The Dark World

di _Giuls17_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Here we are ***
Capitolo 2: *** Yule ball ***
Capitolo 3: *** Know ***
Capitolo 4: *** We are not friends ***
Capitolo 5: *** Half-truths ***
Capitolo 6: *** I am not as you want me ***
Capitolo 7: *** Night has thousand eyes ***
Capitolo 8: *** Do you remember the first time? ***
Capitolo 9: *** I see you, you are different ***
Capitolo 10: *** Save her soul ***
Capitolo 11: *** Holidays and revelations ***
Capitolo 12: *** Christmas through your eyes ***
Capitolo 13: *** 'Cuz, I'm in love with you ***
Capitolo 14: *** Happy New Year, Hermione. ***
Capitolo 15: *** Troubles ***
Capitolo 16: *** Against ***
Capitolo 17: *** Over the love ***
Capitolo 18: *** Do you trust of them? ***
Capitolo 19: *** I never could love like that ***
Capitolo 20: *** Locked away ***
Capitolo 21: *** Stay or Skip ***
Capitolo 22: *** If only ***
Capitolo 23: *** Broken ***
Capitolo 24: *** Cold as Ice ***
Capitolo 25: *** Hope ***
Capitolo 26: *** Am I...? ***
Capitolo 27: *** All of me ***
Capitolo 28: *** Nightmare ***
Capitolo 29: *** An eternity of misery ***
Capitolo 30: *** Never let her go ***
Capitolo 31: *** Kill 'em all ***
Capitolo 32: *** Gods and monsters ***
Capitolo 33: *** Tomorrow will be different ***
Capitolo 34: *** I'm waiting... ***
Capitolo 35: *** Coming home was a mistake ***
Capitolo 36: *** Look into my eyes ***
Capitolo 37: *** Million Reasons ***
Capitolo 38: *** Perfect illusion ***
Capitolo 39: *** I'm still broken ***
Capitolo 40: *** Human ***
Capitolo 41: *** Confessions of broken heart ***
Capitolo 42: *** Thinking about it ***
Capitolo 43: *** It is all my fault ***
Capitolo 44: *** Hands of love ***
Capitolo 45: *** Don't let me fall ***
Capitolo 46: *** No lie ***
Capitolo 47: *** Positive thinkings ***
Capitolo 48: *** The party I ***
Capitolo 49: *** The party II ***
Capitolo 50: *** Love my life ***



Capitolo 1
*** Here we are ***


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Here we are
 
Appoggiò la schiena allo schienale della poltrona di tessuto color mogano e chiuse, momentaneamente, gli occhi per bearsi di quel momento.
Stava procedendo tutto secondo i piani, da almeno quattro anni, la sua carica era sempre stata riaccettata col massimo dei voti, senza nessun indugio, anche se la situazione col tempo era cambiata e molti nel Mondo Magico se n’erano accorti.
Tra i primi i membri del Wizengamot e tra gli ultimi, sicuramente, i maghi e le streghe di Londra, più ignari riguardo i suoi piani, ma non se n’era mai preoccupato; col tempo aveva formato la schiera perfetta, i seguaci perfetti, gli aveva dato il nome di Mangiamorte e li aveva usati per mantenere il potere su tutto e su tutti, e adesso era diventato il mago più potente.
 
Un leggero bussare alla porta lo distolse dai suoi pensieri, aprì gli occhi e raddrizzò la schiena ed attese, sapendo già chi avrebbe visto da lì a poco.
Albert Granger entrò lentamente e abbassò il capo per chinarsi di fronte a Lord Voldemort, dopodiché alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi.
-Albert, mi aspettavo una tua visita.-
-Signore il Wizengamot e altri maghi si sono riuniti.-
-Immaginavo che sarebbe successo ma non dobbiamo preoccuparci di niente, dobbiamo solo dargli l’impressione che il potere sia ancora nelle loro mani.-
-Anche se sappiamo bene che non è più così?-
-Esattamente.- Voldemort trattene una risata e intrecciò le dita sulla scrivania.
-Sono convinti che sarebbe facile farmi dimettere ma non si rendono conto della forza e del potere che ho conquistato in questi anni, credono che sia facile far tornare le cose come un tempo, ma Londra è cambiata, il Mondo Magico è cambiato.-
-Credo proprio che la riunione straordinaria verterà proprio su questo, alcuni mie informatori sono riusciti ad ottenere qualche soffiata sull’ordine del giorno.-
-A quanto pare non apprezzano le mie nuove Leggi ma lo sappiamo bene che l’Ufficio sull’applicazione della Legge Magica lo farà, stanno solo sprecando tempo.
I valori che vogliono salvaguardare non esistono più, la bontà, il coraggio, la fibra morale e l’uguaglianza sono l’emblema del vecchio Mondo Magico, quello prima del mio arrivo.-
-E tutti noi sanno quanto sono cambiate le cose.- Albert si sedette su una delle poltrone davanti alla scrivania, accavallando le gambe, -L’uguaglianza è il primo male che abbiamo estirpato, nessuno è uguale davanti alla Legge.-
-Diamogli solo l’illusione di poter fare, ancora, qualcosa, facciamoli sentire forti per poi farli affondare, non cambieranno nessuna regola; i traditori rimarranno tali, chiunque non appoggi questo mandato finirà ad Azkaban.-
-Lo immaginavo, Lord Voldemort, ero venuto solo per accertarmene.- ammise, rilassando impercettibilmente i muscoli.
-E per questo motivo che tu, tra tutti i Mangiamorte, sei il mio braccio destro. Tua figlia come sta? Dovrebbe essere al quarto anno, giusto?-
-Sì, Hermione sta dimostrando le sue capacità, anche se in questo periodo il Ballo del Ceppo occupa tutto il suo tempo.-
-Ah sì, Silente sarà molto felice, gli è stata offerta una grande possibilità con il Torneo.-
-Perché dice questo Signore?-
-Perché il vecchio Preside adora addobbare la scuola, festeggiare, qualcosa che invece io ho sempre odiato.-
Voldemort si rilassò ed immaginò il castello di Hogwarts in ghingheri non solo per il Ballo del Ceppo ma anche per il Torneo Tremaghi, rigettò l’impulso di vomitare e si concentrò su questioni più urgenti.
 
***
 
 
Hermione si guardò allo specchio e sbuffò, quella mattina i suoi capelli ricci e leggermente crespi avevano deciso di non prendere nessuna piega e a breve sarebbe dovuta scendere per la colazione, in quelle condizioni.
Prese la bacchetta e con un semplice incantesimo sistemò il tutto, guardandosi per un’ultima volta e sistemando la cravatta di Serpeverde, leggermente storta.
Posò le mani sui fianchi e sorrise soddisfatta, adesso era perfetta.
Si voltò e trovò Daphne ad osservarla, svogliata di quell’attesa imprevista.
 
-Potresti anche cambiare espressione? Sorridere magari?- propose all’amica.
-E perché? Perché così saresti contenta?-
-Semplicemente perché quella faccia non ti sta bene.-
Hermione le passò accanto e prese la borsa dal letto, controllando che ci fosse tutto l’occorrente per la sua giornata.
-La mia faccia cambierà solo quando potrà osservare la delegazione Durmstrang fare colazione, quello si che è uno spettacolo che merita un sorriso.-
-Oddio, mi sembra di sentire Pansy, sta sbavando da quando sono arrivati.-
-Perché tu no?- domandò l’amica, guardandola con occhi leggermente spalancati.
-No.- disse, tagliando il discorso e uscendo dalla sua stanza.
-Forse non lo fai perché pensi già a qualcuno?-
 
Hermione inghiottì il groppo che si era formato in gola e si voltò ad affrontare la sua amica, la guardò negli occhi e incrociò le braccia al petto.
 
“Non sei arrivata così lontano facendoti mettere i piedi addosso.”
Sì, la piccola Hermione del primo anno lo avrebbe fatto ma adesso, questa Hermione è stufa di essere messa in discussione da tutte le presunte amiche, è stanca di tutto.
“Allora fagli vedere chi comanda.”
 
-Daphne semplicemente perché non mi vedi con la bava alla bocca, non è detto che mi sono trasformata in un’entità asessuata. Il mio interesse non va nessuno, questo è quanto.-
-La Regina di Serpeverde, fredda anche nel cuore.- commentò la bionda, guardandola.
-Ci sono molte cose che sacrificherei per restare al mio posto.-
-Eppure la piccola Hermione Granger non era così, sei cambiata così tanto nel corso degli anni, i tuoi capelli non sono più crespi e il biondo risalta, il tuo corpo è più slanciato e la tua lingua è tagliante come quella di un serpente.-
-Daphne dovrei offendermi?- domandò, raddrizzando la schiena.
-No, sto solo dicendo che quando un giorno ti innamorerai, tutto questo, il muro che ti sei creata attorno cadrà e non saprai riconoscerti nemmeno allo specchio.-
-Io non m’innamorerò Daphne.-
-Essere desiderata non ti basterà, Hermione.- sussurrò, sapendo di essere andata oltre, sapendo di aver superato quel limite che col tempo la sua amica le aveva imposto, che aveva imposto a tutte le ragazze che avevano ricevuto la grazia di diventare sue amiche, ma per quella volta aveva deciso che il suo affetto doveva avere la meglio.
Anche sulla scala sociale.
 
-Cosa state facendo?-
Ginny Weasley uscì dalla sua stanza impeccabile come le altre e si limitò a guardarle.
-Stavo dicendo a Daphne del mio vestito per il Ballo.-
-Oh già, il mio è appena arrivato.- commentò la rossa, raggiungendole e uscendo dai sotterranei per dirigersi verso i piani alti.
-Hermione alla fine hai scelto con chi andrai?-
La ragazza rimase in silenzio, la verità era che molti ragazzi l’avevano invitata, forse più di quanto si era immaginata, però lui non l’aveva invitata e per questo aveva deciso che sarebbe andata col suo migliore amico.
L’unico ragazzo forse che non le restava accanto per il suo corpo, ma perché in fondo le voleva bene.
-Credo che andrò con Blaise.-
-Ma insomma anche quel ragazzo carino di Corvonero ti ha invitato!-
-Oddio, Serpeverde e Corvonero? Mi sfinirebbe con le parole solo dopo cinque minuti.- disse, tagliente e cambiò discorso, non sentendosi ancora pronta a rivelare tutta la verità.
 
***
 
Ron alzò la mano e fece segno ad Harry di sedersi accanto a lui, poiché era riuscito a tenere un paio di posti da parte nella lunga tavolata di Grifondoro prima che tutti si svegliassero.
-Non credevo ti fossi già svegliato.- esclamò l’amico, sedendosi.
-Avevo fame.- disse semplicemente, iniziando a prendere alcune pietanze e posandole sul proprio piatto.
-Weasley dai tempo ai tuoi polmoni di respirare almeno.- decretò Draco Malfoy sedendosi vicino ad Harry, invece che vicino al rosso.
-Le tue battute non mi faranno smettere di mangiare, lo sai.-
-Oh si che lo so, ti conosco da troppo tempo per non saperlo, ma spero sempre che la mattina cambi qualcosa, rispetto al giorno precedente.-
-Simpatico, davvero.-
Harry rise sotto i baffi e prese il succo di zucca dalla caraffa per versarsene un po’ nel bicchiere; quella scena alla quale aveva appena assistito accadeva ogni mattina, da almeno quattro anni, ma era felice di aver trovato degli amici come loro.
Ron lo aveva conosciuto l’estate prima di ricevere la lettera per Hogwarts, quando ancora i suoi genitori erano vivi e il mondo non gli era ancora crollato addosso, mentre Draco era stato una scoperta del suo primo anno.
Un anno vissuto quasi del tutto in solitudine se non fosse stato per loro e l’affetto incondizionato che gli avevano dato.
-Avete trovato qualcuna con cui andare al Ballo del Ceppo?- domandò Ron.
Harry alzò il viso, distogliendo la mente da quei pensieri ed annuì.
-Si lo avevo chiesto a Chow ma purtroppo per me ha rifiutato, quello di Tassorosso l’aveva già invitata, e tu Draco?-
-Luna mi ha detto di sì.-
Ron lasciò cadere le posate ed Harry sputò una minima quantità di succo dalla bocca per via della sorpresa.
-Che avete?-
-Lo sai che la chiamato Lunatica Lovegood, vero?-
-Certo.- disse asciugando le labbra col tovagliolo.
-Ed allora perché?-
-Perché in fondo è una brava ragazza e ho deciso di provarci.-
-Quindi è qualcosa di serio.- fece notare Harry, posando le mani lungo le cosce.
-Non mi dispiacerebbe.- farfugliò il biondo, alzando gli occhi per sfuggire a quelli dell’amico e fu in quel momento che la vide.
 
-Ecco mia sorella e quelle due.- commentò Ron, distogliendo lo sguardo dall’entrata per riprendere a mangiare.
-Daphne ed Hermione che degnano i comuni mortali con la loro presenza.-
-Due oche.- decretò Draco, ma non riuscì immediatamente a far finta di niente.
 
 
Ginny si voltò ed osservò il fratello e gli amici guardarle.
-Oh bè guarda chi si vede, ciao fratellino.- si avvicinò, fingendo un tono amorevole.
-Ciao Ginny.- rispose Ron, senza guardarla.
-Oh ci siete anche voi, non mi ero accorta.- disse Daphne, facendo ridere Ginny per quella battuta.
-La vostra simpatia è disarmante di prima mattina, vi prego evitate.- disse Draco, ridendo,
-Granger tu non partecipi al gioco? Che c’è, oggi non hai ricevuto abbastanza complimenti per regalarci un sorriso?-
-Scusa? Oh non mi ero accorta che stessi parlando Malfoy, credevo che fosse una mosca.- lo guardò negli occhi, intensamente e si voltò per dirigersi al suo tavolo.
-Hermione cuore di ghiaccio.- sussurrò Daphne andando via assieme a Ginny.
 
-Io non capisco cosa ci vedano in lei.- disse Draco, riprendendo la sua colazione, decisamente irritato per quella discussione.
-Sai è solo bella, popolare, bionda, snella e tagliente come una serpe, ah ed è anche ricca.-
-Harry ci stai nascondendo qualcosa?-
-Oh no, stavo semplicemente facendo il punto della situazione per il nostro amico.-
-Grazie Potter, me l’ero quasi dimenticato.- Draco sbuffò e si voltò solo un attimo per guardare quella ragazza che nel corso degli anni non era mai riuscito a capire.
 
Si ricordava un Hermione notevolmente più debole al primo anno, una ragazza magra e spaurita, che era stata collocata a Serpeverde per errore, o almeno così aveva creduto, ma dopo l’estate, al loro secondo anno aveva trovato un’altra ragazza.
Non che fossero stati amici, forse non si erano neanche mai parlati veramente ma lui aveva notato il cambiamento, come se avesse usato un incantesimo per darsi coraggio, per diventare quell’altra, ed adesso però non riusciva più  a vedere quella ragazzina spaurita, anche se più di una volta, soffermandosi sui suoi occhi, l’aveva ritrovata in quei riflessi, nei riflessi di quegli occhi marroni freddi come il ghiaccio.
Forse quella ragazza esisteva ancora ma lei faceva di tutto per reprimerle l’esistenza.
 
*
 
Hermione sorseggiò il suo succo lentamente, non riuscendo a concentrarsi su Pansy e la sua adorazione per Viktor Krum, Campione di Durmstrang per il Torneo Tremaghi, così preferì far vagare il suo sguardo per tutto la sala.
Soffermandosi prima su Tassorosso e Corvonero, e fermarlo su Grifondoro, la Casa con cui avevano effettivamente la maggiore delle rivalità, osservò Harry e i suoi amici e poi trovò lui.
Sarebbe riuscito a distinguerlo fra tutti, anche dall’altro ma in fondo non aveva nessuna importanza.
Per lui, lei era solo un’oca, una come le altre.
Per lui non sarebbe mai stata all’altezza di quelle della sua Casa perché troppo viscida.
Ma per lei, lui rappresentava qualcosa, lui la faceva ridere.
Però Fred non l’avrebbe mai guardata.
 



∞Angolo dell'autrice: Bene, è sempre molto emozionante per me iniziare una nuova storia ma oggi sono ancora più felice: sto per finire gli esami del terzo anno e mi aspetta il mare e il sole!
Veniamo a noi, lo so, è sempre difficile introdurre qualcosa di diverso, qualcosa forse di "particolare", effettivamente ho avuto lo stesso sentimento il giorno che ho pubblicato The dark side, ma anche stavolta voglio essere fiduciosa ^^
Voldemort prima e Hermione all'ultimo ci introducono in un universo alternativo: The dark world; Ed ecco che dobbiamo fare i conti con una Londra in cui un Mago Oscuro ha preso il potere e in cui Hermione Granger non fa certo parte dei buoni. Ed ecco che faccio la mia prima avvertenza: non giudicate immediatamente questa Hermione, datele il tempo di conquistarvi e riuscirete a vedere oltre i capelli biondi e la perfidia.
Bè... Credo di stare divagando in questo momento, sappiate solo che ci tengo molto, tengo molto a ogni visita, commento e appunto che farete perchè la scrivo io ma la scrivo per voi <3
Ci rivediamo la prossima settimana e intanto vi lascio una chicca, uno spoier:

-Non devi mica uscire con la Granger, potevi sceglierne una qualunque.-
-E se non me ne piacesse una qualunque?- domandò Harry, abbassando lo sguardo.
 

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Capitolo 2
*** Yule ball ***


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Yule Ball
 
Hermione si lasciò cadere sui divani della Sala Comune dei Serpeverde e chiuse gli occhi sperando di riuscire a far passare l’emicrania che le era venuta già dopo la prima ora ma non ci riuscì.
Tutto di Hogwarts in quel momento la rendeva nervosa, cominciando dalle sue compagne di Casa, ai Grifondoro e per finire ai visitatori delle altre scuole, che avevano, decisamente, fatto impazzire metà popolazione femminile.
Tranne lei.
 
Non sto dicendo che sono tutti da buttare, semplicemente adesso sto pensando a lui.
“Quel lui di cui non hai nemmeno pronunciato il nome ad alta voce?”
Già.
 
Non sapeva neanche lei com’era iniziata quella cosa, non riuscendo a trovare il coraggio di chiamarla in modo diverso, ma un giorno del suo terzo anno lo aveva guardato ed improvvisamente seppe che lui era Fred e non George, seppe che era lui a fare le battute al fratello e non il contrario, aveva avuto l’impressione di conoscerlo da subito.
Hermione si era convinta che fosse uscita pazza, che l’avesse colta la febbre e che tutto il mondo avesse deciso di andarle contro, se aveva deciso di prendersi una cotta per Fred Weasley, ma poi il tempo era passato e la situazione non era cambiata, era anche peggiorata.
Poiché lui, anche se non volontariamente, l’aveva fatta ridere.
Per lei quell’aspetto della sua persona era ancora un tratto sconosciuto, la risata non faceva parte della famiglia Granger, troppo ligia alle regole e alle leggi per lasciarsi andare, così quando era successo era corsa in bagno, non aveva dato a nessuno la possibilità di vederla in quel modo.
Di vederla debole per colpa di qualcuno.
Ed era stato in quel momento che aveva iniziato ad osservarlo veramente, a guardare Fred come un ragazzo attraente e poco più grande di lei, ma allo stesso tempo aveva fatto di tutto per nasconderlo, continuando ad uscire con qualche compagno di Casa e ad essere la regina di ghiaccio che tutti credevano.
Aveva mascherato le apparenze, poiché sapeva che lui non l’avrebbe mai guardata in quel modo, che lui sicuramente odiava i Serpeverde come tutta la scuola e che la sua cotta sarebbe stata solo una pretesa per prenderla in giro, davanti a tutti; così aveva fatto finta di niente, così era andata avanti e durante l’estate prima del quarto anno si era convinta di averlo dimenticato, credeva di avercela fatta, ma quando lo aveva visto il primo giorno, allo Smistamento dei primini, il cuore aveva battuto più velocemente di quanto facesse giornalmente e in quel momento si era sentita fregata.
 
Allungò le gambe per rilassare i muscoli e sbuffò, si sentiva ancora fregata, perché niente e nessuno avrebbe mai potuto sistemare quella situazione.
 
“Forse potresti farlo tu, confessandogli quello che provi.”
Mi stai scambiando per un Grifone, io non sono coraggiosa. Non sono quel genere di persona.
“Potresti provare ad essere di più.”
Scordatelo.
 
-Ho già troppi problemi così.- sussurrò a sé stessa.
-Con chi stai parlando?-
Aprì gli occhi e vide il viso dolce di Blaise Zabini avvicinarsi al suo, per scrutarla, soffiò su di lui e si mise dritta per lasciarlo sedere.
-Cosa ti succede mia dolce Herm? Non hai spezzato abbastanza cuori oggi?-
Sorrise non riuscendo ad evitarlo ma mantenne sempre la sua calma inquietante.
-Purtroppo per te mi sono anche divertita troppo oggi.-
-Ma qualcosa ti affligge.- le fece notare, posando un braccio lungo lo schienale del divano e di proposito vicino alla sua spalla.
Hermione non si ritrasse, Blaise era il suo migliore amico da prima di Hogwarts e sapeva benissimo di non piacergli in quel senso, non ci avrebbe mai provato, anche se molti dei suoi atteggiamenti avrebbe potuto essere fraintesi.
Lo guardò cercando di immaginarsi mentre gli diceva la verità, provò ad immaginare la sua bocca pronunciare il suo nome, provò e scacciò subito quel pensiero.
Blaise forse non l’avrebbe derisa ma non sarebbe rimasto indifferente alla sua dichiarazione e certamente le avrebbe impedito anche solo di guardarlo.
 
-Pensavo al mio vestito per domani.- ammise, cambiando argomento.
-E quale sarebbe il problema? Sai perfettamente che quel vestito ti starà benissimo.-
-E lo dici perché?-
-Perché ti conosco, non saresti così tranquilla sennò, avresti già chiamato tua madre per far venire la sarta o avresti chiesto un permesso a Silente per andare a Hogsmeade.-
-Blaise devo chiederti una cosa.- disse, piegandosi in avanti ed appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
-Cosa?-
-Però è una cosa seria.-
-Mi spaventi, Hermione.-
-Credi che io sia solo bellezza? Che in me non ci sia altro da apprezzare?-
La ragazza rimase in silenzio e alzò gli occhi per osservarlo, il suo sguardo non tradì una traccia di umorismo, ma rimase serio a scrutarla.
-Credo che in te ci sia molto di più della bellezza, sei la mia più cara amica, e non dovresti farti influenzare dalle voci che girano, nessuno sa com’è essere un Serpeverde, nessuno sa le pressioni a cui siamo sottoposti e il nostro tipo di vita.
Anche perché sei una dei più brillanti del nostro corso, non sei solo bellezza.-
-Grazie.-
 
Hermione sorrise, gli sfiorò la mano brevemente e si alzò, non sarebbe andata oltre con le dimostrazioni di affetto verso il suo amico, Blaise non si offese e la lasciò andare.
 
***
 
Draco si guardò allo specchio e sistemò la cravatta, eseguendo il nodo che aveva visto fare al padre alla perfezione, e nonostante qualche problema iniziale si osservò perfettamente vestito per il Ballo del Ceppo.
-Malfoy se continui a guardarti finirai peggio della Granger.- gli urlò Harry, entrando nella stanza, anche lui col completo.
-Bè vorrei essere presentabile.-
-Che cosa non si fa per le donne?- Harry gli sorrise e gli assestò una leggera pacca sulla spalla, -Ti piace molto Luna?-
-Credo che sia interessante.- rispose guardando l’amico attraverso lo specchio.
 
Il biondo ricordò il primo giorno che si erano veramente parlati, poco dopo l’inizio del primo anno e da quel momento non si erano più separati.
Harry aveva perso i genitori nel modo più tremendo e crudele che potesse esistere e lui e Ron erano stati la sua ancora di salvezza in quel periodo buio, ed adesso capì che senza quel ragazzo non sarebbe riuscito sopravvivere neanche lui.
Gli doveva tutto.
-Sarebbe bello vederti felice.- disse semplicemente, lasciando cadere la mano.
-Ed allora perché tu non hai trovato una ragazza per stasera?-
-Perché non credo di essere molto interessante, almeno non così tanto da conquistare l’attenzione di una ragazza.-
-Non devi mica uscire con la Granger, potevi sceglierne una qualunque.-
-E se non me ne piacesse una qualunque?- domandò Harry, abbassando lo sguardo.
 
Draco decise di voltarsi ed affrontare l’amico.
-Serpeverde?- chiese, capendo immediatamente a quale Casa si riferisse.
-La sorella di Ron, Ginny.-
-Me è… Come la Granger!- esclamò, rendendosi conto che la ragazza sarebbe stata un ottimo metodo di paragone con chiunque.
-No, non è in quel modo. Io e lei… Si non siamo amici ma l’altro giorno l’ho osservata in biblioteca, si era nascosta per non so quale motivo ed era indifesa, era solo una ragazza.-
-Quelle tre non hanno un cuore amico mio, loro sono spietate, si sentono imbattibili e…-
-Lei ha un cuore, quel giorno mi sono avvicinato a lei e non mi ha respinto, abbiamo parlato di tutto e lei non è stata sgarbata. Lei non è Hermione, lei è diversa, credo che però si sia abituata ad essere in quel modo e che non riesca più a trovare se stessa.-
-Bè ti sei trovato una bella gatta da pelare, ma adesso ci conviene scendere, o la mia dama mi chiederà che fine ho fatto.-
-Non se ne accorgerà.- borbottò Harry, chiudendo la porta della stanza alle sue spalle.
 
*
 
Draco si avvicinò piano e le sfiorò una spalla, vide il sorriso di Luna e sentì una breve stretta allo stomaco, non troppo intensa, non sentì nessuna vertigine o capogiro, semplicemente vide una sua amica sorridere.
-Ciao Draco, bel vestito.-
-Anche il tuo è molto bello.- disse il ragazzo, ricambiando il sorriso.
-Oh grazie, i Nargilli avevano provato a prenderlo, ma sono riuscito a salvarlo.-
-Nargilli? Oh sì, certo. Vieni, cerchiamo Harry e Ron.-
 
La incoraggiò ad entrare dentro la Sala Grande in attesa che i tre Campioni entrassero per iniziare le danze e cercò i suoi amici con lo sguardo, quando la vide.
Inizialmente non la riconobbe, non immaginò neanche che tanta cattiveria e perfidia potessero trasformarsi in quel modo, che potessero essere altrettanto affascinanti e incantevoli.
Notò prima di tutto il vestito del colore della Casa, o meglio di un leggero verde smeraldo ricaderle dolcemente lungo i fianchi fino a terra, per coprirle sicuramente le scarpe alte, lentamente alzò la testa e notò il corpetto fasciarle il seno in maniera delicata e quasi principesca e infine osservò il suo viso; privo quasi del tutto di trucco tranne che sugli occhi per risaltare il suo colore.
Non aveva mai visto la perfida regina di ghiaccio dei Serpeverde tanto bella quanto letale, distolse momentaneamente lo sguardo per indicare a Luna Harry ma poi si voltò nuovamente per guardarla: i capelli le ricadevano lunghi sulla schiena e la fronte era incorniciata da una sottile coroncina che inizialmente non aveva neanche notato.
Hermione non lo stava guardando o meglio non stava guardando nessuno nella sala, Blaise le si avvicinò per posarle una mano dietro la schiena e parlarle all’orecchio ma non lesse nei suoi occhi il solito interesse.
Non vi lesse la voglia di tramare contro gli altri o la possibilità di rovinare qualche vita ignara, non vi lesse niente, trovò solo il vuoto e per un momento ne fu sorpreso.
Abbassò lo sguardo per osservarsi le scarpe, percependo un leggero brivido lungo la schiena dovuto alla sua visione ma lo represse, lei non doveva fargli quell’effetto, lei non era niente.
 
-Adesso iniziano le danze.- disse Harry, indicandogli l’ingresso della Sala Grande.
Lui si voltò ma con la coda dell’occhio continuò a guardarla e si rese conto che l’indecisione, il vuoto erano spariti dalle sue pupille, adesso i suoi occhi erano di nuovo pieni di quella cattiveria che aveva conosciuto in quei quattro anni.
 
Io però l’ho visto, l’ho visto veramente.
“Cosa?”
Il nulla, ho visto cosa cela dietro la maschera ed è la solitudine.
“Una come lei non faticherebbe così tanto per mantenere delle apparenze.”
Ed invece lo farebbe.
Lo farebbe per sentirsi intoccabile, inavvicinabile.
Una come lei farebbe di tutto per non farsi amare e per non dare amore.
 
***
 
Hermione uscì dalla Sala Grande quando l’orologio scoccò le due e la musica iniziò a scemare.
Aveva apprezzato le danze di aperture dei tre Campioni, e il rinfresco organizzato da alcuni di Tassorosso non era stato per niente male e si era concessa anche qualche ballo scatenato con Blaise e le sue amiche ma per il resto aveva passato la serata al tavolo, come se una parte si sé si fosse staccata.
Come se quella parte mancante le avesse impedito di divertirsi e di gioire per tutta la notte.
Aveva lasciato anche andare Blaise con una di Beauxbatons pur di non rovinare la serata anche a lui e solo adesso aveva deciso che sarebbe stato meglio rientrare nella propria dimora.
Alzò una mano e tolse la coroncina dalla testa per lasciare andare il ciuffo e scompigliarsi brevemente i capelli biondi, decise di uscire fuori per assaporare l’aria del mattino prima di rintanarsi nei sotterranei, bui e silenziosi.
Uscì dal portone grande e alzò lo sguardo per bearsi della volta celeste, un brivido di freddo le percorse la schiena e si passò le mani sulle braccia per riscaldarsi, quando sentì la sua voce.
 
-Cosa ci fai qui?-
Hermione si volto e trovò gli occhi verdi di Fred a scrutarla da vicino, non lo aveva neanche sentito avvicinarsi e decise di ricambiare lo sguardo.
-Non credevo di dover chiedere il permesso.-
-Non intendevo questo, volevo sapere cosa ci facessi qui tutta sola dopo un ballo del genere.-
-I balli sono sopravvalutati.- rispose, dandogli di nuovo le spalle.
-Sarebbe questa la tua scusa per averlo passato seduta su una sedia?-
 
Fred le si avvicinò, lentamente si tolse la giacca e la lasciò ricadere sulle sue spalle.
Hermione lo guardò, le pupille leggermente dilatate per via del gesto, non riuscì a trovare le parole giuste, poiché l’emozione di averlo lì, lì davanti a lei era stata troppa e neanche il suo spirito Serpeverde l’aveva aiutata.
-Sei molto bella stasera, ma credo che il tuo accompagnatore te lo abbia già detto.-
-Blaise e io siamo solo amici, ci siamo fatti una cortesia a vicenda venendo assieme.- si giustificò, non riuscendo neanche a capire il perché.
-Oh bè tanto meglio.-
-Perché mi stai parlando Fred? Nonostante tutto non sto molto simpatica alla maggioranza.-
-Come fai a sapere che sono Fred?- domandò il ragazzo voltandosi, colto dalla sorpresa.
-Io…- Hermione abbassò lo sguardo, non avrebbe parlato della sua cotta, non avrebbe parlato del tempo che aveva passato ad osservarlo o di come la sua vita si era incasinata, così decise di mentire ancora.
-Fred? George? C’è poi così tanta differenza?- lo guardò, cercando di nascondere tutto, cercando di evitare che lui le leggesse dentro.
-Certo che sei un bel tipo Granger, non immaginavo, e sono impressionato dal tuo carattere, potresti anche piacermi.-
-E chi ti dice che tu potresti piacermi?- domandò, alzando un sopracciglio.
 
In fondo però non potette negare a sé stessa che il suo cuore stesse battendo forte per lui, non poté negare che quelle parole, se fosse stata una normale ragazza, l’avrebbero fatta arrossire; ma poiché era stata obbligata a reprimerle non se ne preoccupò, cercò anzi di dimenticarle.
-Possiamo sempre scoprirlo.- disse, scrollando le spalle.
Fred le sorrise e tornò dentro la scuola senza riprendersi la giacca, Hermione rimase altri minuti al freddo della sera, cercò così di calmare i suoi nervi, di cancellare quella sensazione dal petto e di tornare quella di sempre.
Quando ci riuscì rientrò dentro la scuola per dirigersi direttamente ai dormitori.
 




∞Angolo dell'autrice: Buona sera a tutti e chiedo perdono per non aver stabilito un giorno fisso per l'aggiornamento, ma ho finito da poco gli esami e mi sono appena trasferita alla casa a mare e il mio tempo è stato molto limitato >.<
Ma veniamo a noi, vi prometto due aggiornamenti, oddio spero di riuscirci almeno uno ad inizio settimana e l'altro alla fine ^^
In queso capitolo iniziamo un pò a conoscere i nostri personaggi e un pò i loro punti deboli e quelli di forza: Harry ha avuto una vita felice finchè Voldemort non è salito al potere ma non intendo svelare nulla di più, arriveremo ad approfondirlo tra qualche capitolo; Ginny è la perfetta Serpeverde ma nonostante ciò il suo animo non è oscuro come quello dell'amica, in lei la luce non è del tutto sparita... Mentre Hermione... forse con calma vi accorgerete che il suo comportamento non è solo apparenza, che dietro a quel muro c'è molto di più... Un pò come sta facendo Draco!
Adesso vi lascio allo Spoier ma sappiate che ci tengo a questa storia e i vostri consigli possono solo aiutarmi a migliorarmi, <3 :

 
“Se tu lo volessi, veramente, non ti faresti problemi a volerlo rendere pubblico!”
Non credo che dipenda solo da questo, credo che la questione sia più difficile e più complicata, anche perché non credo di essere pronta ad ammettere di provare qualcosa né a volerlo pubblicizzare ai quattro venti.
“Allora staremo a vedere.”


 

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Capitolo 3
*** Know ***


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Know
 
Ginny posò i libri sul tavolo polveroso della biblioteca e si lasciò ricadere su una delle sedie, nonostante la breve pausa invernale i compiti non erano mai diminuiti e se non si fosse messa d’impegno avrebbe avuto delle serie difficoltà a fine anno.
E lei non voleva essere come i suoi fratelli.
 
Sono l’unica di questa famiglia che è stata smistata a Serpeverde, ma non per questo devo essere la più asina.
“Will e Charlie sono stati tra i migliori del loro anno, com’è tutt’ora Percy.”
Ma Fred e George e Ron no, ed io non sarò come loro, me l’ero ripromesso.
 
Si legò i capelli in una coda alta e sfatta ed aprì il primo libro, Pozioni, forse l’unica vera materia con cui aveva delle difficoltà nonostante Piton fosse il direttore della loro Casa, ma fin dal primo anno aveva avuto un rigetto, come se il solo nome le provasse un’orticaria.
 
-Posso farcela.- sussurrò a sé stessa.
-Bisogna esserne convinti per riuscirci.-
La rossa alzò il viso e trovò quello sorridente di Harry Potter.
-Bè la convinzione non mi manca ma mi manca la voglia.- ammise, sentendo il cuore leggero per la seconda volta, non le era mai riuscito spontaneo con i ragazzi, anche se erano loro a cercarla la maggior parte delle volte, con Harry sentiva che era diverso.
Capiva che in quegli occhi non avrebbe scorto lussuria o avidità, ma solo bontà e gentilezza, che se lui l’avesse voluta sarebbe stato non solo per il corpo ma soprattutto per la sua persona, ma dovette frenare l’immaginazione, rendendosi conto che continuando di quel passo sarebbe andata oltre.
-Posso aiutarti?- si sedette sulla sedia vicino alla sua ed allungò il collo per leggere l’argomento.
-Credi di potercela fare?-
-Sì, l’anno scorso Piton ha molto insistito su questo argomento, basta rispolverare le vecchie pergamene e saremo pronti.-
-Perché?- domandò, guardandolo.
-Perché credo che non sia poi così complicato e…-
-No, perché lo fai Potter? Io e te… Insomma lo sai che non siamo amici, vi ho sempre trattato male e non capisco. Eppure non sono scema.-
-Su questo non ho nessun dubbio.- sussurrò abbassando lo sguardo, perdendo quasi del tutto la sua grinta, inghiottì il groppo che si era formato in gola e decise che avrebbe fatto un piccolo passo avanti.
-Credo che tu sia diversa, credo che in te ci sia dell’altro, oltre a quello che vuoi far vedere, ho come la sensazione che nascondi una parte di te e non sono pronto per gettare la spugna.-
Ginny percepì le guance tingersi di un caldo rosso, come i suoi capelli, ma decise di non distogliere lo sguardo.
-Essere un Serpeverde non è facile, ci sono delle cose che devi fare, senza sé e senza ma, per vivere bene o almeno decentemente i tuoi sette anni; devi essere quel genere di persona.-
-Il genere di persona che vuole Hermione Granger? Perché?-
-Non si tratta di Hermione, lei è… Lei, non è cattiva ma tutto dipende da come lei ti fa sentire.- disse, espirando, come se si fosse tolta un grosso peso dallo stomaco.
-Come ti fa sentire?-
-Potente? Invincibile? Inarrestabile? Sai di poter essere qualsiasi cosa quando sei con lei, sai di poter fare tutto, ma quando ti allontani è come se perdessi la scintilla, devi restarle accanto.-
-Mi sembra di sentire parlare di droga.- il ragazzo si appoggiò allo schienale della sedia.
-Forse, forse assomiglia a una droga ma nonostante tutto se lei ti è amica, allora tutto andrà bene, perché lei comunque farà in modo di proteggerti, sempre.-
-La veneri, insomma.-
-Potter non dare troppo peso alle parole, è come se tu fossi il fulcro del tuo gruppo e la serenità degli altri dipendesse da te, non ti faresti in quattro per loro? Non daresti di tutto per renderli felice?-
-Certo.- disse senza esitazione.
-Lei fa lo stesso con noi.-
-Viene chiamata Regina di ghiaccio per un motivo, lo sai?-
-Non è di ghiaccio, ha solo scelto di non essere come le altre.-
 
Harry si prese qualche minuto per riflettere su quelle parole e incrociò le braccia; non aveva mai sentito nessuno parlare con tanta euforia della Granger, lodandola e idolatrarla ma forse non riusciva a capire solo perché non la conosceva, forse se fosse stato al posto di Ginny avrebbe detto lo stesso, così decise di darle il beneficio del dubbio.
Capì che forse poteva ampliare le sue vedute e non soffermarsi solo sulle apparenze.
-Anche se si dimostra invincibile ha le sue debolezze, non è priva di anima.- aggiunse la ragazza.
-Cosa dirà di noi? Cioè del gruppo di studio?- si corresse Harry, allargando il nodo della cravatta per via del caldo.
-Non avrà niente da ridire, le parlerò io stasera.-
-Bene, allora noi iniziamo domani, va bene?- sorrise, sentendo che in quei pochi minuti aveva, sicuramente, portato avanti quel rapporto che desiderava da anni.
-Sì.- rispose, arrossendo, in fondo quel ragazzo non le dispiaceva poi tanto.
 
***
 
Hermione nonostante il tempo passato a casa, lontano da Hogwarts e soprattutto da Fred, non era riuscita a dimenticare la breve discussione che aveva avuto con lui al Ballo del Ceppo.
Aveva sempre sperato che lui si accorgesse di lei, ma adesso tutti i contorni di quella serata gli apparivano sfocati e le parole prive d’importanza, come se il tempo avesse già mutato il suo ricordo, come se la distanza fosse riuscita a rimetterla sulla giusta strada.
Convincendosi quasi che fosse stato tutto un sogno, un sogno tanto bello quanto finito e già dimenticato.
 
“Più che altro ti sei autoconvinta.”
Forse, ma meglio così, non voglio rimanere delusa.
 
Quella era la scusa che aveva usato per preservare il suo cuore, la scusa che aveva sempre usato quando si parlava di sentimenti, aveva deciso di non mettersi in gioco, mai, per nessuno e di farlo solo per se stessa, solo per il suo rendiconto personale.
 
-Tendiamo ad incontrarci sempre in certe situazioni.-
Fred si sedette accanto a lei, sul prato verde che portava alla Capanna di Hagrid come se niente fosse, come se fossero amici da una vita e quello per loro rappresentava un punto d’incontro.
-Credo che sei tu quello che tende a seguirmi.-
-Spero di trovarti da sola, a dir la verità, e in questi giorni non è successo molto spesso.- le fece notare, sorridendo.
La ragazza lo guardò ed improvvisamente cancellò la stupida idea del ricordo che aveva avuto poco prima, rendendosi conto che conservava ancora la sua giacca, in fondo al cassetto dei maglioni, e che quella sarebbe stata un’ottima prova per screditare la sua teoria.
 
-Hai un favorito tra i partecipanti al Torneo?-
-E´ importante?-
-Mi piacerebbe saperlo, anche se immagino che tu, come tutte le ragazze, straveda per Krum.-
-Tu per chi tifi Weasley?- domandò lei, mordendosi il labbro.
-Diggory, dovrebbe invece Hogwarts.-
-Allora sono lieta di farti sapere che io non tifo per nessuno, non m’importa chi vince, voglio solo che il Torneo finisca.-
-Il motivo?-
-Tutte quelle ragazze minano la mia autorità ed è una cosa che odio, profondamente, ma cosa importa? Non credo che tu mi abbia raggiunto a quest’ora per parlare del Torneo Tremaghi quando potresti benissimo far scherzi con tuo fratello.-
Herm allungò le gambe per stirarsi e appoggiò i gomiti sul prato per guardarlo meglio.
-Hai ragione, non sono venuto qua per certi convenevoli, non è nella mia natura.-
-Ed allora perché sei qui, Weasley?- lo incalzò, ghignando.
-Sono venuto qua perché voglio chiederti di uscire, con il sottoscritto s’intende.-
 
La ragazza rimase in silenzio per un breve secondo, non riuscendo a capacitarsi che il suo piccolo sogno si stesse realizzando, che lui le avesse veramente chiesto di uscire come se fosse la ragazza più normale del mondo.
-Ricordi sempre chi sono? Non vorrei che mi stessi confondendo con qualche altra.-
-Lo so chi sei e mi sta anche bene vederci di nascosto, se per te non è un problema.-
-Assolutamente no, potresti rovinare la mia immagine.-
-Sono il Re degli scherzi.- le fece notare, ammiccando.
-Ed io la Regina di ghiaccio, non saprei dire chi sia il più importante.-
-Ovviamente io.- asserì il ragazzo, ridendo e stendendosi accanto a lei.
-Sei un tipo tutto da ridere.-
-Ed ancora non hai visto niente, ci vediamo stasera fuori dall’aula di pozioni.-
Fred le sfiorò una mano nell’alzarsi ed andò via sorridendo.
Hermione non riuscì a voltarsi per guardarlo andare via, rimase ferma a guardare il fumo uscire dalla capanna di Hagrid e ad ascoltare i rumori della Foresta Proibita poco lontana; aveva sempre sognato quel momento tanto atteso, il momento in cui lui l’avesse guardata negli occhi, come se al mondo esistesse solo lei e le avesse chiesto di uscire, di uscire veramente, ma non tutto era andato come previsto.
 
“Gli hai fatto capire che non ti faresti vedere il pubblico con lui.”
Ed è la verità, metterei me stessa in ballo e rischierei tutto, non ho certezze. Non ho niente, non posso mettere in gioco quello che ho, perché se lo perdessi, non sarei niente.
Sarei la ragazza del primo anno, e non voglio tornare ad esserlo.
“Però lui ti ha guardata, ti ha vista veramente.”
Forse, o forse ha solo posato gli occhi, momentaneamente su di me, solo il tempo me lo dirà.
 
In fondo molti ragazzi ad Hogwarts l’avevano guardata, molti le avevano chiesto di uscire, di passare un po’ di tempo assieme ma mai nessuno era andato oltre e lei aveva sempre preferito evitare le complicazioni, così con tutti quei ragazzi non era neanche mai iniziata una vera storia.
E adesso non aveva idea di cosa sarebbe successo, non aveva idea di cosa avesse spinto Fred a chiederle di uscire, di sprecare il suo tempo con lei; chiuse gli occhi e poggiò la testa sull’erba, cercando di calmare il suo cuore che, nonostante l’euforia e la felicità di averlo lì, era riuscita a controllare per tutta la conversazione.
Si lasciò carezzare dal vento invernale, prossimo alla primavera.
 Era riuscita ancora a nascondere i suoi sentimenti.
-Ma ci riuscirò in eterno?-
Quella domanda non ebbe una risposta.
 
***
 
Draco chiuse il libro di Trasfigurazioni e lo posò sul tavolino della Sala Comune di Grifondoro, si passò una mano sugli occhi per via della stanchezza e si soffermò a pensare a Luna.
Avevano passato molto tempo assieme dopo il Ballo, l’aveva invitata a studiare assieme e a uscire, come una vera coppia e in fondo si erano divertiti la maggior parte delle volte, solo che non era riuscito a scacciare la sensazione d’obbligo che gli scorreva nelle vene, si era reso conto che doveva sforzarsi per risultare educato, affabile e gentile.
Aveva capito che non riusciva ad essere se stesso con lei, che quella sensazione provata al Ballo non si era tramutata in una scintilla, come aveva sperato di amore, ma in una semplice fiamma di amicizia.
Non riusciva a provare niente per lei.
 
-Malfoy cosa ti prende?-
Harry fece il suo ingresso dal quadro alla parete e si sedette sulla poltrona di fronte alla sua.
-Pensavo.-
-Luna?-
-Sì, non… Non mi sento a mio agio con lei.- ammise, non riuscendo più a tenere per sé quei pensieri.
-Io non volevo dire te lo avevo detto ma è così, Luna è una bella e cara ragazza, ma non è la ragazza giusta per te.-
-Credevo che ci fosse qualcosa oltre la sua aria svampita, credevo che conoscerla meglio sarebbe servito.-
-Ed invece?-
-Niente, qualche bacio, qualche breve parola ma non ha mai suscitato qualcosa dentro di me.-
-Allora lasciala andare, troverai quella giusta.-
-E tu sei riuscito alla fine a trovarla?- chiese, volendo cambiare argomento.
-Oggi le ho parlato di nuovo e darò qualche lezione a Ginny di Pozioni.-
-Ma tu sei una frana in Pozioni.- disse tranquillamente il biondo.
-Lo so, ecco perché prenderò le tue pergamene con gli appunti che mi servono e mi aiuterai anche a capirli, perché sennò mi gioco l’unica chance che ho con lei, per favore.-
Harry lo guardò negli occhi e Draco non riuscì a reprimere una risata, ed annuì, non riuscendo a trovare la forza di dire di no al suo più caro amico.
-La Granger non creerà problemi?-
-Ginny dice che la può gestire.- rispose, misurando le parole.
-Gestire? Sembra che stia parlando di un cane, ma l’idea non è del tutto fuori dal comune.-
-Malfoy sei ingiusto, se avessi sentito Ginny parlare di Hermione, adesso non diresti queste cose.-
-E che cosa ti ha rivelato la piccola di casa Weasley?- domandò, avvicinandosi all’amico per sentire meglio.
-Non ti dirò niente se prima non spieghi Pozioni, ma sappi che secondo lei Hermione è una persona totalmente diversa da quella che noi conosciamo.-
Draco annuì, non riuscendo ad aggiungere altro e andò in camera per recuperare le sue pergamene con i vecchi appunti, anche se quelle parole gli ronzarono nella mente per lungo tempo, rendendosi conto che in fondo rappresentavano alla perfezione gli occhi che aveva visto quella sera.
Gli occhi di una persona che aveva provato sulla propria pelle la solitudine e che aveva deciso di nascondersi dietro una maschera.
 
***
 
Hermione aveva svuotato il suo intero guardaroba prima si scegliere cosa mettere per l’appuntamento di quella sera, così aveva optato per dei jeans chiari, leggermente strappati e un maglioncino verde a collo largo, nonostante amasse l’inverno nei sotterranei di Hogwarts faceva sempre troppo freddo, anche per colpa del Lago Nero.
Uscì dai dormitori e si diresse verso l’aula di Pozioni, conosceva a memoria quel lato, e molti altri, della scuola e camminò tranquilla per i corridoi finché non notò la figura di Fred poco lontana.
Dovette ammettere a sé stessa che era bello, forse non uno dei più belli della scuola ma Fred Weasley aveva il suo fascino con i capelli rossi e gli occhi verdi che sprizzavano allegria da tutti pori, rendendosi conto che quegli occhi erano l’opposto dei suoi, troppi freddi e calmi per trasmettere qualcosa.
 
-Alla fine sei venuta.- le fece notare, girandosi.
-Non sono una che infrange le promesse, anche se sono di Serpeverde.-
-Più che altro so cosa aspettarmi da quelli della tua Casa.-
-Su questo non hai tutti i torti.- disse, dovendo ammettere la verità.
Serpeverde era come un marchio di fabbrica, tutti gli alunni sia maschi che femmine, appena smistati o all’ultimo anno tenevano gli stessi atteggiamenti, assumevano le stesse posizioni in relazione a determinati argomenti e tendevano ad essere diffidenti e poco inclini alle amicizie con le altre Case, ma non avevano mai sofferto per quello.
Era sempre stato un motivo di vanto.
 
-Ti va di uscire per andare ad Hogsmeade? C’è un passaggio segreto non troppo lontano da qui.-
-Fred Weasley sapevo che il tuo rapporto con le regole della scuola era pessimo ma non credevo fino a questo punto.-
-Ti va o no, Granger?- chiese, scrutandola negli occhi.
-Certo che mi va.-
-Vieni allora, dobbiamo salire al piano di sopra.- le indicò la strada sorridendo, lei non riuscì a reprimere un sorriso mesto e andò per prima lungo il corridoio.
 
*
 
Ginny entrò nella Sala Comune e cercò Hermione con lo sguardo ma non la trovò, vide Daphne parlare con Nott e Zabini su uno dei divani leggere un libro, decise di avvicinarsi a quest’ultimo.
-Ciao straniero.-
-Ciao Weasley, come va?-
-Bene, ma Hermione? La stavo cercando ma non è neanche in camera.-
-Sarà uscita a fare una passeggiata, lo sai che ogni tanto è presa male.- le fece notare, chiudendo il libro, -Sembri nervosa.-
-Le dovevo chiedere una cosa e mi premeva molto.-
-Oh credo che allora non mi perderò la scena.- disse, ghignando.
-Non fare lo stronzo, per me è importante.- si sedette sul divano, mordendosi una pellicina.
-Credo allora che si tratti di un ragazzo e che sicuramente farà incazzare Hermione di brutto.-
-Sono così prevedibile?- gli chiese, guardandolo.
-No, ma conosco lei e spero che tu ne uscirai viva.-
-Grazie ma credo che andrò in camera, devo preparami ad affrontarla, se la vedi dille che la cerco.-
-Certo, non vedo l’ora.- rispose Blaise aprendo di nuovo il libro ed immaginandosi la scena che mai si sarebbe perso per tutti i galeoni sul suo conto alla Gringott.
 
*
 
Hermione si appoggiò alla staccionata e guardò Fred davanti a sé, avevano passato la serata ai Tre Manci di Scopa e a Mielandia, girando poi per le strade vuote di Hogsmeade ed imbiancate per via della neve.
In fondo si era divertita, dovette ammettere a sé stessa che Fred era decisamente più divertente di quanto potesse immaginare ed era riuscito anche a strapparle qualche piccola risata.
 
-Spero di aver sciolto un po’ il tuo cuore con questa serata.- disse, avvicinandosi a lei, cercando così di far aderire i propri corpi.
-Ci vorrà molto più di questo, Weasley, il mio cuore è totalmente congelato.- sussurrò, ammettendo una parte della verità.
-Allora vorrà dire che mi concederai un secondo appuntamento?-
-Possibile, sempre che nessuno lo venga a sapere.- precisò.
-Nessun problema, sono stato il primo a proportelo, mi sta bene.- disse, sorridendo e avanzò ancora un po’ per poi sfiorarle leggermente i fianchi con le mani.
 
Hermione si morse il labbro e distolse momentaneamente lo sguardo, non stava cercando di fare la preziosa, semplicemente stava cercando di analizzare, di comprendere i sentimenti che stavano occupando il suo cuore, mandandolo in tilt.
 
“Se tu lo volessi, veramente, non ti faresti problemi a volerlo rendere pubblico!”
Non credo che dipenda solo da questo, credo che la questione sia più difficile e più complicata, anche perché non credo di essere pronta ad ammettere di provare qualcosa né a volerlo pubblicizzare ai quattro venti.
“Allora staremo a vedere.”
 
Alzò nuovamente lo sguardo e si ritrovò il suo viso poco distante dal suo, capendo perfettamente le sue intenzioni, chiuse gli occhi e si sporse leggermente in avanti per far aderire le loro bocche.
 
 


∞Angolo dell'autrice: Ed eccoci al terzo capitolo, cosa ne pensante? Anche se ci sono piccoli sbalzi temporali, la storia prenderà un piega uniforme solo più avant, diciamo che questi primi capitoli sono solo la base ^^
E veniamo a noi... Cosa ne dite di questi personaggi? Avete ancora una cattiva idea di Hermione o cominciate a capire il motivo del suo atteggiamento? Bè... La storia è solo agli inizi ma vi prometto costanza e buona volontà, solo se voi mi aiuterete con le recensioni e i consigli ^^
Ed ecco a voi lo spoiler:
 

-Tu cosa vedi?- domandò, girandosi per osservarlo.

-Vedo una bionda Serpeverde troppo piena di sé.-

-Stai tranquillo Malfoy che non uscirei con te neanche se fossi costretta dal fato o da qualche incantesimo.-

-La cosa è reciproca, non credere, anche se sarò costretto a sopportarti per una settima.-

-Posso sempre ignorarti.- rispose, dandogli le spalle e sparendo per i corridoi.




 

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Capitolo 4
*** We are not friends ***


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We are not friends
 
Draco entrò nella classe di Trasfigurazioni e cercò Harry con lo sguardo, lo trovò seduto poco lontano dal loro solito posto, preso da una discussione con Ron e Dean sul Torneo.
Avanzò verso di lui e non poté fare a meno di guardare l’altro lato della classe, il lato occupato da Serpeverde.
Si era sempre chiesto perché fra tre Case gli fossero capitati proprio loro ma il suo interrogativo era rimasto privo di una risposta e così, come anche gli altri, si era abituato a sopportarli.
Lo sguardo gli cadde accidentalmente su Daphne e le altre ragazze, e senza volerlo cercò anche lei, la Granger, più per curiosità, ma non la vide ancora in aula e in fondo si diede dello stupido, la presenza della ragazza non poteva certamente passare inosservata; forse per via dei capelli biondi o forse tutto dipendeva dall’aura che emanava la sua anima.
Ma sicuramente una come lei non era invisibile.
 
-Draco.-
Il ragazzo salutò con la mano i suoi amici e si unì alla discussione su chi potesse vincere o meno il Torneo Tremaghi visto che a breve ci sarebbe stata la seconda prova e nessuno aveva ancora idea di che cosa potesse trattarsi.
In quel momento entrò lei ed ebbe la sensazione che tutta la luce della stanza fosse risucchiata dalla sua persona, percepì qualcosa dentro di sé che non apprezzò minimamente, come se lui stesso potesse sentirsi in soggezione alla sua solo vista.
 
Hermione entrò in aula senza guardare nessuno ed andò direttamente a sedersi vicino a Daphne, cercando di ignorare l’emicrania che le pulsava per tutta la testa, impedendole anche solo di parlare e posò i libri sul banco, il più velocemente possibile, sperando che la lezione fosse breve e indolore ma non poté evitare di sentirli.
I soliti Grifondoro e la loro bocca lunga, anche se erano i primi a lamentarsi delle Serpi, quando loro non erano da meno.
 
-La reginetta dei bassifondi.- qualcuno sussurrò.
-Dicono che i suoi capelli siano tinti e che non sia bionda naturale, me lo aspetterei da una come lei, farebbe di tutto per apparire in quel modo.-
 
Daphne si voltò preoccupata verso Hermione e notò la vena pulsarle lungo il collo e una decisamente più piccola sulla fronte, ma nonostante ciò percepì la sua ira e la sua rabbia trapelare da tutti i pori, da ogni parte del suo corpo.
-Hermione lascia stare, non ne vale la pena.-
La ragazza si girò e la fulminò con lo sguardo, Daphne distolse gli occhi e capì che la sua amica non avrebbe lasciato correre, neanche per tutto l’oro del mondo.
Herm posò una mano sul banco e si alzò, spostando lo sguardo verso l’altro lato della classe.
 
-Susan… Per caso è nuovo quel cerchietto?- domandò, con finta innocenza alla ragazza che sedeva al primo banco e che prima aveva parlato dei suoi capelli.
-Oh sì…- sussurrò, stupendosi lei stessa per quella domanda.
-Immaginavo ma in realtà credevo che lo avessi rubato a tua sorella, è infantile, come anche il tuo colore di capelli, credo che dovresti controllarti prima di scendere a lezione.
Potresti far scappare i fantasmi col tuo aspetto.- disse, incrociando le braccia al petto e scrutandola senza pietà.
Notò gli occhi farsi più lucidi e seppe di aver colpito il suo obiettivo.
 
-Granger non credi che dovresti darti una calmata? Non abbiamo tutti la tua fortuna.- commentò Malfoy.
-La mia?-
-Non possiamo tutti essere delle belle ranocchie anche di prima mattina.- rise e si voltò verso gli altri, per ottenere il loro appoggio.

-Oh Malfoy mi ero quasi dimenticata di quanto fossi divertente, ma sai cosa c’è? Preferirei essere punta da uno Schiopodo Sparacoda, piuttosto che sentire un’altra delle tue deprimenti battute.-

-Ma chi ti credi di essere?!- il ragazzo si alzò in piedi, leggermente rosso sul viso per via della rabbia.

Hermione uscì dal suo banco per dirigersi verso di lui, improvvisamente il suo fastidio si trasformò in rabbia, la sentì pulsarle nel cuore e scorrerle nelle vene, impedendole di ragionare lucidamente.

-Io? Chi ti credi di essere tu per darmi del rospo!- sbottò avvicinandosi al ragazzo, osservò i suoi occhi color tempesta e i capelli incredibilmente chiari, anche più dei suoi, non aveva mai visto Draco Malfoy così da vicino ma quel pensiero venne scacciato dal suo sguardo, occhi color tempesta che le perforavano l’anima.

-Scusami credevo di averti fatto un complimento!- rispose, sorridendole, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-Maledetto furetto platinato che non sei altro…-

 

-Cosa sta succedendo qui dentro?!- esclamò la McGranitt entrando in aula.

In quel momento i ragazzi si voltarono verso la porta ed oltre allo sguardo irato della professoressa  Hermione notò quello leggermente sconvolto di Fred, essendo sicura che fosse lui e non il fratello.

Lo guardò, ma non come aveva fatto ieri sera, mettendo da parte la sua stessa indole per regalargli qualcosa di vero ma lo guardò esattamente come aveva fatto con Draco prima, dal suo piedistallo, senza preoccuparsi di risultare la perfida regina di ghiaccio poiché ormai si era convinta che quello fosse, effettivamente, il suo vero io.

Quell’io che non aveva ancora accettato fino in fondo.

-Filate dal Preside voi due.-

Hermione spostò lo sguardo dalla professoressa e poi su Malfoy, lo vide annuire e poi anche lei s’incamminò fuori, Fred la lasciò passare ma non si preoccupò di guardarlo ancora, aveva già fatto abbastanza danni da essere solo la prima ora di lezione.

 

*

Draco si chiuse alle spalle la porta del Preside, erano riusciti a uscire semplicemente dopo un’ora di ramanzina e per punizione avrebbero dovuto controllare i corridoi assieme ai Prefetti per una settimana.

Mise le mani in tasca ed osservò la chioma bionda della ragazza che lo precedeva scendendo le scale e nonostante gli insulti di prima non riusciva ad odiarla, poiché le parole di Harry e gli occhi che aveva visto quella sera non facevano altro che ronzargli nella mente, impedendogli di essere obiettivo.

 

-Non capisco che cosa i ragazzi vedano in te.- disse, mettendosi le mani in tasca una volta lasciatosi il gargouille alle spalle.

-Tu cosa vedi?- domandò, girandosi per osservarlo.

-Vedo una bionda Serpeverde troppo piena di sé.-

-Stai tranquillo Malfoy che non uscirei con te neanche se fossi costretta dal fato o da qualche incantesimo.-

-La cosa è reciproca, non credere, anche se sarò costretto a sopportarti per una settima.-

-Posso sempre ignorarti.- rispose, dandogli le spalle e sparendo per i corridoi.

 

Credo che non riuscirò mai a capirla veramente.

“Hai preso un abbaglio quella sera del Ballo, lei non può veramente avere quegli occhi.”

Forse non sempre.

 

***

 
Fred si appoggiò a una delle colonne fuori dalla scuola, cercando di assimilare bene ciò che aveva appena visto e sentito, inspirò a fondo e ringraziò l’aria fredda che lo aiutò a calmare il nervosismo.
-Eccoti.-
Alzò lo sguardo e vide George camminare verso di lui, per fermarsi non troppo lontano.
-Hai sentito cos’è successo?-
-Ero lì quando è arrivata la McGranitt.- rispose, sapendo già a cosa si riferisse il fratello.
-Non la immaginavo così agguerrita.-
-Io… Ieri sera non era così, lei… Non mi è sembrata in quel modo.-
-Eppure Fred non è una novità, sappiamo bene come Hermione Granger gestisce le sue interazioni sociali, perché allora sei così stravolto?-
-Perché credevo che…-
-Uscendo con te sarebbe tornata sulla retta via? Che sarebbe diventata buona e docile? Un serpente addomesticato, magari? Ma cosa ti è saltato in testa!-
-Non lo so, eppure non voglio gettare la spugna.-
 
Strinse le mani a pugno per enfatizzare la sua decisione, in fondo al suo cuore non credeva possibile che una ragazza come lei decidesse volontariamente di comportarsi in quel modo, che forse era mossa da qualche ragione, radicata nella sua anima, che l’avesse portata a diventare la regina di ghiaccio.
-Fred non voglio che tu ti faccia male, Hermione sarà anche bellissima ma ne vale la pena?-
-Forse sì o forse no, non so se ne vale la pena, non so se è quel genere di ragazza per cui dovrei perdere del tempo, ma per il momento ho preso la mia decisione.-
-Non voglio vederti soffrire, fratello, ho la sensazione che ti spezzerà il cuore.-
-E come potrebbe fare?- domandò sorridendo, cercando di non dar peso a quelle parole anche fin troppo vere.
-Continuando a comportarsi in quel modo.- rispose semplicemente George, scrollando le spalle.
 
***
 
Ginny alzò lo sguardo dal libro quando vide Hermione entrare come una furia nel dormitorio, guardò Blaise, seduto poco distante, e si alzò.
 
-Ti stavo cercando.-
-Ho da fare.- disse, dirigendosi verso la sua stanza.
Ginny decise di non lasciar stare e la seguì dentro, doveva parlare di Harry o se la sarebbe presa anche con lei e preferiva evitare l’ira di Hermione, se poteva.
 
-Se vuoi dirmi qualcosa su quello che è successo oggi, non ne vale la pena, Silente mi ha sufficientemente stancata e per aver un quadro completo dovrò anche fare la ronda, per una settimana.- sbuffò, lasciandosi cadere sul letto.
-Non ti voglio parlare di questo.-
-E di cosa?- Hermione si appoggiò sui gomiti per guardarla.
 
Ginny fece un breve respiro e si preparò a scatenare l’inferno.
-Potter si è proposto di darmi una mano con Pozioni e lo sai che se non supero le stupide verifiche di Piton mi boccerà ed io non posso essere bocciata, così ho acconsentito ma spero che tu non ti arrabbi o peggio.- concluse velocemente, rendendosi conto che si era anche dimenticata di respirare.
-Peggio?- domandò Hermione, curiosa.
-Non voglio che diventi il tuo nuovo bersaglio o almeno non voglio che la situazione peggiori, in fondo lui, mio fratello e Malfoy sono già nel nostro mirino.-
-Malfoy oggi mi ha fatto finire dal Preside.-
-Sì Malfoy, non Harry.- sussurrò, abbassando lo sguardo davanti ai suoi occhi freddi.
-Fai come vuoi Ginny, non sono io che devo darti il permesso per prendere lezioni private.-
-Davvero?- chiese, totalmente stupita.
-Già, il problema nascerà quando t’innamorerai di lui.- disse, alzandosi per dirigersi in bagno.
-Non m’innamorerò.- lo disse, pensando che fosse la cosa più normale del mondo ma subito Ginny si accorse che sarebbe stata comunque una bugia.
-Forse no, ma se lo farai sappi che dovrai scegliere.-
-Scegliere?-
-Fra me e lui, e io non ti perdonerò mai se sceglierai lui.- decretò, guardandola un attimo negli occhi per poi chiudersi in bagno.
 
Ginny si passò le mani sulle braccia, cercando di scacciare la sensazione di freddo che Hermione le aveva lasciato addosso ma non ci riuscì.
In fondo sperava di non innamorarsi di Potter, lo sperava perché sapeva bene che ciò che le aveva detto lei sarebbe diventato realtà, l’avrebbe costretta a scegliere e se la sua scelta fosse stata sbagliata, avrebbe perso tutto e forse non era pronta a rischiare così tanto ma sapeva altrettanto bene che Harry sarebbe stato il ragazzo giusto per lei.
-Forse io posso anche innamorarmi ma spero a questo punto di non essere ricambiata.- sussurrò uscendo dalla stanza di Hermione.
 
***
 
-Lumos.- alzò la bacchetta e si diresse verso le scale che l’avrebbero condotta alla Sala Grande, punto d’incontro dei Prefetti per far partire i controlli serali e temporaneamente anche il suo e di Malfoy.
Sbuffò, rendendosi conto che quella situazione le avrebbe occupato tute le serate e che probabilmente si era anche giocata la sua unica possibilità con Fred.
Ho visto come mi ha guardato oggi in classe e sono più che sicura di averlo lasciato sconvolto, ma io sono fatta in questo modo, non posso cedere ai miei sentimenti e sperare che vada tutto bene.
“Perché no?”
Perché cedere vorrebbe dire essere debole, mostrarsi debole davanti a tutti e l’ultima volta che lo sono stata era il primo anno ed io non ero nessuno, anzi ero Nessuno, e non succederà una seconda volta.
Quando lo farò e se lo farò, sarà perché sarò sicura.
“Fred non ti da questa sensazione?”
 
-Fred.- sbottò, dopo essersi scontrata con lui in mezzo al corridoio.
-Ciao, ti stavo cercando.-
-Probabilmente già lo saprai ma devo raggiungere la Sala Grande o mi caccerò di nuovo nei guai.-
-A tal proposito, cos’è successo oggi?- chiese, guardandola negli occhi.
Ed Hermione capì immediatamente le sue intenzioni, i suoi occhi verdi, giocosi e allegri, per lei rappresentavano uno specchio limpido e cristallino, poteva vederci tutto ma in quel momento decise di non farlo, poiché vi avrebbe scorto una verità poco gradita.
-Se stai per farmi la paternale ti conviene fermarti qua, fermarci qua, Weasley. Se invece sei qua per vedermi potrei pure fare tardi alla punizione, per passare del tempo assieme.- rispose, abbassando la voce per far trasparire i suoi sentimenti.
Nessuno si era mai permesso di dirle cosa fare e come comportarsi, e sicuramente non avrebbe dato il permesso a lui di farlo.
-Volevo solo informarmi se stessi bene o no.-
-Sto bene.- rispose freddamente.
-Granger non ti sto accusando di niente, veramente, solo che assistere a quello scontro mi aveva lasciato perplesso.-
-Se la metti così va bene, sono cose che succedono ogni giorno, non devi preoccuparti. So cavarmela da sola.-
-Bene, adesso che lo so, non mi stupirò più.-
Fred si abbassò, così da risultare alla sua stessa altezza e le sfiorò la bocca con la propria, catturando la sua attenzione, la vide chiudere gli occhi e posare le mani piccole e leggermente fredde sul suo maglione, lui allungò le mani e le strinse i fianchi.
-Avevo voglia di farlo.-
-Bè ti concedo cinque minuti del mio tempo per recuperare quello perso.- sussurrò, baciandolo ancora, dando così la possibilità alle loro lingue di scontrarsi.
 
*
 
Draco si sedette su uno dei posti liberi della Sala Grande, aspettando oltre l’arrivo degli altri Prefetti quello della Granger.
Alzò lo sguardo ed osservò il cielo stellato invece del tetto, aveva sempre apprezzato quella magia, ricordò che era stata la prima cosa ad averlo colpito al suo arrivo ad Hogwarts.
-Malfoy, tu e la Granger inizierete a ispezionare il settimo piano, ma dov’è?- domandò Percy, guardandolo.
-Sono qua.- rispose lei, entrando in Sala.
-Oh, dopo il settimo piano scendete, ci si incontra ogni ora o giù di lì al bagno dei Prefetti.-
-Perfetto.- rispose il ragazzo.
Percy si allontanò per raggiungere gli altri Prefetti e Hermione rimase sola con Draco, guardò il ragazzo di sfuggita.
-Dov’eri finita?- domandò lui, avvicinandosi.
-Non siamo amici, non ho nessuna necessità di dirtelo.- rispose piccata, allontanandosi per iniziare la perlustrazione.
-Di bene in meglio!- sentenziò, seguendola.
 



∞Angolo dell'autrice: Buona sera a tutti ^^ Come procede la vostra estate? La mia sta procedendno bene, ma purtroppo da domani si rinizia a studiare e ciò mi rattrista parecchio, ma veniamo a noi!! Allora come sempre Hermione non riesce a stare lontana dai guai, ma alla fine deve far trionfare quel carattere, quella maschera che si è creata e ha trovato un degno avversario nel farlo: Draco Malfoy.
Fred invece comincia ad avere dei dubbi, dubbi su chi sta frequentando e questo non lo aiuterà nelle prossime scelte !
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e mi farebbe davvro piacere avere qualche vostra recensione, bella o brutta che sia, così almeno saprò se il lavoro fin qui svolto è stato di vostro gradimento!
Adesso vi lascio allo spoiler:


“Forse non lo hai ancora trovato, ma sappiamo bene a chi stai pensando.”
Non a lei. Non credere che io provi qualcosa, la Granger è la persona più sbagliata di cui mi possa innamorare e sono più che convinto che questo non accadrà mai, è la tipica persona che commette scelte sbagliate e che non se ne pente.
Io non potrei stare con una come lei.

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Capitolo 5
*** Half-truths ***


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Half-truths
 
Harry scese dalla barca che la scuola aveva messo a disposizione per raggiungere gli spalti per la seconda prova ed aiutò Ginny a scendere.
Avevano appena assistito alla vittoria di Diggory su Krum e la Delacur, portando in vantaggio Hogwarts, così da ottenere sicuramente un buon punteggio per la prova finale.
-E´stato incredibile, vero?- domandò Ginny, sorridendogli.
-Sì, non immaginavo tanta competitività.-
Iniziarono a camminare verso la scuola e si meravigliò non tanto per la prova ma per quella situazione che si era venuta a creare tra di loro, che ormai andava avanti da un mese.
Si era convinto a fare un altro passo avanti dopo la prima settimana, poiché non solo la Granger non aveva infierito più di tanto nei commenti contro di lui, ma soprattutto perché la presenza di Ginny aveva illuminato le sue giornate, così le aveva chiesto di uscire e lei non aveva inventato qualche scusa, aveva semplicemente detto sì.
Ancora non si era capacitato della fortuna che aveva avuto, in fondo Ginny era una Serpeverde convinta, anche se non arrivava al livello di Hermione, e le probabilità di essere respinto erano sempre state troppo alte, anche se il suo azzardo aveva funzionato, ma nonostante tutto non era cambiata.
Non era diventata una persona buona, l’essenza di Serpeverde non poteva svanire dall’oggi al domani e molti suoi comportamenti lo lasciavano ancora stupito, ma non gli aveva più mancato di rispetto e sapeva mantenere certi limiti, anche con i suoi amici.
Era questo che apprezzava di Ginny, non era cambiata solo perché un ragazzo si era interessato a lei, era rimasta se stessa, dando la possibilità di farsi amare per quella che era e lui c’è la stava mettendo tutta per non deluderla.
 
-Oggi i professori ci lasciano la serata libera, ti andrebbe di andare ai Tre Manici di Scopa?- propose lei, spingendolo con la spalla.
-Non avrai dei problemi col capo superiore? Non vorrei che le tue assenze la indisponessero.-
-Hermione se ne farà una ragione, posso gestirla.-
-Ti ricordi di chi stiamo parlando, vero? Hermione Granger, Serpeverde, Regina di ghiaccio.-
-Sì Potter, me lo ricordo… Io ho chiarito da subito questa situazione e andrà tutto bene.-
-Se lo dici tu.-
-Volevo sapere una cosa.- chiese, abbassando lo sguardo.
-Cosa?-
-Ron… Forse anche Draco, mi stanno evitando? Cioè evitano te perché esci con me?- domandò, non riuscendo a non guardarlo.
-Ron è preso dal suo mondo o meglio dalla Brown, diciamo che il ragazzo connette poco e Draco… Draco mi sembra sovrappensiero, per il momento, non sono convinto che ti stia evitando ma è così da quando ha finito la punizione con la Granger.-
-Credi che sia successo qualcosa tra loro?-
-No, me ne avrebbe parlato, forse dipende anche dalla sua recente delusione d’amore con Luna. In realtà non parliamo poi molto, ultimamente.-
-Potter devi aggiustare la situazione, la solitudine è una brutta bestia e non puoi permetterti che i tuoi amici ne soffrano.-
-Lo so, me ne occuperò domani, okay? Stasera vorrei evitare.-
-Ma…-
-Niente ma, Ginny. Andiamo su.- disse, sorridendogli e appoggiando una mano sulla schiena per spronarla.
La ragazza rimase in silenzio ma non poté evitare di sorridere per quel gesto tanto gentile quanto intimo.
 
***
 
-Allora come stanno andando le cose tra voi?- domandò George, osservando gli scaffali colmi di Mielandia.
-Vanno.- rispose asciutto Fred.
-In che senso?- il fratello si voltò per guardarlo.
-Non vanno poi così male, Hermione è fantastica, sa il fatto suo ma…-
-Ma?-
-Sono quegli atteggiamenti, ho come la sensazione che non riesca a far cadere la maschera, o meglio non ho ancora capito se si tratti o meno di una maschera.-
-Non credi che sia realmente in quel modo?-
-Non lo so, forse mi ostino a vedere solo il buono delle persone.-
Fred si voltò e guardò attraverso il vetro della finestra del negozio poiché proprio in quel momento la vide passare con Blaise e Daphne diretti ai Tre Manici di Scopa, non la chiamò, non fece niente, in fondo l’avrebbe vista più tardi alla Stamberga Strillante, e avrebbe recuperato il tempo perduto.
 
-Fred se non sei felice puoi sempre lasciarla andare.-
-Sai George mi deprime parlare di Hermione come se fosse una persona cattiva, voglio… Voglio spassarmela con lei e vedere come va, non sono infelice, solo che non mi ero mai imbattuto in una così.
Sono sempre stato abituato che con il semplice corteggiamento la ragazza sarebbe caduta ai miei piedi, ma con lei è diverso, ci devo mettere più impegno ma i risultati sono eccezionali.- commentò, sorridendo al fratello.
-Oh mi fai pentire di non aver preso ancora il tuo posto, sai?-
-Non ci riusciresti, George.-
-Perché no?-
-Sa distinguerci.- disse, semplicemente, uscendo dal negozio.
-Non ci credo, neanche nostra madre ci riesce.-
-Eppure lei sì, l’ho capito la sera del Ballo, lei mi ha chiamato col mio nome e poi ha fatto una battuta come per sdrammatizzare, ma in fondo sapeva chi fossi.-
-Dovremo comunque provare questa teoria.- decretò.
-Un giorno di questi ma non stasera, preferisco non farla arrabbiare.-
-E´davvero così terribile?-
-Forse anche peggio.- rise, incamminandosi per le strade non più imbiancate al tramonto di quella interessante giornata.
 
***
 
Hermione raggiunse la Stamberga Strillante all’orario concordato con Fred, entrò al suo interno e si maledisse per aver accettato la proposta di incontrarsi in quel tugurio; non solo per via della sporcizia, che sarebbe stato un problema a monte, ma soprattutto perché ormai la Stamberga cadeva a pezzi.
Come se potesse caderle addosso da un momento all’altro.
 
-Ciao, straniero.- disse Hermione, osservando Fred di spalle.
-Ciao a te.-
 
Fred si voltò e le sorrise, Hermione indossava un vestito nero che le calzava a pennello, facendogli venire pensieri poco casti ma che avrebbe accantonato solo momentaneamente.
 
-Dovremo trovare un altro posto comunque.- disse lei, avvicinandosi alla finestra.
-Perché? Non ti piace il brivido, il pericolo?- chiese, baciandole il collo.
-Oh bè, mi piace solo quando sono sicura che un pezzo del soffitto non mi cada in testa.-
-Andiamo Granger, ti credevo più coraggiosa.-
-Quelli siete voi.- rispose, baciandole in bocca, e riuscendo a percepire l’odore del profumo che metteva ogni mattina, sapeva di gelsomino e di scherzi, incantesimi e magie.
 
-Mi piacerebbe avere una camera a nostra disposizione, ora come ora.- le sussurrò lui tra un bacio e l’altro.
Il cuore di Hermione iniziò a pompare sangue più velocemente, sentendo il desiderio scorrerle lungo le vene per arrivare al cervello, inibendolo e impedendogli di ragionare lucidamente.
-Peccato che questo tugurio non sia un albergo a cinque stelle.- rispose ammiccando.
-Sei diventata ironica per caso? Non ti posso lasciare cinque minuti che tutti ti puntano gli occhi addosso.-
Fred non si stacco dal suo collo, decidendo di scendere lentamente verso i suoi seni, ma nonostante tutto sperò in una sua risposta, in fondo aveva detto la verità e aveva riflettuto molto prima di dirla ma aveva bisogno di sapere cosa pensava.
Non gli dispiaceva essere il suo amante, non gli dispiaceva nascondersi tra le mura di Hogwarts per avere un po’ d’intimità ma gli avrebbe dato enormemente fastidio se lei fosse uscita anche con altri, se non lo avesse considerato più del suo amante occasionale.
-Weasley io non mi vedo con nessun altro, a quanto pare vuoi che te lo confermi o mi sbaglio?- domandò, staccandosi di poco da lui.
-Esatto.-
-Sarò una Serpeverde, mi piacerà anche ricattare, maltrattare ma non sono quel genere di ragazza, nessuna situazione potrebbe mai giustificare quel comportamento.- decretò seria.
-Volevo… Volevo semplicemente avere le idee chiare su di noi.-
Hermione lo guardò e decise di essere sincera o almeno di dirgli una mezza verità, quella mezza verità che premeva di uscire fin dalla sera al ballo e che aveva taciuto per tutto il tempo.
-Ascolta noi siamo okay così e questa situazione mi sta anche bene, dato che… Ci speravo.- abbassò gli occhi e decise che non avrebbe aggiunto altro, che per quel giorno aveva fatto la sua buona azione e che sarebbe stata sufficiente anche per il prossimo anno.
-Ci speravi? Quindi volevi uscire con me? Allora non ti sono così indifferente.-
-Non lo sei, anche perché non sarei qui, in caso contrario.- gli fece notare, guardandolo con i suoi occhi freddi e agghiaccianti.
-Granger allora mi sa che è il tuo giorno fortunato, perché ho una sorpresa.-
Le prese la mano e la trascinò nella stanza adiacente a quella in cui si trovavano, con la bacchetta accese le candele che aveva già predisposto sul pavimento e così la ragazza si ritrovò davanti a un divano di modiche dimensioni, rosso, posizionato in mezzo alla stanza.
 
-Avevi già pensato al tipo di serata che volevi trascorrere?-
-Potrei mentire, ma in realtà sì, ci avevo già riflettuto a dovere.-
Fred le scostò una ciocca di capelli dal viso e la sistemò dietro il suo orecchio, sorridendo come alla prima cotta, si sporse e la baciò.
Un bacio breve ma intenso, in cui provò a trasmettere ciò che iniziava a provare per quella ragazza; posò le mani lungo i suoi fianchi e si beò di quel contatto, trovandolo bellissima e piena di fascino.
Hermione gli poggiò una mano sul viso, mentre posò l’altra dietro al collo e giocò con i suoi capelli, rendendosi conto che il desiderio che l’aveva consumata durante il mese stava per essere appagato, che nonostante avesse tenuto nascosto i suoi sentimenti, non sarebbe riuscita a essere indifferente anche a quello.
Lui la sollevò, facendo aderire i loro bacini e incrementando il bacio, non riuscendo più a essere dolce o tenero, la voleva.
Negli anni passati non aveva mai pensato ad Hermione Granger in quel modo, le ragazze più grandi avevano avuto su di lui un fascino sempre maggiore, come se riuscissero a incatenarlo con un solo sguardo ma quell’anno era stata lei a farlo, prima le era entrata in testa come semplice fantasia ma col tempo la fantasia si era trasformata in altro: in bramosia.
Però aveva dovuto portare pazienza ed aspettare anche i suoi tempi, rendendosi conto di trovarsi davanti a una ragazza che non rispecchiava i suoi standard abituali, ma che era così totalmente diversa da essere imprevedibile, in ogni sua mossa, in ogni suoi pensiero.
Avanzò verso il divano e la appoggiò delicatamente, sistemandosi sui gomiti per non pesarle addosso e con molta maestria le abbassò la cintura del vestito.
La sentì fremere sotto di lui e quando la guardò non vide più i soliti occhi freddi, stupendosi ancora di come un semplice marrone potesse fare quell’effetto, ma vi trovò occhi totalmente diversi, vogliosi, bramosi ma che non tradivano mai la solita sfumatura.
Hermione staccò una mano dal collo e sbottonò le asole della camicia, lentamente, senza mai interrompere il contatto; solo quando l’ultimo bottone fu staccato, Fred percepì l’elettricità nell’aria, le tolse velocemente il vestito ed annullò così la breve distanza che li separava, perdendosi in lei.
 
***
 
Draco allungò i piedi sulla poltrona e chiuse gli occhi, dopo la seconda prova del Torneo Tremaghi era tornato ad Hogwarts, più precisamente al dormitorio, improvvisamente privo di tutte le energie necessarie anche solo per parlare.
Ultimamente non gli era capitato una sola volta ma molte altre.
Aveva parlato recentemente con Luna della loro situazione e la ragazza, nonostante lui si aspettasse qualche reazione, non aveva fatto niente e aveva acconsentito a rimanere semplici amici.
 
-Amici.- sbuffò, parlando a se stesso.
Reputava quella situazione totalmente ridicola, non riuscendo a comprendere cosa lo avesse spinto verso di lei.
 
“Forse quando la guardavi prospettavi la possibilità che lei ti coinvolgesse, che ti privasse quasi della capacità di pensare e di ragionare, che ti consumasse.
Tu cerchi un amore del genere, un amore che ti privi di tutto, che ti consumi dall’interno.”
Non esiste quel genere di amore.
“Forse non lo hai ancora trovato, ma sappiamo bene a chi stai pensando.”
Non a lei. Non credere che io provi qualcosa, la Granger è la persona più sbagliata di cui mi possa innamorare e sono più che convinto che questo non accadrà mai, è la tipica persona che commette scelte sbagliate e che non se ne pente.
Io non potrei stare con una come lei.
“Allora smettila di fare il rammollito.”
-Cosa stai facendo?-
Draco aprì gli occhi e vide uno dei gemelli Weasley osservarlo dall’alto.
-Niente, assolutamente niente. Dovresti provare ogni tanto…?-
-George.- rispose, sedendosi nella poltrona libera di fronte a lui.
-Dov’è Fred? Ultimamente non vi si vede molto assieme.-
-Quando progettiamo nuovi scherzi, ci separiamo sempre un po’, ognuno ha bisogno del suo spazio.- disse, scrollando le spalle.
-Immagino, sarete pieni d’impegni.-
-Abbastanza, ma perché sei qua e non a Hogsmeade?-
-Potrei farti la stessa domanda.-
-Touché, Malfoy. Non avevo voglia di festeggiare.-
-Anch’io, ultimamente non è un bel periodo.-
-Luna Lovegood ti ha fatto a pezzi il cuore?-
-In realtà credo che lo abbiano preso i Nargilli o almeno è la sua scusa per tutto.- rise, per quella squallida battuta.
-In effetti ha un brutto rapporto con quelle creaturine, lo vuoi un consiglio?-
-Certo amico.-
-Esci con una che ti faccia mettere in discussione tutto quello che sei, tutto quello in cui credere, non scegliere la più affidabile, quella più tranquilla, perché ti stancheresti, scegli chi ti fa fremere.-
-Perché mi dici queste cose?- domandò, poggiando la testa sul palmo delle mani.
-Perché credo che il tuo sconforto sia dovuto a questo, ma sono anche convinto che basti poco per tirarti su. Devi solo espandere i tuoi orizzonti.-
George si alzò e gli diede una pacca amichevole sulla spalla per lasciare la Sala Comune e dirigersi al dormitorio maschile.
Draco appoggiò la schiena alla poltrona e rifletté sul fatto che, inclusa la sua coscienza, quella era la seconda persona che gli dava quel genere di consiglio e stranamente anche questa volta pensò a lei.
 
***
 
 
Albert Granger posò l’ultimo documento sul plico di fogli che già occupava la sua scrivania e distogliendo lo sguardo, osservò la foto di famiglia.
Sua moglie che nonostante l’età rimaneva incredibilmente bella e sua figlia, Hermione aveva preso i suoi tratti, i capelli biondi ma gli occhi scuri che potevano far tremare la terra.
Si alzò e fece un piccolo passo, aveva lavorato molto per ottenere tutto quel potere, aveva sacrificato tutto, anche la sua stessa famiglia e lo farebbe, ancora, se Lui glielo chiedesse.
Aveva preso molto tempo fa la decisione di seguire Lord Voldemort nella sua ascesa al potere e da quel momento era sempre stato ricompensato nel migliore dei modi, non solo come leale servitore ma anche come braccio destro all’interno del Ministero e con loro al potere, il Mondo Magico era decisamente cambiato.
Non solo Voldemort aveva fatto abolire le vecchie Leggi che prevedono uguaglianza, parità di trattamento nelle decisioni e un sistema più equo anche per Natibabbani o per i Mezzosangue ma avevano anche introdotto così tante, nuove e diverse, Leggi che adesso nessun mago extraeuropeo avrebbe riconosciuto Londra.
Però a lui non dispiaceva, più di tanto, anche se quel metodo aveva richiesto più del dovuto, anche da parte sua.
 
-Albert?-
Si voltò per osservare sua moglie Jane, entrare nello studio.
-Dimmi, cara.-
-Ero solo interessata alla salute di mio marito, oggi non sei sceso a cena.-
-Oh.- Albert guardò le carte e si rese conto che aveva scordato la cena e di mandare anche una lettera a Hermione.
-Però, per il nostro Signore possiamo sacrificare questo ed altro, giusto Albert?-
-Giusto.-
La moglie si avvicinò e gli sfiorò l’avambraccio sinistro dove tutti i fedeli del nuovo Ministro di Magia avevano il Marchio, il Marchio Nero, unico simbolo della loro lealtà assoluta e incancellabile, lo stesso suo simbolo e lo stesso che avrebbe avuto anche sua figlia al momento giusto.





∞Angolo dell'autrice: Ed eccomi tornata ^^ Scusatemi per il ritardo ma purtroppo è stata una settimana davvero intensa, fra la casa da sistemare, lo studio - eh si ho dovuto riprendere - non ho avuto molto tempo, ma come vedete ogni mio momento libero è dedicato a voi <3
In questo capitolo scopriamo qualcosa in più sul rapporto tra Hermione e Fred, ed allo stesso tempo vediamo il nostro Draco troppo riflessivo, sempre meno attivo! Anche se George gli darà una mano, ma il motivo lo scopriremo solo dopo, adesso vi lascio allo spoiler :


-Dio, non hai idea di quanto vorrei saperti diversa, vorrei tanto che non fossi una stronza Serpeverde con zero capacità di amare.- si coprì le mani con gli occhi e le lasciò ricadere.


 

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Capitolo 6
*** I am not as you want me ***


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I am not as you want me
 
Ginny uscì nel cortile della scuola per dirigersi verso la capanna di Hagrid anche se non era quello il suo vero intento.
Aveva un disperato bisogno di pensare, di pensare a come salvarsi.
La scuola stava per finire e a breve l’influenza negativa di Hermione sarebbe stata a mille miglia di distanza da lei, ma in fondo sapeva che non si sarebbe mai sbarazzata dell’amica, sapeva che il prossimo anno avrebbe dovuto scegliere.
 
Ricordò le sue parole, fredde come il ghiaccio che s’infrangevano sul suo cuore caldo:
«Dovrai scegliere fra me e lui, ed io non ti perdonerò mai se sceglierai lui.»
 
Quella frase l’aveva perseguita per tutti quei mesi, tenendola sveglia la notte e non facendola concentrare sui compiti come aveva sperato, sbuffò e si fermò a metà strada, lasciandosi cadere sull’erba umida del primo mattino.
Hermione per lei era tutto, era stata la sua prima vera amica, l’unica ragazza che al suo primo anno non l’aveva fatta sentire inferiore per via dei suoi fratelli o del lavoro di suo padre, lei era apparsa come un raggio di speranza in mezzo al deserto.
L’aveva salvata.
E nel suo cuore sapeva che lo aveva fatto solo perché nessuno, al suo primo anno, aveva salvato lei, anche se Hermione non ne aveva mai parlato, decretando l’argomento come un tabù, era riuscita a raccogliere qualche informazione, qualche storia sussurrata nel bagno delle ragazze fuori da occhi indiscreti, e solo in quel momento aveva capito.
Aveva capito cos’avesse offuscato il cuore di Hermione, rendendola la regina di ghiaccio.
Un’infanzia difficile, il padre assente per motivi di lavoro si era votato alla causa del momento, con ripercussioni personali, soprattutto sulla figlia, bistrattata anche dalla madre troppo occupata a spargere e a far crescere il nome dei Granger per tutta Londra e dintorni.
Anche se infondo sapeva che non era solo questo, sapeva che non poteva trattarsi solo di questo.
Il suo primo anno non era stato facile, non era la classica bellezza richiesta, implicitamente, dagli standard di Serpeverde, i suoi capelli erano di un biondo spento, il viso poco aggraziato, la sua corporatura non ancora snella era il principale motivo per cui Hermione veniva presa in giro, persino da Tassorosso.
Ginny chiuse gli occhi e soppresse un brivido lungo la schiena, quel primo anno lei lo avrebbe definito buio e spaventoso, senza nessun amico, senza nessuna via d’uscita da quella scuola che sarebbe stata la sua casa per i prossimi sette anni; poi anche lei era entrata ad Hogwarts e aveva conosciuto Hermione, un Hermione totalmente diversa dai racconti: si era trasformata e da quel momento era stata temuta da tutti.
Compresi tutti coloro che solo l’anno prima l’avevano derisa, ed era stato in quel momento che era divenuta la regina di ghiaccio, aveva perso il suo calore, aveva perso la capacità di essere compassionevole e di comprendere il prossimo, aveva perso la sua purezza, poiché secondo molti aveva spento la sua umanità anche se tutti si rendevano conto che nessun incantesimo l’avrebbe mai aiutata a fare ciò, ma Ginny aveva capito.
Hermione si era semplicemente stancata di essere un bersaglio umano e da preda si era trasformata nel cacciatore, diventando lei l’oppressore, diventando esattamente la persona che solo l’anno prima le aveva dato il tormento.
 
La ragazza alzò lo sguardo verso il cielo e si beò momentaneamente di quel benessere, assaporando il profumo dei fiori che la circondavano e la purezza dell’aria e poi tornò a pensare a lei.
Hermione con lei non era stata l’oppressore, non era stata il carnefice, era stata una semplice amica, aveva sempre avuto la sensazione che con lei il cuore di ghiaccio sparisse, che tornasse a essere un po’ la vecchia ragazza di cui aveva sentito parlare.
Si era convinta di quella sua teoria ma quando l’aveva vista prendere in giro un ragazzo si era sentita mortificata per lei, si era sentita a pezzi ma poi aveva visto i suoi occhi e vi aveva letto dentro.
Non c’era compassione, non c’era rimpianto per le sue azioni o pentimento, vi aveva scorto forza, rabbia e audacia, come se la sua vera essenza si svegliasse in quei momenti, come se solo in quei momenti Hermione potesse dimostrare il suo valore e la sua personalità.
Così Ginny aveva deciso di adattarsi, aveva deciso che sarebbe stata la sua ancora di salvezza nei momenti più difficile, aveva deciso che sarebbe stata lei la ragione per far tornare la vecchia Hermione, anche se per poco tempo, anche solo per un secondo ma quel fardello lo aveva portato senza pentimento, almeno fino al momento in cui non si era innamorata.
Non credeva che innamorarsi potesse essere distruttivo e fortificante allo stesso tempo, non si era capacitata di come Potter avesse superato le difese che aveva imposto al suo cuore, per poi far breccia al suo interno; ed adesso si trovava divisa.
Il suo cuore era diviso tra due persone.
La sua migliore amica, quella ragazza che le aveva salvato esistenza il suo primo giorno di scuola ed il suo primo amore, il ragazzo che in fondo credeva che sarebbe stato per sempre e che l’avrebbe resa col tempo una brava persona.
 
-Cosa posso fare? Cosa devo fare?-
“Non chiederlo, non lo fare perché in fondo lo sai anche tu cosa sceglierai il prossimo anno.”
 
Si mise seduta strappando un filetto d’erba dal prato e provò a reprimere le lacrime che premevano di uscire, la sua coscienza aveva ragione, il suo cuore aveva già scelto, ma quella scelta le faceva male e sicuramente le avrebbe cambiato l’esistenza, per sempre.
 
***
 
Daphne posò la borsa a terra e si accese una sigaretta, guardandosi attorno e sperando che nessun professore passasse in quel momento.
Alzò lo sguardo e vide Hermione fare lo stesso, notò però una piccola vena sul suo viso etereo, quella vena che le veniva ogni volta che qualcosa offuscava la sua mente, ogni volta che decideva di non renderla partecipa di una decisione o di un fatto.
Col tempo aveva imparato a non prendersela, Hermione non lo faceva per male, ma semplicemente non era più capace di comportarsi come le persone normali, quelle che non sopprimono i sentimenti e che li lasciano liberi, lei però aveva dimenticato come si facesse e non gliene poteva fare una colpa, in fondo si assomigliavano molto per certi aspetti e a lei piaceva quell’Hermione.
 
-A cosa stai pensando?-
 
Hermione non la guardò, ma fece un lungo tiro dalla sigaretta e si appoggiò alla colonna, stava pensando a troppe cose, troppe anche per lei.
Soprattutto se tutte avevano come oggetto Fred.
Molto tempo fa si era lasciata sfuggire che aveva sperato in quella situazione ma solo adesso si era resa conto di quanto avesse sbagliato, lui provava a monopolizzarla durante i loro incontri, durante quei pochi attimi che passavano assieme e lei aveva iniziato a sentire qualcosa di strano crescere nel terreno arido del suo cuore.
 
“A lui non piaci in questo modo.”
 
Quella consapevolezza si era fatta strada già il giorno che aveva ricevuto la punizione per la lite con Malfoy, lo aveva letto nei suoi occhi, aveva letto la speranza che un giorno quella situazione cambiasse e col tempo era diventato molto più insistente, usando sempre però delle parole, degli atteggiamenti, che le facessero capire quanto lui non apprezzasse i suoi comportanti, sicuramente preferendo una Hermione Grifondoro e votata alla giustizia e non all’ingiustizia, provocata da lei stessa.
 
-Sta per finire l’anno.- sussurrò, come risposta.
-Sì e oggi partiranno anche le delegazioni, mi dispiace che Krum non possa rimanere di più.-
-Tu e Krum?- chiese ironica, guardando l’amica negli occhi.
-Bè c’è stato qualcosa durante l’anno, ma niente di serio, non era questo il mio intento e tu? Qualche bel bulgaro che ti ha rapito per farti sua?-
Hermione ghignò ma scosse la testa.
-Non ci credo che la nostra Granger non abbia fatto breccia in qualche cuore.-
-Oh in realtà quello è successo solo che ho preferito salvaguardare me stessa.-
-Non te ne do torto, possono essere così strani.- disse Daphne, spegnendo la sigaretta e facendola sparire.
-Già.-
 
Ed io di stranezze ne ho già avute tanto in questi mesi.
“Adesso ti sembra una stranezza il povero Fred?”
Il povero Fred sa manipolare peggio di un Serpeverde, non è innocente. Nessuno lo è in questa scuola.
 
Nonostante avesse accettato la parte dei suoi sentimenti che si interessavano al ragazzo, non aveva accettato del tutto lui, e in fondo si era convinta se la sua fosse una semplice cotta e niente di più.
Hermione ne sapeva poco e niente di amore, non lo aveva mai cercato e lui non si era mai fatto trovare, aveva visto la gente innamorata, aveva visto Ginny cambiare davanti ai suoi occhi ma aveva visto anche Harry: una volta li aveva osservati, volendo capire attraverso loro cosa si provasse.
E quando lo aveva visto guadare la sua migliore amica, si era concessa il lusso di posare gli occhi sul ragazzo, che le stava portando via un pezzo di sé ed era rimasta sorpresa: aveva visto nei suoi occhi chiari amore, fiducia, e conoscenza.
Conosceva Ginny per com’era, una Serpeverde a tutti gli effetti e in quella conoscenza vi era consapevolezza, la consapevolezza di come fosse la ragazza che amava e che non avrebbe mai voluto cambiare.
Aveva accettato lei, con i suoi pregi e i suoi difetti, aveva accettato tutto di Ginny senza cambiarla.
 
Ma lei queste cose non le aveva lette negli occhi di Fred. Lui non la vedeva come Harry, non vi leggeva la redenzione per le sue azioni, il perdono per i suoi peccati, lei era la peccatrice, lo era sempre stata e non sarebbe cambiata per lui.
Quella consapevolezza le aveva stretto il cuore in una morsa qualche notte fa, una morsa glaciale e distruttiva ma adesso aveva imparato a conviverci, ad adattarsi all’idea che nessuno l’avrebbe mai amata, che nessuno l’avrebbe mai guardata come Harry guardava Ginny, in lei nessuno avrebbe mai visto del buono.
 
“E non è per questo che sei diventata la regina di ghiaccio? Siamo diventate ciò che temevano e possiamo anche farne a meno.”
Dell’amore?
“Sì, siamo sempre state bene io e te.”
Forse…
 
Il flusso dei pensieri di Hermione venne interrotto molto presto, improvvisamente si trovò a terra, ricoperta dalla testa fino ai piedi di pozioni magiche e poco distante da lei vide lo sguardo terrorizzato di un ragazzo del secondo anno di Corvonero.
-Non l’hai fatto.- sussurrò, incredula.
-Mi dispiace… Io ero di fretta e…-
-Io spero veramente che tu non lo abbia fatto.- riprese, alzando il tono di voce.
 
Daphne poco distante, rimasta intatta, ghignò e immaginò la rabbia di Hermione rovesciarsi sulla povera vittima, si sarebbe divertita.
-Cosa succede?-
Si voltò e vide uno dei gemelli fannulloni Weasley avvicinarsi, velocemente.
-Stiamo per giocare.- rispose, ammiccando.
 
-Hermione mi dispiace, dovevo correre a lezione.-
-Hermione? Hermione.- la ragazza si alzò, sapeva che le sarebbe bastato un semplice colpo di bacchetta e l’incantesimo gratta e netta, per tornare pulita ma il semplice fatto che quel ragazzino la stesse chiamando per nome, davanti a Daphne, e credesse di poterla fare franca le aveva fatto scorrere l’adrenalina per tutto il corpo.
-Non credo di averti mai dato il permesso di chiamarmi per nome.- lo vide aprire la bocca, pronto a seccarla con altre scuse, ma lei alzò il dito per bloccarlo, -E non credo che ti basti chiedere scusa per fartela passare liscia.- indicò la sua divisa.
-Andiamo Granger basta un semplice incantesimo.-
Solo in quel momento Hermione si voltò e vide Daphne col suo solito sorrisetto e Fred accanto, stringeva le mani a pugno e il suo sguardo era ardente, ma non di passione come le sere quando si incontravano, ma ardente di rabbia verso di lei, nei suoi confronti, così, com’era solita fare lasciò che i suoi occhi glaciali facessero altrettanto e si ripeté, ancora una volta, quell’amara consapevolezza.
 
“A lui così non piaci.”
 
-Non credo che tu sia il più indicato, questa toga di seconda mano a quale fratello appartiene, eh? Credo proprio che tu debba farti gli affari tuoi, io e il ragazzino abbiamo una questione da risolvere.-
-Non credevo che ti piacesse prendertela anche con i più piccoli.-
-Oh tu non hai idea di cosa mi piaccia, e di sicuro non mi devo giustificare con te, Grifondoro.-
Si voltò dandogli le spalle, ormai si era caricata abbastanza da poter sistemare la questione in sospeso, non solo nel suo cuore ma anche con il ragazzino, estrasse la bacchetta e la puntò contro il ragazzo.
-Monstrum.- lanciò la fattura senza troppi problemi e vide il ragazzino correre lontano il più velocemente possibile.
Successivamente si puntò la bacchetta addosso e si ripulì dalle pozioni che le erano state versate, quando prese a borsa per andarsene vide lo sguardo furente di Fred ma per la prima volta non gli importò, non provava niente per lui in quel momento, fece un gesto a Daphne e dopo averlo colpito con la spalla, se ne andò in Sala Grande.
 
***
 
Harry si sedette accanto a Ron e Draco in Sala Grande, quell’ultimo giorno sarebbe stato privo di lezioni e a breve il Preside li avrebbe chiamati per il saluto generale alle delegazioni di Durmstrang e Beauxbatons.
-Ed anche questo anno si è concluso senza troppi effetti collaterali.- disse il ragazzo, sorridendo.
-Sei serio? Voglio solo dirvi che voi siete riusciti a trovare una ragazza ed io no.- gli fece notare Draco, tranquillamente.
-Sarà questione di tempo, non puoi affliggerti.-
-Oh si che posso.-
-Non dovresti.- continuò Ron, -Alla fine gli amici sono la cosa più importante.-
-Parli proprio tu che da quando stai con Lavanda ti abbiamo visto poco o niente?-
-Ho avuto solo qualche impegno.- si giustificò il rosso, arrossendo.
-Harry stavo pensando, il prossimo anno tu sarai il Capitano della squadra di Quidditch…- iniziò Malfoy, lentamente.
-Cosa vorresti farmi intendere con quello sguardo?-
-Credo che farò le selezioni, mi piacerebbe.- disse, semplicemente.
-Allora ci potremo incontrare tutti alla Tana d’estate, così Harry potrebbe stare anche con Ginny, che ringrazierà di passare un po’ di tempo senza Hermione.-
-Non la sopporta neanche lei?- chiese Draco, sogghignando.
-Oh in realtà la sopporta, però il solo pensiero di non dover sottostare ai suoi comandi la fa rilassare, però sono altrettanto convinto che le manchi, mia sorella è un controsenso per certi versi.-
-Speriamo solo che non la inviti a casa vostra per le vacanze.- disse Harry, sorseggiando il succo di zucca e in poco tempo osservò i visi bianchi e pallidi dei suoi amici.
-Cosa?-
-Non dirai sul serio?- domandò Ron.
-Perché no? Hai detto che comunque ne sente la mancanza, potrebbe farlo benissimo.-
-Oh io spero di no, non sopporterei Miss Perfidia anche fuori da Hogwarts.-
-Io credo che sarebbe divertente.- borbottò il ragazzo, posando il succo e rimuginando su quel pensiero, non sapendo ovviamente tutta la storia.
 
-Io dire di concentrarci sul Quidditch, a te fa male uscire con la rossa, peggio di quanto Lavanda faccia a Ron.-
-Oh su.- sbottò.
-Lasciamo stare Potter, stanno entrando le belle ragazze ed ho un disperato bisogno di immaginare la mia vita con una di quelle.- disse Malfoy, voltando lo sguardo anche se non riuscì ad impedire al suo cervello di pensare alla possibilità di passare l’estate con la Granger.
 
***
 
-Appropriato.- sussurrò Hermione, sfiorando uno dei banchi dell’aula di pozioni e non riuscendo ad evitare di pensare alla Fattura Orcovolante che aveva lanciato poco prima.
-Credi che sia divertente? Ti sei divertita a prendertela con quel ragazzino?-
-Weasley non credere che i tuoi scherzi siano meno innocenti di una fattura.-
-I miei scherzi servono per ridere, io faccio ridere la gente non la derido.- rispose serio.
Hermione notò la mascella rigida, le mani contratte, il corpo in tensione, Fred stava ribollendo di rabbia mentre lei invece si sentiva la persona più calma del mondo.
-Punti di vista.-
-Provi una macabra soddisfazione nel comportarti così? Rispondimi.-
 
La ragazza si fermò, appoggiò la schiena al banco e incrociò le braccia al petto, riuscì a percepire l’aria tormentata dall’aula e la decisione del ragazzo di litigare, di risolvere in modo definitivo quella situazione.
-La mia soddisfazione è quella di vedere tutte le persone temermi, quella di essere guardata con rispetto e paura, non puoi impedirmi di essere quella che sono.-
-Dio, non hai idea di quanto vorrei saperti diversa, vorrei tanto che non fossi una stronza Serpeverde con zero capacità di amare.- si coprì le mani con gli occhi e le lasciò ricadere.
 
Il cuore di Hermione iniziò a battere forte e improvvisamente tutte le sue paure, tutti i suoi dubbi vennero confermarti, fino a quel momento Fred non aveva mai espresso ad alta voce i suoi pensieri, almeno non in maniera così diretta ed adesso aveva trovato il coraggio di Grifondoro per farlo, quello che gli era mancato per tutti quei mesi.
-Finalmente hai trovato il coraggio per dirmi in faccia che non ti piaccio, che così come sono non vado bene.-
-Sì, non mi piace questo tuo carattere. Credevo che il tempo ti avrebbe cambiata, credevo che stare assieme potesse aiutarti a…-
-A cosa? Weasley chi ti credi di essere per dirmi che non vado bene? Chi sei tu per giudicare le mie decisione e il mio modo di vivere?- domandò, alzandosi ed avvicinandosi a lui.
-Credevo di essere qualcuno d’importante per te.-
 
Hermione rise.
“Se lo avessi considerato importante gli avresti detto della cotta.”
Se io fossi stata importante per lui, non avrebbe provato a cambiarmi.
 
-Ma come? Non sono la stronza con zero capacità di amare?- chiese, facendo eco alla sua precedente frase.
-Hermione, ero… Avvilito, io non…-
-Non volevi dire quelle cose? Però le hai detto e sai, hai proprio ragione. Io sono una stronza Serpeverde e mi sta bene così, non ci perderò il sonno per quello che mi hai detto e né cambierò il mio modo di fare, non sei nessuno per impormi il tuo volere.- percepì una fitta al cuore ma non gli diede importanza.
 
“Adesso non sei più fregata.”
 
-Non dire queste cose, è stata dura per me vedere quella scena, ma sono convinto che se uscissimo alla luce del sole, potrebbe essere diverso.-
-Diverso? Credo che tu mi stia confondendo con qualche altra ragazza, non sarà diverso, sarà solo peggio ed io non ho per niente intenzione di renderlo pubblico, anche perché non c’è niente da rendere pubblico.- decretò, lo guardò un’ultima volta lasciando che le parole facessero effetto, lasciando che capisse.
-Sarebbe meglio se ci rivedessimo il prossimo anno Weasley.- disse, lasciando l’aula, il più velocemente possibile.
-Hermione!-
Lo sentì chiamarla per qualche altro minuto ma lei non si voltò mai e percorse i corridoi per risalire ai piani superiore, cercando di controllare la tempesta dentro il suo cuore.
 
Forse il vero motivo che lo ha spinto ad uscire con me era sempre stato questo: di cambiarmi.
Di salvare le povere anime della scuola dalla mia malvagità.
“Non credi che potesse essere veramente interessato a te?”
Credo che se anche lo fosse stato non sarebbe durata, ed in effetti così è stato, la mia cotta mi ha influenzata nella capacità di giudizio, impedendomi di vedere chiaramente.
“Adesso sei libera.”
Sì, esatto, non sono più vincolata a rispettare quei sentimenti, l’amore non fa per me.
“L’ho sempre saputo.”
Non potrò mai stare con nessuno, non esisterà mai nessuno per me, che accetti i miei difetti e il mio passato, chi mai amerebbe il mostro che sono diventata? Chi mai si farebbe carico di tutto il mio dolore?
“Nessuno.”
Ecco, appunto.





∞Angolo dell'autrice: Buonasera a tutti ^^ Come ve la passate? La mia estate procede bene, anche se lo studio mi ha già distrutta!!
Ma veniamo a noi... Adesso Ginny metterà le cose in chiaro, o almeno ci darà la base su cui partire: Hermione ed il suo passato tormentato l'hanno salvata durante il suo primo anno, ma chi ha salvato Hermione a suo tempo?
Nessuno.
Ed ecco che si comprende il perchè della sua scelta, o almeno iniziamo a capire l'inizio, e di cosa l'abbia spinta a cambiare, così radicalmente.
E per la nostra ragazza arriva un'altra triste verità: Fred. Fred vuole cambiarla, vuole che lei sia diversa, ma finalmente lei si rende conto che, anche se aveva creduto all'amore, non può arrendersi del tutto, che se deve essere amata deve essere per i suoi sbagli, per quello che è; così deve dire addio a Fred.
Cosa ne pensate? Cosa ve ne pare di questa scelta?
Vi lascio allo
spoiler e spero che vi facciate sentire :)


“Cercavamo un amore travolgente, passionale, che ci facesse mettere in discussione tutti i nostri perché e l’abbiamo sempre avuto davanti, dalla sera del Ballo, è sempre stata lei ad attirare la tua attenzione, non Luna, ma Hermione.”




 

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Capitolo 7
*** Night has thousand eyes ***


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Night throught your eyes
 
~Quattro giorni prima.~
 
Hermione percorse velocemente le scale del Manor che l’avrebbero portata al salone e soprattutto che l’avrebbero condotta dai suoi genitori, da cui era stata espressamente convocata.
Passò davanti allo specchio dell’ingresso ma decise di non soffermarsi sulla sua immagine riflessa, da quando era finita la scuola aveva iniziato a provare un senso di sconforto interiore che l’aveva lasciata insonne la maggior parte delle notti.
-Hermione cara, eccoti.-
Sorrise alla madre e si sedette, compostamente, sulla poltrona di fronte a quella di suo padre.
-Volevate vedermi?- chiese, stringendo in mano il libro che si era portata da leggere in giardino al sole, con l’intenzione di prendere un po’ di sole.
-Sì, tuo padre voleva renderti partecipe di un evento molto importante.-
La ragazza voltò lo sguardo verso suo padre ed aspettò, col tempo però aveva imparato a temere la figura che una volta gli dava il bacio prima di addormentarsi, la figura che col tempo aveva smesso di interessarsi alla sua crescita per dedicarsi alla carriera, soprattutto da quando aveva prestato cieca fedeltà al nuovo Ministro, di cui non aveva mai apprezzato al massimo i modi di fare.
 
“Certo i suoi modi di fare si ritorcono contro di te, la maggior parte delle volte.”
 
-Come saprai quest’anno il mandato del Primo Ministro è stato messo in serie difficoltà da una parte pressoché inesistente, del Mondo Magico, ma come avevamo previsto ne è uscito ancora più forte, il suo potere si è consolidato nelle maggioranze da molto tempo e neanche un gruppo estremista ha potuto cambiare le carte in tavola.-
-Me ne congratulo.- sussurrò, non riuscendo a capire bene il discorso di suo padre.
-Proprio per questo, proprio per riconfermare il suo potere su Londra, ho deciso che terremo una festa in suo onore a casa nostra, esattamente fra tre giorni.-
-Casa nostra? Lord Voldemort non ha più un Manor con il quale sfoggiare la sua ricchezza?- Hermione si morse subito la lingua per aver detto quella frase e infatti vide gli occhi di suo padre farsi incandescenti per la rabbia e seppe subito che la punizione sarebbe arrivata a breve, che non sarebbe stato clemente neanche con sua figlia.
-La festa verrà celebrata in questa casa perché Lord Voldemort ha molta considerazione della mia persona, sono il suo braccio destro e per la nostra famiglia sarà un onore servirlo anche in questo, mi sono spiegato, signorina?-
-Certo, padre.- disse, abbassando lo sguardo.
-Adesso spero che non opporrai resistenza, non intendo lasciare a piede libero una lingua così tagliente.-
Lei si alzò e inghiottì il groppo che si era formato in gola, sapendo che in fondo se l’era cercata e che solo quella Maledizione l’avrebbe fatta sentire di nuovo viva e le avrebbe ricordato il motivo per cui era diventata in quel modo, il motivo per cui aveva perso tutto per essere un’altra.
-Crucio.-
Rimase in silenzio ed incassò il colpo, cadendo sulle ginocchia come unica dimostrazione della sua sofferenza, percepì subito il malessere interiore che la Maledizione senza Perdono era solita rilasciare e si morse il labbro per provare a sopportarlo, così forte che sentì il sapore del sangue in bocca.
Hermione alzò lo sguardo e vide suo padre conservare la bacchetta nella tasca interna della giacca, vide il volto di sua madre girato verso il giardino, lontano dal dolore che stava provando e lo abbassò subito dopo, non riuscendo a tollerare quella scena.
-Spero che non mi deluderai una seconda volta Hermione Jane Granger, perché sai bene quale sarà la punizione in caso contrario.-
-Si signore.- biascicò, si rimise in piedi e diede le spalle ai genitori; poggiò la mano sul muro e si diresse verso l’uscita posteriore della casa, sentì le gambe incredibilmente pesanti mentre il dolore le attraversava tutto il corpo, raggiunse la porta e uscì così velocemente che si ritrovò nuovamente a terra.
Solo in quel momento lasciò andare il labbro, sputò il sangue sull’erba fresca ed appena tagliata e si concesse il lusso di osservare le ferite lasciate dal suo stesso padre, sopprimendo con tutta se stessa le lacrime che non avrebbe liberato per niente al mondo.
 
Un giorno la pagherà, tutti quanti un giorno la pagheranno per quello che mi hanno fatto.
 
***
 
-Bel colpo!!-
Ginny batté le mani, non riuscendo a staccare gli occhi dal cielo, Harry e Draco avevano iniziato la preparazione in vista delle selezioni della squadra di Quidditch e grazie agli ampi spazi della Tana, nessuno li avrebbe disturbati.
Draco atterrò non troppo lontano dalla ragazza e si asciugò il sudore con l’asciugamano che si era portato dietro, inspirò a fondo l’aria fresca e per la prima volta da quando aveva lasciato la scuola si sentì realizzato e in pace con se stesso, rendendosi conto che la lontananza da Hermione lo aveva anche aiutato ad attutire tutti quei sentimenti, contrastanti, che aveva iniziato a provare.
-State andando bene!-
-Grazie Ginny, Harry è un bravo maestro.- fece notare il biondo, al ragazzo che si era avvicinato a loro.
-Oh ma tu sei altrettanto bravo, non me lo sarei mai aspettato, faresti un ottimo lavoro come Cacciatore.-
-Oh bè… Grazie.-
-Volete farvi una partita?- domandò Fred, uscendo dalla casa con la sua scopa, seguito da George e il loro solito sorrisetto.
-Sì anche se dovete giurare di non fare i soliti scherzi.- disse Draco, che ormai aveva imparato a conoscere i due gemelli.
-Ma dai ti sembriamo tipi da scherzi?-
-Sì.- risposero in coro Ginny, Draco e Harry, ridendo subito dopo.
 
-Ragazzi mi dispiace interrompervi ma non potete farvi un’altra partita.- annunciò Molly, uscendo di fretta e raggiungendoli in giardino.
-Ma mamma è estate e…-
-Per una volta non c’entra questo, George o Fred, insomma abbiamo ricevuto un invito.- fece notare, mostrando la lettera.
-Un invito?- domandò la figlia curiosa.
-Sì, tutte le famiglie che lavorano al Ministero sono state invitate a una festa del primo Ministro che si terrà a casa Granger, esattamente tra tre giorni.-
-Casa Granger?- borbottò Malfoy, essendosi fermato a quel dettaglio.
-Sono sicura che l’avrà ricevuta anche tuo padre Draco, dovrà solo avvisarti e Harry ovviamente ci sarai anche tu con noi, ma dobbiamo andare a Diagon Alley, vi servono dei vestiti buoni.-
-Mamma sei sicura che si terrà a casa di Hermione?- chiese Ginny, stupefatta quanto Draco di quella situazione.
-Sì, lo dice l’invito, non l‘hai sentita?-
-No… Io… Non ho avuto molto tempo veramente ma provvederò.- decretò, guardandosi un attiamo intorno per poi correre dentro casa.
Draco la seguì con lo sguardo e decise che avrebbe fatto compagnia a Harry e Ron ma più di tutto gli premeva che suo padre gli mandasse un gufo con quella notizie, più di tutto voleva sapere, voleva avere la certezza che anche lui fosse tra gli invitati e che l’avrebbe rivista.
 
“Ma come non eri felice del periodo di lontananza?”
Sì, ma ho capito che per mettere chiarezza nel mio cuore devo vederla.
“Credo che sei messo male.”
Siamo messi male, se cado giù io, tu cadi giù con me.
 
***
 
Harry si lasciò cadere sul letto che divideva con Ron e si concesse un momento per pensare a quella folle situazione.
Lui non aveva nessuna famiglia, i suoi genitori erano morti da anni, e odiava i suoi zii così tanto che preferiva passare il tempo a casa dei suoi amici e, ormai si era abituato a stare solo, ma l’amicizia con Ron e Draco lo aveva salvato dalla solitudine, più di una volta.
 
“Puoi farlo? Si tratta solo di questo.”
Andare a festeggiare l’uomo che ha ucciso i miei genitori? Non so se posso farlo, forse non ne sono capace.
“Allora non farlo, nessuno ti obbliga.”
 
-Harry.-
Ginny entrò nella stanza e si avvicinò al letto, sedendosi al margine e poggiando una mano su quella del ragazzo, lo guardò negli occhi e vi lesse tutta la tristezza del mondo, tutto il dolore e la solitudine che, nella sua vita, aveva letto solo in un altro paio di occhi, esattamente in quelli della sua migliore amica e si era ripromessa che avrebbe fatto di tutto per non rivederli, ma forse si era concentrata, per troppo tempo, sulla persona sbagliata.
-Sto bene, ho solo bisogno di un minuto.- disse il ragazzo, senza guardarla.
-Io… Io non conosco la tua storia Harry, so però che una grave ingiustizia si è abbattuta sulla tua famiglia e ricordati che adesso io sono con te, se avrai bisogno di me io ci sarò, ti sosterrò, andrei contro tutte le mie certezze per te.- sussurrò, piano.
-Ginny tu sei meravigliosa.- si alzò e la baciò delicatamente sulle labbra, carezzandole le guance con le mani e cercando di sorridere, cercando di essere l’Harry che lei conosceva ma per la prima volta decise di non farlo, decise di non tenere nessuna maschera e di mostrarsi per quello che era veramente.
-I miei genitori sono morti quando io avevo dieci anni, il Primo Ministro ha dichiarato la loro morte perché avevano contravvenuto a una delle sue nuove leggi: non prestare soccorso ai Traditori del proprio sangue; ma loro erano buoni, mia madre aveva un gran cuore e così lui… Lui li ha condannati prima ad Azkaban e poi alla… Maledizione senza Perdono, la terza… Quella.- si morse il labbro e distolse lo sguardo, quando guardò la sua ragazza vide le lacrime scenderle lungo il viso e provò ad asciugarle ma non ci riuscì.
-Mi dispiace, mi dispiace così tanto che tu abbia sofferto tanto e che debba presenziare alla festa di quello psicopatico, dirò ai miei genitori che non ci andremo, non è giusto!- sbottò.
-Ginny non dire niente.-
-Perché?- chiese lei, sfiorandogli il braccio.
-Io voglio camminare a testa alta in questo mondo e non potrò farlo se decido di nascondermi, se gli concedo il vantaggio di rovinare la mia vita; Voldemort ed io abbiamo una questione aperta, in ogni caso.-
-Adesso capisco perché sei finito a Grifondoro.-
-Davvero?- domandò il ragazzo, sentendosi finalmente meglio.
-Sì, hai un gran cuore, come quello di tua madre.-
Harry sorrise e sentì il cuore leggero e un po’ meno dolorante in confronto a prima, sapeva che Ginny lo avrebbe aiutato e che sarebbe rimasta accanto a lui, sempre.
 
***
 
~La festa.~
 
Hermione si guardò allo specchio per la prima volta da mesi e non riconobbe la ragazza che era stata un tempo, i capelli biondi le erano leggermente cresciuti e col sole erano diventati ancora più chiari, era dimagrita, non drasticamente ma notò immediatamente la differenza, come notò anche le occhiaie dovute alle sue notti insonni.
Passò una mano sul vestito che sua madre aveva scelto per lei, niente bretelle ma solo una semplice fascia di pizzo dalla quale ricadeva il tessuto di seta color rosa che avrebbe indossato per quella serata, lungo fino a metà gamba ed impeccabile come aveva preteso che fosse suo padre.
Improvvisamente strinse le mani e sentì le unghie conficcarsi nella carna, non aveva ancora mandato giù che l’avesse punita per quella battuta, poiché si era sempre limitato a sfoderare la bacchetta solo per cose più gravi, ma lei stessa si era resa conto che suo padre stava perdendo il nume della ragione e lei non sarebbe rimasta impassibile.
Si girò e uscì dal cassetto del comodino la fiaschetta che aveva rubato dalla dispensa di famiglia, l’aprì e inspirò l’odore forte della vodka, senza pensarci troppo ne bevve un sorso e la richiuse, sistemandola nella pochette che avrebbe portato con sé durante la serata.
-Hermione? Gli ospiti stanno per arrivare!-
-Scendo madre.- urlò, per farsi sentire.
 
“Cosa ti succede? Dispiaciuta per aver lasciato Fred? Lo sai che hai buone probabilità di rivederlo, stasera.”
No, non sono pentita della mia scelta. Io sto bene così.
“Mi ricordo cosa avevamo detto sull’amore, ma siamo state sole per troppo tempo, forse non ci farebbe male se…”
Trovassimo qualcuno? Bè forse sei tu quella pentita.
 
*
 
Draco osservò suo padre ringraziare il signor Granger per il gentile invito, congratularsi per la magnifica casa e cercò con tutto se stesso di reprimere il connotato di vomito che stava salendo su lentamente, da quando Voldemort era diventato il Primo Ministro suo padre era stata degradato e sistemato all’Ufficio del Trasporto Magico, poiché non rispecchiava a pieno le esigenze del nuovo capo.
Intravide con la cosa dell’occhio Voldemort salutare altri ospiti e decise che per il momento aveva già sopportato troppo.
-Vado a cercare Harry.- disse a sua madre, sperando che non lo costringesse a restare.
-Certo, vai pure, Draco.- sua madre lo guardò brevemente, ma tornò a concentrarsi sul padrone di casa e il marito.
Draco scosse la testa, infilò le mani nella tasca del vestito e iniziò a vagare per il grande Manor, non aveva mai visto un posto così grande, rendendosi conto che la loro modesta casa non avrebbe retto il confronto; e allo stesso notò l’elevato numero di persone, riconobbe un paio di ragazzi di Corvonero ma la sua attenzione venne catturata dai ragazzi di Serpeverde.
 
-Malfoy!-
Il ragazzo si voltò e vide Ginny avvicinarsi, leggermente bianca in viso e trafelata.
-Cosa succede?-
-Non l’hai vista?- domandò, torturandosi le dita.
-Chi?- chiese, non capendo a chi si potesse riferire.
-Hermione.-
 
Quel nome lo lasciò momentaneamente impietrito, non riuscendo a capire perché lei che era la sua migliore amica chiedesse a lui della Regina di Ghiaccio, lui che in fondo non aveva mai avuto un rapporto idilliaco con quest’ultima.
-No, perché me lo chiedi?-
-Mi devi aiutare, poco fa ci siamo scontrate e… E Draco giurami che mi aiuterai, non posso chiederlo a Harry o a Ron, tu sei l’unico che sembra capirmi, che sembra capire il perché io le resto amica.-
 
Lo capisco veramente? Riesco a comprendere perché Ginny nonostante il suo buon carattere finga di essere qualcun’altra?
“Forse, forse lo comprendi per lo stesso motivo per cui hai provato a capire la Granger durante il ballo, o in tutte quelle innumerevoli volte che le hai letto dentro e hai visto il nulla.”
 
-Ti aiuterò, adesso dimmi cosa è successo però.-
-Ci siamo salutate e l’ho vista posare una fiaschetta di alcool dentro la pochette, ho paura che se continuerà a bere suo padre lo noterà e la metterà di nuovo in punizione e Draco, c’è già finita in punizione, recentemente, e non dovrebbe succedere ancora. Se io l’avessi cercata, se non l’avessi abbandonata tutto questo non sarebbe successo.- lo guardò intensamente cercando di far trapelare più del dovuto, cercando di fargli capire perché dovessero trovarla e fermarla, prima che fosse troppo tardi.
-Non darti colpe che non hai, e non voglio sapere altro, ci vediamo qua fra mezz’ora se nessuno la trova, in caso contrario sapremo che è al sicuro.-
-Grazie.-
Ginny gli strinse brevemente il braccio e sparì nella folle, Draco cercò di scacciare l’ultima frase che la rossa gli aveva detto sulla Regina che tanto aveva odiato e che adesso stava compatendo, per dedicarsi alla sua ricerca.
 
*
 
-Mi sto annoiando.- sbuffò Fred, sorseggiando un bicchiere di analcolico che il cameriere gli aveva offerto.
-Devi ammettere però che la Granger è ricca da far paura, peccato che te la sei lasciata sfuggire.- commentò il suo gemello, assaggiando gli antipasti.
-Ti avevo chiesto di evitare l’argomento.-
-Oh me lo ricordo, ma ti ho dato anche abbastanza tempo per fartela passare, adesso voglio sapere qualcosa.-
George lo guardò negli occhi e Fred vi lesse il suo stesso sguardo e capì che non avrebbe potuto nascondere ancora a lungo la verità, almeno non a lui.
-Lei non ha accettato che io provassi a cambiarla ed io ho sclerato di brutto quando l’ho vista lanciare una fattura a un ragazzino come se niente fosse, io e lei non eravamo del tutto incompatibili però…-
-Però c’erano troppe cose che vi separavano?-
-Sì e poi… Wow…-
Fred distolse lo sguardo da George e lo puntò su di lei, fregandosene della folla e della rabbia che aveva accomunato per colpa sua; Hermione non era mai stata così bella, neanche la sera del Ballo del Ceppo, ma in quel momento il color rosa pallido del vestito, associato al biondo lucente dei suoi capelli, avevano creato una figura quasi eterea, quasi immortale.
-Hai la bava che ti esce dalla bocca, fratello.- gli fece notare George, sorridendo.
Fred lo ignorò e cercò con tutto se stesso di apparire distaccato, cercò di ricordarsi del dolore che aveva provato quel giorno nell’aula di pozione, ma non ci riuscì, aveva bisogno di parlare con lei, aveva bisogno di chiarire quella situazione e forse di darsi ancora una speranza, fece un passo vanati per seguirla fuori dalla casa ma quando mosse la seconda gamba vide Malfoy.
Ed improvvisamente si bloccò, il ragazzo stava guardando Hermione, nello stesso modo in cui lui l’aveva guardata ma a differenza sua, la stava proprio cercando, lo vide seguirla oltre la porta finestra del salone, per scomparire nel giardino poco illuminato.
-Ho visto bene? Malfoy stava seguendo la Granger?-
-A quando pare.-
-E a te sta bene?-
-Non è la mia ragazza, George, abbiamo chiuso.- disse allontanandosi il più possibile da quel posto.
 
*
 
Draco non aveva per niente preso in considerazione che lei potesse essere così attraente, che potesse fargli ancora quell’effetto, in effetti, quella sensazione l’aveva provata una sola volta al Ballo del Ceppo e l’aveva repressa, aveva represso quel sentimento che gli aveva fatto così paura in quel momento ma che adesso sentiva come naturale, sentiva prepotente dentro il suo petto.
La guardò dirigersi verso un piccolo spiazzo alberato e uscire per l’ennesima volta la fiaschetta e berne il contenuto, si avvicinò piano, ammirando la lucentezza della sua pelle leggermente abbronzata, le sue forme aggraziate ma allo stesso tempo esageratamente inconsistenti, alzò lo sguardo e si concentrò sul viso, sui capelli, e si rese conto che non aveva mai visto una ragazza così bella in tutta la sua vita ma allo stesso tempo altrettanto pericolosa, nociva.
 
“Lo sai, lo abbiamo sempre saputo.”
Cosa?
“Cercavamo un amore travolgente, passionale, che ci facesse mettere in discussione tutti i nostri perché e l’abbiamo sempre avuto davanti, dalla sera del Ballo, è sempre stata lei ad attirare la tua attenzione, non Luna, ma Hermione.”
 
-Perché mi stai seguendo?-
Hermione si voltò a guardarlo e cercò di mascherare la sua falsa lucidità, rendendosi conto che l’alcool aveva iniziato a fare il suo effetto anche grazie alla sua pessima scelta di non toccare cibo.
-Ginny è preoccupata per te e mi ha chiesto di seguirti.-
-La mia amica… Sempre troppo altruista.- disse, provando a fare un passo avanti verso di lui, ma si rese conto, troppo tardi, che i piedi non avrebbero retto il suo peso, anche per colpa della sbronza e dei tacchi vertiginosi che aveva scelto di indossare, ed improvvisamente vide la terra avvicinarsi al suo viso, chiuse gli occhi aspettandosi l’impatto che però non arrivò.
Alzò lo sguardo e si ritrovò tra le braccia di Draco Malfoy, era riuscita a prenderla prima che sbattesse la testa e si facesse venire un accidente, proprio il giorno in cui suo padre gli aveva chiesto di essere perfetta, proprio il giorno che aveva deciso di rovinare; sbattè un paio di volte le ciglia per riprendersi e senza volerlo non riuscì ad evitare di sentirsi al sicuro tra le sue braccia, braccia che l’avrebbero protetta da tutto.
 
“Forse stai divagando o l’alcool sta davvero facendo effetto.”
 
-Tu…-
-Signorina Granger sta bene?-
Hermione alzò il viso ed annuì, rendendosi conto che un amico di suo padre la stava guardando incuriosito, poiché Draco non l’aveva ancora lasciata andare.
-Certo, il mio amico mi stava facendo fare un po’ di pratica prima del ballo di questa sera.-
-Sempre imbeccabile, suo padre ha una grande influenza su di lei.- disse, allontanandosi.
-Già, forse anche troppa.- sussurrò.
Draco l’aiutò ad alzarsi e senza lasciarla posò le mani sui suoi fianchi e la guardò.
-Perché bere così? Non ha senso… Almeno che tu non l’avessi organizzato.-
-Sai non è nella mia natura girare con una fiaschetta di vodka nella borsetta ma diciamo che sì, lo avevo previsto.- rispose tagliante, cancellando dalla sua mente gli ultimi pensieri su quel ragazzo.
Hermione si allontanò e alzò lo sguardo verso il cielo, sperando di scorgervi la luna ma non vide niente, un cielo nero come il suo cuore.
-Non conoscevo questo tuo lato, Granger, o forse non mi aspettavo che arrivassi a tanto.-
-Malfoy ci sono tante cose che non sai di me, e sono convinta che nessuno dovrebbe saperle.- abbassò di nuovo lo sguardo ma adesso il ragazzo, che l’aveva salvata da una possibile punizione, la stava guardando in quel modo, nello stesso modo in cui si tentava di leggere l’anima delle persone: nessuno l’aveva mai guardata in quel modo e per la prima volta si sentì impotente di fronte a qualcuno, insicura e fragile.
-Forse hai ragione, forse non voglio sapere com’è la tua vita o cosa ti passa per quella testa ma oggi hai mostrato una parte del tuo carattere che mai avevi mostrato a qualcuno.-
-Ovvero?- domandò, cercando di mostrarsi ancora superiore, ancora capace di infliggere dolore.
-La debolezza, ma in fondo chi non lo è? Siamo tutti umani.-
Hermione sentì il respiro corto, leggermente affannato, come se avesse corso per arrivare fino a là, ma si rese conto che era semplicemente il peso della verità a farle male, lo stesso malessere fisico che le aveva lasciato la Cruciatus di suo padre, lo stesso malessere che si era ripromessa di non provare mai più.
-Tu non sai niente di me.- sussurrò, stringendo i pugni.
Draco la guardò ed ebbe la conferma di quello che aveva sempre pensato, Hermione era diventata un tutt’uno con la maschera che aveva deciso di indossare al secondo anno, era diventata qualcun altro, anche se ancora ignorava le ragioni che l’avessero portata a quella scelta drastica; scrollò le spalle ma non smise di guardarla negli occhi, come se volesse dimostrare anche a se stesso che avrebbe potuto fare di più, che poteva essere di più.
 
“Ci siamo fatte una promessa io e te.”
Hermione guardò Draco e vide in quegli occhi grigi la tempesta che avrebbe potuto devastare il suo mondo.
“Avevamo promesso che non ci saremo fidate mai più di nessuno, non dopo tutto quello che abbiamo passato al primo anno, non dopo tutto il dolore che ci hanno causato le persone, e i tuoi genitori, abbiamo fatto una scelta.”
Abbiamo deciso di spegnere il nostro cuore.
“Siamo diventate Fredde. Arroganti. Egoiste. Stronze. Cattive.”
Siamo diventate tutto ciò che abbiamo sempre odiato.
 
Hermione provò a scacciare dalla testa quel pensiero ma non ci riuscì, erano state quelle le parole di tanto tempo fa, le parole che avevano sancito il suo cambiamento, la sua scelta di cambiare e di dire addio alla ragazzina innocente che era stata per lasciare spazio alla Regina di Ghiaccio.
Il ragazzo fece un passo avanti, continuando a guardare i suoi occhi, cercando di scorgervi, come quella volta, i pensieri e le paure e rendendosi conto di esserci riuscito anche questa volta, era riuscito ad andare oltre le apparenze, oltre il muro che lei aveva costruito con tanta fatica per guardare il suo vero io, per guardare quella ragazzina che aveva seppellito nelle profondità del suo cuore per non farla più uscire.
Perché lo hai fatto, perché hai ucciso la tua parte migliore per lasciare solo quella peggiore? Perché sei diventata Lei?
 
Hermione distolse lo sguardo, capendo che se avesse continuato a guardarlo sarebbe crollata, e si era ripromessa che niente e nessuno l’avrebbe più fatta piangere, l’avrebbe più fatta sentire inferiore e imperfetta.
Perché avevo bisogno che la gente mi odiasse, avevo bisogno di essere qualcun’altra e non più Lei.
 
 



∞Angolo dell'Autrice: Ed eccomi tornata, buon pomeriggio a tutti ^^
Scusatemi molto se per il momento gli aggiornamenti sono così sporadici, ma mi ritrovo sempre senza wi-fi, con una connessione pessima quando succede e purtroppo non riesco mai ad essere abbastanza puntuale.
Però cercherò sempre di non mancare, a Settembre vi prometto più puntualità !!
Questo è uno dei capitoli che preferisco, uno dei miei preferiti, c'ho messo giorni per finirlo e ne sono molto soddisfatta! Vediamo un grande avvicinamento tra Draco e Hermione, inizieremo a capire il suo punto di vista e quello che ha sempre dovuto sopportare, il dolore, e il terrore che l'hanno accompagnata oer anni e poi ci sarà lui.

Lui che comprenderà il suo mondo e che, a differenza di altri, non la criticherà ma anzi proverà ad avvicinarla.
Spero davvero che vi piaccia e spero che come sempre sarete presenti nei commenti, grazie di cuore <3
Spoiler:


-Hermione non riesci a ricordare la tua prima volta? Non riesci a ricordare come ci si sente ad avere il cuore a mille, la testa tra le nuvole e la certezza che a fine giornata qualcuno ti guarderà sempre e comunque nello stesso modo?-
Stavolta rise.

 

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Capitolo 8
*** Do you remember the first time? ***


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Do you remember the first time?
 
Draco si lasciò cadere sulla panca della Sala Grande, già distrutto dal primo giorno del quinto anno.
Abbassò lo sguardo sul cibo e per la prima volta si sentì felice di vedere così tanto ben di dio sotto i suoi occhi, stava morendo dalla fame, le nuove materie, e le solite liti con Serpeverde lo avevano stancato più del necessario, soprattutto perché aveva rivisto lei.
Dopo la serata della festa al suo Manor, Draco aveva provato con tutto se stesso a mettere da parte Hermione e i suoi maledetti occhi che l’avevano incantato, ma non c’era riuscito, ogni giorno, per il resto dell’estate, aveva pensato a lei, al suo atteggiamento, alla decisione di rovinare la festa del padre e sempre ai suoi occhi, quegli occhi che gli avevano lasciato l’accesso alla sua parte più nascosta, a quella parte che aveva nascosto con tutta se stessa.
 
“E oggi finalmente l’hai rivista.”
 
Sì, l’aveva rivista e aveva sentito riaffiorare di nuovo tutti i sentimenti che aveva represso dal quel giorno, aveva provato di nuovo la stessa attrazione di quella sera, il suo cuore gli aveva dato conferma di quello che già sapeva e aveva ignorato.
 
“Ci siamo presi una bella sbandata.”
 
Eppure quando i loro occhi si erano incrociati, aveva sentito un brivido di freddo lungo la schiena e solo in quel momento aveva smesso di concentrarsi su se stesso per osservarla, per guardarla veramente.
Già la sera della festa l’aveva vista diversa, ma quel giorno aveva notato il suo colorito ancora più pallido, le occhiaie coperte dal correttore e dal trucco e il suo corpo ancora più magro, ed alla fine aveva dovuto ammettere a se stesso che Hermione non stava bene, che qualcosa era successo dopo la festa, durante l’estate e lei ne stava pagando le conseguenze e sapeva altrettanto bene che non avrebbe mai potuto chiederle una cosa del genere, che mai e poi mai lei gli avrebbe risposto con la verità.
Scosse la testa e cercò qualcosa da mangiare, sperando che Ginny ne parlasse con Harry e sperando che il suo amico decidesse di confidarsi con lui.
 
-Draco? Stai bene?- domandò il ragazzo in questione, sedendosi accanto a lui.
-Sì, sto bene. Sono stanco, non vedo Ginny.- disse, indicando il tavolo dei Serpeverde e solo in quel momento notò l’assenza della Granger.
-Credo che sia con lei. Mi aveva detto che le avrebbe parlato, ma non credevo che lo avrebbe fatto stasera.-
-Parlare? Di cosa?- chiese curioso, prendendo un pezzo di pane.
-A chi sarebbe andata la sua lealtà.- sussurrò, senza guardarlo.
Draco tossì e solo in quel momento comprese un altro tassello fondamentale del puzzle, un'altra parte di quella ragazza.
 
Psicopatica? Non credo che sia il termine giusto da usare ma credo che abbia dei problemi, problemi a relazionarsi con le persone.
“Tu credi? Credevo che fosse solo un passatempo.”
Bè credo che sia molto di più.
 
***
 
Ginny si sedette sul letto della sua migliore amica, guardandola con la coda dell’occhio e aspettando la fatidica domanda, in fondo aveva sempre saputo le conseguenze delle sue azioni, era stata avvertita la prima volta che aveva parlato di Harry e aveva deciso di non darle ascolto, ma col tempo gli atteggiamenti di Hermione erano diventati più evidenti, più contrastanti e aveva capito che all’inizio dell’anno si sarebbe aspettata una risposta.
 
“Ti ha portato lei a questa scelta.”
Lo so bene.
 
Conosceva così bene la sua amica che sapeva anche il perché lo avesse fatto: Hermione non era sempre stata in quel modo, anche se più piccola di lei di solo un anno più di una volta aveva avuto modo di osservarla negli eventi del Ministero o in altre circostanze.
Nonostante nelle sue vene circolasse sangue puro, Hermione era sempre stata diversa; nonostante suo padre seguisse le orme di un pazzo omicida diventato Primo Ministro, lei era rimasta pura, incontaminata dall’odio della sua stessa famiglia, ma Ginny col tempo aveva capito che quella purezza non sarebbe durata in eterno, e alla fine anche Hermione era stata corrotta.
 
“E sappiamo bene chi ha dato il via a tutto.”
Suo padre, suo padre è stato il primo a tradirla, il primo a sporcare la sua anima bianca: decidendo di lavorare per Voldemort ha fatto sì che lei fosse la prima a pagarne le conseguenze.
Punendola ogni volta, e nei modi sempre peggiori.
“Poi…”
Anche sua madre le ha voltato le spalle, decidendo di schierarsi con l’uomo che picchiava e puniva la figlia con le Cruciatus invece di fare qualcosa, invece di salvarla.
“Anche i ragazzi di Serpeverde hanno contribuito.”
Sì, perché al primo anno Hermione non era ancora come loro, lei era come me, un pesce fuor d’acqua o meglio un pesce in mezzo a un branco di squali, nonostante il Cappello Parlante le avesse lasciato la possibilità di scegliere, lei non lo aveva fatto, ancora una volta aveva scelto di sostenere il padre e la strada che lui aveva prestabilito per lei, e questo non aveva fatto altro che peggiorare la situazione.
 
-Poi è cambiato tutto.- sussurrò, lasciandosi andare a quel pensiero.
-Sì Ginny, è cambiato tutto.- la rimbeccò Hermione, guardandola freddamente negli occhi.
-Mi stai per fare quella domanda, vero? Vuoi sapere a chi va la mia lealtà, se a te o a Harry, non è così?- domandò, scrollando le spalle per la stanchezza.
-Sì.- rispose, trattenendo il respiro.
 
Ginny chiuse brevemente gli occhi e quando li riaprì riuscì a guardarla negli occhi e sentirsi al suo stesso livello, per una volta.
-Ho sperato che ritirassi la tua domanda, Hermione, ho sperato che il tempo passato durante le vacanze ti aiutasse a capire che chiedermi una cosa del genere non ti avrebbe fatto onore, ma che avrebbe solo rovinato la nostra amicizia, eppure, come previsto, siamo qua a parlarne.
Mi hai chiesto di scegliere, ma io non posso scegliere Hermione, non posso! Tu sei la mia migliore amica, mi hai salvato quando tutti i ragazzi di questa Casa avrebbero preferito distruggermi e io ti sarò sempre riconoscente per questo, ma Harry… Harry ha aperto una porta che avevo chiuso ermeticamente eppure, sono ancora qua, sono ancora Ginny.-
-Quindi?- domandò impassibile.
-Volevo di più Hermione, volevo che qualcuno mi guardasse con adorazione, volevo essere apprezzata per quello che sono e non per la maschera che mostro ogni giorno, volevo essere il di più di qualcuno e Harry mi considera di più.-
-Tu rovineresti la nostra amicizia per essere il di più di un maschio? Ginevra…-
-Non chiamarmi così, lo sai cosa voglio dire!- alzò il tono della voce e si mosse verso di lei, -Lo sai che per gente come noi non c’è possibilità, non c’è redenzione, eppure quando Harry mi ha guardato negli occhi non ha visto il mostro che sono diventata ma solo me, ha visto solo Ginny e io gli vado bene, così come sono, stronza come sono.
Posso essere tua amica ed amare lui, Hermione non costringermi a scegliere, perché non saprei veramente a chi dare la mia lealtà.-
 
La bionda poggiò una mano sulla scrivania, cercando di dissimulare la sorpresa e il mancamento che quelle parole gli avevano causato, non riuscendo a non pensare a loro.
Il primo Fred, che aveva provato a cambiarla, senza averla mai guardata veramente negli occhi, senza aver mai chiesto perché avesse scelto quella vita, arrogandosi il diritto di ergersi a suo salvatore, anche contro la sua volontà e poi c’era Draco, lui l’aveva guardata dentro, lui le aveva letto l’anima, più di una volta, eppure non era scappato, eppure ancora la cercava ed era stata lei ad evitarlo, tutte le volte.
Lei a respingerlo.
-Hermione non riesci a ricordare la tua prima volta? Non riesci a ricordare come ci si sente ad avere il cuore a mille, la testa tra le nuvole e la certezza che a fine giornata qualcuno ti guarderà sempre e comunque nello stesso modo?-
Stavolta rise.
Hermione lasciò andare la scrivania, sentendosi di nuovo forte per poter affrontare quella discussione, e guardando la sua amica negli occhi vide il viso di una ragazza innamorata, rendendosi conto che nonostante anche lei avesse scelto Serpeverde, anche se per le ragioni diverse, alla fine aveva fatto la scelta sbagliata.
Ginny portava una maschera per colpa della sua famiglia, volendo a tutti i costi apparire distaccata da quelle persone che le avevano dato sempre e solo amore, mentre lei portava una maschera affinché la gente la odiasse, affinché tutti la temessero.
 
-No Ginny, non riesco a ricordare la mia prima volta e sai perché? Perché la mia prima volta è stata a mala pena passabile.
Non guardarmi così, non guardarmi come se avessi di fronte un mostro.- disse e la sua amica abbassò momentaneamente gli occhi.
-La mia prima volta è stata con un ragazzo più grande, e ho rimosso tutti i ricordi di quella serata dalla mia mente, non avevo nessun interesse verso di lui.-
-Allora perché lo hai fatto?-
Hermione scrollò le spalle, cercando di farle capire aveva perso la sua verginità in quel modo solo perché non la riteneva una cosa importante, solo per togliersi il pensiero.
-Herm…-
-L’ho fatto, anche se non provavo niente.-
-Perché?-
-L’amore ci rende fragili ed io vivo in una famiglia in cui non posso permettermi questo genere di debolezza.-
 
“Anche se lo hai già provato, ti sei già sentita in questo modo, ed anche di recente.”
E non mi è piaciuto.
 
-Ho sempre provato a capirti, ho sempre provato ad accettare il tuo punto di vista e ti ho seguito.
Sempre ma adesso non so se ne sarò ancora capace.-
Hermione le si avvicinò, provando ad essere solidale e in fondo non voleva dire addio all’unica vera amica che era rimasta al suo fianco per tutti questi anni.
-Lo so, tu non sei come me.- sussurrò, dirigendosi verso la porta della sua stanza.
-E il giudizio? La tua conclusione?- domandò, sentendo il cuore a mille.
-Fai finta che non ti abbia mai chiesto niente Ginny.- disse, uscendo da quella porta con il cuore a pezzi.
Si diresse verso l’ingresso dei dormitori e non sentendo la necessità di mangiare si diresse verso il secondo piano della scuola, più precisamente verso l’aula di musica, utilizzata dal professore Vitious solo in certe occasioni.
Sfiorò con le dite il pianoforte impolverato e si lasciò cadere sullo sgabello, sentendo le forze venir meno, le lacrime agli angoli degli occhi ma ancora una volta non le lasciò scendere, non l’avrebbe più fatto.
Chiuse gli occhi per mettere ordine dentro il suo cuore e lentamente tolse il panno sulla tastiera, sentendo la consistenza dei tasti sotto le dita, improvvisamente si sentì meglio, rilassò i sensi.
 
“Oggi hai ammesso qualcosa che ti sei tenuta dentro per tanti anni.”
Dovevo farle capire qualcosa, volevo che lei capisse le mie scelte e il mio atteggiamento. Siamo due persone totalmente diverse, non posso biasimarla se si è innamorata.
“Ah no?”
No, se potessi cambiare il passato, forse sarei scappata prima di diventare così.
 
Piano piano sentì la musica riempire la stanza vuota e piena di oggetti e il suo cuore trovò la pace.
 
*
 
Draco uscì dalla Sala Grande con molti più dubbi di quanto avesse immaginato, Ginny era arrivata quasi a cena finita e aveva trascinato via Harry con se, lui aveva finito la cena con la curiosità che gli scorreva nelle vene come droga ma alla fine aveva rinunciato e non sentendo l’esigenza di rintanarsi nel Dormitorio nonostante la stanchezza, iniziò a girare per il castello, quando una lenta ma tormentata melodia lo conquistò.
Senza rendersene conto si diresse verso il lato ovest del secondo piano e sbirciò attraverso la porta semi chiusa e trovò lei.
Hermione Granger.
Percepì il suo cuore battere leggermente più forte, non avendo mai sentito un suono così bello ma allo stesso tempo così triste in tutta la sua vita e capì di aver scoperto un altro pezzetto di quella ragazza, un altro pezzo della sua anima che ancora nessuno conosceva.
 
Che cosa nascondi dietro la maschera?
Perché sei diventata così, Hermione?
“La vera domanda è: sei innamorato di lei? Se così fosse tutte le domande sarebbero giustificate, tutto il tuo interesse avrebbe un senso.”
E se non lo fossi?
“Se non fossi pronto ad ammetterlo lo capirei, un giorno lo sarai e quel giorno dovrai fare i conti con quel sentimento.”
Mi distruggerà?
“No, sarà lei ad esserne distrutta..” 



∞Angolo autrice: Bè ragazzi, i'm back!! In realtà non sono mai andata via, anche se mi sono presa una piccola settimana di relax alle isole per riprendermi o meglio per darmi la forza per i prossimi esami -.-
Ed eccoci qua... In questo capitolo, arriveremo a una piccola svolta, dico piccola perchè non molti la coglieranno ma getteremo le basi del futuro.
Draco comincia ad aprire il suo cuore a se stesso, comincia a comprendere i suoi pensieri e i suoi sentimenti; Ginny invece affronta una prova difficile, ardua, ma alla fine ne uscirà forte e decisa mentre quella "spezzata" sembra proprio la nostra Hermione... il motivo?
Vi tocca aspettare, così avrete la curiosità di continuare a leggere, lo so, sono perfida ;)
Adesso vi lascio allo spoiler, e come sempre GRAZIE per non avermi mai abbandonata <3 :

“E cosa mostrerà quel muro?”

La vera Hermione.
“Ma ci sarà ancora una vera Hermione dopo tutto questo tempo?”
Non lo so.

 

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Capitolo 9
*** I see you, you are different ***


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I see you, you are different
 
Ginny uscì dalla porta principale portandosi dietro un Harry decisamente sorpreso, ma non ci fece caso o almeno decise di concentrarsi su un solo sentimento alla volta ed in quel momento il suo cuore stava combattendo contro quello che Hermione le aveva fatto provare.
Rendendosi conto, solo adesso, adesso che non la vedeva da mesi che qualcosa era cambiato, che il muro che lei stessa aveva eretto attorno al suo cuore era stato scalfito e che presto o tardi sarebbe caduto.
 
“E cosa mostrerà quel muro?”
La vera Hermione.
“Ma ci sarà ancora una vera Hermione dopo tutto questo tempo?”
Non lo so.
 
Harry la trattenne con la mano e la fece bloccare, notando il suo colorito pallido, le passò un braccio attorno alle spalle e l’abbracciò velocemente prima di tornare a guardarla, voleva sapere la verità, ma non l’avrebbe mai pretesa, avrebbe aspettato Ginny e i suoi tempi.
In quel momento poté quasi osservare i meccanismi del suo cervello muoversi veloce per trovare una soluzione, per dar voce a quelle parole che, sicuramente, l’avrebbero sconvolto.
-Ginny tu non sei costretta a dirmi niente.-
 
-Harry non è come pensi.- disse, guardandolo negli occhi.
-Cosa vuol dire?-
-Per dirti cosa ci siamo dette stasera, devo rivelarti un altro pezzo del passato di Hermione, devo farti capire perché io l’ho sempre idolatrata così tanto, perché ho avuto sempre bisogno della sua amicizia.-
-Ti ascolto.- rispose, senza esitare, non avrebbe voltato le spalle a Ginny in quel momento, in quanto sapeva perfettamente che prima del suo arrivo era stata Hermione, la Regina di Ghiaccio, la sua ancora di salvezza, era stata lei a tirarla fuori dalle tenebre e farla diventare quella di adesso.
 
