liam e Leighton mi piacevano». Lui aveva un viso dolce, e lei era l’acqua cheta. Insieme sarebbero sembrati quelle coppie delle pubblicità composte da persone che si svegliano al mattino senza un difetto e con il sorriso.
«Sai che invece penso che Leighton sia adatta per Jared? Una delle più papabili oltre Olivia» disse Tomo accarezzando il braccio della moglie mentre guardavano dalla finestra la tempesta incombere su Detroit. Il tempo ideale per scegliere quale film godersi dopo la puntata.
«Sì, mi piace. In effetti avrebbe delle chance» aggiunse a malincuore. «Purtroppo».
Tomo rise e poi rimasero in silenzio per un po’, tanto che Vicki rischiò di addormentarsi sotto le carezze del marito.
«Vic»
«Mh?» mormorò lei con voce assonnata ma gli occhi aperti, ancora per poco.
«Pensavi di poter cambiare argomento senza che io me ne rendessi conto?»


 


     Here I am!
Non vi sono mancata, lo so, ma chissenefrega.
Allora, cosa ne dite? Jared e i capelli, la scena verso la fine...
Come vi lasciano? Idea su questi due e quelli che girano loro intorno?
Io non ho molto da dire, ma io so. Siete voi quelle in balìa degli eventi e che dovete avanzare ipotesi... Sono qui per sentirle, sono curiosa!
Come potete vedere in alto c'è un nuovo link sotto il banner, ed è quello del trailer. So che non è perfetto, ma è il mio primo (e ultimo) esperimento e sono soddisfatta perché rende l'idea della storia che ho in testa.
Vi avviso già, anche se è una cosa molto in forse. Non ho ancora finito il capitolo 7, ma conto di farlo a breve. Se, però, non dovessi essere a buon punto con i capitoli di scorta potrei rallentare la pubblicazione ogni 15 giorni, almeno sono sicura di darvi una continuità e non farvi attendere capitoli da pubblicare in giorni random. Conoscendomi arriverei al punto clou dopo aggiornamenti settimanali e poi rimarrei impantanata tra sfighe varie su un maledetto capitolo per farlo attendere più del previsto. Quindi se non mi vedete uno di questi lunedì siete avvisate, non me ne volete!
Ora vi lascio, spero che il capitolo, come anche il trailer, vi sia piaciuto.
Attendo un vostro parere a riguardo, sarei curiosa di conoscere le vostre teorie sulla storia e le vicende dei personaggi.
Mi trovate qui: Love Doses.
A lunedì prossimo, buon GOT a chi come me se lo guarda, xo, Cris.

 
 

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Capitolo 5
*** Quinta puntata ***


 

Capitolo 5


Quinta puntata

 
 
Prima di rientrare in casa avevano salutato Daisy e Spencer, ormai pronti con le valigie al seguito per essere portati nel resort che li avrebbe ospitati fino alla fine del programma, o fino al momento in cui non fossero stati trovati tutti i match. Impresa ardua, vista la perfomance di quella sera.
Jade, dopo essersi congedata, si diresse a letto: non voleva parlare con nessuno, non voleva sentire i compagni di avventura dare di matto e parlare a ritmo serrato di nuove strategie. Non voleva farne parte.
Quella puntata le aveva fatto venire mal di testa e non ci teneva nemmeno un po’ a farsi rovinare del tutto la serata da litigi e cose simili. Si ficcò sotto al piumone leggero dopo essersi messa il pigiama e non aver salutato anima viva, nella speranza che il giorno dopo la situazione fosse più calma.
Al suo risveglio si accorse che il desiderio era stato vano.
Erano tutti svegli e agitati. C’era chi diceva che dovevano ricominciare tutti dall’inizio, chi invece doveva continuare a battere una determinata strada e chi invece gestiva la cosa a tavolino, poi c’erano gli allibiti che seguivano quelle conversazioni senza battere ciglio. Persone come Jared, Scott, Leighton e Mia, mentre gli altri cercavano di far capire la propria opinione agli altri, o almeno quanto credevano fosse giusta rispetto a quella atrui.
Erano le dieci e mezza di lunedì e Jade era già stufa. Decise così di adottare la tecnica della sera prima e scappare da tutto quello con la mente che lavorava a mille per riportare la situazione alla normalità, perché la gente stava esagerando e non se ne accorgeva.
Percorse più di cinque volte il vasto perimetro della casa, immersa nel verde, scoprendo angoli nuovi e così tranquilli che nemmeno le telecamere erano mai arrivate fino a lì. Sembrava di essere fuori dal programma e le piaceva la parvenza di essere all’interno della foresta che in realtà circondava la casa, ben oltre i confini.
Tornò verso il limitare della villa soltanto dopo più di un’ora, e quello che sentì le fece perdere la poca pace ritrovata con la lontananza e la camminata: stavano ancora parlando della serata prima e di nuove strategie.
Solo una cosa positiva c’era stata in tutto quello: Haylee e Dylan si erano riavvicinati, ma tutti erano così presi dalla conversazione da non essersene accorti. Quella cosa assurda doveva finire.
Entrò in casa e, senza guardare in faccia nessuno, si diresse decisa verso il nugolo di persone accerchiate attorno ai divani.
Camminò spedita fino al tavolino basso che campeggiava davanti al sofà principale e attorno a cui si erano assiepati tutti quanti. Passò con sicurezza su di esso, incurante di poter pestare qualcosa con i piedi nudi, e infine allungò le gambe per ricoprire lo spazio tra il mobile e il divano, atterrandoci in piedi con una certa grazia.
«ORA BASTA!» urlò dopo essersi girata verso il gruppo – quindi nella direzione da cui era arrivata – lasciandoli a bocca aperta per l’interruzione inaspettata e il tono aspro e gridato usato per sovrastare il loro vociare concitato fino a poco prima.
«Scusa?» rispose Nick contrariato. Lei si era data alla macchia dalla sera prima e in quel momento aveva pure il coraggio di lamentarsi? Come poteva essere esasperata Jade della situazione quando non ne aveva mai fatto davvero parte?
«Ho detto basta». Si girò per guardarlo negli occhi, per nulla intimorita e senza perdere la posizione assunta sul divano. «Siete esagerati. E ridicoli. Dove pensate di andare con le vostre strategie, eh? Dove, quando siamo tutti qui dentro accomunati da una cosa soltanto, cioè fare schifo nelle relazioni e nella scelta dei nostri partner?!»
«Ecco perché ci proponiamo per aiutare gli altri» ribatté pronto Drew.
«Beh certo, non vedo l’ora di farmi consigliare da chi sa giudicare bene un rapporto tanto quanto me». Lo zittì lei. 
Jade era esasperata e carica, ora l’avrebbe dimostrato a tutti e l’avrebbero ascoltata anche se non avessero voluto.
Alcuni annuirono per come stava tenendo testa alle accuse dei ragazzi e, soprattutto, per quello che stava dicendo.
«Trovo il tuo atteggiamento alquanto eccitante» le disse Liam ammirato e stupito, guadagnandosi due occhiate diverse: una d’odio da parte di Scott, l’altra comprensiva e di approvazione da Jared, che sembrava pensarla come lui a riguardo.
Jade lo fissò con un sopracciglio alzato prima di strizzargli l’occhio senza però lasciarsi distrarre, doveva convincerli a seguirla, e non era brava in queste cose, per quanto la sua idea fosse valida.
«Hai la soluzione, visto che tanto ti lamenti ma non fai nulla?» Drew pensava di averla presa in contropiede, tanto che si sporse in avanti per dimostrarle di non avere paura e, anzi, aspettare con ansia il suo passo falso, la sua resa.
«Sì, ce l’ho».
Sì. Bastò quella parola a tenere tutti con il fiato sospeso.
«Avanti, parla». Aveva catturato l’attenzione di Nick, ma si vedeva che anche gli altri erano curiosi.
«Ci ho riflettuto parecchio, e mi è venuto in mente che una cosa certa la sappiamo. Avete idea di quale sia e, in caso, chi coinvolga?»
«Haylee e Dylan?» rispose Liam non troppo sicuro.
«No, purtroppo no. Il fatto che nella serata non fossero insieme non conferma che in realtà siano un match perfetto. Ma c’è un’altra coppia che sa di non essere con sicurezza un match».
Nel dirlo puntò gli occhi su Scott e su Olivia. Il primo sembrò essere colpito da una scossa improvvisa, mentre lei aveva l’aria di una colta in flagrante, quasi si sentisse il colpa. Olivia, per non perdere tempo e coprire il tutto, incenerì Jade con lo sguardo.
«Eravamo insieme durante la prima cerimonia, noi due!» disse Scott sorpreso, non ci aveva pensato.
Olivia, invece, l’aveva notato ma aveva taciuto. Non era un segreto quale persona all’interno della casa fosse nelle sue mire, ma aveva sempre considerato Scott come un ottimo piano B su cui ripiegare nel caso in cui le sue strategie non fossero andate a buoni fine.
Poi, all’improvviso, era arrivata quella ragazzina insulsa e dall’aria innocente a rovinarle la festa. Sperava solo che non mettesse bocca sul suo rapporto con Jared, quello che con lentezza esasperante stava nascendo, se no l’avrebbe uccisa, avrebbero potuto contarci tutti lì dentro.
«Ed è l’unica informazione in più che abbiamo»
«Ma questo dove ci porta?» domandò confuso Nick, perso nel discorso anche se avere una conferma in più l’aveva colpito. Di sicuro era certo che non avrebbero perso un’altra cabina della verità con Scott e Olivia.
«Come dicevo prima facciamo schifo in amore, ecco perché siamo qui. Eppure ci basiamo sullo stesso principio che ci ha spinto fuori di qui verso ogni nostro ex: l’attrazione». Molti annuirono, così Jade, presa da una nuova scarica di adrenalina, iniziò a camminare sul posto – per quanto fosse piccolo – tanto da far sembrare i passi dei minuscoli salti. «Qui dentro ci sono sicuramente le nostre anime gemelle, quindi c’è la persona giusta. Secondo me dovremmo conoscerci meglio e andare oltre l’aspetto fisico, d’altronde è tramite test psicologici che hanno trovato il nostro match perfetto. Proviamo dunque a scoprire gli altri e a trovare le affinità»
«Come pensi di farlo?» intervenne Leighton interessata. «Speed dating?»
«No». Jade ci aveva pensato tantissimo. «Credo che dovremmo buttare giù delle domande a cui tutti rispondono su un foglio, per poi inserire le risposte in una tabella più grande e fare in modo che le conoscano tutti».
Era sbagliato dire che aveva pensato tantissimo, perché in realtà aveva pensato a tutto.
A come parti di lei tenute nascoste sarebbero venute a galla, e a come evitare domande scomode per Jared, perché sapeva con certezza che non amava parlare di sé, del proprio privato e del passato, eppure qualche grattacapo non poteva comunque evitarglielo. Aveva in mente tutte le domande, dovevano solo lasciarle condurre l’esperimento.
Approfittò del silenzio carico di aspettative per continuare.
«Non dico di fare i test psicologici che ci hanno portato qui, ma scambiarci informazioni sui rispettivi gusti, su di noi e ciò che ci riguarda di modo che la nostra conoscenza non sia basata solo sull’aspetto. Cosa che, se vogliamo dirla tutta, ci ha portato a partecipare a questo programma».
Dovevano darsi di nuovo una possibilità, ma Jade si sforzò di non pensare che la cosa sarebbe dovuta accadere anche per lei.
«Jade, non so dove tu sia stata nascosta tutto questo tempo, ma trovo che la tua sia una grande idea». Taylor le diede il proprio appoggio.
«Mi piace quello che sento» disse Scott soddisfatto. Eppure, sembrava che apprezzasse di più ciò che vedeva, dato che la mangiava con gli occhi. Cosa che diede fastidio a Jared, perché Jade non era solo un pezzo di carne, era molto di più, e forse lui nemmeno se ne rendeva conto.
Idiota.
Fu così che piano tutti le diedero ragione e si dissero favorevoli alla cosa, così CJ e Jared si ritrovarono nella stanza del video diario a chiedere il materiale per l’esperimento del pomeriggio: una montagna di fogli e biro e, se possibile, un sostegno con quei fogli giganti su cui annotare una tabella generale e ogni risposta.
Jared, in un certo senso, partiva in svantaggio perché molti erano a conoscenza di gran parte delle cose che lo riguardavano, ma decise di mettersi lo stesso in gioco, visto che tutti sembravano metterci grande impegno.
Fu così che si scoprì che non tutti sapevano che Haylee era una hair-stylist, che Drew era un professore di letteratura americana e tutti scoprirono il lavoro di Jade, cosa che aveva taciuto fino a quel momento: era una writer professionista di Los Angeles. Faceva parte di una agenzia, di cui era diventata socia minoritaria, che veniva chiamata per progettare graffiti da disegnare nei posti più disparati. Mark era un editor, CJ un designer, Simon un ballerino di Hip Hop e Liam un giocatore di hokey mentre Nick uno studente. Leighton gestiva una galleria d’arte, Olivia era una personal stylist, Larissa una studentessa, Dakota la commessa in un magazzino di lusso, Taylor una chef e Annah una personal trainer.
Era incredibile come non solo non tutti conoscessero il lavoro di altre persone all’interno della casa, ma era ancora più assurdo come non conoscessero i rispettivi cognomi, tolto quello di Jared, e subito dopo recuperarono quella mancanza.
Passarono agli hobby, dove Jade disse di praticare da anni aerial silk, ovvero tessuti aerei, lo sport che permetteva di riprodurre figure appesi a dei nastri tramite nodi o particolari incastri, cosa che stupì gli altri ma fece capire loro da dove venisse tutta quell’eleganza e flessibilità nei movimenti.
Annah amava il giardinaggio, mentre si scoprì che la mamma di Scott era una di quelle donne che collezionavano mariti e, quindi, aveva tipo sette fratelli e sorelle, mentre Haylee era figlia di due padri omosessuali e Liam era stato cresciuto dai nonni perché orfano.
Le vite dei ragazzi risultarono molto più ricche e variegate di quanto si fossero mai immaginati, e portò alla luce lati interessanti di persone che non si erano mai prese in considerazione che, effettivamente, sembravano assumere un senso.
Jared scoprì che le ragazze che caratterialmente più lo interessavano era Leighton e Olivia, ma anche Jade si era rivelata una vera sorpresa, ben diversa dall’acqua cheta che sembrava essere.
Capiva perché si fossero avvicinati in modo così naturale dopo il loro accordo. Non era solo più un’alleata in quel gioco che sembrava mietere vittime e avere al suo interno più carnefici di quanto si fosse immaginato, Jared si era reso conto che Jade era una persona davvero interessante e che era diventata sul serio sua amica. Una persona di cui si fidava e che aveva piacere ad avere intorno.
Per la prima volta fu contento di averla accanto a sé per quella che era e non per contare su qualcuno in una situazione di disagio. Avere l’appoggio sincero di una ragazza così intelligente da trovare la soluzione ai problemi di diciotto essere umani l’aveva fatto sentire sicuro e protetto e, per la prima volta, si era sentito a casa, quasi fosse stato in compagnia delle persone a cui più voleva bene.
Quella specie di test gli era servito realmente per aprire gli occhi sui presenti e per cambiare la percezione che Jared aveva di loro, ma nemmeno lui riuscì a capire quanto.


Dopo quel lungo esperimento avevano iniziato quasi tutti a guardarsi di nuovo come se fosse la prima puntata. Esclusi Haylee e Dylan, ormai sulla strada della riappacificazione, i ragazzi si studiavano alla luce dei nuovi fatti per capire se ciò che avevano scoperto delle altre persone poteva essere una buona base per un qualcosa di nuovo. Insomma, ciò che Jade aveva introdotto era stato più di un tentativo, era stata speranza.
Jared, oltre a sviluppare la voglia di parlare con Leighton, aveva notato alcune cose: prima fra tutti che lui e Scott avevano gli stessi interessi, dato che si stava destreggiando tra Jade e Leighton, e la seconda era come fosse diventato un po’ più esplicito con Jade, che rispondeva solerte e naturale alle sue attenzioni.
Nonostante la questione Jade fosse presa da due punti differenti, a Jared non piaceva aver notato quanto i gusti suoi e di Scott fossero simili, né che le sue amicizie fossero così… estese. Aveva avuto rapporti amichevoli alquanto esclusivi e la cosa gli era sempre andata bene.
Sapeva che lui e Jade, come tutti gli altri, erano in quel programma per dedicarsi a ciò che di sbagliato c’era nelle loro relazioni e migliorare la cosa, ma non riusciva a pensare di dover rinunciare a lei per dividerla – o peggio, perderla – con qualcun altro. Aveva capito di non considerarla più la pedina di un gioco ma una persona, non voleva rimanere solo lì dentro ad affrontare tutto quello e, soprattutto, se stesso; non quando in lei aveva trovato una parte naturale di sé che Jade gli aveva fatto capire di non limitare, perché lei non era lì per giudicarlo od osservarlo. Più volte gli aveva fatto capire di sostenerlo e di essere felice di condividere con lui certi momenti.
Come in quel momento: lei lo stava spronando a provare aerial silk se davvero avesse voluto, senza prenderlo in giro per la poca virilità della cosa o per la calzamaglia aderente che probabilmente avrebbe dovuto indossare; l’aveva spronato a provare, anche senza accorgersi del palese sarcasmo del cantante.
L’aveva solo implorato di non farlo nella sua stessa scuola di danza, perché si sarebbe vergognata a morte. 
Jade si sentiva inadeguata e inadatta in sua presenza, gliel’aveva detto più volte – forse spinta dalla loro conversazione iniziale e dal fatto di essere echelon – anche scherzando, eppure non si era nemmeno fermata a pensare a quanto potesse essere ridicolo concentrato in qualche figura o vestito in modo ancora più imbarazzante del solito, lei aveva pensato a quanto potesse sembrare goffa o imbranata davanti a lui, perché aveva un’altissima considerazione di Jared.
Jade non giudicava, Jade c’era per lui e basta.
Sempre.
Jared avrebbe dovuto pensare che non era una questione temporanea, eppure aveva paura – da buon egoista – che Scott potesse minare il loro rapporto, allontanando la sua amica da lui.
Era già successo con Mark durante la terza settimana, ma era stato diverso: Jade non lo voleva e il cantante l’aveva capito prima di lei, se anche fossero stati anime gemelle sapeva che non sarebbe stato lui a dividerli, per quanto fossero stati fisicamente lontani. Scott, invece, era un altro discorso. A lei interessava e se quei due avessero palesato la cosa e trovato una via per incanalare questo coinvolgimento, la situazione avrebbe interferito in modo abbastanza netto. Avrebbe potuto separarli in un certo senso, mettere una distanza tra loro che difficilmente avrebbero superato, una distanza che Jared non voleva ci fosse, men che mai durante il programma.
Per allontanare ogni pensiero paranoico e a tratti psicotico, cose che non erano da lui perché nemmeno con Chloe si era mai fatto tanti problemi, decise di concentrarsi su Leighton e Olivia, soprattutto dopo aver baciato la testa di Jade che, abbandonando la conversazione per fare un salto in bagno, era stata poi rapita da Scott e spinta contro il muro. Li tenne d’occhio dalla distanza, seduto sul divano, e ringraziò che Taylor, Mia e altri ragazzi interruppero quel momento che si stava facendo sempre più intimo, tanto da far accorciare loro le distanze senza che se ne accorgessero.
Andarono a dormire tutti con i propri pensieri per la testa, grati a Jade per aver dato una svolta all’interno della villa e per aver riportato una tranquillità inaspettata.


Il giorno dopo si svegliarono presto e rimasero stupiti nel vedere nuvoloso. Era la prima volta in più di un mese che grosse nubi si affacciavano all’orizzonte. Non erano quelle bianche e all’apparenza soffici, ma quelle sottili e tendenti al grigio che sembravano preannunciare un peggioramento ancora indeciso su quando presentarsi.
Jade si svegliò per prima e notò subito la strana luce chiara e fastidiosa che proveniva da fuori. Si preparò un caffè al volo da bere all’aperto, appoggiata al muro della villa mentre si godeva la pace mattutina delle otto e mezza circa. C’era una quiete ovattata quasi innaturale, nemmeno gli uccelli cinguettavano quasi il tempo li avesse invogliati a prendere le cose con calma e a poltrire un po’ di più. C’era solo il leggero fischio della brezza che probabilmente aveva portato quelle nuvole fino a coprire il sole, ma era tutto così calmo da infonderle una tranquillità assurda, il modo migliore per iniziare la giornata.
«Ti ho sentita alzarti». Scott, con la faccia ancora assonnata e i capelli spettinati, aveva fatto capolino dalla porta finestra vicino al muro cui Jade era appoggiata.
«Non volevo svegliarti» bisbigliò lei imitando il tono sommesso del ragazzo, un sussurro che ben si addiceva all’atmosfera che li circondava. La voce così bassa assomigliava a una coccola mattutina di cui avrebbero dovuto giovare tutti nel mondo.
«Non è colpa tua, ma di uno spiraglio di luce negli occhi». Guardò dentro casa attirato da un rumore. «Torno subito. Cosa ne dici ci aspettarmi su una sdraio a bordo piscina?»
Le fece l’occhiolino e scomparve in cucina prima di attendere risposta.
Jade colse il suo invito e si fece trovare seduta su un lettino con la sua tazza di caffè quasi alla fine.
Scott arrivò poco dopo con un vassoio, del caffè fumante per sé e dei pancakes per due, dato che la produzione faceva arrivare la colazione da un catering scelto per aiutarli nel preparare ogni pasto.
«Grazie» mormorò lei prima di immergere l’indice nello sciroppo d’acero e portarlo poi alla bocca.
Scott si perse a guardare quel gesto spontaneo e le imperfezioni di Jade che a lui piacevano tanto. Le lentiggini visibili sulle guance, il volto gonfio dal sonno, l’ingenuità che sembrava trasparire dal suo sguardo. Jade sembrava una persona pura, e lui adorava questo lato così schietto di lei.
Entrambi calarono sulla testa i cappucci delle felpe per evitare di prendere ulteriore freddo, dato che non c’era il sole a scaldarli, e iniziarono a consumare il pasto e a scambiarsi qualche confidenza, volevano entrambi capire se quello che avevano notato tra loro meritasse di essere approfondito.
«Cosa vuoi da una relazione?» domandò all’improvviso Scott. «Sì, insomma, cosa cerchi ora in un rapporto che ti è sempre mancato in quelli precedenti?»
Wow, quella era una bella domanda.
«Oddio, beh…» iniziò Jade tentennando. Quella domanda era la soluzione per il gioco, se avesse conosciuto la risposta anche i suoi problemi, probabilmente, avrebbero avuto fine. «Cavolo, non è facile. Ci devo pensare un attimo, sai? Ti dispiace?»
In realtà era stata il punto focale della sua ultima relazione, ma doveva capire se la risposta si adattava a una situazione generica. Si prese del tempo per pensarci.
«No, affatto. Non è una domanda così semplice, lo capisco» le disse lui mentre si sdraiava sul fianco sinistro per poter continuare a guardarla in faccia.
Poi un lampo di consapevolezza attraversò la mente di Jade: «Tu conosci la tua risposta?»
«Certo» alzò le spalle, sorridendo.
«Potrei sentire la tua? Magari mi aiuti a schiarire le idee». Provò a proporre Jade in seria difficoltà. Stava cercando nei meandri della memoria cosa aveva accomunato la fine delle sue quattro storie importanti – Todd, John, Matt e Travis – con un occhio particolare sull’ultima, quella che più l’aveva lasciata con l’amaro in bocca e senza la voglia di credere ancora davvero nell’amore.
«Ok» esordì Scott prima di mettersi supino con le braccia dietro la testa. «Io voglio essere amato».
Jade sgranò gli occhi, sbalordita per quella risposta. Era certa che fosse la base di ogni rapporto, anche se non sempre poi l’amore bastava per salvarlo. Per lei, almeno, era stato così.
«Sono sempre stato con ragazze che dicevano di amarmi, ma hanno sempre dimostrato di tenere più a me per altri motivi: tatuaggi gratis, il mio conto in banca che ok, non è immenso, ma il lavoro va molto bene e loro lo vedevano, gli agganci giusti. Insomma, pure mia mamma non è stata un buon esempio: tutti quei mariti abbandonati con facilità, fratellastri sparsi ovunque. Ho un bel legame con i miei fratelli, ma è l’affetto dei genitori che mi è sempre mancato. Penso siano state queste esperienze a segnarmi, per questo sono sicuro di volere accanto una persona che si dedichi a me in modo assoluto».
Ora capiva le sue parole e le implicazioni che lui collegava, ma non riusciva a condividerle: per lei la questione era diversa e una risposta simile non l’avrebbe resa al meglio.
Capì cosa voleva comunicargli, e l’aveva detto proprio al suo ultimo ex, Travis.
«Ho affrontato una simile discussione con il mio ultimo ragazzo. Ora ricordo cosa gli ho risposto, e posso dire con certezza che è la cosa che più mi rappresenta e che più desidero da un rapporto» disse prima di chiudere del tutto la felpa della zip quasi potesse proteggerla dal modo in cui si stava per esporre.
A Jade non piaceva dover parlare della propria vita privata, ma sentiva di potersi aprire con Scott, che lui non l’avrebbe giudicata. Mai, probabilmente, avrebbe affrontato un simile discorso con Jared, perché avrebbe avuto il terrore di essere fraintesa, una cosa che non avrebbe voluto, soprattutto su quel determinato argomento: il suo punto debole per eccellenza.
«Io voglio essere scelta» esordì sicura mentre la mente faceva scorrere i ricordi di tutte le relazioni fallite. «So che può sembrare stupido, ma ogni mia relazione è finita perché ero una delle tante opzioni e non la scelta di qualcuno. Non voglio essere la cosa più importante per una persona, ma voglio essere importante come le altre cose, e per me non è mai stato così».
Sospirò più serena dopo aver detto una simile cosa, eppure sentiva il bisogno di approfondire il discorso.
«Per Todd sono venuti prima gli studi. Non dico che dovesse scegliere tra me e loro, ma avrei tanto apprezzato che affrontassimo l’argomento insieme al posto di vedermi scaricata perché non rientravo nei suoi piani. Poi c’è stato John che ha scelto la sua carriera da giocatore di basket in Europa, e la cosa andava ben oltre il concetto di relazione a distanza che riuscivamo a sopportare in quegli anni. Matt, invece, se ne fregava e basta: prima c’erano gli amici, il surf al posto del lavoro, i giri per i locali. Infine c’è stato Travis, colui che mi ha distrutta. Lui era un ragazzo normale, con il suo lavoro a LA e pensavo che la situazione fosse abbastanza definita perché tra noi fosse diverso rispetto agli altri; invece lui preferiva… beh, le donne. O meglio: il sesso che potevano offrirgli. È il concierge in un albergo di lusso, ha sempre conosciuto ragazze disposte a tutto. Io non gli davo abbastanza, così ha detto quando l’ho scoperto a casa sua con un’altra. Una sua collega, giusto per non farsi mancare nulla. Ero brava per i suoi gusti, ma non abbastanza»
«Che bastardo» proferì sconcertato Scott davanti a tanta cattiveria.
«È a causa sua se mi sono sentita umiliata e annientata. Ed è per questo che voglio essere importante e voglio essere scelta: perché se una persona lo farà vuol dire che mi accetta per quello che sono, per come mi ha conosciuta: pregi e difetti compresi. Anzi, soprattutto quelli».
Jade voleva essere sicura che se una persona avesse scelto lei avrebbe quindi escluso le altre donne di conseguenza, l’esperienza di Travis e il non sentirsi mai abbastanza le era bastata.
«Jade, io…» Scott era impacciato e diventato leggermente rosso, ma fu interrotto da Jared che uscì dalla porta in vetro del salotto, la stessa da cui erano usciti loro.
«Oh, finalmente, è da cinque minuti che vi stiamo cercando!» esordì sollevato, anche se trovarli così vicini e affiatati non gli faceva molto piacere. Perché sembrava che solo Scott riuscisse a rendere Jade felice? Perché lui no, dato che era il cantante della sua band preferita e ora anche suo amico? «Ci sono un paio di persone della produzione, devono fare un annuncio ma tutti devono essere presenti».
«Arriviamo» rispose solerte Jade, diventando rossa a sua volta a causa del senso di colpa per essere stata scoperta da Jared con Scott in un momento così intimo.
Aspettò che l’altro rientrasse per tendere una mano al proprio confidente della mattinata, aiutarlo a raccogliere i resti della colazione e rientrare in casa dove gli altri li stavano aspettando seduti sul divano mentre davanti a loro c’erano due esponenti della produzione.
Si erano presentati per annunciare un imminente temporale. Non c’era nulla di strano, poteva capitare lungo la costa settentrionale dell’isola, ma questa volta si sarebbe abbattuto con violenza e sembrava durare tre o quattro giorni, quindi i due membri dello staff del programma erano lì per annunciare un po’ di cambiamenti che sarebbero avvenuti quella settimana.
La sfida si sarebbe tenuta a breve, allestita all’interno del perimetro della casa, mentre la fuga d’amore si sarebbe svolta il giorno dopo per permettere ai fortunati vincitori di usufruirne e lasciare poi che i concorrenti trascorressero i giorni di pioggia torrenziali al sicuro in casa. Sabato, o se il tempo non fosse migliorato domenica, avrebbero scoperto la coppia da spedire nella cabina della verità e la domenica sera, come sempre, ci sarebbe stata la cerimonia di accoppiamento.
Non c’era niente di pericoloso nelle condizioni climatiche avverse che non prevedevano danni, ma avevano voluto tutelare tutti i ragazzi preferendo costringerli tra le mura domestiche piuttosto che metterli a rischio e vedere saltare le attività collegate al programma.
Così, un’ora dopo, le ragazze si ritrovarono a bordo piscina con solo un bikini addosso, e i ragazzi con i loro costumi e una maglietta. Videro nove lettini da massaggio disposti lungo il perimetro della vasca e Ryan ad attenderli con un sorriso.
Spiegò per gli spettatori a casa il cambio di programma, poi iniziò a illustrare la prova: le ragazze avrebbero dovuto stendersi sui materassini, levarsi il pezzo sopra e coprire il fondo schiena con un asciugamano e, infine, bendarsi. Dovevano scoprire quale ragazzo avrebbe fatto loro il massaggio, ma, c’era sempre un ma, dovevano indovinarne il più possibile. Per questo erano state create più fasi: se la prima consisteva in un massaggio normale, la seconda prevedeva una manipolazione con una qualsiasi parte del corpo senza usare le mani, mentre la terza prevedeva di massaggiare quello che volevano con quello che preferivano fino a rendere sempre più difficile il riconoscimento di ogni ragazzo.
I ragazzi sembravano estasiati da quel contatto fisico, quindi si dilettarono a complicare la vita alle ragazze. Ci furono massaggi fatti con i gomiti, massaggi ai piedi e massaggi ai lobi fatti con la lingua.
Jade cercò di fare mente locale. Aveva avuto a che fare più di tutti con Jared e Scott, quindi era convinta che sarebbe stato più facile riconoscere il tocco delle loro mani, o il modo in cui si sarebbero approcciati al suo corpo. In Jared avrebbe trovato la delicatezza di un amico, in Scott la decisione di una persona che voleva mettersi in gioco con lei. Jade contava su quello, erano gli unici elementi su cui poteva fare affidamento.
Eppure non fu così facile: scambiò Simon per Nick, Mark per Drew, ma soprattutto Scott per Dylan, provando un imbarazzo così grande che riuscì a trasmetterlo pure al diretto interessato, il quale si scusò con un timido sorriso senza un vero motivo.
Ryan aveva annunciato che in quel nuovo turno dovevano massaggiare la schiena senza utilizzare le mani.
Quando Jade sentì la scossa provocata da quel primo contatto con la persona che le stava massaggiando la schiena, capì di chi si trattava. Non era stata la barba il sentore più grande, cosa a cui non aveva nemmeno badato, erano state le labbra. Le stesse labbra su cui per tanto tempo aveva fantasticato, le stesse che avevano cantato le canzoni che le avevano dato forza, il coraggio di sognare, di innamorarsi di chi le cantava. Labbra sottili che ora massaggiavano la sua colonna vertebrale partendo dal basso per arrivare fino al collo, in un misto tra baci e morsi fatti per complicarle la vita, ma che le rendevano tutto più facile, perché era sicura di chi stesse facendo ciò. 
Era impossibile non riconoscere la bocca che aveva imparato a conoscere con parole rivolte solo a lei, confessioni che le erano state fatte dopo aver conquistato la sua fiducia, labbra che le avevano sorriso divertite, bocca che l’aveva baciata gentilmente in fronte o tra i capelli per salutarla quando si allontanava.
Non aveva bisogno di girarsi per avere la conferma che fosse Jared, le scosse che le percorrevano la schiena a ogni tocco erano le prove che il suo corpo l’aveva riconosciuto a pelle, ancor prima di vederlo. Jade appoggiò la fronte al lettino e strinse gli occhi con tutta la forza che aveva, divisa tra il piacere di quella tortura, a cui aveva offerto una porzione di collo più ampia, il senso di colpa per aver avuto i sensi ricettivi solo con il cantante, e la speranza che lui non potesse sentire il cuore di lei battere con forza inaudita nel petto.
«Stop». Ryan fermò i ragazzi e tutto si susseguì molto velocemente, ma la mente di Jade si era fermata a poco prima, tanto che non riuscì a indovinare nessun altro ragazzo. Era difficile quando loro avevano un termine di paragone che non avrebbero mai potuto battere in partenza.
Alla fine, difatti, vinsero Annah, Mia e Taylor.
Mia scelse CJ, Annah preferì Mark e Taylor, siccome aveva visto il ragazzo che iniziava a interessarle scelto da un’altra, decise di chiamare una persona con la quale si era sempre trovata bene e aveva un buon feeling.
«Scott» rispose alla domanda di Ryan.
«Bene, la vostra fuga d’amore consisterà in un giro ridotto a causa del tempo su una Jeep per il parco nazionale, poi verrete portati in una SPA dove potrete godere di veri massaggi e altri servizi, quindi domani mattina fatevi trovare svegli presto!» concluse prendendoli in giro per la levataccia che sarebbe toccata loro. «Ci vediamo sabato per scoprire chi entrerà nella cabina. Buon divertimento!»
Scott, dopo aver guardato Leighton, cercò lo sguardo confuso e attonito di Jade. Jared, invece, si lasciò scappare un sorriso sollevato, cosa che però non sfuggì a Haylee.
Durante la fuga d’amore degli altri Jade aveva passato molto tempo con Haylee e Jared, ma sembrava assente. Sapeva che la cosa era dovuta gran parte all’assenza di Scott, ma c’era una parte di lei che continuava a tornare al mattino prima, su quel lettino, mentre Jared le accarezzava la spalle con le labbra e con i denti. Ogni volta in cui la mente si perdeva a fantasticare su quel momento la scuoteva un brivido, cosa che portò più volte gli altri coinquilini a chiederle se aveva freddo, e che lei negò sempre.
Jade votò per Annah e Mark, mentre Jared per Taylor e Scott. Quando ne parlarono e Jared giustificò la propria scelta dicendo che li vedeva affini si sentì ferita. Non soltanto Jared non la considerava adatta per se stesso, dato che era una echelon e la cosa sembrava averla tagliata fuori dai giochi, ma non la riteneva nemmeno all’altezza di Scott. Non capiva come potesse considerarla sua amica se aveva una così scarsa considerazione di lei.
Jared, dal canto suo, era felice di aver votato per loro e sperava di cuore che gli altri, dopo aver conosciuto la sua preferenza, la vedessero come una buona alternativa, tanto da seguirlo nel voto. Magari, se avesse avuto fortuna, quei due sarebbero stati un match perfetto e, da buon egoista quale era, avrebbe apprezzato la cosa, perché il suo micro mondo non avrebbe subito variazioni.
Durante la giornata Jared era stato bravo a ritagliarsi ampi momenti con Leighton e Olivia. Erano entrambe donne ai suoi occhi, ma di Leigh apprezzava la discrezione con cui si sapeva destreggiare in ogni situazione, mentre di Olivia lo colpiva la sua sensualità spiccata ma mai volgare. Era una donna a cui piacevano determinate cose e non aveva problemi a farlo presente. La sua decisione era affascinante.
In un momento di relativa tranquillità Jared si grattò un occhio con il solo indice, il segnale che avevano stabilito Jade e lui quando volevano parlare senza attirare le attenzioni su di loro.
Jade annuì senza farsi vedere e con indifferenza si avviò fuori, verso l’angolo che aveva trovato giorni prima e nel quale si ritrovava sempre più spesso con Jared per parlare. Lì nemmeno le telecamere arrivavano, e c’erano due tronchi abbastanza vicini affinché potessero stare appoggiati a essi, guardarsi in faccia e sentirsi senza urlare.
A volte erano stati richiamati dalla produzione, così avevano ridotto quelle gite, ma ne avevano bisogno: era una cosa che andava oltre il programma, era la necessità di aprirsi a qualcuno senza che altri interferissero. Era una cosa loro.
Si scambiarono pareri e confidenze che non si azzardavano a esternare davanti alle telecamere, ma poi vennero richiamati da qualche cameraman del programma che aveva notato la loro ennesima assenza prolungata, invitandoli – urlando – a manifestarsi prima che iniziassero a cercarli, dicendo loro di poter ritagliarsi degli spazi privati ma che fossero raggiungibili dalle telecamere.
Jared le porse una mano per aiutarla ad alzarsi, ma non la lasciò una volta che Jade si fu alzata. Continuò a tenerla per mano finché non uscirono dalla boscaglia ricca del giardino dove la lasciò andare dopo essersi assicurato che fosse fuori dalla vegetazione e non riportasse i soliti graffi sulle gambe, dovuti a qualche cespuglio con le spine sparso sulla loro strada.
Jade, ancora pensando alla conversazione interrotta nel loro angolino privato, sospirò.
«Cosa c’è?» le chiese Jared e, nel girarsi verso l’amica, si accorse di quanto lei fosse inquieta, tanto che scelse di deviare e dirigersi verso l’entrata della casa: quella porzione di prato, dove c’erano solo un paio di divanetti in tek, non era mai presa in considerazione dai ragazzi.
«Non hai paura che da fuori, con il montaggio, possa distorcersi tutto?» una volta seduta si strinse nelle spalle prima che Jared le passasse attorno un braccio, quasi a tranquillizzarla.
Stava bene lì, in quell’abbraccio dato proprio da lui, ma la domanda era nata proprio dai comportamenti che adottava con Jared e Scott e che potevano risultare ambigui. Se avessero prediletto uno dei due nell’assemblaggio della puntata come sarebbe apparsa? Di sicuro la sua amicizia con una persona per cui provava un interesse già prima di entrare nel programma doveva interessare di più, e la preoccupava da morire quella cosa, aveva paura che dal montaggio dei loro momenti insieme potesse trasparire un suo interesse per Jared, e non voleva passare per stupida. Ma se lei non era interessata, perché avrebbe dovuto apparire questo lato, giusto?!
Già, ma allora perché si sentiva la coscienza sporca al solo pensiero, e terrorizzata di poter risultare così esposta?
Le stava venendo da piangere, era una sensazione orribile che la faceva respirare a fatica. Non riusciva nemmeno a capire se sentirsi in colpa con Jared, con Scott, oppure con se stessa.
Jared, sentendo i brividi che avevano iniziato a scuoterla, strinse la presa attorno al suo corpo, a volte sembrava solo aggraziata, altre, invece, risultava così delicata da sviluppare in lui un senso di protezione; era questo che lo spingeva a dubitare di Scott: il fatto che Jade, da lui, non volesse essere difesa.
«No, perché la gente vede solo quello che vuole» ammise Jared sicuro. Se lo preferivano con una persona era convinto che gli spettatori avrebbero fatto di tutto per cogliere anche un solo segnale nei confronti della loro preferita, e così sarebbe successo per gli altri. Per lui era sempre stato così: c’era chi lo vedeva come omosessuale, chi come bisessuale e chi invece come un etero che si scopava ogni modella che respirava a distanza di un raggio di un miglio e mezzo. La verità era che a lui non importava il parere degli altri, perché Jared era conscio di essere la persona che era. Scopava con le donne che gli piacevano, e se si fosse innamorato di una persona non sarebbe successo in base al sesso, ma su come questa l’avrebbe fatto sentire.
«E tu» le domandò. «sei preoccupata da questa cosa?»
Jade appoggiò la testa sulla sua spalla. Un po’ per sentirsi coccolata e al sicuro, un po’ per evitare di smascherare il senso di colpa che la attanagliava dal profondo, come se stesse vivendo quell’esperienza nel peggior modo possibile e l’unica chiave di lettura della questione fosse imputabile a Jared.
«Sì» confessò con la voce pericolosamente incrinata dal nodo in gola. «Perché la gente vede solo quello che vuole».
Cosa che nemmeno lei era pronta ad accettare o a prendere in considerazione. Non poteva fronteggiare se stessa, avrebbe perso ancora una volta su tutti i fronti.
Non doveva pensare.
Soprattutto se la cosa poteva riguardare Jared.
«Giusta osservazione». La prese in giro lui. «Sembri quasi adulta».
E proprio perché sembrava adulta sentiva il bisogno di approfondire la questione, tanto valeva sapere con chi aveva davvero a che fare.
«A proposito… Ieri ho affrontato una discussione interessante con Scott» esordì Jade sollevando il viso per fissarlo senza alcun timore, solo con la voglia di conoscere la sua risposta.
«Ah bene, vorresti dirmi che sono così poco interessante che merito conversazioni riciclate?» 
Jared voleva alleggerire la tensione, ma Jade non sembrava dello stesso avviso.
«Scemo» gli diede una leggera spinta con la spalla. «È un argomento importante, mi piacerebbe conoscere la tua opinione. Sinceramente, Jared, vorrei conoscerti davvero, anche se come amico, e penso che io sia l’unica a volerti porre domande di un certo peso qui dentro per cercare di capirti».
Si pentì subito di quella frase, ma la sentiva così vera che non provò davvero la voglia di scusarsi per averla pronunciata. Sì, si sentiva in competizione con le altre ragazze, non riusciva a pensare che prima o poi avrebbe dovuto dividerlo con un’altra o, peggio, rinunciarci nel momento in cui Jared avesse trovato la propria anima gemella.
L’aveva sentito irrigidirsi, ma fu questione di un attimo. Tornò a rilassarsi al proprio posto e le concesse la domanda. «Avanti, spara».
«Perché sei qui? Cosa pensi di poter trovare in questo programma in una relazione?»
Non avrebbe fatto come Scott, non avrebbe ceduto davanti al suo silenzio rispondendo per prima, non voleva aiutare Jared, doveva sapere cosa pensava senza che qualcuno gli mostrasse una via d’uscita.
«Vuoi dirmi che parlate davvero di queste cose e ancora riuscite a sopportarvi?» Jared la guardò con le sopracciglia alzate, sbalordito, ma lei lo fulminò con lo sguardo.
Il cantante poggiò i gomiti sulle ginocchia, pensando al perché si trovava lì.
Dopo qualche minuto riuscì a rispondere.
«In un rapporto voglio scegliere».
Il cuore di Jade perse un battito. Non poteva essere vero. Tra tutte le risposte che poteva scegliere non poteva essere quella definitiva, non era vero. Fu come un colpo in pieno petto, una ferita in cui Jared riusciva a incastrarsi alla perfezione.
«Sono stato innamorato davvero una volta nella mia vita, e da quel momento in poi mi sono chiuso. Sai com’è, non era finita bene, soprattutto in rapporti amichevoli…»
Jade sapeva a chi si stava riferendo, lo sapeva benissimo.
«Ho deciso di non cercare più qualcuno da amare, quindi mi sono accontentato delle donne che ho trovato sulla mia strada. Un qualcosa di effimero che andava bene a soddisfare le mie voglie momentanee. Ed è qui il punto: le donne hanno trovato me. Da quando sono diventato famoso ho visto molte ragazze buttarsi letteralmente ai miei piedi. Loro avevano scelto per me, in un certo senso, io dovevo solo pescare dal mucchio».
Lo sguardo di Jared era lontano, sembrava che stesse affrontando per la prima volta quel discorso, nonostante lo conoscesse bene.
«Non ho mai potuto scegliere davvero, perché mi si proponevano. Mi è sempre andata bene così, ma se dovessi decidere di stare con qualcuno voglio scegliere di starci, deve essere una persona con cui decido di dividere la mia vita, non voglio che sia altra gente, quindi, a scegliere per me. Deve solo valerne la pena. Stare qui, sapere che c’è davvero la mia anima gemella, alimenta la speranza, e la speranza porta sempre a una scelta». Concluse guardandola negli occhi, sereno dopo tanto tempo per quella confessione che si era sempre tenuto per sé.
Era stato facile dirlo a Jade, e aveva la certezza che se quella domanda gliel’avesse posta un’altra persona non sarebbe stato sincero. Gliene fu grato, Jade riusciva a ricordargli cosa voleva dire essere soltanto Jared, e per lui era ridicolo, dato che lì era l’unica a conoscerlo benissimo come artista.
«E tu invece?» Oh no, sperava si fosse dimenticato. Non poteva chiederle una cosa così grande. «Cosa cerchi? Insomma, cosa hai risposto a Scott?»
Jade sentì l’aria mancare nei polmoni. Sì maledì per aver dato il via a quel discorso, ma non poteva sapere che le si sarebbe ritorto contro. 
Rivelargli o meno la risposta che aveva dato a Scott? Svelare così le sue carte e dimostrare che erano più affini di quanto volesse credere lo stesso Jared o assecondare quello che lui voleva, e quindi consolidare l’amicizia con una confidenza che non aveva poi molto a che vedere con la verità?
Se avesse detto ciò che pensava davvero Jared avrebbe potuto sospettare che la sua risposta fosse viziata da quella di lui, e non poteva rischiare di rovinare ciò che avevano costruito per un dubbio instillato dal suo essere echelon. Non era pronta a esporsi in quel modo.
Jade si afflosciò sul divanetto nella speranza di esserne inglobata, appoggiò la testa sullo schienale basso e chiuse gli occhi.
Non era giusto che fossero affini nonostante in realtà fossero così inconciliabili.
«Io… voglio essere amata».
Niente. Non aggiunse niente.
«Pensavo fosse la base di ogni rapporto». Replicò Jared per schernirla bonariamente.
Un’altra stilettata al cuore.
«Tutto qui? Non vuoi argomentare la tua risposta?»
Jade scosse la testa. Avrebbe voluto trattenere le lacrime, aveva fatto di tutto per cercare di non darle a vedere, ma si sentiva troppo male per tenersi tutto dentro. Spegnere la sua unica possibilità volontariamente perché spinta dalla paura le era costato un crollo emotivo.
«No» rispose tra un singhiozzo e l’altro. Piangeva con la stessa pacatezza con cui entrava nella vite altrui: con la paura di disturbare e risultare di troppo.
«Ehi».
Jared non si aspettava di certo una simile reazione. Forse le sue ragioni erano delicate e allo stesso tempo forti, come lei. Lui non era nessuno per giudicarle.
Se la tirò al petto e la coccolò nel tentativo di farla smettere, giocando con i suoi capelli, facendola invece piangere ancora di più.
Quello poteva essere suo, forse, ma non lo meritava perché non aveva avuto il coraggio di dimostrargli la realtà dei fatti.
C’era inoltre una cosa da prendere in considerazione sia a livello personale che di gioco: Jade aveva mentito a Jared, e quello avrebbe potuto manomettere le loro visioni personali tanto da alterare i risultati del programma.
L’importante era che lui non lo scoprisse.


Tutto rientrò nei ranghi poco dopo. Jade si era sfogata, Scott era tornato nel momento in cui i due erano abbracciati per aggrapparsi alla sensazione che tutto fosse a posto e che non stessero andando in milioni di pezzi e li guardò con un certo disappunto, per quanto loro non si accorsero di nulla.
La sera iniziò a piovere e fu così per i giorni successivi, come era stato preventivato dalla produzione. La pioggia era battente, il vento abbastanza forte, ma in casa erano al sicuro.
Peccato che essendo arrivati al terzo giorno di clausura, ovvero venerdì, i ragazzi avevano esaurito tutte le idee ancora a metà mattina. Avevano passato in rassegna ogni passatempo e gioco possibile: il ping-pong, il beer pong, obbligo o verità, e il gioco della bottiglia, al quale molti – primo fra tutti Jared, che non voleva creare tensione attorno a sé da parte dei ragazzi – si erano sottratti.
Così Annah, Mia e Larissa si erano fatte portavoce del gruppo e, visto il tempo da lupi, nella stanza dedicata ai loro sfoghi virtuali avevano pregato la produzione di trasmettere un film sul grande schermo il prima possibile, per evitare che in casa si tentassero gesti estremi quali l’harakiri o il letargo prolungato, cosa che non avrebbe giovato agli ascolti della puntata che avrebbe incluso diciotto persone sepolte sotto le coperte, ognuna nel proprio letto.
Ne avevano parlato insieme ed erano giunti alla conclusione di chiedere la proiezione di “Cinquanta sfumature di grigio”. Era uscito da poco al cinema, alcune ragazze lo sapevano perché fan della saga, e pensavano potesse mettere d’accordo le donne con gli uomini: romanticismo e scene di nudo, la cosa più vicina a un porno a cui poteva aspirare la controparte maschile. Per supportare la propria richiesta avevano detto che una simile visione avrebbe potuto animare le vicende in casa, agevolati da ciò che il film avrebbe potuto scatenare.
Sapevano che sarebbe costato un bel po’ a MTV pagare i diritti per una simile proiezione, ma erano talmente disperati che contavano sul supporto della rete per avere un minimo di svago. A quel punto potevano proporre un altro film, l’importante per loro era che l’iniziativa venisse accolta.
Successe poco dopo mezzogiorno. Arrivò una comunicazione scritta ai ragazzi, dicendo loro di chiudersi nella camera da letto e di non uscire fino a nuovo ordine. Salirono elettrizzati: magari la proposta di quel preciso film non era stata accolta, ma avevano accettato di fare qualcosa affinché loro si svagassero, ed erano felici che stesse accadendo qualcosa di nuovo.
Passarono un paio d’ore, poi vennero chiamati da qualcuno della crew delle riprese, scesero di sotto senza guardare dalla balconata e rimasero sconvolti: l’immenso salotto era stato adibito a sala cinematografica. Non che fosse cambiato molto, ma c’era un angolo dedicato apposta alla bevande, e una macchina dei popcorn che ne aveva pronto un mucchio gigantesco, inoltre avevano trovato delle coperte leggere per coprirsi durante la visione. Quindici minuti recitava il grande schermo che veniva usato per votare le coppie e seguire quella designata nella cabina della verità.
Tutti presero posto dove preferivano, così, quando le luci si spensero e partirono i titoli di testa, Jade si ritrovò seduta per terra con le spalle appoggiate al divano, con Jared alla propria destra che giocava con i suoi capelli e Scott alla sinistra che cercava contatti casuali con lei.
Olivia, dal canto suo, vedendo come il rapporto con Jared si fosse raffreddato in quei giorni, si alzò durante la visione per prendersi da bere, sbuffando quando passò davanti al diretto interessato per mostrargli il proprio disappunto.
Anche Scott sembrava inibito dalla presenza di Jared nei dintorni di Jade e quest’ultima, non sapendo come gestire la situazione, aveva deciso di ignorare entrambi.
Con loro grande sorpresa ci furono dieci minuti di intervallo tra un’ora e l’altra del film – il famoso cinquanta sfumature che avevano chiesto e che, al momento, non stava convincendo molto – che permisero a tutti di sgranchirsi le gambe, rifocillarsi con altre bevande e altro cibo, e concedere una sigaretta ai tabagisti.
Jade, nonostante non apprezzasse il film, adorava come la pioggia si infrangesse contro le ampie vetrate della casa, portando con sé la luce grigiastra che illuminava in modo sinistro l’ambiente. Era bello poter godere di quel tempo con una coperta e un film da guardare in compagnia.
Si sedette al suo posto, e notò come Scott la spinse leggermente verso sinistra, occupando lui stesso il posto di Jared. Il cantante si sedette accanto a lui con Olivia al seguito, ben contenta che Jared l’avesse invitata a prendere posto di fianco a lei; sembrava che in quell’intervallo avessero ritrovato il feeling di sempre, cosa che fece sorridere il tatuatore.
Più rilassato per la lontananza dell’attore da lei, Scott si fece più audace e iniziò a giocare con le dita di Jade al riparo della coperta, per poi passare il braccio direttamente dietro la spalla e sorridere di come lei avesse accettato il gesto, prendendo posto appoggiata al petto di lui.
La seconda ora trascorse tra battute sconce sull’assenza di Haylee e Dylan, che probabilmente avrebbero concesso uno spettacolo più interessante di quello offerto dalla televisione, sarcasmo sulle scene e lo sbigottimento per il finale del film, forse più assurdo della pellicola stessa.
«Mah» esordì Jade poco convinta. «Io non ho letto i libri, ma la scrittrice non mi sembra molto ferrata sull’argomento. Non lo sono nemmeno io, chiariamo, eppure ho visto short film con tematiche sadomaso più audaci e fatti decisamente meglio».
Il riferimento a Hurricane fu chiaro a Jared che la fissò interessato e divertito, non pensava che potesse essersi soffermata su una visione così cruda e lussuriosa della vita, la pensava troppo pura. Forse si sbagliava.
«Ehi, da dove salta fuori questo tuo lato nascosto? Short film, bondage… approfondiamo la cosa». La prese in giro Drew, spaesato da questa sua conoscenza.
«Aspetta…» dissero Olivia e Scott all’unisono. «Stai parlando di un video dei Thirty Seconds To Mars?»
Jared sorrise compiaciuto mentre Jade si strinse nelle spalle con un’espressione di scuse.
«Hurricane?» concluse Olivia al posto del tatuatore, e i diretti interessati annuirono.
«Biscottino». La apostrofò Jared facendo ridere tutti. «Sai che se mi fai pensare a Hurricane e alla tua danza acrobatica tutta nastri e flessibilità mi vengono molte idee in mente?!»
Aveva lo sguardo perso e la mano che accarezzava la barba mentre sembrava ponderare su alcune decisioni, quasi avesse già visualizzato immagini e riprese da fare. 
Jade alzò un sopracciglio, quello che sentiva non le piaceva per nulla.
«Sì, sai… ho sempre desiderato dare un seguito a quel video. E l’aerial silk dà spunti interessanti. Mi sa che sei più snodata di quello che hai sempre dato a vedere in questa casa».
Jared si divertiva a prenderla in giro, anche se quelle cose le pensava davvero. Da quando avevano parlato seriamente era convinto che Jade nascondesse qualcosa. Oltre che alcuni pensieri a lui, molto del suo potenziale in cui nemmeno lei stessa credeva.
«Senti» lo riprese lei mettendosi sull’attenti anche se seduta, la schiena dritta come un fuso. «Non fare il Bart Cubbins con me! Sappi che non mi presterò mai
Le guance rosse in un misto tra indignazione e imbarazzo, un tono così stridulo e nevrotico che la costrinse a una risatina isterica finale.
Una frase e dei gesti che portarono Jared a ridere di cuore, mentre quelle parole gettarono gli altri ragazzi nella confusione più totale, dato che lo scambio era avvenuto davanti a tutti loro nella più totale naturalezza.
Jared si sentiva bene in quel momento, era libero di essere se stesso in tutte le sue forme e di farle combaciare solo in Jared, e doveva tutto quello a Jade.
Jade c’era,  Jade lo capiva sempre.


Sabato il tempo era migliorato e aveva permesso a Ryan di raggiungere la casa per annunciare quale coppia sarebbe dovuta entrare nella cabina della verità e, inaspettatamente, toccò a Taylor e Scott. Jade, dopo aver appreso la notizia, si mise sull’attenti, sorpresa dal volere della maggioranza. Non sapeva cosa pensare a riguardo, ma di una cosa era sicura: non voleva perdere Scott. Le piaceva, ed era convinta che fosse la sua unica soluzione per essere felice.
Tirò un sospiro di sollievo quando sullo schermo comparve la scritta nera e bianca NO MATCH. Accolse Scott con un sorriso così radioso che scacciò tutti i dubbi di lui riguardo Jade, uno scambio di sguardi così intenso che irritò Jared.
La cerimonia di accoppiamento arrivò in men che non si dicesse, ma i ragazzi si fecero comunque trovare pronti.
Sui divanetti Spencer e Daisy erano già accoppiati e seduti, erano l’unica sicurezza del gruppo in quel momento. Ryan si informò su come era trascorsa la loro settimana, poi si dedicò al gruppo di ragazzi, questa volta toccava alla parte maschile occuparsi della scelta.
Mark diede il via alle danze con Annah, formando la coppia che era andata in fuga d’amore. Dopo fu il turno di Nick, che chiamò Larissa.
CJ scelse Taylor, con grande sorpresa di tutti, e Liam nominò Olivia affinché andasse al suo fianco per formare una coppia. Poi toccò a Dylan, che non si lasciò scappare Haylee. Disse di aver capito i loro errori e che non era disposto a lasciarla perdere.
Era il momento di Jared, che alla domanda di Ryan su chi fosse quella sera la sua anima gemella rispose: «Jade».
E lo disse anche con una certa soddisfazione.
«Wow, scelta strana. Soprattutto per te. Come mai?»
Ryan aveva interpretato il pensiero di tutti i presenti. Conoscendo la loro amicizia mai si sarebbero aspettati una simile decisione, soprattutto da parte di Jared. Avevano sempre pensato che fosse lei quella ad avere un debole nascosto per il cantante, quindi che sarebbe stata Jade, in caso di difficoltà, a scegliere Jared durante una cerimonia di accoppiamento, e non viceversa.
«Lo so» ammise Jared sereno, cercando lo sguardo di Jade. «ma ha avuto un crollo emotivo durante la settimana e ho pensato avesse bisogno del supporto di una persona amica per una volta, alla faccia del gioco. Spero che gli altri possano perdonarmi e capirmi, in fondo peggio della settimana scorsa non può certo andare».
Nel chiedere il perdono e la comprensione dei suoi compagni di avventura si girò verso di loro per scusarsi, soffermandosi su Leighton, sapendo che poteva scegliere benissimo lei, eppure la ragazza comprese il suo gesto e, anzi, ne rimase piacevolmente colpita. Le parole di Jared dimostravano quanto buon cuore avesse, non poteva certo arrabbiarsi davanti a tanta bontà.
Peccato che la scelta del cantante fosse un semplice dispetto nei confronti di Scott che non avrebbe potuto scegliere Jade. Se loro due fossero stati insieme e quella sera avessero trovato delle coppie giuste, di sicuro avrebbe fatto di tutto per convincere il gruppo a pensare che una di quelle fosse composta da lui e Jade, e Jared non avrebbe saputo come combatterlo. Così, invece, si era garantito un’altra settimana di pacifica permanenza nella casa. Anche perché se Scott fosse stato l’anima gemella di Jade avrebbe dovuto imparare a scoprirla per quello che era, come stava facendo lui, non basarsi soltanto sull’aspetto fisico. Conquistare Jade era fatica, non poteva averla senza impegnarsi. Jared si era riproposto di essere uno degli ostacoli su quel percorso.
«Davvero onorevole da parte tua. Poi magari scoprite che la cosa è meno tragica di quanto abbiate previsto» li prese in giro Ryan, mentre Jade era intenta ad arrossire. «Mettete le mani sugli schermi e andate pure a sedervi».
Drew scelse Leighton e Scott, rimasto ultimo, fu accoppiato a Dakota, ma quelle situazioni rimasero un mistero per Jade, concentrata sul gesto di Jared e su ciò che aveva detto. Possibile che fosse rimasto colpito dalla sua crisi di pianto di martedì?
L’aveva consolata, era vero, ma non pensava che si fosse preoccupato così tanto, forse era bravo solo a celare la sua agitazione. Era comunque contenta che fosse riuscito a dedicarle un pensiero così importante.
I fasci di luce che si accesero oltre a quello del match perfetto furono due, per un totale di tre coppie indovinate.
«Siete ancora in alto mare, ma almeno avete recuperato rispetto a settimana scorsa». Ryan trasse le conclusioni più ovvie che poteva esternare al momento. «Impegnatevi, sembrate sulla strada giusta questa volta».
La vera domanda che tutti in quella situazione si posero fu una: chi era la terza coppia giusta?
Erano ormai tutti certi che Dylan e Haylee fossero anime gemelle, quindi rimaneva una coppia da indovinare, e solo i due su cui tutti erano sicuri avevano le idee chiare a riguardo.


 
*


«Io lo ammetto: non ci capisco più nulla» ammise Vicki alla fine della puntata. «Jade che modifica una risposta, Jared che la sceglie. Mh, ho preferito lei con Scott e lui con Leighton. Non che Jared e Jade non stiano bene insieme, ma con gli altri vivono momenti più sereni e lineari. Meno complicati, ecco».
Tomo si sistemò un cuscino dietro la testa prima di rispondere.
«Già, c’è qualcosa di strano tra loro, un qualcosa che non riesco a capire».
Vicki prese in braccio Dink e iniziò ad accarezzarlo sovrappensiero, era come se quei due stessero facendo di tutto per complicare il gioco a se stessi e agli altri, senza però avere un valido motivo per farlo.
«Specialmente dopo questo episodio»
«Puoi dirlo forte!» il marito la imitò e si mise in grembo Ramsey per poterlo coccolare. Kasha, essendo il cane della taglia più grande, si sistemò tra i due per poter ricevere qualche carezza, il muso appoggiato sui piedi nudi di Vicki.
«Tomo…» richiamò la sua attenzione per incrociare lo sguardo con lui.
«Mh?» smise di fissare il cane per concentrarsi sulla moglie.
«Se tu fossi nella casa, quale pensi che potrebbe essere la ragazza a colpirti di più?»
Rispose quasi senza pensarci. «Beh, ma se fossi nella casa ci sarebbe una donna diversa, ovvero la mia anima gemella».
Sfiorò casualmente la mano che Vicki aveva steso sullo schienale, ma lei non si fece distrarre, era davvero curiosa.
«Fingiamo che sia tra quelle, da chi ti sentiresti attratto?»
«Non è una domanda a trabocchetto e se rispondo poi mi chiedi il divorzio, vero?» Vicki rise e poi scosse la testa per negare, così Tomo continuò: «Taylor. Avremmo in comune la passione per la cucina, ed è anche una bella ragazza. Sembra seria ma ha anche un lato ironico. Oppure Leighton, perché è molto donna. In quella casa c’è chi si atteggia a tale, come Olivia, e chi lo è, come Leigh. Mi piace questo lato così deciso».
Sapeva di poter sentirsi libero di dire ciò che pensava, per questo non aveva atteso molto nel dare la risposta. Ma ora era curioso, voleva conoscere quali ragazzi sarebbero potuti piacere a lei.
«Tu cosa potresti dire a riguardo?»
Vicki finse di pensarci, ma come Tomo non aveva esitato nel dare una risposta, sapeva anche lei di essersi fatta un’idea precisa riguardo i concorrenti. «Beh… se proprio dovessi scegliere penso Liam, perché è uno sportivo, un giocatore di hockey. O Scott, è carino e fa il tatuatore, anche se ne ha troppo pochi per i miei gusti».
Scrollò le braccia per sottolineare il concetto.
«O Jared. Sai, è il mio tipo».
Tomo la fissò interessato con un sopracciglio alzato, era un invito a spiegarsi a riguardo.
Vicki rise quando capì che il suo discorso poteva essere travisato.
«Non fraintendermi» gli disse seria, anche se il sorriso bonario non aveva mai abbandonato le sue labbra. «So che Jared è bello, ma non mi piace da quel punto di vista. Mi riferivo al fatto che fosse musicista. E che avesse i capelli lunghi».
Strizzò l’occhio a Tomo che sembrava essersi tranquillizzato sull’argomento.
«Per fortuna, temevo di dover iniziare a preoccuparmi».
«No, tranquillo, niente ripensamenti» lo schernì lei. «Però se volessi riconquistarmi portandomi a dormire in spalle te ne sarei davvero grata, non ho voglia di fare le scale e ho sonno».
Per convincerlo sfoggiò la miglior espressione indifesa che aveva in repertorio, ma non servì a nulla.
«Cioè, tu ti prendi gioco dei miei sentimenti e io dovrei pure scarrozzarti sulla mia schiena dolorante per mezza casa? Donna insensibile!»
«Ok» rispose lei con un’alzata di spalle. «Vuol dire che rimarrò qui con i cani ancora un po’».
Tomo si alzò dal divano fintamente offeso con in braccio Ramsey e chiamò a raccolta gli altri due affinché lo seguissero: «Kasha, Dink, andiamo a dormire, belli!»
Al richiamo del padrone scattarono sull’attenti e lo seguirono, giulivi e docili, pronti per addormentarsi sopra lo scendiletto o nella cuccia.
Vicki si schiarì la voce prima di urlare: «Dopo sarei io quella perfida?»
Tomo, da sopra le scale, le rispose: «Non hai più scuse». Salì altri tre gradini prima di fermarsi per continuare. «E comunque l’ho fatto per te, non vorrei mai che quel magnifico sedere perdesse tonicità».


 
*


«Perché?» Constance era arrabbiata. «Perché sceglierla e perché mentire? Sono due idioti. Potrebbero risultare compatibili solo per la demenza dimostrata in questo episodio, peccato che spero vivamente che due scemi simili non finiscano insieme perché se si riproducessero il mondo sarebbe davvero in pericolo»
«Dici davvero?» Shannon era stupito, non pensava che sua madre potesse aver cambiato idea a riguardo.
«Certo che no» e, per sottolineare la cosa, scacciò il pensiero con la mano. «ma sono allibita dai loro comportamenti».
Poteva capirla, perché nemmeno a lui certi meccanismi erano chiari.
«Penso che Jared si sia comportato così perché è geloso e abbia paura di perderla, quindi ha voluto fare un dispetto a Scott. Cosa che, per altro, gli è uscita discretamente bene. Almeno a giudicare l’occhiata truce che si è beccato da Mister Ink».
Gli sembrò di sentirla borbottare “Un bambino di quarantatre anni, ecco cos’è”, ma evitò di approfondire l’argomento, prima che potesse spostare l’argomento sul bambino che di anni ne aveva quasi quarantacinque.
«Questa volta non è solo nella sua stupidità» continuò Constance con tono infervorato. «Perché Jade ha dato una risposta molto bella e sensata a Scott, e poi con Jared ha cambiato idea?!»
«Io mi sono fatto un’idea». In effetti Shannon aveva maturato una propria teoria in base al corso degli eventi di quella puntata, e poterla esternare a qualcuno lo rinfrancava parecchio, lo faceva sentire meno pazzo dato che non era l’unico a interessarsi alla dinamica dei fatti. «Penso che avesse paura di essere giudicata. Noi abbiamo visto che la sua risposta, quella vera, era sincera ed era stata data prima di quella di Jared, ma se lei avesse replicato così a lui, dopo quello che Jared aveva detto… beh, sarebbe potuta sembrare una cosa forzata».
In effetti anche lui, al posto del fratello, si sarebbe fatto qualche domanda sulla sincerità delle parole di Jade, così complementari alle sue. Avrebbe sempre avuto il dubbio che quelle di lei fossero condizionate e adattate alle proprie, magari dettate da un interesse celato fino a quel momento.
«O magari poteva dare l’impressione di avere un interesse per lui, cosa che Jared non avrebbe preso bene, visto il loro accordo iniziale. È stato chiaro in fondo, no? Essere amici per non essere qualcosa di più» convenne Constance con lo sguardo assorto, quasi i pezzi del puzzle avessero iniziato a combaciare davanti ai suoi occhi. Doveva ammettere che il pensiero di Shannon aveva una logica e poteva avere un certo fondamento.
«Esatto. Sarebbe stata una risposta scomoda quella di Jade. È stato il suo modo di tirarsene fuori e negare un coinvolgimento».
Se fosse stato al posto di lei, probabilmente si sarebbe comportato allo stesso modo. Apprezzava la lungimiranza di quella ragazza, il suo non voler intralciare in nessun modo il rapporto con Jared e pensare alle ripercussioni delle proprie azioni su di loro, non era un’accortezza che tutti avrebbero messo in pratica.
«Ma il suo negare sembra quasi porti a credere in un suo interesse». Gli fece notare la madre.
Dare una versione dei fatti davanti a un intero pubblico pur di non far sapere la verità a una singola persona la metteva in una posizione scomoda o, perlomeno, in una posizione ambigua per chi, come gli spettatori, seguivano il programma e conoscevano tutti i fatti.
Un avvenimento che avrebbe fatto salire gli ascolti perché avrebbe reso il loro rapporto interessante, ma rendeva irrequieti chi conosceva uno dei due interessati, perché la situazione faceva presagire che qualcosa sotto ci dovesse pure essere e prima o poi, quindi, sarebbe saltata fuori. O forse esplosa.
«Giusto anche questo. Il vero problema, però, è un altro». Notò Shannon con tono incolore e sicuro mentre sistemava sulle proprie gambe la cagnolina della madre per poterla coccolare un po’.
«E quale?»
«Ha mentito a Jared. Ha compromesso la fiducia reciproca, e lui ha anche i mezzi per scoprire la bugia. Lasciami dire che non finirà bene».
Aveva imparato, soprattutto dal rapporto con Kirstina e dal loro tira e molla, che se c’era una cosa – seppur minima – che non si voleva venisse allo scoperto, quella sarebbe stata scoperta nel peggiore dei modi. Forse aveva sollevato la questione della mancanza di fiducia perché era un argomento che sentiva in modo particolare e vedere che si stava svolgendo davanti ai propri occhi gli mostrò la vicenda personale sotto una nuova ottica.
«Purtroppo penso tu abbia ragione». Constance non ci aveva pensato, ma Shannon aveva ragione: alla base di quel cambio di risposte c’era stata una bugia che, probabilmente, era nata per la paura di Jade di confrontarsi con Jared. Non sarebbe stato un bene.
Mentre lei si perdeva nei propri pensieri, Shannon estrasse il cellulare e rispose a qualche messaggio in modo concitato fino a che non lanciò il telefono sulla seduta accanto alla sua con un sonoro sbuffo. Di colpo sembrava stanco.
«Era Kirstina?» domandò Constance prima di prendere ad accarezzare la nuca del figlio. «Tutto ok?»
«Insomma, stasera serata no». Cercò di minimizzare, abbandonandosi alla mano rigeneratrice della madre.
«Spero non sia per colpa mia». Kirstina non le stava molto simpatica, ma quel fattore non doveva intralciare il rapporto con Shannon, non se lo sarebbe mai permesso e perdonato. «Voglio solo che tu sia felice».
«Non è colpa tua. È colpa nostra, il rapporto lo costruiamo noi».
Era stato evasivo, ma la pesantezza di quella situazione indefinita e tesa iniziava a logorargli l’anima.
In un certo senso invidiava il rapporto tra Jade e Jared perché, nonostante la bugia, c’era un interesse di fondo, era un modo di tutelarsi per continuare a vivere il rapporto in modo pacifico, questo perché a Jade importava davvero di Jared. Lui e Kirstina, invece, si erano mentiti spesso e, purtroppo, ne avevano avuto conferma più volte. La fiducia era compromessa tra loro, si erano sempre perdonati, ma come poteva essere vero quel gesto così magnanimo se non c’era un dialogo e non parlavano di cosa non andava nel loro rapporto?
Quello che più gli faceva male era essere arrivato a quelle conclusioni e accettarle senza arrabbiarsi, senza affrontare la questione. Shannon non si era mai davvero interessato alla situazione che li coinvolgeva, e lo stava capendo grazie al fratello che, in un certo senso, era nella sua stessa condizione.
C’era qualcosa che non andava tra lui e Kirstina, e non stava facendo nulla per evitarlo. Anzi, si era messo comodo per vedere come quel disastro si sarebbe potuto concludere.
La verità era che tra loro non c’era il coinvolgimento necessario perché qualcosa tra loro diventasse davvero un problema. Non lo erano nemmeno la mancanza di fiducia e le continue recriminazioni, voleva pure dire qualcosa.
«Se posso fare qualcosa conta pure su di me». Constance interruppe il flusso di pensieri del figlio, all’improvviso triste perché l’aveva visto impensierirsi, e sapeva quanto Shannon non meritasse momenti simili, aveva già sofferto abbastanza in passato.
«Non puoi fare nulla mamma, ma grazie lo stesso». Le accarezzò una guancia con il dorso dell’indice mentre rifletteva sul da farsi. «Anzi, una cosa la puoi fare: perdonami già per la prossima settimana, ma vorrei guardare la puntata con lei»
«Già perdonato» rispose lei con un sorriso, poi si alzò e gli diede un bacio sulla fronte prima di dirigersi verso la cucina. «Cosa ne dici di rimanere a dormire qui, stanotte?»
In fondo era convinta che Shannon avesse bisogno di essere coccolato un po’, di sentirsi di nuovo il figlio che necessitava delle cure di una mamma per stare meglio, e lei quella necessità non gliel’avrebbe mai negata.

