don't forget.

di harrehs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. don't forget. ***
Capitolo 2: *** 2. Loving him was red. ***
Capitolo 3: *** 3. One way or another ***
Capitolo 4: *** 4. Heartless ***
Capitolo 5: *** 5. Confused ***
Capitolo 6: *** 6. If it was me ***
Capitolo 7: *** 7. When I loved you so ***
Capitolo 8: *** 8. Things will change ***
Capitolo 9: *** 9. Nothing's fine ***
Capitolo 10: *** 10. Drunk. ***
Capitolo 11: *** 11. Falling out ***
Capitolo 12: *** 12. Come feel this magic ***
Capitolo 13: *** 13. The taste that your lips allow ***
Capitolo 14: *** 14. You've been taking up my mind ***
Capitolo 15: *** 15. In time ***



Capitolo 1
*** 1. don't forget. ***


don't forget
by harrehs


 

Did you forget
That I was even alive
Did you forget
Everything you ever had
Did you forget
Did you forget
About me?
-Demi Lovato





1. don't forget.

 

-Clough, Styles, fate silenzio o sarò costretta a buttarvi fuori!- urlò la professoressa, nel bel mezzo della sua spiegazione.
I due sbuffarono e si scambiarono poi uno sguardo complice.
Non ci trovavano davvero nulla di interessante in quelle lezioni di chimica, nonostante fossero svolte in laboratorio.
O meglio, per Harry qualcosa di interessante c'era; piegata sul suo quaderno, intenta a prendere appunti, Allison cercava di ignorare le risate e i bisbigli dei suoi compagni di banco.
I tavoli di quel laboratorio erano molto larghi, in modo da ospitare due studenti per ogni estremità; quattro ragazzi per ogni banco.
All'inizio dell'ora Harry e il suo miglior amico Nick Clough si erano catapultati al tavolo di Allison Morris e di Maya Webb.
Questo perché Harry Styles aveva una gigantesca cotta per Allison.
Durante quell'ora aveva cercato in tutti i modi di attirare la sua attenzione, ma lei, che metteva la media scolastica al di sopra di tutto, lo ignorava costantemente.
Arrivato all'ultima spiaggia, il ragazzo, pur di farsi notare, emise un suono, simile a un lamento.
Guardò poi Nick, seduto davanti a lui, che capendo le intenzioni dell'amico scoppiò in una silenziosa risata. Anche Maya aveva capito e non riuscì a trattenere un leggero risolino. L'unica a non aver mai dedotto nulla, nonostante fosse considerata l'alunna più brillante dell'edificio, era proprio Allison.
Il lamento di Harry continuava e, finalmente la ragazza, infastidita, gli rivolse uno sguardo fulminante e stufo.
-Smettila.- gli intimò burbera. Lui di risposta sorrise soddisfatto.
-Seriamente, pensi che queste cose ti serviranno nella vita?- le chiese divertito, avvicinando pericolosamente la sua sedia a quella della vicina di banco.
Lei sorrise involontariamente, riflettendo un attimo sulla domanda del ragazzo.
-E tu pensi che saper impugnare un microfono serva a qualcosa nella vita?- gli domandò lei con aria di sfida. Sapeva di aver colpito il suo punto debole: Harry era infatti il cantante della band della scuola. Si facevano chiamare ''White Eskimo''. Il leader era Styles, poi c'era Nick al basso, Will Sweeney alla batteria e infine Haydn Morris, il fratello di Allison, alla chitarra.
-Uh, questa sì che faceva male.- rispose lui, ancora più divertito. Era la prima volta infatti che riusciva ad attirare l'attenzione di quella ragazza.
Non che non si fossero mai parlati; essendo la sorella di Haydn spesso Styles era a casa sua. Il fatto era che Allison non era esattamente il tipo di ragazza che amava le attenzioni maschili. Considerata da tutti di bell'aspetto si dedicava spesso ai libri e a lunghi pomeriggi passati ad ascoltare musica. Harry da lontano la osservava, scrutava, e cercava di capire ogni minimo particolare di quella ragazza, a lui in fondo sconosciuta.
-Posso chiederti una cosa?- le domandò poi timidamente.
Le alzò lo sguardo al cielo, trattenendo un sorriso e mantenendo quell'aria di sufficienza che ormai la contrassegnava.
-Lo stai già facendo.- gli rispose.
Lui mozzò una risata, per non farsi rimproverare dalla professoressa. Si morse il labbro inferiore e le spostò una ciocca di capelli color cioccolato dietro un orecchio, ammirando il suo viso.
Allison rabbrividì a quell'eccessivo contatto.
-Insomma?- domandò lei insistente, aspettando la domanda del ragazzo, che non accennava minimamente a distogliere il suo sguardo.
-Sai di caramella alla menta.- inspirò profondamente, dimenticando completamente la richiesta.
Era talmente sconcertata e sorpresa da quell'affermazione, che senza accorgersene scoppiò a ridere sonoramente, attirando l'attenzione dell'intera classe. Professoressa inclusa.
-Può spiegarmi signorina Morris che cosa ci trova di così divertente nella mia lezione?- chiese acida e infastidita.
Allison, che mai nella sua vita aveva ricevuto un richiamo simile, non seppe cosa rispondere.
Boccheggiò, imbarazzata.
-Quindi, sa dirmi per filo e per segno ciò che stavo spiegando, non è così?- incalzò pungente alla ragazza.
Harry spostava lo sguardo dall'anziana professoressa alla ragazza che veniva richiamata a causa sua, preoccupato. Era certo che dopo quella bravata Allison non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Non che prima gliela rivolgesse tanto spesso.
-Io...- continuava a boccheggiare.
La professoressa, probabilmente soddisfatta, fece marcia indietro sino alla grande cattedra e afferrò fra le mani il registro rosso sangue. Lo aprì e ci scrisse qualcosa.
-Non è mai successo Morris, ma ora l'insufficienza solo un miracolo te la toglie.- sentenziò e tornò alla sua lezione.
Allison era paralizzata: mai aveva preso un'insufficienza e ora invece ne aveva una a causa di Styles. Abbassò lo sguardo e sull'orlo di una crisi di pianto silenziosa, tornò a scrivere le pagine bianche del quaderno, ormai macchiate da lacrime sgorganti.
Harry si sentiva morire.
-Mi dispiace.- fu l'unica cosa che riuscì a sussurrarle, con un groppo in gola e la fronte corrugata.
Lei si voltò verso di lui e gli regalò un sorriso forzato, al fine di rassicurarlo.
Al suono della campanella scappò via, non salutando neppure la sua migliore amica. Harry invece rimase seduto al suo posto, a fissare il pavimento, divorato dal senso di colpa.
-Harry, andiamo?- domandò insistente Will; avevano le prove della band quel giorno.
-Vi raggiungo dopo.- rispose riprendendosi. Gli amici se ne andarono, lasciando nel laboratorio solo lui e l'anziana professoressa.
Era il momento di agire.

Camminava velocemente, con la foga di tornare a casa. Piangere non serviva a nulla e si sarebbe messa all'opera pur di recuperare quel votaccio.
Infilò le cuffiette nelle orecchie, per isolarsi nel suo mondo. La sua canzone preferita partì e si lasciò cullare dalle note di quella melodia che tanto amava.
Si chiedeva tuttavia come mai quel ragazzo le desse tante attenzioni.
Tutti a scuola sapevano che Harry Styles era stracotto di Allison Morris. Tutti, eccetto Allison Morris.
Mentre camminava, sentì la cuffietta destra abbandonare il suo orecchio. Si voltò infastidita in quella direzione, per posare lo sguardo su un ammasso di capelli ricci.
Styles.
-Non ti facevo una tipa da queste canzoni.- proferì sorpreso, mostrando due adorabili fossette sulle guance.
Lei lo ignorò, accelerando il passo, che fu tuttavia ben tenuto dal ragazzo.
-Summer of '69?- chiese lui insistente, aspettando una risposta.
-E' la mia canzone preferita.- rispose fredda.
-Davvero?- era scioccato. Immaginava Allison una tipa da canzoni d'amore lente e acustiche, non da questo.
Lei sbuffò infastidita.
-E dai, ho detto che mi dispiace, Minnie.- si scusò nuovamente, disperato.
Al sentire quel nomignolo la ragazza divenne rossa di rabbia. Allargò le narici e serrò la mascella, furiosa. Accelerò il passo.
-No aspetta!- urlò lui da dietro. Lei respirò profondamente e sembrò calmarsi.
Odiava quando la chiamavano Minnie. In realtà, solo Styles la chiamava Minnie.
Qualche anno prima, alla festa di Halloween della scuola, Allison aveva indossato un costume da Minnie. Era parecchio attillato e corto, non si sentiva a suo agio e dopo quel giorno Allison si promise che non avrebbe mai rimesso un abito del genere. Harry tuttavia non se l'era dimenticato, e le aveva affibbiato quel nomignolo che lui trovava tanto carino.
-Giuro, se ti da' fastidio dimentico quel soprannome.- cercò di rimediare, giunto all'ultima spiaggia.
-Mi spieghi cosa vuoi?- chiese stufa alzando le braccia al cielo.
Lui guardò a terra, imbarazzato.
-Te l'ha tolta.- disse poi. La ragazza inclinò la testa curiosa.
-Dico, l'insufficienza.- continuò spiegando.
Le si illuminarono gli occhi, e il tutto fu accompagnato da un meraviglioso sorriso.
Il cambio d'umore della ragazza rallegrò anche il riccio.
-Come?- gli chiese.
-Le ho parlato, e le ho detto che era colpa mia. Certo, lo ha poi messo a me il votaccio ma, uno in più, uno in meno, a me non cambia.- spiegò meglio la situazione. La ragazza, lasciandosi trascinare dall'entusiasmo, stampò un bacio sulla guancia del riccio, cominciando poi a saltellare da una parte all'altra.
Harry era alle stelle. Se avesse saputo prima che prendere un'insufficienza al posto di quella ragazza avrebbe avuto questi risultati, lo avrebbe fatto più spesso.
-Che dovevi chiedermi?- gli chiese poi, riportandolo alla realtà.
-Harry, datti una mossa!- urlarono i suoi amici da lontano. Doveva andare. Si piazzò davanti a lei e le prese le mani, facendola rabbrividire.
-Vieni al concerto stasera?- le chiese speranzoso. Lei annuì velocemente.
-Lo scoprirai lì.- le assicurò, lasciandole un bacio sulla guancia per poi correre via. Allison rimase di stucco: quel ragazzo era strano, ma se provasse qualcosa per lui?

-Sei sicuro?- domandò Nick, dietro le quinte, mentre i quattro si cingevano le spalle a vicenda, creando una sorta di cerchio, prima dell'esibizione. Era forse un abbraccio di gruppo 'pre-partita' ma lo facevano ogni volta.
-Mai stato più convinto.- rispose Harry raggiante.
-Mia sorella. Puah.- disse sprezzante Haydn, a cui davvero non andava giù il pensiero che al suo migliore amico piacesse sua sorella.
I tre scoppiarono a ridere, mentre Will restava silenzioso.
-Che hai?- gli chiese Nick, notando la stranezza dell'amico.
Will fece una smorfia contrariata e poi parlò.
-Non so, non è ridicola questa cosa di portare una ragazza sul palco e dichiararsi davanti a tutti? Fa tanto Grease.- disse.
Harry corrugò la fronte, sorpreso da quella frase.
-Vedremo amico.- gli rispose a tono.
-Non ricordo nulla del genere in Grease.- ci ragionò Nick, guardando confuso Haydn. Di risposta l'amico gli diede un leggero ceffone sui capelli, per poi scoppiare a ridere. Si avvicinò al sipario e guardò la folla.
-E' in prima fila.- disse riferito a sua sorella. Harry respirò affannosamente, sfregando le mani fra di loro.
-Ti sudano le mani.- notò Nick.
Il riccio fece un veloce cenno di no, cercando di controllare l'emozione.
-Le cosa? Io? Ti pare.- cercò di difendersi.
Gli amici risero. Tutti tranne Will.
-Si va in scena.- proferì Harry, dopo un lungo sospiro.
Il sipario si aprì e la folla li acclamò. Il cantante prese in mano il microfono.
-Salve a tutti, come state?- domandò retorico, seguito dalle urla dei compagni.
-Siamo felicissimi che siate venuti- continuò il discorso, cercandola tra la folla.
Eccola, davvero in prima fila. Pantaloncini, canottiera bianca e cardigan blu. Capelli sciolti e un filo di trucco, quasi invisibile. Le sorrise.
-Voglio dedicare questa canzone a una persona speciale, spero che ti piaccia.- disse imbarazzato, non distogliendo lo sguardo da lei.
-Siamo i White Eskimo!- urlò Nick, facendo applaudire la folla. Harry si voltò e diede un cenno al resto della band. Le note della canzone partirono.


I got my first real six string
Bought it at the five and dime
Played it til my fingers bled
Was the summer of '69

Me and some guys from school
Had a band and we tried real hard
Jimmy quit and Jody got married
I shoulda known we'd never get far
But when I look back now
That summer seemed to last forever
And if I had the choice
Ya - I'd always wanna be there
Those were the best days of my life

Ain't no use in complainin'
When you got a job to do
Spent my evenin's down at the drive-in
And that's when I met you - ya

Standin' on your mama's porch
You told me that you'd wait forever
Oh and when you held my hand
I knew that it was now or never
Those were the best days of my life
Back in the summer of '69

Man we were killin' time
We were young and restless
We needed to unwind
I guess nothin' can last forever - forever, no...

And now the times are changin'
Look at everything that's come and gone
Sometimes when I play that old six string
I think about ya'n wonder what went wrong

Standin' on your mama's porch
You told me it would last forever
Oh the way you held my hand
I knew that it was now or never
Those were the best days of my life

Back in the summer of '69

 

Allison si sentiva morire.
Era lei, quella persona speciale?
Harry smise di cantare, mostrando quelle adorabili fossette che lei tanto amava.
-Vorrei...- cominciò, ma fu interrotto.
Da qualcun'altro.
-...Vorrei invitare sul palco la ragazza che ha fatto sì che oggi ci esibissimo con questa canzone.- completò qualcuno per lui.
Harry boccheggiò, non capendo.
Si voltò.
Will.
Il suo migliore amico Will teneva in mano un microfono e parlava.

Si alzò, lasciando la batteria.
-Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo ma... Penso di essere follemente innamorato di Allison Morris.- completò la frase.
Allison Morris.
Quel nome echeggiò nella mente del riccio.
Quel nome, detto dal suo migliore amico.   
Il resto, fu tutto sfocato.
Lei salì sul palco, qualcuno urlò 'bacio'.
I due si guardarono, erano vicini. Lei rivolse lo sguardo prima ad Harry, come se cercasse approvazione.
Lui le fece un veloce e serrato cenno di no, spaventato.
Lei non gli diede retta.

Da quel giorno Allison cominciò a frequentare Will Sweeney.
Il giorno dopo i White Eskimo si divisero.
Harry non rivolse mai più la parola ad Allison Morris.
Quell'estate Harry fece un'audizione.
Harry divenne famoso.
Harry non dimenticò mai Allison Morris.
Ma lei non sapeva.
Non sapeva che presto lui avrebbe fatto un provino per un talent show.
Non sapeva che lui avrebbe venduto milioni di dischi.
Non sapeva che lui sarebbe diventato l'idolo delle ragazze.
Non sapeva che probabilmente lei un giorno si sarebbe pentita di non aver baciato quel riccio ragazzo dagli occhi verdi.


 

***
Hello babies

Sono tornata con una nuova storia
Vi piace?
Ho avuto l'idea mentre ero in laboratorio
a scuola...
Ecco cosa faccio invece di ascoltare!

Vi ringrazio davvero se avete letto,
mi lasciate una piccola recensione,
così per sapere che ne pensate?

Spero che vi piaccia!

Passate anche dalle altre mie storie se vi va,
le potete trovare sulla mia pagina.

Che altro dire?
HAPPY BIRTHDAY HARRY.
I love him.



Mio account Twitter (vi seguo se me lo chiedete)

harrehs.

Mi dileguo
Much love
XXX
harrehs


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Capitolo 2
*** 2. Loving him was red. ***






2. Loving him was red.



Losing him was blue like I’d never known
Missing him was dark grey all alone
Forgetting him was like trying to know somebody you've never met

But loving him was red
-Taylor Swift

 


Harry's pov.

-Sbagli tonalità, è più alta.- mi intimò la vocal coach, ormai esausta.
Annuii, lasciandole intendere che ho capito e che cercherò di fare meglio.
Riprovammo. Altra stonatura.
-Harry, siete cinque, devi amalgamarti con gli altri! Ma cos'hai oggi?- domandò nuovamente, interrompendo le prove per l'ennesima volta, sempre a causa mia.
Vidi le quattro facce dei miei amici voltarsi verso di me, aspettando anche loro una mia spiegazione.
-Non è niente, ho solo bisogno di una boccata d'aria.- mi giustificai, uscendo in fretta dalla sala prove, desideroso solo di stare un po' da solo.
Le cose erano cambiate completamente, da qualche giorno a questa parte.
Dove avevo sbagliato?
Mi sembrava che andasse tutto bene, eppure lei mi aveva lasciato solo, lì su quell'isola.
Non mi aveva spezzato il cuore, non ero innamorato, era da troppo poco tempo che stavamo insieme. Però mi piaceva.
Tutto questo mi aveva semplicemente scombussolato, tanto che non riuscivo a pensare a nient'altro. Figuriamoci a concentrarsi per le prove del tour.
Mi sedetti da parte e poggiai la testa fra le mani, cercando di ritrovare la concentrazione e la volontà.
Eravamo tornati a Londra da due giorni e non avevamo avuto un attimo di respiro. Prove, prove e ancora prove.
-Sei sempre stato un tipo fin troppo sentimentale.- sentii una voce, e sorrisi automaticamente. Il mio migliore amico non mi avrebbe mai lasciato solo, neppure se ne avevo bisogno.
-Dicono che è una cosa buona, Boobear.- mi difesi, mentre lui si sedeva accanto a me.
-Fino a un certo punto.- corresse, mettendomi un braccio attorno al collo e scompigliandomi i capelli.
-Ora esisti solo tu e la band, chiaro?- mi intimò ora serio. Scossi la testa; come cacciare via le emozioni e i sentimenti?
-Tu e Eleanor stavate insieme da più di un anno. Come l'hai superata così facilmente?- gli domandai inesperto. Infatti Louis ed Eleanor si erano lasciati da poco, in seguito ai continui litigi e alle discussioni. Eppure Louis sembrava averla presa bene.
Alzò le spalle.
-Fra me e lei non c'era più nessuna passione, nessun sentimento. Le voglio bene, questo sì, ma ora sto meglio senza di lei. Esisto solo io e la band ora.- rispose. Annuii, capendo ciò che intendeva.
Poi avvicinò le labbra al mio orecchio.
-Ma se proprio vuoi sfogare i tuoi dolori, so che c'è una ragazza frs i tecnici del suono parecchio interessata a te. Quella australiana. Domani tornerà nel suo paese. Io ne approfitterei se fossi in te.- sussurrò.
Sorrisi malizioso, avendo capito l'identità della ragazza. Bel fisico, bionda e carnagione chiara.
-Si chiama Allison.- aggiunse.
Allison.
Mi bloccai. Non ne volevo più sapere.
Me l'ero promesso, quasi tre anni fa, e avrei mantenuto la promessa.
-Scusa, ma non esco con ragazze che si chiamano Allison.-


Allison's pov.

Feci per chiudere la porta nuovamente, ma lui la bloccò con la punta della scarpa.
-Allison, possiamo parlarne?- domandò esausto. Ero sull'orlo di una crisi e di certo continuare a parlarne mi avrebbe resa sempre più vulnerabile.
Aprii la porta, trovandomi il mio ragazzo, ormai ex, davanti.
-Parlare? Da quando a te interessa parlare?- risposi pungente, a tono.
Alzò gli occhi al cielo, ma prima che potessi richiudergli la porta in faccia, obiettò nuovamente.
-Allie, non è come sembra.-
-Ah no? Spiegami allora. Perché a me davvero sembrava che tu ti stessi scopando Jillian Kent davanti ai miei occhi.- dissi forzando un sorriso di sfida, nonostante quelle parole mi ferissero come una lama affilata.
-Ma a me non interessa nulla di lei.- protestò cercando di rimediare.
-Neppure a me ormai importa più nulla di te.- risposi, dovendo convincere me stessa.
Scosse la testa, ignorando la mia affermazione.
-Non può finire così, lo sai. Sono quasi tre anni che stiamo insieme Allison. Io ti amo, non può finire così.- rivelò e quasi mi si sciolse il cuore.
Quelle due parole, pronunciate da lui, mi facevano sempre lo stesso stupido e ridicolo effetto.
Pensai di poter dimenticare tutto, per un attimo. No, lui mi ha tradita. Non si torna indietro.
-Esci dalla mia vita.- sussurrai, sbattendogli la porta in faccia, con tutta la forza possibile.
La chiusi e girai la chiave. Non riuscii a trattenere le lacrime.
Silenziosamente, mi sedetti a terra con la schiena poggiata sulla liscia superficie della porta, affogando le mie lacrime in un pianto che segnava la fine della mia storia d'amore, durata quasi tre anni. Era stato il mio primo ragazzo, il mio primo vero amore. La mia prima volta. Il mio primo tutto.
-Non voglio che tu pianga per questo.- sentii urlare dall'altro lato della porta. Mi conosceva estremamente bene.
-Ti prego Will, è meglio per entrambi. Va via.- imprecai arresa.
-Perché?-
-Perché se non lo fai tu lo farò io. Vado a Londra, ho vinto una borsa di studio, parto domani.- confessai tutto d'un botto. Non glielo avevo ancora detto, e magari non avrei mai dovuto dirglielo così.
Dall'altro lato il sielnzio.
Passarono un paio di minuti, ancora nulla.
-Will?- domandai.
Nulla.
Mi alzai e decisa aprii la porta.
Will Sweeney era sparito.
Così come il nostro amore.


Louis' pov.

-Al trucco ragazzi, il servizio sta per cominciare- ci ricordarono e noi in risposta ci fiondammo in sala trucco.
Un ennesimo servizio fotografico.
Ma mi piaceva, eccome se mi piaceva. Era tutto ciò che avevo sempre sognato, quindi sopportavo qualche fatica in più.
-Accomodatevi, comincio con Zayn.- annunciò una voce con aria di superiorità.
Ribadisco: sopportavo ogni singola fatica in più, tranne lei.
Alzai gli occhi al cielo e mi sedetti attendendo il mio turno, sbuffando.
-Hai qualche problema, Tomlinson?- domandò sempre la stessa voce.
-Se parli di te Hunt, sì.- le risposi a tono. Lei alzò gli occhi al cielo con fare superiore e cominciò a incipriare il naso di Zayn.
Hollie Hunt, la nostra truccatrice personale. La creatura più infantile, superficiale, detestabile di questo pianeta, galassia, universo.
-Dovresti smetterla di essere così rude.- mi sussurrò Liam avvicinandosi. Ecco la voce della mia coscienza.
-Se lei la smette di essere così maledettamente...-
-... sexy?- mi interruppe Niall malizioso. Rivolsi nuovamente lo sguardo ad Hollie, intenta nel disegnare con la matita un perfetto contorno degli occhi di Zayn.
Non ci avevo mai fatto caso in realtà, ma poco mi importava.
-Coglione.- sussurrò rivolgendosi a me.
-Ma quanto ti pagano per essere così insopportabile, Hunt?- la stuzzicai.
-Non so, ricordo solo che mi pagano per renderti presentabile.- rispose.
La ignorai, alzandomi e uscendo da quella stanza.


Fuori da quella stanza c'erano decine e decine di persone che si davano da fare per noi. Stilisti e tecnici del suono correvano da una parte all'altra. Sorrisi involontariamente.
Vidi Adam, il capo dei tecnici, lavorare alla batteria di Josh. Mi stava simpatico Adam; sapevo che economicamente le cose non gli andavano troppo bene. Aveva una figlia da mantenere, era divorziato e le bollette gli arrivavano fin sopra i capelli. Ecco perché era costretto a condividere la sua casa con altri inquilini che gli pagavano l'affitto.
Solo questo sapevo di Adam. E che mi stava simpatico.
Avvolto in questi pensieri, quasi non notai che una ragazza buttò un groviglio di fili elettrici sui miei piedi.
-Scusa.- mormorò impacciata. Mi ripresi, aiutandola.
Alzai poi lo sguardo su di lei, che imbarazzata tentava di racimolare tutto.
-Scusami, è il mio primo giorno di lavoro, non so cosa cavolo bisogna fare qui dentro.- si scusò nuovamente sorridendo.
Aveva un taglio corto, sbarazzino. E un sorriso contagioso. Mi mozzò il fiato.
-Ehi, ma tu non sei uno di loro?- domandò meravigliata posando lo sguardo su di me.
Risi.
-Dipende di chi parli.- le risposi.
-Quel gruppo...- riprese, mettendosi l'indice sulle labbra cercando di ricordare il nome del gruppo. Questo mi divertì maggiormente.
-No, non faccio parte dei Backstreet boys, scusa.- scossi la testa.
-Dai, che hai capito!- disse ridendo, dandomi un piccola spinta.
Risi anche io.
-Sì, sono io.- annuii. - Louis.- mi presentai porgendole la mano.
-Felicity.- la strinse lei sorridente.
Ricambiai il sorriso. Sembrava dolce, genuina.
-Ehi Fliss, sei qui. Mi è mancata la mia migliore amica.- ci interruppe una voce.
No.
Quella Felicity non poteva essere la migliore amica di Hollie Hunt.


Allison's pov.

-E questa era l'ultima.- affermò l'autista del veicolo, tirando fuori dal bagagliaio anche l'ultima valigia.
-Grazie davvero signore, non doveva.- ringraziai timidamente, salutandolo poi cortesemente con la mano.
Feci un gran respiro e mi avviai verso il portone del palazzo, suonando un'unica volta a uno dei numerosi pulsanti sul citofono, il numero 22 per l'esattezza.
Una nuova vita. Non ero mai uscita fuori da Holmes Chapel, e la tranquillità del mio paesino mi mancava infinitamente.
Ma dovevo staccare la spina, mollare tutto.
Avevo vinto una borsa di studio per scienze della comunicazione e forse sarei finalmente riuscita in qualcosa nella vita.
Avrei lavorato in un pub la sera e mi sarei pagata l'affitto della casa.
Casa che per l'appunto condividevo con altri tre coinquilini: uno era il proprietario, e gli altri due erano nella mia stessa situazione. Ma era economica come scelta, quindi l'avevo accettata.
Mi fiondai all'interno del palazzo, sino alla porta con il numero 22.
Quello sarebbe stato il mio futuro appartamento.
Bussai alla porta, ansiosa.
Quella non ci mise troppo ad aprirsi.
Un uomo sulla trentina mi si piazzò davanti; aveva numerosi tatuaggi, un piercing sul naso e sul sopracciglio. Camicia slacciata e barba di media lunghezza, mi sorrise. Risposi al sorriso.
-Sono Adam, è un piacere conoscerti. Tu devi essere Allison?- domandò. Annuii e strinsi la mano che mi aveva porso.
-Avanti entra, questa è casa tua ora.- disse cordiale.
La casa era un umile appartamento. Una piccola cucina, due stanze da letto, bagno e sala da pranzo. Nulla di che.
-Lei è un'altra?- si intromise un ragazzo. Un'altro.
Era bassino. Sguardo sveglio e anche lui pieno di piercing.
Mi sentii a disagio, potendo vantare solamente due buchi alle orecchie.
-Sono Allison.- dissi sorridente presentandomi.
-Io Logan.- rispose lui ricambiando il sorriso.
Lo squillo di un telefono ci interruppe.
-Scusate, è il mio.- si scusò Adam, andando in cucina per avere quel minimo di privacy che si poteva desiderare in quella piccola casa.
-Vieni, ti aiuto con le valigie.- si offrì Logan.
Lo ringraziai e portammo tutto in una camera. C'erano anche degli altri bagagli sfatti. In effetti, sapevo che saremmo stati in quattro; me ne mancava uno all'appello.
-Quanti siamo, oltre ad Adam?- domandai curiosa.
-Io, te e...- stava per rispondere, ma una ragazza si fiondò verso di noi correndo.
-Abbiamo lo scaldabagno colorato!- urlò non facendo caso a me e urtandomi, per poi andarsi a fiondare sulle spalle di Logan, scoppiando a ridere.
Solo quando si accorse della mia presenza la sua espressione cambiò. Sembrò squadrarmi da capo a piedi, quasi non fossi la benvenuta. Mi sentii ancora più a disagio. Avevo qualcosa che non andava?
-Dicevo: io, te e Amy.- riprese lui.
Amy aveva capelli castani, e due frizzanti occhi verdi. Quelli mi restarono più impressi. Gli occhi verdi mi ricordavano sempre lui. Quel ragazzo che non vedevo da quasi tre anni. Ma poca importanza aveva ora.
Esitai prima di presentarmi, notando l'ostilità di quella ragazza.
-Amy.- mi porse la mano, cambiando completamente espressione. Mi regalò un meraviglioso sorriso, accogliendomi calorosamente.
-Io sono Allison.- la strinsi, restituendole il sorriso. Scoppiammo poi a ridere, per qualche strana e ignota ragione. Come se ci fosse venuto naturale. Come se io e quella ragazza avessimo da subito creato un legame speciale.
-Vi va una tazza di thé?- domandò Logan.
-Siamo appena arrivati...- commentò Amy. Le sorrisi.
Logan scrollò le spalle e si diresse verso la cucina. Noi lo seguimmo, non avendo alternative.
-Non è possibile.- continuava a ripetere Adam, non accorgendosi del nostro arrivo.
-Che succede?- chiese Amy preoccupata andandogli vicino.
L'uomo sospirò deluso.
-Ragazzi, non dovrei chiedervelo ma...- esitò inizialmente. - Sentite, domani c'è un evento importante, dove lavoro io. Ho mezzo personale ammalato. Verreste ad aiutarmi?- ci chiese.
Accettammo tutti.
Compresa io.
Non pensando neppure un attimo che quel giorno potesse cambiare la mia vita.



***
Ello pippol (?)

Allora, premettiamo
che questo capitolo fa davvero schifo.
Però vi ricordo che è solo di passaggio.
Quindi posso dirvi che nei prossimi capitoli
le cose si movimenteranno.
Sì, se ve lo state chiedendo
l'Adam tecnico del suono
è lo stesso Adam.
Be', ma prima o poi
Allison e Harry dovranno rincontrarsi no?

Se sono riuscita a scrivere ringraziate solo Taylor,
perché senza le sue canzoni starei ancora al prologo.

Grazie a tutti coloro che
recensiscono
o mettono la storia fra i preferiti/ricordate/seguite.

Su twitter sono
@xsmilecmon
Seguitemi, se volete ricambio.
Potete contattarmi per qualsiasi cosa.
Che altro dire?
Spero che non vi dimenticherete di me!

XXX

harrehs


 

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Capitolo 3
*** 3. One way or another ***





3. One way or another



One way or another I'm gonna find ya
I'm gonna getcha getcha getcha getcha
One way or another I'm gonna win ya
I'm gonna getcha getcha getcha getcha
One way or another I'm gonna see ya
I'm gonna meetcha meetcha meetcha meetcha
-Blondie

 

Allison's pov.