-Durante il vostro primo anno, la tua anima non è stata l’unica a macchiarsi, vedi… Lei non era cattiva, Dio, lei non è mai stata cattiva, era una brava persona e soprattutto era buona, magari amava fare scherzi ma erano scherzi innocenti quelli che ti lasciano il sorriso sulle labbra, ma poi tutto è cambiato, tutto è diventato complicato.-
-Credo che non mi sorprenderò quando mi dirai che c’entra Voldemort in tutto questo, no?-
-Esatto, suo padre ha iniziato a lavorare per lui durante quell’anno e se le cose stavano cambiando, seppur lentamente, nel Mondo Magico a casa sua erano cambiate ma drasticamente.-
-Cosa intendi?- sussurrò, capendo che le successive parole l’avrebbe sconvolto.
-Draco già lo sa, lo ha scoperto quest’estate alla festa che si è tenuta al loro Manor.-
-Draco lo sai ed io non ne sapevo niente? Perché, di che si tratta?-
-Harry vedi… Suo padre non è mai stata una brava persona, ha sempre fatto di tutto per mantenere il potere, e per farlo ha preferito sacrificare anche l’anima di sua figlia.-
-Sacrificare?-
-Lui usa quelle Maledizioni su di lei, e oltre questo dolore il suo primo anno era stato una vera agonia, non era accettata, lei non era nessuno e questo pensiero l’ha distrutta, l’ha torturata così tanto che l’anno successivo…-
-E´diventata la Regina di Ghiaccio?-
-Sì… Lei si è sempre circondata di persone fidate, lei ci ha incluse in questo suo mondo proteggendoci dal resto, ma fino a oggi non aveva mai fatto parola sul suo passato, aveva sempre tenuto sotto chiave i suoi sentimenti, le sue emozioni, negando a tutte la possibilità di conoscerla, di conoscerla veramente.-
-Allora mi domando cosa ti abbia detto per sconvolgerti così tanto.-
-Mi ha raccontato della sua prima volta, mi ha detto di quanto fosse stata semplicemente passabile e che l’amore per lei sarebbe stato sempre e solo una debolezza.-
-Perché però mi sembri sorpresa?-
-Perché Harry il muro sta crollando, il muro che aveva eretto attorno al cuore per proteggersi sta crollando ed ha iniziato a farlo quest’estate, già alla festa avevo intravisto uno spiraglio ma adesso ne sono sicura.-
-Ginny io…- Harry si passò una mano sul viso, visibilmente scioccato, aveva sempre odiato la Granger per i suoi modi ma adesso che ne conosceva il motivo iniziava a compatirla e sapeva bene che non poteva provare quel genere di sentimento per una come lei.
-Io credo che tu ti stia lasciando influenzare, troppo.-
-Harry tu non la vedi attraverso i miei occhi, lei è dimagrita, anche troppo, ha il viso stanco e le occhiaie attorno agli occhi, non è più Hermione, non da il tormento quasi a nessuno, è un’anima in pena.
Io l’ho vista, lei è diversa.-
 
Harry rimase in silenzio al suono di quelle parole, non riuscendo a capacitarsi di come una come la Granger potesse essere diversa, potesse cambiare e mostrarsi una persona debole.
Io non le credo.
“Non credi a Ginny o a Hermione?”
Non credo che Hermione sia diversa, Ginny si lascia influenzare dall’amicizia.
“Per te lei non è cambiata.”
Le persone come lei non cambiano, mai.
 
-Ti ha chiesto di rinunciare alla vostra amicizia?- domandò, consapevole del fatto che ancora non aveva avuto una risposta.
-Mi ha detto di dimenticarmi di tutto, di fare finta che non fosse mai successo. Non è strano secondo te?-
-Strano, forse, ma adesso sappiamo che non dobbiamo più preoccuparci di lei.-
-Già, anche se…- continuò la rossa.
-Anche se niente Ginny, viviamoci questa cosa.- sorrise.
Harry le si avvicinò di nuovo e la baciò delicatamente, beandosi del gusto di quelle labbra di cui mai si sarebbe stancato.
 
***
 
Daphne riprese a sorseggiare il suo caffè ma il suo sguardo non abbandonò neanche per un attimo quello dell’amica, seduta alla sua destra.
Aveva sentito Hermione rientrare tardi quella notte ma quando si era affacciata dalla sua camera per chiederle con quale ragazzo avesse passato la notte, il suo sguardo l’aveva bloccata: Hermione era rientrata al Dormitorio con una maschera di tristezza al posto della solita maschera.
Quella che col tempo si era abituata a vedere.
I suoi occhi tristi le avevano strappato un sospiro tormentato, in quanto si era resa conto che non l’aveva più vista in quel modo dal loro primo anno, quando tutte le sue certezze erano in bilico e la sua anima si stava perdendo.
In fondo lei, Ginny e Blaise erano gli unici a conoscere il vero motivo di quel cambiamento, ovviamente nessuna parola era mai uscita dalle sue labbra, ma loro avevano capito, nonostante tutto, le loro famiglie si assomigliavano ma nessuno dei loro padri era mai arrivato così lontano, non era mai diventato il carnefice.
Daphne scosse la testa, cercando di scacciare dalla mente quelle immagini che le facevano sempre accapponare la pelle, ancora non si capacitava di come un padre potesse torturare la figlia come se niente fosse, ancora non riusciva a credere a tutto il dolore che Hermione aveva subito, ma allo stesso tempo una parte di sé sapeva che non si trattava solo di quello.
Osservò di nuovo l’amica e qualcosa le disse che quasi sicuramente la scorsa notte l’aveva passata a suonare nella vecchia aula di Vitious, più di una volta l’aveva trovata lì e più di una volta l’aveva trovata distrutta, persa, come se riuscisse a essere se stessa solo in presenza di quel vecchio pianoforte sgangherato.
 
-Daphne ho qualcosa tra i denti per caso?- la sua voce tagliente la riscosse dai suoi pensieri e scosse la testa.
-No.-
-Allora perché continui a guardarmi?- domandò, senza staccare gli occhi da lei.
-Io… Io ero semplicemente ammaliata dalla tua acconciatura.- farfugliò, distogliendo lo sguardo, solo lei riusciva ancora a metterla in discussione, solo i suoi occhi le facevano sempre dubitare di tutto.
-Ah sì…-
 
Daphne lanciò un’occhiata a Blaise e lo vide scuotere piano la testa, facendole capire che anche lui sapeva, che anche lui aveva intuito che qualcosa non andava e che dovevano intervenire.
Si girò verso Ginny ma non notò il solito sguardo, vide degli occhi tristi e pieni di lacrime ed improvvisamente ebbe il cattivo presentimento che tra le due fosse successo qualcosa.
 
***
 
Draco lasciò cadere a terra la scopa e si asciugò il sudore con la manica della divisa, sorridente come non mai.
Aveva fatto una prova eccellente e lo sguardo entusiasta di Harry gli aveva infuso il giusto coraggio e determinazione per non lasciarsi superare da nessuno e c’era riuscito, anche il duro allenamento alla Tana aveva dato i suoi frutti ed adesso stava attendendo il verdetto finale.
 
-Lo sai Malfoy, non immaginavamo tutto questo talento!- esordì uno dei gemelli Weasley, avvicinandosi.
-Grazie, ma veramente Harry ha tutto il merito…?-
-George! Ma senti poi come hai risolto la questione?-
-Quale questione?- domandò il biondo, spaesato, non riuscendo a ricordare.
-La questione Malfoy! Hai trovato la ragazza giusta? Quella che avrebbe messo in discussione tutta la tua vita?-
-Ah… Quella questione.-
Ed improvvisamente capì che non era riuscito a risolverla del tutto ma che durante l’estate le sue certezze erano, drasticamente, venute meno, anche perché non era ancora riuscito a togliersi dalla mente la melodia della scorsa sera suonata dalla Granger.
-Io veramente non lo so.- ammise.
-Oh insomma, non ci credo che in tutta Hogwarts non esista una ragazza adatta a te.-
George gli sorrise e Draco si sentì in difficoltà, non voleva mentire all’amico ma in fondo non era ancora ponto ad ammettere una verità non del tutto provata, non era certo di provare qualcosa per la Granger e non era certo di volersi esporre fino a quel punto.
Il ragazzo alzò lo sguardo, pronto a controbattere, ma qualcosa glielo impedì: i suoi occhi.
Quei maledetti occhi che lo attiravano come una calamita ogni volta che la vedeva, quegli occhi freddi e impenetrabili a molti ma non a lui, a lui che riusciva a guardarci dentro e a vedere quel nulla che più volte lo aveva terrorizzato o semplicemente ammaliato.
Quegli occhi che una volta, durante la festa d’estate, gli avevano raccontato una verità celata, che nessuno aveva mai scoperto.
 
-Ciao Harry.- il sorriso di Ginny lo distrasse un attimo da Hermione e si voltò ad osservare l’amico salutare la propria ragazza.
Improvvisamente percepì una morsa al petto, all’altezza del cuore e distolse lo sguardo, concentrandosi solo su di lei ed evitando, volontariamente, lo sguardo di Fred e George sulla ragazza, rendendosi conto che non si era avvicinata come Ginny, ma era rimasta in disparte al limite del campo con Daphne e una sigaretta stretta tra le labbra.
-Ginny non credi che…- tentennò Harry, sentendo gli occhi impenetrabili di Hermione su di lui.
-Andrà tutto bene Potter, non riceverai nessuna fattura, almeno non per il momento.- scherzò.
-Oh che bello.- sussurrò, inghiottendo il groppo che si era formato in gola.
-Stai tranquillo, io ora devo andare ma ci rivediamo prima di cena, okay?-
-Sì.-
 
-Ginny?-
-Dimmi Draco.- si avvicinò e lui notò immediatamente lo sguardo della Granger assottigliarsi.
-Dovresti dirle di non fumare, può fare male.- disse, allungando il collo nella sua direzione.
-Bè prova a dirglielo tu, a me non da retta.-
 
-Non credevo che la mia salute fosse così importante per te, Malfoy. Ti stai rammollendo?- domandò la bionda, avvicinandosi con ancora la sigaretta tra le mani.
-Credo solo che sia un modo stupido per farsi male, e tranquilla potrebbe essere anche Cormac a fumare ma io gli direi la stessa identica cosa.-
-Che uomo nobile, sei un vero Grifondoro.- sussurrò, guardandolo.
 
Draco rimase in silenzio, mise le mani in tasca ma non abbassò lo sguardo dal suo, in fondo tra loro funzionava in quel modo: lei lanciava la sfida e lui la raccoglieva ogni volta ed ogni volta scopriva qualcosa in più.
Qualcosa che Hermione preferiva conservare, gelosamente, nei meandri del suo cuore ma che davanti al suo sguardo lasciava sempre andare, ed in quel momento non si meravigliò del colorito pallido e delle ossa sporgenti all’altezza della clavicola; espirò pesantemente, avrebbe voluto aggiungere altro, ma si trattenne, rendendosi conto di non trovarsi da solo con lei, come durante la festa, ma in mezzo al Campo di Quidditch circondato da persone che li stavano guardando, attentamente.
 
-Andiamo?- Hermione interruppe il contatto per guardare le sue amiche, le vide annuire e in silenzio lasciarono il campo.
-Credo che per la prima volta la Granger si sia trattenuta.- disse George, sconvolto.
-Allora ci conviene non abbassare le difese.- rispose Fred, avvicinandosi al fratello.
-Perché?- chiese Harry.
-Ci attaccherà lo stesso, e sarà lo stesso devastante.-
 
Draco però non aggiunse niente, scosse la testa e recuperò la sua scopa, non concordava con la visione di Fred, capendo che in cuor suo l’odio del rosso verso la bionda era più che palpabile, trasudava da ogni sguardo, da ogni parola pronunciata verso di lei.
 
“E tu? Tu la odi?”
No, non più.
“Allora cosa provi?”
Ho paura ad ammetterlo.
 
-Dai ragazzi finiamo con le selezioni.- urlò Harry, cercando di catturare di nuovo la loro attenzione e quando si voltò per osservare il suo amico comprese quello che Ginny gli aveva detto la sera precedente.
Draco era coinvolto, forse non ancora totalmente, ma sicuramente non era più indifferente verso Hermione e per lui sarebbe stato un problema, non riuscendo a trovare il coraggio di raccontargli tutta la verità.



∞Angolo dell'Autrice: Buonasera a tutti, spero che stiate passando una bella serata, la mia invece è basata sul relax!! 
Prima di parlare della storia vorrei informarvi che sono tornata a casa, ho detto addio alla casa a mare e alla conessione inesistente che ho avuto per mesi, ma purtroppo gi aggiornamenti rimaranno gli stessi, sto preparando due esami per fine settembre e ho bisogno di concentrazione, spero capiate e che apprezziate comunque il mio lavoro :)
Come potete vedere Ginny è turbata, capisce che in fondo Hermione sta cambiando, che qualcuno sta abbattendo il muro attorno al suo cuore, ed ha paura per la sua amica, paura che sia indifesa... Harry non le crede o meglio non crede a questa versione docile di Hermione, ma lui in fondo è l'unico che non è mai stato a stretto contatto con la ragazza, quindi è comprensibile.
Draco invece cominca ad ammetter a se stesso quella verità che aveva avoluto celare da tempo, sarà difficile per il ragazzo mettere in gioco le sue certezze ma capirà che ne varrà la pena, adesso vi lascio allo 
spoiler:



-Cosa c’è Weasley? Non hai mai visto una ragazza prima?- domandò, piccata.
-Ragazza? Scusami ma dove? Ah, dovresti essere tu?- 

 

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Capitolo 10
*** Save her soul ***


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Save her soul
 
-Mi ritrovo nella strana circostanza di dover annunciare un cambiamento a pochi giorni dall’inizio dell’anno.- sentenziò Silente, osservando i ragazzi.
Passò in rassegna i volti dei suoi studenti, soffermandosi su pochi, come per esempio Harry Potter e Hermione Granger, l’unica che in fondo non avrebbe ottenuto un riscontro positivo.
-La professoressa Dolores Umbridge sarà la vostra insegnate, per l’anno a venire, di Difesa contro le Arti Oscure, datele un caloroso benvenuto.- concluse, tornando a sedersi al suo posto.
Vide la professoressa alzarsi ed intrattenere i ragazzi con qualche parola, ma per la prima non riuscì a prestare la dovuta attenzione ed in fondo lo sapeva che quella scelta era stata fatta per controllarlo.
Scosse la testa e dovette ammettere a se stesso che Voldemort con il passare del tempo aveva esteso il suo potere su molti e quella ne era una chiara dimostrazione, nella sua lunga vita prima come professore e poi come preside, il Ministero non si era mai intromesso negli affari di Hogwarts ma adesso tutto era cambiato, tutto dipendeva dalla mente malvagia del nuovo Ministro che avrebbe fatto carte false pur di scacciarlo dalla scuola.
Applaudì brevemente quando rivide la Umbridge tornare al suo posto e sperò con tutto se stesso di sbagliarsi, di aver commesso un errore di giudizio o lui non sarebbe stato l’unico bersaglio di quella spiacevole scelta.
 
*
 
Hermione percepì gli occhi dei suoi amici addosso ma non ci prestò attenzione, in fondo sapeva di essere sbiancata e di aver un colorito così bianco da far invidia al Barone Sanguinario ma non gli importava, non gli importava più di niente da quando l’aveva vista.
Suo padre si era sempre assicurato che conoscesse i nomi di tutti i membri del Wizengamot e che sapesse alla perfezione il ruolo che ricoprivano come la loro importanza, ecco perché quando aveva visto la Umbridge aveva perso quel poco di colore che con fatica aveva recuperato nei giorni precedenti.
Conosceva bene quella donna, e non solo per il suo ruolo all’interno del Tribunale Magico ma anche perché, più di una volta era stata invitata a cena da suo padre al Manor, più di una volta aveva assistito ai loro incontri e più di una volta aveva avuto la certezza che approvasse gli stessi metodi del padre e solo in quel momento ricordò uno spiacevole episodio.
Lasciò cadere il bicchiere, rovesciando l’acqua sul tavolo ed attirando ancora di più l’attenzione, ma non ci badò, provò a reprimere il brivido di terrore che le attraversò la schiena ma non ci riuscì, il dolore di quella Maledizione era ancora palpabile sulla sua carne, sul suo corpo lacerato e distrutto; poiché era stato suo padre, assieme a quella donna, una sera d’estate del suo terzo anno a darle una lezione, ad insegnarle cosa fosse giusto e cosa non lo fosse secondo lo standard del nuovo primo Ministro e purtroppo per lei, quell’anno non aveva soddisfatto in pieno le loro esigenze, e si era ritrovata nella parte del torto.
 
-Hermione?-
 
La sua mente escluse la voce di Daphne e chiuse gli occhi, non avrebbe pianto di fronte ai suoi amici, e di fronte a quella donna che aveva il potere di distruggerla, così represse le lacrime e inghiottì il groppo che si era formato in gola, comprendendo che la sua presenza in quella scuola le avrebbe reso la vita impossibile.
Percepì il tocco delicato di Ginny sulla mano, ma la ritrasse, non si era pentita di averle raccontato qualcosa di suo per la prima volta, ma nonostante ciò non era riuscita a scacciare dalla sua mente il suo sguardo pietoso, neanche il tempo l’avrebbe aiutata a dimenticare.
 
“Tu non sei capace di dimenticare.”
 
Annuì mentalmente, non ne era mai stata capace per tutto il dolore che le avevano fatto patire, non ne era più stata capace da quando suo padre aveva giocato con la sua umanità, spegnendola come un lume di candela, ancor prima di poter risplendere veramente.
Riaprì gli occhi e percepì su di sé gli occhi di lui, si voltò sapendo che li avrebbe incrociati e per un momento non se ne pentì.
I suoi occhi erano stati gli unici a coinvolgerla, a travolgerla; ma in fondo lo aveva capito quella sera d’estate che, quello sguardo, avrebbe potuto devastare il suo mondo, ma nonostante lo sapesse, non era riuscita a sottrarsi, neanche una volta.
E solo con quello sguardo aveva capito che Fred non l’aveva mai vista veramente, che non aveva mai provato a leggere attraverso i suoi occhi per capirne il dolore e la solitudine, poiché lui aveva visto in lei solo un passatempo piacevole, qualcuno da cambiare per i propri interessi e per quelli degli altri ragazzi, ma non era andato mai oltre, mentre Draco sì.
Malfoy la guardava sperando di potervi leggere qualcosa dentro, e più di una volta Hermione si era chiesta come sarebbe stato mostrare il volto sotto la maschera, mostrare qualcosa di sé che nascondeva da così tanto tempo, da essere quasi dimenticato, ma tutte quelle volte che ci aveva pensato aveva allontanato quell’idea.
 
“Non gli piacerebbe la ragazza sotto la maschera.”
La maschera ormai è parte di me, non esiste più una ragazza sotto di essa.
 
Così con quella consapevolezza aveva ripreso a essere la Regina di Ghiaccio, a essere quella se stessa che si era creata col tempo e con il dolore.
 
-Stai bene, Herm?-
Stavolta non riuscì a evitarla e dovette voltarsi verso Ginny ed annuire, anche se lentamente.
-Sei sbiancata in un colpo e ci stavamo preoccupando.-
-Ho avuto un calo di zuccheri, sto bene.- disse, decidendo di non voltarsi nuovamente né verso di lui né verso la Umbridge.
-Ti portiamo in infermeria…-
-Ci andrò dopo io, sto bene, davvero.- accennò a un sorriso, raddrizzò il suo bicchiere e si versò del succo di zucca, sistemando nuovamente la maschera e mettendo da parte nuovamente quelle cose che prendevano il nome di sentimenti.
 
***
 
Harry lasciò cadere la scopa, rendendosi conto che neanche una sessione intensiva di Quidditch lo aveva aiutato a rilassarsi e a mettere le idee in chiaro.
Dopo il pranzo in Sala Grande era stata convocato dal preside, più di una volta era successo che Silente volesse parlargli e in fondo a lui non dispiaceva, fin dal suo primo anno l’uomo l’aveva sempre trattato come un figlio o meglio lo aveva sempre trattato come un suo pari, al contrario degli zii che più volte lo avevano disprezzato.
Così non si era stupito più di tanto quando anche quel pomeriggio era stato chiamato nel suo ufficio, avevano parlato delle lezioni, di alcuni inseganti e della nuova squadra di Grifondoro per il Quidditch ma poi, una semplice domanda, gli aveva fatto capire che qualcosa in realtà non andasse.
 
«Come ti è sembrata la professoressa Umbridge durante il suo primo giorno?»
«Bè… Ci ha proibito l’uso della magia in aula»
 
Harry alzò gli occhi al cielo, ricordando la faccia turbata del preside e di come avesse preferito cambiare argomento dopo la sua risposta.
 
-Harry?-
La voce di Ginny placò il suo cuore tormentato e la vide avvicinarsi velocemente a lui, lungo il campo di Quidditch, sorrise rendendosi conto della sua fortuna: lei era bellissima, intelligente, schietta, forte ed era sua.
Sua.
Per la prima volta da quando Voldemort gli aveva portato via i suoi genitori aveva qualcosa di suo, qualcosa di importante da difendere da tutto e tutti.
-Stai bene? Dopo le lezioni ti ho visto fuggire qua, ma ho preferito aspettare.- disse, sedendosi accanto a lui sull’erba.
-Avevo bisogno di schiarirmi le idee.-
-Su cosa?-
-Ho bisogno che tu mia dia il permesso di parlare a Draco di Hermione.- sussurrò.
-Non puoi farlo.- sentenziò alzandosi di corsa.
-Devo farlo, Ginny! Lui è coinvolto.-
-Coinvolto? Lui… gli interessa Hermione?-
-Non lo ammetterà mai, ma sì. Non lo vedi come la guarda? È da quella sera d’estate che lo vedo distratto, secondo me la sua storia con Luna non ha funzionato anche per questo, aveva già in mente la Granger.-
-Harry non puoi farlo.- dichiarò, portandosi le mani al petto, come difesa.
-Perché no? Devo essere sincero con lui, è uno dei miei migliori amici e gli sto nascondendo qualcosa di terribilmente importante!-
-Tu forse non ti rendi conto di quello che potrebbe succedere se certe cose venissero alla luce!-
-Cosa? Cosa ci sarebbe di tremendo? Sappiamo ormai che il primo Ministro non muoverebbe un dito per difendere la Granger e gli Auror non interverrebbero, lui avrebbe solo la verità.-
-E rovineresti la sua vita, quella di Hermione, questo per te non è importante? Perché per me lo è, e se Malfoy prova qualcosa per lei, allora non dirgli niente, lascialo sognare, lasciagli credere che lei sia questa Regina di Ghiaccio che tanto vuole essere, fallo vivere in un’illusione.-
-Perché dovrei farlo?- domandò, non volendo credere a quelle parole.
-Perché se sapesse la verità non la guarderebbe più in quel modo, se sapesse tutto di Hermione allora in questa scuola le persone che tengono a lei diminuirebbero e lei potrebbe perdersi; tanto lo sappiamo bene tutti e due, Hermione non ricambierà e lui non dovrà mai farsi avanti.-
-Sento di tradirlo.-
-No, gli stai solo risparmiando una terribile delusione, ma dovresti comunque parlargli. Sapere come stanno, veramente, le cose.- sussurrò, addolcendo la voce e sedendosi di nuovo.
-Perché ti ostini a proteggerla?- domandò, strappando un ciuffo d’erba.
-Perché le voglio bene e perché credo che sia meglio così, è un periodo così difficile e sono convinta che c’entri anche la nuova professoressa.-
-Come?-
-Blaise mi ha raccontato che durante la lezione l’ha guardata per tutto il tempo.-
-Sì, è vero.- disse, confermando.
-La sua presenza nella scuola non sarà positiva per Hermione, credo che sia coinvolto anche suo padre.-
-Potrebbe arrivare a tanto?-
-Per mantenere il controllo? Oh sì.- decretò.
-Ginny promettimi che starai attenta.- disse, guardandola e spostando una ciocca di capelli dal viso.
-Lo prometto, ma tu mantieni il segreto.-
-Lo prometto.- disse, sfiorando con la bocca le sue labbra.
 
***
 
-Dovresti cambiare atteggiamento.- sussurrò George per non farsi sentire da tutti i ragazzi della scuola, mentre attraversavano il corridoio.
-Atteggiamento? Non comprendo, veramente.- sbuffò il fratello, seguendolo.
-Fred ti si legge negli occhi quello che provi!-
-Esatto, non ho motivo di nascondere il mio odio verso di lei, anche perché non ci sarebbe nulla di nuovo.-
-E se si venisse a sapere? Se la scuola sapesse che siete stati insieme, come credi che reagirà la Granger? Te lo dico io! Ti perseguiterà per il resto dei tuoi anni qua ad Hogwarts!-
Fred sbuffò per la seconda volta nell’arco di un paio di minuti, suo fratello aveva deciso di dargli il tormento su Hermione e lui aveva preferito smettere di ascoltare già da un po’ di tempo, e tutto sommato gli stava bene anche quella situazione.
Quando lei aveva deciso di chiudere la loro storia aveva deciso che sarebbe tornato ad essere imparziale, o che almeno ci avrebbe provato, ma già dal primo giorno di scuola non era riuscito a nascondere il suo odio, ed in fondo non gli interessava se lei o le sue amiche se ne accorgessero, voleva poter mostrare i suoi sentimenti verso quella ragazza, in pace.
 
-George tu ti preoccupi troppo, la Granger avrà altri interessi per il momento. Sarà impegnata a passare le sue notti in qualche altro letto.-
-Non è una cosa molto carina, non sai neanche se sia la verità.-
-Non mi interessa, non è una brava persona.-
-In realtà lei non è una persona buona, questo non ti è mai andato giù.-
 
Fred rimase in silenzio, rendendosi conto che George aveva centrato il punto della situazione: Hermione non era buona.
Quella semplice constatazione lo aveva spinto l’anno scorso a farsi avanti e ad invitarla a uscire, ma alla fine non ne era uscito nulla di buono; lei non era cambiata e lui aveva fatto un buco nell’acqua.
 
-Oh parliamo del diavolo…-
-E spuntano le corna.- sussurrò in risposta George, vedendo uscire dall’ufficio della Umbridge Hermione Granger e il suo sguardo di ghiaccio.
-Io credo che andrò.-
Fred non fece caso al fratello e alla sua decisione di lasciarlo solo con lei, poiché come sempre tutti i suoi sensi si erano concentrati su di lei, Hermione Granger e la sua freddezza.
-Cosa c’è Weasley? Non hai mai visto una ragazza prima?- domandò, piccata.
-Ragazza? Scusami ma dove? Ah, dovresti essere tu?-
Hermione non abbassò lo sguardo e per la prima volta non sentì neanche montare la classica rabbia che la sua presenza gli provocava, in realtà non sentiva più niente.
Strinse la mano al petto e fece un passo verso il suo dormitorio, decidendo che sarebbe stato meglio chiudere prima quella giornata.
 
-Adesso hai smesso anche di rispondere? Ti credi così importante?-
-In realtà ho solo deciso di ignorarti.-
-Ma una volta preferivi non farlo.- continuò, stringendo i pugni.
La ragazza chiuse gli occhi e cercò di controllarsi, sapendo che la Umbridge sarebbe potuta uscire da un momento all’altro e metterla di nuovo in punizione per un nonnulla, controllò la mano e vide le scritte incise sul dorso e decise di voltarsi.
-Una volta ero semplicemente sprovveduta e in cerca di avventure, adesso sono solo stanca di sentire sempre la tua voce.-
-Granger tu…-
 
Hermione però non gli diede modo di finire la frase, poiché decisa come non mai si voltò e si diresse verso il suo dormitorio.
“Cosa ti prendi, tu ami litigare con i Grifondoro!”
Oh sì, eccome, ma non dopo aver subito la punizione più ingiusta della mia vita.
“Dovresti dirlo a Silente.”
Lasciamo stare.
 
Improvvisamente si fermò, rendendosi conto che l’idea di tornare al Dormitorio, con quella faccia, dopo la mattinata terribile che aveva avuto e le due ore di punizione non l’esaltavano per niente, così quando riprese a camminare si diresse verso l’aula di Vitious.
Avrebbe passato del tempo con quel vecchio pianoforte sgangherato e forse avrebbe percepito il cuore più leggero, avrebbe allentato la morsa che ormai da mesi le rendeva impossibile mangiare e dormire.
Ma proprio in quel momento qualcuno le andò addosso e si ritrovò a terra.
 
*
 
Draco alzò lo sguardo e si massaggio la spalla con la quale era atterrato e si trovò davanti Hermione; si mise in piedi e le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.
Vide i suoi occhi seguire la sua mano, li vide soffermarsi su quel gesto ed improvvisamente le pupille si dilatarono e vi lesse qualcosa: stupore, come se mai nessuno si fosse prestato ad aiutarla.
La ragazza scosse la testa e non accettò la sua mano, poggiò invece le sue a terra per far leva e sollevarsi e fu in quel momento che li vide, e percepì le sue pupille dilatarsi più del dovuto per l’orrore di quella visione.
-Cosa sono?-
Senza pensarci allungò il braccio e afferrò le sue mani, erano fredde ma incredibilmente lisce, sentì il cuore pompare sangue più velocemente per quel contatto ma decise di reprimere, momentaneamente, quel sentimento. Doveva concentrarsi su quelle incisioni, su quelle parole incise sulla sua pelle.
-Lascia stare.- provò a divincolarsi, ma non ci riuscì.
Draco girò il dorso e lesse ad alta voce:
-Io non devo dire bugie.
Com’è successo?-
Abbassò gli occhi su di lei e la vide impallidire ancora di più, come se avesse paura a dirgli la verità, lei che non era mai riuscita a reprimere la sua lingua biforcuta.
-Malfoy non ti riguarda, non immischiarti in queste cose. Ti faresti del male.- disse, senza staccare gli occhi dai suoi.
-Smettila di fare la Regina di Ghiaccio, so che stavi andando all’aula di musica e so che queste cose non possono rimanere impunite.-
 
Il cuore di Hermione perse un colpo e se lui non l’avesse tenuta ancora per le mani sarebbe caduta, crollando sul pavimento, e con essa anche il suo cuore.
 
Lui sa.
“Eppure lui non è scappato.”
 
Percepì le lacrime agli angoli degli occhi, percepì quella marea di emozioni che aveva sempre soppresso farsi avanti prepotente, chiederle il permesso di uscire, di poter riversarsi sul mondo esterno almeno una volta, ma decise di no, decise che non si sarebbe lasciata andare nonostante tutto.
-Tu mi hai spiato.- ruggì, cercando di far prevalere la rabbia.
-No, stavo andando alla Torre e ti ho sentito suonare, non è spiare, avevi anche la porta aperta.- disse, tranquillamente.
-Non avresti dovuto farlo.- sussurrò, abbassando lo sguardo.
-Perché? Perché ti ostini tanto a mostrai forte e invincibile davanti agli altri, se alla fine sei umana quanto me?-
 
Umana?
Io?
 
-Malfoy tu non hai idea di quello che stai dicendo.- disse, scrollando la testa pur di non crollare al suono di quelle parole.
-So molto bene quello che sto dicendo e capisco che queste scritte non te le sei procurate per un sadico piacere, ma che c’entra sicuramente la Umbridge, adesso o andiamo assieme dal preside o lo farò da solo.-
-Non sei nessuno per decidere sulla mia vita, non sei nessuno per crederti indispensabile e prova a farne parola con qualcuno e ti renderò la vita impossibile. E sai che posso farlo.- disse, guardandolo ancora negli occhi e si stupì nel leggervi rammarico, ma non pietà.
-Sei la ragazza più testarda di tutta la scuola ed è vero, non sono nessuno per poter decidere per te ma ti conosco quanto basta per sapere che adesso tu non stai bene, c’è qualcosa che tormenta la tua testa ossigenata e ti impedisce di vivere.-
-Ossigenata a me? Ma perla per te, furetto platinato.- rispose, e percepì l’insana voglia di ridere.
Lo guardò e anche lui dovette reprimere un sorriso, spostando lo sguardo sulla porta.
 
Cosa mi sta succedendo?
“Stavi per riardere, un’azione che non dovrebbe comportare così tanti pensieri.”
 
-Posso restare ad ascoltarti suonare?- domandò, guardandola ancora, -Così non dovrò spiarti, di nuovo.-
-Solo se non ne fai parola con nessuno.-
-Di cosa? Di te che mi permetti di restare o del fatto che sai suonare.-
Hermione rimase in silenzio e improvvisamente percepì lo stesso istinto che gli aveva consigliato di nascondersi come aveva fatto con Fred, l’istinto che l’aveva portata a vivere una relazione in segreto e poi percepì qualche altra cosa, a cui non seppe dare un nome.
-Di me che suono.- sussurrò, superandolo ed aprì la porta della stanza.
Draco stavolta non riuscì a reprimere un sorriso, la sua anima poteva essere salvata.
 
«Il muro sta crollando.»
 
 
 
 
∞Angolo dell'autrice: Bene ragazzi, eccoci qua, credo che dovrei dirvi buona sera ma non ne sono poi così sicura XD
Purtroppo sarò breve per colpa della stanchezza, ma in questo capitolo notiamo la vera svolta: il muro sta crollando.
Ho amato questa frase dalla prima volta che l'ho usata per questa storia, rappresenta Hermione e la Regina di Ghiaccio, lei e le sue privazioni.
Draco ha fatto breccia in questo muro, forse ancora non è riuscito a distruggerlo ma ci sta riuscendo, sta annientando le sue certezze, ciò che lei aveva costruito col sacrificio.
E lei? 
lo lasceraà fare e fino a che punto?!
Bè, lo vedremo, lo vedremo sicuramente e noteremo anche nuovi atteggiamenti da parte di Harry ma soprattutto di Fred, vi lascio allo spoiler, ma voglio ringraziarvi per la vostra dedizione e per la vostra capacità di di tolleranza verso i miei ritardi, sappiate che vi amo:


“Tu sei questo: un’immagine distorta, rotta in più punti. Difficile da ricomporre.”
[...]
“Hai davvero così poca considerazione di lui? Eppure mi sembrava che ormai lo avessi capito.”

Cosa?
“Lui non è Fred.”


 

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Capitolo 11
*** Holidays and revelations ***


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Holidays and revelations
 
Hermione si alzò dal letto lentamente, si diresse verso l’armadio per prendere la divisa pulita ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Indietreggiò e si fermò davanti allo specchio della propria camera, dalla scorsa estate si era ritrovata a passare davvero poco tempo lì davanti, solo qualche minuto prima delle lezioni, giusto il tempo di un trucco veloce, ma non ci si era più soffermata, aveva smesso di guardarsi attraverso lo specchio.
Così quando alzò lo sguardo per farlo, non trovò i soliti occhi, quegli occhi marroni che sapeva rendere glaciali e distruttivi, ma ciò che vide la destabilizzò: i suoi occhi erano languidi.
Si passò una mano sul viso, e notò le occhiaie e delle piccole rughe dovute alla stanchezza, senza rendersene conto passò anche la mano sulla clavicola e poi sulle braccia, percepì il suo corpo e per la prima volta ne ebbe paura: era troppo magra; con gli occhi esaminò se stessa, quella se stessa che aveva trascurato da troppi mesi e sentì il proprio cuore battere veloce, poggiò una mano su di esso e nonostante l’inverno fosse già arrivato si rese conto che il suo pallore non era dovuto al freddo, ma solo al suo malessere.
 
Sfiorò un bottone del pigiama ma si trattenne, non avrebbe sopportato la vista del suo corpo magro davanti allo specchio a ricordarle i suoi errori e le sue azioni, non avrebbe sopportato la verità.
 
“Non sai più chi sei.”
Quando rialzò lo sguardo capì a cosa la sua coscienza si riferisse e si meravigliò di ricordare quelle parole nonostante fosse passato molto tempo, e attraverso il suo sguardo comprese cosa Daphne le avesse voluto dire:
«Essere desiderata non ti basterà, Hermione, quando t’innamorerai il muro che ti sei creata attorno crollerà e tu non riuscirai neanche a riconoscerti allo specchio.»
Il suo cuore pompò sangue ancora più veloce, percepì le pulsazioni diffondersi in tutto il corpo e offuscarle la mente, lei non poteva avere ragione, Daphne non sapeva niente di lei e dei suoi problemi, non la conosceva abbastanza.
Senza rendersene conto sferrò un pugno allo specchio e vide la sua immagine infrangersi, rompersi in mille e più pezzi, e comprese un’altra cosa.
 
“Tu sei questo: un’immagine distorta, rotta in più punti. Difficile da ricomporre.”
Io non sono innamorata.
“Credi che possa essere così terribile essere importante per qualcuno? In fondo, hai già avuto una cotta.”
Avere una cotta non è la stessa cosa di essere innamorati.
“Perché no?”
Perché se lo fossi lui dovrebbe essere il mio tutto, lui dovrebbe sapere tutto di me e sono sicura che scapperebbe davanti al racconto della mia miserabile vita.
“Hai davvero così poca considerazione di lui? Eppure mi sembrava che ormai lo avessi capito.”
Cosa?
“Lui non è Fred.”
 
***
 
-Allora vorreste venire alla Tana per il Natale?- domandò Ron, posando il bicchiere sul tavolo.
-Certo, lo sai che l’alternativa sarebbero i miei zii e non ci tengo a stare con loro.- bofonchiò Harry.
-Bene! Credo che anche Ginny ne sarà felice, no?-
-Smettila Ron!- esclamò Harry, improvvisamente rosso in faccia, -Vengo anche per stare con voi, a proposito la valigia l’avete sistemata? Partiamo nel pomeriggio.-
-Io non credo di venire.- disse Draco alzando lo sguardo.
-Perché no? È dal primo anno che passiamo almeno qualche giorno assieme a Natale, non puoi mancare.-
-I miei andranno fuori Londra per una vacanza e io non me la sento di andare via da Hogwarts.- sussurrò, voltandosi verso la porta principale, aspettando di vederla.
-Draco…-
-Sto bene ragazzi, ho solo bisogno di riposare un poco e non ho molta voglia di muovermi.-
 
“Bugiardo, lo sai anche tu che rimani qui perché hai sentito la Weasley dire che Hermione non sarebbe tornata a casa.”
Cosa ci sarebbe di male? Nonostante tutto qualcosa è cambiato.
“Credo che non si sia mai esposta così tanto.”
Lei mi lascia restare ad ascoltarla per ore e l’ho fatto più di una volta durante questi mesi, ed ogni sera ho scoperto qualcosa in più su di lei…
“Fino a dover ammettere quella verità che più volte avevi rinnegato.”
Mi sono innamorato.
 
-Malfoy potresti venire anche per uno o due giorni prima di capodanno, insomma il Natatale alla Tana non è paragonabile a quello ad Hogwarts.- continuò Ron.
-Ci penserò.-
 
Osservò Harry voltarsi verso la porta della Sala Grande e seguì la sua traiettoria, notò entrare Blaise Zabini ed Hermione Granger, lui le stava appoggiando una mano sulla schiena e le stava sussurrando qualcosa all’orecchio, la vide annuire ma non passò inosservata la mano fasciata e il suo sguardo freddo.
Improvvisamente però la Umbridge si avvicinò ai due ragazzi, si sporse un po’ di più, sperando in cuor suo di poter sentire la conversazione ma non ci riuscì, vide solo Blaise farsi da parte ed Hermione scortata fuori dalla professoressa.
Provò a sciogliere i muscoli, sentendosi teso, sapeva bene di cos’era capace quella professoressa ma aveva promesso di non farne parola con nessuno, neanche con Silente, e così aveva fatto ma non sopportava l’idea che lei potesse essere torturata, ancora.
-Malfoy credo che dovremo parlare, di lei.- sussurrò Harry, avvicinandosi all’amico.
-Magari quando tornerai dalle vacanze, Harry, adesso credo che sia arrivato il momento di riposarsi un po’.- disse, cercando di sorridere.
-Posso restare, se credi di aver bisogno di me.-
-No davvero, ho solo bisogno che voi stiate bene, per quello che mi riguarda mi farà bene restare qua ad Hogwarts.-
-Non insisterò oltre.-
 
Harry tornò a concentrarsi sul suo pranzo, cercando di dimenticare come gli occhi dell’amico si fossero illuminati al suo arrivo, cercando di scacciare dalla mente il viso arrabbiato di Blaise quando Hermione era stata accompagnata fuori dalla Sala Grande, volendo mettere da parte tutti ma si rese conto che non sarebbe stato possibile.
Queste vacanze non gli sembravano più così allettanti come un paio di ore fa.
 
***
 
-Suo padre mi ha chiesto di controllarla, ma questo glielo avevo già comunicato il primo giorno che ci siamo incontrate.- disse la professoressa Umbridge, sorseggiando il suo thè.
-Si signora.- sussurrò Hermione, cercando di trattenere le lacrime per il dolore.
-E come può immaginare suo padre ama mantenere il controllo e diciamo che si è sentito tradito quando la sua unica figlia ha deciso di non rientrare a casa per le vacanze di Natale.- posò la tazzina e la guardò.
-Di conseguenza mi ha chiesto di ricordarle le conseguenze delle sue azioni.-
Hermione annuì, avvolgendo il proprio corpo con le mani pur di trattenere il dolore, ma lei lo sapeva bene: il dolore della Cruciatus non passava velocemente, la torturava per giorni.
Lasciandola senza forze e solo in quel momento ringraziò le imminenti vacanze, sarebbe rimasta sola col proprio dolore e col proprio aguzzino, ma in fondo aveva scelto il male minore, a casa sua, Albert, l’avrebbe potuta punire a ripetizione, senza essere mai fermato ma qui, ad Hogwarts, c’era ancora Silente che poteva proteggerla.
-Non la perderò di vista, signorina Granger, se credeva che la scuola fosse il suo luogo sicuro dovrò fare in modo di farle cambiarle idea, presto.
Adesso può andare.-
-Si signora.- si alzò, e reprimendo il desiderio di lasciarsi cadere a terra nel suo ufficio, avanzò lentamente verso la porta, percepì ad ogni passo il suo corpo protestare, cadere a pezzi non solo per colpa della maledizione ma anche per colpa sua, se avesse mangiato avrebbe potuto resistere meglio, se si fosse nutrita decentemente non avrebbe dovuto arrancare per uscire da quella porta.
 
***
 
-Ginny andiamo?-
Daphne si fermò davanti l’ingresso di Hogwarts e si voltò per guardare l’amica, ancora in attesa che Hermione venisse a salutarla, ma lei non ci aveva sperato più di tanto.
Soprattutto perché Blaise le aveva raccontato di come la Umbridge avesse preso di mira la loro amica fin dall’inizio delle lezioni e di come le sue punizioni riguardassero sempre lei, nella maggior parte dei casi.
-Perché non viene a salutarci?- chiese la rossa, avvicinandosi.
-Perché avrà avuto da fare, lo sai che la Umbridge l’aveva chiamata nel suo studio.-
-Io non mi fido di quella donna.-
-Neanche io, ma forse Hogwarts è il suo posto sicuro e noi dobbiamo lasciarla andare.-
-Non la trovo.- disse Blaise, uscendo di corsa dal portone.
-Neanche nell’aula di Vitious?-
-No, sembra sparita e noi siamo in ritardo.-
Blaise s’incamminò senza aspettarle ma Daphne non lo biasimò, voleva bene ad Hermione, forse lui era l’unico che la conosceva da più tempo e che teneva alla sua salvezza, ed era per questo motivo che gli risultava difficile accettare quel suo modo contorto di pensare.
-Le manderemo un gufo, ma se non andiamo perderemo il treno e io non voglio restare ad Hogwarts per Natale.-
-Neanche io, però almeno non sarà totalmente sola.- sussurrò Ginny, lasciandosi alle spalle il castello e la sua migliore amica.
 
*
 
Draco uscì da biblioteca portandosi dietro alcuni libri che lo avrebbero aiutato con alcuni compiti durante le vacanze invernali.
Si era chiuso là dentro per quasi tutto il pomeriggio pur di non salutare tutti i suoi amici, non lo aveva fatto con cattiveria, ma odiava dover dire addio, anche se solo per pochi giorni, così aveva preferito la pace.
Si diresse verso la Torre dei Grifondoro ma decise di allungare il percorso, passando da alcuni piani senza un percorso preciso.
 
Ed in quel momento si ritrovò a pensare a lei.
Hermione Granger occupava costantemente la sua testa e i suoi pensieri, fin dal giorno che gli aveva permesso di restare.
Non l’aveva previsto e conoscendola aveva immaginato il solito rifiuto, ed invece no, l’aveva fatto restare e non una volta, ma tutte le altre; nonostante non parlassero molto durante quelle ore a lui piaceva ascoltarla, più di una volta si era portato un libro da leggere o alcune pergamene da completare, poiché il suono di quelle melodie riusciva sempre a placarlo e perché la sua sola presenza lo completava.
Infatti grazie a quegli incontri qualche volta avevano parlato di altro, anche se le loro conversazioni non duravano ore, in alcune semplici battute lui era riuscito a comprenderla di più, a capire il tipo di persona che aveva completamente frainteso nel corso degli anni, ed era stato durante una di quelle serate che aveva capito.
Aveva capito di essersi innamorato, che era sempre stata lei la ragazza che avrebbe scombussolato la sua vita, mettendo in discussione tutto, quella ragazza che George gli aveva consigliato di cercare e che da quel momento non era riuscito a dimenticare.
 
“Dimenticare? Vorresti mai dimenticare quello sguardo?”
Mai.
 
E quella consapevolezza lo aveva aiutato a rimanerle accanto, durante tutti quei mesi, ma nonostante tutto non era mai andato oltre, non aveva mai superato quella linea che lei aveva tracciato seppur invisibile ai suoi occhi.
-Granger?- esclamò, vedendosela spuntare davanti agli occhi.
-Oh sei tu, Malfoy.- sussurrò, guardandolo.
-Cosa succede?-
La vide appoggiarsi a un muro, e la sentì espirare pesantemente, osservò i suoi occhi iniettati di sangue  farsi pesanti e delle gocce di sudore lungo la fronte.
-Stavo… Stavo solo andando in Sala Comune.- si staccò da muro per rispondere, e quando osservò i suoi occhi provò una stretta al cuore.
-Hermione!-
Draco si avvicinò e l’afferrò per le braccia prima che cadesse a terra.
-Com’è che riesci a prendermi prima che io cada, ogni volta?-
-Non lo so, forse perché passo le mie giornate a seguirti.- si lasciò sfuggire, ma vide i suoi occhi chiudersi lentamente.
-Ehi, non svenire, Hermione!-
Lasciò cadere i libri e la prese in braccio, facendo appoggiare il suo viso al petto, la strinse delicatamente e in quel momento ebbe la certezza, la risposta a una delle sue tante domande: Hermione era dimagrita troppo, non conosceva i sintomi dell’anoressia, ma era sicuro che non si trattava solo di quello.
Si concesse un secondo, un solo secondo ad ammirarla, stretta a lui, inerme, e non si stupì di essersi innamorato, lei non era solo bella, non era solo la ragazza più attraente della scuola, ma anche quella con la vita e il passato tormentato, e una maschera perenne sul viso, a nasconderla dal mondo esterno, a nascondere il dolore che l’affliggeva.
La guardò un’ultima volta e poi percorse velocemente i corridoi di Hogwarts per raggiungere velocemente l’infermeria, non si preoccupò di bussare, ed entrò senza chiedere il permesso.
-Signor Malfoy dove le ha lasciate le buone maniere?- tuonò Madame Chips avvicinandosi a lui.
-Davvero mi dispiace, ma Hermione sta mele.- sussurrò, facendole notare la ragazza che portava in braccio.
-Buon dio, venga presto.-
La seguì verso uno dei lettini e la sistemò su uno di essi, cercando di essere delicato, le spostò un ciuffo di capelli dal viso e si perse nell’osservarla.
-Cos’è successo?-
-L’ho trovata nel corridoio e all’improvviso è svenuta, non so dove fosse, era sparita dall’ora di pranzo.-
-Lasciami controllare, ragazzo.-
 
L’anziana signoria prese la bacchetta ma quando osservò meglio la ragazza, la ripose, sapeva benissimo quello che era successo e non riuscì a reprimere un moto di disgusto per quella donna, sfiorò con le mani le braccia e percepì la consistenza del sangue sotto il tessuto.
-Deve andare a chiamare Silente, immediatamente.- comunicò, senza distogliere gli occhi dalla ragazza.
-Ma io…-
-Te la farò rivedere, ma adesso è più importante di quanto tu possa pensare.-
-Certo.-
Madame Chips osservò il ragazzo lasciare la stanza correndo e si ritrovò a sospirare.
-Cosa ti hanno fatto?- chiese.
 
*
 
-Ne è sicura?-
-Sì Albus, puoi vedere con i tuoi occhi.- sussurrò l’infermiera al preside della scuola.
 
Draco si avvicinò alla porta, non sopportando l’idea di essere stato messo da parte, avrebbe fatto di tutto per ascoltare e in quel momento ringraziò di aver sistemato Hermione in uno dei letti vicini alla porta principale.
 
-Si tratta della Cruciatus.-
-Non è solo questo, Albus! Non le vedi? Queste cicatrici… Non è la prima volta che questa povera ragazza viene torturata, e tu lo sai bene, la Cruciatus non dovrebbe lasciare segni sul corpo, dovrebbe ripercuotersi solo sugli organi interni, ma lei ne ha ricevute così tante che…-
-Che i sintomi si sono verificati anche all’esterno.-
-Sì, dobbiamo fare qualcosa. Lo sai anche tu chi è stato a farle questo.-
-Lo so benissimo, Madame Chips, ma Dolores Umbridge è stata nominata dal Ministero…-
-Vorrà dire dal Ministro, Lord Voldemort, lui e il padre di questa ragazza detengono il potere e faranno di tutto per spodestarla.-
-Già, ed è per questo che la Umbridge è qui, ma non è il momento e il luogo per certe cose.-
 
Il ragazzo si allontanò solo un attimo dalla porta per poter placare la propria rabbia, Hermione era stata torturata sotto i suoi occhi, dentro quel castello che lui considerava il luogo più sicuro del mondo e la sorpresa e lo sgomento non l’avevano ancora abbandonato.
Non aveva creduto a Ginny quando gli aveva detto che suo padre l’avrebbe punita ancora, anche se aveva inteso la gravità e la portata di quelle punizioni non aveva pensato, minimamente, che potessero trattarsi di Cruciatus.
 
“Come può una ragazza sopportare tutto questo?”
Non può, è questa la verità… Così si spiega tutto.
“Cosa?”
Il perché indossa una maschera.
 
-Signor Malfoy?-
-Preside…- sussurrò, alzando lo sguardo.
-Senza di lei la sua compagna non ce l’avrebbe fatta, riceverà dei punti per il suo coraggio.-
-Non voglio niente, vorrei solo vederla.- disse invece, rendendosi conto in quel momento che avrebbe fatto di tutto per vederla.
-Certamente, ma dovrà anche lasciarla riposare, Madame Chips l’avvertirà quando la visita volgerà al termine.-
-La ringrazio, preside.-
Senza farselo ripetere ancora entrò e vide l’infermiera lasciarlo solo con lei, lui avvicinò una sedia e si sedette vicino a lei.
Osservò quella ragazza, ancora inerme su quel lettino, il colorito pallido era quasi del tutto sparito, capendo che aveva già ricevuto le cure adeguate ma non riuscì a rilassarsi; percepì il suo cuore battere veloce, tanto per la rabbia, tanto per la delusione di non aver capito prima.
Di non averla capita prima.
Anche se aveva compreso fin da subito con chi avesse a che fare, non poteva immaginare il perché avesse preso certe scelte, il perché dei suoi atteggiamenti e degli occhi freddi, ma in fondo, anche se non era stata lei a dirglielo, quella sera del ballo aveva compreso che Hermione era diventata un’altra, era diventata Lei, ovvero quella ragazza che gli stava di fronte, spietata e arrogante.
Aveva messo da parte la sua bontà, per diventare qualcosa di diverso.
Allungò una mano senza pensarci, strinse la sua delicatamente e poi incrociò le dita, non riuscendo a dimenticare quel contatto che avevano avuto tanto tempo fa.
-Per quel che vale… Non permetterò che accada di nuovo.- sussurrò, le sfiorò la fronte con l’altra mano, percorrendo dolcemente la sua guancia, il mento e le labbra morbide.
Ed in quel momento percepì il desiderio di baciarla, di poter assaggiare la consistenza di quelle labbra color pesca che tante volte lo avevano insultato, che tante volte avevano detto bugie pur di proteggersi, che nell’ultimo periodo gli avevano chiesto di restare.
-Non puoi… Proteggermi.- sussurrò lei, guardandolo.
Nonostante non se lo aspettasse, Draco non allontanò la mano che le stava accarezzando il viso e non interruppe il contatto con l’altra, si avvicinò di più a lei, così da poter sussurrare.
 
-Io sono condannata a questa vita e non… Permetterò che qualcuno si faccia male per colpa mia.- disse, osservando quegli occhi grigi che le stavano trasmettendo quelle emozioni che aveva represso più di una volta.
-Non sei condannata, se me lo permetterai farò in modo di proteggerti, Hermione.-
Al suono del suo nome, aprì ancora di più gli occhi, cercando di combattere contro la stanchezza che la stava assalendo.
-Quasi nessuno mi chiama per nome.-
-Ti dispiace se lo faccio io?-
-No, mi piace come suona il mio nome quando sei tu a dirlo.-
-Adesso riposa Hermione, ci sarò al tuo risveglio.- disse, sfiorandole ancora il viso.
-Ho bis… Bisogno di sapere una cosa.- continuò, aprendo gli occhi ancora, -Sei rimasto qua per me?-
-Sì.- rispose semplicemente.
Draco osservò il suo sguardo di ghiaccio riscaldarsi, vide i suoi occhi farsi languidi ma non permise a nessuna lacrima di uscire, si avvicinò a lei e la baciò sulla fronte, non rendendosi conto di cosa stesse facendo fino a quando non sfiorò la sua pelle.
Una scossa gli percorse il corpo e percepì un brivido attraverso il corpo di lei, temporeggiò per qualche secondo e poi allontanò le labbra.
Quando la guardò di nuovo, aveva già chiuso gli occhi, ma un leggero rossore le adornava il viso non più pallido, non poté evitare di sorridere, chiudendo a sua volta gli occhi ma non lasciando mai andare la sua mano, ancora intrecciata.
 
 



∞Angolo dell'autrice: Buongiorno a tuttiiii ^^
Okay, anche se oggi non batte il sole, e ci sono un paio di nuvole, sappiate che per me è il giorno più bello del mondo, ho appena dato due esami nella sessione di Settembre e sono andati molto bene e per un momento voglio dimenticare l'inizio delle lezione di questo lunedì e concentrarmi su di voi e la storia.
Allora... Hermione finalmente realizza un fatto molto importante, o meglio riesce a comprendere cosa Daphne le avesse voluto dire l'anno prima:
«Essere desiderata non ti basterà, Hermione, quando t’innamorerai il muro che ti sei creata attorno crollerà e tu non riuscirai neanche a riconoscerti allo specchio.»​ 

Questa frase, apparentemente inutile, le servirà per comprendere come le cose con Draco sono cambiate, come lei sia cambiata da quando ha lasciato Fred e semplicemente l'ha aiutata a capire che adesso prova qualcosa per lui.
Forse per lei sarà troppo presto per ammetterlo non solo a se stessa ma anche a lui, ma adesso ha la certezza che non è più indifferente, che il fatto di farlo "restare" ha fatto sì che il suo muro crollasse, anche se un mattone alla volta, crepa dopo crepa.
Questa è la verità che non si era aspettata, ed anche se per lei forse è presto, lui invece è sempre più convinto.
Convinto di quel legame che ha creato senza volerlo, convinto che sia coinvolto nella sua vita dopo tutto e che non possa più uscirne.
In questo capito abbiamo visto anche la crudelrà di questo "Dark World", le persone non sono buone e chi lo è cerca di mantenere la sua purezza; la Umbridge è ancora più spietata, e Silente sa che deve intervenire anche se non è ancora venuto il momento opportuno.
In questo mondo la salvezza è solo un utopia, soprattutto se ti chiami Hermione Granger e tuo padre è il braccio destro del Primo Ministro e tu fai tutto quello che è in tuo potere per ostacolarlo.

Spoiler:

-Non guardarmi così.- 
[...]
-Come ti sto guardando?- 
[...]
Lei percepì il suo mondo iniziare a muoversi troppo velocemente, la stanza girarle attorno anche se Malfoy restava fermo, come se fosse il centro della sua gravità e tutte quelle parole si mossero veloci nella sua mente, mandandola in confusione, in tilt.


~Un saluto a tutti voi che restate sempre con me, non mi deludete mai, io vi stimo <3

 

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Capitolo 12
*** Christmas through your eyes ***


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Christmas through your eyes
 
Hermione aprì lentamente gli occhi ma il sole del primo mattino la costrinse a richiuderli e a riprovarci più lentamente, quando ci fu riuscita percepì il dolore.
Fitte di dolore che le perforavano tutto il corpo, dal petto alle gambe, passando per le braccia; non si era mai sentita così dopo una punizione del padre ma sapeva bene che il suo malessere era anche dovuto alla sua attuale condizione, dalla scorsa estate aveva toccato sempre meno cibo, mangiando solo in situazioni di vera necessità e preferendo saltare anche i pranzi di famiglia, pur di non vedere i genitori.
Già una volta le era successo, già una volta si era ritrovata in quella situazione e il ricordo indelebile del volto di Blaise le balenò in mente in quel momento: era stato lui ad accorgersene, lui a costringerla a dirgli la verità e ad ammettere di avere un problema.
Era stato lui a farla riprendere ed a evitare un ricovero d’urgenza al San Mungo, ma adesso chi si sarebbe preso cura di lei?
Alzò lentamente il viso e lo trovò, rendendosi conto che non era stato un sogno.
Osservò Draco Malfoy dormire sulla poltrona degli ospiti, il viso rilassato, e solo in quel momento fece caso alle loro mani ancora intrecciate sul letto; percepì il suo cuore e per un solo momento il suo battito la distrasse dal dolore, facendola arrossire, mai nessuno le aveva tenuto la mano in quel modo, neanche Blaise era mai stato così intimo con lei.
 
-Come si sente oggi signorina Granger?-
La ragazza alzò il viso e notò la vecchia infermiera avvicinarsi per controllarla.
-Meglio.- sussurrò, percependo fastidio pure alle corde vocali.
-Se non fosse stato per questo giovanotto non credo che se la sarebbe cavata così facilmente, la Maledizione Cruciatus non è da sottovalutare, soprattutto nelle sue condizioni.-
-Lei… Sa?- domandò, percependo ancora più forte il dolore nel corpo, percependo il suo cuore saltare un colpo per lo spavento.
-Credeva che non me ne sarei accorta? Le cicatrici sul suo corpo non lasciano intendere niente di diverso, e se non inizia a mangiare la prossima volta, sarà peggio.-
-Io mangio.- asserì calma, sperando di convincerla.
-No, non è vero e non mi convincerà guardandomi in quel modo, ne ho visto di ragazzi come lei nei vari anni e senza un angelo custode non finite bene.-
Hermione distolse lo sguardo, Madame Chips era famosa per la sua sincerità ma non si era aspettata la predica dopo essere stata punita dall’Umbridge per quasi due ore, in realtà non si aspettava neanche la presenza di Draco al suo capezzale, ma capì che quel giorno sarebbe stato diverso da tutti gli altri.
-Lui è rimasto qui tutto il tempo?- chiese, guardandolo.
-Sì, non ne ha voluto sapere di muoversi, neanche il preside è riuscito a convincerlo. Passerò più tardi per cambiarle le bende.-
 
Lei annuì e alzò lo sguardo verso la finestra, rendendosi conto solo in quel momento che stava nevicando, seppur leggermente, e rimase ammaliata da quella visione, era il suo primo Natale ad Hogwarts ma già ne era rimasta incantata.
 
-Lo sai che ha ragione vero?- domandò Draco, sistemandosi meglio sulla sedia ma senza lasciare la sua mano.
-Forse.- rispose lei.
-Sono sicuro che tu non abbia intenzione di lasciarti morire di fame, hai solo bisogno di qualcuno che te lo ricordi, Hermione.-
La ragazza chiuse gli occhi al suono del suo nome, ricordandosi della conversazione della sera precedente, ricordandosi di come gli avesse chiesto di chiamarla per nome e di come lui avesse ammesso di essere rimasto per lei.
Quella verità adesso che era cosciente la lasciò senza fiato e percepì il caos dentro il suo cuore.
 
“Nessuno si è mai aperto così con te, nessuno si è mai messo nei tuoi panni.”
Nessuno aveva mai osato tanto per me.
“Hai visto, te lo avevo detto.”
Cosa?
“Lui non è Fred.”
 
-Vuoi farmi da mammina?- si girò verso di lui e si sorprese nel vederlo sorridere, -Perché stai ridendo?-
-Perché non credevo che potessi essere così bella anche di primo mattino, nonostante la tua lingua biforcuta.-
Lei si ritrasse, provando a interrompere il contatto con la sua mano, ma lui non la lasciò andare ed ancora una volta fu inchiodata dai suoi occhi.
Nella sua breve vita mai nessuno l’aveva messa così in soggezione, mai nessuno l’aveva guardata in quel modo come se lei fosse il centro del suo mondo, come se il giorno dovese iniziare e finire con lei e questo le faceva pura.
Lui le faceva paura perché non poteva nascondersi, non poteva mantenere quella maschera che per anni era stata la sua faccia, che per anni era stata la ragazza che aveva deciso di mostrare al mondo, non poteva indossare la maschera della Regina di Ghiaccio.
 
-Non guardarmi così.- sussurrò senza rendersene conto e si morse il labbro per aver permesso a quelle parole di uscire dalla sua bocca, ma lui non si meravigliò, parve invece capirla.
-Come ti sto guardando?- chiese, invece, ma senza cattiveria, senza lussuria, ed in fondo Hermione seppe che non ce n’era bisogno, quel tono di voce l’avrebbe perseguitata per l’eternità.
-Lo sai benissimo, mi guardi come se ti aspettassi qualcosa, come se io ti dovessi qualcosa.- lo accusò, conoscendo quella tattica come mezzo di difesa per il suo cuore martoriato.
-Sai è questo che tu non comprendi, non sono quel genere di persona. Non mi aspetto niente da te, perché non posso pretendere niente da te, non ti chiederò di ringraziarmi, né di farmi qualche favore, ti chiedo solo di farmi restare, ancora.- disse senza mai interrompere il contatto visivo.
-Perché dovresti voler restare? Ti sarebbe più facile chiedermi qualcosa dopo avermi salvato, ti verrebbe più facile ricattarmi.-
Draco scosse la testa e si morse leggermente il labbro ed Hermione ebbe un fremito.
-Non sono quel genere di ragazzo, non approfitterei mai di una ragazza, soprattutto se quella ragazza sei tu.-
Lei percepì il suo mondo iniziare a muoversi troppo velocemente, la stanza girarle attorno anche se Malfoy restava fermo, come se fosse la sua ancora di salvezza e tutte quelle parole si mossero veloci nella sua mente, mandandola in confusione, in tilt.
-Come?!-
-Hai capito bene, adesso andrò a farmi una doccia e ti porterò la colazione.- sentenziò, lasciando andare la sua mano e lei percepì il freddo dell’abbandono.
-Non sei la mia balia, non ho bisogno di te.- disse, ancora.
-Oh ma lo so benissimo, ma non ti è mai passato per quel cervellino ossigenato che forse sono io ad aver bisogno di questo?- domandò, alzando le mani per indicare lei e la stanza, -E poi è la vigilia di Natale non vorrai passarla sola qua dentro?-
Hermione si preparò a ribattere ma lui gli diede le spalle e si avviò verso la porta, rimase un attimo a vedere i muscoli flettersi sotto il tessuto del maglione e poi distolse lo sguardo.
Appoggiò la schiena ai cuscini e si coprì con le coperte percependo, nonostante il silenzio della stanza, il ritmo incostante del suo cuore.
 
Lui ha bisogno di me, nella sua vita, nessuno ha mai avuto bisogno di me, neanche le mie amiche.
“Ginny ha bisogno di te.”
No, Ginny aveva bisogno che qualcuno le ricordasse il suo potenziale, che qualcuno l’aiutasse ad alzarsi per camminare con le sue sole gambe, in fondo lei avrebbe scelto Harry, non me.
“E tu?”
Cosa?
“Hai bisogno di lui? Lo vedi come ti guarda, in fondo potremmo mettere da parte la nostra promessa.”
Io non lo so…
 
***
 
Fred si avvicinò alla sorella e posò sul davanzale della finestra una tazza di cioccolata calda appena fatta, sapeva che era l’unico modo per tirarla su e sperò con tutto se stesso che funzionasse.
-Non mi va.- sussurrò.
-Ginny perché sei così triste? Natale è la tua festa preferita, c’è qua Harry e la mamma sta cucinando da ieri pur di farci felice, allora io mi chiedo perché tu non lo sei?-
La sorella alzò il mento e guardò il fratello, gli aveva voluto sempre bene e in fondo al cuore lo preferiva anche un po’ a George e agli altri, con Fred aveva sempre parlato, lui l’aveva sempre consigliata e protetta anche quando lei aveva scelto Serpeverde e non Grifondoro.
 
-Lei è rimasta a scuola.- disse, sapendo che lui avrebbe colto tranquillamente.
-La Granger è il motivo di questo muso lungo?-
-Lei è la mia migliore amica Fred e saperla lì mi da la sensazione di averla tradita.-
-Dovresti smetterla di preoccuparti per lei, non è una bella persona.-
Ginny scattò all’in piedi, sentendosi tradita non più dal suo comportamento ma da suo fratello.
-Tu non la conosci, non hai idea del suo passato e di cosa abbia dovuto subire, non dovresti giudicare.-
 
Fred strinse piano i pugni e si rimangiò le parole che avrebbe tanto voluto dire: lui la conosceva e parlava per esperienza personale, anche se l’ultima frase della sorella lo aveva insospettito.
Cosa non sapeva? Lei parlava del suo passato, cosa gli era sfuggito?
-Ginny senti… Io credo che tu ti preoccupi troppo, lei ti aveva chiesto di scegliere, che razza di amica mai lo farebbe?-
-Una che è arrivata all’inferno e non ne è più uscita.- sussurrò, recuperando la cioccolata calda.
-Cosa?-
-Bè, forse hai ragione tu. Mi preoccupo troppo, in fondo con lei c’è Malfoy.- disse, per poi lasciarlo solo.
 
Quelle parole gli ronzarono nel cervello per qualche minuto, bloccandolo sul posto. Draco Malfoy era rimasto ad Hogwarts.
Draco Malfoy era con Hermione in quel momento.
E lui no.
Lui che ancora faceva finta di odiarla, quando invece avrebbe voluto sbatterle in faccia quei sentimenti repressi da più di un anno, ma si rese conto che non avevano più senso.
Se l’avesse voluta, ma voluta veramente, avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa per riaverla, invece l’aveva lasciata andare.
Forse non gli importava più di tanto ma il solo pensiero di loro due assieme gli animava il cuore e lo faceva sentire maledettamente arrabbiato.
 
***
 
-La ringrazio.- sussurrò Hermione, riappoggiandosi a letto dopo che Madame Chips le aveva cambiato le bende ancora sporche di sangue.
-Dovrebbe finire la sua colazione.- disse, invece, indicando il piatto semi-pieno sul suo comodino e proprio in quel momento entrò Draco.
Il ragazzo osservò prima il piatto e poi lei, Hermione distolse lo sguardo e lo puntò verso la finestra.
-Ragazzo se non la convinci a mangiare almeno qualcosa, la ragazza dovrà passare la serata a letto, invece di partecipare al cenone di Natale.-
-Potrei partecipare veramente?- domandò, voltandosi.
-Solo se mangi la tua colazione o non avrai forze sufficienti.- disse l’infermiera lasciando la stanza.
 
Hermione sbuffò, mai nessuno l’aveva costretta a mangiare, neanche sua madre e se fosse successo adesso non si sarebbe trovata in quelle condizioni, in fondo aveva sempre amato il bacon, le uova strapazzate e il pane tostato, ma adesso quella semplice vista le faceva venire da vomitare.
Osservò il ragazzo sedersi nella solita sedia e posò alcuni libri ai piedi del letto e delle pergamene, l’aveva lasciata sola al massimo per un’ora, il tempo della doccia, di prendere la colazione e di farle cambiare le bende, ma per il resto aveva passato veramente tutto il suo tempo lì, con lei; e solo durante la sua breve assenza era riuscita a ragionare su quella situazione.
Non voleva mostrarsi debole, non voleva una balia o mammina ambulante, voleva essere la Regina di Ghiaccio, quella ragazza che col tempo aveva imparato a guardare allo specchio e ad apprezzare, non voleva più essere la vecchia e spaurita ragazza del primo anno ma aveva capito che con lui tutte quelle tecniche, i raggiri e le menzogne non avrebbero funzionato.
Malfoy aveva il potere di andare oltre il muro che si era creata e che aveva mantenuto per tutti quegli anni, per questo doveva stargli lontano, per questo non poteva sopportare la sua presenza perché se solo l’avesse lasciato restare lei sarebbe crollata e non sarebbe mai stata pronta a far cadere la maschera.
 
Notò il vassoio sulle sue gambe, i suoi occhi grigi inflessibili su di lei.
-Mangia.-
-No.- disse, più per spirito di contraddizione. Non avrebbe ceduto.
-Dovrai restare qua tutto il tempo se non lo fai.-
-Bene, troverò qualcosa da fare.-
-Oh ne sono convinto e ciò vorrà dire che anch’io troverò qualcosa da fare, qua in infermeria, ma se mangi potresti anche sfuggirmi.- disse, appoggiando la schiena alla poltrona.
Lei si voltò e capì perfettamente il suo ragionamento, la stava ricattando con qualcosa che voleva: liberarsi di lui.
Sapeva bene che lui non l’avrebbe potuta seguire alla Sala Comune dei Serpeverde ma questo sarebbe successo solo se lei si fosse rimessa in forze, solo se avesse mangiato e fatto felice lui e Madame Chips e odiava con tutta se stessa dover cedere, dover assecondare il volere altrui, ma doveva farlo o non si sarebbe più liberata di Draco Malfoy.
-Mangerò ma levati dalla testa che io lo faccia perché tu me l’hai ordinato, il mio scopo finale trascende questo.- disse, e riempì la forchetta di uova.
-Lo so bene, ma sono altrettanto sicuro che non ti farà poi così male mangiare qualcosa.-
 
Draco prese un libro e iniziò a leggere, ed Hermione non riuscì a placare il suo animo: lo odiava.
Odiava il modo in cui lui la influenzava, odiava il suo modo di convincerla a fare quello che voleva lui e odiava soprattutto il suo modo di guardarla.
Alzò il viso verso la finestra pur di non vederlo, ma ciò non cambiò la situazione e non placò il suo animo.
Se fosse scappata, sarebbe riuscita anche a reprimere quei sentimenti che da mesi non facevano altro che tormentarla, sarebbe riuscita a scordarsi di lui e delle parole di Daphne che la sera, ogni sera, gli facevano compagnia, lasciandola angosciata più del giorno precedente.
 
“Essere desiderata non ti basterà, Hermione, quando t’innamorerai il muro che ti sei creata attorno crollerà e tu non riuscirai neanche a riconoscerti allo specchio.”
 
Inghiottì il groppo che si era formato in gola e sperò di sbagliarsi, poiché se fosse stato vero, se fosse stata davvero innamorata allora sarebbe stata spacciata.
 
*
 
Hermione si guardò allo specchio, cercando di non concentrarsi sui suoi occhi ma sul vestito che stava indossando; aveva avuto il permesso di tornare in camera a metà pomeriggio, era riuscita a resistere, evitando Malfoy e i suoi tentavi di conversazione e appena Madame Chips le aveva cambiato le ultime bende, dandole il permesso di lasciare l’infermeria, lei si era volatilizzata il più velocemente possibile.
Inizialmente aveva deciso di non partecipare alla cena, avrebbe chiamato un elfo facendosi portare qualche pietanza, pur di calmare gli animi degli insegnanti ma quando si era accorta che il tempo a sua disposizione stava per scadere, aveva preso uno dei vestiti dall’armadio e lo aveva indossato.
Adesso stava guardando la sua figura, fasciata dalla seta nera che le calzava anche troppo a pennello, le calze leggere e le scarpe col tacco, che aveva deciso di indossare nonostante si sentisse ancora debole, ma non si era ancora convinta del tutto.
 
Se scendo in Sala Grande sarà un segno di resa e Malfoy crederà di potermi controllare.
“Non credo che il suo intento sia questo.”
Ma se resto qui mi prenderà per codarda, crederà che io scappi di fronte ai problemi e io non sono più quel genere di ragazza.
“Allora scendi e dimostragli che sei la Regina di Ghiaccio.”
Sì.
 
Hermione alzò lo sguardo e osservò i suoi occhi, non erano più languidi come quella volta che vi aveva guardato, erano determinati, seri, imperscrutabili e freddi.
Così freddi che lei stessa ebbe un brivido lungo la schiena ma si disse che poteva farcela, nessuno l’aveva mai messa in difficoltà, neanche Fred Weasley c’era riuscito e non avrebbe permesso a Draco Malfoy di farlo: nessuno poteva avere il controllo sulla sua vita.
Si voltò, uscì dalla sua stanza e si diresse verso l’uscita della Sala Comune, non si sarebbe voltata indietro, non ci avrebbe ripensato, se lo sarebbe mangiato vivo se avesse provato a metterla in difficoltà.
Sentì il rumore del muro chiudersi alle sue spalle ma fece solo pochi passi quando lo vide.
 
*
 
Draco alzò lo sguardo e la vide e per la seconda volta dovette ammettere a se stesso che era la più bella ragazza che avesse mai visto; nonostante preferisse i colori accessi, il nero non stonava con la sua pelle pallida, anzi la rendeva ancora più eterea, più bella di quella sera a casa sua.
Percepì il proprio cuore fare una capriola ed inghiottì il groppo che si era formato in gola, in infermeria gli era venuto facile fare lo spaccone, gli era venuto semplice comandare, in fondo lei non avrebbe potuto reagire sdraiata su quel letto senza forze, ma adesso che la vedeva in tutto il suo splendore aveva paura di perdere il coraggio e la determinazione.
Tossì piano e le sorrise.
-Cosa ci fai qui?-
La sua voce tagliente non lo sorprese ma fu proprio quella ad infondergli la giusta consapevolezza: Hermione era intimorita dalla sua presenza.
-Ti stavo aspettando.-
-Perché?-
-Perché dopo quello che hai passato mi sembra il minimo che io possa fare, e poi non sono rimasti così tanti studenti, quest’anno, e tu sei sicuramente l’unica con cui io voglia passare la serata.- ammise, parlando tranquillamente, sistemò le mani nella tasca del completo e guardò i suoi bellissimi occhi.
-Non. Sei. La. Mia. Balia.- sussurrò a denti stretti, incamminandosi davanti a lui.
-Oh lo so, sono il tuo accompagnatore infatti.- decretò sorridendo.
Forse non sarebbe andata poi così male.
 
***
 
Hermione posò la forchetta sul piatto, aveva assaggiato qualcosa di tutte le pietanze ma aveva rifiutato il dolce, se avesse toccato anche un semplice boccone avrebbe vomitato lì davanti a tutti e non credeva che fosse il caso.
Alzò lo sguardo e alla fine contò una decina di studenti esclusi i professori, e con tutta se stessa evitò quel tavolo: non aveva alcuna intenzione di dare soddisfazioni alla Umbridge, non sarebbe caduta così in basso.
-E´sempre bello avere compagnia durante il Natale, il castello può sembrare così triste senza voi ragazzi.- disse, Nick-Quasi-Senza-Testa, avvicinandosi al loro tavolo.
-Un vero mortorio.- gli fece eco lei, appoggiando la testa sul palmo della mano.
-Se fossi stata nella mia casa non ti sarebbe mai permesso un simile atteggiamento.-
-Peccato.-
-Il Barone Sanguinario dovrebbe dare una lezione a questi Serpeverde.- continuò il fantasma andandosene.
-Non gli piacciamo neanche noi, alle volte.- rispose Draco, per inserirsi nel discorso.
-Mi chiedo perché, sai.- domandò sarcastica, guardandolo.
Malfoy si era seduto vicino a lei durante la cena e più di una volta aveva tentato di affrontare una conversazione, ma lei aveva sempre, gentilmente, rifiutato, poiché l’aver deciso di scendere a cena non doveva ritorcersele conto.
 
-La cena è finita, e poiché sono le vacanze di Natale verrà abolito anche il coprifuoco.- disse Silente, dando la possibilità ai ragazzi di congedarsi dalla cena.
-Finalmente.- borbottò, alzandosi di corsa e nonostante cercasse di non far rumore coi tacchi corse fuori dalla stanza il più velocemente possibile.
Alla fine se n’era pentita, pentita amaramente di essere scesa, ormai lo aveva capito, la sola presenza di Draco Malfoy l’avrebbe resa nervosa e irascibile per un nonnulla per il resto della sua vita e non ci teneva ad aggiungere altro stress.
-Hermione aspetta.- lo sentì dietro di sé ma non si fermò.
Si diresse a passo spedito fuori dalla scuola, un brivido le percorse la schiena ma ringraziò l’aria fredda, finalmente percepì i muscoli rilassarsi, e il suo cervello respirare, richiamò una sigaretta e iniziò a fumare lentamente, assaporando ogni istante della sua libertà, che sapeva sarebbe durata poco.
 
-Perché?-
Avrebbe voluto ignorare quella domanda, ignorarla come avrebbe voluto fare con lui, ma quella semplice parola racchiudeva in sé troppe cose per farla rimanere in silenzio.
-Cosa?- si girò e lo guardò.
Aveva le guance rosse per colpa del freddo ma non lo aveva mai visto così bello come in quel momento, il completo blu scuro gli calzava a pennello, nonostante avesse deciso di farsi ricamare lo stemma della sua casa vicino al taschino sulla sinistra, i capelli erano di un biondo molto più chiaro del suo ma stavano benissimo con i suoi occhi tempesta, quegli occhi che potevano leggerle dentro.
Ormai questo lo sapeva bene.
 
-Perché sei diventata questa ragazza? Perché sei diventata qualcun altro?-
Ed improvvisamente la sua promessa gli balenò in testa, percepì le lacrime pronte a uscire e il cuore scoppiarle per il dolore, per tutto il male che aveva sofferto, ingiustamente, fin dalla tenere età.
-Ho promesso a me stessa che non mi sarei mai più fidata di nessuno; ho spento il mio cuore. E sono diventata fredda, arrogante, egoista e stronza. Cattiva.
Sono diventata tutto ciò che ho sempre odiato.- sussurrò, sentendo la voce incrinarsi per colpa del suo cuore logoro e martoriato, ma non fece scendere neanche una lacrima.
Non si sarebbe mai mostrata in quel modo.
-Qualsiasi cosa sia successo è passato, adesso.- disse lui, avvicinandosi.
Lei abbassò lo sguardo ma per colpa delle lacrime non riuscì a vedere neanche la sigaretta, lo alzò velocemente e la fece svanire, le era passata anche la voglia.
-Qualsiasi cosa tu abbia dovuto sopportare possiamo superarla.-
-Tu non capisci, il mio passato non è passato, è il mio incubo quotidiano e non ti conviene immischiarti, puoi farti male, davvero male e sono troppo impegnata a pararmi il culo per pensare a qualcun altro.- ammise, guardandolo.
-Puoi provare a opporti, ho visto quelle cicatrici, ho sentito cos’ha detto Silente e non me ne importa niente.-
 
Lei sentì il suo cuore fermarsi, anche se per un solo istante, aveva visto le sue cicatrici e sapeva tutto o quasi tutto, eppure…
“Eppure è rimasto.”
 
-Non allontanarmi.- allungò una mano e prese la sua, intrecciandola come quella mattina, come aveva fatto per tutta la notte precedente.
-Perché non sei scappato?-
-Credo che tu sappia già la risposta.- sussurrò, chiudendo gli occhi per un secondo, per poi riprendere a guardarla.
Lei lo sapeva, lo sapeva troppo bene e quella consapevolezza le tolse il fiato e le fece abbassare lo sguardo sulle sue scarpe, le lacrime non gli appannavano più la vista, ma sentì i muscoli deboli e il cuore affaticato; non aveva detto neanche a Fred quella verità, lui era stato l’unico a leggerle negli occhi e a sentirlo dalla sua bocca, l’unico con cui sarebbe stata sincera.
 
-Non devi indossare quella maschera quando sei con me, io ti vedo anche attraverso di essa, e la Regina di Ghiaccio non ne fa parte: è lei la tua maschera.
Però mi piacerebbe conoscere la vera Hermione.-
 
Non posso levarmi la maschera, non vedresti me stessa, non vedresti una ragazza di quindici anni, ma solo un guscio vuoto, distrutto dal potere del padre e dall’odio di Voldemort, troveresti una ragazzina pallida e anoressica, impaurita per colpa della sua stessa famiglia e dal corpo dilaniato.
Troveresti un mostro.
“Potresti provare, potresti provare a ricordati chi sei veramente, chi è Hermione Granger, mettendo da parte la Regina di Ghiaccio.”
No, non esiste nessuna Hermione Granger, quella razza è morta da troppo tempo! Io sono la maschera che mi sono scelta e la terrò con me, la terrò fino a quando non mi sarà impossibile mantenere le apparenze, fino al momento in cui non mi distruggerò.
 “E fino ad allora?”
Ignorerò i miei sentimenti.
“Proverai, Hermione… Proverai ad ignorarli…”




∞Angolo dell'Autrice: Ed eccoci qui, buon venerdì sera a tutti/e :)
Dopo tutto il tempo passato in facoltà durante la settimana, finalmente riesco a ritargliarmi un momento per  me e per voi !!
Adesso, bene o male lo avreteintuito, affonteremo il cambiamento di Hermione, se prima ci eravamo solo posti qualche interrogativo da adesso in poi potremo vedere come ha affrontato la questione Draco Malfoy, e fino a che punto è radicata la sua paura.
Ecco, forse dopo tanti capitoli era arrivato anche il momento, ma bisognava avere delle basi solide per permettere a enrambi di progredire, di avanzare verso la stadio successivo.
Draco si prende cura di Hermione e nonostante le sue remore lei glielo lascia fare, perchè per la prima volta la sua maschera non serve, per la prima volta qualcuno può vedrela anche oltre.
Forse vi sembrearà fittizia come cosa, o abbastanza scontata, ma le persone non sono sempre quel che immaginiamo, non sempre sono "cattive" o solo "buone", ci sono mille sfaccettature che non riusciamo a cogliere subito, ci vuole tempo, pazienza, devolzione e amore.
E per ora Draco rispecchia tutti i requisiti necessari.
Adesso, come sempre vi ringrazio, perchè solo delle persone splendide aspetterebbero i miei aggiornamenti settimanali <3


Spoiler:

Ti prego non lo dire, se non lo dici non è vero e se tu non lo dici posso dimenticare, posso dimenticarti.
Posso continuare a tenere la mia maschera e a fare finta di niente.
Posso dimenticare il brivido che mi attraversa la schiena quando mi sfiori, o il calore delle tue mani sul mio corpo freddo, posso scordare i tuoi occhi, i tuoi occhi grigi che mi hanno folgorato.
Posso, ma tu non dirlo, ho sacrificato tutta la mia vita per essere questa persona, per essere la Regina di Ghiaccio, ma se dici quelle parole, non sono sicura di poterle sacrificare.
Non sono sicura di poter sacrificare te.

 

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Capitolo 13
*** 'Cuz, I'm in love with you ***


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Non so esattamente che dire, la mia assenza ormai sarà un dato di fatto.
Riempirvi di scuse e di bugie non ha senso, sono 
convinta, credo che ci sia sempre un legame tra me e i lettori, 
e dirvi delle fesserie mi farebbe solo stare peggio.
Il tempo è stato uno dei miei grandi problemi, il tempo e lo studio delle materie di 
giurisprudenza mi hanno tolto la vita e la capacità di ritagliarmi dei momenti solo miei.
E quando ho sentito la voglia di scrivere, di riprendere in mano tutto, il mio cane è venuto a mancare...
Per me non era un "cane", quando si è figli unici il cane diventa una parte fondamentale di se stessi, 
era mia sorella e la sua assenza è un'ombra sulla mia vita,
un buco nero che non iresco a chiudere.
Così ho ritardato, ancora, questo momento.
Oggi on c'è niente di speciale, oggi è un giorno come gli altri, ma ho sentito il forte desiderio
di essere qui con voi, di poter ancora raccontarvi qualcosa e di farvi sentire qualcosa,
in realtà volevo sentirmi ancora via, volevo sentimi anche io viva, anche solo per un minuto, 
anche solo per il tempo di questo capitolo.
Quindi grazie, davvero, a quanti di voi torneranno a leggerlo, torneranno o arriveranno.
Non so bene quando posterò di nuovo, ma al massimo in questa settimana ci sarà un nuovo capito.
Buona lettura <3


 
 
‘Cuz, i’m in love with you
 
Ginny osservò il foglio, ormai non più bianco, posato sulla sua scrivania, in attesa di un segno, di quel qualcosa che la convincesse a fare il passo successivo.
Nonostante avesse passato un Natale meraviglioso, nonostante si fosse circondata di allegria, della felicità dei suoi familiari e del suo fidanzato, un’ombra era rimasta dentro il suo cuore, tormentandola e sapeva che tale ombra portava il nome di Hermione Granger.
In fondo però sapeva che la colpa, stavolta, era solo sua: lei non gli aveva chiesto niente; lei non l’aveva minacciata, non l’aveva braccata né messa alle strette, in realtà non si era fatta neanche vedere ma questo le era bastato per mettere in subbuglio il suo piccolo cuore scoordinato.
-Cosa devo fare?-
Hermione, nel bene e nel male, era una parte di lei, forse la parte che i suoi genitori avrebbero estirpato volentieri come anche Harry, ma lei non lo avrebbe mai fatto.
Le voleva bene e lo stava comprendendo davvero solo in questo momento.
 
-Ginny?-
Si voltò e gli occhi rassicuranti di Harry placarono la sua angoscia e il suo tormento.
-Aiutami.- sussurrò, guardando di nuovo il foglio.
-Cos’è successo?- domandò, appoggiandosi alla scrivania per leggere la lettera.
-La spedisco o no?- chiese lei, dopo pochi attimi.
-Perché non ne sei convinta?-
-Perché lei… Hermione mi mette soggezione e io non sono Blaise, non condivido il loro stesso rapporto ed ho paura. Paura che non mi risponda.-
-Ginny se credi davvero che lei ti sia amica, allora mandale la lettera e se lei prova lo stesso sentimento, allora ti risponderà.-
-Dubito che riesca a provare sentimenti.-
-Non eri stata tu a dirmi di non pensare male di lei? Non eri stata tu a dirmi che lei in fondo era come noi, come te? Perché adesso hai cambiato idea?-
-Io non lo so.- ammise, chiudendo gli occhi, -Solo che mi sento in colpa ed ho paura che stavolta non mi perdonerà.-
-Per cosa ti senti in colpa?- Harry si abbassò e le sfiorò la guancia con le dita, per rassicurarla.
-L’ho lasciata a scuola, sola, mi sarei dovuta interessare a lei, al perché della sua scelta ma non l’ho fatto: sento di averla abbandonata.-
 
Harry prese un profondo respiro e si schiarì la gola.
-C’è Draco con lei.-
-Lui non sarà sufficiente.-
-Invece sì.-
-Cosa intendi?- chiese, guardandolo.
-Lui è rimasto lì per lei.-
-Come fai a saperlo? Cioè sapevo che era rimasto a Hogwarts, ma non la motivazione.-
-Ron l’aveva invitato qui come ogni anno, ma stranamente lui ha rifiutato, adducendo come scusante anche una vacanza improvvisa dei suoi. Io invece credo che abbia saputo che la Granger sarebbe rimasta a scuola e così ha scelto di rimanere con lei.-
-Allora avevi ragione tu.- sussurrò, stupita.
-Su cosa?-
-Lui è davvero coinvolto, lui è…-
-Innamorato? Probabilmente sì, ma non so quanto sia positivo il fatto che sia rimasto.-
-Cioè?-
-Cioè lo scopriremo al nostro ritorno, forse questo periodo di vicinanza lo aiuterà a capire se i suoi sentimenti solo reali o meno, e se lei possa o meno ricambiarli.-
-Forse dovevamo avvertirlo.-
-Forse, ma deve anche sapersela cavare. Adesso mandale la lettera, ti aspetto sotto.-
Harry si sporse e la baciò, ma Ginny decise di non interrompere il contatto e di perdersi in quel bacio.
 
***
 
Hermione aprì gli occhi, ma non si mosse, rimase ferma ad osservare il soffitto umido e polveroso della sua camera, ma qualcosa si fece strada nella sua mente.
Si sentiva diversa.
Da quando aveva rivelato quel pezzo del suo passato a Draco, qualcosa era cambiato dentro di lei e nonostante lo stesse comprendendo, aveva paura ad ammetterlo ad alta voce.
 
“Il muro si sta rompendo.”
 
Quella era la verità che Daphne le aveva predetto l’anno scorso, quella verità che lei aveva evitato per tutta l’estate e durante i primi mesi di quel quinto anno; la sua muraglia, quella che aveva eretto al secondo anno, si stava dissolvendo, anche se ancora salda adesso era percorsa da piccole crepe, che portavano il nome di Draco Malfoy.
Chiuse gli occhi, cercando di saldarle, cercando di scacciare quel sentimento che si era annidato dentro di sé, ma non ci riuscì.
 
“Lui ormai ti è entrato sotto la pelle.”
 
Scacciò via le coperte e si alzò dal letto, legò i capelli in una crocchia imperfetta ed abbandonò il pigiama a terra, doveva uscire da quella stanza il più velocemente possibile, doveva schiarirsi le idee o sarebbe impazzita, o non avrebbe smesso di pensare a lui.
Indossò dei jeans, converse e un maglione grigio con lo scollo profondo per poi uscire, decise di non passare neanche dalla Sala Grande per la colazione, sapeva che lo avrebbe trovato lì, sapeva che lui la stava aspettando e se anche una parte del suo cuore avesse il desiderio di vederlo decise di reprimerla e di correre verso l’aula di Vitious.
 
*
 
Draco alzò nuovamente la testa verso il portone della Sala Grande ma non la vide entrare.
Sbuffò e si concentrò su quel poco cibo che aveva toccato quella mattina, lasciando cadere la forchetta poco dopo.
Quella notte non aveva chiuso per niente occhio, quelle parole lo avevano tenuto sveglio, lo avevano fatto riflettere e lo avevano portato a comprendere chi fosse davvero Hermione Granger e il risultato finale lo aveva destabilizzato parecchio.
Non era la ragazzina che lui aveva creduto, non era la Regina di Ghiaccio che tutti credevano, quella era semplicemente apparenza, una maschera indossata per mettere paura, per tenere tutti alla larga dalla vera lei, da quella ragazza impaurita per colpa della famiglia.
Non si era pentito di aver ascoltato la conversazione tra Madame Chips e Silente ma ciò che lo aveva destabilizzato erano le sue cicatrici: le aveva intraviste dalla tende quando l’infermiera le stava ripulendo e in quel momento aveva compreso.
Hermione cercava di proteggere se stessa con quella maschera, cercava di proteggere quel che rimaneva di stessa ma con lui non c’era riuscito.
E questo lo aveva meravigliato.
Non si era mai aspettato un simile risultato, anche se aveva deciso di restare per lei, non si era prospettato quel cambiamento, se così poteva definirlo.
Si alzò dalla tavola, e uscì a passi spediti dalla sala.
Aveva fatto tutti quei progressi per un motivo, perché alla fine si era innamorato, forse della ragazza più sbagliata del mondo, ma alla fine lo aveva fatto e proprio adesso che era successo non l’avrebbe lasciata andare, non le avrebbe permesso di volare via.
Voleva conoscere la vera Hermione e ci sarebbe riuscito. Forse solo allora lei avrebbe lasciato cadere la maschera, per sempre.
 
*
 
Hermione aveva iniziato a suonare una semplice melodia, calma, come quelle che suonava di solito ma improvvisamente percepì i suoi sentimenti prendere il sopravvento, percepì il suo cuore chiederle di lasciarlo libero, almeno per una volta, e i suoni tristi avevano lasciato il posto a dei suoni più marcati, più profondi, che avevano perso la solita gentilezza.
Teneva gli occhi chiusi, ma lo sentì lo stesso, rendendosi, effettivamente conto del cambiamento, adesso il suo corpo percepiva la sua presenza, come se dentro di sé si accendessero migliaia e migliaia di interruttori, come se fosse attraversata da centinaia di spilli che gli annunciassero il suo arrivo.
-Immaginavo che saresti arrivato.- sussurrò, senza aprire gli occhi e senza smettere di suonare.
-Non avevo mai sentito questa canzone.-
-Non è il mio genere preferito.-
-Non lo sapevo, ma in effetti ti ho sempre sentito suonare un altro genere di musica.-
Percepì i suoi movimenti, mosse la testa nella sua direzione, ma non smise di suonare, lo sentì sedersi vicino a lei nello sgabello del pianoforte e solo in quel momento decise di rallentare il ritmo frenetico.
-Ti aspettavo a colazione.-
-Non credevo avessimo un appuntamento.- gli fece notare lei, aprendo finalmente gli occhi e trovandosi vicinissima ai suoi.
-Farò in modo che lo sia la prossima volta, se questo è l’unico modo di vederti.-
Hermione si bloccò, percepì il corpo paralizzarsi al suono di quelle parole, ma non fece niente.
Ancora una volta provò quella spiacevole sensazione che solo Draco Malfoy riusciva a darle, percepì l’incredulità farsi strada nel suo cuore di ghiaccio, accompagnata da qualche altra cosa a cui non volle dare un nome.
-Perché?- chiese, sapendo di aver usato la sua stessa domanda.
-Cosa?-
-Perché io?-
Era quella la domanda che le frullava dalla sera precedente, perché proprio lei. Lei che non aveva mai fatto niente di buono nella sua vita, lei che aveva fatto tutte le scelte sbagliate e compiuto azioni orribili, lei che era una persona orribile, lei che era un mostro.
-Perché non tu?-
-Non è una risposta.- disse, alzandosi di corsa, per mettere un po’ di distanza da lui.
-Hermione non c’è niente che non vada in te.-
-Invece c’è! Ma ti ostini a non vederlo, ti ostini a vedere qualcosa che non c’è, non c’è nessuno dietro la maschera, smettila di cercare!- urlò, sentendo il suo cuore galoppare nel petto e il muro cadere a pezzi.
-Io l’ho vista, ho visto qualcosa e non lo puoi negare. Non sei sempre stata così.-
-No, hai ragione. Una volta ero diversa, una volta avresti avuto davanti un’altra Hermione, ma quella ragazzina è morta! Non esiste più, io sono questa ora!-
-Ti sei convinta di questo, ma dimmi Hermione, cosa vedi quando ti guardi allo specchio? Vedi sempre e solo la tua maschera o vedi anche quell’altra parte di te?-
Lei indietreggiò.
Non aveva mai creduto che qualcuno potesse capire, che qualcuno potesse anche solo mettersi nei suoi panni e comprendere il disagio che aveva provato per tutta la sua vita, la scelta difficile che aveva dovuto compiere per poter stare bene e per sopravvivere al padre.
-Io l’ho vista quella parte che tu nascondi: la sera della festa me l’hai lasciata vedere e anche la sera che ti ho trovato in mezzo al corridoio della scuola.-
-Perché io.- chiese nuovamente, a denti stretti, chiudendo le mani a pugno.
 
Ti prego non lo dire, se non lo dici non è vero e se tu non lo dici posso dimenticare, posso dimenticarti.
Posso continuare a tenere la mia maschera e a fare finta di niente.
Posso dimenticare il brivido che mi attraversa la schiena quando mi sfiori, o il calore delle tue mani sul mio corpo freddo, posso scordare i tuoi occhi, i tuoi occhi grigi che mi hanno folgorato.
Posso, ma tu non dirlo, ho sacrificato tutta la mia vita per essere questa persona, per essere la Regina di Ghiaccio, ma se dici quelle parole, non sono sicura di poterle sacrificare.
Non sono sicura di poter sacrificare te.
 
-Perché mi sono innamorato di te.-
 
“Non potai mai dimenticarle.”
 
-No.-
Abbassò gli occhi, percepì ancora una volta sua doppia personalità venire alla luce, da un lato lo odiava, odiava il fatto che lui si fosse innamorato di lei, per averla messa davanti quella scelta ma dall’altro amava il fatto che lo avesse fatto, che vedesse la redenzione per le sue azioni.
-Tu non puoi amarmi. Io non posso… Non posso.- sussurrò, allontanandosi da lui.
-Non ti sto chiedendo niente, Hermione. Non pretendo niente da te, neanche che tu mi risponda, ma è successo e non potevo tenermelo per sempre.-
-Avresti dovuto! Come puoi amarmi? Mi ha visto, sai di cosa sono capace.-
Ed in quel momento ricordò le parole che Fred gli aveva urlato nell’aula di pozioni l’anno scorso, anche lui si sarebbe pentito di quella scelta, di aver scelto lei e non un’altra.
-So anche di cosa non sei capace, non sei quella cattiva persona che credi, ai miei occhi sei diversa.-
-Come posso essere diversa se io non riesco neanche a sopportare il mio riflesso? Se io non riesco neanche a guardarmi attraverso di esso! Ti avevo detto di non immischiarti, ti saresti fatto del male e non posso…-
Draco avanzò verso di lei e per la prima volta non vide un ragazzo di quindici anni, ma vide un uomo, aveva l’aspetto di uomo, il profumo di un uomo e i suoi occhi la guardavano con desiderio ma anche con amore, non la guardavano come aveva fatto Fred, lui era diverso e questo le faceva paura.
Le faceva paura l’indecisione del suo cuore.
Le faceva paura il fatto che potesse anche lei innamorarsi di lui.
Provò ad uscire dall’aula ma lui fu più veloce e le prese il polso, senza farle male però la costrinse a guardarlo negli occhi, la costrinse a fare quello che aveva sempre evitato da quando erano iniziate le vacanze.
Fare chiarezza nel suo cuore.
-Se sapessi il mio passato scapperesti, scapperesti lontano da me per non tornare mai più, ti sei innamorato di una bella faccia e di un corpo con le forme giuste, di niente altro.- disse, acida, adesso che la paura stava passando doveva proteggere il muro che stava ancora crollando.
-Credi? Sì, forse sei davvero la più bella ragazza della scuola e credimi se ti dico che ci sono davvero dei ragazzi che sbavano solo per il tuo corpo, ma come ti avevo già detto: io non sono come loro.
Non scapperò, se ti deciderai di aprirti con me, anche se credo sia inutile, conosco già parte della storia.-
-Tu non sai niente di me, credi di sapere qualcosa, credi che ti basti guardarmi negli occhi per capire come sono fatta ma non è così.
Tu non hai idea di quello che ho dovuto passare, del dolore che mi hanno inflitto.-
-Forse è come dici tu, forse non ti conosco Hermione, ma io ti vedo attraverso quella maschera e so per certo che hanno martoriato il tuo corpo e il tuo cuore, so che tuo padre non ha avuto rispetto per la sua stessa figlia e che tua madre avrebbe dovuto proteggerti, invece di voltare lo sguardo.
So che non hai preso una strada facile, ma che spegnere il tuo cuore è stato il più alto dei sacrifici che hai dovuto fare, so che mai nessuno ti ha guardata come sto facendo io adesso, ma non voglio farti male, perché come te ho paura.
Paura che tu possa travolgermi e spezzarmi.-
-Io?-
Scosse la testa, non riuscendo a credere a quelle parole. Lui aveva paura e lei cosa avrebbe dovuto dire? Lei era terrorizzata da quello sguardo, dai quei sentimenti che aveva sempre represso.
-Lasciami restare.-
-Me lo hai già chiesto.- gli fece notare.
-E la tua risposta?-
Ci pensò, ci pensò veramente.
Se avesse risposto di no, lui sarebbe andato via, l’avrebbe lasciata in pace e avrebbe fatto in modo di dimenticarsi di quei sentimenti che stavano per sconvolgere entrambe le loro vite, ma se avesse detto sì… Lo avrebbe lasciato stravolgere tutto?
-Non è mai cambiata.- sussurrò, guardandolo negli occhi.
 
 
“Per la prima volta la muraglia che ti sei costruita è stata buttata giù e qualcuno ha visto oltre la Regina di Ghiaccio, ha visto Hermione Granger, impaurita dalla vita, terrorizzata dai suoi stessi sentimenti; ha visto una ragazza fragile, eppure non ne ha approfittato, eppure non è scappato.”
Resterà.
Stravolgerà la mia vita come uno tsunami in piena regola, annienterà le mie certezze e farà crollare quel muro, farà cadere la maschera e si prenderà il mio cuore e solo quando di sarà stancato mi butterà via e di me resterà solo un guscio vuoto.
“Puoi sempre impedirlo, puoi sempre non farlo restare.”
Non posso, e non voglio che vada via. Preferisco raccogliere ancora una volta i cocci del mio cuore che sentire il freddo di un guscio vuoto.
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Happy New Year, Hermione. ***


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Buona sera a tutti, come promesso, almeno spero XD
Sto postando un nuovo capitolo, spero veramente che vi piaccia, ci ho lavorato un pò!
Hermione e Draco si stanno per imbarcare in un universo alternativo, 
lei dovrà imparare qualcosa qualcosa su se stessa ma 
soprattutto a donare il proprio cuore, 
ne sarà capace?
Draco sembra molto fiducioso!!

Grazie a tutti voi che avete perso un pò del vostro tempo dietro a me, e spero
che di ricevere qualche recensione per sapere come sta procedendo la storia =) <3


 
Happy new year, Hermione.
 
Strinse tra le mani la lettera di Ginny ma dopo pochi attimi la lasciò cadere a terra, si portò una mano sulla testa e la scosse leggermente.
Per una volta la sua amica si stava, veramente, preoccupando per lei, per una volta non si era fidata della sua maschera ed era sicura che anche le parole di Blaise l’avessero fatta preoccupare, ma stranamente non ne fu felice.
Hermione avrebbe preferito scomparire, forse non per sempre, ma giusto il tempo necessario per permetterle di elaborare quei sentimenti che si stavano impossessando del suo cuore, giusto il tempo di capire se lo amasse o meno.
Si appoggiò alla parete della sua stanza e lentamente si lasciò scivolare a terra, erano passati solo pochi giorni da quando gli aveva sentito pronunciare quelle parole, che mai avrebbe dimenticato, pochi giorni per permettergli di radicarsi nella sua anima martoriata e nel suo cuore distrutto.
Solo pochi giorni erano bastati, ed il muro era crollato.
Lei si portò le ginocchia al petto e vi posò sopra il mento, sentendo il peso di quella situazione sulle spalle, sentendo il peso delle responsabilità e dei doveri imposti da suo padre e delle possibilità, invece, che gli occhi di Draco le offrivano.
Chiuse i suoi invece per rievocare quell’immagine, se l’era sentito fin dal primo momento, lo aveva capito che per lei quegli occhi sarebbero stati la fine, eppure non aveva fatto niente per evitarlo, eppure lo aveva incoraggiato.
Eppure lo aveva fatto restare.
Forse quello era stato il suo vero sbaglio, quello assieme alla sua incapacità di mantenere la sua maschera.
Si guardò le mani, si toccò il viso, percepì la pelle morbida, soffice, percorse i suoi tratti ma in fondo al cuore sapeva che stava toccando lei, la Regina di Ghiaccio, ma con lui non era così, lui vedeva Hermione.
-Che cosa stupida.- sussurrò, -Lui vede quel che vuol vedere.-
 
“Stai mentendo a te stessa, lo sai. Lui vede quello che c’è in te, quello che hai nascosto.”
Quello che ho ucciso.
“Forse ma evitandolo non cambierai le cose, sarà sempre là fuori ad aspettarti.”
 
Sbattè un pugno sul pavimento freddo della sua camera, sapeva che avrebbe dovuto affrontarlo e dirgli di dimenticarla, una volta e per sempre, sapeva che avrebbe dovuto deriderlo il giorno precedente quando aveva confessato il suo amore, ma nonostante Hermione sapesse tutte queste cose aveva deciso di non farne neanche una.
In fondo al cuore, però, sapere che lui l’amava le dava conforto.
Le aveva dato quella possibilità che Fred Weasley si era portato via, le dava la speranza per la redenzione.
 
“Redenzione? Forse, forse un giorno ci sarà concessa ma per il momento accontentiamoci di sopravvivere.”
 
-Lui non può amarmi, mio padre lo farà a pezzi. Lo distruggerà ed io… Non posso permetterlo, per tutta la mia vita ho sacrificato qualche pezzo di me, fino a distruggermi, posso sacrificare anche lui.- disse, convinta.
Improvvisamente però non lo fu più, scosse la testa e si tirò i capelli.
-Non posso… Non voglio farlo.- sussurrò.
Si alzò di colpo e afferrando i libri sulla sua scrivania, li lanciò contro gli scaffali dall’altro lato della stanza, il rumore di vetro rotto non la disturbò ma le fece scorrere l’adrenalina in tutto il corpo, strinse i pugni ed afferrò altri utensili che lanciò contro la parete.
Li vidi frantumarsi in piccoli pezzi ma non se ne curò, ancora una volta si diresse verso lo specchio, da poco sostituito e lo fece a pezzi, il dolore l’aiutò ad alimentare il fuoco che scorreva nelle vene, non badò al sangue, non gli importò delle macchie sui vestiti, in fondo niente di tutto quello aveva importanza.
L’unica cosa che era sempre stata sua le era stata strappata dal padre: il suo cuore era stato distrutto, lacerato, spezzato e calpestato dall’uomo che le aveva dato la vita.
Si diresse verso il letto e buttò il materasso, le lenzuola e strappò le federe dei cuscini, cercò di riversare la rabbia che provava verso di lui sulla sua stanza, ci provò con tutta se stessa, ma seppe che una volta finito non sarebbe cambiato niente.
Avrebbe continuato ad odiare suo padre, ma per il momento non gli sarebbe dispiaciuto distruggere la sua camera.
 
***
 
-Preside lei deve fare qualcosa.-
-E cosa Minerva? Voldemort è il Primo Ministro, lui gode dell’appoggio di quasi tutto il Wizengamot e il Ministero ormai è composto da soli suoi fedeli, cosa può fare un uomo solo contro di lui?-
-Albus lui vuole prendere il potere anche qua ad Hogwarts, non può permetterglielo, la Umbridge lavora per lui.-
-Lo so.-
Il vecchio preside si voltò per osservare la sua collega ed amica da molti anni, si fidava di lei, si fidava di quasi tutti gli insegnanti ma ovviamente non della Umbridge, e del suo piano, sapeva che se non l’avesse fermata il prima possibile avrebbe preso il potere, ma allo stesso tempo non poteva permettersi di mettersi contro il Primo Ministro, da solo.
-Poi… Deve occuparsi anche della Granger.-
-In che senso?-
Alzò il capo per osservare gli occhi della donna che lo stavano guardando e non ne rimase per niente stupefatto.
-Quella ragazzina è stata torturata in questa scuola, nella nostra scuola, è stata torturata a casa sua dal suo stesso padre, non ha pace, non ha serenità, metterla in punizione per le sue risse non ha più senso dopo quello che ho visto.
Dopo che ho visto le sue cicatrici.-
-Vorrebbe riservarle un trattamento speciale?-
-No, ma vorrei aiutarla.-
-Non possiamo fare niente adesso per Hermione Granger, qualsiasi nostro intervento porterebbe Albert ad agire sulla figlia e noi dobbiamo limitare il suo dolore. Forse e dico forse, possiamo sperare solo nel giovane Malfoy.-
-Draco Malfoy? Perché?-
-Oh Minerva, non lo hai visto? O meglio non li hai visti? Lui è la sua speranza, forse se lui fa breccia nel suo muro, lei potrà salvarsi, ma fino a quel momento dovremo aspettare e guardare.-
Albus si sedette sulla sua vecchia sedia e chiuse gli occhi.
In cuor suo avrebbe voluto aiutare Hermione in qualsiasi modo, ancora ricordava la ragazzina del primo anno dolce e fuori luogo, ricordava anche il suo cambiamento e il dolore che le aveva visto negli occhi al suo secondo anno e si era rimproverato, sempre da quel momento, la sua inerzia, se fosse intervenuto prima l’avrebbe salvata.
Ma adesso sapeva bene di non poter fare niente, la vita della ragazza non dipendeva più da lui, forse non era mai dipesa da lui, ma il Mondo Magico contava ancora sul suo intervento, contava ancora nella speranza di un futuro migliore, un futuro senza Voldemort e in fondo non l’avrebbe deluso.
Doveva solo aspettare il momento giusto per agire.
 
***
 
-Devi farmi entrare.- disse, aggrottando le sopracciglia.
-No, non è la tua Casata questa Malfoy.-
-Io devo entrare, e tu sai anche il perché.- disse, rivolgendosi al Serpeverde che aveva davanti.
-La Granger? O ma lo sai che non hai speranze di finire nel suo letto? Ultimamente non sembra molto interessata.- disse ghignando.
Draco strinse i pugni, cercando di ignorare la battuta, cercando di ignorare il ragazzo che aveva davanti, provando a concentrarsi solo su di lei.
Non l’aveva vista per tutta la giornata, non l’aveva trovata neanche nell’aula di musica e a breve sarebbe scoccata la mezzanotte e voleva impedirle a tutti i costi di passare il Capodanno da sola.
-Muoviti, ho detto.-
-Sarà uno spettacolo unico lei che ti prende a calci nel culo.- disse, aprendo il passaggio segreto.
Draco gli andò dietro e si fece indicare la porta, aspettò che lui si allontanasse, ma non lo fece, così prese un respiro profondo e s’incamminò verso la sua camera.
Appoggiò le mani sul legno della porta ma non sentì alcun rumore, nessun suono provenire da essa, notò le mani tremare ma nonostante tutto aprì la porta e non ci riuscì a trattenere lo stupore che lo travolse.
Quella non era una camera, era un campo di battaglia, vetri rotti, oggetti rotti, quaderni strappati e piume d’oca sul tutto il pavimento, il letto era stato ribaltato e l’armadio era stato sfondato sicuramente da alcuni calci; richiuse la porta alle sue spalle e lentamente i suoi occhi si posarono su di lei.
Quasi non la vide immersa nella sua stessa stanza, ricoperta di piume che si erano incollate al sangue sulla mano, quasi non la riconobbe quando notò il vuoto dei suoi occhi, quando vide in lei la Regina di Ghiaccio.
Draco non parlò, non voleva spaventarla, non voleva che si chiudesse ancora a guscio, così avanzò e si sedette davanti a lei sul pavimento, capì che lei si era accorta della sua presenza ma ancora non aveva aperto bocca e lui non le avrebbe messo fretta.
 
 
-Sono sempre stata la gioia dei miei genitori, nonostante le mie origini, siamo stati felici, eravamo una famiglia, noi tre.
Io sono stata felice, ero una bambina dolce, la mia anima era bianca, candida come le ali di un angelo.-
Hermione si passò la lingua sulle labbra leggermente screpolate ma continuò a non guardarlo.
-Non mi avevano mai picchiato, neanche quando mi comportavo male, loro erano buoni, rigidi ma buoni, però poi tutto è cambiato, un’ombra è entrata nei loro cuori e li ha macchiati, li ha rovinati Voldemort; i miei genitori hanno smesso di essere tali e si sono sottomessi a lui.
Io no. Io avevo scelto di non farlo.
Ed ho sbagliato.-
Si morse le labbra ed osservò i tagli sulle mani, il sangue continuava ad uscire ma non le faceva male, non le avrebbero mai fatto male quanto le Cruciatus del padre, quelle non sarebbe riuscita a sopportarle e a dimenticarle.
-Avevo scelto la mia strada, ed avevo deciso che niente e nessuno mi avrebbe ostacolato ma la prima batostata era arrivata dalla mia stessa Casata, avevo scelto i Serpeverde per i miei genitori, avevo scelto per loro ma quel giorno avevo fatto il primo vero errore.
Non erano buoni, i ragazzi erano cattivi e le ragazze stronze ed io ero il loro agnellino, ero il giocattolo nuovo, in fondo non mi ero scoraggiata solo che poi era arrivato Dicembre ed io sono dovuta tornata a casa dai miei.-
 
Draco non si mosse ma comprese bene lo sforzo che stava facendo nel raccontarle la sua storia, la storia di come tutto era cambiato.
 
-Quando i miei seppero quello che era accaduto a scuola prima mi schiaffeggiarono, ricordo ancora la sorpresa nei miei occhi ma ricordo ancora meglio i loro, non mi volevano più bene, perché mio padre subito dopo prese la bacchetta e disse: “Mi hai deluso Hermione, mi hai profondamente deluso.”
Non aggiunse altro, avevo solo undici anni e non mi diede nessuna spiegazione, uscì la bacchetta e mi punì, davanti a mia mamma, esattamente la sera della Vigilia di Natale.
Non ho mai scordato le lacrime, non ho mai dimenticato il dolore di quella maledizione e neanche le parole di mia madre, quella sera stessa: “Lo fa per il tuo bene, vuole vederti crescere, vuole vederti donna, forte e a capo dei Serpeverde, vuole che tu rispecchi i suoi interessi.”
Ed allora capì, Voldemort gli aveva detto di farlo e gli aveva fatto giurare che lo avrebbe fatto ogni giorno per tutte le vacanze affinché io imparassi, affinché non dimenticassi i loro insegnamenti.-
Hermione si girò verso di lui per la prima volta, ma ancora una volta comprese che quella era la sua maschera, che era la Regina a guardarlo ma lui non disse niente, la storia non era ancora finita.
-Quando sono tornata a scuola, vedevo tutto in maniera diversa, ma nonostante tutto il dolore avevo deciso di non scoraggiarmi, avevo deciso che non gliel’avrei data vinta.
Ho resistito, ma l’incubo era ricominciato con le vacanze, proseguendo per tutta l’estate, mio padre, i suoi amici, e Voldemort stesso mi hanno punito per i motivi più stupidi, così quando siamo rientrati per il secondo anno non ero più me.-
-Eri Lei, la Regina di Ghiaccio.- aggiunse, per la prima volta.
-Non mi sono resa conto di essere Lei fino a quando Blaise non mi ha dato quel nome, ma non me la presi perché per la prima volta mi resi conto che lui aveva avuto ragione, ero diventata fredda, cattiva, sono diventata quella che voleva mio padre.
Sono diventata perfida ma a lui, a loro non è mai bastato.
Non gli basterà mai.-
 
Hermione allungò le mani e si sfiorò le guance, toccò la pelle ma per la prima volta percepì le lacrime: stava piangendo.
Allora alzò lo sguardo e lo vide, Draco Malfoy era seduto di fronte a lei e la stava ascoltando sena giudicare, senza deriderla, come solo un ragazzo innamorato avrebbe fatto.
-Mi ero fatta una promessa, quella promessa e l’ho sempre mantenuta, sono passata sopra le persone pur di farlo, ho spezzato il mio cuore per non tornare ad essere lei e tu…- un singhiozzo la fece bloccare e abbassò lo sguardo per non farsi vedere.
-Tu hai buttato giù il mio muro, hai abbattuto le mie certezze ed adesso io non sono più niente, non ho più niente e queste lacrime… Sono così stupide.-
Odiava le sue lacrime, le detestava e si era ripromessa che mai più avrebbe pianto, che mai avrebbe dato a qualcuno il potere di farla sentire debole e inutile ma lui ancora una volta aveva sconfitto la Regina di Ghiaccio, arrivando a Hermione.
 
-Forse tu ti aspetti che io ti chieda scusa per essermi innamorato di te, forse ti aspetti che io mi alzi e vada via e cerchi di dimenticarti ma non voglio farlo Hermione e non ti chiederò scusa, anche perché in realtà la colpa è stata tua.-
-Mia?- chiese sorpresa.
-Sì, la sera della festa tu… Tu sei stata maledettamente intrigante, i tuoi modi di fare, il tuo atteggiamento, i tuoi occhi mi hanno stregato ma mi ero convinto o meglio mi ero imposto di dimenticarti, volevo scordarti Hermione perché sapevo che mi avresti sconvolto la vita.
Bè, come vedi non ci sono riuscito, non ti ho lasciato perdere, non mi sono allontanato ma ti ho cercato sempre, con più intensità, volevo conoscerti, volevo vedere ancora in quei tuoi occhi e perdermi per ore, ma sei sempre stata distante, fredda.
Ora capisco.
Ora so perché non volevi che succedesse, ma è accaduto ed io non me ne pento.-
 
Hermione percepì il proprio cuore battere forte, lui l’amava, l’amava veramente e non sarebbe andato via, lui non l’avrebbe cambiata, l’avrebbe guardata sempre allo stesso modo.
 
“Lui non è Fred.”
Lui non è Fred, adesso lo so.
Ma io? Io lo amo?
 
-Adesso siamo qua, in questo disastro che hai fatto, il giorno di Capodanno ma ciò che mi preme sapere è se mi guarderai mai con i tuoi veri occhi o se userai sempre i suoi, ciò che voglio sapere è: puoi darmi una possibilità?-
 
Posso? Posso farlo? Posso arrogarmi il diritto di essere felice con qualcuno per la prima volta? Posso pretendere questo da lui, oppure no?
“Ci siamo sempre dette che mai nessuno sarebbe stato così pazzo da restare, lui lo ha fatto, e per la prima volta non dobbiamo nasconderci, per la prima volta ci stanno accettando per quelle che siamo e non per quelle che dovremo essere.
Lui vuole sia Hermione che la Regina, ma sei solo tu che puoi scegliere.
Tocca a te, Hermione.”
 
Lei inghiottì il groppo che si era formato in gola e si sporse verso di lui, notò le mani tremanti e si morse le labbra pur di farle smettere, le allungò verso di lui, cercando di non badare al sangue, gli toccò il viso.
Non lo aveva mai fatto, solo lui una volta l’aveva presa per la vita e sfiorato la mano ma il suo viso era tutta un’altra cosa, era vero.
Draco era vero ed era davanti a lei a chiederle non più di restare ma se provasse qualcosa, quel qualcosa di cui lei aveva tanta paura.
Lentamente toccò ogni centimetro di quel viso e osservò il corpo reagire di conseguenza, Draco aveva chiuso solo per un attiamo gli occhi ma aveva notato il cambiamento, adesso erano languidi, le pupille si erano dilatate e percepiva il cuore pompare sangue più velocemente.
Lui la voleva, ma non sarebbe mai andato oltre contro il suo volere.
Hermione strisciò sulle ginocchia per farsi più vicino a lui, lo sentì sfiorarle la vita per poi stringerla forte, le sue mani erano grandi sul suo corpo piccolo e mal nutrito.
Erano perfette.
Passò una mano sulla mandibola, scese giù per il collo ma risalì passando dal mento per poi soffermarsi su quelle labbra, quelle labbra che stava guardando da minuti e che aveva desiderato più di una volta.
-Mi guarderai nello stesso modo in cui Harry guarda Ginny?- chiese, sentendo la bocca arida e troppo secca, anche solo per pronunciare una parola.
-No.-
Quella parola la fece bloccare.
-Non ti guarderò come fa Harry con Ginny, ma ti guarderò ogni giorno con amore, ti guarderò come ho fatto la sera della festa, come la sera che mi sei svenuta tra le braccia e quella in cui ti ho confessato i miei sentimenti.
Ti guarderò come Draco guarda Hermione, non importa se indosserai la maschera, io ti guarderò sempre allo stesso modo, non smetterò mai di farlo.
Io vedrò sempre e solo Hermione.-
 
Lasciò andare il respiro che per tutto quel tempo aveva trattenuto ed improvvisamente sentì il cuore più leggero, lui le aveva tolto un peso, lui non l’avrebbe mai cambiata, lui l’aveva accettata, così si abbassò e sfiorò delicatamente le sue labbra.
Draco posò una mano sul suo viso e percepì il calore di quel gesto dentro il suo corpo, la stava a malapena sfiorando ma per lei era diverso, lui la stava conquistando.
Hermione intrecciò le mani dietro al suo collo, e premette più forte le labbra, non si era mai sentita così viva, non si era mai sentita amata e aveva paura di scoppiare per colpa di quella sensazione, di quei sentimenti.
-Sì, posso darti una possibilità ma tu…-
-Non ti cambierò Hermione, io ti amo così come sei.- sussurrò contro le sue labbra, -Sei tu che hai il controllo, non io, ma tu. Sono tuo, Hermione.-
Improvvisamente percepì ancora una volta le lacrima lungo il suo viso, non le trattenne, non si allontanò, ma lui la strinse più forte, nonostante il sapore amaro sulla bocca.
-Buon anno, Hermione.-
Lei non rispose, ma continuò a baciarlo.
 


∞Angolo Autrice: ed eccoci qua, cosa ne pensante? Hermione può provare a vivere tra questi mondi? Può veramente provare ad esseere felice?
E Draco riuscirà a mantenere la sua promessa?
Bè se resterete con me lo scoprirete presto !!

Spoiler: -
Hermione.- le prese il viso fra le mani, -Non farlo.-
-Cosa?!-
-Non guardarlo in quel modo in pubblico, non lo fare o lei se ne accorgerà e se succedesse tuo padre sarebbe il primo a saperlo.-
 

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Capitolo 15
*** Troubles ***


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Buona domenica a tutti!!
Come ve la state passando? Io sto preparando un esame abbastanza tosto 
e vorrei essere in vacanza invece XD
Ma veniamo a noi, Hermione e Draco hanno fatto un passo avanti e credo che dopo tutti 
questi capitoli era anche il momento !! (T.T)
Alla fine abbiamo compreso il perchè del suo dustacco, ma adesso cosa succederà alla Regina di Ghiaccio?
Sarà abbastanza forte da riuscire a mantenere il controllo su Hermione?
Bè è tutto da scoprire, spero che il capitolo vi piaccia e mi farebbe piacere la vostra opinione <3

 

Troubles
 
Draco gli scostò una ciocca di capelli dal viso e la sistemò dietro l’orecchio ed Hermione percepì il solito fremito lungo la schiena, la pelle d’oca e come se non bastasse il suo cuore batté forte.
Lui le faceva quell’effetto ma aveva imparato a non sottrarsi più come i primi tempi, adesso non avrebbe più fatto a meno dei tocchi gentili, dei baci appassionati che si erano scambiati durante le vacanze, o quel poco che ne restava.
Quello che più la preoccupava era il rientro di tutti i ragazzi ad Hogwarts, dei suoi amici e di Ginny e Blaise, non voleva che la sua paura la condizionasse di nuovo, non voleva perdere qualcosa che aveva guadagnato con tanta fatica e tanti sacrifici.
 
-Smetti di pensare.- le sussurrò all’orecchio, mordendoglielo lentamente.
-Smettila tu, mi distrai.- rispose, chiudendo gli occhi.
-Meglio, così tornerai a concentrarti su qualcosa di più importante.-
-Ovvero?-
-Me.-
-E poi dovrei essere io la Serpeverde.- disse, scostandosi dal suo abbraccio per alzarsi dal letto.
Si sistemò il vestito, lisciandolo dalle pieghe e si appoggiò alla scrivania, consapevole del fatto che il loro mondo stava per finire, consapevole che a breve tutto sarebbe cambiato.
-Hermione cosa c’è?-
Draco si alzò come lei e nonostante indossasse i vestiti quella camicia leggermente sbottonata le fece salire il sangue al cervello, di nuovo.
-Oggi tornano tutti.- disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-E?- chiese lui.
-E tutto questo come andrà avanti? Io e te, come faremo se qui torneranno i Serpeverde?-
-Non credevo che questo potesse fermarti.-
-Non può, infatti.- sussurrò a denti stretti.
-Hai paura che qualcuno possa giudicarti per questa tua scelta? Hai paura che ti toglieranno il titolo di Regina di Ghiaccio, se ti farai vedere con me? Beh allora possiamo anche non farlo, possiamo anche…-
-NO!- urlò senza volerlo, il cuore adesso le batteva forte ma non più per il piacere, ma per la paura.
L’ultima volta che aveva nascosto la sua relazione, era andato tutto male, ed adesso che c’era lui non aveva più voglia di rischiare, di scommettere su quel rapporto su cui aveva tanto lavorato, stavolta avrebbe fatto le cose diversamente, se l’era ripromesso.
-Non agitarti.-
Draco le prese le mani e le baciò le nocche per rassicurarla, sorridendogli dolcemente.
-Faremo quello che tu deciderai, mi comporterò come tu vorrai.-
-Perché? Perché assecondarmi così? Non ha senso.-
-Ne ha dal mio punto di vista, tu devi imparare a fidarti di me e se per farlo dobbiamo fare a modo tuo così sia, io sarò felice in ogni caso.-
-Mi odierai invece, mi odierai e non mi guarderai più cosi.- ribadì, abbassando lo sguardo.
-Io ti ho visto là fuori, e so chi sei e cosa fai e non m’interessa, te l’ho detto, ti guarderò allo stesso modo anche con indosso la maschera.-
-Quindi mi lascerai torturare i ragazzini come se niente fosse?- domandò, sorpresa.
-In realtà sì, nonostante non mi piaccia, nonostante non apprezzi certi modi, io non posso metterti le catene e proibirti di essere chi vuoi essere, lì fuori devi essere in quel modo e adesso lo comprendo molto bene.
Prima non capivo perché ti piacesse torturare così le persone, adesso che lo so, non giudicherò le tue azioni.
Sarai comunque te stessa, ne sono sicuro.-
-Come fai a dirlo, Malfoy? Io non potrò mai essere così lì, in mezzo alla gente, e non solo per quello che gli altri si aspettano da me ma soprattutto per quello che io mi aspetto da me stessa.-
-Cosa intendi?-
-Intendo dire che io sono la maschera che mi sono creata, e credo che una volta ricominciata la scuola, questo finirà.-
-Perché dovrebbe? Credi che sia stata solo un’avventura? Un modo di passare le vacanze? Bè se pensi questo Granger allora sì, noi non dureremo neanche un’ora lì fuori.- gli occhi di Draco si puntarono sui suoi ed ebbe il sentore di aver detto una stronzata stratosferica, soprattutto dopo tutto quello che lui aveva detto, dopo quello che aveva fatto per lei.
-Quando ti ho detto di essermi innamorato di te sapevo a cosa stavo andando incontro, certo forse non fino in fondo, ma sapevo che genere di persona fossi e sapevo altrettanto bene che quella persona che ti vantavi di essere non era altro che una maschera.
Una maschera per far paura e che la vera Hermione avesse deciso di nascondersi.
Io l’ho trovata, invece, nonostante quello che dici tu.
Quella sera alla sala di musica e il giorno di Capodanno in camera tua, l’ho vista e lei mi ha dato una possibilità! Adesso sta parlando la Regina di Ghiaccio, ma sei tu che puoi decidere se farla vincere o meno.
Sei solo tu che puoi scegliere che tipo di rapporto potremo avere.-
Hermione abbassò solo un attimo lo sguardo e poi lo guardò negli occhi, in fondo sapeva che lui aveva ragione, per lei era stato facile in quei giorni dedicarsi a quella ragazza che aveva ucciso tanto tempo fa, era stato facile ritrovare Hermione Granger, ma adesso il buio era ricomparso nel suo cuore.
Non avrebbe commesso gli stessi errori della sua storia con Fred, non l’avrebbe tenuto nascosto, forse non tanto per lui ma più per se stessa, perché si era accorta che la sua vicinanza le faceva bene, Draco la stava aiutando su tutto, anche sul prendersi cura di se stessa e soprattutto non era pronta a dire addio, adesso che si stava aprendo.
Adesso che si stava innamorando.
Quella parola così spaventosa era entrata prepotentemente nella sua mente e nel suo cuore un paio di giorni dopo il loro bacio, ed anche se la stava ancora evitando, non l’avrebbe voluto fare per molto tempo.
-Io sarò quella che sono sempre stata, Draco, sarò Lei, la Regina di Ghiaccio perché in caso contrario la Umbridge mi punirebbe subito e avvertirebbe mio padre e se posso evitarlo lo farò, sarò Lei perché non so essere questa ragazza là, sarò lei perché mi dovrò proteggere da tutti e dovrò proteggere a te, a qualsiasi costo, non importa quanto sarà difficile ma noi due…
Non sarò così con te, solo dammi tempo, io non ho idea di come mi debba comportare.-
-Va bene, ti starò accanto…-
-Ricordi la tua promessa?- domandò immediatamente, distogliendo lo sguardo dal suo e osservando l’angolo in alto della sua stanza per non far scendere le lacrime.
-Non smetterò di amarti per quello che farai lì fuori, non smetterò di venerarti solo perché hai deciso di prendertela con un Tassorosso anziché un Serpeverde, potrei farlo solo in un caso.- disse seriamente.
-Cioè?- chiese, sconvolta.
-Potrei farlo solo se tu tornerai a guardarmi con i suoi occhi, quello non potrei accettarlo.-
Lei inghiottì il groppo che si era formato in gola e parlò:
-Se fossi stata normale a quest’ora ti avrei già detto quelle parole e ti sarei saltata addosso, con questo tuo discorso avresti potuto conquistare il cuore di qualsiasi ragazza qua ad Hogwarts, ma hai deciso di scegliere me.
Serpeverde, psicopatica, decisamente problematica, con un padre ossessionato dal lavoro e tendente alla violenza, perché? Perché io?-
-Perché non tu?-
-Questa risposta comincio ad odiarla.-
-Finché non ti vedrai con i miei occhi, non potrai mai capirlo veramente.- disse, avvicinandosi a lei.
 
Draco si sporse verso di lei, passò la sua mano sull’anca, delicatamente, fino a farla scendere lungo il fondo schiena ma non eccessivamente oltre, la attirò a sé e la baciò. Gli piaceva sentire la sorpresa sulla sua bocca, gli piaceva conquistarla ogni giorno, e sapeva che mai si sarebbe stancato.
L’avrebbe sostenuta nelle sue scelte e non le avrebbe fatto pesare di essere tornata la Regina di Ghiaccio, sapeva bene perché avesse scelto Lei e non la vera Hermione, sapeva che l’istinto di sopravvivenza era l’unico movente che la spingesse a farlo ed in fondo non poteva biasimarla, l’avrebbe fatto anche lui.
 
***
-Blaise?-
Hermione chiamò l’amico fuori dal Dormitorio di Serpeverde e si avvicinò velocemente, non lo vedeva da un paio di settimane ma gli era mancato, lui era stato il suo unico vero punto di riferimento da quando era piccola, l’unica persona che aveva definito amico dal primo momento.
-Hermione, ti stavo cercando.- improvvisamente l’abbracciò.
Lei rimase ferma, meravigliandosi di quel contatto imprevisto, anche se più di una volta lui le aveva dimostrato il suo affetto, non si era mai spinto così oltre.
-Che cosa ti ha fatto?- disse, guardandola negli occhi e posandole le mani sulle spalle.
E adesso capì.
Forse Blaise, oltre Draco, era l’unico che sapeva leggere oltre le righe, oltre i suoi occhi freddi e distanti, oltre la maschera; scosse la testa, cercando di fargli capire che parlarne sarebbe stato inutile e controproducente, voleva solo dimenticare quelle punizioni.
-Lo sapevo che era successo, quando non ci sei venuta a salutare, lo avevo immaginato.
Ne hai parlato con qualcuno?-
-Devo parlarti di un’altra cosa, veramente.-
-Ovvero?- lasciò la prese sulle sue spalle e si voltò per indicare il corridoio, così risalirono verso i piani alti della scuola.
 
-Durante le vacanze è successo qualcosa.- iniziò, guardandolo negli occhi.
Aveva deciso di raccontargli la verità, sarebbe stato il primo e forse l’unico cui l’avrebbe detto, ma aveva bisogno di sentirsi dire che aveva fatto la scelta giusta, che Draco Malfoy era la persona giusta per lei.
-Con la Umbridge?-
-Lo sai cos’è successo con lei, ma no, non si tratta di questo. Si tratta di qualcuno.- disse, trattenendolo per il braccio.
Notarono solo di sfuggita gli altri ragazzi superarli lungo il corridoio, poiché in quel momento Blaise non aveva occhi che per Hermione.
-Tu di solito non mi parli dei ragazzi che frequenti.- le fece notare cauto.
-Lo so, ma stavolta è diverso.-
-Sì, c’è qualcosa di diverso in te, lo vedo dai tuoi occhi, lo vedo da come ti muovi, non è la Regina di Ghiaccio a parlare, io conosco la ragazza sotto la maschera e so che è lei qua adesso con me, anche se non la sentivo da troppo tempo.-
-Qualcuno ha fatto breccia nel mio muro.- disse, semplicemente, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi, mostrandosi come si era sentita quel giorno che aveva distrutto la sua camera: indifesa, debole, impaurita.
-Malfoy… Tu stai parlando di lui, vero? Io l’ho visto, ho visto come ti guarda ma non immaginavo che sarebbe riuscito a guardare oltre.-
-Non so com’è successo, non so come lui abbia fatto… Un giorno me lo sono ritrovato nell’aula di musica e la volta dopo ero tra le sue braccia dopo essere stata punita dalla Umbridge e poi…-
-Poi ha guardato te, te e solo te, non la Regina, ha guardato Hermione.-
-Blaise… Io devo sapere che andrà tutto bene, sei l’unica persona di cui mi fido ciecamente, tu sei l’unico che mi conosce, che mi conosce per quella che sono, forse l’unico che può dirmi la verità in faccia e non rischiare una fattura.-
 
Blaise si grattò distrattamente il mento con una mano e si preparò a parlare quando vide passare Draco, con Harry e Ron, rimase in silenzio e li guardò avvicinarsi, notò subito la reazione di Hermione, non l’aveva ancora visto eppure i suoi muscoli si erano tesi, aveva alzato il mento e il suo sguardo era cambiato.
Lo aveva solo percepito, eppure sapeva dentro di sé che Malfoy era lì, vicino a lei.
Si voltò come lui per guardarlo e notò anche la sua lotta interna, notò come il suo sguardo non fosse totalmente freddo e scostante, ma come cercasse una soluzione, come se cercasse di essere due persone contemporaneamente, senza riuscire a essere nessuna delle due.
-Zabini. Granger.- disse Harry, guardandoli.
-Potter, a e il cagnolino da passeggio Weasley. Malfoy.- rispose il ragazzo, senza remore, notando lo scintillio di rabbia negli occhi del moro.
Harry fece per parlare, ma Hermione fece un passo avanti e lui la osservò.
-Non sprecare fiato Potter, mi stordiresti solo con un respiro, anzi perché tu e Weasley non andate a cercare Ginevra, vi aiuterà sicuramente.-
-In cosa dovrebbe aiutarci?- domandò il rosso, alzando lo sguardo.
-A imparare a starmi alla larga.- decretò, ghignando.
-Malfoy.- aggiunse, guardandolo brevemente dritto negli occhi, per poi voltarsi e dirigersi verso l’esterno.
 
Blaise la seguì senza aggiungere altro e poco dopo la bloccò, la trascinò dietro un albero e la fissò negli occhi.
-Hermione.- le prese il viso fra le mani, -Non farlo.-
-Cosa?!-
-Non guardarlo in quel modo in pubblico, non lo fare o lei se ne accorgerà e se succedesse tuo padre sarebbe il primo a saperlo.-
La vide sbiancare, vide il colore lasciare la sua pelle ma non se ne preoccupò, doveva essere diretto non solo perché lei lo aveva chiesto, ma perché erano amici.
-Ascoltami bene, devi tenerlo nascosto, forse sarà difficile, forse non ci riuscirete ma devi provarci, per te stessa.
La Umbridge potrebbe renderti la vita un inferno, se lo sapesse.-
 
Hermione rimase in silenzio, annuì piano e chiuse gli occhi.
 
Perché? Perché mi sono lasciata coinvolgere.
“Perché anche tu avevi bisogno di qualcuno che ti amasse per quella che sei e non per quella che devi essere.”
Lui si farà del male e adesso… Adesso io sono coinvolta, ma in fondo lo sapevo, l’ho sempre saputo che nella mia vita la parola amore non sarebbe mai esistita.
“Puoi sopravvivere Hermione.”
 
***
 
-Voglio sperare che le vacanze non vi abbiano distratto eccessivamente dal vostro studio, quest’anno i G.U.F.O. sono la vostra priorità assoluta.- ribadì la Umbridge, guardando tutti i ragazzi ma soffermandosi sempre sulla Granger.
-Aprite i libri e preparatevi ad apprendere qualcosa di utile, per il vostro futuro.- concluse, sorridendo.
 
-Senza pratica come faremo a imparare.- sussurrò Daphne a Hermione.
-Signorina Granger ha detto qualcosa?-
Si votò e si avvicinò verso la ragazza, osservò il suo colorito pallido risaltare ancora di più, riuscì quasi a percepire il suo cuore battere per la paura anche se sapeva benissimo che a parlare non era stata lei.
-Veramente professoressa sono stata io.- disse Daphne, facendosi avanti.
-Oh adiamo, Signorina Greengass, sappiamo benissimo che la lealtà non esiste tra voi di Serpeverde e se proferisce anche solo un'altra parola, mi costringerà a mettere anche lei in punizione.-
Osservò la figlia del suo amico oltre che collega e sorrise, amabilmente.
-Ci vediamo dopo nel mio ufficio, Signorina Granger.-
Lei annuì e seppe che questa volta non avrebbe avuto nessuna pietà.
 
 
 
∞Angolo autrice: Bene ragazzi, onestamente credo di essermi un pò ripresa dalla lunga assenza! Questi capitoli sono stati realizzati senza grandi intoppi e spero di continuare così!
Cosa ve ne pare di Hermione e di questa sua decisione? Credete che il suo carattere sia abbastanza forte da tutelare contro la Umbridge ora che c'è anche Draco con lei?
Fatemelo sapere !!
Spoiler:        -Ah, e prima che io me lo dimentichi Potter, adesso sei un mio problema.-
 

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Capitolo 16
*** Against ***


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Buonasera a tutti, come ve la passate? 
Per me non c'è male, ma non voglio dilungarmi e rubarvi altro tempo ^^
Questo capitolo è particolare sotto vari aspetti, ma ciò che notiamo sarà la determinazione di 
Hermione e la cocciutagine di Harry...
Per il momento è tutto, ci vediamo più sotto *_*



Against
 
Blaise scagliò un pugno contro il muro ma non lo ritrasse per il dolore, ma semplicemente per lanciarne un altro; erano tornati solo da poche ore e già la Umbridge l’aveva richiamata nel suo ufficio.
-Stavolta si mette male.- sussurrò a se stesso, ma sapeva bene che Daphne era a pochi passi da lui nel corridoio della scuola.
-Cosa vuoi fare? Non possiamo metterci contro la Umbridge e lo sai anche tu che Silente non potrà aiutarci.-
-Lo so, dobbiamo cavarcela da soli, come sempre, ma forse…-
Blaise si staccò dal muro e fece passare le mani in mezzo ai capelli, gli stava venendo un’idea ed anche se rischiosa era l’unica cosa possibile per aiutare Hermione.
-Vieni con me, dobbiamo andare dai Grifondoro.- suggerì, incamminandosi verso il cortile.
 
*
 
-Cosa vuoi fare?- domandò la bionda seguendo il ragazzo.
-Dobbiamo aiutare Hermione, ma dobbiamo farlo in modo tale che la Umbridge non ci scopra.-
-Già e come?-
-Ci serve Malfoy.-
-Malfoy?-
 
-Cosa volete?- domandò il ragazzo voltandosi verso di loro.
Blaise osservò il ragazzo, Potter e Ginevra, stranamente non si meravigliò nel trovarli assieme e forse non sapeva neanche che Hermione stava passando le pene dell’inferno ma in quel momento non riuscì a tollerale la sua sola presenza, stava perdendo di vista tutto.
Tutto quello che lei aveva creato con tanta difficoltà.
-Malfoy vieni con me, ti devo parlare.-
-Perché dovrebbe venire?-
-Ginevra sai badare al tuo ragazzo, per un attiamo? Daphne pensaci tu!-
Si girò dandogli le spalle sapendo che il ragazzo l’avrebbe seguito, infatti sentì i suoi passi sul pavimento umido della scuola, e velocemente entrarono in un’aula vuota.
 
Blaise lo osservò, cercando di capire cosa ci trovasse Hermione, lei che non gli aveva mai parlato di nessun ragazzo aveva deciso di parlargli proprio di lui e doveva capire perché, perché mettersi in gioco, perché rischiare tanto se la sua vita era già difficile, ma ovviamente gli era difficile vedere le cose dal suo punto di vista.
-Noi non siamo amici, Draco, non ci piacciamo neanche ma abbiamo qualcosa in comune, qualcosa a cui entrami teniamo.-
-Hermione.- rispose prontamente guardandolo.
-Per me lei è come una sorella e proteggerla è la mia missione, anche da te se la farai soffrire, ma non siamo arrivati a questo punto.
Sappi che lei è una molto riservata, forse te ne sarai accorto anche tu e forse lo sai, ma ha deciso di parlarmi di te, di voi.-
-Sì, lo avevamo deciso questa mattina.-
-Bene… Però devi cambiare atteggiamento o la farai uccidere, così.-
Vide lo stupore negli occhi di Draco, dolore e pentimento, sapeva benissimo di cosa stava parlando e questo voleva dire che non era del tutto impreparato alla situazione e che in fondo anche lui aveva paura come lui ogni volta che lei scompariva.
-Senti Zabini, so bene che la situazione di Hermione con la Umbridge è difficile, pericolosa, ma siamo stati attenti durante le vacanze, non l’ha mai punita…-
-Lo so, l’ho vista oggi, ho visto la differenza ma lei adesso è nel suo ufficio e stai tranquillo che non stanno prendendo il thè, questa donna la odia.
La odia con tutta se stessa e troverà ogni scusa possibile e inimmaginabile per punirla, e se tu ci tieni a lei così come lei mi ha detto, devi fare in modo che sia al sicuro.-
-Farei qualsiasi cosa per lei.- ammise, guardandolo negli occhi.
-Okay, volevo solo mettere in chiaro alcune cose e fammi un’altra cortesia.-
-Dici?-
-Dì a Ginny di scendere un po’ da quel piedistallo che si è creata, tutta questa storia con Potter le farà bene ma non l’aiuta nel rapporto con Hermione e lei ha anche bisogno di Ginny.-
-Ci proverò, ma su questo fronte entrambi hanno delle remore, in certi momenti.-
-Lo immaginavo, adesso vado a cercare Hermione, vediamo se la Umbridge l’ha rilasciata.-
-Ci vado io.-
-Non dovresti farti vedere troppo spesso con lei.-
-Lo so, ma è la mia ragazza e se è ferita devo e voglio essere io ad occuparmene.- decretò.
Blaise osservò Draco passargli accanto ed uscire dalla porta velocemente, espirò, forse non era il piano più brillante che gli era venuto in mente, forse avrebbe potuto trovare un altro modo ma lei non poteva aspettare oltre.
 
****
 
-Ha finito di scrivere la lettera a suo padre?- domandò la Umbridge, sorseggiando il thè.
-Quasi.- sussurrò Hermione, cercando di contenere il dolore, stava scrivendo con la sua penna da due ore, dopo essere stata Cruciata, e stavolta le cicatrici non si erano fermati ai polsi.
Diede un occhiata agli avambracci e notò le stesse parole che aveva scritto al padre riportate sulla sua pelle, sentì l’odore del sangue gocciale sul tappetto pregiato ma non se ne curò, distolse lo sguardo e cercò di concludere il più velocemente possibile, non avrebbe retto ancora.
-Albert ci teneva molto a una sua lettera e non avendone ricevuto neanche una per tutte le vacanze mi è sembrato giusto che la spronassi a scrivergliela.-
-La ringrazio per avermi fatto notare la mia disattenzione.- rispose, senza guardarla.
-Facciamo parte della stessa famiglia, signorina Granger, dobbiamo aiutarci a vicenda.-
-Ho concluso. Quattro pagine.- disse, posando la penna sul tavolo e nascondendo le mani tremanti sotto il tavolo.
-Le faccio i miei complimenti, è stata molto diligente.-
Annuì nervosamente.
-Ora prima di andare dovremo ripassare la lezione del giorno.-
-Ripa… Ssare?- balbettò, avendo già capito a cosa si riferisse.
-Signorina Granger le ha mancato di rispetto a suo padre, ed il fatto che ha scritto questa lettera non la distoglierà dalla sua punizione.-
Hermione chiuse gli occhi e unì le mani che avevano iniziato a tremare senza controllo e in quel momento preferì essere polvere, essere cenere e poter finalmente smettere di soffrire in quel modo.
 
*
 
“Blaise ha ragione, la devi proteggere.”
Proteggerla? Ma se non posso neanche vederla secondo lui.
“Dovrete nascondervi.”
Lo facciamo già, ma se lo facessimo lei si chiuderebbe di nuovo a ricco e sarebbe lei, non sarebbe più la mia Her…
 
-Hermione.- sussurrò, avvicinandosi a lei lentamente.
Lei rimase ferma ad attendere in silenzio e se lo ritrovò davanti.
-Credevo che non saresti arrivato, stavolta.- sussurrò, appoggiando la guancia al suo petto caldo.
Draco la strinse forte, percepì la sua fragilità, la sua debolezza, non era mai stata così diretta, non era mai stata così dolce e straziante allo stesso tempo.
-Cosa ti ha fatto?-
-Oh le solite cose… Una o due torture, qualche scarabocchio…- disse, alzando il maglione per far vedere gli avambracci.
-Andiamo in infermeria, subito.-
-Aspetta.- lo tirò per il braccio, bloccandolo di nuovo in mezzo al corridoio.
-Cosa c’è? Hermione è grave, lo vuoi capire?!-
-Non permettere che lo scopra, se ci scopre per me sarà la fine e mio padre farà in modo di non farci più vedere.-
-Dici sul serio?-
Annuì brevemente, -Adesso credo che tu mi debba prendere, sto per svenire.-
-Cosa?!-
Allungò le braccio giusto in tempo e se la ritrovò di nuovo sul suo petto, piccola, infreddolita e fragile, quella era la sua Regina, quella che col tempo aveva conosciuto e di cui si era innamorato e che avrebbe protetto a ogni costo.
 
*
 
-Cosa le è successo stavolta?-
-Me lo chiede anche?- domandò Draco, posandola su un lettino, -Dobbiamo fare in fretta, guardi.
Le tolse il maglione e le mostrò le cicatrici, notando anche le altre lacerazioni dovute alle Cruciatus di quel pomeriggio.
-Se continua così il suo corpo non avrà mai il tempo di rimarginarsi definitivamente, le ferite si riapriranno e finiranno per infettarsi e io non potrò fare granché in quel momento, dovremo portarla al San Mungo.-
-Speriamo di non arrivare a tanto, cosa posso fare?-
-La tenga ferma, stavolta farà male.-
 
*
 
Draco chiuse gli occhi, continuando a tenere stretta la sua mano, erano lì da ore ma Hermione non si era ancora svegliata e lui non aveva nessuna intenzione di lasciarla sola, non l’avrebbe mai fatto.
Nonostante le parole di Blaise, nonostante la paura che gli stava divorando il cuore, sapeva bene che per vincere quella guerra dovevano lottare, assieme, non avrebbe permesso ad Hermione di ridursi in fin di vita pur di proteggerlo, aveva scelto lui quella strada, aveva scelto di innamorarsi di lei e non di Luna e fin dal primo momento aveva percepito qualcosa di diverso, aveva percepito come girasse il suo mondo e in fondo non gli importava se la rotazione andasse nel senso opposto al suo.
L’amava, dio se l’amava e mai l’avrebbe lasciata.
 
-Madame Chips?-
 
Quella voce gli fece aprire gli occhi e in pochi secondi li vide, ma non si mosse, non sentì niente, Harry e Ginny in quel momento per lui non contavano niente, ciò che contava era la ragazza stesa accanto a lui, ancora incosciente.
-Dio!-
Ginny lasciò la mano di Harry per avvicinarsi a loro, ma Draco non gli cedette il posto, né lasciò la sua mano, continuò a guardare il suo amico che fissandolo era in cerca di risposte silenziose che lui non aveva ancora dato.
-Draco, ma come… ? Era di questo che voleva parlarti Blaise, vero? Perché non me l’ha detto? E Daphne lo sapeva?-
-Sì.- rispose, distogliendo solo in quel momento lo sguardo.
-Cosa le è successo?- chiese Harry, avvicinandosi.
-La Umbridge, vero?- intervenne la rossa, spostando una ciocca dal viso di Hermione.
 