 


 
Bonjour everybody! Come state?
Molte di voi saranno a Roma per Jared, I suppose, ma io aggiorno lo sstesso. Si sa mai che la cosa sia una piacevole lettura dopo il concerto... Io ci spero. Vi auguro uno show indimenticabile!
Niente Roma per me, lo ammetto. Ma non avevo voglia di andare per la prima volta nella capitale (mai stata, shame on me) per un terzo dei mars... Così mia sorella mi ha fatto il regalo di laurea perfetto: M&G a dubai! Non vedo l'ora, giuro!
Ma veniamo al capitolo: ora sapete che lavoro fanno tutti e se di alcuni manca, è perchè erano già accennati nei cap precedenti (dylan barman, haylee parrucchiera, mia modella, scott tatuatore e leighton assistente personale) e sapete anche come Jade, piccolo genio, ha sistemato un po' la situazione.
Se non sapete cosa siano i tessuti aerei o aerial silk vi consiglio di cercarli in google immagini, almeno capite subito cosa sono.
Altra precisazione: so che cinquanta sfumature è uscito a febbraio e qui siamo, su per giù, a inizio novembre, ma ho spostato volontariamente la cosa per inserire l'aspetto meno casto di jared/bart cubbins e del bondage. Mi piace creare punti di complicità tra loro, specialmente or a che Jared ha capito che lei non è un'alleata o una pedina, ma una persona che lui sente davvero amica.
A proposito, cosa pensate della "bugia"?
Penso di postare anche settimana prossima, in caso contrario lo comunico nel mio gruppo: Love Doses.
A prestissimo, xo, Cris.
 

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Capitolo 6
*** Sesta puntata ***



 

Capitolo 6


Sesta puntata
 
Le tre coppie avevano portato un po’ di speranza, anche se non tante quante le quattro indovinate nella terza puntata. La cosa brutta era che l’unico match certo era formato da Spencer e Daisy. Se per Haylee e Dylan tutti erano convinti che fossero anime gemelle, purtroppo non ne avevano certezza. E poi c’era la nuova coppia: da chi era formata? Avevano messo a confronto i match che erano stati formati nelle rispettive puntate, ma erano tutti diversi, quindi forse era una coppia nuova, e sceglierne una su cui puntare diventava un’operazione impossibile.
Jade, dopo essere stata scelta da Jared, aveva mantenuto un distacco esteriore degno di nota. Se da fuori sembrava fosse disinteressata come al solito, se non peggio, dentro era una ferita senza via di rimarginazione: la scelta di Jared le aveva confuso le idee, e il fatto che lui potesse essersi finalmente accorto di lei la logorava nel profondo. Eppure lui si comportava nello stesso identico modo, quindi non doveva essere cambiato poi molto.
Anzi, a dire il vero Jared da quella sera, dopo la scelta, sembrava essere particolarmente solare e attivo, lontano dalla persona che sembrava tenersi in disparte per evitare che qualcuno potesse scoprire qualcosa su di lui che non era già sotto l’occhio di tutti. Mentre gli altri bevevano alcool, da buon salutista quale era, lui si era concentrato su centrifughe di frutta e – soprattutto – su Olivia e Leighton.
Aveva fatto fare delle giravolte a Leighton, scatenando il suo sorriso divertito e attirando su di sé l’occhiata accusatrice di Scott, mentre con Olivia si era appartato in qualche angolo della casa dopo che le luci si erano abbassate, scatenando qualche battuta da chi aveva bevuto un po’ di più.
Jade, che non voleva passare la serata a controllare ogni mossa di Jared o, peggio, ad aspettare che lui cambiasse e si accorgesse davvero di lei entro la fine del programma, si lasciò distrarre ben volentieri da Scott.
In un moto di intraprendenza l’aveva portata a bordo piscina e fatta accomodare sulla sdraio sulla quale si era seduto lui poco prima, di modo che Jade si rannicchiasse tra le sue gambe con la schiena che sfiorava il suo petto.
Le aveva scostato i capelli ed era sceso con voluta calma dall’orecchio fino alla spalla, lasciando che entrambi godessero e soffrissero delle sensazioni che il contatto tra le loro pelli provocava in loro.
Scott, arrivato alla scapola, trasse un sospiro arreso: Jade rispondeva al suo tocco con piccoli gemiti soddisfatti, eppure aveva la percezione che non riuscissero davvero ad abbandonarsi l’uno all’altra.
Lui, in effetti, stava imparando a conoscere anche Leighton e doveva ammettere che era una persona stimolante. Era una di quelle persone non per forza semplici, ma che faceva apparire tutto tremendamente facile, anche scalare una montagna a mani nude. Non era presuntuosa, ma si basava sulle proprie esperienze e su come riuscisse con un certo agio a far sembrare possibile l’impossibile. Leighton era una di quelle ragazze che sembrava essere così intraprendente da non farsi mai trovare impreparata.
Jade, invece, gli sembrava sempre distante, come se non fosse sicura di quello che stesse facendo, quasi il suo buttarsi fosse frutto di un tentativo e non del suo volere. Sotto quel punto di vista la accomunava a Jared: Scott li vedeva entrambi inarrivabili. Se per Jared era una questione di fama, talento e perfezione con cui l’aveva sempre conosciuto al di fuori del programma, per Jade invece era dettata da quello strato – seppur impalpabile – che riusciva a mettere tra sé e gli altri, lo stesso muro che sembrava ci fosse tra loro. Un qualcosa di indefinito che nemmeno il tatuatore riusciva a comprendere.
Sospirò di nuovo sulla pelle di lei, tanto da provocarle un brivido.
«Forse è meglio che mi fermi qui». Lo pensava davvero, perché era arrivato al limite: se avesse continuato a stuzzicarla poi avrebbe preteso di più. 
Sarebbe stato facile rubarle un bacio, ma non voleva che avvenisse come risposta a una stimolazione fisica, avrebbe voluto che fosse dovuto a un’attrazione mentale che sì c’era, ma non era ancora sufficiente perché si lasciassero andare a quel modo.
Scott poggiò la schiena contro il lettino per recuperare lucidità, ma Jade seguì il suo movimento, addossando la propria schiena al suo petto. Gli diede un bacio sulla guancia, soffermandosi più del dovuto, e gli accarezzò l’altra in un gesto tenero e intimo.
Fu grata a Scott per non aver passato mai il limite e per continuare a corteggiarla con rispetto e lentezza, l’aveva sempre trovato così diverso da… Jared, anche se non doveva essere il suo metro di paragone, che risultava irruente in ogni cosa che faceva, come l’entrare nella vita di lei alle sue condizioni.
«Mi è dispiaciuto non averti scelta durante la cerimonia, ma sono stato battuto sul tempo…» Scott provò a introdurre l’argomento scottante che aleggiava tra loro, perché voleva capire la mossa di Jared e scoprire cosa fosse successo a lei per indurre il cantante a sceglierla.
Jade si era confidata con lui, ed era venuto a conoscenza delle dinamiche che li aveva portati a essere amici, quindi Scott non riusciva a capire come mai Jared avesse messo temporaneamente fine al loro patto, soprattutto se la cosa partiva da lui.
Il tatuatore aveva il presentimento che se ad agire così fosse stata Jade, Jared non l’avrebbe presa serenamente come aveva fatto lei quella sera.
Jade espirò nel tentativo di allontanare da sé il fremito che l’importanza di quel gesto le suscitava ogni volta, sapere inoltre che non era l’unica a dare un certo peso all’azione la faceva sentire meno stupida, perché forse non era la sola a cercare un significato in tutto ciò.
«Immagino non ci sia fretta» disse lei con un sorriso per cercare di portare la conversazione su un livello neutrale. «C’è sempre la prossima volta».
E gli fece l’occhiolino. 
«Ah» la prese in giro lui, divertito dal suo atteggiamento. «Quindi vorresti rubarmi il ruolo da duro e scegliermi?»
«Oddio!» si batté una mano sulla fronte. «Non mi ricordavo che la scelta sarebbe spettata a noi ragazze».
Si era fregata da sola, non aveva calcolato che il turno fosse il loro, la prossima puntata. Non che ci fosse qualcosa di male, tanto il risultato sarebbe stato lo stesso, ma essere la prima a palesare quell’interesse rendeva tutto più concreto, soprattutto da parte sua, e non era convinta di essere pronta ad arrivare a tanto.
Maledetto Jared, se non fosse stato per lui non si sarebbe trovata in una situazione simile.
«Dici che il gloss mi dona o metto solo il mascara?! Giusto per essere presentabile la sera della scelta» Continuò a schernirla Scott, almeno finché lei non gli diede un pizzicotto sul braccio.
Si irrigidì solo quando vide passare un’iguana accanto al lettino sul quale erano stravaccati, quindi Jade si avvinghio ancora di più a Scott. Non che quelle specie di dinosauri in miniatura la spaventassero, però doveva ammettere che avevano la faccia perfida, e non la lasciavano tranquilla.
Scott le baciò la testa e iniziò ad accarezzarle un braccio, ricordando perché erano finiti in quelle posizioni.
«Perché Jared si è preoccupato al punto da sceglierti? Non vorrei sembrarti insistente, ma è un comportamento strano anche per lui…»
Jade alzò le spalle come se volesse discolparsi. «Non lo so, davvero. Settimana scorsa ho avuto un momento di debolezza, ma è stato un caso isolato, fine a se stesso. Si vede che mi ha vista più giù di quel che fossi veramente e si è preoccupato».
Era quello che si ripeteva da una settimana, perché era l’unica cosa che per lei avesse un senso logico. Non poteva lasciar spazio alle illusioni, non quando era tutto così dannatamente complicato e delicato, perché con Jared l’equilibrio era sempre precario, e lei in quelle settimane si era impegnata al massimo per far sì che le cose tra loro non cambiassero in peggio, non poteva cedere in quel momento, non dopo aver rinunciato alla propria sincerità per fargli capire quanto avrebbero potuto essere complementari.
«Sai che se hai bisogno io ci sono». La strinse tra le braccia in un gesto protettivo. «Non lo dico così, tanto per dare aria alla bocca. Lo penso davvero e sono qui per dimostrartelo».
Jade gli baciò di nuovo la guancia, pensando a quanto fosse facile lasciarsi andare con lui. Ma stare accanto a Scott era facile, soprattutto se paragonato a Jared. Scott non era sfuggente, né doveva trattenersi con lui, per quanto si trattenesse senza accorgersene davvero. Con Scott tutto era semplice, forse per questo mancava il brivido dell’incertezza e della conquista, per quanto non fosse da dare per scontato.
Eppure in Jade ogni volta il paragone nasceva spontaneo e, per quanto sapesse di non dover nemmeno pensare certe cose, la sua mente ci arrivava prima che lei potesse impedirglielo. 
«Grazie». Avrebbe voluto sdrammatizzare, ma sapeva che Scott l’avrebbe presa come una minimizzazione del suo gesto, e non voleva certo dirgli che non era importante, perché non era così. «Lo apprezzo. Spero non mi capiti più, ma so da chi andare nel caso dovesse succedere».
E, doveva ammetterlo, lo sapeva davvero, perché solo in un paio di braccia aveva trovato il calore famigliare di due posti diversi: quello di casa che provava solo su marte.


Da lontano, intanto, Jared osservava la scena dalla finestra preda di un misto di sentimenti diversi.
Vedeva come Jade era più spontanea nei gesti con Scott, e la cosa lo feriva. Non riusciva a capire come, dopo la scelta del giorno prima, lei non avesse chiesto spiegazioni o cambiato atteggiamento nei suoi confronti dimostrandosi, invece, più disponibile in quelli di Scott.
Era felice che Jade si stesse aprendo verso gli altri e non contasse su di lui per ogni cosa, ma dall’altra parte gli faceva male vedere come lei non avesse bisogno di lui, quando Jared sentiva il bisogno costante della presenza della sua amica.
La situazione iniziava a confonderlo al pari di Jade, e la cosa non gli piaceva per nulla: lui era sempre padrone di sé, anche con le donne, non lo faceva sentire a proprio agio pensare che una potesse aver avuto così tanto potere su di lui.
E non gli piaceva nemmeno essere lì alla finestra a sbirciare i fatti altrui perché a lui non andavano giù.«Jared, cosa guardi?»
Olivia si stava avvicinando a lui contenta, soprattutto che non ci fosse Jade nei paraggi. Jared, senza la sua amica, diventava molto più predisposto a flirtare e a passare del tempo solo con lei, e a Olivia la cosa piaceva molto.
«Stavo cercando la ragazza più bella della casa, ma alla fine è stata lei a trovare me».
Le sorrise grato, sentendosi più se stesso. 
Si era complimentato tra sé per la risposta pronta e per l’intraprendenza con cui si era avvicinato a lei per evitare che Olivia vedesse chi in realtà stava osservando.
La ringraziò mentalmente per averlo riportato al mondo e avergli ricordato chi fosse, perché Jared era tornato il cacciatore di sempre.
E, forse, era proprio quello il suo problema: essere bravo a scegliere una preda, ma non essere altrettanto capace nello scegliere una persona eguale a lui. Era bravo a inseguire, non a camminare qualcuno accanto e considerarlo un pari.


L’imbarazzo che la scelta di Jared aveva creato e i rispettivi comportamenti avevano lasciato il posto ai soliti atteggiamenti spontanei tra lui e Jade, anche se si erano ridotti i momenti che dividevano insieme: sembrava che entrambi si fossero resi conto di dover partecipare attivamente al programma per trovare la propria anima gemella, e non un amico. Così avevano deciso di concentrarsi sui propri interessi, l’unico argomento su cui non riuscivano a confrontarsi. Jade così era spesso in compagnia di Scott, e Jared era diviso tra Olivia e Leighton, persona che portava i due uomini in questione e confrontarsi, dato che lei rappresentava l’interesse comune.
Jade non era gelosa dell’interesse di Scott nei confronti dell’altra: sapeva di non avere la certezza di essere il suo match perfetto, per quanto molti – tra cui lei – ne fossero convinti, e trovava giusto che avesse un’altra persona con cui poter instaurare un rapporto sincero nel caso tra loro non avesse funzionato. Anche lei avrebbe dovuto agire allo stesso modo, ma era stato già abbastanza difficile interessarsi a un ragazzo, figurarsi due. Soprattutto perché era alquanto convinta che la sua scelta, tra tutti gli uomini della casa, sarebbe potuta ricadere su uno soltanto, ed era l’opzione che le era sempre stata negata dal diretto interessato.
Mercoledì era arrivato senza che sentissero particolari pressioni e nemmeno gli altri concorrenti erano stati vittima di qualche catastrofe preannunciata, tutti sembravano intenti a scoprirsi di nuovo e a guardare l’altro sotto diversi punti di vista.
Una calma che aveva bisogno di una scossa, cosa a cui pensò Ryan.
«Bene ragazzi, ho visto che vi state impegnando parecchio per trovare altri match perfetti, mi fa piacere, penso siate sulla buona strada» esordì dopo averli salutati. «Ma, sì, c’è un ma… penso sia giunta l’ora di dare una bella smossa a ognuno di voi. Siccome la puntata scorsa sono state le ragazze a faticare e a vincere la prova, questa volta toccherà ai ragazzi impegnarsi».
Le ragazze si mostrarono entusiaste, mentre tra gli uomini si alzò qualche lamentela contrariata. Qualcuno aveva detto che la volta scorsa era andata bene a entrambi, dato che le donne avevano ricevuto dei massaggi, non era giusto quel trattamento di favore.
«Io aspetterei a esprimermi, se fossi in voi». Ryan li guardò divertito. «Questa sfida fornirà delle informazioni che altrimenti non potreste mai ottenere».
Nel dire ciò un van nero si avvicinò al giardino antistante la casa, ora la location iniziava ad assumere un senso, ma la presenza di un furgoncino aveva reso nervosi i concorrenti: chi diavolo c’era lì dentro? Perché era ovvio che avessero portato qualcuno.
«Nove pezzi fondamentali per scoprire con chi avete davvero a che fare» continuò il conduttore mentre la portiera del van si apriva per mostrare altri nove ragazzi. Gli inquilini dello stesso sesso li guardarono con aria di sfida, mentre le ragazze si lasciarono andare a espressioni sorprese, soltanto poche in modo positivo.
«Proprio così ragazze, qui abbiamo i vostri ultimi ex. Questo darà l’occasione ai ragazzi di sapere come sono le donne con cui hanno avuto a che fare finora. Siccome vedo le ragazze alquanto agitate, sarà meglio rispedirle in casa. Voi» riprese riferendosi ai ragazzi. «avrete cinque minuti con ognuno di loro. Potrete fare tutte le domande che vi passano per la testa, ma non vi diranno di chi sono gli ex. Questo lo dovrete scoprire voi. I quattro ragazzi che riusciranno ad associare più ex alle ragazze vinceranno la fuga d’amore».
Ryan aveva continuato a parlare nonostante le ragazze stessero rientrando in casa. «Ovviamente le dirette interessate possono seguire gli interrogatori dallo schermo di casa».
Nel sentire ciò salutarono il conduttore e si precipitarono davanti alla televisione per non perdere nemmeno una domanda.
Jade era ancora scossa. Aveva partecipato a quel programma per fuggire da Travis, l’ultima persona che era riuscita a disintegrare la sua briciola di autostima, e ora se lo ritrovava lì. Se l’era trovato davanti, e l’aveva guardata negli occhi con l’aria compiaciuta. Era successo nello stesso posto in cui c’era Scott. E Jared.
Doveva essere un incubo.
«Perché vi siete lasciati?» Nick trovava divertente porre quella domanda a tutti, anche perché aveva parlato con molte ragazze dell’argomento e poteva essere la chiave per indovinare quanti più abbinamenti possibili.
«Perché mi ha tradito con un uomo più ricco di me». Era stato il primo ex a parlare, una risposta che causò in casa l’alzata di spalle di Olivia, quasi quella bastasse a giustificarla.
«Insomma, non giudicatemi, avevo conosciuto il responsabile del settore vendite di Ralph Lauren!»
Un modo per farsi trattare bene e avere prestigio, era la classica ragazza che cercava il vantaggio a discapito dei sentimenti, e le parole del suo ex dimostravano l’opinione che molti avevano di lei.
«È stata una storia strana la nostra, non siamo riusciti a prenderci nello stesso momento. Se avessi la possibilità di provarci di nuovo la coglierei al volo, è una ragazza fantastica e prima di rinunciarci vorrei poter dire di aver fatto di tutto».
Vedere tutto ciò dallo schermò era straziante, le ragazze avrebbero voluto interagire per spiegare la situazione, ma per loro sfortuna non era concesso, la produzione era stata lungimirante.
«E di chi è questo ex così carino?» Mia chiese alle proprie compagne, colpita dalla schiettezza con cui riusciva a parlare dei suoi sentimenti.
«Mio» sussurrò Leighton rossa in volto. «Non credevo la pensasse così. Però posso assicurare che per me la storia è chiusa, per quanto i rapporti tra noi non siano affatto burrascosi».
Jade, intanto, sudava freddo e non riusciva a credere alle proprie orecchie. Non riusciva a concepire che alcune di loro avessero degli ex normali, perché il suo era veramente il più perfido degli esseri umani ai suoi occhi, e avrebbe fatto di tutto pur di non averci nulla a che fare.
Si stava augurando che il turno di Travis arrivasse presto in modo da levarsi l’ansia e mettere fine il prima possibile a tutto quello, non vedeva l’ora che andassero via. Si sarebbe sentita tranquilla e in pace con se stessa solo quando l’avrebbe visto salire sullo stesso van con cui era arrivato.
«Non eravamo proprio compatibili, non badavamo all’altro per niente» fu la risposta di un altro, e Annah rise dicendo che aveva dannatamente ragione, la loro storia era stata un inferno.
«L’ho tradita» ammise Travis alla domanda di routine. «Ma non mi dava ciò che cercavo. Era abbastanza frigida, non si è mai impegnata nel tenere vivo il nostro rapporto»
«Brutto pezzo di merda» inveì contro lo schermò Jade, accaldata dalla rabbia.
La reazione fece voltare tutte le ragazze nella sua direzione, non l’avevamo mai sentita dire una parolaccia in cinque settimane di permanenza lì dentro, non pensavano di scoprire quel lato così poco puro di lei, una cosa in contrasto con l’immagine che si erano create di Jade.
«Devo dedurre che sia il tuo ex» le disse Olivia con un sorriso soddisfatto e sorpreso sulla faccia.
«Non è proprio esatto, è più un pezzo di merda» sottolineò la diretta interessata con lucida collera senza cogliere la lieve provocazione dell’altra.
«Davvero? Cioè, con che coraggio può dire una cosa simile e non avere la decenza di abbassare gli occhi o sentirsi in colpa? Io ho sputato sangue per il nostro rapporto e per essere all’altezza della situazione. È lui che non ha mai alzato un dito per noi. Per me. Sono io quella che ne è uscita a pezzi perché si è vista calpestata in ogni modo possibile, mentre lui quello che mi ha riso in faccia, divertito da tutto questo. E ora cerca di farmi passare per quella che non sono?!»
La voce era incrinata da un pianto imminente che non voleva lasciar andare a nessun costo. Travis non valeva più una sua lacrima, l’aveva capito da tempo. In realtà avrebbe voluto piangere per se stessa, per aver perso tempo con lui e per essere passata, ancora una volta, per la cattiva della situazione.
«Solo perché non assecondavo ogni sua stupida idea e non dicevo sempre sì. Questo è scorretto». Strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nel palmo.
«Sono convinta che i ragazzi, una volta scoperto che è il tuo ex, riescano a capire quanto le sue parole possano essere false». Haylee la abbracciò e non l’avrebbe lasciata andare fino al momento in cui l’interrogatorio non fosse finito.
«Sì, certo, credici. Una con i miei modi di fare può passare per quella che non alza un dito per il proprio ragazzo. O una che è frigida. Non sono scema, so che è così»
«E allora perché non provi a cambiare?» A Mia dispiaceva vedere Jade così giù, e voleva provare a darle un po’ di grinta in quel momento di sconforto.
«Perché sono fatta così. Non ho detto che non mi piaccio, né che il mio modo di affrontare le cose non vada bene. Solo perché non sono una persona espansiva o che mostra apertamente interesse, beh… non vuol dire che non sia così. Non sono un automa, sono semplicemente una persona riservata. Il fatto che io non dimostri in pubblico certe cose non vuol dire che in privato mi comporti allo stesso modo. Tutt’altro».
Aveva confermato ciò che tutti nella casa avevano sempre pensato nonostante le apparenze. Forse era proprio quello lo scopo del programma: non fermarsi a ciò che si vedeva e alle prime impressioni, ma per alcuni sembrava ancora troppo presto per capirlo.
«Di’ un suo difetto e un pregio» Liam incalzò Travis.«È una perfezionista, quindi tende a rompere le palle sulle più piccole cazzate, ma è anche una abbastanza brava ad assecondarti pur di non creare problemi».
In salotto Jade era sempre più allibita, sperava che Ryan levasse presto la parola a quel pallone gonfiato perché se no sarebbe uscita e l’avrebbe preso a ceffoni finché gli ultimi due neuroni rimasti fossero entrati in contatto e avessero iniziato a funzionare.
«Bene, dunque ora sono anche una psicotica senzapalle. Vorrei davvero mettergli le mani addosso e fargli male, ma mi sono sempre ripromessa di non abbassarmi al suo livello»
«E fai benone, un tipo così non merita nulla. Nemmeno del risentimento». Taylor era convinta che quel tipo fosse il più idiota che avesse mai visto, sperava davvero che pure i ragazzi se ne rendessero conto perché Jade non meritava di essere trattata in quel modo.
Finalmente il turno di Travis finì per lasciare il posto all’ex di Dakota, un nerd con il pallino dei videogiochi.
Una volta che a tutte toccò quella sottospecie di inquisizione si sentirono stremate ma felici che tutto quello fosse finito. Sarebbe toccato ora ai ragazzi della casa associare un ex alle donne della casa.
Scott partì deciso e collegò la faccia di Travis accanto a quella di Jade e lo stesso fece con Leighton e il suo ex, questo perché conosceva le storie delle ragazze, ma associare alle altre il rispettivo partner si era rivelato più difficile del previsto. Ma l’impresa si era rivelata più complicata per Dylan, dato che conosceva al meglio solo Haylee e le altre erano un mistero o quasi, per lui.
CJ e Drew furono i primi a completare il proprio schema, ma il tempo non influiva sul risultato della prova perché avrebbero dovuto indovinare quanti più abbinamenti possibili.
Vinse CJ con sette coppie giuste, Liam con sei, e a pari merito con cinque coppie vinsero la fuga d’amore Drew e Nick. Sotto, con quattro abbinamenti giusti, si classificarono Jared e Scott, ma era inutile per loro dato che solo i primi quattro avevano diritto a un appuntamento.
CJ scelse convinto Annah, Liam chiamò Dakota, Drew volle Taylor e Nick scelse Mia.
«Ora che le coppie sono state formate posso dirvi in cosa consiste la fuga d’amore: fare zip lining nella giungla, poi vi potrete concedere un bagno in una laguna mozzafiato».
Gli interessati si guardarono sorpresi e felicissimi per quella esperienza, prometteva davvero bene.
Jade si ritrovò a invidiarli, un’uscita simile le avrebbe fatto proprio piacere. Se fosse stata al posto loro avrebbe sperato di andare via subito per non dovere guardare oltre la faccia di Travis. Per fortuna tutto quello stava per finire.
«Ma c’è di più, e questa volta la sorpresa è per tutti: stasera i ragazzi saranno vostri ospiti! Divertitevi e fate i perfetti padroni di casa».
No, stava scherzando, Ryan non poteva aver detto sul serio e poi andarsene come se nulla fosse, lasciandola nello sconforto più totale. Doveva essere un incubo.
«Stai bene?» Jared le mise una mano sulla guancia, preoccupato, approfittando delle reazioni degli altri. «Sei pallida».
La sentì tremare e, prontamente, la sorresse. Senza aspettare la sua risposta la guidò in casa, fino alla cucina, dove le diede una barretta di cioccolato da mangiare davanti a lui e una bevanda zuccherata.
L’aveva messa a sedere sul tavolo e l’aveva guardata sgranocchiare a fatica il cibo.
«Mi hai fatto spaventare. Già non sei molto colorita di tuo, ma eri diventata proprio bianca latte, perdendo quel poco di abbronzatura di queste ultime settimane. Ero convinto che potessi svenire da un momento all’altro».
Vederla in difficoltà l’aveva fatto correre in suo soccorso, noncurante di Olivia, Leighton o di quello che Scott avrebbe potuto pensare, problemi suoi se quando Jade aveva bisogno di lui non era mai nei paraggi; era una questione di attimi e se lui non era in grado di ritagliarseli non era certo una preoccupazione di Jared. Aveva lasciato spazio a lui e Jade perché sapeva quanto lei avesse bisogno di dedicarsi al gioco, almeno quanto ne aveva bisogno lui stesso, ma non era riuscito a farsi da parte quando lei aveva avuto necessità di una mano, non l’avrebbe lasciata sola per nulla al mondo.
«Ho rischiato di svenire in realtà». E, per sottolineare il concetto, gli sventolò la confezione ormai vuota del dolcetto. «Ma sei arrivato tu a salvare la situazione»
«Per fortuna mi hanno inventato». Sdrammatizzò Jared prima di scostarle i capelli all’indietro e far scorrere anche l’altra mano sulla guancia. Forse era stupido, ma stava cercando di sorreggerla e di trasmetterle un po’ di calore, perché in quel momento Jade gli sembrava fredda, soprattutto dentro. «Si può sapere cosa è successo? Dobbiamo chiamare un dottore per farti vedere?»
«No» rispose lei beandosi di quel contatto e delle dita sottili del cantante attorno alle guance. «Niente medico, grazie. Diciamo che bastano le cattive notizie a buttarmi giù, specialmente se hanno un nome e aprono bocca per sparare stronzate».
Per essere più chiara con un leggero cenno della testa indicò il patio antistante la casa e le persone che, con calma, iniziavano a rientrare, ignare di quello che era successo a Jade.
Lui rimase colpito dal linguaggio utilizzato dalla sua amica, ma non lo diede a vedere. In fondo vederla scomporsi qualche volta gli piaceva, iniziava a pensare che potesse essere più vicina alla perfezione di lui stesso, e un simile affronto non era pronto ad accettarlo.
«Certo che te li sai scegliere bene i ragazzi, tu». La prese in giro Jared. Non aveva bisogno di chiederle quale fosse il suo ex, sapeva fare le proprie valutazioni con attenzione. Senza contare che una volta Jade aveva accennato alla cicatrice sull’avambraccio del ragazzo, e a lui quel dettaglio non era sfuggito, non era stato difficile, dunque, rintracciarlo tra tutti.
Jade fece una smorfia con il naso per poi alzare gli occhi al cielo. Di certo non le serviva Jared Leto a ricordarle i propri pessimi gusti in fatto di uomini.
«La faccia da finto buono, l’espressione strafottente. Ti piace il cattivo ragazzo!» Continuò a schernirla nascondendo tra le proprie parole un velato riferimento a Scott, dato che sotto certi punti di vista – fisici e non – ricordava parecchio Travis.
«Non sai quanto». Sospirò esasperata e sconfitta Jade, pensando che a capo di quei cattivi ragazzi dall’aria buona e l’espressione strafottente poteva esserci tranquillamente Jared.
«Cosa è successo?» Dylan era entrato in cucina dopo averli visti fuggire e non tornare in mezzo al folto gruppo che si era spostato in casa.
«Un calo di pressione, ora sta meglio» rispose pronto Jared dopo averle scostato di nuovo i capelli e aver messo ancora le mani sulle guance di lei. «Le ho fatto assumere zuccheri in modo che si possa riprendere alla svelta»
«Una quantità da coma diabetico» aggiunse Jade mentre riprendeva colore.
«Niente di meno per il mio biscottino». Le diede un bacio sulla fronte dopo averla presa in giro con quel soprannome per l’ennesima volta e la lasciò libera di scendere dal tavolo con un permesso silenzioso, dettato dall’allontanamento del proprio corpo che le faceva da ostacolo. «A noi piaci dolce, sei acida la maggior parte delle volte».
Dylan sorrise divertito, anche se aveva l’impressione che quel noi fosse un modo inconsapevole di celare un io alquanto refrattario ad ammettere che c’erano eventi che non poteva controllare.
«Voi due non siete normali, lo sapete?»
«La normalità è pazzia» rispose Jade con passo sempre più sicuro mentre buttava la carta della cioccolata nella spazzatura, ora più tranquilla rispetto a prima. Sapere di avere qualcuno su cui contare era stata una bella rassicurazione, soprattutto se la persona in questione era Jared. Non si sarebbe aspettata tanto da lui, l’aveva colta di sorpresa e resa felice.
«Un po’ come ritrovarsi col culo per terra a causa della pressione bassa e volersi rifiutare di assumere zuccheri». Le fece notare Jared mentre la guardava uscire dalla cucina con quel fare da mamma preoccupata che lo rendeva maturo e inaspettatamente uomo.
Jared la sorvegliò a distanza ancora un po’, solo quando fu certo che avesse ripreso le forze rilassò i muscoli e abbassò le difese, soprattutto dopo aver controllato che Jade e il suo ex viaggiassero a una distanza di sicurezza.
Cosa che non era però avvenuta tutta sera, perché dopo poco la comparsa di Jade in salotto Travis l’aveva braccata per salutarla.
«Eccola qui la mia piccola zen. Con tutto quello che ho detto non si arrabbia nemmeno adesso!» le circondò le spalle e la scrollò come se fosse una bambola di pezza senza valore.
Jade chiuse gli occhi per cercare la pace interiore ed evitare di rispondere alle sue provocazioni di modo che Travis potesse controbattere.
«Questo perché arrabbiarmi avrebbe implicato un interesse nei tuoi confronti e, sinceramente, niente sarebbe stato più lontano dal vero in questo momento».
Giocò con il bicchiere rosso che aveva davanti prima di bere il cocktail alcolico e buonissimo preparato da Dylan qualche minuto prima. Si era ripromessa di non ubriacarsi in casa, perché sarebbe stato disdicevole e non doveva per forza ricorrere all’alcool per sciogliersi e divertirsi, ma ora l’alternativa di farsi tramortire dall’effetto etilico delle bevande era più appetibile di ogni contatto con il proprio ex.
«Allora hai imparato ad usare la lingua» le disse lui divertito prima di avvicinarsi al suo orecchio, senza però abbassare il tono di voce di modo che tutti potessero sentirlo. «In tutti i sensi, ovvio. Complimenti!»
«Sì, ho imparato, ma il merito non è di certo tuo. Ho avuto insegnanti decisamente validi. Sai, eri tu quello manchevole. In tutti i sensi, ovvio» rispose lei riferendosi sia alla sua scarsa dialettica sia ai suoi baci egoisti, scolandosi poi un generoso sorso del proprio cocktail. «Ora, se permetti, me ne vado prima di perdere tutto lo zen accumulato piazzando un pugno sulla tua faccia di bronzo».
Jade si allontanò senza attendere la risposta dell’ex, non ne aveva bisogno e non gliene importava nulla. Voleva solo lasciarsi alle spalle quello che per lei era uno spiacevole sbaglio del passato.
Jared, che aveva assistito da lontano alla scena, sperava che Scott potesse essere di qualche supporto per la sua amica, ma da quando quell’ultimo aveva scoperto che l’ex ragazzo desideroso di una seconda possibilità era quello di Leighton si era messo sull’attenti e li stava seguendo come un cagnolino cui veniva sventolato un osso sotto il naso, avido di informazioni sulla ragazza.
Jared trovò il suo comportamento stupido. Non aveva bisogno di conoscere il passato di una persona per capire come conquistarla, in particolar modo se la storia non era andata a buon fine. Avrebbe preferito approfondire il discorso il giorno dopo con la diretta interessata per carpire quanti più dettagli su di lei, non su una persona che non era stata all’altezza della situazione.
Ma Scott era ancora un bambino ai suoi occhi, non aveva l’esperienza adatta per arrivare a un simile ragionamento. Lui vedeva in quello che offriva la produzione l’unica via percorribile e quindi sfruttava al meglio ciò che gli capitava davanti.
Se solo Jade si fosse fermata ad analizzare i comportamenti di lui si sarebbe resa conto dei suoi enormi limiti, invece non riusciva a vederli, accecata dalla buona opinione che aveva del tatuatore. Jared non riusciva proprio a comprendere la cosa, era più forte di lui.
Si diresse da Olivia che, inaspettatamente, stava parlando con il proprio ex e con quello di Annah, un tipo per niente male con cui era facile parlare, poi aveva intrattenuto anche Leighton, ma solo dopo l’attacco di Scott, non voleva sembrare disperato quanto poteva sembrarlo l’altro, soprattutto perché Jared non lo era affatto.
Era desideroso di ritagliarsi uno spazio per sé, al di fuori dal caos del salotto dove c’erano più gruppi che creavano confusione a causa del loro vociare, ma prima di prendersi del tempo aveva controllato le condizioni di Jade: parlava con Haylee, il suo ex e Larissa, era sorridente, rilassata e aveva un colorito sano, quindi decise di poter abbandonare la sala con una certa tranquillità.
Uscì in giardino ma la sorpresa fu maggiore: non era solo.
Lì, seduto sui divanetti da esterno accanto a lui, c’era Travis intento a fumarsi una sigaretta.
L’interessato, quando lo vide, gli fece un cenno con la testa per invitarlo a sedersi accanto a lui, quasi fossero stati amici di vecchia data.
«Ecco uno dei tanti motivi che ha posto fine alla mia relazione. Avanti, siediti, parliamo un po’». Per sottolineare le proprie parole batté la mano sulla seduta di fianco alla sua.
Jared a pelle lo detestava. Non era da lui giudicare dalle apparenze, ma i modi di fare dell’ex di Jade urtavano il suo sistema nervoso, quel suo muoversi lì dentro come se fosse casa propria era del tutto fuori luogo.
«E io cosa c’entro?» chiese imponendosi un po’ di buone maniere. Per quanto lo ritenesse un cretino non era detto che dovesse trattarlo come tale, quindi accettò l’invito e lo raggiunse sul divano.
«Beh, Jade stravede per te» rispose tra una boccata e l’altra della sigaretta. «È dura reggere il confronto con una persona con cui sai perfettamente di perdere in partenza per il semplice fatto di non essere quella persona».
Travis lo guardò con la coda dell’occhio con un’aria soddisfatta. Era Jared Leto, ma era umano pure lui, voleva stuzzicarlo per vedere fino a che punto potesse mostrarsi perfetto e arrivare invece a rompere la maschera di patinata apparenza che secondo lui indossava.
«Si vede che è difficile offrire qualcosa di buono, no?» Una provocazione per una provocazione.
Quel tipo così presuntuoso pensava davvero che lui si facesse colpire dal primo arrivato? 
Erano state poche le persone a rimetterlo al suo posto, e di certo non erano entrate nella sua vita per sbaglio e  non ci erano riusciti dopo cinque minuti di conversazione.
«Diciamo che mi sono adattato allo standard con cui sono stato trattato»
«O, forse, la persona che stava con te si è adattata a quello che tu le davi» rispose pronto Jared. Se quello era un gioco era pronto a sferrare qualche colpo basso, era bravo a improvvisare risposte taglienti e non si sarebbe tirato certo indietro.
«Hai un’opinione così alta di Jade?» Travis era stupito. Doveva ammettere che Jade non era male, ma era troppo perbene per lui. Non aveva voglia di impegnarsi e lei aveva fatto di tutto per fargli cambiare idea, nonostante non ci fosse riuscita e lui gliel’avesse dimostrato nel peggior modo possibile.
Non la odiava, ma provava piacere nel vederla in difficoltà, soprattutto perché al posto di domandarsi quanto ci fosse di sbagliato in lui, Jade era solita farsi un esame di coscienza e credere di essere lo sbaglio di ogni situazione. Sotto quel punto di vista gli era sempre andata bene, almeno lei non aveva mai recriminato nulla.
«Sì e no. Diciamo che oltre ad avere un’alta considerazione di lei, ho una pessima opinione di te».
Jared si stava innervosendo, quel tizio iniziava a diventare fastidioso e non era così divertente rispondere a un minorato mentale simile, non c’era gusto.
«Sempre schietto, vero?» Travis non si lasciò scoraggiare, felice di quel minimo appiglio per arrivare dove voleva. Magari il percorso sarebbe stato più lungo, ma alla fine sarebbe giunto dove avrebbe preferito.
«Sai, per arrivare dove sono ho dovuto pestare qualche piede». Jared alzò un angolo della bocca in modo amaro. Un gesto che avrebbe fatto rabbrividire ogni persona che lo conoscesse almeno un po’, una cosa che invece aveva fatto rilassare Travis, convinto di aver preso possesso della situazione.
«E io che pensavo fosse merito del talento»
«Un po’ come il tuo per infastidire la gente? Magari è proprio per questo che vengo pagato, e tanto, per ogni cosa che faccio mentre tu sei ancora uno dei tanti». Evitò accuratamente la formula “stronzo qualunque” perché gli pareva brutto, non voleva perdere le staffe e la dignità davanti a una nullità simile.
«Sai, devo dire che però ti ammiro per la tua sincerità» rispose Travis accendendosi un’altra sigaretta, segno che con lui non aveva ancora finito. «Jade dovrebbe imparare da te»
«Non ne vedo il motivo». Era stato sincero, anche se aveva fatto di tutto per nascondere la sorpresa in risposta alla frase di lui. Era convinto che Jade fosse la persona più cristallina della casa, ecco perché si sentiva fortunato ad averla al proprio fianco, non era di certo lui l’esempio a cui la ragazza avrebbe dovuto rifarsi; non aveva un minimo della sua purezza e sincerità. Jared era bravo a provocare, ma Travis sembrava così limitato mentalmente da non riuscire a capirlo.
«Sai, è interessante tutto ciò. Ho visto la puntata riassuntiva della scorsa settimana prima di venire qui, e ho trovato uno spunto interessante, oltre che un discorso di Jade trito e ritrito che mi ha ricordato perché la trovassi una palla mortale, al punto da portarmi a rompere».
Jared non sapeva come prendere quelle parole, quindi decise di rimanere in silenzio affinché l’altro continuasse il proprio discorso.
Travis, con somma soddisfazione visto che aveva notato che Jared, per la prima volta, si trovava in difficoltà, continuò ad approfondire il discorso, cosa che all’improvviso gli stava davvero a cuore.
«C’è una cosa che Jade mi disse più volte, soprattutto al momento della rottura tra noi, un concetto che ha ripetuto anche a Scott. Ma non a te».
Jared iniziava a scocciarsi, soprattutto perché poteva sentire lo soddisfazione di Travis trasudare da ogni parola, e non gli piaceva per nulla che finalmente avesse trovato un punto in cui aveva potere su di lui.
«Ci siamo lasciati…»
«Perché l’hai tradita» rispose pronto Jared, cercando di mettere fine a quella situazione sgradevole, eppure era convinto che Travis avrebbe protratto l’agonia il più possibile.
«Già, ma il punto è tutto quello che c’è stato attorno alla rottura. A come io sono arrivato ad andare a letto con altre e lei mi abbia scoperto con una di queste, perché con lei non ero soddisfatto. Eppure Jade al posto di incazzarsi mi ha detto che non provava nulla per me, che anche in quel momento provava soltanto indifferenza, perché io non le davo ciò di cui aveva bisogno». 
Jared si rasserenò, allora Jade non era stupida, perché per essere stata con un tipo simile doveva iniziare a dubitare delle sue facoltà mentali, lui l’avrebbe liquidato dopo il secondo cocktail in un locale, perché aveva la netta sensazione che si fossero conosciuti in un posto squallido simile.
«Beh, le ho risposto che lei dava ancora meno, anzi, non dava proprio nell’ultimo periodo, ecco perché mi scopavo la prima troietta che mi capitava a tiro. E, devo dire, che l’appellativo mi è costato un ceffone dalla tipa con cui stavo scopando, tanto che mi ha fatto uscire subito, non concludendo l’opera».
Lo ammise senza il minimo imbarazzo o pentimento, come se la cosa facesse di lui un tipo giusto e non un coglione di prima categoria. Una bestia aveva più tatto di lui, e lo pensò per non offendere la bestia in questione.
«Sinceramente non capisco dopo questa storia possa portare, non c’è molto di cui vantarsi». Gli fece notare Jared. Aveva imparato che nelle cose in cui una persona si lodava da sola era perché, fondamentalmente, erano ridicole e non c’era niente di cui andare fieri nella maggior parte dei casi.
«Hai ragione, meglio non divagare. Diciamo che in uno scambio di opinioni tra la mia ex e me, dopo il mio spassionato parere, la diretta interessata ha ribadito più volte – fino allo sfinimento – che da una relazione voleva con tutto il cuore essere scelta, perché era stufa di scegliere e di rincorrere. Vuole essere la soluzione di qualcuno, non l’opzione come è sempre stata. Un qualcosa di speciale e straordinario. Un qualcosa ben lontano dall’essere amata». 
Travis lasciò che l’ultima frase fosse assorbita e facesse da collante per tutto il resto del discorso, sicuro di aver posto il giusto accento anche sulla questione dell’essere scelta. Un puzzle che per uno come Jared non doveva essere difficile da mettere in ordine.
E, a giudicare dalla sua espressione, Travis aveva fatto centro.
«Ecco perché dico che Jade, in sincerità, dovrebbe imparare da te. Con Scott la risposta è stata diversa. Ma la vera domanda è: perché?» disse l’ex spegnendo la sua sigaretta, pronto a rientrare dopo aver messo al tappeto nientedimeno che Jared Leto, ormai seduto sul divano in un rabbioso silenzio, fatto di nervosismo e orgoglio ferito.
Quanto c’era di vero nel discorso di Travis? Perché, in caso lui avesse avuto ragione, Jade aveva risposto in modo diverso? Certo, poteva avere più risposte, ma perché cambiare l’unica così… complementare alla sua?
Dio, non voleva pensarci, non in quel momento, non davanti a Travis e a causa sua. 
Travis si alzò, ma prima di lasciare Jared a rimuginare sui dubbi che aveva instillato in lui, decise di dare il colpo finale al suo monologo di poco prima.
«Comunque qualcosa di straordinario ce l’ha, chiariamo. Quelle labbra che sa muovere con una certa maestria attorno a un c…» 
«Finisci la frase e giuro che ti spacco i denti, telecamere o meno». Jared si alzò in piedi e strinse il collo della maglia nel pugno della propria mano, ormai al limite della calma. Era stufo di sentire parlare di Jade in quei termini. Poteva anche non essere perfetta come l’aveva idealizzata lui, ma non meritava di essere trattata come una persona senza valore al pari di una sgualdrina o una senza carattere. Jade aveva dimostrato tanto in quelle settimane, a lui soprattutto, e non era disposto ad ascoltare un’ulteriore stronzata sul suo conto.
«Tu una come Jade non l’hai mai meritata. Lei vale, e se non te ne sei mai accorto è un bene che tra voi sia finita. Per lei però, perché quello che ci ha perso sei tu».
Lasciò andare la maglia di Travis ma rimase con lo sguardo nel suo, con il preciso intento di comunicargli la sua rabbia e incutergli un certo timore. Ci riuscì, ma l’altro cercò di non darlo a vedere.
«Uh, come ci scaldiamo per la piccola Jade. Allora ti piace». Lo sguardo di Travis brillava di soddisfazione per aver torturato il nervo scoperto del cantante e averlo reso meno perfetto e padrone di se stesso di come voleva apparire.
«Certo che mi piace, se no non saremmo diventati amici» gli disse mentre si allontanava da lui prima di cedere all’istinto di prenderlo per il collo e non per la maglietta. Quello scambio di opinioni poteva finire lì, soprattutto perché era stanco di una persona che non sapeva dialogare senza provocare con meschinità e colpi bassi.
«È tutta qui la verità, Jared? Ti scaldi un po’ troppo per essere uno a cui non interessa davvero, perché arrabbiarsi implica un certo coinvolgimento. E mi è stato detto giusto prima, non è farina del mio sacco».
I cameramen erano pronti per dividerli, si vedeva quanto tra i due ci fosse una tensione pronta a esplodere, ma tutto scemò dopo una manciata di secondi.
Senza attendere risposta, quasi fosse la battuta finale del terzo atto, Travis rientrò e fu seguito a ruota da Jared, però i due intrapresero strade differenti. Non meritava risposta.
Jade, che aveva intercettato l’entrata in contemporanea dei due, si fregò un occhio con l’indice nello stesso momento in cui lo fece Jared, così si trovarono a metà strada, nel centro del salotto, dove tutti erano impegnati nelle loro conversazioni e quindi nessuno avrebbe badato a loro.
«Cosa è successo? Stai bene? Hai una faccia». Jade gli mise una mano sulla guancia, ma Jared non se ne accorse. 
La guardava ma non la vedeva. Travis era stato una parte di lei e più pensava quello più sentiva il bisogno di capire cosa si nascondesse davvero dietro Jade, perché non riusciva a comprendere come una simile ragazza potesse perdere tempo con uno come lui.
«Il tuo ex, l’ho conosciuto un po’ meglio. Ho capito perché è finita, ma quello di cui non mi capacito è come tu ci abbia anche perso del tempo». Era allibito e deluso, forse perché davvero da Jade si aspettava di meglio, non sapeva dire quale motivo lo spingesse a sentirsi in quel modo.
«Lo amavo. O, almeno, ho pensato di averlo amato. Errori di valutazione» disse Jade accarezzandogli la guancia un’altra volta per poi mettere fine al loro contatto, diventato troppo intimo per i suoi gusti per essere palesato davanti a tutti.
Jared alzò un angolo della bocca con fare amaro. Un errore di valutazione. Quanti ne aveva fatti, lui, nel corso della sua vita? Mia era stata l’ultimo di una lunga serie.
Eppure non era quello a preoccuparlo, quanto più il pensiero di essere il prossimo sulla lista di Jade, e la cosa non gli piaceva per nulla.
Rilassò le spalle, stanco di quella serata infinita, e ringraziò Leighton quando lo cercò per presentargli il proprio ex, fan dei Mars e della sua carriera di attore.
Poco dopo mezz’ora dalla conversazione con Travis gli ex vennero accompagnati al van e Jared, così come Jade, li salutò con somma gioia.
Una volta rientrati in casa le ragazze tirarono un sospiro di sollievo, e Jade propose un brindisi per la conclusione della serata: dopo la partenza del furgoncino sembrava avesse guadagnato in allegria e colorito, cosa che la fece sembrare una adolescente in piena fase esplosiva.
Jared, inaspettatamente, si ritrovò rinvigorito da quel buonumore, ma quando vide che lei andò a cercare Scott per poter farsi coccolare un po’ si sentì ferito, quasi il comportamento protettivo nei confronti di lei fosse stato vano.
Ferito, salì le scale per andare a dormire senza salutare o dare spiegazioni a qualcuno.
A malincuore dovette ammettere tra sé di voler essere lui il primo da cui Jade sarebbe corsa, perché pensava di meritarlo più di ogni altra persona lì dentro, soprattutto di Scott.


Durante la fuga d’amore i ragazzi rimasti in casa si dedicarono alla costruzione di un gioco simile a Taboo, dove ognuno scriveva una parola qualsiasi e prima doveva farla indovinare con altre parole, poi mimarla. Un modo come un altro per passare il tempo e per incrementare la loro sintonia.
Si scoprì, dunque, che Jade e Scott erano una grande squadra, cosa che fece storcere il naso di Jared, ma si era anche scoperto che il cantante aveva grande feeling con Leighton. Simon si era accaparrato Olivia prima del tempo e Jared non aveva potuto farci nulla.
Se all’inizio il gioco non l’aveva coinvolto, complice l’alchimia tra gli altri due, Leighton era riuscita a renderlo partecipe e a divertirlo tanto da stuzzicare la sua competitività, lato che aveva messo da parte sin dalla prima settimana, soprattutto durante le prove, perché non voleva trovarsi nella condizione di vincere un’altra fuga d’amore ed entrare nella cabina della verità, era sicuro che se gli fosse capitata un’altra occasione di poter essere scelto, i ragazzi l’avrebbero sfruttata a loro vantaggio.
Nonostante ormai avessero stabilito legami con le diverse ragazze, avevano il terrore che Jared potesse essere ancora considerato l’uomo più ambito della casa. Non solo vedevano quanto fosse bello, ma era anche pieno di talenti e abile con le donne, tutte caratteristiche che tendevano a offuscare gli altri ragazzi, cosa di cui erano gelosi, anche se ormai avevano instaurato rapporti alquanto intimi con qualche ragazza.
Olivia, conscia del terreno che Leighton stava guadagnando con Jared, cercava ogni volta di infilarsi e azzerare la distanza che vedeva formarsi tra lei e il cantante, il quale apprezzava tutte quelle attenzioni e lo sforzo profuso. Di solito, quelle che facevano di tutto per conquistare la sua dedizione, erano disposte a ogni cosa per lui per paura di vedere sfumare quello che avevano conquistato con molta fatica, non rendendosi conto che in realtà Jared non l’avevano mai avuto. 
Eppure con Olivia era diverso, c’era qualcosa di scaltro in lei che gli aveva fatto capire che era conscia di quell’equilibrio precario, e che non avrebbe fatto di tutto per averlo – almeno pubblicamente – per mantenere la sua dignità.
A Jared piaceva proprio perché pensava che sotto certi punti di vista fossero simili, al punto da poter essere compatibili.
Erano calcolatori, egoisti ma caparbi, pronti a ottenere quello che volevano, ed erano qualità che non era facile trovare in una donna.
Però sia a Leighton che a Olivia mancava qualcosa agli occhi di Jared. Era come se non riuscisse ad andare fino in fondo, come se fossero ottime nella teoria, ma poi in pratica ci fosse qualcosa che non andava.
Guardò prima una e poi l’altra, e fu ricambiato una volta con lussuria e l’altra con rispetto ed eleganza, ma niente di quello che avrebbe voluto trovare nello sguardo della persona che avrebbe voluto amare, perché ormai era chiaro: anche se Jared era poco convinto riguardo la storia dell’anima gemella scelta a tavolino, era lì per fare un tentativo e ormai aveva capito di volerci provare davvero, non solo per fare un favore alla madre. La verità era che aveva bisogno di credere che qualcosa di bello oltre alla musica e alla recitazione fosse possibile pure per lui. Aveva voglia di sentirsi di nuovo umano.
Fissò Jade, concentrata sul gioco, mentre si passava l’indice e il medio sul labbro inferiore, un gesto che faceva quando era concentrata o a disagio. Lo sguardo di Jared, però, la richiamò e lo ricambiò con una sincerità disarmante. Smise di muovere le dita sulla bocca, quasi quel piccolo gesto le avesse fatto dimenticare l’imbarazzo per un attimo, e gli sorrise genuina, un sorriso così solare che ricordava un riverbero che colpiva l’acqua cristallina.
Jared le sorrise di rimando, felice di aver fatto tanto nel suo piccolo, e di essere stato proprio lui a renderla a proprio agio. Fu contento di quel breve scambio perché si sentì a casa, quell’atmosfera intima in cui poteva lasciarsi andare per quello che era, come se ci fossero le persone di sempre, a cui voleva bene, a circondarlo.
Scacciò i propri pensieri nostalgici e si focalizzò sul gioco, ormai alla fine, sperando di poter applicare anche nella vita i diversi trucchi che un intrattenimento poteva offrire; sbagliando, come al solito, non la strategia, ma la filosofia con cui affrontava il tutto.


Le coppie che erano tornate dalla fuga d’amore erano parse alquanto affiatate, più che alla partenza, e la sensazione percepita aveva portato allegria in casa, al contrario della presenza degli ex.
Ryan si presentò da loro per annunciare la coppia destinata alla cabina della verità votata dai concorrenti rimasti in casa. «CJ e Annah».
I ragazzi applaudirono nervosi. Avevano notato un certo feeling tra i due, ed erano i più papabili tra le coppie che potevano essere votate, ma vivevano in un equilibrio strano che non riusciva a convincerli del tutto: erano caratteri forti che si assomigliavano per certi versi, mentre per altri erano totalmente agli antipodi; eppure, in un percorso lungo sei settimane, sembrava avessero trovato il modo di completarsi.
«Andate nella cabina per vedere se siete o meno un match perfetto».
La cosa che stupì tutti fu che CJ le offrì la mano da intrecciare alla sua, cosa alla quale lei non si tirò indietro, e si avviarono tranquilli verso la stanza, quasi non avessero avuto nulla da perdere. Non erano agitati come tutti gli altri prima di loro, avevano la calma di chi sapeva di essere nel bel mezzo della decisione giusta, una certezza che tutti quelli in casa, al momento, non sentivano di avere, escludendo Dylan e Haylee.
Dopo attimi che parvero infiniti comparì sullo schermo la scritta che decretava un loro passo avanti piuttosto che uno falso.
PERFECT MATCH.
Annah e CJ si coprirono le bocche con le mani, sconvolti e sorpresi, prima di scambiarsi un bacio.
Tra i vari festeggiamenti in casa, chi era rimasto a fissarli sullo schermo aveva notato una dolcezza smisurata nel loro gesto, capendo davvero che la passione non era tutto e dovevano cercare altro, soprattutto loro che in casa avevano la certezza di avere la persona più adatta per ognuno.
Jade, dopo aver abbracciato Scott per la gioia, si sedette accanto a Jared, intento a fissare con attenzione lo schermo, con una punta di commozione negli occhi chiari diventati ancora più lucidi per la strana sensazione che stava provando. Si era coperto la bocca spalancata con le mani, sorpreso per quanto il sentimento tra due persone estranee potesse toccarlo così a fondo, quasi provasse lui stesso quell’emozione. La possibilità che fosse davvero possibile.
«Ce la faremo» gli disse Jade con un sorriso luminoso sulle labbra e una mano sulla spalla di lui per consolarlo, dato che le sembrava scosso. «Te lo prometto».
Era sincera, cosa che portò Jared a interrogarsi sulle parole di Travis di qualche giorno prima. Jade era il suo unico punto di riferimento, non era sicuro di voler sapere la verità a riguardo e veder crollare le sue poche certezze in quel modo.
«Mi affido a te» rispose con un sorriso incerto e stupito nel ricambiare la schiettezza di lei, perché in quelle parole c’era più verità di quanta lui stesso riuscisse ad ammettere e comprendere. «Perché io più andiamo avanti meno capisco la direzione che stiamo prendendo».
Le accarezzò i capelli e iniziò a giocare con le punte, trovando nel gesto e in Jade un qualcosa che riusciva a placare ogni suo tumulto interiore, un senso di pace anche se si trovavano in mezzo ai festeggiamenti di altre sedici persone a causa del milione di dollari che si faceva più vicino.
Arrivarono alla cerimonia di accoppiamento con sorrisi splendenti e la speranza di avvicinarsi sempre più al premio, magari con la propria anima gemella al fianco.
Prima di far partire la registrazione della puntata Daisy salutò Drew con un bacio che ferì Spencer, per quanto ce la stesse mettendo tutta per farsi conoscere e fare capire alla propria metà che lui era più adatto per lei, e sembrava anche riuscirci in settimana, tutto veniva rovinato dalla puntata settimanale.
«Bentornati ragazzi, stasera toccherà alle donne scegliere le proprie metà» esordì Ryan allegro, contagiato dall’umore delle persone che gli stavano di fronte. «Ma prima facciamo accomodare la nuova coppia perfetta sul divanetto».
I concorrenti applaudirono e si godettero le espressione sorprese di Spencer e Daisy, felici che ci fossero stati dei progressi in casa e di aver finalmente un po’ di compagnia, avere qualcuno con cui condividere le giornate sarebbe stato più divertente, quasi come essere stati di nuovo in casa.
«Esatto ragazzi, non sarete più soli. Da domani dividerete lo spazio nel resort della luna di miele con CJ e Annah».
Spencer si congratulò con CJ dandogli vigorosi colpi sulla schiena e poi tirandolo a sé, mentre le ragazze ricorsero a un più delicato sorriso di comprensione e divertimento. Uscire dalla logica a volte crudele di quel gioco era una cosa positiva, per quanto si dovesse rinunciare al calore di tutto il gruppo.
«Bene, ora potete dare il via alle altre scelte. Vi aspetto qui per confermare la coppia da voi selezionata». Ryan si fregò le mani come se fosse stato pronto a iniziare un lavoro. «Dakota, prego, tocca a te».
Lei seguì il richiamo, si fermò davanti al presentatore per poi scegliere Simon.
Una decisione che stupì tutti, tranne Liam che aveva condiviso la fuga d’amore con lei. Aveva visto come lei non fosse presente con la testa e lui, quindi, avesse capito che Dakota non faceva per lui, il suo non arrabbiarsi riguardo l’andamento dell’appuntamento era stato fondamentale per fargli capire la realtà dei fatti, almeno per loro due.
Jade, la seconda a essere stata convocata, chiamò accanto a sé Scott, sfoggiando un sorriso sbarazzino che la faceva sembrare più donna. Jared, nonostante la scelta discutibile ai suoi occhi, era felice di vederla così splendente, anche se c’era un senso di insoddisfazione ad accompagnare quel momento.
«Voi due ormai siete parecchio legati, anche se Scott ha un buonissimo legame anche con un’altra ragazza».
Sorrisero entrambi imbarazzati alle parole di Ryan, nonostante si fossero aperti con i rispettivi gesti nei confronti dell’altro, non avevamo mai parlato apertamente di ciò che li coinvolgeva, quindi cercarono di rimanere sul vago.
Larissa nominò Mark, così Leighton, che aveva visto sfumare il suo piano B, scelse Jared anche se la cosa la terrorizzava. Sapeva che c’erano ragazze all’interno della casa che lo volevano per il prestigio che ne avrebbero tratto, ma lei non era così, a lei Jared interessava davvero. Era un uomo carismatico e affascinante con uno spiccato senso artistico, una dote per cui andava pazza. Olivia, dunque, scelse Liam, un po’ perché era la persona con cui aveva un buon rapporto, un po’ perché erano insieme nelle coppie della quinta puntata e avrebbero potuto essere una delle giuste, ma soprattutto perché le sue alternative erano già state prese dalle altre, come aveva appurato a malincuore.
Mia scelse Nick, Haylee Dylan e Taylor si ritrovò con Drew, la persona con uno dei caratteri più difficili della casa.
«Ora che avete il vostro partner e avete confermato la coppia vediamo quanti abbinamenti avete indovinato. Prima si accenderanno due fasci di luce, ormai fissi, che indicano i match perfetti che avete trovato, poi si accenderanno i fari delle coppie giuste della serata. In bocca al lupo, cominciamo!»
Le luci dello studio si spensero e si illuminarono i due fari che rappresentavano Daisy e Spencer e CJ e Annah, nell’attesa che se ne accendessero altri.
«Tre!» disse ad alta voce Ryan per sovrastare le urla di gioia dei concorrenti.
«Quattro!» Aggiunse il presentatore elettrizzato alla visione di un nuovo fascio di luce, quasi le invocazioni dei ragazzi avessero sortito qualche effetto.
«Cinque!» Continuò nella speranza di vedere altri fari illuminarsi.
«Cinque coppie» esordì con più calma quando i fari si spensero e le urla dei ragazzi si dispersero insieme all’adrenalina del momento. «Il vostro nuovo record. Avete ancora quattro possibilità per trovare tutte e dieci le coppie esatte, se vi giocate bene le puntate ce la potete fare. Io ve lo auguro!»
Li salutò così, ricordando che avevano passato da poco la metà del programma e che la fine si sarebbe avvicinata nonostante i loro tentativi falliti.
Rientrarono in casa confusi e felici, con alcune certezze e ancora più domande in testa.


 
*


Vicki sospirò attirando l’attenzione di Tomo.
«Cosa c’è?» Tomo si stiracchiò da sotto la coperta che aveva usato per scaldarsi, era metà Novembre ormai e a Detroit stava nevicando, era bello passare il tempo insieme con una tazza bollente accanto e un plaid a ripararli mentre fuori dalla finestra piccoli fiocchi ghiacciati danzavano senza sosta creando un panorama quasi surreale, soprattutto se paragonato ai paesaggi caraibici che la televisione stava ancora trasmettendo.
Era strano pensare a Jared al sole e in costume, quando a Detroit loro indossavano guanti, cappotti e cappelli.
Tomo si ritrovò a pensare che Jared, in quel momento, avrebbe indossato una felpa e il suo colbacco preferito, quello da cui negli ultimi periodi faticava a separarsi.
«È strano» esordì lei, rannicchiandosi sotto la coperta che si era sistemata addosso prima dell’inizio della trasmissione. «Ha un comportamento così… protettivo nei confronti di Jade che…»
«Non riesci a capire se la consideri un’amica o qualcosa di più» concluse per lei.
«Esatto. Si comporta in questo modo sia con Annabelle e Chloe, ma ha avuto lo stesso atteggiamento con Cameron. E le situazioni erano ben diverse». Vicki era preoccupata: se Jared non avesse preso una decisione riguardo i propri sentimenti avrebbe rischiato di perdere l’unica possibilità che si era concesso per essere felice.
«Anche io ho la stessa sensazione» replicò Tomo con tono affranto.
Per la prima volta dopo settimane si sentiva ferito da Jared, e di tutte le cose che avrebbe potuto dire del programma, era convinto che quella non potesse rientrare nella gamma di emozioni provocate da esso, ma doveva ricredersi.
Vicki, sentendo il tono di voce del marito, aspettò che questi continuasse il proprio discorso.
Tomo, attirato dal silenzio di lei, alzò il viso per incontrare due occhi pazienti pronti a dargli conforto. Sospirò arreso alla forza di quello sguardo e prese fiato per continuare.
«Non riesco a capirlo». Sapeva benissimo che Jared fosse una persona complicata da comprendere, ma lui era diventato bravo a interpretarlo, ed era felice della cosa, lo soddisfaceva poter dire di essere una delle poche persone con cui Jared si era lasciato andare, ma per la prima volta dopo anni si sentiva un estraneo in sua presenza. «Pensavo di conoscerlo».
Gli era costato ammettere una cosa simile, anche con Vicki.
Lei si avvicinò per consolarlo, gli passò una mano tra i capelli per spostarli dal viso e lasciarla poi scorrere sulla guancia irsuta.
Gli si rivolse con tenerezza, come una mamma avrebbe fatto con il proprio figlio per spiegargli qualcosa di delicato e importante.
«Credo che al momento tu non lo capisca perché è confuso, nemmeno lui riesce a comprendersi. È come se per la prima volta dopo tanto tempo si rendesse conto di essere insoddisfatto ma non sapesse il motivo».
Neanche Vicki, a dire il vero, riusciva a capire se Jared si fosse reso conto che nella sua vita gli mancava una persona con il quale dividere le piccole cose, o se invece avesse compreso che a renderlo così desideroso di condividere parte della propria vita con qualcuno fosse stata Jade, la stessa Jade che, conscia dei limiti imposti da Jared, si era messa d’impegno per andare oltre ed escluderlo da ogni sua possibile scelta.
«Mi dispiace vederlo così, vorrei dargli una mano». Tomo, felice per l’ennesima volta per essersi innamorato di Vicki, si aprì a lei senza remore, sapeva che lei aveva capito. «Anche se non lo dice so che c’è qualcosa che non lo rende felice, al momento».
Vicki appoggiò la guancia al proprio braccio prima di sorridergli nel modo più buono possibile. «Prima o poi affronterà la cosa, e ne potrà uscire in due modi».
Tomo la guardò confuso, tanto che si spiegò meglio.
«O con un’esperienza in più o più felice».
Il marito le rivolse un sorriso carico di significato. «Spero nella seconda opzione»
«Anche io Tomo, anche io». 
Per quanto Jared non fosse un suo amico stretto era una persona a cui aveva imparato a voler bene e, per quanto fosse un uomo dalla mente eclettica che non riusciva mai a riposare, Vicki era convinta che meritasse qualcuno con cui condividere il peso del suo estro creativo.


 
*


Era stata strana quella serata per lui. Non solo a causa della compagnia, ma anche per via dei contenuti che la puntata aveva mostrato.
Nonostante Shannon riconoscesse pienamente a Travis il titolo di coglione, doveva anche dargli atto che alcune cose che aveva detto fossero vere, perché la rabbia era la molla di tutto. Certo, il concetto era partito da Jade, ma era stato il suo ex a riportarlo a Jared e a far sì che, dunque, arrivasse anche al fratello maggiore.
Soprattutto se il comportamento del più piccolo era risultato così strano.
Shannon invidiava Jade e Jared. 
Il loro rapporto, di qualunque natura fosse, era elettrizzante, sincero, vissuto. Lei non era stata del tutto onesta, ma l’aveva fatto per tutelare Jared e la loro amicizia, era qualcosa di onorevole, un gesto che l’aveva portato a domandarsi se con Kirstina fosse mai stata così: importante a tal punto di sacrificare qualcosa per lui, per loro due, affinché non li scalfisse.
La rabbia dimostrata da Jared era stata preziosa per Shannon, perché era un’emozione forte, e se ci si arrabbiava per qualcosa voleva dire che era importante, valeva la pena di rovinarsi l’umore perché questa cosa veniva prima di tutto, perché era quella che rendeva una persona insensatamente felice, stupidamente appagata e inconsciamente soddisfatta.
Era come essersi reso conto all’improvviso di non avere tutto quello.
Lui e Kirstina si erano mentiti e ne erano a conoscenza, ma non avevano mai avuto il coraggio di incazzarsi tra loro. Forse perché entrambi sapevano che non sarebbero usciti integri da una cosa simile, perché non ne valeva la pena.
Si girò a guardarla, triste di come non erano riusciti nemmeno a scambiarsi opinioni a riguardo. Se con Constance era abituato a fare commenti costruttivi e alternarli ad altri sarcastici sulla puntata, con Kirstina era stato tutto diverso. Lei aveva passato il tempo a criticare ogni dettaglio di ogni ragazza della casa, quasi si fosse sentita minacciata da ognuna di loro. Una aveva le unghie orrende, l’altra aveva la brutta pelle perché era carnivora, una era troppo remissiva e l’altra ancora era volgare.
Un commento simile fece ridere Shannon, dato che Kirstina – il più delle volte – non si era dimostrata proprio una campionessa di buone maniere, né con le risposte sui social network né con video e foto in cui si atteggiava a porno star, una figura che non si avvicinava proprio a quella regale di una principessa.
«Perché stiamo insieme, secondo te?» le domandò a bruciapelo. Non seppe dire perché le avesse posto quella domanda, probabilmente era frutto dei suoi pensieri precedenti e il risultato di ciò che aveva visto prima, ma Shannon sentiva il bisogno di sapere.
Kirstina gli sorrise con fare furbo e seducente, gli occhi che lo osservavano con la coda dell’occhio e un solo angolo della bocca alzato. «Perché il sesso è fantastico».
Ed era vero. Pur di compiacere gli uomini e diventare indimenticabile per ognuno di quelli che aveva avuto, Kirstina aveva imparato ogni trucco possibile, così come conosceva al meglio i desideri dell’universo maschile in fatto di sesso. Sapeva muoversi, fare impazzire e rendere indelebile ogni singola cosa che faceva con il proprio corpo o con quello altrui.
Ma cosa c’era d’altro?
Era bella, bellissima, ma era come se fosse senz’anima.
Ogni dannata volta che facevano qualcosa insieme poteva vederla ragionare a mente fredda in dollari, quasi potesse capire o quantificare quanto le sue azioni le giovassero a livello di conto in banca o popolarità. Era così con lei, non faceva mai niente per niente, in modo spassionato.
L’esatto contrario di Jade, ecco perché aveva invidiato il rapporto che Jared aveva instaurato con lei. Jade faceva le cose perché se le sentiva, perché le voleva e non pensava alle conseguenze. C’era feeling tra lei e suo fratello, ma non era una cosa fisica, bensì più mentale. Gli piaceva il modo in cui riuscivano a parlare di quasi tutto perché li portava a confrontarsi e scambiarsi pareri ed esperienze diversi, come scherzavano e come si sfioravano; in ogni gesto c’era un rispetto che rasentava la venerazione, una cosa così intima da far risultare di troppo chi li osservava.
Riuscivano a essere loro stessi in presenza dell’altro.
Tra lui e Kirstina un simile atteggiamento non c’era, né c’era mai stato.
Non riuscivano a costruire un dialogo, per quanto Shannon ci avesse provato.
«E secondo te perché non parliamo molto?»
La sua ragazza aveva un corpo mozzafiato, ma aveva capito di volere anche altro da lei. Non era stupida, affatto, e gli sarebbe piaciuto avere un rapporto completo, non solo fisico.
Voleva tutto.
«Perché facciamo tanto sesso!» rispose Kirstina ridendo prima di avvicinarsi a lui per stampargli un bacio a fior di labbra. «Se sei Shannon Leto puoi permetterti di parlare poco e dimostrare chi sei con i fatti».
Per dare credito a quanto diceva fece scorrere la mano dal petto fino al bordo dei pantaloni, cercando negli occhi di lui il silenzioso consenso per continuare. No, non era stupida per niente, sapeva che quando Shannon diventava più ombroso ed ermetico del solito doveva dosare ogni mossa per non irritarlo.
Cosa che non funzionò, perché la provocazione servì solo a dargli fastidio. Voleva parlare, non fare sesso.
Shannon alzò gli occhi al cielo per dimostrare il suo disappunto.
«Però se vuoi ti parlo dello yoga. O di quanto sia meglio seguire una dieta vegana» aggiunse lei con un tono un po’ stizzito. Se avessero dovuto parlare forse era più congeniale muoversi in territori che conosceva, preferiva sentirsi a proprio agio e partire avvantaggiata, non voleva fare brutta figura.
Inoltre sapeva quanto simili temi avrebbero inibito Shannon, cosa che avrebbe potuto fargli passare la voglia di confrontarsi per dedicarsi ad attività più fisiche.
«Perché quando provo a instaurare un dialogo si deve sempre e solo parlare di te e dei tuoi interessi? Io non esisto? Come sto, cosa provo, non sono cose importanti?!»
Era esasperato. Essersi reso conto all’improvviso di quanto il suo rapporto con Kirstina fosse in bilico aveva fatto esplodere in lui sentimenti contrastanti quanto forti, e sentiva il bisogno di esternarli tutti.
Ora che aveva capito di non essere mai stato compreso voleva renderle chiaro il concetto di indifferenza a cui l’aveva sottoposto per tempo. Non gli importava cosa lei avesse da dire, lui non voleva ascoltare ma dire come stava e come lei l’aveva fatto sentire.
E, beh, si sentiva uno schifo.
«Shannon, perché non dici quello che vorresti senza pormi tutte queste domande e non la facciamo finita?!» Kirstina, sapendo quanto ci fosse in gioco per lei ogni volta che litigava con Shannon, cercava di mantenere un tono diplomatico, tentava dunque di mettere in pratica tutta la meditazione che aveva imparato con lo yoga, sapeva che sarebbe tornata utile nella vita.
Era pronta ad affrontare Shannon, tanto da mettersi con la schiena dritta e le gambe incrociate, girata verso di lui.
«Ecco, brava, hai centrato il punto: facciamola finita».
Era felice che lei gli avesse offerto un simile aggancio per poter essere il più diretto possibile, anche perché, detto in sincerità, se Kirstina non avesse risposto in quel modo non avrebbe saputo dire con esattezza cosa avrebbe voluto. Soprattutto perché non pensava di volere quello, ma ora che l’aveva detto ne era certo.
«Oh». Fu presa in contropiede, non si aspettava una posizione così netta, ma si disse che stava parlando in preda alla frenesia del momento, niente che pensasse davvero. «Io non intendevo questo…»
«Io invece sì. Intendo esattamente questo».
Lo voleva. Non per sua mamma, non per qualche desiderio improvviso; lo voleva per sé, perché pensava di meritare una persona che si interessasse a lui e a cui lui stesso avrebbe potuto interessarsi. Una donna che aveva più da offrirgli oltre al corpo, anche se pensava fino a quel momento di non volere di più. Ma lui era Shannon Leto, e accontentarsi non rientrava nel suo vocabolario.
«Dai, avanti… parliamone».
Kirstina stava vedendo scivolare via l’unica certezza della sua vita di quel momento, non riusciva a mostrarsi pacata, tanto che la voce aveva iniziato a incrinarsi. Vedere Shannon così serio e convinto, così lucido dal suo solito se stesso, la stava spaventando a morte, non sapeva come trattarlo, era abituata a una persona più conciliante e disposta al dialogo, non era mai stato così fermo sulle proprie posizioni.
«Oh, guarda un po’, ora ti va di parlare? Beh, c’è una novità: non ne ho voglia». Non più. Allargò le braccia per sottolineare il concetto, come se non fosse stato abbastanza chiaro. Aveva messo un punto alla situazione, e dopo un punto fermo simile non c’era un dialogo, nemmeno un nuovo capitolo; era pronto per scrivere una nuova storia di cui Kirstina non faceva parte.
«Dai Shan, scusa, non volevo urtare la tua sensibilità prima, sono pronta ad ascoltarti e ad aprirmi». La voce sempre più incrinata, le proprie speranze, sempre più flebili, vacillavano come un lampadario durante un terremoto. Kirstina si atteggiava a donna che sapeva irretire gli uomini, ma in verità era una ragazza avventata che poi non sapeva tenerseli. Nonostante avesse avuto un matrimonio fallito alle spalle da esso non aveva imparato nulla né aveva tratto una lezione dagli errori commessi, forse proprio perché era convinta di non averne fatti.
«Non ce n’è bisogno, sei sempre stata brava in quello, però adesso ho preteso di più. Ho sempre preteso di più da te, ma tu hai fatto finta di nulla. Ora è un po’ tardi, non credi?»
Shannon, invece, in quel momento sentiva tutti i suoi quarantaquattro anni, come se qualcuno glieli avesse gettati sulle spalle di colpo. Aveva provato ad affrontare i problemi ma lei non era stata disposta a vederli e, dunque, a risolverli, quindi ora si sentiva in dovere di farle un quadro della situazione, trarne le soluzioni e dirle ciò che non andava, decidendo per entrambi, scegliendo il meglio per se stesso. 
Quello era il risultato di tante esperienze e troppe bugie scoperte e sopportate a lungo, un po’ di cattiveria era il prezzo da pagare per la sensazione liberatoria che dava la sincerità. Shannon, sapendo di dover essere onesto fino in fondo, era conscio e pronto di passare per meschino, ma qualcuno doveva mettere fine a tutto, e non sarebbe mai stata Kirstina, aveva troppo da perdere.
«Che stronzo» disse lei con rancore mentre si rannicchiava sul divano barricandosi dietro il proprio astioso silenzio. Non ebbe nemmeno la dignità di andarsene, voleva rimanere perché sperava comunque di recuperare la situazione. Non le era ancora chiaro che non aveva alcun potere decisionale in merito. «Chi è stato a farti cambiare idea, tua madre? Travis? Wayne?»
«Perché nel momento in cui prendo una decisione pensi che mi sia stato fatto il lavaggio del cervello?» Era stato uno degli sbagli di lei, quello di trattarlo come un bambino capriccioso. Peccato che tra i due avesse proprio sbagliato persona a cui attribuire una simile caratteristica. «Mi dispiace dirtelo, ma è una decisione mia, tratta da alcuni fatti che ho notato in quest’ultimo periodo. Non ho bisogno dell’approvazione altrui per sentirmi realizzato, io».
Una frecciata infima quanto vera che la mandò su tutte le furie, tanto che scattò in piedi e, preda della rabbia, la fece iniziare a raccogliere le proprie cose sparse per la casa.
«Sai che c’è? Me ne vado, non sarai di certo tu a mandarmi via di qui e a troncare questa cosa. Non ho nemmeno intenzione di stare qui ad ascoltarti».
Al momento Kirstina non aveva certezze, ma sapeva una sola cosa: non voleva lasciargli l’ultima parola riguardo il loro rapporto, non avrebbe sopportato di essere lasciata di nuovo.
«Sai che novità». La rimbeccò Shannon mentre la seguiva. Al contrario di quello che pensava lei, però, non per tentare di fermarla, ma per aiutarla a raccogliere quante più cose possibili di modo che le portasse via tutte in una volta. «E comunque non vorrei contraddirti, soprattutto perché non vorrei trattenerti oltre, ma io ti ho già lasciata, ecco perché siamo qui a discuterne, proprio perché tu non sembravi d’accordo sulla cosa».
La battuta finale che avrebbe richiesto una estrema maturità da parte di entrambi o una risposta pronta.
Peccato che i diretti interessati non fossero pronti a fare i superiori.
Kirstina ficcò tutti i propri indumenti alla rinfusa nella sacca della palestra che aveva portato con sé, poi si diresse verso la porta. 
Con il palmo sulla maniglia e un tono grave e astioso, si girò verso il batterista: «Fottiti Shannon».
Lui sorrise amaro con la certezza di aver vinto il round e l’incontro, Kirstina aveva esaurito i colpi bassi a sua disposizione, la risposta ne era la dimostrazione lampante.
«Scommetto che sarà lo stesso per te tra qualche giorno. Dimmi dove pubblicherai le foto tue e del nuovo ragazzo: twitter o instagram? Non vorrei perdermi il lieto annuncio».
Ascoltò la porta sbattere e tremare dietro le spalle di lei e si sentì davvero sollevato dopo tanto tempo.
Gli sarebbe piaciuto avere tutto da un rapporto, avrebbe voluto tutto, ma per la prima volta si rese conto che non l’avrebbe voluto da lei.