Adam non aveva la macchina.
Forse neppure la patente, non ne avevo la minima idea.
Fummo quindi costretti a spostarci per la città tramite la metropolitana. Era incredibile quanto fosse complessa e ben organizzata; ad Holmes Chapel non avevo mai visto nulla del genere.
Il giorno precedente avevo avuto tempo per visitare la mia nuova università: molto grande e piazzata in una buona zona, vantava larghi corridoi, innumerevoli classi e spendidi giardini. Ero eccitata all'idea di studiare lì dentro, e non vedevo l'ora di frequentare le lezioni. Avrei avuto la prima il giorno seguente a questo. Oggi quindi avevo altro a cui pensare.
Quella mattina la sveglia fu alle sei e mezza. Adam era solito accendere la musica al massimo la mattina, così per prendere presto coscienza di se stesso. Casa sua, noi dovevamo abituarci.
Tuttavia non fu male come risveglio; solitamente sono di cattivo umore al mattino, mentre quel giorno ero particolarmente socievole.
Mangiammo porridge a colazione e cucinò Logan. Per le nove saremmo stati al locale dove Adam doveva lavorare e con la metropolitana ci avremmo messo su per giù un'ora.
Mi sentivo diversa quella mattina; correvo per i corridoi di una casa che dovevo considerare mia, a fianco di tre sconosciuti con cui dovevo condividere nuovi momenti della mia vita.
Ci vestimmo tutti in fretta e parecchio comodi, sapendo che dovevamo lavorare. Corsi in camera e chiusi la porta, approfittando del momento in cui Amy non era in stanza, ma in bagno. Aprii la valigia per scegliere cosa mettere, gettando vestiti in aria per trovare quello giusto. Dovevo andare in giro per Londra, ma essere casual al tempo stesso.
Optai per un paio di fuseaux di lana, tendenti al marrone, una sciarpa dello stesso colore a causa del freddo, e scelsi anche il cardigan, delle stesse tonalità.
Fu mentre cercavo la maglietta o canottiera adatta, che mi imbattei nell'indumento peggiore che potessi vedere in quel momento.
Una maglietta, larga, nera, con un'accesa scritta sopra, color giallo canarino.
''I'm in a band, so I don't need a girlfriend''
Era di Will. L'aveva regalata a me, il giorno dopo che ci eravamo messi insieme, dicendomi che ormai non lo rispecchiava più, visto che aveva una ragazza.
Mi piaceva metterla, quando dormivo, o quando ero con lui, così che portassi sempre il suo odore. Ma il suo odore non era mai sparito da quella maglietta.
Gli era stata regalata per il suo compleanno, dai White Eskimo.
Sorrisi ricordando quel nome.
Nick, Will, Haydn e Harry. Harry.
Quel nome risuonò nella mia testa e mi strinse lo stomaco.
Non vedevo Harry Styles da quasi tre anni. Era sparito. Era diventato una celebrità, e aveva pensato fosse meglio dimenticarsi dei comuni mortali che una volta erano suoi amici.
Ovvero di me.
Cos'avevo fatto?
Era scomparso così, senza dire nulla. Da quella stupida sera. La sera in cui baciai Will, Harry sparì.
Non che fossimo grandi amici, anzi, a malapena ci parlavamo, ma perché ignorarmi in quel modo?
Provavo odio, profondo odio.
E delusione verso quel ragazzo, perché si era dimostrato chi non credevo.
Non avevo mai sentito una sua canzone, neppure un ritornello. Mi rifiutavo.
Non sapevo neppure il nome dei componenti della band, o quanti fossero. Non sapevo nulla, e nulla avrei voluto sapere su quel ragazzo che sapeva di chewingam e caramelle.
Sbuffai al pensiero di Harry, mi ero addirittura dimenticata i lineamenti esatti del suo viso, e quanto ora potessero essere cambiati.
Decisi di mettere quella maglietta, tanto per portare una parte di Will con me; l'avevo messa nella valigia prima che rompessimo, e mi ero dimenticata di toglierla.
Richiusi accuratamente il bagaglio, promettendomi che prima o poi l'avrei sfatto del tutto.
Feci in tempo a sospirare, che Amy piombò correndo in camera, un'asciugamano avvolto sui capelli e l'altro attorno al corpo.
-Certo, tu sei più ritardataria di me.- commentai divertita, osservandola correre da una parte all'altra della stanza afferrando i suoi vestiti sparsi qua e là.
-Potresti farmi da sostegno morale, invece di prendermi in giro- rispose scoppiando a ridere.
-Sappi che ti sto supportando in questo momento.- misi una mano sul petto, forzando un'espressione seria.
Ci vestimmo entrambe e in meno di mezz'ora (Amy aveva ancora una parte di cute bagnata) eravamo pronti tutt'e quattro.
Prendemmo poi la metropolitana per un paio di fermate. Scesi da lì, camminammo per qualche minuto, e cominciai a benedire il fatto di aver scelto scarpe comode.
Dove stessimo andando per me restava ancora un mistero; seguivamo Adam, nulla di più.
Arrivammo infine di fronte ad un edificio: all'esterno poteva sembrare un grande cinema, con insegne elettroniche incluse, ora spente.
Ero intenta a meravigliarmi di tanta bellezza, quando un fattorino (se così può essere definito) ci piazzò di fronte una sagoma di cartone.
Mi si rivoltò lo stomaco.
Il respiro si fece affannoso e non riuscii a deglutire, tanto la gola era bloccata.
Continuavo a fissare quella sagoma: cinque ragazzi si cingevano i fianchi e sorridevano. Cinque, ma solo uno di loro mi colpì subito.
Quasi non lo ricordavo: era alto, il suo taglio di capelli era stato modificato. Aveva tratti più adulti ed era più snello. Ma gli occhi verdi erano sempre gli stessi.
-One Direction?- domandò stupita Amy.
-Sì, oggi è per loro che lavoriamo. Seguitemi.- si affrettò a rispondere Adam, entrando all'interno dell'edificio. Amy e Logan lo seguirono, ma io restai a fissare imbambolata quella sagoma.
Non era possibile.
Tra tanti posti, io dovevo capitare proprio nello stesso di Harry Styles.
Cosa sarebbe successo ora? Non sapevo neppure cosa dovevo fare lì.
Lo avrei evitato, semplice.
-Allie?- mi distrasse una voce. Logan era tornato indietro. -Non ti conviene restare indietro, potresti perderti qui dentro.- aggiunse, constringendomi a seguirlo.
Aveva ragione, senza il suo aiuto mi sarei persa: diverse porte e corridoi mi madavano in confusione, decine di persone correvano da una parte all'altra, ordini che venivano urlati o sussurrati regnavano sulla scena.
Adam ci spiegò poi cosa sarebbe avvenuto quel giorno: ci sarebbe prima stato un brevissimo concerto per poche fortunate fans, e in seguito una signing sempre per i pochi spettatori. Tanto per promuovere l'imminente tour.
Raggiungemmo poi una stanza, enorme. C'era un piccolo palco sul fondo, e accanto a questo un tavolo che intuii sarebbe stato utilizzato per la signing. Accanto al palco alcuni tecnici stavano sistemando gli strumenti musicali. Nonostante mancassero ancora due ore all'arrivo delle fans, quella stanza era già piena di persone; addetti al lavoro, truccatori e costumisti.
Fortunatamente non c'era traccia di quei ragazzi.
-Allora, vi spiego i vostri compiti.- cominciò Adam, assumendo ad un tratto un tono serio. -Logan, sei uomo, aiuterai a trasportare le casse. Amy, tu piazza i microfoni e Allison, ho bisogno che tu vada a prendermi i microfoni per i cantanti, nella sala 4.-
-Sala 4?- lo guardai esterrefatta.
-Ci sono i numeri, è accanto a quella delle prove. Al lavoro.- disse e raggiunse gli altri tecnici. Prima che potessi ribattere si misero al lavoro anche Amy e Logan, lasciandomi sola in mezzo alla stanza.
Era inutile indugiare; sperai con tutta me stessa che la stanza delle prove fosse chiusa, o meglio, vuota.
Attraversai un paio di corridoi, fino ad arrivare ad uno che terminava con tre porte: una contrassegnata con in numero 3, l'altra con il 4 e per finire il bagno degli uomini.
Respirai pronfondamente, cercando di avvicinarmi alla porte senza fare il minimo rumore; avevo il terrore che Harry fosse in sala prove, e che potesse uscire in ogni momento.
Mi feci coraggio e bussai alla porta 4. Tuttavia nessuno rispose, così optai per entrare comunque. Era vuota, e mi precipitai a cercare quei benedetti microfoni.
Mentre rovistavo fra i cassetti, sentii delle voci. Un canto. Una canzone che non conoscevo, ma parecchio orecchiabile.
La sua voce.
Ero a pochi metri da Harry Styles, e tutto questo stava avendo un pessimo effetto su di me.
Dovevo andarmene. I microfoni li avrei presi dopo.
Feci appena in tempo ad ucire dalla stanza, che la porta della camera 3 si aprì, ma restò accostata.
-Fai presto Styles- sentii urlare una voce.
Oh merda.
Fottuta fortuna, fra tutti era proprio Harry quello che doveva uscire?
Ero all'ultima spiaggia; fuggii nel bagno maschile. E lì dentro c'era una gran puzza.
Tirai un respiro di sollievo a poggiai le mani sul marmo bianco dei lavandini: come tirarmi fuori da quella situazione?
Mi guardai allo specchio; ero davvero pallida.
Sentii improvvisamente la porta del bagno scattare e aprirsi. Sobbalzai e corsi in una cabina dei gabinetti, cercando di ignorare la puzza.
Harry Styles fece il suo ingresso in bagno, non sospettando minimamente che io, Allison Morris, fossi poco distante da lui.
- Sì, te l'ho detto- disse.
Ad un tratto pensai che ce l'avesse con me, ma come poteva?
Poi, capii che stava parlando al telefono.
-Dai smettila.- continuò, emettendo una lieve risata.
La sua voce era mutata: era diventata più rauca, mascolina. Sensuale.
Provai piacere, solo nel sentirlo parlare.
-Lo sai che per me sei l'unica.- sussurrò.
Quelle parole, dette da un ragazzo che non vedevo da tre anni, con cui non avevo mai avuto nulla, mi fecero male. Il piacere scomparì.
Perché?
Forse perché volevo che io fossi quell'unica?
Mi ripetei che era impossibile e sbagliato. Che non stavo provando nulla in quel momento.
Io odiavo Styles, ero solo scombussolata da quella situazione.
Accettai quella tesi.
-Anche io, non sai quanto.- rispose dolcemente.
Anche io? Cosa?
Ero forse gelosa?
Chiuse la telefonata e aprì l'acqua.
Ebbi l'impulso di uscire e di dirgli: ''ehi Harry, come stai? Da tempo che non ci si vede'' ma mi trattenni.
Lo sentii poi entrare nella cabina adiacente alla mia. Questa era la buona occasione per fuggire.
Ma qualcosa mi convinse a trattenermi lì, ad aspettare che lui uscisse e che mi lasciasse nuovamente sola in quel bagno pubblico. Una volta che Harry fu fuori decisi che era il momento giusto di tornare al lavoro; Adam mi avrebbe ucciso se non gli avessi portato quei fottuti microfoni.
Uscii dalla cambina e mi lavai le mani. Ripensai a Harry. Non lo avevo visto dal vivo, ma mi era bastato.
-Giuro, pensavo di essere entrato nel bagno degli uomini.- disse divertita una voce, che mi distrasse dai pensieri. Troppe volte in quel giorno ero sobbalzata.
Mi voltai: un ragazzo biondo mi guardava divertito. Incrociò le braccia al petto e inclinò la testa, aspettando una spiegazione.
-Io...- cominciai -... Mi sono persa...- conclusi, cercando di trovare un senso alla mie parole.
Il ragazzo sbottò a ridere.
-Sei nuova, non è così?- domandò con tono divertito. Non so perché ma essere difinita ''nuova'' per me fu sinonimo di ''inesperta'' e ''incapace''. Mi diede fastidio.
-Non lavoro qui.- risposi fredda. -Sono ad aiutare un amico.-
Il ragazzo alzò le sopracciglia. -Chi?- chiese.
-Adam.-
-Oh sì, Adam. Simpatico.- pensò ad alta voce e si diresse verso i lavandini. Mise del sapone sulle mani e cominciò a strofinarle fra loro sotto il getto d'acqua. Rimasi a guardarlo: una canottiera larga bianca, bermuda e cappello con visiera. Mancavano solo i sandali.
-Come conosci Adam?- domandò, facendosi gli affari miei. Scrollai le spalle.
-Ci vivo. Gli pago l'affitto.- mi limitai a dire.
Chiuse poi l'acqua e cominciò ad agitare la mani in aria, in modo da farle asciugare.
-Sai, è strano che tu ancora non abbia cominciato a saltellare da una parte all'altra e a chiedere autografi.- disse con tono sicuro di sè.  
-Perché dovrei?- chiesi storcendo la bocca a tanto egocentrismo.
L'espressione del biondo mutò: da sorridente e smagliante si fece delusa e stupita.
-Tu non sai chi sono io?-
-Neanche tu sai chi sono io, ma non ne sto facendo un dilemma.- risposi a tono.
Sospirò.
-Sai, non nascondo che avevo pensato di chiederti di uscire, ma ora che tu mi dici che non hai la più pallida idea di chi io sia o di cosa faccia nella vita... Sento di aver perso ogni singola speranza di poterti piacere.- ammise sorridendo. Scoppiai a ridere, sia per l'imbarazzo, sia per la confessione.
-Quelle le hai perse quando mi hai definita ''nuova''- rivelai sincera, ma sempre divertita.
-Avrei dovuto capirlo che eri una piena di sé- commentò. Non lo disse per offendermi però, quindi ci diedi poca importanza. -Comunque sono Niall.- si presentò.
-Io sono Allison- ricambiai la presentazione. Fu allora che ripensai ad Adam: mi avrebbe uccisa. -E sono in ritardo.- aggiunsi scappando via, consapevole che presto avrei visto di nuovo quel ragazzo.


-Dov'eri?- mi domandò Amy, non appena tornai con i microfoni.
-Sarebbe troppo lunga come cosa da spiegare.- dissi semplicemente, rivelando la verità. Lei scrollò le spalle e si rimise al lavoro.
Fra due ore sarei ritornata a casa, almeno così secondo i piani.


Le fans erano arrivate, ed erano in delirio. Mai vista una folla così inferocita.
Una volta fatte entrare avrebbero assistito al concerto, poi, con gran fatica, sarebbero state sistemate in fila per la signing.
Noi avremmo dovuto aspettare la fine del concerto e di tutto il resto all'interno di un'ulteriore stanza, ma io ero curiosa.
Curiosa di quel ragazzo riccio.
Curiosa di quell'Harry così sconosciuto.
Mi gettai fra la folla, cercando di nascondermi, solo per vederlo.
Cantava come se non avesse mai dovuto fare nient'altro, come se fosse nato per questo. Si divertiva. Riconobbi lo stesso Harry.
Riconobbi che mi era mancato, nonostante tutto.
Poi ci fu il momento della singing.
Me ne sarei dovuta andare, sparire.
Se non avessi insistito magari le cose si sarebbero risolte più facilmente.
Invece no. Volevo rivederlo. E volevo che lui rivedesse me.
Mi misi in fila, fra le fans.
- La prossima.- disse una voce, di un sorvegliante.
A quanto pare ora toccava a me. Feci un respiro profondo e andai.
Riconobbi anche il biondo, che sorridente salutava le fans.
A parte Harry e Niall, non avevo la minima idea di chi fossero gli altri tre.
Ne superai uno. Harry era alla fine.
Poi un altro, gli battei il cinque, come prima altre fans avevano fatto.
Poi un altro; Harry firmava ancora autografi, con la testa chinata in basso e gli adorabili ricci che gli coprivano il viso. Scriveva con attenzione, calcando ogni lettera mentre si premeva il labbro superiore con la lingua. Questa posizione mi ricordò l'ingenuo ragazzo di Holmes Chapel, quello di due anni prima. Ce l'aveva come vizio, il tirare fuori la lingua mentre scriveva. Sorrisi involontariamente. Ero come imbambolata.
Alcune mi spinsero più in là, così che potessi trovarmi davanti a Niall.
Mi guardò e la sua espressione divenne raggiante.  
- Non ci siamo già visti noi?- mi domandò fingendo sorpresa.
-Scusa, non riesco a riconoscerti senza i bermuda.- commentai sarcastica, urlando per sovrastare le voci.
- La ragazza dal grande ego.- mi canzonò. -Allison, vero?- chiese.
A sentire quel nome, Harry accentuò la stretta sulla penna, e la pressione sul foglio, stringendo le labbra. Si passò poi infastidito una mano fra i capelli, e mentre li scuoteva un boato si alzò fra le fans. Il riccio sorrise allegramente della loro reazione, e tornò a firmare i fogli.
Annuii e prima che potessi ribattere mi spinsero lateralmente.
Mi trovai poi davanti a lui. Alzò lentamente lo sguardo, come aveva fatto prima con ogni fan: per regalarle un sorriso, per batterle il cinque, per scambiare una battuta.
Tuttavia, quando mi vide, non mi rivolse lo sguardo che aveva dato alle altre.
Era incredulo. Solo allora poteii vedere i suoi occhi verdi fissarmi sorpreso.
Non mi guardavano più come una volta.
C'era il vuoto. C'era la collera. Deglutii rumorosamente mentre mi perdevo in quello sguardo che tanto mi faceva male.
- Ciao Harry.- interruppi il silenzio, rivolgendogli il miglior sorriso che potessi fare.
- Per chi è l'autografo?- chiese freddo, lasciandomi di stucco.
Abbassò lo sguardo, come se io fossi una delle tante.
- Harry sono io.- gli ricordai, non volevo crederci. Avevamo fatto il liceo insieme, non poteva essersi dimenticato.
- Stai bloccando la fila.- continuò, tornando a firmare autografi.
- Harry...- ripresi, incredula e delusa.
Lo vidi alzare nuovamente lo sguardo, verso la sua destra; fece qualche segno a una guardia del corpo e tornò con la testa chinata a scrivere. Una mano mi afferrò bruscamente, e la guardia alla quale prima si era rivolto Harry mi trascinò via dalla folla.


***
Ehm, ho fatto un po' di ritardo?

Scusatemi davvero,
ma l'ispirazione se ne era andata.
Infatti non sono soddisfatta di questo capitolo
ma spero che piaccia a voi.
E' abbastanza lungo, no?
Chi di voi sta vedendo i BRIT?
Io sì

A parte ciò,
ho ricevuto molti messaggi di persone che
dicevano di amare questa storia...
Io non so che dire...
Grazie mille!
Spero di non avervi deluso!

Venerdì parto
ciò vuol dire che non potrò scrivere
per un po'
ma tenterò di farmi perdonare!

Anche perché
nel prossimo capitolo
ci sarà una svolta tra Allison e Harry.

Su ask sono
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Su twitter sono @xsmilecmon

XXX
harrehs


 

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Capitolo 4
*** 4. Heartless ***






4. Heartless


Thank you for showing me
Who you are underneath, no
Thank you, I don't need another heartless misery
You think I'm doing this to make you jealous
And I know that you hate to hear this
But this is not about you anymore
-One Direction




Allison's pov.

-Non lo abbiamo, mi spiace- si scusò la singorina Sills, bibliotecaria della scuola. Sospirai arresa.
Era da tempo che avevo voglia di leggere ''Orgoglio e Pregiudizio''. Che razza di biblioteca non aveva un libro del genere?
Rivolsi un mezzo sorriso alla bibliotecaria e mi voltai avvilita.
Andai a rifugiarmi nell'unico luogo dove trovavo conforto;  mi avviai verso i lunghi corridoi di quel luogo, fra le varie librerie. Il rumore di pagine sfogliate popolavano il silenzio e l'odore del legno degli scaffali mi metteva sicurezza.
-Non ce l'hanno, vero?- domandò una voce maschile, che sovrastò la quiete.
Mi voltai di scatto. Un ragazzo riccio mi mostrava un meraviglioso sorriso, adornato da due fossette, e due vispi occhi verdi. Sapevo benissimo chi era, lo avevo visto in giro con mio fratello qualche volta.
Scossi la testa.
-Se vuoi ce l'ho io a casa, ''Orgoglio e Pregiudizio''?- chiese conferma.
Fremevo talmente tanto per quel libro. Eppure un po' mi metteva a disagio, accettare il libro di uno sconosciuto.
-E' un bel libro...- aggiunse, forse per convincermi.
-Lo hai letto?- chiesi sbalordita e ammaliata.
Scosse le spalle con aria tronfia.
-Sì, metà. Un capriccio di mia madre.- aggiunse, finendo la frase con una lieve risata. Sorrisi anche io.
-Insomma, lo vuoi?- domandò ancora.
Annuii.
Sorrise felice.
-Allora te lo faccio avere, okay? Sei la sorella di Morris, giusto?-
Confermai. Qualche giorno dopo mi arrivò il libro tramite mio fratello. C'era anche un post-it all'interno, che recitava un ''Goditi il libro, ma sappi che è parecchio noioso, almeno la metà che ho letto. XX Harry''
Non gli chiesi mai come facesse a sapere che volevo ''Orgoglio e Pregiudizio''.




Non so davvero perché in quel momento, mentre una guardia mi stringeva un polso trascinandomi lontano dalla folla, mi venne in mente un simile ricordo. Forse perché ero estremamente sconvolta e incredula; neanche avevo avuto il tempo di ribattere che qualcuno mi aveva afferrata e trascinata via, senza dirmi dove.
Ma non feci domande, lasciai le cose al loro corso. Una volta usciti dall'ammasso della folla fui condotta attraverso la porta che portava a quei corridoi così simili a un labirinto. Silenziosa, la guardia mi indicò un'ulteriore porta in fondo al corridoio, dove regnava il silenzio, e intuii sarebbe stata la mia meta. Annuii svogliatamente e mi avviai verso il punto indicato dall'uomo. Aprii la porta: sala trucco.
Era davvero molto piccola in realtà, per cinque persone. C'era uno specchio e una sedia davanti a questo, un divano ricoperto di stoffa grigia e infine un armadio posto a sinistra della porta. Me la richiusi dietro, e non sapendo cosa fare mi sedetti sulla sedia, osservando la mia immagine riflessa nello specchio. Non mi ero truccata e si vedeva. Avevo quella maglietta lunga e capelli scompigliati. Si può dire che ero perfetta per apparire in ''The A team'' di Ed Sheeran.
Respirai profondamente cercando di rilassare i nervi. Ma che diavolo ci facevo io lì?
Una visita a un vecchio amico e mi ritrovo catapultata all'interno di una piccola stanza aspettando chissà cosa.  
Inspirai aria e chiusi gli occhi, beandomi di quella tranquillità; cominciai a pensare alle cose più assurde: i quattro microfoni, Logan e Adam che trasportavano una cassa e la dolce Amy che correva in giro per la stanza.
Non so quanto tempo passò, ma probabilmente quasi mezz'ora.
Sentii dei passi fuori dalla stanza e rizzai subito in piedi, cominciando a camminare avanti e indietro, pur di scaricare la tensione.
La porta si aprì e Harry fece il suo ingresso. Mi ignorò completamente. Per un attimo pensai addirittura che si fosse dimenticato che ero lì, invece mi guardò, per un secondo, e abbassò subito lo sguardo. Si gettò a peso morto sul divano e chiuse gli occhi, portando la mano destra tra i capelli, scompigliandoseli.
Mi sembrava diverso, completamente. Aveva quell'aria di strafottenza, sicurezza di sè, superiorità, che non era da lui.
Passarono cinque minuti ed ero stufa. Non ci vedevamo da tre anni e lui mi trattava così? Come se fossi una pezza da pavimenti?
Mi alzai decisa e mi diressi verso la porta, stupita e delusa da quell'atteggiamento.
-Che ci fai qui?- chiese, e per la prima volta dopo tanto tempo sentii la sua voce diretta a me. Ma non mi guardò, il che mi diede sui nervi.
-Un saluto.- mi limitai a rispodere, fredda.
Sbuffò divertito ed esibì un sorriso sghembo.
Poi cominciò a giocherellare con il lembo della sua t-shirt bianca, ridendo sotto i baffi.
-Come sta Will?- domandò pungente e capii che quella domanda se l'era già preparata da tempo. Forse nel momento in cui mi aveva vista, o forse mentre si dirigeva verso quella stanza, ma fremeva per fare quella domanda. Vidi la soddisfazione nei suoi occhi.
Quella domanda mi traflisse. Non riuscii a non pensare al passato, e a Will. Mi sarebbe piaciuto poter rispondere che stavamo bene, insieme. Ma era tutto finito.
La mia espressione cambiò, e divenni vulnerabile. Ringraziai il cielo che lui teneva ancora lo sguardo rivolto verso qualsiasi altra cosa, che non fossi io.
-Non so, da un po' non ci sentiamo- cercai di rispondere con voce ferma, aggrappandomi anche all'ultimo briciolo di sicurezza che restava in me in quel momento.
Le sue labbra si incrinarono leggermente verso l'alto, segno di un'ulteriore soddisfazione.
-Strano, e io che pensavo scopaste ancora- aggiunse, e in quel momento si mise seduto -Quand'è che avete smesso?- chiese poi, sorridendo maliziosamente e con gli occhi illuminati da aria trionfante. Non riconoscevo nessuna traccia di quel ragazzo riccio di Holmes Chapel.
Riuscii a reggere il suo sguardo, cosa che mi sembrò metterlo a disagio.
- Da quando lui baciò Jillian Kent qualche settimana fa, davanti ai miei occhi.- risposi, stavolta mostrandomi sicura di me; non volevo dargliela vinta, a lui e a quella sua improvvisa presunzione.
Tuttavia in quel momento la sua espressione cambiò totalmente. Alzò le sopracciglia incredulo, come se ciò che gli avevo appena detto fosse solo uno scherzo di cattivo gusto.
- La Kent? Sei seria?- esclamò indignato. Annuii, meravigliata e stranamente lusingata da quella sua reazione.  -Insomma, se io avessi avuto una come te al diavolo la Ke...- disse improvvisamente, ma si bloccò, come se avesse detto qualcosa di sbagliato. Spalancò gli occhi, incredulo e probabilmente pentito delle sue parole. Continuava a fissarmi, boccheggiando.
In quel momento, riconobbi il solito Styles.
Poi ragionai su ciò che davvero aveva detto. Il ragazzo che da quando stavamo in questa stanza mi parlava con superiorità, non dandomi la minima importanza e neppure guardandomi, aveva appena fatto un simile apprezzamento su di me? Jillian Kent era da sempre stata considerata una delle ragazze più belle e più desiderate della scuola. Io chi ero, a suo confronto?
Ma a quanto pare, considerando la battuta di Styles, io per lui ero qualcuno a suo confronto.
Non riuscii a nascondere un sorriso vincente.
-Tu cosa?- domandai, volendone sapere di più. Volendo assaporare la mia vittoria.
Ma lo avevo sottovalutato.
Si alzò e si diresse pericolosamente verso di me. Indietreggiai, andandomi a scontrare con la porta, mentre lui continuava ad avvicinarsi con aria maliziosa. La solita e stessa aria maliziosa, che a quanto pare continuava a conservare.
Feci per fare un altro passo indietro, ma solo allora mi ricordai di essere già attaccata alla superficie lignea di quella porta rinomata. Ero in trappola.  
Eravamo vicinissimi. Potevo sentire il suo respiro. Il suo profumo, che negli anni era cambiato. Non sapeva più di chewgam e caramelle.
Appoggiò i palmi delle mani ai lati della mia testa, e piegò i gomiti in modo da avvicinarsi ancora di più.
Sentii la sua bocca sfiorare il lobo del mio orecchio. I ricci ricadevano ormai sulla mia guancia, pungenti ed eccitanti al tempo stesso.
- Sai, mi fa impazzire...- mi soffiò sul collo, per poi poggiarci sopra le labbra. Un brivido partì da quel punto e mi percorse l'intero corpo.
Ci lasciò un bacio umido, che sembrò durare un'eternità.
Staccò poi le labbra. Quasi mi dispiaque.
Passò poi dall'altro lato.
- ... L'effetto che ora ho su di te.- finì. Lo sentii ridere lievemente, era soddisfatto.
Si scostò lentamente fino ad arrivare a rivolgermi lo sguardo frontalmente. Ero paralizzata, ed estremamente sconvolta dal suo atteggiamento. Stavo lì a guardarlo, mentre esibiva l'ennesimo sorriso orgoglioso, incapace di fare qualcosa. Nonostante il suo viso avesse assunto tratti mascolini e adulti, le sue fossette non erano cambiate. Lo tenevano legato al passato, a un Harry innocente e ironico, che ora non riuscivo a riconoscere.
-Ciao, Minnie.- disse alla fine, riportando a galla quel vecchio soprannome, che quasi mi ero dimenticata.
Poi si staccò improvvisamente, dandomi le spalle e andandosi a sedere nuovamente su quel divano. Tentai, come mio solito, di cercare una ragione logica a tutto ciò, ma non riuscivo a capire.
-Ora come regola dovresti toglierti la maglietta.- affermò con nonchalance.
Spalancai gli occhi, quasi schifata.
-Senti, io penso che tu abbia totalmente frainteso le mie intenzioni.- risposi.
Scoppiò a ridere.
Non era una risata maliziosa, ma una delle sue solite risate, che mi misero quasi a mio agio.
-No, tu hai frainteso le mie intenzioni.- dichiarò. -La maglietta è mia, la rivoglio.- si affrettò ad aggiungere ora serio, indicando il mio indumento. Abbassai lo sguardo sulla maglietta di Will.
-E' un regalo di Will.- spiegai.
-E' un prestito che io ho fatto a Will.- mi corresse -E ora la rivoglio.- continuò, possessivamente.
Scossi la testa.
-Non posso tornare a casa nuda.- cercai di biasimarlo; non volevo rinunciare all'unico pezzo che mi restava di Will.
Mi rivolse un'occhiata maliziosa, come ai vecchi tempi. Alzai gli occhi al cielo, sospirando.
-Ti do' la mia.- proclamò, alzandosi. Non ebbi il tempo di ribattere che Harry Styles si era già sfilato la maglia e me la stava porgendo.
Tre anni fa, quando andavamo al mare, lui era uno di quei ragazzi che sarebbe di certo passato inosservato.
Ora aveva addominali scolpiti, frutto di mesi passati in palestra e di attente diete. Il petto era ricoperto da svariati tatuaggi che accentuavano la sua aria mascolina. L'unica cosa che ricordavo di lui erano i due capezzoli in più, che si era sempre vergognato a mostrare.
Rimasi a guardarlo per fin troppo tempo. Se ne accorse, lusingato.
-Ti sei dimenticata come si battono le palpebre?- domandò sarcastico.
Mi ripresi e afferrai con freddezza l'indumento.
Esitai.
-Esci, devo cambiarmi.- affermai.
Scrollò le spalle e si voltò, per niente intenzionato a lasciare quella stanza.
-Harry...- ribadii.
Sbuffò e si mise una mano sugli occhi.
-Quante storie... Così va bene?- si lamentò. Sbuffai anche io.
Mi voltai a mia volta per cambiarmi, non fidandomi del riccio.
Cercai di fare il più veloce possibile, volendo cacciarmi fuori da quella situazione. Mi sfilai la maglietta e spiegai quella di Harry.
-Sei dimagrita?- lo sentii domandare. Mi voltai di scatto. Harry mi dava ancora la spalle, ma poteva osservarmi tramite lo specchio da parete. Sorrideva; doveva aver programmato anche quella posizione.
-Harry!- esclamai.
-Non sei la prima donna in reggiseno che vedo, non ti agitare.- disse noncurante. -Anzi...- aggiunse maliziosamente. Lo ignorai e mi infilai la sua maglia. Constatai poi che, sfortunatamente, odorava di lui.
-Aveva un significato per me, quella maglia.- dissi amareggiata, riferendomi all'indumento che  avevo appena ridato al padrone. Alzò le spalle.
-Anche per me.- disse.
Sospirai delusa. Non sarei mai dovuta andare lì.
Andai verso la porta.
-Tante belle cose, Harry.- lo congedai.
-Seriamente, perché sei qui?- domandò di nuovo, mentre poggiavo la mano sulla maniglia della porta.
Mi voltai a guardarlo.
-Te l'ho detto.- ribadii.
Scosse lentamente la testa, sorridendo amareggiato.
-Tornate tutti quando vi fa più comodo, vero?- affermò.
Restavo sempre di più allibita. Quelle parole non potevano essere davvero uscite dalla sua bocca.
Alzai le sopracciglia, indignata.
-Questo non è un ritorno Styles, è un addio.- dissi sicura. Mi ignorò.
-Che ne pensi del cd?-
Cavolo.
Non lo avevo mai sentito quel cd.
-Non lo so, non l'ho mai ascoltato.- rivelai sincera, poco mi importava.
-Classico. Sei qui per avere una notizia? Un gossip? Farmi finire sui giornali? Quanto ti danno, Morris?- sputò improvvisamente.
Avevo cercato fino a quel momento di trattenermi, ma questo era troppo.
-Ma chi sei tu? Pensi davvero che io sia qui per questo? Tu sei sparito. Hai cancellato tutto.- lo incolpai.
La sua espressione rimase fredda.
-Ero uno sfigato, Morris. Ma tu non puoi capire.- disse con l'aria di chi ne sa di più.
Annuii.
-Nessuno ti può capire ormai, superstar.- risposi a tono.
Le cose sarebbero finite per il peggio, se qualcuno dall'esterno non avesse spalancato la porta.
Gli altri quattro membri fecero il loro ingresso, guardandoci sconcertati. Riconobbi Niall.
-...Voi due?- chiese.
Guardai Harry, mi fissava.
-Neanche fosse l'ultimo uomo sulla faccia della terra.- affermai cercando di ridurlo, ma di certo la mia frase non gli avrebbe nessun effetto.
Uscii da quella stanza, delusa.


Harry's pov.

''Neanche fosse l'ultimo uomo sulla faccia della terra.''
Quella frase continuava a rimbalzare nella mia mente.
L'aveva mai pensata diversamente?
Quella notte aveva baciato Will, non me.
Rivedere Allison aveva solo peggiorato le cose. Era una ferita che ero riuscito a chiudere.
Solo vederla di nuovo era bastato per farla pulsare di nuovo.
Mi portai la maglietta al naso; odorava di lei.
Ma cosa doveva importarmi a me, di Allison Morris?
Potevo averne a centinai come lei, se non migliori. Chi era per me Allison Morris?
Sospirai.
-Quindi tu conosci la ragazza dal grande ego?- mi domandò Niall, riportandomi alla realtà.
Stavamo seduti in sala prove, alla fine di una stressante giornata.
-Chi?- chiesi.
-Allison, era in sala trucco con te.- precisò.
Annuii, amareggiato.
-Niente male, però.- aggiunse malizioso.
Mi venne spontaneo: gli rivolsi uno sguardo rude, stringendo i miei occhi in due fessure.
-Non pensarci neanche, Horan.- dissi protettivo.
Alzò le braccia al cielo.
-Scusa, non sapevo fosse prenotata.-
Non risposi.
Mi limitai a guardare il basso.
Allison Morris era sempre stata prenotata, da anni.
Mi aveva spezzato il cuore, era tornata.
Ma io avevo un conto in sospeso con lei.
Sarebbe stata mia, prima o poi. Me l'ero promesso.
Strinsi la maglietta che ancora avevo in mano.
Sorrisi soddisfatto; una perfetta esca per vederla di nuovo.




***
Okay, questo sì che si chiama ritardo.

Sono sparita, lo so.
Non avrei dovuto, non era mia intenzione.
Ma non avevo davvero più la minima ispirazione.
E torno con questo schifoso capitolo
non vi basimo se mi abbandonerete.

Spero solo che vi piaccia.
Harry e Allison si sono rivisti.
Sono state scintille, eh?
Come pensate si evolverà la situazione?

Spero che comunque continuerete a seguirmi,
anche se vedo le recensioni diminuire sempre di più.
Aggiornerò presto, ci proverò.

Non so chi di voi legge ''I Love You Baby''
l'altra mia FF
ma ieri su Twitter è successa una cosa sdfghjk
Una ragazza ha inventato il tweet:
i motivi per amare #iloveyoubaby
IO VI AMO.
Seriamente, mi fate sciogliere.
Sono subito corsa a scrivere lol

Okay, ora fuggo.


Su ask sono http://ask.fm/shelovesya
Su twitter sono @xsmilecmon



p.s. sono andata a vedere i ragazzi.
Erano meravigliosi.

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Capitolo 5
*** 5. Confused ***



5. Confused


We're happy, free, confused and lone at the same time
-Taylor Swift





Allison's pov.

Ci volle poco tempo affinché capissi quanto potesse essere dura la mia vita a Londra.
Avevo talmente poco tempo libero; tra università, studio, lavoro al pub, potevo ritenermi fortunata se riuscivo a ricavare quelle sei ore per dormire.
Ecco perchè mi sentii in paradiso quando arrivò il sabato sera, mio giorno libero al lavoro e precedente alla domenica, in cui di certo non avrei aperto libro.
Adam era spesso fuori casa, tra lavoro e figlia.
Neanche Logan era sempre fra noi. Avevo invece legato davvero molto con Amy; avevamo molto in comune e ultimamente passavamo quel poco tempo libero in lunghe passeggiate ad Hide Park. Mi aveva detto che si era iscritta a giurisprudenza, ma per volontà dei suoi. Lei voleva scrivere. E che posto migliore di Londra?
Dopotutto, tutti questi impegni e pensieri mi tenevano la mente occupata, così che non dovetti rivolgere il mio pensiero a Harry Styles neppure un momento.
Meglio così, altrimenti mi sarebbe venuta l'orticaria. Ma come si era permesso? Non lo riconoscevo.
Quella sera io ed Amy eravamo accovacciate sul divano, coperte da un lenzuolo rosso davanti al televisore.
-Sai, ho sempre avuto una cotta per Derek.- disse, indicando lo schermo, mentre masticava un pop corn.
Ne presi alcuni dal contenitore e annuii.
-E chi non ce l'ha? Sheperd ha il suo fascino- risposi al suo commento.
-Anche O'Malley- aggiunse. Annuii in accordo. Mi piaceva passare il tempo con Amy, soprattutto se si trattava di fare scorpacciate di pop corn davanti a Grey's Anatomy.
-Mi sarebbe piaciuto iscrivermi a medicina, dev'essere emozionante.- disse sospirando amareggiata. Sapevo che non le andava a genio la facoltà da lei frequentata.
-Potresti farlo-
-No.- troncò subito. - I miei sono stati chiari. Ormai ho cominciato, ho sbagliato ma per loro il mio futuro è quello.-
-E se ti ribellassi?-
-Mi toglierebbero gli alimenti.- rispose con ovvietà.
Seguì un silenzio imbarazzante; le avevo proprosto qualcosa che sembrava essere impossibile e mi sentivo estremamente stupida.
Incrociai le gambe in un movimento svelto e afferrai un pugno di pop corn.
-Vorrei leggere qualcosa di tuo.- dissi per cambiare discorso.
-No, non vuoi.- mi rispose ridendo, imbarazzata.
Sorrisi. -Davvero, non scrivo nulla di che.- aggiunse.
-Hai bisogno di un giudizio altrui per saperlo.- la incitai.
Sospirò. - Se mai avrò il coraggio, ti prometto che sarai la prima a leggere.-
-Ci conto- dissi felice. -Di cosa scrivi?-
Si mordicchiò il labbro in cerca di una risposta, che però sembrava essere ovvia.
-Amore. Amore non ricambiato, amore cordiale, amore negato, amore impossibile, amore felice, amore problematico, amore costretto, amore.-
-Non ho un buon rapporto con l'amore, soprattutto ultimamente.- pensai ad alta voce. Pensai a Will. E forse a qualcun altro?
Amy rise.
-Quante cose abbiamo in comune, noi due.- mi diede un colpetto sulla spalla, facendo scoppiare anche me in una comune risata.