Solo in quel momento Draco avvertì la stanchezza, non voleva ripetere quella storia, non voleva che altri sapessero, eppure non avrebbe potuto fare diversamente.
Erano lì che lo stavano guadando.
-L’ha chiamata nel suo ufficio dopo la lezione, a quanto pare oltre la Cruciatus, con cui ci va sempre molto pesante, ha usato un’adorabile penna per farle scrivere una lettera al padre, questa penna però lascia delle cicatrici…- disse indicando con la mano libera le garze sulle braccia di Hermione.
-Madame Chips spera di essere intervenuta in tempo, ma non è sicura di essere riuscita a toglierle tutte.-
-Cruciatus? La professoressa, qua a scuola?- Harry sembrò confuso e indietreggiò.
-Cosa ci fai tu qui?- chiese subito dopo, come se la prima domanda non fosse importante.
-Harry… Cosa potrei fare qui, secondo te?-
Stavolta non lo guardò, non perché volesse sfidarlo, o perché volesse litigare, ma già aveva capito dal suo tono di voce che la discussione non sarebbe stata facile.
-Quando è successo?-
-Durante le vacanze.-
-Alla fine ti sei fatto avanti, sono contenta.- disse Ginny, sorridendogli.
Anche lui accennò a un sorriso, ma Harry non fece la stessa cosa.
-Dillo adesso, se devi dirmi qualcosa, o quanto meno abbia la decenza di voltarti, non ho le forze per affrontare anche te.- rispose Draco, alzando il viso verso l’amico.
-Cosa?- anche Ginny fece lo stesso e lo vide.
-Io sapevo che eri coinvolto, Draco, sapevo che avevi questo interesse per lei, io e Ginny lo avevamo capito da un po’ di tempo ma onestamente non credevo che saresti arrivato fino a questo punto.-
-Cosa ci sarebbe in questo punto di così sbagliato?-
-Sai a chi stai stringendo la mano, vero? Sai chi è questa ragazza, Draco?-
-Basta così Harry.- strinse la mano libera a pugno, non avrebbe tollerato niente del genere quel giorno.
-Draco lei è una psicopatica, te ne rendi conto? È la Regina di Ghiaccio, che perseguita i ragazzini e che ha una terribile reputazione, cosa credi che faccia una come lei al tuo fianco? Rispondimi.-
-Harry credevo che la pensassi come me.-
Ginny lo guardò e Draco vi lesse delusione in quegli occhi.
-Ho sentito quello che mi hai detto e ho provato a crederti, ho provato a credere che lei fosse diversa ma Ginny non è cosi! Non è una santa, non è una brava ragazza, lei non è te!-
-Va via da qui, Harry, vattene e lasciami solo.-
-Non capisci, che cosa ti ha fatto?! Eh? Ti ha mostrato cosa ha sotto la gonna e ci sei cascato come tutti gli altri, ti credevo più furbo di così, ti credevo più sveglio, non ti porterà altro che guai, sei come tutti gli altri!-
-Tappati quella maledetta bocca, cazzo!- Draco si alzò e nel farlo lasciò andare la sua mano.
Percepì tutto il corpo tremare e stavolta non era la paura ad alimentarlo era la rabbia, credeva che i suoi amici avessero capito, che potessero capire lei e il suo maledetto mondo ma non era stato così, Harry non aveva capito e adesso lo guardava come avrebbe fatto come uno sconosciuto; sentì un fremito in quel momento e capì perché Hermione avesse sempre voglia di spaccare tutto, avrebbe spaccato volentieri anche lui qualcosa pur di sentirsi libero, pur di sfogare la sua rabbia.
-Ed a quanto pare siamo arrivati alla resa dei conti.-
La sua voce lo riportò al presente e improvvisamente tutta la rabbia venne risucchiata, abbassò lo sguardo e la vide alzare la schiena dai cuscini, si teneva all’in su a stento ma notò comunque il portamento fiero.
Non era arrabbiata, era incazzata.
-Stanne fuori è una cosa tra me e lui.-
-Harry Potter credimi che se fossimo stati in qualsiasi altro contesto ti avrei anche lasciato stare.- scostò le coperte e si alzò, si protese per aiutarla ma lei rifiutò la sua mano e si voltò per guardare il ragazzo della sua migliore amica.
-Credimi ti avrei ignorato come faccio di solito, solo per il suo bene, perché tu non meriti neanche un minuto del mio tempo, ma in questo momento non sono così docile, sono incazzata nera e tu.- rise, istericamente per un secondo.
-Tu hai detto delle cose su di me che mi sono scivolate addosso, non le ho neanche sentite perché per me vali niente, sei zero Potter, ma quello che mi ha dato, davvero ma davvero fastidio...-
Fece un passo avanti e vide le sue gambe tremare ma ancora una volta Hermione allontanò la sua mano e fece da sola, avvicinandosi alla vittima e solo in quel momento capì che non era Hermione a parlare, ma era Lei.
-Sono state le parole che hai rivolto a Draco sul suo conto, non sul mio, perché sai su di me dicono tante cose in questa scuola ma non mi riguardano, cioè che invece mi riguarda, personalmente è lui e quello che tu hai detto, del tuo migliore amico mi ha dato fastidio, più della punizione della Umbridge, più di queste cazzo di cicatrici.- urlò, strappandosi le bende e mostrandole a loro.
Draco provò a fermarla ma in quel momento neanche lui avrebbe potuto fare qualcosa, stava assistendo a un massacro nel vero senso della parola, quella era la ragazza che tutta la scuola temeva, quella il cui muro era crollato per colpa sua, quella che lo aveva ricostruito così in fretta, indossando la sua maschera migliore solo per distruggere il suo migliore amico, ma stranamente non la fermò.
Non voleva fermarla.
-Quindi ascoltami bene, Potter, potrai pure dire quello che vuoi sul mio conto, potrai anche farmi diventare più stronza di quanto io in realtà sia, ma se c’è una cosa che non dovrai mai fare in mia presenza è parlare male di lui, parlare male della persona che per tutta la vita ti è stata accanto.
Perché la prossima volta non finirà così, la prossima volta giuro su Salazar, ti spedico qua in infermeria, sarai così irriconoscibile che neanche lei potrà aiutarti, e neanche Madame Chips e in quel momento l’unico suono che la tua bocca emetterà saranno le tue scuse, scuse che io non mi perderò per tutti i galeoni che possiedo.-
 
Hermione si fermò a pochi passi da Harry Potter, vide il sudore scendergli lungo la fronte e il pomo d’Adamo fermo a metà della gola, aveva fatto centro.
-Ah, e prima che io me lo dimentichi Potter, adesso sei un mio problema.-
 


∞Angolo Autrice: Okay, io ho amato la parte finale, infatti l'ho messa anche come spoiler nel vecchio capitolo.
Hermione è determinata a proteggere ciò che è suo, e anche se la Regina di Ghiaccio più volte prende il suo posto, anche Hermione, anche la vera Lei è pronta a tutto.
Harry rappresenta un ostacolo, e lei pur di rimuoverlo sarebbe pronta a passarci sopra.
Blaise trova un alleto in Draco, non lo aspettava eppure sa che le saranno diverse, che qualcosa è cambiato.
Spero che il capitolo vi sia piaiciuto e spero tanto di poter leggere qualche vostra recensione, mi renderebbe super felice e mi aiuterebbe a capire se la storia vi piace ancora o se devo modificare qualcosa!!
Probabilmente ci rivedremo domenica ^^


Spoiler:   
 
-Tu mi fai sentire vulnerabile, non ho difese contro di te, il muro è crollato e ci sono solo io e questo mi fa paura.- ammise.
-Non voglio che tu abbia paura, non di me.-
-Non ho paura di te.- inghiottì il groppo che si era formato in golo, -Ho paura di quello che succederà quando mi lascerai andare.-

 

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Capitolo 17
*** Over the love ***


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Buonasera a tutti ^^
Eccoci di nuovo qua, prima di lasciarvi al capitolo volevo 
solo informarvi che per ora la stesura sta procedendo bene e 
che ho tante idee per la testa é.é
Quindi aspettatevi tane cose, come dice il capitolo 
ne vedremo delle belle, ci sarà qualche passo avanti da parte della nostra coppia.
Scoperte ma tanto amore, almeno spero che vi piaccia!
Uno dei miei capitoli preferiti, vi avverto!!
E se è piaciuto anche voi mi fate sapere che ne pensate?
Vi va? Mi piacerebbe molto saperlo, anche perchè siete voi che smuovete la mia mente <3


Over the love
 
Hermione aspettò che Ginny si trascinasse via Harry, il più lontano possibile da lei, così si voltò verso il letto recuperò il maglione ed uscì anche lei dall’infermeria, non aspettò Draco perché non voleva farlo ma sapeva per certo che lui l’avrebbe seguita, in ogni caso.
Senza pensarci si diresse verso l’aula di musica, non voleva e non poteva rientrare al Dormitorio non con lui, non ora che erano tornati e non senza esporsi più del necessario.
Più di quanto non avesse mai fatto.
 
“Quanto ci scommetti che entro poche ore tutti i Grifondoro sapranno?”
Purtroppo scommetterei tutti i miei galeoni.
 
Sentì Draco chiudere la porta alle loro spalle e lei gli fu grato, si diresse al piano, tolse il panno che copriva i tasti e nell’aria risuonò un accordo ma non riuscì a continuarlo, il suo cuore gli batteva troppo forte.
Così forte che impediva anche alle dita di muoversi liberamente, così forte che le tremavano le mani, le chiuse a pugno pur di non darlo a vedere ma fu tutto inutile, non riuscì a smettere.
-Quello che hai fatto là dentro…-
-Ho fatto quello che andava fatto.- disse tagliente, non sarebbe riuscita a spiegarsi senza esporsi ancora di più, senza togliersi di nuovo la maschera.
-Lo sai che non è così.-
 
Hermione rimase in silenzio, chiuse gli occhi e percepì la morsa allo stomaco diminuire, il cuore rilassarsi, adesso che era con lui tutto il suo mondo era tornato regolare, e per la prima volta si rese conto di quanto controllo su di lei avessero lui e Lei, di come ormai fosse quasi impossibile gestirla, stava sprofondando sempre di più.
Verso le tenebre e non voleva trascinarlo con sé.
-Lo so.- sussurrò, guardandolo.
Lo vide rilassarsi, aveva paura, paura che lei lo guardasse come aveva fatto con Harry, come faceva con tutti, ma aveva promesso e per lei le promesse valevano ancora qualcosa, non sarebbe stata la Regina di Ghiaccio a guardarlo ma solo Hermione, o almeno quello che ne rimaneva.
-Io… Non mi interessa se tu credi che io abbia esagerato, ho fatto quello che ritenevo… Giusto.- concluse.
Lui si avvicinò e percepì il suo corpo fremere, era sempre così, forse peggio dei primi giorni, lui le dava quella scarica che aveva perso, la consapevolezza di essere desiderata e non solo per il suo corpo ma perché era lei, lui le dava tutto anche solo con uno sguardo.
E lei?
 
Io non faccio altro che metterlo nei guai, senza neanche dargli quello…
“Con Fred lo hai fatto, senza esitare, ed è andata come è andata, non fare gli stessi errori, con lui puoi essere migliore, puoi davvero essere Hermione.”
Lo so.
 
Le sfiorò la spalla sottile e lei si lasciò andare, appoggiando la testa al suo petto e chiudendo di nuovo gli occhi, solo durante le vacanza aveva capito che quello era il suo posto e che ci sarebbe sempre stato per lei.
-Credo che in fondo se lo sia merito, anche se è mio amico quello che ha detto è stato perfido anche per lui.-
-Non è stato perfido, è stato stronzo.- disse voltandosi, guardandolo negli occhi che le smuovevano l’anima.
-Questa è stata solo la prima lezione, io non ho finito con lui, deve capire e fidati che lo capirà.-
-Cosa?- le chiese, sfiorandole la guancia rossa per l’agitazione.
-Gli insegnerò che è rischioso giocare con qualcosa che mi appartiene.-
Hermione credette di averlo sussurrato ma in fondo sapeva di averlo detto chiaro e forte, magari non gli aveva detto che lo amava e sapeva che lui bramava quelle parole quanto lei, ma tutto il casino della sua vita le impediva di spingersi oltre.
-Ti appartengo?-
-Sì, Malfoy.-
Non si tirò indietro, non distolse mai lo sguardo, lo pensava veramente.
-Ti sei esposta, troppo, non posso contare sulla sua lealtà in questo momento e se lui…-
-Lo dicesse? A tutti? Che lo faccia, io non ho paura di gestire un paio di ragazzi fuori controllo.-
-Lo sai che non parlavo dei ragazzi.-
-Se lo sapesse la Umbridge? Sono pronta anche per lei.- stavolta sussurrò, se ne rese conto.
-Avevamo detto che saremo stati attenti, avevamo detto che avremmo fatto le cose per bene e la scuola non è iniziata neanche da un giorno e guarda? Siamo sommersi dai guai.
Non credevo che sarebbe stata così dura.-
-Purtroppo io sì. Questo è il genere di cose che succedono se provieni dalla mia famiglia, se provieni dal mio mondo. Io ci convivo da una vita, sono abituata, so combattere e so leccarmi le ferite quando è il momento di ritirarmi ma torno sempre più agguerrita, forse con più cicatrici ma lo sai che questo non mi hai mai fermato.
Ma tu non sei come me, tu non dovresti essere qua con me.- disse, allontanandosi da lui.
Lo aveva sempre pensato, lo aveva sempre sostenuto che quello non sarebbe mai stato il suo posto e aveva fatto di tutto per allontanarlo, per non arrivare a quel momento, eppure i suoi sforzi non erano bastati.
E lui si sarebbe fatto male.
 
“Lo sapeva bene quando ha deciso di lasciarsi coinvolgere, lo sapeva quando ti ha seguito fuori dal tuo Manor per parlarti e lo sapeva nel momento in cui è rimasto qua a scuola per te.
Ti ama.”
Ma io non posso rischiare così tanto.
Non ora.
“Perché? Cos’è cambiato?”
Tutto.
 
-Non credere che io non capisca a cosa stai pensando, Hermione. So che il tuo cervello sta pensando a me, a questo casino e a come fare per allontanarmi, ma non funzionerà.-
Sorrise ma non lo diede a vedere, in fondo aveva imparato a conoscerla, forse più di quanto lei conoscesse se stessa.
-Sono stato io a insistere e io non mi tirerò indietro davanti a niente, pur di proteggerti, lo sai vero?
Ti amo, Hermione e mi appartieni, qualsiasi cosa succeda, non ti lascio.-
Quelle parole le fecero di nuovo battere il cuore forte, troppo, percepì le lacrime agli angoli degli occhi ma non le lasciò andare, avrebbe voluto, avrebbe voluto solo per un momento essere una ragazza normale, senza problemi e con una vita noiosa, perché in cuor suo sapeva che anche in quel caso avrebbe scelto lui.
Lui e nessun altro.
Lui a cui ancora non aveva detto i suoi sentimenti.
Lui che desiderava più della magia.
Lui che avrebbe protetto a ogni costo, anche se il prezzo da pagare sarebbe stata la sua vita.
 
Sentì le sue braccia stringerla forte, aveva appoggiato il mento sulla sua spalla e le stava baciando la tempia, con delicatezza, con amore.
-Perché io?-
-Credevo che avessimo superato questa parte, sei sempre stata tu.-
-Puoi avere di meglio.-
-Non c’è niente di meglio, Hermione, ci sei tu, ci sono io, ci siamo noi, non importa quanti casini dovremo risolvere, a me sta bene così perché comunque ti guarderò sempre allo stesso modo, perché tu mi guarderai sempre in questo modo.
E non c’è soddisfazione più grande che vedere andare via Lei per vedere te, qualcosa che potrò fare solo e soltanto io.-
Voltò la testa e lo guardò negli occhi, vi lesse dentro tutto come lui aveva fatto sempre con lei e si sporse a baciarlo.
Di questo non aveva più paura, questo lo aveva accettato.
Aveva accettato la frenesia che le prendeva ogni volta che le loro bocche si sfioravano, aveva accettato di lasciarsi andare a lui, al richiamo che il suo corpo aveva su di lei, aveva scelto di non opporsi a quello.
Nonostante non fossero mai andati oltre, nonostante avesse voluto farlo.
 
Lui le passò una mano tra i capelli, e senza rendersene conto il bacio si fece più appassionato, Hermione gli passò una mano sulla schiena e strinse la camicia tra le sue dita sottili, non lo avrebbe lasciato andare.
Dischiuse di più la bocca e sentì le loro lingue incontrarsi, scontrarsi.
Il braccio di Draco arrivò veloce intorno alla sua vita e senza rendersene conto si trovò aggrappata a lui, era successo altre volte ma stavolta percepì la differenza come se lui avesse bisogno di assicurarsi che lei fosse vera, che fosse davvero lì con lui e che non fosse tutta finzione.
Avvertì il freddo muro contro le sue spalle ma il corpo rimase caldo, non avrebbe mai potuto sentire freddo con lui.
-Quindi sono tuo?- sussurrò contro le sue labbra, ma riprese a baciarla subito.
Hermione sussultò, Draco scese con la bocca lungo la mandibola e poi sul collo, alternando la bocca alla lingua, si ritrovò a fremere per il desiderio, non aveva mai provato niente del genere.
-S… Sì.- riuscì a dire con non poco sforzo, -Tu sei mio.-
-Lo sai che sentirtelo dire è… Ci speravo.-
Lei percepì il suo cuore perdere un colpo, voleva che gli dicesse quelle tre parole che lui aveva avuto il coraggio di dire tempo fa, voleva che lei si aprisse completamente e che smettesse di essere bloccata dalla paura.
Voleva sentirsi dire che lo amava.
-Io…- si staccò dalla sua bocca e aprì gli occhi, la stanza le girava e perse la presa intorno al suo collo.
-Ehi, cosa succede?- la mise a terra con delicatezza.
Hermione si portò una mano sulla fronte e cercò di riprendersi.
-Credo che sia solo, solo stanchezza.-
-Scusami, ho esagerato, dopo quello che hai passato sono stato uno stupido.-
Lo guardò e vide davvero il dispiacere nei suoi occhi, vide preoccupazione, paura e angoscia.
 
-La tua anima è così pura, così intatta. Cosa ci fai qua con me? Cosa ci fai nelle tenebre?-
-Non sei solo tenebre, Hermione, sei anche luce.-
-Questa luce la vedi solo tu.-
-Così deve essere, solo io ti amo, e non lo dico perché voglio che tu me lo dica.-
Distolse subito lo sguardo, lui capiva fin troppo bene.
-Guardami.- le spostò il viso e i loro sguardi si intrecciarono di nuovo, -Lo dico perché è quel che provo, è come tu mi fai sentire e arriverà il giorno in cui sarai pronta ma non per questo motivo avrò mai dubbi su di noi.-
-Perché non li avrai?-
-Perché questa sera mi hai difeso a spada tratta, e perché sei la mia ragazza.-
-Per essere fidanzati non ci dovrebbe essere lo scambio di quelle parole?- domandò curiosa, lui la intrigava, sempre.
-Forse nel mondo normale, ma qua non sfioriamo neanche per sogno la normalità.-
Hermione ci rifletté bene e a fondo, lui aveva ragione, come poteva essere la sua ragazza se non era neanche capace di dirgli che lo amava?
Sapeva di aver fatto dei passi enormi verso la sua umanità, sapeva che tutto il dolore che avrebbe dovuto subire per lui ne sarebbe valso la pena, perché finalmente poteva guardarsi allo specchio senza nascondersi da se stessa, perché aveva imparato che non esisteva solo la Regina di Ghiaccio ma anche Hermione, forse nessuna delle due esisteva senza l’altro, e forse non l’avrebbe mai voluto scoprire, però era solo merito suo.
Solo Draco Malfoy era andato così lontano e adesso che il loro mondo stava cambiando, adesso che lei stava cambiando, voleva che lui lo sapesse, non solo a parole, voleva che lo sapesse veramente.
Lentamente alzò le braccia e sganciò dal proprio collo la collana che portava fin da quando ne aveva memoria, una semplice H, la sua iniziale, tempestata di brillanti, non era niente, per lei però aveva un grande valore, forse rappresentava l’ultima parte della sua umanità, sempre nascosta ad occhi indiscreti, sempre protetta dai suoi maglioni.
La guardò solo per un attimo e poi si sporse verso di lui, legandola al proprio collo, assicurandosi che fosse al sicuro, vicino al suo cuore.
-Hermione, io non…-
-Questa collana non è solo l’iniziale del mio nome, fu un regalo di mia nonna prima che morisse, si chiamava come me, o meglio… Mi hanno chiamata come lei, non ricordo quando me l’ha regalata ma mi disse che ovunque fosse andata dopo la morte non avrei mai dovuto avere paura, perché la sua anima sarebbe rimasta con me, nel ciondolo.-
-Allora perché la stai dando a me?-
-Per molto tempo questa collana ha rappresentato il legame con la mia vecchia vita, era la mia umanità, l’unica cosa che mi legava alla terra e che mi permetteva di non cadere a pezzi.-
Lo guardò e gli sfiorò la guancia, lentamente.
-Adesso non ne ho più bisogno perché ci sei tu che mi tieni legata a questa vita, che ancori la mia umanità.- sussurrò, era la cosa più intima che avesse mai detto nella sua vita.
La cosa che più si avvicinava a un ti amo che sarebbe riuscita a dire per quel giorno.
-Forse per te non avrà alcun valore, ma per me… Per quel che rappresenta Hermione ha un valore inestimabile.-
Draco sfiorò il contorno dell’iniziale e poi la nascoste, come aveva sempre fatto lei, sotto la camicia, in modo che sarebbe sempre stata vicino al suo cuore.
-Non hai idea di quello che provo io in questo momento, Hermione, non hai idea di come tu mi faccia sentire.-
-Tu mi fai sentire vulnerabile, non ho difese contro di te, il muro è crollato e ci sono solo io e questo mi fa paura.- ammise.
-Non voglio che tu abbia paura, non di me.-
-Non ho paura di te.- inghiottì il groppo che si era formato in golo, -Ho paura di quello che succederà quando mi lascerai andare.-
-Perché dovrei farlo?- domandò, non capendo.
-Ti stancherai, Draco, ti stancherai di me, dei miei casini e della mia vita, vorrai altro dalla tua, cose che io non potrò darti, aspettative che io non potrò mai realizzare e mi sta bene così, mi sta bene perché ho scelto di far crollare quel muro, e non importa se dopo quel momento avrò il… Cuore a pezzi, ne sarà valsa la pena.-
Asciugò una lacrima e rimase in silenzio.
Aveva parlato troppo, aveva detto troppo.
Tutti i suoi timori con lui venivano a galla, tutte le sue paure venivano alla luce e si sentiva nuda di fronte a quello sguardo limpido e pieno di speranze.
 
“Questo non me lo aspettavo.”
Neanche io.
 
-Io ho fatto qualcosa per farti dubitare?-
-No.-
-Ed allora perché?-
-Perché io conosco me stessa, e so che prima o poi andrà così.-
Draco rimase in silenzio a fissarla, una mano stringeva ancora la sua vita e l’altra la catenina al collo.
-Non puoi saperlo.-
-Forse, ma ogni volta che ti guardo negli occhi, cerco di capire che cosa ti spinga a fare tanto e so che prima o poi ti stancherai di tutto questo.-
-Hermione.-
-Ti ho detto che a me sta bene così.-
 
*
 
Draco rimase a guardarla, non aveva mai visto quella parte di lei.
Hermione era vulnerabile in quel momento, era la bambina che aveva perso se stessa e la sua anima, eppure lui non credeva a quelle parole, non credeva che fosse umanamente possibile un mondo senza di lei, un mondo in cui lui avrebbe amato un’altra.
Eppure sapeva che niente l’avrebbe convinta del contrario.
-Quando io ti guardo, io non vedo una persona da salvare, non sono un cavaliere dall’armatura splendente che doveva liberarti da te stessa, sei sempre stata brava a salvarti da sola, a sopravvivere.
Quando io ti guardo, mi vedo per come sono Hermione, solo un ragazzo, sono solo un ragazzo che ha deciso, che ha scelto te, che ha scelto forse la ragazza più complicata di questo mondo, la più insicura e anche la più decisa, ma se tornassi indietro non cambierei niente.
Uscirei sempre in giardino per venirti a parlare e per leggere oltre a quel nulla, per leggere la muta promessa che quella sera avevi provato a dirmi.
Sceglierei sempre di seguirti in quest’aula pur di rubare un frammento della tua anima e passerei ancora tutto il mio tempo a seguirti, a salvarti, per decidere di restare con te a Natale, solo per augurarti Buon Anno e per assaporare la tua bocca per la prima volta.- le sfiorò le labbra con un dito e la sentì tremare al suo contatto.
-Mi innamorerei ancora di te, Hermione e non perché vedo una ragazza da salvare, ma perché non vedo nessuna accanto a me che non sia tu.
Non riesco neanche a immaginare cosa voglia dire stancarmi di te, non riesco neanche a comprendere la remota possibilità di lasciarti, perché senza te io non credo di poter funzionare altrettanto bene.
Perché sei stata tu a salvarmi, tu a darmi qualcosa che mi mancava.-
-Ovvero?- sussurrò, guardandolo nonostante le lacrime le rigassero il viso.
-Mi ha ricordato che non aveva ancora vissuto, Hermione.-
Lei si sporse e lo baciò, non c’era più indecisione in quel bacio, non c’era più paura di quel futuro lontano e impossibile, c’era lei e c’era lui e per la prima volta percepì Hermione nella sua vera essenza, priva di qualsiasi ostacolo l’avesse tenuta lontana fino a quel momento e questo non lo avrebbe mai dimenticato.



∞Angolo Autrice: Ed eccoci a fine capitolo !
Bè che dire? Anche se tratta solo su di loro non me la sono sentita di inserire anche un'altra parte. Onestamente preferivo così.
Lo trovo un capitolo completo e alla fine, ciò che conta è capire come si stanno evolvendo le cose tra questi due !! §_§
Spero che la storyline sia di vostro gradimento, ci vediamo mercoledi e vi lascio allo:

Spoiler:   -Sei tu la secchiona delle Secchione?- domandò sconcertato.
-Perché quella faccia?- chiese tagliente.
-Bè insomma, non… Lo avrei mai immaginato.- disse, evitando il suo sguardo.
-Solo perché metà scuola crede che io abbia le curve al punto giusto non vuol dire che ho lasciato il cervello indietro o in qualche borsa.- 
 

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Capitolo 18
*** Do you trust of them? ***


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Ed
eccomi qua :)
Non sono morta, lo giuro, sono sempre più attiva ma purtroppo
questa settimana è stata super impegnativa!
Ho dato un'esame, andato bene e finalmente
sto preparando la valigia per paritre, ma non vi preoccupate!!
Non sparirò, almeno proverò a non farlo ;)
Spero che la storia vi stia piacendo, insomma cosa ne pensante di questo sviluppo?
I personaggi hanno una loro crescita, oppure no?
Questa Dramione come va??
Bè spero che il capitolo vi piaccia <3
 

It's a simple question: do you trust of them?
 
-Perché non ti sei fidato di me?-
Ginny lo trattenne per il polso e lo guardò. Le sue parole gli risuonavano ancora nella mente, l’odio che aveva visto nei suoi occhi era palpabile come i muscoli tesi e ancora in agonia.
Harry non le credeva e odiava la sua migliore amica, l’unica e vera amica che avesse mai avuto nella sua vita.
L’unica che l’aveva messa davanti a una scelta terribile che aveva ritirato dopo averla vista così felice.
 
Hermione non è mai stata così diretta, non è mai stata così incazzata in tutta la sua vita.
“Ci tiene a Draco.”
Sì, è così. Alla fine tutti i miei dubbi, tutte le mie domande hanno avuto una risposta.
Hermione ha un cuore, un cuore spezzato, ammaccato, logoro e scalfito da cicatrici ma ha deciso di darlo a lui.
 
-Non ci sono riuscito, quando l’ho vista mi sembra l’ennesima presa per i fondelli.-
-Come, scusa?-
-Oh andiamo! Seconte la Umbridge avrebbe davvero fatto quello che abbiamo visto?-
-Sì.- rispose secca.
-Come fai a crederle.-
-Suo padre usa su di lei lo stesso trattamento e credevo che questo caso fosse archiviato, ormai, che le avremo dato il beneficio del dubbio.
Sei stato tu a incoraggiarmi a mandarle quella lettera, o sbaglio?-
-Sì, ma io non credevo…-
-Cosa? Che ti avessi raccontato la verità? Credevi che ti avessi mentito? O forse credevi che lei mi avesse raccontato solo stronzate?-
-Forse un po’ di tutto.- ammise, scrollando le spalle.
-Harry devi imparare a fidarti di me, io la conosco e adesso anche Draco è dalla sua parte, se lui ha visto qualcosa vuol dire che io avevo ragione.-
-Forse.-
-Forse ci sono alte probabilità che Hermione possa tornare alla luce, ed avere un po’ di serenità, ma per amor mio, non comportarti mai più in quel modo.- chiarì, guardandolo negli occhi, con intensità.
-Perché?-
-Se lo facessi di nuovo non risponderei delle mie azioni.- ammise, tranquilla.
Era sempre stata diretta con lui, non gli aveva mai nascosto niente ed aveva rischiato tutto, adesso anche lui avrebbe fatto lo stesso, se l’amava quanto diceva non avrebbe avuto nessun problema a farlo.
-Va bene, ti chiedo scusa solo che la situazione mi ha preso alla sprovvista.-
-Lo so, non ci si abitua mai a quel genere di cose.- sussurrò, lo sfiorò sul braccio e riprese a camminare, senza aspettare che lui lo seguisse.
 
In fondo al cuore neanche lei si era, ancora, abituata a quel genere di cose, e ne aveva viste di tutti i colori nel corso degli anni, aveva visto il corpo della sua amica cambiera, riportare nuove cicatrici o altro dolore, eppure Hermione era rimasta impassibile, almeno fino a quel momento.
Fino al momento in cui lui non aveva messo in mezzo Draco.
 
Dovrà stare attenta, se ci tiene alla pelle.
“O la Umbridge la rovinerà.”
 
***
 
-Potete posare le piume.- decretò la Umbridge guardando la classe.
 
Hermione abbassò lo sguardo sulle pergamene che aveva scritto, un’altra esercitazione di Difesa contro le Arti Oscure ma senza magia, senza pratica.
Un altro incantesimo incompleto, un’altra vittoria di quella megera.
Vide il foglio volare via e sistemarsi assieme agli altri sulla cattedra.
Osservò di sfuggita Draco che era seduto poco più là di lei e rilassò le mani sotto il banco.
Durante quella settimana si erano visti poco, ma altrettanto rare erano state le volte che la Umbridge l’aveva punita, senza volerlo abbassò lo sguardo sui polsi e vide le scritte dell’ultima punizione.
Non erano ancora scomparse, nonostante si fosse recata giornalmente da Madame Chips i suoi unguenti non avevano fatto i miracoli, e sapeva che se avesse alzato il maglione avrebbe trovato il resto della lettera che aveva scritto al padre impresso nella pelle.
Più di una volta avevano sanguinato durante la notte e più di una volta era stata tentata di dirlo a Draco ma tutte le volte si era trattenuta, nonostante tutto fosse cambiato, nonostante il muro fosse crollato non era pronta ad affidare, interamente, la sua vita a un’altra.
Soprattutto se stava facendo di tutti per proteggere la persona in questione.
Distolse lo sguardo, velocemente; ormai si soffermava più del necessario a guardarlo e tutte le volte aveva visto lui che ricambiava il suo sguardo, e prontamente lei si era sempre allontanata.
Non aveva dimenticato le parole di Blaise quel giorno, non aveva dimenticato tutte le torture che aveva ricevuto, ma…
 
“In fondo al cuore di ghiaccio credi anche tu che sia giusto avere una possibilità.”
Non me lo merito forse anche io?
“Si, lo meritiamo entrambe.”
 
Così era stata attenta, forse troppo, ma aveva capito che quello era l’unico modo.
 
-Bene ragazzi, correggerò i vostri compiti oggi stesso! Ah Signorina Granger il suo sarà il primo.-
Hermione si alzò, imitando gli altri, non si era neanche accorta della fine dell’ora.
-Come preferisce lei, professoressa.- disse, guardandola negli occhi.
-Ho saputo che suo padre ha davvero apprezzato la sua lettera, Albert ne era davvero entusiasta.-
Ebbe un brivido lungo la schiena e notò che in classe con lei erano rimasti Blaise, Daphne e anche Malfoy, ed inspiegabilmente erano riusciti a passare inosservato.
-Me ne rincuoro.- raccolse velocemente le sue cose, voleva che quella discussione finisse lì.
-Non dovrebbe dimenticarsi di quanto potente sia il legame familiare, signorina Granger, a suo padre farà sicuramente piacere riceverne altre.-
-Sarà fatto.- concluse a denti stretti, prendendo la borsa per scappare via.
 
Percepì i suoi piedi muoversi da soli, schivando le persone nella mischia, ma la sua mente era rimasta ancora una volta in quell’aula, ancora una volta terrorizzata dalla megera in rosa.
Allungò di poco la mano e avvertì quella scossa lungo la schiena, la mano di Draco era a pochi centimetri dalla sua, ma si stavano a malapena sfiorando, lui non la stava neanche toccando eppure per lei era come morire.
Mille e mille volte.
La sentì più vicina, fu un contatto breve, ma che le trasmise abbastanza e poi si separarono, scese la scala diretta alle Serre e lo lasciò andare lungo la sua strada.
-Sarà sempre così doloroso?- sussurrò a se stessa.
-Forse un giorno no.- rispose Blaise, posandogli un braccio lungo le spalle.
Non lo cacciò, sapeva che era necessario, sapeva che il suo migliore amico faceva tutto quello per proteggerla, ma per la prima volta avrebbe preferito essere nulla, essere cenere che avere il cuore diviso in due mondi.
 
***
 
Draco passeggiò avanti e indietro lungo il corridoio del settimo piano, era in ritardo e entrambi stavano violando il coprifuoco, ma non ci badò più di tanto.
Aveva voglia di vederla, voleva che per almeno un paio di minuti tutto tornasse come prima, sfiorò la collana che portava sempre nascosta e il ricordo di quella sera gli balenò in mente.
Erano cambiate così tante cose dalla sera di Natale, così tante che stentava ancora a crederci, come se ancora una parte della sua mente non avesse elaborato quel dato fondamentale.
 
Lei è la mia ragazza.
“Sì, geniaccio.”
 
-Ti sei imbalsamato per caso?-
Quella voce lo riscosse ancora una volta, non era più tagliante come una volta, non era più la Regina di Ghiaccio, almeno non con lui.
Sorrise e la vide arrivare, si era tolta la camicia per indossare uno dei suoi maglioni che col tempo aveva imparato ad apprezzare e si posizionò davanti a lui.
Non era eccessivamente bassa ma adesso Hermione le arrivava al mento, era cresciuto senza rendersene conto e in fondo gli piaceva vederla in quel modo, le rendeva ancora più vera ai suoi occhi.
Si abbassò senza staccare gli occhi dai suoi, vide che anche lei fece lo stesso e quando si avvicinò alle sue labbra notò il leggero tremore, non credeva di poter fare quell’effetto a una ragazza, soprattutto se quella ragazza era Hermione Granger, ma il tempo passato assieme gli aveva chiarato bene quella situazione.
Lei lo voleva, quanto lui voleva lei, ma c’erano altre cose da fare prima di quello.
Altre questioni da risolvere.
Le sfiorò le labbra e solo in quel momento la vide chiudere gli occhi e avvicinarsi al suo corpo, come tutte le altre volte aderirono perfettamente, come se lei fosse stata fatta apposta per lui, le passò una mano dietro il collo per scendere finno all’anca, e strinse piano, la sentì sussultare e percepì il suo cuore pompare eccessivamente troppo sangue.
Lei schiuse leggermente la bocca e ne approfittò, quel contatto così intimo lo anelava da quella mattina e solo adesso era riuscito a soddisfare la sua voglia; capendo quanto fosse vero il loro rapporto, lei era sua.
Fino a quel momento le parole che Hermione gli aveva detto nell’aula di musica non avevano acquistato lo stesso significato, ma adesso sapeva che nonostante la distanza obbligatoria, lei sarebbe sempre tornata da lui.
 
-Credo di esserti mancata.- sussurrò, contro la sua bocca e percepì un accenno di sorriso.
Non l’aveva mai vista in quel modo, non aveva mai visto la vera Hermione, ma dalla scorsa settimana lei gli regalava quei piccoli assaggi, quei piccoli momenti che non avrebbe mai dimenticato, anche se non erano continui o permanenti, a lui andava bene così, voleva dire che ci teneva a farsi scoprire, che quello che avevano era unico.
-Abbastanza.- rispose, allontanandosi.
La vide sistemarsi i capelli e non poté fare a meno di notare le gote rosse, le scostò una ciocca di capelli dal viso e le baciò la fronte.
 
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, così la incoraggiò a camminare lungo il corridoio.
-A cosa stai pensando?-
-Trovo solo strano il comportamento della Umbridge, è da una settimana che non mi richiama, nel vero senso della parola.-
-Non dovrebbe essere l’aspetto positivo?-
Lei si fermò e lo guardò.
-No, perché quando riprenderà sarà ancora più spietata, ma non è solo questo.-
-Cosa?-
-Il compito di oggi non ha nessuna validità, come faremo a proteggerci senza sapere come usare gli incantesimi?-
-Proteggerci? Perché ti interessa davvero quel compito?-
-Ma tu la graduatoria dei migliori studenti non la guardi mai, eh?-
-Io? No, tanto non riuscirei mai ad entrarci.- rise, guardandola.
-Per tua informazione sono la prima.- asserì calma, fermandosi.
-Sei tu la secchiona delle Secchione?- domandò sconcertato.
-Perché quella faccia?- chiese tagliente.
-Bè insomma, non… Lo avrei mai immaginato.- disse, evitando il suo sguardo.
-Solo perché metà scuola crede che io abbia le curve al punto giusto non vuol dire che ho lasciato il cervello indietro o in qualche borsa.- i suoi occhi di ghiaccio lo colpirono in pieno ma in fondo sapeva che era sempre Hermione, forse quella era l’unica vera parte che avesse in comune con la Regina di Ghiaccio: l’arroganza.
-Più di metà scuola.- aggiunse Draco.
-Come?-
-Oh andiamo, e a tal proposito mi da enormemente fastidio che tutti ti guardiano a quel modo.-
-Quale modo?- Hermione sorrise, ma Draco si rese conto che quel sorriso non coinvolgeva neanche i suoi occhi.
-Ti guardano come se fossi qualcosa che possono avere.-
-Eh?-
-Lo sai che non è così, nessuno ti piò avere.-
-Al di fuori di te.- il suono di quelle parole lo fece vibrare, non aveva detto niente eppure per lui avevano il suono di un segreto sussurrato tra due amanti, sapevano di intimo, sapevano di amore e nonostante avesse smesso di sorridere, notò i suoi occhi accendersi.
-Sì, perché tu sei mia.- lo disse tranquillamente, mettendosi le mani in tasca e guardandola come se fosse la cosa più normale del mondo, però percepiva il proprio cuore battere troppo forte.
Quelle discussioni lo mettevano sempre a disagio, lei riusciva a fargli dubitare di se stesso, non si era mai sentito in quel modo.
Non credeva che una ragazza potesse avere tutto quel potere, anche se con lui aveva cambiato atteggiamento, riusciva benissimo a immaginare la sua lotta interna, non sarebbe stato facile prendere le distanze da tutto quello che era sempre stata, prendere le distanze da Lei come se niente fosse, ed era in quei momenti che nonostante tutti i suoi sforzi, tutti i sacrifici che lei aveva fatto per arrivare lontano, gli occhi rimanevano quelli di Hermione, ma il viso e le movenze  non erano più sue, appartenevano alla Regina.
 
So quanto sia dura per lei, so che lotta ogni giorno per questo.
“Ma non sei veramente abituato a questo, la Regina di Ghiaccio ti ha intrigato ma è stata Hermione a conquistarti.”
 
-Io… Non mi interessa come mi guardano. Voglio che sia tu a farlo.- sussurrò.
Hermione si avvicinò a lui e gli sfiorò il petto, all’altezza del cuore, dove avrebbe trovato la sua collana.
-L’ho data a te.- chiarì, per ricordarglielo.
-Lo so.- si abbassò e la baciò di nuovo.
Lei si allontanò da lui, come se anche per lei fosse difficile mantenere la calma e gli ormoni.
-Comunque volevo solo farti capire che la Umbridge non vuole che impariamo a difenderci.
Loro vogliono dei finti Maghi, non vogliono persone capaci di poter combattere, di poter affrontarli.-
-Parli di Voldemort, vero? Di tuo padre e di tutti loro?-
-Sì, se siamo incapaci siamo più facili da gestire, ma non possiamo permettercelo.-
-Cosa puoi fare tu, Hermione? Cosa possiamo fare contro loro?-
-Lottare.-
 
Improvvisamente un rumore li fece voltare verso il muro, Draco per un primo momento ebbe paura per lei, ma poi la osservò, vide una luce intensa in quei suoi occhi e osservò anche lui la porta che si era aperta davanti a loro.
-Non ci credo.-
La seguì senza aggiungere altro e si trovarono dentro a una stanza pronta per il combattimento, per allenarsi.
-Com’è possibile?- domandò, guardandosi attorno.
-Questa è la Stanza delle Necessità.-
-Esiste davvero?-
-Sì, ma non si apre per tutti, solo alle persone che si trovano nella reale necessità. E onestamente non si è mai aperta per un Serpeverde.-
 
Lui la guardò, si avvicinò e le poggiò le mani sulle spalle, massaggiandole piano.
-Volevi un posto che ci permettesse di difenderci, volevi che imparassimo a combattere, a quanto pare il tuo desiderio è stato realizzato, non lasciare che il nome di una casa pregiudichi le tue azioni.-
-Lo vedo.-
Hermione si voltò e lui capì i pensieri che le passarono per la mente.
-Se vogliamo usarla.- iniziò, -Purtroppo dobbiamo fare le cose per bene, non posso… Non posso coinvolgere tutti i Serpeverde, come tu non puoi coinvolgere tutta la scuola.-
-Lo so, ma in realtà tutto si riduce a una semplice domanda: ti fidi di loro?-
Draco sapeva bene a chi si stava riferendo, a Harry a Ron, ai loro amici nelle altre classi, a Blaise e persino a Ginny, quanto si fidava Hermione? Poiché sapeva che una volta divulgata la notizia, lei sarebbe stata presa di mira, non sarebbe più stata la Regina di ghiaccio, ma qualcos’altro e non era certo che avrebbe rischiato così tanto.
 
-Io mi fido di te.- rispose lei, sicura.
In cuor suo seppe la discussione era finita ancora prima di iniziare, lei che non aveva mai amato, lei che aveva perso se stessa, aveva deciso di fidarsi di lui, ma come lei anche lui era a conoscenza dei rischi.
Non era solo questione di fiducia, voleva che lui fosse al sicuro, Hermione stava combattendo la sua battaglia personale, ogni giorno, per difenderlo dal mondo che le aveva tolto tutto.
E lui non l’avrebbe delusa.
 
***
 
-Preside, spero di non disturbarla.-
Silente alzò lo sguardo dalla Gazzetta del Profeta e osservò la professore Umbridge chiudere la porta del suo ufficio e avvicinarsi, sempre di più.
Da quando era arrivata lei, le cose erano peggiorate e non avrebbe potuto negarlo, controlli durante le lezioni, interrogatori ai professori, e come se non fosse abbastanza il Ministero gli aveva concesso la potestà per emanare dei Decreti Didattici.
Quando aveva letto il primo ancora stentava a crederci ma alla fine aveva continuato, e lui, nonostante preside si era ritrovato nella impossibilità di ostacolarla.
Non era neanche riuscito a fermarla quando aveva torturato la signorina Granger, era stato messo con le spalle al muro.
 
-Mi dica, professoressa Umbridge, la prego.-
-Il Ministero ha analizzato i resoconti che ho puntualmente spedito e non è soddisfatto, Silente, il nostro Primo Ministro non ha apprezzato i risultati dati dai docenti.-
L’uomo rimase in silenzio, avrebbe voluto fare qualcosa ma mettersi contro Voldemort in persona, senza neanche un piano, non l’avrebbe portato da nessuna parte.
-E cos’ha suggerito di fare il nostro Primo Ministro, per sopperire a questa mancanza? Anche se posso garantire per tutti i miei docenti, svolgono da anni il loro lavoro con impegno, passione e serietà.-
-Forse, forse non tutti, domani verrà appeso un nuovo Decreto Didattico, suggerito da Lord Voldemort in persona, Silente credo che sia arrivato il momento che lei si dimetta, farebbe un favore enorme a Hogwarts.-
-Credo che qui abbiamo finito.- concluse, liquidandola con un semplice sguardo.
Vide i suoi occhi stringersi e nonostante sapesse di non aver vinto quella guerra, per il momento sarebbe stato meglio ritirarsi; scosse la testa con disapprovazione, la carica di Voldemort negli ultimi anni aveva destabilizzato gli equilibri del potere, e nonostante sperasse ancora in un cambiamento, le previsioni gli erano tutte sfavorevoli.
 
Abbassò lo sguardo sul foglio che la Umbridge aveva lasciato sulla scrivania e non poté fare a meno di sopprimere un brivido di freddo.
 
‹‹Decreto Didattico n°23 :
Il Ministro della Magia può istituire la figura di Inquisitore Supremo di Hogwarts quando ci fosse bisogno di controllare i docenti. L’Inquisitore Supremo di Hogwarts ha il potere di fare indagini, mettere in verifica e licenziare qualunque insegnante ella non ritenga all’altezza degli standard richiesti dal Ministero della Magia. >>



∞Angolo Autrice: Allora, onestamente lo percepisco come un capitolo di passaggio ma spero che vi sia ugualmente piaciuto.
Dovevo dare una svolta a questo quinto anno e spero che la situazione si stia evolvendo bene :D
Quindi che ne pensante?
Impressioni??
Spero che troviate il tempo di lasciarmi una piccola recensione <3

Spoiler:      
-Allora non stavi scherzando, c’è davvero la Granger.- fece notare Cho Chang.
-Se non mi sono ancora trasformata in un Dissennatore, si Chang, sono proprio io.- rispose, facendo un passo avanti.

 

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Capitolo 19
*** I never could love like that ***


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Buonasera a tutti/e, io non sono sparita!!
Semplicemente dopo la piccola settimana bianca che mio padre
ha gentilmente concesso ho preso la febbre, quindi adesso malconcia 
ma viva sono tornata tra di voi ^^
Spero che abbiate passato bene il vostro tempo, io ho dato una ripassata 
alla storia ed ho ripreso a studiare per l'università!!
#mainagioia
Insomma, spero che il nuovo capitolo vi piaccia, è decisamente uno dei più lunghi
che io abbia scritto, ma qualsiasi taglio mi era inconcepibile, 
quindi spero davvero che vi piaccia e che venga davvero apprezzato <3
 
 
I never could love like that
 
-Tu sei sicura che tutto questo funzionerà?- domandò Blaise, osservando la Stanza delle Necessità.
-Sì.-
-Hermione è pericoloso.- disse Daphne e non poté negarlo.
 
“È davvero pericoloso, per te.”
Lo so.
 
Hermione notò gli specchi appesi tutti intorno a loro, come la sera precedente la Stanza aveva realizzato ogni suoi piccolo desiderio, aveva preparato tutto nei minimi dettagli, ma in realtà era stata lei a non prepararsi adeguatamente a quel momento.
Era rimasta sveglia tutta la notte a fissare il soffitto in cerca di una soluzione migliore, in cerca di un movente che le impedisse di fare quella stronzata, ma quando aveva salutato Draco quella sera e lo aveva guardato negli occhi aveva capito che era la cosa giusta da fare.
Nella sua vita non aveva mai fatto la cosa giusta, aveva sempre preferito fare quello che convenisse, fare ciò che le impediva di soffrire, comportarsi in modo tale da evitare qualche punizione, ma stavolta qualcosa dentro di sé glielo impedì.
Forse si era solo rammollita, forse la Regina di Ghiaccio stava sparendo ma sapeva che non poteva essere egoista, non con quella megera in giro per Hogwarts, soprattutto adesso che era diventata Inquisitrice; aveva letto sull’argomento e sapeva che non ne sarebbe derivato nulla di buono.
 
-Quando sono seduta in quella classe, o quando mi ritrovo sola nel suo ufficio mi sento alla sua mercé.- Hermione parlò senza guardare i suoi amici, osservò il suo riflesso, un riflesso che nonostante avesse smesso di odiare non avrebbe mai apprezzato.
-Per tutta la mia vita mi sono sentita alla mercé di persone più potenti di me, persone che non hanno mai preso neanche in considerazione quanto io fossi portata per la magia, e che ancora lo ignorano.
Quello che voglio fare qua, oggi, è questo.
Non voglio che nessuno stia alla loro mercé, sono solo feccia.- disse, distogliendo lo sguardo in tempo per vedere la porta aprirsi e trovarsi davanti Draco e una quindicina di ragazzi, tra le altre case.
-Allora non stavi scherzando, c’è davvero la Granger.- fece notare Cho Chang.
-Se non mi sono ancora trasformata in un Dissennatore, si Chang, sono proprio io.- rispose, facendo un passo avanti.
Vide i suoi amici fare lo stesso e per la prima volta notò la netta differenza che c’era tra loro e il resto della scuola, due mondi divisi, due realtà opposte e fu felice di vedere Draco dalla parte giusta del confine.
-Cosa vuol dire tutto questo?- chiese Harry, guardando Ginny.
Lei annuì semplicemente ed Hermione capì di dover iniziare a parlare.
 
-Vorrei mettere in chiaro una cosa prima di spiegarvi questo, non diventeremo amici e non ci incontreremo tutti assieme per il thè delle cinque, quello che facciamo nella Stanza delle Necessità rimane qua dentro, io sono ancora la Regina di Ghiaccio per voi.- li osservò tutti e senza dargli tempo riprese.
-Quello che vi posso dire di questo posto è che ci preparerà meglio di quanto faccia oggi la Umbridge.-
-Intendi dire che useremo la magia?-
-Sì, io e se avete qualcuno… Davvero portato, impartiremo lezioni sulla vera difesa contro le Arti Oscure, la Umbridge, il Ministero non vuole darci questa possibilità e io ho le scatole piene di sentirmi dire quello che devo o no fare, quindi se a voi sta bene, benvenuti in questo malsano tentativo di ribellione.-
-Ci stai offrendo il tuo aiuto?- domandò Cedric.
-Sto offrendo una collaborazione.-
-Perché non lo hai detto solo a quelli della tua Casa? Perché siete così pochi?- chiese Lavanda, osservandoci.
-Perché gli altri sono compromessi, proprio per questo motivo abbiamo ideato un sistema che possa tutelarci.- chiarì Blaise al posto suo.
-Cosa vuol dire compromessi?-
Hermione non lo guardò ma sapeva che era stato Draco a parlare e sapeva che doveva essere lei a rispondere.
 
-Ieri la Umbridge è diventata Inquisitrice Supremo ed oggi alcuni dei nostri sono stati convocati nel suo ufficio, vuole creare una Squadra di Inquisizione, molti hanno firmato, molti sono stati lasciati indietro.- fece capire, sorridendo amabilmente, -E proprio per questo motivo ho ideato un documento che possa tutelarci da probabili spie.- fece un cenno a Daphne che uscì dalla borsa il foglio in questione.
-Ci stai chiedendo di fidarci quando tu potresti essere la prossima a far parte della Squadra della Umbridge?-
Harry la guardò ma lei non se ne sorprese, fece un passo avanti per avvicinarsi e lo studiò attentamente.
-Chiariamo una cosa Potter, o forse io e te avevamo già avuto questo genere di discussione? Bè sappi semplicemente che io sarò una delle prossime a essere convocate e credimi se potessi, preferirei passare il resto dell’anno con Gazza, invece di aderire, ma non potrò rifiutare, proprio per questo motivo ho ideato il documento, se io vi tradissi sarei io stessa a subire la punizione da me ideata.-
-Per me va bene.-
-Anche per me.-
Lei si voltò e vide sia Draco che Diggory avanzare per andare a firmare il documento.
-Prima le signore.- sussurrò Harry, indicandola.
-Così mi piaci molto di più Potter, assomigli a un cagnolino ben addomesticato!-
Si voltò, prese il foglio e la piuma, la immerse velocemente nell’inchiostro e nel momento in cui scrisse il suo nome, lo vide risplendere, il vincolo era attivo, adesso c’era dentro fino al collo.
Aspettò pazientemente che tutti lo fecero, non ci volle molto ma solo in quel momento notò l’assenza dei gemelli e rimase sorpresa, non perché lo volesse lì ma semplicemente perchè conoscendo Ginevra le sembrava troppo strano che non li avesse coinvolti.
 
-Bene, avete firmato tutti, no? Qualcuno si propone ad assistere la Granger?- Blaise raccolse il documento e li guardò.
-Io.- Potter si fece avanti.
-Oh, San Potter vuoi provare a fare l’eroe, bè mettiamoti alla prova.- lo sfidò Hermione.
-Va bene!- si tolse la cravatta ed estrasse la bacchetta.
Hermione si tolse il maglione e lisciò la camicia, sperò che le cicatrici non risaltassero troppo ma in quel momento anche quelle erano un fattore secondario, voleva fargliela pagare per quello che aveva detto a Draco, voleva farlo con tutto il suo cuore di ghiaccio.
-Solo incantesimi difensivi…-
 
-Impedimenta.- urlò Harry.
-Protego.-
L’incantesimo le rimbalzò addosso ma non la colpì, sorrise apertamente, era quello che stava cercando da tempo, liberare la mente, svotare il corpo da tutta quella rabbia.
-Ascendio!!- Hermione non ci pensò due volte e vide Harry volare dall’altro lato della stanza, senza pensarci camminò verso di lui, vide tutti gli altri farla passare.
Era quella la sua vera natura, non si era mai sentita così bene in tutta la sua vita.
 
“Questa è la Regina di Ghiaccio.”
 
-Expelliarmus.-
Hermione si abbassò e lanciò un Protego nel momento esatto in cui vide Harry rialzarsi, notò il sudore scendergli lungo la fronte e dentro di sé seppe di averlo in pugno.
-Questo gioco è durato anche troppo, Potter, Petrificus Totalus!-
Lo guardò e ripose la bacchetta nella tasca della gonna, non ne avrebbe più avuto bisogno per quel duello.
Ginny si precipitò verso Harry, ancora immobilizzato nella posizione di difesa, era stata troppo veloce anche per lui.
-Dovevi farlo per forza!- le urlò contro la rossa.
-Questo non me lo sarei mai aspettato.- sussurrò Draco arrivandole accanto.
-Attento a non farmi arrabbiare.- rispose lei, invece, -Ginevra se proprio ci tieni potresti provare a liberarlo tu.-
-Lo sai che non posso! Questi sono incantesimi da G.U.F.O. ed io sono al quarto anno!-
Sentì il resto dei ragazzi vociare, aveva attirato la loro attenzione almeno fino al momento in cui la porta non si aprì e spuntarono i gemelli Weasley e una ragazzina Grifondoro in lacrime.
-Harry?- domandò George, -Ma cosa…?-
-La Granger ci ha dato una dimostrazione di come la forza bruta possa predominare in campo.- chiarì Dean Thomas, ad alta voce.
-Abbiamo altre questioni di cui parlare, Lucy dì quello che ci hai raccontato.-
 
Solo in quel momento Hermione decise di concentrarsi sulla ragazzina e la vide stringersi una mano al petto, il viso contratto in una smorfia di dolore e senza volerlo, lo ricordò anche lei, lo stesso dolore, lo stesso senso si debolezza che si attorcigliava attorno al cuore fino a lasciarla senza fiato, si passò una mano sul braccio, un gesto involontario per molti ma non per Draco che l’aveva notato.
Si avvicinò, rimanendo però distante da Fred e da Lucy.
-Sei stata dalla Umbridge?- notò di aver usato un tono abbastanza placido, e questo la stupì.
-Non stavo facendo niente, ero fuori ma lei mi ha rimproverato e mi ha portato nel suo ufficio per mettermi in punizione, mi ha fatto scrivere…-
-“Non devo dire le bugie?”- finì per lei, dato che un singhiozzo la colpì all’improvviso.
-Sì, ed adesso sta sanguinando.- le fece vedere la mano e un brivido le percorse la schiena, era sbiancata.
-Granger?-
Malfoy la stava chiamando nel tono più naturale che potesse ma lei aveva percepito l’ansia nella sua voce.
-Dovresti andare da Madame Chips.- sussurrò, -Quante volte lo hai scritto?-
-Una, ma… Fa male!!- urlò quelle ultime parole.
E sola allora lei capì.
-L’ha stregata.- sputò, raddrizzandosi e toccandosi entrambe le braccia.
-Quella megera ha stregato la penna!-
-Che significa?- notò gli occhi di tutti su di lei, ma non si preoccupò, adesso aveva capito perché anche lei sanguinava in quel modo.
-Quando sei andata via aveva il foglio in mano? Pensi che avrebbe potuto leggerlo?-
-Forse, forse sì.-
 
Ha stregato la penna, così da rimarcare le cicatrici ogni volta che il foglio fosse letto.
“Tuo padre…”
Sì, mio padre che legge la mia lettera e mi causa dolore.
 
-Hermione…?-
Si girò verso Daphne, non la stava guardando in faccia, e forse la voleva richiamare per l’atteggiamento da pazza che aveva avuto, ma in quel momento non le importava granché, aveva capito a che gioco stesse giocando la megera, aveva capito tutto e per la prima volta da quando si era alzata le era parsa una buona idea allestire quel teatrino.
-Granger.-
Il tono fermo di Draco la riportò al presente, notò il suo sguardo posato sulle sue braccia, gli occhi gli bruciavano di odio e di rabbia.
Abbassò lo sguardo e lo notò.
Il sangue le macchiava la camicia, esattamente come Lucy, anche lei stava sanguinando, solo in quel momento percepì il dolore, si morse il labbro più forte che poté, suo padre stava leggendo ancora la sua lettera.
-Zabini.-
Non seppe se a dirlo fu lei o fu Draco, ma non le importava, percepì il pavimento sotto le ginocchia, da lontano sentì qualcuno chiederle cosa fosse successo ma la voce di Daphne represse ogni cosa, diede un appuntamento per l’indomani, liberò Harry dall’incantesimo e dopo pochi minuti la Stanza divenne silenziosa.
 
Ciò che la colpì furono i suoi occhi, Hermione li vide poco distanti da lei e seppe che forse avrebbe dovuto evitare di mentirgli per tutto quel tempo, solo che preferì lasciare andare il dolore invece che le parole.
Urlò e senza pensarci strappò le maniche della camicia per potersi toccare la pelle, si imbrattò anche le mani di sangue e scansò Draco, il dolore era insopportabile, anche se aveva sofferto di tutto, niente sarebbe stato paragonabile come a quel punto; come se un pugnale continuasse a scavare sempre più a fondo sulla pelle, lacerandola, strappandole la carne e togliendole la capacità di pensare.
 
-Sono qua con te.-
Il suo tocco arrivò presto e provò a concentrarsi su di esso, la voleva aiutare ma adesso capì perché gli unguenti di Madame Chips non avessero funzionato, era stata la penna, era stata la Umbridge a impedirlo, le aveva lasciato quelle cicatrici apposta, così da non dimenticare, da non dimenticare il disonore che aveva fatto provare a suo padre.
-Hermione.-
La sua mano le sfiorò la guancia, lo guardò, i suoi occhi erano languidi, si riconobbe in lui quella volta che aveva pianto a Natale, si riconobbe in quello sguardo tutte le volte che tornava in camera sua dopo essere stata punita, gli occhi feriti e il cuore a pezzi.
-Non piangere per me, non ne vale la pena.-
Abbassò lo sguardo e notò il sangue sul pavimento, sulla sua gonna, solo dopo un poco si rese conto che il dolore era svanito.
Rilassò i muscoli e se non fosse stato per Draco si sarebbe lasciata andare volentieri a terra e sarebbe rimasta là anche per tutta la vita.
-Cos è successo?- chiese Zabini, da lontano.
-La Umbridge usa… Quella sua penna magica, pensavo che fosse semplicemente perfido il fatto che lasciasse sulla pelle le parole che avevi scritto, ma adesso mi sono resa conto che non è perfido, è sadico. Fa in modo che quelle parole rimangano impresse, e che il dolore sia infinito.-
-Questo è troppo.- sussurrò il biondo, accanto a lei.
Alzò una mano e gli asciugò una lacrima, chiudendo gli occhi, ma non riuscì a trattenere una risata.
-Cosa ci sarebbe da ridere ora?-
-Ho steso San Potter come se fosse un birillo.- il pensiero della sua faccia le alleviò il dolore, lo avrebbe ringraziato solo per questo.
-Ti rendi conto che non è normale, questo?-
-O io credo che sia semplicemente da pazzi.- rise ancora e osservò le mani sporche.
-Su, mettiti il mio maglione, andiamo da Madame Chips.- Draco se lo tolse velocemente, contrasse i muscoli nel movimento e lei rimase ad osservarlo.
-Ci sono troppi spettatori per quello che hai in mente.- rispose ammiccando.
-Cosa?!-
-Ahah, o dai, devo farti un disegnino forse?- chiese, lentamente.
-Io credo che non stia molto bene.-
Vide la faccia di Daphne entrare nel suo campo visivo e le sfiorò la fronte.
-Daphne se credi che condividerò con te il mio ragazzo sei fuori di testa.- chiuse gli occhi e cercò di calmarsi.
-Ha la febbre, queste cose non le pensi veramente e stai tranquilla il tuo ragazzo non rientra nei miei standard.-
-Okay, lo show è finito, andiamo a darci una sistemata, eh?-
Le fece passare il maglione sopra la testa e sentì immediatamente il suo profumo, la testa le pesava eccessivamente, come se si fosse sbronzata a furia di Burrobirra, anche se aveva imparato a reggere bene l’alcool.
Percepì le sue mani intorno al corpo e si ritrovò con la testa appoggiata al suo petto, avvertì la presenza della collana accanto a sé e per un momento tutto svanì.
Tutto il dolore, tutta l’euforia di quella sera, tutta la sua vita si era dissolta come se fosse stata cenere, c’era solo lei, c’era solo lui.
-Non mi lasciare.- sussurrò, sentendo gli occhi pesanti, le braccia doloranti e il sangue incrostato sulle mani.
-Mai.-
Sentì la sua risposta prima di cadere nell’oblio.
 
***
 
Hermione aprì di colpo gli occhi, nonostante la luce accecante non riuscì immediatamente a mettere a fuoco, li richiuse per aprirli più lentamente, individuò il soffitto grigio e le tende che la separavano dagli altri letti.
 
Infermeria.
“Ancora.”
 
Si mise seduta e notò le nuove bende intorno alle sue braccia, i vestiti erano ancora sporchi ma non si sarebbe aspettata niente di più da Madame Chips, le aveva dato anche troppo lavoro in quei giorni.
-Draco…?- chiamò piano, non vedendolo accanto al suo letto.
-Il preside l’ha mandato al suo Dormitorio.-
-Madame Chips, io…-
-Stranamente lei non mi deve dire proprio niente signorina Granger, il preside ha voluto esaminare la situazione di persona, quella donna ha superato un confine molto precario.-
-Silente è stato qua?- domandò.
-Sì, e vuole parlare con lei, domani, nel suo ufficio.-
-C…Certo.-
Senza pensarci oltre si tolse le coperte di dosso e scese dal letto, trovò le scarpe sul pavimento e se le infilò velocemente, nonostante sentisse dolore a tutto il corpo riuscì a non emettere neanche un singolo rumore.
-Deve restare qua, devo controllarle le bende.-
-Verrò domani, devo proprio andare.- disse, raccolse il maglione di Draco ai piedi del letto e se lo infilò velocemente.
-Mi faccia controllare la temperatu…-
 
Corse fuori il più velocemente possibile, non sarebbe rimasta un minuto in più là dentro senza Draco, e il fatto che Silente fosse stato lì l’aveva messa in agitazione, il vecchio preside non si era mai interessato a lei o alle sue condizioni.
 
Perché ora?
 
Si diresse senza pensarci al settimo piano, era certa che Draco non fosse tornato al Dormitorio e solo in quel momento percepì l’odore del suo maglione, si fermò all’ultima rampa di scale e avvicinò il naso al tessuto.
Era il suo odore, quello stesso odore che ogni volta la mandava in estasi fino a farle perdere la capacità di pensare, quell’odore che le mandava in pappa il cervello e le impediva di controllare gli ormoni.
Scosse la testa, doveva parlare con lui, si diresse verso la Stanza delle Necessità e vide la porta apparire per lei, qualcosa le disse che lo avrebbe trovato lì.
Aprì il pesante portone ed entrò.
 
-Draco!-
Si fermò.
Non c’era Draco lì davanti a lei, ma Fred.
-Weasley.- decretò, percepì la sua maschera, percepì la Regina di Ghiaccio farsi strada dentro e fuori il suo cuore.
-Mi dispiace, forse non ho soddisfatto le tue aspettative.-
-Cosa ci fai qua?-
Anche se non aveva per niente voglia di fare conversazione, quella era la stanza che loro avevano trovato e non avrebbe permesso a nessuno di usarla in modo sconsiderato.
-Oggi pomeriggio non ho avuto modo di vederla, veramente, ero troppo impegnato a salvare Lucy e a guardare le tue braccia.-
Notò i suoi occhi posarsi sul maglione, istintivamente si strinse le braccia al petto, l’odore di Draco le diede conforto e si preparò al peggio.
-Oh, ti prego evita di farmi vomitare, Weasley! Adesso fuori di qua, la Squadra di Inquisizione potrebbe benissimo trovarla, e non darò un’altra soddisfazione a quella.-
-Prima devo parlarti, o semplicemente non me ne andrò.-
Hermione raddrizzò la schiena, in fondo se l’era sempre aspettato questo confronto, da quando lo aveva lasciato sapeva che non si era mai messo il cuore in pace, lo aveva visto alla festa a casa sua, la cercava, solo che lei aveva smesso di farlo.
Fred non faceva per lei.
 
“Fred non è Draco.”
Esatto.
Ed io ho bisogno di Draco per uscire fuori dall’oscurità, non ho bisogno di restarci ancora di più.
 
-Cosa vuoi da me?-
-Cosa voglio da te? Mi hai davvero fatto questa domanda! Oh Merlino, tu te la fai con Malfoy? È cosi?!-
-Non sei nessuno per me Weasley, nessuno che vale il mio tempo o le mie risposte.-
Lo vide avvicinarsi e percepì la sua rabbia, erano poco distanti l’uno dall’altro ma Hermione non provò niente, e finalmente aveva capito quello che il suo cuore e la sua mente cercavano di farle capire da tempo: non c’era sintonia.
-Credo che almeno questo tu me lo deva, Granger, o forse dovrei chiamarti Hermione? Come ti chiama lui, eh?-
-Vattene da qui.- chiarì, senza distogliere lo sguardo.
L’afferrò per le spalle e sentì per tutto il corpo dolore.
-Me lo devi Hermione, mi hai lasciato, perché lo hai fatto? Cosa non ti ho dato? Cosa hai visto in lui che io non ho? Credevo che sarebbe stato facile dimenticarti, sei una tale stronza ma ogni volta che ti vedevo e ogni volta che tu mi ignoravi qualcosa dentro di me si gonfiava ed adesso devo sapere.-
La scosse un ultima volta e la spinse a terra, batté la spalla ma il dolore fu secondario, in quel momento i suoi occhi stavano bruciando.
-Non ti amavo!!- urlò con tutta se stessa e in quel momento vide Draco entrare di corsa nella stanza, avvicinarsi a Fred e colpirlo dritto sullo zigomo.
-Azzardati a toccarla anche solo con un dito e giuro che ti rovino, Fred.-
-Stai bene?-
Annuì, prese la sua mano e improvvisamente venne stretta intorno al suo corpo, percepì il suo cuore vicino al dirupo e lo pregò di non buttarsi, potevano ancora salvarsi, lui le poteva ancora salvare.
-Che cosa romantica, quindi state insieme?-
-Sì.- rispose lei, senza neanche pensarci, era vero. Era la sua ragazza e negarlo non l’avrebbe fatta sentire meglio, avrebbe solo dato un’altra vittoria a suo padre.
-Te l’ha mai detto che è stata anche con me, eh? Solo che a sua Santità non piaceva essere criticata e così mi ha mollato.-
La mano di Draco si strinse attorno al suo fianco, sapeva che avrebbe volentieri dato un altro pugno a Weasley e lo avrebbe lasciato fare, ma in quel momento voleva solo tornare in camera sua, portare Draco con sé e sparire.
-Non eri niente per me, Weasley, non provavo niente per te. Credevo che almeno tu fra tutti i tuoi fratelli avessi un briciolo di cervello e di onore, nel sapere accettare una triste verità: non sono interessata a te.
Non lo sarò mai più, non sei niente.
Quindi adesso smettila di fare il bambino, tua sorella sarebbe molto delusa a tutto questo.-
-Lascia stare Ginny.-
-Perché? Credi che non mi sia già messa contro Harry? Credi che non mi possa mettere anche contro di te? Attento a quel che desideri.-
Hermione non distolse lo sguardo, e nonostante tutto alla fine lui lo fece, Fred Weasley aveva gettato la spugna, lo vide uscire e in poco tempo anche lei si ritrovò fuori con Draco, che non aveva detto neanche una parola.
Gli teneva la mano, stretta, tra le sue e percepì il dolore, non era più arrabbiato, era deluso da lei.
 
Cos’ho fatto? Adesso lui…
“Non lo dire, non lo puoi sapere.”
 
Si ritrovarono davanti al muro che dava al suo Dormitorio ma avrebbe preferito essere altrove.
-Và dentro, ci vediamo domani.-
-Entra con me.- disse senza pensarci e per un momento fu felice che a parlare fosse Hermione e non la Regina di Ghiaccio.
-Se ci vedono…-
-Non ci vedranno, è tardi.-
Non aggiunse altro e dopo aver pronunciato la parola d’ordine, lo tirò dentro, la Sala Comune era vuota così come aveva detto e lo portò in camera; nonostante i camini accessi, il freddo non l’aveva ancora lasciata, le si era stretto intorno al cuore; chiuse la porta di camera sua a chiava e lo guardò, solo che lui non la stava guardando.
 
-Vorrei essere… La ragazza che tanto desideri, quando mi guardi con quegli occhi mi fai desiderare di essere migliore, migliore di quanto io non potrò mai essere, ma…
Prima di te sono stata un’altra, ero la ragazza sbagliata, la ragazza che prendeva solo scelte sbagliate e che non se ne pentiva.
Weasley, lui è stato una di queste scelte e me ne sono accorta solo quando mi ha detto apertamente che non gli piacevo, io così com’ero non andavo bene per lui… Così ho voltato pagina, promettendomi che non mi sarei più immischiata in faccende amorose, non facevano per me.
Fino a questa estate…-
-Fino a quando io non ti ho parlato, a casa tua.-
-Sì, tu mi hai fatto ricredere sulla mia scelta, tu mi hai dato la speranza di essere migliore ma non sarò mai come m’immagini, sarò sempre quella ragazza nel profondo e non posso cancellare il mio passato, è stato questo a rendermi la Regina di Ghiaccio ed è stato quello che ti ha portato da me.-
Lo guardò, adesso vedeva nel suo sguardo ma non vi lesse nessuno di quei sentimenti, per un momento fu un libro chiuso anche per lei, che credeva di conoscerlo.
-Io non sono arrabbiato perché tu me lo hai tenuto nascosto, credo, fermamente, che per te non fosse importante perché non mi hai mai guardato come hai fatto con lui stasera.
Sono arrabbiato perché ti ha spinto, sono arrabbiato per quello che ti ha detto e soprattutto per la bassa considerazione che tu hai per te stessa, saresti dovuta restare in infermeria, ma Madame Chips ti ha visto fuggire via.-
-Sei tornato per me?-
-Ovvio! Non sono mai tornato al Dormitorio, non avrei mai potuto lasciarti sola e nonostante non mi faccia piacere pensarti con lui, non posso… Non posso pretendere che il tuo passato venga cancellato, non posso pretendere che tu sia qualcuno che in realtà non sei, non è questo che mi ha colpito di te, Hermione.-
-Quindi tu mi ami, ancora?- domandò, non riuscendo a crederci.
Come poteva lui amarla dopo quello che aveva sentito, come?
 
“Nello stesso modo in cui fai tu.”
 
-Certo che ti amo, non ho mai smesso di farlo, neanche per un secondo.-
Improvvisamente si avvicinò a lui, annullò le distanze e facendo leva sul suo collo s’issò per allacciare le gambe alla sua vita, lui la strinse forte, così forte che quasi soffocò ma lo lasciò fare.
L’amava, l’amava e lei non avrebbe lasciato che dubitasse ancora.
-Ti amo.- lo disse a bassa voce, guardandolo negli occhi e vicino alla sua bocca.
Lo disse e quel peso che per mesi le aveva oppresso il cuore svanì, adesso sapeva che la Regina di Ghiaccio non avrebbe mai potuto dividerli.
-Come?-
Vide la meraviglia nei suoi occhi.
-Sì, hai… Capito bene.
Ti amo anch’io.-
Draco la baciò, percepì il desiderio in quel bacio ma anche la passione, la voleva e finalmente anche aveva capito cosa le avesse voluto dire Ginny sulla prima volta, era diverso, era totalmente diverso.
Quella sarebbe dovuta essere la sua prima vera volta, con un ragazzo che l’amava e che lei amava altrettanto, e non quel ricordo che col tempo era sbiadito anche dalla sua mente.
Sentì il materasso sotto le spalle e senza pensarci sbottonò la camicia di Draco, vide il ciondolo attaccato al suo collo e lo baciò sul petto, ma dovette fermarsi perché lui le tolse il maglione e quello che restava della sua camicia.
Nonostante non avesse mai dubitato del suo corpo adesso, tutto le sembrava diverso, persino lei, persino il corpo che per tante volte era stato suo alleato.
-Sei bellissima.- sussurrò contro il suo petto.
Percepì il brivido lungo la schiena, Draco la baciò in mezzo al seno e per la prima volta lasciò andare il gemito che l’avvolse.
Non aveva mai provato niente del genere.
Catturò la sua bocca, aveva bisogno di sentirlo, aveva bisogno che fosse vero.
Lui le passò una mano lungo le cosce fino ad arrivare alla sua gonna, la tolse velocemente e quella volta lei si sentì sicura, lo voleva e non aveva paura.
Allungò le mani verso i suoi pantaloni e li slacciò lentamente, avrebbe assaporato quel momento, non lo avrebbe mai dimenticato.
 
*
 
Draco aprì gli occhi e il fatto di trovarsela quasi del tutto nuda sotto di sé gli fece l’effetto che aveva trattenuto per tutti quei mesi.
Era così bella ed era così sua che quella sensazione gli riempì il petto di una strana emozione, non si era mai sentito in quel modo in tutta la sua vita.
Le baciò un seno ormai libero dal reggiseno e scese lungo la pancia, baciò ogni centimetro di quella pelle soffermandosi anche sulle cicatrici, alcune sbiadite altre no, ma non si fermò, nonostante lei stesse già godendo in quel modo, scese lentamente verso il basso ventre e le sfiorò la sua intimità.
-Draco…-
Quella parola lo riportò al presente e si ritrovò sdraiato al letto, al posto suo, sorrise, non l’aveva mai vista così viva.
Stavolta fu lei a baciarlo lungo il collo e poi giù per le spalle e si beò di quella sensazione, ma la voleva, la voleva più di qualsiasi altra cosa, così si mise seduto e catturò le sue labbra.
Le spostò i capelli dietro la schiena e la guardò, i suoi occhi trasmettevano lo stesso sentimento, e non avrebbe mai dimenticato quel momento.
-Ti voglio.- sussurrò baciandola piano, lungo il collo.
-Ed io voglio te.- rispose lei, stringendosi a lui, per trattenersi, graffiandolo leggermente.
La fece sdraiare nuovamente e con delicatezza le tolse le mutandine, lei però non distolse mai gli occhi da lui, fece lo stesso con i suoi boxer e si avvicinò e lentamente entrò in lei.
La sentì sospirare, era pronta per lui, e mai si sarebbe sentito di nuovo in quel modo.
 
-Non hai idea da quanto tempo io ti stessi cercando.- sussurrò lui, al suo orecchio, lentamente mentre si muoveva dentro di lei.
-Io ti ho aspettato per tutta la vita.-



∞Angolo dell'autrice: ed eccoci qua!!

Cosa ne pensate? Sono riuscita ad esprimere i sentimenti di Hermione? Oppure ho murato il suo confronto con Fred, mi girava per la testa da un pò e alla fine mi sono decisa, lui non le ha mai detto addio, mentre
lei ha avuto il coraggio di voltare pagina, lo sappiamo bene !!
Adesso basta parlare, mi sopportate da troppo XD Grazie a tutti voi che siete sempre qua con me, lasciandomi i vostri pensieri o semplicemente leggendo, mi aiutate sempre e tantissimo, !! <3

Spoiler:

Non sarà mio per tutta la vita.
Me lo porteranno via.
“O ti… Porteranno via da lui.”

 

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Capitolo 20
*** Locked away ***


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Allora lo so bene che dopo un capitolo come il precedente
vi aspettere scintille e colpi di scena, 
ma in realtà Hermione sta per elaborare qualcosa di davvero importante,
per se stessa e per la sua storia con Draco,
quindi le scintille sono rimandate al prossimo capitolo che non vi deluderà.
Lo giuro!!
Quindi spero che questo possa piacervi, e possa concedervi un momento
di svago dalla vostra vita e se vi fa piacere farmi sapere il vostro parere, 
io sono sempre qui, per voi <3
 
Locked away
 
Hermione aprì gli occhi e la prima cosa che notò furono i suoi capelli biondi, erano un po’ più scuri dei suoi ma li aveva trovati sempre affascinanti.
Allungò una mano e gli sfiorò la guancia.
Non aveva mai dormito con un ragazzo fino a quel momento, quelle volte che ci era andata a letto non era mai rimasta, era una sua regola, nessuno era tanto importante da dormire con lei.
Tranne lui.
 
“Neanche Fred lo è stato.”
 
Si spostò leggermente e scese dal letto, si voltò ma era riuscita a non svegliarlo; recuperò da terra la camicia di Draco, l’avvicinò al viso e ne avvertì l’odore intenso: tabacco e uomo.
La indossò velocemente, cercando di calmare i propri sensi e si avvicinò alla porta, voleva essere sicura che non ci fosse nessuno ad attenderli, anche se era ancora presto.
L’aprì piano ma ciò che vide non le piacque.
 
-Ginny.-
La rossa si voltò e la guardò, notò qualcosa nel suo sguardo e si richiuse leggermente la porta alle spalle, non era stata una mossa intelligente indossare solo la camicia senza niente sotto, di sicuro se si fosse trattenuta troppo non avrebbe potuto evitare i ragazzi e una parte di lei voleva evitare di lanciare schiantesimi alle sette del mattino.
-Ieri sera ho parlato con Fred, è tutto vero?- domandò senza guardarla.
-Cosa ti ha detto?- non si mosse, ma si portò le braccia al petto, incrociandole.
-Siete stati assieme, per un po’ di tempo, poi tu lo hai lasciato… Perché non mi hai detto niente? È mio fratello.-
Lei si alzò e si avvicinò.
-Credevo che ci fosse, davvero, qualcosa con Fred.- le disse, guardandola con i suoi occhi freddi e glaciali, -Credevo di potermi fidare di lui, che fosse diverso dagli altri, ma non è stato così, Ginevra.
Solo perché crediamo di conoscere una persona non sempre quella si rivela per la sua vera natura.-
-Cos’è successo?-
-Non gli andavo bene.- ammise semplicemente, scrollando le spalle.
-Tu? Ma tu sei tu, tutti vogliono essere come te.-
-No, tutti credono di voler essere me, credono che ci sia qualcosa di bello dietro il mio viso e il mio corpo, ma tu lo sai bene, non c’è nessun posto sicuro dal mio lato della medaglia, niente felicità, nessuna famiglia… C’è solo il vuoto e il fascino dell’oscurità.
Lui credeva di potermi cambiare, credeva che io fossi una ragazza in difficoltà.- sbuffò.
-Tu non lo sei, non lo sei mai stata.-
-No, infatti, se tuo fratello cercava quel genere di ragazza avrebbe dovuto rivolgere le sue attenzioni ai Tassi, o a qualche Serpe viscida, io non sono come le altre, e così l’ho lasciato.-
Ginny la guardò e solo in quel momento notò il suo vestito.
-Tu e Draco…?-
-Già.-
Hermione si appoggiò alla porta della sua stanza ed emise un respiro di sollievo.
-Non sono seccata per averlo saputo solo ora, ma sono felice che tra voi non abbia funzionato.-
-Perché?-
-Perché non riuscirei a vederti se non con lui.- indicò la sua stanza, -Ti fa risplendere la sua presenza, Hermione, sei diversa, sei umana, ed era qualcosa che non credevo avrei mai visto o rivisto.
Malfoy ti fa bene.-
-Ed io farò bene a lui? O lo porterò con me nell’oscurità?-
-Non c’è solo bene o male, lo sai.-
-No, nel mondo non è così, ma il mio mondo è diverso, le regole della sopravvivenza sono più dure.-
-Puoi uscire dall’oscurità, puoi farcela, ma se rimani sola perderai.-
Hermione abbassò lo sguardo e si sentì persa, persa come quella volta che aveva capito quanto fossero vere le parole di Daphne, persa come quando aveva capito che Malfoy sarebbe entrato nella sua vita, per abbattere il suo muro e le sue difese.
Ma soprattutto si sentì ancora una volta rinchiusa in quel mondo da cui aveva provato a scappare per tutta la vita.
Quel mondo che non l’avrebbe mai lasciata andare, senza averle sottratto via qualcosa, qualcosa di davvero importante.
 
-Devo rientrare.- sussurrò, voltandosi.
-Non permettere al tuo lato oscuro di vincere, ancora, combatti Hermione, forse combatterei per il resto della tua vita, perciò se ti arrendi ora è la fine.-
-Restare o saltare.-
-Come?-
-Lascia perdere, Ginny.-
 
Entrò velocemente e chiuse la porta alle sue spalle, provò a calmare il suo cuore ma non ci riuscì, la verità era che la sua vita sarebbe stata sempre complicata, sempre a rischio per le persone che provavano ad entrarci.
-Questa si che è una bella visione.-
Alzò lo sguardo e lo trovò ancora sdraiato sul letto, il petto nudo e il resto del corpo coperto dalle lenzuola, ed era suo, provò una fitta di dolore al cuore.
 
Non sarà mio per tutta la vita.
Me lo porteranno via.
“O ti… Porteranno via da lui.”
 
-Potrei anche farci l’abitudine.-
Notò il suo sorriso e decise che per quel giorno avrebbe indossato una nuova maschera, avrebbe indossato la maschera di Hermione Granger e non della Regina di Ghiaccio, almeno con lui, sentendo di dovergli qualcosa, di dovergli di più un sorriso finto e di un paio di occhi gelidi e lontani.
Gli doveva tutto.
-Potresti, è vero, ma tutto dipende se ti farò rientrare o meno nel mio letto.-
Hermione si avvicinò e si sedette accanto a lui, allontanando tutto il resto.
-Credo che lo farai.-
Draco le baciò il collo e la morse delicatamente.
-Vorresti sedurmi? Non ero io la Serpe tra i due?-
-Non voglio sedurti.- la baciò vicino alla bocca e le percepì il respiro farsi corto.
-Ah no?-
-No, voglio amarti.- rispose lui baciandola e riportandola sotto le coperte.
 
 
“Sei umana.”
 
***
 
Daphne le passò una sigaretta e la prese senza esitazione, nonostante in quel periodo non avesse fumato per niente in quel momento ne sentiva la necessità.
La giornata era iniziata da poche ore eppure avrebbe preferito chiudersi nel buio della sua camera, invece di stare al sole.
L’accese e l’avvicinò alla bocca, inspirò a fondo e chiuse gli occhi.
 
“Sei umana.”
 
Quella parola non l’aveva lasciata per un solo istante, avrebbe voluto maledire Ginny ma preferì evitare, anche se una parte di lei sapeva che la colpa era solo sua, sua e del suo maledetto altruismo.
 
Non sono umana.
 
-Oggi ci sarà il prossimo incontro, hai pensato a cosa insegnarci?-
-Non prendermi in giro, sei brava quanto me.- disse, guardandola.
-Me la cavo, forse.-
-Forse? Daphne ti conosco da abbastanza tempo da sapere quando mi menti.-
-Non so come fai.-
Quella frase la fece bloccare, percepì il corpo immobile, i muscoli tesi, la sigaretta si stava consumando senza che lei la toccasse.
-Che intendi?-
-Fare quello che fai, essere quello che sei solo per non…-
-Non sono una santa, Daphne.- tagliò corto, distogliendo lo sguardo da lei.
-Nessuna di noi lo è, eppure lo sai bene quanto me che vorresti che le cose fossero diverse.-
-Ero al primo anno quando ho fatto il tuo stesso pensiero, quell’anno mi sono chiesta il perché di tante cose: del perché avessi quel genere di famiglia, del perché Voldemort li avesse rovinati e del perché della mia scelta.
Una parte di me non lo voleva, ma sfido chiunque a scegliere la vita che io mi sono creata, nessuno lo farebbe, nessuno sarebbe così pazzo.- inspirò di nuovo, la nicotina che le andava in circolo calmò i suoi sensi e preferì che Draco non la vedesse in quel modo.
Alla mercé di sé stessa, dei suoi sentimenti e della Regina di Ghiaccio.
-Forse nessuno lo avrebbe fatto, per questo credo che sia difficile. Alla fine anche se siamo in questa Casa, noi possiamo essere chi vogliamo, tu…-
-Io non ho scelta.-
E come se lo avesse chiamato, vide Draco passare davanti a lei nel cortile, con la scopa sotto il braccio e la tenuta da Quidditch, avrebbe voluto sorridergli e vedere lui fare lo stesso come quella mattina, quando l’aveva amata ancora prima delle lezioni, ma non lo fece.
Lo fissò in silenzio, gli occhi gelidi che in realtà stavano bruciando.
Lui spostò lo sguardo sulla sua mano, e scosse la testa.
 
Non sono perfetta.
 
-Andiamo via.- disse, prendendo la borsa e alzandosi.
In lontananza vide i gemelli Weasley avvicinarsi al resto della squadra, ma non gli concesse neanche uno sguardo, Fred non valeva poi così tanto e sapeva bene che Draco lo avrebbe picchiato volentieri se solo l’avesse guardata.
-Sì.-
Daphne le si affiancò e assieme attraversarono il giardino.
Gli occhi del biondo si incollarono alla sua schiena ma lei lo ignorò, lo fece con tutta se stessa e per la prima volta ebbe la sensazione di essere tornata indietro nel tempo, così indietro da scordarsi che Hermione era lì e che era riuscita a domare Lei, così lontano che un brivido le attraversò la schiena ed ebbe paura.
Paura di tornare Lei, paura di dimenticarsi come fosse cambiato il mondo e che tutto sommato lei ne poteva far parte.
 
“Ricordati che per quanto ci provi, sarai sempre rinchiusa in quella gabbia che rappresenta la tua vita.”
Lo so.
 
Strinse le mani intorno al manico della borsa fino a sbiancarle, e la sensazione svanì.
Fece un respiro profondo e si diresse alla prossima lezione, ma non riuscì ad allontanare quel pensiero, la sua coscienza, lei aveva ragione.
Scappava da tutta la vita da se stessa, dalla sua famiglia e dall’oscurità, la luce che Draco aveva portato non avrebbe fatto alcuna differenza, non avrebbe scacciato le tenebre, non avrebbe sanato il suo cuore e non l’avrebbe portata sulla retta via, avrebbe solo allungato il suo tedioso cammino.
 
Rinchiusa.
Rinchiusa in una vita che non mi sono scelta, rinchiusa dietro un aspetto che non mi appartiene, dietro la Regina di Ghiaccio pur di proteggermi, rinchiusa agli occhi del mondo che più di una volta mi ha ferito, senza pensare alle conseguenze.
Rinchiusa ai miei stessi occhi, perché anche per loro la verità è troppo dura da affrontare.
“Sei ancora nelle tenebre.”
 
***
 
-Oggi faremo pratica con gli schiantesimi, in una battaglia sono l’arma migliore per guadagnare tempo, l’arma migliore per tramortire così da contrattaccare in maniera più decisiva o semplicemente per permettervi di correre dietro le gonne di vostra madre.-
Hermione li guardò tutti, si erano sistemati a cerchio intorno a lei, ma in quel momento non provò niente.
La sensazione che l’aveva spinta a creare quel gruppo era svanita, o almeno in quel momento era svanita.
 
Non sento niente.
 
-Si pronuncia: Stupeficium. Nei prossimi giorni vedremo anche altri incantesimi di azione e perfezioneremo quelli di difesa, ma ci concentreremo su uno in particolare.-
-Quale?-
-L’Incanto Patrono.-
-A cosa ci serve? Ha un nome strano.- domandò Neville.
-Ci servirà a salvarci quando Voldemort sguinzaglierà l’artiglieria pesante.-
Improvvisamente ricordò l’estate del suo terzo anno, chiusa a Granger Manor, difesa dai Dissenatori per impedire a qualsiasi persona di entrare e a lei di uscire.
 
-Ci serviranno tutte le armi che abbiamo contro di loro.-
-Mio padre dice che è uno degli incantesimi più difficili che esistano, ci vuole un ricordo felice.-
Luna richiamò su di se tutta la sua attenzione e anche lei si voltò.
-Sì, non tutti riescono a concentrarsi su un ricordo così intenso. Non tutti ne hanno uno.- sussurrò a bassa voce.
-Granger, tu lo sai fare?- chiese, Potter.
-Secondo te lo potrebbe insegnare, in caso contrario?- Zabini la guardò e lei lo ringraziò con lo sguardo.
-Bè, solo che è difficile credere che una come lei abbia qualche ricordo felice.-
Non identificò la voce ma sapeva che sarebbe successo, la sua posizione al comando era in bilico e lo sarebbe sempre stata, sempre avrebbero messo in dubbio i suoi piani e i suoi comandi ma le stava bene così, non voleva farsi amare.
Voleva solo che nessuno fosse vittima delle sue stesse disgrazie e voleva che si rendessero conto di quanto fosse brava in realtà, voleva che la temessero anche di più.
-Credete che io non lo sappia fare? Allora sfido chiunque creda una cosa del genere a farsi avanti e dopo che mi avrà visto farlo, dovrà pulire la Stanza delle Necessità per un mese oppure sfidarmi a duello.-
Incrociò le braccia al petto e aspettò.
Vide il ghigno sul viso di Malfoy e i suoi occhi si accesero, nonostante tutto era troppo doloroso provare a reprimere ciò che provava per lui.
-Okay.-
Potter si fece avanti, assieme a Diggory e McLaggen, sorridenti come solo i maschi sapevano essere.
Hermione tirò su leggermente le maniche del maglione, ma non lo tolse non aveva voglia di far vedere le bende che Madame Chips le aveva cambiato, e cercò di non pensarci soprattutto perché aveva saltato l’incontro col Preside e lei l’aveva rimproverata.
 
“Sei sicura?”
Lo sappiamo fare, lo sai.
“Non intendevo questo, sei sicura che uscirà quello che ci aspettiamo?”
 
Quella frase le si insinuò nel cuore; no, non era sicura che sarebbe uscito il suo Patronus, adesso che tutto era cambiato temeva che anche quello lo fosse, ma doveva riuscirci, anche se non sapeva quale fosse il Patronus di Draco Malfoy, non poteva permettersi di fargli prendere il suo aspetto; così quando chiuse gli occhi non pensò a lui.
Pensò a se stesa, a ciò che l’aveva resa felice in quegli anni, non a ciò che aveva sacrificato ma a ciò che aveva ottenuto, e sorrise.
 
-Expecto Patronum.- mosse leggermente la bacchetta, conosceva l’incantesimo, aveva individuato quel pensiero felice.
Prima della semplice nebbia argentata si diffuse di fronte a lei, poi la sua tigre bianca uscì, prepotente, forte e indomabile com’era, sempre stata lei.
Quella era lei e per quel giorno nessuno l’avrebbe messa in discussione.
-Wow.-
Si guardò attorno e si rese conto di averli conquistati.
La Regina di Ghiaccio aveva fatto ancora una volta centro, ma stavolta non le erano servite minacce, o incantesimi o meglio uno si, ma non era stato il peggiore della sua vita.
Draco la guardò, curioso, sorpreso e seppe di aver acquistato qualche punto in più, Blaise invece sorrideva come faceva ogni volta che qualcuno osava sfidarla, come quando sapeva di aver in mano la giocata vincente e che prima o poi avrebbe visto gli altri pagare.
Lei si avvicinò ai tre ragazzi e la sua tigre fece lo stesso.
-Duello o pulizie?- domandò, ghignando.
Si guardarono e scossero la testa, per quel giorno nessuno l’avrebbe più sfidata.




∞Angolo autrice: Eccoci qua, allora Hermione si sente rinchiusa ancora nella sua vecchia vita e ha paura che questa oscurità sia permanente, che in un modo o nell'altro la perseguiterà per il resto della sua vita.
Ci sono momenti importanti che ci aiutano a capire la sua perenne indecisione e la sua scelta di indossare una nuova maschera, poichè sa che nella sua famiglia un sentimento del genere la porterà allo sfacelo.
Quindi vi lascio allo spoiler e spero che vi sia piaciuto.

Spoiler:

-Lei è qui perché qualcuno doveva sapere, è qui perché dovevo assicurarmi che qualcuno comprendesse il vero motivo, per cui lo sto facendo, e per garantirle che un prossimo anno la professoressa Umbridge non tornerà in questa scuola.-
-E lei è sicuro che io riuscirò a tornare? L’anno non è ancora finito, eppure… Percepisco l’oscurità che mi chiama, la sento sussurrare la sera, al mio orecchio, la avverto nel mio cuore e nelle azioni che compio.
C’è un punto di non ritorno, preside, io credo di averlo superato da troppo tempo.- 
 
 

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Capitolo 21
*** Stay or Skip ***


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Buonasera a tutti, stavolta sono tornata prima del previsto,
ma avevo voglia di aggiornare perciò ... ^^
Come promesso ecco il capitolo con scintille e colpi di scena, bè, una parte, 
non finirà con questo la parte davvero importante.
Restare o saltare, onestamente ho preso questa frase
leggendo "Sedici Lune, & co", ma si adatta anche qui.
Hermione sta per fare una scelta importante e questa scelta 
coinvolgerà tutta la sua vita e il suo sesto anno,
quindi preparatevi !!
Un grazie di cuore a tutti i lettori silenziosi che mi seguono sempre, 
a tutte le persone che aggiungono la storia e a chi recensisce, 
sappiate sempre che le vostre parole per me sono fonte d'ispirazione e 
indispensabili <3

Stay or Skip

-Cosa l’ha portata qua, stasera, signorina Granger?-
Hermione alzò lo sguardo verso Albus Silente e non seppe cosa dire, aveva rimandato quella visita per mesi, e qualcosa quella sera l’aveva spinta ad andare.
 
“Cos’è cambiato negli ultimi quattro mesi?”
Tutto.
 
-Perché non mi ha richiamata? Io sarei dovuta venire qua, un po’ di tempo fa.-
-Vero, ma costringerla non avrebbe giovato alla nostra discussione e lo sa bene quanto me.-
Abbassò lo sguardo sulle sue mani, le cicatrici di quel famoso giorno non erano del tutto sparite, riusciva ancora a intravedere qualche parola, ma aveva fermato suo padre prima che continuasse con quella tortura.
Mandandogli una nuova lettera di suo pugno, che le evitasse il dolore di quella precedente.
-Ha ragione, non ho mai digerito gli obblighi.-
-Ed è per questo che ha creato quell’esercito, nella Stanza delle Necessità? Perché voleva disobbedire agli ordini della professoressa Umbridge?-
Rimase in silenzio, osservò l’uomo anziano davanti a lei ma finalmente notò la differenza, Silente non era così vecchio e non era così suonato come tutti dicevano, sapeva meglio di chiunque altro quello che succedeva nella scuola, solo che non lo dava a vedere.
Lui era il più furbo di tutti, e pure di lei.
-Mi metterà in punizione?-
-Bè non ne ho più l’autorità, se ricorda non sarei neanche più Preside in questo momento.- la guardò intensamente, -Invece vorrei ringraziarla, per quello che sta insegnando a quei ragazzi.
Forse nessuno più di lei sa cosa vuol dire vivere in un mondo del genere, nessuno sa meglio di lei cosa sia giusto o sbagliato e che difendersi certe volte non è la sola soluzione, ma anche contrattaccare.-
-Non lo sto facendo per altruismo, io non sono quel genere di persona.-
-Lo so bene chi è lei, signorina Granger, la chiamano Regina di Ghiaccio per un motivo preciso, ma so altrettanto bene cosa c’è dal suo lato della barricata, so che c’è abbastanza oscurità da far tremare lo stesso inferno e che lei ne ha viste abbastanza per i suoi quindici anni, eppure so che gente come lei non si arrende facilmente, come non si è mai arresa nonostante le punizioni della professoressa.-
-Trovo quel genere di punizioni un metodo abbastanza barbaro di piegare alle proprie volontà, ma io non sono un tipetto facile, non sono venuta a piangere da lei perché so troppo bene che nonostante lei sia una figura più che rispettata nel Mondo Magico, non può fare niente per me.
Sono sempre stata sola nella mia oscurità, nessuno può salvarmi.-
-Credevo che questo punto l’avesse superato.-
-Non potrò mai farlo.-
Hermione strinse le mani a pugno, percepì tutti quei sentimenti che in quei mesi aveva provato, rigettato e nascosto per non farli vedere a Draco, ma in quel momento tutto gli parve eccessivamente pesante, anche per le sue esili ma forti spalle.
-Vede, anche se in questi mesi la professoressa non ha più voluto giocare con me, questo non ha allietato la mia vita, ho tanti demoni nascosti sotto il letto che elencarglieli non servirebbe a niente, la mia vita sarà sempre e comunque sommersa dall’oscurità.-
-Cosa mi dice di Draco Malfoy?-
Distolse lo sguardo ed esaminò l’ufficio del Preside, si alzò, cercando di scacciare i suoi pensieri, di pensare in positivo come quella volta che si era aperta con lui, ma tutto era cambiato.
-Lo sto mettendo in pericolo, sta rischiando per me. Non dovevo farmi coinvolgere.- ammise.
Non era pentita, almeno non totalmente, di quello che aveva costruito con Draco, in quei mesi lui era stato il ragazzo perfetto; comprensivo quando erano in pubblico, mai una volta l’aveva messa in difficoltà rischiando la sua copertura, mai una volta aveva osato proferirle parole negative e in privato cercavano di recuperare il tempo che passavano a fingere, amandosi ogni notte, con più intensità ma questo non aveva permesso a Hermione di liberarsi del suo fardello.
Aveva assunto con lui, più di una volta, la maschera di Hermione, aveva finto che andasse tutto bene, aveva finto che il suo mondo fosse perfetto, ma non lo sarebbe mai stato.
Suo padre parlava di potere nelle sue lettere, parlava di prendere il comando assieme a Voldemort nel Mondo Magico, e lei lo avrebbe dovuto assistere.
-Il mio mondo, e lei lo sa bene, non è per tutti.-
-Hermione hai solo quindici anni, non puoi pensare di sacrificarti per il resto della tua vita.-
Si voltò e notò un cipiglio che non conosceva sul viso del vecchio preside.
-Lei è preoccupato per me?- domandò, non riuscendo a nascondere i suoi sentimenti.
-Sei una mia studentessa, che è stata torturata più di una volta e che io non ho potuto aiutare, non posso permetterti di compiere qualche gesto sconsiderato.
È una mia responsabilità.-
-No, non lo è. Se devo rappresentare l’unico ostacolo che impedisca a mio padre di diventare ancora più pazzo allora lo sarò, se devo rappresentare il martire che questa guerra pretende allora lo sarò, farò di tutto per fermarli, perché non auguro a nessuno ragazzo la mia stessa vita, perché non tutti possono essere così forti.-
-Tu sei abbastanza forte da sopportarlo? Puoi sopportare tutto questo, ancora?-
-Che alternativa ho? Arrendermi? Diventare una di loro? Mai. Non voglio che succeda a Draco, non dovrà mai svegliarsi dal mio lato della barricata.-
-Andrò a parlare con Voldemort.-
-Cosa?!-
-Devo fermarlo, e tu, Hermione Granger, sai meglio di me che qualcuno deve farlo. Non posso chiedere a una ragazzina di immolarsi per una causa che non le appartiene, se mi fossi presentato alle elezioni, come mi era stato consigliato, non avremo avuto tutto questo.
È la mia causa, e sarò io a risolverla.-
-Allora perché sono qui?- domandò, non capendo che senso avesse avuto tutto quello.
-Lei è qui perché qualcuno doveva sapere, è qui perché dovevo assicurarmi che qualcuno comprendesse il vero motivo, per cui lo sto facendo, e per garantirle che un prossimo anno la professoressa Umbridge non tornerà in questa scuola.-
-E lei è sicuro che io riuscirò a tornare? L’anno non è ancora finito, eppure… Percepisco l’oscurità che mi chiama, la sento sussurrare la sera, al mio orecchio, la avverto nel mio cuore e nelle azioni che compio.
C’è un punto di non ritorno, preside, io credo di averlo superato da troppo tempo.- lo guardò per un ultima volta e poi uscì dal suo ufficio.
 
***
 
Draco osservò la schiena del ragazzo che sedeva davanti a lui e provò concentrarsi, lì in mezzo a tutti i ragazzi del quinto anno, si stava giocando la sua opportunità di superare i G.U.F.O.
Allungò il collo per cercare la schiena di Hermione e la vide poco più avanti di lui sulla sinistra, stava scrivendo, ma aveva notato nel suo andamento che non era per niente preoccupata, e, in effetti, non ne aveva alcun motivo.
Era la ragazza più intelligente della scuola, non si sarebbe mai terrorizzata per quel genere di esame.
 
“E tu?”
Oh io sono terrorizzato.
 
Guardò il foglio e provò a concentrarsi, di nuovo, ma la sua attenzione venne meno, così decise di osservare ancora i suoi capelli biondi, erano sciolti quella mattina, ricci alle punte, li aveva visti nelle più svariate acconciature ma amava stringerli, delicatamente, quando facevano l’amore.
Draco chiuse un attimo gli occhi e ripensò a quei mesi che avevano trascorso assieme, si erano giostrati bene, tra le lezioni e gli appuntamenti con i ragazzi nella Stanza delle Necessità, e altrettanto bravi erano stati a non farsi beccare dai Serpeverde ma sapeva che quello era tutto merito suo.
In fondo era la Regina di quella Casa, eppure qualcosa continuava a non tornargli.
 
Lo vedo nei suoi occhi quando crede che io non la stia guardando, lo vedo nel leggero tremore delle sue mani, quando impugna la bacchetta, come se qualcosa la stesse affliggendo ma avesse deciso di non dirmi niente.
“Potrebbe essere.”
No, c’è davvero qualcosa che potrebbe nascondermi?
“La sua famiglia.”
 
Come se fosse stata attratta dai suoi pensieri, la vide voltarsi e anche se non le sorrise intuì che lo avrebbe voluto fare, ma ancora una volta notò una strana sfumatura in quegli occhi di ghiaccio, preoccupazione.
 
Cosa sta succedendo?
 
Improvvisamente un rumore lo fece voltare verso l’ingresso della Sala Grande, riconobbe uno degli scherzi dei Weasley, nonostante le cose con Fred non fossero cambiate, aveva smesso di vederlo come un sacco da boxe, non gli importava il passato che aveva condiviso con Hermione.
Notò un rumore, ed un altro successivo, vide altri ragazzi voltarsi e la professoressa Umbridge alzarsi dalla sua sedia, dalla sedia di Silente e raggiungere l’entrata, solo che come lui, anche lei non era del tutto preparata al tipo di scherzo che i gemelli avevano deciso di giocarle.
 
***
 
-Cosa vuoi fare Harry?-
-Ginny devo andare anch’io.-
-Non puoi farlo, è pericoloso!-
-Cosa succede?-
Draco si avvicinò ai due amici e notò poco distante anche Ron, lo sguardo pensieroso che passava dalla sorella al migliore amico.
-Diglielo, se hai il coraggio diglielo.- sussurrò la rossa, cercando di contenere la rabbia.
-Andrò al Ministero della Magia, Silente mi ha avvertito che sarebbe andato a parlare con Voldemort.-
-E tu vorresti andare con lui, per che cosa? Per farti prendere a colpi di bacchetta?- domandò non capendo a cosa si stesse riferendo l’amico.
-Devo guardare negli occhi l’uomo che ha ucciso i miei genitori, devo farlo per me, Draco. E Silente andrà a parlare con lui, sono in buone mani.-
-Non sei per niente in buone mani, Potter.-
La voce tagliente di Hermione li bloccò, la vide sbucare da un angolo e avvicinarsi, lentamente.
-Cosa intendi?-
-Silente non potrà assicurarti la tua incolumità, Potter, e se tu credi che riuscirai a guardarlo negli occhi come se niente fosse, sei sulla strada sbagliata. Non ti darà mai quella soddisfazione e metterai a repentaglio la tua stupida vita.-
-Cosa ne sai tu? Come mai tutto questo interesse?-
-Interesse? Per la tua vita? Oh no, non sono interessata alla tua vita, odio dare soddisfazioni a Voldemort, odio qualsiasi cosa che lo riguardi ma fare quello che stai facendo non ti aiuterà, metterai a rischio Silente.-
-Perché? Tu lo sapevi?-
Draco la guardò negli occhi e lei annuì, qualcosa dentro si sé gli disse che qualcosa non andava.
-Lo sapevo e così facendo non farai altro che il gioco di quel verme schifoso.-
-Io andrò Granger, che tu lo voglia o no, non mi interessa.-
-Allora vengo con te.- asserì Ginny, -Non ti lascio solo.-
-No, non posso permetterlo.-
-Vengo anche io, Harry.- Ron si avvicinò a loro, -Sei nostro amico e se tu vai, veniamo anche noi.-
-Ron ha ragione.-
-Andrai anche tu?-
Si voltò a guardarla e vide nei suoi splendidi occhi la preoccupazione, era la prima volta che si lasciava andare in quel modo in pubblico, davanti a tutti.
-Non puoi farlo.- lo tirò in disparte e si avvicinò, -Tu non hai idea di chi avrai davanti, non sarà la Umbridge o la McGranitt quando è arrabbiata, non puoi giocare con Voldemort.-
Appoggiò le mani sulle sue spalle, e strinse piano.
-Non ti sto chiedendo di venire, devi già combattere la tua battaglia e chiedertelo sarebbe da egoisti, ma rispetta la mia decisione, Hermione. Lui è il mio migliore amico, non posso permettere che si metta nei guai, ha solo me, e Ron, ci rivediamo qua domani.-
Si avvicinò e le sfiorò le labbra velocemente, per la prima volta non gli importò delle regole che si erano imposti, erano in pubblico ma l’avrebbe baciata lo stesso, poi lasciò andare le sue spalle e raggiunse gli altri.
Nonostante sentisse il cuore dolorante, non avrebbe lasciato solo Harry, anche se il suo avvertimento non faceva che rimbalzargli in mente.
 
*
 
-Hermione, cosa succede?-
Lei si voltò e vide i suoi migliori amici, avvicinarsi a lei, ma fece un passo indietro, si sentiva come un animale in gabbia, come se avessero rinchiuso per troppo tempo la sua tigre.
-Sei sconvolta.- le fece notare Blaise.
-Lo sono.- percepì l’emozione tradire la calma che cercava di ostentare a se stessa.
-Malfoy è andato con Potter al Ministero, vogliono raggiungere Silente ed assisterlo nel momento in cui parlerà con Voldemort.-
-Non ha senso quello che vogliono fare, Lui li prenderà di mira.-
-Il Signore Oscuro non dimenticherà i loro volti facilmente, mettono in pericolo le famiglie.-
-Lo so!- sbottò urlando e lanciando un calcio contro il suo armadio, -Quei cretini non l’hanno capito e lui non mi ha ascoltato.-
-Hermione.-
-Cosa?-
Si voltò verso Daphne ma non riuscì a capire la sua espressione.
-Cosa ci fai tu qui? Dovresti essere con loro.-
-Non posso andare, non posso farlo.- sussurrò, rendendosi conto che avrebbe lasciato tutto per correre a salvarlo, per salvarlo dalla sua oscurità.
-Perché? Quest’anno ti sei messa in gioco, hai rischiato tutto per trovare te stessa, non puoi lasciarlo andare!-
-Ha fatto la sua scelta.-
-Restare o saltare.- disse Blaise, guardandola.
-Ti prego, no.- rispose, tirandosi i capelli, per l’avvilimento.
-Restare o saltare, Hermione? Lo sai anche tu che se resti domani non avrai il coraggio di guardarlo negli occhi e avrai perso tutto, tutto quello che ti ha reso umana, tutto quello per cui hai lottato, darai un’altra vittoria a tuo padre e metterai la tua vita nelle loro mani, di nuovo.-
-Se salto…-
-Corri il rischio, il rischio di esporti, di proteggere quello che ami. Corri un rischio per lui, ma ciò che devi chiederti è, lui ne vale la pena? Vale la pena per quello che ti aspetterà?-
Hermione alzò lo sguardo e li guardò negli occhi, erano gli unici amici che avesse mai avuto, gli unici che conoscevano la sua famiglia così bene da tremare con lei davanti a loro, gli unici che avessero davvero il potere di dirle in faccia la verità, di metterla davanti alle sue più profonde paure.
-Io…-
 
***
 
-Dov’è?-
Draco osservò il Ministero della Magia stranamente vuoto ma continuò ad avanzare assieme a Harry e agli altri, anche se tutto quello gli sembrò eccessivamente strano.
Suo padre diceva sempre che non c’era un giorno in cui il Ministero non fosse pieno, allora cos’era successo oggi?
-Andiamo verso gli ascensori.- suggerì Ginny, -Magari è da qualche parte, nei piani alti.-
-O bassi.- disse Ron.
-Possiamo dividerci.- propose, -Io e Ron saliamo, se vediamo qualcosa mandate un Patronus.-
-Va bene.-
Si diresse verso l’ascensore ma una strana sensazione si strinse attorno al suo cuore e quando chiuse le porte, li sentì.
 
-Non credevo che saresti venuto, Albus.-
-Voldemort, ma dovrei chiamarti Tom.- rispose il vecchio.
-Non uso più quel nome, da quando sono asceso al potere, quella persona non esiste più.-
-Forse no, ma tutto questo deve finire, Tom. Hai superato il limite, uccidere maghi innocenti, leggi che prevedono l’uso delle Maledizioni senza Perdono, non puoi continuare così.-
-Chi me lo impedirebbe? Il Wizengamot è dalla mia parte, come ogni membro di questo posto. Ho il potere, Silente e tu sei solo un uomo.-
-Non è solo!-
Harry arrivò all’improvviso e in quel momento lui e Ron lo seguirono a ruota.
-Oh il signor Potter, assomigli davvero a tua madre, hai i suoi stessi occhi.-
-Potter via di qui.- disse Silente, senza guardarlo.
-No, io…-
-Oh andiamo, lascia che i miei uomini giochino con i tuoi ragazzi.-
 
Draco strinse la bacchetta e solo in quel momento notò cinque persone uscire dai camini, percepì il groppo formarsi in gola e il cuore pompare sangue troppo velocemente, Hermione aveva ragione, aveva sempre avuto ragione su di Lui, su quella vita e sul non andare.
 
Sono stata uno sciocco.
 
-Restate dietro di me.- Silente fece un passo indietro, per difenderli.
-Non può difenderci tutti.- sussurrò Ron, spaventato.
-Attaccate!!- urlò Voldemort, fissandoli.
 
-Stupeficium!-
-Stupeficium!!-
 
Un’altra voce li sovrastò e uno dei suoi uomini venne scaraventato lontano, Draco si voltò e vide Hermione uscire di corsa da un camino, indossava ancora la divisa della scuola ma aveva lo sguardo pieno di rabbia e di rancore, era incazzata.
-Signorina Granger, vederla in un contesto così alternativo non era nei miei piani, ma sarò felice di riferire tutto a suo padre.-
-Granger portali via.-
-Sì.-
Hermione non se lo fece ripetere due volte, arrivò di corsa verso di loro e tirò leggermente il braccio a Draco per farlo correre, e tutto accadde velocemente, iniziarono a correre verso l’interno del Ministero della Magia quando gli scagnozzi di Voldemort cominciarono a lanciare incantesimi.





∞Angolo Autrice: Come vi avevo detto la scelta è stata fatta, ha scelto Draco Malfoy.
Una scelta coraggiosa che forse non tutti avrebbero fatto e questa scelta avrà più di mille risvolti e complicazioni, quindi non dimeticatela facilmente.
Detto questo il capitolo d'azione sarà il prossimo e spero con tutto il cuore che vi piaccia, mi sono impegnata molto per renderlo al meglio ^^
Adesso vi lascio allo spoiler:



-Hermione tu credi che fare qualcosa di buono ti farà apparire tale ai loro occhi, ai suoi occhi… Ti vedranno sempre e solo in un modo, sei la Regina di Ghiaccio per loro.-
-No.- rispose, sentendo le sue forze venire meno.
Non era come diceva lui.
-Oh, lo sai che ho ragione, tu vuoi che lui ti veda per quello che sei veramente, ma ti sei mai chiesta che cosa sei, Hermione? O chi sei?-

 

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Capitolo 22
*** If only ***


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Questa non è proprio la mia fascia orario XD
Buon pomeriggio a tutti e dopo una settimana immensa
di lavori a casa, dove hanno rivoltato tutto, sono tornata operativa ^^
Insomma, tralasciando l'esame di procedura civile che mi mette una gran fifa, 
eccomi tutta per voi !!
Come dicevo nel vecchio capitolo adesso vedremo un pò di azione, 
scontri e qualche momento di pura disperazione!!
Si concluderà anche il quinto anno, 
(eh direi, forse ho anche esagerato XD)
e percepiremo un pò cosa aspetta alla nostra Hermione.
Grazie come sempre per la vostra pazienza <3

If only
 
-Forza, nell’ascensore!- urlò Hermione, spingendo dentro Ginny e chiudendo velocemente le porte.
-Confringo!-
Le porte si chiusero e nonostante non seppe se l’incantesimo avesse centrato il bersaglio, fece un sospiro di sollievo e solo in quel momento si permise di guardarli.
Ginevra teneva gli occhi spalancati, rendendosi conto che non si sarebbe mai aspettata niente del genere, Ron era sconvolto quanto lei, mentre lesse in quelli di Harry rabbia, stupore e incredulità, l’unico che la guardò invece fu Draco.
Si ritrovò stretta tra le sue braccia senza rendersene conto e percepì le sue labbra premere contro le sue, la baciò in quel momento di estremo pericolo, ma una parte di lei capì che aveva fatta la cosa giusta.
-Sei venuta.-
-Vi avevo detto di non venire e dovevo pur salvarvi il culo, in qualche modo.-
Aprì le porte dell’ascensore che si erano fermate e uscì velocemente.
-Dobbiamo muoverci, abbiamo un vantaggio minimo.-
S’incamminò verso destra, purtroppo però avevano scelto il piano sbagliato per la fuga, l’Ufficio Misteri non era né il posto giusto per lavorarci né per farci una scampagnata.
-Vi ho condannato tutti.- disse Harry, fermandosi.
-Se continui così San Potter sì, ci condannerai tutti, se mi segui, forse avremo una possibilità.-
-Hermione, l’ascensore.-
Si sporse e percepì il rumore che la sua amica aveva sentito, erano arrivati e non aveva idea di che cosa fare, il sangue le si gelò nelle vene e li guardò, cercando di calmarsi.
-Correte, non allontanatevi, questo piano è del tutto imprevedibile.-
Li trascinò il più velocemente possibile, avanzando verso il corridoio, mentre cercava di ripassare mentalmente la strada migliore per tornare ai camini, soprattutto senza interruzioni, solo che il passo dei loro inseguitori non le dava la possibilità di concentrarsi.
 
-RON!-
Vide Ginny fermarsi di colpo e si accorse che il rosso aveva imboccato una strada totalmente diversa, senza neanche fermarsi.
-Draco, portali via, andate dritto, ci sarà un incrocio, va’ a sinistra.-
-E tu?- chiese fermandola.
-A riprende Weasley.- sussurrò andandogli dietro.
 
Percepiva i polmoni bruciargli per lo sforzo, non aveva mai corso così tanto nella sua vita e in cuor suo sapeva che non le sarebbe successo un’altra volta.
Si guardò alle spalle, sperò vivamente che la stessero seguendo, avrebbe dato un maggiore vantaggio a Draco e gli altri e forse avrebbe trovato pure il modo di liberarsi da loro.
 
“Tanto hai già decretato la tua fine.
La nostra fine.”
Non posso pensarci, non ora, non adesso, li devo salvare.
 
-FERMATI!- gli urlò quando lo vide entrare nella porta sbagliata.
Entrò anche lei e lo tirò per il maglione, fermandolo prima che fosse troppo tardi, avvertì la tensione in tutto il corpo e solo in quel momento lui si voltò a guardarla.
-Io… Io non me ne sono reso conto.-
-Dobbiamo attraversare la stanza, velocemente, non avvicinarti al vetro.-
-Cosa sono?-
-Cervelli.- sussurrò Hermione, si tirò dietro il ragazzo, allontanandosi dalla vasca posizionata in mezzo alla stanza.
-Perché sono lì?-
-Non lo vuoi sapere veramente.-
-Eccoli!-
-Corri.- lo tirò ancora e tenne stretta la bacchetta con la mano libera.
Vide gli uomini di Voldemort avvicinarsi, troppo, doveva agire o non avrebbe avuto nessuna possibilità di uscirne vivi.
-Bombarda!- lanciò l’incantesimo quando li vide vicino alla vasca, la colpì in pieno e il vetro esplose in tante piccole schegge, cacciò via l’urlo di dolore di quegli uomini e si precipitò fuori dalla porta.
Si appoggiò ad essa e provò a calmare il suo cuore, li aveva sistemati, forse ne sarebbero arrivati altri ma su quelli Voldemort non avrebbe più potuto fare affidamento.
 
-Cosa ti è saltato in testa, Ronald!-
Ginevra corse verso il fratello e l’abbracciò.
-Andiamo.-
-Stai bene?-
Draco le si affiancò e annuì, ma in cuor suo sapeva che era una bugia, anche se aveva fatto la sua scelta, le conseguenze delle sue azioni non sarebbero tardate ad arrivare.
-Sei venuta.- gli disse nuovamente lui, non riuscendo ancora a crederci.
-Sì.- rispose semplicemente, li condusse su un altro corridoio per uscire dall’Ufficio Misteri, cercando di evitare altre sorprese.
-Perché?-
Si bloccò senza volerlo e lo guardò, vide anche gli altri fermarsi e fare lo stesso, percepì un nodo all’altezza della gola, e il cuore troppo pesante, Silente aveva ragione: aveva vissuto troppe cose per la sua tenera età, eppure era corsa ad aiutarlo, eppure aveva scelto lui.
-Ho scelto te.- disse semplicemente, come se quelle poche parole spiegassero il suo gesto.
-Mi hai sempre detto che se lo avessero saputo, tu saresti finita nei guai. Mi hai mentito?-
-No.- asserì, calma.
-Allora perché sei venuta, lui ti ha visto, Granger.-
Lei percepì la sua rabbia, non la chiamava mai per cognome, non l’aveva più fatto da quando si erano messi assieme.
-Lo so che mi ha visto, so che cosa ho scelto e mi sta bene. Non mi importa di quello che dovrò subire, se posso salvare te, allora pagherò anche il prezzo più alto.-
-Non sarei mai dovuto venire.- ammise lui.
-No, nessuno di voi lo avrebbe dovuto fare, ma andremo via da qui.-
-La colpa è la mia, tu mi avevi detto di non farlo e io credevo che fosse l’ennesimo dispetto, credevo che fosse qualcosa contro di me.-
-Potter tutto quello che faccio o dico è contro di te, ma avresti dovuto avere un po’ di buon senso! Secondo te che cosa ci avrei guadagnato nel mandarti dritto nella tana del lupo? Hai visto come la sua amichetta mi ha torturato? Credi davvero che voglia vedere altre persone ridotte come me? No, passo per questa volta.-
-Hermione, andiamo via da qui.-
-Dobbiamo tornare all’Atrio, per andare via, useremo i camini, ma dobbiamo essere veloci se ci fermiamo Voldemort non ci permetterà di scappare.-
-Forza su.-
 
Li osservò e senza aggiungere altro si avviò con decisione per i vari corridoio, riuscì a risalire abbastanza velocemente i piani, conosceva quel posto come le sue tasche, aveva accompagnato così tante volte suo padre che lo avrebbe potuto percorrere anche ad occhi chiusi e per una volta, una dannatissima volta, gli avrebbe dovuto dire grazie.
Senza quelle visite non li avrebbe potuti aiutare.
 
“Loro riusciranno ad aiutare te quando tornerai a casa?”
No. Sarò sola.
“Non siamo pronte per quello, Hermione. Ci distruggerà.”
Lo so.
 
Avvertì il brivido lungo la schiena, suo padre gliel’avrebbe fatta pagare cara, salata, con tutti gli interessi per il suo comportamento e lo avrebbe fatto anche Voldemort.
-Eccoci.-
Si avvicinò alla porta e vide Voldemort e Silente lottare, rimase per un momento catturata da quella situazione, non aveva mai visto così tanta magia in giro che per un momento percepì l’elettricità sulla sua pelle e ne rimase affascinata.
Stregata.
-Come ci muoviamo?-
La sua voce la riportò al presente e scosse la testa, esaminò l’Atrio e cercò di escogitare un piano.
-Andate avanti, io lo distraggo.-
-Ci sta già pensando Silente, non trovi?-
-Sì, ma se si concentra su di me non vedrà voi correre là, non credi? Ciò che gli preme è distruggermi e poterlo fare sarà un invito abbastanza allettante.-
-Ma…-
-Io verrò con voi, ma forza!- li spronò ad avanzare e vide Harry trascinarsi Ginny lungo la parete, silenziosi e veloci, Ron li seguì subito dopo ma Draco rimase con lei.
-Vai.-
-Resto con te.-
-No.-
-Ti ho messo in pericolo facendoti venire qua, non posso rischiare che quel pazzo di faccia qualcosa, avrei dovuto darti retta.-
-Non sarà lui il maggiore dei miei problemi e sono venuta qua perché lasciarti andare, perderti non sarebbe mai rientrato nelle mie prerogative, mi hai capito?! Adesso smettila, va da loro, devi riportarli a scuola Draco, okay?-
-Raggiungimi, Hermione. Ti amo.-
Rimase un secondo immobile, credendo che non l’avrebbe più sentito dire quelle parole che avevano cambiato il resto della sua vita.
-Anche io.- rispose, sentendo il proprio cuore andare in pezzi.
Si alzò e corse verso il Preside della scuola, strinse la bacchetta fino a far diventare le nocche bianche ma non si voltò a guardarlo, non poteva permetterselo.
 
-Cosa fai qui? Porta via gli altri!-
-Sono al sicuro!- urlò preparandosi al duello.
Voldemort la guardò e sorrise, provò repulsione verso quel viso consumato dalla Magia Nera, verso la persona che aveva distrutto la sua famiglia e poi la sua vita, era colpa sua, era sempre stata colpa sua tutto quello che aveva passato. L’aveva costretta ad attraversare l’inferno e a restarci, come se fosse un animale da sacrificare.
-Hermione Granger sei sempre stata una delle più grandi sfide che la vita mi ha messo davanti.- lo vide abbassare la bacchetta e girargli attorno.
-Quando ti ho visto la prima volta ho capito quanto talento tu avessi, non vedevo una giovane strega così promettente da quando ero piccolo e plagiarti, corromperti è sempre stato uno dei miei principali obiettivi, ma, ahimè, il tuo carattere ci ha impedito di comunicare.-
-Un vero peccato.- rispose piccata e lo guardò intensamente.
-Sì, a quest’ora saresti diventata più forte, più capace.-
-Già lo sono, sono la migliore strega di tutta la scuola.-
-Allora com’è che non ti sei accorta che i tuoi amici sono in difficoltà?- lo vide sorriderle e solo in quel momento notò i Dissennatori poco lontani da loro.
Li avevano circondanti, e nonostante i loro Patronus non erano riusciti a scacciarli.
 
-No…-
Si voltò, sapeva bene che non gli avrebbe dovuto voltare le spalle ma decise di agire lo stesso.
-Expecto Patronum!-
Osservò la sua tigre diventare corporea e lanciarsi contro i Dissennatori, li vide allontanarsi dai suoi amici e allora anche loro lanciarono l’incantesimo per difendersi; non riuscì ad evitarlo ma sorrise, nonostante sentisse il sudore scorrerle lungo la schiena e incollarsi alla sua camicia, sorrise, perché era riuscita a fare qualcosa di buono nella sua vita.
Di davvero buono.
-Tu pensi.-
La sua voce le sussurrò all’orecchio, ma mantenne la concentrazione, non poteva permetterselo di perderla.
-Hermione tu credi che fare qualcosa di buono ti farà apparire tale ai loro occhi, ai suoi occhi… Ti vedranno sempre e solo in un modo, sei la Regina di Ghiaccio per loro.-
-No.- rispose, sentendo le sue forze venire meno.
Non era come diceva lui.
-Oh, lo sai che ho ragione, tu vuoi che lui ti veda per quello che sei veramente, ma ti sei mai chiesta che cosa sei, Hermione? O chi sei?-
Provò a ingoiare il groppo in gola, cercò di scacciare quella voce ma le era entrata in circolo, come se si muovesse tramite il suo sangue e le risucchiasse la vita, allungò lo sguardo e lo vide.
Draco la stava guardando, il colorito pallido e i capelli tutti scombinati, e lo amava, Dio se l’amava ma qualcosa gli disse che non era sufficiente l’amore.
-No, non lo è, perché anche tu la senti… L’oscurità scorre in te, come in me, non puoi farne a meno, non puoi allontanarla.
Lo so io, lo sai tu, e lo anche lui.
Illuditi finché puoi, ma verrai da me un giorno.-
-NO.- urlò, il suo Patronus svanì, aveva perso la concentrazione e si ritrovò ad ansimare per lo sforzo, appoggiò i palmi delle mani sulle cosce e si piegò, non si era mai sentita così.
-Peccato… !!-
Percepì la forza dello schiantesimo colpirla in pieno petto e lanciarla dall’altro lato della stanza, come se fosse polvere, batté la testa e chiuse gli occhi.
 
*
 
-Hermione!-
Draco cercò di correre verso di lei, ma venne bloccato dai suoi amici, anche se avevano respinto i Dissennatori, non erano al sicuro lì, in quello scontro.
 
Se solo non l’avessi fatta venire.
Se solo fossi rimasto ad Hogwarts, con lei, avremo potuto fare l’amore anche quella notte, dimenticarci del mondo.
Se solo le avessi dato retta, non l’avrei messa in pericolo.
 
-Questa è Hermione Granger, questa è la mia pupilla, bè certo si è un po’ rammollita da quando ti frequenta Silente, ma ti prometto che il prossimo anno tornerà ancora più forte.-
Vide Voldemort avvicinarsi al Preside, la bacchetta era abbassata ed ebbe la sensazione che lo scontro fosse finito, nel vero senso della parola.
Ed ebbe anche la sensazione che loro avessero perso, su tutta la linea, spostò lo sguardo verso di lei, ancora sdraiata a terra, immobile.
 
-Se oserai…-
-Oserò invece, che questo ti serva da lezione Silente, mettiti contro di me e succederà questo…- la guardò, come se lei fosse una cosa, come se non valesse niente, -Questo è colpa tua, questa… Qui è solo un guscio vuoto, è rotta ed io l’aggiusterò.-
-Non ti azzardare a parlare di lei in quel modo!- sbottò Draco, sentendo il sangue ribollire nelle vene, la rabbia circolare come se fosse droga.
-Signor Malfoy… La colpa è anche sua, cerchi di non dimenticarlo.-
 
Un riflesso catturò la sua attenzione e si spostò per guardarla, Hermione aveva appoggiato una mano a terra e stava provando a rialzarsi, la vide sedersi sulle ginocchia e toccarsi la testa, nel punto esatto con cui aveva sbattuto contro il muro, vide il sangue nelle sue mani ma nessuna emozione le attraversò il viso.
Non stava provando niente.
-Neanche cinque minuti, è davvero tenace, ma questo è merito dei nostri allenamenti.-
Hermione si alzò e Draco avrebbe voluto aiutarla, ma la mano di Harry era ancora appoggiata sulla sua spalla e lo stava trattenendo, in tutti i sensi, ma notò che anche Silente la stava osservando, il vecchio mago le si avvicinò ma lei rifiutò la sua mano e camminò da sola, nonostante il passo incerto.
-Ti saluterò i tuoi genitori, saranno felici di sapere dei tuoi ottimi risultati ai G.U.F.O.-
Hermione lo guardò e si fermò, esattamente davanti a Voldemort, una mano ancora poggiata sulla testa e l’altra teneva la bacchetta.
-Se vuoi uccidermi fallo ora. Lo sappiamo entrambi che andrà a finire così, prima o poi.-
-Oh no, assolutamente, allora non hai davvero capito nulla.-
Lui fece un passo avanti e le poggiò una mano sulla spalla, riuscendo quasi a sorridere.
-Io sono fiero di te, Hermione Granger.-
Hermione sbiancò a quell’affermazione e si allontanò, Silente le andò dietro ma non interruppe mai il contatto visivo con Voldemort.
-Non è finita.-
-Lo spero davvero, Albus.-
In pochi secondi il Preside li portò via.
 
***
 
Hermione osservò le fiamme nel camino dello studio di Silente, il preside li aveva portati lì dopo la loro fuga al Ministero e nessuno se l’era sentita di rientrare ai Dormitori.
Osservò le fiamme mutare davanti ai suoi occhi, certe cose, come l’uso della magia al di fuori degli schemi l’aveva sempre affascinata; aveva studiato sempre di più per quello che le era concesso alla sua età, ma ciò non l’aveva preparata a quello che aveva affrontato quella notte.
-Harry sei stato imprudente.-
Silente stava parlando piano e a malapena lei riusciva a sentirlo, ma su quella scelta avrebbe concordato per tutta la vita, se Potter le avesse dato retta il duello fra Voldemort e Silente sarebbe andato diversamente e lei non avrebbe rischiato così tanto.
-Credevo di poter aiutare, credevo di doverlo fare, per me stesso. Ho sbagliato, dovevo pensare alle conseguenze, dovevo pensare a quello che la Granger mi aveva detto, ma sono stato infantile.-
-Tanto ci hai condannato tutti lo stesso.- disse, senza distogliere gli occhi dal fuoco.
Percepì Draco muoversi accanto a lei, a disagio, odiava quando lei si comportava in quel modo, odiava quando diceva la verità, ma per lei non avrebbe avuto più senso tacere, fare finta che le cose si potessero aggiustare.
-Ne parleremo dopo in privato, signorina Granger.-
-Che senso ha tutto questo?- Hermione tolse lo sguardo dal fuoco e osservò la stanza, e le persone intorno a lei, ma non sentì niente dentro il suo cuore.
-Che senso ha dire che andrà tutto bene? Lo sa bene quanto me, quello che è successo stasera ha fatto sì che diventassimo dei bersagli per i suoi giochi sadici, e barbari. Non scapperemo alla sua ira.-
-Le nostre famiglie…-
-Sì Ginevra, le vostre famiglie vi terranno al sicuro quest’estate, forse saranno loro a essere prese di mira quando torneranno a lavoro, perché loro lavorano tutti per Voldemort, o forse questo passaggio vi era sfuggito?- chiese, muovendo le mani vicino alle orecchie per enfatizzare il concetto.
-Non pensi a cosa succederà a te?-
La mano di Draco tra la sua la riportò al mondo reale; sì, ci aveva pensato e non avrebbe smesso di pensarci finché non avrebbe rimesso piede a Granger Manor, ma sapeva, altrettanto bene, che pensarci non avrebbe cambiato la situazione.
L’avrebbe solo peggiorata.
Si voltò e lo guardò, percepì i muscoli del viso addolcirsi quel poco per cambiare espressione, quel poco per fargli capire che avrebbe accettato tutto, solo per lui.
-Non importa quello che mi succederà, ho fatto quello che ritenevo fosse giusto, quello che il mio cuore riteneva fosse giusto.
Forse nella vita non avrò altre occasioni di fare la cosa giusta, forse questa sarà stata l’unica volta ma dovevo farlo, non solo per te, ma anche per me.
Io non sono come loro.
Preferisco morire, al contrario.-
 
Lo sguardo di Hermione s’incastrò nei suoi occhi, amava tutto di quel ragazzo, ogni singolo aspetto e se nonostante l’avesse portata a scegliere fra la sua salvezza e la propria vita, non avrebbe mai potuto odiarlo, e avrebbe scelto lui tutte le volte.
-Dovreste andare a dormire, domani ci sarà la cerimonia di chiusura dell’anno.-
A quelle parole il suo cuore però perse un battito, domani sera sarebbe rientrata a casa, domani sera sarebbe iniziata la sua lunga agonia.
-Sì.-
Non capì se era stata lei a rispondere o se erano stati gli altri, ma si ritrovò a camminare fuori nei corridoio come se niente fosse, Draco ancora accanto a lei, le stringeva la mano, cercando di rassicurarla.
 
Chiuse gli occhi e si prese di coraggio, anche se quello non sarebbe mai stato una delle sue caratteristiche migliori, però glielo doveva.
Glielo doveva al ragazzo che aveva stravolto la sua vita.
-Ascoltami.- lo fermò, così da far avanzare Ginny e gli altri, senza che fossero sentiti.
-Stai male?-
-No, ma devo dirti una cosa.-
-Cosa?-
-Non so se il prossimo anno mi faranno tornare.-
-Cosa intendi?- lo sguardo di Draco si annuvolò e lei percepì ancora il fremito per quegli occhi che avevano buttato giù il suo muro.
-Loro, forse, non mi faranno tornare… Non sarà così facile, dopo stasera. Devi sapere che non potrò scriverti, non potrò vederti, Draco.-
-Troveremo un modo.-
-Non conosci le misure di sicurezza di casa mia, ma va bene così.-
-Non puoi chiedermi di lasciarti andare, ti aspetterò ogni sabato mattina, per tutta l’estate davanti ai Tre Manici di Scopa, vieni.-
-Non posso promettertelo, non farlo neanche tu. Vivi la tua vita.-
-Mi stai lasciando?-
Hermione abbassò lo sguardo, lo stava facendo? Lo stava veramente lasciando? Non lo sapeva, in fondo non l’avrebbe voluto fare, ma sentiva dentro di sé il bisogno di liberarlo da quel vincolo.
-Ti avevo detto che ti saresti stancato di me, ti avevo detto che starmi dietro ti avrebbe causato solo guai…-
-Non mi sono stancato di te, io ti amo Hermione, e non ti azzardare a troncare con me. Non te lo permetto.-
Alzò lo sguardo e la preoccupazione dei suoi occhi si era tramutata in rabbia.
-Perché no?-
-Perché se credi che io sia quel genere di persona allora non hai capito proprio niente, non mi importa se non ti vedrò, starò male e mi mancherai, ma il prossimo anno ci rivedremo qui e staremo assieme, perché non riesco neanche a pensare cosa voglia dire separarsi da te.-
-Ti mancherò?- chiese, stupita.
Non era mai mancata a nessuno, non era mai stata essenziale per qualcuno, non aveva mai provato niente del genere.
-Certo che mi mancherai.-
Draco la baciò e percepì l’amore in quel bacio, percepì il suo desiderio di salvarla, ma in fondo sapeva di non poterlo fare, lei gli passò una mano in mezzo i capelli, passò l’altra mano per carezzargli il viso, quello stesso viso che aveva toccato con mani insanguinate mesi fa, quel viso che sognava la notte e con la quale aveva imparato a convivere nel buio della sua stanza.
Quel viso che rappresentava Draco Malfoy; cercò di ricordare ogni singolo aspetto, ogni singola emozione per imprimerseli nella mente, quelli sarebbero stati gli unici ricordi al quale si sarebbe aggrappata.
Gli unici ricordi che l’avrebbero strappata dal dolore e dalla nostalgia di quello che avrebbe potuto perdere, e che aveva, solo, momentaneamente salvato.




∞Angolo Autrice: Piaciuto? Insomma, so dato che la storia ha poco e niente in comune con la vera storia, spero comunque che questa alternativa sia stata di vostro gradimento ^^
Quindi Hermione ha davvero un grande potenziale, anche Voldy la vede così ma lei non può accettarlo, farlo vorrebbe dire essere come lui, come i suoi genitori e sa di poterselo permettere: avendo combatutto una vita intera per andare controcorrente.
Quindi cosa succederà adesso? Herm mette in guardia Draco, ma lui non demorde, credo di aver rappresentato in lui l'amore vero, quello sincero e certo, forse un pò troppo per un ragazzo ma alla fine compensa con lei, con la freddezza del cuore di Hermione.
Spero di risentirvi tutti e spero in qualche recensione che mi aiuti sempre ad andare avanti e migliorare, perchè insomma la vostra soddisfazione è la mia gioia :)
Vi lascio allo 
Spoiler:

“Si stancheranno.”
Anche tu sai che è una bugia. Loro non si stancheranno mai, loro giocheranno con noi per tutta l’estate.
“Devi resistere.”
Non ce la faccio più.
“Hermione…”
 

 

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Capitolo 23
*** Broken ***


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Cosa mi spinge a farmi viva dopo tutto questo tempo? Penso che si chiama istinto di sopravvivenza, o semplicemente perchè avevo bisogno di nuovo di questa distrazione.
Da quando ho pubblicato l'ultimo aggiornamento la vita ha smarrito la sua retta via e la direzione da lei presa mi ha abbastanza scombussolata: prima mi ha lasciato il mio cane e dopo mio nonno.
Non posso descrivere il dolore che ho provato ma quel dolore associato alla mia vita universitaria mi ha portato troppo lontano e tornare qua, tra voi, è stata la vera impresa.
Quindi vogliate scusarmi se in questi mesi non ho trovato l'ispirazione per questa storia e spero soprattutto di non perderla strda facendo!
XOXO
_Giuls17_

 
Broken
 
-Sappiamo cos’è successo al Ministero.-
Hermione raddrizzò la schiena e chiuse per un attimo gli occhi, la resa dei conti era arrivata e il suo verdetto sarebbe stato pronunciato a breve, ed aveva la certezza che sarebbe stato negativo.
-Ti sei permessa di contrastarlo, ti sei permessa di andare contro colui che ci ha salvati, Hermione, ti sei permessa di sfidarlo!-
-Io…- provò a spiegare, provò a inventarsi una scusa ma non le venne in mente niente, aveva troppa paura.
Lo sguardo di suo padre la fece tremare, la becchetta stretta tra le mani vibrare quanto lui.
-Niente di quello che dirai cambierà la nostra decisione, questa estate non uscirai di casa. Dovrai scontare la tua punizione.-
-Si signore, in… Cosa consisterà?- inghiottì il groppo che si era formato in gola e lo guardò.
Albert non le sorrise, neanche sua madre alle sue spalle lo fece, rimasero in silenzio ad osservarla e provò ad immaginare i loro pensieri, tutti contro di lei, tutti su di lei.
-Ci hai disobbedito Hermione e per questo proverai sulla tua pelle il nostro disappunto, ci hai reso lo zimbello del Ministero, ci hai disonorato e tu lo sai bene che non te la caverai facilmente con qualche Cruciatus.-
-Lo so.- sussurrò, percepì un altro brivido attraversarle la schiena, scoprì che per suo padre le Cruciatus rappresentavano solo l’antipasto, non aveva idea che conoscesse modi ancora più brutali.
 
“Lo hai fatto per lui.”
Sì.
“Possiamo resistere.”
No, stavolta no.
 
Percepì le lacrime scenderle lungo il viso, suo padre la tirò per i capelli e le fece sbattere le ginocchia a terra, quel dolore non lo sentì neanche, perché lo vide prendere la cintura, delicatamente appoggiata sul divano del loro costosissimo salone ed avvicinarsi alla sua schiena.
 
***
 
~Un mese dopo.~
 
-Draco perché non mangi?-
Narcissa abbassò lo sguardo sul figlio e lo vide ancora una volta sposare il cibo sul piatto, come se non avesse davanti uno dei suoi piatti preferiti.
-Scusami, stavo solo pensando.- ammise, sospirando.
-A cosa?-
Lucius abbassò la Gazzetta del Profeta e guardò il figlio, assieme alla moglie aveva notato qualcosa di diverso in lui, avevano rispettato i suoi tempi, ma nonostante fosse passato un mese dalla fine della scuola non avevano ancora saputo niente.
-Quest’anno ho conosciuto una ragazza, ad Hogwarts.-
-Hai… La ragazza?- chiese sua madre, curiosa.
-Sì, o almeno. Dovrebbe essere così.- rispose, guardandoli.
-Cosa intendi?-
-Lei è Hermione Granger…-
-La… La figlia di Albert Granger? Quell’Albert? Draco…-
-Lo so cosa stai per dirmi papà, lo so che conosci suo padre e che non la vedresti mai accanto a me… Credimi so esattamente cosa stai pensando, ma non è come credi.-
-Allora spiegaci.- sua madre, si avvicinò e gli mise un braccio sulla spalla, per incoraggiarlo.
-Tutto è successo all’improvviso, io e lei non ci siamo… Cercati, bè ci siamo trovati. Era la Regina di Ghiaccio davanti a tutti, era una stronza Serpeverde, ma non con me, non mi ha mai guardato con i suoi occhi, non mi ha mai fatto sentire inferiore, non mi ha mai mancato di rispetto.-
Draco prese un respiro profondo e continuò, aveva bisogno di liberarsi di quel peso, aveva bisogno dei suoi genitori.
-Però la sua vita non è per niente agiata, suo padre la maltratta, ed anche la Umbridge l’ha fatto durante l’anno.-
-La nuova professoressa?-
-Sì, lavorano entrambi per Voldemort e ci sono andati giù pesanti con lei, usando anche la Cruciatus.-
-Ma è solo una ragazza!- sbottò sua madre, arrabbiata.
-Lo so, lo so.- sussurrò, ricordando tutte le sue cicatrici, ricordando i suoi occhi spaventati e pieni di paura.
-Se porti il suo cognome niente diventa facile… Ed io ho paura che dopo la bravata che abbiamo fatto al Ministero, le stia succedendo qualcosa.-
-Non ti ha scritto?- chiese suo padre.
-No, me lo aveva accennato ma credevo che sarebbe riuscita a trovare un modo. Le avevo detto che l’avrei aspettata per tutta l’estate, ogni sabato, ai Tre Manici di Scopa, non è mai venuta.- concluse, torturandosi le mani, per l’ansia.
-Lucius…-
-Chiederò in giro, ma le voci che girano su Granger Manor sono vere. Quella non è una villa antica di generazione, è un roccaforte, è sorvegliata da Dissennatori, anche se avesse voluto uscire…-
-Non ci sarebbe riuscita senza essere braccata, no?-
-Silente potrebbe intercedere, magari.-
-Lo escludo, le cose con Voldemort erano agli sgoccioli al Ministero, non agirà prima di Settembre.- disse Lucius.
-Credi?-
-Purtroppo sì.-
-Ed io cosa faccio fine ad allora?-
-Chiamerò Molly, andrai alla Tana, ti svagherai un po’ e cercherai di pensare di meno a lei.-
Draco si alzò dalla sedia e provò ad avviarsi verso la sua stanza, ma un pensiero gli attraversò la mente e si strinse attorno al suo cuore, lasciandolo ancora una volta col fiato corto.
-La colpa è stata mia.-
-Di che parli, tesoro?-
-Lei è venuta al Ministero per me, io non l’avevo ascoltata. Sono andato lo stesso e lei me lo aveva detto, Merlino sono stato così stupido!-
-Cosa ti aveva detto?-
Narcissa si avvicinò al figlio, percependo il suo dolore come se fosse il proprio.
-Mi disse: “Io sono condannata a questa vita.”
Mi aveva supplicato di proteggerla, “Non permettere che lo scopra, se ci scopre per me sarà la fine e mio padre farà in modo di non farci più vedere.”
Io invece non le ho dato retta, ho fatto sì che Voldemort ci vedesse assieme, che lei lottasse per me, che si esponesse.-
-Non potevi saperlo.-
-Mamma… Cosa le staranno facendo?-
Narcissa vide la desolazione negli occhi di suo figlio, quegli occhi sempre pieni di vita in quel momento erano color della tempesta, percepiva il suo dolore, percepiva la sua agonia. Amava quella ragazza, l’amava così tanto da rischiare con lei, tutto, per un intero anno ed adesso le era stata portata via.
Scosse la testa, non aveva idea di cosa le stessero facendo, ma se quello che aveva sentito corrispondeva alla verità, pregò Merlino che la risparmiassero, pregò affinché quei genitori avessero pietà della loro stessa figlia.
 
***
 
Hermione chiuse l’anta del suo armadio e serrò gli occhi, si portò le ginocchia al petto e senza volerlo iniziò a dondolare.
Avanti e indietro.
Indietro e avanti.
Provò a fermarsi, a riprendere il controllo di quel corpo che sarebbe dovuto essere il suo, ma non lo sentiva più in quel modo, da un mese a quella parte, la sua vita non gli apparteneva più.
Scosse la testa e provò a scacciare le lacrime, ci riuscì, aveva smesso di piangere il giorno stesso in cui suo padre l’aveva frustata come un animale, aveva smesso di piangere quando aveva visto la sua faccia adirata e per niente soddisfatta.
Aveva smesso, perché aveva capito tutto.
Avrebbero giocato con lei, per tutta l’estate.
Si morse il labbro, cercando di reprimere il dolore per le ultime ferite ancora fresche, ancora aperti che aveva sulla coscia, lasciò andare un leggero lamento, non gli avrebbe concesso altre soddisfazioni.
Si azzardò ad aprire gli occhi e fu confortata dal buio, lo stesso buio in cui aveva imparato a convivere in quel periodo, il buio che non la giudicava per il suo aspetto come faceva lo specchio della sua camera, che aveva distrutto dopo averle mostrato una versione distorta e maltratta di Hermione Granger.
Non era riuscita a sopportare la sua stessa immagine, di nuovo.
Alzò gli occhi e percepì la stoffa dei suoi vestiti, vestiti che non aveva indossato neanche una volta, vestiti che sarebbero rimasti lì a marcire come lei, allungò un braccio e nonostante l’oscurità vide le cicatrici che gli avevano lasciato, passò la mano su di esso e percepì una minima differenza della pelle.
Quella volta avevano deciso che le Cruciatus non sarebbero state l’unico mezzo, avevano capito che non avrebbero più avuto lo stesso effetto su di lei e che bisognava cambiare canzone, così avevano utilizzato altri incantesimi che non le avevano nominato, avevano utilizzato mezzi che non richiedevano la bacchetta, per il solo gusto di vedere il suo sangue uscire lentamente dal suo corpo.
Voldemort stesso aveva scelto, ogni giorno, la sua punizione. Eseguendola per primo.
 
“Si stancheranno.”
Anche tu sai che è una bugia. Loro non si stancheranno mai, loro giocheranno con noi per tutta l’estate.
“Devi resistere.”
Non ce la faccio più.
“Hermione…”
 
Il viso gli Draco gli balenò davanti, in quella oscurità che era diventata la sua vita. Provò ad afferrare l’immagine, a concentrarsi ma non ci riuscì, sparì velocemente così come era arrivato.
Aveva pensato intensamente a lui i primi giorni, aveva pensato ai loro ricordi e grazie ad essi era riuscita ad alleviare il dolore e la sofferenza, era riuscita a sopravvivere, ma più il tempo passava e più le facevano male, più i giochi cambiavano e neanche il suo viso era stato più d’aiuto.
Le avevano portato via tutto, anche quello che non potevano strapparle e si era resa conto di quanto fosse diventata indifesa, di come i suoi stessi genitori trovassero piacere in quella situazione, come se per tutta la loro vita non avessero atteso altro che quel momento.
Il momento esatto in cui avrebbe sbagliato, il momento preciso in cui avrebbero rintrecciato le loro strade.
 
Ma, in quel momento, l’anta del suo armadio si aprì, la luce le investì gli occhi e si protesse con le braccia, solo che così diede una mano al suo aguzzino che la trascinò fuori.
-Lasciami!- provò a liberarsi ma si rese conto che il suo corpo non l’avrebbe aiutata.
Era di nuovo denutrita, anche se la colpa non era stata del tutto sua, le punizioni non avevano aiutato il suo metabolismo a riprendersi e le ferite ancora aperte le portavano via tutta l’energia.
-Ti vogliono sotto.-
Riconobbe uno scagnozzo del Primo Ministro e abbassò lo sguardo, si lasciò trasportare, osservò i suoi jeans strappati e la magliettina sucida, nonostante le avessero concesso un bagno qualche sera prima, si sentiva come se non si fosse mai lavata.
 
L’uomo la lanciò sulla sedia in malo modo e vide delle funi magiche stringerle i polsi e le caviglie, il cuore le batté forte, ogni volta iniziavano così e ogni volta lei finiva col perdere i sensi, provò a calmarsi, provò a pensare a Draco Malfoy, ma quei ricordi le fecero male, forse male quanto tutto quel dolore, non lo aveva più visto, più sentito e una parte di lei sperò che fosse andato avanti mentre l’altra che non l’avesse dimenticata.
Anche se ormai neanche il suo ricordo riusciva più ad alleviare la sofferenza.
 
-Buongiorno.-
Non rispose, vide suo padre poco distante e Voldemort in prima fila, come ogni mattina.
-Oggi ci siamo svegliati dalla parte sbagliata del letto, ma non importa, oggi ti sarà perdonato tutto.- sussurrò, avvicinandosi.
Provò a tirarsi indietro ma lui le poggiò una mano sul mento e strinse per farsi guardare negli occhi.
-Oggi potrai scegliere, la tua nuova vita.-
Avrebbe voluto urlare, scalciare ma per la prima volta non trovò l’energia per farlo, si stava arrendendo a loro.
-Il mio esercito di Mangiamorte sta diventando sempre più numeroso, sempre più consistente e oggi do a te la possibilità di farne parte, so che ne saresti onorata.-
-Va al diavolo.- rispose, guardandolo negli occhi.
-Oh Hermione, credevo che ormai lo avessimo chiarito, ci stiamo andando assieme.-
-Hermione ti conviene dire di sì.- aggiunse sua madre.
-Perché? Cosa succede se dico di no? Mi torturate?! Fate pure! Lo avete fatto per tutta l’estate, e lo farete ancora, anche se dicessi di sì!- sbottò, stanca e infuriata.
Sentiva il suo cervello connettersi a momenti e sconnettersi quello dopo, la colpa era di tutte quelle Maledizioni che aveva sopportato, si diceva che avrebbero potuto portare alla pazzia un uomo, non ci aveva mai creduto fino a quel momento.
-Piccola ragazzina viziata, dovresti essere onorata di portare il Marchio Nero!-
Bellatrix entrò nel suo campo visivo e la schiaffeggiò come se niente fosse.
Hermione avvertì il sangue in bocca, si voltò e sputò a terra, avrebbe resistito.
-Sai Hermione credevo di non doverlo fare, credevo che questo mese passato tra di noi ti avesse fatto capire che ostacolarci non ti avrebbe portato nessun beneficio, ma a quanto pare hai ancora molta strada da fare.-
-Non mi unirò a voi.-
-Se non lo farai.- Voldemort si abbassò, avvicinò la bacchetta al suo viso e tremò, -Mi costringerai a portarlo qui.-
 
Quelle semplici parole le fecero bloccare il cuore, percepì i polmoni chiedere aria per continuare a respirare ma qualcosa dentro di lei si ruppe definitivamente.
 
Non lui.
 
Riprese a respirare lentamente, notò le mani tremarle e le chiuse a pugno per contenerle anche se non servì a molto e guardò il suo aguzzino negli occhi.
-Lo sai che lo farò, lo porterò qui, e lo punirò Hermione e mi chiederà lui stesso di ucciderlo alla fine, perché per lui non avrà più senso neanche vivere.-
-No…- sussurrò, rendendosi conto che le lacrime premevano nuovamente agli angoli degli occhi per uscire.
Le ricacciò dentro, avrebbe pianto dopo, avrebbe pianto per la desolazione della sua vita ma non di fronte a loro.
-Forse sarà da Potter, forse porterò qui anche lui e qualche Maledizione gli insegnerà l’educazione, come hanno fatto con i suoi genitori.-
Hermione scosse la testa, percepì il corpo stanco e stremato, non avrebbe retto quel colpo, non avrebbe retto lo sguardo disperato di Draco e pieno di paura, lo avrebbe protetto a qualsiasi costo.
-Allora dimmi, vuoi che porti qui Draco Malfoy? Forse dopo ti sarà più facile…-
-Accetto.- abbassò gli occhi e si arrese.
Aveva decretato la sua fine, nonostante avesse smesso di lottare nel senso fisico della parola, In quel mese aveva continuato a lottare senza sosta, non si era mai arresa, ma adesso le carte in tavola erano state di nuovo mischiate e non erano più a suo favore.
-Cos’hai detto?-
-Accetto!- urlò, non alzando il viso, -Fate quel che dovete.-
-Questo si che renderà onore ai Granger, anche tu farai parte dei Mangiamorte.-
 
“Cosa abbiamo fatto?”
Abbiamo deciso di distruggerci.
 
Percepì le mani sottili di sua madre girarle il braccio sinistro, così da avere il palmo girato verso l’alto e avvertì il freddo della bacchetta di Voldemort sulla pelle, lo avrebbero fatto.
Hermione chiuse gli occhi e si morse il labbro, aveva combattuto per tutta la sua vita, aveva scelto di essere la Regina di Ghiaccio per non sottostare ai suoi genitori, e aveva messo da parte Hermione, ma in quel momento chi stavano distruggendo non era Lei, era Hermione, la stessa Hermione che Draco aveva scovato dietro al muro, la stessa ragazza che aveva detto ti amo a quel ragazzo di Grifondoro credendo, illudendosi di poter essere felici.
La stessa ragazza che in quel momento stavano marchiando, ma ciò non la sconvolse, aveva deciso di salvarlo ancora, aveva deciso che soffrire affinché lui vivesse sarebbe stata la scelta più giusta.
La scelta che avrebbe fatto ogni volta.
 
“Hermione…”
Non c’è più nessuna Hermione.
 