 
Eccomi! Non sono sparita, ho solo avuto da fare prima e ho trovato solo ora tempo per aggiornare.
Ma veniamo a noi. Capitolo lungo, lo so, il più lungo che io abbia scritto finora, ma ne succedono di cose. Vi aspettavate quest'incursione in casa?
E il finale? Insomma, a quanto pare ciò che succede a Jared viene parafrasato da Shannon e applicato poi nel personale. Non male, no? È quasi come se anche lui stesse facendo un percorso.
Tomo mi fa una tenerezza assurda *si asciuga una lacrima di commozione e si scusa con le lettrici, ma si avvicina il periodo critico*
Se non mi vedete settimana prossima è a causa della scrittura dei capitoli. Con l'Otto non sono messa male, dato che sono a metà, ma ho paura che il nove non sarà altrettanto facile, quindi vedrò il da farsi in corso d'opera, purtroppo. Sappiate solo che se non ci si sente lunedì prossimo ricompaio sicuramente quello dopo, giusto per dare la continuità che serve ai capitoli 7/8/9. Non vi arrabbiate, lo faccio per voi.
Ora, siccome sono una persona lenta, vado a rispondere alle vostre recensioni meravigliose, che mi fanno capire quanto riusciate a comprendere la storia e i personaggi, e io non posso che esserne contentissima *w*
GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
Per le comunicazioni mi trovate qui: Love Doses.
A lunedi prossimo (SPERO), XO, Cris.


 

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Capitolo 7
*** Settima puntata ***



 

Capitolo 7


Settima puntata



Decisero di affrontare subito dopo l’argomento delle coppie. Era stato Liam a sollevare il discorso quella volta, dicendo di confrontare la puntata di quella sera, con cinque accoppiamenti, a quella della terza settimana, dove i match giusti erano quattro.
Il problema era che una coppia era composta da Spencer e Daisy, ormai da due settimane in Luna di miele, e l’altra, a quel punto, erano abbastanza convinti si trattasse di Haylee e Dylan, per quanto non ci fosse la certezza.
«Vi immaginate se in queste sei puntate, per puro caso, abbiamo indovinato sempre coppie diverse e, dunque, avessimo azzeccato tutte e dieci le coppie in momenti diversi?» Intervenne Dakota a un certo punto, colta da un pensiero improvviso. Idea che gettò tutti nel panico.
«Però pensateci: Jade e Scott erano insieme in entrambe le serate e il numero di coppie era più alto». Fece notare Leigh con una punta di rammarico nella voce, quasi le costasse portare alla luce dei fatti qualcosa che riguardava Scott. In effetti stava imparando a conoscerlo e le piaceva parecchio. Come Jade, anche lei aveva diviso le sue giornate tra lui e Jared, e non riusciva a decidere tra i due, anche perché gli uomini in questione avevano la testa altrove, oltre che lì con lei.
«Vero, e se non sbaglio nella terza puntata Jared era con Olivia» aggiunse Larissa dopo averci pensato un po’. «Magari loro sono una coppia».
Gli altri la guardarono in modo strano, quasi quell’osservazione non fosse da lei e, in effetti, tutti pensavano che fosse quasi fuori luogo. Tutti tranne Olivia, che sorrise tra sé soddisfatta.
«Possibile» intervenne Drew. «C’è più possibilità sia Leighton allora, perché è stata in coppia con Jared sia la prima puntata che l’ultima, e se nella prima le coppie trovate sono state due, in quella di stasera sono state cinque. Quindi potrebbero essere anche loro».
La sua affermazione fece annuire gli altri mentre Jared ascoltava passivo. Era contento che nella casa il gruppo si fosse accorto che le dinamiche erano legate alle sue preferenze, doveva contare qualcosa, dato che se avesse scelto male qualcuno avrebbe notato qualcosa di strano e avrebbe evidenziato invece un rapporto più indicato, ma così non era stato. Forse, per la prima volta in vita sua, aveva iniziato a capire come ci si comportava in una relazione e quale donna scegliere.
Il problema per lui era vedere come la scelta di Jade fosse condivisa e compresa dagli stessi coinquilini che approvavano in modo indiretto le sue scelte in fatto di donne. Quel fatto lo infastidiva parecchio, non era detto che fossero loro una delle coppie giuste, se si fossero basati sui caratteri l’avrebbero capito al volo. Ma nessuno conosceva Jade come lui, né lui conosceva Scott come… beh, come qualsiasi altra persona nella casa, dato che avevano parlato spesso ma pur sempre in compagnia.
Si girò verso l’amica, pronto per grattarsi un occhio con l’indice per potersi poi confrontare sui risultati di quelle ridicole supposizioni, ma la trovò intenta a ridere con Scott di un qualcosa che sembrava solo loro.
La sua risata, educata ma sincera, che riusciva a mettere chiunque di buonumore perché era contagiosa senza essere sguaiata. Jared aveva imparato a conoscerla, ma doveva ammettere di non averne provocate molte, purtroppo, e di questo si dispiacque parecchio.
Abbassò il dito dall’occhio prima che lei potesse vederlo e cercasse un modo per entrare in contatto con lui. Non voleva essere l’interruzione del suo momento felice, al contrario si trovò a pensare di voler contribuire a esso, invidiando per la prima volta Scott.
Era così assorto nei propri pensieri che fu richiamato dai coinquilini.
«Jared, ehi?» Leighton gli mosse una mano davanti al viso.
«Tarzan, sei tra noi o il richiamo della foresta è troppo forte?» Lo prese in giro Liam. In effetti, nonostante a volte legasse i capelli, la barba di Jared aveva perso ogni forma logica e sembrava davvero un aborigeno cresciuto nella giungla. Sembrava aver assunto vita propria tanto era diventata folta e lunga.
«Qualcosa da ridire contro la mia barba?» Chiese con tono finto intimidatorio ai due interlocutori.
«No» rispose ironica lei. «A parte il fatto che mi domando come sia la tua faccia!» 
Leighton lo schernì bonariamente per non pensare a quanto avrebbe voluto provare su di sé la sensazione delle labbra sottili e ispide a causa proprio della barba. Non voleva esporsi troppo con lui, aveva paura di vederlo scappare e inoltre non era sicura di ciò che provava, c’era qualcosa che le diceva che poteva essere un’altra persona quella giusta per lei.
«A me piace!» Si giustificò il cantante accarezzandosi il mento con fare lacrimevole, quasi avesse voluto difenderla. «Ora è offesa. Se perderà morbidezza o volume verrò da te e mi vendicherò, stanne certa».
Risero, più intimi che mai, e Leighton pensò che una punizione da Jared l’avrebbe accettata più che volentieri, ma forse non era il caso di essere così sfacciata da dirglielo.


Jared, da qualche giorno, era di umore variabile. Ed era il primo a non sapere il perché. 
«Tutto bene?» Jade, apparsa al suo fianco con una delicatezza che lo fece sobbalzare perché intento a cercare di capire il suo umore nero, gli mise i capelli dietro l’orecchio prima di sedersi accanto a lui sul lettino e fissare l’acqua. «Sei strano».
Jared sorrise. L’aveva conosciuto per anni fuori da quel programma, l’aveva visto arrampicarsi sulle strutture di vari palchi, fare l’idiota con ogni intervistatore, vestirsi da donna e girare con i tacchi, e solo ora riusciva a considerarlo strano?
Anche lui in quei giorni si era accorto di essere diverso, strano, ma non pensava di essere riuscito a preoccupare Jade fino al punto di spingerla a essere diretta, più del solito. Adorava questo suo essere imprevedibile senza essere invadente, era una dote che poche persone possedevano e sapeva di essere stato fortunato ad avere incontrato una ragazza come lei. Aveva la netta sensazione che Jade sarebbe stata una di quelle persone che avrebbe continuato a frequentare anche al di fuori del programma. Sì, la immaginava a interagire con Shannon e Tomo, ma pure Jamie, Emma, Chloe e Babu. Riusciva a figurarla muoversi nella sua quotidianità.
«Lo sono sempre stato». Alzò solo un angolo della bocca nel tentativo di alleggerire il discorso. Non riusciva a esternarsi con lei a riguardo: non per cattiveria, ma più per confusione, non sapeva davvero dove sbattere la testa, e stare rinchiuso in casa e fare sempre le stesse cose non lo aiutava di certo, aveva bisogno di qualcosa che lo stimolasse. Di adrenalina.
Le circondò le spalle con un braccio, tanto che Jade appoggiò il viso vicino al suo collo, solleticandolo con il respiro. Jared, assorto nei suoi pensieri claustrofobici, iniziò a giocare con le punte dei capelli di Jade, trovando un po’ di ristoro. Arricciare le sue ciocche attorno all’indice era diventato un tic involontario che riusciva a placarlo nel profondo, era un modo per tenersi occupato e sfogare ciò che aveva dentro e non riusciva a interpretare. 
Un modo per rendere concreto il legame che li univa, quasi l’intreccio delle ciocche con le dita avesse potuto evitare che si allontanassero, non solo in senso fisico.
«Mh, ok, allora lo sei più del solito». Jade, premuta contro il busto di Jared, si godeva il tepore di quel contatto pensando che fosse il modo migliore di iniziare il mercoledì mattina. Le piaceva quando il cantante si prendeva cura di lei con quei piccoli gesti, riusciva a sentirsi importante per lui.
Jared le baciò la testa con fare protettivo, sospirando in maniera impercettibile alle sue parole.
Perché allora con Jade nelle vicinanze si sentiva così… normale?
Era bastata la sua vicinanza ad alleviare un po’ la pena, come se con lei nei paraggi fosse stata meno reale.
«Penso di essere un po’ stanco. O forse un po’ nostalgico» mormorò con le labbra sui capelli di lei dai riflessi ramati. «A volte capita, sono umano pure io, anche se non si direbbe».
Era un modo per ricordarlo più a se stesso che a lei, per quanto avesse il timore che Jade a volte tendesse a idealizzarlo troppo. E, doveva ammetterlo, l’idea lo atterriva, sperava che quello che le avesse mostrato fosse bastato a convincerla che lui non fosse perfetto, ma che comunque le andasse bene così come era, anche se aveva la sensazione di non essere all’altezza delle aspettative di lei.
«Sei l’anello mancante tra l’uomo e la perfezione, lo sappiamo. Te lo ripeti ogni giorno!» Lo prese in giro Jade per cercare di farlo ridere. Lo vedeva per la prima volta smarrito, e avrebbe fatto di tutto per renderlo di nuovo sereno. «Comunque ti capisco. A volte mi è mancata casa, la normalità… ma mi piace stare qui».
Strinse la maglietta di Jared nella mano che aveva appoggiato sul suo petto quasi fosse stata la timida imitazione di un abbraccio, la verità era che sapeva che prima o poi tutto quello sarebbe finito, Jade aveva soltanto paura di vederlo scomparire prima del previsto, l’idea riusciva a terrorizzarla.
Avrebbe smesso di conoscerlo, di respirarlo e di viverlo a ogni ora della giornata. Sapeva sarebbe stato impossibile dimenticarlo e far finta di non averlo mai incontrato, ma doveva farci l’abitudine, perché di lì a tre settimane sarebbe successo, la loro lontananza sarebbe diventata reale. 
«La verità è che ho paura del dopo. Dopo vuol dire aver fatto una scelta, scoprire chi è la propria anima gemella… non so se sono pronta per questo, ho come il presentimento che tutto ciò che mi riguarda sarà un enorme buco nell’acqua. Niente corrisponderà ai miei desideri».
Un dopo in cui lui non ci sarebbe stato, ecco il punto in cui i suoi sogni si sarebbero infranti, lui, ma non aveva il coraggio di dirglielo. 
Jared strinse il braccio attorno alle spalle di lei per paura di vederla cadere in pezzi e le fece tenerezza, perché riusciva a capire alla perfezione come si stava sentendo, Jade era riuscita a descrivere il senso di inquietudine che lui provava e a cui non riusciva a dare un nome.
Appoggiò la guancia sulla sua testa nel tentativo di farle capire che non voleva che se ne andasse, era una presenza preziosa da cui avrebbe fatto fatica a separarsi.
«Ma non ero io quello strano? Pensavo di dover essere la persona che aveva bisogno di sfogarsi tra noi due… per fortuna!» Aveva sentito un qualcosa di umido nell’incavo del collo all’altezza degli occhi di Jade, e si sentì in difetto. Ecco l’effetto che riusciva a farle: lui non la faceva ridere, la portava alle lacrime, e non riusciva a sopportarlo. «Comunque penso che potremo essere in due disastri, se vado avanti di questo passo…»
«Il problema, Jared, è che tu anche quando combini un casino crei arte, io no. Io porto scompiglio e, di solito, mi faccio male».
Sul fatto che portasse scompiglio Jared non aveva il minimo dubbio, perché l’aveva sperimentato sulla sua pelle. Jade aveva la stessa dolcezza di un fiore di ciliegio che abbandonava il proprio ramo per vorticare con grazia davanti gli occhi dei fortunati spettatori e giacere in mezzo ad altri come lei. Come poteva dimenticare una cosa così unica e sconvolgente? 
La sua delicatezza era così struggente da diventare la sua forza, e solo uno stupido non si sarebbe accorto di uno spettacolo simile. 
O forse solo un pazzo.
«Jade! La produzione mi ha fornito delle forbici! Vuoi venire a vedere?» Haylee la richiamò dalla balconata del piano superiore, decidendo che quei due ne avevano avuto abbastanza del loro momento intimo dato che, a suo avviso, se non avevano capito nulla in sette settimane di permanenza nella casa, di certo non potevano capire tutto in cinque minuti.
Jared guardò Jade confuso, così lei spiegò il motivo di quel richiamo: «Annah. Haylee si sta annoiando e l’ha convinta a provare un altro taglio corto, più sbarazzino di quello che ha. Si è fatta dare gli strumenti del mestiere e vuole mettersi all’opera. Io non voglio saperne niente, ma sono curiosa di vederla all’opera, giusto per capire se mi piace come taglia i capelli. Gliel’ho detto così ora mi stressa!»
«Chi sono io per trattenerti a parte il tuo cantante preferito e tuo amico?» La prese in giro con finta aria di sufficienza nel tentativo di farle pesare quella che poteva parere un’offesa.
«Sei sicuro di stare bene?» 
«Sono stato peggio, è una cosa passeggera. Me la sono cavata finora e me la caverò anche adesso, ma grazie». La tranquillizzò prima di avere la certezza che l’avrebbe lasciato in balìa dei propri pensieri, di nuovo, senza giungere a una qualche conclusione, ancora una volta.
Jade lo abbracciò gettandogli le braccia al collo per poi stampargli un bacio sulla guancia.
«Spero tu l’abbia sentito attraverso quello strato di peluche che hai in faccia». Si alzò prima di attendere risposta, ma per lei sarebbe stato difficile interpretare un silenzio simile.
Sì, l’aveva sentito. L’aveva percepito così bene da sentire male, ma non era riuscito a capire il perché.


Dopo poco era sopraggiunto il vero interesse delle sue ricerche, perché quello che lo corrodeva dentro era un dubbio: Jade era sincera con lui in ogni cosa? Jared non le si era avvicinato con le intenzioni più oneste di quel mondo, ma aveva imparato ad apprezzarla e quindi, per dimostrarle la propria gratitudine, l’aveva ripagata con la più totale sincerità; il dubbio che lei non avesse agito allo stesso modo lo dilaniava.
Purtroppo c’era un unico modo per scoprire la verità, e c’era solo una persona in grado di raccontargliela.
L’essere umano che si aggirava attorno alla piscina alla ricerca di Jade, che aveva notato sul terrazzino della camera insieme alle altre ragazze.
Scott era a sua disposizione, solo e con le difese abbassate, ma Jared era in dubbio se porgli o meno la domanda, questo perché non era sicuro di voler conoscere la verità.
«Scott, ciao. Le ragazze sono di sopra» iniziò Jared incerto, non era sicuro di come agire, né di volerlo davvero fare. «Una specie di pigiama party anticipato».
Erano le undici del mattino, ma per loro, ancora con i pigiami addosso o un abbigliamento più casalingo che da spiaggia, sembrava davvero la sera di una festa per sole donne dove gli interessi principali erano gli smalti, i capelli e i gossip.
Scott gli sorrise in segno di gratitudine. «Vedo, grazie. Meglio restarne fuori, vero?»
«Decisamente, non si sa mai dove possa finire il Tampax di riserva!» 
Gli piaceva parlare di cose da donna con una certa confidenza, erano piccole cose che aveva imparato durante la sua interpretazione di Rayon, consigli pervenuti da donne e di cui lui aveva fatto tesoro, così aveva scoperto i mille utilizzi alternativi – collegati a una vendetta – di un Tampax.
«Posso farti una domanda?»
E ancora non era sicuro di esplorare sul serio quel percorso. Si trovava bene in quella situazione e lo spaventava l’idea di dover cambiare, ma c’era quel bisogno di conoscere il più possibile il pensiero di Jade che lo tormentava e non lo faceva sentire sereno.
Scott parve sorpreso da quella domanda, ma accettò lo stesso la proposta di Jared.
«Certo! Anche se dovrei essere io a farne più di una a te. Chiederti qualche trucco da usare con le ragazze. Sei peggio di una calamita, ma non c’è bisogno che te lo dica io».
Vedeva la bellezza di Jared, solo uno particolarmente stupido e invidioso avrebbe potuto negare una cosa simile; ma era anche convinto che il cantante non sarebbe stato meno affascinante se l’aspetto fosse stato diverso e meno gradevole. Era proprio la sua persona ad attrarre tanto: i suoi modi di fare, il modo con cui si approcciava agli altri e di vivere la vita; era una cosa innata che non dipendeva dal suo aspetto fisico e nessuno avrebbe potuto levargli, anche perché aveva imparato ad affinare le proprie armi con l’esperienza, quindi risultava letale.
«È colpa soltanto dello sguardo magnetico, giuro!» Rispose Jared divertito. Scott non era male come voleva credere, e lo sapeva benissimo, ma c’erano troppi conflitti di interesse tra loro. Eppure era conscio che temerlo voleva dire che considerarlo alla propria altezza, o che lui era alla sua portata, e la cosa non gli andava proprio giù. «Volevo chiederti…»
Il momento della verità. Aveva bisogno di qualche secondo per capire se continuare o meno e, in caso, come intavolare il discorso per farsi capire senza approfondire troppo l’argomento dando modo di far intendere quanto poco sapesse e quanto invece Scott fosse avvantaggiato.
Stava per aprire bocca, incerto, ma qualcosa glielo impedì.
«Ragazzi, è ora di farsi trovare fuori di casa, dovete fare la sfida!» Uno della produzione li richiamò, all’appello mancavano solo loro e pochi altri ritardatari, dovevano dirigersi in spiaggia.
Jared, colto in contropiede, non seppe se maledire o ringraziare il tecnico per il perfetto tempismo con cui si era presentato.
Annuì in silenzio per poi tornare a fissare Scott con uno sguardo confuso.
«Ok, grazie» rispose il tatuatore con un sorriso gentile e rassicurante prima di tornare a focalizzarsi su Jared. «Dicevi?»
«No, niente di importante, meglio andare». 
Per sottolineare il concetto aveva deciso di alzarsi, così lo aspettò accanto al lettino, in piedi.
«Cosa ne dici se ne parliamo con più calma? Quando te la senti». Gli propose Scott con fare conciliante mentre iniziava a camminare al suo fianco.
Jared sorrise, in apparenza rilassato, per poi dirigersi davanti al patio della villa. «Mi sembra un’ottima idea».
Ma cosa gli era passato per la testa?


Arrivarono alla spiaggia dove c’era Ryan ad attenderli, una cerata come pavimento, otto corde appese a un’asta con dei piccoli cerchi in legno sul fondo che pendevano, e degli strani tubi sopra ognuna di esse.
«Ogni coppia dovrà appendersi a una fune. Uno di voi si dovrà avvinghiare, e il partner dovrà tenersi all’altro. Non male, vero?»
Jared, istintivamente, si portò accanto a Olivia. Aveva bisogno di evadere dalla routine della casa e ossigenare il cervello, sentiva la necessità di non pensare e buttarsi a capofitto in qualche esperienza nuova, perché le fughe d’amore offrivano sempre avventure insolite, ed era convinto che Olivia sarebbe stata la spalla perfetta per non pensare a niente e fare qualche cazzata.
«Se uno dei due molla, e quindi cade, sarete eliminati». Fino a lì era semplice, un po’ di resistenza fisica e il gioco era fatto. Peccato che tutti i ragazzi della casa fossero messi abbastanza bene a muscolatura, anche se Dylan, a causa di un incidente tempo addietro che gli aveva danneggiato il muscolo della coscia destra, avrebbe faticato molto più degli altri.
«Il partner che sceglierete sarà, ovviamente, la persona che – in caso di vittoria – verrà con voi nella cabina della verità, prestate attenzione alla vostra metà». Continuò Ryan mentre loro si mettevano insieme ancor prima di fagli finire la frase, ormai conoscevano le dinamiche del programma.
Li invitò a prendere posto e a reggersi come meglio credevano, con i ragazzi che si sperticavano in ostentazioni della loro forza. C’era chi aveva sostenuto di poter star così tutto il giorno e altri che l’avevano definito una passeggiata, cosa che fece ridere Ryan.
«Forse è giunta l’ora di fare uno step in più» disse divertito ai concorrenti. «Quindi verrete cosparsi con del lubrificante sexy per complicare un po’ le cose».
Nessuno fece in tempo a replicare o a mostrare sorpresa che vennero ricoperti da del liquido estremamente unto, cosa che rese molto più difficile rimanere aggrappati a una fune, anche se sul fondo c’era un piccolo appoggio per i piedi.
Jared, spinto dalla voglia di voler scappare dalla verità che lo stava opprimendo e non lo faceva respirare a dovere, mise da parte i propositi fatti dopo la prima puntata e mostrò la sua competitività accompagnata, dalla prestanza, sfoderando un fascio di muscoli che non aveva nulla da invidiare a quelli dei più allenati e con meno anni di lui lì dentro.
«Ricordate, solo le tre coppie che resisteranno di più vinceranno la fuga d’amore». Ricordò loro il presentatore prima di godersi la scena.
Fu così che, dopo approcci più o meno diretti, mosse esplicite, cadute e baci da vietare ai minori, sulle corde restarono Mark e Leighton, Jared e Olivia e Nick e Mia.
«Bene ragazzi, voi tre siete i vincitori di un bel giro nell’oceano per provare il paracadutismo ascensionale, dopo vi verrà offerta una cena sulla spiaggia prima di rientrare in casa. Divertitevi, noi ci vediamo sabato».
Lasciò le coppie vincitrici a festeggiare e le altre a pensare sul da farsi.
«Abbiamo vinto!» canticchiò al settimo cielo Olivia mentre si gettava al collo di Jared per baciargli appena l’angolo delle labbra.
«Per fortuna noi no» mormorò invece Jade, lasciando perplesso Scott. «Soffro il mal di mare»
Nel metterle un braccio sulle spalle per avvicinarla a sé rise divertito, in una complicità che gli altri due non sembravano ancora aver trovato.


«Sono contenta» sussurrò felice Olivia a Larissa mentre piegava le proprie cose pulite per sistemarle nei cassetti a sua disposizione. Stava approfittando del tempo dedicato di solito dai coinquilini alla palestra e alla piscina per sfruttare la calma della casa e parlare con l’amica. «Ma ora ho bisogno del tuo aiuto» 
«Io? E perché?» Larissa, seduta sul letto, ascoltava Olivia con rinnovato interesse, non capiva cosa c’entrasse lei con tutto quello.
«Devi convincere la casa a votare per un’altra coppia da mandare nella cabina della verità, non posso permettere che la maggioranza voti me e Jared». La personal stylist aveva parlato in modo risoluto, senza la minima ombra di incertezza.
Larissa non capiva il suo atteggiamento, lei avrebbe voluto vincere una sfida per correre nella cabina della verità e fare un po’ di chiarezza: non riusciva a capire se la persona per lei fosse Mark o invece si trattasse di Liam, avrebbe desiderato con tutto il cuore un aiuto per sapere di non sbagliare e rimanere coinvolta con la persona sbagliata.
Anche Haylee – appoggiata al muro della camera appena fuori dalla porta perché le serviva una maglietta asciutta – non riusciva a comprendere il ragionamento di Olivia, così decise di fermarsi lì per scoprire il più possibile.
«Vedi» cominciò con fare cospiratorio e ironico Ols, ben attenta a tenere la voce a un livello basso. «È da quando sono entrata che ho messo gli occhi su Jared, ma è dalla terza settimana che abbiamo iniziato a flirtare, ora non voglio che tutto questo tempo vada sprecato»
«Spiegati meglio. Anche perché se fossi in te arrivata a questo punto farei di tutto per finire nella cabina della verità con lui, no?» Larissa era confusa e Olivia, contenta di essere al centro dell’attenzione, era ben lieta di poterle spiegare ciò che le passava per la testa.
«No. Sai, ho grandi progetti. Jared sarebbe il salto di qualità che penso di meritare». Fece una pausa teatrale per lasciare che le sue parole venissero comprese al meglio. «È un tipo che non si fa tanti scrupoli, come abbiamo visto con Mia durante la prima settimana. Se entrassimo in cabina e scoprissimo di non essere anime gemelle, quindi, mi lascerebbe perdere nel giro di mezzo minuto, perché sono consapevole che un mese di alti e bassi, con esperienze piacevoli condivise anche con altre ragazze, non fanno testo. Non abbiamo usato la stanza del sesso, non gli ho dato nulla di memorabile o qualcosa in più rispetto alle altre».
Si fermò per mettere insieme le idee vedendo lo sguardo perso dell’altra.
«Non ti seguo»
«Se votano un’altra coppia e noi continuiamo a pensare di essere un match perfetto, senza però averne conferma, Jared si focalizzerà su di me, al massimo su quella suora mancata di Leighton, ma è l’unica possibilità che ho di tenermelo stretto e sperare che le cose tra noi continuino anche fuori». Trasse le somme mentre finiva di sistemare i propri vestiti. «Io non voglio accontentarmi dei ragazzini che hanno inserito in questo programma».
Non che le dispiacessero, ma in confronto a Jared ai suoi occhi sfiguravano.
«Beh» controbatté Larissa dopo essere arrossita. «Sono ragazzi interessanti. E sono anche belli».
La mente corse a Mark e a Liam, e i loro pensieri non la lasciarono certo indifferente. Forse non erano famosi, ma non avevano niente da invidiare a uno come Jared ai suoi occhi.
«Sì, qualcuno che si salva c’è» ammise Olivia ridendo. «Ma io voglio il meglio. E il meglio, qui dentro come fuori, è Jared. Sono entrata nel programma per avere successo, per farmi pubblicità, e Jared ha da offrirmi tutto quello che cerco, oltre a essere sistemato economicamente e a essere bello. È una persona interessante, mi piace questo suo lato. Non posso chiedere di meglio, sarei stupida a farmi sfuggire un’occasione simile».
Le sembrava il ragionamento più naturale del mondo, ogni ragazza al suo posto avrebbe agito allo stesso modo, solo che non l’avrebbero mai ammesso perché non erano arrivate fino a quel punto con Jared. Ogni persona sana di mente avrebbe fatto qualsiasi cosa per non perdere il vantaggio acquisito.
«Non vorrei sembrarti stronza, so che abbiamo legato…» Larissa si morse il labbro inferiore, in dubbio se continuare o meno. «Ma perché dovrei aiutarti?»
«Andiamo! Non lo vedi? Tu sei come me, sei destinata a grandi cose. Lascia perdere questi ragazzini. Se io stessi con Jared potrei presentarti un sacco di uomini interessanti». Olivia le si avvicinò per guardarla negli occhi e sfoderare la sua espressione più positiva e carica di aspettative, doveva convincerla. «Ti piace un attore? Te lo potrò presentare. Sei bella e intelligente, per te non sarebbe un problema farlo tuo».
Lo pensava davvero. Forse Larissa non era lungimirante come lei, ma aveva tutte le carte in tavola per sfondare. Magari, quando Olivia fosse riuscita a lanciare la sua linea di abiti, l’amica avrebbe potuto far parte del suo staff e aiutarla nell’organizzazione.
«Non so, non mi sento molto a mio agio a mentire agli altri. Ci sono in gioco anche i miei, di soldi, e la mia felicità».
L’idea la allettava, ma la realtà presentata dal gioco non era poi così brutta come la dipingeva l’altra. Ogni ragazzo lì dentro avrebbe potuto essere un degno partner, anche se lei era indecisa tra due uomini che potevano anche non essere la sua anima gemella.
«Vedi, è questo il punto: non ti sto chiedendo di mentire, ma di posticipare il momento della scelta di Jared. Non dico che non debba trovare l’anima gemella, nel caso non fossi io, ma che si interessi a me oltre il suo match perfetto». Aveva un paio di idee a riguardo, perché era abbastanza sicura di non essere la metà di Jared sulla carta, per certi versi erano troppo simili e per altri non si prendevano per nulla, non c’era la chimica che lui aveva con altre persone dentro la casa. «Questo non complica le cose al gruppo, le agevola a me».
Si fermò davanti a Larissa con le braccia incrociate per attendere la sua risposta.
«Ok». Accettò a malincuore l’amica, volendo dimostrarle che a lei ci teneva e che forse meritava un po’ di fiducia nonostante la cosa non le sembrasse corretta. «Lo farò. Ti aiuterò».
Olivia la abbracciò e la ringraziò con uno slancio di soddisfazione che non aveva mai mostrato in tutte quelle settimane di permanenza.
Haylee abbandonò tutti gli intenti di cercare una maglietta asciutta con cui coprirsi e si diresse verso le scale prima di essere scoperta. Su esse incontrò Dylan, andato a controllare che fine avesse fatto perché non tornava più, ma frenò l’entusiasmo del ragazzo sul nascere, invitandolo a fare silenzio.
«Cosa c’è?» Chiese lui sottovoce. 
«Andiamo nella stanza del sesso, ti dirò tutto, ma abbiamo bisogno di riservatezza». Haylee, senza aspettare risposta, lo trascinò nell’unica stanza con un letto matrimoniale soltanto al suo interno. Si era detta che se le due ragazze in questione li avessero sorpresi non avrebbero pensato a un ascolto involontario della loro conversazione, ma a una coppia che non vedeva l’ora di godersi un po’ la tranquillità di una casa che si era spostata all’esterno per sfruttare il caldo.
«Non c’era certo bisogno di una scusa per convincermi» rispose Dylan ridendo, ben felice di assecondare la ragazza, ma Haylee lo incenerì con lo sguardo per fargli capire che doveva davvero parlargli.
«Ok, scherzavo» disse lui nel chiudere la porta. «Ti ascolto».
Così Haylee, con un livello di voce quasi impercettibile, raccontò quello che aveva appena sentito.
«Sul serio?» Dylan non poteva credere alle sue orecchie. Capiva la strategia, ma se strettamente collegata al gioco, non per i propri fini egoistici. Non vincere era una delle opzioni dato che dipendeva da loro trovare i match perfetti, ma intralciare il programma per idee utopistiche era da sciocchi.
Sì, Dylan riteneva impossibile che fosse Olivia il match di Jared e dubitava allo stesso modo che lui potesse interessarsi a lei oltre il lato fisico. Olivia era convinta di offrire più di quanto in realtà avesse da dare, non era un biglietto da visita accattivante con cui presentarsi a qualcuno che, al contrario di lei, aveva mille talenti e conosceva tantissime cose.
«Non avrei motivo di mentire». Haylee, stremata dopo quel lungo e approfondito discorso, si sentì offesa per essere messa in dubbio con una tale facilità.
«Lo so, mi fido di te. Ma sono sconvolto, non pensavo si potesse arrivare a tanto»
«Lei può». Insistette la ragazza scansando i capelli dal viso con fare nervoso. Quella questione non le piaceva per nulla, soprattutto perché la metteva in una posizione scomoda.
«Come pensi di agire?» Dylan, conoscendo bene Haylee, l’aveva fatta sdraiare per poi coccolarla e sentire i muscoli lasciarsi andare mentre pensava al da farsi.
Solo dopo un paio di minuti si decise a parlare.
«Lo dirò a Jade. Per quanto con Jared mi trovi bene non ho un rapporto così intimo da potergli confessare una cosa simile, non mi crederebbe, penserebbe a qualche mio piano per portarlo da me, magari. Se fosse Jade a dirglielo sarebbe diverso, perché lui si fida di entrambe, ma penso che abbia una più alta considerazione di una sua amica che di una che non ha mai nascosto le proprie ambizioni riguardo al programma».
Espirò. Non era felice di coinvolgere Jade e di complicarle la vita, ma sapeva di non avere la confidenza necessaria per rivolgersi a Jared. Era conscia di doversi fare i fatti propri, eppure non era giusto che ci fosse qualcuno preso in giro in modo così plateale, soprattutto se era un uomo che meritava il meglio. Nonostante Jared fosse una persona che comunemente veniva considerata una celebrità, all’interno della casa era visto – da chi riusciva andare oltre la facciata – come un uomo interessante e dai mille talenti che, al pari loro, cercava la persona giusta per sé.
«Non so se sia la cosa giusta, ma io agirei nel tuo stesso modo». Convenne Dylan dopo averle baciato la fronte, avendo fatto un ragionamento simile a quello di lei per quanto non si fossero scambiati opinioni e conclusioni a riguardo.
«Mi aspetteranno momenti infernali, non so come potrà prenderla Jade» 
«Non sottovalutarla». La riprese lui mentre piano si lasciava andare al sonno.
«Non la sto sottovalutando, sto prendendo in considerazione il coinvolgimento che lei stessa vuole rifiutare».
Haylee chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal respiro pesante e cadenzato di lui, facendosi prendere dal sonno poco dopo.


Haylee aveva deciso di affrontare il discorso mentre le tre coppie erano in fuga d’amore, giusto per evitare la presenza di Olivia in casa e di contenere la reazione di Jade. Dopo un lungo ragionamento aveva pensato di agire la mattina nella speranza di arginare qualsiasi piano di Larissa lungo la giornata.
«Ciao» esordì Haylee raggiungendola in cucina per colazione, avevano ancora la faccia assonnata, ma i pensieri della rossa vorticavano in testa al punto da costringerla a parlare. «So che è uno dei peccati mortali parlare la mattina e pretendere risposta prima di mezzogiorno, ma appena finiamo di abbuffarci come se fosse il nostro ultimo pasto, possiamo parlare?»
Jade, visibilmente sorpresa da quelle parole sparate a raffica, alzò un sopracciglio mentre masticava un waffle. Non era da Haylee essere così loquace la mattina, era come lei e preferiva rintanarsi dietro un silenzio confuso e sacro fino alle dieci circa, momento in cui sembrava accettabile iniziare a interagire con il genere umano, quindi doveva esserci qualcosa che non andava.
«Certo, che problema c’è?» disse dopo aver deglutito di fretta il boccone. No, quella mattina non era iniziata bene per nulla.
«Mhf» rispose Haylee agitata, tanto da prendere lei stessa un pancake e non dover dare una vera risposta.«Affunto».
Era meglio riempirsi la bocca per evitare un qualsiasi dialogo preventivo, non era pronta a rovinarsi la colazione.
Dopo aver finito di mangiare si diressero in un angolo appartato della casa per poter affrontare la discussione.
«Avanti, spara. Cosa c’è che non va?» Jade non aveva perso tempo, aveva aspettato giusto il tempo di sedersi accanto all’angolo della vetrata che si affacciava sulla piscina per poterle poi rivolgere la domanda.
«Perché dovrebbe esserci qualcosa che non va?!» Anche Haylee, però, sapeva di non essere risultata convincente. 
«Ah, riprova» la ammonì l’amica con un sorriso divertito. «Magari perché hai fatto il discorso più lungo della tua vita prima di aver mangiato e assunto caffè? Senza contare che ti sei pure giustificata».
Era vero, si conoscevano da un paio di mesi scarsi, ma la frequentazione assidua a cui le aveva portate la convivenza aveva permesso loro di comprendersi a fondo e in poco tempo.
«Ok, allora vediamo di partire dall’inizio…» Aveva provato a essere specifica e sintetica, ma ogni dettaglio o frase improvvisa che riusciva a ricordare sembrava di vitale importanza per far apparire il discorso sensato e completo, così era riuscita a fare una gran confusione senza dare informazioni importanti.
«Facciamo così». La interruppe Jade, che aveva capito il discorso generale, ma doveva ancora apprendere appieno ogni sfumatura per capire l’entità del danno e farsi prendere dal panico nella giusta maniera. «Prova a essere il più sintetica possibile senza tralasciare i fatti principali»
«Ok.Tentiamoci». Haylee espirò per schiarire e racimolare le idee nella maniera più chiara possibile. «Olivia ha chiesto a Larissa di convincere la maggioranza di noi rimasti qui a votare una coppia diversa da quella formata da lei e Jared, questo perché così lui non scopre se lei è il suo match perfetto o meno, e può interessarsi a lei fino alla fine del programma,  così Olivia può sperare di farlo innamorare di lei… alla faccia del match perfetto. Ha parlato di non voler intralciare i soldi, il gioco e la vincita, ma sa benissimo che se dovesse avere Jared vincerebbe molto più di cinquantamila dollari».
Sì, era abbastanza soddisfatta di quel riassunto così asciutto e preciso.
«Che grandissima… stronza!» Non riusciva a credere che una persona, per quanto ambiziosa, potesse arrivare a tanto. Avrebbe anche avuto un termine più specifico per descriverla, ma era convinta che una simile persona non meritasse di essere rappresentata in un qualsiasi modo che riuscisse a definirla, né ci teneva ad abbassarsi al suo livello.
«Te l’ha mai detto nessuno che sei troppo buona e che per donne simili esistono termini tecnici più specifici? Alcuni lo considerano anche un lavoro… il più vecchio del mondo, per intenderci».
Haylee era divertita dalla reazione di Jade, tanto che si concesse una battuta per smorzare il peso della confessione e del suo contenuto.
«Non voglio abbassarmi al suo livello, non merita nemmeno una descrizione una simile persona». Jade scacciò il pensiero con la mano, quasi Olivia fosse nei dintorni e avesse potuto allontanarla da sé.
«Quindi cosa si fa? Come agiamo?» Haylee era curiosa di capire come avrebbe voluto agire Jade. Le lasciò il tempo di pensarci a dovere, tanto che l’altra le rispose dopo un bel po’ di minuti, tempo che le era servito per assorbire la notizia e studiare un piano di attacco.
«Beh, senza sollevare polveroni direi di sabotare le argomentazioni di Larissa e la coppia su cui punterà… noi faremo leva su Jared e Olivia». Era una delle poche cose che aveva pensato a riguardo. Neutralizzare il piano di Olivia alla base sembrava l’unica via possibile da percorrere. Se avessero reso vano l’intento della stilista non avrebbero dovuto ricorrere ad altro, e le sembrava la cosa migliore non dover per forza raccontare ciò che lei aveva progettato a tutto il gruppo e, soprattutto, a Jared.
«E per il resto?» Haylee non era soddisfatta della sua risposta, non poteva credere che Jade passasse sopra un simile atteggiamento senza pensare di agire nei confronti del suo amico all’interno della casa.
«Quale resto?»
«Jared!» rispose ovvia. «Non pensi che debba sapere che qualcuno ha tramato alle sue spalle?»
Sperava davvero che Haylee non sollevasse la questione, perché era davvero difficile pensare di intromettersi nelle scelte di una persona come Jared.
«Forse, non so. Penso anche che, però, non vorrebbe che qualcuno interferisse con la sua vita, tanto che dei vari rapporti qua dentro non parliamo mai. È l’unico argomento che non affrontiamo».
Jade era conscia che ci fosse un motivo preciso se non avevano mai parlato entrambi in modo approfondito dei rapporti lì dentro. Oltre a una specie di rispetto reciproco c’era la voglia che l’altro non si permettesse di intromettersi e dare giudizi su quello che uno aveva deciso, sapendo di incorrere in un parere che differiva dal proprio.
«Cosa vorresti dire?» 
«Penso che Jared sia grande e vaccinato, sappia bene o male di che pasta sia fatta Olivia, non è là fuori indifeso. Credo, dunque, che al momento non gli dirò nulla. Vediamo come vanno le cose dopo la cabina della verità e la serata delle coppie, poi decido cosa fare a riguardo».
Jade pensava che quella fosse la scelta migliore. Non voleva sembrargli gelosa o l’amica morbosa che si permettesse di mettere bocca su cose che non la riguardavano, Jared non era troppo permaloso, ma un simile intervento era sicura che l’avrebbe innervosito parecchio, tanto che non si sarebbe fatto molti scrupoli a metterla al proprio posto ricordandole che – dopotutto – era solo una stupida fan.
Forse era egoista, ma non voleva compromettere il proprio rapporto con Jared per via di Olivia, a modo suo l’altra avrebbe ottenuto quello che voleva, perché se Jared fosse rimasto senza appoggio nella casa avrebbe dovuto ricorrere a qualcun’altra, e Olivia sembrava più avvantaggiata di Leighton al momento.
«Secondo me sbagli».
Haylee non riusciva  a capire perché Jade fosse così restia a raccontare a Jared la verità, quando era chiaro che fosse l’unica in dovere di farlo. O, perlomeno, che avesse il legame necessario per essere presa in seria considerazione.
«Se io fossi al suo posto e mi sentissi dire certe cose non la prenderei bene, penserei che la gente non mi ritenga in grado di giudicare e che, magari, vogliano rovinarmi i piani per interesse personale. Potrebbe essere comunque una tattica. Il discorso, quindi, diventerebbe controproducente perché mi avvicinerei ancora di più alla persona interessata».
Jade era furiosa per le intenzioni di Olivia, ma era una cosa così complicata che non riusciva a capire come gestirla. Sperava inoltre che il suo piano fallisse in modo da evitare litigate inutili, perché sapeva che se Olivia fosse riuscita a passarla liscia quella settimana, la cosa le sarebbe sfuggita di mano e sarebbe intervenuta in qualche modo.
«Noi ragioniamo così perché siamo donne, lui è un uomo»
«Ma è un uomo atipico». Le ricordò Jade.
«Hai preso la tua decisione?» Haylee durante il discorso aveva elaborato una teoria a riguardo. «Non è che…» 
Si morse un labbro, timorosa di esporsi.
«Che cosa?» Jade la invitò a continuare.
«Beh… magari hai paura di perdere Jared. Magari se finissero lui e Olivia in cabina e si scoprisse che sono un match perfetto dovresti rinunciare a lui. Se, invece, ci finissero Mark e Leighton e si scopre che sono una coppia tu avresti, come dire… via libera con Scott, e lei non rientrerebbe tra le attenzioni di Jared, che dedicherebbe più attenzioni a te».
Jade cercò di mantenere l’autocontrollo. Sapeva che Haylee non voleva offenderla e difatti non era arrabbiata con lei, ma si sentiva in colpa per aver pensato anche solo per un attimo ai risvolti di quelle possibili scelte. E, doveva ammetterlo, pensare di perdere Jared la terrorizzava,  ma vedere sparire una delle ragazze che gli occupavano tempo era sembrata una scelta accettabile, salvo poi ricordarsi che stava parlando di Leigh, la ragazza con cui aveva instaurato un rapporto di amicizia oltre che con Haylee, quindi aveva scacciato i pensieri a riguardo e ragionare a mente lucida.
Si costrinse ad assumere un tono incolore e non mostrare la colpevolezza che provava davanti a quelle insinuazioni fondate, anche se di poco.
«Se devo essere sincera non avevo pensato a tutte queste implicazioni. Ho pensato come prima cosa al suo bene» disse con tono neutro per farle capire che non c’era alcuna accusa e per non mostrare quanto le sue parole avessero fatto centro in realtà. Le dispiaceva non essere sincera, ma voleva tutelarsi un minimo senza perdere la dignità agli occhi del mondo. «E poi se Leighton fosse il match di Mark, Jared si concentrerebbe su Olivia, e non penso gli gioverebbe, anche perché non credo sia il suo match. È più possibile lo sia Leigh».
Anche perché se non fosse stata Leigh la sua metà perfetta, non aveva idea di chi potesse essere. L’idea che fosse Olivia era inconcepibile ai suoi occhi.
«Non volevo giudicarti». Si scusò l’altra. «Io al tuo posto forse avrei agito come te, ma per gelosia, non per altruismo. Ti ammiro Jade, sei fantastica. La tua anima gemella sarà fortunata».
Jade sorrise, il nodo che le stringeva la gola era formato dalla codardia e dalle bugie che sembravano essersi annidate proprio lì per far sì che lei soffocasse tra le proprie colpe. La guardò con occhi lucidi e cercò di cambiare discorso.
«Facciamo così: vediamo come finisce la cerimonia di accoppiamento, poi vediamo come agire. Se il piano di Olivia va a buon fine lo sveliamo a tutti, ok? Non è giusto che la passi liscia».
Vide l’amica annuire soddisfatta del compromesso, ma Jade sperava che la gente fosse in grado di ragionare con la propria testa e di non dover ricorrere a questa mossa per arrivare alla verità, non voleva arrivare a tanto e creare tensioni in casa, né avere problemi con Jared.


Peccato che non fu così. 
Larissa era stata brava a spingere sulla coppia formata da Leighton e Mark, soprattutto perché lui sembrava confuso sulla ragazza e necessitava di chiarezza a riguardo.
Haylee e Jade ogni volta in cui sollevavano l’argomento facevano leva sull’accanimento che certi ragazzi provavano nei confronti di Jared, ma nemmeno quello sembrava fare presa, convinti ormai che lui e olivia fossero un match perfetto e non ci fosse bisogno di mandarli in cabina per confermare la cosa, un po’ come era capitato con Dylan e Haylee. Larissa era riuscita a far passare l’aspetto in secondo piano, sottolineando quanto i dubbi di Mark mettessero a repentaglio le dinamiche e le strategie del gioco, scombinando troppe coppie in un equilibrio precario.
Non erano sicure del risultato della cosa, ma Jade e Haylee avevano la sensazione di aver fallito, e la cosa venne confermata sabato sera durante la presenza di Ryan in casa, presente per annunciare la coppia da mandare nella cabina della verità, scelta che era ricaduta su Mark e Leighton.
Dopo il solito rituale si era rivelato un NO MATCH come preventivato dalle due amiche, ma il risultato non fece desistere la maggior parte della casa dal credere Olivia e Jared una coppia perfetta, lasciando le ragazze in questione e Dylan alquanto confusi.


«Gliel’ho detto anche in fuga d’amore che quella barba ormai è fuori controllo, non si capisce dove abbia la faccia». La serata era continuata tra il compiacimento di Olivia, la tensione di Larissa per i suoi sensi di colpa e lo sgomento degli unici tre che conoscevano la realtà dietro quelle reazioni.
«Ma che problema avete con la mia barba? A me piace». Jared si rivolse alla ragazza che aveva sottolineato con una certa soddisfazione il fatto che avessero instaurato un ottimo feeling e agli altri che, all’affermazione di lei, avevano annuito convinti.
«Beh, in effetti è… troppa. Sembri un amish». Leighton aveva risposto senza paura di passare per quella che sputava sentenze senza curarsi dell’effetto che avevano. La barba di Jared era esagerata ed era un peccato che si nascondesse dietro quel groviglio senza forma.
«Tu cosa ne pensi?» Si rivolse a Jade per capire il da farsi. Era da due settimane che la gente lo stressava con quella storia, voleva avere il parere di una persona a lui vicina che, di solito, lo sosteneva.
Jade ne fu stupita, non era la prima volta che cercava il suo appoggio, ma volere il suo parere in modo diretto era una novità.
«In effetti assomiglia a un nido, non è che c’è un nuovo ecosistema lì dentro? Magari c’è una piccola rondine e nemmeno te ne sei accorto. Per fortuna sei ambasciatore del WWF!» Lo prese in giro per sdrammatizzare.
«Dici che dovrei tagliarla?» Era la prima volta che chiedeva il parere di qualcuno, soprattutto quello specifico di Jade, come se la sua decisione potesse influire sulla scelta.
Si sentiva potente per la prima volta nei confronti di Jared ed era una sensazione strana, perché di solito era sempre stato il contrario, era lui a esercitare il proprio fascino su di lei. C’era qualcosa di diverso in quella situazione che la faceva sentire confusa. 
«A me piace la barba, ma più corta. Io ti consiglierei di accorciarla di un bel po’». Ricordava il periodo dei vari awards all’inizio dell’anno e aveva amato quel look, specialmente quello sfoggiato agli Independent. Lei lo preferiva così. Aveva un debole per la barba, ma quella dalla parvenza sfatta di sette od otto giorni, non di mesi.
Jared sembrava pensare su come agire, prima di rivolgerle di nuovo parola.
«Ti va di darmi una mano?»
Lei spalancò gli occhi già grandi, e così fecero gli altri presenti. Perché tra tutti proprio lei?
Sapeva che era una questione di fiducia, ma era la prima volta che si affidava a Jade in modo così esplicito e totalizzante, e la fece sentire spaesata.
Annuì senza ricorrere alla voce, ancora con l’espressione spaurita, per il terrore che tutto potesse finire.
Jared le porse una mano e lei la prese, prima di guidarla verso il bagno.
Leighton fece una battuta a Jade seguita poi a ruota da Scott, cosa che la fece ridere di cuore, e Jared si rabbuiò un poco, aumentando la velocità con cui attraversarono la casa fino al piano superiore.
C’era qualcosa di strano nel sorriso di Jade che lo rendeva imperfetto ma unico, tanto che durante il tragitto si ritrovò a guardarla di soppiatto nel tentativo di non essere visto.
Jade stessa non era perfetta, ma il suo modo di sorridere aveva un qualcosa di rassicurante che riusciva a mettere a proprio agio senza che la gente se ne accorgesse, ed era così anche per lui, si sentiva capito con un solo gesto. Era una bella sensazione.
Il suono che emetteva – composto ma comunque cristallino, tanto che arrivava più a fondo di quanto Jade pensasse – era una musica che Jared non era in grado di riprodurre, era una melodia così intima a cui non sarebbe riuscito a dar voce, nonostante l’avesse cercata per una vita intera; la musicalità che aveva sempre in testa e che non riusciva mai a tradurre in suono.
Si era rabbuiato perché ancora una volta non era lui il fautore di quel gesto così rigenerante e liberatorio per Jade, lui riusciva solo a farla piangere, a deluderla e a farla preoccupare. 
Ascoltare per l’ennesima volta la risata di Jade gli aveva aperto gli occhi: l’aveva sentita ridere tante volte, ma a suscitarla non era mai stato lui, quasi sempre Scott. La constatazione lo tramortì. Voleva essere anche lui partecipe di quella felicità, far parte delle cose positive di lei come Jade faceva parte delle proprie, non voleva essere uno qualsiasi per lei.
Arrivarono in bagno dove, turbato, armeggiò con il rasoio elettrico e poi si sedette sulla tazza per permetterle di lavorare su di sé nel miglior modo possibile. Forse non la faceva ridere, ma era stato felice di proporle una simile cosa, Jade avrebbe capito fino a che punto si fidava di lei, che gli si mise davanti per iniziare ad accorciare la barba con difficoltà perché aveva sempre i capelli davanti agli occhi.
Esasperata, porse la macchinetta a Jared e prese il laccio dei capelli che portava al polso per farsi uno chignon sulla testa. Libera da ogni intralcio riprese il rasoio e iniziò il proprio lavoro con attenzione e timore mentre lei e Jared parlavano di ogni argomento che passasse loro per la mente, quasi fossero rintanati nel loro posto segreto al limitare del giardino.
Era bello passare il tempo così, in due, senza preoccuparsi di essere sempre all’altezza. Era tutto spontaneo e non si sentivano giudicati. Jared si sentiva solo un uomo e Jade solo una ragazza, non il cantante e la fan, oppure gli amici. Era un clima rilassato che li spingeva con i visi vicini mentre si scambiavano pareri e battute.
«Finalmente si vede il bel visino che tenevi nascosto lì sotto» disse Jade, soddisfatta del proprio lavoro dato che sembrava uniforme e ben fatto. Poi si accorse di ciò che aveva detto e si mise una mano sulla bocca spalancata per la gaffe. Era arrossita quasi fosse stato un segreto inconfessabile.
Jared la guardò con un sopracciglio alzato e un’espressione sfrontata. Sapeva di essere bello, ma sentirselo dire da una persona così parca in fatto di complimenti come Jade era una bella soddisfazione.
«Ho un bel viso?!»
«Beh, penso che tu sia al corrente della cosa». Cercò di salvarsi con una frase di circostanza e un tono insofferente, ma non era abile come Jared a uscire facilmente da ogni situazione, le mancava l’esperienza.
Jared si stupì. Le sorrise e, per la prima volta, pensò a quanto fosse bello instaurare un feeling diverso con Jade, quasi la vedesse davvero soltanto in quel momento.
Aveva quel modo di chiudersi in se stessa che gli faceva capire quanto si sentisse fuori posto, come se non fosse all’altezza, ma Jade era bella e non aveva nulla da invidiare a lui o a qualche altra ragazza della casa. Jared capì che gran parte del problema l’aveva creato lui e si dispiacque per essere, ancora una volta, fonte della sofferenza di lei.
Con Jade sembrava in grado di non combinarne una giusta, e non era da lui sbagliare con le donne. Riusciva sempre a spiazzarlo.
«Ma mi piace sentirmelo dire». Da te, pensò poi. Si alzò per guardarsi allo specchio e controllare le guance, ben sfoltite rispetto a prima, e la fissò tramite lo specchio. «Dunque, è così?»
Era impossibile sfuggire a quello sguardo, anche se racchiuso in un riflesso. Gli occhi di Jared erano diretti e in grado di disarmare chiunque, soprattutto una persona che si presentava già arresa e senza armi per contrastarlo. Era mancanza di paura nei confronti di Jared quella, perché solo una persona che si fidava di lui si sarebbe esposta a quel modo, e lo sapevano entrambi.
Una fiducia che dopo settimane sembrava totalmente ricambiata.
«Sì Jared, hai un bel viso e non solo. Ma la barba era esagerata. Tra quella e i capelli davanti alla faccia era veramente impossibile scorgerlo e accorgersene». Sospirò Jade dopo qualche istante di silenzio, come se quell’ammissione le fosse costata più del dovuto. Non le piaceva esternare quello che pensava su Jared, aveva paura di dire qualcosa di sbagliato o di fraintendibile. «Dovresti tenerli legati più spesso, stai molto bene e ti valorizza».
Era un peccato che Jared si ostinasse a coprire il volto in quel modo, era così luminoso quando si mostrava in maniera naturale. Bastava solo accorciare la barba, ma Jade – non contenta di quella nuova soluzione – aveva proposto una cosa in più perché sapeva quanto osservarlo non sarebbe mai stato abbastanza per un occhio femminile, e approfittarne era la soluzione migliore.
Ma Jared era distratto da altro al momento.
E non solo.
Perché Jade sembrava essere l’unica a rendersi conto che di Jared c’era ben altro oltre l’aspetto o ciò che mostrava come attore e cantante. Era un uomo con tanti pregi quanti difetti, eppure Jade non sembrava spaventata dalla sua complessità, era come se l’avesse scoperto e accettato così com’era, e Jared non ci era davvero abituato.
Jade era libera di essere se stessa al di fuori di ogni strategia, preconcetto o idealizzazione, al contrario di Jared, perché la gente aveva delle aspettative su di lui e in qualche modo il cantante si sentiva in dovere di rispettarle, senza comunque tradirsi. Un dare ciò che volevano fino al punto in cui lui era davvero così, un compromesso accettabile per risultare trasparente e convincente. Jade invece se ne fregava di compiacere gli altri, e lui adorava quel suo lato che aveva imparato a conoscere durante la permanenza nel programma. Lei riusciva a tirare fuori il meglio di lui, la sua parte più normale che lo rappresentava, che corrispondeva a quella più creativa che lo definiva davvero.
Era riuscita a incastrare ogni suo pezzo senza che Jared se ne rendesse conto. 
In silenzio era davvero grato a Jade per quella cosa, sapeva che li avrebbe uniti ben oltre il programma in un modo che gli altri lì dentro non avrebbero potuto mai comprendere.
«Tu invece dovresti lasciarli sciolti». Le disse dopo essersi ripreso dai propri pensieri, con voce roca e strascicata, quasi fosse stato strappato dal sonno. Per sottolineare il concetto le levò il laccio attorno allo chignon e una cascata castana ricadde sulle spalle. «Sei più… te stessa con i capelli liberi di andare dove preferiscono. Hai un fascino particolare».
Jade divenne rossa. Jared qualche settimana prima aveva parlato dei suoi capelli, una fissazione, ma ora era tutto diverso. Non avrebbe saputo dire perché, ma lo sentiva, lo percepiva. Jared non voleva essere pericoloso, solo se stesso. Aveva abbandonato quella sfumatura maliziosa a discapito di un tono più dolce e difficoltoso da affrontare per entrambi, sembrava quasi volesse aprirsi e mostrarsi per come era davvero, svelando anche le proprie debolezze.
C’era la voglia di piacere proprio per i difetti che uno portava con sé più che per i pregi che dovevano distrarre gli altri.
«Grazie». Jade aveva deciso di essere essenziale come quel momento per non rovinare l’atmosfera così diversa che si era creata tra loro. 
«Amo i tuoi capelli». Jared sembrava incapace di controllarsi. Voleva rendere Jade partecipe dei propri pensieri per farle capire quanto facesse parte di tutto quello, di lui, anche se nemmeno lui riusciva a capire quanto e in che modo. «È come se, in un certo senso, facessero parte di te».
La mano destra aveva iniziato a giocare con il laccio che le aveva rubato, mentre con la sinistra continuava a torturarle le punte, attorcigliando le lunghezze attorno all’indice e a volte pettinandoli con le dita.
Un sorriso indifeso non abbandonò mai le sue labbra, come se fosse stato uno stimolo involontario della situazione, di loro, così al di fuori da ogni contesto.
«È una cosa che ci accomuna». Jared alzò un solo angolo della bocca, quasi le avesse rivelato un segreto.
Salì ad accarezzarle le guance accaldate prima sospirare e fermare quella tortura per entrambi. 
«Penso che seguirò il tuo consiglio». E così dicendo si legò i capelli con l’elastico di lei in una crocchia disordinata. «Grazie per avermi saputo aiutare».
Non era stato del tutto sincero, perché stava per uscire da quel bagno più confuso di prima e impaurito dal potere che, involontariamente, Jade aveva su di lui. In qualche modo gli era stata comunque utile, anche se non era stata chiara. Non che se lo aspettasse, dato che era lui quello smarrito. 
«Mi piace aprirti gli occhi su ciò che non hai saputo vedere». 
Jade accennò un sorriso e tentò di inghiottire il nodo alla gola, il pianto strozzato di chi forse aveva detto troppo dopo settimane passate a cercare di non sbagliare mai.
Non aspettò risposta e uscì dal bagno come se niente fosse, facendo finta di non aver visto un cambiamento in Jared, né tantomeno di essersi mostrata per quella che era davvero.


Jade, dopo quell’episodio, era arrivata alla cerimonia di accoppiamento senza dare più credito a nessuno nella giornata di domenica. Aveva evitato volontariamente Jared perché temeva potesse tornare sull’argomento e volere chiarimenti, ed era girata alla larga anche da Scott, lasciandogli il tempo di approfondire il rapporto con Leighton. Lei aveva bisogno di quell’ultima e di Haylee, di una compagnia femminile che non le facesse pensare al motivo per cui si era chiusa in casa. Era sempre più convinta che l’amore non facesse per lei, aveva bisogno di una pausa.
Si era decisa a tirarsi a lucido per sé stessa e non per qualcuno in particolare in casa, così aveva infilato una tuta elegante intera che lasciava la schiena scoperta, accompagnata da sandali dalla fantasia floreale. Voleva sentirsi donna e l’effetto era riuscito dato che aveva catalizzato su di sé gran parte delle attenzioni.
Ryan aveva fatto accomodare le ragazze sui divanetti insieme alle coppie perfette e gli uomini in piedi, pronti per essere chiamati a scegliere la propria anima gemella della serata.
A iniziare era stato Nick che, abbastanza sicuro, aveva chiamato Mia. Dopo l’interesse iniziale della ragazza per Jared sembrava aver accettato di buon grado le attenzioni del primo, e sembravano aver trovato una certa solidità.
Simon scelse Jade, condizionato da un discorso precedente fatto con Drew che, con molto raziocinio, aveva insinuato il dubbio che magari la seconda coppia giusta della prima puntata potessero essere loro e non Dylan e Haylee, che vennero dopo di loro.
Liam chiamò Taylor, Scott si accaparrò Leighton per fare uno sgarbo a Jared, il quale scelse di nuovo Olivia, anche se tutti sapevano quanto volesse dare un’opportunità all’altra.
Mark scelse Larissa e infine Drew rimase con Dakota. Una cerimonia che era corsa tra una scelta e l’altra nonostante le sorprese di alcuni del gruppo, cosa che non li scoraggiò. Erano positivi e sicuri di potercela fare, quello era materiale su cui lavorare in futuro.
Le luci dello studio si spensero per lasciare posto a quelle dei fari che si proiettavano nella notte mentre Ryan parlava per introdurre il momento.
Due fasci si accesero subito a causa dei due match perfetti che avevano trovato nel corso delle settimane precedenti, portando così i ragazzi a invocare il terzo, che non tardò ad arrivare.
Esultarono contenti per poi iniziare a chiamare il quarto, pronto a illuminarsi e a non deludere le lo speranze.
I concorrenti impazzirono nel vedere le luci che si illuminavano, cominciavano a credere davvero di essere sulla strada giusta, tanto che un quinto fascio si stagliò nel cielo giamaicano e li fece esplodere di gioia, salvo riportarli alla realtà subito dopo, quando le luci si riaccesero in studio mentre i fasci si spegnevano.
Un coro indignato e contrariato si sollevò dal gruppo di ragazzi coinvolti, certi che potessero essere di più le coppie azzeccate.
«Ancora cinque coppie e avete ancora tre tentativi a disposizione. Difficile, ma ce la potete fare, avete i mezzi su cui lavorare. Aggiustate il tiro e il milione di dollari è vostro». Riassunse Ryan per dare loro un po’ di fiducia. Non era il momento di mollare, bastava davvero poco per sistemare la situazione.
Li guardò rientrare in casa e si domandò cosa sarebbe successo, era sicuro che la gioia dimostrata poco prima sarebbe durata poco, qualcuno aveva urgenza di dire qualcosa al gruppo, e il suo camminare concitato in testa alla fila di rientro in casa non lasciava presagire nulla di buono.


 

*



«Quella tr…» Esordì Vicki rossa in volto e concitata.
«Ah». La ammonì Tomo con un dito, frenando il turpiloquio imminente.
«Quella put…» Ci riprovò lei con scarsi risultati.
«Ah ah». Il marito ci provava gusto a intercettare ogni becero tentativo di lei per dare sfogo alla propria indignazione.
«Quella zoccola!» Finì Vicki sovrastando l’ennesimo avvertimento di lui, stufa di doversi contenere quando sentiva di dover dire come stavano le cose.
Ora si sentiva meglio.
«Vicki!» Tomo finse di essere oltraggiato da quel linguaggio, ma la verità era che vedere la moglie così indignata lo divertita. In effetti anche lui era scioccato e perplesso per il comportamento di Olivia, ma doveva dire che la componente femminile di Vicki rendeva le reazioni esagerate e, quindi, ridicole.
Si divertiva un mondo a prenderla in giro.
«Oh andiamo Tomo, non mi sono risparmiata nemmeno con la ragazza di Shannon, non vedo perché trattenermi con un elemento simile» rispose indicando la televisione mentre passavano i titoli di coda del programma. «Non la sto insultando, la sto solo definendo!»
«Lo sai che non mi è mai piaciuto che ti rivolgessi a Kirstina in quei termini». Non era carino etichettare una ragazza solo per come si poneva, anche se, doveva ammetterlo, era difficile dare credito a Kirstina visti i suoi comportamenti nei riguardi di Shannon. Per quanto l’amico non volesse un legame definitivo meritava di sicuro di meglio.
Era sì una bella ragazza, ma altamente costruita. Shannon meritava qualcuna di più semplice, una donna che si dedicasse a lui perché le piaceva la persona con cui aveva a che fare, non che badasse alla posizione che Shannon ricopriva nel mondo. L’esatto l’opposto di quello che era Kirstina.
«Ma anche tu sai quanto sia vero!» Lo riprese Vicki quasi gli avesse letto nel pensiero.
«Tra l’altro, settimana scorsa Shannon l’ha lasciata». Le diede la notizia come se nulla fosse, mentre scriveva ai fratelli per organizzare una cena di famiglia.
«Davvero?» Vicki scosse la testa, sbalordita. Poi assimilò del tutto la notizia, e si girò verso il marito con gli occhi fuori dalle orbite. «Cioè, cosa? Vuoi dirmi che ha piantato Kirstina e tu non me l’hai detto?!» 
Non poteva crederci. Aspettava quel momento più di Constance e Tomo non le diceva nulla?
«Scusa, mi sono dimenticato». Minimizzò lui, imperterrito a scrivere messaggi sul touchscreen e parlare con la propria famiglia.
«Mi sono dimenticato un paio di palle! È una cosa importante». Vicki stava perdendo la testa. Tra la puntata e la notizia si sentiva sovraccarica di informazioni.
«Ah sì? E io che pensavo fossero fatti suoi». La prese in giro il marito.
«Lo sarebbero se non riguardasse Shannon. Insomma, per la prima volta ha dimostrato di avere una maturità consona alla sua età e tu non mi dici nulla? Come minimo dobbiamo festeggiare!»
Ok, forse era un po’ esagerata, ma la cosa non poteva passare senza che nessuno facesse qualcosa a riguardo.
«E come?» Tomo la guardò stranito, sua moglie sembrava posseduta da un’eccitazione fuori dal normale, ma sapeva che era l’effetto del gossip su una donna e nemmeno Vicki ne era immune.
«Non lo so…» Minimizzò lei con un gesto ampio della mano. «Una torta gelato, un nuovo cucciolo di cane»
«E io che speravo di festeggiare in puro Shannon style per onorare la sua memoria!» Rise Tomo nel tentativo di distrarla da quella conversazione assurda.
«Come funzionerebbero questi festeggiamenti?» Sembrava interessata.
«Sesso finché non cede ogni muscolo di tua conoscenza. E non». Alzò solo un angolo della bocca. Non voleva essere malizioso, ma il pensiero di una simile attività lo deliziò e non poco. Aveva risposto per gioco, ma l’idea non era poi così malvagia, era sicuro che l’amico interessato avrebbe gradito quel modo di rendergli omaggio.
Eppure Vicki non sembrava dello stesso avviso.
«Beh, avrebbe avuto senso, ma tu non mi hai dato una notizia simile, quindi niente sesso». Poggiò i piedi contro la coscia del marito per spingerlo ad alzarsi dal divano, cosa che avvenne dopo che ogni resistenza di lui si era dimostrata vana. «Sciò, ora vai a prendere la vaschetta di gelato nel freezer. Scegli il gusto che più ti aggrada, è il massimo che stasera ti posso concedere».
Tomo si avviò verso la cucina borbottando qualcosa per poi elaborare un piano d’attacco. Il gelato sarebbe stata la sua arma di riconquista.


