I nostri passi sotto la pioggia di 9Pepe4 (/viewuser.php?uid=55513)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto per colpa (o grazie?) di quell'ombrello ***
Capitolo 2: *** Quel fradicio San Valentino ***
Capitolo 3: *** Angelo piovuto dal cielo ***
Capitolo 4: *** Succo di frutta ***
Capitolo 1 *** Tutto per colpa (o grazie?) di quell'ombrello ***
Tutto per colpa (o grazie?) di
quell’ombrello
«Che tempaccio!» osservò Videl,
ascoltando le gocce che picchiavano sul suo ombrello.
Gohan, al fianco della ragazza, annuì pensosamente.
«Hai ragione, sembra il diluvio universale...»
sussurrò. «Che tempo orribile...»
La ragazza si voltò verso di lui, guardando gli occhi scuri
e profondi del giovane, i suoi capelli neri, il suo viso ingenuo eppure
così maturo... “Non è poi
così orribile, questa giornata” si
ritrovò a riflettere. Quando si rese conto di essersi
incantata a fissare il ragazzo, arrossì furiosamente e
distolse lo sguardo.
Gohan la osservò, interrogativo, poi scrollò le
spalle continuando a camminare.
Videl si sentiva completamente fradicia. Alcune pozzanghere di troppo
le avevano fatto penetrare l’acqua sin nei calzini, ed aveva
la sensazione che anche i suoi capelli fossero zuppi di acqua piovana.
Rabbrividì ed alzò gli occhi. Si accorse delle
condizioni del suo ombrello e si trovò a considerare che era
ovvio che lei fosse così bagnata. La tela era bucherellata
in alcuni punti.
Gohan seguì lo sguardo della ragazza.
«Quell’ombrello è da buttare»
affermò, serio.
Lei annuì, fissando inebetita le labbra del ragazzo,
dimentica di rimproverarlo per la frase più che ovvia. Ci
sono occasioni, pensò, in cui si può perdonare
qualcuno che dice
cose superflue.
«Sono fradicia!» gemette, rabbrividendo per un
rivolo di acqua che le bagnò la schiena.
Gohan, allora, le prese l’ombrello rotto. Lo chiuse e lo
infilò malamente nella propria cartella. Poi si tese verso
la ragazza. La attirò a sé con un braccio.
Lei arrossì, il volto sprofondato nel cappotto di Gohan.
Aveva un buon odore. «Che... che fai?» chiese con
un filo di voce, avvampando ancor di più.
«Il tuo ombrello è fuori uso»
spiegò con calma il ragazzo, mentre riprendeva a camminare,
sempre stringendo Videl al proprio fianco, «quindi ti faccio
riparare sotto il mio...»
Lei tacque.
Non poteva proprio dire che le dispiacesse.
Stare premuta contro Gohan, sentire persino il suo calore, trovare
conforto dai brividi grazie a lui. Le gocce di pioggia cadevano
insistentemente, ma la ragazza sentiva solo il proprio cuore, il quale
le rimbombava nelle orecchie.
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Capitolo 2 *** Quel fradicio San Valentino ***
Quel fradicio San Valentino
Videl, in piedi alla fermata dell’autobus,
l’ombrello ben stretto in mano, osservava le gocce di pioggia
cadere nelle pozzanghere. Contemplava quello che sembrava un gioco
d’acqua, rimirando assorta il modo in cui le stille
affondavano nelle pozze, balzando nuovamente fuori per un momento, ed
infine riemergendosi definitivamente.
Considerò i nuvoloni che ingombravano il cielo. Si morse il
labbro, rammendando l’entusiasmo di Iresa quella mattina.
“Voglio godermi al massimo questo San Valentino!”
aveva decretato l’amica, scuotendo i capelli biondi.
“Povera” considerò fra sé
Videl, “non credo sarà contenta di questo
temporale”. Stava riflettendo su come sarebbe stato
l’umore della compagnia il giorno seguente, quando alcuni
passi la riscossero dai suoi pensieri.