Cinque minuti dopo suonò il campanello di casa.
-Chi è?- domandai a Amy.
-Probabilmente il fattorino con la pizza.- disse alzandosi.
-Prendo i soldi- aggiunsi, alzandomi anche io e dirigendomi verso la mia stanza, alla ricerca di qualche moneta.
Chiusi la porta e cominciai a rovistare fra i vestiti e i cassetti; nonostante io cercassi sempre di tenere in ordine quella camera, Amy era assurdamente disordinata e amava lasciare in giro tutto.
-Oh santo cielo.- sentii imprecare Amy dal salone. Risi: probabilmente avevano messo l'origano sulla sua pizza.
-Allison?- mi chiamò preoccupata. Ero in ritardo con i soldi, lo sapevo.
Aprii la porta per chiedere altro tempo, ma l'immagine che mi si piazzò davanti mi fece rizzare i capelli e attorcigliare lo stomaco.
-Ciao Minnie- disse sorridente agitando la mano. Spalancai gli occhi.
Che ci faceva Harry Styles sulla soglia della mia casa, accanto a un'Amy incredula?
Boccheggiai. -Che ci fai qui?-
-Com'è che avevi detto tu? ''Un saluto''- citò le mie parole, senza mai togliersi quel dannato sorriso dalla faccia.
Sbuffai e automaticamente tornai in camera, sbattendomi dietro la porta.
Che ci faceva qui? Che voleva? Non mi aveva già umiliata abbastanza?
Chissà Amy cosa aveva pensato di me?
Mi misi le mani in faccia, cercando una soluzione. Ma prima che potessi elaborare qualcosa di abbastanza logico la porta si aprì nuovamente, e la voce di Harry eccheggiò ancora nelle mie orecchie.
-Non si trattano così gli ospiti...- disse divertito. Mi voltai di scatto verso di lui, con uno sguardo fulminante.
-A che gioco stai giocando?- incalzai.
-Ti è nuovo?- rispose sarcastico.
-Scusa, non conosco le regole.-
-Non ci sono regole.-
Eravamo uno di fronte all'altra; entrambi sulla soglia della porta.
-E' disordinato un gioco senza regole.- continuai, decisa a vincere quel gioco di parole.
-Ma io sono disordinato.- disse alzando le spalle e arricciando le labbra innocentemente.
Afferrai la maniglia della porta, pronta per il colpo di scena.
-Infatti io odio il disordine.- affermai, sbattendogli la porta sul naso, lasciandolo fuori dalla stanza.
Lo sentii sbuffare.
-Avanti Minnie, per quanto ancora dovrai avercela con me?-
Incrociai le braccia al petto, appoggiando la schiena al legno bianco della porta decisa a non cedere.
-D'accordo, d'accordo, hai deciso di non parlare. Allora parlerò io, okay?- insistette.
-E di cosa vorresti parlare? Sentiamo.- lo incitai sarcastica. Ero davvero curiosa di come sarebbe riuscito ad aggiustare la situazione.
-Che ne dici della gita a Manchester? Quella di cinque anni fa, ricordi?- cominciò con tono divertito.
Mi lasciai andare a una lieve risata contenuta, ricordando benissimo quella gita. E completamente sconcertata dal fatto che lui avesse tirato fuori un simile argomento.
-Quando io e tuo fratello riempimmo la borsetta da cerimonia della signorina Hopkins con le arachidi caramellate. Andò su tutte le furie!- ricordò ridendo e io riuscii a malapena a contenermi. -Ancora ricordo la sua voce che faceva ''Styles, Morris, ma vi sembra divertente? Sapete quanto mi è costata, lo sapete? E poi sono allergica al caramello!''- canzonò l'anziana professoressa, imitando la sua voce acuta.
Lì scoppiai a ridere, perdendo la battaglia e dandogliela vinta.
Però non aprii la porta.
-Oppure vuoi parlare della prima volta che ci siamo visti?- riprese più seriamente. -No, tu non la ricordi. Io sì.- affermò, mettendomi a disagio. -Avevamo undici anni, se non sbaglio. L'inizio delle scuole medie. Stavi sempre con quella bionda, Maya, e vi sedeste all'ultimo banco, vicino alla finestra. Avevi una gonna a scacchi e un maglione rosso e...-
-Come lo ricordi?- chiesi d'impulso, spalancando la porta e trovandomi di fronte la sua faccia, talmente rilassata, con gli angoli della bocca inclinati verso l'alto, soddifatto.
-Allora è vero che fare il romantico fa passare l'arrabbiatura alle donne.- commentò con ovvietà.
-Ti ho chiesto come lo ricordi?-
-Ho una buona memoria.- troncò subito.
Non richiusi la porta. In qualche modo mi aveva convinto e lo lasciai entrare. Si mise la mani in tasca e si guardò intorno.
-Non mi hai ancora detto perché sei a Londra.- mi ricordò.
Scrollai le spalle.
-Tu non mi hai ancora detto perché sei qui.- ribadii.
A quelle parole tirò fuori una tracolla, che non mi ero accorta indossasse e cominciò a rovistare al suo interno.
-Tieni.- disse poi, porgendomi una maglietta pescata in quella borsa. La mia maglietta.
-Avevi detto che per te aveva un significato.- gli feci notare, fredda.
Rise.
-Ho capito che forse è più importante per te.-
La afferrai avidamente e la misi nuovamente nella valigia.
-Ti riprendo la tua allora.- aggiunsi voltandomi e partendo alla ricerca. Mi afferrò un braccio bloccandomi.
-No, mi piace l'idea che tu abbia qualcosa di mio.- disse serio.
Non capii dove voleva arrivare. Sapevo solo che il suo tocco sul mio braccio mi dava i brividi. Perché? Perché era caldo, ecco perché. E io ero fredda, come il ghiaccio.
 Cercava di creare un contatto visivo, ma l'ultima cosa che volevo era rimanere ipnotizzata dalle sue iridi verdi.
-D'accordo.- risposi, abbassando lo sguardo.
Sospirò, sedendosi sul mio letto.
-Allora, come mai qui?- domandò ancora. Mi sembrava inutile ignorare ancora la richiesta.
-Studio. Scienze della comunicazione.- spiegai in poche parole, andandomi a sedere accanto a lui.
-Quindi vuoi fare la giornalista?- chiese sorpreso -Sai, non ho un buon rapporto con i giornalisti.- commentò. Risi, capendo.
Poi un dubbiò mi venne in mente.
-Come mi hai trovata?- chiesi di getto.
-Adam.- disse.
Poi ricordai di aver detto a Niall che vivevo con Adam, e lì ricollegai tutto.
-A proposito- aggiunse - Ti va di passare alla prove, qualche volta? Ti presento gli altri, se ti va.- chiese. Mi stava davvero chiedendo di rivederci?
-Perché?- chiesi spontaneamente.
Mi guardò, sincero.
-Perché no, Minnie?- fu la sua semplice risposta. Non riuscii a trovare scuse per ribattere.
-D'accordo.- risposi.
Mi chiese poi se il giorno dopo sarei potuta passare alle prove. Mi lasciò un indirizzo e il suo numero. Di certo mi sarei portata Amy.
-Il tempo è poco, devo scappare, ma mi è piaciuto vederti, Allie.- disse per congedarsi. Lo accompagnai alla porta; di Amy non c'era traccia.
-Ci si vede domani allora.- dissi.
-Ci conto.- si raccomandò. Stava per andarsene quando tornò indietro.
-Quasi dimenticavo- aggiunse. Tirò fuori qualcos'altro da quella tracolla. Un cd. Me lo porse. -Questo è il mio primo album. Mi piacerebbe se provassi ad ascoltarlo.-
-Cercherò di fare uno sforzo.-
-Ah, un'altra cosa. Un giorno, dicesti che saper impugnare un microfono non serviva a nulla nella vita. Lo pensavi davvero?- chiese, davvero curioso.
Altro che buona memoria.
Scossi la testa, divertita. -Ho sempre saputo che avresti fatto questa fine Harry.- ammisi, generando un suo sorriso.
-Allora a domani, Minnie.- mi salutò infine, voltandomi le spalle.
-Ehi Styles!- lo chiamai e si voltò immediatamente. -Chiamami un'altra volta in quel modo e ti do' un calcio nel coglioni.- promisi, sempre sorridendo.
-Mi sei mancata Morris.- disse e sparì dalla mia visuale.
Chiusi la porta.
Cos'era successo?
Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi. Harry quel giorno era tornato quel ragazzo di Holmes Chapel, diverso dalla celebrità che avevo incontrato pochi giorni prima.
Non mi ero neppure accorta di avere un sorriso da ebete in quel momento.
-Hai dieci secondi per spiegarmi tutto.- disse Amy, rispuntando fuori dalla camera di Adam e Logan. Sorrisi, riuscendo a pensare solo al giorno seguente.


Harry's pov.

Mi infilai in auto, stando attendo a nessuna occhiata indiscreta. Poggiai le mani sul volante incapace di fare altro. Che stavo combinando?
Misi il piede sull'accelleratore e partii, verso casa di Zayn. Sapevo che Liam, Louis, Niall e ovviamente Zayn erano lì, e avevo bisogno dei miei migliori amici.
-Dove sei stato?- domandò Louis appena mi vide entrare.
-In giro.- dissi scrollando le spalle. -Ehi, ho invitato quella mia amica alla prove domani, nessun problema?- domandai.
-Allison?- chiese Niall. Questo suo interesse verso i confronti di Allison mi dava sui nervi.
-Sì.- risposi freddo.
-Uh, che intenzioni hai?- fu la domanda maliziosa di Zayn.
-Chi lo sa?- risposi, con la stessa malizia, provocando una risata generale.
-Scusami, ma non avevi detto di non voler uscire con ragazze che si chiamano Allison?- chiese Louis in tono di sfida.
-Non ho intenzioni di uscire con lei, infatti.- risposi.
Mi diede una pacca sulla spalla, avendo capito le mie intenzioni.
Fortunato lui, perché io ero l'unico che non le aveva capite.


***
Questo capitolo fa davvero schifo.

E' un capitolo di passaggio,
non succede nulla di che.
Dal prossimo le cose si movimenteranno un po'
ma penso che dopo questo schifo molte di voi
smetteranno di seguire la storia.

Spero comunque che vi piaccia.
Scusatemi anche per il ritardo
il prossimo arriverà probabilmente lunedì
se non prima

Ah, volevo tanto scusarmi
con una lettrice che mi aveva chiesto di pubblicare ieri,
scusami, ma non ho fatto in tempo.

Eccovi qui il capitolo quindi,
che ne pensate?
Fra Harry ed Allison è solo l'inizo,
non abituatevi a questa dolcezza.
Harry vuole fargliela pagare
ma cadrà di nuovo nella trappola?

Anche se non c'entra
sdfghjk
avete visto il nuovo video di 22 di Taylor Swift?
Boh, è perfetta quella ragazza.
La amo.

E per tutti quelli che me lo hanno chiesto:
Sì, sono andata a vedere i ragazzi
in concerto a Londra.
E sì,
erano perfetti.


Ora fuggo.

Su ask sono http://ask.fm/shelovesya
Su twitter sono @xsmilecmon

XXX
harrehs



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Capitolo 6
*** 6. If it was me ***





6. If it was me



Would he say he's in L-O-V-E?
Well, if it was me then I would, I would
Would he hold you when you're feeling low?
Baby, you should know that I would
I would, I would

Would he please you?
Would he kiss you?
Would he treat you like I would?
 Would he touch you?
Would he need you?
Would he love you like I would?

-One direction




Louis' pov.

-Merda.- sentii imprecare da una stanza aperta: lo sgabuzzino.
Risi, quella voce ormai era parecchio familiare.
-Ti serve una mano?- domandai sorridente.
Al suono della mia voce la ragazza fece un salto e cadde a terra. -Questi scatoloni sono pesanti- si lamentò Felicity, alzandosi in piedi.
-Dai, ti aiuto.- mi offrii cortese, afferrandone uno.
-Ma non hai le prove ora?- chiese stupita. Scossi la testa; sì, le avevo, ma potevo prendermi cinque minuti.
-Dove dobbiamo portarli?-
-Sala 6.- mi rispose risoluta.
-Fantastico.- risposi prontamente e cominciammo a trasportare quei pesanti scatoloni.
Mi piaceva passare il tempo con Felicity. In effetti, era proprio Felicity a piacermi.
''Con calma Tomlinson'' pensai ''Ricordati che sei appena uscito da una relazione, e che sei una star internazionale."
-E con questo abbiamo finito.- proclamò, posando a terra anche l'ultimo.
Feci un sospiro di sollievo: quei cosi pesavano.  
-Beh, è stato divertente.- commentò poi, sarcastica. Risi.
-Potrebbe esserlo di più se la prossima volta fossimo davanti a un piatto di spaghetti.- ipotizzai, cercando di invitarla a uscire. Le spalancò la bocca boccheggiando, mentre io aspettavo impaziente una risposta.
-Non capisco, vuoi trasportare scatoloni in un ristorante italiano?- domandò scettica.
Scoppiai a ridere; quella ragazza era un misto di ingenuità e purezza ai miei occhi. Così diversa da Eleanor, e dalla sua migliore amica, Hollie.
Hollie non era ingenua.
Hollie non era pura.
Hollie non avrebbe mai trasportato scatoloni ovunque.
Hollie non era quel tipo di ragazza da invitare a cena; se le piacevi, era lei a fare il primo passo.
Hollie era quel tipo di ragazza che ti fermavi a guardare per strada.
Ma Hollie era anche quel tipo di ragazza che ti faceva venir voglia di buttarti da Tower Bridge.
Un attimo, perché stavo pensando ad Hollie?
-In realtà pensavo più a un appuntamento, ma se preferisci, posso chiedere al ristorante qui accanto se ha qualche scatolone di cui deve liberarsi.- risposi riprendendo il filo del discorso, con una punta di sarcasmo.
-Un appuntamento?- chiese scioccata.
-Beh sì, a meno che tu non pensi che sia stato troppo precipitoso...- mi affrettai ad aggiungere, temendo un suo rifiuto.
-No, no. E' perfetto, certo. - sorrise compiaciuta.
-Quindi è un sì?-
-Ovvio che è un sì, Tomlinson.-
Sorridemmo entrambi.
-Fliss, vuoi darti una mossa?- ci interruppe una voce. Sempre lei, diamine.
-Arrivo subito, Hollie.- rispose Felicity contenta.
Hollie si avvicinò a noi, sempre più sconcertata dalla mia presenza.
-Tomlinson.- fu il suo saluto.
-Hunt.- risposi a tono.
Era meglio andare.
-Ci sentiamo.- mi congedai con Felicity, tornando alle mie prove, e fiero della mia nuova conquista.


Hollie's pov.

In che pianeta, la mia amica Felicity, dolce e premurosa, e quel bifolco di Louis Tomlinson socializzavano?
-Che ci facevi con lui?- incalzai subito, quando se ne fu andato.
Lei scrollò le spalle, mai smettendo di sorridere.
-E' carino, e dolce. Mi aiutava con gli scatoloni.-
-Dolce? Louis Tomlinson non è dolce. Ci deve essere qualcosa sotto, probabilmente voleva solo guardarti il culo mentre posavi qualcosa a terra.- ipotizzai, non trovando una soluzione.
Lei scosse la testa, amareggiata.
-Non lo conosci.-
-Meglio di te.-
-Usciamo insieme.-
Quella frase mi spiazzò. Uscivano insieme?
Lei e Louis?
Perché mi spiazzò tanto?
Perché mi venne voglia di urlare?
Perché ebbi la nausea?
''Si chiama gelosia, mia cara Hollie'' disse una vocina nella mia testa.


Allison's pov.

Che cosa inutile, lavorare in un pub di mattina.
A che clienti possiamo aspirare? Questi posti sono popolati la sera.
Durante il giorno invece, c'è solo l'ondata di lavoratori stanchi e di noi commessi.
Mi appoggiai al bancone, aspettando l'arrivo di qualche cliente e pensando all'imminente pomeriggio. Avevo raccontato tutto ad Amy, e lei aveva deciso di accompagnarmi tra le celebrità, alle prove di Harry. Di Harry e degli altri ragazzi, dei quali conoscevo solo Niall.
Avevo ascoltato quel cd, e ne andavo matta. Ma mai lo avrei detto a Harry; non volevo dargliela vinta.
Incrociai le braccia al petto e cominciai a canticchiare il ritornello di ''I want''. Strano, come potessi facilmente diventare fan di Styles.
-Pensavo che il karaoke fosse stasera.- commentò una voce.
Bradley.
Capelli biondi.
Sorriso smagliante.
Occhi blu.
Un accenno di barba.
Molti piercing.
Lavorava con me.
-Ah, devo rimettere l'orologio allora.- commentai sarcastica.
-Che traffico, eh?- disse retorico, riferendosi alla mancanza di clienti.
-Non vedo l'ora che finisca il turno, almeno esco di qui.- pensai ad alta voce.
-Che programmi hai per dopo?- chiese, prendendomi alla sprovvista.
Non gli avrei di certo detto che conoscevo Harry Styles ed ero stata invitata alle prove. Che dirgli?
-Un amico.- risposi prontamente.
-Solo amico?- mi stuzzicò, guardandomi di sottecchi. Liberai una risata d'imbarazzo.
Io e Harry non eravamo amici. Ma neanche qualcosa di più.
E allora perché andavo a vedere le sue prove?
Il rapporto che stavamo creando non era da amici. E neppure da conoscenti.
Eravamo qualcosa di più?
-Sì.- risposi, forse mentendo. O forse no.
Sorrise.
-Meglio così, perché non sei male, Morris.- aggiunse maliziosamente, tornando al lavoro.
-Dovrei prenderlo come un complimento?- chiesi, per avere una certezza delle sue intenzioni.
Mi guardò, ridendo.
-Preferisci che te lo scriva? Che vorrei uscire con te?- andò dritto al punto.
Deglutii. Bradley era interessato a me. Ma io avevo Harry.
''No, tu non hai Harry, lui è una celebrità, tu chi sei per lui?''
-Non sei uno che perde tempo.- gli feci notare. Quelle attenzioni, nonostante Bradley fosse davvero un bel ragazzo, mi diedero fastidio.
In effetti, le attenzioni dei ragazzi mi avevano sempre dato fastidio.
Mi sentivo a disagio, come se fossi in dovere di accettarle. Come se nulla fosse naturale.
Tranne che con Will. Con lui era sempre stato tutto naturale. Tutto bellissimo.
Non rimpiangevo nulla.
Ma neppure lo avrei perdonato.
Mi mancava, ma non sarei tornata con lui.
-Non mi piace perdere tempo.- aggiunse.
Scossi la testa, non sapendo cosa dire. Cercai un appiglio per uscire da quella situazione, e optai per accendere la radio.
La felice voce di Nick Grimshaw eccheggiava nella stanza, e mi ricordò il momento della sveglia, quando Adam accendeva la radio per la colazione.
-E' una bella giornata oggi a Londra, non trovi Harry?- domandò.
Ma era ovunque?
Mi stava perseguitando?
''Magari è un altro Harry, non allarmarti.''
-Se per bella intendi che ancora non è caduto un fiocco di neve e che non siamo scesi sotto lo zero, beh, sì.- commentò l'altra voce sarcastica.
No, era proprio Harry.
Sorrisi per la battuta scontata, ma cercai di non darlo a vedere.
-Non lamentarti Styles, so che c'è una ragazza ora a tenerti caldo, non è così?- gli chiese Grimshaw, con una punta di malizia.
Ragazza?
Le mie mani cominciarono a sudare, ma mi costrinsi a mantenere la calma.
Sentii la lieve risata di Harry. Troppo tronfia per i miei gusti. C'era davvero una ragazza allora.
-Com'è che si chiama?- incalzò Nick. -Bree?-
-Sì, Bree...- confermò il riccio.
Bree?
Fu una pugnalata.
Che mi aspettavo? Che una celebrità potesse interessarsi a me? No, Harry non era una celebrità. Non per me almeno.
Eppure...
-Ci siamo conosciuti durante una sfilata, a New York, ma non è nulla di serio, per ora.-
-Una modella? Styles colpisce ancora!-
E insieme scoppiarono a ridere. Spensi la radio, avendone abbastanza.
Una modella?
Mi ero fatta troppe illusioni. Davvero troppe.
''Ferma Allie. Da quando ti interessa Styles? Da quando pensi a lui in quel modo? Non allarmarti, è normale che lui esca con qualcuno.''
Poi un altro pensiero mi venne in mente: le prove.
Non ne avevo più voglia.
Neanche un po'.
Ma dovevo andarci, altrimenti gliel'avrei data vinta. Presi un gran respiro.
-Stasera non ho nulla da fare.- dissi ad alta voce, con uno scopo preciso.
-Ti passo a prendere alle otto, allora.- rispose prontamente Bradley, e non riuscii a nascondere un sorriso di soddisfazione.

-Mh, quindi ora esci con Bradley.- finì Amy con tono solenne, mentre ci avviavamo al palazzo delle prove.
Le avevo raccontato tutto, per filo e per segno.
-Esatto.- risposi.
Lei sospirò esausta, e non mi feci il problema di chiederle perché. Probabilmente pensava che stessi sbagliando. Di certo.
Ma uscire con un ragazzo non era sbagliato, giusto?
Arrivammo con qualche minuto di ritardo, ma non ci importò un granché.
-Non si può entrare.- disse una guardia all'entrata.
Oh merda.
Non avevo nessun biglietto, nessun permesso.
Che non fosse stato tutto progettato da Harry?
-Noi siamo state invitate.- gli feci notare.
La guardia rise.
-Sì, voi come tutte quelle altre che oggi hanno provato ad entrare.- ci canzonò.
Vidi Amy stringere i pugni irritata.
-Mi dia ascolto...-
-Sono con noi.- si intromise una voce. La sua voce.
La guardia guardò Harry sbalordito, ma poi, per ordine del riccio, ci fece entrare.
-Ciao Minnie.- mi salutò raggiante, allargando le braccia in attesa di un abbraccio.
-Styles.- fu il mio freddo saluto, dandogli una pacca sulla spalla.
Non riuscivo a fingere di non avercela con lui per quella Bree.
Il suo sorriso si spense subito, notando che qualcosa non andava secondo i piani: il mio umore.
-Allora, dove si va?- domandò impaziente Amy, la mia ancora di salvezza.
Harry serrò la mascella, irritato dal mio comportamento, e cominciò a camminare, facendoci cenno di seguirlo.
Passammo per qualche corridoio, fino a giungere in una grande sala, con divani, aste di microfoni e strumenti musicali.
Quattro ragazzi e qualche vocal coach erano seduti sui divani, a ridere e scherzare fra di loro.
-La ragazza dal grande ego!- urlò Niall appena mi vide e venne verso di me. A lui non negai un caloroso abbraccio, che fece irritare Harry ancora di più. Il che mi fece piacere.
-Ricordati che ho un nome, biondo.- lo ammonii divertita.
Anche gli altri tre poi si alzarono e vennero nella nostra direzione.
-Ragazzi,- cominciò Harry. -Lei è Amy, e questa è Allison.- ci presentò. Nel dire il mio nome  mi mise un braccio attorno al fianco. Quel gesto mi diede sui nervi e mi liberai dalla stretta in men che non si dica. Tuttavia, a quel tocco gli altri capirono qualcosa, guardandosi a vicenda e scambiandosi un sorriso.
Ma cos'ero io, carne da bestiame?
-Io sono Louis, lui è Liam e questo è Zayn.- disse uno.
-Niall lo conosci già.- aggiunse Harry, freddo a denti stretti.
-Accomodatevi, fra poco cominciamo.- ci invitò Zayn. Amy, a suo completo agio, andò verso i divani seguita dai ragazzi e cominciarono a parlare animatamente.
Feci per seguirla, ma il mio braccio fu afferrato bruscamente e fui trascinata fuori dalla stanza.
-Ma sei impazzito?- urlai al riccio, una volta soli, tastandomi il braccio ora rosso.
-Mi spieghi che hai?- mi chiese furioso, alzando le braccia al cielo.
Sbuffai.
-Forza.- mi incitò.
Abbassai lo sguardo. Ero nei guai.
-Senti, sono qui, okay? Non è quello che volevi?- cercai di rimediare, imitando il suo tono.
Arricciò le labbra e mi guardò confuso, mettendo le mani sui fianchi.
-Dov'è finita la ragazza dell'altra sera?- chiese esterrefatto, riferendosi alla sera precedente, e al rapporto che avevamo istaurato.
Spalancai la bocca, delusa, per poi scuotere la testa. Ma chi si pensava di essere?
Era lui quello cambiato, non io.
-Chi è Bree?- domandai, senza pensarci.
Oh cazzo.
Ero troppo presa dai miei pensieri che nemmeno ci avevo fatto caso.
Come avevo fatto a chiedergli di Bree? Ormai era andata.
Alzò le sopracciglia.
-Hai sentito l'intervista? E' questo il problema? Bree?- mi rispose, come se fosse normale. Come se fossimo una coppia e io dovessi davvero avere qualcosa in contrario verso Bree.
-Chi è Bree?- ripetei, ormai dentro questa situazione.
Poi cambiò espressione, e mi accorsi di aver parlato troppo. La sua espressione dura si rilassò e si aprì un sorriso tronfio e soddisfatto. Le braccia dai fianchi passarono a  incrociarsi sul petto.
Abbassò le spalle e inclinò la testa.
-Che importa a te? Non sarai mica gelosa?- chiese pungente, accentuando l'ultima parola.
Gelosa? Io?
Boccheggiai.
-Gelosa? Siamo amici, dovevi dirmi che frequentavi una ragazza. Solo questo.- improvvisai al momento.
-Noi non siamo mai stati amici, Allie.-
-Lo stavamo diventando.-
-Non ho mai parlato di amicizia, se non mi sbaglio.- mi sussurrò rude.
Confusione. Totale confusione.
-E di cosa parlavi, allora?- chiesi. Per avere conferma forse. O per voler sentire quelle parole.
-Dimmelo tu, visto che sei gelosa di Bree.- incalzò con un sorrisetto maligno dipinto in volto.
Mi diede sui nervi e sputai il rospo.
-Come posso essere gelosa di te se stasera esco con un altro?- urlai fuoriosa.
Io. Non. Ero. Gelosa.
-Tu cosa?- domandò sorpreso, le sopracciglia inarcate e la bocca socchiusa.
Non dissi nulla.
La porta si spalancò e Louis disse che erano pronti per le prove. Forse avevo un conto in sospeso con Styles. O forse no.
Ma perché avevo voglia di finire quella conversazione?
Mi sedetti sul divanetto al fianco di Amy, che sembrava aver già socializzato. Harry teneva il broncio, e così anche io.
Cominciarono a cantare, a suonare, per almeno un paio d'ore.
Ma una canzone mi rimase più impressa delle altre.

Alla fine delle prove vennero a sedersi accanto a noi, Harry ancora non mi parlava. Ci chiesero come fossero state, ma non riuscivo ad ascoltarli.
Non sapevo se lui avesse scritto o suggerito qualcosa per la canzone. Fatto sta che non mi era passato inosservato.
''Do you remeber summer '09?''
-Sì!- dissi ad un tratto, facendo voltare tutti verso di me.
Eppure io stavo solo ragionando, e avevo appena trovato una risposta.
Guardai Harry; anche lui ora mi guardava sconcertato.
-Ricordo l'estate del 2009.- spiegai soddisfatta. Loro tuttavia non si tranquillizzarono.
Soprattutto Harry. Le sue guance divennero rosse, il suo respiro pesante.
Mi face un veloce cenno di no, ma io continuavo a ricordare.
-Che successe l'estate del 2009?- chiese Liam, non capendo, e passando lo sguardo da Harry a me.
Sorrisi.
-Nessuno vuole sapere nulla di quell'estate.- si affrettò a dire Harry, cercando di chiudere il discorso.
-Io voglio saperlo- rispose a tono Louis, azzittendolo.
Harry si mise una mano in faccia, aspettando la mia risposta, imbarazzato.
Ma non lo avrei messo in ridicolo.
-Ho dato il mio primo bacio, quell'estate.- spiegai.
Il riccio spalancò sorpreso gli occhi e si sporse verso di me.
-Quello fu il tuo primo bacio?- domandò, incredulo.
Annuii lentamente. -E non sai quanto me ne pento.- dissi, convinta.



***
Vi avevo promesso il capitolo

e eccovi il capitolo,
in tempo in tempo.
Innanzi tutto vorrei dirvi grazie,
davvero grazie,
perché questa storia sembra stia avendo successo
e ne sono felicissima
*_____*

Il capitolo a me non piace,
come al solito.
Ma devo piacere a voi, giusto?

Okay, passando alla storia...
In questo capitolo succedono un po' di cose.
Hollie dice di essere gelosa.
Louis invita Fliss a uscire.
Harry e Allison non trovano pace.
E l'estate 2009...

Ci tengo a precisare
che so benissimo che i ragazzi non hanno messo mano su
''Rock me.''
Però mi piaceva lavorare su questa cosa.
Anche il personaggio di Bree è inventato.


Non preoccupatevi,
ora fuggo.

Qualsiasi cosa volete sapere,
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XXX
harrehs


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Capitolo 7
*** 7. When I loved you so ***



7. When I loved you so


'Cause there we are again, when I loved you so
Back before you lost the one real thing you've ever known
It was rare, I was there, I remember it all too well
Wind in my hair, you were there, you remember it all
Down the stairs, you were there, you remember it all
It was rare, I was there, I remember it all too well

-Taylor Swift, All too well



-Ne ho abbastanza di giocare a questo stupido gioco- sbottò una ragazza bionda, Maya, afferrando una bottiglia da terra, stufa.
-E allora cosa vuoi fare?- chiese Nick.
-Non so, ma smettiamola di giocare al gioco della bottiglia. E' infantile.- esclamò, convincendo tutti.
Quasi tutti i giorni, durante l'estate, a Holmes Chapel, i ragazzi si riunivano in quel parco e passavano il tempo fra di loro.
Quella volta erano in nove: cinque ragazzi e quattro ragazze. C'era Maya, Nick con la sua band i ''White Eskimo'', la migliore amica di Maya, ovvero Allison Morris, e altri tre loro amici.
-Io avrei un'idea...- proferì malizioso Haydn, che continuava a tenere puntati gli occhi su Emily, una rossetta seduta accanto alla sorella.
-Ovvero?- allargò le braccia Will.
-Sette minuti in paradiso.- rivelò, e ci fu un brusio momentaneo fra tutti. I ragazzi soprattutto, analizzarono una ad una ogni ragazza che avevano davanti: la bionda Maya, fiore all'occhiello di Nick, la rossa Emily e la sorella più piccola Gigì, e infine Allison, la sorella di Haydn. Un ragazzo in particolare aveva occhi solo per lei; Harry Styles sperava con tutto se stesso che quel ridicolo gioco potesse aiutarlo in qualche modo con la ragazza castana seduta di fronte a lui.
Le ragazze invece, erano emozionate e spaventate allo stesso tempo da quel famoso gioco.
-Ci state?- le sfidò subito Nick, con le idee chiare. Maya guardò le altre in cerca di approvazione, e posando nuovamente la bottiglia sul freddo asfalto, annuì sicura.
-Cominciamo allora.- proclamò Haydn, facendo roteare la bottiglia e cominciando il giro.
Dopo qualche secondo la bottiglia si fermò, indicando Nick. Rifecero il giro, aspettando che capitasse una ragazza. Capitò Allison, e Haydn, esausto, passò la bottiglia a Nick, così che cominciasse lui. A Nick furono concessi sette minuti con la piccola Gigì, a cui poi capitò Steve, l'altro ragazzo, a cui capitò Maya e così via. Allison era ancora rimasta intoccata, e così lei sperava restasse per la fine del gioco.
-E' il tuo turno Styles.- urlò Nick, visto che lui, insieme ad Allison e Emily, ancora non aveva girato la bottiglia.
Tutti i suoi amici avevano combinato qualocosa in quei sette minuti; lui di certo non poteva fare brutta figura.
Girò la bottiglia e attese.
Fu forse il destino, ma dopo una decina di giravolte, il tappo della bottiglia si diresse proprio verso la povera Allison, che odiava quel gioco con tutta se stessa. Harry invece sorrise, soddisfatto e incredulo, ma soprattutto, impaziente.
Allison spalancò gli occhi, desiderosa solo di fuggire; cosa avrebbe dovuto fare in quei sette minuti? Lei non aveva mai baciato un ragazzo, non era esperta in quell'ambito. Ma soprattutto, lei, così tremendamente romantica, non voleva un primo bacio così futile e superficiale. Perché questo era quel ridicolo gioco: futile e superficiale.
E poi, fra tutti i ragazzi possibili, perché proprio Styles? Lui era spigliato, divertente, aveva sempre qualche ragazza intorno. Con lui Allison avrebbe di certo fatto una figuraccia.
Harry si alzò subito, guardandola incoraggiante. Dopo qualche applauso degli amici e numerose incitazioni, che a Allison ricordarono molto il circo, si alzò anche lei. Insieme si diressero verso quell'angolo nascosto, a due minuti da lì, dove nessuno poteva ne vederli, ne sentirli. C'era un muretto, dove potevano sedersi. Harry ci si fiondò veloce, e fece cenno ad Allison di raggiungerlo vicino a lui. Lei, impacciatamente, accettò.
Poi, il ragazzo fece partire il cronometro e impaziente, fece per prenderle la mano e la guardava, aspettando che lei si voltasse verso di lui.
Invece Allison non aveva intenzione di fare nulla del genere; teneva lo sguardo nella direzione opposta, contando i secondi nella mente.
Harry, di tutt'altra idea, ormai stanco, le prese dolcemente il viso per girarla verso di lui, e con il cuore a mille si avvicinò sempre di più, bramando quelle labbra.
-No.- urlò Allison, senza neanche pensarci, poco prima che accadesse.
Harry si bloccò di scatto, deluso, non capendo, umiliato e imbarazzato.
Allison si ritirò subito e portò le ginocchia al petto, chiudendosi in se stessa.
-Scusami, non sapevo di essere così repellente.- commentò lui, non sapendo cosa dire.
Allison si sentì morire. Non voleva risultare maleducata, scortese, o ancor peggio snob; era solo spaventata.
-No, davvero, non è questo.- si affrettò a dire, rassicurando subito Harry, che sorrise involontariamente. Sapere che per lei non era repellente, era già un gran passo avanti.
-Allora cos'è che non va?- le chiese, curioso.
Lei scrollò le spalle, non sapendo cosa dire.
-Non mi piace questo gioco. E' stupido. Le persone dovrebbero fare queste cose quando ci si piace davvero, non per passare il tempo.-
-Si ma... Ci si diverte..-
-Io non mi diverto.-
-E allora cosa ti diverte?- le chiese, lasciandola di stucco. Lei e Harry parlavano raramente; per Harry lei era "la sorella del suo migliore amico". Che gli importava ora, cosa la divertiva?
-Molte cose... Mi piace stare con gli amici... Mi piace anche stare qui con voi, quando non si fanno cose del genere. Poi mi piace ascoltare la musica, e anche farla a volte... Mio fratello sta provando a insegnarmi a suonare, ma sono una tale frana e...- partì in quarta.
-Ti piace anche parlare, vero?- la interruppe lui divertito e sempre più ammaliato da quella ragazza, a lui così sconosciuta.
Lei, di risposta, divenne rossa sulle guance, involontariamente.
-Sì in realtà, sono logorroica, lo so...- commentò mettendosi le mani sul viso, nascondendosi da quella umiliazione.
Lui non esitò a prenderle la mano per liberarle il viso, e metterla a suo agio.
-Ti piace parlare? Allora vuol dire che per i cinque minuti che ci rimangono parleremo.- suggerì, un po' infastidito dalla situazione, ma incoraggiante.
Allison sorrise, sorpresa e sollevata.
Per i quattro minuti successivi i due parlarono e risero, come se fossero sempre stati amici; erano semplicemente loro stessi, erano a loro agio. E questo fece peggiorare la cotta che Harry aveva per Allison.
Quella ragazza non era come le altre, non per lui almeno. Lui ci vedeva di più.
Lei, in quei quattro minuti, lo aveva fatto stare bene.
Ma fu nell'ultimo minuto che Harry, non volendosi arrendere, insistette.
Portò lo sguardo al polso, sull'orologio.
-Manca un minuto.- disse sospirando.
Allison annuì sorridente, non capendo le intenzioni del ragazzo.
Lui scrollò le spalle.
-Sai, è brutto se torno dai miei amici e dico che non ho combinato nulla... Diventerei lo zimbello della classe...- ammise tenendo prima lo sguardo sull'asfalto e poi portandolo su Allison, in attesa di una risposta.
Lei deglutì ansiosa.
-Puoi sempre mentire...- suggerì.
-Non so dire bugie...-
Poi accadde tutto velocemente.
Allison si sporse in avanti, posando inaspettatamente le sue labbra su quelle di Harry.
Durò qualche secondo, nulla più.
Le loro lingue si cercarono per la prima volta, e fu magico, per entrambi.
Naturale, per entrambi.
Indimenticabile, per entrambi.
Una volta che si furono staccati, nessuno dei due disse nulla, ma si sorrisero, parlando con lo sguardo.
Il tempo era finito, ed era il momento di tornare indietro.
Ma fu nel momento del ritorno che Allison fu assalita dai suoi pensieri. Paura; paura che lei fosse una delle tante, solo un gioco, o qualcosa per divertirsi, per vantarsi con gli amici.
Al ritorno al parco entrambi furono assaliti, ma dai loro amici.
La prima a trovarsi travolta fu Allison da tutte le sue amiche.
-Insomma?-
-Raccontaci!-
-Non esaltatevi, non abbiamo fatto nulla.- si lasciò sfuggire, senza neanche pensarci.
Senza neanche pensare ai sentimenti del riccio, che in quel momento, lì vicino a lei, ascoltava tutto, e la fissava sbalordito.
-Quindi non hai combinato niente Styles?- lo canzonò Nick.
-E' un po' incompetente in materia, cerchiamo di capirlo.- ci si aggiunse Maya, ridendo.
Harry, umiliato, continuava a fissare Allison deluso, e lei, spaventata da tutto, boccheggiava senza poter dire niente, umiliata anche lei, nei confronti del riccio.
Una volta tornati a scuola la voce si diffuse, che Harry era un "incompetente".
Harry e Allison parlavano raramente, come se nulla fosse successo.
Ma entrambi sapevano che qualcosa era scattato fra loro, ma l'umiliazione di quel giorno li costringeva a non farne parola con nessuno, neppure l'uno con l'altro.