 

*



«Mio Dio, non pensavo che la gente potesse arrivare a tanto!» Constance era oltre l’indignazione, questo perché era veramente sconvolta dall’atteggiamento di Olivia. Era squallido che usasse il figlio in quel modo e non riusciva a capire come potesse sostenere, in poche parole, di provare un interesse sincero quando in realtà era pura convenienza. Sapeva quanto Jared potesse essere bello, ma era molto di più oltre il suo aspetto, e una persona che non se ne rendeva conto non meritava niente da lui.
Ecco perché ce l’aveva sempre avuta con Kirstina, le aveva dato la stessa impressione. Peccato che a confronto sembrasse una ragazza perdutamente innamorata e devota.
«Il brutto è che ci siamo abituati». Shannon sospirò dopo averle risposto. Capitava spesso che la gente si avvicinasse loro per trarne un qualsiasi vantaggio, come pubblicità, fama o qualche beneficio che nemmeno riuscivano a percepire, ma avevano imparato anche a difendersi, o così credeva.
Kirstina aveva cercato pubblicità, ma poi la relazione sembrava essere andata oltre. Nel momento in cui si era reso conto del contrario aveva deciso di troncare tutto.
Ma a renderlo pensieroso era stato l’ultimo atteggiamento di Jared nei confronti di Jade. Si era comportato con delicatezza, quasi si fosse accorto di quanto preziosa potesse essere la persona che aveva davanti. Di solito era malizioso e strafottente, invece era stato spontaneo e quasi remissivo, per colpire e piacere e non per giocare. Se agiva così doveva avere un certo interesse in ciò che Jade gli mostrava, ma era difficile da ammettere anche per lui, perché odiava confessare di aver dato giudizi sbagliati. Detestava quando il suo sesto senso gli faceva fare errori di valutazione.
«Puoi dirci giuro». Constance rispose con la testa alla ragazza del figlio, pensando che i fratelli in quel momento si trovassero in una situazione più simile di quanto avesse immaginato. Poi si rese conto di quanto fosse stata esplicita e decise di fare un passo indietro, non voleva irritarlo. «Scusa, non volevo. Sono stata inopportuna».
Shannon annuì senza alzare lo sguardo dal cellulare, stava sentendo Wayne e Travis per mettersi d’accordo per vari incontri: uno di piacere e uno di lavoro.
«L’ho lasciata» disse senza staccare gli occhi dallo schermo mentre schiacciava le lettere con decisione.
«Cosa?» Constance si girò di scatto verso di lui, scioccata dalla notizia.
Doveva aver sentito male, per forza.
«Settimana scorsa. Non aveva più senso che stessimo insieme». Non aveva il coraggio di guardarla in faccia, non se la sentiva di essere giudicato dalla madre né di vedere sul volto l’espressione compiaciuta di chi sapeva già come sarebbe andata a finire
«Spero non sia per colpa mia. Voglio solo la tua felicità». Ne era convinta. Per quanto non la amasse per niente, non voleva che Shannon mettesse fine alla relazione per il capriccio di una non più giovane donna. Non voleva certo intromettersi nelle scelte del figlio, soprattutto se lo rendevano felice.
«E io me la sono presa. L’ho fatto perché lo sentivo, non era un obbligo nei tuoi confronti». Incrociò lo sguardo con quello della madre e vide soltanto moltissima preoccupazione, cosa che lo spiazzò. Niente soddisfazione, niente malizia o sguardi che significavano “Te l’avevo detto. Lo sapevo”, solo preoccupazione per lui nella speranza che avesse fatto la cosa giusta. Si sentì stupido per aver temuto il giudizio dell’unica donna in grado di amarlo in ogni situazione, senza mai criticarlo.
«Sei sicuro?» Constance si morse un labbro nel timore di essere parte integrante della scelta.
«Certo. L’ho fatto per me» rispose lui prima di metterle un braccio dietro le spalle per abbracciarla. «E per non rovinarmi troppo la piazza, come potevo perdermi oltre tutte le occasioni là fuori?»
Constance alzò gli occhi al cielo ma era soddisfatta, vedeva in Shannon una pace che prima non aveva affatto. Era sereno, non lo sembrava soltanto.
«E poi era giusto che in famiglia ci fosse un’arrivista soltanto, no? Fuori Kirstina dentro Olivia». La prese in giro indicando lo schermo.
«Ti prego, non dirlo due volte. Smetto di preoccuparmi per un figlio e devo iniziare a farlo con l’altro!» Ridacchiò più leggera sulla spalla di lui.
«È il peso di una mamma che ha due figli maledettamente belli» 
«E modesti». Concluse la madre tra le risate generali, pensando che Jared avrebbe avuto un modo per uscirne velocemente, e sperava che Jade fosse una parte importante del tutto.
«Soprattutto».





 
Eccomi people!
Vi sono mancata? *schiva i pomodori*
In realtà non ho finito il 9, ma sono a buon punto e conto di riprenderlo appena avrò finito di guardare la 5x08 che ho caricato prima di rispondere alle recensioni. Sono brava, no?
Ma veniamo a questo capitolo...
Cosa ne pensate? Vi aspettavate un simile risvolto? Ecco, da tutta la questione si svilupperanno i fatti del capitolo 8 e 9, per quello volevo pubblicarli con una certa frequenza.
Come vedete Jared ha trovato il modo di scoprire la verità sulla risposta di Jade, ma all'ultimo si è tirato indietro, capendo che non sarebbe stato giusto. Cosa pensate a riguardo?
PS: I gusti di Jade, specialmente quando parla di Jared agli Independent Awards, sono i miei gusti... Ho un debole per Jared con quel look, devo divulgare il verbo e ficcare la cosa in ogni posto che mi capiti a tiro.
So che ci sono pochi momenti tra Jade e Jared, ma recupereremo con il capitolo 8, ve lo prometto.
Però, c'è un però... avete notato che qualcosa in lui, o in tutti e due, sta cambiando?
Ricordate inoltre un paio di cose se volete venire a cercarmi a casa, ovvero:
a) siamo solo all'inizio
b) mi volete bene (?) almeno quanto io ne voglio a voi, e che se mi ammazzate non saprete come finirà la storia.
In effetti la pausa è servita non per scrivere i capitoli, ma per costruirmi una trincea. Per settimana prossima ho preparato il un nascondiglio, per il nove passo al bunker.
Detto questo mi ritiro e vi saluto, ringraziandovi per l'affetto che provate per la storia e i personaggi, sono contentissima :3
Vi lascio il link al gruppo per info e aggiornamenti: Love Doses.
A lunedì, Xo, Cris.

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Capitolo 8
*** Ottava puntata ***


 

 

Capitolo 8


Ottava puntata


 

«Siete così imbecilli che vi lasciate manovrare da delle pedine!» Tuonò Haylee una volta in casa, assicuratasi che tutti fossero entrati e non si perdessero una sola parola della sua esplosione di rabbia. No, non aveva intenzione di risparmiare nessuno.
«Haylee, sei impazzita?» Taylor era sconvolta, non capiva le accuse né tantomeno la rabbia con cui le esprimeva.
«No, siete voi che siete idioti, è diverso». Proseguì Haylee sempre più inviperita. Non riusciva a trattenersi, si sentiva in dovere di intervenire perché non riteneva giusto che lei e gli altri venissero presi in giro e, soprattutto, che Olivia la passasse liscia.
Erano due mesi che continuava a comportarsi in modo arrogante, come se Ols fosse stata migliore degli altri, e non aveva intenzione di sopportare oltre la cosa, dato che la stylist aveva dimostrato di non meritare un briciolo di pietà, non dopo tutti i suoi atteggiamenti e il piano che le stava andando fin troppo bene.
«Però, in vena di complimenti, eh?» Mia, colpita da quanto fosse dura con gli altri concorrenti, cercò comunque di spezzare la tensione che si era venuta a creare. Se Haylee era così turbata qualcosa doveva essere successo, ma non capiva cosa potessero c’entrare tutti loro.
«Forse è meglio se spieghi perché sei così agitata. Altrimenti potresti sembrare un tantino pazza». Dylan la invitò a sedersi per cercare di assumere un minimo controllo, ma riuscì solo a sfiorarle la gamba mentre lei gli passava davanti per guadagnare una posizione in cui tutti avrebbero potuto vederla e ascoltarla. Non aveva la minima intenzione di fuggire.
«Giusto un po’». La prese in giro Larissa, non capendo quanto la sua posizione fosse in bilico in quel momento.
«Tu zitta». Tuonò la parrucchiera con un indice puntato verso l’altra, un rancore tale da farla sobbalzare e vedere gli occhi spalancarsi, timorosi.
«Ok, mettiamo le carte in tavola». Continuò Haylee. «Settimana scorsa ho sentito Olivia parlare con Larissa e dirle di convincere gli altri della casa, noi, a non votare per lei e per Jared, ma per un’altra coppia».
Avrebbe voluto essere più incisiva, vedeva quanto gli altri fossero scettici dopo aver sentito quelle parole.
«Ma non avrebbe senso». Liam, sensibile nei confronti di Larissa, voleva provare a ragionare e a vedere il lato positivo delle persone. Magari si era sbagliata, oppure non stava dicendo la verità.
«O sì che ce l’ha se vuole che Jared continui a pensare che siano un match perfetto, e questo era lo scopo. Se fossero entrati nella cabina della verità e avessero scoperto di non essere una coppia perfetta, Olivia era ben conscia che Jared l’avrebbe lasciata perdere. Non entrando si è garantita di rimanere nell’incertezza affinché lui continuasse ad avere un rapporto e si innamorasse di lei. Non vi è sembrato strano che proprio la sua amica remasse contro di loro, anzi, vi incentivasse a votare per altri?»
Haylee aveva mimato il segno delle virgolette quando aveva riportato la parte dell’innamoramento, e si accorse che alcune facce, dopo la sua ultima domanda, avevano iniziato a dare qualche segno di cedimento davanti al suo discorso, segno che stava ottenendo ciò che voleva, stavano iniziando ad aprire gli occhi sulla faccenda.
«E vissero per sempre felici e contenti». Si intromise Olivia dopo aver finito di sistemarsi un’unghia, limandola sui pantaloni ultra aderenti. «Sei brava a raccontare le favole, sai?»
La schernì con uno sguardo altezzoso. Era convinta di essere stata cauta quel giorno, ma Haylee non aveva prove a riguardo, non l’avrebbe incastrata in alcun modo.
«E tu a fingere. Cos’è, hai simulato troppi orgasmi nella tua vita?» Haylee fu felice di poterle rispondere a tono senza sembrare la cattiva della situazione, nessuno l’avrebbe giudicata per la risposta a tono che aveva dato.
«Sei sicura di quello che dici?» Dakota sembrava turbata, come se si aspettasse di tutto da Olivia, ma non di arrivare a tanto. Eppure, a posteriori, il comportamento di Larissa riguardo al voto per la cabina della verità sembrava strano.
«Sono accuse gravi». Intervenne Nick, attento a capire quanto di vero ci fosse nella questione e arginare i danni. L’ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento era di un simile problema che avrebbe potuto separarli dalla vincita e dal trovare l’anima gemella. Il rancore e la diffidenza non erano le migliori compagnie per l’amore.
«Appunto, e non hai nemmeno le prove». Incalzò Olivia con un sopracciglio alzato che doveva esprimere tutto il suo scetticismo. In realtà era un modo per sondare il terreno e capire fino a che punto Haylee avesse i mezzi per metterla nei guai. «O sbaglio?»
«Lo sanno anche Dylan e Jade» rispose Haylee poco convinta. Sapeva che sarebbe arrivato il momento di fornire delle prove, ed era conscia di non avere nulla in mano per schiacciarla.
«Oh, la Mistery Inc… dove avete lasciato Scooby-Doo?» Olivia rilassò le spalle, capendo quanto le parole di Haylee, seppur vere, fossero innocue. «Vi divertite a svelare interessanti misteri, immagino»
«Beh, perché non chiediamo a Larissa, allora». Propose l’altra nella speranza di mettere la complice alle strette e ritrovare il vantaggio avuto all’inizio della conversazione. «O aspettiamo di tornare a casa e guardare le registrazioni del programma, così il tuo piano andrà a puttane nel momento in cui hai appena raggiunto tutto ciò che hai sempre desiderato?» 
Alzò le sopracciglia, soddisfatta. 
Haylee aveva capito che Ols non aveva considerato un dopo, né tantomeno le registrazioni del programma. Era convinta che adescare Jared sarebbe stata la parte più dura, invece la vera difficoltà stava nel non perderlo, soprattutto se alcune bugie potevano mettersi tra loro, come quella.
Olivia si agitò e irrigidì, ma si rilassò subito per non darlo a vedere, pensando che Larissa avrebbe tenuto il segreto, le sarebbe convenuto perché cedere davanti alle pressioni degli altri l’avrebbe fatta passare per una bugiarda e per una persona meschina che aiutava l’amica con i piani diabolici.
«Dunque? Neghi che sia vero e che quindi mi sia inventata tutto?» Haylee si rivolse a Larissa nel tentativo di smuovere la situazione, ma in cambio non ottenne risposta, se non uno sguardo confuso e colpevole che non convinse gli altri. «Dimmi che motivi avrei!»
«Per avere attenzione» rispose Olivia per metterla in difficoltà agli occhi del gruppo che, silenzioso, seguiva lo scambio per capire quali conclusioni trarre.
«Mi dispiace, non mi chiamo Olivia, io. Sono entrata per trovare l’amore, non uno sponsor». La rimbeccò Haylee, pronta a riportare l’attenzione sull’altra. «Ma torniamo su Larissa, la persona che può chiarire la situazione».
La diretta interessata non sapeva come comportarsi. Non aveva preventivato di finire al centro di un tale problema, né di diventare la chiave di lettura della sua ipotetica risoluzione.
«Beh, ecco…» Non sapeva cosa rispondere. Aveva paura della reazione di Olivia e temeva soprattutto i giudizi del gruppo, in particolare modo di delle persone con cui aveva legato di più.
«Racconta la verità. Insomma… Spiega la tua versione dei fatti». Liam tentò di convincerla a dire qualcosa, una qualsiasi cosa che avrebbe potuto fare chiarezza e l’avrebbe aiutata a tirarsi fuori dai guai. «Ti perdoneremmo. Capita a tutti di sbagliare».
Nick, davanti a tanta titubanza, si innervosì, così decise di intervenire per spronarla a parlare. «Ma se perseveri non avrai una seconda possibilità».
Forse era stato troppo duro, ma voleva davvero arrivare a capo della questione ed era sicuro di non essere il solo. Se Larissa avesse potuto aiutarli avrebbe dovuto farlo a ogni costo.
«È andata così?» Dakota, con cui Larissa aveva legato, le aveva messo una mano sulla spalla per indurla a fare qualcosa e per farle sentire che, nonostante tutto l’accaduto, non era sola.
Infine annuì arresa. A convincerla erano stati gli atteggiamenti dei compagni che sembravano pronti a darle un’altra chance se avesse ammesso la propria parte di colpa, e soprattutto il tono preoccupato di Liam. La paura di perderlo ebbe la meglio e la costrinse a confessare.
«Ma è mia amica, e ha detto che non avrebbe interferito con la nostra vincita. Doveva solo rimandare la scelta del match perfetto di Jared per agevolare lei».
«Perché l’hai fatto?» Liam, sconvolto, voleva capire le motivazioni dietro il gesto di Larissa, perché sapeva che per accettare un simile compromesso Olivia doveva aver lavorato bene sulle conseguenze in modo da non impensierirla troppo.
«Ho pensato che non ci fosse nulla di poi così osceno. Un po’ di strategia personale… è mia amica, non pensavo potesse ledere a qualcuno la cosa». Confermò Larissa davanti alle premure del ragazzo che le piaceva, e se ne rese conto proprio in quel momento.
«Tanto amica che spiattelli subito ai quattro venti la cosa pur di discolparti». La accusò Olivia con tono velenoso.
«Allora non neghi!» Drew alzò la voce, e da quel momento si scatenò il putiferio.
Un vociare irritato si alzò tanto da confondere ogni frase senza capire a chi fosse rivolta, anche se non era difficile da immaginare che la maggior parte delle recriminazioni fossero rivolte a Olivia.
«Tu con me hai chiuso» disse astioso Jared. «Tu e io, invece, dobbiamo parlare».
Olivia era una faccenda passata, per quanto trovasse in lei più punti in comune in quel momento rispetto a prima. Erano entrambi calcolatori, manipolatori e audaci, ma nemmeno Jared sarebbe arrivato a tanto. Era troppo pure per lui. A ferirlo, però, era stata Jade con il suo silenzio. Lei sapeva e non gli aveva detto nulla, e da un’amica non si aspettava un simile atteggiamento.
«L’ho fatto per noi. Lo sai anche tu che siamo più simili di quello che sembra… meritiamo il meglio!» Cercò di giustificarsi Olivia, alzando la voce per farsi sentire sopra il frastuono che lei stessa aveva generato.
Jared non le diede importanza, concentrato sul da farsi. Fu però bruscamente riportato alla realtà di quel campo di battaglia da Drew.
«Certo, qui scatta il putiferio e tu pensi a liquidarne una e a parlare con l’amica, ma i problemi li dobbiamo affrontare noi. Fai con comodo, mi pare giusto, tu sei un vip che può permettersi di usare le donne a proprio piacimento e poi abbandonarle come uno straccio usurato». Gli si era rivolto con un tono esasperato e cattivo che sovrastò le altre urla e fece fermare tutti, i quali smisero di questionare tra loro per seguire quel nuovo litigio, molto più interessante.
«Fino a prova contraria quello usato qui sono stato io». Si indicò prima di puntare il dito contro Olivia. «Da lei».
Ovvio, lui era la celebrità che vantava ex come Cameron Diaz e Scarlett Johansson e si aggirava per il mondo con a fianco modelle al limite della maggiore età. Peccato che la gente non si rendesse conto di quanto fosse uguale a loro, dato che si trovava li dentro allo stesso modo dei presenti. 
Anzi, a dire il vero invidiava le persone attorno a lui, in quel momento più che mai. Erano sul punto di compiere una scelta, erano sì timorosi di attuarla, ma abbastanza convinti della persona con cui buttarsi in quell’avventura, nonostante non avessero la conferma che quello fosse il match perfetto, anche se i vari tentativi falliti alle spalle li avevano condotti nella giusta direzione. Invece lui era rimasto di colpo senza certezze, ma nessuno sembrava essersene accorto. La ragazza in cui aveva risposto ogni sua aspettativa l’aveva usato e pugnalato alle spalle, l’altra donna – quella ideale sulla carta – aveva un qualcosa che non riusciva a convincerlo fino in fondo a causa della scarsa conoscenza, tanto che si era interessata anche a un altro e, infine, rimaneva con la propria amica, altra persona su cui aveva dei dubbi riguardo la sua sincerità. Non era nella posizione privilegiata in cui molti lo credevano, ma non avevano l’accortezza di notarlo, perché non erano problemi loro e vederlo come un semplice essere umano sembrava un’impresa titanica.
Drew, incurante dei pensieri di Jared e di ciò che gli aveva detto, continuò con la sua invettiva.
«Ma perché sei qui? Tutti i problemi nascono dalla tua presenza. Se non ci fossi tu tutto questo non sarebbe successo!» Si alzò dal divano, sempre più rabbioso. «Non hai nemmeno bisogno dei soldi! Cinquantamila dollari per te sono briciole, avresti potuto lasciare il posto a qualcuno che ne aveva davvero bisogno. L’unica persona senza scrupoli, qui, sei tu!»
Era da mesi che si teneva dentro quella rabbia repressa sviluppata nei suoi confronti, ma Drew non aveva mai digerito la sua presenza nel programma. Jared ai suoi occhi non aveva bisogno né di soldi né di tali mezzi per trovare una donna, se davvero l’avesse voluto.
C’era solo una cosa che non aveva considerato, ovvero il fatto che siccome era lì con loro, era proprio perché nel mondo che frequentava Jared non era facile trovare qualcuno interessato a lui per come era, e quell’episodio poteva esserne l’ennesima dimostrazione.
Il fatto che fosse circondato da donne belle non voleva dire che avessero qualcosa da dargli o che fosse facile trovare qualcuno da amare. Le cose a Hollywood non funzionavano così, affatto. Non era l’ambiente sfavillante formato da soli pregi che la gente comune riusciva a figurarsi, quella era la patina per chi guardava, la nebbia per distrarre i curiosi. Era un mondo formato da sottostrati che assomigliavano ai diversi gironi dell’inferno, e ognuno poteva solo scegliere di quale peccato macchiarsi.
«Beh, caro il mio professore che si permette di sputare sentenze senza sapere di cosa stia parlando… la vuoi sapere la verità? Eccola». Aveva esordito rabbioso allo stesso modo, Jared. Odiava esprimersi in quel modo e dover giocare a carte scoperte, ma era arrivato il momento di mettere le cose in chiaro, perché per quanto non fosse un esibizionista capriccioso non era nemmeno uno che si faceva mettere i piedi in testa dal primo presuntuoso che gli capitava a tiro. «I miei cinquantamila dollari vengono devoluti interamente in beneficienza, divisi tra associazioni per la cura per l’AIDS, i tumori, Haiti e il WWF».
Tutti temi per cui aveva speso del tempo, sia personale sia lavorativo, e sperava sempre di poter sensibilizzare altre persone a riguardo, soprattutto fuori dal programma.
Drew sbatté gli occhi, impreparato e stupito. Non si era aspettato una simile reazione, né pensava che Jared potesse farlo sentire così stupido con la sola verità dei fatti.
«Io non ne sapevo nul…»
«Già, sono stato troppo discreto per i tuoi gusti, vero? Non rientrano nell’idea della star pretenziosa che ti sei costruito. Non credevo di dover rivelare la cosa, né pensavo di dover ostentare le mie buone intenzioni. Quindi, qua dentro, sono forse l’unico che è entrato unicamente per cercare l’amore».
Jared aveva perso tutta la rabbia, ma era esausto per essersi esposto a quel modo.
Rimasero tutti di sasso davanti a quelle dichiarazioni, tanto che dopo la fine del discorso del cantante nessuno si azzardò a dire qualcosa, così fu Jared a concludere il proprio monologo.
«E se proprio vogliamo dirla tutta… la colpa di questo casino non è mia, del perché io sia ricco, famoso o di bell’aspetto, ma vostra» e, nel dirlo, indicò i vari ragazzi della casa senza accanirsi su qualcuno in particolare. «Perché se vi foste preoccupati meno della mia presenza e più di rendervi interessanti e piacere alle ragazze, queste ultime non avrebbero provato a incastrarmi in alcun modo».
Si avviò verso le scale nel silenzio generale, gli occhi di tutti puntati addosso.
«Detto ciò io saluto tutti e vado a dormire. Oppure ho bisogno della vostra approvazione anche per questo?»
Parlò con rabbia strascicata e orgoglio ferito, ma non si fece fermare da nessuno, né qualcuno si azzardò a mettersi contro di lui, aveva dimostrato di essere sempre stato il più limpido di tutti loro.


«Dove pensi di andare?» Jade si mise davanti alla rampa di scale e appoggiò una mano al muro per evitarle il passaggio.
Dopo che Jared se ne fu andato, in salotto scoppiò di nuovo il caos. C’erano ragazzi pronti ad accusare Olivia, altri Jared e altri a difendere entrambi, ma ciò che si percepiva era l’elettricità carica di rabbia di ogni presente pronto ad accanirsi su chiunque pur di difendere le proprie idee, e pure Jade non era da meno.
«Voglio parlare con lui, devo chiarire». Olivia tentò di mettere piede sul primo gradino, ma l’altra la fece indietreggiare senza spostarsi di un millimetro.
«Non mi sembri nella posizione per avanzare pretese». Jade aveva sibilato la frase tra i denti. Non avrebbe voluto essere minacciosa, ma di sicuro il risultato era assomigliato in modo pauroso a un’intimidazione, peccato che Olivia fosse pronta a tutto pur di cercare di sistemare la situazione, così mise da parte i timori e la sfidò al suo stesso gioco.
«E chi saresti tu per impedirmi la cosa?»
«Sono sua amica, una delle poche qui dentro. L’unica persona con cui ha detto chiaramente di voler parlare» rispose convinta facendo un passo indietro, una dimostrazione cristallina del fatto che lei sarebbe stata l’unica a salire le scale per raggiungere Jared. Jade a riguardo era irremovibile, ferma sulle sue posizioni e  così decisa da non vacillare nemmeno per un secondo durante quello scontro, cosa che in casa non le era mai successa. «Evita di renderti ulteriormente ridicola, mi sembra tu abbia già fatto abbastanza».
Gli altri aspettavano lo scontro sin da quando il piano di Olivia era venuto allo scoperto, ma mai avrebbero immaginato che potesse essere così fiera nell’incontrarla, al punto che Jade riuscisse a fare sentire l’altra piccola, indifesa e del tutto fuori posto, tanto che la videro fare marcia indietro con uno sguardo inceneritore e buttarsi in pasto agli altri coinquilini, pronti a parlare di cosa avrebbero dovuto fare con lei.
Jade, una volta sicura che Ols fosse innocua e non salisse le scale, intenta a intrattenersi con gli altri e a difendersi dalle loro accuse, percorse rapidamente la rampa e, con la solita grazia, raggiunse l’immensa camera da letto.
«Toc toc… si può?» Bussò sullo stipite per annunciarsi dato il passo leggero.
Jared era seduto sul proprio letto, rivolto verso la finestra con le spalle alla porta, un segno del suo voler essere lasciato in pace. Ecco perché Jade si era annunciata, il secondo motivo era che, per la prima volta, non avrebbe assecondato il volere di Jared.
«Vedo che in certe occasioni riesci a farti sentire in modo alquanto deciso» rispose lui girando appena la testa e accennando a quello che era appena successo di sotto con Olivia. Per quanto avessero cercato di controllare la situazione era sfuggita loro di mano, tanto che avevano urlato e permesso al cantante di ascoltare ogni frase.
Una frecciata riguardo al fatto che, quando voleva, Jade sapeva farsi sentire benissimo, quindi quell’omissione era voluta e non gradita dal diretto interessato, che si sentiva preso in giro e stupido come non mai. Un rimproverò che non le sfuggì.
«A proposito di questo…» Si passò l’indice sul contorno delle labbra per cercare un po’ di conforto, quel gesto riusciva sempre a tranquillizzarla, ma Jared frenò ogni buon proposito.
«Ho detto che dovevamo parlare, ma non ho detto quando. Né, soprattutto, ho accennato a ora». 
Non era dell’umore per sentire un’altra persona deluderlo e prenderlo in giro. Non era abituato e anche lui aveva bisogno di leccarsi le ferite.
«Jared…» Lo riprese lei con fare materno e dolce, quasi stesse per spiegare a un bambino che a breve avrebbe avuto un fratellino o una sorellina. Si sedette su letto di lui dandogli le spalle, nella speranza che non percepisse la cosa come una violazione della sua riservatezza e lo rendesse ancora più scontroso. «È proprio per questo che sono qui, ci tengo a dirtelo ora perché tu lo capisca il prima possibile e possa comprendere perché non ti ho detto nulla».
Fissava le spalle di lui per cercare una qualsiasi reazione, cosa che non arrivò, quindi continuò perché quel silenzio doveva essere la cosa più vicina a un permesso che Jared le potesse concedere per parlare.
«In primo luogo io non ho assistito personalmente alla cosa, me lo ha riferito Haylee, quindi non ho certezza di quello che è stato detto, non mi sembrava il caso di riportarti affermazioni di cui io stessa non ero sicura» cominciò accarezzando le increspature del lenzuolo che si formavano a causa del loro peso lì sopra.
«Poi, cosa molto importante, sei un uomo adulto e ti considero in grado di ponderare le tue scelte. Sei grande e vaccinato e ho fiducia in te. Mettermi tra te e Olivia su basi nemmeno certe mi sembrava una mancanza di rispetto verso di te e la tua intelligenza. Inoltre ho pensato che la cosa potesse infastidirti. A me una simile intromissione avrebbe infastidito. Sentirsi dire che si sta sbagliando con una persona a cui si è interessati non è mai bello».
Jade aveva continuato con più sicurezza, convinta dal rilassamento delle spalle di lui e dal riflesso che poteva scorgere nel vetro della finestra, nel quale lo aveva visto sgranare gli occhi, colpito.
E Jared, colpito, lo era davvero.
Era la prima volta che una donna lo considerava in grado di prendere decisioni assennate e gli diceva di avere fiducia in lui e nelle sue scelte, per Jared era una cosa importantissima. Un simile atto di fede l’aveva vissuto solo con poche persone, e l’unica donna a dimostrare davvero di dare peso a quelle parole era stata Cameron, la persona che aveva cambiato per sempre il suo modo di percepire l’amore e ogni relazione che lo coinvolgeva.
Jade, spinta dal suo silenzio, si decise a concludere il discorso esternando le ultime motivazioni che le erano rimaste.
«Infine, ma è stata la cosa fondamentale che mi ha fermata, ho pensato a cosa vuoi, Jared. Tu volevi Olivia e vuoi scegliere. Tu con lei avevi deciso di darti una possibilità, non volevo togliertela né sembrare l’amica gelosa che voleva decidere al posto tuo. Tu vuoi scegliere, ho voluto permettertelo». Il cantante si girò contrariato per quell’ultima affermazione, ma Jade non gli diede modo di aprir bocca, sentendo il bisogno di precisare il concetto. «Non pensare a un discorso presuntuoso, ho solo voluto tutelare la tua libertà di azione».
Jared si girò a guardarla in modo indecifrabile, spostando tutto il peso sul letto e incrociando le gambe sopra esso, come era abituato a fare negli hotel di tutto il mondo quando era in fase creativa e si ritrovava con mille spartiti sparsi sulle lenzuola e una chitarra tra le braccia. Di solito in quei momenti si sentiva stranito da ciò che gli passava per la testa, sopraffatto da ciò che la musica – ancora in uno stato embrionale – gli faceva provare. Era la prima volta che si sentiva così con una donna, e ne era spaventato.
Senza alcun controllo o alcuna via di fuga per una situazione che per la prima volta gli sembrava più grande di lui.
Jade, davanti a quel muro di indecifrabile silenzio, decise di non aggiungere altro per provare a convincerlo a perdonarla. «Forse è il caso che ti lasci dormire e torni di sotto. Ho paura che gli altri possano legare Olivia a un albero e la lascino lì a sopravvivere di stenti fino alla puntata di domenica prossima».
Per quanto Olivia si fosse comportata male non era giusto che venisse presa di mira dal gruppo e lapidata per le proprie colpe, faceva comunque parte del gioco e tra di loro c’era la sua anima gemella. E, a malincuore, sapeva che Jared non era da escludere.
«No, aspetta». La fermò prima che potesse alzarsi. 
Al diavolo Olivia. Lei non era stata clemente con lui e lui non aveva intenzione di esserlo con lei. L’importante in quel momento era Jade.
Si sentiva uno stronzo. Era giunto alle conclusioni sbagliate solo perché aveva pensato a sé, mentre Jade, con le migliori intenzioni, aveva pensato prima al suo bene piuttosto che a tutelare se stessa sapendo di essere in una posizione scomoda.
Era una persona preziosa, e per quanto si sentisse fortunato ad averla al proprio fianco, si sentiva anche in colpa per non aver visto appieno il suo valore.
«Rimani, mi fa piacere». Si sentiva sciocco e stucchevole, ma era arrivato il momento anche per lui di rendersi ridicolo. E farlo per Jade gli sembrava una buona occasione, ne valeva la pena. «Scusa, sono stato frettoloso nel giudicare la tua scelta, non ho preso in considerazione le implicazioni che la cosa avrebbe potuto avere. Mi sono sentito ferito al momento, ora mi sento stupido».
Jade si morse un labbro per evitare di ridere e urtare la sua sensibilità, ma in quel momento Jared sembrava davvero un bambino e il fatto suscitava una grande tenerezza. Evitò di dirglielo perché era convinta che una simile cosa non gliel’avrebbe mai perdonata.
«L’avrebbe fatto chiunque al tuo posto, non preoccuparti. Penso sia normale». Lo rassicurò lei con un sorriso sereno per dimostrargli che non era risentita delle sue accuse precedenti. «È questo il motivo che mi ha spinta a parlarti subito e a ogni costo».
Jared le scompigliò i capelli con affetto, grato che qualcuno avesse deciso di rendere Jade l’anima gemella di uno dei ragazzi in casa e l’avesse messa sul suo cammino.
«Sono felice che tu abbia insistito» disse all’amica mentre si stendeva a letto con lei ancora seduta sul bordo. «E ho capito di essere fortunato ad avere accanto una persona come te».
Si sistemò sul cuscino scostando i capelli lunghi e guardandola con ammirazione e interesse, quasi l’avesse vista per la prima volta sotto una luce diversa.
«Buonanotte Jared, vedrai che domani questa sensazione sarà passata». Lo prese in giro accarezzandogli i capelli e spostandoli dietro il suo orecchio. «Tornerò a essere la solita Jade ai tuoi occhi, non ti preoccupare».
Era rassicurante per lei credere una cosa simile, soprattutto perché tutto sarebbe stato più facile per entrambi.
Gli diede un bacio sulla fronte e tornò di sotto senza dargli il tempo di replicare o fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentito.
Jared si ritrovò a sospirare da solo, con il dubbio che per la prima volta in vita sua non c’era una preda da cacciare, ma un suo pari a cui accompagnarsi.


Un paio di giorni dopo la situazione si era ridimensionata: i ragazzi avevano capito che Olivia era comunque parte del gruppo e del programma come tutti loro, dato che era l’anima gemella di qualcuno, però potevano escluderla dai rapporti e dalle dinamiche che li coinvolgevano, e così fecero, riducendo all’osso ogni contatto con lei.
La cosa aveva intenerito Drew che, solo a causa della mancanza di Daisy nella casa e del fatto che adducesse il comportamento di Ols alla presenza di Jared, aveva iniziato a farle compagnia, conscio che lo scontro avuto con il cantante – e le conseguenti rivelazioni di quell’ultimo – l’avevano allontanato dal gruppo tanto quanto Olivia.
In quei giorni alcune coppie, tramite calcoli, confronti tra le varie puntate, osservazioni e un progressivo conoscersi, erano giunte alla conclusione abbastanza certa di essere match perfetti.
Non ne avevano la sicurezza, ma erano convinti di essere sulla strada giusta, come se i pezzi a loro disposizione avessero iniziato a combaciare a meraviglia.
Mark aveva abbandonato il proprio interesse verso Larissa per conoscere meglio Taylor, l’altra aveva dichiarato il suo coinvolgimento convinto per Liam e, infine, Simon e Dakota avevano compreso di essere anime affini. Ne capirono il motivo dopo la rispettiva conoscenza, ma avevano percepito che tra loro non avrebbe potuto esserci altro se non un’ottima amicizia che si accentuava durante le sfide con un gioco di squadra che li vedeva davvero affiatati.
C’erano ancora persone ben lontane dall’avere le idee chiare nonostante fossero a due settimane e mezzo dalla fine del gioco, e se Scott e Leighton erano indecisi tra due persone interessanti, Jade e Jared erano abbastanza convinti di chi fossero le loro anime gemelle, anche se a volte percepivano la scelta come forzata, quasi sfuggisse loro qualcosa.
Inoltre c’era il discorso Olivia, che al momento era la variabile impazzita per molte coppie, perché se Scott era sicuro di non essere il suo match, lo stesso non poteva dire Jared, anche se a riguardo aveva ormai le idee chiare.
Il gruppo aveva capito che trovare l’anima gemella di Ols era la loro priorità affinché lei si mettesse il cuore in pace riguardo Jared e perché loro riuscissero a tornare tranquilli senza avere la sensazione di essere in presenza di qualcuno pronto a tramare alle loro spalle.
Era percepita come una minaccia, e l’unico modo per neutralizzarla era trovare la sua metà, e tutti in quel gioco erano sacrificabili.
Jared sembrava aver raggiunto una nuova complicità con Leighton, più tranquillo e a suo agio quando lei era nei paraggi, e i momenti che di solito dedicava a Olivia era diviso tra lei e Jade, con il quale passava sempre più tempo nel loro piccolo angolo di normalità al riparo da sguardi indiscreti.
Ed era stato così anche quella volta. Uno dei due si era grattato l’occhio con l’indice e si erano ritrovati seduti sotto l’ombra di un albero a parlare per un tempo indefinito. Anche la troupe delle riprese aveva perso le speranze con i propri richiami e non aveva ottenuto risultati quando aveva provato a cercarli, Jade aveva trovato un posto in cui non erano facilmente rintracciabili e si divertivano a spese della crew quando li cercavano e se ne andavano poi con un nulla di fatto, nonostante fossero vicini.
Era una giornata come tante quella, in cui qualcuno stava usando la griglia per cuocere la carne mentre Taylor pensava a piatti vegani per Jared e gli altri si rilassavano in piscina, con gli ultimi rimasti che si dedicavano alla palestra per non perdere la tonicità acquisita prima di entrare nel programma.
Jade irruppe dalla vegetazione attorno alla casa con fare deciso, convinta a dirigersi verso la casa.
Era pallida e lo sguardo era allucinato. Continuava a passarsi le dita come suo solito sul contorno delle labbra nel tentativo di calmarsi. Chi si era soffermato a guardarla aveva trovato il suo atteggiamento strano, ma quel concetto non riusciva più ad assumere il significato canonico se associato a Jade.
Passò accanto a Haylee, vicina alla griglia dove Dylan stava controllando la cottura della carne, senza davvero accorgersene.
«Non ci posso credere…» Mormorò tra sé con fare poco convinto. Aveva rallentato il passo, ma non aveva smesso di camminare, né tantomeno aveva prestato attenzione alla domanda di Haylee se si sentisse bene o meno.
Sembrava incredula e un po’ sconvolta, ma niente che non potesse essere risolto con un po’ di pace, cosa che la casa in quel giorno offriva. 
Haylee e Dylan si scambiarono uno sguardo stranito che però non conteneva preoccupazione, si dissero che probabilmente aveva incontrato qualche animale nel tornare dalla piccola giungla lì attorno e non gli diedero peso.
Poco dopo videro spuntare Jared dalla stessa direzione in cui era sbucata Jade. Sembrava distratto e meditabondo. Continuava a muovere le labbra come se stesse parlando tra sé, ma non riuscivano a capire cosa stesse dicendo.
Jared, dal canto suo, si chiedeva come potesse essere successo e quando tutto quello gli fosse sfuggito di mano. Era confuso e glielo si poteva leggere in faccia, non credeva di poter aver commesso un simile errore di valutazione e di essersi sbagliato, non era da lui. Riteneva inammissibile dimostrarsi fallibile e detestava doversi ricredere, lo rendeva umano e detestava la sensazione che la cosa gli conferiva.
Come in quel momento.
Eppure Jared era segretamente felice. Aveva dimenticato da troppo tempo la sensazione di leggerezza data dall’avere qualcuno con cui condividere il peso di quello che lui era senza farglielo nemmeno notare. Si sentiva di poter essere se stesso senza essere giudicato eccessivo.
Si sentiva bene. Ed era merito di Jade.
«Impossibile». Lo videro i due mormorare tra sé. «Non riesco a capire come possa essere successo».
Sembrò loro di vederlo articolare prima di averlo nei paraggi.
«Jared, stai bene?»
Si fermò e parve risvegliarsi dai propri pensieri. Sbatté le palpebre e li fissò confuso un attimo, poi sorrise più padrone di se stesso, anche se sembrava una sicurezza forzata.
«Sì, io… sto cercando qualcuno. Ah ecco» disse adocchiando la persona di suo interesse. «Scusate, con permesso».
Non aspettò risposta, li sorpassò e si diresse verso il ragazzo.
«Scott» esordì per farlo girare. «Ti va se riprendiamo la discussione di settimana scorsa?»
Mai come in quel momento Jared sentiva il bisogno di conoscere la verità a riguardo, la cosa si dimostrava fondamentale dopo i recenti sviluppi di cui non riusciva a capacitarsi.
«Ehm… certo». Si girò per vedere se il cantante si era accorto della presenza di Leighton nei paraggi, era da un po’ che si scambiavano qualche bacio innocente e aveva paura della reazione di Jared se l’avesse scoperto, ma non sembrava arrabbiato o pronto ad aggredirlo, quindi si tolse l’espressione colpevole dalla faccia e gli sorrise più rilassato, pronto per ascoltare ciò che Jared aveva da dirgli.
L’altro lo guidò in un posto tranquillo della casa, ben lontano dal terrazzino della camera dove Jade avrebbe potuto rifugiarsi. Voleva evitare che qualcuno li interrompesse anche quella volta e decise di sedersi vicino all’ingresso, dove aveva affrontato la discussione incriminata di cui voleva conoscere la verità.
Non poteva più aspettare, doveva sapere, specialmente dopo quella giornata.
Forse non era corretto ricorrere a Scott, ma era l’unico che gli avrebbe garantito la verità senza tentare di spiegare le ragioni del proprio gesto, come aveva fatto Jade giusto un paio di giorni prima riguardo la scelta di tacere la storia di Olivia. Aveva capito le sue decisioni e le aveva apprezzate, ma non c’era molto da giustificare se avesse scoperto che aveva cambiato risposta, quindi voleva sapere quello che cercava da qualcuno esterno alla vicenda e che non gli avrebbe posto domande a riguardo, né avrebbe tentato di portare acqua al proprio mulino.
Era troppo confuso riguardo Jade e in quel momento aveva soltanto bisogno di più chiarezza possibile, e aveva deciso di prendersela in qualunque modo.
Stava iniziando a cedere e ad aprire gli occhi, e non voleva rimanere di nuovo scottato da una scintilla di speranza che gli sembrava di scorgere in una persona, era stufo di osservare le cicatrici che ogni passaggio nella sua vita lasciava.
«Di cosa volevi parlarmi?» Scott, curioso di sapere cosa Jared potesse volere da lui, aveva deciso di mostrarsi intraprendente e dare il via a quel dialogo.
«Prima di iniziare devo porti due condizioni imprescindibili: discrezione e sincerità. Sei l’unica persona che può chiarirmi un dubbio e, per quanto mi dispiaccia non chiedere alla diretta interessata, preferisco affidarmi a te e alla tua imparzialità».
Jared era stato deciso ma non rude, mettendo Scott a proprio agio nonostante quel riferimento femminile non gli facesse presagire nulla di buono. Ancora una volta la mente corse a Leighton e si mise sulla difensiva, perché non era pronto ad affrontare l’argomento con lui, né tantomeno a lasciargli campo libero.
Sospirò sconfitto, perché si era appena ripromesso di essere sincero, e quindi la conversazione avrebbe potuto prendere una piega tutt’altro che pacifica, ma era pronto ad assumersi le proprie responsabilità e a dire le cose come stavano per lui.
«Ok, per me non c’è problema». Si rilassò sul divano accanto a quello di Jared, aveva preferito sedersi in modo da osservarlo in faccia, non voleva fuggire da un contatto diretto, soprattutto visivo. «Di cosa si tratta?»
«Ho parlato con l’ex di Jade settimana scorsa…» Jared non sapeva da dove partire, così decise di affrontare l’argomento dall’inizio e con la dovuta calma, non voleva essere travisato.
«Quel tizio? Ma è un decerebrato!»
Jared rise divertito.
«Non posso che darti ragione». L’espressione di Scott l’aveva divertito e gli aveva fatto piacere sapere che per un momento potevano essere dalla stessa parte, sperava di trovare in lui la collaborazione che andava cercando. «Però mi ha detto una cosa, e devo scoprire se è vera. Tu, in tutto questo, sei l’unico che può aiutarmi».
Gli diede il tempo di assorbire la richiesta e attese una sua reazione, che non tardò ad arrivare. 
«Spara, lo faccio volentieri».
Sapere che l’argomento era Jade non era facile, ma forse era un terreno più neutro rispetto a Leighton, soprattutto per lui. Era quella convinzione a spingere Scott a essere collaborativo e affabile.
«So che più di un paio di settimane fa tu e Jade avete affrontato una discussione delicata… un discorso che poi ha affrontato con me».
Non si stupì di quella confessione, lei e Jared erano amici, era normale che si confrontassero su questioni che discutevano con altri. Anzi, era felice che Jade gli avesse riservato una sorta di priorità, quasi fosse stata più curiosa di conoscere il suo parere e non quello dell’amico.
«Ah sì, e quale?» Era interessato.
«Quello in cui si parlava di cosa si voleva da una relazione».
Scott alzò un sopracciglio, stupito. Ok, doveva ammettere che l’idea che si era fatto poco prima era sbagliata, perché era stato lui stesso a sollevare la questione, ma Jade l’aveva trovata così interessante da volerla affrontare con qualcun altro, e la cosa doveva tornare a suo favore, perché probabilmente lei lo considerava un tipo con un cervello e la cosa lo lusingava molto.
«Certo, ricordo» sorrise al pensiero, parlare con Jade era sempre piacevole e naturale. «Cosa vorresti sapere?»
Jared si prese del tempo per pensare a cosa dire e come dirlo, non voleva dilungarsi troppo o rivelare più di quanto fosse necessario. Inoltre l’idea di ricorrere a Scott non gli piaceva per nulla, ma sapeva che era l’unico modo per arrivare dove voleva.
Era un uomo, quindi avrebbe risposto come si aspettava: senza fronzoli e rispondendo soltanto alla sua domanda.
Si stava odiando, ma sentiva il bisogno viscerale di conoscere la verità su Jade, quel giorno più degli altri. Non poteva commettere altri errori di valutazione, non poteva lasciarsi andare con la persona sbagliata, di nuovo.
«Beh… Travis mi ha detto che a te ha risposto in un modo, a me in un altro. Vorrei capire se è vero e, in caso, comprendere il perché di un simile cambiamento».
Stava arrivando al punto della questione con timore e pieno di sensi di colpa, e non era da lui. Jade, con i suoi modi di fare, gli stava incasinando la vita.
«Perché non chiederlo a Jade?» Scott aveva ragione e, anche se gli aveva spiegato il perché poco prima, sapeva che quella domanda era naturale, quindi Jared non se la prese, anzi rispose con sincerità e una calma che non pensava di avere in un momento smile.
«Perché lei, se fosse vero ciò che Travis mi ha riportato, mi avrebbe già mentito una volta, e non è detto che sarebbe disposta a rivelarmi la verità, inoltre tenterebbe di giustificare la propria scelta, ma al momento ho solo bisogno di conoscere la risposta» disse risoluto ma pacato. «Al resto ci penserò dopo».
Scott non riusciva a capire tutta quella pressione per una risposta, ma era sicuro che se Jared voleva sapere quella cosa c’era un motivo importante a riguardo, era felice di poterlo aiutare.
«Ok, come vuoi» espirò pronto ad arrivare al punto. «Dimmi quello che vuoi sapere e te lo dirò»
«Come ha risposto a quella domanda?»
Il tatuatore non ci pensò molto tempo, ricordava la risposta di Jade come se fosse successo ieri. Aveva adorato il suo modo di aprirsi con lui, il suo raccontarsi così spontaneo e sentito, non poteva dimenticare una sola parola, non sarebbe stato corretto. Gli piaceva Jade e gli piaceva ascoltarla, era interessante e mai banale.
«Ha detto che vuole essere scelta, perché con i suoi ex non è mai successo. Non vuole essere la priorità, ma vuole essere scelta ed essere considerata importante al pari delle altre cose fondamentali per la persona che la ama. Desidera che una persona abbia il coraggio di sceglierla e la accetti per come è, compresi i difetti. Soprattutto quelli».
Gli era dispiaciuto rivelare quei dettagli, ma sentiva che Jared ne aveva davvero bisogno, e la sua faccia non smentiva l’urgenza che aveva dimostrato fino a quel momento. Aveva optato per una sintesi chiara e ridotta, giusto per non tradire ogni particolare che Jade gli aveva rivelato.
«Capisco». Sorrise debolmente il cantante. «Grazie».
Lo aveva ringraziato per averlo annientato.
No, lo aveva ringraziato per avergli detto la verità e aver rispettato la promessa di essere sincero.
Era stata Jade a mentirgli.
Non solo, aveva omesso una risposta così… complementare alla sua.
C’era qualcosa di spaventoso nelle risposte. 
Aveva capito da poco di poter lasciarsi andare a quella sensazione familiare che solo lei gli trasmetteva, che aveva paura ma che provarla era normale, e tutto se ne era andato nel giro di poco tempo.
Jade sapeva ma non aveva rischiato, così gli aveva mentito. Jade non lo considerava molto importante, o comunque pensava di poterlo prendere in giro.
Aveva preso le sue parti con Olivia, ma lei l’aveva pugnalato allo stesso modo. Anzi, era stato peggio, perché di Jade si fidava ciecamente.
«A te cosa ha detto?» Scott era curioso di capire perché Jared si fosse irrigidito tanto.
«Che voleva essere amata».
L’altro strabuzzò gli occhi, colto di sorpresa.
«È stata la risposta che le ho dato io». Jade aveva attinto parecchio alla loro conversazione, e Scott ne fu lusingato, anche se non riusciva a capire il perché di quel gesto. «Non ha giustificato la cosa?»
«No, sembrava che pure quella semplice risposta fosse di troppo». Ora capiva il perché. Non era una risposta sua. Era stato il senso di colpa a impedirle di continuare.
Jared si domandò come avesse potuto anche solo iniziare a dire una cosa simile.
Lui, doveva ammetterlo, era stato stupido. Non era una risposta da Jade quella, non senza un’argomentazione valida, ma lui si era accontentato, come aveva sempre fatto con lei. Sbagliando.
«Magari aveva paura del tuo giudizio, o di esporsi troppo con te». Scott lo consolò perché gli sembrava che Jared ne avesse bisogno, inoltre sapere che Jade aveva mentito al suo più grande amico lì dentro lo fece sentire potente, come se avesse avuto un vantaggio su Jared che prima non pensava di avere.
«Posso andare ora? Avevo promesso a Dylan di aiutarlo con il pranzo». Gli dispiaceva farlo attendere oltre, si era preso le proprie responsabilità e non voleva passare per lo scansafatiche di turno, non era da lui.
«Certo, certo. Anzi scusa se ti ho trattenuto e grazie» rispose Jared, sempre più assorto nei suoi pensieri.
Scott si alzò e si fecero un cenno di intesa per dire che tra loro era tutto ok.
«Mi raccomando Scott, non dirle nulla».
L’interessato annuì sollevato e se ne andò.
Ma quello che non aveva nulla da dire, a riguardo, era proprio Jared.
Si sentiva tradito, vuoto.
Come se avesse appena perso qualcosa di importante, o come se si fosse accorto che la cosa che considerava di inestimabile valore l’avesse perso tutto, rivelandosi un falso.


Aveva mangiato poco e male, era stato taciturno e quando Jade l’aveva guardato e gli aveva rivolto il sorriso più estasiato che riuscisse a fare, Jared si era sentito preso in giro e arrabbiato.
Le loro risposte combaciavano come se fossero state studiate a tavolino, e ogni motivazione per quel cambio in corsa era assurdo ai suoi occhi.
C’era la soluzione che Jade avesse cambiato per paura di una sua reazione, ma non ne vedeva il senso, dato che di carattere e coraggio ne aveva da vendere, quindi doveva pensare che Jared non ne valesse la pena, oppure c’era l’idea che per lei non avesse importato poi molto e volesse minimizzare la questione. In entrambi i casi usciva un quadro poco lusinghiero del loro rapporto, tanto che Jared non riusciva a spiegarsi il comportamento di quella mattina, né tutta la gioia che sprizzava in quel momento.
Jade era riuscita a confonderlo sia per le cose che faceva, sia per quelle che non diceva. E la poca chiarezza non portava mai a cose buone.
In pochi giorni i punti fermi che aveva nella casa erano crollati come castelli di sabbia sul bagnasciuga, travolti da un’onda di misere dimensioni, e l’unica certezza che aveva era quella di essere rimasto solo, tradito da una delle persone da cui non pensava di subire un simile trattamento.
Furono chiamati per la prova e Jared decise di improvvisare, dato che di solito gli usciva bene. Pensava che Jade avesse bisogno di capire come ci si sentisse a essere traditi, perché vedeva quanto smaniava per essere scelta per la prova, lo poteva sentire dall’elettricità che emanava il suo corpo.
Invece per la sfida scelse Leighton, provocando nell’amica uno sguardo spaesato mentre Scott la raggiungeva e la abbracciava per tranquillizzarla, il tremito del suo corpo sembrava aver bisogno di una presa salda per smettere di agitarla.
Jared avrebbe scelto Leighton a prescindere dalla scoperta, ma era la motivazione a essere diversa: prima sarebbe stata una scelta dettata dalla paura e dal bisogno di prendere del tempo per pensare a come agire, perché negli ultimi tempi Jade l’aveva portato a porsi delle domande riguardo lei e il loro rapporto, in quel momento la scelta invece era dettata dalla rabbia e dalla voglia di far male.
Le ragazze si misero su delle piattaforme fissate nella sabbia sotto l’acqua leggermente increspata mentre i ragazzi dovevano costruire delle zattere per salvarle, ognuno andando dalla ragazza che si era scelto. Ryan continuò a spiegare che i tre ragazzi più veloci avrebbero conquistato la fuga d’amore per vincere l’opportunità di entrare nella cabina della verità.
Poco dopo diede il via e scoppiò l’inferno.
I ragazzi corsero alle assi che dovevano assemblare mentre le ragazze, placide, dovevano aspettare di essere raggiunte dalla propria metà, essere tratte in salvo sulla zattera che avevano costruito e tornare a riva sani e salvi.
Ma Jade, al posto di controllare i progressi di Scott, osservava ferita la solerzia con cui Jared assemblava i pezzi, una frenesia rabbiosa che la spaventava a morte e la feriva. Tutta quella voglia di correre da Leighton la straziava, perché mai aveva visto Jared prodigarsi per lei in quel modo, ed era convinta che dopo quella giornata fosse giunto il suo turno, ma ogni movimento le ricordava che, ancora una volta, si era illusa.
E quella volta faceva davvero male, perché ci aveva creduto davvero a quello spiraglio di cambiamento tra loro.
La prova non era risultata difficile e vinsero Nick e Mia, Jared e Leighton e, infine, Simon e Dakota.
«Vi siete meritati un giro in kayak lungo i ruscelli della riserva naturale e un pranzo molto romantico in riva al fiume… godetevi la giornata!» Li salutò Ryan, sorpreso dai risvolti di quella prova, dando loro appuntamento a sabato sera per la cabina della verità.
Le ore tra mercoledì pomeriggio e il venerdì mattina trascorsero in un limbo indefinito per Jade e Jared.
Il cantante sembrava essersi dimenticato dell’assenza dell’amica per dedicarsi totalmente a Leigh, non perdendo la minima occasione per dire di essere felice che il percorso in casa l’avesse portato fino a lei e che era felice di uscire con una simile ragazza perché si sentiva onorato.
Jade, osservando la sincerità con cui esternava quei pensieri, si sentiva morire dentro ogni volta, perché fino a due giorni prima era lei la persona che fissava a quel modo – con naturalezza e fiducia – e vedere che Jared si era allontanato di colpo a una distanza siderale la feriva a morte, uno squarcio che a ogni sguardo complice tra i due si allargava e sanguinava sempre più.
Tra loro la questione era irrisolta e non capiva l’indifferenza di Jared. Era convinta che dopo la prova avrebbero parlato, quantomeno chiarito le rispettive posizioni, invece aveva smesso di calcolare la sua esistenza.
Puff, sparita.
Era tornata la Jade della prima settimana, quella che lui non aveva nemmeno visto, figurarsi notato.
Aveva più volte fregato l’occhio con l’indice sinistro per chiedere uno dei loro incontri senza telecamere intorno, pur sapendo quanto la cosa potesse essere rischiosa, ma Jared sembrava non aver mai intercettato il segnale. Sembrava, perché entrambi sapevano che la verità era un’altra, e che Jared ignorava o evitava volutamente di cogliere il gesto di intesa stabilito.
Jade si ritrovava a passare il tempo con Haylee, Dylan e Scott, ma la rabbia e l’insoddisfazione sembravano cresce a dismisura ogni volta in cui Jared sfiorava Leighton.
Era gelosa. Erano belli insieme, e a vederli dall’esterno si domandava se anche loro due durante quelle settimane fossero apparsi così: spensierati, complici e sereni, quasi fossero stati all’interno di una pubblicità patinata di qualche brand di lusso.
Si sentiva Olivia e il solo pensiero le faceva venire la nausea.
Gli abbracci di Scott, i baci fin troppo casti sulle guance che non oltrepassavano confini passionali per via della ritrosia di Jade, erano un blando palliativo per la ferita di lei, non riuscivano a farle dimenticare che Leighton era tra loro tanto quanto si era intromessa tra lei e Jared. Odiava vederla come una specie di nemica, perché quando non c’erano ragazzi di mezzo andavano d’amore e d’accordo.
Si sentiva cattiva e non era da lei.
Tirò un sospiro di sollievo quando li vide uscire per la fuga d’amore, ma la sensazione positiva durò poco. Si accorse che Jared non solo non l’aveva salutata, ma non l’aveva cercata, quasi lei non fosse esistita.
La tristezza lasciò il posto alla rabbia, che aumentò tutta la giornata.
Non sapere perché veniva punita la irritava nel profondo, detestava che Jared sapesse ferire così bene e, soprattutto, che sapesse ferire lei – conoscendo quali punti toccare – con tanta facilità e precisione.
Voleva meritarselo quell’odio, voleva leggergliela in faccia la rabbia, non voleva un sorriso vuoto che tentasse di blandire la sua irrequietezza per farla navigare nell’indecisione.
Era stufa di aspettare che Jared aprisse gli occhi e si accorgesse di tutto quello che lei era, perché era molto più di una echelon. Era stanca di rispettare le sue volontà quando lui non rispettava lei e la sua amicizia, quindi se avesse voluto odiarla, Jade gli avrebbe dato un motivo per farlo. O uno per sputare la verità.
Trovò la persona che stava cercando ed era piena di determinazione, rabbia e lacrime.
«Prendi le forbici» disse a Haylee.
«E perché?» Era così intenta ad accarezzare il volto a Dylan che non diede peso a ciò che Jade le stava dicendo, o al modo in cui lo pronunciò.
«Perché hai vinto, mi tagli i capelli».
Vide l’amica far scattare la testa verso l’alto, di colpo interessata e, senza aspettarla, si diresse verso il bagno.
Era da mesi che Haylee si era offerta di mettere mano a quella chioma ormai senza forma che Jade si ostinava a portare in testa sempre allo stesso modo, ma la diretta interessata si era mostrata restia, dicendo che le piacevano i suoi capelli.
Haylee aveva sempre notato il rossore che le colorava le lentiggini, ma non aveva mai capito a cosa fosse legato.
«Come li vorresti?» Esordì entrando in bagno e trovandola seduta sulla tazza del gabinetto come se fosse pronta per la crocifissione. «Ma sei sicura?»
Jade, stravolta e spossata, annuì con gli occhi lucidi e poi spiegò cosa l’amica doveva fare.
Haylee iniziò a tagliare e Jade a piangere, ma la parrucchiera capì che le lacrime non erano legate al taglio, ne aveva viste troppe di quelle per non riconoscerle.
Quello era il pianto di un cuore spezzato, il famoso cambio di aspetto che una donna legava alla perdita di un uomo.
«Vuoi parlarne?»
Jade scosse la testa tra i singhiozzi delicati che quasi non emetteva. Era una scena silenziosa e triste che tolse anche a Haylee la gioia di poter fare quello che più le piaceva.
«Continua a tagliare».
Non un ordine, ma la disperata richiesta di aiuto di un’amica per lasciarsi alle spalle il motivo di quelle lacrime.
Un motivo che di lì a poco, lo sapevano entrambe, sarebbe rientrato in casa.


Jared non era riuscito a dimenticarsi di Jade, ma aveva passato una bellissima giornata e Leighton gli piaceva davvero, era seriamente felice di aver trascorso con lei quei momenti. Aveva però deciso di affrontare Jade, perché come lei meritava risposte, lui voleva spiegazioni a riguardo.
Non era disposto a lasciar correre e a lasciare qualcosa di sospeso tra loro, doveva mettere un punto alla questione.
Si era armato delle migliori intenzioni, tanto che chiamò a gran voce Jade, rigenerato da quel giorno passato fuori dalla casa. 
Salì di corsa le scale e, una volta arrivato nei pressi della camera, Jade uscì da essa mentre con l’indice e il medio si torturava il contorno del labbro inferiore, ormai arrossato, il tutto accompagnato dallo sguardo colpevole per ciò che aveva fatto.
Si era presentata a lui indifesa e insicura, proprio come quando aveva scoperto in lei una echelon colta in flagrante.
Era diversa, così tanto che Jared strizzò gli occhi per carpire ogni particolare.
Non era Jade, non di sicuro la sua Jade.
Aveva i capelli che arrivavano a sfiorare le clavicole, ma dietro erano un po’ più corti. La riga non era più al centro ma spostata a destra, formando così un ciuffo che le riempiva il viso tondo, i capelli erano mossi al posto di essere lisci e le punte dai riflessi biondi erano completamente sparite.
Stava bene, ma non era lei. Non c’era più traccia di quel legame che Jared vedeva in quella sua caratteristica.
Studiò ogni piccolo particolare e, dopo aver osservato l’insieme, qualcosa si spezzò.
In lui, in lei… in loro.
Non c’era più quel collante a tenerli insieme, quel qualcosa a legarli, la particolarità che li univa.
Jade aveva dimostrato a Jared di avere il coraggio che secondo lui le era mancato nel momento in cui aveva bisogno che lei lo dimostrasse, e che a quel che c’era stato tra loro era stato dato un taglio netto.
Sparito.
Come loro.
Come la mattina di due giorni prima.
Come otto settimane buttate al vento con una leggerezza immane.
Come un solo errore di valutazione che aveva viziato tutto.
E Jade, con quel gesto, aveva dimostrato di poterlo ferire e di volerlo fare volontariamente, perché Jared, in quel frangente, si sentiva tradito da lei ancora una volta. Quella sensazione sgradevole che aveva provato fin troppe volte in quei giorni.
Jade aveva infranto la promessa fatta a Jared quasi non fosse stata importante.
Era arrivato lì con l’intenzione di chiarire con pacatezza la questione del discorso di qualche settimana prima, perché gli premeva, ma adesso era così arrabbiato che non aveva la minima intenzione di risolvere la questione, voleva solo vomitarle addosso tutto il proprio risentimento, e l’avrebbe fatto senza darle una minima motivazione a riguardo.
Non se la meritava, non dopo l’ennesimo tradimento gratuito nei suoi confronti.
«Cosa hai fatto?» Si era avvicinato per toccarli. Erano gli stessi capelli morbidi in cui aveva affondato le dita tante volte, in cui aveva trovato svago e ristoro, un punto di contatto tra due persone opposte ma terribilmente simili, unite nella loro strana solitudine, eppure ora finivano prima, come se non avessero mai testimoniato a ciò che fino a poco prima era stato creato e poi distrutto, quasi tutto quello non fosse avvenuto davvero. Erano la prova che qualcosa c’era stato, ma ora non c’era più.
«Li ho tagliati, ma non sono affari tuoi». Jade avrebbe voluto essere più dura, ma aveva ancora la voce corrotta dal pianto, il nodo alla gola era l’unica cosa a cui Haylee non era riuscita a dare un taglio.
«Ma, i capelli…» Li aveva lasciati andare all’improvviso come se si fosse scottato, e lo sguardo azzurro divenne freddo di collera, un tocco così gelido che riusciva a scottare.
«Solo perché per te erano importanti non vuol dire che lo fossero anche per me. Ero stufa». Non era stanca dei suoi capelli, le piacevano. Era stufa di non essere mai la sua priorità, di vedersi sorpassata da tutte le altre quando era lei a dargli tutta se stessa, senza esitazioni o remore. Amava i suoi capelli lunghi, ma rappresentavano un collegamento con Jared e voleva liberarsene: come lui era andato avanti e senza prenderla in considerazione, anche lei doveva continuare senza di lui.
«Vuoi dirmi perché ce l’hai con me?» Jared sapeva perché Jade era ferita, ma voleva farle capire come ci si sentiva a essere traditi dalla persona a cui si voleva bene e di cui ci si fidava senza avere un perché in cambio. Voleva che lei glielo dicesse affinché diventasse reale e non si sentisse solo in quella sensazione orrenda.
Nonostante tutto, nonostante lo schifo, la voleva lì con lui.
«Non ce l’ho con te. Forse sei tu che ce l’hai con me per qualcosa». Lo accusò lei, sapendo che quel taglio lo faceva stare male almeno quanto lui aveva fatto sentire male lei, ed era contenta di vederlo con lo sguardo perso e confuso, perché era lo specchio di come Jade era dentro.
«Rivolgimi di nuovo la parola quando ti sarà passata». Jared le diede le spalle, pronto ad andarsene. In quel momento erano arrabbiati e avevano dimostrato entrambi di sapere dove colpire per fare più male, era meglio porre fine a quello scempio e smetterla di dare spettacolo davanti agli altri coinquilini, dato che erano tutti in silenzio per capire come si sarebbe sviluppata la situazione tra loro.
«Sei tu quello a cui deve passare, sono solo stupidi capelli!» Urlò Jade vedendolo allontanarsi. 
E allora perché anche lei sentiva la loro mancanza, e si era pentita di averli tagliati nel momento in cui Haylee aveva dato la prima sforbiciata?
«Se non ti rendi conto di quello che hai fatto non meriti nemmeno risposta». Si girò con gli occhi luccicanti di delusione. «Non ho voglia di parlare con te, non più».
E affondò la lama ancora una volta, sapendo di ferire entrambi, perché colpire uno voleva dire veder sanguinare l’altra e viceversa.


Come era successo durante la quarta settimana con Haylee e Dylan, anche il diverbio tra Jade e Jared aveva destabilizzato tutti, in casa. Siccome il cantante l’aveva invitata a rivolgergli la parola una volta che le fosse passato l’astio, Jade si era ben guardata dal parlargli, anche perché era convinta che fosse lui a doversi scusare per tutta la cattiveria gratuita che le aveva rivolto da mercoledì pomeriggio dalla prova.
Arrivarono così a sabato sera alquanto spaesati, pronti per scoprire chi sarebbe dovuto entrare nella cabina della verità.
«Mia e Nick». Annunciò Ryan con una certa soddisfazione. Aveva seguito la vicenda dall’esterno, e sapeva che la maggior parte dei ragazzi trovava giusto dare la precedenza a loro come coppia dato che era da settimane che continuavano a scegliersi e ad accrescere il loro coinvolgimento.
Regalarono un sorriso timido agli amici che sarebbero rimasti nel salotto e poi si diressero nella piccola stanza isolata ai margini della vegetazione.
Le luci si abbassarono e i laser verdi finsero di scannerizzarli per rendere l’attesa più accattivante.
Sembravano passate ore e non minuti quando sullo schermo comparve la scritta PERFECT MATCH.
Mia versò lacrime di gioia e si lasciò abbracciare da Nick, contento di aver trovato la persona adatta a lui. Era una sensazione unica avere la certezza di trovare il partner ipoteticamente perfetto che rispondeva alle esigenze dell’altro, superava ogni immaginazione a riguardo.
La casa esplose di felicità per aver trovato il terzo match perfetto. Jade si era messa a ballare sul posto prima di baciare la guancia di Scott con impeto, allegra dopo i momenti che Jared le aveva fatto passare, mentre il cantante coccolò Leighton con fare delicato, perché lei era riservata. Apprezzava le effusioni contenute, era bello condividere con lui parte di quello che si scambiavano in privato, iniziava a instaurarsi una certa fiducia e complicità.
Il clima disteso si protrasse fino alla sera dopo, quella della cerimonia di accoppiamento.
«Vi vedo pronti per fare le vostre scelte» esordì Ryan con un sorriso. «Ma è giusto che il nuovo match perfetto si accomodi sui divani, quindi prego, Nick e Mia, andate a fare compagnia alle altre coppie».
Li invitò a prendere posto con un gesto ampio della mano tra gli applausi generali e le espressioni sorprese dei quattro che ormai vivevano in un resort separato. Era bello pensare che i loro compagni iniziavano a far combaciare la situazione, e sapere di avere nuova compagnia era inebriante, avevano la sensazione di ricreare il vecchio gruppo ed essere meno soli.
«Jade, prego, è il tuo turno». Ryan la chiamò davanti a sé. «Sarai tu la prima a iniziare questa cerimonia».
Si persero in convenevoli – dove le fece i complimenti per il nuovo taglio – finché non scelse Scott come anima gemella e, alla domanda del presentatore, ovvero se fosse convinta che fosse la sua metà, Jade rispose che di certezze non ne avevano purtroppo, ma era convinta di essere sulla buona strada per trovare una persona speciale.
Nessun accenno a Jared, quella volta, nemmeno da parte di Ryan, così andò a sedersi soddisfatta, anche se il sorriso sembrava più che altro triste e stanco. Scott le cinse le spalle con un braccio e le accarezzò la pelle per cercare di tranquillizzarla, era un fascio di nervi e non se ne era accorta.
Dopo toccò a Dakota scegliere, e chiamò Simon. Spiegarono a Ryan di avere la certezza di essere una coppia, ma tra loro non era scoccata nessuna scintilla o alchimia. Avevano imparato ad apprezzarsi, ma solo come confidenti o come squadra, nulla più.
Larissa, dopo, pronunciò il nome di Liam con sicurezza. Il discorso Mark era stato archiviato, ma non era finito in rapporti idilliaci, e quella settimana era la dimostrazione di quanto i rapporti tra loro si stessero facendo tesi.
Fu il turno di Olivia che, incurante di quello che era successo, scelse Jared.
Il cantante contrasse i lineamenti e lo sguardo si fece tagliente mentre la stylist si scusava per il comportamento, sapeva di aver sbagliato e sperava di poter rimettere le cose a posto, perché quell’errore non escludeva che fossero anime gemelle, per quanto Jared avesse scartato la possibilità a priori dopo aver scoperto il piano a suo danno.
Taylor scelse Mark con un sorriso dolce che prometteva una sintonia da scoprire, mentre Leighton, arresa, scelse Drew dato che l’alternativa era Dylan, ma non aveva senso separarlo da Haylee.
Le coppie erano formate e, quando le luci dello studio si spensero, i fasci puntati nella notte erano tre.
Ryan contò con loro quanto altri si illuminassero.
«Quattro» disse cercando di sovrastarli.
«Cinque». Si fece coinvolgere dall’entusiasmo alzando la voce.
«Sei» urlarono più forte dopo aver superato il loro record.
«Sette!» Saltarono sul posto, sempre più eccitati.
Poi le luci si riaccesero e con esse sparì la possibilità dei ragazzi di vedere nuovi fasci di luce.
«Sette coppie esatte». Batté le mani Ryan, soddisfatto. «Il vostro più alto traguardo. Siete a buon punto. Avete ancora due occasioni per farcela, ma vi basta aggiustare il tiro per vincere i soldi e trovare la vostra anima gemella. Sono convinto ce la farete. Riflettete su chi possano essere le coppie sbagliate e trovate quelle giuste».
Lì salutò così, con l’invito ad arginare il danno prima di fare qualche passo indietro. Ricordò loro che si sarebbero visti in settimana e li lasciò liberi di tornare in casa, più contenti che mai. Almeno, quasi tutti.
Jared si avvicinò a Haylee per sussurrarle all’orecchio, più duro di quel che volesse risultare: «Tu ora mi tagli i capelli».
Se Jade poteva prendere le distanze da lui, Jared avrebbe fatto lo stesso cancellando per sempre il legame concreto che lui aveva sempre visto tra loro.