Alzò lo sguardo e riconobbe il ragazzo che si stava
dirigendo verso la fermata.
“Gohan?!” si domandò, allarmata, mentre
il cuore prendeva a batterle freneticamente. “Cosa fa
qui?”
In quel momento il ragazzo dai capelli neri la notò e le
sorrise. La giovane si sentì improvvisamente insicura, come
mai le era capitato. Dov’era la ragazza tenace e combattiva
che era di solito? Molto probabilmente, si era smarrita nello sguardo
d’ebano di Son Gohan.
«Ciao, Videl!»
«Ehm, ciao, Gohan!» rispose la figlia del Campione
del Mondo. «Che fai da queste parti?»
domandò poi. «Casa tua è parecchio
lontana».
La domanda parve imbarazzarlo. Il saiyan emise una risatina nervosa.
«Oh, niente, io pensavo di fare… di fare la spesa,
ecco!»
Videl si accigliò. «Gohan» lo
informò, «sei davvero un pessimo
bugiardo». Sorrise, felice di essere riuscita a recuperare
così in fretta la disinvoltura.
Il ragazzo parve avvilito.
«Andiamo» lo spronò la fanciulla,
«non mi starai nascondendo qualcosa?»
«Io… ehm… io?!»
esclamò Gohan con palese nervosismo. «Ma niente,
cosa ti salta in mente!» Le sue mani, però,
andarono quasi involontariamente a posarsi sulla tasca della giacca.
Videl guardò, e le parve di vedere un rigonfiamento.
«Che cos’hai lì?»
domandò, chinandosi in avanti.
Gohan fece un balzo indietro. «Niente! Proprio
niente!»
«Ah, sì, eh? Credi di imbrogliarmi
così!»
Il ragazzo retrocesse di un altro passo, mentre Videl incombeva. La
fanciulla ebbe uno scatto quasi felino, e lui si voltò
dandosi alla fuga. Lei, però, urlò: «E
credi di fuggire così?» per poi mettersi
all’inseguimento.
Nella foga della corsa, non si avvide del bordo di un marciapiede, ed
incespicò. Gohan, notandola sul punto di perdere
l’equilibrio, si bloccò e tornò verso
di lei, afferrandola prontamente.
Lei lo fissò.
I loro ombrelli giacevano sull’asfalto.
Le gocce di pioggia risplendevano sui capelli scuri del ragazzo come
minuscole perle.
Gohan, dal canto suo, non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi
cobalto della giovane.
Il silenzio si prolungò, rotto soltanto dal ticchettare
della pioggia incessante.
Poi Videl scattò in avanti. «A-ah!»
esclamò, prendendo tra le mani l’involucro che
poco prima era stato nella tasca dell’altro. Lui la
fissò allibito. «Allora era questo che nascondevi!
Questo… regalo» concluse Videl in un soffio,
mentre di colpo tornava a sentirsi insicura.
«Be’, sì» borbottò
Gohan imbarazzato, con le mani nelle tasche.
«Un regalo di San Valentino?» chiese Videl con voce
sorda, guardando il pacchetto. Chissà per quale ragazza era,
si chiese con una fitta d’invidia.
«Be’, sì» ammise il moro.
«Oh. Tieni» sussurrò Videl,
restituendoglielo.
Lui strabuzzò gli occhi. «Ma come?»
chiese disperato. «Non lo vuoi?!»
Fu la volta di Videl di restare a bocca aperta. Lo fissò a
lungo, cercando una traccia di derisione sul suo viso, una traccia
che… non c’era.
«È… per me?»
bisbigliò.
Gohan sentì il calore salirgli alle guance.
«Sì».
Allora la gioia sulla ragazza sbocciò come un fiore, mentre
tentava di trattenere un sorriso di pura felicità senza
riuscirci.
Poi sembrò ricordarsi di qualcosa e fissò Gohan.
Lui si innervosì. «Non lo apri?»
