La prescelta

di Bab1974
(/viewuser.php?uid=181083)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La prescelta dalla dea ***
Capitolo 3: *** Intermezzo ***
Capitolo 4: *** La fuga ***
Capitolo 5: *** Secondo Intermezzo ***
Capitolo 6: *** ...e vissero felici e contenti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La casina
Prologo




La casa, al centro di una radura e parzialmente diroccata, era apparentemente disabitata, ma dal comignolo saliva leggera una colonna di fumo. Chi si avventurava nel boschetto dietro la città di Shamand spesso già sapeva, per sentito dire, della vecchietta che vi abitava. Chi lo faceva era disperato. La donna, di cui nessuno sapeva con certezza l'età, era una famosa guaritrice. Si diceva che guadagnasse molto, ma che preferisse, per qualche strano motivo, vivere in povertà. Probabilmente era pazza, motivo per cui, se non si aveva bisogno di lei, nessuno si avvicinava. Qualcuno le lasciava del cibo fuori dalla porta, quando se ne aveva in più, come se volessero tenere buono qualche demone malvagio o qualche Dio irritabile.
Fu seguendo una ragazzetta con una grossa pagnotta, che arrivai da lei. Il pane venne lasciato sulla soglia dentro un cestino, che sembrava messo lì apposta. La bimba corse via, come se avesse il diavolo alle calcagna e mi preparai all'attesa.
Con il passare delle ore ero sul punto di arrendermi. Forse la vecchina non era in casa o in quel momento era indisposta. Proprio mentre il crepuscolo stava prendendo predominanza sulla notte, una lucina che si muoveva all'interno di una finestra attirò la mi attenzione. Fu allora che la porta si aprì e una signora, molto più giovane di ciò che mi aspettavo, aprì. Prima raccolse il pane, poi si rivolse verso di me e fece cenno di avvicinarmi. Le ubbidii, sentendomi avvampare in volto, come un bambino colto a tirare un sasso a un vetro.
"Suppongo che voi non siete qui per problemi di salute, altrimenti vi sareste manifestato prima."
L'osservazione mi colse di sorpresa e la fissai in volto alla luce del camino. Non doveva avere più cinquant'anni, comunque portati egregiamente, e da giovane doveva essere stata bellissima, poiché ancora il suo volto ne era la prova.
"Voi sapevate che ero qui?" chiesi stupito.
La donna annuì con un sorriso dolce.
"Sì." confermò "La Dea Tamiri, di tanto in tanto, si degna ancora di parlare con me e mi avverte se qualche malintenzionato si avvicina. So che voi siete solo in cerca di una storia, Tamiri mi ha avvisato, ma io ve la darò solo se promettete di cambiare i nomi dei paesi. Non voglio che la mia famiglia abbia dei problemi. Purtroppo qualcuno capirà lo stesso che sono io, non sono molte la bambine nate con il simbolo della Dea impresso sul corpo."
"Un attimo, ma io ho già sentito parlare di voi. Mi piacerebbe sentire la vostra versione."
"La avrete, mentre preparo la zuppa. Scommetto che dopo tante ore passate davanti a casa mia, avrete appetito."
Il mio stomaco brontolò: non ci voleva l'intervento di Tamiri per capire che avevo fame.
La storia che segue è la rielaborazione di ciò che mi ha raccontato la donna. Come promesso, ho omesso di nominare i luoghi.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La prescelta dalla dea ***


La rinascita della dea
La prescelta dalla Dea




Elaina esaminò l'edificio che si stagliava dietro la città. Era un enorme palazzo alla cui porta erano esposte le insegne della Dea Tamiri. Questo era uno dei suoi Templi maggiori. La ragazza si osservò attorno con circospezione, sperando che le sue inseguitrici non fossero già giunte lì. Era partita molto prima che potessero accorgersi della sua fuga, ma nelle sue condizioni non era in grado di fare a piedi tutta quella strada senza fermarsi spesso a riposarsi. Non aveva avuto il coraggio di rubare una cavalcatura, anche se sarebbe stata in grado di montarlo in condizioni normali.
- Grande Dea, aiuta la tua umile serva e permettile di giungere sana e salva al tuo cospetto. - implorò, congiungendo le mani, prima di avventurarsi verso la costruzione. Il mantello che la avvolgeva ondeggiò tentando di aprirsi, ma lei lo trattenne saldamente per impedirlo.
Per varie settimane non aveva mangiato che bacche e frutti che conosceva bene essendo una guaritrice e bevuto acqua dai fiumi. Non era molto salutare, ma non aveva avuto molta scelta in quei momenti concitati. Aveva viaggiato giorno e notte, riposandosi solo quando si sentiva stremata. Doveva raggiungere il Tempio il prima possibile e la certezza di essere la prima visitatrice da parecchio tempo venne quando notò che lo stendardo all'esterno della porta, che veniva ritirato solo quando degli estranei entravano, fosse ancora quello dell'ultima festa dedicata a Tamiri.
-Via libera, questa è l'ultima possibilità che ho di parlare con lei. - pensò e con un gran scatto si avventò sulla porta. Sbatté il battacchio con più veemenza di quanto non volesse, complice il nervosismo. Sperò che questo non indisponesse una delle novizie che di solito avevano il compito di cacciare gli scocciatori e gli indesiderati.
Una ragazza molto giovane, con la veste candida e un sorriso etereo sul viso, le aprì la porta. Il volto s'irrigidì immediatamente nel vederla e uno sguardo carico di sgomento riempì le sue iridi tranquille.
"Ma... Gran Sacerdotessa, voi che ci fate qui?" chiese come se la sua presenza in quel luogo fosse stata semplicemente impossibile. In effetti, se non fossero sopraggiunte complicanze impreviste, avrebbe dovuto essere rinchiusa nelle sue stanze a mangiare pane secco, bere acqua stantia e a meditare.
"Tutto avrà una sua spiegazione, credimi. Ora ho bisogno urgente di conferire al Consiglio delle Anziane. Radunale al più presto, è questione di vita o di morte, e non solo della mia. Chiedi alla Madre Anziana Zichial di raggiungermi qui, cercherò di spiegarle tutto prima di essere messa alla gogna." Elaina parlava in maniera concitata e la giovinetta, di cui non ricordava il nome, corse verso i dormitori dove si trovavano le stanze delle vegliarde del tempio per avvertirle del suo arrivo. Le Madri Anziane erano tutte le sacerdotesse che erano riuscite a raggiungere le settanta primavere e che ora si godevano gli ultimi anni in pace, servite e riverite dalle più giovani del Tempio. In realtà non era vero che non facessero nulla, anzi, il loro compito era molto importante per l'ordine religioso. Insegnavano alle giovinette a cucinare, cucire, coltivare e riconoscere le erbe buone da quelle cattive. E, come nel caso di Elaina, se si aveva bisogno di un consiglio o di prendere decisione drastiche e serie, tutti i Templi si rivolgevano a loro.
L'anticamera era enorme e vuota, escludendo qualche panchina e una statua della Dea. Ogni tanto si fermava qualche viandante, che veniva accolto e rifocillato, ma a nessun altro che non facesse parte dell'Ordine di Tamiri, era permesso proseguire oltre le prime stanze.
Elaina si avvicinò all'enorme statua che raffigurava la Dea e chinò il capo, rilassandosi per la prima volta da parecchio tempo. Le sue mani lasciarono i lembi del mantello, che teneva convulsamente, e, mentre rivolgeva l'ennesima preghiera a Tamiri, da sotto apparve il ventre gonfio enfatizzato da un abitino troppo stretto. Cominciò a pregare con un'enfasi che non aveva provato da tempo. La sua vita come sacerdotessa della dea era cominciata presto e si era spesso chiesta se non fosse stata troppo giovane per comprendere appieno quello che le stava accadendo. Era la ragione principale per cui si trovava lì, chiedere spiegazioni alla donna che a soli cinque anni aveva visto in lei la reincarnazione della dea, dandole la possibilità di diventare Gran Sacerdotessa dell'ordine, quando le altre giovinette ancora giocavano a fare le piccole donne.
- Il mio destino lucente si sta trasformando in una condanna a morte. - Si accarezzò il ventre -Soprattutto per questa creatura che non ha nessuna colpa.- Sospirò profondamente e continuò la sua preghiera finché non sentì dei passi avvicinarsi, per fortuna in maniera lenta. Riprese i lembi del mantello per coprirsi, prima che vedessero il suo stato aveva bisogno di spiegarsi.