***
 
~11 Settembre.~
 
Draco scese dall’Hogwart’s Express e si diresse a passi spediti verso la scuola, non l’aveva incrociata in nessun vagone e quando aveva visto lo sguardo spaesato di Blaise e Daphne aveva capito che neanche loro l’avevano sentita o vista.
Si avviò verso la Stanza della Necessità sperando di trovarla lì a prenderlo in giro ma la Stanza non era stata attivata e al suo interno non la vide, non trovò nessuno.
Quando riscese, disperato, il cuore gli stava urlando che ormai era tutto finito, che lei era andata e che lui non l’avrebbe più rivista, ma un’altra parte di lui si rifiutava di arrendersi.
 
-Malfoy.-
Blaise si avvicinò piano, assieme a Daphne.
-Ditemi che avete qualche notizia, illudetemi, anche solo per un attimo.-
-Non… Non abbiamo idea di che cosa sia successo, quest’estate.-
-I nostri genitori hanno mantenuto la massima discrezione, non sappiamo niente.-
-Oddio…-
Draco si appoggiò contro una colonna e solo in quel momento lasciò andare la disperazione che per tutti quei giorni avevano trattenuto.
 
Dove sei?
 
*
 
-Dov’è Silente?-
Draco alzò lo sguardo e solo in quel momento osservò il tavolo dei professori, non si era neanche accorto che quest’anno il discorso era stato tenuto dalla McGranitt e non da Silente, ma sapeva che la colpa era del suo cervello.
Allungò il collo verso il tavolo dei Serpeverde, vide Ginny, Blaise e Daphne e la bionda scosse la testa, Hermione non c’era e in quel momento ripensò alla frase dell’ultima volta che si erano visti.
 
-Loro non mi faranno tornare.-
 
Aveva sempre saputo che sarebbe andata a finire in quel modo, ma aveva accettato le conseguenze delle sue azioni senza fiatare, senza farlo preoccupare; strinse la mano a pugno, maledicendosi per essere andato ancora al Ministero quando la porta della Sala Grande si aprì.
Albus Silente entrò non guardando in faccia nessuno e al suo fiancò vide una ragazza.
In un primo momento non la riconobbe, i capelli erano maltrattati, come se fossero stati tirati più volte e strappati, avevano perso il loro colore e la piega naturale che aveva imparato sfiorare quando facevano l’amore; osservò i suoi vestiti, e nonostante capì che si trattasse di una nuova divisa il suo corpo sotto di esso era magro, il passo incerto.
Hermione teneva gli occhi bassi e le mani stringevano convulsamente il mantello sulle spalle, osservò Silente sussurrarle qualcosa e solo in quel momento notò il silenzio che si era creato in sala, lei annuì e si voltò verso il tavolo dei Serpeverde ma non lo guardò.
Non guardò nessuno neanche quando vide Blaise farle posto.
Hermione si sedette, facendo attenzione a non toccare nessuno e quando l’amico provò ad appoggiarle una mano sul braccio lei si ritirò, e lo guardò.
Anche se era lontano, vide il tormento in quello sguardo, vide il viso pallido e le ossa scavata sulla faccia.
Si voltò velocemente e guardò il piatto.
Blaise lo guardò, sconvolto e anche se non aveva detto una parola, lui aveva capito.
 
Quella non è la Regina di Ghiaccio.
Quella è Hermione e l’hanno spezzata.
Hanno spezzato Hermione.
 
*
 

… … …
… … … …
“Hermione?...”
No… Nessuno… … …
 

∞Angolo dell'Autrice: Cosa ne pensante? Non credete che per Hermione sia stato facile tornare a casa e assumersi le responsabilità delle sue azioni. Non sarebbe riuscita a scappare, la traccia l'avrebbe fatta scoprire dopo poco, e insomma, Voldemort non l'avrebbe permesso.
Draco non avrebbe potuto aiutarla comunque, nasconderla non sarebbe servito a niente e Silente... Silente per il momento aveva già la sua dose di problemi e non si è propriamente soffermato su quella povera ragazza.
Ma in fondo io credo che la scelta di tornare al Manor sia lineare con il tipo di vita che si era prefissata: la Regina di Ghiaccio non era mai scappata di fronte a niente e nessuno, ed Hermione non lo avrebbe fatto, in fondo era consapevole di cosa sarebbe successo.
Quindi spero che siate clementi, ci vediamo al prossimo capitolo !

Spoiler_  
-Lasciami!- urlò, ed in quel momento udì la sua voce dopo giorni.
[...] -Non… Toccarmi.- sussurrò, portandosi il polso al petto e stringendolo con l’altra mano, come se si fosse bruciata.
Scottata con la vita.
[...]
-Scordatevi di me.- disse, riuscì a percepire il suono di quelle parole e poi corse via.
 

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Capitolo 24
*** Cold as Ice ***


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Buonaserata a tutti voi, spero che il vostro fine settimana inizi bene e al meglio, io purtroppo domani sarò sotto le grinfie del mio dentista e ho preferito aggiornare con un pò di anticipo, dato che non so bene quali saranno le conseguenze di queste torture XS
Veniamo a noi, Hermione è tornato ma Draco è sconvolto, non sa cosa sia successo, non sa perchè la ragazza che ha amato e salvato adesso è in quelle condizioni.
Sarà un percorso lungo o meglio sarà un percorso introspettivo, per capire, per ricercare le vere motivazioni, e per scoprire la verità, ma nonostante le avversità, il dolore, riusciranno a scorgere la luce in fondo al tunnel!
Un grazie enorme a tutti voi che siete qui con me, nel <3

 


 
Cold as Ice
 
Hermione rimase ferma immobile sulla panca.
Non aveva nessuna intenzione di muoversi, né per parlare, né per toccare cibo.
Guardò il suo piatto vuoto e notò la tavola imbandita di tutto il cibo che in quei mesi gli era stato negato, eppure non provò lo stesso morso della fame alla base dello stomaco, non sentì l’acquolina in bocca come quando le portavano una misera cena.
Non sentiva niente, solo che era tornata, era riuscita a lasciarsi il Manor alle spalle.
Si portò le mani sul grembo, attenta a non essere toccata e ripensò al viso di Silente quando l’aveva trovata in camera sua, alle urla dei suoi genitori ed alla sua semplice richiesta:
 
-Mi porti via.-
 
E per una volta il suo desiderio era stato realizzato, Silente l’aveva portata via dalla sua stessa camera, dai genitori che l’avevano massacrata per mesi senza alcun rispetto, senza alcun rimorso.
Era scappata da Hermione e dalla Regina di Ghiaccio.
Aprì gli occhi e percepì molti sguardi addosso, ma li glissò tutti, non era più la stessa ragazza, non era più la perfida serpe pronta a mietere vittime, era diventata lei stessa la vittima, lei aveva patito e sofferto per tutte le torture che aveva inflitto.
Non era più il carnefice.
Le era stato servito un conto, anche troppo salato.
Si mosse a disagio, pregando che la cena fosse veloce, voleva chiudersi in camera sua, voleva sparire e dimenticare.
Dimenticare le torture, dimenticare il sangue e le urla, ma soprattutto voleva scordare il Marchio Nero impresso sul suo braccio sinistro.
Voleva scordare se stessa.
 
Non c’è più nessuna Hermione.
 
Non si sentiva più quella ragazza, una parte di lei credeva che non fosse mai esistita e che tutti i suoi ricordi fossero il frutto della sua pazzia.
Pazzia.
C’era arrivata alla pazzia, forse non a livelli eclatanti, ma in quei mesi l’aveva provata sulla sua pelle ed adesso il suo corpo non le apparteneva più, come la sua mente.
Lo aveva notato in piccole cose, in piccoli gesti che una volta avrebbe controllato, dentro di se c’era troppa confusione, troppo disordine e non aveva più il comando di niente, neanche della sua mente.
Strinse le mani a pugno, l’istinto le diceva di muoversi, di andare via, ma lo represse, avrebbe dovuto fingere.
 
Improvvisamente vide i ragazzi alzarsi, la cena era finita e senza pensarci troppo si alzò.
Fu veloce, nonostante sentisse le gambe incerte per la mancanza delle forze, sorpassò tutti e si diresse verso l’uscita, passò in mezzo a due ragazzi e li sfiorò.
Un brivido le percosse la schiena e si morse le labbra per evitare di urlare.
 
Nessun contatto. Nessun contatto.
 
Non lo avrebbe sopportato, non avrebbe retto in quel caso, e nonostante percepì i suoi amici seguirla, cercò di essere più veloce.
Poiché Hermione Granger, la Regina di Ghiaccio stava scappando. Stava scappando da Blaise, Ginny e Daphne, i suoi unici amici, coloro con i quali aveva condiviso tutto, dalla gioia al dolore, dagli scherzi alle torture; stava scappando da Draco Malfoy, colui il quale aveva annientato il suo muro, mostrandole una ragazza sepolta nelle sue stesse paure e pentimenti, da colui per il quale si era sacrificata; ma soprattutto stava scappando da se stessa.
Da quella ragazza che loro avrebbero cercato e che non avrebbero trovato.
Da quella persona cui avevano detto addio e che avevano perso, senza poter combattere, senza poter salutare; percepì le lacrime scenderle silenziose lungo le guance.
Aveva smesso di piangere il primo giorno che suo padre aveva iniziato le torture, aveva deciso che non avrebbe dato nessuna soddisfazione a quell’uomo e a quella donna, ma adesso, lontano da quel dolore, lontano dai loro sguardi percepì quei sentimenti che aveva occultato.
Percepì il suo cuore, quel cuore massacrato e distrutto, battere, anche se piano.
Percepì se stessa, ma avvertì solo freddo.
Perché lei era quello: freddo.
Fredda come il ghiaccio, un guscio vuoto, lasciato a marcire nella sua stessa follia, non era più nessuno.
 
Affrettò il passo e senza volerlo si ritrovò a correre, non si guardò indietro neanche una volta, non ci sarebbe riuscita.
Li avrebbe spezzati.
Cosi come avevano spezzato lei, e sapeva che da quel genere di dolore non era facile uscirne, sapeva che non avrebbero trovato alcun ristoro, alcun giovamento, solo altra sofferenza.
Quando vide la porta del suo Dormitorio, provò sollievo, osò provare qualcosa, entrò e senza pensarci chiuse la porta della sua camera, la sigillò con un incantesimo e si lasciò cadere a terra.
 
“Non li potrai evitare per sempre.”
… Tu … ?
“Io…”
 
Hermione lasciò andare un singhiozzo e si ritrovò a piangere come aveva fatto l’anno prima davanti a Draco, quasi una vita fa, quando ancora il suo mondo era tutto da scoprire.
Si tolse il mantello e si spogliò velocemente, ma i suoi occhi non si posarono sul suo corpo, non avendo più le forze di guardarlo, ma solo sul suo braccio sinistro.
Quel simbolo nero era ancora lì, il simbolo della morte, della distruzione, era lì sul suo braccio per ricordarle la sua scelta, per ricordarle cosa avesse sacrificato e per chi.
Era lì a ricordarle cosa avesse perso.
Si adagiò sul letto e pianse.
Per la prima volta da mesi la sua anima trovò sollievo, per la prima volta chiuse gli occhi sapendo che nessuno sarebbe venuto a prenderla durante il sonno per torturarla.
 
***
 
Hermione si aggirò incerta tra i corridoi, cercando di non dare esattamente nell’occhio.
Aveva saltato la colazione in Sala Grande, sperando di poter evitare le occhiate dei ragazzi della sua Casa e anche di lui, così aveva deciso di dirigersi direttamente a lezione.
Non aveva fatto proprio caso al programma di quell’anno, lei che nonostante la facciata, la maschera che aveva deciso di indossare si animava per tutti i libri che avrebbe potuto studiare, e non si sorprese quando, nonostante tutto, li trovò impilanti sulla scrivania della sua camera.
Silente li aveva sicuramente ritirati per lei.
Si avviò verso la classe di Difesa contro le Arti Oscure e si sedette in un posto vuoto, nonostante la classe non fosse propriamente vuota, posò i libri e posò anche le mani in grembo.
Cercò di essere silenziosa ma non aveva fatto i conti con dei fattori collaterali, poiché in quel momento entrò lui e percepì la schiena andarle a fuoco.
Non aveva dimenticato e il suo subconscio glielo stava facendo notare, si era sempre sentita così quando lui era nelle vicinanze, e tutte le volte che lo toccava i sensi tendevano anche ad ampliarsi, ma si impose di dimenticare.
Hermione rimase ferma, nonostante dentro di se qualcosa stava ribollendo, non allontanò lo sguardo dalla lavagna e dalla cattedra, non lo guardò, perché in cuor suo se lo avesse fatto gli avrebbe raccontato tutto e non voleva farlo.
Gli avrebbe mostrato se stessa e ne sarebbe rimasto deluso.
Voleva che lui la dimenticasse, no, che lui si scordasse di lei.
 
“Scordare è ancora più crudele di dimenticare.”
 
Ma non le importava, se lui fosse andato avanti, lei avrebbe potuto anche lasciarsi andare, abbandonare quella vita che per troppo tempo le era stata stretta, ma solo se lui l’avesse fatto prima, solo se lui non l’avesse più guardata come stava facendo in quel modo.
 
-Her…-
 
-Seduti.- la voce di Piton portò calma nel suo cuore moribondo e ringraziò la buona sorte.
Lo avrebbe evitato, per tutto l’anno, in un modo o nell’altro.
Notò Daphne sedersi vicino a lei, sorriderle mestamente ma lei non lo fece.
 
-Quest’anno sarò io il vostro professore di Difesa contro le Arti Oscure, ovviamente sono più che convinto che se vi chiedessi di combattere in questo momento pochi di voi sarebbero davvero in grado di farlo… Ma, è solo il primo giorno e un ripasso degli argomenti non vi farà male.
Granger e Brown, al centro.-
 
Hermione percepì un’ondata di freddo attraversarle la schiena, non poteva averglielo chiesto veramente, lo guardò e vide il suo volto, il solito professore Piton che stava aspettando, si alzò e strinse la sua bacchetta.
Vide tutti i ragazzi alzarsi e i banchi vennero messi da parte, e si ritrovò davanti a Lavanda.
La conosceva, sapeva come combatteva e sapeva che contro di lei non avrebbe avuto speranze, ma non era proprio desiderosa di mostrarsi, non il primo giorno, né più avanti, soprattutto se stava facendo di tutto per scomparire.
-Duellate.-
S’inchinarono con la bacchetta in pugno e si preparò, non era in ansia, né minimante spaventata, quei mesi aveva passato troppe cose per spaventarsi di una cosa simile, soprattutto perché l’avevano costretta anche imparare delle cose, non nel modo migliore, però lui l’aveva preteso.
Voldemort aveva preteso che lei sapesse, che sapesse sempre di più sulla Magia, ed anche sulla Magia Nera.
 
-Expelliarmus!-
Alzò la becchetta e lo scudo del Protego apparve solo perché lei lo aveva pensato, e non perché lo aveva pronunciato, dovette ammettere che non pronunciare più gli incantesimi si rivelò un’ottima scusa per non parlare, per non far sentire al mondo il suono della sua voce piegata dal dolore.
Fece un passo avanti, e lei ne fece uno indietro, vide Piton osservarla con attenzione ed anche lui, decise di mettere fine a quel gioco, durato anche troppo.
Stupeficium!
 
L’incantesimo partì dalla sua bacchetta e colpì in pieno la ragazza, nonostante non avesse voluto veramente farle male, fu felice che quel teatrino fosse finito, si voltò e vide anche tutti gli altri guardarla.
-Cinquanta punti a Serpeverde.- disse Piton, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Hermione scosse la testa e senza pensarci imboccò la strada verso la porta, non sarebbe rimasta ancora lì, lì dove si era mostrata fredda come il ghiaccio, come non aveva ma fatto in vita sua.
 
Sentì i passi dietro di lei, provò a scappare ancore, ci provò ma venne trattenuta per il polso, si bloccò, il cuore perse un battito e una serie di ricordi le affollarono la mente, troppo velocemente anche per permetterle di respirare, anche per permetterle di vivere.
-Lasciami!- urlò, ed in quel momento udì la sua voce dopo giorni.
 
 Non era la voce che i suoi ricordi le mostravano, non era la voce che aveva usato per dire a lui che lo amavo, era la voce di chi era arrivato all’inferno e c’era rimasto fino in quel momento.
Era la voce della disperazione, della sconfitta e le stesse cose le lesse negli occhi di Blaise che mollò subito la presa.
Nonostante ci fosse solo il suo amico davanti, vide lui avvicinarsi, affiancarlo, guardarla, studiarla.
-Hermione…-
-Non… Toccarmi.- sussurrò, portandosi il polso al petto e stringendolo con l’altra mano, come se si fosse bruciata.
Scottata con la vita.
-Cos’è successo?-
Non fu Blaise a dirlo ma non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, e rimase ferma, ancora.
Sarebbe potuta rimanere in quel modo per tutta la vita? Non lo sapeva.
Forse però ci avrebbe provato.
Fece un passo indietro, ricordandosi di quel segno nero sulla pelle, fece un passo indietro da loro che rappresentavano la sua vecchia vita.
 
-Scordatevi di me.- disse, riuscì a percepire il suono di quelle parole e poi corse via.
Nonostante non fosse fiera di quel comportamento, nonostante volesse solo sprofondare nell’oscurità che si era creata, non ci riuscì e come se niente fosse si ritrovò davanti all’ufficio di Silente.
Quando entrò lo vide intento a leggere un libro, ma il suo sguardo si posò su di lei, dopo poco.
Si passò velocemente le mani sulle guance per togliere le lacrime e in quel momento alzò il maglione per mostrare il Marchio Nero.
-Io… Non so più chi sono. Ho perso tutto, tutto quello che avevo nella mia vecchia vita mi è stato strappato via, mi hanno resa niente, mi hanno trasformato nel nulla.
Però una cosa la so ancora: non sono una di loro.-
 
*
Draco rimase fermo sul posto, immobile, come un pezzo di ghiaccio.
 
Quella ragazza non è Hermione.
 
Vide accanto a lui Blaise, nella sua stessa posizione, ancora rivolto verso quella ragazza che era scappata lontano da loro.
Lontano da tutto quello che rappresentavano.
 
-Cos’è successo?- chiese, guardando il Serpeverde.
-Ci ha allontanato.- rispose secco.
-Lei… Non sembrava Hermione.- ammise.
-No, e la cosa non mi piace proprio per niente.-
 
Il biondo mise le mani in tasca, pensieroso, era successo qualcosa di spiacevole in quei mesi, ma lo aveva capito fin dall’inizio, fin dal momento in cui non l’aveva vista neanche una volta davanti ai Tre Manici di Scopa, fin dal momento in cui non aveva messo piede sul treno.
Hermione irradiava paura, irradiava sicurezza.
Quella ragazza non era niente del genere, era una vittima.
 
-Scordatevi di me.-
Mai.
 
Non ci sarebbe mai riuscito, non avrebbe potuto dimenticarlo neanche con una pozione perché ormai il suo corpo rispondeva a lei, soltanto lei; gli bastava averla vicina per implodere, non si era mai sentito in quel modo nella sua vita e aveva capito che anche per lei era stata cosa, la prima volta che lo avevano fatto.
Ma adesso, nonostante le sensazioni fossero rimaste, quella ragazza non l’aveva neanche guardato, non aveva neanche alzato lo sguardo.
 
“Per non deluderti.”
 
Scosse la testa, diede una pacca sulla spalla di Blaise e lo guardò.
-Capirò cos’è successo.-
-Se volete farlo, dovremo andare da Silente.- intervenne Daphne.
-Come?-
-Lui l’ha riportata qua, lui sa qualcosa! Andiamo dopo le lezioni, ve lo deve dopo la sera al Ministero, portateci anche Potter e la frittata è fatta.-
-Forse ha ragione.-
-Io ho sempre ragione.- rispose convinta, allontanandosi.
Blaise guardò Draco e lui ricambiò lo sguardo, avevano un piano, non era perfetto ma era l’unica cosa che avevano.
 
***
 
Ginny uscì dai bagni del primo piano e si diresse verso le scale, cercò di pensare a dove Harry le avesse dato appuntamento ma in quel momento la sua attenzione venne catturata da una semplice immagine.
Minerva McGranitt camminava spedita verso l’infermeria con accanto Hermione Granger, la professoressa le stava parlando sottovoce e la ragazza si limitava ad annuire, e in quel momento Ginny si concentrò sull’amica, che l’aveva evitata per tutta la giornata.
Il colorito era pallido, ed i capelli fluenti, morbidi e ricci erano crespi, come se fossero stati maltrattati ripetutamente, abbassò lo sguardo e notò le clavicole eccessivamente esposte ed una striscia di pelle leggermente più accesa del resto, continuò a guardarla e senza volerlo si ritrovò ad osservare il polso destro.
Notò un segno, una semplice linea che non avrebbe potuto confondere con nient’altro al mondo e in quel momento rialzò lo sguardo verso di lei, portandosi le mani vicino alla bocca per lo stupore e il dolore.
Hermione la stava guardando ma non vi lesse niente in quello sguardo, e con altrettanta velocità la vide distoglierlo per avviarsi ancora più velocemente verso la professoressa, lei si fermò, senza volerlo, per osservarle la schiena.
Leggermente incurvata, i piedi che a stento riuscivano a supportare il suo misero peso, percepì le lacrime scenderle lungo il viso, le asciugò velocemente e si mise a correre per cercare i suoi amici, per cercare Draco.
Si avviò verso i piani alti, scordandosi la Sala Grande e Harry, anche se lo ritrovò davanti come se niente fosse, la guardò ma anche lui vide il suo viso stravolto per quella verità che avrebbe dovuto pronunciare da lì a poco.
-Dove sono?- chiese, senza aggiungere altro.
-Settimo piano.- disse, salendo le scale con lui.
Si precipitarono il più velocemente verso la Stanza delle Necessità quando la videro chiudersi e videro a pochi passi da loro Draco, Blaise e Daphne che li guardavano con apprensione.
 
-Cosa succede?-
-Ho visto Hermione.- disse senza troppi giri di parole.
-Dove? Noi stavamo andando da Silente per avere informazioni.-
-Non vi piaceranno.-
-Cosa vuoi dire?- chiese il biondo, avvicinandosi a lei.
-Stava andando in infermeria con la McGranitt, avevano anche abbastanza fretta e… Qua.- disse indicando la pelle vicino alle clavicole, -Aveva la pelle più rosea, come se una cicatrice si stesse rimarginando.- prese un respiro profondo, doveva continuare.
-Che altro?- domandò Daphne.
-Il suo corpo… è troppo magra, Draco, non riesce neanche a camminare bene e poi…-
Scoppiò a piangere senza riuscire ad evitarlo, percepì le mani di Harry attorno alle sue spalle e cercò di farsi forza, ma quello che aveva visto l’aveva destabilizzata.
-Ginevra.- la voce fredda di Draco la fece calmare, lui doveva sapere.
Non aveva fatto altro che preoccuparsi per lei per tutta l’estate, non aveva fatto altro che dannarsi per lei, non poteva tenerglielo nascosto.
 
-Lo sguardo mi è caduto sul suo polso ed… Oddio, si è tagliata le vene Draco !! Ha… Non ce la faccio.- ammise, voltandosi ed appoggiando il viso contro il petto di Harry.
 
*
 
Draco sentì l’ennesima ondata di freddo attraversargli il corpo.
Si era tagliata le vene.
 
Ha… Ha tentato il suicidio?
 
Quella consapevolezza lo lasciò senza fiato e provò un immenso dolore al petto. Hermione non era mai stata il riflesso della felicità, non era mai stata la tipica ragazza allegra e piena di vita, ma sapeva, ne era certo, che non lo avesse neanche mai preso in considerazione il suicidio.
Soprattutto da quando si erano conosciuti, soprattutto da quando aveva visto il muro crollare ed aveva riconosciuto in lei quella ragazzina del primo anno, quando aveva trovato la vera Hermione.
Senza rendersene conto si avviò verso l’ufficio di Silente, doveva sapere, doveva capire. Poiché tutto quello che aveva visto fino a quel momento non aveva fatto altro che destabilizzarlo, nel profondo; ogni sua certezza era stata cancellata, ogni sicurezza che aveva provato con lei, era sparita.
Anche se una piccola parte di lui gli stava urlando di aspettare, di conoscere tutta la storia prima di giudicare, prima di condannarla.
Si voltò e vide i ragazzi seguirlo, ma come lui avevano lo sguardo perso nel vuoto, sguardo perso nei ricordi, nei suoi ricordi, come lui stavano provando ad immaginare Hermione in quel momento estremo, in cui aveva deciso che il mondo sarebbe potuto andare avanti anche senza di lei, togliendosi la vita.
 
Harry gli passò davanti e pronunciò la parola d’ordine per entrare nell’ufficio di Silente e lo seguirono al suo interno, Draco c’era stato solo poche volte ma non era cambiato dalla scorsa estate, lo trovarono all’in piedi vicino alla Fenice, Funny.
-Preside.- esordì, aspettando anche gli altri.
-Mi chiedevo quando saresti arrivati.- disse, osservandoli.
-Ci stava aspettando?-
-Da ieri sera, da quando ho fatto il mio ingresso con la signorina Granger, a dire il vero.-
-Noi… Vogliamo capire.- sussurrò Draco, sconfitto, percepì il peso di quel dolore sulle sue spalle e avrebbe preferito sprofondare invece di affrontarlo.
 
Come ha fatto Hermione a reggere tutto questo?
“Aveva te.”
 
-Perché è andato a prenderla a Granger Manor?- chiese Daphne.
-Perché qualcosa, signorina Greengass, mi suggeriva che i suoi genitori non l’avrebbero mandata a scuola quell’anno. Le mie previsioni si sono rivelate esatte, la signorina Granger, era rinchiusa in camera sua…-
-Non ci sta dicendo tutto.- s’intromise Harry, che col tempo aveva imparato a conoscerlo.
-Purtroppo ha ragione, ma…-
-Dopo quello che è successo l’anno scorso non faccia finta di avere davanti dei semplici studenti, non lo siamo.-
 
-Hermione Granger era persa, nel vero senso della parola, purtroppo. Accostata contro il muro, sommersa nella sua stessa paura, nel suo stesso sangue.
 Aveva lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse sparita da qualche parte senza riuscire a tornare e in quel momento ho capito quanta magia avessero usato su quella ragazza, e anche… Qualcos’altro.- ammise, guardandoli.
-Non ha passato una bella estate, Voldemort e i suoi genitori si sono presi la rivincita contro di lei per quello che è successo al Ministero, è viva per miracolo.-
-Ho visto anche si è tagliata i polsi.- Ginny parlò senza pensarci.
-Quando la tua vita viene spezzata troppe volte, forse arrivi a pensare che la morte può essere l’unica soluzione.-
-Hermione non è mai stata così, non ha mai pensato al suicidio, lei era… Lei, esplosiva, combattente e…-
-Stanca, Signor Malfoy. Stanca della sua vita e delle tremende scelte che le hanno imposto.-
-Quali scelte?-
-Questo non tocca a me rivelarvelo, purtroppo. Quello che vi posso dire è: datele tempo. È arrivato così lontano che adesso tornare indietro sarà la vera e propria impresa, non è la stessa ragazza che avete conosciuto, quella lì si è persa e lei stessa deve ritrovarla, ma fino a quel momento dovrete lasciarle i suoi spazi.-
-Hermione è la mia ragazza.- si ritrovò a dire, perduto e sperduto in mezzo a tutte quelle verità.
-Allora lo faccia in nome del sentimento che prova per lei, forse se tutto andrà bene potrà solo giovarne.-
-Che cosa farà per lei?- domandò Zabini, introducendosi solo in quel momento nel discorso.
-Eh?-
-La prego, risponda.-
Silente li osservò e Draco capì che il ragazzo aveva centrato il punto della situazione, Hermione avrebbe fatto qualcosa per il preside.
-Ha accettato di voltare le spalle alla sua famiglia.-
-Lo ha sempre fatto.- ribatté Daphne.
-Sarà una spia, perché la signorina Granger è in possesso di informazioni strettamente indispensabili senza le quali avrei delle serie difficoltà.-
-A fare cosa?-
-A candidarmi come prossimo Primo Ministro.-
 
 
 
∞Angolo Autrice: Cosa ne pensane? Hermione può salvarsi ? può ancora ricomporre i pezzi della sua anima e Draco riuscirà ad affrontare questa nuova e distorta versione? 
Hermione è spezzata e la scelta di togliersi la vita, e la mia di trattare questo tema, ci fa capire quanto la vita in realtà sia preziosa e che nonostante le avversità, il dolore, vale la pena viverla, vale la pena rischiare di bruciarsi per essere felici.
E lo capirà anche lei.

Spoiler:
“Concentrati, non lasciarti andare.”
Va via, se già andata via una volta, fallo di nuovo! Lasciami sola.
Lasciami andare.
 
-Cosa hai fatto?- la voce di Draco parve gelida ma lei non ci badò.
Alzò il braccio sinistro e lo mostrò.
-Mi hanno chiesto di diventare parte del loro esercito, dei Mangiamorte, ed io ho detto sì.-

 

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Capitolo 25
*** Hope ***


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Ed eccomi qua, scusatemi per il piccolo ritardo ma questa settimana,
nonostante i punti sono stata impegnatissima !!
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia e come sempre 
un grazie di cuore a tutti voi che vi soffermate <3
Ci vediamo giù!

 

Hope
 
Hermione osservò il cielo sopra Hogwarts farsi nero in poco tempo, appoggiò le mani sul terreno e nonostante non fosse particolarmente verde in quel periodo percepì una leggera erbetta; era sdraiata nei pressi del Lago Nero da un’intera giornata, poiché in quel primo weekend che i professori avevano lasciato libero, aveva preferito non recarsi ad Hogsmeade assieme agli altri.
 
“Hai paura di chi potresti trovarci.”
…Sì.
 
Sapeva di essere al sicuro dentro quelle mura, all’interno del perimetro di Hogwarts nessun Mangiamorte sarebbe potuto entrare e in fondo come avrebbero potuto fare?, se quello alla fine si era rivelato essere il suo compito.
Inghiottì il groppo che si era formato in gola e cercò di rassicurare il suo cuore; lo aveva detto a Silente il primo giorno, lo aveva informato di cosa Voldemort avrebbe fatto per restare al potere e per sbatterlo ad Azkaban, e in qualche modo aveva sentito la costante pressione sulle sue spalle allentarsi, non avrebbe più portato quel peso da sola.
 
-Non credevo che sarebbe arrivato a tanto.-
 
Le parole del Preside le vorticavano ancora nella mente, nonostante fosse passata una settimana, le ricordava come se le avesse appena sentite.
 
-Voldemort è disperato, se ha creato i Mangiamorte, vuol dire una sola cosa.-
-Cosa?-
-Gli Auror si sono ribellati, non stanno più dalla sua parte.-
Hermione rimase in silenzio, non capendo come quella informazione potesse essere utile, il braccio col Marchio ancora visibile a lei e a lui.
Il suo peccato.
-Se gli Auror non lo sostengono più vuol dire che le cose al Ministero stanno cambiando.
Vuol dire che abbiamo speranza, che possiamo ribellarci, ma tu.-
La guardò negli occhi e per la prima volta Hermione percepì qualcosa di diverso.
-Tu dovrai fare qualcosa, per me, per farlo realizzare.-
Lei rimase in silenzio, consapevole che avrebbe fatto di tutto pur di smacchiare il suo cuore da quella oscurità, pur di trovare anche un minimo di redenzione.
-Farò qualunque cosa.-
 
Chiuse gli occhi, lo aveva promesso.
Lo aveva fatto non solo per se stessa, ma anche per quella ragazza che loro avevano distrutto, credendo che forse una buona azione avrebbe riportato in vita ciò che loro si erano presi infliggendole il Marchio Nero, ciò che le avevano portato via con tutte le torture e le umiliazioni che aveva ricevuto.
Ci sperò.
 
Si mise seduta e si portò le gambe al petto, quel nuovo mondo le faceva paura, non aveva ancora imparato a viverci e soprattutto non aveva ancora imparato a convivere con tutto quel dolore che si era annidato nel petto.
Lentamente alzò il maglione e lo vide, quel Marchio maledetto inflitto sulla sua pelle le faceva ancora paura, voltò lo sguardo ed alzò la successiva manica per osservare anche quell’altro marchio.
Sospirò, guardò la cicatrice quasi perfetta sulla pelle chiara, guardò il taglio che si era inflitta senza pensarci troppo quella sere di qualche mese fa e non poté evitare di rivivere quei ricordi.
Il buio e le tenebre le facevano da contorno ed era l’unica cosa che ricordava effettivamente, l’unica cosa che l’aveva smossa, che l’aveva spronata verso quella decisione.
 
-Non voglio vivere così.-
 
Chiuse gli occhi velocemente al ricordo di quelle parole, chiuse gli occhi cercando di scacciare dalla mente quel momento, ancora vivido, ma non ci riuscì, così si alzò e ricomponendosi attraversò il prato per tornare dentro la scuola.
 
Hermione scosse la testa, e si portò una ciocca dietro l’orecchio, cercando in tutti i modi di scordare il momento più oscuro della sua vita, cercando di andare avanti, non per se stessa, ma per la promessa che aveva fatto a Silente, ma ancora una volta il destino fu contro di lei.
 
-Ti prego fermati.-
Daphne le spuntò davanti come se fosse un fantasma, la guardò sbarrando gli occhi, l’aveva ignorata per tutto quel tempo che quasi si era dimenticata come fosse fatta la sua migliore amica.
-Va via.- rispose fredda, decisa.
Non avrebbe mostrato i suoi sentimenti, non avrebbe dato loro modo di conoscere l’amara verità della sua prigionia, di compatirla ancora e ancora.
-Aspetta, Hermione!-
La scansò e iniziò a salire velocemente le scale, doveva allontanarsi, doveva scappare per sopravvivere.
 
-Non puoi nasconderti per sempre, noi non andremo via.-
Harry la guardò, le braccia al petto e gli occhi puntati nei suoi, e per la prima volta si sentì in difetto nei suoi confronti; lui aveva perso tutto, un po’ come lei, eppure era andato avanti, non come lei.
 
“Non puoi paragonarti a lui.”
No, è vero. Lui ha ancora la sua anima.
 
Non gli diede retta e riprese a salire le scale, non poteva fare quello che gli chiedevano, non poteva mostrare loro la verità, per nessuna ragione al mondo.
 
-Hermione noi siamo tuoi amici, noi siamo qua per te, per quanto la verità faccia male noi non ti lasceremo sola.- disse Blaise, allungando una mano verso di lei.
Si ritrasse e percepì il suo cuore perdere un battito, non si sarebbe lasciata toccare, non da lui, né da nessuno, mai più.
-Io non vi devo niente.- sussurrò a denti stretti.
Lui come Daphne conosceva ogni suo segreto, ogni sfaccettatura della Regina di Ghiaccio e di Hermione Granger, ma non conoscevano quella nuova ragazza, e nessuno dei due avrebbe capito.
Salì le scale diretta ai piani alti, il più velocemente possibile ma Ginny le sbarrò la strada.
-Sappiamo che qualcosa non va, lo vediamo, lo percepiamo, non escluderci, se lo farai l’oscurità ti divorerà.-
Quelle parole passarono attraverso la sua pelle ed entrarono in circolo nel suo sangue, aveva ragione, lei lo aveva sempre capito: Ginny conosceva bene l’oscurità che le circondava il cuore da tempo immemore, lo aveva sempre capito e sempre l’aveva portata su una via più sicura.
Ma non avrebbe potuto fare niente per lei, ora.
-Sono già nell’oscurità.- rispose, sentendo la calma impadronirsi di lei, riprese a camminare verso il settimo piano e si ritrovò davanti la Stanza delle Necessità.
Qualcosa la spinse ad entrare, qualcosa la spinse a rischiare.
La porta apparve per lei ed entrò senza pensarci, trovandosi davanti lui, l’oggetto di ogni suo pensiero, l’oggetto di ogni suo tormento.
Draco Malfoy.
 
-Non puoi scappare da ciò che sei, da chi sei. Sei Hermione Granger e noi non ti permetteremo di arrenderti.
Ti amo così tanto che mi rendi egoista, non posso lasciarti andare, non posso fare finta che l’anno passato con te sia frutto della mia immaginazione, ti rivoglio nella mia vita e non mi fermerai.
Non te lo permetterò.-
-Non posso rientrare nella tua vita, non è ciò che voglio, non è ciò di cui tu hai bisogno.- rispose, sentendo la porta di nuovo chiudersi alle sue spalle, percepì la presenza dei ragazzi ma non si voltò.
-Come fai a dirlo? Sei sempre stata tutto ciò che ho sempre voluto!-
-Una volta, forse. Non sono più quella ragazza.- si portò la mano destra sul braccio sinistro e strinse, strinse forte per ricordarsi la sua scelta, strinse forte perché quella scelta aveva cambiato la sua vita.
Per sempre.
-Silente ci ha raccontato qualcosa… Ma vogliamo sentirlo da te, solo così potremo capire, solo così potremo andare avanti.- sussurrò Ginny, avvicinandosi a lei.
 
Hermione chiuse gli occhi e provò a non ricordare, solo che una piccola parte di lei ne aveva bisogno, aveva bisogno di dire tutte quelle cose, aveva bisogno di confidarsi e di poter dimenticare, di andare avanti verso il nulla senza portarsi quell’immenso peso sulle spalle.
Sospirò nuovamente, e parlò.
 
-Voldemort e i miei genitori avevano semplicemente deciso che me l’avrebbero fatta pagare.- guardò Draco negli occhi e inghiottì il groppo che si era formato in gola, solo lui, nonostante tutto, le dava ancora quella sensazione.
-Volevano che soffrissi, volevano che urlassi per il dolore, che implorassi la loro pietà, giorno dopo giorno, notte dopo notte, e cosi hanno fatto, usando la magia, usando… Altri mezzi, solo per vedermi soffrire.-
-Ti hanno picchiato?-
-Mi hanno malmenato, mi hanno torturata.- rispose, in pace, finalmente con se stessa.
Alzò il maglione con la camicia e mostrò la schiena, ormai la conosceva a memoria, come ogni altra parte del suo corpo, cinque strisce la percorrevano per intero, non erano più rosse ma erano ancora in rilievo, ancora fresche.
L’abbassò dopo pochi minuti.
-Me le ha lasciate mio padre il giorno stesso in cui sono tornata a casa e da quel giorno hanno trovato una nuova tortura, un nuovo modo per gioire del mio dolore, loro e Voldemort si sono divertiti per tutta l’estate, non hanno mai smesso.-
Abbassò lo sguardo, ricordando ogni singolo momento, ricordando ogni singola cicatrice che aveva sul corpo e le notti passate insonne per via del dolore.
-Non voglio la vostra pietà, ero consapevole della mia scelta quando sono venuta al Ministero e in quei mesi ho pagato il prezzo più alto, tutto qui.-
Decise di non guardarlo, perché se lo avesse fatto sarebbe crollata e avrebbe perso anche quella corazza che si era costruita in poco tempo, avrebbe perso il suo secondo muro e sarebbe rimasta nuda di fronte a lui.
-Non ci stai dicendo tutto.-
-Non vi racconterò tutte le…-
-Non si tratta di questo e tu lo sai!- sbottò Draco urlando, -Non mi hai guardato in faccia neanche una volta da quanto sei tornata, mi nascondi qualcosa e fai sempre così per evitare la verità, ma io devo sapere Hermione.-
Le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi, lei percepì il respiro farsi corto e pesante, il cuore pompare sangue troppo velocemente.
-Non mi toccare.- sussurrò, provando ad allontanarsi.
-Perché hai paura? Per quello che ti hanno fatto? Io non ti farei mai del male, mai.-
-Ti prego, lasciami andare.- piagnucolò come una bambina.
La lasciò andare, e si ritrovò a pochi passi da lui.
-Una volta non mi avresti mai supplicato.-
 
Posò le mani sulle cosce e provò a controllare il respiro, provò a riprendersi anche se la testa le girava pesantemente e per un momento ebbe la sensazione di svenire.
-Io non sono lei, cazzo! Non c’è più nessuna Hermione, qua davanti c’è nessuno!- urlò, sentendo le lacrime scenderle lentamente sulle guance.
-Cosa ti è successo, veramente?-
Quelle parole dette dall’uomo che aveva amato più di se stessa fecero breccia nel suo cuore di ghiaccio.
-Mi hanno chiesto di scegliere, mi hanno obbligato a scegliere.- sussurrò lasciandosi andare a terra.
-Non capisco.- sussurrò Harry.
-Mi hanno fatto scegliere tra me… E te.- disse guardandolo per la prima volta di sua spontanea volontà e lo vide irrigidirsi.
-Volevano portarti al Manor, volevano torturati come avevano fatto con me, anche peggio, volevano il tuo sangue, volevano la tua morte e io non potevo… Non potevo permetterlo.- disse, portandosi le mani in testa e iniziando a dondolare sul posto.
Avanti e indietro.
Indietro e avanti.
 
“Concentrati, non lasciarti andare.”
Va via, se già andata via una volta, fallo di nuovo! Lasciami sola.
Lasciami andare.
 
-Cosa hai fatto?- la voce di Draco parve gelida ma lei non ci badò.
Alzò il braccio sinistro e lo mostrò.
-Mi hanno chiesto di diventare parte del loro esercito, dei Mangiamorte, ed io ho detto sì.-
Ritrasse il braccio e con la mano percosse ogni centimetro del Marchio Nero, di quel segno nero indelebile.
-Io ho visto anche l’altro segno.- disse Ginny, dopo un momento di silenzio.
-Quando… Quando perdi tutto e ti rendi conto di non avere più niente la morte è una tentazione allettante, la morte ha un altro aspetto, non ti fa più così paura, non ti intimorisce come durante il combattimento, perché speri semplicemente di trovare la pace che in vita non hai avuto.- disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Ed io non avevo più niente, non c’era più nessuna Hermione allo specchio, non c’era neanche la Regina di Ghiaccio a difendermi, c’ero solo io, questa cosa… Questa persona che non conosco e che non ha niente, ed in quel momento ho sperato, con tutta me stessa, che la morte mi desse qualcosa.
Che mi restituisse tutto ciò che avevo perso.-
-Cosa ti ha fermato?-
-Fermato? Io non mi sono fermata, l’ho fatto perché volevo farlo, mi sono tagliata le vene perché volevo farla finita, ma mi hanno impedito anche questo, mi hanno tolto anche la possibilità di scegliere della mia vita.
E la cosa ironica è stata che solo in quel momento ho capito che loro avevano tutto, che avevano tutto il potere ed io solo un corpo da macellare.-
 
Hermione osservò i suoi segni, i segni di quella vita che aveva rinchiuso dentro un cassetto per dimenticare, segni che invece erano diventate parole e provò un leggero senso di sollievo, quando aveva detto la verità a Silente non si era sentita in quel modo, lui l’aveva assoldata per un’altra missione, non voleva altro da lei, ma in quel momento invece il peso sulle sue spalle era diminuito.
Loro ne avrebbero preso un poco, solo per aiutarla a scordare.
E fu in quel momento che decise di guardarlo, osservò il volto del ragazzo che aveva rivoluzionato tutta la sua vita e lo trovò coperto di lacrime. Lui stava piangendo, per lei.
-Non devi piangere per me, non ne vale la pena.- disse, ricordando una scena simile in quella stessa stanza.
-Ed è qui che tu non capisci, tu ne vali la pena! Tu vali la pena per me, Hermione! Perché io ti amo, perché tu sei tutto ciò che non potrò mai più avere nella vita e che mai potrò dimenticare, quindi se speri che io esca da questa porta facendo finta che tu sia niente allora ti sei sbagliata.
Non lo farò, mai!
Non posso dimenticare chi sei per me, non posso minimamente scordare tutto quello che mi hai raccontato, perché ancora una volta ti sei sacrificata per me, ancora una volta non ho potuto lottare per te e mi sento così stupido, così mediocre davanti a te che non potrò mai eguagliare il tuo sacrificio, ma una cosa posso farla.-
Si lasciò cadere davanti a lei e le tese una mano.
-Lasciati amare, lasciati andare a me ancora volta, non ho buttato via l’occasione che mi hai concesso una volta e non lo farò neanche questa volta, mi prenderò cura di te e saprò ripagarti di tutto il dolore che hai subito per causa mia.
Ma se mi dirai di no, lotterò lo stesso, lotterò per te questa volta, Hermione, perché tu ne vali la pena.-
 
-Non posso permetterti di farlo.- sussurrò, voltando lo sguardo, -Non posso permetterti di entrare in questa oscurità, non ne usciresti, non sopravvivresti.-
-Allora lotterò per te, non mi arrendo.- le posò una mano sulla sua, lentamente.
Lei percepì l’ansia, era diventata in quel modo in quei mesi, ansiosa di ogni contatto umano, ansiosa perché quel contatto voleva dire dolore e avrebbe preferito non toccare più nessuno se significava non soffrire, non provare più niente.
-Io non sento niente.- sussurrò guardandolo, levando lentamente la mano, -Io non ho più niente da darti.-
Lui si avvicinò piano e le tolse una lacrima dalla guancia, la vide chiudere gli occhi e inspirare forte.
-Peccato, io ho ancora così tanto da darti, ti ho aspettato per tutto questo tempo.-
-Do… Dovevi andare avanti, te lo avevo chiesto io.-
-Non si può andare avanti quando il tuo cuore non ti appartiene più, ed il mio l’ho dato a te tanto tempo fa, come tu hai fatto con il tuo.
Per me hai smesso di essere la Regina di Ghiaccio ed hai mostrato la ragazza sotto la maschera, adesso ti chiedo di lasciarmi fare lo stesso, andrà bene, te lo prometto.-
-Non farlo.- sussurrò lei.
-Cosa?-
-Non promettermi niente, non te lo puoi permettere con me, io non sono una persona affidabile in questo momento, non puoi scommettere su di me.-
-Io infatti, scommetto su noi.- rispose lui, sorridendo a malapena.
 
Qualcosa dentro il suo cuore si mosse, qualcosa che aveva provato già tanto tempo fa ma che tutto quel tempo aveva cancellato.
La speranza.
La speranza di essere guardata in quel modo, la speranza che i suoi occhi potessero cancellare il tormento e l’oscurità, la speranza che Draco Malfoy rappresentava per la sua anima; ed in quel momento, dopo tanto, provò la vera felicità.
Era felice che il suo tentativo di suicidio fosse fallito, era felice che Silente l’avesse salvata ed era felice che lui la stessa ancora guardando in quel modo, che le desse ancora un motivo per non cedere, per resistere alla sua missione.
 
“… Io non vado via…”
Grazie.
 
-L’unica cosa che ti chiedo, che voglio che tu mi dica, è: cosa devi fare per Silente?-
-Io… Devo aiutarlo a prendere il potere.-
-Come?- chiese Harry.
-Voldemort vuole che faccia una cosa per lui, e Silente vuole che io la faccia.-
-Cosa devi fare? Perché silente lo vorrebbe?-
-Dovete sapere che… Gli Auror non stanno più con Voldemort, ecco perché lui ha creato i Mangiamorte, loro sono il suo esercito personale, lo proteggono e lui vuole farli arrivare qua.
Ed io li farò arrivare qua, perché quando arriveranno Silente chiamerà gli Auror e li farà arrestare e mostrerà al mondo il vero volto del Primo Ministro.
Un uomo che non si pone nessuno scrupolo, disposto a torturare ragazzi innocenti pur di far cadere Silente.-
-Come lo farai?-
-Da qua dentro.- mormorò guardandosi attorno, -La Stanza delle Necessità può essere davvero diversa da come siamo abituati a vederla noi.-
-Sarà pericoloso, vero?- domandò Ginny, abbassandosi.
-Sì.-
-E tu lo farai lo stesso? Sai già a cosa andrai in contro?- Draco la guardò e lei scosse la testa.
-So solo che devo imparare ad usare un Armadio Svanitore entro la fine dell’anno e assecondare Voldemort, il resto saranno solo fattori collaterali.-
-Immagino che tra essi rientri anche la tua incolumità.-
Hermione non rispose ma annuì, Voldemort era stato chiaro quando le aveva parlato della missione, richiedeva molto di più dell’uso della bacchetta e di un buon incantesimo detto nella maniera giusta, richiedeva di più, richiedeva tutto se stessi, ogni centimetro del proprio corpo e della propria mente, poiché la Magia Nera pretendeva sempre un prezzo molto più alto da pagare.


∞Angolo Autrice:  Draco ha deciso di non mollare, ha deciso che per Hermione è pronto a rischiare esattamente come ha fatto lei, e penso che questa sia una delle più belle prove d'amore.
Lui sa quanto sia difficile per lei vivere in quel mondo, vivere anche quando tutto sta cadendo a pezzi ma ha deciso che lei è il suo tutto, e che vuole difenderlo.
Hermione ha un pompito invece, un compito che mostra il sadismo del Primo Ministro e la follia dei Mangiamorte, ma riuscirà a portarlo a termine?
Vi lascio allo spoiler:

“Ti hanno costretto loro a smettere di amarlo, ti hanno costretto a scegliere tra te e lui, tu hai scelto lui perché lo amavi, perché lui avrebbe fatto la stessa cosa per te, perché tu lo vuoi quanto lui vuole te.”
No, lui desidera solo il mio ricordo.

 

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Capitolo 26
*** Am I...? ***


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Buona sera a tutti ! Lo so che è un pò tardi per aggiornare, ma domani 
parto e starò via per il weekend, per cui non avrò modo di toccare il pc :/
Così ho deciso di aggiornare in questo momento, sappiate solo 
che tengo molto a questo capitolo, molto introspettivo, che ho cambiamento un pò
dalla prima stesura !
Vi lascio :D

Am I…?
 
Hermione osservò attentamente ciò che aveva di fronte e corrucciò la fronte, ci stava provando da una settimana ma non aveva avuto successo.
Neanche una volta.
Si portò una mano ai capelli e la fece passare fra essi velocemente per la frustrazione, non aveva immaginato che potesse essere così difficile farlo funzionare.
Abbassò lo sguardo sulla porta dell’Armadio Svanitore e la chiuse sbattendola, evitando di farlo esplodere con un semplice incantesimo, che le sarebbe sicuramente riuscito.
Fece un passo indietro, poggiando le mani sui fianchi, riflettendo, aveva ancora molti mesi per capire perfettamente il suo funzionamento ma quella situazione le logorava quello che era rimasto della sua anima.
E se non ci fosse riuscita?
 
“Puoi farcela.”
Voldemort vincerebbe… Tornerebbe a prendermi, e non avrò più nessuna via d’uscita.
 
Quella era la verità che più temeva, il suo fallimento ma Draco credeva in lei, ciecamente.
Al suo pensiero chiuse gli occhi e si abbassò, sentendo il cuore pesante e in continuo contrasto.
Una parte, quella parte così piccola che ancora credeva nella sua redenzione, amava quel ragazzo, amava ciò che stava facendo per lei: aiutarla a tornare se stessa; ma l’altra parte, quella devastata, derubata di tutto e sconfitta non credeva più nell’amore, e purtroppo per lei quella era la parte maggiore, quella con più potere.
Scosse la testa e si rialzò, non aveva accettato la sua promessa, ma questo non gli aveva impedito di lottare per lei come aveva detto, non la lasciava mai sola, aveva smesso di essere riservato e di non destare sospetti, adesso i ragazzi avevano iniziato a bisbigliare alle sue spalle e questo non le piaceva, non le era mai piaciuto, così aveva imposto nuove regole, nuovi modi di comportarsi in pubblico, ma ogni volta lei non faceva altro che fuggire.
Fuggire dal ricordo di quell’amore felice, vissuto in quelle mura, fuggire da lui e da ciò che rappresentava, fuggiva da se stessa per non illudersi.
E quella rappresentava la sua seconda, più grande paura, aveva paura di illudersi che tutto potesse tornare come prima, che tutto anche se non rose e fiori, tornasse alla normalità, ma in lei non c’era più niente di normale.
Niente che la spronasse, se non Draco e i ricordi.
 
Ricordi che sanno fare solo male.
 
Hermione sconsolata, alzò la felpa ed osservò il suo marchio, ogni giorno lo guardava, ogni giorno ricordava ciò che le era stato fatto, anche se il suo cuore le chiedeva di scordare quei momenti, il suo cervello glielo impediva: non avrebbe dimenticato nulla.
Era diventata così masochista che non lo avrebbe mai permesso, semplicemente perché quei ricordi rappresentavano la lezione di vita più grande che aveva avuto, più grande anche dei castighi della Umbridge: l’amore rende deboli.
-Ed io l’ho provato sulla mia pelle.- sussurrò, uscendo dalla Stanza delle Necessità.
 
***
 
Harry guardò Ginny avvicinarsi ed uscì da dietro la schiena un fiore che aveva raccolto per lei e glielo porse.
-Per me?- chiese sorpresa.
-Devo chiederti scusa.-
-Cos’hai fatto?-
-Niente ma il mio comportamento è stato imperdonabile.-
-Di che stai parlando?-
Harry le fece spazio accanto a se sul muretto della scuola e si voltò per guardarla.
-Quando la prima volta mi hai raccontato di Hermione ho provato a crederti e l’ho fatto anche tutte le altre volte che lei si metteva in mezzo, ma poi le cose sono cambiate quando Draco ha scelto lei, credevo che avesse sbagliato, credevo che lei lo potesse rovinare…-
-Perché mi dici queste cose?-
-Il giorno che l’ho vista arrivare al Ministero mi sono reso conto che senza di lei non ne saremo mai usciti vivi e soprattutto dopo tutto quello che ha fatto per Draco devo chiederti scusa, l’ho mal giudicata, in lei ho sempre e solo visto una Serpe e non ho mai dato importanza alla sua storia.
Cosa che invece avrei dovuto fare.-
-Si avresti dovuto farlo, e nonostante tu mi abbia tentato con molte fatture, sono felice che tu l’abbia capito, che tu abbia capito lei, veramente.-
-Sì, ed adesso capisco quello che mi hai detto molto tempo fa: che quando si è suoi amici, si è davvero suoi amici.-
-Lei ci difende, lo hai visto, ha fatto qualcosa per Draco di paurosamente coraggioso e romantico, ed adesso è a pezzi. La mia migliore amica, forte e di ghiaccio, è a pezzi ed io non so come aiutarla.- confessò, con gli occhi pieni di lacrime.
-Credo che l’unico che possa farlo sia Draco, la ama immensamente, come io amo te e non l’ho mai visto vacillare una sola volta.
Può farcela, lei deve solo ricordarsi.-
-Come può ricordare senza pensare a tutto il dolore che ha subito?-
-Questo io lo so bene… So bene cos’è il dolore, so bene come sia non avere neanche le forze di alzarsi la mattina ma il dolore svanisce, il dolore lo si può superare, Hogwarts è stata la mia medicina, deve solo non ancorarsi ad esso.
Perché se lo fa, solo in quel caso, non ne uscirà più e farà del dolore la sua ragione di vita.-
-Spero che non arrivi a tanto ed Harry grazie, grazie per quello che mi hai detto.-
-Ti amo Ginny, farei qualsiasi cosa per te.-
-Anche io ti amo.-
 
***
 
Draco si lasciò cadere su una delle poltrone della Sala Comune, ignorando tutti coloro che lo gurdavano e provò a concentrasi solo sul fuoco e su di lei.
Se prima Hermione era solo un pensiero fisso, adesso era diventata la sua costante la sua unica ragione di vita.
 
Se solo…
“Con i se non cambi il passato.”
 
Strinse il pugno e cercò di scordare, cercò di dimenticare la cazzata più grande della sua vita, la cazzata che aveva rovinato la sua vita, forse per sempre.
 
-Non tormentarti così.-
La voce di Harry lo riportò al presente, alzò lo sguardo per osservare il suo amico e lo vide sedersi ai piedi della poltrona, anche lui aveva lo sguardo perso nel vuoto, come lui.
-Non posso evitare di non pensarci, Harry.-
-Non puoi cambiare il passato, non possiamo fare nulla per cambiarlo.- sussurrò il moro.
-La colpa è solo mia.- aveva già detto quelle parole a sua madre, d’estate, inconsapevole di quello che le stavano facendo, incosapevole del dolore che aveva subito per lei.
-No Draco, se io fossi stato meno cocciuto, se io fossi stato meno egoista e l’avessi ascoltata non ci saremo mai trovati in quella situazione.-
-Con i se non possiamo cambiare il passato, se io non ti avessi seguito lei non sarebbe corsa a salvarmi. Non sarebbe stata scoperta da Lui.
Mi aveva supplicato, pregato di proteggerla, di non farla scoprire! Merlino, se penso quello che abbiamo dovuto fare per nasconderci dalla Umbridge, i sacrifici che abbiamo patito, ed adesso, tutto buttato, tutto sfumato per colpa mia.
Perché io nn l’ho protetta.-
Draco scosse la testa, frustato. Nonostante la sua promessa, nonostante s’impegnasse ogni giorno con lei per fare ammenda, per farsi perdonare ancora non c’era riuscito, ancora non era riuscito a perdonarsi per quello che le aveva fatto, per la fine a cui l’aveva condannata.
 
-Quando ho saputo che tu eri coinvolto, mi sono sentito tradito. Il mio migliore amico non poteva davvero essere interessato a lei, per me non era una cosa comprensibile, e nonostante Ginny provasse a spiegarmi Hermione per me rimaneva un problema irrisolvibile.
Così sono andato avanti e sai anche tu quante volte io vi abbia messi i bastoni tra le ruote e quante volte io abbia chiesto scusa a Ginny, per qualsiasi mio comportamente e fino all’ultimo ho creduto che lei ti avrebbe lasciato, che ti avrebbe spezzato il cuore.- Harry lo guardò e Draco non trovò niente da dire.
-Credevo che fosse una stronza e basta, e non volevo capirla, non mi interessava sapere la sua storia, quindi ho fatto buon viso a cattivo gioco e me ne sono fregato di te. Se invece ti avessi dato ascolto, se avessi ascoltato Ginny prima, io… Avrei potuto evitarlo.
Tutto questo dolore è soprattutto causa mia.-
-Harry non serve. Anche io ho le mie colpe.-
-Forse o forse sono semplicemente delle conseguenze delle mie azioni ma io non ti ho mai chiesto scusa ed adesso sono qua per questo. Scusami Draco, mi diapiace aver incasinato tutto, aver rovinato tutto. Ancora.-
Il biondo posò il braccio sulla spalla dell’amico e provò a sorridere.
-Grazie, davvero.-
-Adesso io non posso cambiare quello che è successo, non posso usare la bacchetta e fare in modo che Hermione torni a sorridere, ma sappi che ti starò accanto in questo momento e per qualsiasi cosa sarò al tuo fianco.
Come avrei dovuto fare dall’inizio.-
-Sono contento che siamo dalla stessa parte.- disse, sorridendo dopo tempo.
-Anch’io. Il nostro compito è distruggere Voldemort e farò qualsiasi cosa per aiutare Hermione in questo, ha distrutto la mia famiglia, la sua e lei, non permetterò che faccia del male a qualcun altro.-
Draco sorrise soddisfatto, adesso riconosceva il suo miglior amico in quell sguard, in quelle parole, finalmene Harry era tornato e sarebbe stato dalla sua parte.
-Prima di tutto devo far tornare Hermione, quello è il mio scopo principlae. Voldemort viene dopo.-
-Cos’hai intenzione di fare?-
Lui distolse lo sguardo e si soffermò a guardare il fuoco di nuovo, sospirò e scosse la testa, cercando di farsi venire un’idea, una qualunque che potesse aiutarlo.
Instintivamente si portò la mano alla catenina che non aveva mai tolto in quei mesi, cercando conforto nei ricordi, in quei momenti dove loro erano stati felici.
 
***
 
Hermione si chiuse la porta della sua stanza alle spalle, e si appoggiò ad essa, sospirando.
Si tolse le scarpe e liberò i capelli dalla treccia, facendoli ricadere liberi, tolse anche il maglione e sbottonò la camicia lasciandola comunque addosso.
Lentamente si sedette sul letto.
 

“Resisti all’oscurità.”
 
Scosse la testa come se avesse veramente ricevuto quella risposta da qualcuno e non da se stessa.
-Come faccio? Io…-
Si lasciò ricadere ai piedi del letto e si portò le ginocchia al petto, stringendole con le braccia, cercando di annullarsi come aveva fatto per tutta l’estate, cercando di dimenticare il dolore ma non sempre le riusciva, non sempre poteva scacciare i ricordi.
Hermione chiuse gli occhi e ci provò, ci provò con tutte le sue forze, ma sempre più spesso a fine giornata i ricordi di quei giorni l’assalivano come un fiume in piena, e la portavano sempre più giù nell’oscurità del suo cuore.
Un brivido le percorse la schiena e ricordò un giorno della sua prigionia, quando Voldemort in persona aveva deciso di insegnarle la Magia Nera, i principi, e per ogni sbaglio, ogni segno di cedimento la sua bacchetta faceva il lavoro sporco per lui.
Un altro brivido la fece tremare e si ritrovò di nuovo a muoversi, lentamente sul posto.
Avanti e indietro.
Indietro e avanti.
Percepì le lacrime scenderle lungo la guancia, lacrime che per mesi aveva trattenuto credendosi forte, credendosi invincibile e che poi le avevano strappato con quella minaccia, con l’unica minaccia che l’avrebbe spezzata.
 
Ci sono riusciti.
 
Aprì gli occhi e per un momento si ritrovò in quel buio della sua stanza, per un momento si ritrovò nella pace, credendo di aver posto fine alle sue sofferenze ma in cuor suo sapeva che il suo percorso non era ancora finito.
Forse non era neanche iniziato.
 
Chi sono io?
Io sono… Hermione?
Chi sono?
 
Sapeva di non essere uscita pazza, o almeno sapeva di essersi fermata al limite del possibile, non aveva ancora attraversato quella linea, quella linea che l’avrebbe portata dall’altro lato ma c’era vicina, tremendamente vicina ed adesso ne stava pagando le conseguenze.
Si alzò da terra, sentendo il proprio cuore battere forte, si tolse la camicina, le calze e la gonna, restò in intimo e si piazzò davanti allo specchio e per un momento dovette chiudere gli occhi.
Quella ragazza riflessa non assomigliava per niente a quella all’inizio del quinto anno, non assomigliava a quella ragazza che del primo anno, non assomigliava né ad Hermione Granger né alla Regina di Ghiaccio.
 
Chi sono io?
 
Aprì gli occhi e cercò il coraggio dentro di sé per guardare cosa fosse diventata, chi fosse diventata.
 
 
Mirror mirror on the wall
You seem to think you know it all
Why do, why do I believe?
You tear me down just to laugh
But if I break your shiny glass
I just see pieces of me
 
Osservò con attenzione ogni cicatrice sul quel corpo, riconobbe immediatamente quelle che la Umbridge gli aveva lasciato l’anno scorso, anche se erano molto meno evidenti, poi notò il Marchio Nero, impresso con la Magia Nera sulla pelle, un marchio indelebile che l’avrebbe per sempre identificata come un suo fedele, poi il suo sguardò si soffermò sulla sua personale cicatrice, su quel taglio netto con cui aveva cercato la salvezza; e lentamente girando su se stessa guardò le cicatrici del padre e quelle che giornalmente gli avevano lasciato dappertutto, anche sulle gambe.
Una volta che ebbe finito, le sue lacrime tornarono a solcare le sue guance, il suo corpo era diventato orrendo, il suo corpo era un cimitero di cicatrici, di dolore e di torture.
Il suo corpo non lo riconosceva più.
 
 
No, no, no don’t you dare
Who do you think you are standing there?
I tell you
I am, I am, I am, I am worthy of love
Am I, am I, am I, am I strong enough?
Because it feels like I’m not anything at all
But I am, I am, I am, I am beautiful
 
 
Non sono più nessuno.
 
Fissò la sua immagine e provò a capire chi la stesse guardando, sapeva che la vera Hermione Granger era stata seppellita dietro un muro troppo tempo fa, che il suo ricordo era stato un elemento importante per ricordare all’altra cosa non fare, come non sbagliare, mentre la Regina di Ghiaccio era stata il suo punto fisso per molto tempo, la metà che aveva cercato con tanta fatica, la salvezza dopo l’oscurità.
Quegli occhi però non erano solo i suoi, non erano solo di Lei, ma erano di tutte, di tutte le sue personalità messe assieme; si passò una mano sul braccio, e capì che la Regina sarebbe stata sempre parte di lei, sempre con lei, viveva sotto la sua pelle, era la sua seconda pelle, e l’avrebbe protetta a qualunque costo, mentre la vecchia Hermione viveva nel suo cuore, quel cuore che aveva congelato molto tempo fa e che solo dopo aveva ceduto ad un altro, per amore, mentre dovette ammettere a se stessa che non conosceva la sua prima pelle, non conosceva quella ragazza che aveva preso il posto delle altre, non conosceva la sua forza ma solo la sua debolezza, poiché era stata spezzata, distrutta dalla sua stessa famiglia.
 
 
Fool me once, shame on you
Fool me twice, that’s what you do
It’s time to change up the game
Can’t be that little girl no more
The one you cut up on the floor
I’m done with all the shame
 
And no, no, don’t you dare
Who do you think you are standing there?
I tell you
 
 
Quella Hermione ancora non la conosceva, quella Hermione era una mina vagante in quel mondo che non l’aveva mai voluta, e sopravviveva solo per inerzia.
 
Chi sei?
 
Era tutte e tre eppure non era nessuna delle tre.
Non sarebbe più stata nessuna delle tre ma solo un’accozzaglia di pezzi messi assieme per comporre un Hermione fragile, impaurita e debole.
 
“Puoi essere di più per lui.”
 
Distolse lo sguardo solo per un momento, sentendo il cuore esploderle nel petto al solo suo pensiero.
Draco.
Quel punto fisso che si era portato dietro da un’altra vita, quel ragazzo che aveva deciso di combattere per lei, di lottare per lei.
 
È stato per lui che mi sono ridotta così.
 
Cadde a terra, non sentì neanche il freddo del pavimento sotto le sue ginocchia, non sentì niente ma solo il gelo del suo cuore tormentato che ancora provava qualcosa per lui.
Non poteva nasconderlo, non poteva negarlo a se stessa, forse solo a lui, ma qualcosa batteva per Draco, qualcosa esisteva ancora sotto la sua pelle, sotto strati di dolore e di tormento ma era troppo difficile farla riemergere, troppo doloroso aggrapparsi a quel sentimento dopo tutto quello che aveva passato e sopportato per amore.
 
Posso sempre mollare tutto. Posso decidere di non combattere più, nessuno mi obbliga.
 
 
I am, I am, I am, I am worthy of love
Am I, am I, am I, am I strong enough?
Because it feels like I’m not anything at all
But I am, I am, I am, I am beautiful
 
There was a time when I let you in
Feed on the doubt underneath my skin
I think it’s time that I see the way
 
 
-Io…-
Quella sarebbe stata una bella tentazione, smettere di lottare, smettere di combattere ma lasciarsi trascinare dagli eventi, lasciarsi andare e smettere di soffrire.
 
“No, non puoi farlo. Tu non sei una che si arrende, tu combatti e distruggi, tu sei la Regina di Ghiaccio e Hermione Granger, tu non sei nessuno.”
Lo sono davvero? Sono davvero queste persone o sono solo il loro ricordo?
“Puoi scegliere di non essere niente, ma se scegli loro scegli lui.”
 
Quando guardò nuovamente nello specchio vide una strana luce in quegli occhi, una luce che non vedeva da tempo, una luce che sapeva di speranza, quella che aveva perso dalla prima volta che Voldemort aveva messo piede a casa sua, quella che aveva ritrovato solo per Draco.
 
“Ti sei sacrificata per lui, è vero. Ti sei sempre sacrificata per tutti, ma ricordati che è stato lui a trovare Hermione dietro quel muro, è stato lui a darti la possibilità di amare e di essere amata, ti ha dato tutto.
Ed è vero che in questo momento quel tutto non c’è sufficiente, è vero che siamo a pezzi, che siamo solo un’ombra di noi stesse, ed è per questo che ti dico che se vuoi puoi mollare tutto.
Puoi arrenderti Hermione, la vita con noi è stata anche abbastanza ingiusta, crudele, egoista e per questo ti dico che se vuoi smettere di soffrire devi arrenderti.
Puoi mollare tutto, puoi lasciarti tutto alle spalle e cercare il tanto agognato riposo.
Lo possiamo fare.
Non ci hanno lasciato niente, si sono presi le nostre parti migliori e ci hanno lasciato come un guscio vuoto, svuotate da ciò che eravamo e da ciò che saremo diventate; la vita ti ha tolto tutto o, se vuoi, chiamalo destino, chiamalo come vuoi, ma cosa ti ha dato in cambio?
Come ti ha ricompensato il mondo dopo tutto quello che hai fatto?
Ha preteso di più, ha preteso che pagassi un prezzo ancora più alto, che continuassi a sacrificarti e che continuassi a pagare per le tue colpe.
Per questo io ti dico che stasera puoi scegliere, puoi scegliere di dire basta, di mollare questo compito ingrato a qualcun altro e di riposare, basta prendere le lamette sotto il letto, basta aprire la scotola nera che ci siamo portate dietro dalla nostra prigionia.”
 
Hermione le prese, senza pensarci due volte, aprì la scatola e prese le lamette che aveva portato da casa sua.
 
“Adesso puoi scegliere, hai in mano le chiavi del tuo destino e per una volta sei tu che puoi scegliere per te stessa.
Cosa sceglierai?
Se sceglierai di restare, sappi che dovrai ancora pagare, dovrai ancora soffrire per le tue scelte ma forse, un giorno verrai ricompensata, forse un giorno ti permetteranno di vivere la tua vita con Draco, ti libereranno del tuo fardello, ti diranno grazie e ti daranno le spalle, senza considera il tuo dolore e il danno che ti hanno causato, e sarà solo lui a preoccuparsi per te, lui sarà l’unico che ti amerà comunque.
Oppure puoi scegliere l’altra via, puoi scegliere di dire no a loro, no al destino e no a Silente. Puoi scegliere di lasciarti andare, di abbandonare questo corpo che non ti appartiene più e smettere di esistere, smettere di soffrire, potrai essere felice subito se accetti, se scegli la seconda opzione, ma se lo farai lo perderai.
Perderai per sempre Draco e quel futuro lontano che forse un giorno vi verrà concesso.”
Perché mi dici tutto questo? Perché mi dai questa opportunità?
“Perché per troppo tempo sono rimasta, come te, in balia degli eventi e per troppo tempo ti ho permesso di soffrire, adesso sono io che ti dico BASTA! Adesso sono io che scelgo per noi.”
Come posso scegliere se non neanche io chi sono?
 
 
I am, I am, I am, I am worthy of love
Am I, am I, am I, am I strong enough?
Because it feels like I’m not anything at all
But I am, I am, I am, I am beautiful
 
 
Hermione si rigirò tra le mani quelle lamette, percependone la forza, percependo quello che potevano rappresentare per lei e lentamente le avvicinò al polso, cercando dentro di sé la riposta a quella domanda.
-Chi sono io?-
 
In quel momento la porta si aprì e Ginny urlò senza volerlo, correndo da lei il più velocemente possibile, seguita da Blaise che chiuse la porta per non destare sospetti.
-Dammi qua!- Ginny provò a strappargliele via ma non ci riuscì, così fu Blaise a farlo, scuotendola leggermente.
-Cosa cazzo credevi di fare?! Hermione?!-
-Lo sono davvero?- chiese guardarlo, e senza rendersene conto aveva ripreso a piangere.
-Come?-
-Sono davvero Hermione? Perché io non so chi sono…-
Abbassò il capo e si lasciò andare, dopo mesi lasciò andare tutto, lasciò andare ogni singola lacrima, ogni singolo singhiozzo che aveva trattenuto, urlò anche o forse le sembrò semplicemente, ma Blaise la strinse a sé, cercando di farle capire che non l’avrebbe lasciata e lo stesso fece Ginny.
Rimasero in quel modo fermi per ore, e solo quando la stanchezza la portò di nuovo nell’oblio percepì l’oscurità chiamarla a bassa voce, e il suo cuore urlare la risposta a quella domanda che per poco non le costava la vita.
 
 
 
 
∞Angolo dell'autrice:Cosa ve ne pare? Il titolo del capitolo si incentra su quest'ultima parte ed è preso dalla canzone di Jojo, I am, insomma mi sono lasciata trasportare e spero di aver messo nero su bianco i sentimenti di Hermione, ma soprattutto le sue debolezza, un elemento che non possiamo nn considerare, visto quello che ha passato.
E la scelta della sua coscienza è una scelta giusta, una scelta consapevole di quello che ha passato e di quello che dovrà passare se resta ma alla fine, nonostante intervengano i suoi amici qualcosa lo capisce, capisce qual'è la scelta più giusta per quella ragazza che deve capire chi è, di nuovo.
Harry e Draco hanno un momento di discussione che onestamente era dovuto, sono stati migliori amici per anni ed adesso anche con tutto il casino la loro amicizia è lì, deve solo essere recuperata e maneggiata con cura.
Spero che vi sia piaciuto e spero davvero di leggere i vostri commenti, purtroppo il prossimo capitolo è in revisione e vi posso mettere un piccolo spoiler, di cui non do la piena garanzia!

-Non sono lei.- sussurrò verso di lui.
Lo guardò e lesse in quegli occhi chiari tutto l’amore che lei non riusciva a dire, a esprimere.
-Quando io ti guardo, non vedo nessuna differenza tra la Regina di Ghiaccio, Hermione e questa sua nuova versione, io vedo solo te, ho sempre visto solo te.-
 

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Capitolo 27
*** All of me ***


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Buona sera a tutti ! 
Chiedo fortemente scusa per questo ritardo, purtroppo ho ripreso a studiare
a pieni ritmi quindi il capitolo verrà preparato durante la settimana, 
ma spero di essermi fatta perdonare, è abbastanza lungo!
Quindi non indugio oltre e vi lascio <3 
 
All of me
 
-Perché? Non riesco a capire.-
Blaise la guardò, attentamente, come aveva fatto sempre, come aveva fatto tutte le volte che da lei voleva la verità.
-Hermione se noi non fossimo entrati, tu…- si passò una mano sulla testa per scacciare il nervosismo, ma lei sapeva benissimo che stavolta non ci sarebbe riuscito, non sarebbe stato così facile.
-Io…-
Hermione percepì la gola secca, arida come il deserto e cercò le parole più adatte per spiegare, per provare a fargli capire quello che la sua testa le aveva detto, cosa la sua coscienza le aveva suggerito ma non ci riuscì, rimase in silenzio, stringendosi alla coperta che Blaise gli aveva passato, dopo che aveva sciolto l’abbraccio.
Improvvisamente la porta della sua stanza si aprì e tornò Ginny con Daphne e Draco, i suoi occhi lo cercarono e lo scrutarono e vi poté leggere l’angoscia, la paura e il terrore di non trovarla, di perderla per sempre.
 
Volevo davvero togliermi la vita, di nuovo? Volevo davvero farlo?
“Solo il tuo cuore può saperlo veramente.”
 
-Ditemi che era uno scherzo. Vi prego…-
-Mi dispiace Draco.- Blaise allungò il collo per mostrargli le lamette sulla scrivania, lontano da lei e da ogni possibile tentazione.
Il biondo si avvicinò lentamente ma non le sfiorò neanche con una mano, le guardò semplicemente ed Hermione percepì qualcosa muoversi in quel cuore freddo, gelido che le avevano spezzato troppe volte.
-Perché?-
Quella domanda non la sorpresa, ma pronunciata da lui aveva un altro tipo di effetto, più tagliente, più aspro, più disperato e l’aveva colpita nel suo punto più debole.
 
L’amore che provo per lui.
-L’amore che provi per lui ti rende debole.-
 
Quel sussurrò le fece venire un brivido lungo la schiena; non era la sua coscienza, non era una parte di lei, era qualcosa altro, qualcosa di oscuro, quel qualcosa che ogni sera le sussurrava nell’orecchio per tentarla.
Scosse la testa, cercando di scacciare, provando a dimenticare la tentazione che potava con sé, provando a scordare cosa significasse per lei.
-Io mi sono persa.- strinse la coperta tra le mani, cercando qualcosa a cui aggrapparsi e abbassò gli occhi per guardare il suo polso, per guardare la cicatrice che si era lasciata quella sera.
-Il fatto che io sia qui, che vi abbia confessato i miei peccati e che abbia ripreso questa specie di vita non vuol dire che sia veramente qui, con voi; che vi faccia credere di stare bene non vuol dire che gli incubi mi abbiano lasciato in pace, che il senso di colpa sia scomparso e che io riesca ad… accettarmi.-
Alzò lo sguardo, sentendo gli occhi di tutti puntati su di lei, sentendo i suoi occhi perforarle il petto, il cuore e l’anima.
-Non posso spiegare a parole quello che ho passato, non posso farvelo capire, non posso coinvolgervi fino a questo punto. Mi spiace che sia così ma solo così posso proteggervi, proteggermi.-
-Da chi?-
-Da me stessa.- sussurrò, sentendo il suo corpo pesante, freddo e dolorante come lo era stato tanto tempo fa.
-Tu non sei pericolosa. Non per noi.- disse Daphne.
-Forse voi credete che non lo sia, ma sono la persona più instabile di questa scuola, io sono pericolosa e quando… Quando succede che mi perdo… Posso anche commettere gesti avventati.- concluse, asciugandosi una lacrima solitaria.
-Non voglio da te una giustificazione, voglio da te la verità.- disse Draco, -Questo non ci dice niente, io credevo che…-
-Cosa? Che il compito datomi da Voldemort e poi da Silente mi avrebbe ancorata a questa vita? Che le lezioni e i compiti mi avrebbero fatto tornare la competitività? Che aiutarmi mi avrebbe riportata indietro, che l’avrebbe riportata indietro?
Te l’avevo detto io che era una promessa inutile, vuota. Lei non può tornare, non riesco neanche a vederla attraverso la specchio.
Io non vedo nessuno.-
 
-Allora è di questo che si tratta?- la voce di Blaise la sorprese.
-Come?-
-Io non c’ero arrivato, Hermione. Onestamente per una volta non sono riuscito a pensarla come te, a ragionare come te, ma adesso mi è tutto più chiaro.-
Il suo migliore amico, il suo unico amico da tempo immemore si sedette di nuovo di fronte a sé e quando la guardò il suo sguardo le aprì una voragine nel petto; solo poche volte l’aveva guardata in quel modo, come la sera del Ballo del Ceppo, quando le era stato al suo fianco, come quando l’aveva messa in guardia dalla Umbridge, e questo voleva dire solo una cosa.
Lui aveva capito.
-Tu mi vai bene anche così.- le prese una mano e la strinse forte, e in quella stretta lei percepì quel calore che per tanto tempo si era preclusa.
-Io…-
-Tu sei Hermione, sei stata Hermione anche quando eri la Regina di Ghiaccio e questa Hermione sarà migliore della precedente, forse tu con i tuoi occhi non puoi vederlo, forse i tuoi occhi hanno visto troppo dolore per cogliere quello che è rimasto, ma io lo vedo, lui lo vede.-
Blaise guardò Draco che ricambiò lo sguardo ed Hermione percepì di nuovo gli occhi lucidi.
-Il tuo scopo non è aiutare Silente, non è aprire quell’Armadio, ma è tornare da noi, da lui tutte le volte che ti perderai.-
-E´così difficile Blaise…- sussurrò, sentendo la sua corazza sgretolarsi davanti a lui.
-Dovrei dirti che lo so, Herm, dovrei dirti che capisco ma in realtà non posso, non posso farlo perché io non so cosa voglia dire cadere in pezzi e cercare di rimettere assieme i cocci per andare avanti, ma so che posso starti accanto in questo percorso, so che noi non ti lasceremo andare.
E so che allo specchio vedrò sempre e solo una ragazza.
Ci sarai sempre e solo tu.-
 
-Toglierti la vita non avrebbe aiutato.- Draco le spostò una ciocca di capelli dagli occhi e le asciugò una lacrima, -Toglierti la vita ti avrebbe dato la pace, sì, ma avresti lasciato tutto dietro le tue spalle.-
Hermione riuscì a reprimere la paura di quel contatto, riuscì a farsi toccare da lui sapendo che lui non le avrebbe fatto del male, che lui l’avrebbe protetta anche a costo della vita, che Draco ancora l’amava nonostante tutte le sue paure e insicurezze, nonostante fosse un disastro e che si stesse distruggendo con le sue stesse mani, così quando alzò lo sguardo e vide i suoi occhi languidi, capì che lui avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto cedere ma non lo stava facendo, stava resistendo per lei.
Stava lottando per lei.
 
“Esattamente come aveva promesso.”
…Se resto, mi hai detto, lui sarà l’unico a preoccuparsi per me, l’unico che mi amerà sempre?
“Sì.”
Perché non sono riuscita a capirlo prima, perché?
“Perché c’è tanto odio nel nostro cuore, e rabbia, c’è sofferenza e turbamento, paura ma in fondo possiamo scorgere anche l’amore.
Il suo amore, ma Hermione l’amore va coltivato e tu lo hai fatto, inviolabilmente.
Adesso devi dare a lui la possibilità di coltivare quest’ amore, devi dargli la possibilità di amarti e di sacrificarsi come tu hai fatto per lui, senza esitazione, senza rimpianto, solo così potrai di nuovo guardarti allo specchio e scorgere, anche se in lontananza, non la vecchia Hermione, ma una donna amata.”
 
-Io sarei rimasto indietro.- sussurrò, si portò una mano al petto e alzò da sotto il suo colletto la collana che quella sera gli aveva regalato, quella sera che aveva capito quanto lui la amasse, quella sera in cui non era ancora riuscita a dire quelle parole.
Solo in quel momento qualcosa dentro Hermione si ricompose, un tassello forse troppo piccolo, forse inesistente ma quell’unico tassello le riscaldò il cuore e sapeva di amore.
L’amore che provava verso di lui, l’amore che lui provava per lei, quell’amore che aveva abbattuto le sue barriere e scacciato la Regina, quell’amore che solo Draco era riuscito a darle nonostante la maschera.
 
***
 
-Draco devi concentrarti, un giocatore di Quidditch senza concentrazione cadrà facilmente dalla scopa.-
Harry gli passò accanto e lo lasciò indietro ma non se ne preoccupò.
Allentò la presa sul manico e rilassò la schiena, cercando di non pensare, provando a scordare quella sera.
 
“Scordare è ancora più crudele di dimenticare.”
Lo so, ma io ho bisogno di dimenticare quella sera.
“Lo sai bene anche tu che il ricordo di quelle lamette ti rimarrà impresso nella mente per sempre, ma ciò che ti colpirà non sarà questo ma il ricordo della fragilità di Hermione.”
 
In cuor suo sapeva che la sua coscienza aveva ragione, sarebbe stato il suo viso a colpirlo più di ogni altra cosa, il viso tormentato, il viso disperato di chi non riesce ad aggrapparsi alla vita, o almeno non più, e quella sofferenza di chi si sta lasciando andare, lentamente, alla fine che qualcun altro ha scritto.
-Draco?-
Harry si avvicinò ancora e gli posò una mano sulla spalla, stringendo forte.
-Sono con te amico.-
-Grazie.-
Ginny lo aveva messo al corrente la mattina successiva e come lui si era aspettato stentava a crederci, stentava a credere che la Regina di Ghiaccio potesse arrivare a quella soluzione, Lei che per cinque anni li aveva tormentati, Lei che gli aveva fatto la guerra in ogni modo si stava arrendendo a sé stessa, alla solitudine.
-Non posso capire quello che stai passando, Draco, non posso fingere di conoscere il tuo dolore. Posso però dirti che quando entrambi ci siamo imbarcati in questa impresa, eravamo consci dei rischi e di quello che sarebbe successo.-
-Ho sempre saputo che stare con lei sarebbe stato come nelle montagne russe.-
-Eh?-
-Lascia stare, è un attrazione Babbana. Quello che voglio dire non sono gli alti e i bassi che mi preoccupano, non sono le giornate con Hermione o con la Regina, ma ciò che mi fa paura è quando lei mi taglia fuori dalla sua vita.
Dalle sue scelte, Harry.
Se ci fosse mio padre qui, mi direbbe di lasciarla andare, adesso, adesso che lei ha dato tutto per me ed adesso che lei non ha più niente da dare a me, che sono troppo giovane…-
-Ma tu cosa pensi?-
Il viso dell’amico lo riscosse leggermente e ci pensò a fondo.
-Io penso che una come lei sia rara… Io penso che una persona disposta a sacrificare sé stessi per il bene degli altri abbia molto da dare al mondo, da dare a me, non potrei mai lasciarla andare.-
-Allora sii egoista, fai esattamente come lei ha detto nella Stanza delle Necessità. Combatti. Lotta. Cadi. Alzati e se fosse necessario cadi ancora ma se tutto questo ti porterà da lei, allora sarai ripagato.
Lei sta provando a tornare da te, lo vedo, lo capisco adesso che la conosco, adesso che non vedo solo la maschera scorgo qualcosa in lei che prima non riuscivo a comprendere.
C’è bellezza in Hermione e non parlo in quel senso, c’è devozione in lei, ci sono così tante cose belle da poter dire su di lei, ma ciò che abbiamo sempre visto non ci ha permesso di cogliere, quindi adesso Draco dovrai farle emergere tu.-
-E se fallissi?-
-E se non ci provassi nemmeno?-
 
***
 
Hermione uscì di corsa dall’ufficio di Silente, stringendo le mani a pugno e cercando di non scagliare una sana Bombarda nell’ufficio del Preside.
L’aveva convocata per sapere le ultime novità e il suo resoconto non era stato per niente soddisfacente, non aveva risultati da mostrare quindi.
-Che ci provasse da solo a fare il lavoro sporco…-
Nei due giorni successivi aveva deciso di lasciarsi alle spalle l’episodio delle lamette, aveva deciso di dimenticare quella sera ma di ricordare semplicemente le parole della sua coscienza, e la scelta che aveva fatto.
 
Ho scelto di nuovo lui.
 
Così aveva deciso di metterci anima e corpo, o quello che ne restava, nella sua missione e con lui… Forse con lui leggermente di meno.
Nonostante sapesse di provare qualcosa di forte, nonostante sentisse l’amore scorrerle nelle vene non riusciva ancora a sbloccarsi, non riusciva a…
 
-Hermione?-
Harry la guardò con attenzione, la scopa in mano e la tenuta da Quidditch addosso e in quel momento ricordò perché aveva deciso di chiudersi nella stanza del settimo piano proprio in quel pomeriggio.
 
“Perché così Draco non ti avrebbe visto giocare con la magia oscura.”
Non sappiamo se ne sono capace.
 
-Cosa succede?-
-Silente.- scrollò le spalle, come se avesse detto tutto.
-Ero con Draco prima… Ti starà cercando.-
-Non posso preoccuparmene adesso, devo trovare un modo di entrare nel Reparto Proibito della Biblioteca.-
-Perché?-
Hermione si avvicinò, non sapendo neanche perché lo stesse raccontando proprio a lui, dopo tutti i loro trascorsi non erano ancora amici, e forse non lo sarebbero mai stai ma in quel momento era quello di cui aveva bisogno.
-Silente mi potrebbe anche dare l’approvazione ma non lo farebbero gli altri professori, per cui devo entrarci da sola ma Gazza mi creerà dei problemi se non sto attenta.-
-Cosa ti serve? È per…-
Lei annuì semplicemente.
-Devo tentare, io… Devo provare qualsiasi cosa.-
 
“Magia Nera.”
 
-Ti posso aiutare io.-
-Come?- chiese, ritirandosi senza volerlo.
-Ci vediamo tra poco nella Stanza delle Necessità. Ci saranno anche gli altri e ti aiuterò.-
-Perché dovresti farlo?-
-Tu mi hai salvato la vita quando io ho deciso di non ascoltarti. Te lo devo.- rispose guardandola negli occhi, -E lo devo anche a Draco.- aggiunse.
Quelle parole fecero breccia nel muro e la convinsero, annuì nuovamente e gli diede le spalle, dileguandosi nelle ombre del pomeriggio.
 
*
 
-Sei sicuro, Harry?-
Ginny si avvicinò per osservare il baule che il ragazzo aveva salito con l‘aiuto di Ron e Draco, cercando di valutare se fosse il caso di aprirlo oppure no.
-L’ho usato con i miei zii, spesso in realtà ma qui no. Anche se forse sarebbe stato utile, in altri tempi.- disse guardando Hermione.
La quale si era tenuta un po’ più in disparte, lontano dal gruppo, lontano da Draco.
-C’è una storia su quello che ci stai dicendo.- disse invece, alzando lo sguardo, -Forse dovrei dire una favola.-
-Davvero?- chiese Daphne.
-Non avete mai letto la storia dei Tre Fratelli? È uno dei Doni della Morte, il Mantello dell’Invisibilità, e tu vorresti darlo a me.-
-Sì.-
-Perché?- domandò guardarlo.
-Hai già avuto questa risposta.-
-Ma perché non usarlo con la Umbridge? O durante il Torneo Tremaghi, perché usarlo ora? Perché mostrarlo proprio a me?!- sbottò indicando sé stessa, -Non avresti dovuto.-
-Vuoi entrare nel Reparto Proibito, no? Questo ti aiuterà, non chiederai l’aiuto di Silente e Gazza non ti troverà, avevi bisogno di questo.-
-Sì.-
-Allora accetta.- sussurrò Draco, guardandola.
-Non voglio niente in cambio Hermione se è quello che pensi, voglio che tu fermi Voldemort, a qualunque prezzo.-
 
Il problema è che quel prezzo sarò io a pagarlo, ancora.
“Ammettilo. Non volevi una soluzione, non volevi che ti aiutasse nella missione, perché avresti dovuto cercare un altro modo, un altro modo per usare l’Armadio Svanitore, mentre adesso sei fregata.”
Siamo fregate, cara mia.
 
-Cosa speri di trovare nel Reparto Proibito?- domandò Blaise.
-Suggerimenti, aiuti, qualsiasi cosa mi dia un indizio e che mi faccia capire come usarlo in breve tempo. Siamo quasi a Natale ed ancora non riuscita a far sparire neanche una mela.
Quindi qualsiasi libro mi sarà utile.-
-Cosa intendi con qualsiasi libro?-
-Lo sai.- rispose, guardandolo.
Draco non distolse lo sguardo, neanche per un secondo e neanche lei lo fece, la stava guardando come quella volta di tanto tempo fa, con quegli occhi grigi aveva stravolto la sua vita e lo stava rifacendo in quel momento.
Le stava leggendo l’anima.
 
-Vuoi usare la Magia Nera, lo sai anche tu cosa succederà in quel caso.-
-Sì lo so. E so anche che sarà l’unico modo per farlo, l’unico modo per riuscire nella missione.-
-Ti distruggerà.-
-Conosco già la Magia Nera.- ammise, guardandolo e rendendosi conto di essere stata sconfitta.
Sconfitta dal suo cuore che batteva per lui, sconfitta dai ricordi che le tormentavano la mente, sconfitta da Draco perché tempo fa aveva deciso che se ci fosse stata una persona a cui aggrapparsi, a cui dover dare conto sarebbe stata lui, non Dio, non Merlino ma Draco Malfoy, e questo glielo doveva.
-Durante l’estate.-
Hermione annuì anche se non era stata posta alcuna domanda e fece un passo indietro, abbassando lo sguardo, sfiorando con la mano destra il simbolo che le pulsava sulla pelle.
-Dopo questo… Lui ha deciso che io ero degna…- rise istericamente senza rendersene conto, -Ero degna di conoscere la Magia Nera, di capirne l’importanza, di poterla studiare.
Qualche lezione, nulla di più, Silente è intervenuto prima che fosse troppo tardi ma adesso ho capito che Lui voleva che io sapessi usarla per questo, per questa missione e io adesso non ho in mano niente che mi possa servire, quindi ho bisogno di quei libri.
Che ti piaccia o no, devo farlo o non potrò fermarlo.-
-Non era previsto questo, non l’avevamo previsto.-
-Ho smesso di pianificare quelle che potrebbero essere le conseguenze delle mie azioni.- disse ricordandosi dell’anno scorso, dell’anno in cui aveva scelto Draco e non sé stessa, dell’anno in cui aveva mandato all’aria i sacrifici di una vita per il suo amore,
-Anche perché nulla va secondo i piani.- ammise, -Lo porto nella mia stanza, Potter.-
-Spero che ti sia utile.-
-Anch’io.- sussurrò, avvicinandosi al baule per la prima volta.
 
***
 
Blaise entrò nella stanza di Hermione senza pensarci due volte e Daphne chiuse la porta alle sue spalle. Trovarono la loro migliore amica intenta a fumare, seduta sul letto con i piedi appoggiati sul baule di Potter.
-Cosa?-
-Adesso basta.- disse Blaise, senza mezzi termini.
-Che intendi?-
-Adesso basta comportarti così, hai tutte le ragioni di questo mondo ma per Merlino, adesso stai esagerando.-
-Non capisco.- posò la sigaretta e guardò Daphne.
-Devi smettere di trattare Draco in quel modo, quando sei scappata con in baule non ti sei resa neanche conto che avrebbe voluto parlarti, che sarebbe voluto restare con te.
Lo stai tagliando fuori.-
-Devo farlo.- rispose secca.
-No. Non devi. Non l’hai fatto quando io ti ho consigliato di farlo e con il pericolo che la Umbridge ti scoprisse e non l’hai fatto quando io ti ho detto di andare da lui e Merlino mi sia testimone, mi pento ogni giorno di avertelo detto, di averti fatto andare, ma hai scelto lui.
Ed adesso io ti chiedo di scegliere.-
-Blaise…-
-Resta o salta. Hermione.
Resti o salti?-
In quel momento vide la paura negli occhi della sua migliore amica, vide lo stesso terrore a cui l’aveva sottoposta l’anno scorso, e per un solo momento se ne pentì, rendendosi conto che stava giocando con una ragazza fin troppo fragile, fin troppo rotta, ma allo stesso tempo non poteva permettersi di perderla, di perdersi.
-Non puoi chiedermelo.- sussurrò.
-Posso, perché adesso devi scegliere di nuovo Hermione. Se scegli lui prendi tutto, prendi tutto Hermione ma devi prenderlo, non puoi restare così non puoi lasciarlo così a metà tra una realtà e la finzione, sennò lascialo andare.
Puoi farlo se non lo ami.-
-Io… Lo amo.- disse guardarlo.
-Restare o saltare?- domandò Daphne, guardandola.
 
***
 
Draco appoggiò sul comodino il libro che stava leggendo e si rese conto solo in quel momento dell’ora, era quasi mezzanotte passata e Harry non era ancora rientrato nella loro stanza.
-Quei due…-
Quel pensiero gli fece male, quel pensiero gli ricordò lei, in un modo così doloroso che dovette alzarsi dal letto ed uscire dalla sua stanza, si ritrovò nella Sala Comune, illuminata dal fuoco del camino e totalmente vuota, in fondo non si sarebbe dovuto sorprendere di questo.
Si appoggiò alla poltrona ed osservò le fiamme crepitare, rapito per un paio di minuti da quella scena la sua mente vagò.
 
Non riesco a smettere di pensare a lei.
 
Amava Hermione, l’amava nonostante fosse stata la Regina di Ghiaccio per molto tempo e l’aveva amata ancora di più quando nel buio della sua camera gli aveva confessato di amarlo ed aveva fatto l’amore con lui.
Amava quella ragazza in tutte le sue sfaccettatura, così tante che forse dopo tutto quel tempo ancora non le conosceva neanche tutte, e il solo pensiero di lei lo rendeva debole, malleabile e perdutamente romantico.
Però lo aveva accettato, aveva accettato quella parte di sé e l’aveva fatto per sciogliere il cuore di ghiaccio, il muro invalicabile che separava lei dal mondo, eppure non era bastato.
Eppure lei aveva fatto qualcosa di più, qualcosa che tutte le parole che lui le aveva detto non avrebbero mai eguagliato, si era sacrificata per lui.
Qualcosa che nessuno avrebbe fatto, se non fosse stato veramente innamorato, qualcosa per cui lui si sarebbe sempre sentito indebito.
-Se sei così è solo per colpa mia…- disse rivolto al fuoco e in quel momento un rumore lo fece voltare verso il dipinto.
 
Come fanno a dimenticarsi sempre la parola d’ordine??
 
Si avvicinò e aprì il varco che divideva la casa dei Grifondoro dal resto di Hogwarts, ma quando la vide sbarrò gli occhi non riuscendo a crederci.
Hermione era di fronte a lui, indossava un pigiama di seta nero che le arrivava fino a piedi nudi e che copriva alla perfezione tutti i suoi segni, la osservò e vide il suo sguardo quasi spiritato.
-Cos’è successo?- chiese, preoccupato.
-Hai detto che mi amavi.-
-Sì.- rispose sconvolto.
-Anche se non sono più lei.-
-Sei sempre lei.-
-Lo credi tu, ma quando mi guardo allo specchio…- si morse il labbro ed entrambi seppero di star ricordare quella sera non troppo lontana, -Io non vedo la stessa cosa, ciò che vedo è un… Mostro.- sussurrò, senza distogliere lo sguardo.
-Ascolta.- le prese il polso e la fece entrare velocemente dentro il Dormitorio, -Non sei mai stata un mostro.-
-Io ho torturato dei ragazzi innocenti, e mi piaceva, mi è sempre piaciuto essere la Regina di Ghiaccio, nonostante l’avessi creata per mera necessità.-
-Lo so.-
-E amavo il modo in cui tu mi guardavi, mi hai fatto sentire diversa, mi hai dato la possibilità di credere in qualcosa di diverso.-
-Amavi?- il cuore perse un battito e capendo che non sarebbe riuscito ad affrontare quel discorso ai quattro venti la portò in camera sua, velocemente.
-Cosa vuol dire amavi? Non provi più niente per me?-
Lei lo guardò ed in quel momento lesse qualcosa in quegli occhi spiratati, la disperazione.
-Io… Ho deciso di saltare.- disse, e quando la guardò vide le lacrime ungo le guance.
-Come?-
-Ho scelto di saltare, Draco. Ho scelto di non trascinarmi, di non farmi trascinare dalla corrente, dalla vita che hanno scelto per me, ma ho deciso che lotterò, ci proverò e se posso scegliere di cambiare il mio destino, allora posso scegliere di nuovo te.-
Hermione lo guardò negli occhi e Draco non riuscì a distogliere lo sguardo.
-Lo sai bene quanto me che io in questo momento mi sono persa, che sono solo un insieme di pezzi rotti che non si possono riunire, ma quando tu mi guardi, quando tu stai con me sento che quei pezzi rotti hanno un senso, che possono ancora funzionare.
Ho bisogno di te, perché io ti amo.- sussurrò, lasciandosi cadere a terra.
-Io pure scelgo te, ho sempre scelto te, ma non mi hai mai dato la possibilità di dimostrartelo veramente. Lascia che lo faccia, lascia che sia io a prendermi cura di te.-
-Anche se non sono lei?-
-Tu per me sarai sempre Hermione, non importa quale tu sia. Questi occhi mi porteranno sempre da te.- disse,  abbassandosi per sforarle il viso con dolcezza.
-Ti troverò sempre amore, non importa quale tu sia, io ti troverò e ti riporterò da me.
-Tutto di me…- sussurrò lei, talmente piano che non la sentì ma la vide avvicinarsi a lui, stringersi a lui, abbandonarsi a lui.
-Cosa?-
-Hai tutto di me. Ogni singola parte, ogni singolo pezzo della mia anima ti appartiene e non riesco neanche ad immaginare di darlo a qualcun altro. Io scelgo ancora te.-
 
Lui la baciò, con impeto, non riuscendo a rispettare i suoi limiti, i suoi tempi, la baciò e la fece sistemare sopra di lui, sentendo quel corpo troppo leggero in confronto a qualche tempo fa.
Le baciò la bocca, poi le guance e il collo, mordendola leggermente, per poi tornare con foga sulla parte del suo corpo che preferiva e le rubò il primo sussurro, il primo gemito, dopo mesi di lontananza e senza volerlo provò un immenso piacere laggiù.
Hermione gli passò una mano tra i capelli, tirando con poca forza e lui in quel momento memorizzò ogni parola, ogni gesto, rendendosi conto di avere finalmente una seconda possibilità.
Finalmente era tornata da lui ma per restare.
 
-Io sono tuo.- sussurrò al suo orecchio.
-Sarà tuo in questa vita e in quella dopo, non potrei mai appartenere ad un’altra. Mai.-
La sentì fremere e stringersi a lui.
-Sono tua.- sussurrò anche lei, cercando di reprimere il brivido lungo la schiena.
Draco la guardò e le sbottonò il primo bottone del pigiama, lentamente, dandole il tempo di fermalo, dandole il tempo di farle capire che cosa voleva, che cosa gli fosse mancato in tutti quei mesi.
Lei.
In ogni sua piccola parte, in ogni singolo aspetto, gli era mancato tutto di lei.
Lei lo fermò con delicatezza, stringendo le sue mani piccole tra le sue.
-Quello che vedrai non lo riconoscerai. Non è come prima… Non sono come prima, potrebbe non piacerti quello che stai per vedere, mi … mi disp…-
-Io ti amo, amo tutto di te, ogni piccola parte e tu sei questo corpo, non importa cosa ti hanno fatto amerò anche le tue cicatrici e le amerò come se fossero le mie.
Non ti lascerò sola a portare questo peso.- le asciugò con un bacio una lacrima e senza aspettare la sua risposta continuò a sbottonarle il pigiama.
Si avvicinò per baciarla a metà del petto, lentamente per assaporare quel momento tanto atteso.
Hermione non lo scostò, si avvicinò a lui e fece passare una mano sulla sua maglietta per sfilargliela.
-Ti voglio.- disse lui, non riuscendo più a trattenersi.
-Anch’io.-
Provò un tuffo al cuore e in quel momento osò sperare nel loro futuro, e provò l’immensa felicitò di poterla avere nuovamente tra le sue braccia, di poter stringere la donna che amava e che aveva intenzione di proteggere. Rendendosi conto che stavolta sarebbe stato tutto diverso e che toccava a lui salvarla.
Non avrebbe più permesso che le venisse fatto del male.



∞Angolo autrice: ed eccomi qua ! Vorrei sapere prima di tutto le vostre impressioni? Cosa pensante della scelta di Hermione? O meglio della sua evoluzione?
Credo che ci sia stata e credo che ogni singola situazione le abbia permesso di comprendere meglio questa nuova se stessa e l'amore che la lega a Draco, lui invece è paziente e sa darle i suoi spazi, anche se all'ultimo lo possiamo anche capire...
Insomma dai!
Harry si dimstra più maturo, diverso e capisce Hermione meglio di quanto potesse credere, quindi si sente in dovere di aiutarla, speriamo che nn finisca comunque nei guai!
Come sempre grazie a tutti voi che mi seguite e mi date la spinta a continuare ;D
Spoiler:


-Hermione.-
 
Alzò lo sguardo e se lo trovò davanti, Voldemort non le faceva più così paura, anche quel tempo era finito e apparteneva al suo passato.
Osservò il suo volto, divorato dalla Magia Nera e sperò di non ridursi mai in quel modo.

 

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Capitolo 28
*** Nightmare ***


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Buonasera a tutti, sono tornata e stavolta penso con largo anticipo!
Spero che vi faccia piacere, adesso, con questo capitolo
entriamo un pò nel vivo della faccenda, credo di averci messo molto
ma posso garantirvi che per me è stao un piacere poter parlare così tanto di 
Draco e Hermione ed anche loro ne soo felici!
Detto questo adesso, ora inizia la seconda parte della storia, a voi e 
grazie come sempre per la vostra disponibilità!
 
 
Nightmare
 
-Hermione.-
 
Alzò lo sguardo e se lo trovò davanti, Voldemort non le faceva più così paura, anche quel tempo era finito e apparteneva al suo passato.
Osservò il suo volto, divorato dalla Magia Nera e sperò di non ridursi mai in quel modo.
 
-Hai un compito da svolgere, per me.-
 
Provò a muoversi ma le mani erano legate alla sedia, e solo in quel momento percepì il sangue scenderle lungo le cosce, abbassò lo sguardo e vide dei tagli sottili, ma abbastanza profondi.
 
-Questo è ciò che tu sogni la notte e me ne compiaccio.-
 
La paura s‘impossessò del suo cuore, provò a strattonare i lacci invisibili che la tenevano ancorata a lui, al Manor, al passato dal quale era riuscita a scappare, provò ad urlare ma non uscì nessun suono, era muta.
 
-Potrei quasi compiacermi per tutto questo movimento, inutile, ma non ne ho il tempo. Domani. Dopo la partita mi raggiungerai ad Hogsmeade. Troverai la strada.-
 
La sua mano si avvicinò al suo viso e sfiorò i capelli, provò a indietreggiare ma la posizione non gli consentì ampi movimenti.
 
-Sei così uguale a me ma ancora non riesci a rendertene conto, Hermione.-
 
*
 
Hermione si alzò velocemente dal letto, alcune gocce di sudore le attraversarono la schiena e altre la fronte, cercò di regolarizzare il suo battito ma non ci riuscì, anche per via dell’affanno.
Scese dal letto e crollò a terra, si tocco le gambe e solo in quel momento percepì il pantalone del pigiama umido al tatto, lo abbassò velocemente e la sua mano si macchiò di sangue.
 
-Come…-
Il cuore mancò un battito, si sistemò il pantalone e si alzò nonostante il dolore.
 
Come può farmi male anche qui?
“Anche attraverso i sogni?!”
 
Sfiorò la maniglia della porta e uscì dalla sua stanza, il calore del camino la fece sentire meglio ma qualcosa le disse che chiunque l’avesse vista in quel momento l’avrebbe scambiata per una pazza.
 
Cosa che sono in fondo.
 
E qualcuno la vide.
Blaise era seduto su uno dei divani, intento a leggere un libro.
-Bla…ise.- sussurrò, qualcosa si stava sbloccando ma la paura le aveva lasciato l’amaro in bocca.
-Hermione?- vide i suoi occhi cambiare espressione dopo averla vista attentamente e corse ad afferrarla prima che potesse cadere a terra.
-Hermione… No, non l’hai fatto?!- domandò e non poté evitare di scorgere la paura della sua voce.
Da quella sera tutti avevano paura che lei ci riprovasse, tutti avevano paura che provasse di nuovo a togliersi la vita ma nessuno le aveva creduto, se non Draco, anche perché aveva scelto lui.
Sarebbe rimasta per lui.
La fece sedere sul divano e chiuse gli occhi per un attimo, cercando di riordinare le idee, di usare quel cervello che più volte l’aveva salvata da situazioni spiacevoli ma per quanto ci provasse era bloccata.
-Hermione!-
Lei scosse la testa per fargli capire che non era come credeva, che non era di nuovo uscita pazza.
-Credevo che andando via dal Manor mi sarei sbarazzata di Lui.-
Lo guardò ed in quel momento vide riflesso il suo volto negli occhi dell’amico e vi lesse paura, terrore.
Tutto quello che aveva provato durante l’estate era riemerso a galla, trascinandola di nuovo verso i suoi incubi, portandola di nuovo nell’oscurità assoluta.
 
Ne sono appena uscita, non posso ricaderci.
Non posso permettermelo.
“Sono passati mesi, sei più forte.”
No, non sono più forte. Ho solo imparato a non lasciarmi trascinare.
 
-Lui è arrivato a me Blaise, neanche qui sono al sicuro.-
-Come ha fatto? Insomma, come ti ha contattato?-
-Attraverso i sogni, lui è riuscito ad entrare e…- alzò la mano fatta di sangue e la fece vedere al suo amico, -Non mi permetterà mai di dimenticare, mai di lasciarmi alle spalle il dolore e la disperazione che mi ha fatto provare.
Mi perseguiterà per sempre.-
-Hermione devi finire quello che hai iniziato, poi sarai libera. Te lo prometto.-
-Non puoi saperlo.- scosse la testa lentamente, -Domani devo vederlo.- rispose totalmente persa, rendendosi conto della gravità di quelle parole.
-Dove?-
-Hogsmeade. Non può entrare qui ad Hogwarts, non in carne ed ossa, ma può entrare attraverso la mente, attraverso questo.- mostrò il Marchio Nero e in quel momento capì il collegamento col Signore Oscuro che nel primo momento non aveva colto.
Quel Marchio era un accesso diretto alla sua mente, al suo cuore.
-Dobbiamo andare da Silente.-
-No.- lei si voltò verso di lui, gli porse la mano alla disperata ricerca di un contatto che l’ancorasse a terra.
-Devo solo riposare, ne ho bisogno, per domani.-
-Non penserai di andare veramente?- il suo sguardo mostrava sorpresa e incredulità.
-Devo farlo, se è stato capace di spezzarmi semplicemente attraverso un sogno, potrà fare molto di più di presenza, se non gli ubbidisco.-
 
Non riusciremo mai a rimettere assieme, totalmente, i pezzi che compongono la nostra anima, la nostra vita.
Ci proviamo, ma falliamo sempre.
“Hermione no. Ricordati di quella sera, ricordati la tua scelta, ricordati che sei stata tu a prendere in mano il tuo destino e tu hai scelto di saltare, tu hai scelto di lottare.
Quindi forse in questo momento non possiamo fare, forse adesso non possiamo essere migliori, ma arriverà il giorno in cui tutto il male che abbiamo subito avrà fine e ciò che conterà sarà solo lui.”
Forse un giorno, ma come mai ho paura che questo giorno non arrivi mai? Ho paura che resteremo in un limbo per tutta la vita.
 
***
 
Hermione si coprì il collo con la sciarpa e cercò i guanti nella borsa, l’inverno era ormai alle porte come le feste natalizie, che lei avrebbe trascorso ad Hogwarts, senza esitazione.
Uscì dal Dormitorio e s’incamminò lentamente, guardando con attenzione le sue gambe, nonostante la gonna, le calze pesanti erano riuscite a coprire le garze che aveva sistemato appositamente per nascondere i segni; chiuse gli occhi cercando di dimenticare il suo sogno ma non ci riuscì, il viso di Voldemort non sarebbe mai stato cancellato, ormai era diventato una parte di lei, la più terribile.
 
“Respira lentamente, anzi ricordati di respirare.”
Vorrei chiudermi di nuovo nel mio armadio. Vorrei che tutto questo non fosse toccato a me.
“Siamo o… Sei l’unica che può farlo, Hermione.”
Mi sono stancata di essere quella sacrificabile.
“La Regina di Ghiaccio colpisce ancora, allora non è scomparsa.”
Come potrebbe? Lei vive sotto la mia pelle.
 
-Cosa succede?- domandò a un ragazzino del secondo anno, vedendolo correre verso fuori.
-Oggi c’è il Quidditch.- rispose, senza guardarla negli occhi.
-Sì, vero.- sussurrò, cercando appoggiò ad una colonna.
 
Serpeverde contro Grifondoro, scosse la testa. Se n’era totalmente dimenticata, eppure Draco gliene aveva parlato ne era certa.
 
Draco…
 
Da quando quella sera si era presentata al suo Dormitorio, come una pazza, aveva cambiato nuovamente o forse aveva semplicemente permesso che la loro relazione riprendesse da dove l’avevano lasciata l’estate prima.
Lui l’aveva amata, intensamente, per tutta la notte; non aveva distolto lo sguardo alla vista delle sue cicatrici, anzi come aveva detto, le aveva amate, e ne stava portando il peso con lei e quella consapevolezza l’aveva fatta sentire più lei, più la vecchia sé, come quando gli aveva permesso di restare ad ascoltarla suonare.
Quel pensiero la fece sorridere, leggermente, non amava mostrare quel suo lato in pubblico ma da quel momento anche quelle cose erano cambiate, adesso tutti sapevano.
Draco non aveva perso tempo e quando l’aveva baciata davanti a tutta la scuola, aveva quasi avuto un infarto ma in qualche modo era riuscita a dissimulare la paura, che quel gesto aveva portato nel suo cuore.
E come aveva previsto, da quel momento, erano diventati l’argomento preferito delle pettegole che lei aveva messo in riga con molto piacere, non si era più comportata come la Regina di Ghiaccio da quando era tornata ma capiva l’esigenza di mantenere la sua machera e più di una volta aveva sfoderato gli artigli per mantenere il potere.
E tutte le volte aveva vinto.
Adesso che erano diventati una coppia molti dei ragazzi che negli anni prima avevano provato ad avvicinarla avevano gettato la spugna mentre molti Serpeverde si erano fatti avanti, cosa che non aveva compreso bene… Come non aveva compreso bene che alcune ragazze girassero attorno a Draco durante la giornata.
 
“Peccato che con loro non ci siamo ancora potute divertire.”
Gli ho promesso che alle sue compagne di Casa non avrei fatto niente.
“Certo… Però se esagerassero…”
Manderei Daphne senza esitare.
 
Si fermò senza volerlo, e dovette ammettere a sé stessa che renderlo pubblico non era stata la cosa peggiore del mondo e lei ne aveva viste di cose brutte, nonostante alcuni li guardassero male, aveva visto la felicità negli occhi di Draco quando poteva portarle la borsa o semplicemente appoggiare il suo braccio lungo la spalle, darle un bacio fugace prima di correre a lezione.
Tutte cose che nell’anno scorso non si era potuta godere, tutte cose che non aveva mai conosciuto nella sua vita, nessuno era stato così importante da meritarselo, nessuno l’aveva mai amata a tal punto e lei non aveva mai amato nessuno a tal punto da volere la sua felicità sopra tutto e tuti.
 
-Non ti guarderò come fa Harry con Ginny, ma ti guarderò ogni giorno con amore, ti guarderò come ho fatto la sera della festa, come la sera che mi sei svenuta tra le braccia e quella in cui ti ho confessato i miei sentimenti.
Ti guarderò come Draco guarda Hermione, non importa se indosserai la maschera, io ti guarderò sempre allo stesso modo, non smetterò mai di farlo.
Io vedrò sempre e solo Hermione.-
 
“Ha mantenuto la promessa, lo sai anche tu. Anche adesso lui vede Hermione, non vede la desolazione che c’è nel nostro cuore, non vede la nostra anima diventare nera come le tenebre e il nostro cuore spezzarsi sempre di più.
Vede solo noi.
Vede solo te.
Hermione.
Lo farà sempre.”
Ed io? Io sono capace di vedere Hermione attraverso lo specchio? Attraverso i suoi occhi?
“Forse un giorno ci riusciremo, forse saremo abbastanza forti da alzare di nuovo lo sguardo e vederci lei, vedere chi tanto sogniamo senza farci del male ma per il momento no. Per il momento non possiamo chiedere tanto, ci hanno distrutte e il nostro incubo non è ancora finito.”
 
Riprese a camminare e senza rendersene conto si ritrovò tra gli spalti della sua Casa, la guardarono e molti la salutarono e lei ricambiò l’indispensabile e si rese conto di come certe cose non fossero cambiate.
Era ancora temuta e rispettata da loro. Nonostante tutto.
Daphne e Blaise si sedettero accanto a lei, lui le strinse le mani senza farsi notare ed Hermione lo guardò, cercando di trasmettergli tramite i suoi occhi glaciali tutte le sue paure ed i suoi turbamenti e lo vide annuire, in fondo Blaise l’avrebbe sempre capita.
 
Il rumore degli applausi la distolse da quel tormento e si voltò a guardare la partita, i suoi compagni erano agguerriti e pronti a tutto per vincere ma il sorriso di Draco, era qualcosa di più. Qualcosa che nessun altro gli avrebbe mai dato e fatto provare, soprattutto perché stava guardando lei e solo lei.
Inconsapevolmente si ritrovò a sorridere lentamente, un sorriso timido, un sorriso per lui, prima che la tempesta si abbattesse su di loro.
 
***
 
Draco atterò sul campo verde di Quidditch e alzò la scopa in segno d vittoria assieme agli altri giocatori, Harry stringeva ancora il Boccino in mano e non smetteva di urlare per la felicità e anche lui si ritrovò contagiato dall’euforia collettiva.
Quella vittoria aveva segnato una buona svolta ai fini del Torneo, nonostante fossero solo secondi, adesso avevano colmato i punti di distacco da Serpeverde in vista del nuovo anno e delle prossime partite.
Vide Ginny correre velocemente verso di loro ed abbracciare Harry.
-Siete stati bravi!-
-Quindi tifavi per noi, eh.-
-Certo, anche se Serpeverde vi ha dato un po’ di filo da torcere.-
-Naa, siamo stati sempre in vantaggio.- la corresse Draco, sorridendo.
-Non è vero!- squittì Ginny, in tono difensivo.
-Eh va bene, va bene, è stato estremamente difficile battervi. Così va meglio?- domandò il suo ragazzo.
-Sì, ma comunque ve lo siete meritati, avete giocato molto bene. Soprattutto tu Draco, gli allenamenti ti sono serviti.-
-Effettivamente sono migliorato, non credevo.- si passò una mano sul collo e alzò lo sguardo per cercarla.
Hermione era un pensiero fisso per lui, un pensiero costante.
L’aveva guardata spesso durante la partita e con suo sommo piacere aveva notato che non aveva mai staccato gli occhi da lui, nonostante giocasse la sua quadra poteva vedere qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che apparteneva a lui.
Ed adesso gli sarebbe piaciuto stringerla fra le sue braccia davanti a tutti, ormai aveva abbandonato la precauzione, la voleva più di qualsiasi altra cosa, e voleva dimostrarlo a tutti.
In quanto si era reso conto che quell’anno passato a nascondersi dalla Umbridge, non aveva fatto altro che aumentare la paura nei loro cuori e l’estate aveva creato un divario che solo la costanza avrebbe potuto colmare.
 
-Dov’è Hermione?- chiese, non riuscendo più ad aspettare.
Ginny si girò verso gli spalti e vide Blaise e Daphne avvicinarsi, anche se in silenzio, ma non Hermione.
-Complimenti Malfoy, hai giocato una bella partita.- commentò Blaise una volta che li ebbe raggiunti.
-Come mai non è qui con voi?-
-Non è il luogo adatto.- rispose il ragazzo, guardandolo sempre negli occhi.
-Cosa vuol dire?-
Qualcosa dentro Draco scattò come una molla, come se ormai fosse pronto sempre al peggio.
-Cambiatevi ed avviamoci per Hogsmeade. Ne parliamo lungo la strada.-
-Blaise.-
Draco si allungò e gli prese il polso, senza fargli male, -Ti prego.-
-Lui l’ha convocata, dopo la partita.-
-Come ha fatto? Non può entrare ad Hogwarts.-
-Attraverso il Marchio Nero.-
 
Quella semplice affermazione lo spiazzò, rimase un paio di secondi a guardarlo e capì la gravità della situazione.
Se Lord Voldemort poteva contattarla e tormentarla attraverso i sogni, Hermione era semplicemente fottuta, e questo avrebbe messo in pericolo tutto quello che avevano riconquistato in quei mesi, avrebbe messo in pericolo lei, loro e lui non l’avrebbe permesso.
A qualsiasi costo.
 
***
 
Non ci mise molto a capire la strada che avrebbe dovuto prendere, anche perché non avrebbe potuto confondere suo padre con nessun altro.
Conosceva bene l’uomo che l’aveva messa al mondo e che per anni l’aveva torturata, conosceva ogni singolo dettaglio, aspetto che avrebbe potuto seguirlo anche ad occhi chiusi ma per il momento decise solo di farlo a debita distanza.
S’inoltrarono per Hogsmeade, e finirono in una delle taverne più sudice e vecchie che potessero esistere, neanche il nome riuscì a leggere dal cartellone ammuffito.
Entrò dopo di lui e quando si chiuse la porta alle spalle vi trovò sua madre, Bellatrix e Lord Voldemort, ad aspettarla.
 
-Allora il messaggio è arrivato, hai sbagliato a dubitarne, Bellatrix.-
-Non amo fidarmi ciecamente.- sussurrò la sua scagnozza.
-Ma io ho fiducia in Hermione, giusto?-
 
Lei annuì e fece un passo avanti, ed indossò la sua maschera migliore, quella della Regina di Ghiaccio, rendendosi conto che le sarebbe servita più dell’Hermione fragile e spezzata.
-Che notizie ci porti da Hogwarts?-
-Silente non sospetta nulla, neanche i professori. Sto agendo indisturbata, come voleva lei.-
-Quindi è per la devozione al tuo compito che non tornerai a casa a Natale?-
-Certamente, padre.- rispose, voltandosi per guardarlo.
-Albert la ragazza vuole solo dimostrarmi che ha capito qual è il suo posto, no?-
-Sì, mio Signore.-
-Ma quello che io mi chiedo è: perché ancora non ci sei riuscita?-
Voldemort si avvicinò a lei così velocemente che non poté fare altro che arretrare e sbattere contro la parete alle sue spalle, la mano fredda di lui l’afferrò per il collo e la sollevò senza mezzi termini, stringendo intorno alla sua gola.
-Io…-
-Hermione lo sai quanto io detesti aspettare e quest’attesa non mi piace.-
-Ci … Sto provando.- riuscì a dire a stento.
-Non abbastanza.-
-Io… Sto… stud…- si portò le mani alla gola alla ricerca di aria, cercando di allontanare le sue mani ma senza successo.
-La Magia… Ner…-
-Ah ecco qualcosa che mi interessa.- mollò la presa e lei scivolò a terra.
I suoi polmoni inspirarono affondo e il suo cuore gliene fu grato, accora poco e sarebbe crollata.
-Dicevi?-
-Sono riuscita ad accedere al Reparto Proibito.- si massaggiò la gola e si alzò nuovamente da terra, -Sto studiando la Magia Nera, come lei mi aveva insegnato ma sto trovando delle difficoltà ad applicarla, è per questo che sto ritardando.-
Voldemort la guardò e le diede le spalle, per avvicinarsi agli altri membri del suo esercito.
-La Magia Nera non va solo studiata, pensavo di avertelo spiegato, coinvolge l’anima e il corpo, eppure credevo che una come te.
Una persona come te non dovrebbe avere nessun problema a farla sua, tuo padre mi ha sempre detto quanto ti piaccia torture i ragazzi a scuola.-
 
Forse se avesse avuto la Regina nella sua piena forma non ci avrebbe messo molto a imparare, a farsi corrompere ma chi ha davanti è una ragazza spezzata, è l’ammasso di più persone.
Ed è per questo che non ne siamo capaci.
“Non in questo momento, non ora,”
 
-Avete ragione, devo solo applicarmi di più.-
-Il tempo scorre Hermione e la mia pazienza con esso, non sarò così indulgente la prossima volta e credimi se ti dico che ci sarà una prossima volta.
Forse se portassimo anche lui sarai più persuasa a comportarti bene.-
Lei annuì debolmente, rendendosi conto che la sua minaccia non sarebbe rimasta impunita.
L’avrebbe trovata e l’avrebbe torturata se non gli avesse portato dei risultati concreti la prossima volta.
 
*
 
Herm corse fuori il più velocemente possibile, cercando di allontanarsi dai suoi demoni, cercando di scacciare i suoi incubi, ma più correva più ricordare le notti passati a casa sua, terrorizzata dalla punizione successiva; più correva e più ricordava suo padre ridere delle sue lacrime; più correva e più ricordava come ci sentisse in trappola, chiusa fra pareti che lentamente si stringevano su di lei, chiusa in circolo vizioso da cui non ne sarebbe più uscita.
Ed improvvisamente si ritrovò a terra.
La neve le entrò in bocca e le bagnò i vestiti, neanche si era resa conto che stesse nevicando, i suoi occhi non erano neanche riusciti a vedere la strada, ed il suo primo istinto le disse di urlare contro il malcapitato e di sbattergli addosso la sua rabbia ma non ci riuscì, la paura le scorreva nelle vene, l’aveva totalmente paralizzata.
Così non riuscì a dire niente quando due mani la sollevarono con delicatezza, ridandole l’equilibrio che aveva perso e quando guardò davanti a sé la sorpresa la pervase per un attimo.
Fred Weasley la stava guardando, leggermente scompigliato e sconvolto, ma pur sempre col sorriso sulle labbra.
 
-Hermione.-
La ragazza in questione rimase ferma, bloccata dall’incubo che aveva appena assaporato, inghiottì il groppo che si era formato in gola ma non riuscì a parlare.
-Io… vieni con me. Sembra tu abbia visto la morte in faccia.- sussurrò, prendendole il polso per farla camminare.
-Quasi.- rispose, percependo sé stessa lontana anni luce.
 
“Respira.”
Non mi ricordo come si fa. Non mi ricordo.
“Hermione è solo panico, hai una crisi di panico, la puoi superare. Fatti portare da Draco.”
 
-Devo… Devo tornare al castello.-
-Stiamo raggiungendo Ginny, Hermione. Non ti preoccupare, non ti lascerò in queste condizioni.-
-Cosa? Tu…-
-Sono cambiate un po’ di cose dall’anno scorso… Non sono più quel ragazzo e mi dispiace per averti spinto quella sera… Ero un cretino, dovevo semplicemente lasciarti in pace.-
Fred la guardò con insistenza e la condusse verso la strada principale ma nonostante riuscirono ad evitare i gruppi di ragazzi che si stavano dirigendo dal senso opposto al loro.
-Sei troppo pallida, cos’è successo? Ginny mi aveva accennato qualcosa quest’estate ma non ha aggiunto molto.-
-Lascia stare Fred, grazie per avermi portata via.- disse, senza guardarlo.
-Tu non ringrazi mai.- asserì, fermandosi.
Hermione alzò lo sguardo e provò a mantenere la sua maschera, ma quello che le era appena successo non la lasciava andare, Voldemort voleva di più e quel di più a lei faceva paura, perché era un punto di non ritorno.
-Anche per me sono cambiate tante cose.- ammise, senza sapere il perché anche se in fondo lo sapeva.
In quegli occhi rivide il ragazzo per cui si era presa una cotta, il ragazzo che aveva messo in dubbio il suo cuore, e che l’aveva fatta sentire fregata, per molto tempo però nei suoi occhi aveva scorto solo l’odio ed adesso, a distanza di mesi, lo aveva rivisto.
 
-Hermione!-
-Draco…- sussurrò, si voltò e senza pensarci due volte corse incontro al suo ragazzo e si lasciò catturare dalle sue braccia e lasciò andare le lacrime.
-Va tutto bene… va…-Draco osservò il suo collo, spostò la sciarpa che si era allentata nella corsa e guardò i lividi viola che gli avevano lasciato.
-Chi te li ha fatti?-
-Io… non posso fare quello che mi ha chiesto, non posso…-
-Hermione concentrati, per favore… Guardami, guardami.-
Lui gli prese il viso tra le mani e vide nei suoi occhi il terrore e la disperazione, provò a farla ritornare da lui, provò a farla restare e ci riuscì; i suoi occhi si placarono e lentamente tornarono sereni.
-Non possiamo parlare qui.- disse Blaise, guardando la neve che li circondava.
-C’è un magazzino.- disse Fred, -George dovrebbe essere lì. Non c’è nessun altro.-
-Andiamo.-
Draco l’aiutò ad alzarsi e senza lasciarle andare la mano seguirono il rosso per un’altra serie di stradine, finché non si trovarono in un magazzino alle spalle di Mielandia, vi trovarono solo George e una scorta infinita di merendine, scherzi targati Tiri Vispi Weasley.
-Perché la vostra merce è qui?-
-Stiamo rilevando Mielandia, stavamo facendo l’inventario.-
-Aprirete qui?- domandò Harry sorpreso per alleggerire l’atmosfera.
-Sì, ci pensavamo da un po’ e alla fine ci siamo decisi.-
 
Hermione si tolse la sciarpa, li lascò parlare per qualche minuto e si sedette il più lontano possibile dalla porta, Draco le alzò il collo per osservare i lividi e valutare la loro gravità.
-Non sono niente.- sussurrò per non catturare la loro attenzione.
-Questi no… Ma questi invece?- appoggiò una mano sulla gamba e restò intrisa di sangue, la corsa probabilmente aveva riaperto le ferite e per quanta paura provasse non se n’era nemmeno accorta.
-Da dove viene?- domandò Ginny, correndo accanto a lei.
-Lascia stare Ginny, cosa ti ha detto?-
Blaise la guardò serio, capendo dai suoi occhi che ormai il punto del non ritorno era troppo vicino.
-Di chi state parlando?- domandò Fred, osservando solo in quel momento le reali condizioni di Hermione.
-Vuole che… Vuole che vada oltre.- rispose, semplicemente.
-Cosa significa?-
-Significa che la prossima volta non si limiterà a qualche taglietto, ma la sua punizione sarà esemplare se non gli ubbidisco… Voldemort mi ha promesso che ci sarà una prossima volta se non gli porto qualche risultato e per avere dei risultati devo… Dare di più.-
-Voldemort? Quel pazzo… Lavori per lui?-
-Lavora per Silente, in realtà George. Diciamo che è più complicato di così.- rispose Ginny al fratello.
-Da quando?-
-Da quando Silente mi ha fatto evadere da casa mia, da quando sono una pedina dell’esercito di Voldemort, da quando i miei genitori sono al suo servizio, in realtà faccio parte del gioco fin dall’inizio ma non me ne sono mai resa conto, non sono mai stata così importante per Lui, fino a questo momento.-
-Cosa devi fare per dare di più?- chiese Draco.
-Non chiedermelo.- disse guardandolo negli occhi.
-Perché sarà pericoloso?-
-No, perché quando lasci entrare la Magia Nera poi non c’è nessun modo per farla tornare indietro, non potrò liberarmene Draco, non… So cosa mi succederà e se non lo faccio Lui tornerà per te.-
-Mi ha minacciato?-
-Una precauzione, che io però non voglio cogliere. Lo sai.-
Hermione allungò una mano e sfiorò il suo viso, e per la prima volta se ne fregò di tutti quelli che la circondavano, per una volta decise di essere una ragazza normale, una ragazza disperata ed innamorata.
-Riportami da te.- gli chiese con le lacrime agli occhi.
-Fallo tutte le volte che sarà necessario, riportami indietro Draco anche quando io non ne vorrò sapere, fallo e Lui non avrà mai vinto, fallo e la Magia Nera non mi avrà.-
-Lo farò, no ti lascerò andare via. Mai.-
Hermione annuì e lasciò sfuggire una sola lacrima, l’unico segno di debolezza che avrebbe concesso al pubblico, guardò Draco e seppe con tutto il suo cuore che ci avrebbe provato, avrebbe adempiuto al suo compito a qualsiasi costo.
 
“Questo sarà il suo prezzo da pagare.”
Ed il nostro quale sarà?
“…”
 
 
∞Angolo Autrice: Ebbene eccoci, Hermione ha ricevuto la chiamata ed ha dovuto rispondere a Voldy, come possiamo vedere al solito il Mago preferisce usare certi mezzi che una sana chiacchierata e questi mezzi incidono ancora, scavando nelle cicatrici che ancora non si sono risanate di Hermione.
Draco invece si dismotra sempre comprensivo e in qualche modo anche lui ha capito come si gioca, e soprattutto ha capito qual'è il suo ruolo.
L'incontro con Fred inizialmente non era previsto, ma in seconda lettura ho deciso di metterlo, avevo lasciato un pò in aria la loro storia con la fine del quinto anno e concludere anche questo mi è sembrato doveroso, soprattutto per far riacquistare credibilità al povero ragazzo!
Adesso vi lascio allo spoiler:


[...] 
-Hermione tu già mi hai fatto un regalo.- aveva detto guardandola negli occhi, dove averle dato il suo.
-Ovvero?-
-Sei qui.- 
 

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Capitolo 29
*** An eternity of misery ***


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Happy week-end at all!!
Ben trovati a tutti voi, spero che il vostro weekend sia
iniziato bene, io non mi posso lamentare, 
oltre allo studio mi sto dilettando con qualche nuovo fandom
ed ho avuto delle piccole soddisfazioni ^^
Veniamo a noi, vi annuncio semplicemente di non 
spaventarvi eccessivamene per il titolo di questo capitolo,
lo so è forte.
Ed è importante il momento in cui siamo arrivati,
ho già preparato qualche nuovo capitolo, e spero di procedere regolarmente, 
avete la mia parola!
Thanks!
Come sempre siete speciali ed io sono grata a tutti voi per il tempo che mi dedicate <3
 
An eternity of misery
 
Hermione chiuse lentamente gli occhi e poggiò le mani sulle ante dell’Armadio, concentrandosi.
Si era chiusa nella Stanza delle Necessità fin dalla mattina presto, nonostante tutti, compreso Draco, le avessero rimproverato la sua scelta.
In fondo era capodanno anche per lei.
 
Mi preme più questo.
 
Nelle ultime settimane aveva concentrato la maggior parte delle sue energie nello studio ma soprattutto nella pratica e Draco le era stato costantemente accanto, un supporto fisso in ogni momento di disperazione, di panico.
L’aveva aiutata ad intrufolarsi ogni notte in Biblioteca e scegliere i libri che fossero i più adatti per il tipo di missione che doveva portare a termine, ma gli aveva proibito di leggerne anche uno solo.
Non aveva idea di cosa potesse succedere, per una volta non si trovava nelle possibilità di prevedere le conseguenze di quello che sarebbe successo, ma aveva deciso che avrebbe evitato qualsiasi coinvolgimento eccessivo e del tutto inutile da parte del suo ragazzo.
Il quale aveva deciso di passare con lei le vacanze natalizie, come molti dei suoi amici.
 
Scosse la testa però e scacciò quel pensiero, non poteva distrarsi, non in quel momento, non quando la posta in gioco era di nuovo alta.
Silente pretendeva dei risultati, Voldemort pretendeva dei risultati e lei senza volerlo era rimasta bloccata tra due fuochi, tra due fazioni, ed ovviamente anche se la sua lealtà andava al vecchio mago, era quello Oscuro a tenere strette le redini del suo destino e soprattutto la vita del suo ragazzo.
L’aveva minacciata una volta e l’aveva obbligata a scegliere, e lei aveva scelto di salvarlo senza esitare ed adesso l’aveva minacciata una seconda volta e non sarebbe stata così sciocca da lasciar stare o da fare finta di niente.
Voldemort aveva promesso che ci sarebbe stata una seconda volta e aveva mantenuto la sua promessa, dopo due settimane l’aveva contattata tramite il Marchio Nero e quella sera le aveva fatto passare le pene dell’inferno.
Un’eterna tortura di quello che aveva subito durante l’estate, un’eterna punizione, un eternità di miseria, era quello che le sarebbe toccato se non l’avesse fermato.
E in quel momento aveva capito quanto fosse forte il legame che lei gli aveva permesso di creare, quanto fosse forte il suo potere su di lei ed aveva capito che l’ipotesi del fallimento non era minimamente possibile o pensabile; fallire avrebbe voluto dire lasciarlo vincere, fallire avrebbe voluto dire perdere Draco, perdere tutto quello che aveva ottenuto col sangue e con la sofferenza e non lo avrebbe permesso.
Non aveva mai capito, o meglio, non le era mai interessato come mai i maghi scegliessero di passare al lato oscuro, aveva visto il cambiamento radicale dei suoi genitori e nonostante non fossero mutati com’era successo a Voldemort, percepiva la loro magia diversamente, percepiva loro diversamente e in tutti quegli anni non aveva mai chiesto cosa si provasse.
 
“Come…”
Come se mi stessi resettando… Come se stessi spegnendo qualcosa dentro di me.
 
-Harmonia Nectere Passus.- sussurrò, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
Trattenne il respiro senza rendersene conto e quando si decise ad aprire l’anta vide ciò che avrebbe voluto vedere: la mele che aveva messo precedentemente era ritornata, ed un pezzo era stato mangiato.
 
***
 
-Che ne pensi di questo?-
Ginny le porse uno dei suoi vestiti dall’armadio ma Hermione aprì solo un occhio per guardarlo ed annuì, anche se non propriamente convinta.
Sentì Ginny sbuffare e immaginò che stesse di nuovo buttando all’aria tutto il suo guardaroba ma in quel momento non era importante, in quel momento ciò che le importava era mantenere la concentrazione.
Da quando si era lasciata andare, alla Magia Nera, ogni sera quando tornava dalla Stanza delle Necessità, si sedeva sul letto, incrociava le gambe e chiudeva gli occhi e staccava la mente, o meglio cercava di nuovo se stessa.
Nessuno l’aveva giudicata per quella sua scelta, anche se era stata lei la prima a dubitarne, non era convinta che avrebbe funzionato a mantenerla sana ma non aveva altro.
Non poteva fare altro.
Quindi lasciò la mente vagare, lasciò che ricordasse ciò che era stata, ciò che le sarebbe piaciuto diventare una volta finito Hogwarts…
 
Ho sempre sognato di diventare un Auror, ma come potrò mai esserlo se io stessa porto il Marchio del nemico?
 
Aprì gli occhi nel momento esatto in cui il suo battito accelerò e seppe di aver perso la concentrazione.
Inspirò ed espirò velocemente, provando a riacquistare la lucidità necessaria ad andare avanti ma gli occhi di Ginny non l’aiutarono per niente.
 
-Stai bene?-
-Dammi un minuto.- rispose, mordendosi il labbro.
Aveva fatto tanti sacrifici fino a quel momento che restare se stessi doveva sembrarle la cosa più semplice del mondo ma in realtà si era resa conto che era diventata quella più difficile.
Nonostante il tempo dedicato alla sua missione, a quel tipo di missione, non era cambiata, non si sentiva diversa, forse semplicemente più stanca e più irritabile.
 
“Più vulnerabile.”
 
-Tieni.-
Le porse un bicchiere d’acqua e accettò grata di quella gentilezza.
Lei, come Blaise avevano deciso che sarebbero rimasti ad Hogwarts, per lei, per darle il suo sostegno ma sapeva bene che avevano scelto di restare per non farle commettere qualche altra pazzia.
-Preferisco quello.- disse allungando il collo verso un vestito appeso all’anta del suo armadio.
-Davvero? Credevo che non ti piacesse il rosa, come colore.-
-Non mi piace, ma quel vestito l’ho messo la sera della festa al Manor.- ricordò, come se fosse stato ieri.
-Oh, quella festa.-
-Sì, però… Servirebbe qualche modifica…- sussurrò, prendendo la sua bacchetta, l’agitò senza pensarci due volte e sul corpetto apparvero delle piccole pietre che ne avevano risaltato il colore e il modello, ed aveva modificato il tessuto del vestito, aggiungendo un po’ di pizzo.
-Mi piace molto…-
Ginny lo preso e lo toccò con le mani, sorridendo.
Hermione si ritrovò ad allungare i muscoli del viso per regalarle un piccolo sorriso, poi posò la bacchetta e si diresse alla scrivania per recuperare il pacchetto che aveva ricevuto il giorno di Natale.
Se lo rigirò tra le mani come aveva fatto negli ultimi giorni e lo aprì lentamente.
Quell’anello una volta l’avrebbe resa felice, aveva sempre desiderato portare con onore e fierezza l’anello della sua famiglia, dei Granger, ma si era resa conto che quelli erano altri tempi e lei era un’altra ragazza, totalmente diversa da quella attuale, totalmente persa in un altro mondo.
-Non sei costretta a metterlo.-
-Invece sì, lo verranno a sapere. Così come hanno saputo sempre tutto.- lo liberò dal tessuto e se lo rigirò tra le mani e si fermò di nuovo a guardare il suo abito e in quel momento capì che non l’avrebbe potuto indossare.
Prese la becchetta e lo fece svanire dentro l’armadio facendone uscire uno nero, a maniche lunghe.
-Perché?-
-Non intendo mostrare le mie cicatrici, Ginevra. Una volta quell’abito andava bene per me, per la persona che ero, per chi volevo essere ma adesso no.
Non permetterò che vedano quello che mi porto dietro.
La miseria che la vita mi ha regalato.-
Hermione indossò l’anello e guardò la sua mano, ed indossarlo le fece pensare ai vecchi tempi, la fece sentire una diversa Hermione, una ragazza che per tanto tempo aveva conosciuto allo specchio e che aveva mostrato al mondo intero.
-Secondo me puoi metterlo lo stesso, fammi fare a me.-
La vide gesticolare con la bacchetta come aveva fatto lei e stavolta invece di abbellirlo, fece in modo da modificare il tessuto così che al posto dell’elaborato corpetto, vi fosse tessuto a sufficienza sia per le spalle e per le maniche.
Hermione guardò la sua amica e le fu grata di quel gesto; da quando aveva aperto il suo cuore a Draco, aveva aperto il suo cuore anche agli altri e quel gesto le aveva fatto capire che anche lei portava con sé un po’ delle sue cicatrici, anche le capiva il suo dolore e che non le avrebbe permesso di portarlo da sola.
 
“Ti sta dicendo che puoi essere ancora lei, puoi ancora indossare quel vestito e regalare a Draco quel ricordo, ed allo stesso tempo proteggerti dal mondo.”
 
***
 
Draco allontanò il piatto quasi vuoto del suo dolce e alzò lo sguardo per guardare i suoi amici, Blaise era seduto accanto a lui e parlava con Harry, mentre Ginny stava chiacchierando con Neville, stranamente era rimasto anche lui, mentre Hermione, seduta accanto a lui guardava il suo piatto con sguardo vuoto.
Passò una mano sotto il tavolo e le strinse il ginocchio, leggermente, catturando la sua attenzione.
Lei voltò lo sguardo e provò a sorridergli, in fondo gli fu grato di quel tentativo di fargli capire che andava tutto bene ma dall’altro sapeva che c’era qualcosa che la stava tartassando, qualcosa che aveva a che fare con i suoi demoni.
Posò lo sguardo sempre su di lei, per ammirare il suo vestito, quando l’aveva vista qualcosa era riaffiorato alla sua memoria: non solo la sera del Ballo del Ceppo, quando l’aveva vista ma soprattutto la sera della festa al Manor, quando aveva intravisto nei suoi occhi la promessa che si era fatta tanti anni fa.
 
-Promise a se stessa che non si sarebbe mai più fidata di nessuno. Spense il suo cuore. Diventò fredda.
Arrogante. Egoista. Stronza. Cattiva.
Era diventata tutto ciò che odiava.-
 
Senza volerlo rievocò quelle parole e comprese quanto fosse stato lungo il percorso che Hermione aveva scelto di compiere per lui, anche se dall’esterno rimaneva fredda, rimaneva stronza, all’interno tutto era cambiato, aveva infranto la sua promessa per lui.
Guardò il suo braccio ed osservò il bracciale che le aveva comprato durante l’estate, ricordò di averlo visto durante una giornata passata a Londra con i suoi genitori e quando l’aveva visto, aveva capito che sarebbe stato perfetto per lei.
Anche se non era niente di elaborato, o di eccessivamente costoso, era qualcosa che lui le aveva donato col cuore ed infatti al centro del bracciale vi era un cuore a forma di ciondolo con le loro iniziali incise.
 
-Io per te non ho preso niente.-
 
Alzò lo sguardo ricordandosi la sera di Natale quando tutti i ragazzi si erano riuniti nel Dormitorio di Grifondoro per scambiarsi i regali, aveva visto il suo sguardo spaurito vedendo Ginny e Harry e tutti uscire pacchetti, doni da dare a chi amavano e poi aveva visto lei, le mani vuote e pronte a crollare da un momento all’altro, lo aveva capito subito eppure non l’aveva permesso.
Non gli aveva permesso di spezzarsi, ancora, per una cosa del genere.
 
-Hermione tu già mi hai fatto un regalo.- aveva detto guardandola negli occhi, dove averle dato il suo.
-Ovvero?-
-Sei qui.- aveva detto semplicemente e lei lo aveva guardato come una volta, come la prima volta che gli aveva detto che lo amava.
In quel momento aveva visto la sua fragilità, aveva letto nei suoi occhi la sofferenza che aveva subito ma vi aveva scorto una scintilla, la stessa scintilla che aveva imparato ad amare.
E senza che se lo aspettasse lo aveva baciato davanti a tutti.
 
Draco distolse la mente dai suoi ricordi ma quando riabbassò lo sguardo ciò che lo colpì fu il secondo gingillo sulla mano di Hermione, un anello con l’iniziale della suo cognome.
Si sporse verso di lei, quando la vide alzarsi come gli altri e in quel momento capì che Silente li aveva appena lasciati andare in vista dei fuochi della mezza notte.
Lui senza pensarci due volte prese il mantello e glielo sistemò sulle spalle, la vide abbassare lo sguardo per quel gesto e poi prese il suo, velocemente, e senza darle il tempo di scappare fece passare il suo braccio lungo le spalle e la strinse a se, portandola fuori dalla scuola.
In quei mesi si era preso molte libertà, in quei mesi aveva capito cosa aveva sempre desiderato da una relazione, da Hermione, e aveva aggiunto qualcosa: non gli bastava più un amore passionale, un amore travolgente, voleva che lei lo amasse più di qualsiasi altra cosa nella sua vita, voleva certezze e stabilità, voleva pensare a un futuro che comprendesse anche lei.
 
“Corri troppo, hai sedici anni.”
Non mi importa. Per tutta la vita non ho mai capito cosa fosse realmente importante, per cosa valesse la pena combattere o semplicemente svegliarsi la mattina.
Adesso l’ho capito ed è lei.
Lei ne vale la pena.
 
Si fermarono poco distanti dagli altri ragazzi che erano usciti con loro, e si fermarono a guardare il cielo stellato.
La neve stava ancora cadendo ma era più leggera, pacata, come se anche lei stesse aspettando il nuovo anno.
 
-Oggi ci sono riuscita.- sussurrò lei, guardandolo.
-L’incantesimo?-
-Ha funzionato, la mela è tornata indietro come mi aspettavo.-
-Non sembra renderti felice.- disse.
-No, infatti. È stato più faticoso del previsto…-
Hermione sospirò e si rigirò l’anello tra le dita.
-Quando lo hai ricevuto?-
-Il giorno della vigilia, ma non ho avuto la forza di indossarlo fino ad oggi.-
-Cos’è cambiato oggi?- le chiese, spostandole una ciocca di capelli dal viso.
-Tutto e niente, ma se non lo avessi indossato lo avrebbero scoperto lo stesso.-
-Guardami.-
Le prese il viso tra le mani e la fece voltare delicatamente, vide i suoi occhi freddi, distanti e lontani, vide gli occhi consumati da quella vita che non aveva scelto e la baciò in mezzo alla fronte.
-Tu non sei come loro, Hermione. Sei migliore e non credi di esserlo ora, sappi che sarai migliore quando chiuderai con loro e volterai le spalle a quella vita, al tuo passato.
Un incantesimo non può determinare il tuo status o dirti chi sei, e cosa dovresti essere.
Non lasciarti influenzare.-
-Io… Mi faccio influenzare, per usare quell’incantesimo devo lasciarmi influenzare.-
-Allora guardami, guardami e torna da me. Torna qua da me e lasciati alle spalle per questa sera il tuo dovere, il tuo compito.
Puoi farlo per me?-
La vide annuire lentamente.
Hermione apparve più rilassata al suo tocco, più docile, dai suoi occhi emerse lo splendore che aveva sperato di vedere e proprio quando stava per lasciarla andare un suono squarciò la quiete e in cielo apparvero i primi fuochi d’artificio, un’idea decisamente Babbana che era stata riveduta dai maghi.
Lui però non riuscì a distogliere lo sguardo da lei, e vide che Hermione aveva fatto la stessa identica cosa, anzi aveva allungato le sue mani e stava stringendo il colletto del suo vestito, ma non gliene importò niente.
-Ti amo.- le disse, senza staccarsi da lei, avvicinandosi per baciarla e quando toccò le sue labbra percepì un brivido lungo la schiena, quello stesso brivido che aveva provato la prima volta che l’aveva baciata, quella prima volta che avevano fatto l’amore, lei si strinse a lui come se volesse fondersi, come se non aspettasse altro; lasciò leggermente schiusa la bocca e le loro lingue si scontrarono.
-Ti amo.- rispose lei contro la sua bocca e Draco seppe che non ci sarebbe stata, mai, migliore parola da ascoltare.
 
*
 
Hermione lo tirò dentro la sua camera e chiuse la porta, e con un semplice tocco di bacchetta si assicurò che nessuno li disturbasse.
Draco la stava guardando e lei se lo stava mangiando con gli occhi, in quel momento aveva afferrato una vecchia emozione proveniente da una vecchia Hermione, ed aveva deciso di non lasciarla andare, per nessuna ragione al mondo.
Velocemente si tolse le scarpe senza preoccuparsi di rovinarle e si avvicinò a lui, adesso era leggermente più bassa ma non gli dispiaceva, soprattutto perché aveva libero accesso al suo collo, lo baciò delicatamente e scendendo verso la camicia lo morsicchiò piano; percepì il battito del cuore di Draco forte e deciso contro il suo petto, ma ancora non la stava toccando e a lei stava più che bene.
Senza smettere di baciarlo, proprio sotto la mandibola, lo liberò dalla giacca e con lentezza magistrale si impegnò a sbottonare le asole della sua camicia costosa, lo vide fremere e solo in quel momento posò le mani sui suoi fianchi, stringendo, ma per Hermione neanche quella sarebbe stata una distrazione, continuò baciandogli ogni centimetro di pelle che riusciva a liberare fino a quando non riuscì a toglierla.
Fu in quel momento che Draco passò le sue mani lungo la schiena, stringendola a se e senza che lei riuscisse ad accorgersene abbassò la zip del vestito fino a quando non glielo tolse totalmente, lasciandola in intimo di pizzo davanti a lui e con un leggero strato di calze.
Si guardarono e riuscì a leggere in quegli occhi la passione che a breve li avrebbe travolti, ma senza affrettare le cose lei lo spinse verso il letto, il palmo della mano bruciava a contatto con la sua pelle ma non si allontanò neanche per un istante, agognava quel contatto, quel calore che bruciasse le tenebre del suo cuore, e così lo fece sedere ma lui fu più veloce e allungando le mani si tirò dietro anche lei, facendola sedere sopra di lui.
Draco allora si sporse a baciarla, ed in quel momento non le diede un bacio casto, ma Hermione percepì la necessità di non interrompere quel contatto, di baciarlo come se fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto e lo fece, cercò la sua lingua e dopo che l’ebbe trovata non la lasciò andare.
Si ritrovò sdraiata di schiena, inaspettatemente, con lui sdraiato sopra messo tra le sue gambe, in quel posto che era sempre stato suo quando ancora neanche sapeva che lui sarebbe arrivato nella sua vita.
Solo dopo attimi lunghi una vita, Draco si staccò dalla sua bocca forse sazio e scese a baciarle il collo e in quel momento non riuscì più a trattenere nessun gemito, si lasciò andare e ad ogni suo sospiro lui la baciava con più passione, con più devozione; scese fino al suo reggiseno, prima baciò il suo petto, poi glielo tolse e le baciò i seni, piano e senza fretta, in fondo avevano tutto il tempo del mondo.
Solo quando lei si mosse leggermente allora lui scese più giù, senza mai staccare la bocca dalla sua pancia arrivò alle sue calze e gliele strappò velocemente, uno strato in meno che li divideva, così anche lei allungò le mani e lui mettendosi in piedi l’aiutò a maneggiare con i suoi pantaloni, ancora perfettamente indossati.
Lo vide sorridere, lo vide regalarle quel sorriso malandrino che solo in quella camera le concedeva e il suo cuore perse un battito, Dio se lo amava!
Dopo che li ebbe slacciati, lasciò che lui se li togliesse, e non si meravigliò di vedergli abbassare anche i boxer, Hermione sorrise sorniona e si mise in ginocchio per baciarlo mentre lui levava quegli indumenti inutili.
Quando le sue mani furono di nuovo libere, la strinse a se, alla base delle natiche e le tolse le mutandine.
-Ci vuole troppo per spogliarti.- le sussurrò all’orecchio.
Hermione venne percorsa da un brivido e si aggrappò al suo collo quando lui la fece sdraiare e si posizionò in mezzo alle sue gambe, di nuovo, sorrise e sfiorò con le mani la collana che gli aveva regalato, contenta di trovarla sempre lì.
Draco la guardò e in quello sguardo lei vi lesse la sua anima, capendo finalmente e provando le stesse cose che aveva provato lui quando aveva fatto la stessa cosa con lei, l’anno scorso.
-Voglio solo informarti che ti amerò per tutta la notte… Quindi…- la baciò sulle guance, poi sulla bocca e poi sul seno e lentamente entrò dentro di lei.
Hermione non riuscì a trattenere il sospiro di sollievo che l’avvolse nel momento in cui lui lo fece, sentendosi completa, sentendosi finalmente nel posto che avrebbe chiamato casa fino al suo ultimo respiro.
-Sei la cosa migliore della mia vita.- gli disse, -Puoi fare di me quello che vuoi.-
-Sempre la mia ragazza.- gli rispose baciandola e in quel momento iniziò a muoversi dentro di lei, prima piano, assaporando quel momento, assaporando quel momento loro che si erano riusciti a ritagliare e immergendosi nel sentimento che entrambi avevano imparato a rispettare e proteggere a costo delle loro vite, ma le spinte  col passare del tempo si fecero più decise.
Hermione chiuse un attimo gli occhi e fu in quel momento di assoluta devozione, di assoluto amore che lui le baciò la cicatrice sul polso destro, lentamente, nonostante contrastasse col ritmo che stava tenendo e fu quello il momento in cui lei si sentì più vulnerabile, più esposta ma come aveva immaginato Draco, la fece sentire anche al sicuro, la fece sentire come ogni ragazza meritava, lui le posò la mano all’altezza del petto, proprio dove batteva il cuore, così quando riaprì gli occhi, li incatenò ai suoi, rendendosi conto che non se lo sarebbe fatta scappare, lui era suo.
Eternamente.
E in quel momento l’eternità di miseria, di sofferenza cui era stata destinata non le sembrò niente in confronto a quello, niente se alla fine della giornata ci fosse stato lui a riportarla a galla, a farla tornare dalle sue tenebre.
A far tornare Hermione.
-Ti amo.- gli disse, anche se ormai lo sapeva, anche se ormai sapevano cosa li legava, però quella parola aveva sempre uno strano effetto detto sulle sue labbra, detto da lei.
Un gusto cui entrambi non avrebbero rinunciato.
-Sono tuo.-
Hermione venne percorsa da un brividio e percepì anche il respiro di Draco più pesante, più roco, il movimento divenne più intenso finché entrambi non si lasciarono andare.