''Do you remeber summer '09?''
-Sì!- dissi ad un tratto, facendo voltare tutti verso di me.
Eppure io stavo solo ragionando, e avevo appena trovato una risposta.
Guardai Harry; anche lui ora mi guardava sconcertato.
-Ricordo l'estate del 2009.- spiegai soddisfatta. Loro tuttavia non si tranquillizzarono.
Soprattutto Harry. Le sue guance divennero rosse, il suo respiro pesante.
Mi face un veloce cenno di no, ma io continuavo a ricordare.
-Che successe l'estate del 2009?- chiese Liam, non capendo, e passando lo sguardo da Harry a me.
Sorrisi.
-Nessuno vuole sapere nulla di quell'estate.- si affrettò a dire Harry, cercando di chiudere il discorso.
-Io voglio saperlo- rispose a tono Louis, azzittendolo.
Harry si mise una mano in faccia, aspettando la mia risposta, imbarazzato.
Ma non lo avrei messo in ridicolo.
-Ho dato il mio primo bacio, quell'estate.- spiegai.
Il riccio spalancò sorpreso gli occhi e si sporse verso di me.
-Quello fu il tuo primo bacio?- domandò, incredulo.
Annuii lentamente. -E non sai quanto me ne pento.- dissi, convinta.
Harry mi fissava incredulo, boccheggiando.
Cercavo di reggere lo sguardo, ma il ricordo di quell'estate aveva un particolare effetto su di me, tanto da farmi perdere la mia solita convinzione e il mio forzato controllo.
Louis intanto continuava a portare lo sguardo da me a Harry, cercando di capire.
-Aspettate- ragionò a voce alta -Tu e lui...?-
-No.- mi sbrigai a rispondere. In quel momento, Harry mi guardò con lo stesso sguardo deluso e incredulo di quell'estate 2009.
Prima che potessi ribattere, fortunatamente, Zayn ci disse che erano le sette meno un quarto, e che era il momento di sgomberare.
-Abbiamo tantissime cose da fare, rispondere alle email, dormire...- cominciò Liam.
-Sta tranquillo, sarai presto accontentato.- lo tranquillizzò Amy sorridente, e notai subito una certa alchimia fra i due.
-Sì, sono fuori a cena oggi, sbrighiamoci.- aggiunse Louis.
Cominciammo tutti ad uscire dalla stanza. Tutti tranne Harry, che ancora stava seduto e silenzioso al tavolo. Mi sentivo in dovere di fare qualcosa.
-Io arrivo subito.- sussurrai ad Amy, e tornai dentro dal riccio.
Mi avvicinai silenziosa a lui, che continuava a guardare il basso, tenendo il broncio.
-Tutto bene, superstar?- gli chiesi sorridendo.
Lui portò subito lo sguardo su di me, rancoroso.
-Sì.- rispose secco, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
La sentii sbattere, convinta ormai di essermi liberata di lui per sempre. Tutto il contrario.
Il riccio aveva chiuso la porta, e continuava a girarsi la chiave fra le mani, confabulando qualcosa.
-Harry..- sussurrai, spaventata.
Poi andò verso il bagno e tirò lo sciacquone.
Spalancai gli occhi, furiosa.
-Non lo hai fatto davvero?- urlai.
-Ops...- commentò divertito, venendo verso di me.
-Ma cosa ti salta per la testa, eh? Per quale motivo?-
Lui di risposta scoccò le labbra e sorrise.
-Forse non farai in tempo ad essere al tuo appuntamento oggi.- commentò, rivelando la verità.
Cominciai a prendere a pugni il suo petto, ma lui rideva divertito dell'intera situazione.
-Si può sapere perché? Perché?-
-Solo se tu mi dici perché era necessario nascondere quel bacio al resto del mondo!- urlò, stavolta arrabbiato anche lui.
Forse fece la domanda che voleva farmi da tempo, alla quale neppure io avevo una risposta.
Da quella stanza giungevano solo urla, urla e basta.
Restai in silenzio, senza sapere cosa dire.
Sbuffò e si voltò, cominciando a giocherellare con il suo cellulare.
-Non riesci a staccarti da quel coso neanche un secondo?- lo infastidii cercando di sbollire la rabbia.
-Neanche tu riesci a staccarti dal tuo gigantesco ego.- ribatté, dandomi sempre le spalle.
Spalancai la bocca, incredula.
-Come scusa?-
-Sì.- disse ancora, stavolta guardandomi, a pochi centimetri da me, puntandomi l'indice sul petto. -Perché sei sempre stata un'egoista. Quel giorno non hai pensato neanche un attimo cosa volesse dire per me quel bacio, o cosa potesse essere per me quell'umiliazione di cui sono stato vittima a causa tua, e del tuo egoismo del cazzo!- sbottò, urlandomi in faccia tutto quello che voleva urlare da anni.
-Ero spaventata Harry...- rivelai, cercando una scusa, ma la colpa era solo mia.
-Da cosa?-
-Avevo paura che tu te ne potessi andare a vantare in giro, come avevi sempre fatto con le altre!- urlai anche io.
Lui alzò le braccia al cielo, esausto.
-Dicevano che eri la ragazza più brillante di tutta la scuola, di tutta la scuola! Perché non ci arrivi eh?- si lamentò, ma continuavo a non capire.
-Non ti seguo..-
-Tu non eri come le altre, Minnie, vuoi ficcartelo in testa?-


Liam's pov.

-Ma non escono?- chiese Amy, cinque minuti dopo.
Il mio telefono squillò: Harry.
Un messaggio.
"Voi andate, ci serve tempo."
Un messaggio freddo e breve, ma capii tutto.
-E' meglio se noi cominciamo ad andare.- dissi agli altri.
-Perfetto.- commentò Louis e si mise in marcia.
-Ma... Io non posso tornare a casa senza Allison, non so dove andare.- disse Amy, agitandosi tutto ad un tratto.
Risi.
-Puoi venire con noi, tranquilla.- suggerì Zayn.
-Io? Con voi? In una casa?-
-Non siamo né maniaci, né pervertiti, stai tranquilla.- commentai, scatenando la risata di entrambi.




***
harrehs is back, bitch.

Ok, non ho davvero parole per scusarmi
avete tutto il diritto di odiarmi
o di abbandonare la storia.
Io posso solo dirvi che questo per me
è un pessimo periodo
e non sempre riesco a sfogarmi con la scrittura.
Mi sento spesso sola
E sto avendo molti problemi anche qui a casa,
quindi raramente riesco a prendere il computer in mano.
Ma queste non sono scuse.
Non ho scuse, lo so.
Ho anche pensato di lasciar perdere tutto,
ma non potrei mai farvi questo.
Mai.
Ve lo devo.
E lo devo a questa storia.


Comunque...
Harry ha cominciato a dire la verità.
Cosa succederà ora? Con quei due lì da soli?
E Amy ora a casa di Liam con Zayn e Niall?
E Louis a cena fuori?
Voi che per coppie tifate?
A quali personaggi vi siete affezionati?

Vi ringrazio per non avermi abbandonata
Proverò ad aggiornare prima, ve lo prometto.


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XXX
Vostra, harrehs



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Capitolo 8
*** 8. Things will change ***




8. Things will change



Somebody else gets what you wanted again and
You know it’s all the
same, another time and place
Repeating history and you’re getting
sick of it
But I
believe in whatever you do
And I’ll do anything to see it through because these
things will change
Can you feel it now?

-Taylor Swift, Change



Allison's pov.

-Dicevano che eri la ragazza più brillante di tutta la scuola, di tutta la scuola! Perché non ci arrivi eh?- si lamentò, ma continuavo a non capire.
-Non ti seguo..-
-Tu non eri come le altre, Minnie, vuoi ficcartelo in testa?- sbottò inaspettatamente.
Realizzare quelle parole. Dovevo solo riuscire a realizzare la verità di quelle parole.
-C-cosa?- domandai, cercando di capire.   
Scoccò le labbra e si voltò di spalle, torturandosi i capelli con le mani.
-Ma è così difficile da capire che avevo una cotta per te, Minnie?- ribadì di nuovo, porgendomi nuovamente lo sguardo.
Scossi la testa, balbettando.
-Perché non me lo hai mai detto?- chiesi, senza neanche pensarci.
Volevo saperne di più, capirne di più. Inoltre, per qualche strana ragione, un blocco mi si era piazzato sulla gola.
Che fosse rimpianto?
Se avessi saputo prima tutto questo, le cose sarebbero cambiate?
-Dirtelo Allie? Dirtelo? Vuoi darmi la colpa anche di questo? Porca puttana Allison, ti sto dicendo che avevo una cotta per te, che sono stato di merda per te, e tu mi stai dando la colpa perché non lo sapevi?- sbottò, camminando nervosamente avanti e indietro per quella stanza quasi buia, puntandomi il dito contro. Come un coltello.
-E allora tutto questo ti sembra abbastanza per dare la colpa a me? A me, che non ne sapevo nulla?- incalzai, seguendolo.
Si voltò di scatto, fissandomi. Offeso.
-Vai a farti fottere, Allison.- dichiarò. -E poi è stata solo una cotta, una ridicola cotta al liceo. E' ridicolo pensarci ora. Adesso non conta.- affermò, abbassando il tono, appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi.
Riuscii solo allora a realizzare tutto.
Se avessi saputo prima tutto questo, le cose sarebbero cambiate?
No.
No, perché lui ora poteva avere tutte le ragazze del mondo, ed io ero solo Allison Morris.
-Ora è tutto diverso...- cominciai a dire.
-Sì.- affermò tronfio, come se la cosa lo rendesse orgoglioso.
-Perché io adesso non potrei mai piacerti...- continuai, cominciando a camminare per la stanza, guardando il pavimento. Lui mi seguiva con lo sguardo, diventando sempre più confuso.
-Sta zitta, Allie.- esclamò.
- Sì, ora è diverso. Ora non sono alla tua altezza.-
-Non sai quello che dici.-
-Io non sono Bree.- dissi infine, ragionando a voce alta.
Lo sentii muoversi, sentii il suo respiro. Stava per scoppiare. E scoppiò.
-Non potresti mai piacermi, Allison, perché non vorrei mai che tu avessi qualcosa a che fare con questo mondo. Questo mondo non è per te. Sei troppo pura, troppo semplice per una cosa del genere. E io non vorrei mai essere la causa della tua rovina.- finì, e fece incontrare i nostri sguardi.
I suoi occhi tenevano a me.
Era la sua testa che non ci teneva.
Abbassai lo sguardo.
-Fanculo.- sussurrò e andò a sedersi da una parte, chiudendo gli occhi. Lasciandomi lì, impalata e in piedi, per la prima volta senza una risposta pronta.

Louis' pov.

-E quindi questa è casa vostra?- domandò sorpresa Amy, ammirando il costoso e moderno arredamento.
-Tecnicamente è solo mia, ma loro ci si accampano spesso.- precisò Zayn, mentre Niall si buttava tranquillo su divano, addentando una mela.
-Appunto.- commentò Liam osservando il gesto dell'amico, e scaturendo un'acuta risatina di Amy.
Una dolce risata, che tanto mi ricordava quella di Felicity.
Felicity, con lei dovevo uscire quella sera.
Non mi sentivo emozionato in realtà, e neppure avevo grandi aspettative. Sapevo che non potevo aspettarmi una notte di fuoco al primo appuntamento con una tranquilla come Felicity.
Potevo aspettarmela da Hollie.
Hollie aveva una risata rumorosa, fastidiosa, alta.
Lei era rumorosa, fastidiosa, e anche alta. Un metro e settantacinque. Quando non aveva i tacchi.
Un attimo... Perché pensavo a Hollie?
No.
Ora era Felicity il mio obiettivo.
Con lei stavo bene.
Hollie non è nulla per me, giusto?

Liam's pov.

Louis si era preparato in fretta ed era uscito. In casa eravamo solo io, Zayn, Niall e Amy.
Amy era carina. Semplice, acqua e sapone. Sembrava un cucciolo indifeso, che aveva bisogno di essere protetto. E io mi sentivo pronto per questo.
Ma il problema era appunto che Amy era semplice, acqua e sapone.
L'opposto di Danielle.
Danielle... Che avrebbe detto ora di me?
"Che fai Liam? Ti lasci ingannare dalla prima che passa? Tieni gli occhi aperti, tutti vogliono la tua fama."
Sempre positiva insomma.
Danielle, mi mancava.
-Fa davvero freddo qui.- commentò Amy, raggomitolandosi su di me. Sorrisi, accogliendola fra le braccia.
-Ti credo. Niall ha acceso l'aria condizionata.- commentò Zayn, quasi addormentato.
-Scusate.- rise il biondo. -Ma Harry?- aggiunse poi.
-E Allison?- domandò Amy preoccupata.
Fu un attimo, ma io e Zayn ci guardammo complici, per poi scoppiare a ridere.
-Si sa che se Harry scompare con una ragazza...- esplicitò Zayn.
-Non con Allison. Non la conosci, non ci riuscirebbe mai.- commentò subito Amy, con aria saccente.
Aggrottai le sopracciglia, guardandola, in attesa di una spiegazione.
-Nessuna resiste a Harry normalmente.- le dissi.
-Ha un bel caratterino quella però..- si intromise Niall.
-Già.- confermò Amy. -E poi, lei lo conosce bene. Quasi meglio di tutti voi.- aggiunse.
-Che intendi?- rizzò in piedi Niall.
-Che loro stavano a scuola insieme.- finì.
Seguì un silenzio generale.
-Quante cose che sai..- le sussurrai all'orecchio.
-Più di quante immagini.- rispose a tono, maliziosamente.
Quella ragazza aveva uno strano effetto su di me, effetto che non potevo permettermi.

Allison's pov.

Seduti in parti opposte della stanza, nella penombra, nessuno dei due osava dire nulla.
Ero appena stata presa a pesci in faccia, trattata di merda, eppure mi sentivo in colpa.
Mi sentivo in colpa perché avevo frainteso le sue intenzioni, o forse perché non mi ero mai resa conto che lui avesse una cotta per me.
C'era il ghiaccio fra noi. Aria gelata che mi faceva rabbrividire.
E così feci la prima cosa che mi venne in mente.
-I used to think that I was better alone, why did I ever want to let you go under the moonlight as we stared at the sea, the words you whispered I will always believe...- cominciai a cantare, menefreghista di tutto.
-Allie...- lo sentii lamentarsi, ma poco mi importava. Tanto aveva sempre qualcosa da ridire.
-I want you to rock me,rock me, rock me, yeah, I want you to rock me, rock me, rock me, yeah, I want you to hit the pedal heavy metal show me you care, I want you to rock me, rock me, rock me yeah.- continuai.
Rise.
-Avanti smettila, stai anche sbagliando tutte le note.- commentò.
-Dai, canta con me.-
-No.-
-Dai, lo so che la sai.-
-Ma smettila.- commentò ridendo.
-R-O-C-K me again, R-O-C-K me again, R-O-C-K me again yeah.- continuai a cantare, camminando a quattro zampe verso di lui, mentre mi guardava curioso e divertito.
-I want you to rock me, rock me, rock me, yeah- urlò finalmente.
 - I want you to rock me, rock me, rock me, yeah, I want you to hit the pedal heavy metal show me you care, I want you to rock me, rock me, rock me yeah- continuammo insieme, seduti ora uno vicino all'altra, ridendo. In realtà stavamo urlando di sbatterci a vicenda, ma non mi era venuta in mente nessun'altra canzone.  
Passò poi qualche secondo, in completo silenzio. Erano i nostri occhi a parlare. Capii che si era calmato, questo era l'importante.
-E questo cos'era? Per farmi sentire ancora più stronzo di come mi sento ora?- domandò, sorridendo semplicemente.
-Non devi sentirti in colpa, assolutamente. A me... Piace quando canti questa canzone.- rivelai, imbarazzata, sperando di riuscire a reggere il suo sguardo.
Spalancò gli occhi divertito e sorrise raggiante, mostrando le due fossette ai lati della bocca.
-Davvero?- chiese.
Abbassai lo sguardo, era troppo imbarazzante. Non avrei dovuto dirlo.
Rise.
-Sai, mi ha sempre fatto impazzire.- commentò.
-Cosa?-
Scosse la testa e poi alzò la mia, costringendomi di nuovo a guardarlo.
-Quando abbassi lo sguardo. Ho sempre cercato di creare un contatto visivo con te, ma era impossibile. Appena incontri gli occhi di qualcuno, i tuoi puntano da un'altra parte.- rivelò. -Ecco, l'hai fatto di nuovo.- aggiunse, e solo allora mi resi conto che guardavo di nuovo il pavimento.
-Non lo faccio volontariamente, lo giuro.- cercai di scusarmi.
Rise. Riconobbi la stessa risata del ragazzo di Holmes Chapel, e con la testa tornai a casa, su quel muretto, solo noi due. Estate del 2009.
-Non devi smettere. E' una cosa adorabile in realtà.-
Sorrisi lusingata, mi mise a mio agio.
-Eri seria prima, quando hai detto che secondo te non sei alla mia altezza?- domandò curioso, quasi intimorito dalla mia possibile risposta.
Presi un gran respiro e rivolsi lo sguardo in un punto fisso davanti a me, ragionando davvero sulla sua domanda.
Poi mi bagnai le labbra, pronta a rispondere.
-No.- risposi semplicemente, sorridendo. Sentii sorridere anche lui, e capii che era la risposta che voleva. -Per me tu non sei Harry Styles la superstar. Per me tu sei Harry. Solo Harry. Il migliore amico di mio fratello. Quel ragazzo sognatore che vede il suo futuro in un microfono, un palco e un paio di casse.- pensai ad alta voce. -Solo Harry.- aggiunsi, ora guardandolo. Stavolta il suo sguardo non mi intimidiva. Mi sentivo a casa.
-E' quello che cerco da tutti, Minnie. Persone che conosco da anni ora mi si avvicinano con secondi fini, cambiando atteggiamento.-
-Harry, io non posso biasimarti se hai pensato che anche io ero tornata per altri motivi, ma davvero, non lo farei mai. Harry, mai.-
-Lo so, Allie, tu sei diversa.-
Quelle parole mi gelarono il sangue, fermarono il cuore.
Per poi provocare un improvviso scongelamento, dando vita a guance rosse e mille battiti.
-Ecco perché quel bacio per te allora era davvero importante...- pensai ad alta voce.
-Lo aspettavo da una vita. Tu non eri come le altre. Io volevo te, ma tu non lo hai mai capito.-
-Avresti potuto dirmelo, magari ora le cose sarebbero state diverse.- dissi senza pensarci, ma ci diede poco peso.
-Allie, te l'ho detto...-
-Harry, sii serio. Io non potrei piacerti comunque.-
-Non ho mai detto questo.-
-Styles, hai milioni di ragazze ai tuoi piedi, come potresti guardare me?-
-E io? Neanche io potrei mai piacerti. Non ti sono mai piaciuto, vero?-
Ci guardavamo ancora quando fece quella domanda. Harry mi era mai piaciuto?
Mi fissava con gli occhi spalancati, ansioso di un verdetto.
-Io... Tu per me sei sempre stato il migliore amico di mio fratello. Quel ragazzo che piaceva a molte mie amiche. Io non avrei mai e poi mai pensato di poterti interessare.- cominciai, ma poi, lo dissi.
-Ma non mi eri indifferente, Harry.-
Quelle parole, furono un colpo al cuore per lui.
-Sei seria? Porca puttana, Allie. Tu... Tu non puoi dirmi una cosa simile.- commentò. -Santo cielo... Io... Io ho passato tutti quegli anni a venirti dietro e tu... Porca puttana...- continuò mettendosi le mani in faccia, e nei capelli.
-Lo hai detto tu che non sarebbe cambiato nulla.-
-Non capisci, Allie.-
-Cosa?-
-Niente, dimentica tutto. E' meglio dimenticare tutto. Non si può tornare indietro.- si riprese, ma non ero affatto soddisfatta della sua risposta.
-Hai ragione, tu ora hai Bree.- dissi amareggiata.
-Sì, Allie.- ammise, e stavolta fu una pugnalata per me. Perché poi?
-Di certo lei è bella, alta, magra, con uno spiccato senso dell'umorismo, carismatica...- cominciai.
-Tutte queste cose, Minnie. Ma c'è un problema...- sussurrò, carezzandomi una guancia. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra e le sue mani che si appropriavano del mio viso.
Deglutii.
-Quale?-
-Lei non è te.-
Si avvicinava sempre di più.
Chiusi gli occhi, cercando di realizzare che stavo davvero per baciarlo.
Lui, che fino ad un giorno prima odiavo.
Lui, che aveva confessato di avere una cotta per me.
Lui, che mi faceva sentire più desiderata di una modella.
Un rumore.
Aprii gli occhi e lo spinsi via.
-Arriva qualcuno, non puoi farti vedere con me.- lo ammonii spaventata, spingendolo nel bagno, ancora confuso.
Un vuoto mi riempì lo stomaco.
Delusione.
Ma che stavo facendo?

Harry's pov.

Stavo per baciare Allison Morris.
Dopo tutto quel tempo, c'ero quasi.
In men che non si dica mi sentii scaraventato in bagno, seduto sulla tazza del cesso.
Ma cazzo, io stavo per baciare Allison Morris?!
Stavo sbagliando tutto.
Non potevo farle questo.
La stampa, i giornalisti e addirittura la mia casa discografica non le avrebbero dato tregua.
Non avrei mai voluto questo per lei.
Ma santo cielo, era davvero Allison Morris quella?!
-Agente, è una fortuna che lei sia arrivato.- la sentii commentare dall'altra stanza.
C'era davvero qualcuno. Qualcuno che avrebbe potuto vederci.
Mi aveva salvato le palle, Allison.
-Prendo la borsa e arrivo.- disse, e aprì di scatto la porta, sussurrando.
-Io vado, so benissimo che hai le chiavi nascoste nella tasca. Non le avresti mai buttate. Buonanotte superstar.- mi augurò, scoccandomi un bacio veloce sulla guancia e sparendo via.
Mi toccai la tasca: mi conosceva troppo bene. Non ci avrei mai chiusi dentro.
Feci un respiro profondo.

Non potevo farlo.
 

***
Ok...
E' ovvio che ce l'avete con me.

Come non potreste?
Non ho scuse.
Vi avevo promesso che sarei stata più presente.
Ho fatto il doppio del ritardo.
Scusatemi ancora.
Sarete rimaste in tre a leggere questa storia ormai...
Se sono fortunata.
Comunque eccomi.
Alcune ci tenevano,
e ho aggiornato.
Spero vi sia piaciuto, davvero.
Mi ci sono impegnata molto.
Mi è venuto tutto in mente prima di addormentarmi.
E ho in testa anche il resto della storia.

Passando alla storia
Harry e Allison erano vicini al bacio...
Ma non temete...
Sembra che vadano d'accordo,
ma aspettate il prossimo capitolo.
Questi due discuteranno fino all'ultimo.
Poi,
Louis che esce con Felicity, ma pensa a Hollie.
Con chi vi piacerebbe?
E poi Liam...
che parla di Amy.
Mmmh...

Poi ci terrei a dire
Il banner non l'ho fatto io.
L'ho preso da tumblr.
Quindi non chiedetemi nulla su come l'ho fatto.
Perché non li so fare.

Poi,
lo so,
dovrei smetterla di chiamare i capitoli
con canzoni di Taylor Swift.
Ma cercate di capirmi...
Solitamente scrivo con la sua musica sotto
e i suoi testi mi sembrano perfetti per alcuni capitoli.
Quindi eccola.


Per il resto
ho abbandonato twitter,
quindi cercatemi su ask.

http://ask.fm/shelovesya

Giuro che proverò ad aggiornare prima.
Anche l'altra storia.
E ricordatevi che ne sto scrivendo un'altra.
Quella probabilmente sarà la più bella...
Ma non so quando la metterò.
Se volete delle anticipazioni..
CONTATTATEMI!
(ne sarei molto felice)

Ok, sparisco
Vostra
XXX

harrehs

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Capitolo 9
*** 9. Nothing's fine ***






9. Nothing's fine



Well you couldn't be that man I adored
you don't seem to know - or seem to care what your heart's for
I don't know him anymore
there's nothing where he used to lie
my conversation has run dry
that's what's goin' on
nothing's fine
I'm
torn.

-Natalie Imbruglia, Torn

 



Allison's pov.

Avvolta nelle calde coperte del letto, cercavo di ignorare la luce del mattino che filtrava dalla finestra. Quella precedente era stata davvero una giornata movimentata.
Diedi uno sguardo alla sveglia sul comodino.
Le sei e mezza.
Era il momento di alzarsi, altrimenti avrei fatto tardi all'università.
Alzandomi, notai che il letto di Amy era vuoto; ma dov'era? Ieri sera non era tornata.
Accesi il cellulare e le lasciai un messaggio, preoccupata.
La sera prima lei era andata via con gli altri ragazzi, mentre io avevo avuto quel piccolo inconveniente con Harry.
Poi, uscendo, avevo pagato un taxi ed ero tornata a casa.
Ma di lei non c'era traccia.
Mi tolsi velocemente il pigiama, e solo in biancheria intima andai in cucina, per fare colazione. Sapevo che Adam era al lavoro, quindi non mi preoccupavo che qualcuno potesse vedermi così.
Logan inoltre, aveva rivelato senza problemi la sua omosessualità, dunque non mi coprii quando lo notai seduto al tavolo a ingurgitare la sua colazione.
-Buongiorno, sai nulla di Amy?- mi chiese subito. Era un tipo molto protettivo.
Scossi la testa, mentre mi preparavo un toast. Sospirò.
-Allora, programmi per oggi?- mi domandò, mentre ancora dovevo riprendermi dal mondo dei sogni. Pensavo alla sera precedente. E a quello che avevo provato.
Ai brividi.
Alle farfalle nello stomaco.
Alle scintille.
-Harry...- sussurrai sovrappensiero, sorridendo da ebete.
-Chi?-
-Cosa?- chiesi subito sulla difensiva, riprendendomi.
Scoppiò a ridere.
-Chi è Harry?- mi stuzzicò.
Boccheggiai. E ora?
-Nessuno...Solo...Un compagno con cui studio.- improvvisai. -Andiamo tutti a casa sua, dopo le lezioni di stamattina.- continuai, cercando di convincerlo.
Scrollò le spalle, e tirai un respiro di sollievo.
-Lavori stasera?- domandò poi. Annuii, e poi annunciai che dovevo correre a vestirmi, altrimenti avrei fatto tardi.
Diedi un'altra occhiata al display del cellulare: niente.
Ma in realtà, non stavo davvero aspettando una risposta da Amy.
Non da lei.
Mi stavo facendo già dei programmi in testa, vagavo con la fantasia.
Harry.
Ma niente.
Sospirai amareggiata e, una volta finito di prepararmi, mi diressi verso l'università.

Le ore in quel corso non passavano davvero mai. Quattro lunghe, infinite ore. Uscita di lì, riaccesi il telefono, che avevo spento per la lezione.
Notai, anche da un leggero languorino, che era mezzogiorno. Dovevo mangiare qualcosa.
Di Amy non c'era ancora nessuna traccia e cercai di pensare positivo. Decisi di tornare a casa a mangiare qualcosa, e poi, se ancora non ci sarebbe stata nessuna risposta, l'avrei chiamata.
Quand'ero a metà strada, improvvisamente, il telefono squillò, e mi precipitai a rispondere, senza neppure controllare il nome sul display.
-Pronto?- ansimai preoccupata.
Silenzio.
-Pronto?- insistetti.
-Ciao Allison.- rispose timidamente una voce.
Mi mancò il fiato. Ci misi un attimo a riconoscere quella voce. Gli occhi si inumidirono, e neppure una parola riusciva ad uscire dalla mia bocca.
-Senti, lo so che non avrei dovuto chiamare ma...- continuò, e già lo immaginavo a grattarsi nervosamente la nuca e a mordersi con insistenza il labbro inferiore. -Mi manchi.- disse poi sospirando.
Gemetti.
-Allie?- chiese, per assicurarsi che io fossi ancora lì.
Deglutii e mi feci coraggio.
-No, non avresti dovuto.- risposi soltanto.
Seguì un breve silenzio.
-E' così bello sentire la tua voce, Allie.- ammise, e lo sentii sorridere, perché ormai lo conoscevo così bene. Eravamo stati insieme per quasi tre anni. Quasi tre anni.
-Che cosa vuoi Will?- sbottai all'improvviso, furiosa. Perché aveva richiamato? Perché lo aveva fatto proprio ora che cominciavo a sentirmi felice? Perché?
-Te, Allison. O almeno ci sto provando.-
Non aveva mai avuto problemi ad essere schietto e sincero. A volte era addirittura brutale. Sapeva come lasciarmi senza respiro, e sapeva anche come farmi sorridere.
Perché in quel momento infatti, nonostante l'arrabbiatura e l'ira dentro di me nei suoi confronti, io sorrisi.
Sorrisi, senza neppure accorgermene.
Poi, mi ricordai ciò che aveva fatto.
-Mi hai tradita, Will. E poi te ne sei andato. Mi hai abbandonata nel momento in cui avevo più bisogno di te. E ora mi richiami, e mi dici che ti manco? Cosa vuoi che ti dica?-
Silenzio, ancora.
-Sono uno stupido.- sentii sussurrare. Poi il telefono cominciò a squillare. Aveva attaccato.
Tipico di lui, scappare.
Rimasi con il telefono incollato all'orecchio, immobile e scandalizzata, per qualche minuto.
Poi mi ripresi, ma ormai ero intontita.
Continuai a camminare verso casa, ma non riuscivo a pensare ad altro, oltre alla voce di Will che nella mia testa si ripeteva all'infinito, sussurrando quelle due semplici parole: ''mi manchi''.
Mi manchi anche tu. Questo avrei voluto dirgli. Ma non potevo.
Will era la mia ancora, era la persona da cui correvo per sfogarmi, per essere me stessa. Ma lui ora non era più con me.
Tornai a casa, affamata.
Con mia sorpresa, trovai Amy ai fornelli.
-Dove sei stata?- le domandai immediatamente, senza ancora aver smaltito l'arrabbiatura.
Si voltò verso di me, raggiante.
-Ecco... Ieri sera i ragazzi mi hanno invitata a stare da loro e così..- mi spiegò, per poi terminare la frase con una risata.
Scossi la testa; almeno una di noi due ora era felice.
-E com'è andata?- le chiesi, cercando di distrarmi.
Scrollò le spalle.
-Niente di che, siamo stati a casa di Zayn, abbiamo cucinato, dormito e...- raccontava come se fosse stata una favola, con un certo brilluccichio negli occhi. Lo riconobbi subito, e provai tenerezza. Tanta. Ma anche dispiacere, per lei.
-Per chi di loro hai una cotta?- la stuzzicai. Si coprì il volto con le mani, colpevole.
Bene: non ne bastava solo una di noi cotta di una celebrità, ora eravamo due.
Un attimo: perché ho detto di essere cotta?
Si scoprì il viso e mi fissò emozionata con due dolci occhi verdi, mentre si torturava il labbro inferiore.
Scoppiai a ridere.
-Non fare finta di niente tu. Io sarò pure cotta di qualcuno, ma tu e Harry siete spariti tutta la sera.- svagò.
Harry: era sparito anche lui.
Ma dopotutto erano passate poco più di dodici ore, quindi non era un problema che ancora non si fosse fatto sentire.
Guardai il pavimento, amareggiata.
 -Oggi mi ha richiamata Will.- ammisi. La sua espressione si spense di botto. Divenne furiosa. Con lui.
-E che voleva?- chiese.
In quel momento, improvvisamente, mi sembrò palese e ovvio il motivo della sua chiamata. Ero stata così occupata dalla mia rabbia, che non mi ero neppure presa un attimo per pensare.
Io conoscevo Will più di chiunque altro. Sapevo il perché di ogni suo gesto. E capii anche quella volta.
Sospirai.
-Voleva sapere se lui mi mancava sì o no.- rivelai.
-E insomma?-
La guardai, colpevole.
-E ora sa che mi manca da morire.- finii.
Di certo lo aveva capito. Perché come io conoscevo lui, lui conosceva me.