Una donna piuttosto anziana si avvicinò con calma, anche se Elaina poteva leggere il tumulto nel suo sguardo. S'immaginò le mille domande che la sua mente avrebbe formulato, solo al vederla lì. 
La donna si fermò accanto alla ragazza, si rivolse anche lei verso la statua di Tamiri e dopo aver mormorato qualche parola di preghiera, parlò.
"Spero che tu abbia una ragione più che buona per essere qui, quando dovresti essere in clausura per un altro anno, senza vedere nessuno, se non la consorella che ti porta il pane e l'acqua." La sua voce dimostrava una delusione che ferì immensamente l'animo già debilitato della giovane. Chissà che avrebbe detto, appena le avesse mostrato il ventre rigonfio? Anche lei, come le altre appartenenti al suo stesso credo, avrebbe avuto il sospetto che fosse uscita e rientrata dalla clausura per prostituirsi?
"Le mie ragioni, Madre, se mi credete, sono buone, ma il problema è proprio questo." Aveva cominciato a parlare tenendo lo sguardo fisso su Tamiri, poi si volse verso l'Anziana e proseguì "Nessuno mi crede."
L'Anziana la fissò bene in volto, studiandola seriamente. La ragazza era di certo una delle più belle fanciulle che avesse mai conosciuto, i suoi capelli, sciolti sulle spalle, erano lucenti, nonostante nessuno li curasse, i suoi occhi, color dello zaffiro, apparivano brillanti ed espressivi. Era una delle fanciulle più devote alla Dea che avesse mai incontrato, forse anche per ringraziare lei e Zichial della possibilità che le era stata concessa. Una povera bambina affamata con un tatuaggio attorno all'ombelico che la rendeva strana come se fosse stata un'appestata. Solo Zichial aveva visto in lei e in quei strani disegni qualcosa di buono. La mano della Dea Tamiri, la sua reincarnazione.
"Le mie consorelle si stanno radunando, le ho viste preoccupate per la tua presenza qui. Pensano che sia di cattivo auspicio." le confidò l'Anziana con un sospiro profondo "Mi devi dire che cosa sta succedendo se vuoi che ti aiuti."
Anche Elaina sospirò e mollò i lembi del mantello, mostrando il suo corpo deformato dalla gravidanza in stato avanzato.
"Ma.. ma tu sei...?" Non riuscì a finire la frase, troppo era lo stupore per le condizioni della donna. I suoi occhi larghi misero un improvviso coraggio a Elaina.
"... incinta? Sì, lo sono. Di più otto mesi, direi, di primo acchito. Molto strano, visto che sono quasi da un anno in clausura. Non vedo nessuno se non la novizia che mi porta quel poco cibo e la Gran Sacerdotessa claudicante Moeri."
Zichial ragionò a lungo, finché la giovinetta che aveva aperto la porta venne ad avvertirla che il Consiglio, a parte lei, era già riunito.
"Perché il Consiglio non è stato interpellato prima?" chiese Zichial "Siamo qui apposta per giudicare questi casi."
"Non lo immaginate? Ho rubato il posto di Gran Sacerdotessa a Madre Moeri e ora lei si vuole vendicare. Ho richiesto a gran voce di essere portata qui, ma lei è riuscita a convincere tutte che voi mi avreste liberato unicamente per dimostrare che non avevate torto. Solo la novizia che mi portava il cibo, ha creduto nella mia innocenza. Lei mi ha coperto finché ha potuto, altrimenti non sarei riuscita ad arrivare qui senza problemi, anche se mi ci sono volute tre settimane di viaggio."
Zichial non aggiunse altro, ma fece cenno alla donna di seguirla: era meglio non fare aspettare le Anziane.



Zichial si mise al suo posto e cercò di evitare gli sguardi interrogatori delle altre Sacerdotesse.
Madre Connia, che aveva quasi cento anni ed era la più vecchia di tutte, chiese a Elaina come mai si trovava lì e perché chiedeva aiuto al consiglio. La ragazza, che si era riavvolta nel mantello, si avvicinò allo scranno della vegliarda.
"Madre Moeri sta cercando di uccidermi. Ha imposto alla novizia che mi doveva servire il cibo di farlo solo una volta alla settimana. Per fortuna la ragazza è l'unica di tutto il Tempio che non sia passata dalla sua parte e si è privata di parte di ciò che le sarebbe toccato pur di sfamarmi, o meglio sfamarci."
Mostrò al consiglio lo stato avanzato della sua gravidanza, scostando il mantello, e un coro di sorpresa si elevò da parte del Consiglio. Cercarono però di trattenersi e ascoltare ciò che la ragazza aveva da dire.
"Posso capire che forse neppure voi mi crederete, ho accennato solo in parte a Madre Zichial quello che mi è accaduto in questi mesi. Ho iniziato ad avere delle visioni dopo qualche settimana che ero rinchiusa. Passavo il tempo pregando la Dea, ma mi sono molto stupita quando me la sono ritrovata davanti. All'inizio pensavo che fossero allucinazioni date dalla condizione in cui mi trovavo, la mancanza di luce poteva aver danneggiato la mia mente. Una Dea che ti dice che ha scelto il tuo corpo come ricettacolo per reincarnarsi, può sembrare assurdo, ma mi faceva sentire bene. Mi tenevo queste, che ritenevo follie, per me, senza rivelarle a nessuno. L'unica mia visitatrice era la ragazza che mi portava, una volta al giorno, il pane, quello più duro possibile e l'acqua, stranamente sempre puzzolente. Ho sempre sospettato che Madre Moeri non mi amasse e il fatto che, secondo quello che mi raccontava in quei fuggevoli istanti Dania, fosse la stessa superiore a preparare tutto, mi ha spaventato, anche se ero pronta. Prima di entrare in clausura mi era imbottita di erbe antiveleni che coprivano tutte le sostanze a conoscenza delle guaritrici del Tempio e, una volta esaurito l'effetto, il mio fisico si sarebbe abituato alla loro assunzione. Mi accorsi che il ciclo mestruale si era interrotto, ma pensai che fosse solo un effetto collaterale di tutto ciò che mi stava accadendo: il cibo scarso, l'assunzione delle pozioni e quella eventuale dei veleni. Dopo qualche settimana, in cui continuavo a vivere, Madre Moeri mi venne inaspettatamente a trovare e trovandomi in ottime condizioni di salute, anzi era come se fossi rifiorita, se ne ebbe a dispiacere. Decise che la mia condizione fisica, troppo sana, non conciliava con la preghiera e obbligò la ragazza a dimezzare le porzioni già scarse. Non avrei mai dato a quella donna la soddisfazione di vedermi abbattuta, anzi la ringraziai per la gentilezza che mi faceva nel cercare di avvicinarmi a Tamiri. Il mio comportamento la irritò ancora di più e continuai la mia segregazione, tra preghiere e visioni. Perché sì, le visioni continuavano e, in una di queste, mi ritrovai davanti la Dea che con un gran sorriso mi diceva che non sarei morta di fame, la sua magia me lo avrebbe impedito. Dopo quattro mesi di prigionia, mi accorsi che il mio ventre si era ingrossato e, nell'ultima visione che ebbi di Tamiri, ella mi annunciò che presto sarei stata madre. Non avrebbe più potuto farsi vedere, ora doveva entrare in me e incarnarsi nella creatura."
Elaina prese un grosso respiro mentre le donne l'ascoltavano senza fiatare.
"Ho cercato in ogni modo di nascondere il mio stato, ma sapevo che non sarebbe stato per molto. Madre Moeri mi controllava e presto si accorse che qualcosa non andava. Un giorno entrò nella mia cella e mi strappò di dosso la semplice tunica che indossavo. Il mio ventre venne alla luce e mi chiese spiegazioni. Tentai di raccontarle che la Dea Tamiri mi aveva scelto come ricettacolo per la sua rinascita, ma non volle credermi e mi accusò di essere riuscita a fuggire dalla clausura per prostituirmi. Non ci fu verso di convincerla che non potevo essere uscita e rientrata senza che nessuno se ne accorgesse. Appena le chiesi di apparire davanti a voi del Consiglio per giudicarmi, mi rise in faccia. Mi disse che non avrebbe sprecato il vostro tempo per una come me. Credo che nessun altro sapesse delle mie condizione e minacciò la novizia che mi portava il cibo di tacere e di portarmi  pane e acqua una sola volta a settimana."
Elaina s'interruppe ancora, per riprendere fiato.
"Come vi ho già detto, per mia fortuna, questa fanciulla mi ha aiutato. Prima mi ha sfamato, poi mi ha aiutato a fuggire. Ora mi rimetto nelle mani del Consiglio, possono essere di certo più misericordiose di quelle di Madre Moeri."
S'inchinò il più profondamente che gli permettessero le sue condizioni. Zichial sussurrò qualcosa alla sua superiore, che assentì con il capo. Batté le mani e ordinò a una novizia di portare una sedia per la gravida. Madre Connia, poi, prese parola. Parlava lentamente, ma con voce chiara.
"Cosa ti aspetti da noi? Che decidiamo se tu sei una santa o una meretrice? Ammetto che il comportamento di Madre Moeri è più che biasimevole, ma quello che ci dici potrebbe essere tutta una macchinazione per difenderti. Le nostre leggi interne sono chiare, chi si macchia di reati a sfondo sessuale, viene prima frustata, poi marchiata e infine cacciata con infamia. Chi ci dice che non sia questo il tuo caso? Noi tutte ci siamo fatte convincere da Madre Zichial che tu fossi l'eletta, ma potremmo aver preso un abbaglio."
L'accusa e il rischio che anche la donna che l'aveva sfamata e cresciuta potesse finire nei guai, la demoralizzarono, ma aveva ancora una piccola speranza di essere creduta.
"Ci sono vari motivi per cui mi sono rivolta a voi e non solo per la fiducia che la verità verrà a galla comunque, ma anche perché siete esperte in ogni campo e di sicuro troverò in voi il modo di dimostrarlo. In primo luogo, se Madre Tallina volesse visitarmi, potrebbe constatare che, pur essendo incinta, non ho mai fornicato e che sono assolutamente vergine. Avevo solo cinque anni quando sono entrata nel Tempio e nessun mi ha mai toccato poi. In seguito, altra cosa che non ho voluto dire a Madre Moeri, per evitare che prendesse provvedimenti, riguarda il tatuaggio, la voglia con cui sono nata. I simboli attorno all'ombelico, si sono modificati."
Un brusio si alzò fra le donne. Zichial tornò alla mente a circa quindici anni prima, quando incontrò per la prima volta Elaina e decise che era lei la tanto attesa reincarnazione della Dea Tamiri.