*

 

«Sei sicuro di aver messo su MTV e non sull’ultimo episodio di Game of thrones?!» Vicki si stropicciò la faccia dopo aver tenuto gli occhi incollati alla televisione. Si aspettava un simile putiferio da parte di Haylee e Jade, ma non credeva che il rapporto tra la ragazza e Jared potesse subire una simile svolta negativa, soprattutto dopo il chiarimento avvenuto a inizio settimana.
«Certo, perché? Fino a prova contraria Jared non ha mai recitato nella serie TV di recente. Anche se, devo ammetterlo, ce lo vedrei bene a fare un Lannister. Sadico, pazzo, totalmente instabile e morto entro la fine della serie, come piace a lui» rispose Tomo pacato, a metà tra la serietà e la voglia di prenderla in giro.
«Perché non è stato un episodio, ma una carneficina!» Riprese la moglie, ovvia. «E il finale non promette niente di meglio». 
Incrociò le braccia al petto, quasi potesse tenere la brutta sensazione che provava solo per sé. Era preoccupata per Jared: le sembrava fosse ancora in alto mare, ed era un peccato perché aveva una bella opportunità a disposizione. Sapeva che poteva conoscere al di fuori del programma l’anima gemella, ma conoscendolo difficilmente si sarebbe lasciato coinvolgere da simili dinamiche fuori dal gioco, non sarebbe stato da lui. Sprecare il tempo all’interno della villa che avrebbe potuto utilizzare per costruire bei ricordi con una persona interessante non era un buon modo per iniziare la cosa.
«Già, hai presente cosa succederà?!» Tomo, che si era portato i pop corn, stava raccogliendo gli ultimi residui dalla ciotola in cui li aveva versati ancora caldi un’ora prima. I pezzi più piccoli sul fondo erano salatissimi e lui adorava dedicarsi alla minuziosa ricerca delle ultime parti.
«Anche tu hai pensato al peggio, vero? Liti, ripicche e quant’altro». La moglie smise di mangiarsi l’unghia. Non c’era solo Jared a cui pensare, ma anche a Jade e Leighton.
Se la prima reagiva senza nemmeno accorgersene a ogni azione di Jared, Leigh era in balìa degli eventi: ogni giorno che passava trovava maggior complicità con Jared e con Scott, e si era aperta con entrambi al punto da non saper cosa pensare su chi. Era chiaro che credesse che entrambi potessero essere le sue anime gemelle, e sembrava non uscire da quell’impasse.
«A dire il vero mi riferivo al fatto che Jared dovrà trovarsi un nuovo parrucchiere una volta fuori dal programma» disse lui poggiando sul tavolino la ciotola ormai vuota, soddisfatto del lavoro certosino appena compiuto. «Chase non gli perdonerà questo tradimento avvenuto in mondovisione».
Jared si fidava solo di Chase, e Chase era così orgoglioso del lavoro che aveva con Jared… non riusciva a immaginare come potesse reagire il suo parrucchiere di fiducia dopo un colpo basso simile. Il suo amico, fuori dal programma, avrebbe dovuto dargli una valida motivazione per quella scelta, anche se Tomo era convinto che Jared fosse ricorso a Haylee per necessità ed emergenza.
«Tomo, ero seria!» Lo rimbeccò lei.
«Anche io!»
Vicki decise di cambiare tono e discorso, perché aveva capito che il marito non voleva rendersi conto della gravità della situazione.
«Secondo te cosa è successo tra Jade e Jared?» Non riusciva a comprendere cosa fosse accaduto per far reagire Jared in quel modo prima della sfida. «Ok, lui ha saputo della bugia di Jade, ma qualcosa è cambiato prima»
«A non sembra». Tomo rifletté su ciò che aveva visto, e non gli sembrava di aver notato nulla di così strano da indurre l’amico a comportarsi di conseguenza. Era stato il discorso con Scott a fargli cambiare il proprio comportamento nei confronti di Jade… e poteva capire il perché di un simile atteggiamento, soprattutto se non si conoscevano le ragioni di lei dietro quella scelta.
«Oh sì, invece». Lo corresse Vicki, conscia di aver pensato a tutte le soluzioni possibili mentre il marito, ovviamente, no. «Avrebbe potuto chiedere mille volte a Scott delucidazioni a riguardo, invece l’unica volta in cui ci ha provato ha desistito, poco convinto. Da quando è tornato da quel maledetto posto in cui vanno a confidarsi – mannaggia a loro e a chi non si può allontanare dalla casa per seguirli – è sembrato subito interessato a sapere la verità da Scott, quasi fosse diventata una cosa di vitale importanza».
Fissò lo schermo della televisione senza davvero prestare attenzione a ciò che trasmetteva, stava cercando una soluzione possibile a quell’atteggiamento così strano.
«Che sia successo qualcosa?» Intervenne Tomo poco convinto.
«Probabile». Convenne la moglie annuendo per dargli ragione. «Ma cosa?»
Era quello il punto focale della questione: non riusciva a trovare uno sbocco per la situazione che si era delineata quel giorno.
«Possibile che… si sia dichiarata?» Fu Tomo a parlare dopo qualche minuto passato in silenzio a vagliare ogni opzione.
Vicki si mise le mani sulla bocca, stupita per non averci pensato prima.
«Oh mio Dio. È possibilissimo».



*

 

«Lo sapevo! Nick e Mia sono una coppia». Shannon incrociò le braccia al petto, soddisfatto. Era da un paio di settimane che sosteneva che quei due fossero un match perfetto. Era bravo in quelle cose, aveva occhio.
Ecco perché lui era single: sapeva intercettare le ragazze che potevano sconvolgergli la vita e se ne teneva alla larga, così aveva il divertimento senza nessuna complicazione sentimentale.
«E in tutto quel caos tu ti preoccupi di un match perfetto?» Constance non poteva credere che, con tutto quello che era successo durante quella settimana, il figlio potesse focalizzarsi sull’evento che meno riguardava Jared e Jade.
«Sì, ovvio». Shannon allungò il braccio sullo schienale del divano e batté con delicatezza la mano sul cuscino, era rilassato e pronto a esporre ciò che aveva capito di quella puntata. «È tutto incasinato: Olivia si è rivelata una stronza psicopatica, Jade ha taciuto la cosa a Jared ma tutto si è risolto per il meglio. Per ammazzare il tempo sono andati a farsi un giro di confessioni – manco fossero in chiesa – e al ritorno sembravano due che hanno assistito a un esorcismo. Siccome non so cosa sia successo per renderli così e far schizzare Jared da Scott per avere l’illuminazione divina, non posso preoccuparmi dell’accaduto, perché non posso quantificare il danno».
Alzò le spalle, contento delle proprie osservazioni così sagaci.
Insomma, era lui quello conosciuto per il “fottesega” come stile di vita, e poteva dire con certezza che c’era più di una punta di verità in quello che traspariva. Perché preoccuparsi quando non sapeva cosa ci fosse dietro?
Ok, poteva dire che il fatto che Jared avesse saputo della piccola bugia di Jade potesse preoccuparlo, ma era una cosa a cui erano pronti tutti, era solo questione di tempo prima che lui venisse a scoprirlo. Non era un colpo di scena come sua madre voleva farlo passare.
Sì, era un uomo molto pratico.
Constance alzò il sopracciglio, stupita e incredula dai pensieri del figlio maggiore.
Il suo silenzio sconcertato convinse Shannon a continuare, ormai perso nei propri pensieri.
«Certo, se non consideriamo il taglio di capelli di Jade. Sta bene, le dà carattere. Però lei ha voluto punire Jared in questo modo, mentre lui l’ha maltrattata perché ha scoperto che lei l’ha tradito. Quindi no, non mi preoccupo, perché questo era solo il primo round e il peggio deve ancora venire».
La madre lo guardò sorpresa, non aveva pensato che la cosa potesse continuare, era convinta che se si fossero lasciati in pace qualche giorno per sbollire la rabbia, poi avrebbero fatto pace.
«Dici?»
«Dico. Conosco abbastanza mio fratello da poter dire che sta già pensando a come affrontarla davvero».
Shannon non aveva dubbi a riguardo. Se Jared aveva insistito per andare da Haylee e tagliarsi i capelli era perché pensava che quella potesse essere una contromossa che avrebbe potuto portare Jade a uno scontro serio. E, sinceramente, dubitava che il metodo di Jared fallisse, perché erano entrambi arrabbiati e pronti a buttarsi sull’altro per recriminare un atteggiamento sbagliato che li avevano feriti.
«Da quando sei diventato psicologo?» Constance era affascinata da come il figlio ragionasse, era sempre felice di vedere quanto complessi potessero essere i suoi ragazzi e quanto fossero in grado di pensare con la propria testa, voleva dire che l’ambiente in cui lavoravano non era riuscito a cambiarli.
«Da quando passo troppo tempo con te e con altre donne a parlare: Shayla, Emma, Erin». La sua assistente personale. «Sì, sulla strada verso casa chiamo Travis, ho bisogno di compagnia maschile, discorsi volgari e una birra».
Doveva riconquistare la propria virilità perduta. Dal momento in cui aveva lasciato Kirstina non si era preoccupato di intessere relazioni con il sesso femminile, ma aveva aumentato il tempo trascorso con la madre, e ora parlava come una donna.
Si persero entrambi nei propri pensieri, lasciando che il silenzio facesse loro compagnia per qualche tempo.
«Secondo te cosa è successo? Deve esserci stato qualcosa che ha spinto Jared a cercare la verità». Constance si era concentrata su Jared, perché al momento le sembrava fosse il figlio più in difficoltà tra i due. Shannon, per quanto incasinato, da quando aveva lasciato Kirstina le sembrava in pace con se stesso, e la cosa la confortava.
«Boh» rispose il batterista sovrappensiero, senza avere un’idea precisa a riguardo. «Magari lei ha detto qualcosa di compromettente che gli ha fatto pensare non potesse essere sincera su più cose, oppure lui si è confessato».
Scrollò le spalle come per levarsi la responsabilità della cosa e minimizzare ciò che aveva detto.
«Stavo parlando di cose che possono succedere prima dell’avvento dei Transformers». Aveva un debole per quei film, cosa poteva farci? Non l’aveva detto a nessuno, ma la sua auto era stata ribattezzata Bumble Bee. «Un incontro con qualche animale strano, magari?!»
«Penso che sarebbero spuntati spaventati, non traumatizzati, e l’avrebbero detto a tutti» rispose pronto Shannon, però subito dopo rise. «Però dipende da che animale può aver visto Jade»
«Del tipo?» La madre non capiva tutta la sua ilarità.
«Può darsi abbia visto un pitone» le disse Shannon cercando di trattenere le risate. Vedendo che la madre non capiva cercava di gesticolare per farle comprendere a cosa si riferisse senza essere troppo esplicito. «Albino. Grosso. Sai, di così grandi non se ne vedono tutti i giorni. Non è tipico della zona…»
«Oddio, Shannon!» Constance si coprì gli occhi con le mani, quasi potesse impedirsi di figurare nella mente ciò che le parole del figlio le inducevano a pensare. «Perché devi essere così sboccato?»
«Perché me le servi su un piatto d’argento» rispose divertito lui. «E perché si sa: tra pitone e anaconda, l’ultima è la più grande, quindi Jade può sempre cacciare in famiglia se non è rimasta traumatizzata e ha gradito».
Chi era lui per negarsi a una ragazza così carina e interessante? Doveva pur ripartire da qualche parte per rimettersi in gioco, e il programma sarebbe finito di lì a poco, poteva aspettarla e vedere il da farsi, non c’erano problemi.
«Basta!» La madre gli schiaffeggiò la mano appoggiata sullo schienale per redarguirlo. «Non voglio sentire altro. Chiama Travis e falli con lui certi discorsi. Ci sono cose che una madre non deve sapere dopo i dieci anni di vita dei figli».
Shannon rise, poi le baciò i capelli e la salutò.
L’ultima cosa che vide Constance fu il figlio con il cellulare in mano mentre avviava la chiamata, lo sentì salutare l’amico prima di accostare la porta con delicatezza e uscire di casa.




 

Buonasera!
Scusate se arrivo solo ora ma sono rimasta un giorno e mezzo senza wi-fi, il che equivale a un'era geologica per la sottoscritta, soprattutto quando c'è la 5x09 di game of thrones da vedere e un capitolo da aggiornare. Il problema, però, non dipendeva da me, bensì dalla Telecom, quindi prendetevela con lei.
Forse sarà a causa del famoso nascondiglio di cui vi ho parlato settimana scorsa in cui mi sono trincerata? Per lunedì prossimo giuro che sistemo internet PRIMA di traferirmi nel famigerato bunker, così non ci saranno problemi di sorta.
Allora? Cosa mi dite?
Vi aspettavate... Questo?
Jared farà o meno ciò che ha chiesto a fine capitolo? Ve lo aspettavate?
Olivia, al momento, è il problema minore, ma senza di lei niente di tutto questo avrebbe avuto inizio.
Secondo voi cosa è successo tra i due per farli sentire feriti dai comportamenti dell'altro? 
Vi dico che se Jared è andato a fondo nella questione in sospeso è stato perchè aveva bisogno di sapere determinate cose... MA PERCHÈ? Idee?
Vi dico che lo scoprirete SOON che, linea permettendo, non è quello di Jared nostro.
Nascondete i coltelli, le armi contundenti e quelle da sparo. Non sono citate nel regolamento ma penso proprio siano vietate.
In caso di scleri a causa del wi-fi e disavventure varie mi trovate qui: Love Doses.
A lunedì, XO, Cris.

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Capitolo 9
*** Nona puntata ***


 

 



Capitolo 9


Nona puntata


 

Haylee, nella speranza che fosse stato l’impeto del momento a far parlare Jared, una volta tornata nella casa era più che convinta a evitarlo, ma il cantante la trascinò su per le scale, seguito a ruota da Dylan che voleva capire come mai Jared fosse così pressante nei confronti della ragazza.
Sapeva di dover approfittare di quell’istante, perché la scoperta di sette coppie su dieci voleva dire essere vicinissimi al traguardo da un milione di dollari, ed era il momento giusto di sfoderare le strategie per mettere a posto ciò che c’era di sbagliato. Jared sapeva di far parte della minoranza da aggiustare, ma quella sera più che mai avrebbe lasciato agli altri il perverso piacere di mettersi attorno a un tavolo per capire come sistemare la cosa e capire quali coppie fossero quelle giuste e quali no, lui aveva altro da fare.
«Vuole che gli tagli i capelli» disse Haylee a Dylan con fare ombroso. Non voleva avere la responsabilità dell’impulsività di Jared tra le mani, sapeva che poteva ritorcersi contro di lei, ed era certa che la scelta fosse dettata dalla rabbia del momento, un modo di Jared per vendicarsi di Jade e farle capire che non era l’unica a poter giocare sporco.
Il bello era che nemmeno sapeva cosa fosse successo tra loro, né cosa c’entrassero i capelli, ma sapeva solo che qualcosa era accaduto, perché non avrebbero litigato per una cosa da poco, non dopo che aveva sentito raccontare da Jade che Jared le aveva perdonato l’omissione riguardo Olivia.
Dylan alzò le sopracciglia per dimostrare la sua incredulità a riguardo. Era abbastanza sveglio per fare lo stesso ragionamento silenzioso di Haylee e capire le sue remore a riguardo.
«Sei sicuro?» Gli domandò il barman.
«Non voglio che mi rinfacci il lavoro a cose fatte perché te ne penti». Lo rimbeccò lei contrariata. Jared era un uomo fantastico, ma le metteva una certa soggezione, non voleva passare attraverso il suo giudizio, specialmente se viziato dai suoi gesti precipitosi e dalle conseguenze che ne sarebbero derivate.
«Non me ne pentirò». Alzò gli occhi al cielo, impaziente. «E se anche fosse la colpa sarebbe mia, non del modo in cui me li tagli. Sei brava, ho visto cosa sai fare… e mi fido. In caso li farò ricrescere. Per fortuna non ho tempi di attesa molto lunghi».
Le sorrise più sereno, quasi avesse ripreso padronanza di se stesso, tanto che Haylee sospirò arresa.
Peccato che quella fosse solo la facciata, il Jared attore che sfoderava il proprio talento recitativo, perché era fuori di sé e voleva solo trovare un modo per allontanarsi da ciò che in quei giorni gli aveva fatto più male.
«Ti prego soltanto di prendere le forbici e tagliare».
Haylee scosse la testa prima di dirigersi verso il bagno e rivolgergli la parola.
«Allora, cosa vuoi che faccia?»
Jared le sorrise trionfante, sapeva che avrebbe ottenuto ciò che voleva. Le spiegò per filo e per segno come tagliarli, aveva un’idea precisa in mente e si aspettava di vederla realizzata alla perfezione, sapeva che Haylee era all’altezza.


Dylan, dopo aver assistito a quella conversazione, aveva promesso agli interessati di non proferire parola a riguardo e si era unito alla maggior parte del gruppo per capire come muoversi, trovare le coppie sbagliate e tentare di sistemarle.
Uno sguardo preoccupato di Jade, conscia che qualcosa stava succedendo a Jared, gli fece capire che voleva sapere quello che riguardava il cantante, ma Dylan, sconsolato, scosse la testa in un invito a lasciar perdere.
Dopo un’ora passata a controllare dal salotto l’entrata della camera da letto e l’ingresso del bagno, vide uscirne Haylee con aria stanca e scura in volto. Non la perse di vista un attimo, nemmeno quando si mise a sedere accanto al barman, evitando accuratamente lo sguardo di Jade.
L’insistenza rivolta all’amica le costò qualcosa, però. Voleva sapere cosa fosse successo a Jared senza affrontarlo, ma lo sguardo fisso su Haylee le aveva fatto perdere gli spostamenti del cantante, tanto che vide la luce della camera spenta, segno che doveva essersi messo a letto senza rivolgere parola a nessuno.
Jade si avvicinò a Haylee prima di vedere lo sguardo colpevole di lei.
«Cosa è successo?» Anche se non era sicura di voler sapere la verità, forse non era pronta.
Haylee scosse la testa, dispiaciuta per non poterle dire quello che aveva fatto.
«Suppongo lo scoprirai domani».


E così fu.
Jared sapeva di non potersi negare per sempre agli occhi degli altri, né comunque ne aveva l’intenzione.
Scese di sotto una volta sveglio e salutò tutti con estrema naturalezza, come se nulla fosse successo.
Per Jade era così, dato che era assonnata con i piedi nell’acqua della piscina mentre scherzava con Leigh e Taylor, ma capì che c’era qualcosa nell’aria quando sentirono distintamente provenire dalla casa esclamazioni sorprese e di approvazione.
«Non ci posso credere! Stai benissimo!» Liam, che si stava dirigendo verso le ragazze in piscina, si era girato verso l’interno e aveva interrotto la propria andatura. «È una sfortuna sfacciata quella di essere così belli da stare bene con tutto».
Si rivolse alla persona che in casa aveva attirato tutto quel clamore su di sé.
«Ehi Liam!» Taylor richiamò la sua attenzione mentre appoggiava le braccia al bordo, accanto alle gambe di Jade. «Cosa succede?»
«Jared» rispose lui con la faccia allucinata e un sorriso. «Si è fatto tagliare i capelli».
Le tre corsero fuori dall’acqua e si diressero verso la porta finestra che dava sul salotto per osservare cosa era successo. 
Lo fissarono con interesse, finché gli occhi di Jared non incontrarono quelli di Jade in un chiaro segno di sfida.
Ora capiva perché Haylee la sera prima fosse sparita, per fare la stessa che qualche giorno addietro aveva fatto con lei. E Jared era lì a scrutarla per cercare una sua reazione, ma lei non riusciva a fare altro che spalancare gli occhi, inespressivi, e a contenere il tremore del labbro mentre il petto si alzava e si abbassava veloce; era agitata e arrabbiata, perché Jared non aveva capito il perché si fosse tagliata i capelli, non aveva colto il senso del suo gesto, l’aveva preso come una sfida, sminuendo il tutto.
Era bello, ma non di quella bellezza banale e scontata che piaceva a Olivia. Aveva i capelli che gli sfioravano appena la base del collo e la riga, leggermente spostata a sinistra, metteva in risalto il taglio scalato che gli incorniciava il viso, ricordandole il taglio che lui aveva avuto anni prima. Lo shatush era sparito, così come la lunghezza, nonostante i capelli non fossero corti.
Stava bene, ma a colpire Jade era il fatto che, nonostante il taglio gli donasse, sembrasse una persona diversa, non il Jared con cui aveva scambiato le proprie osservazioni fino a qualche giorno prima, ma un estraneo che la guardava con occhi gelidi e arrabbiati.
Poteva capire come si fosse sentito lui al ritorno dalla fuga d’amore, perché anche lei in quel momento si sentì così: tradita.
Girò i tacchi e tornò in piscina cercando di controllare la propria andatura e frenare la voglia di allontanarsi di lì il prima possibile, non voleva far insospettire nessuno, né dare a vedere quanto la cosa l’avesse turbata.
Ferita.
Jared, una volta concluso lo scambio silenzioso con Jade, si dedicò agli altri e ai complimenti che gli rivolgevano. Tutti gli dissero che stava bene, e che tra barba e capelli aveva dato una bella sfoltita generale e non erano abituati a vedergli la faccia; era un cambiamento strano ma positivo, e il cantante accolse volentieri il calore sincero che per la prima volta la casa gli stava dimostrando, arrivava in un momento in cui aveva perso le speranze e aveva riso sincero a causa del loro commenti. 
«E vi dirò di più: ho intenzione di tenerli legati». Subito dopo averlo detto prese l’elastico che si era fatto dare da Haylee la sera prima e li legò in un codino basso da cui sfuggiva il ciuffo accanto al viso, troppo corto per essere catturato dal laccio. Aveva un codino piccolo che sbucava appena sulla nuca, facendolo risultare ancora più giovane di prima e lasciando stupiti tutti perché non lo credevano possibile.
La mattinata si protrasse in un clima irreale, anche se tutto era concentrato su Jared e i suoi capelli, cosa che contribuì a rendere nero l’umore di Jade, l’unica che sembrava aver colto la provocazione di Jared.
Ma era normale, era l’unica persona lì dentro a conoscerlo così bene.
Era nervosa e scattava appena qualcuno le rivolgeva parola, cosa che la portava a guardare male Jared ogni volta, perché era lui la causa di tutto quello.
A fine pranzo, con tutti ancora in cucina a sistemare il caos lasciato sulla tavola, Jared sbottò.
«Si può sapere cos’hai?» Le disse dopo aver sopportato le sue occhiate troppo a lungo.
Sperava di indurla a parlare con quel taglio. Era una provocazione bella e buona e desiderava di vederla sbottare per capire cosa si celasse dentro Jade una buona volta, ma la ragazza aveva imparato a fare buon viso a cattivo gioco e si era chiusa a riccio.
Per tutta la mattinata Jared si chiese quanto lui avesse contribuito a quella reazione con la sua proposta di amicizia cominciata all’inizio del programma.
«Niente, sei tu che pensi che io debba avere qualcosa se prendo una decisione senza consultarti. Mi dispiace Jared, ma non ho bisogno del tuo consenso per fare qualcosa». Per dimostrare ciò che aveva detto si toccò una ciocca di capelli, come a ribadire che il suo atteggiamento era una reazione a quello di Jared.
Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontarsi, ma non pensava ci sarebbe stato del pubblico. Però era anche inutile che si isolassero, dato che i toni che avevano usato in quel breve scambio di battute erano stati tutt’altro che pacati e neutri; li avrebbero sentiti anche se si fossero confrontati in giardino o in camera da letto. La distanza sarebbe stata inutile, non avrebbe garantito loro nessuna riservatezza.
«Non ho mai voluto questo». Le fece notare Jared, molto più tranquillo rispetto a prima. Era vero, non l’aveva fatto per un capriccio, ma perché era venuta meno a una promessa che gli aveva fatto, dimostrando quanta poca considerazione avesse per le loro parole, a quanto poco le importasse di lui quando per Jared non era così.
«Mh mh. Però nel momento in cui l’ho fatto ti sei subito scaldato». Jade alzò le spalle, facendogli capire che la sua reazione alla vista del proprio taglio non le era affatto sfuggita. Sapeva cosa volevano dire i propri capelli per Jared, e lei l’aveva colpito lì per quel motivo preciso. Voleva disintegrare le sue certezze.
Non aveva considerato, però, che lui potesse distruggere quelle di lei allo stesso modo.
«Vedo di non essere l’unico, comunque». La colpì sul vivo, sapendo di aver provocato in lei la stessa cosa che aveva sperimentato lui sulla propria pelle. «Mi sono sentito preso in giro. Mi era parso che tu mi avessi promesso che non te li saresti tagliati mai, poi torno da una giornata fuori e vedo che sei venuta meno a quello che ci siamo detti in queste settimane».
Aveva il fiato corto, e non voleva mostrare quanto fosse alterato, ma aveva detto quella frase con una foga che nemmeno Jared pensava di avere.
«Mi sono sentita scimmiottata, come se avessi sminuito il mio gesto». Jade si giustificò per la reazione incontrollata della mattina, perché sapeva di essere stata colta in fallo, poi rispose con più veemenza, tornando al punto principale della questione per lei. «Non ti devo niente. E poi non sei l’unico a sentirsi preso in giro, se lo vuoi sapere»
«Cosa vorresti dire?» Jared aveva smosso qualcosa, era la prima volta che Jade si apriva a quel modo e voleva approfittare della situazione per capirla, comprendere cosa nascondesse e il perché avesse mentito su quel dettaglio così piccolo da risultare fondamentale per loro.
«Forse mi confondi un attimo, no?» Lo provocò, alzando sempre più il tono di voce e aumentando la velocità con cui parlava. «Prima mi imponi il paletto dell’amicizia, poi… succede quel che succede, quindi penso determinate cose, però infine passi a Leigh come se fosse la cosa più normale del mondo e ci fosse stata sempre e solo lei. Scusami se mi sento tradita, ma anche io ho dei sentimenti».
Ansimava e aveva le guance rosse. Sapeva che tutti li stavano guardando, erano chiusi nello stesso spazio, eppure non vedeva nessuna delle persone attorno a loro, che avevano creato un silenzio opprimente in modo da non perdersi una sola sillaba che volava tra lei e Jared.
Annaspava perché le costava dire tutto quello, aprirsi e sentirsi esposta, ma era arrivato il momento di mettersi a nudo, di far capire a Jared che era stufa dei suoi comportamenti e del fatto che non la rispettasse quando lui pretendeva lo stesso. L’aveva saturata al punto da farla esplodere, era stanca di essere annientata da un suo sguardo, una parola o un gesto.
Non era da lei subire così le decisioni di un’altra persona, ci era già passata e aveva deciso di mollare la situazione e cambiarla se si fosse ripresentata, ed era quello che voleva fare capire al cantante.
«Tradita, tu? Cosa dovrei dire io, allora, che scopro tramite il tuo ex he non sei stata sincera con me, ma con Scott sì? Su un argomento che hai sollevato tu, tra l’altro». Aveva posto l’attenzione sul soggetto per farle capire che non era l’unica a stare male per una decisione altrui. Si sentiva spaventoso, probabilmente lo era, ma Jade gli aveva fatto perdere la pazienza, era stanco e spossato da quella casa dopo nove settimane di clausura e confusione: non l’aveva vissuta tranquillamente e non sapeva spiegarsi perché, ma la cosa stava venendo fuori costringendolo a esporre il proprio disagio. «Cosa vuoi da un rapporto, ricordi? Travis mi ha detto che hai dato due versioni diverse, ma solo una combaciava con quella che avevi dato a lui tempo prima. Cosa dovrei dire io, riguardo al sentirsi traditi da una persona importante di cui ci si fidava?»
Jade si mise una mano davanti alla bocca, colpevole. Non sapeva cosa dire.
Ora capiva l’odio di Jared, capiva il suo sguardo truce e i modi scostanti. Parlare con Travis e conoscere la vera risposta non doveva essere facile, ma non le aveva nemmeno chiesto perché avesse agito così, non le aveva dato la possibilità di spiegare le sue ragioni.
Ancora una volta aveva dimostrato di non tenere minimamente a lei o al suo parere.
«Dove sta la verità, Jade?» Le domandò stanco, quasi fossero arrivati alla resa dei conti.
Ma Jade non era pronta a cedergli il passo e dargliela vinta, non quando lui l’accusava senza scavare dietro il suo gesto, la condannava senza darle l’opportunità di difendersi. Lei ai suoi occhi era colpevole, voleva solo una confessione scritta.
Peccato, non l’avrebbe avuta perché anche lei aveva un paio di cose da rinfacciargli. Sentiva il dovere morale di aprirgli gli occhi, perché non tutti i suoi comportamenti erano corretti come lui pensava.
Non era senza peccati come voleva apparire in casa, e lei era una delle poche persone ad averli notati e a non farglieli pesare. Non l’aveva mai giudicato per quello, era andata oltre, ma a lui non era bastato.
«Come puoi pretendere da me l’onestà quando hai sempre voluto gestire le cose a modo tuo, Jared? Hai scoperto che ero una tua fan e mi hai tagliato fuori dai giochi senza il minimo scrupolo per paura che la cosa ti sfuggisse di mano, quindi ho cambiato risposta solo per rispettare il tuo insano volere, rispettare la tua volontà in ogni caso. Quanto avresti creduto alla sincerità della mia risposta, essendo venuta dopo la tua?»  Urlava, ne era consapevole, ma non era il livello di voce a colpire tutti, quanto la disperazione che ne usciva. Jade aveva visto la verità prima di Jared stesso, la stava solo palesando. «Mi dispiace dirtelo, ma sono ben più di una tua fan, e il fatto che tu non lo veda non vuol dire che io non lo sia».
Si sentiva svuotata, perché sperava che lui l’avesse capito, sperava di averglielo dimostrato che era molto di più, ma lui non vedeva o, peggio, non voleva vedere.
Jade era trasparente, l’alone facile da rimuovere dalla vista, e l’aveva capito solo in quel momento.
«Non è questo il punto…» Jared non aveva più la convinzione di prima. 
Non aveva mai pensato alle sue motivazioni, non si era domandato il perché della cosa, né aveva valutato la tempistica. Ancora una volta Jade dimostrava di conoscerlo bene, mentre lui dell’amica non aveva capito nulla.
«È questo invece il punto di tutto. Settimana scorsa, durante una discussione, hai invitato gli altri a non giudicare le persone in base ai propri preconcetti, ma tu con me l’hai fatto perché sono una echelon. Sei un ipocrita, non puoi venire a fare la paternale a me quando tu stesso non sei stato limpido nelle tue intenzioni. Specialmente dopo settimana scorsa!»
I continui riferimenti alla settimana appena passata lo fecero imbestialire di nuovo, perché lui non ne aveva fatto un caso di stato, ma Jade continuava a tornare su quel punto, quasi volesse un chiarimento riguardo a quello. Eppure Jared non aveva una spiegazione per quel gesto, né aveva provato un vero pentimento prima di sapere la verità da Scott.
Si avvicinò a Jade con fare deciso, tanto che lei fece un passo indietro, ma si ritrovò con le spalle al muro.
«Ah, è questo che vuoi da me, un’opportunità? Si riduce tutto a questo, giusto?» Jared si era avvicinato così tanto a lei da bloccarle i polsi contro il muro, ma Jade era così impietrita dalla sua presenza, dal profumo e dalla rabbia che la incollavano lì, che non si sarebbe mai spostata. «Beh, eccola».
Non le diede il tempo di reagire e la baciò. Non c’era grazia nel gesto, ma collera e risentimento. Aveva l’aria di essere una punizione e l’aggressività di Jared stonava con la paura di Jade, tanto che lei iniziò a divincolarsi per liberarsi da quel contatto. La violenza urgente con cui lui si imprimeva sulle labbra di lei era spaventosa e gelida, come lo erano stati loro durante quella discussione.
Dove erano finite le due persone che si capivano con un gesto e si accarezzavano con uno sguardo?
Era sbagliato, faceva male, ma c’era qualcosa che voleva farla arrendere, lei stessa avrebbe voluto arrendersi, se solo Jared avesse voluto baciarla davvero, come lei aveva ricordo.
Scosse il corpo con forza finché lui non si allontanò, mettendo fine a tutto in modo inaspettato così come era iniziato.
«Tanto è già successo settimana scorsa, no?!» Minimizzò la cosa davanti a tutti in modo che sapessero e non intervenissero e, forse, per ferire Scott. A quanto pare Jade non aveva segreti solo nei suoi confronti. «Ti pensavo diversa, invece sei come le altre. Forse anche peggio».
Le lasciò i polsi e allontanò il viso dal suo, lasciando entrambi fuori di loro stessi per essersi sputati addosso e mischiati tutto quel veleno.
«Non mi sono presa gioco di te. Ho sfruttato l’unica possibilità che mi hai dato». Jade aveva le lacrime agli occhi, umiliata da quel bacio, ferita dal ridicolizzare di lui e dare poca importanza a quello precedente che c’era stato tra loro. Per lei non era stata una cosa da poco.
«Hai dimenticato di aggiungere male, l’hai sfruttata male». Uscì dalla cucina come una furia e la lasciò da sola ad affrontare gli sguardi attoniti e il silenzio carico di domande dei coinquilini.
Era troppo anche per lei e corse fuori prima che qualcuno potesse formulare una domanda o anche solo una parola. Sentiva il bisogno di piangere, nascondersi era diventato secondario.


Jade aveva visto Jared rintanarsi in camera da letto, aveva bisogno di sovrastare tutto e ammirare una vasta porzione di mondo con lo sguardo, aveva bisogno di sentirsi parte di qualcosa, così le aveva detto una volta, quando si erano scambiati informazioni su come sfuggivano ai problemi in casi estremi, tipo quando lui era in tour e non poteva scappare sulle colline di Hollywood per abbracciare Los Angeles con gli occhi.
E lei? Dove sarebbe andata per cercare di nascondersi dal mondo, nel tentativo di ignorarlo?
Corse verso il posto in cui si rifugiava con l’amico, e capì che Jared l’aveva evitato proprio perché l’ultima volta in cui ci erano stati era successo tutto: il bacio, la tensione dopo, la scelta di Leigh per la prova, il taglio e il litigio.
Jared non avrebbe profanato quel posto, non ci sarebbe tornato dopo aver dato prova proprio lì della sua debolezza, ma lei ne aveva bisogno. 
Necessitava di respirare la stessa aria di una settimana prima, di cullarsi nel pensiero di quel bacio. Aveva immaginato tante volte come potesse essere baciare Jared, ed si era aspettata impeto e passione, un gesto deciso che l’avrebbe sopraffatta.
Invece Jared si era dimostrato delicato. Si era avvicinato con calma per lasciarle il tempo di allontanarsi se non avesse voluto che accadesse, la sua incertezza l’aveva reso umano e ancora più bello agli occhi di Jade. Le aveva sfiorato le labbra e la barba pizzicato la carne, ma tutto era venuto meno. Non c’era nulla più importante di quel contatto con Jared, del suo respiro accelerato che si infrangeva con il suo, del permesso che le aveva chiesto con dolcezza per schiuderle la bocca ed esplorarla, la lingua che si introduceva con lentezza perché lei si abituasse e non lo respingesse.
Non l’avrebbe mai fatto.
Non pensava che Jared potesse chiedere il permesso per un semplice bacio, ma aveva apprezzato. Si era sentita importante, rispettata. Unica.
Era stata Jade a imprimere decisione al bacio, facendo capire che lo voleva, e non sapeva dire da quanto. Lo voleva da star male.
E quel primo bacio l’aveva annientata. Si era persa in quel gesto, nel suo respiro, e non si era più ritrovata, nemmeno dopo essersi separati. Era diventata aria, sangue e battito.
Era stato così bello da essere surreale, perfetto nella sua unicità da sentire il cuore uscire dal petto, quasi fosse stata pronta a donarglielo.
E ora si trovava lì, con i soli pensieri in testa e le sensazioni che aveva provato, e che l’avevano accompagnata fino alla prova, dove aveva sperato di essere scelta, dove l’aveva visto preferire Leigh con una convinzione che la aveva fatto sanguinare nel petto, dove mancava il battito del cuore che aveva lasciato a lui solo la mattina.
No, passare il tempo lì non le avrebbe fatto bene, inoltre era assetata e sapeva benissimo di non poter passare il tempo che rimaneva fino alla fine della settimana nascosta nel posto più sperduto della casa, era ora di affrontare la realtà.
Si diresse con passo trascinato verso le mura di casa, il posto dove si era sentita accolta fino a poco prima.
«Proprio te cercavo». Scott la intercettò dai lettini attorno alla piscina, era solo e pensieroso, lo poteva dedurre dallo sguardo serio e la posizione del corpo. «Vieni qui».
Panico. Non solo c’era il problema Jared, un problema che per lei era morto e sepolto dato che non c’era soluzione. Non aveva intenzione di chiedergli scusa o di giustificare ancora le proprie scelte, dato che erano tese ad accontentare quelle di lui.
C’era anche la questione Scott, e quella non poteva essere arginata, anche se poteva provare a temporeggiare.
«Oh no, non ci penso proprio». Jade aumentò il passo, lo sguardo fisso verso le vetrate.
«Pensi di sfuggirmi in eterno?»
Una domanda semplice quella del ragazzo, ma anche accurata e mirata a centrare il punto della questione.
Prima o poi avrebbe dovuto cedere, e prolungare l’agonia non sarebbe a servito a nulla, se non a portare l’illusione che tutto si sarebbe messo a posto con il silenzio.
«Mi piacerebbe almeno tentare» rispose lei riluttante.
Scott alzò un angolo della bocca, apprezzava il velato umorismo con cui si era esposta. Si mise a sedere e le fece cenno di sedersi sulla sdraio, aveva catturato la sua attenzione, fermandone l’avanzata, non voleva perdere quel vantaggio.
«Perché scappi?»
Perché non voleva affrontare la verità. Non sapeva nemmeno se avesse una verità da affrontare.
«Non ho voglia di parlarne». Le spalle di Jade si abbassarono, come se all’improvviso il peso di tutte quelle settimane e gli ultimi sviluppi le fosse piombato addosso. «Di parlare con te di quello che è successo».
Era imbarazzante, e sapeva per esperienza personale che Scott non si sarebbe accontentato di un semplice sì o no, voleva capire la situazione più di quanto lo desiderasse Jade.
«Perché? Hai paura che ti giudichi o che ti faccia domande scomode?»
Lei annuì, ma mosse lo stesso un passo nella sua direzione.
Non capiva come mai non fosse arrabbiato, la cosa la incuriosiva.
«Non scomode…» Ammise. «Però domande a cui non so dare risposta».
Scott non demorse, aveva bisogno di conoscere il suo stato d’animo e il proprio, perché si sentiva stupido e messo da parte, per quanto anche lui non fosse stato cristallino nei confronti di lei.
«Siamo adulti, proviamo a parlare come tali».
Appoggiò i piedi ai lati del lettino e la invitò a sedersi vicino a lui, ma Jade si accoccolò contro il suo petto, appoggiando la schiena in quella posizione protettiva che avevano già assunto in passato.
Parlare così sarebbe stato più facile, non doveva guardarlo in faccia a meno che non l’avesse voluto.
«Perché avevi paura a dirmi che vi siete baciati?»
«Perché… temevo potessi fraintendere». Non solo, perché per parlarne avrebbe dovuto fare i conti con se stessa, sviscerare emozioni che aveva chiuso sottochiave dopo la seconda settimana e che era convinta di aver tenuto sottocontrollo per tutto quel tempo in una sorta di ibernazione sentimentale. Eppure la fragilità di quel momento le diceva che il risultato non era stato dei migliori.
Scott le sospirò accanto a un orecchio e la fece rabbrividire, così con il braccio destro le cinse le scapole fino ad accarezzarle la spalla sinistra con la mano.
«Jade, non vorrei sembrarti stronzo, ma se pensi che ci sia qualcosa di fraintendibile, forse dipende da te»
«Io non so cosa pensare». Si coprì la faccia con entrambe le mani, travolta da una vergogna che non ricordava di aver mai provato in vita sua. «Non so nemmeno perché mi abbia baciata».
Scott, sorpreso, smise di muovere la mano.
«Ti ha baciato lui?»
«Pensi sia così impossibile?» Domandò di rimando, offesa. Era stufa che tutti la sottovalutassero. Poteva piacere a ogni uomo, poteva piacere anche a una celebrità piena di mille talenti, a un giardiniere, a uno dello staff e anche a una donna. Perché nessuno vedeva in lei del potenziale? 
Era frustrante.
«No, affatto. Però pensavo fosse stato… voluto da entrambi».
Lui riprese ad accarezzarle la pelle per calmarla e Jade rilassò le spalle, sentendosi stupida. Era giunta alla conclusione sbagliata senza che lui avesse dato mezza motivazione a riguardo: aveva agito proprio come Jared e la cosa non le andava giù.
Sospirò per recuperare lucidità e si fece forza per parlare di nuovo.
«No, è stato Jared. Stavamo parlando, eravamo vicini, e… beh, è successo. Si è avvicinato a me e ha azzerato le distanze».
Cercò di non rabbrividire, e si stupì di essere così brava a reprimere le emozioni. Si focalizzò sul tepore del corpo di Scott e si sentì accolta per la prima volta dopo giorni infernali. Con lui diventava tutto tranquillo e possibile. Come faceva a sapere cosa pensare riguardo a Jared se anche Scott riusciva a toglierle razionalità?
«È normale. Succede, sai?» Deglutì con difficoltà, era arrivato il momento difficile anche per lui. «A tal proposito, prima di fare quello che parla di chiarezza e poi passa per stronzo… ho baciato Leigh».
Non conosceva altri modi per dirlo, né voleva trovare un metodo meno diretto.
Brutale, ma chiaro e sincero.
Jade sorrise e lui poté solo percepire quel gesto dal respiro. «Lo so».
Fece di tutto per farla voltare.
«Lo sai?»
Jade si convinse a guardarlo. Era stato sincero e non era tenuto a farlo, in più Leighton era una persona che gli era sempre piaciuta, Scott non doveva nascondere il proprio interesse, per quanto questo la facesse sentire incerta, sospesa. Lo apprezzava perché sapeva essere uomo: aveva confessato per mettersi sullo stesso piano e farle capire che non era sbagliata.
Era un ragazzo d’oro.
«So osservare». Sorrise. C’era stata tanta tensione tra loro, era possibile vederla. Poi d’un tratto si era dissipata e loro avevano iniziato a comportarsi in modo naturale, come se tutto fosse spontaneo. Anche un cieco l’avrebbe capito. «E no, prima che tu possa chiedermelo, non ce l’ho con te».
Scott aggrottò le sopracciglia, curioso di sapere perché lei non ce l’avesse con lui e lui, invece, avrebbe dovuto giudicarla. La situazione era simile, anche se Jade faceva di tutto per combattere il proprio interesse per Jared. Ma nessuno gliel’avrebbe fatto capire se non fosse stato lo stesso Jared a dirle di sentirsi libera di provare quello che era più giusto per lei.
Lui era ambiguo e indeciso, e lei aveva paura di essere totalmente se stessa, un timore che derivava dal non essere accettata per quella che era.
«E perché io allora dovrei essere arrabbiato nei tuoi confronti?»
Jade si morse un labbro prima di tormentarlo con le dita, e Scott le levò subito da lì prima che potessero irritarsi. Non era giusto che si infliggesse una punizione per qualcosa che non era colpa sua.
«Perché Jared… con lui è complicato. Sono la fan, era solo un amico». Stava cercando di dirgli che lui per Leighton aveva dimostrato sempre un interesse, mentre lei e Jared continuavano a sostenere che tra loro ci fosse solo amicizia, ma non era più sicura fosse così.
«Proviamo a capire cosa succede. Cosa hai provato?» La cullò con un tono tenue e profondo, così rassicurante che non le permise di agitarsi. «Quando ti ha baciata, intendo».
«Non lo so».
La verità era che non ci voleva pensare. Era più facile se non affrontava se stessa e giungeva a delle conclusioni su Jared.
Scott strinse un po’ di più la presa attorno al suo corpo senza farle male.
Le parlò a bassa voce e con tono pacato, ma prima spostò il ciuffo di capelli scuri dagli occhi nocciola, un gesto che le piaceva sempre da morire.
«Ecco, questo penso sia un po’ difficile da credere. Come è possibile Jade? Nessuna resisterebbe a Jared. Probabilmente nemmeno io!»
Sdrammatizzò per farle capire che non gliene faceva una colpa, ma di certo era strano rimanere impassibili davanti a un uomo come lui, e Scott lo capiva con un certa facilità.
Jade espirò, poi si mise ad accarezzargli il tatuaggio sull’avambraccio per distrarsi.
«Ho paura a pensare a Jared in un modo che non sia quello che lui mi ha imposto, in un certo senso. Gli voglio bene, gli sono affezionata, ma non so dove possa arrivare. Ho il terrore che sia frutto della mia conoscenza pregressa su di lui, una cosa viziata dall’idea di Jared che avevo prima, forse perché si è rivelato più simile di quanto pensassi a come l’ho sempre percepito. Ma è anche una persona nuova per me, e questa dualità mi confonde, non so capire quale lato sia vero e quale mi piaccia. Se mi piaccia o meno».
O forse Jared aveva così tanti lati che Jade pensava di non essere all’altezza e risultare manchevole nei suoi confronti a una più accurata analisi. Era poliedrico, invece lei di dimensioni ne aveva molte meno, come avrebbe potuto reggere il confronto? 
L’unica cosa certa era che ritrovarselo nel programma, al posto di facilitare le cose, le aveva solo complicate. Non capiva se le percezioni su di lui fossero viziate dalle sue idealizzazioni o se Jared avesse mostrato solo una parte di sé per non esporsi troppo davanti a una telecamera.
Erano troppi se e non aveva intenzione di mettersi in gioco.
«È strano, perché di solito un bacio mette solo chiarezza Jade, almeno dal mio punto di vista. Toglie ogni incertezza, nel bene o nel male». Lui aveva compreso che Leigh gli piaceva, e il bacio gli aveva fatto capire che l’interesse nei confronti di lei era tanto, ed era coinvolgente. «Come è possibile che a te abbia solo complicato la vita?»
«Non lo so» ripeté ancora una volta. 
Jade avrebbe voluto dare una risposta diversa, ma non ne aveva altre a disposizione. Se le avessero chiesto di rappresentare con un simbolo il tempo trascorso nella casa avrebbe usato un punto di domanda per descriverlo.
«Vorrei soltanto aiutarti» le disse scott, sincero. «Cosa posso fare con te?»
Voleva sapere se doveva lasciarla perdere prima di essere troppo coinvolto, oppure se doveva palesare il proprio interesse e smettere di nicchiare. Una qualsiasi cosa che potesse toglierli dall’impasse di quella situazione complicata e delicata.
«C’è… in effetti c’è una cosa» mormorò Jade rossa in viso, mordicchiandosi un labbro, nervosa. «Forse mi manca un metro di paragone».
Rimase in silenzio, sperando che le sue parole attecchissero.
Dopo qualche secondo lo sentì deglutire a vuoto, sapeva che aveva capito.
Si girò a guardarlo, perché il fatto che Scott non parlasse non prometteva nulla di buono. Incontrò il suo sguardo e scorse un barlume di speranza e possibilità. Era così vicino che il cuore non poté non accelerare il battito.
Jade gli accarezzò la nuca, e Scott accorciò le distanze.
C’era qualcosa di così timido in quel bacio da renderlo dolce. Solo quando Jade affondò le dita tra i capelli  di lui, Scott divenne più sicuro, iniziando a esplorare la bocca e i suoi contorni.
Era bello, era eccitante e adrenalinico, ma mancava qualcosa. L’alchimia. Forse erano troppo frenati dalla loro imbranataggine, in fondo era da settimane che giravano attorno alla questione senza mai arrivare al dunque, un punto che era giunto dopo un percorso particolare.
Si separarono con l’affanno, gli occhi lucidi e le guance rosse. Avevano lo sguardo languido e un sorriso innocente e soddisfatto.
Come metro di paragone era stato buono. Molto.
Anche se c’erano cose che non potevano essere eguagliate.


«Venite, presto!» Olivia, in un moto di noia, si era messa a dare un’occhiata fuori, per vedere chi ci fosse e cosa stesse combinando. Vedere Jade e Scott avvinghiati era l’ultima delle cose che si sarebbe aspettata di trovare su un lettino attorno alla piscina. «Qualcuno si sta dando da fare».
La soddisfazione con cui annunciò la cosa passò inosservata, i presenti erano intenti a capire di chi si parlasse, tanto che si misero all’erta, pronti a scattare.
«Chi?» domandarono quasi in coro.
«La finta vittima e il tatuatore codardo» rispose convinta mentre i presenti si alzarono per correre alla porta finestra e assistere alla cosa.
«Finalmente ha perso la verginità nel programma». La  prese in giro senza che qualcuno la seguisse. «Agli occhi di tutti, questa volta. E con il suo consenso».
Aveva guardato Jared, sapendo bene che nonostante fosse stato lui il primo uomo a baciare Jade, con la scusa che non era stato ripreso sarebbe contato meno di zero.
Scott aveva vinto.
Olivia lo guardava soddisfatta, un compiacimento che passò quando vide la tristezza in Jared, non pensava che potesse importargli così tanto di Jade.
«Attenzione». Li mise in guardia Simon, incurante di quei pensieri e dei rispettivi gesti. «Forse c’è il bis».




«Un ottimo spunto da cui partire». Esalò Jade quasi vergognosa mentre Scott le accarezzava con il pollice la guancia.
Si alzò come se fosse stata morsicata da una tarantola senza che il sorriso luminoso abbandonasse le sue labbra.
«Dove vai?» Era confuso.
«A riflettere sulle cose belle che accadono e possono complicarti la vita». Gli rivolse uno sguardo malizioso. Se i baci complicavano le cose avrebbe desiderato solo situazioni indecifrabili, probabilmente. «Non credi?»
«Già» rispose lui con un sorriso trasognato. «Decisamente».
Prima di allontanarsi si piegò su di lui e impresse ancora le labbra su quelle di Scott, con più convinzione e disinvoltura rispetto al bacio precedente, una cosa più spontanea e con maggiore coinvolgimento. Le piaceva la posizione di vantaggio e poter reggergli il mento tra pollice e indice.
Baciare Scott era liberatorio, la faceva sentire se stessa.
Sicura.
La sensazione di incertezza provata con Jared era sparita.
«E questo a cosa lo devo?» Scott si riscosse dal contatto, estasiato e confuso.
«Jared il suo secondo bacio se l’è preso con la forza. Io a te l’ho dato volontariamente… volevo farti capire la differenza».
Non attese risposta, lo lasciò lì a pensare, esattamente come avrebbe fatto lei di lì a poco nella sua solitudine.


Si ritrovarono in spiaggia per la penultima sfida della loro esperienza, l’ultima se avessero trovato le coppie giuste alla cerimonia di accoppiamento.
Ryan spiegò loro che dovevano legarsi più punti del corpo stando schiena contro schiena, affrontare un percorso a ostacoli e recuperare la bandierine che c’era alla fine di esso. Al ritorno avrebbe dovuto condurre chi non l’aveva fatto all’andata. Avrebbero vinto le tre coppie che portavano a termine il tragitto nel minor tempo possibile.
«Prego ragazzi, scegliete il vostro partner». Li invitò con un gesto delle mani e i ragazzi scelsero la persona con cui affrontare la prova.
Jade si diresse verso Scott, ma lo vide già impegnato con Leighton, così si guardò attorno e l’unica altra persona libera era Jared. Entrambi si fissarono rigidi e a disagio, ma era la realtà dei fatti, dato che tutti avevano un compagno: avrebbero fatto coppia.
I coinquilini si guardarono soddisfatti: oltre a dare un po’ di respiro a Leighton e Scott, coinvolti dagli altri due e – quindi – confusi, avevano pensato che l’attrito tra Jade e Jared potesse nascondere altro, e una loro unione poteva appianare i dissapori o metterli davanti alla realtà dei fatti; era un modo per aprire loro gli occhi sul potenziale della cosa, perché dopo le litigate dei giorni scorsi pensavano che ci fosse troppo coinvolgimento per essere una semplice amicizia. 
Ma dovevano procedere con cautela, perché l’equilibrio era precario. Ci mancava poco che quei due si saltassero al collo per azzannarsi, se qualcuno avesse fatto capire loro che la cosa era voluta dal gruppo, questo avrebbe rischiato un tracollo collettivo e definitivo, perché erano sicuri che Jade e Jared non l’avrebbero fatta passare loro liscia.
Le coppie si legarono per le caviglie e la vita e poi Ryan diede via al tempo.
Jared e Jade partirono svantaggiati a causa della complicità che tra loro era sparita, rendendo la sincronia un’impresa ardua. Più volte Jared, che si era messo alla guida del duo, aveva confuso la sua destra con quella di Jade, causando delle incomprensioni che rallentarono l’avanzata verso la bandierina.
«Sembri un bradipo ubriaco con la labirintite!» Lo apostrofò lei dopo che l’indicazione sbagliata del cantante li fece cadere a terra proprio in prossimità della bandierina, facendo ridere gli altri attorno.
«E tu sei utile come un navigatore in mandarino antico!» Jared le tornò il complimento dopo poco, perché gli aveva fatto prendere lo spigolo di un cubo con piede, facendogli vedere le stelle.
«Non è colpa mia se hai delle pinne al posto dei piedi» disse Jade a denti stretti nel tragitto del ritorno. 
A Jared parve di sentire anche un “ben ti sta” appena sussurrato. Se avesse avuto ancora i capelli lunghi avrebbe fatto di tutto per far sì che si impigliassero nelle corde che dovevano scavalcare, era un vero peccato li avesse tagliati.
Arrivarono quinti, e la cosa non permise loro di aggiudicarsi la fuga d’amore, ma non era contemplata, dato che non avevano la minima intenzione di trascorrere altro tempo insieme, soprattutto se costretti. Avevano partecipato solo perché non potevano esimersi.
Vinsero Mark e Taylor, Simon e Dakota e, inaspettatamente, Drew e Olivia.
«Bene, avete vinto un giro tra la giungla con i go kart e un barbecue in uno scenario coinvolgente come quello della foresta che vi accoglierà nella giornata».
Ryan li salutò con una sorpresa. «Ma c’è di più: per premiare i vostri successi stasera ci sarà una festa sulla spiaggia solo per voi!»
Per un attimo tutti dimenticarono gli attriti e le tensioni per esultare. Una festa con della buona musica era una splendida occasione per divertirsi e lasciare che i più timidi e gli indecisi si sciogliessero.
Tornarono a casa elettrizzati e pronti a prepararsi per la serata, soprattutto le ragazze, che si sbizzarrirono con l’abbigliamento, il trucco e i capelli.
I ragazzi non si fecero trovare impreparati e ci misero del loro meglio per tirarsi a lucido e attenderle poi nel salotto. Quando le donne di casa scesero di sotto rimasero estasiati: forse ci avevano messo più del dovuto a prepararsi, ma ne era valsa la pena tanto erano belle. Era una sfilata di gonne corte, vestiti e pantaloni attillati che mettevano in risalto il lato seducente di tutte loro.
Era come sapere che la persona che interessava all’altra era nello stesso locale e i ragazzi erano pronti a sedurre la propria preda, in un gioco che ravvivava la routine data dal programma. Era una novità e tutti sembravano intenzionati a sfruttarla al meglio.
Si posizionarono sul piccolo pullman che di solito li portava alla spiaggia, e così fece anche quella volta, ma il posto era diverso dal solito, non era la striscia di terra dove si svolgevano le prove, ma un angolo un po’ più nascosto dalle piante. C’era un pavimento di legno posizionato apposta per l’occasione, e negli angoli c’era una struttura in ferro nero che sorreggeva i teli bianchi che svolazzavano pigri al vento proveniente dal mare, mentre una band locale suonava musiche caraibiche molto coinvolgenti.
Per l’occasione si unirono a loro anche le tre coppie perfette, felici di poter passare del tempo con il resto del gruppo.
Si buttarono subito in pista, pronti per ballare con un bicchiere di cocktail in mano. L’atmosfera era frizzante e positiva, e tutti si erano messi d’impegno per seguire una specie di coreografia improvvisata da Simon, passi che ben si addicevano al ritmo passionale della musica caraibica.
Il risultato fu esilarante. Alcune ragazze si erano scoperte portate per la danza e avevano catturato molti sguardi, mentre gli uomini – fatta eccezione per Simon – facevano fatica a dimostrarsi all’altezza dei suoni incalzanti, e i peggiori si erano rivelati Jared e Liam. Liam era incapace di muoversi, avendo la stessa flessibilità di una statua di marmo, Jared, invece, sapeva dimenarsi, il problema era che non riusciva nemmeno per sbaglio a farlo a tempo, scatenando così le risate dei presenti. Ma lui, incurante delle reazioni divertite, ci provava con tutte le sue forze a ballare e a coinvolgere le ragazze con poco aggraziate piroette.
Nonostante l’incapacità dimostrata era riuscito ad animare la serata.
Una pausa tra una canzone e l’altra spinse i ragazzi ad avventarsi nuovamente al piccolo bancone del bar adibito per loro. L’alcool iniziava a disinibire i più, facendoli esibire in performance al limite della decenza, dove erano coinvolte bocche, lingue e mani lungo il corpo.
La festa stava prendendo la piega che tutti si erano aspettati, e anche Drew e Daisy non erano da meno. Vicini dopo settimane, potevano godersi più tempo insieme senza rispettare i tempi della cerimonia di accoppiamento, così si ritagliarono spazio per loro, incuranti degli sguardi tristi di Spencer, che decise di divertirsi e ballare con la gente che non ne voleva sapere di lasciare la pista da ballo, tra cui Jade, che vedeva Scott e Leighton flirtare e ferirla più del dovuto, ma non aveva voce in capitolo.
Era con Haylee, Dylan, Spencer, Taylor e altri pronta a dimenarsi. Aveva abbandonato i sandali con il tacco vicino a un divano sistemato al bordo della pista e si muoveva a ritmo con la solita eleganza che la contraddistingueva. Aveva indossato una gonna aderente e corta dalla fantasia tribale con colori tenui ma variegati, dal rosa al viola, al grigio e all’azzurro polvere, e aveva abbinato una canotta dello stesso azzurro da portare infilata nella gonna e un po’ rimborsata, di modo che coprisse lo stacco dei due capi.
Jared, seduto sui divani più lontani dalla pista, continuava a osservarla, arrabbiato e famelico, e sentiva crescere dentro il disappunto. Stava iniziando ad aprire gli occhi e i gesti di Jade di quella sera non contribuivano a rendergli facile la cosa. Era elegante ma sfrontata, si comportava come al solito, libera dal ruolo di donna fatale che molte altre lì dentro interpretavano, per quello risultava molto più seducente. I suoi movimenti erano sicuri ma non esagerati, e la cosa la rendeva desiderabile. Lo stesso modo di scuotere i capelli ormai corti era un richiamo irresistibile per Jared, e si detestava per quello. 
In quel momento quasi non si ricordava perché avessero litigato né il vero motivo per cui ce l’aveva con lei, poi però pensava a come fosse stato facile per Jade omettere più volte la verità nei suoi confronti, una realtà che lo riguardava da vicino entrambe le volte, e si sentiva tradito; ferito perché Jade non l’aveva ritenuto in grado di capire, o forse perché non lo reputava all’altezza della situazione. Faceva male sapere che la persona in cui si avevano riposto tutte le speranze, e qualcosa di più della semplice amicizia, non riusciva a reputare l’altro degno della stessa fiducia e del medesimo affetto.
Con Jade aveva ritrovato, soprattutto nelle settimane prima dei loro litigi, il senso di appartenenza che aveva dimenticato da tempo. Non doveva sforzarsi di contenersi o essere ciò che non era, non doveva smettere di essere quello che semplicemente era diventato con il tempo. Per lei era semplicemente Jared, e aveva capito che andava più che bene così. Eppure non sembrava che Jade avesse bisogno di più da lui, perché aveva Scott, e Jared si considerava un di più che, fino a una settimana prima, aveva capito di essere intenzionato a darle.
Ma era bastata la verità per spazzare via tutto, e al cantante sembrava un chiaro segno di quanto potessero essere fragili le sue sensazioni. Probabilmente erano anche sbagliate.
La cosa che dava più fastidio a Jared, però, era essere arrabbiato con lei, non avere la minima intenzione di chiedere scusa, ma non essere in grado di staccarle gli occhi di dosso e perdere anche un solo movimento avvenuto in quella serata.
L’essere il suo idolo, un punto che aveva sempre considerato fosse a suo favore, era diventato in realtà un ostacolo, perché tra loro si era creato un muro invisibile che non erano più riusciti a superare con il tempo, ed era stato creato proprio da lui con le sue richieste iniziali della seconda settimana. Era doloroso rendersi conto della situazione e sapere di esserne stato il fautore, soprattutto se non riusciva più a scindere Jade e le sensazioni che la riguardavano da come lui si sentiva e si poneva verso il gruppo.
Jared si era reso conto in quel momento di avere dei punti deboli e che se li avesse uniti avrebbe disegnato Jade, e la cosa lo indisponeva. Capire di aver sbagliato il modo di vivere l’esperienza era un duro colpo da accettare, e non era ancora pronto ad abbracciare le proprie colpe.
Eppure Jade sembrava felice in quel momento, come se lei non fosse arrivata alle stesse sue conclusioni, come se non le fosse importato nulla di quello che era successo tra loro in quelle ultime settimane e, soprattutto, i litigi che avevano caratterizzato le loro recenti interazioni, così Jared lasciò perdere i discorsi interiori, accantonò i pensieri e si diresse da Leighton per chiederle un ballo, convinto che fosse lei la sua anima gemella, nonostante non corrispondesse, allo stato attuale, a ciò che Jared prediligeva. Sperava soltanto di essere confuso dal coinvolgimento della festa.
Jade, una volta che Jared e Leighton si erano avviati verso la pista, aveva deciso di concedersi un cocktail al bar e parlare con le persone che non erano in casa da un po’, almeno con le ragazze, rubando a Drew la piccola e innocente Daisy.
Con un bicchiere pieno di vodka lemon in mano si sedettero sui divani comodi e spaziosi, cercando di non badare al disturbo crescente che la vista di Leighton e Jared le dava.
Quando però partì il lento, con Leigh che venne rubata al cantante da Scott, fu troppo, e Jade chiese scusa agli interlocutori che si erano uniti a loro, aveva bisogno di prendere un po’ d’aria.
Era triste. Aveva perso l’unico suo punto fermo in casa, e Scott non faceva altro che scegliere, anche se involontariamente, la compagnia di Leigh. In ogni caso non si sentiva mai all’altezza della persona con cui aveva scelto di intraprendere un percorso. Iniziava a pensare di non aver capito nulla di quel programma, ancora meno di quanto avesse creduto.
Si diresse verso la spiaggia libera e scura adiacente il luogo della festa per ritrovarsi un po’, aveva bisogno di stare da sola.
Sentiva la rabbia montare. Percepiva gli occhi di Jared su di sé mentre la guardava allontanarsi in solitudine, avrebbe riconosciuto il tocco possessivo e insondabile ovunque, ma non si girò perché sapeva, sentiva, che lui non avrebbe mosso un passo verso di lei, e Jade non sarebbe stata la debole della situazione, pronta a chiedere scusa per aver assecondato fino in fondo il volere di lui, non quella volta.
Si sedette vicino al bagnasciuga, sbirciando con la coda dell’occhio il tendone leggero che ospitava la festa, con la consapevolezza che nessuno aveva badato al fatto che se ne fosse andata, oltre al cantante.
Poteva ancora vedere Jared in lontananza, appoggiato al palo di ferro, mentre la osservava senza fare nulla.
Lo detestava perché non solo aveva preteso da lei risposte che non era in grado di dare nemmeno a se stessa, ma non aveva fatto niente per giustificare il suo atteggiamento, cambiato radicalmente dopo il loro bacio. Lui pretendeva ma in cambio non dava mai, ed era stufa marcia di quell’atteggiamento che l’aveva intossicata; si era ribellata e ora scontava il prezzo di quella specie di amore malato a discapito della loro amicizia.
Lo odiava ancora di più perché, nonostante tutto, era lì a fissarla con lo sguardo impenetrabile come se fosse la tempesta in procinto di abbattersi dal mare, e non aveva mosso un passo verso di lei; ma Jade, soprattutto, odiava se stessa, perché nonostante tutto il male che le aveva fatto e che le stava facendo desiderava con tutto il cuore che lui la raggiungesse, perché probabilmente era l’unico in grado di riempire il vuoto che sentiva, anche se Jared non era la sua anima gemella. Si detestava perché nonostante il dolore che lui era in grado di provocarle, lo voleva accanto a sé fino in fondo, fino alla fine.
Appoggiò il bicchiere sulla sabbia per poi scavare un piccolo posto e far sì che si reggesse in piedi da solo, così da permetterle di abbracciare le ginocchia con le braccia e portare il mento sopra le prime. Voleva fingere che la musica proveniente dal gazebo non esistesse nel tentativo di confondersi con il rumore del mare, che di solito la tranquillizzava.
«Ehi piccola pazza». La salutò dopo un po’ la persona che aveva invaso la sua privacy. Aveva gli occhi così fissi sul nero dell’acqua da essere convinta di averli chiusi. «Cosa fai qui tutta sola? C’è una festa in corso, e ha bisogno di ogni singolo contributo!»
«E tu cosa ci fai qui, allora?» rispose con un sorriso divertito alla sua frase.
Senza attendere risposta Spencer le si sedette accanto e prese un sorso della birra che aveva portato con sé.
«Vengo a recuperare la principessa caduta in depressione per riportarla al party e salvare la serata». Rise prima di continuare con il suo tono canzonatorio. «Non te l’ha detto nessuno che sono il vero protagonista di questo programma? Tutti invidiosi del sottoscritto».
Scherzò nel tentativo di divertirla e toglierle l’espressione triste che non abbandonava la faccia di Jade da tutta la sera.
«Ho sempre apprezzato la tua modestia» rispose lei allegra.
«Non mi inganni con del sarcasmo, bambolina, anche se quel taglio ti dona particolarmente e sei una fantastica distrazione». Jade annuì con la testa per ringraziarlo del complimento mentre Spencer riprese a parlare. «Come mai sei triste e senza un cavaliere pronto a consolarti?»
«Perché avevo bisogno di stare da sola». Sospirò, sapendo di non poter scappare da quelle domande, eppure si decise a rispondere con sincerità, Spencer non era lì per giudicarla, ma per distrarla e farla parlare nel tentativo di sfogare un po’ tutto quello che aveva dentro. «E penso che i miei cavalieri si stiano contendendo le attenzioni di un’altra principessa».
Indicò con il mento la festa che stava andando avanti senza di loro, focalizzandosi su Scott in pista avvinghiato a Leighton e Jared seduto sui divani, intento a parlare con altra gente e a controllare gli altri due.
«Ho saputo quello che è successo in queste settimane… mi dispiace».
Le piaceva il fatto che non lesinasse in sincerità, apprezzava tanto che arrivasse dritto al punto senza tanti giri di parole.
«Per cosa? Per il fatto che io abbia mentito o che io non venga calcolata dalle persone con cui decido di aprirmi?» Tradire ed essere tradita, le facce di quella medaglia che pensava in quel momento la rappresentassero alla perfezione.
«Mi dispiace perché sei innamorata della stessa persona che ti ha ferita». Sussurrò Spencer a voce bassa e comprensiva. La vide pronta a ribellarsi a quell’affermazione, ma la interruppe sul nascere. «Non provare a negare, non puoi fregare un uomo che si trova nella tua stessa situazione».
Sorrise amaro, con un solo angolo della bocca, e prese un altro po’ di birra. Aveva passato troppo tempo in compagnia dei suoi pensieri e dei sentimenti per Daisy, sapeva riconoscere una persona che si trovava nella stessa impasse.
«Io non sono innamorata» replicò Jade con terrore.
Non poteva arrivare lui dopo nove settimane e dire certe cose con una facilità simile, era da tempo che cercava di combattere contro se stessa e i propri sentimenti, non aveva il diritto di metterla davanti alla verità con una frase così scarna e cruda.
Jade non riusciva ad ammettere che il trasporto per Jared fosse più reale di quello verso Scott, perché aveva capito che la sua anima gemella era il tatuatore, anche le cerimonie di accoppiamento portavano tutte in quella direzione, non poteva ammettere che il suo interesse si basava su una forma distorta di paura e convincimento, non era pronta a fallire così miseramente per l’ennesima volta.
«Ammettiamo che non si tratti di amore, il fatto che tu non voglia ammetterlo a te stessa e con lui, non rende il coinvolgimento meno reale». Spencer era comprensivo, ma sapeva quanto potesse essere difficile parlare con Jade della cosa, quando era la prima a negare l’evidenza.
«Io… non so cosa farci. Ci abbiamo provato e dopo un solo bacio è andato tutto all’aria. E ho perso un grande uomo che avevo almeno come amico».
Era la sintesi più chiara degli ultimi avvenimenti: si erano baciati, convinti di essere coinvolti, e dopo un unico bacio qualcosa tra loro si era rotto, frantumando l’amicizia cresciuta nel corso di otto settimane. Due mesi a stretto contatto ogni giorno, piccoli gesti che accrescevano l’intimità, il senso di appartenenza e la chimica, e aveva perso tutto in una giornata, senza nemmeno sapere il perché.
Poteva un bacio rovinare tutto?
«Forse perché non gli basta essere solo amico». Una conclusione quasi ovvia per una simile osservazione. Spencer sperò di essere risultato incisivo e convincente.
«Ho solo rispettato il suo volere»
«E dove siete finiti agendo in questo modo?» Il ragazzo continuò a insistere su quel punto. Essere amici, tra loro, non aveva funzionato. Era il modo d’agire a non essere giusto, invece loro pensavano di aver sbagliato qualcosa lungo il percorso, non all’inizio di quello. Era chiaro a tutti ormai.
«Senza parlare, senza la persona più importante per me qui dentro e fuori». Jade e il primo barlume di verità.
Jared era stato importante fuori dal programma, prima che lo conoscesse, poi però era diventato fondamentale, e nemmeno lei si era aspettata una simile cosa. Era diventato reale e umano, passibile di errori e pieno di difetti, ma mai come in quel momento tutti quei dettagli lo avvicinavano a lei in maniera straziante, perché erano piccole cose che Jade aveva imparato a conoscere e di cui prima non era al corrente. Non poteva, perché Jared, prima, non era reale per lei.
«Sai cosa dovresti fare? Agire come ti fa sentire meglio, senza preoccuparti dei limiti che ha imposto Jared al vostro rapporto. Se questi confini hanno portato entrambi a soffrire vorrà pur dir qualcosa, magari che non è la strada giusta». Un parere sul loro rapporto che sperava potesse aprirle gli occhi.
«Magari la strada giusta è quella intrapresa adesso, quella che ci vede separati». Jade era sconsolata. Non si parlavano da giorni e nessuno dei due aveva la minima intenzione di tornare sui propri passi. Non si ricordava il motivo del litigio e della conseguente rabbia, sapeva soltanto che Jared l’aveva ferita e non sapeva come risolvere la cosa.
«Certo, ed è per questo motivo che è tutta sera che ti controlla a vista d’occhio». Spencer girò il capo e vide il cantante che spesso guardava nella loro direzione. Poteva sembrare un gesto involontario, fatto più per dare un’occhiata in giro più che altro, ma sapeva cosa gli occhi di Jared cercavano, perché indugiavano su di loro qualche secondo di troppo anche senza fissare con precisione il punto in cui si trovavano.
«Tu come hai fatto?» Domandò all’improvviso Jade nel tentativo di spostare l’attenzione su Spencer, magari la risposta poteva tornarle utile.
«Io sto cercando di far capire a Daisy che se siamo anime gemelle c’è un motivo, e parlando prima o poi capirà quali sono queste motivazioni. Non ho fretta, so di essere la scelta giusta per lei». Spencer alzò le spalle per minimizzare la cosa, ma la scelta fatta richiedeva un coraggio non indifferente, e lui era uno dei pochi all’interno della casa a poter prendere una simile decisione.
«Vorrei avere la tua stessa sicurezza» ammise lei a mezza voce.
«Ce l’hai, se no non avresti dubbi con Scott»
«Non ho dubbi con Scott!» Aveva delle certezze, come per esempio il fatto che Scott fosse la sua anima gemella nonostante dopo il bacio di Jared non fosse più così convinta di ricambiarlo, ma non poteva cambiare la cosa, era lì per trovare il proprio match perfetto e vincere i soldi, non era automatico innamorarsi del proprio partner, anche se non si era mai augurata una cosa simile per sé.
«E allora perché andare con i piedi di piombo nell’attesa che arrivi qualcun altro a baciarti o a salvarti da questa situazione?» Spencer aveva alzato un solo sopracciglio nel tentativo di essere sarcastico e sicuro di se stesso.
Jade scosse la testa, non riusciva più affrontare l’argomento, era troppo difficile e delicato anche per lei.
«Cosa dicevi prima? Non eri tu quello che doveva salvare la principessa e la festa?» Cambiò argomento per fargli capire che non aveva più nulla da dirgli, soprattutto perché non era ancora giunta alle conclusioni che il programma le aveva offerto, non aveva intenzione di rivelare a lui cose che non erano chiare nemmeno a se se stessa. «Forse è arrivata l’ora di rianimare quel mortorio».
Gli tese una mano per invitarlo ad alzarsi e a seguirla, chiaro segno che la conversazione era finita.
«Andiamo tigre, dimostra la donna indipendente che sei, li avrai tutti ai tuoi piedi. Se vuoi mi sacrifico per farli ingelosire, sono un buon partito, sai?» Accettò la mano e senza attendere risposta prese il controllo della situazione, guidandola verso la pista mentre ammiccava per farla ridere.
«Tanto buono quanto bugiardo». Lo prese in giro lei, divertita da quel fare arrogante. «Non ti crederebbe nessuno»
«Allora sono in buona compagnia, ci sono bugie a cui non credono più nemmeno le persone che le dicono. Stasera ne ho avuto la prova».
Jade non si arrabbiò, sapeva che Spencer cercava di spronarla, ma lei non era ancora pronta a farsi un esame di coscienza su Jared, non quando aveva la certezza che le risposte avrebbero cambiato l’intera visione del gioco e di se stessa.