«Volentieri» replicò Videl,
«ma prima direi che dovremmo cercarci un posto
asciutto». Rise appena. «Sei completamente
bagnato!»
«Senti chi parla» sorrise Gohan, scostandole un
ciuffo fradicio dalla fronte.
Risero assieme, poi raccolsero i loro ombrelli e si diressero verso il
bar più vicino.
Con un ritardo
pazzesco, ecco la seconda One-Shot.
Pan_Tere94: grazie
mille, Tere *_* in effetti, Videl ha potuto
approfittare molto bene sia della pioggia che dell’ombrello
rotto ^_- Kiss
Kamy: in effetti, se
c’è una cosa che Gohan ha
ereditato da Goku, quella è proprio
l’ingenuità. Anche secondo me Videl non
scorderà tale passeggiata in breve tempo xD Concordo: anche
a me la pioggia non dispiace, e sempre salvo che io non ci sia sotto!
Ciao^^
Nightwish4ever: io
l’ombrello in gita lo persi
>_> Ma almeno non c’è nessun mio
compagno che ora deve lamentarsi di un male in un certo punto XD Al
prossimo bagnato capitolo, allora? (si vede così tanto che
è copiata dalla tua battuta? ç_ç).
Baci^^
DarK_FirE: ciao,
Gemy! Sono felice che apprezzi U_U In effetti, non
sarebbe bello lasciare la propria futura consorte al bagnato, proprio
no. Viva le tue perle di saggezza!!! Bacioni (potresti illuminarmi? Ma
per le tue parole inventate (ehehe): ho fatto una scoperta
sconvolgente!!! “Chiarificato” esiste davvero!!!
O_o sei un genio, Noemi O__o).
Vivvina:
grazieeeeeeeee!!! Hai ragione, Videl e Gohan sono davvero
carinissimi x3 Alla prossima U_U baci
S_ara: grazie, spero
che alla fine risultino tutte così.
Purtroppo non sono riuscita ad aggiornare tanto presto, però
spero di non aver deluso le tue aspettative^^ Un bacione
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Capitolo 3 *** Angelo piovuto dal cielo ***
Angelo piovuto dal cielo
Caro diario,
oggi è successa una cosa strana. Sai quelle giornate che
iniziano malissimo e finiscono bene? Oggi è stato
così.
Mi ero alzata tardi perché era vacanza.
Sono entrata nella stanza di papà stropicciandomi gli occhi
e cosa vedo? Lui che bacia la signorina Miele! Ho gridato, sentivo la
nausea salirmi sino alla gola e riempirmi la bocca di un sapore cattivo.
Entrambi hanno sobbalzato e mi hanno guardato sorpresi.
Il papà ha iniziato a dire “Videl cara”
con voce tutta imbarazzata. Ho notato che le sue guance stavano
diventando rosse come pomodori. Ma mi sono accorta anche che lo vedevo
tutto sfocato, perché stavo piangendo.
A me non piace piangere, anche perché è da
femminucce, ma in quel momento era giusto così.
Non gli ho lasciato dire niente e sono corsa giù per le
scale, ho attraversato il salone di corsa e sono uscita di casa senza
fermarmi nemmeno un momento, correndo, correndo sino a sentire il fiato
affannoso, correndo sempre di più. Non ho nemmeno badato
alle grosse gocce di pioggia che avevano iniziato a cadere dal cielo.
Non riuscivo a crederci.
Papà a volte fa un po’ lo scemo, ma alla mamma
voleva molto bene. E quando sono triste perché lei non
c’è più lui mi prende sulle ginocchia e
mi strofina la guancia ruvida sul viso. Mi tiene stretta, e alla fine
decido io di scendere da lui, perché non voglio fare troppo
la figura della bambina paurosa che ha sempre bisogno del
papà.
E la signorina Miele, la sua segretaria... Lei mi coccola sempre e mi
regala delle caramelle e mi parla con voce dolce come il suo nome.
