A new life in New York

di theonewhocaresmore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1-L'inizo ***
Capitolo 3: *** 2-Il Progetto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
Eravamo seduti a terra, insieme, nel grande Central Park. Le nostre schiene appoggiate al solido tronco di un ciliegio in fiore.
La calda primavera, faceva risplendere tutto con grande magnificenza.

I suoi occhi si posavano su ogni particolare e con la macchina fotografica scattava decine di foto. Avrei passato tutto il giorno a guardarlo, a guardare le sue mani, che con grande maestria e delicatezza ruotavano obbiettivi e azionavano effetti.

Dopo quasi due anni, di nulla, ero finalmente contenta, felice di non dovermi più riempire di lavoro per non pensare, potermi finalmente dedicare a chi amavo davvero.

Tutto era cambiato, o forse lo ero solo io? 

Ma che importa, l'unica cosa che conta adesso è il suo sorriso...mi sta guardando e io reggo il suo sguardo.

Non dice nulla ma ha già intuito tutto.

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Capitolo 2
*** 1-L'inizo ***




Il suono della sveglia riecheggiava nella stanza come un grande eco in una valle deserta, allungai la mano cercando di spegnerla, ovviamente senza alcun successo. La mia mente, come anche i miei muscoli pregavano per altri minuti di riposo, ma non era possibile essere in ritardo anche il seicentoquattordicesimo giorno di lavoro, quindi dopo varie lamentele, compii quel gesto titanico. 

La mia routine giornaliera comprendeva: sveglia alle sei e trenta, mezz'ora per prepararsi e successivamente un entusiasmante viaggio di un'ora e venti per arrivare nel mio luogo di lavoro, il quale credetemi, era tutto for ché un luogo dove poter socializzare. Inoltre lavorare nel mondo della grafica, in particolare quella pubblicitaria era uno dei lavori più duri nell'area di New York, la concorrenza ti uccide. Preferivo comunque lavorare qui, piuttosto che nella mia città di origine, Ankeny, Iowa, dove l'attività più praticata è il golf, sport in cui faccio piuttosto schifo. Il mio trasferimento era avvenuto subito dopo la fine del liceo, anche se avevo trascorso qualche anno anche a Boston, per alcuni master supercostosi, ma che mi hanno permesso di trovare un lavoro stabile e ben retribuito. E ora eccomi qui, nel' NYGRAPHICS, circondata da migliaia di persone in affari, con una grande fretta e poca considerazione dei nuovi arrivati, tanto che dopo ben due anni non ricordavano ancora il mio nome. Tutto sommato la mia postazione non era male, anche se posta in unì enorme stanza, aveva la vista sulla foce dell'Hudson e mobili nuovissimi, secondo le ultime tendenze del design newyorkese. 

Erano ormai le 9.30 e fra una mezz'oretta ci sarebbe stata una pausa, decisi che avrei preso un caffè e un muffin, ma qualcosa attirò la mia attenzione.

Il capo, John Grant, era appena entrato nella stanza, accompagnato da quattro ragazze e un ragazzo. Come era consueto ci alzammo tutti in piedi di scatto e smettemmo di parlare. Il signor Grant, era forse l'unica persona umana in quell'ufficio, aveva un sorriso amichevole, occhi scuri come la pece e capelli brizzolati, avrà avuto una cinquantina d'anni, ma con la sua stazza e il suo fisico ne dimostrava molti meno.

Iniziò a parlare con il suo caratteristico tono affabile:- Miei cari dipendenti, è per me un piacere annunciarvi che le nostre entrate sono aumentate questo semestre e che ho quindi preso la decisione di aprire un nuovo settore in questa fantastica azienda. 

Queste cinque persone saranno lo staff competente del nuovo settore, che per adesso non verrà svelato, infatti preferisco vedere se avremo successo, prima di renderlo ufficialmente pubblico. Comunque essendo sperimentale, per far si che funzioni occorre nominare un responsabile che abbia un po' di ingegno, fantasia ed esperienza e quindi chi, come uno di voi, potrebbe essere più adatto?- Ci fu un attimo di pausa, in cui si sollevò un mormorio generale, che aumentò la tensione, poi il capo riprese:- Bene, posso percepire la vostra eccitazione, meglio così, un po' di competizione serve sempre nel mondo del lavoro. 