Quella sera andai al lavoro, convinta che i problemi di quella straziante giornata fossero terminati. Invece, ce n'era ancora uno. Bradley.
A quanto pare, la sera prima, il biondo era venuto a prendermi a casa, alle otto, all'ora in cui avevamo appuntamento. Nel frattempo però io ero bloccata in una stanza con Harry Styles.
Ragazzo che ancora non si era fatto sentire.
Arrivata al lavoro vidi il biondo, lo salutai, per avere di risposta un'occhiataccia fulminante. E in quel momento, passate già un paio d'ore, mentre pulivo il bancone del pub, Bradley mi fissava deluso, braccia incrociate e mascella serrata.
Mi dispiaceva, ma non potevo di certo dirgli che non ero potuta venire all'appuntamento perché ero con una celebrità.
E dato che non avevo molta voglia di pensare ad una scusa plausibile, avevo optato per ignorarlo completamente.
Ma quando cominciò a tossicchiare e a sussurrare imprecazioni nei miei confronti, scoppiai.
-Mi dispiace, okay?- sbottai. Che poi, tra noi due, ad avere torto in quel momento, ero proprio io.
Avrei sicuramente dovuto riservargli un atteggiamento più dolce e gentile, servizievole, per scusarmi.
Invece gli avevo urlato in faccia, maleducatamente.
Si voltò e tornò al lavoro, così come feci io.
Avrei voluto richiamarlo, dirgli che mi dispiaceva seriamente, scusarmi per davvero. Invece lo lasciai andare, perché in quel momento non mi importava più essere carina con tutti.
Non mi importava più di niente, dato che era come se il mio cervello si fosse spento.


Passò un giorno. E poi un altro. E poi una settimana. Una settimana in cui mi sembrò di essere isolata dal mondo.
In realtà, lo ero davvero.
Tranne qualche rara chiamata da parte della mia famiglia, nessuno mi aveva più cercata.
Né Bradley, né Will e neppure Harry.
Harry era totalmente sparito.
Io non chiamavo lui e lui non chiamava me. Come due perfetti estranei.
L'entusiasmo iniziale sparì velocemente, e cominciai ad essere stufa di non avere più nessuna  novità nella mia vita.  
Un martedì pomeriggio, dopo l'università, decisi di tagliare la testa al toro, e di farmi avanti.
Uscii per le strade della capitale, coperta per bene. Febbraio si stava avvicinando, e la neve scendeva come non mai. Facendomi strada fra i fiocchi bianchi mi dirigevo verso l'edificio in cui io e Harry ci eravamo visti l'ultima volta.
Speravo con tutta me stessa che i ragazzi stessero ancora provando giornalmente in quel posto.
Arrivai al palazzo, e una fitta mi colpì lo stomaco. Ormai quel posto significava qualcosa per me.
Una guardia all'entrata. La stessa guardia.
-Ehm... Salve io... Non so se mi riconosce ma...- cominciai.
L'uomo mi squadrò per bene. Poi mi fece cenno di aspettare e sparì. Attesi circa cinque minuti, poi tornò e mi diede il via libera.
Mi feci largo tra i corridoi come l'ultima volta, fino a raggiungere la sala prove, chiusa. Bussai.
-E' aperto.- affermò una voce, e riconobbi Louis. Aprii.
Staff, vocal coach, e altre persone del settore non fecero caso alla mia entrata. Cercai con lo sguardo: Niall, Louis, Liam e Zayn. C'erano tutti, ma dov'era Harry? Pensai che fosse stato un viaggio a vuoto.
I quattro ragazzi vennero verso di me.
-Allie, è sempre un piacere vederti.- mi salutò Liam, cortese. Gli sorrisi.
-Come mai qui?- mi chiese Louis curioso. Che dire?
Mi guardai intorno, scrollando le spalle.
-Un... Saluto.- improvvisai.
-Be', grandioso.- commentò Niall, ma c'era freddezza. Imbarazzo. Come se stessero cercando di nascondermi qualcosa.
-Stavamo... Provando proprio ora...- disse qualcosa Zayn, tanto per interrompere il silenzio. Presi la palla al balzo.
- Ma siete solo quattro, dov'è Harry?- domandai, più che curiosa. I quattro si rivolsero uno sguardo imbarazzato. Poi, solo per un attimo, Louis spostò lo sguardo su una porta: la porta del bagno, dove avevo nascosto Harry l'ultima volta.
Ecco allora cosa volevano nascondermi.
-Non è potuto venire.- affermò schietto Louis.
Interpretai quella frase come un ''Non può uscire dal bagno per vederti''.
-Capisco...- commentai amareggiata. -Bene io... Vado.- finii.
-Ci ha fatto piacere vederti.- cercò di rimediare Zayn.
Mi stavo sgretolando pian piano. Dove avevo sbagliato?
-Senti Allie- cominciò Niall. -Domani sera c'è la festa per l'inaugurazione dello studio di registrazione... Noi saremo lì, vieni?- chiese sorridente. Poi si portò la mano alla bocca, come se avesse sbagliato. Gli altri tre lo guardarono furiosi. Cominciò a boccheggiare, ma ormai aveva già  sputato il rospo.
A quanto pare io non sarei dovuta essere a quella festa.
Ecco perché accettai.
-Certo, dove?- domandai sorridendo.
Finsero entusiasmo.
-Be', qui, al piano di sopra.- rispose Liam. Poi si accese qualcosa nel suo sguardo. -Porta chi vuoi.- aggiunse. Voleva che portassi Amy. Allora era per lui che la mia coinquilina aveva una cotta. Sorrisi e mi voltai. Ma stavo impazzendo.
Così tanto, che senza neanche accorgermene sputai tutto.
-Ragazzi, dov'è Harry? Dobbiamo parlare.- chiesi seriamente. Si guardarono ancora, sempre imbarazzati.
Fu Louis a parlare, che a quanto sembrava, ne sapeva più degli altri.
-Allie,- cominciò, cercando di avere tatto. Capii che ciò che stava per dirmi non sarebbe stato piacevole. -Harry non ha voglia di vederti. Non è per te ma... Ce lo ha fatto capire, ecco.- finì, e il suo sguardo si spostò di nuovo sulla porta del bagno.
Scossi la testa delusa. Incredula.
Ma cosa mi ero immaginata? Che lui potesse essere diverso? Che per lui potessi contare davvero qualcosa?
-Non fa niente, Louis.- dissi, ma non era così. -Quando uscirà dal bagno ditegli che sono passata. E che non passerò mai più.- dissi alla fine, e scappai via, chiudendomi dietro la porta. Poi respirai a fondo, e passo dopo passo andai avanti per quel corridoio desolato. Era una delusione dopo l'altra, quando mai avrei toccato il fondo?
Continuavo a camminare, a pensare, che quasi non mi accorsi che qualcuno urlava il mio nome, e correva verso di me. Mi voltai; Harry veniva verso di me.
Era quasi irriconoscibile, ormai, ai miei occhi.
Ora per me era di nuovo la superstar, quello del primo giorno in cui lo avevo rivisto. Qual ragazzo superbo, che poteva avere tutto. Tutto, persino me.
-Allie, ti prego, ferma.- implorò riprendendo fiato, piegato su se stesso, tenendosi la mano su un fianco.
Sbuffai.
Poi alzò lo sguardo verso di me.
-Mi dispiace, davvero. Hai ragione, sono uno stupido, come al solito. Dovevamo parlarne. Parliamone.- cercò di rimediare.
-Ora non ho tempo per te.- lo snobbai.
Si riprese e mi guardò serio. Davvero dispiaciuto.
-Avrei dovuto chiamare, lo so. Farmi vivo almeno.-
-Non ce ne è stato bisogno. Ho chiaro ciò che pensi.-
-No, Allie. Non sai ciò che penso e ciò che voglio, se mi lasciassi parlare sapresti che io ti...-
-Che tu cosa? Che tu stai scappando?- lo interruppi furiosa. Scatenando la mia rabbia su di lui. Per tutto. -Tutti scappate. Tu scappi. Will scappa. Sei come lui, Harry.- dissi con rancore.
Si bloccò. Scosse la testa velocemente, come se essere paragonato a Will fosse un affronto, un'offesa.
-No.- disse convinto.
-Io me ne vado.- annunciai. Non volevo andarmene davvero, ma stavo per scoppiare a piangere.
-Allie, ti prego, fammi parlare...- mi supplicò. Scossi la testa, non ammettendo obiezioni.
Mi voltai e andai via.
Lasciandomi Harry alle spalle. Lasciandomi tutto alle spalle, tranne il dolore.


Quella sera lavoravo ancora, e la situazione con Bradley era sempre la stessa. Decisi di dare una svolta, stufa. Così, mentre stavamo per chiudere e mettevamo a posto, mi scusai ancora, ma stavolta seriamente.
-Mi dispiace Bradley.- dissi tutto ad un tratto, catturando la sua attenzione. -Per ogni cosa. E' un periodaccio, ma non è una scusa.-
Sorrise.
-Potevi dirmelo se non volevi uscire con me.- disse.
Scrollai le spalle.
-Non è questo ma... Dovevo essere sincera con te. Non ti biasimo se non vorrai più parlarmi..-
-Ti va di rimediare?-
-Cosa?- chiesi stupita dalla sua domanda.
-Nel senso... Ti va se ci riproviamo?- domandò ancora.
Perché insisteva tanto? Forse di Bradley potevo fidarmi.
Annuii. Poi mi venne un'idea.
-Domani sera c'è una festa, vieni con me?- chiesi.
-Ci sarà da bere?- domandò scherzosamente, e scoppiai a ridere.
-Quanto ne vorrai.- stetti al gioco.
-Ci sto.- rispose.

Presi un taxi e mi avviai verso casa. Ci misi un po' ad addormentarmi quel giorno. I pensieri si affollavano dentro di me. Bradley... Will... Harry.
Li sognai tutti e tre.
La mattina dopo però, trovai a casa una sorpresa che mi fece dimenticare di tutto.



***
Ciao bella gente.

Okay, ennesimo ritardo.
Scusatemi.
Non faccio altro che chiedere scusa.
Le recensioni stanno diminuendo di molto
e anche le visite ai capitoli.
So che è colpa mia che non aggiorno più come una volta.
Ma se la storia non vi piace più,
davvero,
non fate vi fate scrupoli a dirmelo.
La interrompo.

Ora passiamo alla storia...
Allison e Harry non andranno mai d'accordo, si è visto.
Lui le stava per dire una cosa, ma lei lo ha interrotto.
Liam e Amy, awww *-*
Bradley io lo trovo adorabile.
E poi c'è Will.
Quale sarà la sorpresa che ha trovato Allison?

Nel prossimo capitolo ci sarà la festa...
Preparatevi a un capitolo confusionario AHHAHAHAHA
Proverò ad aggiornare presto
LO GIURO.

Fra poco pubblicherò la nuova storia,
se volete saperne di più,
CONTATTATEMI.
Twitter:
@xsmilecmon
Ask: http://ask.fm/shelovesya

XXX
harrehs


 

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Capitolo 10
*** 10. Drunk. ***





10. Drunk. 


Should I, should I?
Maybe I'll get drunk again
I'll be drunk again
I'll be drunk again
To feel a little
love 

-Ed Sheeran, Drunk
 
 
Allison's pov.
 
Continuavo a voltarmi nel letto, cercando di coprire la luce del sole col lenzuolo. 
Quella mattina non sarei dovuta andare all'università, e avrei di gran lunga preferito restare al letto e farmi gli affari miei. 
Oltretutto, cominciai a sentire delle voci di sottofondo, squillanti, che mi impedivano di tornare nel mondo dei sogni. 
Una di quelle apparteneva ad Adam, e l'altra a Logan, ne ero certa. Aprii piano un occhio, e notai Amy dormire nel letto accanto al mio. Lo chiusi di nuovo e mi girai dall'altro lato ancora una volta, aspettando che il sonno potesse rapirmi. 
Una squillante risata di una ragazza mi diede sui nervi. Per un attimo pensai di conoscerla. Ma no, non poteva essere. 
Lei era ad Holmes Chapel, e io ero qui.
Mi convinsi che fosse stato solo l'inizio di un altro sogno, e cercai di rilassarmi. 
Poi sentii un'ennesima voce, maschile. Questa, l'avrei riconosciuta fra mille. 
Gettai a terra il lenzuolo e sentii Amy lamentarsi, ma poco mi importava. 
Uscii in fretta dalla camera; Adam e Logan bevevano un caldo thè insieme a due visitatori. 
Strabuzzai gli occhi, raggiante. Finalmente una cosa positiva. 
-Allora, non si saluta, sorellina?- domandò Haydn appena mi vide. Mi fiondai fra le braccia di mio fratello, incredula. Eravamo sempre stati molto uniti, e mi mancava davvero tanto. 
Accanto a lui stava Maya, la mia migliore amica. 
Abbracciai anche lei, ripetendomi che era tutto vero. 
-Che ci fate qui?- chiesi, mentre Logan serviva il thè anche a me. Maya scrollò le spalle. 
-Una vacanza.- si limitò a dire, ma il silenzio di Haydn mi insospettì. Lo guardai, e capii che c'era dell'altro. Altro, che non poteva essere detto in quel momento. 
-Siamo in un albergo qui vicino, e abbiamo pensato di venire a farti visita.- continuò mio fratello. 
-Ma potevate dirmelo!- sbottai. 
Scossero la testa in sincronia. -Poi non sarebbe stata una sorpresa.- spiegò Maya ridendo. 
 
Quella mattina fu forse la più bella da quando avevo messo piede a Londra.
Andammo in giro per la città, comportandoci da perfetti turisti. Mi raccontarono come stavano andando le cose a casa, di come andavano gli studi e di quanto mancassi a tutti. 
Anche loro mi mancavano, davvero tanto. 
Un argomento però, cercarono di evitare il più possibile: Will. E io, non feci domande su di lui. 
Notai anche un certo nuovo legame fra mio fratello e la mia migliore amica. Strano, più che altro. 
Raramente si erano parlati, mentre ero ancora a casa, e ora ridevano e scherzavano. Stavano addirittura in vacanza insieme. Ma non dissero nulla di questo. 
Anche io gli raccontai della mia nuova vita, ma non feci parola di Harry. Né mio fratello sospettava nulla. E pensare che quei due una volta erano migliori amici. 
Ecco perché evitai di invitarli all'imminente festa di quella sera. 
La festa. Si prospettava un incubo. 
Pranzammo insieme in un ristorante italiano e poi fui costretta a salutarli, con la promessa che ci saremmo rivisti presto, dato che sarebbero rimasti per un'intera settimana. 
Mentre tornavo a casa continuavo pensare a mio fratello e la mia migliore amica, insieme. No, non poteva essere. 
Di certo avevo capito male. 
 
Tornata a casa trovai Amy che provava ogni genere di vestito diverso. 
-Va tutto bene?- le domandai preoccupata. 
Mi lanciò uno sguardo disperato. 
-Non so cosa mettere stasera.- rispose subito e riprese la sua ricerca. In effetti, non lo sapevo neanche io, ma poco mi importava. 
Dovevo uscire con Bradley, abituato a vedermi in divisa da lavoro, quindi non mi andava di perdere molto tempo per sembrare perfetta. 
Anche perché avevo la straziante sensazione che qualcosa, a quella festa, sarebbe andata per il peggio.
Sbuffai e aprii l'armadio svogliatamente. Optai per il solito triste tubino nero senza spalline. Anche perché era praticamente l'unico abito che avevo. 
 
Nonostante pregassi il tempo di fermarsi, l'ora prevista arrivò fin troppo velocemente e Bradley suonò al campanello. 
Cercai di ricordarmi la ragione per cui stavo andando a quella festa. Non la trovai. 
Presi un gran respiro e insieme ad Amy mi diressi verso la macchina del mio accompagnatore. Amy non aveva un ragazzo con cui andare alla festa, ma era convinta che lo avrebbe trovato lì. 
Liam. 
In quel momento invidiai il suo ottimismo sull'amore, e sorrisi, pensando che fino a qualche giorno fa l'ottimista ero io. 
-Devo ritenermi fortunato che stavolta non mi hai dato buca.- commentò divertito, rivolgendomi un sorriso appena entrai in macchina. 
Accennai una smorfia divertita, ma era talmente forzata. 
Cercai anche un motivo per cui stavo uscendo con Bradley. Non lo trovai. 
Perché io a quella festa non ci stavo andando per il mio bell'accompagnatore biondo. 
Ma per l'odioso cantante riccio. 
Scossi velocemente la testa, per allontanare quei pensieri, e per convincermi che a me non andava davvero di vederlo. 
Lungo l'intero tragitto nessuno disse nulla in auto. C'era imbarazzo, e non vedevo l'ora di uscire da lì. 
Finalmente arrivammo davanti all'edificio, e per un attimo pensai che ci fossimo sbagliati, perché non c'era la solita fila di invitati che aspettavano di entrare. 
Comunque, ci dirigemmo tutti e tre verso l'entrata, dove una guardia teneva in mano un foglio e si guardava intorno. Appena ci vide ci rivolse un'occhiata fredda e gelida. 
Deglutii. Come facevo a dimostrargli che ero stata invitata?
-Sei sulla lista?- chiese in tono burbero. 
Forse, chi lo sa? -Morris, Allison.- provai. 
Cercò per un po', poi guardò Bradley e Amy. -Qui c'è scritto: Morris, Allison e altri.- proferì, e il cuore mi si alleggerì subito. 
Annuii convinta. -Loro sono ''gli altri''.- dissi indicando i due dietro di me. 
Detto ciò, si spostò e ci fece passare. -Sei così importante da essere addirittura su una lista vip, wow.- commentò ammirevole Bradley. 
-Quante cose non sai di me.- risposi, ma non lo dissi maliziosamente. Ero seccata, da lui. Anche se non mi aveva fatto nulla. 
Mi prese la mano e lo lasciai fare, dopotutto era un appuntamento. 
Percorremmo un lungo corridoio, e pian piano il suono di una ritmata musica si faceva sempre più forte. 
Poi, finalmente, ci trovammo davanti a un'enorme sala. 
C'erano moltissimi invitati, ma non così tanti da impedirci di respirare. Insomma, si stava abbastanza bene, se non fosse stato per la musica altissima, che ci costringeva ad urlare per parlare fra di noi. 
C'erano anche cibo a quantità, banconi dove potevi ordinare ogni bevanda diversa e una gigantesca pista da ballo dove la gente si stava scatenando. 
Mi guardai velocemente intorno, ma non riconobbi nessuno. Tuttavia, inaspettatamente, non ne fui sollevata.
-Bene, io vi lascio soli, divertitevi.- ci urlò Amy, e prima che potessi pregarla di restare con me, sparì nella mischia, alla ricerca del suo principe azzurro. La invidiai, perché io volevo fare lo stesso. 
Ma poco dopo, mi sarei pentita di questo pensiero.
 
-Allora, che ti va di fare?- chiese Bradley, rivolto a me. 
Scrollai le spalle. -Non so, solitamente che si fa alle feste?- 
-Si balla.- 
Scoppiai a ridere, nervosamente. -Meglio di no, non so ballare.- dissi prontamente, ma non sembrò importargli molto. 
Mi afferrò il braccio e mi portò nella mischia, cominciando a saltare come un folle, divertendosi da matti. Cercai di imitarlo, ma la mia testa era altrove, e con lui mi sentivo a disagio. Come se non avessi il permesso di essere me stessa.
Passarono un paio di minuti e cercai di trovare il coraggio di lasciarlo lì in mezzo alla pista, trovando una scusa. 
-Alla fine sei venuta.- mi sussurrò una voce all'orecchio. Sobbalzai. Sia per la vicinanza, sia per quella rauca voce. 
Mi voltai di scatto. 
Harry non era decisamente vestito da festa. 
Aveva una camicia a quadri, se quella poteva essere definita una camicia. Smanicata e completamente sbottonata, in modo da mettere in mostra sia le due rondini sul petto che la grande farfalla sotto di loro. 
Aveva anche una fascia in testa, in modo da alzargli ancora di più i ricci spettinati. 
E poi, era scalzo. 
Ero così presa dal suo bizzarro abbigliamento che non feci neppure caso all'estrema vicinanza fra noi due. -E questo chi è?- chiese poi rozzo, guardando Bradley che continuava a saltare come un matto. 
Dal tono di voce di Harry notai che aveva bevuto qualcosa di troppo, ma non era completamente sbronzo. 
Solo allora Bradley si accorse della presenza di Harry. 
Ero convinta che mi avrebbe urlato in faccia, per il modo in cui il riccio continuava a toccarmi i fianchi, ma non lo fece. 
Anzi, fece peggio. 
-Oh porca puttana, ma tu sei Harry Styles.- urlò emozionato. Harry lo guardò annuendo, soddisfatto. -Dannazione, amo la tua musica amico, sei una leggenda.- continuò. 
Sì, era parecchio compiaciuto che il mio accompagnatore stravedesse per lui. 
-Non agitarti amico, va tutto bene.- lo tranquillizzò Harry mettendogli una mano sulla spalla, con superiorità, estremamente divertito dalla scena. 
Io invece, ne ero completamente imbarazzata.
-Non ci posso credere, ma sei davvero tu?- continuava a dire Bradley, e ogni sua parola contribuiva alla vittoria di Harry. 
Il riccio mi guardò, alzando le sopracciglia, come per accentuare la stranezza del mio accompagnatore. Ma soprattutto, per farmi capire che lui sarebbe sempre stato migliore di Bradley. Per farmi pentire di esserci uscita. 
Per farmi sentire il rimorso. 
E la voglia di lui, perché tutti erano emozionati al conoscerlo. 
Poi, Bradley guardò me. 
-Allie, ma tu lo conosci?- mi chiese balbettando. 
Scossi prontamente la testa. 
-No.- risposi fredda. Harry scoppiò a ridere, in modo animalesco. 
Sospirai, e prima che potessi ricoprirmi di imbarazzo ancora una volta, cercai una scusa per allontanare Bradley. -Ho sete, potresti andarmi a prendere qualcosa?- gli chiesi cortese. 
Annuì. -Certo.- disse, e poi si rivolse a Harry. -Tu resta qui, mi raccomando. Devi farmi un autografo, assolutamente.- e così dicendo se ne andò. 
Harry aveva ancora quella fastidiosa espressione tronfia in volto. 
-Tranquillo, non mi muoverò di qui.- gli rispose, guardandomi, con aria maliziosa.
Sbuffai e abbassai lo sguardo. 
Lo odiavo. 
E ancora di più odiavo Bradley. 
Odiavo tutti.
-Non farai sul serio.- mi disse poi, costringendomi ad alzare ancora lo sguardo. Lo guardai interrogativa. -Non uscirai seriamente con quel tipo?- mi chiese divertito. 
-Questi non sono affari tuoi.- risposi fredda, ma di certo avrei perso quella battaglia. 
Rise ancora. 
-Ma lo hai visto? Quello ha solo voglia di portarti al letto.- spiegò con ovvietà. 
-Già, e tu te ne intendi, dato che la pensi allo stesso modo.- lo incolpai, ma ignorò quella frase. Si fece improvvisamente serio e irato. 
-Non avrai davvero intenzione di andarci seriamente, al letto con quello?- 
Lo sentivo preoccupato adesso. 
A quanto pare, Bradley stravedeva per lui, ma il fatto che io potessi stravedere per Bradley lo spaventava a morte.
-Non sei mia madre, Harry. Faccio quello che mi pare.- gli puntai feroce il dito contro e cominciai a gesticolare, come facevo ogni volta che ero nervosa. 
Innervosito, mi afferrò i polsi e me li tenne fermi dietro la schiena, quasi annullando la distanza fra di noi. 
-Non andrai a fare la puttana in giro.- mi soffiò sulle labbra. 
-Faccio la puttana quanto voglio.- dissi a labbra serrate. 
Cominciò a guardarmi la bocca, e ad avvicinarsi sempre di più. Ma non volevo, perché sapevo che sarei crollata. Cercai di liberarmi, ma teneva ancora stretti i miei polsi, troppo forte per me. 
-Devi allontanarti.- lo ammonii. 
-Perché?- chiese, non ascoltandomi. 
Perché?
-Ci sono i paparazzi.- improvvisai. -Se ci vedono finiamo su tutti i giornali.- 
Sorrise malizioso. 
-Non possono entrare qui dentro.- disse convinto. 
E mentre temevo il peggio, mi liberò i polsi, e fui in grado di allontanarlo. Tuttavia però, dalla sua espressione, notai che se lo aspettava. 
Si voltò e vide Bradley che tornava nella nostra direzione. 
Sorrise soddisfatto. 
-Ma non dovrei preoccuparmi di lui.- mi disse. - Tanto dopo stasera non lo vedrai più.- continuò con ovvietà. 
Lo guardai interrogativa. 
-Se ne sta andando.- spiegò. 
Ma non capivo, perché Bradley in quel momento stava tornando da noi, con due bicchieri colmi di liquido in mano.
-Non è vero.- risposi subito. 
Sorrise; aveva in mente qualcosa. -Ancora no.- disse. -Ma ti ha appena vista baciare un altro, e ora è furioso.- continuò, come prevedendo il futuro. 
-Che cazzo stai dicendo?- sbottai, ma non perché ero furiosa, ma perché davvero non capivo. 
Quella sua espressione soddisfatta. 
Bradley che veniva verso di noi. 
La mia confusione. 
In men che non si dica, due mani mi afferrarono possessivamente il viso, e sentii le labbra di Harry Styles premersi ferocemente sulle mie.
 
 
Amy's pov.
 
Appena entrati nell'enorme sala, lasciai subito soli Bradley ed Allison. Ero certa che lei non volesse restare da sola con lui, ma sarebbe stato ingiusto. E lei lo sapeva. 
Mi buttai subito nella mischia, con un unico obiettivo. 
Volevo trovare Liam. 
Dirgli che ero arrivata. 
E che volevo ballare con lui. 
Cercai per un po', tra la gente che ballava e si muoveva a ritmo dell'altissima musica. 
Vidi Zayn in lontananza, e Harry che si faceva strada tra la folla, e Niall che rideva con un gruppo di persone. 
Intravidi anche Louis, seduto al bancone a trangugiare alcol. Se non fossi stata alla ricerca di qualcuno, sicuramente mi sarei fermata a parlare con lui. 
Ma quel giorno non potevo. 
Forse però, sarebbe stato meglio se mi fossi fermata a quel bancone. 
Trovai Liam. 
Davanti a me, leggermente distante, ballava con una ragazza, molto bella. 
Si divertivano da matti, ridevano, scherzavano. 
Lei continuava a strusciarsi su di lui, e Liam, compiaciuto, la lasciava fare. 
Non osai avvicinarmi. 
Ma cosa avevo pensato? Credevo davvero che gli sarei potuta piacere?
Chi ero io, fra le tante?
Cercando di respirare lentamente, indietreggiai e raggiunsi un bancone, imitando Louis. 
Affogando i miei sogni infranti in numerosi bicchieri di alcol. 
 
 
Hollie's pov.
 
Cercavo di distrarmi in qualche modo. Ormai, ero a conoscenza della mia cotta per Louis Tomlinson. Ma purtroppo, ero anche a conoscenza della sua, per la mia migliore amica, Fliss. 
Erano usciti qualche giorno fa, e lui se l'era scopata. 
Non era da Fliss, ma era successo. 
Lei poi, non si era risparmiata raccontandomi i particolari.
Quella sera avevo accettato di andare a quella festa, anche se non ne avevo la minima voglia. 
Avevo visto Louis attaccarsi al bancone della bibite, e da lì non si era mosso. 
I ragazzi avevano capito che per me c'era qualcosa che non andava, e mi avevano invitato a ballare con loro. 
Stavo ballando con Liam, forse esagerando un po' troppo. 
Colpa dei bicchieri di vodka, probabilmente.
Poi gli dissi che non potevo farcela, e che me ne sarei dovuta andare. 
Invece di andarmene però, optai per un'altra opzione: ubriacarmi.
 
 
Niall's pov.
 
Amavo le feste. 
E quella stava venendo davvero bene.
Mentre continuavo a spostarmi fra la folla, a salutare un po' di gente e a scambiare qualche battutina, notai da una parte Harry e Allison, e dalle loro espressioni, notai che stavano discutendo. Un'altra volta. 
Alzai gli occhi al cielo, contento di non avere problemi del genere.
La mia vita da single mi piaceva. 
A quella festa sarei stato bene, e basta. 
Nessun problema. 
Camminando trovai Amy, seduta al bancone, e la testa nascosta dalle mani. 
Singhiozzava. 
Mi avvicinai a lei, preoccupato. 
-Amy, tutto bene?- le domandai, anche se la risposta era davvero ovvia. 
Le scostai le mani e notai che il suo viso era completamente rosso, rigato dalle lacrime. Mi sedetti accanto a lei e cominciai a sussurrarle parole di conforto, inutilmente. -Vuoi dirmi che succede?- insistetti, mentre continuava a singhiozzare. 
Poi si fermò, e mi guardò, furiosa. 
-Cosa ho di sbagliato io?- mi chiese fredda, scandendo ogni parola. 
-Amy, sei ubriaca, non diresti mai queste cose.- 
-No, Niall. Dico sul serio. Perché non ci sono svolte nella mia vita?- 
Scossi la testa.
-Di che svolte parli?- chiesi, non capendo, cercando comunque di mantenere un tono confortevole. 
-Amore.- disse solo. -Perché io non sono mai la prima scelta di nessuno?- 
Si stava aprendo completamente, perché era ubriaca. E mi stupii della sue parole. Non avrei mai immaginato che lei potesse non essere la prima scelta di qualcuno. 
Era bella, davvero bella.
-Stai parlando di un ragazzo in particolare?- le chiesi, avvicinandomi a lei, cercando di essere il più dolce possibile. 
Annuì. -Be', allora è uno stupido, Amy. Perché tu sei speciale. E sei bellissima.- le rivelai imbarazzato, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e sorridendole sincero. 
Mi guardò stupita. -Lo pensi davvero?-
Annuii. 
E mi baciò. 
Di colpo. Cercando conforto. 
E acconsentii. 
Ma perché volevo baciarla, non per il conforto. 
Cercò di andare più a fondo, ma dovetti fermarla. 
Non perché volessi, ma perché era ubriaca. 
Dopodiché si alzò improvvisamente e andò in pista, muovendosi sensualmente al ritmo di musica. E io restai a guardarla. 
Mi accorsi che era arrivato il mio primo problema. 
 
 
Allison's pov.
 
Ero furiosa. 
Ora Bradley se ne sarebbe andato, e mi avrebbe chiamata troia per il resto della vita. 
Avrebbe detto in giro di me e Harry. 
Perché Harry non ci aveva pensato?
No, lui deve sempre fare l'impulsivo. 
Avrei parlato con Bradley, sarebbe stata la mia parola contro la sua. 
Avrei cancellato quel bacio dai miei ricordi. 
E solo in quel momento, mi resi conto che le labbra di Harry Styles premevano ancora sulle mie, aspettando. 
Aspettando che io dessi una svolta. 
Che gli concedessi di più. 
Le mie mani erano sul suo petto, esattamente sotto le rondini e accanto alla farfalla, sul punto di allontanarlo. 
E invece non lo facevo.
Non lo allontanavo. 
Continuava a tenermi stretto il viso fra le mani, pregandomi di concedergli quell'unico bacio. 
Bacio che mi avrebbe uccisa. 
Ma quelle labbra sapevano ancora di quell'estate del 2009. 
E quel ragazzo era lo stesso. 
E io mi dimenticai tutto. 
Le mie mani abbandonarono il suo petto, mentre io mi abbandonavo completamente a lui. 
Socchiusi le labbra e gli concessi il bacio. 
Concessi alle nostre lingue di intrecciarsi di nuovo, e a me di capire che mi piaceva seriamente Harry. 
Che non potevo farne a meno. 
Mi aggrappai al suo collo, chiedendogli di non fermarsi. 
E non so quanto durò quel bacio. 
Secondi, minuti, ore, giorni, settimane, anni, decenni, secoli. 
Si staccò, distruggendo tutto quel paradiso. 
Mi guardò, e mi baciò di nuovo, scaraventandomici un'altra volta. 
E andammo avanti così per altro tempo. 
Troppo tempo. 
Improvvisamente, mi ritrovai tra le sue braccia, a guardarci, mentre lui continuava a fissare le mie labbra. 
Poi tossicchiò, e si allontanò. 
E capii. 
Capii che gli avevo concesso un ultimo bacio. 
Capii che aveva vinto. 
Capii che forse quello era il suo scopo dall'inizio.
Capii che mi rifiutavo di capire e volevo risposte. 
Speranza. 
Lui. 
-Dimmi che per te questo ha significato qualcosa, e giuro che non ti odierò per sempre.- gli sussurrai, vulnerabile. 
Cominciò a balbettare. 
-Allie, lo sai che non posso.- disse colpevole, dispiaciuto. Forse desideroso di un altro bacio. Forse no. 
Ma ero confusa. 
Lo spinsi, più forte che potevo, e cominciai a urlare. 
-Perché ti sei intromesso nella mia vita? Cosa vuoi da me? Perché non sparisci e la fai finita? A cosa ti servo?- 
-Allie, per favore. E' difficile per me quanto lo è per te.- urlava anche lui. 
Ma nessuno ci faceva caso. 
La musica era alta, e tutti si facevano gli affari loro. 
-No, Harry, no. Smettila di dire cazzate.- 
Feci per andarmene. 
-Dove vai ora?- mi chiese supplichevole. 
Cominciai a respirare affannosamente. 
-Che ti importa?- 
-Mi importa di te.- 
-Smettila, Harry, smettila. A ubriacarmi, a strusciarmi addosso a qualcuno, non lo so. A fare qualsiasi cosa che non riguardi te.- 
-Non lo farai, Allie.- 
-Ah no?- lo provocai, e me ne andai. 
Continuava a urlare il mio nome, ma scappai velocemente, verso il bancone. 
 