«Ho fatto proprio un buon lavoro su questi capelli, sono davvero soddisfatta!»
Haylee era passata accanto a Jared, seduto sul divano a guardare due persone in riva al mare, e non aveva resistito, gli aveva passato una mano tra i capelli per attirare la sua attenzione.
«Sei bellissima stasera».
Jared, dopo aver rivolto la sua attenzione a chi la richiamava, le fece il complimento più sincero che gli uscì dalla bocca, perché Haylee toglieva il fiato. Dylan era fortunato.
«Sì, lo so, grazie, ma ci sono ragazze più belle di me, giusto?» E, al posto di indicare la spiaggia alle spalle di lui, Haylee si sedette accanto al cantante. «No, non mi compri con un complimento, per quanto sincero e apprezzato sia».
Gli sorrise bonaria. A dire il vero era da un po’ che voleva parlare con Jared, e quella le sembrava l’occasione più adatta. Da quando aveva litigato con Jade non doveva molte occasioni di sfogarsi, voleva fargli capire che non era solo, e avrebbe avuto sempre una spalla su cui piangere se ne avesse avuto bisogno.
«Sei sempre stata troppo intelligente per i miei gusti». La prese in giro con affetto.
Eppure la frase le servì da appiglio.
«O forse i tuoi gusti erano semplicemente altri».
Haylee sfoderò un’espressione tranquilla e comprensiva, non voleva irritarlo, solo fargli capire che c’erano cose così evidenti che erano sotto l’occhio di tutti, eccetto il suo.
«Se tu l’hai capito al posto mio potevi dirlo prima, no?» Cercò di sviare il discorso con un sorriso affascinante, ma sapeva quanto l’altra fosse un osso duro.
«Jared, non fare il finto tonto. Il fatto che tu abbia posto dei paletti tra te e Jade non avrebbe dovuto impedirti di aprire gli occhi». Diretta e incisiva. Reputava Jared troppo intelligente per girare attorno al discorso, era convinta che una terapia d’urto, in quel momento, potesse risultare più efficace.
«Li ho aperti, e quello che ho visto non mi è piaciuto».
Perché l’aveva vista tardi, nel momento in cui le sue sicurezze nei confronti di Jade erano venute a mancare, e non era stato piacevole. Per niente.
«Eppure, nonostante tutto, sei qui in punizione quando tutti – anche Olivia – si stanno divertendo. Non ti sei chiesto come mai?» Se pure l’arrivista per eccellenza era riuscita a buttarsi la situazione spiacevole alle spalle, voleva dire qualcosa. Jared, al contrario della stylist, non riusciva a superare il blocco che si era posto con Jade, e doveva capire perché non volesse allontanarsi da lei. «La vuoi nonostante ti abbia ferito e abbia compiuto delle scelte sbagliate. Io ho sempre visto del potenziale in voi, ma lei ha sempre avuto paura di andare contro il tuo volere, e tu… perché non me lo dici tu cosa ti frena, Jared?»
Concluse spaventata e confusa dopo qualche momento, sapendo che quella domanda era difficile da porre tanto quanto fosse complicata per lui per via della risposta.
«Non mi frena nulla, sono soltanto stato ferito da una persona di cui mi fidavo. Mi sento tradito». Eppure era vero, era lì a cercare di fare un passo verso Jade o, meglio, sperare che lei chiedesse scusa e cancellare così l’ultima settimana. Ma non riusciva a dirlo a Haylee, per quanto fosse una ragazza fantastica, non era la donna con cui di solito si confidava.
«Ma se non ti importasse così tanto non saresti qui a struggerti, sbaglio? Perché è stato così facile andare avanti con Mia, e anche con Olivia, ma non con Jade?» Perché era perso, era coinvolto e non voleva perderla. Era così difficile ammetterlo?
«Perché non avevo instaurato lo stesso rapporto».
Sì, doveva essere difficile accettare un sentimento così forte, soprattutto se aveva investito tutto se stesso nella sua negazione.
«Appunto. L’unica persona a cui hai permesso di avvicinarti davvero è stata Jade, non Olivia… o Leighton. È lei a cui ti sei mostrato, ed è Jade che si è mostrata a te sotto ogni lato, non a Scott». Tentò di farlo ragionare. «Non ho capito perché siate gli unici a non voler vedere il potenziale che avete».
Anche Scott e Leighton, seppur così coinvolti, avevano trovato strano quell’atteggiamento. Jade e Jared si erano allontanati proprio come Haylee e Dylan settimane prima, e tra loro il coinvolgimento era ben diverso dall’amicizia. E il fatto che a notarlo fossero stati proprio gli altri due aveva fatto capire ai coinquilini la gravità della cosa.
«Forse perché siamo gli unici a rendersi davvero conto della situazione» rispose Jared, fingendo una convinzione che non aveva. Era stanco e iniziava a cedere ai sentimenti che aveva cercato di arginare, ma non si era ancora arreso. Magari stare separati come in quel momento era la cosa più giusta perché, in realtà, non avevano nulla a che spartire.
«O magari siete terrorizzati dalla grandezza della cosa». Alzò gli occhi al cielo, esasperata.
«Non riuscirai a convincermi Haylee. Apprezzo il fatto che tu voglia farmi sfogare e mi faccia sentire che non sono solo, ma non è questo il punto della questione».
Il punto della questione era che non aveva Jade al suo fianco, e non sapeva come riaverla come prima, quando tutto era perfetto e positivo.
«Esatto. Il punto è, Jared, che Jade è la cosa più vicina a un’amica per me qui dentro, e vorrei vederla felice. E so che la cosa dipende da te». Gli si rivolse guardandolo dritto negli occhi. Quanto voleva sapeva incutere timore. «E mi piacerebbe vedere anche te contento, perché penso che tu sia la persona che qua lo meriti più di tutti noi».
«Grazie». Non avrebbe saputo cos’altro aggiungere, non pensava che Haylee avesse una così alta opinione di lui, e la cosa lo rinfrancò. Nonostante i casini che aveva portato nel programma, i suoi compagni di avventura credevano in lui e nelle sue capacità.
«Prego». Haylee sorrise prima di alzarsi. Jade stava tornando dalla spiaggia e non voleva impensierirla ulteriormente. «Spero che tu possa vedere al più presto quello che per gli altri è evidente, non te ne pentiresti».
Cosa gli sarebbe rimasto di quel percorso affrontato insieme, se non l’avesse avuta al suo fianco?
Niente.
Avrebbe perso la persona più importante in un momento così particolare, come se quell’esperienza non l’avesse mai fatta e condivisa con lei.
Doveva solo capire se fosse valsa la pena volerla con sé e dimenticare ciò che era successo.


Il venerdì arrivò presto, e con lui la fuga d’amore.
Il sabato fu il momento della cabina della verità, la quale ricadde sulla coppia più improbabile: Drew e Olivia.
Tutti avevano convenuto che insieme potevano funzionare, data l’unione nel momento peggiore per entrambi, ma la vera motivazione per cui la maggioranza ebbe votato per loro fu che volevano sbarazzarsi di Olivia, e quello sembrava l’unico modo.
Quando sullo schermò comparì la scritta PERFECT MATCH, dunque, nessuno era pronto a credere che il loro piano avesse funzionato.
Olivia era distrutta: non riusciva a credere di dover rinunciare a Jared senza aver lottato fino in fondo, né tantomeno di aver trovato la propria anima gemella. Metà che, appena conosciuto il risultato, aveva espresso la propria felicità per raggiungere la persona che amava con una settimana di anticipo. Era il suo peggior incubo che si realizzava.
I ragazzi si presentarono alla cerimonia su di giri: trovare un quarto match perfetto non rientrava nei loro programmi ma li aveva galvanizzati, avevano la sensazione che il milione fosse veramente vicino. Erano sicuri di poter avere delle coppie in più per quella serata, e se i fasci di luce fossero stati nove voleva dire automaticamente vincere il programma, perché per forza avrebbe dovuto accendersi anche il decimo.
Prima di dare inizio alla cerimonia, però, Ryan fece accomodare Olivia e Drew sui divani accanto alle altre coppie tra lo stupore di quelle ultime, la gioia del resto dei concorrenti e la disperazione di Ols.
Poi Ryan, una volta completata quella parte, si dedicò al resto delle coppie, chiamando a sé Dylan, che senza indecisione scelse Haylee.
Dopo venne Mark, il quale puntò certo su Taylor.
La palla passò a Jared che scelse Leighton senza dimostrare la minima esitazione, e successivamente toccò a Scott che, con la stessa sicurezza del cantante, scelse Jade, ancora tesa per l’entusiasmo mostrato da Jared poco prima.
Liam chiamò Larissa e, infine, Simon rimase con Dakota, anche se la cosa non gli dispiacque affatto, dato che era voluta come situazione. Quasi tutte le coppie, quella sera, erano frutto di un pensiero ponderato che, inaspettatamente, combaciava ai voleri delle persone coinvolte, gli unici match a essere lasciati a loro stessi erano quelli composti dalle persone più indecise nella casa, ovvero Jade, Leighton, Scott e Jared.
Ryan, senza ulteriori esitazioni, fece in modo che si accendessero quattro fasci di luce, uno per ogni coppia perfetta indovinata, e lasciò che gli altri si unissero a quelli già presenti.
Da cinque divennero sei, facendo gioire i ragazzi, sperando di vederne accendere altri per arrivare almeno al record dell’altra volta. E così fu, perché si accese anche il settimo, facendoli saltare sulle sedute, e poi anche l’ottavo, che scandì il massimo punteggio raggiunto accompagnato dalla felicità della gente. Non solo erano vicini al milione, ma anche alla persona giusta per loro.
Invocarono in grazia il nono, chiamando a loro così anche la vittoria, ma come risposta ottennero un secondo di buio in cui i fasci si spensero per lasciare di nuovo spazio alle luci dello studio ricreato sotto il cielo stellato.
«Otto coppie ragazzi, complimenti!» Ryan era felice per i ragazzi, ormai vicini alla meta. «Vi manca tanto così per arrivare alla vittoria. Vi basta scambiare due coppie e otterrete il risultato perfetto. Avete ancora una settimana per far sì che la cosa funzioni, vi auguro di trovare la soluzione e vincere così i soldi e l’amore!»
Batté le mani seguito dai ragazzi, erano così euforici che non riuscivano a stare fermi sul posto, impassibili.
«Scommetto che avete qualche idea riguardo a cosa sistemare. Ora vi lascio tornare nella casa, così potete confrontarvi e cercare di risolvere la questione. A settimana prossima!»
Li seguì con lo sguardo speranzoso mentre percorrevano il dialetto verso la porta della villa. Sperava che riuscissero a mettere a posto il tassello mancante; contava sul gruppo affinché i singoli non sbagliassero un’altra volta.



*
 

«E io che pensavo che Jared fosse intelligente!» Esclamò Vicki dopo aver visto la puntata.
Tomo annuì distratto, poi si rese conto di quello che aveva detto la moglie e si irrigidì. Non capiva da dove provenisse tutta quella sfiducia, anche perché doveva credere che Jared fosse nel pieno delle sue facoltà mentali, se no chi avrebbe scritto i testi delle loro canzoni?
Se Shannon si fosse occupato della questione ne sarebbe uscito un album di grugniti monosillabici, e se le avesse scritte lui… beh, probabilmente sarebbe assomigliate a invettive contro chi maltrattava gli animali e l’ambiente. Sì, era un tipo da canzoni di denuncia e protesta.
Non insinuava che lui e Shannon non fossero in grado di comporre i testi delle canzoni, ma era Jared ad avere idee e input, colui che dava il la al trio e li indirizzava sulla giusta strada. Perdere la brillantezza di un simile elemento metteva a rischio l’intera band.
«Perchè?»
«Tomo, davvero?» Scosse la testa, come se la cosa fosse evidente. «Jade è l’unica persona con cui ha litigato e poi ha cercato di chiarire. Nonostante tutto quello che è successo la controlla a distanza come se la sentisse sua, però durante la cerimonia sceglie Leighton? È infantile».
Dio, era così ovvio che non riuscisse a staccarsi da lei e a lasciarla perdere, perché allora non dimostrarle che ci teneva e prendersela?
«Sveglia Vicki! Gli uomini sono infantili da che mondo è mondo». Le rispose Tomo con tono ovvio. Prima di continuare, però, fu interrotto dalla moglie.
«Un po’ come il fatto che le donne e la ragione vadano a braccetto».
Lui ignorò il commento per tornare a spiegarsi.
«Difatti avevi ragione tu all’inizio. Jared si è avvicinato a Jade tanto da rimanerne coinvolto, più del dovuto, ma ora è confuso e terrorizzato». Era bello tornare a leggere il suo amico dopo i dubbi di un paio di settimane prima, gli faceva capire che Jared stava tornando se stesso ed era un buon segno. «Detesta sbagliarsi, figurati se dovesse capire di essere preso. L’ultima donna importante della sua vita è stata la stessa che gli ha spezzato il cuore, ed era stato pronto a sposarla. Biasimeresti una persona che aveva deciso di non mettersi più in gioco che, dopo anni, scopre di volerlo fare di nuovo con l’ultima donna con cui si sarebbe mai aspettato di farlo?»
Un ragionamento contorto forse, ma di sicuro accurato, perché riusciva a capirlo di nuovo, era sicuro di quello che aveva detto a Vicki.
«Capisco il tuo punto di vista, ma Jared ha sbagliato. Aveva l’opportunità di riscattarsi, scegliendola durante la cerimonia, e invece ha preferito Leigh. Di nuovo. Non può pensare che Jade stia lì ad aspettare che lui si decida e si faccia coraggio, non funziona così». Vicki, comprensiva e risoluta, gli spiegava il punto di vista femminile della faccenda. Capiva Jade, e sapeva che si sentiva ferita, ogni suo gesto lo faceva capire.
E aveva dato opportunità a Jared per recuperare, tra tutte l’essersi allontanata in spiaggia durante la festa, ma lui non ne aveva mai colta una. Lei voleva essere raggiunta, salvata e rassicurata da Jared, non da Spencer, eppure non era andata così.
«Cosa intendi?»
«Potrebbe essere tardi. Lui ha paura, lei è convinta che la sua anima gemella sia Scott perché è confusa dal comportamento di Jared di tutte quelle settimane. Non pensi che possa aver già dato per spacciata la possibilità che ci poteva essere tra loro?» Jade probabilmente era confusa dall’idea di Jared che aveva sviluppato in precedenza e dall’ascendente che lui aveva su di lei, non era facile che non capisse fino a che punto le proprie illusioni si mischiassero alla verità. Di certo non era un gioco accettare di essere coinvolta con il proprio idolo, doveva spaventare.
«Secondo te è davvero tardi?»
Vicki strinse le spalle, non essendo più sicura di niente. Era convinta che fossero anime gemelle, ma non era detto che avessero ancora il modo di scoprirlo e approfondire la questione.
«Non lo so, ma se non si parlano alla svelta le possibilità di riprendere la cosa sono basse, molto basse».
«Chi potrebbe fare un primo passo tra i due?» Tomo si fidava di sua moglie, per quello la stava riempiendo di domande, sembrava avere un quadro più chiaro della situazione. Forse l’aveva sempre avuto.
«Non lo so, e questo mi spaventa più di tutto» ammise lei a malincuore.
Uno dei due avrebbe dovuto cedere, ed era difficile che accadesse prima che fosse troppo tardi, se considerava i caratteri delle persone coinvolte.
Non aveva un buon presentimento, non più.



*

 

«Di’ qualcosa». Constance aveva la mano attorno all’avambraccio del figlio, le unghie conficcate nella pelle mentre gli occhi erano fissi sullo schermo.
Le era capitato spesso di vedere Jared arrabbiato, ma mai ferito e pronto ad attaccare per difendersi. Si sentiva male per lui.
«E perché devo iniziare io a parlare? Tanto quello che dico non va mai bene» replicò Shannon a mezza bocca. Era scioccato tanto quanto lei, sperava che la madre dicesse qualcosa per sapere poi cosa rispondere a riguardo.
«Shannon, sono preoccupata». Smise di mordicchiare l’unghia per continuare il discorso. «L’ho visto stare male per una donna soltanto. Sono contenta che sia riuscito a farsi coinvolgere a tal punto da un’altra ragazza, ma… non lo vedo stare bene».
Ed era solo colpa sua, sua e della propria voglia di vederlo felice. Come era potuto saltarle in mente che un simile programma fosse una buona idea?
«No, per nulla. Ha capito che gli piace e sta cercando di combattere la cosa» rispose il batterista, meditabondo. «Battaglia persa, tra l’altro».
Constance si girò a guardarlo, incuriosita.
«Perché mi sembri tranquillo?»
Più che tranquillo era rassegnato, ma poteva soprassedere su quella minuscola svista.
«Conosco Jared». Iniziò mentre cercava di dare un senso alle parole che gli passavano per la mente. «Magari ci ha messo tanto tempo a capirlo, ma non si lascerà sfuggire l’occasione. Dagli qualche giorno e ti stupirà»
«Dici?» Constance, vista l’impasse in cui sia il figlio sia Jade si trovavano, non era affatto sicura che la situazione potesse sbloccarsi con facilità, né che uno dei due prendesse l’iniziativa per scusarsi o provare a chiarire la questione.
«Dico». Annuì convinto Shannon dopo aver incrociato le braccia al petto. «Conosco quello sguardo, è determinato. Sta… pensando a qualcosa».
Non sapeva dire se fosse qualcosa di positivo o meno, ma era sicuro che Jared stesse cercando un modo per affrontare la cosa. Se una persona gli stava a cuore trovava sempre una via, non lasciava nulla di intentato, fosse stato anche solo per chiarire la presa di posizione assunta e giustificare la distanza presa.
«Un modo di agire?» Constance capì che la via non era una sola, e nemmeno Shannon era a conoscenza di quale Jared avrebbe potuto intraprendere, ma non riusciva a farsi contagiare dalla speranza del figlio.
«Penso. Beh, spero». Attese un attimo prima di continuare, ancora più serio rispetto a prima. «È preso mamma, lo conosco, se si lasciasse scappare l’opportunità sarebbe un coglione. Glielo rinfaccerei a vita»
«Non riesco a seguirti».
Il fatto che Shannon fosse diventato di colpo team Jade la lasciava perplessa. Quella ragazza le era piaciuta fin dall’inizio, nonostante gli errori commessi, e non era un mistero che con il tempo avesse conquistato anche le simpatia del figlio maggiore, ma una difesa così diretta e sentita non se l’era di certo aspettata.
«Ok, Jade ha mentito, ma lui l’ha ferita nel modo peggiore possibile, negandosi dopo averla baciata. Sono convinto che sia la persona giusta per lui. Non è detto che sia la sua anima gemella, ma di sicuro è la persona che fa al caso suo». Vide sua madre stupita da quelle parole, così decise di spiegarsi meglio e rendere l’idea che aveva in testa riguardo quella ragazza. «Lo supporta, ha fiducia in lui e non lo giudica. Jade è stata in grado di stargli accanto senza prevaricare le sue scelte, mai, e penso sia una dote fondamentale e per nulla facile da trovare in una donna, per chi fa il nostro lavoro».
Constance era colpita dai pensieri del figlio, tanto che non riuscì a proferire verbo.
«Chi se ne frega se è echelon!» Concluse Shannon, ormai concitato. Aveva avuto ragione Jade durante la discussione con Jared, il fatto che fosse una loro fan non le impediva di essere altro solo perché lui non lo vedeva. E aveva davvero molto da offrire, era donna in modi che Olivia si sarebbe mai sognata in una vita intera.
«A volte mi stupisco del fatto che tu non abbia ancora una donna accanto degna di te». La madre gli accarezzò la guancia ispida. Con la scusa che i Mars erano in uno stato di pausa forzata, Shannon aveva abolito il rasoio e le gite dal parrucchiere, come era solito fare quando registravano.
«Le evito… troppi casini!» Si permise di prenderla in giro per alleggerire i toni. «Ma se dovessi incontrarne una lungo la mia strada non la scanserei di certo come sta facendo Jared».
Per sottolineare la cosa indicò la televisione con il mento.
«Spero soltanto che finisca bene la cosa tra loro, non me lo perdonerei mai se soffrisse ancora». Constance si sentiva la responsabilità della felicità del figlio, soprattutto in quel momento. Non aveva preso in considerazione che Jared potesse rinfacciarle una simile scelta, ma lei aveva agito solo per il suo bene. «Non avevo pensato che potesse andargli male».
La sciocca convinzione di una madre di avere un figlio ineccepibile che meritava solo il meglio. Era ancora convinta di ciò, ma non aveva pensato che anche Jared fosse passibile di errore e, quindi, il risultato non fosse certo.
«Su, tranquilla, c’è ancora una settimana e di cose ne possono succedere». Shannon la strinse a sé per consolarla, gli dispiaceva che si preoccupasse più del dovuto. «E sono sicuro che tu gli abbia fatto un favore»
«Non ne sono affatto sicura al momento».
Si morse un labbro per evitare di aggiungere altro e passare per una donna troppo sentimentale a cui piaceva crogiolarsi nel vittimismo.
«Io sì invece. Aveva bisogno di sentirsi umano di nuovo e provare sentimenti forti che non fossero legati allo stare sul palco. Quest’esperienza l’ha riportato alla vita, qualunque cosa accada ne uscirà un uomo migliore».
Era da tanto che non vedeva Jared così vivo, e lo rincuorava parecchio. Suo fratello tendeva a considerare solo il proprio lato artistico che, seppur sensibile, era troppo impeccabile per renderlo coinvolto, ma in quel momento l’aveva visto sfaccettato come solo una volta riusciva a essere. Era un uomo dai mille volti, ed era bello che tornasse a mostrarli tutti.
«Spero tu abbia ragione». Constance posò il viso sulla spalla del figlio mentre si augurava che la cosa potesse concludersi per il meglio, voleva solo la felicità di Jared.





 
Eccomi, ci sono.
Scusate ma ho problemi con la linea e anche con GOT oggi, perchè la puntata finale mi ha fatto imbestialire che non vi dico, ma penso che solo chi lo guarda possa capire.
Ma parliamo del capitolo.
Prima di tutto. Ora la situazione di Jared è questa, lo immagino così.
Poi... Ehm... ora sapete cosa è successo nel loro posticino, giusto?
Vi aspettavate queste prese di posizione? Aspetto pareri. *sorride per rassicurare il pubblico*
Per vedere il look di Jade della serata cliccate qui sopra.
Le coppie sbagliate saranno proprio quelle? Insomma... non c'è certezza.
Comunque iniziano a crollare le sicurezze di entrambi e i due testoni entrano, PIANO, nella fase della consapevolezza. Ma... ovvio, c'è un ma: riusciranno a perdonarsi questi aspetti? E cosa ne sarebbe di loro se non fossero anime gemelle?
Lo sono o non lo sono.
Ok, ho finito. Vi ricordo soltanto che quello di settimana prossimo è l'ultimo capitolo, mentre l'undici è un epilogo, più o meno. Quindi il tempo stringe per loro.
Per info, aggiornamenti, spoiler e curiosità mi trovate qui: Love Doses.
A lunedì prossimo, Xo, Cris.

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Capitolo 10
*** Decima puntata ***


 

 

Capitolo 10


Decima puntata
 
La maggior parte dei concorrenti rientrò in casa felice dei risultati ottenuti e con la consapevolezza di dover invertire due coppie tra loro per ottenere i dieci match perfetti. Era tutto chiaro tranne per i diretti interessati, però, che sembravano più spaesati rispetto alle settimane precedenti.
«Dobbiamo invertire una coppia e abbiamo vinto!» Esordì Simon entusiasta. Vedeva sulle facce dei suoi compagni di avventura la voglia di esporre ognuno la propria teoria, dare il via a quella discussione, dunque, non era stato difficile.
«Già, ma quali?» Domandò Jade sconsolata. C’erano due coppie che non erano giuste, ma non avrebbe saputo dire quali fossero, non arrivati a quel punto.
«Jade, tesoro…» Haylee la guardò comprensiva, stava cercando un modo per dire la cosa con tatto, ma forse non esisteva. «Tu e Scott e Jared e Leighton. Bisogna scambiare i ragazzi, o le ragazze, e il gioco è fatto».
Jade tolse la mano dalla stretta che prima l’amica le aveva dato a mo’ di consolazione.
«Cosa?» urlò sconvolta. «No!»
Sperava di trovare l’appoggio della maggior parte della casa, ma la realtà era che tutti la guardavano con una certa indulgenza, quasi volessero indurla a capire una cosa che era sotto gli occhi di tutti. Leighton sembrava in imbarazzo, mentre Scott sfoggiava uno sguardo vuoto dietro il quale nascondeva i ragionamenti che gli passavano per la testa.
Jared, invece, era incredulo. Nonostante la buona volontà degli altri, Jade non voleva arrendersi ai fatti che sembravano davvero portare in quella direzione. Eppure lei continuava a negare la cosa, disgustata dall’idea. Il cantante non aveva mai pensato di essere l’uomo migliore sulla faccia della terra, ma non credeva nemmeno di essere una persona degna di tutto quel ribrezzo.
Era passata la rabbia degli altri giorni, c’era solo la stanchezza per una situazione che l’aveva travolto e da cui non sapeva come uscire.
«Jade, pensaci» intervenne Dylan con fare pacato, nel tentativo di farla ragionare. «Nelle puntate otto e nove abbiamo ripetuto le stesse coppie, eccezion fatta per te, Scott, Jared e Leighton. Ma se prendiamo in analisi la cinque, quella in cui c’erano tre coppie giuste, abbiamo notato che due sono match perfetti, l’altro accoppiamento sensato che poi non si è ripetuto era formato da te e Jared».
Jade scosse la testa con veemenza, aveva le lacrime agli occhi.
Aveva passato nove settimane a reprimere ogni tipo di sentimento e aspettativa nei confronti di Jared, e l’aveva fatto per compiacerlo e stargli vicino, e ora tutti volevano farle cambiare idea e dirle che era la sua unica alternativa?
Non poteva aver sbagliato tutto, di nuovo, e Jared non poteva starsene lì zitto senza intervenire. Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, ma non conoscere il suo parere a riguardo la uccideva lentamente. Non dava segno né di essere d’accordo né di essere contrario, e Jade non era sicura di potersi lasciare travolgere da tutto ciò che aveva represso in quei mesi, probabilmente la verità l’avrebbe travolta schiacciandola.
«Non è detto che le coppie da sistemare siamo noi» replicò con un certo autocontrollo. «Magari sono Jared e Leighton con Mark e Taylor, oppure io e Scott con Liam e Larissa. O magari altre due coppie che con noi non c’entrano nulla».
Voleva appigliarsi a quei concetti con tutta se stessa, ma sembrava che la sua convinzione fosse venuta meno dopo aver detto la cosa ad alta voce.
«Jade, è difficile negare l’evidenza. E sei l’unica che lo sta facendo». Liam, comprensivo, cercava di mostrare la realtà dei fatti anche a lei. Le altre tre persone coinvolte non sapevano cosa dire a riguardo, ma sembravano accettare di buon grado, o quasi, le cose emerse da quel discorso.
«È vero» intervenne Scott. «Potrebbe riguardare altri, ma è anche vero che siamo le persone più indecise e coinvolte in… triangoli in questo momento, forse vale la pena tentare».
Jade lo guardò con rabbia, non pensava di sentirgli dire simili cose. Pensò di essere stata pugnalata alle spalle, e si accorse che in casa era diventata una triste costante, l’unica che la riguardava.
«Vi dimostrerò che vi sbagliate, lo giuro!» Sbraitò Jade, preda della disperazione.
«E se a sbagliare fossi tu cosa succederà?» Haylee aveva deciso di prenderla di petto. «Saresti disposta ad ammettere l’errore e contribuire alla vincita di tutti noi?»
L’ultima scelta spettava alle ragazze, sapevano che se Jade fosse stata una delle prime a scegliere avrebbe potuto rovinare i loro piani, e lei era ben conscia di quel potere. Forse era persino pronta a sfruttarlo, fregandosene della vincita e di quello che gli altri volevano. Era stufa che tutti le dicessero come agire e, soprattutto, cosa provare.
«Lasciatemi in pace! Tanto l’ultima parola spetterà a me, lo sappiamo tutti» disse tra una lacrima e l’altra. «Voglio rimanere sola».
Non attese risposta e corse di sopra, pronta a lasciarsi andare al sonno per non pensare ad altro.
Scott fece per raggiungerla, si sentiva in dovere di consolarla, confuso tanto quanto lei, ma Haylee lo fermò. «No, lascia che decida da sola. Se ti vede al suo fianco penserà che tu sia l’unico a capirla, ha bisogno di un po’ di solitudine per fare chiarezza e ammettere un po’ di cose almeno con se stessa».
Era stata risoluta ma gentile, tanto che convinse il tatuatore ad abbandonare ogni volontà riguardante Jade.
Poco dopo uno dei ragazzi della troupe portò una comunicazione ufficiale della produzione, foglio che venne aperto e letto da Larissa.
«C’è scritto che la prova verrà anticipata a domani pomeriggio, mentre la fuga d’amore si svolgerà martedì e la sera ci sarà la cabina della verità» comunicò al gruppo con una certa solennità. «Nel montaggio non verrà specificato perché non è rilevante ai fini del programma, ma dicono che la scelta è fatta per agevolarci, così dopo la prova abbiamo un bel po’ di giorni per sistemare le questioni e capire quali coppie scambiare».
Gli altri reagirono felici, grati che la produzione li volesse aiutare. Avere dei giorni liberi dall’ansia di sapere quale coppia potesse entrare nella cabina della verità era la soluzione migliore per tutti, perché avrebbero avuto degli elementi nuovi per capire come gestire le ultime strategie. Senza l’incombenza di dover prendere decisioni all’ultimo minuto tutti sembravano più sereni, erano convinti che dopo la cabina della verità molti avrebbero potuto aprire gli occhi.
«Bene» esordì Simon. «A questo punto dico di mandare Jade e Scott in cabina o, in caso, Leighton e Jared, e avere così delle conferme»
«O se no ne avrà Jade» convenne Dylan riportando il parere di tutti i presenti.
«Farò di tutto per vincere la prova, qualunque essa sia» concluse Scott convinto. Aveva bisogno di chiarirsi le idee a riguardo, voleva una risposta certa e avrebbe vinto la prova a qualsiasi costo. Tutto pur di levarsi ogni dubbio.
«Spero possa essere utile». Dakota, una delle ragazze più sensibili del gruppo, sperava che quell’ultima settimana non urtasse i sentimenti di nessun presente, aveva un brutto presentimento a riguardo.


Jade si era svegliata e niente aveva assunto il senso che aveva sperato la notte potesse portare. Si era alzata con la voglia di evitare il mondo e di non rivolgere parola ad anima viva.
Nonostante il proposito le sembrasse il migliore per la sopravvivenza propria e altrui, l’umore non migliorava. Prima si era chiusa in camera man mano che la gente si svegliava, poi aveva preso a macinare un pezzo del pergolato esterno, ma con scarsi risultati, non riusciva a darsi pace.
Aveva deciso di lasciar perdere tutto, quel gioco non faceva per lei. Era stanca di buttarsi in tentativi fallimentari e lasciare che gli altri decidessero per lei cosa era meglio fare. Era stufa di Jared, di capire le motivazioni dietro il suo odio, e pure di Scott, perché non voleva sforzarsi di comprendere se fosse o meno la sua anima gemella.
Ci avrebbe pensato durante la sfida, il giorno dopo, perché aveva sentito cosa c’era scritto nel messaggio che aveva letto Larissa la sera prima. Era combattuta: da una parte era così stanca da voler abbandonare ogni idea e lasciare che le cose andassero come preferivano, al diavolo la logica, ma dall’altra c’era la voglia di dimostrare al gruppo che si sbagliavano e Scott era la scelta migliore per lei, anche se – doveva ammetterlo – non era più così sicura di essere così compatibile con il tatuatore. Poteva essere l’ideale sulla carta, ma non era certa che fosse ciò di cui aveva bisogno, perché forse necessitava di una persona in grado di scoprirla lentamente sotto ogni suo lato, ma l’idea era sfumata ancora prima di formularla.
Il problema della questione era che non si sentiva più se stessa. Non la echelon entrata nel programma, non la persona che si sfogava con il proprio lavoro e il rispettivo passatempo, non era più nemmeno la ragazza che aveva trovato un amico nonostante dei limiti che non doveva assolutamente superare.
Aveva perso la propria identità, ed era stata lei a permettere che la cosa accadesse. Ogni volta in cui si era trattenuta, ogni volta in cui non aveva agito come voleva. Gli altri decidevano per lei perché gliel’aveva sempre permesso.
Uscì dal bagno e, lungo la mensola del corridoio dove di solito i coinquilini abbandonavano cose che non erano di utilizzo immediato, qualcosa attirò la sua attenzione.
Era la palette di trucchi super accessoriata di Olivia. Immaginò che nella fretta l’avesse dimenticata lì. La aprì e studiò il contenuto, dalla gamma di ombretti colorati che andava dal neutro al nero, alla matita e il temperino per farle la punta, a un piccolo eye-liner.
Jade sorrise, sapeva cosa fare. C’era un modo per ritornare in contatto con se stessa, ed era stata stupida a non averci pensato prima. Prese la palette e corse di sotto: quello che aveva in mente era il modo ideale per estraniarsi da tutto ciò che la preoccupava e che le permettesse che nessuno le si avvicinasse.
Nessuno disturbava una persona all’opera.
Si ritrovò davanti al muro bianco esterno della casa e si mise a pensare. Voleva qualcosa di piccolo ma incisivo, un solo simbolo che avrebbe rappresentato la permanenza in casa senza che rinvangasse i cattivi ricordi delle ultime settimane.
Estrasse la matita dalla trousse e iniziò a muoverla senza un vero criterio sul muro con tratti piccoli e delicati, in modo da creare una piccola ombra. Al diavolo, se il proprietario della casa poteva permettersi una casa simile, era anche in grado di passare sopra un murales e, nel caso, pagare una passata di bianco per far tornare tutto come prima.
Si guardò attorno per racimolare le idee e l’occhio le cadde sulla spiaggia e il mare. Un sorriso le si dipinse sul volto e iniziò a disegnare.
Dopo un’ora l’albero era ben delineato, cosa non difficile dato che era un’ombra nera, era il tramonto oltre esso che richiedeva più cura, e fu così che decise di dare fondo ai colori aranciati e rosati che gli ombretti di Olivia offrivano. Insomma, già il fatto che avesse dimenticato in casa la palette voleva dire che non era poi così importante, ma soprattutto, anche se si fosse arrabbiata, non avrebbe avuto più occasione di rinfacciarle la cosa, perché domenica il programma sarebbe finito. E l’idea di rimanere impunita la soddisfaceva come poche altre cose in quel momento.
«Posso?» Fu riportata brutalmente alla realtà da una parola soltanto e sobbalzò, non si aspettava che qualcuno si avvicinasse a lei in quel momento, ma poi vide Scott e capì. Lui era l’unico in grado di poter capire quanto fosse bello disegnare per lavoro, ed era il solo che poteva apportare qualche modifica al disegno e insegnarle qualcosa.
«Sì e no». Gli sorrise. «Dipende».
Jade aveva le mani sporche e così anche i vestiti e la faccia, ma dopo settimane si sentiva bene. Il sorriso che gli aveva rivolto era sincero e leggero, un modo di fare che non le apparteneva da un tempo così lungo che non riusciva a capire come fosse sopravvissuta nel programma fino a quel giorno.
«E da cosa?» Scott, tranquillizzato dai suoi modi di fare pacifici, mosse dei passi nella sua direzione, fino a esserle accanto.
«Dal fatto che puoi darmi dritte sulle tecniche di disegno ma non metterci mano. Devi correggere le imperfezioni perché ho bisogno di migliorarmi e rinnovare il mio stile» rispose risoluta e professionale. Stava mostrando un lato di sé così sicuro da renderla più donna e seducente. «Sono aperta alle critiche, ma devi essere spietato».
C’era stato qualcosa di totalmente diverso tra loro da farle capire che in quel modo poteva funzionare. Si era posta nei confronti di Scott in modo amichevole, ed era avvenuto senza sforzo da parte sua. Aveva usato lo stesso modo di porsi che aveva utilizzato con Jared nelle settimane precedenti, ma questa volta non si sentiva sbagliata o limitata. Senza la pressione del gioco attorno a loro, Jade riusciva a interagire con Scott in totale libertà.
«Spietato è il mio secondo nome» replicò sicuro lui con un sorriso strafottente, per poi prendere la matita nera per gli occhi e iniziare a indicare alcuni punti. «Il tuo stile mi piace, è semplice ma d’impatto. Per noi questa si chiama Old School. Non è facile da usare per tutti, difatti io sono migliore nei ritratti, nello stile watercolor e nel disegno geometrico. Quindi apprezzo questa differenziazione».
La palma sul muro, nonostante fosse una sagoma nera in contrasto con il tramonto sullo sfondo, era ben dettagliata. Il tronco della pianta era sconnesso e dal profilo si percepiva, così come le foglie erano composte da tante pinne folte che formavano la chioma.
«Però ci sono delle imperfezioni» continuò sicuro e con sguardo attento fisso sul disegno. Puntò la punta della matita sulla parete per indicare una parte precisa della sagoma. «Vedi qui? Ecco, per me i contorni così sfumati non vanno bene, servono un po’ più marcati, dopo trovi un modo per renderli meno carichi».
Jade si avvicinò a lui e al muro per capire meglio i propri errori.
«Posso?» Scott le chiese il permesso di mettere mano al disegno. Non voleva stravolgere l’idea originale, ma solo mostrarle la tecnica per ottenere il risultato che desiderava. 
Jade annuì, curiosa di conoscere un modo per migliorare.
Si misero spalla a spalla per lavorare meglio e non perdersi il minimo dettaglio della cosa, Scott con la matita in mano e Jade pronta ad apprendere.
Fu in quel momento che passò Jared. Aveva fatto il giro della casa per cercare le proprie scarpe da ginnastica, abbandonate giorni prima in un luogo imprecisato del prato. Le aveva ritrovate vicino all’entrata, e il giro più corto per rientrare dal salotto lo aveva messo sulla loro strada.
Li guardò e gli venne il voltastomaco. Erano così affiatati e a loro agio che sembrano finti, usciti da quelle pubblicità dove a colazione erano tutti svegli e felici di essere al mondo. Apparivano complici e complementari, pensò il cantante; lui che le insegnava a disegnare perché era un tatuatore capace, lei così vicina per imparare al meglio ciò che poteva carpire; Scott era l’unico a cui era permesso entrare nel magico mondo di Jade e scombinarlo. Certo, gli altri – Jared in primis – non erano all’altezza per sconvolgerlo, quindi non aveva senso che lei si aprisse per mostrare cosa aveva davvero dentro.
Nonostante i pensieri sarcastici si sentì rimpiazzato con una certa facilità, e non riuscì nemmeno ad arrabbiarsi per la cosa, era così abituato a sentirsi ferito da Jade che ormai ci aveva fatto l’abitudine, gli faceva male vedere come fosse riuscita a superarlo quando lui era ancora a leccarsi le ferite per il comportamento di lei.
Li sorpassò con fare gelido senza rivolgere loro lo sguardo, e i due interessati si fermarono in attesa di una sua mossa, quasi fossero stati colpevoli di chissà quale crimine.
Una volta che Jared fu entrato in casa la tensione se ne andò all’improvviso come era arrivata, e Jade e Scott tornarono a parlare tranquillamente, quasi non fosse successo nulla.
«E poi le sfumature… meno nette e più sfocate. Sono sicuro che tu conosca più modi di me a riguardo, devi solo affinare la tecnica»
«Mh mh» mugugnò distratta Jade. All’improvviso i colori del tramonto non le sembravano importanti, l’unica cosa che aveva in testa era la tonalità distante e ferita degli occhi di Jared, sapere di essere la causa di quello stato d’animo la faceva stare male.
Erano più simili di quanto credessero, perché provavano le stesse sensazioni e non riuscivano a capire come smettere di farsi del male.


Il pomeriggio si ritrovarono sulla spiaggia in compagnia di Ryan che, senza perdere tempo, introdusse la prova ai ragazzi, forniti dalla produzione di vestiti tutti uguali tra loro. Le ragazze indossavano pantaloncini sportivi e dei top che si differenziavano solo per il colore, mentre i ragazzi avevano tutti lo stesso costume. Jared detestava la cosa, era abituato a portare costumi più lunghi perché aveva un problema verso le proprie gambe e, appena poteva, cercava di coprirle il più possibile.
«Dovete dividervi in coppia innanzitutto. Una cosa nuova, giusto?» Li prese in giro, contento che fossero vicini al traguardo imposto dal programma. «La prova di oggi è semplice: vedete quei contenitori? Avete tre minuti di tempo per riempirli di sabbia. Dovete attraversare i corridoi preparati apposta per voi e raccogliere quanta più sabbia possibile là in fondo, accumulata apposta per l’occasione. Alla fine dei minuti a disposizione peseremo i recipienti e vedremo chi avrà totalizzato più chili e, dunque, avrà vinto la sfida».
Tutti si guardarono sconcertati. Avevano addosso soltanto dei costumi, era difficile trasportare della sabbia in quelle condizioni. Molti non erano pronti ad accettare di ritrovarsi la sabbia in posti in cui nemmeno avevano mai immaginato.
Ryan diede il via al tempo e le coppie si diressero verso i cumuli di sabbia correndo come dei disperati.
Jade, consapevole delle parole dette la sera dopo la penultima scelta, aveva voluto Scott come compagno. Voleva vincere a tutti i costi. Desiderava andare nella cabina della verità per dimostrare che aveva ragione, e se non l’avesse avuta avrebbe avuto almeno la certezza che Scott non faceva per lei. Lui avrebbe avuto il tempo di provare a capire se Leighton era quella giusta, e Jade di farsi un esame di coscienza e affrontare quei sentimenti che giorno dopo giorno chiedevano a gran voce di essere presi in considerazione, quelli che volevano uscire senza che lei li contenesse; tentare di non calcolare la parte più importante di sé la stava logorando.
Senza tanti complimenti si riempì il reggiseno con quanta più sabbia possibile e invitò Scott a fare lo stesso con i suoi pantaloncini. Lungo il tragitto persero un po’ del contenuto, ma riuscirono a riversarne un po’ nel recipiente indicato dallo stesso colore del top di Jade. Eppure Jade voleva di più.
«Indossi della biancheria intima sotto il costume?»
Scott alzò un sopracciglio, preoccupato da quella domanda, ma alla fine annuì.
Jade lo prese per la mano e corse fino al cumulo di sabbia.
«Bene, allora leviamoci i pantaloncini, facciamo dei nodi alle estremità e riempiamoli».
Scott la trovò un’idea geniale, così la seguì senza indicazioni. L’esperimento funzionò e riuscirono a traghettare molta più sabbia rispetto a quella degli altri concorrenti, che dopo un paio di viaggi imitarono la loro tecnica, senza raggiungere però il loro vantaggio.
Ryan fermò il tempo poco dopo, e si impegnò a pesare ogni contenitore.
A vincere furono Haylee e Dylan, Jade e Scott e Simon e Dakota.
«Finalmente ragazzi, meglio tardi che mai!» Ryan si rivolse entusiasta verso le uniche due persone che all’interno della casa non erano mai andate in fuga d’amore, e che al momento erano quelle ad averne meno bisogno. «Avete vinto un safari subacqueo con le tartarughe che si terrà domani, buon divertimento! E ricordate che la sera ci sarà la cabina della verità».
Il presentatore se ne andò tra gli applausi generali mentre i ragazzi tornavano verso casa.
Si ritrovarono tutti nel salotto tranne alcuni che si sistemarono in camera, tra cui Jade, Haylee e Leighton. Jade voleva offrire l’occasione al gruppo di decidere chi votare per l’ultima cabina, e sperava che Scott spingesse per la loro causa, non importava a quale motivazione facesse appello, si augurava soltanto che fosse dalla sua parte in quella cosa.
Jared, però, tornò subito fuori. Era attratto dal disegno e si odiava per quello.
Voleva osservarlo e capire. Gli sembrava un modo masochistico di affrontare la questione Jade, dato che a quanto pareva sembrava il lavoro di Scott, ma quel disegno gliela ricordava così tanto che era impossibile allontanarsi da lì e smettere di guardarlo.
Forse perché Scott era di Atlanta, o forse perché Jade abitava a Santa Monica, ma la palma era un elemento che gli ricordava lei e non il tatuatore. Il tramonto sullo sfondo ricordava molto Los Angeles. Forse la città degli angeli di giorno era arida, ma con il calare del tramonto assumeva colori e sfumature che toglievano il fiato, ed era impossibile per Jared non ritrovarsi nel paesaggio che spesso si era fermato a osservare. Era così lontano da Scott quel disegno che aveva un che di familiare, la sensazione che aveva provato solo accanto a lei durante quelle settimane o a casa, circondato dalle persone a cui voleva bene.
Gli sembrava di essere sull’immensa spiaggia di Santa Monica, il molo alla propria destra e una distesa di mare e spiaggia dalla parte opposta. C’era una leggera brezza, odore di salsedine e il verso dei gabbiani che passavano su di lui. Da quel semplice disegno poteva sentirsi a casa e stare bene, e non riusciva a credere che fosse merito di Scott, non era concepibile. Soprattutto perché quel disegno sapeva di Jade, era la sua essenza. Sfumature tenui ma variegate, così come era lei, su cui si stagliava un tratto più deciso e sicuro, l’ombra che solo a volte gettava sugli altri per dimostrare di cosa fosse capace.
Scott era riuscito a tratteggiarla con così poco, mentre lui ci aveva impiegato mesi per arrivare alle conclusioni a cui stava cedendo.
«Ehi». Lo interruppe Scott, uscito a fumare una sigaretta. Aveva smesso con quel vizio, ma nei momenti di particolare tensione se ne faceva regalare una per distendere i nervi. «Come va?»
Jared alzò le spalle, rivolgendogli uno sguardo carico di invidia. Il giorno successivo avrebbe voluto essere al suo posto, e la facilità con cui arrivò a quella conclusione aveva del ridicolo. «Non male, ho visto giorni peggiori, e tu?»
«Un po’ nervoso». Per rafforzare il concetto fece un tiro e buttò fuori il fumo.
«Vedo». Gli disse Jared con un cenno del mento nella direzione della sigaretta.
«Sai com’è, dentro sono intenzionati ad assecondare Jade, il che vuol dire che ci sono dentro anche io fino al collo».
Aveva usato un tono rassegnato, e non capiva da cosa potesse derivare. Jared era convinto che anche Scott volesse la stessa cosa.
«Capisco». Si chiuse dietro un’unica parola e tornò a fissare il disegno.
«È fantastico, vero?» Continuò Scott avvicinandosi a Jared per osservare meglio il disegno.
«Modesto!» Jared gli sorrise sinceramente divertito, era convinto di essere l’unico lì dentro ad avere un ego spropositato, ma a quanto pareva non era l’unico. «Comunque sì, è bellissimo»
«Perché?»
«Beh, ti ho visto oggi, l’hai fatto tu». Jared cercò di rispondergli con un tono neutro.
«No, ti sbagli». Sorrise Scott con soddisfazione. «L’ha fatto tutto Jade, con i trucchi di Olivia. Io l’ho solo aiutata a rifinire un po’ il disegno con tecniche tipiche dei tatuatori. I nostri sono stili completamente diversi, ma possono diventare complementari per trarre vantaggio e fare qualcosa di nuovo».
Jared era colpito. Non solo per l’ammissione, ma per la scelta usata da Scott: diversi e complementari. Esattamente come si sentiva lui con Jade accanto.
«Ah, pensavo che fosse opera tua ma con la tecnica dei graffiti di Jade».
Scott rise divertito.
«Oh no, ha fatto tutto da sola. Lei è così». Alzò le spalle per minimizzare la cosa, ma capiva cosa voleva dire Scott: Jade era in grado di cavarsela e di dimostrare il proprio valore, bisognava solo darle l’opportunità per farlo. «Ho provato a disegnare qualcosa di mio, ma quasi mi ritrovo con la mano staccata a morsi per il solo tentativo».
Jared annuì, non sapeva davvero cosa dire, si sentiva frastornato. 
«Sarà meglio che rientri, sono curioso di capire a che conclusioni sono giunti gli altri. Vieni?»
Il cantante si voltò a guardarlo, grato. Non era da tutti trattarlo gentilmente, e apprezzava che la cosa venisse proprio da Scott, la persona a cui nelle ultime settimane aveva fatto più sgarbi possibile. Quel ragazzo si meritava davvero il meglio, e il pensiero gli fece male, perché lui aveva un’idea precisa riguardo a quel meglio.
«No grazie, preferisco stare fuori ancora un po’». 
Scott annuì e lo lasciò solo con i suoi pensieri.
Jade faceva tutto da sola, era così.
Scott aveva detto la verità. Jade era indipendente, al contrario di quanto si fosse aspettato Jared all’inizio, non aveva bisogno di un appiglio per andare avanti. A ripensare al loro percorso doveva ammettere di essere lui a necessitarne, e lo aveva cercato sempre in lei. Era Jared quello che chiedeva aiuto ogni volta, e trovava consiglio e appoggio in Jade, che a lui non si era mai negata. Si era sacrificata sempre, e forse era giunto il momento di ricambiare.
Era stato stupido a non accorgersi prima di quanto Jade fosse importante ben oltre l’amicizia, soprattutto quando aveva smesso di desiderare il sesso con altre donne nella casa, quando si sentiva appagato dal modo di lei di vedere le cose durante i loro discorsi, oppure quando il cuore accelerava il battito per una sua piccola attenzione, un gesto o uno sguardo.
Il corpo, la testa e il cuore di Jared avevano trovato un allineamento in una nuova armonia che non era mai riuscito a percepire al di fuori della paura. Era la mancanza di consapevolezza ad averlo guidato fino a quel momento, e avrebbe fatto di tutto pur di rimediare a quel tempo sprecato.
Aveva passato tutto la permanenza nel programma a osservarla e a viverla piuttosto che a desiderarla, e gli era entrata dentro senza che nemmeno Jared se ne accorgesse; Jade era arrivata così a fondo che non sarebbe riuscito a sradicarla da dentro di sé, né tantomeno l’avrebbe voluto.
Stava iniziando a capire che l’amicizia provata l’aveva portato a conoscerla in modo così approfondito da mostrargliela senza filtri e con i difetti e le debolezze che ogni persona aveva, ma solo in quel momento comprendeva quanto tutti quegli aspetti di Jade gli fossero piaciuti e fossero diventati le cose di cui sentiva più bisogno.
Jared aveva provato più volte a capire cosa le passava per la testa, soprattutto nei momenti in cui erano entrati in conflitto, ma si era accorto di non poter pensare come lei perché Jade aveva sempre in mente prima lui e il suo bene, e grazie a quel comportamento Jared aveva capito che nemmeno lui si conosceva, ma tramite i gesti di lei si era compreso meglio di quanto avesse fatto in una vita intera in compagnia di se stesso.
Jade non aveva mai cercato di cambiarlo o prevaricarlo, anzi, era cambiata con lui nell’evolversi del loro rapporto. Perché Jade si era adattata a quello che lui le aveva imposto nonostante, probabilmente, avesse desiderato di più da Jared.
Lo aveva rispettato e non si era mai permessa di invadere il suo spazio, solo quando il cantante aveva iniziato a lasciarsi andare, lei aveva agito di conseguenza. Non aveva mai oltrepassato i limiti che sapeva esserci, ma l’aveva sempre accompagnato andando di pari passo, senza essere invadente, e mostrandosi per quella che era sempre stata.
Tra loro aveva dato troppe cose per scontate, come il fatto che i limiti imposti da lui fossero diventati inutili quando si era accorto che Jade era diventata amica e, forse, qualcosa di più. Non le aveva mai detto che per lui quella specie di patto della seconda settimana non aveva più valenza, quindi Jade non sapeva di potersi lasciare andare con lui come Jared avrebbe voluto.
Si sentiva stupido e impotente.
Più guardava il disegno sul muro e più riusciva a capire il significato del tatuaggio di Jade, quello che lo legava a lui. Un’altra cosa che li teneva uniti in modo indelebile e a cui non aveva mai pensato.
Dive into the center of fate.
All’inizio di quell’esperienza le aveva detto che lei non stava giocando davvero, ma alla luce degli ultimi fatti si era buttata a capofitto nel loro rapporto. Gli era stata accanto nonostante da Jared volesse qualcosa di più, infine si era fatta male, e lui lo sapeva con certezza perché era stato l’artefice di quel dolore. Ma forse c’era speranza, perché Jade si lasciava ferire dalle persone a cui teneva davvero, e lui annoverava quel triste primato, mentre Scott no.
Doveva imitarla e buttarsi a capofitto nel destino, seguire l’esempio di lei e ascoltare il proprio consiglio.
L’avrebbe lasciata in pace fino alla fuga del giorno dopo, poi avrebbe fatto di tutto per farle capire come si sentiva, glielo doveva.
Per la prima volta aveva paura di perderla per sempre, e provava il bisogno di dirle quanto fosse diventata importante, mostrarle quanto necessitava di averla accanto a sé.


Jade era pronta. Anzi, no.
Era pronta per godersi l’escursione, ma non per tornare in casa e affrontare le conseguenze. Aveva voglia di affrontare quel safari subacqueo, eppure l’idea degli altri che da casa votavano non la faceva stare tranquilla, e più il tempo passava e si avvicinava al rientro, più Jade si mostrava nervosa e sempre meno in grado di controllare l’ansia.
Non sapeva cosa desiderare, anche se al momento prediligeva la voglia di scoprire che Scott fosse la sua anima gemella. Sarebbe stato più facile per lei mettere a tacere il tumulto che la logorava dentro, inoltre Scott avrebbe dimostrato che il percorso affrontato durante il programma era stato valido e non una perdita di tempo atta a camuffare una verità che aveva sempre avuto davanti agli occhi. Perché se Jared non le avesse imposto il paletto dell’amicizia, forse, avrebbe potuto mostrargli che così male insieme non stavano. D’altronde si erano aperti l’un l’altra in un modo così intimo e profondo che non erano riusciti a ripetere con altre persone all’interno della villa, e ai suoi occhi voleva pur dire qualcosa.
Ma con un limite impossibile da sorpassare, tutto però era diventato maledettamente complicato e irraggiungibile.
«E la coppia che entra nella cabina della verità è composta da…» Le parole di Ryan la risvegliarono dai suoi pensieri, riportandola ad ascoltare il battito del cuore che aumentava sempre di più. Lo sentiva in gola, pronto a toglierle il respiro. «Scott e Jade».
Annunciò il presentatore con aria solenne mentre i ragazzi, al posto di gioire, si chiusero in un silenzio teso e maledettamente serio, cosa che seccò la gola di Jade.
Era arrivato il momento della verità che aveva tanto atteso e desiderato, ma in quel momento si sentiva incerta sulle proprie gambe, le sue convinzioni non facevano testo se non poteva fare affidamento nemmeno sul suo corpo.
Si alzò dallo sgabello su cui di solito le coppie che avevano affrontato la fuga d’amore si sistemavano e, dopo essersi accomodata i vestiti in un gesto nervoso, porse la mano a Scott, più pallido di lei.
No, non poteva essere, non poteva vacillare.
Il tatuatore le prese la mano e si avviò con lei verso la cabina, senza però accelerare il passo. La sua mancanza di fretta irritò Jade, perché lo sentiva distante come non mai, e in quel momento aveva soltanto bisogno di lui.
Tutto stava per cambiare, e non era pronta come aveva fatto credere agli altri e aveva finto di dimostrare con se stessa. Era spaventata come quando era entrata lì con Mark, se non di più, però il suo desiderio era opposto rispetto a quella volta.
Non voleva uscire di lì da sola, non sapendo chi potesse essere la sua anima gemella, soprattutto perché se ne sarebbe fregata, e sapeva che certi sentimenti avrebbero richiamato il proprio diritto di essere manifestati senza che lei li intralciasse ulteriormente. Dieci settimane erano diventate troppe e sfibranti anche per il suo autocontrollo.
Durante il tragitto non si dissero una parola, e la cosa la gettò nel panico. Avrebbe voluto tranquillizzarlo, ma, ancora di più, avrebbe voluto essere rasserenata, sentirsi parte della questione. Sentirsi scelta da Scott.
Eppure lui era teso e concentrato, quasi sperasse di ricevere la risposta e mettere fine a quel momento pieno di ansia.
«Stai bene?» Gli domandò con un filo di voce davanti alla porta di quella piccola stanza.
«Mh mh» mormorò incerto nell’incontrare lo sguardo di Jade. «Benissimo».
Le accarezzò una guancia e infine posò le labbra su quelle di lei per un veloce bacio d’incoraggiamento.
«Andiamo».
Fissavano lo schermo davanti a loro e più i secondi passavano, più Jade si sentiva incerta. Lei era ansiosa di scoprire il risultato, nella speranza che il programma le desse ragione e non mostrasse quel lato della medaglia che aveva tentato di nascondere durante la permanenza nel gioco. A preoccuparla, però, era Scott. Era teso, ma non in maniera positiva. Più passava il tempo e più lui si irrigidiva.
Si sentì stupida. Era come rivivere la sua cabina della verità, solo che si sentiva Mark questa volta, perché era quasi palese che ci fossero due voleri lì dentro, ma discordanti.
Poi successe, e tutto acquistò un senso, perdendolo.
NO MATCH.


I ragazzi saltarono sulle sedute. Erano sicuri di un simile risultato, ma vederlo con i propri occhi era stato comunque di impatto. Non avevano certezze, ma erano convinti che Scott fosse l’anima gemella di Leighton come Jade fosse quella di Jared, ed era arrivato per lei il momento di tirare le somme, che lo volesse o meno.
Che anche Jared lo desiderasse o no.
Dovevano scendere a patti con la coscienza ed essere sinceri con loro stessi per la prima volta a riguardo, ignorare quello che uno pensava di volere e ascoltare ciò che desideravano davvero.
Non aveva senso basarsi su un accordo stipulato quando nemmeno si conoscevano, dovevano fidarsi di ciò che sentivano dopo essersi conosciuti e aver trovato nell’altra persona un’anima affine in cui specchiarsi e capirsi.
«Lo sapevo!» Esordì entusiasta Liam. «Non abbiamo certezza, ma siamo convinti che se scambiamo le coppie avremo dieci coppie».
Gli altri annuirono per poi lasciarsi andare a grida di gioia.
«Abbiamo vinto!» Si accodò Taylor.
«I fasci di luce si accenderanno tutti, è fatta!» Gioì Simon.
Eppure, nell’entusiasmo generale, c’erano persone meno pronte a esternare cosa provavano.
Leighton era seduta con una mano sulla bocca per trattenere un sorriso, mentre gli occhi erano lucidi di commozione e felicità. 
Jared, invece, aveva entrambi le mani sul viso, esclusi gli occhi. Erano impassibili, mentre con le dita cercava di coprire l’accenno di sorriso che cercava di uscire e fare sfoggiò di sé. Non voleva che gli altri sapessero quanto fosse soddisfatto.
Era sollevato, contento.
Aveva avuto paura di perderla davvero, e invece qualcosa era andata a suo favore.
Era ancora con lui.
Non avrebbe fatto due volte lo stesso errore.


La tensione aveva abbandonato le spalle di Scott, come se un peso invisibile le avesse di colpo abbandonate.
L’espressione sul suo volto non era più tirata, e piano un sorriso iniziava a farsi strada sulle labbra.
Jade, invece, era l’esatto opposto.
Lo sguardo era vitreo e spaventato, la pelle pallida.
Scott, però, non se ne rese conto.
Le baciò la testa e le cinse le spalle in un breve abbraccio consolatore.
La guidò fuori dalla cabina e, una volta nei pressi della casa, si girò verso di lei.
«Scusa Jade».
Non attese risposta e corse nel salone, dove individuò Leighton, felice per il risultato negativo, e la baciò con trasporto davanti a tutti, facendoli scoppiare in incitamenti, applausi, risa e fischi di approvazione. Erano sempre stati sicuri dei loro sentimenti, ma le loro emozioni erano state viziate da altre persone che, idealmente, sembravano le loro anime gemelle, ma così non si era rivelato.
Jade si era ripromessa di non piangere ma, una volta accanto alla porta di servizio da cui erano usciti, tra la cucina e il retro del salotto, si lasciò andare contro la parete e lasciò libero sfogo ai sentimenti che aveva sempre tenuto dentro di sé.
Jared nelle settimane precedenti aveva crepato il muro, mentre quell’ultima cabina aveva definitivamente rotto gli argini, facendola crollare sul serio.
Iniziò a piangere in maniera disperata e si rannicchiò per non sentire più le gambe deboli e tremolanti, non sapendo bene cosa provare.
La verità era che si sentiva svuotata dal momento in cui la scritta era comparsa sullo schermo, perché dopo dieci settimane doveva ammettere di aver sbagliato tutto. 
Non aveva avuto il coraggio di andare oltre i confini imposti da Jared. Non si era ritenuta alla sua altezza. Non aveva saputo essere sincera. Non era stata in grado di lottare per una cosa che desiderava tanto da sfibrarla dall’interno, e tutto quello per assecondare il volere dell’unica persona che in casa era riuscita a capirla.
Perché aveva conosciuto il vero Jared e a lui aveva mostrato la vera Jade, quella che sperava potesse colpirlo al punto da sceglierla, la stessa persona che Jade sapeva di essere e che si augurava che un giorno, stupidamente, Jared potesse capire essere ben più di una amica.
La verità era che in quel momento si sentiva sollevata dal fatto che Scott non fosse la sua anima gemella, perché non sarebbe riuscita ad accontentarsi dopo aver conosciuto Jared, ma si sentiva anche sola.
Completamente sola.
E aveva paura, perché aveva visto quello che avrebbe potuto avere e che non avrebbe avuto più.
Dopo dieci settimane non aveva trovato l’anima gemella, o meglio: l’aveva trovata nella persona in cui aveva sempre sperato che lo fosse, ma non era accanto a lei, non era con lei. Non erano più niente, e con essa aveva perso un grande uomo che prima di tutto era riuscito a essere un confidente.
Era stata stupida, perché nelle ultime settimane, soprattutto dopo il bacio, aveva respinto Jared per vederlo insistere di più e dimostrarle così che ci teneva a lei, ma era stato fin troppo orgoglioso e stoico nell’ostentare le proprie convinzioni, lasciandola sola ad annegare in quel mare di incertezza in cui si erano buttati.
Aveva fatto di tutto per negare il sentimento che era cresciuto di giorno in giorno, ma era bastata quella piccola verità – seppur fondamentale – per far crollare ogni resistenza e farle ammettere quello contro cui lottava dal primo giorno di permanenza nel programma.
Si era innamorata dell’unica persona che non era in grado di ricambiarla.
Era rimasta senza niente.


Haylee stava andando a consolare Jade, sapeva che quella situazione la faceva soffrire, aveva sbirciato dal vetro della porta di servizio e l’aveva vista accovacciata contro il muro, le spalle scosse dai singhiozzi.
Mise la mano sulla maniglia e fece per aprire la porta, ma Jared la interruppe.
«Lascia che vada io».
Haylee gli rivolse un sorriso speranzoso e, senza dirgli una parola, abbassò la maniglia per tirare a sé il legno bianco e lasciarlo passare.
Jared corse fuori e, senza aprire bocca, si accucciò accanto a lei per consolarla.
Jade aumentò i singhiozzi e il roco rantolo che accompagnava il suo tremolio, ma accolse di buon grado l’abbraccio di Jared. Sapeva fosse lui anche senza il bisogno di alzare gli occhi invasi dalle lacrime per guardarlo, avrebbe riconosciuto quel tocco e la sensazione di casa ovunque.
Si abbandonò sul suo petto e sfogò la tristezza del momento aggrappandosi alla maglietta su cui era appoggiata, nonostante sapesse bene che la causa di quella sofferenza, al momento, era anche l’unica cura.
Jade si rese conto che l’amore aveva il proprio prezzo e lei lo aveva pagato con la sua amicizia.
Jared non disse nulla, continuò a cullarla nel proprio abbraccio finché il pianto non si calmò e abbandonò gli spasmi, mentre Jade non disse una parola e si lasciò coccolare in quel gesto che aveva il retrogusto di una tregua.
Non servivano discorsi o frasi per capire che quel gesto aveva sancito di nuovo la pace tra loro, perché un atto simile, una presenza come quella di Jared, diceva più di inutili parole sprecate a spiegare ciò che loro avevano capito di provare.
Dovevano solo avere il coraggio di confessarlo all’altro e trovare la forza per superare le proprie paure, e non era la parte più facile del percorso che avevano affrontato.


Il giorno dopo era stato strano. Jade aveva dimostrato in tutti i modi di non avercela con il nuovo match considerato perfetto da tutti, eppure non sembrava particolarmente contenta. Nessuno in casa aveva preso in considerazione che la sua tristezza non fosse legata a loro, quindi i coinquilini cercavano di non esternare troppo il proprio entusiasmo, anche se erano sinceramente felici che un tassello così incerto e importante, come Leighton e Scott, fosse stato messo a posto.
Jared, invece, si aggirava per casa con un sorriso leggero che poche volte gli avevano visto sul volto. Era strano vederlo così ma nessuno disse nulla, forse era felice per i risvolti di quell’insolita coppia, anche se non aveva fatto nulla per avvicinarsi a Jade.