∞Angolo Autrice: Diciamo che come capitolo ci porta a qualche nuova soluzione, ci porta ad avere una maggiore chiarezza di quello che deve fare Hermione, di quello che deve sacrificare per competare la missione, ma riporta a galla vecchie ferite, vecchie promesse che erano state cancellate.
An eternity of misery racchiude le sue parole e tutti i sacrifici compiuti per arrivare a questo momento; solo il fatto del vestito, fa capire ad Hermione che non è più la ragazza di quella festa, che c'è un abisso colossale fra quella ragazza e quella Hermione.
Il capitolo però si conclude in modo abbastanza felice, se posso usare il termine, Draco ed Hermione sono una costante in questa sua vita travagliata e piena di sofferenza e non so, volevo che ci ricordassimo cosa abbiamo provato con loro, cosa ci hanno trasmesso.
Spero che vi sia piaciuto e vi lascio allo,

Soiler        Sto arrivando.
 

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Capitolo 30
*** Never let her go ***


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Buongiorno, stavolta sono un pò in ritardo ma purtroppo lo 
studio per l'esame di dicembre mi porta via
molto tempo ma veniamo a noi :D
Questo capitolo segna la fine di unarco della storia 
per aprirne uno nuovo.
Diciamo che quando ho iniziato la storia mi sono sempre aspettata
un momento del genere, adesso, non so se sono riuscito a renderlo
come mi aspettavo ma so che grazie a voi sono 
riuscita ad arrivare lontano :)
PS: Festeggiamo, siamo al capitolo 30!!!!!
Never let her go
 
Ginny si soffermò su suo fratello Fred intento a sistemare uno degli scatolini nel suo nuovo negozio e si lasciò sfuggire un sorriso, molte cose erano cambiate da quando i gemelli avevano abbandonato la scuola, soprattutto a casa loro.
Molly non ne era stata particolarmente felice ma quando aveva visto che la loro attività fruttava abbastanza e quando li aveva visti finalmente felici aveva compreso a cosa fossero veramente destinati.
 
-Perché sorridi, sorellina?-
-Pensavo.-
-Non pensare troppo, o potrei darti uno dei nostri filtri per farti rilassare. Non dovresti essere con Harry?-
-Voleva passare del tempo con Draco ai Tre Manici di Scopa, ne aveva bisogno.-
-Ed Hermione?- domandò, posando nello scaffale l’ultima scatola.
-A scuola… Fred…-
-Non è come prima, te lo posso assicurare.-
Ginny chiuse gli occhi per un momento e poi si soffermò ad osservarlo, anche lui era cambiato durante l’estate, anche lui era cresciuto e lei lo aveva assistito in quel suo processo anche se da lontano.
-Io ho capito che con lei ho sbagliato tutto. Fin dall’inizio volevo che fosse diversa, mi piaceva, davvero ma non in quel modo, la verità è che io non volevo vedere oltre la maschera, volevo solo farla scomparire.-
-Perché me lo dici ora?-
-Perché quando un paio di mesi fa l’ho incontrata anche lei mi è sembrata diversa… Spezzata.- rispose, sedendosi sul bancone accanto a lei.
-Vorrei poterti dire di più di quello che ti ho già detto, ma è la sua storia, la sua sofferenza, non posso…-
-Non te lo sto chiedendo, ho semplicemente capito quanto sia stato difficile per lei tornare qui, tornare per Draco e ho realizzato che io non ero giusto per lei.-
Ginny scorse negli occhi del fratello una vena di malinconia che però fece svanire il più velocemente possibile.
-Ti manca?-
-No, non in quel senso, ma è stata l’unica relazione in cui non mi sembrava di avere il controllo.- disse, sbuffando.
-E sono sicura che fosse così. Hermione muove i fili ed è sempre stato così.- ammise.
-Anche con te?-
-Sì, con lei funziona così.-
-Anche adesso che… Insomma come va con quella missione?-
Ginny rimase un attimo in silenzio e ripensò alla crisi che la sua migliore amica aveva avuto la sera precedente; era tornata da meno di un’ora dalla Stanza delle Necessità chiudendosi in camera, solo dopo l’arrivo di Draco erano riusciti ad entrare ed avevano trovato la formula scritta sulle pareti, a terra, fogli e libri sparsi d’dappertutto mentre lei seduta in mezzo alla stanza, andava avanti e indietro, continuando a ripeterla.
Come se avesse potuto dimenticarla.
 
-No, niente sta andando bene…- non riuscì a sorridere e fece per alzarsi.
-Sono contento di averla vista, quella volta. Sono contento che abbia trovato Draco, e sono convinto che lui sia quello giusto, forse l’unico ma si sta imbarcando in un’impresa forse più difficile della sua.-
-Questo lo sa.- rispose amaramente la sorella, dirigendosi verso la porta.
-Glielo dirai?-
-Cosa?- domandò girandosi.
-Che mi dispiace.-
 
***
 
Draco posò il bicchiere ormai vuoto di Burrobirra e osservò Harry finire il suo, e senza volerlo iniziò a giocherellare con il ciondolo che portava al petto.
-Smettila di rimuginarci sopra.- gli disse l’amico.
-Come faccio? Hai visto com’era ieri? Hai visto come… E oggi è di nuovo là dentro, come se niente fosse, come se una dormita avesse cancellato tutto.-
-Lo sai anche tu che lei non pensa questo e che nella sua testa è tutto leggermente complicato.-
-Lo so, ma vorrei che stesse attenta, che pensasse a salvare se stessa, a difendersi.-
-Non lo farà e poi l’hai sentita.-
-Ha quasi finito.-
Draco si lasciò cadere sulla poltrona e rilassò il corpo o meglio s’impose uno stato di calma apparente e si massaggiò le tempie, aveva male alla testa ma in quel periodo non era la prima volta che succedeva, in quel periodo tutto era cambiato di nuovo.
-Cosa succederà?-
-Silente li farà arrestare, e prenderà il potere.-
-Intendevo a lei.-
-Non lo so, Draco.- ammise, guardandolo, -Silente la proteggerà a qualsiasi costo, dopo quello che ha fatto per lei farà in modo da farla uscire pulita.-
-Non sarà così facile, agli occhi del mondo sarà comunque etichettata come un Mangiamorte, un servo del Signore Oscuro.-
-Allora noi le staremo accanto e mostreremo al mondo quanto si sbaglia, non sarebbe la prima volta.-
 
Draco guardò fuori la finestra del locale e per una volta da quando l’aveva incontrata sperò di poter essere un ragazzo normale, che loro fossero maghi normali senza un così difficile destino; immaginò quella vita diversamente da come gli era stata data, dove non c’erano maghi oscuri o persone cattive pronte a spezzarla, definitivamente.
Però quando riportò lo sguardo su Harry si rese conto che quella visione, quel mondo idilliaco sarebbe rimasto tale, Hermione sarebbe stata sempre una Granger e la sua famiglia l’avrebbe sempre messa al secondo posto, mentre lui sarebbe stato sempre al suo fianco, pronto a raccoglierne i pezzi.
-Vorrei rientrare.-
-Non ti farà entrare, lo sai.-
Ginny si sedette accanto a loro, dopo aver detto quella frase e il biondo dovette annuire, sapeva che la ragazza aveva ragione.
-Sei stata dai gemelli?-
-C’era solo Fred.-
Quel nome ormai per Draco non rappresentava più niente, era finito il tempo dell’odio verso di lui e soprattutto della rabbia, non gli importava che avesse avuto una storia con lei, che l’avesse spinta o dimenticata, non rappresentava più niente.
-Scusa Draco.-
Lui scosse la testa e si alzò, guardò i suoi amici e cercò di sorridere.
-Vi lascio un po’ da soli, io rientro.-
Ginny guardò velocemente Harry e a lui quello sguardo non sfuggì, lo vide alzarsi ma il biondo fu più veloce e gli poggiò una mano sulla spalla.
-No amico, per oggi va bene così.-
Li salutò e senza aggiungere altro uscì, sperando di trovare la sua ragazza ancora intera e non a pezzi.
 
***
 
In quei mesi i progressi che aveva sperato di non ottenere erano arrivati, ed Hermione col tempo aveva dovuto accettare quell’amara verità.
Se inizialmente si era meravigliata del semplice passaggio di una mela, leggermente morsicchiata, e di un numero sempre maggiore di oggetti inanimati dopo le era stato, esplicitamente, chiesto di provare con qualcosa che fosse vivo.
E fino a quel momento, non aveva avuto nessun successo.
L’uccellino tornava sempre morto.
 
“Il tempo a nostra disposizione sta per scadere.”
 
La sua coscienza aveva ragione, da quando era iniziato il nuovo anno le visite di Voldemort si erano fatte meno frequenti ma non per questo meno dolorose, quando decideva di andare a trovarla attraverso i sogni.
Ed Hermione aveva dovuto ammettere a se stessa che erano mesi che non riusciva a dormire serenamente, neanche quando Draco riusciva a rimanere da lei, non prendeva mai sonno, continuava a fissare con gli occhi aperti il soffitto in attesa della sua punizione, perché sapeva che quella prima o poi sarebbe arrivata.
Ormai aveva capito come quel gioco funzionava e si era ridotta ad esserne una mera pedina.
 
“Non ci siamo mai chieste che cosa succederà dopo.”
Non voglio saperlo.
“Perché?”
Ho… Paura che tutto questo dolore non ci servirà a niente.
“Anche io ho paura.”
 
Hermione Granger non aveva paura di affrontare Voldemort, per tutta la sua vita era stata costretta ad affrontarlo, senza poter scappare all’ira del padre e al menefreghismo della madre; combatteva da tutta una vita e dopo la prima tortura aveva capito che non avrebbe mai dato ai suoi aguzzini la possibilità di vederla spaventata o terrorizzata, forse sofferente, dolorante, spezzata ma non avrebbe mai mostrato la paura perché aveva capito fin troppo bene che era quella l’arma da loro preferita.
Spaventare la vittima, usare la paura contro di lui, marchiarlo a vita, e lei non lo avrebbe permesso, era già stata marchiata, rotta, non avrebbe avuto paura per tutta la sua vita.
Ma Hermione di una cosa aveva paura, una cosa che aveva nascosto gelosamente nel cuore durante la sua vita: aveva paura di perdere la speranza.
La speranza per un futuro diverso, forse migliore, un futuro in cui non sarebbe stata costretta ad indossare nessuna maschera, nessuna falsa identità ma ad essere solo lei, Hermione Jane Granger.
Si guardò attorno e un brivido le percorse la schiena, adesso forse anche quella sarebbe rimasta una vana speranza, nessuno le aveva assicurato che dopo lei sarebbe stata libera, nessuno aveva messo nero su bianco che lei non era una di loro, un Mangiamorte, e che stava lavorando per Silente, nessuno si era degnato di garantirle un futuro e la prima a non farlo era stata lei.
Riponendo la sua totale fiducia in Silente.
 
Mi potrebbe tradire?
“Forse, forse no.”
Draco lotterà per me.
 
Forse era quella l’unica sua consolazione, Draco avrebbe lottato, l’avrebbe fatto per lei.
 
Aprì gli occhi e guardò l’Armadio Svanitore, ormai erano arrivati alla resa dei conti, doveva solo sperare che l’uccellino sarebbe tornato morto e così avrebbe avuto più tempo, più tempo per prepararsi a lottare, per dire addio.
 
-Harmonia Nectere Passus.- ripeté due volte, e allungò una mano verso l’anta, non le sfuggì il tremore della sua mano né il respiro corto, affannato.
Aprì l’anta, lentamente, in fondo la sua vita dipendeva da quello e qualcosa volò via. Alzò di nuovo gli occhi prima che si perdesse tra i meandri della Stanza e lo vide chiaramente, l’uccellino era vivo.
Improvvisamente un velo di sudore le scese lungo la schiena e capì perfettamente che la sua ora era giunta, quando guardò l’armadio, un’ultima volta vide un biglietto, si abbassò a prenderlo e lo lesse senza pensarci due volte.
Il suo cuore perse un battito e si disse che sarebbe stato, sicuramente meglio morire per un infarto che sopravvivere a quello che sarebbe venuto dopo ma non successe niente e poco dopo invece di affievolirsi, il suo cuore batté più velocemente, come se volesse uscirle dal petto.
Hermione non ci pensò due volte e corse verso l’uscita stringendo il biglietto tra le mani come se ne dipendesse la sua intera vita.
 
Sto arrivando.
 
*
 
Hermione scese le scale velocemente e per la prima volta ringraziò che tutti i ragazzi fossero ad Hogsmeade, compreso Draco, in quanto avrebbero visto una pazza aggirarsi per i corridoio alla ricerca di Silente e del suo folle piano.
Attraversò come un razzo un corridoio e per poco non travolse Paciock ma riuscì ad evitarlo e scese le ulteriori scale, allungò lo sguardo verso il giardino e vide gruppi di ragazzi dirigersi verso il castello.
Stavano rientrando e in cuor suo sapeva che Draco sarebbe stato in quel gruppo, accelerò il passo e si ritrovò davanti la statua che l’avrebbe portata alla salvezza o semplicemente alla dannazione.
Salì le scale a chiocciola che portavano al suo studio e avvertì alcune voci di sottofondo, ma non ci pensò due volte e aprì la porta.
Tutti gli occhi dei professori si fissarono su di lei, chi la guardava con sorpresa come la McGranitt, altri con turbamento come Piton oppure come Silente, come se si fosse appena persa.
 
-Signorina Granger, ha bisogno di qualcosa?-
Provò a parlare e in quel momento si rese conto di avere la gola secca, arida e che il fiato corto non facilitava la situazione, alzò la mano col biglietto e si avvicinò, improvvisamente conscia del fatto che il tempo a sua disposizione era scaduto e che la resa dei conti sarebbe arrivata presto.
-Sta arrivando.- sussurrò, non riuscendo a trattenere lo sgomento dalla sua voce.
La professoressa McGranitt guardò Silente scioccata, capendo, come Piton il piano del Preside.
-Voi l’avete fatta lavorare per voi? Senza dirci niente?-
-Minerva era necessario per la riuscita del piano. Sarà stasera, non è vero?-
Silente la guardò e per quanto Hermione non avesse una data o un indizio da offrire annuì, se lo sentiva nelle ossa, se lo sentiva nel Marchio Nero che lui sarebbe arrivato quella sera stessa.
-Severus contatta gli Auror, è arrivato il momento di agire.
-Minerva assicurati che tutti i ragazzi tornino a scuola per l’orario previsto ed assicurati che i Prefetti e i Capiscuola siano messi a conoscenza del piano, solo loro, servirà discrezione.-
-Ed io?- domandò rendendosi conto che il suo compito era fin troppo delineato.
-Hermione tu li farai entrare e farai in modo che il piano possa attuarsi. Tutto dipende da te.-
E con quelle parole seppe che il suo destino era stato cambiato, ancora una volta.
 
***
 
Hermione percepì il suo arrivo prima ancora di vederlo, era seduta in disparte fuori dal cortile della scuola, in attesa che il sole lasciasse spazio alla sera, in attesa che il suo destino si compiesse; con le gambe strette al petto, come se cercasse di annullarsi del tutto.
Alzò lo sguardo e si rese conto che per tutta la vita si era preparata per quel momento, aveva studiato più di tutti e più del necessario solo per non essere impreparata, aveva imparato a nascondere le sue emozioni, a crearsi quel muro affinché lui non la conoscesse mai, affinché Voldemort non sapesse mai niente di lei, della vera lei, ed aveva fatto la spia con l’intento di sabotarlo, di sconfiggerlo.
Una vita dedicata ad una missione e solo adesso ne prendeva piena consapevolezza, solo adesso capiva quale sarebbe stato il suo ruolo in quel mondo.
Guardò il Marchio Nero sconsolata, lo aveva capito troppo tardi forse, forse se fosse stata più sveglia sarebbe stata più preparata, più consapevole della sua portata, ma così non era stato.
-Che succede?-
Draco si avvicinò e vide in lontananza anche Ginny e Harry, guardarli ma non avvicinarsi.
-Venite.- disse invece, doveva essere forte, doveva indossare la sua maschera migliore e non crollare come la vocina che parlava spesso nella sua mente, la vocina che più di una volta le aveva consigliato di passare al lato oscuro, la vocina che alla fine aveva deciso di ascoltare.
-Hermione?-
Con la mano sinistra allungò il biglietto ai suoi amici e fece vedere il suo Marchio, adesso non era semplicemente inchiostro sulla sua pelle ma inchiostro vivo, lui la stava chiamando e lei avrebbe comunque risposto alla chiamata.
-Ci sei riuscita.-
Sapeva che non si trattava di una domanda ma annuì lo stesso, e guardò il suo ragazzo, era sbiancato ed il suo colorito pallido venne accentuato in maniera esagerata e poi vide Harry stringere i pugni forte, fino a sbiancare le nocche.
-Ci sono riuscita, sì. Lui sta arrivando e voi dovete sparire.- disse, cercando di mostrarsi sicura.
-Come?-
-I Prefetti si assicureranno che tutti i ragazzi tornino nei loro Dormitori, si assicureranno che nessuno giri per la scuola quando io li farò entrare. E voi dovrete essere, dove ci si aspetta che siate.-
-Vuoi che ti lasci sola?-
-Sì.-
-No, lo sai che non vuoi questo. Hermione guardami.-
-Non posso.- abbassò gli occhi, percependo le lacrime pronte ad uscire, era pronta a spezzarsi ancora ma aveva bisogno di quei pezzi per quella missione, non poteva combattere come un guscio vuoto.
-Devi essere al sicuro Draco, solo così potrò fare quello che va fatto. Se ti vedesse, anche semplicemente mio padre per te sarebbe la fine, ed io non posso permetterlo.-
-Invece credi che affrontarli da sola sia la scelta giusta?-
-Gli Auror stanno per arrivare, non sarò sola.-
-Invece sì.-
 
 
Lui si abbassò alla sua altezza e le prese il viso tra le mani e capì perché aveva deciso di non guardarlo, le pupille erano vuote, perse in qualche luogo lontano in cui lui non poteva raggiungerla, in cui lei non voleva essere raggiunta, così da poter nascondere a tutti il suo cuore.
-Lasciami andare. Lasciamelo fare.- disse, a poca distanza dalla sua bocca.
-Mai, non ti lascerò andare. Non senza di me.-
Draco la baciò spontaneamente ed anche se sapeva per certo che non sarebbe tornata da lui subito, che stavolta sarebbe stato ancora più difficile delle volte scorse non si arrese.
-Tornerai da me Hermione, tu torni sempre e io sarò sempre qui ad aspettarti.-
Aspettò di vedere la luce tornare nei suoi occhi ma così non fu, Hermione non voleva tornare, non in quel momento, e alla fine anche lui capì il perché, per fare quello che andava fatto doveva diventare nessuno, doveva diventare colei che aveva sempre odiato e quella persona nonostante avesse l’aspetto di Hermione, parlasse come lei, non era Hermione, era la Regina di Ghiaccio e anche lui aveva imparato che la Regina non sapeva amare.



∞Anfolo Autrice: Hermione alla fine è riuscita nella sua missione, ha controllato l'Armadio Svanitore cedendo al lato oscuro, a conti fatti non so se nel libro viene trattato allo stesso modo, o meglio non me lo ricordo, li ho letti molto tempo fa. Ma mi andava di dare anche una mia interpretazione personale, spero che sia piaciuta.
Il suo primo istinto è quello di mettere al sicuro Draco, ma sa anche che senza di lui non riuscirà a portare a termine la missione e che comunque lui non la lascerebbe sola. 
Harry e Draco parlano, parlano molto ma alla fine il biondo capisce che Hermione dovrà portare a termine la missione, volente o nolente.
Forse è un capitolo di passaggio, ma vi giuro che il prossimo vi piacere, moltoooo.
Come sempre grazie a chi mi segue, legge la storia e si soffema a recensirla, thanks :*

Spoiler:


-Hermione hai completato la tua missione, hai reso un servizio a me ed hai reso…-
-Onore alla tua famiglia.- Albert Granger si avvicinò a lei e senza che potesse evitarlo l’abbracciò.
Un brivido le percorse la schiena e non riuscì neanche ad alzare le mani per ricambiare quel gesto.

 

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Capitolo 31
*** Kill 'em all ***


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Buonasera a tutti :) Scusatemi se ieri ho mancato il nostro 
appuntamento, ma purtroppo sto preparando una materia davvero difficile
e anche la sera ultimamente mi ritrovo a stuiare, quindi 
il tempo scorre troppo velocemente e mi perdo XD
Veniamo a noi, questo è il capitolo di cui vi parlavo un pò di tempo fa.
Finalmente arriva lo scontro che tanto speravo e ho molti dubbi, 
spero che a voi piaccia e che vi faccia capire Hermione un pò di più!
 
Kill ‘em all
 
Si guardò allo specchio e ciò che vide non le fece provare niente, nessun sentimento, né rabbia, paura, né sofferenza, né niente, era vuota, proprio come lo specchio che stava trasmettendo la sua immagine.
Ovvero quella di una ragazza di sedici anni, all’apparenza perfetta, dai capelli all’aspetto fisico, vestita come da protocollo e immobile come una purosangue nobile doveva stare, ma quella ragazza allo specchio non era Hermione, era solo la sua immagine riflessa, l’immagine che avrebbe regalato a suo padre e Voldemort, l’immagine che avrebbe avuto se avesse deciso di non lottare, di lasciarsi trascinare dalla corrente.
Distolse lo sguardo, rendendosi conto che anche per lei quel riflesso era troppo, troppo dolore trasmetteva, troppa indecisione e troppi dubbi, non sarebbe riuscita a portarne il peso in quella sera.
Controllò la bacchetta, riposta nella tasca della gonna e si avviò verso le scale del settimo piano ma per farlo passò in mezzo a Silente, al capo Auror e a Draco, con il resto dei suoi amici.
Nonostante tutto però non lo guardò, una volta gli aveva promesso che non l’avrebbe mai guardato con quegli occhi, con quelli di Lei e avrebbe mantenuto la promessa fino alla fine, fino al suo ultimo respiro e anche se lui ci aveva provato a farla tornare, Hermione non era tornata.
Sapeva di avergli detto mesi fa che avrebbe dovuto farlo, che avrebbe dovuto farla tornare ad ogni costo per evitare che la Magia Nera la consumasse, per evitare che Voldemort vincesse, ma quando aveva letto quel bigliettino, aveva capito un’altra cosa fondamentale: l’Hermione spezzata e l’Hermione innamorata non sarebbero state all’altezza del compito, non sarebbero riuscite a sconfiggere l’uomo che le aveva rovinate fin dalla tenere età.
Perciò era venuta a patti con se stessa, capendo che l’unica persona capace di portare a termine la missione era la Regina di Ghiaccio, la versione di Hermione che aveva creato per se stessa, quella versione che rappresentava tutto ciò che nella vita aveva sempre odiato.
Si fermò alla base delle scale, notando che il capo Auror si stava avvicinando assieme a Silente.
 
-Ricorda il piano, signorina Granger?- le chiese Scrimgeour.
-Mi preparo da tutta una vita per questo momento, ciò che mi domando invece, è se lei riuscirà a fare la sua parte.-
-Ma come osa…-
-Suvvia Rufus, possiamo capire le preoccupazioni della ragazza. Hermione sei pronta, puoi mettere la parola fine a tutto questo.-
Lei inghiottì il groppo che si era formato in gola, rendendosi conto che la parola fine forse non esisteva per la sua storia ma si sarebbe accontenta di quella degli altri.
-Tenetevi pronti. Lastrange sarà la prima a muoversi, è il cane sciolto di Voldemort e lui le darà piede libero, conoscendo la sua propensione i Serpeverde verranno lasciati per ultimi, così da ghermire i traditori, si concentreranno sui Grifondoro e successivamente faranno in modo di entrare anche nelle altre Case.
Fermateli prima che ciò avvenga.-
 
Non deve morire nessuno.
“Loro possono morire. Devono morire.”
 
-Uccideteli tutti.- sussurrò mordendosi il labbro subito dopo per nascondere le sue parole, avrebbe voluto pronunciare quella frase ma sapeva che quelle parole sarebbero state troppe anche per lei, troppo crudeli.
 
-I miei uomini sono sistemati ad ogni entrata, appositamente nascosti mentre altri saranno qui con me, fra il settimo e il sesto piano, li lasciamo uscire e li prendiamo.-
-Loro devono per forza rimanere? Saranno d’intralcio e questo sarà un rischio, che io non sono disposta a correre.- disse, senza guardarli.
-Restano, ci servono, Silente e Piton penseranno a loro.-
-Saranno troppo impegnati a combattere.- sussurrò dando le spalle.
Hermione senza voltarsi indietro cominciò a salire le scale, e nonostante avesse deciso di ignoralo non poté evitare di percepire i suoi occhi bucarle la schiena, la carne per arrivare al suo cuore, se fosse stata lei si sarebbe voltata, se fosse stata lei sarebbe corsa da lui per dirgli ciò che il suo cuore fremeva di dire per un ultima volta, ma lei non c’era, l’aveva repressa nei meandri della sua anima spezzata; una come lei non le sarebbe stata utile, non le avrebbe concesso la lucidità necessaria per vincere e quindi decise di non voltarsi.
Nonostante sentisse il suo cuore morire sempre di più per ogni passo che faceva lontano da lui, da Draco, non si voltò neanche una volta, sperando che lui cogliesse il suo silenzio come il più grande gesto d’amore che aveva fatto nei suoi confronti.
 
***
 
-Harmonia Nectere Passus.-
-Harmonia Nectere Passus.- il sussurrò di Hermione fu tale che neanche lei riuscì a percepire le sue parole; quando riaprì gli occhi ed appoggiò le mani per aprire l’Armadio Svanitore la sua vita le passò davanti.
Ogni istante passato a lottare, a leccarsi le ferite, a distruggere una parte di se stessa per non darla a suo padre o a Voldemort, ed adesso aveva risposto alla chiamata, senza alcuna possibilità di scelta.
Guardò il Marchio Nero vivo sul braccio e fece un passo indietro, come aveva previsto Voldemort fu il primo ad uscire poi vide i suoi genitori, Bellatrix Lestrange e molti altri del suo esercito di Mangiamorte.
 
-Hogwarts non è cambiata poi così tanto in tutti questi anni.- Voldemort l’osservò e uno strano sorriso si dipinse sul suo viso.
-Hermione hai completato la tua missione, hai reso un servizio a me ed hai reso…-
-Onore alla tua famiglia.- Albert Granger si avvicinò a lei e senza che potesse evitarlo l’abbracciò.
Un brivido le percorse la schiena e non riuscì neanche ad alzare le mani per ricambiare quel gesto.
Suo padre non l’abbracciava mai, o meglio lo aveva fatto prima dell’arrivo di Voldemort nelle loro vite, lo aveva fatto nel tempo in cui era stato suo padre ma adesso, quell’abbraccio per lei non aveva minimamente senso, così rimase ferma come un blocco di ghiaccio.
Sperando che finisse presto.
 
And I carry the weight of the world on my shoulders
A family in crisis that only grows older
Daughter to father, daughter to father
I am broken but I am hoping
Daughter to father, daughter to father
I am crying, a part of me is dying and
Cause These are, these are
The confessions of a broken heart
 
-Ora che siamo qui possiamo completare la missione. Possiamo portare via a Silente tutto quello che ha, e tu, figlia mia sei stata l’arma più preziosa.-
Hermione annuì, il corpo ancora contratto per lo sforzo di non scappare lontano da quell’uomo che per tutta la vita l’aveva picchiata e maltrattata, cercando di mostrare il suo riconoscimento per quelle parole che ferivano più delle cruciatus che aveva ricevuto al posto delle carezze e dell’affetto.
 
Quando suo padre sciolse l’abbraccio vide lo sguardo di sua madre soffermarsi su di lei e sorriderle, si avvicinò e come se niente fosse le sistemò la camicia e le strinse il braccio, incoraggiandola a prendere la bacchetta.
-Si comincia.-
Voldemort si diresse verso l’uscita della Stanza delle Necessità ed Hermione si ritrovò a seguirlo come se niente fosse.
-Bellatrix a te i Grifondoro, Nott con lei, dirigiti verso i Corvonero solo dopo, voi altri controllate la scuola, ogni angolo, c’è sempre gente fuori dal Dormitorio, io mi occuperò di Silente.-
Hermione senza volerlo si ritrovò a seguire i suoi genitori e Voldemort lungo le scale del settimo piano e sperò in cuor suo che il piano funzionasse, o avrebbe perso tutto.
-Perché non riesco ad entrare nella tua mente, Hermione?-
La voce di Voldemort la freddò sul posto e in quel momento si rese conto che i suoi genitori stavano proseguendo lontano da lei e che ancora gli Auror non erano intervenuti.
 
Perché? Che sta succedendo?
“Qualcosa non va.”
 
-Dovresti toglierti quell’espressione sul volto, da cane bastonato. Sei una purosangue, sei un Mangiamorte, questo non è da te.-
Lei alzò lo sguardo e per la prima volta da tanto sentì riemergere la Regina dentro di se, sentì quella strana forza che le aveva donato per tutti quegli anni travolgerla.
-Mi avevate chiesto di dare di più. Io ho semplicemente completato la missione, ho dato di più per provare la mia fiducia e questo ne è stato il risultato.
Io sono questo ora.-
-Forse. O forse le tenebre ancora non ti hanno trascinato giù, ma succederà Hermione, nel tuo corpo scorre il sangue di tuo padre e scorre il mio Marchio.
Mi appartieni.-
Voldemort le diede le spalle e lei si ritrovò con il fiato corto e l’insensata voglia di chiudersi di nuovo nel suo armadio, lasciandosi andare del tutto, lasciandosi andare senza poter più tornare, se lui aveva rivendicato qualche possesso su di lei qualcosa le diceva che la sua battaglia personale era appena iniziata e che tutto quello che aveva passato fino a quel momento non era servito a niente.
 
Se lui vorrà avermi, non c’è niente che io possa fare per impedirlo.
 
-Hermione guarda qui.-
Si voltò quando sentì la voce di suo padre e in quel momento perse tutto il colorito che la sua esile figura poteva sopportare e quando si mosse percepì la terra muoversi sotto i piedi o forse era semplicemente lei a non riuscire a reggersi in piedi.
Albert stava trascinando Draco per il colletto della camicia, il viso sporco di sangue probabilmente per un pugno che aveva ricevuto, stava provando a dimenarsi e quando i loro occhi s’incrociarono, Hermione non poté evitare di non mostrare quella parte di se stessa, quella parte che aveva tanto odiato e che solo lui era riuscito a cacciare via, non poté evitare di infrangere la loro promessa o suo padre li avrebbe uccisi entrambi.
-E`lui, non è vero? Il figlio di Lucius Malfoy non può passare inosservato.-
 
“Cosa sta succedendo? Lui dovrebbe essere al sicuro! Perché gli Auror non intervengono.”
Siamo sole.
Siamo fottute.
 
Anche se percepì un rumore di sottofondo non si lasciò distrarre, strinse con più intensità la bacchetta tra le mani, pronta ad affrontare qualsiasi prova.
-Rispondi Hermione!- urlò suo padre dando un altro pugno a Draco e buttandolo ai suoi piedi.
-Sì.- rispose, ed alzò il viso per mostrare la sua maschera glaciale, reprimendo il senso di vomito che la stava per assalire. Ogni pungo dato, ogni goccia di sangue non faceva altro che ricordarle tutte le volte che suo padre l’aveva picchiata, tutte le volte in cui aveva preferito usare le mani, usare altri mezzi per impartire una punizione, sapendo che solo in quel modo avrebbe provato maggior godimento, maggior piacere nel torturare la vittima.
-Dovremo portarlo al Manor, come souvenir, Lord Voldemort apprezzerebbe.-
-Ho chiuso con lui quando mi è stato detto, quindi non vedo…- mentì.
-Non vedo perché tu mi stia parlando in questo modo sfrontato signorina. Hai fatto quello che ti è stato ordinato di fare, come sempre, Hermione e se io decido che il suo sangue abbellirà il pavimento della mia casa, così sarà.
E tu non potrai fare niente.-
Albert fece un passo verso di lei, puntando la bacchetta contro di lui.
-Cosa c’è nei tuoi occhi? Eh?-
Lei non si mosse, contro ogni previsione sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare e che quel momento lo aveva aspettato da tutta una vita, non sarebbe più riuscita a mostrare indifferenza, in fondo l’avevano già fatta crollare quell’estate, scoprendo lui, adesso niente era cambiato, lo stavano di nuovo utilizzando per arrivare a lei, solo che neanche questa volta avrebbe permesso che gli facessero del male.
-Non sfidare la tua buona sorte, sei qui e hai fatto il tuo dovere ma non sei qui per darmi degli ordini.
Una cosa del genere non succederà mai.-
 
Un altro rumore poco lontano catturò la sua attenzione ma lei non si mosse, ogni parte del suo corpo era bloccata, pronta a scattare nell’esatto momento in cui suo padre avesse deciso di spezzarla ancora di più e sapeva che quel momento sarebbe arrivato, forse troppo presto.
 
-Jean sicuramente Potter sarà da queste parti. Trovalo. Voglio anche lui.-
-Sì.-
Sua madre si allontanò senza far rumore e sparì in uno dei corridoi adiacenti.
-Noi potremo anche divertirci un pò. In fondo dobbiamo dimostrare che qui ad Hogwarts i ragazzi non sono al sicuro, che Silente non sarà in grado di proteggerli e quale modo migliore se non ucciderne qualcuno?-
Una goccia di sudore le attraversò la schiena e si mosse nello stesso instante in cui suo padre stava alzando la bacchetta, per uccidere l’unica persona che contava nella sua vita, l’unica persona che amava; il cuore stava per uscirle dal petto per colpa dei suoi battiti accelerati ma non se ne preoccupò, e in quel momento fece cadere la maschera, mostrando a suo padre quel pezzo di se che aveva nascosto per tropo tempo, così la rabbia, il dolore e la consapevolezza di opporsi a lui per un’ultima volta le diedero la forza di affrontarlo.
-Tu non lo toccherai.- sussurrò a denti stretti.
-Ecco quindi la vera Hermione, mia figlia che se la fa con un sucido come lui…!-
-Ti ho detto di non toccarlo!- urlò alzando la bacchetta.
-Cosa intendi fare? Lo sai quale sarà la tua punizione se muoverai la bacchetta contro di me: Voldemort ti ucciderà.
Preferisci morire e vederlo vivere? Eh?!-
-Herm…- Draco provò a parlare, ma una semplice occhiata lo esortò a restare in silenzio.
-Tu non hai idea di che cosa voglio io, non l’hai mai saputo. Tu per me non sei mio padre, non lo sei più da molto tempo e questo mi da il potere di oppormi a te.-
-Potere? Quale potere può avere una ragazzina che non ha idea di cosa il mondo le riserverà. Credi forse che ti ripagheranno per questo? Che ti saranno grati per aver sventato l’assalto ad Hogwarts? No.-
Quella semplice parola la fece fremere, cosa voleva dire no?
-Non ti ringrazieranno, non lo faranno Hermione perché tu porti il marchio del nemico, del Signore Oscuro e non importa quanto bene tu farai nella vita, alla fine tutto ti porterà sempre a quello. E sempre per quello sarai trattata.
Giudicata.
Non c’è futuro per te con lui, quindi abbassa la bacchetta, sottomettiti ora e tutto ti sarà perdonato.
Lotta e perirai con esso.-
 
Hermione provò una fitta al petto all’altezza del cuore, un dolore sordo cui non seppe dare un nome, ma che sapeva di paura. Lei che per tutta la vita aveva celato quell’emozione, per salvarsi, lei che aveva conservato la speranza come unica risorsa adesso non aveva più niente.
Perché sì, suo padre le aveva tolto anche quella, la speranza era stata estirpata rudemente, brutalmente e senza che lei potesse lottare ed in fondo sapeva per certo che quelle parole sarebbero presto diventate realtà.
Strinse la bacchetta e si morse il labbro finché non percepì il sangue e in quel momento la sensazione di vomito tornò a travolgerla ma la ricacciò, aveva già preso la sua scelta e tutto quello non le sarebbe servito ad alleviare i sensi di colpa.
Il suo destino era già stato scritto.
 
Lentamente abbassò la bacchetta, vide suo padre sorridere, vide suo padre gioire della consapevolezza di aver vinto, di aver definitivamente vinto quella battaglia contro la figlia ribelle e tenere stretta la bacchetta del suo ragazzo come se fosse un premio a cui avrebbe aggiunto anche la sua, vide Draco con gli occhi sbarrati per la sorpresa e la paura, vide l’amore che provava per lei e mentre continuava ad abbassarsi per posare a terra la bacchetta, nel momento esatto in cui suo padre abbassò la guardia, lei però scattò verso di lui.
Come la tigre contro la preda.
-Expelliarmus!-
-Protego.-
 
Albert scattò di lato ed Hermione lo seguì come se ne andasse della sua stessa vita, lasciando Draco indietro, sconvolto a raccogliere la bacchetta che il padre aveva appena lasciato andare.
 
-Stupeficum!-
Hermione si buttò a terra e riuscì ad evitarlo all’ultimo, poggiò una mano pronta per far leva ma vide nuovamente suo padre tornare alla carica contro di lei.
-Impedimenta.-
-Protego!!-
 
Si alzò velocemente da terra e corse per la direzione opposta e solo in quel momento percepì chiaro e forte i rumori per tutta la scuola, gli Auror erano in azione e lei poteva fare la sua parte tranquillamente.
Alzò lo sguardo e vide Harry poco lontano da lei, stava fronteggiando Bellatrix come non lo aveva mai visto duellare al quinto anno, tutta la rabbia che aveva provato gli stava dando forza.
-Sectusempra!- urlò e l’incantesimo colpì suo padre di striscio ma lo fece urlare per il dolore e senza volerlo quell’urlo la ripagò di tutte le volte che era stata lei ad urlare.
Di tutte le volte che lui le aveva fatto male.
-Incarceramus.-
 
Cadde a terra sbattendo il mento e sentì l’odore del sangue in bocca, sputò e provò a divincolarsi ma senza riuscirsi ed osservò suo padre alzarsi nonostante le ferite e dirigersi verso Draco; il quale era riuscito a recuperare la bacchetta ed adesso stava duellando contro sua madre, nel tentativo di impedirle di avvicinarsi e dare man forte al marito.
Per un momento fu fiera di lui, fiera del ragazzo che era diventato, forte e coraggioso, ma immediatamente dopo si rese conto che suo padre l’avrebbe preso alle spalle, come un infame, come se non avesse il coraggio di uccidere la sua vittima guardandola negli occhi e neanche quello poté sopportare.
Non lo aveva mai considerato un vile, forse crudele, ma mai vigliacco.
-Adesso la facciamo finita Hermione.- sussurrò guardandola negli occhi, così da non attirare l’attenzione su di lui.
Puntò la bacchetta contro di lui, e per quel lasso di tempo il suo cuore smise di battere e capì perfettamente cosa avrebbe dovuto fare per salvarlo, a cosa sarebbe andata in contro, calcolò perfettamente le conseguenze delle sue azioni e come tutte le altre volte si rese conto che non le temeva.
Non temeva la ragazza che sarebbe diventata dopo, non temeva niente, neanche la morte, ma temeva di perdere lui e se lui fosse morto allora quel mondo per lei non avrebbe avuto più senso.
Sperò a quel punto di riuscire a sopravvivere al rimorso.
 
-Ava…-
-Crucio!-
Le parole le uscirono dalla bocca come se fossero sempre state lì, come se in tutti quegli anni anche lei avesse voluto dirle per fargliela pagare, per ripagarlo con la stessa moneta per tutte le volte che aveva preferito Voldemort a lei, alla sua stessa figlia.
Lo vide accasciarsi per il dolore e cadde in ginocchio anche lei, dopo l’ultimo sforzo.
-Io ti odio!- urlò come se non avesse aspettato altro.
E qualcosa finalmente dentro di se si ruppe definitivamente mentre qualcosa di molto più piccolo tornava alla luce, si costrinse a non lasciarla andare, si costrinse a non dimenticare.
-Ti sei fatto odiare così tanto che mi hai costretta a diventare un’altra persona, io ti odio così tanto che per anni mi sono considerata l’unica, vera, responsabile di tutta la mia sofferenza, ma quando ho capito che la colpa era solo tua, era troppo tardi, per me era troppo tardi! Ed in quel momento tutto l’odio che ho provato per te mi si è rivoltato contro e mi sono odiata per essere diventata un mostro.- si lasciò andare e percepì le lacrime lungo le guance, quelle lacrime che per lui non aveva più versato.
Aveva smesso di piangere per suo padre al suo primo anno, si era imposta che per lui non avrebbe versato più neanche una lacrima, ed adesso invece aveva infranto di nuovo un'altra promessa.
 
Daughter to father, daughter to father
I am broken but I am hoping
 
 
-Mi hai costretta ad un’eternità di miseria, hai condannato la tua stessa figlia a questo!- gli mostrò il braccio col Marchio come prova di quella sofferenza, e le sue lacrime, -Tu mi hai spezzato il cuore.
Ed hai preferito Voldemort a me, perché?! Perché valgo così poco per te?!-
-Perché tu non sei riuscita a dargli niente mentre io gli ho dato il potere.- disse una voce alle sue spalle e quando si voltò trovò il Mago Oscuro con due Auror e Silente, inerme, senza neanche la bacchetta ma solo con il suo ghigno.
-Io ho dato a tuo padre quello che desiderava e lui mi ha ripagato con il suo servizio. Senza chiedere mai niente.
Voleva per te lo stesso destino, ma tu sei sempre andata contro corrente. Sempre contro i principi imposti, sia da tuo padre che da tua madre.
Sei stata una delusione.-
Hermione si mosse, qualcuno senza che lei si accorgesse l’aveva liberata ed adesso che si era rimessa in piedi guardava con aria sconvolta colui che aveva mosso le fila del suo destino.
-Io sono molto di più.-
-No Hermione, tu sei quello che io ti ho fatto diventare, con il dolore e la tortura. Tu sei il frutto del mio lavoro e sei una mia proprietà.-
-Portatelo via!- disse Silente frapponendosi tra loro.
-Forse stasera, quando tornerai nel letto crederai di aver vinto, crederai che sia tutto finito ma in realtà ti renderai conto che la tua misera vita non ti apparterrà, non più di prima e che tutto questo non ti darà la giustizia che credevi di meritare.-
-E cosa mi darà?-
-Niente Hermione. Non proverai niente.-
 
***
 
Draco si passò la mano tra i capelli ed ascoltò attentamente il rapporto che il Capo Auror aveva stilato ai fini del mandato di cattura, l’esercito di Mangiamorte era stato scortato direttamente ad Azkaban, ad eccezione di una sola persona, Bellatrix Lestrange era riuscita a scappare sotto gli occhi di tutti e nessuno era riuscito a fermarla, in attesa dell’accuse formali ma tutti sapevano che anche dopo di quelle il loro destino non sarebbe cambiato.
Adesso il Mondo Magico avrebbe visto il Primo Ministro per il mostro che era sempre stato e niente di tutto quello sarebbe mai successo se Hermione non avesse fatto la spia.
Quella parola non gli era mai piaciuta ma in quel momento non era riuscito a trovare una definizione più corretta per la sua ragazza.
Alzò lo sguardo verso le scale e la trovò lì, seduta, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata poche ore fa, solo che stavolta accanto a lei c’era Ginny e non Blaise ed anche lei stava provando invano di riportarla indietro.
Senza alcun riscontro positivo.
Hermione si era persa e stavolta anche lui aveva capito che l’oscurità in cui si era smarrita era molto più tetra e pericolosa di tutte le altre.
 
-Cosa succederà adesso?-
Harry guardò Silente, il quale stava osservando i danni riportati dallo scontro, con un amaro sorriso.
-Domani verrà divulgata la notizia dell’arresto e nelle ore a seguire verranno formulate le accuse.-
-Non intendevo questo e lei lo sa.-
-Il Wizengamot non la convocherà prima dell’estate, Scrimgeour è stato abbastanza chiaro. Dovranno prima perquisire e in caso sequestrare oggetti rilevanti a Granger Manor e avviare la procedura ordinaria per le indagini.-
-Sarà chiamata a testimoniare?-
-Non so che ruolo avrà nel processo, ma domani nella mia deposizione metterò in chiaro il ruolo che ha avuto la signorina Granger durante questo attacco e l’importanza vitale della sua partecipazione.-
-Sarà abbastanza?- domandò Draco ma Silente non rispose alla sua domanda.
E anche lui capì che non gli sarebbe dato sapere, non fino al momento della sua convocazione.
 
-Draco… ascolta.-
Harry lo prese da parte e si allontanarono dal trambusto e da occhi indiscreti.
-Posso darti un consiglio?-
-Certo.- disse il biondo, incrociando le braccia.
-Hermione dovrà stare da te quest’estate.-
-Dici… Dici che me la lasceranno portare?-
-Hermione non ha più una casa, Draco. Il Manor sarà sotto sequestro e che io sappia non c’è nessuno che si prenderà cura di lei, non può neanche scappare con la traccia, quindi deve avere un posto.
Convinci tuo padre, fa di tutto, offriti per un Voto Infrangibile se fosse il caso ma…-
-No, non la lascerò sola se è quello che intendi. Non potrei mai dopo quello che ha fatto per me.- ammise, ricordandosi la prontezza del suo intervento, se non fosse stato per lei suo padre l’avrebbe ucciso.
-La colpa è stata mia, se ti avessi detto di aspettare invece di farti dubitare degli Auror…-
-Erano in ritardo, anche lei se n’è accorta. Se fossero intervenuti prima, forse non sarebbe successo niente del genere, ma è troppo tardi per i se e per i ma.
Vado a parlarne con Silente.-
 
Si avviò di nuovo verso il preside, cercando di mascherare l’ansia nei suoi gesti e nel suo comportamento, cercando di scacciare le parole che fino a quel momento aveva sentito, tra Hermione e suo padre e poi con Voldemort, ma non ci riuscì, sapeva che non avrebbe mai dimenticato.
Non avrebbe mai scordato il dolore di una figlia provocato dal suo stesso padre e in quel momento aveva capito che in tutti quegli anni lei non gli aveva mai detto quelle parole, costantemente repressa aveva omesso anche quello, quell’odio viscerale verso la figura paterna, e non avrebbe mai scordato le parole di Voldemort, convinto di come e di cosa Hermione fosse diventata ma dovette ammettere che erano state quelle a spaventarlo di più.
Hermione ci aveva creduto. Aveva creduto alle sue parole ed adesso estirparle dalla sua mente sarebbe stata la sua impresa, la sua missione personale.
 
*
 
Strinse ancora più forte le gambe al petto e vi appoggiò la testa, non riuscendo né a chiudere gli occhi né a mollare la presa sulla bacchetta, ancora incastrata a forza tra le sue mani.
Non ricordò il momento esatto in cui si era lasciata andare ma sapeva per certo che erano passate delle ore da quel momento, eppure ancora non si era mossa, nonostante le persone,  i suoi amici si fossero fermati a parlare con lei.
Ma Hermione era rimasta in silenzio.
Nel silenzio glaciale in cui aveva passato maggior parte della sua vita, il silenzio che aveva creato per salvaguardare se stessa dall’ira del padre.
“Non devi credergli. Tu non gli appartieni, tu non sei una sua creazione.”
Non è solo questo.
Non si tratta solo di questo.
 
Il suo cuore lo sapeva bene come anche la sua mente, ciò che l’aveva ferita non erano state le parole di Voldemort molto simili a quelle dette dal padre, entrambi sapevano per certo che il suo futuro, che il futuro che aveva scelto le si sarebbe rivoltato contro, avevano dato per scontato che in quel mondo non ci sarebbe comunque stato posto per lei ed entrambi erano riusciti a farglielo credere.
Il tarlo del dubbio la stava rodendo, fin nelle viscere e non aveva idea di come estirparlo.
Ciò che però non era ancora riuscita a digerire era stato l’aver usato quella Maledizione contro il padre, il piacere derivato dalle sue urla aveva alleviato le cicatrici interiori che ancora si portava, quelle che mai avrebbe chiuso; e ciò che le faceva più paura era che ci aveva provato piacere, anche lei era diventata il carnefice e non riusciva a pentirsene.
 
Ho scelto di saltare. Ho scelto ancora una volta e se da un lato sono dilaniata da questa scelta, dall’altro so che la rifarei.
“Non sei come loro.”
E se lo fossi? Se fossi esattamente come loro ma mi fossi celata dietro le mie maschere? Dietro la mia sofferenza e l’amore di Draco? Se fossi esattamente come loro allora Voldemort avrebbe vinto, avrebbe ragione: sono una sua creatura.
E come tale gli appartengo.
“Tu sei Hermione. Non se il mostro che tuo padre ti ha fatto credere né che Voldemort crede di aver creato.
Sei Hermione Granger, ma non per questo appartieni a loro.”
Io non lo so, non so più niente.
 
Quando riemerse da quello stato catatonico osservò brevemente la scena davanti a se, ancora Auror, ancora discussioni, ancora e ancora.
Non si mosse comunque, non cercò Draco, né se stessa. Non provò a fare niente se non rintanarsi di nuovo nei meandri della sua intimità, del suo subconscio così che l’oscurità la potesse portare lontano.
Lontano da tutto quel dolore, da quelle sofferenze, da quel mondo che non era fatto per lei.
Hermione chiuse brevemente gli occhi ma ciò che gli apparve era comunque il volto di Draco, percepì la sua voce poco distante, stava parlando con lei, ne era certa ma non riuscì comunque a voltarsi, a rassicurarlo, percepì il suo tocco leggero sul braccio ma nonostante volesse scostarsi, come se fosse infuocato non lo fece, non poteva farlo.
Voleva aggrapparsi a qualcosa, qualcosa di concreto prima di sprofondare nelle tenebre e decise che Draco, come sempre, sarebbe stato la sua ancora, il suo punto fermo e quando capì quello, capì anche che le tenebre ormai erano parte integrante del suo cuore, della sua persona.
Hermione era esistita a prescindere dalle tenebre molto tempo fa ma adesso esse erano parte di lei, una parte che non sarebbe mai riuscita ad estirpare.
E questo, per una che non aveva mai paura, la fece tremare senza volerlo.
 


∞Angolo Autrice: Eccoci qua! Quindi... a voi il giudizioooo!! Ho avuto paura di rendere il capitolo troppo scontato, troppo semplice ma c'è da dire che anche nella semplicità si possono esprimere molte cose e tutto acquista una piega diversa.
Silent poi prevedeva da tempo il tutto e non si sarebbe mica lasciato scappare l'occasione di acchiappare Voldemort nel'atto finale, ma parliamo di Hermione.
Finalmente è arrivato il confronto col padre, ho usato una canzone della Lohan per aiutarmi e spero che sia servita! L'odio trapela da ogni suo gesto, da ogni sua parole, sa cosa il padre le ha fatto e cosa l'ha portata ad essere e per una volta si sente libera dalle sue costrizioni e riesce a dargli tutto quello che prova; ma sono le parole di Voldy a ferirla di più, l'ha definita una nullità e le ha detto che non avrebbe provato niente, che lei è il risultato del suo odio, adesso cosa succederà a Hermione?
Si lascerà condizionare o riuscirà ad avere la pace che tanto sperava?
Le risposte non sono lontane, come spero anche la sua conclusione, anche se il traguardo è ancora lontano!
Ringrazio come sempre tutti voi che mi seguite, che leggete, che aggiunte la storia e che vi soffermate a recensire. <3
XOXO

Spoiler:   Ed il nostro destino non è quello che ci hanno fatto credere ieri sera, il nostro destino è essere molto di più.”
E se alla gente non importasse?
E se alla gente non importasse il ruolo da me svolto? O il mio dolore? E se alla gente importasse solo del Marchio che porto, come segno indelebile delle mie scelte e del mio fallimento?
Dimmi cosa dovrei fare io, se la gente mi vedesse come un Mangiamorte? Come la Regina di Ghiaccio?
Se io per loro fossi semplicemente un mostro?
 

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Capitolo 32
*** Gods and monsters ***


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Buonasera a tutti :)
Intanto chiedo scusa per il ritardo 
ma questa mattina ho dovuto sostenere uno degli esami più
importanti per la mia vita universitaria e 
purtroppo non ho potuto aggiornare nel fine settimana, ma se
andrà tutto bene ne avrete uno nuovo anche questa settimana!
Quindi adesso, passiamo a noi!
Siamo a un momento di svolta e questo momento sarà davvero importante
per Hermione e quello che le riserverà la sua nuova vita...
 
 
Gods and Monsters
 
Draco si scostò le coperte di dosso e senza molto entusiasmo si alzò dal letto per osservare il sole già alto nel cielo, ormai la fine della scuola era imminente come l’incontro col padre, i genitori di tutti i ragazzi erano stati avvisati personalmente da Silente e dalla McGranitt di quello che era successo la notte prima ed adesso sarebbero arrivati.
Guardò Harry ancora intento a dormire e il suo pensiero andò a lei.
Le aveva spiegato tutto ieri sera, le aveva spiegato cosa avrebbe fatto e quale sarebbe stata la sua richiesta, l’aveva sfiorata leggermente rendendosi conto di non poterle dare altro ma lei era rimasta sempre in silenzio, fino a quando di punto in bianco non si era alzata e senza dire niente era andata via.
Silente lo aveva pregato di non seguirla e così aveva fatto Ginny, guardandolo negli occhi e facendogli capire che adesso Hermione aveva solo bisogno di tempo.
L’amara verità che le era stata data non sarebbe stata facile da digerire.
 
Si diresse verso i bagni e fece una doccia fredda, ci mise il meno tempo possibile e si concentrò su cose semplici, vestirsi, preparare il discorso più convincente che potesse fare e scendere a fare colazione; più pensava all’incontro col padre meno avrebbe fatto caso al dolore che provava dentro al petto, per la sua lontananza.
Si diresse alla Sala Grande e stranamente vi trovò molti studenti già a quell’ora ma quello che non passò inosservato furono gli sguardi che gli lanciarono, loro sapevano, i Prefetti e i Capiscuola li avevano informati di quello che era successo la notte precedente e un velo di paura gli coprì gli occhi.
Se loro sapevano di lui, sapevano anche di lei.
Cosa sarebbe successo quando si sarebbe fatta vedere? Quando Hermione avrebbe fato il suo ingresso davanti agli occhi di tutto?
Ma comunque non riuscì a trovare una risposta.
Non aveva idea delle conseguenze, cosa che lei sicuramente aveva già premeditato e previsto.
Senza indagare oltre Draco si avviò al suo posto e trovò il sorriso rassicurante di Ron e la stretta di Neville sulla sua spalla, gesti che non aveva previso, gesti che lo fecero stare meglio.
 
-Se può consolarti per me avete fatto la scelta giusta. Lei ha fatto la scelta giusta.-
-Ha avuto coraggio, Draco.- disse Ron.
-Speriamo che tutti la vedano come voi. Anche se ho i miei dubbi.-
 
Alzò lo sguardo verso il tavolo dei Serpeverde e vide i suoi amici, Blaise, Ginny e Daphne stavano parlando, gesticolando con altri ragazzi del sesto anno, tra cui Pansy, Tiger e Goyle molto probabilmente su quello che era successo ieri sera, anche Nott si era unito alla discussione e lo vide sostenere Blaise.
Anche suo padre era un Mangiamorte, ricordava benissimo di averlo visto con la Lestrange ma anche lui era come Hermione, e probabilmente anche lui avrebbe voluto fare la sua parte.
Blaise Zabini lo guardò e annuì lentamente.
Forse gli stava solo dicendo che avevano la situazione sotto controllo, forse gli stava comunicando che i Serpeverde non sarebbero stati un problema e che li avrebbe gestiti o forse un po’ come lui, stava cercando conforto in un amico.
Lui annuì come risposta e seppe che a prescindere non sarebbe stato solo in quel momento.
 
***
 
Hermione non capì il momento esatto in cui il sole era sorto e quando le tenebre avevano lasciato, solo apparentemente, il cielo.
Si era chiusa nuovamente nella Stanza delle Necessità, braccata come un animale in trappola, solo che stavolta aveva scelto che le mostrasse la sua camera al Manor.
Inizialmente neanche lei aveva capito il motivo di quella scelta, era entrata dopo esser scappata da Draco e quella stanza le era apparsa subito, come se la stesse aspettando-
Una volta entrata si era diretta verso il suo armadio, senza soffermarsi sul resto, senza lasciarsi andare e aveva chiuso dietro di se l’anta, oscurandosi del tutto dalla vista del mondo, quello stesso mondo che le aveva fatto troppo male e che forse ancora non aveva finito con lei.
 
“Possiamo avere di più, lo sai. Ogni missione ha un prezzo da pagare.”

“Non chiuderti in te stessa, non farlo! Se ti comporterai così farai in modo che lui abbia vinto e tu questo non lo vuoi.”
Il germoglio della follia sta già crescendo dentro il mio cuore, lo sento, posso percepirlo mentre s’impossessa di me, ora dimmi a cosa mi serve combattere se ho perso in partenza?
“Stai parlando di qualcosa che non conosci. La follia non è una malattia, né qualcosa che si può diagnosticare, la follia avrà vinto su di te nel momento in cui tu la lascerai vincere.
Hai combattuto tutta la vita ed adesso devi continuare, opponiti a questo, la Magia Oscura sarà pure dentro di te, ma non è te.
Tu sei molto di più.”
-Una delusione.-
 
Inghiottì il groppo che si era formato in gola, non era stata la sua coscienza a parlare, la voce che l’aveva accompagnata per tutta la vita ma qualcosa di oscuro e malvagio, era il suo germoglio.
 
“Se lo ascolterai, se permetterai alle parole di Voldemort di vincere e alla rabbia di tuo padre di incendiarti, allora tutto questo non servirà a niente. Faresti prima a consegnarti ad Azkaban che tonare per il settimo anno.”
Io…
“Tu non vuoi farlo perché la sera che abbiamo deciso di non tagliarci le vene, noi abbiamo deciso che saremo rimaste in questo mondo e che avremo lottato per il nostro destino a qualunque costo.
Ed il nostro destino non è quello che ci hanno fatto credere ieri sera, il nostro destino è essere molto di più.”
E se alla gente non importasse?
E se alla gente non importasse il ruolo da me svolto? O il mio dolore? E se alla gente importasse solo del Marchio che porto, come segno indelebile delle mie scelte e del mio fallimento?
Dimmi cosa dovrei fare io, se la gente mi vedesse come un Mangiamorte? Come la Regina di Ghiaccio?
Se io per loro fossi semplicemente un mostro?
“Non esistono i buoni e i mostri, esistono le persone che scelgono di lottare per qualcosa di buono e le persone che lo fanno per qualcosa di cattivo.
Tu devi decidere per cosa vuoi lottare.”
 
***
 
Draco si alzò dal muretto e andò incontro a suo padre. Lucius Malfoy portava con se uno degli antichi cognomi del Mondo Magico e anche se adesso non rispecchiava più l’importanza di una volta vide suo padre in una luce diversa e per la prima volta lo vide abbondare le sue convinzioni e quando se lo ritrovò di fronte, venne stretto tra le sue braccia.
Non che non lo abbracciasse, lo aveva fatto più di una volta anche quando era cresciuto ma dopo quello che aveva passato la notte scorsa aveva bisogno di sapere che lui ci sarebbe sempre stato, soprattutto dopo aver visto Hermione urlare a suo padre l’odio che aveva covato per tutta la sua vita.
-Stai bene, vero?-
-Ancora un po’ scosso, ma si sto bene.-
-La Gazzetta del Profeta ha già pubblicizzato la notizia e poi è arrivato il messaggio di Silente e io e tua madre non sapevamo cosa pensare.-
-Vieni.-
Draco indicò il muretto su cui era seduto poco prima a contemplare il cielo e i suoi pensieri, vide molti genitori arrivare, ragazzi andargli incontro, ma non vide mai Hermione.
-Quando Silente ha portato Hermione qui ad inizio anno lei era cambiata. Durante l’estate è stata… Torturata.- sussurrò, non incrociando gli occhi del padre, -Da Voldemort e dai suoi genitori, l’hanno punita per averci aiutato al Ministero.-
-Draco…-
-Aspetta, io ho bisogno di dirtelo. Ho bisogno che qualcuno sappia come sono andate le cose.-
Raccolse i suoi pensieri, impiegò pochi secondi, alla fine tutto quello che aveva passato, nonostante il dolore e la paura di perderla non erano mai andata via, ricordava perfettamente.
-L’hanno spezzata ed io non sapevo cosa fare con lei, soprattutto perché ha scelto di unirsi al suo esercito per salvare me.
Voldemort mi voleva morto.-
Guardò il padre e per la prima volta negli occhi freddi di Lucius vide la sorpresa, e un fondo di paura.
-Ha ceduto per me e l’unica cosa che potevo fare io per ripagarla era non mollare, non mollare con lei, riportarla qua da me.
Ci sono stati giorni bui, giorni in cui nessuno e niente riuscivano a convincerla a vivere ma quei giorni portavano la consapevolezza di poter fare ancora molto, di poter dare molto. E nonostante le fosse stata ordinata da Voldemort una missione, molto pericolosa, fin da subito ha fatto in modo che la sua lealtà andasse a Silente.
Ha lavorato in incognito per mesi, lasciando a quel folle la possibilità di torturarla purché credesse, purché fosse convinto che lei fosse ancora dalla sua parte.
Hermione ci ha provato per un intero anno a far funzionare l’Armadio Svanitore, ma era difficile anche per lei.- s’inumidì le labbra e chiuse gli occhi.
-Quella è magia potente Draco, Magia Oscura. Sono poche le persone che riescono ad utilizzare certi oggetti.-
-Solo che lei c’è riuscita, ha dato di più.- disse, scrollando le spalle, -Ieri sera li ha fatti entrare, ha fatto entrare le persone che per tutta la vita l’hanno perseguitata ed è riuscita a fermarle ma io… Io non avevo mai visto così tanto odio dentro una sola persona.
Odiava, lei odia suo padre più di tutti, per tutto quello che ha fatto ed adesso io sento di averla persa. Le parole che ieri le hanno rivolto hanno messo in discussione un sistema, un mondo, già fragile di per se ed ho paura che non riesca ad uscirne stavolta.-
Lucius appoggiò la mano sulla spalla del figlio e strinse forte.
-Non sono mai stato un padre come quello di Ron Weasley, ma spero di essere stato abbastanza decente da non farmi odiare da te.-
-Sei stato un buon padre, più di molti altri.- ammise, spontaneamente.
-Cosa vuoi fare ora? Cosa farà lei? La Gazzetta dice che il suo Manor è stato sequestrato, che ci sarà un’inchiesta…-
-Tutto vero, Silente dovrebbe lasciare la sua deposizione a breve, includendo il ruolo di Hermione in tutto questo.-
-Draco, tu cosa vuoi fare?- le parole di suo padre lo colpirono dritto al cuore e si voltò per guardarlo.
-Non posso permettere che passi l’estate sola fra i suoi demoni, la perderei per sempre e io non voglio perderla. Vorrei che passasse l’estate con noi.
Mi sono proposto come garante per lei, ma Silente voleva sentire anche la tua opinione.-
-Mi sembra ragionevole.-
-Ascoltami io…-
Cercò le parole giuste ma in quel momento ogni singola parola perse valore, lei era lì, non stava andando da lui ma era comunque lì alla luce del sole, lontano dalle tenebre e poco distante, stava uscendo da scuola ma nonostante tutto poté scorgere gli occhi vuoti, lontani, che la portavano lontano da lui, lontano da tutto.
Notò suo padre seguire il suo sguardo e anche lui si soffermò sulla sua figura; Hermione non portava l’uniforme, ma un jeans scuro e un maglietta con le maniche a tre quarti, dove per la prima volta fece intravedere i suoi segni.
Le cicatrici che lui le aveva chiesto di portare: il Marchio, i segni della Umbridge, e quel segno indelebile che aveva segnato la sua scelta, quella scelta in cui lui non era stato incluso.
Draco rimase ancora in silenzio e solo dopo averli superati la vide voltarsi verso di lui e guardarlo.
-Lei è Hermione Granger?- chiese suo padre.
-Sì.-
Lo sguardo di Hermione gli ricordava molto quello della Regina di Ghiaccio, ricordava come era stata costretta a infrangere la loro promessa davanti al padre e l’agonia che aveva letto nei suoi occhi quando era successo, adesso però lo stava guardando e non riusciva a scorgervi un solo sentimento ma era una tempesta in piena regola.
Una tempesta da cui non ne sarebbe uscita viva.
La vide alzare gli occhi verso il cielo e lentamente allontanarsi, dirigendosi verso il Lago Nero, come se quella discussione tra i loro sguardi potesse essere rimandata tranquillamente a dopo.
-Devo salvarla.- sussurrò, non seppe se lo aveva detto per convincere il padre o per se stesso.
Lucius però si era alzato e stava entrando dentro la scuola, senza aggiungere altro.
-Dove vai?- gli urlò.
-Non dovevo parlare con Silente?-
Lucius sparì dentro e per un solo secondo Draco si permise di sperare.
 
*
 
Draco la trovò seduta vicino la sponda del Lago Nero, gli occhi ancora puntati verso l’orizzonte, verso qualcosa di irraggiungibile perfino a lui.
Si sedette accanto a lei ed aspettò, aveva imparato ad essere paziente, aveva imparato a stare al suo fianco, e ogni giorno se ne meravigliava; non che fosse stato un cattivo ragazzo, certo arrogante in molte situazioni e cocciuto, l’animo da Grifondoro poi non lo aiutava tanto e le poche ragazze che aveva avuto erano state delle semplici cotte, nessuna era mai stata davvero importante pe lui.
Fino a quel momento.
-Ho passato la notte nella Stanza delle Necessità.- sussurrò.
-Perché?-
-Mi sono ritrovata lì e la Stanza mi ha mostrato la mia camera, quella al Manor.-
-Non hai… Non l’hai cambiata?-
-No. Sono entrata e mi sono chiusa dentro il mio armadio ed ho aspettato che la notte lasciasse lo spazio al giorno, ho aspettato che mio padre entrasse da quella porta per dirmi che oggi mi avrebbe torturato senza bacchetta, ho aspettato di vedere il suo ghigno crudele e la sua cattiveria, ho aspettato tutto questo, fino a quando non mi sono resa conto che non sarebbe entrato nessuno in camera mia.
E non solo perché non ero realmente a casa mia, ma perché io li avevo fermati.- Draco allungò una mano e le asciugò quell’unica lacrima che si era lasciata sfuggire.
-Da tutta una vita aspetto questo momento, e l’ho capito solo quando mi sono ritrovata a duellare con mio padre. Ho aspettato il giorno in cui saremo stati alla pari, e ieri era quel giorno.-
-Cos’hai provato?- le chiese in sussurro, avendo paura della sua risposta.
-Prima ho provato gioia, ero felice che l’incubo fosse finito, ero felice di poter mettere fine a quella storia poi la felicità ha lasciato spazio all’inquietudine: avevo condannato la mia famiglia, senza troppe difficoltà.
E mi sono sentita strana, mi sono sentita una traditrice. Io… odio mio padre, è un sentimento che non potrò mai considerare passato ma in quel momento ne sono stata travolta.
E dopo… Dopo non ho provato più niente.-
-Tu ti sei fatta influenzare da quello che hanno detto, tu credi di non aver provato niente, ma in realtà, sei libera Hermione.-
-Lo so eppure questa libertà ha decretato la mia solitudine. Non ho più niente.-
-Hai me.-
Solo in quel momento lei si voltò e vide i suoi occhi colmi di lacrime ma sapeva per certo che non avrebbe pianto, non con lui, non in quel giorno e non dopo aver pianto per il padre la sera prima.
Sarebbe stata forte come lo era stata un tempo, avrebbe costruito una nuova corazza, più solida per impedire che quel sentimento, che quell’odio la scalfisse, la mutasse e poi sarebbe tornata ad essere lei, sapeva per certo che avrebbe fatto questo eppure si sorprese delle sue ultime parole.
-C’è qualcosa dentro di me, che mi spaventa.-
I suoi occhi si chiusero velocemente, come se nasconderli potesse servire a nascondere anche quel qualcosa.
-Cosa?-
Draco le prese le mani e le strinse alle sue, forte, e quella forza quel calore le fecero di nuovo aprire gli occhi.
-Si tratta di un germoglio, un germoglio di follia.-
-Ne sei sicura?-
-Non so se esiste davvero, non so se è frutto della mia mente malata, ma so che qualcosa c’è dentro di me e questa cosa, vuole…Vuole tutto di me, vuole fare uscire la mia oscurità.-
-Ne hai parlato con qualcuno?-
-Lo sto facendo con te.-
-Lo combatteremo Hermione. Faremo anche questo, perché noi due assieme, possiamo sconfiggere qualsiasi cosa, possiamo estirparlo questo germoglio, possiamo tutto.
Non permetterò che tu cada nell’oscurità.-
-E se fosse troppo tardi… Ieri sera ho usato quella Maledizione su mio padre… Dopo tutte le volte che le hanno usate su di me, io non mi sono comportata in modo migliore, ma mi sono comportata come loro.- lasciò andare la sua mano e si strinse le ginocchia al petto.
-Mi hai salvato, Herm, è per questo che l’hai usata. Se non fosse stato per te io sarei morto e sarei morto solo con la consapevolezza che tu saresti stata bene, ma non sarebbe stato così.-
-Non ti avrei lasciato morire.- disse lentamente.
-Ed io non ti lascerò sola.-
-Draco, quando smetterò di combattere? Io… Sono stanca.-
Gli occhi di Hermione si rilassarono e lui riuscì a percepire il suo stato d’animo, l’ansia, la paura e la sofferenza regnavano sovrani ma in fondo vedeva anche l’amore che provava per lui, quell’unica emozione che la teneva in vita.
-Non lo posso sapere, Hermione, ma sarò con te quando questo succederà. Nel frattempo passerai l’estate da me.-
-Davvero?-
Lui sorrise, notando la sorpresa nei suoi occhi e capì che c’era speranza per lei.
Abbastanza speranza da renderlo felice.
-Mio padre sta andando a parlare con Silente. Sistemerà tutto.-
-Ma io… Io sono un Mangiamorte, la tua famiglia ne risentirà ed io non posso permetterlo.- si alzò di scatto ma lui la seguì e la bloccò.
-Tu non sei un Mangiamorte, non sei come loro e mai lo sarai. Tu sei Hermione e questo è quanto.-
-Sei sicuro? La gente parlerà. Ha già iniziato, ho letto i giornali. Parlano di me.-
-La gente parlerà sempre.-
-Ma stanno parlando di me, Silente ha parlato di me.-
-Non era quello che volevi?-
-Forse, ma adesso che il muro è crollato. Adesso che non c’è più niente a proteggermi dal mondo, io chi dovrò essere? Chi sono io per il mondo?-
Quelle parole lo colpirono dritto al cuore e per la prima volta si rese conto di quanto fosse serio il suo problema d’identità, non avrebbe potuto definirla doppia identità, Hermione era troppe cose, troppe persone e neanche lui riusciva a riassumerla in un'unica figura.
Ormai da tempo Hermione era cambiata e da tempo ormai era difficile ricondurla alla ragazza che aveva conosciuto quella sera a casa sua.
La guardò ma non seppe cosa dire, neanche lui aveva idea e non le avrebbe dato una risposta solo pe accontentarla.
-Non lo so.- sussurrò, allungò una mano verso il suo viso e lei si accostò per avere un maggiore contatto, senza pensarci con l’altra mano l’attirò a se, facendo combaciare i loro corpi e solo in quel momento lei si rilassò, si lasciò andare del tutto.
Sciogliendo i muscoli e la tensione e anche se non pianse, seppe che stava allentando le corde che la tenevano alla gogna.
 
***
 
Ginny ed Harry stavano aspettando il loro rientro e nonostante il calare della sera non si mossero, dopo qualche tempo videro Draco ed Hermione tornare verso il castello.
-Ci aspettavate?-
-Sì. Silente ha dato il suo permesso.-
Hermione annuì distratta e si accese una sigaretta, quasi subito; la sua amica scosse la testa, l’aveva vista fumare di meno in quel periodo ma dopo tutto quello che aveva passato era anche comprensibile.
Blaise e Daphne arrivarono dopo pochi minuti e il ragazzo si avvicinò a lei.
-Ho parlato con i ragazzi.-
Ginny capì perfettamente a cosa si riferisse e vide la sorpresa negli occhi dell’amica.
-E?-
-Hanno capito la situazione, molti non sono coinvolti quanto per esempio Theodore ma lui è stato di grande aiuto, e mi ha spalleggiato.-
-Insomma non creeranno problemi.- tagliò corto la bionda.
-Lo avrebbero fatto?- domandò Harry stranito.
-Forse non te lo ricordi ma i Serpeverde sanno essere abbastanza vendicativi.-
-Già, io me lo ricordo bene.- sussurrò Hermione, sorridendo amaramente.
-Adesso devi mettere da parte quello che è stato, Herm.- Blaise appoggiò i palmi delle mani sulle sue spalle e la guardò negli occhi.
-Adesso ti dai una possibilità, per la prima volta. Passerai l’estate con lui e potrai allontanarti da tutto questo.-
-Non potrò mai farlo, veramente.-
-Perché?-
-Non smetterò mai di ricordare quella notte. Sarò chiamata a testimoniare, la mia casa sarà perquisita, non potrò mai dimenticare e lasciami andare del tutto.-
-Puoi tentare, capisco che adesso verrà la prova più difficile. Fare la spia è facile, sopravvivere è la parte difficile, ma tu ci sei sempre riuscita.
Non arrenderti ora.-
Ginny posò una mano sul braccio dell’amica e le sorrise.
-Verrete a trovarmi quest’estate, io ci sarò per te. Sempre.-
 
Hermione non sorrise, non ci riuscì ma annuì piano. I suoi amici come Draco stavano provando in tutti i modi a tirarle su il morarle, per farla stare bene ma in cuor suo sapeva che la battaglia sarebbe stata solitaria, sarebbe stato il destino a decidere da quale lato della medaglia porla, se dal lato dei buoni o dal lato dei mostri e in quel momento aveva terribilmente paura che quel giudizio pendesse dal lato sbagliato.
 
 
 

∞Angolo autrice: Un capitolo di passaggio che ci aiuta a capire come Hermione abbia preso le conseguenze delle sue azioni... C'è molto su cui lavorare e anche lei ne è consapevole... La sua nuova vita inizia sulle macerie della vecchia vita ma non sempre coincide con la strada che porta alla felicità.
Draco si dimostra sempre disponibile, sempre pronto ad aiutarla e fare un passo più lungo della gamba a cosa porterà tutto questo?
Ci resta che leggerlo assieme :D
Grazie come al solito a tutti voi che silenziosamente mi seguite <3
Spoiler:


-Stai bene?- le sfiorò una guancia e lei annuì semplicemente.
-Rispondi.- chiese in tono dolce.
-Io non lo so.-
-Cosa ti spaventa?-
-Tutto. Non conosco questo genere di vita, nessuno cenava mai con me al Manor, nessuno mi preparava il dolce. Nessuno era così cordiale.-
-Neanche… Lascia stare.-

 

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Capitolo 33
*** Tomorrow will be different ***


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Non sono sparita ! 
Eccomi di rientro da queste semi vacanze, 
anche perchè nonosante l'assenza purtroppo ho ripreso
a studiare, anche per questo non ci sono stata!
Chiedo scusa, anche per non essere arrivata ad agurarvi Buon Natale, ma
gli auguri ve li faccio lo stesso :)
Quindi spero che siano state belle le vostre vacanze e spero che adesso possiate dedicare 
un pò di tempo al capitolo, vi lascio alla storia.
Sappiate che da qui, si aprirà un nuovo "arco" narrativo, spero che vi piaccia !!
 



Tomorrow will be different
 
Hermione lasciò andare la Passaporta che aveva tenuto stretta pochi secondi fa, e lasciò andare la mano di Draco che si era posato sulla sua, gentilmente.
Guardò davanti a se e ciò che vide la lasciò leggermente sorpresa.
Erano andati via da poco da Hogwarts, avevano preso l’Espresso tutti assieme ma lei non si era mai sentita così sola, chiusa nel suo guscio a rimuginare su quello che aveva passato, sui sentimenti contrastanti che non la lasciavano andare, così Draco aveva dovuto riscuoterla quando erano arrivati alla stazione di Kings Cross, ed avevano incontrato Lucius fuori ad aspettarli.
Si era immaginata lo sguardo cupo di suo padre, deluso e anche arrabbiato nel vederla con lei, nel constatare che suo figlio stava con una Mangiamorte pentita ma lo sguardo che si era aspettata non arrivò mai, rimase a guardarla e dopo averle stretto la mano l’aveva condotta alla Passaporta, semplicemente per far prima.
Ed adesso Hermione si rese conto di trovarsi poco distante dalla Londra Magica, percepiva i rumori, percepiva la magia nell’aria ma la casa che guardò la lasciò piacevolmente sorpresa: era una villa indipendente ed anche se non era imponente come il Manor, sapeva di casa.
Aveva quell’odore che lei non aveva più provato da quando era piccola, e questo le face male al cuore.
Osservò il giardino che circondava la casa, il prato ma soprattutto i fiori, erano bellissimi e qualcosa le disse che la madre di Draco se ne prendeva cura costantemente, superarono gli imponenti cancelli e lei dovette inghiottire il groppo che si era formato in gola, e cercare da qualche parte il suo coraggio.
 
“Siamo serpi, non grifoni; il coraggio è un optional.”
Buono a sapersi.
 
Draco l’accompagnò dentro e lo vide trattenere il fiato, anche lui era nervoso, come lei, solo che era molto più bravo a nasconderlo.
Si passò le mani sui jeans che aveva indossato, sentiva caldo e le mani sudate non erano un buon segno, avrebbe preferito indossare una maglietta a maniche corte, perfino un vestito estivo ma quei tempi erano finiti, non era più quella ragazza e voleva dare di se una buona impressione cosa che non avrebbe fatto se avesse mostrato ai suoi genitori le sue cicatrici, come se niente fosse.
 
“Ed allora perché quel giorno a scuola hai messo quella maglietta?”
L’ho messa perché tutti parlavano, tutti sapevano e nascondersi non sarebbe più servito a niente.
 
-Draco?-
Una donna apparve nell’ampio salone e nonostante il colore stravagante dei capelli, le sorrise dolcemente ma Hermione collegò quel sorriso ad un’altra persona, era così familiare eppure le fece tremare la pelle ed in quel momento capì.
-Hermione, lei è mia madre Narcissa Malfoy.-
-Black.- rispose invece la donna per colmare la sua curiosità, anche lei aveva capito il suo sguardo, -Sono Narcissa Black.-
-Piacere.-
Hermione allungò una mano per stringerla e qualche ricordo affiorò nella sua mente, qualche ricordo che lei non riuscì a bloccare e la sua mente tremò quando la risata di Bellatrix le scoppiò dentro, quando i suoi denti marci e il viso folle l’avevano torturata una sera.
-Non sono come lei.-
La madre di Draco non aveva lasciato la sua mano e la stava ancora guardando, stava guardando i suoi occhi colmi di paura, colmi di ricordi che lei stessa aveva sotterrato per non dover soffrire, per non dover più cadere, ma si rese conto che in quel momento era più difficile del previsto.
Una delle cose più difficili che avesse mai fatto.
-Tanto tempo fa ho fatto una scelta, e mi sono allontanata da quella vita che i miei genitori avevano scelto per me.-
Hermione rimase sconvolta al suono di quelle parole, per certi versi poteva anche essere la sua storia, troppo simile eppure troppo diversa; Narcissa si era tirata indietro prima che fosse troppo tardi, prima che la sua anima venisse spezzata e che lei si rompesse per sempre, prima che la marchiassero a sangue, prima che la fine giungesse.
-Allora è riuscita a salvarsi in tempo.- sussurrò, non essendo sicura che lei l’avesse sentita.
-Si è sempre in tempo.-
Narcissa si allontanò da lei lentamente e in quel momento si concessi di guardare Draco, era rimasto vicino a lei, una mano sul braccio che non era riuscita a sentire e gli occhi puntati nei suoi, capendo perfettamente il filo del discorso.
 
-Il viaggio è andato bene?-
-Sì, effettivamente con la Passaporta è stato meglio.- disse Draco, avanzando verso la casa e portandosi dietro lei.
-La cena sarà pronto tra un po’, nel frattempo potresti farle vedere la sua camera. Così se hai bisogno di sistemarti avrai tutto il tempo.-
Narcissa le sorrise e un leggero sorriso increspò anche il suo volto ed annuì, Draco le allungò la mano e senza poter fare altro la prese e lo seguì verso la scala principale.
Rimase meravigliata dalla sua casa, sembrava così moderna ma riusciva a percepire la magia che scorreva al suo interno e su quel genere di cose ultimamente era diventata molto brava.
Adesso riusciva a capirla meglio ed ebbe paura che fosse colpa del suo germoglio, ma per una volta decise di restare in silenzio.
Osservò i quadri degli antenati di Draco su alcune pareti del corridoio e di sfuggita notò un araldo molto simile a quello che possedeva la sua stessa famiglia, lui le raccontò un po’ la storia della sua casa, che i Malfoy ci abitavano da generazioni ma che solo ultimamente sua madre aveva deciso di cambiare qualcosa.
Ed Hermione ebbe il presentimento che quella scelta era dovuta al suo legame di sangue con Bellatrix Lestrange, ancora in fuga e ricercata da tutti gli Auror, ma non diede voce al suo pensiero; ed era ciò che le capitava spesso, di rimanere in silenzio, le capitava spesso di perdersi tra i suoi pensieri, tra i ricordi che teneva sigillati pur di non cadere nel vuoto, pur di non cadere nel passato.
Negli ultimi giorni aveva imparato qualcosa di nuovo su di se, era tornata silenziosa e schiva, aveva ripreso ad osservare le persone che la circondavano come se sapessero e in quel momento aveva capito che la copertura del passato era caduta, la gente sapeva e la gente guardava.
Odiava quando la guardavano, con i mormorii di sottofondo, con gli sguardi taglienti e sorpresi che lei fosse stata capace di fare una cosa del gemere, proprio lei che era stata la Regina di Ghiaccio, lontana da tutto e tutti, così aveva preso nuove precazioni, aveva sbarrato il suo cuore ad eccezione delle poche persone che poteva considerare importanti ed era tornata fredda e arrogante. Egoista. Stronza. Cattiva.
Ancora una volta aveva usato quella promessa, rendendosi conto che davanti agli era meglio fingere di essere qualcuno che in realtà odiava che mostrare la vera se stessa.
Quindi aveva creato una nuova Hermione, a cui appoggiarsi a cui aggrapparsi in pubblico, quando gli sguardi non la lasciavano andare fino a che non l’avessero perforata nel cuore.
Così aveva resistito quegli ultimi giorni ad Hogwarts e solo adesso aveva messo da parte quella ragazza, quella nuova personalità, adesso non ne avrebbe avuto bisogno, non con Draco al suo fianco.
 
-La mia camera è in fondo al corridoio.- disse Draco fermandosi davanti alla sua.
Hermione lo guardò veramente negli occhi dalla prima volta che avevano lasciato Hogwarts e gli sorrise, un sorriso sincero, un sorriso solo per lui.
-Questa è la tua.- disse lui, aprendo la porta di fronte a lei e per la prima volta non seppe che dire.
Era una bella camera, calda e accogliente, il letto a baldacchino era sistemato vicino alla finestra che l’avrebbe portata sul balcone, mentre la parete sinistra era occupata da un grandissimo armadio di quelli antichi, sul lato destro vide una scrivania di mogano e una semplice libreria accanto; la stanza anche se non era arredata in stile moderno la colpì dritta al cuore, era grande, era calda e sapeva di casa, quella casa che lei non aveva mai conosciuto.
Quella casa che lei aveva dimenticato esistesse.
Draco vide il turbamento nei suoi occhi e lei si chiese perché non riuscisse a reprimere e basta tutte quelle emozioni che per anni era stata così brava a celare, perché non riuscisse più a fingere.
 
“Ormai quel tempo è finito. Abbiamo finto per tutta la vita, ci siamo finte persone diverse, persone che odiamo, ci siamo finte arrabbiate e cattive, abbiamo finto Hermione e per molto tempo neanche noi sapevamo più qual era la verità, ma con lui non puoi più fingere.”
 
-Se non ti piace ce ne sono altre. Credevo che fosse quella più adatta a te.-
-Lo è, infatti.- Herm si morse il labbro ed entrò, Draco la conosceva troppo bene.
-Ed allora perché hai quello sguardo?-
-Io… Quello che sto provando non l’ho provato neanche a casa mia, non lo provavo da anni.- sussurrò lei, avvicinandosi a letto per sfiorarne i dettagli e la raffinatezza.
-Ti fa paura?-
-Sì..-
-Non voglio che tu abbia paura di casa mia.-
-Non è casa tua il problema, è quello che hanno fatto alla mia. A me.
A quelle cose che facevano parte della mia vita.
Non ho più niente.-
-Hai me.-
Lui le poggiò una mano sul fianco e se la tirò vicino, vicino quanto bastava a respirarle sul collo, vicino quanto bastava per sentirle il battito e lei si concesse di chiudere gli occhi, di provare altro.
-Avrò sempre te? Una volta ti ho detto che ti saresti stancato, di me, di tutto quello che mi circonda, e sarà ancora così.-
-Credevo di averti dimostrato il mio amore.-
-E lo hai fatto.-
-Ed allora cos’è che ti fa dubitare di noi?-
-Io Draco, sono io il pezzo danneggiato della coppia. Sono io che sono rotta, io che… Sto cadendo a pezzi, se non fosse per te sarebbe già successo e un giorno non ne potrai più-
-Fai decidere a me cosa voglio oppure no, okay? Ciò che voglio è che tu stia bene qui con me, per tutto il tempo che vorrai. E a me andrebbe bene anche per sempre.-
Lei si voltò e guardò i suoi occhi, quegli occhi che avevano stravolto la sua vita come una tempesta, quegli occhi che avevano fatto breccia nel suo muro per arrivare al cuore, all’anima e che l’aveva ancorata alla vita, guardò Draco e si sporse a baciarlo, dolcemente, come se fosse la prima volta.
-Neanche a me dispiacerebbe che fosse per sempre.- sussurrò sulle sue labbra e percepì la sua bocca sorriderle di rimando.
 
*
 
Hermione scese le scale e si avviò verso la presunta sala da pranzo della villa, aveva dovuto ammettere a se stessa che vi erano molte somiglianze con Granger Manor ma erano solo somiglianze, non avevano quasi niente in comune.
Sentì la voce di Draco, era sceso prima per darle il tempo di sistemarsi e lo aveva fatto, aveva liberato i suoi vestiti dal baule e per la prima volta notò quanti ne avesse portati quel giorno, nonostante la fretta di scappare da casa sua, grazie all’incantesimo espandibile, aveva sistemato i suoi pochi oggetti personali con cura e poi si era fatta una doccia fredda ma non per il caldo.
Semplicemente voleva scacciare l’umore negativo ma non ci riuscì molto, aveva scelto di indossare un’altra maglietta a maniche lunghe, aveva preso la più leggera ma il risultato non era dei migliori, sentiva comunque caldo, nonostante avesse indossato un pinocchietto di jeans con le converse.
Si era guardata allo specchio e aveva sperato di essere convincente, sapeva che Lucius e Narcissa e anche Draco avevano scelto di garantire per lei, e il vincolo al quale si erano sottoposti era stato verbalizzato per l’indagine e in qualche modo lei non voleva tradire la loro fiducia, forse per la prima volta nella sua vita si trovava davanti a due persone che erano davvero dei bravi genitori e loro erano importanti per Draco e sarebbero stati importanti anche per lei.
-Eccoti!-
Il suo sorriso la rassicurò, riscaldandole il petto, e si avvicinò a loro osservando il maestoso tavolo apparecchiato e pieno di cibo e si disse che probabilmente anche loro avevano degli elfi domestici che aveva aiutato la padrona.
-Non ti impressionare mia mamma voleva sorprenditi.-
-Lo ha fatto, se può consolarti, ma io non mangio così tanto…- sussurrò al suo orecchio.
-Lo so…-
-Su accomodati Hermione, qui andrà bene. Non ti spaventare.-
-Non doveva cucinare così tanto per me, Signora Malfoy, davvero.-
-Narcissa, cara e poi sei nostra ospite e mangiare non ti farà male.- disse sorridendo.
Hermione ci provò ma era dall’anno scorso che il cibo non riusciva a stare nello stomaco più del necessario, era migliorata però e questo lo aveva ammesso anche a se stessa; c’erano stati giorni bui anche per quello, giorni in cui il suo corpo aveva ceduto dietro le maledizioni della Umbridge ed anche se la risalita era stata lenta e dura, aveva capito che mangiare era necessario, che un corpo spezzato non poteva sopravvivere senza la sua forza vitale ed era scesa a patti anche con quello: aveva ripreso a mangiare non come prima, non allo stesso modo ma lo aveva fatto, per se stessa.
Si sedette vicino a Draco e provò a trattenere l’angoscia che stava provando in quel momento, come se i suoi genitori potessero giudicarla in qualche modo, come se il loro giudizio potesse essere negativo e questo le mise paura; non aveva più badato al giudizio delle persone adulte, per molto tempo aveva badato a se stessa da sola e si era fatta andare bene quello che lei reputava giusto, non quello che sarebbe stato giusto ed adesso, loro la stavano guardando con speranza, con fiducia ed in qualche modo la faceva sentire a disagio, frustata e non adattata a stare accanto a loro figlio.
 
Durante quel pranzo Hermione portò a termine un’enorme prova di coraggio e di amore verso il ragazzo che le stava seduto accanto, il quale aveva raccontato al padre con orgoglio le partite di Quidditch fino a quel momento disputate e di come avessero vinto, nonostante fossero ancora secondi; così ebbe il tempo in quel momento di gioia da cui venne coinvolta di allontanare il piatto da se, non ancora vuoto.
Aveva rispettato più che poteva l’etichetta che il suo ceto le imponeva e che sua madre le aveva insegnato a furia di bacchettate nelle mani e si reputava fiera di se, aveva assaggiato tutto, anche se in quantità davvero limitate, e nonostante percepisse fastidio alla base dello stomaco proibì al suo corpo di prendere il sopravvento.
-Hermione per chi tifavi in quel momento, sii sincera.-
-Bè nonostante io sappia che i Serpeverde siano davvero forti, non posso non considerare la sua bravura.
Ho tifato per lui la maggior parte delle volte.-
-Maggior parte eh?-
-Insomma, saremo noi a vincere la Coppa. Lo sai.- lo guardò ghignando senza riuscire a trattenersi.
-Schietta come una vera Serpeverde, anche io e Lucius siamo di quella Casa.- osservò Narcissa, guardandola.
-Davvero?- Hermione si meravigliò per la prima volta, -Allora com’è che lui è finito a Grifondoro?-
-Lo dici come se fosse una cosa pessima.- sussurrò il biondo.
-Bè, c’è lo siamo sempre chiesti, ma non abbiamo mai avuto una risposta. A quanto pare non doveva seguire le nostre orme.-
-Non è un male, non tutti sopravvivono là dentro.- si ritrovò a dire ed improvvisamente i suoi occhi si spensero.
Neanche lei era riuscita a sopravvivere, ed era stata costretta a cambiare, al solo ricordo dell’odio che i suoi compagni le avevano rivolto durante il primo anno ancora le veniva da vomitare, ancora non era riuscita a scordare quello che aveva passato.
Draco le passò una mano sulla coscia, soffermandosi sul ginocchio e strinse forte. Lui sapeva, lui sapeva quanto in realtà fosse vulnerabile, rotta, e questo la faceva sentire persa, persa fino a quando lui non la guardava negli occhi e scacciava i suoi dubbi e le sue paure.
-Adesso il dolce!- esclamò la donna, alzandosi e con un semplice tocco di magia fece svanire i piatti, avvertendo anche lei il cambiamento di umore della ragazza.
-Torta?-
-La tua preferita.-
-Per me no, grazie. Davvero.- insistette subito dopo.
-Ti piacerà, Hermione.-
-Magari per dopo, per favore.-
Insistette ancora, sapeva che era da maleducati rifiutare in quel modo e sua madre gliene avrebbe dette quattro da farle ricordare le buone materie per sempre ma se avesse messo un altro po’ di cibo in bocca sarebbe corsa in bagno, il dolce era di troppo, e non voleva offendere in altro modo i suoi genitori.
Draco guardò sua madre e a lei non sfuggì quello scambio di sguardi ma decise di rimanere in silenzio, un po’ per amor proprio e un po’ perché non sapeva proprio cosa dire.
 
*
-Ciao Draco.- suo padre lo guardò entrare nel suo studio e lasciarsi cadere su una delle poltrone vicino alla scrivania.
Il ragazzo chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie con le dita, non era stanco ma in fondo non aveva mai passato una giornata del genere nella sua vita e si sentiva come se fosse stato messo alla prova.
Lucius senza aggiungere altro gli passò un bicchiere di Whisky Incendiario che accettò e buttò giù senza pensarci troppo, era quello che gli serviva.
-E´andata bene… Credo.- disse al padre, sperando nel suo conforto.
-Sì. Anche io penso di si.-
Rimasero in silenzio per alcuni minuti e Draco si accorse che per la prima volta da mesi non stava pensando a niente, niente missioni, niente incontri segreti, niente bugie, poteva dire o fare quello che voleva e lei altrettanto.
E questo gli sembrò davvero un miraggio.
La quiete venne interrotta dall’arrivo di Narcissa, aveva il viso più rilassato e lo sguardo sereno ma sapeva che voleva parlare con lui.
-Allora, volevo dirti che sono contenta che lei sia venuta qui. È davvero una brava ragazza, educata e compita, su questo sono sicura che i suoi genitori abbiano fatto un buon lavoro, infondo è una Purosangue…-
-Mamma.-
-Hai visto come mi ha guardato oggi? Credeva che fossi Bellatrix, io non ho niente in comune con mia sorella.- disse leggermente in ansia.
-Le ha fatto passare le pene dell’inferno, è comprensibile che abbia avuto quella reazione.-
-Come anche il fatto che non abbia toccato cibo?- domandò andando dritta al punto.
-Hermione ha le sue regole, ed io non posso stravolgerle imponendole un pasto completo. Lei non funziona così.-
-Come funziona Draco? Io non la conosco e non so cosa mi devo aspettare da lei, poi perché indossa quei vestiti, lei puoi dire che può indossare anche altro. Non siamo cosi antichi.- sottolineò, sedendosi accanto al marito.
-Indossa quelle cose per non far vedere determinate cose… Non c’è un modo per spiegarvi Hermione, anche io fatico a capirla dopo tutto questo tempo, ma so esattamente cosa provo per lei e lei merita che io le stia accanto.
Quello che ha fatto per me merita anche questo, soprattutto questo ed io non la posso deludere; quello che però ti posso dire è che lei saprà esattamente cosa dirti nel momento in cui vorrà dirtelo.-
-Io non la sto giudicando, so esattamente cosa vuol dire nascere in quel genere di famiglia e so perfettamente cosa vuol dire vivere con quel genere di peso sulle spalle, lei è stata sfortunata, più di molte altre.
Anche io sono convinta che tu abbia fatto la scelta giusta portandola qua e l’aiuteremo per quel che possiamo, non ti lasceremo solo.-
-Grazie.-
-Dietro quella maschera c’è molto di più, riesco a vederlo.- sussurrò Lucius col bicchiere in mano.
Draco allungò il bicchiere e si fece versare un goccio che bevve stavolta lentamente.
-Hermione è tante cose assieme, tante persone assieme. Quando la prima volta mi ha raccontato la sua storia, ho avuto paura del suo mondo, del tipo di mondo che l’ha circondata ma sono andato oltre e lei mi ha mostrato quella parte di se che teneva gelosamente nascosta e non potrò mai smettere di ringraziarla.
Se c’è una cosa che ho capito di lei, è che non è come i suoi genitori.-
-Circolano voci su quella notte…- cominciò Narcissa.
-Circoleranno voci su molte cose, su come Voldemort abbia amministrato il Ministero della Magia, su come Albert Granger prediligesse la Magia Nera e sui metodi d’insegnamento che adoperava sulla figlia. Si parlerà della scelta di Hermione di ribellarsi, di pentirsi e di come si sia comportata quella sera… la gente parlerà sempre.
Noi dobbiamo solo fare finta che non ci interessi.-
-A te non interessa?- domandò sua madre.
-A me no e spero che non interessi neanche lei.-
Draco li salutò, posando il bicchiere sul tavolino e uscì dalla stanza, sarebbe passato da lei prima di andare a dormire.
 
*
 
Bussò piano ma nessun rumore gli fece capire se lei fosse sveglia o meno, così decise di aprire la porta solo leggermente per scorgere la sua presenza.
La trovò sul letto, seduta al centro, con lo sguardo diretto alla finestra verso la luce che entrava dalla finestra, dato che non aveva chiuso le tende.
Draco entrò e togliendosi le scarpe si sedette dietro di lei, così le fece appoggiare la schiena contro il suo petto, la sentì sussultare come se non si fosse accorta della sua presenza, come se fosse talmente assorta da non vedere altro che la luna in cielo.
-Stai bene?- le sfiorò una guancia e lei annuì semplicemente.
-Rispondi.- chiese in tono dolce.
-Io non lo so.-
-Cosa ti spaventa?-
-Tutto. Non conosco questo genere di vita, nessuno cenava mai con me al Manor, nessuno mi preparava il dolce. Nessuno era così cordiale.-
-Neanche… Lascia stare.-
-No, neanche loro. E tutto questo io non lo so gestire.-
-Non lo devi gestire, devi lasciarti andare, ci sarò io a prenderti in ogni caso.-
Hermione si voltò e appoggiò la guancia contro il petto, beandosi di quel momento.
-Un giorno mancherai la presa.-
-Mai, non succederà mai. I miei sono stati troppo invadenti.-
-Sono perfetti i tuoi genitori Draco, non capisco come possano dire qualcosa di strano sulla tua famiglia.-
-I Malfoy erano potenti un tempo, erano diversi. Tutti ci ricordano come una volta e nessuno vede come siamo ora.-
-Io vi vedo.- sussurrò lei.
 
Draco si abbassò e la baciò, piano, staccandosi poco dopo.
-Domani sarà diverso.-
-Mi fido di te.- gli rispose in un sussurro.
-Lo so. E ti amo per questo.-
-Anche io.- ammise, sfiorandogli i capelli.
-Adesso vado o a mia madre verrà un infarto se mi trova qui.-
-Ancora non ci posso credere, alla fine riusciamo solo a dimezzare la distanza tra i nostri due letti ma non riusciamo mai a farlo sembrare una cosa normale.-
-Oh ma a me piace correre il rischio quando mi avventuro per i tuoi dormitori, come a quanto pare piace a te.- le sussurrò mordendole il lobo dell’orecchio sinistro, la sentì fremere col quel semplice tocco e se ne compiacque.
-Riusciremo un giorno a dormire assieme senza creare uno secandolo?-
-Sì. Arriverà anche quel giorno. Te lo prometto.-
E fu sincero in quelle parole e lei lo capì, vide la nube che intasava i suoi occhi dissiparsi totalmente, lasciando tornare la sua ragazza, la persona che amava più di qualsiasi altra cosa, e nonostante la loro estate fosse appena iniziata avrebbe preferito che non finisse mai.
 
 


∞Angolo Autrice: Ed eccomi qua :D 
Forse direte un capitolo semplice, ma molte volte la semplicità sta nelle piccole cose. Hermione si trova spaesata da questi sentimenti che prova, non sa cosa voglia dire stare a "casa", la sua idea di casa è stata distrutta tempo fa e casa di Draco è così diversa da come se l'immaginava che non sa come comportarsi, e si rende conto che ha bisogno di una nuova facciata, anche se momentanea.
Narcissa e Lucius provano a fare del loro meglio, come Draco. Ma sarà davvero sufficiente? Qualcosa si cela dietro l'angolo, e non sarà per niente piacevole...

Spoiler:



Sorrise ma non incrociò lo sguardo avendo paura di cosa lui vi potesse leggere, e di chi vi potesse trovare, non era più sicura di essere Hermione in quel momento.
 

 

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Capitolo 34
*** I'm waiting... ***


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Buonasera a tutti!
I'm back!
Okay, si sono morta per circa un paio di mesi, 
ma purtroppo facendo Giurisprudenza ed essendo la classica "udm"
sono stata inglobata da una serie di mattoni infiniti che non mi hanno lasicato molto tempo.
Questo fine settimana la sessione si è chiusa e mi ero ripromessa di rimettermi un pò in pari!
Anche perchè anche se sporadicamente, ho scritto un paio di capitoli che insomma non vedo l'ora di farvi leggere :D
Quindi spero che non mi linciate e che riesca a trovare sempre qualcuno che legga la mia storia, 
perchè anche se lontana penso sempre a voi <3
 
I’m waiting…
 
Hermione aprì lentamente gli occhi e un senso di nausea misto ad oppressione si insinuò dentro di lei; serrò gli occhi, sperando di poter cacciare quel momento, sperando che riaprendoli tutto sarebbe stato diverso, che quelle sensazioni svanissero ma quando ci riprovò non ebbe successo.
Si portò una mano all’altezza del cuore e l’altra sullo stomaco, stringendo forte e scacciando i ricordi delle ultime settimane.
Non ci riuscì.
Aveva alzato la bacchetta contro suo padre, lo aveva sconfitto, aveva risposto a Voldemort per la prima volta e aveva lasciato entrare la Magia Nera, aveva fatto l’impossibile, aveva osato fare l’impossibile ed adesso ne stava pagando le conseguenze.
Alzò il braccio sinistro per osservare il Marchio Nero, era ancora lì sulla pelle, immobile e nero come la pece, un chiaro segno della sua scelta, un chiaro segno che lei non era una dei buoni, nonostante tutti i sacrifici che aveva fatto per arrivare fin lì.
Guardò la finestra e la luce del sole l’accecò per un po’, finché non si abituò al contrasto: quello era un nuovo giorno.
E Draco le aveva promesso che sarebbe stato diverso, ma in fondo non credeva che fosse possibile.
Negli ultimi anni non aveva mai avuto il controllo della sua vita ed adesso credeva fortemente che non fosse cambiato niente, non era libera, era stata messa in stand-by dal Wizengamot fino a data da destinarsi.
Era ancora sotto processo.
Poggiò una mano sul letto e si mise seduta, le lenzuola scivolarono lungo le gambe per mostrarle le altre cicatrici che quel sadico le aveva procurato prima di Natale, si passò sopra la mano e nonostante non percepisse più la pelle rialzata, la striscia era ancora lì, un altro segno di quello che aveva passato, di quello che aveva subito.
Si passò le mani sulle braccia per scacciare la sensazione di freddo e di paura che le stava attanagliando il cuore, la nausea era passata ma il resto no.
Hermione scosse la testa e sospirò pesantemente, per poi scostare le coperte ed alzarsi definitivamente; era ancora in attesa, ancora in attesa che qualcuno decidesse per lei, ancora una volta la sua vita era stata messa da parte per questioni più importanti, per altre cose.
E lei ancora una volta era passata in secondo piano, ancora una volta in attesa.
Si diresse verso il bagno per sistemarsi e scendere a fare colazione, si guardò allo specchio e non poté nascondere a se stessa le occhiaie nere alla base degli occhi, nonostante fosse convinta di aver dormito bene, gli incubi non l’avevano lasciata andare, provò a sorridere, un sorriso finto, di cortesia e fu poco convincente.
Appoggiò la testa contro la superficie fredda del marmo, sconsolata e stanca.
Era stanca di fingere, di fingere di stare bene per non far preoccupare Draco e i suoi amici, era stanca della sua vita e della lotta continua alla sopravvivenza, alla vita, avrebbe di gran lunga preferito andare via da Londra con Draco e vivere un’altra vita, dove nessuno la conosceva, dove nessuno aveva idea di chi fosse ma si rese conto che quello sarebbe stato solo un altro sogno chiuso ermeticamente nel suo cassetto ed avrebbe fatto compagnia a molti altri sogni alla quale aveva rinunciato col tempo, sogni che si erano infranti spezzandole il cuore.
Quando alzò lo sguardo, il sorriso risultò più convincente, meno forzato e con quella piccola vittoria decise di prepararsi per andare a cercare l’unica persona che le avrebbe regalato un vero sorriso.
 
***
 
Hermione aveva vissuto un’intera settimana divisa fra quello che provava, fra gli incubi che la sera non la lasciavano mai sola e la compagnia di Draco, il suo sorriso e la sua famiglia.
Ed era stata una delle settimane più pesanti della sua vita, costantemente divisa fra chi voleva essere e chi doveva essere per l’amore che provava per lui, per il rispetto che portava ai suoi genitori e soprattutto per una questione di apparenza.
In quella settimana aveva costruito una nuova facciata, si era mostrata educata e rispettosa come i suoi genitori le avevano insegnato fin da bambina, chiusa e poco incline a divulgare fatti personali come la Regina di Ghiaccio e socievole e affabile quelle rare volte che decise di rivelarsi, così com’era Hermione nella realtà.
Scese le scale lentamente, passandosi una mano tra i capelli biondi per cercare di sistemarli alla meno peggio, sbuffò irritata per quella situazione, non le capitava da anni e credeva di aver superato la fase dei capelli cespugliosi e disordinati.
 
“C’è sempre il ritorno alle origini.”
Stai zitta, sono anche i tuoi capelli.
 
-Al Ministero? Perché?-
-Vorrei che mi accompagnassi, tutto qui.-
-Dove?- chiese, entrando nella sala da pranzo e salutando con la mano Narcissa e Lucius, si avvicinò a Draco e gli strinse la mano, regalandogli un sorriso timido, un sorriso solo loro che lui apprezzò baciandole la guancia subito dopo.
-Vorrei che Draco venisse con me al Ministero, ci sono alcune cose che devo sistemare e il tuo aiuto mi sarebbe utile, figliolo.-
-Il mio aiuto? Tu non chiedi mai il mio aiuto e poi è estate, e cosa farà Hermione in mia assenza?-
-La sottoscritta è pienamente capace di prendersi un paio di ore per studiare qualche cosa anche senza la tua assistenza.-
-Studiare? Hai già ripreso?-
-Da un paio di giorni, sto studiando Incantesimi.- sussurrò portandosi alla bocca il cappuccino che aveva trovato al suo solito posto come ogni mattina.
-Non ho parole.- rispose lui, incredulo per quella notizia.
Hermione lo guardò ed abbassò gli occhi per nascondere il suo sorriso, essere la prima della scuola era impegnativo ed anche se a lei non pesava doveva dedicare molte ore allo studio, anche d’estate.
-Quindi puoi venire.-
-Papà…-
-Ho già deciso Draco, quindi perché continuare a parlarne?-
-E poi io sarò a casa, se Hermione vorrà compagnia, potrà solo farmi piacere.- asserì Narcissa, scomparendo dalla sua visuale.
-Grazie…- rispose, nascondendo la testa quasi nel piatto, non aveva pensato a lei, né al fatto che si sarebbe potuta offrire, nonostante ci parlasse tranquillamente non erano mai restate sole ed improvvisamente non era più così contenta che Draco andasse via con suo padre.
-Visto?-
-Visto.- rispose il biondo, guardando la sua ragazza che stavolta non alzò gli occhi dal piatto quasi vuoto della colazione.
 
*
 
-Mi dispiace andare, mi sarebbe piaciuto andare assieme…-
-Non posso farmi vedere al Ministero in questo momento, cosa penserà la gente?- sussurrò a Draco.
Si erano messi a parlare in giardino nell’attesa che Lucius portasse con sé Draco, cercando di racimolare più tempo possibile da passare assieme, non sapendo quanto lui sarebbe stato via.
-La Gazzetta del Profeta non smette di parlare dei miei genitori, cosa direbbe se mi vedesse girare per il Ministero della Magia come se niente fosse? Lo sai che non mi interessano i pettegolezzi o gli articoli di giornale, ma non voglio fare scandalo, non voglio che si parli di me più del necessario.-
-Lo so, ma non mi va di lasciarti sola, so che c’è mia madre ma…
-Starò bene.-
-Lo leggo nei tuoi occhi che non ne sei convinta.-
Hermione sospirò pesantemente, neanche lei ne era convinta ma non avrebbe fatto una scenata, non era quel genere di fidanzata o almeno non lo era mai stata con Draco e non avrebbe iniziato ora.
-Ci proverò, lo sai. Tu vai, aiuta tuo padre e torna.-
-Tornerò sempre.- le disse, avvicinandosi per baciarla sulla bocca.
Hermione provò a sorridere ma la strana sensazione con la quale si era svegliata un paio di giorni fa tornò nel suo petto, facendole sentire più freddo di quanto fosse consentito in quel periodo dell’anno e facendola rabbrividire dentro, nell’anima, come se qualcosa non vedesse l’ora di uscire proprio ora che lui stava per andare via, lasciandola vulnerabile, lasciandola a se stessa, alla sua parte peggiore.
Sorrise ma non incrociò lo sguardo avendo paura di cosa lui vi potesse leggere, e di chi vi potesse trovare, non era più sicura di essere Hermione in quel momento.
 
*
 
Si era chiusa in camera sua scappando da Narcissa e dalla sua idea di curare il giardino visto la mattinata splendida e il tempo, così aveva deciso di studiare un poco, si era stesa al centro della stanza sul morbido tappetto e stranamente era andata avanti senza troppo problemi, fino a quando non aveva deciso di alzare gli occhi dalla pergamena ed esaminare la sua immagina riflessa poco distante da lei.
La prima cosa che la colpirono furono gli occhi freddi, quegli occhi glaciali che una volta erano il suo pane quotidiano quando fingeva di essere una stronza ragazza egoista, li aveva quasi dimenticati quegli occhi, quasi perché in fondo qualcosa dentro di se le disse che non avrebbe mai potuto dimenticare una parte di se stessa, una parte fondamentale della sua persona.
Osservò il suo viso contratto in una posa fredda e quasi spigolosa, i capelli biondi accentuavano ancora di più il tutto e mostravano una ragazza che non credeva di essere.
 
“Non farti ingannare è solo uno specchio. Non sei più così.”
-Sta solo guardando chi sarebbe diventata, o meglio sta solo guardando una vecchia Hermione.-
 
Di colpo quella versione di lei così gelida prese vita, si mise a sedere come se dovesse scappare da un momento all’altro ma anche il suo riflesso fece lo stesso, quella ragazza era lei in fondo, una vecchia lei, dimenticata e chiusa nel cassetto più oscuro del suo cuore.
 
-Lo sai anche tu, sono quell’Hermione che hai deciso di eliminare una volta per sempre. Sono la Regina di Ghiaccio nel momento della sua ascesa al potere, sono te.-
No. Io non sono più così.
 
Quella ragazza sorrise e lei non riuscì a trattenere un brivido lungo la schiena, ricordava quel sorriso finto, quel sorriso gelido che aveva riservato a tutte le persone che l’avevano circondata in quegli anni, perfino ai suoi amici.
 
-Se non fossi crollata, se non ti fossi innamorata staresti guardando semplicemente il tuo riflesso e non avresti le allucinazioni. Ma tu hai preferito cedere all’amore, hai preferito lui a noi, al potere ed adesso siamo questo.-
 
Il suo riflesso le mostrò il Marchio Nero, ed improvvisamente anche lei si ritrovò col braccio sinistro alzato, scoperto, dove il Marchio poteva essere visto, dove il Marchio sarebbe rimasto per tutta la sua vita.
 
-Siamo il risultato dei tuoi esperimenti, che non sono perfettamente riusciti. Siamo il risultato dell’amore che hai donato a quel ragazzo senza chiedere niente in cambio, siamo spezzate e siamo marchiate come gli animali.
Volevi questo? Volevi essere questo? O volevi essere me? Forse sarebbe stato meglio essere me.-
 
-No… Io non sono quello che dici tu.- sussurrò, percependo la paura insinuarsi dentro il suo cuore.
Era davvero così?
 
-Guardaci Hermione, guardami! Avevi tutto, avevi la possibilità di vivere decentemente per il resto della tua vita, fregandotene di Voldemort e dei tuoi genitori, in fondo per noi non sono mai stati niente, non hanno mai avuto nessun valore ma almeno non eravamo un loro bersaglio invece guardaci adesso, siamo niente.
Siamo quello che tu hai scelto di diventare; avevi tutto eppure hai deciso di perdere tutto.-
 
-Io non avevo niente. Quella non era vita, ero sola, ed ho deciso di rischiare per il mio futuro, per me! Sono stata egoista!- sbottò alzandosi e così fece anche lei, ma il sorriso che le regalò non riuscì a rassicurarla.
 
-Sì, sei stata egoista. Hai scelto la tua felicità sopra tutto il resto, anche sopra quella che era la nostra vita, e cosa ne hai ricevuto in cambio? Sicuramente un ragazzo che sa farti godere a letto…-
 
-Smettila…-
 
-Un ragazzo che decide di rischiare per te, di garantire per te, hai questa nuova vita, questo lusso…-
 
-Basta.-
 
-Gli amici che hai sempre desiderato adesso sono dalla tua parte, pronti ad ubbidirti come cagnolini…-
 
-Non.È.Vero.-
 
-Hai tutto quello che hai sempre desiderato, eppure non hai ancora niente. Non sei libera dalla tua prigione, ti hanno solo concesso uno spazio più grande, solo per godersi meglio lo spettacolo nel momento in cui crollerai definitivamente, Hermione.
Credevi che fosse facile fare la spia, no, anzi credevi che la missione fosse difficile che aprire quell’armadio ti avrebbe rovinato la vita, bè avevi ragione!- rise guardandola negli occhi, -Ti sei rovinata con le tue stesse mani, hai lasciato entrare l’oscurità che io tenevo a bada, che io combattevo per te, ma adesso non hai neanche più me a proteggerti, sei sola Hermione.
Se non fossi stata egoista io ti avrei protetto, io sarei stata al tuo fianco per sempre e saremo state imbattibili, noi due assieme eravamo poesia, ma adesso no, hai scelto per entrambe sbattendomi la porta in faccia come se non fossi stata niente.
IO ERO TE! La parte migliore di te, la parte che seppur odiata ti ha salvato il culo per tutto quel tempo, da tutte quelle persone, e che tu hai buttato e calpestato per lui come se non fosse importante, come se io fossi stata niente.
Ed adesso pagherai per le tue scelte, pagherai per tutto, perché io non potrò più aiutarti e sta per arrivare una tempesta, una tempesta così noi non l’abbiamo mai vista e sarai sola, impreparata e indifesa e rimpiangerai il giorno che hai donato il tuo cuore ad un altro.
Forse sarebbe stato meglio non aver sentito le parole di Daphne, forse sarebbe stato meglio tenerlo stretto quel muro, tenerlo attorno al cuore ma non lo hai fatto Hermione.
Ed io ho chiuso con te.-
 
La ragazza alzò lo sguardo e vide negli occhi della Regina la disperazione per quelle parole che aveva pronunciato, per quei sentimenti che aveva oppresso pur di non sentirli, pur di non provarli ma non riuscì lo stesso a contenere la rabbia, si avvicinò allo specchio velocemente, il cuore le batteva così forte nel petto da farle male e non avrebbe resistito ancora per molto.
 
-Dovrai convivere con quel Marchio per il resto della tua vita; con le scelte che hai fatto per amore; e con questa nuova versione di te che hai creato.
Ne sarai capace?
No.
No Hermione, non ne sarai capace, tu non sei così ed io ti conosco troppo bene per sapere che ho ragione.-
 
Senza pensarci troppo alzò il braccio sinistro, chiuse la mano a pugno sferrò un colpo deciso contro il vetro del suo specchio, mandandolo in mille pezzi.
 
 
Indietreggiò incurante del sangue che le colava dalla mano e dall’immagine che lo specchio stava riflettendo in quel momento, si portò le mani ai capelli e li tirò, sporcandoli di sangue, cercando di dimenticare quello che era successo, cercando di scordare quegli occhi gelidi che le avevano trapassato l’anima ma non ci riuscì; la sua immagine sarebbe stata indelebile.
-Cazzo…-
Si girò velocemente sperando di non incontrarla da qualche altra parte, si girò avendo paura di trovarla di nuovo davanti a lei ma non accadde.
 
“Era un’allucinazione Hermione, non era reale.”
Forse non era abbastanza reale, ma era lei. Ero io e quello che ha detto…
“Tu non pensi veramente quelle cose, io non le penso, non puoi dargli importanza.”
Io… Se non avessi il Marchio Nero forse non sarebbe successo.
“Di cosa stai parlando?!”
 
Si lasciò cadere a terra e si tolse la maglietta a maniche lunghe che nascondeva perfettamente il suo peccato agli occhi di tutti, anche ai suoi ma in fondo non avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno, quella scelta.
-Se non lo avessi sarebbe tutto diverso, tutto, ed io non sarei così.- sussurrò, e improvvisamente la sua follia raggiunse il culmine e provò a grattarlo via con le unghie, percepì il dolore ma lo bypassò, non gli importava, quel dolore non era importane se in qualche modo poteva eliminare il suo peccato.
Vide le sue unghie impregnate di sangue, la pelle rossa ma il Marchio Nero era ancora lì sulla pelle, indelebile, nero come la pece, nero come la morte.
Ricacciò le lacrime che avrebbe voluto lasciar scorrere, ricacciò il sentimento di sconfitta e di delusione che le assediò il cuore fino a farle mancare il respiro e decise di lottare, di provare il tutto per tutto.
Allungò una mano per afferrare un pezzo di vetro del suo specchio, guardò il frammento e guardò di sfuggita l’immagine che le stava regalando, allontanandolo dai suoi occhi, non era pronta a vedere quella versione di Hermione; così senza pensarci troppo lo poggiò sulla pelle, alla base del Marchio, forse con quello sarebbe riuscita a toglierlo per sempre, forse anche lei poteva purificarsi da tutti i suoi peccati, ma non prima di aver eliminato quello più grande.
Riuscì ad esercitare solo una leggera pressione prima che la porta si spalancasse e Narcissa Malfoy lasciasse cadere il vaso di rose che aveva raccolto per lei a terra, facendolo frantumare.
 
Hermione alzò lo sguardo verso la donna ma non mosse un muscolo e non allontanò neanche il frammento di vetro dal suo avambraccio, non sarebbe servito a niente, la sua faccia l’avrebbe comunque smascherata, soprattutto adesso che era vulnerabile, soprattutto adesso che tutte le maschere erano cadute e restava solo Hermione, fragile e spezzata.
La donna non allontanò lo guardo dal suo e non fece un passo verso di lei, non subito e in fondo le andava bene anche così, neanche lei era pronta a fare qualcosa.
 
-Hermione.-
La ragazza raddrizzò la schiena e lasciò cadere il vetro a terra, nonostante fosse poca la distanza percepì comunque un rumore sordo, lo stesso rumore che aveva fatto il suo cuore tutte le volte che si era spezzato,  e neanche quella volta era stato diverso.
Si alzò da terra e con la fierezza tipica dei Purosangue e del suo cognome alzò il mento, pronta ad assumersi le conseguenze delle sue azioni, qualunque esse fossero.
-Perché?-
-Non credo che gradirebbe la risposta.- rispose, non preoccupandosi neanche di essere svestita di fronte a lei e solo dopo quel pensiero notò come Narcissa guardò il suo corpo e i punti in cui le cicatrici ancora potevano essere viste.
-Prova a spiegare.-
Hermione fece un passo avanti, un passo avanti e provò veramente a venire a patti con quello che stava per fare, con l’ennesimo gesto avventato della sua vita.
-Sto diventando pazza.- sussurrò invece, fregandosene della ragione e del suo brillante cervello, ma mostrando quella ragazza vulnerabile che ogni mattina nascondeva dietro la maschera.
-Io sto per crollare, definitivamente. Non ho più le forze di oppormi a tutto questo. Sono stanca, di me e della mia vita.-
-Non sei pazza ed io conosco davvero chi è pazzo, sei solo stanca di lottare.-
-Non so neanche io cosa voglio, ho perso questo diritto tanto tempo fa.-
-Intanto so per certo che sfregiarti in questo modo non porterà a niente. Non andrà via. Mai.-
-Volevo illudermi, volevo credere che potessi toglierlo anche facendomi del male… Io sono una persona autodistruttiva, distruggo tutto quello che mi circonda, ho paura che possa farlo anche a lui.-
-Non lo farai, lo vedo come lo guardi. Non farai del male a Draco.-
-Come fa a saperlo? Come può permettermi di restare in questa casa dopo quello che ha visto?-
-Perché so per certo che il segno più doloroso lo hai preso per amore.-
-Lei non concorderebbe con questo. Per Lei l’amore è semplicemente debolezza.-
-Chi è lei?- domandò Narcissa facendosi più avanti per raggiungerla.
-Lei è me, o meglio è la Regina di Ghiaccio.- sussurrò Hermione prima di lasciarsi cadere nuovamente a terra ma stravolta, perdendo i sensi.
 
***
 
Hermione decise di non alzare lo sguardo per incontrare quello di Narcissa, ma di soffermarsi solo sulle mani della donna che gentilmente le stavano avvolgendo una fascia intorno all’avambraccio sinistro per nascondere le escoriazioni che da sola si era procurata.
Chiuse gli occhi e cercò di scacciare il ricordo di quello che aveva fatto durante la mattinata ma ogni volta ci provava il suo sguardo le tornava in mente, ogni volta non faceva altro che rivedere lei e sentire le sue parole all’infinito, in un loop continuo che non aveva capito come interrompere.
-Andrà tutto bene.-
Lei alzò lo sguardo e si concesse di guardare gli occhi di quella donna che nonostante tutto non l’avevano criticata per le sue scelte o per il suo comportamento, si sfiorò con mani tremanti il vestito che le aveva fatto indossare, cercando di placare il suo animo.
-Non è vero, lo sa anche lei. Quello che ho fatto oggi non…-
-Ormai riguarda il passato, cerca di dimenticare.-
-Come fa a dirmi queste cose? Ha visto anche lei il mio stato… Ha visto la mia debolezza, non può davvero credere che andrà bene.-
-Ho speranza.-
-Io no. Non più almeno, mio padre mi ha tolto anche quella alla fine.-
-Non dovresti pensare a questo, non dovresti ancorarti al passato. Tu sei molto di più di quello che ti hanno fatto credere.
Conosco troppo bene quel tipo di famiglia, i modi e i comportamenti che usano sui figli, io me ne sono andata prima che fosse tardi, prima che mi rendessero come Bellatrix ma tu non hai potuto farlo e questo non vuol dire che tu sia danneggiata, sei semplicemente stanca di lottare costantemente.-
-Sono stanca di molte cose e ancora non ho finito. Lo so.-
 
Hermione inconsciamente ringraziò quella donna per le parole e per il calore che e stava dando, incondizionatamente e senza giudicare lei o i suoi gesti, nessuno si era mai comportato così con lei, neanche i suoi genitori ed adesso aveva capito da chi Draco avesse preso.
La famiglia Malfoy era piena di sorprese, questo lo aveva capito.
 
“Sei molto di più. Ascoltala.”
 
-Mi dispiace.- sussurrò, alzandosi quando ebbe finito per guardarla negli occhi.
-Io non sempre stata una ragazza problematica, forse stronza si, ma era una maschera che ho dovuto indossare per proteggermi ma quando ho scelto di farlo non mi sono resa conto che lo avrei fatto per il resto della mia vita.
Ho l’abitudine ad assumere la maschera migliore, quella più adatta alle situazioni, alle avversità che si presentano davanti al mio cammino e nel farlo ho perso me stessa, troppe volte. E troppe volte mi hanno dovuto riportare indietro, ed alcune volte anche senza successo.
Credevo che la mia vita potesse essere migliore adesso, potesse essere diversa ma oggi sono venuta a patti con quella che è la mia vita, con quella che sono io.
Non sarò mai l’Hermione del mio primo anno, né la Regina di Ghiaccio, né quella spezzata dalle torture del padre o di Voldemort, ma sono tutte loro, tutte loro messe assieme e non posso fare niente per sistemare questa cosa, per dare ad una di esse il potere, perché nessuna potrebbe averlo davvero.
Quello che ho fatto oggi non è stato il primo gesto avventato della mia vita, se ne sono preceduti altri, più orribili, più crudeli che mi hanno quasi tolto la vita ed anche se ho deciso di restare, di vivere per Draco, di vivere per quello che sarà il mio futuro, è difficile resistere tutti i giorni, è difficile alzarsi la mattina e convivere con il passato, con tutto quello che ho fatto.
Io non sono una brava persona.
Sono quella che prende le scelte sbagliate e quella che se ne frega delle conseguenze, ed adesso sto pagando caro tutto quello che ho sbagliato nella mia vita, ma voglio che lei sappia che io amo davvero suo figlio, lo amo e non sarei qui se non fosse per lui, per quello che mi da ogni giorno, per la speranza che ripone in me.
Io non lo merito.
Non merito Draco o il suo amore, là fuori ci sono centinaia di ragazze giuste, perfette, pronte a dargli quello che lui merita e mi odio ogni giorno al solo pensiero della mia incapacità di essere una di quelle, di essere come una delle tante, purtroppo non potrò mai esserlo, purtroppo sono solo una ragazza rotta e non avrei voluto che lei vedesse questo mio lato.
Questa parte di me, mi dispiace anche per quello.
Se vuole che io vada via deve solo dirmelo, se vuole che io mi allontani da lui deve solo chiedermelo, mia madre non ha mai avuto una tale accortezza nei miei confronti ma so che lei non è come mia madre, quindi capirò qualsiasi decisione lei prenda.
Per il bene di Draco.-
Narcissa la guardò ed Hermione si morse il labbro in attesa del suo giudizio, stranamente si sentì leggera, quasi inconsistente, non le capitava spesso di essere così sincera, ma per una volta si era resa conto che lo doveva a se stessa ma soprattutto alla donna che l’aveva accolta nella propria casa e che aveva deciso di garantire per lei.
-Prova a sorrider di più Hermione, sei più bella quando sorridi e lo renderesti felice.
Draco ti ama, e anche se è giovane, anche se non credevo che un amore del genere lo potesse interessare lui ha te, e tu sei tutto quello di cui ha bisogno.
Non andrai da nessuna parte.
Resterai qui, con noi.-
 
Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, per controbattere a quella decisione ma un rumore le fece voltare verso l’ingresso e vide i due uomini entrare dalla porta principale, il sorriso di Draco la colpì dritta al cuore ed improvvisamente si pentì per tutto quello che aveva fatto in sua assenza, rendendosi conto che non vedeva l’ora di rivederlo, di riaverlo con se.
Gli era mancato terribilmente.
-Che succede?-
Il suo sguardo la trapassò e seppe di non potergli nascondere niente, già la stava squadrando e già aveva notato la fascia intorno all’avambraccio, le occhiaie e il viso stravolto dalla stanchezza.
-Hermione cos’è successo?-
Si avvicinò passandole una mano sul collo per poterla guardare negli occhi, per averla più vicino e in quel momento lei fece cadere nuovamente le sue barriere, mostrando gli occhi ricolmi di lacrime e preparandosi a pronunciare quell’amara verità ma un altro rumore li interruppe e il suono del campanello riecheggiò nella stanza.
Lucius si voltò e con un semplice movimento della bacchetta aprì la porta, e tre persone vestite da Auror fecero il loro ingresso.
Hermione senza pensarci troppo ricompose la maschera, mostrando una versione di se più sicura, più seria e distaccata dai sentimenti che aveva provato fino a poco tempo fa, non si sarebbe mostrata debole.
 
-Buongiorno, scusate il disturbo, signori Malfoy ma dovremo parlare con la Signorina Granger, io sono il Capo Auror Jon Green e loro sono i miei colleghi, Snow e Grey, siamo gli Auror che si occupano del suo caso.-
-Lo so chi siete.- rispose lei senza pensarci, aveva letto attentamente la prima comunicazione che il Wizengamot aveva rilasciato e si era documentata su chiunque svolgesse le indagini su di lei e il resto dei Mangiamorte.
-Cosa volete da lei?- domandò Lucius, lasciandoli accomodare.
-Sarà una cosa veloce, abbiamo qua un decreto del Wizengamot che ci autorizza a perquisire e sequestrare qualsiasi oggetto rilevante per il caso che troveremo a Granger Manor.-
-Perché allora siete qua?- chiese Draco, piccato.
 
Hermione notò lo sguardo di uno dei colleghi di Green fissarla con insistenza ma decise di ignorarlo, momentaneamente, non aveva alcun interesse né voglia di passare per la solita ragazzina maleducata e purosangue del Mondo Magico e decise di concentrarsi sulla conversazione che effettivamente la riguardava.
 
-Semplicemente perché non possono entrare.- chiarì la bionda facendo un passo avanti verso i tre Auror che adesso la stavano guardando, chiaramente.
-C’è ne avete messo di tempo.- proseguì, calma.
-Lei era a conoscenza che non saremo riusciti ad entrare?-
-Il Manor non permette a nessuno di entrare, è la legge.- disse.
-Non ha pensato di avvertire il Wizengamot di questa piccola questione?- domandò Grey, squadrandola.
-Credevo fosse a conoscenza di questa piccola questione, in fondo hanno lavorato con mio padre fino a tre settimane fa, sicuramente ne erano a conoscenza.-
-A noi nessuno ha detto niente e per questo siamo qui.-
-No.- rispose brusca Hermione, senza muoversi ma il suo corpo si era paralizzato.
-Deve.-
-No, ho detto.-
-Cosa?- domandò Draco, guadandola e posandole una mano sul braccio che lei però allontanò, non bruscamente.
-Vogliono che io vada con loro per permettergli l’accesso alla villa, senza di me non possono entrare. Non lo farò, non metterò piede là dentro neanche per tutti galeoni che possiedo.-
-Non ha nessuna alternativa, siamo autorizzati al suo prelievo anche coattivamente qualora lei facesse opposizione e si renderà conto che non andremo a prelevare uno dei suo genitori da Azkaban per entrare a casa sua.-
-Mi rifiuto.- scandì, stringendo le mani così forte da far sbiancare le notte e fregandosene del dolore che sentiva in quella che aveva usato per colpire lo specchio.
-Come ha detto il Capo Auror Green, lei non ha scelta e noi abbiamo la necessità di accedere alla sua umile dimora per le indagini.-
-Contegno Grey, la ragazza sicuramente avrà le sue motivazioni ma noi stiamo facendo il nostro lavoro e sicuramente ci verrà incontro, prima finiamo e prima potremo concludere questo processo, ma solo se lei partecipa.-
-Verrò anche io, se questo può aiutarti…- iniziò Draco, voltandosi verso di lei.
-Non può.-
-No.- disse Hermione, assieme a Green e in quel momento lo guardò negli occhi facendogli capire che non gli avrebbe permesso di mettere piede a casa sua.
-Quando?-
-Domani, verremo noi e la condurremmo a casa sua.-
-Quante volte dovremmo farlo?-
-Per il tempo strettamente necessario alle indagini, non le succederà niente mentre è con noi signorina Granger, nessuno le farà del male.- chiarì il cadetto Snow.
Hermione non sorrise, ma non riuscì a trattenere il suo ghigno e dovette dichiararsi sconfitta, non sarebbe riuscita ad evitarlo ed anche se aveva fatto di tutto per tenersi lontana dalla sua adorata casa, alla fine non c’era riuscita, sarebbe tornata dove tutto il suo dolore era iniziato, dove tutto aveva avuto origine.
-Oh sono sicura che vi prenderete cura di me, peccato che servirà a ben poco. Voi non potete fare niente per me, sono io quella che può fare qualcosa per voi.-
-Domani alle nove del mattino, ci dispiace per l’interruzione e per la richiesta, possiamo capire le sue ragioni.-
-No, non potete farlo. Nessuno le può capire ma a quanto pare non posso sottrarmi.- disse, dando le spalle a tutti e lasciando la stanza il più velocemente possibile prima di crollare al solo pensiero di dover tornare in quella stramaledetta casa che aveva odiato più di se stessa ma meno di quanto aveva odiato suo padre.
 
Avevi proprio ragione, si ritorna alle origini!
 
 
 

∞Angolo Autrice: Insomma, il capitolo anche se non "movimentato" tende a segnare un passaggio discetamente importante, insomma Hermione sta affrontando le conseguenze delle sue azioni e la Regina è una di quelle, come anche il ritorno alle origini.
Questa premessa sarà un fattore fondamentale per comprende quello che succederà dopo e vi posso assicurare che c'è molta carna sul fuoco e non a tutti piacerà quello che leggerete, ma sappiate che tutto ha un motivo e un perchè, non scrivo mai tanto per !
Quindi cosa ne pensate? Hermione come reagirà a quel colpo? 
Spero che vi sia piaciuto :D
Spoiler:

Hermione chiuse gli occhi e per un momento venne trascinata via dai ricordi, le urla si accavallarono dentro la sua mente, frammenti di ricordi  dolorosi, ormai quelli belli li aveva persi del tutto molto tempo fa; delle gocce di sudore cominciarono a scenderle lungo la schiena e quando riaprì gli occhi la paura non era passata, era ancora lì.

 

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Capitolo 35
*** Coming home was a mistake ***


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Eccomi qui, stasera sono abbastanza puntuale e me ne sorprendo anche io!
Però vi avevo promesso un più di puntualità e voglio mantenere questa promessa :D
Veniamo a noi, dopo lo scorso capitolo questo metterà un pò sotto sopra
tutto quello che abbiamo visto o meglio farà cadere un pò di certezze.
Quindi volevo solo avvisarvi, c'è sempre un perchè per tutto e prima o poi tutto verrà chiarito!
Godetevi il capitolo <3



Coming home was a mistake
 
L’aria calda del pomeriggio d’estate non la stava aiutando a calmare i suoi bollenti spiriti, era arrabbiata, no anzi era terribilmente incazzata per quello che era appena successo, per il modo in cui era stata fregata.
Scosse la testa e si morse il labbro fino a farsi male, non voleva tornare in quella casa, non voleva neanche vederla da lontano, non dopo tutto quello che era successo lì dentro, non dopo tutto il dolore e le torture che aveva subito in quella casa che sarebbe stata sua, per sempre.
Allontanò il ricordo di quei mesi, dovette farlo, chiudendolo di nuovo nella sua mente, nella parte più buia assieme alla Regina o ne sarebbe stata consumata e in quel momento non poteva permetterselo, non poteva permettersi niente del genere o sarebbe crollata, o avrebbe ceduto di nuovo alla follia.
 
-Hermione.-
La ragazza si voltò e vide Draco, i suoi genitori poco distanti erano rimasti sotto il balcone per concedere loro un po’ di privacy ma avevano il diritto di sentire, avevano il diritto di capire.
-I miei antenati si sono assicurati che nessuno potesse entrare qualora non vi fosse un Granger ad aprire i cancelli. È magia oscura, magia antica che si è consolidata col tempo, ed adesso hanno semplicemente bisogno di me.-
-Perché non l’avevi previsto?-
-Oh io lo avevo previsto, lo sapeva anche il Wizengamot che nessuno poteva entrare in casa mia, ma onestamente speravo che andassero a prendere mio padre ad Azkaban e che mi lasciassero in pace, ma ho fatto male i miei conti.- rimase in silenzio, dando brevemente le spalle al suo ragazzo, cercando di non tormentarsi ma non ci riuscì.
 
-Io non voglio rimettere piede in quella casa, io non voglio farlo eppure non ho nessuna scelta.-
-Perché non mi fai venire con te?-
-Perché no Draco! Quella casa… Quella casa è stata la base di Lord Voldemort per tutti questi anni, in quella casa mi hanno torturata come un animale, in quella casa hanno ucciso persone innocenti mentre ero piccola e non comprendevo quello che stavano facendo.
Quella casa per te è off-limits, per sempre e non chiedermelo mai più! Non ti porterò dentro al mio incubo più grande solo per vederti crollare con me.- dichiarò, guardandolo dritto negli occhi ma non riuscì a trattenere le lacrime.
Se da un lato temeva quella casa, temeva cosa le avrebbe riportato alla memoria, temeva molto di più la sua reazione su Draco, come lo avrebbe ridotto, come lo avrebbe spazzato e non lo avrebbe permesso.
-Tu sarai con me, non devi preoccuparti di me.-
-Devo farlo, invece. Devo preoccuparmi per te e tenerti lontano da quella parte della mia vita, neanche io vado fiera di quella che sono stata e delle cose che ho fatto in un certo periodo della mia vita e quella casa porterà alla luce tutto questo, porterà alla luce il mio lato oscuro e non posso permettermi che tu lo veda.-
-Conosco già la Regina di Ghiaccio ed io l’ho cacciata via.- disse, facendo un passo verso di lei.
Hermione cercò di non badare a quelle parole dopo il discorsetto intimo che la suddetta Regina le aveva fatto quel pomeriggio, perché se si fosse fermata a pensarci sarebbe crollata.
-Non è solo la Regina che temo ma la ragazza spezzata al suo primo anno, quando il padre l’ha massacrata di Cruciatus, è la Regina che temo la sera prima del ballo quando suo padre l’ha punita senza alcun motivo, è me stessa che temo quando sono stata torturata da loro per tutta l’estate. Temo me stessa in tutte le mie forme.
Quindi no, Draco, per una volta fidati di me. Non posso portarti lì. Non posso.- mosse lentamente la testa e si arrese.
 
Hermione aveva perso, per la prima volta nella sua vita non aveva nessun asso nella machina, nessuna mossa disperata da poter attuare, non aveva niente, solo il gusto amaro della sconfitta in bocca e la delusione nel cuore.
Per una volta non era riuscita a prevedere le mosse dell’avversario, illudendosi per un solo istante che fosse lasciata in pace.
-Hai ragione tu, io non so cosa vuol dire vivere in quella casa, vivere in quel modo, ma ho bisogno di starti vicino, non posso fartelo fare da sola.-
-Dovrai farlo Draco, perché se c’è una cosa che non farò mai sarà portarti in quella casa. Non sono esagerata, né desiderosa di tornarci da sola, ma è molto più pericolosa di quello che credi tu.-
 
-Penso che Hermione abbia ragione Draco.- disse Narcissa intervenendo nella discussione.
-Ci sono case che col tempo s’impregnano della malvagità dei propri padroni, ci sono case che seguono coloro i quali le abitano e quella case sono pericolose per chi non è preparato su quel genere di magia, su chi non è preparato a lottare.-
-Come lo sai?-
-La mia era una di quelle, e anche questa casa, ci sono voluti grandi sacrifici per renderla così. Noi abbiamo lottato con tutte le nostre forze, e abbiamo avuto dei risultati, non sempre funziona.-
-Tua madre ha ragione.- sussurrò Hermione, guardandosi il braccio e sospirando pesantemente.
La sua casa seguiva la volontà dei suoi genitori a prescindere da lei, forse un giorno avrebbe fatto il miracolo così come loro avevano fatto per Casa Malfoy ma per il momento ancora non si trovava nelle condizioni di poter vincere, non se anche lei era contagiata dalla Magia Nera; si sciolse la fascia che solo poco tempo prima Narcissa le aveva messo, i graffi e le incisioni erano ancora lì sulla sua pelle, rossi come quando se li era procurati mentre il Marchio era perfettamente integro, perfettamente intero e si stava muovendo.
Un sorriso ironico le si presentò sul volto e si portò le mani alla testa per l’avvilimento, loro sapevano, loro sapevano tutto eppure ancora la stavano torturando, eppure ancora non era abbastanza.
-Cos’hai fatto?-
Quelle parole la colpirono come il suo sguardo penetrante e freddo, prima o poi aveva previsto che arrivasse quel momento.
-Hermione ha avuto un incidente in giardino e noi…-
-No Narcissa, non è vero. Non c’è bisogno che menti per me, non a lui.
Ho avuto un incontro ravvicinato con una vecchia amica e ho perso le staffe, forse dovrei dirti che ho avuto semplicemente un’allucinazione ma così sembrerei ancora più pazza del solito e volevo semplicemente toglierlo, strapparmi via questo coso dal braccio e sperare che una volta fatto tutto fosse diverso.
Tua madre mi ha fermata in tempo, prima che facessi cose peggiori.- alzò lo sguardo verso di lui e vi lesse il dispiacere per non essere stata lì con lei in quel momento, di averla lasciata sola ad affrontare anche quella battaglia.
-Non è colpa tua, sarebbe successo comunque prima o poi. Lo sapevamo bene, semplicemente non immaginavo che venire a patti con quella parte di me sarebbe stato così doloroso e così reale.
Lei sembrava reale e le cose che mi ha detto io… se fossi stata in lei le avrei pensate e mi sono ripudiata per questo, nel provare ancora quelle cose.-
-Non eri tu.-
-Forse no, non ero io a dirle ma ero io nel pensarle. Per una volta ho avuto la possibilità di guardare da fuori la Regina di Ghiaccio e ne ho avuto paura, o meglio ho avuto paura della persona che sarei diventata se tu non fossi arrivato nella mia vita.
Non mi sarei salvata Draco, senza di te non ci sarei riuscita ma sua una cosa Lei aveva ragione: era l’unica barriera che mi salvava dall’oscurità, l’unica arma in mio possesso che mi permetteva di non cedere e adesso che lei non c’è più non so se riuscirò a resistere.
Quel germoglio sta crescendo ed io sono totalmente impreparata.- sussurrò, capendo per la prima volta le parole che aveva detto a se stessa, capendo cosa le avesse voluto dire poche ora fa attraverso lo specchio.
Hermione si era salvata fino a quel momento grazie al muro che aveva creato, quel muro l’aveva salvata dai suoi genitori, le aveva permesso di vivere per tutti quegli anni e l’aveva allontanata da Voldemort più del necessario ma adesso senza quel muro era solo Hermione, una ragazza incapace di difendersi dalla tempesta che l’avrebbe distrutta.
-Non so cosa dirti… Io forse sono ancora più impreparato di te su questo, ma quello che so è che ti amo e che noi assieme possiamo risolvere tutto.
Io forse sono un totale disastro e senza il tuo aiuto e la tua mente non sarei arrivato lontano ma assieme siamo più forti, possiamo contare l’uno sull’altro e potrai sempre contare su di me, su i nostri amici, non sarai mai sola.
La tempesta l’affronteremo assieme.-
-Grazie.- sussurrò, asciugandosi le lacrime, Draco allungò il braccio e se la portò al petto lasciandola sfogare, per tutto il tempo che avesse voluto, sarebbe stato la sua ancora.
 
***
 
Aveva indossato un jeans a pinocchietto e una maglietta a maniche corte, la prima da lungo tempo, ma ancora non era riuscita a staccarsi dallo specchio.
Quella notte non aveva chiuso occhio, quella notte gli incubi erano tornati e l’avevano distrutta ma come tutte le mattine si era alzata dal letto e aveva indossato la sua maschera migliore ma nonostante tutto non aveva potuto fare granché per le occhiaie e per la paura che mostrava attraverso i suoi occhi.
Non voleva tornare a casa sua.
Hermione chiuse gli occhi e si passò le mani lungo le braccia e quando li riaprì trovò Draco dietro di lei, le aveva poggiato le mani sulle spalle e stava stringendo piano, sorridendole.
-Andrà bene, io sarò qui al tuo ritorno.-
-Lo so.-
-Herm… guardami.-
Lei incrociò il suo sguardo attraverso lo specchio ed aspettò.
-Sei più forte di quello che tu credi, sei la persona più forte e coraggiosa che io abbia mai conosciuto. Ci vuole fegato per fare le cose che fai tu, ci vuole determinazione per vivere come te e ti ho sempre ammirata per questo, sempre; perché in un modo o nell’altro sai sempre uscirne a testa alta e lo farai anche oggi.-
-Come fai ad avere tutta questa fiducia in me?
-Perché ti conosco e so chi sei in realtà, nonostante le tue maschere, io vedo Hermione. Vedrò sempre e solo Hermione.-
-Vorrei essere sicura come te.- disse prendendo la felpa che aveva lasciato sul letto.
-Non ne hai bisogno.-
-Forse sì.- sussurrò indossandola e assieme scesero al piano di sotto, in fondo erano le nove.
 
*
 
-Torneremo il prima possibile.- disse il Capo Auror Green, rivolgendosi ai Malfoy.
-Ci prenderemo cura di lei.- aggiunse Snow, avviandosi verso l’uscita.
Grey invece rimase a guardarla per tutto il tempo, finché Hermione non s’incamminò al suo fianco per uscire dalla casa.
Il sole l’accecò solo per un breve istante ma si abituò velocemente, rendendosi conto di sentire leggermente caldo abbassò la zip della felpa ma non la tolse.
-Caldo?-
-Mm.-
-Signorina Granger, la mano prego. Saremo noi a Smaterializzarla.-
-Sa che ne sono perfettamente capace?- puntualizzò, porgendola.
-Non avevamo dubbi.- rispose bruscamente Grey.
-Scusa, mi sono persa il tuo nome nel momento in cui lo dicevi, sarebbe?-
-Oh lo lasci stare, Robb ogni tanto si dimentica come si parla ad una ragazza.-
-Mm.-
-Si, lo vedo.-
Hermione lo guardò brevemente ed ebbe il presentimento di aver già sentito quel nome da qualche parte, di conoscerlo forse ma i suoi pensieri si persero nel momento in cui venne trascinata via dalla Smaterializzazione.
 
 
Nel momento esatto in cui i suoi piedi si poggiarono a terra e il suo sguardo si alzò per guardare davanti a se, il suo cuore perse un battito, inghiottì il groppo che si era formato in gola, ma non riuscì comunque a placare l’ansia che stava provando, né il terrore di essere tornata.
Casa sua era immensa.
Granger Manor era una delle più antiche ville del Mondo Magico, così vecchia che sarebbe stato difficile valutarne il valore, eppure era casa sua ma mai come in quel momento l’aveva sentita così distante.
Hermione chiuse gli occhi e per un momento venne trascinata via dai ricordi, le urla si accavallarono dentro la sua mente, frammenti di ricordi  dolorosi, ormai quelli belli li aveva persi del tutto molto tempo fa; delle gocce di sudore cominciarono a scenderle lungo la schiena e quando riaprì gli occhi la paura non era passata, era ancora lì.
Le stava schiacciando il cuore così forte da renderle difficile anche respirare, anche muoversi, non si era mai sentita così impotente, così inetta nella sua vita, solo adesso che tornava alle sue origini capì quanto quella casa, quanto la sua famiglia era stata determinante nel forgiare la donna che era diventata.
-Quando vuole lei.-
Le parole gli arrivarono come un eco nella sua mente, quelle parole non erano reali ciò che era reale era il dolore che suo padre le aveva inferto durante l’estate, e le risate di sua madre quando lei crollava per la stanchezza e l’odio che Bellatrix le riservava sempre attraverso i suoi occhi.
Quello era reale.
Quello che aveva passato là dentro era reale e non sarebbe mai più riuscita a bloccarlo, non dopo averlo rivisto, non dopo aver riprovato tutto quello che si era prefissata di dimenticare, di scordare, di cancellare dalla sua mente.
-Hermione.-
Una mano si poggiò sulla sua spalla e lei nonostante il richiamo che percepiva dalla casa voltò lo sguardo, incontrò gli occhi verdi di Grey e in quel momento capì quando lo aveva conosciuto, e quanto fosse stata ridicola ad averlo dimenticato.
Certe cose non si dovrebbero dimenticare nella vita.
I suoi occhi però non trasmisero nessuna emozione, e sapeva benissimo di averli freddi, come se stentassero a sembrare vivi.
-Forse dovremmo…- nonostante la preoccupazione che percepì nella sua voce, Hermione fece un passo avanti, allontanandosi da quella mano.
Fece un passo in avanti, finché non fu abbastanza vicina al cancello, in quel momento provò a respirare ma ancora una volta percepì la paura stringerle la gola e il cuore, stava per tornare dove tutto il suo dolore era iniziato, dove la Regina di Ghiaccio era stata creata, e mai nella sua vita si era sentita così; nonostante tutto, allungò una mano e sfiorò il cancello, tremolò leggermente e quando Hermione fece il successivo passo lo attraversò ma non si voltò indietro, sapeva benissimo che la stavo seguendo e sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto distogliere gli occhi da casa sua.
La stava chiamando.
Alzò la manica della felpa e vide il Marchio Nero muoversi, lentamente sul braccio, si morse il labbro per farsi male ma non trovò nessun giovamento, la stavano chiamando, e si rese conto che ancora una volta stava rispondendo alla chiamata.
 