 
Harry's pov.
 
Urlavo il suo nome, ma era scappata. 
Rimorso. 
Perché le avevo detto di non provare nulla?
Perché non dovevo.
Cercai l'unica persona che poteva capirmi. E la trovai, ubriaca. 
Mi sedetti accanto a Louis, mentre beveva l'ennesimo bicchiere. 
-Bella festa.- commentai sarcastico. 
-Non me ne frega un cazzo, Harry.- mi ammonì, come per farmi stare zitto. 
Scossi la testa. 
-Non eri tu quello che diceva di concentrarsi solo sulla band?- lo stuzzicai, sapendo che si sarebbe infuriato. 
Perché lui, lì, in quel momento, affogava il dolore da sbronzo. Per amore. 
Deglutì rumorosamente. 
-Che merda.- disse. 
-Cosa?-
-Tutto. Tutti. Io. Tu. E il sesso.- 
-Il sesso non è una merda, Lou.- 
-Sì.- 
-Stai dicendo solo cazzate, sei sbronzo.- 
-Sì.- 
-Perché non me ne parli?- incalzai, volendo distrarmi, anche se sapevo già la storia. 
Passarono un paio di minuti di silenzio, in cui Louis aveva quasi perso i sensi. Poi, cominciò a parlare. 
-Mi sono scopato questa tipa. Ma mi sono accorto che non mi piace per niente. E lei continua a chiamarmi. A dire che dovremmo scopare di nuovo. E a me non va di scoparci, capisci?- 
-No.- ma mi ignorò. 
-Non mi va perché mi piace un'altra. La sua migliore amica.- finì. Poi mi guardò, e credetti che stava per perdere i sensi un'altra volta. -Tu perché non ti scopi Allison?- mi chiese. 
Era buffo come Louis da ubriaco riuscisse a parlare solo di sesso. 
Capii che con ''scopare'', in quel momento, lui intendeva il sinonimo di ''uscire'', ''frequentare'' o peggio ''innamorarsi''.
-Perché sono un cretino, Lou.- ammisi. -Ma lei mi fa impazzire. Dico in tutti i sensi. Ho smesso di capirla. Un attimo prima le piaccio. E quello dopo mi urla in faccia.-
-Allora smettila di andarle dietro.-
-Non ci riesco.- 
-E perché?-
Scossi la testa. 
-Non lo so, capisci?-
-Sì.-
 
 
Allison's pov.
 
Cominciai a bere. 
Come mai avevo fatto. 
Bevvi. 
Ballai. 
Mi buttai nella mischia. 
La testa cominciò a girare, ma non mi importava. 
Parlai con una tipa, una certa Hollie, e mi disse che stava di merda. Le dissi la stessa cosa. E mi pagò un drink. 
Continuai a bere. 
Fino a quando non persi completamente conoscenza. 
Era come essere bloccati. Essere due persone diverse. 
Dentro di me ballavo, ridevo, mi divertivo. 
Ma restava un mistero cosa stesse accadendo all'esterno. 
''Va portata a casa.'' sentii una voce. 
''Ci penso io.''
''Tu no.''
''Meglio di no.''
''Chi altro?''
''Smettetela, non voglio che torni a casa con nessuno di voi, se non con me.''
''Perché?''
''Fate come dice.''
Ricordai solo queste frasi. 
Nient'altro.
Confuse. 
E non capii. 
Il tempo passava, fino a quando non persi anche quel briciolo di confusa coscienza di me stessa che mi era rimasta. 


 
***
Salve gente.

Sono stata più veloce stavolta, dai.
Allora,
questo capitolo mi fa davvero schifo. 
Anzi, dire schifo è poco. 
comunque, è abbastanza movimentato. 
Scusate se ve l'ho messo a quest'ora,
ma domani avrò da fare. 
Comunque,
i primi di agosto partirò
e tornerò l'11.
Lì non avrò connessione. 
Spero di riuscire a pubblicare prima, 
ma non posso promettervi nulla. 

Passando alla storia,
insomma, che ne pensate?
Mi farebbe piacere avere la vostra opinione, 
quindi se vi va fatemi sapere.

Detto questo,
ho pubblicato una nuova os
Passate?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2025094&i=1

Okay, 
ora mi dileguo
ne avrete abbastanza di me.

A presto, si spera
Su twitter sono: 
@xsmilecmon

XXX
harrehs

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Capitolo 11
*** 11. Falling out ***





11. Falling out



I'm falling out the windows locking up my heart
It's like everytime the wind blows I feel it tearing us apart
Everytime he smiles, I'd let him in again,
everything is fine when you're standing in the
eye of the hurricane.


-Bridgit Mendler, Hurricane


Allison's pov.

Aprii gli occhi svogliatamente. Avevo la bocca secca, e la testa pesante. Così tanto pesante che ebbi difficoltà addirittura a tirarmi su, appoggiandomi sui gomiti.
Battei le palpebre un paio di volte, ma questo non fece altro che provocare l'ennesimo giramento di testa.
Lo stomaco mi sembrava come stretto da due potenti mani.
Cercai di respirare, ma appena presi fiato, fui costretta a chinarmi di lato per rimettere.
Sporcai le bianche lenzuola di quel letto enorme, e un pensiero mi travolse subito: lo avrei anche dovuto pulire.
Poi mi misi esausta una mano sulla faccia, cercando di svegliarmi.
Solo allora mi guardai intorno, e focalizzai quella stanza. Enorme. E sconosciuta.
Cercando di ignorare il vomito accanto a me, mi misi a sedere, dopo aver trovato l'equilibrio.
Provai a ricordare.
Come ci ero finita lì?
Che posto era?
Cominciai dalle cose più banali.
Mi chiamo Allison Morris. Studio scienze della comunicazione. Voglio fare la giornalista. Sono una ragazza. Vivo a Londra. Pago l'affitto a un uomo che si chiama Adam. Lui vive con me, insieme a Amy e Logan. Mio fratello si chiama Haydn. La mia migliore amica Maya. Ieri sono uscita con un tipo che si chiama Bradley. Siamo andati a una festa. Alla festa c'era Harry Styles. Ci siamo baciati. Gli ho urlato in faccia. Mi sono ubriacata.
Tutto cominciava ad avere un senso.
E capii che in nessun modo mi sarei ricordata come avevo fatto a finire in quella stanza, in quel letto.
Avevo ancora i vestiti della sera precedente, e accanto al letto erano adagiate ordinatamente le mie scarpe, il mio telefono cellulare, e la mia borsetta.
Mentre continuavo a riprendere conoscenza, quella stanza cominciava a mettersi a fuoco nella mia testa.
Deglutii.
Stanza grande.
Mobili ordinati secondo uno stile inconfondibile.
La risposta poteva essere solo una.
Che ci facevo a casa di Harry Styles?

 
Cercai di riprendermi, e feci lo sforzo di poggiare i miei piedi scalzi sul lucido pavimento.
Tutto era surreale.
Soprattutto, se io ero a casa Styles, dov'era Harry?
Alzarmi in piedi fu molto più complicato, e quando pensai di avercela fatta, vomitai nuovamente sulle coperte.
Alzai meccanicamente gli occhi al cielo, ma questo provocò l'ennesimo giramento di testa, e quasi persi l'equilibrio.
Quando mi assicurai di avere tutto sotto controllo cominciai a camminare lentamente per quella camera, in cerca di qualcosa, e per osservarne ogni particolare.
Nonostante Harry fosse cresciuto e diventato una superstar internazionale, il suo stile era rimasto semplice, con qualche ridicolo e inutile fronzolo, ma non mi sarebbe mai sfuggito.
Mi muovevo a malapena con quel vestito, ma non avevo alternative.
Passai poi davanti un enorme specchio, che rifletté la mia stanca immagine.
Il trucco era colato, e avevo anche le mani nere, sporche di mascara. Probabilmente avevo passato la notte a sfregarmi gli occhi.
I capelli erano schiacciati sulla cute, ed ero anche abbastanza sudata. Gli occhi quasi chiusi e due profonde occhiaie, avevo avuto momenti migliori.
Troppo presa dall'inquietante immagine, ci misi un po' a notare un bigliettino, scritto a mano e posato sul comò sotto lo specchio.
Lo presi tra le mani, che ancora tremavano, e cercai di mettere a fuoco le lettere.

Non sono in casa. Usa tutto quello che ti serve, prendi tutto quello che vuoi.
Fa come se fossi a casa tua. Ci vediamo presto.
xxx H.


Scrivere il suo nome per intero sarebbe stato troppo faticoso?
Sbuffai automaticamente, ed ecco che la testa girò un'altra volta, e sentii il pavimento abbandonare i miei piedi.
Caddi a terra, e svogliatamente mi rialzai.
Non solo mi ero inaspettatamente ritrovata a casa di Harry, ma gli avevo anche vomitato per ben due volte sulle lenzuola pulite.
Respirai profondamente, cercando di avere il pieno controllo su me stessa, e poi decisi che era il momento di agire.
Se potevo fare come se fossi a casa mia, avrei cominciato con una doccia.
Ma prima, avrei dovuto cercare il bagno.
Con mia sorpresa, trovai la stanza desiderata aprendo la prima porta. C'era una gigantesca vasca a idromassaggio, e la doccia non era da meno; all'interno del sanitario c'erano una decina di pulsanti elettronici, per le varie opzioni della doccia.
Non ne fui sbalordita; tutto questo, era tipico di Harry.
Senza indugi mi sfilai i vestiti e entrai dentro la doccia. Premetti qualche pulsante a caso, ma il risultato fu più che rilassante.
Mi lavai i capelli; a casa di Harry, i prodotti per capelli non mancavano di certo.
Rimasi per molto tempo sotto la doccia, perché stavo immensamente bene lì sotto.
Alla fine uscii, e mi asciugai con il primo accappatoio che trovai. Solo dopo essermi asciugata per bene ogni parte del corpo realizzai che probabilmente quel capo apparteneva ad Harry.
Allontanai da me l'idea del corpo nudo del riccio avvolto da quell'indumento, e andai alla ricerca di qualcosa da indossare.
Tornai nella stanza, ma notai che non c'era un armadio. Aprii una porta, e trovai un corridoio. Poi ne aprii un'altra, e ne restai sbalordita.
Un'intera stanza completamente dedicata ai vestiti del cantante.
-Qualcuno ci potrebbe anche dormire qui.- commentai.
Cercai di convincermi che tutto questo fosse normale per una persona con molti soldi, e mi misi alla ricerca di qualcosa da indossare.
Trovai una maglia bianca, con il logo dei Rolling Stones sopra. Ecco che mi tornò alla mente Will: lui aveva sempre invidiato lo stile di Jagger, e il modo di scrivere di Richards. Mio fratello e lui erano convinti che un giorno sarebbero diventati come loro.
Afferrai la maglia e la indossai, cercando di allontanare ogni pensiero.
Poi cercai dei pantaloni, e trovai dei bermuda abbastanza larghi, ma non troppo: Harry aveva sempre avuto delle gambe molto magre.
Finito di vestirmi, decisi di andare ad ispezionare quella gigantesca casa.
Dopo una ventina di minuti ero riuscita a girare per tutte le stanze. Ero curiosa, tutto qui.
A parte la vastità di quella casa, era abbastanza semplice. L'arredamento era moderno, e non mancavano le numerose novità elettroniche del momento.
Trovai addirittura un cassetto, nel salone, pieno zeppo di telefonini.
Mi chiesi poi che cosa potesse farsene un ragazzo diciannovenne di tutte quelle cose. Da solo.
Insomma, a me sarebbe bastato anche un decimo di quella casa per vivere.
Decisi alla fine di aspettare Harry. Mi sdraiai sul divano.
Cercando di smaltire ancora la sbornia della sera prima, mi addormentai all'istante.


Mi risvegliai a causa dell'estremo caldo. Solo dopo mi accorsi che ero io a sudare, a causa dei troppi divertimenti della sera prima.
Non mi sentivo affatto bene, ma me l'ero andata a cercare.
Harry a quanto pare non era ancora tornato.
Diedi uno sguardo al grande e moderno orologio da parete: le tre e mezza, di pomeriggio.
Scossi la testa, non era possibile.
Dov'era Harry?
Stufa di aspettarlo, decisi di racimolare le mie cose, e di andarmene.
Presi tutto e, furiosa, mi diressi verso la porta principale.
Abbassai la maniglia.
Nulla.
Riprovai.
Nulla.
Cercai delle chiavi, ovunque.
Nulla.
Allora provai con la porta finestra che dava sul giardino.
Neanche quella.
Solo allora realizzai il piano di Harry: chiudermi dentro casa sua, come una prigione.


Non poteva essere vero. Perché?
Ma la colpa era mia.
Se non mi fossi mai ubriacata, se non mi fossi mai abbandonata ad Harry, ora non sarei stata in questa situazione.
In realtà ero io che me l'ero andata a cercare. Io cercavo Harry. Io andavo da lui.
Inutile che gli continuassi a dire di uscire dalla mia vita, quando io mi rifiutavo di uscire dalla sua.
Stufa di tentare di aprire la porta tornai sul divano, e cominciai a fare zapping con il telecomando dell'enorme televisore di fronte a me.
Era strano comportarsi davvero come se fossi stata a casa mia. Ma mi sentivo a mio agio.
E poi, ero troppo arrabbiata con me stessa per farmi scrupoli.
Dopo una quindicina di minuti, il telefono squillò, interrompendo quella monotonia.
-Pronto?- mi catapultai a rispondere, menefreghista del fatto che quel telefono non fosse mio.
-Tu. Non. Sei. Harry.- scandì bene una voce, sorpresa e delusa.
Inutile dire che la riconobbi subito. Il suo tono di voce era inconfondibile.
-No Louis, perspicace.- commentai subito.
Cominciò a ridere istericamente.
-Bene, potresti passarmi Harry?- chiese subito. -O siete troppo impegnati a...?- aggiunse maliziosamente.
-Louis.- lo ammonii subito, alzando la voce. Scoppiò a ridere, il che mi rese ancora più nervosa. -Lui non è qui. Non è mai stato qui.- dissi furiosa.
Lo sentii boccheggiare.
-E allora dov'è?- domandò esasperato.
-Non è con voi?-
-No, ha detto che sarebbe rimasto a casa a badare a te.-
-Badare a me?- chiesi stupefatta. Perché voleva badare a me?
-Certo, lui ha chiesto di portarti a casa, e ha preteso che fosse lui a farlo. Ma ora non capisco dove possa essere.- aggiunse.
Harry quindi si era preso la mia responsabilità?
-Prova a chiamarlo al cellulare.- suggerii, cominciando a preoccuparmi seriamente.
Scoccò la lingua sul palato.
-E' staccato. E lui non lo stacca mai.-
-Pensi sia successo qualcosa di grave?- mi affrettai a chiedere, rivelando la mia paura.
-Sì.- disse subito. -Nella sua testa.-
-Che intendi?-
-Lo sai.-
Lo sapevo?
Sì, forse sì. Ma di certo non ero io la causa. Stava facendo tutto da solo.
-Che cosa intendi fare ora?- chiesi, cercando di cambiare argomento.
Sospirò.
-Aspetterò.- ammise.
Poi seguì un lungo silenzio.
-Scusa, Lou- cominciai. -Ma come faccio ad uscire di qui?- domandai.
Scoppiò a ridere, di nuovo.
-Se non riesci ad aprire la porta rinunciaci. Harry ha un sistema di antifurto impeccabile. Se ha chiuso la porta, nessuno entra o esce senza le chiavi. Tu sarai costretta ad aspettarlo, quando tornerà.-
Fui presa da panico.
-Lou, domani ho lezione, e lavoro, non posso stare qui a vita.-
-Tranquilla, lui tornerà. Non è un incosciente.-
Poi ci salutammo, promettendo che ci saremmo chiamati se mai avessimo avuto novità.
Sperai con tutta me stessa che Harry riflettesse, e capisse che scappare non era un'alternativa valida. E che doveva tornare a casa. Assolutamente.
Mi misi in testa che ormai la mia unica opzione era quella di aspettare il riccio.
Andai in cucina e mi rimediai qualcosa da mangiare.
Guardai altra televisione.
Feci qualche altro giro della casa.
Si fecero le sei.
Di Harry ancora nessuna traccia.
Allora decisi di guardarmi un film, e cercai tra lo scaffale dei dvd sopra la televisione.
Aprii anche qualche sportello. Poi, ne trovai uno colmo di roba interessante.
C'era un'etichetta sopra che diceva ''Harry's memories''.
Ne fui subito affascinata.
C'erano decine di dvd, con la copertina bianca, e una scritta con pennarello blu su ognuna.
Su alcune potevi trovare un ''Harry, 3/5 years'' su altre nomi come ''13rd birthday''.
Ma una, ovviamente, mi attirò più delle altre: ''White Eskimo's esibitions and secrets''.
Non riuscii a resistere alla voglia di prendere il video, infilarlo nel videoregistratore, e farlo partire.
Sapevo che era sbagliato, ma tecnicamente Harry mi aveva detto di prendere ogni cosa di cui avevo bisogno, e di fare come se stessi a casa mia. E così feci.
Tornai ad accomodarmi sul divano lì di fronte, aspettando che il video cominciasse, emozionata.

Partì una prima sequenza.
Quattro ragazzi, che avevano su per giù tredici anni, suonavano una canzone rock. Se la cavavano, ma nulla di eccezionale.
Il batterista sbagliava ogni nota, il chitarrista non riusciva a far funzionare l'amplificatore, il bassista doveva ancora capire come impugnare un basso, e il cantante non era in grado di raggiungere le tonalità più alte.
Alla fine della canzone i ragazzi scoppiarono a ridere e si abbracciarono, speranzosi e fiduciosi nel loro futuro.
Erano felici, e sapevano che avrebbero fatto grandi cose un giorno.
Lo schermo divenne nero, e un'altra sequenza partì, simile alla prima.
I ragazzi stavano crescendo, e pian piano diventavano sempre più bravi.
Erano più seri ora mentre suonavano, ma si divertivano da pazzi. Perché erano amici, uniti dalla musica.
Finì anche la seconda e cominciò la terza.
Di nuovo i ragazzi che suonavano.
Di certo ora avevano all'incirca quindici anni.
Il chitarrista si fermò nel bel mezzo della canzone e azzittì gli altri.
-Che hai?- gli chiese il cantante riccio.
-Aspettate- spiegò l'interruzione l'altro. -Allie?- urlò a gran voce.
-Dai ti prego, no.- lo supplicò il riccio, ma l'altro scoppiò a ridere.
Si intromise anche il bassista. -Avanti Haydn, lo sai che poi Harry si emoziona.- scherzò.
-Falla finita.-
-Avanti Harry, è solo mia sorella.- continuò Haydn, e la richiamò.
Dopo qualche secondo, una ragazza apparve.
Indossava un paio di occhiali da lettura, ed era vestita da casa, con una larga tuta. Capelli sciolti e arruffati, e una penna ancora in mano.
-Che c'è?- domandò irritata.
-Ascolta questo e dacci un parere.- spiegò il fratello.
-Dai Haydn, sto studiando.-
-Come se fosse una novità.- incalzò il fratello.
-Non litigate.- si intromise il bassista.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e fece cenno alla band di cominciare a suonare.
Suonarono un vecchio pezzo. Stavolta però ci fu qualcosa di diverso.
Il cantante prese ogni nota, e sorrideva mentre cantava. E teneva i pugni serrati, come se fosse sotto pressione. Non aveva mai cantato così bene.
Finirono, e tutti si voltarono verso la ragazza, aspettando un verdetto.
Lei prese un respiro. -Diciamo che se vi iscriveste ad un talent show, io voterei per voi.- ammise.
Tutti sorrisero, compreso il cantante.
-Dirci che siamo bravi e basta no?- incalzò divertito il batterista, che prima di allora non aveva ancora preso parola.
-No, Will. Poi vi montereste la testa.- spiegò la ragazza, arrossendo leggermente. Il batterista le sorrise dolcemente, e lei distolse subito lo sguardo imbarazzata.
Poi portò lo sguardo alla telecamera.
-Ma state registrando?- chiese stupita.
Il bassista annuì e le mise un braccio attorno al collo, fiero. -Questi video sono per i posteri. Quando noi saremo stelle di fama internazionale tutti pagheranno oro per averli.- spiegò con la voce sognante.
La ragazza scoppiò a ridere. -Torno a studiare.- disse, e si dileguò.
-Come se fosse una novità.- le urlò dietro il fratello.
Una volta rimasti soli, Will guardò Haydn, interessato. -Carina tua sorella.-
-Vero Harry?- incalzò Nick divertito.
Harry arrossì. -Torniamo a suonare dai.-
Risero tutti e suonarono di nuovo, tornando a ridere e scherzare come prima.
Finì anche questa sequenza e ne iniziò un'altra.
Stavolta però l'atmosfera era diversa.
I ragazzi non stavano più suonando. Erano in una camera, abbastanza scura. In pigiama.
Il riccio, Harry, teneva in mano la videocamera, e accanto a lui stava il suo migliore amico, Will Sweeney.
-Ciao a tutti- disse Harry.
-Siamo i White Eskimo!- urlò Nick da dietro, ma Harry lo azzittì con un volgare gesto, ridendo.
-Non fate caso a lui- aggiunse Will. -Noi due siamo gli unici sani del gruppo.- aggiunse alla videocamera, indicando l'amico.
-E anche i più belli- disse divertito l'altro.
Quei due si volevano bene, si vedeva da come ridevano e scherzavano davanti l'obiettivo, senza mai dire nulla di concreto e reale.
Poi si avvicinarono alla videocamera e cominciarono a sussurrare.
-Non lo dite a nessuno.- disse per primo Will.
-Ma lui è quello che preferisco.- ammise Harry, indicando il ragazzo accanto. Ed ecco che scoppiarono a ridere, di nuovo.
-Ehi, figli di puttana, vi sentiamo.- urlò Haydn.
Poi la telecamera fu spenta, e si cambiò nuovamente sequenza.
Questo era un concerto, e c'era il pubblico.
La band suonava Summer of '69.
Alla fine della canzone, la sorella del chitarrista fu invitata sul palco.
Il batterista ammise di essere innamorato di lei.
Ci furono urla e incoraggiamenti dal pubblico.
Lei salì sul palco.
I due si baciarono.


Il televisore tornò scuro, e capii che il video era finito. Quell'esibizione, che ricordavo perfettamente, era stata l'ultima dei White Eskimo.
L'ultima volta che quei ragazzi così uniti avevano suonato insieme.
Quello fu uno dei giorni più belli della mia vita.
Ma vedere quel video, aveva solo peggiorato le cose.
Il modo in cui Will si era rivolto a me, con la malizia di sempre.
E il modo in cui Harry evitava il mio sguardo, mentre ora non faceva altro che cercarlo, scrutarlo, leggerlo.
Ma una cosa mi colpì più delle altre; Will e Harry erano migliori amici, e non riuscivo a togliermi dalla testa l'idea che fosse stata tutta colpa mia.
Che avessi messo fine a una spettacolare amicizia.
Erano uniti dalla passione per la musica, e da un unico sogno. Erano convinti che avrebbero conquistato il mondo, insieme.
Harry ce l'aveva fatta; ma come aveva potuto dimenticarsi di tutti gli altri?
Tutte queste domande continuavano ad assalirmi, mentre non facevo altro che sentirmi in colpa.
Mi alzai e spensi il televisore e il videoregistratore, e riposi ogni cosa al suo posto, e pensavo al passato. A come mi sarebbe piaciuto tornare indietro e cambiare alcune scelte.
Comportarmi in modo diverso.
Mi addormentai.


Sentii dei passi sul vialetto e mi svegliai di scatto.
Una voce di sottofondo.
Harry doveva essere tornato.
La porta si aprì, e io mi diressi furiosa a grandi passi verso di essa, e verso il nuovo arrivato.
-Ma ti pare il modo?- urlai, incolpandolo di avermi lasciato lì, e sfogando la mia rabbia.
Lui rimase sulla soglia. A guardare il basso. Colpevole. Come se aspettasse la solita ramanzina. Mi faceva parlare, ma non mi ascoltava davvero.
Era come se volesse dirmi qualcosa, qualcosa di tanto spiacevole.
-Mi chiudi in casa tua, e non ti fai vedere tutta la giornata? Eravamo tutti preoccupati.- continuai a dire.
E lui stava zitto. -Non dici nulla?- incalzai.
Teneva la porta aperta.
-Ora puoi andare.- disse e basta, scandendo ogni parola.
Non dandomi il via libera, ma bensì un ordine.
Lo guardai confusa.
Poi capii; sporgendomi di più a guardare dietro di lui, nascosta in un angolo, c'era una ragazza.
Bionda, che mai avevo visto prima.
E che ora aspettava di entrare nella casa del riccio.
Lo guardai sorpresa.
-Congratulazioni, Harry. Hai vinto il premio per il miglior stronzo d'Inghilterra.- affermai delusa.
Deglutì.
-Mi dispiace.- sussurrò.
Scossi la testa, incredula. Lo scavalcai, cercando una via d'uscita, e lui mi lasciò uscire.
Stavo dimenticando tutto a casa sua, ma me lo sarei ricordato solo in seguito.
Poi mi ricordai una cosa, e mi voltai nuovamente verso di lui. -Ah, una cosa- cominciai. -Buon compleanno, Harry.- augurai, e me ne andai, furiosa.

Solo un pensiero riusciva a rallegrarmi in quel momento: nessuno aveva ancora pulito il mio vomito sulle lenzuola linde del riccio.


***
Okay,
il capitolo è di passaggio.

E fa schifo.
Ma dovevo mettervelo prima che partissi.
E serviva all'interno della storia.
Spero vi sia piaciuto, davvero.
Il prossimo purtroppo arriverà molto più in là.
Probabilmente o l'11 o il 12.

Passando alla storia
Harry sta facendo lo stronzo.
Decisamente.
Però sta tentando di dimenticare Allison.

Nel prossimo capitolo le cose non saranno molto movimentate,
quindi non aspettatevi niente di che.

Ora vado a scrivere anche l'altra ff,
mi farebbe piacere avere un vostro parere.
Mi dileguo.

Su twitter sono:
@taysmuffjn

XXX
harrehs


 

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Capitolo 12
*** 12. Come feel this magic ***




12. Come feel this magic



'Cause I can't help it if you look like an angel
Can't help it if I wanna kiss you in the rain, so...
Come feel this magic I've been feelin' since I met you
Can't help it if there's no one else
Mmmm....
I can't help myself


-Hey Stephen, Taylor Swift
 

 
Allison's pov.
 
In qualche modo quel giorno riuscii a tornare a casa, facendomi trasportare dall'odio, dalla rabbia, nei confronti del riccio.  
Sbuffai e salii le scale del palazzo per arrivare all'appartamento.
Sapevo di aver dimenticato tutto a casa di Harry, ma avrei trovato un modo per farmi recapitare tutto.
Di certo, non sarei tornata lì.
Non lo avrei visto di nuovo.
Assolutamente no.
Entrai in casa e non fui sorpresa dalla vista di Amy, sdraiata sul divano, con un secchio accanto, mentre emetteva lamenti di ogni genere.
Dedussi che si fosse ubriacata anche lei la sera precedente.
E si era presa una brutta sbronza, a giudicare dalla sua cera. Quando mi vide, cominciò ad agitare una mano nella mia direzione. Non seppi con esattezza se l'intento era farmi avvicinare a lei, o un semplice saluto, ma andai a sedermi sul bracciolo del divano.
-Sei stata da Harry, tutto questo tempo?- chiese mugolando.
-Lo sapevi?- la accusai, furiosa, perché mi aveva lasciato andare a casa del riccio.
Ruminò un po' con la bocca, poi annuì. -Me lo ha detto Louis stamattina. Allie, ero più ubriaca di te, non ricordo nulla.- si lamentò nervosa.
La squadrai per bene. Sembrava distrutta.
-Lo vedo.- le confermai. -E così abbiamo bevuto qualche bicchiere di troppo ieri sera.- affermai, buttandola sul ridere.
Emise una lieve risata divertita, ma stava davvero male. -Mai più.- confermò.
Sospirai.
-Harry è stato gentile?- chiese dopo un po'. Serrai la mascella, ricordandomi la ragione della mia rabbia.
-Harry non c'era. E quando è tornato, si era portato una delle sue barbie per scopare.- risposi secca. Amy mi guardò sconvolta.
-Non ci credo.- disse, davvero incredula. Annuii per confermare, e farla restare sempre più allibita.


Passarono circa trenta minuti, in cui ci raccontammo tutto ciò che ricordavamo della sera precedente. Poi, mi ricordai dei miei effetti personali.
-Amy, dovresti fare una cosa per me.- cominciai timidamente. Si mise a sedere, con qualche sforzo.
-Spara.- mi incoraggiò.
-Ho telefono, scarpe e portafoglio a casa di Harry. Non mi va di tornare lì. Potresti fare qualcosa?- le chiesi spudoratamente. Mi guardò stupita.
-Come sei tornata a casa, scusa?-
-A piedi.- risposi scrollando le spalle, per quello che ricordavo.
-Scalza?-
-Esattamente.- confermai, mostrandole i calli sui piedi. Sbottò a ridere, ma questo le provocò un forte giramento di testa.
-Ci penso io.- mi disse poi, togliendomi un pesante pensiero.
 
 
Niall's pov.
 
Amavo il mio lavoro, ma ero felice quando finalmente avevamo quei pochi giorni liberi, in cui respirare.
Durante quella giornata, mi chiusi letteralmente in casa. Era il compleanno di Harry, e la sera ci sarebbe stata una festa. Lo avevo chiamato per fargli gli auguri, ma aveva staccato il telefono.
Sospettavo qualcosa fra lui e Allison. Risi maliziosamente al pensiero.
La serata precedente era stata molto movimentata. Quei pensieri mi ricondussero ad Amy.
Sospirai.
Non l'avevo mai davvero presa in considerazione. Insomma, non mi era mai dispiaciuta, ma non me l'ero mai immaginata in quel modo.
Amy era silenziosa, ma logorroica.
Razionale, ma sognatrice.
Non era il mio tipo. Eppure mi faceva uno strano effetto. Avevo voglia di sapere come stava. Così decisi di prendere il cellulare e mandarle un messaggio.
Le chiesi solo come stesse, nient'altro.
Poi tornai a riposare.
Qualche minuto dopo il telefono squillò. Amy.
Sorrisi involontariamente.
Poi mi tornò in mente il fatto che ci eravamo baciati. Ora quindi fra di noi c'era qualcosa?
Deglutii nervoso e risposi.
-Ehi occhi verdi- la salutai raggiante.
-Ciao bel biondo- rispose imbarazzata.
Ridacchiammo un po' entrambi, e poi fu lei a interrompere il silenzio. -Comunque va tutto bene, ci tenevo a dirtelo.-
Cominciai a gesticolare nervosamente.
-E… Come mai volevi dirlo… Proprio a me?- chiesi cominciando a sudare.
-Beh, perché so che tu mi sei stato molto vicino ieri sera... O almeno così mi ha detto Louis, io non ricordo praticamente nulla...-
Serrai le labbra. -Tu quindi non ricordi proprio niente... Niente, niente?-
Rise. -No, cosa dovrei ricordare? Ero sbronza, non ero in me, completamente andata. Non deve essere stato piacevole.- finì, leggermente imbarazzata.
Solo allora mi resi conto di essere deluso.
Forse non avevo mai pensato ad Amy in quel modo, ma non mi piaceva l'idea che lei avesse dimenticato. Perché io non lo avrei fatto.
E perché forse per me qualcosa era significato. Sospirai amareggiato.
-Senti Niall, devo chiederti un favore.- disse ad un tratto.
Ci misi un po' a capire le sue parole, tanto ero rimasto deluso.
-Tutto ciò che vuoi.-
-Allison ha dimenticato un po' di cose a casa di Harry, non è che riusciresti a fargliele riavere?-
Poi fu tutto chiaro.
Per lei non ero nulla. Mi aveva chiamato solo per Allison.
Acconsentii, e poi chiudemmo la telefonata. Ma ero deluso, terribilmente.
Non da lei.
Ma da come si stavano svolgendo i fatti.
 
 
Allison's pov.
 
Passarono un paio di giorni e tutto tornò alla normalità. Io lavoravo, studiavo e vivevo allegramente con i miei coinquilini.
Sfortunatamente non ero ancora riuscita a recuperare i miei effetti personali, ma non ci avevo dato troppo peso.
Adam mi aveva prestato un suo vecchio telefono. Era un modello di qualche anno fa, a malapena telefonava, ma dovevo accontentarmi. Mi ero anche presa un altro numero provvisorio; il che aveva i suoi lati positivi, almeno potevo essere contattata solo da chi volevo io.
Quindi ero abbastanza tranquilla.
In oltre, cercavo di sfruttare al massimo la presenza di Haydn e Maya in città.
La fredda mattina di quel quattro Febbraio, mio fratello mi invitò per una colazione ad un rinomato bar in centro. Arrivai per prima e lo aspettai; curioso che non avesse parlato della presenza di Maya.
Dopo qualche minuto arrivò, e cominciammo a parlare del più o del meno, mentre il bollente caffè mi riscaldava.
Poi decisi di porgli le domande che da tanto mi torturavano.
-Haydn,- cominciai. -Dì la verità, cosa c'è fra te e Maya?-
A quella domanda scoppiò a ridere e scrollò le spalle.
-Non ti sembra ovvio?- mi rispose divertito.
Fui colta dalla rabbia. -Perché non me lo avete detto prima?- sbottai, alzando leggermente il tono di voce.
Mi guardò a disagio, e mi fece cenno di sedermi. Solo allora notai di essere in piedi. Tornai al mio posto, e cercai di tranquillizzarmi.
-Sono qui per dirtelo infatti.- mi tranquillizzò. -Ci sposiamo.-
Restai di stucco, mentre lui rideva. Mio fratello e la mia migliore amica.
Non solo si frequentavano. Ma stavano scegliendo le bomboniere.
Il mio respiro si fece affannoso, e le guance infuocate. Cercai di stare calma.
-Ma... Come?- riuscii solo a chiedere.
-Io non lo so, Allie. Ma la amo, davvero. Devi fidarti di me. E'... Un problema per te?-
-Un problema? No... Io... Io sono felicissima lo giuro, non potevo desiderare di meglio... Santo cielo... Non è possibile...Tu e Maya...- ripetei a me stessa e scoppiai a ridere.
Ero contenta che Maya avesse trovato un tipo a posto. E lo stesso valeva per mio fratello: non potevo desiderare ragazza migliore per lui.
Mi parlò un po' del modo in cui aveva scoperto di amarla, di come l'aveva corteggiata, e pensai che fosse tutto perfetto. Romantico. Un amore da best seller.
Perché io non potevo avere la stessa fortuna? Perché io dovevo restarci male tutte le volte?
Poi, gli feci l'altra domanda.
-Haydn... C'è qualcos'altro che devi dirmi, vero?- chiesi timidamente.
Scoccò le labbra.
-Non ti sfugge nulla, eh?-
Sorrisi, e aspettai. -Ecco insomma... So che hai ricevuto una chiamata di Will, recentemente...- cominciò.
Sospirai amareggiata. Me lo aspettavo. Un blocco mi si piazzò sullo stomaco, e pensai di poter rimettere il caffè da un momento all'altro.
-Sì, ma non ha importanza..- dissi.
-Lo ha invece. Allie, a casa Will era spesso da noi, da quando te ne sei andata. Ha addirittura chiesto scusa a papà per il suo comportamento. Lui ci sta male, Allie..- spiegò.
Quasi non lo ascoltai. -Da che parte stai, eh? Sai quello che mi ha fatto, tu sai...-
-So come sta lui. Allie, Will ti ama ancora. E non si arrenderà facilmente.-
-Che intendi?-
Sospirò. -Intendo dire, che ha intenzione di venire a Londra.- spiegò alla fine.
Restai allibita. Non era possibile. Non lo avrebbe fatto.
-Non può cavarsela così facilmente. Che venga pure a Londra, ma le cose non cambieranno.-
Scoppiò a ridere. -Allie, Will ha qualche idea per riconquistarti. E tu ti scioglierai, vedrai. Stasera.- disse soltanto.
Agitazione.
-Stasera cosa?- chiesi preoccupata.
-Vedrai.-
Non disse nient'altro. Non mi diede ulteriori spiegazioni. Si rifiutò di parlare.
Non restava altro che aspettare.
 