All'epoca Zichial aveva appena sessant'anni. Era ancora giovane per finire fra le Anziane, ma non era neppure una ragazzina. Il tempo era stato clemente con lei e con i suoi lineamenti, poiché dimostrava molto di meno. Forse il fatto di essere una donna portata più allo studio che agli sforzi fisici, l'aveva aiutata molto. Il suo compito, fra le sacerdotesse della Dea Tamiri, era quello di studiare gli incartamenti e i segni che riguardavano la Dea e di gestire le varie Biblioteche sparse nei Templi. Questo la portava a viaggiare molto e fu durante uno dei suoi spostamenti che conobbe Elaina. La bambina, che indossava un vestito molto più piccolo della sua taglia, che le stringeva al petto e le copriva appena l'inguine, stava a piedi nudi dentro una pozza d'acqua piovana.
"Che fai, piccola?" le chiese.
"Mi lavo i piedi." disse, confermando in quale stato di povertà fosse. Si commosse e stava pensando di donarle qualche soldo e un vestito nuovo, quando la stoffa si sollevò per una folata di vento, mostrandole l'ombelico. Zichial notò subito degli strani simboli attorno all'ombelico e la sua mente andò subito ai documenti che sfogliava per lavoro e passione. Erano gli stessi che parlavano del ritorno della Dea, ne era certa! Aveva bisogno di vederlo meglio da vicino.
"Piccola, cos'è quella scritta che hai sulla pancia?" La curiosità le stava mordendo il cervello e si espandeva lungo tutto il corpo, rendendola impaziente, ma cercò di resistere.
"Non lo so. La mamma dice che ci sono nata. Mi sgriderà se saprà che l'ho fatto vedere a qualcuno. Non glielo dica, signora, la prego." Il suo visino implorante la fece sorridere.
"Che timore ha tua madre?"
"Che mi prendano per un strega e mi brucino sul rogo. Non è normale nascere con delle voglie così strane."
"Tua madre ha fatto benissimo. Me la fai conoscere? Avrei bisogno di parlarle."
Alla fine l'aveva convinta che non voleva fare del male a lei e alla sua famiglia e l'aveva seguita nella catapecchia dove viveva nei suoi fratelli. Lei era la penultima di dieci.
"Voglio portare sua figlia con me al Tempio della dea Tamiri." disse senza giri di parole alla donna che le venne ad aprire, con in braccio il piccolo di casa.
"Perché?" La madre non capiva e temeva che la sacerdotessa le volesse fare del male. "Non potete punirla, non è colpa sua. Perché siamo così poveri? Non avreste neppure visto quella voglia, se potessimo permetterci di vestirla come la Dea comanda."
"Voi non capite. Quei simboli che Elaina ha sul ventre sono sui nostri manoscritti, ma non parlano di stregoneria. Parlano del ritorno di Tamiri fra noi."
La donna, dopo l'attimo di panico, si mise a ridere.
"Non penserete sul serio che lei sia... oh, insomma, è una bambina. Mia figlia. Nonostante siamo alla fame, non sono disposta a cederla per nessun motivo."
Zichial osservò la donna e la decisione con cui parlava. Non era facile, in un'epoca come quella, in cui il genere femminile era trattato come uno straccio, trovare qualcuna con un carattere così forte.
"Mi compiaccio che voi siate così attaccata ai vostri figli, ma non mi arrendo. Posso capire che non basta indossare una tunica per dimostrare di essere appartenente al culto della Dea, ma posso dimostrarglielo. Domani la porti al Tempio di questa città, io sono diretta lì. Mi chiamo Madre Zichial, chieda di me. Io lascerò detto che vi attendo."
Appena arrivata al Tempio corse a controllare i suoi libri e ne parlò con la sua assistente.
"Ti giuro che era identico a questo, l'ho visto bene. Lo vedrai domani, mi sono fatta promettere dalla madre che la porterà qui. Temeva che le volessi circuire la figlia per venderla a qualche sultano lussurioso. Domani mi devi aiutare a convincerla a farla vivere qui."
"E se fosse uno sbaglio?"
"Non ci perdiamo nulla, solo una bocca in più da sfamare. Ne abbiamo a sufficienza, per fortuna."



Ora, mentre studiava con attenzione il disegno attorno l'ombelico, non sapeva più che pensare. Non aveva mai visto nulla del genere. Il primo impulso fu quello di imprimerlo in un documento per i posteri e chiamò una novizia, ordinandole di portarle carta e calamaio.
"Zichial, si può sapere quali sono le tue intenzioni?" chiese Madre Connia.
"Devo assolutamente ritrarre questo tatuaggio. Sarò la prima a farlo e forse anche a vederlo e potrebbe non esserci un'altra occasione."
"Suppongo che tu sia convinta che lei dice la verità."
"Connia, hai mai visto qualcosa del genere? Una voglia che da un giorno all'altro ha una trasformazione del genere non è cosa da tutti i giorni."
Elaina pazientò mentre le due donne si battibeccavano sull'opportunità di proseguire nell'opera. Alla fine avrebbe vinto Zichial, come sempre. La cultura era importante per il Tempio, ed era lei a gestirla. In realtà c'era già una giovane donna nominata al suo posto, che visitava le varie Biblioteche, le riempiva, le studiava, ma lei rimaneva la Luce della Dea. Per il tempo necessario a Zichial a finire di copiare il disegno, le altre donne discutevano a voce bassa su ciò che avevano sentito, ma soprattutto su quello che avevano visto. Se fino a quel momento il racconto dell'accaduto da parte di Elaina poteva essere frutto di una fervida immaginazione, una travisazione della realtà, il cambiamento totale della forma del disegno le aveva spiazzate. Nessuna era mai riuscita a fuggire al controllo delle consorelle Guardiane e chi lo aveva fatto era stata cacciata dal Tempio e dalla grazia della Dea senza rimpianto. Anche perché, di solito, erano semplici novizie, a cui non erano stati concessi ancora i voti.
Il caso di Elaina era diverso. La ragazza, a causa della lettura del tatuaggi da parte di Zichial, era stata considerata fin da subito un'emissaria della Dea. La sua propensione naturale alla cura e la sua bravura nel riconoscere le piante, l'avevano fatta diventare una guaritrice esperta e attenta e, all'età di undici anni, era diventata sacerdotessa a tutti gli effetti e, addirittura, Madre Superiora di uno dei Templi più grandi dedicati alla Dea, surclassando colei che sembrava essere la prossima: Madre Moeri.
Connia discusse molto sulla possibilità che, la rabbia per essere stata esclusa dalla corsa al potere, avesse cambiato il carattere della donna che ricordavano fosse molto decisa, ma giusta.
Zichial era ancora a intenta a disegnare il simbolo, imitata da alcune allieve, quando si sentì bussare la porta. Un paio di voci concitate, di cui non capivano le parole ma solo la fretta, riempirono l'aria. La novizia addetta alla porta le raggiunse nella sala del consiglio.
"Madre Moeri chiede di conferire urgentemente con voi. Che le dico, Madre Connia?"
L'Anziana ci pensò un attimo, poi capì che tanto valeva conoscere anche la sua versione.
"Falla passare, ma prima porta un divisorio, in maniera che non veda il lavoro che sta facendo Zichial. Anzi, attendi qualche minuto, non voglio che sappia subito che eravamo già raccolte."
La ragazza ubbidì, accomodò le cinque donne nell'anticamera e finse di radunare le sue superiori nella sala del Consiglio. Madre Moeri e le sue accompagnatrici attesero con pazienza. Il tempo volò e prima che se ne rendessero conto vennero chiamate.
"Le Anziane vi stanno attendendo, seguitemi." Le avvisò e fece loro strada.
Madre Moeri ebbe una strana sensazione. Fu acuita nel vedere il paravento. Stava coprendo qualcosa, o meglio qualcuno, e sentiva agitazione nell'aria.