Capisce persino quando non voglio mettermi le gonne e le scarpette
eleganti (sono così scomode!). E poi con gli uomini
è timidissima, tanto che una volta che aveva appena trovato
un fidanzato voleva allenarsi a dare i baci e mi ha chiesto di poter
usare il mio braccio come zona di prova.
Correvo. Era come se qualcuno mi avesse appiccicato davanti agli occhi
la foto del papà che baciava Miele, continuavo a vedermi
quella scena davanti agli occhi...
Quando mi sono accorta del male che mi facevano le gambe mi sono
fermata. Avevo i polmoni a pezzi, e la milza mi pungeva con fitte
dolorose come mai prima. I miei capelli erano tutti bagnati, zuppi.
Ho cacciato le lacrime perché io non piango mai. Solo per la
mamma ho pianto. Per il resto sono coraggiosa.
Mi sono massaggiata il fianco e mi sono guardata attorno. Ero in un
prato. Eh sì, perché sono nella casa in campagna,
e basta correre poco per arrivare nei prati contornati da alberi.
Ho camminato sino ad una pianta imponente, dalla corteccia ruvida e le
foglie allungate e mi sono seduta lì, sulle sue radici
fradice. Ho poggiato la guancia sulla mia spalla e sono rimasta ferma
così, con le mani affondate nell’erba fresca e
bagnata di pioggia.
Ero veramente triste, e mi sono riscossa solo quando ho sentito il
rumore di un ramo calpestato che si spezzava, un rumore che veniva da
dietro di me. Mi sono alzata di colpo e ho guardato. Ho stretto i pugni
e ho pensato: ‘Chiunque sia, provi solo a farmi male e lo
stendo!’
Ero così convinta che non potesse succedere nulla di bello
che mi sono stupita moltissimo quando ho sentito una voce che diceva
gentile: “Scusa... Ti ho disturbata?”
Mi sono sporta un po’ di più.
Era un bambino della mia età. Aveva le guance arrossate
dall’aria aperta, ma sembrava abituato ad avere il vento che
gli soffiava sul viso. I capelli erano neri e arruffati, imperlati di
gocce di pioggia. Ma sono gli occhi quelli che mi sono rimasti
veramente impressi.
Aveva degli occhi neri. Veramente neri, non solo scuri. Neri come i
miei capelli corvini, neri come l’inchiostro, neri come il
buio più profondo... Solo che non erano freddi come una
notte senza luci... erano morbidi e caldi, con uno sguardo che mi ha
subito rincuorata un pochino.
Si sono spalancati, i suoi occhi neri, quando mi ha guardato meglio.
“Hai pianto?” ha chiesto.
Allora ho capito che le lacrime dovevano avermi bagnato le ciglia, e
magari avevo le guance un po’ arrossate e accaldate. Di
solito quando uno nota che ho pianto mi arrabbio molto,
perché mi vergogno.
Ma non ho saputo arrabbiarmi, davanti al bambino.
La sua domanda non aveva tracce di derisioni. Era solo una domanda.
L’unica cosa che potevo scorgere era preoccupazione e un
po’ di imbarazzo per il timore di avermi disturbata.
Così ho detto di sì. Non avevo mai ammesso di
aver pianto, prima.
Quando è morta la mamma lo vedevano tutti quando piangevo, e
non c’era bisogno di ammettere un bel niente.
Lui si è avvicinato. Si muoveva con una tale disinvoltura,
come se tutti i movimenti fossero agili, e mi sono domandata come
avesse fatto prima a pestare quel ramo staccato.
Mi ha toccato il braccio.
“Sto meglio” ho detto e lui ha sorriso, come se gli
avessi fatto il più bel regalo del mondo.
Non sapeva di averlo fatto lui a me, e proprio con quel sorriso.
Ci siamo seduti vicini nell’erba. Non ha fatto osservazioni
riguardo ai miei vestiti da maschio.
Abbiamo un po’ parlato del bosco e degli animali. Lui li
conosce molto bene, ho capito che vive vicino ad un monte che ora non
ricordo come si chiama. Credo inizi con la P.