 
La sera arrivò presto, e io ero agitata. Immaginavo che sarebbe tornato, e avevo paura. Paura di cascarci di nuovo.
Alle otto in punto, mentre Amy assisteva alla mia crisi isterica, il campanello suonò.
-Vai tu, ti prego.- le chiesi, trattenendo il respiro. Mi sistemai un po' allo specchio, aspettandomi Amy ritornare con Will accanto.
Non lo vedevo da tempo.
Di certo gli avrei urlato contro. E forse sarei scoppiata a piangere. Avevo voglia di urlare, ma la mia bocca era troppo secca.
Sentii la porta chiudersi.
Amy tornò, ma sola.
Mi tranquillizzai.
Tuttavia, aveva un biglietto in mano. Me lo mostrò. -Era solo un postino, ma mi ha dato questo.- spiegò, e mi porse il foglio.
Un indirizzo.
-E queste.- aggiunse, mostrandomi anche un mazzo di chiavi, che prima non avevo notato.
Deglutii, e capii.
-Io devo andare lì, Amy.- dissi solennemente.
Annuì. -Sicura?-
Respirai a fondo. Avevo sempre amato le sorprese di Will. Ed erano sempre originali, inimmaginabili. Anche quella volta non sapevo cosa avesse in mente, ma ero curiosa.
Ed ero pronta.
Anche se in quel momento, qualcosa mi suggeriva che non lo avrei incontrato davvero.
-Sì.- le dissi, e mi preparai.
 
In mezz'ora ero pronta, e mi decisi a raggiungere quel locale. Presi la metropolitana e non ci misi molto.
Conoscevo quel posto, c'ero passata davanti un paio di volte. Ma mi era sempre sembrato triste, desolato. Era in una zona poco popolata, insomma. Ma abbastanza tranquilla.
Raggiunsi in poco tempo il palazzo, sempre con il respiro mozzato. Provai ad aprire il cancello, e mi resi conto che dovevo utilizzare una chiave del mazzo.
Così feci, e il portone si aprì.
Poi cercai il numero: 22.
Non presi l'ascensore, ma preferii le scale. Ci avrei messo più tempo, ma ne avevo bisogno per tranquillizzarmi. Respirai di nuovo e giunsi di fronte alla porta.
Cercai la chiave e aprii.
Buio. Gelido.
Cercai un interruttore della luce. Con il cuore a mille, lo trovai e spinsi il pulsante.
Davanti a me trovai un'enorme sala. Solo questo, niente corridoi o altro che la facessero somigliare a una casa. Solo una camera, con le pareti salmone. E un'unica finestra che dava sulla strada.
La camera era completamente vuota: niente mobili, né persone; c'era solo una cosa, al centro della stanza, che mi mozzò il fiato.
Non mi sarei mai immaginata una cosa del genere. Gli occhi mi si inumidirono, e scoppiai in un pianto silenzioso.
Mi avvicinai all'oggetto. Vicino c'era un biglietto. Con le mani tremanti lo afferrai e lessi.


"Avevo solo voglia di farti un regalo. Ti amo, non dimenticarlo mai. XXX W."
 
Will mi aveva appena regalato una batteria.
 
Sul retro del biglietto c’era un’altra frase.
La lessi silenziosamente, e fu troppo per me.
Mi sedetti allo strumento e presi in mano le bacchette. Cominciai a battere sui piatti, sfogandomi, ancora in lacrime.
Questo non fece altro che portarmi nei miei ricordi.
 
 
-Sei una frana!- rise Will, incolpandomi. Scoppiai a ridere, mentre provavo a suonare quel ridicolo strumento. -Non sei proprio capace.- mi ribadì.
Lo guardai con superiorità. -Insegnami.-
Fece roteare gli occhi, divertito.
Già altre volte lo avevo pregato di insegnarmi, ma non lo aveva mai fatto. Diceva che era troppo complicato.
Ma quel giorno acconsentì. Prese un altro paio di bacchette e si mise vicino a me.
Cominciò a suonare qualcosa, ed era estremamente bravo.
Ripeté la stessa sequenza un po' di volte, e non ci misi molto a riconoscere la canzone. Sorrisi: ''Hey Stephen'' di Taylor Swift.
Cominciai a canticchiarla, e mi sorrise perché avevo riconosciuto il motivetto.
-Okay- cominciò poi guardandomi. - La prima cosa è sentire il ritmo. Lo devi sentire dentro. Com'è che fa?- poi riprese a suonare. -'Cause I can't help it if you look like an angel..- canticchiò. Risi. Ma non per prenderlo in giro, ma perché con lui stavo assurdamente bene.
Poi tornò a guardarmi. -Cerca di tenere il tempo con il piede.- spiegò.
Suonò ancora, e feci come mi aveva detto. Ora sembrava avere un senso la sequenza che stava suonando. Mi sembrò tutto più facile.
-Bravissima- si complimentò alla fine ridendo. E risi anche io. -Adesso prova a fare la mia sequenza.-
Ci provai, e ci riuscii.
-All those other girls, well they’re beautiful, but would they write a song for you?- cantai.
-Mmh… I can't help myself.- finì e mi baciò, come solo lui sapeva fare.
Ci misi un anno per imparare a suonare la batteria, ma ci riuscii.

 
 
Continuavo a pensare al passato, e non mi ero accorta che stavo continuando a suonare. Non so per quanto tempo suonai, e cantai.
Pensando a Will, e alla frase che aveva scritto sul retro del biglietto.
‘’ ‘Cause I can’t help it if you look like an angel.’’
 
Ma poi fui interrotta.
Qualcuno stava battendo le mani.
Colta in fragrante, portai di scatto lo sguardo sulla soglia della porta.
-Complimenti.- si congratulò.
La rabbia tornò in me.
Che ci faceva lì Harry Styles?



***
Eccomi qua,

con un capitolo di passaggio.
Qui non succede proprio nulla.
Nel prossimo avrete qualche novità.

Mi dispiace molto che la storia stia perdendo lettori.
Però avete ragione.
Non è poi così avvincente e non succede nulla di nuovo.
E io pubblico una volta ogni morte di papa.
Ma se non vi piace ditemelo subito.
Per favore.


Comunque,
si vocifera di un ritorno di Will...
Che ne pensate?
E che succederà ora fra lei e Harry lì?

Come vedete
c'è ancora una volta la presenza di Taylor.
Non posso farci niente
ho scritto il capitolo con ''Hey Stephen'' nelle orecchie.
Vi consiglio di ascoltarla.
Non ve ne pentirete.

Ora mi dileguo
Su twitter sono:
@taysmuffjn

XXX
harrehs


 

 

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Capitolo 13
*** 13. The taste that your lips allow ***





13. The taste that your lips allow



Give a little time to me we'll burn this out
we'll play hide and seek to turn this around
and all I want is
the taste that your lips allow

-Ed Sheeran, Give me love

 


    


 
Allison's pov.
 
-Che ci fai tu qui?- sbottai, ancora sopraffatta dalle emozioni. Non solo mi trovavo seduta alla batteria a ricordare i momenti più belli della mia vita, ma il ragazzo che momentaneamente odiavo con tutto il mio cuore si trovava davanti a me, e mi guardava beffardo e soddisfatto.
-Non sapevo sapessi suonare la batteria.- cominciò avanzando verso di me, con nonchalance.
Mi irrigidii furiosa.
-Ti ho chiesto cosa ci fai qui.- ribadii.
Scrollò le spalle.
-Ti cercavo.- spiegò guardandosi intorno e facendo il giro della stanza. -E la tua coinquilina non riesce a tenere la bocca chiusa.- finì.
Alzai gli occhi al cielo: Amy.
Amy, innamorata dell'amore, che faceva spudoratamente il tifo per me e Harry, lo aveva fatto apposta.
Cercai di mantenere un certo controllo, e di allontanare Will dalla mia mente per il momento.
-Perché mi cercavi? Che c'è, la tua barbie oggi ha il raffreddore e dovevi trovare una sostituta?- incalzai fredda, con gli occhi tramutati in due fessure.
Alzò le sopracciglia divertito e allibito.
-Come siamo suscettibili oggi. Comunque, ero venuto a riportarti le tue cose.-
-E dove sono?-
-A casa tua.- fece spallucce.
-Bene, perché sei venuto qui allora?- insistetti, perché poteva benissimo lasciare le cose a Amy e poi andarsene.
Sospirò.
-Perché ti dovevo una spiegazione. E della scuse, soprattutto.- si fece serio, solenne sulle ultime parole.
Negli ultimi giorni non avevo aspettato altro, ma ora non le ritenevo poi così importanti, le sue scuse.
Avevo ancora il suono della batteria in testa, e della voce di Will. Ma soprattutto, Will.
Sapere che non mi aveva dimenticata completamente mi dava una speranza in più, ma era sbagliato.
E ora, che mi ero decisa finalmente a voltare pagina, Will e Harry decidono di dare segni di vita lo stesso giorno.
La stessa sera.
Nello stesso momento.
Scrollai le spalle.
-Okay, le accetto. Ora va via.-
Non sembrò ascoltarmi. Anzi, continuava a guardarsi intorno divertito.
-Che posto è questo?- cominciò confuso. -Sai, ci tengo le scarpe in una camera del genere.- aggiunse tronfio.
''Lo so.'' pensai. Avevo visto quella camera, proprio accanto alla palestra.
Perché sì, lui aveva anche una palestra in casa.
Tornai solo in quel momento alla sua domanda, scandendo nella testa le parole, e cercando la risposta.
Ma in effetti, la risposta non la avevo neppure io. Non sapevo che posto era quello.
Non sapevo se appartenesse a Will. In realtà non mi ero posta minimamente quella questione.
Ma lasciai le cose al loro corso. Prima o poi l’avrei scoperto. E ora avevo altro a cui pensare.
Cioè, al disturbatore che nessuno aveva invitato.
-Che ti importa? Ora vattene, per favore.- sussurrai le ultime parole, vulnerabile.
Mostrò le fossette, incoraggiante.
-Noi dobbiamo parlare, Allie.- riprese guardandomi negli occhi, sincero.
Alzai le mani al cielo, con ancora le bacchette in mano.
-Parliamo allora.-
-Non qui.- continuò guardandosi intorno, non considerandolo un posto sicuro.
Ma io non volevo andarmene, ed esitai. Non volevo lasciare la batteria. Quella stanza; perché per me era come lasciare Will.
Deglutii, sentendomi incollata allo sgabello.
Harry aggrottò le sopracciglia, come se un dubbio gli fosse sorto improvvisamente.
Aprì la bocca, ma fu incerto nel parlare.
-Chi ti ha… Insegnato… A suonare?- domandò sconcertato.
Abbassai lo sguardo sul tamburo della batteria, e attesi che arrivasse da solo alla conclusione.
-Oh.- disse solo imbarazzato. –Certo.- commentò, amareggiato.
Capii che era inutile mandare avanti quella sceneggiata, dato che il silenzio ci stava avvolgendo lentamente, e lo sguardo di Harry non riusciva a distogliersi dalla batteria.
Mi alzai lentamente, controllando di avere ancora le chiavi di quel posto in tasca. Se non le avessi consegnate a nessuno sarei potuta tornare lì tutte le volte che avrei voluto, a suonare, a ricordare.
-Allora, dove andiamo?- chiesi impaziente, decisa a togliermi quel dente.
Indicò la porta e mi fece cenno di seguirlo, mentre lentamente si dirigeva verso la strada buia, e cercava di coprirsi in ogni modo.
Ma nessuno lo avrebbe visto, perché nessuno passava su quella strada, a quell’ora.
L’entusiasmo iniziale lo aveva abbandonato. Si muoveva trascinandosi, svogliatamente.
Si infilò in macchina, e dedussi che avrei dovuto fare lo stesso.
Poi partì, e in silenzio mi lasciai trasportare verso una meta sicura.
 
Passarono una ventina di minuti, in cui sembrammo due estranei. Durante il tragitto conobbi un altro Harry; non era la superstar, non era il sedicenne di Holmes Chapel. Era quello con il cuore spezzato, e me lo rinfacciava con il suo silenzio.
Sapevo cosa aveva provato verso Will il giorno che mi aveva baciata.
Non era tanto il fatto di avermi persa. Perché io ero solo una ragazza. Potevo essere sostituita.
Ma ciò che aveva fatto il suo migliore amico non gli era proprio andato giù. Due amici, due fratelli.
Harry si sentiva tradito.
E ora, lo rinfacciava a me. Perché avevo preferito il traditore.
Ma dopotutto, ne avevo pagato le conseguenze, perché Will aveva tradito anche me.
 
Immersa nei pensieri, neppure mi resi conto che Harry aveva fermato la macchina. Guardai il finestrino, per capire dove fossi.
Un garage.
Enorme, come quello dei centri commerciali.
E circa cinque o sei automobile parcheggiate qua e là, distanti fra di loro.
Un luogo silenzioso e desolato, grigio, ma pulito.
Spalancai sorpresa la bocca, riconoscendo una Range Rover.
Mi catapultai fuori dalla macchina incredula e curiosa di esplorare quel posto. Harry mi lasciò fare, perché sapeva che non ci sarebbe mai stato luogo più sicuro di quello.
Casa sua.
-Non ci credo, tutto questo è tuo?- esclamai, e sentii l’eco della mia voce. Risi meravigliata.
Harry mi imitò, scendendo dall’auto, soddisfatto.
-Mi serviva un posto dove tenere le auto.- rispose con nonchalance.
Boccheggiai.
-Hai un garage enorme, ti sarà costato un patrimonio.-
Per me tutto questo era nuovo. Ero sempre vissuta in una famiglia che faticava ad arrivare a fine mese.
Queste cose erano per le persone famose.
E in quel momento mi costrinsi ad ammettere che Harry era uno di loro.
Non era più il ragazzo che conoscevo.
Ora era una celebrità, una di quelle che si vedono in televisione, o sui giornali.
-Devo pur trovare un modo di usare i miei soldi.- commentò divertito, ma sapevo che non faceva sul serio.
-E pensare che c’è gente che muore di fame…- pensai allibita ad alta voce.
Harry sospirò. –Non potrei salvarli tutti, anche volendo, lo sai.-
Scossi la testa. –Lo so.- sussurrai. –Ma non siamo qui per parlare di questo, no?- mi ripresi.
Si allontanò un po’, e andò ad appoggiarsi sul cruscotto di una Ferrari rossa fiammante. Incrociò le braccia al petto e mi guardò sottecchi. Lo presi come un invito ad avvicinarmi.
Passò qualche secondo, in cui nessuno dei due disse nulla.
Poi emise una lieve risata, amareggiata, e capii che era in preda a mille pensieri.
Come me, del resto.
-Ti manca?- domandò improvvisamente, lasciandomi di stucco.
Mi guardava, costringendomi a non mentire.
Un fulmine a ciel sereno; tutto mi sarei aspettata, tranne che quella domanda.
Respirai profondamente.
-Sì.-
Abbassò lo sguardo e lo vidi corrugare la fronte incredulo.
Poi tornò a guardarmi.
-Lo ami ancora?-
Sentii le guance avvampare, e gli occhi farsi lucidi improvvisamente. Parlarne mi faceva male.
Restai in silenzio per qualche secondo, di troppo forse, perché Harry pensò di aver intuito la risposta, incurvando le labbra in un sorriso amareggiato.
-Non lo so.- risposi, ed ero sincera.
Non conoscevo la risposta. Non conoscevo molte risposte.
Deglutì.
-Tanto quello che ci rimette sono sempre io, alla fine.- commentò fra se.
Spalancai gli occhi incredula.
-Tu?- sbottai. -Tu sei quello che ci rimette? Come puoi dire una cosa del genere? Guardati intorno. Hai comprato un enorme garage per un paio di macchine. Hai tutto quello che hai sempre desiderato, come puoi dire di essere quello che ci rimette?-
Tenendo ancora il broncio, mi diede le spalle, poggiando i palmi delle mani sul cruscotto lucido.
Fece un paio di respiri profondi.
Non capivo cosa stesse provando: se ira, felicità, colpa, rimorso.
In quel momento però ero furiosa con lui, e lo ritenevo un codardo, perché non trovava una risposta.
-Ti sbagli, Allie. Non ho tutto quello che ho sempre desiderato. C'è una cosa che mi manca.- sospirò, voltandosi lentamente, con la testa bassa.
Avrei preferito che fosse rimasto zitto.
Non sapevo cosa dire, le parole uscirono da sole.
-Per scelta tua, Harry. Sei tu che hai costruito un muro. Sei tu che continui a rovinare tutto.- lo incolpai spudoratamente.
Il suo viso si irrigidì mentre pronunciavo quelle parole.
-Lo sai, Allie, è perché non voglio metterti in mezzo.- cercò di spiegarmi, ragionevole.
Ma ero stanca, stanca di tutto. Ero arrivata al limite.
-No, Harry. La verità è che io credo che tu stia cercando una scusa per tutto. Non è la stampa il problema, sei tu.-
Spalancò gli occhi e cominciò a boccheggiare. Non sapevo neppure io quello che stavo dicendo, ma mi presi la libertà di continuare.
Presi un respiro e ritrovai la concentrazione.
-Tu, Harry. Tu che hai paura di impegnarti, di appartenere a qualcuno. Non sei disposto a tutto questo, e devi smetterla di cercare scuse.-
-Io?- imprecò, alzando il tono di voce. Il suo viso divenne rosso di rabbia, le vene pulsanti sul collo. -Smettila di dire cazzate, perché lo sai. Sai che per te avrei dato tutto, cazzo. Ti avrei portata al cinema e vedere quei film strappalacrime, avremmo passeggiato mano nella mano, come una ridicola coppia innamorata, e lo avrei fatto, nonostante penso che tutto questo sia patetico, ma per te io...-
Fu interrotto.
Da qualcosa, da qualcuno.


Ci misi un po' a realizzare ciò che avevo fatto.
Ci misi un po' a realizzare che mi ero fiondata sulle labbra di Harry, senza pudore e motivo.
E lui era lì, a rispondere al bacio, come a quella festa, senza sapere davvero il perché.
Mi ripetevo le sue parole nella testa, tutto ciò che mi aveva detto.
E mi sentivo una stupida per averlo incolpato.
Ma allora qual era il vero problema?
Non avevo risposte, mai.
Nel frattempo, senza rendermene conto, continuavo a baciarlo.
Ma cosa più importante, lui continuava a baciarmi.
Mi staccai, boccheggiando imbarazzata.
-Perché lo hai fatto?- domandò di getto, senza lasciarmi il tempo di riprendere fiato. O meglio, di cercare una spiegazione.
-Era l'unico modo per farti stare zitto.- improvvisai.
Non mi ascoltò.
-Fallo ancora.- ordinò, ma non capii. Esitai. Lo guardai negli occhi, e lo pregai di trovare una soluzione a tutta quella confusione, perché non riuscivo a realizzare tutto.
-Fallo ancora e se è quello che vuoi, lo dirò a tutti. Organizzerò una conferenza stampa, e rivelerò di essere follemente innamorato, dirò che sono felice, che ho trovato la donna della mia vita, che mi fa ridere e mi fa sentire bene, e cazzate simili. Se sei davvero pronta, se vuoi che tutto questo accada, baciami di nuovo.-
Ero lì, davanti a un bivio.
Avevo via libera.
Ma lui non aveva finito.
-Io ti chiedo solo di essere sincera con me, Minnie. Fallo ancora, solo se per te Will non conta più nulla.-
E lì fu il buio. Avevo la strada libera, ma avevo perso la vista. Non sapevo dove andare. Qualcuno mi aveva spento la luce.
Ragionai su quelle parole, mentre avevo ancora il sapore delle sue labbra sulle mie.
Cercai di pensare velocemente, di ripetermi che la cosa migliore era essere felice.
Potevo averlo.
Lui mi chiedeva solo di essere sincera.
Bastava un bacio.
Ma lui mi stava chiedendo di essere sincera.
-Non posso farlo.- sussurrai.
Le parole uscirono da sole. Non avevo finito di pensare, ma le parole furono liberate.
Lo sentii serrare le labbra, deluso, irato, amareggiato.
Si diresse di nuovo verso l'auto con cui eravamo arrivati.
Io continuavo a guardare il pavimento.
Il sapore delle sue labbra era ancora lì, e mi distruggeva.
-Sali in macchina, ti porto a casa.- mi ordinò inespressivo. Si era spento.
Feci come aveva detto.
Una volta dentro mi guardò, disgustato dalla mia scelta. -E restaci, per sempre.-

Ora la risposta era semplice.
Avevo capito qual era il problema.
Io.
 

***
Ehi bellezze

eccomi qui
con un nuovo capitolo.

Allora,
questo è abbastanza movimentato dai
ahahahahaha
abbiamo capito che Allison è in preda a mille emozioni.
E così Harry.
E i problemi non sono finiti
dato che come vedete
la fine del capitolo non è delle migliori.

Ci tenevo ad aggiungere che i possedimenti di Harry
di cui si parla nel capitolo
NON sono reali.
O meglio,
io non posso saperlo.


Detto questo,
vi ricordate di quella storia su cui lavoro da un'eternità?
Quella in cui ci ho messo l'anima?
Eccola

http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2082725&i=1

Passate a leggere se vi va
e lasciatemi una recensione se volete esprimere la vostra opinione.


Ora fuggo.
Su twitter sono:
@taysmuffjn

XXX
harrehs


 

 

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Capitolo 14
*** 14. You've been taking up my mind ***





14. You've been taking up my mind

That’s all I’m thinking about
All I keep thinking about
Everything else just fades away

If this room was burning
I wouldn’t even notice
‘Cause
you’ve been taking up my mind
With your, little white lies, little white lies
-One Direction, Little white lies

 
 
Allison's pov.
 
Nel tragitto verso casa non mi parlò.
Quando scesi dall’auto non mi salutò.
Mi lasciò andare, e in quel momento capii di averlo perso davvero. Non sarebbe tornato come le altre volte. Non era un ridicolo litigio. Lui era stato disposto ad un cambiamento, a fare un passo avanti, proponendomi di uscire insieme ufficialmente.
Ma come potevo stare con lui, se nella mia testa c’era ancora Will? Ma forse non sarei mai riuscita a dimenticarlo; il primo amore, la prima volta. E se era vero che per Will contavo ancora qualcosa, se lui voleva davvero riconquistarmi, allora non potevo illudere in quel modo Harry.
Ma allora perché ci stavo male?
Perché perdere Harry, in quel momento mi sembrò peggio che perdere Will?
Tornata a casa mi limitai a cenare silenziosamente e poi andai a dormire, ignorando le domande di Amy.
Nel letto, mi girai e mi rigirai incessantemente, e finii a piangere.
Silenziosamente, poche lacrime mi rigarono il viso mentre la mia mente cominciava a vagare altrove.
A qualche anno prima, nel mio vecchio paese, quando ancora non c’erano celebrità nella nostra vita.
 
 
-Mamma, mamma, mamma!- urlò Haydn, camminando con passo pesante per la casa. Allison alzò gli occhi al cielo, chiedendo silenzio per tornare al suo libro di letteratura. Il Lunedì successivo avrebbe avuto un importante compito, e voleva prepararsi al meglio.
Così solitamente passava il sabato pomeriggio, a differenza delle altre ragazze della sua età: sui libri.
La madre uscì dalla cucina e si affacciò nella sala da pranzo, dove Allison stava studiando.
-Mamma!- urlò ancora Haydn, raggiungendo le due ragazze.
-Potresti anche fare a meno di urlare in questo modo.- commentò la sorella, ma fu ignorata.
-Ti va bene se stasera vengono i ragazzi a cenare qui? Prendiamo un po’ di pizza.- domandò Haydn entusiasta.
Allison cominciò a tremare; odiava quei ragazzi, e per di più trovarseli in casa le dava i nervi.
-Non ci sono problemi, tesoro.- le sorrise la mamma. Allison scattò in piedi.
-Che cosa? Mamma, sono così rumorosi.- protestò.
-Rumorosi? Sei tu che sei troppo silenziosa, lagna.- la canzonò il fratello.
-State zitti.- intimò la madre. –Haydn potrà invitare i suoi amici. Allie, perché per distrarti non inviti qui Maya? Così facciamo felici tutti.-
Stavolta però, fu il fratello quello innervosito.
-Non se ne parla, quella ragazza è un dito su per il…-
-Haydn!- rimproverò la madre.
-I tuoi amici non sono da meno.- incalzò Allison.
-Fate silenzio!- urlò furiosa la madre. –I ragazzi e Maya potranno venire qui. Prenderete della pizza e starete ognuno in camera sua. Non vi disturberete. Ora andate entrambi nella vostra stanza.-
Allison non se lo fece ripetere: senza degnare di un ultimo sguardo il fratello, afferrò impacciatamente tutti i libri e si diresse in camera sua, socchiudendo la porta.
-E tu migliora il tuo linguaggio.- udì la voce ovattata della madre rimproverare il fratello.
Lui farneticò qualche scusa che non riuscì a distinguere.
-E se restassero anche a dormire?- domandò Haydn.
Allison rizzò subito le orecchie.
-Che cosa?!- urlò furiosa.

 
Mi girai nuovamente nel letto, fino a quando accettai l’idea che dormire sarebbe stato impossibile. Mi alzai lentamente e mi trascinai verso la cucina; quando ero di cattivo umore, solo il cibo poteva aiutarmi.
Frugai nella dispensa e trovai alcuni biscotti al cioccolato, e decisi di farmi davvero del male. Con l’aiuto di una sedia, riuscii a raggiungere lo scaffale più alto, appropriandomi così del burro d’arachidi e della crema di nocciola.
Mi sedetti comodamente al tavolo e aprii la busta di biscotti. Cominciai a mangiarli, solo dopo averli intinti nei barattoli gustosi, certa che avrei messo almeno un paio di chili.
Tuttavia, nonostante il meraviglioso sapore del cioccolato, non riuscii a non pensare, e la mia testa tornò a vecchi momenti.
 
 
-Non li sopporto, lo sai?- commentò Maya, nella camera con la sua migliore amica, riferita alle voci rumorose. Gli amici di Haydn erano arrivati, e stavano facendo un gran baccano dalla camera di fianco. Ridevano e urlavano in modo animalesco, e per le due ragazze era davvero troppo.
Ma Allison aveva promesso alla madre che non avrebbe interferito con il divertimento del fratello, e quindi sopportava il tutto, addentando una fetta di pizza vegetariana.
-E resteranno anche a dormire qui.- commentò amareggiata.
-Non ti invidio.- disse l’amica, che non aveva ricevuto il permesso dei genitori per passare la notte a casa dell’amica.
Poco dopo le voci smisero di sghignazzare, e le ragazze rizzarono le orecchie insospettite.
Qualcuno bussò alla porta della loro camera, e Allison serrò la bocca indispettita, poiché suo fratello stava rompendo la promessa fatta alla madre.
-Chi è?- domandò Maya, con la bocca piena.
-Chiunque vuoi che io sia.- rispose una voce divertita, scoppiando poi a ridere.
Allison alzò gli occhi al cielo, e poi si diresse verso la porta.
-Nick…- sussurrò Maya, avendo riconosciuto la voce. Quel ragazzo le faceva il filo da un pezzo.
Allison aprì la porta, per trovarsi due sorrisi beffardi davanti.
Nick Clough stava appoggiato allo stipite della porta, e teneva in mano una scatola di pizza. Dall’altro lato invece c’era Harry Styles, che mostrava raggiante le due fossette.
Quei due andavano in giro sempre insieme, praticamente inseparabili.
E poi, non era una sorpresa che avessero fatto visita alla camera della ragazze, dato che entrambi avevano una cotta per una di loro.
-Abbiamo voglia di pizza con i funghi.- disse Styles.
Allison aggrottò la fronte, non capendo.
-Voi avete quella con i funghi, ce ne date un pezzo, e noi vi diamo quella ai peperoni.- spiegò Nick.
-Non mi piacciono i peperoni.- rispose con naturalezza Allison, distruggendo l’entusiasmo dei due.
-Quindi- cominciò Maya, raggiungendo la porta. –Ci si vede in giro.- dichiarò, sbattendogliela in faccia.
Le due amiche scoppiarono a ridere involontariamente e tornarono a mangiare; nonostante tutto, a loro piaceva ricevere attenzioni.

-Oh, avanti!-
-Solo un pezzo-
-Al massimo possiamo offrirvi quella al prosciutto, ultima offerta!- si lamentarono un po’ i ragazzi.
Il che non fece altro che far aumentare le risate delle due.
Dopo un po’ i due ragazzi ci rinunciarono, sbuffando un po’ e promettendo vendetta.

 
 
Mi addormentai senza neanche accorgermene.
Il giorno dopo fui svegliata da Amy, verso le dieci e mezza. Fortunatamente quel giorno non avevo lezioni all’università, e neppure lavoravo.
Al lavoro le cose andavano in modo pessimo: non avevo nessuno con cui parlare, e dopo il litigio con Bradley, lui non faceva altro che raccontare sciocchezze su di me, disegnandomi con una puttana che gioca con il cuore della gente.
Con lui avevo chiarito il bacio con Harry, chiedendogli di non raccontarlo in giro.
Era stato onesto, e mi aveva giurato di mantenere il segreto. Ma questo non gli aveva tolto il diritto di buttarmi fango addosso.
-C’è un taxi qui di fuori.- mi disse Amy quella mattina, costringendomi a vestirmi in fretta e furia. –Ce lo ha mandato Louis, dice che è urgente.-
A quelle parole cominciai a preoccuparmi.
Cosa poteva esserci di urgente? Ma soprattutto, c’entrava Harry?
Se riguardava il riccio, io non avevo nulla a che fare con tutto quello.
Comunque, insieme ci catapultammo all’esterno dell’appartamento il prima possibile, e ci fiondammo all’interno della vettura.
Fu un viaggio abbastanza lungo, in cui attraversammo alcune vie in cui non ero mai stata prima, strade rinomate e luoghi desolati.
Fino a quando raggiungemmo casa Tomlinson.
Entrammo attraverso un gigantesco cancello, e, scese dal taxi, camminammo per un vialetto, fino alla dimora vera e propria.
Anche casa di Louis era enorme, ma a differenza di quella di Harry, era arredata in modo più classico, e regnavano colori come il verde e il marrone.
Su un divano di pelle bordò, stavano Niall, Liam e Zayn, con espressione spenta e distaccata, mentre il padrone di casa percorreva a lunghi passi il salone, facendo avanti e indietro, senza tregua.
-Lou, che succede?- domandai con un minimo di tatto, quasi spaventata.
Louis si fermò di scatto e mi fulminò con lo sguardo. Subito dopo riprese a camminare. Mi sentii offesa e andai a sedermi insieme ai ragazzi, mentre Amy domandava loro cosa fosse successo.
-E’ Harry.- rispose schietto Zayn.
Subito il mio cuore cominciò a battere forte.
-Che gli è successo?- domandai di scatto, involontariamente.
-No. Cosa ha fatto.- mi corresse immediatamente la voce di Louis, in collera.
Spostai il mio sguardo da Louis a Niall, a Liam, a Zayn, aspettando che qualcuno mi spiegasse tutto. Niall si sentì tirato in ballo, e dato che sembrava quello più tranquillo, decise di risolvere i miei dubbi.
-Ieri sera è sparito. Non risponde al telefono e…-
-…E i siti internet hanno pubblicato delle sue foto.- continuò Liam.
Aggrottai la fronte. –Ha fatto foto particolari?- domandai, non capendo.
Scossero tutti la testa.
-No, il problema è il luogo dove sono state scattate le foto.- riprese Liam.
Li stavo davvero odiando: perché non riuscivano ad essere chiari?
-E sono state scattate stamattina presto, io non posso crederci!- sbottò Louis.
-Ma dove?!- domandai stanca.
-Buenos Aires.-


 
-Harry è a Buenos Aires?- chiesi per l’ennesima volta, durante quei dieci minuti.
Louis, che aveva ormai deciso di sedersi con noi, sospirò amareggiato.
-Fra poco più di due settimane ci sarà la prima tappa del tour, e lui scappa a Buenos Aires.- commentò.
-Ma perché ci è andato?- imprecai. Improvvisamente tutte le facce si voltarono verso di me, e mi sentii tirata in ballo.
-Non ci arrivi proprio, eh?- domandò retorico Louis.
Smisi di fare domande, e mentre i ragazzi tentavano di telefonare ancora, io sparii di nuovo nei miei pensieri.
 
Maya ormai se ne era andata, ed erano su per giù le due di notte.
Tuttavia, Allison non riusciva a dormire. Così decise di dedicarsi completamente a una tazza di thé.

Si alzò non facendo rumore ed attraversò lentamente il corridoio.
-Oh santo cielo!- imprecò qualcuno. Si voltò di scatto e notò che non era sola; qualcuno era appena uscito dalla porta del bagno, e si era casualmente imbattuto in lei.
Allison si morse il labbro imbarazzata, poiché si era quasi dimenticata della presenza degli amici del fratello.