"Moeri, raccontami il motivo per cui ci hai raccolte. Cosa ti porta qui, senza avvertirci?" chiese Connia, cercando di dare alla voce più stupore di quello che provava.
"Uno gravissimo, mia signora." La donna raccontò la sua versione di ciò che era accaduto, che differiva da quella di Elaina quel tanto da sembrare che la ragazza fosse una meretrice di prim'ordine. Le donne prendevano appunti per annotare le differenze fra le due storie. Nessuna di loro la interruppe, com'era accaduto anche prima. Alla fine del racconto, si osservavano indecise sul da farsi. Elaina aveva accusato Moeri di aver tentato di ucciderla. Al contrario, la sacerdotessa più anziana, descriveva l'altra come una donnaccia. Tutte erano più propense a credere alla versione della giovane, conoscendo l'avversione che da sempre Moeri aveva per chi la spodestò anni prima, ma nessuno pensava che sarebbe stata in grado di commettere tante scorrettezze,
"Non hai agito bene, Moeri. Avremmo dovuto essere avvertite mesi fa di questa situazione. Il Consiglio delle Anziane è nato proprio per questo, oltre che per allevare le giovinette a diventare delle Sacerdotesse capaci."
"Non volevo che vi preoccupaste di una meretrice del genere. Non lo merita." Moeri abbassò la testa, cercando di apparire più umile di quanto fosse in realtà.
"Ti ricordo che stai parlando della Gran Sacerdotessa del Tempio Centrale, il più grande della regione, non di una novellina di primo pelo. Il fatto che abbia appena compiuto diciannove anni non ha importanza. Tu sei solo la sua sostituta e non te ne sei neppure dimostrata degna. Hai temuto che credessimo in qualsiasi cosa ci raccontasse, poiché la maggior parte di noi riverisce lei e il suo tatuaggio come se fossero i segni della Dea. Tu credi davvero che quella ragazza possa essere stata in grado di uscire dal Tempio, rientrare incinta, senza che nessuno se ne accorgesse?"
"Con la complicità della novizia che le portava il cibo, è riuscita a fuggire indisturbata." si piccò Moeri, come se si sentisse colpita dalle accuse che le venivano poste. poi si rese conto che mancava all'appello la vecchiaccia da cui era nata tutta quella faccenda "Dove si trova Madre Zichial? Non si sente bene?"
"Oh, non preoccuparti per la sua salute, non l'ho mai vista tanto arzilla. La solo idea che Tamiri potrebbe tornare tra noi le ha fatto riguadagnare dieci anni di vita."
Moeri scattò in piedi.
"Lei è qui!" sbottò "Qual è il motivo di questa pagliacciata?"
"Volevamo solo avere la tua versione dell'accaduto. Lei e Zichial sono dietro a quel paravento. A quanto pare il tatuaggio sul suo ventre ha cambiato forma con la gravidanza, cosa che non accade in una donna normale e Zichial lo sta copiando per i posteri."
Madre Moeri ebbe la voglia di abbandonarsi sul pavimento e solo una gran forza di volontà la tenne ritta.
"Non può essere arrivata qui, da sola, in quelle condizioni."
"Questo dimostra che la Dea è con lei. Appena Zichial avrà finito, Tallina e le sue allieve esamineranno che la sua verginità sia rimasta intatta. Se così fosse, aspettati di essere punita per la tua insolenza, Moeri. Noi non siamo certo le migliori a questo mondo, solo la Dea è perfetta, ma hai dimostrato a tutte noi una cattiveria che non è degna del nostro credo. Non sarai cacciata, se non vuoi andartene tu, ma non sarai più Gran Sacerdotessa e neppure sacerdotessa normale e ringrazia che non c'inventiamo qualcosa di peggio per te."
Madre Moeri perse la guerra con le proprie emozioni e si accasciò a terra singhiozzando. E maledicendo la prima volta che Elaina aveva messo piede nel Tempio.



Moeri aveva appena trent'anni, quando vide per la prima volta la bambina. Era accompagnata dalla madre e all'inizio le fece una gran tenerezza. Erano entrambe vestite con stracci. Si erano lavate, ma si vedeva che c'era un ombra di sporco vecchio che non erano riuscite a staccare via, soprattutto dalla bambina. Si avvicinò alle due donne chiedendo il motivo della visita e lei disse che Madre Zichial le stava aspettando. Moeri rimase spiazzata. Allora era quella bambina, con un vestito tre taglie più grande della sua, che quasi la faceva inciampare, a essere l'emissaria della dea?
"Ora chiamo Madre Zichial e le altre consorelle, così potremo discutere della faccenda." Si era allontanata dalle due con un brutto presentimento. Di solito, il brivido che le correva in maniera insistente lungo la schiena, non sbagliava mai.
Elaina era davvero una bambina bellissima e sembrava uno spreco che una fanciulla di tale fattezza si chiudesse in un Tempio. In effetti, la maggior parte delle novizie presenti, quelle che non avrebbero mai resistito due anni di clausura prima di essere ordinate, che non avevano alcun potere mistico, che erano costrette a tentare la strada del Tempio perché la famiglia voleva liberarsi di loro, erano scarti della società, senza speranza di trovare un uomo che le desiderasse. Alcune rimanevano al loro servizio, anche solo in cambio di un pasto, dopo che i tentativi di entrare tra i ranghi del Tempio erano falliti, perché non sapevano dove altro andare.
Moeri era una delle fortunate che aveva scoperto di avere delle particolarità, dei poteri interiori che la dea aveva gradito. Dopo aver passato indenne i due anni di isolamento, era entrata nei ranghi. Il suo campo preferito era la cucina, che poteva sembrare semplice, ma nelle sue mani qualsiasi cosa diventava oro. Oro commestibile.
Zichial e le altre sacerdotesse accorsero. Accolsero la bambina e la madre con cibi raffinati, preparati da Moeri, che le due osservarono con spavento. La bambina si voltò verso a madre, chiedendosi se poteva e lei annuì.
"Non esagerare, però. Potrebbe farti male." le ricordò. Si rivolse, poi, alle sacerdotesse "Ora mi avete dimostrato che siete davvero appartenenti al Tempio, ma ritengo comunque che mia figlia sia troppo piccola per diventare novizia. A che vi servirebbe una bambina di quest'età?"
"Se ho ragione, potrebbe essere addirittura l'incarnazione della Dea. Se non lo fosse, i segni indicano che, in ogni caso, ha a che fare con la nostra congregazione. Mentre attendevo che arrivaste ho cercato alcuni incartamenti e ho trovato questo." Zichial mise sul tavolo una pergamena e la srotolò "Questo disegno è una copia di una pergamena che almeno cinquecento anni. Nei secoli ne sono state fatte copie per ogni Tempio, anche il più piccolo, per impedire che sfuggisse alla vista di qualcuno. Si racconta che la sacerdotessa che dipinse questo simbolo, lo sognò tutte le notti, finché non lo ebbe impresso sulla carta."
La bambina, che aveva mangiato alcuni dolci, si rivolse direttamente alle sacerdotesse.
"Se vengo qui da voi, anch'io imparerò a cucinare così bene?" chiese "Mamma, assaggia, nemmeno tu, che sei bravissima, riesci a fare qualcosa del genere."
Moeri, grata per i complimenti, intervenne.
"Ti sarà insegnata ogni cosa: cucinare, cucire, etc. Presto, se hai qualche capacità particolare, verrà fuori e noi la esalteremo. Nessun mestiere per noi, nemmeno il lavoro dei campi, è umiliante. Vantiamo la più grande varietà di mestieri di sempre."
Alla fine fu Elaina a convincere la madre che poteva stare lì. Il padre, ben felice di liberarsi di una figlia femmina, aveva dato immediatamente il suo consenso. Si sarebbe risparmiato una bocca in più da sfamare e la dote che richiedevano le sacerdotesse non era neppure paragonabile a quella che avrebbe potuto chiedere un eventuale marito.