Ok, signorina Hayley Miller, potrebbe unirsi a noi?- il silenzio giunse all'improvviso, mi guardai intorno, tutti guardavano me, compreso il capo e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era "Allora conoscono il mio nome!", con piccoli e insicuri passi attraversai la stanza e il capo mi appoggiò in modo affettuoso una mano sulla spalla e a gran voce disse:- Ecco, vi presento il nuovo capo del mio futuro progetto, fatele un grande applauso". In quel momento mi sentii sprofondare, odiavo tutta quella falsa attenzione, comunque optai per un sorriso e strinsi la mano al mio capo, ringraziandolo di cuore. 

Mi rivolsi poi a quelli che sarebbero stati i miei futuri collaboratori: la prima ragazza che mi venne vicino aveva gli occhi marroni, e capelli castano chiaro chilometrici, non ché un fisico minuto, si chiamava Elise, e probabilmente era stata una ballerina per parecchi anni. La seconda ragazza accanto a lei era invece Catherine: capelli rosso fragola e occhi verdi, alta all'incirca un metro e ottanta, (senza considerare i tacchi!), ma con curve al posto giusto, che avrebbero fatto perdere la testa a qualsiasi uomo. Dietro di loro c'erano Taylor e Abbey, entrambe bionde, con occhi azzurri, ma la prima era più alta di dieci centimetri rispetto ad Abbey, che arrivava a malapena a un metro e sessantacinque, da quanto avevo capito erano cugine alla lontana e questo spiegava la loro somiglianza. Infine i miei occhi caddero sul ragazzo che si presentò con il nome di Chris: alto, fisico statuario, occhi color mare, capelli castano scuro e pelle olivastra. Il tutto contrastava perfettamente con il suo sorriso candido. Insomma, considerando che io ero un metro e settanta, costituzione media, capelli castani scuro e occhi nocciola, formavamo un bel gruppo variopinto.

Ciao!
Questo è il primo capitolo di A New Life In NewYork, spero che vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito.
Ho già dei capitoli pronti, li pubblicherò il prima possibile. Mi scuso in anticipo se vi farò un po' aspettare, ma preferisco essere sicura di cosa scrivo prima di pubblicarlo, inoltre in questo periodo ho avuto molti problemi di connessione, che non agevolano il mio lavoro. 
Mi raccomando commentate, anche le domande/richieste/consigli son ben accetti.
Grazie mille per aver letto l'inizio della mia storia e grazie per chi continuerà a farlo.
Vi auguro una buona giornata.
-theonewhocaresmore

 

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Capitolo 3
*** 2-Il Progetto ***


Dopo aver scambiato alcune parole e aver ricevuto altri applausi, chiaramente non spontanei, John Grant, insieme alla sua segretaria (o forse amante, c'era questa voce in giro) ci condussero fuori dalla struttura, facendoci poi, due isolati dopo, entrare in un edificio bianco e nero di dimensioni moderate. Aveva una grande scritta verde sulla parete rivolta ad est: NYGRAPHICS&CO.


Entrando era presente un grande bancone di legno nero, dove due segretarie sulla trentina ci accolsero con grande entusiasmo. Riuscii a leggere i loro nomi sui loro cartellini: Stephanie e Mary.
Proseguimmo verso sinistra, il design dell'interno era ben riconducibile a quello della sede principale, minimale e prevalentemente bianco.
Dopo un piccolo salottino, dotato di un'area bar erano, presenti delle scale a e, arancio metallizzato, che si facevano parecchio notare e che a parere mio erano peggio di un pugno in un occhio.
Comunque salimmo uno alla volta e ci ritrovammo su un grande soppalco, che dava sul salottino da dove eravamo passati. L'ambiente era più caldo, accogliente di quanto mi aspettassi, il pavimento era di un legno chiaro, come le cornici dei quadri, raffiguranti skyline di varie metropoli. Le scrivanie erano poste a ferro di cavallo, ma ne mancaca una. 