Un bacio.
Si era aspettata irruenza dopo tutto il tempo perso, invece Jared la stupì con dolcezza. C’era un certo impeto e dell’urgenza nei suoi modi di fare, ma cercava di contenersi.
Dopo averla tirata a cavalcioni su di sé, l’aveva stretta per non farla fuggire. Essendosi reso conto che non sarebbe andata da nessuna parte, spostò le mani affusolate e grandi dalla schiena per passarle sulle costole lasciate nude a causa della canotta aperta sui lati. Il cantante infilò le mani sotto la stoffa e con i pollici sfiorò i seni di Jade, che si trovò costretta ad interrompere il bacio sempre più insistente per dare vita al gemito che le opprimeva la gola dal tocco di lui.
Guardò verso l’alto e il gesto fece eccitare Jared, soddisfatto di essere l’artefice di quel piacere. La fece sdraiare sul materasso e si accomodò tra le sue gambe prima di tornare a baciarla con trasporto.
Le sfilò la canotta, e Jade constatò che era di lui, azzurra e con un disegno ideato proprio dal cantante. Non ricordava di averla mai indossata, né che lui gliel’avesse data.
Era strano.
Poi Jared aveva iniziato a scendere sul suo corpo e aveva sostituito le labbra alle mani, facendo accelerare il respiro di Jade. La stanza era immersa nel buio e riempita solo dai loro sospiri e dai gemiti frustrati, un piacere che aumentava a ogni brivido o sfioramento.
Jade, concentrata per riprendere possesso di se stessa, fece scorrere le mani dalla schiena fino all’elastico dei pantaloni di lui con studiata lentezza, adorava sentire i muscoli che rispondevano alle sue carezze, le dimostrava quanto potere avesse su Jared, e le piaceva da pazzi.
Spostò le mani sull’eccitazione del cantante e lo sentì ringhiare, grato per quel tocco e contrariato per non avere di più. Ma non avevano fretta, e il bello di quella situazione era il lento studiarsi di ogni gesto.
Jared fece uscire il bottone degli shorts dalla propria sede e abbassò la zip per liberare un semplice intimo blu scuro. Trovò l’irruenza che Jade si era sempre aspettata e, con un gesto deciso, prese il bordo degli slip e dei jeans e li fece scorrere verso il basso, senza allontanare la faccia dall’inguine.
Aveva il viso troppo vicino a quella zona delicata perché Jade riuscisse a ragionare lucidamente, e un urlò strozzato si liberò quando Jared azzerò le distanze.
Sapeva che doveva aver collezionato molte esperienze, ma c’era del talento che doveva essere innato, perché era così bravo da farle mancare i sensi. Eppure era troppo vestito, non era giusta quella mancanza di equità.
Riacquistò razionalità e, senza dargli modo di reagire, spostò le mani sui pantaloni e li fece scivolare fino alle caviglie per fare in modo che Jared se ne liberasse.
Jade si concesse un sorriso divertito quando si accorse che i boxer, a terra insieme al resto, erano quelli azzurri utilizzati in un video. Era strano conoscere il suo intimo prima ancora di arrivare a quel punto della conoscenza.
Tornò a baciarla e, durante quel contatto, Jared fece avvicinare le loro intimità.
Jade sapeva che mancava poco, ma non attendeva altro da tempo. Trattenne il fiato così a lungo che poco prima qualcosa sembrò destarla da quel momento magico.
Espirò con forza.
Poi spalancò gli occhi e si mise a sedere, portando con sé il lenzuolo ben accomodato sul seno.
Abbassò lo sguardo e si accorse di aver addosso il proprio pigiama.
Ma il rantolo gutturale che le era scappato nel buttare fuori l’aria non era sfuggito a tutti gli altri attorno, che sembravano addormentati.
«Stai bene?»
No, non stava bene. Aveva appena sognato l’impossibile ed era in un bagno di sudore freddo, si sentiva in imbarazzo e violata – anche se non ne sapeva il motivo – quindi no, non stava bene per niente.
Era sconvolta per la precisione dei dettagli e delle sensazioni del sogno, l’avevano lasciata senza fiato al punto di svegliarla.
E, ovviamente, l’unica persona a svegliarsi con lei era stata Jared.
«Io… ho bisogno di aria». Scostò le coperte con un paio di calci e posò i piedi sul pavimento freddo, necessitava di qualcosa che la riportasse alla realtà. Fissò lo sguardo sulla luna che filtrava tra lo spiraglio degli scuri e finse di poter essere all’aperto per poter inspirare un po’ di brezza fresca.
Jared, a dire il vero, era da domenica notte che non riusciva a dormire bene. Appena l’aveva vista svegliarsi di soprassalto si era preoccupato e, nonostante in quel momento sembrasse meno agitata, la vedeva comunque tesa. Nemmeno il respiro si era tranquillizzato.
«Cosa ne dici di scendere in giardino?»
Jade si voltò nella sua direzione anche se, a causa del buio, non poteva vederlo.
Era la prima volta che si rivolgevano parola dopo aver discusso, ed era strano parlare all’altro senza astio e recriminazioni di sorta.
«Mh mh». Annuì a fatica. Forse non era stata sufficientemente chiara con il tono di voce, ma pensava che Jared avesse potuto sentirla nel silenzio generale della camera da letto. Eppure, per sicurezza, aspettò che fosse lui a fare la prima mossa.
Lo sentì scostare con grazia le lenzuola e poi infilare le infradito e la felpa, così lo imitò per poi trovarlo fuori dalla porta della camera che l’attendeva.
Gli rivolse un sorriso incerto e imbarazzato e, per la prima volta, vide Jared ricambiarla in modo indeciso, anche lui dubbioso su come comportarsi.
La guidò attraverso la casa serena e addormentata, e Jade si ritrovò a pensare che l’unica persona con cui aveva litigato era la sola, in quel momento, a farle compagnia. La realtà riusciva a essere strana tanto quanto il suo sogno.
La verità era che Jade, da quando avevano smesso di litigare e parlarsi, aveva evitato in ogni modo Jared per la paura che lui volesse chiarire e mettere la parola fine al loro rapporto in modo definitivo.
Rubarono una coperta abbandonata in salotto e la stesero sull’erba. Jade voleva stare al centro del giardino per potersi illudere di avere più aria, ma la realtà era che la persona accanto a lei era il motivo di quella mancanza di respiro.
«Avanti, spara». Gli si rivolse una volta seduti sulla coperta, erano ancora avvolti dalla notte.
«Io? Sei tu quella che si è svegliata di soprassalto». Jared si sistemò meglio la felpa e si girò a guardarla, non credeva che fosse in grado di iniziare una conversazione tra loro.
«Già, ma non sono io a essermi fatta svegliare da un sospiro». Lo rimbeccò lei con un sorriso di circostanza, era come se non ricordasse più come ci si rivolgeva a Jared con semplicità.
«Non stavo dormendo»
«Cosa?» Era talmente sconvolta da guardarlo in faccia per la prima volta.
«Soffro di insonnia quando sono agitato o stressato» ammise con una naturalezza che la sconvolse.
«E sei stre…»
Jared, però, non le diede il tempo di finire la frase perché esordì con una frase concitata, quasi l’avesse trattenuta per troppo tempo.
«Senti Jade, devo scusarmi per il mio atteggiamento da stronzo. Ho dato il via a una guerra fredda per non averti chiesto spiegazioni e non averti parlato. Scusa… però mi sono sentito tradito».
Erano le prime cose che gli erano saltate in mente ma che comunque sentiva. Gli mancava la persona che aveva considerato amica, gli mancava ogni lato di lei, anche quelli scoperti più di recente.
«Anche a me dispiace averti mentito, ma l’ho fatto per paura e per rispettare il tuo volere… sapevo a cosa avrebbe portato accettare di essere tua amica. C’era un limite e non l’ho voluto superare. Se devo essere sincera sapevo non avresti accettato la mia risposta. Non… eri pronto».
Non voleva giudicarlo, ma solo fargli capire quali motivazioni ci fossero state dietro la sua scelta di settimane prima. Se quella stessa domanda lei gliel’avesse posta più avanti, probabilmente Jade non avrebbe cambiato risposta a causa di un diverso coinvolgimento di entrambi.
«Lo ero ancora meno per essere tradito e deluso, ma ora riesco a capire il tuo punto di vista. Mi dispiace non averti dato modo di spiegare le tue ragioni e chiederti la verità, ma dopo l’omissione di Olivia ho continuato ad accumulare colpi bassi da parte tua. Ho avuto paura». Aveva continuato a spostarsi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio con fare nervoso.
«Quello che ho provato io quando hai scelto Leigh per la prova al posto mio, dopo il bacio» lo disse perché voleva avere delle risposte, non dare il via a un nuovo litigio. Era stufa di alzare la voce ed essere la persona che non era.
«Avevo parlato con Scott e mi aveva confermato la versione di Travis. Ero furioso» ammise Jared dopo aver appoggiato i gomiti sulle ginocchia e steso gli avambracci in avanti per riuscire a incrociare le dita, cercava un modo per distrarsi.
«E io ho reagito di conseguenza». Jade, per sottolineare il concetto, mosse la testa come a scrollare i cattivi pensieri delle settimane precedenti. «Siamo un casino!» 
Si mise le mani sulla faccia per nascondere la vergogna, ma a dire il vero voleva nascondere il rossore per il verbo al plurale e il sorriso imbarazzato che le era nato sulle labbra.
«Comunque ho sbagliato a darti per scontata» continuò Jared, tornando più serio nonostante avesse notato quel verbo riferito a un ‘noi’. «Ho pensato che porre dei limiti sarebbe stato meglio per entrambi, soprattutto per me. Una cosa facile da gestire. Poi però mi si sono ritorti contro, e nel momento in cui me ne sono reso conto ho semplicemente sperato che tu ti accorgessi di quanto fossero ridicoli e li oltrepassassi, perché non volevo essere l’unico a farlo. Però non ho pensato che tu non potessi sapere quello che io avevo in testa, dato che non ho mai fatto nulla per dirtelo. Forse volevo che tu dimostrassi interesse nonostante tutto e prendessi coraggio così, su due piedi».
La verità era che si appartenevano ancora prima di essere echelon e cantante, fan e idolo. Erano due persone fatte di debolezze e difetti, imperfetti se separati ma invincibili insieme, un’armonia quasi perfetta che li aveva spaventati al punto di rifiutare una relazione più profonda di quello che si fossero mai aspettati. Così terrorizzati da aver gettato tutto all’aria pur di non cedere a una cosa più grande di loro.
Si erano cercati fino al giorno in cui si erano incontrati. E lì successe tutto: lo scontro aveva portato a un’esplosione che si erano convinti di poter controllare, ma che era sfuggita di mano a ogni gesto sempre più intimo.
Lo scoppio che, infine, li aveva travolti lasciandoli in pezzi.
Jade, con la sua semplice presenza, l’aveva fatto sentire al sicuro e compreso. La sua vicinanza aveva lo stesso effetto di un lungo abbraccio: all’inizio poteva sembrare forte al punto di voler spezzare ulteriormente Jared, in realtà aveva avuto la potenza di rimettere insieme e aggiustare i pezzi che avevano creato senza nemmeno saperlo.
Jared aveva provato a seguire le proprie convinzioni e aveva scoperto di aver vissuto soltanto con dei limiti, ed era stata Jade a farglielo comprendere. Non era una fan, nemmeno una echelon, ma una donna in grado di sostenerlo senza giudicarlo, e con la capacità di farsi amare proprio per quello che era.
«Cosa stai cercando di dirmi?» Il cuore di Jade aveva iniziato a battere in modo veloce e irregolare, ma le parole di Jared la stavano confondendo. Doveva abbandonare il sonno e prestare attenzione al meglio sulle parole che in quel momento venivano pronunciate.
«Che ho sbagliato tutto con te. Ho avuto paura perché il rapporto con te è stato diverso, fin dall’inizio. È sempre stato importante, e la cosa mi spaventava. Più un rapporto diventa profondo più fa male nel momento in cui finisce».
Era stato stupido, perché dopo aver trovato l’amore di una vita, anni prima, si era chiuso a riccio dopo la sua fine. Ma aveva una carriera che stava decollando, era sembrata la scelta più logica decidere di chiudere con un qualcosa di complicato e doloroso. Non poteva immaginare che arrivare in alto significasse essere soli. Eppure da quando aveva conosciuto Jade si era reso conto di voler cambiare quella decisione, perché voleva condividere ogni cosa con lei, o almeno provarci. La sua presenza gli aveva fatto venir voglia di rimettersi in gioco e capire che la solitudine non era la soluzione, Jared poteva amare di nuovo, se solo lei gliene avesse dato la possibilità.
«Ovvio, perché deve finire» replicò seccata Jade. Era quello il punto della questione, per Jared tutto era destinato a finire: il programma, il rapporto che avevano costruito, loro; Jade era arrivata a quel punto del percorso sfibrata dai loro scambi, che senso aveva combattere se lui non vedeva futuro e dava la cosa per vinta ancora prima di provarci?
Parlare per lui era facile, esattamente come lo era stato all’inizio di quell’avventura. Sulla carta la relazione di amicizia tra i due era gestibile, si era complicata quando Jared aveva capito di essere coinvolto con una echelon, una persona in cui non aveva mai pensato di trovare quello che nemmeno pensava di volere più.
Era inconcepibile per Jade il fatto che Jared volesse fare guerra a se stesso non volendo deporre le proprie armi, era una specie di suicidio annunciato.
«Non si sa come possa continuare fuori dal programma. E, al momento, i presupposti non sono i migliori».
Stava cercando di farle capire il proprio punto di vista, perché Jared aveva affrontato i propri limiti e pregiudizi ed era riuscito ad andare oltre, nonostante la persona coinvolta l’avesse ferito. Sapeva che Jade stava male quanto lo era stato lui, ma lei non voleva affrontare la realtà dei fatti, ed era difficile farle aprire gli occhi.
«Jared, si può sapere dove vuoi arrivare? Tutto questo non ha senso. Sono quasi le quattro di mattina, siamo venuti a prendere aria e stai… straparlando».
Era stanca e aveva sonno. Pensava di essere scesa di sotto per prendere un po’ d’aria e poi tornare a dormire, non era pronta per affrontare argomenti così seri. Aveva fatto di tutto per tenersene alla larga durante il programma, e in quel momento Jared la stava costringendo ad affrontarli senza una via d’uscita.
Se da una parte era felice di essere riuscita a scalfire la sua corazza ed essergli arrivata davvero, dall’altra lo detestava perché ora che per lui tutto era chiaro, doveva esternarlo e farle capire quanto per lei fosse lo stesso. Sempre con i suoi tempi, lei non contava mai. Questa volta, però, non avrebbe ceduto tanto facilmente.
«No, a dire il vero sto parlando, dato che abbiamo affrontato ogni argomento possibile in queste settimane di permanenza tranne l’unico che ci interessava davvero». Era stato risoluto e fermo nel pronunciare la frase, un atteggiamento che l’aveva costretta sul posto nonostante avesse pensato di andarsene da lì e tornare a letto.
«Sarebbe?»
«Noi». L’aveva detto con una tranquillità disarmante che la terrorizzò. Dieci settimane per evitare l’argomento e in quel momento lui ne parlava come se fosse la cosa più normale del mondo.
Jared aveva capito che loro erano due tasselli diversi di uno stesso disegno, ma era quello a renderli così complementari e così difficili da separare. Non voleva costringerla a provare un sentimento che magari non nutriva, ma voleva mostrarle che insieme avrebbero potuto avere tanto, e solo alla luce di ciò e con tutto gli elementi a sua disposizione Jade avrebbe potuto decidere se ne valeva la pena o meno.
«Non c’è molto da dire». Jade cercava di arginare la parlantina di Jared per tentare di mettere fine a tutto ciò. Era terrorizzata dall’idea di quello che potesse dire, soprattutto se la metteva davanti alla realtà dei fatti.
«E qui ti sbagli». Espirò nel tentativo di riordinare le idee e recuperare la lucidità necessaria per seguire un discorso logico. «Non amo aprirmi con le altre persone, ma a volte è necessario. Ed è stato proprio questo il nostro errore, aprirci all’altro e non parlare dei cambiamenti che ci riguardavano. So di aver sbagliato completamente approccio verso il programma e verso di te, ma ho anche capito che voglio rimediare».
«Mh?» Gli occhi di Jade diventarono enormi, sgranati per la sorpresa.
Jared, a quanto pareva, era giunto alle conclusione che lei tentava ancora di rifiutare, e non era più un problema esternare certi pensieri.
«Quando abbiamo litigato, ho pregato che il programma finisse il prima possibile. Ero stufo della situazione che si era creata, e non aveva senso stare qui da solo, senza più la voglia di conoscere qualcuna con cui instaurare un rapporto perché quelli creati erano falliti». Il primo della lista, forse l’unico, era stato quello con Jade. Di sicuro il solo degno di nota e, su quello, era sempre stato sincero con se stesso. «È stato questo ad aprirmi gli occhi: pensare che una volta finito il gioco non ti avrei più rivista, non avresti fatto parte della mia quotidianità. L’idea mi ha atterrito».
Alzò un solo angolo della bocca in un sorriso consapevole e arreso, come se quelle parole avesse preferito tenerle per sé.
«Capisco cosa intendi, perché sono pensieri che ho fatto anche io, più spesso di quanto tu possa credere». Jade aveva bisbigliato quella frase. Un po’ per l’imbarazzo di aprirsi come stava facendo Jared, molto più a suo agio in quella situazione, ma soprattutto perché il cuore era salito in gola, impedendole di parlare a dovere. All’improvviso Jared non solo aveva compreso le proprie emozioni, ma riusciva a esternare i suoi sentimenti con una certa naturalezza, e lei non riusciva a capacitarsene.
«Ti volevo accanto a me nonostante quello che ci eravamo detti, ed era inconcepibile… finché tutto non è diventato più chiaro».
«Continua». Incespicò su quella semplice parola, incapace di dire altro.
Il nodo alla gola era lo stesso che le faceva male al cuore e pizzicare gli occhi. I discorsi di Jared erano liberatori e armi che la laceravano dentro. Possibile che avesse combattuto settimane contro tutto quello e ora stesse diventando vero?
Non credeva che il cantante si rendesse davvero conto di ciò che stava dicendo.
«Non so dirti se siamo anime gemelle, nemmeno mi interessa se devo essere sincero. Ma io voglio esserci, perché provo qualcosa per te, qualcosa di forte e di vero. Voglio provarci anche se non sarà facile, perché non ho intenzione di allontanarmi da te. Sono coinvolto Jade, e lo sono al punto da riuscire ad ammetterlo con me stesso e con te, al punto di buttarmi nella cosa. Io ti voglio scegliere al di fuori delle dinamiche del gioco».
Jade chiuse gli occhi per trattenere le lacrime. Erano le parole che aspettava da una vita, ma erano giunte in un momento di totale sconfitta, cosa che le fece male, più del previsto. Sembrava una sadica presa in giro.
Si fece coraggio e cercò di usare il tono più sicuro possibile, evitando il nodo alla gola che incombeva sulla chiarezza delle proprie parole.
«Il problema in tutto questo è: quanto ti condiziona l’idea di quello che c’è stato qua dentro?» Lei sapeva quanto un pensiero all’interno del programma, o fuori di esso, potesse influenzare il resto. «Insomma… hai semplicemente paura di abbandonare un rapporto che qua dentro ti ha aiutato e sostenuto, o l’idea di perdermi ti spaventa davvero? No, non provare a interrompermi perché so di cosa parlo. Ho passato settimane a chiedermi se tu mi piacessi davvero o se mi piaceva l’idea che avevo di te e che – per fortuna –corrispondeva abbastanza all’originale e, credimi, capire quale delle due fosse la risposta corretta non è stato facile».
Ma poi l’aveva capito: l’uomo che aveva conosciuto aveva sfaccettature che mai si era immaginata. Non erano solo pregi, molti erano difetti che non si era aspettata, eppure li amava più di tutto il resto. Jared era un misto tra quello che aveva sempre visto e quello che si era mostrato lì dentro, e amava l’uomo che aveva vissuto di giorno in giorno, libero da ogni preconcetto che pensava invece lo limitassero all’infuori del programma.
«Parli così perché hai paura». Jared capiva quanto fosse difficile affrontare una simile cosa e accettarla, ma nemmeno lui era arrivato a tanto, non poteva credere che Jade non riuscisse a vedere tutto quello che erano.
«Certo che ho paura! Non ci sono mai stati i presupposti, e ora parliamo di tentativi? Sono terrorizzata Jared, perché nonostante accetti le tue scuse non smetto di essere ferita, così, di colpo. Sono spaventata perché per te è stato facile pormi dei limiti e difficile andare oltre essi. Come è stato facile allontanarti ma difficile baciarmi anche solo una volta. Facile dubitare di me e difficile fidarsi anche prima che io sbagliassi». Le lacrime erano sfuggite al suo comando, accompagnate dalla disperazione nella voce. Faceva male rendere reali quei pensieri, ma avrebbe fatto capire a Jared come l’aveva fatta sentire ogni volta in cui tra loro era successo qualcosa. «Puoi biasimare se ho paura che fuori di qui, dunque, diventi facile per te… lasciarmi, nel momento in cui ti accorgi che la cosa è legata al programma o che non è come ti aspettavi?»
Aveva perso la forza con cui aveva iniziato a esporre i propri argomenti, ma quello che rimaneva sospeso nell’aria era il dolore provato e accumulato sulla propria pelle in quelle settimane, e Jared si sentì così in colpa da non riuscire a respirare, quasi fosse saturo di quel male. Avrebbe fatto di tutto pur di smettere di ferirla e renderla felice, era quello che cercava di farle capire con tanta difficoltà, ma riusciva a comprendere la sua titubanza nei propri confronti.
«Ce la sto mettendo tutta a dimostrarti che non è così, se solo mi lasciassi provare». La strinse a sé nel tentativo di consolarla e farle capire che, se lei gliel’avesse permesso, non se ne sarebbe più andato.
Jade, però, trovò una nuova forza e continuò a parlare. Sembrava un fiume in piena uscito dagli argini.
«Quello che sto cercando di dirti è che voglio una persona che si fermi a oziare con me la domenica quando può, che pensi che io valga questo tempo speso con me più di altre cose, nonostante potesse avere mille altri impegni. Qualcuno che assapori la pigrizia di quegli attimi trascorsi insieme, che possa godere di ogni dito sulla pelle che riesce a farla rabbrividire, di ogni bacio che ruba e condivide con l’altra persona, che si accontenta della sola vicinanza e pensi sia la cosa migliore che gli potessi capitare». Non sapeva nemmeno da dove venissero fuori quelle parole, ma sentiva il bisogno spasmodico di dirgliele e fargli capire cosa volesse e cosa pensava Jared non potesse darle, perché loro non erano così. «Cerco un uomo che voglia fare una passeggiata sul pontile, un giro per la città o che preferisca abbracciarmi sul divano davanti a un film discutibile nonostante il mondo, fuori, imperversi. Voglio essere la domenica oziosa che una persona desidera per tutta la settimana, quel bisogno che non ti abbandona mai, e non penso che tu possa essere questa persona. Non perché tu non voglia o non ne sia all’altezza, ma perché sei un uomo che non si ferma mai, uno di quelli che fermo e pigro non ci sa stare».
Concluse Jade tra i singhiozzi che minacciavano di non farla più esprimere a dovere.
«Tutto questo per dirmi cosa?» Jared era ferito, perché riusciva a capire come mai Jade non credesse in lui, perché lui stesso non era riuscito a dimostrarle niente di più della superficie nei suoi confronti.
«Non penso che viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda».
Jade aveva combattuto affinché non avesse dovuto accontentarsi di ciò che Jared aveva deciso per entrambi, aveva fatto di tutto per dimostrare che persona fosse oltre le apparenze, come fosse davvero sotto la superficie. Aveva passato quelle settimane a sperare che lui si accorgesse del suo valore, invano. E, nel momento in cui aveva gettato la spugna, Jared le diceva che aveva capito che c’era speranza, che la desiderava più di se stesso.
Un altro modo per dimostrare che vivevano su due sintonie diverse, peccato lui non se ne fosse accorto. 
Si erano rincorsi e cercati senza mai prendersi e trovarsi nello stesso istante, doveva pur dire qualcosa. L’unico argomento su cui erano stati in sincrono era il rifuggire la realtà dei fatti, e non potevano basare una relazione sul solo punto che li aveva tenuti distanti tutto quel tempo, sarebbe stato assurdo.
«Però, nonostante tutto, sei qui. Ti ho parlato e non te ne sei andata. Hai preferito restare ed elencare tutti i motivi che ti spingono a dire che non ha senso stare insieme, ma non hai fatto nulla per rendere vera la cosa».
Forse era amare dare supporto incondizionato a una persona conoscendone i difetti e innamorarsi più di quelli che dei pregi, conoscerne le debolezze e non farle pesare. L’amore era restare nonostante le incomprensioni, come Jade e Jared dopo tutti i litigi, presenti perché avevano la sensazione che non fosse finita. Magari sapevano che fosse giunto il momento di rischiare e rimanere, superare la paura per godersi le cose belle che il loro rapporto offriva, come prima che si rendessero conto che le cose stavano diventando serie. 
Meritavano di volersi volere.
«Non è facile nelle relazioni…» Insistette Jared. Dopo la tirò verso il suo petto, e l’arrendevolezza di Jade a quel gesto gli fece accelerare il battito, su cui lei aveva posato il viso.
Jade sospirò. «Ma non dovrebbe essere nemmeno così difficile scegliere l’altro».
Le affinità erano un’armonia che bisognava riconoscere e saper ascoltare, ma Jade era convinta che loro non fossero in grado di mischiare le loro somiglianze in chimica e musica, erano un qualcosa che sembrava essere impossibile conciliare con criterio.
Però la mano di Jared che le accarezzava una guancia, insieme alle sue parole, avevano scalfito le resistenze che aveva mostrato fino a quel momento, facendole dimenticare ciò che aveva detto prima.
L’aveva guardato negli occhi e aveva ritrovato quell’azzurro insostenibile dopo tempo, e qualcosa sembrò aggiustarsi nel cuore spezzato che l’aveva indotta a dire certe cose. Era bello perdersi nei suoi occhi chiari fino al punto di ritrovare parte di sé, e non era stata sicura di poterlo dire ancora. Sembrava che tra loro nulla fosse successo, in quell’istante. Il dolore era sparito, curato dal tocco delle dita di Jared, i pezzi erano stati rimessi insieme grazie alla carezza del suo sguardo e tutto pareva assumere un senso per Jade, quando i loro respiri erano così vicini da confondersi e mischiarsi.
«Eppure c’è un motivo, o più d’uno, se si sceglie una persona nonostante tutte le difficoltà». Sussurrò Jared talmente vicino a lei che non era necessario alzare la voce per farsi sentire. Aveva paura di rompere l’atmosfera intima che si era creata attorno a loro, e che Jade si risvegliasse, allontanandosi da lui.
Invece l’aveva sentita stringersi a lui nel timore di vederlo scomparire, ma non sarebbe accaduto.
La costrinse ad alzare il viso e, senza attendere una sua reazione, le diede un bacio. Era da quando aveva baciato Jade la prima volta che desiderava rifarlo, e quello che era successo in cucina davanti a tutti non era da prendere in considerazione, perché non poteva credere che quello fosse stato l’ultimo in grado di darle, così pieno di rancore e cattiveria.
Voleva trasmetterle tutto il bene che aveva imparato a volerle, la voglia con cui voleva scoprirla e la delicatezza con cui avrebbe voluto trattarla. La soddisfazione fu tanta quando Jade gli permise di approfondire il bacio e Jared non perse l’occasione, avrebbe sfruttato ogni secondo e qualsiasi dettaglio per dimostrarle quando teneva a lei. Iniziò a giocare con le sue ciocche come un tempo, e si accorse di quanto fosse ancora meglio con i capelli arruffati dal sonno, spettinati e – soprattutto – corti, perché aveva una scusa per attirarla a sé e non farla allontanare. 
Jade era confusa. Una voce dentro di sé le ricordò che l’amore non aveva criterio, né un equilibrio perfetto, ed era inutile combattere ancora quando nella loro imperfezione riuscivano a trovare la dimensione in cui esistere. Eppure aveva bisogno di arrivare alle conclusioni tratte da Jared, ma aveva bisogno di tempo per rifletterci sopra, rimaneva comunque una persona ferita che non riusciva capire se avesse potuto fidarsi ancora dell’uomo per cui provava dei sentimenti.
Si separò dalle labbra di Jared a fatica, conscia che quello sarebbe potuto essere il loro ultimo bacio. Perfetto, ma ultimo.
«Devo capire se quei motivi valgono ancora per entrambi» Mormorò triste mentre si asciugava i segni bagnati delle lacrime sulle guance. «Dammi tempo e spazio Jared, per favore, ho bisogno di rifletterci sopra».
Non aspettò risposta, si alzò e si diresse verso la camera da letto, lasciandolo seduto nel prato con i suoi pensieri.
Jared sospirò e rimase a fissare la notte che sembrava la giusta compagna per una simile momento, per la prima volta ebbe la consapevolezza che avrebbe rispettato il volere di Jade e avrebbe agito come preferiva.


Jade non aveva dormito bene. Aveva la testa piena di pensieri e appena provava a chiudere gli occhi il sapore di Jared, ancora sulle sue labbra, diventava così prepotente da rendere vivi i ricordi del bacio di poco prima.
Se avesse scelto di non perdonarlo tutto quello sarebbe rimasto nella propria mente, se invece avesse deciso che quello che c’era tra loro fosse stato più forte delle incomprensioni avute fino a quel momento, beh… non avrebbe avuto certezze. E ci sarebbe stato un rischio altissimo di farsi male.
Doveva capire se ne vale la pena o meno.
I giorni trascorsero tra le indecisioni di Jade e Jared che, solerte, osservava ogni sua mossa nel timore che fosse l’ultima volta in cui la poteva guardare. Dopo aver disegnato il graffito sul muro e aver parlato con lui sembrava fosse una persona nuova che aveva ritrovato la propria serenità.
Si era riavvicinata a Leighton e ci scherzava come una volta, con Haylee e Dylan passava un sacco di tempo e riusciva anche a interagire con Scott, ma la differenza rispetto a prima era palese. Sembravano due amici, nulla più.
Spesso, in gruppo, riusciva a parlare anche con Jared, ma c’era qualcosa che la imbarazzava. Forse i suoi pensieri, forse la voglia malcelata di lui, ma Jade non usciva mai indenne da quegli scambi, anche se non mostrava i propri sentimenti in modo che il cantante riuscisse a coglierli.
In quel momento accennava un ballo in cucina mentre aiutava Taylor a cucinare e lui la guardava dal salotto. Jade parlava e rideva con Larissa e Jared la controllava da lontano, cercando di imprimere nella memoria quel sorriso spensierato e adorando il modo in cui muoveva le mani per accompagnare i propri discorsi.
La studiava in silenzio e Jade percepiva il suo sguardo insostenibile e sofferente, un azzurro così carico di significati e aspettative che le distruggeva ogni volta. Si costringeva a far finta di nulla, ma era difficile ignorare il modo in cui Jared cercava di farle capire quanto a lei ci tenesse, così un sorriso timido affiorava sulle labbra, accompagnato da guance rosa che esaltavano le lentiggini.
I coinquilini, però, non erano tranquilli. Più si avvicinava la sera della scelta, più cercavano di indagare quale potesse essere la scelta di Jade. Nessuno a parte lei e Jared sapeva della chiacchierata notturna, né si era confidata con anima viva riguardo i pensieri che le vorticavano nella mente a riguardo. Avevano paura che dopo aver scoperto che Scott non fosse il suo match perfetto potesse provare a rompere un’altra coppia per paura di scegliere Jared, perché non avevano conferma di quali fossero quelle giuste, e Jade poteva dire di scegliere un altro uomo a causa della loro mancanza di certezze. Il problema era che non avevano più possibilità: o avrebbero vinto o sarebbero tornati a casa senza nulla.
Siccome la sera successiva sarebbero state le donne a scegliere, tutti pregavano che Jade fosse una delle ultime, facendo diventare così Jared una scelta quasi forzata per lei. Nessuno aveva sollevato la questione più preoccupante, ovvero quella che vedeva Jade scegliere per prima la propria metà, erano troppo terrorizzati all’idea.
«Sai cosa fare?» Aveva provato a indagare Haylee la domenica pomeriggio. Jade non aveva un bell’aspetto e sapeva che la tensione che il suo viso esternava era dovuta alla scelta di quella sera.
«Penso di sì» rispose evasiva l’interessata. Non voleva affrontare l’argomento e, per quanto le fosse costata la propria scelta, la certezza l’avrebbe avuta nel momento in cui sarebbe arrivata nello studio con la consapevolezza che di lì a poco tutto quello sarebbe finito. «Non provare ad aggiungere altro Haylee, tanto non direi niente. Se non ho aperto bocca fino a oggi un motivo c’è. Non voglio pressioni, imbeccate, consigli o quant’altro. È una scelta mia, e voglio che resti tale».
Haylee richiuse la bocca di scatto, non sapendo come controbattere. Scosse la testa e la guardò, assorta, mentre le ragazze, attorno a lei, avevano scatenato l’apocalisse per prepararsi al meglio alla serata.
Dopo dopo un’altra ora Jade decise di unirsi alle altre e dare il via alla preparazione per l’ultima puntata, in fondo l’occasione richiedeva una certa cura.
Indossò un top di un giallo intenso molto corto che arrivava all’altezza dell’ombelico e lasciava scoperta la schiena con un incrocio che formava le maniche, cosa che la costrinse a non mettere il reggiseno, mentre sotto aveva dei pantaloni a vita alta di una fantasia blu e verde con dei piccoli punti gialli che richiamavano la parte sopra, erano larghi e arrivavano alla caviglia in modo da lasciare a vista un paio di semplici sandali neri con il tacco alto e la fascia piena di glitter scuri.
Andò a truccarsi con le altre, come se nulla fosse, ma non fu fortunata come sperava. Si girarono tutte insieme per studiarla nel dettaglio e dirle quello che pensavano.
«Stai benissimo!» Larissa iniziò la fiera dei complimenti.
«Vuoi proprio conquistare questo ragazzo, eh? La stenderai!» Dakota era euforica, Jade quella sera risultava donna come non mai e sperava fosse un buon auspicio.
«O lo vuoi distruggere». Sorrise accomodante Leighton, pronta a scegliere Scott.
«Di sicuro lo farà soffrire». Le disse Haylee con una nota di ammonimento nella voce, cose che fece sorridere di soddisfazione Jade, la quale non rispose a nessuna se non con un generico grazie agli impliciti complimenti.
Quando tutti furono pronti si diressero nello studio in giardino dove si tenevano le cerimonie di accoppiamento e si misero ognuno ai propri posti, in religioso silenzio.
L’atmosfera era tesa e carica di aspettativa, mentre Ryan era più che pronto ad accoglierli.
«Benvenuti ancora una volta in questo posto: stasera è la l’ultima possibilità per voi di trovare dieci coppie perfette e vincere un milione di dollari» esordì mentre i ragazzi si sedevano e le ragazze rimanevano in piedi per poi raggiungere la postazione di Ryan e fare la propria scelta. «Il minimo errore e perdete tutto: soldi e amore. Mi rivolgo alle ragazze perché saranno loro ad avere il gioco tra le mani. State bene attente a chi scegliere».
I ragazzi si scambiarono un’occhiata complice e preoccupata, consapevoli che non tutte avessero le idee chiare sulla propria anima gemella e che, quindi, non era così sicura la vittoria, nonostante la maggioranza avesse ben definito quali fossero le dieci coppie giuste. Purtroppo, però, la scelta non dipendeva da loro.
«Siete avvantaggiati perché avete quattro match perfetti, sfruttateli come punti a vostro favore e il resto sarà più facile. Ma non perdiamo altro tempo, ora chiamerò la prima di voi che dovrà venire davanti a me, scegliere la propria metà e confermare la coppia con le mani sugli schermi qua davanti».
I ragazzi sembravano pronti, ma non riuscivano a rilassarsi come le volte precedenti.
«La prima è Taylor» pronunciò Ryan serio ma tranquillo.
La diretta interessata si presentò davanti al conduttore e chiamò Mark. Passarono qualche minuto a parlare del loro rapporto e del perché fossero convinti di essere anime gemelle, poi fu il turno di Dakota,  la quale scelse Simon con la convinzione che li aveva caratterizzati nelle ultime settimane. Si introdussero in modo molto divertente. Dissero di capire perché fossero anime gemelle, ma tra le righe era chiaro il messaggio che tra loro non riuscivano a provare qualcosa che andasse oltre la forte amicizia.
«Jade, prego, tocca a te».
Tutti trattennero il respiro mentre lei prese coraggio. Espirò, raddrizzò le spalle e, nel tentativo di camminare con un portamento femminile sui tacchi senza ammazzarsi, si presentò davanti a Ryan.
«Ciao Ryan». Lo salutò imbarazzata.
«Ciao» rispose lui cordiale, con un sorriso. «Allora, chi è la tua anima gemella?»
«Prima vorrei dire due parole a riguardo» disse con tono incerto e il cuore in gola. Odiava doversi denudare davanti a tutti in quel modo, ma pensava fosse necessario che tutti conoscessero i motivi della sua scelta, soprattutto il ragazzo che avrebbe scelto.
«Prego, fai pure». Ryan le diede il consenso e Jade seppe che non poteva più tirarsi indietro, sapeva cosa dire e quale scelta compiere.
«Ho capito una cosa durante quest’esperienza: l’amore è coraggio. La forza di riconoscersi dopo essersi trovati, la voglia di non lasciarsi andare nonostante le difficoltà. Il voler perdonare gli errori dell’altro e desiderarlo accanto a sé. Non vuol dire dimenticare il male provato o provocato, ma capire che ci sono più motivi per stare insieme che per stare separati, senza curarsi di tutto il resto». La gente credeva che i sentimenti, quelli veri, non avessero dubbi e non facessero soffrire né piangere. Invece i sentimenti forti sembravano svanire, andare persi, logoravano e ferivano. Ma l’amore non era perfetto, aveva soltanto la forza di resistere al peggio, soprattutto alla paura, ed era arrivato per Jade il momento di affrontarla. «Ci vuole coraggio anche a lasciarsi amare, e ancora di più per ammettere che solo l’amore, spesso, non basta. Correre il rischio di buttarsi nelle cose sapendo che possono finire male e si può uscirne delusi e traditi è una dimostrazione di quanto i sentimenti possano essere forti».
Durante il discorso si era girata alcune volte verso i propri compagni di avventura per renderli partecipi, ma erano occhiate fugaci che non erano rivolte a nessuno in particolare, non aveva la forza di incrociare lo sguardo di qualcuno, sarebbe crollata per l’imbarazzo senza andare avanti, così spesso tornava a guardare Ryan con un sorriso sicuro che non rispecchiava il turbamento che aveva dentro.
«Belle parole» concluse il conduttore pensando che avesse finito, ma Jade alzò le spalle e fece una risata nervosa.
«Scusa Ryan, non ho finito, ma giuro che è un discorso sensato, serve a giustificare la mia scelta»
«Prego, continua». La invitò divertito con un gesto della mano.
Jade sospirò e attinse dentro di sé altra forza per affrontare la fine di quel discorso. Era così agitata che sentiva il cuore pulsare con una nitidezza assurda e le gambe tese per lo sforzo di reggerla in piedi. Avrebbe voluto che il momento finisse presto, ma dall’altra parte non voleva arrivare a pronunciare certe parole.
«Il coraggio dell’amore è scegliersi nonostante tutto ti dica di non farlo, suppongo. Ma come si diceva prima l’amore non basta. E, se non basta quello, bisogna fare affidamento su altro… e l’unica cosa che mi viene in mente è l’amicizia, perché è un’ottima base su cui costruire altro». Sentì la gente dietro le proprie spalle trattenere il respiro, così decise di non girarsi più verso di loro, non era pronta a incontrare sguardi compassionevoli o altri di ammonimento. Detestava i “Te l’avevo detto”. «Io non so dire se è già amore, ci conosciamo da poco e quest’esperienza tende ad amplificare le sensazioni, ma… posso dire con certezza che ho il coraggio di scegliere la persona che durante il programma mi ha fatto provare tutto questo, e mi è stato amico prima di diventare qualcosa di più».
Mancava così poco, e sentiva il coraggio venirle meno, alla faccia di quel discorso.
Ryan, dopo essersi accertato che non avesse nulla da aggiungere, le porse la domanda che più premeva a tutti: «Quindi chi è la tua anima gemella?»
Jade si girò un’ultima volta verso i propri amici e li guardò tutti senza focalizzarsi su un volto in particolare, poi tornò a osservare Ryan.
«Jared. Scelgo Jared».
Espirò e percepì tutta la forza venire a mancare. Sentì le espressioni di gioia dei ragazzi ma, nell’imbarazzo di quel momento, si perse il sorriso raggiante di Jared mentre la raggiungeva.
«Jared, cosa puoi dire a riguardo?»
Il cantante si schiarì la voce dopo aver annuito. Era serio e non lasciava trasparire nessuna emozione, quasi fosse concentrato sul proprio discorso. 
Gli sembrava di essere tornato alla notte degli Oscar. L’emozione era la stessa, anche se in questo caso non gli era riconosciuto un lavoro fatto con il cuore, ma l’essere se stesso ed essere stato premiato per aver avuto il coraggio di mostrarsi per quello che era.
«Innanzitutto che sono stato uno stupido per averla conosciuta e fatto di tutto per allontanarla da me, anche quando avevo iniziato a provare interesse nei suoi confronti».
Jade spalancò gli occhi, non si aspettava che Jared dicesse le cose in modo diretto davanti a tutti.
«Poi ho una cosa da dirle, e vorrei che tutti sapessero quello che penso». Si girò a guardarla e le si rivolse con tono emozionato, ma siccome sapeva che erano coinvolti tutti in quel discorso decise di parlare come se lo stesse riferendo a Ryan. «Sono nel periodo migliore che io abbia mai vissuto, e lo è perché mi sono capitate tante cose e altrettante ne ho capite. La mia vita è piena e soddisfacente, sono circondato da cose che amo e sto bene da solo, senza Jade è comunque tutto fantastico».
Sapeva di aver suscitato un certo scalpore con quell’ultima frase, e si gustò per un attimo la sensazione spaesata creata tra le persone che lo circondavano, soprattutto Jade, che in quel momento aveva spalancato gli occhi per la paura.
«Non fraintendetemi, è un bene, perché così non posso chiederle di stare con me perché senza di lei sarei infelice… sarebbe una cosa egoista, troppo concentrata sulla mia felicità, e lei diventerebbe un modo di salvarmi. Non avrebbe senso se fosse l’alternativa al nulla, al vuoto».
Si interruppe sentendo i sospiri di sollievo alle loro spalle, mentre Jade cercava il suo sguardo per capirci qualcosa.
«Io desidero che Jade sia con me in questo rapporto perché la mia vita è davvero meravigliosa al momento, ma con lei lo sarebbe ancora di più, e condividere la gioia di questo momento con lei sarebbe un modo ancora più bello di godersi questo tempo. Sto bene da solo, e ho capito che più amo me stesso, più la persona con cui voglio stare acquista valore, perché la ritengo meritevole di far parte della mia vita».
Tornò a guardarla e la vide con gli occhi lucidi. Giurò di sentire qualcuna sospirare, ma non gliene importava nulla. Non era un discorso fatto per impressionare gli altri, ma per far capire a Jade quanto fosse sicuro di quello che stava facendo e di quanto la volesse con sé. Aveva già commesso una volta l’errore di star zitto.
«Non sto facendo promesse infinite, perché non mi piacciono le etichette, ma le sto chiedendo di vivere con me al meglio ogni momento che possiamo donarci». Sentiva il bisogno di essere chiaro, perché aveva capito dalla loro esperienza che chi non dimostrava ciò che provava, perdeva ciò che amava. E di perdere Jade non se la sentiva davvero. «Penso quindi che siamo maledettamente complementari e che questa sia stata la miglior scelta che abbia preso nel corso di tutto il programma».
Si guardarono e si sorrisero come se fossero soli, lasciando gli altri a esultare per loro e Ryan sorpreso per le loro dichiarazioni.
«Beh, vorrei aggiungere qualcosa» esordì il conduttore a corto di parole. «Ma avete già detto tutto voi. Dunque mettete le mani sugli schermi e confermate la coppia».
Lo fecero e, mentre tornavano ai divanetti, gli applausi continuarono ad aumentare fino al momento in cui Ryan richiese di nuovo l’attenzione per permettere a Haylee di scegliere Dylan.
Jared e Jade non prestarono più attenzione alla cerimonia, troppo impegnati a scambiarsi discorsi silenziosi con gli occhi e i sorrisi per vedere Leighton chiamare Scott davanti agli schermi.
Jade porse il palmo della mano a Jared e lui posò la mano su quella di lei, intrecciando le dita alle sue, e senza azzardarsi a fare altro per non rompere l’atmosfera che erano riusciti a creare attorno a loro.
Larissa, infine, rimase con Liam, come aveva sempre sperato dall’inizio della puntata. 
«Bene, ora le coppie sono formate. Una coppia perfetta un fascio di luce. Dieci coppie perfette un milione di dollari. Anche il minimo errore, stasera, vi costerà caro». Li ammonì Ryan, era arrivato il momento della verità. «Partirete con quattro luci accese, le altre – però – dovranno illuminarsi tutte. Se si accende la nona automaticamente avrete vinto. In bocca al lupo, iniziamo!»
Le luci dello studio si spensero per lasciare spazio ai quattro fasci dei match perfetti trovati in precedenza. Di solito i ragazzi erano chiassosi nel loro incitare, ma quella volta gli incoraggiamenti erano pochi e sussurrati con poca convinzione.
«Cinque» scandì Ryan quando il primo fascio si illuminò senza preavviso.
Tutti applaudirono ma poi si concentrarono sulle preghiere silenziose di prima. 
Jared posò la mano sulla schiena nuda di Jade, alla quale venne un brivido a quel contatto. Il calore che irradiava era piacevole e sconvolgente al punto che si perse la sesta luce per sorridergli e spostargli i capelli dietro l’orecchio. Sapere di avere il permesso di farlo la convinceva a osare più del solito, non riusciva a tenere le mani lontano da lui.
«Sette!»
I secondi sembravano scorrere lentamente e la tensione si faceva sentire, così Jared iniziò ad accarezzare la schiena di lei con il pollice, in un movimento lento e costante. Era da settimane che bramava quel tocco, e accontentarsi di così poco era straziante e inebriante, poco importava se le luci erano diventate otto. Voleva imparare a conoscere ogni centimetro della pelle di Jade come aveva scoperto la persona che si rivelava dietro quei grandi occhi azzurri: con lentezza, esasperazione e qualche sbaglio, in quel modo avrebbe avuto la certezza di godersi appieno ogni momento.
«Nove dai, avanti!» Le voci si fecero impazienti e alte in quella richiesta, quasi la loro forza potesse convincere la luce ad accendersi, anche se non sembrava averne l’intenzione.
«Su, manca poco!»
Jade e Jared si erano concentrati sulla fila di luci davanti a loro. Non era più importante scoprire di aver vinto o meno, ma sapere se erano riusciti a fare la scelta giusta prima che fosse troppo tardi li incuriosiva, oltre al pensiero di avere sulla coscienza la vincita degli altri ragazzi, perché sapeva che la cosa potesse dipendere da loro.
«Nove!» Urlò Ryan contento «E dieci!»
Si scatenò il putiferio.
Tutti i concorrenti si alzarono per festeggiare e abbracciarsi mentre i raggi di luce si muovevano quasi fossero impazziti. Dal soffitto vennero sparati una miriade di coriandoli e i ragazzi continuavano a stringersi l’un l’altra e a saltare, contenti.
Ryan si congratulò con loro per la vincita e ricordò che i cinquanta mila dollari erano ufficialmente di ognuno di loro. Li invitò a festeggiare come non avevano mai fatto e li lasciò nello studio, ancora intenti a esultare.
Stavano per rientrare in casa e brindare alla vittoria, quando Jared prese Jade per un braccio e la fece voltare sul posto. In quel caos non erano riusciti a godersi quel momento insieme. Rimasero nello studio ormai vuoto, circondati da coriandoli abbandonati su tutto il pavimento e un silenzio che sapeva di felicità mentre gli altri li osservavano dal giardino della casa, poco distante da lì.
«Sì?» Domandò Jade con un sorriso mentre lo abbracciava per poter appoggiare il viso sul petto di lui. Non poteva credere di avere il permesso di comportarsi in quel modo, le sembrava troppo bello per essere vero.
Jared, però, non parlava e la cosa la costrinse ad alzare il viso per cercare una qualsiasi reazione del cantante, il quale attendeva la sua mossa, tanto che l’accolse con uno sguardo sicuro e scintillante di gioia e un accenno di sorriso.
«Voglio che tu sia la mia domenica pigra. Non lo concederei a nessuna, né lo farei per altre». Le mise una mano sulla guancia e con il pollice le accarezzò uno zigomo. «Hai ragione, non sono uno in grado di stare fermo, per questo ti chiedo una cosa».
Il cuore di Jade perse un battito. Il discorso di Jared si era fatto serio e, nonostante l’inizio fosse promettente, aveva paura che la richiesta potesse distruggere l’equilibrio precario appena nato tra loro.
«Dimmi».
Jared appoggiò anche l’altra mano sulla guancia, di modo che non gli potesse scappare.
«Corri con me tutta la settimana, e io la domenica la passerò con te a oziare ovunque tu voglia, l’importante è che tu sia con me e che crei momenti da ricordare mentre siamo sdraiati nel bel mezzo del nulla».
La verità era che non c’era una dimensione temporale precisa in cui avrebbero potuto muoversi perché non avrebbero permesso ai giorni di scandire il loro percorso, ma Jared le stava chiedendo di adattarsi ai suoi ritmi e lui avrebbe fatto lo stesso. Ognuno con le proprie priorità tra le quali entrambi sarebbero rientrati. Non le stava chiedendo di rinunciare alla propria individualità, ma di trovare dello spazio da condividere insieme e in cui smetterla di rincorrersi per camminare uno accanto all’altra.
«Non è una domanda». Gli fece notare Jade più serena mentre si era accorta del viso di Jared sempre più vicino. Non vedeva l’ora di uscire da quel programma per viverlo nella quotidianità, senza telecamere o persone tra loro.
«Forse perché non voglio darti la possibilità di scelta. Forse perché desidero con tutto me stesso che sia così e basta» mormorò appena perché lo sentisse solo lei, non era necessario che tutti sapessero.
«E allora non ho la possibilità di tirarmi indietro» replicò Jade vicina alle sue labbra. «Ma nemmeno l’avrei voluta».
Gli cinse la vita con le proprie braccia per poterlo avvicinare a sé ancora di più. Avere quel potere era inebriante, per tutte quelle settimane aveva dovuto contenersi e reprimere l’istinto di azzerare le distanze tra loro, ma quello non sarebbe successo più.
«Sulla stessa lunghezza d’onda». Jared era così serio che gli occhi gli brillavano di aspettativa.
«Una sincronia imperfetta come siamo sempre stati».
Jared le diede un bacio come a suggellare quella promessa, e Jade lo lasciò fare, felice che fossero riusciti a trovare un compromesso che portava la loro complementarietà a essere un punto di forza e non di debolezza.
Erano uno la felicità dell’altra, ed era il presupposto migliore perché quella non fosse una fine ma l’inizio di qualcosa di nuovo.

 
 
*

 
Vicki aveva gli occhi sgranati. «O mio Dio, non ci credo».
Si girò verso Tomo con l’espressione più incredula che potesse sfoggiare, dire che aveva la bocca spalancata era minimizzare la cosa.
«O mio Dio» continuava a ripetere. «O mio Dio»
«Ma perché sei così stupita?» Le chiese il marito. «Hai sempre pensato che Jade fosse la sua anima gemella, ora ne hai avuto la conferma».
Non riusciva a comprendere la sua sorpresa, in fondo era come se si fosse spoilerata la fine del programma con le proprie intuizioni.
«Beh… non era certo che finisse bene tra loro, anime gemelle o meno». Gesticolò per enfatizzare il concetto. «Sono stupita dal modo in cui Jared si sia aperto, soprattutto davanti a tutti, e che Jade sia riuscita a metabolizzare la loro situazione e l’abbia accettata prima che degenerasse del tutto».
Vicki si prese un momento per contenere l’entusiasmo. «Non ero sicura riuscissero a prendersi. Si merita di poter essere felice… sono felice per lui».
Prese in braccio Ramsey che, ai suoi piedi, la implorava con lo sguardo per essere coccolato. Lo assecondò e iniziò ad accarezzarlo dietro le orecchie, tanto che il cane chiuse gli occhi per godersi al meglio il momento.
«Vicki… non vorrei smontare la tua felicità, ma i problemi arrivano adesso» replicò Tomo con fare pratico.
«Perché?» Era come se qualcuno le avesse detto che le favole non esistevano e l’happy ending era solo una facciata. Ci avevano messo tanto per arrivare a quel punto di incontro, non capiva come mai suo marito fosse così scettico a riguardo.
«Perché quando metteranno piede a Los Angeles la verità li travolgerà appena scenderanno dall’aereo. Lui smetterà di essere solo Jared, e tornerà a ricoprire il proprio ruolo, quello di Jared Leto, attore e cantante di successo che sta sconvolgendo lo star system da quando ha vinto l’Oscar».
Detestava distruggere i sogni a occhi aperti di Vicki, perché amava vederla concedersi un lusso simile, ma sapeva di cosa parlava. Tomo era stato fortunato perché sua moglie l’aveva conosciuta in tempi non sospetti e avevano affrontato la faccenda insieme: dall’inizio nella band fino al crescente successo. Inoltre Vicki aveva lavorato per anni alla Warner Bros, e aveva un’idea di come potessero essere le cose in quel mondo.
Jade, purtroppo, no.
«Dici che può influire?»
«Molto». Continuò mettendola davanti ai problemi che, prima o poi, Jade e Jared avrebbero dovuto affrontare. «Lei avrà immaginato come può essere la sua vita, o come potrebbe essere reagire ai gossip e alle voci di corridoio, ma non sa cosa vuol dire essere davvero coinvolti in questo. È totalmente estranea al nostro mondo, e non sarà affatto facile».
Vicki ricordava che nemmeno per lei fosse stato sempre così semplice, specialmente i primi tour in cui Tomo era stato spesso lontano da casa, ma aveva deciso di non arrendersi, e sperava che Jade potesse fare lo stesso.
«Beh, se ha avuto la maturità di assumersi il rischio di scegliere Jared e di voler stare con lui al posto di lasciarlo perdere, conto che sia abbastanza forte da saper affrontare le difficoltà che si presenteranno».
Tomo le mise un braccio dietro le spalle con fare protettivo.
«Lo spero. Mi piace quella ragazza, mi sembra in gamba e la trovo adatta per lui».
Sapeva che la moglie la pensava lo stesso modo, e vederla annuire era un’ulteriore conferma di quel pensiero.
«Sono curiosa di vederli insieme, dal vivo. Sai, come interagiscono senza tutti quegli estranei e le telecamere attorno. Insomma, vedere come si comportano da coppia normale».
Aveva visto Jared con Cameron, ma era passato tanto tempo e, soprattutto, era cambiato lui dopo la fine di quella storia, era curiosa di vederlo dopo essere maturato. Jared alle prese con una cosa con cui pensava di aver chiuso, come l’amore, doveva essere interessante.
«Beh, penso che non ci vorrà molto». Le disse Tomo alzando le spalle.
«Mh?» Vicki si girò a guardarlo con un’espressione interrogativa sul volto.
«Tra due giorni devo essere a Los Angeles, e tu – anche se non te lo ricordavi – hai deciso di venire con me e fermarti fino a capodanno. C’è un album nuovo a cui lavorare ora che Jared è pronto a rientrare, e tra poco più di una settimana ci sarà il suo compleanno…»
«E?» 
Tomo aveva lasciato in sospeso la frase, ma Vicki voleva sapere.
Le sopracciglia alzate del marito, in un’espressione ovvia, la fecero arrivare alla stessa conclusione di lui. 
«Oh» mormorò stupita. «Uh, le presentazioni ufficiali al gruppo e in famiglia»
«Esatto».
Una consapevolezza improvvisa la investì e le fece recuperare l’entusiasmo di poco prima.
«Non possiamo permettere che Shannon la conosca prima di noi, non esiste». Si alzò dal divano e tirò Tomo per un braccio affinché la seguisse. «Non posso perdermi quel momento, soprattutto perché quella ragazza è da proteggere dal maggiore dei Leto, potrebbe sfinirla a suon di battute scadenti e a doppio senso che farebbero desistere anche la donna più innamorata del mondo».
Lui, controvoglia, si lasciò convincere dalla presa salda della moglie. Sapeva di non avere scelta perché in realtà era un obbligo, ma sperava di vederla desistere davanti alla propria pigrizia. Una speranza vana, dato che non gli lasciò andare la mano nemmeno quando si rimise in piedi.
«Si beh, non hai tutti i torti. Shannon non ha proprio tatto per certe cose». Tra i due Leto Shannon era sicuramente quello con cui aveva stretto il rapporto di amicizia più intenso, ma non poteva certo negare che anche lui avesse i propri difetti.
«A proposito. Ora che Jared è sistemato Shannon è l’unico sulla piazza. Non si può trovare la ragazza anche a lui?» Vicki si girò all’improvviso verso Tomo, speranzosa per quell’idea nei confronti di Shannon, che si ritrovò addosso al busto del marito, il quale non era riuscito a frenare la propria marcia, colto alla sprovvista da quel cambio di rotta di lei.
«Vic, non esagerare». La prese in giro mentre la guidava verso le scale. «Se per Jared è stata un’ardua impresa, figurarsi per Shannon. Nessuno è attrezzato per un simile miracolo!»
«Hai ragione» convenne lei, arresa. «Forza, corriamo a preparare le valigie!»
Gli diede uno schiaffo sul sedere e lo sorpassò per precederlo lungo gli scalini, ma Tomo la fece girare verso di sé.
«Solo se mi prometti una cosa»
«Cosa?» Chiese lei sempre più vicina.
«Nella valigia metterai per primi i vestiti che sto per toglierti» sussurrò con la fronte appoggiata alla sua e le mani attorno al volto in modo che non potesse sfuggirgli. «Soprattutto quelli».
Alzò solo un angolo delle labbra. Non era solito essere così sfrontato, ma a volte gli piaceva mostrare una sicurezza che in altri momenti l’avrebbe imbarazzato a morte, sapeva che Vicki non l’avrebbe mai giudicato per quei minuscoli colpi di testa.
«Te lo prometto». 
Appoggiò le mani sulle braccia di lui per farsi forza e imprimere il proprio sorriso sul suo. Le piaceva alzarsi in punta di piedi per la cosa, la faceva sentire sempre protetta.
Lo condusse su per le scale, avevano un paio di valigie da preparare svestendosi.
 
*


«Mamma…» Shannon si girò a guardarla, sconvolto.
«Sì?» rispose lei sbattendo le palpebre ripetutamente.
«Stai piangendo?» 
«No, sono allergica» rispose Constance attingendo alla scatola di fazzoletti per soffiarsi il naso.
«A cosa?» La incalzò il figlio, divertito da quella commozione.
Non l’aveva mai vista piangere nemmeno per i film tratti da alcuni libri di Nicholas Sparks, e lui non poteva vantare lo stesso traguardo. Sfidava chiunque a non piangere davanti a “I passi dell’amore” o “Le pagine della nostra vita”, ma erano anche le vie più sicure per concludere una serata come lui più preferiva. Sleale mostrare il proprio lato sensibile per arrivare al sesso, ma se funzionava non vedeva perché non sfruttare il potenziale di una simile situazione.
«Mi è entrata una ciglia nell’occhio» riprovò Constance, tamponandosi gli occhi con la vana disinvoltura di far passare il gesto per una cosa normale.
«Ritenta, sarai più fortunata». Shannon le diede un’amorevole e delicata spinta con la spalla destra, sempre più divertito.
«E va bene, mi sono commossa un po’». Ammise lei esasperata dal figlio.
«Giusto un poco». Rise lui, libero di prenderla in giro dopo la sua ammissione. «Se vai avanti così mi tocca prendere una scialuppa di salvataggio».
Non quelle del Titanic però. Ricordava quel film, e non in modo positivo. Era troppo lungo e catastrofico per indurre giovani ragazze a togliersi i vestiti come Kate davanti a Leo, serviva a renderle immuni al fascino del batterista, e la cosa non gli piaceva. Si scusò con Leo, ma sapeva che la maledizione dell’Oscar derivava da quel film, una sorta di equilibrio divino. Premio che anche Shannon aveva stretto tra le mani grazie a Jared e a Dallas Buyers Club. Sì, doveva essere il Karma di Hollywood e remare contro Leo di Caprio e la statuetta.
«Ingrato». Lo apostrofò Constance dopo essersi data un contegno, ma con la voce ancora rotta dall’emozione. «Dovresti solo essermi riconoscente per averti messo in acqua e far sì che ti insegnassi a nuotare al posto di affogarti».
Shannon alzò gli occhi al cielo. Come lui e Jared, anche Constance odiava essere colta nei propri momenti di debolezza, quindi si difendeva attaccando l’altro. E, in quel caso, voleva dire prendersi gioco di suo figlio maggiore per far sì che lui smettesse di fare la stessa cosa.
«Perché piangi?»
«Non sto piangendo». E, per sottolineare il concetto, si sbarazzò del fazzoletto usato, riponendolo nella tasca dei pantaloni sportivi che indossava.
«No ok, ti si sono emozionati gli occhi, chiaro» continuò Shannon sarcastico. «Ora che abbiamo chiarito la tua posizione, posso saperne il motivo?»
Constance alzò gli occhi al cielo, ma decise di rispondere alla domanda. Se avessero continuato a quel modo si sarebbero punzecchiati tutta sera, invece rispondere avrebbe ridimensionato il discorso e li avrebbe fatti interagire come due persone normali.
«Perché è finito tutto bene. E, ormai, non ci speravo più». Sorrise emozionata. «Jared è innamorato, è corrisposto e ha trovato una ragazza alla sua altezza».
Shannon era d’accordo su gran parte delle cose che aveva detto sua madre, ma non su tutte.
«Questi termini tecnici così specifici. Se ti dovesse sentire Jared non sarebbe affatto d’accordo». Sogghignò all’idea del fratello furibondo per essersi sentito etichettare come innamorato. Di sicuro si stava innamorando di Jade, ma ci sarebbe voluto un bel po’ perché Jared arrivasse a una simile conclusione. Si prendeva sempre un sacco di tempo per valutare una persona e investire i propri sentimenti in questa. Certo, aveva avuto due mesi per conoscere Jade e capire che poteva fare un tentativo con lei, ma non erano stati abbastanza, erano solo l’inizio di una promettente conoscenza, il resto si sarebbe deciso fuori dalle sorti del programma.
«Ma Jay non mi può sentire e, quindi, non può lamentarsi» replicò con aria furba la madre. Se Jared avesse saputo una simile cosa sarebbe stato per bocca di Shannon e, in quel caso, avrebbe potuto rivalutare un bagno famigliare in piscina per concludere l’idea dell’annegamento scartata durante la sua infanzia.
«Scherzi a parte, merita una persona accanto e Jade lo rende felice. Sono contento per lui». Shannon, capita la lieve minaccia nelle parole della madre, decise di esternare la propria soddisfazione nel vedere che la vicenda di Jared nel programma si era conclusa nel migliore dei modi.
Era felice soprattutto perché entro pochi giorni sarebbe ritornato a casa e avrebbero potuto interagire quotidianamente come al solito. Gli mancava poter parlare con Jared.
«Non vedo l’ora di conoscerla». Constance si lasciò sfuggire un sorriso così sereno e dolce che fece intenerire persino Shannon.
«Tra poco, stanno tornando a casa» ricordò anche a sua mamma. «E poi, tecnicamente, tu la conosci già, dato che l’hai spiata per dieci settimane come se fossi una stalker».
Non riusciva a non prenderla in giro quando era felice, si scaldava subito e dava il peggio di sé.
«Oh, sei esagerato come tuo solito!» Lo rimbrottò prima di riprendere il discorso. «Comunque voglio conoscerla davvero. Vorrei tanto parlarle e capire cosa possa essere per Jared, scoprire che persona sia al di fuori del programma. Sono davvero curiosa di vederli insieme».
Era stata abituata a vedere Jared in una relazione solo con Cameron, ed erano passati più di dieci anni. Shannon capiva cosa intendesse, perché la fine di quella relazione aveva cambiato tanto suo fratello. Quell’esperienza sarebbe stata così nuova per lui che avrebbe sconvolto gli equilibri di tutte le persone attorno a Jared, almeno all’inizio.
«Mamma, non mettere fretta a Jared, la cosa potrebbe essere controproducente». Sapeva però che l’entusiasmo della madre poteva spaventare Jared e fargli fare qualche sciocchezza.
«Tesoro, ormai dovresti conoscermi» Lo ammonì lei. In fondo se Jared in quel momento aveva una specie di compagna era merito suo.
«Proprio per questo ti sto dicendo di andarci piano». Lo sguardo felino di Shannon divenne brillante e più vivo che mai, segno che entrambi si stavano riferendo alla partecipazione del fratello al programma. Era sì merito di Constance, ma la sua persuasione l’aveva preso per esasperazione e non per consapevolezza. Non poteva pensare di agire in quella maniera ogni volta con loro, non avrebbe funzionato.
La madre lo ignorò.
«Sono perfettamente in grado di fargli credere di aver avuto l’idea di invitarla qui per il suo compleanno, quando in realtà gliela posso suggerire io. Ma sono convinta che sia così entusiasta della cosa che non abbia bisogno dell’imboccata».
Sapeva di non poter interferire, e nemmeno si sarebbe spinta a tanto, perché non era giusto che decidesse per i propri figli, ma aveva pensato di spingere Jared perché era convinta che una simile esperienza avrebbe potuto essere costruttiva per lui e, alla fine, non si era sbagliata.
«È lo stesso pessimo principio che hai usato per ficcarlo in questo programma». Shannon glielo fece notare, incapace di tenere quel pensiero per sé ancora a lungo.
«E, nonostante io abbia temuto il peggio, è andato tutto per il meglio» rispose con un sorriso saccente. «Non me lo sarei mai perdonata se ne fosse uscito con il cuore spezzato»
«Ma non te la senti di tirarti indietro». Shannon alzò un sopracciglio soltanto per accentuare il suo scetticismo, il tutto con una perfetta aria di rimprovero.
«Affatto, se vedo che funziona» replicò angelica lei. «Anzi, l’anno prossimo ci finisci tu»
«Credimi, non ti piacerebbe vedere come potrei vivere l’esperienza». Shannon sapeva che per lui sarebbe stato più difficile contenersi rispetto a Jared, avrebbe vissuto l’esperienza in modo più fisico, e non era del tutto sicuro che i produttori volessero trasformare il programma in qualcosa di vagamente porno. Non era quello che si scopava tutte le donne che incontrava come la gente credeva, ma non avrebbe avuto l’approccio di suo fratello all’interno del reality, avrebbe dato qualcosa da vedere. «E poi, fossi in te, non forzerei troppo la mano al destino»
«Tu chiami destino quello che la gente considera l’apocalisse?» Lo prese in giro la madre.
Shannon alzò entrambi gli angoli delle labbra per formare un sorriso furbo. «Vedo che hai capito il concetto di base».
Constance scrollò le spalle per levarsi la sensazione che non sarebbe stato altrettanto facile trovare una donna a Shannon, avrebbe dovuto abbandonare l’idea e pregare che inciampasse nella persona giusta.
«Su, lasciami godere un po’ di questa felicità» gli disse accoccolandosi contro la sua spalla.
«Voglio renderti ancora più felice: penso anche io che la inviterà a casa per il suo compleanno, è troppo contento di averla accanto a sé». Indicò lo schermo con il mento, dato che durante i titoli di coda del programma venivano mostrate le immagini dei ragazzi che festeggiavano la vittoria, e Jared non riusciva ad abbandonare il sorriso felice che aveva dipinto in faccia, né riusciva ad allontanarsi da Jade. Era strano vederlo così affettuoso in pubblico con una persona. «E ho come la sensazione che non ci lascerà per molto tempo».
Visti i comportamenti così particolari, non poteva non pensare che anche quella relazione fosse del tutto diversa da quella avuta in precedenza dal fratello. Shannon se lo augurò.
«Sarà una presenza a cui farò presto l’abitudine». Sorrise contenta Constance.
«Penso sarà così per tutti». Shannon la seguì nel gesto, per poi abbandonare la propria guancia sulla testa di lei. 
A cosa serviva una fidanzata quando poteva amare e coccolare la donna più importante della sua vita?
«Sono davvero contenta che ci sia riuscito» mormorò assonnata prima di cedere al respiro pesante del sonno che l’aveva colta quella sera.
«Lo so, anche io sono felice per lui» sussurrò tra sé Shannon prima di prendere una coperta e riparare Constance dal freddo. 
Si sarebbe preso cura di lei come la madre aveva fatto per troppo tempo con loro, anche quello era amore.
Constance aveva fatto davvero un bel lavoro.




 
Scusate il ritardo, ma ho problemi con internet e non si riesce a risolvere la faccenda.
Che dire? Beh, siamo giunti alla fine, o quasi, perchè il programma è finito e manca solo l'epilogo.
Allora, cosa mi dite: lo sospettavate? Lo aspettavate?
Diciamo che volevo che per una volta arrivassero entrambi alle stessa conclusione, anche se con tempi diversi.
Ma perché serve un epilogo se i capitoli sono finiti in questo modo?! Eh, provate a dirmelo voi. In fondo le parole di Tomo e Shannon non sono così infondate, sanno di cosa parlano, dato che vengono dallo stesso mondo.
Io ho schiavizzato un piccolo allibratore per accettare le scommesse: sarà un epilogo collegato al programma o no? Felice o meno?
Sono curiosa di conoscere i vostri pareri a riguardo.
A proposito dell'epilogo: purtroppo non ho la certezza di pubblicarlo lunedì prossimo. Finendo questo capitolo oggi avrei meno di una settimana per concluderlo. Vero che non sarà (presumo, spero) lungo come gli ultimi capitoli, ma purtroppo scrivere non è la mia professione e devo dedicarmi ad altro per guadagnare qualche soldo, quindi scrivo durante i momenti liberi. Facciamo così: non vi do l'appuntamento a lunedì prossimo perché non ho certezze, ma vi prometto di postarlo appena è pronto, senza aspettare il giorno fissato per la pubblicazione, vi va?
Gli aggiornamenti li trovate nel mio gruppo: Love Doses.
Ora vado, anche perché stasera sono fuori e non so quando riuscirò a postare il capitolo.
Vi abbraccio tutte.
A presto, XO, Cris.

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Capitolo 11
*** Reunion ***




Trailer

 
Capitolo 11


Reunion
 

«Detesto essere qua». Jade si sedette a peso morto sul divano del piccolo camerino. Guardò l’altro e detestò dividere quello spazio lui, soprattutto quel giorno. La stanza era diventata claustrofobica. «È strano, innaturale. Non ho voglia di spifferare ai quattro venti i dettagli delle mia vita privata».
Come se non li avessero saputi già. Certo, non conoscevano i particolari, ma appena avevano iniziato a mettere piede fuori di casa tutti avevano saputo chi lei fosse, cosa facesse e perché fosse con Jared Leto.
Era così infastidita che non capiva perché li avessero forniti di un camerino privato, non potevano mettere le coppie tutte in una stanza e permettere che si parlassero prima dell’incontro, giusto per rompere il ghiaccio?
Spesso desiderava tornare al periodo del programma, e tutti sapevano quanto poco ci volesse tornare. Non rinnegava la permanenza, ci teneva a precisarlo, ma non era stato uno dei periodi più facili della sua vita, soprattutto se si prendeva in considerazione il rapporto con Jared.
«Un po’ tardi, dato che hai partecipato a un programma per trovare l’anima gemella, non credi?» Jared si girò verso di lei con la domanda retorica e piena di sarcasmo sulle labbra. Era stanco, dato che era appena atterrato a Los Angeles, e Jade non gli rendeva le cose più semplici. Anche a lui non andava di divulgare i fatti propri, ma prendere parte a un programma che ti seguiva ventiquattro ore al giorno per due mesi e mezzo non ti lasciava molta riservatezza, c’era un prezzo da pagare per quello che si era trovato alla fine del percorso, che si trattasse di amore o di soldi.
Jade doveva rilassarsi ed essere se stessa, senza la tensione del momento, e tutto sarebbe andato bene.
Era quello il segreto di ogni cosa.
«Penso abbiano avuto abbastanza. Soprattutto dopo quello che è successo». Non che fosse accaduto realmente qualcosa, ma Jade non aveva mai digerito l’incursione nella sua vita e discapito della riservatezza cui era abituata. Non perché trovasse sbagliato la curiosità del mondo nei confronti suoi o di Jared, visto che era la persona con cui aveva stretto più rapporti nel programma, ma per il modo in cui i media strumentalizzavano i fatti per mostrare le cose come preferivano loro. Non era facile farsele scorrere addosso, nemmeno a mesi di distanza dal periodo in cui c’era qualcosa da seguire.
«Per la gente non è mai abbastanza, se no non ci sarebbero i paparazzi e i siti di gossip. Pensavo che l’avessi capito, ormai». Jared era abituato, ma capiva che per lei non fosse così, e apprezzava il fatto che per lei non diventasse normale. Gli era piaciuto che avesse voluto condurre un profilo basso e non volesse rimanere coinvolta con la popolarità, i giornalisti o qualsiasi persona che tentasse di sfruttarla per trarne guadagno.
Jade fece una smorfia, poi alzò gli occhi al cielo.
Forse quell’atteggiamento era esagerato. Doveva ricordarsi chi era, cosa sentiva e come le piaceva agire.
«Senti, per prima… io volevo dirti che mi…» Non concluse la frase perché la porta del camerino si aprì di colpo, senza preavviso.
«O mio Dio! Siete qua. E tutti interi» Haylee entrò come una furia e abbracciò prima Jared, nei pressi della porta, e poi Jade, seduta sul divano contro la parete di fondo. «Non me l’aspettavo, ero convinta che vi sareste ammazzati prima del tempo».
Scherzava, ma non del tutto. Erano così tesi che non faticava a immaginarli sempre in bilico su un equilibrio precario. D’altronde erano in buona compagnia.
«No, nella norma» rispose Jared nell’abbracciarla, riferendosi a un ennesimo litigio che non era tardato ad arrivare. Era da aggiungere che fosse nato per una sciocchezza? «Niente oggetti contundenti o armi, siamo bravissimi anche a parole».
Sorrise per smorzare la tensione, ma la frase rivelava una realtà ben diversa.
«Soprattutto con quelle» aggiunse Jade sinceramente contenta di vedere l’amica.
«Tu signorina menti». Haylee le si sedette accanto per guardarla dritta negli occhi. «Non mi chiami mai per parlare con me!»
Le rivolse un’espressione ridicola e triste allo stesso tempo.
«Due minuti!» Dylan imitò l’entrata di Haylee senza nemmeno saperlo, e lo fece per imitare la voce di uno qualsiasi dello staff del programma addetto ad avvisare i partecipanti. «Tenetevi pronti nel dietro le quinte, nei pressi dello studio, tra poco si va in onda!»
Fece ridere tutti di cuore e si avvicinarono al limitare dello studio, pronti per prendere posto sui divani.
«Scusa Haylee, sono stata incasinata beh… sai». Jade indicò Jared con il mento mentre le si avvicinava con lo sguardo sicuro e deciso. «Non è stato facile. Ma giuro che ora che è tutto finito recupererò».
Haylee le sorrise per incoraggiarla e scusarsi allo stesso tempo. «Lo immagino. E anche io non mi sono fatta sentire molto, mi dispiace».
Si allontanò spinta verso Dylan da un altro membro della produzione, ma accanto a Jade si materializzò Jared.
«Scusa» le disse addolcendo l’azzurro degli occhi. «Quando toccherà a noi fidati di me, lasciati andare, sii te stessa e improvvisa. Ok?»
Percepiva la sua speranza, e un po’ della tensione si allentò.
Gli sorrise timida e annuì con tutta la convinzione che provava. Purtroppo non molta.
Sarebbe stato meno peggio del previsto. Tutto sarebbe andato bene.