Passarono solo pochi anni che Moeri si pentì dell'accoglienza che aveva dato a quella bambina. Si era dimostrata una specie di fenomeno. Benché le sue capacità di guaritrice fossero superiori e la base dei suoi studi, si rendeva in grado di imparare qualsiasi cosa le fosse proposto. Ed essendo, per la maggior parte delle sacerdotesse, la reincarnazione della dea, o comunque una sua messaggera, facevano a gara per insegnarle i propri mestieri. Alla fine la vincitrice, se di gara si trattava, era stata Madre Jirewa, la guaritrice del gruppo. Zichial all'inizio ne era rimasta delusa, sperava che fosse una studiosa come lei, ma si era consolata anche lei del fatto che la ragazza, nonostante la propensione alla guarigione, sembrasse una spugna disidratata e assorbisse qualsiasi cosa le venisse insegnato.
Moeri, però, non pensava il problema che le avevano portato in casa le avrebbe impedito ciò che secondo lei era già scritto: diventare Madre Superiora del Tempio. Madre Jirewa al momento di ritirarsi per chiudersi nella casetta al centro della foresta doveva designare chi le avrebbe succeduto. Lei era la migliore, colei che si dannava l'anima per tutti. La delusione, appena venne fatto il nome di Elaina fu tale che si sentì svenire. Si trattenne a malapena dal cadere a terra, mentre l'undicenne chiedeva alla donna che l'aveva nominata se fosse una buona idea. Si sentiva troppo piccola.
-Uno gnomo sarebbe più adatto.- pensò Moeri, cercando di trattenersi dall'offendere tutta la congregazione che si era riunita per la cerimonia.
"La Dea è in te. Tu sei la mia perfetta sostituta."
Ora era lì a ricevere la punizione finale per il suo tentativo di rimettere le cose a posto.
Dopo un'eternità Zichial e le sue allieve mostrarono alle Anziane il nuovo disegno, paragonandolo a quello vecchio. Era talmente diverso che spaventava.
"Finalmente tocca a me." sospirò madre Tallina.
S'avvicinò alla ragazza e, assieme alle sue allieve, controllò che Elaina fosse ancora vergine. Dopo una visita, che durò meno di quanto ci si aspettasse, il paravento venne ritirato.
"La membrana è ancora al suo posto. La ragazza, secondo il mio parere, non è mai stata posseduta da uomo." annunciò alla fine.
Moeri pensò che era la fine per lei.
Un grido di Elaina attrasse l'attenzione di tutte.
"Stanno cominciando le doglie, preparatela per il parto." gridò Tallina. Era troppo in là con gli anni per farlo di persona, per fortuna le sue tre allieve erano in grado di sostituirla.
"Non è troppo presto?" chiese Zichial, preoccupata.
"No, succede spesso di non giungere alla fine dei nove mesi. La bambina non vede l'ora di venire al mondo."
Elaina, fra i dolori del parto ebbe un lampo: e se fosse stato un maschio? C'era qualcosa che le diceva che stava per dare alla luce un bambino e la paura per la sorte che sarebbe toccata a entrambi la spaventò. Avrebbero cacciato lei in malo modo e dato suo figlio a qualche coppia disperata. No, anche se non se l'era cercato, era il suo bambino e lo voleva accanto a sé.
Forse era stato un errore arrivare fin lì, avrebbe dovuto prima partorire, ma in quel caso non avrebbe potuto dimostrare la sua verginità. Vide una delle allieve parlare con Tallina, che annuì. La ragazza tornò con un coltello.
"Oddio, che intenzioni avete?" urlò.
Nessuno pensò che fosse un urlo di paura, ma solo di dolore per le doglie.
"Abbiamo scoperto che tu sei vergine anche perché la tua membrana è quasi chiusa. Potrebbe essere impossibile per la bambina sfondarla, quindi la aiutiamo tagliandola. Sentirai un po' di dolore, ora, ma molto meno di quanto sarebbe se non lo facciamo."
Elaina capì e sospirò profondamente.
"Aiutatela a stare immobile, o potrebbe essere deleterio per entrambe."
L'urlo che seguì fu di puro dolore. Riuscì, nonostante tutto, a non muoversi e il coltello se ne uscì sanguinante senza aver ferito altre zone. L'ora che seguì fu tremenda. I dolori del parto erano davvero tremendi come li raccontavano e sentì come un senso di liberazione quando la testa e poi il testo del corpo uscirono da dentro il suo ventre. Un sorriso, mentre, i dolori e le spinte smettevano di esistere, apparve sul suo volto e si allargò dopo aver sentito il pianto del neonato. Attese, con ansia, che glielo mettessero accanto, credeva di meritarselo dopo la fatica che aveva fatto, ma non successe nulla del genere. Le altre sacerdotesse, anzi, bisbigliavano tra di loro come se ci fosse qualche grosso problema.
"In nome di Tamiri, mi volete dire cosa sta succedendo?" gridò piena di ansia. Le donne si voltarono e le mostrarono il fagotto che piangeva disperato. Un piccolo pene fece capolino tra le gambe dimostrando che era un maschietto. L'evento aveva molto deluso le donne, che continuarono a confabulare tra di loro.
"Che ne sarà di me?" chiese, fingendosi triste per la propria situazione pur di avere una risposta a ciò che stavano dicendo.
"Nulla, mia cara, non è colpa tua. Tornerai alla clausura, appena ti sarai ripresa. Qui da noi, per evitare altre sorprese. Dovrai ricominciare i due anni da capo, spero che non sia un problema." Elaina scosse la testa.
"Ora, però, dobbiamo decidere se dare il bambino in adozione." Ora Madre Connia parlava a voce normale, così lei poté sentire ogni dannata parola.
"Questo bambino è un pericolo per i nostri Templi. Già qualche mese fa hanno cercato di farci chiudere, anche se siamo assolutamente indipendenti e non chiediamo soldi a nessuno, se non quelli che ci donano. La maggior parte delle nostre entrate è data dai nostri mestieri. Le coperte che facciamo sono richiestissime ma molti farebbero carte false per poter mettere le mani sui nostri possedimenti. Troverebbero la scusa che è un segno per cui noi non dobbiamo esistere. Il re è contrario al nostro credo, vive solo per fornicare e non vuole nessuno che gli dica che è sbagliato. Portate Elaina e la creatura nella sala ospedale, intanto che decidiamo la sua sorte." ordinò ed Elaina si sentì sollevare di peso e mettere su una brandina. Mentre la portavano via, vide che il bambino aveva una voglia simile alla sua sulla mano destra. Sentì un gran peso sul petto. Sapeva che non era colpa del dolore fisico, almeno non solo di quello.



Dopo qualche giorno, in cui l'emorragia si era finalmente fermata, Elaina aveva già deciso di voler fuggire da quel posto. La gratitudine che aveva per quelle persone che l'avevano allevata e che le insegnato tutto ciò che sapevano, era immensa, ma doveva salvare la vita di quella povera creatura che aveva tenuto in grembo per quasi nove mesi. Lo sentiva piangere, non molto lontano dalla sua stanza. Aveva la sensazione di freddo, fame, paura in ogni gridolino. Cercava lei, la sua mamma, l'unico essere con cui aveva avuto un contatto in quei mesi. C'erano solo loro due e nessun altro. La novizia che l'aveva aiutata a fuggire dalla prigionia, la venne a trovare. Allora fu colta da un piano ardito che avrebbe messo in pericolo la vita di entrambi e ancora una volta quella della novizia.
"Devi aiutarmi a fuggire di nuovo." le disse, quasi ordinando "Tu sei l'unica che mi ha sempre creduto e, se ti fidi ancora di me, continuerai a farlo. La Dea non ha messo incinta una sua sacerdotessa vergine senza motivo e devo salvare il piccolo, prima che muoia di patimenti."
"Mia Signora, lo farò, non importa quali punizioni mi daranno dopo." confermò la ragazza.
"Non avrai punizioni, non qui almeno, Dania." la avvertì "Sono troppo debole per andarmene da sola e mi prenderebbero subito. CI prenderebbero subito. Sarai tu a scappare con lui, mentre io fingerò di avere un fagotto fra le braccia e le distrarrò. Nessuno farà caso alla tua scomparsa, non subito almeno e, quando succederà, tu sarai già abbastanza lontana. Preparami una pergamena e una penna d'oca, ti scriverò una lettera per mia madre, in cui spiego la situazione, sono certa che ti aiuterà."
Dania, piena di ansia per la responsabilità che Madre Elaina le stava dando, s'ingegnò per trovare una pergamena, una penna e un calamaio senza insospettire nessuno. Per fortuna sembrava che tutte le Madri Anziane fossero raccolte per la decisione che dovevano prendere e non fecero caso a una novizia che fingeva di aiutare le altre per raggiungere il suo scopo. Dopo mezza giornata aveva tutto pronto. Tornò da Elaina che scrisse un biglietto alla madre e nel retro le indicazioni per raggiungerla e gli ingredienti per una pozione che avrebbe cancellato la voglia del bambino per alcuni mesi.
"L'ho scoperta per caso, mentre cercavo un rimedio contro le verruche, ti aiuterà nel caso foste intercettati."
La trovò una cavalcatura e unì le mani perché potesse salire e fuggire con in braccio un involucro di stracci che poteva sembrare un bambino. Poi, mentre tutti inseguivano la sacerdotessa, prese il bambino che aveva nascosto in uno stanzino e si allontanò con lui a piedi.



Elaina cavalcò come non aveva mai fatto in vita propria. Si sentiva svenire, era certa che le perdite di sangue fossero riprese, nonostante avesse preso una pozione coagulante, ma doveva farsi rincorrere il più a lungo possibile, per evitare che le sacerdotesse capissero che avevano preso un abbaglio e non era lei ad avere Lioger. Il nome non significava nulla, le era venuto alla mente all'improvviso, come se la Dea glielo avesse suggerito.
Lioger. Le lacrime le salirono agli occhi. Si chiese se mai avrebbe rivisto suo figlio. Sperò di averne l'occasione, in futuro. Se fosse riuscita a liberarsi dalle sue inseguitrici, avrebbe raggiunto la madre e lo avrebbe cercato. Per fortuna, a parte qualcuna di loro che erano addette alla cura dei cavalli, le altre non erano molto pratiche. Lei era l'unica che sapeva fare tutto. Ringraziò ancora una volta la Dea che le aveva dato l'opportunità di imparare tutto ciò che sapeva e si concentrò sulla fuga.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Intermezzo ***


Intermezzo
Intermezzo



Ascoltai con attenzione la storia. Quando ebbi la sensazione che la guaritrice non avrebbe detto di più, intervenni.
"Non volete raccontarmi il resto? Non può essere finita così." chiesi con ansia, mentre la donna mi riempiva il piatto "Dovete raccontarmi come siete finita qui e che avete fatto nel frattempo."
Elaina mi sorrise e mi porse un piatto di zuppa.
"Prima mangiate, continueremo poi." mi propose "Vi prometto che finirò di raccontare la storia."
Accettai. In realtà non potei farne meno. La visione del piatto ricolmo mi ricordò che avevo fame e per un bel po' mi concentrai sul cibo. Dopo la prima cucchiaiata ebbi la sensazione di non aver mangiato mai nulla di più buono. Non dissi n iente al momento, ma alla fine non riuscii a trattenermi. Lei sorrise ancora, questa volta più tristemente.
"Glielo ho detto, ho avuto le migliori insegnanti e la capacità di assorbire qualsiasi cosa studiassi."
"Ora è pronta a proseguire?" chiesi, cercando di non perdere l'occasione.
Lei annuì, anche se non mi sembrava più tanto convinta. La vidi sospirare prima di continuare.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La fuga ***