Alla fine ha domandato, quasi timidamente: “Perché
piangevi, prima?”
Io allora gli ho raccontato tutto. Gli ho detto della mamma che
è in cielo e del papà che ha baciato la signorina
Miele.
Lui mi ha abbracciato per un secondo e poi è rimasto in
silenzio per un poco. Alla fine mi ha consigliato di parlarne con
papà.
Prima di andare via mi ha regalato un nontiscordardimé.
“Somiglia ai tuoi occhi” ha bisbigliato, ed
è diventato rosso come una mela matura.
Io non sapevo cosa dire.
Alla fine ci siamo salutati.
Sono tornata a casa e sono corsa in camera mia. Mi sono messa dei
vestiti asciutti e mi sono tolta le scarpe che si erano infangate.
Ho aspettato tanto. Ho guardato il fiorellino e ho pensato al consiglio
di quel bambino dagli occhi così neri. Di solito non credo
alle fiabe e alle storie (non sono anche quelle cose da femminucce?) ma
non ho potuto fare a meno di chiedermi se in realtà quel
bambino fosse un angelo piovuto dal cielo.
Allora poi sono entrata nella stanza di papà.
Caro diario, ti lascio immaginare le sue scuse infinite, la mia
rigidità iniziale, la scena che gli ho fatto prima di
calmarmi, le cose che gli ho gridato indignata.
Ma devo per forza raccontarti qual è la conclusione.
Indovina perché si stavano baciando... Miele ha trovato un
altro fidanzato e crede che questa volta sia una cosa seria, e voleva
fare una pratica diversa dal bacio sul braccio.
Non credere che per questo le sue labbra si siano attaccate a quelle di
mio papà.
Infatti, quando li ho visti da dietro, ero così sconvolta
che non ho notato che tenevano le loro mano destra palmo a palmo, tra i
loro menti... Le loro labbra poggiavano sul dorso della propria mano,
non sulla bocca dell’altro!
Sono così felice che vorrei ballare (anche se è
ovvio che non lo farei mai... è talmente da ragazza...).
Dopotutto un po’ di fortuna devo averla anch’io.
O forse la fortuna non c’entra... Forse è tutto
merito di un angelo che oggi è sceso dal cielo proprio per
me, un angelo somigliante ad un bambino timido.
Un angelo dagli occhi neri come la pece, vivo di un odore di pioggia.
Spazio
autrice (scusate il ritardo):
wow, era da un po’ che l’ispirazione, per quanto
riguardava questa raccolta, mi aveva lasciata sola. Oggi finalmente
è tornata e mi sono figurata un ipotetico incontro tra Gohan
e Videl in tenera età... probabilmente lei non è
la tipa da diario, ma il lampo d’ispirazione mi è
venuto così. Ho scritto tutto d’un fiato. Nel
prossimo capitolo pensavo di fare una One-Shot legata a questa, magari
con Gohan e Videl cresciuti...
Kamy: grazie
mille^^ Già, Gohan non è solo
ingenuo, concordo. Soprattutto quando c’è di mezzo
Videl, è anche timido in un modo tenerissimo! Verissimo, la
pioggia meglio starle lontane! Bel consiglio, speriamo non si prendano
l’influenza...
Pan_Tere94: Tere!
Hai visto che ho aggiornato una storia di DB,
finalmente? Lo so, non era quella che mi avevi chiesto, ma prometto che
tenterò di aggiungere un capitolo anche a quella...^^ Spero
ti sia piaciuta...
DarK_FirE:
ciao! Tra tutti e due, a mio parere, sono troppo imbranati
per quanto riguardano i loro “affari di cuore”, ma
proprio per questo sono una coppia bellissima^^ Ma poi hai attivato tu
il nostro account? Perché mi sa che altrimenti dobbiamo
rifare da capo... Io questa volta non so se ci riesco, appena pubblico
questo devo scappare...