*
 
Ogni passo dentro quella casa era una pugnalata contro il suo cuore, dolorosa ed estenuante.
Hermione si guardò attorno e non si sorprese di trovare le cose sempre al solito posto, come se per tutto quell’anno i suoi genitori si fossero messi in standby attendendo.
Percepiva gli Auror dietro di se e la richiesta di una nuova squadra che li assistesse, la casa era troppo grande per controllarla tutta in breve tempo e in poche persone.
Continuò a camminare e improvvisamente si bloccò trovandosi davanti al salone principale: osservò i mobili, i quadri appesi e l’argenteria che spiccava su tutte le superfici e ritrovò la sedia su cui suo padre l’aveva torturata per tutta l’estate.
La sua mente non poté evitare di ricordare la risata di Bellatrix come sottofondo delle sue torture e per un momento ebbe la spiacevole sensazione che lei fosse lì, ancora lì; prese la bacchetta in mano ma notò le sue mani tremanti, e decise di posarla, avrebbe fatto solo danno, non era nelle condizioni giuste per usare la magia.
Inghiottì il groppo che si era formato in gola e toccò quella sedia che aveva stretto con tutte le sue forze per non urlare durante le torture, quella sedia ancora macchiata del suo sangue da quando suo padre l’aveva picchiata.
Hermione rabbrividì e si allontanò come se fosse stata bruciata, si portò la mano al petto e si rese conto che i ricordi bruciavano come se fossero reali.
Si voltò e vide gli Auror girare per casa, osservare, prendere appunti, oggetti che potessero essere utili, gli occhi di Grey si incrociarono di nuovo con i suoi ma non riuscì a nascondere la paura che la stava divorando.
Quella era la casa dei suoi incubi, ma incapace di fermarsi si allontanò dal salone per dirigersi verso la scalinata principale, la stessa che aveva usato da bambina per i suoi giochi, per correre dietro a sua madre, quelle rare volte che giocava con lei.
Salì lentamente, facendo passare la mano sul corrimano, la polvere non passò inosservata e quando alzò lo sguardo verso il piano superiore ebbe la sensazione di trovare suo padre, con le mani incrociate dietro la schiena in attesa che lei andasse a trovarlo, che andasse da lui.
Si morse il labbro e senza pensarci molto si diresse verso lo studio di Albert Granger; fin da piccola le era stato vietato entrare senza il consenso o la presenza di suo padre, uno dei suoi più grandi tabù ed era stata punita quando ci aveva provato.
Aprì la porta e per un momento ebbe paura che il cuore le sarebbe scoppiato nel petto, per l’alta velocità con cui stava pompando sangue, ma provò a mantenerlo sotto controllo, aveva bisogno di sapere.
Si aggirò per lo studio scontrandosi con i documenti del padre, con gli oggetti che era solito utilizzare, e sedendosi sulla sua poltrona trovò poggiata sulla scrivania una vecchia foto di famiglia: c’era una piccola Hermione, Albert e Jane a braccetto ma il dettaglio che più la colpì e che la fece dubitare di essere lei la ragazzina nella foto era il suo sorriso.
Lei non sorrideva mai nelle foto di famiglia.
Curiosò tra i cassetti per un po’ finché non trovò quella famosa lettera che la Umbridge l’aveva costretta a scrivere, l’aprì con mani tremanti e cercando di mantenere il controllo per non rivoltare tutto lo studio, si concentrò unicamente sulle cicatrici che quelle parole le avevano lasciato sulla pelle. Un dolore sordo si unì a tutta la sofferenza che stava provando da quando era entrata in quella casa: quel ricordo, come quelle cicatrici non sarebbero mai andate via, nonostante il tempo, nonostante alcune fossero sbiadite sulla pelle non sarebbero mai state cancellate dal suo cuore.
 
-Va tutto bene?-
Una voce la riportò alla realtà, a quello che era il suo mondo e solo in quel momento il rumore che aveva sentito cessò, erano tutti i suoi ricordi, tutti i pezzi del suo passato che le urlavano dentro la testa, in continuazione.
-No.- disse, portandosi una mano per asciugarsi una lacrima lungo la guancia, per poi alzarsi.
Il giro non era ancora finito.
-Non dovresti prendere niente.- disse, Robb indicando la lettera che stringeva tra le mani.
-Questa è mia.-
-Potrebbe servire per le indagini.-
-Ne dubito, questa lettera l’ho scritta io l’anno scorso sotto costrizione della professoressa Umbridge, chiunque legga questa lettera mi farà del male.- si tolse la felpa e mostrò sulla mano destra le parole incise che formavano tante piccole cicatrici.
-Non posso lasciarvela.- disse, uscendo dalla porta e chiudendo così la loro discussione.
Hermione girò verso destra e si diresse verso la sua camera, percepì la presenza di quel ragazzo dietro di lei ma decise di non dargli alcun peso, aveva delle cose da fare e lui non l’avrebbe fermata.
 
Si fermò di colpo però quando vide Voldemort davanti a se, le stava sorridendo.
-Hermione?-
La voce di Robb provò a insinuarsi nella sua mente ma il ricordo era così vivido, così reale che non ci riuscì e tremò al solo pensiero di trovarselo davanti; dopo tutto quello che le aveva fatto non sarebbe stata in grado di sconfiggerlo, aveva risposto alla sua chiamata più di una volta e si era arresa tutte le volte che lui l’aveva ricattata.
Non era abbastanza forte per sconfiggerlo, ma poteva stargli lontano; così trovò la forza di andare avanti, di superare anche quell’ostacolo e toccò la maniglia della sua camera.
In quel momento appoggiò la testa contro il legno duro e antico, e chiuse gli occhi, altre lacrime le scesero lungo le guance, altri ricordi le frullarono in testa così velocemente che non riuscì a soffermarsi su nessuno di essi, così decise di entrare.
Un rapido movimento e la serratura scattò e tutto quello che aveva represso nel suo cuore tornò a galla, e la travolse come una tempesta.
La sua stanza era stata il suo santuario una volta, e là dentro aveva vissuto i peggiori e migliori momenti della sua vita ma non si meravigliò di trovarla esattamente come l’aveva lasciata la notte della sua fuga, la notte in cui Silente l’aveva portata via.
L’odore di chiuso fu la seconda cosa che sentì, e con un gesto veloce della bacchetta aprì le finestre della stanza, e non poté nascondere che sentiva ancora l’odore di sangue.
L’odore del suo sangue.
Si diresse verso il letto, e vi trovò le lenzuola macchiate di rosso, di sangue ormai rappreso e puzzolente e con la mani strette a pugno dovette reprimere il desiderio di incendiare quella cosa; la penultima sera prima della sua scarcerazione, Voldemort l’aveva lasciata a Bellatrix, non le permetteva mai di giocare con lei, non la reputava una scelta saggia ma durante quel gioco sadico Voldemort l’aveva messa in guardia su quale sarebbe stato il suo compito una volta tornata ad Hogwarts, come se lui potesse sapere, come se lui avesse sempre saputo cosa sarebbe successo a fine dell’estate.
Solo dopo ore era stata riportata in camera sua, l’avevano lasciata cadere sul letto e lei si era addormentata tra le lacrime e il dolore delle ferite che le aveva inferto quella pazza.
Quando riaprì gli occhi, il suo sguardo divenne freddo, gelido.
Alzò lo sguardo per guardare le sue cose, una stretta al cuore le tolse il respiro quando vide le foto con Blaise e Daphne, quando vide i suoi libri e le sue pergamene ancora intatte, che le narravano di una Hermione ormai lontana, ormai morta da tempo.
Guardò il suo armadio e quando l’aprì ebbe la tentazione di chiudersi là dentro, nel buio e di lasciarsi andare alla follia, alla disperazione, ma non lo fece, non poteva permetterselo.
Quando guardò verso la porta vide Robb guardare le sue stesse cose, vide quel ragazzo cogliere i medesimi indizi, e il suo volto si tramutò in una maschera di rabbia e di disprezzo.
Anche lei provava quelle stesse cose, anche lei li odiava eppure ancora non aveva chiuso quel capitolo della sua vita.
Rimasero in silenzio per molto tempo, abbastanza da dare a Hermione la possibilità di interiorizzare che stava di nuovo camminando nella sua camera, che stava di nuovo rivivendo quelle cose e per un attimo quel pensiero fu troppo anche per lei, così si lasciò cadere lungo la parete dell’armadio e in silenzio provò a trattenere le lacrime.
 
-Capisci perché non volevo tornare qui?-
-Sì.-
Hermione lo guardò, si era avvicinato a lei e la stava guardando con comprensione.
-Non avevo idea che la tua vita fosse così complicata.-
-La mia vita fa schifo, Robb. Tutto è cambiato dall’ultima volta che ci siamo visti.-
La sorpresa balenò nei suoi occhi.
-Allora ti ricordi?-
-Ieri non ricordavo chi fossi, ma oggi guardandoti mi sono ricordata di te. È stato tanto tempo fa.- sussurrò, distogliendo lo sguardo.
-Eppure è stata la prima volta per entrambi.-
-Già, ma col tempo ho dovuto rimuovere tutto.- disse, guardandolo freddamente.
Robb era stato il suo primo, quel ragazzo di Corvonero con cui era stata per la prima volta e che le aveva tolto l’impiccio di perdere la verginità, non pensava a lui da quando Ginny aveva riportato alla mente quel ricordo, non pensava a lui dal giorno successivo al loro rapporto quando si erano allontani per non incrociarsi mai più.
-Non sapevo fossi un Auror.-
-Non sapevo che stessi con Malfoy.-
-Sono cambiate molte cose, non sono più la Regina di Ghiaccio.-
-Chi sei allora?-
Scrollò le spalle e toccò la parete con la testa per alzare gli occhi al cielo.
-Non lo so chi sono. Come puoi vedere non ho più niente.-
-Quello che ti hanno fatto… La pagheranno per quello che ti hanno fatto, lo sai?-
-Non pagheranno mai abbastanza.- disse invece, -Quello che mi hanno tolto nessuno me lo darà indietro, ho perso tutto.-
-Mi dispiace molto Hermione.-
-Ah ti prego, niente sentimentalismi.- tagliò corto lei.
-Ho rimesso piede in questa casa per un motivo ben preciso, quindi fai il tuo lavoro e lasciami stare, è già difficile raccogliere i cocci da sola della mia anima, se mi metto dietro a te non finirò mai.-
Si alzò e fece per uscire dalla stanza quando il suo riflesso la costrinse a fermarsi.
Lei era di nuovo lì.
La regina la stava guardando e in quel momento capì che la sua follia aveva davvero raggiunto ogni limite umanamente possibile.
 
*
 
Voleva che quell’incubo finisse il prima possibile, voleva scappare da quella casa, voleva tornare da Draco, voleva che lui l’abbracciasse e le dicesse che sarebbe andato tutto bene, che lui avrebbe fatto funzionare di nuovo le cose.
Hermione però seppe in cuor suo che niente di tutto quello che aveva desiderato si sarebbe realizzato finché lei sarebbe stata lì a guardarla dritta negli occhi.
Finché la sua parte peggiore non l’avrebbe lasciata in pace, Hermione sarebbe rimasta bloccata come in un limbo.
 
-Sorpresa di rivedermi? Eppure lo sai. Tu mi hai creato proprio in questa camera! Qua ci siamo fatte quella promessa, qua siamo diventate tutto quello che abbiamo sempre odiato.-
 
-Cosa sta succedendo?-
-Io…-
 
-Eppure credevo che il tuo cervello fosse abbastanza sveglio per arrivarci. Non saresti mai dovuta tornare qua, mai!-
 
-Lo so.- sussurrò, rendendosi conto che Lei aveva perfettamente ragione e che ancora una volta riusciva a leggerle dentro, a capire perfettamente come si sentisse.
-Cosa sai?-
 
-Ti sei sottomessa a questi qui, agli Auror! E per cosa? Per dargli il libero accesso a casa nostra?! NO Hermione, non avresti dovuto farlo! Che si fottano, che si trovino un altro modo! Non dovevi mettere piede qua dentro, questa casa è…-
 
-Il nostro incubo.- rispose, guardandosi ancora allo specchio e la ragazza che stava annuendo dall’altro lato confermò quelle parole.
Da quando era andata via aveva chiuso tutto dietro un muro solido, dietro un muro di cemento armato ed era riuscita a resistere, anche se i ricordi tendevano a tornare non aveva mai avuto le allucinazioni, mai; mentre adesso non riusciva a farne a meno.
Adesso erano diventate un nuovo incubo.
 
-Fuori da questa casa eri protetta, tornando qua hai fatto il suo gioco. Il Marchio ti stava chiamando perché lui voleva che tu tornassi, che fossi di nuovo una sua pedina.
E ci è riuscito.- disse rivolgendole uno sguardo carico di disagio e di comprensione.
-Hai fatto il suo gioco Hermione ed adesso non ho idea di quali saranno le conseguenze.-
 
 
-Con chi stai parlando?- chiese Robb frapponendosi tra lei e lo specchio.
Hermione di sfuggita notò un movimento fuori dalla sua porta ma non ci badò, allontanò lo sguardo dalla sua immagine e provò a mentire, provò a formulare una frase di senso compiuto ma non ci riuscì.
Tutto quello che aveva provato da quando era entrata in quella casa, tutto quello che aveva percepito adesso, era troppo, adesso era semplicemente troppo anche per lei.
Scosse la testa e abbassò lo sguardo, aveva fatto il gioco di Voldemort e se n’era accorta troppo tardi e non avrebbe potuto fare niente per cambiare quella situazione, era di nuovo una pedina e come tale avrebbe dovuto giocare fino alla fine del gioco.
Ma il grande gioco adesso le faceva paura, senza la sua corazza, senza la sua parte peggiore era solo un essere inutile, era niente e ne sarebbe stata schiacciata.
-Devo andare via.- disse guardandolo.
Le ginocchia cedettero al suono di quelle parole e quando toccò terra anche le lacrime uscirono, bagnandole il viso e la maglietta.
 
-Io non sono così, questa non sono io. Non mi piango addosso né mi compiango per l’eternità di miseria cui sono stata destinata, ma questa casa...- si passò le mani sulle braccia per cercare un minimo di conforto, -Mi sta distruggendo Robb, questa casa ha il potere di distruggermi dall’interno!
Ne ho passate troppe per poterle evitare, troppe per far finta che sia solo casa dolce casa, è un incubo questo posto ed adesso che li ho lasciati uscire mi perseguiteranno.-
Robb si abbassò e la guardò negli occhi, e lei provò a vincolarsi a qualcosa che fosse la realtà.
-Ti hanno torturato qua?-
-Hanno usato le Cruciatus su di me.-
-Quante volte?-
-Dal mio primo anno.- disse, senza esitare. Non avrebbe mai dimenticato la prima punizione del padre.
 
-Cazzo.- una voce lontana probabilmente di Jon Green esclamò alla sua risposta.
-Ti hanno fatto anche altro? Ti hanno…-
-La parola picchiare non rende quello che mi hanno fatto, sono andati molto oltre. Loro sono riusciti a spezzarmi.-
-Voglio che tu dica queste cose di fronte ad un Magiavvocato, voglio una tua dichiarazione.-
-Perché?-
-Perché se loro ti hanno fatto questo, voglio che la loro condanna sia l’ergastolo e prima rilascerai una dichiarazione, prima il Wizengamot si pronuncerà su di loro.-
-Non dovrò più tornare in questa casa dopo la dichiarazione?-
-Purtroppo credo di sì.- disse Jon Green, avvicinandosi a lei, -Ma se quello che ci hai detto è la verità allora noi possiamo difenderti ed assicurarti che passerai meno tempo possibile qui dentro.
Abbiamo già fatto abbastanza danno oggi, non saremo noi a farti ancora più male.-
-Grazie.- disse, incredula e stupita dalle parole che aveva sentito, dall’aiuto sincero che le avevano offerto.
Nessuno si era mai comportato così con lei.
Non con la Regina di Ghiaccio almeno.
-Voglio che tu ti faccia seguire da un Guaritore.- Robb, continuò.
-Non sono pazza…- Hermione dovette fermarsi, non era più certa neanche di quello, forse non era pazza come Bellatrix ma qualcosa dentro la sua mente non andava più bene, lei non funzionava più bene e aveva bisogno che qualcosa tornasse al suo posto o non avrebbe retto il peso del processo, sarebbe crollata.
-Va bene.- acconsentì, -Solo se lo farò dai Malfoy.-
-Ne parleremo dopo di questo, adesso andiamo al Ministero, ti accompagnerò personalmente.-
-Adesso?-
-Sì.-
-No… Non sono nelle condizioni di poterlo fare.-
-Perché?-
-Perché per poter parlare del mio passato devo lasciare andare i miei demoni più profondi e se lo facessi oggi ne sarei consumata, fino all’anima.-
-Non puoi aver fatto cose così terribili, sei solo una ragazza.- disse Snow, alle sue spalle.
-Ho presto tutte le scelte sbagliate nella mia vita prima che qualcuno mi dicesse che poteva ancora esserci Hermione dietro la maschera, prima che qualcuno mi ricordasse cosa volesse dire essere se stessi ma anche dopo ho fatto delle cose brutte.- guardò il suo Marchio e concordò che quella era una delle cose più brutte, -Non c’è giorno in cui non ricordo tutto quello che ho fatto, i sacrifici che ho dovuto fare per salvare le persone che amo e quelle scelte non sempre mi hanno portato dal giusto lato della medaglia.
Forse non sono un’assassina come i miei genitori ma non sono una persona buona, non fatevi ingannare dalle lacrime e da questo bel faccino.
Lo fanno tutti.
E tutti alla fine capiscono che c’è molto di più.
C’è oscurità… C’è il gelo… In fondo c’è una regina detronizzata che brama il potere, più di Hermione e, prima o poi quel potere tornerà nelle sue mani.
L’unica cosa di cui sono sicura è questa: tornare a casa è stato uno sbaglio perché mi ha fatto ricordare perfettamente tutto quello che ho perso e tutto quello che ho intenzione di riprendermi, anche con la forza.-
 


∞Angolo Autrice: Eccomi ! Insomma Hermione è terrorizzata dal dover tornare e rivivere tutte le cose terribile che ha provato in quella casa, eppure vi è costretta! eppure lo fa e quello che vede porta alla luce tutto quello che credeva aver sepolto, ma l'aiuta a comprendere anche le parole della Regina e quando la rivede si rende conto che senza di lei è una ragazza fragile, che senza quel muro l'oscurità può fluire liberamente, perchè capisce che c'è sempre stato qualcosa di oscuro ma lei le impediva di "infettarsi", ed adesso senza di lei è molto più difficile.
Robb Grey è la new entry della storia, onestamente non avevo previsto il suo arrivo ma quando mi sono resa conto che si è creato da solo, seriamente, non ho avuto voce in capitolo, ho capito come sfruttare il suo pontenziale e lo vedremo nei prossimi capitali.
Dove avrà un ruolo centrale!
Quindi spero che vi sia piaciuto e spero che mi lasciate le vostre impressioni, a Domenica!!
Spoiler:


-Oggi è stato uno dei giorni più devastanti della mia vita.- disse il ragazzo, facendosi avanti.
-Della tua vita?- chiese, non capendo.

 

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Capitolo 36
*** Look into my eyes ***


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Buona serata a tutti !!
Ieri sera non sono riuscita ad aggiornare poichè avevo gente a cena, e
oggi fra una cosa e l'altra sono arrivata in ritardo!
Ma eccomi comunque !
Quindi, spero che lo scorso capitolo vi sia piaciuto, insomma le cose stanno per cambiare ed Hermione
sta entrando dentro un nuovo circolo, quasi, vizioso.
Cosa succederà adesso?
Il processo non si può evitare e lei non è minimanente preparata!
Vediamo allora cosa ci aspetta :D
Look into my eyes
 
La Smaterializzazione le tolse il respiro e se non fosse stato per il braccio di Robb e del Capo Green si sarebbe ritrovata a terra, da quando si era lasciata andare a casa sua aveva perso la cognizione di se stessa.
-Stai bene?-
Scosse la testa in segno di diniego e provò a mettersi dritta e i suoi occhi catturarono una serie di immagini una dietro l’altra: Draco, Blaise e tutti i suoi amici le stavano venendo in contro, anche Narcissa e la sua espressione in qualche modo le fece capire che non aveva per niente un bell’aspetto.
Blaise e Daphne le arrivarono accanto nel momento esatto in cui le sue ginocchia cedettero nuovamente, lasciandola inerme.
-Hermione!- le mani di Blaise sulle sue spalle provarono a catturare la sua attenzione ma lei sapeva benissimo dov’era, sapeva benissimo che adesso l’incubo era finito.
-Lo giuro Blaise, sulla cosa più cara che ho al mondo.- disse, stringendo la maglietta del suo amico in una morsa glaciale, aveva bisogno di aggrapparsi a qualcosa che fosse reale, qualcosa che per lei rappresentava la speranza, -La pagheranno cara, gliela farò pagare e avrò finalmente la mia vendetta.
La Regina sa essere molto paziente, e fino a questo momento è stata messa in un angolo, in attesa ma tornerà, più forte, più potente e se li porterà tutti all’inferno.-
-Hermione cos’è successo?- chiese, posando la sua mano sulla sua, stringendo forte.
-Mi hanno fatto ricordare tutto il dolore che ho subito per colpa loro, Blaise. Tutto quello che credevo di aver dimenticato è stato portato indietro e ha fatto male.
Troppo male.
Ed è stata Lei a farmi aprire gli occhi.- sorrise, quasi ironicamente, -Credevo che Lei fosse solo odio, solo distruzione ma io ho bisogno di Lei.- sussurrò.
-No Hermione, lo sai anche tu. Lei non esiste.-
-Ti sbagli invece, non sai quanto.-
 
-Herm andiamo dentro, una doccia e poi riprenderemo a parlarne.- l’interruppe Ginny portandola via da Blaise.
Hermione si alzò con molta difficoltà e prima di essere portata dentro casa vide gli occhi di Draco preoccupati per lei, ma non riuscì a dargli la sicurezza che tanto bramava, anche lei era preoccupata.
-Aspetta, dobbiamo finire di parlare.-
Robb l’aiutò a tenersi in piedi e lei lo guardò.
-Non adesso.- dichiarò semplicemente.
-Quando?-
-Quando lo dirò io, semplicemente.- asserì guardandolo, vide Daphne soffermarsi su di loro e ritirò velocemente la mano per dirigersi con le ragazze dentro casa, cercando di scappare da tutto meno da se stessa e dalla verità che aveva appresso dopo tutto quel dolore.
 
***
 
Quando si chiuse la porta alle spalle, uno strano senso di sollievo si diffuse dentro il suo cuore, adesso poteva far crollare qualsiasi maschera, adesso poteva semplicemente lasciarsi andare e sperare che le sue amiche fossero pronte a raccogliere la tempesta che gli avrebbe riversato addosso.
Fece qualche passo avanti per poi lasciarsi cadere ai piedi del letto, e chiuse gli occhi, sperando di poter dimenticare tutto quello che aveva visto, tutto quello che aveva capito ma in cuor suo seppe che tutto quel dolore l’avrebbe semplicemente portata al passo successo, al livello successivo della sua esistenza e non era così pronta per quell’ennesimo cambiamento.
-Hermione, io e Blaise ci siamo preoccupati molto. Quando Draco ci ha detto che ti avevano obbligato a tornare a casa ci siamo precipitati qui, sappiamo bene cosa significa quella casa per te.-
-Era tutto come l’avevo lasciato. Io…- scosse la testa ed aprì gli occhi, -Sono stata così male.- disse invece non trovando le parole giuste per proseguire.
Ginny si abbassò e le strinse la mano, cercando di confortarla ma non ci riuscì, in quel momento era un guscio vuoto, nessuna emozione sarebbe riuscita a scalfirla.
-Tesoro… Non ho idea di cosa tu abbia provato ma noi siamo qui.
Siamo tutti qui per te e non andremo via.-
-Dovreste farlo.- alzò lo sguardo e quello che trasmise le fece paura, -Sarò di nuovo pericolosa per voi.-
-Perché vuoi farla tornare, non ti serve la Regina di Ghiaccio, sei Hermione adesso.-
-Qua ti sbagli Daphne, non sono mai stata solo Hermione, Lei è parte di me, una parte fondamentale e solo quando ho rimesso piede a casa ho capito quanto Lei mi sarebbe servita, quanto Lei fosse indispensabile per me.
Ho bisogno di Lei per affrontare l’oscurità, senza sono una bestia da macello.-
 
Improvvisamente la porta si aprì e il resto dei ragazzi fecero il loro ingresso, ma non le sfuggì lo sguardo di Robb quando la porta gli era stata chiusa in faccia, non era stato invitato ad entrare.
-Ehi…-
Draco si abbassò e le sfiorò il viso con una mano, cercando di sorridere.
-Voglio solo assicurarmi che tu stia bene.-
-Non sto bene.- rispose, senza sorridere.
-Perché ci sei tornata?-
-Non avevo scelta.- disse, guardando Blaise, -Mi hanno incastrata con la storia che nessuno può entrare a casa senza un Granger ad aprire i cancelli.-
-Avresti dovuto chiamare mio padre, ti avrebbe assistito e avrebbe fatto in modo che tu fossi tutelata.-
-Lo dovrò chiamare comunque, vuole che rilasci una deposizione il prima possibile.-
-Chi?-
-Robb Grey, uno degli Auror, anche Jon Green è d’accordo.-
-Lo contatto appena finiamo qua, ma prima voglio sapere cos’è successo.-
 
Il tono di Blaise la fece indietreggiare ancora di più, voleva che lei dicesse a tutti cosa aveva visto, voleva che lei fosse onesta con loro e voleva la verità per capire quanto fosse grave la situazione, ricordò le parole della ragazza nello specchio, la disperazione nei suoi occhi quando le aveva detto che aveva fatto esattamente il gioco di Voldemort e la paura che aveva mostrato quando l’aveva vista debole, arresa a tutto il dolore e la sofferenza che la sua stessa casa le aveva provocato, ricordò le parole che aveva rivolto agli Auror e per la prima volta dovette ammettere a se stessa che anche se aveva cacciato la Regina tempo addietro, relegandola lontano dalla sua vita, lontana da Draco, in quella casa l’aveva sentita davvero vicina, l’aveva sentita di nuovo una parte reale della sua persona, e aveva finalmente capito che Lei non era mai andata via davvero.
Stava aspettando il momento giusto per tornare.
-Ho fatto il gioco di Voldemort, sono tornata dove lui voleva che tornassi e ho avuto le allucinazioni.- confessò, alzando lo sguardo.
-Come il giorno prima?- chiese Draco.
-Sì, esatto. Solo che stavolta ho rivisto Bellatrix, mio padre, Voldemort e me stessa… Ho rivisto casa mia, il luogo in cui mi hanno torturato da quando ero piccola ma stavolta l’ho vista con un occhio diverso, io, adesso, sono diversa e mi sono resa conto che stavolta essere diversa non mi ha aiutato.
Sono crollata, sono crollata al peso dei ricordi, al peso del dolore che mi hanno provocato e delle torture subite, ho toccato la sedia che ho stretto per tutta l’estate, a cui mi sono aggrappata per salvarmi; il mio letto era ancora sporco del mio sangue, casa mia mi stava raccontando la mia storia.
E ne sono stata sopraffatta, senza la Regina di Ghiaccio non sono abbastanza forte per affrontare questo gioco, senza di lei non sono abbastanza forte per affrontare il processo, per affrontare nuovamente i miei demoni quando dovrò testimoniare, non lo sarò quando mi porteranno da uno strizzacervelli.-
-Credono che tu sia pazza?!- sbottò Draco, indignato e arrabbiato.
-Robb non ha detto che sono pazza, ma ammettilo Draco, avere le allucinazioni non è sinonimo di pazzia? Potrei pure esserlo e non essermene mai accorta, non mi sorprenderebbe vedendo mio padre!-
-Non sei pazza, e chi cazzo è questo poi per dire una cosa del genere?-
-Nessuno.- rispose semplicemente.
-Herm ti rendi conto che farla tornare sarà pericoloso? Ti rendi conto che sarà difficile per te fare quello che fai ora, vivere come vivi ora? Non sei felice di poter essere te stessa?- le chiese Ginny, dolcemente.
-Ci sono stati momenti in cui ho ringraziato Merlino di essermi liberata di Lei, di poter vivere finalmente la mia vita così come volevo io e non dietro una maschera, con finzione; ma dopo che l’ho chiusa in un cassetto, ho dovuto creare altre maschere, altre maschere per proteggermi perché essere me stessa non era sufficiente, non mi avrebbe salvata.
Quindi sono diventata un’altra Hermione, anche se ho mantenuto la mia solita facciata dovevo nascondere i miei incubi, dovevo nascondere la mia oscurità e oggi mi sono resa conto che io la mia oscurità non so tenerla a bada.
L’ha sempre fatto Lei.-
-Hermione tu sei lei.- disse Daphne.
-No, non è vero. Io non sono Lei, siamo due persone diverse, distinte e separate, e l’ho capito in quest’anno. Io e la Regina di Ghiaccio potremmo anche avere la stessa voce, muoverci allo stesso modo ma siamo due persone a parte, e lei aveva ragione.
Ha sempre avuto ragione ma io ho preferito non ascoltarla e ne ho pagate le conseguenze.-
-Amore ascoltami bene, tu non hai bisogno di Lei. Non ne hai mai avuto bisogno, sei una persona straordinaria senza di lei e sarai capace di lottare anche senza il suo aiuto. Non farlo, ascoltami, non farla tornare.
Non sappiamo quali saranno le conseguenze ma se avrai bisogno di supporto noi saremo con te, noi siamo reali.-
-Ciò che ho provato è reale Draco, ciò che mi hanno fatto è reale. E quello che sta per arrivare mi travolgerà in pieno, una tempesta così io non l’ho mai affrontata, non senza Lei al mio fianco e non mi posso permettere di annegare, non mi posso permettere il fallimento: per estirpare i miei demoni devo dare di più.
Ancora una volta devo sacrificare una parte di me stessa per ottenere qualcosa per il futuro.
Non posso chiederti di essere il mio scudo, non posso chiederlo neanche a Blaise o a Potter, io devo essere in grado di difendermi da sola perché se non lo farò Voldemort troverà il modo di farmi fallire, troverà il modo di farmi fare il suo gioco e io invece voglio vincere.-
-Stai azzardando troppo.- disse Harry.
 
Hermione raccolse le idee, per lei era difficile spiegare a parole quello che vedeva chiaramente nella sua mente o cercare di convincerli che la Regina di Ghiaccio era il male minore fra tutti quelli che avrebbe scelto, ma in qualche modo ci provò, doveva farlo per l’affetto che provava per loro, per tutti i sacrifici che avevano fatto per lei.
-Quando ho guardato attraverso lo specchio, io mi sono rivista in lei. Ho rivisto attraverso i suoi occhi chi sono stata e chi sarei diventata senza te, mi ha fatto paura comprendere quella parte di verità ma mi ha fatto più paura ancora comprendere che lei non era solo perfidia, lei era una barriera: una barriera tra me e Voldemort.
Senza questa barriera sono semplicemente Hermione, sono semplicemente me stessa: innamorata, spezzata, rotta.
Sono solo una ragazza dotata di grande capacità e con un germoglio di follia dentro al cuore, che sta crescendo ogni giorno, e questo mi rende più simile a Voldemort di quanto voi non pensiate.
Quando ho rimesso piede a casa e ho visto con i miei occhi tutto quello che Lei ha sopportato per me, mi sono resa conto che senza di lei sarei stata annientata tempo fa, lei è stata la promessa che mi ha tenuta in vita: io non sono Lei e Lei non è me.
Forse soffro di Disturbo della personalità multipla o forse c’è di peggio, ma ho capito che non posso affrontare questo da sola, neanche il vostro aiuto mi potrà salvare.
Quindi mi dispiace se non approviate il mio piano, mi dispiace creare nuovi problemi e farvi tornare al punto di partenza: senza di voi non sarei arrivata qua, non sarei la ragazza di oggi.
Ma questa ragazza non va bene per affrontare i demoni del passato, i demoni che sono stati rinchiusi per molto tempo, c’è bisogno di una persona più forte e quella non sono io.-
 
Hermione li guardò, ognuno di loro le aveva dato qualcosa nell’arco di quegli anni ad Hogwarts, ognuno di loro l’aveva salvata, accusata e mal giudicata ma erano comunque rimasti al suo fianco, a prescindere dalle sue scelte.
Ed adesso stava nuovamente chiedendo un atto di fiducia nei suoi confronti, un grande atto di fiducia che lei stessa avrebbe fatto verso di lei.
-Sono pronta.-
Anche se avevi chiuso con me?
-Non potrei mai abbandonarti Hermione. Mai. Io sono una parte di te, forse la parte che più odi o meglio la parte che loro odiano, ma non ti lascerò affrontare questo da sola.
Se tu cadi. Io cado. Se tu vinci. Io vinco. Lo faremo assieme.-
Lo spero, perché noi abbiamo fiducia in te.
“Ciecamente.”
 
***
 
Draco si passò una mano tra i capelli per scacciare lo stress ma non ci riuscì, osservava la porta dello studio di suo padre da una paio di ore, da quando Hermione vi era entrata con i Zabini e Lucius per parlare di quello che era successo e di quello che avrebbe dovuto fare da quel momento in poi.
E nonostante gli avessero detto che ci sarebbe voluto tempo non immagina tanto.
-Smettila di guardare quella porta, non scomparirà da un momento all’altro.-
Harry gli aveva appoggiato una mano sul braccio e alla fine Draco aveva ceduto, si era allontano dallo studio del padre e aveva raggiunto gli altri ragazzi in giardino; sua madre aveva chiesto che fossero preparate alcune cose da mangiare e da bere per occupare il tempo nell’attesa, ma con la coda dell’occhio non gli sfuggì la presenza di Grey e di Snow, ancora a casa sua.
-Cosa aspettano ad andare via?- chiese, non riuscendo a nascondere quanto uno di quei ragazzi lo irritasse.
-Stanno facendo il loro lavoro, lo sai.-
-Forse, ma quel Grey non mi piace.-
-Geloso, Malfoy?-
-Chiamalo intuito ma non mi piace.- disse, dirigendosi verso Ginny che stava bevendo un succo d’arancia.
-Credi anche tu che abbia fatto una cazzata, vero?-
Draco si sedette accanto a lei e osservò senza molto interesse ciò che gli elfi avevano preparato, rendendosi conto che avrebbe preferito un bicchiere di Whisky Incendiario ma non poteva permettersi niente del genere, doveva restare lucido per Hermione.
-Forse.- disse la rossa, guardandolo.
-Hermione ha fatto quello che andava fatto.- disse Daphne, avvicinandosi con i due Auror al seguito.
-Quindi sei dalla sua parte?- domandò incredulo.
-Sono sempre stata dalla sua parte, Draco. Sempre. Fin da quando avevamo cinque anni, sostengo Hermione nelle sue scelte, e io c’ero il giorno in cui ha scelto di creare la Regina di Ghiaccio e c’ero il giorno in cui le ho detto che quel muro sarebbe crollato quando si sarebbe innamorata veramente, quando essere desiderata non le sarebbe più bastato.
Ci sono sempre stata per lei, quindi sono con lei se crede che averla come alleata sia meglio di un’allucinazione.-
-Non sono d’accordo.- ammise, stringendosi nelle spalle.
-Forse la bionda qua non ha tutti i torti.- asserì Grey, tranquillo.
-E tu cosa ne sapresti scusami?-
-Ne so abbastanza da dirti ragazzino che non è un gioco quello cui state giocando, c’è un processo in corso, ed Hermione ne è dentro fino al collo.-
-Ragazzino?! So abbastanza bene a cosa va incontro la mia ragazza, grazie, ciò che mi chiedo, è cosa ne sai tu?-
Draco si alzò, di scatto. Quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, già colmo da tempo, aveva sopportato tutto per stare con Hermione, aveva fatto l’impossibile ma non accettava che un estraneo gli desse consigli sulla sua ragazza.
-Conoscevo Hermione, ad Hogwarts.- asserì invece, le mani all’interno delle tasche dei pantaloni e il mento alto.
-Tu cosa? Sei molto più grande di noi.-
-Adesso basta, Robb.- sibilò Daphne girandosi e congelandolo con lo sguardo.
-Il ragazzo voleva sapere.-
-Tu impara a tenere a bocca chiusa, per una volta.-
-Fa come dice la ragazza, amico.- gli suggerì Snow, seduto poco distante, -Non intendo Schiantare qualche ragazzino per la tua lingua lunga.-
-Che significa?- gli occhi di Draco si spostavano tra i presenti troppo velocemente e il suo cervello stava formulando ipotesi su ipotesi, solo per arrivare a una soluzione.
-Niente.- disse Daphne, sperando che la discussione finisse.
-Significa che so bene di chi sto parlando e so bene quello che ho visto oggi in quella casa. Conosco molto bene cosa la Magia Nera fa alle persone, e che uscire da quel vortice è più difficile del previsto e lei ha bisogno di tutto l’aiuto di questo mondo.
Anche della sua parte folle se ne sarà necessario, la Regina di Ghiaccio sa essere abbastanza convincente.-
-Tu come la conosci?- domandò a denti stretti, uscendo la bacchetta dalla tasca.
-Posa la bacchetta, potresti finire nei guai.- rispose calmo.
 
-Avete finito?-
La sua voce li congelò sul posto e tutti si voltarono a guardare Hermione, in piedi sotto il portico, le braccia conserte e gli occhi freddi, quasi inespressivi.
-Signorina Granger, domani andrò al Ministero per avviare le pratiche. La contatterò non appena avrò finito, Blaise sarà disponibile per ogni chiarimento se ne avesse bisogno.-
-Può chiamarmi Hermione, non c’è bisogno di tanta formalità.- sussurrò, guardando Blaise e il padre, -Ci conosciamo da abbastanza tempo da non averne bisogno.-
-Mio padre è uno all’antica, lo sai Herm.-
Blaise sorrise e suo padre si allontanò poco dopo, così i ragazzi si unirono al resto del gruppo, rimasto in silenzio, rimasto in attesa di avere, di ottenere qualche informazione.
Draco la guardò e cercò in lei i tratti della ragazza che amava, della ragazza che aveva riportato dall’oscurità tutte le volte che era stato necessario, ma in quel momento oltre al suo aspetto non vedeva niente: gli occhi erano freddi e lontani anni luce, come quella volta che si erano chiusi in se stessi, irraggiungibili anche a lui.
-Qual è il problema?- chiese, una volta avvicinatasi.
-Lascia stare Herm, solo troppo testosterone in giro.- disse Ginny, sperando di deviare la discussione.
Herm lo guardò e lui capì perfettamente che voleva leggergli dentro quello sguardo, leggergli dentro ma non glielo permise, ne avrebbero parlato dopo, solo loro due, ed avrebbero affrontato assieme quella discussione.
-Domani non ci sarà un’altra perquisizione, almeno fino a quando Zabini non torna con le nuove direttive.- disse risoluta verso gli Auror.
-Quando rilascerai la dichiarazione?-
-Appena il Wizengamot fisserà il giorno. Non aspetterò un minuto di più.-
-Perfetto, e per quanto riguarda…-
-Mi recherò al San Mungo personalmente dopo aver rilasciato la dichiarazione.-
-Tu non sei pazza.- disse il biondo, non riuscendo a trattenersi.
Hermione abbassò gli occhi, e non rispose per alcuni secondi come se cercasse di credere alle parole di Draco.
-Forse non lo sono ma se sarà qualcuno a dirmelo molto meglio così. Non credi?- chiese, guardandolo.
-Continuo a non approvare questo piano.-
-Non puoi fare niente per farmi cambiare idea.- sussurrò.
-Noi andiamo, aspettiamo notizie il prima possibile o Green piomberà qui pronto a tutto pur di andare avanti.-
-Lo so.-
Hermione guardò Robb e li seguì mentre gli Auror decisero di andarsene, li vide parlare a bassa voce, ed Hermione con un secco gesto della mano gli fece capire che la discussione era conclusa ancora prima che potesse veramente iniziare, li accompagnò dentro e sparì dietro le porte a vetri.
 
-Non mi piace questa sensazione.- disse, guardando Harry e scorgendo lo sguardo che Blaise scambiò con Daphne, così si voltò a guardarli.
-Perché non me lo dite? Siamo amici o no?-
-Lo siamo, ma a prescindere da questo l’unica che può dire qualcosa in merito è Hermione.-
-Non capisco.-
-Se posso darti un consiglio: lascia stare Draco. Adesso non avete bisogno anche di questo, non avete bisogno di altri problemi. Concentrati su di lei, sul processo, lascia perdere ciò che non è importante.-
-Come posso concentrarmi su di lei quando lei non mi coinvolge più nelle sue decisioni? Come posso dargli anima e corpo se adesso lei non è più mia, ma è sua, della Regina, come posso lasciare stare quando sento perfettamente che c’è qualcosa.-
-Lo puoi fare per amore.-
-Faccio tutto per amore, ma l’amore ogni tanto non basta. Ci vuole anche la fiducia.-
-Amico.- Harry gli posò una mano sulla spalla e lo guardò, -Qualsiasi cosa tu stia pensando su di lei, abbandonala ancor prima che faccia le radici, ascolta Daphne e Blaise e concentrarti su altro, qualsiasi cosa sia può aspettare, avete sofferto molto ed avete lottato molto, non potete dividervi ora.-
-E se fosse troppo tardi?- domandò il biondo allontanandosi dai suoi amici, ed abbassando lo sguardo.
Non si era mai sentito così solo come in quel momento.
 
***
 
Aveva saltato la cena con i Malfoy non riuscendo a sopportare lo sguardo afflitto dell’uomo che amava, non riuscendo a sopportare cosa il suo sguardo le provocava dentro.
Dolore. Disperazione. Rabbia. Solitudine.
Lui non aveva capito il motivo della sua scelta, non aveva capito quanto fosse indispensabile per lei avere un’altra alleata dalla sua parte, quanto lei fosse necessaria per non crollare, per non spezzarsi.
Hermione si alzò dal letto per posare un libro sulla scrivania, neanche la lettura l’aveva aiutata, aveva ancora in mente la discussione che aveva affrontato con il padre di Blaise: il Magiavvocato che si sarebbe occupato del suo caso.
In quelle ore aveva messo a nudo la sua anima, raccontando i dettagli più scabrosi della sua vita, ed anche se non era arrivata a raccontare tutto, poter dire quelle cose a voce alta era stata una specie di liberazione.
Un peso in meno da portare sulla sua fragile schiena, già deturpata dalla violenza del padre.
Un rumore leggero la fece voltare e vide Draco entrare nella sua stanza, il viso ancora mostrava la sua disapprovazione e qualche altra emozione cui preferì non attribuire alcun nome, o ne sarebbe rimasta scottata.
-Non sei scesa per la cena.-
-Non avevo fame, oggi… La giornata di oggi è stata abbastanza impegnativa.- disse, cercando di riportare indietro i ricordi di quella mattinata, cercando di sigillare il dolore che aveva provato al cuore per tutto quel tempo e stranamente ci riuscì.
 
-Ci penso io a te.-
 
-Oggi è stato uno dei giorni più devastanti della mia vita.- disse il ragazzo, facendosi avanti.
-Della tua vita?- chiese, non capendo.
-Non ho potuto fare niente per aiutarti e tu non hai minimamente preso in considerazione le mie parole o le mie idee, anzi hai preferito ascoltare Robb.-
-Cosa vuoi chiedermi in realtà Draco? È da quando sono tornata che vuoi farlo, da quando mi hai visto parlare con lui, quindi se vuoi chiedere fallo. Solo non giocare con me con le parole, perché per quanto tu creda che io non ti abbia ascoltato, sono stata la persona più combattuta del mondo e non poterti ascoltare mi ha devastato.
Ma a quanto pare oggi è stato il giorno più brutto della TUA vita. Non della mia.-
-Lo sai cosa intendevo.-
-No, invece. Chiedi adesso o non farlo più.-
 
Hermione lo guardò negli occhi e vi lesse qualcosa che non le piacque, qualcosa che non aveva mai visto negli occhi di Draco ma che in fondo conosceva bene.
La gelosia era una bestia feroce e metteva radici insidiose nel cuore delle persone.
Lei non era mai stata gelosa di nessuno nella sua vita, aveva sempre avuto tutto dai suoi genitori prima che barattassero la loro anima per il potere, ed anche dopo grazie al suo patrimonio aveva sempre avuto tutto sul piano materiale e fino all’arrivo di Draco non era neanche stata gelosa dei ragazzi con cui usciva, nessuno per lei era stato davvero importante.
Solo lui, solo Draco, ma nonostante questa consapevolezza non gli aveva mai tappato le ali. Non lo avrebbe permesso, anche perché conosceva bene quel sentimento.
-Cosa c’è stato tra te e Robb? Lui ti conosce ma conosce anche la Regina di Ghiaccio, quindi sa chi eri ad Hogwarts, come fa a saperlo se è più grande di noi?-
-Si lo conosco, ma mi sono ricordata di lui solo questa mattina, quando siamo arrivati a casa mia. Niente di rilevante.-
-Cazzo Hermione.- batté la mano contro la scrivania e la guardò: i capelli scombinati e il volto leggermente contratto dalla rabbia, la spaesarono visibilmente.
-Cosa c’è stato?! Lo so che c’è stato qualcosa, lo vedo da come gli parli! Tu non parli a nessuno in quel modo, a meno che non sia qualcuno che conosci in qualche modo.-
-Perché vuoi saperlo? Non ha nessuna importanza adesso, lui non è importante adesso.-
-Invece lo è! Perché hai preferito ascoltare i suoi consigli e non i miei, lo è perché ti sei affidata a un estraneo e non al tuo ragazzo.-
 
Hermione scosse la testa e lo guardò con rammarico, Draco non aveva capito il vero motivo per cui aveva fatto quello che aveva fatto, non aveva capito che tutto dipendeva da un bene più grande.
 
Se non sono in grado di proteggere me stessa, non sarò in grado di proteggere neanche te.
“Se la tempesta dovesse arrivare e lui ne fosse coinvolto, noi ne moriremo. Niente avrebbe più senso, senza di lui.”
-Ma lui non ha capito che tutto quello che facciamo, tutto quello che fate, voi lo fate per lui. Sempre.-
 
-Siamo stati assieme quando io ero al terzo anno. Non è stata una storia seria o che abbia avuto significato, il giorno dopo non ci siamo neanche salutati; lui è più grande di noi di tre anni.-
Vide Draco rabbuiarsi cercando ci comprendere le sue parole, non aveva avuto il coraggio di dirle esplicitamente ma sapeva che avrebbe capito in fondo.
-Ci sei stata a letto?- domandò squadrandola da capo a piedi.
-Draco…-
Hermione scosse la testa e si morse il labbro fino a farsi male, quella conversazione avrebbe portato solo dolore, solo molto dolore all’interno della loro relazione eppure lui voleva sapere, a tutti i costi.
-Rispondi.-
-Solo per togliermi l’impiccio della prima volta. Ero un’altra ragazza prima che faceva cose discutibili, cui non dava importava al valore di altre, non giudicarmi per quello che ho fatto.
Sono diversa adesso.-
-Lo sapevo io che c’entrava questo, speravo solo di potermi sbagliare.- disse, amareggiato.
-Perché? Cosa cambia per te? Io non sono più quella ragazza, non faccio più quelle cose.-
-Eppure non ti è venuto difficile entrare nel letto di Fred Weasley, due anni fa.-
-Cosa c’entra? Perché usi ora la storia di Fred? Credevo che fosse il nostro passato, io non stavo con te, ed ho preso una scelta anche se sbagliata, ma era una mia scelta.-
-Non riesco a crederci.-
 
Hermione si avvicinò e gli prese il braccio, per incontrare i suoi occhi, distanti, pieni di rabbia e di delusione nei suoi confronti. L’aveva deluso.
-Ti avevo già detto che ero la ragazza che prendeva tutte le scelte sbagliate, ti avevo già detto che una volta ero un’altra ragazza.
Quella ragazza sbagliava spesso e non dava valore alle cose, non avevo idea che Robb fosse quel ragazzo quando l’ho visto l’altro ieri, non avevo idea che avrebbe riportato a galla un pezzo del mio passato ma lui per me non è niente, come non è niente neanche Fred.
Loro erano prima di te, prima che io dessi il mio cuore a qualcuno, prima che qualcuno mi facesse innamorare.
Quindi non giudicarmi per chi sono stata, non sarebbe giusto. Non posso giustificarmi per quello che ho fatto, perché quando ho fatto quelle cose, io non ti conoscevo.-
-Sai cos’è la cosa che mi fa più male? Non è il fatto di sapere che tu sia stata anche con Robb ma il fatto che sei tornata ad essere quella ragazza di una volta.
Facendo tornare la Regina sarai di nuovo quella ragazza, quella che prende le scelte sbagliate e che sbaglia, sbaglia e sbaglia e io questo non posso sopportalo. Posso sopportare di tutto per te ed ho sopportato di tutto per te, ma non puoi chiedermi anche questo.-
-Io non posso?- Hermione lo lasciò andare come se si fosse bruciata.
-Avevi detto di avere fiducia in me, avevi detto che saresti stato al mio fianco durante la tempesta, avevi detto che ci SARESTI STATO! Nonostante tutto mi hai sempre detto che non mi avresti mai abbandonato perché avresti visto dietro la maschere sempre e solo Hermione, mi hai già amato quando sono stata lei, ed è stato il tuo amore a darmi la forza di togliermi la maschera per te, ed è quello che sto facendo ora: non ti parlerei mai attraverso di lei, non ti guarderei mai con i suoi occhi.
Lei mi serve per altro, mi serve per vincere.
E mi sembra di poterti chiedere questo, io POSSO chiederti di sopportare questo per me, perché io per te ho fatto di tutto!- urlò, guardandolo e dovette asciugarsi gli occhi per vederlo bene.
-Io per te ho fatto di tutto, ho preso il Marchio, ho fatto la spia ed ho alzato la bacchetta contro mio padre. Io ti ho dato tutto Draco, tutto.
Hai ogni piccola parte di me eppure non ti basta. Adesso guardami negli occhi e dimmi che mi ami, dimmi che ci lasceremo alle spalle tutta questa storia e che affronteremo assieme tutto quello che verrà.
Fallo ed io saprò che andrà tutto bene, fallo e ci sarà speranza per noi.
Fallo ed io riuscirò ad affrontare ciò che Voldemort ha in serbo per me, perché io sto facendo tutto questo per te.- sussurrò, avvicinandosi a lui, molto.
Hermione non era mai stata eccessivamente romantica nella sua vita, solo a Draco aveva concesso quel suo lato, solo a lui aveva dato l’amore che per tutta la vita le era stato negato e lui l’aveva sempre preso, l’aveva sempre ricambiata ma in quel momento non scorgeva amore nei suoi occhi.
Era lui quello distante, lui quello irraggiungibile e capì perfettamente come si era sentito tutte quelle volte che era stata lei a farlo, lei ad allontanarsi, ma capì che anche che lei lo aveva fatto solo per proteggerlo, lui era il bene più grande da proteggere a ogni costo, anche a costo della sua vita e della sua felicità mentre lui adesso si stava nascondendo da lei solo per un capriccio, solo per ripicca, solo perché lei non era come tutte le altre.
Non era buona come tutte le altre.
-Non posso farlo.- sussurrò, indietreggiando.
-Stavolta non posso essere la tua ancora. Non posso.- disse, uscendo velocemente dalla sua camera.
Hermione annuì nel silenzio e nella solitudine della sua stanza, per la prima volta da quando si erano messi assieme Draco Malfoy le aveva spezzato il cuore e si era portato via un pezzo di Hermione, che non sarebbe più tornato indietro.
 



∞Angolo Autrice: Eccoci qui! Questo è un pò il capitolo che tira le somme dei precedenti.
Hermione torna a casa e ovviamente nulla va come previsto, anche la sua reazione non era prevedibile. non credeva che far tornare la Regina di Ghiaccio sarebbe stata una buona idea, poichè tutte le volte che l'aveva usato le si era sempre rivoltata contro, mostrando un Hermione non vera, ma si è dovuta rendere conto che le sue parole erano reali.
Insomma la Regina ha sempre svolto un ruolo fondamentale nella sua vita quando questa aveva poca importanza, ma adesso tutto è cambiato e anche loro dovranno trovare un nuovo equilibrio.
Draco non ha preso molto bene questa sua decisione, può avere finalmente la vera Hermione tutta per se e già la deve dividere con la Regina e con gli Auror, o meglio con Robb, che sembra conoscerla e alla fine scopre quell'amara verità che Hermione aveva rivelato solo a pochi.
E questo non fa altro che peggiorare la situazione, dal suo punto di vista Draco è convinto che la Regina la possa portare sulla cattiva strada, la possa far tornare a quei tempi ma ciò che Hemrione vuole fare non è un ritorno al passato, vuole salvare il ragazzo che ama, ma non può farlo nelle sue condizioni e lui decide di voltarle le spalle.
Questa situazione non sarà facile e ne subiranno le conseguenze....
Come sempre grazie a tutti voi per averla laetta, vi lascio allo
Spoiler:


"
Tell me that you'll be the good one, good one 
Baby, I just need one good one to stay"
 

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Capitolo 37
*** Million Reasons ***


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Buonaserata ragazzi!
Ecco un nuovo capitolo, sono leggermente in anticipo ma 
domani parto per la neve, proverò ad aggiornare anche fuori, 
poichè il successivo capitolo è pronto ma non prometto niente, 
così vi lascio a questo, almeno sono sicura che mi penserete durante la settimana !!
XOXO

Million Reasons
 
Le settimane che seguirono quella discussione furono le più pesanti per Hermione, aveva smesso di dormire la notte, costantemente inerme a guardare il soffitto, il cuore che le pulsava dolorosamente in attesa che qualcosa la strappasse via da quello stato di ansia, ma non era mai successo niente.
Niente era cambiato.
Se la notte l’ansia non la lasciava stare, tormentandola fino a quando le lacrime non le avessero bagnato il viso, anche il giorno era una continua lotta alla sopravvivenza e lui non stava rendendo le cose facili.
 
You're giving me a million reasons to let you go 
You're giving me a million reasons to quit the show 
You're givin' me a million reasons 
Give me a million reasons 
Givin' me a million reasons 
About a million reasons

 
Draco le aveva rivolto la parola solo lo stretto necessario e in quei rari momenti mandavano avanti una farsa per i suoi genitori.
Solo per illuderli che loro stessero bene, che loro stessero affrontando assieme il processo, che lui ci sarebbe sempre stato per lei.
Ma in realtà niente di tutto quello che dicevano in pubblico, era la verità, lui non la guardava più in quel modo, anzi le stava dando mille motivi per andarsene.
Hermione lo aveva capito quando era tornata dal Ministero, accompagnata dagli Auror e da Lucius dopo che si era recata per rilasciare la sua dichiarazione, dopo ore in cui i membri del Wizengamot avevano esaminato la sua testimonianza e rimandato al processo l’analisi sui ricordi e usato il Veritaserum su di lei per essere certi delle sue parole, era tornata casa: stanca, stremata e a pezzi e in quel momento si era resa conto che l’unica cosa al mondo che l’avrebbe fatta sorridere sarebbe stata lui.
Ma quando Draco l’aveva vista entrare, quando aveva visto il suo sorriso, lui le aveva semplicemente voltato le spalle, allontanandosi da lei.
Così la Regina l’aveva aiutata a mantenere la sua facciata, a mostrare un Hermione forte mentre discuteva con Jon Green e Robb sul da farsi e fissava un appuntamento con Zabini, mentre la vera Hermione crollava a terra al solo pensiero del burrone che si era creato tra lei e Draco.
Mille motivi per andarsene eppure era ancora lì.
 
If I had a highway, I would run for the hills 
If you could find a dry way, I'd forever be still 
But you're giving me a million reasons 
Give me a million reasons 
Givin' me a million reasons 
About a million reasons 


I bow down to pray 
I try to make the worst seem better 
Lord, show me the way 
To cut through all his worn out leather 
I've got a hundred million reasons to walk away 
But baby, I just need one good one to stay

 
 
In realtà stava aspettando un segno, una parola, qualsiasi cosa che li potesse far riavvicinare, che li riportasse a prima di quel giorno.
Non era ancora riuscita a dimenticare la delusione che aveva letto nel suo viso, un’emozione così non l’aveva mai provata Draco e sapere che era stata lei a causarla le stava logorando il cuore, l’anima.
Non si era mai sentita così in colpa in vita sua, nonostante tutti gli sbagli aveva sempre dormito con la coscienza a posto, nonostante tutte le cose brutte non aveva creduto di potersi sentire in colpa, eppure lui era riuscito a farla sentire così.
Era stata una stupida ragazzina che aveva paura dell’amore e che conosceva solo l’odio che i genitori le avevano inculcato a furia di punizione, la sua prima volta era stata a mala pena passabile e non ci aveva più pensato, non era stata importata, Robb non era stato nessuno per lei a quei tempi: solo un ragazzo più grande che era rimasto fregato dal suo viso e dal suo corpo.
Dopo di lui ce n’erano stati altri, altri ragazzi per cui non valeva la pena preoccuparsi, altri ragazzi che non aveva mai amato, altre persone con cui aveva intrecciato la sua vita solo per un istante, per poi scappare via, persone che forse se lei fosse stata diversa le avrebbero potuto lasciare un segno indelebile, ma lei non lo aveva mai permesso.
Non aveva mai permesso a nessuno di conoscere Hermione, ma solo il suo alter-ego.
Questo privilegio lo aveva avuto solo Draco, eppure adesso anche lui le aveva voltato le spalle.
Ed era venuta a patti con una delle più amare verità che si era ripetuta fino alla fine e che aveva poi platealmente ignorato: l’amore rende deboli.
 
-E tu vivi in una famiglia in cui non puoi permetterti questo sentimento.-
 
Eppure aveva fatto tutto l’opposto, eppure aveva creduto nell’amore, aveva dato un milione di motivi a Draco per amarla, eppure lui ne aveva scelto uno solo per mandarla via.
 
Head stuck in a cycle, I look off and I stare 
It's like that I've stopped breathing, but completely aware 
'Cause you're giving me a million reasons 
Give me a million reasons 
Givin' me a million reasons 
About a million reasons
And if you say something that you might even mean 
It's hard to even fathom which parts I should believe 
'Cause you're giving me a million reasons 
Give me a million reasons 
Givin' me a million reasons 
About a million reasons


-Hermione? Sei tra noi?-
La ragazza alzò lo sguardo e il viso di Robb gli apparve poco distante, guardò ancora più in alto e il cielo nuvoloso in quel momento rispecchiò i suoi sentimenti, non si era mai sentita così triste in vita sua, così rotta.
Così marcia.
-Stai bene?-
-Se mi stai chiedendo se per caso ho visto Voldemort o mio padre, la mia risposta è no. Ho altro per la testa che soffermarmi sulle mie visioni.-
Hermione guardò verso la sua casa, era stata costretta a tornarci nonostante la sua testimonianza e nonostante il fatto che il Wizengamot credesse alle sue parole, nonostante non avessero esaminato i suoi ricordi, ritenevano indispensabile acquisire quante più prove possibili per avallare le sue richieste e questo voleva dire tornare a casa sua.
Dove tutto era iniziato.
Era la terza volta che ci tornava da quel primo giorno, dal giorno in cui aveva perso tutto nuovamente, dal giorno in cui aveva perso Draco e la situazione non era cambiata.
Continuava a vederli, si aggiravano per la casa come nella sua mente, i fantasmi di tutte le persone che l’avevano perseguitata, distrutta e resa la persona di adesso, solo che ora aveva una nuova alleata su cui poter contare, un’alleata potente che la stava aiutando esattamente come aveva pianificato.
La Regina di Ghiaccio era un’arma preziosa e lei aveva imparato ad usarla nel migliore dei modi.
 
-Ancora non vi parlate?-
Robb si sedette accanto a lei sulla panchina in giardino, aveva preferito passare lì quella visita, invece che accompagnarli all’interno: quella volta il dolore che aveva provato uscendo da Casa Malfoy l’aveva quasi ricondotta a quell’Hermione spezzata e in crisi con se stessa e sapeva bene quella ragazza non avrebbe retto il peso dei ricordi.
-E´complicato.- sussurrò, abbassando lo sguardo sulle proprie braccia martoriate.
-Tutti dicono sempre così, ma credo che sia abbastanza semplice come cosa, no?-
-Forse.- si passò una mano sulle cicatrici che ogni giorno le raccontavano un dolore diverso, un Hermione diversa.
-Tu non sei le cicatrici che porti, ma la ragazza che desideri essere per te stessa. Questi sono solo segni, indelebili, che ti ricorderanno sempre una vita passata e un dolore persistente, ma sono segni, non determinano chi tu sia in realtà.-
-Neanche questo?- indicò il Marchio Nero, l’unico segno che l’avrebbe condotta all’abisso e che l’avrebbe fatta affondare.
-No, neanche quello. Lo hai fatto per amore, e anche se non mi reputo un esperto in questo, credo che tu debba andarne fiera, insomma, lo hai salvato. Lo hai salvato da Voldemort, forse un’altra non ci sarebbe riuscita.-
-Forse un’altra non lo avrebbe sottoposto a questo pericolo.-
-Credi di essere tu il problema? Perché non sei come le altre? Hermione, tu non sei come le altre!- disse guardandola negli occhi, -E ringrazia Merlino, è proprio questo che ti rende unica.-
-Credo che ti stai confondendo con un’altra ragazza, io non sono unica. Io sono una pessima ragazza, ed è proprio questo mio modo di essere che me lo ha portato via.-
-Non lo sapeva chi eri? Non lo avevi avvisato su chi fossi stata, una volta?-
-Certo, certo che l’ho fatto! Gli ho sempre detto che quell’Hermione era diversa, che faceva cose sbagliate… Cose brutte, eppure lui mi ha sempre detto che quello era il mio passato, che non avrebbe mai determinato il nostro rapporto, eppure lo ha fatto.
Lui adesso sa che tipo di ragazza sono stata.- disse, rispondendo, rendendosi conto con amarezza come la vedesse Draco adesso.
-Sono una poco di buono per lui.-
-Sei stata molte cose, ma non ti ho mai visto come una puttana, Hermione.-
-Forse non lo sono nel senso stretto della parola, ma a quanto pare il mio ragazzo pensa che sia così.- ruggì in preda alla rabbia che per più di una settimana aveva tenuto nascosta, gelosamente e segretamente nel suo cuore, per non cedere a quel sentimento che l’avrebbe consumata.
-Se hai bisogno di sfogarti fallo, urla con me, prendimi a calci o schiantami. Non mi offenderò, ho da dirti solo una cosa.- la guardò negli occhi e Hermione non riuscì a discostarsi da quello sguardo, dovette ammettere a se stessa che era maledettamente bravo in quello che faceva.
-Sei stata un determinato tipo di ragazza, ed io lo so bene chi sei stata.
Le scelte che tu hai preso durante quegli anni sono state dettate da un dolore di fondo, dalla mancanza che i tuoi genitori hanno causato al tuo cuore, ma non per questo sei stata una puttana.
Non avevi un ragazzo fisso perché per te non era importante avere qualcuno che ti amasse, che ti desse quello che hai sempre gelosamente desiderato, e le tue scelte ti hanno portato ad essere la Regina: una ragazza forte, decisa che ha sempre e solo contato su se stessa.
Fino a quando lui non è entrato nella tua vita, allora l’amore che hai sempre creduto di non meritare ti è sembrato invece legittimo e nessuno mai ti accuserà per avere desiderato qualcosa di così importante nella tua vita.
Le tue scelte ti hanno portata a lui, sei la ragazza che sei per le tue scelte e non lasciare che questo determini chi diventerai in futuro, forse se non fossi stata quella ragazza Draco non ti avrebbe neanche visto, forse non ti avrebbe mai amato, e quello che lui crede di te è solo un enorme cazzata.
Non sei una puttana Hermione, nel modo più sicuro. Sei solo una persona che è stata ferita dalla vita, troppe volte e che ancora sta cercando il suo posto nel mondo.-
 
Hey, ehh, ehh, eyy 
Baby I'm bleedin', bleedin' 
Stay, ehh, ehhy 
Can't you give me what I'm needin', needin' 
Every heartbreak makes it hard to keep the faith 
But baby, I just need one good one 
Good one, good one, good one, good one, good one

 
-Come fai a sapere tutte queste cose di me? Come fai a sapere chi sono io davvero? Ti ho lasciato il giorno dopo, fregandomene di te e di tutto il resto.
Mi stai dolo dicendo quello di cui io ho bisogno, eppure so per certo che Draco non la pensa come te: lui non vede in me tutto questo.
Non più.
Adesso vede solo chi sono stata, la persona brutta che ero e questo mi fa sentire marcia di fronte a lui, marcia dentro.
Non mi sono mai sentita così in tutta la mia vita, eppure se mi desse un solo buon motivo per restare, io lo farei.
Resterei per lui.-
-Allora torna da lui e cerca quel motivo. Fallo per te stessa per una volta, pretendi qualcosa solo per te stessa.-
Hermione abbassò lo sguardo, non era sicura che ci sarebbe riuscita, non era sicura più di niente: Draco aveva abbattuto le sue certezze come se fossero state fatte di sabbia, e non era ancora riuscita a ricomporle.
In quel momento il cuore era di nuovo diviso, in quel momento Hermione era combatutta tra tutte le sue svariate forme e questo tipo di indecisione la stava portando lentamente alla follia.
 
***
 
 
-Hai deciso di non parlarmi mai più?-
Lo bloccò fuori dalla sua camera da letto, sbarrandogli con il braccio l’accesso al corridoio; ci aveva pensanto a lungo su cosa dirgli, ma soprattutto di trovare il momento più giusto per parlargli, ma alla fine si era resa conto che nessun motivo sarebbe stato giusto, o perfetto, nelle loro condizioni il momento giusto non sarebbe mai arrivato.
-Lasciami passare.-
-Ho bisogno di parlare con te, Draco.- disse a denti stretti, non demordendo.
Era andata da lui con l’intendo di ottenere qualcosa e non l’avrebbe lasciato andare di nuovo, senza combattere, soprattutto se in quegli anni passati assieme aveva capito una cosa sola, forse la più importante: Hermione aveva bisogno di Draco, nonostante la sua corazza, la vera Hermione senza di lui era niente.
Se non un ammasso di ricordi, di cicatrici e di dolore che l’avrebbero portata giù.
-Cosa vuoi da me?- le chiese, senza guardarla negli occhi, astendendosi ancora da quel contatto che lei cercava, o meglio agognava.
-Vieni.- lo trascinò senza pensarci in camera sua e chiuse la porta alle sue spalle.
Per un solo momento si beò della sua presenza, durante quelle settimane non lo aveva più visto così da vicino e per un solo momento si illuse che tutto fosse tornato a posto, che lui fosse tornato da lei, per sempre.
 
Ma come ogni favola, anche quella durò il tempo di un battito di ciglia, poiché Hermione lesse l’marezza nei suoi occhi che ancora non avevano incrociato i suoi, lesse l’astio dal suo corpo rigido e contratto e lontano, irremediabilmente, dal suo.
 
When I bow down to pray 
I try to make the worst seem better 
Lord, show me the way 
To cut through all his worn out leather 
I've got a hundred million reasons to walk away 
But baby, I just need one good one, good one 
Tell me that you'll be the good one, good one 
Baby, I just need one good one to stay
 

-Sono settimane che siamo ai ferri corti, sono settimane che ti ho concesso il tuo spazio. Settimane che ti guardo da lontano nella speranza di incrociare, veramente, il tuo sguardo e che tu mi dia un buon motivo per restare.
Uno solo.
Anche perché lo so cosa stai facendo, mi stai allontanando da te. Mi stai facendo provare quello che io stessa ti sto facendo patire, e va bene ho capito: fa male.
Draco fa maledettamente male senza di te, non riesco più dormire la notte e la mattina mi sento l’ombra di me stessa, ed ho paura di dover affrontare la seduta da sola, il processo, la mia vita senza di te mi fa paura.
Lo sai che non sono una persona romantica, lo sai che sono una persona tutta d’un pezzo, ma con te, per te farei di tutto, anche pregare che tu mi guardi di nuovo come una volta, anche pregare il tuo perdono.-
Draco rimase in silenzio per lungo tempo ed Hermione abbassò di nuovo lo sguardo, ce la stava mettendo tutta per fargli capire quanto non fosse quella ragazza di cui lui aveva così tanta paura, stava provando a fargli capire che per lui sarebbe stata sempre e solo Hermione, la Regina di Ghiaccio non avrebbe mai determinato il loro rapporto, non avrebbe mai preso o preteso il suo posto, era solo una comparsa: doveva entrare in scena nel momento più opportuno, per salvarla.
Solo che lui aveva deciso di non vedere quella parte, di non assistere allo spettacolo, se n’era tirato fuori prima che potesse realmente capire il perché lei aveva preso quella scelta.
-Se sei disposta a implorare il mio perdono perché non lo fai?-
-Come?- Hermione lo guardò, si era distratta, persa tra i suoi pensieri e credeva di non aver capito, o almeno sperava di non aver capito.
-Implora il mio perdono.- disse come se le avesse chiesto il tempo fuori dalla finestra.
Hermione lo guardò negli occhi, per quel poco che riuscì, ma non lesse l’anima del ragazzo che aveva varcato il suo muro, non vi lesse niente: solo dolore, solo rabbia.
Ed era stata lei a renderlo in quel modo.
Era stata davvero lei a trasformare Draco in quella persona?
 
Si.
-No, non sei stata tu. Non lo hai costretto a venire a patti con quei sentimenti, lui ha semplicemente deciso che odiarti sarebbe stato molto più semplice che assecondarti ancora.-
L’ho perso, l’ho perso per sempre.
-Vi ritroverete. Forse non ora, forse non domani, ma un giorno lui tornerà da te e quel giorno potrai essere la persona che hai sempre sognato di essere, senza di me, senza la maschera.-
“Ascoltala.”
Quella Hermione non esisterà mai, io sono questo e quello che sono mi sta anche bene, ho imparato ad accettarlo, ma non rovinerò la sua vita per questo.
Lo amo così tanto che sono disposta a lasciarlo andare, se stare senza di me lo renderà felice, sono disposta a farmi da parte se questo lo farà tornare Draco.
Purtroppo quando ho compreso che l’amore rende deboli, non avevo compreso che l’amore cambia le persone.
Io sono cambiata grazie a lui, forse non sono una brava persona, ma sono migliore di prima, lui per colpa mia è diventato l’ombra di se stesso e questo non me lo perdonerò mai.
Mai.
Sopporterò anche questo peso sulle mie spalle.
 
-No, non posso farlo.- disse, guardandolo e per una delle rare volte mettendo a nudo la sua anima per lui, come lui aveva fatto tanto di quelle volte per lei.
-Non implorerò il tuo perdono perché tu non me lo avresti neanche dovuto chiedere, perché se tu mi ami e se io ti amo questo non sarebbe dovuto succedere.
Ma invece è successo e forse è successo perché io non ti ho amato abbastanza da proteggerti dagli effetti negativi della mia vita e me ne prenderò le colpe, lo faccio sempre.
Quindi Draco puoi continuare ad odiarmi se vuoi per la persona che sono stata prima di te, per quell’Hermione che neanche ti conosceva, che neanche ti amava, ma non ti permetterò di odiare la persona che sono adesso.
Preferisco andare via ora e ricordarti come sono, che farmi odiare per chi non sono più, perché io sono di più, forse non migliore ma sono diversa, anche grazie a te.-
Herm fece un passo indietro, un passo indietro e lontano da lui, un passo indietro da quello che rappresentavano, e dalla possibilità di essere una persona migliore; senza di lui non aveva senso migliorare, senza di lui niente aveva senso.
Era sola adesso.
Era di nuovo sola, e in quell’oscurità lo avrebbe protetto.
-Ti avevo chiesto di darmi solo una ragione per restare, ma hai preferito darmi una ragione per andare via. E mi sta bene così, non ti implorerò, non supplicherò per tornare tra le tue braccia, perché in questo momento tu non hai bisogno di me, hai solo bisogno di ritrovare te stesso, di tornare ad essere quella persone che mi ha insegnato ad amare e che ho amato più di tutto nella mia vita.
Più di me stessa.
Quindi, mi sta bene così, alla fine.- un altro passo lontano da lui, che neanche la stava guardando, che neanche la stava fermando.
Si stavano dicendo addio?
 
Sì.
Mi sta lasciando andare.
 
Hermione si morse il labbro per non lasciare andare le lacrime e toccò con le mani la maniglia della porta, lo guardò un ultima volta e fece sua quell’immagine: non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo.
Si era preso un pezzo del suo cuore e lei lo aveva lasciato fare, adesso si era preso la sua anima e neanche questa volta se la sarebbe ripresa, per una volta Hermione aveva capito che lasciarsi amare era stata la cosa migliore della sua vita e che se non avesse mai provato quel sentimento se ne sarebbe pentita per il resto della sua vita.
Aprì la porta e sorrise amaramente, non aveva mai provato quel vuoto all’altezza del petto ma nonostante il dolore si voltò e corse via, lontano da lui.
Lontano da Draco.


∞Angolo Autrice: Eccoci qui, Hermione e Draco si sono lentamente separati e per il momento non sanno che strada prendere.
Devo ammettere che quando ho scritto il capitolo neanche io lo sapevo, per questo non ne sono convintissima ma spero di farmi perdonare con il successivo capitolo.
Qui scopriamo una nuova interazione tra Robb e Hermione, insomma i due hanno molto di cui parlare, ma lui è abbastanza sincero, e la sincerità è la chieva per costruire un rapporto, ma ciò che più emerge è la considerazione che lui ha di lei.
Nonostante tutto il tempo passato non si è mai fatto un'idea sbagliata.
Hermione alla fine chiede il confronto con Draco, che non va a buon fine: lei vuole una ragione per restare, vuole sapere che lui la amerebbe comunque, a prescindere dalla sua scelta ma ciò che le da Draco è un motivo per andare via ed allora si sente lei la stessa responsabile di questa sua scelta.
Insomma le cose si sono messe male per il momento, ma ciò che le dice la Regina è anche importante: Vi ritroverete. Forse non ora, forse non domani, ma un giorno lui tornerà da te e quel giorno potrai essere la persona che hai sempre sognato di essere, senza di me, senza la maschera.-
Perciò non perdete le speranze!!  

Spoiler:

-Quante Hermione ci sono?-
-Quattro.- rispose, veloce, guardandolo negli occhi.
-Ognuna di esse rappresenta un momento particolare della tua vita?-
-Sì.- rispose asciutta e indisposta.
-Parlami di loro.-

 

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Capitolo 38
*** Perfect illusion ***


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Ciao a tutti !! 
Lo so che questa non è la mia fascia oraria, ma era arrivato il momento!
Dopo la vacanza come mi solito sono stata male, febbre e tosse,
quindi adesso che sto meglio mi sembra pure giusto aggiornarvi !
La storia procede bene, ho scritto abbastanza e so dove voglio arrivare ma per 
il momento vi lascio al capitolo,
vi lascio a questo pezzo della storia complicato, incasinato e frenetico.
Insomma siamo ancora lontani ma ci stiamo arrivando !
XOXO
 


Perfect illusion
 
˜Un paio di giorni dopo la discesa nell’oscurità˜
 
 
-Parlami di te.-
-Le ho già detto quello che c’è da sapere su di me.-
-No, mi hanno riferito qualcosa sul conto. Ma tu non stai parlando di te.-
-Non voglio farlo.-
-Parchè no? Siamo qui per questo.-
-Ci vorrebbe troppo tempo, Dottore. Non sono una persona facile.-
-Ho tutto il tempo che ti sarà utile, Hermione.-
 
***
 
˜La discesa nell’oscurità è facile
 
Tryin’ to get control
Pressure’s takin’ its toll
Stuck in the middle zone
I just want you alone
My guessing game is strong
Way too real to be wrong
Caught up in your show
Yeah, at least now I know

 
 
Hermione si era fermata davanti ai cancelli di casa sua, l’oscurità non lo rendeva un posto molto allettante e in quel momento rivide la casa così com’era stata per tutti quegli anni che Voldemort l’aveva usata: fredda e inospitale, una casa del terrore.
Allungò una mano ed entrò senza troppi pensieri, in quel momento una pioggia estiva improvvisa la colse impreparata ma non scappò.
L’acqua poteva aiutarla, poteva aiutarla a scacciare via l’oscurità che le macchiava le mani, pulendo quel tanto che le bastava per non avere rimorsi ma in cuor suo seppe che non sarebbe servito a niente: l’oscurità le scorreva dentro da anni, era una parte di lei, una parte che stava crescendo dentro il suo cuore e che stava avvelenando le persone che amava.
 
“Non pensare a Draco, non ti aiuterà.”
 
Annuì al nulla, annuì a se stessa e dopo pochi attimi entrò in casa, percepì le gocce d’acqua caderle dal vestito che indossava, lentamente, formando una pozza d’acqua proprio ai suoi piedi, si guardò intorno e nel buio di quel luogo si sentì a casa.
Inspirò a fondo quell’aria, e con mani tremanti toccò le pareti di Granger Manor, in fin dei conti quella sarebbe sempre stata casa sua: era cresciuta lì dentro, era diventata la persona di adesso in quella casa e si rese conto che alla fine le andava anche bene.
Nonostante avesse provato qualcosa di diverso a Villa Malfoy, come il sapore del dolce fatto in casa, e di chi lo prepara con amore, o il suono della vita e della felicità, tutti quei sentimenti non le erano mai appartenuti.
Quella non era casa sua, a casa sua i rumori, i suoni erano ben diversi e per una volta non si vergognò di quella diversità, non agognò quello che tutti gli altri potevano avere così facilmente, perché quelle cose non facevano per lei.
Era una Granger, era stata cresciuta in un determinato modo e nonostante tutti i suoi cambiamenti, nonostante fosse diversa, sarebbe sempre stata quell’Hermione, quel tipo di Hermione, ligia a ciò che il suo cognome rappresentava.
 
“Stai farneticando. Non ti serve il tuo cognome, non ci servono le regole di tuo padre. Dobbiamo scappare dalla nostra oscurità.”
Ci abbiamo provato, ci abbiamo provato per tutta una vita: ci siamo imposte, abbiamo fatto la guerra in casa e preso punizioni che non meritavamo solo per avere detto cio, abbiamo fatto la spia e ci siamo innamorate eppure l’oscurità non è mai andata via.
Non ci ha mai lasciato e forse non è questo il punto.
Forse non dobbiamo allontanarla, ma semplicemente accettare quello che siamo, quello che siamo sempre state.
“Cioè?”
Alla fine lo abbiamo sempre avuto un cuore fatto di tenebra, solo che ci siamo sempre ostinante a vedere la luce, a cercare la luce. Forse la luce non ci appartiene, in fin dei conti.
 
-Lumos.- sussurrò per ironia della sorte, ed in poco tempo la casa si illuminò come una volta, ma proprio in quel momento il passato tornò a tormentarla, tornò a bussare con prepotenza alla sua parte.
Rivide tutto, e riprovò tutto e dovette chiudere gli occhi per non lasciarsi sopraffare: sapeva che la Regina la stava aiutando ma sapeva anche di trovarsi in uno stato di debolezza mentale e fisica che non l’avrebbe sorretta, in nessun caso.
Così aprì gli occhi e senza pensarci troppo si diresse in camera sua, evitò con attenzione i luoghi che puntualmente le strappavano una morsa di dolore al cuore e si chiuse la porta alle spalle.
Gli Auror avevano portato via quelle lenzuola fatte di sangue e pochi dei suoi oggetti personali, in quel momento anche la sua camera le sembrò estranea, lontana anni luce dalla ragazza che era stata.
Hermione chiuse ermeticamente nel suo cuore tutti quei sentimenti che la stavano distruggendo, che le stavano accentuando il dolore per la perdita di Draco e avanzò sicura verso il suo armadio, aprì l’anta e una volta seduta al suo interno, la richiusa.
Lasciò andare un sospiro di sollievo, lì in quell’oscurità artificiale sarebbe rimasta al sicuro, forse per un po’, giusto il tempo di leccarsi le ferite e di rimettersi in piedi.
Giusto il tempo di capire che l’amore le aveva regalato la cosa più bella della sua vita ma che allo stesso tempo se l’era anche portata via, Draco non era più suo.
E con quel pensiero doloroso, chiuse gli occhi e si lasciò andare a quel movimento tanto familiare.
Avanti e indietro. Indietro e avanti.
 
***
 
It wasn’t love, it wasn’t love
It was a perfect illusion (Perfect illusion)
Mistaken for love, it wasn’t love
It was a perfect illusion (Perfect illusion)
You were a perfect illusion

 

-Quindi secondo te ci sono più Hermione dentro al tuo corpo.-
Hermione espirò bruscamente, non le piaceva il tono che stava usando il Medimago, quel tono saccente come se lei stesse raccontando solo frottole per passare il tempo, come se si potesse veramente inventare quel tipo di cose.
Se fosse stata una persona normale non ne avrebbe mai avuto il tempo, ma lei non era normale. Lei era lei.
-Lei non mi crede e sa che le dico? Io non ho bisogno che sia lei a dirmi se sono pazza o meno, non ha vissuto le mie stesse cose e non potrebbe mai capire come io mi sento.-
-Aiutami a capire.
-Sono ore che ci provo, ore che le parlo di me, eppure continua a non credermi.-
-Quante Hermione ci sono?-
-Quattro.- rispose, veloce, guardandolo negli occhi.
-Ognuna di esse rappresenta un momento particolare della tua vita?-
-Sì.- rispose asciutta e indisposta.
-Parlami di loro.-
 
Alzò lo sguardo e si perse a guardare gli attestati dietro alla sua scrivania, non poteva mettere in dubbio che non fosse famoso o che ne sapesse qualcosa, ma ancora non sapeva se fosse bravo così come sosteneva Robb.
-La prima Hermione è semplicemente la prima in assoluto, è la vera me, detto così sembra assurdo ma è quella che nonostante tutto cerca di mantenere la supremazia sulle altre personalità.
La seconda è la Regina di Ghiaccio, ho creato la sua maschera per proteggermi da mio padre e da Voldemort, per poter essere a scuola ciò che loro mi chiedevano di diventare e col tempo io sono diventata la mia maschera.
La terza è un’Hermione spezzata, per colpa del padre e delle torture che ha subito, quando quest’Hermione è tornata a scuola aveva paura di tutto, del contatto, di tornare ad essere la Regina o di essere semplicemente Hermione.
La quarta invece è un’Hermione innamorata, forse questa innamorata c’è sempre stata anche nelle altre personalità, ma con la caduta della seconda maschera e quando la terza ha ripreso a vivere, lei è stata l’unica che mi ha dato la speranza.
Ognuna di loro però ha dei tratti diversi, ognuna di loro mi da qualcosa di diverso che le altre non mi possono dare.
Io sono una persona riservata, schiva, seguo le regole e sono prepotente. Sono una Serpeverde e mi piace essere il leader della mia Casa.
La Regina ha solo amplificato questo mio tratto, mi ha reso il capo che non credevo di essere veramente, mi permette di agire anche contro le regole se non mi permettono di realizzare il mio fine e di prendere decisioni anche discutibili, ma nonostante tutto non mi fa mai sentire in colpa.
Il punto del suo agire è il nostro tornaconto personale. Sempre.
La terza a causa delle violenze, delle torture ha provato sulla pelle il terrore e l’incapacità di rispondere, ma soprattutto il dolore dal vedere il proprio padre infliggerle.- abbassò il capo, mostrando i segni delle torture che nel corso degli anni le avevano macchiato il corpo.
-Questa Hermione è la più debole in assoluto, è per via della sua debolezza abbiamo anche provato a toglierci la vita, ma neanche lì abbiamo avuto successo.
L’ultima personalità è nata lentamente, lui l’ha fatta venire fuori dal nulla perché ci aveva fatto credere che l’amore fosse la soluzione a tutto; fosse la soluzione a ciò che la mia vita mi aveva riservato, e fosse il premio a cui dovevo agognare.
Sono stata innamorata una sola volta nella mia vita e durante quel periodo nonostante il ruolo di spia, nonostante dovessi cedere sempre di più all’oscurità mi sembrava di avere tutto. Mi sembrava che lui fosse tutto quello di cui avevo veramente bisogno e ho vissuto in questa illusione per anni.
Ma come ho detto, era un’illusione.
L’amore era un illusione, una perfetta illusione ed io ci sono cascata in pieno.
Ed adesso non ho più niente.-
-Chi sei adesso delle quattro? Anche se a quanto ho capito, potremo escludere le ultime due.-
-Sono Hermione ma sono anche la Regina, lei è di nuovo con me perché io sola non mi basto nell’affrontare tutto questo, non sono sufficientemente forte, non mi reputo così forte senza di lei.-
-Interessante.-
-Forse, forse per lei lo sarà veramente ma dentro la mia testa è meno interessante. Ogni situazione va affrontata in un determinato modo, non posso buttarmi nella mischia e sperare di uscirne integra, non succede mai.
Perdo sempre un pezzo di me, sempre e non riesco mai a riprenderlo.-
-E´successo anche con lui?-
-Sì, gli avevo affidato me stessa. Aveva tutto di me, io ero sua. Volevo che lui fosse salvo, ho fatto cose brutte per lui, cose che nessuno forse avrebbe mai fatto ma ho sempre visto l’obiettivo finale: salvarlo.
Ripulirlo dallo schifo che mi porto dietro, dal terrore della mia famiglia ma alla fine lui non ha compreso il perché lo facessi, non ha visto il mio stesso obiettivo.-
-Ti ha escluso?-
-Sì, dalla sua vita da tutto. Non ero più nessuno, solo un estranea a casa sua.-
-Sei andata via per questo? Lo sai che legalmente parlando non potevi farlo.-
-In quel momento non era importante, in quel momento volevo solo fuggire via.-
-La vostra separazione fino a che punto ti ha influenzato?-
-Mi ha fatto tornare a casa mia, volontariamente, cosa che non credevo sarebbe successa. Mi ha fatto riaprire una breccia del mio passato che credevo chiusa e fatto scendere a patti con la mia oscurità. Mi ha influenzato forse anche troppo e la vecchia me non lo avrebbe mai permesso.-
 
Hermione inghiottì il groppo che si era formato in gola e chiuse gli occhi, scacciando dalla sua mente il viso di Draco, gli occhi di Draco ed i suoi baci, chiuse tutto, ermeticamente, in un cassetto del suo cuore e inspirò lentamente.
Durante la sua breve vita lo aveva fatto più volte, aveva messo da parte i suoi sentimenti, la sua umanità, se stessa per andare avanti, per poter sopravvivere in quel mondo che l’aveva sempre buttata giù, che l’aveva logorata lentamente, ed adesso aveva permesso che succedesse di nuovo, aveva permesso a lui di farle quello, di farle male come aveva fatto suo padre, e questo non se lo sarebbe mai perdonato e forse non l’avrebbe mai perdonato.
Quando gli aveva dato tutta se stessa, la notte che lui aveva compreso il vero dolore di Hermione tornata dalle vacanze, lo aveva fatto completamente, gli aveva dato tutto anche quando non aveva niente da dargli e se per lungo tempo lo aveva considerato l’amore della sua vita, adesso non sarebbe riuscita neanche a guardarlo in faccia.
 
***
 
I don’t need eyes to see
I felt you touchin’ me
High like amphetamine
Maybe you’re just a dream
That’s what it means to crush
Now that I’m wakin’ up
I still feel the blow
But at least now I know
 
It wasn’t love, it wasn’t love
It was a perfect illusion (Perfect illusion)
Mistaken for love, it wasn’t love
It was a perfect illusion (Perfect illusion)

 
Dei rumori improvvisi la sottrassero dal suo sogno o dal suo ricordo su Draco, scosse la testa e si passò velocemente una mano sul viso per svegliarsi, prese la bacchetta e uscì dall’armadio, dirigendosi verso la porta.
Sapeva con certezza che nessuno sarebbe mai riuscito ad entrare senza il suo permesso, ma sapeva anche che c’erano alcune persone che potevano farlo, alcune persone che la casa riconosceva, ma scrollò quel pensiero.
Blaise non sarebbe arrivato prima di un paio di giorni, a meno che Draco non lo avesse avvertito prima ma in qualche modo seppe con certezze che non l’avrebbe fatto.
Stavolta l’aveva lasciata sola.
 
Uscì dalla porta principale e si meravigliò di vedere Robb fuori dai cancelli, stava cercando di attirare la sua attenzione e quando la vide di fronte a lui, anche se da lontano qualcosa si ruppe ancora di più dentro al suo petto.
Forse una piccola parte di lei, forse l’Hermione innamorata aveva sperato che ci fosse Draco al suo posto, che ci fossero i suoi capelli biondi e i suoi occhi tempestosi a guardarla come aveva sempre fatto, a guardarla come se lei fosse stata la sua unica ragione di vita.
Quando fece aprire i cancelli, capì che aveva solo immaginato tutto, aveva vissuto ad occhi aperti una perfetta illusione, un’illusione così lunga che era durata anni, così lunga da illuderla che l’amore potesse essere vero per lei, potesse trasformarla in qualcun'altra, ma non era successo.
L’amore l’aveva distrutta.
 
-Cosa ci fai qui? Pensavo che fossi scappata via, io sono passato da lui.-
Il suo sguardo si posò sulle mani di Robb che le stringevano le braccia, percepì la sua paura e il rimorso di non esserle stata accanto.
-Io non gli ho detto che sarei stata qua.-
-Lo so, sono venuto io a cercarti prima di chiamare gli altri.- la lasciò andare ma nonostante tutto il suo sguardo non si mosse mai dai suoi occhi.
-Perché sei qui?-
Hermione avanzò ed uscì per incamminarsi lungo il giardino poco curato, capendo che se si fosse fermata sarebbe scoppiata a piangere, sarebbe crollata e se fosse crollata davanti a Robb, ammettendo ad alta voce le sue debolezze non ne sarebbe più uscita, neanche la Regina di Ghiaccio l’avrebbe salvata, perché sarebbe stata irrecuperabile.
-Mi ha lasciato andare.- sussurrò, concedendogli solo quella parte di verità.
Quella parte che lo avrebbe aiutato a capire, quella parte di lei che era disposta a mettere di nuovo in gioco dopo il giorno precedente, quella parte che si era scottata con l’amore e che le aveva fatto più male delle cicatrici che portava sulla pelle.
-Lui…- Robb non finì la frase ed Hermione non si voltò per guardarlo, ma alzò lo sguardo verso il cielo estivo e non provò niente.
-L’amore fa schifo.- disse, abbassando di nuovo lo sguardo per poterlo guardare.
-Hermione tu non hai nessuna colpa, ci hai provato, ed io ho visto quanto tu lo abbia fatto durante queste settimane…-
-No Robb, e mi sta bene così. Non dire altro.-
-Ma tu dovresti dire altro, dovresti incazzarti, urlare, piangere e spaccare tutto. Dovresti provare qualcosa Herm, dovresti sentire quel dolore e lasciarlo andare.-
-No.- scosse la testa e improvvisamente si ritrovò a rivivere gli stessi istanti della sera precedente, quel dolore che le aveva spezzato il cuore, portandole via un pezzo di se.
-Non chiuderti. Non reprimere quello dovresti poter esprimere ad alta voce.-
-Robb… Lascia stare. Non sono quel tipo di persona, non sono quel tipo di ragazza. Non farò niente del genere.-
-Potresti sempre piangere, Hermione.-
-No.- rispose risoluta.
-Perché? Hai paura che ti renderebbe più umana? Che te lo farebbe amare di più? Una volta credevo che persone come te non si potessero innamorare, che non lo meritassero neanche ma poi quando ti ho rivisto ed ho capito cosa tu fossi diventata mi sono ricreduto, mi sono detto che anche tu potevi avere quello che tutti avevano.
E ho visto come lo guardavi.- si tirò indietro solo un attimo per poi guardarla nuovamente, -Non mi hai mai guardato così e non ti ho mai visto guardare qualcuno così nei miei ultimi anni ad Hogwarts, quindi fidati se ti dico che so che lo amavi.-
-Robb.- richiamò la sua attenzione e in quel momento lasciò trasparire qualcosa dai suoi occhi, e provò a ricacciarlo indietro prima che fosse troppo tardi ma seppe con certezza che lui l’aveva visto.
-Io non sento niente.- sussurrò, chiudendosi di nuovo in se stessa e lasciandolo fuori.
 
***
 
Where are you?
Cause I can’t see you
It was a perfect illusion
But I feel you watchin’ me
Dilated, falling free
In a modern ecstasy
Where are you?
Cause I can’t see you
It was a perfect illusion
But I feel you watchin’ me
But I feel you watchin’ me
Illusion
But I feel you watchin’ me
Mistaken for love
Where were you
Cause I can’t see
But I feel you watchin’ me
Mistaken for love
Dilated, falling free
In a modern ecstasy
Mistaken for love
In a modern ecstasy
In a modern ecstasy

 
-Sei arrabbiata con lui, e nella maggiori parte dei casi io sconsiglio di aggrapparsi a questo sentimento. Nella maggior parte dei casi mi trovo davanti ad altri pazienti, che hanno necessità diverse e che vivono storie diverse ma tu non sei come tutti gli altri e l’ho capito nello stesso momento in cui hai messo piede in questo studio.
Per cui non posso aiutarti nello stesso modo degli altri.
Hermione aggrappati a quest’emozione perché è l’unica che ti terrà a galla durante il processo, è l’unica che ti permetterà di guardare Draco e Albert in faccia senza temere di crollare ai loro piedi.-
Lei alzò lo sguardo sorpresa da quelle parole e spalancò gli occhi.
-La rabbia non è mai la soluzione ai problemi, ma nel tuo caso deve esserlo; hai provato di tutto, ed hai fatto di tutto per le persone che ami, per le persone che ti hanno chiesto una parte di te e che tu, nonostante le tue riserve, hai sempre concesso.
Adesso sei tu che devi riprenderti questi pezzi di te stessa e non potrai farlo se cedi all’amore, all’affetto o al rimorso, alla delusione o al dolore di averlo perso. Odia tuo padre per quello che ti ha fatto, odialo come gli hai urlato a scuola quella notte e riuscirai a guardarlo negli occhi e a farlo tremare e sii arrabbiata con Draco per quello che ti ha fatto, sii arrabbiata perché avrebbe dovuto comprendere il tuo sacrificio più del suo tornaconto personale.
Fallo, fallo e riuscirai a farcela.
Tieni accanto le persone che non chiederanno niente da te, nessun pezzo della tua anima o del tuo cuore, perché hai bisogno di tutte le tue personalità per potercela fare, senza ne usciresti spezzata.-
-Sta dicendo che sono pazza?- sussurrò, terrorizzata da quella conclusione.
-Sei forse l’unica ragazza così forte da essere riuscita a sopportare tutto questo da sola, hai creato delle maschere, lo facciamo tutti ma le tue maschere ti hanno tenuto in vita, le tue maschere sono te Hermione, non importa se la voce che senti non ti sembra la tua, ma delle altre, sei sempre tu che ti stai prendendo cura di te stessa.
Non sei pazza, sei la strega migliore della tua generazione, e sei spezzata, ma questo non dovrà fermarti, perché se mai lo permettessi allora per te sarebbe la fine.-
-Non so cosa dire… Mi ha ascoltata veramente anche quando non dicevo niente che le potesse essere d’aiuto.-
-Ho ascoltato i tuoi silenzi e la tua rabbia repressa, il tuo cuore rotto e l’anima lacerata, e non hai bisogno di me, non hai bisogno che ti dica come affrontarlo perché ci sei sempre riuscita sola ma Hermione devi anche venire a patti con una cosa.
Non permettere all’odio o alla rabbia di consumarti, devi solo permettergli di tenerti in vita per il tempo strettamente necessario a superare l’ostacolo più grande della vita, se farai di loro il centro della tua vita allora sarai persa, dovrai lasciarli andare, dopo.-
-E come?-
-Dovrai solo piangere Hermione, dovrai solo concederti del tempo per leccarti le ferite. E solo dopo potrai riprendere in mano la tua vita.-
-E se non ci riuscissi? Se non riuscissi a piangere? Se non riuscissi a lasciarli andare.-
-Ti distruggeranno.-


∞Angolo Autrice: Hermione in questo momento ha solo una consapevolezza: l'amore è un'illusione e lei si è illusa che qualcuno potesse amarla, che Draco potesse stare con lei, nonostante la famosa frase: -L’amore ci rende fragili ed io vivo in una famiglia in cui non posso permettermi questo genere di debolezza.-
Credeva di aver trovato l'eccezzione alla regola.
Ma nonostante questo Robb comincia a mostrarsi per chi è davvero e insomma ancora non ha finito il suo compito.
Va anche dal Medimago per farsi "analizzare" e alla fine capisce qualcosa che già sapeva: non è pazza.
Ha solo trovato un modo, un sistema per non soffrire, per non farsi male con la vita e tutte le Hermione servono a questo.
Adesso tocca al processo e all'ultima parte di questa storia che sto ancora cercando di scrivere per dirigerla nella direzione tanto agognata !!
Grazie come al solito a tutti voi che leggete, in silenzio, mi aiutate a non far morire una storia che avrei voluto dirigere diversamente e alle due splendide persone che ogni volta trovano il tempo per recensire :*

Spoiler:


-Entra il Wizengamot.- 

 

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Capitolo 39
*** I'm still broken ***


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Buon pomeriggio a tutti ^^
Eccomi qui con il nuovo capitolo, forse con quello più atteso!
Il P-R-O-C-E-S-S-O.
Bè insomma è solo la prima parte in quanyo ho preferito scinderlo in due, 
anche perchè questo è già 11 pagine 0.0
Quindi, spero che vi piaccia, ci vediamo a fine pagina ^^ 
I’m still broken
 
Hermione alzò lo sguardo dalla tazza che aveva appoggiato sul tavolo della sala da pranzo e riprese a sfogliare il giornale, cercando di non fissare l’immagine dei suoi genitori ad Azkaban, cercando di non guardare gli occhi pieni di rabbia del padre e il viso deluso della madre, cercando di non crollare davanti allo sguardo di Voldemort, come se sapesse che lei potesse coglierne ogni sfumature anche attraverso quella semplice foto.
Alzò la testa di scatto, prese il giornale e lo lanciò lontano; lasciò cadere la testa e l’appoggiò contro il legno freddo e chiuse gli occhi.
Poteva farcela, poteva farcela.
Scosse la testa e ricacciò le lacrime che da giorni premevano di uscire, ricacciò indietro quei sentimenti e si aggrappò all’odio e alla rabbia, e improvvisamente tornò a respirare, tornò concentrata sul suo obiettivo: fargliela pagare.
Poteva farcela solo in quel modo e per la centesima volta non si pentì di essersi messa a nudo davanti a quel Medimago, l’aveva aiutata, l’aveva salvata dalla disperazione in cui lui l’aveva spedita senza troppi problemi, dall’inferno.
Alzò la testa ed osservò la sua casa, in quei giorni era cambiata quasi drasticamente, ma in cuor suo sapeva quanto fosse necessario quel cambiamento, non sarebbe più tornata a casa di lui, non avrebbe più messo piede in quella casa e se voleva evitare che i suoi incubi tornassero anche di giorno, aveva dovuto dare un taglio col passato.
Grazie a Blaise gli Elfi erano tornati e da giorni stavano lavorando per accontentare ogni sua richiesta, Granger Manor era diversa, non era più la casa del terrore, ma solo una vecchia villa antica e piena di magia e lei adesso ne era l’unica proprietaria, o almeno così aveva sostenuto Robb durante le sue solite viste.
Si alzò dalla sedia, portando con se la tazza e si diresse verso la porta del giardino interno, il sole era già alto nel cielo e l’odore dei fiori per un momento la stordì e si beò di quella pace che aveva cercato ed agognato per tutta la sua vita, anche se come amava ricordarsi la notte, sarebbe durata poco.
Domani sarebbe stato il giorno più brutto della sua vita, il giorno in cui avrebbe messo a nudo se stessa di fronte a tutti, il giorno in cui avrebbe mostrato la verità su chi era davvero Hermione Granger e in fondo non era pronta a farlo.
Poiché farlo voleva dire ricordarsi di lui, provare qualcosa per lui, provare quei sentimenti che invece lei aveva chiuso dentro il suo cuore, lontano da occhi indiscreti così che nessuno potesse più farle del male e riaprire quella porta l’avrebbe distrutta.
 
-Dobbiamo solo aggrapparci all’odio e alla rabbia durante quel momento, dobbiamo escludere tutto il resto.-
“Come faremo? Quei sentimenti sono parte di noi, quei sentimenti sono Hermione.”
Non ho bisogno di quei sentimenti se l’unica cosa che mi danno in cambio è sofferenza e solitudine, dolore e… rabbia. Preferisco non farmi più coinvolgere emotivamente da nessuno.
“Lo sai anche tu che una volta aperta quella porta, non potremo più chiuderla.”
La chiuderemo invece.
-L’amore rende deboli e noi abbiamo smesso di essere deboli. Non possiamo permettercelo mai più.-
Mai più.
 
*
 
-Ciao.-
La voce di Robb la distrasse dalle sue elucubrazioni mentali e la riportò alla realtà, a un mondo scomodo, che le stava stretto, ad una vita che non aveva voluto e che non sapeva gestire.
-Ciao.- disse guardandolo.
Robb, come Blaise e Daphne si erano presi cura di lei da quando aveva lasciato quel posto, non l’avevano mai lasciata sola neanche la sera, neanche la notte in cui gli incubi tornavano e lei sentiva la necessità di nascondersi dentro il suo armadio per farli svanire, anche se con loro lentamente aveva smesso, aveva smesso di abbandonarsi alla follia che il dolore le portava.
-I ragazzi stanno finendo di sistemare le tue cose, sono andati a prenderle stamattina presto.-
-Okay.- rispose, guardandolo ancora.
Hermione ricordava perfettamente cosa l’aveva attratta di quel ragazzo, cosa l’aveva aiutata a sceglierlo su molti altri: era alto, e il suo corpo era muscoloso quel tanto che serviva a far girare la testa, i suoi occhi erano penetranti ma mai invasivi, quella ragazza aveva scelto bene ma questa ragazza non riusciva a provare più niente.
-Hanno parlato con lui.- disse, avvicinandosi.
-Non voglio sapere.-
-Lo sai che domani ci sarà anche lui, non sarebbe meglio prepararti per quello che succederà?-
-No, niente mi può preparare a quello che passerò e non ho intenzione neanche di guardarlo negli occhi.-
-Non potrai evitarlo.-
-Perché mi dici tutte queste cose? Perché mi...-
-Non voglio farti pensare a lui.- disse, sfiorandole il braccio con la mano ma senza imprimere la sua forza.
-Non voglio farti soffrire, non ho nessuna intenzione di alimentare i tuoi demoni, Herm, voglio solo prepararti a quello che succederà domani, voglio che tu sia abbastanza forte da non crollare.-
-Io sono già rotta, Robb, niente mi potrà salvare.-
-Ci sarò io ad aiutarti, ci saranno Blaise e Daphne e non permetteremo che qualcosa vada male. Te lo prometto.-
-Perché?- domandò, voltandosi e trovandosi vicino a lui più del necessario, ma aveva bisogno di sapere il perché, il perché del suo comportamento e delle sue scelte.
Anche se aveva deciso di chiudere fuori tutto il resto, di scacciare quella parte umana che l’aveva distrutta, Hermione rimaneva una persona curiosa e tendenzialmente poco incline all’essere salvata dall’altro sesso, era riuscita a sopravvivere senza un cavaliere per la maggior parte della sua vita e dopo la recente esperiana ne avrebbe fatto a meno per il resto della sua vita.
-Perché ho visto dentro i tuoi occhi quel giorno, qua fuori da casa tua. Ho visto cos’hai deciso di nascondere e ho visto anche la potenza di quella tempesta che si abbatterà su di te se non la lascerai andare alla fine, ed ho deciso che non sarai sola quando accadrà. Non solo perché sono qui per te, perché mi hanno dato il tuo caso, ma soprattutto perché adesso hai bisogno di qualcuno che ti conosca quel poco e che non pretenda niente da te, hai bisogno di qualcuno che sappia, che comprenda la portata dei tuoi sentimenti senza esserne folgorato.
Quindi non mi interessa cosa tu deciderai di fare, non andrò via, perché quando la tempesta si abbatterà io sarò la tua ancora.-
 
Hermione si ritrovò col respiro corto e affannato, sentendo un inspiegabile dolore al petto proprio all’altezza del cuore, dove conservava quei sentimenti che le avevano fatto così male da essere quasi insopportabili.
Ti prego, non fare aprire quella porta.
Ti prego, io non sono pronta a questo.
-Lo farò.-
 
Il respiro non tornò normale ma il dolore lentamente scomparve anche se portò con se un’amara consapevolezza, era tutto sbagliato.
Nonostante l’impegno di Robb e la gratitudine che avrebbe voluto esprimergli per quelle parole seppe che doveva essere un altro al suo posto a dirle quelle parole.
Doveva esserci lui al suo posto, doveva essere lui a prendersi cura di lei perché lei aveva affidato a lui il suo cuore e se stessa, gli aveva chiesto di essere la sua ancora ma lui si era rifiutato, lui l’aveva abbandonata a se stessa ed adesso era un altro a fare quello che Draco avrebbe dovuto fare.
Il solo pensiero del suo nome le portò via il respiro e le fece tremare le mani, il dolore riprese dentro il suo petto, lasciandola tramortita, lasciandola priva di forze.
Vulnerabile.
Odiava essere vulnerabile perché le ricordava cosa aveva provato affidandosi a lui più del necessario.
Improvvisamente la sua mano venne avvolta da un inspiegabile calore, abbassò lo sguardo e vide quella grande di Robb attorno alla sua, rimase concentrata su quel gesto non riuscendo ad esprimere niente, non riuscendo a dire niente.
-Non sono qua per prendere il suo posto, Hermione. Non sono quel tipo di ragazzo ma so perché sono qui, e te l’ho appena detto.
Farò questo per te.-
-Perché?- sussurrò, guardandolo, -Ti porterò nella mia oscurità così, non posso permetterlo.-
-Non lo farai, perché sarò abbastanza forte per tenerti qua accanto a me.-
-Non so cosa dire…-
-Non devi dirmi niente, voglio che tu capisca che non sarai mai sola. Nessuno di noi ti lascerà mai sola e che potrai sempre aggrapparti a me qualora ne sentissi la necessità, perché ho visto dentro i tuoi occhi e non puoi affrontarlo da sola.
Non è giusto che tu lo affronti sola, Hermione. Nessuno dovrebbe provare quello che stai provando tu.-
-Robb…-
-Dimmi solo che hai capito.- le sussurrò, lentamente.
-Ho capito.-
-Bene, adesso andiamo a vedere la tua stanza. Devi riposare.-
Hermione si lasciò portare sulle scale come se non avesse neanche più la capacità di camminare, o di parlare.
Quello che aveva scelto di fare Robb l’aveva sorpresa e lasciata sconvolta: stava permettendo ad un altro di entrare dentro la sua oscurità e di lasciarsi coinvolgere, ma qualcosa le disse che Robb non sarebbe scappato, che non l’avrebbe abbandonata al suo destino.
Guardò la sua schiena muscolosa e forte, coperta dall’equipaggiamento dell’Auror e dovette nuovamente reprimere le lacrime, pronte a sgorgare.
Chiuse gli occhi e regolarizzò il respiro, nonostante non fosse facile accettarlo, non si oppose, sapeva di aver bisogno di qualcuno che la tenesse aggrappata alla vita, che la tenesse aggrappata a qualcosa che fosse reale e se lui aveva deciso di non farlo, non avrebbe fermato Robb, anzi ci si sarebbe aggrappata, così come aveva fatto con l’odio e la rabbia che provava per quelle persone.
Forse dopo sarebbe riuscita a piangere, a versare quelle lacrime che per tempo aveva soppresso pur di non mostrarle al mondo esterno, ma per il momento non se ne curò, rendendosi conto che l’odio e la rabbia le andavano più che bene, poiché alimentavano il fuoco e le tenebre dentro al suo cuore.
 
***
 
Hermione tenne gli occhi bassi e il corpo contratto per la tensione, le mani erano strette a pugno e le unghie conficcate nella pelle, lasciandole piccoli segni della sua tortura, i denti stringevano forte il labbro, e il sapore del sangue le invase la bocca anche troppo velocemente ma non riuscì a distrarla più del necessario.
Li stava per rivedere.
Tutti e due.
Una mano calda si appoggiò sul suo ginocchio e gli occhi di Robb richiamarono i suoi e lei non poté fare altro che alzarli da terra e fissarli.
-Lui è già qui, a pochi passi da te e sta parlando con Blaise. Non si avvicinerà, te lo prometto.-
-L’altro?-
-Sta arrivando, è andato Snow a prenderlo con Green.-
-Tu no?-
-Io dovevo rimanere con te.- disse, cercando di calmarla.
-Non sono pronta.- sussurrò, stringendo ancora più forte il labbro per farsi male.
-No, non lo sei e non potrai mai esserlo, non ci si può preparare a questo, ma tu ti alzerai e mostrerai i tuoi ricordi e tutto sarà finito.-
-E se non mi credessero?-
-Lo faranno Hermione.-
-Ho… Ho paura.- ammise, guardandolo disperatamente.
-Ancora un poco, resistiti ancora un poco e ti prometto che ti porterò via da qui il prima possibile, ma devi farcela Herm, per te stessa. Solo così potrai mettere una pietra sopra sul passato e chiudere quella porta.
Stavolta per sempre.
Hai capito?-
-Ho capito.- rispose, quasi meccanicamente.
Robb strinse il suo ginocchio e si alzò per restare al suo fianco, assumendo l’atteggiamento che un Auror del suo livello doveva mostrare.
Hermione alzò lo sguardo e intravide dei capelli quasi bianchi alla sua destra ma non si girò, non si voltò a guardarlo, nonostante il suo corpo fremesse al solo pensiero di averlo così vicino e anche così maledettamente lontano.
 
-Entra il Wizengamot.-
Tutti, lei compresa si alzarono e quando tutti i membri della corte presero posto Snow e Green portarono dentro suo padre e lo legarono ad una sedia posta al centro della sala, Albert non era cambiato durante la permanenza ad Azkaban, anzi Hermione aveva il timore che fosse ancora più crudele di prima.
-Quest’oggi siamo qui per esaminare i ricordi di quella che riteniamo sia la più importante delle testimonianze.- fece una pausa e lo sguardo di uno dei membri si fermò su di lei.
-Hermione Jean Granger, la prego di avvicinarsi alla corte.-
 
Scattò in piedi come se il suo nome l’avesse bruciata sul posto, come se tutti gli occhi di quelle persone potessero incendiarla al solo sguardo, guardò Robb e Blaise vicino a lei, entrambi annuirono e lei fece un passo avanti, pochi passi in realtà e si ritrovò davanti all’intero Wizengamot, nascose il tremore delle mani stringendole ancora più forte fino a percepire la pelle incrinarsi e il sangue scorrerle lentamente.
-Abbiamo acconsentito alla sua richiesta di trasferimento nella sua attuale residenza, il suo Magiavvocato Zabini è stato abbastanza persuasivo, come la sua scelta di sottoporsi a un controllo sanitario per avallare le sue richieste ma come abbiamo sempre ritenuto indispensabile, dovremo esaminare i suoi ricordi.
E con l’approvazione di tutti i membri reputiamo che il periodo più idoneo debba comprendere anche la su vita prima di Hogwarts, ma soprattutto la sua vita prima di Voldemort.-
-Non erano queste le condizioni per cui avevamo accettato.- scattò Zabini Senior, alzandosi dal suo posto.
-Non fa niente.- disse Hermione senza volerlo, guardando il Presidente del Wizengamot negli occhi e poi voltandosi verso suo padre che la stava guardando con odio e con odio lei rispose.
-Lo farò.-
-Quando vuole lei noi siamo pronti.-
 
Hermione inspirò velocemente un paio di volte, provando a calmare il suo cuore e a tenere sotto controllo a paura che la stava logorando, ma in fondo sapeva che Robb aveva ragione non sarebbe mai stata pronta a questo, non sarebbe mai stata pronta a mettersi a nudo davanti a tutti ma lo avrebbe fatto lo stesso.
Tenetevi pronte, il viaggio nel passato sarà abbastanza doloroso.
-Sono qua con te, sempre Hermione, anche quando non mi vedrai io sarò con te.-
“Possiamo farcela. Assieme.”
 
Aprì gli occhi ed annuì e lasciò che entrassero nella sua mente e che avessero libero accesso ai suoi ricordi, anche a quelli che aveva conservato gelosamente nei meandri del suo cuore per non doverli più vedere, per non dover più soffrire.
 
Hermione sorrise ai suoi genitori, Albert e Jean le stavano sorridendo con amore, e lei percepì la forza di quell’amore nelle vene, era piccola ma aveva già compreso cosa fosse l’amore, cosa volesse dire sentirsi amata: perché i suoi genitori la facevano sentire in quel modo.
 
-Come hai fatto?- chiese sua madre, guardandola sorpresa.
-A fare cosa?-
-Questo.- domandò, vedendo i suoi giochi perfettamente ordinati.
-Ho letto qualche libro che me lo spiegasse.-
-Davvero?-
-Sì.-
-Sarai una delle streghe migliori della tua generazione, Hermione. Ne sono sicura.- disse sua madre, guardandola ed accarezzandole il viso dolcemente.
 
-E se finissi a Corvonero?- chiese guardando suo padre dall’altro lato del divano, stava sfogliando la Gazzetta del Profeta mentre lei aveva lasciato stare il libro che non era ancora riuscita a finire di leggere.
-Finirai a Serpeverde.- disse suo padre, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, -Non importa quanto tu sia intelligente Hermione, non ci sarà mai una Casa diversa per te.-
Quelle parole forse troppo sincere le scombussolarono il cuore, suo padre non le sorrideva più come una volta, suo padre non l’aveva più incoraggiata con la magia come faceva un tempo, ma si era rintanato nel suo studio, chiudendola fuori.
Lo lasciò in salotto e corse velocemente in camera sua si chiuse la porta alle spalle e si tormentò con le mani: non voleva finire a Serpeverde, non voleva essere come tutti quei ragazzi.
Non voleva essere odiata da tutti.
Si guardò allo specchio e per la prima volta nella sua vita sperimentò il senso d’inadeguatezza che suo padre le aveva insinuato nelle vene, lesse nei suoi occhi l’indecisione e la paura di non riuscire a soddisfare le sue esigenze ed ebbe paura.
 
Lo schiaffo arrivò senza alcun preavviso, la sera prima per la partenza per Hogwarts.
Hermione serrò gli occhi ma le lacrime uscirono lo stesso, solcandole le guance e finendole suo jeans.
-Tu farai quello che ti ho detto, Hermione e non mi risponderai mai più in quel modo.
Non mi interessano i tuoi capricci, né quello che desideri, domani farai in modo di entrare in Serpeverde, com’è tradizione dei Granger anche tu lo sarai.-
Hermione annuì, alzando lo sguardo verso suo padre e non vi lesse niente, mentre il suo cuore tremò.
-Da questo momento in poi le cose cambieranno in questa casa, come cambieranno anche al Ministero, un uomo farà la differenza e noi faremo parte della sua cerchia ed io non mi posso permettere di avere una figlia insubordinata.
Obbedirai Hermione. O ne pagherai le conseguenze.-
 
Hermione lasciò andare un sospiro sofferto e pieno di dolore, aveva dimenticato quel dolore, aveva dimenticato quella serata ma non aveva dimenticato tutto quello che venne dopo, la Regina era stata un ottimo promemoria di quello che aveva dovuto affrontare al suo primo anno.
 
-Ciao Daphne.- sussurrò Hermione-
-Herm che hai?-
-Ieri mi hanno preso di mira, di nuovo.- disse, nascondendo i suoi occhi a quelli dell’amica.
-Non la smetteranno se non ti imponi.-
-Non sono come te e Blaise… Io sono…-
-Emotiva? Lo so, amica mia ma non puoi permetterlo. Lo sai.-
-Lo so.-
Improvvisamente arrivarono i ragazzi più grandi e lei si ritrovò ad impallidire, erano sempre loro che la prendevano di mira, sempre loro che le facevano scherzi e che la tartassavano, psicologicamente e fisicamente, si alzò di corsa ma non riuscì a seminarli e dovette trattenere le lacrime quando la chiusero dentro un bagno.
 
-Mi hai deluso Hermione. Mi hai profondamento deluso. Credevo di essere stato chiaro, credevo di averti detto come comportarti, anzi pensavo di averti insegnato ad essere una Granger e un Serpeverde come me e tua madre e i tuoi antenati.
Invece sei solo una bambina piagnucolosa.-
-Padre ma loro…- provò ad obiettare, cercando di fargli capire quanto soffrisse, quanto le pesasse essere lo zerbino dei ragazzi più grandi della sua casa, e quella meno carina del suo anno ma non riusciva mai a trovare le parole per farglielo capire.
Il manrovescio le fece male, più di quello che aveva ricevuto mesi fa, anche perché adesso capiva cosa il padre pretendesse da lei e cosa lei non poteva dargli.
-Forse ancora non siamo riusciti a capirci Hermione, quello che io pretendo da te è obbedienza, ed in un modo o nell’altro l’avrò e ti farò capire che cosa voglio che tu diventi.
Non sarai una ragazza smidollata, non sei come tutte le altre, mia figlia deve essere un capo.-
Hermione vide suo padre prendere la bacchetta e puntarla contro di lei, percepì il cuore in gola e il corpo rigido per la paura.
-Spero che tu sappia che lo sto facendo per te.-
Quando la Cruciatus le perforò la pelle, urlò.
 
-Che cosa hai intenzione di fare?- le chiese Daphne, poggiandosi sulla scrivania della sua stanza.
L’estate del loro primo anno stava finendo e il secondo si prospettava ancora più oscuro di quello che si era lasciato alle spalle, nascose il suo sguardo e osservò il cielo fuori dalla finestra, non le piaceva la scelta che aveva preso ma ne aveva passate troppe per permettergli di vincere ancora.
-Hermione?-
-Sono stanca.- disse, guardando l’amica e facendole vedere il suo viso provato e le lacrime agli angoli degli occhi, -Mi ha torturato per tutta l’estate, lui e quella psicopatica della Umbridge non hanno mai smesso.- sussurrò, facendole capire il dolore che aveva provato.
-Mi dispiace tanto, Herm. Avrei voluto aiutarti.-
-Non posso essere quello che vuole lui, io così non posso farlo.- disse risoluta.
-Cosa intendi?-
-Ho preso una decisione Daphne, forse è semplicemente follia, ma forse mi aiuterà a stare lontano da lui e a dargli quello che vuole.-
-Cosa vuoi fare?-
-Non cosa, ma chi. Voglio lasciarmi alle spalle questa…- disse indicando se stessa, -Questa Hermione, questi sentimenti, queste emozioni che mi portano giù ogni volta che lui mi colpisce, ogni volta che mia madre mi guarda ed ogni volta che quei ragazzi mi prendono di mira, voglio scacciare questa paura che mi stringe le viscere e che non mi fa dormire la notte.
Non voglio più essere Hermione, non voglio più essere me stessa.-
-Come pensi di farlo? Non sei una macchina…-
-No, ma ho imparato in quest’anno che ho più forza di volontà di mio padre e di Voldemort messi assieme. Quindi ho semplicemente deciso che dal prossimo anno le cose saranno diverse, io sarò diversa.
Non mi farò più mettere i piedi in testa da nessuno.-
Lo sguardo di Hermione era di ghiaccio, e quando si rispecchiò negli occhi dell’amica capì che poteva essere qualcun altro.
 
Promise a se stessa che non si sarebbe mai più fidata di nessuno. Spense il suo cuore. Diventò fredda. Arrogante. Egoista. Stronza. Cattiva.
Era diventata tutto ciò che odiava.
 
-Oh eccola qui, la Regina di Ghiaccio. Sei semplicemente magnifica Hermione.-
Alzò lo sguardo verso Blaise e gli altri della sua Casa ed improvvisamente un sorriso sghembo le spuntò sul viso.
-Come mi hai chiamata?-
-Regina di Ghiaccio. Ho deciso di chiamarti così, effettivamente mi domando perché non lo sei diventata prima.-
Hermione annuì e si allontanò per entrare nella sua stanza, e si guardò allo specchio e capì perché Blaise le avesse dato quel nome: era una persona totalmente diversa dalla ragazzina del primo anno.
Aveva imparato ad essere sicura di se, il suo corpo adesso non le faceva più paura ed i capelli si erano schiariti ulteriormente, quel biondo le stava bene, e lo sguardo privo di emozioni era capace di incenerire quei ragazzi che l’avevano torturata, adesso non era più innocente, adesso non era più quella stupida ragazzina che suo padre credeva.
Era quello che aveva sempre voluto che fosse, un capo, ma c’era riuscita solo costruendo un muro attorno alla vera Hermione, nascondendola da lui e da tutti, nascondendola al mondo. Perché solo in quel modo sarebbe riuscita a proteggere se stessa e solo con la Regina avrebbe realizzato i suoi scopi.
 
Hermione si allontanò di scatto dalla porta dello studio di suo padre ma seppe per certo dal suo sguardo che l’aveva sentita; l’aveva sentito parlare con sua madre di Magia Nera e dei piani di Voldemort, e ne era rimasta pietrificata.
-Credevo che avessimo trovato un’intesa. Mi sbagliavo Hermione, siamo ancora punto e a capo.-
-No, io… Mi dispiace padre, non volevo ascoltare.-
-E invece credo che lo volessi. Dovrò punirti per questa sfrontatezza.-
Hermione chiuse gli occhi e strinse i pugni, il dolore arrivò subito dopo e cadde a terra, così come l’aveva lanciata la Maledizione senza Perdono svanì, lasciandola sofferente e stremata, dolorante e lacerata.
Suo padre la stava spezzando, lentamente, ma sarebbe stata più forte di lui, in qualche modo ci sarebbe riuscita.
 
Hermione percepì le lacrime scenderle lungo il viso, sapeva che stavano guardando solo alcuni dei ricordi più traumatizzanti della sua vita, sapeva che c’era molto altro da guardare ma in qualche modo sperò che non si soffermassero troppo.
Faceva male, maledettamente male ricordare tutte le volte che l’aveva reputata debole, e che l’aveva punita per un semplice capriccio.
Faceva male capire che non era mai stata amata da suo padre.
 
-Eccola, la Granger.- sussurrò Potter, vedendola arrivare con Ginny e Daphne, si spostò di lato con Draco e Ron per lasciarla passare.
-Oh ma allora avete capito che vi dovete togliere dalla mia strada.- cinguettò al trio.
-In realtà abbiamo deciso che perderemo la nostra reputazione se ci vedessero con te.- disse Malfoy, ghignando.
-La vostra reputazione? Voi non avete una reputazione ad Hogwarts.- disse Hermione, ridendo.
-Siete fortunati che qualcuno vi parli.- continuò, lasciandoseli alle spalle.
-La Regina colpisce ancora.- sussurrò Ron.
-Forse dovreste semplicemente imparare la lezione.- disse fermandosi per guardarli negli occhi, -Forse vi fareste meno male la prossima volta.-
-Penso che la odierò per il resto della ma vita per avermi fatto finire in punizione.- disse Harry poco dopo.
 
-Quando un giorno ti innamorerai, tutto questo, il muro che ti sei creata attorno cadrà e non saprai riconoscerti nemmeno allo specchio.-
-Io non mi innamorerò mai, Daphne.- disse, guardandosi allo specchio.
L’amore era per i deboli e lei viveva in una famiglia in cui non poteva permettersi questa debolezza.
 
-Cosa vogliono dire queste scritte?-
Draco le girò la mano, notando le cicatrici che la Umbridge le aveva inflitto durante l’ora di punizione.
 
-Stiamo permettendo a quella…. Di torturare una ragazza nella nostra scuola, Albus!-
La voce della McGranitt era un sussurro alle sue orecchie, ma in quel dormiveglia causato dal dolore di quattro Cruciatus riuscì comunque a seguire il discorso.
-Non è la prima volta che viene maltrattata, Minerva. Hai visto il suo corpo? Per quanto tempo questa ragazza ha sofferto?-
-Dobbiamo fare qualcosa Albus, non possiamo permetterlo.-
-Se ci mettiamo ora contro suo padre è la fine, e ci distruggerà. Non possiamo fare altro che aspettare, Hermione troverà un modo.-
 
-Non andare al Ministero.- gli disse, fermandolo e trattenendolo per il polso, la paura aveva preso il posto dei suoi occhi freddi, ed Hermione sapeva che non era una buona cosa.
-Non posso lasciare andare Harry solo, ha bisogno di me ma non ti chiederò di seguirmi. Hai già la tua battaglia, non posso chiederti di affrontare anche questo.-
Quando Draco la lasciò sola capì perfettamente perché per tutti quegli anni non si era mai innamorata, perché innamorarsi l’avrebbe portata sempre a scegliere lui, la sua vita a discapito della propria.
 
-Hermione, salti o resti?-
Il viso di Blaise le apparve a pochi passi dal suo e lei si ritrovò ad annuire. Aveva già deciso di seguirlo quando le aveva voltato le spalle per seguire Harry fuori da scuola, ma non era riuscita ad avere la spinta gusta, adesso Blaise l’aveva aiutata.
L’aveva aiutata a capire che per Draco avrebbe sfidato anche Voldemort.
 
-Sappiamo cosa hai fatto al Ministero, credevi di potercelo tenere nascosto ancora?-
Suo padre la stava guardando con odio e sua madre non la stava neanche guardando.
Inghiottì il groppo che si era formato in gola e seppe di aver perso quella partita, vide suo padre prendere la cintura dalla poltrona e avvicinarla a lei.
-Capirai cosa voglia dire disubbidirmi, Hermione. Non ho ancora finito con te. Forse alla fine dell’estate capirai cosa voglia dire essere mia figlia.-
 
-Accetto! Vi prego però non fategli del male, farò qualsiasi cosa. Vi prego.- sussurrò, ricacciando indietro le lacrime e lasciando cadere la testa sul petto.
Aveva le mani e le caviglie legate, il sangue delle precedenti torture scorreva ancora sul suo corpo ma non avrebbe permesso a Voldemort di prendere Draco, non avrebbe permesso che fosse torturato e ucciso davanti ai suoi occhi.
Preferì sacrificarsi ancora una volta.
Percepì la bacchetta sull’avambraccio sinistro e il viso di Bellatrix, era una di loro adesso, un Mangiamorte.
Aveva perso tutto.
 
Appoggiò con decisione la lametta sul polso destro e fece pressione, guardò il sangue uscire pima lentamente e poi sempre più velocemente, e senza pensarci si incise una seconda volta un po’ più sopra.
Hermione chiuse gli occhi e si lasciò cadere a terra, cercò il sollievo che solo la morte le poteva dare, cercò di scacciare via i suoi incubi e il dolore che provava su tutto il corpo, guardò il braccio sinistro ed ebbe un fremito.
Si faceva schifo da sola, e si odiava per essere così debole, incapace di lottare e incapace di imporsi, così quando quella mattina si era guardata allo specchio dopo giorni, aveva capito che non sarebbe andata avanti così, aveva capito che sola la morte l’avrebbe liberata dalla sua prigione terrena.
Chiuse gli occhi aspettando che ciò accadesse, ma prima che se ne rendesse conto sua madre aveva fatto irruzione nella stanza fermandola, impedendole di togliersi la vita.
Le avevano tolto tutto, anche la possibilità di scegliere se vivere o morire.
 
-Sarà pericoloso, non puoi fare la spia.-
-Posso farlo invece e devo farlo. Solo così metterò la parola fine a tutto questo.- disse Hermione, sistemandosi la camicia e dando le spalle a un Draco abbastanza incazzato.
-Dimmi.- si girò verso di lui, vedendo che la stava ancora guardando.
-Non sono d’accordo. Hai da poco riprese il controllo della tua vita, hai da poco riavuto te stessa, io ti ho appena ritrovato non buttare tutto nel cesso solo per fare la spia, solo per fargliela pagare.-
-Se non lo faccio io, non potrà farlo nessun altro Draco. Nessun Mangiamorte lo tradirebbe, nessuno lo sfiderebbe.-
-Perché devi essere proprio tu a farlo?-
-Perché io non ho mai smesso di lottare.-
 
Le mani di Voldemort stringevano contro il suo collo, se avesse potuto farlo l’avrebbe uccisa in quel momento, in quella sudicia locanda di Hogsmeade solo che non poteva farlo, Hermione gli serviva.
Gli serviva per infiltrarsi ad Hogwarts ed uccidere dei ragazzi innocenti, gli serviva per far crollare Silente e per trasformare lei in un mostro.
Quando la lasciò ricadere a terra, Hermione si portò le mani al collo per assicurarsi di essere viva e quando incrociò lo sguardo dei suoi genitori capì perché aveva scelto di lottare: loro non l’avevano mai amata.
Quella era stata solo una profonda illusione
 
Lasciò cadere la maschera quando vide Draco a terra con la bacchetta alla gola, lasciò cadere ogni resistenza e si preparò semplicemente a lottare per quello che amava e a combattere quella battaglia che durava da una vita, avrebbe messo la parola fine a quel giorno.
Stavolta non avrebbe perso.
 
-Io ti odio!- urlò come se non avesse aspettato altro.
-Ti sei fatto odiare così tanto che mi hai costretta a diventare un’altra persona, io ti odio così tanto che per anni mi sono considerata l’unica, vera, responsabile di tutta la mia sofferenza, ma quando ho capito che la colpa era solo tua, era troppo tardi, per me era troppo tardi!-
 
-No Hermione, tu sei quello che io ti ho fatto diventare, con il dolore e la tortura. Tu sei il frutto del mio lavoro e sei una mia proprietà.-
-Forse stasera, quando tornerai nel letto crederai di aver vinto, crederai che sia tutto finito ma in realtà ti renderai conto che la tua misera vita non ti apparterrà, non più di prima e che tutto questo non ti darà la giustizia che credevi di meritare.-
-E cosa mi darà?-
-Niente Hermione. Non proverai niente.-
 
Quello che mostrò dopo furono alcuni ricordi sconnessi di tutta la sua vita, il dolore e il rimpianto di non aver mai potuto fare di più, la paura di essere scoperta a mentire per tutti quegli anni che aveva assunto la maschera, soprattutto durante il periodo di spia e il disagio che Voldemort le aveva lasciato quel giorno con quelle parole.
Osservò con occhi estranei se stessa sotto tortura, il viso contorto dal dolore e dalla sofferenza, mentre suo padre rimaneva in quella compostezza quasi innaturale che lo aveva reso il servo perfetto.
Osservò se stessa ridotta in mille pezzi.
Allontanò lo sguardo da quei ricordi e i volti le apparvero sfocati, come anche i contorni, si portò una mano alla testa e provò a fare un passo indietro ma le mancò la stabilità della terra sotto i piedi e senza niente al quale aggrapparsi immaginò la sua faccia spiaccicata a terra in poco tempo, ma due braccia forti la presero prima che accadesse.
Improvvisamente ricordò che Draco l’aveva già presa diverse volte in quel modo, e la prima in assoluto era stata fuori da casa durante la festa ma quando provò ad aprire gli occhi vide Robb, chino su di lei, con un semplice movimento la strinse tra le braccia e lei capì che la stava trattenendo in quel modo.
Le stava facendo da ancora.
Ma non era ancora disposta a lasciar andare l’odio e la rabbia che le avevano permesso di mostrare quei ricordi, non era ancora disposta ad ammettere di essere rotta, ancora rotta e spezzata per tutto il dolore che aveva subito.
Così chiuse gli occhi e si raggomitolò sul suo petto, sperando che finisse presto.
-Ci sono io qui con te.- disse, portandola via per farle prendere un po’ d’aria, sentì dei rumori poco distanti alle sue spalle ma non ci badò, si era di nuovo chiusa in se stessa, in quel posto perfetto per non mostrare le sue paure e il suo dolore, in quel posto solo suo dove poteva essere Hermione.
Ancora per un po’.
 



∞Angolo Autrice: Allora, spero di non aver deluso nessuna aspettativa ma non a prescindere da tutto mi sembra che sia andata bene! Inizialmente avevo immaginato una pena un pò più grave ma con una pena più grave non sarei riuscita a continuare come volevo e quindi vi lascio con questo piccolo dubbio fino al prossimo capitolo, spero che possiate concordare con me :)
Hermione ha avuto molta forza di volontà ma soprattutto aha avuto Robb che ha scelto, consapevolmente, di essere la sua ancora.
Forse poteva essere scontato ma forse no, in fondo per come erano messe le cose all'inizio lui non riusciva neanche a vederla, solo conoscendola ha capito quanto sia ancora rotta. 
Spero che anche la parte con i ricordi vi piaccia, ci ho lavorato molto e non volevo fare una riptezione estenuante di tutta la storia, così mi sono concentrata su avvenimenti non conosciuti, ( come la nascita della Regina di Ghiaccio, che mi è piaciuta ) e anche su cose già conosciute anche se in modo diverso.
Grazie come sempre a tutti voi che mi seguite, la storia dovrebbe procedere spedita e spero che vi possa sempre piacere **

Spoiler:

Lasciò cadere tutte le maschere, lasciò andare il controllo su quel maledetto cassetto e lo sentì riversarsi dentro al petto, crogiolandola di un calore illusorio, quel calore l’avrebbe distrutta, non l’avrebbe salvata ed improvvisamente percepì le lacrime lungo il viso e un urlo di dolore le uscì dalla bocca.

 

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Capitolo 40
*** Human ***


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Buonasera a tutti ^^
Eccoci qua, siamo arrivati alla parte conclusiva del processo.
Forse non è proprio come l'avevo immaginata all'inizio ma si avvicina molto 
 e spero che possiate concordare con la mia scelta, anche se all'inizio avevo mirato
a qualcosa di più "tragico" poi però ho cambiato la mia versione,
e mi sono concentrata su qualcosa che mi concedesse più "opportunità".
Spero che il capitolo vi piaccia <3
Human
 
-Sei stata bravissima, Hermione.-
La voce di Robb le fece aprire gli occhi e si ritrovò seduta vicino a lui su un lettino che sapeva tanto d’infermeria.
Si concentrò su di lui cercando di riacquistare la lucidità di cui aveva bisogno per affrontare il dopo, anche se le veniva ancora difficile, non era ancora riuscita a scrollarsi di dosso il peso dei ricordi, e del dolore che avevano portato a galla.
-Ascolta la mia voce, concentrati Herm. Torna qua.-
-Hermione!-
Blaise e Daphne entrarono nella stanza e si avvicinarono velocemente, le presero la mano e la strinsero forte, anche quel contatto l’aiutò smorzando la tensione dentro il suo cuore.
-Siamo qui per te, amica mia.-
-Non ti lasciamo sola.- concordò Blaise, catturando i suoi occhi.
-Hanno… Visto tutto?-
-Sì ed erano anche abbastanza sconcertati dal fatto che andasse avanti da troppi anni.-
-Oh.- sussurrò, ed improvvisamente ricordò lo sguardo carico di odio del padre, lo sguardo che le aveva riservato per tutta la sua vita e la tristezza venne spazzata via, e chiuse il dolore in un angolo del cuore, assieme a quello che provava per lui, non poteva permetterselo ora.
-Cosa succederà?- chiese, guardandoli.
-Stanno deliberando, ma la decisione definitiva sulla tua famiglia non verrà ancora presa. Hanno deciso che come prima cosa devono risolvere il tuo problema.-
-Lo dicono come se avessi qualche dipendenza.- disse, sentendo l’impellente necessità di fumarsi una sigaretta.
Daphne gliela porse come se l’avesse letta nel pensiero e quando aspirò percepì il suo corpo più calmo, poteva farcela, poteva resistere ancora un poco.
-Quando rientreremo, tornerai a sederti al tuo posto e poi torniamo a casa, va bene?-
-Vieni anche tu?- chiese, non aspettandoselo.
-Ti ho detto che non ti lascio.- disse stringendole la spalla.
Hermione si ritrovò stupita, credeva che non avere amici fosse la scelta più saggia, ma col tempo non aveva potuto fare a meno di Blaise e di Daphne e poi di Ginny e Harry, li aveva visti prima in aula ma sapeva che le stavano dando tempo, tempo per leccarsi le ferite e tempo per affrontare i suoi demoni, e si ritrovò a pensare che senza i suoi amici non sarebbe arrivata così lontana.
-Andiamo.-
Si alzò e spense la sigaretta, dandosi una sistemata al tailleur pantalone che indossava, rigorosamente nero, si sistemò i capelli e fece un passo verso la portea, percepì la presenza di Robb alle sue spalle pronto a prenderla in qualsiasi momento ma non ne ebbe bisogno: l’odio le stava di nuovo alimentando il fuoco che le scorreva nelle vene.
Quando uscì dalla porta vide Draco appoggiato al muro poco distante, il suo cuore mancò un battito e fece una capriola su se stesso, non lo vedeva da quel giorno, dal giorno in cui l’aveva lasciata andare e non lo aveva mai trovato così bello come in quel momento.
Percepì i suoi sentimenti riaffiorare, percepì l’amore che provava per lui come veleno nelle sue vene e lo cacciò indietro.
 
-Non è ancora il momento.-
No, e non lo sarà mai più.
“Abbiamo chiuso con l’amore.”
 
Quella consapevolezza le permise di indurire il volto e di riacquistare la sicurezza che lui si era portato via, lasciandola rotta e sofferente.
-Ehi.- disse, guardandola.
Hermione però non si fermò, non gli rispose ma anzi raddrizzò la schiena e assunse un’andatura più decisa, e si avvicinò all’aula del suo processo, percepì alle sue spalle Blaise e Draco parlare ma non ci badò, non lo avrebbe fatto rientrare nella sua vita solo per fargliela distruggere ancora una volta.
Non gli avrebbe più dato quel potere, nonostante sapesse che una volta lasciati andare i sentimenti che aveva represso per tutto quel tempo, vivere senza Draco si sarebbe rivelato impossibile e straziante.
Ma lo avrebbe accettato a qualsiasi costo.
 
*
 
Quando rientrò in aula si rese conto che suo padre era stato portato via e che adesso l’attenzione del Wizengamot era solo per lei e questo non le piacque più di tanto.
Era di nuovo sotto osservazione e sapeva bene di dover dare il massimo.
-Quello che abbiamo visto oggi va contro tutte le leggi del Mondo Magico ma siamo dovuti scendere a patti che negli ultimi anni il nostro Mondo ha sofferto per colpa degli ideali di un pazzo, vaneggiatore, che ci stava portando alla rovina e che in questo caso ha rovinato più di una vita innocente.
Hermione Granger, i tuoi ricordi seppur dolorosi ci hanno dato accesso ad una realtà che per molto tempo ci era stata preclusa e alla possibilità di cambiare in meglio questo mondo, l’unico nostro rammarico è che questa occasione ci venga data dalle tue torture, dal tuo dolore, avremmo preferito trovare un altro modo ma come tu stessa hai detto: sei l’unica che non si è mai arresa.
Questa tua determinazione ti ha portato a farti odiare da tuo padre e a combattere contro Voldemort quando noi non ne trovavamo il coraggio e per questo noi, come tutti del resto dobbiamo dirti grazie.-
 
Quelle parole la fecero trasalire, non si era aspettata niente del genere, neanche nei suoi sogni più felici il processo andava così bene.
-Quello che però abbiamo visto ci ha anche mostrato come per lungo tempo la tua sottomissione abbia favorito i loro scopi, la tua cieca obbedienza non può essere considerata una virtù.-
 
L’ho detto, il processo non poteva MAI finire bene.
 
-Per questo ci troviamo in una circostanza alquanto particolare, e che non credo che riusciremo a gestire nel migliore dei modi. La tua storia ha diviso i nostri animi e ci ha fatto schierare, per questo la decisione che prenderemo oggi sarà del tutto particolare.
Non ti giudicheremo colpevole delle azioni commesse in prima persona da Voldemort e da Albert Granger, non ti giudicheremmo autore dei reati commessi da questi uomini ma non possiamo chiudere un occhio sulla possibilità che tu, per lungo tempo, sia stata un coautore, un complice per i reati minori che si sono commessi durante la sua vigenza.
Per questo reputiamo che sia giusto, che tu passi il resto dell’estate presso la tua abitazione fino a quando non ti sarà permesso lasciarla per seguire l’ultimo anno ad Hogwarts, e sarai strettamente controllata dagli Auror preposti per il tuo caso.-
-Arresto Domiciliare? Sul serio? La mia assistita non ha niente a che fare con l’orrore che Voldemort e Albert hanno commesso! La state condannando come se fosse un imputato.-
-Vogliamo solo prevenire, Zabini. Non vogliamo lasciare nulla al caso, siamo tutti d’accordo che potrà frequentare il settimo anno e una volta concluso prenderemo, se necessario, altre misure.-
-Cosa vuol dire se necessario?-
Hermione osservò la diatriba tra Zabini e il resto del Wizengamot e un leggero tremore le attraversò le mani, non le piaceva la piega che stava prendendo il discorso.
-Siamo dell’idea che sarebbe più giusto non garantirle un eccessivo trattamento di favore ma aiutarle a capire la lezione.-
-Quale? Che se nasci in una famiglia psicopatica allora sei condannata? Questa è la lezione? Credo che si stia perdendo il filo del discorso, Hermione non è un carnefice, non è suo padre, per quanto abbiate visto una ragazza arrogante e fredda durante i suoi anni ad Hogwarts, avete anche visto che ha dovuto creare una maschere per proteggersi dal dolore e dalla rabbia del padre, volete veramente condannare una ragazza per aver avuto la sfortunata di nascere in quella famiglia? E come anche voi avete detto, Hermione ha fatto quello che voi, che tutti noi, non abbiamo avuto il coraggio di fare.-
Il Presidente rimase in silenzio e scambiò degli sguardi con gli altri membri, in attesa di conferma ed alla fine annuì risoluto.
-Il provvedimento definitivo prevedere esclusivamente una misura restrittiva fino all’inizio della scuola, come monitor per quello che è stato e come avviso per il futuro, non verranno più presi provvedimenti sul soggetto in questione.-
Hermione annuì lentamente, capendo che era stata graziata per merito di Zabini che le aveva salvato la pelle, e in poco tempo capì che era davvero libera, era libera dal passato, libera dalla sua famiglia.
 
-E loro?- chiese nel silenzio assoluto dell’aula, tutti si voltarono a guardarla.
-Loro?-
-Albert e Jean.- disse, non riuscendo a definirli ad alta voce i suoi genitori.
-Il loro processo si svolgerà a porte chiuse alla fine dell’estate. Gli inquirenti, stanno ancora svolgendo il loro lavoro, è troppo presto per avere una condanna.-
-Bene.- disse a bassa voce, forse non era libera del tutto ma sicuramente non era più legata a loro.
Si voltò e vide Robb accanto a lei, la stava aspettando per portarla a casa, si avvicinò e scambiò solo un rapido sguardo con Blaise per avvertirlo che l’avrebbe trovata lì e in poco tempo si ritrovò di nuovo fuori dall’aula, aveva dato di nuovo le spalle a Draco che aveva continuato a guardarla con insistenza e stava provando a reprimere quei sentimenti che le palpitavano sotto la pelle.
Bruciandola.
 
***
 
Quando Hermione lasciò andare il braccio di Robb, il peso di quella giornata le ricadde addosso come un macigno, il respiro le mancò e le mani ripresero a tremare, alzò lo sguardo verso la casa che l’avrebbe dovuta ospitare per ancora qualche mese e un nodo alla gola le impedì di inghiottire.
A conti fatti l’era andata bene, ma forse non del tutto o non come sperava.
Senza neanche rendersene conto aveva iniziato a camminare verso l’ingresso, sentendo il peso sulle spalle aumentare ad ogni passo, percependo il cassetto delle emozioni eccessivamente pieno, cominciare a traboccare, ad esplodere; scosse la testa e si morse il labbro, non poteva permetterselo ma sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto.
Arrivò in salone e invece di respirare, i ricordi le tolsero ancora una volta il respiro, strinse le mani lungo il tavolo e lasciò andare un singhiozzo.
Non voleva piangere, non voleva sentirsi debole, non voleva essere più la patetica Hermione ma non riusciva più ad aggrapparsi alla rabbia, all’odio, lo aveva fatto per tutta la sua vita e solo negli ultimi anni aveva capito che poteva provare altro, poteva avere di più.
Anche se quel di più si era rivelato una semplice illusione, lei non era come suo padre.
Aprì gli occhi e vide il ritratto di famiglia, lo sguardo fiero e impassibile di suo padre e quello glaciale di sua madre, lei era solo una bambina eppure era già succube di quella vita, che non aveva scelto.
-Puoi piangere.-
Le sue parole gli arrivarono come un sussurro lontano, come se provenisse da un altro mondo ma aveva ragione, adesso poteva piangere, adesso poteva crollare definitivamente sotto il peso delle emozioni, poteva permettersi di essere umana.
Nessuno glielo avrebbe impedito, non stavolta.
Lasciò cadere tutte le maschere, lasciò andare il controllo su quel maledetto cassetto e lo sentì riversarsi dentro al petto, crogiolandola di un calore illusorio, quel calore l’avrebbe distrutta, non l’avrebbe salvata ed improvvisamente percepì le lacrime lungo il viso e un urlo di dolore le uscì dalla bocca.
Cadde a terra, tenendosi le ginocchia al petto senza muoversi, il peso di quel dolore era troppo anche per lei, la consapevolezza che Draco l’aveva lasciata si fece strada nel suo cuore e seminò frutti marci e morti, lei era morta.
Senza di lui niente avrebbe avuto più senso, senza lui non avrebbe più avuto niente e lo aveva perso per sempre, perché lei lo aveva rovinato.
Provò ad inspirare ma riuscì semplicemente ad urlare ancora più forte.
Adesso era sola.
Aveva condannato la sua famiglia e smascherato il suo segreto al mondo, non sarebbe più stata al sicuro nella sua fortezza, non sarebbe più stata temuta, ma umana.
Tutti l’avrebbero vista per quella che era in realtà ed anche lui l’aveva vista, aveva visto l’oscurità in fondo al suo cuore e ne era rimasto scottato.
Si alzò ma gli occhi pieni di lacrime non le permisero di vedere bene, seppe solo che lo sguardo di suo padre la stava rimproverando, anche se attraverso un misero ritratto, prese senza pensarci il vaso sul tavolo del soggiorno e glielo lanciò addosso.
-Ti odio!- urlò ancora più forte, contro quel padre che non l’aveva mai voluta.
Prese altri piccoli oggetti appartenenti alla sua famiglia da generazione e li lanciò contro il muro o contro il ritratto, e si ritrovò a pensare a quando aveva distrutto la sua camera nel dormitorio l’ultimo dell’anno, il dolore che aveva provato quella volta non era minimamente paragonabile alla voragine che aveva nel petto in quel momento.
I suoi occhi si soffermarono sulla sedia cui era stata legata per tutta l’estate, la sedie delle torture, singhiozzò e si avvicinò lentamente, la sfiorò con mani tremanti e sporche di sangue e senza rendersene conto le diede un calcio, il dolore salì dalla gamba fino ad arrivarle allo stomaco ma in quel momento non era niente, non lo percepì neanche, continuò a calciarla finché non la vide a pezzi, finché non distrusse anche quel pezzo del suo passato.
Improvvisamente delle braccia la sollevarono da terra e la strinsero contro il petto, non provò neanche a opporsi sapendo per certo che Robb aveva aspettato il più possibile prima di bloccarla, prima di vederla autodistruggersi.
-Respira Herm, adesso puoi respirare.-
-Non ce la faccio.- sussurrò, scrollando la testa.
Quando alzò lo sguardo dal pavimento vide il suo salone distrutto, il pavimento era pieno di vetro e di ceramiche rotte, la sedia era distrutta poco più in la e il ritratto era stato rovinato dalla sua furia.
Osservò le sue mani rovinate, spaccate e graffiate mentre Robb la portava in cucina per farla sedere su uno sgabello della penisola e la fissò negli occhi.
Hermione non distolse lo sguardo ma finalmente non sentì più la necessità di urlare, o di distruggersi, aveva dato il suo peggio e lui non era scappato via, l’aveva ancorata a quella vita senza chiedere niente in cambio.
-Grazie.- disse, sibilando, non riuscendo a trovare altre parole.
-Prometti che continuerai a respirare Hermione, e a piangere se sarà necessario. Non nasconderti dietro una maschera.-
-Questa me non va bene, io così non vado bene…-
-Non hai una missione, non sei più costretta ad essere un’altra, sii te stessa, ho visto nei tuoi occhi quella ragazza e lei ne vale la pena.-
-Ho… Bisogno di bere.- disse, distogliendo lo sguardo dal suo, non poteva ancora farcela, non poteva sopportare di essere guardata in quel modo, non in quel giorno.
 
Allungò la mano e prese dalla scaffalatura il liquore che suo padre beveva nelle occasioni speciali, lo aprì e versò una generosa dose e lo guardò con quel sorrisetto che lo faceva sempre arrabbiare.
-Alla tua papà.- disse, per poi scolarselo tutto d’un fiato.
-Cos’è successo qui?-
La voce acuta di Ginny la riportò al presente e si girò per vedere i suoi amici in casa sua, i suoi amici non avevano mai visto la sua casa se non durante quella famosa sera della festa, ad accezione di Blaise e Daphne ed adesso erano visibilmente scossi.
-Avevo pensato di cambiare qualcosa.- disse nella loro direzione ed invece di versarsi un altro goccio, bevve direttamente dalla bottiglia.
Il liquore le bruciò la gola e lo stomaco e cancellò per un momento il dolore nel petto, il dolore sordo al cuore che le stava martellando l’anima e le inibì il cervello.
 
Non voglio sentire più niente.
 
-Hermione?-
-Ciao gente, qua ci si diverte!- disse, alzando la bottiglia in alto, senza sapere bene cosa stava facendo.
-Hermione!- la voce di Blaise catturò la sua attenzione ma non ci badò molto, così bevve un altro sorso.
-Per stasera lasciatela stare, fatela sfogare. Ne hai bisogno.- disse Robb, il quale non l’aveva ne fermata ne incoraggiata.
-Hermione ha un problema con l’alcool.- disse una voce in fondo al corridoio che catturò l’attenzione di tutti.
Draco entrò nella cucina, lentamente con le mani in tasca e con lo sguardo di un ragazzo bastonato che aveva subito la peggior ingiustizia del mondo.
Herm provò a non farci caso ma la rabbia stava tornado a farsi sentire, così preferì bere un altro sorso, lui l’aveva lasciata andare, lui aveva deciso di non volerci più essere e lei lo aveva lasciato andare con lo sfogo di prima, nonostante sentisse il petto vuoto, dolorante per quell’amore che non aveva mai meritato, ma non voleva più sentire la rabbia.
Avevo giurato che lui non avrebbe mai messo piede a casa mia, aveva giurato che non sarebbe mai venuto. Eppure eccolo qui.
Come se si prendesse gioco di me, come se sfidarmi fosse l’unico modo per affrontarmi, come se fosse semplice e facile da accettare vederlo qui dentro.
“Dove tutti i nostri incubi hanno avuto origine.”
-Non capisce che non sarebbe mai dovuto venire, ma la presunzione dei Grifondoro è peggiore di quella dei Serpeverde.-
Non doveva venire qui.
Non ci sarebbe mai dovuto venire.
 
-Non potete permettere che beva così tanto.-
-Uhm, non mi sto divertendo ed essendo che voglio divertirmi, andrò a bere in giardino.- disse tagliando corto ed uscendo dalla porta che portava direttamente all’esterno, portandosi con se la bottiglia.
 
Alzò lo sguardo e vide il cielo scuro sopra la sua testa, non si era neanche resa conto del tempo che aveva trascorso a rompere e a distruggere il suo salone.
Portò la bottiglia alle labbra e dopo il successivo sorso percepì la mente disinibita e leggera, finalmente l’alcol stava funzionando e poté smettere di pensare a quella giornata schifosa, a Draco e quella miserabile vita che le era toccata.
Inspirò a fondo e si sentì un po’ più libera, un po’ più in pace con se stessa.
 
“Non ci siamo mai sentite così.”
-Non ne abbiamo mai avuto la possibilità, forse Robb ha ragione, possiamo far cadere la maschere.-
Non voglio più sentire niente.
Non voglio più provare niente, mettere il cuore in mezzo alla mia vita è stata la mia peggior decisione, e non voglio più rifarlo.
Non voglio sentirmi più in quel modo.
“Lo amavi.”
No, era solo un’illusione. Lui non mi ha mai amato veramente.
“Non riuscirai a metterti in stand-by in eterno, anche tu sei umana, anche tu provi emozioni.”
 