La rina2
La fuga




Elaina aveva corso come un'indemoniata, senza fermarsi un attimo, anche se ne avrebbe avuto bisogno. Solo dopo molte miglia che si accorse di essere da sola. Si chiese se a quel punto le sue inseguitrici si fossero arrese o attendessero di sorprenderla, ma non ne poteva più di scappare. Sperò solo che non avessero scoperto il suo inganno o che Dania si fosse fatta catturare, perché non sapeva se lo avrebbe sopportato. Non poteva neppure andare a controllare da sua madre se il bambino era giunto sano e salvo, perché era certa, in quel momento, che sarebbe stato il primo luogo in cui la avrebbero cercata e magari vedendo il neonato, anche senza tatuaggio, avrebbero capito.
Vagabondò senza meta, sentendo le forze che la abbandonavano ogni passo che faceva. Conosceva quella città per nome e fama, Madre Sevit era la cartografa e geografa fra le Sacerdotesse e aveva lavorato accanto a Zichial, tempo prima, per riempire le biblioteche dei Templi. Lei le aveva insegnato tutto ciò che sapeva della conformazione della loro terra e lei, da brava spugna, aveva assorbito ogni parola. L'unica cosa che nessuna di quelle donne le aveva potuto insegnare, era l'esperienza di viverci. Capì che doveva arrangiarsi, anche se non stava più in piedi. Purtroppo, per quanto la volontà la sorreggesse in maniera incredibile, ebbe un mancamento a sentire l'odore di pane fresco uscire da un negozio.
Riprese i sensi e si trovò attorniata da persone che si davano da fare per farla rinvenire.
"State lontane e chiamate il medico. Ha bisogno di cure immediate." gridò un uomo che le sorreggeva la testa.
La alzò, mettendola a sedere e le porse un bicchiere d'acqua. Nel farlo una gran chiazza di sangue fece capolino allarmando i presenti. Tutti si chiesero quale ferita potesse causare una perdita del genere, senza causare la morte immediata del soggetto.
"Senti male da qualche parte?" chiese.
Lei scosse la testa, cercando di capire quanto potesse dire senza mettersi nei guai.
"Ho partorito, qualche giorno fa. Il mio bambino è nato morto e, appena mi hanno lasciata da sola, sono scappata senza meta. Credo che la mia mente offuscata lo cercasse in giro."
"Tuo marito sarà in pensiero per te."
"Non ho marito, sono stata violentata da un gruppo di uomini mascherati. Ci tenevo lo stesso, però, a quella povera e innocente creatura."
I suoi occhi cominciarono a lacrimare e ben presto il suo volto ne fu pieno. Le era bastato al suo Lioger e al fatto che, con ogni probabilità, non lo avrebbe più visto, o avrebbe saputo che era stato catturato, perché sembrasse un pianto sincero.
"Non ti preoccupare, allora, chiederò a mia madre se può darti un lavoro. Cosa sai fare?"
"Tutto." rispose Elaina, sorridendo debolmente.
Il medico, che per fortuna aveva casa sua lì vicino, accorse e gli fu raccontato tutto. La fece trasportare a casa sua dove aveva un paio di stanze che usava per alloggiare eventuali malati. La sua diagnosi confermò una grossa perdita di sangue conseguenza di un parto. La cura, almeno due settimane di riposo e cibi sani. Per il resto ci avrebbe pensato la natura.
L'uomo che l'aveva soccorsa, Atton si chiamava, diede una borsa di monete sonanti al medico, raccomandandogli di curarla bene. Il dottore osservò con occhi brillanti il pesante sacchetto e promise che l'avrebbe trattata come una regina.
La moglie del medico la trattava con sufficienza e il motivo era che i suoi figli, che di solito neppure s'informavano di chi era ricoverato lì da loro, erano sempre a chiedere informazioni sulla sua salute o a offrirsi di farle portarle il cibo. Se non fosse stato che Atton era un uomo importante e la borsa che aveva dato al marito pesante, non ci avrebbe pensato due volte a cacciarla via. Depositò il vassoio sul comodino accanto al letto, senza rivolgerle la parola, come faceva ogni volta e se ne andò.
Era bella, troppo per non essere detestata dalle donne normali. Fino a quel momento il problema era rinchiuso in un angolo della sua mente, ma ora che aveva mosso il primo passo nel mondo, si rendeva conto quanto fosse importante. Chissà come l'avrebbero guardata tutti una volta che avesse ripreso un aspetto sano, al posto di quello emaciato del momento! Continuò a fingere di non vedere le occhiate lascive dei due ragazzi e di non percepire che anche il padre era attratto da lei, sperando che nel futuro prossimo andasse meglio.
Le due settimane sembravano non passare più, ma quando arrivò il momento in cui Elaina dovette partire, l'unica davvero contenta era la moglie del medico. Anche la ragazza era contenta, non riusciva a stare tranquilla in quell'atmosfera tesa. Prese il vestito che le diedero, un paio di monete, indicazioni su come raggiungere la Contessa, madre di Atton e se ne andò senza rimpianti. S'inventò un nome fittizio, Drianna, per evitare che le Sacerdotesse del Tempio della città riconoscessero in lei la reincarnazione delle Dea, come molti la ritenevano. Era convinta che, se anche non l'avevano raggiunta al momento, avrebbero mandato delle messaggere, magari quelle che abitualmente viaggiavano da un Tempio all'altro, per cercare sue notizie in giro.
Si chiese quanto risalto potesse aver avuto la notizia che una fanciulla era svenuta in mezzo alla strada, perdendo sangue. Sperò che il fatto di aver dato indicazioni errate sulla sua identità l'aiutasse a non essere perseguitata.
S'imbacuccò, nonostante il caldo, per evitare che il suo aspetto, ora sano e glorioso, le desse altre noie. Se si fermava a chiedere informazioni, vedeva che la gente la prendeva per pazza, ma preferì stare dalla parte del sicuro. Non fu molto difficile raggiungere il palazzo. Sembrava che tutti in città conoscessero la madre di chi l'aveva salvata. Suonò al cancello, si fece passare, ma, mentre entrava, ebbe una sensazione di sbagliato.
"Non entrare, sei in pericolo." le sussurrò la voce di Tamiri all'orecchio. Non le era più capitato di ascoltare la voce della sua Dea da parecchi mesi. Nel mettere il piede dentro la casa, con la coda dell'occhio, notò immediatamente le insegne di Tamiri appese al muro. Si voltò in ansia, appena in tempo per vedere che il cancello di entrata era ancora aperto. Fece uno scatto e corse all'indietro, tra lo stupore generale. Sperò che le ferite fossero guarite bene, perché l'aspettava ancora una lunga, estenuante fuga. Arrivata al cancello capì perché era aperto. Atton era giunto pure lui e stava per entrare con la carrozza, quando la vide. Scese e le chiese se per caso la madre l'avesse maltrattata.
"Non vi rimprovero per avermi mentito, quando mi avete detto che sapete fare tutto, avrei dovuto avvertirvi che mia madre è molto pignola e speravo che avesse trovato in voi una valida collaboratrice. Così non è, vedo."
Elaina cercò in ogni modo di evitare la conversazione, ma Atton sembrava propenso a volerla accompagnare e alla fine cedette e salì.