Ancora non convinta della mia nuova posizione, iniziai a guardarmi intorno, per accertarmi che non fosse uno scherzo. Sulla destra vidi una parete con una grande porta a vetri opachi e una placca argentea con sopra inciso il mio nome. Guardai John Grant, che con fare pacato e gentile mi invitava a seguirlo verso il mio nuovo ufficio. 
La stanza era piccola, c'era una piccola libreria lungo tutta la parete principale, una scrivania dello stesso legno del pavimento con due piccole poltroncine arancio per eventuali ospiti o clienti. 
Dietro la mia postazione c'era un grande poster con lo skyline di New York, niente finestre con fiumi o alberi, rimasi un po' delusa.
La luce filtrava dalla grande porta, rimasi a fissarla per un po', all'improvviso il capo mi si avvicinó e con fare scherzoso mi chiese:- Qualche impressione capo?- Arrossii e mi limitai a rispondere:- No, niente da commentare, è tutto molto bello.-
Ritornammo nella stanza principale, Abbey, Taylor, Elise e avevano già preso posizione e sembravano abbastanza eccitati, mentre Catherine e Chris stavano ancora mettendo in ordine le loro cose, chiacchierando.


Allora John Grant disse:- Bene, signore e signori- guardando Chris con aria interrogativa- spero che questa attività possa darvi delle grandi soddisfazioni, il progetto a cui dovrete lavorare è già nel vostro database, quindi iniziate subito e buon lavoro.-
Applaudimmo. Ammiravo molto John, soprattutto per questa sua abilità di fare discorsi in pubblico, coincisi, ma stimolanti. Col sorriso sulla faccia, ringraziai di nuovo e mi avvicinai alla scrivania di Chris, che continuava a guardare il signor Grant con aria perplessa. Con tutto il coraggio gli chiesi:- Chris, ho notato quello strano scambio di sguardi, non vorrei essere maleducata, ma tutto apposto fra voi due?- Lui mi guardò con il sorriso stampato in faccia e fece cenno di si con la testa, poi sentendo Taylor che schiamazzava insieme alle altre, si girò a guardarle e io con lui. 

Le ragazze erano li tutte intorno al computer di Catherine, a quanto pare avevano trovato il progetto. Ci avvicinammo era il manifesto pubblicitario di una nuova ditta di mobilio cinese, che con il suo design tecnologico e innovativo, aveva iniziato a farsi conoscere anche in America. Dovevamo creare una stanza che rappresentasse sia la Cina sia l'America, una sfida ardua, ma non impossibile. Mentre osservavo attentamente i vari compiti e ne discutevo con le ragazze, mi accorsi che Chris mi stava fissando, ma non ebbi il coraggio di fare nulla, se non spostarmi la ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro, e farmi vedere arrossire in evidentemente. Il messaggio doveva essergli arrivato, perché con l'angolo dell'occhio scorsi che la sua attenzione fu nuovamente riposta sullo schermo.

Passate le seguenti tre ore fra chiacchiere, scelte di colori, disegni e fogli di ogni tipo, proposi di fare una pausa e visto che erano già le sette di andare a bere un aperitivo tutti insieme e magari di li a poco organizzare anche una cena. Mi sembrò di aver fatto un passo enorme, la timida e insicura Hayley che aveva paura a chiedere delle informazioni, che diveniva un capo e poche ore dopo proponeva uscite di gruppo con persone a lei sconosciute. Abbey, insistette per prenotare in un posto che lei adorava e sosteneva essere il miglior ristorante giapponese a New York, nonché uno dei più abbordabili. Taylor sbuffò e poi avvicinandosi mi disse:- Mia cugina ha un po' la mania del controllo, ma non preoccuparti a lavoro rispetta le sue posizioni, almeno così mi hanno detto. Sai è la prima volta che lavoro con lei, io prima facevo la contabile, ma lo studio dove ero dipendente ha chiuso e si è trasferito in Giappone, io non ho voluto seguirlo.- un po' spiazzata da quella momentanea grande sincerità replicai:- Certo, capisco, non deve essere semplice andarsene, lasciare tutto e tutti quelli che si conoscono, anche io avrei fatto lo stesso.- Poi Taylor continuò:- Sai, Hayley... posso chiamarti per nome vero?- annuii in segno di approvazione- se non fosse stato per lei adesso sarei a lavorare come pollo o come commessa di un MacDonald, non che io non ami le patatine, ma stando i quei posti e impregnandoti dell'odore alla fine finisci per esserlo!- Risi immaginando Taylor come un sacchetto di patatine giganti, certo il colore dei capelli ci stava, ma preferii non dire altro, mi limitai ad ascoltare la sua risata e a notare lo sguardo inquisitorio di Abbey.

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