-Basta bere Herm, ti farai del male.-
Blaise si avvicinò a lei ma si scansò, non voleva smettere di bere, non voleva più fare finta che andasse tutto bene, ormai il suo mondo era a pezzi e una sbronza non l’avrebbe rovinata.
-Lasciami stare Blaise, almeno per questa sera, lasciami stare.-
-Sei la mia migliore amica, non posso farlo. Non posso guardarti mentre ti distruggi.-
-Ed allora dammi le spalle!- urlò in preda alle lacrime, -Io non voglio più sentire niente, non voglio più provare niente e se stasera mi permettessi di provare qualcosa mi distruggerei, perciò voglio bere fino a quando non crollerò così potrò svegliarmi con la consapevolezza di aver affrontato tutto.-
-I problemi non andranno via, torneranno domani.-
-Ma io ho bisogno solo di questa sera.- sussurrò, asciugandosi le lacrime.
-Perché?-
-Perché per una sola sera ho bisogno di dimenticare il mio passato, per una sera devo lasciare fuori mio padre dalla mente e Draco dal mio cuore, se mi permetto di pensare a lui… a quanto male mi abbia fatto, mi distruggerò.
E io non posso permettermi di distruggermi, ho permesso al dolore di covare dentro al mio cuore e lasciarlo andare mi ha portato a distruggere casa mia, quindi forse è meglio dimenticarlo così.- disse alzando la bottiglia, -Meglio dimenticarlo e svegliarmi con la speranza di non amarlo più.-
-Non funziona così l’amore e lui sembra pentito.-
-Non me ne fotte niente Blaise, mi ha lasciato andare ed io non inseguo nessuno. Adesso permettimi di bere almeno per una sera, permettimi di affogare così i miei dispiaceri, domani tornerò ad essere la persona che consci. Te lo prometto.-
-Non posso fidarmi.-
-Fallo invece, mi hai mai vista? Mi hai mai vista in questo stato? Sono stata distrutta da tante persone, troppe persone che credevano che io non provassi niente, che fossi un fantoccio vuoto, una Regina senza trono che potesse sopportare di tutto e invece si sbagliavano.
Io sono UMANA! Solo perché non lo davo a vedere, solo perché nascondevo il dolore, non voleva dire che non soffrissi, non voleva dire che fossi vuota dentro eppure a loro non è mai importato: mi hanno ferito a parole, a gesti e sul corpo eppure sono ancora qua.
Eppure non mi sono mai ridotta in questo modo, questa sono io Blaise, sono HERMIONE! Una stupida ragazza distrutta, marchiata e spezzata, questa Hermione mi fa schifo ma ho bisogno di lei per questa sera, perché è a lei che hanno portato via la vita, è a lei che l’hanno rovinata e per una sola sera ha bisogno che sia il mondo a inginocchiarsi ai suoi pedi, per una sola sera ha bisogno di avere il controllo.
Quindi Blaise, fidati! Domani mattina questa ragazza sparirà e tornerà la Regina, prenderà il controllo ed eviterà che io faccia altre cazzate, ma concedimi una sola sera.-
Si ritrovò con il respiro affannato e gocce di sudore le scendevano lungo la schiena, ma non azzardò mai a distogliere lo sguardo, sapeva fin troppo bene che tutti la stavano guardando, anche lui la stava guardando.
-Ci penserò io a lei. Lasciala bere.-
-Sul serio Robb? Credi che così tu la possa proteggere?-
-Prima di proteggerla deve lasciarsi andare tutto alle spalle, solo così la possiamo proteggere Blaise.
Snow mi raggiungerà tra poco e faremo in modo che dopo stasera sia tutto diverso, ma se ha bisogno di una sola sera perché non concedergliela? Perché vuoi portarle via questo?-
-Perché ho paura di cosa possa succedere domani se la lascio rovinarsi così!-
-Blaise.- il ragazzo si girò e la guardò negli occhi, -Cosa pensi mi possa succedere? Ho già provato a togliermi la vita e non ha funzionato, ci ha provato anche mio padre, eppure sono ancora qua.
Non morirò stasera Blaise, non ho intenzione di suicidarmi o di farmi uccidere, voglio solo bere. Voglio solo essere questa ragazza per una sera, domani sarò tornata in me, sarò di nuovo la ragazza che conosci e che mantiene il controllo e che elabora e manipola, ma dammi solo una sera per leccarmi le ferite.-
-Va bene.- disse in tono poco convinto, voltandosi verso Robb e lasciandole la visuale libera per poterlo guardare.
-Se domani non starà bene me la prederò direttamente con te.-
-Ne ero consapevole.-
-Ci vediamo domani, Herm.-
 
La ragazza annuì ma non riuscì a distogliere lo sguardo da Draco, dai suoi occhi. Lui non l’aveva mai vista così, aveva visto soffrire la Regina e aveva visto un’Hermione spezzata, ma non aveva mai visto la vera Hermione a pezzi, ridotta a uno straccio, ad un semplice fantoccio, quella ragazza era stata sepolta per molto tempo.
Lottò contro il desiderio di parlargli, di chiedergli che cosa gli fosse passato per la mente ma non lo fece, il dolore le ricordò cosa lui aveva deciso, cosa aveva preferito per entrambi, così si voltò e riprese a camminare, portandosi la bottiglia alla bocca.
 
***
 
 -Ciao.-
Hermione alzò lo sguardo dalla sua casa e guardò Robb sedersi accanto a lei sull’erba curata del giardino, gli elfi avevano fatto un ottimo lavoro, sua madre sarebbe stata orgogliosa della sua casa.
-Ho finito la bottiglia.- disse, scuotendola tra le sue mani.
-Ne vuoi un’altra?-
-Me la daresti?- domandò, guardandolo.
-Se può farti sentire meglio, sì.-
-No, preferisco di no.- sospirò, allungando le gambe a terra, -Io non ho un problema con l’alcol, spero che tu lo abbia capito.-
-Lo avevo immaginato, sei anche abbastanza calma per esserti bevuta una bottiglia per intero.-
-Ho fatto le mie cazzate, qualche anno fa bevevo per sopportare meglio il dolore, bevevo per far incazzare mio padre ma non ho mai bevuto per dimenticare, almeno fino a questa sera.
Prima ho… Esagerato, con Blaise. Volevo che capisse cosa si provasse ad essere me per una sera, non sarei mai riuscita a farglielo capire con le buone.-
-Si preoccupa per te.-
-Si è sempre preoccupato per me, ma la verità è che volevo passare così questa sera. Ubriacandomi e distruggendo la casa, solo così potevo liberare il dolore.-
-E domani?-
-Domani sarà un altro giorno, ed io un’altra Hermione.- dichiarò alzandosi da terra.
Le girò la testa e provò a sedersi nuovamente ma Robb la sostenne e lei riuscì a rimanere all’in piedi.
-Forse sono abbastanza ubriaca da non riuscire a camminare.- sussurrò, ridendo.
-Non ti ho mai sentito ridere in queste settimane. È un bel suono.-
-Non ho mai avuto molti motivi per ridere, la mia vita non è mai stata facile.-
-Spero che la nuova Hermione possa concedersi di ridere, una volta tanto, non le farebbe male.-
-Forse, non posso promettere niente. Non sono molto in me.-
-Forse non sei molto in lei.-
-Fa lo stesso. Tanto quando tutte e due parlano qua dentro.- disse indicando la sua testa, -C’è solo tanta confusione.-
-Ti parlano spesso?-
-Sì.-
-E tu le lasci fare?-
-Ho bisogno di loro per ogni cosa. Io sono niente senza loro.- disse, abbassando lo sguardo.
-Ti porto a letto.-
-Posso farcela.-
-No, e preferisco non portarti al San Mungo per esserti rotta qualcosa mentre salive le scale.- la prese di peso tra le braccia, come se fosse fatta di aria e si avviò per le scale.
-Odio il modo in cui mi ha guardato.- sussurrò, senza rendersene conto.
-Devi dargli tempo, tornerà da te.-
-Non voglio che torni da me perché è pentito, voglio che stia con me perché mi ama, ma una persona innamorata non ti chiede di supplicarlo, di implorare il suo perdono, no?-
-Lui ha fatto questo?-
-La colpa è solo mia, la mia oscurità… Dovevo lasciarlo andare molto tempo fa, gli ho sempre detto che sarebbe arrivato il momento in cui si sarebbe stancato, e alla fine quel momento è successo.
Si è stancato di me.-
-Credo che tu gli debba dare tempo.-
Robb aprì la porta della sua stanza e la fece stendere sul letto, Hermione si tirò addotto il lenzuolo e si passò una mano tra i capelli biondi, non voleva dare tempo a nessuno.
-Non lo farò. Lui ha chiuso con me, ho provato sulla mia pelle cosa volesse dire essere innamorati: fa schifo.
Per lui ho fatto di tutto… ho sopportato di tutto, tutto quello che chiedevo era del tempo, era comprensione e lui non è stato disposto a venirmi in contro.
Non voglio più innamorarmi.-
-Tu lo ami ancora.- le fece notare, gentilmente.
-Sono molto brava ad opprimere i miei sentimenti, Robb. Farò in modo di odiarlo come una volta, a costo di diventare un fantoccio privo di sentimenti.- disse, si abbassò e appoggiò la testa al cuscino.
-Riposa Hermione, domani sarà un nuovo giorno e potrai scegliere chi essere.- disse, chiudendo la luce e lasciandola sola.
-Peccato che io abbia già scelto chi essere.- disse tra se e se, chiudendo gli occhi e lasciando che l’oscurità l’avvolgesse di nuovo.



∞Angolo Autrice: Bene bene... Arresti domiciliari... Okay forse non è il massimo, sicuramente potevo andarci giù pesante ma alla fine mi sono detta, perchè?
Hermione ne ha passate troppe e ha sofferto troppo, insomma è stata la principale vittima della follia di suo padre e di Voldemort, quindi perhè infierire più di tanto? Quindi ho deciso di fare qualcosa di più soft, ma che mi desse modo di spaziare un poco.
Hermione per il momento non ha le forze di affrontare Draco ne di concedere al suo cuore la forza di amarlo più del necessario, ancora non riesce a superare il dolore e la rabbia e potrà farlo solo grazie a Robb ma ci arriveremo, anche lì.
La scena di distruzione è stata difficile ma sperod di aver reso i suoi sentimenti come nella discussione con Blaise, Hermione è stata molte cose ma la vera Hermione esce raramente a galla e quando lo fa ha bisogno dei suoi spazi, ed è quello che i suoi amici le devono concedere.
La strada per la riscoperta sarà lunga ma Hermione ha ben chiaro quale sarà il suo cammino.

Spoiler:

-Perché Robb è così importante per te?-
-Cosa intendi?- chiese, fermandosi di colpo.
-Lo vedo come lo hai guardato poco fa. È per lui che non vuoi tornare con Draco?-
-No. Lui è qui solo per aiutarmi a… non crollare.- disse sottovoce.
-Cosa intendi?-

 

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Capitolo 41
*** Confessions of broken heart ***


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Buongiorno a tutti! Scusatemi per l'attesa ma
ho da poco iniziato a riptere Amministrativo I e il mio tempo si è
dimezzato, ma non vi preoccupate sarò attiva per molto tempo
prima della sessione estiva !
Veniamo a noi, voglio premettere che è un capitolo di mezzo, 
insomma si stanno delineando nuovi orizzonti e nuovi stili di vita.
Hermione deve capire se stessa e deve anche scegliere chi essere, e non sarà proprio facile.
Robb e Blaise come sempre la sosterranno nella sua scelta ma andiamo a vedere!!
 
Confessions of broken heart
 
Hermione aprì gli occhi lentamente, e nonostante il mal di testa si abituò subito alla luce del sole, ma non si mosse, non ancora.
Inspirò a fondo un paio di volte, riprendendo il controllo di se stessa e della sua vita, il nuovo giorno era arrivato.
 
Eccoci qua, ragazze mie.
Adesso cosa facciamo?
-Tu cosa vuoi fare?-
“Dipende solo da te.”
Io non voglio più soffrire come ieri sera e sono dovuta scendere a patti con una cosa: senza la Regina sono una ragazza debole, sono una stupida ragazzina e odio sentirmi così debole, così umana.
Non voglio mostrare le mie debolezze, anche se non voglio necessariamente sembrare di ghiaccio, non voglio che gli altri possano capirmi così facilmente.
-Quindi devo restare?-
Sì, avevi ragione. Senza di te non sarei riuscita a superare la tempesta, sarei morta senza di te.
-Lo so.-
“Cosa vuoi fare allora?”
Ho ripreso tutto quello che era mio: ho di nuovo la mia casa e non sarà più la casa del terrore. Ho di nuovo la mia vita, o forse l’avrò una volta tornata a scuola, ma sono ancora legata a loro con questo Marchio, di cui non mi potrò mai liberare ma non voglio che determini la mia vita.
Voglio essere Hermione, ma a modo mio, con i miei paletti e il muro, solo così potrò proteggermi.
“E con lui cosa vuoi fare? Hai sentito Blaise, ieri sera.”
Lo amo. Non posso negare che sia stato l’unico a farmi provare questo sentimento, ma è stato l’unico che allo stesso tempo mi ha buttato oltre il precipizio, senza domandarsi se mi sarei fatta male o meno.
Quindi anche se lo amo, ho capito che l’amore mi ha solo illuso che lui potesse amarmi: lui non ama me.
Ama un’altra ragazza e non so se dopo ieri, se dopo che lui mi ha lasciato potrò mai essere quella ragazza.
Quindi come ho già detto, questo forse sarà l’unico sentimento che chiuderò dentro la mia oscurità, perché amare è distruggere e, essere amati è essere distrutti ed io ho provato entrambe le cose: se lui mi ha distrutto la colpa è solo mia, io gli ho permesso di farlo con la mia oscurità e non permetterò che qualcun altro soffra per mano mia.
Quindi se non riusciremo a smettere di amarlo, lo odieremo per quello che ci ha fatto e faremo in modo di tenerlo lontano da noi.
“Sembra una decisione abbastanza drastica, sei sicura di non volergli dare la possibilità di spiegare?”
Se avesse voluto parlarmi lo avrebbe fatto il giorno dopo, non avrebbe aspettato sette maledetti giorni, non avrebbe aspettato il processo.
Non voglio più sentirmi così, non voglio più provare niente del genere.
Ho provato l’amore sulla mia pelle, è stato bello finché è durato ma non è durato, adesso basta, in fondo lo avevamo sempre detto: chi mai potrebbe amarci?
-Forse nessuno.-
Nessuno è la risposta. Siamo solo un bel viso e un bel corpo.
 Tutto qui.
“Eppure il tuo cuore dice diversamente. Lo sai anche tu che l’amore ci ha reso migliori.”
Il mio cuore è a pezzi, io sono a pezzi. Non mi ero mai sentita così devastata in tutta la mia vita, nessuna tortura mi aveva spezzato così tanto, eppure le sue parole sono state sufficienti a farmi cadere all’inferno.
Quindi dovreste apprezzare la mia confessione spontanea e le mie decisioni.
-Lo sai che siamo con te, noi siamo te.-
“E chi meglio di noi può capirti?”
Nessuno.
-Adesso alzati Herm, è un nuovo giorno e noi staremo con te. Saremo te, e faremo in modo che tutto vada per il verso giusto.-
Vi prego… Non voglio più essere quell’Hermione, non voglio più piangermi addosso in quel modo e provare, percepire quella voragine nel petto.
“Quella voragine rimarrà, ma noi faremo in modo che tu non la possa sentire, perché quella voragine ti ricorda che sei umana e se sei umana puoi ancora amare.”
-Ci pensiamo noi a te.-
 
Hermione si tolse le coperte di dosso e si alzò, doveva riprendere in mano la sua vita.
 
*
 
Sorseggiò il caffè, lentamente, per poi portarsi la sigaretta alla bocca e aspirare a fondo. Si era svegliata prima di tutti e aveva già dato disposizioni agli elfi, avrebbe aspettato che Robb e Nick si alzassero per poter organizzare la sua giornata.
Non dovette aspettare più di tanto, i ragazzi entrarono in cucina pochi minuti dopo, vestiti ancora con la loro uniforme, leggermente spiegazzata e i capelli totalmente in disordine, vide il viso di Robb cambiare espressione quando notò la sua presenza ed improvvisamente lo vide anche abbastanza sveglio.
Il suo sguardo si soffermò sul suo viso, calmo e impassibile, e poi sul suo corpo, indossava dei jeans corti e una canotta verde scuro, la quale metteva in mostra ogni cicatrice, ogni tortura che il suo corpo aveva subito, stavolta Hermione non abbassò lo sguardo, non si sarebbe più vergognata del suo passato ma lo avrebbe lasciato tale.
Non avrebbe mai potuto cambiare quella situazione, quindi aveva semplicemente deciso di scendere a patti con quel corpo che non sentiva più il suo, osservò invece il livido viola sul piede destro e le mani leggermente scorticate per via dell’avventura della notte precedente.
-Sei già sveglia?-
-Troverete la colazione nella sala da pranzo, dovrebbe essere già pronta e poi ho dato disposizioni che venissero sistemate due stanze nell’altra ala della casa, entrambe hanno il bagno privato e troverete dei vestiti puliti per la giornata.
So che sarete obbligati a sorvegliarmi, ma ho semplicemente preferito rendere la vostra permanenza un po’ più piacevole.-
Si alzò e posò la tazza nel lavello e spense la sigaretta nel posacenere, il piede le faceva male ad ogni movimento e le mani erano terribilmente doloranti ma non le importava, aveva qualcosa da fare.
-Come ti senti?-
-Come una che ha ripreso in mano la sua vita.- disse, guardandolo seriamente.
-Sembri diversa.- le fece notare Nick.
-No, sono sempre io.-
-Chi hai deciso di essere?-
-La versione migliore di me stessa.- disse, uscendo dalla cucina con quel sorrisetto che adorava fare in certe situazioni.
-Dove stai andando?- chiese Robb, seguendola.
-Devo sistemare una cosa.- disse, dirigendosi verso il salone.
-Credevo che lo avessero fatto gli elfi.-
-No, lo devo fare io.-
 
Entrò nella stanza e sospirò lentamente, doveva essere lei a sistemare la stanza che aveva distrutto con le sue mani e senza l’uso della magia, solo così sarebbe riuscita a sistemare i pezzi lacerati della sua anima e a trovare la pace che tanto agognava.
Solo chiudendo col passato sarebbe andata avanti.
Cominciò col raccogliere ogni pezzo di vetro che aveva rotto, ogni pezzo di ceramica frantumato e delle statuine che aveva distrutto, il sangue riprese a scorrere sulle mani ma non ci badò ed andò avanti così finché la voce di Blaise non la interruppe.
 
Alzò lo sguardo verso il suo amico e si sorprese di trovarlo sbigottito e totalmente impreparato a quel momento, osservò Ginny e Harry poco distanti e lasciò loro un piccolo sorriso, fece cadere la sedia che stava per buttare via e si diresse verso di loro.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Blaise l’abbracciò forte e lei ricambiò quel contatto che aveva tanto agognato.
In quel momento qualche altro pezzo del suo cuore andò al suo posto, lasciandola meno vuota e meno rotta di qualche giorno fa.
-Sei di nuovo tu.-
-Sono di nuovo io, forse non proprio io, ma meglio di ieri sono sicuramente.- disse staccandosi.
-Scusami se ieri ti ho urlato contro, volevo che tu stessi bene.-
-Lo hai fatto per me, Blaise. Non potrò mai ripagarti per tutte le volte che mi sei stato accanto, ma posso iniziare ad essere una persona migliore.-
-Sono felice sentirti dire queste cose.-
Ginny la strinse a se e lei ricambiò la stretta, mentre Harry la salutava silenziosamente.
-Perché stai sistemando tu? Le tue mani… e i tuoi piedi…-
-Avevo bisogno di questo per mettere da parte la ragazza che aveva fatto tutto questo. Insomma lasciatemelo fare.- si allontanò ma quando vide la stanza, notò che aveva riportato tutto al suo aspetto iniziale, il quadro era sparito e la sedia lo avrebbe raggiunto a breve e quella casa avrebbe così cambiato aspetto.
-Sembra diversa, questa casa.-
-Non voglio più avere paura di casa mia, non voglio più vederli qui dentro.- disse, girandosi.
-Li vedi ancora?-
-Ora no, ma voglio che qui sia diverso per me. Voglio qualcosa per me.- disse egoisticamente.
-Si può fare.- disse Ginny, invece sorridendo.
In poco tempo finì di sistemare e raggiunse i ragazzi fuori, all’aria aperta con Robb e Nick, seduti sui vecchi divani che sua madre non aveva mai cambiato.
-Potreste fare una commissione per me, domani?- chiese guardando gli Auror.
-Certo.-
-Comprereste sedie e divani da giardino, nuovi? Vi lascerò dei galeoni, non voglio più vedere queste cose.- disse, osservando con disprezzo il mobilio.
-Qualche preferenza?-
-No. Basta che non siano più questi.-
-Sarà fatto.- disse Nick, prendendo la sua limonata.
-Hai pensato a come passare il tempo qua dentro? Insomma c’è ancora tutto agosto e buona parte di settembre prima del ritorno a scuola.- domandò Harry.
-Credo che prima di tutto darò una sistemata a questa casa, chiuderò qualche scheletro nell’armadio, così da rendere la vita più sopportabile.- strinse il bicchiere tra le mani e provò a dire qualcos’altro.
-Penso che vivrò alla giornata.-
-Andrà tutto bene.-
Hermione annuì e chiuse gli occhi solo per un momento, era strano parlare così con i suoi amici, non era mai stata così aperta o così spontanea, nonostante sapesse di non essersi rammollita la Regina stava facendo un ottimo lavoro: le consentiva di essere qualcosa di nuovo senza abbandonare quello scudo protettivo.
-Devo assentarmi per qualche ora.- disse, Robb alzandosi.
-Come mai?- si ritrovò a chiedere, visibilmente turbata da quella decisione.
-Jon mi vuole al Ministero per le questioni burocratiche, ma rimarrà Nick, non starò via a lungo.- disse guardandola.
-Posso allenarmi nel giardino dietro casa?- domandò il ragazzo guardandola.
-Certo.- disse senza problemi.
-Grazie, seguo un programma abbastanza rigoroso e non posso permettermi di saltare neanche un giorno.- disse, alzandosi e lasciandoli soli.
Robb le sorrise e lo seguì per poi Smaterializzarsi fuori dai cancelli.
 
Hermione provò a rasserenarsi, non voleva che Robb le facesse da balia ma aveva fatto affidamento su di lui in quei giorni e senza quel supporto non sarebbe riuscita a farcela, non averlo accanto poteva essere pericoloso per la sua sanità mentale, ma sapeva che doveva accettare quell’idea.
In fondo non erano niente l’uno per l’altro, lui era solo la sua ancora e lei abbastanza psicopatica da averne bisogno.
-Ora che siamo soli, Herm, vorremmo parlarti di una cosa.-
-Qualcuno.- disse Harry.
-Non voglio più saperne niente.- disse, tirandosi indietro ed assumendo quel tipico atteggiamento difensivo-aggressivo dei tempi della scuola.
-Voleva parlarti ieri sera, anche se la situazione non era delle migliori.- incominciò Blaise.
-Forse non avete capito: non mi interessa. Non voglio che venga nominato, non voglio parlare di lui, non mi interessa più niente.-
-Herm so che sei ferita e lui non ci ha proprio detto come sia andata la cosa, ma in questi giorni è stato taciturno e leggermente scosso, forse vuole rimediare.-
-Non può rimediare a quello che mi ha fatto e io non voglio più sentirmi come mi ha fatto sentire.- disse a denti stretti, stringendo le mani nonostante il dolore per i tagli.
-Vi amate, troverete un modo per risolvere.-
-Ginny! Non era amore!- urlò, alzandosi dal divano di vimini per dirigersi verso la casa.
-Hermione, che succede? Lo sai bene che quello che vi lega è amore, avete superato mille ostacoli per stare assieme, perché questo non può essere superato?-
-Blaise tu non capisci, non era amore. Mi ha solo illuso che potesse amare una come me, ed io mi sono illusa che potessi amare uno come lui. Le persone come me non amano e non possono essere ricambiate in nessun modo e se lui ha fatto quel che ha fatto è stata anche colpa mia.
Quindi preferisco così, preferisco dimenticare quel sentimento, seppellirlo sotto la mia oscurità che illudermi ancora una volta, che sperare che lui possa amarmi, anche perché se tornasse non sarebbe per amore.
Sarebbe per commiserazione, per pietà.
Ed io non posso permetterlo. Sto cercando un nuovo equilibrio e Draco Malfoy non ne può far parte, anche se sarà straziante vivere senza lui, anche se la notte mi manca il respiro al solo pensiero di non poterlo rivedere l’indomani, me ne farò una ragione perché è cosi che vivo io.
Quindi da ora in poi limitiamo l’argomento, per me.-
-Non potrai impedirgli di venire, ha ottenuto il permesso di farti visita.-
-Cosa?!-
-Lo sai perché gliel’hanno concesso, lo vedrai Herm perché lui verrà qui per te, quindi dovrai fare del tuo meglio per nascondere quel sentimento perché se sei convinta che sia meglio così dovrai farglielo capire o vi illuderete a vicenda.-
-Bene. Posso tornare ad odiarlo come una volta allora.-
-Non hai mai odiato Draco, ricordo ancora quando mi hai detto di lui. Il tuo sguardo era limpido anche se tormentato e prima o poi tornerà in quel modo.-
-Adesso sei tu che ti illudi.-
-Perché Robb è così importante per te?-
-Cosa intendi?- chiese, fermandosi di colpo.
-Lo vedo come lo hai guardato poco fa. È per lui che non vuoi tornare con Draco?-
-No. Lui è qui solo per aiutarmi a… non crollare.- disse sottovoce.
-Cosa intendi?-
-Quando Draco mi ha lasciato gli ho chiesto di aiutarmi a superare il processo, gli ho chiesto di aiutarmi a fare quello che andava fatto, di sopportare ancora per poco questa situazione perché io sola non ne sarei stata capace.
Lui mi ha detto che avrei dovuto implorare il suo perdono.-
Blaise la guardò senza parole, ammutolendosi di punto in bianco.
-Quando sono scappata, Robb mi ha trovato il giorno dopo e mi ha permesso di aggrapparmi alla sua forza, nel senso metaforico è stato l’ancora di cui avevo un disperato bisogno e anche se ho ripreso in mano la mia vita, devo ancora imparare a gestirla e a viverci.
Il precipizio è ancora troppo vicino, e mi basta poco per cadere.-
-Perché non mi hai detto questa cosa di Draco, neanche prima?-
-Harry è il suo migliore amico e Ginny la sua ragazza, tu sei il mio e dovevi saperlo così.-
-Non ti lascerò ad affrontare tutto questo sola, Hermione. Ed anche se Robb non mi fa impazzire quello che ha fatto è ammirevole e non potrò mai smettere di ringraziarlo, perché ha aiutato la mia migliore amica a restare a galla.
Quindi me lo farò piacere per te.-
-Bè credo che abbiamo trovato un accordo.- disse, dirigendosi alla libreria.
-Hermione?-
-Si?- domandò, girandosi.
-Mi piace questa nuova versione di te.-
-Mi ci devo ancora abituare.- disse, lasciandolo solo per tornare a rimuginare sulle sue scelte.
 
***
 
Robb passò senza alcuna esitazione tra i cancelli del Manor ma si rimproverò mentalmente per aver fatto così tardi.
Il Capo Auror Jon Green era andato per le lunghe, come anche il capo del Wizengamot, gli avevano fatto mille raccomandazioni, fatto firmare altrettanti documenti, ripetendogli che la tutela di Hermione Granger veniva prima di tutto.
Anche se non aveva capito come poteva essere tutelata una ragazza che era stata rinchiusa nella sua stessa casa; per questo aveva chiesto che si potessero ampliare le modalità di svolgimento della sua condanna: aveva richiesto che altre persone potessero farle visita e che con la loro presenza potesse anche andare in giro per la Londra Magica.
Gli avrebbero fatto sapere, anche se credeva fermamente di esserci riuscito.
Entrò in casa e si tolse il mantello, nonostante il caldo, dovevano sempre mantenere l’abbigliamento prestabilito per gli Auror, ormai ci aveva fatto l’abitudine anche se in quei momenti avrebbe preferito dei pantaloni prettamente estivi e una camicia aperta.
Lasciò cadere il suo borsone all’ingresso, e vide subito un elfo occuparsi della sua sistemazione, non si sarebbe mai abituato a tutto quello.
In realtà non si era ancora abituato a quella casa ed era tutto dire.
-Ciao.-
Nick comparì davanti a lui, con i capelli bagnati e la bocca piena.
-Cosa stai facendo?-
-Cenavo, è tutto davvero buono qui.- disse, tornando nella sala da pranzo.
Robb lo seguì, gettando comunque uno sguardo al salone poco distante: era tornato come la prima volta che lo aveva visto, anche se sembrava diverso, l’assenza del grande quadro era un dettaglio davvero evidente.
-Dov’è Hermione?- chiese, non vedendola seduta al tavolo per la cena.
-E´salita in camera sua un paio di ore fa, quando l’elfo è andato a chiamarla mi ha detto che non aveva fame.-
-Mmm…-
-Stai rimuginando.- gli fece notare, mentre prendeva un pezzo di pane.
-Sì.-
-Andrà bene. Lo so che non è il massimo per la nostra carriera fare da controllori, ma è anche vero che in questo momento quella ragazza è una delle persone più importanti del Mondo Magico, stare qui è una sorta di onore.-
-Non pensavo a quello. Anche se la vedo bene o male come te.-
-A cosa pensavi?-
-Che Hermione ha ancora molta strada da fare. Se vuoi, domani mattina, puoi andare a prendere alcune delle tue cose, starò io qui e ho presentato alcune richieste, Green mi farà sapere presto. Poi dovremo andare a comprare quei mobili, magari nel pomeriggio.-
-Perfetto, amico. Mangi?-
-Tra un attimo.- disse, lasciando la sala e salendo anche troppo velocemente le scale.
Girò verso l’ala in cui avrebbe trovato la sua camera, cercando di non guardare neanche lo studio del padre e la camera patronale, non vi era più entrato dopo le prime perquisizioni e non voleva farlo quella sera.
Bussò piano alla sua porta ma non ottenne nessuna risposta, così aprì un piccolo spiraglio, avendo paura di svegliarla, effettivamente nonostante l’orario di cena si era fatto tardi ma non la trovò neanche al letto.
Così aprì del tutto la porta e capì che qualcosa non stava andando per il verso giusto, senza pensarci entrò e si diresse verso l’armadio, lo aprì di getto e vide i suoi occhi restringersi ed allargarsi di nuovo per la paura.
Hermione era seduta a terra, le gambe strette al petto in una morsa quasi dolorosa, i capelli sudati per la paura e gli occhi quasi inespressivi.
-Sono qui.- disse senza neanche pensarci.
La vide guardarlo, mettere a fuoco la sua presenza e quando si abbassò per essere alla sua altezza, spostandole i capelli dal viso, lei gli buttò le braccia al collo, e percepì il respiro farsi ancora più irregolare di qualche attimo prima.
Robb la strinse, provando a calmarla ma capì che non ci sarebbe riuscito.
Hermione stava vivendo in un incubo perpetuo da cui non ne era ancora uscita.
La sollevò da terra senza difficoltà e la fece sedere sulla poltrona vicino alla finestra, dove la luna l’avrebbe illuminata e forse calmata.
Quando la fece sedere, lei allontanò le mani lentamente, come se non fosse sicura della sua scelta ma poi se le portò in grembo e riprese a torturarsele, ma non incrociò il suo sguardo.
-Stai bene?-
-No.- sussurrò, chiudendo gli occhi.
La vide provare a calmarsi, la vide concentrata nell’intento di riprendere il controllo del suo corpo e del suo cuore, e se la prima volta aveva creduto impossibile che una persona potesse essere così, che potesse sembrare finta, adesso vide quella stessa persona fallire nel suo intento.
Per quante volte Hermione riusciva a domare le sue emozioni, a spegnerle come se fosse un automa, v’era sempre quella volta in cui falliva e rimanere semplicemente umana.
-Dimmi cos’è successo.- le chiese, dolcemente, spostandole i capelli per farla respirare un poco.
Hermione scosse la testa e si torturò la maglia del pigiama estivo che indossava, rigorosamente nero, che le copriva i segni sulla pelle. Quei segni che la prima volta che aveva visto l’avevano fatto infuriare, nessuno meritava quel trattamento.
-Sono qui, aggrappati a me. Esci da quell’incubo, Hermione.-
Lei alzò lo sguardo e per la prima volta lo vide davvero, la nebbia della paura stava lasciando i suoi occhi, permettendole di tornare ad essere quella ragazza brillante che aveva conosciuto tempo fa.
-Stavo dormendo… Ma era tutto così reale. Lui era qui, in camera mia.-
-Tuo padre?- chiese esitando.
-No. Voldemort.- disse, abbassando lo sguardo e scoprendo il Marchio Nero sull’avambraccio.
-Mi stava ripetendo le stesse parole di quella sera ad Hogwarts, stava dicendo che non avrei sentito niente e mi sono ricordata che le settimane successive mi ero sentita in quel modo. Mi ero sentita il mostro che lui mi aveva detto di essere, il mostro che lui e mio padre avevano creato e quel mostro mi aveva riportato da Lei… Però… Quando mi parlava… Sentivo la paura, mi sentivo inerme di fronte a lui…
E poi mi ha toccato.-
-Cosa vuol dire?-
-Ha poggiato le sue dita qui.- disse indicando il Marchio, -Ed era così reale, Robb. Così maledettamente reale che mi ha quasi fatto male, che mi sono quasi bruciata per poterlo scacciare.- mostrò le dita della mano destra, leggermente rosse sulla pelle.
-Poi mi sono svegliata e tu non c’eri e Nick era sotto ed io… Non sapevo cosa fare, così sono andata nell’unico posto in cui riesco a gestire la mia oscurità.- indicò l’armadio col mento e chiuse gli occhi.
-Era un incubo, lui non era reale. È chiuso ad Azkaban dall’inizio dell’estate e non ti farà più del male.-
-Ed allora come spieghi le mie mani?-
-Non ne capisco molto di psiche Herm, ma sono sicuro di quello che dico.-
-Vorrei avere la tua stessa fede.-
-Abbi fede in me, sono qui per proteggerti.-
-Sei qui pe controllarmi. Tutti e due.-
-Anche, ma non permetterò che ti succeda qualcosa. Scusami se ho fatto tardi.-
-I miei incubi non sono colpa tua, non potevi saperlo. Non potevo saperlo.-
-Adesso come stai?-
-Come se avessi provato a Smaterializzarmi ma avessi lasciato una parte del mio corpo al punto di partenza.-
-Ti va di scendere sotto e mangiare qualcosa?-
-Forse, non penso che riuscirei a dormire subito, dopo quello che ho visto.-
-Andiamo.- le porse una mano mentre si alzava, -O Nick finirà tutto il cibo.-
Hermione sorrise, o almeno ci provò e gli prese la mano e la condusse fuori dalla stanza.
 
Robb aveva già ammesso a se stesso che quella ragazza non aveva niente a che vedere con la persona che aveva conosciuto ad Hogwarts e con la quale aveva fatto sesso, e col tempo aveva dovuto ammettere che non assomigliava neanche ai racconti che giravano sul suo conto.
Hermione era tutta da conoscere e da scoprire, non era per niente una ragazza facile, ma era solo tormentata dal passato e dal presente e che mettevano a dura prova il suo futuro.
Credeva che l’avrebbe odiata, come aveva provato a fare a scuola ma quando l’aveva vista aggirarsi come un fantasma a casa sua, aveva capito che non l’avrebbe mai potuta odiare, doveva solo salvarla.
Forse se Draco non l’avesse mai lasciata non si sarebbe neanche trovato in quella posizione, forse la sua presenza sarebbe stata solo di disturbo e fonte di rabbia, ma non era andata in quel modo ed anche se aveva deciso che non si sarebbe dovuto innamorare di lei, era sempre più coinvolto in quell’incognita che rappresentava Hermione Granger.
 
***
 
 Hermione accennò ad un sorriso per una battuta di Nick e vide i ragazzi abbuffarsi di dolci per vincere una competizione che avevano indetto, anche se non partecipò le sembrò strano assistere a quella scena.
Casa sua non era mai stata così allegra, mai stata così viva.
Lei non si era mai sentita in quel modo, forse neanche prima che i suoi genitori le voltassero le spalle.
Adesso era tutto diverso, qualcosa era cambiato anche dentro il suo cuore spezzato: poteva essere la Regina di Ghiaccio, poteva essere Lei ma conservare anche qualcosa di Hermione, come il suo sorriso e il modo in cui il viso le si addolciva a un complimento o per una battuta scherzosa, poteva ancora sentirsi sicura di quel corpo che aveva odiato e maltrattato e che avevano distrutto, doveva solo trovare il modo giusto per mostrarlo, per mostrarsi senza che la compiangessero.
Poteva essere chi aveva sempre desiderato: una ragazza normale. Poteva essere quella ragazza che aveva sognato così tante volte e che aveva represso con la sua promessa, poteva essere lei a modo suo.
Poteva essere tutto quello che voleva adesso ma non sarebbe mai stata libera dai sui incubi e forse le sembrò anche un giusto compresso visto tutto quello che aveva ottenuto e non in breve tempo.
Li avrebbe sempre sognati e li avrebbe sempre odiati per tutto il dolore che le avevano causato e per l’infelicità cui l’avevano sottoposta ed anche se non li avrebbe mai perdonati, avrebbe messo da parte il loro odio per il suo bene, così da andare avanti.
Appoggiò il piede sulla sedia e strinse il ginocchio tra le braccia, cercando di scaldarsi dopo aver percepito il freddo insinuarsi nelle ossa, sotto la pelle e nell’anima.
Robb le sorrise dall’altro lato del tavolo e lei ricambiò.
Non ricordava neanche cosa si fossero detti l’ultima volta a scuola, ma sapeva per certo che lui l’aveva odiata per lungo tempo, tutti l’avevano odiata anche senza un valido motivo, eppure adesso era lì per farla ridere e per scacciare i suoi incubi, per salvarla da se stessa.
Percepì all’altezza del petto la voragine della sera precedente, anche se fu soltanto per un attimo, un attimo doloroso che le fece morire il sorriso: avrebbe voluto vedere accanto a se Draco, avrebbe voluto ridere con lui, sorridere per lui e vivere con lui.
Avrebbe voluto una fine diversa ma ne aveva meritata un’altra più dolorosa.
Ed anche se si era illusa che con lui potesse andare bene, che avrebbe trovato il modo di guardare oltre l’oscurità e di trovare sempre e solo Hermione, avrebbe voluto bearsi di quella bellissima e perfetta illusione solo per un altro po’.
Solo per non sentirsi meno sola, solo per sperare che qualcosa di bello potesse succedere anche a lei, ma l’illusione si era spezzata e la verità era venuta a galla ed adesso non aveva più lui, non aveva più niente.
Così facendo fede alla promessa di quella mattina chiuse gli occhi e cacciò quel sentimento nei meandri del suo cuore, anche se lo avrebbe rivisto, avrebbe fatto in modo che quel sentimento non traboccasse dalle sue parole o dal suo corpo, lo avrebbe odiato per se tessa e per lui, per proteggerlo dagli orrori della sua vita e dall’incognita del suo futuro.
Glielo doveva, forse era l’unica cosa che doveva fare per lui, l’unica cosa giusta da fare se lo amava veramente.
In fondo lo aveva sempre saputo, Draco prima o poi l’avrebbe lasciata e quel dopo che non aveva mai agognato era arrivato anche velocemente, e si era portato via tutto quello che di bello avevano creato assieme, tutti i ricordi felici e quelle speranze per un futuro diverso, e nonostante lo odiasse per quello, nonostante l’idea di essere stata lasciata la ferisse più di quanto avesse ammesso ad alta voce, aveva anche compreso la sua scelta, o meglio l’aveva accettata.
Aprì gli occhi e cercò di scacciare via l’inquietudine e il tormento che aleggiavano nel suo cuore, cercò di sorridere anche se le risultò difficile e gli occhi concilianti di Robb le fecero capire che andava anche bene così, che non era necessario sforzarsi davanti a loro, che loro avrebbe capito ed accettato qualsiasi sentimento lei avesse deciso di mostrare.
Hermione inspirò lentamente e dovette ammettere che forse quella convivenza non sarebbe stata la cosa peggiore della sua vita.




∞Angolo Autrice: Eccoci quindi.
Hermione si apre a se stessa, insomma cerca una verità che solo lei può darsi, per questo si tratta più di una confessione.
Insomma, vuole andare avanti. Vuole essere la parte migliore di se stessa ma sa che il cammino è lungo e la strada sarà tortuosa ma non ha perso la forza di provarci, di lottare, anche se gli incubi tornano a galla.
Forse non l'avevo proprio preventivato ma diciamo che ci sta abbastanza bene!
In questo caso sarà Robb a prendersi cura di lei e con le sue azioni capiamo anche il perchè Hermione dia una certa risposta a Blaise: lui ora è la sua ancora.
Ed anche se Hermione sta imparando a camminare con le sue gambe, non è capce di affrontare l'oscurità da sola, senza l'aiuto di qualcuno e poi come aveva detto il Medimago ha bisogno di persone che non chiederanno niente da lei e Robb è una di quelle.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di tornare tra lunedì e martedì! Buon fine settimana e grazie come sempre a tutte le persone che lo leggono e che hanno il tempo di lasciare una piccola recensione <3
Love <3

Spoiler:


-Sei molto più bella quando sorridi.- le disse, per poi abbassarsi a prendere gli altri assieme a Nick.
Hermione rimase ferma solo un istante e poi corse in camera sua, non riuscendo a scacciare quelle parole dalla sua mente e l’effetto che le avevano provocato, si era sentita bella solo per merito della Regina e di Draco ed ancora non aveva capito come sentirsi al pensiero che anche Robb la trovasse bella allo stesso modo.

 

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Capitolo 42
*** Thinking about it ***


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Thinking about it

Hermione poggiò il libro sul tavolino di fronte a lei e si stese sul divano, sospirando pesantemente.
Jon Green non le aveva ancora dato il permesso di uscire di casa e Robb non aveva smesso di provarci, nonostante tutto, anche se quei giorni passati in quel modo già l’avevano resa abbastanza tesa e nervosa.
Odiava stare ferma tutto il giorno, odiava non poter fare niente oltre a leggere e leggere e parlare con i ragazzi, odiava quella situazione cui l’avevano costretta ma aveva anche capito che le sarebbe potuta andare peggio, per questo aveva limitato di lamentarsi, almeno in compagnia.
Improvvisamente la porta della biblioteca si aprì e Robb e Nick entrarono con passo sicuro, scrutandola negli occhi; Hermione sistemò meglio il vestito ma non si mosse, non aveva voglia di fingere di essere allegra.
-Cosa stai facendo?-
-Secondo te? Mi annoio a morte. Ho letto la maggior parte di questi libri e sono in pari o meglio, ho già finito qualsiasi tipo di compito per le vacanze, e non ho niente da fare.-
-Perfetto, abbiamo noi qualcosa per te.- disse Nick, sorridendo a Robb il quale ricambiò lo sguardo.
-Ovvero?- chiese alzandosi di colpo, interessata a quella proposta.
-Vieni con noi.-
Hermione li seguì fuori dalla Biblioteca, con un sorriso leggermente accennato sul volto, sapeva bene che per i ragazzi quella situazione non era il massimo, che anche loro si annoiavano a farle da balia tutti i giorni, ma aveva apprezzato qualsiasi idea le avessero proposto, dal sistemare il giardino, a cucinare senza magia per una sera e senza l’aiuto degli elfi.
In qualche modo l’aiutavano a passare il tempo, l’aiutavano a non pensare ai suoi incubi e all’impossibilità di muoversi fino all’approvazione del grande capo.
Arrivarono alla base delle scale e notò una serie di attrezzi di cui non conosceva effettivamente la portata o meglio ancora, l’utilizzo.
-Cosa sono?-
-Avevi detto che volevi sistemare casa, che volevi cambiarla, giusto?- le chiese Nick, sorridendo.
-Esatto.-
-Bene, abbiamo pensato che potremo farlo assieme con questi e senza magia. Sarà più faticoso e ci metteremo più tempo ma almeno faremo qualcosa di produttivo e qualcosa che ti aiuterà a cambiare questa casa in una più vivibile.-
-Voi fareste questo per me?- domandò stupita, notando solo adesso la pittura e i rulli per dipingere le pareti.
-Sì, insomma per esempio le nostre camere ci piacciono molto ma vorremmo che avessero un tocco più mascolino, possiamo iniziare da lì e poi cambiare qualche altra stanza.-
-Mi piace come idea.- disse sorridendo, apertamente.
Vide anche Robb ricambiare quel sorriso e capì che senza di loro sarebbe persa, che senza il loro sostegno continuo sarebbe già sprofondata in un mare di disperazione.
-Senza magia, ricorda.- disse Nick.
-Allora vado a cambiarmi e ci vediamo nelle vostre stanze ed iniziamo.- disse, non riuscendo a trattenere la gioia di quella nuova sfida che le avevano proposto.
-Hermione?-
Robb la fermò a metà delle scale e lei si voltò per poterlo guardare.
-Sei molto più bella quando sorridi.- le disse, per poi abbassarsi a prendere gli attrezzi assieme a Nick.
Hermione rimase ferma solo un istante e poi corse in camera sua, non riuscendo a scacciare quelle parole dalla sua mente e l’effetto che le avevano provocato, si era sentita bella solo per merito della Regina e di Draco ed ancora non aveva capito come sentirsi al pensiero che anche Robb la trovasse bella allo stesso modo.

***

-Hermione?! Dove sei finita?- urlò Blaise, guardando le scale e voltandosi per osservare Daphne e Draco alle sue spalle.
Scrollò le spalle ma non si mosse, non credeva che fosse una buona idea inoltrarsi per quella casa senza il suo permesso, non le avrebbe fatto piacere e sicuramente la presenza di Draco non avrebbe alleggerito la sua incazzatura.
Neanche lui aveva capito il perché fosse venuto, non gli aveva dato nessuna spiegazione e dopo quello che Hermione gli aveva confessato sul perché si erano lasciati non aveva approvato la sua decisione, anche se non ne aveva potuto parlare apertamente per paura di rilevare troppo.
L’unica cosa che sapeva era che Malfoy aveva ferito la sua cara amica, nel profondo e il coltello non era ancora uscito dalla sua carna ma si conficcava giorno dopo giorno, logorandola e distruggendola, lentamente così lentamente che ne sarebbe stata consumata.
-La Padrona è al piano di sopra, Heller va a chiamare.- disse l’elfo, catturando la sua attenzione.
-Grazie Heller, dille che siamo fuori.-
Daphne s’incamminò davanti a lui e Draco la seguì subito; Blaise gli guardò le spalle, la postura, e percepì il fatto che neanche lui si trovasse completamente a suo agio in quella casa, ma sicuramente non per i suoi stessi motivi.
Lì seguì in silenzio, cercando di cogliere qualcosa in più dal suo atteggiamento, ma nonostante si reputasse uno bravo a cogliere certe cose non era mai riuscito a farlo con i Grifondoro, erano una razza totalmente diversa dai Serpeverde, così diversa che fino al quinto anno lui stesso ne aveva limitato anche il semplice dialogo.
Solo per Hermione aveva intrapreso un altro tipo di relazione, solo per lei si era fidato di Draco e avrebbe dovuto capire di aver riposto nel ragazzo sbagliato la sua fiducia, se lo avesse saputo prima le avrebbe evitato tutto quel dolore.
Tutta quella sofferenza, che lui non poteva scacciare, che non poteva toglierle.
Si sedettero sui nuovi divani per esterni che erano stati comprati qualche giorno prima, aveva visto Hermione felice di quel cambiamento, felce che casa sua fosse più sua e che non fosse più la casa dei suoi genitori, aveva visto quel sorriso, ma vi aveva letto anche il tormento.
Ancora non stava bene, il viaggio per la redenzione era lungo ma sicuramente si trovava sulla buona strada, poiché nonostante le brutte cose che aveva fatto durante la sua vita adesso Herm era una persona migliore, era buona, o forse lo era sempre stato, solo che non lo aveva mai potuto dimostrare.
O essere.

Come se l’avesse chiamata, Hermione uscì dalla porta che collegava il salone al giardino e al suo fianco vide spuntare anche Robb e Nick, stavano ridendo, ed erano sporchi di pittura.
Blaise però notò una cosa che non capitava così spesso: Hermione era splendida.
Indossava una salopette di jeans corta, e una canotta bianca sporca di pittura in più punti, anche le mani, il viso e le braccia lo erano, ma la cosa non la infastidiva, anzi sembrava che lei ne andasse quasi fiera.
Quando però guardò nella loro direzione vide il suo sorriso scomparire del tutto e gli occhi caldi tornare glaciali come una volta, neanche lei aveva apprezzato la presenza di Draco ed adesso ne aveva avuto la conferma.
-Ciao, cosa ci fate qui?- domandò, non appena si fermò davanti al divano libero.
Daphne posò il thè che Heller aveva portato pochi minuti fa e guardò Blaise in cerca di aiuto, ma neanche lui seppe bene cosa dire o fare.
-Volevamo vedere come stavi.- disse Draco, invece.
-Non siamo potuti venire negli ultimi giorni, e volevamo solo farti un saluto.- aggiunse, Blaise, cercando di smorzare la situazione, anche se poteva percepire la sua rabbia aleggiare nell’aria estiva.
-Sto molto bene. Grazie.- disse, semplicemente.
-Herm, cosa stavate facendo? Siete tutti sporchi!- chiese l’altra bionda, cercando di trattenere una risata.
Blaise notò gli occhi di Herm alleggerirsi e rilassarsi un poco per rispondere alla domanda dell’amica.
-I ragazzi mi hanno proposto di ridipingere le loro stanze senza l’aiuto della magia, stavamo trovando un modo di ammazzare il tempo.-
-Senza Magia? Tu non fai niente senza magia.- commentò, aspramente Malfoy.
Blaise si voltò e lo fulminò con lo sguardo, il ragazzo scrollò le spalle come se non avesse capito.
-Bè a quanto pare c’è qualcosa che sa fare anche senza magia.- aggiunse Robb, all’improvviso, -Hermione è abbastanza brava, ad essere onesti.-
-Ed ha anche buon gusto, insomma ci sa fare.- disse Nick, guardando la ragazza che stava poco distante da lui.
Blaise allora notò una cosa fondamentale: quei ragazzi erano diventati il suo scudo, nel verso senso della parola.
Si stavano prendendo cura di lei, le stavano accanto in ogni momento e stavano provando a risollevarla dal dolore che aveva provato e che stava ancora provando, le volevano bene e lei stava bene con loro, come se si fosse ancorata a loro per evitare di crollare.
-Non deve essere il massimo per due Auror ridipingere una stanza.- disse tagliente il biondo.
-DRACO!- urlò Daphne, notando le mani strette a pugno di Hermione e lo sguardo carico di odio che gli stava riservando.
-Credo che tu non abbia ben in mente cosa fa un Auror, Malfoy.- tagliò corto la Serpeverde, senza smettere di guardarlo, -Forse non è una delle loro mansioni preferite, ma stai pur tranquillo che se riesci a dormire sogni tranquilli, è per merito del loro lavoro.
Quindi ti consiglio di portare un po’ di rispetto a chi ci protegge.-
-Non fa niente Hermione, in fodno cosa ne può sapere lui?- chiese Robb.
-Non molto, ma qualche cosa la so.-
-Cosa ci fai qui, davvero? Perché sei venuto a casa mia? Perché se il tuo intento era farmi arrabbiare ci sei riuscito abbastanza facilmente.-
-Volevo sapere come stavi, da quella sera non sono riuscito a passare ed anche i miei genitori erano preoccupati.-
-Dì loro che manderò un gufo ma se hai intenzione di tornare in questa casa, dovrai portare più rispetto a chi ci vive.- disse, furente.
-Me ne ricorderò.- disse, guardandola negli occhi.

Blaise notò come i loro sguardi non si separano immediatamente, entrambi volevano dire di più, sicuramente Hermione voleva urlargli contro ma adesso capiva il perché aveva deciso di odiarlo.
Era più semplice che mostrare quell’amore che lui aveva preso a pesci in faccia come se non valesse niente, odiarlo voleva dire potergli rispondere senza avere paura di mostrarsi debole, odiarlo voleva dire difendere se stessi sopra tutto e tutti, anche sopra Draco Malfoy.
E per una volta dovette concordare con la sua scelta, lo avrebbe odiato anche lui se non si fosse trovato in una posizione maledettamente scomoda come quella.
-Hai avuto il permesso di uscire?- 
-Ancora no, Daphne.- Hermione si sedette sul bracciolo del divano, per non sporcarlo, -Ma Robb ci sta lavorando, costantemente, solo che Green non è abbastanza convinto.-
-Ci vorrà ancora un po’ di tempo ma credo che tra una settimana potrai essere fuori.-
-Green adora Robb, insomma è il suo secondo.- disse Nick, sorridendo e prendendo un pasticcino dal tavolo, -Alla fine lo accontenterà.-
-Ma tu non eri a dieta?- gli chiese Hermione, sollevando un sopracciglio.
-Sì, ma non è colpa mia se cucini delle cose così buone.-
-Li hai fatti tu?- chiese Blaise.
-Ieri sera, io non… Non avevo voglia di leggere e ho pensato di occupare il tempo in qualche altro modo.-
-Sono buoni.- disse Draco, concordando.
-Grazie.- sibilò quasi per non farsi sentire da nessuno.
-Senti Robb.- esordì Daphne e catturò così l’attenzione di tutti.
-Sì?-
-Credi che riusciremo ad organizzarla una festa qua per la fine di Agosto?-
-Come scusa?!- chiese Hermione, evidentemente terrorizzata da quell’idea.
-Una festa?- richiese Robb, che si era seduto accanto alla bionda e stava scambiando uno sguardo carico di significato con lei mentre Daphne continuava a parlare.
-Insomma, grazie a voi molte più persone possono far visita ad Hermione, e molte atre le potremo aggiungere durante le settimane per non creare sospetti, ma insomma, una festa prima del settimo anno sembra quasi obbligatoria, dopo tutto quello è successo, una festa serve.
Serve a te Hermione, serve a tutti noi e serve anche perché le nostre feste sono le migliori di tutta Hogwarts.-
-Effettivamente sono abbastanza leggendarie.- sussurrò, involontariamente.
-Davvero?-
-Vedi, anche tu ne sei consapevole e poi con la festa potrai smaltire un po’ di questa energia negativa che ti porti dietro, lo percepisco.
Lo sai.-
Hermione abbassò lo sguardo e Blaise fu tentato di dire qualcosa ma Robb lo precedette.
-Quante persone?-
-Bè, ovviamente non possiamo esagerare ma potremmo trovare un numero giusto per non finire nei guai e fare una buona festa comunque.-
-Ci stai pensando, vero Robb?- chiese Nick, guardandolo.
-Tu la vuoi fare?- chiese il ragazzo, guardando Hermione negli occhi.
-Io non lo so.-
-Se tu vuoi fare questa festa, troverò il modo che si possa fare. Devi solo dirmelo.- 
Blaise notò quello scambio di battute, di sguardi e il viso tormentato di Hermione, notando con certezza le occhiaie sotto gli occhi e il colorito un po’ pallido, la sua migliore amica le stava nascondendo qualcosa. Di nuovo.
La vide passarsi una mano sulle cicatrici delle gambe, ormai non più in evidenza ma pur sempre presenti sul suo corpo e chiudere solo un attimo gli occhi.
-Mi piacerebbe fare questa festa.- disse guardandolo e poi spostando gli occhi verso Daphne.
-Allora avrai quella festa.-
Robb le posò velocemente una mano sul ginocchio e si alzò, Nick lo seguì ed iniziarono a discutere durante il tragitto verso la casa.
Hermione si girò per osservarli e la vide sospirare, non gli piaceva quella situazione ma Blaise non avrebbe detto niente con Draco lì davanti.
-Sarà una festa eccezionale e ti divertirai.-
-Lo spero proprio.- disse voltandosi.

***

Hermione era crollata sul divano poche ore dopo che i suoi, quasi, tutti amici avevano lasciato la casa, Draco non aveva cercato di parlare con lei in privato e per quanto apprezzasse la sua scelta di rimanere fedele al suo ideale, dall’altro l’aveva trovato poco appropriato.
Erano stati assieme per due anni, lui aveva trovato Hermione dietro la Regina e lei lo aveva lasciato entrare, aveva permesso che il muro crollasse e che il cuore riprendesse a battere, si era permessa di provare qualcosa ed adesso il non avere niente ma averlo lì davanti agli occhi l’aveva stressata, l’aveva sopraffatta.
Odiarlo era difficile ma non impossibile, in fondo era arrabbiata perché l’aveva lasciata per quella ragione, arrabbiata che non si fosse preoccupato per lei dopo che aveva lasciato casa sua, arrabbiata perché non aveva tentato di riprenderla con se, ma aveva anche capito il perché lui non ci aveva neanche provato.
Lui sapeva.
Sapeva che quel germoglio era cresciuto, che l’oscurità era divagata nel suo cuore e nella sua anima e che lo aveva contagiato e lui non voleva essere contagiato, lui non voleva essere come lei e per questo aveva deciso di smettere di lottare.
Ed anche lei si sarebbe adeguata a quella scelta, non avrebbe lottato per quell’amore che non meritava e che l’aveva solo illusa, non avrebbe lottato per lui che l’aveva abbandonata, nonostante ogni ricordo le facesse male, nonostante amarlo le bruciasse l’anima, stava cercando di chiudere quel sentimento nei meandri del suo cuore ed anche se aveva chiaro l’obiettivo, il risultato era ancora lontano.
Così con quei pensieri era crollata sul divano, cercando di scacciare ogni ricordo e soprattutto cercando di riacquistare quel controllo che Draco aveva mandato a quel paese, ma nonostante l’aiuto della Regina, con lui era sempre difficile, era sempre stato difficile mantenere il muro saldo.

Non si era neanche resa conto del suono acuto che usciva dalla sua bocca, dell’urlo che le aveva smorzato il respiro e delle mani che la scuotevano per svegliarla, gli occhi si aprirono di colpo ma non riuscì a mettere a fuoco.
-Hermione. Hermione cosa succede? Stai bene?-
-Io non…-
La gola secca le impedì di parlare, ma gli occhi le permisero di vedere il volto di Robb chino su di lei, lo sguardo preoccupato e ansioso e la sua mano ferma alla base del suo collo, era calda e rassicurante contro la sua pelle umida per via del sudore.
-Guardami, sei con me?-
-No.- ammise, scuotendo la testa e lasciando andare le lacrime.
-Vieni qui.- la strinse a se e lei lasciò andare un singhiozzo contro la sua spalla.
-Chi c’era?-
-Malfoy… e Albert, io non capivo… Non capisco cosa voglia dire.-
-Non devi capirlo, devi lasciarlo andare.-
-Sono così reali, Robb, così reali che mi fanno male.-
-Lo so, ma lasciali andare. Sono incubi Hermione e loro non ti faranno del male, né Draco né tuo padre.-
-Okay.- sussurrò, staccandosi e sedendosi di nuovo sul divano; poggiò i gomiti sulle gambe e lasciò cadere la testa sulle mani, scuotendola leggermente.
Robb si sedette accanto a lei e le passò una mano sulla schiena, il respiro era ancora irregolare, corto ed affannato, era ancora lontana dal tornare a se stessa.
-Lo so che la sua presenza a casa non è stata la cosa più giusta del mondo, posso capire quanto ti sia costato.-
-Quella è la parte meno impegnativa, odiarlo è abbastanza semplice in realtà.-
-Tu lo ami.-
-In questo momento l’odio che provo aumenta sempre di più e soffoca l’amore che provo per lui.- ammise, guardandolo. –Non credo che potrò mai perdonarlo per quello che mi ha fatto.-
-Forse non oggi, ma un giorno potresti cambiare idea. Non lasciare che l’odio dia voce ai tuoi pensieri, non è sano.-
-Non importa se non è sano, ho capito che non può amare una come me e lo posso anche accettare, ma non posso permettermi che l’amore offuschi il mio giudizio e condizioni le mie azioni.
Questo non lo posso permettere.-
-Okay, ho capito. Non sono qua per dirti come comportarti con il tuo ex, sono qua per prendermi cura di te, e tu adesso non stai bene. Quindi dobbiamo fare qualcosa.-
-Cosa vorresti fare?-
-Conosci il gioco delle carte?- chiese sorridendole.
-No.-
-Si vede che sei così dannatamente Purosangue, è un gioco Babbano ed è divertente.- disse, alzandosi ed aspettando che anche lei facesse lo stesso.
-Andiamo, le carte sono nella mia camera. Ti insegno a giocare.-
-Va bene.-
Hermione si alzò e lo seguì fuori dalla stanza, lentamente.
-Andrà meglio, devi solo darti tempo. Tutto quello che hai affrontato è avvenuto velocemente e non ti sei mai permessa di metabolizzare il tutto.-
-Invece sì, ho distrutto il salone. Ricordi?-
-Farlo una sola volta non libera tutte le emozioni, ti gratifica per quel momento ma poi sei tornata a nasconderle, anche a te stessa e questo ti fa stare male.-
-Come fai a sapere così tante cose di me? Queste cose io neanche te le dico.-
-Perché so leggere nei tuoi silenzi.- le ricordò, gentilmente.
Hermione sorrise e scosse la testa, Robb sapeva essere duro e austero quando era necessario, soprattutto se assumeva il ruolo di Auror, ma in privato era un ragazzo totalmente diverso, era buono e lei lo aveva trattato così male in passato che si meravigliò di come adesso le rivolgesse la parola ma soprattutto si preoccupasse così tanto di lei.

***

-Sei andato a trovarla?-
La voce di Narcissa gli piombò addosso una volta tornato a casa ma non si sarebbe aspettato niente di diverso, in fondo i suoi volevano andare a trovarla tanto quanto lui.
-Sì.- Draco si lasciò cadere sul divano e chiuse gli occhi solo per un momento.
-Come sta?-
-Sembra che si stia di nuovo nascondendo in se stessa, anche se è… diversa.- ammise, guardando la madre che si ea seduta accanto a lui.
-Cosa vuol dire diversa?-
-Credo che dopo il processo, dopo tutto quello che ci ha fatto vedere abbia semplicemente deciso che quel tipo di maschera non era più sufficiente, adesso tutti conosco la fragilità di Hermione e non ha più bisogno di mostrarsi in quel modo davanti agli altri. 
Penso che abbia trovato o che stia cercando l’equilibrio per essere se stessa.-
-Te le ha dette lei tutte queste cose?-
-No.-
-Perché non ci hai parlato? Draco Lucius Malfoy io non ti capisco. È la tua ragazza e credevo che dopo la scorsa settimana tu fossi tornato sui tuoi passi, fossi tornato da lei.-
-Non sono cose che voglio discutere con te. Ed era la mia ragazza.-
-Quindi hai semplicemente deciso di lasciarla andare?!- Narcissa si alzò in piedi di scatto come se quell’idea l’avesse semplicemente folgorata.
-Io ed Hermione ne abbiamo affrontate tante, troppe, e tutte le volte abbiamo sempre trovato un modo per andare avanti, per affrontarle assieme solo che questa volta non c’era nessun modo, avevamo due visioni diversi, due ideali diversi che non potevano combaciare.-
-Lei me lo ha detto sai? Quel giorno prima che il suo mondo crollasse di nuovo mi aveva detto di quanto fosse fortunata ad averti, che tra mille ragazze tu avessi scelto proprio lei.
Si sentiva fortunata ad averti trovato, perché anche se rotta, anche se spezzata tu avevi visto lei dietro la maschera, forse però vi siete solo illusi a vicenda.-
-Mamma…-
-Non mi interessa Draco, non voglio più sapere le tue ragioni, è scappata da casa nostra senza dirci niente per rintanarsi nel posto peggiore della sua vita ed adesso ci dovrà passare il resto dell’estate, credevo che tra voi le cose stessero diversamente, ma mi sono sbagliata anche io. Sei abbastanza grande da poter prendere da solo le tue decisioni e da poterne sopportare le conseguenze, forse questa è una delle poche cose che Hermione ti ha insegnato durante questi anni.
Per il resto spero solo che ti comporterai nel modo appropriato quando e se ritornerai a farle visita, dato che avete tagliato tutti i ponti mi aspetto da te un comportamento esemplare.-
-Certo.-
Narcissa lo guardò e Draco cercò di non leggere quella piccola delusione nei suoi occhi, lei sperava che tornassero assieme, anche lui ci aveva sperato quando avevano litigato all’inizio dell’estate, anche lui ci aveva sperato ma ogni giorno che avevano passato separati aveva semplicemente aumentato quel varco che li separava, fino a portarli dai lati opposti del precipizio.
Si sfiorò la collana che portava ancora al petto, non aveva avuto il coraggio di toglierla, né di ridargliela, era un pezzo del cuore di Hermione, un pezzo che lui si era preso e che non le avrebbe mai restituito.

Ti stancherai di me.

Quelle parole gli avevano fatto compagnia ogni giorno, ogni ora, ogni notte. Non si era stancato di stare con lei, ma si era stancato di dover sempre ricorrere a qualche sotterfugi per stare con lei, si era stancato delle sue maschere, si era stancato di quello.
Draco voleva solo Hermione come lei si era mostrata a lui tante di quelle volte, ma si era anche reso conto che non sarebbe mai stata solo quell’Hermione, che non sarebbe mai potuta essere solo lei, non in quel momento, non adesso che stava ricostruendo la sua vita.
Ed anche se l’amava, non aveva mai smesso di farlo, si era reso conto che in quel momento erano nocivi uno per l’altro, non si sarebbero aiutati ma si sarebbero fatti solo troppo male e la ferita era già abbastanza grande e profonda da guarire facilmente.

“Tu però l’hai allargata il più possibile. Hai tirato la corda quando non doveva essere tirata.”
Forse l’ho fatto, ma se non l’avessi fatto ci saremo solo illusi.
“Forse sarebbe stato meglio vivere in quell’illusione ancora per un po’.”
Non credo.
Non lo so.
“Ti sei chiesto cosa volesse lei?”
No, non posso farlo perché se lo facessi sarebbe tutto sbagliato.
“Forse…”



∞Angolo Autrice_ Buona domenica a tutti !! ^^
Come inizio nn c'è male, ma insomma dopo quasi un anno di abbandono sono tornata ad aggiornare questa storia! La finirò? Assolutamente sì! Stavolta i buoni propositi per il 2018 mi fanno sperare in qualcosa di buono, e voglio concludere tutto quello che ho lasciato in sospeso nel 2017.
Quindi credetemi, sto scrivendo i capitoli finali e non inendo più "deludervi", anche se mi chiedo, troverò qualcuno disposta a legegre a questo punto?
...
Speriamo di avere un riscontro positivo **
Hermione vuole riprendere in mano la sua vita ma sa che è difficile, sa che dopo tutto il dolore, immaginare una vita diversa sembra quasi impossibile e Draco Malfoy non le sarà di certo di aiuto ma come sappiamo bene, lei è tenace, forte e soprattutto è Hermione Granger e non si farà mettere i piedi in testa da nessuno!
Spero che il capitolo vi piaccia, capisco che questo sembra un "passaggio" ma vi prometto che i prossimi capitoli saranno molto molto più interessanti !!
A domenica prossima, non mancherò!!
XOXO


Spoiler:

-Sembri diversa.- ammise, guardandola.
-Lo sono. Sto cercando di essere la parte migliore di me, è difficile ed ogni giorno lotto contro i demoni del passato ma non voglio più essere quella persona, non sono più costretta a fingere, non ci sono più loro ad obbligarmi quindi…- Hermione provò a sorridere ma ammettere quelle cose a Fred le faceva uno strano effetto, e non era sicura di piacergli.
-Sono contento che anche per te le cose siano cambiate, meritavi una seconda possibilità. Io l’ho sempre pensato.-


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Capitolo 43
*** It is all my fault ***


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It is all my fault
 
Hermione indossò uno dei suoi vestiti migliori, era semplice in realtà, con le spalline sottili che non mettevano eccessivamente in risalto il suo seno e l’altezza era pressoché adeguata per uscire per la prima volta da casa dopo una settimana e mezza, e il blu le stava bene, quel blu estivo che le avrebbe ricordato il mare se ci fosse andata.
Si guardò allo specchio e cercò di dare una sistemata ai suoi capelli, quel giorno non ne volevano sapere di essere ordinati e lei non desiderava altro: voleva essere normale per una volta.
Voleva uscire a farsi una passeggiata, fare acquisti e scacciare dalla mente gli incubi delle sere precedenti, si passò una mano sul Marchio Nero, lo aveva visto muoversi di nuovo, anche se solo per un istante ma non aveva avuto il coraggio di dirlo a Robb e di farlo preoccupare, sapeva che la sua mente non era lucida in certi momenti e non aveva nessuna intenzione di rischiare di stravolgere quell’equilibrio precario che aveva costruito.
Inspirò a fondo e strinse le mani per annullare il loro tremore, non vedeva delle persone da quando era stata al processo, oltre ai suoi amici stretti e qualche strana visita, era rimasta isolata per tutto quel tempo ed adesso aveva paura di non riuscire a comportarsi in mezzo alla folla.
 
-Andrà bene, io lo farò andare bene.-
Lo spero.
 
-Sei pronta?-
Robb entrò nella sua stanza, indossava sempre la divisa ufficiale ma Hermione aveva notato che gli stava davvero bene, metteva in risalto i suoi occhi color ghiaccio e i capelli neri come la pece.
-Sì.- disse, tremando.
-Se non vuoi farlo non siamo costretti.-
-Lo voglio fare, solo che non so come comportarmi.-
-Ci sei riuscita sempre in queste settimane, quindi puoi farcela anche adesso. Io e Nick non ti lasceremo sola neanche per un secondo.-
-Bene, perché non sono sicura di come andrà questa giornata.-
-Andrà bene, tu cerca solo di prenderla come viene. Ti sta molto bene questo vestito.- disse guardandola.
Hermione notò il suo sguardo soffermarsi più del dovuto ma non ci badò e decise di non dargli nessuna importanza, si voltò verso lo specchio e chiuse gli occhi, quando li riaprì notò una nuova scintilla: era determinata a godersi quella giornata.
A tutti i costi.
-Andiamo.- disse sorridendo, prese gli stivaletti e dopo averli indossati, velocemente, uscirono dalla stanza per Smaterializzarsi dopo pochi attimi.
 
*
 
L’aria estiva di Hogsmeade la travolse per qualche istante e si aggrappò alle mani dei ragazzi per non crollare, inspirò a fondo e sorrise, decisamente non si era aspettata quella reazione, decisamente non si era immaginata la mancanza di quella libertà che aveva sempre avuto, ma dopo settimane di reclusione quell’uscita aveva dato un senso diverso a tutto, a tutte le cose che Hermione prima non considerava importanti.
-Burrobirra?- domandò Nick, indicando i Tre Manici di Scopa.
-Ovviamente!- esclamò lasciandosi andare.
Robb le sorrise ed entrarono nel locale, ed improvvisamente le braccia di Blaise la strinsero forte contro il suo petto ed Herm si lasciò travolgere dal calore che stava provando all’altezza di quel cuore malandato e rovinato, spezzato.
-Sei arrivata!-
-Voi siete qua?!- chiese, sorpresa.
-Robb e Nick ci hanno avvertiti per tempo e volevamo essere con te oggi.- disse indicando Daphne, Ginny e Harry poco distanti da lei.
-Grazie.- disse rivolgendosi ai due Auror.
I ragazzi scossero la testa come se non fosse stato niente ma lei sapeva che il legame che si era creato tra di loro era molto più forte di quanto si fosse immaginata all’inizio, soprattutto perché se le avessero detto che sarebbe diventata amica di Robb Grey dopo quello che avevano passato, li avrebbe Schiantati senza pensarci due volte, ed invece tutto era cambiato. Non sarebbe riuscita a fare a meno di loro, nonostante tutto erano diventati troppo importanti.
Si sedettero in uno dei tavoli più grandi e dopo pochi attimi strinse tra le mani una Burrobirra e si lasciò andare, ascoltò con attenzione i racconti di Ginny sui gemelli che avrebbero raggiunto dopo e delle partite di Quidditch presso la Tana, Hermione rise alla faccia di Harry, e per la prima volta dovette ammettere a se stessa che non si era mai sentita così, che non si era mai comportata così in vita sua e dopo poco arrivò quella sensazione fastidiosa all’altezza del petto.
Si mosse sulla sedia indecisa se lasciarsi andare a quei pensieri o meno, ma improvvisamente si ritrovò a pensare a lui, si ritrovava sempre a pensare a lui.
Nonostante non lo avesse più visto da quella volta, Draco era un pensiero così maledettamente costante da farle male al petto, da toglierle il respiro, ma sapeva che era tutta colpa sua: ogni scelta che lui aveva preso, dipendeva da lei.
E nonostante avesse deciso di non commiserarsi più, di smetterla di leccarsi quella ferita inguaribile, faceva ancora male.
 
-Stai bene?-
Harry la guardò negli occhi e lei annuì senza molto interesse.
-Stai pensando a lui?-
-Lascia stare Harry.-
-Vorrei che tu ne parlassi con me… Lui non si è confidato molto ma sembra diverso… Ultimamente.-
-Non ho tempo per pensare ai cambiamenti d’animo di Malfoy, ho ancora i miei problemi.-
-Sono convinto che se vi parlasse, potreste aggiustare le cose.-
-Non credo che sia il caso.- disse, sorseggiando la sua Burrobirra, -Le cose sono andate così e io non posso fare niente per cambiarle.-
-Non ti ricordi che è stato solo per merito suo se hai riacquistato fiducia nelle persone? Se ti sei lasciata toccare ancora?-
Hermione si ritrasse istintivamente al solo ricordo di quel passato doloroso, vide Ginny fulminare Harry con gli occhi e Robb lanciargli un’occhiata omicida, lei dal canto suo curvò le spalle cercando di dimenticare quel momento.
Quella paura che l’aveva attanagliata ad ogni contatto, quella paura folle che le scorreva nelle vene alla sola possibilità che qualcuno le potesse fare male e che potesse sentire dolore, quella paura irrazionale che l’aveva allontanata da tutti per un sacco di tempo, finché lui non aveva fatto la differenza.
Non era mai riuscita a negare a se stessa che Draco avesse fatto il miracolo, ma non poteva permettere che questo fosse un’arma da usare contro di lei, non se ad usarla erano i suoi stessi amici.
-Mi dispiace deluderti Potter, ma continua a non interessarmi la questione.- disse con aria tagliente, prendendo il boccale vuoto per alzarsi dal tavolo.
Notò che qualcuno si era alzato con lei ma non si voltò finché non si fermò davanti al bancone, in attesa che gliene dessero un'altra.
 
-Lascia stare quello che ti ha detto, fregatene di tutte quelle parole. Lui non è più un tuo problema o se vuoi che lo sia, devi essere pronta a mettere in gioco il tuo cuore di nuovo.- le sussurrò vicino all’orecchio, per non destare troppa attenzione.
-Non ho intenzione di rischiare ancora, l’ho già fatto e mi sono bruciata. Anche se sono consapevole di cosa Malfoy abbia fatto per me, erano altri tempi, altre circostanze, non posso rischiare di gettarmi di nuovo nel baratro se non sono sicura che lui mi prenderà.-
Allungò la mano sinistra per prendere la sua Burrobirra e vide la commessa storcere il naso alla vista del suo Marchio, Hermione ritrasse istintivamente la mano, come se si fosse bruciata, e afferrò il boccale con la destra, anche se le cicatrici che avrebbe mostrato non sarebbero state meno importanti.
Si allontanò di qualche passo ma non riuscì a tornare al tavolo dai suoi amici, a fingere di stare bene.
-Credi che sia stata una buona idea venire qui?-
-Credi che sarebbe stato meglio restare chiusa per un’intera estate?-
-No, credo solo che non tutti capiscano come mi senta. Per me questo modo di essere è del tutto nuovo, non sono mai stata così e neanche so come comportarmi, neanche loro sono preparati a tutto questo.-
-Allora dovreste scoprirlo assieme.-
-Ti va se facciamo una passeggiata invece? Ho bisogno di prendere un po’ d’aria dopo quello che è successo.- disse indicando con la testa la cameriera che la stava ancora guardando.
-Certo.-
Robb le prese il bicchiere che posò al tavolo, sussurrò qualcosa a Nick senza farsi vedere e le aprì la porta per uscire, Herm non se lo fece ripetere due volte e si ritrovò all’aria aperta.
Stavolta non ebbe nessuna reazione particolare, aveva semplicemente bisogno di riprendersi dopo quello sguardo carico d’odio che aveva ricevuto da una persona che neanche conoscenza.
Iniziarono a camminare senza dirsi niente, tra loro molte volte funzionava così, potevano stare nella stanza per ore anche senza dirsi una parola, Robb era bravo a capire i suoi silenzi e lei riusciva ad esprimere tutti quei sentimenti che a parole non poteva dire.
Intravidero in lontananza i Tiri Vispi Weasley e si diressero senza esitazione lì dentro, il campanello cigolò al loro ingresso ed Hermione si guardò in giro stupita da tanta meraviglia.
Quella volta che Fred l’aveva salvata dall’incontro con Voldemort e i suoi genitori non aveva avuto il tempo o semplicemente la forza di osservare quello che erano riusciti a fare, mentre adesso che lo stava facendo, dovette ammettere a se stessa che erano maledettamente bravi in quello che facevano.
-Hermione!-
-Allora sei passata!-
Esclamarono due ragazzi rossi facendosi avanti e sorridendole nello stesso identico modo, anche se lei sapeva chi era Fred e chi era George.
-Ebbene sì, avete fatto un ottimo lavoro.- ammise, sincera.
-Bè detto da te è un grande complimento.- disse Fred, sorridendole.
-Ti possiamo offrire qualcosa?- chiese George.
-Per il momento no, grazie.-
-Bel posto.- sussurrò Robb, ammaliato.
-Non sei mai passato neanche nell’altra sede?-
-No, non ne ho mai avuto il tempo. John Green di solito non ci lascia molto tempo per respirare.-
-Approfittane anche tu. Hermione, posso parlarti un attimo?- chiese Fred, guardandola.
Herm chiese il consenso a Robb con lo sguardo e lui annuì leggermente senza farsi notare, così la bionda lo seguì in un angolo più appartato del negozio, vicino alle grandi vetrate piene di giochi, scherzi e dolcetti.
-Dimmi Fred.-
-Come stai?- chiese semplicemente, quella domanda la spiazzò visibilmente, non credeva che le volesse chiedere proprio quello o che gli importasse di saperlo.
-Davvero?-
-Volevo solo saperlo, non fraintendere le mie parole, ma insomma… Come stai?-
-Io vado avanti… Vivo un po’ alla giornata.-
-Ginny mi ha detto che hai ristrutturato casa.-
-Bè diciamo che mi sto dando da fare per cambiare un po’ le cose, non voglio più avere paura di casa mia però il percorso è ancora lungo.-
-Volevo dirti che ho ricevuto il permesso di venire a trovarti, ma mi sembrava più giusto dirtelo e non spuntare come un intruso.- sussurrò, leggermente in difficoltà, -Io e George ovviamente.-
-Potete venire quando volete, non è un problema.-
-Sembri diversa.- ammise, guardandola.
-Lo sono. Sto cercando di essere la parte migliore di me, è difficile ed ogni giorno lotto contro i demoni del passato ma non voglio più essere quella persona, non sono più costretta a fingere, non ci sono più loro ad obbligarmi quindi…- Hermione provò a sorridere ma ammettere quelle cose a Fred le faceva uno strano effetto, e non era sicura di piacergli.
-Sono contento che anche per te le cose siano cambiate, meritavi una seconda possibilità. Io l’ho sempre pensato.-
-Già, sei stato uno dei miei primi sostenitori, anche se ti ho sempre trattato male.-
-Nah, io mi sono comportato anche peggio e poi ho compreso che non ero io il ragazzo giusto per te.-
-Oh… Io e Malfoy non stiamo più assieme, non era neanche lui il ragazzo giusto per me.- disse, ritirandosi leggermente indietro per ricercare lo sguardo di Robb, che trovò poco distante, non l’aveva persa di vista neanche per un attimo.
-Vi siete lasciati? Ah… Non lo sapevo… Hermione non credo che la colpa sia tua, anche se non ho idea di come siano andate le cose, sono sicuro che riuscirete a risolvere, prima o poi.-
-Forse mai.- disse.
-Mi dispiace per questa gaffe… Io non volevo.-
-Non è stata colpa tua, non ne eri a conoscenza e va bene così.- disse, distrattamente, poichè il suo sguardo era stato catturato da una persona fuori dal negozio ed improvvisamente tutto il resto perse importante.
Lui era lì, Draco era lì fuori e stava parlando con un’altra.
Hermione si allontanò da Fred senza volerlo, come se fosse attratta da lui ma in fondo sapeva di esserlo, lo sarebbe sempre stata, era stato la sua ancora per due anni, il suo ragazzo, non lo avrebbe dimenticato così velocemente.
 
-Eppure lui sembra di essersi dimenticato di te.-
 
Andò a sbattere contro una persona, e provò a chiedere scusa ma venne incenerita da occhi carichi di odio e notò alcune persone parlottare alle sue spalle, indicando le braccia e le cicatrici, improvvisamente si sentì più vulnerabile di quanto avesse voluto, si portò le braccia al petto e cercò di nascondere i segni, ma era troppo tardi.
Tutti la stavano guardando.
Robb arrivò prima che lei potesse anche solo chiedergli aiuto e le posò la sua giacca sulle spalle, la indossò velocemente ed uscì con lui fuori dal negozio e provò a calmarsi ma notò le mani tremare forte ed i suoi occhi lo ricercarono tra la folla.
Lo trovò poco distante, stava parlando con una bionda, le ricordava vagamente Luna ma non ne poteva essere sicura, anche se sapeva che erano stati assieme.
La voragine tornò a farle male all’altezza del petto e si morse il labbro per non urlare quel dolore che stava provando, quel dolore che la stava consumando dall’interno, lentamente.
-Hermione resta qua con me.-
La voce di Robb arrivò lontana anni luce e non riuscì ad aggrapparsi, non ne aveva nessuna voglia, improvvisamente quel vuoto le sembrava tanto invitante, giusto per una come lei.
 
“Stai correndo, non hai idea di chi lei sia. Può essere una sua amica, una ragazza di Grifondoro o una sua parente, non correre.”
E se mi avesse veramente dimenticato?
E se fosse stato meglio così? Se avesse fatto bene?
 
-Andiamo via, ora.-
Stavolta percepì la voce di Robb e si voltò per guardarlo, Nick era apparso dal nulla e le stava tenendo l’altra mano e senza che se ne rendesse conto, venne trasportata via dalla Smaterializzazione, e solo in quel momento si permise di lasciare andare le lacrime.
 
*
 
Quando rimise piede a terra, non riuscì a distinguere perfettamente i contorni della sua abitazione, le lacrime stavano ancora scorrendo libere sulla sua pelle e non aveva per niente voglia di fermarle.
Per la prima volta percepì il potere del pianto ed anche se non amava farlo, per il momento decise che non sarebbe stato un grande problema, almeno avrebbe lasciato andare il dolore.
La scortarono dentro casa in silenzio, neanche i suoi singhiozzi fecero rumore, o almeno lei non riuscì a percepirli.
-Herm non lo puoi sapere.- sussurrò Robb, mettendosi alla sua altezza e asciugandole alcune lacrime.
-E se fosse così? Chi sono io per impedirgli di essere felice? È stata tutta colpa mia!-
-Forse non ha del tutto torto, Signorina Granger.-
Quella voce fredda la riportò indietro nel tempo ma si stupì di non veder Bellatrix davanti a se ma semplicemente Narcissa Malfoy, in uno dei suoi migliori completi, la stava aspettando nel salone della casa con quel fare che le ricordava Draco per certi versi.
-Come?- chiese, sussurrando.
-Vorrei parlarle, sempre che i suoi uomini me lo permettano.-
-Non sei obbligata.- disse Nick, tagliente.
-Lo faccio.- disse invece, guardandoli entrambi.
-Saremo in cucina.- le disse Robb, senza distogliere gli occhi da lei.
 
Hermione si allontanò da loro, avanzo verso il salone, si passò una mano sulla faccia per asciugare le lacrime che aveva fatto scendere e poi si strinse la giacca addosso, percepiva ancora il freddo di quelle occhiate, le si era insinuate nella pelle, non sarebbe stato facile dimenticarlo.
-Non credevo che sarebbe venuta qui.-
-Avevo bisogno di risposte, dato che mio figlio ha deciso di non darmele.-
-Perché dovrei farlo io?-
-Perché non riesco a spiegarmi cosa sia successo tra voi due.- disse, guardandola stupita.
-Quel giorno ho preso una decisione per affrontare il processo, per riuscire ad affrontare il resto della mia vita: sono venuta a patti con Lei, perché Lei era l’unica che potesse aiutarmi a farlo, ma lui non ha apprezzato il gesto né la mia decisione.
Quello è stato solo uno dei motivi… Poi diciamo che ha saputo un fatto del mio passato che ha fatto emergere una vecchia Hermione…- si morse leggermente il labbro per trovare le parole giuste per continuare, -Ci siamo allontanati senza neanche capirlo veramente e con l’ultima discussione avevo semplicemente capito che il nostro rapporto era concluso e non nel migliore dei modi.-
-Voleva parlarti dopo il processo. Dopo che ha visto.-
-Io non ho voluto parlare con lui, sono tornata a casa ed ho distrutto questa stanza, nella speranza di alleviare il dolore che avevo provato per troppo tempo, poi mi sono lasciata andare e neanche in quel caso gli è andata a genio la mia decisione e da quel momento in poi non ne abbiamo più parlato.
Forse perché non c’è nulla da dire.
Le avevo detto quanto lo amassi, quanto mi ritenessi fortunata ad averlo, ma non le avevo detto che più di una volta avevo messo in guardia Draco sul nostro rapporto: sapevo che si sarebbe stancato di me.
Di noi. Di questo rapporto basato sulla finzione, basato sulle maschere e su di me, una persona fondamentalmente instabile e poco incline all’obbedienza.
Gli avevo chiesto di sopportare ancora un pò, di supportarmi ancora un po’ e non ne ha avuto la forza e non potrò mai biasimarlo per questo, non doveva sentirsi costretto da me, doveva farlo per amore.-
-Credi che non ti ami più? Io credo che vorrebbe un confronto con te, vorrebbe poter spiegar le sue ragioni.-
-Lo ha fatto abbastanza bene stamattina, andando in giro per Hogsmeade con Luna Lovegood.-
-Come?-
-Ma non fa niente. Forse è vero che non ho gradito il gesto e il modo, ma in fondo ci siamo persi per colpa mia, chi sono io a costringerlo ad amarmi ancora?-
-Tu lo ami.- disse, guardandola.
-Non posso cancellarlo dall’oggi al domani e non credo di volerlo. Volevo qualcosa di diverso, speravo in qualcosa di diverso ma non posso costringerlo a seguirmi nell’oscurità.-
-Non sei una cattiva persona Hermione, te l’ho sempre detto. C’è del buono in te, c’è amore e c’è speranza, il tuo futuro può essere diverso da loro, avrei solo voluto che mio figlio ne facesse parte.
Io vi ho visti e non ho mai visto qualcuno amarsi come voi.-
-Forse certi grandi amori sono costretti a finire, prima o poi.-
-Io speravo che non finisse tra di voi.-
-Neanche io volevo che finisse ma non deve dare la colpa a Draco, io me ne assumo la colpa perché mi sono resa conto che in effetti si è sempre parlato solo di me, sempre di me, non poteva reggere ancora per molto e forse è stato anche meglio così.
Forse meglio adesso che in futuro, può rifarsi una vita ed andare avanti, può essere felice senza di me.-
-Tu sarai felice senza di lui?-
-No, non adesso, forse lo sarò in futuro ma per il momento non mi interessa particolarmente essere felice. Voglio solo vivere, vivere bene.
Ho una vita da ricostruire, un’immagine da cambiare, se potessi sceglierei sempre il suo bene sopra il mio, è per questo che ho fatto tornare Lei, senza non sarei riuscita ad affrontare il processo, sarei crollata nel buio e lui mi avrebbe seguito, se non sono capace di proteggere me stessa come posso proteggere lui?- chiese, abbassando lo sguardo.
-Non puoi farlo.-
-Già, ecco perché ho dovuto prendere quella decisione.-
-Adesso… hai imparato a proteggere te stessa?-
-Non del tutto, ma sono sulla buona strada ed ho delle persone che mia aiutano a stare meglio.-
Narcissa guardò fuori dalla porta, immaginandosi i ragazzi nella sua cucina in attesa del suo ritorno.
-Ti trattano bene?-
-Sono i migliori.- ammise, sorridendo.
-Spero di non averti turbato e spero di poterti fare visita, qualche altra volta.-
-Mi farebbe piacere ma vorrei che non dicesse niente a Draco di quello che le ho detto. Queste mie parole gli farebbero cambiare idea, forse lo farebbero anche tornare ma non voglio che torni per pietà o per compassione, se torna deve farlo perché mia ama e in questo momento non è il nostro momento.-
-Non dirò niente.- disse, seriamente.
Hermione annuì grata e la vide allontanarsi lentamente verso la porta d’ingresso.
 
Si avvicinò al divano e lentamente si lasciò cadere ai suoi piedi, non provava così tante emozioni in un giorno solo che percepì non solo la sua mente ma anche il suo cuore stravolto, torturato all’inverosimile.
Non era pronta a tutto quello, non era pronta a fare i conti con quel pezzo della sua vita che stava cercando di nascondere a tutti i costi.
 
“Hai fatto la cosa giusta parlandone con Narcissa, lei può capire.”
Cosa capirà? Che ho fatto un casino? Che io e suo figlio abbiamo fatto un casino e che non possiamo rimediare?
Come può una madre capire queste cose?
-Non lo so, non lo sapremo mai.-
 
Hermione scosse la testa e ricacciò le lacrime, non voleva piangersi addosso, non voleva più sentirsi in quel modo e non avrebbe dato a Draco tutto quel potere, aveva bisogno di riprendere in mano la sua vita, aveva bisogno di mettere un punto a quella relazione e dopo tutto quello che aveva visto durante la mattinata le stava anche bene e non le importava conoscere tutta la verità per una volta avrebbe pensato solo a se stessa.
 
Posso essere egoista? Posso volere il mio bene sopra il suo? Per una volta posso?
-Sì.-
“Puoi essere egoista Hermione, noi non ti giudicheremo.”
 
-Ehi…-
Robb si sedette accanto a lei e la guardò intensamente, Herm non riuscì a distogliere lo sguardo, sapeva che stava leggendo dentro i suoi silenzi, sapeva che stava capendo tutto quello che ancora lei non le aveva detto, senza forzarla.
Il bello di Robb era proprio quello, ascoltava senza che lei dovesse parlare, la capiva senza che lei dovesse spiegarsi più di tanto, forse lo faceva solo per compassione ma nei suoi occhi leggeva molto di più ed anche quello la spaventava.
-Sono stata una persona orribile con te ai tempi della scuola.- sussurrò, abbassando lo sguardo.
-Quello è il passato.-
-Per andare avanti nel mio futuro devo poter sistemare il mio passato e con te mi sono comportata male. E non te lo meritavi.
Eri… Sei un bravo ragazzo ma io ero una stronza a quei tempi e non mi importava di niente, non volevo che tu conoscessi l’Hermione dietro al muro, non volevo conoscerla neanche io, ero così abituata a fingere di essere l’altra che mi ero dimenticata cosa volesse dire essere se stessi.-
-Ho sempre avuto l’impressione che non fosse la tua pelle, che la Regina fosse una maschera ma una maschera che sapeva incantare bene, quando ti ho visto ne sono rimasto quasi folgorato e tutti i miei amici mi avevano messo in guardia su di te.-
-Forse avresti dovuto ascoltarli.-
-Forse, ma se lo avessi fatto avrei lasciato che fosse un altro a farlo e forse quell’altro non ti avrebbe trattato allo stesso identico modo.-
-Robb la nostra prima volta è stata a malapena passabile.- disse, sorridendo.
-Bè… Non eravamo delle macchine del sesso.- rispose ridendo, -Però credo che sia stato meglio così.-
-Il giorno dopo ti ho trattato come se non esistessi, ti ho ignorato.-
-Lo so, ha fatto male per un po’ ma in fondo non ti ho mai odiata.-
-Avresti dovuto.-
-Non sono uno che porta rancore, Hermione. I miei genitori mi hanno cresciuto in un determinato modo e anche se ero arrabbiato con te, non sono mai arrivato ad odiarti. Poi con il tempo anche gli altri sentimenti si sono affievoliti.-
-Cos’hai pensato quando hai saputo che ti era stato affidato il mio caso?- chiese, guardandolo.
-Ero stravolto. Non so se dipendeva dal fatto che non ti vedevo da anni o che eri proprio tu la ragazza che avevo conosciuto tanto tempo fa.-
-Sono così diversa da quella ragazza?-
-Sei una persona migliore, anche se capisco perché sei stata lei e non potrò mai giudicare quella scelta. Mai.-
-Eppure tutti credono di avere il diritto di giudicarla.-
-Tutti non sono te, tutti non hanno vissuto la tua vita. Io ho visto, anche se da un occhio esterno, il male che ti hanno fatto e mi sarei comportato esattamente come te, mi sarei difeso ad ogni costo.
Non hai mai fatto qualcosa di male, ti sei solo ritrovata in questa situazione spiacevole.-
-Forse non hai tutti i torti.-
-Forse riesco a capire più di quanto credi, per questo hai parlato sia con Fred che con Narcissa, volevi mettere le cose a posto, perché ne hai bisogno.-
-Una volta non mi sarebbe importato, più persone riuscivano ad odiarmi meglio sarei stata, il mio scopo sarebbe stato comunque raggiunto, ma adesso ho bisogno di chiudere col passato, ho bisogno di sapere che le persone non mi odiano, perché se lo facessero allora sarei ancora lei e nonostante Lei si parte di me non deve essere quella predominante.-
-Credo che tu ti stia comportando bene e credo che riuscirai nel tuo intento. Per quanto riguarda lui non posso dirti come comportarti, ma posso dirti che parlargli sarebbe la scelta più sensata dopo oggi.-
Hermione scrollò la testa e si strinse la gambe al petto, cercando un rifugio a tutto quel dolore.
-Anche se posso aver frainteso, anche se ho solo esagerato nell’immaginare tutto quello, lui ha il diritto di rifarsi una vita.
Lui deve essere felice.-
-Non avresti preferito che fosse felice con te?-
-Non posso avere tutto dalla vita, è stata la prima lezione che mi hanno insegnato e l’unica che ho davvero capito.- disse, alzandosi.
Si spolverò il vestito nel vago gesto di cancellare anche le sue emozioni e lo guardò.
-I miei genitori sono delle persone orribili, cattive ma le loro lezioni sono sempre state abbastanza chiare, anche sotto tortura mi hanno lasciato qualcosa e purtroppo tutto quello che mi hanno detto si è sempre rivelato essere la verità.
E fa male ammetterlo.-
-Puoi cambiare le cose.- disse Robb alzandosi, le posò una mano sull’incavo del collo e strinse leggermente.
-Puoi essere l’eccezione alla regola, può infrangerle le regole ed essere di più.-
-Non credo che ne valga la pena per me, sono solo un bel faccino e un bel corpo. Nessuno vede Hermione dietro tutto questo, nessuno vede me.- sussurrò, scostandosi per poi camminare fuori dal salone ma riuscì comunque a sentire le sue parole sussurrate al nulla.
-Penso che ne valga la pena per te, io riesco a vedere Hermione.-
 
Aumentò il passo ed uscì dalla stanza prima di permettere a quelle parole di mettere radici profonde nel suo cuore.


∞Angolo Autrice: Scusatemi per non aver postato ieri, stavo rileggendo il capitolo ma la stanchezza mi ha un pò fregato **
Quindi eccomi qui, procedo come vi avevo promesso, avrete la fine della storia, avrete un "end" e non so ancora se definirlo o meno "happy", quindi pensiamo solo ad andare avanti ^^
Hermione affronta il mondo esterno, affronta ciò che credeva che non le sarebbe mai importanto e impara una nuova lezione: può far male quello che la gente pensa di lei, può far male vedere come la guardano, come la osservano.
può far male perchè lei è una persona migliore di quello che credeva.
E Draco cosa combinerà? Insomma...Il momento non è ancora arrivato, arriverà?!

L'incontro con Narcissa mi sembrava doveroso, insomma chi più di una madre può capire quella situazione? Ma Hermione ammette la sua colpa e sa di doverlo lasciare andare per il suo bene.
E Robb? 
...
Lascio a voi il commento !
XOXO

spoiler:

-Non.Mi.Toccare.-
-Hermione io posso fare di te quello che voglio, mi appartieni e non ho ancora finito con te.-
-Io non sono una tua pedina.- si allontanò, facendo un passo indietro, anche se si trovava troppo vicino al bordo.
-Non credere di potermi sfuggire, c’eri quasi riuscita ma ti ho fatto tornare in quella casa ed adesso non puoi più andare via.-

 

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Capitolo 44
*** Hands of love ***


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Hands of love
 
-Onestamente non mi sono aspettato niente di diverso da te.-
Il viso di Voldemort era poco distante dal suo, si strinse le braccia intorno al corpo cercando di attutire il freddo, ma si trovavano sul tetto di Azkaban e il vento le martellava nelle orecchie e le frustava tra i capelli, troppo carico di odio e di rancore.
-Lasciami in pace!- urlò, non riuscendo più a trattenere le lacrime per la frustrazione.
-Hermione tu mi appartieni.- disse, avvicinandosi a lei.
-No!- urlò sentendo la sua anima andare a pezzi, ogni parola non faceva altro che distruggerla, che rovinarla.
-Ti ho cresciuto così perché fossi una delle streghe più potenti del Mondo Magico.-
-Tu non mi hai cresciuta, l’ha fatto quel pazzo di mio padre, prendendosi tutto!-
-Io ho detto a tuo padre cosa fare, perché ero l’unico a vedere tutto quel potenziale.- disse alzando la mano per sfiorarle il viso.
-Non.Mi.Toccare.-
-Hermione io posso fare di te quello che voglio, mi appartieni e non ho ancora finito con te.-
-Io non sono una tua pedina.- si allontanò, facendo un passo indietro, anche se si trovava troppo vicino al bordo.
-Non credere di potermi sfuggire, c’eri quasi riuscita ma ti ho fatto tornare in quella casa ed adesso non puoi più andare via.-
-Quella è casa mia, e farò in modo di eliminare qualsiasi cosa possa riguardarti.- sussurrò a denti stretti.
Strinse le mani in un pugno e fremette per la rabbia, non apparteneva alla sua schiera, sarebbe morta invece di essere una dei suoi.
-Non importa, qualsiasi sacrificio tu faccia quel Marchio ti legherà per sempre a me.-
Abbassò lo sguardo sul Marchio Nero e lo vide muoversi, lo aveva visto tante di quelle volte che sapeva bene cosa sarebbe successo, ma stavolta scosse la testa: non avrebbe risposto alla chiamata.
-Non sono tua. Questa è ancora la mia vita e posso ancora decidere io sulla mia vita. Se muoio non mi avrai mai.- disse, facendo un altro passo indietro per poi cadere giù dal tetto.
 
***
 
Hermione indossò i pantaloncini di jeans e la camicia, lasciando sbottonati alcuni bottoni, si guardò allo specchio e si passò una mano sulla sua faccia: le occhiaie erano evidenti, come anche i frammenti di quel sogno assurdo.
Voldemort la reclamava ancora tra la sua schiera, tra i Mangiamorte, ma lei non lo sarebbe mai stata, si sarebbe sempre opposta, sia nel sogno che nella realtà, adesso sapeva per certo che la vita le apparteneva e non avrebbe permesso a nessuno di portarle via il libero arbitrio.
Alzò lo sguardo verso la finestra e osservò il sole alto nel cielo, dopo la disastrosa uscita della settimana precedente, Hermione aveva deciso di non mettere più piede fuori casa ma Robb e Nick l’avevano convinta a fare un’eccezione, a dare uno strappo a quella regola.
Le avevano promesso una giornata piacevole, e stranamente non aveva messo in dubbio la loro parola, soprattutto perché sapevano bene cosa avesse passato durante il resto della settimana.
Si era chiusa di nuovo in se stessa, anche se raramente Robb riusciva a strapparle qualche parola, era rimasta quasi tutto il tempo chiusa in libreria a leggere, a far viaggiare la mente, l’unico modo per allontanarla da quei pensieri così doloranti.
Sbuffò e recuperò la borsa che aveva lasciato sul letto, anche se non era stata lei a farla, poiché i ragazzi si erano assicurati che fosse tutto una sorpresa, scese lentamente le scale e si sorprese di trovare Daphne davanti alla porta d’ingresso, in attesa.
-Vieni anche tu?- chiese, guardandola.
-Ovviamente!- disse, come se non l’avesse neanche dovuto pensare.
-Sei pronta?-
Robb e Nick arrivarono alle sue spalle e si sorprese quando non li vide con la classica divisa da Auror, ma in un abbigliamento prevalentemente estivo.
-Cosa significa?-
-Tu hai fatto tutto quello che ti abbiamo detto?-
-Sì… Ho messo anche il costume… Oh…- disse, arrivando solo in quel momento al pensiero che non l’aveva sfiorata per tutto il tempo.
-Su, la Passaporta ci aspetta.-
Robb le prese lo zaino e la lasciò notevolmente sorpresa per tutta quella situazione.
-Dove andiamo?-
-Bournemouth.-
 
Hermione si lasciò coinvolgere dal sorriso di Daphne e li seguì fuori da Granger Manor, non si era immaginata niente del genere, non le era neanche passato per il cervello che i ragazzi potessero organizzare qualcosa del genere solo per lei.
Per la prima volta da quando era stata rinchiusa nella propria casa provò quell’ebrezza di spensieratezza che l’aveva abbandonata da tempo, nonostante tutto loro si stavano impegnando con lei mentre lei non era stata abbastanza onesta da coinvolgerli dei suoi problemi.
Si morse il labbro e guardò la schiena dei tre che la precedevano, glielo avrebbe detto, gli avrebbe parlato dei suoi sogni, ma stavolta non avrebbe raccontato solo qualche dettaglio, glieli avrebbe spiegati e gli avrebbe fatto capire che assomigliavano tanto a quelli che aveva già ricevuto durante la scuola.
Daphne le prese la mano e lei scrollò la testa, lo avrebbe fatto ma per il momento si sarebbe goduta la giornata, si sarebbe lasciata andare e si sarebbe divertita.
 
*
 
-Wow… è pazzesco.- ammise, camminando lungo la spiaggia sabbiosa e immensa.
Non era mai stata a Bournemouth ma non le dispiaceva il cambiamento, non le dispiaceva il sole che bruciava la sua pelle e il vento leggero che le muoveva i capelli lunghi, il rumore delle onde sulla spiaggia e il gracchiare dei gabbiani.
Lentamente sorrise.
Lentamente capì che la sua vita poteva andare avanti anche senza i suoi genitori, nonostante non li avesse più visti dal processo, nonostante tutto il dolore, solo una volta si era permessa di sentire la loro mancanza ma dopo quella volta aveva scacciato quel pensiero, loro non si erano mai comportati bene con lei e lei non avrebbe sofferto per la loro assenza.
Sarebbe stata meglio senza di loro, sarebbe stata diversa senza di loro: una persona migliore.
Lentamente capì che poteva andare avanti anche senza Draco, anche se quel pensiero le perforava il petto e riapriva la voragine all’altezza del cuore; in realtà non poteva andare avanti ma sarebbe andata avanti lo stesso senza di lui.
Dopo quella volta ad Hogsmeade non lo aveva più visto e non era più tornato a farle visita, quell’assenza l’aveva aiutata a concepire la loro separazione, la loro fine.
Lui aveva bisogno di essere felice e lei glielo avrebbe concesso facendosi da parte, quella sarebbe stata l’ultima azione, l’ultimo regalo per lui, per quell’amore che aveva abbattuto il suo muro e dato vita a quel cambiamento, al mutamento.
Per lui avrebbe fatto anche questo, si sarebbe fatta da parte e lo avrebbe lasciato andare, in fondo non lo avrebbe mai costretto a tornare, mai ad amarla obbligatoriamente e quella consapevolezza le portò via il respiro.
Chiuse gli occhi e cercò di riprendersi, faceva male, tremendamente male, ma se voleva essere una persona migliore doveva pensare anche a questo, doveva pensare anche a lui.
Lasciandolo andare, adesso.
 
“Un giorno andrà bene, andrà meglio. Penserai a lui senza rimpianti, senza sofferenza, per il momento sarà così, ma non durerà per sempre.”
Lo so. Devo solo abituarmi a quest’idea.
 
-Hermione! Su, facciamo il bagno.-
Si voltò e vide Daphne e i ragazzi in costume da bagno, la sua amica era una favola, bellissima e per un solo momento la invidiò terribilmente, lei non sarebbe più stata così.
Il suo corpo non sarebbe più stato bello, o piacevole.
Un brivido le percorse la schiena, e strinse le mani, anche se aveva accettato già da tempo quel cambiamento, era sempre difficile mostrarsi agli altri, ammetterlo agli altri.
Inspirò un paio di volte, poteva farcela, loro l’avevano già vista in condizioni peggiori, non si sarebbero impressionati più di tanto.
Si portò le mani tremanti alle asole della camicia e liberò quelle che aveva tenuto chiuse, nonostante vi fosse poco vento i lembi del tessuto iniziarono a muoversi leggermente, sbottonò anche il pantaloncino, lasciandolo ricadere a terra e si tolse la camicia.
Indossava un costume a due pezzi, nero, non era particolarmente alla moda ma era uno dei pochi che non l’aveva depressa alla sua vista; Herm alzò gli occhi e notò Daphne con gli occhi bassi, Nick aveva distolto lo sguardo anche se aveva le mani strette mente Robb la stava guardando sfacciatamente e con rabbia, anche se sapeva che non era rivolta a lei.
Era rivolta a chi l’aveva ridotta in quel modo, a chi le aveva fatto talmente male.
Si voltò per guardare l’oceano, cercando di trattenere quelle lacrime salata che sapevano di rimpianto e di dolore.
 
*
 
Robb non era riuscito a distogliere lo sguardo, qualcosa più forte di lui glielo aveva impedito e stranamente non lo aveva fatto solo per poter vedere Hermione con meno vestiti addosso, ma perché quei segni che aveva solo leggermente intravisto, durante la convivenza, adesso gli erano stati sbattuti in faccia, e non era riuscito a contenere la rabbia.
Cosa le avevano fatto?
L’avevano distrutta, massacrata e spezzata nuovamente, ogni tortura era evidente come anche il dolore che aveva provato, e che ancora le attanagliava il cuore.
Quel dolore che non sarebbe mai andato via.
La vide allontanarsi e buttarsi tra le onde del mare, ed improvvisamente non gli sembrò giusto che una sola persona avesse sofferto così tanto, che dovesse ancora soffrire così tanto.
-Lei è stata peggio. Adesso riesce a guardarsi allo specchio, riesce a farsi toccare, per un periodo quello è stato troppo anche per lei.- ammise Daphne, avvicinandosi.
-Come può aver sopportato tutto questo?-
-Non l’ha fatto, se ricordi ha provato anche a togliersi la vita… Hermione non è una persona debole, ma dopo tanta sofferenza c’è da chiedersi se la morte non fosse la scelta più sensata.-
-Tu avresti preferito questo?-
-No, sono la prima persona che vuole vederla viva ma sono anche l’unica che l’ha accompagnata durante tutti questi anni, io e Blaise sappiamo fin troppo bene cosa voglia dire essere lei e essere lei non è così bello come sembra.-
-Se lui fosse ancora al suo fianco, sarebbe diverso?-
-C’erano giornate in cui neanche Draco riusciva a raggiungerla, giornate in cui lei era persa nella sua oscurità e non poteva e non voleva essere portata indietro. Forse neanche Draco avrebbe potuto fare qualcosa per lei adesso.
È lei che deve imparare a bastarsi.-
-Ho la sensazione che forse sarebbe stato diverso se lui non l’avesse lasciata.-
-Non possiamo saperlo, fondamentalmente Hermione ha messo sempre tutta se stessa in quel rapporto ma non tutte le volte era pronta a prendere, ha sempre preferito dare, e per quanto lui l’amasse non era Dio, non poteva varcare la sua oscurità senza mescolarsi con essa.-
-Non è così oscura.-
-Forse non ora, ma c’è stato un tempo in cui lo è stata.- ammise, guardandolo, -Adesso è diverso e il  merito è anche il tuo.-
-Mio?-
-Com’è che dice lei? Sai leggere nei suoi silenzi.- disse, incamminandosi verso la spiaggia e lasciandolo solo a pensare.
 
Si era seduto sulla spiaggia, osservando Nick e Daphne dedicarsi ad un gioco Babbano, mentre Hermione aveva passato tutto il tempo in acqua, nuotando avanti e indietro, senza mai fermarsi, fino a quando non l’aveva vista uscire dall’acqua per sedersi accanto a lui.
-Grazie per avermi portato qui.-
-Abbiamo solo pensato che lontano da tutti sarebbe stato diverso.-
-Ed avevate ragione, qua nessuno può giudicarmi per chi credono che io sia.-
-Ciò che la gente pensa non deve minimamente scalfirti.-
-Una volta non sarebbe stato così ma una volta la gente non sapeva cosa nascondevo dietro la maschera, adesso sanno e credono di poter giudicare ed adesso è più difficile fare finta di niente, finché mi davano della stronza senza sapere non era importante, ma adesso se mi danno della stronza nonostante tutto, allora c’è davvero qualcosa che non va in me.-
-In te non c’è niente che non va. La gente è ignorante, crede di poter giudicare le persone per ciò che credono, per ciò che credono di vedere, ma le uniche persone che possono giudicarti sono le persone che ti conoscono bene.-
-Daphne non l’ha mai fatto.- ammise, a bassa voce.
-Perché lei sa cosa voglia dire essere te.- disse, usando le stesse parole della bionda di qualche attimo prima.
Hermione alzò lo sguardo verso di lui e vide qualcosa nei suoi occhi, Robb ricambiò lo sguardo ma non disse altro.
-Lo so cosa vuoi chiedermi.-
-Come fai a saperlo?-
-L’ho capito da prima, ma mi sono allontanata perché non ero pronta a dirtelo.-
-Adesso lo sei?-
-Conosci già parte della storia, cosa saranno mai i dettagli meno scabrosi?-
-Sono una parte di te. Ecco cosa sono.-
-Tu conosci già tutto di me.- disse, guardandolo.
Robb rimase zitto a quella risposta, era vero: conosceva molte cose di Hermione, e non solo cosa le piacesse mangiare o bere, ma cosa preferiva leggere o se la sera preferiva rimanere in silenzio o giocare agli Scacchi dei Maghi, oppure se voleva raccontarle dei suoi incubi o quando capitava che la sentiva urlare per via di essi, sapeva benissimo che per riportarla avrebbe dovuto stringerla forte, parlare lentamente, calmarla, farla sentire amata.
Sapeva tutto di Hermione e forse quei dettagli non erano neanche così importanti, ma una parte di lui voleva sapere, voleva sapere tutto di lei.
-Questi…- indicò i due tagli sulle cosce ormai sbiaditi, -Li ha fatti Voldemort attraverso un sogno… Per avvertirmi che il tempo a mia disposizione stringeva e che l’Armadio Svanitore doveva essere pronto per la fine dell’anno.
Questi.- indicò la schiena, spostandosi i capelli bagnati, -Li ha fatti mio padre quando sono tornata da Hogwarts quell’estate.-
Robb allungò una mano e le prese la destra, rigirandosela vicino al viso per poter vedere quelle scritte.
-Queste sono state quelle lettere.- disse, inghiottendo il groppo in gola e lui ricordò a cosa si riferisse, -La Umbridge voleva che io soffrissi e si è sempre assicurata di raggiungere il suo scopo.-
-“Io non devo dire bugie.” Sono contento che sia stata gettata in prigione.-
-Anch’io.- sussurrò, piano.
Robb le sfiorò la pancia e percepì un brivido correre lungo il corpo ma non ci badò, voleva sapere.
-Queste sono i risultati di molte Cruciatus… Ho perso il conto ma tutte hanno fatto male, anche se ho imparato a gestirle.-
-Non si può gestire quel genere di dolore, Hermione.-
-Forse sono masochista.- disse, facendo cadere gli occhi sulla sua personale cicatrice.
Robb avvicinò la mano e sfiorò quei segni, erano così sottili eppure anche per lui risultarono dolorosi, erano ancora in rilievo e percepì sotto la pelle quella strisciolina che sarebbe rimasta per sempre.
Lentamente si portò il polso di Hermione alla bocca e lo baciò piano, per poi allontanarlo.
-Quello che hai fatto non ti rende una persona debole, quello che hai fatto non ti rende una masochista, sei stata costretta ad affrontare una situazione difficile e volevi che finisse, volevi che quel dolore finisse per sempre e non potrò mai biasimarti per quello che hai fatto.
Ma se lo avessi fatto ti saresti persa tutto questo, ti saresti persa la vita, quindi credo che tu abbia capito cosa sia davvero importante.-
-Lo sto capendo.- disse tremando.
-Hai la possibilità di essere chi vuoi, dopo il settimo anno puoi essere un Auror, un Medimago, un Magiavvocato o girare il mondo, scrivere un libro o andare via. Non lasciare che il mondo ti giudichi per chi non sei, non farti giudicare da chi non ti conosce veramente.-
-Credi veramente che io possa essere tutte queste cose?-
-Mi domando perché tu non possa esserlo, sei una ragazza brillante e non importa il dolore, non definisce il tuo futuro, sarà sempre parte di te ma sei tu che puoi renderlo o meno una parte fondamentale di te.-
-Non voglio che sia così importante. Ho sofferto troppo nella vita, ho vissuto nel terrore, nella paura e non voglio più vivere così.
Voglio vivere bene, a modo mio, voglio essere chi dico io.-
-Allora nessuno ti potrà fermare.-
Robb sorrise, e la vide sorridere di riflesso, teneva ancora la mano nella sua e percepì il calore di quel gesto e l’intimità di quello che si erano detti.
Se gli avessero detto cosa sarebbe successo in quelle settimane li avrebbe massacrati per via delle cazzate, ma adesso aveva capito che era cambiato tutto, tra di loro.
Forse non così radicalmente, forse non così eccessivamente, ma assieme erano diversi, e nonostante si fosse obbligato a non innamorarsi di lei, non volendo riprovare l’esperienza del cuore spezzato, adesso sapeva che non era più sicuro di riuscire a mantenere quella promessa.
 
*
 
Hermione prese una mela dal cesta del cibo che Daphne aveva organizzato e se la portò alla bocca, mordendone un pezzo; i ragazzi avevano accesso il fuoco, anche abbastanza velocemente e Daphne stava distribuendo i panini che Heller aveva preparto a casa.
-Si sta bene qui. Questo posto è molto bello.- commentò la bionda, sedendosi accanto a lei.
-Allora la sorpresa è riuscita bene.- disse Nick guardandola.
Herm annuì lentamente, tormentandosi la mela tra le mani non riuscendo a decidere come iniziare il discorso che si era programmato dalla mattina, doveva dirglielo, a tutti i costi, aveva troppa paura che gli incubi potessero peggiorare, che lui potesse farle di nuovo male.
-Devo parlarvi di una cosa….- sussurrò, abbassando lo sguardo, prese la camicia e se la rimise, cercando un po’ di conforto che però non trovò.
-Di cosa?-
-Dei miei incubi.- disse decisa, guardando specialmente Robb negli occhi.
-Quali incubi?- chiese l’amica, voltandosi spaventata.
-Il Marchio Nero ha ripreso a muoversi la prima volta che sono tornata a casa, per l’ispezione. Pensavo che… Non so neanche io a cosa pensassi ma non era un problema a cui volevo dare la massima priorità ma da quando sono tornata a casa, definitivamente, la notte gli incubi sono sempre più frequenti.-
-Io sono convito che sia lo stress accumulato per tutto questo tempo.-
-Ma?- domandò Daphne, guardandola, -Perché lo so che lo stai per dire, Hermione, ma cosa?-
-Sono sempre più simili a quelli dell’anno scorso.- disse, guardando solo lei.
-Siamo io e lui. Parliamo, discutiamo e mi… Minaccia… Come ha sempre fatto. Vuole il controllo su di me, su tutto.-
-Non mi avevi detto che erano così realisti.- si soffermò su quella prospettiva.
-Non lo erano inizialmente, erano sfocati e poco chiari ma lui era una presenza costante. Adesso sono più vividi, sono come prima, lui ha di nuovo il controllo sulla mia psiche per via del Marchio, è col Marchio Nero che può contattarmi, che può… interagire con me, come quella volta.- disse passandosi la mano sulle gambe tagliate.
-Cosa succede se i sogni diventano più realisti?-
-Lui potrebbe farmi del male o me ne potrei fare io, non so fino a che punto sono collegata alla realtà ma ho paura di scoprirlo.-
-Perché?-
-Perché per sfuggire da lui mi sono buttata nelle acque della prigione di Azkaban…-
Robb chiuse gli occhi ed Hermione percepì la sua rabbia aumentare come la sua disperazione, ormai era diventata brava a capirlo, a leggere nei suoi occhi e ad adattarsi a quei cambiamenti.
-Credi che se andassimo al San Mungo qualcuno capirebbe cosa ti stia succedendo?-
-Lo escludo, il Marchio Nero è magia nera e non c’è nessuno a parte loro che ne sappia qualcosa e non andrò a trovare mio padre in prigione per fare una chiacchierata.-
-Qualcosa dovremmo pur farla.-
-Starò più attenta ed eviterò gesti folli. L’unica cosa che so è che non ha più il controllo su di me, non sono più ricattabile da nessun punto di vista, per questo gioca con le parole, con la possibilità di rompere quell’equilibrio che ho creato anche se a fatica.
Non sa neanche lui come fare, le sta provando tutte ma non gli permetterò di vincere.-
-Hermione non puoi affrontarlo da sola, ci hai già provato e ti ricordi cosa ti aveva chiesto? Quel maledetto Armadio ti ha quasi distrutto la coscienza, la Magia Nera non è da sottovalutare.-
-Questo lo so Daphne, so cosa mi ha fatto e non c’è giorno in cui non riesca a dimenticare.- disse guardandosi le mani e le vide macchiate di quella magia che tanto odiava.
-Anche se non sono una di loro sono comunque infettata da loro, posso tenere sotto controllo la mia oscurità perché voglio che sia sotto controllo, perché voglio essere una persona migliore quindi non gli permetterò di buttare nel cesso tutto il lavoro che ho fatto per arrivare fin qui.-
-Troveremo una soluzione.- disse Robb, guardandola, -Non importa cosa succederà ma non lo affronterai sola, non è una rischio che sono pronto a correre.-
-Grazie.- annuì, leggermente, passandosi le mani sulle braccia per ricercare calore.
-Robb ha ragione, non sei solo l’incarico che abbiamo ma ci teniamo a te e perderti non rientra nelle soluzioni.- disse Nick, osservando il compagno.
-Sapevo che parlarne con voi avrebbe cambiato tutto, adesso sento di potercela fare.-
-Sei stata coraggiosa a dirlo, Herm.- le fece notare Daphne a bassa voce.
-Non sono una persona coraggiosa.- disse per sottolineare quella parola, -Solo non voglio più essere una persona stupida.-
-E poi hai notato? Robb voleva dare di matto.-
Gli occhi glaciali della sua amica s’incastrarono con i suoi, e la vide sorridere lievemente.
-Non è come pensi.- disse, percependo le guance diventare bollenti per quella mezza bugia.
-Oh andiamo Herm.-
Daphne la sollevò e la portò lontano dai ragazzi per poter parlare in pace.
-Lo vedo come ti guarda, lo vedo come si comporta. È come se… Volesse proteggerti a qualunque costo.-
-Lui deve farlo, è il suo lavoro.- le fece notare.
-Non solo in quel senso, lo sai anche tu.-
-Lo so, certo che lo so.- ammise, sentendo il cuore mancare un battito a quella consapevolezza.
-E a te sta bene?-
-Non mi dispiace.-
-Cosa provi per lui?-
-Non è come pensi… Non è quel tipo di rapporto… Io amo ancora Draco.- le disse, con la tristezza che le divorava l’anima e il cuore.
-Lo so che lo ami, lo vedo e non potrei mai metterlo in dubbio ma si possono amare due persone contemporaneamente.-
-Non si può e non amo Robb, io e lui abbiamo questa connessione strana. Ci troviamo bene assieme, insomma non credevo neanche che mi potesse rivolgere la parola dopo tutto quello che gli ho fatto.-
-E´stato il tuo primo e tu la sua prima, certe cose non si dimenticano mai. Neanche dopo tutti questi anni.-
-Io lo avevo dimenticato.-
-Lo avevi dimenticato perché credevi che l’amore non facesse per te. Adesso che hai conosciuto l’amore sai altrettanto bene che uno come lui sarebbe alla tua altezza.-
Hermione voltò leggermente la testa per guardarlo, adesso lo faceva con più attenzione e aveva notato molti più dettagli: Robb era alto, anche se non eccessivamente ma la superava senza problemi ed erano molto più muscoloso di quanto ricordasse, i suoi occhi grigi erano magnetici e il contrasto con i capelli era ancora meglio, e quando sorrideva gli occhi si increspavano leggermente, poiché il sorriso li coinvolgeva sempre; ma quando guardava lei, i suoi occhi assumevano una sfumatura diversa, una sfumatura che aveva paura di conoscere.
-Non lo voglio illudere, ma ho bisogno di lui.- disse guardando la sua amica, -Io lo so che non è giusto, che non posso chiedergli quello ma devo farlo, da quando è entrato nella mia vita io mi sono aggrappata a lui , è la mia ancora e lui vuole esserlo.-
-Credi che sarebbe successo lo stesso con Draco nelle vicinanze?-
Hermione ci pensò bene e si morse il labbro per cercare una risposta giusta e sensata.
-Credo che certi legami siano destinati semplicemente ad essere, io avevo Draco ma credo che avrei avuto anche Robb, che lo stesso si sarebbe creato questo legame, sarebbe stato solo difficile da spiegare a lui, difficile da comprendere.-
-Forte non hai tutti i torti, ma quello che voglio dirti io: è che puoi ancora essere felice, non devi andarci a letto o dichiarargli amore, ma assapora la felicità della vita quotidiana, della vita che ti da Robb e prenditi tutto.
Lui ti sta dando tutto senza chiederti niente e anche se ami ancora Draco, datti questa possibilità, non vivere di rimpianti, non vivere di “se” o di “ma”, vivi del presente.-
-Questo è il tuo primo consiglio decente da anni, lo sai vero?-
-Di solito li lascio a Blaise i consigli, ma qui con te ci sono io ed io ti conosco davvero bene da sapere che quando lo guardi anche tu sei felice.-
-Un poco.- ammise.
-Non devi dare una definizione a tutto, come hai detto tu certi rapporti sono destinati ad essere, non etichettarli, ma vivili.-
-Lo sai che Narcissa è venuta a trovarmi?- disse, cambiando improvvisamene discorso.
-Cosa?!-
-Voleva sapere perché io e lui ci siamo lasciati.-
-Le hai detto…?-
-Che la colpa era semplicemente mia.-
-E lei ha capito?-
-Credo di si, era dispiaciuta perché me ne fossi andata via da loro in quel modo, via da lui ma credo che abbia capito il vero motivo.-
-E tu come stai? Ti senti a posto con quella scelta?-
-Onestamente?- chiese, incrociando le braccia.
-Certo!-
-Mi sento bene. Sento che era quello che volevo, sento che così doveva andare. Lei mi completa e a me sta bene così, non sono più la mia maschera, siamo complementari, è diverso adesso.-
-Lo vedo, Herm. Ricordati solo quello che ti ho detto: la vita non è fatta di rimpianti, o di chance sprecate.
La vita è fatta di occasioni ed adesso ne hai una qui davanti a te, anche se non è amore, puoi comunque essere felice perché io te l’ho sempre detto: quando t’innamorerai tutto quello di cui hai avuto sempre bisogno non ti basterà più.
Ed adesso che sai com’è, sai anche che ho sempre avuto ragione.
La regina di Ghiaccio era solo una maschera, ben collaudata ma era una maschera, ora che la Regina è parte di te, siete qualcosa di diverso e tutte e due avete bisogno della felicità.-
 
-Mi piace il suo modo di pensare.-
Anche a me, credi che assieme potremo essere felici?
-Credo che siamo sulla buona strada per riuscirci.-
Bene, perché non ho più intenzione di sprecare neanche un attimo.
 
***
 
Hermione lasciò cadere la borsa a terra e si stiracchiò mente raggiungeva la cucina per bere un bicchiere d’acqua, Nick e Daphne stavano parlando animatamente da quando avevano lasciato la spiaggia mentre lei aveva preferito bearsi del suo silenzio.
Posò il bicchiere nel lavello e si appoggiò ad esso, il suo sguardo cadde lentamente su Robb, che l’aveva raggiunta in silenzio.
-Spero che la giornata sia stata di tuo gradimento.-
-Sì, grazie ancora. Preferisco questo genere di uscite, dove non perdo il controllo.-
-Mi piaci quando perdi il controllo, sei maledettamente umana che è difficile resistere.-
-Sono terribilmente pazza in realtà, ma il tuo punto di vista non è male.- disse, sorridendo.
-Diciamo che ho una precisa immagine di te.-
-Ah si? E cosa c’è in questa immagine?-
Herm lasciò il suo appoggio e si avvicinò a lui, per sedersi sul tavolo della cucina ed essere alla sua altezza, Robb la stava ancora guardando, le mani dentro le tasche dei pantaloni e lo sguardo fermo, sicuro.
-Sei una ragazza forte, coraggiosa e altruista. Sei altruista Hermione perché non hai permesso che la tua Casa determinasse il tuo carattere, quindi nonostante la maschera sai bene cosa fare, come comportarti e metti il bene degli altri davanti al tuo, anche a costo di farti male.
Sei una persona che ha sofferto per la maggior parte della sua vita eppure da quel dolore ha saputo vedere la luce, questa è ciò che vedo e nonostante tutte le avversità che ancora si prospettano non perdi la fiducia, non perdi il coraggio di andare avanti.-
-Wow… Io non riesco neanche a guardami allo specchio, eppure tu riesci a vedere tutto questo.-
-Non è difficile vederti Hermione, se si va oltre le apparenze si scorge una persona eccezionale.-
-Non sono eccezionale, sono solo io.-
-E non c’è niente di più bello di poter essere, finalmente, se stessi, giusto?-
-Giusto.- disse, abbassando lo sguardo per non guardarlo.
-Non deve imbarazzarti tutto questo.-
-Forse no, m è difficile vedersi con gli occhi degli altri. Si creano aspettative, ed io ho sempre avuto paura di non poterle realizzare, di mostrarmi inadeguata, per questo preferisco quando le persone mi vedono solo come la Regina di Ghiaccio.
In quel caso si aspettano che io le deluda.-
-Eppure non lo hai mai fatto. Perché ti sei confinata per così tanto tempo dietro a questa maschera?-
-Perché alla fine quando guardavo allo specchio non riuscivo più a vedere Hermione, lei era un ricordo così lontano che l’ho semplicemente abbandonato, e col tempo ciò che vedevo era Lei e per molto tempo mi piaceva ciò che vedevo.
Sono diventata quella persona che gli altri vedevano e non mi dispiaceva.-
-Avresti fatto le cose diversamente? Se potessi tornare indietro, intendo.-
-No.- ammise, scuotendo la testa.
-Non sarei me stessa senza di Lei, non avrei quella parte di me che mi permette di andare avanti, avrei fatto le stesse identiche cose, avrei preso sempre le decisioni sbagliate e me ne sarei fregata delle conseguenze.-
-Spero di non essere stata una decisione così sbagliata.- sussurrò, lui.
-No, non lo sei stato.- disse tranquilla, -Forse sei stato una delle decisioni più giuste che io abbia preso, ma non potevo darti quello di cui avevi bisogno, non potevo darlo a nessuno.
Non in quel momento.-
-Lo so questo, non sono arrabbiato per quello. Mi dispiace che lui ti abbia spezzato il cuore.-
-Il mio cuore è spezzato da molto tempo, Draco l’ha semplicemente rotto definitivamente ma tu… Mi stai aiutando a sistemarlo.- disse, mordendosi il labbro.
-Herm…-
-Allora!- la voce di Daphne interruppe la loro conversazione e in poco tempo la videro entrare in cucina con Nick al seguito.
-Hai deciso gli invitati per la festa?-
-La festa?- Hermione strabuzzò gli occhi cercando di ricordare, si batté una mano in testa e scese dal tavolo, -Certo, aspetta.-
-Accio Lista.- mosse velocemente la bacchetta e in poco tempo strinse tra le mani la pergamena, la porse all’amica che iniziò a leggerla.
-Abbiamo del lavoro da fare.- disse, guardandola.
-Immaginavo che non sarebbe andata bene.-
-Bè non vorrai rimandare? Manca poco tempo!-
-Solo due settimane e mezzo.- sussurrò Nick a Robb che provò a trattenere una risata.
Hermione lo guardò di sottecchi e sorrise, forse si sarebbe dovuta rimangiar l’ultima frase ma non avrebbe mai dimenticato il suo sguardo quando le aveva pronunciate, forse non lo amava ma aveva ragione Daphne, si sarebbe presa quella felicità, a tutti i costi.
 
 

∞Angolo Autrice: Robb, Nick e Daphne organizzano una giornata fuori solo per Hermione, finalmente lontana da occhi indiscreti e libera di esprimere il suo tormento, i suoi pensieri, se stessa alle persone che hanno giurato di proeggerla e con gli amici.
Un capitolo forse di passaggio e non particolarmente inteso lo ammetto, ma Hermione deve fare i conti co se stessa, con gli incubi che sono sempre più reali, con il dolore e con l'amore; perchè come dice Daphne si può parlare anche di amore, anche se lei non ne è sicura.
Insomma ci sono mille premesse ma ancora manca qualche capitolo che delinerà la situazione finale e vi devo dire che ho in servo qualche piccolo extra, spero davvero che vi piacciano ^^
Grazie come sempre a tutte le persone che si impegnano a lggere la storia, insomma ormai non più così corta, e a Kirby e Solemiosole che trovano sempre il tempo per recensire <3

PS: Sto per pubblicare una mini serie "Slytherin: Queen and King", una bella storia incentrata sui nostri Draco e Hermione, ovviamente dissociata da questa, ma userò alcuni termini solo per semplice utilità ai fini della storia !!
Le premesse ufficiali le farò lì, ma spero che possiate trovare il tempo di leggerla, sarà massimo cinque capitoli, su un tempo diverso e un pò particolare, che spero di trattare bene :) https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3750485&i=1


Spoiler:

-E´diventata una brava Occlumante, Signorina Granger.- disse guardandola, -Non riesco a leggere neanche un solo pensiero.-
-Ho fatto del mio meglio visto le circostanze ma può chiamarmi Hermione, o almeno lo faceva l’ultima volta che ci siamo visti.-
-Sarei dovuto venire prima Hermione è vero, ma c’era così tanto da sistemare, da riorganizzare che il tempo è volato.-


 

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Capitolo 45
*** Don't let me fall ***


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Don’t let me fall
 
Hermione aprì gli occhi la mattina di un paio di giorni dopo con uno strano senso di oppressione all’altezza del petto, non le capitava da parecchi anni quella spiaceva sensazione di frustrazione, d’insicurezza.
Si portò una mano sul cuore, toccò il tessuto leggero della seta e provò a calmarsi, ma non ci riuscì: il respiro era affannato e il corpo sudato.
Ricordava anche troppo bene l’incubo della notte precedente, ed odiava sentirsi così impotente davanti al suo subconscio, davanti a lui ma aveva promesso che sarebbe stata attenta, aveva promesso che non avrebbe fatto stupidaggini.
Se lui fosse tornato ad usare a pieno i suoi poteri per lei sarebbe stata la fine, lui l’avrebbe potuta distruggere anche nei sogni e non voleva fare quella fine, così invece di scappare stava imparando a lottare con le parole, ma ogni volta finiva con l’urlare tranne quella sera.
Voldemort l’aveva fermata annegandola, e nessun urlo era uscito dalla sua bocca, nessun Robb era corso a salvarla quella notte.
Appoggiò le mani sul materasso e fece pressione per alzarsi, si portò le ginocchia al petto e inspirò a fondo; odiava sentirsi in quel modo, vulnerabile.
Aveva già provato quella sensazione, e cadere non era stata la parte peggiore, la parte peggiore era stata non vedere la fine dell’abisso che l’accoglieva, l’oscurità della tenebre che l’avrebbe inghiottita.
Herm appoggiò la testa sulle ginocchia e chiuse gli occhi, stava facendo del suo meglio ma ancora non aveva dato il massimo, anzi non sapeva se poteva andare oltre quel punto, ma sapeva per certo che non si sarebbe arresa.
L’estate sarebbe finita presto, il processo dei suoi genitori e di Voldemort sarebbe arrivato presto e lei sarebbe tornata ad Hogwarts, avrebbe preso i M.A.G.O e sarebbe diventata quello che voleva, quello che aveva sempre voluto, solo che preferì non dirlo ad alta voce per non illudersi.
 
-Hermione?-
La sua voce le fece aprire gli occhi e Robb entrerò nella sua stanza, il viso accigliato e leggermente preoccupato.
-Sono passate le nove e non scendevi, mi sono preoccupato.- disse, sedendosi accanto a lei nel letto e poggiando una mano sul suo polpaccio.
-Ho fatto un brutto sogno.- sussurrò, guardandolo ancora dalla sua posizione.
-Perché non mi hai chiamato?-
-Non ho potuto farlo.-
-Perché?-
-Mi stava annegando, non riuscivo ad urlare… La mia bocca era piena di acqua.- strinse più forte le ginocchia per via del tremore alle mani, ma in poco tempo si ritrovò tra le sue braccia.
-Mi dispiace, sarei dovuto essere con te.-
-Non potrai esserci sempre. A scuola non ci sarai quindi dovrò imparare a cavarmela.-
Quella frase gettò un velo di tensione tra loro due, Hermione lo percepì dalla sua stretta, leggermente più forte e dal suo respiro.
Neanche lui stava pensando a quel momento ma Hermione non poteva permettersi di non pensare al suo futuro, anche se mancava molto per l’inizio della scuola, non poteva permettersi di illudersi così tanto.
Lui non ci sarebbe stato, una volta conclusa la sua pena, sarebbe tornato a svolgere il suo lavoro e lei sarebbe stata di nuovo sola.
 
Niente Draco. Niente Robb.
 
-Non pensarci adesso.-
-Devo farlo invece. Non posso essere impreparata per quel momento.-
-Anche se non potrò venire a scuola con te, non ti lascerò mai sola veramente. Non potrei mai farlo.- ammise, guardandola, mentre allentava la presa.
-Davvero?-
-Davvero, se fossi stata la ragazza di qualche anno fa non ci avrei pensato più di tanto.- disse sorridendole e beccandosi un leggero pungo sulla spalla, -Ma sei una persona diversa e non ho intenzione di lasciarti andare per così poco.-
-Non è solo questione di lasciarmi andare. Tu non devi farmi cadere.- disse, guardandolo.
Robb rimase in silenzio e annuì a quelle parole, aveva capito e lei sospirò di sollievo.
-Cadere è la cosa più difficile e brutta che mi sia successa. Il viaggio verso l’oscurità è stato difficile e pieno di pericoli, controllare ora la mia oscurità è difficile ma se ci ricadessi di nuovo sarei persa, la mia anima lo sarebbe…-
-Non succederà Hermione, non lo farò succedere. Te lo prometto.-
-Credi che riuscirai a mantenere questa promessa?-
-Sì.- le disse, sfiorandole con le mani la guancia e sistemandole una ciocca di capelli.
-Adesso alzati e cambiati. Hai una visita.-
-Chi?- chiese togliendosi le lenzuola di dosso.
-Silente.-
Hermione si bloccò e non seppe fino a che punto essere contenta per quella visita.
 
*
 
Hermione indossò uno dei vestiti migliori che potesse trovare, così azzeccato che sua madre ne sarebbe stata quasi contenta, sistemò i capelli in uno chignon alto e scese al piano di sotto.
Trovò Silente seduto sul divano del salone con una tazza di thè in mano, inghiottì il groppo che si era formato in gola e diede una fugace occhiata alla cucina, Nick lo stava salutando mentre da fuori la finestra vide Robb, che la stava guardando.
Lentamente entrò nel salone e si sedette accanto al vecchio preside della scuola e per un solo momento percepì la rabbia che provava nei suoi confronti.
Aveva fatto così tanto per lui e lui non era mai venuto a trovarla, neanche al processo si era degnato di avvicinarsi a lei, ma aveva lasciato passare anche troppo tempo.
 
-E´diventata una brava Occlumante, Signorina Granger.- disse guardandola, -Non riesco a leggere neanche un solo pensiero.-
-Ho fatto del mio meglio visto le circostanze, ma può chiamarmi Hermione, o almeno lo faceva l’ultima volta che ci siamo visti.-
-Sarei dovuto venire prima Hermione è vero, ma c’era così tanto da sistemare, da riorganizzare che il tempo è volato.-
-Buon per lei, io ho passato qui tutto il mio tempo.- disse, allungando la mano per prendere una tazza di thè.
-Lo so. Ero presente al tuo processo e mi dispiace che sia comunque finita così, non meritavi questa punizione.-
-Lo so.- rispose semplicemente.
Silente si girò a guardarla e si soffermò ad esaminare la sua persona.
-Sei davvero cambiata da quando ci siamo visti, vedo la donna che è in te, vedo ciò che sei destinata ad essere e chi saresti potuta diventare se non ti fosse capitato niente del genere.-
Hermione percepì di nuovo quella sensazione al petto, adesso però capiva a cosa faceva riferimento, anche lei aveva percepito quel “se” grande come casa sua.
Aveva percepito la mancanza o meglio l’assenza di quello che non ci sarebbe mai stato, Silente le aveva dato la conferma.
-Sei una delle persone più forti che io conosca e non ti ho ancora ringraziato per avermi aiutato.-
-Non deve ringraziarmi, io l’ho fatto anche per me.-
-Certo ma senza il tuo aiuto adesso non potrei candidarmi come Primo Ministro, senza il tuo aiuto Voldemort sarebbe ancora al potere e tuo padre sarebbe ancora qui.-
-La prego, non li nomini. Non in questa casa.- disse a denti stretti.
-Ti hanno fatto del male ma quello è il passato, devi guardare al futuro.-
-Non posso guardare ancora al futuro, sto pagando le conseguenze di quello che mi hanno fatto e il percorso si è rivelato più lungo del previsto.-
-Cosa intendi?-
-Io… Lasci stare, non è niente.- disse, abbassando lo sguardo.
Non gli avrebbe rivelato la verità sugli incubi, non lo aveva mai fatto e non si sarebbe affidata così tanto a lui, in fondo si erano usati a vicenda per i reciproci scopi, lei non era come Harry, e Silente non era la figura paterna di cui aveva ricercato il bisogno.
Da quel punto di vista sarebbe rimasta sempre sola.
-Hermione le porte di Hogwarts e del mio studio saranno sempre aperte per te, che tu decida di venire a salutare o di venire a parlare dei tuoi problemi.
Ci sarà sempre un posto per te da chiamare casa.-
-La ringrazio ma sappiamo bene entrambi che non sarà così. Casa mia è questa, volente o nolente, lo sarà sempre e devo abituarmi all’idea, devo imparare a convivere con questo, perché è questo il mio futuro.-
-Tu non sei la tua famiglia, sei diversa da loro. Sei migliore.-
Hermione annuì distratta, non si sentiva migliore, non si era mai sentita migliore di suo padre o di sua madre, certo adesso era una persona migliore per se stessa, ma non era così diversa da loro, aveva fatto cose terribile nella vita e non sarebbe mai riuscita a pagarne il prezzo.
 
-Spero che ti farà piacere sapere che anche i genitori di Harry hanno ricevuto giustizia, quella giustizia che meritavano da anni.-
-Oh, non lo sapevo.-
-La tua testimonianza ha aperto le porte a molti altri casi, irrisolti, o “chiusi”, adesso le cose cambieranno ed il merito è solo tuo.-
-Sarà lei a farlo, a far sì che il mondo sia un posto migliore. Io ho dato solo una piccola spinta.-
-Per qualsiasi cosa non esitare a contattarmi, Hermione.-
-La ringrazio.- disse alzandosi e porgendogli la mano per stringerla.
-Ci rivedremo per le elezioni.- sorrise, uscendo dalla stanza.
 
Hermione si portò un dito alla bocca e si morse leggermente l’unghia, per il nervosismo. Silente non le aveva detto niente di che alla fine, un semplice grazie per tutto quello che aveva fatto, un grazie per essere stata accusata come complice, un grazie per i suoi incubi, un grazie per il suo futuro incerto.
Anche se non aveva mai voluto niente in cambio da lui si era aspettata qualcosa di diverso, voleva qualcosa di diverso ma si rese anche conto che non avrebbe ricevuto niente, era stata ricompensata nella stessa maniera in cui aveva agito per tutta la vita.
Batté il piede a terra e uscì dal salone per dirigersi verso la stanza che fino a quel momento aveva tenuto chiuso con tutti gli incantesimi che conosceva, la stanza che non aveva più aperto da quando aveva fatto la sua promessa.
La stanza che le ricordava troppo Hermione anche solo per poterci mettere piede.
Lasciò il salone e s’incamminò lungo il corridoio, superò la biblioteca e non si soffermò ad osservare attraverso i vetri la bellissima giornata, ma tirò dritto e si ritrovò davanti quella porta.
Vi poggiò le mani, e percepì la magia che bloccava la sua entrata.
Vi appoggiò la fronte e chiuse gli occhi.
 
“Ne hai bisogno, apri quella porta e riprenditi un pezzo di Hermione.”
Non so se ce la faccio.
-Puoi farlo, non devi averne paura.-
Ho paura di quello che possa fare a me. Alla persona che sono ora. Io non sono più quell’Hermione.
“Sei sempre stata lei, solo che la maggior parte delle volte non riesci a vederla allo specchio.”
-Ma noi l’abbiamo sempre vista.-
 
Hermione estrasse la bacchetta e con quel semplice movimento le varie serrature scattarono, e la porta si aprì scricchiolando piano.
Il buio non la sorprese, aveva chiuso tutto quella stessa estate, aveva fatto mettere tende più pesanti così che la luce non filtrasse e aveva posizionato varie coperte sugli oggetti della stanza.
Entrò senza pensarci molto e si diresse alle finestre, ebbe solo un attimo di esitazione ma poi fece cadere giù le tende verdi, anche se l’aveva odiata per molto tempo, in Serpeverde aveva trovato se stessa, nonostante tutto.
Eseguì la stessa operazione per le tre finestre successive e quando si girò gli occhi le divennero umidi per il dolore, l’ansia e per via dei ricordi. Quella era la sua stanza personale, l’unica stanza, oltre la sua camera da letto, che le era stata destinata, la stanza in cui era cresciuta, in cui aveva sviluppato la sua intelligenza e le sue arti magiche, la stanza che rappresentava la prima Hermione, nei suoi hobby, nei suoi passatempi, nella sua spensieratezza.
Quando le era stata portata via la possibilità di scegliere non vi aveva messo più piede e poi quell’anno aveva deciso di sigillarla, le avrebbe fatto solo male ricordare il passato, ricordare quello che le avevano portato via e quello che non avrebbe più potuto ottenere.
Si mosse lentamente e fece cadere i panni che coprivano il suo passato.
Rivide il cavalletto con la tela ancora incompleta che aveva iniziato anni fa, i colori ormai secchi e asciutti posizionati su un tavolino poco distante, fece cadere poi quello che copriva il suo pianoforte, e percepì una lacrima scendere lungo la guancia.
Quello era stato il primo tassello che aveva rimesso al suo posto, non aveva resistito durante quell’anno, non aveva resistito a suonare per Draco nell’aula di musica, a fargli scoprire una parte di se stessa che teneva celata nel profondo del suo cuore.
Sfiorò il legno pregiato ed antico, ma non si soffermò ancora, andò avanti e riportò alla luce le poltrone, la libreria personale che non aveva niente a che vedere con quella della biblioteca, i suoi libri Babbani che teneva nascosti ai genitori per paura di finire in punizione e le pergamene vecchie, ormai sbiadite posizionate su un tavolo vicino alla finestra.
Liberò dalla loro prigione alcuni dei quadri appesi alle pareti e si perse in quei ricordi.
Quella era la sua stanza, quella era stata Hermione prima dell’avvento della Regina, prima che suo padre le oscurasse il cuore: era stata una ragazza normale, Purosangue, anche se con una certa inclinazione per oggetti Babbani, per quegli oggetti che riuscivano a mettere a nudo la sua anima in poco tempo.
Osservò i dipinti completi appoggiati in un angolo, non li aveva mai appesi per paura della reazione dei suoi genitori, né prese uno e lo portò alla luce: era brava.
O meglio lo era stata, adesso non sapeva se quella stessa bravura ci fosse ancora, ma voleva scoprirlo, voleva scoprire qualcosa di lei, qualcosa che la portasse, la ricollegasse alla vecchia Hermione.
 
Si avvicinò al pianoforte e dopo aver alzato il coperchio dei tasti, fece cadere la pesante stoffa, li sfiorò solo per un attimo e poi le sue dita iniziarono a muoversi da sole, prima lentamente, con una certa insicurezza poi sempre più veloci, sfiorava i tasti come mai aveva fatto nella sua vita, con quel sentimento che aveva dedicato solo a lui quelle volte.
Hermione chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla musica, dal ritmo frenetico ma doloroso, e poi si morse il labbro quando il ritmo divenne lento, triste, spezzato.
Le ricordava il suo cuore, tutte le volte che era stato toccato, tormentato, spezzato, tutte le volte che lo aveva ricucito, male, ma che lo aveva salvato e tutte le altre volte in cui non c’era riuscita.
Lasciò cadere le lacrime per liberarsi di quei sentimenti così tanto repressi, per liberare quella parte di se che le ricordava Hermione, e che faceva così dannatamente male da toglierle il fiato.
Quando smise di suonare le tremavano le mani per lo sforzo e per l’ondata di sentimenti che aveva lasciato affiorare ma si impose di non reprimerne neanche uno, non avrebbe più avuto senso, ormai sapeva chi voleva diventare e chi era stata.
Non ne avrebbe più avuto paura.
 
-Sono colpito.- la sua voce la riportò alla realtà e riuscì a vedere oltre il velo delle lacrime.
Robb era appoggiato alla porta, non aveva oltrepassato quel terreno sacro per lei ma la stava semplicemente guardando, le pupille erano leggermente dilatate ma il respiro calmo.
-Questo è un pezzo del mio passato.- disse senza pensarci.
-L’avevo capito, non siamo mai riusciti ad entrare qua dentro.-
-Non ho permesso che nessuno lo facesse. Questo posto rappresenta me… quella parte di me che avevo promesso di difendere dietro la Regina, nessuno poteva conoscerla.-
-Sei bravissima.- disse indicando il piano e lei.
-Grazie.-
Hermione gli fece un cenno con la testa e lui entrò nella stanza, osservò con occhi curiosi tutto ciò che rappresentava lei, tutto ciò che la collegava a una vecchia ragazza, morta da anni.
-Allora non sei poi così tanto Purosangue, eh?- disse, alzando un libro che amava.
Orgoglio e Pregiudizio.
-Non così tanto ma l’ho dovuto tenere nascosto, capisci…-
-Si capisco, mi dispiace così tanto.- le sussurrò, avvicinandosi.
-Non devi, sono stata io a chiudere questa parte di me. Io a chiudere la porta del mio cuore perché non ero più pronta a donarlo, io a farmi questo.
Solo che non volevo che nessuno lo vedesse, che vedessero me.-
-I tuoi non sono mai entrati qui?-
-La mia magia è abbastanza forte e forse non gli è mai davvero importante di questa stanza o di me.-
Robb si sedette accanto a lei nello sgabello e l’osservò.
-Grazie per avermi fatto entrate, so che non deve essere stato facile. So che ogni cosa che riguarda il tuo passato deve essere pensata e valutata e che può farti del male, so quanto ti sia costato aprire quella porta e lasciarmi entrare.-
Hermione represse un singhiozzo, Draco le aveva detto quasi le stesse parole quando gli aveva permesso di restare, quando lo aveva lasciato entrare nel suo cuore.
-Mi dispiace di non essere lui.- le disse, asciugandole una lacrima col pollice, Hermione però chiuse gli occhi a quel contatto.
Robb non era Draco e non lo sarebbe mai stato, ma Daphne aveva sempre avuto ragione. Lui la faceva stare bene.
-Mi dispiace di farti soffrire, solo adesso ho capito quanto ti sia costato farmi entrare nel tuo mondo, aprirti a me. Prima non lo capivo o meglio non volevo capirlo, ma i tuoi silenzi mi hanno parlato di te, delle tue paure e i tuoi incubi mi hanno fatto capire quanto tu sia fragile e questa stanza mi ha permesso di vedere Hermione.
So bene che non lo permetti a nessuno, quasi a nessuno, so bene che la delusione che provi per lui è ancora forte, come anche l’amore che ti lega a lui, non sono qua per chiederti qualcosa.
Non sarebbe giusto chiederti niente, Hermione, voglio solo restare al tuo fianco. Se tu me lo permetterai, non voglio lasciarti cadere, voglio essere qui per te a prescindere dal tipo di relazione che vuoi stringere con me.-
 
Lei si morse leggermente il labbro per non lasciare andare altre lacrime, anche lui aveva capito quello che Daphne le aveva detto solo il giorno prima: voleva renderla felice a prescindere dal fatto che si amassero o dal fatto che lei li amasse entrambi.
Quel pensiero le tolse il respiro, non aveva mai amato nessuno nella sua vita e quando aveva concesso il suo cuore a Draco credeva che sarebbe stato per sempre eppure adesso lo aveva concesso anche a Robb e lui se ne stava prendendo cura, senza chiederle niente.
Robb l’amava ma a modo suo, in quel modo che non la facesse soffrire, in quel modo che la rendesse libera di scegliere, libera di amarli entrambi senza farla soffrire più di tanto.
Alzò lo sguardo verso di lui, i suoi occhi potevano assomigliare a quelli di Draco ma non erano simili e finalmente capì la differenza tra i due, erano totalmente diversi eppure era riuscita ad innamorarsi di entrambi senza volerlo, senza rendersene conto.
Per un solo momento si sentì un mostro, per un solo momento pensò che la Regina l’avesse resa di nuovo quella ragazza frivola che era stata, quella persona orribile che aveva odiato ogni sera quando si concedeva di guardarsi allo specchio ma poi capì, non era stata la Regina, era stata Hermione a farlo.
Era stata lei a lasciarsi amare, lei a farsi conoscere perché era stata lei a scegliere, da quando aveva scelto di essere se stessa aveva scelto di non essere più la ragazza di una volta e questo aveva comportato anche quello.
-Non posso farti questo.- sussurrò, guardandolo.
Non poteva chiedergli così tanto, non poteva farlo soffrire come aveva fatto con Draco, non poteva permettersi che anche lui la odiasse, perché se lo avesse fatto non ci sarebbe stata più nessuna redenzione per lei, nessun futuro, ma solo l’oscurità a cui era sempre stata destinata e che per il momento aveva evitato.
Non poteva permettersi che lui l’amasse, doveva lasciarlo andare.
Doveva lasciare andare anche lui.
-Non mi stai facendo niente, io ho semplicemente deciso.-
-Se ti lasciassi restare ti farei del male e io non posso farti del male, non voglio fartene.- disse scuotendo la testa come per scacciare tutto il dolore.
Lui la fermò, prendendola tra le mani e alzandogli il viso.
-Non mi farai del male perché so cosa provi, so quanto per te sia difficile dimenticarlo, so quanto per te sia difficile accettare anche me nel tuo cuore.
Eppure lo hai fatto, mi hai lasciato entrare e non sarò io a farti del male, perché a prescindere da tutto mi prenderò cura di te. Sempre.-
-Come farai? E se me ne andassi, se ti odiassi? Se tornassi da lui, come faresti tu a prenderti cura di me?-
-Ti resterei accanto in qualsiasi modo io conosca, perché Hermione quello che ho capito da questa convivenza è che non posso vivere senza di te, anche a costo di averti come amica, anche a costo di non essere niente per te voglio restare al tuo fianco.-
-Io non capisco…-
 
Hermione si morse il labbro, sapeva cosa provava lui e lui aveva capito cosa provava lei, non la stava respingendo né la stava odiando perché li amava entrambi, gli stava solo chiedendo di restare, come amico, come guardiano, come niente, voleva solo restarle accanto.
Ed in quel momento il sentimento che la pervase fu troppo anche per lei, non si era mai sentita così, nessuno l’aveva mai fatta sentire così completa senza chiederle niente.
Le lacrime scesero nuovamente dal suo visto, si sentiva così inutile, così ridicola e così stupida, aveva amato un ragazzo che l’aveva lasciata e spezzata eppure non lo aveva dimenticato ed era comunque riuscita ad innamorarsi di uno che il cuore non glielo avrebbe mai spezzato, perché era riuscito a leggere tra le righe, nei suoi silenzi.
Ed aveva capito quanto amasse Draco, e quanto lo amasse.
Quanto amasse entrambi.
-Non voglio che tu scelga, non dovrai mai farlo per me. Se dovrai scegliere lo farai per te stessa, lo farai perché sarà la cosa giusta da fare ma non anteporre me a te.
Lo hai fatto per tutta una vita e ti sei sacrificata per gli altri, adesso scegli per te stessa, scegli cosa ti rende felice e se non vuoi scegliere, se credi che scegliere tra me o lui possa portarti solo dolore, allora non farlo.
Non sono un uomo egoista, Hermione, non sono un uomo invidioso, o geloso. Mi reputo un uomo abbastanza fortunato per aver conosciuto te e per aver avuto il privilegio di entrare dentro il tuo cuore, non mi interessa altro. Non mi interessa niente se non il tuo bene, sarò con te se sceglierai di tornare da lui o di restare con me, sarò con te se non sceglierai nessuno dei due. Sarò con te anche quando te ne andrai, perché ho capito che questo è l’unica cosa che per te conta.
La famiglia.
E tu fai parte della mia.-
 
Hermione annuì convinta, lui aveva capito, aveva capito quanto sarebbe stato difficile e doloroso per lei scegliere, aveva capito che lo avrebbe amato comunque, anche con Draco, aveva capito che il loro legame sarebbe comunque durato.
Per una volta Hermione si sentì completa, completa come persona, completa nel suo cuore.
Per una volta qualcuno era riuscito ad andare oltre il muro, oltre il proprio tornaconto ed aveva permesso a lei di scegliere, aveva dato a lei il potere di scegliere il suo destino, senza fretta, senza condizioni.
Una parte di lei si stupì di trovare Robb davanti a lei, di trovare in lui quel tipo di ragazzo ma l’altra parte capì che non ci sarebbe stato nessuno di più appropriato nel dirgli quelle parole.
-Grazie per aver capito.- sussurrò, non trovando altro da dire.
Non conosceva parole giuste, non conosceva parole di circostanza, non aveva mai donato il suo cuore a tante persone, né tantomeno contemporaneamente, quindi non sapeva come comportarsi ma sapeva che lui l’avrebbe aiutata anche in quello.
-Grazie per non avermi cacciato via.-
Senza pensarci troppo Hermione sfiorò brevemente le sue labbra con le sue, un contatto fugace, un contatto solo accennato ma che le scosse il cuore e la fece rabbrividire, dopo averlo fatto, dopo essersi soffermata solo il giusto, solo il tempo necessario di assaporare cosa le sarebbe toccato se avesse scelto, si alzò dallo sgabello.
Guardò la porta e si fermò, non lo avrebbe ferito, non lo avrebbe mai potuto fare.
Si voltò e lo vide voltato dalla sua parte, gli occhi fermi nella sua figura.
-Scusami. Ma avevo bisogno di sapere.-
-Lo so, non sono seccato.-
-Non sono pronta a scegliere.-
-Non dovrai mai farlo per quanto mi riguarda.-
Hermione chiuse gli occhi e sorrise, aveva capito. Lui aveva davvero capito e per la prima volta sentì il cuore leggero, quando li riaprì anche lui stava sorridendo, stava sorridendo con lei.
 