Atton cercò di sincerarsi della sua salute. Era corso lì appena aveva saputo che il medico l'aveva dimessa, con le indicazioni per raggiungere la casa, ma era arrivato troppo tardi per avvertirla di come doveva comportarsi con lei.
"Certo che siete davvero un buona camminatrice! Non pensavo che foste neppure entrata, invece vi aveva già fatto il colloquio. Avete fatto una così pessima figura?"
Elaina non seppe come reagire a tutto quell'interesse, ma la voce della Dea la indirizzò nuovamente.
"Fidati di lui. ma senza esagerare" le disse.
A quel punto sospirò. Che voleva dire per lei, non esagerare?
"Sto scappando dalle Sacerdotesse della Dea Tamiri e, appena ho visto le insegne della Dea dentro casa di vostra madre, sono fuggita." ammise, studiando la sua espressione perplessa.
"Ora sono davvero stordito. Che avete fatto per irritare in tale maniera quelle donne caritatevoli? Sono famose per aiutare chiunque ne abbia bisogno. Mia madre, da ragazza, sentiva di dover entrare nel Tempio e ci provò. Purtroppo non riuscì a superare i due anni di clausura e dovette rinunciare a diventare una Sacerdotessa. Non le andava neppure di diventare la serva di chi invece ci era riuscita, quindi tornò al mondo reale. Trovò subito un uomo che la volle sposare, ma è sempre rimasta legata al culto di Tamiri. Colleziona oggetti dedicati a Tamiri e, da quando è rimasta vedova, la sua unica fonte di gioia è aiutare chi ha bisogno e supportare il culto."
"Quindi se le Sacerdotesse avessero bisogno di qualcosa in città, si rivolgerebbero a lei?" suppose Elaina.
"Sì, in effetti c'è stata una riunione speciale ieri. Vedevo tutte in gran ansia e credo che un paio di loro siano ancora in casa."
"Devo fuggire!" esclamò la ragazza.
"Non mi avete ancora detto cosa avete combinato."
Elaina prese coraggio e gli raccontò tutto ciò che le era accaduto dai cinque anni fino a poco prima che la trovasse svenuta.
"Oh, misericordia, questa sì che è bella! Voi siete la più giovane Sacerdotessa di tutti i tempi! Non credo che nessuno mai vi eguaglierà. Questa avventura, però, è strana. Perché Tamiri vi avrebbe ingravidato, per poi farvi cacciare dal Tempio?"
"La Dea mi parla ogni tanto, mi ha anche detto di fidarmi di voi e l'ho fatto." Gli aveva raccontato tutta la verità, o quasi. L'istinto le aveva suggerito di non dire che il bambino era con sua madre, se ci era giunto, ma che l'aveva lasciato a una coppia di contadini che aveva incontrato per la strada. Sperò che fosse il Non esagerare che intendeva la Dea. Se la madre fosse riuscito a farlo parlare, almeno la avrebbe ingannata.
"Dove andrete, allora?"
"Temo che non ci sia un posto tanto lontano, dove non abbiano sentito mai parlare di me. Se mai dovesse esistere un luogo del genere, andrò lì."
"Siete sicura di aver fatto la cosa giusta a fuggire? Conosco bene il Culto di Tamiri e le sue Sacerdotesse e non credo che avrebbero fatto morire un bambino innocente, solo perché di sesso sbagliato."
"Voi non lo avete sentito piangere perché nessuno gli dava da mangiare e non lo coccolava."
"Fu la Dea a dirvi che dovevate fuggire?"
"No, il mio istinto materno."
Per il resto della strada non dissero più nulla. Atton si dispiacque di dover lasciare andare una fanciulla così bella, ma, a parte che era una fuggitiva che non poteva legarsi a nessun luogo, era anche una Sacerdotessa di un ordine che pretendeva la verginità dalle sue adepte e, se era vero quello che gli aveva raccontato, era vergine al momento del parto.
La lasciò al limitare della città dove poteva proseguire a piedi all'interno del bosco. Avrebbe voluto aiutarla e prepararle un bagaglio e un cavallo, ma lei preferì non perdere tempo e usare le sue capacità di conoscitrice di piante andandosene subito, prima che se ne rendessero conto. Fino a quel momento la sorpresa era stata l'unica cosa che l'aveva salvata.



Passarono due anni prima che Elaina potesse tornasse a casa da sua madre per sincerarsi che suo figlio fosse in salute. Temeva che a farlo prima avrebbe messo in pericolo la sua vita. In quel lasso di tempo non si era risparmiata e aveva fatto ogni lavoro, anche il più miserrimo, pur di accantonare qualche spicciolo che potesse portare indietro. Non si era mai prostituita, ma a parte questo aveva chiesto l'elemosina, lavato piatti, scavato buche, insegnato a bambini... tutto ciò che le capitava per mano. Aveva anche trovato la maniera per camuffarsi, per diventare meno desiderabile e non entrare perciò in conflitto con le eventuali padroni di casa ed evitare che uomini lascivi le mettessero le mani addosso. Per non parlare poi del fatto che così anche le Sacerdotesse del culto non l'avrebbero più facilmente.
Appena mise piede nell'aia della casa, vide un bambino correrle incontro e capì che si trattava di Lioger. Lo prese in braccio e cominciò a coccolarlo. Lui prese a chiamarla Mamma e il fatto la emozionò anche se pensava che l'avesse scambiata per una delle sua sorelle maggiore, alle quali somigliava molto. Un attimo dopo si sentì strappare il bambino dalla braccia e gridare in faccia da una voce inviperita.
"Tu che vuoi? Non puoi tornare qui, come se niente fosse, e pretendere di riaverlo, dopo averlo abbandonato. L'ho tirato su io, lui è mio figlio, ora."
Elaina stava per controbattere che era solo giunta a chiedere informazioni e assicurarsi della sua saluto, quando il piccolo, con la sua vocina infantile, intervenne.
"Lei è mia mamma! Me l'ha detto la Bella Signora." E indicò un punto in cui non c'era nulla, se non il pozzo. Elaina osservò il luogo indicato dal bimbo e vide Tamiri che la osservava bonariamente. S'inchinò e cominciò a muovere le labbra e, anche se non si sentiva alcun suono uscire, dava l'impressione di parlare con qualcuno.
"Per la Dea! Allora è una tara di famiglia, non la fantasia di un bambino." esclamò la sorella, Yorten.
La madre, intervenuta per la confusione che facevano, vide la ragazza prostrata a terra e la chiamò. Elaina continuò brevemente quella conversazione invisibile, poi si rivolse alla madre, sorridendole e, dopo essersi alzata, l'abbracciò.
"Sono contenta che tutto sia andato per il verso giusto, madre. Allora Dania è giunta fin qui sana e salva?"
La donna annuì.
"Lei è tornata subito al Tempio, a quanto pare doveva cominciare a breve il suo periodo di isolamento, dal quale credo che uscirà fra poco, visto che sono passati due anni, ormai."
"Si merita di diventare una sacerdotessa della Dea. È l'unica che mi ha sempre creduto incondizionatamente. Lioger in che condizioni era al suo arrivo?" s'informò alla fine.
"Non buonissime, quella povera ragazza aveva fatto di tutto per tenerlo in vita, ma la strada è stata lunga e piena di pericoli e il cibo era lui poco. Da appena nato, per qualche settimana, ha bevuto solo acqua di fonte. Solo la mano della Dea spiega come sia sopravvissuto per giungere qui da noi. Per fortuna tua sorella Yorten aveva appena partorito. Il suo seno è stato il primo vero cibo che abbia assaggiato. Non si staccava più, poveretto."
Elaina osservò poi la sorella, che stringeva Lioger fra le braccia e abbracciò entrambi.
"Mi... mi dispiace per aver reagito così. Quando questo bambino è giunto qui da me, la melanconia mi aveva invaso." spiegò "Mio marito voleva assolutamente un figlio maschio e mi aveva ripudiato alla quarta femmina. Lioger mi sembrò una manna dal cielo. La mamma mi consigliò di non tornare da lui, che ci avrebbero pensato loro a mantenerci, ma mi sento un peso."
Il sospiro della donna, che guardava amorevolmente il bambino che avrebbe voluto partorire lei, la commosse e si sentì sicura che avrebbe avuto l'affetto che meritava.
"Non ti preoccupare, non sono giunta qui per portatelo via, solo per sapere se stava bene. Non ero neppure certa che fosse vivo, anche se la consapevolezza di avere la Dea dalla mia parte mi rasserenava. Non potrei mai portarlo con me, rischio di essere intercettata da chiunque abbia a che fare con il Tempio e non posso rischiare. Intanto, madre, vi consegno ciò che ho messo da parte in questi due anni. Vi saranno utili. Ora me ne vado, prima che qualcuno noti la mia presenza." E se ne andò, senza voltarsi indietro, chiedendosi come avrebbe potuto fare per guadagnare abbastanza per ringrazia la sorella. Sembrava quasi che Tamiri l'avesse fatta lasciare dal marito perché lei potesse cibare Lioger e si sentiva in colpa.



Al ritorno nella città dove aveva passato gli ultimi due anni, notò un gran movimento delle Sacerdotesse del Culto di Tamiri. Si fermò a chiedere informazioni e le fu risposto che stavano cercando una rapitrice di bambini. Elaina capì che, in qualche modo, erano riusciti a seguire le sue tracce fino a lì e uscì dalla città prima che qualcuno la notasse. Proseguì per la capitale, la seguente città, dove il Culto aveva poco seguito, poiché preferivano nuotare nel vizio. Già da come si vestivano le donne, si capiva che i costumi del luogo erano lascivi. Non aveva messo piede dentro le mura di cinta da neppure un giro di clessidra, che già le avevano proposto soldi per fare cose innominabili e strane.
-Hanno ragione a chiamarla la città del vizio. Sembra di vivere in un bordello.- pensò girandosi attorno spaesata.
Per la prima volta da quando era fuggita, si chiese se stesse facendo la cosa giusta. Sembrava che l'unico lavoro che fosse concesso a una donna, fosse quello della prostituta. Passò qualche settimana che il dubbio divenne certezza e capì che doveva cedere il suo corpo, o tornare indietro. Elaina, che mai aveva pensato al sesso in nessuna maniera, si ritrovò a dover rifiutare proposte indecenti con lo stomaco che borbottava dalla fame. Proprio mentre era allo stremo delle forze, sentì un bando pubblico in cui si annunciava che il re cercava delle cortigiane e di presentarsi al palazzo. La ragazza non si stupì che il culto della dea non avesse fatto breccia in un posto del genere, ma capì che era la sua unica ancora di salvezza per evitare di essere una delle tante meretrici e passare direttamente allo stato di puttana di lusso. Per la prima volta in vita sua, piuttosto che mortificarla, tentò di esaltare la sua bellezza fino allo stremo.
Entrò in un negozio di abbigliamento e promise che, se fosse diventata cortigiana reale, avrebbe avuto una lauta ricompensa, altrimenti avrebbe ceduto il suo corpo come pagamento. Il padrone, all'inizio, avrebbe preferito avere subito il corpo della ragazza, per non correre il rischio di rimanere senza nulla, ma, appena visto il cambiamento fatto dopo la ristrutturazione, capì che aveva molte possibilità di essere la prossima amante del re.
"Siete bella come una dea."
"Me lo dicono tutti. Peccato che non sia altrettanto potente."