Nightwish4ever: la
battuta era... uhm... un momento... oddio. Era nella
tua scorsa recensione... un momento che vado a vedere... mmm... giusto.
Avevi chiamato lo scorso capitolo un “capitolo
piovoso” xD Non mi parlare di quanto strani sono gli uomini!
Sono talmente bizzarri che... che... che... che non so nemmeno cosa
dire a questo punto! Sei sadica xDD Allora al prossimo fradicio
capitolo... Bacioni^^
Vivvina:
cattivo Gohan, perché a me e alla Lally non hai
regalato nulla? Cattivone ç_ç Giusto... almeno un
bacino poteva darglielo, lei... Non dire la parola con la L (latino?
Aaaaaaargh!). Buona fortuna comunque! xD
Cri92: ciao^^
La mia povera chiavetta USB ç_____ç
Va be’... a parte alcuni testi che proprio mi viene un nodo
alla gola pensando che non li recupererò mai non
è così terribile... Sono felice che ti piaccia
questa raccolta! Un abbraccio anche a te^^
S_ara: non
preoccuparti per il ritardo. Io non sono affatto puntuale,
direi... Sono felice che ti sia piaciuta... Per la mail sì,
l’avevo letta. Se me ne dovessi mandare altre,
però, potresti usare il tasto “contatta
autore”, sai quello là... perché
all’indirizzo mail al quale mi avevi mandato
l’altra c’è qualcosa che non va...
Grazie^^
Ayumi Yoshida:
Ora sono convinta, lo giuro *_* Sì, ricordo
che hai molto apprezzato il titolo, sono felice che ti piacciano
così tanto... Riguardo a quest’ultima one-shot,
non sono sicura di essere riuscita a mantenere molto l’IC per
Videl. Ma purtroppo non posso nemmeno dirmi “è
OOC” e riscrivere tutto da capo. Non l’ho fatta
battagliera come sempre perché ho pensato che dopotutto qui
è piccola, ed ha appena perso la madre... Forse ho un poco
esagerato, non so xD Un bacione anche a te, e mille grazie per
l’incoraggiamento e i complimenti!
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Capitolo 4 *** Succo di frutta ***
Succo di frutta
Il temporale, con gran delusione del professore di
ginnastica, non si
era chetato. La pioggia continuava il suo incessante tamburellare sui
vetri, mentre ogni tanto il rombo di un tuono si perdeva in lontananza.
No,
chiamare delusione il sentimento che francamente si agitava dietro
il viso in ombra del docente di educazione fisica era senza dubbio
riduttivo. Era arrabbiato, frustrato, infuriato contro quel maledetto
tempaccio che gli impediva di poter usare il campo da baseball
all’esterno della scuola. Quando ci aveva informati che
avremmo passato la sua ora a gironzolare come ci garbava
nell’atrio aveva l’espressione di uno appena
obbligato ad inghiottire un rospo.
Qualcuno si
sarebbe potuto chiedere come mai non avesse deciso di usare
la palestra al chiuso e di fare comunque lezione, ma noi alunni lo
conoscevamo troppo bene. Amava avere dei piani, e se andavano a rotoli
rinunciava a tutto.
Pensosa,
infilai la mano in tasca a prendere il portafoglio. Feci
cadere qualche moneta nella mia mano aperta, quindi mi diressi verso la
macchinetta.
Osservai
taciturna le merendine ed i succhi esposti
all’interno di essa. Per un momento mi soffermai ad osservare
il mio riflesso sbiadito.
Quasi si
riusciva a distinguere il cobalto delle mie iridi. La pelle
del mio viso replicata dal vetro sembrava quella quasi trasparente di
un fantasma, mentre i capelli si distinguevano a malapena. Da sciolti
mi arrivavano più o meno a metà petto. Al
momento, tuttavia, li tenevo legati in due generose trecce.