«Benvenuti a tutti ad “Are you the one?”» esordì Ryan con un sorriso splendente, accomodato su una comoda poltroncina al centro di uno studio televisivo essenziale e non troppo elegante, ma comunque confortevole. «La reunion dopo il programma. In questa rimpatriata abbiamo il cast al completo, e con loro rivivremo e analizzeremo il percorso affrontato dall’inizio del programma fino alla vittoria. Inoltre avremo filmati mai visti e da casa scoprirete se le coppie che si sono formate sono ancora insieme o meno».
La telecamera allargò il proprio campo visivo, mostrando così tre file di divani su cui erano seduti tutti i match perfetti trovati nel programma, e alla destra dello schermo c’erano due sofà su cui, a turno, si sarebbero sedute le varie coppie per analizzare con Ryan il percorso svolto.
Ryan porse delle domande generiche al gruppo e risposero a turno, chiunque avesse voluto dire la propria sarebbe stato il benvenuto. Jade, inaspettatamente, decise di replicare alla domanda riguardo le sensazioni nel programma e alle strategie, stupendo pure se stessa. Tra sé si congratulò per aver combattuto la reticenza per quell’incontro che non aveva desiderato, e si rilassò davvero, godendosi la diretta.
Si voltò verso Jared, accanto a lei, che le strizzò un occhio accompagnato da un’espressione buffa che la fece ridere allegra di nascosto. Rilassò le spalle e abbandonò la tensione che le aveva fatto accumulare l’idea dell’incontro con altri membri del programma. Era convinta che sarebbe stato brutto, in realtà non le importava più molto, aveva capito di aver quello di cui aveva bisogno e non le serviva altro.
Ryan fece altre domande mirate ai ragazzi, poi tornò a concentrarsi su Jade e Jared prima di chiamare ogni coppia sui divani per permettere un focus migliore sulla loro avventura durante il programma.
«E voi, avete intenzione di farvi ricrescere i capelli?»
Jade sbiancò. Non si aspettava una simile domanda. Insomma… era una cosa così piccola da risultare molto personale.
«Ehm, io…» Si girò verso Jared e lui la incalzò con lo sguardo, si sentiva presa alla sprovvista. Ma lui le aveva detto di essere se stessa, quindi di essere sincera, e così avrebbe fatto. «Sì, mi mancano i miei capelli lunghi».
Avrebbe voluto continuare, ma il pubblico scoppiò in un boato di approvazione e un applauso, quasi avesse annunciato di diventare madre, regina o avesse rivelato di essere il nuovo volto della campagna di Victoria’s Secret. In quel momento aveva capito qual era la cosa che più la terrorizzava di quella puntata: lo scontro con la realtà. Nel programma non aveva avuto problemi con telecamere, cameramen o persone della crew, perché non erano mai stati invasivi. Aveva sempre apprezzato il loro modo di porsi così riservato, dopo pochi giorni aveva dimenticato la loro presenza quasi fossero una parte naturale della quotidianità del gioco. 
Invece in studio era diverso. La gente poteva interagire a cambiare le carte in tavola, perché il pubblico parlava, domandava e, soprattutto, pretendeva di sapere ogni minima cosa di loro, in particolar modo se si era il match perfetto di Jared Leto.
Dio, ora che capiva il motivo della tensione accumulata in quella giornata e si sentiva un’emerita stronza nei confronti di Jared. Gli aveva risposto male fin da quando erano giunti agli studi, e non lo vedeva da almeno due settimane dato che era stato in Canada per lavorare a un nuovo progetto cinematografico di cui lei non sapeva nulla. Aveva reagito così perché Jade non sapeva come gestire quella cosa, mentre Jared era abituato, e aveva portato a un’altra lite in camerino poco prima che Haylee vi entrasse.
Scrollò le spalle e decise di affrontare al meglio la cosa. Doveva dimostrare di essere in grado di gestire tutto quello al meglio, era un risvolto del programma e non poteva farsi travolgere da una cosa così stupida. Nonostante tutto doveva a Jared questo, perché lui l’aveva sopportata senza capire il motivo di quella scontrosità.
«Mi piacciono di questa lunghezza, devo essere sincera, ma mi sento più a mio agio con i capelli più lunghi. Non si vede che li sto facendo crescere?» Domandò con un tono fintamente preoccupato per scatenare le risate del pubblico, e questo la seguì.
Dunque se dava loro quello che volevano, avrebbe potuto gestirli al meglio? Interessante. 
Un sorriso soddisfatto e sereno le si dipinse sulle labbra mentre Jared rispondeva alla propria domanda.
«Anche io li sto facendo ricrescere». Fu interrotto da un verso estasiato corale proveniente dalle donne in studio, così ringraziò con quella faccia da cucciolo adulatore che solo lui sapeva fare e rispose con lo stesso suono, scatenando sorrisi estasiati. «Soprattutto perché non so per quanto ancora potrò godermeli. Sto trattando per un nuovo ruolo e, se dovesse essere mio, dovrei cambiare taglio e… colore per esigenze di copione».
Si schiarì la voce e Ryan capì di cambiare argomento, era stato sul vago proprio perché non voleva che ci fossero domande a riguardo e il presentatore colse il messaggio silenzioso del cantante.
Jade, mentre Ryan chiamò a sé la prima coppia, quella composta da Spencer e Daisy, con accanto Drew, dato che faceva parte di quel triangolo a tutti gli effetti, guardò Jared per chiedergli con lo sguardo a cosa stesse alludendo, ma lui le mimò un “Dopo te lo spiego” che chiuse l’argomento.
Si concentrarono sulle persone sui divani per vedere come si sarebbe svolta la questione anche per loro. Venne trasmessa una clip e poi Ryan fece delle domande agli interessati per capire cosa fosse successo in casa e come stessero le cose al momento.
«Fuori dal programma ho capito perché Drew e io non siamo anime gemelle» sentenziò Daisy sicura. «E perché, invece, lo è Spencer».
Ryan alzò le sopracciglia, sorpreso. «Vuoi dire che tu e Drew non state più insieme?»
«No» rispose il professore in tono pratico, come se la cosa non lo toccasse nemmeno.
«E Spencer, quindi?»
Prima che l’interpellato potesse parlare, Daisy raddrizzò la schiena, di colpo in imbarazzo.
«Ecco, io… ho continuato a vederlo e a sentirlo». Divenne rossa ma cercò di non dare peso alla cosa. «Come dicevo prima, ho capito perché dopo un’attenta analisi dello staff è risultato il mio match perfetto».
Il pubblico aspettava in silenzio un approfondimento del tema, era molto interessato.
Daisy espirò, poi si girò verso la propria metà ideale. «Quindi volevo dirti che mi dispiace da pazzi averti trattato male, ma ho capito di aver sbagliato. Se tu me ne dessi l’opportunità, io vorrei recuperare il tempo perduto. Potremmo… provare a frequentarci, una cosa così».
Le grida di approvazione rivolte a Jade prima sembravano timidi bisbigli se paragonati all’ovazione per quella coppia, cosa che ridusse le guance di Daisy color pomodoro. Sembrava una ladra pronta a nascondersi dopo aver compiuto il furto, ma che non sapesse trovare un nascondiglio perché troppo esposta.
«Sì, certo» rispose Spencer con un sorriso di trionfo. Dopo mesi era riuscito a convincerla, non avrebbe perso la sua unica possibilità. «Magari ne parliamo dopo, in privato. Cosa ne dici?»
Si accomodò il collo della camicia cercando di allentare la morsa del colletto, quasi gli mancasse l’aria.
Fortunatamente per loro l’inquisizione terminò e Ryan passò a Drew e Olivia.
Lei iniziò scusandosi con il gruppo per il proprio comportamento orrido, ma Mark sollevò il dubbio di qualche piano vantaggioso nei suoi confronti e il gruppo si mostrò poco propenso ad accettare quelle scuse.
I due interessati dichiararono che tra loro non c’era niente e che dopo il programma non avevano nemmeno tentato di instaurare una relazione, ma la cosa non stupì nessuno. Fu una coppia che rimase poco sotto torchio, lasciando il posto a Larissa e Liam.
Loro, sottoposti alle domande di Ryan, rivelarono che, con molta calma e pacatezza, stavano continuando a frequentarsi e a conoscersi nonostante la distanza. Tutti notarono quanto sembrassero rilassati e affiatati, e in molti ammisero che su di loro non avrebbero puntato alla fine del programma, ma che si erano ricreduti.
Simon e Dakota, invece, erano fermi sulle posizioni assunte durante il gioco: avevano capito perché i test fatti li facessero risultare un match perfetto, però non avevano cambiato idea a riguardo, non provavano nulla l’una per l’altro e non avevano provato a far funzionare la cosa, ma era nata una bella amicizia che li portava a sentirsi spesso e a vedersi quando potevano.
Poi toccò a Haylee e Dylan. La loro rivelazione stupì. Continuavano a stare insieme, ma tra alti e bassi. Nessuno dei due era pronto a cambiare costa per trasferirsi, eppure non riuscivano a stare lontani, quindi passavano più tempo possibile a casa dell’altro prima di separarsi per lunghi periodi, ma erano sempre tesi e finivano per litigare. Si volevano bene ed era sotto gli occhi di tutti, ma non riuscivano a trovare una dimensione in cui muoversi. Giurarono di trovare una soluzione, e si dissero tranquilli a riguardo, non avrebbero permesso a quel problema di mettersi tra loro.
CJ e Annah si sedettero al posto delle altre coppie e parlarono dei propri problemi. Avevano provato a stare insieme, ma poi CJ aveva rivisto la propria ex e, nel giro di pochi giorni ci era finito di nuovo a letto, confessandolo alla povera Annah che apprezzò la sincerità ma chiuse la storia e ogni possibilità di riallacciare i rapporti, dato che CJ sembrava pentito e stava cercando da più di un mese di convincerla a dargli un’altra opportunità.
Dopo venne il turno di Mark e Taylor e la loro storia colpì tutti, soprattutto per i toni scherzosi con cui la esposero. La loro relazione durò poco dopo il programma, ma erano rimasti in buoni rapporti e, data la poca distanza tra le città dei due, continuavano a vedersi spesso. Fu così che, a una grigliata di famiglia a casa di Taylor, Mark conobbe la cugina della ex, Sadie, e iniziò a uscire con lei. I due rivelarono che Mark stava ancora con la cugina di Taylor, mentre quell’ultima aveva conosciuto un collega del propria metà ideale e stava iniziando a provare qualcosa per lui.
Mia e Nick furono i più diretti. Dichiararono che non c’era alcuna relazione tra loro, ma continuavano a fare sesso perché si erano trovati sempre alla grande.
«La verità è che come coppia non riusciamo a trovare un equilibrio». Mia cercò di evitare i dettagli per non turbare il pubblico, ma Ryan sembrava voler approfondire il discorso, così in suo soccorso arrivò Nick.
«Già, oltre a quello a letto, dove c’è un’intesa pazzesca, non riusciamo a trovarci e a funzionare. Quindi va bene così» ammise lui con un sorriso soddisfatto. 
In realtà non era pronti a impegnarsi e quindi preferivano non avere legami, ma aver messo le cose in chiaro tra loro permetteva una certa libertà senza alcun tipo di fraintendimento.
Scott e Leighton vennero lasciati come penultima coppia, questo perché strettamente correlati a Jade e Jared che, essendo la vera attrazione per il pubblico, vennero lasciati come fanalino di coda per portare più ascolti alla rete fino all’ultimo.
Leighton era a suo agio nello studio, ma le sembrava strano parlare dei propri fatti privati, era diverso da mostrarli in diretta come era successo nel programma.
Scott disse che tra loro le cose erano strane. Si piacevano ma si erano già lasciati un paio di volte, a causa di incomprensioni che li avevano portati a reagire in modo irascibile e repentino. Avevano deciso dunque di ripartire da zero con la conoscenza, prendersi la dovuta calma e provare a fare le cose come dovevano al di fuori del programma.
«A che fase siete?» Domandò Ryan curioso. «Sempre se si può sapere»
«Certo» rispose Scott sicuro e allegro. «Siamo alla fase del corteggiamento. Abbiamo notato che durante il gioco non c’è stato, non in modo continuo almeno, ed è questo che ci è mancato. Stiamo recuperando la parte del rapporto che ci è più mancata e che va a improntare un po’ il tipo di relazione che si vuole costruire».
Leighton continuava ad annuire per poi prendere parola. «Siamo due persone alla costante ricerca di certezze e dimostrazioni di affetto, ed è una cosa che nel programma non siamo riusciti a darci, quindi stiamo provando a percorrere una nuova strada che, inaspettatamente, sembra essere quella giusta».
Forse erano all’inizio, ma la voglia di mettersi in gioco e di riuscire era tanta e i compagni di avventura riuscivano a leggerla sui loro volti. Ryan domandò loro degli altri interessi nel reality, e i due risposero che c’erano stati errori di valutazione perché, nonostante fossero persone fantastiche, non erano quelle giuste per loro, ma quando si era coinvolti era difficile dare giudizi obiettivi. Era stato più facile ammettere certe cose una volta fuori dal programma, mentre rivedevano le registrazione delle puntate mandate in onda.
Ryan chiese altro riguardo Jared e Jade, un qualcosa che necessitava anche il parare dei due e la ragazza, dopo aver risposto, si rivolse a Ryan per domandare se, dopo quell’intervento, anche loro potevano ritenersi intervistati.
«Oh no, mi spiace, ma ho tante domande in serbo per voi» disse il presentatore, palesemente divertito dall’agitazione mostrata da Jade. «Vogliamo sapere tutto di quello che vi è successo, non potete scappare».
Sia Jared che Jade risero, ma a lei scappò un suono isterico che di divertente aveva ben poco. Jared le mise una mano sulla schiena e prese ad accarezzarla con dolcezza per tranquillizzarla, ma fu interrotto perché Ryan li chiamò a sedere sul divano al posto di Scott e Leighton.
Jared sembrava rilassato, seduto con un braccio appoggiato al sostegno del divano, in quella camicia azzurra che gli faceva risaltare gli occhi chiari, mentre il sorriso appena accennato era luminoso. Jade, invece, si sentiva sotto pressione, non era pronta a dire cosa aveva fatto con Jared, quante volte e come. C’erano cose che voleva restassero solo loro, perché non era giusto condividere tutto con il pubblico, nonostante li avesse visti avvicinarsi, conoscersi e innamorarsi.
Ecco perché lei, al contrario del cantante, sembrava pronta per il patibolo e non per una semplice intervista.
Forse a causa del fatto che non ne aveva mai rilasciata una, ma l’idea la terrorizzava. Ricordò le parole di Jared di prima, espirò e mostrò il sorriso più rassicurante che avesse, sperando di riuscire nell’intento. 
«Allora, come va?» Iniziò Ryan per dare loro il tempo di rompere il giacchio.
«A meraviglia» rispose pronto Jared. «Un sacco di impegni in giro per il mondo, ma è quello che amo fare. Tu come stai Ryan?»
«Benone. A dire il vero sono indaffarato a condurre una reunion, poi passerò a nuovi progetti, ma non posso dir nulla. Sai com’è». Lo prese in giro, facendo ridere tutti,  prima di riportare l’attenzione su di loro. «E tu Jade, come stai?»
Ok, era arrivato il momento. Doveva essere se stessa, quindi sincera, e tutto sarebbe andato bene. Se la gente l’avesse odiata o non avrebbe apprezzato le sue risposte se ne sarebbe fregata. Conscia di quel concetto, rispose schietta e divertita.
«Diciamo che avrei preferito lavorare a qualche nuovo progetto o essere in pigiama sdraiata sul divano, in questo momento, ma non mi lamento». Regalò un sorriso timido che sciolse il pubblico, facendolo ridere di gusto.
«Sai, dunque, che vi tartasserò finché non ci direte tutto di voi?» La stuzzicò Ryan senza perdere l’ironia.
«Immaginavo… e non sono pronta!» 
«Dai» la incoraggiò il presentatore «una domanda facile, quella che è diventata di routine per tutti: come sono andate le cose tra voi?»
Jade e Jared si guardarono e strabuzzarono gli occhi prima di girarsi verso di lui, più strani rispetto a prima. Jade di sicuro era imbarazzata, mentre Jared scacciò l’incertezza con una risata.
«Benone» si interruppe per mettere l’altro braccio sullo schienale basso dietro di sé verso il posto di Jade. «Così bene che dopo… due settimane mi ha lasciato».
Jared non aggiunse nulla per gustarsi l’effetto delle parole sui presenti, mentre Jade sembrava seduta su un divano di chiodi incandescenti.
Il pubblico e gli altri ragazzi si lasciarono andare a espressioni di sorpresa e sconcerto, non si aspettavano una simile dichiarazione.
«Cosa?» Domandò Ryan senza parole. «Davvero? Ma di lì a poco non era il tuo compleanno?»
«Già, infatti ha aspettato qualche giorno, ho passato l’ultimo dell’anno a disperarmi perché non capivo cosa fosse successo» replicò Jared con un autocontrollo che fece ridacchiare il pubblico. Dio, si vedeva quanto adorasse parlare e gestire una situazione come più lo aggradava, era tipico di Jared e Jade dovette trattenere una risata, perché lei stessa era rimasta ammaliata dai modi di fare di lui.
«Un bel regalo il tuo, insomma». Le si rivolse Ryan in modo da darle la parola.
Jade sapeva di dover chiarire la situazione prima che il pubblico, soprattutto quello femminile, tentasse di lapidarla in diretta. Sarebbe stato un modo facile per far salire lo share, ma di sicuro il comitato genitori non avrebbe approvato. 
Per fortuna, si trovò a pensare.
«Si beh, ora non esageriamo, non è stato a casa a strapparsi i capelli. Come potete vedere li ha ancora tutti in testa». Lo indicò per mostrare quanto avesse ragione e, cercando di far rilassare il pubblico, teso come una molla per ciò che il cantante aveva appena detto e avido di scoprire la verità a riguardo, riprese il discorso. «Comunque Jared tende a esagerare. Insomma, sono stata travolta dalla sua vita fatta di impegni, conferenze stampa, assemblee con il proprio staff e mille altri progetti. Per quanto cercasse di coinvolgermi e incastrarmi tra i vari appuntamenti non riuscivo a sentirmi a mio agio in tutto quello, come se non avessi un posto definito».
Sorrise serena, contenta di aver placato gli sguardi truci delle persone sedute davanti a lei. Era come se fossero stati pronti a saltarle al collo per aver sprecato quella possibilità, ma dopo le proprie spiegazioni sembrarono tutti più indulgenti, quasi avessero compreso le ragioni dietro a quel gesto e si fossero immedesimati in lei.
«Dunque non state più insieme?» Chiese Ryan serio e concentrato, facendo calare di nuovo il silenzio in studio.
«Secondo te l’ho lasciata andare con tanta facilità? Ti sembro il tipo?» Jared rispose con lo stesso tono usato da Ryan. Sapeva che non era facile convincere la gente dei propri sentimenti, dato che aveva passato più tempo a respingerli che a conviverci e accettarli.
«No, affatto» convenne il presentatore con fare sicuro.
«Appunto. Avevo bisogno di tempo per ridistribuire i miei tempi e gli impegni. Era da tanto che non avevo una persona accanto e non ricordavo come potesse essere avere situazioni da condividere. Così ho aggiustato il tiro e sono andato alla carica». Abbozzò un sorriso, ma era terribilmente serio nel raccontare i fatti, cosa che fece intendere a chi lo stava guardando la propria sincerità. «Sapevo che Jade era spaventata. Era un’opzione che dentro la casa l’aveva terrorizzata, figurarsi fuori, trovandosi a viverla senza averla cercata».
Jared smise di parlare, aspettando che fosse Ryan a gestire la situazione, dato che era il suo ruolo, e che coinvolgesse Jade, perché erano entrambi protagonisti e non era giusto che lui parlasse per tutti e due.
«E quindi? Come è andata a finire?» Ryan si rivolse a entrambi, ma l’importante era avere una risposta chiara a riguardo.
«Ehm… ho ceduto» ammise Jade in imbarazzo, un sorriso intenerito e le guance rosa.
«Dopo un bel po’» aggiunse Jared mentre annuiva e rideva sotto i baffi, quasi si divertisse a prenderla in giro.
«Sì, ok, è vero. Ma il concetto è che mi ha convinta. Mi ha dimostrato che mi voleva accanto a sé, e che aveva fatto di tutto per far sì che ogni aspetto della sua vita collimasse con l’altro. Non ero sicura, avevo il timore di essere risucchiata dal suo stile di vita ed essere sopraffatta dal suo lavoro, ma dopo che mi ha mostrato quanto impegno ci stesse mettendo per far funzionare tutto non ho potuto far altro che ricredermi». 
Ricordava quei giorni come se fosse ieri, anche se erano passati più di sei mesi, dato che era giugno. Jared le era girato attorno in modo nervoso, quasi avesse avuto paura di romperla o scalfirla. Sembrava sempre combattuto tra il voler coinvolgerla nel caos della propria vita ed evitare di sovraccaricarle le spalle con tutti i pesi che lui era abituato ad avere su di sé. Non voleva spaventarla, ma alla fine aveva rischiato di perderla nel tentativo di proteggerla.
Era stato strano anche il loro modo di rapportarsi fuori dal programma. Senza telecamere attorno si sentivano più liberi, eppure il modo di Jared di proteggere Jade li aveva portati ad allontanarsi a livello fisico, tanto che non avevano mai provato a fare sesso, prima della rottura. 
Soltanto quando aveva tentato di riprendersela era riuscito a cedere, ma era stato il coinvolgimento della situazione. Era andato a casa di Jade a Santa Monica, e l’aveva trovata con addosso i pantaloncini che spesso le aveva visto addosso nel programma come pigiama, una maglietta con una stampa di Lady Gaga, un barattolo di gelato in mano e i capelli raccolti in uno chignon sopra la testa.
Jared si era presentato armato di quegli occhi di ghiaccio – arrabbiati, freddi e decisi – che tanto piacevano a Jade perché era il modo di lui per esprimere interesse e determinazione nel riprendersi ciò che voleva, e voleva lei.
Jared fece di tutto per convincerla a ritornare sui suoi passi, ma Jade era già pronta ad arrendersi a lui solo per il fatto che fosse andato fino a casa sua e non l’avesse lasciata scappare. Aveva amato come Jared avesse lottato per lei, ecco perché non l’aveva interrotto, eppure non gliel’avrebbe mai detto.
L’aveva baciato e gli aveva detto che avrebbe dovuto smettere di proteggerla dal suo mondo, perché Jade era in grado di salvarsi benissimo da sola. Aggiunse che non era fatta di cristallo e non doveva aver paura di romperla e spezzarla, doveva comportarsi come il Jared che aveva imparato a conoscere e ad amare in quel tempo, lo stesso che si era mostrato entusiasta del compleanno passato prima in famiglia e con gli amici, e poi trascorso con quegli ultimi e Jade in un parco divertimenti.
Jared, libero dal timore di urtare la sua sensibilità, aveva iniziato a baciarla con desiderio e un pizzico di eccitazione che fecero capire a Jade che, finalmente, avrebbero avuto entrambi ciò che volevano, ovvero un rapporto senza limiti, preoccupazioni o paure. Sarebbero riusciti a viversi nella loro totalità e sarebbe bastato per andare avanti e affrontare tutto.
Fu quella la sera in cui fecero l’amore per la prima volta, con Jared che aveva iniziato a spogliare entrambi sul divano, preso dalla foga del momento, ma che si era interrotto per poter rallentare i tempi e assaporare tutto con la dovuta calma, perché Jade meritava il meglio. Senza dire nulla l’aveva presa tra le braccia e condotta nella camera da letto, voleva fare le cose per bene. 
«Quindi ora tutto ok?»
Ryan aveva riportato Jade al presente, facendola arrossire per aver ripercorso gli ultimi sette mesi ed essersi soffermata su come erano riusciti a trovare ogni tipo di intesa con i loro tempi.
«Certo, tutto a posto». Gli rispose con un sorriso brillante e caloroso mentre incrociava le gambe e metteva le mani sul ginocchio.
«Bene. È bello vedere che il programma funziona anche per le persone più ostiche come Jared Leto». Per Ryan era diventato facile scherzare, dato che Jade e Jared si prestavano volentieri all’ironia. «Ma ora mandiamo una clip con un riassunto dei vostri momenti in casa e parliamo dell’esperienza che vi ha portati fino a qui».
Non attese risposta e fecero partire un video con alcuni dei loro momenti in casa. Se Jade pensava la cosa potesse innervosirla, invece contribuì a far sciogliere i nervi e a commuoverla. Non aveva rivisto le puntate, anche se le sue amiche le avevano registrate, ma a vedersi da fuori con Jared sembrava scontato evincere quanto fossero in sintonia, coinvolti e fossero fatti l’uno per l’altra. Se l’avesse saputo avrebbe chiesto un video verso la fine del programma, tutto sarebbe stato più semplice.
Era sorpresa e piacevolmente colpita, oltre che commossa, non si aspettava un tale impatto emotivo nel rivedere se stessa, soprattutto perché quelle situazioni le aveva vissute davvero.
Le luci in studio si riaccesero e Jared, dopo aver tolto la mano dalla sua coscia e averle strizzato un occhio, si rivolse alla telecamera.
«Ah, molto simpatici. Ho apprezzato davvero la soundtrack del filmato. Non pensavo che i One Direction avessero scritto una canzone su di me» disse Jared con fare sarcastico.
Doveva ammettere che “They don’t know about us” del gruppo inglese ben si addiceva al rapporto con Jade e al fatto che nemmeno gli altri attorno a loro si fossero resi conto delle potenzialità della coppia fino all’ultimo, ma l’accostamento gli sembrava comunque esagerato, anche se pertinente.
«Era… adatta» continuò Ryan con ironia. 
«Ma veniamo a voi. Come mai questa amicizia? E, soprattutto, perché rifiutare altro con tutte le vostre forze? Siete arrivati a tanto così dal non riuscire a recuperare il vostro rapporto». Per esplicare il concetto mise il pollice e l’indice vicini, giusto per quantificare uno spazio piccolissimo. «Avete fatto soffrire il pubblico. E anche me, se volete saperlo».
Si guadagnò gli applausi e le risate dei presenti in studio, segno che avevano condiviso con lui quella sofferenza.
«Io avevo paura di perderlo. Avevo sbagliato non dicendogli la verità riguardo alla domanda ripresa dalla conversazione con Scott, quindi la mia posizione era a rischio… ero convinta che per me fosse già tanto averlo come amico, e avevo investito tanto in quel rapporto affinché funzionasse e io non mi facessi idee sbagliate su di lui, non potevo pensare di perderlo, e ho supposto di poter risolvere la cosa dopo la fine del programma, con la giusta riservatezza» rispose pronta Jade a riguardo.
Dopo il programma lei e Jared si erano confrontati a riguardo, e non si erano risparmiati sull’argomento. Erano partiti dalla loro prima conversazione, quella che aveva portato alla loro amicizia, fino alla scelta della decima puntata. Avevano analizzato ogni comportamento e dichiarato cosa celasse ogni ragionamento o gesto, chiarendo una volta per tutte le loro posizioni in modo che tra loro non ci fossero segreti.
«Io invece mi sono ritrovato a mettere in gioco le mie stesse parole, e ci ho messo tempo per ammetterlo. In alcune interviste ho dichiarato che non avrei avuto problemi a uscire con una echelon, e ne ero convinto. Poi, però, essere consapevole che una echelon potesse essere la mia anima gemella mi ha spaventato, soprattutto perché io non sapevo nulla di lei, ma lei moltissimo su di me» disse Jared pacato e serio, cercando di spiegare al meglio la posizione assunta all’inizio del programma, sporgendosi in avanti con il corpo – i gomiti sulle ginocchia – per mostrare la propria predisposizione a parlare. «Di solito sono una persona che ha occhio per le cose, e dovermi ricredere non fa parte del mio carattere, ci ho messo un bel po’ a scendere a patti con la cosa, ammettere di essermi sbagliato a tagliarla fuori, dato che è stata l’unica ragazza con cui io sia stato me stesso, nel bene e nel male».
Le confessioni lasciarono il pubblico senza parole. La gente che seguiva il programma aveva avuto molto più chiare di loro le dinamiche tra i due, ma sentire i diretti interessati dare conferma ai dubbi del pubblico era una liberazione.
Ryan approfittò del silenzio per fare un’altra domanda.
«Hai parlato più volte delle aspettative che avevi su di lui». Si rivolse a Jade, voleva approfondire con lei un argomento che più volte aveva sollevato nel programma e che riguardava la percezione del proprio idolo da parte della fan. «Come sei riuscita a capire che delle idee che avevi su Jared non c’era poi molto nei sentimenti che provavi? È una cosa su cui hai insistito nelle ultime settimane nei discorsi con gli altri concorrenti e con Jared stesso».
Jade si mosse sulla seduta, drizzando la schiena per mostrarsi sicura di sé. Conosceva bene la risposta.
«Beh, era diverso da come me l’ero aspettata, ma comunque più simile all’idea che avevo di lui di quanto pensassi. Comunque è meglio per come si è mostrato, perché è reale, e quindi meglio di come mi fossi immaginata, perché quella era solo una proiezione della mia fantasia». Gesticolò coinvolta per cercare di spiegarsi al meglio, era tutto un muovere le mani attorno alla testa e davanti a sé, presa dalla propria risposta. «Il sentimento che si è creato verso Jared è nato dalla conoscenza della persona che ho avuto l’opportunità di scoprire in casa, le idee che mi ero fatta su di lui prima sono state completamente soppiantate da quello che era in realtà».
La gente applaudì per farle capire quanto avesse apprezzato le sue parole, così Ryan approfittò del clima ormai disteso per parlare di altri argomenti riguardanti le settimane durante la registrazione del programma, domande a cui sia Jared e Jade risposero con dovizia di particolari, senza mai tirarsi indietro.
«Quindi abbiamo finito?» Domandò Jade dopo quello che le sembrava un tempo ragionevole sotto i riflettori, facendo ridere tutti. Dopo essersi rilassata era scesa l’adrenalina e sembrava che la stanchezza l’avesse investita senza sconti.
«Nemmeno per sogno» disse Ryan allegro. «Ora passiamo al dopo. Vogliamo conoscere i dettagli del vostro rapporto. In fondo siete l’unica coppia ad aver retto dopo la fine del programma, i soli ad aver avuto un rapporto costante, dato che vi siete lasciati subito dopo e per così poco tempo che non sembra valere come una vera rottura».
Jade e Jared gli sorrisero in attesa della prossime domande, così Ryan si guardò in giro con fare circospetto e cospiratorio per poi rivolgersi al cantante.
«Matrimonio?» Ryan sollevò un’esclamazione sorpresa ed eccitata proveniente dal pubblico così, prima di lasciare la parola a Jared, cercò di spiegare la propria domanda. «Insomma… state insieme e siete anime gemelle… e tu non sei più così giovane. Per quanto non lo dimostri, certo».
Jared, per nulla offeso dal riferimento alla sua età o da una simile domanda, rise divertito. La verità era che, quella scossa, era Jade, che fissava il vuoto davanti a sé con occhi sgranati, con la stessa gioia di una persona che stava per essere immersa in un calderone di acqua bollente. Era quella reazione terrorizzata a divertirlo davvero.
«Oh no, so che di solito la coppia collaudata grazie al programma arriva con il colpo di scena finale, ma non sono il tipo» rispose ripensando alla coppia della prima edizione, che aveva fatto la proposta in diretta. Una cosa che lui non avrebbe fatto nemmeno sotto tortura. «Al momento potrei chiederle: Ti va di non sposarmi con l’anello che non ho mai pensato di regalarti?»
La domanda fece sbellicare il pubblico per il tono improvvisato – e soprattutto voluto – da Jared, cosa che fece riprendere Jade dalla catarsi di terrore appena vissuta. Lo guardò allegra, come se avesse capito il gioco di Jared: buttare sul ridere la cosa per non rivelare la verità.
Non avevano mai parlato di un passo così importante, anche perché stavano insieme da pochissimo tempo, nonostante avessero la certezza di essere fatti l’uno per l’altra, non era un argomento da prendere in considerazione al momento, anche perché stavano bene così, ognuno con la propria libertà nel rispetto dell’altra persona. 
Espirò e sorrise sicura.
«È sempre stata la mia più grande ambizione quella di non sposarmi, quindi non accetto volentieri!» Forse non aveva nemmeno senso come risposta, ma il pubblico e i compagni di quell’avventura sembravano apprezzare il loro senso dell’umorismo. Avrebbero potuto continuare così in eterno, per loro era abitudine avere lunghi scambi di battute ironiche, non era un problema. In fondo avrebbe davvero dato al pubblico uno scorcio di come poteva essere il rapporto tra lei e Jared, senza però scendere nei dettagli, e la cosa le stava più che bene.
«Scherzi a parte, non sono il tipo a cui piacciono vincoli o definizioni. Noi sappiamo in che direzione va il rapporto e tanto ci basta» riprese un po’ più serio Jared, smorzando subito quel tono continuando in modo più sarcastico e allegro. «Mai dire mai, ma per ora non è contemplato. Ho i miei tempi, e al momento è come se Jade fosse arrivata al grado dopo “sconosciuta” nella scala delle mie relazioni sociali».
Appoggiò una caviglia sul ginocchio per accomodarsi sulla seduta, a proprio agio. 
Jade, fingendo un’espressione contrariata per quella definizione, decise di passare al contrattacco. Le piaceva prendersi gioco di Jared, in fondo faceva parte della normalità della loro relazione, la divertiva poterlo fare davanti a tutti senza che lui ricorresse alla sua acidità, sempre fittizia, per mettere fine a quello scambio.
Quando le fan lo chiamavano Divah non avevano tutti i torti.
«Già, tralasciando il fatto che sembra davvero prematuro anche solo immaginare una cosa simile, per quanto il bianco mi doni, ci tengo a sottolinearlo» precisò Jade con fare cameratesco rivolta al pubblico. «Non è un anello che definisce un rapporto come il nostro. E poi è vero, Jared ha i suoi bioritmi. Per esempio: mi ha fatta entrare in casa sua solo settimana scorsa, e ho potuto vedere soltanto la cucina, il bagno degli ospiti e il salotto, ma non mi ha dato il permesso di sedermi sul divano. Capite? Una cosa alla volta».
Mise enfasi alla frase con gesti delle mani, così il pubblico passò dall’espressione trasognata per la frase sull’anello alla risata esplosiva per il finale del suo discorso.
«Wow Jade, e tutto questo spirito dove l’hai nascosto durante il programma?» Ryan era entusiasta. Aveva un sacco di domande da fare a entrambi, eppure sembrava avessero messo in piedi il proprio show personale che, per quanto fosse sfuggito di mano al presentatore, stava venendo pure meglio di quanto avesse immaginato il momento con Jared e Jade.
«Beh, ammettiamolo, sta con un attore» si indicò Jared prima che lei potesse prendere parola «formato nelle migliori scuole di recitazione. Ha un buon maestro a sua disposizione, se non il migliore».
Jade minimizzò la frase del cantante con un gesto della mano davanti al viso mentre soffiava, quasi avesse voluto scacciare una mosca.
Si rivolse al pubblico come se gli stesse raccontando un segreto. «Parla così per invidia, perché lui ha studiato per essere così sarcastico mentre per me è una dote naturale».
Annuì convinta e si prese il favore del pubblico, mentre vedeva Jared fingere indignazione davanti a quel voltafaccia di massa.
«Ti ha cambiata lui?» Si intromise Ryan, cercando di riportare l’attenzione sull’argomento che lui stesso aveva sollevato prima che Jade e Jared partissero a briglia sciolta.
«In verità non sono diversa o cambiata, sono sempre stata così, soltanto che non l’ho mai dimostrato, non ci riuscivo in casa… ero troppo irrequieta. È come se ora, per interpretare la tragicommedia che è la mia vita, avessi trovato la spalla giusta con cui dividere il palco».
Dal pubblico si levò un coro sognante e traboccante dolcezza.
La verità era che anche Jared, dopo che era riuscito a riprendersela, aveva indagato sulla provenienza di quel sarcasmo, così Jade gli rigirò la domanda, chiedendo perché in casa l’ironia di Jared non fosse brillante come fuori. Entrambi, nel confrontarsi, si resero conto che durante il programma non erano rilassati a causa di quel sentimento latente che avevano sviluppato nei confronti dell’altro, lasciandoli entrambi insoddisfatti. Era stato facile riguardarsi indietro, una volta fuori dal gioco, e spiegare le proprie sensazioni, riuscendo a dare un significato a ogni gesto. Avevano sprecato del tempo che avevano tutta l’intenzione di recuperare, non sarebbero stati così stupidi da rifare due volte lo stesso errore.
«Coprotagonista». La corresse Jared, impassibile. Spalla lui? Il suo ego non l’avrebbe mai accettato, soprattutto dalla persona che vedeva come proprio pari.
«Coprotagonista». Jade aggiustò il tiro prima di riprendere: «È quella persona che è riuscita a tirare fuori il meglio di me, prima del peggio, senza che nemmeno sapessi di averlo».
La gente li guardava trasognati, soprattutto dopo che si scambiarono uno sguardo di intesa, accompagnato da un sorriso appena accennato, che fece capire a tutti, in studio e non, quanto fossero affiatati e innamorati. Non c’era bisogno che lo ammettessero con dichiarazioni esplicite o eclatanti, nonostante non si fossero scambiati effusioni o non tenessero i corpi a stretto contatto, ogni gesto fatto nei confronti dell’altro valeva più di mille discorsi.
«Tua madre è sempre stata importante per te, Jared, tanto che hai partecipato al programma per farla felice. Come ha accolto Jade?» Ryan aveva ancora qualche curiosità da levare al pubblico, così aveva pescato una domanda che più volte era stata recapitata alla redazione, un argomento che univa il passato del gioco con il presente, dato che Jared non avrebbe mai messo da parte la madre, nemmeno per un’altra donna importante da accogliere nella sua vita.
«Oh, bene. Non si sono ancora incontrate e già la detesta» continuò con sarcasmo lui, ormai ci aveva preso gusto. Si divertiva a sfoggiare il sorriso strafottente che tanto faceva breccia nel cuore di gran parte del pubblico.
«Non è vero, mi adora. Dice questo a causa della gelosia. Constance vuole più bene a me che a lui, e Jared lo sa benissimo». Jade raccontò un altro tipo di verità a riguardo. «Mi ha anche chiesto come riesco a tenergli testa, ma certe cose è meglio che le mamme non le sappiano».
Poi si mise la mano sulla bocca e si piegò su se stessa prima di scoppiare a ridere di gusto. Non intendeva quello, anche se il sesso era un’arma aggiuntiva degna di nota, ma in realtà si riferiva al fatto che era meglio che le mamme non conoscessero i trucchi delle fidanzate dei figli, se non queste ultime non avrebbero avuto ragione d’esistere.
Anche se, doveva ammetterlo, da quanto stava con Jared aveva una vita sessuale molto attiva, una cosa che non le era mai successa nemmeno intorno ai venti anni, quando in teoria si raggiungeva il picco massimo per quanto riguardava il numero di prestazioni.
«Tengo a precisare che non abbiamo mai fatto sesso» disse Jared sempre molto composto, trattenendo il divertimento, come se avesse parlato delle previsioni del tempo.
«Già, avete presente i tempi di cui parlavo prima?» Si accodò Jade per evitare l’argomento. «Appunto…»
Il pubblicò rise a crepapelle, lasciando il tempo però a Jared di aggiungere altro.
«La verità è che lei è vergine. E vuole aspettare il matrimonio per concedersi». 
A Jade ricordava il Jared delle interviste del periodo di This Is War, riusciva a vederlo con la cresta bionda e pomgranate sulla testa e un paio di occhiali così tamarri che poteva aver rubato solo a Shannon, e l’immagine la fece sorridere, oltre che riempirle il cuore di gioia, perché in fondo sapeva che Jared non era cambiato nonostante il tempo fosse trascorso.
Era uno dei motivi che l’avevano spinta a innamorarsi di lui.
«Capite i problemi alla base di questa relazione? È un circolo vizioso» concluse Jade con fare solenne e concitato.
Ryan era divertito, non riusciva a credere alle sue orecchie. In casa avevano mostrato del potenziale, ma vederli interagire a quel modo era una delizia per gli occhi, e un metodo per evitare la tristezza.
«Parli di problemi mentali, vero? Perché a giudicare da come interagite ne avrete parecchi». Si intromise, conscio che non sarebbe più riuscito a contenerli e che, dunque, sarebbero giunti alla fine.
«Ovvio» convenne Jade seria, anche se non riuscì a nascondere il bagliore allegro nei propri occhi.
«Non puoi immaginare quanti». Si accodò Jared annuendo e facendo muovere così i capelli.
«È sempre così tra voi?» Domandò Ryan, ormai curioso.
«Sempre» affermò lei convinta.
«No dai» concluse Jared con un sorriso davvero contagioso. «Di solito è pure peggio. È il nostro segreto».
Le mise un braccio attorno alle spalle mentre il pubblico li sommergeva di applausi e le baciò la testa, orgoglioso di come avesse affrontato quel momento così difficile per lei.
«Sei stata meravigliosa» le mormorò tra i capelli affinché lo sentisse solo lei.
«Merito di chi mi ha reso così». E gli diede un bacio sulla guancia.
«Bene, direi che abbiamo finito il tempo a disposizione, sviscerato ogni argomento e rivelato più gossip possibili su ogni coppia. È tempo di salutarci» disse Ryan ringraziando con lo sguardo ogni componente del cast. «Questo è Are you the one?, la reunion, e vi auguriamo una buona serata. Rimanete con noi anche la prossima edizione, non ve ne pentirete».


 
*


«Oddio, che belle cose hanno detto» sospirò Constance mentre Ryan salutava i telespettatori. Erano le sette di sera ma si sentiva piena di forza dopo i discorsi del figlio e della ragazza. Più li vedeva insieme e più si convinceva che fossero fatti l’uno per l’altra.
«Mamma, parli del sesso?» La stuzzicò Shannon fingendo un’ingenuità che non gli si addiceva. «Guarda che non è vero. Li ho beccati una volta, e devo dire che sono rumorosi e molto passion…»
«E smettila!» Lo interruppe lei, contrariata. Non voleva conoscere nei dettagli tutti gli aspetti della vita dei figli, né tantomeno aveva frainteso le parole appena sentite. Forse Shannon si dimenticava che era più vecchia di lui e suo fratello, ed era l’unica – lì dentro – ad aver avuto figli, quindi sapeva come si concepivano i bambini. «Non sono mica scema, so di aver messo al mondo due maniaci sessuali, comunque parlavo del resto».
Lo mise a tacere parlando quasi esplicitamente di sesso, sapeva che il discorso inibiva Shannon, se affrontato con la propria mamma. Secondo lui da chi aveva ereditato la furbizia?
Dilettante.
Sorrise compiaciuta.
«Di come si sono detti coinvolti, dell’intesa trovata e dimostrata senza discorsi ridondanti e ridicoli, di come hanno dimostrato di tenerci e rispettarsi, e di come Jade sia riuscita a esternare i propri pensieri senza, però, esporsi troppo». Vicki arrivò in soccorso della donna con la bocca ancora mezza piena di marshmallows.
Erano a casa di Shannon, ma adorava il fatto che riservasse agli ospiti un trattamento da grand hotel. Sul tavolo basso tra la TV e il divano c’erano caramelle, cioccolata, pop corn e altre schifezze che erano così invitanti da aver indotto i quattro a spazzolare gran parte del cibo.
«Jade, quanto mi piace quella ragazza!» Continuò Vicki imperterrita e trasognata.
Tomo si girò verso Shannon per mimargli un “Donne” seguito dal gesto di una rotella fuori posto accanto alla tempia, vedere che l’amico lo sosteneva con un silenzioso assenso gli fece capire di non essere solo.
«Anche a me» cinguettò Constance entusiasta. Era felice che ci fosse un’altra donna con cui parlare lo stesso linguaggio, dialogare con Shannon di certi argomenti era come affrontare un discorso delicato con uno schiacciasassi. «Sono proprio contenta che sia lei la ragazza giusta per Jared, con lei è un uomo nuovo».
Shannon alzò gli occhi al cielo. Da quando avere una ragazza faceva rientrare il figlio nella categoria “preferito”? Non lo trovava giusto.
«Diciamo che ha smesso di avere il ciclo perenne». Gracchiò con una punta di irritazione, sottolineando la sacrosanta verità, perché Jared era così acido, di solito, da sembrare sempre mestruato.
«Shan, sei per caso invidioso perché tuo fratello batte chiodo e tu, invece, sembri… battere la fiacca?» Lo schernì Tomo, divertito da quell’inversione di ruoli. Non che Shannon al momento non se la spassasse, ma sembrava che la cosa non lo divertisse più come prima, di fatto non lo si vedeva più in giro con la prima sgallettata che gli capitava a tiro. Non era da lui.
«Sei un amico, davvero». Lo guardò di sbieco, regalandogli uno sguardo inceneritore.
La verità era che non stava battendo la fiacca. In realtà, quando erano stati in tour a marzo, una notte aveva conosciuto una ragazza, e semplicemente le cose erano cambiate. L’aveva fatta avvicinare da qualcuno della crew per dirle che Shannon voleva passare del tempo con lei, quindi se poteva lasciare il proprio numero. Passare del tempo con lei era da tradurre con la parola sesso, e se non avesse voluto dare il meglio di sé avrebbero potuto aggiungere anche la parola orale e chiudere in bellezza il tempo che avrebbe dedicato a quella ragazza. Peccato che non andò affatto così.
Poco dopo essere stata richiamata, Elle si era presentata da Shannon per dirgli di persona che lo ringraziava di cuore dell’opportunità che voleva regalarle – perché sapeva che sarebbe stato del fantastico sesso – e che era lusingata che tra tante ragazze avesse notato proprio lei e l’avesse voluta fino al punto di farla chiamare, ma Elle non era una ragazza simile, così declinò l’offerta.
E Shannon si ritrovò senza sesso e senza altro da fare, ma aveva apprezzato la schiettezza di Elle, tanto da chiederle di passare la serata con lui, senza immischiare il sesso. In effetti l’idea di conoscerla lo stuzzicava, perché la ragazza si era rivelata subito ironica e con la risposta pronta.
Elle aveva accettato e avevano finito per girare tutta la notte in quella città arida e colorata alla ricerca di qualcosa di diverso mentre si conoscevano. Fecero un giro in un grattacielo alto, un salto in un parco divertimenti ancora aperto, una tappa in un locale dove c’erano alcuni della crew a scatenarsi e mangiarono lungo il porto dei waffle e dei pancake preparati per l’imminente colazione, perché erano riusciti quasi a vedere l’alba.
Shannon l’aveva salutata stanco ma felice, e le aveva dato un bacio. Si erano separati con la promessa di tenersi in contatto e vedersi quando lei avrebbe avuto l’occasione di andare a Los Angeles, dato che era belga ma la società per cui lavorava la mandava spesso nella città degli Angeli, ma Elle dopo poche ore si era presentata sotto l’albergo di Shannon dicendo che, per quanto le sembrasse un discorso stupido, non riusciva a pensare di sprecare altro tempo così, separati. Lui l’accolse in stanza ancora assonnato e le concesse del sesso con la consapevolezza che era di più di un semplice sfogo o un atto di conquista, perché tra loro era scattata una scintilla d’interesse.
Le era mancata, ma due settimane prima Elle gli aveva scritto che l’avrebbero trasferita a Los Angeles in pianta stabile, e a Shannon era scappato un sorriso.
Era terrorizzato dall’idea del legame che aveva sviluppato con una persona che non conosceva, ma c’era un qualcosa che gli diceva di fare un tentativo, perché c’erano esperienze e persone che valevano la pena di essere vissute.
Tomo e Jared sapevano di Elle, ma pensavano fosse una ragazza come tante, il divertimento di una sera. Nessuno sospettava che fosse diventata qualcosa di più in così poco tempo, e Shannon era sicuro di tenere la questione per sé ancora un bel po’ di tempo. Non era pronto a condividerla con qualcuno, soprattutto prima di aver capito cosa lui stesso volesse da lei e dal loro rapporto, qualunque esso fosse.
«Non puoi farti presentare una cugina o un’amica? Così ti sistemi anche tu e non devo costringerti a partecipare alla prossima edizione». Constance gli regalò un sorriso diabolico, anche se sapeva che Shannon non avrebbe ceduto davanti alle sue moine come Jared.
Come avrebbe potuto risponderle senza svelare che, in realtà, non aveva bisogno dell’aiuto altrui per trovare una ragazza a cui dedicare tutta la propria attenzione?
«Certo, perché no? Però le concedo al massimo due appuntamenti. Nel primo ci conosciamo, e nel secondo… beh, il verbo finisce allo stesso modo, ma lascio scegliere a te come completarlo, anche se il concetto è sempre quello».
Esatto, con del sarcasmo. Ironia. Umorismo. E avrebbe potuto continuare con tutti i sinonimi del mondo, ma quella risposta lo avevo soddisfatto e aveva sorriso beffardo alla propria madre.
«Sei disgustoso» rispose pronta lei.
«No, sono Shannon, tuo figlio». La prese in giro con fare rammaricato. «È sempre bello essere apprezzati dalla propria madre».
Tomo rise sotto i baffi e Vicki si lasciò sfuggire un “tipico suo” mentre alzava gli occhi al cielo. 
Il chitarrista si divertiva a vederli interagire, perché era sempre uno spasso, però non sarebbe intervenuto, troppo consapevole di rischiare di essere l’unica vittima tra due fuochi. No, era meglio godersi lo spettacolo e lasciare che si scannassero tra loro. 
«Potresti almeno provarci». Constance rimbeccò Shannon con aria combattiva, segno che non voleva lasciar perdere.
«Non mi piacciono queste cose, lo sai». Cercò di tagliare corto lui, stufo di ripeterle che lo stesso approccio avuto con Jared non avrebbe funzionato con lui.
Tomo capì di potersi immettere nella conversazione e fare da paciere, ma solo per il senso del dovere scaturito dall’essere amico dell’uomo di quarantacinque anni in pericolo, quello che tra i due avrebbe sicuramente avuto la peggio.
«Già Constance, in fondo si sa che Shan è da sempre innamorato di me. Ho cercato di fargli capire come la penso a riguardo sposando Vicki, ma lui non ne vuole sapere, non riesce a fare a meno di me». Tomo si atteggiò come un pavone, quasi avesse voluto dimostrare che le attenzioni del figlio maggiore di Constance fossero del tutto motivate.
Shannon, in risposta, arricciò le labbra nella direzione dell’amico e finse di desiderare un bacio.
«No, mi dispiace». Continuò Tomislav. «C’è mia moglie e ho occhi solo per lei».
Per sottolineare il concetto si protese un po’ di più sul divano e abbracciò la moglie prima di baciarla ripetutamente sulla bocca. Tanti teneri baci che la fecero ridere e arrossire. Per quanto fossero solo in pochi gli spettatori e fossero persone fidate, Vicki non amava le smancerie in pubblico.
«Non subisci nemmeno il mio fascino animale? Insomma, tu vai pazzo per gli animali!» Replicò allibito e disperato Shannon, felice che il tentativo dell’amico avesse funzionato, dato che sua madre li osservava divertita senza riportare l’argomento sulla questione “relazione stabile”. «Se fosse così sarebbe davvero un grave colpo per il mio ego»
«Se con fascino animale intendi l’odore che emani e che chiede a gran voce di essere messo a tacere con una doccia, beh… lo stiamo subendo tutti». Vicki sfoggiò il proprio sorriso perfido, quello che la faceva sembrare un ragazzino che aveva appena combinato un disastro di medie dimensioni a cui sarebbe stato perdonato tutto.
Fece ridere gli altri e imbronciare Shannon.
Certo, lui era l’intrattenitore della serata e non solo aveva dovuto sorbirsi la ramanzina della madre, ma si era pure sentito dire che puzzava.
Oltre il danno, la beffa.
«Siete senza cuore» e li guardò tutti con occhi truci. «E comunque è mamma che mi ha costretto sul divano non appena sono tornato dalla corsa».
Non era colpa sua se avevano richiesto a gran voce la sua presenza tanto da non concedergli nemmeno la doccia. Alla fine lo sapevano meglio di lui chi fosse il vero show, ecco perché non l’avevano lasciato andare tanto facilmente.
«Beh nessuno ti impedisce di alzarti e ficcarti in doccia, ora». Gli fece notare la moglie dell’amico, mentre gli altri due annuivano per sollecitarlo.
«Ok, ho capito, vado». Alzò gli occhi al cielo, indignato perché nessuno comprendeva il suo eau de sueur, l’arma per conquistare ogni donna. «Tra quanto dobbiamo essere da Jared?»
«Un’ora» rispose pronta Constance.
«Perché non venite anche voi?» Propose Shannon agli altri due.
«Non vorremmo disturbare, Jared non ci ha invitati». Vicki replicò prima che Tomo potesse accettare, non voleva fare la parte dell’imbucata.
«Sciocchezze, siete di famiglia! Sapete che non sarebbe un problema. È Jared, è tuo amico Tomo, non accetto un no come risposta». Fu Shannon a prendere le parti del fratello. L’aveva proposto proprio perché era sicuro che per Jared non sarebbe stato un problema, lo conosceva abbastanza da poter affermare che gli avrebbe fatto piacere avere attorno un po’ di facce amiche.
«Ok, se non posso rifiutare, allora accetto» rispose l’altro, convinto. Vicki provava un certo timore reverenziale nei confronti di Jared, ma sapeva fin dove spingersi, e se Shannon era il loro garante allora non aveva nulla da temere.
«Perfetto» disse il batterista dirigendosi verso il bagno, in fondo alla casa. «Sarò pronto in un attimo».
Tomo, Vicki e Constance tesero le orecchie per sentire il rumore del getto d’acqua e, quindi, elaborare un piano convincente che spingesse Shannon ad accoppiarsi – non solo fisicamente – con una ragazza.
Poi però in lontananza lo sentirono parlare, era al telefono.
«Pronto?» esordì per poi salutare il suo interlocutore. «Ciao Babu! Dove sei di bello?»
Gli altri tre sorrisero, avevano via libera intavolare il discorso.


 
*


Jared stava aspettando Jade nell’auto privata che li avrebbe riaccompagnati a casa. Jade, come le altre ragazze, si era cambiata per lo show, ma si era presentata agli studio di MTV con un look molto più casual, lo stesso con cui sarebbe uscita.
Fu quando vide materializzarsi le converse bordeaux nell’abitacolo dell’auto – seguite da dei semplicissimi shorts, una canotta grigia e un cardigan grigio leggerissimo – che Jared diede all’autista il permesso di partire, già a conoscenza dell’indirizzo della ragazza.
Jade si accomodò accanto al cantante e lasciò cadere la testa sul limitare dello schienale.
«Scusami per prima, non volevo essere perfida, ma ero nervosa per questa specie di inquisizione. Mi aspettavo una cosa peggiore e più privata di quello che in realtà è stata».
Ammise prima di rimangiarsi le scuse, si vergognava del proprio comportamento, ecco perché non riusciva a guardare Jared in faccia.
«Delle scuse, tu? Dopo che abbiamo litigato? Devono aver drogato la tua acqua durante il programma». La prese in giro per alleggerire il momento, perché percepiva l’imbarazzo di lei. La attirò a sé mettendole un braccio dietro la testa per poi posare le labbra sui capelli.
«Scemo!» Eppure Jade non si ribellò al gesto di lui, le piaceva che al posto di allontanarla la volesse vicino, nonostante il brutto carattere che si ritrovava. «È che in questo periodo siamo stati poco insieme, e ho capito che è inutile sprecare del tempo arrabbiata quando potrei stare con te. Devo ricordarmi, però, di metterlo in pratica prima di diventare nervosa per ogni cosa».
Sì, era stato meglio abbandonarsi al suo abbraccio, almeno era riuscita a confessargli la verità senza doverlo guardare negli occhi. Per capire l’effetto delle proprie parole si era concentrata sul battito del cuore di Jared, su cui aveva posato l’orecchio, perché riusciva sempre a calmarla.
«Mi piace il tuo ragionamento, quindi vediamo di non sprecare altro tempo». Lui sorrise e poi le alzò a forza il viso per imprimerle un bacio sulle labbra. «A proposito del periodo a Toronto… non potevo dire nulla perché non era ufficiale, ma ora sì: sarò Joker in Suicide squad, un film con tutti i cattivi che si buttano in imprese impossibili per conto della nazione».
Gli dispiaceva non averle detto niente, se non che fossero viaggi per un eventuale film da girare, ma non gli piaceva parlare di progetti di cui non aveva la certezza di far parte.
Aveva detestato l’idea di non poter condividere la cosa con Jade, anche se si era dimostrata comprensiva e gli aveva dato tutto il supporto possibile senza fargli pesare la lontananza, però non voleva riempirla di informazioni che avrebbero potuto essere del tutto superflue, non era il suo modo di fare.
Ora che era diventato ufficiale era felice di condividere con lei ogni dettaglio della cosa.
«Oh mio Dio! È fantastico».
Gli regalò un sorriso sincero e così caldo che gli sembrò quasi di poter riempire la distanza che li avrebbe divisi durante i mesi delle riprese, perché era stata una delle prime cose a cui aveva pensato nel viaggio di ritorno dal Canada.
«Inizio a settembre le riprese, a Toronto» aggiunse serio, come se volesse che anche Jade si rendesse conto di quello a cui sarebbero andati incontro. Non voleva che nel momento delle riprese ci fossero recriminazioni su qualche aspetto di quella lontananza che lei non aveva colto prima del distacco.
«Verrò a trovarti quando posso, se vorrai. È per questo che hai detto che dovresti cambiare taglio e colore?»  La testa di Jade vorticava alla velocità della luce. Jared sarebbe stato distante, ma solo per qualche mese. Era normale per una persona che aveva lavori come quelli di lui, e lo capiva. Le sarebbe mancato, ma potevano stare insieme prima, un simile avvenimento non avrebbe rovinato quello che erano riusciti a costruire prima. Erano adulti e in grado di superare le difficoltà.
Jade era triste al pensiero di Jared dall’altra parte della costa, ma era così contenta che la gente lo apprezzasse anche come attore che l’orgoglio vinse la tristezza nel giro di un batter d’occhio.
«Quindi… verde?» Jade concluse il proprio interrogatorio con quell’ultima domanda.
«E corto» aggiunse Jared con fare sconsolato. L’idea di dover abbandonare i propri capelli per un taglio e un colore che non aveva voluto non gli andava a genio, ma per lavoro era sempre molto serio e faceva di tutto per immedesimarsi al meglio in una parte.
Sarebbe stato per poco tempo e gli sarebbero ricresciuti, non era un dramma.
«Mi mancheranno» sussurrò Jade passando una mano tra i capelli di Jared a voler sottolineare il concetto.
«Anche a me» sospirò lui stanco, il viaggio affrontato e la giornata divisa tra un impegno e l’altro l’aveva spossato. «Non è un problema farlo per lavoro, sono sempre molto professionale. Però è un look che proprio non mi ispira. Oltre alla barba dovrò togliere le sopracciglia, di nuovo».
Le stava accarezzando una coscia con il pollice senza nemmeno accorgersene, avevo bisogno del contatto con lei ed era bello essere così vicino da non desiderare più di quello. Non c’era niente di erotico, solo il bisogno di condividere con lei le piccole cose.
«Ehi. Ricresceranno, soprattutto se le radi e non fai la ceretta». Jade gli spostò il ciuffo e gli diede un bacio sulla guancia. «Ricorda che non è un taglio di capelli o un colore ciò che ti definisce, né quello che mi ha fatto innamorare di te»
«Sei innamorata di me?» Domandò con un sorriso leggermente arrogante, accentuato da un solo angolo della bocca alzato.
Come se non lo sapesse.
Non se lo dicevano spesso, ma era sufficiente dimostrarselo in modi che riuscivano a capire solo loro, non era importante che gli altri capissero.
«Tantissimo» rispose Jade dopo aver roteato gli occhi. «Vedi di ricordarlo quando sarai lontano, circondato da altre donne con vestiti striminziti». 
Lo prese in giro, ma non era contrariata. Si fidava di Jared e non avrebbe mai messo in dubbio la sua fedeltà.
Era bello potersi guardare negli occhi, dirsi cose importanti, scherzare e non prendersi così sul serio da risultare stucchevoli o banali. Era una cosa affinata con il tempo, ma riuscivano a capire quanto spingersi al limite con l’altro, e apprezzavano quel tipo di conoscenza così profonda che non portava a incomprensioni o a parole inutili.
«E tu non lasciarti distrarre da qualche tatuatore o writer che ti gira attorno con la scusa del lavoro. Pensa solo ai tuoi disegni». Scherzò Jared più sereno dopo aver ritrovato il sorriso, mentre le pizzicava una guancia per gioco. «E se qualche volta ti senti magnanima, ricordati di cibare un po’ Shannon».
Jade lo guardò con occhi affilati.
«Non è un animale!»
Non capiva perché Jared si divertisse a prendere così tanto in giro Shannon.
Ok, forse lo sapeva, dato che tra lei e il batterista i discorsi si sviluppavano su risposte pronte e doppi sensi.
«Questo lo dici tu» replicò il cantante mentre alzava le spalle. «Solo perché non è di compagnia».
Era più un animale selvatico.
Una bestia.
Jared, preso dalla voglia di seguire i consigli di Jade e non perdere altro tempo, si piegò verso l’autista per comunicargli un cambio di rotta.
«Vieni direttamente a casa mia, ti riposi lì prima che arrivino Shannon e mia madre».
Quella di Jared era stata una richiesta, ma in realtà aveva già deciso per entrambi, perché l’autista aveva proseguito sulla strada principale al posto di girare a sinistra.
A Jade, però, non dispiacque. Anche lei provava il desiderio di restare sola con Jared, quel bisogno di credere che ci fosse un mondo fatto apposta per loro dove nessuno era autorizzato a entrare. Un posto composto da sguardi complici, gesti accennati ma profondi, risate e discorsi seri, il tutto dosato in un perfetto equilibrio che si addiceva solo a loro due. Gli altri non sarebbero stati in grado di capirlo, ma era il vero motore della loro relazione.
«Ok, non ho voglia di continuare a spostarmi» disse lei per fargli capire che approvava il piano. «Anche se vorrà dire che sarò senza auto, quindi mi dovrai riaccompagnare».
Jared non amava guidare, ma era bello passare del tempo in auto con Jade al proprio fianco, li faceva sentire normali, una comune coppia di persone che si amavano e viaggiavano nel silenzio della notte per passare altro tempo insieme, dato che non sembrava mai abbastanza.
«Non c’è problema, capo» annuì cercando di attirarla a sé, di nuovo.
«Mi fa piacere sapere che hai finalmente capito chi comanda» scherzò Jade prima che Jared la mettesse a tacere con un bacio, stufo di tutto il loro parlare.
Nessuno dei due era al di sopra dell’altro, non c’era una persona in quel rapporto che inseguiva l’altro, erano due pari che avevano imparato a camminare di fianco all’altro e a godere della compagnia nella solitudine del loro percorso.


Nel momento in cui aveva aperto la porta principale Jared stava sperando che i propri ospiti non fossero ancora arrivati, anche se avevano libero accesso a casa sua. Sapeva che sua mamma e Shannon avrebbero guardato il programma dal fratello, ma si augurava che arrivassero con calma per poter ordinare la cena da qualche parte.
Aveva pensato di rilassarsi con un bagno in piscina prima di pensare al resto, soprattutto da quando aveva realizzato che Jade non aveva un costume con sé e avrebbe dovuto arrangiarsi in qualche modo. Un’idea che l’aveva tormentato in auto, e che in quel momento avrebbe potuto mettere in pratica.
«Ehi, siete voi?» Il rumore delle chiavi aveva messo sull’attenti le persone che creavano il chiacchiericcio in cucina, da dove provenivano i suoni di qualcuno intento a preparare una cena con i fiocchi.
«Addio pace e relax» mormorò Jared a Jade. Poi alzò la voce per rispondere a sua madre. «Sì, siamo noi!»
«Abbiamo invitato anche Tomo e Vicki, spero non sia un problema». Shannon andò loro incontro per comunicare il cambio di programma. Senza contare che Tomo era un ottimo cuoco e stava improvvisando una cena squisita, a giudicare dall’odore sparso per tutta la casa.
«Ciao Shannon!» Lo salutò sorpresa Jade prima di abbracciarlo, non si aspettava di trovarli già lì.
«Ciao a te, piccola Haring». Il batterista si divertiva a prenderla in giro, così a causa di Keith Haring, il famoso writer americano che tanto le piaceva. «Ti prego, aiutami! I vegani sono in netta maggioranza, ci circondano, non abbandonarmi da solo con la carne».
Non riuscì a non scherzare a riguardo, anche se non aveva davvero voglia di affrontare un pasto a base di semi, pappate di verdure e germogli, non era da lui. Sapeva dunque di trovare un’alleata in Jade, l’unica di quel piccolo club a non essersi giocata tutte le rotelle del proprio cervello, anche se normale non lo doveva essere del tutto, dato che stava con Jared.
«Mai, sono arrivati i rinforzi!» Lo rassicurò Jade con ancora un braccio attorno al suo collo. Adorava Shannon perché erano entrati subito in sintonia da quando si erano conosciuti, e si divertivano a far impazzire Jared, quando lui non faceva uscire loro di testa, ovvio. «Sai che non rinuncerei a un hamburger nemmeno per Jared»
«Brava, così ti voglio!» Le disse il fratello maggiore.
«Ehi, io sono qui e potrei sentirmi offeso» precisò il diretto interessato, oltraggiato perché la sua compagna gli aveva preferito un hamburger. Nessuna donna sana di mente avrebbe fatto una scelta simile.
Ma in fondo si era innamorato di Jade proprio perché era diversa.
«Potresti». Jade alzò le spalle. «Oppure no».
«Ciao ragazzi, mi sono imbucato pure io, spero non vi dispiaccia».
All’improvviso spuntò Babu dalla cucina, il fratellastro di Jared e Shannon, e lo fece con un sorriso timido. Robert era un tipo molto riservato e faceva fatica a sciogliersi, ma quando prendeva confidenza era una delle persone più piacevoli che Jade avesse mai incontrato.
Le piaceva perché nonostante tutto era molto diverso dai Leto, e in sé aveva tutte le caratteristiche che mancavano agli altri due, completandoli nella formazione di un trio compatto e irresistibile.
«Babu, che bello! È da un sacco che non ti vedo. Come stai?» Lo abbracciò velocemente per salutarlo prima che l’altro ospite salutasse Jared, felice che fosse arrivato in anticipo dal Sud America. «Mi devi raccontare tutto del tuo viaggio in Cile, sono curiosissima!»
«Ho un sacco di racconti che ti piaceranno e, soprattutto, delle opere coloratissime che potrebbero ispirarti» le disse lui entusiasta. Nonostante si fossero visti poco avevano instaurato un rapporto positivo, seppur a volte timido. «Dopo te le faccio vedere».
Mentre parlava con Babu, Jade si era diretta in cucina, dove trovò Constance, Vicki e Tomo intenti a sminuzzare verdure e a controllare i fornelli.
Jared, invece, si era fermato nell’atrio a osservare la scena da lontano, anche se non poteva osservare tutta la cucina da lì. Eppure gli bastavano gli scambi d’affetto tra Jade e la propria famiglia per provare una felicità mai assaporata prima. Era riuscita a infilarsi tra i suoi affetti più cari con naturalezza e un po’ di goffaggine, aspetti che avevano spinto amici e famigliari a volerle bene fin da subito e in modo incondizionato.
Non si sarebbe mai immaginato un’armonia simile tra quelle persone, e ogni volta se ne stupiva e gioiva per come Jade era riuscita a farsi amare dagli altri almeno un quarto di quello che la amava lui, non aveva creduto possibile trovare una donna simile. Si sentiva terribilmente fortunato.
«Jade! Vieni a salutarmi. Quel disgraziato di mio figlio non ti porta mai a casa mia a cena, devo auto invitarmi per vederti». Constance appoggiò il coltello sul tagliere e allargò le braccia affinché la ragazza la abbracciasse e la salutasse, e Jade non perse l’occasione.
«Tutto bene Constance?»
«Sempre bene, e tu? Lavori?» Le domandò dopo aver ripreso ad affettare un peperone.
Jade prese un pezzo di carota e la morsicò prima di rispondere: «Molto, per fortuna. In questo periodo lavoro a dei progetti in studio il pomeriggio, e la mattina esco per gli altri murales. Il programma è stato utile per l’attività, per fortuna. La società ha assunto altri due ragazzi, le cose vanno bene e siamo contentissimi».
Parlare del lavoro voleva dire farle accendere gli occhi di meraviglia ed entusiasmo, e a Constance piacevano le persone che amavano il proprio lavoro, aveva cresciuto i figli nella stessa convinzione.
Jade, dopo qualche altro convenevole e i saluti ai coniugi Miliçevič, si accorse che all’appello mancava ancora una persona, così si decise di andarla a recuperare.
Trovò Jared ancora nell’atrio, ma a differenza di prima si era tolto gli anfibi ed era fermo in mezzo alla stanza con degli assurdi calzini con stampato sopra un mostro disegnato da lui stesso. Aveva un sorriso sereno e perso sulla faccia, sembrava stare bene.
«Ehi, bell’addormentato, ci sei?» Gli chiese sventolando una mano davanti agli occhi di lui. «Vieni, non fare il timido!»
Intrecciò una mano nella sua e fece per trascinarlo in cucina, ma Jared oppose resistenza e Jade si ritrovò contro il suo petto, al quale si accoccolò.
Aspettò che lui parlasse, perché sapeva benissimo che se si stava comportando in quel modo c’era un motivo preciso.
«Stai qui un attimo». Iniziò Jared dopo averla circondata con le braccia e preso ad accarezzarle la schiena  con i pollici. «Fammi immaginare per almeno cinque secondi di godermi casa mia con te come se fossimo soli».
Jade si aggrappò alla sua maglietta e inspirò il profumo di bucato che contraddistingueva sempre Jared, sapeva sempre di pulito ed era una cosa che le piaceva da pazzi.
«Stavo pensando» esordì con voce strascicata, colta ormai dalla stanchezza accumulata durante tutta la giornata. «Siccome non siamo riusciti ad avere un solo attimo di pace… cosa ne dici se dopo mi fermo a dormire qui?»
Era un modo per evitare che Jared arrivasse a Santa Monica per poi tornare da solo, senza contare che probabilmente gli avrebbe chiesto di restare a casa sua per essere più tranquilla. Erano già lì, in compagnia ed entrambi stanchi, le sembrava la soluzione più ovvia, dato che era già successo più volte di prendere una simile decisione al momento.
Ma, al posto di ricevere una risposta, lo sentì sospirare, cosa che la fece preoccupare e la costrinse a giustificarsi.
«Giuro che non diventerà un’abitudine, e non tenterò di riempire il tuo armadio con le mie cose. Vorrei solo passare del tempo con te».
Voleva assaporare Jared in ogni sua forma. Le piaceva quando girava per casa con uno spartito mezzo scribacchiato, poi andava in cucina per un goccio d’acqua e – magicamente – tornava da un’altra stanza con una chitarra in mano, salvo poi posarla per lavorare a qualcos’altro a computer.
Oppure quando leggeva script di film per cui l’avevano contattato e commentava con lei la trama o le battute più assurde o esilaranti, per poi diventare seri d’improvviso e valutare i pro e i contro di ogni progetto.
Era questo che più amava di loro: non il fatto che dovessero saltarsi addosso in ogni momento come la gente si aspettava da Jared Leto, ma condividere scelte e progetti con l’altro e renderlo partecipe della propria vita.
Spesso portava a casa alcuni disegni e chiedeva consulto a Jared. Non sapeva disegnare, ma aveva occhio per  l’insieme generale e le dava sempre spunti interessanti per modificare e o migliorare il proprio lavoro.
Jade e Jared dividevano un’intesa e un’equità che molti non riuscivano a raggiungere in anni di relazione, senza mai oltrepassare i limiti dell’altra persona.
Fino a quel momento, pensò Jade, perché forse aveva esagerato con quella proposta.
Poi lo sentì ridacchiare divertito, quasi si fosse trattenuto per sentire in che modo si sarebbe tolta da quella situazione scomoda.
«Direi che mi sembra un’ottima idea» disse a bassa voce, affinché nessuno li sentisse parlare e arrivasse a interromperli. «E nel mio armadio ci sono un paio di cassetti per le tue cose, ti ho lasciato dei pantaloncini e delle magliette per dormire qui, in caso di necessità».
Jade sbatté le palpebre più volte, sorpresa. Non si aspettava una simile cosa.
«Mi piace la cosa» replicò Jade emozionata. «Non ti terrorizza?»
Aveva già allontanato Jared da sé troppe volte per rischiare che succedesse ancora, non voleva indurlo a fare cose che in realtà non sentiva, ma lui sembrava sicuro, così certo che anche la risposta non tardò ad arrivare. E la spiegò senza titubanze.
«Quella frase l’ho superata due volte: la prima nel programma, la seconda quando sono venuto a riprenderti dopo aver pensato di averti persa».
Le aveva preso il volto tra le mani per evitare che Jade rifuggisse il proprio sguardo, doveva vedere e percepire quanto desiderasse ogni cosa di lei: la sua compagnia, la sua risata, i suoi consigli e anche i suoi errori.
«Non sai quanto sono felice che tu l’abbia fatto». Si alzò sulle punte per stampargli un bacio sulle labbra.
«Forse non te l’ho mai detto» continuò Jared. «Ma mi sono innamorato di te perché mi hai fatto sentire sempre a casa e parte di qualcosa di importante, come se fossi la mia famiglia».
Ed era vero, e la dimostrazione ce l’aveva davanti agli occhi: l’integrazione con le persone a lui più care era il modo perfetto per completare la sensazione di casa e intimità che Jade gli trasmetteva.
«Sono la persona più felice e fortunata della terra per rientrare nel tuo mondo». Lei sorrise sulle sue labbra, perché la felicità di uno era quella dell’altra.
«Penso che tu ne abbia fatto parte da subito, prima che tutto ciò facesse parte di te» ammise senza paura di sembrare sdolcinato o pazzo. Era sicuro che quel lato sarebbe rimasto tra loro, e si fidava di Jade al punto di esporsi di più e mostrarsi un po’ più vulnerabile. «Non te lo dico spesso, ma ti amo, e la cosa mi rende felice, completo».
Jade accennò un sorriso prima di rispondere nel modo più sincero possibile.
«Ti amo anche io, non sai quanto». Gli accarezzò la nuca con delicatezza e intimità.
«Jade, Jared, ci siete?» Vicki li richiamò dalla cucina, ricordando loro che in casa non erano affatto soli come avrebbero voluto essere.
«Non vorrete chiudervi in camera a fare cose zozze? Avete ospiti e c’è la mamma!» Urlò Shannon sempre dalla zona fornelli, giusto per farsi sentire da tutti di modo che potessero prendere in giro Jared che faceva il cascamorto con la propria ragazza. «Non fate gli adolescenti e venite a farci compagnia mentre prepariamo tutti insieme la cena»
«Arriviamo!» Tuonò Jade con un tono così simile a quello irritato di Jared che fece tremare gli ospiti dalla cucina, prima di indurli a ridere come pazzi per quella somiglianza.
«Bene, ora che ti ho ricordato quanto il tuo partner sia un uomo meraviglioso, cosa ne dici di unirci all’insana famiglia per una tranquilla cena tra battute e doppi sensi?» Le domandò Jared vicino all’orecchio, morsicandole il lobo, per poi iniziare a trascinarla in cucina.
«Sono d’accordissimo». Annuì divertita Jade seguendolo senza opporre resistenza. «Ma prima devi presentarmi l’uomo meraviglioso di cui hai parlato!»
«Vai avanti, prima che mi riprenda i cassetti». La spinse Jared invertendo le posizioni lungo il corridoio.
«Stai attento, o ti coloro i capelli di verde mentre dormi». Lo minacciò Jade voltandosi verso di lui per mostrare la propria espressione furba e vendicativa.
«Allora non ti farò dormire». 
Jared le regalò uno sguardo malizioso, arrivando a quella conclusione solo dopo aver detto la frase.
«Sempre con le solite promesse che non mantieni mai». Lo prese in giro lei. «Sei vecchio, ti addormenti sul divano alle dieci».
Anche se non era vero, perché quella che si addormentava sul divano mentre ascoltava Jared comporre, era proprio lei.
«Ed è per questo che mi ami» replicò Jared con fare saccente, quasi le avesse rivelato la più ovvia delle verità.
«Per questo e per come sbavi quando dormi». Jade continuò a prendersi gioco di lui perché adorava vederlo ridere di cuore e amava sapere di essere il motivo di quel sorriso. «Perché trovo i tuoi difetti più affascinanti dei pregi».
Arrivarono in cucina sorridenti e abbracciati, con Jared dietro Jade che le stringeva le spalle. Gli altri si voltarono senza fermarsi, ma regalando loro sorrisi radiosi, contenti di poter vedere Jared così sereno e felice, tanto da lasciarsi andare in mezzo gli altri.
Ma per lui era diventato normale, perché quello era il suo mondo, la sua famiglia, e si sentiva accettato per come era, circondato dall’amore delle persone che a lui più tenevano.
Ed era merito di Jade e del suo amore.



 

Buonasera! Non ci speravate più, eh?
Sono stata un po' presa dagli eventi esterni, quindi è stato difficile mettere fisicamente mano al computer e, di conseguenza, al capitolo. Ma ce l'ho fatta, no?
Ora siete libere dai miei deliri! 
Anche se le ultime righe non mi soddisfano fino in fondo, ma va beh.
Cosa aggiungere?
Niente, se non che volevo mostrarvi un lato di Jade e Jared molto normale, perchè la stabilità e la normalità è ciò che è mancato loro durante il programma.
E quale modo se non mostrandovi un excursus con una reunion sei mesi dopo?
Spero che vi sia piaciuta come conclusione della storia.
Avete visto che, in un certo senso, anche Shannon ha trovato la sua strada?
In realtà quella era una delle due idee per uno spin off, ma non ho intenzione di scrivere una fan fiction, dunque la mia idea è quella di rendere una storia originale l'altra storyline che avevo in mente per shannon e provare a scrivere un ebook, un pensiero che ho da tempo. La cosa mi elettrizza e terrorizza allo stesso tempo, vediamo se avrò il coraggio di fare questo fatidico passo.
Tralasciando sogni e deliri personali, volevo dirvi grazie. 
Grazie a chi ha dato un'occhiata alla storia e l'ha abbandonata, grazie a chi l'ha letta anche se non era convinta dalla trama e mi ha seguita sulla fiducia, grazie a chi l'ha inserita tra le seguite e tra le preferite, grazie a chi non l'ha fatto, grazie a chi l'ha letta in silenzio o ha fatto finta di non leggerla, grazie a chi mi ha supportata e spronata, grazie a chi ha mostrato affetto per me e i personaggi quasi fossero persone vere, grazie a chi è stata costante nel recensire e a chi l'ha fatto una sola volta. Ognuna di voi per me è stata preziosa, e vi ringrazio per avermi accompagnata in quest'avventura.
Spero di ritrovarvi tutte in giro per un motivo o per l'altro.
Mi auguro che vi sia piaciuto e, perché no, di sentire il vostro parere complessivo riguardo la storia.
Vi saluto e vi abbraccio, Cris.

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