Bastarono qualche giorno di buon cibo per rendere il suo aspetto nuovamente sano e pieno di vita. Il sorriso, però, non appariva mai sul suo volto. Lì era al sicuro dalle mani delle Sacerdotesse, ma la vita che facevano non gli piaceva. Si chiese se fosse mai possibile che gli insegnamenti della Dea potessero entrare anche nei loro cuori pervertiti.
Durante la manifestazione per scegliere la nuova amante di re Frando, Elaina, che usava ancora il nome di Drianna per sicurezza, fu la più ammirata di tutte. I suoi capelli, biondo dorato e i suoi brillanti occhi azzurri, uniti al fisico invidiabile, sbaragliarono la concorrenza e la notte si ritrovò, in una camicia da notte trasparentissima, ad aspettare l'arrivo di Sua Maestà.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Secondo Intermezzo ***


Epilogo
Secondo Intermezzo




"Voi... voi siete stata l'amante del re? Questo proprio è una notiziona. Com'è andata? Scusate se sono troppo indiscreto, ma non mi aspettavo una cosa del genere da un ex Sacerdotessa devota come voi." Sapevo che le mie domande l'avrebbero messa in imbarazzo, ma non potei fare a meno di porle quelle domande.
"La curiosità uccise il gatto, lo sapete?" rise, ma non sembrava essersela presa più di tanto "Beh, come sapete, pur essendo bellissima e pur avendo appena partorito, non avevo nessuna esperienza dal punto di vista sessuale. Il re fu il primo e unico uomo che abbia mai avuto in vita mia. Grazie a lui potei permettermi di portare a casa da mia madre molti soldi. Il mio volto melanconico fece innamorare il re, che sarebbe stato disposto a tutto pur di tenermi accanto. Un giorno gli raccontai che ero stata costretta ad abbandonare mio figlio perché il padre non lo voleva e lui chiese, allora, se ero disposta a provare a fare un figlio con lui. Fino a quel momento aveva avuto solo figlie femmine, per quante donne avesse cambiato. Rimasi al suo fianco, con la mia espressione triste, per ben otto anni. Quando compii il trentesimo anno, mi chiese di sposarlo. Io obbiettai che aveva già una legittima moglie e che, secondo la legge che lui stesso aveva editto, non si poteva avere più di una consorte. Lui era indeciso se cambiare la legge, ma uno strano incidente accadde alla regina, rendendolo vedovo. Tamiri mi disse che era stato lui a ucciderla, per potersi unire a me. Non potei sopportare che, per colpa mia, una povera donna innocente, anche se lasciva quanto il marito, avesse perso la vita. Abbandonai la città e mi diressi di nuovo verso una delle città in cui la Dea aveva il culto. Arrivata in questa città, sentii parlare della Strega della foresta. Essendo una guaritrice, anche se negli ultimi anni non avevo usato spesso le mie arti, non avevo paura di lei. Trovai una vecchia in fin di vita che decise di cedermi il suo mestiere. Anche se tutti avevano paura di lei, continuavano a chiedere il suo aiuto e a portarle di che vivere."
"Quindi sono vent'anni che siete qui? Non vi siete stufata di questa vita?"
"Sono stata quasi una Dea e una meretrice, anche se di alto grado. Ora, fingere di essere una vecchia strega, non mi sembra il peggiore dei mali. Tutti i soldi che guadagnai per la vendita dei vestiti e gioielli che mi aveva regalato il re, li portai a mia madre. Ho il minimo per campare, ma anche timore e rispetto, e non ho mai avuto tanto in vita mia."
L'abbandonai, con la storia che si scriveva da sola nella mia mente. Cominciai a cantarla nelle piazze, la triste storia della Sacerdotessa, Prostituta, Strega.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** ...e vissero felici e contenti ***


E vissero felici e contenti
...e vissero felici e contenti
(perdonate la banalità)




Elaina non aveva ricevuto nessuna indicazione da parte della Dea che stava per ricevere visite e, quando sentì bussare alla porta, pensò che fosse il solito paesano che voleva un rimedio contro il mal di schiena, dopo che il medico aveva fatto di tutto per curarlo, o la fanciulla che cercava di attirare l'uomo dei sogni con una pozione d'amore. Si camuffò da vecchina, come al solito, per non far capire la sua reale età.
La visione di una Madre Moeri, palesemente invecchiata, la colse alla sprovvista e indietreggiò.
"Cosa ci fate voi qui?" sibilò "Come avete fatto a trovarmi?"
"Il cantastorie a cui hai raccontato le tue avventure è stato vicino al nostro Tempio e non potevamo non riconoscerti nelle sue parole."
Detto questo si prostrò fino a toccare con la testa il pavimento.
"Lo abbiamo convinto a rivelarci dove ti aveva trovata. Per chiederti perdono, mia Gran Sacerdotessa. La mia invidia mi ha reso cieca e tutte noi abbiamo fatto un grosso errore di valutazione. Avevamo bisogno di un uomo devoto alla Dea, che dimostrasse di saper parlare con lei, come facevi tu, solo ora ce ne siamo rese conto."
Elaina si schernì, dicendo che era solo una povera vecchietta, che usava la sua conoscenza delle erbe per mantenersi. L'entrare nella casa di altre persone, le fece perdere l'andatura curva per lo stupore. In una riconobbe Dania, l'ex novizia, ora a tutti gli effetti sacerdotessa, che l'aveva aiutata più volte nella fuga. La seconda persona a entrare fu il suo Lioger, alto, moro, che teneva il tatuaggio sulla mano destra in bella vista. Fu la terza ospite, però, ad attirare di più la sua attenzione. In lei riconobbe, nonostante l'ultima volta che l'aveva vista fosse una bambina, avendo circa due anni in più di Lioger, una delle figlie più piccole del re di cui era stata amante.
Si gettò fra le braccia di Lioger, poi osservò meglio la fanciulla, che, notò, era incinta,
"Tu... tu sei Randa, vero? Una delle figlie di re Frando?" Ne era certa, ma ne voleva conferma.
La ragazza annuì.
"In effetti anch'io mi ricordo di voi, anche se vi conosco con il nome di Lady Drianna. Siete molto bella, mio padre sarebbe ancora pazzo di voi se vi potesse vedere. Inoltre si è rinfrancato molto a sapere che non avete avuto altri uomini dopo di lui."
Elaina arrossì, ricordandosi del periodo meno edificante della sua vita.
"Non preoccuparti, mamma. Hai solo cercato di mantenere me e tutta la tua famiglia. Con quello che hai guadagnato in quegli anni, le cugine che erano state abbandonate dal padre hanno avuto la dote per fare un buon matrimonio e persino la zia si è risposata."
Elaina, che non riusciva a fare spazio nella confusione della sua mente per poter pensare o dire qualcosa, accennò a Madre Moeri, ancora piegata a terra.
Lioger si tuffò per aiutarla ad alzarsi, ma l'anziana non volle muoversi, se non veniva perdonata per le sua malefatte.
"No, ho commesso dei grossi peccati nei confronti di Madre Elaina e della Dea. Devo essere perdonata prima di alzarmi, per avere almeno un po' di sollievo per le mie colpe."
"Il perdono della tua Dea ti può essere sufficiente?" disse una voce, dolce e potente allo stesso tempo. Poi, dal piedistallo in cui era situata una sua statua, l'immagine si sdoppiò e Tamiri scese dal suo piedistallo.
Tutti, a eccezione di Randa, videro la Dea sorridere alla loro volta.
Moeri era commossa che le fosse data, peccatrice com'era, un'opportunità del genere. Dania saltellava come una bambina, mostrando che non aveva perso la sua natura fanciullesca. Elaina e Lioger, abituati alla sua visione, anche se di rado aveva parlato con loro così apertamente, Randa si sentiva esclusa ma sentiva che il suo bambino reagiva alla presenza divina e si muoveva come non mai.
"Questo v'insegni che nulla di ciò che la Dea fa, è per puro caso. Anche se in realtà tutto è andato come doveva e il fine è giunto. Abbiamo seminato il bulbo della nostra fede dentro la capitale e nel cuore dell'uomo più potente del paese. Anche se ha commesso innumerevoli peccati, non ultimo l'omicidio della moglie, ha capito quello che per troppi anni era stato in errore e aveva trascinato con sé verso il baratro tutto il suo paese. Per farlo avevo bisogno di una donna bellissima, che facesse breccia nel suo cuore, e di un ragazzo che riuscisse a entrare nelle sue grazie e in quelle di una delle sue figlie. Ora Lioger sarà il nuovo re e potrà promulgare le leggi per impedire che il male continui a radicare nelle menti dei suoi abitanti."
Elaina quasi sobbalzò: quindi anche il concedere il suo corpo a quell'uomo era servito a qualcosa. Dopo tutti quegli anni in cui aveva pensato di aver commesso peccati innominabili, cominciò a piangere tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento, come sfogo per ogni sentimento che aveva trattenuto. Lo stesso fu per Moeri. Sfortuna volle che l'emozione di sapere di essere stata uno strumento di Tamiri fosse talmente forte che il suo cuore cedette. Morì, però, nelle grazie della Dea, con il viso sereno.
Tamiri, all'improvviso come si era mostrata, sparì, lasciando la gioia nei cuori di tutti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3197282