Di solito
erano acconciati in una coda o in due codini. Ma quella notte
Iresa era stata a dormire da me. E la mattina mi aveva svegliata
un’ora prima di quanto mi fosse abituale per mettersi al
lavoro e farmi “delle treccione decenti”, come
aveva detto lei.
Scossi
appena il capo e infilai un paio di monete. Avevo optato per un
succo di frutta. Premetti rapidamente i pulsanti e attesi.
Iniziò
a sporsi lungo il bordo ma, un esatto momento prima
di cadere, si bloccò. Attesi qualche istante, ma rimase
ostinatamente fermo.
Azzardai
un’occhiata verso il basso per controllare che
almeno mi avesse restituito le monetine, ma con mia grande delusione
non era così.
Con
prudenza, allungai una pacca sul lato della macchinetta, nella
speranza che movendola il mio succo si sbloccasse e cadesse come ogni
merenda dovrebbe fare.
Purtroppo,
non fu così, quindi la colpii di nuovo, un
po’ più forte.
Niente.
Ero in
grado di arrestare criminali, di salvare persone dagli incendi,
di mettere in salvo ostaggi di pericolosi furfanti, di sventare rapine
di banche... Ma proprio non riuscivo a far sì che il mio
succo di frutta potesse arrivare alle mie mani.
«Maledetto
coso!» imprecai tra i denti, dando un
calcio al macchinario. Questo tremolò in modo preoccupante,
tanto da allarmarmi in quanto temetti seriamente di averlo danneggiato
in maniera anche grave. Poi, però, tornò
immobile, senza che il contenitore del succo avesse minimamente
cambiato posizione.
Prudente ma
impaziente, tornai a battere la mano sulla macchinetta.
Avevo ormai
un diavolo per capello quando una voce gentile e un
po’ timida, dietro di me, domandò:
«Serve aiuto, Videl?»
Mi voltai
con uno scatto repentino, per trovarmi davanti il sorriso
imbarazzato presente sul viso di Son Gohan. Era uno studente giunto da
poco nella mia classe. Apparentemente era solo un alunno diligente
– anche secchione, come diceva con aria di
superiorità Shapner – e abbastanza imbranato, ma
io avevo il forte sospetto che nascondesse qualcosa.
Tanto per
dirne una, alla prima partita di baseball aveva fatto un
salto alto... almeno quattro metri. La cosa era stata liquidata con un
po’ di commenti nervosi, ma io non l’avevo
dimenticato.
Comunque
pensai che non era il caso di essere troppo ostile. Infondo si
stava offrendo per darmi una mano. E io, anche se non l’avrei
mai ammesso, per timore di passare per una sorta di damigella in
pericolo, in quel momento avevo davvero bisogno di una mano.
«Non
riesco a far cadere il succo» dissi,
accennando alla macchinetta.
«Quale?
Il B7?» domandò Gohan,
avvicinandosi.
Annuii,
voltandomi verso di lui. Si inumidì le labbra con
aria pensosa, osservò per qualche istante il contenuto della
macchinetta... Quindi alzò la mano a colpire con precisione.
La
macchinetta non traballò in modo evidente e per un
momento fui assolutamente certa che non sarebbe successo nulla.
Invece,
dopo un paio di ondeggiamenti, il contenitore del succo di
frutta precipitò in basso. Mi morsi il labbro, impegnandomi
a non lasciar trasparire la sorpresa, quindi mi abbassai a prendere il
succo.
Mi rialzai
e guardai Gohan. «Grazie» dissi, dopo
qualche istante.
Lui
portò una mano a grattarsi la nuca con fare imbarazzato,
quindi replicò, con un ché di nervoso nel tono:
«Ehm... Di niente».
Si
spostò di qualche passo. Ora lo vedevo esattamente
davanti alla finestra bagnata dai rivoli creati dalle gocce di pioggia.
Forse per la gratitudine che, tutto sommato, provavo verso di lui in
quel momento, forse per il sorriso un po’ agitato che aveva
in viso, forse per la luce bigia derivante dal tempaccio, per un attimo
pensai che Iresa aveva ragione quando insisteva dicendo che Gohan era
un bel fusto.