-Scusami, mi hai fatto prendere un colpo!- si scusò Harry Styles, riprendendosi dallo spavento.
-Non preoccuparti…- rispose Allison in un sussurro, a disagio.
Harry cominciò a boccheggiare, convinto di aver offeso la sorella del suo migliore amico.
-Non che tu sia spaventosa… Anzi… Non volevo dire quello… Tu… Tu sei molto… Ecco io…- cominciò a gesticolare.
Allison, involontariamente, scoppiò a ridere. Il riccio non poté fare altro che seguirla nella risata.
-Scusami, davvero...- riprese grattandosi la nuca, ora più rilassato.
Allison accennò un sorriso.
-E' colpa mia, dovevo accendere la luce...-
Seguì un altro silenzio imbarazzante. I due non riuscivano a parlare, eppure non si muovevano da lì. Impalati e in piedi, uno davanti all'altra, sulla soglia del bagno.
-Non dormi?- improvvisò poi il riccio.
-Troppa pizza.- spiegò Allison massaggiandosi la pancia. Non riusciva mai a dormire dopo aver mangiato troppo.
-E neanche ci avete dato quella con i funghi!- la incolpò Harry divertito, sciogliendosi. Lei rise.
-Ne è avanzata un po'...-
-Pensi quello che penso io?- le ammiccò Harry. Lei lo guardò complice.
-Vado ad accendere il microonde.-

 
 
-Allison?-
-Cosa?- esclamai improvvisamente, riprendendomi dai miei pensieri.
Mi voltai verso il disturbatore; Liam mi guardava scocciato. Indicò la mia gamba, che continuava a fare su e giù per l’agitazione.
-Mette angoscia, più di quanta ce ne sia già.- spiegò, mettendomi una mano sulla coscia per farla smettere.
-Scusa..- borbottai imbarazzata.
Nel frattempo Louis aveva ripreso a camminare per la stanza, imprecando sussurri contro Harry e tentando di telefonargli. Io stavo seduta fra Liam e Niall, accanto al quale c’era Amy, scocciata, che non vedeva l’ora di andarsene via: in qualunque altro luogo non ci fosse stato Liam.
Vicino a Liam poi stava Zayn, che sembrava restare impassibile di fronte a tutti quegli avvenimenti.
-Amy ce l’ha con me?- mi sussurrò schietto Liam all’orecchio.
Io sobbalzai nuovamente, colta alla sprovvista. Mi voltai verso di lui: i suoi occhi esprimevano una sincera preoccupazione, e io cominciai a boccheggiare.
-Dovrebbe?- chiesi.
Lui aggrottò la fronte pensandoci su, poi scosse la testa.
-No.-
-Ti sei risposto da solo allora.-
Accettò la mia risposta e tornò ai suoi pensieri.
Il silenziò calò nuovamente tra di noi e tutti cominciarono a porsi le proprie domande.
‘’Perché hai fatto questo, Harry? Perché?’’ era la mia.
-Squilla!- urlò Louis. –Ma non risponde. Perché non risponde?- cominciò a dire istericamente.
-Lou, forse vuole solo essere lasciato in pace.- improvvisai, ma mi fulminò all’istante.
-Devi scusarlo se è così agitato.- si scusò per lui Niall, pacatamente. –Ma è sempre così prima di un concerto. E’ un perfezionista, anche se non lo da’ a vedere. E Harry sta rovinando tutto. E ce l’ha con te perché…-
-Perché pensa sia colpa mia.- terminai per lui, sentendomi in colpa.
Senza accorgermene avevo pronunciato l’ultima frase troppo ad alta voce, così da farmi udire da tutti. Louis in particolare.
Subito si voltò di scatto.
-Io non penso che sia colpa tua, io ne sono certo.- mi puntò il dito contro. Mi sentivo morire, senza via di fuga, divorata dal senso di colpa.
-Non puoi dire questo, Lou!- si intromise Niall in mia difesa.
Louis mi sorrise sghembo, con l’aria di chi la sa lunga.
-Posso o no, Allison? E’ successo qualcosa ieri tra te e Harry?- incalzò pungente.
Cominciai a mordermi il labbro inferiore, sicura che Louis sapesse tutto. O almeno, Harry gli aveva di certo detto dove era stato la sera precedente. Con me. A farsi spezzare il cuore.
Forse la drastica decisione di Harry poteva essere giustificata e forse io potevo davvero essere attaccata.
Ma non avevo la forza di difendermi in quel momento, e cedetti completamente agli sguardi indagatori di tutti.
-Siamo stati a casa sua, nel suo garage.- risposi schietta.
Mi sentivo tanti occhi puntati addosso, che bramavano il resto della storia.
-Avete fatto qualcosa che avrebbe potuto far reagire Harry in questo modo?- mi domandò razionalmente Liam.
Deglutii, ripensando a quella triste notte.
-L’ho baciato.-
Qualcuno trattenne il fiato, qualcun altro tirò un sospiro e qualcun altro ancora commentò incredulo. Louis invece, alzò le braccia al cielo stremato.
-Questo non spiega le cose.- insistette Liam.
Lo guardai colpevole, con gli occhi pieni di lacrime.
-Lui mi ha chiesto di avere una cosa seria. Che noi due potevamo uscire allo scoperto. Io gli ho spezzato il cuore.-
-Porca puttana, Allison.-
 
-Ma chi ha inventato la pizza? Voglio dire, io la mangerei fino a scoppiare.- commentò Harry, con la bocca piena. Goffamente, si fece cadere del sugo sui pantaloni e subito le sue guance divennero rosse per l’imbarazzo.
Allison rise, non per prenderlo in giro, ma perché si trovava dannatamente a suo agio. Prese un tovagliolo e lo porse al ragazzo.
-Grazie…- borbottò lui ripulendosi.
-Dicevi? Sulla pizza?- lo incoraggiò Allison, cercando di fargli dimenticare quella figuraccia.
-Che non c’è nulla di meglio.- proseguì il riccio.
-Probabile…-
-Davvero, se fossi milionario comprerei chili e chili di pizza!- continuò.
Allison scosse la testa in disaccordo.
-No, sarebbe uno spreco di denaro.- disse la sua.
Harry aggrottò la fronte stupito, e subito gli incuriosì la piega che stava prendendo quella conversazione.
-E sentiamo, cosa faresti se fossi milionaria?- chiese.
Allison ci pensò un po’ su, poi diede un verdetto.
-Non so, probabilmente viaggerei.- rispose sognando.
Harry sorrise automaticamente, affascinato da quella ragazza.
-Dove andresti?-
-Parigi.-
-Parigi?-
-Sì.-
-E perché?-
-Parigi è romantica, è sognatrice. Sì, penso proprio che andrei a Parigi.- rispose Allison definitivamente, con lo sguardo che vagava nel vuoto, bramando quel desiderio.
Harry invece, bramava quello sguardo. Avrebbe dato oro purché quella ragazza lo guardasse in quel modo.
E più la conosceva, più si rendeva conto che era perfetta. Perfetta per lui.
-Allora mettiamola così- cominciò il riccio. –Quando sarò milionario ti porterò a Parigi.-
Allison sorrise imbarazzata, e lo guardò per un attimo, ma non riusciva a tenere gli occhi su quelli del ragazzo per poco più di qualche secondo, e quindi abbassò subito i suoi.
-Ci sto.- rispose.
Per un attimo, si guardarono e sorrisero. Si creò quel legame, destinato poi a rompersi.
-Ma come farai a diventare milionario?- gli chiese lei curiosa.
Lui sbuffò con ovvietà.
-Io sarò un cantante di fama mondiale.- rispose.
Allison rise di gusto.
-Non ci credi, vero?- domandò lui deluso.
Lei si rifece subito seria, capendo che quello era un tasto dolente per il riccio.
-Hai la stoffa, Harry. Chiunque ci crederebbe.-
-Ma è come credere nelle cose impossibili.-
-Tu ci credi?- le domandò lei per provocarlo.
-Come un bambino crede a babbo natale.- fu la sua sincera risposta.
-Ricordati di Parigi, allora.-

 
Poco dopo la pizza finì, mentre i due continuavano a parlare, senza curarsi dell’orario. Poi Harry le chiese un caricatore per il cellulare, perché doveva caricare il suo, e dato che i due avevano lo stesso modello, avrebbe potuto utilizzare quello della ragazza.
Acceso il telefono, questo cominciò a suonare.
-Mi è arrivato qualche messaggio.- spiegò Harry.
-E chi ti cercherebbe a quest’ora?- domandò curiosa Allison, ormai convinta di un forte legame fra i due.
Harry scrollò le spalle.
-Felicity.- rispose senza pensarci.
-E chi è?- chiese Allison.
Solo allora il riccio si accorse del suo errore, e non osò guardarla mentre rispondeva a quella fastidiosa domanda.
-La mia ragazza.-
Allison gli diede la buonanotte e il giorno dopo non lo salutò andando via.
Entrambi dimenticarono Parigi.
Allison si ritenne stupida, poiché era davvero convinta che quel ragazzo potesse provare qualcosa per lei.
Quella sera, Harry Styles le aveva spezzato il cuore.

 
 
-Ho bisogno di una boccata d’aria.- dissi, prima di poter essere attaccata di nuovo.
Mi alzai cercando di scrollarmi da dosso il senso di colpa. Andai in giardino: finalmente un po’ di pace.
Mi sentivo attufata, soffocata, senza via di fuga.
Tirai fuori il mio telefono, per controllare l’orario, che non riuscii ad assimilare.
In quel momento, venne quasi naturale, cercai il numero di Harry, che avevo salvato solo qualche giorno prima.
Senza pensarci, chiamai e portai il telefono all’orecchio.
Uno squillo.
Due.
Tre.
Quattro.
Decisi di attaccare.
Gli squilli terminarono prima che potessi fare qualsiasi cosa.
C’era il silenzio.
Un respiro.
Poi di nuovo silenzio.
-Harry?- chiesi insicura.
Silenzio.
-Sì.- rispose una voce rauca.
Sentii un blocco sparire dal mio stomaco, e sospirai felice.
-Harry dove sei?-
-Perché hai chiamato?- chiese cupo e infastidito.
-Perché sei sparito senza dire nulla! Hai lasciato tutti qui senza dire nulla.- spiegai.
-Lo so.- rispose ridendo.
Cominciai ad essere infastidita e sbigottita dalle sue risposte.
-Lo sai?-
-Questo non spiega perché tu abbia chiamato.- incalzò di nuovo.
-Tutti abbiamo chiamato.-
-Lo so.-
Mi arrabbiai, parecchio.
-Bene. Allora se lo sai, sbrigati a tornare.- urlai, cominciando a piangere.
-Dammi un motivo per tornare.-
Quella richiesta risuonò nella mia testa decine e decine di volte. E io non trovavo una soluzione.
-Non capisco a che gioco stai giocando.- affermai.
Rise, di nuovo.
-Sono ubriaco, Minnie.- spiegò ridendo. Ma non aveva poi bevuto così tanto, altrimenti non sarebbe mai riuscito a fare quella conversazione.
-Perché sei ubriaco?-
-Per dimenticare quel dolore inflittomi da una stronza.- disse tornando serio, e io tornai a piangere.
-Harry… Io…-
-Dì a Louis di smettere di chiamare. Digli che sto tornando.-
-Perché Buenos Aires?-
-Dovevo vedere una persona.-
-Harry, mi dispiace per ieri sera.-
-Non lo so. Non mi interessa. Sappi solo una cosa, Minnie: lui non ti amerà mai come ti avrei amato io.-


La chiamata cessò, e io restai lì, incredula


 
***
Ciao bellezze.

Dopo secoli eccomi qui.
So che probabilmente molte di voi
neppure ricordano la storia.
Però ve lo avevo promesso
che non vi avrei abbandonato.
Detto questo,
mi scuso per il ritardo,
per quanto sia possibile.
Cercherò di aggiornare più spesso
ci proverò,
ma non posso promettere nulla.
Sappiate che mi sono molto impegnata per questo capitolo.
Pure se è una schifezza.

#harrehsback
#dontforgetisback
#dontforgetff


Passando alla storia
non so se vi aspettavate tutte queste cose.
Insomma,
spero vi sia piaciuto!

Vi lascio ora,
spero non per molto!

Su twitter sono
@taysmuffjn

XXX
harrehs

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Capitolo 15
*** 15. In time ***




15. In time

If we could only have this life for one more day
If we could only turn back time, you know I'll be

Your life, your voice, your reason to be
My love, my heart is breathing for this
Moment,
in time I'll find the words to say
Before you leave me today
-One Direction, Moments

 
 


Mi trascinai di nuovo in casa, inespressiva.
Lui non ti amerà mai come ti avrei amato io”: quella frase continuava a ripetersi nella mia testa.
In quel momento capii che lo avevo perso. E con lui avevo perso anche la possibilità di fare la scelta giusta. Non esistevano altri Harry Styles.
Forse avrei potuto rimediare. Magari, se mi fossi scusata con lui, se gli avessi confessato ciò che provavo per lui, mi avrebbe perdonata. Saremmo potuti essere una coppia.
Se solo io non fossi stata una cretina, testa di cazzo.
 
 
Appena varcai la soglia della casa, nessuno fece caso a me. Louis continuava a tentare di chiamare Harry, camminando avanti e indietro, e maledicendo il riccio.
Amy si trovava seduta fra Liam e Niall. Zayn, a un lato del divano, si guardava intorno, sconcertato dalla situazione.
-Ho chiamato Harry.- ammisi, cercando di attirare l’attenzione di tutti. Nessuno però parve prestarci attenzione.
Louis si voltò verso di me, quasi con fare isterico.
-Ah bene, anche io.- mi rispose a tono sforzando un sorriso canzonatorio.
Poi mi fulminò, e riprese a camminare freneticamente.
-Non farci caso.- mi tranquillizzò Zayn, riferendosi al comportamento poco cortese di Louis.
Presi un respiro e continuai a parlare.
-A me ha risposto.-
A quelle parole tutti si voltarono a guardarmi, e il telefono di Louis quasi rizzò in aria.
-Lui cosa?- sbottò.
-E che ti ha detto?- domandò curioso Liam.
-Che è andato a Buenos Aires. Che sta tornando.- ammisi –E che una certa persona dovrebbe smetterla di chiamarlo insistentemente.- continuai riferita a Louis, in tono provocatorio.
-Solo questo?- chiese conferma Niall.
No.
-Sì.- mentii spudoratamente.
Convinsi tutti, almeno così mi sembrò. Il mio sguardo cadde su Amy; lei aveva capito che c’era dell’altro.
Ma come avrei mai potuto dire la verità a tutti? Dire a tutti che lui era fuggito a causa mia?
-Non posso credere che a te abbia risposto e a me no.- cominciò ad imprecare Louis. –Questo è il vantaggio di avere la vagina.-
-Louis!- sbraitò Amy.
-Avanti, è così! Se ne è andato per dimenticarla, e capriccioso com’è voleva solo che lei lo cercasse. Va al diavolo Harry.- finì e si sedette coprendosi il viso con le mani.
Andai a sedermi anche io, fra Liam e Zayn, silenziosa, ma con un gran fracasso in testa.
-Di solito non fa così.- mi spiegò Zayn. –E’ più calmo, la prende sul ridere dopo un po’. E’ stressato da giorni, non prendertela.-
-Siamo tutti stressati.- aggiunsi.
 
 
Il silenzio piombò di nuovo nella stanza, per un tempo indeterminato.
A volte qualcuno si alzava per andare in bagno, o per mangiare, ma comunque ognuno si faceva gli affari propri. Avevo addirittura perso la concezione del tempo. Ma ero talmente assorta dai miei pensieri che avevo perso di vista la realtà.
Si fece sera e ancora nessun movimento o nessuna ulteriore informazione da Harry. Tutti eravamo sull’orlo di una crisi nervosa. Qualcuno prima o poi sarebbe scoppiato, ed ero più che certa che quel qualcuno sarei stata io. Non bastavano i sensi di colpa; ci si doveva mettere anche Louis con le sue occhiatacce maligne.
Amy viveva il mio stesso incubo: sapevo ciò che provava per Liam, e sapevo che ce l’aveva con lui a causa della bella ragazza su cui si era strusciato per tutta la sera, la sera della festa.
Tuttavia a lui non aveva detto nulla. Ma in fin dei conti, che avrebbe potuto dirgli?
Non stavano insieme. Lui non aveva mai mostrato esplicitamente i suoi sentimenti. Amy non era certa che Liam provasse ciò che provava lei. Ma nonostante tutto, lei ce l’aveva a morte con lui.
Anche Niall mi sembrava strano. C’era qualcosa che non andava in lui. Qualcosa che lo tormentava.
Zayn nascondeva l’agitazione e aveva cominciato a disegnare. Stava facendo caricature di ognuno di noi, e cercava di sdrammatizzare con qualche battuta che veniva sempre accolta negativamente.
Alla caricatura di Harry aveva aggiunto un fumetto che diceva “Me la spasso a Buenos Aires”. Ovviamente Louis lo aveva mandato a farsi fottere.
 
 
Ormai era arrivata la mezzanotte, e improvvisamente qualcuno bussò al campanello. Ci fu un momento di silenzio, in cui i nostri respiri si bloccarono. Zayn si alzò per controllare chi fosse, tramite il videocitofono.
-E’ Hollie.- affermò inespressivo.
Tornò di nuovo la tranquillità; solo Louis sembrò essere più agitato di prima.
Ma era solo Hollie. Chiunque fosse stata questa Hollie. Chi era Hollie?
Guardai Amy sconcertata, ma anche lei sembrava saperne poco quanto me.
Dopo cinque o sei minuti entrò una ragazza nella stanza. Capelli a caschetto, ben pettinati, neri. Gambe lunghe, che quasi ti perdevi a guardarle. Vidi Amy spalancare gli occhi.
Liam si alzò e andò ad abbracciarla.
-Sono venuta appena ho saputo.- disse.
Anche gli altri imitarono Liam, tutti tranne Louis. Sembravano tutti avere un buon rapporto con quella ragazza. Di complicità e amicizia. Ovviamente, escluso Louis.
-Ma che bello, ora che ci sei anche tu le cose si risolveranno sicuramente.- commentò Louis freddo e sarcastico.
-E’ sempre un piacere vederti- rispose a tono lei.
-Vorrei poter dire lo stesso.- finì alzandosi e procedendo a passo veloce verso la cucina.
La ragazza si sedette fra di noi.
-Devi scusarlo, lui è un po’…- cominciò Liam.
-… E’ Louis, non devi spiegarmi.- continuò lei amareggiata. –Si sa perché Harry se ne è andato?- chiese.
Improvvisamente tutti gli sguardi si rivolsero verso di me.
-Io… Ho bisogno del bagno.- mi alzai, cercando una via di fuga.
 
 
Arrivai in bagno e mi sedetti sulla tavoletta della tazza del water. Lì almeno potevo pensare in pace, senza che nessuno venisse a disturbarmi.
Come non detto. 
La porta si aprì improvvisamente e Amy piombò dentro come un uragano.
-E’ lei.- disse.
-Di che parli?-
-La ragazza con cui Liam ha ballato alla festa è Hollie.-
-Amy, io non penso che fra quei due ci sia qualcosa.- le rivelai.
-Potrebbe come non potrebbe.-
-Perché non ne parli con lui?- suggerii.
-Oh andiamo Allie. E che dovrei dirgli? Che sono terribilmente gelosa di quella ragazza e che ce l’ho con lui perché in realtà mi piace?-
Sospirai.
-Sai Amy, oggi ho capito una cosa.- dissi alzandomi –Meglio un rimorso che un rimpianto. Provare potrebbe costarti caro, ma pensa che succederebbe se tu non lo facessi.-
E io ne ero la prova vivente. Vivevo con il rimpianto di non aver detto sì ad Harry. Avrei dato oro per aver avuto il rimorso di averlo baciato.
-Allie?- mi chiamò.
Mi voltai a guardarla.
-Che altro ti ha detto Harry al telefono?- chiese inquisitoria.
-Niente di che.-
-Avanti. Agli altri puoi pure mentire. A me no. Allison sei la mia migliore amica. Se non le racconti a me queste cose, a chi puoi raccontarle?- mi incitò.
Sospirai; aveva ragione. A lei sicuramente potevo dire tutto. Non mi avrebbe mai giudicata, qualsiasi cosa avessi fatto. Sapeva che avevo sbagliato, ma era dalla mia parte. Evitava di rinfacciarmelo.
-Ha detto che se ne è andato a causa mia. Per dimenticare il dolore che gli ho provocato. E che anche se ho scelto Will- lo stomacò mi si attorcigliò. –Will non mi avrebbe mai amata come invece avrebbe fatto lui.-
-Ci sa fare con le parole il tipo.-
-Ah, puoi dirlo forte.-
-Che pensi di fare ora?- mi chiese.
-Non so. Io vorrei che la situazione si aggiustasse. Ma non so se lui ha ancora voglia.- ammisi spaventata.
- Beh, provare potrebbe costarti caro, ma pensa che succederebbe se tu non lo facessi. Meglio un rimorso che un rimpianto, giusto?- ripeté le mie parole.
-Grazie Amy.- la abbracciai.
-Grazie a te.-
-Io torno di là, vieni?-
-No, resto ancora un po’ qui, lontana da tutto, da Liam, dalla spilungona.- disse sedendosi sul bordo della vasca.
-Io vado a farmi un frullato.- pensai ad alta voce, e uscii lasciando Amy in bagno.
 
 
Andando in cucina mi scontrai con Niall.
-Senti Allie, sai dov’è Amy?- mi chiese.
-In bagno, perché?- domandai a mia volta, curiosa.
-Devo darle, cioè, dirle una cosa.- ammise balbettando.
-Darle o dirle?-
-Un po’ tutte e due le cose- spiegò grattandosi la nuca nervoso.
-Ok.- fu la mia breve risposta, e ripresi il mio viaggio verso la cucina.
Niall era parecchio strano quei giorni, ma non avevo tempo e voglia di indagare ulteriormente. Mi sarei fatta gli affari miei.
 
 
In cucina trovai Louis seduto a un bancone, con il viso fra le mani. Alla mia entrata sobbalzò, ma vedendo che ero solo io sbuffò, e tornò ad ignorarmi.
-Senti, non dobbiamo parlare, ma almeno fa finta che io non esista e smettila con quelle sbuffate.- gli intimai, stufa del suo comportamento.
-Mi dispiace.- disse ad un tratto.
-Di cosa?- domandai sorpresa, andandomi a sedere vicino a lui.
-Di averti trattata così, insomma, non te lo meriti.-
-Balle Lou. Lo merito davvero. Harry se ne è andato a causa mia e…-
-…Harry è impulsivo. E poi, non è tanto grave il fatto che abbia fatto una vacanza. E’ pronto per il tour, ama il suo lavoro e non ha bisogno di poi così tanto allenamento.- ammise.
Notai che era stressato, che qualcosa lo torturava. Continuava a scompigliarsi i capelli. In quel momento, chiunque gli avrebbe dato almeno cinque anni di più.
-Cosa c’è che non va?- gli chiesi preoccupata.
-Non c’è nulla che non vada Allie. Ma non c’è neppure nulla che vada bene- cominciò a farneticare.
Annuii e sorrisi con tenerezza.
-Lei chi è?- domandai.
-Lei?- ribatté sconcertato.
Risi.
-Dai Lou, noi donne lo sappiamo quando avete in testa una ragazza. Il difficile per noi è capire quale ragazza abbiate in testa. Ma insomma, parlami di lei.-
-Ma è così evidente?-
-Un pochino.- lo canzonai. –Insomma?- insistetti.
Sospirò amareggiato.
-Non c’è un granché da dire. Insomma a me piace ma…- si interruppe.
-…Ma non sai se lei ricambia?-
Scosse la testa.
-Non so se è la cosa giusta.- disse amaramente. –Ci conosciamo da tanto tempo e mai nessuno dei due ha mostrato interesse per l’altro. Io non lo so, Allison. Non so se quello che provo è reale e non voglio rovinare tutto. Non so quanto sia giusto cominciare una relazione ora. Ma so che lei mi piace, e mi sta mandando al manicomio.- disse tutto d’un fiato, e sembrò essersi tolto un gran peso.
-Louis, non ci sarà mai un momento perfetto per cominciare una relazione, ma probabilmente questa è la ragazza giusta.-
-E se rovinassi tutto?-
-E se andasse tutto bene?-
-Ma tu non capisci, Allison. Hollie è imprevedibile e io…-
-Hollie?- domandai di getto.
-Sì… Hollie.- ammise, guardandomi con occhi spenti.
-La ragazza che è di là?-
-Sì, la nostra truccatrice.-
Ora capivo il grande legame fra lei e i ragazzi. E molto probabilmente quindi, le fantasie di Amy erano tutte errate. Anche perché questa Hollie interessava a Louis, e Liam non gli avrebbe mai fatto una cosa simile.
-Ora capisco perché eri così freddo nei suoi confronti.- ammisi.
-Freddo? Io… Io non volevo sembrare freddo.- cominciò preoccupandosi.
-Ma lo sei stato Louis.-
-E’ colpa sua. Mi manda al manicomio. E la odio per questo. Ho sempre avuto un certo controllo su me stesso e sulle ragazze. Ma con lei è tutta un’altra storia. Non so come comportarmi.-
Restai inebriata dalle sue parole. In realtà qualsiasi ragazza avrebbe voluto che un qualche ragazzo potesse pensare queste cose di lei. Quella ragazza era fortunata e probabilmente neanche lo sapeva.
-Sii te stesso, e chiedile di uscire.- fu l’unica cosa che riuscii a dire, sorridendogli amorevolmente.
Lui ricambiò con un sorriso sghembo.
-Sai Allison, potrei dire la stessa cosa a te.- disse.
Mi bloccai. Sapevo di cosa parlava, a cosa alludeva.
-Cioè?- chiesi scioccata.
-Voglio dire che tu sei molto brava a dare consigli d’amore, ma sei un frana quando si tratta di agire.- spiegò.
Sospirai.
-Parli di Harry, vero?-
-Bingo.-
-Non so come comportarmi con lui: un giorno vuole una relazione e il giorno dopo scappa a Buenos Aires.- commentai esausta.
-Conosco Harry. Lo conosco davvero bene. A lui non piacciono poi così tanto le ragazze. Nel senso, non ci sta a pensare troppo. Ha storie di una notte come ogni celebrità che si rispetti. Ma con te e tutta un’altra cosa.-
-Louis, io per Harry sono semplicemente un capriccio del liceo.-
-Non lo metto in dubbio. Ma se fossi solo un capriccio, lui sarebbe fuggito a Buenos Aires? Allison, quando io e Harry siamo insieme lui passa il novanta per cento del tempo a parlare di te. E non sto esagerando.- rivelò, e un sorriso mi spuntò involontariamente. –Io penso che lui per te provi quella parola con la A.-
-Odio la parola con la A.-
-Nemmeno io sono un suo fan.-
-Penso di provarla anche io, la parola con la A.- mi uscì di getto, ma Louis non sembrò esserne sconvolto.
-Per Harry o per Will?- domandò.
Quella domanda fu dolorosa come una lama.
Il mio grande dubbio.
-Sarebbe sbagliato provarla per entrambi?- chiesi sconcertata.
-Sarebbe impossibile secondo me.- mi rabbuiai alle sue parole. Lui lo notò, e riprese a parlare. –Ma lo capirai con il tempo. O nel momento più opportuno. Non angosciarti troppo. Che poi, detto da me, è poco credibile. Tuttavia, sappi che faccio il tifo per Harry. Lui sì che è un buon partito. Tequila?-
-Sì grazie.-
 
 
 
Amy’s pov.

 
Uscii dal bagno qualche minuto dopo Allison.
-Oh mio dio mi hai spaventato!- esclamai aprendo la porta, notando che Niall mi stava attendendo poggiato sullo stipite.
-Ti stavo cercando.- disse.
La trovai molto strana come cosa. Non avevo mai avuto una grande confidenza con Niall.
-Dimmi.- gli dissi curiosa.
Non feci neppure in tempo a realizzare ciò che stava succedendo. In un attimo le mani di Niall stavano protettivamente sulle mie guance, e le sue labbra si erano fiondate sulle mie, senza lasciarmi un momento per riflettere o ribattere.
Si staccò e mi guardò, impaziente di una risposta.
-Ma che ti salta in mente?- sbraitai. Non tanto perché mi aveva disturbato, ma perché non mi aveva lasciata indifferente, a mia sorpresa.
-Non ti ricorda nulla?- domandò istericamente.
Scossi la testa velocemente e mettendomi istintivamente una mano sulle labbra.
-Maledizione.- imprecò.
-Avrebbe dovuto ricordami qualcosa?- chiesi preoccupata.
-Ah, se non lo sai tu, io non posso aiutarti più di così.- disse facendo marcia indietro, quasi furioso.


Mi aveva lasciata di stucco. Io avevo appena baciato Niall Horan e non capivo perché. Ma cosa stava succedendo in quella casa? Harry che sparisce, Niall che mi bacia. Avevo bisogno di cercare Allison.
Tornai in salone ma non la trovai. Cominciai a cercare in giro per casa.
Giunsi infine davanti a una grande porta. Ma non era una vera e propria porta. Pareva più un ascensore.
Louis Tomlinson aveva un ascensore in casa.
In effetti, la sua casa aveva cinque piani più una sala hobby al piano di sotto. Era davvero enorme. Ma nessuno, per quanto ne sapessi, si era mai fatto costruire un ascensore in casa. Folle, ma geniale.
Dovevo provarlo.
Spinsi il pulsante e attesi.
Stava salendo. Arrivò. Le porte si spalancarono.
Oh merda.
Liam Payne mi sorrise raggiante appena mi si trovò davanti. Quel sorriso che riusciva a farmi sciogliere come nessuno.
-A che piano vai?- domandò.
-A nessuno, volevo solo fare una prova. E’ assurdo un ascensore in casa.-
-Sì, abbastanza. Io avevo intenzione di farmi costruire uno scivolo, o un palo da pompiere.-
Risi involontariamente.
-Avanti sali, ti faccio vedere un bel posto.- disse afferrandomi per un braccio e costringendomi ad entrare.
Spinse l’ultimo pulsante, quello che portava al tetto.
L’ascensore fu chiamato al terzo piano.
Le porte si aprirono.
Qualcuno mi aveva di certo lanciato il malocchio.
Niall teneva tre o quattro buste di patatine in mano e aspettava l’ascensore.
Senza dire una parola né a me né a Liam, si infilò in ascensore e spinse il pulsante per il quinto piano.
Regnava il silenzio.
Un rumore.
L’ascensore si era fermato.
 
 
-Merda.- imprecava Niall dando calci alla porta.
-Niall, non penso che questo metodo sia molto efficace.- gli feci notare.
-E cosa consiglia di fare lei, maestrina?- mi schernì con poco impegno.
-Chiamiamo qualcuno.- risposi a tono.
Liam tirò velocemente fuori il cellulare. Ma possibile che nessuno di loro aveva pensato a chiamare qualcuno?
Maschi.
-Non c’è campo.- affermò Liam.
-Io ho lasciato il mio di sotto.- dicemmo in coro io e Niall. Il momento di sincronia costrinse entrambi a guardarsi, per scambiarci uno sguardo fulmineo.
-E allora come si fa?- chiesi disperata. Non potevo passare la sera con quei due, li dentro.
-Non agitarti. C’è tutta quella gente in casa. Prima o poi ci verranno a cercare.-
Aveva ragione, ma io avevo un terribile presentimento.
 
 
 
Allison’s pov.
 
 
Ridevamo come folli mentre tracannavamo Tequila. Hollie e Zayn ci piombarono nella stanza, freneticamente, ansimando.
-Harry ha chiamato, sta tornando.- ci informò Zayn.
Io e Louis ci guardammo colti da un senso di panico. In quel momento nessuno dei due ci stava capendo un granché.
-Ma siete sbronzi?- ci chiese inquisitoria Hollie.
-No.- risposi prontamente, colta da una risata.
-Solo un po’ brilli.- precisò Louis.
Hollie e Zayn si guardarono esasperati.
-Mi avete sentito? Harry sta tornando.-
Stavolta recepii bene e realizzai la situazione. Cercai di riprendermi. In fin dei conti non avevamo bevuto poi così tanto.
-In così poco tempo? Da Buenos Aires a qui sono parecchie ore di volo.- chiesi.
-Harry ha un jet.- constatò Louis.
-Un jet privato?- domandò Hollie, che ne sapeva quanto me.
-Con l’idromassaggio.- aggiunse Zayn, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Louis.
-Dobbiamo andare a prenderlo, ovunque atterrerà.- mi alzai precipitosamente.
Louis mi rimise seduta.
-Sì dobbiamo, ma è meglio che tu non venga.- constatò e cominciò a dare ordini. –Zayn, sta qui e controlla che non faccia sciocchezze- disse riferendosi a me. –Hollie vieni con me, andremo a prendere Harry. Ma è meglio se guidi tu oggi.-
-Aspetta, dovrei restare qui a fare la badante?- protestò Zayn. Louis sbuffò e si avvicinò al suo orecchio.
-Sono la persona più adatta a gestire le stupidaggini di Harry, qualsiasi ne abbia fatta laggiù. E ho bisogno che Hollie venga con me.- sussurrò.
-E Liam, Niall e Amy? Che fine hanno fatto?- aggiunse Zayn, non volendo proprio restare lì.
-Ah, non mi interessa minimamente. Saranno in giro per casa, chi se ne frega. Ora ho cose più importanti a cui pensare.- disse uscendo di corsa, seguito da Hollie.
 
 
Zayn restò a guardarmi per qualche minuto.
-Avanti andiamo.- disse di getto.
-Dove?- chiesi spontaneamente.
-A svegliare il mio autista. Se Harry ha risposto solo a te, vuol dire che per un motivo o per un altro, lui vuole che tu sia lì al suo ritorno.-
-Zayn, tu non hai la patente?-
-No, ho avuto altre cose a cui pensare, tipo un tour.-
Uscimmo in fretta di casa, e qualche minuto dopo l’autista e una macchina erano già belli che pronti.
 
 
In un’ora e mezza arrivammo a destinazione. Come sospettavo, Harry non sarebbe atterrato in un aeroporto, ma bensì in una distesa di erba enorme, desolata e lontana dalla civiltà.
Trovammo lì Louis e Hollie che attendavano in macchina e parlavano animatamente. Fui felice per lui: almeno a uno dei due le cose andavano bene.
C’erano anche dei membri del personale pronti a far atterrare il jet.
Attendemmo un paio di ore, che Zayn passò a raccontarmi della sua vita, del tour, e di se stesso. Ne fui contenta, almeno non dovevo parlare, solo ascoltare.
-E’ l’alba.- disse a un certo punto.
Il sole stava infatti sorgendo, e il buio stava svanendo.


 
Si fecero le sette. Il sole era ormai alto. Il personale cominciò a muoversi: il jet stava arrivando. Scendemmo dalla macchina.
-Che ci fate voi qui?- chiese Louis vedendoci arrivare.
-Ormai siamo qui.- gli feci notare.
-Questo porterà solo ulteriori problemi.- continuò, con fare superiore, ma lo ignorai.
Il Jet si stava avvicinando e ormai tutti potevamo vederlo.
Atterrò.
Aprirono l’uscita.
Harry mostrava un sorriso raggiante.
Ma non era solo.
Il mio cuore perse un battito.
Il mio sorriso si spense.
Era con una ragazza.
La teneva per mano.
Una bionda.
Alta.
Che rideva a più non posso, avvinghiandosi ad Harry. Al mio Harry.
-Oh santo cielo, ma quella è Katherine Cole.- constatò sorpreso Louis.
-Quella è Kitty Kat?- domandò Zayn incredulo.
-Bel soprannome.- commentai amareggiata, capendo subito di che pasta era quella ragazza.
-Chi è Kitty Kat?- chiese Hollie, togliendomi il dubbio.
-E’ una modella di Victoria's Secret.- le rispose Louis.
-La modella più sexy di Victoria's Secret.- precisò Zayn.
-E bravo Harry.- commentò Hollie ridendo.
In quel momento Louis mi guardò. Io guardai lui.
Capii di aver perso.

 

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