“Pensavo sarebbe andata peggio.”
Pensavo che mi avrebbe costretta a scegliere, pensavo fosse quel tipo di ragazzo ma mi sono sempre sbagliata: Robb è una persona migliore di me.
Lo è sempre stato solo che non riuscivo a vederlo bene, adesso i miei occhi l’hanno visto e non credo di meritarmelo uno così.
Non credo di meritarmi la fortuna di amare due persone, contemporaneamente.
-Certe volte non è fortuna, certe volte la ruota gira semplicemente verso la tua direzione.-
Forse. Forse sì o forse no, ma non voglio più pensare o fermarsi sui “se”, per ora mi sta bene così.
 
Forse non aveva scoperto la chiave per la felicità, forse non ci aveva capito proprio niente dell’amore ma aveva capito che neanche lei avrebbe fatto a meno di Robb, di quello che le poteva dare e per il momento le andava bene.
A loro andava bene così e ringraziò Merlino di aver trovato qualcuno che non pensasse sempre e solo a se stesso ma che avesse a cuore soprattutto il suo bene.



∞Angolo Autrice: Buonasera a tutti !! Non sono sparita, lo giuro, ma sono stata bloccata con una leggera intossicazione alimentare, che leggera non era però ! (XD) adesso sto bene e voglio rimettermi in pari con i capitoli che non ho pubblicato :D
Allora Hermione affronta piano piano alcuni fantasmi del passato e forse anche se Silente è il più innoquo rimane comunque uno di essi e le serve per poter andare avanti, per lasciarsi alle spalle uno dei periodi più difficili della sua vita.
La parte finale, la stanza, il segreto di Hermione, la sua vita prima della Regina è uscita di getto soprattutto perchè era importante dimostrare che esisteva un'Hermione diversa, una persona vera, fragile, umana, una piena di vita e che di vita non ne ha più avuto.
Però la parte con Robb è stata necessaria, è stata liberazione.
Forse in molti non la vedranno così, ma è la redenzione di Hermione, lei che non ha mai creduto nell'amore adesso capisce cosa vuol dire essere amata e non solo da una persona ma da due, due persone diverse sotto tutti gli aspetti ma che si sono innamorati di una ragazza meravigliosa.
E questo l'aiuterà ad affrontare il tutto, ad affrontare il passato, prchè se c'è il presente, se c'è qualcuno a cui aggrapparsi allora il futuro non fa tanta paura.
XOXO

Spoiler: 
-Dimmi.-
-Li amo entrambi.- disse semplicemente, stringendosi le mani al petto per affrontare quella verità.

 

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Capitolo 46
*** No lie ***


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No lie
 
Hermione urlò.
Urlò come aveva fatto quella volta che aveva ricevuto il Marchio Nero, urlò come quella volta che il padre l’aveva picchiata a sangue, urlò come se la vita la stesse abbandonando.
Provò a svegliarsi ma l’incubo la stava risucchiando sempre più giù, sempre più verso di lui.
Improvvisamente delle mani la scossero forte, strappandola dal suo incubo, strappandola dalla morte.
Aprì gli occhi e lesse in quelli di Robb la paura, l’angoscia di non essere arrivato in tempo, di non averla salvata neanche quella volta.
-Sono qui, Hermione, sono io.-
Lei annuì ma non riuscì a respirare, era ancora lì. In quell’incubo, era ancora con Voldemort, ancora con lui.
-Respira.-
Scosse la testa e percepì la testa girarle, non ce la faceva, non poteva davvero respirare.
Robb la scosse un altro poco e portò le mani al suo viso e solo in quel momento lei percepì la prima ferita e poi un dolore sempre più lancinante alla gamba e in quel momento ricordò e in quel momento riuscì a respirare, poiché un altro urlo aveva squarciato la notte profonda.
Il ragazzo le tolse velocemente il lenzuolo impregnato di sangue, entrambe le sue gambe stavano sanguinando, stavolta però le ferite non erano sulla coscia in orizzontale, ma erano per lungo, ed arrivavano fino al ginocchio, una però era leggermente più profonda, la pelle era viscida al tatto.
-Com…-
Herm scosse la testa, non riuscendo neanche a trovare le parole per esprimere tutto quello che aveva passato, erano di nuovo in questa casa, erano di nuovo qui, solo che lui stava giocando con lei, e lo aveva fatto per tutta la notte.
Robb la prese in braccio e la portò nel bagno, dentro la vasca e chiamò Nick, il quale apparve velocemente con il kit e la bacchetta in mano.
Ciò nonostante Hermione non riuscì a seguire la loro discussione, riusciva a vedere solo il Marchio Nero muoversi sul suo avambraccio sinistro, il marchio di Voldemort la stava chiamando, l’aveva chiamata per tutta l’estate e lei non aveva mai risposto alla chiamata ma stava diventando troppo debole, mentre lui troppo forte e prima o poi sarebbe crollata, prima o poi avrebbe risposto e quella volta sarebbe stata la sua fine.
 
***
 
Hermione si mosse piano, la testa le pesava come tutto il corpo, gli occhi si aprirono lentamente e nonostante la luce della finestra non ne rimase accecate, alzò piano la testa e percepì il corpo di Robb accanto al suo.
Aveva dormito accanto a lei per evitarle altri incubi.
Si mosse piano per osservare meglio la stanza, erano nella sua stanza personale e improvvisamente il calore si diffuse nel suo petto, lo aveva fatto per lei, senza chiederle niente aveva indovinato l’unica cosa che l’avrebbe resa veramente serena, felice.
Osservò la coperta che celava le sue gambe e la spostò lentamente, entrambe erano coperte da pesanti fasciature già macchiate di sangue, aveva imparato col tempo che quel tipo di ferite non sarebbero passato con un semplice incantesimo, aveva imparato a sue spese che non sarebbero andate via tanto facilmente, represse l’istinto di vedere quei nuovi tagli, di vedere quel dolore che si sarebbe portata dietro per il resto della sua vita.
Strinse le mani a pugno e riposò la coperta al suo posto, cercando di controllarsi.
-Mi dispiace di non aver potuto fare di più.- le sussurrò all’orecchio.
-Non devi scusarti, sarebbe stato tutto inutile, certe ferite non possono passare.-
-Mi dispiace anche di non averlo capito prima.-
-Credevo anch’io che con lui ad Azkaban io sarei stata al sicuro, ma a quanto pare il potere che ha sui Mangiamorte è davvero potente.-
-Non sei una di loro.-
-No ma ho il loro Marchio, comunque.- disse, guardandolo.
Robb le spostò una ciocca di capelli ma rimase in silenzio, lei fece lo stesso, non avevano parlato di quel bacio nella settimana successiva, e nessuno dei due ne aveva sentito la necessità, le cose andavano bene lo stesso, tra loro tutto sarebbe andato bene comunque.
Anche se adesso avevano entrambi la consapevolezza di quello che provavano, niente sarebbe cambiato.
-Come stai?-
Nick entrò e si sedette di fronte a lei, nella sua poltrona preferita.
-Come se fossi stata travolta da un Ippogrifo.- ammise, guardandolo.
-Diciamo allora una pezza.-
-Bè sì, certe volte è davvero faticoso.-
-La colazione è pronta e nella tarda mattinata dovrebbero arrivare gli altri… Sai la festa ma secondo me dovremmo rinviarla.-
-Anche io lo penso.- disse Robb, intervenendo.
-No no, la festa si farà. Tutti ne abbiamo bisogno ed io più di tutti.-
-Non sei nelle condizioni.-
-Io sto benissimo.-
Si alzò di getto, per dimostrare a tutti quanto fosse vero, ma le sue gambe non ressero il peso di quel dolore e solo le mani dei due ragazzi le impedirono di cadere a terra e farsi male.
-Okay, va bene. Ma passerà per tempo.-
-E se così non fosse?-
-Mi trascinerò per tutta la festa se fosse necessario!- sbottò, cercando di mantenere la calma, -Io non voglio essere una donzella in pericolo che deve essere salvata, quindi non fatelo con questo intento, fatelo perché mi volete bene, fatelo perché ci tenete a me ma non per le ragioni sbagliate.
Faremo la festa e ci divertiremo assieme e passeremo assieme l’ultima settimana prima della scuola, è uno dei tanti modi per non dimenticare quello che è stato.-
-Noi resteremo sempre con te.- disse Nick, e cercando lo sguardo di Robb.
-Ha ragione lui.-
-Buono a sapersi, adesso o mi aiutate ad andare in cucina o mi portate qua la colazione.-
-Cucina.- risero entrambi, alzandosi.
Hermione sorrise timidamente, ancora non si era abituata ad avere quei ragazzi in casa ma sapeva che tutto quello che facevano, lo facevano per lei, perché avevano delle buone intenzioni e perché ci tenevano, le volevano bene, come lei voleva bene a tutti loro e forse un po’ di più a Robb.
Si strinse a lui durante il breve tragitto e venne depositata su uno sgabello della penisola, la colazione le apparve davanti e mangiò tranquillamente.
Per la prima volta si rese conto che il suo problema con il cibo era totalmente svanito, non si sentiva più male a guardarlo e non le veniva più da vomitare, anche se non mangiava come una volta, sicuramente non aveva più quel tipo di problema.
Sorrise per quel piccolo traguardo, stava imparando a prendersi cura di se stessa, a farsi stare bene, e non ci sarebbe mai riuscita senza di loro e senza la scelta di prendersi più cura di se stessa e meno degli altri.
 
*
 
Lo sguardo sconvolto e inorridito di Blaise e Daphne fu la prima cosa che vide quando i ragazzi apparvero nel suo giardino, con quei sorrisi che gli aveva sempre invidiato e quella spensieratezza che non aveva mai avuto.
-Hermione, cos’è successo?-
Glielo spiegò a entrambi ma sapeva che entrambi avevano capito cosa fosse successo, in fondo Blaise l’aveva raccolta da terra quando Voldemort le aveva inferto le altre ferite alla gamba.
-Ci è solo andato giù pesante stavolta.-
-Il suo potere non dovrebbe essere così forte, parlerò con mio padre per farlo spostare in una cella di massima sicurezza, così forse risolveremo il problema.-
-Blaise…-
-Ha ragione, se può farlo allora facciamolo.- intervenne Robb, sedendosi accanto a lei sul divano.
-Vengo con te se sarà necessario un testimone.-
-No.- sussurrò Hermione, avendo paura di cosa ciò avrebbe comportato.
Non potevano separarsi, non ora che lei era così terribilmente fragile, così attaccata a lui da averne bisogno costantemente.
Non poteva perderlo di vista neanche per un secondo.
-Andrà tutto bene, staremo via solo per un poco e Nick sarà sempre qua con te.- le posò una mano sul ginocchio e si alzò, aspettando che Blaise facesse la stessa cosa.
Hermione lo fissò negli occhi, intensamente, cercando di fargli capire quanto odiasse quella sua presa di posizione, quando le desse fastidio tutto quello, quanto sarebbe stato meglio restare assieme, al sicuro in quella casa, nonostante tutto.
Robb però ricambiò il suo sguardo, anche se ci misero solo pochi secondi entrambi sapevano che si erano detti più del necessario: lui l’aveva rasserenata, l’aveva calmata e le aveva fatto quella tacita promessa che l’aveva calmata.
Sarebbe tornato da lei. Sempre.
Li vide andare via, ed Hermione si soffermò ad osservare le sue spalle, lo aveva fatto sempre più spesso ma in qualche modo la presenza di Daphne la fece arrossire, una condizione che non succedeva spesso.
-Dobbiamo parlare.-
-Non qui.- disse Hermione ed indicò casa sua.
Daphne la guardò senza capire e lei provò a mettersi in piedi ma il dolore lancinante le fece contrarre il viso in una smorfia di dolore, non sarebbe riuscita a muoversi prima di qualche giorno, o forse anche di più.
Voldemort c’era andato giù pesante quella volta ed anche se solo una gamba era combinata davvero male, l’altra le faceva comunque male e quella che era stata ricucita faticava a rimarginarsi per bene.
-Chiamo Nick, che dici? Non è il caso che ti muovi.-
Lei annuì distrattamente, osservando quelle fasciature che le coprivano le gambe, erano di nuovo macchiate di rosso.
Scosse la testa sconsolata, aveva troppi segni su quel corpo che aveva accettato di nuovo come suo, troppi segni che raccontavano il terrore cui era stata sottoposta, troppi segni di cui aveva paura a raccontarne la storia.
Alzò lo sguardo verso il cielo estivo, per un solo momento sperò di non essere quella ragazza, di poter essere chiunque altro, di poter avere quella vita normale che aveva sempre desiderato, di poter essere qualcuno di totalmente diverso ma quel pensiero volò via come il battito d’ali di una farfalla, se non fosse stata quella ragazza non avrebbe conosciuto i suoi amici, non avrebbe amato Draco, non avrebbe amato Robb e in quel momento capì che le sofferenze che aveva subito ne erano valse la pena se le avevano permesso di conoscere le uniche due persone a cui aveva donato il suo cuore.
 
-Ti porto nella tua stanza, giusto?-
La voce di Nick la riscosse e lei annuì, anche lui la conosceva abbastanza bene ma a differenza di Robb si era mantenuto distaccato, nonostante il forte rapporto ma aveva imparato che lui era fatto così. Non amava i gesti d’affetto un po’ come lei ai vecchi tempi, ma nonostante questo aveva notato il suo carattere allegro e scherzoso, osservò il ragazzo portarla senza troppa fatica dentro casa e lungo il corridoio.
-Robb non si sarebbe allontanato se non ti sapesse al sicuro, lo sai vero?-
-Lo so, solo che è difficile.-
-Lo vedo ma devi stringere i denti, sta facendo di tutto per farti stare bene. La notte quasi non ci dorme per questo.-
-Davvero?-
Hermione non ricevette nessuna risposta ma Nick la guardò in quel modo enigmatico che voleva dire tutto e niente allo stesso momento, e lasciò lei e Daphne nella stanza al pian terreno; vide l’amica guardarsi attorno meravigliata di averci rimesso piede dopo tanti anni.
-Ci sei rientrata. Non credevo l’avresti mai fatto.-
-Dopo l’incontro con Silente ho sentito la necessità di farlo e insomma, non è stato così terribile come credevo.-
-Ti serviva solo una piccola spinta.-
-Dopo che abbiamo parlato sulla spiaggia è successa una cosa.- disse guardandola negli occhi.
Daphne si fermò in mezzo alla stanza e la guardò negli occhi, scrutandola come solo lei sapeva fare.
Se Blaise la capiva da un punto di vista Daphne invece la completava dall’altro, erano amiche da quando erano bambine, si capivano e si intendevano su tutto, e crescendo quel legame si era semplicemente amplificato, ed adesso sapeva che era l’unica a cui avrebbe potuto rivelare quella verità.
Né a Ginny né a Blaise, solo a lei.
-Dimmi.-
-Li amo entrambi.- disse semplicemente, stringendosi le mani al petto per affrontare quella verità.
Anche se era riuscita ad ammetterlo a se stessa, a venire a patti con quella pazza idea non era riuscita a dirla ad alta voce, ed adesso che l’aveva fatto le sembrava stupido ed egoistico ma anche giusto, terribilmente giusto.
-Oh Herm, io te lo avevo detto.- disse, sedendosi accanto a lei nel divano e prendendole una mano.
-Non dovrebbe essere così, non si possono amare due persone eppure io li amo entrambi, in modo diverso, totalmente diverso, ma li amo.-
-Cosa te l’ha fatto capire?-
-Robb. Quando ho aperto questa stanza lui era qui e mi ha fatto un discorso… Quel genere di discorso in cui anche io riesco a sciogliermi e mi ha detto che sarebbe rimasto con me, indipendentemente dal tipo di rapporto che decidevo di avere.-
-Certi ragazzi non si incontrano tutti i giorni, credevo ti avrebbe obbligato a scegliere.-
-Lo credevo anche io, ero convinta che me lo chiedesse.- scosse la testa e guardò verso il pianoforte, -Invece mi ha fatto sentire completa, non ha messo se stesso prima di me, ha dato a me la possibilità di scegliere per il mio bene e mi ha anche detto che se scegliere sarebbe stato difficile e doloroso, non avrei mai dovuto farlo.
Non per lui.-
-Oh.-
Hermione lesse lo stupore nella voce della sua amica e anche lei ammise di esserlo, a mente lucida e senza la sua presenza riusciva a comprendere quanto le sue parole le avessero toccato il cuore, quanto quelle parole fossero veritiere.
-Hermione nella vita di ogni persona c’è un grande amore, quello travolgente, quello per cui moriresti e tu lo hai avuto, ma la vita ti ha anche dato la possibilità di conoscere un altro tipo di amore: quello gentile, quello rassicurante.
Quello duraturo, per cui non sei costretta a sacrificare te stessa.-
-Ed io ho avuto la fortuna di conoscerli entrambi? Non ci credo.-
-Io sì. Nella tua vita tutto è sempre andato storto e tu non hai mai conosciuto la felicità, credo che sia giusto che tu abbia avuto entrambe le possibilità.-
-Secondo te dovrei scegliere?-
-Tu vuoi scegliere?- le chiese invece.
-No. Non ora, non voglio farlo. Rendermi conto di amarli entrambi è stato un duro colpo, forse il più duro della mai vita.
Quando ho lasciato entrare Draco credevo che sarebbe stato per sempre e mi sono sbagliata, senza volerlo ho fatto entrare Robb ma lui non pretende da me una relazione, non pretende la mia amicizia.
Vuole esserci. Perché mi sembra così incredibile?-
-Perché non hai mai conosciuto qualcuno che facesse questo per te. Robb è una persona migliore di quello che credevamo.-
-L’ho pensato anche io. L’ho baciato.- disse impulsivamente, sconvolgendo la sua amica.
-Cosa?!-
-Non è stato un vero bacio…- ammise Hermione in imbarazzo, rise di quella situazione, lei non era mai stata in imbarazzo.
Mai.
Era lei a mettere gli altri in imbarazzo, lei a umiliarli, lei a dettare la caccia.
-Allora cos’è stato?-
-Ho solo… Sfiorato le sue labbra? Daphne non so cosa mi sia preso, semplicemente volevo farlo, volevo sapere cosa… avrei provato nel baciarlo, a scegliere lui.-
-Come ti ha fatto sentire?-
-Non voglio dirlo.- disse, distogliendo lo sguardo.
-Perché no? È stato così brutto?-
-No, è stato molto meglio e molto diverso da quello che provavo per Draco.-
-Stai provando ad odiarlo comunque?-
-Forse il non vederlo mi ha impedito di odiarlo, ma non mi ha impedito di smetterlo d’amarlo.-
-Allora non dovrei dirti che sta per arrivare assieme ai gemelli e a tutti gli altri per aiutarci con le decorazioni?-
-Manca ancora una settimana.- sottolineò arrabbiata.
-Lo so, ma tutti si sono proposti di aiutarti e non ho saputo gestire la situazione. Blaise poi ha acconsentito ed io non sapevo cosa fare.-
-Sono io a non sapere cosa fare, adesso.- tuonò, provando a calmarsi.
-Lo so che stavi meglio senza vederlo, ma forse vederlo ti aiuterà a capire se vorrai scegliere oppure no.-
-Daphne!-
-Hermione non potrai evitarlo per sempre, a scuola ci sarà anche lui e questo ti aiuterà semplicemente a far pratica.-
-Odio quando fai così, odio non avere il controllo sui miei sentimenti ed odio sentirmi così indecisa.-
-Quello che ti è successo è una delle cose più belle del mondo, non fartela scappare solo per qualche remora del passato.-
-Come può essere così bella? Sei sicura di essere ancora una Serpe?-
-Lo sono, Herm, solo che certe cose vanno al di là della nostra Casa di appartenenza, perché una volta fuori da Hogwarts saremo chi vorremo essere, per tutta la vita.-
Quel pensiero la fece rimanere in silenzio, lei aveva ragione e in fondo lo aveva sempre saputo.
La Casa ad Hogwarts non determinava il futuro e lei lo aveva capito la sera che il Cappello Parlante l’aveva smistata a Serpeverde, durante quell’anno in cui aveva cercato di essere se stessa nonostante il tormento dei suoi compagni, la scelta che aveva preso aveva solo represso la vera Hermione, ma adesso aveva scelto di essere la parte migliore di se e la sua parte migliore le racchiudeva entrambe, quindi avrebbe evitato di essere la vecchia Serpeverde Purosangue ma avrebbe aperto gli occhi ai nuovi orizzonti.
 
-Sono qui.- disse Nick entrando.
-Chiudi la porta quando mi avrai lasciato di là. Nessuno deve entrare qua dentro.-
Nick annuì e la prese di nuovo in braccio per portarla di nuovo fuori dalla stanza, era passato da poco mezzo giorno e fece un segno ad Heller di preparare il pranzo per tutti i suoi ospiti da servire nel giardino interno della casa.
Quando Nick la lasciò nel salone, osservò tutte le persone cui col tempo aveva stretto dei legami.
Alcuni erano i più impensabili mentre con gli atri le era venuto più facile, anche se la presenza di Draco non aiutata molto.
Si sistemò meglio il vestito per non lasciare intravedere nessuna fasciatura, ma sarebbe stato difficile trovare una scusa per non muoversi per tutta la giornata.
-Ci siamo presi la libertà di portare qualche cosuccia.- disse Fred sorridendo.
-Vogliamo solo che tutttiii si divertano.- gli fece eco George, depositando le buste nel tavolo del salone.
-Bè avete avuto una buona idea.-
-Io invece ho portato un paio di braccia in più.- disse Ginny, indicando Harry, Draco e Neville.
-Wow… Questa casa è…-
-Grande.- concluse Hermione con aria di sufficienza verso il ragazzo.
-Già.- sussurrò.
-Blaise?- domandò Harry cercandolo.
-Tornerà subito, è… Andato con Robb in un posto.- disse Daphne, cercando la sua approvazione.
Lei scrollò le spalle, non avrebbe detto a nessuno dei suoi incubi e della piccola missione dei ragazzi, anche se Draco la stava guardando incessantemente, non avrebbe ceduto.
-Da dove iniziamo?-
-Da dove volete, pensavo che la festa potesse partire dal salone, visto che qui si trova il bar e la stanza si presta abbastanza bene. Poi apriremo le porte finestre, così da lasciare il libero accesso sia al giardino esterno che a quello interno, se sarà necessario. Ma le scale sono off-limits, come le altre stanze di questo piano.-
-Cosa c’è nelle altre stanze?- la sua voce per un solo momento la irritò, sapeva che lo stava facendo a posta ma non lo avrebbe accontentato.
-Affari di famiglia.- disse sorridendo tagliente nella sua direzione.
-Scusate il ritardo.- urlò Luna entrando in casa.
Hermione strinse i pugni e distolse lo sguardo, non sapeva ancora se la ragazza che aveva visto fosse stata lei o meno ma nel dubbio avrebbe evitato qualsiasi contatto, voleva solo evitare di farsi male più del dovuto.
 
-Adesso che sei a conoscenza di quello che provi, difenderti sarà più difficile, più arduo.-
Lo so, lui ha ancora molto potere su di me e dopo quello che mi ha fatto devo solo essere più cauta.
 
-Hermione, allora?-
-Io non posso… Muovermi, ho preso una storta.- disse indicando il piede.
-Non è fasciato.- le fece notare Harry.
-Basterà un incantesimo e lo metteremo a posto.- gli diede corda Ginny, passando una busta a Ron, per avvicinarsi a lei.
-Non puoi. Il Medimago che mi ha visitato non me l’ha permesso, deve guarire da solo.-
-Davvero?-
-Già.- disse, schivando il suo sguardo.
-Strano.-
-Sai, certe volte s’inventano cose strane.- disse, scrollando le spalle.
-Allora non ti sforzare, iniziamo noi se non è un problema.- disse Fred guardandola.
-Sarebbe perfetto.- sussurrò nella sua direzione.
In pochi secondi tutti si misero all’opera, Ginny le passò un libro ma lo lesse con poco interesse, in quanto tutta la sua attenzione si stava concentrando su come i ragazzi spostavano i mobili, su come dirgli di trattare certi oggetti e sulla possibilità di evitare Draco.
Anche se lo amava il dolore per quello che le aveva fatto era ancora troppo grande, troppo fresco per passarci su come se niente fosse, come se l’amore potesse cancellare ogni ferita e poi non sapeva se lui l’amava ancora, da quello che sapeva poteva averla già dimenticata, poteva essermi rimesso con Luna.
E lei lo avrebbe lascito stare in quel caso, per sempre.
Guardò l’orologio più volte del necessario, contando il tempo mancante al suo ritorno ma non servì a molto, quando si sedettero fuori in giardino per pranzare all’ombra di un vecchio albero Robb e Blaise non erano ancora tornati.
Hermione era riuscita a sistemarsi prima che gli altri notassero le sue fasciature, anche se le avrebbe dovute cambiare presto, le ferite cominciavano a pizzicare e sapeva che non era un buon segno.
Partecipò ad alcune discussioni ma senza molto interesse, la presenza del biondino inibiva i suoi sensi e la gettava in un panico perenne, odiava sentirsi così: alla mercé degli altri, anche se la presenza di Robb avrebbe allievato quel suo sentimento.
Odiava non avere il pieno controllo delle sue azioni, il controllo su Hermione.
-Sei rimasta per tutta l’estate in casa?- le chiese Luna, sorridendo.
Hermione posò il bicchiere di limonata che stava bevendo e inspirò a fondo.
-No, Robb e Nick sono riusciti a farmi uscire, ma io ho preferito passare comunque il mio tempo a casa.
Dovevo sistemare alcune cose.-
-Dove sei stata? Oltre ad Hogsmeade, intendo.- chiese Fred.
-Al mare.- rispose, cercando di reprimere un sorriso.
Quella giornata aveva conquistato un posto importante nel suo cuore, in quella giornata si era aperta a Nick e soprattutto a Robb, aveva rivelato un pezzo del suo passato ed aveva conquistato un pezzo di Hermione.
-Al mare?- le fece eco Draco, guardandola negli occhi.
Lei sapeva bene quello che stava facendo, voleva leggerla dentro, voleva leggere le sue emozioni, voleva leggere quello che lei non era capace di dirgli a voce ma non glielo permise, non poteva permetterglielo, non dopo tutto quello che aveva passato.
Nonostante l’amore incondizionato che provava nei suoi confronti aveva deciso che sarebbe stata più egoista e che avrebbe tutelato più se stessa e ciò voleva dire impedirgli di esercitare tutto quel potere, impedirgli di giocare con il suo cuore.
-Già, mi hanno fatto una sorpresa.-
Sapeva di aver usato un tono eccessivamente acido ma la Regina concordava con la sua scelta, si sarebbe difesa a tutti i costi.
-E ci siamo divertiti molto.- le fece eco Daphne.
-Anche tu c’eri?- le domandò Ginny, curiosa.
-Sì, ma dopo quell’uscita Hermione non ne ha volute fare altre. Forse cambierà idea, prima della fine dell’estate.-
Hermione scosse la testa e riprese la limonata tra le mani.
-Mi trovo bene qui.-
-Davvero? Eppure ricordo bene come sei tornata quella volta. Non stavi proprio bene.-
 
-Vuole la guerra.-
E che guerra sia.
 
-Erano altri tempi.- disse guardandolo, impassibile, -Era un’altra la situazione… Ho fatto ammenda quest’estate per tutto quello che ho fatto in passato e la mia casa ha fatto ammenda con me, forse non sarà perfetta, forse non sarà pura, ma ci sto lavorando.
Adesso questa è casa mia, ed io mi trovo bene qui.
Sono cambiate molte cose da quel giorno.- disse, per rispondere alla sua frecciatina.
Lo vide annuire, distogliendo lo sguardo per concentrarlo da un’altra parte.
-Direi che potremo riprendere da dove abbiamo lasciato.- disse Ginny, alzandosi.
-Direi di sì, ma non c’è bisogno che finiate oggi, manca ancora una settimana. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo.-
-Si lo so, ma voglio avere un punto della situazione buono per stasera quindi Herm tu riposati, io porto la squadra al lavoro.-
La rossa si allontanò con tutti gli altri, con lei seduta rimasero Nick e Daphne, fermi ad aspettare qualsiasi sua mossa.
-Se ci fosse stato Robb se lo sarebbe mangiato.- sussurrò il ragazzo, spezzando il silenzio.
-Bè Robb non era qui e forse è stato meglio così.- la bionda si passò una mano tra i capelli e guardò l’Auror.
-Devo salire in camera a cambiarmi le fasciature, mi aiuteresti?-
-Certo.-
-Daphne per favore non fare salire nessuno, a meno che non siamo Robb e Blaise.-
-Farò del mio meglio.- disse lasciandoli soli.
 
Hermione e Nick salirono le scale velocemente senza essere notati o almeno così sperò lei.
La fece sedere sul letto e solo in quel momento si concesse una smorfia di dolore.
-Ti fanno male, non è vero?-
-Ho resistito a lungo ma si fanno male.- ammise, passandosi una mano tremante sulla gamba più malandata.
-Prendo il kit, è in bagno anche se vorrei che ci fosse Robb, lui è più bravo di me a curare le ferite.-
-Ti aiuterò io, sono abbastanza esperta.-
-Purtroppo lo so.- disse allontanandosi per andare nel suo bagno personale.
Hermione si sollevò di poco il vestito e tolse la fasciatura della gamba sinistra: quella meno rovinata, la ferita era abbastanza evidente ma era un semplice segno rosso che scendeva fino al ginocchio, il sangue incrostato in più punti; mentre quando tolse quella della gamba destra provò una fitta di dolore per tutto il corpo, la pelle non si era cauterizzata, tantomeno rimarginata, la ferita era ancora aperta ed i punti erano saltati ed il sangue stava di nuovo uscendo.
-Cazzo quanto fai male.- disse guardandola con ribrezzo.
-Cosa cazzo ti è successo?-
La sua voce la fece entrare nel panico, Draco non sarebbe dovuto essere lì, in camera sua.
Non avrebbe mai dovuto vederla in quelle condizioni, non avrebbe mai dovuto sapere.
-Vattene.- disse a denti stretti, cercando di nascondere il dolore che si mescolava alla rabbia.
-Hermione, pretendo che tu mi risponda.-
-Pretendo che te ne vada dalla mia stanza!- urlò invece.
Nick uscì dal bagno ma prima che potesse anche dire una parola Robb entrò dietro il biondo e gli sbarrò la strada.
-Ha detto di andare via.-
-Cosa state nascondendo voi tre? Cosa le sta succedendo?-
-Non sono cose che ti riguardano, se vorrà dirtelo lei te lo dirà ma non credo che sia il suo desiderio in questo momento.- tagliò corto il ragazzo, guardandola.
In quel momento il cuore di Hermione era una centrifuga di emozioni e si rese conto che amare due persone contemporaneamente era faticoso ed estenuante, poiché non aveva nessuna preferenza, nessun cavallo vincente, pendeva per uno e per l’altro: se capiva il perché Draco volesse saperlo a tutti i costi, era comunque grata a Robb che la sa stesse difendendo a spada tratta.
Si era messa nel casino peggiore della sua vita ma non ne sarebbe uscita altrettanto facilmente e per il momento non era pronta a confessare a Draco alcunché.
-Fallo andare via.-
-Nick.-
-Non vado via. Voglio sapere.- disse Draco, mentre veniva strattono fuori dalla stanza.
Hermione in quel momento si alzò, nonostante il dolore, nonostante la rabbia qualcosa prevalse nel suo cuore e non era l’amore che provava per Draco Malfoy ma la stanchezza, la frustrazione di trovarsi di nuovo in quella situazione, impotente e alla mercé di un uomo che odiava più di se stessa e del padre.
-Tu hai perso il diritto di chiedere un po’ di tempo fa e anche di pretendere, sarò io a informarti quando vorrò farlo ma per il momento ti voglio fuori dalla mia stanza, anche se mi piacerebbe averti fuori dalla mia casa.- prese la bacchetta e con un incantesimo non verbale lo spinse fuori e fece sbattere la porta.
Dopo averla vista chiusa si permise di accasciarsi a terra ma Robb la prese in tempo, riportandola sul letto, in poco tempo lo vide armeggiare con tutto il necessario per la sua sopravvivenza e lei ne fu abbastanza felice.
-Forse sei stata troppo dura con lui.- gli sussurrò, senza guardarla.
-No, non ho nessun obbligo né tantomeno può pretendere da me qualcosa. Sono libera di dirglielo o meno e in questo momento non voglio condividerlo con nessuno, ci siete già voi, non ho bisogno di altro.-
-Mi dispiace di averci messo così tanto, ma… con la mancanza effettiva del Primo Ministro è stato leggermente più difficile.-
-Sei qui adesso, questo è quello che conta.- disse lei, tirando un sospiro di sollievo.
-Si lo sono e non andrò via di nuovo.-
-Bene anche perché se fossi tornato prima saresti stato tu a mangiartelo.- disse, reprimendo un sorriso.
Robb si voltò verso Nick in attesa di conferma e il ragazzo annuì.
-Cosa mi sono perso?-
-Meglio lasciare stare.- disse Hermione, scombinandogli i capelli con fare affettuoso.
-Te la sei cavata comunque.-
-Sì ma è stato difficile, però devo imparare.-
-Devi ma lo farai con me al tuo fianco.-
Lei gli sorrise e lui ricambiò, potevano farlo insieme.
 
 
 
 ∞Angolo Autrice: Hello! Non sono sparita, lo giuro, ma le ultime mterie e la tesi lasciano davero poco tempo, ma voglio chiuedere in bellezza e voglio davvero darvi la soddisfazione di leggere tutta la storia!
Prometto di impegnarmi un pò di più!
Hermione alterna dei momenti di piena serenità a momenti in cui tutto il mondo le crolla addosso, ma questa ragazza ha una forza di volontà tale da impedirle di crollare e di spezzarsi più di quanto non abbia già fatto. Draco non si comporta da principe azzurro ma ognuno il suo, per farlo rientrare nella sua vita ha bisogno di imparare a vivere senza di lui, di crescere senza di lui, di amare senza di lui, Hermione ha bisogno di capire che nonostante lui sia il suo mondo, lei stessa può essere il mondo di un'altra persona, ed essere felice e appaggata allo stesso tempo.
Dopo questa piccola filippica, spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero di riaggiornare in settimana, non voglio mancare l'appuntamento!!
XOXO
_Giuls17_

Spoiler:
-Innamorarmi di te mi ha dato quella spinta che non credevo di meritare, mi ha dato la possibilità di riprendere in mano quello che credevo di aver perso e di andare avanti, di credere in me stessa e soprattutto nella possibilità che ci sia un futuro per me, forse non brillante, forse non rosa e fiori, ma un futuro forse felice.-
-E´ la prima volta che lo dici.- le fece notare, guardandola intensamente.
-Cosa?-
-Che sei innamorata di me.-
 

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Capitolo 47
*** Positive thinkings ***


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Positive thinkings
 
-Non riesci a dormire?-
La voce di Robb la riportò al presente, lentamente la vista le si spannò e il respiro tornò regolare, si voltò per guardarlo ed annuì.
Aveva avuto un altro incubo, meno intenso dei precedenti ma pur sempre da dimenticare.
-Vuoi che ti faccia compagnia?-
-Sì, per favore.-
Si spostò verso destra per fargli spazio sul letto, ed in poco tempo la sua presenza la pervase, come un’essenza naturale che si sposava benissimo con il suo umore.
Robb non aveva mai dormito con lei in quei mesi, anche se tutte le volte che lei ne aveva avuto bisogno era accorso per rassicurarla, per riportarla alla realtà ma adesso anche Hermione sapeva che le cose erano diverse.
Tra loro tutto era diverso.
Robb si sedette vicino a lei e le passò una mano tra i capelli, lentamente per poi sistemarli dietro le orecchie.
-Odio vederti così. Odio non poterti aiutare.-
-Mi stai aiutando più di quanto tu non creda.-
-Come? Cosa faccio di così straordinario? Oltre ad abbracciarti?-
-Sei la mia ancora.- disse semplicemente, guardandolo.
Hermione appoggiò la testa sulle gambe che si era portata al petto e lo guardò intensamente.
-Per molto tempo ho fatto affidamento su una sola persona e quando mi ha lasciato mi sono sentita persa, adesso è vero: sono diversa.
Ho riacquistato quella sicurezza che avevo perso da anni, la fiducia in me stessa e la speranza nel futuro ma per certe cose dipenderò sempre da altri, spero solo che non mi renda meno forte ai tuoi occhi.-
-Tu sei la persona più forte che io abbia conosciuto, in tutta la mia vita. Quello che hai fatto, quello che fai…Io non potrei mai farlo.-
-Ci sono abituata.-
-No, non è vero ma hai fatto in modo di andare avanti a prescindere dalle sfide che ti sono capitate.-
-Vero.-
-Vuoi provare a dormire?-
-Ti va bene restare qui con me?- chiese sorpresa.
-Prometto che non ti toccherò, ma si mi sta bene.- rispose, sorridendo.
-Allora si. Mi rimetto a dormire.- sussurrò, guardandolo un ultima volta.
Poi si spostò e si sdraiò nuovamente sul letto, con il viso rivolto verso il suo; Robb fece lo stesso e le passò sopra il lenzuolo leggero cui non aveva mai rinunciato, lo sistemò e rimase a guardarla.
Anche lei fece lo stesso, posò gli occhi sulla linea dei suoi muscoli, scoperti per via della canottiera e sul torace ampio, lentamente lo fissò negli occhi che per anni non aveva più guardato e poi socchiuse i suoi.
-Grazie per essere rimasto.-
-Ci sarò sempre.-
La sua voce gli arrivò nuovamente lontano, lontano dalla realtà e da ciò che conosceva ma stavolta sapeva che non erano gli incubi a portarla via ma la consapevolezza che qualcuno potesse vegliare su di lei.
 
***
 
-Non dormivamo così da un sacco di tempo.-
 
Hermione aprì lentamente gli occhi e allungò le braccia per stirarsi, si mise a sedere sul letto e per la prima volta si sorprese di vedere il sole già alto nel cielo; si passò una mano sul viso per scacciare il sonno e si riprese.
Non riusciva mai a dormire così a lungo, ogni mattina si svegliava col sorgere del sole e ogni sera andava a letto quando la luna era ormai alta nel cielo, anche se quel giorno sarebbe stato l’eccezione alla regola.
 
“Robb tutto sommato ci fa davvero bene.”
Di questo ho paura, ho paura che dipendere da lui possa essere la mia rovina.
“Credo che tu abbia paura a prescindere ma come ben sai, amarlo non sarà la tua rovina.”
No hai ragione, io ho paura dei rapporti, di stringere nuovi rapporti anche se con lui è stato diverso, è stato inaspettato.
-Forse è questa la chiave.-
Per cosa?
-Per la felicità.-
 
Si alzò dal letto e si appoggiò al davanzale della finestra per osservare il cielo e la giornata estiva, mancava sempre meno alla festa che avevano organizzato e per la prima volta si domandò se fosse stata davvero una buona idea.
Quel giorno tutti avrebbero rimesso piede a casa sua, avrebbero guardato lei con occhi diversi, forse con occhi pieni di odio e lei non avrebbe potuto fare niente per impedirlo.
Per fermarli.
 
“In realtà dovremo preoccuparci di un’altra cosa.”
Ovvero?
“Draco Malfoy. Ieri ha visto le tue cicatrici, e non penso abbia gradito essere sbattuto fuori dalla tua camera in quel modo.
Tornerà e vorrà da te la verità”
Io non gli devo niente, non ancora, non sono ancora pronta a un confronto con lui.
“Perché no?”
Perché lui non capirebbe.
Non capirebbe quello che Robb è riuscito a comprendere senza troppa fatica, non capirebbe che nel mio cuore c’è posto per entrambi anche se in modo diverso, non capirebbe che li amo entrambi e che non potrei stare senza di loro.
Non capirebbe me.
-Forse non hai tutti i torti, rimandiamo. Robb ci aiuterà a tenerlo lontano.-
Deve aiutarmi.
 
Hermione abbassò lo sguardo e notò gli Auror nel suo giardino, erano a petto nudo e si stavano allenando come ogni mattina, senza pensarci molto si soffermò a guardarlo e rimase ferma a fissarlo.
Robb gli piaceva, gli piaceva davvero e in un’altra vita se fosse stata un’altra Hermione o se non lo avesse trattato così male al suo terzo anno, per loro ci sarebbe stato un futuro, forse non sarebbe stato del tutto rose e fiori, ma sarebbero stati assieme, mentre adesso lo aveva incatenato a quel circolo vizioso che chiamava vita e non era del tutto sicura che a lui stesse bene o che gli potesse stare bene anche per il futuro.
Improvvisamente vide i suoi occhi incrociarsi con i suoi, rimase immobile, il respiro bloccato in gola e i denti leggermente stretti sulle labbra per non far scappare quel sospiro che tanto avrebbe voluto liberare, senza averlo previsto e senza eccessivo contatto, lui la faceva fremere, la faceva suonare come le corde del suo pianoforte.
Lentamente e poi sempre più velocemente.
Robb le fece l’occhiolino, ma non abbassò lo sguardo e solo in quel momento lei lasciò andare quel gemito che aveva cercato di reprimere e dopo averlo fatto si sentì mille volte meglio, non poteva far finta di niente, non poteva ignorare quello che provava, non voleva farlo.
Gli sorrise e ricambiò lo sguardo, poi sollevò la maglietta del pigiama mentre si allontanava per fargli vedere la schiena nuda e per lasciarlo sulle spine, forse non poteva soddisfare certi istinti ma poteva sempre stuzzicarlo.
 
*
 
-Io direi che ci siamo con i preparativi, è tutto pronto con largo anticipo.- disse, guardando la sua casa dopo la trasformazione dell’ultimo giorno.
-I tuoi amici hanno fatto un ottimo lavoro.- disse Robb, sfiorandole le spalle nude, per via del vestito, con la mano destra.
Hermione rabbrividì e anche lui se ne accorse e le scoccò quel sorrisetto che aveva imparato a regalarle solo in alcuni momenti e non poté evitare di ricambiarlo, quel rapporto che avevano creato era strano e anche troppo incasinato ma li faceva stare bene, anche troppo.
-Direi che hanno soddisfatto le mie aspettative.- concluse, guardandosi in giro.
Il salone era stato adibito come centro della festa, avevano sistemato il bar, rifornito gli alcolici e piazzato una di quelle piattaforme magiche per la musica, avevano abbellito e allestito il giardino esterno della casa, con torce piante e altri oggetti, e anche se avrebbe preferito evitare aveva fatto sistemare anche quello interno alla casa, magari come zona riservata solo a pochi intimi.
Si guardò attorno e annuì soddisfatta, rimaneva da chiudere solo il piano di sopra e le altre stanze al piano di sotto ma ci sarebbe stato tempo, e per il momento non aveva fretta di privarsi della sua stanza che aveva solo da poco ritrovato.
Si appoggiò allo schienale del divano ed osservò le sue gambe, le ferite avevano smesso di sanguinare ma il dolore era rimasto e sapeva bene che quella era la parte più insopportabile, nonostante fosse diventata brava a gestirlo ogni volta le veniva sempre più difficile, le costava sempre troppo fingere di stare bene.
-Ti fanno molto male?-
Robb si abbassò per passare una mano sulla fasciatura, per controllare che fosse tutto apposto e la guardò.
-Fanno male, ma sto molto meglio rispetto a ieri, non sanguinano più.-
-Solo perché le abbiamo cambiate tre volte nell’arco di due ore.-
-Sto bene.-
-Sarebbe tutto più facile se tu mi ascoltassi.-
-Non mi porterai al San Mungo, ci sono già stata per lo strizzacervelli, non intendo tornarci.-
-Però ti ha aiutato, come avevo previsto io, no?-
-Si è vero, senza non sarei riuscita ad arrivare fino in fondo, ma sto bene e non intendo diventare la cavia di un Medimago, quello che mi capita… Per quanto brutto ed orribile è qualcosa di unico, solo i Mangiamorte hanno questo legame e se scoprono questo, scoprono anche che il Marchio Nero continua a funzionare e io non posso permetterlo…- concluse balbettando.
Non voleva che scoprissero il suo legame con Voldemort, non voleva che potessero neanche immaginarlo un legame con il Signore Oscuro perché non l’avrebbero più lasciata in pace in quel caso, sarebbe diventata il nuovo capo espiatorio, la persona a cui dare la colpa e si sarebbe rovinata per sempre e dopo tutta quella fatica non poteva permetterselo.
Anche perché adesso provava qualcosa, provava davvero qualcosa al solo pensiero di Voldemort chiuso dietro le sbarre di Azkaban per il reto della sua vita e non avrebbe mai permesso che quell’unica sicurezza svanisse all’improvviso.
 
Finalmente sono riuscita a uscire da quel limbo in cui lui mi aveva rinchiusa, finalmente sono riuscita ad andare oltre la bolla di oscurità che aveva creato attorno a me ed ho capito che non sono solo oscurità.
Io sono molto di più.
Quel germoglio ci sarà sempre e sarà la sua presa sul mio cuore, sarà il suo modo di tenermi vicina ma non gli permetterò mai di ottenere il pieno potere, non gli permetterò mai di avermi come sua serva.
Io sono molto di più.
Sono Hermione, sono una persona tutta da scoprire che dalla vita ha ricevuto solo dolore eppure posso meritare di più, posso credere nella luce ed è quello che Robb mi ha insegnato in questi mesi.
La mia vita, tutto quello che ho sopportato, mi hanno portato ad essere una persona migliore, ma migliore per me stessa, migliore per il mio futuro e io sono già quella persona, anche se sono più persone, anche se sarò perennemente divisa tra di loro, tutte noi abbiamo in mente solo una cosa: lasciarsi alle spalle quel periodo buio ed andare avanti.
Abbiamo deciso che quel periodo buio non determinerà mai il nostro avvenire, non dovrà determinare Hermione perché se lo facesse allora Voldemort e Albert avrebbero vinto e nessuna di noi può permetterselo, perché vorrebbe dire il ritorno alle origini, vorrebbe dire perdere tutto quello che abbiamo conquistato con tanta fatica.
Vorrebbe dire perdere Draco, perdere Robb.
E noi non vogliamo perderli, nessuno dei due.
 
-Hermione?-
-Dimmi Nick?-
-Ci sono Blaise e Draco.-
Improvvisamente tutti quei pensieri positivi evaporarono all’istante, scosse la testa e si alzò dal divano, non poteva permettersi di sognare ad occhi aperti, non ancora che era agli arresti domiciliari, non quando non aveva ancora risolto le cose con Draco, non quando il suo destino era ancora appeso ad un filo.
Non adesso.
Sospirò e fece qualche passo avanti ma la sua mano le strinse il braccio con fermezza.
-Cosa vuoi dirgli?-
-Voglio chiedergli di lasciarmi in pace, voglio che vada via, non voglio ancora parlare con lui, di me, di noi, di tutto, non capirebbe.- sussurrò, guardandolo.
Robb annuì e si allontanò, anche se rimase al suo fianco.
Lui sarebbe sempre rimasto al suo fianco e avrebbe sempre capito le sue esigenze e non l’avrebbe ma forzata a fare qualcosa contro il suo interesse, a fare qualcosa che potesse farle del male, perché lui voleva che lei stesse bene, che lei si sentisse al sicuro.
Si sollevò sulle punte e gli sfiorò il viso con la mano, passando per la guancia e sfiorandogli poi le labbra.
-Puoi sempre sbattergli la porta in faccia se ti fa incazzare.-
-Non esiterò a farlo, e lo sai bene.-
 
Hermione allontanò lentamente la mano dal suo viso e si avviò verso la porta d’ingresso, inspirò un paio di volte e si sistemò il vestito, insomma la scelta che aveva fatto stamattina era stata una pazzia bella e buona, il vestito era eccessivamente corto e di un leggero verde estivo, aveva alzato i capelli così che si potesse vedere la scollatura nella schiena e forse aveva fatto male a non indossare neanche il reggiseno ma in quel momento decise di non pensarci, anche se quella sua scelta non faceva altro che frullarle nella testa.
Doveva per forza vestirsi in quel modo?
 
Aprì la porta e si ritrovò davanti il suo migliore amico e il suo ex ragazzo che ancora amava, nonostante tutto e nonostante tutta la rabbia che ancora le scorreva nelle vene.
-Ginny non mi aveva avvisato che sareste venuti.-
-Non siamo venuti per la festa.- le fece notare Draco, squadrandola da capo a piedi e lei percepì immediatamente le guance diventare rosse.
Anche lui gli faceva quell’effetto, o meglio gli faceva ancora quell’effetto.
 
Maledizione
-Maledizione.-
“Maledizione.”
 
-Allora perché siete qua?-
-Ho provato a dissuaderlo però…-
-Voglio sapere cosa mi tieni nascosto e non dire niente, le ho viste anche io le cicatrici sulle tue gambe e so bene che tu e i tuoi amichetti nascondente qualcosa.-
-Da Auror siamo passati ad amichetti, abbiamo fatto un salto di qualità.- gli fece notare Robb, da dietro di lei.
Hermione si voltò a guardarlo e lo fulminò con lo sguardo, non la stava aiutando per niente.
-Malfoy spero che quello che dirò sia bene chiaro: non sono affari tuoi. Riesco a gestire tutto quello che mi succede benissimo, riusciamo a gestirlo anche senza il tuo aiuto e anche se ti sono grata per l’interessamento, davvero, non pensare a me in questo momento.
Non sono così importante per occupare i tuoi pensieri, quindi rilassati e va avanti.-
-Ma con chi credi di parlare Hermione? O meglio sei davvero tu a parlare con me?-
-Come scusa?- quella frecciatina le arrivò dritta al cuore e la fece irrigidire.
Sapeva bene cosa intendeva e sapeva bene che anche Draco sapeva giocare al suo gioco, erano bravi entrambi, nel farsi male, nell’arrabbiarsi e nell’amarsi ma anche se le cose erano diverse, le regole non erano cambiate.
E lui stava ancora giocando con lei, stava giocando con il suo cuore, nonostante fosse stato proprio lui a implorarle il perdono; Hermione fece un passo avanti, vide Blaise allontanarsi di poco e Draco raddrizzare la schiena, anche lui si stava preparando allo scontro.
-Una volta ti ho detto che non ti avrei mai parlato attraverso di lei.- rispose freddamente, -Ed io ho sempre mantenuto quella promessa, sempre.
Anche a costo di non rivolgerti la parola, ma non ho mai permesso a Lei di determinare il nostro rapporto; se tu fossi rimasto al mio fianco, sapresti chi sono ora, sapresti chi sono diventata e sapresti anche che Lei non ha nessuna presa su di me, ma sono io ad avere il controllo.
Sono Hermione, sono me stessa ma tu non puoi saperlo perché hai deciso di non esserci.
Adesso però evita di fare il padrone o qualsiasi cosa tu stia facendo, perché ti stai rendendo ridicolo ed è estenuante cercare di evitarti ogni volta che vieni a casa mia.- si inumidì le labbra e incrociò le braccia al petto.
-Quello che mi succede riesco a gestirlo benissimo, riusciamo a gestirlo perché ho delle persone preparate che tengono a me e che mi aiutano a poterlo fare, quindi Malfoy la prossima volta che vieni cambia suonata, perché questa mi ha davvero stancato.-
-Io non ti riconosco più, è da tempo che non ti riconosco più ma forse non dovrei stupirmi. Sei sempre stata abbastanza malleabile, hai sempre avuto una personalità fin troppo ballerina e a quanto vedo hai semplicemente trovato un altro che ti ronzi dietro.-
Indicò Robb con il viso ma lei decise di non girarsi.
 
Non può capire.
Non può ancora capirmi.
“Amarli entrambi sarà la tua benedizione, ma anche la tua rovina.”
 
-Non importa quello che tu pensi, Draco.- sussurrò guardandolo, per quella volta decise di lasciare la rabbia da parte, il dolore che gli aveva causato e lo guardò semplicemente come Hermione lo aveva sempre guardato.
-Ciò che importa è solo quello che io sento qua dentro.- disse toccandosi il cuore, -E tu non riesci proprio ad arrivarci.- concluse, dandogli le spalle ed arrancando per rientrare in casa.
Superò Robb senza troppe cerimonie e si diresse verso la sua stanza al pian terreno, aveva bisogno del suo pianoforte.
Ne aveva un disperato bisogno.
 
***
 
Quando alzò gli occhi dai tasti, il sole era ormai calato e le luci illuminavo tutto il giardino, rendendolo quel luogo magico che aveva sempre amato da bambina, che aveva sempre sognato vedere durante la sua vita e che solo adesso aveva riconquistato.
Rilassò la schiena e percepì lo stress delle ultime ore affievolirsi del tutto, respirò a pieni polmoni, adesso aveva il controllo della sua vita.
Adesso che aveva il controllo della sua vita si era resa conto che non era poi così difficile dire no, imporsi sugli altri e pensare unicamente a se stessi; adesso che aveva in mano alla sua vita riusciva ad essere più egoista; adesso che la sua vita le apparteneva poteva fare, dire e comportarsi come voleva, senza rischiare qualche punizione, senza rischiare l’ira di Voldemort o le punizioni del padre.
Avrebbe risposto solamente a se stessa.
Quella consapevolezza l’avvolse come una bolla; ne era passato di tempo dall’ultima volta che si era sentita così, forse non riusciva neanche a ricordarla l’ultima volta che la sua vita le era appartenuta veramente, ma adesso aveva la certezza che non avrebbe scambiato quella situazione per niente al mondo.
Non era più la ragazzina viziata che la Regina aveva portato avanti, non era più quella Serpeverde stronza di Hogwarts, era una persona totalmente diversa, così diversa che adesso guardandosi allo specchio non avrebbe più avuto paura di guardarsi, perché non vi avrebbe visto il mostro.
Ero diventata il mostro che Voldemort voleva.
-Adesso sei molto di più.-
 
Hermione annuì a se stessa, adesso era molto di più, e quella consapevolezza era maturata lentamente dentro il suo cuore e l’aveva conquistata con tanta fatica e tanto dolore, ma era diventata la persona che aveva sempre temuto di non essere, quella persona che aveva represso dietro la maschera, tanto tempo fa.
 
-Ti disturbo?-
-No, stavo solo solo facendo pensieri positivi.- ammise, guardandolo entrare.
Lei si alzò dallo sgabello e si diresse verso una delle immense finestre per osservare il cielo stellato, e si meravigliò di come potesse godersi quel panorama dalla sua casa, quasi felice, e non più incatenata o sotto tortura nella sua stanza.
-Pensieri positivi? Del tipo?-
-Del tipo che sono diventata quella persona che temevo di non essere.-
-Cosa intendi?- chiese, guardandola.
-Tutte le volte che mi sono guardata allo specchio in questi anni, non riuscivo mai a vedere il meglio di me, vedevo il peggio, l’aguzzina, il mostro, la stronza, la persona che dovevo essere per sopravvivere, secondo le altre… ero io quella incapace di vedere Hermione, ero io quella che non riusciva a scorgere chi ero veramente.
Ma adesso ho capito, prima non potevo vederla Hermione, non ero nelle condizioni di poterla vedere ma adesso lo sono, vedo me stessa e mi stupisco di chi sia diventata.-
-Perché?-
-Non avrei scommesso neanche un galeone su di me, Robb. E io ne ho davvero tanti.-
-Io su di te avrei scommesso.-
-Bugiardo.- sussurrò.
-Sono totalmente onesto, mia cara.- le disse, -Senti mi dispiace che sia andata così male con lui.-
-Anche a me, forse però non era ancora il momento.-
-Non penso che ci sia il momento perfetto, devi solo essere pronta tu.-
-Credi che sia facile? Credo che sia una delle cose più difficili che abbia mai fatto.-
-Ne hai fatte altre, anche di peggiori e le hai sempre fatte senza esitare.-
-Questa volta è diverso, c’è in gioco il mio cuore e rischiare è complicato.-
-Però sei riuscita a darmi la risposta a una domanda che volevo farti.-
-Cioè?-
Hermione si girò a guardarlo senza capire, Robb la stava osservando, anzi le stava sorridendo in quel modo strano che coinvolgeva anche gli occhi e che li rendeva degli specchi in cui potersi riflettere, si osservò tramite i suoi occhi e vide quella persona di cui prima stava parlando, si vide con gli occhi suoi e ogni dubbio sparì all’istante: per lui era già quella persona e non ne avrebbe mai dovuto dubitare.
-Non senti più niente?-
Herm per un momento rimase in silenzio, inarcò il sopracciglio e si morse il labbro non capendo, poi la consapevolezza la colpì come un pugno allo stomaco e si morse il labbro ancora più forte, lui riusciva sempre a spiazzarla.
Sempre a coglierla impreparata.
-Sento tutto. Io… Sento tutto.- ammise, guardandolo.
Ed era la verità.
Quando Draco l’aveva lasciata, l’aveva prosciugata di tutti quei sentimenti che col tempo si era permessa di provare, le aveva portato via un pezzo di Hermione che non avrebbe più ottenuto e si era sentita persa per molto tempo, si era sentita vuota per molto tempo, incapace di provare qualsiasi cosa che non fosse odio e rabbia ma il tempo l’aveva guarita e le lacrime l’avevano aiutata.
E Robb aveva fatto il resto.
-Innamorarmi di te mi ha dato quella spinta che non credevo di meritare, mi ha dato la possibilità di riprendere in mano quello che credevo di aver perso e di andare avanti, di credere in me stessa e soprattutto nella possibilità che ci sia un futuro per me, forse non brillante, forse non rosa e fiori, ma un futuro forse felice.-
-E´ la prima volta che lo dici.- le fece notare, guardandola intensamente.
-Cosa?-
-Che sei innamorata di me.-
-Credevo che lo avessi capito. Sono innamorata di te, sono innamorata anche di lui e …- Hermione fece un passo indietro rendendosi conto della portata delle sue parole e di quanto male avrebbero potuto fare a lei e a chi le stava intorno.
-Tu sei riuscito a capirlo, tu riesci a comprenderlo ma lui no. Lui non riesce ed io non so come fare, non credevo che fosse possibile amare due persone, non credevo neanche di meritarmelo, onestamente.-
-Tu te lo meriti invece.- Robb le passò una mano sul viso, lentamente e lei chiuse gli occhi, -Draco capirà, ha solo bisogno di tempo per capire chi tu sia diventata. Per capire quale persona tu sia diventata in sua assenza, è questo che lo frega, non aver partecipato al viaggio, cosa che io ho potuto fare.-
-Sono felice che sia stato tu ad accompagnarmi.-
-Anche io lo sono e non mi pentirò mai di nessuna delle mie azioni.-
-Mi dispiace di averti incasinato la vita, mi dispiace di averti legato a me in questo modo complicato, contorto e doloroso, non volevo farti del male.-
-Non mi hai fatto del male, Herm. Mi ha solo fatto innamorare di te, di nuovo.- disse, abbassando la mano.
-Di nuovo? Sei… Eri innamorato di me a scuola?- chiese, sconvolta.
Il suo cuore perse un battito e portò la mano destra alla finestra per sorreggersi, quella notizia l’aveva di certo stroncata.
-La credi davvero una cosa così strana?-
-Perché non me lo hai mai detto?-
-Perché quando mi hai guardato la prima volta io non ero ancora innamorato di te, mi sono innamorato col tempo poi… siamo stati assieme, è successo quel che successo e insomma non c’è mai stato modo di dirtelo.-
-Forse sarebbe stato tutto diverso se me lo avessi detto.-
-No, mi avresti solo mandato a quel paese.- le fece notare, sorridendole.
-Come fai a sorridere di questo? Io ero una persona orribile.-
-No, non lo eri. Eri tu con una maschera addosso e io posso dirti che ho avuto la fortuna di essermi innamorato sia di te, sia della Regina, e adesso so per certo che hai ragione: siete due persone totalmente diverse.-
-Lo hai notato, vero?- domandò, con quella speranza che aveva sempre messo nel descrivere se e il suo alter-ego.
-Certo che l’ho notato. Non siete la stessa persona, non lo siete mai state.-
Hermione chiuse gli occhi a quella consapevolezza, adesso aveva la certezza assoluta che quello che aveva sempre sostenuto fosse la verità, lei e la Regina era complementari ma non erano la stessa persona, ed adesso che l’aveva accettata non ne avrebbe più dovuto temere gli effetti collaterali, anche la Regina poteva essere una persona migliore e lo sarebbe stata per merito suo, grazie a lei.
-Allora siamo due persone molto fortunate.- sussurrò, alzando gli occhi per guardarlo, -Il Medimago mi aveva detto di circondarmi di persone che non avrebbero chiesto niente da me, io non credevo che fosse possibile o meglio che esistessero, ma tu esisti e non mi hai mai chiesto niente.
Eppure mi hai dato così tanto.
Mi hai dato tutto.- scacciò una lacrima con la mano, velocemente, prima che lui potesse notarla.
-Non credere che tu non abbia fatto lo stesso, mi hai dato la possibilità di vedermi con i tuoi occhi e non mi dimenticherò mai di cosa voglia dire essere guardato da te, Hermione.
Mai.-
-Perché, cos’hai provato?-
-Mi hai fatto sentire invincibile, Hermione. Per questo se devo scegliere tra una vita di cui tu non ne fai parte ed una in cui ti posso avere, in qualsiasi modo tu desideri, scelgo la seconda.
Sceglierò sempre la seconda.
Perché vorrà dire scegliere te, e io vorrò sempre scegliere te.-
In qualche modo lei non trovò altro da aggiungere, non ci sarebbe stato altro da aggiungere ma allungò la mano e la intrecciò con la sua, forse non sarebbero mai stati assieme in quel modo o forse non lo sarebbero stati in quel momento ma di una cosa era certa: se lui avesse scelto lei, sempre, anche lei avrebbe fatto in modo di sceglierlo.
A qualunque costo.
Perché se lei l’aveva fatto sentire invincibile, Robb invece era riuscita a farla sentire viva e non avrebbe mai rinunciato a sentirsi in quel modo.
Mai.
 
 
∞Angolo Autrice: Eccomi qui!!
Come avevo detto mantengo la mia promessa e porto avanti questa storia, per tutti voi che nel vostro piccolo avete aspettato così tanto per questi ultimi momenti ma credetemi conciliare la vita universitaria, soprattutto alla sua fine, è stato più difficile del previsto.
Hermione riesce ad aprire il suo cuore a Robb e in fondo sa di non potersi pentire di questa scelta, Robb è diventato la sua roccia e la sua forza in poco tempo anche quando tutte le promesse erano contro di lui, eppure in poco tempo ha abbattuto il muro ed ha trovato Hermione e non ha mai preteso niente da tutto quello.
Ciò nonostante Hermione gli sta dando tutto, rendendosi conto che amare non l'avrebbe distrutta così come Draco aveva fatto con lei.
Il momento finale sta per arrivare, con i prossimi capitoli la nostra ragazza chiuderà il cerchio che la Regina e suo padre avevano iniziato, ma non vi preoccupato ho in serbo un paio di soprese per voi, se rimarrete con me fino alle fine <3
XOXO

spoiler:
-Allora…- Robb le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, -Credi che se ti baciassi qua fuori sarebbe un problema?-
-Vuoi baciarmi?- domandò, sorniona.

 

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Capitolo 48
*** The party I ***


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The party I
 
Hermione si guardò allo specchio e passò per l’ennesima volta la mano sul vestito che aveva scelto il giorno prima con Daphne ma non riuscì ad esserne convinta al cento per cento.
Nella sua vita non aveva mai amato in modo particolare il colore bianco, forse non si era mai sentita così pura da poterlo indossare o semplicemente stonava con la sua carnagione chiara e i capelli biondi e l’atteggiamento freddo, anche se l’abito che avevano scelto aveva quel qualcosa che la lasciava incantata.
Il vestito non era eccessivamente complesso, anche se era di pizzo e forse era questo a fregarla più di tanto, amava il pizzo ma non lo aveva mai indossato bianco e questo non riusciva a rassicurarla.
Osservò il suo riflesso, la parte della clavicola era scoperta, come la base del collo, il vestito partiva da metà spalla e scendeva fino alla parte superiore delle cosce, le maniche erano svolazzanti, larghe e ricamata e forse non le stava poi così male come credeva.
Forse le stava anche abbastanza bene.
 
-Sei bellissima.-
La voce di Robb riempì la sua stanza e il suo cuore e un sorriso sincero le nacque sulle labbra, non si era ancora abituata a quei complimenti, al suo modo di guardarla e all’affetto e all’amore che metteva in ogni suo gesto, in ogni suo atteggiamento.
Robb era novità, sorpresa.
Era amore tranquillo cui aggrapparsi, era la serenità che stava cercando e che non credeva di meritare fino in fondo.
-I capelli lisci ti stanno davvero bene.- le sussurrò, spostandoglieli da una parte all’altra del collo.
-Grazie.- sussurrò, ruotando leggermente la schiena per poterlo guardare.
Erano cosi vicini, erano sempre troppo vicini, sempre pronti a rischiare, sempre pronti a superare quella linea eppure nessuno dei due, tranne lei la prima volta, l’avevano fatto.
-Gli altri sono tutti sotto e stanno arrivando già gli invitati ma manchi ancora tu.-
-Non se ne sarà accorto nessuno.-
-Io si.-
Hermione gli passò una mano sulla camicina bianca di lino, lentamente saggiò la durezza delle sue braccia e poi intrecciò le mani intorno al suo collo, Robb la prese per la vita e lei non riuscì a trattenere il sospiro di sollievo che stava provando nel sentirsi tra le sue braccia.
-Cosa succederà quando dovrò tornare a scuola? Cosa succederà quando lui rientrerà nella mia vita?-
-Hai deciso di scegliere?-
-No, non ho scelto. Non credo di poterlo fare.-
-Allora vivi la giornata come viene, Herm, non pensarci troppo.-
-Non credo di riuscirci.-
-Fallo per me e per quanto riguarda la scuola, ti sorprenderà da come potremo comunque vederci.-
Lei sorrise sincera e lo baciò in guancia per poi sciogliere l’abbraccio, forse tutto quello che stavano facendo era sbagliato, forse amare due persone nello stesso momento era sbagliatissimo eppure per la prima volta era in pace con se stessa, per la prima era riuscita a guardarsi allo specchio e a vedere l’Hermione che gli occhi di Robb riflettevano, per una volta non si era sentita il mostro che aveva creato, ma solo la ragazza dietro la maschere.
E le piaceva.
Le piaceva essere Hermione in tutte le sue mille sfaccettature.
 
*
 
Hermione guardò sconvolta il numero dei ragazzi che aveva occupato la sua casa, non si era immaginata che rispondessero in così tanti ma dovette darsi della stupida: lei era Hermione Granger e stava dando una festa a casa sua, in assenza dei genitori, dove l’alcol era l’elemento principale.
Tutti sarebbero venuti e così era stato.
Avvicinò la sigaretta e fece un tiro veloce per dirigersi verso il bar, Blaise aveva chiamato un ragazzo davvero portato e come previsto non la deluse con la scelta di un cocktail a sorpresa.
Girò la testa verso la console e annuì soddisfatta, la musica andava alla grande e tutti stavano ballando tra il salone e il giardino esterno, mentre in quello interno avevano adibito uno spazio personale solo per loro che avevano organizzato in modo tale da potersi riunire senza troppi disturbi; osservò le scale attraversò la porta del salone, con Nick avevano fatto un incantesimo apposito che le nascondesse a tutti gli invitati, e che chiudesse tutte le altre stanze del piano.
Inclusa la sua stanza.
Forse aveva esagerato nelle misure di sicurezza ma non avrebbe rischiato che occhi curiosi ficcassero il naso nei suoi affari personali.
Notò Ginny ed Harry ballare in mezzo alla pista, la sua amica era radiosa e sorrideva ad Harry come aveva sempre fatto da quando si erano messi assieme, ripensando a tutto quello che le aveva fatto passare Hermione ebbe un lieve sussulto, non si era comportata bene.
Guardando la sala però si rese conto che non si era comportata bene con la maggior parte degli invitati ma qualcosa le disse che poteva cambiare le cose, che nel suo settimo anno poteva fare diversamente.
 
-Attenta a quello che ti prometti, sai bene anche tu che non sarà così. Non diventeremo altruiste, gentili… Non fa per noi.-
Eppure posso provarci.
-No, tutte queste persone non ti sono davvero amiche e non meritano quello che tu hai da dargli, se vuoi essere quest’Hermione in pubblico fallo solo per le persone che lo meritano.
Anche perché hai una reputazione da mantenere, anche se non vuoi più essere la Regina di Ghiaccio non ti permetterò di trasformarti in una rammollita.-
Perfetto, hai chiarito ogni mio dubbio.
-Il piacere è tutto mio.-
 
-Hermione la festa è pazzesca!-
Fred si avvicinò a lei, sorridendole.
-Sono contenta che ti stia divertendo e i vostri scherzi sono stati perfetti per l’apertura.-
-Bè ci abbiamo lavorato molto e anche noi siamo soddisfatti.-
-George?-
-Sta cercando Angelina per me.-
Hermione lo guardò sorpresa ma poi rise e lui ricambiò quella risata, lei e Fred stavano molto meglio assieme da amici, si capivano molto meglio e di sicuro c’era meno tensione nell’aria.
-Adesso vado!-
Hermione lo salutò e spense la sigaretta nel posacenere e si alzò dallo sgabello, molti ragazzi la salutarono mentre molti altri rimasero in silenzio a guardarla e a squadrarla, adesso che erano nel suo territorio si sentivano in diritto di poter fare quello che per tutto il tempo ad Hogwarts non avevano fatto.
Commentare Hermione, parlare di Hermione.
Lei non ci badò ed uscì dalla stanza per dirigersi verso il giardino, sapeva di trovarci Robb con Nick e sperò vivamente di non incontrare Draco durante il percorso, posò un piede fuori e con lo sguardo vide immediatamente la camicia di Robb poco distante.
Si avviò con passo sicuro e quando gli arrivò dietro gli passò una mano sulla spalla e lentamente la fece arrivare sul suo torace, venne raggiunta dalla sua mano grande, calda, ed accogliente, la prese tra le sue e se la portò alle labbra per baciarla.
Hermione venne catturata in un suo abbraccio e non poté evitare di sorridere a quella scenetta che avevano creato, con lui tutto era così semplice che le se sarebbe mancato non averlo più vicino durante la scuola, e tutto sarebbe diventato più complicato quando avrebbe detto a Draco la verità.
Quando gli avrebbe confessato tutto.
 
“Per una sola volta goditi questa notte, non devi farci niente con Robb che tu non voglia, ma questo lo puoi fare. Ti puoi permettere la felicità.”
Anche se li amo entrambi, posso permettermi di stare solo con uno per una notte?
“Sì.”
 
-Credevo di averti perso.- le sussurrò all’orecchio.
-Stavo facendo la padrona di casa e controllavo.- rispose, guardandolo negli occhi.
-La festa sta venendo bene, gli invitati sembrano abbastanza calmi nonostante vogliano fare baldoria.- commentò Nick.
-Lo so, ecco perché devo controllare di tanto in tanto.-
-Ci penso io, così vi lascio un po’ soli.- disse, facendolo l’occhiolino ad entrambi per poi andare via.
-Allora…- Robb le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, -Credi che se ti baciassi qua fuori sarebbe un problema?-
-Vuoi baciarmi?- domandò, sorniona.
-Bè diciamo che vorrei farlo da tanto tempo.- le sussurrò, facendole fare qualche passo verso l’angolo più riparato del giardino, dove c’era la vecchia quercia.
-Cosa ti ha convinto nel volerlo fare proprio stasera?-
-Oltre al fatto che tu sia bellissima in questo momento? Oltre al fatto che ci sono cento ragazzi come minimo che non ti tolgono gli occhi di dosso e che ammazzerei volentieri?
Forse semplicemente il fatto che è da un’estate che mi sei entrata qua.- disse toccandosi il petto, -E che provo a non fare il passo più lungo della gamba, soprattutto perché non voglio incasinarti, non voglio essere quel tipo di ragazzo e l’ho detto fin dall’inizio, per questo ti sto chiedendo se posso baciarti.
Lo farò solo se tu mi dirai di si e non andrò oltre.-
Hermione si morse il labbro e per un solo momento pensò a se stessa, poteva di dire di sì? Poteva davvero baciarlo, lì, e prendersi qualcosa che fosse solo suo?
Poteva farlo.
Per una volta poteva pensare solo a se stessa, per una volta poteva prendersi qualcosa che non le sarebbe forse più capitato ed essere egoista, poteva prendersi quel bacio, prendersi quell’amore che l’era offerto e vivere.
Poteva pensare solo a se stessa.
Annuì piano, e si strinse di più a lui, Robb fece passare le sue mani sulla vita e la strinse con fermezza; il suo cuore fece una capriola, con Draco non aveva mai provato quella cosa, anche se sapeva che non poteva paragonare i due, erano due tipi di amori diversi.
Hermione portò le braccia intorno al suo collo, la sua pelle scottava nonostante fossero in piena estate, e si alzò sulle punte per raggiungerlo, Robb le venne incontro e dopo pochi attimi le loro labbra si trovarono.
Inizialmente fu solo contatto, come quel pomeriggio nella stanza della musica, labbra contro labbra, pelle contro pelle, solo lentamente quel contatto a malapena accennato divenne rovente, divenne qualcos’altro.
Robb la premette contro il suo corpo ed Hermione fece passare le mani tra i suoi capelli, con più foga del previsto e le sue labbra si schiusero per lasciarlo entrare.
Baciare Robb non era come baciare Draco, con lui aveva un percorso, una strada da seguire, un’idea base cui aggrapparsi ma con lui tutto era novità, tutto era scoperta ma era anche riscoperta, in fondo lo aveva già baciato una volta, già una volta si era concessa a lui e gli aveva concesso quel pezzo di se che non reputava importante, quella parte di Hermione di cui voleva sbarazzarsi ma adesso seppe con certezza che non si era sbarazzata proprio di niente, lui l’aveva conservata quella parte di Hermione, l’aveva stretta attorno al cuore per tutti quegli anni, solo che lei era stata troppo stronza per vederlo.
Per vedere davvero Robb.
La sua lingua era audace al contatto con la propria, e quel semplice bacio in poco tempo si era trasformato in pura passione, aveva esternato quei sentimenti che per mesi entrambi si erano portati dietro.
Dentro il cuore e mai alle labbra.
Lui lentamente le baciò la mandibola, la guancia e poi di nuovo le labbra, piano, con dolcezza, con amore anche se a ogni contatto cercava di darle qualcosa, di farle capire qualcosa e lei ci arrivò, si lasciò amare e anche se avrebbe potuto non dargli niente in cambio non lo fece, gli diede tutto, gli diede quell’amore che aveva riservato a lui, quell’amore che lui si era guadagnato leggendo nei suoi silenzi, entrando nei suoi incubi.
Gli diede quella parte di Hermione che credeva di aver perso per colpa di Draco.
Lentamente si allontanarono l’uno dall’altro, il fiato corto e le guance rosse. Hermione non si era mai sentita così bene, così raggiante in tutta la sua vita e ancora una volta aveva dato ragione a Daphne: lui era quel tipo di amore rassicurante.
-Non ho mai provato niente del genere.- sussurrò, sistemandogli la camicia, leggermente sgualcita.
-Neanche io, non ricordavo che fosse così bello baciarti.-
-Grazie per aver capito.-
-No Hermione, non mi devi ringraziare, forse ho fatto qualcosa di terribilmente egoistico baciandoti.-
-Robb la vuoi sapere una cosa?-
-Cosa?-
-Anch’io l’ho fatto.- rispose, ridendo.
Lui capì il senso della frase e il suo sorriso la paralizzò sul posto, amava quel sorriso ed adesso che aveva avuto la parte migliore di quel rapporto doveva solo permettersi di stare bene, di stare bene tra le persone che aveva scelto di amare.
-Hermione!-
La voce di Blaise la distrasse dai suoi occhi e la riportò al presente come una doccia fredda, si voltò e vide l’amico avvicinarsi velocemente, l’aria un po’ trafelata e la camicia aperta.
-Abbiamo bisogno di te di là, non è niente di urgente.-
-Okay andiamo.-
-Ti tengo d’occhio.- le sussurrò Robb all’orecchio, avvicinandosi.
-Lo spero proprio.-
 
Hermione gli diede le spalle anche se prima di entrare in salone si voltò a guardarlo, aveva le mani in tasca e lo sguardo serio, stava prendendo seriamente il suo lavoro e dato che il suo lavoro voleva dire proteggerla, capì che quell’espressione sarebbe rimasta per tutta la notte.
E la notte era ancora troppo giovane.
 
 
-Cosa succede?-
-Draco.-
-Non capisco.-
-Hai visto quel bacio e vuole parlare con te.-
Hermione scosse la testa, sapeva che prendersi qualcosa per se avrebbe portato a delle conseguenze, ma aveva sperato che arrivassero solo a tarda serata.
-Dov’è?-
-Vicino la stanza della musica, credo che volesse uscire nel giardino esterno ma non ne sono sicuro.-
-Se Robb mi cerca digli che sono in quella stanza.-
-Sei sicura? È un gioco complicato quello che stai facendo.-
-Blaise non l’hai capito? Non è un gioco per me.- disse, guardando l’amico negli occhi come aveva fatto quella volta che gli aveva confessato di Draco.
-Oh no.-
-Sì invece.- rispose allontanandosi.
 
Hermione prese un cocktail al volo e si diresse verso il corridoio, schivò un paio di invitati e cercò di non farsi notare, non voleva attirare l’attenzione di tutti su di se né dare spettacolo.
Sperava di risolverla in un altro modo, diversamente e magari anche un altro giorno, ma tutte le volte che programmava qualcosa non andava mai per il verso giusto e come sempre doveva pagarne le conseguenze.
Vide Draco poco distante dall’ingresso della sua stanza, si stava passando una mano tra i capelli, ripetutamente, la camicia era sgualcita e con l’altra mano teneva un bicchiere di Whisky Incendiario che scolò dopo pochi minuti.
-Draco.-
-Stavo aspettando te.- disse incendiandola con lo sguardo.
-Se vuoi parlare non qui, seguimi.- disse superandolo, proseguì di qualche passo e poi prese la bacchetta ed aprì la porta della stanza.
Notò la sorpresa nel suo sguardo ma non ci badò lo fece entrare e richiuse la porta, senza incantesimo.
-Non ho mai visto questa stanza.-
-Lo so, l’ho chiusa molto tempo fa ai tempi della Regina di Ghiaccio solo recentemente l’ho riaperta.-
-Non conoscevo questo tuo lato, sapevo che suonavi il piano ma tutto il resto.-
Draco, la guardò stupito per un solo attimo, poiché in quell’attimo si era dimenticato di tutto, della loro rottura, della loro rabbia, di Robb ma durò poco ed Hermione notò il cambiamento nei suoi occhi e si preparò ad affrontare la tempesta.
-State assieme?-
-No.- rispose, semplicemente.
-Eppure vi ho visti baciarvi, o vorresti dirmi che è la prima volta?-
 
-Se vuoi sapere qualcosa da me devi darmi la possibilità di spiegartelo per bene.- disse guardandolo negli occhi.
-Quello che ho bisogno di dirti non può essere semplificato con un sì o con uno, mi darai la possibilità di spiegartelo a modo mio?-
-Sembri diversa.- le fece notare prima di risponderle, guardandola con diffidenza.
-Sono una persona totalmente diversa dall’ultima volta che ci siamo parlati, dalla sera che ho lasciato casa tua.
Quello che mi è successo non è stato facile da sopportare perché tu non c’eri e io non sentivo più niente qua dentro.- disse, portandosi la mano al cuore, strinse la mano a pugno e inghiottì il groppo che si era formato in gola, sapeva che non avrebbe capito ma era arrivato comunque il momento della verità.
-Per me è stata dura andare avanti, è stata dura affrontare il processo, quei ricordi con la consapevolezza che la rabbia e l’odio sarebbero state le mie uniche alleate in questa guerra eppure il Medimago ha avuto ragione, mi hanno permesso di sopportare il dolore, mi hanno permesso di superare il processo.
Quando non ne ho più avuto bisogno ho dovuto riaprire il mio cuore Draco e mi sono resa conto che l’avevi svuotato di tutto, era vuoto, arido, secco, non riuscivo a provare più niente eppure ero ancora viva, eppure era tutto diverso.
Soprattutto perché nonostante tutta la rabbia che ho provato il mio amore per te era ancora abbastanza forte, avrei voluto odiarti come meritavi, avrei voluto darti tutto quell’odio che tu hai riservato a me senza pensarci troppo ma non sono mai riuscita ad odiarti, non ho mai smesso di amarti ma ho dovuto imparare ad amare me stessa.
Ho dovuto imparare a mettere me al primo posto e l’unica persona che ha messo me al primo posto è stato Robb.
In silenzio mi è stato accanto, non mi ha mai chiesto niente in cambio eppure mi ha risollevato nei giorni più bui, mi ha ripescato dagli incubi più neri senza mai lasciarmi andare, senza mai pretendere niente da me.-
Hermione si inumidì le labbra e rilassò la schiena, Draco la stava guardando in attesa, aveva capito che il racconto non era ancora finito e sapeva per certo che la conclusione non sarebbe stata di suo gradimento.
-Lentamente l’ho lasciato entrare dentro il mio cuore, gli ho permesso di conoscere Hermione nelle sue sfaccettature e lui non ha tradito la mia fiducia; ha rispettato i miei spazi, ha ascoltato i miei silenzi, e io ho visto lui.
L’ho visto come ho visto te ed è stata la seconda fortuna della mia vita.-
-Ha visto questa stanza?-
-Sì, qua dentro ho capito la cosa più importante.-
-Cosa?-
-Che io vi amo entrambi.- disse semplicemente, lasciando cadere le braccia lungo le gambe.
-Come? Non credo di aver capito.-
-Draco io ti amo, non ho mai smesso di amarti ma mi sono innamorata anche di lui. Non l’ho programmata, non l’ho voluto, è semplicemente successo.-
-Tu non puoi amarci entrambi!- sbottò incazzato.
Herm fece un passo avanti e gli prese la mano, gli era mancato, gli era mancato immensamente, nonostante Robb, nonostante tutto aveva sentito la sua mancanza durante quei mesi, soprattutto perché lui era stato il suo tutto per molto tempo.
-Cerca di capirmi, hai sentito almeno una parola di quello che ti ho detto? O tutti i miei sforzi sono stati vani perché ti ho detto che amo anche lui?-
-Ho ascoltato, certo che ho ascoltato Hermione! E mi dispiace di averti lasciata.- rispose, stringendole le spalle tra le mani, -Mi sono pentito della mia scelta quasi subito, credevo di non farcela con te in quel modo, credevo che soli saremmo stati meglio ma mi sono sbagliato, mi sono sbagliato e non potevo fare niente per recuperare perché ero stato io a cacciarti e nonostante abbia provato ad avvicinarmi durante l’estate tu eri distante.
Ed adesso ho capito perché, dovevi leccarti le ferite, dovevi pensare a te ma onestamente non credevo che ti bastasse così poco per far entrare un altro nel tuo cuore, non dopo tutto il tempo che hai concesso a me per entrarci.-
-Non puoi paragonarti a lui, io non l’ho mai fatto. Siete diverse, io vi amo diversamente ma vi amo, e mi sono odiata per questa cosa, mi sono fatta ribrezzo eppure qualcuno mi ha detto che dovevo ringraziare.
Dovevo dire grazie, perché nella vita si è già abbastanza fortunati a conoscere una volta l’amore, io avevo avuto la possibilità di conoscerlo per la seconda volta.-
-Scommetto che è stata Daphne, ti riempie sempre la testa con ste cazzate.-
-Non sono cazzate Draco, questa sono io.
Sono Hermione, senza veli e senza maschere, hai me, avete me in tutta la mia essenza, adesso sta a te decidere se puoi o se vuoi restarmi accanto.-
-Lui cos’ha deciso? Il tuo Auror cos’ha deciso? Cosa vuole da te?-
-Questa è la differenza, lui non vuole niente da me, vuole che io ci sia, ma sarò io a decidere come esserci.-
Draco rimase in silenzio e lei seppe di avergli fatto cogliere il punto della situazione, Robb l’aveva lasciata libera di scegliere, di scegliere anche Draco ma le aveva chiesto solo un bacio, Draco invece credeva che lui l’avesse costretta a scegliere.
-Se vuoi chiedermi di scegliere, di scegliere tra te e lui, sappi che non lo farò o almeno non oggi, io ho bisogno di entrambi nella mia vita.-
-Quindi anche se ami me, e se sceglierai di stare con me, vorai anche lui nella tua vita?-
-Sì.-
-Questo rapporto sta diventando troppo affollato, Hermione. Eravamo io e te all’inizio e a me stava bene, poi abbiamo sbagliato ci siamo fatti del male a vicenda ma non credevo che saremo arrivati a tanto.-
-Non l’ho programmato, è semplicemente successo.-
-Non pensi che sia il caso di trovare una soluzione diversa?-
-Non posso trovare una soluzione diversa, andrebbe contro tutto quello che ho costruito in questi mesi, andrebbe contro me. Ed ho deciso che non prenderò più decisioni che possano nuocermi.-
-Io non so come potremo fare.- sussurrò, guardandola.
-Per il momento ti dovevo la verità, forse non era il momento perfetto ma dovevo dirtelo.-
-Ho apprezzato la tua sincerità anche se…-
-Ti sta un po’ stretta?-
-Sì.-
-Sapevo che non avresti capito.- disse, facendo un passo indietro.
-Non è così facile da capire.-
-Robb l’ha fatto, perché tu non puoi farlo?-
-Perché io non sono Robb, non sono lui e non capisco come tu ti sia innamorata di lui.-
-Non lo so neanche io Draco.-
-Forse lo eri stata anche quella volta.-
-Non amavo Robb la prima volta che ci sono stata assieme e vorrei dirti una cosa. Quello è il mio passato, non tirarlo più in ballo, perché io non sono più quella persona.-
-Va bene.-
-Grazie.- rispose, educatamente.
-Adesso devo tornare alla festa, devo controllare un po’ la situazione e spero di poterti rivedere nel corso della serata.-
-E se ci sarà Robb con te?-
-Non ti mangio mica.- rispose il ragazzo aprendo la porta della stanza della musica.
 
Hermione scosse la testa per reprimere un sorrisetto che lo avrebbe sicuramente fatto incazzare.
-Gli hai detto tutto?-
-Gli ho detto abbastanza per il momento.- rispose, guardandolo.
-Benevento nella relazione Malfoy, ci chiedevamo quando ti saresti unito a noi.-
-Mi stai sfottendo, non è vero?-
-Ovvio!- rispose, dandogli una pacca sulla spalla in modo amichevole.
-Bene, vi lascio fraternizzare. Io devo andare.-
-Resta dove posso vederti.- le fece notare Robb, ammonendola.
-Come sempre.- gli rispose, sorride ad entrambi ed uscì dalla stanza.
 
Stranamente provò una sensazione di leggerezza e di sollievo, lì, all’altezza della voragine che mesi prima l’avrebbe divorata, l’avrebbe rispedita all’inferno.
Si morse brevemente il labbro per trattenere un sorriso, le cose non sarebbero state facili, anzi sarebbero state estremamente difficili, soprattutto in una relazione dove il numero dei partecipanti tendeva ad aumentare anziché diminuire ma adesso era felice.
O meglio aveva messo le basi per la sua felicità e niente e nessuna gliel’avrebbe distrutta; Hermione Granger poteva vincere quella battaglia.
 
 
 
 ∞Angolo Autrice: Ed eccoci qui!! Insomma questo capitolo è il preludio della fine, dopo ne mancano esattamente due, più due capitoli extra che ho preparato per voi e su questi capitoli vorrei sapere: li volete pubblicati dentro la storia? O al di fuori? Io preferirei al di fuori, perchè uno (spoiler) sarebbe il "what if" della storia quindi :% Forse verrebbe troppo complicato !
Veniamo a noi, Hermione decide di fare qualcosa per se baciando Robb e la rende felice ma allo stesso tipo non ha ancora la facoltà di poter prendere una decisione ma ciò non la esime dal dovere dare spiegazioni a Draco, il quale non riuscirà proprio ad accettarle di buon grado.
Ma come stavo dicendo questo è solo il preludio e vi aspetta una seconda parte ancora ricca di sorprese e di avvenimenti incredibili !!
Grazie come sempre a voi che leggete, perchè mi date lo stimolo ad andare avanti :D
XOXO

spoiler:

 -Adesso o mi lasci entrare così io possa portare a termine ciò che devo fare oppure ti ucciderò per prima così poi potrò fare quello che devo fare.-
-Non ti permetterò di entrare in quella stanza, né di prendere qualsiasi cosa loro ti abbiano detto. Non li libererai.-
-Me lo impedirai tu?-
-Sì.- sussurrò, lanciò un incantesimo che Bellatrix evitò e si spostò di corsa verso l’angolo del corridoio.
 

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Capitolo 49
*** The party II ***


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The party II
 
Si mosse al ritmo della musica e chiuse gli occhi per bearsi di quella sensazione, non le capitava da troppo tempo: la mente libera, il corpo rilassato, i sensi leggeri.
Hermione si era dimenticata di quanto potesse essere bella la vita, e soprattutto il cammino.
Quando riaprì gli occhi vide il volto sorridente di Daphne a pochi centimetri dal suo e lo ricambiò, la sua migliore amica aveva avuto sempre ragione su di lei, la conosceva come se stessa e non aveva mai sbagliato, le fece l’occhiolino e si esibì in una giravolta per finire tra le braccia di Robb, che la riportò in pista subito dopo.
Nonostante la confessione che aveva fatto a Draco non si era sentita nelle condizioni di poter scegliere, ma scegliere chi poi?
Si era innamorata di due ragazzi totalmente diversi, che le davano due tipi di amori diversi e nonostante tutto non riusciva a sentirsi in colpa, voleva solo far funzionare le cose, e ci sarebbe riuscita.
Guardò Draco in fondo alla pista, stava sorseggiando l’ennesimo drink ma non rinunciò a sorridergli, sapeva che il colpo più grosso lo aveva avuto lui: erano stati solo loro due all’inizio, e si erano amati, ma tutto il dolore che avevano provato li aveva allontanati, forse anche troppo.
-Herm sei felice?-
Daphne le prese le mani e gliele strinse forte.
-Sì.- ammise.
Non era mai riuscito a dirlo ad alta voce negli ultimi anni della sua vita, anche perché nonostante la presenza di Draco non era mai riuscita a sentirsi libera da tutte le restrizioni della sua vita, adesso che lo era, adesso che aveva assaggiato la libertà sapeva per certo che non ci avrebbe mai rinunciato.
Voleva questo e molto di più dalla vita.
Finalmente aveva trovato il suo posto nel mondo.
 
Uno strano rumore di sottofondo però la fece bloccare in mezzo alla pista da ballo.
I suoi amici non le badarono e continuarono a ballare ma lei sapeva per certo di averlo percepito, si passò una mano sul petto accaldato, non era stata solo lei a sentirlo ma anche la sua casa.
Non aveva mai provato quel genere di sensazione, o almeno non aveva mai creduto a suo padre quando le aveva detto che la casa si legava al suo proprietario, a chi sente come padrone, perché il suo scopo, il suo unico scopo è quello di proteggerlo, a qualsiasi costo.
Inspirò un paio di volte ed espirò.
Qualcuno stava cercando di entrare a casa sua o meglio, qualcuno aveva già superato i cancelli ma stava cercando di accedere al secondo piano.
Lanciò un’occhiata in alto e strinse i pugni, aveva controllato la lista degli invitati ed era stata attentissima a non scegliere Serpeverde che potessero avere qualche legame con i Mangiamorte ma forse qualcuno gli era sfuggito.
Tastò la bacchetta sotto la manica del vestito e si avviò verso la porta del salone, doveva assolutamente controllare.
-Cosa succede?-
La mano di Robb le strinse il braccio e il suo sguardo le penetrò la pelle.
-C’è qualcuno in casa.- rispose risoluto.
-Cazzo.-
-Io controllo di sopra, tu assicurati che non ne arrivino altri da fuori.-
-Non ti lascio salire sola.-
-Chiama Nick, ma non allarmare gli altri. Non sono certa di quello che ho sentito ma sono sicura di aver sentito qualcosa.-
-Avverto Nick, non fare cazzate mentre non ci sono.-
-Faccio mai cazzate?-
-Continuamente.- disse scoccandole un bacio sulla fronte per poi sparire in mezzo alla folla.
Hermione dovette concordare con la sua decisione, lei era una da cazzate, ne aveva fatte nella sua vita per salvare le persone che amava e ne avrebbe continuate a fare per molto tempo, conoscendosi.
Prese la bacchetta dalla tasca e con un incantesimo non verbale fece riapparire le scale, senza pensarci molto le salì velocemente, mentre il cuore le batteva all’impazzata nel petto, aveva il brutto presentimento che stesse per succedere qualcosa di brutto.
Quando arrivò in cima alle scale un altro rumore la fece girare verso l’ala principale della casa, strinse la bacchetta tra le mani e fece un passo avanti, percepì la casa tremarle sotto i piedi, e per un solo momento si lasciò travolgere da quella percezione.
Troppo forte e troppo improvvisa per farvi opposizione, ma dopo pochi attimi riprese a camminare.
Doveva scoprire chi si fosse infiltrato in casa sua e gliel’avrebbe fatta pagare. Dopo aver percorso il corridoio si bloccò di colpo, davanti alla figura che stava provando ad accedere allo studio di suo padre.
Per un solo momento credette che non fosse possibile, che fosse assolutamente improbabile che lei fosse in casa sua, ma la sorpresa lasciò lo spazio alla rabbia, al dolore e alla frustrazione.
Tutti quei sentimenti che credeva aver seppellito, aver eliminato dal suo cuore riapparvero dolorosamente e improvvisamente, tutto il dolore che aveva provato, che le avevano causato era ancora palpabile, era ancora percepibile.
In fondo li avrebbe sempre odiati per quello che le avevano fatto.
Sempre.
-Cosa cazzo credi di fare?!- urlò, puntando la bacchetta contro Bellatrix.
-Oh cara, allora sei ancora viva?-
Osservò la sua aguzzina, osservò la donna che aveva odiato dopo sua madre e per un momento fu come tornare indietro, Hermione ebbe la sensazione di tornare a quell’estate in cui lui aveva lasciato che Bellatrix giocasse con lei, ebbe la sensazione di tornare quella ragazzina, ma scosse la testa e si concentrò.
Non poteva permettere ai ricordi di prendere il possesso della sua mente, doveva restare lucida.
-Purtroppo per te sì e mi dispiace di non essere riuscita a metterti sotto le sbarre ma non ti preoccupare, lo raggiungerai presto.- ringhiò.
-Stupida ragazzina, hai tradito tutti noi, hai tradito Voldemort ma stai tranquilla. Non ha mai smesso di pensare alla tua ricompensa.-
Quella consapevolezza però la fece arretrare, adesso aveva avuto la conferma che tanto aveva temuto.
Voldemort non aveva dimenticato ciò che aveva fatto alla fine della scuola, non avrebbe mai dimenticato il suo tradimento e lo aveva dimostrato tutte quelle volte che gli aveva fatto visita negli incubi, tutte quelle volte che l’aveva quasi uccisa, solo che adesso aveva mandato lei a fare il lavoro sporco.
  • E tu come una stupida hai risposto alla sua chiamata.- le disse, mostrandole il Marchio Nero muoversi sull’avambraccio sinistro.
Hermione come se fosse attratta, come se l’avessero richiamata all’ordine, alzò la manica del vestito e vide la stessa cosa.
Capì che come aveva sempre temuto aveva fatto di nuovo il suo gioco, gli aveva di nuovo la possibilità di giocare con lei e lei non aveva fatto niente per impedirlo.
-Adesso o mi lasci entrare così io possa portare a termine ciò che devo fare oppure ti ucciderò per prima così poi potrò fare quello che devo fare.-
-Non ti permetterò di entrare in quella stanza, né di prendere qualsiasi cosa loro ti abbiano detto. Non li libererai.-
-Me lo impedirai tu?-
-Sì.- sussurrò, lanciò un incantesimo che Bellatrix evitò e si spostò di corsa verso l’angolo del corridoio.
La sua risata le si insinuò nelle orecchie e la rabbia le divagò nel cuore, quello era il round finale, quella sera sarebbe finito tutto, con la sua morte oppure con la sua vittoria.
 
*
 
-Protego!-
-Avada Kedavra!-
Hermione si lanciò a terra e l’anatema andò a finire contro la statua all’inizio delle scale, non stava andando esattamente come aveva previsto anche se il duello era iniziato da pochissimo, Bellatrix aveva sfoderato solo le Maledizioni senza Perdono e la maggior parte degli incantesimi che conosceva erano totalmente inutili contro.
-Giù la bacchetta!-
La voce di Robb le scaldò il cuore ed improvvisamente notò che la musica si era interrotta, si alzò dal suo nascondiglio e lo vide alla base delle scale, lo sguardo serio e la bacchetta stretta tra le mani, Nick gli copriva le spalle mentre tutti gli invitati rimanevano in silenzio.
-Oh gli Auror, ancora non vi siete estinti?-
-Bellatrix Lestrange, sei in arresto, deponi la bacchetta e non ti sarà fatto alcun male.-
-Peccato che io non abbia intenzione di arrendermi!-
Hermione la vide lanciare l’incantesimo prima ancora che potesse davvero muoversi, se una cosa l’aveva imparata durante gli anni delle torture e delle lezioni, era sempre anticipare la mossa del suo avversario, e lei era dannatamente brava in quello.
-Impedimenta!- urlò e la vide scagliata contro il lato opposto del corridoio, ne approfitto per scendere di corsa lungo le scale.
 
-Stai bene?-
Robb la strinse a se e la lasciò andare per poterla osservare.
-Niente di rotto, solo un graffio. Facciamoli uscire fuori.-
-Stanno già correndo fuori.- le fece notare Nick, ed anche Hermione notò che tutti i ragazzi stavano urlando, e correndo, il più velocemente fuori da casa sua.
-Blaise, controlla che tutti stiano bene e fai in modo che non si facciano del male.- disse al ragazzo che l’aveva raggiunta.
-Harry, Draco, controllate che non ci siano altri Mangiamorte nelle vicinanze, se lei ha aperto il cancello qualsiasi persona ormai sarà riuscita ad entrare.-
-Non ti lascio sola.-
-Non sono sola, non sono più sola.- gli rispose determinata.
-Che scena commuovente! Ma sai Hermione mi sei sempre stata insopportabile, e sapevo che Lord Voldemort sbagliava a riporre tanta fiducia in te.-
-Sono io che ho sbagliato a non combatterlo prima.-
-Tutta questa grinta, credo che ti abbiano messo nella Casa sbagliata.-
-No ti sbagli.-
Hermione alzò la bacchetta e scaraventò Bellatrix oltre le scale, era una cosa tra di loro e tra di loro sarebbe finita; la vide rialzarsi e senza pensarci fece qualche passo avanti, non l’avrebbe lasciata scappare.
-Stupeficium!-
-Protego!-
Hermione non demorse, non le avrebbe permesso di vincere e qualcosa le disse che neanche lei avrebbe fallito, per la prima volta nella sua vita stava combattendo per se stessa e non per salvare qualcuno: da quel duello dipendeva la sua sopravvivenza e anche se la presenza di Robb e Nick era incoraggiante, loro la stavano facendo combattere.
Anche se era più che certa che li avrebbe visti intervenire se la situazione le fosse sfuggita di mano.
-Arriva la cavalleria.- sussurrò la strega ed Hermione percepì altri colpi di schiantesimi, Bellatrix non era venuta sola.
-Non abbiamo portato tutti i Mangiamorte ad Hogwarts e tu non li hai mai conosciuti tutti.- le fece notare, sorridendole con quei denti marci.
Dovette annuire e accettare l’idea che Voldemort e suo padre avevano piani molti più grandi di quanto le avessero detto, di quanto l’avessero fatto credere ma questo non la scoraggiò.
Si guardò intorno velocemente e notò come la situazione si era decisamente capovolta rispetto a pochi minuti prima: Draco e Blaise erano spariti, probabilmente impegnati a controbattere all’esterno e Robb e Nick erano altrettanto impegnati ad affrontare altri due Mangiamorte, in quel momento non ricordò i loro nomi ma seppe per certo di non averli visti alle ultime riunioni.
Strinse la bacchetta con più decisione e si mosse lentamente, si stavano avvicinando alle porte del giardino senza volerlo, ma non era sicura che fosse la decisione più giusta, in casa era certa di avere un vantaggio.
 
-Sectumsempra!-
Si lanciò di lato per evitare l’incantesimo ma percepì una fitta di dolore alla pancia, abbassò lo sguardo e vide il vestito bianco sporco di sangue, l’aveva colpita.
-La piccola Hermione perde sangue.-
Strinse i denti, non le avrebbe dato nessuna soddisfazione, aveva imparato tempo fa che se l’avesse fatto la situazione sarebbe andata a suo svantaggio e lei voleva mantenere invece la prima posizione; si girò in cerca di Robb e lo vide decisamente più impegnato di lei, il suo avversario a confronto di Bellatrix aveva preso la questione molto più seriamente e non gli stava dando tregua, anche se aveva notato il suo sguardo: la stava cercando.
La stava cercando disperatamente e lei avrebbe voluto fare qualsiasi cosa per dargli almeno un segno ma non poteva permettersi altre distrazioni.
-Confringo!- urlò contro la sua avversaria.
-Protego !-
-Non ti servirà a niente, ti distruggerò e quando lui sarà libero, tu sarai morta!- con un incantesimo non verbale la scaraventò contro la libreria del salone.
Hermione si portò le braccia al viso per coprirsi e in qualche modo riuscì ad evitare che le schegge le perforassero il viso ma non poté dire altrettanto del suo corpo, quando ricadde a terra provò immediatamente dolore alla gamba ma si alzò lo stesso e quando provò a metterla a terra una fitta le salì lungo tutto la coscia.
 
“Probabilmente è rotta, oppure hai semplicemente preso una distorsione.”
Non posso permettermi di continuare così, adesso la facciamo finita.
-Cosa vuoi fare?-
Voglio farla soffrire.
 
-Desmùndo.- sussurrò a denti stretti, muovendo la bacchetta a zig zag velocemente e facendo un passo in avanti.
Osservò Bellatrix ridere a bassa voce, credendo che il suo incantesimo non avesse funzionato ma improvvisamente la sua risata si spense e prese il posto un urlo assordante che le fece quasi male alle orecchie, ma non si mosse e la guardò soffrire.
-Eppure dovresti sapere quali sono gli effetti di questo incantesimo.- le sussurrò avvicinandosi.
La vide crollare a terra e muovere freneticamente le braccia davanti a se, come per scacciare qualcosa.
-Le allucinazioni ti faranno impazzire… Lentamente, ma io ho intenzione di prolungare la tua tortura, ad ogni costo.-
-Plàgras Onìs.-
 
Hermione espirò a fondo e si cullò dopo l’ennesimo urlo di Bellatrix, guardò la ferita aprirsi sulla sua gamba, richiudersi dopo pochi secondi e riaprirsi ancora una volta facendola urlare ancora di più. Non aveva mai causato così tanto dolore ad una persona, non aveva mai usato quelle formule magiche, eppure quel giorno era arrivato e stranamente non sentì niente.
Credeva che l’oscurità l’avesse divorata, l’avesse annientata ma non provò niente, nessun rimorso, nessuna sensazione strana, solo calma, una calma soddisfacente e necessaria dopo tutti quegli anni, come se fosse la giusta ricompensa dopo tutto il dolore che aveva subito, che loro le avevano causato.
Sorrise nel sentire il successivo urlo e vide la ferita aprirsi nuovamente, aveva steso Bellatrix Lestrange, l’aveva affrontata e aveva vinto e solo in quel momento la calma venne sostituita dalla soddisfazione, da quella sensazione inebriante che dava la vittoria.
Non si sentiva così da troppo tempo, non si era più sentita così da quando aveva smesso di essere la Regina di Ghiaccio e le piaceva, le era sempre piaciuta quella sensazione, solo che nell’ultimo periodo aveva dovuto rinnegare tutto quello che era stata, tutto quello che aveva provato per diventare quella ragazza, la ragazza che riusciva a guardarsi allo specchio senza vedere il mostro.
 
Cos’ho fatto?
-E´troppo tardi per il rimorso. Troppo tardi.-
 
-Adesso la facciamo finita.- sollevò la bacchetta, pronta a colpire per un’ultima volta e l’avrebbe ripagata con la sua stessa moneta, come aveva fatto con suo padre la sera ad Hogwarts.
-Cru…-
-Hermione fermati!-
La voce di Robb la bloccò, la congelò sul posto ma non osò guardarlo e in cuor suo sapeva anche il perché: l’avrebbe guardato con i suoi occhi, attraverso gli occhi dell’unica donna che lo aveva già fatto soffrire.
Non poteva farlo, non poteva fargli anche quello non dopo che gli aveva detto che lo amava, non dopo tutto quello che avevano passato assieme.
-Lasciamelo fare, Robb devi lasciarmelo fare.- sussurrò, senza voltarsi.
-Non posso fartelo fare Hermione, se lo farai perderai la tua anima, perderai tutto quello che c’è di buono in te.-
-Io ho bisogno di farlo, posso chiudere il cerchio. Posso mettere la parola fine a tutto questo dolore.- disse stringendo la mano libera a pugno, conficcandosi le unghie nella carne per sentire qualcosa che la facesse concentrare.
-Non metterai la parola fine a tutto questo, gli darai la chiave per distruggerti e io non posso perderti Hermione, non posso proprio.- disse, facendo un passo avanti, -Guardarmi.-
-Non posso…-
-Perché no?-
-Ti guarderei con i suoi occhi… E io non posso farlo.- sussurrò, respingendo le lacrime indietro, non poteva piangere, stava per distruggere una delle persone che più odiava al mondo, per mettere la parola fine a tutto, non poteva permettersi anche quello. Non poteva permettersi di provare qualcosa.
-Hermione mi hai già guardato con i suoi occhi, ed io mi sono innamorato lo stesso di te tanti anni fa, come mi guarderai stasera non cambierà quello che provo per te.
Perché io ti amo Hermione.
Amo te e il tuo modo di fare, amo te perché hai avuto il coraggio di amarmi nonostante i tuoi sentimenti per Draco, ti amo perché sei altruista e coraggiosa anche se odi ammetterlo, ti amo perché hai avuto il coraggio di affrontare una vita che avrebbe spezzato la maggior parte delle persone e non ti sei mai arresa, neanche quando loro ti avevano spezzato, neanche quando non riuscivi più ad amare: tu non ti sei mai arresa ed è questo che amo di te.
La tua intelligenza e la tua capacità di rendere tutto più bello con la tua musica.
Ti amo perché sei una donna eccezionale e mi reputo una delle persone più fortunate del mondo per far parte del tuo di mondo, quindi non cedere all’oscurità.
Non cedere a quell’odio che loro ti hanno trasmesso, perché se lo farai perderai la parte più bella di te, la parte che sei riuscita a salvare dietro la maschera: perderai Hermione.
Ed io credevo di essere stato abbastanza importante, abbastanza capace da tenerti accanto a me, se lancerai quell’incantesimo allora tutto quello che ho fatto in questi mesi non avrà avuto importanza, perché non sarò stato abbastanza forte da tenerti accanto a me.-
Quelle parole la colpirono dritto al cuore e la lasciò andare alla deriva, Robb era una delle poche persone che la capivano veramente, che capiva Hermione per chi era veramente e non per la ragazza che aveva deciso di essere davanti al mondo.
Si lasciò cadere a terra e lasciò andare anche le lacrime che aveva cercato di trattenere, sapendo che lui aveva perfettamente ragione: se l’avesse colpita avrebbe fatto di nuovo il loro gioco, avrebbe risposto a quella chiamata e sarebbe stata una di loro e forse niente e nessuno l’avrebbe salvata quella volta.
Neanche Robb, neanche Draco.
Percepì la sua presenza ancora prima di vederlo attraverso il velo delle lacrime che ancora non si era arrestato.
-Io non volevo…- ammise, guardandolo negli occhi, -Credevo che fosse l’unico modo per farli smettere.-
-Lo so, lo so cosa credevi e va bene così. Adesso sai che c’è un modo diverso di agire e che tu non sei come loro e mai lo sarai.-
-Come fai ad avere così tanta fiducia in me?-
-Perché sono innamorato di te Hermione e so che ti amerò anche tra tutta una vita perché tu sei riuscita a farti amare senza neanche volerlo. Spero solo di poter essere ancora al tuo fianco, nonostante tutto.-
-Cosa vuol dire?-
Robb le passò una mano sul viso, scacciando via le lacrime che ancora continuavano a scenderle lentamente, e le sorrise.
-Tutto a suo tempo, adesso.- la prese tra le braccia e la strinse forte a se.
-Ti porto via, hai una brutta ferita alla pancia e la gamba sta gonfiando.-
-Ma loro?-
-Nick ha chiamato Green e ci penseranno loro.-
-Il mio incantesimo…-
-Lo annulleranno loro, adesso noi andiamo.-
Hermione si accucciò contro il suo petto e chiuse gli occhi per non guardare di nuovo Bellatrix in quella posizione atroce e si coprì le orecchie quando la sentì nuovamente urlare.
 
Sono un mostro.
“No Hermione, non lo sei, sei semplicemente umana.”
Ho fatto quello che non avrei mai dovuto fare, ho ceduto alla mia oscurità, ho permesso al germoglio di estendersi e di prendere il sopravvento: mi sono trasformata in mio padre.
“Sei migliore di lui, tu hai avuto il coraggio di non concludere l’incantesimo, ti sei opposta a quella oscurità che loro hanno creato per te.
Sei migliore di loro.”
Sono un mostro. Sono un mostro.
-Sei umana Hermione, il vero mostro sono io e tu non dovrai più permettermi di uscire allo scoperto. Mai più.-
 
***
 
Hermione provò ad allungare la gamba ma ad ogni piccolo movimento le faceva male e la ferita alla pancia non aiutava più del dovuto, così si arrese e alzò la testa al soffitto.
La stanza del San Mungo era bianca, pareti bianche, mattonelle bianche a terra e sul soffitto e una sola finestra che le permetteva di vedere Londra, anche se non riusciva a vedere più di tanto dal lettino in cui l’avevano confinata.
Non sapeva se fossero passate ore o pochi minuti, ma dopo che Robb l’aveva fatta entrare con urgenza il tempo aveva assunto una strana piega e la colpa era stata anche per la quantità di sangue che aveva perso, e la piccola ferita che credeva di avere si era rivelata un vero problema ma il Medimago aveva fatto la sua magia e l’aveva salvata in tempo.
Sbuffò rumorosamente e provò a mettersi a sedere, odiava quel posto, odiava quel silenzio e odiava non sapere cosa fosse successo dopo che li aveva lasciati a casa sua, dopo che i Mangiamorte avevano provato a finire il lavoro, ma Robb non era ancora tornato e di Draco non aveva visto neanche l’ombra.
Herm era rimasta sola con i suoi pensieri, con le altre “ragazze” e la situazione per la prima volta nella sua vita non era delle migliori, anzi forse non si era mai trovata di fronte a questo bivio.
 
-Devi lasciarmi andare.-
Non posso farlo. Sei parte di me, tu sei una parte di me, non posso perderti.
-Devi farlo, io sono la parte peggiore di te, sono l’oscurità che risiede in te, devi lasciarmi andare o di te non rimarrà niente.-
Se ti lasciassi andare non perderei solo la mia oscurità, perderei quella parte che mi ha tenuto a galla durante gli anni peggiori della mia vita, perderei quella ragazza che ha avuto le palle di affrontare Voldemort, perderei la Regina e già una volta ho fatto questo errore, non posso permettermi di rifarlo.
Quando ti ho lasciato andare, credevo che sarebbe stato più facile trovare me stessa, trovare Hermione, ma tu sei lei quanto me, sei parte di me, ed ho imparato sulla mia pelle cosa vuole dire vivere senza di te.
Ed è stata la cosa peggiore della mia vita.
-Come fai ad essere così tranquilla? Io sono il mostro che risiede dentro di te, se non ci fossi stata  non avresti mai usato quelle formule, se non ci fossi stata io non saresti mai stata tentata di cedere al lato oscuro ed invece per colpa mia è successo quello che avevamo sempre sperato non succedesse.
Ed adesso ne dovremmo affrontare le conseguenze.-
Lo faremo assieme, le affronteremo assieme le conseguenze delle nostre azioni, ma non puoi lasciarmi sola.
Non posso permetterti di farlo, sarei persa senza di te.
-Non voglio neanche essere la parte più importante di Hermione, non voglio questo potere, non dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per tornare ad essere noi stesse, non dopo tutto quello che abbiamo affrontato e superato.-
Faremo in modo di cambiare anche questo, faremo in modo di superare anche questo.
Io e te, noi tre assieme possiamo farcela.
“Lei ha ragione, sei parte di noi.”
-Non credevo di essere così importante, credevo di essere un mezzo.-
“No, non lo sei mai stata.”
Eri solo il pezzo mancante che non riuscivo a trovare.
 
Un leggero rumore la distrasse da quella discussione, si voltò verso la porta e vide entrare Draco; aveva il viso provato per lo scontro con qualche piccola ferita, che avevano già medicato ma erano i suoi occhi a non convincerla del tutto, l’ultima volta che li aveva visti in quel modo, lui l’aveva buttata oltre il precipizio.
-Come stai?-
-Dicono bene.- rispose, portandosi le mani in grembo.
-Bene…- lasciò la frase in sospeso e si sedette sulla poltrona bianca vicino al suo letto.
Hermione si concesse qualche minuto per esaminare lo sguardo della persona che aveva amato più della sua stessa vita e in quel momento tutti i sentimenti che aveva provato ad affogare, e che solo nell’ultimo periodo aveva riconsiderato, vennero a galla con prepotenza.
Lui era una parte di lei, una parte fondamentale e forse lo aveva perso per sempre.
-Se devi dirmi qualcosa ti prego fallo ora Draco ma non restare in silenzio.-
-Ho avuto modo di riflettere su quello che mi hai detto alla festa, o meglio nelle ore precedenti e avevi ragione, non ero pronto a capire, non ero pronto a capirti.-
-Stai usando il passato.- le fece notare lei.
-Lo so, perché prima dell’attacco non avevo capito niente di te Hermione mentre adesso, adesso ho capito, adesso ho finalmente compreso tutto quello che volevi dirmi e mi sento terribilmente stupido per non esserci arrivato prima.-
-Cosa vuoi dire?-
Draco si fece più vicino con la sedia e le prese una mano, per poi stringerla forte tra le sue.
-Sono stato egoista Hermione, quando mi hai detto che volevi far tornare la Regina di Ghiaccio ho pensato che avrei perso tutto quello che avevo ottenuto con tanta fatica e sudore, pensavo che avrei perso te, ma tu mi hai sempre detto una cosa: io mi sono innamorato di te quando eri solo Lei.
E hai sempre avuto ragione, solo che non volevo più assimilarti a lei ed ho perso la testa; ti ho detto cose orribili, e ti ho fatto male. Troppo male e non c’è giorno in cui io non me ne penta perché ero l’unico su cui facevi affidamento.
L’unica tua ancora.
Eppure ti ho fatto soffrire lo stesso e tu sei andata avanti, perché tu sei meravigliosa e coraggiosa e hai tutta questa forza di volontà che io non ho mai avuto e che ti ho sempre invidiato.- Draco la guardò dritto negli occhi e lei percepì il suo cuore mancare un battito, Robb le aveva detto le stesse cose, era possibile che entrambi la conoscessero così bene?
-Tutte le volte che ci siamo visti ho percepito l’astio che provavi per me, ma ho letto anche attraverso i tuoi occhi, non sono riuscito a gestire questa situazione ed ho finto con lasciarti di nuovo sola, ad affrontare le conseguenze di una vita che gli altri hanno scelto per te, ma è qui che entra in gioco Robb ed è qui che io gli devo dire grazie.-
-Come?- domandò senza capire.
-Mi hai capito bene Herm. Lui ha fatto quello che io non ho avuto il coraggio di fare, ha guardato te ed ha visto nei tuoi occhi quella persona meravigliosa che neanche tu riuscivi a vedere.
Ti ha protetto, si è preso cura di te e ti ha amato.
E tu ti sei innamorata di lui ed adesso ho capito il perché, ho visto durante lo scontro come ti ha guardato, ho visto cosa tu rappresenti per lui e adesso ti credo quando mi dici che lui non ha scelto, che lui non pretende da te una scelta.
Perché amare è questo, amare è lasciare andare, amare è fidarsi, affidarsi ad un altro e tu lo hai sempre fatto ma io no.
Ho manovrato la nostra storia e non sono mai riuscito a darti quella sicurezza che tu anelavi e che lui ti ha dato senza esitare.-
-Non so cosa dire.-
-Dovevo vederti morire un’altra volta per comprendere tutti gli errori che ho fatto.-
-La colpa non è solo tua, eravamo in due ed anche io ho fatto molti errori, solo adesso l’ho capito, perché solo adesso riesco a guardarmi allo specchio e vedere Hermione.
Riesco a vedermi e non sono ancora abituata a essere questa persona.-
 
-Lo sei sempre stata, solo che era nascosta dietro quel muro spesso con cui ti sei circondata per troppo tempo.-
La voce di Robb catturò la sua attenzione e la fece sorridere, finalmente le persone che amava erano al suo fianco e sarebbero rimaste.
-Ha ragione lui, Herm. Dovevi solo trovare il coraggio di lasciare uscire alla luce la parte migliore di te.-
-Ed adesso che ci sei riuscita sarà tutto diverso.- gli fece eco l’Auror.
-Non riesco ancora a crederci, ho paura di essere sopraffatta da tutto questo.-
-Lasciati sopraffare perché vorrà dire che provi emozioni.-
-Che sei umana.-
 
Hermione annuì e poi lasciò andare le lacrime che aveva trattenuto senza volerlo. Avevano ragione su di lei, avevano ragione su tutto ed adesso lo sapeva anche lei.
Era umana, ed era Hermione, la parte migliore di lei, con tutti i pregi e i difetti, con le sue personalità e con la sua moralità.
Totalmente diversa da quando aveva fatto quella promessa eppure non così distante da Lei.
Si asciugò le lacrime e rimase a guardarli in silenzio.
Adesso che entrambi avevano capito il sentimento che li univa percepì la leggerezza nel suo cuore, percepì l’amore.
Quell’amore che per tutta la vita non aveva mai meritato e che poi aveva allontanato, percepì l’amore di quei due ragazzi, e percepì il suo amore per loro.
Era totalmente diverso ed adesso ne aveva la certezza, li amava ma in modo diverso e non avrebbe mai potuto fare a meno dell’uno o dell’altro, ma doveva trovare il modo per andare avanti, per andare avanti tutti assieme.
Herm lentamente sorrise, aveva finalmente il controllo della sua vita doveva solo decidere da dove iniziare.



∞Angolo Autrice: Ed eccoci qui, questo per me a conti fatti è il finale-non-finale della storia, perchè dico così? Perchè con questo capitolo Hermione prende coscienza di se, che ci sono persone che la amano e che lei ama.
Prende coscienza che la Regina è una parte di lei e che dovrà convivere con quel lato oscuro che la contraddistingue, parte è parte di Hermione, ognuno di noi non ama la sua parte cattova ma deve imparare a conviverci, e a migliorarla per poter andare avanti.
Capisce che Draco può amarla ancora e che Robb non la lascerà mai, che c'è un sentimento altrettanto forte in quel rapporto e che non è pronta a lasciarlo andare.
Questo è un finale che preferisco perchè tutto resta in aria, Hermione non "sceglie" con chi passare la sua vita, non sceglie Robb o Draco, e credo che in fondo dovrebbe finire così ma ho preferito di no.
Ho creato per questa storia un paio di versione alternative, forse sono troppo masochista ma la verità è una sola: questa storia può avere più finali.
Li può avere perchè io ho messo Hermione nella condizioni di averli e mi sembrava giusto parlare di tutti i finali, che lei potesse avere, a prescindere da quale preferissi.
Quindi con il prossimo capitolo verrà presentato in finale "ufficiale" ma successivamente uscirà una raccolta con cui invece tratterrò l'altro finale, sia per non fare confusione, sia per una questione personale! Quindi spero di trovarvi anche lì! 
XOXO

 

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Capitolo 50
*** Love my life ***


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 Love my life
 
Hermione si guardò allo specchio e sorrise amabilmente al suo riflesso, spostando gli occhi velocemente tra i capelli acconciati con dei boccoli e il lungo vestito rosso che aveva deciso di indossare per quell’occasione, in fondo non aveva mai festeggiato un natale a casa sua.
Non riuscì a distogliere lo sguardo da quegli occhi che non era più poi così freddi e da quel viso che non metteva più così tanta paura.
Erano cambiate troppe cose dal suo primo anno ad Hogwarts, aveva conosciuto l’abisso, aveva visto con i suoi occhi l’oscurità e ne aveva assaggiato il potere e ne era rimasta folgorata, ma aveva anche conosciuto l’amore.
 
Dio, eccome se ho conosciuto l’amore.
 
E dall’amore era stata salvata.
Proprio lei la Regina di Ghiaccio aveva aperto il suo cuore non ad una sola persona ma a due e quelle due persone le avevano salvato la vita, in mille modi così diversi tra loro che non sarebbe mai stata capace di spiegarlo a nessuno.
Hermione passò entrambe le mani lungo le braccia e percepì i segni che si sarebbe portata dietro per tutta la vita, i segni di quel dolore che aveva dovuto subire dai suoi genitori, una sola lacrima le scese lungo la guancia ma la cacciò subito.
Aveva fatto una nuova promessa e sarebbe riuscita a mantenerla costi quel che costi, in fondo lei era dannatamente brava a farlo.
 
-Herm? Sei pronta? Sono arrivati tutti!- Daphne entrò in camera sua con un sorriso enorme e in fondo sapeva a cosa fosse dovuto.
Dopo era stata dimessa dal San Mungo lei e Nick avevano iniziato a frequentarsi e da quel momento non avevano più smesso ed era felice per la sua migliore amica.
Finalmente aveva capito che tutti avevano bisogno di un po’ di luce nella propria vita.
-Sati benissimo, lo sai?-
-Davvero?-
-Oh andiamo, da quando hai certi dubbi?-
Daphne le poggiò una mano sulla spalla e strinse forte, la guardò attraverso lo specchio e sorrise.
-Ne hai davvero affrontante tante Hermione, ma sono fiera della persona che sei diventata e lo devi solo a te stessa.-
-Mi hanno aiutato in molti invece, non sono mai stata sola.-
-In fondo al cuore lo sei stata per molto tempo, ma adesso non più, scendi. Non riescono più ad essere pazienti.- disse, alludendo a due persone molto specifiche di cui non aveva detto il nome.
-Forse hai ragione.-
Herm distolse lo sguardo dal suo riflesso e guardò negli occhi la sua migliore amica, forse una volta lei non si sarebbe mai lasciata andare così tanto, forse una volta non sarebbe mai stata in grado di amare e di essere amata, ma adesso che il miracolo era avvenuto non si sarebbe più tirata indietro, si sarebbe preso tutto quello che la vita le avrebbe offerte e sapeva che già dopo pochi mesi la vita le aveva dato così tanto.
 
*
 
Hermione non riuscì a non trattenere un sorriso non appena vide la sua casa decorata, illuminata e piena di quell’atmosfera natalizia che non aveva mai provato in tutta la sua vita.
Si soffermò ad osservare ogni dettaglio e dovette ammettere a se stessa che era stata dannatamente brava, ogni luce risplendeva e trasmetteva una sensanzione di serenità e di amore, ogni addobbo era stato scelto con cura, in modo tale che si amalgamasse alla casa.
Il grande albero posto vicino alla finestra principale era illuminato e tramite un piccolo incantesimo era sempre innevato.
Salutò alcuni amici che si erano avvicinati e si avviò verso la stanza principale, fece passare una mano sul pianoforte che aveva fatto uscire per l’occasione, immaginandosi più tardi china su quei tasi, a suonare, e a immergersi in quell’atmosfera rasserenante che solo la musica riusciva a darle.
 
-Sei bellissima.- la sua voce, calda e accogliente l’avvolse come un mantello e la fece sentire protetta come aveva sempre fatto negli ultimi mesi.
Sorrise ancor prima di girarsi verso di lui e dovette ammettere che anche Robb con quel completo era bellissimo, l’abito nero gli stava benissimo, aderiva al suo corpo e lo faceva sembrare se possibile ancora più imponente, e la semplice rosa nel taschino illuminava tutto il resto.
-Potrei dire lo stesso di te.- gli rispose, ammiccando.
Robb si chinò e le diede un bacio in guancia, ma Hermione riuscì lo stesso a percepire l’amore che provava per lei e l’amore che lei provava per lui; alzò una mano e gli sfiorò il viso, spostandogli leggermente i capelli per sistemarlo.
-Eccovi qua.-
Draco li raggiunse e passò una mano sulla sua schiena, per poi baciarla lievemente sulle labbra, sorridendole come un tempo.
-In realtà credo di essere in ritardo.- ammise, guardandoli.
-Forse solo un poco, ma sei la padrona di casa quindi credo che sia legittimo.-
-E poi sei meravigliosa con questo vestito.- le sussurrò il biondo all’orecchio, facendola arrossire.
-Almeno non in pubblico.- tossì l’Auror, scherzando.
-Va bene, va bene, metto giù le mani.- concluse il ragazzo.
 
Hermione li guardò e provò quella strana sensazione che ormai da mesi non la lasciava più andare: era felice.
Stranamente e dannatamente felice.
Nel corso della sua vita non aveva avuto niente, aveva dovuto lottare sempre e comunque per rimanere a galla, per non affondare, aveva trovato Draco ma lo aveva anche perso e poi aveva trovato Robb, ed adesso erano lì, tutti e due, a casa sua, nella sua vita e nel suo cuore.
-Scusatemi ci serve la padrona di casa.- urlò Ginny trascinandola via.
 
Herm fece spallucce e la seguì in cucina, dove Heller stava uscendo pazza cercando di stare dietro a Molly Weasley e alle sue scelte culinarie per la serata che sarebbe iniziata a breve.
-Ecco.- le passò un flûte di spumante e fece tintinnare i bicchieri.
Bevve senza penarci e poi guardò la sua migliore amica negli occhi.
-Questo per cos’era?-
-Volevo un momento solo nostro per augurarci il meglio, volevo un momento per guardarti negli occhi e dirti che sono fiera della persona che sei diventata.
Ci speravo, ci avevo sempre sperato ma non ero sicura che ci saresti riuscita.-
-Ce l’ha fatta solo per merito mio.- disse Daphne, prendendo un bicchiere ed unendosi al brindisi.
-Sono arrivata fin qui perché ho avuto delle persone meravigliose al mio fianco, che mi hanno sostenuta in tutte le mie scelte, che mi hanno coperto le spalle nei momento difficili e che non mi hanno abbandonato anche quando tutto era diventato troppo difficile, sono qui perché mi avete amata anche quando non conoscevo l’amore.- concluse serenamente.
-Oh Herm, hai detto delle cose bellissime.- disse la bionda, asciugandosi gli occhi con il fazzolettino.
-Sembra strano anche a me dire certe cose ma vengono tutte dal cuore.-
-Volevo chiederti, non per sembrare sgarbata, ma come fai?-
Gli occhi di Ginny la fissarono e poi fissarono i due ragazzi ancora vicino al piano, che parlavano e ridevano e scherzavano e che la guardavano da lontano.
-Cioè… Due…-
-Non è così strano come credi.- cercò di dire, scrollando le spalle.
-Però è strano.-
-Li amo entrambi ma sono due tipi di amori diversi, non si può spiegare a parole ma è solo una questione di sentimenti, in fondo sto con Draco perché voglio passare la mia vita con lui, ma sto anche con Robb perché non posso immaginare la mia vita senza di lui.-
-Draco come l’ha presa quando gli hai detto che non saresti rientrata per il settimo anno?-
-Diciamo che ha fatto un po’ di storie, non voleva che facessi tutto di fretta, voleva che mi godessi le piccole gioie della vita ora che i miei genitori non mi avrebbero più fatto del male ma è stato meglio così.
Hogwarts è stata una roccaforte per i miei anni più bui, ma non c’era più niente per me lì, non mi avrebbe aiutato a superare tutto questo, forse mi avrebbe fatto solo affondare, lì dentro ci sono ancora persone che pensano che io sia una Mangiamorte, persone che la Regina ha ferito e che non hanno dimenticato.
Quindi non rientrare per me è stata solo la scelta più sensata, e poi insomma sono Hermione Granger e sono riuscita a superare l’esame privatistico dei M.A.G.O senza troppi problemi, e devo ringraziare Silente per l’opportunità.-
-Ed il corso? Come ti stai trovando? So che il test finale per diventare Auror è uno dei più difficili che ci sia.-
-Forse, ma io ho un ottimo maestro.- disse, alludendo a Robb, -Non mi preoccupo.-
-Quindi fammi capire, passi con Robb, che non è il tuo ragazzo, tutta la settimana, mentre i weekend li passi con Draco che è il tuo ragazzo?- le chiese Ginny, continuando a bere.
-Robb e io ci piacciamo sotto tutti i punti di vista, ma oltre quel bacio non siamo mai andati e non andremo mai oltre, lo sa lui e la Draco, lui un giorno troverà un’altra ragazza da amare e con cui passerà il resto della sua vita ma allo stesso tempo ci sarò io… Non si può spiegare a parole quello che ci lega, siamo legati, io sono legata ad entrambi e se tagliassimo questo filo saremmo persi, io lo sarei, perché ognuno di loro mi completa.-
 
-E in quel caso non saresti gelosa?- le sussurrò Ginny, avvicinandosi.
Hermione si voltò a guardare i due uomini che avevano conquistato il suo cuore, si portò il flûte alla bocca e sorseggiò piano, erano bellissimi ed in quel momento erano suoi, erano entrambi suoi, Draco più di Robb ma anche lui le apparteneva e no, non sarebbe stata gelosa, un giorno.
-No, non sarò gelosa. Lui mi appartiene e mi apparterà anche dopo, essere una persona gelosa non è mai stata la mia indole, e non lo diventerò mai, perché dovrò sempre ricordarmi di ringraziare per quello che ho avuto.
Perché tutto prima o poi finisce, ma noi tre siamo per sempre.- concluse, sorridendo alle sue amiche e raggiungendo i ragazzi che la stavano guardando, con desiderio, amore e devozione.
Posò il bicchiere sul tavolino vicino e prese le loro mani, le strinse forte e gli sorrise, anche lei con amore e devozione.
Loro erano il suo tutto, erano quel perché che rendeva la sua vita tale, che la rendeva bella ed eccezionale, ed era grazie a loro che amava la sua vita, un sentimento che mai aveva conosciuto adesso era parte integrante di lei, della sua indole, era Hermione.
 
Siamo noi, questa è nostra vita e finalmente abbiamo la possibilità di essere chi abbiamo sempre desiderato.
“Siamo in mezzo alle persone che amiamo, circondata dai nostri amici e nella casa, abbiamo trovato il nostro posto nel mondo.”
-Siamo parte di una famiglia, prima non siamo mai riuscite a vedere oltre il nostro odio, il nostro rancore e la nostra rabbia, non siamo mai riuscite a vedere l’amore che Blaise e Daphne ci avevano donato incondizionatamente.
Non ci siamo accorti di come Draco Malfoy sarebbe stato il nostro cavaliere dall’armatura splendente e di come Robb già da quel terzo anno ci aveva salvato la vita.-
Salvandola tutte le altre volte, anche quando non avrebbe ricevuto niente in cambio.
“Siamo state una delle persone più fredde e distanti che siano mai esistite, ci siamo ridotte ad un guscio, ad una persona priva di sentimenti, piena di odio, piena di solitudine, eppure quello stesso amore che non abbiamo mai ricevuto adesso è parte di noi.
 
Hermione è una persona fatta di amore, di gratitudine e di rimpianti ma allo stesso tempo è la persona più forte di tutte, perché è riuscita a rialzarsi, e a combattere anche quando la vita l’aveva spezzata, anche quando la vita l’aveva abbandonata.”
 
Non dimenticherò mai il mio passato, non potrò mai dimenticar il dolore che mi ha forgiato e le cicatrici che mi hanno lasciato, ma è da quel dolore e da quella paura che sono rinata; finalmente riusciremo a guardarci allo specchio e vedremo Hermione, in tutta la sua bellezza ma dentro quegli occhi pieni riusciremo sempre a scorgere il dolore. Ed il rimpianto.
 
-Amo la mia vita.- sussurrò, guardando Draco e guardando Robb.
Il biondo si avvicinò e la baciò sulla tempia, sorridendole, mentre Robb strinse la sua mano e si portò le nocche alla bocca, baciandola piano e con delicatezza.
Hermione  abbassò gli occhi e ricacciò le lacrime, non avrebbe più pianto, se l’era promesso, soprattutto non avrebbe pianto adesso, non ne aveva più motivo.
-Diamo inizio alla cena?- chiese, li vide annuire e allora si voltò dando inizio a quel primo natale.
 
***
 
Hermione sorrise guardando la tavola imbandita, spostando lo sguardo da Narcissa a Molly, ai suoi amici di Serpeverde a quelli delle altre case tra cui Dean e Neville, i fratelli Weasley la distrassero con le loro risate e non riuscì a trattenere un sospiro di felicità.
Quella casa non era mai stata tanto affollata, non aveva mai respirato quell’aria allegra e piena di vita, non aveva mai sentito così tanto risate e voci, tanto che per un solo momento le sembrò di sognare ad occhi aperti.
Rise ad una risata di Fred e si scambiò uno sguardo con Draco, seduto vicino a lei, allungò una mano e la strinse nella sua.
 
-Vorrei solo fare un brindisi.- disse Ginny alzandosi e prendendo il bicchiere, -Vorrei augurare a tutti voi un felice Natale, vorrei dirvi grazie per essere venuti qui, per aver deciso di passare con noi la sera di Natale e soprattutto per aver condiviso il vostro tempo.
Ricordatevi che il tempo che dedicate alle persone che amate, è l’unico che vale la pena “perdere”, poiché sono le persone che amate che definiscono chi siete e cosa sarete capaci di fare nella vita.
Sono le persone che amate che vi daranno la forza di affrontare anche i momenti più bui.- sussurrò, guardando Hermione e sorridendole.
-Alla famiglia!- esclamò.
Senza aspettare neanche un attimo prese il bicchiere e brindò assieme agli altri; si asciugò con il fazzolettino una lacrima solitaria e in silenzio si alzò.
Hermione aveva bisogno di un po’ d’aria, ogni tanto era troppo anche per lei tutto quell’amore, troppo da esserne quasi sopraffatta, soprattutto per non averne mai ricevuto neanche un briciolo nella sua vita adesso non riusciva più a farne a meno.
Si diresse verso la stanza al pian terreno e una volta entrata osservò i suoi quadri, i suoi libri, e gli spartiti ed espirò pesantemente.
 
Certe volte essere una persona buona era troppo anche per lei, certe volte neanche lei sapeva come comportarsi, cosa fare con tutto l’amore che riceveva, come ricambiarlo, come custodirlo, eppure sapeva che Hermione aveva bisogno di quell’amore donato incondizionatamente, come aveva detto Ginny era stato l’amore a salvarla dai giorni bui.
-Stai bene?-
La voce di Robb la riscosse dai suoi pensieri, si voltò a guardarlo ed annuì sincera; stava bene, sarebbe stata bene da quel momento in poi.
-Ginny ha fatto un bel discorso.-
-Si, ogni tanto riesce a sorprendermi.-
-Ed io che pensavo che niente e nessuno ci riuscisse.- le disse, avvicinandosi.
-Non tutti ci riescono, ma tu e Draco sicuramente siete in prima linea.- si voltò verso la finestra ed osservò la luna, così bella e luminosa e per un solo momento ebbe un fremito.
 
Sarebbe davvero riuscita ad andare avanti con la sua vita? O sarebbe sempre stata etichettata come la figlia di Albert Granger? Mangiamorte e traditore?
 
-Credo che tu debba smettere di preoccuparti del tuo futuro, ci sono persone che hanno a cuore il tuo bene e faranno in modo di aiutarti anche quando non chiederai aiuto.-
-Riesci sempre a capire quello che penso.- gli disse, ridendo e sorridendo.
-Sono sempre riuscito a leggere nei tuoi silenzi e poi succede quando sei innamorato dell’altra persona.-
-Robb voglio chiederti una cosa.- sussurrò, avvicinandosi e passandogli la mano sulla camicia ben stirata, -Sei… Geloso?-
-Chi ti ha fatto venire questo pensiero?-
-Ginny… Mi ha chiesto se non sarei stata gelosa un giorno, il giorno in cui tu avresti amato un’altra e avresti scelto di passare con lei il resto della tua vita.-
-E tu cosa lei hai risposto?-
-Che non sarei stata gelosa, che io, te e Draco saremo per sempre, perché anche se avevo scelto di passare la mia vita con lui, non avrei potuto fare a meno di te.
Lo penso veramente.- sussurrò, abbassando gli occhi.
-Ed allora sai che non sono geloso, non potrei mai esserlo. Quello che tu hai detto Hermione è la verità.
L’amore che provo per te sarà per sempre, ma un giorno amerò anche un’altra persona, anche Hermione, perché nel mio cuore ci sarai sempre e solo tu, ma nel frattempo non cedrò mai alla gelosia, tu e Draco siete destinati a stare assieme, ho il privilegio di amarti e di essere ricambiato da te, ho il privilegio di passare con te gran parte della mia giornata e non smetterò mai di ringraziare per tutto questo.
Dalla vita credevo di avere avuto tutto, ma solo adesso mi rendo conto che la mia vita è completa. Solo adesso che ci sei tu, so per certo di avere avuto tutto dalla vita.-
 
Hermione stavolta non riuscì a trattenere le lacrime e Robb l’abbracciò senza pensarci due volte, ed in quel momento percepì il suo cuore pieno di crepe, pieno di dolore, pieno di tormento e sofferenza ricompattarsi, non aveva mai chiesto così tanto alla vita, a nessuno, si era sempre presa gli scarti che suo padre e sua madre le davano, aveva vissuto nella ricchezza eppure non aveva mai avuto niente.
Aveva finalmente capito che per stare in pace con se stessa e con il mondo, doveva aver sognato per almeno un secondo, sperato che un giorno il suo grande desiderio si avverasse, ed adesso che era successo non riusciva neanche a crederci.
-Sono fortunata ad avere anche a te.- sussurrò, staccandosi per guardarlo negli occhi.
-Sono io l’uomo fortunato, qui. E non il più fortunato.-
Si chinò e le asciugò le lacrime con i pollici, cercando di farla sorridere.
-Adesso torniamo di là?-
-Due minuti e ti raggiungo.- gli disse, allungandosi per dargli una bacio sulla guancia.
Robb le sorrise, le scostò una ciocca di capelli dal viso e si ritrasse in silenzio, lasciandola sola nella sua stanza.
 
Hermione chiuse gli occhi e quando li riaprì trovò Draco davanti a lei, e la sua vista le tolse il fiato per un secondo buono.
Quel completo blu gli stava troppo bene, risaltava i suoi capelli e i suoi occhi grigi, ma il tocco di classe era la rosa nel taschino, dello stesso colore di quella di Robb, dello stesso colore del suo vestito.
-Stai bene?-
-Una volta, quando ero già la Regina di Ghiaccio, mi sono permessa di sognare la mia vita; una vita senza Voldemort, con mio padre e mia madre, una vita in cui sarei stata felice, è inutile che ti dica che quel sogno mi pareva una fantasia.
Una favola babbana che non si sarebbe mai realizzata, né io né lei abbiamo mai creduto che tutto questo fosse possibile, neanche immaginabile, ma adesso…- scrollò le spalle, incredula, -E´ reale e mi fa paura.-
-Ti fa paura ma tu sei Hermione Granger.-
-Sì, sono Hermione Granger la strega più intelligente e più pericolosa della mia generazione.- disse al posto suo, -E non conosco la normalità, non capisco cosa voglia dire essere circondata da tutto questo e forse, in fondo in fondo, credo di non meritarmelo.-
-Herm.- Draco le passò una mano sulla guancia e le sorrise.
-Non credo che ci sia bisogno di dirtelo, ma ti meriti tutto questo. Tu più di me, di Robb, di Ginny ti meriti di essere felice, di svegliarti nel tuo letto, al sicuro in casa tua, lontana dalle persone che potrebbero farti del male, lontano da chi ti ha tanto causato dolore, meriti la possibilità di scegliere la vita che più ti piace, di diventare Auror e di fargliela pagare per tutte le sofferenze che ti hanno causato.
Meriti di esser guardata per le tue capacità e di essere apprezzata per la tua intelligenza, meriti la vita che hai sognato tanto tempo fa, anche i dettagli, quelli minimi.
Perché non ho mai visto nessuno lottare con così tanta determinazione per una vita che neanche conosceva, che neanche immaginava, ma che desiderava ardentemente, e che l’avrebbe resa la magnifica donna che è adesso.-
-Avete proprio intenzione di farmi piangere, eh?!- esclamò, sciugandosi le nuove lacrime.
-No, ma ci siamo ripromessi di dirti sempre la verità, a qualsiasi costo.-
-Non credo di meritarmi neanche te.-
Draco la baciò invece di risponderle, prima assaporò piano le sue labbra, con delicatezza ed amore, ma lentamente le fece schiudere e il bacio diventò appassionato, sincero, desiderato.
Hermione allungò le mani e le intrecciò al suo collo, mentre Draco la fece aderire al suo corpo, facendole capire quanto la desiderasse in quel momento, e quanto avrebbe voluto essere già nel suo letto, per festeggiare a dovere.
Quando si staccarono, Herm alzò lo sguardo e gli passò una mano tra i capelli, sorridendogli.
 
-Ho sempre avuto paura di sognare. Ho sempre avuto paura che la speranza che nascondevo dietro la maschera sarebbe stata la mia rovina, l’arma a doppio taglio che tanto temevo, perché quando speri, quando c’è la speranza che tutto possa cambiare, metti in gioco più del dovuto, metti in gioco te stesso e ho dovuto imparare a reprimere la speranza, anche perché sapevo in cuor mio che niente sarebbe cambiato.
Quella era la mia vita, la mia miserabile vita e forse mi sarei potuta anche accontentare ma poi ho incontrato te, sei entrato nella mia vita con prepotenza e senza chiedere il permesso, sei entrato nel mio cuore e lì, sei rimasto.
Credimi che per lungo tempo ti ho odiato, ho odiato il tuo modo di guardarmi negli occhi, di leggere la mia anima e il mio cuore, ho odiato me stessa, soprattutto per com’ero con te, ero Hermione e questo mi spaventata più di tutto, più dei sentimenti che provavo e che non volevo ammettere, ma poi ho capito che non avrei mai potuto odiarti veramente perché mi ero innamorata di te.
Mi hai fatto innamorare quando il mio cuore era arido, quando non avevo neanche idea di cosa volesse dire amare, e per te… Per te ho sacrificato tutto il resto, perché in quella vita a metà, in quella vita fatta di sofferenze e di dolore, eri la cosa più bella, e sei ancora la cosa più bella che mi sia mai capitata.
Mi sono convinta che ti meritavo, che finalmente avrei avuto il mio lieto fine, ma quando ci siamo lasciati tutte le mie certezze sono cadute.
Chi ero io per imprigionarti nella mia sofferenza? Nessuno. Sono sempre stata nessuno, e ho preferito lasciarti andare, e fare finta di odiarti non è stato difficile ma è stato anche tremendamente faticoso e controproducente, perché alla fine non ho mai smesso di amarti, e ancor una volta una parte di me vuole chiedere il tuo perdono.
Innamorarmi di Robb non era la mia priorità, e neanche una mia aspettativa, ma è successo e lo sai anche tu quanto sia stato difficile per me ammetterlo, capire di amare due persone diverse, ma tutte e due magnifiche.
Tutte e due mie.
Ma è con te che voglio passare il resto della mia vita, sei tu Draco Malfoy l’amore che non ho mai cercato, che non credevo neanche di meritare ma di cui non posso fare a meno.-
-Anche io ti amo, Hermione Granger, ed intendo passare con te il resto della mia noiosa vita.- le sussurrò, prendendole una mano.
-Sembra quasi una proposta.-
-Potrebbe anche esserlo se tu dicessi sì.- aggiunge, uscendo dalla tasca una piccola confezione fatta di stoffa rossa e mettendosi in ginocchio.
-Draco…-
-Dimmi sì, o dimmi che ci penserai. Dimmi che vorrai provarci con me, anche se ci diranno che siamo troppo giovani ed ingenui; dimmi che mi sposerai, anche se non oggi né domani, un giorno quando saremo sicuri di aver intrapreso la strada giusta.
Io però sono sicuro che vorrò passare il resto della mia vita con te, voglio esserci in tutti i suoi successi, voglio esserci ad ogni tuo traguardo e non devi chiedere il mio perdono.
So cosa provi per Robb e solo adesso capisco che a me sta bene, sta bene perché tu sei felice e io voglio solo la tua facilità.
E se posso svelarti un segreto…- sussurrò avvicinandosi a lei, -L’anello lo abbiamo scelto io e Robb.-
 
Hermione sorrise con tutto il cuore e iniziò ad annuire senza alcuna vergogna, Draco prese l’anello e glielo posizionò al dito, le stava benissimo e rispecchiava quello che era sempre stata, non solo Hermione ma anche la Regina.
-Sì ti sposo.- sussurrò, baciandolo per poi gettargli le braccia al collo.
-Allora ha detto sì, e tu pure che dubitavi!-
La voce di Robb le fece alzare lo sguardo e le sorridete di nuovo.
-Ho avuto un piccolo dubbio, forse.- ammise il biondo, baciandole la tempia, -Ma qualcuno ha saputo darmi i giusti consigli per superarlo.-
-Dovere amico, dovere.-
-Amo la mia vita.- sussurrò di nuovo, e stavolta convinta e sicura che quella era la verità.
 
Guardò il suo futuro marito, e il ragazzo che avrebbe amato per il resto della sua vita e si disse che tutto sarebbe andato bene, che assieme sarebbero riusciti a superare tutto, a risolvere ogni cosa.
Perché quella era la sua vita adesso, ma era anche la loro vita, ed assieme erano una forza della natura, poiché loro sarebbero stati per sempre.
 
 
*50* 
 
∞Angolo Autrice: intanto eccomi tornata, scusatemi ma ieri ho sestenuto il terzultimo esame! La fine dell'università si avvicina **
Veniamo a noi, con questo capitolo si conclude questa storia, credo la miagliore storia che abbia scritto e ideato, la più complicata ed anche la più lunga, sono stati 50 capitoli pieni di amore, di tormento, di passione, e di felicità.
50 capitoli in cun questa Hermione ha vissuto, ha perso, ha lottato ed è sopravissuta.
50 capitoli che mi hanno dato tantissimo e che ho abbandonato anche troppe volte, per mia sfortuna.
Hermione Granger, ogni Hermione, ha un suo potenziale insestimabile e spero di aver reso questa Hermione diversa dalle altre, agguerrita, stronza, cattiva, fragile, spezzata ed innamorata. Un'Hermione che parte da una cotta per Fred Weasley, ma che le mette in crisi tutto il suo mondo e che poi riesce ad innamorarsi di Draco Malfoy e di Robb Grey.
Una ragazza capace di lottare per una vita che non ha, che non ha mai visto, ma che in fondo le appartiene, che sente di meritare e credo che dovremmp farlo tutti: lottare per quello in cui crediamo, che vogliamo, che desideriamo, anche se dovremmo spezzarci lungo il cammino.
Ma l'obiettivo finale è la meta da raggiungere.
Spero di riuscire a scrivere di un'altra Hermione, così forte e così determinata e mi rendereste la persona più felice del mondo se passaste a leggere la raccolta di
The Dark World
, lasciare andare è difficile e prima o poi dorò farlo ma nel frattempo vi intratterò con qualche altra storia, magari una "what if", se Hermione avesse scelto Robb ...?
Ma il rngraziamento più grande devo farlo a Kirby, non mi ha mai abbandonata neanche quando non aggiornavo per mesi, dandomi sempre le giuste parole per continuare a scrivere, per spronarmi, e se sono arrivata qui è anche merito tuo: le tue parole mi hanno aiutato a mettere la parola fine alla storia <3
Adesso vi lascio, in serata arriverà la prima storia e spero vi piaccia, aggiungerà il link della raccolta direttamente qui <3
XOXO
_Giuls17_

Ecco il Link per la nuova storia: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3775586&i=1
 

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