I suoi
capelli neri erano più scompigliati del solito, forse
anche merito dell’umidità. Gli occhi, poi... Mi
doleva anche solo pensarlo, ma mi affascinavano. Non avevo mai visto un
paio di occhi tanto scuri, in vita mia, e probabilmente non ne avrei
mai visti.
Erano di un
nero denso, assoluto, ma allo stesso tempo, forse per la
scintilla un po’ ingenua che li illuminava, contribuivano a
dargli un aspetto spensierato.
Le guance
mi si tinsero di rosso quando realizzai quali pensieri stava
formulando la mia mente mentre guardavo Son Gohan.
Mi voltai
di scatto e iniziai a camminare verso Iresa.
Sentivo la
pioggia tamburellare. Di sfuggita, in un’altra
finestra, vidi il bagliore di un fulmine illuminare tetramente il
cielo. Okay, era carino, allora? Strinsi le dita attorno al contenitore
freddo del succo di frutta. E poi, inspiegabilmente, sorrisi.
Spazio
Autrice:
Lo so, lo so. Qua la coppia non è ancora unita, se capite
cosa voglio dire. Insomma, non sono ancora innamorati profondamente
l’uno dell’altra. Per ora sono solo compagni di
classe, e in questo momento Videl si sente un po’ grata con
lui perché le ha permesso di far merenda...
Comunque...
Nightwish4ever: Oddio, dovremo stare attente,
allora, uscendo di casa
durante un temporale >< Non si sa mai se potremmo
beccarci un ragazzo sulla nuca... Sono contenta che ti sia piaciuto il
capitolo. Be’, se ti può consolare io ricordo come
mi sono vestita ieri solo perché ero vestita come oggi.
Baci^^
S_ara: Purtroppo l’ispirazione per questa
raccolta va e
viene. Per ora cerco di accontentarmi del riuscire ad acciuffarla
quando mi passa vicino, perché può anche
succedere che stia tre ore (non proprio tre, forse...) davanti al
computer senza avere la minima idea di che scrivere, di come usare
questa benedetta pioggia. Un bacio!
Pan_Tere94: Sono contenta, quindi, di essere
riuscita a non sprofondare
nel vergognoso OOC... Felice che ti sia piaciuta... Concordo, a me
Gohan è parso dolcissimo quando ha regalato il fiore a Videl
(arrossendo sino alla radice dei capelli, poi...). Grazie^^
DarK_FirE: Ehm. Direi di scusarmi tu per il ritardo
^^” Sono
una cosa vergognosa, non c’è che dire... Gohan
è un bambino più unico che raro, secondo me
è difficile trovarne di così teneri *-* Per
quanto resta direi che sono arcifelice, stracontenta e tutto quello che
vuoi che ti piacciano così tanto le One-Shot di questa
raccolta. Ciao!
Videl241097: Mi dispiace, ma purtroppo
l’ispirazione per
questa raccolta è tutt’altro che stabile. Mi
dispiace di averti fatto attendere così tanto. Spero questo
capitolo non abbia deluso le aspettative.
Ayumi Yoshida: Come vedi anche io sono in tremendo
ritardo. La tua
recensione, a momenti, mi ha fatto saltare di gioia. Non sai quanto
sono contenta che pensi che io sia riuscita a rendere così
bene sia il carattere di Videl (alcuni dei commenti su quanto sono da
femmina certe cose li ho aggiunti dopo, per cercare di dare... non so,
più spessore al carattere di lei, quindi sono felicissima
che abbiano fatto il loro lavoro!), sia la dolcezza di Gohan che
l’atmosfera che li circonda, con la pioggia e tutto il resto.
Come avrai letto, anche in quest’ultimo capitolo ho usato la
prima persona e spero di essere riuscita a darle la realtà
che mi è riuscita nella scorsa One-Shot.
Che dire... Grazie, grazie, grazie!
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